Jake
salì
sulla sua Harley Davidson, avviò il motore e
partì a tutta velocità, come se
stesse fuggendo.
Quella
donna gli avrebbe creato dei problemi, lo sentiva chiaramente.
Era… era diversa
da qualunque altra, anche se non capiva bene in che modo.
E pensare
che lei non lo aveva nemmeno riconosciuto, quando si era presentato
alla sua
porta!
Accidenti,
pensò, furioso con se stesso per l’importanza che
dava alla reazione di Chelsey
nei suoi confronti. Eppure, il fatto che lei non si ricordasse di lui
l’aveva ferito.
Non gli
piaceva affatto ciò che stava per chiederle. Ma gli piaceva
ancora meno la
menzogna che aveva detto a suo nonno qualche giorno prima. Se solo
avesse
potuto tornare indietro e cambiare le cose! Purtroppo ormai non aveva
più
scelta.
Aggrottò
la
fronte. Erano davvero passati solo cinque giorni, da quando sua zia gli
aveva
telefonato per avvisarlo che il nonno stava morendo? Sembrava che
fossero
trascorsi mesi. Il vecchio Jonathan era stato una figura centrale nella
vita
del nipote da quando i suoi genitori e la sua sorellina erano morti.
Stupidamente, Jake non aveva mai preso in considerazione il fatto che
anche lui
avrebbe dovuto andarsene, prima o poi. Come aveva potuto dimenticare
che nulla
durava per sempre?
La notizia
delle condizioni di suo nonno lo aveva sconvolto. Si era precipitato
immediatamente in ospedale e aveva detto e fatto cose che non avrebbe
mai
potuto dire o fare. Un solo sguardo al viso sofferente del vecchio
aveva
ridestato in Jake una parte di sé che credeva morta e
sepolta. Quando suo nonno
gli aveva detto che avrebbe potuto andarsene in pace solo se avesse
saputo
aveva qualcuno che lo amava e si prendeva cura di lui, si era trovato a
inventare sui due piedi una storia che lo facesse felice.
Non era
stata una menzogna premeditata. Chi avrebbe potuto immaginarne le
conseguenze?
Con grande sorpresa dei medici Jonathan Breaux stava rapidamente
migliorando,
come se le parole di Jake gli avessero infuso nuova forza per reagire
alla
malattia. E adesso stava tanto meglio che voleva conoscere la moglie di
suo
nipote, la donna che portava in grembo suo figlio… Una donna
che non esisteva.
Ecco
perché
Jake aveva bisogno dell’aiuto di Chelsey MacKenzie.
Eppure
aveva la netta sensazione che coinvolgerla in quella storia avrebbe
complicato le
cose. I suoi grandi occhi azzurri, che le davano
un’espressione così
vulnerabile lo inquietavano. Era il tipo di donna che avrebbe chiesto
un
impegna a un uomo, e lui non era fatto per l’impegno. Aveva
imparato a proprie
spese che voler bene a qualcuno portava sofferenza.
Ma adesso
aveva un problema più urgente di quello delle sue sensazioni
per Chelsey
MacKenzie. E inoltre, si rassicurò, non c’era
donna al mondo che potesse
legarlo a sé.
A Chelsey
batteva forte il cuore mentre si preparava per l’appuntamento
con Jake. Non
riusciva a dimenticare quegli occhi così scuri da sembrare
quasi neri, quello
sguardo così intenso.
Era sicura
che lui non la trovasse affatto carina. Quale uomo, anche meno
avvenente di
Jake, avrebbe potuto provare interesse per una donna all’
ottavo mese di
gravidanza? Probabilmente gli piaceva un tipo di donna sensuale, sicura
di sé e
affascinante quanto lui.
Nonostante
questo, era conscia di quanto le sarebbe piaciuto apparirgli graziosa.
Per la
prima volta in molti mesi le importava di piacere a un uomo.
Che ti sta
succedendo, Chelsey? , si chiese. Non ne hai avuto ancora abbastanza
degli
uomini? Nonostante il tradimento e l’abbandono di suo marito,
la bambina che
era in lei desiderava ancora la protezione e l’amore di un
uomo. Ma l’amare
verità era che non esisteva un uomo capace di darle
l’amore di cui aveva
bisogno!
Si
infilò
il vestito blu scuro rifinito di pizzo bianco che suo fratello Rand le
aveva
regalato per il suo ventesimo compleanno, qualche settimana prima. Un
paio di ballerine
e degli orecchini di perle completavano l’insieme.
Il calore,
il nervosismo e le sue condizioni la facevano sentire stanca, e Chelsey
si
sedette sulla sedia a dondolo per riposare un po’ mentre
aspettava Jake. Chiuse
gli occhi e cercò di rilassarsi, inutilmente. Nonostante i
suoi sforzi per
scacciarli, le tornavano alla mente i ricordi di quella sera terribile,
quando
Jake Breaux l’aveva salvata.
Era giunto
dal nulla, come un miracolo insperato. Per quelle che le erano sembrate
ore,
anche s probabilmente erano stati solo pochi minuti, si era aggrappata
alla sua
voce bassa, rassicurante, come all’unica speranza che le
restasse. Aveva capito
che, nonostante ciò che era accaduto e anche se il futuro le
sembrava cupo e
disperato, desiderava vivere, e desiderava che suo figlio nascesse.
Chelsey
sospirò. A volte le sembrava che da quella notte fossero
passati anni, altre
volte sembrava che tutto fosse accaduto il giorno prima…
Era stato
Bradley, suo
marito, a proporre una
vacanza di Natale a Copper Mountain, una località turistica
invernale del
Colorado. Nei mesi precedenti Chelsey aveva sentito una certa freddezza
in lui
e aveva sperato che quella vacanza, loro due da soli, li avrebbe
aiutati a
sentirsi più vicini. Non riusciva ancora a credere di essere
stata così stupida
da non sospettare nulla.
Due giorni
prima di partire aveva scoperto di essere incinta e aveva deciso di
aspettare
la vigilia per dirlo a Brad. Aveva pensato che sarebbe stato un
magnifico
regalo di Natale.
Ma Brad non
ne era stato affatto contento. Anzi, si era infuriato e le aveva detto
cose
terribili e crudeli che lei non avrebbe mai potuto dimenticare.
L’aveva
accusata di essere la causa di tutto ciò che non andava
nella sua vita, e alla
fine di quella scenata le aveva annunciato che avrebbe chiesto il
divorzio. Le
aveva suggerito di abortire e le aveva rivelato che c’era
già un’altra donna
nella sua vita, una donna molto più sofisticata di lei, che
l’avrebbe aiutato
nella carriera.
Chelsey non
aveva avuto nemmeno la forza di ricordargli che lei aveva lavorato come
cameriera, facendo lunghi e faticosi straordinari, per aiutarlo a
finire gli
studi di giurisprudenza. Era rimasta così sconvolta da
ciò che Brad le stava
dicendo da restare senza parole, come una stupida. Alla fine lui aveva
telefonato
alla sua mante, che li aveva seguiti in Colorado, e si era fatto venire
a
prendere, lasciando Chelsey da sola in una stanza d’albergo.
Non si era nemmeno
preoccupato di dirle addio.
Lei era
rimasta per ore seduta sul divano, guardando fisso davanti a sé, mentre le
lacrime le scorrevano lungo
le guance.
Il tempo
era trascorso lentamente. Pian piano si era resa conto che lo scoppio
d’ira di
Bradley non era stato provocato dalla notizia che lei aspettava un
figlio, ma
era stato pianificato da tempo. Perché, altrimenti, la sua
amante li avrebbe
seguiti fin lì? Chelsey gli aveva soltanto dato il pretesto
che lui stava
aspettando.
Alla fine,
non potendo più sopportare la solitudine di quella stanza
d’albergo, era
uscita. Aveva preso l’auto senza riflettere sulle condizioni
critiche
dell’autostrada, dal momento che in quei giorni era caduta
parecchia neve. Non
riusciva a pensare a nulla. Non sapeva nemmeno dove andare.
Ricordava
di aver imboccato l’autostrada piangendo, con le lacrime che
le offuscavano al
vista. All’improvviso si era accorta che stava guidando
troppo velocemente e
aveva frenato, proprio mentre le ruote anteriori incontravano un tratto
d’asfalto ricoperto da un sottile strato di ghiaccio.
L’auto aveva sbandato ed
era andata schiantarsi
contro un cumulo
di neve. Chelsey aveva perso conoscenza, e quando si era ripresa si era
trovata
bloccata tra il sedile e il volante. Non riusciva a muovere la mano
sinistra.
Lo sportello era bloccato e l’impianto di riscaldamento non
funzionava. Dopo
qualche inutile tentativo di liberarsi si era resa conto che sarebbe
presto
morta congelata.
Quando era
arrivato Jake Breaux lei era già in stato di shock.
Più tardi le avevano detto
che era stato un miracolo che lui fosse passato di là in
quel momento. Solo grazie
a lui era ancora viva, e lo era anche il bambino…
Chelsey
udì
bussare alla porta. Non aveva molti visitatori e quindi doveva
trattarsi di
Jake. Il cuore le diede un balzo inaspettato. Alzandosi con fatica si
avviò
verso la porta, pensando che era strano che non avesse sentito il
rumore della
sua moto.
Attraverso
la porta a vetri vide che Jake indossava un completo scuro e si stava
aggiustando il nodo della cravatta. Anche vestito formalmente aveva
un’aria
scanzonata che lo rendeva molto attraente.
“Per
te”
disse Jake quando lei gli aprì, porgendole un bouquet di
rose rosse. I suoi
occhi scuri la squadrarono da capo a piedi con un’espressione
di approvazione.
Chelsey
guardò le rose. Erano i suoi fiori preferiti. Era chiaro che
Jake conosceva
bene l’animo femminile.
“Non
dovevi
disturbarti tanto” gli disse.
Lui la
guardava intensamente, in silenzio, in un modo che le fece accelerare i
battiti
del cuore. Sapeva che avrebbe dovuto allontanarsi da lui, ma le gambe
si
rifiutavano di collaborare. Immobile, rimase a guardarlo come
ipnotizzata. Si
passò nervosamente la punta della lingua sulle labbra.
Continuò
a
guardarlo mentre lui abbassava lentamente il viso verso di lei, e per
un
istante pensò che stesse per baciarla. Ma poi lui
raddrizzò le spalle.
“Ah…
Spero
che tu abbia un vaso in cui metterle.”
“S…si,
certo” balbettò Chelsey, presa da una strana
delusione. Non riusciva a credere
di aver desiderato che lui la baciasse, nonostante tutto ciò
che le era
accaduto in passato! “Credo di avere ancora quello in cui
avevo messo i fiori
che mi hai mandato in ospedale.” Ancora scossa, si diresse
verso il tinello.
“Spero che tu abbia ricevuto il mio biglietto di
ringraziamento” gli disse,
augurandosi che la propria voce non rivelasse quanto fosse turbata
dalla
vicinanza di lui.
“Si,
l’ho
ricevuto” rispose lui. “I tuoi sentimenti erano
espressi molto bene.”
Chelsey
arrossì. “ Ti sono davvero grata.”
“Bene,
perché non metti le rose nel vaso, così possiamo
andare a cena? Ho una fame da
lupo. E tu?”
Le buone
maniere le avrebbero imposto di negarlo, ma anche lei aveva molto
appetito e,
per chissà quale motivo, non le sembrava necessario
nasconderglielo. “Potrei
mangiarmi anche la luna” disse.
Lui
ridacchiò. La sua risata, bassa e profonda, le fece provare
una strana
sensazione alla bocca dello stomaco.
Chelsey
frugò in un armadio, ne estrasse un vaso, lo
riempì d’acqua e vi sistemò le
rose. “Ecco fatto” disse. Si sentiva pervasa da uno
strano senso di eccitazione
che non provava da tanto tempo in presenza di un uomo. Nemmeno Bradley
era mai
riuscito a farla sentire così femminile. Forse quella
sensazione dipendeva da
uno squilibrio ormonale dovuto alla gravidanza, si disse. Doveva stare
attenta
a non farsi ingannare da quella parte di lei che ancora desiderava un
uomo
nella sua vita.
Jake la
guardò in silenzio per un lungo istante. “Sei
pronta?” chiese.
“Si”
rispose lei, con un sorriso un po’ incerto.
Lui si
sentì rimescolare dentro. Che gli stava accadendo? Per un
attimo aveva sentito
l’impulso fortissimo di stringerla a sé, di
baciare quelle labbra piene,
vulnerabili. Eppure lei non era nemmeno il suo tipo. Gli piacevano le
donne
sicure, indipendenti, che non cercano legami o parole
d’amore. Sentiva
d’istinto che Chelsey, invece, avrebbe voluto tutto
ciò. Era così minuta che era
difficile credere che il suo corpo potesse ospitare un altro essere
umano. E
anche se Jake sapeva che era appartenuta a un altro uomo, aveva ancora
un’espressione di innocenza che risvegliava un istinto
primitivo in lui. Era
assurdo, ma la realtà d quelle emozioni era così
innegabile da spaventarlo. Non
voleva provare queste sensazioni. Voleva solo che lei lo aiutasse.
Jake si
sforzò di sorridere. “Spero che non sia rischioso
sedere accanto a te sul
sedile posteriore. Una donna che è in grado di mangiare
anche la luna potrebbe
essere pericolosa.”
Chelsey
ricambiò il sorriso, poi aggrottò leggermente le
sopracciglia. Perché le aveva
detto che si sarebbero seduti entrambi sul sedile posteriore? Jake non
avrebbe
guidato?
Lui
lanciò
un’occhiata al proprio orologio da polso, e Chelsey
notò che si trattava di un
orologio costoso.
Anche gli
abiti che Jake indossava erano di ottima qualità. La giacca
da sera e i
pantaloni sembravano fatti su misura e probabilmente costavano
più di tutto il
guardaroba premaman di Chelsey. All’improvviso lei si rese
conto che non si
trattava di una specie di motociclista vagabondo. Doveva essere un uomo
molto
ricco.
Chelsey si
sentì prendere da una sorta di panico. La usa famiglia era
vissuta di sussidi
di disoccupazione e , anche se con Brad aveva raggiunto una certa
sicurezza
economica, non aveva mai avuto denaro da sprecare. Era cresciuta con un
padre
alcolizzato e una nonna troppo vecchia e stanca per capire il mondo
moderno. Il
cibo e i vestiti della sua infanzia provenivano dai servizi sociali e
dalla
parrocchia. E se per un breve periodo, dopo il matrimonio, era riuscita
a
dimenticare le sue origini, Bradley aveva fatto in modo di
rammentargliele per
sempre, il Natale precedente. Si trattava di una lezione che non aveva
intenzione
di scordare.
“Senti,
non
c’è bisogno di andare al ristorante. Potremmo
accontentarci di una pizza.”
“Cosa?
Oh,
no, non mi sono certo vestito così per una pizza!”
esclamò Jake. “Questa sera
faremo le cose per bene. Ho prenotato al Cafè Arcadian per
le otto e
mezzo.”
Chelsey
arrossì e indietreggiò di un passo.
“è a
Lafayette, vero?”
“Si”
rispose lui. Ma non ti preoccupare, abbiamo ancora tempo.”
Tempo
per cosa?, pensò Chelsey. Se avesse avuto un minimo di buon
senso gli avrebbe
detto di scordarsi della cena e limitarsi a chiederle il favore che
voleva da
lei. Ma, naturalmente, come aveva già dimostrato
più volte, non aveva nemmeno
un briciolo di sale in zucca per quanto riguardava gli uomini.
Quando
uscì e vide la limousine con autista che li aspettava rimase
così sconvolta che
non si accorse nemmeno che Jake la stava sospingendo gentilmente in
avanti.
Adesso era completamente sommersa dal panico. Perché Jake
Breaux diceva di aver
bisogno del suo aiuto, quando era avvio che aveva tutto ciò
che il denaro poteva
comprare?
Jake
notò che Chelsey esitava alla vista della limousine, e per
un attimo si pentì
di non essere venuto con la sua automobile. Ma desiderava regalarle una
serata
speciale, che la incoraggiasse a dargli una mano.
Attese
pazientemente che lei entrasse nell’auto, sorridendo
leggermente nel vedere
quanto fosse difficoltoso per lei introdursi nell’abitacolo.
Poi si sedette a
sua volta.
Quella
donnina aveva il potere di farlo sentire diverso. Non capiva
perché, ma lei
riusciva a entrare nei suoi pensieri senza che lui se
ne accorgesse. Ogni volta che la guardava
negli occhi sentiva il desiderio di proteggerla, si sentiva…
più uomo. Era
davvero assurdo.
Al
Cafè Arcadian il capocameriere li accompagnò a un
tavolo per due, in un angolo
della grande, elegante sala. Nonostante il suo comportamento
compassato,
Chelsey notò nel cameriere un insolito zelo. Jake doveva
essere considerato un
cliente speciale.
“Il
solito aperitivo, signor Breaux?” chiese il cameriere.
Jake
aggottò la fronte. “Cosa ti piacerebbe,
Chelsey?”
“Ehm…
Acqua. Solo dell’acqua ghiacciata, per favore.”
“Acqua?
Non preferiresti del vino?” chiese lui. “Hanno dei
vini fantastici, qui.”
Chelsey
scosse il capo. “No, solo acqua. Sono astemia, e poi adesso,
con il bambino…”
“Oh,
certo, me ne ero dimenticato” disse lui, appoggiandsi allo
schienale della
sedia. “è un problema?”
“Si.
Se bevo alcolici, è come se li bevesse anche lui.”
“Allora,
niente bevande alcoliche.”
Con
la coda dell’occhio Chelsey colse l’espressione
incuriosita del cameriere, che
però riprese subito un’aria impassibile.
“Per
me il solito, Raphael, e un bicchiere d’acqua per la
signorina MacKenzie”
ordinò Jake, sorridendo a Chelsey.
“Si,
signor Breaux” disse il cameriere. Prima di andarsene
lanciò un’altra breve
occhiata a Chelsey, che arrossì lievemente. Poteva
immaginare perfettamente che
cosa stesse pensando!
Jake
la fissò intensamente con gli occhi socchiusi. “
Tu mi incuriosisci, Chelsey”
le disse tutto d’un tratto.
“Davvero?”
chiese lei, sorpresa.
“Si.
Si capisce bene che non vedi l’ora che la serata finisca,
eppure te ne stai
seduta come una bambina obbediente che ha deciso di accettare la
punizione. Se
me ne dessi la possibilità, ti dimostrerei che non sono poi
così male. Anzi,
c’è persino chi mi trova simpatico.”
Chelsey
arrossì vivamente e
abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace che il mio nervosismo sia così
evidente.” Inspirò a fondo e prese
a giocherellare con il tovagliolo che teneva in grembo. Quando
rialzò lo
sguardo, vide che Jake tratteneva a stento un sorriso.
“Che
c’è di divertente?” chiese, punta sul
vivo.
“Tu”
rispose lui, appoggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi il mento tra
le mani
mentre la guardava divertito. “Sei deliziosa. Sei come una
ventata di
primavera.”
Chelsey
rimase a bocca aperta dalla sorpresa. Non si era aspettata un
complimento così
poetico. Quell’ uomo aveva un carattere strano, pieno di
contraddizioni, e
aveva su di lei lo stesso effetto di una droga.
“Stai
bene?” chiese lui, allungando una mano attraverso il tavolo
per sfiorarle una
guancia.
“Fa
un po’ caldo, qui” disse lei, imbarazzata.
Jake
fece un cenno a un cameriere, che accorse immediatamente.
“Si,
signore?”
“La
mia ospite ha un po’ caldo. Le dispiace controllare la
temperatura?”
“Certamente,
signore.”
Chelsey
era impressionata dall’attenzione che Jake otteneva
semplicemente con un dito.
Si scostò una ciocca di capelli che le era ricaduta sulla
fronte e lo osservò
per un attimo. “Non sarai il proprietario del ristorante, per
caso?”
“Certo
che no” rispose lui, bevendo un sorso di aperitivo.
“Mio nonno lo è.”
Chelsey
abbassò lo sguardo. “Perché non ne sono
sorpresa?” commentò a bassa voce.
“Ti
secca?”
Lei
lo guardò negli occhi. “No, è solo
che… Bè, per essere sincera, le persone come
te mi mettono in imbarazzo. Io devo lavorare, per vivere.”
“Anch’io.”
2Ma
non ne sei obbligato.”
“Mio
nonno è ricco, se è questo che intendi. Ma io non
voglio dipendere da nessuno.”
“Nemmeno
io” disse lei. “Mio fratello desidera aiutarmi
finanziariamente quando nascerà
il bambino, ma non voglio che lo faccia. Appena sarà
possibile troverò un
impiego per mantenerci entrambi. Fino ad allora vivrò con il
denaro che mi ha
dato mio marito con il divorzio.”
“Ti
basterà?”
“Deve
bastare.”
Il
cameriere portò loro il menu, e Chelsey lasciò
che Jake le consigliasse
l’antipasto.
“Che
mestiere fai?” chiese lui, quando furono di nuovo soli.
“Come?”
disse lei, chiedendosi perché Jake fosse così
curioso.
“Che
tipo di lavoro cercherai?”
Lei
alzò le spalle. “Non lo so. Prima di sposarmi, e
per un paio d’anni dopo il
matrimonio, ho lavorato come cameriera.”
“Cameriera?”
ripeté Jake, aggrottando la fronte. “Ma
è un lavoro duro. Chi si occuperà di
Junior, se tu sarai fuori tutto il giorno e metà della
notte?”
“Ce
la faremo” rispose Chelsey, un po’ brusca. Distolse
lo sguardo da lui cercando
di controllare l’irritazione che stava montando in lei.
Chi
credeva di essere? Solo perché probabilmente aveva
frequentato un’università di
spicco che gli dava la possibilità di guadagnare in un mese
quanto lei
guadagnava in un anno, non
aveva
il diritto di darle consigli!
Jake
le prese una mano. “Scusami, non volevo offenderti”
le disse. “Stavo pensando
al bambino. Non ti piacerebbe stare con lui tutto il tempo?”
Chelsey
trattenne le lacrime che le salirono agli occhi a quelle parole.
“Certo che mi
piacerebbe. Ma non ho scelta.”
Jake
si appoggiò allo schienale della sedia, riflettendo. Se lei
non fosse stata
disposta ad aiutarlo solo per fargli un favore avrebbe potuto
convincerla in
altro modo. Chelsey aveva bisogno di denaro. Lui aveva bisogno di una
donna
incinta. Forse avrebbero potuto concludere un accordo.
Il
cameriere portò loro l’antipasto,
un’insalata di granchio che
emanava un profumino delizioso. Con appetito,
Chelsey prese la forchetta.
“Ti
starai domandando che tipo di favore ti voglio chiedere”
disse Jake.
“Si,
sono piuttosto curiosa.”
“Bè,
per dirla in poche parole, sono andato a vivere con mio nonno e con mai
zia
quando avevo dodici anni.” All’improvviso negli
occhi di Jake passò un lampo di
tristezza. “I miei genitori e mia sorella sono affogati in un
incidente in
mare.” Si interruppe un istante, guardando il piatto davanti
a sé. “Non avevo
altro posto dove andare. Non conoscevo mio nonno, perché lui
e mio padre non
erano in buoni rapporti. Comunque, poco dopo il mio arrivo, cominciammo
subito
a non andare d’accordo. Lui pretendeva di dirigere la mia
vita, come aveva
fatto con mio padre, e io volevo dimostrargli che ero perfettamente in
grado di
badare a me stesso.”
“Ma
hai detto che avevi solo dodici anni.”
“Ero
abbastanza grande” disse Jake con decisione.
“Mi
dispiace per la tua famiglia. Deve essere stato terribile, per un
bambino della
tua età.”
“è
passato molto tempo.”
“Ma
non credo che tu abbia dimenticato.”
Invece
di rispondere lui bevve un sorso di vino. Quel gesto disse a Chelsey
tutto ciò
che voleva sapere. Lo scrutò per un istante.
“Forse non andavi d’accordo con
tuo nonno perché vi somigliavate troppo.”
Jake
le lanciò un’occhiata che la zittì
subito. “Forse hai ragione” ammise infine.
“Fino
a pochi giorni fa pensavo che non me ne importasse nulla si lui. Ma poi
mia zia
mi chiamò e mi disse che il nonno stava morendo. Non so
perché, ma all’improvviso
sentii che dovevo fare qualcosa, prima che fosse troppo tardi. Forse lo
stavo
facendo per mio padre. Accidenti, non lo so. So solo che mi sono
trovato a dire
al vecchio cose che lui voleva sentire, cose su di me che non erano
proprio vere.”
Chelsey
posò la forchetta e lo guardò con gli occhi
dilatati dallo stupore. “Stai
dicendo che gli hai mentito?” disse, come se le fosse
impossibile credere che qualcuno
potesse fare qualcosa del genere.
“Si,
ho mentito” disse Jake, leggermente irritato dal tono di
accusa di lei. “Non mi
sembrava una cosa grave. Stava morendo, e sembrava che per lui fosse
importante
sapere che vivevo nel mondo che lui aveva sperato. Così gli
ho detto ciò che
voleva.” Jake inspirò profondamente.
“Adesso sta meglio. Ne sono lieto, ma… mi
sono cacciato in un grosso pasticcio.”
Chelsey
scosse il capo. “Ancora non capisco come ti posso
aiutare.”
Jake
bevve un altro sorso di vino, prima di guardarla di nuovo in viso.
“Ho detto a
mio nonno di essere sposato e, sapendo quanto avrebbe desiderato un
nipote, gli
ho detto anche che mia moglie era incinta.”
“Santo
cielo!” esclamò Chelsey. “Come ti
è venuto in mente di dire una cosa del
genere?”
“Non
lo so. L’ho detta e basta, senza badare alle conseguenze. In
quel momento
pensavo che stesse per morire, e farlo felice era l’unica
cosa che importasse.”
“E
adesso lui sta meglio e vuole conoscere tua moglie.”
“Esatto”
disse Jake.
Lei
sentì che non avrebbe potuto mangiare un altro boccone.
“E così… “
“E
così ho bisogno del tuo aiuto. Vorrei che tu fingessi di
essere mia moglie, per
qualche ora.” Si sporse verso di lei. “Ti assicuro
che saprò ricompensarti,
Chelsey. Ti pagherò, così non dovrai preoccuparti
di lavorare subito dopo il
parto e potrai stare con tuo figlio.”
Lei
lo guardò, sbigottita. Non si sarebbe mai aspettata una cosa
simile. Era pazzo,
o soltanto disperato?”Non credo di voler essere coinvolta in
una menzogna come
questa.”
“Non
devi decidere subito. Per favore, pensaci su.”
“Non
posso farlo.”
“Si
che puoi.”
“Ma
hai detto che sta meglio. E se migliorasse ancora?”
“Il
medico dice che ha pochissime possibilità di riprendersi. E
se accadesse, gli
direi la verità non appena fosse in grado di
affrontarla.”
“Ma
non è giusto mentire.”
“Senti,
ormai il danno è fatto. O gli presento mia moglie, o gli
dico la verità. Se
potessi gliela direi, ma il medico dice che l’agitazione
potrebbe essergli
fatale.”
Chelsey
abbassò lo sguardo. “Ti sei messo in un bel
guaio.”
“Ho
detto al nonno che ci siamo sposati solo poche settimane fa, che
abbiamo deciso
di rendere ufficiale il nostro rapporto prima che il bambino nascesse.
Quando
ho capito in che pasticcio mi ero cacciato, ho pensato a tutte le donne
che
conoscevo, ma nessuna di loro era incinta. Poi mi sei venuta in mente
tu. È perfetto,
non capisci? Io ho bisogno di una donna incinta, tu hai bisogno di
denaro. Potrei
pagarti generosamente per il tuo aiuto. Possiamo darci una mano a
vicenda.”
“Non
potresti ricorre a un’attrice? Potrebbe simulare il pancione
con un cuscino…”
“No.
Mio nonno è malato, ma non cieco.”
“Perfetto!
Allora si accorgerebbe subito che sto mentendo.”
“No.
Vedrebbe semplicemente che s ei incinta.”
“Non
mi piace affatto” disse lei, con fermezza. “Se, e
solo se, decidessi di
accettare, lo farei solo per la gratitudine che ti devo.
Null’altro.”
“Non
voglio discuterne ora. C’è tempo, per
parlarne.”
“Devo
pensarci, Jake. Mi sembra una cosa un po’ folle.”
Lui
aggrottò la fronte. “Me ne rendo conto. Ma sono
certo che ce la possiamo fare.”
Chelsey
sospirò. “Ci penserò, Jake. Ti
dirò che cosa ho deciso domani mattina.”
“Va
bene” disse lui. “Non ne parliamo più,
adesso.”
Finirono
di cenare. Con sorpresa Chelsey trovò facile divertirsi in
compagnia di Jake. Mentre
Bradley le aveva sempre fatto pesare la sua istruzione,
l’intelligenza di Jake
e la sua
conversazione brillante la
facevano sentire a proprio agio. Tuttavia non poteva dimenticare che
Jake era
con lei per un motivo ben preciso. L’unica scelta che le
restava era se
accettare o meno. Per qualche oscuro motivo non le piaceva
l’idea che fosse un’altra
a impersonare quella parte. E poi, come
poteva rifiutare un favore all’uomo che le aveva salvato la
vita?
Più
tardi, Jake la riaccompagnò a casa.
Sulla
soglia la guardò negli occhi. I suoi lineamenti erano resi
ancora più scuri e
misteriosi dalla penombra. “Ti telefonerò per
sapere la tua risposta domattina
presto. Non voglio farti fretta, ma mio nonno potrebbe venire a mancare
da un
momento all’altro.”
“Sono
certa che potresti trovare qualcun’altra.”
“Non
voglio una persona qualsiasi. Non potrei fidarmi di lei. Potrei
divenire
vittima di un ricatto.”
“Non
ci avevo pensato” disse Chelsey.
All’improvviso
lui le sollevò il mento con una mano. Poi lentamente,
deliberatamente, le passò
il pollice sul labbro inferiore. Il cuore di Chelsey
cominciò a battere come
impazzito.
“A
volte hai un’espressione così innocente, Chelsey,
che rischio di dimenticare qual
è il mio vero scopo” le disse.
Cominciò
ad abbassare il viso su quello di lei. Chelsey lo guardava negli occhi,
ipnotizzata dal desiderio che vi leggeva. Questa volta
l’avrebbe baciata, ne
era sicura. Rimase immobile, pregustando la sensazione di pura gioia
che le
avrebbe dato quel bacio. Un attimo dopo lui posò le labbra
sulle sue,
lentamente. Chelsey chiuse gli occhi, gustando ogni attimo, ogni
sensazione che
provava.
All’improvviso
capì che Jake Breaux era l’uomo più
pericoloso che avesse mai incontrato. Aveva
il potere di distruggerla in un solo istante, se non fosse stata
attenta. Sarebbe
stata in guardia, si ripromise.
Quando
infine il bacio finì lui non si allontanò come
lei si era aspettata, ma la
tenne stretta a sé, imprimendole piccoli, lievi baci sul
viso, sulle palpebre, sugli
angoli della bocca, prima di cercare ancora le sue labbra. Chelsey non
si rese
nemmeno conto del lieve gemito che le era sfuggito.
Ma
per Jake quella fu l’ultima goccia.
Questa
volta la baciò con passione, cercando di accendere dentro di
lei il desiderio
senza perdere lui stesso il controllo. Sapeva che si stava comportando
da
egoista, ma doveva capire se anche lei provava le stesse sensazioni che
sentiva
lui. Anche nelle sue condizioni al trovava estremamente sensuale, tanto
da
desiderare di fare l’amore con lei in quel momento stesso.
Ma, per la prima
volta in vita sua, non approfittò della situazione. Dopo
tutto lei era incinta
di otto mesi e, anche nei suoi momenti peggiori, Jake Breaux non era un
mascalzone
del genere.
Ed
ecco finito anche il secondo capitolo…Ringrazio
infinitamente le persone che
hanno recensito e pero di riceverne anche delle altre… Ora
però devo scappare,
ho delle cose urgentissime da fare quindi ci vediamo al prossimo
capitolo… Baci
a tutti, lady gaara ^^
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