Non si era accorta di quanto facesse freddo

di Tera_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


                                                                   Capitolo 1
-E con questo buone vacanze!- cosi la professoressa concluse il suo discorso prima di salutare gli studenti ed augurare alle singole famiglie un buon natale, c’era un po’ di confusione in quella classe oggi, o almeno più delle solite riunioni genitoriinsegnanti.
Né i genitori di Hikaru  né quelli di Haruka erano presenti quel giorno ,chi per lavoro chi per il semplice fatto che era alla festa di qualche sorellina più piccola che non avrebbe mai rinunciato ad avere i propri genitori alla festicciola.
Così le due si ritrovarono a fare ,come sempre, un pezzo di strada verso casa insieme ,che non era nemmeno tanta per Hikaru dato che abitava a un paio di isolati dalla scuola, mentre per  Haruka  era parecchio più distante e faticoso ,c’era per sino una salita. In ogni caso, quella volta non sarebbe stato di certo come quelle passate…
Sapevano entrambe che non si sarebbero viste per un paio di settimane, quindi ognuna di loro evitò di mettere le cuffiette e di isolarsi da tutto il resto…ma fu più difficile di quanto pensassero.
Tutte e due cercavano un argomento per rompere quel silenzio mai stato più imbarazzante, ma nessuna delle due proferì parola per tutto il tragitto ,così ,arrivate alla traversa della casa di Hikaru alla quale si erano sempre salutate con un ‘a domani’ e con un cenno di mano, non sapevano cosa fare, e guardavano entrambe a terra, come se aspettassero che l’altra dicesse qualcosa…stettero in silenzio per un po’..
Il cellulare di Hikaru squillò ,aveva una suoneria che anche Haruka conosceva, così si mise a canticchiare mentalmente e non ci mise molto a capire che era la  madre della compagna, dato che rispondeva in quel modo solo a lei ,o al padre, usando le risposte tipiche dei giovani quali ‘si ,ok’ e ‘ho capito, arrivo ’.
Intanto la stava osservando ,i capelli di Hikaru erano sempre gli stessi e mai identici alla volta prima. Li aveva mossi e molto scuri ,e a volte diventavano persino boccoli larghi, oggi era uno di quei giorni. I suoi capelli lunghi fino al seno cadevano perfettamente sulle spalle non molto larghe, ed era come se i capelli incorniciassero quel viso dalla carnagione scura, proprio come la matita nera incorniciava i suoi occhi anch’essi scuri. Le labbra erano abbastanza sottili e si intonavano perfettamente alla sua carnagione, infatti più che sul tradizionale rosa andavano sul marrone rosato, Haruka non aveva mai visto quel colore sulle labbra, tranne che su Hikaru naturalmente. Però doveva ammetterlo, nel complesso le piaceva il volto di Hikaru ,perché era semplice e senza troppo trucco. Tralasciando questi pensieri Haruka si concentrò un po’ più sulla telefonata, che sembrava più che altro un telegramma vocale.
 Hikaru ripose il cellulare nella tasca della felpa e disse, alzando lo sguardo, - era mia madre, devo scappare- a quelle parole Haruka  non sapeva bene come rispondere ,se non con un palese e noioso ‘ciao,’ ma il problema di come rispondere non si pose dato che non ebbe l’occasione di farlo, infatti, Hikaru ,dato un frettoloso bacio sulla guancia all’amica ,era già scappata. Si riteneva fortunata nel constatare che l’amica non avesse notato che dando quel bacio,seppur un innocente bacio sulla guancia, era arrossita come la felpa che portava.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                               Capitolo 2
Natale ormai si sentiva sulla pelle, tra regali, panettoni, cenoni che entrambe amavano, il clima natalizio si diffondeva in tutta la città, come se fosse il profumo di biscotti che si espandeva in tutta la casa, le luci e gli alberi decorati con mille palline rosse e oro che si intravedevano dalle finestre di ogni casa, scaldavano l’atmosfera e rendevano ogni persona più felice, e cambiavano il carattere delle persone solo di una virgola, erano tutti solo un pochettino più buoni.
Seppure stanche e assonnate le due non smettevano di scriversi nemmeno a notte fonda, fino a che una delle due non si addormentava di botto, senza dire ‘notte’ o cose del genere.
Guarda caso colei che si addormentava per prima era sempre Hikari, che era sempre stata quella che dormiva di più, infatti durante il periodo della scuola andava sempre a dormire verso le 23, mentre Haruka molto molto più tardi, verso l’una o le due il sabato .
La mattina dopo si svegliava con un messaggio che diceva ‘Ti sei addormentata? Dolce ‘ e così la giornata iniziava bene, cominciava a sorridere dal primo istante di veglia dopo quelle poche ore di sonno, era solo e semplicemente felice.
Haruka era sempre stata restia agli abbracci in pubblico, a far vedere quanto fossero amiche, mentre la compagna desiderava sbattere in faccia al mondo che loro si volevano bene.
Una odiava le sorprese, l’altra le adorava.
Una odiava i film romantici, strappalacrime come diceva qualcuno, l’altra li amava.
Hikaru era sempre stata la ragazzina femminile romanticona che avrebbe fatto di tutto per ricevere un po’ di affetto, si sentiva male sapendo di essere sola, ma per sua grande fortuna non era mai sola, perché c’era Haruka sempre con lei, e benché non amasse le dimostrazioni di affetto e avrebbe di gran lunga preferito non pronunciare o scrivere  quei rari ‘Ti voglio bene’ che ad Hikaru piacevano tanto, lo faceva, perché sapeva che faceva stare meglio Hikaru.
Eppure, anche se erano così diverse l’una dall’altra, e anche se i loro caratteri erano completamente opposti, si volevano bene così com’erano, e nessuna delle due avrebbe voluto cambiare una virgola del carattere dell’altra, anche se sì, litigavano spesso per questo motivo, specialmente per un comportamento diverso dal solito in pubblico, o per un invito rifiutato, o comunque motivi stupidi simili a questi.
Ed era proprio perché sapevano entrambe che erano motivi stupidi che non sapevano tenersi il broncio per più di un pomeriggio.. una notte solo se litigavano di sera, ma Hikaru avrebbe voluto scriverle dieci minuti dopo aver litigato, però non lo faceva, perché aveva fin troppa paura di dare fastidio e troppa voglia di sembrare meno debole di quanto fosse. Ma alla fine otteneva l’effetto contrario, e finiva per piangere o scrivere sul suo diario tutte le sensazioni che provava, e se un estraneo avesse letto quelle pagine, avrebbe notato senza problemi che il tema di ogni pagina era sempre e comunque Haruka, il suo nome appariva in ogni pagina, sempre. A volte leggendo si poteva notare quel complesso stato di odio-amore rivolto ad Haruka, che Hikari non riusciva a sopportare, e lo trasformava in parole e lacrime.
 
 
s-salve gente (?)  Okay, la verità è che questo avrei dovuto scriverlo nel primo capitolo e me ne sono dimenticata, sorry xD    come avrete notato la storia parla di due amiche, Hikari e Haruka, e… questi due capitoli sono serviti un po’ da inserimento nella storia, un po’ come un prologo, ed è comunque fondamentale per capire tutto il resto C= okay, dal prossimo capitolo inizierà la storia vera e propria, quindi.. niente, spero che vi piaccia e che la seguiate in tanti –o forse chiedo troppo..lol - detto questo, al prossimo capitolo^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 Quella mattina c’era un sole debole, spesso veniva coperto completamente dalle nuvole e il mondo si raffreddava, Hikaru era seduta sulla sedia della veranda a scrivere sul suo diario, e sorrideva mentre scriveva con la penna che le aveva regalato Haruka, nera, ovviamente. Hikaru scriveva che domani sarebbe tornata a scuola, e che oggi sarebbe passata a trovare Haruka a casa sua, e rifletteva su cosa sarebbe stato meglio da fare, avvertire l’amica che sarebbe passata o farle una sorpresa? Beh, Haruka di certo non era una di quelle persone che amavano le sorprese, ma.. non sapendone nemmeno lei il motivo, decise comunque di farle questa famigerata sorpresa. Era appena mezzogiorno quando Hikaru uscì di casa, con i suoi soliti jeans a sigaretta e la sua solita felpona grigia che diceva ‘believe in your dreams’ ed era sempre quello che Hikaru cercava di fare, anche se spesso i suoi sogni erano troppo assurdi per diventare realtà, però chissà, magari sarebbero potuti diventare libri, ed era per questo che Hikaru li scriveva sempre sul suo diario. In realtà scriveva un po’ di tutto in quel diario, spesso canzoni, spesso cercava di spiegare i suoi stati d’animo, altrettanto spesso scriveva frasi profonde che le venivano in testa dal nulla, nel bel mezzo della notte. Probabilmente Hikaru aveva paura di dimenticare quelle frasi, quelle canzoni, quegli stati d’animo. Forse questo si ricollega al fatto che in classe prendeva degli ottimi appunti. Comunque, Hikaru era uscita di casa e si apprestava ad arrivare a casa dell’amica il prima possibile. Molto spesso non faceva caso all’ambiente nella quale si trovava, non prestava attenzione alle vetrine dei negozi che la circondavano, men che meno agli alberi o alle case davanti alle quali passava. Nel suo paese le case erano abbastanza simili tra loro, infatti quando costruivano una casa nuova, moderna, a tutti i passanti saltava all’occhio questa novità. La casa di Haruka era una di queste, non era del solito bianco panna o giallo canarino sbiadito, ma era di un bel colore arancione che spiccava tra tutte quelle attorno, e sinceramente rallegrava anche un po’ la situazione. Hikaru si fermò un attimo ad ammirare la casa, poi avanzò e suonò il campanello. C’era da aspettarselo, Haruka, benché fosse mezzogiorno e un quarto, dormiva ancora. Hikaru all’inizio pensò che poteva girare i tacchi e tornare il pomeriggio, ed era quello che stava per fare, ma fu subito fermata dalla madre della compagna che le propose di entrare e svegliare la sua pigra amica. Lei dormiva beata tra la sua miriade di cuscini e pupazzi, con i suoi grandi occhiali sul comodino, accanto al suo bicchiere d’acqua e alle sue caramelle all’anice in quantità industriale . Il viso di Haruka era così angelico e tranquillo che Hikaru aveva paura di toccarla,come se l’amica fosse stata uno di quei neonati che ti spaventa toccare perché hai paura di fargli male. Ma come al solito, Hikaru non si fece tanti problemi e, cercando di essere il più delicata possibile, le mise una mano sulla fronte, per poi passargliela tra i capelli scombinati. Ad un certo punto Hikari si accorse di avere le mani gelide, ma non fece in tempo a toglierle che al suo orecchio arrivò un mugolio che sembrava quello di un gatto che si stiracchia, e riuscì a comprendere le due parole impastate che l’altra tentò di pronunciare. ‘sei fredda’ Hikari sorrise. ‘dai alzati, andiamo a fare un giro’ Stranamente la compagna non se lo fece ripetere due volte, e, messi gli occhiali, si stiracchiò per 5 minuti buoni, poi prese la prima cosa che le capitò a tiro su quella sedia di vestiti e uscirono. Nel frattempo l’aria si era un po’ riscaldata rispetto alle otto di quella mattina, quando Hikari si era appena alzata. Prima che un qualsiasi discorso potesse incominciare tra le due, Hikari si piazzò davanti ad Haruka, quasi spaventandola, e lentamente mise le braccia intorno ai fianchi dell’amica -in realtà avrebbe voluto abbracciarla dalle spalle, ma essendo Haruka più alta di lei, la cosa era un po’ difficile-, e, affondando la faccia nel petto dell’amica, ‘mi sei mancata’, disse con voce bassa e calma. Lì per lì Haruka era tentata di ricambiare le sue parole, ma si limitò a ricambiare il caldo abbraccio e a sospirare. Probabilmente le due sarebbero rimaste in quella posizione ancora per un po’ se una goccia d’acqua non fosse caduta sulla fronte della più alta. In effetti nessuna delle due si era resa conto del cambiamento di clima, erano entrambe concentrate sul calore di quell’abbraccio, soprattutto Haruka, ma per niente la mondo l’avrebbe ammesso. Hikari a quel punto prese la sua amica per mano e a malincuore disse che sarebbe stato meglio andare, e dico a malincuore perché avrebbe preferito restare in quell’abbraccio ancora per un po’, forse per un frangente di tempo che variava da un’ora a un giorno intero. Quindi iniziarono a camminare. Nel frattempo le due si erano lasciate le mani, ma arrivate ad un vicolo nel quale nessuno avrebbe potuto vederle, Haruka riprese la mano di Hikari, che, per tutta risposta, sorrise senza smettere di guardare avanti. Hikari era un po’ confusa da quel che stava provando nello stringere le mandi dell’amica, era una sensazione strana, di calore, come se un fuoco si fosse acceso dentro di lei, e le mancava il respiro. La risposta alla domanda ‘perché?’ riferita a tutti quegli “”“effetti collaterali””” non arrivò sul momento. E comunque Hikari era decisa a godersi il momento, alle riflessioni ci avrebbe pensato dopo, a casa, e poi, diciamocelo, per lei quelle domande non avevano importanza, ora la cosa più importante era che aveva una voglia matta di stringere quelle mani per sempre. Hello ^^ okayyy questo capitolo non so bene da dove sia fuoriuscito (?) ma mi sento mooolto ispirata ewe Ehh….*vuoto* spero di ricevere una qualche recensione =c al prossimo capitoloo ^^ Dimenticavo, scusatemi per la somiglianza tra i due nomi, spero non vi confondiate ><

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


‘Haruka’
‘Abbracciami, ho freddo’
Hikaru aveva sognato per cinque volte consecutive la stessa cosa, aveva sognato di perdersi tra quelle braccia, di sciogliersi ammaliata da quel calore, di drogarsi di quel profumo inebriante.
Sempre lo stesso sogno.
Sempre lo stesso inspiegabile sogno.
Perché tutte queste emozioni?
Hikaru aveva avuto forse troppo tempo per pensarci, costretta a casa con la febbre, passando notti insonni, e se riusciva ad addormentarsi per almeno due ore, quel sogno la perseguitava, il che era ancora peggio.
La sua mente cominciava a vagabondare in quel mondo immenso e assurdo chiamato “fantasia” e da lì non c’era più scampo. Poteva sognare tutte le cose più impensabili, assurde, impossibili.. ma no, lei sognava solo quello che desiderava, e quello era vagamente possibile ai suoi occhi, poteva succedere, sì, poteva succedere che Haruka  le chiedesse un abbraccio, perché no?
 Solo Haruka.
 Solo lei.
Sempre.
Eppure, non faceva che chiedere a sé stessa se fosse davvero quello che pensava.
E ogni volta che cercava le parole per descrivere quelle sensazioni, rimaneva in silenzio.
E ogni volta che cercava le parole per spiegare a qualcuno quello che era successo e che continuava a succedere, le suddette parole le morivano in gola, formando un nodo quasi doloroso.
Era sola.
Sola contro tutte le sue emozioni, i sui pensieri, il mondo.
Sola contro la paura che fosse amore, sola contro una società troppo omofoba per lasciarle pensare che andava tutto bene e che era normale innamorarsi di una ragazza, ma no, per la società dove viveva non era normale, e lei non poteva fare altro che tentare di convincersi che non era amore.
Però tutto quello che sapeva era che aveva voglia del suo profumo, delle sue mani calde, di lei.
E questo la spaventava più di ogni altro pregiudizio o fobia.
Ma adesso tutta questa situazione non la sopportava più, non riusciva a vivere con la paura di addormentarsi.
Non riusciva più a tentare di evitare l’amica per cercare di dimenticarla.
Aveva pensato che sarebbe passata col tempo, ma la distanza non aveva fatto che rafforzare il suo amore per Haruka.
Ma lei questo non lo sapeva ancora.
Sapeva solo che desiderava quelle labbra, ora più che mai.
E forse nell’angolo più nascosto della sua immaginazione stava anche fantasticando su come sarebbe stato prendersele, quelle labbra così sottili e morbide.
E abbracciava il cuscino immaginando di essere con lei.
Un solo messaggio.
Ne scrisse solo uno a discapito dei sette che aveva ricevuto.
Solo uno che diceva tutto, e che non diceva niente, lasciava trasparire la paura e teneva nascosto il motivo, proprio come un titolo che dice tutto ma tiene nascosta la storia, proprio così.
“Voglio vederti” aveva scritto con mani tremanti “noi due sole”  aveva continuato sperando di non dare una cattiva impressione “ vediamoci alla ruota panoramica per un giro” la ruota era l’unico posto davvero appartato in cui avrebbero potuto parlare senza essere sentite o disturbate.
“domani alle 16, non mancare”
Aveva scritto quel messaggio di botto e aveva spento il cellulare subito dopo, gettandolo sul letto e premendo la testa contro il cuscino fino ad esserci completamente dentro con il viso.
Era ancora più spaventata di prima, questo perché, come si poteva immaginare, non aveva idea di quelo che avrebbe fatto o detto.
 
 
 
Buooonsalve C: ringrazio tutti quanti voi miei sudditi (?)che seguite quella cacchetta  che è scritta sopra.
Si può dire cacchetta su efp?
O siamo tipo alla Rai?
No ok la smetto xD
Niente, ancora grazie e ci vediamo al prossimo chapter  
  d----(>0<)----b
 pollici in su per la mia storia !!!
No, no, smettila autrice da strapazzo.
Ciaaaaau C=
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


     Capitolo 5
I minuti passavano, lenti.
Hikaru non era mai stata così ansiosa, guardava fuori dalla finestra come per impedire al tempo di andare così lento, si era appena lavata, e aveva i capelli che solitamente erano mossi, ancora bagnati, spettinati e straordinariamente ricci, li avrebbe pettinati appena il sole si fosse deciso a rafforzarsi e ad usare il suo calore per prosciugare quell’acqua da quelle ciocche nere e ricce più che mai.
Quel sole dava una piacevole sensazione ai passanti, e anche Hikaru si sentiva avvolta dalla luce e, seppur lievemente, scaldata da quel piacevole calore.
Mancavano ancora tre ore al famigerato incontro che probabilmente le avrebbe cambiato la vita, ed era più eccitata e nervosa che mai, impaziente e impaurita al tempo stesso.
Solitamente Hikaru era serena mentre scriveva, indipendentemente dal luogo o dalla situazione in cui si trovava, o almeno era stato così fino ad ora.
Stava lasciando una grafia tremenda sul foglio, che faceva trapelare tutta la sua indecisione e nervosismo, chiunque se ne sarebbe accorto leggendo quelle righe.
Eppure, anche se lei non riusciva a considerarla tale, era una semplice uscita tra amiche, niente di più, il problema era che avrebbe dovuto far qualcosa per risolvere alla situazione, ma non aveva idea di quel che avrebbe fatto, se non sorride all’amica e cercare di cogliere qualche sensazione che avrebbe fatto da chiave a tutto il resto.
Alla fine si era pettinata, cercando di acconciarsi i capelli in modo da sembrare più ordinata di quando fosse, ma poi, per una ciocca più corta e una più lunga, aveva lasciato i capelli sciolti, che erano tornati mossi come al solito.
Si era cambiata, completando quel quadretto assolutamente abituale con il famosissimo eyeliner e le più che vecchie converse verdi.
Uscì quindi di casa, camminando a passo svelto per non fare tardi, anche se la sua amica non era solita essere puntuale.
Quindi prese le stradine più nascoste -ma più rapide per raggiungere il suo obbiettivo- della città, pensando al modo migliore per nascondere il suo rossore o il suo sconcerto in certe situazioni, provava addirittura dei dialoghi nella mente dove spiegava tutto alla sua amica, ma alla fine, si rese conto che era del tutto impossibile raccontare tutto senza svenire o peggio, fare qualcosa di dubbio gusto –per Haruka potrebbe essere stato così -  alla sua amica.
Così scacciò via tutti i pensieri e, quasi rimanendo sbalordita, notò che la sua amica era già seduta sulla panchina davanti alla biglietteria della ruota.
 
 
+++++++
 
 
‘Ehi’
‘E-ehi’
Hikaru sembrava quasi imbambolata guardando la sua amica, più che altro perché vedendola davanti a lei, vedendo quelle labbra, la sua mente stava-- leggermente-- elaborando finali strani, a quella giornata.
‘Ehi? Ma stai bene?’ disse la più alta, avvicinando una mano alla fronte di Hikaru con l’evidente intenzione di sentirne il calore.
‘Merda, la sua mano è così calda’ pensò Hikaru  mentre le sue guance iniziavano a imporporarsi visibilmente.
Avrebbe voluto sorridere e dare della sciocca alla sua amica, e di conseguenza dirle che stava benissimo, ma le uniche parole strozzate che le uscirono dalle labbra sottili furono ‘s-sì che sto b-bene’, e pronunciandole scostò la mano dell’amica dalla sua fronte.
Era ancora visibilmente agitata, ma decise che era meglio andare sulla ruota e vedere come andava.
‘Andiamo,’ disse con tono freddo prendendo la mano dell’amica e cominciando ad avvicinarsi alla biglietteria, e se il suo tono era stato freddo ,il suo viso di certo non concordava.
Quindi, presi i biglietti dopo un paio di minuti di fila, salirono sulla ruota e si sedettero l’una di fronte all’altra.
Merda, era bellissima, Hikaru non riusciva a pensare ad altro, i lineamenti del suo viso erano perfetti, e la luce tenue del sole non faceva che far risaltare i suoi occhi profondi.
Ma nello studiare il suo viso si era fermata su un particolare, ovviamente, la cosa che di Haruka desiderava di più, le sue labbra.
Notò il piccolo neo al bordo del labbro inferiore, desiderando  con tutta sé stessa di sfiorarlo con la sua lingua.
Scacciando via questi pensieri passò a osservare il resto del corpo, notando le dita lunghe e affusolate che adorava, con le unghia lunghe, rotonde e nude.
 Tutto di lei era perfetto, dal viso alle mani, dalle spalle alle curve del corpo.
Semplicemente meravigliosa.
E fu qui, pensando questo, che Hikaru si accorse davvero che l’amava.
‘Ohi? Perché mi guardi così?’
Hikaru sgranò gli occhi a quella domanda, non si era accorta di avere un espressione strana mentre osservava il corpo dell’altra.
‘C-come ti sto guardando?’
Dopo aver fatto quella domanda spostò lo sguardo al pavimento, cercando in ogni modo possibile di non far vedere che aveva paura di sentire la risposta.
‘Ehi…’
Haruka si alzò e si andò a sedere accanto alla sua amica, ma quando aprì le braccia per abbracciarla, Hikaru scattò e si sedette dall’altra parte della cabina.
‘ Si può sapere cosa cazzo ti prende?!’ Haruka era visibilmente arrabbiata, e soprattutto irritata dal fatto che la sua migliore amica non le diceva la verità, non tanto perché non l’ aveva mai fatto prima, ma soprattutto perché era stata proprio lei a volerla vedere, quindi perché non parlare se si erano viste per quello?
‘Davvero, niente’
‘Ne sei sicura?’
‘C-certo..’
‘ Allora vieni qua e abbracciami’
Hikari sgranò gli occhi, quelle parole le avevano ricordato il sogno e aveva ripreso a vorticarle in testa, ma senza smettere di guardare per terra, si alzò e si sedette vicino ad Haruka, che prese a guardarla confusa, e le si gettò al collo e l’abbracciò nel modo più dolce che conosceva.
Haruka non seppe fare altro che sorridere e ricambiare quell’abbraccio caldo.
Le due stettero abbracciate per un po’ e, quando Hikaru si accorse che il giro era finito e che dovevano scendere, pronunciò le seguenti parole:
‘Haruka….. mi piaci’
E le porte si aprirono, Hikaru, accortasi di averlo detto davvero, si sciolse da quell’abbraccio e uscì, farfugliando qualcosa di simile a delle scuse e un ‘devo andare’ , lasciando la sua amica letteralmente  a bocca aperta.
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Da quella confessione Hikaru aveva smesso, per quanto possibile, di preoccuparsi sui suoi sentimenti, arrendendosi completamente all’idea di essere innamorata di Haruka.
Era pronta a ribadire il concetto se Haruka gliel’avesse chiesto, ma il fatto che fosse pronta a farlo in quel momento, nel suo letto avvolta dalle sue morbide e calde coperte, di certo non assicurava che sarebbe stata pronta anche davanti ad Haruka.
A scuola era già abbastanza difficile stare insieme facendo come se niente fosse stato, ad Hikaru non piaceva quella situazione, quel non parlarsi più di tanto per cercare di non incappare in argomenti spiacevoli.
Nella realtà dei fatti Hikaru era sempre imbarazzata stando vicino ad Haruka, ed essendo completamente cosciente del fatto che Haruka adesso sapesse i suoi sentimenti, la sua più grande paura era porre fine a quell’amicizia troppo importante per lei.
Tralasciando il fatto che comunque se avessero parlato non necessariamente avrebbero tirato fuori l’argomento ‘Haruka, mi piaci’ , Hikaru aveva davvero paura che Haruka la prendesse in disparte per parlare, e forse era stato quello che voleva fare un attimo prima, se Hikaru non fosse scappata borbottando qualcosa di incomprensibile alle orecchie dell’amica.
 
D’altra parte Haruka era sempre più confusa, aveva tentato varie volte di parlare con la sua migliore amica per chiedere chiarimenti su quello successo alla ruota, ma stranamente Hikaru si era rifiutata di parlare o restare da sola con lei, e rimanendo interdetta dal comportamento dell’amica aveva iniziato a pensare che avesse capito male e che quel ‘mi piaci’ fosse un ‘mi piaci come amica o come persona’ e sinceramente queste ultime ipotesi la lasciavano alquanto delusa, anche se non era sicura del perché.
Sapeva già di mentire quando si diceva che non le piaceva Hikaru, ma avrebbe mentito anche dicendo di aver già pensato a quest’ultima in quel senso.
Alla fine, Haruka era decisa ad aspettare qualche altro giorno per ritentare a parlare con l’amica, o almeno questo era quello che pensava prima di vedere Nami, la ragazza, a suo parere, più bella della classe, abbracciare Hikaru da dietro.
Non era il fatto che fosse Nami ad abbracciarla, ma più il fatto che Hikaru si lasciasse abbracciare da chiunque così facilmente e senza riguardo, che scaturiva dentro Haruka una sensazione di vuoto all’altezza della bocca dello stomaco.
Era un sentimento che Haruka non riusciva ad identificare quel sentimento, era un miscuglio di rabbia e amore, una cosa mai sentita prima, un dolore psicologico misto ad una confusione infernale..
Tutto questo alla fine….
Era niente meno che…. Gelosia.
Una parola di cui Haruka fino al quel momento non aveva compreso il significato, ma che adesso sapeva perfettamente descrivere.
Non voleva farlo, ma aveva dentro di sé un impulso che non riusciva più a trattenere.
 
 ‘Haruka! Haruka aspetta, dove mi stai portando? Cosa dia—‘
Un minuto prima Haruka l’aveva strappata dall’abbraccio di Nami e adesso era lì, con gli occhi sgranati mentre cercava di contenere il battito del suo cuore.
Le sue labbra ben premute su quelle di Haruka, che l’aveva spinta al muro e baciata, incurante di chiunque non fosse Hikaru su quella terra.
Aveva 17 anni, doveva esserci abituata ai baci improvvisi e cose del genere… e allora, perché il suo cuore stava facendo le capriole nel suo petto?
L’unica cosa che Hikaru  riuscì a fare anche se non ci aveva pensato, era stato toccare il collo di Haruka con i polpastrelli, notando non con poca sorpresa che il cuore era impazzito proprio come il suo.
‘ non farti mai più abbracciare da quella tizia’
‘Haruka, aspetta questo.. cosa..’
‘ ascoltami bene, non so cosa provo, d’accordo? So solo che non voglio che nessuno ti tocchi e si è appena scaturita una voglia matta dentro me di baciarti, non fare domande, solo, dammi una risposta’
 Detto così, tutto d’un fiato non assomigliava per niente alle normali confessioni che si vedevano nei film, o a quelle che desideravano le ragazze.
Beh magari non era da film, non era calma e completamente sensata, ma sentire la ragazza che aveva tormentato i suoi pensieri per tutte quelle settimane pronunciare quelle parole, la rendevano la confessione più bella che Hikaru avesse mai ricevuto.
‘Mi piaci anche tu, Haruka,
Detto questo, preso il viso di Haruka tra le mani, la legò a sé con un altro bacio, stavolta calmo, dolce, lento.
Inutile dire che Hikaru stava già sorridendo, ampliando il suo sorriso sentendo le labbra della sua neo-fidanzata incurvarsi contro le sue.
 

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