From my friend's diary: Silence

di Dark_Nora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nightmare ***
Capitolo 2: *** A new begin ***
Capitolo 3: *** Your memory returns ***
Capitolo 4: *** Pain ***
Capitolo 5: *** Silent Dolls ***



Capitolo 1
*** Nightmare ***


From my friend's diary:   Silence
                                                             
                                                                      Cap 1°: Nightmare

Il rumore più spaventoso che esista è il silenzio. 
E' profondo. Non sai mai cosa ne segue. L'ansia dell'attesa ti uccide.


Fu cosi anche per me.

Aprii gli occhi. Il buio mi avvolgeva. 
C'era un silenzio inquietante, opprimente.
Non sentivo neppure la presenza degli animali.
Solo il fruscio delle foglie accarezzate dal vento.
Potevo vedere le sagome degi alberi, attorno a me.
Poi, vidi un ombra più grande: una grande villa. Pareva abbandonata.

Entrai, senza esitazione. Due graziose bambine mi presero per mano. Avanzammo di qualche passo. Avevo come l'impressione di conoscerle, ma non ci pensai più di tanto.
Mi trovai in un ampio atrio rosso, dalle luci soffuse.
Era molto elegante, ma desolato, spettrale. 
Al centro della stanza, da un grande lampadario pendevano dei cristalli luccicanti.
Dritto davanti a me c'erano tre porte e due grandi scale parallele, che portavano al piano superiore.
Rimasi a bocca aperta davanti alla maestosità di quella sala, abbellita da splendidi quadri e statue classiche.
Rispetto all'aspetto esterno dell'edificio, questa era una visione ben diversa.

<< Il rumore della memoria che scivola via... >>

Guardai la bimba alla mia sinistra, che pronunciava frasi a me sconosciute. Lei invece...la riconobbi. 
Aveva i capelli neri e gli occhi scuri, profondi. Mi inquietavano.

<<...Rispetto al rumore delle parole....dell'affetto...della disperazione, è cosi insignificante. E' per questo che le persone dimenticano facilmente anche le cose più importanti. Io però...non ho mai dimenticato. La vita scorre, ma la mia mente...è ancora ferma>>. 

Mi rivolse uno sguardo freddo. Le candele che illuminavano la stanza cominciarono a spegnersi, una dopo l'altra. 
La bambina alla mia destra  indietreggiò spaventata, guardando la coetanea, e cominciò a piangere. Le luci erano tutte spente, ora. Spaesata, cercai di capire cosa stesse succedendo. 
All'improvviso si riaccesero tutte, in contemporanea. 

A pochi centrimetri da me, la bambina dai capelli del colore della notte mi fissava. Dal suo viso pallido, scendeva una lacrima. Rossa sangue. Mi fissava.
Provai a scappare, spaventata da questa visione, ma non riuscivo a muovermi. Quella tremenda sensazione...rimanere in trappola.

<< Jenny...fermati >>

 Lei invece si avvicinava sempre di più.

*Driiiin*

Mi svegliai di soprassalto.    

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Capitolo 2
*** A new begin ***


Cap. 2: A new begin


Mi chiamo Nancy. Ho 20 anni. Ma oggi non sono qui per parlare di me.                                                              
Oggi parlerò di tre ragazzine: avevano 10 anni. Erano spensierate e,come tutti coloro  della loro età, amavano la vita e il divertimento.Si erano conosciute a scuola. 

La prima di loro era estroversa. Era una ragazza semplice, carina e un po' imbranata. I suoi voti scolastici erano nella media. Un adolescente come tante altre. Quella ragazza si chiamava Nancy, ero io.

La seconda era vivace, allegra. Si impegnava in tutto ciò che faceva. Era molto bella e intelligente.I suoi capelli erano neri come la notte. Il suo nome era Jenny.

La terza, al contrario, era introversa, timida. Aveva dei lunghi capelli biondi. Primeggiava in tutto: bellezza, voti, amore. Veniva considerata da tutti la migliore della scuola. Lei, tuttavia, non si vantava di questo. Anzi, si sentiva n po' a disagio ricevendo queste attenzioni.Era Annie.

Le tre rimasero unite per anni. La loro amicizia era profonda. 

Il tempo, tuttavia, logora ogni cosa. Anche il loro rapporto ne fu colpito.

Arrivò il momento in cui dovettero decidere quale scuola superiore frequentare. Io scelsi una scuola professionale per scrittori dilettanti. Jenny si iscrisse a un liceo linguistico. Annie fu invitata a frequentare un prestigioso liceo in una grande città, nel quale si trasferì.
Ben presto anche io e Jenny ci perdemmo di vista e smisi di mandare lettere ad Annie.                          
Tutte ci allontanammo. Per tanti anni.

Io lavoravo in un bar, e nel frattempo scrivevo racconti. Alla fine ero riuscita a fare ciò che desideravo.  Non vidi più Jenny, neppure per caso.
Insomma, la mia vita era radicalmente cambiata.

Poi improvvisamente un giorno mi arrivò una lettera da Annie. Rimasi sorpresa, la aprii.
" Cara Nancy, com'è andata in questi ultimi anni? Hai concluso con successo gli studi? E' passato molto tempo, lo so. La prima domenica di questo maggio tornerò in paese per un po' di tempo. Vorrei rivedervi: avvisa anche Jenny.
Un abbraccio, Annie. "


Ne rimasi molto entusiasta. Incurante degli anni trascorsi dall'ultima volta che l'avevo vista, corsi  nella casa dove un tempo abitava jenny. Nel giardino c'era una signora che non avevo mai visto.

<< Scusi...qui abita Jenny? >>

<< No, mi dispiace. Sono ormai passati anni da quando se n'è andata >>

Mi girai per andarmene, delusa, quando la signora mi fermò.

<< ... Tuttavia, se le capiterà di vederla, apprezzerei che le dicesse di ripassare da qui. Sembrava  molto di fretta quando se n'è andata, e ha lasciato qui molti dei suoi oggetti personali. Li ho messi in uno scatolone, in garage. E' libera di entrare quando vuole >>.


<< Lo farò certamente >>. Sorrisi e mi allontanai.

Non avendo altri modi per ritrovare Jenny, aspettai quella tanto attesa  prima domenica di Maggio.

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Capitolo 3
*** Your memory returns ***


Capitolo 3-
                     Your memory returns


Il giorno tanto atteso arrivò. 
Nella lettera Annie non aveva specificato nè il luogo nè l'ora dell'incontro. La mattina dovevo andare a lavoro, e cosi feci. Finchè quando ormai l'orario di chiusura era arrivato, sentii la porta del bar aprirsi.

<< Mi scusi, ma ora il bar è chiuso >>, dissi, intenta a lavare il pavimento.

<< Quasi non ti riconoscevo, Nancy >>.

Sorpresa alzai la testa. Davanti a me, c'era una ragazza bellissima e sorridente, con dei lunghi capelli biondi. Si muoveva in modo aggraziato  ed elegante.

<< Annie?! Sei sempre la stessa! >>. La abbracciai e scoppiammo a ridere.

Sembravo molto sorpresa, ma in realtà mi ero preparata al suo arrivo. 
Passammo molto tempo a parlare, dato il tempo che avevamo passato lontane.

Poi mi ricordai.

<< C'è una cosa che vorrei dirti:ho provato in ogni modo a rintracciare Jenny, ma non sono proprio riuscita a trovarla >>

Annie  sbuffò, delusa. Guardò l'orologio. 

<< Sono le 15.00.  E' ancora presto. Seguimi >>

Uscimmo dal bar. La ragazza si incamminò. Ci stavamo lentamente allontanando dal centro abitato.
Si addentrò nel bosco.
Io, incerta, la seguivo. Tutto era molto familiare,eppure non riuscivo a ricordare con chiarezza.
Proseguimmo, seguendo un sentiero costeggiato da alberi e siepi.
Sembrava non finire mai.
Poi, a un certo punto arrivammo ad una grande villa abbandonata.
Sorpresa, la osservai.

<< Perchè siamo qui...? Non c'è anima viva, mica penserai di trovarla in questo posto >>

Annie, un po' sorpresa, mi guardò. 

<< Non ricordi a quanto vedo... non importa, vieni >>.

La porta era socchiusa. La spinsi delicatamente, si aprì scricchiolando.
L'edificio era completamente al buio.
Annie prese una torcia e ci addentrammo nell'oscurità, con quell'unica luce ad illuminarci la via. 

Rimasi impietrita, vedendo  il luogo in cui mi trovavo.

I miei incubi si erano fatti reali.

Una grande sala. Elegante. Rossa. Piena di statue e quadri antichi.

Senza esitare, corsi verso le tre porte davanti a me. Due di essere erano chiuse.
Quella centrale, invece, si aprì. 

Feci un passo avanti.
La porta dietro di me si chiuse rumorosamente: ero stata chiusa dentro, dall'esterno.
Cominciai ad agitarmi, senza capire cosa stesse accadendo. 

Mi guardai attorno:  mi trovavo in una piccola stanza, piuttosto buia. Era illuminata soltanto da una torcia infuocata.  Si trattava di una specie di prigione. 

<< Come cazzo è possibile?? Questa casa non ha niente di normale>>.

A poca distanza da me, c'era un tavolo di legno, coperto da un telo bianco.
Gocciolava di sangue.
Sembrava proprio che...ci fosse qualcuno sotto quel telo.
Mi feci coraggio, e lo alzai delicatamente...

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Capitolo 4
*** Pain ***


Capitolo 4                 Pain


Alzai il telo delicatamente... con mia grande sorpresa, sotto di esso c'era una strana bambola a grandezza naturale piena di sangue. Era svestita, aveva i capelli spettinati e incurati. Graziosa, ma inquietante.

Tirai un sospiro di sollievo nel vedere che quello sotto al telo non era un cadavere. 

Sul suo corpo era incisa una parola: Pain.
Dolore.
Teneva tra le mani un foglio arrotolato, chiuso con un nastro rosso. Rimasi perplessa notando che nonostante il luogo in cui mi trovavo fosse rozzo e incurato, quel foglio era pulito, ben fatto, scritto con una calligrafia curata e elegante. Mi parve quasi di riconoscerla.


 Ciao Nancy. Per il momento non ti rivelerò la mia identità. Voglio solo spiegarti tutto ciò che dovrai fare: forse sarà doloroso e duro, ma alla fine ne trarrai qualcosa di positivo.
Una persona a te cara  in questo momento non è al sicuro. Se vuoi salvarla rimanendo in vita, tieni a mente che l'unica via di uscita è la gabbia. Forse penserai che dare retta a un messaggio trovato in un luogo inospitale e sporco non abbia senso, ma in fondo hai altre possibilità? 



Inizialmente, non riuscii a comprendere la situazione in cui mi trovavo. Ero molto preoccupata perchè la persona a me cara di cui parlava il messaggio era sicuramente Jenny, oppure Annie. In effetti, anche lei era sparita ora. 

Rimasi per un po' senza parole, riflettendo sulle parole che avevo appena letto.

Poi, mi alzai. 

Mi trovavo in una strana sala, simile a una prigione, attrezzata di strumenti di tortura. Era piccola, tuttavia potevo perfettamente vedere la piccola gabbia davanti a me. 
Incerta, ci entrai. La piccola porta arrugginita si chiuse automaticamente. 

A quel punto, sentii una mano fredda toccarmi la spalla e mi girai di scatto.
Dietro di me, due individui simili a dei medici mi fissavano. Avevano il volto coperto da una mascherina bianca.

Uno dei due si affrettò a montare una barella e  mi ci legò senza troppa fatica, mentre io provavo ad opporre resistenza.
I due cominciarono a prendere degli spaventosi attrezzi, pronti a utilizzarli. Erano appuntiti e affilati, la maggior parte arrugginiti e sporchi di sangue.
Entrambi presero dei piccoli coltelli, e me li puntarono addosso.
Spaventata, provai ad allontanarmi da loro, con scarsi risultati.
Cominciarono a fare dei tagli sul mio corpo e io, terrorizzata, mi girai dall'altra parte per non vedere ciò che mi stavano facendo. Sentivo la mia pelle che veniva lacerata e non riuscivo neppure a urlare. La paura e il dolore mi impedivano di emettere suoni.

 Il tempo mi pareva interminabile. 

Pain... dolore... era questo che intendeva? Ma per quale motivo?

Non riuscii a rispondere alla mia domanda.
Quando fui certa che i due avessero smesso, riaprii gli occhi. I due medici pazzi erano spariti, tuttavia ciò che vidi fu disgustoso.

" Ormai è finita per me" pensai.
Avevo tagli ovunque, potevo perfino intravedere le ossa fuoriuscire dalle ferite.
Il mio addome era completamente aperto, lasciando scoperti i miei organi interni. 
Non riuscivo a respirare per via della paura e dell'agitazione, e smisi di agitarmi nel tentativo di liberarmi dalle corde.
                         
                                                                               *                           *                           *

Mi svegliai di soprassalto, sudavo freddo. Ero appoggiata al muro della piccola prigione. 
Non era possibile ma, non c'era nessuna gabbia. Non avevo alcuna ferita addosso.

Tuttavia, ora c'era un'altra porta di legno oltre quella che conduceva alla sala rossa. Prima, questa non c'era.
Confusa, la aprii.

Forse, sarà meglio che mi abitui alle stranezze di questa casa.

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Capitolo 5
*** Silent Dolls ***


Capitolo  5                       Silent dolls

Nella stanza davanti a me trovai un atmosfera piuttosto strana.

Era  grande. Vuota. Completamente bianca.
Una parete di vetro formava una stretta teca in fondo alla sala.
Proprio lì vidi una cosa che mi fece rabbrividire: all'interno di questa teca, c'era Annie.

Sembrava immobilizzata, come una statua. Aveva un espressione esausta, come se fosse forzata. 
Aveva un vestito semplice, bianco e delle grandi ali.
Sembrava un bellissimo angelo.
Vicino a lei c'era una bambola alta circa 1,30 m. Aveva dei lunghi capelli castani che le cadevano leggeri sulle spalle.
Un'altra, identica a lei, era vicino a me.
Quando cominciò a parlarmi mi venne quasi un infarto.

<< Cosa ne pensi? >>
<< Eeh!? Tu parli? >>
Mi ignorò.  << Cosa ne pensi del nostro capolavoro? >>
<< Voi... cosa le avete fatto? >>.

Era così assurdo, che valutai la possibilità che fosse tutto uno stupido sogno.
<< L'abbiamo resa una creatura perfetta, come noi. Anche una persona che conosci ci ha aiutate >>

Continuavo a guardare Annie, inorridita al pensiero di ciò che aveva passato.
Poi, la bambola vicino a me cominciò a raccontare una storia.


 Gli angeli sono molto belli, ma sciocchi. Un giorno un angelo perse le sue ali per aiutare un bambino in difficoltà.
Senza ali non poteva vivere, perciò morì. Poco prima di morire, tuttavia, pensò... 
<< Non sarà cosi male: diventerò come una bella bambola. Vuota >>
E' vero, le bambole sono vuote. Ma non solo fisicamente. Il loro animo lo è.
Sono prive di vita. Oppure, è solo quello che si crede? Magari aspettano solo il momento opportuno. Infatti noi siamo qui...



La bambola vicino a Annie prese una grossa motosega e cominciò a tagliarle le ali.
Infine, la ragazza cadde a terra, con la schiena sanguinante.
Spalancai gli occhi, sconvolta. Mi girai e scappai via.

<< Ora, lei è come noi >>
<< E' solo un illusione! >> urlai.

Tornai alla stanza precedente. Stranamente, era completamente cambiata. 
Quella specie di prigione era sparita, ora mi trovavo davanti a una grande scalinata e in cima una ragazza dai lunghi capelli neri mi guardò.

<< Jenny... come hai potuto? Era questo ciò che volevi? Stare sola in un luogo dove la morte e l'illusione prevalgono? >>
Ciò che davvero mi faceva rabbrividire era che dopo aver fatto tutto questo, lei non era minimamente pentita. Era lì seduta, inespressiva. Pallida come un cadavere.

<< Sei forse diventata come loro? >> aggiunsi.
<< Come immaginavo... ancora non capisci. Sei la stessa di un tempo >>

In quell'istante, qualcosa riaffiorò nella mia mente. << Ora ricordo... >>
Jenny mi guardò, senza capire.
<< La casa rossa... quella sera... le bambole! >>

Ricordavo tutto, non troppo chiaramente.

Era una sera di pioggia.
Noi ci eravamo riparate nella casa rossa. Andavamo lì spesso per giocare. Poi, incontrammo le bambole.
Erano davvero terrificanti, con i loro occhietti rossi. 
Io e Annie scappammo via senza pensarci due volte.  Jenny invece non correva. Si avvicinava a loro, sorridente.
Io avrei voluto tornare indietro, afferrarla e correre via. 
Avrei voluto urlarle di scappare lontano.
Tuttavia non riuscivo a riconoscerla. Non l'avevo mai vista con quell'espressione in viso. Mi impauriva.
Dopo quella sera il nostro rapporto cambiò. Eravamo distanti. Non c'era fiducia.


Detta quella semplice frase, rimasi a guardarla aspettando una sua reazione.
Inizialmente la ragazza mi fissò, come nulla fosse.
Poi scoppiò a ridere, divertita. Una risata quasi diabolica.
E io non ne capivo il motivo. Solo dopo lo capii.


Poi, quel rosso. Il rosso del mio sangue.

Il dolore.

La risata delle bambole.

E poi ci  fu il silenzio. Un silenzio infinito.


Jenny sorrise soddisfatta.
Le bambole si avvicinarono a lei...


Game over


Quello sul pavimento non era solo il sangue di Nancy.

La delusione arriva per tutti.

E anche per lei, ci fu il silenzio.

Un silenzio infinito.
 


Dal diario di Jenny...


23, May        Year XXX

Gli uomini sono delle creature imperfette, umane.
Si nutrono di illusioni, speranze, felicità apparenti.

Un tempo erano  delle creature complete, immortali.
Rispecchiavano l'essenza della massima bellezza e perfezione.

Tuttavia, i sentimenti negativi erano per loro letali.
La solitudine. La rabbia. La malvagità. La depressione.
Quelle creature vennero distrutte dalle loro stesse emozioni. E anche oggi, continuiamo a farlo. 

Alcuni cercano l'affetto e l'amore negli altri. Si sentono felici.
Sciocchi: l'essere umano è una creatura fragile. Chi cerca l'amore degli altri finisce per spezzarsi. Frantumarsi. Perdendo la speranza, perdendo la vita stessa.
Quei sentimenti ferirono ciò che per la morte era stato intoccabile.



Mi chiamo Jenny. Oggi sono molto arrabbiata.
Le mie amiche si sono allontanate da me, questo mi fa pensare che io mi sia illusa per tutti questi anni. E' proprio vero: gli umani si illudono facilmente.

Però le mie vere amiche non mi deluderanno mai.
Loro non sono umane. Infatti hanno raggiunto la perfezione tanto desiderata da tutti.

Le ho conosciute quel giorno in cui eravamo andate alla casa rossa io, Annie e Nancy.
Ci andavamo spesso. Quel giorno però... non eravamo sole. 

Sentivamo dei sussurri negli armadi. Dei passi nei corridoi. Delle risate nel bosco.
Degli occhi rossi ci guardavano. Annie e Nancy scapparono, ma io... ne ero attratta.
Mi sentivo a mio agio con le bambole. Per me loro erano vere amiche.

Noi siamo così. Senza sentimenti. Il nostro cuore è come un corpo senza anima.
Come un cielo oscuro. Incompleto. Come una stanza vuota. Dimenticata e perduta. Insignificante. Ed è per questo che siamo insieme.

Successivamente chiesi a Nancy e Annie se volessero venire con me, ma si rifiutarono.
Le mie amiche mi dissero che loro due dovevano pagarla. Ciò che loro dicono, dev'essere fatto.

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