I'll be home soon

di fedxoxo
(/viewuser.php?uid=150642)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il posto accanto a lui nel letto era vuoto quando si svegliò alle 7 disturbato dai piccoli rumori del loro bambino. Era abituato a svegliarsi solo, soprattutto nei finesettimana quando Louis se ne andava all’alba per prepararsi alla partita.
Almeno era stato a casa abbastanza tempo il giorno precedente, passando insieme molto più tempo del dovuto.
Peccato che i bambini erano già addormentati quando lui era arrivato.
 
Si stropicciò gli occhi con i pugni, cercando di sbarazzarsi della sfocatura dovuta al sonno e si alzò dal letto, attraversando la stanza per far capire a sua figlia che si era alzato e presto le avrebbe preparato la colazione.
Il luminoso sorriso di Amy era tutto ciò che dava un senso durante i lunghi giorni, le corte notti e i momenti di solitudine quando Louis era via per il calcio.
Le sorrise e le arruffò i capelli corti prima di prenderla in braccio, fece una faccia notando l’odore proveniente dal pannolino sicuramente pieno.
 
Tutto era diventato una routine per lui, cambiare il pannolino, scaldare il biberon, dare da mangiare ad Amy, svegliare Jack e Beth, fare colazione con i figli maggiori e vestirli per farli uscire. Era sempre una lotta, Beth si rifiutava di indossare i vestiti che Louis  aveva scelto per lei, Jack cercava di togliersi i vestiti che Harry gli aveva messo, Amy buttava fuori tutte le magliette pulite che Harry aveva appena riposto.
Dopo circa un’ora, finalmente riusciva a mettere tutti e tre i bambini nella macchina e partiva. I suoi capelli e la sua maglietta erano scompigliati e indossava solo un calzino perché non era riuscito a trovare l’altro, ma almeno erano sulla strada per lo stadio.
 
Harry non ricordava quando la sua vita si era trasformata in questo. Quando aveva incontrato Louis 8 anni prima, era un promettente talento del calcio ma niente di più. Harry aveva appena iniziato a studiare giurisprudenza e si vedeva come un avvocato socialmente impegnato, forse esperto in legislazione ambientale dopo un paio di anni. Si erano sposati dopo il collage, e la scelta di avere bambini arrivò subito dopo quando adottarono Beth, che aveva 2 anni.
Harry aveva lavorato come tirocinante in un grande studio legale per quasi un anno, cercando di destreggiarsi tra il lavoro e la famiglia, e gli piaceva pensare che aveva fatto un lavoro discretamente buono.
Questo finchè Louis fu ricercato per giocare per il Stoke city, una squadra di premiere league, e ovviamente non poteva rifiutare quell’opportunità.
Lo avrebbe esoneravo dal suo lavoro da Tesco che odiava e, allo stesso tempo, sarebbe riuscito ad avere abbastanza soldi per comprare una casa più grande.
Harry provò a lavorare per un po’ dopo questo, ma diventò sempre più difficile. Louis non sarebbe mai riuscito a prendere Beth in tempo dall’asilo nido, così Harry doveva andare di fretta dopo il lavoro e faceva arrabbiare le maestre perché era in ritardo, di nuovo.
Comunque amava Louis, quindi aveva riflettuto a lungo, ne aveva parlato con sua madre, con i suoi migliori amici e, ovviamente, con Louis prima di decidere di dimettersi e diventando un papà “casalingo”. Così Louis avrebbe potuto mantenere e costruire la sua carriera senza che la famiglia ne soffrisse.
Un anno dopo, Jack arrivò nella loro piccola famiglia,; fu adottato quando aveva solo un paio di giorni, e Louis aveva anche preso un mese di ferie per accoglierlo a casa.
 
Il momento tranquillo di Harry a ricordare mentre era al volante fu presto interrotto dai lamenti di Jack che accusava sua sorella maggiore di aver preso il suo orsacchiotto. Anche se non erano biologicamente uniti, Jack aveva decisamente preso le tendenze drammatiche di Louis ed era difficile raggiungere il sedile posteriore con solo un braccio libero per calmarlo mentre guidava perché erano quasi in ritardo. Era faticoso calmare il piccolo di tre anni senza che Amy si svegliasse dal suo pisolino e iniziasse a piangere anche lei. Fortunatamente ci riuscì promettendogli gelato e succo di frutta.
 
Parcheggiò al solito posto –grazie a Dio almeno il ruolo di star del calcio di Louis aveva dei privilegi – slacciò i bambini e si avviò verso gli spogliatoi con il marsupio in una mano, Jack attaccato alla sua gamba e Beth che stringeva l’altra mano.
Il cipiglio sul viso della bambina sparì quando entrò nello spogliatoio e iniziò ad essere coccolata dai compagni di squadra di Louis.
Era uno dei pochi che aveva già dei bambini e i ragazzi non potevano resistere alla faccia tenera della bambina anche se ci provavano.
 
Louis si girò quando li sentì arrivare e mostrò loro un brillante sorriso prima di avvolgere Jack in un abbraccio e raggiungere Harry per baciarlo sulle labbra.
Mise Jakc nel suo grembo e diede un’occhiata al marsupio per sorride ad Amy che ancora dormiva.
“Harry, sei consapevole che stai indossando due scarpe diverse?” chiese divertito quando notò che suo marito indossava uno stivale marrone e uno nero.
 
Harry guardò in basso e arrossì. “Si, assolutamente, è la moda del momento!” provò, ma sapeva che Louis avrebbe rigettato la sua scusa. Louis ridacchiò e gli diede un altro bacio.
 
“Sono sicuro che puoi fare di questo una moda, bello” ammiccò. “Manicomio di nuovo stamattina?”
 
“Hmmm.” Harry annuì. “Beth non voleva indossare quei vestiti e Jack non voleva vestirsi proprio. Almeno Amy è stata facile da gestire.” Sospirò e diede un’occhiata nel marsupio che aveva ora slegato.
 
“Questo finché i suoi geni Tomlinson non faranno effetto e inizierà ad assomigliarmi” Louis scherzò e Harry roteò gli occhi.
Il loro piccolo momento in famiglia fu interrotto dall’allenatore della squadra che entrò, così Harry raccolse i suoi figli di nuovo per portarli sui loro posti sugli spalti dopo un altro veloce bacio sulle labbra di Louis.
Dopo aver comprato gelati e succhi di frutta, finalmente si sedette al suo posto: Jack alla sua destra, Beth alla sua sinistra e Amy sul suo grembo. Questa volta almeno si ricordò di mettere un panno sulla sua spalla così la sua saliva o il suo vomito non gli avrebbe rovinato un’altra maglietta. Provare ad essere presentabile stava diventando una sfida in questi giorni.
 
Guardò Louis e la sua squadra correre in campo e tornò in dietro nel tempo alla prima volta che vide Louis giocare. Era tanto tempo fa, e loro erano più giovani e ingenui, ma doveva ammettere che il culo di Louis in quei pantaloncini era rimasto estremamente bello. Si morse il labbro inferiore a causa di quei pensieri perversi che invadevano la sua mente e salutò suo marito che era sul campo. Per sua fortuna, Beth era già una fan del calcio quindi rimase tranquilla mentre leccava il suo gelato e beveva il suo succo di frutta  e guardava suo padre giocare, ma per Jack era già tanto essere rimasto seduto per tutto il primo tempo. Non capiva molto di quello che succedeva in campo; dopo circa venti minuti faceva i capricci, e aveva rovesciato il suo succo e il suo gelato sui vestiti di Harry mentre cercava di salirgli addosso.
 
“Fantastico” Harry sospirò mentre lo prendeva in braccio spostando Amy così da fare posto ad entrambi sul suo grembo.
 
--
 
“Paaaaapà, posso avere un altro gelato?” era la fine del primo tempo e non c’era molto da vedere in campo, così Beth spostò la sua attenzione su di lui e sulla mancanza di cibo nelle sue mani.
 
“No, ne hai già avuto uno, dobbiamo pranzare tra poco.” Rispose Harry con una bambina addormentata su una gamba e un chiacchierone sull’altra.
 
“Ma papà, io ho fame adesso!” Beth gridò sbattendo i piedi e incrociando le braccia al petto.
 
“Puoi avere un’altra bottiglia d’acqua, ne ho una nella borsa dei pannolini,” rispose Harry con calma.
 
“Non mi piace l’acqua, voglio il succo di frutta!” protestò e, anche se Harry sapeva che era solo un capriccio momentaneo, si innervosì.
 
“Devo prenderle un altro succo? Possiamo anche fermarci al bagno, se vuoi,” una voce femminile si offrì, e quando Harry si girò riconobbe la fidanzata di un compagno di squadra di Louis.
 
“Lo faresti? Sarebbe meraviglioso!” Harry ammise e sorrise con gratitudine quando lei prese Beth per la mano e la condusse verso il corridoio.
 
--
 
“Ho bevuto due succhi di frutta.” Si vantò Beth quando Louis si avvicinò a loro a bordo campo. Avevano vinto tre a uno quindi l’atmosfera allo stadio era vivace e felice.
 
“Davvero? Significa che sei una bambina fortunata allora!” Rispose Louis prendendo sua figlia maggiore in braccio ignorando le sue proteste perché era troppo grande per essere presa in braccio da suo padre. “L’arancione ti dona” prese in giro Harry notando la macchia di succo di frutta di Jack sul suo petto.
 
Harry tirò semplicemente fuori la lingua, ma si sentì di buon umore andare via dopo che Louis disse “Non avevamo concordato un solo succo di frutta al giorno?”.
 
Sospirò “Si, ma in realtà, erano diventi delle pesti e non c’era altro modo per…”
 
“Ne parliamo dopo.” Lo interruppe Louis prima di tornare a parlare con i bambini.
 
Le lacrime minacciavano di cadere dai suoi occhi, ma Harry le ricacciò indietro rifiutandosi di piangere lì, soprattutto davanti ai bambini e a tutti i compagni di squadra di Louis. Finse un sorriso e concentrò la sua attenzione su Jack che si era aggrappato alla sua gamba.
 
“Quando vieni a casa, Lou?” chiese una volta che Louis mise Beth a terra e scompigliò i capelli di Jack per salutarlo.
 
“Non lo so Harry, sai non posso dirlo. Cercherò di essere a casa per cena, ok?” Rispose seccato Louis.
 
Harry annuì. “Si, ok. Mi chiami se non ce la fai prima che loro vadano a dormire? A loro sei mancato ieri”
 
“Ci proverò, Harry.” Harry non ebbe neanche un bacio prima che Louis se ne andasse. Sapeva che l’aveva fatto incazzare per avergli chiesto di tornare a casa da loro, ma gli era mancato, ed era mancato anche ai bambini.
Non poteva farne a meno.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Uno dei motivi per cui Harry ama i marsupi per bambini che avevano comprato quando Jack era piccolo, era che poteva fare le faccende domestiche anche tenendo il bambino vicino a se.
Amy amava stare seduta sulla schiena ed era sempre calma e silenziosa mentre lui cucinava e puliva.
 
Stava preparando la cena quando sentì la porta d’ingresso aprirsi, e subito dopo i passi di Jack e il suo gioioso grido.
“Papà!” la risata di Louis nel salotto si affievolì quando notò che Beth non gli prestava attenzione mentre stava guardando uno programma in televisione.
Harry non capiva ciò che stava dicendo, ma sorrise quando vide suo marito entrare in cucina tenendo in mano una busta delle sue patatine preferite. Louis diede un bacio sulla fronte di Amy per essere ricambiato con uno dei suoi sorrisi brillanti e poi avvicinò suo marito al bacino con un braccio.
 
“Hey.” Disse piano Harry, felice che per una volta Louis era a casa per la cena prima che i bambini andassero a letto.
 
“Hey,” rispose Louis. La sua voce delicata sembrava un po’ nervosa. “Scusa per uhm, per stamattina. Non avevo diritto di rimproverarti per il succo di frutta, so che possono essere difficili da gestire.”
 
Harry alzò lo sguardo dalla pentola e si girò verso Louis, scoprendolo a mordersi il labbro inferiore come faceva sempre quando era nervoso. O eccitato, ma non era sicuramente quel caso al momento. Era incredibilmente bello e sexy nei suoi jeans e il suo grande maglione che aveva sicuramente rubato dal guardaroba di Harry, e lui si maledisse internamente perché non poteva provare rancore nei confronti di suo marito. “Va tutto bene. Sono felice che tu sia a casa ora.” Sorrise, ricevendo un ampio sorriso in risposta.
 
“Si, anch’io.”
 
La cena era pronta solo pochi minuti dopo, e fu tutto più facile con Louis a casa seduto a tavola che imboccava quel terribile trio. Anche Beth mise il rancore nei confronti di Louis da parte e chiacchierò con lui riguardo la partita. Harry l’aveva notato di recente. Lei non era mai davvero arrabbiata o triste, non piangeva o protestava quando Louis non era a casa, ma lei sembrava escluderlo.
Come se stesse cercando di dimenticare che lui fosse suo padre.
La rabbia però era lì, ed era diretta verso Harry visto che era l’unico che era con lei tutto il tempo. Ne aveva parlato con Louis, ma lui non voleva rovinare quel poco tempo che passavano insieme per questo motivo, quindi se lo teneva dentro, sperando che sarebbe passato.
 
Come sempre quando Louis era a casa, fece il bagno ai maggiori e li mise a letto raccontando loro una storia mentre Harry, che andava da loro solo per il bacio della buonanotte,  puliva un po’ e dava il latte ad Amy. Harry sorrise a Louis quando finalmente si sedette accanto a lui sul divano.
 
“Lei mi odia.” Si lamentò e Harry si accigliò prima di capire di cosa stesse parlando. Stava battendo sulla schiena di Amy per farle fare il ruttino e scivolò più vicino a suo marito per permettergli di mettere la testa sulla sua spalla.
 
“Lei non ti odia, le sei solo mancato tanto, Lou.”
 
“E lei mi odia per questo.” Rispose caparbiamente, sospirando e guardando Harry.
 
“Non ti odia. È solo… arrabbiata, e triste. Ma stava bene quando avete iniziato a parlare, no?”
 
“Penso di si.” Si imbronciò.
 
“Andiamo Lou, non farlo. Godiamoci la serata insieme, va bene?”
 
“Si, okay.” Decise e si alzo per prendere una bottiglia di vino e le patatine che aveva comprato, portandole con due bicchieri mentre Harry metteva Amy nella sua culla nella loro camera da letto, accendendo il baby monitor in modo che l’avrebbero sentita se si fosse svegliata per la sua ultima poppata. “La cosa migliore di non avere il seno per allattare,” scherzò Louis “è che almeno possiamo bere alcool senza avere problemi di passarlo a lei.”
 
Harry ridacchiò e prese una coperta prima di accoccolarsi al suo amore. “Si, questo e il fatto che sembreresti davvero buffo con il seno. Anche se hai un culo un po’ femminile…” evitò la mano di Louis che stava per schiaffeggiarlo e  ridacchiò prima di dargli un dolce bacio sulle labbra. “Sei mancato anche a me, lo sai”
 
“Lo so…” Louis sospirò. “Voglio davvero passare più tempo a casa, ma la stagione è davvero impegnativa e le partite più importanti si avvicinano e dobbiamo allenarci molto, e poi ci sono le cose promozionali per la Champions league e per la nazionale.” Stava divagando per il mancato tempo passato con la sua famiglia.
 
“Lou… Lo so, okay, e so che è il tuo lavoro e lo sapevo quando hai accettato la loro offerta. Stavo solo dicendo che mi sei mancato.” Harry lo interruppe, la sua mano sul braccio di Louis per calmarlo un po’.
 
“Mi sei mancato anche tu. Desidero davvero che Amy abbia ancora un paio di giorni così potremmo passare un mese insieme senza che io debba allenarmi.” Sospirò.
 
“Non posso credere che stia crescendo così in fretta, anche per Jack è andata così veloce?” Harry brontolò sorpreso da quanto loro figlia fosse cambiata dal giorno in cui era nata.
 
“Si, un giorno era un neonato e il giorno dopo stava correndo al parco giochi, o così sembrava.” Rispose Louis, dispiaciuto di quanto si era perso dei suoi figli.
Rimasero in silenzio per un po’, sorseggiando il loro vino e sgranocchiando le patatine. “Harry?”
 
“Hmmm?”
 
Sai che ti amo, vero?” c’era urgenza nella domanda, come se improvvisamente sentisse di trascurare suo marito e avesse paura che un giorno, tornato a casa, non li avrebbe più trovati lì.
 
Harry si girò, mise gli occhiali di Louis sul tavolino da caffè e mise le mani sulle guancie di Louis. Posò un esitante bacio sulle labbra di Louis. “Si, Louis, certo che so che mi ami. Ti amo anch’io.”
 
“Okay. Si. Okay.” Louis annuì e si sentì sollevato per il suo ridicolo attacco di panico. Harry gli sorrise e lo ribaciò un'altra volta, e ancora, e ancora.
 
Quella sera fu la prima volta dopo tanto tempo che fecero l’amore. Fu dolce e tenero, e lento. Entrambi ignorarono quanto fossero stanchi e, il fatto che dovevano essere silenziosi per non svegliare Amy, lo rese più intenso. Striduli, respiri accelerati e gemiti silenziosi risuonarono nella stanza per quelle che sembravano ore, finché entrambi crollarono sul materasso, stanchi ma, oh, così soddisfatti.
 
--
 
Harry cercò di non essere sorpreso quando la mattina si svegliò, non a causa di Amy, ma per la sua sveglia per una volta. Trovò Louis con Amy nel salotto  e li guardò per un po’ dall’ingresso. Era troppo tenero e sexy allo stesso tempo, mentre le dava da mangiare e le parlava. Harry non capiva esattamente cosa le stesse dicendo, ma sembrava felice e dolce. “Giorno.” Disse finalmente, sorprendendo Louis che alzò lo sguardo.
 
“Giorno.” Cinguettò felice. “È già il momento?”
 
“Hmmm.” Harry entrò nella stanza e si avvicinò al marito per un bacio del buongiorno. “Si, Beth dev’essere svegliata presto per la scuola, e voglio portare alla palestra per bambini Non ti devi allenare o qualcosa del genere?”
 
Louis scosse la testa. “Ho solo un’intervista alle 4 questo pomeriggio. Le puoi far fare il ruttino? Io vado a svegliare Beth, okay?” sembrava incerto, ma sorrise quando Harry annuì.
 
“Certo, vai pure.” Sorrise quando prese Amy e lo vide salire le scale per preparare gli altri due.
 
Harry aveva messo Amy nel suo seggiolino sul tavolo della cucina mentre preparava la colazione. Non dovendo controllare i due bambini correre e litigare, ebbe l’opportunità di preparare il porridge, la colazione preferita di Louis, se ricordava bene. Mezz’ora dopo, i tre moschettieri entrarono in cucina, tutti e tre vestiti impeccabilmente, rendendo Harry geloso di Louis perché faceva ciò che lui non riusciva a fare? Beth aveva accettato di mettere il vestito preferito di Louis, cosa che rifiutava quando Harry glielo chiedeva, e Jack non provava neanche a togliersi la maglietta. Sembrava una bella giornata.
 
I due accompagnarono Beth a scuola anche 10 minuti in anticipo, e notarono che Jack si era addormentato nel suo seggiolino auto. Condivisero un sorriso affettuoso e un bacio veloce prima che Harry mettesse di nuovo in moto la macchina.
 
“Ti devo accompagnare a casa prima di portare Jack alla palestra?” Chiese Harry, guardandosi attorno per assicurarsi di non aver colpito nessuna macchina mentre usciva dal parcheggio della scuola.
 
“Uhm, io, uhm, mi stavo chiedendo se posso venire con te? Cioè, se va bene. Devo essere all’associazione alle 4, quindi ho un po’ di tempo per stare con voi tre, se ti va.” L’incertezza nella voce di Louis e la consapevolezza che anche suo marito stava combattendo con l’essere lontano dalla sua famiglia fecero quasi piangere Harry. Ma questo lo confortò perché non era l’unico ad avere problemi con questo. Mise la mano sulla coscia di Louis e la strinse.
 
“Mi piacerebbe se venissi con noi, e lo sarebbe anche Jack, ne sono sicuro.” Sorrise rassicurandolo e guidò dritto verso la palestra.
 
Louis sembrava a disagio quando Harry entrò con Amy nel suo passeggino, guardava il sole che iniziava a splendere, e Jack che gli stringeva la mano. Il resto del gruppo era principalmente formato da giovani donne, ventenni o trentenni, che portavano uno o due bambini proprio come loro due.  Harry sembrava conoscerle tutte perché le salutò e chiese dei loro mariti, dei problemi con le prescrizioni mediche e addirittura se i loro corsi di cucito procedevano.
 
Era come un’epifania per Louis vedere Harry in quello che sembrava il suo habitat naturale. Harry era fiorito qui, andando d’accordo con tutti gli altri genitori che vi venivano per passare il tempo con i loro bambini. Louis si sentì fuoriposto e non sapeva cosa dire dopo essersi presentato, quindi era felice di essere quello che accompagnava Jack in giro per la palestra. Nel frattempo, Harry aspettava alle panchine dall’altro lato, chiacchierando e intrattenendo Amy con cibo, attenzioni e casuali cambi di pannolino.
Amava vedere Louis spensierato e scherzoso mentre perdeva tempo con loro figlio, aiutandolo a scalare gli ostacoli e addirittura saltando dal trampolino con lui.
Harry era preoccupato che Jack morisse durante un attacco di ridarella quando Louis continuava a saltare dopo che Jack era caduto, facendolo rimbalzare su e giù molte volte, ma la gioia che irradiavano i due valeva milioni.
 
--
 
“Grazie per oggi, mi sono davvero divertito.” Harry sorrise fermandosi fuori dallo stadio per accompagnare Louis alla sua intervista. Avevano passato il resto della giornata a fare compere e al parco giochi, godendosi il tempo con i loro bambini, e Louis aveva anche proposto di andare a prendere il gelato dopo aver preso Beth da scuola. Ora era in ritardo di 10 minuti ma non gli importava.
 
“Anch’io.” Louis sorrise calorosamente e si chinò per un bacio, poi si piegò indietro per baciare i bambini e uscì dalla macchina. “Lasciami qualcosa per cena, okay? Sarò presto a casa.” Promise e salutò prima di entrare. L’intera famiglia era calorosa e felice.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il soggiorno era buio quando Harry fu svegliato dal suono del telegiornale notturno. Era mezzanotte, significava che aveva dormito almeno due ore sul divano.
Prese i bicchieri e la bottiglia di vino che aveva uscito e non aveva toccato e li riportò in cucina dove la cena di Louis lo aspettava ancora sul bancone della cucina.
Un’altra promessa non mantenuta.
Harry aveva provato a tenere i bambini svegli, sperando che Louis sarebbe tornato prima che si addormentassero. Quando Jack si era addormentato con la testa sui giocattoli e Beth non smetteva di sbagliare anche se ci prova, sapeva che non aveva altra scelta. Beth l’aveva pregato di chiamarlo, ma lui non rispondeva. Il suo cuore si era spezzato quando Beh non aveva neanche pianto, aveva solo annuito ed era strisciata nel letto quando le aveva detto che non riusciva a rintracciarlo. Le aveva dato il bacio della buonanotte ed era tornato nel salotto ad aspettalo perché aveva detto che sarebbe tornato presto a casa, e ora, per quanto tempo avrebbe aspettato ancora?
 
Tanto, evidentemente. Harry si era appena incamminato verso la camera da letto quando sentì le chiavi di Louis girare nella serratura della porta di ingresso. Si appoggiò alla ringhiera delle scale e lo aspettò. Non sapeva se apparire arrabbiato, triste o semplicemente deluso. Tutti e tre i sentimenti brulicavano dentro di lui e non sapeva quale fosse il più forte. Sicuramente Louis non si aspettava di trovarlo sveglio dal modo in cui si era silenziosamente tolto le scarpe e aveva delicatamente aperto e chiuso l’armadio per riporvi il suo cappotto.
 
“Harry!” sembrò sorpreso, o forse anche piuttosto spaventato. I suoi capelli erano arruffati ma almeno non puzzava di alcool come il mese scorso quando aveva promesso di tornare per cena.
 
“Louis. Ti ho lasciato la cena, come avevi chiesto. Comunque penso che ora sia fredda, dopo essere stata li per sei ore. Buon appetito.” La sua voce era fredda e distante, e prese alla sprovvista Louis.
 
“Harry…” iniziò disperatamente prendendolo dal polso prima che salisse le scale.
 
“Cosa, Louis?” sembrò più severo di quello che intendeva, ma pensò che Louis sapesse quanto fosse arrabbiato al momento.
“Scusa, okay? Volevo davvero tornare a casa dopo l’intervista, ma dopo hanno fatto un meeting riguardante l’allenamento in campo per la nazionale quindi dovevo restare ed è finito mezz’ora fa, giuro!”
 
“Notizia dell’ultimo minuto, Louis, non siamo negli anni settanta. Hai un telefono e anche io ne ho uno. Abbiamo anche un telefono fisso. Potevi chiamare o mandare un messaggio. Maledizione, o semplicemente rispondere alle mie chiamate sarebbe stato fantastico…”
 
“Scusa, non ho avuto tempo.”
 
“Pessima scusa, Louis.” Scosse la testa per spostare indietro i ricci che gli erano finiti davanti agli occhi. Era strano litigare così, a bassa voce per non svegliare i bambini, ma non era la prima volta che succedeva. “Hai idea di come sia mettere a letto tua figlia di sei anni dopo che ha saputo ancora una volta che suo padre non sarà a casa per darle il bacio della buonanotte? Quanto sia difficile vederla indossare una maschera per essere così forte da non piangere? Non mi importa se non hai mantenuto una promessa a me, Louis, ma se spezzi i loro cuori, spezzi il mio cento volte peggio.”
 
“Mi dispiace.” Era poco più di un sussurrò, ma Harry l’aveva sentito. Sbuffò e si girò per andare a letto.
 
“Vallo a dire a Beth e Jack, Louis. Buonanotte.”
 
“Salgo tra un po’.”
 
“Vabbè. Oh, nel caso in cui ti fossi scordato, la settimana prossima è il compleanno di Beth, sarebbe carino se tu facessi uno sforzo e tornassi a casa per cena per una volta.” Si precipitò su per le scale anche dimenticandosi di chiudere delicatamente la porta per non svegliare i bambini, e si spogliò prima di buttarsi nel letto lasciando che le lacrime silenziose uscissero dai suoi occhi ora che nessuno lo poteva sentire. Non sentì la risposta silenziosa di Louis che gli diceva che si ricordava del compleanno di Beth.
 
Era arrabbiato, si, e triste e deluso, ma soprattutto era stanco di tutto questo. Era stanco di aspettare che Louis tornasse a casa, stanco di sperare che sarebbe stato lì per i bambini, stanco di confortali quando lui non era a casa e, ancora una volta, stanco di litigare con lui per questo. Ovviamente c’erano bei momenti, perfetti addirittura, come il pomeriggio precedente o oggi, ma erano troppo rari per riparare a tutti i brutti momenti.
 
Ancora quattro mesi, si disse, e ci sarebbe stata la pausa estiva e quindi Louis sarebbe stato a casa più spesso, doveva restare forte ancora per quattro mesi. Sarebbe andata meglio, come era sempre successo.
 
--
 
Louis si svegliò in una casa vuota l’indomani mattina. Non si era svegliato a causa della sveglia di Harry o per il pianto di Amy e, visto che erano quasi le dieci, Harry aveva già portato Beth a scuola e sarebbe andato Dio solo sa dove. Si tirò fuori dal letto e si trascinò sotto la doccia sentendosi più che distrutto dopo una notte insonne. Era già giorno quando finalmente si era appisolato. Anche sotto la doccia non riusciva a non pensare alla loro discussione. Era solo ieri, e lui lo sapeva. Non era la prima volta che non manteneva la sua promessa, che si dimenticava di chiamare perché i manager lo trascinavano da interviste a meeting e sapeva che Harry lo detestava. Sapeva che aveva ferito la sua famiglia, ma non sapeva come fermarlo. Non finché era il capitano della squadra. Gli avevano parlato di un campo di addestramento in Spagna per la nazionale ieri, ed era riuscito a spostare le date della prossima settimana per le prossime settimane, dopo ore di riflessione e convincimento. Era fiero di si, e felice che poteva essere a casa almeno per il compleanno di Beth, ma la discussione con Harry aveva spazzato via tutto. Importava ancora? Sarebbe comunque stato via per tre settimane, tre settimane senza Harry e senza i bambini. Si domandò se avrebbe potuto ancora riconoscere Amy quando sarebbe tornato. Risciacquò lo shampoo dai suoi capelli prima di chiudere l’acqua e vestirsi.
 
Quando fu al piano di sotto, afferrò una scatola di cerali, e decise di preparare il pranzo per Harry, Jack e per se. Pensò che sarebbe stato un’offerta di riconciliazione, e sperava che avrebbe funzionato.
 
Harry si sorprese quando trovò Louis in cucina. L’odore del formaggio grigliato riempiva tutta la casa quando tornarono dal supermercato. Spalancò gli occhi quando vide la vasta quantità di insalata di verdure e patate sul tavolo ed era senza parole.
 
Jack si alzò in punta di piedi, rubò un pomodoro dalla ciotola e corse sul divano dove aveva lasciato il suo puzzle al mattino.
 
“Ciao.” Lo salutò Louis con un sorriso imbarazzato.
 
“Uh, si, hey,” rispose Harry. “Grazie per il pranzo, presumo.”
 
“Non c’è problema, avevo un po’ di tempo dopo essermi alzato e prima di andare a lavoro.” Sorrise. Di certo non si aspettava tanto entusiasmo, ma era ancora ferito dal fatto che Harry non gli avesse dato un bacio prima di iniziare a sistemare la spesa.
 
Louis rimase goffamente in piedi davanti al bancone, aspettando che Harry avesse finito, perché non sapeva dove mettere la spesa. Maledisse interiormente Harry per aver lasciato Amy nel suo box nel salotto perché ora non aveva neanche lei come distrazione.
 
Il silenzio era opprimente quando si sedettero a tavola per pranzare, Louis aveva provato a imboccare Jack, ma sentiva di doversi scusare ogni volta che la sua mano colpiva Harry mentre faceva lo stesso. Finalmente, era arrivato il momento di andarsene, e si sentì quasi sollevato per questo.
 
“A che ora pensi di tornare a casa?” chiese Harry, la sua voce non era molto ostile, ma non era neanche confidenziale.
 
“Uhm, per le dieci, al massimo, penso. Comunque, proverò a chiamare prima che i bambini vadano a letto.” Rispose Louis, sperando che questa volta non si sarebbe dimenticato di chiamare.
 
“Okay aspetto la tua chiamata, e ti lascio la cena per quando torni.”
 
“Si, grazie. Ci vediamo stasera.”
“Ciao, Louis.” Ebbe un bacio questa volta, sebbene non sentì uno di quei baci persistenti che ama tanto di Harry.
 
--
 
“Pronto?”
 
“Hey, sono io, Beth e Jack sono ancora svegli, vero?” chiese Louis speranzoso.
 
Poteva quasi sentire il sorriso di Harry dall’altra parte della cornetta. “Si, sono appena usciti dal bagno, ti passo prima Jack, così puoi parlare con Beth mentre lo metto a letto.”
 
“Grazie, Haz.”
 
La conversazione con suo figlio fu piuttosto breve, e consistette soprattutto nel discorso di Jack sulle macchinine e sui dinosauri, ma fu bello parlare fino a quando Harry non lo interruppe per dirgli che era il momento di andare a letto.
 
Fu difficile conquistare Beth dopo il fiasco della sera precedente, ma dopo un po’ finalmente si addolcì e almeno rispose alla sua domanda sulla scuola e su cosa volesse per il suo compleanno. Dopo quindici minuti, fu mandata a letto da Harry, che prese il telefono mentre lei si lavava i denti.
 
“Grazie per aver chiamato, Lou, significa molto per noi.”
 
“Lo so, anche per me.”
 
“Tornerai di nuovo tardi?”
 
“No, non credo. Mi aspetti? Noi uhm… noi dobbiamo parlare di alcune cose. Lui non voleva dirlo, ma doveva parlare ad Harry di quello stupido campo di addestramento in Spagna. Sicuramente, poteva portare con se la sua famiglia, ma non avrebbe fatto saltare la scuola a Beth per tre settimane, e non avrebbe accettato per come si erano messe le cose.
 
“Ti aspetterò, boo. Guida piano, okay?”
 
Louis annuì, stordito dall’utilizzo di quel soprannome che significava che le cose stavano migliorando con suo marito.
 
“Si, sempre. Devo andare ora, ci vediamo tra un’ora o due!” salutò prima di chiudere almeno con quella terribile sensazione nel petto che era temporaneamente andata via.  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Sarebbe stata un regolare domenica mattina, se non fosse stato per pochi dettagli. Per esempio, Louis e Harry non si erano svegliati nello stesso letto. Non succedeva da quando Louis aveva detto a Harry delle tre settimane di assenza per il campo di addestramento. Harry sapeva che non era stato razionale, ma non c’era niente di razionale nel sentirsi arrabbiato, tradito e abbandonato, giusto? Quindi avevano litigato tutta la settimana, e così Louis aveva dormito nella camera degli ospiti.
Gli aveva fatto male ieri, quando Harry e i bambini erano alla partiti e Harry non gli aveva prestato molta attenzione una volta scesi in campo per congratularsi per la vittoria. Louis aveva sperato di poter fare di più, ma era rimasto intrappolato tra suo lavoro e ciò che gli richiedeva e la sua famiglia. Ovviamente gli erano mancati, ma non importava quanto spesso provasse ad essere a casa, c’era sempre qualcosa che lo ostacolava.
Era stato svegliato da qualcuno che aveva delicatamente bussato alla sua porta mezz’ora prima e anche dopo la doccia sembrava e si sentiva una merda. Dormire in un letto senza Harry era sempre stato difficile, anche quando era a chilometri di distanza, ma avere Harry nella stanza accanto era anche peggio. Cercò di sembrare decente e scese in cucina sapendo che vi avrebbe trovato Harry.
“Giorno,” salutò suo marito che sembrava più un estraneo ora. E per la prima volta in cinque giorni lui gli sorrise. Non ne era molto entusiasta e certamente non era neanche lontanamente vicino ai loro appassionati baci, ma era almeno qualcosa. “Posso fare qualcosa?”
Amy balbettava gioiosa nel suo box nell’altra camera mentre loro lavoravano insieme alla colazione per il compleanno di Beth. Era martedì, ma dovendo andare a scuola, avevano deciso di festeggiare oggi, con colazione a letto e un bel picnic al parco più tardi. Avevano optato per una cosa semplice in famiglia, solo i nonni e le zie e una coppia di amici che conoscevano da quando si erano messi insieme.
Faceva piuttosto caldo per essere un delle prime domeniche di aprile, e finalmente gli sforzi di Louis l’avevano ripagato. Riceveva più sorrisi da Harry, si erano seduti vicini sulla coperta per il picnic e, dopo che la mamma di Louis aveva tirato fuori la torta, Harry gli aveva dato un piccolo bacio rendendosi conto di quando maledettamente il tempo fosse passato veloce. La loro bambina aveva già sette anni, e li aveva resi incredibilmente fieri ma li aveva fatti sentire leggermente vecchi.
Entrambi scherzavano con i bambini, giocando ad acchiappare Beth mentre Jack, che non aveva ancora capito le regole del gioco, correva senza una meta. I loro sorrisi e le loro risate riempivano l’aria quando Louis lo sentì.
Conosceva quel suono troppo bene ed era cresciuto odiandolo. Soprattutto attorno alla sua famiglia. Diede un’occhiata alla loro famiglia e agli amici e le sue paure furono presto confermate. Nessuno aveva in mano una macchina fotografica e questo significava solo una cosa: stampa. Si fermò immediatamente e si guardò attorno freneticamente, cercando di trovare la fonte di quel click. Vide dei cespugli muoversi a pochi metri e stava per correre verso il fotografo ma fu fermato da Harry.
“Non farlo, okay? Ci occuperemo delle foto quando usciranno ma non roviniamo la festa di Beth ora.” Parlò duramente, stringendo le spalle di suo marito e portandolo più vicino al suo corpo.
Louis respirò profondamente e annuì, ci mise un minuto per tornare se stesso e ricominciare a giocare.  Se Beth l’aveva notato, almeno non lo diede a vedere e continuò incurante le sue battute.
I tre bambini furono messi a letto da entrambi i loro papà la sera, cosa che non accadeva spesso e loro sapevano che era qualcosa che dovevano godersi. Per un giorno, potevano almeno fingere di essere una normale e felice famiglia.
“Bene, allora buonanotte.” Disse Louis dopo aver messo Amy nella culla all’angolo della loro camera da letto dopo la sua ultima poppata. Aveva quasi raggiunto la porta quando la voce di Harry lo riportò indietro.
“Aspetta!” disse con voce appena più forte di un sussurro, ma che faceva trapelare un certo senso di urgenza. “Resti? Per favore?” Quindi Louis annuì e si girò buttando via i vestiti e scivolò sotto le coperte. Emise un sospiro quando i loro corpi furono nei loro posti l’uno accanto all’altro. Le curve erano familiari sotto le sue carezze.
Il resto della settimana fu piuttosto tranquilla, i due amanti trovarono silenziosamente un modo per ritornare se stessi grazie anche al fatto che Louis aveva ogni sforzo possibile per essere a casa in tempo per la cena o almeno per mettere a letto i bambini. Anche la notizia che Louis doveva partire in Spagna già martedì invece che la settimana dopo non rovinò i loro umori. Furono quei bei giorni che fecero quasi dimenticare loro dell’intrusione del fotografo alla festa della domenica sperando che le foto non valessero la pubblicazione dopotutto.
Si sbagliavano. La domenica dopo, lo Stoke city perse la partita contro il Manchester United, come previsto, ma faceva male. Soprattutto per Louis dato che Harry e i bambini non avevano potuto assistere alla partita a causa della febbre di Jack. Fu sul pullman per tornare a casa che uno dei suoi compagni di squadra gli passò una copia del The Sun aperta su una larga foto di lui e della sua famiglia. Ridevano perché Beth era riuscita a catturare Harry mentre giocavano e la sua faccia tenera era lucida sulla carta granulosa. Strinse i denti arrabbiato. Questo non era quello per cui aveva firmato. Capì che c’era un prezzo alla fama e alla sua carriera nel calcio, ma doveva pagarlo lui, non la sua famiglia. Poteva sopportare che Harry fosse trascinato in tutto questo, perché era un adulto ed era abbastanza grande da sopportarne le conseguenze, ma non i loro figli. Soprattutto non Beth, che era già così fragile ma troppo testarda per mostrarlo.
Ecco perché aveva accettato una sessione di foto con la sua famiglia due volte all’anno, potevano prepararli a questo e potevano decidere cosa volevano mostrare. Pensava di avere un accordo con la stampa, ma evidentemente era un accordo unilaterale.
Una chiamata al suo manager fu tutto ciò che servì ad organizzare una conferenza stampa allo stadio dello Stoke city, e gli fece stranamente piacere vedere tutte le macchine parcheggiate quando l’autobus si fermò all’entrata dei giocatori. Salutò i suoi compagni di squadra ed entrò nel salone dove incontrò il suo manager che lo salutò con uno sguardo incuriosito. Louis non si era preoccupato di dirgli l’argomento della conferenza stampa, ma lo scoprì ben presto.
Louis Tomlinson era impertinente e chiunque non lo sapesse, sicuramente dopo quella conferenza stampa ne fu a conoscenza. Fu anche trasmesso sui notiziari sportivi quella sera, sebbene avesse semplicemente detto che se non avessero lasciato stare la sua famiglia, li avrebbe citati in giudizio e non avrebbero più avuto una foto decente di lui o della sua famiglia.
Non si aspettava andare in onda, e non sentiva neanche un po’ di vergogna quando si sedette sul divano con Harry mentre vedeva se stesso arrabbiarsi per le foto che erano state pubblicate quella mattina. Si sentiva a casa, accovacciato ad Harry che sembrava avvolto a lui come una coperta e nascose la faccia nel morbido maglione  quando sentì che la presentatrice annunciò la notizia della sua conferenza stampa con un sorrisetto. Come se lo stesse prendendo in giro. Ripensandoci, pensava che fosse un po’ ridicolo, e forse eccessivo, ma hey, l’aveva fatto istintivamente per difendere la sua famiglia e non poteva essere incolpato per averlo fatto, giusto?
“Non ci posso credere, cazzo.” La voce di Harry lo sorprese, ma nemmeno la metà di quanto lo fecero le parole che aveva pronunciato.
“Harry, ero solo arrabbiato, avevo appena visto quelle foto e volevo dirgli che…”
“Non ci posso credere, cazzo, Louis. Questo poteva passare inosservato, non era una prima pagina, e le foto non erano così intime. Ma no, dovevi farne un grande affare, e ora le foto sono su tutte le trasmissioni e saranno probabilmente stampate su tutti i giornali domani mattina. Non ti rendi conto di cosa stai facendo?” era furioso e non si era neanche sforzato di abbassare la voce, ma per fortuna i bambini erano a letto e avrebbero avuto bisogno di una bomba per svegliarsi.
“Harry, io…”
“Vaffanculo Louis, sei così stupido a volte! Pensi di proteggerli, di proteggerci ma stai solo peggiorando la situazione. Hai dato a quel fotografo un momento di gloria, probabilmente sarà anche promosso per questa. Bel lavoro, davvero.” E con questo, Harry si infuriò, lasciando Louis piagnucolante sul divano finché non decise di che sarebbe stato meglio dormire nella camera degli ospiti.
Due giorni dopo, Louis si trovava sul pullman per la Spagna. Aveva chiesto due posti a sedere per sdraiarsi, abbastanza vicini alla parte anteriore del pullman così si sarebbe tenuto lontano dalla baldoria che si creava dietro perché beh, i ragazzi sono ragazzi, anche se sono calciatori professionisti che viaggiano per andare in un campo di addestramento. I suoi auricolari erano saldamente stretti in quanto lui era raggomitolato nel suo largo maglione, uno che aveva rubato da Harry in cambio di un bacio. Una lacrima vagante rotolò sulla sua guancia quando la voce di Carla Bruni invase le sue orecchie e la sua testa.
C'est quelqu'un qui m'a dit que tu m'aimais encore. 
Serais ce possible alors ? 
E per la prima volta in otto anni, Louis Tomlinson si domandò se era ancora vero che Harry lo amava.


SALUUUUUUUUUUUUUUT
La fine di questo capitolo mi ha spezzato il cuore, davvero, ma non posso dirvi se le cose miglioreranno o meno, è un segreto.

Comunque l’autrice della storia consiglia di sentire la canzone di Carla Bruni che ascolta Louis nel pullman, si chiama “Quelqu'un m'a dit” e questo è il link https://www.youtube.com/watch?v=XvyMG0z0FZY

 

Spero vi piaccia, un bacio

Federica xx 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


“Dai Tommo! Muovi quel culo pigro per una buona volta!” gli gridò Jake attraverso il campo passandogli la palla con un ampio ghigno. Louis sorrise prendendo la palla con il piede sinistro e corse, agitando esageratamente il sedere e facendo ridere tutti i suoi compagni di squadra.
 
All’inizio si era sentito in colpa, ovviamente. Per aver abbandonato la sua famiglia, per divertirsi giocando a calcio tutto il giorno con i suoi compagni di squadra e per non essere capace di parlare con Harry. Non ci provò neanche. L’aveva chiamato almeno due volte al giorno, ma ogni volta gli aveva risposto la segreteria telefonica, facendogli ovviamente capire che Harry era ancora arrabbiato con lui. Quando, dopo cinque giorni in Spagna, il suo allenatore gli aveva detto che era troppo distratto, aveva capito che doveva cambiare e prestare più attenzione al gioco e meno alla sua famiglia, non importava quanto difficile fosse. Quindi respinse il senso di colpa e la tristezza e giocò. Era bravo a giocare e lo sapeva, ed era una delle cose che più gli piacevano.
 
Dopo altre due ore, finalmente finirono l’allenamento pomeridiano, e tutti i ragazzi corsero negli spogliatoi, bramosi di una doccia. Louis si spogliò velocemente, buttando i suoi pantaloncini e la sua maglia sudati vicino alla borsa, e si diresse nella doccia.
 
“Awwww Louis, quel culo mi ricorda quello della mia fidanzata!” fu solo uno dei tanti commenti che riceveva passando vicino ai suoi amici, mentre gli tiravano una pacca sul sedere. Roteò gli occhi, abituato alle loro battute, anche se segretamente gli piacevano i complimenti sul suo sedere. Perché potevi dire sul suo corpo, era lontano dalla perfezione, ma una cosa che amava, era il suo sedere. Ma neanche un po’ di quando lo amava Harry. Si morse il labbro al pensiero di Harry, ma lo respinse nella sua mente fino a quando era solo nella sua camera e provò di nuovo a chiamare a casa.
 
--
 
“Buonanotte amore, sogni d’oro,” disse affettuosamente Harry alla sua figlia maggiore prima di spegnere la luce della sua cameretta. Era passata una settimana da quando Louis se n’era andato, e anche se aveva lasciato un vuoto nelle loro vite e nella loro casa, Harry aveva deciso che non gli sarebbe mancato. Né permise ai bambini di farlo. Inoltre, aveva ignorato tutte le sue chiamate, facendo partire la segreteria telefonica della quale aveva abbassato il volume. Non voleva che Beth e Jack si abituassero alle chiamate di loro padre  quando sapeva che in pochi giorni lui avrebbe smesso di chiamare dimenticandosi di loro. Non l’avrebbe fatto. Sospirò vedendo la luce rossa della segreteria telefonica e sbatté le palpebre entrando nel salotto. Un altro messaggio di Louis senza dubbi. Spinse il pulsante di riproduzione mentre andava in cucina, andandoci per finire di lavare i piatti e preparare il biberon delle 8 per Amy. La voce di Louis fu sovrastata dal rumore dello sfregamento sulla porcellana e delle posate, ma causò comunque un dolore sordo nel petto di Harry.
 
Hey Haz, sono io. Probabilmente sei impegnato a preparare la cena o a mettere i bambini a letto, il programma e il fuso orario mi hanno confuso un po’. Volevo solo….Volevo che tu sapessi che ti ho pensato oggi, e ho pensato anche ai bambini, ovviamente. Mi manchi. Mi manca tornare a casa da te e poterti stringere e baciare, sentire i racconti di Beth sulla scuola e i discorsi sconnessi sui dinosauri di Jack. Mi manca guardare Amy nei suoi occhi blu mentre mi guarda quando le do da mangiare. Mi manchi. Mi mancate tutti. Mi puoi chiamare se vuoi, tutti escono oggi, ma io non ne la sento, quindi sarò qui. Vorrei che mi chiamassi Haz, davvero… Bene, meglio che ti lasci, penso. Ti amo, ciao.
 
Harry non poteva fermare le lacrime silenziose che rotolarono giù sulla guancia, non poteva fermare il dolore nel suo petto che diventava sempre più forte ad ogni parola che Louis pronunciava. Ma poteva fermare ciò che aveva fatto. Era amareggiato da tutto, amareggiato e stanco e decise di fermare tutto. Ovviamente Louis non poteva proteggere la sua famiglia da tutte le cose negative che la sua carriera calcistica aveva portato, quindi l’avrebbe fatto Harry.
 
Le sue dita si fermarono sul pulsante di chiamata del suo telefono per qualche secondo prima che si rendesse conto che aveva spinto sul contatto di Louis per sbaglio. Sospirò e strizzò gli occhi per un po’, riprendendosi prima di cancellare e cercare il contatto di sua madre.
 
“Ciao Harry, come te la cavi?” sua madre sapeva che Louis era andato via, ed era anche molto consapevole delle discussioni che la coppia aveva a causa del lavoro di Louis. Harry sospirò in risposta strofinandosi gli occhi prima di rispondere.
 
“Stiamo bene. Beth ha raggiunto un nuovo traguardo con la lettura oggi,” rispose cercando di spostare l’argomento della discussione in una direzione nella quale si sentisse più a suo agio.
 
“Oh, davvero? È fantastico! Sta crescendo così in fretta, vero?” la conversazione restò sul tema dei bambini per un po’, finché Harry si ricordò perché avesse chiamato sua madre.
 
“Oh mamma, veramente ti volevo chiedere…”
 
“Non avrai la ricetta della mia speciale torta al cioccolato fino a quando non sarò sul letto di morte, Harold.” Scherzò, facendogli roteare gli occhi e ridacchiare allo stesso tempo.
 
“Si mamma, lo so già. Mi stavo chiedendo se potevi badare ad Amy mercoledì mattina. Solo a lei, perché ho organizzato un incontro per giocare a Jack e Beth sarà a scuola.”
 
“Oh si, non credo sia un problema. Devi andare a qualche parte?”
 
Si grattò dietro la testa per cercare le giuste parole. “Uhm, si, ho uhm, un colloquio di lavoro alle 10:30.”
 
“Oh. Oh?”
 
“Uhm si, solo, sai sto valutando tutte le opzioni nel caso in cui decido di tornare a lavorare.”
 
“Oh, okay.”
 
“Okay. Posso essere lì per le 9:30 così posso accompagnare Jack prima di andare a colloquio?”
 
“Si, non ci sono problemi. Ma Harry?”
 
“Hmmm?”
“Louis lo sa?”
 
“No, non ancora cioè, non ho nessuna offerta di lavoro, come ti ho detto, sto solo valutando le opzioni che ho.”
 
“Ok. Solo… non decidere troppo in fretta su questioni come questa, okay Harry?”
 
“Non lo farò, mamma, non lo farò.”
 
“Bene. Allora ci vediamo mercoledì!”
 
Notò che si era distratto mentre dava da mangiare ad Amy e la mise nella sua culla, mentre pensava costantemente a Louis e alla sua voce triste quando aveva chiamato e aveva trovato la segreteria telefonica per l’ennesima volta. C’era un specie di reality show in TV, ma se gliel’avessero chiesto, non avrebbe saputo dire di che parlava, la sua mente era restata fissa sul marito per tutto il tempo. Stava commettendo un errore andando a quel colloquio di lavoro? Non era come se avesse cercato delle opportunità, gli avevano solo offerto un colloquio perché lo conoscevano da anni e a loro serviva qualcuno di familiare per la legislazione ambientale. Non era niente di serio, quindi non c’era bisogno di informare Louis, giusto?
 
Harry spense la TV con un sospiro e prese il suo telefono camminando verso la sua stanza. Amy aveva il sonno pesante quindi non si sarebbe svegliata a causa di una chiamata.
 
“Haz…” fu poco più che un respiro quando Louis rispose al telefono, ma fu comunque un enorme peso sollevato dal petto di Harry.
 
--
 
Louis odiava parlare alla segreteria telefonica, ma doveva di ad Harry quanto gli mancassero tutti. Fargli sapere che non aveva dimenticato, che ci stava provando. Sentiva i suoi compagni di squadra scherzare nelle altre camere e nel corridoio mentre si preparavano per la loro notte fuori. Si erano lamentati del fatto che Louis Tomlinson si fosse trasformato in un noioso e vecchio papà perché aveva rifiutato di andare con loro ogni singola volta che erano usciti, ma non gli importava. Non aveva interesse ad ubriacarsi o a flirtare con ragazzi o ragazze che non aveva mai visto prima e che probabilmente non avrebbe più rivisto. Quindi rimase lì a guardare un vecchio episodio di Friends doppiato in spagnolo. Non capiva la metà di ciò che dicessero, ma non gli importava perché l’aveva visto almeno tre volte e non stava neanche prestando molta attenzione. La sua mente era a casa, in Inghilterra, con Harry e i bambini.
 
Fu sorpreso quando il suo telefono squillò. Ovviamente aveva chiesto ad Harry di richiamarlo, ma gliel’aveva chiesto ogni singola volta la settimana scorsa ed Harry non l’aveva mai richiamato. Fece un respiro profondo prima di premere il bottone e rispondere al telefono.
 
“Louis…”
 
“Hai chiamato…”
 
“Si….Mi….Mi manchi, credo.”
 
“Mi manchi anche tu. Non smetto di pensare a voi quattro ogni volta che non sono in campo Haz. Ti amo così tanto.”
 
“Davvero?”
 
“Si Harry, davvero.” Un anno fa, Louis non sarebbe stato ferito da quella domanda, ma ora capiva da dove veniva fuori. Aveva deluso così tanto la sua famiglia da quando era diventato il capitano della squadra.
 
“Beth ha raggiunto un nuovo traguardo con la lettura oggi.” Era facile mantenere la conversazione sui bambini, era una zona sicura dove Harry poteva limitarsi a fatti e casualità invece di dover parlare dei suoi sentimenti o di qualsiasi cosa fosse accaduta tra di loro ultimamente. Andarono avanti così per un po’, parlando di Beth, Jack ed Amy, anche dell’allenamento o di cosa avesse cucinato per cena Harry negli ultimi giorni. 
 
“Mi manca il ‘noi’, Harry. Cioè, il modo in cui eravamo.” Ecco, il grande elefante nella stanza*
 
“Si?”
 
“Si.”
 
“Anche a me.”
 
“Cioè, non il modo in cui eravamo prima di avere i bambini, anche se comunque ricorderò sempre quei giorni in cui tornava a casa e preparavi la cena con addosso solo il grembiule che tua madre ti aveva regalato per Natale.”
Entrambi ridacchiarono al ricordo  sentendosi calorosi e confusi quando la sensazione dei vecchi tempi inondò i loro corpi. “Ma sai, il modo in cui eravamo prima che questo diventasse troppo difficile da sostenere per me. Prima che diventassi così impegnato.”
 
“Hmmmmm.”
 
“Mi manca anche essere a casa con te, Harry, davvero, e spero che tu sappia che io provo ad essere a casa più spesso, ma è solo che…..odio quella parte del mio lavoro.”
 
“Lo so, Lou, lo so.”
 
“Vorrei che fosse diverso.”
 
“Anch’io.”
 
“E, scusa per la conferenza stampa, ho capito ora che era una cosa stupida da fare. Vorrei solo poter tenere i bambini lontano da tutta quell’attenzione.”
 
“Va tutto bene Louis, ciò che è fatto è fatto.”
 
“Okay. Posso chiamarti di nuovo domani?”
 
“Si, va bene. Chiamami verso quest’ora okay, non avrò niente da fare.”
 
Restò un po’ ferito, perché oltre a dirgli di chiamare così tardi, Harry gli aveva detto che non gli avrebbe ancora permesso di parlare con i bambini. Ma si sarebbe preso tutto quello che poteva ottenere, quindi acconsentì.
 
“Puoi dare loro un bacio da parte mia?”
 
“Lo farò.”
 
“Buonanotte, Haz. Ti amo.”
 
“Ti amo anch’io, Louis, sogni d’oro.”
 
 
*traduzione letterale di “the giant elephant in the room”. In realtà è un’espressione che si riferisce ad un problema di cui nessuno vuole parlare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Harry si sentì terribilmente a disagio nel completo. Era un po’ troppo piccolo dopo non averlo messo per così tanto tempo, e la cravatta sembrava in missione per soffocarlo. Fortunatamente, il colloquio era quasi finito. Era stato dentro per un’ora, e anche se questo gli aveva provocato di nuovo interesse per il diritto, non riusciva più a vedere se stesso lavorare in un ufficio ogni giorno. Si era abituato ad essere libero quando voleva esserlo purché mantenesse la sua famiglia.
“Va bene, signor Styles, penso che possa bastare. La chiameremo entro tre settimane, ma penso che sia giusto dirle che il lavoro è suo se lo vuole.” L’uomo amichevole dall’altra parte della scrivania gli sorrise e gli strinse la mano prima che Harry uscisse dall’ufficio.
Sembrava tutto un grande errore, non aveva intenzione di tornare a lavorare, ma anche essere lì per vedere se poteva ottenere un lavoro, sembrava sbagliato. Forse avrebbe dovuto dirlo a Louis, pensava, ma d’altronde, stavano lentamente cercando di tornare in buoni rapporti e non voleva rovinare tutto adesso. Non voleva litigare per qualcosa che comunque non avrebbe avuto importanza.
 
--
 
“Beh amore, te lo prometto, se incontro Ronaldo questa settimana gli chiederò una foto e un autografo per te, okay? Ma se non lo incontro, ti devi accontentare di una maglietta con il suo numero e il suo nome, mi dispiace.”
Beth ridacchiò dall’altra parte del telefono, facendo sorridere Louis. Non vedeva l’ora che la settimana finisse così da poter tornare finalmente in Inghilterra, a casa. Avrebbe avuto una settimana di riposo e aveva programmato di sfruttarla al massimo.
“Okay papà. Ma possiamo ancora andare a giocare allo stadio quando torni, giusto?” Chiese sembrando un po’ spaventata che lui si fosse dimenticato della promessa, come era già accaduto molte volte.
“Certo Beth, non permetterò a nulla di impedircelo.”
“Okay. Papà dice che ora devo andare a letto, quindi ci sentiamo domani!”
“Sogni d’oro amore!”
“Anche a te papà!”
“Lou?”
“Hey Haz,” non riusciva ancora a togliersi quel ridicolo sorriso dalla faccia. Era la sua ultima settimana in Spagna, solo tre giorni in realtà, e dal momento che non aveva smesso di chiamare ogni giorno, Harry gli aveva permesso di parlare con i bambini per cinque giorni consecutivi. Era sciocco che fosse felice per questo, ma non poteva farne a meno, amava da morire quei tre bambini.
“Ti chiamo tra circa un’ora, va bene? Devo mettere i mostriciattoli a letto e c’è ancora una pila di biancheria da lavare.”
“Non vado da nessuna parte amore, ci sentiamo dopo.”
“A dopo boo.”
Louis era intimorito da quanto facile era sembrato riconciliarsi con Harry mentre erano così lontani. Era facile arlare di cose che erano accadute durante il giorno, ma non dei loro sentimenti e di quello che era successo nei giorni precedenti, quando tutto era sembrato così facile anche senza sforzi.
 
Stava preparando le valige quando il telefono dell’hotel iniziò a squillare; una voce che parlava inglese con un forte accendo spagnolo gli disse che c’era qualcuno che lo aspettava alla reception. Non aveva idea di chi fosse, e non si ricordava di appuntamenti o incontri che aveva accettato, ma accettò e scese comunque.
 
Dopo tre ore rientrò nella sua camera con la testa che gli girava. Voleva solo buttarsi nel letto e lasciarsi tutto dentro, ma sapeva che non poteva, doveva preparare le valige e prepararsi al viaggio in pullman per il ritorno. Mancava un’ora alla partenza e i suoi vestiti e i suoi effetti personali erano ancora sparsi per tutta la stanza.
 
Il viaggio durava più di 15 ore, e la sua testa era così piena che non riusciva a dormire. Così si strinse nel maglione di Harry e tirò fuori gli appunti che aveva preso durante l’incontro. Aveva chiesto tre volte se avevano nominato la persona giusta, ed era così, non ci poteva credere. Più ci pensava, e più si convinceva che era una buona offerta. Un’offerta grandiosa. Una di quelle che non poteva e doveva rifiutare. Sarebbe stato perfetto, sarebbe stato a casa più spesso, avrebbe avuto più tempo per stare con i bambini e con Harry e avrebbe continuato a giocare. Non vedeva l’ora di parlarne con Harry.
 
Doveva essersi addormentato durante la notte, perché l’ultima cosa che si ricordava era che stavano guidando verso lo stadio dello Stoke city dove Harry era andato a prenderlo con i bambini. Era sabato ed era quasi mezzogiorno, quindi potevano passare il resto del giorno insieme. Louis era felicissimo, gli erano mancati i bambini e suo marito per tre settimane e voleva recuperare il tempo perduto.
 
Quando mise il piede a terra, le sue gambe furono attaccate da una sorprendentemente forte bambina di 7 anni aggrappata ai suoi pantaloni.
 
Sorrise ad Harry che era un po’ più lontano, vicino alla macchina con Jack che si nascondeva dietro le sue gambe e Amy in braccio e si sentì stordito quando gli sorrise di rimando.
 
Louis si accovacciò, scollando le mani di Beth dai suoi pantaloni e prendendole nelle sue. Sembrò improvvisamente timida, i ricci castani le cadevano sulla faccia mentre tentava di nascondersi da suo padre.
 
“Hey amore,” la salutò delicatamente “Mi dispiace, niente foto o autografo di Ronaldo, ma ti ho portato la maglietta che ti avevo promesso!” le disse prendendo la maglia dal suo zaino. “L’ho tenuta sempre con me o gli altri avrebbero provato a rubarla,” le fece l’occhiolino che le provocò una risatina; i suoi occhi si assottigliarono quando prese la maglietta e se la mise. Sembrava più un vestito su di lei, era troppo grande, ma era tenera, specialmente quando guardò Louis e lo ringraziò con un sorriso prima di gettare le sue braccia attorno al suo collo e dargli un bacio sulla guancia.
 
Si alzò e le prese la mano avvicinandosi ad Harry e agli altri. Jack era spuntato da dietro le gambe di Harry e sembrò capire che l’uomo che stava venendo nella loro direzione era difatti suo padre.
 
Ci vollero altri minuti di persuasione prima che finalmente sorridesse a Louis e allungasse le braccia per essere preso in braccio mentre salutava Harry ed Amy.
“Oddio, è cresciuta tantissimo!” esclamò Louis, sentendo la risatina di Harry mentre guardava la loro bambina. Sapeva che era vero, ma non l’aveva notato poiché stava sempre con lei. Solo quando guardava le foto delle settimane precedenti vedeva quanto fosse cambiata in poco tempo. La prese in braccio per permettergli di baciarla e commentò il fatto che i suoi occhi stesserò diventando esattamente come quelli di Louis.
 
Ed ecco, non c’era nient’altro da dire, nessun altro da salutare. Si sorpresero entrambi per l’intensità del momento quando si guardarono negli occhi. Respiri lenti e le emozioni brulicavano attorno ai loro corpi come se fossero bambini di 8 anni. Poi un bacio, all’inizio titubante, e non appassionato per via dei bambini, ma poi più intenso, con più amore.
 
“Ciao.” Finalmente Louis respirò quando si staccarono con un piccolo sorriso sulle labbra, un sorriso riservato ad Harry e solo per Harry.
 
“Hey,” fu l’eloquente risposta di Harry, seguita da “Non ho mai capito come riesci a sembrare stupendo anche dopo un viaggio in pullman di 15 ore sudato e indossando una maglietta stropicciata.” La tensione si ruppe dopo che Louis ridacchiò.
 
“Sono i miei meravigliosi geni, mio caro,” rispose con un occhiolino, e quando improvvisamente si ricordò della presenza di Jack gli scompigliò i capelli. Il loro momento era finito, ma se ne promise altri per la sera.
 
Misero i mostriciattoli in macchina e guidarono fino a casa, dove Louis si fece la doccia che aveva desiderato dopo essere stato in un pullman le così tanto e Harry avviò la lavatrice per sbarazzarsi del mucchio di panni sporchi che Louis portava a casa dopo i suoi viaggi.  Non perché non sapesse dell’esistenza della lavanderia nell’hotel, ma gli piaceva il profumo del detersivo che usava Harry. O almeno quella era la sua scusa.
 
La proposta di celebrare l’arrivo di Louis con un pranzo al McDonalds fu accolta con rumorosi applausi, e si concluse con due bambini macchiati di gelato dalla testa ai piedi, ma ne valeva la pena.
 
Anche quando litigavano, l’unica cosa per cui sarebbero entrambi morti era il sorriso sui volti dei loro figli. Li faceva andare avanti e tenere unita la famiglia.
 
--
 
Ad essere onesti, Louis era esausto e vicino ad addormentarsi una volta che tutti furono a letto quella sera. Si era abituato alla pace e al silenzio della sua camera di albergo, e si era dimenticato di quanto stancanti potessero essere i bambini. Sorrise ad Harry quando si buttò sul divano accanto a lui avvolgendo i suoi lunghi arti attorno al piccolo corpo di Louis e strofinò il naso sul suo collo.
 
“Mi sei mancato,” borbottò, e non ci fu modo di fermare il calore che subito invase lo stomaco di Louis. Nessun modo per fermarlo dal baciare pigramente ma allo stesso modo avidamente suo marito.
 
In un momento tra il terzo e il quarto round, Louis si ricordò di voler discutere con Harry di quell’opportunità di lavoro, ma lo respinse nella sua mente, troppo distratto da quelle mani e quella bocca esperte per preoccuparsi di altro.  

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Non stavano litigando. Si ricordò Louis molte volte dopo quella chiacchierata. Non stavano neanche parlando, ma almeno non stavano litigando, giusto? Sospirò chiudendo lo sportello dopo aver legato la cintura a Beth e si appoggiò al suo sportello per un secondo. Come era accaduto tutto questo? Era felice, ed era sicuro che lo fosse anche Harry, ma evidentemente si sbagliava. Ancora una volta. Si stropicciò gli occhi e prese posto al volante sapendo che non aveva molto tempo prima che la cena fosse pronta e sicuramente Beth aveva fame dopo il pomeriggio al campo. Almeno poteva stare con i bambini quella settimana, ed era sicuro che non avevano notato i problemi tra i loro papà.
 
--
 
Due giorni prima
 
Louis sorrise pigramente ad Harry; la sua testa era poggiata sul suo grembo mentre gli accarezzava il ciuffo. Era stata una bella giornata. Avevano preso Beth da scuola, sentendosi entrambi felici, ed erano andati in spiaggia. Faceva più freddo rispetto a casa, ma il sole splendeva e si erano divertiti a giocare con la sabbia e a mangiare il gelato (e ad essere sporcati di gelato sulla faccia e sui vestiti dai bambini). Era come se Louis non se ne fosse mai andato e furono dispiaciuti di dover andare via prima di cena al fine di mettere i bambini a letto presto per la scuola e l’asilo. Beth e Jack dormivano sonoramente dopo che il loro bagnetto necessario: la sabbia era ovunque e le lentiggini di Jack non si vedevano neanche sotto lo sporco. Anche Amy dormiva e il baby monitor era accanto a loro sull’erba. Era ancora caldo fuori, e il tramonto colorava di arancione il cielo e i loro volti. Harry era appoggiato al melo sul retro del loro giardino e Louis era steso sulla coperta con la testa sul grembo del marito. Non avevano parlato molto dato che si stavano la compagnia reciproca e il tempo che finalmente avevano per stare insieme.
 
“Non vedo l’ora che arrivi l’estate Lou, quando starai più tempo a casa e avremo più momenti come questo.” Mormorò Harry; i suoi occhi si chiusero spontaneamente perché si sentiva bene.
 
“Si, anch’io…ma a proposito…ti voglio parlare di un’offerta di lavoro che ho avuto.”
 
“Oh?”
“Si, la settimana scorsa, prima di andarmene mi hanno chiamato per un incontro, e io non ci volevo andare perché pensavo sarebbe stato noioso e stupido, ma si è rivelato alquanto interessante…”
 
Louis si tirò su e si sedette di fronte ad Harry incrociando le gambe e armeggiando con i soffioni che aveva strappato. Iniziò a parlargli dell’incontro, di come non credeva ai numeri che avevano detto e al piccolo lavoro che doveva fare per guardagnare così tanto. Si era appassionato al racconto che neanche notò che il lieve sorriso di Harry scomparì per essere sostituito da un’espressione tra un cipiglio e uno sguardo sorpreso.
 
“Quindi ci hanno offerto una casa il doppio di questa, con l’affitto pagato dal club. E mi allenerò comunuque, ma non sarò il capitano quindi avrò più riposo di quanto ne abbia ora. E siccome continuerò a giocare nella nazionale, torneremo regolarmente in Inghilterra. E ovviamente la nostra famiglia potrà venirci a trovare, avremo soldi in abbondanza per pagare i loro viaggi.” Finalmente si fermò e sorrise a suo marito sprizzando gioia da tutti i pori.
 
“Louis, è Barcellona…” iniziò esitante Harry una volta che Louis finì di parlare.
 
“Lo so! Non è meglio? Cioè, è una bellissima città, e c’è la spiaggia vicino, i bambini amano la spiaggia, e il tempo è migliore, e il cibo è così buono…” Louis si leccò le labbra all’idea del cibo delizioso che avrebbe mangiato ogni giorno una volta trasferiti lì. Ovviamente gli sarebbero mancati i suoi parenti, ma potevano andarli a trovare ogni volta che volevano. Era tutto assolutamente perfetto.
 
“Ma, Lou, Barcellona è in Spagna. Noi viviamo in Inghilterra. La nostra famiglia vive in Inghilterra. Beth frequenta la scuola in Inghilterra, e in inglese”
 
“Sono sicuro che ci siano scuole internazioni dove poter mandare i bambini.” Scherzò Louis continuando ad essere felice e accorgersi dei dubbi di Harry.
 
“Louis…no…” sospirò passandosi le mani tra i capelli scomigliandoli più di quanto già non lo fossero. “No…non la farò andar via da una scuola dove è abituata alle maestre e ai compagni. Non la farò trasferire a Barcellona per un paio di anni per poi farla tornare qui dopo aver abbandonato i suoi amici. No, proprio no, non farò questo a Beth.”
 
“Ma Haz…pensa a tutte le opportunità che avranno i bambini, cioè, impareranno lo spagnolo, e sono sicuro che ameranno vivere vicino alla spiaggia.”
 
“E lontano dai loro zii e dai loro nonni. Louis, come puoi solo pensare che sia una brillante idea?” lo interruppe Harry esasperato premendo i palmi delle mani sugli occhi.
 
“Perché lo è! Sono bambini, Harry, faranno amicizia con altri bambini, impareranno dall’esperienza! Li vedrò più spesso! E vedrò più spesso anche te. Cazzo, sono anche sicuro che se chiedessi una domestica accetterebbero. Non dovrai più cucinare o pulire, non è meraviglioso?” Ormai, aveva capito che Harry non era entusiasta ma era ancora convinto che sarebbe riuscito a fargli capire che questa era l’opportunità di tutta una vita.
 
“Difatti no, non lo è. E i miei amici? Anch’io ho una vita qui, Louis. E forse pensi a me come una governante e bambinaia con dei benefici, ma onestamente, sono più di questo. Ho degli amici qui, e una famiglia, e non importa quanto ti ami e quanto vorrei passare più tempo con te e con la nostra famiglia, non mi trasferirò in Spagna. Assolutamente no.” Si era alzato e si era tolto lo sporco dai pantaloni agitando i suoi capelli per l’ultima volta prima di prendere il baby monitor e tornare dentro. Il sole era completamente scomparso e il cielo era quasi buio, ma c’era abbastanza luce per guardarsi l’un l’altro.
 
Louis non capiva perché Harry aveva rifiutato di trasferirsi in Spagna, davvero. Ma sentiva le lacrime nei suoi occhi mentre guardava Harry tornare dentro chiudendo la porta scorrevole dietro di lui. Aveva davvero pensato che sarebbe stato un bene per tutti loro, ricominciare in un nuovo ambiente e poter passare più tempo insieme. Era un’idea così stupida?
 
--
 
Presente
 
Beth sembrava addormentata quando Louis parcheggiò la macchina nel viale, così cautamente le slacciò la cintura e la prese in braccio per portarla dentro. Trovò la casa movimentata una volta entrato: Jack stava ricostruendo una scena di Armageddon con i suoi dinosauri facendo tanto rumore, ma sembrava che precedentemente stesse guardando la TV perché il volume era alto su dei programmi per bambini. Fece venire a Louis un istantaneo mal di testa quindi mise subito Beth sul divano, spense la TV e chiese a Jack di fare silenzio dandogli un bacio sulla testa. Ricevette un semplice “okay papà” in risposta prima di andare in cucina dove Harry stava preparando la cena.
 
Amy parlottava da sola nel suo seggiolino posto sul tavolo della cucina e sembrava felice come sempre. Louis andò dietro suo marito e gli diede un bacio sul collo prima di dare un’occhiata otre la sua spalla per vedere cosa stesse cucinando.
 
“Hey, com’è andata?” chiese Harry senza preoccuparsi di alzare lo sguardo e semplicemente continuando a mescolare le verdure nella padella.
 
“Bene. Le è piaciuto giocare su un grande campo. Era stanca morta, l’ho messa sul divano perché si è addormentata mentre tornavamo.”
 
“Oh, okay. La cena sarà pronta tra poco, potresti apparecchiare?”
 
Tutto ciò di cui parlavano da quando Louis aveva tirato in ballo l’offerta per Barcellona erano i bambini e le cose pratiche di ogni giorno. Louis aveva provato a parlare di nuovo dell’intera cosa della Spagna ieri, ma Harry l’aveva guardato severamente con un sopracciglio alzato come a dirgli che aveva già detto tutto ciò che dove dire e la risposta era ancora no.
 
Fortunatamente avevano i bambini per fare conversazione durante la cena e non dovevano fare altro che incoraggiarli a raccontare o sorridere o annuire un po’. Diversamente ci sarebbe stato un silezio terribile a tavola. Louis si offrì di lavare i piatti e pulire la cucina così Harry poteva fare il bagno ai maggiori e raccontare loro una favola per farli addormentare. Stava iniziando a lavare la padella pensando a come poteva convincere Harry che trasferirsi in Spagna era una buona idea dopotutto, quando il telefono di casa iniziò a squillare nell’altra stanza. Penso di lasciarlo stare, ma continuava a squillare, quindi si asciugò le mani e andò nel soggiorno per prenderlo.
 
“Pronto?”
 
“Signor Styles?” era una voce maschile che Louis non riconobbe.
 
“No, sono Louis Tomlinson, Harry è di sopra al momento, potrebbe richiamarla?” Louis stava cercado un foglio e una penna per annotare il numero  per permettere a Harry di rintracciarlo.
 
“Oh signor Tomlinson, no, non è necessario. Potrebbe dirle che, come previsto, abbiamo deliberato in merito al suo colloquio dell’altro giorno, e siamo felici di assumerlo se volesse il lavoro….Pronto?”
 
“Oh. Uhm, si, certo, si, glielo dirò.”
 
Era in piedi nel bel mezzo del soggiorno con il telefono in mano e un beep usciva dalla cornetta quando Harry scese le scale.
 
“Louis? Va tutto bene? I bambini ti aspettano per il bacio della buonanotte.” Chiese Harry sembrando sinceramente preoccupato, e se non avesse ricevuto quella chiamata, sarebbe stato felice di quella dimostrazione d’affetto.
 
Louis si riprese e annì gettando il telefono nella mano di Harry prima di salire. “Vado di sopra ora. Oh, e uhm, hai ottenuto il lavoro. Grazie per avermelo detto.”
 
“Louis!” provò Harry sentento il terrore scorrere nelle sue vene ad alta velocità, ma Louis era già a metà delle scale, e non lo sentì, o almeno finse. “Cazzo…” si buttò sul divano e nascose il viso nelle mani. “Cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo.” 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Harry alzò lo sguardo solo quando sentì i passi di suo marito sulle scale. Amy mormorava qualcosa nel suo seggiolino, segno che avrebbe presto avuto fame, ma non aveva ancora abbastanza energia per alzarsi. I suoi occhi erano rosso ma Louis strinse la mascella quando lo guardò. Era troppo. Senza dire niente, andò dritto verso l’attaccapanni e afferrò la sua vecchia giacca di jeans che indossava anche se era rovinata. Harry sorrideva sempre quando Louis indossava quella giacca perché era dannatamente bello, ma non adesso.
Finalmente trovò l’energia e il coraggio di alzarsi, e con pochi passi rigidi si avvicinò a Louis fermandosi alla fine della scale. Le sue nocche erano bianche perché stringeva il corrimano, e la sua voce era rauca e sempre più rotta ad ogni parola pronunciata.
 
“Dove stai andando?”
 
“Via.” La voce di Louis sembrava tesa. E anche fredda e distante. I suoi occhi rispecchiavano quei sentimenti. Ferì Harry più di tutte le altre aspre parole che Louis gli aveva urlato durante uno dei loro infiniti litigi. Gli colpì un punto profondo nelle viscere, ferendolo come un coltello che allargava sempre di più la ferita. Si sentì prosciugato e, sinceramente, troppo stanco di litigare con Louis.
 
“Quando torni?”
 
“Non lo so. Mi vedrai quando tornerò.”
 
Harry annuì appena; la mano ancora stretta al corrimano tremò quando vide Louis girarsi e uscire. Si sentì pessimo, anche peggio perché sapeva che era stata colpa sua. Avrebbe dovuto dirgli di quel colloquio che non significava niente. Non aveva intenzione di accettare il lavoro. Avrebbe dovuto dire all’azienda di non richiamarlo perché no, non voleva quel lavoro. Non importava quanto sarebbe stato difficile, quanto si sarebbe sentito solo e quanto Louis fosse noncurante a volte, il suo posto era lì, con i bambini, la loro famiglia, non in uno studio legale in cui doveva indossare un completo e una cravatta e perdere così tanto.
 
La loro famiglia. Erano ancora una famiglia? O era qualcosa di rotto irreparabilmente ora? Quello non sarebbe stato un problema in qualsiasi momento, ma ora, con la loro discussione ancora fresca sulla Spagna, era ancora peggio.
Fu scosso dalla riflessione quando Amy iniziò a piangere: era affamata. Così andò in cucina per prepararle il biberon. La serata passò veloce, mentre Harry svolgeva le faccende automaticamente perché aveva già fatto tutto molte volte prima e le sue mani potevano fare tutto da sole.
 
Passò il tempo prima di addormentarsi aspettando di sentire la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi, ma non successe, non finché i deboli raggi attraversarono le persiane della loro camera da letto. I bambini lo svegliarono presto, e fu di nuovo tutto automatico mentre li preparava per la scuola e per l’asilo. Convinse la maestra dell’asilo a tenere Amy almeno per questa volta perché, cazzo, non riusciva a prendersi cura di nessuno tranne che di se stesso in quel momento. Forse aveva visto i suoi occhi rossi e il suo sorriso falso, perché non replicò molto, sospirò prendendo la bambina e la borsa dei pannolini che era più grande della bambina.
 
Non aveva una meta, entrò in macchina e iniziò a guidare. Le lacrime scorrevano sul suo viso mentre attraversava la città. Ci mise un’ora ad arrivare, e altri dieci minuti per capire perché era lì, in quel parcheggio. Quando gli venne in mente, si lamentò, ma uscì comunque dalla macchina e camminò sul viale che aveva fatto tante altre volte. Era comunque difficile essere lì da solo, ed era strano.
 
--
 
“Louis?”  Sua madre si era alzata dal divano quando sentì la porta d’ingresso aprirsi e chiudersi. Non si aspettava nessuno quella sera, quindi fu sorpresa quando il suo silenzioso momento di solitudine con un dozzinale film fu disturbato da una chiave spinta nella serratura.
 
“Hey mamma.” Si mosse per appendere il cappotto all’attaccapanni prima di abbassarsi per darle un bacio sulla guancia. Lei si accigliò e gli afferrò il mento e quando diede un’occhiata al suo volto si accigliò ancora di più.
 
“Che succede?”
 
“Niente, mamma, sono…sono solo venuto per una visita.”
 
“Louis Tomlinson. Non mentirmi. Non sei venuto per una visita alle undici di sera. Muovi il culo in cucina e siediti così puoi raccontarmi tutto con una buona tazza di tè.” La sua voce era dura, e Louis sapeva che non c’era modo di negare che ci fosse qualcosa o di sottrarsi alla sua sessione di “raccontami tutto con una tazza di tè”. Lei sapeva come fargli sputare il rospo. Rilassò le spalle e si tolse le scarpe prima di attraversare il pavimento in legno duro del salone per arrivare in cucina. Le piastrelle erano fredde sotto i suoi piedi nudi, ma era una bella sensazione, lo faceva sentire bel saldo a terra, se aveva un senso. Si schiarì i pensieri che aveva avuto da quella chiamata.
 
La sua prima tazza di tè era quasi finita quando sua madre finalmente parlò, e sembrò un miracolo che lei se lo fosse tenuta dentro per così tanto tempo.
 
“Tu ed Harry avete litigato di nuovo?”
 
“No. Si. Forse.” Sospirò e appoggiò la testa sulle sue braccia piegate sul tavolo davanti a lui. “Cazzo mamma, non lo so più ormai.”
 
Fu l’inizio di una lunga chiacchierata. Spiegò quanto pensava che la Spagna fosse l’opportunità perfetta per loro per ricominciare, per fare tutto al meglio. Spiegò quanto Harry avesse pensato che fosse un piano stupido e che come avesse rifiutato anche di ripensarci.  Spiegò che non si parlavano da due giorni. E poi le spiegò perché era andato via.
 
“È solo…. Cazzo mamma, non mi importa se vuole di nuovo lavorare, perché, lo accetto, lo sai? Capisco che è difficile prendersi cura dei bambini da solo ed essere a casa tutto il giorno e non avere un lavoro quando io sto fuori fin troppo.”
 
“Beh, dev’essere frustrato per quanto poco tempo passi a casa, Lou. E quanso sei lì, immagino che tu non sia l’ape più laboriosa dell’alveare specialmente quando qualcosa ti preoccupa.”
 
“Si, lo so. Ma stavamo andando bene, stava funzionando da quando sono tornato dalla Spagna. Era bello non litigare per un paio di giorni e godersi il tempo insieme. E poi gli ho detto dell’offerta di Barcellona e mi è saltato tutto in faccia. Ma comunque, non mi importa se vuole un lavoro, davvero. Troveremo il modo di destreggiarci tra due lavori e tre bambini e organizzarci. Ma ora, i-io mi sento tradito. Perché non mi ha detto del colloquio?”
 
“Forse perché pensava che ti saresti arrabbiato?” propose sua madre, e lui lo considerò per un po’ prima di alzare le spalle.
 
“Ma se vuole il lavoro, me ne farò una ragione prima o poi, no?” rispose alzandosi per riversare il tè. “Adesso, ho l’impressione che non voglia andare in Spagna perché vuole un lavoro qui. E probabilmente l’avrei capito se me l’avesse detto. Non mi piace che mi mentano.”
 
“Forse non voleva mentirti, Lou. Forse quel lavoro non ha niente a che vedere con il fatto che pensi che la Spagna non è una buona idea. Capisco cosa sta passando. Louis, so che vuoi che ciò che pensi sia il meglio per la tua famiglia, ma Harry pensa a Beth.”
 
Sospirò sapendo che la loro conversazione sarebbe durata ancora per un paio di ore. Era felice di essere tornato a casa, sua madre era sempre la voce della ragione quando si perdeva nei boschi spaventosi dei suoi pensieri sconclusionati. Era mattina presto quando finalmente seguì sua madre al piano di sopra abbracciandola forte prima di entrare nella sua vecchia stanza che aveva ancora il suo vecchio letto e, con un po’ di immaginazione, poteva ancora sentire l’odore che Harry aveva portato lì dentro anni fa.
 
--
 
Dove sei?
 
Harry fu sorpreso dal beep del suo telefono che indicava un nuovo messaggio. Non si aspettava messaggi e soprattutto non questo. Pensò di non rispondere, ma sapeva che suo marito gli stava tendendo la mano, quindi prima di pensarci, le sue dita stavano già digitando una risposta.
 
Nel nostro posto.
 
Non ci fu una risposta, quindi non sapeva cosa aspettarsi. Louis sarebbe andato a cercarlo? Avrebbe saputo quale posto intendeva?
 
Ebbe la sua risposta quando sentì il fruscio dei cespugli dietro di lui circa un’ora dopo il suo ultimo messaggio. Harry continuava a fissare il piccolo fiume davanti a lui quando Louis si sedette sull’erba accanto a lui. Si era tolto le scarpe e i suoi piedi si erano intorpiditi a causa dell’acqua fredda, ma non lo sentiva. Era stato troppo occupato a ricordare i momenti felici passati in quel posto. Il loro primo appuntamento, il loro primo bacio, molti altri appuntamenti e molti più baci, e una volta avevano anche fatto l’amore lì, su una coperta sotto le stelle. Qui Louis gli chiese di sposarlo, e fu anche il primo posto in cui portarono Beth quando andò a vivere da loro. Era davvero il loro posto. Louis seguì il suo esempio perché dopo un minuto si unì ad Harry mettendo i piedi a penzoloni nell’acqua. Il silenzio era pesante tra di loro e l’acqua non era mai sembrato così profonda.
 
“Non ho mai pensato di accettare il lavoro.” Borbottò finalmente Harry e non fu sicuro che Louis l’avesse sentito perché non rispose. Non sopportava il silenzio, quindi dopo un altro minuto parlò di nuovo, un po’ più forte questa volta. “Mi hanno chiamato per un colloquio e ho pensato che sarebbe stato bello vedere se avevo ancora una possibilità. Sai, forse per quando Jack ed Amy andranno a scuola. È stata una cattiva idea andarci. Appena ho indossato il completo, mi sono sentito a disagio, e non sono sicuro di poter lavorare ancora. È stato stupido.”
 
“Avresti potuto dirmelo, sai?” disse Louis finalmente.
 
“Non mi è sembrato necessario, volevo solo testare le acque, e quando  ho deciso che non avrei accettato il lavoro, mi è sembrato ancora più inutile. Non volevo litigare per qualcosa che non aveva importanza.” Louis fece una risatina.
 
“Si, non è andato secondo i piani.” Sembrò leggermente amareggiato e Harry realizzò quanto odiasse essere così distante da lui.
 
“No, in realtà. Mi dispiace,Lou, avrei dovuto dirtelo, è stato stupido non farlo.”
 
“Si, lo è stato. E mi dispiace essere andato via ieri. È solo…mi sembrava che tu avessi rifiutato di venire in Spagna a causa di quel lavoro. Mi sono sentito tradito e ingannato.”
 
“Non è mai stato per quello. I-io penso davvero che sia una cattiva idea portare i bambini lì e poi ritornare quando il tuo contratto scadrà tra un paio di anni. Loro non sanno la lingua, hanno i loro amici e la scuola qui, è solo…voglio che abbiano una vita stabile Lou, per quanto il tuo lavoro lo permetta. Spostarsi per tutta l’Europa prima che siano almeno al liceo non è una buona idea.
 
Louis sospirò e Harry fu preso alla sprovvista dalla commozione ardente nei suoi occhi azzurri quando finalmente alzò lo sguardo. Si stava di nuovo mordendo il labbro inferiore e Dio, non era illegale essere così fottutamente bello? Anche con gli occhi arrossati, era bellissimo, la barba corta gli accentuava il viso pallido e faceva risaltare di più i suoi occhi blu.
 
“Io pensavo davvero che fosse una buona idea, sai? Ricominciare. Avere più tempo da passare con te.”
 
“Ora che so cosa provavi, si. Cosa farai riguardo all’offerta?”
 
Louis scrollò le spalle. “Non penso di potermi trasferire senza voi quattro. Cioè, vi vedrò molto di meno perché dovrei stare lì per tutta la durata della stagione. Potreste venire a trovarmi durante le vacanze e io verrei durante le pause, ma non sarebbe abbastanza. Cresceremo lontani e non lo voglio.” Il suo labbro tremava un po’ quando finì e Harry dovette trattenersi dal baciarlo senza motivo per scacciare la tristezza. “Mi manca il noi, Harry, mi manchi tu.”
 
“Si, anche a me. Stavamo così bene insieme. Era così facile per noi. Non so cosa sia successo.” La sua voce era bassa e così triste.
 
“La vita. I bambini. Il mio lavoro.” Rispose Louis amaramente.
 
“Penso di si.”
 
“Pensi che possiamo tornare a quello che avevamo prima?” deglutì e la mano di Harry finì sulla sua mascella sentendo la barba ruvida sotto il suo palmo.
 
“Lo spero, davvero, Lou. Non voglio perderti. Perché cazzo, quello che avevamo era perfetto e mi piace credere che possiamo essere perfetti di nuovo.”
 
Louis sorrise, si rilassò al tocco di Harry e annuì. La sua mano avvolse quella di Harry, le loro dita si intrecciarono e in quel momento, ogni preoccupazione e ogni problema, sparì. Solo loro e quel momento esistevano ed erano importanti.
 
La schiena pizzicava la schiena di Louis mentre facevano l’amore, ma non importava, perché era comunque fottutamente perfetto. Il sole spuntò dietro le foglie sopra di loro, il rumore del fiume accanto a loro e Harry Harry Harry ovunque.  




 


BUON POMERIGGIOOOOO

Scusate per il ritardo, ma ho avuto da fare.

Io AMO questo capitolo, è il mio preferito fino ad ora. Comunque volevo dirvi che per qualsiasi cosa, riguardante la storia e non, potete trovarmi su twitter, mi chiamo @hemmingsl0ver.

Un bacio,

Federica xx 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


L’erba pungeva ancora ogni centimetro della sua pelle esposta quando si stesero lì insieme; gli arti era intrecciati, la testa di Harry era poggiata sul petto di Louis e le mani di quest’ultimo giocavano con i suoi ricci scompigliati. Era una cosa positiva che il loro posto fosse abbastanza isolato e difficilmente qualcuno vi andava, perché ai giornalisti sarebbero senza dubbio piaciute le foto dei due amanti nudi vicino al fiume. Non c’era bisogno di parlare, c’erano stati abbastanza “ti amo” mentre facevano l’amore e tutto il resto poteva aspettare. Erano solo loro, il suono della natura, dei loro respiri e dei loro battiti li circondavano. Finché il telefono di Harry iniziò a squillare.
“Cazzo, è già cos’ tardi?” si alzò in fretta e iniziò a cercare i suoi vestiti mettendosi i boxer al rovescio per la fretta.
“Che ore sono?” chiese Louis non allarmato come suo marito perché non aveva esattamente compreso cosa stesse succedendo.
 
“Le due e mezza. Beth esce da scuola tra mezz’ora e ci vogliono almeno 45 minuti di macchina e devo prendere Jack ed Amy dall’asilo e dovrei anche fermarmi al supermercato per comprare qualcosa per la cena di stasera perché non è rimasto niente nei mobili e cazzo, fare la spesa con quei tre è davvero vicino alla mia idea di come sia l’inferno…”  divagò Harry saltellando su una gamba per infilarsi i jeans e Dio, Louis non aveva ancora capito che era arrivato davvero il momento di muoversi?
 
“Harry, calmati. Cadere nel fiume non ti aiuterà ad arrivare in tempo.” Louis si mise a sedere e raccolse i suoi vestiti mettendosi i jeans mentre Harry si stava già allacciando le scarpe. “E se tu andassi a fare la spesa e io prendessi i bambini? O viceversa, come preferisci, ma non so davvero muovermi nel supermercato e quindi mi ci vorrà tanto per finire la spesa.”
 
“Lo faresti?” si fermò Harry guardando suo marito con la speranza negli occhi.
 
“Cosa, prendere i bambini? Si, certo.” Rispose Louis sorridendo e ruotando gli occhi. Si mise la maglietta e infilò le scarpe prima di seguire Harry nel parcheggio a ritmo veloce. Harry stava per entrare in macchina e andarsene, ma Louis lo bloccò contro lo sportello e pretese un bacio prima di lasciarlo andare. “Ci vediamo a casa, bel ragazzo.” Gli fece l’occhiolino e aprì la macchina per partire.
--
 
“Hey Beth, scusa se sono in ritardo!” sorrise con il fiatone per la corsa che aveva fatto dalla macchina alla classe di sua figlia. “Salve signorina Jenson, mi scusi anche lei.” Sperò che il suo fascino funzionasse ancora sulla maestra che era rimasta sola con sua figlia. Dal modo in cui gli sorrise da dietro la cattedra, poteva dire di si.
 
“No problem, signor Tomlinson, può capitare a tutti ogni tanto. Beth ha già iniziato i compiti, credo.” Era giovane, probabilmente erano i suoi primi anni di insegnamento, e bella, un sorriso brillante accompagnava i suoi occhi gentili nascosti dietro i suoi occhiali da vista rossi e i capelli biondi le cadevano sulle spalle. Louis stava conversando con lei, era ancora bravo con le donne, ma Beth richiese attenzione tirandogli la manica.
 
“Guarda papà, ho già finito i compiti di matematica quindi ora devo solo leggere durante il finesettimana.”
 
“È fantastico amore, forse potresti leggere una storia a Jack prima di andare a dormire stasera.” Ammiccò e rise quando lei scosse furiosamente la testa.
 
“No! Jack vuole sempre leggere cose sui dinosauri e i dinosauri sono noiosi. Leggerò dei libri per conto mio, grazie tante.” Rispose insolente facendo mordere il labbro sia a Louis sia alla maestra per non scoppiare a ridere.
 
“Attenta a come parli, signorina. Comunque, prendi la cartella e andiamo via, dobbiamo ancora prendere Jack e Amy dall’asilo prima di tornare a casa.”
 
I suoi ricci castani rimbalzarono quando si alzò dal banco e mise le sue cose nella cartella per poi mettersela in spalla. “Sono pronta! Salve signorina Jenson!”
 
“Ciao Beth, divertitevi nel finesettimana.”
 
“Anche lei,” rispose Louis invece di sua figlia che era già a metà strada.
 
“Dov’è papà?” chiese Beth quando Louis le allacciò la cintura e mise la sua cartella nel cofano insieme al suo borsone dell’allenamento.
“Sono qui, rifletti.” La provocò Louis ridacchiando quando sua figlia roteò gli occhi. Sapeva che non doveva considerare il suo atteggiamento divertente perché era troppo piccola per quel comportamento, ma non ne poteva fare a meno.
 
“L’altro papà.” Rispose.
 
“È andato a fare la spesa così non dobbiamo mangiare il tappeto per cena.” Le loro battute continuarono fino a quando arrivarono davanti all’asilo e Louis sorrise quando uscì dalla macchina. Il suo lavoro gli faceva perdere tutti questi momenti ed era molto determinato a fare qualcosa per questo la prossima stagione.
 
--
 
“Questa bellissima bambina ha mangiato il suo primo pasto solido oggi!” dichiarò Louis entrando in cucina con Amy in braccio. Harry li guardò dalla sua posizione dietro il fornello dove stava già preparando la cena per loro cinque.
 
“Cosa? Ho provato a farle mangiare le verdure per tre settimane e lei continuava a sputarmele in faccia! Un giorno all’asilo e le mangia? Non è giusto!” sbuffò facendo ridere Louis prima che si piegasse per baciarlo.
 
“Sono sicura che è perché l’hai preparata bene, Haz.” Gli fece l’occhiolino prima di dare un’occhiata alle pentole e alle padelle. “Che buon odore, cos’è? “
 
“Scampi saltati in padella.” Rispose “Con verdure congelate, la perfetta invenzione per le mogli pigre come me.” Sbatté le ciglia facendo una faccia imbronciata e cercò di sembrare sexy.
 
Era bello scherza insieme di nuovo, e il resto della serata e del finesettimana passò in un’atmosfera confortevole. Domenica sera erano stanchi ma felici quando si misero a letto insieme, abbracciandosi prima di addormentarsi.
 
--
 
Ahimè, tutte le cose belle finiscono e non fu diverso per la settimana di riposto di Louis. Si svegliò prima di tutti e sentì i primi segni che Amy si stava svegliando quando prese il cappotto dall’attaccapanni. Doveva allenarsi per lo Stoke city la mattina e dopo aveva chiesto un incontro con la direzione del club. Non aveva intenzione di accettare l’offerta per Barcellona ma loro non lo sapevano, quindi voleva fare il suo meglio per negoziare.
 
I bambini erano già a letto quando tornò a casa quella sera, ma li aveva chiamati quando erano appena tornati da prendere Beth da scuola. Harry d’accordo con lui sul fatto di tornare a casa tardi quando lo chiamò per dirglielo. Louis buttò il suo cappotto sull’attaccapanni vicino alla porta che barcollò un po’ per l’impatto, ma oggi era il suo giorno fortunato e non cadde. Trovò Harry sul divano sfogliando un giornale mentre Amy era addormentata su un cuscino accanto a lui. Louis gli diede un bacio sulle labbra prima di prendere Amy e portarla di sopra nel suo lettino. Poi tornò giù lasciandosi cadere sul divano accanto a suo marito mettendo le gambe sul bracciolo e la testa sul grembo di Harry.
 
“Indovina. Una buona notizia.” Disse ad Harry che mise via il giornale e guardò giù aspettando.
 
“Cosa?” si schiarì la voce per sbarazzarsi della voce roca che tendeva ad avere quando non la usava per almeno un’ora.
 
“Ho detto indovina, Harry.”
 
“Stai facendo un cambiamento di sesso e ci trasferiamo negli Stati Uniti così puoi giocare in una squadra femminile?”
 
“Sono preoccupato se davvero pensi che un mio cambiamento di sesso sia una buona idea, ma no.”
 
“Hai preso una giraffa domestica? Sono sicuro che a Beth piacerebbe.”
 
“Harry! Ugh, sei impossibile!”
 
“Sai quando odio indovinare, quindi non so perché me lo fai fare, Lou.”
 
“Perché non è divertente dirti la buona notizia, sei un guastafeste! Sei fortunato che sono così felice e non vedo l’ora di dirtelo sennò ti lascerei indovinare per tutta la notte.” Esclamò schiaffeggiando il braccio di Harry.
 
“Sai di amarmi.” Sogghignò Harry e beh, Louis non poteva negarlo.
 
“Resto qui nello Stoke per la prossima stagione e mi pagano almeno quanto mi pagherebbero a Barcellona. Non sono più il capitano perciò ho meno responsabilità e inoltre ho più tempo da passare a casa con te e i bambini.”
 
“Cosa? Lou, è meglio che tu non stia scherzando perché ti uccido con le mie stesse mani se lo stai facendo.” Lo minacciò Harry con gli occhi spalancati e contenendo difficilmente la sua felicità.
 
“Non sto scherzando. Ci saranno solo allenamenti, partite e incontri. E cose per la nazionale. Oh, si, e qualche servizio fotografico ogni tanto perché abbiamo un nuovo sponsor e vogliono che sia il modello per la loro nuova pubblicità.”
 
“Oh mio Dio, Lou, l’hai fatto per me?” i suoi occhi erano lucidi perché non poteva assolutamente crederci ma era la miglior notizia di sempre.
 
“Si, beh, non completamente. L’ho fatto per i bambini e per noi perché voglio che siamo felici di nuovo, sai?”
 
Grazie…” sussurrò Harry prima di far alzare Louis per farlo sedere accanto a lui in una posizione più comoda per poterlo baciare.
 
“Prego, amore.” Voleva dirgli di più, ma non poteva perché la sua testa non smetteva di girare a casa dei baci.  
 






EHHHHIIII
 
Allora volevo dirvi che manca un capitolo più l’epilogo e volevo ricordarmi che potete trovarmi su Twitter, mi chiamo @hemmingsl0ver.
 
Un bacio,
federica xx



 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Louis sorrise vedendo il grande manifesto appeso all’entrata dell’aeroporto quando uscì dal taxi. Non pensava che si sarebbe mai abituato a vedere una versione gigante di se stesso in ogni paese su ogni pubblicità del suo sponsor, era davvero strano. C’era una ruga vicino al suo occhio sinistro e si chiese perché non l’avessero photoshoppata.
 
Harry era sceso dall’altra parte della macchina ed era occupato a prendere i bagagli. I pensieri di Louis furono interrotti quando suo marito scaricò una grossa valigia sul suo piede facendolo saltare e imprecare. Erano in anticipo, ma crescere tre bambini aveva insegnato loro che alzarsi e uscire presto non erano mai cattive idee.
 
Gli ultimi due mesi e mezzo come capitano dello Stoke di Louis erano trascorsi relativamente veloce. C’era sempre tanto da fare, tante cose da finire, per non parlare delle partite internazionali che l’Inghilterra doveva giocare per qualificarsi ai mondiali dell’anno successivo. Harry era rimasto a casa da solo tante volte, ma sembrava non importargli come prima perché Louis gli aveva promesso che sarebbe stato a casa più spesso una volta che la stagione sarebbe finita e si ricordava di chiamare ogni giorno.
 
Harry non poteva negare che aveva pensato ad un divorzio i mesi che precedettero il loro ultimo grande litigio. Era difficile da sopportare e non era sicuro che stare con chi amava era una buona cosa se richiedeva così tanti sacrifici. Era felice che le cose fossero cambiate perché l’amore che provava per Louis era l’unica cosa di cui sarebbe sempre stato sicuro. Anche se a volte metteva in dubbio le sue idee, come oggi.
 
“Boo, sei sicuro che sia una buona idea? Cioè, possono essere delle pesti ed è la prima volta che li lasciamo per così tanto tempo…” chiese a Louis interrogandosi sulla correttezza dei loro piani per l’ennesima volta quel giorno. Louis trattenne un sorriso e lasciò cadere la valigia per prendere la mano di Harry e metterlo di fronte a se. Pensaò che fosse folle come i loro respiri si fermarono quando prese il viso di Harry e lo avvicinò al suo. “Questa è una buona idea, Harry, abbiamo bisogno di una vacanza solo per noi due. Saranno solo 10 giorni, e poi la scuola è finita e Lottie li porterà in Spagna così possiamo avere altre due settimane per stare con la nostra famiglia.” Poggiò le labbra su quelle di Harry e sorrise al sussulto che suo marito lasciò uscire attraverso loro labbra. “Staranno bene, amore, smettila di preoccuparti.”
 
“Non posso. Sono fatto così. Oh, e…abbiamo detto a tua madre che Jack non mangia i fagioli se non sono mischiati alle patate? Farà i capricci se gli darà i fagioli senza le patate.” Divagò Harry con gli occhi spalancati in preda al panico perché si stava ricordando tante cose che si era dimenticato di dire a sua madre su come prendersi cura dei loro bambini.
 
“Harry, smettila. Le abbiamo detto tutto ciò che c’era da sapere e ci sono anche i cellulari. Andiamo in Spagna, non dall’altra parte del mondo. Staranno bene. Molto viziati, ma bene.” Lo rassicurò Louis con le mani sulle spalle di Harry per tenerlo fermo.
 
Harry sospirò e strizzò gli occhi annuendo. “Si, okay, hai ragione. Mi dispiace.”
 
Louis sorrise e gli diede un altro bacio sulle labbra. “Va tutto bene, tesoro, so che sei nervoso e so che è la prima volta che lasci i bambini per più di un paio di ore. È normale essere un po’ spaventati.”
 
“Mi sento comunque stupido, ho sempre preso in giro mia madre quando trattava così me e Gemma.” Si lamentò Harry prendendo le sue borse stringendo la mano di Louis.
 
“Significa che sei una brava mamma, Harold caro.” Ammiccò Louis scoppiando a ridere quando Harry lo fulminò. “Mi stai fulminando per averti chiamato mamma o per averti chiamato Harold.” Aggiunse peggiorando la situazione e dovendo allontanarsi da Harry per evitare una manata sulla testa. “Ti amo!”
 
Avevano fatto la coda per il check-in che sembrava muoversi piuttosto velocemente, nonostante il fatto che era giugno e molte persone partivano già per le vacanze. Ovviamente il fatto che Louis avesse pagato per dei biglietti in business class aveva aiutato. Avendo già consegnato le valigie, potevano muoversi più veloce nell’aeroporto  fermandosi di tanto in tanto per dei fan che chiedevano a Louis una foto e un autografo. A Louis non piaceva molto questo lato della fama, onestamente, non gli piaceva nessun lato. Era felice quando era un giocatore sconosciuto che viveva per il calcio senza che la fama lo accompagnasse. Gli aveva causato tante preoccupazioni e non gli piaceva che i fan gli chiedessero tempo con loro quando era con la sua famiglia. Harry lo incoraggiava sempre a interagire con loro, non gli dispiaceva condividere suo marito per un paio di minuti. Sorrideva sempre fiero al suo amore quando accadeva o quando gli chiedevano delle foto. Non fu diverso questa volta e una volta che raggiunsero la sala della business class, Harry sorrideva ancora mentre sulla faccia di Louis c’era un piccolo cipiglio. Salutarono le hostess che offrirono loro caffè e dolci e questo consolò Louis ricordandogli che erano in vacanza insieme e che le probabilità di avere problemi con i fan erano di meno in Spagna soprattutto perché alloggiavano in una località isolata.
 
--
 
“Harry! Hai visto il mio costume da bagno?” gridò Louis nella loro casa delle vacanze, una villa in una località isolata vicino Malaga. I giorni prima che arrivassero i bambini erano finiti ed entrambi erano abbronzati. Harry camminò dalla loro camera da letto alla grande cucina trovando Louis che si appoggiò allo stipite della porta quando guardò suo marito.
 
“L’ultima volta che l’ho visto l’ho buttato a terra dopo avertelo tolto velocemente, ma dopo quella volta, no.” Lo provocò facendolo arrossire un po’, nonostante il fatto che stessero insieme da 9 anni.
 
“Merda, non lo trovo e devo lavarlo.” Sospirò Louis sbattendo lo sportello della lavatrice per chiuderlo.
 
“Verranno fuori.” Harry camminò verso il bancone e vi salì tenendo le gambe a penzoloni e facendo sbattere i talloni all’armadietto sottostante. “Comunque mi piace il fatto che tu ti sia diventato la casalinga tra noi due da quando siamo qui.” Ammiccò e rise quando Louis tirò fuori la lingua mettendosi tra le sue gambe per poterlo baciare meglio. “Non vedo l’ora che arrivi domani.” Mormorò facendo scorrere le labbra sul collo di Louis quando vi nascose il viso.
 
“Hmmm, anch’io.” Sorrise Louis avvolgendo le braccia intorno a suo marito. “Nonostante mi mancherà camminare nudo ogni volta che vuoi.”
 
“Chi dice che non lo farò più?” lo provocò Harry con un sorriso sfrontato sul volto e le fossette in primo piano.
 
“Io dico che non devi farlo più. Insegnerai le cattive maniere alla nostra prole. E li traumatizzerai a vita.” Rispose Louis sorridendo a suo marito prima baciarlo “Non dovremmo andare a letto? Ci dobbiamo svegliare presto per andare a prenderli all’aeroporto domani.” Tolse le braccia di Harry dalla sua schiena e sculettò mentre camminava verso la loro camera da letto tirando fuori la sua più grande risorsa.
 
“Già? Non sono neanche le nove!” si lamentò Harry controllando l’orologio.
 
“Ho detto andare a letto, Harry, non andare a dormire.” Replicò Louis girandosi e alzando piano l’orlo della maglietta facendo intravedere i suoi addominali abbronzati. Trovava carino il modo in cui gli occhi di Harry si spalancarono, la sua faccia arrossì e quasi corse verso la camera da letto trascinando Louis con se.
 
--
 
“Sono qui! Vedo i ricci di Beth!” esclamò Louis quando saltellò diventando il più entusiasta della coppia nonostante la precedente riluttanza di Harry ad andare in vacanza senza i bambini. Harry ridacchiò ma non riusciva a smettere di allungare il collo per intravedere la sua famiglia. Non passò molto prima che vide Beth saltellare attraversando la dogana seguita da una Lottie stressata mentre guidava il passeggino che conteneva Amy con una mano e stringeva Jack con l’altra. Si morse il labbro per non ridere a quella vista comprendendo lo stress che la ragazza provava e fu felice di sapere che non era l’unico a provarlo.
 
Ci misero altri dieci minuti per attraversare le porte di vetro scorrevoli dell’aeroporto e la loro piccola riunione di famiglia fece sorride molte persone attorno a loro. Beth strinse entrambi i suoi papà coinvolgendoli nell’abbraccio più forte che una bambina di 7 anni potesse dare e li lasciò andare solo perché Jack si intromise tra di loro volendo un po’ di affetto dei suoi genitori. Amy fu l’ultima ad avere un bacio e un abbraccio prima che Louis abbracciasse e baciasse sua sorella minore. “Grazie per averli portati, Lots, stai bene?”


“Ora si,” sorrise stanca. “E grazie a Dio il DVD portatile con i film Disney li ha tenuto a bada durante il volo.”
 
“Ah si, la magia della Disney non fallisce mai.” Harry le fece l’occhiolino prima di baciarle la guancia. “Dov’è la tua valigia?”
 
“Dean la sta prendendo dal nastro trasportatore, non volevo aspettarla con questi tre.” Rispose sorridendo a Beth che stava stringendo una mano ad entrambi i suoi papà. “Non vedevano l’ora di vedervi.”
 
“Oh si, Dean. Mi ero scordato che sarebbe venuto con te.” Brontolò Louis facendo roteare gli occhi a Harry e a Lottie. Non riusciva a farsi piacere il ragazzo di sua sorella anche se stavano insieme da tre anni. Finché non l’avrebbe sposata, lui non sarebbe rimasto ed era quindi un potenziale danno per sua sorella che aveva giurato di proteggere a tutti i costi. Comunque non si era comportato meglio con gli altri ragazzi che le sue sorelle avevano portato a casa, quindi Dean aveva imparato a non metterla sul personale.
 
--
 
“Papà!” esclamò Jack fermandosi fuori dal taxi che li aveva portati all’aeroporto. Louis ed Harry si girarono insieme per vedere cosa volesse il loro bambino ma capirono che stava semplicemente indicando all’ennesimo cartellone con la faccia di Louis. Sperava che ci fossero solo in Inghilterra, ma evidentemente non poteva evitarli neanche in Spagna. Scelse di fregarsene perché stava tornando dalla migliore vacanza dopo anni e tutti quelli a cui teneva erano felici. L’abbronzatura di Beth stava bene con i suoi ricci castani e i capelli scuri di Jack si erano schiariti con il sole. Harry sorrise ampiamente quando vide Louis prendere per mano i loro figli mentre trasportava Amy. Il tassista era stato così gentile da mettere il loro cumulo di bagagli dentro la macchina per loro. Gli piaceva il fatto che negli ultimi mesi Louis fosse diventato più un padre che un calciatore. Questa vacanza era l’inizio perfetto per una vita leggermente diversa nella quale avevano più tempo per stare insieme.
 
Rimase dietro mentre Louis si avvicinava allo sportello del check-in chiacchierando con Beth e Jack. Guardò avanti a se e vide la versione di suo marito nella vita reale, poi guardò dietro e vide la versione sui manifesti, e anche se sapeva che erano due persone completamente diverse, amava entrambe le versioni. Avrebbe strappato uno di quei manifesti dal muro per tenerlo, ma non voleva che Louis lo sapesse. Si sentì come se il sorriso fosse stato sul suo viso per giorni ed era vero perché, nonostante tutti i problemi che avevano avuto, tutte le lotte che avevano combattuto, avevano trovato il modo di ricongiungersi. Erano fottutamente fortunati e felici








BUOOOOONASERA
Tutto è bene quel che finisce bene. Si, questo è l’ultimo capitolo e presto posterò l’epilogo. Grazie a tutti quelli che hanno recensito, hanno aggiunto la storia tra le ricordate, tra le preferite e tra le seguite. Mi piacerebbe tradurre un’altra storia, ma devo ancora decidere se sarà sui one direction o sui 5sos.
Un bacio grande grande,
Federica xx 




 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Epilogo ***


Guardando indietro agli ultimi 10 anni della sua vita, Harry non era sicuro di come tutto fosse finito così. I primi anni erano stati difficili per lui, quando cresceva i bambini e Louis era sempre via a causa della sua carriera, ma dopo il viaggio in Spagna, le cose andarono diversamente e meglio. Due anni dopo quella vacanza che aveva segnato l’inizio di una nuova era nella loro relazione e nella loro vita familiare, Louis aveva avuto un incidente in campo. Harry si ricordava che era lì sugli spalti mentre cercava di trattenere Jack e Beth dall’uccidersi a vicenda per un succo di frutto e aiutare Amy che stava spalmando il cioccolato del suo sandwich ovunque, inclusi i capelli della signora davanti a lei. Improvvisamente, l’intero stadio emise un gemito e poi fece silenzio per almeno 30 secondi. Così Harry guardò in campo e il suo cuore si fermo alla vista di suo marito steso a terra davanti alla porta con una linea rossa di sangue sulla fronte e la gamba sinistra piegata. Si alzò lasciando i bambini fare ciò che volevano e si preoccupò di non inciampare e cadere mentre percorreva le scale dell’area VIP ed entrava in campo. In quel momento, Louis era già circondato  da paramedici che medicavano la sua ferita e cercavano di rianimarlo. Si inginocchiò vicino alla testa di Louis e gli accarezzò i capelli cercando di non ostacolare i paramedici mentre cercava di sostenere suo marito anche se era privo di sensi.
 
L’intero stadio ritorno a respirare e a chiacchierare di nuovo quando sentì la voce di Louis. Imprecò ed Harry ridacchiò. Il suo Louis era lì e stava probabilmente bene. Quella sera, era seduto al letto di ospedale di Louis mentre entrambi videro cosa era successo. Louis era scivolato su una pozzanghera sull’erba mentre correva più veloce che poteva per segnare e cadendo la sua gamba aveva urtato il palo della rete procurandogli una brutta frattura. La ferita sulla festa era stata causata da un altro giocatore che non era riuscivo ad evitarlo e quindi l’aveva colpito con la scarpa. Ovviamente faceva male e Harry odiava vedere suo marito sofferente, ma la cosa più importante era che stava bene.
 
Mesi dopo, Louis finalmente finì la riabilitazione. Riusciva a camminare, a correre e perfino ad andare in bici, ma non avrebbe più potuto giocare in una squadra di calcio a livello professionale. All’inizio si arrabbiò. Buttò tutto ciò che trovò nella stanza d’ospedale rompendo bottiglie d’acqua e strappando le lenzuola. Aveva anche lanciato un’arancia contro Harry quando era andato a trovarlo il giorno dopo. Dopo giorni di rabbia, passò alla tristezza. Harry era tornato ogni giorno e il suo cuore si spezzò quando sentì i singhiozzi di Louis da dietro la porta. Le lacrime durarono altri cinque giorni, durante la visita di sua mamma e delle sue sorelle, e anche dei bambini, sebbene avesse provato a nasconderle per il loro amore e finalmente si calmò e iniziò a cercare una soluzione.
 
Harry e i tre bambini erano andati con lui per la sua ultimi fisioterapia e sorrisero tutti quando lo videro uscire dal centro di riabilitazione. Era passato quasi un anno da quella domenica mattina e finalmente Louis era tornato quello di prima. La gamba gli faceva ancora male a volte, soprattutto a seconda del tempo, ma stava bene e guardava avanti al nuovo lavoro che avrebbe iniziato la settimana successiva. Contro le sue aspettative, aveva scoperto che amava essere un papà casalingo e dopo un paio di settimane passate con i bambini nella loro routine quotidiana, aveva cercato un lavoro che poteva svolgere da casa. Dopo un altro paio di settimane, l’idea di Louis Tomlinson come allenatore era nata e aveva già quattro clienti registrati per aiutarli con la gestione della loro carriera e della loro vita privata. Louis aveva sperimentato in prima persona come fosse importante un giusto equilibrio tra le due e voleva condividere la sua esperienza con gli altri sportivi professionisti.
 
Dall’altra parte, Harry si era sentito un po’ perso quando Louis si era ripreso abbastanza da badare a se stesso, soprattutto quando iniziò ad aiutare in casa e con i bambini. Iniziò a pensare alle opzioni per il suo futuro e solo un paio di mesi dopo, era fiero di dire che era di nuovo un lavoratore. Essendo un consulente legale all’agenzia di adozioni gli avevano offerto parecchie opportunità senza compromettere la sua vita familiare.
 
Harry sorrise a Louis quando videro la loro figlia maggiore entrare nella sua nuova scuola. Aveva finito la scuola elementare con successo e stava iniziando la scuola media oggi. Si lamentò quando i suoi papà decisero di accompagnarla all’entrata di scuola, così concordarono di restare in macchina. “Pronto ad accompagnare Grace allora?” chiese e Louis sorrise annuendo. Avevano avuto tanti dubbi sulla loro ultima avventura e avevano indugiato, ma avevano sapevano che era la scelta giusta. Qualcosa che fu confermata quando la ginecologa mostrò loro un’immagine in 4D del loro figlio non ancora nato. C’era forse una fossetta sulla guancia sinistra?
 
Louis non lo ammise mai ad alta voce, ma aveva pianto a causa degli ultrasuoni, e aveva pianto di nuovo tre mesi dopo prese in braccio il loro ultimogenito e disse all’ostetrica di volerlo chiamare Luke (perché Harry gli aveva fatto notare che Tommy Tomlinson era una delle sue peggiori idee).
 
Si, entrambi potevano dire che le loro vite erano state capovolte e a Louis piaceva prendersi cura del loro nuovo bambino. Non erano mai stati più felici, circondati dai loro quattro bambini, vedendo lo Stoke FC perdere la semifinale di Champions League. 






Ciiiiiaaao
La storia è finita, se vi è piaciuta recensite e se volete leggere un'altra traduzione restate in contatto con me sul profilo twitter @hemmingsl0ver, vi avviserò appena sarà pronta.

Baci, 
Federica xx

P.S.: GRAZIE A TUTTI!!!


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2708231