Le regole dell'amore

di lady gaara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Eccomi ritornata con “Le regole dell’amore” , per chi la stesse seguendo prima mi dispiace tanto ma l’ho dovuta togliere per vari motivi…Comunque adesso e qui e quindi godetevela fino in fondo XDXD Ok vi lascio subito alla storia…

 

Doveva assolutamente trovare una donna incinta, e al più presto.

Jake Breaux non riusciva ancora a credere di essersi cacciato in un simile guaio: solo a pensarci provava una stretta allo stomaco!

Spinse al massimo il motore della sua moto lungo l’autostrada, cercando di combattere un forte impulso a cambiare direzione e tornarsene a casa. No, non poteva farlo: aveva un problema molto grave e doveva assolutamente risolverlo.

Evidentemente, nonostante i suoi disperati tentativi di isolarsi dagli altri, non vi era riuscito del tutto. La notizia che suo nonno era in punto di morte lo aveva inaspettatamente sconvolto al punto di farlo reagire in modo impulsivo, e proprio a causa di quella reazione adesso si trovava di fronte a un vero e proprio dilemma.

Fece un respiro profondo e decise di concentrarsi sulla guida della sua Harley Davidson. Guidarla suscitava in lui un situazione confortante, come se fosse in compagnia di un vecchio amico. La moto era la sua passione fin dall’adolescenza, quando, sentendosi un ribelle, aveva scelto il senso di libertà di un veicolo che esclude la presenza di bagagli e passeggeri. Senza impegni, senza problemi. Voleva vivere così, e aveva creduto di esserci riuscito. Come aveva potuto sbagliarsi fino a quel punto?

Improvvisamente, Jake si accorse di essere giunto nella piccola cittadina di Carencro, nello stato della Louisiana. Rallentò. Forse in un posto così piccolo qualcuno avrebbe saputo dirgli dove trovare la donna che era venuto a cercare. Sperava di trovarla, ma si augurava soprattutto che lei fosse ancora incinta.

 

La moto si arrestò rumorosamente nel cortile di fronte alla casa di Chelsey MacKenzie.

Sorpresa da quel rumore inaspettato, Chelsey tentò con difficoltà di alzarsi dalla sua vecchia sedia a dondolo di legno. Da qualche settimana, ormai, quella sedia era diventata la sua preferita, perché ospitava comodamente il suo corpo rotondo e ingombrante. Ma sapeva bene che il suo stato attuale rendeva inutile ogni tentativo di muoversi rapidamente.

Si lasciò ricadere indietro, esausta. Respirò a fondo per riprendere fiato e si disse che proprio non doveva cercare di muoversi così velocemente:in otto mesi il suo peso era aumentato di undici chili.

Tuttavia non se ne lamentava. L’idea di dar presto alla luce il suo bambino la riempiva di gioia. Da qualche tempo sapeva che si sarebbe trattato di un maschietto e, a sentire il medico, sarebbe stato un bimbo grande e robusto.

La presenza di quel minuscolo essere che dipendeva completamente da lei, le dava una sensazione di euforia. Suo figlio aveva bisogno di lei quanto lei ne aveva di lui. Per al prima volta in vita sua, avrebbe avuto qualcuno che le apparteneva veramente.

Scostò la tende della finestra del tinello e guardò fuori. Per qualche istante non riuscì a vedere molto, perché il sole abbagliante d’agosto l’accecava, ma poi scorse un uomo dai capelli scuri accanto a una grossa motocicletta. Lui si era tolto il casco e lo aveva appeso al manubrio. Doveva avere all’incirca trent’anni, aveva i capelli un po’ troppo lunghi sul collo e indossava un giubbotto di pelle nera e jeans aderenti. Fin dalla prima occhiata si accorse anche che l’uomo che stava osservando era attraente. Molto attraente, pensò, notando le sue spalle larghe e la figura slanciata. La motocicletta nascondeva la parte inferiore del suo corpo, ma Chelsey aveva visto abbastanza per capire di che tipo si trattava: un classico ribelle.

Era proprio come suo padre: un bell’uomo dall’aria un po’ selvaggia… In pratica, un pessimo padre. Dopo tanti anni Chelsey ricordava ancora l’indifferenza con cui Frankie MacKenzie spariva e ritornava nella vita dei suoi due figli. Ricordava anche quanto avesse desiderato il suo amore. Ma lui era troppo egocentrico per amare qualcuno, anche se si trattava dei suoi due figli, che già avevano perso al madre. La nonna di Chelsey era l’unica persona che aveva avuto cura di loro, ma anche lei era morta quando Chelsey aveva solo quattordici anni.

All’improvviso si reso conto di essere rimasta a fissare lo sconosciuto, assorta nei suoi ricordi, e si tirò indietro, arrossendo. Chi poteva essere? E cosa voleva da lei?

A qual punto lui incominciò ad avanzare verso al porta d’ingresso, che si apriva sul tinello. Le sue lunghe gambe si muovevano con scioltezza.

Doveva alzarsi. Con una lenta, complicata manovra, ci riuscì. Sistemò l’ampio camicione che indossava sopra la gonna di jeans e si preparò ad aprire. Tuttavia quando sentì bussare alla porta sobbalzò, presa da un senso di inquietudine, ed esitò un istante. Cosa mai poteva volere quell’uomo?

Santo cielo, era impresentabile!  Anche se aveva appena lavato i suoi bei capelli corti e si era stesa un leggero velo di trucco sul viso, in quel momento pensò solo al proprio corpo goffo e ingombrante. Chissà perché, le seccava che quello sconosciuto la vedesse in quello stato, ma d’altro canto non aveva scelta, se voleva aprire la porta.

La situazione rispecchiava molto fedelmente il rapporto che aveva avuto con gli uomini. Non era mai riuscita a far valere le proprio esigenze: né con suo padre, alcolista e insensibile, né con suo marito. Nessuno dei due l’aveva amata, ma entrambi avevano sfruttato il suo bisogno d’affetto.

Adesso, per la prima volta in vita sua, viveva da sola e stava bene così. Non aveva bisogno di un uomo. Gli uomini erano tutti dei grandi egoisti. Salvo suo fratello Rand, naturalmente: lui era diverso, e Chelsey desiderava che suo figlio gli somigliasse.

Sentì bussare con maggiore insistenza e fece una smorfia, infastidita.

Cosa ti prende, Chelsey? Apri quella porta!  Sicuramente quell’uomo voleva solo delle indicazioni sulla strada. Chelsey fece un respiro profondo per prendere coraggio e vide che l’uomo si era voltato per andarsene. Aprì al porta con decisione.

“Posso fare qualcosa per lei?”

Udendo la sua voce l’uomo si voltò di scatto e per un attimo restò a guardarla. Chelsey ebbe la netta sensazione di averlo già visto da qualche parte e per un attimo si sentì quasi mancare. Era sicura di aver già incontrato prima quegli occhi scuri dallo sguardo profondo, ma dove? E quando?

Strinse forte la maniglia della porta e ripeté:” Posso fare qualcosa per lei?”.

L’uomo appoggiò il piede sul primo dei tre scalini che portavano alla soglia e la scrutò attentamente dalla testa ai piedi, senza rispondere. Chelsey ebbe l’impressione di leggere dell’ammirazione nei suoi occhi, ma doveva trattarsi della sua immaginazione, a meno che lui non fosse cieco, oppure completamente fuori di sé.

“Certo” rispose lui infine, con un forte accento del sud. “Sei Chelsey MacKenzie, vero?”

Chelsey indietreggiò di un passo, sorpresa e leggermente preoccupata. Chi poteva mai essere? Come mai conosceva il suo nome? “Esatto.”

Lui la rassicurò con un gesto. “Non devi spaventarti. Non ti ricordi di me? Sono Jake Breaux.” Attese invano un segno di riconoscimento da parte sua. “Sono quello che ti ha trovata quando hai avuto quell’incidente in autostrada, alla vigilia di Natale.”

“Oh! È vero… Jake Breaux. Ora ricordo.” Chelsey arrossì, imbarazzata. Come poteva essersi dimenticata dell’uomo che le aveva salvato al vita? “ Mi dispiace… Io…”

“Non devi scusarti” disse lui, in fretta. “Non avresti potuto osservarmi tanto bene, quella sera, con tutto ciò che ti era accaduto.”

“No, infatti. Ne ho un ricordo molto vago.”

Senza rendersene conto Chelsey posò lo sguardo sulle mani di Jake. Quelle mani l’avevano liberata dai rottami della sua automobile, in quella terribile, gelida notte di Natale. Non era stata in grado di riconoscere il suo viso, ma ricordava perfettamente la presa ferma e dolce delle sue mani. Né avrebbe mai potuto scordare la sensazione di protezione e di calore che aveva provato quando, dopo averla estratta dalle lamiere contorte, l’aveva stretta a sé per proteggerla dal freddo.

Il silenzio tra loro divenne imbarazzante. Jake si schiarì la voce. “ Capisco che la mia visita ti sembri strana. È solo che speravo di poterti parlare di…”

“Scusami” lo interruppe Chelsey, scostandosi dalla porta e facendogli segno di entrare. “Non volevo essere scortese. Sono solo… stupita. Accomodati pure.”

“Grazie” rispose lui, raggiungendo l’ingombrante figura di Chelsey con movimenti sciolti e dinoccolati. “Vedo che non hai ancora avuto il bambino.”

“Non ancora” rispose lei. Mentre Jake le passava accanto notò che emanava un profumo d’aria fresca e sentì il leggero odore di pelle del suo giubbotto. Ma non notò soltanto questo. Si trattava di un uomo estremamente sensuale. C’era qualcosa in Jake che avrebbe fatto desiderare a qualunque donna di naufragare con lui su un’ isola deserta.

Ma lei era immune a  tutto questo. Una donna nelle sue condizioni aveva cose più importanti a cui pensare. E poi, Chelsey aveva deciso di non volerne più sapere, degli uomini.

“Dovrei partorire fra tre settimane” aggiunse, mentre lo faceva entrare nel tinello e lo faceva cenno di sedersi sul divano.

Aggrotto la fronte, chiedendosi che cosa ci facesse Jake Breaux da quelle parti, ma poi si ricordò che anche il suo soccorritore si trovava in Colorado per una vacanza. Rand le aveva detto che l’uomo viveva a Lafayette, a pochi chilometri da Carencro, la cittadina dove Chelsey si era trasferita per stare vicina a suo fratello.

“Posso farti un caffé o vuoi bere qualcosa di freddo?” disse, chiedendosi perché si sentisse così impacciata. Forse era a causa di quegli occhi scuri che la fissavano con intensità.

“Non vorrei disturbare” rispose Jake, ancora in piedi.

“Nessun disturbo.”

“Allora accetto volentieri un bicchier d’acqua” rispose lui, ravviandosi nervosamente i capelli. Il suo sguardo profondo la seguiva ovunque.

Anche Chelsey, di riflesso, si passò le dita tra i capelli, con al mano che tremava leggermente. Si schiarì al voce e, senza accorgersene, si inumidì le labbra con la punta della lingua. “Accomodati pure. Ti raggiungo subito.”

Chelsey si recò in cucina, sgradevolmente conscia dello sguardo di lui alle proprie spalle. Prese un bicchiere e si avvicinò al frigorifero con la sua andatura goffa e dolorante, o almeno così le pareva dovesse sembrare a lui.

Jake si schiarì la voce. “ Ti trovo molto bene. Tuo fratello mi aveva detto che ti era ripresa completamente dall’incidente, e sono contenta di vedere per così.”

“Mio fratello? Hai parlato con Rand?”

“Sicuro. Ah grazie” disse quando lei gli porse il bicchiere.

Per un attimo le loro dita si sfiorarono e il calore di quelle di lui sembrò comunicarsi al corpo di Chelsey, facendola sentire all’improvviso più viva. Lei ne fu colpita al punto che lasciò andare bruscamente la presa e, se Jake non l’avesse afferrato saldamente, il bicchiere sarebbe caduto a terra. Per un attimo i loro sguardi si incrociarono, ma immediatamente lei guardò altrove  e fece un passo indietro.

Lui sembrò esitare un istante, poi posò di nuovo lo sguardo su di lei. “Quella sera, dopo averti portata in ospedale, aspettai che arrivasse tuo fratello. Prima di andarmene gli chiesi di darmi tue notizie. Dopo qualche mese lui mi ha telefonato e ci siamo incontrati in città. È molto simpatico.”

“Si, Rand è davvero speciale” Chissà perché, Jake le ricordava suo fratello. Si somigliavano un po’, fisicamente, ma soprattutto avevano al stessa aria taciturna. Comunque, il fatto che Jake avesse desiderato avere notizie di lei le fece molto piacere.

Lui bevve quasi tutta l’acqua in un unico sorso e si passò il dorso della mano sulle labbra. “Quando ci siamo visti tuo fratello mi ha raccontato che ti sei trasferita qui da Houston per stargli vicino e per accelerare i tempi del divorzio, che per la legge della Louisiana sono più brevi che nel Texas.”

“Infatti. Non volevo attendere un minuto di più del necessario. Ho ottenuto il divorzio la settimana scorsa.”

Chelsey si sistemò sulla sedia a dondolo, avvertendo lo sguardo dell’uomo ancora fisso su di sé.

“Mi aveva anche detto che la gravidanza procedeva bene. Vedo che  aveva ragione.”

Lei arrossì  e lanciò un’occhiata al proprio pancione. “Il medico dice che il bimbo peserà almeno quattro chili.”

“Il bimbo?”

“Si, è un maschietto.”

Jake scosse il capo e le sue labbra si schiusero in un mezzo sorriso. “Ah, certo. La scienza ha svelato anche questo mistero, ormai.”

“Sapere in anticipo il sesso di un nascituro ha i suoi vantaggi” disse Chelsey, posando una mano sul punto il cui il bambino stava scalciando. La sua smorfia di dolore sembrò impensierire Jake.

“Cosa c’è?” le chiese.

“Nulla” si affrettò a rispondere lei. “Fa sempre così. Mi ha colta di sorpresa, tutto qui.”

“Cosa fa?”

“Si muove” disse lei, quasi senza fiato per la fitta al ventre. Attese pazientemente che il dolore cessasse e poi sorrise. “In questi giorni è molto vivace. Credo che cominci a sentirsi pronto per venire al mondo.”

Jake le si avvivino con aria stupita. “Deve farti male.”

“A volte, un po’.”

Lui si accovaccio di fronte a lei e le pose una mano sul ventre, con grande naturalezza. “ è il suo piede quello che sento?”

Chelsey annuì in silenzio, fissando sbigottita la mano di lui. Non si era aspettata quel gesto. Lo guardò in viso e vide che stava sorridendo. Aveva delle labbra davvero invitanti, pensò. Non che la cosa la interessasse: era una semplice constatazione.

“Accidenti… sento il suo piede muoversi!” esclamò Jake con l’entusiasmo di un bambino.

Gli occhi di Chelsey si colmarono di lacrime. Quell’uomo le faceva venir voglia di ridere e piangere allo stesso tempo. Condividere quel breve momento di intimità con lui, un estraneo, l’aveva toccata profondamente. Non aveva fatto che illudersi, negli ultimi tempi. Aveva ancora bisogno di sentire il tocco di un uomo, proprio come ne aveva avuto bisogno in passato.

Guardando quello sconosciuto che contemplava con meraviglia la vita che cresceva dentro di lei, pensò che doveva essere fantastico aspettare un bambino avendo accanto un uomo così entusiasta. Sembrava quasi che ci tenesse moltissimo a suo figlio, come se avesse un motivo per…

Che assurdità! Per quale motivo il suo bambino sarebbe potuto interessare a Jake Breaux?

“Ehi!” esclamò lui. “Credo di aver sentito il suo gomito. Cosa provi quando si muove?”

“Non saprei descrivertelo. È una sensazione strana” rispose Chelsey, sorridendo.

Sapeva che avrebbe dovuto dire a quell’ estraneo di allontanarsi. Non aveva il diritto di toccarla in quel modo. Eppure, anche se pareva una cosa sciocca, era stupendo sentire le sue mani forti e calde sul proprio ventre. L’istinto le diceva che era al sicuro.

All’ improvviso suo figlio decise di cambiare posizione e si puntellò con un piedino contro di lei.

Le mani di Jake seguivano i suoi movimenti. “è forte come un torello! Hai già deciso che nome dargli?”

Quella domanda riportò Chelsey alla realtà. Aveva pensato spesso di dare a suo figlio il nome dell’uomo che li aveva salvati dopo l’incidente, alla vigilia di Natale.

Ma adesso che quell’ uomo era lì, accovacciato di fronte a lei, non trovò il coraggio di dirglielo. Cosa avrebbe pensato di lei?

“Non ho ancora deciso. Povero bambino, non ha nemmeno un cognome.” Chelsey si stupì delle sue stesse parole. Perché aveva detto una cosa simile?

Jake le lanciò un’occhiata penetrante. “Dov’è suo padre?”

“Non vuole avere nulla a che fare né con me né con lui. Del resto, per me va bene. Non è giusto che mio figlio porti il cognome di uno che non lo vuole.”

“Sembri amareggiata.”

Chelsey distolse lo sguardo e sorrise lievemente. “No. Sono solo più disincantata di quanto fossi un tempo, per quanto riguarda gli uomini.”

“Capisco” disse Jake, alzandosi in piedi. Indietreggiò di un passo e si passò le dita tra i capelli, nervosamente. “Suppongo, allora, che non otterrei molto, se ti chiedessi un favore.”

Chelsey lo fissò, stupita. “ A me? Come potrei aiutarti?”

Lui inspirò profondamente. “Ho un grosso problema, e penso che tu potresti darmi una mano.”

“Bè…” disse Chelsey, cercando di riorganizzare i proprio pensieri. Avrebbe dovuto immaginare che Jake voleva qualcosa da lei. Altrimenti, perché sarebbe venuto a cercarla? Si appoggiò allo schienale della sedia a dondolo. “Ti devo la vita. Credo che il minimo che io possa fare sia farti un favore.”

“è che si tratta di un grande favore.”

Chelsey sospirò. “Jake, mio figlio nascerà tra tre settimane. Se puoi aspettare fino ad allora, sarò felice di darti una mano.”

“è questo il punto” disse lui, avvicinandosi alla finestra e guardando fuori un attimo, prima di voltarsi di nuovo verso di lei. “Ho bisogno che tu sia incinta.”

Lei lo guardò al bocca aperta. “Come hai detto?”

“Senti, si è fatto tardi” disse lui, avvicinandosi di un passo. “E si tratta di una lunga storia. Perchè non vieni a cena con me, stasera, in modo che ti possa spiegare tutto con calma?”

Ancora stupita, Chelsey esitò un istante. “Bé… Non saprei. Ci conosciamo appena.”

“Hai ragione. Ecco perché dovremmo conoscerci meglio, s vogliamo che il piano che ti voglio proporre funzioni.”

Di nuovo gli occhi di Chelsey si dilatarono per lo stupore e l’apprensione. Dopo tutto, non sapeva nulla di quell’uomo. Avrebbe potuto fidarsi di lui? “Santo cielo, non mi vorrai proporre una rapina in banca, vero?”

Jake scosse il capo. “No, non si tratta di questo.”

“Ma si tratta di una cosa legale?” chiese lei, ancora preoccupata.

Jake sorrise, per la prima volta da quando era arrivato. “Certo che lo è. Non mi caccio più in certi pasticci.”

“Non ti cacci più…?”

“Stavo solo scherzando.” Adesso era di nuovo serio. “Scusami, è il mio modo di fare. Mi piace sorprendere la gente.” Scrollò le spalle. “In questo modo, le persone si innervosiscono e si tengo no a distanza. Però non è giusto che mi comporti così con te, nelle tue condizioni.”

“Sono incinta, Jake, non sono in punto di morte.”

Lui sorrise di nuovo e provò una strana sensazione allo stomaco. “Devi scusarmi. Non ho nessuna esperienza di donne incinte.”

Era troppo attraente, decise lei. Attraente e… decisamente pericoloso. “Che cosa vuoi che faccia?”

Lui divenne serio. “Non te lo chiederei, se non fosse davvero importante. Mio nonno sta morendo, e ho bisogno del tuo aiuto, prima che sia troppo tardi. Credimi, mi rendo conto che sembra una cosa pazzesca, ma sono davvero disperato.” Alzò le spalle. “Comunque, mi piacerebbe raccontarti tutto durante la cena. Allora, che ne dici?”

“Bé…” Chelsey esitò un istante. Da settimane suo fratello Rand, che lavorava come tecnico, era su una piattaforma petrolifera. Dato che lei non conosceva ancora nessuno a Carencro si sentiva un po’ sola, e l’idea di chiacchierare con qualcuno la attirava. Inoltre, doveva la vita a quell’uomo. “Il minimo che io possa fare è ascoltare ciò che hai da dire” disse infine.

Un’ espressione di sollievo apparve sul viso di Jake, seguita da un altro affascinante sorriso. “Sai, il mio piano potrebbe anche funzionare, dopo tutto” le disse.

Chelsey gli lanciò un’occhiata mentre cercava di alzarsi dalla sedia. Lui le porse una mano per aiutarla, soffocando una risatina.

“Cosa c’è da ridere?” chiese lei, irritata.

Lui scosse il capo. “Niente. È solo che… mi ricordi un piccolo bigné.”

“In questo momento non mi sembra di essere proprio piccola” ribattè.

Lui la scrutò con i suoi occhi scuri e profondi. “Oh, io invece credo di sì. Quanto sei alta? Un metro e sessanta?”

“Quasi” disse lei, in fretta.

Jake sorrise di nuovo. “Quasi, eh?”

Anche se si sentiva sciocca e infantile, Chelsey alzò il mento con aria di sfida. “Esatto. E tu, quanto sei alto?”

“Quasi un metro e ottantatrè.”

“Quasi, eh?”

Mi ricordo che, quando ti ho tirata fuori da quell’auto, continuavo a pensare quanto fossi minuta. Potevo circondarti la vita con le mani.”

Il ricordo del suo corpo infreddolito stretto con quello caldo e forte di lui le passò rapidamente per la mente. “Bè, adesso non credo che i riusciresti più” disse con finta noncuranza. Si sentiva improvvisamente vulnerabile.

Doveva essere per colpa di quegli occhi scuri e attenti, ora intensi ora attraversati da un sorriso. “Sarò pronta alle sette” disse infine.

Lui le sfiorò una guancia. “Sarò puntuale.”

“Dovremo usare la mia auto” lo avvertì lei mentre lui faceva per andarsene. “Non posso salire su una moto.”

Jake si avviò verso al porta. “ No, suppongo di no” rispose, come se avesse appena capito che e condizioni di Chelsey rendevano quell’impresa impossibile. “Non ti preoccupare, ci penso io.”

Prima di uscire si voltò a guardarla e la vide passarsi una mano tra i capelli, con aria preoccupata. “Stai tranquilla” le disse. “Non ti chiederò di fare nulla di dannoso per te o per il bambino.”

“Oh, lo so” rispose Chelsey, accorgendosi di essere sincera. Jake Breaux era enigmatico, ma sentiva con certezza che con lui non avrebbe corso alcun rischio. Almeno, non in senso fisico.

Eppure, nessuna era mai riuscito a destare in lei le sensazioni che quell’ uomo risvegliava con tanta facilità. Che cos’ era che lo rendeva speciale?

“Non avevi i capelli più lunghi?” chiese lui, all’improvviso.

“Si” rispose Chelsey, portandosi una mano alle chiome scure e ondulate tagliate a baschetto. “Li ho tagliati perché pensavo che fosse più pratico, durante la gravidanza.”

“Ti stanno molto bene.”

“Bè… Grazie” rispose lei, arrossendo di piacere.

Jake ci sapeva certamente fare, con le donne, e probabilmente se ne rendeva perfettamente conto. Doveva avere un gran successo, con loro.

E allora, perché mai aveva bisogno di una donna incinta?

Se non altro, valeva la pena di andare a cena con lui per avere una risposta a quella domanda.

 

Ecco finito il primo cappy XDXD…spero che vi sia piaciuto e spero anche di ricevere numerose recensioni X33 Vabbè che dirvi se non al prossimo capitolo e mi raccomando, recensite ( XD Ok và non ve lo chiedo più, altrimenti vi scocciate e poi non mi recensite XDD)

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Jake salì sulla sua Harley Davidson, avviò il motore e partì a tutta velocità, come se stesse fuggendo.

Quella donna gli avrebbe creato dei problemi, lo sentiva chiaramente. Era… era diversa da qualunque altra, anche se non capiva bene in che modo.

E pensare che lei non lo aveva nemmeno riconosciuto, quando si era presentato alla sua porta!

Accidenti, pensò, furioso con se stesso per l’importanza che dava alla reazione di Chelsey nei suoi confronti. Eppure, il fatto che lei non si ricordasse di lui l’aveva ferito.

Non gli piaceva affatto ciò che stava per chiederle. Ma gli piaceva ancora meno la menzogna che aveva detto a suo nonno qualche giorno prima. Se solo avesse potuto tornare indietro e cambiare le cose! Purtroppo ormai non aveva più scelta.

Aggrottò la fronte. Erano davvero passati solo cinque giorni, da quando sua zia gli aveva telefonato per avvisarlo che il nonno stava morendo? Sembrava che fossero trascorsi mesi. Il vecchio Jonathan era stato una figura centrale nella vita del nipote da quando i suoi genitori e la sua sorellina erano morti. Stupidamente, Jake non aveva mai preso in considerazione il fatto che anche lui avrebbe dovuto andarsene, prima o poi. Come aveva potuto dimenticare che nulla durava per sempre?

La notizia delle condizioni di suo nonno lo aveva sconvolto. Si era precipitato immediatamente in ospedale e aveva detto e fatto cose che non avrebbe mai potuto dire o fare. Un solo sguardo al viso sofferente del vecchio aveva ridestato in Jake una parte di sé che credeva morta e sepolta. Quando suo nonno gli aveva detto che avrebbe potuto andarsene in pace solo se avesse saputo aveva qualcuno che lo amava e si prendeva cura di lui, si era trovato a inventare sui due piedi una storia che lo facesse felice.

Non era stata una menzogna premeditata. Chi avrebbe potuto immaginarne le conseguenze? Con grande sorpresa dei medici Jonathan Breaux stava rapidamente migliorando, come se le parole di Jake gli avessero infuso nuova forza per reagire alla malattia. E adesso stava tanto meglio che voleva conoscere la moglie di suo nipote, la donna che portava in grembo suo figlio… Una donna che non esisteva.

Ecco perché Jake aveva bisogno dell’aiuto di Chelsey MacKenzie.

Eppure aveva la netta sensazione che coinvolgerla in quella storia avrebbe complicato le cose. I suoi grandi occhi azzurri, che le davano un’espressione così vulnerabile lo inquietavano. Era il tipo di donna che avrebbe chiesto un impegna a un uomo, e lui non era fatto per l’impegno. Aveva imparato a proprie spese che voler bene a qualcuno portava sofferenza.

Ma adesso aveva un problema più urgente di quello delle sue sensazioni per Chelsey MacKenzie. E inoltre, si rassicurò, non c’era donna al mondo che potesse legarlo a sé.

 

A Chelsey batteva forte il cuore mentre si preparava per l’appuntamento con Jake. Non riusciva a dimenticare quegli occhi così scuri da sembrare quasi neri, quello sguardo così intenso.

Era sicura che lui non la trovasse affatto carina. Quale uomo, anche meno avvenente di Jake, avrebbe potuto provare interesse per una donna all’ ottavo mese di gravidanza? Probabilmente gli piaceva un tipo di donna sensuale, sicura di sé e affascinante quanto lui.

Nonostante questo, era conscia di quanto le sarebbe piaciuto apparirgli graziosa. Per la prima volta in molti mesi le importava di piacere a un uomo.

Che ti sta succedendo, Chelsey? , si chiese. Non ne hai avuto ancora abbastanza degli uomini? Nonostante il tradimento e l’abbandono di suo marito, la bambina che era in lei desiderava ancora la protezione e l’amore di un uomo. Ma l’amare verità era che non esisteva un uomo capace di darle l’amore di cui aveva bisogno!

Si infilò il vestito blu scuro rifinito di pizzo bianco che suo fratello Rand le aveva regalato per il suo ventesimo compleanno, qualche settimana prima. Un paio di ballerine e degli orecchini di perle completavano l’insieme.

Il calore, il nervosismo e le sue condizioni la facevano sentire stanca, e Chelsey si sedette sulla sedia a dondolo per riposare un po’ mentre aspettava Jake. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi, inutilmente. Nonostante i suoi sforzi per scacciarli, le tornavano alla mente i ricordi di quella sera terribile, quando Jake Breaux l’aveva salvata.

Era giunto dal nulla, come un miracolo insperato. Per quelle che le erano sembrate ore, anche s probabilmente erano stati solo pochi minuti, si era aggrappata alla sua voce bassa, rassicurante, come all’unica speranza che le restasse. Aveva capito che, nonostante ciò che era accaduto e anche se il futuro le sembrava cupo e disperato, desiderava vivere, e desiderava che suo figlio nascesse.

Chelsey sospirò. A volte le sembrava che da quella notte fossero passati anni, altre volte sembrava che tutto fosse accaduto il giorno prima…

Era stato Bradley,  suo marito, a proporre una vacanza di Natale a Copper Mountain, una località turistica invernale del Colorado. Nei mesi precedenti Chelsey aveva sentito una certa freddezza in lui e aveva sperato che quella vacanza, loro due da soli, li avrebbe aiutati a sentirsi più vicini. Non riusciva ancora a credere di essere stata così stupida da non sospettare nulla.

Due giorni prima di partire aveva scoperto di essere incinta e aveva deciso di aspettare la vigilia per dirlo a Brad. Aveva pensato che sarebbe stato un magnifico regalo di Natale.

Ma Brad non ne era stato affatto contento. Anzi, si era infuriato e le aveva detto cose terribili e crudeli che lei non avrebbe mai potuto dimenticare. L’aveva accusata di essere la causa di tutto ciò che non andava nella sua vita, e alla fine di quella scenata le aveva annunciato che avrebbe chiesto il divorzio. Le aveva suggerito di abortire e le aveva rivelato che c’era già un’altra donna nella sua vita, una donna molto più sofisticata di lei, che l’avrebbe aiutato nella carriera.

Chelsey non aveva avuto nemmeno la forza di ricordargli che lei aveva lavorato come cameriera, facendo lunghi e faticosi straordinari, per aiutarlo a finire gli studi di giurisprudenza. Era rimasta così sconvolta da ciò che Brad le stava dicendo da restare senza parole, come una stupida. Alla fine lui aveva telefonato alla sua mante, che li aveva seguiti in Colorado, e si era fatto venire a prendere, lasciando Chelsey da sola in una stanza d’albergo. Non si era nemmeno preoccupato di dirle addio.

Lei era rimasta per ore seduta sul divano, guardando fisso davanti  a sé, mentre le lacrime le scorrevano lungo le guance.

Il tempo era trascorso lentamente. Pian piano si era resa conto che lo scoppio d’ira di Bradley non era stato provocato dalla notizia che lei aspettava un figlio, ma era stato pianificato da tempo. Perché, altrimenti, la sua amante li avrebbe seguiti fin lì? Chelsey gli aveva soltanto dato il pretesto che lui stava aspettando.

Alla fine, non potendo più sopportare la solitudine di quella stanza d’albergo, era uscita. Aveva preso l’auto senza riflettere sulle condizioni critiche dell’autostrada, dal momento che in quei giorni era caduta parecchia neve. Non riusciva a pensare a nulla. Non sapeva nemmeno dove andare.

Ricordava di aver imboccato l’autostrada piangendo, con le lacrime che le offuscavano al vista. All’improvviso si era accorta che stava guidando troppo velocemente e aveva frenato, proprio mentre le ruote anteriori incontravano un tratto d’asfalto ricoperto da un sottile strato di ghiaccio. L’auto aveva sbandato ed era andata  schiantarsi contro un cumulo di neve. Chelsey aveva perso conoscenza, e quando si era ripresa si era trovata bloccata tra il sedile e il volante. Non riusciva a muovere la mano sinistra. Lo sportello era bloccato e l’impianto di riscaldamento non funzionava. Dopo qualche inutile tentativo di liberarsi si era resa conto che sarebbe presto morta congelata.

Quando era arrivato Jake Breaux lei era già in stato di shock. Più tardi le avevano detto che era stato un miracolo che lui fosse passato di là in quel momento. Solo grazie a lui era ancora viva, e lo era anche il bambino…

 

Chelsey udì bussare alla porta. Non aveva molti visitatori e quindi doveva trattarsi di Jake. Il cuore le diede un balzo inaspettato. Alzandosi con fatica si avviò verso la porta, pensando che era strano che non avesse sentito il rumore della sua moto.

Attraverso la porta a vetri vide che Jake indossava un completo scuro e si stava aggiustando il nodo della cravatta. Anche vestito formalmente aveva un’aria scanzonata che lo rendeva molto attraente.

“Per te” disse Jake quando lei gli aprì, porgendole un bouquet di rose rosse. I suoi occhi scuri la squadrarono da capo a piedi con un’espressione di approvazione.

Chelsey guardò le rose. Erano i suoi fiori preferiti. Era chiaro che Jake conosceva bene l’animo femminile.

“Non dovevi disturbarti tanto” gli disse.

Lui la guardava intensamente, in silenzio, in un modo che le fece accelerare i battiti del cuore. Sapeva che avrebbe dovuto allontanarsi da lui, ma le gambe si rifiutavano di collaborare. Immobile, rimase a guardarlo come ipnotizzata. Si passò nervosamente la punta della lingua sulle labbra.

Continuò a guardarlo mentre lui abbassava lentamente il viso verso di lei, e per un istante pensò che stesse per baciarla. Ma poi lui raddrizzò le spalle.

“Ah… Spero che tu abbia un vaso in cui metterle.”

“S…si, certo” balbettò Chelsey, presa da una strana delusione. Non riusciva a credere di aver desiderato che lui la baciasse, nonostante tutto ciò che le era accaduto in passato! “Credo di avere ancora quello in cui avevo messo i fiori che mi hai mandato in ospedale.” Ancora scossa, si diresse verso il tinello. “Spero che tu abbia ricevuto il mio biglietto di ringraziamento” gli disse, augurandosi che la propria voce non rivelasse quanto fosse turbata dalla vicinanza di lui.

“Si, l’ho ricevuto” rispose lui. “I tuoi sentimenti erano espressi molto bene.”

Chelsey arrossì. “ Ti sono davvero grata.”

“Bene, perché non metti le rose nel vaso, così possiamo andare a cena? Ho una fame da lupo. E tu?”

Le buone maniere le avrebbero imposto di negarlo, ma anche lei aveva molto appetito e, per chissà quale motivo, non le sembrava necessario nasconderglielo. “Potrei mangiarmi anche la luna” disse.

Lui ridacchiò. La sua risata, bassa e profonda, le fece provare una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

Chelsey frugò in un armadio, ne estrasse un vaso, lo riempì d’acqua e vi sistemò le rose. “Ecco fatto” disse. Si sentiva pervasa da uno strano senso di eccitazione che non provava da tanto tempo in presenza di un uomo. Nemmeno Bradley era mai riuscito a farla sentire così femminile. Forse quella sensazione dipendeva da uno squilibrio ormonale dovuto alla gravidanza, si disse. Doveva stare attenta a non farsi ingannare da quella parte di lei che ancora desiderava un uomo nella sua vita.

Jake la guardò in silenzio per un lungo istante. “Sei pronta?” chiese.

“Si” rispose lei, con un sorriso un po’ incerto.

Lui si sentì rimescolare dentro. Che gli stava accadendo? Per un attimo aveva sentito l’impulso fortissimo di stringerla a sé, di baciare quelle labbra piene, vulnerabili. Eppure lei non era nemmeno il suo tipo. Gli piacevano le donne sicure, indipendenti, che non cercano legami o parole d’amore. Sentiva d’istinto che Chelsey, invece, avrebbe voluto tutto ciò. Era così minuta che era difficile credere che il suo corpo potesse ospitare un altro essere umano. E anche se Jake sapeva che era appartenuta a un altro uomo, aveva ancora un’espressione di innocenza che risvegliava un istinto primitivo in lui. Era assurdo, ma la realtà d quelle emozioni era così innegabile da spaventarlo. Non voleva provare queste sensazioni. Voleva solo che lei lo aiutasse.

Jake si sforzò di sorridere. “Spero che non sia rischioso sedere accanto a te sul sedile posteriore. Una donna che è in grado di mangiare anche la luna potrebbe essere pericolosa.”

Chelsey ricambiò il sorriso, poi aggrottò leggermente le sopracciglia. Perché le aveva detto che si sarebbero seduti entrambi sul sedile posteriore? Jake non avrebbe guidato?

Lui lanciò un’occhiata al proprio orologio da polso, e Chelsey notò che si trattava di un orologio costoso.

Anche gli abiti che Jake indossava erano di ottima qualità. La giacca da sera e i pantaloni sembravano fatti su misura e probabilmente costavano più di tutto il guardaroba premaman di Chelsey. All’improvviso lei si rese conto che non si trattava di una specie di motociclista vagabondo. Doveva essere un uomo molto ricco.

Chelsey si sentì prendere da una sorta di panico. La usa famiglia era vissuta di sussidi di disoccupazione e , anche se con Brad aveva raggiunto una certa sicurezza economica, non aveva mai avuto denaro da sprecare. Era cresciuta con un padre alcolizzato e una nonna troppo vecchia e stanca per capire il mondo moderno. Il cibo e i vestiti della sua infanzia provenivano dai servizi sociali e dalla parrocchia. E se per un breve periodo, dopo il matrimonio, era riuscita a dimenticare le sue origini, Bradley aveva fatto in modo di rammentargliele per sempre, il Natale precedente. Si trattava di una lezione che non aveva intenzione di scordare.

“Senti, non c’è bisogno di andare al ristorante. Potremmo accontentarci di una pizza.”

“Cosa? Oh, no, non mi sono certo vestito così per una pizza!” esclamò Jake. “Questa sera faremo le cose per bene. Ho prenotato al Cafè Arcadian per le otto  e mezzo.”

Chelsey arrossì e indietreggiò di un passo. “è  a Lafayette, vero?”

“Si” rispose lui. Ma non ti preoccupare, abbiamo ancora tempo.”

Tempo per cosa?, pensò Chelsey. Se avesse avuto un minimo di buon senso gli avrebbe detto di scordarsi della cena e limitarsi a chiederle il favore che voleva da lei. Ma, naturalmente, come aveva già dimostrato più volte, non aveva nemmeno un briciolo di sale in zucca per quanto riguardava gli uomini.

Quando uscì e vide la limousine con autista che li aspettava rimase così sconvolta che non si accorse nemmeno che Jake la stava sospingendo gentilmente in avanti. Adesso era completamente sommersa dal panico. Perché Jake Breaux diceva di aver bisogno del suo aiuto, quando era avvio che aveva tutto ciò che il denaro poteva comprare?

Jake notò che Chelsey esitava alla vista della limousine, e per un attimo si pentì di non essere venuto con la sua automobile. Ma desiderava regalarle una serata speciale, che la incoraggiasse a dargli una mano.

Attese pazientemente che lei entrasse nell’auto, sorridendo leggermente nel vedere quanto fosse difficoltoso per lei introdursi nell’abitacolo. Poi si sedette a sua volta.

Quella donnina aveva il potere di farlo sentire diverso. Non capiva perché, ma lei riusciva a entrare nei suoi pensieri senza che lui se  ne accorgesse. Ogni volta che la guardava negli occhi sentiva il desiderio di proteggerla, si sentiva… più uomo. Era davvero assurdo.

 

Al Cafè Arcadian il capocameriere li accompagnò a un tavolo per due, in un angolo della grande, elegante sala. Nonostante il suo comportamento compassato, Chelsey notò nel cameriere un insolito zelo. Jake doveva essere considerato un cliente speciale.

“Il solito aperitivo, signor Breaux?” chiese il cameriere.

Jake aggottò la fronte. “Cosa ti piacerebbe, Chelsey?”

“Ehm… Acqua. Solo dell’acqua ghiacciata, per favore.”

“Acqua? Non preferiresti del vino?” chiese lui. “Hanno dei vini fantastici, qui.”

Chelsey scosse il capo. “No, solo acqua. Sono astemia, e poi adesso, con il bambino…”

“Oh, certo, me ne ero dimenticato” disse lui, appoggiandsi allo schienale della sedia. “è un problema?”

“Si. Se bevo alcolici, è come se li bevesse anche lui.”

“Allora, niente bevande alcoliche.”

Con la coda dell’occhio Chelsey colse l’espressione incuriosita del cameriere, che però riprese subito un’aria impassibile.

“Per me il solito, Raphael, e un bicchiere d’acqua per la signorina MacKenzie” ordinò Jake, sorridendo a Chelsey.

“Si, signor Breaux” disse il cameriere. Prima di andarsene lanciò un’altra breve occhiata a Chelsey, che arrossì lievemente. Poteva immaginare perfettamente che cosa stesse pensando!

Jake la fissò intensamente con gli occhi socchiusi. “ Tu mi incuriosisci, Chelsey” le disse tutto d’un tratto.

“Davvero?” chiese lei, sorpresa.

“Si. Si capisce bene che non vedi l’ora che la serata finisca, eppure te ne stai seduta come una bambina obbediente che ha deciso di accettare la punizione. Se me ne dessi la possibilità, ti dimostrerei che non sono poi così male. Anzi, c’è persino chi mi trova simpatico.”

Chelsey arrossì vivamente  e abbassò lo sguardo. “Mi dispiace che il mio nervosismo sia così evidente.” Inspirò a fondo e prese a giocherellare con il tovagliolo che teneva in grembo. Quando rialzò lo sguardo, vide che Jake tratteneva a stento un sorriso.

“Che c’è di divertente?” chiese, punta sul vivo.

“Tu” rispose lui, appoggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi il mento tra le mani mentre la guardava divertito. “Sei deliziosa. Sei come una ventata di primavera.”

Chelsey rimase a bocca aperta dalla sorpresa. Non si era aspettata un complimento così poetico. Quell’ uomo aveva un carattere strano, pieno di contraddizioni, e aveva su di lei lo stesso effetto di una droga.

“Stai bene?” chiese lui, allungando una mano attraverso il tavolo per sfiorarle una guancia.

“Fa un po’ caldo, qui” disse lei, imbarazzata.

Jake fece un cenno a un cameriere, che accorse immediatamente.

“Si, signore?”

“La mia ospite ha un po’ caldo. Le dispiace controllare la temperatura?”

“Certamente, signore.”

Chelsey era impressionata dall’attenzione che Jake otteneva semplicemente con un dito. Si scostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sulla fronte e lo osservò per un attimo. “Non sarai il proprietario del ristorante, per caso?”

“Certo che no” rispose lui, bevendo un sorso di aperitivo. “Mio nonno lo è.”

Chelsey abbassò lo sguardo. “Perché non ne sono sorpresa?” commentò a bassa voce.

“Ti secca?”

Lei lo guardò negli occhi. “No, è solo che… Bè, per essere sincera, le persone come te mi mettono in imbarazzo. Io devo lavorare, per vivere.”

“Anch’io.”

2Ma non ne sei obbligato.”

“Mio nonno è ricco, se è questo che intendi. Ma io non voglio dipendere da nessuno.”

“Nemmeno io” disse lei. “Mio fratello desidera aiutarmi finanziariamente quando nascerà il bambino, ma non voglio che lo faccia. Appena sarà possibile troverò un impiego per mantenerci entrambi. Fino ad allora vivrò con il denaro che mi ha dato mio marito con il divorzio.”

“Ti basterà?”

“Deve bastare.”

Il cameriere portò loro il menu, e Chelsey lasciò che Jake le consigliasse l’antipasto.

“Che mestiere fai?” chiese lui, quando furono di nuovo soli.

“Come?” disse lei, chiedendosi perché Jake fosse così curioso.

“Che tipo di lavoro cercherai?”

Lei alzò le spalle. “Non lo so. Prima di sposarmi, e per un paio d’anni dopo il matrimonio, ho lavorato come cameriera.”

“Cameriera?” ripeté Jake, aggrottando la fronte. “Ma è un lavoro duro. Chi si occuperà di Junior, se tu sarai fuori tutto il giorno e metà della notte?”

“Ce la faremo” rispose Chelsey, un po’ brusca. Distolse lo sguardo da lui cercando di controllare l’irritazione che stava montando in lei.

Chi credeva di essere? Solo perché probabilmente aveva frequentato un’università di spicco che gli dava la possibilità di guadagnare in un mese quanto lei guadagnava in un anno, non

aveva il diritto di darle consigli!

Jake le prese una mano. “Scusami, non volevo offenderti” le disse. “Stavo pensando al bambino. Non ti piacerebbe stare con lui tutto il tempo?”

Chelsey trattenne le lacrime che le salirono agli occhi a quelle parole. “Certo che mi piacerebbe. Ma non ho scelta.”

Jake si appoggiò allo schienale della sedia, riflettendo. Se lei non fosse stata disposta ad aiutarlo solo per fargli un favore avrebbe potuto convincerla in altro modo. Chelsey aveva bisogno di denaro. Lui aveva bisogno di una donna incinta. Forse avrebbero potuto concludere un accordo.

Il cameriere portò loro l’antipasto, un’insalata di granchio che  emanava un profumino delizioso. Con appetito, Chelsey prese la forchetta.

“Ti starai domandando che tipo di favore ti voglio chiedere” disse Jake.

“Si, sono piuttosto curiosa.”

“Bè, per dirla in poche parole, sono andato a vivere con mio nonno e con mai zia quando avevo dodici anni.” All’improvviso negli occhi di Jake passò un lampo di tristezza. “I miei genitori e mia sorella sono affogati in un incidente in mare.” Si interruppe un istante, guardando il piatto davanti a sé. “Non avevo altro posto dove andare. Non conoscevo mio nonno, perché lui e mio padre non erano in buoni rapporti. Comunque, poco dopo il mio arrivo, cominciammo subito a non andare d’accordo. Lui pretendeva di dirigere la mia vita, come aveva fatto con mio padre, e io volevo dimostrargli che ero perfettamente in grado di badare a me stesso.”

“Ma hai detto che avevi solo dodici anni.”

“Ero abbastanza grande” disse Jake con decisione.

“Mi dispiace per la tua famiglia. Deve essere stato terribile, per un bambino della tua età.”

“è passato molto tempo.”

“Ma non credo che tu abbia dimenticato.”

Invece di rispondere lui bevve un sorso di vino. Quel gesto disse a Chelsey tutto ciò che voleva sapere. Lo scrutò per un istante. “Forse non andavi d’accordo con tuo nonno perché vi somigliavate troppo.”

Jake le lanciò un’occhiata che la zittì subito. “Forse hai ragione” ammise infine. “Fino a pochi giorni fa pensavo che non me ne importasse nulla si lui. Ma poi mia zia mi chiamò e mi disse che il nonno stava morendo. Non so perché, ma all’improvviso sentii che dovevo fare qualcosa, prima che fosse troppo tardi. Forse lo stavo facendo per mio padre. Accidenti, non lo so. So solo che mi sono trovato a dire al vecchio cose che lui voleva sentire, cose su di me che non erano proprio vere.”

Chelsey posò la forchetta e lo guardò con gli occhi dilatati dallo stupore. “Stai dicendo che gli hai mentito?” disse, come se le fosse impossibile credere che qualcuno potesse fare qualcosa del genere.

“Si, ho mentito” disse Jake, leggermente irritato dal tono di accusa di lei. “Non mi sembrava una cosa grave. Stava morendo, e sembrava che per lui fosse importante sapere che vivevo nel mondo che lui aveva sperato. Così gli ho detto ciò che voleva.” Jake inspirò profondamente. “Adesso sta meglio. Ne sono lieto, ma… mi sono cacciato in un grosso pasticcio.”

Chelsey scosse il capo. “Ancora non capisco come ti posso aiutare.”

Jake bevve un altro sorso di vino, prima di guardarla di nuovo in viso. “Ho detto a mio nonno di essere sposato e, sapendo quanto avrebbe desiderato un nipote, gli ho detto anche che mia moglie era incinta.”

“Santo cielo!” esclamò Chelsey. “Come ti è venuto in mente di dire una cosa del genere?”

“Non lo so. L’ho detta e basta, senza badare alle conseguenze. In quel momento pensavo che stesse per morire, e farlo felice era l’unica cosa che importasse.”

“E adesso lui sta meglio e vuole conoscere tua moglie.”

“Esatto” disse Jake.

Lei sentì che non avrebbe potuto mangiare un altro boccone. “E così… “

“E così ho bisogno del tuo aiuto. Vorrei che tu fingessi di essere mia moglie, per qualche ora.” Si sporse verso di lei. “Ti assicuro che saprò ricompensarti, Chelsey. Ti pagherò, così non dovrai preoccuparti di lavorare subito dopo il parto e potrai stare con tuo figlio.”

Lei lo guardò, sbigottita. Non si sarebbe mai aspettata una cosa simile. Era pazzo, o soltanto disperato?”Non credo di voler essere coinvolta in una menzogna come questa.”

“Non devi decidere subito. Per favore, pensaci su.”

“Non posso farlo.”

“Si che puoi.”

“Ma hai detto che sta meglio. E se migliorasse ancora?”

“Il medico dice che ha pochissime possibilità di riprendersi. E se accadesse, gli direi la verità non appena fosse in grado di affrontarla.”

“Ma non è giusto mentire.”

“Senti, ormai il danno è fatto. O gli presento mia moglie, o gli dico la verità. Se potessi gliela direi, ma il medico dice che l’agitazione potrebbe essergli fatale.”

Chelsey abbassò lo sguardo. “Ti sei messo in un bel guaio.”

“Ho detto al nonno che ci siamo sposati solo poche settimane fa, che abbiamo deciso di rendere ufficiale il nostro rapporto prima che il bambino nascesse. Quando ho capito in che pasticcio mi ero cacciato, ho pensato a tutte le donne che conoscevo, ma nessuna di loro era incinta. Poi mi sei venuta in mente tu. È perfetto, non capisci? Io ho bisogno di una donna incinta, tu hai bisogno di denaro. Potrei pagarti generosamente per il tuo aiuto. Possiamo darci una mano a vicenda.”

“Non potresti ricorre a un’attrice? Potrebbe simulare il pancione con un cuscino…”

“No. Mio nonno è malato, ma non cieco.”

“Perfetto! Allora si accorgerebbe subito che sto mentendo.”

“No. Vedrebbe semplicemente che s ei incinta.”

“Non mi piace affatto” disse lei, con fermezza. “Se, e solo se, decidessi di accettare, lo farei solo per la gratitudine che ti devo. Null’altro.”

“Non voglio discuterne ora. C’è tempo, per parlarne.”

“Devo pensarci, Jake. Mi sembra una cosa un po’ folle.”

Lui aggrottò la fronte. “Me ne rendo conto. Ma sono certo che ce la possiamo fare.”

Chelsey sospirò. “Ci penserò, Jake. Ti dirò che cosa ho deciso domani mattina.”

“Va bene” disse lui. “Non ne parliamo più, adesso.”

Finirono di cenare. Con sorpresa Chelsey trovò facile divertirsi in compagnia di Jake. Mentre Bradley le aveva sempre fatto pesare la sua istruzione, l’intelligenza di Jake e  la sua conversazione brillante la facevano sentire a proprio agio. Tuttavia non poteva dimenticare che Jake era con lei per un motivo ben preciso. L’unica scelta che le restava era se accettare o meno. Per qualche oscuro motivo non le piaceva l’idea che fosse un’altra  a impersonare quella parte. E poi, come poteva rifiutare un favore all’uomo che le aveva salvato la vita?

Più tardi, Jake la riaccompagnò a casa.

Sulla soglia la guardò negli occhi. I suoi lineamenti erano resi ancora più scuri e misteriosi dalla penombra. “Ti telefonerò per sapere la tua risposta domattina presto. Non voglio farti fretta, ma mio nonno potrebbe venire a mancare da un momento all’altro.”

“Sono certa che potresti trovare qualcun’altra.”

“Non voglio una persona qualsiasi. Non potrei fidarmi di lei. Potrei divenire vittima di un ricatto.”

“Non ci avevo pensato” disse Chelsey.

All’improvviso lui le sollevò il mento con una mano. Poi lentamente, deliberatamente, le passò il pollice sul labbro inferiore. Il cuore di Chelsey cominciò a battere come impazzito.

“A volte hai un’espressione così innocente, Chelsey, che rischio di dimenticare qual è il mio vero scopo” le disse.

Cominciò ad abbassare il viso su quello di lei. Chelsey lo guardava negli occhi, ipnotizzata dal desiderio che vi leggeva. Questa volta l’avrebbe baciata, ne era sicura. Rimase immobile, pregustando la sensazione di pura gioia che le avrebbe dato quel bacio. Un attimo dopo lui posò le labbra sulle sue, lentamente. Chelsey chiuse gli occhi, gustando ogni attimo, ogni sensazione che provava.

All’improvviso capì che Jake Breaux era l’uomo più pericoloso che avesse mai incontrato. Aveva il potere di distruggerla in un solo istante, se non fosse stata attenta. Sarebbe stata in guardia, si ripromise.

Quando infine il bacio finì lui non si allontanò come lei si era aspettata, ma la tenne stretta a sé, imprimendole piccoli, lievi baci sul viso, sulle palpebre, sugli angoli della bocca, prima di cercare ancora le sue labbra. Chelsey non si rese nemmeno conto del lieve gemito che le era sfuggito.

Ma per Jake quella fu l’ultima goccia.

Questa volta la baciò con passione, cercando di accendere dentro di lei il desiderio senza perdere lui stesso il controllo. Sapeva che si stava comportando da egoista, ma doveva capire se anche lei provava le stesse sensazioni che sentiva lui. Anche nelle sue condizioni al trovava estremamente sensuale, tanto da desiderare di fare l’amore con lei in quel momento stesso. Ma, per la prima volta in vita sua, non approfittò della situazione. Dopo tutto lei era incinta di otto mesi e, anche nei suoi momenti peggiori, Jake Breaux non era un mascalzone del genere.

 

Ed ecco finito anche il secondo capitolo…Ringrazio infinitamente le persone che hanno recensito e pero di riceverne anche delle altre… Ora però devo scappare, ho delle cose urgentissime da fare quindi ci vediamo al prossimo capitolo… Baci a tutti, lady gaara ^^

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