The law

di Bazinga_99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


<< figlia degenerata alza quel sederone e muoviti santo cielo! Proprio oggi devi fare delle storie!>> urlò mia madre aprendo la porta di camera mia. Prese le mie coperte tirandole indietro con forza, io di scatto le afferrai tirandomele sulla testa:<< smettila mamma è un giorno come altri! Non rompere>> dissi da sotto le coperte. Lei sbuffò sedendosi sul mio letto, che tra l'altro è una cosa alquanto fastidiosa, mise una mano sulla mia coscia battendoci la mano:<< Alex alzati per favore, lo sai che è un giorno importantissimo per tuo padre>> la sua voce si addolcì, uscì da sotto le coperte alzando un sopracciglio:<< quale dei tre?>> la mia voce era ironica si intendeva, mi mamma si alzò di scatto tirandomi un sacco color neraccio. Mi misi a sedere aprendo quel sacco, all'interno c'era un vestito lungo color oceano con un fiore che si doveva mettere tra i capelli. Lo tirai su per guardarlo meglio, mi venne la nausea. Lo misi giù alzandomi, per prima cosa mi guardai allo specchio i miei capelli castani scuri tutti scompigliati e le occhiaie sotto i miei occhi color verde/marroncino, dipendeva dal giorno. Andai verso il bagno grattandomi la testa e sbadigliando, la porta di camera mia si aprì di scatto facendo entrate i gemellini, erano un femmina e un maschio, la femmina di nome Elizabeth portava un vestito color pesca con i capello tirati su da uno scinion, ai piedi portava dei sandali. Il maschio Karl, portava il completo con una cravatta color mogano e le scarpe della domenica. Teneva tutti e due le mani dietro la schiena e urlarono:<< non sei pronta! Mamma si arrabbierà! >> i loro fottuti occhi azzurri mi scrutarono. Alzai il mento fissandoli:<< pulce uno e pulce due levatevi dai coglioni in questo istante! >> urlai facendoli scappare. Poi entrò mio fratello Edmund, aveva sui 22 anni, tenendosi con una mano allo stipite della porta:<< se sempre fine Al >> rise mostrando i suoi denti bianchissimi, puntai il dentifricio verso di lui:<< idiota vattene o ti rovino il tuo bel vestitino firmato! >> cominciai a spingere il tubetto e anche lui scappò ridendo. Odiavo quel giorno, lo sapevo sa settimane che sarebbe successo ma odiavo il pensiero di mettermi quel vestito e sistemarmi i capelli a stupida. Mia madre entrò come una furia facendomi indossare il vestito e sistemando mi i capelli in una coda alta. Grazie a dio mi fece mettere i miei fidati anfibi neri, uscimmo da quella porta che sembravamo pinguini. Salimmo sulla auto di Mark, il terzo marito di mia mamma, e partimmo per la casa Tomason, il capo di Mark. 
Eravamo davanti a quella casa enorme, credo che ci sarebbero stati almeno due campi da tennis, mi tenevo la gonna con una mano nel mentre con quell'altra aiutavo la piccola Elizabeth a scendere. Eravamo tutti tirati a lucido, mia mamma con un vestito tipo Hollywood rosso fuoco che le tirava su tutto il seno, si mi vergognavo parecchio di lei. Teneva il braccio del mio patrigno come per appiccicarsi a lui letteralmente, i gemelli che si tenevano sotto braccio. Solo Edmun mi stava affianco porgendomi il braccio, lo guardai del tipo "ma fai sul serio(?)" lui annui porgendomi insistente il braccio, lo presi sbuffando. Ci aprì una signora super rifatta, labbra, seni e zigomi. Mia mamma le saltò addosso e cominciarono a ridere. Io me ne restai in disparte guardandomi attorno, ricconi spocchiosi ovunque. Notai un gruppo di ragazze che starnazzava attorno a mio fratello e un suo amico. Il suo amico era anche carino, alto, biondino con occhi grigi intensi. Però il sorrisetto stronzetto che aveva in volto rovinò tutto. 
Della musica cominciò a suonare e coppie si spostarono sulla pista, padri e figlie. Capì cosa stesse succedendo ma Mark mi prese per i fianchi spingendomi verso la pista, cercai di dimenarmi ma lui mi teneva stretta, aveva una presa così salda e rassicurante, capì subito perchè mia mamma lo avesse sposato. 
Mise una mia mano sulla sua spalle e io mi presi un angolo del visto, cominciammo a danzare. Danzare con lui era davvero spettacolare, era come se volassimo, i miei piedi non toccavano letteralmente terra da quante volte mi tirava su. Il mio vestito volava e io dovetti tenerlo giù più volte, mia mamma ci guardava con ammirazione come del resto le altre persone, poco dopo mi accorsi che nella pista c'eravamo solo io e Mark. Misi la testa sulla spalla di lui:<< ehi markussolo! Siamo solo noi! Mollami!>> cercai di liberarmi, lui mi fece fare un piroetta e ci fermammo, mi girava la testa e mi dovetti sedere. Mia mamma si sedette affianco a me:<< sei stata bravissima, scimietta>> mi accarezzò i capelli mettendomi alcune ciocche dietro l'orecchio. Io avevo l'affanno quindi mi misi la mano sul petto annuendo a mia mamma, se ne andò poco dopo lasciandomi ai miei pensieri. Misi la mano sotto il mento osservando i miei "fratellini" giocare con altri, accavallai le gambe facendo intravedere gli anfibi. Qualcuno mi tirò giù la gonna, il mio istinto mi fece tirare un calcio ma quel tizio mi fermò la gamba. Lo guardai, era l'amico di mio fratello, quello bello. Io lo ringraziai e me ne andai verso un posto isolato del giardino, c'era un grande albero su cui mi potevo arrampicare. Dalla borsa nera presi il telefono e le cuffie, ascoltai mezza canzone dei Nirvana ma poi mia mamma mi urlò di scendere muovendo il suo enorme seno. Scesi con un balzo e fortunatamente non si ruppe il vestito. Andammo a cena, mia mamma rossa in visto perchè eravamo le ultime, io me ne fregai altamente. Mi sedetti fra mio fratello e una tizia bionda che profumava di troia. Tutti iniziarono a parlare del più del meno mentre mangiavano, io mangiavo e basta. Poi il capo di mio padre interruppe il mio silenzio mentale, si alzò girandosi verso di me:<< allora Mark i tuoi figli sono dei geni, Edmund è un agente eccelente e i gemellini sono dei piccoli prodigi della scienza. Ma poi c'è anche Alexis e lei....cos'ha di specile? >> si voltò alzando un sopracciglio verso Mark puntandoli la mano gentilmente, io guardai Mark cercando di capire cosa volesse dire, cominciò balbettando e cominciando a sudare. Delle persone ridevano o parlavano di me e di lui. Non sopportavo di vederlo così mi alzai e con tutta la calma e la gentilezza cominciai a parlare:<< io non ho niente di speciale ve lo assicuro, bhe...ecco...si. Ho molte conoscenze musicali >> dissi infine guardando il capo di Mark che mi ricominciò a parlare dopo avermi ascoltato:<< forse perchè tu sei nata sa un ubriacone e drogato scrittore, giusto? >> rimasi senza fiato. Non parlavamo mai del mio vero padre, non voleva mia madre, mi girai verso di lei era sbiancata e teneva Mark. Mi rivoltai verso il signore:<< s-s-si è vero ma non dovreste parlarne in quel modo è comunque sempre mio padre! >> risposi stizzita. Tutte gli altri tacquero all'istante fissandomi, mia madre si alzò venendo al mio fianco, era molto più alta di me avendo pure i tacchi, sembravo una undicenne al suo confronto. Mise una mano sulla mia spalla guardando il capo:<< senta non credo che sia cortese parlare del mio ex marito in questo modo. Sopratutto con la figlia! Ma non si vergogna? Che vada al diavolo >> mia mamma era della vecchia scuola, cresciuta nel bronx. Tutta la famiglia uscì senza degnare di uno sguardo le persone, solo l'amico di mio fratello mi parlò;<< ci vediamo a scuola... >> non sentì la fine perchè mia mamma mi tirò in macchina. 
Misi la mia maglia nera da notte poi mi ficcai a letto con i capelli legati in una treccia.
Poggiai la testa sul cuscino mettendo un braccio sotto di esso. 
Cosa voleva dire quel ragazzo? A scuola? Sapeva dove andava? 
Certo che lo sapeva ogni giornale l'aveva scritto dove andavo. Mi addormentai tra i miei pensieri e domande. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mi svegliai con un gran mal di testa non sapevo perchè ma la testa mi rimbombava tutta. Mi misi una mano sulla testa slegandomi i capelli scompigliati, erano le 6 del mattino. Di solito mi svegliavo cinque minuti prima di andate a scuola ma quel giorno nel mio risposo albergava solo un pensiero fisso. Mio padre. Mio padre, come aveva detto il signor. Tomason, era un ubriacone drogato ma non era solo quello, era un buon padre quando era sobrio e in più mi ha insegnato a scrivere i miei pensieri a liberarmi attraverso la scrittura. Mio padre era rinchiuso in una clinica di riabilitazione, non mi era permesso andarlo a trovare anche se io volevo. Quando ci provavo Edmund mi trovava sempre e mi riportava a casa di corsa facendomi la manfrina. A volte mi mancava così tanto, mi mancava sentire le sue dita sui tasti del computer e l'odore della sua sigaretta mentre scriveva. Quando mi mamma lo lasciò io avevo 7 anni invece mio fratello (figlio del primo marito di mia mamma) aveva 14 anni, si erano molto legati lui e il vecchio ma quando se ne andò Ed lo cominciò ad odiare. Stavo seduta sul letto guardando fuori dall'enorme finestra di camera mia quando mio fratello entrò prendendomi fra le sue lunghe e calde braccia, lo faceva da quando eravamo bambini e io piangevo, mi teneva fra le braccia finchè non mi calmavo ma un quel momento ero calmissima, misi una mano sul braccio di mio fratello sussurrando:<< Ed sto bene... >> non mi fece finire mi buttò sul letto mettendosi sopra di me abbracciandomi. Teneva la testa nel incavo della mia spalla respirando. Ero davvero imbarazzata non riuscivo a parlare, anche perchè mi era addosso e non era così leggero. Misi le mani sul suo petto iniziando a spingere per farlo scendere, non si muoveva! Cominciai a dimenarmi ma lui mi prese per un polso bloccandomi:<< smettila Al! È mai possibile che non ti fai mai fare delle coccole! Elizabeth non è così! >> parlò guardandomi. Io sbuffai iniziando ad alterarmi:<< grazie a sto cavolo! Io non ho 6 anni ne ho 16 quasi 17 >> cercai di alzarmi spingendolo:<< dai Ed togliti! Se non lo fai comincio ad urlare! 1....2...3... >> lui continuava a ridere e a starmi sopra, cominciai a gridare e dopo poco arrivarono i miei genitori e i gemelli che vedendoci ci saltarono addosso anche loro. Buttai la testa all'indietro sul letto facendo finta di piangere, i miei genitori cominciarono a ridere aggiungendosi anche loro, era un inferno. Quando mi lasciarono ero spolta, tutto il pigiama bagnato di sudore che schifo! Mi mamma tornò dentro la camera con un sorriso a 32 denti:<< susu! Primo giorno della quarta superiore! Divisa, capelli e via in macchina! >> andai a farmi la doccia lavandomi via tutto il sudore e il profumo nauseante di mio fratello, uscì mettendomi l'accappatoio nero. Mi misi la divisa, gonna a scacchi blu e bianca, la camicia con lo stemma e il golfino. Dovevamo mettere i mocassini ma io mettevo le vans Blu. Mi legai i capelli in una coda alta e un filo di trucco, presi lo zaino e andai giù, mio fratello mi aspettava insieme ai gemelli. Non feci neanche colazione non avevo fame, mi misi a sedere di fianco a mio fratello che stava al cellulare, rideva divertito leggendo i messaggi. Ne lessi un poco, mi faceva schifo come si comportava con le ragazze, le usava per poi buttarle come spazzatura. Quante ragazze ho visto piangere per lui davanti alla nostra porta e a quante ho dovuto dire che lui le tradiva. Mi appoggiai al finestrino guardando fuori, lui continuava a ridere così mi girai di scatto:<< hai finito di prendere per il culo quelle povere ragazze! Fai davvero schifo! >> la mia voce si alzò all'improvviso spaventando i gemelli che stavano giocando. Lui spense il telefono guardandomi:<< una domanda...che cazzo te ne frega eh? >> i suoi occhi verdi smeraldo mi scrutavano. Io feci spallucce ritornando a guardare fuori, lui continuava a chiedermelo ma io mi limitavo ad ignorarlo. Arrivammo davanti alla mia scuola, orde di giornalisti, scesi andando verso la scuola, mi bloccarono facendomi domande su domande non capivo niente. Poi mi stufai e alzai le mani facendo calare il silenzio:<< signori non rompetemi i coglioni >> scandì la parole guardandomi intorno, le loro facce sconcertate. Continuai:<< okay avete capito? Non risponderò alle domande che mi ponete se volete chiedete a mio padre o al mio fratello maggiore, grazie e a mai più >> me ne andai con ancora tutti gli occhi puntati su di me. Entrai nell'atrio abnorme, andando verso la macchinetta del caffé. Come al solito lo presi mettendomi a berlo fuori nel cortile, con coppie che passavano e parlavano di me. Poi suonò la campanella e dovetti andare in classe, mi sedetti in fondo come al solito con il mio solito compagno di banco. Si chiamava Jake, alto, atletico capelli neri, ma quello che considero un amico era un ragazzino tozzo e brufoloso, Tobias. Se ne stava davanti il solito secchione di turno ma sapeva comprendermi come Jake non sapeva fare. Non salutò mai nessuno dalla prima ad adesso. Jake mi fissava, mi perdevo sempre nei miei pensieri, con una mano sotto il mento:<< sei bellissima oggi >> quanto mi dava fastidio sti commenti la mattina presto. Feci roteare gli occhi ma prima che potessi ribattere il professore, nuovo, di Italiano entrò. Aveva una polo bianca con pantaloni neri e dei mocassini neri. I suoi capelli un po' lunghi davanti color biondino e un filo di barbetta, i suoi occhi li avrei riconosciuti ovunque, mi misi una mano sulla fronte appoggiandomi al banco, tutte le ragazze della mia classe che cominciarono a starnazzare. Lui parlò con la sua voce calda e seducente:<< salve ragazzi sono il sig. Tomason il vostro nuovo insegnate di letteratura e storia >>, tutte le ragazze cominciarono a ringraziare il signore per lui, io rimasi appoggiata al banco mentre Jake rideva di me. Il sig. Tomason ci guardò, io rimasi immobile e anche Jake, poi diede i compiti di letteratura, era l'unica materia in cui andavo bene. Mi chiamò e io riluttante presi la verifica, non lo guardai e non li sorrisi neppure. Guardai la verifica un misero 6! Ci avevo messo anima e corpo, sbattei la verifica sul banco ma lui non se ne accorse. Lui l'avevamo tutte le settimane e quasi tutti i giorni tranne due. Mi volevo sparare. Suonò l'intervallo quel tipo stava in classe insieme a me come al solito, tenevo la testa appoggiata al muro ascoltando la musica. Jake entrò come un furia prendendomi su una spalla, mi teneva una mano sulla schiena, mi fece fare il giro della classe mentre io mi dimenavo, parevo una scema. Mi mise giù e io li tirai una ginocchiata allo stomaco facendolo accasciare:<< Jake non provarci mai più o la prossima volta miro al gingillo! >> me ne tornai al mio posto sospirando. Nell'ora di arte il professor Tomason mi fece chiamare fuori, lo trovai appoggiata alla parete, le maniche della camicia tirate su fino al gomito, mi guardava tenendo la testa piegata , mi fermai a pochi passi da lui incrociai le braccia al petto:<< perchè mi ha chiamata?>>, lui si staccò dal muro continuando a guardarmi:<< signorina Sparks ecco a lei >> mi passò in foglio con su scritto che lo psicologo della scuola voleva vedermi, sbuffai girandomi ma lui mi fermò:<< è stata una bella festa non trova, quella di ieri sera? >> mi voltai e il suo sorriso sfottente disegnato sulla sua faccia da culo mi irritava. Alzai il mento mettendomi una mano sul fianco:<< capisco perchè mi fratello è suo amico, siete tutte e due delle teste di cazzo. Ora con il vostro permesso me ne torno in classe >> questa volta mi lasciò andare. Finita la scuola uscì come al solito e come solito mi nascosi per non farmi portare a casa da mio fratello. Se non l'avreste notato mio fratello mi era molto attaccato anche troppo, ero dietro ad un muro tenendo lo zaino per terra. Poi qualcuno mi afferrò per il braccio bloccandomi alla parete, alzai la testa impaurita. SPAZIO SCRITTRICE: Spero vi piaccia. Mandatemi il vostro pensiero anche delle critiche! Un bacio bye!

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