04:46

di Gens
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eileen camminava sul marciapiede che costeggiava il mare godendosi il sole mattutino, lasciando che penetrasse attraverso i suoi capelli biondi e le trasmettesse tutto il suo calore.
Il vestito azzurro che indossava si librava intorno a lei grazie al vento che rinfrescava l'aria e non la rendeva afosa.
Era felice, rideva, e si godeva quella situazione di assoluta tranquillità.
Aprì i suoi occhi azzurri color cielo e questi rimasero accecati per una frazione di secondo dalla forza con cui il sole illuminava il suo viso.
Niente avrebbe potuto rovinare quel momento così bello.
Ad un certo punto, vide un ombra lontana sulla sua strada. Sembrava essere spuntata dal nulla, come se si fosse plasmata dalla polvere che ricopriva la strada lastricata.
Eileen non sapeva riconoscere nessuno in quell’ombra, però dal modo di camminare e dalla costituzione, riconobbe l'ombra come quella di un uomo.
L'ansia nacque e si diffuse in lei, brividi di paura le percorsero la schiena arrivando fino alla nuca dove si rizzarono i capelli, un senso di terrore la costrinse a fermarsi. 
Voleva girarsi, scappare via, ma sembrava che i muscoli avessero smesso di funzionare come lei voleva, e intanto l'ombra si avvicinava sempre di più.
Ormai era vicinissima, solo qualche passo a tenerli a distanza…



E poi Eileen si svegliò.
Si sollevò di scatto dal cuscino, tutta sudata e ancora ansimante.
Si guardò intorno e riconobbe i letti a castello delle sue compagne di stanza, le pareti consumate e con le crepe, le sedie arrugginite e gli armadi ricoperti da scritte e adesivi.
Controllò l'orologio sul comodino accanto al letto: 
04:46

Stessa ora, stesso incubo, stessa sensazione.
Eileen ricadde sul letto e chiuse gli occhi, con la speranza di addormentarsi e riposare ancora un po’, ma soprattutto di non sognare più l'ombra che si avvicinava a lei.

Quando si risvegliò, tentò, come ogni mattina, di allontanare quell'incubo che la teneva sveglia da mesi ormai. Avrebbe voluto parlarne con la sua psicologa perché, come diceva lei, “Qualunque forma di turbamento può essere risolta”, ma la sentiva una cosa troppo personale per parlarne con qualcuno. 
Non riusciva a spiegare quella sensazione: era come se l’ombra non fosse semplicemente qualcuno che le metteva paura, ma come se fosse anche qualcuno che le apparteneva.
Non era riuscita a dormire per molto tempo, quindi si era alzata presto dal letto e prendendo tutto ciò che doveva indossare, si diresse ai bagni comuni del suo corridoio.
L'Istituto in cui viveva da quando era nata accoglieva orfani che avevano perso i genitori in un incidente, oppure che erano stati abbandonati sulla soglia del portone di ingresso, o ancora, quelli che venivano strappati via dai genitori perché questi non crescevano i loro figli in condizioni adatte.
Eileen era stata abbandonata e cresciuta dalle donne che lavoravano in quell'istituto da anni ormai.
Dei suoi genitori non sapeva nulla: avevano lasciato solo un biglietto con su scritto il suo nome, tutto il resto le era sconosciuto. Il biglietto era accompagnato da un braccialetto in oro su cui c'era inciso il suo nome con una scrittura molto elegante ed Eileen lo portava sempre al polso. 
Oltre quello però, nient'altro.
Le era capitato più volte di essere scelta da una famiglia per essere adottata, per via dei suoi capelli biondi e gli occhi azzurri, ma lei si era sempre opposta, aveva sempre trovato un modo per impedire che questo accadesse; e ora che aveva sedici anni, nessuna famiglia la voleva più, era troppo grande.
Quando ebbe finito di prepararsi, si recò a prendere qualcosa per fare colazione.
Non era sua abitudine mangiare la mattina, ma sgattaiolava in cucina e prendeva qualcosa per quando le sarebbe venuta fame nella tarda mattinata.
Assicurandosi di aver infilato in tasca abbastanza cibo, si diresse verso la biblioteca comune e riprese il libro che aveva cominciato da qualche giorno.
Era Cime Tempestose di Emily Brontë. Ne aveva sentito molto parlare e presa da una morbosa curiosità, lo aveva cercato in tutta la biblioteca fino a trovarlo.
Durante la lettura, però, ne era rimasta un po' delusa, perché più le pagine passavano, più odiava il personaggio di Catherine e non riusciva a capire come alcune donne la potessero prendere per esempio: era egoista, dispettosa, arrogante... insomma, odiava completamente il suo personaggio.
Nonostante questo, si sedette sulla sdraio posta nel giardino anteriore e ricominciò a leggere.

Le sembrarono passati pochi minuti quando una ragazzina minuta, un anno più piccola di lei, occhi scuri e capelli ricci dello stesso colore degli occhi, di nome Anita, le si avvicinò e le chiese: “Vieni a mare con noi?” 
Eileen sorrise e, cortese come sempre, disse: “No, grazie”.
L'istituto in cui passavano tutto l'anno si trovava in un paese sul mare e d'estate le animatrici che aiutavano nella gestione dell'istituto decidevano di portare i ragazzi al mare e di far passare loro il tempo in modo diverso.
Eileen rifiutava sempre perché lei odiava il mare, ma nonostante questo, lo faceva anche perché si sentiva estranea al resto del gruppo: non che non avessero provato a stringere amicizia con lei, anzi, ma Eileen preferiva stare da sola, discostarsi dagli altri. Infatti non aveva amici, solo conoscenti, il che non è normale visto che vivi tutti i giorni della tua vita con le stesse persone per tutte le ore.
Anita annuì e si allontanò da lei, avvicinandosi al resto del gruppo.
Gli occhi azzurri di Eileen la seguirono mentre riferiva che non sarebbe andata con loro, sollevando le spalle come se fosse la cosa più normale del mondo, e vide gli altri non farci troppo caso, ormai erano tutti abituati a lei e ai suoi comportamenti.
“Sai – disse una voce dietro di lei – potresti anche andare a mare ogni tanto”. Eileen si girò e trovò la signorina Collins con le braccia conserte e uno sguardo contrario alla sua decisione.
Quella donna era ciò di più simile ad una madre che Eileen possedeva, ed era stata contenta nell’avere il suo cognome perché se anche un giorno avesse deciso di andare via per sempre, avrebbe tenuto sempre con sé una parte di quella ragazza a cui doveva così tanto.
Magda Collins era forse l'unica amica che Eileen aveva, ma considerare la sua amicizia, era come considerare l'amicizia di una madre per chiunque altro.
“Sai che non mi piace” rispose Eileen con un'alzata di spalle.
“Ma potrebbe aiutarti a socializzare, a farti degli amici, magari a trovare un ragazzo” disse Magda con voce maliziosa.
Eileen alzò gli occhi al cielo.
Certo, desiderava anche lei la sua storia da favola, l'amore perfetto ed eterno dei libri, ma in realtà credeva che non esistesse, non può esistere niente di cosi unico e perfetto nel mondo reale.
“Lyn davvero – disse Magda avvicinandosi e poggiandole un braccio sulle spalle. Aveva usato il suo soprannome con voce molto dolce, proprio come si fa quando si parla ad un bambino. – Hai diciassette anni quasi, tra un anno andrai via di qui e ho paura che rimarrai sola. Ma la cosa che più mi spaventa, è che guardandoti indietro ti accorgerai di non aver vissuto a pieno la tua vita” terminò Magda, con voce preoccupata.
“Ma sono ancora un’adolescente! L’unica cosa di cui potrei pentirmi è la mia adolescenza, non la mia vita” cercò di scherzare Eileen.
Magda la guardò con sguardo severo. “Sai cosa intendo”.
Certo che sapeva cosa intendeva. Era vero, magari Eileen stava perdendo solo quella che era la sua adolescenza, ma certe cose ti segnano per sempre. Per questo Magda aveva usato la parola vita.
Eileen la guardò negli occhi e si sentì molto in colpa per il fatto che la faceva preoccupare così tanto. Voleva davvero accontentarla, ma non ci riusciva, era più forte di lei.
“Io ci provo, Magda, ma...”
“Non ci provi abbastanza. Non ci provi per niente, Eileen” le parole che disse potevano essere intese come un rimprovero, come una critica sul suo modo di essere, ma il tono della voce con cui la signorina Collins le pronunciò, fece trasparire tutt'altro che questi sentimenti.
Eileen si morse il labbro inferiore, non sapendo come rispondere e fermando l'impulso di scappare via ed evitare quella conversazion.
“Ti prego Eileen, promettimi che cercherai di fare amicizia, di essere felice” riprese Magda, dopo aver atteso una risposta che non arrivava.
“Ma io sono felice” fece notare Eileen.
Lei non si sentiva triste, o depressa, o sola. Non le mancava niente.
Stava benissimo, era in pace con se stessa, non sentiva la necessità di trovare amici o compagnia.
Sarà perché quando sei abituato a vivere con niente, non senti la necessità di qualcosa.
“Voglio che tu sia felice con gli altri” rispose Magda. Dopo di che le diede un bacio sulla fronte, si alzò e si diresse verso l'ingresso dell'istituto.
Eileen la seguì con lo sguardo e ad un certo punto la vide fermarsi.
“Aaaah – esclamò Magda, avvicinandosi un po' a lei – domani arriva un nuovo ragazzo in trasferimento. Potresti cominciare a fare amicizia con lui” sorrise.
Eileen alzò gli occhi al cielo.
La signorina Collins le si avvicinò del tutto e si piegò sulle ginocchia per avere il suo volto all'altezza del viso della ragazza.
“Ti prego Lyn – sussurrò – promettimi che ci proverai. Se non vuoi farlo per te, fallo per me”.
Eileen voleva dirle che non ce l'avrebbe fatta, che lei non aveva la stoffa dell'amica, né era il tipo di persona capace di stringere amicizia, ma vedendo gli occhi della donna che l'aveva cresciuta, notando la sua sofferenza, non fece altro che rispondere: “Okay, ci proverò. Per te.”
E Magda le sorrise.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


Il giorno seguente Eileen si recò in biblioteca per riprendere il libro che stava leggendo.
Ai ragazzi dell’Istituto era vietato tenere i libri fino a quando non avessero finito di leggerli, perché potevano trovare un modo per venderli o in qualche modo danneggiarli. Non che fosse un’azione impossibile da compiere anche di giorno, quando i libri venivano ritirati per essere letti.
Arrivata all’interno della biblioteca, l’odore di libri nuovi ed usati la colpì, facendole chiudere gli occhi per il piacere di quel profumo.
Si recò nel solito corridoio, dove Cime Tempestose era custodito e vide la bibliotecaria, una vecchia signora di nome Adèle, che cercava di aprire un cartone di libri nuovi appena arrivati.
La signora Adèle era di origine francese e lavorava in quell’Istituto da quando era giovane poiché suo marito, adesso deceduto, era uno dei soci che contribuì al mantenimento di esso anni prima.
La vista di una signora così anziana che faceva fatica a compiere l’azione di aprire lo scatolone la intenerì, così si avvicinò e le chiese gentilmente se voleva una mano.
“Oh tesoro, sarebbe molto gentile da parte tua se non ti è di troppo disturbo! L’età si fa sentire, soprattutto d’estate” ridacchiò Adèle.
Eileen le sorrise. “Mi fa piacere aiutarla”
Quando vivi in un istituto, niente è certo nella tua vita, Eileen lo sapeva bene. Non sapeva cosa avrebbe fatto da grande, né dove sarebbe andata a vivere una volta compiuti i diciotto anni. Se però c’era una cosa che amava, quella erano i libri e lavorare in una biblioteca sarebbe stato splendido, per lei.
Eileen prese i libri e li posizionò sul balcone vicino, e insieme ad Adèle iniziarono a dividerli per genere, assegnando un numero e una postazione, etichettandoli, e riportandoli sul registro.
Quando finirono, entrambe si sentivano soddisfatte ed Eileen si diresse fuori dalla biblioteca col suo libro in mano, andando verso il cortile anteriore.
“Dove pensi di andare?” le chiese una voce dietro di lei.
Non era una semplice voce, era quella più acida, cattiva e spregevole che Eileen avesse mai sentito, e sapeva anche a chi apparteneva.
“Nel cortile anteriore, signora Miller” rispose Lyn con voce gentile, voltandosi appena.
“Sai di aver perso il pranzo? Dov’eri?” chiese Agata Miller, mettendo le mani sui fianchi.
“Cosa? Davvero?” chiese sbalordita. Non aveva un orologio e non si era nemmeno accorta che era passato tutto quel tempo.
“Sì, cara, e non avrai il tuo pranzo adesso” sbottò lei, andandosene.
Eileen alzò gli occhi al cielo e si diresse sulla sua sdraio, ricominciando a leggere.
 

Quando le sembrò abbastanza tardi, si recò all’interno dell’istituto e, restituito il libro in biblioteca, si recò verso la sala pranzo, sedendosi al posto che le era stato assegnato.
Quella sera la cena era abbastanza povera: una fettina di carne e un po’ di insalata, e la cosa fece storcere il naso ad Eileen, che era davvero affamata dopo aver perso sia la colazione che il pranzo.
Era lì che pensava alle sue cose, non dando peso ai discorsi dei suoi compagni, quando qualcosa di quello che stavano dicendo catturò la sua attenzione.
“.. del ragazzo nuovo” disse una ragazza dai capelli rossi e il viso pieno di lentiggini alla sua compagna dai capelli scuri.
Cavolo, se ne era completamente dimenticata.
Aveva promesso a Magda che avrebbe fatto amicizia col ragazzo nuovo, e invece aveva passato l’intera giornata tra i libri: prima in biblioteca e dopo immersa nella sua lettura.
Maledisse mentalmente la sua capacità di dimenticare le cose in fretta e si sporse verso la ragazza che aveva parlato: “Cosa dici riguardo al ragazzo nuovo?” le chiese.
La ragazza dai capelli rossi sembrò sorpresa, Eileen non parlava mai con nessuno, era raro vederle rivolgere delle domande che non fossero ‘Puoi passarmi l’acqua?’ o ‘Mi passeresti il sale?’.
“Dicevo – le rispose con un sorriso sincero – che stamattina è arrivato il ragazzo nuovo e che si è chiuso nella stanza senza uscire neanche per andare in bagno. Sai che quando arrivi ti mettono in una stanza da solo fino a quando non ti abitui…”
No, Eileen non lo sapeva, perché quando arrivò all'Istituto era ancora molto piccola. Nonostante questo annuì, incitandola a continuare.
“e da allora non ha messo piede fuori dalla stanza! – sottolineò ancora la ragazza. Antipatico, da parte sua! Neanche si presenta” aggiunse stizzita.
“Magari ha solo bisogno di tempo” provò a difenderlo Eileen.
“Magari sì, magari no… chissà” rispose la rossa con un movimento della mano che lasciava intendere che non gliene importava granché.
“Ma che tipo è?” chiese la ragazza bionda seduta vicino la rossa.
Eileen continuò ad ascoltare, infondo non aveva niente da fare, e la rossa parlando si stava riferendo anche a lei.
“Oh beh, quasi nessuno l’ha visto perché quando è arrivato eravamo tutti fuori o in qualche modo impegnati, però Lucas l’ha intravisto mentre varcava il cancello e ha detto che è un bel tipo: alto, magro, moro… era lontano, non l’ha visto molto bene” concluse.

Eileen finì la sua cena distaccandosi dal resto del gruppo e una volta finito, lasciò il suo piatto sul bancone e si diresse verso il corridoio della sua stanza.
Girato l’angolo, inciampò in qualcosa e cadde a terra, sbattendo il lato sinistro della testa e il braccio.
“Ahi” sussurrò, massaggiandosi la parte della testa che aveva sbattuto.
“Oh, scusami! Mi dispiace tanto!” sussurrò un ragazzo.
Eileen si vide sollevare dalle braccia e si rimise in piedi, con la testa che le girava un po’.
Il ragazzo le passò una mano sulla parte interessata ed Eileen fece una smorfia.
“Ero seduto a terra e avevo una gamba stesa – cercò di giustificarsi – non pensavo che qualcuno sarebbe passato e inciampato!”
“Intanto è successo” controbatté lei, toccandosi il bernoccolo che si stava formando e facendo nuovamente una smorfia al dolore provocatole da quel movimento.
“Scusami. Dovresti mettere del ghiaccio però o la situazione peggiorerà” disse il ragazzo osservando ancora il punto dove aveva preso la botta.
Eileen lo studiò per la prima volta: era buio, non riusciva a vederlo bene, però poté giurare a se stessa di non aver mai visto quel ragazzo.
“Vuoi che ti accompagni in cucina?” le chiese allora, vedendo che lei non parlava.
“Cosa? No! Per essere ripresa di nuovo da quella strega di Agata Miller? O per sentire Magda farmi una parte su come sia sempre distratta? Non se ne parla! Piuttosto muoio stanotte con questo dolore” rispose Eileen, ancora massaggiandosi la testa.
Il ragazzo, che teneva ancora la mano salda sul suo braccio da quando l'aveva aiutata a sollevarsi, rise e le rispose: “Non ho idea di chi tu stia parlando, ma se non vuoi andare in cucina almeno entra nella stanza e poggia la testa sul vetro della finestra. Certo, è estate, ma dovrebbe essere fresco” le propose.
Eileen storse le labbra ma dopo annuì, e il ragazzo la condusse nella stanza.
Lasciò il suo braccio e spostando la sedia da sotto la scrivania, la posizionò vicino la finestra e fece segno a lei di sedersi.
Eileen si accomodò, poggiò la testa al vetro e si sentì subito meglio. Il ragazzo aveva ragione, il vetro della finestra era fresco e le diminuiva il dolore.
“Va meglio?” disse lui, che le era rimasto accanto con le braccia conserte, aspettando una sua qualche reazione.
“Sì, grazie. Però vorrei che mi spiegassi che diavolo ci facevi per terra nel corridoio, con una gamba stesa” disse Eileen, aprendo gli occhi che aveva precedentemente socchiuso.
Era una tipa chiusa e solitaria, che si distaccava dagli altri, ma di certo non poteva non parlare a quel ragazzo che l’aveva quasi uccisa, quella sera.
“Ero combattuto tra lo scappare o meno, e dopo sei spuntata tu” sorrise.
Eileen fece una faccia arrabbiata, e dopo si alzò, avviandosi verso la porta.
“Spero che tu abbia deciso di rimanere, non è così semplice scappare”.
Il ragazzo fissò il suo sguardo nel suo ed Eileen ne rimase incantata.
“Staremo a vedere” le sorrise strafottente. 











Allora, salve!
Nel prologo non ho messo uno spazio mio, e non pensavo di farlo in questo capitolo, ma alla fine è successo.
Mi chiamo Angela, non è la prima fanfiction che scrivo e spero vi piaccia! Conoscere i vostri pareri mi farebbe piacere. :)
Allora, avete già capito chi è il ragazzo misterioso? Come vedete non l'ho scritto neanche nella descrizione e aspetto la storia prima di aggiungerlo!
Doveva essere svelato in questo capitolo, ma ho rimandato le presentazioni al prossimo!
Se avete qualche idea o domanda da condividere con me, risponderò volentieri!
Un saluto e a presto. :)

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


La vita di Eileen era sempre uguale.
Si alzava la mattina a causa dello stesso incubo, si preparava prima degli altri, prendeva la merenda per la tarda giornata, il suo libro dalla biblioteca e si recava sulla sdraio del cortile anteriore mentre gli altri passavano le loro giornate in modo più allegro e spensierato di lei, impegnandosi in altre attività.
Ma le andava bene così, non c’era niente che la rendeva più felice di un libro.
Niente era paragonabile a quell'odore che solo i libri potevano possedere, alle storie dei personaggi, alle emozioni che le trasmettevano le diverse storie.
Continuava a leggere i libri perché era convinta che in una di quelle storie avrebbe trovato la sua, ne era certa.
La sua lettura fu interrotta da un’ombra che oscurò il sole, offuscando la vista e rendendo la lettura complicata.
Sollevò gli occhi e si ritrovò Magda Collins in piedi, con le mani sui fianchi, che la guardava piegando la testa da un lato.
“Buongiorno” la salutò Eileen.
Magda le sorrise. “’Giorno a te! Ieri non ti ho vista per niente. Che fine hai fatto?”
“Sono stata in biblioteca – le rispose Eileen – ho aiutato Adèle coi libri nuovi. Quella signora è troppo anziana per fare quel lavoro” aggiunse, pensando a quante volte l'aveva vista in difficoltà, affaticata, e chiaramente bisognosa di aiuto.
La signorina Collins annuì. “Hai ragione, prima o poi se ne accorgerà anche la direttrice”.
Eileen la osservò mentre si sistemava una ciocca di capelli fuoriuscita dalla crocchia che aveva in testa.
Magda era slanciata, magrolina, coi capelli marrone scuro e gli occhi grigi e profondi.
Aveva passato così tanti anni con lei che ormai la conosceva a memoria e poteva disegnare il suo viso anche ad occhi chiusi.
“Allora – cominciò Magda, distogliendola dai suoi pensieri - Hai fatto conoscenza col nuovo arrivato come mi avevi promesso?” le chiese sorridendo.
Eileen si morse il labbro inferiore, non voleva dirle che se n’era scordata, che il giorno prima non aveva conosciuto proprio nessuno perché tra la biblioteca la mattina, e il libro il pomeriggio, non aveva avuto occasione di cercarlo e fare ciò che andava fatto.
Però non voleva deluderla, non voleva vedere il suo volto intristirsi, la sua voce inclinarsi mentre le diceva un 'va bene' del tutto finto perché no, non andava bene.
“Io…” biascicò Eileen, prima che entrambe sentissero delle urla e dei rumori provenire dal cancello di ingresso.
“… così semplice come pensi!” diceva un uomo.
“Non permetterti mai più a compiere un’azione del genere. E oggi non esci!” urlò l’altro.
Un ragazzo varcò il cancello di ingresso, le braccia trattenute da due uomini, uno per ogni fianco, che Eileen riconobbe come personale dell’istituto.
Lo vide, e sentì il suo cuore perdere un battito: capelli scuri tenuti su da un po’ di gel, occhi scuri contornati da folte ciglia, profilo perfetto. La mascella del ragazzo era tesa, la sua espressione mostrava chiaramente il fastidio che stava provando.
Lui voltò il viso nella sua direzione e i loro occhi si incontrarono.
Eileen riconobbe quello sguardo.
Lui le sorrise e quando una volta entrato lo lasciarono libero, si diresse verso la sua direzione.
Magda si voltò verso di lei alzando un sopracciglio, ma Eileen continuava a tenere lo sguardo fisso sul ragazzo davanti a lei che, con le mani nelle tasche dei jeans corti, si avvicinava con lo sguardo basso contornato da un sorriso che solo un angelo vendicatore poteva avere.
“Mi sa che ieri sera avevi ragione” constatò lui, sorridendole ancora, socchiudendo appena gli occhi.
Eileen rise. “Io ti avevo avvisato, sei tu che non mi hai ascoltato” rispose al ragazzo.
Solo allora lui si accorse della presenza di Magda, e la guardò sollevando le sopracciglia confuso.
“Quindi l’hai conosciuto il ragazzo nuovo!” esclamò lei.
Eileen la guardò confusa.
“Sì, è stato un incontro… - il ragazzo la guardò, come cercando negli occhi della ragazza la parola migliore per definire quel loro scontro – doloroso”
Entrambi risero e Magda sorrise, nel vederli così vicini anche se in realtà lontani.
“D’accordo – esordì – non mi interessano i dettagli. Comportatevi bene, soprattutto tu” sottolineò indicando il moro. Lui annuì e Magda si allontanò, ancora sorridendo.
Eileen fu affiancata dal ragazzo che, prendendo una sdraio, si posizionò accanto a lei.
“Comunque non mi sono presentato, sono Zayn Malik” disse lui, porgendo la mano.
“Eileen Collins” rispose lei, prendendola e stringendola appena.
Entrambi distolsero gli sguardi, imbarazzati, e dopo qualche attimo di silenzio, lui lo ruppe chiedendo: “Cosa leggi?” indicando il libro sulle gambe di Eileen.
“Cime Tempestose” disse mostrandogli la copertina.
Zayn fece una smorfia.
“Non ti piace il libro?” chiese lei.
“Non sono tipo che legge molto” rispose semplicemente lui, sollevando le spalle.
“E cosa fai per passare il tempo nell’istituto?” chiese allora lei.
Anche Eileen aveva provato a passare il tempo senza leggere libri, aveva tentato di tutto: sport, camminate all’interno del giardino dell’istituto e altro.
Aveva chiesto anche aiuto a Magda, ma non aveva ottenuto niente di grandioso. Il tempo sembrava non scorrere mai, Eileen si annoiava, quindi si era rifugiata nei libri dove poteva perdersi per ore intere.
“Provo a scappare” le rispose, e lei scoppiò a ridere.
Zayn sorrise nel vederla ridere, gli piaceva la sua risata, era contagiosa ed era luminosa, come il sole a mezzogiorno.
“Questa è stata un’ottima risposta, devo ammetterlo, Zayn Malik” gli sorrise, per poi riportare la concentrazione sul libro che aveva sulle gambe.
“Come va la botta di ieri?” domandò, allungando una mano e toccando la parte di pelle che era entrata in contatto col pavimento la sera precedente.
Non erano rimasti dei segni, si era solo gonfiato un po’ grazie ad Eileen, che si era fatta scudo col resto del corpo per attutire la caduta.
“Bene, non sento quasi più niente” gli rispose attraverso la sua mano che continuava a massaggiare la fronte.
Si sentì rossa in faccia e distolse gli occhi dai magnetici del ragazzo.
Zayn schiuse le labbra per parlare di nuovo, ma fu interrotto da una ragazza dai capelli rosso fuoco e le lentiggini sul viso che si avvicinò e si rivolse ad Eileen, non prima di squadrarlo dalla testa ai piedi e spingerlo a spostare la mano: “Ti va di venire a mare con noi?” le chiese. “Puoi portare anche il tuo… amico” aggiunse, continuando a guardare Zayn dalla testa ai piedi.
“Zayn” si presentò lui, sollevando una mano in segno di saluto.
Eileen lo guardò, prima di rivolgersi alla rossa: “No, grazie. Ma Zayn – disse voltandosi verso di lui – tu puoi andarci se vuoi”.
“Oggi non posso uscire” annunciò con uno sguardo complice ed Eileen gli sorrise.
La rossa sollevò le spalle e si allontanò, lasciandoli di nuovo soli.
Eileen si sentì improvvisamente tesa, come se potesse rompersi da un momento all’altro.
Percepì la sensazione di essere completamente scoperta, messa a nudo, come se Zayn stesse allontanando tutti gli strati di protezione che lei aveva creato, non accorgendosene, perché quelli strati si erano formati da soli a furia di isolarsi, stare sola.
Sollevò il suo sguardo e notò che Zayn la stava guardando.
Tossì, distolse lo sguardo imbarazzata e aspettò.
“Perché non vai a mare con gli altri?” le chiese lui, rompendo quel silenzio che si era prolungato anche per troppo tempo.
“Non mi piace il mare” gli rispose, storcendo le labbra.
“Mmmh” Zayn sembrò pensarci su.
 Lei lo guardò, sollevando appena le sopracciglia.
“Sei proprio sicura che sia il mare il problema?” domandò ancora Zayn.
La stava studiando, si accorse Eileen, ma il problema era che la stava scoprendo.
Pian piano, Zayn Malik, stava capendo come era realmente fatta.
“Non sono affari tuoi” sbottò, prima di alzarsi ed entrare dentro l’istituto, lasciando Zayn lì seduto sorpreso da quella reazione.

Lo stai facendo di nuovo, si disse, stai allontanando una persona che si è avvicinata a te.











Ebbene sì, il ragazzo era Zayn! Magari era semplice da capire, magari no, chissà.
Questo è più un capitolo di passaggio, credo, e vorrei dire che la fanfiction non conterà troppi capitoli, penso appena dieci.
Detto questo, spero vi piaccia, spero mi lascerete una recensione e a presto! :)

 

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