Elthanin

di Flicka_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 (ieri è uscito il 2) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 new! ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


‹‹NO!! È troppo presto!!›› urla una donna, portata d’urgenza in sala operatoria ‹‹La mia bambina!!›› ‹‹Signora, si rilassi e spinga! Dobbiamo tirarla fuori, state rischiando tanto entrambe! Forza, respiri e spinga!›› diceva intanto una infermiera agitata.
Alcuni minuti dopo, una nuova vita fa capolino nel mondo, prematuramente di due mesi. Attimi di silenzio, poi movimenti esperti attivano il pianto della neonata, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti, ma un insistente suono riporta alla realtà: l’emergenza non è finita, una emorragia è in atto. Velocemente i medici si muovono intorno alla donna, ma questa sembra aver trovato pace nel guardare la bambina messa nella culla accanto a lei. Incurante del male che riempie il suo corpo, una mano va a cercare quella dell’infermiera che le è stata accanto durante tutta la gravidanza e il suo sguardo brilla di una piccola fiammella di vita:
‹‹Elthanin. Si chiama Elthanin. Dite… dite a Rose di crescerla lei, la affido a lei. Rose saprà tutto e mi perdonerà!›› ‹‹Signora, ce la farà! La crescerà lei! Dobbiamo solo bloccare l’emorragia, non si preoccupi!›› ‹‹Rose lo farà al posto mio, datela solo a Rose! Promettetemelo! Rose verrà a prenderla›› ‹‹Signora…›› ‹‹Me lo prometta! Metto la mia bambina nelle sue mani!›› quella china il capo ‹‹D’accordo, lo prometto››.
I medici tirano un sospiro di sollievo ‹‹è fuori pericolo, l’emorragia è bloccata››, ma la donna non da segni di sollievo, i suoi occhi sono solo per la bimba ‹‹Posso prenderla un attimo?›› chiede, un lieve sorriso sulle labbra. ‹‹Certo›› Rispondono loro, sollevando il fagottino e ponendolo tra le braccia della madre.
Gli occhi della bambina sono chiusi, come a voler nascondere un segreto, i capelli sono castani, sottili, pochi; ‹‹Elthanin›› sussurra la madre, attirando l’attenzione della neonata e provocando l’apertura di due occhi grigi come il cielo temporalesco, ‹‹la mamma ti vuole bene, piccola mia. Cresci forte e felice, e non far dannare Rose! Diventa una Corvonero, fatti onore, hai le caratteristiche migliori di entrambi i tuoi genitori!›› dice con le lacrime agli occhi, baciandola dolcemente e allattandola, incredula di quel miracolo che è la vita.
 
Tre giorni dopo, Hermione Granger in Weasley muore di cancro nella sua abitazione a Londra, sconvolgendo la stampa e i figli, lasciando indifferente il marito.
 


 
Eccomi qua, come anticipato ad alcuni, con una nuova fic! 
Ringrazio Gianna che mi ha aiutata a concepire questa fic e che sfrutterò ancora per un po' ;)
Kendra00, come promesso ecco il capitolo iniziale ;) 

Ecco alcune domande per voi: 
1) chi è la donna che ha partorito? (è facile... xD)
2) perché affida Elthanin a Rose?
3) perché la morte di Hermione lascia indifferente il marito?
4) Chi è il marito?

Mi aspetto tante recensioni :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Gli esami sono finiti, finalmente sto respirando aria che sa di libertà, di futuro e di vita vera. I risultati dei M.A.G.O. non sono ancora usciti, certo, ma sono fiduciosa delle mie possibilità. Se tutto va secondo i piani io potrò iscrivermi a Magimedicina, per riuscire, un giorno, a diventare pediatra. Non vedo l’ora! Tra pochi giorni partirò, tornerò nella mia vecchia casa con un diploma in mano, potrò riabbracciare la mia mamma e passare del tempo con lei, potrò confidarmi e sentirmi raccontare le sue fantastiche avventure di quando aveva la mia età.
Passeggio per i giardini, i libri abbandonati nella mia stanza, quando mi si avvicina mio fratello, il volto cinereo e trasfigurato dal dolore: ‹‹Rose, siediti. Devo parlarti›› ‹‹Hugo, cosa…›› ‹‹Siediti, ti prego, sorellina›› cosa è successo? Il terrore mi prende, mentre mi siedo in terra, esattamente dove ero prima.
‹‹Rose, mamma è morta›› sento gli occhi dilatarsi, poi appannarsi di lacrime che non riesco e non voglio bloccare. Due forti braccia mi circondano, ma è come se non sentissi nulla. La persona a cui ero più legata non c’è più e la ferita nel mio petto brucia. Calde lacrime si versano dai miei occhi, bagnando le mie guance e la maglia di mio fratello che mi tiene stretta, muto compagno di dolore.
I minuti passano e, lentamente, le mie lacrime finiscono, come quelle di mio fratello. ‹‹Come… come…›› ‹‹aveva un cancro, non l’ha curato››.
 
Poche ore dopo, i due fratelli oltrepassano il camino di casa loro, attoniti e distrutti. Davanti a loro, il padre, seduto su una poltrona, una sigaretta tra le dita, altre spente sul pavimento. Uno sguardo avvolge la figlia, poi passa al figlio e scuote il capo, per poi dire, con voce neutra ‹‹Il funerale è alle quattro››. Nessun altro segno di considerazione è dato loro, solo la sigaretta merita attenzione.
 
 
Una bara chiusa, con sopra una corona di fiori, anemoni, bocche di leone, ciclamini, garofani rossi *, sguardi alcuni pieni di lacrime, altri seri, paradossalmente a piangere di meno i parenti. Stringo la mano di Hugo, mano che è stata chiusa nella mia sin dall’inizio della funzione. Vorrei fermare la mia mente, vorrei concentrarmi solo sulle parole dette da chi officia la cerimonia, vorrei riuscire ad ascoltare le parole di ringraziamento a una delle eroine del mondo magico, ma non riesco, perché ci sono troppi dettagli che stonano con i miei sentimenti. È morta mia madre, è morta Hermione Granger, la donna che è sempre stata d’aiuto a tutti, la donna che era amata da mia nonna e da tutta la famiglia Weasley, che era riuscita tante volte a trarre fuori dai pasticci mio padre e mio zio Harry… eppure solo Harry e Ginny piangono, abbracciati. Nonna è seria, le mani chiuse a pugno, zia Fleur ha il volto tirato, mentre stringe la mano a zio Bill, che aggrotta di tanto in tanto le sopracciglia. Zio George non è venuto, dalla morte dello zio Fred e i funerali di guerra ha rifuggito queste occasioni.
Mio padre ghigna. Non è assolutamente un atteggiamento normale. Che cosa è successo mentre non c’eravamo?
Osservo mio fratello, non ha notato nulla, glielo dico? Magari è solo immaginazione mia…
 
‹‹Condoglianze›› dice l’ennesima persona, a me sconosciuta. Faccio una smorfia. Odio questa parola: mi sta bene l’etimologia, ma ormai è un’espressione senza sentimento, usabile da sconosciuti ai quali non interessa nulla di ciò che è successo.
‹‹Rose, Hugo›› dice una voce, poi un abbraccio mi accoglie, togliendomi il fiato ‹‹Zia… Ginny›› dico affannando, poi la stretta si scioglie e passa a mio fratello.
‹‹Ragazzi, volevamo solo dirvi che vi siamo vicini e che per qualsiasi cosa noi ci siamo… se volete anche venire a stare un po’ da noi siete i benvenuti… ci dispiace tantissimo, per me Hermione era una sorella…›› dice zio Harry con le lacrime agli occhi. Io annuisco, poi lo guardo negli occhi e lui mi stringe in un abbraccio.
‹‹Rose›› inizia a sussurrarmi all’orecchio ‹‹saranno tempi duri, quando vorrai ti spiegherò ciò che ora non capisci, te lo prometto. Ora non posso, ma sii forte, bambina, vai per la tua strada e non ascoltare chi parla male›› poi mi allontana e mi accarezza i capelli, castano-rossicci e ricci ‹‹Sei così simile a tua madre… non fare i suoi stessi errori, non avere paura di vivere››. Lo guardo senza capire, ma lui mi fa un segno col dito: “poi ti spiego”. Annuisco, saluto i miei cugini con un abbraccio e prendo mio fratello per un braccio.
‹‹Huge, andiamocene,  ti prego››
Annuisce e mi guida fino da nostro padre, rispondendo con un cenno di mano alle tante persone che ci fanno le condoglianze: ma quante persone ci sono a questo funerale?!
‹‹Papà›› sento la voce di Hugo ‹‹noi vorremmo andare via…›› ‹‹Si, si, andate ragazzi…››
Nostro padre, Ronald Weasley, ci scompiglia un attimo i capelli, poi vede una giornalista e ci stringe contemporaneamente, facendo quasi cozzare le nostre teste ‹‹Oh, bambini miei.. come si farà senza di lei? Nulla sarà più uguale… oh, abbracciate vostro padre…›› “perché è tornato coccoloso tutto d’un tratto?” Un flash cattura la mia attenzione e mi fa crollare un mondo: nostro padre sta fingendo per il pubblico.
 
Finita la sceneggiata dell’abbraccio ecco che la giornalista ha iniziato a farci domande banali, sciocche, ‹‹come vi sentite ora che vostra madre è morta?›› ‹‹si sentono così tristi, i miei bambini… crescere senza un genitore… oh pulcini…›› ‹‹Cosa sarà del futuro della vostra famiglia?›› ‹‹saremo sempre uniti, anche più di prima›› ‹‹Come vi è sembrata la cerimonia?›› ‹‹triste, toccante, le giuste parole per una eroina come era mia moglie›› (capito chi ha risposto a tutte le domande che erano rivolte a me e a mio fratello?!), catturo Hugo per un braccio e lo trascino via, smaterializzandomi con lui in un parco tranquillo che frequentavamo spesso da piccoli. Tiro un sospiro di sollievo nel sentire solo il suono del vento tra gli alberi e mi incammino verso il laghetto, seguita da mio fratello.
‹‹A che pensi?››
‹‹Era tutta una farsa e non capisco perché. Nostro padre, la nonna, gli zii… gli unici sinceri sono stati zia Ginny e zio Harry…››
‹‹Perché dici questo? Secondo me erano tutti rattristati››
Lo guardo negli occhi, poi scuoto il capo ‹‹è successo qualcosa, ci scommetto… quando è morto il nonno le scene erano molto diverse…››
‹‹Forse sei solo scossa, sister…››
‹‹Forse hai ragione… però papà….››
‹‹già, sembravamo degli estranei per lui…››
Camminiamo un po’, il sole si avvia al tramonto.
‹‹Cosa farai ora, Huge?››
‹‹Non lo so… tu?››
‹‹Andare via… viaggiare… hai visto, papà non è più come prima… e tornare a casa non me la sento… ho tutta l’estate, ho poi l’università… mamma avrebbe voluto… e io voglio…››
Lui annuisce e riflette un poco ‹‹io… forse potrei accettare l’offerta degli zii di andare da loro… senza mamma e te… beh, casa non sarebbe la stessa… ma senza vederci… mi mancherai, sister…››
‹‹Anche tu, Huge… stasera però stiamo insieme?››
‹‹Si, sister›› risponde abbozzando un sorriso.
Siamo due grifoni, sappiamo combattere per ciò che è giusto, ma abbiamo imparato quando lottare è inutile, ed è meglio trovare una nuova strada…
 
 
[* consiglio di leggere i significati da http://www.intrage.it/intrattenimento/oroscopo/linguaggio_dei_fiori.shtml]
Eccomi con un nuovo capitolo!! Come lo considerate? :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Abbiamo guardato un documentario, sdraiati sul divano, abbracciati come quando eravamo piccoli. Abbiamo guardato un documentario per tenere lontane le lacrime, per non pensare a cosa ci è successo.
Hugo si è addormentato, stringendo con una mano il braccialetto che gli aveva regalato mamma. Mi fa tenerezza, sembra ancora un bambino, a volte, anche se ha diciassette anni.
Mi aggiro per la casa vuota, accarezzando gli oggetti che da sempre la riempiono. Come sarà la mia vita ora? E perché mio padre è cambiato? Ora che ci penso già nelle vacanze di Natale era diverso, come se non sopportasse più la mia presenza, come se i miei voti non lo interessassero più… ed era diverso anche con Hugo, con il quale ha sempre avuto un ottimo rapporto…
Mio padre neanche ha pianto al funerale di mia madre. Ha ghignato.
Che mi attende là fuori, ora che casa non la sento più mia?
Salgo le scale e vado nella mia camera, tutto è come sempre: il letto è ordinato, con il copriletto ben teso e i miei pupazzi sopra, la scrivania è a posto, le penne sono in ordine… solo un libro è spostato da come lo metto io, non più impilato con gli altri ma spostato accanto. Un misero dettaglio che per me fa la differenza. Lo prendo incuriosita, “Hunger Games” dice la copertina, il libro che ho riletto nelle ultime vacanze. Faccio scorrere le pagine davanti al mio naso a occhi chiusi, aspirando l’odore della carta, quando qualcosa di più rigido sbatte contro il mio naso. Osservo meglio il libro, ne sfoglio alcune pagine e scopro una busta di carta, su cui è vergato in bella grafia il mio nome. La grafia della mamma. Chiudo la porta e mi siedo sulla poltrona.
 
“Cara Rose,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che non ce l’ho fatta, che non sono riuscita a spiegarti tutto a voce.
Ti sto per chiedere tanto, forse mi odierai, ma so che potrai farcela. Ma non dire nulla a tuo padre, sarebbe un pericolo enorme per tutti.
Piccola, sono malata. Ho un cancro che si sta estendendo a tutti i miei tessuti vitali. L’ho scoperto dopo le vacanze di Natale, ma non ho voluto dirlo a nessuno perché la situazione era molto grave in casa. Non ho voluto dirlo neanche a te per non farti preoccupare e minare la tua istruzione.
Quel periodo è stato terribile… tuo padre ingestibile, la famiglia contro di me e nessuno che mi aiutasse. Avevo paura di tutto, avevo paura di tuo padre.
Lo sai, sono anni che non siamo più una famiglia vera, che non regna più l’amore. Ti sarai accorta di come lui consideri vani gli sforzi miei e tuoi per lo studio e l’impegno lavorativo, di come per lui esista solo più la sua carriera e il quidditch, tanto da eliminare il tempo per la famiglia.
Voi ragazzi a scuola, io assediata dai paparazzi che fanno domande su Ron, su come io abbia preso questa o quella uscita, o se mi ritengo offesa dal fatto che abbia presenziato a tale sfilata di moda e tale altra festa in piscina vip. Solo una persona mi è stata accanto, preoccupandosi realmente di me e di come mi sentissi. Con il tempo, lentamente, è entrato a far parte della mia vita, come ossigeno nel mare, unico supporto di fronte alle foto che, sempre più spesso, mostravano tuo padre con attrici e altre ragazzette. Eravamo amici ma con il tempo le cose si sono evolute, con grande naturalezza, anche se nessuno dei due poteva ambire all’essere qualcosa in più che amanti.
Sono ritornata a vivere, grazie a lui.
Purtroppo Harry una volta mi seguì, e le sue tracce furono seguite da Ron. Harry mi trovò nel letto di lui, io mi rivestii per spiegargli la situazione, Harry mi avrebbe capita, era spaventato dal mio spegnermi lentamente a causa di Ron, ma quest’ultimo entrò e vide il mio lui in mutande e fece tuonare incantesimi. Harry fece appena in tempo a mettermi in salvo che tuo padre fece cadere il soffitto di quella stanza dove eravamo stati felici. Lì sono morta.
A casa Harry cercò di aiutarmi, ma era speranza vana. Tuo padre mi fece un oblivion, ma non funzionò perché era troppo agitato, allora usò non so che magia per impedirmi per sempre di pronunciare e pensare il suo nome, poi fece in modo che perdessi il lavoro e dovessi rimanere in casa.
 
Non mi sono voluta curare perché la mia vita non aveva più senso e perché avrei ucciso Elthanin, che aveva iniziato a vivere in me. Ebbene si, Rose, ero incinta e spero di essere riuscita a partorirla. Non siete sorelle piene, lei è figlia di quell’amore tormentato e vero che ha riempito il mio cuore… già me la immagino, sarà bellissima, intelligente e con magia potente… sarà il connubio perfetto di noi due!
Rose, tuo padre non sa di Nin, non sa che quella volta in cui è successo il casino io sono rimasta incinta, non sa nulla e se lo saprà temo faccia lei ciò che ha fatto a lui
Ti prego, Rose, perdonami per quello che sto per chiederti, ma sei l’unica che abbia la forza d’animo e l’intelligenza per farlo: occupati della piccola Nin, crescila come se fosse tua figlia, inventati una qualche maniera per tenerla tu, e cerca suo padre, il mio cuore dice che è ancora vivo… io purtroppo non ho potuto informarlo, da quel giorno non ho più potuto avere sue notizie… ti prego, cercalo e fagli conoscere Nin, se servirà protezione saprà darvela…
Sei intelligente, Rose, saprai trovarlo…
 
Bambina mia, segui sempre il tuo cuore, non farti mettere in gabbia da nessuno, non permettere che nessuno ti faccia mai soffrire e vivi per l’amore, non devi solo sopravvivere.
Di a Hugo che gli voglio bene e che crescerà forte e coraggioso, un vero grifone, digli di sentirsi libero di scegliere la strada che vuole, che io lo guarderò dall’alto e tu gli starai sempre al fianco. Ti prego, però, non dirgli che sono la madre di Nin… sarebbe troppo sconvolto e Ron potrebbe scoprirlo facilmente…
 
Un bacio, bambina mia. Ti voglio bene.
 
Ps: ho partorito, il mio tempo sta finendo. È al St. James Hospital, è una Granger. Ho detto che saresti andata tu a prenderla. Nel tuo cassetto troverai un mazzo di chiavi della casa che ho comprato per voi e i documenti per l’affidamento. Buona fortuna!”

 
Eccomi tornata!! Vi sta piacendo la storia? Vi incuriosisce? 
Con questo capitolo ho voluto spiegare un po' gli accadimenti :) 
Come vi pare Ron? Personalmente mi sono sfogata, affibbiandogli tutti i lati negativi che più odio negli uomini...
Aggiungo il prossimo capitolo a 2 recensioni :D

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 (ieri è uscito il 2) ***


Attenzione! Questo è il secondo capitolo che pubblico in due giorni, assicuratevi di aver letto il precedente!

Ok, sono impazzita. Non posso essere me stessa se sono realmente qua, davanti al banco accettazioni dell’ospedale, una borsa in spalla e un mazzo di chiavi sconosciute in una tasca. Le chiavi ho scoperto essere una passaporta attivabile però non so ancora in che maniera, ma per il resto? Sono realmente andata via da casa, salutando mio padre e mio fratello? Ho davvero tutta la mia vita in quest’unica borsa modificata con la magia?!
‹‹Mi dica!›› dice gentile una infermiera. Che le rispondo? Ho una tale confusione mentale… mamma è morta da due giorni e sono qua con non so che missione suicida…
‹‹Mia mamma… Elthanin…›› balbetto, poi chiudo gli occhi, prendo fiato e parlo ‹‹Mia madre, Hermione Granger, è venuta qua a partorire e mi ha lasciato Elthanin… mi chiamo Rose››
‹‹Si, mi avevano avvisata… salga al sesto piano, avviso il reparto…›› uno sguardo addolorato mi viene rivolto e non posso che chinare il capo. Non ho ancora accettato la morte di mamma, ma non sono una che sta ferma con le mani in mano, specialmente se mi è stato affidato un incarico. Certo, questa bambina è la causa della morte di mia madre, ma se le cose stanno come ho letto forse è stata anche motivo di sopravvivenza per lei.. in ogni caso è mia sorella e me ne devo occupare.
Ieri sera, dopo aver letto la lettera, non potevo credere a quanto scritto, poi mi sono ricordata delle lettere che mandava a me e Hugo durante le lezioni, della quantità di cose che cercava di insegnarci anche a distanza, come mai prima di allora… lei lo sapeva che sarebbe finita così…
Quando stamattina abbiamo detto a papà della nostra intenzione di andare via, ha alzato le spalle, andando a bersi una birra. Non mi ha mai parlato, non ha mai manifestato di essere il padre che è sempre stato, quello che mi ha insegnato a volare sulla scopa anche se mia madre aveva paura, quello che è stato a farsi schiantare durante un Natale perché mi ero messa in testa di portarmi avanti con gli incantesimi di attacco perché un bulletto mi dava noia. È stato li come se nulla potesse scuoterlo, come se non fosse più lui. Dando ancora più peso al fatto che quello che mi ha abbracciata al funerale fosse la versione di lui per i riflettori, lasciandomi con una sensazione di delusione.
 
L’ascensore si apre, una infermiera mi accoglie e mi porta oltre una porta elettrica, per poi guidarmi oltre il banco informazioni fino a un salottino.
‹‹Prego, si accomodi. Mi dispiace dirlo ma la situazione è alquanto bizzarra per noi… non ci è mai successo che una madre dica che un’altra persona verrà a prendere la figlia… vorremmo farle alcune domande!››
Annuisco, stringendo una mano nell’altra.
‹‹Innanzitutto… vorrei sapere come mai si trova qua››
‹‹Bene… due giorni fa… mia madre è morta. Io ero fuori città a studiare, durante l’anno non rientro mai per via delle lezioni, dovevo tornare entro una settimana ma… è successo. Ho scoperto che mia madre era malata di cancro, che non si era voluta curare perché incinta, e mio padre non lo ha mai notato. Ieri, in camera mia, ho trovato una lettera di mia madre che mi ha spiegato la situazione, pregandomi di prendermi cura di Elthanin. Mi ha lasciato un appartamento, che non ho ancora visitato ma che, conoscendo mia madre, sarà già pronto per accogliere entrambe. Sono la parente più vicina della bambina, ho finito la scuola e ho dei risparmi! Voglio occuparmi di mia sorella, è l’unica cosa che mi resta di mia madre…ho anche dei documenti di affidamento e adozione fatti da mia madre›› Dico tutto d’un fiato, il cuore che palpita.
L’infermiera riflette un poco, guarda le carte, poi annuisce ‹‹vuole vederla?››
 
Un piccolo fagottino è davanti a me, pochi chili ricoperti da una tutina viola. La testolina ricoperta da pochi capelli castani, gli occhietti chiusi e un sorriso sul volto.
‹‹Non capiamo perché tenga spesso gli occhi chiusi… abbiamo provato a farle degli esami ma è assolutamente normale, ci vede e reagisce bene anche al movimento… ma ogni volta che arriva da lei qualcuno nuovo sta per parecchio tempo con gli occhietti chiusi!››
La guardo, i pensieri confusi: come farò a crescerla? Come potrò farle da madre? Ho appena diciotto anni… non so nulla della vita, sono da sola… non posso neanche contare sulla mia famiglia…
‹‹Vuole tenerla?›› mi viene chiesto, ma prima che io possa dare una risposta il fagottino mi viene messo tra le braccia: un piccolo peso, una nuova vita, mia sorella, la figlia che mia madre non ha detto a nessuno di avere. Cosa nasconde la tua storia, bambina? Quali orrori? E poi, come ha fatto mamma a non dire a nessuno di lei? Come ha fatto a nascondere la gravidanza al mondo intero? Come ha fatto a nasconderla a mio padre? Forse questi quesiti resteranno irrisolti. Però intanto tra le mie braccia c’è una vita che ha bisogno di me, che se non ha me non ha nessuno, che senza il mio aiuto verrebbe data in adozione a babbani, essendo il St. James un ospedale babbano. Perché mamma ha partorito qua?
Osservo il visetto dolce, mentre una sua manina si chiude su un mio dito, dandomi un brivido di consapevolezza: Elthanin deve venire via con me. Non so ancora come fare ad andare nell’appartamento che mi ha lasciato mamma, ma penso che questa bambina sia la chiave di tutto.
‹‹Venga, andiamo a parlare ancora un attimo…›› mi dice l’infermiera, guidandomi fuori dalla nursery in un salottino. ‹‹La sua condizione è molto particolare, ma la signora mi ha fatto promettere che l’avrei data a lei e non capisco come mai non riesco a pensare di non ubbidire›› “Mamma le avrà fatto una qualche magia vincolante, furba…” ‹‹inoltre lei è l’unica parente, abbiamo cercato maggiori informazioni ma non c’è nessun parente maggiorenne della signora Granger a parte lei… inoltre ci sono quei documenti che ha portato… però le voglio spiegare un po’ di cose prima di farla andare via. Innanzitutto voglio che lei sappia che sua madre ha avuto una gravidanza a rischio, ha avuto molti problemi a causa della sua malattia. Al settimo mese appena iniziato si è presentata con forti perdite ematiche e ha rischiato di non riuscire a partorire, ma ce l’ha fatta. È rimasta qua solo poche ore, il tempo di allattare Elthanin e farmi fare la promessa di affidarla a lei, poi è scomparsa. Elthanin è stata qua cinque giorni, il tempo che sarebbe stato necessario comunque, essendo nata prematura….! Dobbiamo parlare con l’avvocato dell’ospedale, poi può andare via con lei!››
 
Eccomi qua, come promesso!! 
Ho seriamente rischiato di non riuscire a pubblicare, non so per quale motivo Chrome fa aprire una pagina che chiude efp, mentre Firefox va più lento di una lumaca... ma sono qua!! (Alle recensioni ho risposto dal cellulare...)
Il prossimo capitolo è già scritto ma se il pc non riprende a funzionare correttamente non so come fare...
Nella speranza di tornare presto vi lascio una domanda: cosa c'entra "THE SIMS" con questa storia?!
Baci baci :D

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Guardo il mio riflesso nel finestrino di un’auto: capelli rossicci, ma che tendono finalmente al castano, ricci e ribelli, viso ovale, qualche lentiggine sul naso e sulle guance, occhi marroni. Una maglia e un paio di jeans, un paio di converse ai piedi, una borsa a tracolla. Una bambina in braccio. Ecco cosa stona. Sono una adolescente e ho una bambina in braccio, una bambina di neanche una settimana, ma che dovrebbe essere ancora nella pancia di sua, mia, madre. E ora sarà mia figlia. ‹‹Oddio, ho una figlia›› mormoro, gli occhi che si dilatano. ‹‹Devo leggere qualcosa sull’argomento››.
Osservo intorno a me, ma non ci sono librerie, solo un’edicola.
‹‹Buona giornata… vorrei…›› inizio a prendere tutte le riviste per neomamme disponibili, appoggiando poi più di dieci fascicoli sul bancone ‹‹queste››. Il commesso mi guarda stupito, intanto cerco di prendere il portafoglio dalla borsa ma tra libri, maglie, il computer, alcuni pupazzi… beh non è facile, considerando anche un ingombro in braccio. Mi giro leggermente, tiro fuori la bacchetta dalla tasca anteriore della borsa e la punto all’interno e, con un “accio” mentale ecco il portafogli. Prendere le banconote è più problematico, mentre l’uomo sorride ai miei tentativi e Elthanin ridacchia, sempre con gli occhi chiusi. Perché li tiene chiusi?! Devo informarmi. NON VOLEVO AVERE DELLE VACANZE?! Ok, forse semplicemente occupandomi di lei penserò meno a ciò che è successo…
 
‹‹Nin, come andiamo a casa?›› dico alla neonata, tenendola in braccio mentre sono seduta su una panchina, le riviste nella borsa a tracolla. ‹‹Mamma mi ha dato solo queste…›› dico guardando le chiavi ‹‹E non c’è nessun indirizzo! Nessun indizio! Nulla di nulla, solo magia! Elthanin, siamo fregate››.
Succedono tre cose in rapida successione: la bambina apre gli occhi, allunga una mano toccando le chiavi e uno strappo di smaterializzazione ci coglie.
 
‹‹Eri tu la chiave per attivarla! Mamma, sei geniale! Cosa più sicura non c’era! Mi hai voluta incastrare per bene, eh?›› dico con le lacrime agli occhi, abbracciando la bambina e appoggiando il naso sulla sua testolina, aspirando l’odore di neonato che sprigiona. ‹‹Me li fai vedere questi bellissimi occhietti, Nin?›› le dico sollevandola al mio livello. Si apre in un sorriso, mentre due occhioni grigi mi fissano, ridenti. Occhi grigi, con alcune pagliuzze madreperla e azzurre. Occhi unici nel suo genere, occhi che da grande la faranno ammirare da tutti. Ma che io ricordo di aver già visto da qualche parte, ma non ricordo più dove. Resto incantata a guardarla, poi un gorgoglio mi fa ritornare in me e mi fa guardare intorno.
Una grande stanza mi circonda, un open space, per l’esattezza: un ambiente elegante, luminoso grazie alle grandi finestre e alla porta a vetri che da sul terrazzo.
Mi sono materializzata nello spazio tra la cucina e la sala, nel punto che lascia senza fiato.
Le pareti sono bianche, impreziosite da alcuni tratti madreperla negli angoli, tali da formare rune e glifi. Alcuni quadri abbelliscono gli spazi, alcune fotografie di quando ero piccola formano dolci composizioni in cornici delicate. La grande finestra a vetri inglesi della sala è ornata da una semplice tenda bianca, trattenuta ai lati da un nastro grigio scuro.
Davanti a me si trova la sala, regno dei due divani in tessuto bianco e zampe nere, dall’aspetto comodo ma raffinato, disposti ad angolo per permettere la visione della televisione a muro da entrambi; in mezzo e sotto di loro un tappeto bianco con righe nere sottili, intrecciate come alcuni tessuti di gonne che mia mamma ama, amava. Come proseguimento dell’angolo creato dai divani, un camino  moderno in pietra chiara, indipendente dal muro, con la fiamma protetta dal vetro su tutti i lati, perfetta per scaldare e decorare un ambiente. Oltre, vicino alla finestra, un pianoforte bianco, a coda. Mamma ha sempre amato le melodie a pianoforte, ma ultimamente mi diceva che stava cercando di imparare e che stava migliorando nelle sue capacità… o almeno, questo fino a poco prima di Natale.
A destra del pianoforte una porta, suppongo quella d’ingresso, a sinistra la finestra e dopo una scrivania antica, in legno chiaro, con sopra un computer di ultima generazione. A sinistra, prima del camino, una porta.
Tutto il bianco avrebbe potuto essere eccessivo se non fosse stato per il parquet in travi di legno dalle tinte differenti, chiare e scure, perfettamente in armonia tra loro.
Sbatto le palpebre: mia madre ha saputo riprodurre l’ambiente che le avevo descritto come perfetto per me quando? Un anno fa? E l’ha fatto nella maniera migliore in assoluto, rendendolo caldo e accogliente con i dettagli.
Mi giro intorno, noto una porta accanto alla porta a vetri che da sul terrazzo, poi la zona cucina in legno bianco, che occupa un quadrato costituito dai muri. In fondo una finestra grande come quella della sala, intorno armadietti e pensili, elettrodomestici babbani costosi e, proprio davanti a me, un bancone con sgabelli ricoperti dallo stesso tessuto bianco dei divani. Un sogno.
Inizio a esplorare l’ambiente tenendo mia sorella in braccio, i suoi occhi scrutano vivacemente un mondo che vede solo come sfumature di colore.
Naturalmente in cucina ci sono tutte le stoviglie che potrei mai immaginare, con tanto di servizio in porcellana per le occasioni importanti, e naturalmente il frigo è pieno, gli alimenti conservati sia grazie all’elettricità sia alla magia. ‹‹Mamma ha cercato di aiutarmi in tutte le maniere possibili, c’è addirittura il latte in polvere!›› dico alla bimba, rivolgendo il mio sguardo all’armadietto pieno di barattoli.
Torno poi al punto di partenza e guardo fuori: sul terrazzo fiori e una sedia sdraio dall’aspetto comodo, nera con tessuto bianco. Un muretto divide il mio terrazzo da quello confinante, mentre verso l’esterno c’è una raffinata recinzione in pietra con colonnine panciute. A giudicare dall’altezza siamo al quinto  e ultimo piano di un palazzo dove i bambini sono in abbondanza, a giudicare dalla quantità di giochi che si trovano nel giardino condominiale.
Apro la porta accanto a quella del terrazzo e trovo il bagno: un ambiente azzurrino con piccole mattonelle blu e in pietra che rivestono le pareti, una vasca da bagno occupa la zona più stretta, un lungo bancone e il water quella più larga vicina alla finestra. Anche qua mia madre non ha badato a spese pur di rendere tutto perfetto: un grosso specchio, una pianta, asciugamani profumati, una tenda alla finestra che ospita un vaso di gerani… tutto parla di lei, ma anche di me, visto che ha seguito il mio gusto.
Una lacrima scende dai miei occhi e va a bagnare la guancia della bambina che stringo al petto, che mi guarda con i suoi occhioni così espressivi che il mondo sembra iniziare e finire in lei. La asciugo e proseguo a esplorare la casa, la nostra nuova casa.
Torno verso il pianoforte, lo sfioro con un dito e sospiro: non so suonarlo. Rose Weasley, figlia di Hermione Granger, non sa fare qualcosa. Chissà perché mia madre ha messo un pezzo così costoso in questa casa…
Apro la porta che si trova accanto al camino e resto sbalordita: la stanza che mi accoglie è perfetta. Un lettino violetto, con dentro un orsacchiotto di peluche, cuscini blu e lilla disposti in terra sotto la finestra circondata da tende, le pareti lilla con una intera parete coperta da uno spettacolo fiabesco, o semplicemente magico, raffigurante una pianura fiorita, dove galoppano gli unicorni, con un castello sullo sfondo e un arcobaleno a incorniciare le montagne lontane. I dettagli sono decorati molto finemente, permettendo quasi di essere all’interno del paesaggio raffigurato.
Accarezzo la testolina della bambina mentre la commozione mi prende, costringendomi ad appoggiare la fronte sulla testa della piccola.
‹‹Guè›› fa lei, come a spronarmi a proseguire l’esplorazione, e io ubbidisco.
Aperta la porta che si trova nella stanza della bimba mi trovo in camera mia: un ambiente che, come gli altri, non è amplissimo ma giusto, ospita un letto in abete guarnito con un copriletto cucito da mamma quando ero piccola, una cassettiera e un televisore. Per terra, come nella camera di Elthanin, lo stesso parquet che mi ha fatta innamorare in sala; sopra la testiera del letto, un quadro raffigurante il far west, un’immagine che ho già visto in un libro e che mi ha fatta sognare. Lo guardo con occhi a cuoricino, poi noto un post-it attaccato alla cornice: “è un originale, un regalo che mi è stato fatto e che sono sicura ti farà felice. Mamma”. ‹‹HO L’ORIGINALE DI “TEMPESTA SULLA PRATERIA”?!?!›› esplodo, incredula. ‹‹Dopo ti osservo per bene, bel quadro! Non mi sfuggi!!›› gli dico, puntandolo col dito.
Mi giro e mi accorgo di due porte: ne apro una e mi trovo in un piccolo bagno privato con doccia, con le stesse mattonelle di quello principale, la seconda si apre sul paradiso.
 
L’odore più buono al mondo mi accoglie: pergamene e libri. Chiudo gli occhi volando verso mondi nuovi, poi la curiosità vince e mi fa guardare intorno: una stanza a L, grossa come la mia camera da letto, o forse di più, mi circonda e inebria, mi illumina grazie a due grandi finestre sui due lati esterni, mi accoglie grazie alle centinaia di libri che occupano le librerie addossate contro ogni parete. I cinque grossi mobili, lunghi due metri ognuno, sono in legno scuro, come alcune venature del parquet che le sorregge, lasciano un angolo libero per un piccolo camino a gas e una poltroncina bianca, guarnita con un cuscino rosso come il tappeto a scacchi sotto di lei. Una deliziosa lampada, con il fusto in ghisa e il paralume in tessuto bianco, illumina la poltrona e l’ambiente. Su una parete, accanto alla libreria, una porta si apre sulla cucina.
La piccola fa uno sbadiglio e vado a portarla nel suo lettino, poi calde lacrime iniziano a scendere dai miei occhi: il mio mondo è stato sconvolto nel giro di poche ore, nulla sarà più uguale. Tranne le mie passioni.
 
Vado in biblioteca e prendo un libro. Alla fine sono Rose Weasley, figlia dell’eroina del mondo magico e più grande secchiona della storia Hermione Granger.


 

Eccomi!!! Il pc funziona e posso aggiornareeee!!
Vi siete fatti un'idea di come è la casa? La mia descrizione spero sia stata accurata, poiché mi sono basata su una casa che ho progettato proprio per l'occasione su The Sims!!!


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Guardo l’Inghilterra scorrere dal mio finestrino ancora bagnato della pioggia scozzese. Brughiere e campi coltivati si espandono in ogni dove, circondando la ferrovia magica.
‹‹Perché si continua a fare questi viaggi in treno, papà? Siamo maghi, abbiamo la metropolvere e le scope!››
‹‹Se è per questo anche la smaterializzazione e le passaporte… ma, Scorpius, la cosa più bella è il viaggio. Solo un viaggio lungo e anche noioso può mettere la giusta aspettativa nelle persone! Ti piacerebbe se Hogwarts fosse raggiungibile facilmente via camino? Che differenza ci sarebbe con l’andare alla scuola primaria?›› Lo Scorpius bambino che ero si era messo a ragionare e aveva annuito. Solo quando aveva fatto per la prima volta il viaggio aveva capito cosa voleva dirgli il padre.
 
Questo è il mio ultimo viaggio su quel treno che ha visto tante risate, amici, incontri, scontri, studio e riposo. Quella mattina avevo salutato la sua stanza, la sala comune, tutte le aule e il castello in generale. Una piccola lacrima si era affacciata al mio occhio, la malinconia mi aveva preso e solo un abbraccio da parte di Lydia mi aveva sollevato e rincuorato.
‹‹Scorp, la fuori ci attende la vita!››
‹‹Lo so… ma cosa sarà di me senza tutto questo? Senza gli amici sempre presenti, senza i professori, lo studio, senza una noiosissima serpe dai capelli biondi e rosa...?››
‹‹Dai tesoro, andrà tutto bene! Non ti libererai di me, neanche cercando in ogni maniera! E neanche di tutti gli altri! Per non parlare del fatto che tra pochi mesi inizierà l’accademia magica di specializzazione, per cui tornerai presto tra i tuoi libri! Ora pensa solo a rilassarti e a tuo padre!››
Proprio la ragazza dei suoi pensieri si mosse nel sonno, il capo appoggiato sulle gambe del giovane Malfoy.
‹‹Piccola matta, cosa farei senza di te? Piccola peste finlandese…›› un sorriso sputa sul suo viso mentre con una mano le sfiorava i capelli boccolosi.
 
‹‹Uh, allora è vero! Malfoy se la fa con la Kuolema! Scatta scatta!›› fanno i due paparazzi di Hogwarts, spalancando la porta dello scompartimento.
Peccato che si ricoprano di pustole rosse e spunti loro sulla fronte la scritta “IDIOTA”.
‹‹Oddio Greg!››
‹‹Oddio Alf!››
‹‹Guardate che è pur sempre la Kuolema, anche se sta dormendo!››
‹‹Le nostre belle faccine! Quella maledetta!›› dicono loro in coro.
‹‹STUPEFICIUM›› una voce risuona forte e chiara, e soprattutto sveglia, una bacchetta si alza velocemente, due scocciatori volano in corridoio e lo spostamento d’aria muove dolcemente la gonna al ginocchio della ragazza sdraiata.
Al rumore di chiusura della porta la bacchetta torna invisibile in un istante, mentre il volto non ha avuto alcun mutamento.
 
‹‹Lydia, fai paura. Comunque lo sapevo che eri sveglia… te quando dormi ami avere la coda sul naso!››
‹‹Scorp, i fatti tuoi?›› dice lei sorridendo e aprendo gli occhi. Due fanali viola e rosa si piantano in quelli grigi del ragazzo facendolo arrossire.
‹‹Sei una vera serpe, cara! Speravi che dicessi qualcosa di dolce e stucchevole, vero?››
‹‹Io? Naaa!›› dice sbattendo le lunghe ciglia ‹‹Ok, sì! Visto che sei sempre sostenuto ne approfitto in questi momenti!››
‹‹Ah sì?›› inizio a toccarle i fianchi facendole il solletico ‹‹così io sarei sostenuto?››
‹‹Ahahah sì ahahah››
‹‹Piccola serpe bugiarda!›› smetto con la tortura e la stringo dolcemente tra le braccia ‹‹Lo sai che tu sei diversa da tutte le altre persone!›› le mie labbra si posano sulla sua tempia. Due mani si appoggiano sul mio petto, un sorriso sorge sui visi di entrambi, mentre fuori l’Inghilterra scorre.
 
 
_____.______.______
 
‹‹Baule locomotor››
Scendo gli scalini, accarezzando il treno.
“Ciao amico mio! Ti rivedrò con i miei figli!”
‹‹SCORPIUS!›› una voce femminile mi fa girare: una donna alta, elegante, bionda, sulla settantina, mi viene incontro.
‹‹NONNA!›› la abbraccio, sono più alto di dieci centimetri di lei che porta i suoi immancabili tacchi. ‹‹Nonna, come stai? Come va la tenuta? Il nonno dove è?››
‹‹Sono qua, figliolo! Guardati, sei un uomo! Con i colori sbagliati ma ti vogliamo bene lo stesso!›› scherza ‹‹del resto sei il nostro nipote preferito!››
‹‹Nonno, sono l’unico nipote che hai!››
‹‹Appunto›› dice con sorriso malandrino
‹‹Serpe››
‹‹Fino alla morte, nipote! Oh, Lydia! Che piacere rivederti! Come stai? Ti fermi un po’ con noi o torni a casa?››
‹‹Buona giornata Lucius! Tutto bene, grazie! Solo alcuni scocciatori sistemati velocemente! Dovrei passare da casa a salutare la zia, poi domani parto per la Finlandia a trovare i nonni! Dovrei stare dieci giorni!››
‹‹Spero di vederti al Manor, mia piccola Serpeverde!›› dice l’uomo sorridendo e poggiando un braccio sulle minute spalle della ragazza. ‹‹Lo sai che sei la mia…. Mmm… quasi nipote preferita?!››
‹‹Ma se sono una nata babbana!›› risponde lei scherzando
‹‹Quisquiglie! Cosa vuoi che sia!››
‹‹Allora... Lucius, potresti aiutarmi per una cosina piccina piccina?››
Mia nonna mi guarda sorridendo e alzando gli occhi al cielo.
‹‹Certo, bambina!››
‹‹Potresti farmi conoscere il magiavvocato Zabini? Ho visto le cronache dei suoi processi e lo trovo il migliore!››
‹‹Certo! Quando tornerai te lo farò conoscere!››
‹‹Grazie grazie grazie! Ora scappo! Scorp, ci vediamo quando torno!›› e l’uragano Lydia, dopo aver ottenuto ciò che voleva, sparisce in una piroetta.
‹‹Quella ragazza è una vera serpe›› dice mia nonna ridendo.



 
Come avrete capito questo capitolo ha il POV del giovane rampollo Malfoy!
Che ve ne pare del capitolo?
Personalmente amo lui <3 e volevo un capitolo molto fluffoso prima del prossimo <3 <3
Come vi pare Lydia? Kuolema in finlandese significa..... Morte. Quale è la storia della ragazza?
Che ve ne pare dei Malfoy al momento presenti? Lucius vi ha stupite? :D La piccola Lydia è una vera serpe!!
In che casa è Scorp?
Come mai non sono andati a prenderlo i suoi genitori?

Sperando di avervi lasciato un materiale che valga la pena leggere e che mi faccia perdonare l'assenza, vi saluto!!!
Al prossimo capitolo!!

Un ringraziamento a coloro che hanno letto e recensito la storia fino a qua :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Eccoci giunti a un momento topico!!! 
Non so quanti momenti topici ci saranno, alcuni saranno fondamentali per la trama (questo, tipo), altri saranno topici per incasinare le vostre idee (muahhahaha!!!! spoiler? se avrò 6 recensioni a questo capitolo darò uno spoiler, anche se non so ancora relativo a quale capitolo!!!)
Buona lettura!!!



‹‹Signorino! Buona sera! Come è andato il viaggio?››
‹‹Bene, Trick, lungo e noioso!››
‹‹Non capisco perché mio figlio debba prendere il treno con tutta quella feccia. Non sono serviti a nulla i sacrifici dei tuoi avi per plasmare te e il rispetto che ti è dovuto?››
‹‹Madre›› chino il capo, mentre il mio elfo, vestito con un completo di sartoria, si defila con i miei bagagli. Osservo l’austera figura che varca la porta: capelli biondi, lisci e morbidi, pelle di porcellana, trucco perfetto, labbra rosse, veste da strega azzurra, in tinta con gli occhi, ricca di ricami. Asteria, mia madre, è una donna incantevole, capace di far girare tutti gli uomini in una sala. Ma la bellezza e il cuore sono tra loro svincolati: animo mangiamorte in educazione purosangue, rabbia e rancore per un marito non voluto ma obbligato per antico contratto.
Mi squadra, quelle labbra rosse che non si posano in un morbido bacio su mio padre da anni, forse da sempre, ora si incrinano in una smorfia, la cosa più simile a un sorriso che mi sia mai stata rivolta; veleno mi irradia quando parla: ‹‹Guardati, un fallito. Una sporca mezzosangue ha preso voti migliori dei tuoi. Un figlio degenere. Dovrei cruciarti a sangue fino a vederti agonizzare a terra. Ma non vali neanche un incantesimo.››
Resto in silenzio, il capo abbassato. Con la coda dell’occhio controllo la stanza d’ingresso dove mi trovo, notando un dettaglio che custodisco e mi delude: l’amante di mia madre è entrato in casa mia.
‹‹Vai, levati dalla mia vista. Ho di meglio da fare››
‹‹Arrivederci, madre››
 
Salgo le imponenti scale in marmo, arrivando al primo piano. Un pesante portone in legno mi invita a fermarmi e a bussare.
‹‹Scorpius, entra›› la voce di mio padre. Sorrido e varco l’uscio, osservando la stanza.
Mio padre non ha voluto usare il vecchio studio al piano terra ma ha preferito costruire un appartamento a sua immagine e somiglianza, impiegando metà del primo piano dell’edificio. Un grande portone in legno pregiato intarsiato a mano, e non con la magia, accoglie le persone che salgono dalle scale Nord, lasciando intendere l’importanza del proprietario di casa e degli ambienti celati. La stanza che subito si incontra è lo studio di Draco Malfoy, una immensa distesa di scaffali in legno massello pregiato e lusso: ovunque si posino i miei occhi vedo libri di fattura antica, preziosa, con copertine in pelle e titoli scritti in oro e argento. Nonostante l’esistenza di una vera biblioteca al Manor, mio padre ha preferito tenere il più vicino possibile i libri più importanti, proteggendoli con incantesimi complessi dal tempo e da qualsiasi possibile casualità. Ma anche io ho dato il mio contributo: mio padre aveva spostato qua questa montagna di carta, ma non si era interessato a creare un ordine poiché, essendo un mago, gli bastava muovere la bacchetta per far volare nella sua mano il libro cercato. Purtroppo io, fino ai 17 anni, non potevo fare magie in casa per cui a 13 anni, quando dovevo fare una ricerca sui centauri e non riuscivo a trovare il libro giusto, mi sono messo a creare un ordine e un catalogo insieme al proprietario di tutto quanto. Oh, che belle giornate di chiacchiere e risate, di collaborazione e famiglia che erano state!
Sorrido e avanzo, il mio sguardo sfiora alcune cornici, fino a che non tocca quella che, nelle scorse vacanze, avevo notato modificata: l’originale sostituito da una copia perfetta, ma non per me. “Tempesta sulla prateria” non è più a casa.
‹‹Scorpius, tesoro! Come sono andati i MAGO?››
Guardo davanti a me: una grande scrivania in legno massiccio popolato da una lampada di Tiffany, due poltrone davanti e un ricco tappeto sotto. Dietro al tutto sta mio padre sulla sua poltrona: i capelli biondi lunghi poco sopra le spalle, completo comodo ma elegante, libro aperto tra le braccia.
‹‹Papà! Sono andati molto bene, nove eccellenti e un oltre ogni previsione!››
‹‹Bravo il mio ragazzo! Vieni qua ad abbracciare il tuo vecchio e poi fammi vedere il diploma! Il mio giovanotto!››
Sorrido, giro intorno all’immensa scrivania e abbraccio l’uomo che si è intanto alzato. Menta, pergamena e tabacco.
‹‹Sei cresciuto, bambino mio…. Mi sembra ieri che ti ho tenuto per la prima volta tra le mie braccia… ora sei grande e forte, ti sei diplomato e inizierai l’accademia di specializzazione…››
Mi guarda negli occhi: grigio nel grigio, identici. Ma quelli di mio padre sono spenti.
Mio padre è cieco.
 
 
Non mi uccidete. Giù coltelli e bacchette, a tutto c'è una spiegazione. 
In questo caso?
Ho una mente contorta e distorta, ma ritengo che un po' di angst non stia male in una fic xD 
Vorrei farvi notare la differenza tra Asteria ("madre") e Draco ("papà"), anche per mettere in paragone alla famiglia di Rose!

Ho aggiunto altre domande al mucchio? :D felice di saperlo!!!
Grazie della lettura! E mi raccomando, se volete uno spoiler... 6 recensioni al capitolo!!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Un pianto mi fa sobbalzare, ho già letto un libro e tutte le riviste che ho comprato sui bebè, e ora mi pare quasi di avere Elthanin nella stanza, da tanto è chiaro il suono. Controllo ovunque, ma non c’è, poi capisco: mia madre ha fatto delle magie per permettermi di fare ciò che amo senza dover tenere sempre accanto mia sorella. Sorrido con gli occhi lucidi, ma mi faccio forza e vado a vedere cosa turba la bambina.
‹‹Elthanin, su, su, tranquilla… hai fame? Andiamo a farti un bel biberon!›› la prendo e sento un cattivo odore: oh no, partiamo dalle cose brutte!
 
Dopo aver armeggiato per dieci minuti con il pannolino, sono riuscita a metterglielo per bene, dopo averla lavata e profumata come indicato dalle riviste. ‹‹Ora hai fame?›› ‹‹Gù›› fa lei, per cui la lascio un attimo nella culla mentre preparo il biberon. Ricetta dell’infermiera alla mano, in pochi minuti il latte è pronto e servito alla bambina. Peccato che io abbia la maglia sporca di latte per neonati. Prendo la bacchetta e mi ripulisco: imparerò a fare la mamma.
 
Appoggio il capo allo schienale della poltrona, gli occhi verso il soffitto. Un orologio ticchetta da qualche parte nella casa, ma i miei pensieri risuonano più forti. Non so ancora i miei voti degli esami ma ho una bambina a cui badare, a cui cambiare i pannolini e a cui dare il latte. Non ho più mia madre, mio padre è diventato strano, e sono sola, senza poter dire la verità a nessuno. Appoggio una mano sulla fronte, la depressione che lascia spazio al sonno.
 
_______________________________________________________________________
 
‹‹Elthanin, lo sai che mi hai rovinato la vita?›› dico alla bambina, dandole il biberon. È una settimana che vivo con lei, e non ne posso più. Ho letto che i bambini devono essere allattati spesso, cambiati spesso, lavati e coccolati… ma nessuno ha mai considerato che una ragazza potrebbe avere anche una vita?! Non posso neanche uscire di casa perché una bimbetta mi costringe in questo appartamento!! Dovrei andare a prendere il mio diploma, ma non posso lasciarla da sola…
‹‹Rose, sei intelligente, applicati! Se i problemi sono questi, impegnati per risolverli!! Sei una strega, Elthanin è una bambina di neanche quindici giorni, che necessità ha? Latte, pannolini, dormire… dunque… accio biberon›› arriva il biberon dalla cucina, vuoto essendo stato lavato all’ultimo pasto. ‹‹Mmm…›› mi trasferisco in cucina, bacchetta alla mano. Appoggio il biberon sul piano, poi muovo il legno ‹‹Accio latte in polvere, arresto momentum, mmm… appro›› in successione il barattolo si avvicina, si blocca a mezz’aria e su apre. Un sorriso mi compare sul volto, poi cerco di far alzare un cucchiaino per prendere il giusto quantitativo di polvere ma il barattolo cade, spargendo il suo contenuto per aria: un incantesimo ha fermato il tutto prima che si perdesse tutto il prodotto. Faccio tornare tutta la polvere a posto, appoggio il barattolo sul tavolo e provo a ripetere l’operazione. Spargendo metà del contenuto di ogni singolo cucchiaino e mezzo litro d’acqua, alla fine sono riuscita a ottenere un biberon.
Emozionata, guardo il composto in controluce: perfetto.
‹‹Nin! Assaggia un po’!›› mi giro verso mia sorella, un sorriso a 54 denti mi riempie il volto. La bambina apre la bocca quando la prendo in braccio, la punta della tettarella sparisce nella cavità, io gioisco, lei mi guarda… e sputa il tutto contro di me. I suoi occhi grigi, quasi argentati, si piantano nei miei dicendo, urlando “stupida, questa cosa fa schifo. Bevitela tu”.
 
Ho capito il concetto: il latte per neonati va curato a mano.


 
Perché la prima parte è in corsivo? Semplice, perché è la parte che doveva seguire direttamente l'ultimo capitolo con il punto di vista di Rose, ma poi ho deciso di presentare da subito il nostro Scorpius!
Nin la adoro, ritengo che, con due genitori del genere (ormai avete capito tutti di chi è figlia, no?!), non possa essere altro che molto inlelligente, un po' subdola (del resto è tutta figlia di suo padre!) ma anche molto gentile e disponibile con gli altri (è una Granger). Chissà come crescerà :D 
Nello scorso capitolo avete conosciuto la madre di Scorpius. Ho voluto andarci giù pensante con i due genitori "sani" dei ragazzi per creare un parallelismo tra le situazioni, per metterli in rapporto con le differenze e somiglianze e iniziare a tracciare il vero filo conduttore della storia: la fiducia.
Avevo detto vi avrei dato uno spoiler.... Bene, visto che vi sto facendo patire con aggiornamenti non frequenti e con una trama incasinata...ve ne do 2!

1_ Nel prossimo capitolo Rose riceverà una strillettera. Di chi sarà? Che ruolo ha il/la mittente nella vita della ragazza?
2_ "
Notte. Tutto tace nel Manor, anche i prigionieri nelle segrete. Una sola figura si muoveva per i corridoi, camminando silenziosa come la morte, leggera come la brezza. Una leggera camicia da notte in seta e pizzo, completamente nera, la avvolgeva senza però nascondere il corpo non del tutto maturo. A ogni passo, a ogni saltello, la veste si alzava, mostrando le lunghe gambe bianche della ragazza.
Davanti a una porta si fermò, il cuore che martellava nel petto. Un movimento delle mani per sistemare i capelli, poi, lieve, un bussare sul pesante portone.
Tum tum tum tum
Quattro battiti del giovane cuore prima che la porta fosse aperta da un incantesimo."
Chi è la ragazza? Quale Manor? Dove sta andando? Chi ha fatto aprire la porta? Quando è ambientato questo pezzo?

Sono molto curiosa di leggere le risposte :D per cui recensite! In più lo fate prima aggiorno :D :D :D
Un salutone a tutti e Buone Feste!!!



 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 new! ***


Pov Rose
 
Un picchiettio alla finestra e il mio sguardo vola al punto. La fuori, un gufo.  Non un gufo qualsiasi, ma un piccolo assiolo dallo sguardo furbo, con grandi occhi gialli e arancioni che mi scrutano con un misto di amore e odio. Alla zampetta, una busta rossa.
Mi pietrifico, faccio un sospiro e imperturbo la stanza in modo da non attirare i vicini e non svegliare Elthanin, finalmente addormentata.
‹‹Ciao piccola Pluffa!›› dico aprendo la finestra e facendola entrare. Quella, perché si, è una gufetta, mi si avvicina e mi da una beccata al dito, per poi strofinarci contro il capo: è arrabbiata con me ma mi perdona. ‹‹Mi fai vedere questa letterina?›› le chiedo, e lei da copione allunga la zampetta.
Appena la busta entra in mano mia inizia a tremare e a restare sospesa a mezz’aria.
‹‹ROSE VEGA (granger) WEASLEY›› dice con una voce maschile che conosco fin troppo bene, aprendosi ‹‹COME HAI OSATO SCOMPARIRE IN QUESTA MANIERA?! DICO IO, È UNA SETTIMANA CHE È FINITA LA SCUOLA E NON MI HAI CONTATTATO, SONO DIECI GIORNI CHE C’È STATO IL FUNERALE E NON SEI STATA IN GRADO NEANCHE DI MANDARMI UNA LETTERA, UN PATRONUS, UN DISSENNATORE?! VA BENE CHE SONO ARRIVATO A CASA SOLO QUATTRO GIORNI FA, e mi dispiace non esserci stato in un momento in cui ti servivo al tuo fianco, MA MI ASPETTAVO DI VEDERTI, STRONZETTA, NON DI TROVARMI DAVANTI TUO FRATELLO CHE, candidamente, devo dire, MI HA DETTO CHE NON AVEVA LA PIÙ PALLIDA IDEA DI DOVE TU FOSSI!!›› resto atterrita a guardare quell’ammasso di carta infernale e a gelare dentro. Non dovevo fargliela, oggettivamente… ma sono stata troppo impegnata con Nin e i pezzi di me stessa da sistemare…
‹‹Vega›› continua la lettera, con tono più dolce ma sempre sicuro e risoluto ‹‹Non mi interessa dove tu sia, che problemi siano nati, quanto tu non voglia vedere nessuno, quanto i tuoi capelli siano sconvolti. Ti prego, Vega, trasforma questa lettera in passaporta e fammela tornare con Pluffa… non voglio sapere dove tu sia, dove tu ti sia nascosta, ma voglio abbracciarti. Se vorrai verrò bendato, ma non chiudermi fuori dalla tua vita, ti prego.
Tuo
J.S.P.››
 
La lettera plana lentamente sul pavimento mentre prendo la decisione più rischiosa.
 
 
Pov Scorpius
 
Una mano mi scompiglia i capelli, poi l’uomo si allontana dall’abbraccio e si rimette a sedere. La destra tiene la bacchetta, la sinistra fa un gesto.
‹‹Dai, ora fammi vedere il diploma!››
Guardo mio padre incredulo, le sopracciglia aggrottate; il suo sguardo è fisso nel mio, ma quando muovo una mano davanti al mio viso quelli non se ne accorgono. “Se non vede il movimento come può vedere un foglio di carta?! A Natale era già cieco e non ha mai fatto domande simili…”
‹‹Su, ragazzo!›› dice con un sorriso, al che acconsento. Ho un solo genitore che si interessi a me, solo una coppia di nonni che mi vogliono bene e che si curino realmente di ciò che penso e di ciò che faccio, quindi sarei un pazzo a ostacolare tutto ciò. Tiro fuori dalla mia valigetta 24ore in pelle di bufalo (quanto amo le cose babbane di lusso!) l’attestato in pergamena pregiata e lo metto in mano a mio padre. Lui l’appoggia al ripiano di legno, alza la bacchetta (“strizza, Malfoy?!” dice la mia mente, con l’insopportabile tono di superiorità di Mc Graun. Ebbene si, ho decisamente paura di ciò che possa succedere alla mia amata pergamena, ma mi fido di papà), un incantesimo mai sentito prima vola nell’aria mentre mio padre passa la punta del legno sulle parole vergate.
‹‹Oh, che bravo il mio ragazzo!! Oltre ogni previsione a Rune antiche! Ho sempre odiato questa materia… eppure te la sei cavata veramente bene!! E Eccellente ad aritmanzia… era la materia preferita da…›› il viso si abbassa, gli occhi si chiudono e il mio papà prende un sospiro ‹‹Da una persona che conoscevo… Poi… wow, un Malfoy che prende Eccellente in Babbanologia! Sei il primo in tutta la storia della casata! Sono orgoglioso di te, Scorpius! Guarda che voti! Sei eccezionale! Sei un degno esponente della tua casa!! E sono orgoglioso di averti per figlio!››
Stranito, sbatto le palpebre: ho appena assistito a un incantesimo che non avevo mai trovato in alcun libro, oltre a mio padre che si è commosso a pensare a qualcuno. L’orgoglio per i complimenti mi fa raddrizzare le spalle e arrossire, è bello sentirsi lodare dal proprio genitore per qualcosa che si è fatto. Gioco con la mia cravatta blu a strisce bronzo, mentre lui continua:
‹‹E ora, Scorpius, cosa vuoi fare? Tua madre vorrebbe vederti sposato entro l’anno, aveva cercato di stipulare un contratto con una ricca famiglia oltremanica, molto importante a livello internazionale, ma l’ho impedito… era una pazzia, lei che mi odia che voleva costringere te al matrimonio con qualcuno che neanche conosci! Tu che piani hai?››
Rabbia esce dal mio corpo, odio verso colei che mi ha generato. ‹‹Voleva vendermi al miglior offerente?! Chissene frega dei miei sentimenti, di cosa provo, delle persone a cui tengo, vero?!››
‹‹Scorp, sai come è fatta. Lei avrebbe voluto una vita diversa, avrebbe voluto essere una seguace di Voldemort, ma era troppo piccola e aveva ancora la traccia e non l’ha accettata… ha fatto di tutto, quella pazza, ma lui l’ha solo usata come giocattolino e mai come mangiamorte! Ma, purtroppo per me e te, l’essere stata sverginata dal Lord le ha dato una sensazione di potere che continuerà a perdurare in lei finché vivrà… e lei si sta vendicando su di me per il fatto che non sono stato in grado di far vincere la guerra al male, che non ho fatto nulla per salvare suo padre da Adzkaban e perché ho trattato con i Salvatori per la mia libertà! Lo sai, questo matrimonio è una farsa da sempre… io non volevo, io non ho mai amato tua madre… l’unica persona che mi faceva provare qualcosa, anche se odio, non era lei… e Hermione…›› alza le spalle, zittendosi, gli occhi persi nei ricordi.
‹‹La Granger?››
‹‹Sì, Scorp. Lei. E ora è morta.›› alza il volto, gli occhi serrati, le mani chiuse a pugno, due lacrime gemelle che attraversano il volto, perdendosi nella bionda barba.





 
Visto che il capitolo pubblicato ieri, seppur corto, ha ricevuto subito tante visualizzazioni e 4 bellissimi commenti, spero nel bis oggi!
Un grandissimo ringraziamento a Kendra00 che mi segue praticamente da sempre da che ho iniziato a scrivere di HP, a Ra_in che mi ha fatta arrossire con le sue parole (Spero di fare sempre del mio meglio, preparati perché non so dove la mia mente contorta ci condurrà!!), a IloveSerpeverde e rebeccaforever che hanno recensito questo e tanti altri capitoli!! E un grandissimo ringraziamento a tutte coloro che leggono, seguono, preferiscono e ricordano questa fic, "Harry e Felpato", la mia serie di One Shot e la ormai sospesa (ma se qualcuno recensisce e mi da uno stimolo la riprendo!) "L'arco e la bacchetta"! 

Domani, come regalo di fine anno, posterò il capitolo 9, un excursus nel tempo, il secondo spoiler messo ieri! Vi avviso già: per me è stato un po' complicato scriverlo... non sapevo bene come gestire i personaggi, non per la scena in sè ma per i loro caratteri!
Sono in scrittura del 10 capitolo....

Ma intanto: che ne pensate di questo? Da chi arriva la lettera? E la famigliola Malfoy, come vi pare?

Un bacione a tutti/e!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9: non è influente per la trama. Erotico, argomenti delicati.
 
Notte. Tutto tace nel Manor, anche i prigionieri nelle segrete. Una sola figura si muoveva per i corridoi, camminando silenziosa come la morte, leggera come la brezza. Una leggera camicia da notte in seta e pizzo, completamente nera, la avvolgeva senza però nascondere il corpo non del tutto maturo. A ogni passo, a ogni saltello, la veste si alzava, mostrando le lunghe gambe bianche della ragazza.
Davanti a una porta si fermò, il cuore che martellava nel petto. Un movimento delle mani per sistemare i capelli, poi, lieve, un bussare sul pesante portone.
Tum tum tum tum
Quattro battiti del giovane cuore prima che la porta fosse aperta da un incantesimo.
‹‹Entra, bambina… nessuno ti ha mai insegnato che non bisogna disturbare il capo mentre riposa?›› disse una voce strascicata, da serpente, mentre Nagini girava intorno alla giovane.
Due occhi rossi si fissarono sulla sua figura, mentre una forza premette nella sua mente priva di ostacoli, abbassati per l’occasione. Astoria mantenne lo sguardo, consapevole che il serpente si stesse mano a mano arrampicando contro le sue gambe, sibilando e lasciandole brividi mano a mano che la lingua saettava contro la sua pelle. Un ansito escì dalle sue labbra quando sentì l’umido dell’animale controllato dal Lord contro la sua parte più segreta, a lungo custodita per una persona per lei speciale.
‹‹E dunque, verginella, sei qua per cercare un posto tra i mangiamorte? Sei disposta a questo per dimostrarmi fedeltà assoluta?››
‹‹Si, Lord. Da quando è girata voce stesse tornando ho saputo che sarebbe stata la cosa migliore che mi sarebbe potuta accadere.›› la voce sicura nonostante le guance fossero arrossate per il piano dell’Oscuro.
‹‹Avanza. Nagini, basta. Ci penso io, ora.››
Uno, due, tre passi. Il Lord in piedi, con solo una vestaglia, davanti a lei. ‹‹In ginocchio›› lei eseguì, fremente. ‹‹Stanotte diventerai la mia ancella e, in quanto tale, devi saper dare piacere al tuo padrone.›› disse, slacciando la veste e mostrando il membro ancora moscio. ‹‹Datti da fare››.
La piccola serpeverde, gli occhi saettanti tra il signore e il suo attributo, si leccò le labbra ammiccando, per poi iniziare a leccarlo e succhiarlo. Il tempo passava e quello diventava sempre più grande, sempre più turgido, sempre più pulsante e grosso. Non un suono era uscito dal Lord, neanche quando venne nella gola della ragazza, le mani a bloccarle il capo contro il suo corpo.
 
‹‹Sdraiati›› non un commento per l’operato da parte di quell’essere abominevole, ma Astoria non desiderava parole, voleva fatti e voleva dimostrare la sua completa fiducia nei confronti del suo signore e padrone. Non potendo divenire a tutti gli effetti una mangiamorte, pur appoggiando a pieno il loro operato ed essendosi affermata nella “custodia” dei detenuti, voleva assicurarsi un posto nell’organizzazione dell’Oscuro. E quale miglior posto se non la “scaldaletto” del Lord, visto il suo aspetto grazioso, femminile, longilineo, la sua voglia di uscire dagli schemi imposti dal padre che la voleva maritare vergine con un ragazzo, il giovane Malfoy, che lei poco sopportava in quanto ormai inutile alla causa? Suo padre non avrebbe potuto far niente se lei si fosse concessa al loro signore, avrebbe potuto solo gioire per l’opportunità offerta e macerarsi il fegato per aver fatto perdere valore al contratto, purtroppo ancora valido.
Ma, Astoria sperava, magari dopo la sconfitta della feccia ancora ad Hogwarts, lei sarebbe potuta essere libera di vivere la vita come moglie o concubina del Lord per sempre, magari anche partorendo i suoi figli. Quello sarebbe stato lo scopo della sua vita.
E mentre il Signore Oscuro entrava in lei e le squarciava l’imene con una spinta forte, ma dolce di chi riconosce nella persona davanti una connessione a se stessi,  lei sapeva che quel dolore era in realtà un privilegio e che presto si sarebbe trasformato in gioia grazie all’amore che provava per quell’uomo, molto più grande di lei, ma così potente da oscurare il cielo. 
 

Ed eccoci all'ultimo capitolo del 2014! 
Ed ecco risolto! Questo è naturalmente ambientato nel passato!!
Il prossimo capitolo sarà bello lungo :D :D

Auguri a tutte!!!!!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


POV (?)
 
Chiudo gli occhi, inspiro, trattengo il fiato, espiro. Riapro le palpebre, mi guardo intorno e sigillo la porta della stanza con un incantesimo, lanciandone un altro per avvertire che sono uscito. Mi volto verso la scrivania, tocco la lettera e sento il familiare strappo che mi accartoccia i polmoni.
Tutto gira, tutto vortica, poi tutto è fermo, il pavimento sotto i miei piedi, gli occhi ancora chiusi.
‹‹Posso aprirli?›› chiedo, timoroso, poi sento un corpo caldo contro il mio, braccia che mi circondano di slancio e un volto appoggiarsi contro la mia spalla con un singhiozzo. Riconosco il profumo floreale, riconosco il mughetto e la lavanda, riconosco le piccole mani sulla mia schiena, riconosco il corpo della donna che amo contro il mio, riconosco i capelli ribelli tinta del rame e il suo calore. ‹‹Vega, tesoro mio… sono qua, sono qua…›› mormoro stringendola a me, una mano sulla sua nuca a tenermela addosso, inebriato da lei.
‹‹Sirius! Oh, mi sei mancato così tanto…›› il suo tono è straziante per me, nonostante non stia piangendo. La mia Vega non piange, la mia Vega si affida a me e si sfoga sul sottoscritto, a volte anche a duello.
‹‹Piccola, io volevo esserci… ma non mi hanno accordato il permesso, avevo una missione da completare… mi dispiace tanto…›› soffio contro la sua pelle.
‹‹Non preoccuparti… sono sopravvissuta! E ho anche ricevuto il diploma, tutti Eccezionali!!››
La scosto leggermente da me e la osservo per bene: Nell’ultimo anno è diventata sempre più bella, sempre più donna, sempre più sé stessa. I suoi capelli rossi si sono scuriti, creando degli effetti di luce inimitabili anche grazie ai ricci ribelli, crespi, che da sempre la caratterizzano; il dolce viso tinta latte mi fa innamorare ogni sguardo di più; i suoi occhi mi parlano, si rivelano, mi fanno sentire nudo di ogni mia cattiveria. Il suo corpo poi è divino: un metro e settanta, una terza di seno, la vita stretta e i fianchi più larghi, un sedere che amo, gambe muscolose e ben piazzate, così belle a differenza degli stecchini che ha mia sorella… eppure io so che mia sorella, la “dolce” Lily, ha dietro un centinaio di ragazzi che le fanno la corte mentre la mia cuginetta, Rose Vega, no. Lei dice sempre di repellere i maschi, eppure se fosse così io non sarei a rischio cacciata da parte della famiglia Weasley-Potter, non mi sarei innamorato di lei anni fa, quando mi ergevo a prode cavaliere cavalcante un passeggino a sua difesa, non avrei reso lisce e levigate le mie mani a furia di seghe su una ragazza che non potrò mai avere al mio fianco, che dovrà rimanere sempre e solo una cugina per me.
La stringo e, nonostante le nostre maglie e il suo reggiseno, i suoi seni contro il mio petto mi fanno eccitare come un ragazzino. “Merlino, aiutami”.
Lei mi tiene stretto ancora un attimo, poi si alza sulle punte e mi posa un dolce bacio sulla guancia, mantenendo un istante la pressione, per poi allontanarsi. ‹‹Benvenuto a casa mia›› dice facendo un gesto con la mano per mostrare tutta la stanza.
“Oh già, non ho neanche idea di dove io sia!” i miei occhi si muovono per l’ambiente captando tutto e traducendoli in un solo suono ‹‹WOW››. Perché sì, l’ambiente dove ci troviamo è perfetto, infinitamente a misura di mia cugina, esattamente come da anni questa piccola peste mi dice. Il camino, i mobili, il parquet, i tendaggi, la cucina… tutto esattamente come ho immaginato per anni! Solo che nei miei film lei sarebbe stata o nuda o con una bambina in braccio…
Lei mi guarda intimidita, le gote rosse, la mano destra sotto il braccio sinistro steso lungo il fianco in un gesto estremamente pudico: ‹‹Che… che te ne pare?››
‹‹Oh, Vega, è stupendo!! C’è tutto quello che hai sempre sognato! Ogni dettaglio! E anche di più…›› aggiungo indicando il pianoforte a coda in un angolo ‹‹Tu non sai suonare il pianoforte! Sei sempre stata negata!›› lei alza le spalle. ‹‹Posso vedere il resto della casa?›› Chiedo, mentre mi avvio alla porta accanto al camino e la apro.
‹‹NO! Li…››
‹‹Che bella camera tua!! NOOO ma questo quadro è… è…›› resto a bocca spalancata, i miei occhi che passano dalla tela al post-it e viceversa. ‹‹CHI TI HA REGALATO “TEMPESTA SULLA PRATERIA”?!?! COME è POSSIBILE?! Lo sappiamo entrambi che era in mano a un collezionista privato! Ma sei sicura che sia vero?!›› Continuo a parlare, mentre passo la bacchetta sul quadro recitando formule imparate al corso Auror-tesori. Non ho ancora notato la faccia di mia cugina. ‹‹CAZZO! È  VERO!! PER LE MUTANDE DI MERLINO! MA HAI IDEA DI QUANTO VALGA QUESTO DIPINTO?! Vega, non l’hai rubato, vero?!›› mi volto finalmente verso di lei.
Una statua di sale.
Non ho più una cugina ma una statua bianca, cadaverica, con solo gli occhi che passano da me alla porta senza cessare mai il movimento.
‹‹Sirius, vieni qua›› mi dice, tono piatto di quando il suo cervello sta lavorando a mille.
‹‹Vega, cosa c’è?›› dico mentre eseguo. Lei mi fa passare attraverso la porta, poi la richiude. Fa passare un istante e la riapre e ricompare la sua stanza.
‹‹Vega?›› sono perplesso.
‹‹Vai in là›› ordina, sempre assorta. Alzo un sopracciglio, poi obbedisco nuovamente. Da qualche metro di distanza la vedo replicare il movimento e intravedo una parete di un colore differente rispetto a quello della sua stanza. “Cosa sta succedendo?!”. Lei si affaccia, poi  tira un sospiro di sollievo e richiude la porta. La riapre e richiude altre volte, poi mi fa avvicinare di un passo e esegue nuovamente. Mi gratto i capelli corvini, perplesso. Cosa sta passando per la testa alla mia Vega?! E cosa sta accadendo?!
 
‹‹HO CAPITO!! È SEGRETA!!›› esclama dopo un quarto d’ora di prove con me alle varie distanze.
‹‹Vega, cosa è segreta? Cosa è successo? Perché ho visto una parete di colore differente?››
‹‹Sirius, ti fidi di me?›› mi chiede, chiudendo la porta con un sorriso e appoggiandovisi contro.
Annuisco, i miei occhi fissi nei suoi ‹‹Certo››
‹‹Allora non domandare, per ora! Lasciami essere ancora per un poco una normale ragazza con suo cugino!›› la risposta sibillina mi lascia perplesso, ma lei si allontana dalla porta per andare sul divano.
‹‹Allora, caro il mio James Sirius Potter, cosa mi racconti? Come stanno gli zii? Mio fratello è a casa tua? Nessuno ha detto nulla riguardo la mia “sparizione”? Sei l’unico che mi abbia contattata dal funerale… ››
Mi siedo accanto a lei ‹‹Si, Hugo è da noi… è distrutto, ma Al e Fred gli stanno vicini… i nonni sono molto preoccupati, volevano averti da loro, volevano passare del tempo con “la loro nipotina adorata e piccina, come farà senza di noi?!”, hanno scritto lettere su lettere ma nessun gufo riusciva a trovarti! E papà quando l’ha scoperto ha bloccato tutti dicendo che se eri andata via senza sentire nessuno significava che era giusto così, che ormai sei maggiorenne e che hai diritto a essere indipendente e che l’unica cosa che dobbiamo fare è essere un punto di appoggio se mai tu volessi tornare in famiglia. Nessuno sa dove tu sia finita, anche se mamma ti ha cercata per il mondo magico per poter anche solo parlare con te! Solo Pluffa sapevo ti sarebbe stata in grado di trovare, del resto ha un legame molto forte con noi due….››
‹‹E… mio papà?››
Abbasso il capo, con una smorfia. ‹‹Lui… non è più mio zio, non lo riconosco più. Il funerale è stato dieci giorni fa ma già è andato a tre sere di gala… e ha parlato anche di te e Hugo…››
‹‹Come ha parlato di noi?››
Prendo dalla tasca un foglio di giornale e glielo passo.
 
“Ronald Weasley e il suo dolore.
La recente perdita dell’eroina di guerra Hermione Granger in Weasley, a causa di una malattia babbana simile a una maledizione sui tessuti, ha lasciato distrutta la seconda felice famiglia più conosciuta in tutta l’Inghilterra dopo Harry Potter e consorte Ginevra Weasley. Il padre di famiglia ha acconsentito a parlare alla nostra inviata.
R: Siamo straziati. Tutto è avvenuto così improvvisamente che non abbiamo potuto fare nulla per salvarla. La mia Hermione è morta e non c’è nulla che possa cambiare. Però la mia dolce metà, in punto di morte, mi ha esortato a vivere, a vivere per lei e per i nostri figli! E così devo sforzarmi di fare!
I: Ci dica, Ronald, cosa intende fare ora?
R: Devo riuscire a far ritrovare ai miei figli un ambiente familiare in cui essere felici, un posto dove sentirsi al sicuro senza dover andarlo a cercare all’esterno. Sono ancora dei bambini, il loro posto nel mondo è con la famiglia… devono capire che il mondo è un pericolo, che una parte della popolazione è da evitare come la peste per le loro idee malsane ancora legate al passato e agli insegnamenti di coloro che ho combattuto da giovane, arrivando a rischiare la mia vita!
I: Quindi dalle sue parole si evince che lei vorrebbe risposarsi?
R: Quando troverò qualcuno che ritengo possa aiutare i ragazzi si. È doloroso pensarlo ora, a poco più di una settimana dalla morte di mia moglie, ma la guerra ci ha insegnato a non aspettare per vivere!
I: Ha paura che ci possano essere ancora dei filo-mangiamorte in giro?
R: Assolutamente si. Persone pericolose, senza scrupolo, traditrici e vendicatrici, capaci di annientare la vita di coppie felici con un solo scatto del momento solo per idee malsane e ingannevoli! Persone che non sapranno apprezzare ciò che possiedono fino alla fine dei loro giorni, avidi e approfittatori! E io lotterò per tenere i miei figli al riparo da questi!
I: Ci è giunta notizia che i suoi figli non siano però con lei!
R: Purtroppo la casa dove abbiamo sempre vissuto è così intrisa di ricordi che è doloroso per tutti abitarvi… mio figlio, Hugo, si è trasferito momentaneamente da mio cognato, Harry Potter, in attesa che io riesca a trovare una nuova abitazione per noi, dove potrò seguirlo al meglio per far avverare il suo sogno: entrare in una squadra di Quidditch! Al momento però la figura di mia sorella, la campionessa di quidditch e combattente della seconda guerra magica, Ginevra Weasley in Potter, è la cosa più necessaria per sanare la recente perdita.
I: Non ci ha parlato di sua figlia, Rose!
R: Rose, purtroppo, è molto simile a sua madre, ma ha subito influenze sicuramente negative nell’ultimo anno scolastico. Certo, i suoi voti sono stati imbattibili, esattamente come sua madre anni prima, ma non ha ancora capito cosa sia realmente la vita, cosa comporti avere una famiglia, quali sacrifici esistano per crescere un figlio… lei se ne è andata, è volata via dal nido familiare e di lei si sono perse le tracce. Quindi mi appello alle parole: “Rose, bambina mia, torna a casa, torna dal tuo papà. Il mondo è troppo duro senza di me, e tu sei così giovane e inesperta… un voto non fa di te una donna! Metti la testa a posto, bambina mia, sei una Weasley, conosci i nostri valori!”.
I: Grazie per le toccanti parole!”
 
La vedo stringere i pugni, mentre alcune fotografie tremano. ‹‹Io. Non saprei. Cosa significa. Il sacrificio per un figlio?! I VOTI NON FANNO DI ME UNA DONNA? COSA FAREBBE DI ME UNA DONNA, SPOSARMI E GENERARE SETTE FIGLI COME NONNA?! VIVERE DI SOLA CASA?! COSA SIGNIFICA CHE PURTROPPO SONO SIMILE A MIA MADRE?! NE SONO PIÙ CHE ORGOGLIOSA!!››
Le urla sono accompagnate da scintille che partono dalla sua bacchetta, impugnata con forza.
‹‹VUOLE RISPOSARSI PERCHÉ A NOI SERVE UNA FIGURA FEMMINILE?! MA CHE VADA A FARSI FOTTERE! LUI CI STA VENDENDO AI GIORNALI!››
Un rumore inizia a diffondersi per l’ambiente, mentre mia cugina ancora urla. Improvvisamente si ferma, immobilizzata, mentre  la musica di un carillon si fa chiara. Mi pietrifico. “Cosa può far suonare un carillon in una casa deserta?”
‹‹Elthanin›› sussurra mia cugina, facendo uno scatto verso la porta che da sulla sua camera. Mi alzo e la seguo, è a un passo da me quando apre l’asse di legno, quando una luce mi abbaglia per un istante, facendomi saltare indietro di due metri. E sono ancora li quando mia cugina, la donna che amo, la forza che mi ha sempre sostenuto, torna in salotto, un carillon che suona in una mano, una neonata sull’altro braccio.
 
Mia cugina ha una figlia.



 
Eccomi qua!!! Oggi mi sono data agli aggiornamenti e alla scrittura! 
Cosa ve ne pare di questo capitolo? Io ne sono piuttosto soddisfatta :D :D
per aggiornare mi aspetto 4 recensioni :D 

Un grande e immenso abbraccio a coloro che hanno letto fino a qua, specialemnte e a coloro che hanno commentato :D :D
mi date la carica di continuare a scrivere!!!

Ho aggiunto una nuova fic, sarà breve, a rating rosso un po' cruda, mentre dopo mi rimetto a scrivere un capitolo di "Harry e Felpato" perché è troppo tempo che è ferma :) 
Se qualcuno poi si appassionasse ancora alla mia vecchia fic "l'arco e la bacchetta" tornerei a scriverla!!!


Ciaoooo!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


POV James Sirius
 
‹‹Ve… Vega? Co…  chi…››
‹‹Hai fatto una magia!! Non ci credo, hai fatto una magia!!!›› lei non mi ascolta, guarda la bambina esultando, un enorme sorriso, le lacrime agli occhi. CHE?! Mia cugina ha le lacrime agli occhi?! Il maschiaccio Rose Vega Granger Weasley ha le lacrime agli occhi dalla commozione?! ‹‹Sirius››, continua, ‹‹ti rendi conto?! Ha fatto la sua prima magia a 15 giorni!! Ed è pure nata prematura!! Oh, Elthanin…››. La osservo baciare le manine della bambina, ma dentro mi sento un buco nero. “Inspira”. Sbatto le palpebre, muovo una mano. “Espira”. Chiudo le palpebre, conto fino a tre. “Uno. Due. Tre. Inspira”. Apro gli occhi e la scena è ancora li, davanti a me. Mi lascio cadere sul divano, le mani che passano tra i miei capelli neri sconvolgendoli, rendendoli pari ai miei pensieri.
‹‹Vega, chi è questa bambina?›› chiedo, la voce che trema.
Si ferma, le braccia a circondare l’esserino, lo sguardo sul suo volto. ‹‹Mia figlia›› mormora.
‹‹Non prendermi per il culo. Tu non eri incinta. Tu hai fatto sesso solo una volta, un anno e mezzo fa. TU ME L’AVRESTI DETTO SE FOSSI STATA INCINTA! Non a tuo padre, non a tuo fratello, non agli zii o cugini vari, ma a me si, Vega!! Lo avrei saputo se fossi stata incinta, lo avrei sentito fossi stata incinta, perché mi sarei sentito morire a sapere che un coglione ti aveva messa incinta! E se sei qua, da sola, vuol dire che questa bambina non ha un padre e neanche una madre, sennò non ce l’avevi tu! Quindi poche cazzate, Vega. CHI È QUESTA BAMBINA?!››
 
POV Rose
 
Apro la bocca per ribattere  ma non posso, ha ragione su tutto. Boccheggio un attimo, lo sguardo che si abbassa a terra.
“Che ci rimetti? Hai bisogno di avere aiuto di qualcuno… inoltre è James Sirius Potter, colui che sa tutto di te, sa ogni minima cosa ti sia successa, ti conosce sotto ogni aspetto…”
‹‹Io… lei… lei non è mia figlia… lei è figlia di›› ma qua le parole mi abbandonano e mi scopro incapace di dire qualsiasi cosa. Una scossa mi attraversa la spina dorsale e so che mia madre ha fatto qualcosa per tutelare la bambina; una smorfia si diffonde sul mio volto, mentre sento mio cugino alzarsi e avvicinarmisi. ‹‹Non posso dirlo. Mi dispiace, Sirius, te lo direi ma non posso.›› sento una lacrima cadere dal mio occhio e lui perdervisi.
Il calore del suo abbraccio mi trova e mi cattura, le sue labbra si posano sulla mia guancia asciugando la scia umida, il suo sguardo passa da me alla bambina, attento.
‹‹Se non puoi dirlo… però posso indovinare! Fammi un qualsiasi segno per vedere se ho ragione, d’accordo?›› eccolo, il mio zuccone che non si arrende! Ci avrei scommesso che non avrebbe lasciato perdere!
‹‹No… lascia stare… è pericoloso! Lei è mia figlia, è scritto anche nei suoi documenti! Elthanin Granger, figlia di Rose Vega Granger Weasley!›› ma dopo aver pronunciato le parole mi rendo conto che mi sono tradita… ma forse Sirius non è così attento… del resto è stato un grifone, non un corvo, no?! E poi tutta la storia è così complicata che non ha alcun senso logico.
‹‹Elthanin Granger. Se non avessi visto la zia due mesi fa… ma non era… tu non eri… oh diavolo! E poi perché Granger? Tu sei una Weasley!››
‹‹Potter. Io non sono una Weasley, e lo sai anche te. Io sono una Granger, sono figlia di mia madre, ho il cervello di mia madre, la classe di mia madre, le passioni di mia madre. Si, sono figlia di mio padre, non farti bollire la testa, ma, specialmente dopo le ultime uscite di quell’uomo, io non sono più figlia sua. Io sono una Granger come questa bambina, mia figlia.›› dico risoluta, guardando il ragazzo davanti a me. I suoi occhi marroni sono fissi sui miei, ma pare essersi sgonfiato del tutto. Trema addirittura un poco mentre porta una mano alla fronte, indeciso su cosa fare.
La piccola arpia in braccio a me decide per tutti iniziando a sgolarsi, in cerca di attenzioni e, probabilmente, un bagno.
Vedo mio cugino farsi più vicino a me fino a che non mi fa una carezza sul volto.
‹‹Vega, quando vuoi parlare chiamami. Sono arrivato qua, quindi posso tornarci con la smaterializzazione, ma solo quando vorrai tu. Farò di tutto per proteggere il tuo segreto ma devo… devo fare chiarezza in me. Tu… con una figlia… Merlino, è così strano… la mia Vega…›› mi abbraccia, facendo attenzione a non schiacciare lo scricciolo, poi le da un bacetto sulla fronte ‹‹Non far dannare troppo mamma›› le sussurra, per poi scomparire nel nulla.
 
Solo qualche istante dopo, quando ritorno in me stessa, mi accorgo che la bambina ha tenuto gli occhi costantemente chiusi.



 
Eccomi di ritorno con un nuovo capitolo!! 
Eh si, James ha una cotta per sua cugina. Sarà ricambiato?
Per quanto sono perfida potrebbe anche spaccarsi tornando a casa e morire muahahahahha
Secondo voi come si sono ri-incontrati Draco e Hermione per arrivare ad avere Elthanin? Sono curiosa dei vostri pareri,
anche se, state tranquille, ho già idea di come farli avvicinare :D :D

A presto!!!!


PS: un grandissimo bacio a 
 Arj90 , piccola_cullen , Kendra00 ,  defechira ,  my_life_are_book ,  rebeccaforever  per aver commentato lo scorso caitolo! State diventando tantissime e mi fa un sacco piacere!!!!!
Più siete prima aggiorno perché mi dispiace deludervi con una lunga attesa!!! :D :D :D
PPS: c'è anche qualche ragazzo che legge, per caso? O siamo tutte gentili pulzelle?

TAAOOOOOOO

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 “A volte la vita ci mette di fronte a eventi inimmaginabili, misteriosi, assurdi.” Pensava una ragazza, guardando il suo compagno di banco. Chi mai l’avrebbe detto che lei e lui potessero essere amici tanto da condividere buona parte delle giornate? Chi l’avrebbe mai detto che due case opposte potessero non lottare tra loro, che due fazioni potessero abbassare le bacchette e stringere un muto patto di amicizia? Eppure eccoli li, rosso e verde, oro e argento, l’una accanto all’altro. Sguardi determinati, sicuri, una maschera nei confronti del mondo ma non del reciproco, capaci di scorgere ogni profonda debolezza solo nell’avversario, ormai amico.
Mani vergavano veloci parole durante la lezione di un professore, uno a caso tra i tanti dell’istituto, ma ciò non è importante, perché loro erano insieme sempre, complici i professori che avevano voluto semplificare e accorpare il più possibile coloro che erano tornati a ripetere quel settimo anno, per dare spazio all’infinità di studenti dei primi anni. E loro erano li, Grifondoro e Serpeverde, mutilati nell’animo, feriti nell’orgoglio, ma ancora volenterosi di lottare. E così fecero, ribellandosi a decisioni altrui che non li volevano Caposcuola, che ritenevano la loro notorietà, in un verso o nell’altro, negativa.
Eppure loro sono passati sopra a tutto, sopra al dolore, sopra alla guerra, sopra ai morti, sopra ai pregiudizi, avvicinandosi nel loro bisogno di solitudine, trovando sollievo solo nella solitudine dell’altro, senza prese in giro, senza male parole, senza colpo ferire. Persone normali, studenti normali.
All’inizio era stato scalpore, nessuno avrebbe mai immaginato che lei, l’Eroina del Mondo Magico, potesse accompagnarsi a tale feccia, ma lei lo aveva difeso, estirpando alla radice questo razzismo inverso a quello che lei sempre aveva patito. E lui era stato il supporto di lei quando di notte vagava per il castello in preda all’ansia, lanciando incantesimi difensivi al castello, con gli strascichi del terrore provato per mesi nei boschi.
Lui l’aveva accolta nel suo letto, abbracciata quando lei piangeva, singhiozzando contro di lei quando ricordava le persone perse per una guerra mai stata sua.
Non erano amanti, erano amici.
Migliori amici.
Nessuno dei due aveva mai dato una definizione tale, ma entrambi lo sapevano: comprendevano la potenza del loro legame, sapevano quando avessero bisogno del supporto dell’altro, ma una era troppo innamorata del fidanzato, l’altro troppo distrutto dalla perdita della persona amata per poter anche solo pensare a un loro, a un “noi”.
I mesi trascorrevano quieti, loro due inseparabili, soli in un mondo che li conosceva. Lui, marchiato, lei, eroina.
 
Le vacanze di Natale e Pasqua iniziarono e finirono con grandi novità: una serpe insieme a una famiglia di grifoni, ma Molly non se l’era sentita di dire di no alla quasi nuora quando aveva chiesto il favore di poter invitare anche quella persona ormai così chiaramente cambiata, o forse era sempre stata così ma erano loro che non erano stati in grado di vederlo. E nonostante tutte le paranoie della giovane Granger non c’erano stati problemi di sorta, complici occhiate al vetriolo di Molly che teneva placata parte della prole e la felicità di Hermione di avere il suo nuovo amico insieme a quelli storici. Addirittura, trasportata dalla felicità, era stata convinta dal suo fidanzato, Ron, a salire sulla scopa con lui per un veloce volo fino a un lago vicino. La vita era bella, seppure nessuno era ancora riuscito a superare i lutti.
 
Gli esami si avvicinavano e loro erano ancora insieme, a supportarsi, a cercare di tappare l’un l’altra lacune… ok, scherzavo: lei cercava di tappare a lui le lacune. Lui a lei aveva attaccato alcuni vizi, come quello del bere un bicchierino di liquore al cioccolato ogni sera, o del ghignare di fronte ai piccoli leccapiedi (poi si sa, l’alunna supera il maestro, il quale dobbiamo ammettere avesse avuto degli ottimi maestri che però erano imbattibili, e quando Hermione ghignava la gente scompariva. Materialmente. Per poi ritrovarsi magari appesa per le mutande da qualche parte, o intrappolati in qualche bagno infestato da una fantasma pervertita…).
 
Il giorno prima delle prove lei stava per crollare, fisicamente e psicologicamente: mangiava troppo poco, si stancava troppo, non dormiva quasi nulla, ripeteva e basta, timorosa di non essere sufficientemente preparata. Lui la vide cadere, la raggiunse e la portò in salvo dalla folla di curiosi, le fece bere dei succhi di frutta e la fece ridere, facendole capire che la sua ansia era immotivata.
Dormirono insieme, quella notte, crollando sui libri nella stanza di lei.
 
Le prove andarono bene a entrambi, anche se lei ottenne talmente tanti Eccellenti che solo a vedere che non c’erano altri voti uno si rendeva conto che fossero TUTTI Eccellenti.
 
Festeggiarono insieme, come erano stati per tutto l’anno. Festeggiarono con una sbronza epica, con risate e lotte, festeggiarono celebrando la vita che in quello stesso castello si era spenta per molti un anno prima.
 
Pochi giorni dopo ci fu la cerimonia dei diplomi, segno conclusivo del loro percorso scolastico. Fu estremamente veloce, essendo solo due gli studenti.
‹‹Hermione Granger!›› chiamò la preside McGranitt, le lacrime negli occhi nel vedere quella che per lei era una figlia andarsene dalla scuola. Un lungo abbraccio sigillò il passaggio della pergamena ufficiale, poi la preside si girò.
‹‹Blaise Zabini›› l’amico di un anno della giovane grifona rispose all’appello con euforia, abbracciando la preside che tanti occhi aveva chiuso per lui e addirittura sollevandola dal pavimento, complice il suo fascino maschile che scombussolò anche l’anziana. E fece ridere Hermione.
 “A volte la vita ci mette di fronte a eventi inimmaginabili, misteriosi, assurdi.” Pensava una ragazza, guardando il suo compagno di banco. Chi mai l’avrebbe detto che lei e lui potessero essere amici tanto da condividere buona parte delle giornate? Chi l’avrebbe mai detto che due case opposte potessero non lottare tra loro, che due fazioni potessero abbassare le bacchette e stringere un muto patto di amicizia? Eppure eccoli li, rosso e verde, oro e argento, l’una accanto all’altro. Sguardi determinati, sicuri, una maschera nei confronti del mondo ma non del reciproco, capaci di scorgere ogni profonda debolezza solo nell’avversario, ormai amico.
Mani vergavano veloci parole durante la lezione di un professore, uno a caso tra i tanti dell’istituto, ma ciò non è importante, perché loro erano insieme sempre, complici i professori che avevano voluto semplificare e accorpare il più possibile coloro che erano tornati a ripetere quel settimo anno, per dare spazio all’infinità di studenti dei primi anni. E loro erano li, Grifondoro e Serpeverde, mutilati nell’animo, feriti nell’orgoglio, ma ancora volenterosi di lottare. E così fecero, ribellandosi a decisioni altrui che non li volevano Caposcuola, che ritenevano la loro notorietà, in un verso o nell’altro, negativa.
Eppure loro sono passati sopra a tutto, sopra al dolore, sopra alla guerra, sopra ai morti, sopra ai pregiudizi, avvicinandosi nel loro bisogno di solitudine, trovando sollievo solo nella solitudine dell’altro, senza prese in giro, senza male parole, senza colpo ferire. Persone normali, studenti normali.
All’inizio era stato scalpore, nessuno avrebbe mai immaginato che lei, l’Eroina del Mondo Magico, potesse accompagnarsi a tale feccia, ma lei lo aveva difeso, estirpando alla radice questo razzismo inverso a quello che lei sempre aveva patito. E lui era stato il supporto di lei quando di notte vagava per il castello in preda all’ansia, lanciando incantesimi difensivi al castello, con gli strascichi del terrore provato per mesi nei boschi.
Lui l’aveva accolta nel suo letto, abbracciata quando lei piangeva, singhiozzando contro di lei quando ricordava le persone perse per una guerra mai stata sua.
Non erano amanti, erano amici.
Migliori amici.
Nessuno dei due aveva mai dato una definizione tale, ma entrambi lo sapevano: comprendevano la potenza del loro legame, sapevano quando avessero bisogno del supporto dell’altro, ma una era troppo innamorata del fidanzato, l’altro troppo distrutto dalla perdita della persona amata per poter anche solo pensare a un loro, a un “noi”.
I mesi trascorrevano quieti, loro due inseparabili, soli in un mondo che li conosceva. Lui, marchiato, lei, eroina.
 
Le vacanze di Natale e Pasqua iniziarono e finirono con grandi novità: una serpe insieme a una famiglia di grifoni, ma Molly non se l’era sentita di dire di no alla quasi nuora quando aveva chiesto il favore di poter invitare anche quella persona ormai così chiaramente cambiata, o forse era sempre stata così ma erano loro che non erano stati in grado di vederlo. E nonostante tutte le paranoie della giovane Granger non c’erano stati problemi di sorta, complici occhiate al vetriolo di Molly che teneva placata parte della prole e la felicità di Hermione di avere il suo nuovo amico insieme a quelli storici. Addirittura, trasportata dalla felicità, era stata convinta dal suo fidanzato, Ron, a salire sulla scopa con lui per un veloce volo fino a un lago vicino. La vita era bella, seppure nessuno era ancora riuscito a superare i lutti.
 
Gli esami si avvicinavano e loro erano ancora insieme, a supportarsi, a cercare di tappare l’un l’altra lacune… ok, scherzavo: lei cercava di tappare a lui le lacune. Lui a lei aveva attaccato alcuni vizi, come quello del bere un bicchierino di liquore al cioccolato ogni sera, o del ghignare di fronte ai piccoli leccapiedi (poi si sa, l’alunna supera il maestro, il quale dobbiamo ammettere avesse avuto degli ottimi maestri che però erano imbattibili, e quando Hermione ghignava la gente scompariva. Materialmente. Per poi ritrovarsi magari appesa per le mutande da qualche parte, o intrappolati in qualche bagno infestato da una fantasma pervertita…).
 
Il giorno prima delle prove lei stava per crollare, fisicamente e psicologicamente: mangiava troppo poco, si stancava troppo, non dormiva quasi nulla, ripeteva e basta, timorosa di non essere sufficientemente preparata. Lui la vide cadere, la raggiunse e la portò in salvo dalla folla di curiosi, le fece bere dei succhi di frutta e la fece ridere, facendole capire che la sua ansia era immotivata.
Dormirono insieme, quella notte, crollando sui libri nella stanza di lei.
 
Le prove andarono bene a entrambi, anche se lei ottenne talmente tanti Eccellenti che solo a vedere che non c’erano altri voti uno si rendeva conto che fossero TUTTI Eccellenti.
 
Festeggiarono insieme, come erano stati per tutto l’anno. Festeggiarono con una sbronza epica, con risate e lotte, festeggiarono celebrando la vita che in quello stesso castello si era spenta per molti un anno prima.
 
Pochi giorni dopo ci fu la cerimonia dei diplomi, segno conclusivo del loro percorso scolastico. Fu estremamente veloce, essendo solo due gli studenti.
‹‹Hermione Granger!›› chiamò la preside McGranitt, le lacrime negli occhi nel vedere quella che per lei era una figlia andarsene dalla scuola. Un lungo abbraccio sigillò il passaggio della pergamena ufficiale, poi la preside si girò.
‹‹Blaise Zabini›› l’amico di un anno della giovane grifona rispose all’appello con euforia, abbracciando la preside che tanti occhi aveva chiuso per lui e addirittura sollevandola dal pavimento, complice il suo fascino maschile che scombussolò anche l’anziana. E fece ridere Hermione.


 
Vaaaaa beeeene 
Sono imperdonabile
sono decenni che non aggiorno, ma semplicemente... non mi andava.
Poche recensioni, poca voglia di continuare a scrivere, poco tempo....
Ma ora sono tornata!!!
Un grazie a Valydah che mi ha fatto venire voglia di aggiornare :D :D




 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Osservo mio padre, sono impietrito.
Mio padre, Draco Lucius Malfoy, mi ha appena dichiarato che l’unica persona che lo ha fatto sentire vivo, di cui era innamorato, ne sono sicuro, era l’eroina Hermione Granger. Quella Hermione Granger che mia madre odia e che ha cercato di uccidere anni fa poiché metteva a repentaglio “l’egemonia del Signore Oscuro”, come dice lei. Quella Hermione Granger natababbana che mio padre offendeva quando erano a Hogwarts. Quella Hermione Granger che ha sposato Ronald Bilius Weasley, altro eroe di guerra. Potrei continuare per ore a elencare di tutto circa la famiglia, non tanto perché io abbia mai provato alcunché interesse nei loro confronti ma perché, come figlio di un Malfoy, non poteva essere ammissibile una lacuna sulla seconda guerra magica, sui vinti e vincitori, sui martiri e sugli aguzzini. Papà mi ha spiegato tutto in più lezioni, una all’anno, aggiungendo sempre qualche pezzo in più, ogni due maggio.
Ogni anno era la stessa storia: mia madre si chiudeva nelle sue stanze, le vecchie stanze dell’”Oscuro”, mio padre invece mi portava nel suo studio, davanti al camino acceso per l’occasione, ci sedevamo in terra e iniziava a raccontare.
Raccontava del suo passato, di quando ha sbagliato, di quando si è fatto prendere dal panico, di quando stava per morire ma Potter l’ha salvato, della guerra e della precedente pace. Ogni anno aggiungeva qualcosa di terribile e brutto: un anno gli insulti a una ragazzina, l’anno dopo gli scherzi pesanti a un trio di amici ecc…
Ma solo quando raggiunsi i 15 anni mi raccontò tutta la verità, tutte le cattiverie, tutte le offese, tutte le morti da lui viste e di cui era in parte complice, almeno per la sua coscienza. Quel giorno mio padre pianse come un bambino, chiedendo scusa al vento e abbracciandomi.
 
Mio padre, quello stesso padre, lo rivedo nella sua espressione di ora.
Non domando, so che non sarebbe il momento, ma mi appunto la questione per indagare successivamente.
 
‹‹Scorpius›› dice in un sussurro ‹‹non avere paura di avere un cuore›› i suoi occhi cercano i miei e, seppure siano spenti, ciechi, mi trovano e perforano la mia anima.
‹‹Certo papà››.
 
-----
 
Trovo la strada per arrivare nella mia stanza, nel luogo che mi ha accolto per anni. La mano sul legno, il riconoscimento della mia presenza che permette alle porte di aprirsi ed ecco il mio piccolo mondo. Ma non ho voglia di guardarmi intorno, di assaporare il calore che mi danno solo camera mia e studio di papà.
Mi butto sul letto, la testa in agitazione, i pensieri che si rincorrono senza arrivare a un filo unico.
Tan Tan Tan.
Papà.
Amante.
Lydia.
Scuola.
Specializzazione.
O Merlino, non ho pensato a cosa fare ora! O meglio, io lo so ma appena lo dico a qualcuno ci sarà una rivoluzione in casa! Già mi immagino le urla, o meglio i silenzi carichi di disprezzo, lo sdegno, vedrò sparire qualche cosa da casa, o meglio la mia figura scomparirà dalle foto presenti in casa. Le mie foto non sono desiderio di mia madre ma di papà, il quale ha posto degli incantesimi anti staccamento e anti aggressione che permettono che la mia immagine torni dopo pochissimi giorni anche con gli incantesimi più potenti.
 
I miei occhi si chiudono, le mie braccia mi circondano, una lacrima bagna un mio occhio ma non la lascio cadere: lo so, devo essere forte, sono l’unico discendente Malfoy, ma mi sento solo. Mi sento solo anche se ho amici e amiche, ho Lydia, mentre papà? Lui ha solo me… e io sto per dargli un grande dispiacere volendomene andare da questo mondo, volendo fare medicina nel mondo babbano.
Sono anni che sogno la vita tra i babbani, che ambisco a conoscere un mondo diverso da quello ristretto della Magia, dove tutti mi riconoscono per i miei capelli, dove ovunque troverò miei coetanei mi considereranno sempre e solo come lo sfigato verginello che ha ricevuto picche dalla ragazza amata. Ma io non ho ricevuto picche, non ci ho mai semplicemente provato poiché so fin troppo bene che io non ho alcuna possibilità non essendo proprio il suo tipo. Mi consolo a vedere ragazzi provarci e essere rifiutati, mi consolo sapendo che se mai dovesse stare con un ragazzo starebbe con me, ma il mio cuore è in mano a una ragazza dell’altra sponda!




 
Eccomi qua!!
Veloce veloce nell'aggiornare :D
Oggi sono felice quindi il capitolo ve lo meritate :D :D :D
Baci a tutte voi che hanno letto e commentato ^^

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Ultimo giorno dell'anno!! Quale miglior momento per aggiornare le mie storie?
Si lo so, mi avete data per dispersa... in verità... lo ero!
Prima l'università e gli esami;
poi mi sono innamorata;
poi laureata;
poi trasferita E scaricata;
a questo punto non ero decisamente in umore di fare alcunché, figurarsi scrivere;
poi mi sono piano piano ripresa;
e ora sono tornata!!!
Ho scoperto che il mio umore da single permette la scrittura ahhahah
Buon ultimo giorno di 2015 e che l'anno prossimo sia migliore di quello scorso!!
Validha, questo capitolo è per te, perché è l'unico regalo ti posso fare ora <3

POV Scorpius
 
«Padroncino, vi sentite pronto?»
«Certo, è la mia aspirazione massima avere un pranzo con tutta la famigia. Come avrei potuto vivere diversamente?!»
Rispondo al mio elfo mentre faccio il nodo alla cravatta. Come ogni anno, il giorno dopo il mio rientro da scuola mi tocca un entusiasmante pranzo con Malfoy e Greengrass al completo, in modo da poter essere visto, giudicato e valutato da tutti. Ma, mentre un pranzo con i Malfoy sarebbe quanto di più rilassante e familiare al mondo, la presenza dei nonni materni rende tutto austero e serio.
Osservo la mia figura allo specchio: un paio di pantaloni e giacca blu abbinati rendono la mia figura ancora più alta, il taglio sartoriale evidenzia e crea quei pochi muscoli che non ho, avendo passato tutto il mio tempo sui libri senza frequentare la palestra, patria dei più rozzi studenti di Hogwarts. Camicia bianca e cravatta bronzo, come la montatura dei miei occhiali, completano la figura di un Malfoy corvonero, sventura per tutto il ramo materno della mia famiglia. “Mi sono vestito così in loro “onore”, diciamo!”, sogghigno al pensiero, rendendo più spettinati i miei capelli biondi.
 
 
«Ecco il nostro ragazzo!» la voce di nonno Lucius mi giunge piena di gioia, mentre vedo la figura avvicinarmisi. «Allora come è stato dormire di nuovo nel proprio letto?»
«Incredibilmente rilassante, soprattutto perché non avevo il russare continuo di Fender come sottofondo!» nonno accenna a una risata mentre si aprono le porte del salotto, facendo entrare mia nonna Narcissa e mio papà a braccetto, impegnati  a parlare fitto fitto.
Osservo lo sguardo di mio nonno abbracciare le due figure, poi con un sospiro «Scorpius, io ho sbagliato tanto nella mia vita, specialmente con tuo padre… ho fatto errori incalcolabili, e lo sai… e ho giurato che non avrei più fatto del male a nessuno. Ma se trovassi chi gli ha fatto questo gliela farei pagare!»
«Nonno, eri un’altra persona allora! E poi»
«E poi nulla, Scorp, sto cercando di rimediare ai tanti sbagli della mia vita. Ma non rattristiamoci, oggi è il tuo giorno!» mi fa l'occhiolino mentre mi mette in tasca una busta con fare misterioso. Cosa si è inventato questa volta? Ma non ho tempo per controllare che la porta si apre nuovamente e fanno il loro ingresso mia madre e i suoi genitori, facendo si che quel clima rilassato cessi all'istante.
L'altera figura di mia madre, vestita di nero come ogni volta qualcuno voglia festeggiare, si fa strada tra i divani di pelle, seguita da mia nonna, la quale rappresenta a pieno l'ideale purosangue: remissiva, pettegola e stupida, ma dalla bellezza intramontabile. Per ultimo il capo famiglia, un viso capace solo di dimostrare odio e disprezzo per colui che l'ha costretto a anni di prigione, prima, e controllo delle magie, ora, e verso il figlio, considerato indegno poiché non appartenente alla casa di Salazar, ma unico erede.
«Tre casati che dipendono da quest'inetto. Vieni più vicino, fatti vedere» obbedisco, seppur di malavoglia. So già cosa accadrà.
Si siede su una poltrona e aspetta che io gli sia vicino per alzare il bastone, contenente una bacchetta inutile a meno di voler scagliare magie degne di un primino di Hogwarts, e colpire il mio corpo spiegando le azioni: «Guardati, non hai un muscolo. Cosa sono queste braccina? Sei una donna? Mia figlia ha partorito un maschio, i geni Greengrass sono forti e sani, te sei pattumiera come quello storpio di tuo padre!» i colpi sulle braccia continuano fino a che non cambia meta «e le gambe? Non sono buone neanche a duellare come un uomo. Sono adatte alla danza classica come ogni brava checca. Ti piace prenderlo nel culo dai veri uomini? Con il tuo fisico schifoso non riuscirai mai a trovare una donna come si deve! Sei la sventura della famiglia, un nipote come te!» rimango in silenzio, attendendo la fine e il colpo di grazia, tanto so già dove andrà a parare. Per fortuna la mia altezza mi ripara dagli ultimi colpi diretti alla testa  «una sporca lurida mezzosangue ha superato un purosangue con la tua genealogia [NDR: da appassionata cinofila mi fa sorridere l’idea di un pedigree stampato xD], questo è oltraggioso oltre ogni dire!» penso di sapere a chi si stia riferendo, ma la cosa non mi tange: non ho mai voluto essere migliore degli altri, ho studiato sempre e solo per me stesso.
Prima che il Greengrass possa continuare con le sue imprecazioni, un attacco di tosse lo coglie, facendolo annaspare in cerca di aria. Mio padre ne approfitta per invitare tutti a tavola.
 
La sala dei banchetti di famiglia, per tradizione, coincide con la sala dell'arazzo con l'albero genealogico. Una tavola molto lunga, ai cui due estremi stanno gli esponenti più anziani maschi, enormemente spaziosa per sole sette persone. Quando ero bambino eravamo in nove, ma quando zia Dafne, dopo anni di tentativi, non è riuscita a mettere al mondo figli, il suo matrimonio è fallito e lei è stata allontanata dalla famiglia, e da allora non ho più avuto sue notizie.
Seduti rigidamente, in religioso silenzio che solo uno degli esponenti ai capi può rompere, serviti da magonò in guanti bianchi e vassoi con coperchio di argento, mi sta venendo il vomito all'ennesimo micro assaggio di non so bene quale mirabilante bene scelto da mia madre. Oramai sono passati venti antipasti, undici primi, sette secondi, diciotto contorni, mentre mancavano venticinque tra frutte e dolci, caffè, amaro, controcaffè e digestivo. Ho ormai il cibo che mi può uscire dalle orecchie e mi inizio a sentire male, quando esce QUELLA domanda, o meglio affermazione:
«ho preso contatto con un illustre luminare francese, Henry Toluose de la Canard, marchese di importante stirpe purosangue, per istruirti su tutto ciò che è necessario tu sappia per dirigere, controllare e accrescere il patrimonio finanziario delle famiglie Black, Malfoy e Greengrass qua presenti. È stato inoltre possibile contrarre un contratto matrimoniale con la sua unica figlia femmina, fanciulla vergine di inestimabile bellezza e classe. Essendo lei al momento solo tredicenne il matrimonio potrà essere formalizzato solo il giorno successivo al suo diciassettesimo compleanno. Domande?»
La famiglia Malfoy reagisce in modo molto burrascoso alla notizia, iniziando a vociare, a opporsi e a lanciare occhiate malvage ai Greengrass, ma i miei pensieri si vanno a fissare sull'albero di fronte a me, sulla mia immagine e a quel nome che solo ora mi accorgo essere scritto, in una tinta differente, accanto al mio: Elthanin.


 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


“Elthanin. Elthanin è una stella della costellazione del Drago, il suo occhio per l’esattezza. Questo nome è.. a sinistra del mio, sotto il nome di mio padre, il che significa che è sua figlia. Ma perché il nome è comparso solo ora? E perché è scritto in argento pallido e non in nero come tutti?” guardo l’intero albero “anche quel nome è argentato, e non riporta cognome… 1808, Lucilla, figlia di… Leo Black… e anche li non è riportato il nome della madre. E non è il solo. Però mi sorge anche una grande domanda: perché nessuno lo nota? È possibile che nessuno abbia notato un nome comparso all'improvviso?” sento la mia mente lavorare, estraniandomi da questa scomoda scoperta delle intenzioni parentali a cui non intendo sottostare. E a cui mai cederò, poiché ho imparato a essere una persona migliore delle generazioni che mi hanno preceduto, grazie agli insegnamenti del ramo Malfoy.
Chiudo gli occhi di fronte a tanta agitazione, prendo un respiro e chiedo a mio nonno il permesso di alzarmi, senza dimostrare emozioni, come quel principe glaciale che mi hanno definito a volte. Nell'allontanarmi da tavola stringo la spalla di mio padre, per fargli capire che sto bene.
 
 
«Scorpius» sento la voce di mio padre «posso entrare?»
«Certo, vieni!» i meccanismi di sicurezza aprono il portone. Un portone magico in casa propria? Misura di sicurezza voluta per impedire alla mia genitrice di essere troppo vicina a un infante dormiente.
Si muove, il cieco, per l’ambiente, ricordando la disposizione dei mobili, fino a trovare una poltrona e sedersi. «Figlio, mi dispiace per ciò che è successo a tavola… non avevo idea che avesse messo in piedi tutta una cosa simile! E ho scoperto che ha fatto un contratto Sine Rejecto!»
«Cioè?» ascolto interessato, appoggiato alla mia scrivania. Penseremo a mia… sorella… dopo.
«Se tu lo sciogli è facoltà dell’altra famiglia… ucciderti.»
«CHE COSA?! Ma è un semplice contratto prematrimoniale! Non voglio abbandonare qualcuno all’altare, non voglio proprio portarci una di tredici anni all’altare!! E non voglio assolutamente sposarmi con la prima che quella stronza decide di appiopparmi! Conoscendo lei figurati che persona deve essere la “sposina”: tutta casa, chiesa e riunioni oscure! MAI, papà, MAI mi sposerò come avete fatto voi!» il mio tono so essere diventato glaciale, anche se corvonero l’ascendenza serpeverde si fa sentire quando mi incazzo, e ora sono decisamente iracondo. Cammino avanti e indietro per la mia camera, cercando di tenere la mente sgombra dai pensieri ora inutili e di trovare una possibile soluzione, ma non ne trovo alcuna. Merda.
«Cercheremo una soluzione, una scappatoia» dice l’uomo davanti a me, alzandosi. « Ora scusami ma vado a cercare di evitare risse, che tra ex mangiamorte avrebbero dei risvolti inquietanti…»
Lo osservo alzarsi e tornare alla porta, cercando la maniglia a tentoni. Ancora non so come abbia fatto a perdere la vista, se non che ha avuto un incidente. Ha sempre eluso le mie domande…
Una volta rimasto solo mi rendo conto che ho due problemi: l’albero genealogico che dice che ho una sorella e un matrimonio, il mio matrimonio, tra tre anni. E la mia migliore amica e confidente è in Finlandia e non la vedrò per dieci lunghissimi giorni. Come farò a trovare pace mentale? Come affronterò sti problemi ENORMI? L’albero: ma tutte le volte che sono entrato in quella stanza perché non ho mai visto quei nomi? Che misteri nasconde quella parete? E perché nessuno degli altri commensali ha visto il nome? E chi sarebbe questa Elthanin? Come mai ha un nome della casata Black, cioè un nome di stella? Chi conosce la tradizione? E soprattutto: davvero mio padre ha un’altra figlia? E perché non me lo ha mai detto? Lo sa? E il matrimonio: come scappo da quel vincolo? Ecco, il matrimonio mi atterrisce e direi che dovrei proprio parlare con qualcuno per scoprire come fare a svincolare anche il vincolo Sine Rejecto, perché si sa che ogni vincolo ha una scappatoia! E poi… come lo dico in casa che io voglio andare a fare medicina babbana senza farmi spellare, impastoiare, cruciare, avada kedavrizzare e ogni qualcosa possa inventare il ramo Greengrass?
Afferro la mia spada e do appuntamento al mio istruttore privato in sala armi attivando il porta spada. La cosa bella di essere un Malfoy? Poter pretendere tutto ciò che si può comprare con il denaro, come una lezione immediata per scaricare le frustrazioni e liberare la mente.

 
Eccomi!!!
Come avreste capito scrivo solo se sotto ispirazione, il che significa che spesso mi manca e resto ferma....
ma ho un pezzo stupenderrimo già scritto per un capitolo futuro!!!
Cosa accadrà nel prossimo capitolo?

Un grazie enorme a Sofia Vecchiato, Stefania D e Rosewhite93 per aver recensito lo scorso capitolo!!
Mi avete messo la voglia di scrivere questo :D

Se vi interessa ho pubblicato una one shot con il nome "Il crollo", passate a dare un'occhiata ;)

A presto
Flicka_chan

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


POV Rose
Bene, sono passati undici giorni da quando ho preso Elthanin all’ospedale e non sono  uscita ancora una volta da casa, grazie alla capacità di moltiplicazione dei beni di consumo della mia dispensa. Ma, proprio mentre mi sto crogiolando sul terrazzo con un buon libro, ecco che sento fragore nel quartiere, voci concitate, applausi e urletti di gioia tipicamente femminili. Che succede? Lascio la comodità della mia sedia sdraio e mi affaccio, ma non riesco a vedere altro che tetti, giardini e strade. Andiamo a vedere o ci facciamo i fatti nostri? “Rose, forse sarebbe pure il caso tu alzassi il tuo bel culetto e iniziassi a vivere”. E così faccio.
‹‹Nin!!! Oggi si esce!!›› dico a mia sor… no, figlia, me lo devo mettere in testa: ho 17 anni e ho una figlia. Una figlia che condivide con me solo parte dei cromosomi, poiché metà è paterna, e quindi diversa. Una figlia che ha dei poteri enormi… conoscendo il fatto che mamma fosse molto potente, e supponendo che abbia passato questo suo potere per via genetica (la mia prima magia l’ho fatta a quattro anni… mio fratello a sette), ma che in parte sia legata al potere paterno più una componente ignota che fa incrementare o deprimere la magia innata e il potere di ognuno… insomma, il padre di Nin è sicuramente qualcuno con grande magia!!
Prendo in braccio la piccola e mi guardo intorno alla ricerca di un qualcosa in cui metterla: la appoggio nel passeggino, ma quello è fatto per bambini ben più grandi che una neonata. Mi servirebbe qualcosa tipo un marsupio.. ma un lampo di genio mi fa tornare alla mente una rivista sfogliata in questi giorni.
‹‹Dove è? Dove l’ho messa? Forse… sì! Come portare in giro un neonato con una fascia! Sostiene che aiuti a formare una forte relazione madre/figlio… potrei provare!!››
Appoggio la bimba sul divano e mando a memoria quell’incantesimo di copiatura dei vestiti che mi ha insegnato zia Ginny che permette di trasfigurare un pezzo di stoffa qualsiasi nell’abito o borsa di una rivista. Certo, l’incantesimo è fighissimo, ma ha una durata limitata nel tempo: quando ti addormenti tutto torna alla normalità. Non è un caso che sia stato chiamato “Incantesimo di Cenerentola”!
Sotto lo sguardo grigio di mia… figlia, muovo la bacchetta, pronuncio la formula ed ecco tra le mie mani la nuova fascia per Nin!
 
Chiudermi dietro la porta di casa e girare per la prima volta tra i corridoi del mio palazzo sa di vita, la stessa che mi sono impedita di vivere negli ultimi giorni, un po’ per metabolizzare il lutto, un po’ per rabbia, un po’ per incredulità. E ora sono qua, spaventata da un mondo che non conosco ma che so che affronterò con la grinta di sempre, da brava Grifondoro.
Un passo dopo l’altro, un corridoio dopo un ascensore, esco nel mondo esterno, nel mondo babbano di Londra, nel mondo dove nessuno mi conosce, dove nessuno sa che cosa i miei genitori abbiano fatto e dove il mio cognome è solo un cognome e non un marchio. Un mondo dove io sono una nullità, un qualcuno di calpestabile, un mondo dove nessuno deve sapere che cosa io sia realmente, una strega, e dove esser stata la migliore studentessa della mia generazione a Hogwarts non significa nulla.
Mi sento piccola, insignificante, una formichina in un formicaio immenso. Ma avere una piccola vita che dipende da me, che da dentro il tessuto che la circonda e isola dal mondo mi osserva come se fossi Dio mi spinge ad affrontare con un sorriso anche la sfida del mondo esterno, facendomi dirigere verso la sorgente del rumore sentito dal terrazzo.



 
Buona Pasquetta a tutti!! Quante uova di cioccolato avete già mangiato? :D
Lasciate un segno del vostro passaggio, così mi invogliate a scrivere prima :D :D
A presto
Flicka_chan

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


POV ROSE
 
Una folla di ragazze (e donne adulte!) vocianti circonda delle auto e un piccolo spiazzo davanti a un bar e un portone. “Forse questa è una occasione per capire di più il mondo babbano…” mi avvicino un poco.
Sono sicuramente tutte qua per un motivo: ognuna di loro ha una maglia raffigurante un tizio con violino, o lo stesso tizio con uno più basso accanto; ognuna di loro saltella e urla; ognuna di loro cerca di vedere davanti alle altre. “uh, bene”
Di colpo silenzio.
Sento degli uomini parlare tra loro, una cinepresa scende a inquadrare la scena dall’alto, e capisco che sono sul set di un film o serie tv. Da brava Granger so di cosa si stia parlando, anche se non avevo mai analizzato come un simile lavoro potesse sconvolgere la vita delle persone comuni, come le ragazze che mi circondano. Ho ancora tanto da imparare su questo mondo babbano che fino ad ora ho conosciuto solo in maniera blanda in compagnia di mia mamma, quelle volte in cui decidevamo di prenderci del tempo madre/figlia e andavamo a fare shopping.
 
Mi sono allontanata dal set e sto girando per il quartiere in cui, a quanto pare, abito. Oltre ad essere vicino a parchi, c’è una cosa estremamente interessante proprio a due passi….. l’ospedale universitario babbano!! Un sogno che si avvererà presto, un sogno modificato da quando ero una bambina poiché ho capito che il guaritore ha troppi limiti che un babbano riesce a superare grazie a un maggior studio del corpo umano, anche se le cure babbane impiegano maggior tempo. E mentre guardo con occhi a cuoricino la struttura, mia figlia stretta al petto, sento qualcosa di umido toccare la mia mano.
 
POV SCORPIUS
 
Mancano ancora tanti giorni al ritorno di Lydia, e io mi sento sempre più solo. I miei genitori stanno litigando ogni giorno da quando il ramo Greengrass se ne è uscito con quella magnifica trovata di fissarmi un matrimonio che io NON voglio, con qualcuno che NON conosco e che per di più NON è ancora maggiorenne!!! D’accordo, d’accordo, non potrò mai sposare la ragazza che amo tipo da sempre, ma ciò non significa che io non possa trovare una persona con cui potrei star bene in futuro, no?!
In questi giorni mi sono impegnato duramente nei miei allenamenti di scherma, recuperando i mesi persi a causa Hogwarts, e nel tempo libero mi sono impegnato per i test babbani di ammissione, facendo ben attenzione a sigillarmi in camera per impedire l’accesso a tutti, elfi compresi. Essendo stato studente del mondo magico, ho enormi lacune nelle materie tipicamente babbane, come la matematica e la fisica, anche se in chimica, così simile in alcune sue parti alla magica “pozioni”, me la sto cavando egregiamente.
Non pensate poi che io abbia dimenticato di Elthanin!! Vista l’aria pesante in casa che mi impedisce di fare domande a mio padre (non perché lui non voglia parlarmi, ma perché ogni volta che è seduto o fermo gli prende fuoco qualcosa intorno da tanta rabbia abbia, costringendo ogni volta a interrompere sul nascere per spegnere il potenziale incendio…), ho iniziato a farmi una strategia di ricerca che mi porta a questo esatto momento: come Scorpius Lucius Malfoy si ritrovò circondato di libri totalmente INUTILI.
‹‹Per Merlino! Ma un cavolo di libro che spieghi in dettaglio l’arazzo non esiste?! Tutti a ripetere cose banali… ma per quale diavolo di motivo saltino fuori quelle scritte argentate nessuno lo sa?!?! Forse devo chiedere a nonna…››
Con un movimento di bacchetta rimetto a posto i libri ed esco marciando diretto al camino più vicino.
 
‹‹Ciao Nonna!››
‹‹Scorpius!›› esclama quella, sobbalzando e portandosi una mano al petto ‹‹mi vuoi far prendere un coccolone?! Entrare senza neanche avvisare… ho una certa età!››
‹‹Ma se sei una mia coetanea!!›› ci scherzo, portando quella a scuotere il capo.
‹‹Sempre il solito! Hai mangiato? Hai fame?›› guarda l’ora, mentre cerco di rifiutare ‹‹sono quasi le cinque, un the con biscotti non puoi negarlo!››.
Cedo le armi, del resto qualsiasi nonna cercherà sempre di farti mangiare qualcosa, no? Sarebbe una lotta contro i mulini a vento… al mio cenno di assenso vedo accendersi un sorriso genuino, battere le mani e dare comando all’elfo appena comparso di una quantità di roba che potrebbe sfamare un reggimento. Lo sapevo, sono fregato.
Finalmente compiaciuta e ben consapevole che il nipote tornerà a casa un chilo più pesante, mi fa gesto di accomodarmi sul divano accanto a lei. ‹‹Allora, come mai questa visita?››
‹‹è una questione un po’ particolare.. preferirei parlarne da soli…››
Lei annuisce e cambia discorso ‹‹come si sta in vacanza? Hai preso una pausa dai libri o hai già iniziato con i test di ammissione? Hai deciso dove iscriverti?››
‹‹Una noia, nonna… mi manca Hogwarts!! Mi mancano le lezioni, la biblioteca, vedere Lydia tutti i giorni… poi ora questa bella notizia per combinarmi la vita… e poi no, non ho ancora ben deciso… ci sono alcuni percorsi che mi interesserebbero, ma per alcuni la vedo un po’ difficile…››
‹‹Hogwarts è un fantastico mondo per crescere, ti ha sicuramente cresciuto nella maniera migliore! Ma la realtà è ben diversa, specie se uno guarda con un certo interesse il mondo babbano!›› dice facendomi un occhiolino. Con nonna è così: mi legge dentro.



 
Auguri a tutti gli studenti per l'inizio del nuovo anno scolastico!!
Lo so, sono latitante, sono imperdonabile... però ho seriamente intenzione di finire questa fic!!
Un bacio a tutte e lasciate un commentino ;)

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


POV ROSE:
Abbasso lo sguardo sulla mia mano e noto un tartufo. No, non un tartufo di quelli che costano tantissimo e che si trovano nei boschi, un tartufo canino: nero, umido e grosso. Attaccato ad esso un muso lungo, nero, con occhi castani intensi e profondi, con dei ciuffetti marroni sugli occhi e focatura sulle guance e sulla gola. Orecchie pendenti, nere come tutto il corpo escluse focature marroni sulle zampe, pancia e sottocoda, netta linea di confine tra le tinte. La lingua rosa accarezza la mia mano, la coda si muove bassa, “per favore, non farmi male, hai del cibo?”, interpreto il suo fare.
Alzo un sopracciglio, incerta: un cane solo nel centro di Londra? Guardo il collo, ma non vedo collari, ma il pelo è abbastanza folto per poterne nascondere uno, così, incerta, muovo la mano e provo ad accarezzare la zona: niente.
‹‹Vai a casa, su›› le dico, perché il cane in realtà è femmina, ma lei si siede, scodinzolando. ‹‹Avrai una casa, no? Non mi pari una meticcia! I tuoi padroni ti staranno cercando!›› faccio un passo indietro, quella ne fa uno avanti e si siede nuovamente, scodinzolando. ‹‹Non ho nulla da darti, vai via›› dico stringendo la bambina. Mi vedesse mio fratello mi prenderebbe in giro per anni: ho paura dei cani. E un cane di grossa taglia sta cercando in tutti i modi di abbindolarmi.
Niente: imperterrita mi scodinzola.
‹‹Sai che c’è? Fai quello che ti pare.›› e proseguo a camminare in esplorazione per il quartiere. Pare esserci tutto quello che può servire a un essere umano, perfino dei supermercati! La bimba dorme, sopraffatta dal sonno infantile, sempre sia lodato rispetto al pianto, e al mio fianco ancora sento dei passi. Ogni volta che giro leggermente lo sguardo noto la coda scodinzolare, bassa. A ogni passo che faccio percepisco i peli scontrarsi contro la mia gamba. Ogni volta che mi fermo si siede accanto a me e mi guarda. È una cosa a metà tra l’inquietante e il gratificante. “Perché mi segue in questa maniera? Perché proprio segue me che con i cani di feeling non ne ho mai avuto? Non è che ha puntato a Nin?” Controllo il suo sguardo, ma non guarda la bimba, guarda me, negli occhi. Ha uno sguardo quasi umano… in tanti hanno detto quanto un cane possa essere il migliore amico dell’uomo, ma mai avrei immaginato potessero darti impressioni simili! Scuoto il capo, continuando la mia passeggiata dirigendomi verso una gelateria.
‹‹Vorrei…›› inizio a dire al ragazzo al bancone, ma rimango delusa non trovando i gusti a cui sono avvezza: niente Barba di lumaca, niente Polvere di Sbrillucchio, niente Cioccolata Canterina e niente Fragola mannara!! Come farò senza i gusti a cui sono abituata?! Una nota di tristezza mi si affaccia, ma lo sguardo perplesso del babbano davanti a me mi fa correre ai ripari: ‹‹un gelato, due gusti, faccia lei!›› sono troppo amareggiata per decidere io, quindi mi affido alla sorte. Ottengo così un babbanissimo gelato a cioccolato e pesca. Buono, dai, soprattutto considerato che non è magico.
‹‹Stia attenta, se la trova la polizia senza guinzaglio le daranno una multa salata, nonostante il cane sia addestrato!›› mi avvisa gentilmente. Annuisco, notando lo sguardo vagare tra me, una ragazzina, Nin, una neonata, e un cane, ringrazio e me ne vado, con l’intenzione di rintanarmi nel mio appartamento. Chissà che ha pensato, quel ragazzo poco più grande di me: una ragazza madre, poco curata e con un cane, una barbona forse? Odio che la gente possa avere pensieri su di me, di qualsiasi sorta, specie da quando ho Nin! “il primo che osa dire qualcosa riguardo l’esistenza di Nin lo affatturo”, penso arrabbiata, varcando il portone d’ingresso e salendo in ascensore fino al mio piano.
‹‹Ma chi me lo ha fatto fare di mettermi in sta situazione?! Per le mutande di Morgana non potevo finire in serpeverde invece che grifondoro?! Eh ma Rose è brava, eh ma Rose ti aiuta, figurati, è una grifona! Eh ma Rose non farebbe mai cavolate, Rose non ama queste cose, Rose ama studiare! ›› so che il mio tono è diventato acido e stridulo, ma sono arrabbiata ‹‹e Rose è bloccata in una vita non sua con una lattante!!  AAARGH!››
E, puntuale, al mio scoppio d’ira Nin scoppia a piangere. Azione e reazione. Ovvio. Stupida io.
E mentre giro per casa cercando di capire come calmarla, non faccio caso al nuovo tappeto peloso e respirante adagiato vicino alla porta d’ingresso.
 
POV SCORPIUS
 
‹‹Bene, ora puoi parlare. Cosa ti spinge a comparire qua, all’improvviso?›› dice mia nonna, dopo aver imperturbato l’ambiente.
Ok, che faccio? Dico di Elthanin? E poi lei che farà? Mi aiuterà a trovarla o lo dirà a qualcuno?
‹‹Vorrei sapere di più riguardo l’arazzo di famiglia››
‹‹E immagino tu voglia dettagli molto particolari, o non saresti venuto qua ma avresti spulciato la biblioteca…››
‹‹L’ho fatto ma non ho trovato le risposte che voglio!››
La vedo incrociare le mani e appoggiarsi allo schienale della poltrona.
 

 
Ehhhh, sono di nuovo qua!!
Vi prometto che porterò alla fine questa fic, anche se spesso latito xD ma i vostri commenti mi fanno sempre venire nuova voglia di scrivere... poi è un periodo felice e mi ispira ancora di più questa cosa!!
ho già un capitolo pronto da pubblicare settimana prossima, e intanto mi sto mettendo sotto con altra scrittura... più recensioni mi date più voglia avrò di scrivere ;)

a presto
Flicka_chan

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


anni prima
 
Pov Draco
Guardo le fiamme davanti a me, il calore che mi scalda il viso, un ciocco di legno che cerco di sistemare nella giusta posizione per illuminare la stanza che va scurendosi mano a mano che avanza la sera. Avrei tutte le luci che voglio, ma niente è romantico e suggestivo come il fuoco di un camino. Anche se cosa c’è di romantico nel fallimento di un uomo?
Mi siedo sulla poltrona alla giusta distanza per avvertire il tepore ma non il caldo soffocante, e rimango a fissare quelle lingue arancioni, rosse e blu salire e lambire il marrone chiaro del legno: a ogni passaggio il legno si scurisce leggermente, di toni minimi, ma che messi tutti insieme fanno il nero della fuliggine e il rosso delle braci. Il nero della morte e il rosso del sangue. Eppure il fuoco, con i suoi eterni sfarfallii, pare Vita. Vita cattiva, vita purificatrice, vita annientatrice, vita salvifica.
Da quando ero bambino il fuoco mi ha sempre affascinato… la mia prima magia spontanea è stata una scintilla, la prima magia che ho controllato è stata una fiammella sullo stoppino di una candela. Ma oggi le fiamme paiono rappresentarmi in una maniera diversa: le fiamme dei giusti che divorano e distruggono i cattivi.
Sono davvero uno dei cattivi? Sì, ho il nero indelebile sul braccio e nell’anima.
Ho una via di salvezza? No, ogni speranza per me è persa, la mia vita già combinata.
Eppure… eppure niente, non esiste un eppure. Non è mai esistito. Non l’ho mai fatto esistere io. Io, che mai ho potuto prendere una decisione, io, che mai ho conosciuto l’amore, sono stato il primo a rifiutarlo dal mio essere.
Sono come questo ciocco ormai annerito dal costante baluginio delle fiamme, un cucciolo cresciuto a vessazioni e a regole ferree, inconcepibili per un’anima fragile, ma che in realtà voleva essere solo felice.
Ma la mia felicità è impossibile. Ogni volta che ci ho creduto che qualcosa di positivo potesse accadere, sono stato deluso, dalle cose più banali a quelle più serie. Pure i miei genitori per un periodo mi hanno abbandonato. Per mio padre esisteva solo l’Oscuro, mia madre pareva persa… ma almeno loro mi hanno poi spiegato cosa stava succedendo, quanto siano intervenuti per assicurarsi io vivessi. Non bene o male, semplicemente restassi in vita. Poteva andarmi peggio.
Guardo la mia mano sinistra, per l’ultima notte vuota. Domani mattina ci sarà un anello su quel dito, ma ora come ora vorrei solo tagliarmelo. Potevi dire di No. È vero. I vecchi vincoli matrimoniali sono decaduti, ma distruggere il legame voleva dire portare persone a parlare, a chiedere perché, e la facciata di persona felice, o almeno soddisfatta, è più facile da mantenere. Io non ho paura di nulla. Ma forse è proprio questo mio sentirmi un robot che pensa agli altri, alle cose che vanno fatte, che mi porterà alla disfatta. Perché sto per accettare il matrimonio con una ragazzina ricca, facoltosa e perfida, e sono sicuro che abbia un’anima nera, indipendentemente dai segni sul suo corpo.
Perché sì, la mia futura sposa non è marchiata come carne da macello come il sottoscritto, ma è marchiata nel cuore, che ha perso la sua forma per trasformarsi nel teschio contornato da serpente dei mangiamorte.
La mia sposa era ed è Il Male, e io ancora allora non avevo idea di cosa significasse una vita con lei.
 
 
POV Zabini
 
‹‹Allora, tesoro, sei pronta?›› chiedo alla mia amica, affacciandomi nella stanza. Eccola, meravigliosa, bianco puro che si scontra con il castano riccioluto dei capelli. Un incanto senza paragoni.
‹‹Sì, penso di sì›› risponde lei, mentre le tendo la mano.
‹‹Nessun ripensamento? Lo sai che sono qui per portarti via, in qualsiasi momento›› annuisce, convinta
‹‹Nessun ripensamento. Sogno questo giorno da anni, non posso avere ripensamenti ora!! Andiamo, mi aspettano!››
‹‹Calma, la sposa non deve mai arrivare in orario! Volevo solo dirti due parole: sono felice di essere tuo amico. Non farti condizionare da nulla e nessuno, io sarò tuo amico sempre››
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


POV ROSE
Sono finalmente riuscita a calmare il pianto di mia sorella, maledicendomi ogni istante per la mia impulsività. Mamma lo diceva sempre di pensare più alle reazioni che ho, mamma lo diceva sempre di studiare tanto e tutto e di non vedere il mondo con il paraocchi; diceva anche di non farsi mai frenare da nessuno, mai, e che se uno ha degli obiettivi deve lottare per essi. Mamma ha perso i suoi sogni a causa di suo marito, io non farò lo stesso errore, non mi farò fermare da niente e da nessuno. Ok, ho Nin ed è impegnativa, ma non sarà impossibile badarvi e studiare, no? Mi basta solo controllare i soldi che ho, perché se faccio spese eccessive mi tocca anche cercarmi un lavoro e a quel punto sì che sarebbe difficile andare avanti!
Appoggio la bambina nel suo lettino, e esco dalla stanza in punta di piedi per non disturbarne il sonno, e inizio a vagare immersa nei miei pensieri.
Dunque, cosa voglio fare come studi? Un qualcosa in ambito medico, sicuramente, ma magico o babbano? Quali sono i pro e i contro? Quanto mi manca consultarmi con qualcuno, quanto mi manca la mamma… e mi manca anche lo zio Harry e zia Ginny! E se un giorno andassi a trovarli? E con nin? Giusto. Mi serve una babysitter. O incantesimi di allarme e smaterializzazione immediata in caso di problemi… del resto sei Rose Granger, ce la faresti a trovare incantesimi simili in qualche modo? Andiamo a vedere in biblioteca, del resto l’ha allestita Hermione Granger, mica poco!!
Due occhi controllano i miei movimenti, non notati, poi si avviano nella stanza di mia sorella, accucciandosi sotto la culla.
 
POV SCORPIUS
 
Nonna prende fiato e inizia a parlare, sorseggiando il the ‹‹La storia dell’arazzo? Si perde quasi nel tempo… è più vecchio di questa casa, che di secoli ne ha visti vari. Si racconta sia stato il tuo bisbisbisbisbisbisbisbisbisbisbisquadrisavolo, o forse quello prima a fare il primo incantesimo per segnare la genealogia dei suoi avi fino ad arrivare a Salazar Serpeverde. Allora però era ben più semplice di oggi, erano riportati solo i nomi. Alcuni suoi successori hanno modificato l’incantesimo, rendendolo sempre più complesso, e la leggenda ricorda una donna, Cora Oblast, che sospettando che il marito la tradisse fece un incantesimo di rivelazione per figli illegittimi››
Sento i miei occhi allargarsi per un istante, mentre allargo ancora di più le orecchie per ascoltare attentamente, ma nonna dice ancora poche frasi prima di zittirsi:
‹‹ma è una leggenda… io non ho mai visto alcunché di strano, seppure siano decenni che sono nella famiglia Malfoy››. Prende un sorso di the, poi mi guarda intensamente ‹‹ma se tu sei qua a chiedermi qualcosa di strano l’hai visto››
Mi sento arrossire, mentre annuisco lievemente ‹‹cosa raccontava la leggenda?›› chiedo, non disposto a dire parola. Mi accorgo che nonna si è accorta del mio sviare, sospira e inizia il racconto:
‹‹Cora Oblast era una giovane ragazza molto colta e molto ricca, unica figlia di un potente babbano signore di molte terre, si non fare quella faccia, i Malfoy hanno cercato fortune in ogni dove quando la comunità magica non poteva farsi riconoscere perché anche per piccole magie rischiavano la morte, e per quanto un babbano non possa far più che il solletico a un potente mago pratico delle arti magiche, un piccolo maghetto non pratico delle arti offensivo-difensive poteva essere gravemente ferito! ›› risponde al mio sguardo perplesso, con una risatina. Alla faccia di tutto ciò che è successo negli ultimi anni!! Tutti i discorsi sul sangue puro, sulla stirpe, l’alleanza con Voldemort… e poi anni fa si facevano matrimoni con babbani!!!
‹‹dicevo, Cora era figlia di un potente babbano e di una strega oscura, da cui la giovane aveva potuto imparare incantesimi che oggi sono dimenticati nelle pagine del tempo. Fin da giovanissima Cora aveva dimostrato grandi propensioni all’arte magica, in ogni sua forma: inventò potenti pozioni, incantò carrozze e modificò la mente del villaggio dove viveva la sua famiglia in modo non sospettassero il suo essere una strega.
L’allora giovane Malfoy era un ragazzotto molto, troppo, sicuro di sé, che pensava più ai sollazzi che allo studio e alle arti magiche, se non ai duelli. Spese grandi patrimoni della famiglia in imprese che parevano disperate e irrealizzabili, come voler esplorare tutto il mondo conosciuto all’epoca ma con una buona dose di sfortuna: tutte e quattro le volte che si imbarcò, la nave su cui viaggiava incappò in problemi, vuoi una tempesta, vuoi un incendio, vuoi banchi di sabbia o predoni, e ogni volta restò l’unico sopravvissuto grazie alla forse unica magia che sapesse controllare: la smaterializzazione. Il padre, preoccupato per l’incapacità magica del suo unico figlio, volle cercare per lui un matrimonio con una potente strega per salvare la magicità della stirpe, altrimenti destinata a diventare popolata di magonò.
Impiegò vari anni a trovare una candidata che soddisfacesse le necessità del casato, fino a che non transitò per un paesino sperduto nella cui aria aleggiava profonda magia. Seguendo la scia magica arrivò alla casa del padre di Cora, e lo stupore di scoprire che non fosse una strega matura l’autrice dell’incanto ma una quindicenne fu tale da far stipulare subito un contratto matrimoniale. I genitori di Cora accettarono, allora era normale un matrimonio combinato e solo per lo status di strega della giovane non aveva ancora avuto pretendenti, in quanto tutti troppo terrorizzati dalla rossa ragazza dagli occhi neri.
La settimana successiva fu celebrato il matrimonio più strano della storia dei Malfoy: una strega mezzosangue potentissima con un Malfoy annebbiato dagli eccessi e che a malapena sapeva far incantesimi di medio livello. E questo matrimonio fu forse la fortuna della stirpe e del suo sangue magico.
Ebbero cinque figli, tutti portati alle arti magiche fin dalla fanciullezza, ma il Malfoy non fu mai un esempio di fedeltà coniugale e di rettitudine.
Per mezzo di banali scuse riuscì a mandare moglie e figli in un castello lontano, da cui nessuno di loro riuscì a tornare se non dopo anni, e da cui non potevano ricevere alcun tipo di informazione della vita che prima tenevano.
Quando, alla morte del Malfoy, madre e figli fecero rientro a palazzo, trovarono non uno ma vari ragazzi sconosciuti che ebbero l’ardire di definirsi il successore, l’arazzo modificato, i nomi dei figli di Cora cancellati malamente e altri aggiunti con inchiostro da lettera. Essi sostenevano essere figli delle due mogli del Malfoy, e che la prima moglie e i primi figli fossero stati esiliati e fossero morti. Cora si infuriò. Una tempesta si abbattè sul palazzo, venti immani spalancarono le finestre, i ragazzi furono avvolti in un turbine magico e l’arazzo traballò sulle pareti. Lunghe parole latine vibrarono nel palazzo, cancellando le protezioni all’arazzo, i nomi scritti a inchiostro da lettera, intessendo nuovi incanti a protezione del casato, tali che i figli illegittimi fossero segnati dal momento della loro nascita in una tinta differente da quelli nati sotto matrimonio e aventi diritto al cognome Malfoy. Cora si battè per il diritto al titolo dei propri figli, con una ferocia degna di una lady Malfoy, come le altre donne non potevano mai sostenere di diritto: esiste una sola Signora Malfoy per generazione, non c’è divorzio o morte che annulli un matrimonio contratto.
Le generazioni successive di uomini trovarono alquanto disturbante l’incanto fatto all’arazzo, tale per cui ogni volta che generavano un, concedimi il termine, bastardo fuori dal matrimonio tutti lo sapevano, ma era impossibile annullare il sortilegio di Cora. Riuscirono solo a mascherarlo, in modo che solo le persone maggiorenni e pure della casata potessero vedere le scritte. Contando su questo i padri hanno sempre spinto i figli maschi a far esperienze sessuali prima dei 17 anni, anche pagando prostitute, mentre le femmine venivano fatte sposare appena maggiorenni per scongiurare visioni dei nomi. E ciò ha funzionato per anni, fino a che non è arrivato un ragazzo che ha fatto dell’umiltà e dello studio il suo marchio, invece che la spacconeria e il dimostrarsi macho, vero?›› chiede guardandomi con i suoi occhi scrutatori.
Sento arrossire le mie guance, non serve una risposta. Vedo mia nonna sorridere e prepararsi a parlare, quando colpi forti alla porta fanno sobbalzare entrambi. Tolti gli incantesimi, ci giriamo verso l’entrata, in attesa.







 
Perdonatemi perdonatemi perdonatemi!!
Però dai, entro fine anno sono riuscita a postare un nuovo capitolo!!
e ho già un capitolo per il prossimo anno!!!

Auguri a tutti!!!

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