Fuoco

di Alpa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** come sempre finisce così ***
Capitolo 2: *** Due parole ***



Capitolo 1
*** come sempre finisce così ***


“Nell’aula di disegno. Adesso”
Questo era l’sms che Chuck, quella mattina, aveva inviato a Blair. Ben presto i due si ritrovarono in quell’aula. Chuck era là, impaziente, che l’aspettava. Ecco che la regina B. arrivava, e guardinga entrava nella stanza. Nemmeno il tempo necessario per chiudere la porta, che Chuck già si avvinghiava a lei, spingendola verso il muro e sussurrandole all’orecchio: “Mi sei mancata”
Blair cercava di sottrarsi a quel Chuck che non ne voleva sapere niente di allentare la presa. Ma allo stesso tempo era così presa e coinvolta che avrebbe voluto che quel momento non finisse mai.
Poco dopo, finalmente decide di interromperlo: “Chuck, aspetta. Non credo che questo sia un posto sicuro”
Chuck, accigliato, si ferma a guardarla: “Sicuro?”
“Qualcuno potrebbe entrare e saremo finiti.” Disse lei con aria seria.
Lui, sbuffando, si allontanò da Blair. Si appoggiò su uno di quei banchi vuoti. Abbassò gli occhi: “Ti correggo: tu sarai finita.” E poi li alzò verso di lei, con quel suo solito ghigno stampato sul volto: “Sei tu che temi di essere scoperta. Altrimenti non potrai più riconquistare il tuo dolce Nate.”
Blair lo guardò con aria compiaciuta: “No, Chuck. Non sono solo io a temere di essere scoperta. Che direbbe il tuo migliore amico Nathan Archibald se venisse a sapere di noi due?”
Chuck accusò il colpo, e ingoiò quell’amaro boccone: “Come vuoi, Blair. Ma sappi che se lo venisse a sapere, lui non ti calcolerebbe più. Questo è sicuro”
“Bene. Allora fa in modo che lui ne rimanga all’oscuro.”
Disse B. mentre usciva dall’aula fissando Chuck con aria di sfida.
Invece lui rimase lì ancora un po’, a giocherellare con la sua sciarpa. Perché B. voleva a tutti i costi riconquistare Nate? Non gli è bastato tutto quello che le ha fatto passare? Non capiva che Nate non se ne fregava niente di lei? Chuck non riusciva a capire: “Ah.. le donne!”

Dopo un pomeriggio passato da Nate, Chuck tornava a casa, o meglio: al Palace, uno degli hotel più prestigiosi di New York. Entrò nella sua suite, chiuse la porta alle sue spalle e ricevette la sorpresa.
Davanti a sé, seduta composta su un angolo del grande letto a due piazze, c’era Blair. Indossava un cappotto blu scuro, ancora abottonato, e dei guanti neri molto delicati. Le sue lunghe e sottili mani stringevano una grande borsa di pelle nera, che poggiava proprio sulle sue cosce. I piedi, avvolti da ballerine nere, erano allineati e ben precisi.
“E tu che ci fai qui?” disse Chuck che era –piacevolmente- incuriosito dalla sorpresa.
Blair, semplicemente si alzò e poggiò la sua borsa sul letto, mantenendo il suo aspetto serio e deciso: “Sono venuta a mettere in chiaro le cose, Chuck. Mi devi promettere che tutto quello che sta accadendo rimanga fra noi.”
Chuck rise: “Ma certo, non mi sognerei mai di dire a Nate che sono stato io a deflorare la sua ragazza.”
“Oh Chuck! Sei disgustoso. Non riesci nemmeno per un attimo ad essere serio e ragionevole.”
Lui tornò serio: “Dimmi Blair. Non sarebbe più semplice per entrambi se noi la finissimo qua?”
Blair, abbassò gli occhi e rimase in silenzio.
Chuck le si avvicinò, e con una carezza le sollevò il mento, in modo che si potessero guardare negli occhi. Lui, senza togliere la mano da quella pelle candida e liscia, intervenne con sarcasmo: “Non devi giustificarti, mia dolce Blair. So che sono irresistibile e che ogni volta che mi incroci per i corridoi di scuola non vedi l’ora di saltarmi addosso.”
Blair si riprese da quell’attimo di quiete. Si voltò, facendo in modo che la mano di Chuck non la toccasse più: “Se è questo che pensi ti sbagli di grosso. Per me possiamo troncare anche adesso. Addio Chuck.”
Blair fece per andarsene, ma Chuck la prese per un braccio. Lei si voltò verso di lui. Sguardi intensi e profondi. Fino a che… Fino a che le labbra di lui si poggiarono sulle sue.

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Capitolo 2
*** Due parole ***


Come di consueto, finirono sotto le coperte, dove i loro corpi si avvinghiavano, dove gli spasmi e i sospiri diventavano tutt'uno, dove predominava la carne su tutto il resto.
Fondamentalmente ciò che li legava era pura alchimia, era l'adrenalina che scorreva nelle vene di entrambi nel momento in cui i loro sguardi si incrociavano. Chuck cercava altre donne che gli potessero dare tutte quelle emozioni che solo Blair sapeva dargli. Ma ogni tentativo si dimostrò un fallimento, e non riusciva ad accettare il fatto che la ragazza che riusciva a fargli provare sensazioni del genere fosse proprio Blair, la vipera che per tanto tempo aveva detestato.
Anche Blair non riusciva a capacitarsi dell'idea che Chuck avesse potuto rubarle un pezzo del suo cuore. Dopo ogni incontro ravvicinato che aveva con il signorino Bass, cercava di rimuovere dalla sua testa ogni pensiero che potesse essere legato a Chuck. Per rendere il compito più facile, si autoconvinceva di odiarlo a morte.
Queste strategie non funzionavano, perchè, nonostante i loro litigi, entrambi sapevano che l'uno era indispensabile per l'altra. Ma niente e nessuno sarrebbe stato in grado di portare pace fra loro.

Blair aprì gli occhi, e dinanzi a sè vide Chuck che la guardava con aria compiaciuta.
Il corpo di lei fu sopraffatto da un brivido che le percosse tutta la schiena, e fu sicuramente una piacevole sensazione. Ma non le bastò niente per rientrare nel personaggio: "Cos è? Non hai mai visto una donna dormire?"
Di scatto si alzò e scese dal letto per andare alla ricerca dei suoi vestiti sparsi per la stanza.
"Buongiorno Blair" Chuck rimase impassibile alle sue parole, e un sorriso -come sempre indecifrabile- si stampò sul suo volto. Intanto le porse un bicchiere di succo di frutta.
Blair rinunciò alla ricerca delle sue Manolo Blahnick, e si arrestò davanti a Chuck. Si rivolse a lui con sguardo indagatore, e dopodichè prese il bicchiere. "E' inutile che fai il galantuomo, i tuoi modi cortesi e gentili non servono più a nascondere come sei fatto veramente. Sei uno stronzo, e lo sappiamo entrambi. Con me non hai segreti. Puoi risparmiarti le tue smancerie." e cominciò a sorseggiare il suo succo.
Chuck, ancora impassibile, abbassò lo sguardo a terra e cercò di trattenere la risata: "Ah, dunque sarei io quello che nasconde qualcosa dietro le sue carinerie? Casomai quella sei tu. Blair, Blair cara... sai, non ti facevo così aggressiva a letto. Sei una pantera inferocita che si agita ininterrottamente." provò a poggiarle la mano sulla guancia, ma lei si spostò.
Blair rimase schifata da quelle parole, e l'unico modo di ribattere che trovò in quel momento, fu quello di dire: "Bene Chuck. D'ora in poi datti da fare. Perchè la tua pantera inferocita non ci sarà più"
Finalmente trovò le sue Blahnick e le infilò ai piedi. Senza pensarci due volte prese la sua borsa e, a passo lesto, si diresse verso l'uscio.
Ma una voce la fermò: "Blair..."
Gli occhi di Blair ritrovarono speranza. Avrebbe voluto che dalla bocca di Chuck uscissero due parole, due semplici parole, che avrebbero cambiato le cose, che avrebbero abbattuto tutte quelle barriere che entrambi avevano costruito scioccamente intorno a loro. Non riusciva a voltarsi, rimase con lo sguardo fisso sulla porta dell'ascensore.
"Sì?"
Chuck la guardava, mentre era ferma sull'uscio. Non voleva che se ne andasse così. La guardava sempre più intensamente, come se con il solo sguardo riuscisse a trattenerla, e riuscisse a tenerla con se.
"Non andartene..."
Blair si voltò di scatto verso di lui, e i suoi occhi lucidi e bagnati incrociarono quelli di Chuck.
"Perchè?"
Chuck non riuscì a guardarla più di quell'istante. Abbassò gli occhi sul parquet, e il suo sguardò si soffermò su un braccialetto di brillanti che giaceva a terra: "Perchè hai dimenticato questo"
Prese il braccialetto e glielo porse.
Blair non poteva crederci. I suoi occhi ora non riuscivano più a trattenere tutto quel peso, così le lacrime cominciarono a solcarle il viso. Si avvicinò a Chuck e gli strappò di mano il braccialetto, e di corsa prese l'ascensore, dove potè sfogare tutta la sua ira e il suo dolore senza che nessuno potesse sentirla o vederla.

Nel frattempo Chuck, ancora in vestaglia nella sua suite, si riempì il bicchiere di scotch.

Due parole. Due semplici parole avrebbero cambiato tutto.

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