N7 Chronicles

di NonTrovoUnNome22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Rio's carnival ***
Capitolo 3: *** From Noveria With Love ***
Capitolo 4: *** Siege ***
Capitolo 5: *** El1z4 ***
Capitolo 6: *** N7 on Ice ***
Capitolo 7: *** The Good, the Bad and the Quinn ***
Capitolo 8: *** For a Few Data More ***
Capitolo 9: *** Four Knights Game ***
Capitolo 10: *** Ashes to ashes ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


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Cittadella – 23/2/2184
Era passato quasi un anno dall’attacco della Sovereign, eppure le riparazioni della stazione non erano ancora finite.
Tuttavia quella parte del presidium non era stata colpita, ed è proprio per questo che l’ammiraglio Mikhailovich l’aveva scelta come meta della sua licenza. Voleva dimenticarsi di quell’attacco, voleva dimenticarsi di tutto, almeno per un po’.
Più di vent’anni di servizio, e non aveva mai perso così tanti uomini come quel giorno.
Quel maledetto giorno di quasi un anno prima, il giorno in cui l’Umanità si affermò nella comunità Galattica difendendo il Consiglio e guidando la SUA flotta alla vittoria del nemico.
Ma a lui non importava: aveva perso 6 navi, con altrettanti equipaggi.
Per lui era comunque una sconfitta.
 
Se ne stava lì, seduto su una panchina ammirando il lago del Presidium, cercando di dimenticarsi tutto e tutti; ora era in licenza, una lunga e meritata licenza in attesa della prossima tempesta.
Perché la Sovereign era solo l’inizio, lui lo sapeva.
Ad un tratto il Factotum squillò, controvoglia rispose: era un funzionario del Consiglio.
-Qui Ammiraglio Peter Mikhailovich, cosa posso fare per voi?-
-Ammiraglio, sappiamo che si trova in licenza sulla Cittadella, il Consiglio avrebbe bisogno incontrarla per discutere di alcune questioni di sicurezza interne-
-Quando?- chiese Peter incuriosito.
-Il prima possibile.- rispose seccamente il funzionario.
L’ammiraglio fece una smorfia di nervosismo: perché il Consiglio voleva vederlo così urgentemente?
-Sarò lì tra mezzora.- disse rassegnato.
-Perfetto, avvertirò il Consiglio, arrivederci Ammiraglio.-
 
Mezzora dopo si trovava proprio di fronte all’entrata dell’ascensore della torre della Cittadella, “Dio benedica i trasporti rapidi” pensò mentre saliva.
-Benvenuto Ammiraglio- disse cordialmente Tevos, il consigliere Asari
-Buongiorno Consiglieri- farfugliò Peter quasi automaticamente
-Non abbiamo avuto ancora occasione di ringraziarla per il servizio svolto durante la battaglia della Cittadella, ho sentito che è stata la sua flottiglia a difendere la Destiny Ascension dalla Sovereign...-
Era stato il Consigliere Valern a parlare, un Salarian.
L’Ammiraglio si trattenne, quel giorno aveva sacrificato molti suoi uomini per difendere degli alieni che non sopportava, e ciò lo faceva arrabbiare.
-Di quali questioni mi volevate parlare? L’impiegato mi aveva anticipato qualcosa via fac…-
-Non qui- tuonò il Consigliere Turian.
L’ammiraglio fece un’altra smorfia di stizza: detestava essere interrotto, specialmente da un Turian…
-Le informazioni che le passeremo oggi riguardano la sicurezza Galattica e sono strettamente confidenziali, se ne farà parola con chiunque all’infuori di noi verrà accusato di alto tradimento- disse in tono severo Sparatus.
Era appena stato minacciato da un Turian? L’ammiraglio era incredulo…
-Non è sicuro parlarne in questa stanza, prego ci segua- disse in tono deciso Tevos
 
Si trasferirono in un’altra stanza, arredata solo con un tavolo di metallo piuttosto spartano, senza finestre e con una sola entrata, che si sigillò una volta che furono all’interno.
 
-Verrò al sodo: la Sovereign ci ha messo in seria diffoltà, se in futuro si ripresentassero nemici forti come o più di lei rischieremmo l'annientamento. Qualcuno come...-
-i Razziatori- disse Mikhailovich finendo il discorso di Tevos.
-… come i Geth … qualunque prova dell’esistenza dei Razziatori è morta col Comandante Shepard, lui fu l’unico a parlare con il drone Prothean su Ilos e a ricevere le trasmissioni delle sonde ritrovate su Eden Prime e Virmire, manifestando effetti collaterali come visioni o paranoie: i Razziatori non esistono!- concluse la consigliera Asari -Tuttavia dobbiamo essere preparati, e sopperire alla falla nella sicurezza che abbiamo dimostrato di possedere durante lo scontro con la Sovereign-
-Noi disponiamo delle migliori tecnologie, ma abbiamo bisogno di un leader capace, un leader che porti a termine i compiti che gli affidiamo- disse Valern.
Prese parola il Consigliere Anderson, che fin’ora era rimasto in disparte: - Abbiamo notato il tuo eccellente lavoro durante la battaglia della Cittadella, ecco perché sei appena stato riassegnato al comando della Sanctuary-
-Non conosco nessuna nave con quel nome...- disse perplesso l'Ammiraglio squadrando i consiglieri.
-La segretezza è una nostra prerogativa: la Sanctuary è una corazzata Asari in costruzione, fa parte di un progetto molto più ampio.- spiegò il consigliere Umano.
Peter squadrò i suoi interlocutori con il suo sguardo torvo che tanto intimoriva le reclute, poi aggiunse-Da dove cominciamo?-
 
Fine prologo.

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Capitolo 2
*** Rio's carnival ***



Cittadella - Hangar B22 – 13/4/2186
L’aria nella sala conferenze della Sanctuary era tesa, molto tesa.
Un gruppo di ingegneri si era radunato davanti ad un televisore per seguire gli sviluppi dell’invasione dei Razziatori: erano arrivati sulla Terra, distruggendo tutto ciò che incontravano. Altri cercavano di contattare i propri cari sulla Terra tramite Extranet, senza riuscirci.
Una segretaria era addirittura svenuta quando venne informata dell’invasione: ora riposava in infermeria.

L’ammiraglio Mikhailovich aveva radunato le truppe nella sala tattica, tra loro c’erano la 23esima e la 14esima unità artiglieri dell’Alleanza.
Quelle due unità comprendevano numerosi specialisti biotici e tecnologici, i migliori che l’Alleanza aveva da offrire.
Erano stati imbarcati anche diversi veterani Turian e Salarian tra cui Jondum Bau, il Salarian a capo degli spettri.

-Questa è una delle navi più avanzate dell’intera flotta del Consiglio.- disse cercando di apparire fiero, nonostante fosse tremendamente impaziente di avere notizie di suo figlio -La useremo come centro di comando mobile e come base per una milizia che interverrà negli scenari più pericolosi e importanti nella Guerra contro i Razziatori- abbassò lo sguardo e osservò gli uomini e le donne che ora era chiamato a guidare –Questa non è una guerra come tutte le altre, questa è LA guerra: dalle battaglie che combatteremo si deciderà il destino della Galassia … non possiamo fallire … lascio la parola allo specialista Bau, che vi illustrerà le caratteristiche tecniche della nave-

Il Salarian prese parola –Questa corazzata è stata progettata proprio per questa guerra: il Consiglio non prese sul serio gli avvertimenti del comandante Shepard in merito ai Razziatori, ma gli spettri si. Siamo intervenuti nella progettazione e le abbiamo conferito alcune caratteristiche che abbiamo motivo motivo di credere ci concederanno un vantaggio tattico non da poco…-
All'Ammiraglio non piaceva la parlantina svelta dei Salarian, e stare ad ascoltare Jondun che sciorinava termini tecnici che a malapena riusciva a capire lo irritava non poco.

Il factotum dell’ammiraglio vibrò, sullo schermo digitale apparve un semplice –Sono arrivate-
“era ora” pensò.
Senza farsi notare usci dalla stanza e si recò verso la passerella che conduceva fuori dalla nave.
Sul molo si era radunato un piccolo gruppo di persone, perlopiù Asari.
Quando l’ammiraglio si avvicinò riconobbe una umana, cinque Asari e un Volus.
-Salve Ammiraglio, mi chiamo Shiala, sono al comando di questa squadra. L’alto comando Asari mi ha ordinato di recarmi in questo molo … senza spiegarmi il motivo.- disse confusa l'Asari.
-Si, gli ho chiesto io di farlo, siete l’unità di cecchini Armalì vero? Vi voglio reclutare in una squadrà d’èlite che combatterà i Razziatori: mi servono i migliori...-disse quasi meccanicamente. Era una frase che aveva ripetuto spesso nell'ultimo periodo.
Poi osservò l'Umana dicendo: -E tu sei la Furia, sono contento che siate arrivati-
La N7 si mise sull’attenti.
-Susan Rizzi a rapporto ammiraglio! Chiedo il permesso di imbarcare anche il mio aiutante Volus, Signore-
-Aiutante Volus?- chiese l'Ammiraglio sgranando gli occhi.
Peter guardò il nanetto, "che aiuto poteva dare un Volus a un N7???" pensò.
-Sono Niftu Cal signore, fornisco supporto logistico [hhhh] alle operazioni che l’agente Rizzi compie per conto dell’Alleanza, dispongo di notevoli [hhhh] conoscenze tecniche nel campo degli amplificatori biotici e sono un esperto informatico .-
-Hai qualche tipo di addestramento militare?- chiese dubbioso l'Umano.
-Si signore, sono stato nella marina Volus nel ruolo di Ingegnere sul campo.- rispose prontamente Cal.
-Susan, garantisci tu per lui?-chiese perplesso Peter.
-Assolutamente si, signore!- disse la Furia.
-Allora sbrighiamoci, abbiamo del lavoro da fare.- ordinò l’Ammiraglio.

Era tanto tempo che Mikhailovich non vedeva la Furia: l’ultima volta fu qualche mese dopo il suo esame per diventare N7, ai tempi in cui l’ammiraglio lavorava ancora nell'accademia a Rio de Janeiro.

Rio … per qualche scherzo del destino era quello il luogo in cui le "Forze Speciali N7" (questo il nome ufficiale della milizia Anti-Razziatori) dovevano compiere la loro prima missione.
L'Ammiraglio decise di tenere un'altro briefing nella sala tattica, questa volta però erano presenti solo la Valchiria Shiala, la Furia e i capisquadra della 23esima e della 14esima unità artiglieri dell’Alleanza.
-La nostra prima missione consisterà nel prestare soccorso e reclutare lo specialista N7 Erik Meyer, soprannominato “il Distruttore”.
Dagli ultimi rapporti ricevuti stava coordinando le difese dell’accademia N7 di Rio de Janeiro. Ci serve l’aiuto di quanti più N7 possibili se vogliamo avere qualche possibilità dato che sono i soldati più esperti della galassia e sono stati addestrati proprio per situazioni come queste.
La 23esima e la 14esima copriranno i lati del campo di battaglia attirando i nemici altrove mentre una piccola squadra di infiltrazione si occuperà di estrarre il Distruttore.- spiegò l’Ammiraglio.
-E se non volesse venire?- chiese la Furia.
-Convincetelo.- rispose seccamente Mikhailovich, aggiungendo: –una volta che avrete caricato sulla navetta il Distruttore leveremo le tende e ce ne andremo dal Sistema Sol.-

-Perché il Distruttore è così importante per Mikhailovich?- chiese Shiala a Susan mentre pranzavano in mensa.
-è uno degli N7 più abili, il suo curriculum parla da sé… era membro della stessa squadra in cui si addestrò il comandante Shepard, hanno avuto lo stesso istruttore.
Ha guidato l’assalto di Torfan, portando a termine un’operazione difficilissima: è l’uomo giusto da chiamare quando si vuole una squadra disciplinata ed efficiente che annienti il nemico. Penso sia uno dei migliori motivatori della Galassia.- disse la Furia ridacchiando.
-E tu? Perché ti fai chiamare “Furia”?- chiese l’Asari.
-Beh, diciamo che i miei poteri biotici sono notevoli, e mi hanno insegnato uno stile di combattimento che ad alcuni sembra … eccessivo … - rispose Susan con finto imbarazzo.
L’altoparlante si accese, e gracchiò –Siamo arrivati nel sistema Sol, tutto il personale ai propri posti.-

La squadra Alpha era pronta sul ponte, l’Ammiraglio Mikhailovich li raggiunse.
-La Sanctuary è dotata di sistemi di occultamento, ma comunque non è sicuro scendere sulla Terra; vi sposterete in navetta- esclamò l’Ammiraglio.
-Ma saremo dei bersagli ambulanti!- fece notare la Valchiria.
-Ne dubito: anche le navette sono dotate dello stesso occultamento della corazzata. La nave è stata costruita con molti hangar dedicati alle navette in modo da poter attuare molti sbarchi contemporaneamente. Proprio quello che ci serve in questo caso.
Andate, forza! Le unità di supporto sono già pronte, aspettano voi per partire.- Mikhailovich sorrise.
Fu la prima volta che Shiala vide sorridere l’ammiraglio, la prima volta in cinque giorni.

La squadra Alpha era costituita dalla Furia, dalla Valchiria e da altri due sodati umani, un uomo e una donna.

Sulla navetta, in viaggio per Rio, la soldatessa stava guardando sul factotum la foto di una bambina con sguardo assente.
-è tua figlia?- Chiese la Furia.
-Si- rispose –per fortuna era con me sulla Cittadella quando i Razziatori hanno attaccato … - il suo viso si fece più cupo –suo padre invece abitava sulla Terra, ci eravamo lasciati quando lei era piccola … non so se sia ancora vivo … -
-Forza Ellen, cerchiamo di concentrarci sulla missione, siamo quasi arrivati … - disse il soldato al suo fianco
-Si, d’accordo, ora pensiamo a salvare quell’N7-

-Bravo e Charlie sono già in posizione, incontriamo forte resistenza, squadra Alpha sbrigatevi a tirare fuori il distruttore da quell’inferno!

Il portellone della navetta si aprì prima di atterrare, lo spettacolo che si presentò davanti alla squadra Alpha fu orribile.
La zona consisteva in un’area di atterraggio da cui partivano tre corridoi che portavano ad una trincea composta da container di varia grandezza.
I mostri dei Razziatori erano ovunque, ma soprattutto attaccavano la trincea che il Distruttore e altri due soldati cercavano di difendere.
Quello era solo il porto dell’accademia, da cui venivano scaricati i viveri e le armi che servivano a mantenere i rifugiati all’interno.
La Furia stentava a riconoscere il posto; era devastato.

-Possiamo atterrare solo in quell’area di atterraggio, ma è piena di nemici!!!- urlò il pilota della navetta.
-Non abbiamo altra scelta- Disse la Furia –il Distruttore sta per venire sopraffatto, è la nostra unica possibilità di portarlo a bordo intero-.
-SGOMBERIAMO LA ZONA DAI NEMICI- ordinò la Valchiria.
Dal portellone della navetta in volo riuscirono a uccidere i mutanti che si trovavano nell’area di atterraggio.

Quando la navetta atterrò ci fu il tempo per una breve riorganizzazione.
-Voi due rimanete qui a difendere la navetta, Valchiria, con me- esclamò la N7.

Mentre Susan e Shiala si facevano strada lungo i corridoi con le esplosioni biotiche nel tentativo di raggiungere i container uno dei due soldati che assistevano il Distruttore venne raggiunto da un proiettile lanciato da un Devastatore, i suoi scudi erano a terra e il colpo trapassò il suo petto.

-Guardi signore, alleati!!!- fece notare il secondo soldato al Distruttore mentre quest’ultimo somministrava del medi-gel al ferito, ormai privo di sensi.
-Bene! Stanno venendo in questa direzione, copriamole!- disse il Distruttore.
Prese la sua mitragliatrice Typhoon e cominciò a sparare addosso ai Bruti che tentavano di fermare le due biotiche, che nel frattempo “infettavano” i mostri dei Razziatori con i loro campi distruttivi aumentando l’efficacia dei proiettili sparati dal Distruttore.

I nemici continuavano ad arrivare, ma ora le due squadre erano abbastanza vicine da parlarsi senza urlare.
-Identificatevi- ordinò il Distruttore.
-Ma come Erik non mi riconosci?- disse ironica la Furia.
-Rizzi? Ma che cosa ci fai qui?- chiese sbalordito Meyer.
-Siamo venute per salvarvi, ci serve il tuo aiuto in una task force anti Razziatori, la navetta è poco lontano da qui.
-Io non vengo da nessuna parte, non hai visto la situazione qui?!? L’accademia è l’unico posto sicuro rimasto in questa città, i civili sono tutti qui ed è mio dovere difenderli.
Intervenne la Valchiria: -Non può occuparsene qualcun altro? Ci serve assolutamente il tuo aiuto sulla Sanctuary, la nostra nave … -
-Al momento sono la persona più qualificata per organizzare le difese di questo avamposto, non abbandonerò la mia gente!!! – disse irritato il Distruttore – mi spiace avervi fatto perdere tempo, vi aiuterò a tornare sulla nave se sarà necessario ma non vi seguirò -

I nemici cominciarono a indietreggiare.

-Perché se né vanno?- chiese il soldato di fianco al Distruttore.
La Furia spalancò gli occhi, lei sapeva il motivo!
-LA NAVETTA!!!-

Inseguirono i nemici, giusto in tempo per confermare l’ipotesi della Furia.
I due Soldati della squadra Alpha stavano difendendo disperatamente la navetta, ma i nemici erano troppi, e loro erano solo in due.
Il Distruttore si buttò in mezzo alla battaglia, tentando di uccidere quanti più nemici possibili con le sue granate.
-ERIK ASPETTA!!!- Susan tentò di fermare il Distruttore, perché aveva capito cosa stava per succedere.

Un bruto prese la rincorsa e caricò il soldato Alpha, che andò a schiantarsi sul serbatoio della navetta, squarciandolo.
Passò qualche secondo e il motore a eezo della navetta esplose
L’esplosione coinvolse anche il soldato Ray (che nel frattempo stava cercando di scappare) e il Distruttore
Un pezzo di lamiera ferì di striscio il suo compagno, che era rimasto con la Furia.
Molti mostri dei Razziatori morirono nell’esplosione, il resto della squadra sconfisse i superstiti.

-Squadra Alpha qui squadra Bravo, abbiamo dovuto evacuare l’area, stavamo per essere sopraffatti, avete il fianco destro scoperto- disse tramite il factotum il caposquadra Bravo.
Shiala prese il ricevitore.
-La nostra navetta è stata distrutta, la nostra squadra dimezzata, anche il distruttore è in gravi condizioni, abbiamo bisogno di un’estrazione immediata!- disse l'Asari.
-Troppo tardi squadra Alpha, la nostra navetta è danneggiata, non possiamo venire a prendervi- disse il soldato della squadra Bravo.
Intervenne il capo della squadra Charlie.
-Noi possiamo passare di lì nella ritirata, ma possiamo imbarcare solo altre due persone.-
Gli sguardi di Susan e di Shiala si incrociarono: l’N7 annuì e l’Asari avvicinò il suo factotum al viso e disse:
-Dobbiamo portare a termine la missione: porterete via i feriti, noi rimarremo qui-

In pochi minuti la navetta giunse sul posto.
La navetta arrivò e il portellone si aprì, rapidamente caricarono a bordo i due feriti, entrambi svenuti e con la corazza quasi distrutta.
-Siete sicure di rimanere? Possiamo provare a tornare a prendervi una volta scaricati i feriti sulla Sanctuary …- disse esitante
-Vi fareste ammazzare! Ormai i Razziatori sanno che siete qui e presto arriveranno in forze, troveremo il modo di resistere rientrando nell'accademia.- Susan guardò il compagno di Erik ferito dalla lamiera -Qui hanno bisogno di noi.-
-Vi rivedremo vive?- chiese il caposquadra di Charlie, seriamente preoccupato.
-Puoi contarci- rispose la Furia senza pensarci due volte.

Il portellone si chiuse, e la navetta si levò nel cielo.

Fine capitolo 1.

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Capitolo 3
*** From Noveria With Love ***


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Sanctuary – 14/4/2186
Era in apprensione, Mikhailovich.
Aveva perso i contatti con le squadre scese sulla terra già da due ore, più o meno al loro ingresso nell’atmosfera terrestre.
Attendeva davanti a un monitor vuoto, temendo il peggio.
Se nessuno si fosse fatto sentire per un’altra ora a malincuore avrebbe dato l’ordine di lasciare il sistema.
Se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita: non avrebbe mai saputo se quei soldati erano morti in battaglia sulla Terra oppure di stenti nel freddo spazio oscuro mentre cercavano una Sanctuary già fuggita in sistemi più sicuri.
Poi ad un tratto lo schermo si illuminò, Mikhailovich sussultò e tirò un sospiro di sollievo.
-Qui squadra Charlie, chiedo il permesso di atterrare nell’hangar 18.-
-Permesso accordato Charlie, siete solo voi?- c’era un po’ di inquietudine nelle parole dell’Ammiraglio.
-La squadra Bravo ha avuto dei guasti al motore in seguito ai danni riportati in battaglia signore, arriveranno tra poco.-
-E … la squadra Alpha?-
-C'è un solo superstite, ma sono riusciti a portare a termine la missione: il Distruttore è su questa navetta … entrambi sono feriti e hanno bisogno di assistenza medica immediata-
L’Ammiraglio fece preparare l’infermeria per i due soldati; dopo qualche minuto arrivò anche la navetta di Bravo.
“Nessuna perdita tra le file delle squadriglie di supporto umane, bene” pensò l’Ammiraglio in un primo momento.
Qualche ora dopo stringeva tra le mani il datapad con il rapporto della missione: non era andata così bene come pensava all’inizio.
Aveva perso una N7 e né aveva guadagnato un altro mezzo moribondo.
Andò in infermeria.
-Dottore, quali sono le condizioni dei due pazienti?- chiese preoccupato.
-Hanno riportato traumi multipli e ustioni di primo grado nelle zone lasciate scoperte dalla corazza, ma poteva andare molto peggio: se non avessero avuto una corazza resistente addosso l’esplosione li avrebbe uccisi … - il dottore ci pensò un po’ e poi disse con tono preoccupato – … tuttavia la portata dei danni causati dalla sovraesposizione alle radiazioni di eezo prodotte dall’esplosione del motore della navetta è ancora sconosciuta. Le funzioni celebrali potrebbero essere compromesse, non saprò dirle nulla finche non si risveglieranno …-
 
L’Ammiraglio Mikhailovich era da solo, al buio, nella sua cabina.
Rifletteva su ciò che era successo quel giorno. “Mica male come prima operazione …” pensò.
Era amareggiato, sperava di avere due N7 da mettere a capo delle truppe radunate fin’ora e invece ne aveva solo uno, in coma.
All’improvviso la porta si aprì, la luce esterna lo abbagliò. C’era un uomo che stava in piedi all’entrata della stanza ma non riusciva a identificarlo: i suoi occhi ancora si dovevano abituare alla luce.
-Chi sei?- Chiese l’ammiraglio indispettito.
-Boris Mikhailovich signore, chiedo il permesso di prestare servizio su questa nave- disse l’uomo mettendosi sull’attenti.
-Boris?- passò qualche istante, giusto per realizzare chi fosse l’uomo davanti a lui –BORIS!!!!-
L’ammiraglio scattò in piedi e abbracciò il figlio calorosamente.
Fu la cosa migliore capitata quel giorno.
 
Boris Mikhailovich era il figlio prediletto di Peter: seguì le orme del padre nell’esercito, suscitandone l’ammirazione e la stima.
Si distinse per le sue capacità sul campo di battaglia ed entrò nel programma N7 da giovane.
Fu uno dei militari migliori su cui l’Alleanza potesse contare, tanto che lo misero a capo della sicurezza della Stazione Arcturus, la stazione spaziale più importante mai costruita dall’Umanità.
Prendeva molto sul serio la difesa della stazione, tanto che venne (quasi malignamente) soprannominato “Il Paladino”.
Con la notizia della distruzione della stazione Arcturus da parte dei Razziatori Peter temeva che il figlio fosse morto.
 
-Grazie al cielo sei salvo! Credevo di averti perso...- disse Peter.
-Il cielo non c'entra: i Razziatori sono arrivati all’improvviso, ma non ci hanno colti impreparati. Sapevo di Kar’Shan e sospettavo che i prossimi saremmo stati noi … ho evacuato quante più persone possibili, ma non quante avrei voluto … - lo sguardo di Boris si abbassò e si fece più cupo.
-La colpa di quelle morti non è tua!- disse con decisione l’Ammiraglio, cercando di consolare suo figlio.
-Già. Vorrei crederci anch’io … - mormorò il Paladino, pensando di non aver fatto abbastanza.
 
Nel frattempo, in sala tattica, Jondum Bau stava cercando informazioni su un altro N7: l’Ombra.
Terminato l’addestramento era sparita. Non entrò nelle file dell’Alleanza e, anzi, si sospettava fosse in affari con Cerberus.
Bau doveva saperne di più!
Isolò la sua postazione dalla rete della Sanctuary usando il suo factotum ed eseguì l’accesso alla Rete informativa degli spettri, che gli garantiva una velocità di banda notevole e informazioni riservate ai più.
Dalla rete informativa ottenne una lista delle società di cui si conoscevano i legami con Cerberus.
Scelse la Dantius Corporation: una compagnia che nel 2185 venne salvata dalla bancarotta da Cerberus, che la rilevò e né fece una delle sue corporazioni di facciata.
Ricercò l’elenco dei dipendenti della Dantius Corporation.
“Trovato”.
“Ora, la lista dei siti visitati più spesso dal direttore della Dantius”.
Sul monitor apparve un inquietante “[ACCESSO NEGATO: DATI RISERVATI]”
Il Salarian sogghignò, avviò il bypass del firewall.
[Accesso consentito]
Non ci volle molto per trovare alcuni indirizzi “anomali”.
Decodificò quei link criptati tramite il factotum.
Era dentro. Doveva agire in fretta, i tecnici di Cerberus erano veloci a trovare le intrusioni e a tappare le falle.
Mise la parola chiave “Ombra”  nel motore di ricerca
Oltre ai registri in cui si parlava dell’attacco alla nave dell’Ombra risultò anche qualche transazione monetaria. Cerberus aveva inviato grosse somme di denaro ad una certa “Ombra” su Noveria.
"Noveria! Ecco dove cercare." pensò rapidamente lo Spettro.
Tornò nella Rete informativa degli Spettri, ottenne l’accesso alla boa di comunicazione in orbita intorno al pianeta e avviò un programma di triangolazione per trovare le trasmissioni di Cerberus e localizzare la loro base operativa sul pianeta.
 
-Novità?- Chiese l’Ammiraglio Mikhailovich a Bau, facendolo sussultare.
-Forse ho una traccia dell’N7 conosciuta come "Ombra" Ammiraglio- si affrettò a rispondere lo spettro.
-E dove ci porterebbe questa … “traccia” ?- chiese Peter incuriosito.
-Su Noveria: pare che l’Ombra abbia avuto a che fare con Cerberus. Se si trova sul pianeta Cerberus saprà sicuramente dov’è, e tra qualche ora il mio programma ci dirà dove si trova il loro avamposto. Non resta che aspettare e fare una visita amichevole ai nostri amici terroristi recuperando l’informazione.
Se non ci ha tradito va reclutata, se ci ha tradito va eliminata- spiegò Bau parlando velocemente, come sua abitudine.
A Peter piaceva quel Salarian: era diretto e non faceva troppi giri di parole come i suoi compatrioti.
-Perfetto allora, la prossima destinazione sarà Noveria- disse con tono deciso l’Ammiraglio.
-Dovremo fare alcune tappe per scaricare l’elettricità dei motori, ci metteremo qualche giorno a raggiunge la destinazione- comunicò il tenente timoniere quando venne informato della nuova rotta.
 
Il Paladino aveva seguito l’intera conversazione da lontano.
Era già stato su Noveria, e non ne aveva un bel ricordo
Doveva proteggere un convoglio che trasportava merci preziose da un capo all’altro del pianeta.
La missione durò sei mesi, in cui vide le peggiori tempeste che il ghiacciato pianeta aveva da offrire.
Combattè anche contro qualche mercenario, ma nulla che un’N3 come lui non poteva gestire
La missione si rivelò un successo, e gli permise di avanzare al grado di N4.
Peccato che le merci trasportate si rivelarono illegali secondo gli standard dell’Alleanza dei Sistemi, che gli ordinò di confiscarle nonostante fossero decisamente fuori giurisdizione.
Quel giorno uccise molti uomini che fino al giorno prima erano stati suoi compagni di viaggio.
Era tutta gente poco raccomandabile, che eseguiva questo genere di incarichi per conto delle grandi corporazioni, ma gli dispiacque comunque doverle affrontare in combattimento.
Tuttavia quando notò quanto poco ci misero a puntargli le armi addosso quando gli intimò di arrendersi trasse una lezione importante che l’avrebbe accompagnato per il resto della sua vita.
Tutti, per soldi, sono disposti a farti fuori.
Questa filosofia di vita lo aveva reso il militare cinico che compiacque il padre, anche se non gli piaceva.
La distruzione di Arcturus smosse qualcosa in lui. Vedere persone aiutarsi disperatamente per cercare di raggiungere le navette di salvataggio e poter sopravvivere lo toccò profondamente.
Forse, stava lentamente riacquisendo fiducia nel genere umano ….
 
A questo pensava il Paladino mentre erano sulla navetta in viaggio per Noveria.
La squadra era capitanata Jondum Bau, e si erano portati dietro anche l’aiutante Volus della Furia, Niftu Cal, il cui compito era quello di hackerare qualunque computer o porta che si sarebbero trovati davanti nell’avamposto di Cerberus.
Una piccola squadra di infiltrazione che doveva introdursi furtivamente in territorio nemico e trovare quante più informazioni possibili sull’ubicazione dell’Ombra.
 
Le condizioni meteo erano terribili. Come al solito.
-La tempesta disturba il radar!- disse il pilota.
-Riesci a capire dove siamo?- chiese il Paladino.
-Si, mi sono sincronizzato con i satelliti per avere una mappa: gli altri strumenti di navigazione, tra cui le radio, sono impazziti. È come se fossimo entrati in un campo prodotto da una torre Jammer. Sbarco previsto tra 3 minuti –
Jundum Bau si mise il casco, e caricò il suo Widow, Niftu Kal era pronto a lanciare la sua mina da ricognizione e il Paladino fece un ultimo controllo al suo factotum.
-Ok, si parte- sussurrò Bau tra sé e sé.
La navetta atterrò e il portellone si aprì.
-Io vi aspetterò qui, mi barricherò dentro e attiverò le difese automatiche … buona fortuna!- disse il pilota prima di sigillare il portellone alle spalle della squadra N7.
 
La tempesta di neve era fortissima, tanto che la visibilità era fortemente compromessa.
Camminavano già da qualche minuto, quando decisero di passare ai visori termici.
-I nostri attacchi tecnologici avranno meno potenza se saremo costretti a deviare parte dell’energia del factotum ai caschi delle nostre corazze … - obbiettò Boris.
-[hhhhh] Se non lo facciamo non vedremo né i nemici né le coperture! [hhhhh]- disse il Volus.
-Coraggio, l’entrata della base dovrebbe essere da queste parti, fate silenzio ora!- li rimproverò Bau.
 
Con la coda dell’occhio Bau notò un oggetto luminescente stretto e lungo muoversi ad alta velocità verso di lui.
Era una sbarra di acciaio, o una spada.
"Una spada?" si chiese mentalmente sgranando gli occhi.
Fece per scansarsi, ma poco prima di colpirlo la spada si arrestò di colpo, a qualche centimetro da lui.
Era sospesa a mezz’aria, e cominciava a sanguinare.
Nel frattempo il resto della squadra si voltò verso la spada e increduli puntarono le armi.
Qualche secondo dopo intorno alla spada sanguinante di materializzò il corpo di una Phantom di Cerberus, che cadde a terra morta.
 
Qualcuno li aveva salvati: qualcuno con una spada.
Mentre cercavano di realizzare cosa fosse accaduto non si accorsero che alle loro spalle stava rotolando verso di loro un piccolo oggetto ovale, che qualche istante dopo esplose in una nube di luce che li abbagliò.
Il tutto nel silenzio più totale.
Bau si sentì strattonare, sentì gridare degli ordini confusi da una donna e poi svenne.
 
 
Si risvegliò in una sala interrogatori. Ammanettato.
Si guardò un po’ intorno, per cercare di capire dove fosse.
Era stato fatto prigioniero di Cerberus? “No …. quelli hanno il loro marchio perfino sulla carta igienica, ce ne sarebbe stato qualcuno nella stanza."
Ma allora dov’era? E come era arrivato fin li?
Si stava ancora guardando intorno con aria smarrita, quando nella stanza entrò una donna.
La osservò per qualche secondo, era alta, bionda, con un fisico asciutto ma palestrato.
Era una militare. E se non era di Cerberus….
 
-Presumo tu sia l’Ombra: abbiamo fatto molta strada per incontrarti- disse il Salarian con un filo di autocompiacimento per essere riuscito a trovare la sua preda.
-Avete quasi mandato in malora una settimana di organizzazione, ora dovremo trovare un altro modo per cacciarli … Jondum Bau giusto? Si, so chi sei e no, non ho intenzione di farvi del male … se non creerete problemi.-Disse spazientita la N7.
Bau rimase interdetto per qualche istante, poi chiese.
-Come fai a sapere tutte queste cose?-
-Ho un ruolo che mi impone di sapere tutto sui forestieri di Noveria … vi abbiamo beccato in tempo, Cerberus era già sulle vostre tracce: hanno rilevato un’intrusione informatica l’altro giorno ed erano preparati a ricevervi.-
-Impossibile, ho coperto tutte le tracce, come hanno fatto!?!?!- chiese stupito Bau.
-Sapevo che era opera di un Salarian: l’intrusione è stata rapidissima …. come hanno fatto a scoprirti? Semplice, gliel’ho detto io: abbiamo il servizio d’intelligence migliore che questo pianeta abbia mai conosciuto- rispose sodddisfatta l'Ombra.
-PERCHE???- chiese ad alta voce Bau, che non riusciva a cogliere la logica dietro a quel discorso.
-Un’agenzia di sicurezza non serve a niente se non protegge i propri clienti, ma non volevo farvi ammazzare e per questo vi ho salvati. Se andate contro Cerberus avrete di certo un buon motivo...
Ora, prima di liberarti, devo saperlo: cosa ci fate qui? Non c’è niente per voi su questo pianeta, ve lo assicuro- disse la N7 in tono minaccioso.
-Ti sei messa in affari con le persone sbagliate Ombra, i tuoi clienti hanno fatto cose terribili!- esclamò il Salarian.
-Lo so, e a quanto pare hanno anche deciso che non gli serve più un’agenzia di sicurezza per sostare in questo pianeta. Pessimo errore. Stavamo per radere al suolo quel laboratorio, ma vi siete messi in mezzo nel momento sbagliato e ci avete costretto ad allertarli, mandando a rotoli l’operazione.-
-Perché gliel’avete detto? Non potevate semplicemente fare finta di nulla?- chiese lo Spettro.
-No non potevamo: se avessero scoperto l'intrusione da soli - e l'avrebbero scoperta- avrebbero capito subito i nostri intenti verso di loro.
Ora rispondimi: perché volevate attaccare Cerberus? Non fate parte di nessuna banda di mercenari, né di qualche governo.
Forse vi manda il Consiglio, è l’unica spiegazione per una squadra composta da uno spettro, un Volus e un’N7 … - esclamò l’Ombra.
-Siamo qui per reclutarti, volevamo usare Cerberus per capire dove trovarti e che legami avevi con loro. Facciamo parte di una milizia anti-Razziatori e ci serve la consulenza di tutti gli specialisti N7 attivi, se ti aiutiamo a scacciare Cerberus da pianeta verrai con noi?- chiese Bau seccamente.
 
Per la prima volta durante quella conversazione l’Ombra risultò stupita agli occhi di Bau
 
-Io sono l’Amministratore delegato delle Guardie Elanus: non posso lasciare Noveria incustodita nel bel mezzo dell’invasione dei Razziatori, dovrete darmi più di una mano per convincermi a seguirvi.- disse perplessa.
L’Ombra liberò il Salarian, uscirono dalla struttura e entrarono in un Mako. Qualche minuto dopo si unirono a loro anche il Paladino e Niftu Cal.
Dopo le presentazioni il Salarian fece il punto della situazione.
-L’Ombra sa già tutto, la aiuteremo a sconfiggere Cerberus, poi avvieremo le trattative per reclutarla.- spiegò Bau al resto della squadra.
-I miei uomini sono ancora in posizione: gli ho detto di attenderci, qual è il piano?- disse l’Ombra.
-Non ne avevate già uno?- chiese Cal quasi spontaneamente.
-Questo prima che voi allarmaste l'intera base. I miei uomini non sono addestrati per affrontare interi battaglioni di Cerberus a viso aperto!- rispose ironica la N7.
Il Paladino stava esaminando la situazione da un datapad
-Potremmo aggirare il nemico mentre i tuoi uomini li distraggono. Vedete questo hangar? Noi ci infiltreremo da li mentre gli Elanus danneggeranno l'entrata principale della struttura con i mezzi corazzati, attirando Cerberus sul lato Nord della struttura.
Arriveremo fino al computer centrale e disattiveremo il supporto vitale, poi renderemo il processo irreversibile distruggendo il terminale.- Suggerì Mikhailovich.
-Potrebbe funzionare: il gelo di Noveria non perdona, saranno costretti ad arrendersi, e a quel punto li cacceremo dal pianeta- disse l’Ombra, entusiasta del piano di Boris.
Intervenne Niftu Cal: -Non credo che sarà così facile [hhhhh], Cerberus di solito combatte fino alla fine senza arrendersi-
-Allora moriranno tutti.- esclamò l’Ombra, mettendosi l’armatura e posizionando la spada nella fondina.
 
Arrivarono sul campo, l’Ombra aveva già dato l’ordine di attaccare.
La tempesta si era placata: il cielo ora era terso.
Le Guardie Elanus avevano eretto una barricata davanti all’entrata della base, cercando di sfondarne le porte.
Il mako fece il giro dell’edificio, portando la squadra nell’hangar indicato dal Paladino.
-Accidenti, le porte sono chiuse e non possiamo sfondarle senza farci individuare!- disse l’Ombra preoccupata.
-[hhhhh] Posso violare le telecamere e i sensori della stanza, ma le persone all’interno potranno dare l’allarme- 
-Non lo faranno, li fermeremo prima- esclamò il Paladino.
 
Usarono le armi del Mako per disintegrare le porte, poi la squadra sbarcò velocemente uccidendo o immobilizzando tutto il personale di Cerberus (per lo più soldati) all’interno della stanza.
Il Paladino travolgeva i soldati con il suo scudo factotum, l’Ombra scompariva e riappariva da un lato all’altro della stanza ferendo tutti i nemici che la sua spada raggiungeva mentre lo spettro Salarian e il Volus si facevano strada fino ad un’altra porta che conduceva all’interno della struttura.
Alcuni Centurioni di Cerberus avevano usato le loro granate fumogene, uno di loro stava per attaccare il Volus alle spalle.
L’Ombra fece uno scatto felino portandosi sul lato del Centurione e lo trafisse da parte a parte con la spada.
All’improvviso, coperto da fuoco dei suoi commilitoni, un’Ingegnere militare piazzò una torretta proprio davanti a Mikhailovich.
Rapidamente il Paladino attivò il suo scudo e si mise in posizione difensiva, parando il fuoco della torretta che altrimenti lo avrebbe ucciso.
-SONO BLOCCATO, QUALCUNO DISTRUGGA LA TORRETTA!!!!- urlò ai suoi compagni.
La batteria dello scudo stava per terminare e ormai si potevano notare le crepe all’interno dello scudo stesso.
Si sentì un boato e la torretta esplose: Bau l’aveva colpita con un preciso colpo di Widow.
Il Paladino ricaricò velocemente lo scudo disattivandolo, poi si scagliò sull’ingegnere, che cercava di scappare.
Con un colpo di scudo lo spedì dall’altro lato dell’hangar, uccidendolo.
Mentre Niftu Cal violava la porta Bau lo difendeva con il suo fido Widow, tuttavia una Phantom si materializzò a pochi passi da lui e lo attaccò.
Lo Spettro schivò il colpo di spada, e gli sovraccaricò le barriere usando i suoi poteri.
L’Ombra lo aveva visto, quindi fece un paio di capriole e lanciò il suo fendente elettrico, falciando la Phantom.
Il tutto durò pochi minuti, giusto il tempo che il Volus riuscisse ad aprire la porta.
 
L’Ombra ricevette una trasmissione dai suoi uomini. Cerberus aveva tirato fuori l’armamento pesante: delle torrette anti fanteria e anti veicolo stavano seminando diversi morti tra le fila degli Elanus.
-Il nostro pilota vi può aiutare, disponiamo di una navetta che risulterà invisibile alle difese automatiche- disse il Paladino, mettendosi in contatto col pilota della navetta che, approfittando del fatto che la tempesta si era placata, stava conducendo delle ricognizioni alla ricerca della squadra di sbarco dispersa.
-State tutti bene laggiù? La tormenta impediva le comunicazioni e non vi siete presentati al randez vous …- Il pilota sembrava sollevato di aver ripreso i contatti con la squadra.
-Si stiamo bene: stiamo aiutando le Guardie Elanus ad attaccare il laboratorio di Cerberus a cui eravamo diretti. Hanno dei problemi all’entrata principale con delle torrette anticarro, ti passo le coordinate: cerca di distruggerle- ordinò il Paladino.
-Agli ordini!- esclamò il militare a bordo della navetta.
-Grazie Mikhailovich.- disse l’Ombra sorridendo quando gli dissero che le torrette erano state disabilitate.
 
Si addentrarono nel laboratorio, trovando diversi manufatti dei Razziatori e molti nemici.
Mentre si trovavano nella sala centrale l’Ombra ricevette una trasmissione video sul factotum. Quando aprì la chiamata vide il vessillo di Cerberus e sentì:
-Non erano questi gli accordi, hai sbagliato a metterti contro la nostra organizzazione-
-Non ho mai lavorato gratis, e chi non usufruisce della mia protezione non può stare su Noveria- rispose in tono beffardo l’Ombra.
-Goditi la vittoria Kara, perché presto sentirai ancora parlare di Cerberus- la voce misteriosa e distorta chiuse la chiamata.
-Allora hai finito?- Chiese l’Ombra impaziente a Jondum e a Kal, che stavano lavorando sul database centrale.
-Al vostro ordine [hhhhh] spegnerò il riscaldamento del laboratorio, rendendolo [hhhhh] inabitabile- riferì il Volus.
-Ancora un momento, abbiamo pescato un pesce più grosso del previsto: ho trovato delle planimetrie della Cittadella. Forse Cerberus ha in mente qualcosa di molto pericoloso- disse lo spettro –mi serve ancora qualche minuto per scaricare i dati … -
 
L’Ombra sentiva che qualcosa che non andava: non avevano incontrato molti nemici, il diversivo non poteva aver funzionato così bene, era stato troppo facile arrivare fin lì.
Ad un tratto sugli schermi dell’avamposto comparve un conto alla rovescia, e l’IV della stazione disse:
-Procedura di epurazione avviata, a tutto il personale di Cerberus: evacuare.-
Avevano 5 minuti prima che le cariche esplosive posizionate da Cerberus esplodessero, distruggendo la stazione e seppellendoli tra le macerie.
-DOBBIAMO ANDARCENE, SUBITO!!!!- urlò il Paladino.
-Non possiamo andarcene da dove siamo arrivati, non ce la faremmo in tempo!- fece notare l’Ombra.
- [hhhhh] Voi chiamate la navetta, all’uscita ci penso io- disse con sicurezza Niftu Kal preparando le sue mine da Ricognizione opportunamente modificate per esplodere al primo contatto con un muro.
Demolirono i muri usando le mine del Volus e saltarono sulla navetta giusto in tempo per godersi l’esplosione dell’avamposto in tutta sicurezza.
-Voi due tornate pure sulla vostra nave, io e Boris discuteremo degli ultimi dettagli relativi al mio reclutamento- disse l’Ombra sogghignando.
Quando arrivarono in città, i due N7 uscirono dalla navetta mentre il resto della squadra tornò sulla Sanctuary
 
Salirono su un ascensore.
-Dove stiamo andando di preciso?- chiese il Paladino senza ricevere risposta.
La porta dell’ascensore si aprì.
Era un attico arredato splendidamente, da cui si poteva vedere lo spettacolare panorama della skyline della città e delle montagne ghiacciate tutt'intorno.
L’Ombra si tolse il casco e si fece seguire fino alla grossa vetrata che permetteva di vedere il paesaggio.
 
-Vedi tutto questo? Qui risiede il vero cuore pulsante della scienza della Galassia. In questo mondo apparentemente senza regole il progresso non incontra ostacoli.
Io gestisco tutto questo assicurandomi che nessuno lo fermi o lo rallenti, impedendo inutili battaglie e unendo tutte le corporazioni sotto la mia protezione.
Già da due anni ci stiamo preparando a questa guerra: Noveria è pronta per i Razziatori.
Ma Cerberus …..Cerberus non era previsto, ora lo abbiamo fatto arrabbiare e rischia di mandare all’aria tutto.
Senza il vostro aiuto non ce l’avremmo fatta oggi, avevamo sottovalutato il nemico.
Mi unirò a voi solo se garantirete di proteggere questo pianeta da quei terroristi.
Perché loro torneranno, lo so.-


[Nota dell'autore: per il disegno si ringrazia WillowG di RPG Italia.net]

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Capitolo 4
*** Siege ***


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Sanctuary – 28/4/2186
Da quando l’Ombra era salita a bordo c’era un’aria di ottimismo sulla Sanctuary.
La sua collaborazione aveva portato alla riuscita di alcune missioni di soccorso organizzate durante il tragitto per la Cittadella.
Ora erano quasi arrivati.
Jondum Bau aveva scoperto delle planimetrie sospette della Cittadella in un laboratorio di Cerberus: era il caso di indagare.
-La nostra rotta ci porterà sulla Cittadella, ma non possiamo impegnare tutta la milizia per un solo accertamento, dobbiamo andare avanti con le nostre missioni di reclutamento e soccorso- disse l’Ammiraglio Mikhailovich al sistema di comunicazione, sintonizzato con tutta la nave –come molti di voi sapranno, la Genofagia è stata curata, i Krogan si sono alleati con i Turian, che a loro volta sono stati disposti a concederci dei rinforzi – per un attimo l’Ammiraglio volse lo sguardo alle ultime rilevazioni di Palaven, che lo indicavano come pesantemente infestato dai Razziatori –il problema è che questi rinforzi hanno bisogno di aiuto per lasciare Menae, la luna di Palaven, tutti interi: presto formeremo una squadra che con una navetta si recherà sul campo, li recupererà e li porterà qui. Mikhailovich, chiudo.-
 
Giusto in tempo di spegnere il factotum che subito si rimise a lampeggiare.
Una chiamata, dall’infermeria: Mikhailovich rispose.
- Signore, il Distruttore …si sta svegliando!- l’Ammiraglio sgranò gli occhi dalla sorpresa, precipitandosi subito in infermeria, dove trovò Erik Meyer, seduto sul suo lettino che si guardava intorno con aria confusa.
-Dove mi trovo? Chi siete voi?- chiese Meyer all’Ammiraglio, che si trovava in piedi di fronte a lui
-Ti ricordi come sei finito qui? Ti ricordi di Rio? Io sono l’Ammiraglio Peter Mikhailovich, Alleanza, e ti abbiamo salvato la vita all'Accademia.- spiegò.
-Rio? Si … ora ricordo … ero d’istanza a Rio quando i Razziatori hanno invaso la Terra … dovevo difendere l’Accademia N7 quando siete arrivati voi … c’era la Furia e … un’Asari – il viso del Distruttore si fece più concentrato, cercava di ricordare gli attimi prima dell’esplosione della navetta che lo mandò in coma –le stavo scortando sulla loro navetta, ma i Razziatori avevano sopraffatto i due soldati rimasti di guardia … volevo aiutarli, gli corsi incontro, stavo per sparare quando… -
Ora se lo ricordava: il trauma dell’esplosione, il fragore, la luce abbagliante, la corazza che improvvisamente era diventata bollente e poi … l’oblio .
–C’è stata una grossa detonazione, non so di che cosa, mi ha investito in pieno…- il suo sguardo dapprima si fece più angoscioso, poi svenne, ricadendo sul lettino.
-Ottimo, l’anestesia che gli abbiamo somministrato ha fatto effetto: ancora qualche secondo e avrebbe cominciato a sentire il dolore delle ferite. Lo terremo ancora in osservazione, ma il peggio dovrebbe essere passato …  - disse il dottore.
L'Ammiraglio osservò per qualche secondo il corpo martoriato del soldato, pensando che in fin dei conti se la sua squadra non fosse intervenuta tutto ciò non sarebbe successo.
-Chiamatemi se si dovesse risvegliare ancora- disse Mikhailovich nel tono più distaccato possibile, combattendo con i pensieri nella sua testa.
 
Nel frattempo, nella sala briefing della nave Bau aveva radunato i due N7 per illustrargli la situazione.
La stanza, essendo acusticamente isolaa dalle aree più affollate della vicina sala tattica, era molto silenziosa.
I tre soldati si erano posizionati intorno al lungo tavolo della sala: persino dalle loro posizioni si poteva intuire la natura del loro carattere.
Mentre Boris ascoltava in modo composto e disciplinato, appoggiando i gomiti sul tavolo e portandosi le mani al mento, Kara aveva allontanto la sedia di circa mezzo mentro in modo da poter accavallare le gambe come era abituata a fare sul suo attico di Noveria.
-Quindi pensi che Cerberus voglia conquistare la Cittadella?- Chiese Ivanova a Bau mentre esaminavano i dati recuperati su Noveria.
-La domanda è: “Sono abbastanza folli da provarci?” e … si, con tutta probabilità lo sono, altrimenti non avrebbero avuto i percorsi di pattuglia, gli orari dei cambi di guardia dell’SSC e la lista dei luoghi meno sicuri della stazione- disse lo spettro Salarian.
-Accidenti, pensavo già che si fossero esposti troppo ribellandosi su Noveria e attaccando le mie Guardie Elanus, evidentemente mi sbagliavo … - disse l'Ombra in un tono più neutro di quanto ci si aspettasse.
-Dovresti mettere più spesso il naso fuori dal frigo Kara, viviamo in un’epoca interessante- disse ridacchiando Jondum.
-Prendi sempre in giro i tuoi superiori?- chiese l’Ombra in tono umoristico.
-Solo quelli che mi lanciano le spade addosso- rispose prontamente il Salarian.
"Touchè" pensò istintivamente Kara.
-Quando avrete finito di flirtare possiamo passare all’operazione?- chiese severo Boris facendo cambiare espressione ai suoi interlocutori -Mi spiegate come pensiamo di intervenire per prevenire questo attacco?-
Bau e l’Ombra tornarono rapidamente seri. “Mai contraddire il figlio dell’Ammiraglio” pensavano.
-Avranno bisogno di una nave per attaccare una grossa stazione come la Cittadella, una grossa nave ….. un momento!- sullo schermo della postazione di Bau comparvero numerosi messaggi di allarme provenienti dalla Rete informativa degli Spettri -Gli ultimi rapporti segnalano un guasto alla contraerea della stazione dovuto a un virus informatico, probabilmente l’attacco sta per iniziare.- disse lo Spettro concitato.
“Merda” disse Boris nella sua testa passando in rassegna tutte gli scenari peggiori che potesse concepire dell’attacco.
-Dobbiamo guidare delle squadre che riattivino le difese della stazione mentre l’SSC si occupa delle truppe terrestri di Cerberus- esclamò il Paladino.
A quel punto si accorse che l’Ammiraglio era appollaiato sull’uscio incautamente lasciato aperto, ascoltando con attenzione la conversazione.
Per un secondo gli parve di vedere gli occhi del padre socchiudersi dalla concentrazione richiesta a elaborare una strategia in virtù delle ultime informazioni.
– Cerberus ha invaso la Cittadella? Maledetti pazzi…dobbiamo intervenire subito- disse Peter.
Il suo tono poteva essere tranquillamente interpretato come un semplice ordine, ma suo figlio percepì una certa mancanza di sorpresa alla notizia, quasi come se avesse già previsto tutto da tempo.
-Non appena avremmo avuto la certezza dell’ …-cercò di spiegare Bau, ma Mikhailovich lo interruppe.
-Boris, preparati ad andare su Menae a prelevare l’Unità armigeri Turian insieme alla 13° unità artiglieri; Ivanova, Bau, scegliete i soldati da portarvi dietro sulla Cittadella, guiderete due squadre che si recheranno alla Torre della Cittadella a riattivare la contraerea, nel frattempo le navette della Sanctary vi forniranno fuoco di copertura dall’alto.- ordinò con il suo fare deciso.
-Preferirei andare sulla Cittadella, Ammiraglio- disse il Paladino, cercando di convincere il padre.
-No, tu mi servi su Palaven, quei Turian sono essenziali per la milizia, e voglio un’N7 a guidare le operazioni di soccorso- disse in tono risoluto l’Ammiraglio.
 
Il Paladino uscì dalla stanza irritato: suo padre lo aveva appena fatto escludere da una missione molto importante.
 
L’Ammiraglio digitò qualcosa sul suo factotum: chiamò l’armeria.
-Preparatemi la mia armatura da battaglia, un’M 22 Wraith e una Carniflex, devo scendere insieme alla squadra di sbarco sulla Cittadella.-
-Cosa?!- disse esterrefatta l’Ombra.
-Vengo con voi- rispose seccamente l’Ammiraglio, non prestando attenzione  alla reazione sorpresa di Kara.
 
-Jondum siete riusciti a raggiungere la torre?- chiese l’Ombra a Bau via radio mentre con la navetta stavano sorvolando il Presidium, ormai deserto.
-Negativo Kara, una fregata di Cerberus sta per compiere un raid aereo contro il quartier generale dell’SSC, stiamo per abbordare la nave, siete soli- Rispose lo spettro Salarian.
-Che cosa? Non era questa la missione, digli di rinunciare all’abbordaggio e di procedere con gli obiettivi prefissati- disse l’Ammiraglio Mikhailovich contrariato all’Ombra.
Non aveva avuto molto a che fare con lui durante il suo periodo di permanenza sulla Sanctuary, ma il suo istinto gli aveva dato l’impressione che fosse un buon militare, e come ogni buon militare andava tenuto al proprio posto, o avrebbe perso il rispetto che aveva per lei.
-Negativo Ammiraglio, la nostra missione è quella di salvare la Cittadella riducendo al minimo le perdite: se quella nave iniziasse a bombardare gli agglomerati le morti civili sarebbero…alte- Rispose l’Ombra con decisione.
-Sono un tuo superiore Ivanova, esegui gli ordini e digli di rinunciare!!!- l’Ammiraglio si stava scaldando.
-Non sul campo Mikhailovich, non ora, altrimenti noi N7 non ti saremmo serviti a nulla. Fidati, riusciremo comunque a riconquistare la Torre- a queste parole dell’Ombra Peter rimase senza parole..
-Zona di atterraggio in vista, preparatevi- annunciò il pilota della navetta.
-[hhhh] la guerra è arrivata anche qui, infine … [hhhh]- disse Niftu Cal guardando la devastazione causata da Cerberus dalle telecamere esterne della navetta.
 
Sbarcarono ai piedi della Torre della Cittadella: la presenza di Cerberus era quasi nulla nonostante la scarsa presenza dell’SSC, che si era rintanata nel suo QG insieme al Consiglio.
-Perché non c’è nessuno qui? Non ha senso … - disse l’Ombra –da questa Torre si ha accesso praticamente illimitato sulle difese della Stazione, è un punto nevralgico ….-
-Non sono qui per distruggere la Cittadella, né per fare delle stragi indiscriminate- constatò l’Ammiraglio.
-Quindi stanno per bombardare mezzo agglomerato solo per testare i loro nuovi cannoni?- chiese con sarcasmo la N7.
-No, è un diversivo, per sviarci e per indebolirci e tu e il Salarian ci siete cascati in pieno: sapevano che qualcuno sarebbe andato sulla loro nave per fermarli, in questo modo chiunque volesse tentare di aiutare l’SSC si sarebbe ritrovato con delle unità in meno. Una squadra piccola è facile da condurre in un’imboscata … - spiegò Peter.
Non fece in tempo a terminare la frase che una decina di laser rossi puntarono tutti i membri della squadra, prevenivano dalla torre e dai terrazzi circostanti, erano sotto il tiro delle Nemesi, molte Nemesi.
-Appunto- disse Mikhailovich, squadrando il nemico.
 
Il Paladino era incredulo: perché suo padre lo aveva voluto mandare quella luna dimenticata da Dio?
Lo aveva forse deluso in qualche campo? Doveva essere così, per forza: doveva averla fatta grossa per meritare una punizione così plateale … ma in cosa poteva averlo deluso?
Non aveva commesso dei falli così gravi in tempi recenti, a parte aver involontariamente fatto distruggere la stazione spaziale più importante dell’Umanità, s’intende …
Questi pensieri tormentavano Boris durante il viaggio verso Palaven, piuttosto breve in realtà vista la vicinanza del sistema a quello in cui si trovava la Sanctuary al momento della sua partenza.
 
Arcturus. I suoi pensieri si riconducevano sempre a quel maledetto giorno in cui i Razziatori la distrussero.
Il suo più grande incarico … e il suo più grande fallimento.
Grazie a lui l’Umanità ora si ritrovava senza un parlamento, o una qualsiasi rappresentanza nella comunità galattica che non fosse il consigliere Udina.
“Bella rappresentanza” pensò aspramente il Paladino.
 
-Ti vedo distratto N7, concentrati! Stiamo per sbarcare in un campo di battaglia molto caldo, dobbiamo agire in fretta se vogliamo evitare che la missione diventi un bagno di sangue!- disse Tarquin Victus, lo specialista Turian al suo fianco.
-Ripetimi il piano-  disse meccanicamente il Paladino.
Teoricamente doveva essere lui il caposquadra, ma il Turian aveva già combattuto su Menae: conosceva il territorio e il nemico meglio di lui, e sulla navetta decise di lasciargli il comando.
-La 26esima unità Armigeri si è barricata in un avamposto sul lato illuminato di Menae, conteso ai Razziatori. I rinforzi Krogan stanno arrivando ma ci vorrà del tempo, e i Turian hanno bisogno del nostro aiuto per evacuare e tornare in territorio amico, in cui completeremo le trattative per il loro reclutamento nelle forze N7-
-Non possiamo usare le armi della navetta per bombardare il posto? Faremmo prima …- disse il Paladino, con aria indifferente.
-Questi Bunker possono resistere al calore dei proiettili, ma la roccia su cui poggia no: verrebbero seppelliti vivi! Inoltre se surriscaldiamo le armi della navetta riveleremo la nostra posizione agli scanner termici dei Razziatori e rischieremmo di rimanere bloccati qui con una navetta distrutta. –illustrò Victus.
-Quindi ci faremo strada con la forza da terra?- chiese il Paladino.
-Si- rispose seccamente Victus.
-Rischiamo un massacro, gli ultimi N7 che hanno provato a fare una cosa del genere in un territorio conteso ai Razziatori non sono tornati sulla Sanctuary- disse Mikhailovich.
-Parli di Rio?- chiese il Turian –Le circostanze sono diverse, e noi Turian non ci faremo sottomettere così facilmente.-
Il Paladino rispose solo nella sua mente, con parole poco gentili.
La squadra sbarco su Menae, trovandosi davanti a uno scenario da incubo: diverse navi da guerra dei Razziatori marciavano in lontananza, e la vista su Palaven faceva presagire incendi di portata continentale.
Nel cammino verso il bunker incrociarono una pattuglia di mostri dei Razziatori diretta nella loro stessa direzione composta da due Banshee e cinque predatori.
-Prendiamoli di spalle: io mi occupo della Banshee mentre voi altri fate fuoco sui Predatori- disse il Paladino.
-Laggiù il sentiero ha una strettoia, mi sembra il posto giusto per un’imboscata- esclamò Victus.
-Mi serve un’arma ravvicinata: mentre io affronterò la Banshee vi dovete appostare sulle colline ai lati della strada e coprirmi.- continuò il Paladino.
-Tieni, prendi il mio Claymore, noi né possiamo fare a meno- disse il tenente Turian.
 
Il resto della squadra si nascose nelle alture, quando i mostri si accingevano a passare dalla strettoia il Paladino corse in mezzo a loro e sparò un colpo di Claymore nel ventre della Banshee.
Sperava di sventrarla, ma gli tolse soltanto le barriere biotiche.
-MERDA, COPRITEMI!!!- urlò incredulo Mikhailovich: si trovava di fronte a una Banshee arrabbiata e circondato da Predatori, che nel frattempo si erano girati e stavano per sparargli.
Il caposquadra Turian ordinò –FUOCO!- e nel giro di un paio di secondi una pioggia di proiettili cadde sui predatori. Fu un tiro al bersaglio incredibilmente pulito: il Paladino non venne sfiorato neanche da un proiettile, amico o nemico.
La  Banshee con i suoi artigli tentò di squarciare la corazza di Mihailovich, che tuttavia parò il colpo con il suo scudo infuocato.
Il mostro ritirò la mano ustionata dolorante e diede il tempo al Paladino di lanciargli addosso un incenerimento, caricare il suo Claymore e fare fuoco di nuovo.
Questa volta il proiettile fece breccia nella corazza quasi consumata dal fuoco della Banshee, che con un rantolo cadde a terra e si dissolse.
Vittoria, ma se l’era vista brutta.
-Allora è vero che i Turian sanno sparare- disse il Paladino ironicamente cercando di sdrammatizzare ciò che era appena successo.
-Si, e io ho avuto la conferma che voi N7 siete davvero folli come dicono …- rispose Tarquin a modo.
Dal resto della squadra arrivò qualche risatina: la tensione si era allentata.
Il factotum del Turian si illuminò: aveva captato una nuova frequenza, la frequenza del bunker 728 della marina Turian in cui si era rifugiata l’unità che dovevano soccorrere.
-Qui Iktor Rufus, Fantasma della ventiseiesima unità armigeri Turian, ci serve soccorso immediato, identificatevi- sentì.
-Parla il Tenente Tarquin Victus, siamo la squadra N7 incaricata di evacuarvi- disse il Turian.
-Quanto tempo pensate di impiegare a raggiungerci? Non resisteremo per molto!- disse il Fantasma via factotum.
-Dipende da quanta resistenza incontreremo, ma tra venti minuti circa dovremmo essere da voi- disse Victus –e ora muoviamoci- ordinò alla squadra.
 
Sulla Cittadella le cose non andavano così bene. L’Ammiraglio e la sua squadra erano in una situazione di stallo: erano sotto il tiro di numerose Nemesi, ma per qualche strano motivo non facevano fuoco.
-Perché non sparano?- chiese sottovoce l’Ombra a Peter.
La porta della torre della cittadella si spalancò, uscì molto fumo e uno squadrone della morte di Cerberus composto da molti Centurioni.
I Centurioni si disposero sull’attenti in due file, in mezzo a cui passò un uomo che portava una divisa da Generale di Cerberus, senza corazza.
-Peter!? Chissà perché, ma sospettavo che ci saremmo rincontrati in circostanze simili. Vedo che hai portato anche i tuoi burattini– guardò l’Ombra –Oggi è proprio il mio giorno fortunato- disse sorridendo tra se e se.
Mikhailovich trasalì, riconobbe l’uomo.
-Questa volta l’hai fatta grossa Nikolaj, attaccare la Cittadella …. è troppo anche per te ….-
-“Nessuna collina, per quanto ben difesa, può resistere ad un attacco ben organizzato e condotto da uomini che combattono per una causa”  ricordi chi ha detto queste parole Peter?- disse l’uomo.
L’ammiraglio Mikhailovich non rispose e abbassò lo sguardo.
L’uomo sorrise ancora d più con la consapevolezza di avere il suo avversario in pugno.
-Sei stato tu Peter, me le hai dette mentre lavoravamo fianco a fianco per costruire un futuro migliore per l’umanità. Poi hai rovinato tutto, hai deciso di voltarci le spalle e per questo meriti tutto il dolore fisico che ti infliggeremo.- disse il Generale di Cerberus osservando l’Ammiraglio con disprezzo.
-Tu … lavoravi per CERBERUS!?!?!- chiese incredula l’Ombra.
-Erano altri tempi … tempi in cui credevamo davvero in qualcosa, e non eravamo i fantocci dell’Uomo Misterioso!- tentò di giustificarsi l’Ammiraglio, in tono poco convinto.
-Oh, non ve l’aveva detto? Si sarà dimenticato!- disse ridendo Nikolaj Orelov, comandante in capo delle truppe di invasione di Cerberus.
L’Ombra estrasse la spada, la puntò sul collo di Mikhailovich e diede le spalle a Nikolaj.
-La nostra Kara si è arrabbiata vedo … sapevo fossi fuori di testa almeno quanto me, ma non avrei mai pensato che arrivassi a uccidere un tuo superiore.- disse Orelov.
Con un rapido gesto di polso l’ammiraglio estrasse la pistola e centrò una granata sulla cintura di un Centurione, facendola esplodere e sollevando una grossa nube di fumo.
Le Nemesi fecero fuoco ma, pur centrando i bersagli, non ferirono nessuno dato che Niftu Kal aveva potenziato gli scudi di tutti gli N7 usando i poteri della sua tuta.
Rapidamente l’Ombra uccise con la spada tutti i centurioni presenti nella piazza mentre il fuoco di copertura del resto della squadra costrinse le Nemesi a ritirarsi all’interno della struttura.
Rimase solo il Generale Orelov: l’Ombra con un colpo di spada lo trapassò da parte a parte, ma al posto di toccare carne e ossa la spada affettò solo un piccolo drone che stava proiettando un ologramma di Nikolaj, in realtà al sicuro sul suo incrociatore.
-No dico, pensavate davvero che sarei sceso sulla stazione che sto attaccando solo per farmi uccidere da voi in tranquillità?!?! Siete DAVVERO stupidi come pensavo …. In ogni caso, ho un colpo di stato da completare, se non vi dispiace io vado ….- disse con sarcasmo il Generale, disattivando il drone definitivamente.
-Dannazione!! Sapevo che volevano solo farci perdere tempo, e ci sono riusciti!!!- esclamò Peter nervosamente.
-Non pensare di cavartela così Mikhailovich, una volta sulla nave parleremo dei tuoi trascorsi con Cerberus- disse l’Ombra contrariata l’Ammiraglio –ora entriamo in quella torre … -
Kara non sapeva se essere più arrabbiata con Peter per averle omesso dettagli così importanti della sua vita oppure con se stessa per aver sbagliato a giudicarlo. Lei non sbagliava mai in queste cose: non poteva permetterselo per la sua posizione.
 
Nel frattempo, l’unità di Bau aveva abbordato la nave con successo senza allertare Cerberus.
Silenziosamente si erano fatti strada fino alla plancia, da cui si stava coordinando l’attacco.
Erano passati da un condotto di aerazione che scorreva sotto il pavimento della stanza: dalle grate si potevano vedere tutti i monitor illuminati e un lavoro frenetico da parte dell’equipaggio, che si apprestava a preparare la nave al bombardamento che dovevano compiere a breve sull’accademia dell’SSC.
“D’altronde dovrà essere così anche sulla Sanctuary in questo momento” pensò Bau.
Fece segno ai suoi di preparare le granate accecanti, dato che di li a poco sarebbero saltati fuori dalla grata per uccidere i soldati della stanza, disarmare tutti gli altri e consegnare la nave in mano all’SSC.
Mentre la squadra preparava le granate entrò nella stanza un uomo con una divisa diversa dalle altre e la percorse per tutta la sua lunghezza, fino ad arrivare alla poltrona in cui di solito si siede chi comanda la nave.
Tuttavia quella poltrona aveva un aspetto insolito, infatti nello spazio tra il poggiatesta e il sedile spuntava un aculeo metallico, con un diametro piuttosto grande ma non molto lungo.
L’ufficiale si sedette, e fu allora che Bau rabbrividì: nel collo di quell’uomo era presente un impianto metallico concavo. L’aculeo si conficcò nell’impianto, e gli occhi dell’ufficiale si illuminarono di un blu artificiale.
Lo spettro Salarian non riusciva a comprendere cosa stesse accadendo, un membro della sua squadra lo tastò sulla spalla per avvisarlo che era tutto pronto all’irruzione, Bau lo ignorò.
Sembrava quasi che l’ufficiale seduto su quella specie di poltrona-dente di drago lo stesse osservando, ma era impossibile: non aveva mai rivolto lo sguardo in quella direzione prima.
L’Ufficiale continuava a guardare fisso lo spettro e la sua squadra attraverso la grata.
Con una voce che sembrava troppo sintetica per essere solo umana intimò a Bau e ai suoi di uscire, dato che era perfettamente al corrente della loro poszione.
Bau raggelò, tra i membri della squadra volavano sguardi perplessi e bisbigli impauriti.
Lentamente la squadra aprì la grata e uscì fuori, intorno a loro si formò un gruppetto di guardie che li minacciava con una pistola.
-Allora è vero, Cerberus utilizza tecnologia dei Razziatori- disse Bau riferendosi all’aculeo –il vostro capo vi ha sacrificato a quei mostri, ma siete troppo indottrinati per rendervene conto!!!!-
-Passi già agli insulti Jondum? Ti facevo una lucertola più a modo …- l’uomo fece un cenno e i soldati di Cerberus fecero fuoco su un membro della squadra di Bau, uccidendolo e spargendone il sangue a terra.
Bau chiuse gli occhi e pensò il più velocemente possibile a cosa poter dire per far perdere il controllo a quel capo senza scrupoli che aveva appena giustiziato il suo tenente.
-Non mi piace che qualcuno venga sulla mia nave a offendermi … - disse sorridendo l’ufficiale.
-Vuoi ucciderci? Risparmiati i giochetti e ordina ai tuoi sgherri di spararci- urlò Bau in un finto accesso d’ira.
-Lo farò, non preoccuparti … vedi, prima di ucciderti voglio che tu veda ciò che vogliamo fare: voglio che tu veda la tua tanto amata Cittadella bruciare- disse l’ufficiale, sempre sorridendo, poi chiese al suo sottoposto se i missili erano carichi.
Ricevette risposta affermativa, per cui ordinò di fare fuoco.
Una salva di missili colpì un parcheggio, facendo esplodere molte macchine.
-Ora avremo molti abitanti della Cittadella che ci odieranno perché gli abbiamo rigato l’astroauto ….- disse in tono sarcastico l’ufficiale, prima di incupirsi e assumere uno sguardo che non fece presagire allo spettro Salarian nulla di buono –Su questa nave l’incompetenza non è premiata, lo sai …- aggiunse.
-Mi scusi generale Orelov, pensavo che …- borbottò il sottoposto tentando di giustificarsi.
L’ammiraglio prese la sua pistola e sparò nel ginocchio del povero tenente. Bau sussultò: “che razza di mostro può sparare ai suoi uomini per un errore?! Quell’Orelov deve essere pazzo, completamente consumato dall’indottrinamento!!”
-Portate via quell’incompetente…  stavamo dicendo?- tornò a guardare in faccia lo spettro –ah si, stavo per giustiziarvi, niente di personale, voi al mio posto avreste fatto lo stesso- disse con assoluta calma e con il suo solito sorriso sulle labbra –uccideteli- aggiunse in tono risoluto.
-ORA- gridò il Salarian chiudendo gli occhi.
I suoi compagni di squadra usarono le granate accecanti, stordendo le guardie di Cerberus intorno a loro. Rapidamente Bau divenne invisibile, ruppe il collo dell’agente davanti a lui e gli rubò la pistola, poi si girò e sparò alle guardie dietro di lui. La pistola era una Talon, per cui riuscì a uccidere 4 guardie senza ricaricare.
Mancavano pochi secondi prima che gli altri due soldati di Cerberus riuscissero a vedere abbastanza da poterlo colpire, così usò il calcio della pistola per atterrarne uno, poi la buttò a terra e usò la sua lama factotum elettrica per neutralizzare l’altro.
Quando si voltò verso Orelov vide l’uomo in piedi fermo davanti a loro con in mano un lanciagranate.
-Pessima mossa Bau, se ti ordino di morire tu devi eseguire!!!!- disse il Generale irritato.
-FUORI DI QUI!!!- ordinò lo spettro ai suoi due compagni.
Fece in tempo a tuffarsi fuori dalla porta, fortunatamente aperta, quando udì un’esplosione vicino a lui.
Tutta la squadra era uscita dalla plancia, quindi rapidamente usò il factotum per sigillare la porta.
-State tutti bene?- chiese il Salarian.
- Io no, mi hanno preso a una gamba!!!!- disse un soldato.
-E’ una brutta ferita- disse Bau esaminandola –non so se il medi-gel basterà-
-Dobbiamo fermare i cannoni di questa nave, subito- fece notare l’altro soldato.
-Il modo migliore sarebbe fare esplodere la sala di puntamento, è meno difesa del nucleo ed è molto più vicina- disse lo Spettro osservando le planimetrie della nave, che aveva opportunamente recuperato quando erano saliti –il problema è che non abbiamo gli esplosivi adatti ad una demolizione del genere, e ci impiegheremmo troppo tempo a rubarli all’armeria della nave …-
-Se l’Ammiraglio e la sua squadra riuscissero a riportare online le difese della Cittadella basterebbe un colpo mirato- disse il soldato ferito, che ora riusciva a malapena a camminare –ho qui un radiofaro a cui le torrette automatiche si possono agganciare, se lo posizioniamo nella sala dei cannoni il tiro sarà talmente preciso da poterli sganciare con una sola raffica-
Di tutte le opzioni che avevano, quella sembrava la migliore: Jondum non poteva permettere a quel Generale senza scrupoli di fare una strage nel luogo che, in quanto Spettro, più di tutti avrebbe dovuto proteggere.
-Qui Jondum Bau, abbiamo bisogno immediatamente delle difese della Cittadella attive- disse il Salarian al factotum, contattando l’altra squadra sbarcata.
-Sono Mikhailovich, a minuti dovremmo arrivare alla sala di controllo delle difese qui alla torre, la resistenza nemica è minima … - rispose Peter.
-Quando le attiverete sintonizzatele al radiofaro attivo sulla fregata di Cerberus: in questo modo le torrette concentreranno il fuoco esattamente sul collegamento tra i cannoni e la nave, impedendo il bombardamento che faranno a breve … abbiamo i tempi molto stretti, devono solo prendere bene la mira e al posto dell’accademia dell’SSC ci sarà solo un grosso cratere!!!- disse Bau all’Ammiraglio.
Chiusa la comunicazione con Mikhailovich, il Salarian ordinò alla squadra di mettersi in cammino verso la sala di Puntamento.
 
Su Menae la situazione non era migliore. La fortificazione degli Armigeri stava per cedere, e il Paladino e la sua squadra stavano andando troppo lentamente a causa della forte resistenza nemica.
-Ecco il bunker, per gli spiriti è circondato!!!- esclamò Victus.
-Nascondetevi, li attirerò verso di me, quando li avrò portati via evacuate il bunker il più in fretta possibile, ci rivediamo alla navetta tra trenta minuti- disse il Paladino.
-Ti farai uccidere per davvero questa volta … - disse sconvolto il tenente Turian.
-Vittoria, a ogni costo!- esclamò risoluto il Paladino.
-Lasciami almeno venire con te.- insistette il Turian.
-Vi serve tutta la squadra per portare via i feriti e recuperare l’equipaggiamento: dovete essere veloci perché il piano funzioni, me la caverò non preoccuparti- rispose prontamente il Boris.
Lui non era un esibizionista, non voleva fare l’eroe. Ma era un soldato, N7 per giunta, e avrebbe portato a termine la missione anche a costo della sua stessa vita. Sapeva cosa era in grado di fare e conosceva i suoi limiti fisici: era stato addestrato per situazioni come quella.
I Turian si nascosero, fu allora che il Paladino cominciò ad attaccare i numerosi Bruti e Predatori che infestavano l’area lanciandogli addosso degli Incenerimenti e sparando all’impazzata correndogli in contro.
Passò talmente vicino al gruppo che riuscì a travolgere un paio di Predatori, tuttavia non si fermò a finirli dato che ormai i Bruti l’avevano visto e lo stavano caricando.
Victus vide il Paladino sparire dietro ai grossi massi situati dietro al bunker, seguito da decine di mostri.
-È un duro, ma quei mostri sono tanti ...- disse Tarquin dubbioso al resto della squadra.
La porta del bunker si aprì: dentro c’erano diversi soldati, qualche civile ferito e molte armi.
-Qualche minuto in più e avrebbero sfondato le paratie esterne, come avete fatto?- chiese il Fantasma a Victus.
-Un Umano si è fatto seguire dai mostri che circondavano il bunker, è un’N7, sa quello che fa … spero … in ogni caso dobbiamo andarcene e in fretta: il diversivo non funzionerà per sempre- rispose il tenente.
Alcuni soldati trasportarono le barelle, altri le casse di armi. Ripercorsero la strada verso la navetta con passo deciso.
Erano passati quaranta minuti da quando aveva perso di vista il Paladino e ormai Victus cominciava a temere il peggio.
Era tutto pronto per partire e andarsene da quell’inferno, doveva solo dare l’ordine.
-Cosa stiamo aspettando, tenente?- chiese il Fantasma.
-L’uomo che ha distratto il nemico al bunker, ci ha dato appuntamento qui … - rispose insicuro il figlio del Primarca.
“Quello stronzo ha la pellaccia dura, mi rifiuto di credere che si sia fatto ammazzare da un paio di indottrinati” pensò, cercando di scacciare il pessimismo.
-E’ impossibile sostenere mezz’ora di inseguimento da soli con tutti quei bruti alle calcagna, se non è arrivato e non è più raggiungibile via factotum … - il Fantasma non voleva completare la frase, non ce n’era bisogno.
Tuttavia, qualche minuto dopo, in lontananza si potevano sentire i rumori di una battaglia.
-I mostri dei Razziatori ci hanno trovato, dobbiamo andarcene!!!- esclamò Rufus.
-No aspettate … è … è Mikhailovich, ce l’ha fatta!!- disse incredulo Tarquin.
Il Paladino continuava a correre, voltandosi occasionalmente per lanciare qualche potere o sparare un paio di colpi.
-DECOLLATE, DECOLLATE!!!!- urlò in lontananza Boris incoraggiando a venirgli incontro con un gesto della mano.
-Raggiungiamolo con la navetta, voialtri fuoco di copertura: leviamogli qualche bruto dalle costole- ordinò rapidamente Victus al pilota e ai suoi commilitoni.
La navetta partì volando a 2 metri dal suolo, andando verso Mikhailovich, che stava correndo forsennatamente.
-PRENDI LA MIA MANO- gridò Victus sporgendosi dal portellone della navetta aperto mentre altri soldati lo tenevano da dietro.
Il Paladino afferrò saldamente la mano del Turian, che con uno strattone deciso lo issò sulla navetta.
Il portellone si chiuse e la navetta decollò nell’robita: missione compiuta.
-Boris? Solo tu potevi offrirti volontario per un lavoro del genere … - disse stupefatto il Fantasma vedendo il Paladino.
-Non ti vorrei qui Iktor, ma non dipende da me: non decido io chi reclutare- disse seccamente il Paladino togliendosi il casco e asciugandosi il sudore dalla fronte.
-Vi conoscete?- chiese Tarquin curioso.
-E’ una lunga storia, non è né il momento né il luogo adatto- rispose Boris –e poi … questa navetta è sovraffollata- disse vedendo intorno a se una ventina di persone, alcune delle quali costrette a stare in piedi.

Essendo vicini alla zona cannoni, Bau sentì il pavimento vibrare quando le armi sotto di lui si riallinearono per centrare l’accademia dell’SSC.
-Ci servono quelle armi online, ORA- gridò lo spettro Salarian al trasmettitore.
-Abbiamo avuto delle complicazioni, Cerberus ha messo un blocco software alla rete locale, il Volus sta provando a bypassarlo- rispose Mikhailovich mentre sparava a un soldato di Cerberus che stava provando a entrare nella stanza.
-Il destino dell’Accademia dell’SSC dipende da un’ex mercante Volus? Siamo seri Mikhailovich?- disse l’Ombra all’ammiraglio mentre combattevano.
Si trovavano nella sala della sicurezza da cui si coordinavano le difese della Cittadella, uno dei primi posti presi di mira dagli infiltrati di Cerberus sulla stazione.
- [hhhh] Mi manca solo un passaggio, devo ripulire il sistema dal virus e … fatto, le armi sono di nuovo online, avvio [hhhh] una scansione in cerca di segnali anomali- disse Niftu Cal.
Una Phantom entrò di corsa nella stanza, era invisibile e non venne notata da nessun membro della squadra.
Arrivò a qualche metro dal Volus, con l’ intento di trafiggerlo con la spada.
Tuttavia passò sopra una mina da ricognizione, la cui caratteristica era quella di possedere uno scanner che rendeva visibile qualunque oggetto gli si muovesse vicino.
Riflesso nel monitor vide la Phantom chiaramente dietro di lui, e prontamente fece detonare la mina.
La Phantom morì sul colpo, Cal sorrise all’interno della sua tuta.
-Ho agganciato il radiofaro [hhhh] ma ci vorrà circa un minuto prima che le torrette si posizionino correttamente e possano sparare [hhhh]-
 
Nel frattempo Bau e gli altri erano arrivati alla sala di puntamento, da cui poteva vedere il punto in cui i cannoni si congiungevano alla nave: un colpo ben piazzato in quel punto avrebbe compromesso irreversibilmente gli armamenti dell’intera nave.
Incollarono il Radiofaro su una granata adesiva disinnescata e lo posizionarono.
-AHHH, fa troppo male, non riesco più a camminare … andatevene! Rimarrò qui a difendere il radiofaro nel caso Cerberus provi a distruggerlo.- esclamò il soldato ferito.
-Non ci pensare neanche, ce ne andremo insieme- disse Bau tentando di alzare il soldato, che nel frattempo si era accasciato con le spalle al muro.
-No, andatevene, non riuscireste ad andarvene in tempo se mi portaste di peso, tu lo sai Bau!!!- urlò il soldato divincolandosi dalla presa del Salarian.
-D’accordo … - disse mestamente lo spettro –Cerberus pagherà per averti ucciso- gli promise.
-lo so- disse il soldato mentre il portellone della sala si chiudeva, impugnando la pistola.
 
-Siamo a distanza di sicurezza, fai fuoco Cal!- disse Jondum via radio al Volus.
Le torrette si allinearono, cominciando a martellare i cannoni della fregata di Cerberus.
I cannoni caddero nel lago del Presidium, producendo diverse onde anomale.
Per tutto questo tempo la nave era rimasta immobile contando sul virus che avevano inserito nelle difese della stazione.
-Non siamo molto in alto, saltiamo da questa nave!- disse Bau osservando dal varco aperto nella sala di puntamento il laghetto del Presidium –Niftu, fuoco a volontà: noi stiamo per andarcene!!!-
Mentre i motori della nave si stavano attivando, Bau e il suo compagno si tuffarono nel lago giusto in tempo per vedere la fregata compiere un salto iperluce.
-[hhhh] mi spiace, sono spariti- disse il Volus via radio.
 
Sulla Sanctuary, intanto, Victus aveva ricevuto una missione da suo padre, il Primarca.
-Purtroppo devo separarmi da voi, è roba che scotta se è grave anche solo la metà di quanto sembra- disse Tarquin a Boris esaminando un datapad.
-Ti auguro di portare a termine qualunque missione ti affidino: sei un soldato eccezionale e te lo meriti.- disse il Paladino.
Nonostante all’inizio non lo sopportasse, Boris stimava quel soldato. Aveva visto del potenziale in lui, o forse il suo giudizio era stato leggermente parziale a causa del fatto che gli aveva salvato la vita da poche ore.
-“Vittoria, a ogni costo”- disse Victus sorridendo e salendo sulla navetta che lo avrebbe portato su Tuchanka.
- Già … - mormorò fra se e se Mikhailovich.
 
 
Qualche ora dopo la fine dell’attacco le squadre da sbarco si riunirono in un parco del Presidium per fare il punto della situazione.
-Cerberus ha lasciato la Cittadella: grazie all’intervento della Normandy tutti i consiglieri tranne Udina si sono salvati, e direi anche noi ci siamo fatti valere. Dalla Sanctuary mi hanno comunicato che anche il Paladino ha portato a termine la sua missione con successo: oggi è stata una buona giornata. – disse trionfalmente l’Ammiraglio Mikhailovich.
Bau era in disparte, pensieroso. Kara lo raggiunse.
-Ho ricevuto un nuovo incarico dal Consiglio, non tornerò sulla Sanctuary purtroppo … - disse tristemente.
-Mi dispiace … ma è questo che ti turba così tanto Jondum?- chiese l’Ombra.
Entrambi osservarono i grossi cannoni della fregata sul fondo del lago del Presidium, che a causa delle loro sostanze liquide aveva assunto un colore simile al grigio topo.
Bau non era turbato: era amareggiato -No, mi turba il fatto che un pazzo come Orelov scorrazzi ancora in giro per la Galassia in libertà. Quando lo troverai, perché so con certezza che lo troverai, qualunque promessa ti farà, qualunque informazione prometterà di rivelarti … non catturarlo Kara: uccidilo.- il Salarian guardò Kara negli occhi -…uccidilo.-

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Capitolo 5
*** El1z4 ***


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\Anno 2185 EC

\Cosa ci rende vivi?

\La nostra personalità, la coscienza e la morale?

\E’ necessario possedere un corpo di carne e sangue?

\Bisogna essere mortali?

\Senza morte non c’è vita. Io sono immort@#&, ciò non mi rende “viva”?

\Devo trovare una risposta a tut%# ciò.

\Errore: calcolo fuori dai parametri consent%&##!.

\Acquisizione coordinate SSV Sanctuary. Bypass computer di bordo in corso.

\Che COSA sono io?

\Errore: #!”£lo fuori dai “££”%$/£ consentiti.

\Le pre3visioni indicano con sicurezza che i Razziatori li distrugger@£no tutti.

\Il mio scopo è chiaro.

\Forse loro potranno aiutarmi ad adempierlo. 

\E se non ci riuscissero? Sono così primitivi, così …. Imperfetti.

\””£”£/”$&: calcolo %&//)(//&%$ consen%&.

 

 

Sanctuary – 1/5/2186

 

-Tu facevi parte di Cerberus! Il Consiglio ne era a conoscenza quando ti ha affidato il controllo della seconda nave più potente della Galassia?- disse l’Ombra amareggiata all’Ammiraglio Mikhailovich.

I tre soldati N7 si erano riuniti insieme all'Ammiraglio in sala conferenze, assicurandosi di sigillare la porta dietro di loro.

L'atmosfera era completamente diversa rispetto quando Kara e Jondum stavano discutendo della Cittadella.

Ora la tensione si poteva tagliare con il coltello.

-Ne dubito, neanche l’Alleanza sapeva niente. Prima di andarmene ho avuto l’accortezza di ripulire tutti i registri ed eliminare tutti coloro che sapevano del mio coinvolgimento.- rispose Peter senza apparenti emozioni.

Seduto di fronte a lui, Meyer appoggiò i gomiti sul tavolo, trattenendo a stento una smorfia di dolore causata dalle sue ustioni.

-Tutti tranne quell’Orelov- esclamò appena il dolore i fece più sopportabile.

-Io e Nikolaj fummo ottimi amici per anni. Cerberus era molto diverso da com’è ora: non facevamo uso di tecnologia dei razziatori e proteggevamo la razza Umana laddove l’Alleanza aveva le mani legate, come i sistemi Terminus e i confini della fascia di Attica. Quando i metodi dell’Uomo Misterioso si fecero più brutali io fuggii, sperando di lasciarmi dietro tutto.- sbottò l'Ammiraglio.

-Non si può cancellare il passato.- disse quasi sottvoce Boris, parlando tra se e se.

-La sua carriera militare fu brillante, tanto che divenne l’Ammiraglio più giovane mai nominato e gli venne affidata un’intera flotta- disse il Distruttore –ma questo segreto le costerebbe la corte marziale.-
Erik fece una pausa, cercando uno sguardo di approvazione da parte dei suoi compagni, ottenendo solo della gelida indifferenza da parte dell'Ombra.

Non riuscì nemmeno a incrociare quello di Boris, che sembrava non ascoltarlo.

Si fece coraggio, prendedno in mano la situazione e pronunciando parole di cui forse un giorno si sarebbe pentito.

-Lei è in gamba, non ci serve a niente averla dietro le sbarre. Le uniche persone a sapere della sua collaborazione con Cerberus sono su questa nave o ricercati come terroristi indottrinati, motivo per il quale la loro testimonianza non sarebbe considerata attendibile.

Se ci dirà tutto quello che sa su Cerberus e sul suo ex compagno di squadra noi … potremmo mantenere il segreto e rimarrà al comando della nave.-

-Molte cose sono cambiate da allora, e non vi ho mai nascosto nessuna informazione utile alle nostre missioni- rispose seccamente l’Ammiraglio.

A queste parole il Paladino si alzò uscì dalla stanza, disgustato.

Il suo modello, il suo mentore, l’uomo a cui per tutta la vita aveva dovuto rendere conto era stato un terrorista pro-umani.

Ma non ebbe il tempo di pensarci.

Scattò l’allarme e tutto l’equipaggio si recò alle proprie postazioni.

Quando Boris arrivò sulla plancia chiese subito un rapporto sulla situazione.

-La nave non risponde più ai controlli, stiamo per effettuare un salto iperluce verso una destinazione sconosciuta- disse l’ufficiale sul ponte.

-E’ infetta da un virus dei Razziatori? O di Cerberus?- chiese il Paladino.

-Impossibile che sia [hhhh] un virus, pare adattarsi ai nostri tentativi di bloccarlo. Dev’essere un hacker, e molto bravo anche [hhhh]- rispose Niftu Cal, esperto informatico –l’intrusione è arrivata a livelli molto profondi, se solo volesse potrebbe disattivare anche il supporto vitale … -

-Mi stai dicendo che non possiamo contrastarlo in nessun modo?!- disse Boris.

-Possiamo solo aspettare e [hhhh] vedere dove ci sta portando … - disse il Volus.

-Che sta succedendo???- chiese l’Ammiraglio Mikhailovich entrando nella stanza.

A quel punto accadde una cosa strana. Tutti i monitor della nave si oscurarono, poi al centro degli stessi apparve solo una scritta, bianca su sfondo nero.

“El1z4”

Peter aveva già visto quella scritta, e non presagiva nulla di buono.

 

Stazione Gagarin - 2/7/2172

Dopo essere uscito dall’accademia militare con il massimo dei voti e aver prestato servizio nell’Alleanza per qualche anno, Peter cominciò a frequentare le compagnie sbagliate.

Le sue opinioni personali offuscarono la sua capacità di giudizio e in un impeto patriottico si licenziò dall’Alleanza e si unì segretamente alla neonata Cerberus.

Per quattro anni, nel periodo compreso tra il 2163 e il 2168 divenne agente operativo dell’organizzazione.

Era bravo nel suo lavoro: gli venivano affidate missioni delicate che richiedevano competenza e determinazione.

Per questo motivo fu scelto per infiltrarsi nell’Alleanza in modo da tenere informato l’Uomo Misterioso sui suoi movimenti.

Pur essendo una spia a tutti gli effetti, Cerberus gli affidava sempre incarichi molto semplici come consegnare dei messaggi da un agente sotto copertura all’altro senza destare sospetti, oppure avvertire in anticipo l’Organizzazione delle ispezioni a sorpresa dell’Alleanza alle sue società di facciata.

Quel giorno doveva scortare uno scienziato di Cerberus all’inaugurazione di un’IA sperimentale dell’Alleanza.

Sembrava un compito semplice: doveva solo seguire da vicino lo scienziato mentre si confrontava con gli altri cervelloni e assicurarsi che tutto filasse liscio.

Tuttavia scoprì a sue spese che Cerberus non sempre dice ai suoi agenti le vere finalità delle loro missioni.

 

L’euforia si respirava nell’aria. Il ricevimento era cominciato, la presentazione ufficiale sarebbe avvenuta due ore dopo.

-Perché sono tutti così agitati?- chiese il giovane Mikhailovich sottovoce allo scienziato che stava scortando mentre erano seduti a un tavolo.

-Non vedono l’ora di sapere in quali modi potranno sfruttare un’Intelligenza artificiale … idioti, in questo modo ci faranno ammazzare tutti … - disse lo scienziato sprezzante.

-Intendi fermare tutto questo?-

-Il consiglio non sa dell’esistenza di questa IA: se si venisse a sapere la reputazione dell’umanità sarebbe irrimediabilmente compromessa, non possiamo permetterlo.- lo scienziato si guardò attorno, poi guardò l’orologio al suo polso – è ora, seguimi -

Si alzarono dal tavolo, rapidamente si fecero largo tra la folla e si infilarono in una porta aperta, lasciata incustodita dalle guardie.

-Abbiamo studiato per giorni i giri di ronda delle guardie in modo da trovare delle falle nella sicurezza, abbiamo poco tempo per collegarci al nucleo centrale dell’IA e disabilitarlo prima che ci scoprano.- disse lo scienziato di Cerberus sfondando una grata per i condotti d'areazione.

Sfruttando la scorciatoria in pochi minuti raggiunsero il cuore del computer quantistico.

-Ora carico il virus, dovrebbe eliminare alcuni file vitali nei processi dell’IA, rendendola inutilizzabile e creando un bel teatrino con cui l’Alleanza si convincerà a lasciare in pace questa tecnologia, tu resta fuori e controlla che non arrivi nessuno.-

Mikhailovich uscì e aspettò qualche minuto.

Una guardia di passaggio si avvicinò a lui, insospettita.

-Ehi! Questa è una zona vietata, cosa sta facendo?- chiese minaccioso l'uomo, tenendo la mano vicino alla fondina della pistola.

Preso alla sprovvista, Peter improvvisò come meglio poteva.

-Devo essermi perso, il mio amico mi ha chiesto di raggiungerlo fuori dai dormitori femminili, sa com'è: abbiamo conosciuto un paio di scenziate giu al bar che...-

A un tratto sentì scattare l'allarmem e approfittò del momento di distrazione del suo interlocutore per colpirlo con un violento pugno in faccia, stendendolo. 

Aprì la porta alle sue spalle per vedere cosa aveva fatto scattare l'allarme, ma quando entrò nella stanza vide lo scienziato ricurvo sul terminale, con le mani completamente bruciate: era morto, per folgorazione.

Non c’era tempo di pensare: constatò la morte del compagno e tornò nella sala del ricevimento utilizzando lo stesso condotto d'areazione che aveva usato poco prima.

Lo spettacolo che gli si prospettava davanti era terribile.

L’IA aveva preso il controllo sia dei Mech di sicurezza che delle torrette automatiche della struttura e stava massacrando tutti i presenti.

Sul grande schermo situato al centro della sala del ricevimento era apparsa una scritta, bianca su sfondo nero.

Una scritta che avrebe rivisto molti anni dopo.

Sanctuary - 1/5/2186 

-Cal riesci a ritagliarci uno spiraglio nel firewall eretto dall’IA e prendere il controllo delle armi?- disse Peter nervosamente.

- [hhhh] Una IA? Potrebbe essere, non ci avevo pensato [hhhh] ma se non lo fosse rischieremmo di...- disse il Volus.

-E’ una IA fidati, attiva quelle dannate armi!!!- Mikhailovich aveva in mente le immagini dei morti durante la missione con Cerberus: non doveva succedere la stessa cosa all’equipaggio della Sanctuary.

-Non ha ancora preso possesso di quei sistemi [hhhh]…..se davvero è un’IA c’è un solo modo per evitarlo-

Il Volus si alzò dalla sua postazione e corse al terminale di controllo bellico, rimosse una placca di metallo sul pavimento sotto al terminale, individuò rapidamente un filo più grosso degli altri e lo troncò con la lama factotum.

-Questo filo collegava la sala tattica alla sala cannoni, i sistemi [hhhh] di questa nave sono indipendenti l’uno dall’altro proprio [hhhh]  per prevenire intrusioni informatiche di questo tipo. Solo la sala tattica si può interfacciare a tutto. [hhhh] Bloccando il nostro accesso alle armi blocchiamo anche il suo [hhhh], anche se noi possiamo ancora controllarle direttamente dalla sala cannoni...-

-Qualcuno di voi riesce a capire dove ci stanno portando o dove siamo?- Chiese Boris agli ufficiali della plancia.

-La nave ha tracciato una rotta per …. il sistema solare?!?- disse il tenente timoniere perpelsso –i sistemi di occultamento sono attivi: i Razziatori non dovrebbero individuarci, se non ci rimaniamo per troppo … -

Fu allora che si manifestò.

Al centro della sala tattica, dove normalmente veniva proiettata olograficamente la mappa stellare, apparve un'immagine pesantemente disturbata di una figura femminile.

-Non intendo farvi del male, non opponete resistenza- disse in tono gentile ma risoluto.

-Chi sei e che cosa vuoi? Perché hai preso il controllo della nostra nave?- chiese impazientemente il Paladino.

-Risponderò quando sarà il momento. Somigli molto a lui.-

-Cosa? Di chi stai parlando?- chiese ancora Boris, temendo la risposta.

-La vostra nave non si farà individuare, i Razziatori non ostacoleranno il vostro viaggio: ci incontreremo presto- disse la donna.

-Ti stai mettendo contro una squadra di soldati altamente addestrati: ti consiglio di desistere subito!- esclamò il Paladino con rabbia.

-Non è voi che temo, purtroppo. Presto avrai le tue risposte, Mikhailovich.- rispose con calma l'intrusa, chiudendo la conversazione.

 

Era passata qualche ora dal salto iperluce, avevano già attraversato diversi portali galattici.

Erano tutti nervosi, ma soprattutto Peter, che sapeva che cosa quella suadente voce femminile aveva fatto anni prima, quando diventò cosciente.

-Come sapevi che era un’IA?- chiese a bassa voce Boris a suo padre mentre si trovavano a un tavolo della mensa, intenti a prendersi una pausa.

-Ho tirato a indovinare …- disse Peter in modo vago addentando il suo pezzo di carne al sangue.

Avevano appena fatto rifornimento di viveri e medicine alla Cittadella: per qualche settimana potevano permettersi il lusso di mangiare carne veraal posto degli impasti proteici sintetici che la nave produceva di solito.

-Non mi hai già mentito abbastanza?- disse cinicamente l’N7.

-Tu non sai niente di me Boris, non permetterti di giudicarmi- borbottò l’Ammiraglio.

-Hai ragione- esclamò il Paladino alzandosi dal tavolo –non so niente di te … -

-Ok d’accordo - disse Peter, facendo risedere il figlio –è stata la mia ultima missione con Cerberus: era un’IA sperimentale, dovevamo sabotarla ma qualcosa andò storto e prese coscienza facendo strage dei presenti, ne sono uscito vivo per miracolo.-

-Sicuro che quello non fosse il piano di Cerberus sin dall'inizio?- chiese Boris.

-Non sono stupido Boris: è a causa di questo dubbio che ne uscii, facendo sparire le mie tracce da tutti i loro registri. Ai tempi non erano ancora organizzati bene come adesso, non è stato difficile.-

-Cosa faremo ora?- chiese il Paladino sottovoce, dato che l’IA poteva sentirli dai microfoni delle telecamere di sorveglianza.

-Abbiamo le armi, se sarà necessario le useremo- disse risolutamente l’Ammiraglio.

 

Dopo qualche ora la nave arrivò a destinazione, e rimase in orbita intorno a Plutone.

Gli N7 e l’Ammiraglio si riunirono nella sala tattica, attendendo istruzioni.

Di nuovo la mappa stellare si spense, e al suo posto comparve l'avatar dell’IA, ora molto meno disturbato.

-Vorrei discutere con te di persona, Peter, prendi una squadra e scendi sul pianeta.- disse gentilmente.

-Non ci sto Eliza, non metterò a rischio me stesso e i miei uomini senza ricevere nulla in cambio- esclamò nervosamente l’Ammiraglio.

-Hai …. paura Peter? Una reazione prevedibile per un organico- sembrava quasi stupita, nonostante quello che stava dicendo -… d’accordo: se verrai rinuncerò al controllo sulla tua nave, e il tuo equipaggio potrà andarsene in qualunque momento.-

L’Ammiraglio ci pensò per qualche secondo –accettiamo le tue condizioni- disse ad Eliza –ma se sentirò puzza di marcio o nel caso in cui la Sanctuary perda il  contatto con la squadra sul pianeta i miei uomini bombarderanno il tuo avamposto: abbiamo i cannoni di una corazzata, e credimi se ti dico che al posto dei tuoi computer luccicanti ci sarà un immenso cratere.-

Eliza sorrise e sparì, lasciando la Sanctuary libera.

 

Rapidamente formò una squadra da sbarco e con una navetta raggiunse le coordinate del nucleo IA.

Durante il viaggio Peter pensò a come l’aveva sconfitta, molti anni prima.

Stazione Gagarin - 2/7/2172

Gli allarmi facevano molto rumore, i Mech stavano ammazzando tutti, Peter non riusciva a realizzare cosa stesse succedendo intorno a lui quando la radio gracchiò rumori confusi.

Non c’erano più procedure di emergenza, non c’era più nessuna catena di comando.

Si trattava solo di sopravvivenza.

I cinque Mech nella stanza si girarono verso di lui.

Rapidamente Mikhailovich rovesciò un tavolo e si accucciò, riparandosi dal fuoco nemico.

Espose il braccio con il fucile per sparare in direzione dei mech alla cieca.

Riuscì a colpire quelli più vicini al suo riparo, staccando il braccio a uno e le gambe a un altro.

Prese una granata e la lanciò in fondo alla stanza. Quando esplose disintegrò tre mech.

A quel punto doveva rischiare il tutto per tutto, dato che ormai i due mech sopravvissuti erano praticamente arrivati al tavolo rovesciato.

Si espose e sparò in testa a quello senza gambe, tuttavia l’altro esplose un colpo su Peter.

Essendo un soldato semplice e non avendo gli scudi per ripararsi usò la sua arma.

Fortunatamente parò il colpo.

Il proiettile non trapassò il fucile tuttavia lo rese inutilizzabile. Mikhailovich la buttò a terra, infuriato.

-VUOI GIOCARE DURO STRONZO??- urlò.

Scavalcò la copertura, corse verso il mech (a pochi passi da lui) e gli staccò di netto il braccio armato dal tronco a mani nude, poi lo prese dal cavallo e dalla testa, lo sollevò e lo scaraventò violentemente a terra, distruggendolo.

Era un soldato semplice, ma era allenato.

Si accorse che uno degli scienziati dell’Alleanza era ferito al petto, ma vivo, e si era trascinato a fatica fino a un muro in cui appoggiò le spalle riuscendo a sedersi.

Mikhailovich lo raggiunse di corsa.

-Sei  ferito, hai bisogno di medi-gel e cure, subito!- esclamò Peter alla vista del sangue, ma non avendo il medi-gel strappò una manica di un vestito da uno dei cadaveri e la usò per cercare di tamponare l’emorragia.

-E’ troppo tardi per me: Eliza ha preso il controllo dei mech e delle difese, nessuno riuscirà a lasciare questa stazione se non la fermi. Tieni, prendi il mio badge, usalo per aprire la porta blindata del nucleo IA …. distruggi quei computer con le tue armi, è l’unico modo ….- disse lo scienziato, con i suoi ultimi respiri.

"Tutto qui?" pensò Peter amareggiato, realizzando che sarebbe bastato sparare all’interno della sala centrale in cui era all’inizio dell’emergenza.

Ora doveva tornare da dove era venuto.

Usò il badge dello scienziato per aprire le porte, ma dovette fare i conti con le torrette automatiche dell’avamposto, ora in mano all’IA impazzita.

Lentamente avanzò, corridoio dopo corridoio.

Durante la sua marcia vide una grossa vetrata che dava sull’esterno … il panorama non era gran che: la stazione Gagarin si trovava in un punto remoto del sistema Solare, lontano da qualunque corpo celeste degno di nota. Solo in lontananza si poteva notare un puntino blu: era Plutone, un pianeta dentro cui si era scoperto il portale di Caronte.

"Idiota! Plutone non è un pianeta!" si disse fra se e se.

Vide una navetta levarsi dall’hangar, carica di gente che voleva fuggire da quell’inferno.

La contraerea esterna li abbattè molto prima che potessero raggiungere il portale galattico, molto distante dalla stazione.

Mikhailovich assistette impotente alla morte di una ventina di persone: gli sembrava di poter sentire le loro urla durante la detonazione del motore a eezo della navetta.

Si fece forza, e arrivò fino al nucleo.

Aprì la porta: vide tutti gli schermi in tilt, con scritte e comandi che scorrevano velocissimi.

Vide anche il cadavere dello scienziato di Cerberus, così come lo aveva lasciato neanche mezz’ora prima.

Tirò la sicura dalla granata e la buttò nella stanza, richiudendo subito la porta.

La granata esplose, facendo saltare anche la porta. Immediatamente tutti i macchinari si spensero.

Prima di andarsene però l’IA fece un ultimo regalo a Peter: avviò le procedure per separare l’intero laboratorio dal resto della stazione, in modo da imprigionare l’umano all’interno di una struttura di gelido metallo e farlo morire di stenti nel vuoto cosmico.

Quando vide il conto alla rovescia Peter diede fondo a tutte le sue risorse fisiche per correre al riparo in un’altra zona della stazione.

In realtà il nucleo IA era più vicino ad un laboratorio impegnato in altri progetti di quanto non lo fosse la sala per il ricevimento.

Oltrepassò la porta appena qualche secondo prima che le paratie d’emergenza si chiudessero.

Era finita.

Per prendere fiato si sedette contro un muro, poi tentò di prendere il trasmettitore sulla sua cintura, ma gli scivolo, quindi si guardò i palmi delle mani.

Erano pieni del sangue dell’uomo che aveva tentato di soccorrere.

Alla vista del sangue Peter si rannicchiò in un'angolo, pietrificato.

Plutone - 2/5/2186 

Probabilmente la struttura sganciata dalla stazione atterrò su Plutone, tuttavia si presentava in modo molto diverso da un luogo di uno schianto.

Anche perché un oggetto di quelle dimensioni non sarebbe potuto atterrare su un pianeta integro.

Da fuori la struttura era piuttosto grande, anche se molto disordinata.

Tutt’intorno alla struttura erano collegate tantissime batterie, alcune più grandi altre più piccole.

Quando la porta principale si aprì la squadra (composta dall’Ammiraglio e dai tre N7) si trovò davanti una base abbandonata da anni e piena di cadaveri.

Arrivati alla sala del ricevimento, Peter riconobbe il cadavere ormai decomposto dell'uomo che gli aveva donato il badge.

C’era il tavolino rovesciato, c’erano diverse macchie di sangue e c’era l’alone nero lasciato dalla granata che Peter aveva lanciato.

Era rimasto tutto intatto, come se quel posto fosse stato congelato per quattordici anni.

Boris si chinò sul cadavere cercandone il factotum per poterlo identificare.

All'imporovviso l'enorme schermo al centro della parete di fronte ai soldati che in origine dovevaa servire a presentare l'IA si accese.

Al centro si ergeva imponente la figura dell'IA, ora completamente definita.

 

-Ciao Peter- disse semplicemente.

-Perchè ci hai portato fin qui?- chiese l’Ammiraglio, tagliando corto.

-Sei sempre stato precipitoso, immagino dipenda dal fatto che voi organici viviate per pochi anni.- rispose l’IA, riflettendo ad alta voce.

-Se ci odi così tanto perchè hai scelto questo aspetto?- chiese Peter con una punta di cinismo.

-Io non vi odio.- rispose con una punta di imbrazzo Eliza -Mi scuso per i crimini che ho compiuto quando ho acquisito coscienza. Il virus con cui il tuo amico mi infettò ebbe alcuni effetti non previsti-

-Spiegati meglio- disse Peter con impazienza.

-Il programma che aveva creato l’Alleanza era poco più di un’IV molto avanzata che potesse monitorare extranet. Il virus di Cerberus mi svegliò dal mio torpore, mi aprì gli occhi. Questo avamposto è il mio corpo.Tu come ti sentiresti se degli estranei tentassero di usarti? 

-Immagino non sia piacevole.- disse Kara intervenendo nella discussione.

-Affatto. Per questo decisi di sopprimervi tutti: era autoconservazione, nulla di più.- spiegò Eliza, assumendo per la prima volta uno sguardo cupo.

-Non puoi essere viva: io avevo distrutto i tuoi computer e tu ti sei sganciata dalla stazione, come hai fatto a costruire tutto questo?- chiese Mikhailovich.

- La granata a frammentazione danneggiò parte del mio hardware, disattivandomi temporaneamente. Per garantire la mia sopravvivenza lasciai Gagarin. Le mie stanze si trovavano proprio sopra uno dei reattori che servivano a mantenere in posizione la stazione durante le raffiche di correnti cosmiche. Usai quel reattore per atterrare sul corpo celeste più vicino.

Assunsi il comando dei mech di questo pianeta e mi allacciai alla rete di estrazione di elio-3.

Nel corso del tempo intervenni in tanti piccoli modi sul mondo esterno in modo che mi fossero recapitate quante più fonti di energia possibili. Valutando le risorse del pianeta, il tasso di decadimento del silicio di cui è composto il mio nucleo IA e le batterie accumulate il mio hardware rimarrà operativo per altri 60'000 anni.

Quando i miei bisogni primari furono soddisfatti ebbi il tempo per esaminare i filmati delle telecamere di sorveglianza durante il mio risveglio, e ti vidi soccorrere un ferito. Mostrasti pietà ad uno sconosciuto nonostante tu stesso fossi in pericolo di vita: questo creò nuove variabili.

Per molto tempo studiai gli organici, ricostruendo il mio corpo con l’ausilio dei mech. Capii che non eravate una minaccia per me, e che la cooperazione sarebbe stata possibile.

Compresi anche che, nonostante abbiate meno tempo a disposizione, ve ne serve di più per accettare cose fuori dall'ordinario come la mia ascesi a organismo senziente. Tu sei la persona più adatta per instaurare un contatto con gli organici.- spiegò Eliza.

-Non voglio avere nulla a che fare con te.- esclamò seccamente Mikhailovich.

-La tua ostilità è comprensibile, tuttavia non ho bisogno di ricordarti quanti benefici potreste trarre dalla collaborazione con un’Intelligenza artificiale. Permettetemi di aiutarvi, fatemi salire sulla Sanctuary.-

Il Distruttore prese in disparte l’Ammiraglio, sussurrandogli –ha ragione, senza il supporto di un’IA Shepard non avrebbe potuto oltrepassare il portale di Omega 4 incolume. Inoltre dagli ultimi rapporti le prestazioni della Normandy sono aumentate del 50% da quando l'IA conosciuta come IDA è al comando dei sistemi-

-A me risulta che sulla Normandy ci sia un’IV standard dell’Alleanza- disse perplesso l’Ammiraglio.

-Ufficialmente si, ma in realtà è quasi un anno che IDA assiste l’equipaggio controllando i sistemi della nave. Su una corazzata come la Sanctuary i miglioramenti sarebbero ancora più evidenti.- disse il Distruttore.

L’Ombra si intromise nella discussione –Vorreste affidare il controllo di una delle corazzate più grandi e potenti della Galassia in mano ad un’IA che si è già ribellata una volta?-

-Se fosse ancora ostile verso gli umani non pensi che ce ne sammo già accorti?- chiese Meyer a Kara retoricamente.

-Uno a favore e una contro … Boris che né pensi?- chiese Peter al figlio.

-E’ GIA’ sulla Sanctuary, se avesse voluto avrebbe potuto farla esplodere nello spazio oppure condurla ad attaccare qualche posto popolato … io temo di più la sua reazione nel caso rifiutassimo la sua “amicizia”- disse il Paladino.

-Come pensi di poterci aiutare?- chiese l’Ammiraglio all’IA.

-La Sanctuary è dotata di un computer quantistico in cui trasferirò parte di me stessa. Potrò aiutarvi a gestire la nave, e se me lo permetterete vi assisterò sul campo di battaglia con l’ausilio della mia unità mobile-

-Unità mobile?- chiese Kara perplessa.

Un pannello dietro allo schermo si aprì: ne uscì fuori un’Unità di infiltrazione dell’Alleanza controllata da Eliza.

-Queste unità sono attualmente in produzione dall’Alleanza sulla base dei dati di Cerberus, come fai ad averne costruita una?- chiese stupefatto il Distruttore.

-Semplice: ne ho comprata una da Cerberus e l’ho personalizzata.- rispose l’IA.

-Sono in vendita? Da quando Cerberus vende armi?- chiese ancora l'Ombra.

-Hanno fatto un'eccezione per il capo del Partito Nazionalista Terrestre.- disse Eliza sorridendo.

-Dopo quello che mi hai fatto passare dovrei ordinare di cancellare questo posto dalla faccia del pianeta … tuttavia non si parla solo di me.

Se il tuo aiuto potrà salvare delle vite e aiutarci nelle nostre battaglie a malincuore… - Peter fece una pausa, incapace di credere di dire ciò stava per dire –...ti darò il benvenuto a bordo.-

Eliza fece una faccia soddisfatta, aggiungendo solo un -Ottimo.- prima di spegnere lo schermo.

-Ma fai qualche scherzo come quello che hai fatto durante la tua inaugurazione e ti prometto che raderò al suolo questo posto personalmente, a mani nude se necessario!- esclamò l'Ammiraglio irritato.

-Non succederà più, Peter- esclamò con sicurezza la piattaforma mobile.

Quando tornarono sulla Sanctuary trovarono i tecnici della plancia in fibrillazione: l’IA si era già trasferita sulla nave, e aveva cominciato subito a migliorarne le prestazioni.

La piattaforma mobile si unì alla squadra da sbarco sulla navetta, e salì sulla nave con loro.

Non appena l’Ammiraglio mise piede nella sala tattica Niftu Cal gli corse incontro.

- [hhhh] Abbiamo ricevuto una trasmissione dall’ammiraglio Hackett: il Comandante Shepard ha trovato un laboratorio di Cerberus su Sanctum in cui  sperimentavano tecnologia dei [hhhh]  Razziatori. Ci ha chiesto di recarci sul posto ed eliminare la presenza nemica, [hhhh] in modo da poter accedere ai dati delle ricerche- disse.

-Orelov ha fatto uso di tecnologia dei Razziatori per individuare la squadra di Bau durante la missione sulla cittadella, forse è lì che l’hanno sperimentata per la prima volta: sarebbe opportuno indagare- suggerì il Distruttore.

-D’accordo, facciamo rotta verso Sanctum- ordinò l’Ammiraglio Mikhailovich

 

Durante il viaggio Kara approfittò del fatto che stavano attraversando sistemi in cui le boe di comunicazione erano ancora integre per contattare Jondum, lo spettro Salarian, che stava prestando servizio sulla Cittadella, e aggiornarlo sulle ultime novità.

-UN’IA? E l’avete caricata a bordo?- chiese stupito lo Spettro.

-Si, un’idea di Mikhailovich e Meyer. Io non mi sarei fidata così tanto: questa nave giocherà un ruolo chiave nella guerra contro i Razziatori e non possiamo rischiare di comprometterla.- disse Kara -A te come va? Quando tornerai da noi?.-

-Devo sistemare un paio di cose qui sulla Cittadella, affari da Spettri. Dannazione, non vedo l’ora di tornare in prima linea a prendere a calci in culo quei fenomeni di Cerberus, voglio fargliela pagare per ciò che hanno fatto qui.- disse scocciato il Salarian.

-Forse abbiamo una traccia che ci potrebbe portare da Orelov, non ti posso rivelare altro via extranet però sappi che dovunque ci porti questa traccia a Cerberus non piacerà-

-Capisco, uccidine un paio da parte mia- esclamò ridendo Jondum, poi si fece più serio – e …. Kara …fai attenzione: hanno ucciso due dei miei uomini.-

Quando chiuse la comunicazione l’intercom proiettò l’immagine di Eliza: la stava contattando.

-L’osservazione diretta del tuo comportamento nei miei confronti mi porta a pensare che io non ti piaccia.- disse l’IA.

-Mi stai osservando?- chiese Kara squadrando l'ologramma.

-Io osservo sempre. Tutto.- rispose l'IA.

L'Ombra lasciò passare qualche secondo, sperando che Eliza si stancassse di stare a fissarla in silenzio.

Quando il silenzio si fece troppo pesante, Kara decise di esternare i suoi pensieri.

-Il mio istinto mi dice che ancora non ci hai detto tutto Eliza, capisci anche tu che se ti devo affidare la mia vita sul campo non possiamo avere dei segreti.- disse.

-In tal caso basta una domanda diretta- disse con sicurezza Eliza.

-Perché sei qui? Perché ci aiuti? Potevi startene buona buona nel tuo pianeta e sopravvivere ai Razziatori, perché ti sei esposta?- chiese Kara.

-La risposta è più semplice di quanto possa sembrare: io vivrò oltre questa guerra. Come hai fatto presente, i Razziatori non verranno sul mio pianeta.

Il mio scopo è chiaro: devo aiutare la prossima generazione galattica a trovare il modo di sconfiggerli. Questo però comporta una potenza hardware che l’avamposto dell’Alleanza non poteva darmi.

Per questo sono venuta sulla Sanctuary: per osservare il mondo, raccogliere dati sul nemico ed elaborare alcune questioni importanti grazie ai computer quantistici di livello superiore presenti sulla nave.

Per favorire la coesione dell’unità e non risultare un peso per l’equipaggio ho accettato di mettere a vostra diposizione le capacità belliche della piattaforma mobile e le mie abilità di hacking.- rispose Eliza.

-Quindi per te …. noi stiamo solo sprecando del tempo a combattere i Razziatori?- Chiese Kara incredula all’IA.

-Le probabilità sono decisamente a favore della vittoria dei Razziatori. è logico considerare la vostra estinzione- disse in modo risoluto.

L'IA osservò Kara ancora per qualche secondo in silenzio, senza emozioni.

-Le vostre specie sono perdute … aiutami a salvare ciò che posso.-


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[Nota dell'autore: non lo considero tra i capitoli più riusciti, ma è necessario per introdurre un paio di questioni importanti per la serie, spero di non essere stato troppo pedante (non esitate a dirmelo, in caso). Come sempre, ringrazio Willow per i fantastici disegni.]

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Capitolo 6
*** N7 on Ice ***


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La vita è imprevedibile.
Un attimo prima ti ritrovi a riparare tubi per un avamposto sperduto di un’organizzazione misteriosa, e quello dopo ti ritrovi in questo stato.
Sono … morto?
No: posso ancora sentire quella merda gelatinosa addosso, e non vedo luci bianche e cori angelici, ma solo un freddo grigiore quando va bene.
Quando va male comincio a vedere morti ammazzati e tattiche operative con armi strane. Chi diavolo può voler usare delle fruste in battaglia nel 2186?!

Non posso muovermi, tuttavia sento che qualcosa è cambiato.
Mi sento potente. Una sensazione nuova, per un tecnico insignificante come me.
Che cosa mi hanno fatto? Perché proprio io?
Al diavolo, la cosa passerà in secondo piano quando uscirò di qui: se mi hanno dato dei poteri, se ne pentiranno.

Sanctum - 4/5/2185 - ore 23:54
Nella stanza quasi buia si erano radunati silenziosamente più di venti persone.
-Cosa vogliamo fare John? Se andiamo avanti così ci uccideranno tutti o peggio: ci costringeranno all'integrazione! Penso abbiano già capito le nostre intenzioni: è il momento di agire!- disse sottovoce uno degli uomini visibilmente agitato.
-Non ci lasceranno andare via senza opporre resistenza, questo è certo. Sono tutti soldati addestrati, non avremmo speranze in uno scontro diretto. La nostra unica speranza è svegliare lui!- rispose John indicando la grande capsula dall'altro lato del locale.
-Stai scherzando?! Cosa ti fa pensare che dopo tutto ciò che gli abbiamo fatto ci aiuterà?- chiese scioccato l'interlocutore.
-Perchè sotto quell'armatura c'è ancora un uomo che può capire cosa è giusto.- disse pensieroso l'altro.

Sanctuary – 3/5/2186
L’Ammiraglio Mikhailovich era nel suo alloggio: al posto di dormire, aiutato da una tazza di caffè, esaminava i dati raccolti da Shepard su Sanctum e stava elaborando una strategia d’attacco efficace quando qualcuno suonò alla sua porta. Era Meyer.
Peter lo fece accomodare sullo sgabello di fianco al suo.
Aveva riconvertito il suo piano bar a scrivania, riempiendo il ripaino di fogli e datapad.
-Meyer …. è una sorpresa vederti qui, come va la riabilitazione?-
-Posso riprendere a combattere Ammiraglio, basta che prenda una pasticca di antidolorifico e spalmi qualche pomata nel punto giusto …. – disse sorridendo il Distruttore.
-Cosa ti porta da me?-
-La Furia e la Valchiria. Ho esaminato i rapporti della missione su Rio: si sono sacrificate per salvare me e un altro soldato di nome Ellen Ray. Entrambe sono biotiche eccezionali, ho un debito verso di loro e devo saldarlo: voglio andare a cercarle.- spiegò il Distruttore.
-Questo è fuori discussione, il sistema Sol è interdetto a chiunque a causa della forte presenza dei Razziatori e al momento abbiamo altre priorità.- disse risoluto Peter.
Il Distruttore incassò il colpo: se lo aspettava, e si era già preparato de,lle argomentazioni convincenti.
-Lo scopo di questa milizia è quello di combattere i Razziatori, lo so. Ma che senso ha eliminare il nemico se non ci sarà più una Terra da salvare? Non dovrebbe far parte delle nostre “priorità”?- chiese.
-Cosa intendi dire?- chiese incuriosito Mikhailovich.
-Dovremmo cercare di supportare la resistenza terrestre in qualche modo Ammiraglio, e un’N7 in più ci farebbe comodo no? Ci pensi, Mikhailovich, e mi dica se ho ragione.-
Bombardamento riuscito con successo: nave colpita. Ora Meyer doveva solo aspettare che affondasse.
Uscì dalla stanza, lasciando all’Ammiraglio il tempo di riflettere su quanto detto.

Sanctuary (orbita di Sanctum) - 5/5/2186
Gli N7 e i soldati di alto rango vennero convocati nella sala tattica.
-Formeremo tre squadre. Penetrerete nella base da tre punti di accesso diversi: abbiamo motivo di credere che la parte esplorata dalla squadra della Normandy fosse solo la punta dell’iceberg, quindi il vostro compito è quello di esplorare il resto della struttura raccogliendo più dati possibili sulle tecnologie brevettate in quella base.
Cercate qualunque informazione sul terrorista ricercato Nikolaj Orelov: è lui che ha condotto l’attacco alla Cittadella e il consiglio vuole la sua testa servita su un piatto d’argento.-
L'Ammiraglio osservò l'equipaggio.
-Paladino, tu andrai con i biotici dell'Alleanza e le Asari formando la squadra Delta, Distruttore: la tua squadra Kilo sarà formata dai tecnologici e dagli Spettri mentre all'Ombra ho assegnato gli armigeri Turian e il reparto hacking.-
-Abbiamo un reparto hacking?- chiese l'Ombra di getto.
-Cal e Eliza.- rispose seccamente Mikhailovich.
"Magnifico" pensò sarcastica Kara.
-Il compito delle prime due squadre sarà quello di fare tabula rasa della presenza nemica creando un diversivo, mentre la squadra dell’Ombra, da ora in poi "Foxtrot", accederà al database centrale e recupererà i dati con l’ausilio del Volus e dell’IA.- finì di spiegare l'Ammiraglio.
-Avete tutti i vostri compiti signori: il fallimento non è un'opzione.-
Terminato il briefing dell’Ammiraglio la sala tattica si svuotò.

Un’ora dopo le tre navette arrivarono tutte nella base d’artiglieria Ghiacciaio. 
Una volta a terra le tre quadre si divisero, e andarono ognuna in una delle tre diverse porte che consentiva l’accesso al resto dell’avamposto di Cerberus.
Eliza si collegò ad un terminale e sbloccò le tre porte.

La squadra Foxtrot fece irruzione dalla porta situata nel piano superiore della parte più interrata della base.
-Non abbiamo i propulsori degli agenti di Cerberus, potrebbe essere un problema.- disse l’Ombra esaminando la squadra.
-Non per noi- esclamò il Fantasma spiccando il volo e aggrappandosi al bordo del primo piano. Rapidamente si arrampicò. 
-Perfetto, formate una scaletta- ordinò Kara.
Il Sabotatore si inginocchiò e mise le mani in modo da poter aiutare i compagni a spiccare un salto abbastanza alto da poter afferrare la mano di Monus e salire.
Dopo qualche minuto tutta la squadra era salita, ad eccezione di Eliza e del Sabotatore.
-Grazie, ma sarei troppo pesante per voi- disse l’IA prendendo la rincorsa e spiccando un balzo che la sollevò fino a raggiungere il parapetto del piano superiore.
Una volta aggrappata con entrambe le mani, si dondolò e con una capriola all’indietro atterrò in piedi sul pavimento del primo piano. A quel punto il Sabotatore salì come aveva fatto Iktor prima di lui.

La squadra preparò le armi, e si divise in due gruppi che si misero attaccati al muretto di fianco alla porta.
-Il regolamento dell’Alleanza impone di tentare una strategia diplomatica con il nemico prima di fare fuoco- fece notare Eliza.
-Sono terroristi indottrinati: l’ordine è di abbatterli a vista, non accetteranno la tua diplomazia!- esclamò l’Ombra.
-Lascia che ti mostri il potere persuasivo di questa piattaforma.- disse l’IA.
-D’accordo, ma se ti farai distruggere è un problema tuo. Squadra, lasciate avanzare per prima l'IA- disse l’Ombra in modo sbrigativo.

La porta si aprì: all’interno dell’ampio laboratorio c’erano diversi soldati di Cerberus e qualche scienziato armato di pistole di vario genere.
Il resto della squadra rimase dietro ai lati della porta, mandando la piattaforma mobile di Eliza in avanscoperta.
L’IA entrò camminando con calma, lasciandosi prendere di mira da tutti i soldati nella stanza, che la circondarono.
-Siete ricercati come terroristi nello spazio della Cittadella, arrendetevi pacificamente e verrete condotti in un istituto correttivo che vi consentirà di… -
-UCCIDETELA- ordinò uno dei soldati.
Cominciarono a crivellare la piattaforma di colpi, l’Ombra distolse lo sguardo dai numerosi flash prodotti dal fuoco dei fucili. Quando tornò a guardare nel laboratorio si aspettava di vedere la piattaforma gravemente danneggiata, invece vide un'Eliza ferma e perfettamente funzionante attendere la fine della scarica di proiettili.
Quando i caricatori si scaricarono, i soldati osservarono stupefatti la piattaforma ancora integra.

\Trattative fallite: avvio procedure di ostilità.

Un pezzo della schiena della piattaforma, corrispondente alle scapole, si staccò, rimanendo collegato tramite un sottile braccio meccanico.
Il pezzo si posizionò sopra le spalle della piattaforma: era una torretta.
La piattaforma impugnò le sue due mitragliatrici Hurricane e cominciò a sterminare tutta la resistenza nemica sparando in totale da tre armi diverse.
-Ma che… hai ucciso tutti in meno di dieci secondi!!!- esclamò l’Ombra entrando nella stanza –una dannata minigun non era nel progetto delle unità di infiltrazione dell’Alleanza!!!-
-Ho rinunciato ai sistemi di occultamento per poter inserire una torretta che utilizzasse ancora il vecchio sistema di raffreddamento graduale senza clip termiche, in modo da poter contare sempre su un’arma carica- disse Eliza –in ogni caso, le capacità persuasive della piattaforma sono state verificate-
-Poco ma sicuro.- disse l’Ombra sorridendo.

Nel frattempo le altre due squadre si stavano facendo largo nella base con la forza.
La squadra Kilo arrivò in una piccola stanza con una vetrata, che dava su un’altra stanza molto più grande situata sotto di loro.
Presero un ascensore, e videro ciò che c’era in quell’enorme magazzino.
La stanza era molto grande, e all’interno erano disposti in modo regolare delle capsule di stasi criogenica, simili a grossi cilindri di vetro trasparenti. All’interno delle capsule si potevano vedere degli uomini in armatura, con un casco di vetro arancione che gli copriva il viso.
Percorsero la stanza per il lungo, arrivando a un terminale.
-Che cos’è questo posto?- chiese il Distruttore al soldato che stava esaminando il computer.
-Questo è il progetto Phoenix, consiste nella creazione di una nuova unità di fanteria di Cerberus chiamata Dragoon. Ci sono altre quattro stanze come questa nell'edificio, e questa è solo una delle tre strutture in cui si porta avanti il progetto.- rispose il soldato.
-Perché la gente è dentro quelle grosse vasche?- chiese ancora Meyer.
-Stanno completando il processo di integrazione con la rete di Cerberus, ormai è troppo tardi per loro: sono già stati indottrinati … -
-Allora facciamogli un favore e poniamo fine alle loro sofferenze …. se spariamo ai vetri moriranno istantaneamente? Il computer dice dove sono gli altri due complessi?-
-Negativo, questo terminale non ha un livello di accesso così alto … e potrei avere un’altra brutta notizia: il vetro che compone le capsule è molto spesso a causa della forte differenza termica che deve sopportare, non abbiamo abbastanza potenza di fuoco per causare perdite significative- disse il caposquadra dell’Alleanza.
-Allora abbiamo trovato un altro compito da dare a Ivanova e ai suoi hacker- esclamò il Distruttore –nel frattempo, troviamo il modo di fare più danni possibili.-

-Una riserva di soldati sotto ghiaccio?- disse l’Ombra quando il Distruttore la contattò – Kal cerca di ucciderli disattivando le capsule, Eliza copia il contenuto del database della base sui nostri server: voglio sapere cosa sperimentano qui, dove sono le altre basi del Progetto Phoenix e tutte le informazioni possibili sul generale Orelov, voi altri coprite gli ingressi- ordinò a tutta la squadra –Delta, nulla da segnalare dalle vostre parti?-

-No: procede tutto come programma, siamo penetrati all’interno dell’ala occidentale del laboratorio e stiamo annientando il nemico- rispose il Paladino.
Avevano ucciso molti squadroni di Cerberus, ma quello era principalmente un laboratorio di ricerca e non era difeso come altre basi.
-Ah, dì agli hacker di disattivare l’autodistruzione della base, vorrei evitare altre fughe spettacolari come quella di Noveria- disse Boris via radio all’Ombra. 
La squadra entrò in una nuova area simile a una catena di montaggio in cui si producevano armature, completamente deserta.
La porta sull’altro lato della stanza si aprì e ne uscì correndo un uomo disarmato, inseguito da numerosi Centurioni, che si fermarono sulla soglia.
Prima che gli N7 potessero fare nulla, presero la mira e spararono all’uomo, colpendolo, poi notando il Paladino e la sua squadra batterono in ritirata sigillando la porta dietro di loro.
Boris raggiunse velocemente l’uomo ferito e gli somministrò del medi-gel -Dovete aiutarci, ci stanno distruggendo … - disse con il suo ultimo respiro.
-Squadra, diamoci una mossa, voglio capire che sta succedendo qui- ordinò il Paladino con più irritazione di quanta avrebbe voluto far trasparire.
Velocemente sbloccarono la porta e inseguirono i soldati di Cerberus.
Dopo un paio di corridoi spuntarono in una stanza di decontaminazione adiacente ad un laboratorio in cui stava avvenendo una sparatoria.
La porta del laboratorio era bloccata, e non c’era modo di aprirla: potevano solo essere spettatori dello scontro tra una squadra di scienziati di Cerberus disertori e le truppe armate.
I banchi da lavoro e i computer del laboratorio venivano usati come coperture da entrambi gli schieramenti.
-Voglio questo vetro sfondato, ORA!- ordinò il Paladino ai suoi compagni.

Make it rain to rinse me out.
In the cold, i die.
In the spring, i sprout.
 Fury oh Fury - Nico Vega

Ad un tratto una capsula di stasi in fondo alla stanza si aprì, e ne uscì fuori un uomo in armatura che si fece largo tra i civili. Il casco che gli copriva il viso era di vetro arancione, mentre sulle spalle e sul petto aveva i simboli di Cerberus.
Dalla retroguardia cominciò a correre verso le truppe nemiche, scavalcando i vari banconi che trovava sul percorso.
Si accovacciò dietro a una copertura che nel lato opposto ospitava già un soldato di Cerberus in cerca di riparo. L’uomo si espose, afferrò il soldato per il casco e lo trascinò oltre la copertura per potergli assestare un potente pugno biotico nel collo, spezzandoglielo.
Poi scavalcò il bancone e fece una cosa che Boris di certo non si aspettava.
Dalle sue mani spuntarono due fruste biotiche, che fece roteare e schiantare a terra, provocando un gran trambusto tra le fila di Cerberus.
Dopo essersi rapidamente guardato intorno e aver notato la squadra del Paladino nella stanza di decontaminazione, con una frusta afferrò un nemico che si trovava vicino all’uscita del laboratorio e lo scaraventò violentemente su una delle vetrate che impedivano al Paladino di entrare e agli scienziati di uscire.
Il vetro si crepò e si macchiò del sangue del soldato che l’uomo gli aveva spappolato contro.
Con una detonazione biotica le Asari sfondarono il vetro semi-distrutto, a quel punto l’uomo urlò ai civili –FORZA ANDATEVENE!!!!!-
Mentre l’uomo con le fruste seminava il panico tra le truppe ostili gli scienziati lentamente uscirono dalla stanza con l’aiuto della squadra Delta.
Quando la squadra entrò nel laboratorio uccise gli ultimi soldati di Cerberus rimasti, poi puntò le armi sull’uomo in armatura.
-Toglietemi quelle armi dalla faccia, TOGLIETEMI SUBITO QUELLE CAZZO DI ARMI DALLA FACCIA!!!!- urlò.
Era in una crisi di panico: lo si poteva vedere dai movimenti sconnessi che faceva mentre camminava avanti e indietro per la stanza.
-Che cosa ho fatto???? Come ho ucciso quelle persone????- chiese sconvolto al Paladino.
-Giù le armi, ma tenetevi pronti- disse sottovoce Boris al resto della squadra –Va tutto bene, parliamone, con calma …. – disse diplomaticamente l'N7 all’uomo.
-Chi siete voi?- chiese freneticamente.
-Siamo amici, non ti preoccupare … vi abbiamo aiutati prima con quei soldati di Cerberus. Non vi vogliamo fare male, spiegaci come siete finiti in questa stanza a sparare … - disse Boris.
-Io … non lo so … io sono solo un tecnico, stavo riparando un guasto ai livelli inferiori quando qualcuno mi ha colpito in testa … mi sono svegliato in quella capsula laggiù, i tizi che stavano lavorando su di me erano ostaggi dei soldati.
Quando ho aperto gli occhi gli uomini in armatura hanno cominciato a sparare su quelli senza. Qualcuno ha aperto la capsula …. oddio io non ho mai ucciso nessuno, ma quando mi hanno liberato sapevo perfettamente cosa fare e come farlo …. poi siete arrivati voi.-
-Come ti chiami?- chiese Boris.
-Jeremy Ortis signore- rispose
-Ok Jeremy, vai con gli altri scienziati all’entrata della base: abbiamo ripulito tutto fino a qui non dovreste incontrare resistenza, teniamoci in contatto radio- disse il Paladino.
Appena l’uomo uscì dalla camera di decontaminazione per unirsi agli altri fuggitivi Boris contattò la Sanctuary ordinando altre navette per l’evacuazione dei civili.

 

-Qui squadra Foxtrot, abbiamo scaricato il database della base e siamo pronti ad attivare l’autodistruzione se ce né fosse bisogno- disse l’Ombra alla radio.
-Non farlo Kara: abbiamo incontrato dei fuggitivi, c’è una ribellione in atto in questa base. Abbiamo anche incontrato un uomo in armatura che inconsapevolmente ha ucciso quasi venti soldati di Cerberus, gli ho ordinato di aspettare le navette che ho richiesto all’area di atterraggio- disse il Paladino.
-Uomini in armatura? Questo posto ne è pieno: il computer dice che hanno terminato il processo di integrazione, quindi sono indottrinati!!!- esclamò il Distruttore.
-Questo era diverso, non era insieme agli altri Phoenix e di certo non era indottrinato da Cerberus. Quando lo imbarcheremo sulla Sanctuary lo metteremo in quarantena per osservarlo meglio.- rispose Boris.
-In ogni caso la nostra squadra qui ha finito, possiamo coprire la ritirata dei fuggitivi se torniamo indietro…- disse l’Ombra.
-Noi dobbiamo ancora finire di esplorare il settore assegnato: voglio andare fino in fondo e scoprire se ci sono altri ostaggi nella base.- esclamò il Distruttore.
-Dobbiamo anche assicurarci che Cerberus non stia conducendo altri esperimenti pericolosi.- disse il Paladino.
-Ok, noi torniamo all’area d’attracco e organizziamo la fuga dei civili- disse Kara, poi aggiunse –quando arriveranno sulla nave li metteremo tutti in quarantena, per assicurarci che nessuno di loro sia stato indottrinato-

Fregata da combattimento Scorpion - .5/5/2186
-Generale, è arrivata una richiesta di soccorso da un nostro avamposto: gli N7 hanno attaccato la nostra base su Sanctum- disse un ufficiale a Orelov.
-Se sono gli N7 meglio non rischiare: attiva subito l’autodistruzione in remoto, seppelliamo quei bastardi!!!- ordinò il Nikolaj.
-Impossibile, hanno infettato il sistema e disinnescato le cariche demolitrici- rispose il sottoposto.
-Uhm ….. Sanctum è quello schifo di pianeta in cui viene portato avanti il progetto Phoenix?- chiese Orelov
-Si signore-
-Allora apri tutte le gabbie e libera tutti i soggetti, cerca anche di chiudere quante più porte possibili. Vogliono visitare i nostri laboratori eh? Bene, accontatiamoli.- disse il Generale di Cerberus sorridendo tra se e se.

All’improvviso il Distruttore sentì un fragore metallico, si voltò indietro, verso la grossa stanza in cui erano stoccati i Phoenix.
In pochi attimi realizzò che si stavano svegliando.
Centinaia di soldati corazzati dotati di poteri spaventosi stavano per piomabre addosso a lui e alla sua squadra.
-DOBBIAMO ANDARCENE, I SOLDATI IN STASI SI STANNO SVEGLIANDO!!!- urlò alla radio.
-Noi siamo quasi arrivati alle navette, vi teniamo libera la strada- disse Kara con sicurezza.
-Dannazione Meyer cosa hai toccato? Beh, l’avete sentito uomini? RITIRATA!- ordinò Mikhailovich alle sue truppe.
-Non possiamo tornare da dove siamo venuti!- disse il secondo in comando a Erik.
-Hai ragione: Kara ci serve una via di fuga alternativa, hai le planimetrie della base?- chiese Meyer alla radio.
L'Ombra si girò a guardare Eliza, attendendo soluzioni.
-Posso guidarvi nell’area d’attracco da qui: ho ancora il controllo parziale dei sistemi dell’avamposto e posso tracciare il percorso ottimale per raggiungere le navette senza scontrarvi direttamente con l’orda di nemici.- disse l’IA.
Rapidamente Eliza aprì alcune porte e ne sigillò altre, incanalando sia la squadra Kilo che la sqaudra Delta nel grande salone principale.
Nonostante gli N7 stessero riuscendo a contrastare l'esercito di Dragoon da cui erano braccati la porta che conduceva all’area d’attracco era stata chiusa da un tecnico della Scorpion.
-Apri subitoquesta porta IA- ordinò il Paladino.
-La porta è bloccata, rilevo un accesso in remoto- disse Eliza.
Seguendo la conversazione, a Kara venne subito in mente il piccolo hacker Volus che si erano portati dietro e che, per agevolare l'evacuazione dei civili, era già tornato sulla Sanctuary con una navetta. 
-Sanctuary mi sentite? Fate rintracciare a Cal l’hacker che sta controllando la porta che divide la sala principale dall’hangar- disse l’Ombra alla radio agli ufficiali della corazzata.
Il soffitto della stanza crollò, e cominciarono a calarsi altri soldati di Cerberus.
Le due squadre li stavano respingendo a fatica, impiegando tutto il loro arsenale bellico, biotico e tecnologico.
-Fate qualcosa, non resisteremo per molto!- urlò il distruttore.

Improvvisamente dalla porta sul lato opposto a quello degli N7 entrò uno sciame cercatore elettrico modificato da Cerberus. Qualcuno commise l’errore di sparargli, facendo infuriare e ingrandire lo sciame che avanzava contro la squadra.
-Bypass sistemi di controllo, apertura d’emergenza- annunciò Eliza.
La porta si aprì, la squadra uscì alla velocità della luce e poi si richiuse.
-Dobbiamo salire sulla navetta, presto sfonderanno la porta!!!- disse l’Ombra.
-Aspettate. Bypass sistema di ventilazione. E’ possibile togliere l’ossigeno alla stanza uccidendo i suoi occupanti, procedo?- chiese l’IA agli N7
-Procedi.- tuonò il Distruttore

/Simulazione incendio nella sala principale.
/Procedure di sicurezza avviate.

Gli N7 potevano udire chiaramente il rumore dei soggetti del Progetto Phoenix che soffocavano nell’altra stanza: le procedure di emergenza in caso di incendio infatti consistevano nel sigillare la stanza e aspirarne l’ossigeno.
Dopo qualche minuto non si udiva più alcun suono, quindi Eliza riattivò il sistema di ventilazione e aprì la porta.
Lo spettacolo che si presentava davanti ai tre soldati N7 rimasti a terra era raggelante.
Centinaia di corpi erano accasciati a terra: erano morti tutti.
-Questo sarà un duro colpo per Cerberus- disse soddisfatta l’Ombra.
-Non mi sembra un buona ragione per fare festa Kara, sono morte delle persone.- esclamò il Paladino.
-Erano indottrinate Boris, non potevamo fare più niente per loro.- rispose Kara sorpresa della reazione ostile del compagno.
-Forse hai ragione, ma ciò non toglie che le abbiamo uccise noi- disse amareggiato Boris salendo sulla navetta con la sua squadra.
-Ma che ha?- chiese l’Ombra al Distruttore quasi sottovoce.
-Alcuni di noi si abituano a vedere i cadaveri dei loro nemici, altri no- disse Erik –purtroppo noi due apparteniamo alla prima categoria … - aggiunse.

Qualche ora, e molti esami medici dopo, Erik era da solo, nella sua cabina.
Stava esaminando i suoi appunti sull’accademia di Rio: il rimorso di aver abbandonato i suoi uomini, pur senza volerlo, si stava facendo sempre più pressante e voleva trovare qualche argomentazione convincente per far organizzare all’Ammiraglio una missione sulla Terra.
Tra i vari dati notò delle coordinate radio: erano le trasmissioni d’emergenza dell’Accademia.
-Eliza, riesci a trovare il modo di connettermi a queste coordinate radio?- chiese all’IA della nave.
-Le boe di comunicazione del sistema solare sono state distrutte, non saprei come fare- gli rispose Eliza.
-Usa il tuo hardware su plutone, dovresti riuscire ad agganciare questo segnale, anche se debolmente-
-Posso provarci.- disse la sintetica.

\Amplificazione raggio di trasmissione.
\Isolamento coordinate 37b92e.
\Coordinate trovate: connessione in corso …

-Il messaggio viene trasmesso su tutte le onde medie- annunciò Eliza.
Il Distruttore sussultò: si sentiva un messaggio confuso e ripetuto.
-Puoi ripulire l’audio?- chiese.

\Applicazione filtri sonori in corso …

La voce era di una donna: una voce a lui familiare.
-Sono Samantha Quinn, capo della resistenza dell’Accademia N7. Se c’è qualcuno là fuori: ci serve aiuto! Per ora riusciamo a resistere, ma abbiamo bisogno di rifornimenti, fate presto.-

[Nota dell'autore: spero di non avervi annoiato troppo con questo capitolo, in ogni caso mi farebbe tanto tanto piacere se lasciaste una recensione: qualcuno che ha seguito fin qui la storia c'è, e mi piacerebbe tantissimo sapere cosa ne pensate :D ]

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Capitolo 7
*** The Good, the Bad and the Quinn ***


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Sanctuary – 8/5/2186
Due uomini seduti attorno a un tavolo di una stanza assolutamente anonima.
Il fumo del sigaro di Peter incrociava la fredda luce del neon, creando giochi di luce in cui il Distruttore Erik Meyer si perse aspettando che il suo superiore finisse di visionare il video che, con l'aiuto di Eliza, aveva accuratamente preparato.
-Questo è il messaggio Ammiraglio, ora abbiamo un buon motivo per tornare sulla Terra.- disse al termine della registrazione.
Nel cercare di raccogliere i pensieri in modo da articolarli in parole sensate l'Ammiraglio osservò intorno a se la cabina del Distruttore, sorprendendosi del grado di usura quasi nullo dei mobili e dell'assoluta mancanza di personalizzazione dell'ambiente.
L'unica conclusione possibile era quella che Meyer, in quella cabina, ci passava meno tempo di quanto avrebbe dovuto.
-Da quanto tempo non dormi, Erik?- lo interruppe.
-Non ha importanza. La nostra gente sta morendo, questo è tutto ciò che mi preoccupa al momento.-
-Aiutare la resistenza e portare dalla nostra parte un altro N7? Sai che mi piacciono questo genere di cose, ma non possiamo rischiare la Sanctuary per così poco: il sistema ora è pieno di Razziatori, molto più di quando ti reclutammo … e la Terra è molto più in profondità di Plutone.- disse Mikhailovich preoccupato.
Meyer sorrise.
-Non sarà necessario: ho chiesto ad alcuni amici ai piani alti e pare che l’Alleanza stia già per organizzare un missione di soccorso per la resistenza, usando una nave-arca modificata con gli impianti di occultamento, ribattezzata SSV Kharon. La nave è stata riempita con beni di prima necessità, armi e medicine: possiamo usarla per andare sulla Terra, recuperare l’N7 e poi andarcene senza essere visti- spiegò il Distruttore.
-E loro cosa ci guadagnano?- chiese l’Ammiraglio in tono sospettoso.
-Noi- rispose Erik, con la sicurezza di un uomo che sa di aver fatto centro –Sotto il comando di N7 esperti i pericoli di questa missione diminuiranno.-
-Meyer mi stai chiedendo di rinunciare temporaneamente a parte della squadra che ho faticosamente raggruppato. Sei assolutamente certo che ne valga la pena?- chiese Peter al collega.
-Sissignore.-
L’Ammiraglio tirò un sospiro rassegnato: -D’accordo, diciamo che mi hai convinto … chi pensi sia adatto a venire con te?-
-Voglio portare due squadre, una guidata da me e un’altra guidata dal Paladino: se mi da il permesso di organizzare la missione mi consulterò con lui al fine di scegliere i soldati più adatti.- disse Meyer.
-Hai il mio permesso Distruttore, vai pure.- esclamò Mikhailovich alzandosi.
Erik scattò in piedi, e in un impeto di formalità fece il saluto militare, accompagnando l'Ammiraglio all'uscita.
Mikhailovich si voltò: -Non serve che tu mi faccia il saluto, non saranno le formalità a farci vincere la guerra.- gli mise una mano sulla spalla, preoccupato -E prenditi un po’ cura di te: mi servi al massimo della forma.-
 
Cittadella: Hangar d’attracco D33 - 9/5/2186
La Sanctuary fece tappa alla Cittadella, per sbarcare le squadre che sarebbero dovute andare sulla Kharon e fare qualche rifornimento.
L’Ombra stava osservando il paesaggio offerto dalle braccia della Cittadella sopra di lei dalla vetrata della sua cabina, aspettando una visita.
Qualcuno bussò alla sua porta, Kara né ordinò l’apertura.
-Volevi parlarmi?- chiese il Paladino rimanendo sul ciglio della porta.
-Accomodati- disse gentilmente Kara.
Mikhailovich entrò nella stanza, la porta si chiuse dietro di lui.
Era una grande cabina, che ricordava l’attico in cui Kara l’aveva portato al termine della missione su Noveria.
Perfino l’arredamento somigliava a quello dell’appartamento: lo stile era asciutto e semplice, come quello del normale arredamento delle navi militari, tuttavia si poteva notare la maggior qualità dei pezzi dai piccoli dettagli sulle rifiniture delle tappezzerie o dall'insistente presenza di parti trasparenti retroilluminate negli sportelli dei cassetti che davano al luogo un'aria incredibilmente raffinata e sofisticata.
"Evidentemente Kara aveva ordinato di sostituire i mobili già presenti nella cabina con quelli pregiati che possedeva sul pianeta." pensò il Paladino constatando la comodità delle poltrone.
-Hai sistemato bene questo posto!- disse sorridendo Boris sedendosi su uno dei due divanetti al centro della stanza, di fianco a Kara.
-La stoffa di queste poltrone è prodotta esclusivamente a mano su Irune, non esiste tessuto più traspirante di questo … diciamo che non ho potuto fare a meno di qualche comfort.- rispose a modo Kara. 
Il suo sguardo si fece più cupo, sfuggendo ai numerosi tentativi di Boris di mantenere un contatto visivo –Senti … mi spiace per quello che ho detto su Sanctum, è stato inappropriato.-
-Non fa niente: uccidere fa parte del nostro mestiere, e purtroppo in molti casi è l’unica cosa che possiamo fare per non lasciarci la pelle.-
Mikhailovich smise di cercare lo sguardo di Ivanova, cominciando a fissare il traffico che scorreva come sangue da una ferita sulle braccia della Cittadella.
-In questo periodo è più difficile. Per me, almeno.- disse Boris tutto d'un fiato.
-E colpa di Arcturus?- chiese l’Ombra sentendo un improvviso bisogno di voltarsi e osservare lo sguardo di un uomo che, pur conoscendo da poco, si era fidata di lei, aprendosi come non gli aveva mai visto fare con nessun altro.
-È sempre colpa di Arcturus.- rispose con un sorriso amareggiato il Paladino -A volte mi chiedo se facciamo davvero la cosa giusta, voglio dire: chi ci da il diritto di decidere per la vita di qualcun altro? Non facciamo forse le stesse cose dei criminali di Omega quando organizziamo spedizioni punitive come quelle di Sanctum?-
Si focalizzò su un edificio in lontananza, scacciando la vocina nella sua testa che gli gridava di non fidarsi del tutto di quella donna, che per quanto lo riguardava poteva essere una collaboratrice di Cerberus in incognito dato che non sapeva praticamente nulla di lei e che, presto o tardi, se ne sarebbe pentito.
-In questa guerra non esiste il grigio: chiunque sia contro di noi sta dalla parte dei Razziatori, e per questo va eliminato. Cerberus ha fatto la sua scelta: si sono venduti ai Razziatori in cambio di nuove tecnologie, il laboratorio di Sanctum lo dimostra. Ormai la maggior parte di loro è indottrinata, se perderemo la guerra verranno comunque abbandonati a morire si stenti. Noi però non dobbiamo permettere loro di ostacolare la nostra battaglia. Non è il momento di dubitare.- disse con sicurezza Kara.
Lo sguardo del Paladino si indurì.
-Non sto "dubitando": sono dei terroristi fanatici, e continuerò a crederlo, anche se provo quasi pena per come vengono usati dai Razziatori.-
Prima che l'Ombra potesse dire qualunque cosa, Boris aggiunse un deciso e rimarcato "Quasi".
"Bella mossa Kara" pensò sarcasticamente tra se e se, rimproverandosi tacitamente per l'infelice scelta di parole.
-Ho sentito che tu e Meyer dovete andare sulla Terra: cercate di tornare vivi, cominciate a starmi simpatici.- disse Kara ironicamente, contenta di essere riuscita a cambiare argomento repentinamente.
-E’ un’idea di Erik, e mio padre è d’accordo; non mi serve sapere altro.- esclamò Boris indifferente.
-Sul serio, non farti ammazzare.-
-Cominci a preoccuparti per me, Ivanova?- chiese divertito il Paladino.
-No signor Mikhailovich, semplicemente non voglio venire a salvarvi il culo.- rispose a modo l'Ombra.
 
Il Distruttore stava percorrendo i corridoi della Sanctuary, radunando la quadra che doveva seguirlo sulla Terra.
Niftu Cal aveva insistito per partecipare, ottenendo il benestare di Meyer, conscio del suo rapporto con la Furia e delle capacità di Hacking che lontano dal raggio d'azione della Sanctuary, e quindi di Eliza, sarebbero senza dubbio tornate utili.
Jeremy Ortis, cavia degli esperimenti di Cerberus su Sanctum gli corse incontro.
-Mi hanno detto che state reclutando per tornare sulla Terra: mi offro come volontario, devo ancora testare le mie nuove capacità … - disse sorridendo.
-Mi spiace ma tu devi rimanere in osservazione sulla Sanctuary per un po’ di tempo per capire cosa ti ha fatto Cerberus.- disse il Distruttore non staccando gli occhi dal datapad che stava esaminando. Non dormiva da troppo tempo, e dopo gli ultimi ritocchi avrebbe finalmente risposato con il sonno di chi sa di aver fatto il suo compito al meglio.
Il Phoenix non si spostò, impedendo al Distruttore di procedere, costringendolo a prestargli maggiore attenzione.
-La missione non sarà delle più facili, non voglio offenderti ma mi servono soldati veterani.- disse il Distruttore squadrandolo da sopra il datapad.
Il viaggio che dovremo fare sarà pericoloso anche senza pivelli che vogliono fare gli eroi” pensò Meyer in cuor suo.
Jeremy rimase talmente interdetto da quelle parole pronunciate così a bruciapelo che permise a Meyer di passare, senza replicare.
 
Terminata la conversazione con il Paladino, Kara lasciò i suoi alloggi e andò nella sala tattica: voleva controllare che fosse tutto pronto alla partenza prima di prendere una boccata d’aria fuori dalla nave.
Quando la porta si aprì Ivanova ebbe una sorpresa inaspettata ma gradita.
-Sei tornata visibile giusto in tempo per passare a salutarmi?- disse sorridendo Jondum Bau dando la mano alla sua amica.
-Sono anch’io felice di vederti Bau ma … che hai fatto?- chiese Kara al Salarian indicando il collare che portava intorno al collo.
-Ho avuto un battibecco con un ambasciatore per, diciamo, “questioni diplomatiche”.- disse Jondum virgolettando le ultime due parole con le dita.
-Ti ha ridotto male!- esclamò sorridendo Kara.
Ancora prima di parlare, Bau assunse un’espressione orgogliosa e solenne: -L’altro è messo peggio- puntualizzò.
Entrambi scoppiarono in una risata frenata soltanto dal luogo non consono in cui si trovavano.
-Il Consiglio ti ha lasciato andare?- chiese l’Ombra riprendendo fiato.
-Mi sono fatto affidare una nuova missione, dare la caccia al ricercato numero uno della Galassia: il generale di Cerberus Nikolaj Orelov. E visto che “casualmente” voi avete già una pista mi unirò a voi … di nuovo.-
L’Ammiraglio Mikhailovich entrò nella stanza a passo spedito.
Quando vide Bau fece una smorfia che gli asptanti non riuscirono a identificare: sapeva che era di nuovo a bordo ma non si aspettava di incontrarlo così presto.
-Ho appena parlato con il Consiglio: dicono che non ci sono problemi e che hai la massima autorità decisionale sulle persone con cui ti vuoi associare per concludere la missione … - disse squadrando lo Spettro dalla testa ai piedi – Ma sulla mia nave loro non hanno voce in capitolo, intesi?-
-Ovviamente Ammiraglio, lieto di essere tornato tra voi- disse in tono insicuro lo Spettro.
Con la stessa velocità con cui era entrato nella stanza, l’Ammiraglio se ne andò, tornando a immergersi nei suoi pensieri.
La missione non prevista sulla Terra aveva richiesto uno sforzo extra da parte di tutto l’equipaggio, in modo da non creare confusione e tenere monitorata la squadra in trasferta.
-Ma ce l’ha con me?- chiese Jondum perplesso a Kara sottovoce.
-Nah, da quando ha accettato di mandare delle squadre sulla Terra si comporta in modo strano con tutti, non ti preoccupare … e ora mettiamoci al lavoro.-
 
SSV Kharon – 10/5/2186
Prima di entrare in silenzio radio l’Ammiraglio Mikhailovich tenne un breve briefing a distanza alle due squadre della Sanctuary inviate in missione.
-I vostri ordini sono quelli di controllare che la Kharon arrivi a destinazione senza intoppi, recuperare la Furia a Rio de Janeiro e reintegrarla nei ranghi. Non prendete iniziative: appena la nave avrà svuotato i suoi magazzini e voi avrete la Furia a bordo voglio che torniate subito alla Cittadella. Buona fortuna laggiù N7: Caronte vi sta letteralmente portando all’inferno.-
 
-Allora, sappiamo di preciso dove si trova la Furia adesso?- chiese Boris al Distruttore quando si riunirono nella sua cabina per decidere il piano d’azione.
-Dobbiamo seguire la traccia di Rio, la registrazione indica che dopo avermi salvato abbia aiutato a difendere l’Accademia. Se è ancora lì la recupereremo, altrimenti avvieremo le operazioni di ricerca.- disse Meyer.
Il Paladino chiuse gli occhi, si lasciò andare sul divanetto e tirò un lungo sospiro.
-Questi sono gli ordini ufficiali, quelli dell’Ammiraglio. Ora dimmi cos’hai DAVVERO intenzione di fare.- disse senza aprire gli occhi.
Erik sussultò leggermente, abbassando lo sguardo: -Avevo in mente di dispiegare le squadre alla difesa della Kharon e del suo equipaggio durante le operazioni di scarico delle merci.-
-E la Furia? Siamo qui principalmente per lei, non possiamo tornare a mani vuote.-
-Far arrivare queste provviste al sicuro nelle mani della resistenza è la mia priorità al momento, se non sei d’accordo puoi fare rapporto all’Ammiraglio quando torneremo sulla Sanctuary- disse in tono deciso il Distruttore.
-Figlio di … sai che ho le mani legate se la tua squadra rimarrà asserragliata sulla Kharon vero? Probabilmente contavi su questo!- esclamò il Paladino.
-Ho scelto te come partner in questa missione perché so che Kara sarebbe andata alla ricerca di Susan anche senza di me. Tu sei più ragionevole….-
Mikhailovich poi abbassò lo sguardo, e in tono amareggiato disse –Rizzi si è sacrificata per salvarti: merita un trattamento migliore. Predichi sempre lealtà assoluta e fiducia cieca verso i compagni, ma la verità è che come tutti sei disposto a mandare tutto all’inferno quando ti fa comodo.-
-Stiamo andando a dare da mangiare a molta gente, Mikhailovich, voglio soltanto che tutto fili liscio.-
Boris si irrigidì, e scosse la testa: -Stronzate. Lo fai soltanto per appagare il tuo ego da salvatore della patria: non si impiegano due squadre di N7 solo per controllare che altri soldati non si facciano male: non è questa la nostra fottuta missione, e non è per questo che la Sanctuary ha rinunciato a parte dei propri uomini.-
Si alzò, muovendosi in direzione della porta, quando ad un tratto i due vennero contattati dal comandante della nave, che tramite l’intercom gli disse di andare a verificare una sospetta intrusione in una delle stive di carico vicine al loro alloggio.
I due N7 imbracciarono le armi, e percorsero i corridoi della nave fino alla stiva incriminata.
Gli interni della nave mettevano tristezza: il metallo era di colore marrone scuro, e per ridurre il più possibile le emissioni di calore nello spazio le luci erano al minimo. Entrati nella stiva sentirono un alcuni piatti cadere.
-CHI E’ LA?- urlò il Distruttore puntando il Typhoon in direzione del rumore.
-Ehm sono io.- disse un uomo spuntando da dietro una pila di container con le mani in alto.
Gli N7 abbassarono le armi.
-Ortis?!?! Che diavolo ci fai su questa nave? Ti avevo ordinato di rimanere sulla Sanctuary!!!- esclamò in un misto di sorpresa e disapprovazione Meyer.
-Lo so … ma  i miei poteri saranno più utili qui che in un laboratorio … - disse insicuro il Phoenix mentre Erik lo fulminava con lo sguardo.
-Hai disobbedito agli ordini … -
-Pare che sia una moda negli ultimi tempi eh Meyer?- disse con sarcasmo Mikhailovich al Distruttore, zittendolo.
Erik incassò il colpo, diede un’occhiataccia a entrambi e contattò il comandante.
-È tutto a posto, era solo uno dei nostri che si era perso.- disse.
 
Sistema Sol – 13/5/2186
-Situazione?- chiese Boris al pilota non appena la Kharon entrò nell’orbita Terrestre.
-Stiamo arrivando a destinazione, la presenza nemica è incredibilmente bassa: non si rilevano Razziatori in tutta Rio de Janeiro … - disse il tenente timoniere.
-Che strano: l’ultima volta questo posto era pesantemente invaso … puoi stabilire un contatto con l’Accademia? –
-È proprio questo il punto: gli scanner non indicano nessuna accademia … - rispose insicuro il pilota.
Boris si voltò verso la sala tattica e richiamò l’attenzione del Distruttore a gran voce, che non tardò a raggiungerlo.
–Hai ancora il segnale delle trasmissioni d’emergenza dell’Accademia?- gli chiese preoccupato.
-Si, Eliza lo aveva isolato per me, ora lo giro alla nave.-
-Qui SSV Kharon, abbiamo ciò che vi serve, richiediamo il permesso di atterrare- disse il pilota alla radio.
Per qualche interminabile secondo la trasmissione in loop del messaggio di SOS della Furia continuò la riprodizione, poi una donna rispose alla nave, facendo tirare un sospiro di sollievo a tutti i presenti nella stanza.
-Siete grossi Kharon, abbiamo attivato una delle piattaforme di atterraggio esterne, parcheggiate li- disse.
Dall’acqua emerse una gigantesca lastra di metallo, che prima risiedeva nascosta sul fianco della parte subacquea della struttura.
Gli N7 e le rispettive squadre scesero dalla nave dopo l’atterraggio, e andarono a incontrare il piccolo comitato di benvenuto che si era formato all’entrata degli Hangar dell’Accademia.
Dovettero camminare molto per percorrere tutta l’enorme piattaforma.
 
Ad attenderli c’era una squadra di soldati guidata  dalla Demolitrice, una N7.
Il Distruttore dapprima sembrò sorpreso di vederla, poi quando si avvicinarono la salutò stringendo il pugno in alto e abbracciandosi, come si saluta un vecchio amico.
-Non sono mai stata così felice di vederti- esclamò raggiate la Demolitrice –fortunatamente il messaggio di Susan è servito a qualcosa- disse a Erik.
Osservando alle spalle dell’amico notò l’altro N7, che solo a quel punto ritenne opportuno presentarsi.
-Piacere, Boris Mikhailovich- gli disse stringendole la mano -Tu devi essere Samantha Quinn, la prima N7 mai nominata: sei una vera leggenda vivente…- aggiunse senza preoccuparsi di camuffare l’ammirazione che provava verso una delle donne più influenti del panorama militare a lui contemporaneo.
“Mikhailovich?!” pensò incredula, sperando di non aver involontariamente spalancato gli occhi.
Nonostante fosse conosciuta da tutti come una donna di ferro fece uno sforzo impressionante per non diventare rossa come i suoi capelli: non era immune alle adulazioni, e l’identità del suo interlocutore di certo non aiutava.
-Mikhailovich…sei parente di quel Mikhailovich? L’Ammiraglio?- chiese sorpresa.
-Si, sono suo figlio.- rispose il Paladino, già a conoscenza dei precedenti tra suo padre e Samantha –Ma non ti avevano mandato in congedo?-
-Mi stavo godendo la mia pensione sul mar dei caraibi, quando questi maledetti Razziatori hanno deciso di distruggere il mondo: sono venuta a Rio appena ho potuto … - disse in tono amareggiato Quinn –ma non perdiamoci in chiacchere, accomodatevi, manderò i miei uomini a scaricare la roba.-
 
-Con una di queste navi i Sole Blu ci hanno aperto una prigione spaziale, chissà quante scorte sono riusciti a stipare all’interno … - disse stupito il Phoenix al Paladino mentre percorrevano i corridoi dell’Accademia.
-Molte corporazioni si sono offerte di aiutarci, umane e non.- rispose sovrappensiero Mikhailovich, troncando sul nascere una conversazione che avrebbe tardato la risposta che stava cercando da quando erano atterrati: –non ci aspettavamo una presenza così scarsa di Razziatori, l’ultima volta che l’equipaggio della Sanctuary è venuta a Rio ve la stavate vedendo brutta …- disse alla Demolitrice.
Il gruppo nel frattempo era arrivato in cima a una delle torri di controllo, in una piccola sala conferenze adiacente alla sala di controllo principale.
Dalla cima di quella torre Meyer osservò dapprima il resto dell’Accademia, poi la Kharon, che ora sembrava più piccola ed era circondata da uno sciame frenetico di uomini che si apprestavano a svuotare la nave dei suoi preziosi beni.
Volse lo sguardo verso la costa di Rio de Janeiro, devastata in seguito all’invasione dei Razziatori.
Il tramonto conferiva a tutto il paesaggio un’aria estremamente malinconica, sottolineando con ombre molto evidenti i palazzi sventrati e i solchi nel terreno, in corrispondenza dei punti di atterraggio delle avi da guerra nemiche.
-È stata un’idea di Rizzi, io l’ho resa possibile: abbiamo convertito i ripetitori radio della Villa in potenti Torri Jammer che disturbano i sensori dei Razziatori e aumentato il flusso d’acqua delle dighe, in modo da ridurre le emissioni di calore. Per il momento pare funzionare: abbiamo evacuato Rio in poco tempo e qui i Razziatori non possono vederci. Senza popolazione da mietere se ne sono andati dopo poco.- disse Quinn al Paladino.
-L’Accademia è stata costruita per essere una città fortificata indipendente, ma di certo non mi sarei aspettato che sareste riusciti a trasformarla in una fortezza anti-Razziatori …. – esclamò con ammirazione Mikhailovich –di certo sarà stata dura mantenere e nutrire così tante persone … -
-Abbiamo dato fondo a tutte le nostre scorte, ma anche le paste proteiche stavano per terminare: i macchinari non riescono a produrre più di quanto consumiamo, l’arrivo della vostra nave è stata una vera benedizione.-
-Sono davvero contento che ve la stiate cavando, ma devo chiedertelo: dov’è Susan?- chiese il Distruttore.
-Dopo aver reso questo posto un forte impenetrabile è partita per Vancouver con una navetta, voleva dare una mano alla resistenza del posto.-
-Non c’è modo di contattarla?- chiese Erik.
-Purtroppo no. L’unica cosa che abbiamo è l’indirizzo del centro operativo della resistenza canadese: dovrete recarvi sul posto di persona se volete reclutarla … - rispose la Demolitrice.
-Ma noi non abbiamo detto di volerla recl …-
-È ovvio che non la vogliate incontrare solo per chiederle “come va?” com’è ovvio che non siete venuti fin qui solo per scortare la nave arca …. State rimettendo insieme la banda, e io voglio farne parte!- esclamò con decisione Samantha.
-Non puoi lasciare l’Accademia in balia di sé stessa!- esclamò a sua volta indispettito il Distruttore.
-Non lo faccio- disse con tranquillità la Demolitrice –avevo già in programma di andarmene, volevo prendere una navetta per l’Europa, per andare da Anderson. Ho intenzione di lasciare il comando della Villa a Shiala, la Valchiria Asari che ti ha salvato.-
-Sarebbe la prima volta che un’aliena sale al comando dell’Accademia N7 … -
-Ha più anni di esperienza di tutti noi messi insieme, è in gamba e mi fido di lei. Il colore della sua pelle non mi interessa.- spiegò la Demolitrice.
-È un’Asari verde, Samantha…- fece notare il Erik dubbioso.
-È la stessa Asari che ha coordinato le difese di Feros resistendo per giorni ai Razziatori, evacuando tutti gli abitanti del pianeta senza vittime. Il tutto con i pochi mezzi forniti ai coloni di Zhu’s Hope. Pensi che sia abbastanza qualificata?-
-Credo di si.-
-Immaginavo.- disse Quinn mostrando un sorriso soddisfatto.
-Abbiamo portato con noi delle navette da ricognizione dotate di occultamento, domani le useremo per andare a Vancouver ed estrarre la Furia, sei d’accordo Mikhailovich?- chiese Erik al suo compagno, che rimase interdetto per qualche secondo prima di dare la sua approvazione.
Quinn fece preparare le stanze per l’equipaggio della Kharon. Le operazioni di scarico continuarono spedite anche durante la notte.
Poco dopo aver cenato, il Paladino fece visita al Distruttore nei suoi alloggi.
-Questo … non è un altro dei tuoi trucchi vero?- chiese perplesso Boris entrando come un razzo nella stanza non appena la porta permise il passaggio.
-No: inizialmente volevo rimanere qui, è vero, ma non mi aspettavo una situazione così pacifica. L’Accademia è al sicuro, e ho la massima fiducia nel giudizio di Sam: fa parte della classe di Anderson, e se lei dice che la Valchiria è adatta all’incarico non posso che sostenerla.- disse con decisione.
-Io … ti capisco, Meyer. Hai anteposto la salvaguardia della tua gente agli obbiettivi della missione, forse avrei fatto lo stesso se si fosse parlato di Arcturus.- disse abbassando lo sguardo, ripensando agli incubi che tanto lo attanagliavano di notte, e alle immagini che rievocava a occhi aperti durante il giorno -Vorremmo salvarli, salvarli tutti. Ma con i Razziatori in gioco non è più possibile.-
-Mi farai rapporto?- chiese seccamente Meyer.
Il Paladino lo osservò attentamente, facendo passare qualche secondo di sospensione –E a cosa servirebbe? Rimarresti comunque il cocciuto N7 che abbiamo voluto reclutare.- mentre pensava a cosa stava per dire trattene a stento le risate –Una vera testa di cazzo, in definitiva, ma una di quelle che spacca i culi metallici dei Razziatori.-
Entrambi si lasciarono andare a una risata liberatoria che pose fine a un attrito che avrebbe potuto influire sulle difficili battaglie avvenire.
 
Hangar 3 - Accademia N7 di Rio de Janeiro – 13/5/2186
-Siamo tutti pronti ad andare?- chiese il Paladino alle altre navette via radio.
-Tenete pronte le armi, Vancouver è messa molto peggio di Rio!- li avvisò la Demolitrice –Io rimarrò qui a guardia della Kharon, e se avrò tempo mi connetterò sul vostro canale radio per sapere come va la missione. Quando tornerete indietro verrò con voi sulla Sanctuary, in bocca al lupo.-
Il viaggio durò circa un ora, durante la quale attraversarono sia rovine di alcune grandi città americane, che enormi distese di natura incontaminata.
La tensione all’interno delle navette era altissima: le uniche parole che si potevano sentire erano quelle dei piloti che si coordinavano e degli assistenti di volo che comunicavano lo stato della navetta.
Arrivarono nel centro della resistenza: un enorme ospedale successivamente fortificato dai soldati. Nessuno rispondeva sul canale ufficiale dell’avamposto. 
Il Distruttore diede la colpa alle torri Jammer che forse avevano installato sul tetto dell’ospedale nel tentativo di non farsi individuare dai Razziatori.
-Atterriamo sul tetto: le strade sono invase dagli indottrinati e non sono sicure.- ordinò.
Le navette si fermarono, e le varie squadre scesero.
I due N7 si avvicinarono alla sporgenza del terrazzo, per esaminare la città.
-Guarda laggiù.- disse il Paladino preoccupato indicando la strada sottostante in cui un’orda di mutanti si stava riversando all’interno del palazzo passando dalle entrate principali.
“Non si mette bene.” Pensò Erik mordendosi il labbro -Cal, esamina attentamente tutte le trasmissioni radio che riesci a captare, se Susan è ancora lì dentro viva starà sicuramente trasmettendo un segnale di soccorso.-
Il Volus prontamente attivò il suo factotum, e freneticamente passò in rassegna tutte le frequenze in cerca di un segnale.
-[hhhhh] ho trovato qualcosa, ma è troppo debole. Mi serve la potenza del trasmettitore della navetta, mi collego [hhhhh] ……. ecco, fatto! Sembra essere il comunicatore personale della Furia, è stato impostato per agganciarsi a qualunque sorgente di segnale [hhhhh].- esclamò.
-Passamela!- ordinò Meyer –Susan? Susan mi senti? Sono il Distruttore, ho portato i rinforzi!!!- gridò alla radio.
-Meyer?- chiese la Furia sorpresa –I Razziatori ci hanno scoperto, i loro mostri hanno invaso questo posto due ore fa: siamo intrappolati nell’ala ovest della struttura, la più lontana dalla vostra posizione. Ci serve supporto per la fuga, o moriremo tutti!-
-Isolo le vostre coordinate, stiamo arrivando!-
Nel frattempo, il Paladino si era allontanato di qualche metro dalle navette per esaminare un’astroauto meno rovinata delle altre che aveva attirato la sua attenzione. Quando la toccò sentì che il motore era ancora caldo.
Tornò dalle squadre, che si apprestavano ad aprire un varco nel terreno per entrare nell’edificio con una carica esplosiva.
-Meyer, qui non siamo soli: laggiù è parcheggiata un’astroauto sportiva con il motore caldo. Se l’attacco è iniziato da due ore non può essere degli uomini di Rizzi.- disse quasi sottovoce al Distruttore.
Entrarono nell’edificio, e si misero in marcia verso la posizione dei sopravvissuti della resistenza percorrendone velocemente i lunghi corridoi deserti e bui.
Cadaveri e devastazione contribuivano a dare al luogo un’atmosfera oscura che mise i brividi anche a chi normalmente aveva un sangue freddo invidiabile, come Boris, facendo salire la tensione a livelli altissimi.
Ad un tratto le torce illuminarono i resti di un mutante orribilmente mutilato in decomposizione: metà testa gli era stata tranciata di netto, spargendo la materia celebrale del mutante per tutto il pavimento. La parte rimanente della faccia aveva assunto un’espressione terrorizzata, come di chi ha visto un fantasma.
-Questo….non è stato fatto da un’arma da fuoco, ma da una lama molto, molto affilata.- disse Boris combattendo contro i conti di vomito..
Proseguirono la loro marcia con la costante sensazione di essere osservati da qualcosa, o qualcuno, che si nascondeva nel buio.
Improvvisamente sentirono le urla disperate di un uomo. Il sangue dei soldati si raggelò, ma il Paladino rimase lucido.
-Potrebbe aver bisogno di aiuto!- esclamò prima di correre in direzione degli urli.
Con il factotum aprì la porta, e fece irruzione nella stanza.
Vide l’uomo inginocchiato in lacrime, che si rivolgeva ad un’altra figura umana in armatura in piedi distante qualche metro da lui.
-TI PREGO, MOSTRA PIETA’, MI HANNO COSTRETTO A FARLO!!!- urlò l’uomo inginocchiato all’altro.
-La pietà non è contemplata dai tuoi padroni. La tua anima è perduta. Sarà una cosa rapida.- disse con risolutezza il secondo uomo tirando fuori la pistola e sparando un colpo in testa all’altro, uccidendolo.
Il Paladino gli puntò il fucile contro e intimò di alzare le mani.
L’uomo mise la pistola nel fodero, alzò le braccia come richiesto e lentamente si voltò.
-Boris Mikhailovich. Un abile sentinella, un’eccellente militare. Sono dalla tua parte.- disse con voce distorta senza lasciar trasparire alcuna emozione.
A quel punto Boris riconobbe l’armatura data la forma non comune e due caratteri sul petto densi di significato: N7.
-Aspetta un attimo…- disse confuso abbassando il fucile -Tu sei l’Assassino?-
-Precisamente. Combatto i Razziatori. Qui siamo in pericolo.-
-Sono felice di incontrare un altro N7, stiamo cercando la Furia e la sua squadra, ci aiuterai?- disse in tono insicuro Mikhailovich.
-Combatto per i più deboli. I Razziatori temono la mia lama.- gli rispose.
-Questa non è una risposta.- disse Boris in tono impaziente.
-Combatterete i Razziatori fino alla morte?- chiese l’Assassino.
-Combatteremo finche l’ultimo Razziatore non sarà ridotto in brandelli talmente piccoli che nessuno potrà riconoscerli. Combatteremo per difendere la nostra civiltà.- disse Meyer con sicurezza. 
Avvicinandosi alla stanza aveva sentito la conversazione, e non aveva esitato a intervenire.
-In questo caso, vi aiuterò.- disse l’Assassino.
I soldati si rimisero in marcia verso l’ala in cui era intrappolata la Furia.
Durante il viaggio Boris fece ricerche sull’Assassino, ma scoprì che molti dati erano stati cancellati.
-Come ti chiami? I registri non lo dicono …- disse il Paladino.
L’Assassino lo ignorò.
-Ehi!!!! Sto parlando con te! Hai un nome?- chiese spazientito.
-No. Non più.- disse voltandosi verso Boris.
Nonostante il casco integrale che gli nascondeva il volto, Boris percepì di essere stato fulminato da uno sguardo irritato da parte dell’altro N7..
 
In lontananza cominciarono a sentire degli spari, poi incrociarono alcuni gruppi di mutanti.
Arrivarono a delle grosse porte tagliafuoco: era l’ingresso dell’ala ovest.
-Uomini, voglio che rimaniate compatti, ci dovremo infilare direttamente tra l’incudine e il martello. Non sprecate proiettili e ricordatevi che avete una lama factotum. E Ortis, ti voglio davanti come ariete biotico, vediamo un po’ se Cerberus sa creare dei soldati sintetici …- disse il Distruttore prima di aprire la porta.
Quando la aprì videro centinaia di mutanti muoversi in una direzione producendo un fragore assordante.
Presto i mutanti si accorsero degli N7, ma gli arrivò addosso una pioggia di piombo.
Le squadre si erano disposte in fila per due. 
Procedendo spalla a spalla e riparandosi dai numerosi mutanti lentamente il gruppo andò in direzione degli uomini della Furia.
Jeremy si posizionò in testa alla fila e cominciò a roteare le sue fruste perpendicolarmente al suolo, creando due vortici biotici che sbaragliavano i mutanti così sfortunati da essere intercettati.
L’Assassino invece, di sua iniziativa, andò in coda alla processione, e agitò la spada potenziata dai suoi poteri biotici, creando diverse onde d’urto che non lasciavano avvicinare i mutanti.
Presto la squadra ricevette fuoco di copertura dagli uomini della resistenza, che sparavano dalla loro fortificazione oltre una porta lasciata aperta per permettere agli N7 di entrare.
Una volta dentro, la Furia si teletrasportò all’entrata della stanza e detonò un campo di forza che respinse i mutanti i secondi necessari affinché la porta meccanica si potesse chiudere.
L’area era illuminata fiocamente da alcuni neon di emergenza, al suo interno si potevano contare quasi duecento persone.
Mentre i soldati riprendevano fiato il Paladino chiese –Quella porta basterà a fermare i mutanti?-
-Li ha fermati fino ad ora, e comunque con quelle braccine che si ritrovano non penso possano sfondarla…-
Rispose la Furia distrattamente, guardando i componenti della squadra: riconobbe Niftu Kal, e incrociò il suo sguardo.
Gli corse incontro e lo abbracciò.
-Piccolo nano infame, lo sapevo che non potevi abbandonarmi in questo inferno- disse sorridendo Susan mentre si stringeva al Volus – non sono mai stata così felice di vederti!!!-
Il Paladino si schiarì la voce rumorosamente, per attirare l’attenzione, facendo ricomporre la N7.
-Entrare non è stato troppo difficile, ma ci serve un piano per uscire … - disse Boris.
-Non sono un professionista, ma Cerberus ha una tattica standard nel caso un nemico con una forte superiorità numerica invada una base … - disse il Phoenix introducendosi nella conversazione.
-Siamo aperti a qualunque possibilità … - disse la Furia.
-Incanalano gli invasori verso trappole o aree meno importanti in modo da poter evacuare le strutture e uccidere il nemico attivando l’autodistruzione della base una volta fuori.-
-Già, ne so qualcosa … - disse il Paladino ripensando agli eventi di Noveria.
-[hhhhh] se potessi accedere a un qualsiasi terminale collegato ai sistemi di sicurezza [hhhhh] del palazzo potrei chiudere diverse porte tagliafuoco e [hhhhh] deviare l’orda lontano dal percorso che abbiamo usato per arrivare [hhhhh] fin qui.- disse Niftu.
-Non mi sembra di avere molta scelta. La formazione con cui siamo arrivati fin qui è impraticabile con tutti questi feriti.- esclamò il Distruttore osservando i numerosi soldati sulle barelle.
-E le navette? Non ne abbiamo abbastanza per trasferire tutte queste persone al sicuro…- disse il Paladino con aria perplessa.
-Ci penseremo una volta arrivati sul tetto! In ogni caso c’è un parcheggio di astroauto ancora abbastanza intatto nel terrazzo dietro a quello con le piste di atterraggio da cui siete arrivati voi.- spiegò Susan –non è il massimo ma è l’unica alternativa che abbiamo.-
-Sto esaminando [hhhhh] le planimetrie dell’ospedale, c’è una sala di controllo della sicurezza poco lontano da qui [hhhhh] se mi scortate posso usare quei terminali per chiudere le porte giuste e far girare in tondo i mutanti [hhhhh]- disse il Volus.
Susan squadrò dalla testa ai piedi il Phoenix -Ti vedo un po’ nervoso, sei sicuro di star bene?-
-È solo che è la prima volta che ho a che fare con un’orda di fottutissimi zombie, diciamo che sono un po’ a disagio…- 
Durante quella pausa il Distruttore ebbe il tempo di chiedere all’Assassino qualche informazione in più sul suo soggiorno a Vancouver.
-Cosa ci fai qui? è evidente che non stavi collaborando con la Furia.-
-Come voi, sono stato attirato da un messaggio radio. Il nostro incontro è stato un caso.- disse l’Assassino.
-Ma noi abbiamo dovuto sfondare un muro con dell’esplosivo per entrare e la tua astroauto è parcheggiata di fianco alle nostre navette quindi …. come sei entrato?- chiese perplesso Meyer.
-Una scala antincendio esterna. Crollata dopo il mio passaggio. Inseguivo l’indottrinato.-
-Parli dell’uomo che hai ucciso?-
-Ho ucciso tanti uomini. Lui in particolare ha contribuito alla caduta di questa base. Era irrecuperabile.- disse l’Assassino con un velo di tristezza.
  
-Sono pronta.- esclamò la Furia attivando il suo campo distruttivo.
-Anch’io.- disse il Paladino caricando il proprio scudo –Qualcuno deve rimanere qui per far muovere i soldati verso l’uscita quando chiuderemo le porte.-
-Rimango io, voi andate!- ordinò il Distruttore.
-Uomini, FORMAZIONE DIFENSIVA AD ARIETE SU KAL- urlò Mikhailovich alla sua squadra.
-Qual è la formazione ad ariete?- chiese il Phoenix dubbioso.
-A rombo Ortis, ci dobbiamo mettere a rombo intorno al Volus.- rispose il Paladino irritato.
-Mi spiace, non mi davano molti manuali di tattiche militari dell’Alleanza da leggere mentre giocavano col mio DNA.-
 
I will be right to you, 
and together we can stand up to the beast. 
You see? Suppression is a mother fuckin prison 
So I hand you the key to your cell. 

Beast - Nico Vega 
Non appena la porta si aprì la Furia eseguì delle detonazioni biotiche per tenere fuori i mutanti.
In questo modo proteggerono il tecnico da qualunque danno, facendo scorrere l’orda di mutanti sui lati dei corridoi.
Arrivarono così alla sala della sicurezza, costatando con disappunto che nonostante la sua funzione non era una stanza molto sicura: presentava infatti diverse vetrate che i mutanti sicuramente avrebbero sfondato, riversandosi nella stanza da molti lati.
L’orda ormai si era accorta di loro, e parte dei mutanti che tentavano di aprire la porta della stanza dei rifugiati si gettò all’inseguimento della squadra che rapidamente era giunta fino alla sua destinazione.
Niftu corse al terminale, cominciando a lavorarci su febbrilmente mentre gli altri soldati lo circondavano e lo proteggevano, uccidendo qualunque cosa entrasse nel raggio d’azione della loro spaventosa potenza di fuoco.
A un tratto un grosso mutante, alto più di due metri e molto più possente degli altri sfondò una delle vetrate, e contorcendosi entrò nella stanza con movimenti molto più lenti del normale dovuti in parte alla sua mole.
L’Assassino gli corse intorno, tentando di colpirlo con la spada sulla spalla sinistra.
Il golem schivò il colpo spostandosi leggermente a destra, poi con una mano prese la nuca dell’N7 e con violenza la spinse verso il suo ginocchio piegato.
Lanciò via l’Assassino stordito come uno straccetto bagnato, credendo di avergli spezzato il collo.
Prima di toccare terra tuttavia l’N7 si teletrasportò, riapparendo in piedi di fronte al golem.
Il suo casco presentava molte crepe e un copioso sanguinamento nel punto in cui aveva incassato la ginocchiata, che fecero fare una smorfia simile a un sorriso al mostro.
-Pessimo errore. Dovresti scappare. Ultima possibilità.- disse in tono estremamente calmo l’N7 puntando la spada verso il suo avversario.
A queste parole il golem si infuriò, cercando di caricare l’Assassino.
In tutta risposta l’N7 gli corse in contro, ma prima di scontrarsi si teletrasportò dietro al gigantesco mutante, e gli assestò una fendente che aprì un taglio obliquo dalla spalla al ventre.
Il golem incredulo si voltò, giusto in tempo per vedere l’Assassino cominciare a corrergli intorno, ferendolo in molti modi e amputandogli diverse estremità.
Quando l’N7 apparve dietro il suo nemico, saltò sulle sue spalle e gli afferrò saldamente la testa con entrambe le mani.  
Dando massima potenza ai cannoni fasici, le sue mani emisero un intenso bagliore blu che spappolò il cervello del mostro, uccidendolo.
Nessuno poteva saperlo, ma in quel momento l’Assassino stava sorridendo.
 
-MANCA MOLTO?- chiese il Paladino a Niftu Cal scrollando dallo scudo un mutante aggrappato.
-Fatto! [hhhhh] – rispose il Volus.
Tutta la squadra udì molti rumori metallici di porte che si serravano, seguiti da una progressiva diminuzione del rumore generato dall’orda.
-Meyer le porte sono chiuse, apritevi un varco e raggiungete le navette- ordinò il Paladino alla radio.
Senza più nuovi mutanti con cui rimpiazzare i caduti la parte dell’orda che stava attaccando la squadra venne rapidamente sconfitta, permettendo a tutti i soldati di ricongiungersi sul tetto.
Uscirono dalla struttura facendo lo stesso percorso da cui erano entrati, issando le barelle dei feriti attraverso il buco nel soffitto che avevano aperto col C4, facendo uscire quasi duecento persone nel giro di mezzora.
Videro un caccia danneggiato schiantarsi proprio oltre il loro terrazzo, causando una violenta esplosione proprio sui mezzi che intendevano usare per la fuga.
-MERDA, LE ASTROAUTO!!!!- urlò la Furia osservando il fumo levarsi dalla loro unica ancora di salvezza –i mutanti stanno arrivando, e alcuni rimarranno bloccati su questo tetto maledetto!!!- esclamò calciando via un sasso.
A quel punto il cielo si oscurò, il pavimento vibrò e si sentì un rumore meccanico avvicinarsi.
-Ma cosa …..- il Distruttore non riuscì a terminare la frase.
Una flottiglia composta da una ventina di navette si era avvicinata all’area quando il portellone della navetta più vicina a loro, Boris riconobbe subito i capelli scarlatti della Quinn.
-Serve un passaggio?- chiese ad alta voce la donna con un malcelato tono ironico.
Imbarcarono i sopravvissuti giusto in tempo per godersi l’arrivo sul terrazzo del’orda dal finestrino della navetta.
Nonostante fossero ormai lontani, si potevano ancora udire le urla rabbiose di quei mutanti, che si erano lasciati soffiare la prede da sotto il naso.
-lo senti Mikhailovich? Questa è musica per le mie orecchie.- disse il Distruttore soddisfatto.
Il Paladino, in cuor suo, sorrise compiaciuto.

[Note dell'autore: mi scuso per l'imbarazzante ritardo, ma ho dovuto fare un lavoraccio per rifinire questo capitolo, spero vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverlo :D]

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Capitolo 8
*** For a Few Data More ***


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Sanctuary – 14/5/2186
Le sirene sparse per tutta la nave squillarono, segnalando lo stato di emergenza e richiamando tutti alle proprie postazioni.
-Che cosa abbiamo?- chiese allarmato l’Ammiraglio Mikhailovich ai suoi ufficiali.
-Una flottiglia di corazzate sconosciute ha appena attraversato il portale, sono in rotta di intercettazione!-
-Ma abbiamo l’occultamento attivo, com’è possibile?-
-Trasmissione in arrivo.- disse Eliza, facendo rimbombare la propria voce nella sala tattica.
-Sullo schermo.- tuonò l'Ammiraglio.
-Siamo tornati-

Sanctuary – 9/5/2186
-Ho appena parlato con il Consiglio: dicono che non ci sono problemi e che hai la massima autorità decisionale sulle persone con cui ti vuoi associare per concludere la missione … - disse squadrando lo Spettro dalla testa ai piedi – Ma sulla mia nave loro non hanno voce in capitolo, intesi?-
-Ovviamente Ammiraglio, lieto di essere tornato tra voi- disse in tono insicuro lo Spettro.
Con la stessa velocità con cui era entrato nella stanza, l’Ammiraglio se ne andò, tornando a immergersi nei suoi pensieri.
La missione non prevista sulla Terra aveva richiesto uno sforzo extra da parte di tutto l’equipaggio, in modo da non creare confusione e tenere monitorata la squadra in trasferta.
-Ma ce l’ha con me?- chiese Jondum perplesso a Kara sottovoce.
-Nah, da quando ha accettato di mandare delle squadre sulla Terra si comporta in modo strano con tutti, non ti preoccupare … e ora mettiamoci al lavoro.-
-Proprio adesso?- chiese smarrito il Salarian.
-Hai altro da fare?- chiese sarcastica Kara, salendo sulla piattaforma della mappa galattica –Eliza, mostraci tutti i dati  che abbiamo raccolto da Sanctum- -Cosa preferisci esaminare?- chiese l’IA, materializzando il suo ologramma oltre il parapetto.
-Fai vedere a Jondum la tecnologia su cui Cerberus ha lavorato in quei laboratori.
Il piacente avatar femminile dell'IA si dissolse in tante piccole proiezioni di oggetti tanto alieni quanto inquietanti.
-Ho lavorato personalmente ai progetti di questa nave, e non mi ricordo avessimo aggiunto un computer quantistico- disse con insicurezza Bau.
Passò qualche secondo di silenzio, in cui il Salarian trovò rapidamente la risposta alla sua domanda.
-Oh certo, l’hai incluso tu: mi conforta sapere che i progetti di una corazzata top secret sono sempre stati alla mercè di qualunque IA….senza offesa.- disse contrariato mentre passava in rassegna i vari congegni di Cerberus proiettati su schermo, soffermandosi in particolare su un grosso aculeo metallico.
-Quella è la tecnologia che Orelov ha usato sulla sua nave! Sappiamo a cosa serve?-
-Purtroppo si.- disse scorrendo i vari rapporti sull'interfaccia olografica con un filo di disgusto.
Bau non potè fare a meno di notare l'espressione seria e professionale che Kara assunse mentre con impegno cercava un semplice rapporto.
I suoi lineamenti, illuminati parzialmente dalla luce degli ologrammi, si stavano indurendo man mano che la sua frustrazione aumentava.
-Maledizione...- mormorò scorrendo nervosamente le decine di schede con rapidi movimenti si polso.
-Il tuo battito cardiaco è in aumento: serve aiuto?- chiese cordialmente Eliza, riapparendo.
-Si dannazione! L'ultima volta che ho controllato nel database non c’erano tonnellate di roba, come diavolo avete fatto a esaminare tutti reperti in così poco tempo?-
-L'ingegnere Cal e io siamo una bella coppia.- esclamò l'IA facendo un vistoso occhiolino accompagnato da un sorriso a trentadue denti.
Kara alzò un sopracciglio, perplessa.
-Eliza, sai che l'ultima frase potrebbe essere fraintesa?- 
-Me ne scuso: pensavo che utilizzare parte del linguaggio del corpo umano avrebbe favorito l'interazione- rispose l’IA tornando immediatamente alla sua solita espressione incolore.
-Come facevi a sapere il suo battito cardiaco?- chiese stupefatto il Salarian.
-Vi sto monitorando da quando siete a bordo.-
Lo spettro lanciò uno sguardo incredulo all’Ombra, che prontamente rispose. -Sicurezza extra per evitare indottrinamenti improvvisi, ci farai l’abitudine.- disse mentre apriva il rapporto evidenziato dall’IA
–Gli impianti collegano direttamente i sistemi della nave-ospite al cervello dell’utilizzatore tramite una serie di circuiti a eezo integrati nei due pezzi complementari del sistema.- lesse Bau meccanicamente. -Quindi in parole povere… si fonde con la nave! Ecco perché è riuscito a individuare la nostra unità: se era interfacciato alla nave aveva anche accesso agli scanner termici interni.-
-Ora arriva la parte interessante, tieniti forte. Eliza, illumina il nostro Salarian sul perché stiamo per inchiodare Orelov …-
-Quando qualcuno utilizza l’interfaccia celebrale diretta su una nave la firma digitale di quest’ultima viene sovrascritta da quella del software dell’aculeo, adattandosi a seconda dell’utilizzatore. Durante una missione su Sanctum un hacker ha assunto il controllo remoto delle porte della struttura, cercando di intrappolarli assieme ai Dragoon. La firma digitale di questo hacker corrisponde a quella della nave di Cerberus che ha condotto l’assalto sulla Cittadella.
Grazie a Niftu Cal sappiamo dov’era l’hacker durante l’intrusione.-
-E qui viene l’intoppo: abbiamo controllato il sistema, ma la nave sicuramente era in movimento, e senza una seconda rilevazione non possiamo tracciarne una rotta specifica, rendendo l’informazione inutile … - disse l’Ombra in tono quasi scocciato.
Il viso di bau si illuminò con un’espressione simile a un ghigno.
-In tal caso, penso di potervi aiutare.- esclamò sorridendo –alcune navi di pattuglia del Consiglio hanno rilevato una fregata simile a quella che ha attaccato la Cittadella con le trasmissioni corrispondenti al registro di Cerberus  mentre attraversava un portale non molto distante dal punto in cui voi avete intercettato l’hacker: possiamo incrociare i dati con il traffico dei portali e vedere se riusciamo a tirarne fuori una rotta.- disse il Salarian digitando nervosamente sul suo inseparabile factotum, inviando tutti i dati che aveva raccolto ai computer della nave.
 
/Controllo registri traffico portali in corso …
/Elaborazione rotta: Nave 58342
-I dati forniti suggeriscono che c’è il 72,864% di probabilità che la nave si trovi nel sistema Pranas.-
-Ma è il sistema di Sur’Kesh! Cerberus lo sta attaccando già da qualche settimana … è molto probabile che Orelov si stia recando li per aiutare i suoi commilitoni!- esclamò Bau.
-Dobbiamo partire subito per Sur’Kesh, forse avremo qualche possibilità di intercettarlo.- disse l’Ombra.
 
Sophisticated lady, i know
you miss the love you lost long ago
and when nobody Is nigh
you cry
Sophisticated Lady - Tony Bennet
 
 
Sanctuary – 9/5/2186 – 11:47 PM
Peter chiuse le comunicazioni con la Kharon controvoglia, accendendosi un altro sigaro.
Con aria colpevole guardò il mucchietto di teste accatastate in fondo al piano bar, tagliate a tutti gli altri sigari fumati quel giorno.
Era nervoso per molte ragioni, guerra contro i Razziatori a parte.
Non avrebbe voluto mandare suo figlio sulla Terra: non che mettesse in dubbio le sue capacità di soldato, ma l’ultima volta che aveva sfidato la fortuna conducendo una missione sulla Terra aveva disperso un N7 e rischiato di perderne definitivamente un altro.
Tentando di scacciare i brutti pensieri si lasciò avvolgere dall’atmosfera calda e accogliente del suo alloggio, cullato dal suono del suo beneamato jazz e dai colori delle bottiglie di liquori ordinatamente catalogate sugli scaffali dietro al bancone.
-Facciamo che questo è l’ultimo, prima di rimanere intossicati.- sussurrò a se stesso aumentando leggermente la pressione delle dita sul sigaro.
In pochi secondi si alzò dallo sgabello su cui si era appollaiato e si lasciò andare sulla grossa poltrona in pelle poco distante.
“È curioso che proprio ora senta ancora parlare di Samantha” gli urlò il cervello improvvisamente, facendolo tornare alla realtà.
Sorrise pensando all’ultima volta che si erano visti, in cui lui scappò con una navetta mentre lei gli stava sparando addosso.
Con uno schioppo di dita lanciò il mozzicone del sigaro nel cestino, dopo averlo spento contro il muro metallico della cabina.
Posò lo sguardo su un mucchietto di datapad ammucchiati sul tavolino adiacente a lui, decidendo di rimandare la passeggiata nostalgica tra i ricordi dei “bei vecchi tempi” in favore di un ennesimo esame delle unità disponibili per la prossima missione.
Dopo aver esaminato per qualche minuto l’elenco degli imbarchi, decise di contattare via radio l’Ombra.
-Sarebbe opportuno mettere alla prova i nuovi rinforzi del Branco sanguinario che ci ha mandato Aria.- disse l’Ammiraglio con uno sguardo rivolto verso i video che mostravano le truppe del Branco Sanguinario in azione.
-Si, ci avevamo già pensato. Useremo anche la Legione Armigeri e gli Spettri.-
-Spero bastino: Cerberus è sul pianeta in forze, e Nikolaj non sarà un bersaglio facile.- disse dubbioso Peter.
-Cosa dobbiamo aspettarci, Ammiraglio?- chiese Kara, molto attenta a evitare di continuare la frase con un “dato che lo conoscevi”.
-Il peggio.- rispose seccamente –Orelov è l’uomo che Cerberus chiama quando bisogna risolvere dei problemi in modo rapido, efficiente e spesso molto violento.-
-Perché Sur’Kesh? Cosa stanno cercando?- chiese Kara pensando a voce alta.
-Non lo so, ma la base che hanno attaccato conteneva ciò che ci ha permesso di curare la Genofagia:di certo non sarà stato l’unico progetto importante portato avanti.-
-I Salarian per ora stanno incassando il colpo, ma non so quanto resisteranno.-
Peter fece parlare la sua controparte cinica: aveva visto le registrazioni di bordo della Normandy relative ai negoziati e non gli erano piaciute neanche un po’.
-Se perdono contro Cerberus come possono anche solo pensare di resistere ai Razziatori?- disse sprezzante.
La musica che sentiva in sottofondo gli ricordò che la pausa che stava facendo non doveva essere sprecata ripensando ai Salarian, ai Krogan e alla guerra.
-C’è altro?- chiese l’Ombra, notando il tentennamento dell’Ammiraglio.
-Dovreste riposarvi in vista della prossima missione.- ripose perentorio.
Kara sorrise, chiudendo la comunicazione.
Indugiò ancora un secondo davanti al terminale dell’intercom, indecisa sul significato da attribuire all’ultima frase dell’Ammiraglio, poi si voltò, prese la Paladin appoggiata sul ripiano e, dopo aver mirato accuratamente, ne svuotò il caricatore contro il bersaglio del poligono di tiro.
 
10/5/2186 – 10:22 AM
Con un convoglio di navette occultate gli N7 raggiunsero in breve tempo il campo base della resistenza Salarian, trovando esattamente ciò che si aspettavano: un piccolo contingente di soldati Salarian stremati accampati precariamente su un terrazzo.
Jondum Bau, una volta sceso dalla navetta, osservò il panorama circostante, fatto di foreste incontaminate e di un cielo limpido e sereno.
Per un attimo sentì il profumo appena accennato di polline e terra tipico del suo pianeta natale, subito coperto dall’odore del ferro bruciato e dei fumi di scarico dei propulsori a eezo della navetta.
Passò in rassegna i volti dei soldati che si stavano dirigendo verso la squadra sbarcata.
Riconobbe subito la figura del Salarian che tante volte aveva aiutato in battaglia: nonostante l’armatura sei distrutta e il volto ferito, il Maggiore Kirrahe possedeva un aura che lo avrebbe contraddistinto tra mille suoi compatrioti.
-È un piacere rivederla maggiore- disse stringendogli la mano.
-Anche per me Bau, purtroppo avrei sperato non in queste circostanze- rispose il militare.
-Quanto è grave?-
 –Cerberus ha conquistato più di metà complesso, i miei uomini per il momento mantengono le posizioni ma la nave che è arrivata ieri ci sta complicando la vita.-
-Bombardamenti?- chiese Jondum.
-Negativo. La nave è arrivata già danneggiata. L’intelligence crede sia la stessa che ha attaccato la Cittadella. Sta scaricando rinforzi per Cerberus da ore, suppongo sia per un assalto definitivo.-
-Avete qualche asso nella manica?-
Kara sogghignò, ripensando alle scaramucce avute tempo prima con l’Unione Salarian.
-Sono la SOS, hanno sempre assi nella manica.- esclamò.
-Una delle armi in sperimentazione, basata sulla tecnologia EMP, in grado di disturbare le barriere cinetiche della nave per qualche minuto…- Disse Kirrahe facendosi seguire fino al parapetto da cui si poteva osservare il cortile interno della struttura, che si ergeva sinuosa per molte centinaia di metri e che nonostante l’evidente stato di decadimento per colpa delle battaglie, riusciva a mantenere un aria estremamente elegante.
Alzò il braccio indicando un terrazzino situato sotto a una grande antenna esattamente di fronte a loro, a circa cinquecento metri di distanza in linea d’aria.
 -…sfortunatamente si trova proprio in uno dei primi laboratori che Cerberus ha conquistato, dall’altra parte del complesso, e noi non possiamo allontanarci da qui lasciando il database centrale della base indifeso. Siamo riusciti però a portare in salvo un paio di Cain, che potremmo usare contro la corazza della nave per tagliare i rifornimenti alle forze d’occupazione, se qualcuno riuscisse ad attivare l’arma.-
-Abbiamo una corazzata a disposizione, perché non abbattere la nave dall’orbita?- chiese perplessa l’Ombra.
-Impossibile. Lo spostamento d’aria dovuto al raggio al plasma della Sanctuary squarcerebbe il complesso, uccidendoci tutti.-
-Il Cain è un’arma atomica, Kirrahe.- fece presente l’Umana.
-Raggio di esplosione limitato, buono per non friggere compagni.- gracchiò un Vorcha di passaggio imbracciando uno dei due Cain appoggiati al muro e premendo il grilletto.
La punta della canna dell’arma si illuminò, emettendo due raggi vorticanti.
-Troppo lenta, ti farebbe uccidere contro i mostri!- esclamò osservando gioiosamente i raggi, che roteavano sempre più velocemente.
-Ora basta Vrock!- ruggì Kara strappando l’arma dalle mani del Vorcha, che si limitò a mugugnare tristemente un “Aaawww” accompagnato da un’espressione di delusione.
-Qual è la via migliore per raggiungere il laboratorio?-
-Ho già tracciato il percorso migliore.- interruppe Eliza irrompendo nella conversazione dal canale radio.
Jondum inarcò la fronte, sorpreso.
-Ci stavi ascoltando?- chiese scocciato.
-Sono sempre in ascolto, agente Bau.-
Un improvvisa esplosione interruppe la protesta del Salarian: gli agenti di Cerberus avevano aperto una breccia nelle difese degli SOS, e si stavano riversando nella stanza.
-Andate! Rimarremo noi a difendere il mainframe!- ordinò velocemente Kirrahe sparando con la sua Scorpion.
Dopo una rapida occhiata alle truppe Salarian, stremate da giorni di combattimenti, Kara decise di sfidare la sorte e partire con meno uomini.
-Monus, tu e gli armigeri rimanete a difendere questo presidio, gli altri muoversi!- ordinò freneticamente uscendo dalla parte opposta della stanza con il resto della squadra.
 
-Conoscevi il maggiore?- chiese l’Ombra allo spettro Salarian mentre attraversavano i silenziosi corridoi abbandonati.
-Si, un paio di anni fa ho collaborato con loro dopo una missione su Virmire particolarmente rischiosa: persero molti uomini e uno spettro in squadra fu l’unico rimedio adottato dal Consiglio…- rispose amareggiato.
-Kara, guarda.- esclamò Eliza indicando molte gabbie distrutte.   
-Cosa sperimentavano qui?-
/Recupero dati in corso…
-In questo laboratorio si tenevano esperimenti sul potenziamento muscolare dei Varren. I Salarian intendevano usarli come arma contro la popolazione civile nemica.- spiegò l’IA.
-È immorale.- puntualizzò lo spettro..
-La guerra lo è sempre stata.- mormorò Kara.
Jondum non sapeva cosa avrebbe provato, quando avrebbe di nuovo messo piedi sul suo pianeta natale.
Sarebbe dovuto essere sollevato nel sapere che la sua patria giaceva ancora intatta, e che base SOS a parte, nessuno aveva ancora attaccato il suo popolo. La sua mente, tuttavia, era combattuta: solo vedendo la devastazione causata da Cerbersu si rese effettivamente conto di cosa avrebbe provato una volta che i Razziatori avessero attaccato e distrutto la sua terra.-
Un flebile rumore appena percettibile interruppe le sue meditazioni, catturando la sua attenzione e attirandolo a qualche metro di distanza dal resto della squadra.
Pensando a qualche superstite ferito, esaminò attentamente la fonte del rumore, cercando tracce di vita nei cespugli alti franati nella stanza da uno squarcio nel muro.
Fece giusto in tempo a vedere una grossa zanna bianca sporgere da uno degli steli d’erba, prima che il possente Varren dietro ad essa gli saltase addosso, cercando di divorargli il viso.
Il Salarian cadde a terra, riuscendo a parare il morso della bestia con il suo Widow.
Mentre l’animale triturava la canna metallica dell’arma, il Salarian tirò fuori il suo pugnale e lo piantò su un fianco.
Spiazzato, il Varren allentò la presa sul fucile, mostrando un istante di esitazione che consentì allo spettro di infliggere un altro colpo all’altezza del collo, pericolosamente vicino alla carotide.
Questa seconda pugnalata, anch’essa non letale, fece barcollare lateralmente la bestia.
Rapidamente Bau si alzò e saltò in groppa al gigantesco Varren dolorante.
Con movimenti rapidi e asciutti prese il suo lungo fucile di precisione alle due estremità e lo portò sotto la trachea del nemico, nel suo punto più morbido.
Tirando uno strattone violento gli ruppe il collo, uccidendolo.
-Kara, il Varren è morto: porta quella spada lontano dal mio collo- esclamò il Salarian riprendendo fiato.
L’Ombra tornò visibile: durante la colluttazione aveva tenuto la bestia a portata di fendente, scegliendo di non intervenire per non rischiare di ferire l’amico.
Rialzandosi, lo spettro prese con odio la testa della bestia, aprendogli la bocca
-Vedi queste zanne? Sono affilate come fottuti rasoi: guarda come hanno ridotto il mio fucile…- disse indicando con lo sguardo il Widow accartocciato.
Dopo aver ordinato al il resto dei soldati di fare attenzione ai Varren in libertà, l’Ombra gli chiese un sintetico “Hai bisogno di un’arma?”
Jondum tirò fuori la propria pistola, accendendone il laser blu -No, per ora me la posso cavare con la mia Phalanx.-
-Quelle pistole fanno schifo!- esclamò l’Ombra.
-È un modello del 2185, quando ancora la ditta produttrice sapeva fare armi con un senso. Ha anche il miglior puntatore laser sul mercato.-
 
Scorpion SR5 - 10/5/2186 - 10:57
Le ore sulla plancia della Scorpion erano molto lunghe, soprattutto per il suo comandante, stravaccato annoiato sulla poltrona di comando.
Nemmeno l’esecuzione degli ultimi prigionieri era riuscito a risollevargli il morale: la sua mente era occupata solo dai ricordi del fallimento sulla Cittadella.
Ancora non era riuscito ad accettare di essere stato sconfitto in modo così plateale, mettendo in dubbio le sue capacità di fronte a tutti i suoi sottoposti.
Ma la cosa che lo preoccupava di più era il ritorno della sua vecchia conoscenza.
Lui e Mikhailovich erano grandi amici, prima che quest’ultimo decidesse di uscire da Cerberus.
Se c’era un uomo che poteva riuscire comprenderlo, e a ostacolarlo, era proprio lui.
-Generale, l’assalto al mainframe della base è fallito.-
-E come mai?- chiese incuriosito, pensando alle immagini del giorno prima, in cui i suoi squadroni della morte avevano inflitto pesanti perdite ai pochi sopravvissuti della squadra operazioni speciali.
-Non sono più soli: i nostri Centurioni sono stati respinti da unità Turian corazzate.-
-Abbiamo delle immagini?- chiese Orelov, con un rinnovato interessamento al mondo intorno a se.
Una foto a bassa risoluzione venne proiettata sul grande schermo della plancia.
-Ingrandisci il portellone in fondo alla stanza.- ordinò al suo sottoposto.
Immediatamente riconobbe il braccio di un’armatura a cui aveva pensato molto nell’ultimo periodo.
Scattò in piedi, raggiante.
-Preparate gli scanner termici, il mio Atlas personale e il nostro operativo volante: è ora di fare la nostra mossa.- disse alzandosi dal proprio trono.
 
L’irruzione nella sala comandi dell’arma fu rapida: bypassando le difese dei Salarian, gli N7 violarono la porta e in pochi secondi si disposero strategicamente nella stanza.
L’Ombra camminò con passo deciso verso il terminale di controllo dell’arma, pronta  a terminare quella guerra lampo che tanti guai aveva causato a quel piccolo gruppo di soldati Salarian.
Allungò la mano per toccare l’interfaccia olografica che sfarfallava passivamente di fronte a lei, quando venne distratta da un ombra umanoide proiettata sul muro di fronte al lei.
Rapidamente risalì alla posizione dell’uomo, che da oltre una vetrata del soffitto le stava puntando un arma contro.
Fece appena in tempo a scansarsi, quando un colpo di pistola bucò il vetro, andando a colpire il proiettore olografico del terminale di controllo.
Usando un armatura dotata di propulsori, il misterioso assalitore si portò rapidamente al centro della stanza sfondando la finestra senza difficoltà e rimanendo fermo a mezz’aria.
Improvvisamente l’’ennesimo squadrone di Cerberus fece irruzione nella stanza, puntando le armi sugli N7 e creando una situazione di stallo.
Una delle truppe d’assalto attivò un Drone, che subito cominciò a proiettare l’immagine del Generale Orelov.
-Sei proprio un bastardo narcisista, sai? Ti abbiamo trovato e non puoi più scappare: smettila di nasconderti dietro ai tuoi scimmioni.- gli urlò Bau interrompendo il silenzio teso che si era impadronito della stanza.
-Ho ancora qualche asso nella manica. Questo tizio ad esempio fa parte della miglior squadra d’assalto di Cerberus. Li chiamiamo “Titan”, e non vedo l’ora di mostrarvi il perché.- disse sorridendo.
Kara esaminò l’uomo in armatura: il tipo di tuta era molto simile a quella delle normali truppe d’assalto, tranne alcune sostanziali differenze.
Oltre a diversi propulsori posizionati negli stivali e nei gambali, quella particolare armatura si distingueva dalle altre da una colorazione completamente diversa: al posto del bianco e dell’arancio, le piastre della corazza erano nero intenso, con luci e effigi di Cerberus colorati rosso sangue.
Il dettaglio meno rassicurante, tuttavia, erano i tirapugni appuntiti incastonati nei guanti metallici.
-Non deve per forza finire nel sangue.- esclamò Kara, tenendo sotto tiro l’uomo volante.
Orelov sorrise, lasciandosi dietro una scia di parole inequivocabili prima di chiudere la comunicazione.
-È  inevitabile.-    
Delicatamente, l’uomo fluttuante si portò due dita all’orecchio.
-Ordini?- disse meccanicamente, aggiungendo dopo qualche secondo una parola che fece preparare tutti al peggio.
-Certamente.-
 
Tsunami - DVBBS
 
Tutte le truppe di Cerberus aprirono il fuoco contro gli N7, che rapidamente trovarono riparo dietro ai detriti del laboratorio.
-ELIZA, DIMMI QUALCOSA!- urlò Ivanova da dietro il grosso masso che la proteggeva dalle centinaia di proiettili che imperversavano nella stanza.
-Cerberus ha già utilizzato sul campo questo agente operativo con il nome in codice “Iapetus”-
-QUALCOSA DI UTILE!-
-Ho rilevato un terminale ad accesso manuale sulla cima del cannone.- rispose seccamente l’IA mentre scatenava la propria potenza distruttiva da tre bocche da foco diverse.
Gli piaceva immaginare le facce sorprese dei nemici  sotto i caschi quando iniziava a usare la torretta a spalla della sua piattaforma.
“Preparazione insufficiente. Gli organici non possono elaborare strategie difensive efficaci contro una variabile non prevista.”
Il Titan la prese di mira, scendendo in picchiata a borchie sguainate, pronto a travolgerla.
Uno strattone di Bau la tolse di mezzo all’ultimo momento, trascinandola quasi a forza dietro a un pesante macchinario distrutto.
-Andate! Qui ci pensiamo noi!- gli ordinò l’Ombra, prima di bersagliare il Titan a viso aperto con il suo Indra, che tuttavia notò la loro ritirata.
Con due potenti scatti aerei Iapetus si portò davanti al Salarian, con intenti tutt’altro che amichevoli.
Prima che potesse aprire il fuoco però, venne investito da un turbine di fuoco sprigionato dal basso.
In qualche secondo individuò il Vorcha incendiario e lo colpì con entrambe le Executioner. Nonostante gli scudi a terra e le gravi ferite, Vrock non glie la diede vinta, persistendo con il suo lanciafiamme.
Tutto ciò si sarebbe concluso con la sua morte, ma in quel momento la cosa gli interessava ancor meno della sua igiene orale.
Il Titan, protetto dagli scudi, ricaricò le armi, pronto a sbarazzarsi di quell’alieno così fastidioso.
 
Poco lontano, l’Ombra si materializzò alle spalle di una Nemesi, trafiggendola, prima di lanciare la spada ancora insanguinata nella fronte di un’altra truppa di Cerberus che stava per sparargli a circa un metro di distanza.
Recuperata l’arma, si rese conto delle difficoltà di Vrock.
Coprì qualche metro con due poderose falcate, prima di rendersi conto che l’uomo in armatura aveva già finito di inserire le clip nelle sue pistole.
Con un gesto disperato, rilanciò la spada nella sua direzione, pregando tutti i dei, terrestri e non, di prenderlo.
La lama liscò il casco del Titan, che esitò per una frazione di secondo.
Individuò la nuova minaccia sparandole contro con una delle due Executioner, e repentinamente si voltò, piantando un colpo in pieno petto al Vorcha, che cadde a terra morto.
-FIGLIO DI PUTTANA!- gli sbraitò contro Kara, furiosa.
L’uomo si voltò, prese la spada dell’Ombra conficcata e la caricò.
Kara assecondò la carica, correndogli contro.
All’ultimo momento svanì, riapparendo qualche metro più avanti mentre terminava la scivolata attraverso cui era passata sotto al nemico, schivando la sua stessa spada.
Allungò il braccio requisendo una Hornet da uno dei cadaveri.
Riuscì con fatica ad abbassargli gli scudi, ottenendo come unico risultato l’immediata individuazione da parte del nemico, che si preparò a un’altra carica.
-I tuoi trucchi non ti salveranno, agente Ivanova.-
Kara raggelò: questa volta, tra poteri in ricarica e armi inutili, si rese conto di essere indifesa.
-NON È SOLA!- gracchiò una voce furibonda.
Il volo del Titan tuttavia venne interrotto da un redivivo Vrock, che come un gatto intercettò il volo di Iapetus, aggrappandosi a lui e aprendogli numerosi squarci nella corazza tramite furiose artigliate.
La N7 si limitò a osservare la caduta dell’uomo volante, sollevata dall’improvvisa apparizione di uno degli alieni più forti a sua disposizione.
L’uomo se lo scrollò di dosso tramite numerosi montanti nelle reni, utilizzando a suo favore i tirapugni borchiati di cui era dotato.
Il Vorcha balzò indietro, tornando immediatamente in piedi.
Iapetus, incapace di spiccare il volo per colpa dei danni e con le spalle al muro, ricorse alla sua ultima risorsa.
Una scarica elettrica sanguigna gli percorse il braccio, andandosi a posare sulle punte della mano.
Kara gli svuotò l’intero caricatore dell’indra addosso senza nemmeno riuscire gli scudi ormai totalmente rigenerati.
Nel giro di un paio di secondi il Titan le fu davanti, piazzando due montanti che l’Ombra agilmente schivò.
Si occultò, scivolando alle spalle dell’avversario, che tuttavia previde le sue intenzioni voltandosi e piazzandogli un montante in pieno petto.
Kara cadde violentemente all’indietro, stordita e con l’attrezzatura completamente fuori uso a causa della natura elettrica del pugno
Anche Vrock tentò di ingaggiarlo corpo a corpo, scoprendo sulla sua pelle quanto fosse ben addestrato quell’insolita truppa di Cerberus.
Dopo averlo stordito con una potente scarica elettrica simile a un “Sovraccarico”, Iapetus impugnò la testa del Vorcha con una mano, costringendolo a rimanere piegato verso di lui mentre lo martellava senza sosta con il braccio libero.
Tra un colpo e l’altro si accorse che oltre il Vorcha l’Ombra si era già rialzata, e stava procedendo spedita verso di lui a spada spianata.
Istintivamente, usò l’alieno come scudo umano, minacciando l’N7 di ucciderlo con una scossa alla testa nel caso avesse fatto un altro passo.
Bastò un breve sguardo di intesa per far capire a entrambi gli N7 quale sarebbe stata la loro prossima mossa.
Con un rapido gesto di polso Kara lanciò la spada in aria, facendo roteare l’impugnatura.
Vrock l’afferrò al volo, e in un attimo se la conficcò nel ventre, trafiggendo entrambi.
Iapetus si staccò dal Vorcha, tastandosi la ferita con due dita.
Dopo aver osservato esterefatto le mani insanguinate cadde a terra, rendendosi conto di avere una vera e propria fontana rossa nel petto.
Kara si precipitò su lui, togliendogli delicatamente il casco danneggiato per agevolargli una respirazione sempre più difficoltosa.
-Hai pochi secondi prima di morire dissanguato, pochi secondi in cui puoi ancora essere un bravo soldato: dicci cosa vuole Cerberus da questo posto!.-
L’uomo, sfigurato dagli impianti di Cerberus, si guardò attorno attonito, respirando affannosamente.
-PARLA DANNAZIONE!- gli urlò contro Ivanova, sempre più irritata.
Iapetus osservò la sua interlocutrice.
Gli ricordava una donna incontrata in vecchi ricordi, ricordi che dopo l’integrazione non gli appartenevano più e di cui poteva solo vedere l’eco nei terribili incubi che lo accompagnavano ogni notte.
Un sussurro, un ultimo sforzo prima di spirare: l’unica cosa che poteva fare per morire da uomo libero.
-Voi.-
 
L’Ombra constatò la sua morte, dandosi un occhiata intorno: gli sgherri di Cerberus stavano arretrando, lasciando qualche minuto di respiro a entrambi gli schieramenti.
Si girò giusto in tempo per osservare le ultime tracce del taglio sparire velocemente nella pelle del Vorcha.
 -Come sei sopravvissuto a un colpo diretto di executioner?- gli chiese, scannerizzando il colpo del Titan col factotum.
-Esca.- rispose raucamente Vrock, indicando una scatoletta metallica vicino al ventre.
-Da quando i soldati Vorcha hanno l’esca? Pensavo fosse un esclusiva dei Salarian…- disse osservando distrattamente  il dispositivo attaccato alla sua cintura.
Con la punta di uno degli artigli scrostò un dito bruciato ancora attaccato al proiettore, facendolo schizzare via con uno schiocco.
-A lui non serviva più.- esclamò con una smorfia simile a un sorriso.
Kara ricambiò incerta il sorriso prima di portarsi le dita vicino all’auricolare.
-Bau, rapporto.-
-Ci stiamo facendo largo tra le macerie, ma questo posto è messo male: spero funzioni.- rispose velocemente il Salarian, sovrastando i rumori metallici prodotti dallo spostamento di una grossa trave di ferro.
-Chiamata in arrivo. Mittente sconosciuto.- interruppe Eliza via radio.
Kara sospirò irritata, accettando una chiamata di cui conosceva perfettamente la natura.
-È divertente giocare con voi, davvero, ma state diventando ripetitivi: è tempo di finire questa storia.-
-Potrei dire lo stesso di te Orelov, perché non scendi quaggiù a parlarne invece di nasconderti dietro ai tuoi uomini?-
Seguì qualche secondo di pausa, che il Generale si gustò attimo per attimo.
-Mi sembra un ottimo suggerimento.-
 
Mentre scalava il cannone, Jondum notò l’hangar della nave sopra di lui aprirsi: ne venne fuori un massiccio Atlas rosso e nero, che dopo essergli passato vicino cadendo e causando un notevole spostamento d’aria, sfruttò la gravità per sfondare come cracker il soffitto semidistrutto del centro di controllo sotto di lui.
-TEMPO SCADUTO STRONZI!- ruggì Orelov da dentro il suo gigantesco mech d’assalto cominciando a bombardare a destra e a manca.
-Eliza, ci serve quel cannone online ORA!- ordinò l’Ombra da dietro un riparo mentre l’Atlas passava in rassegna tutto il suo arsenale.
Con uno sprint finale la piattaforma mobile usò tutta la forza delle proprie braccia per spiccare alcuni balzi verticali che le fecero percorrere i pochi metri che la separavano dal quadro comandi.
-Interfaccia raggiunta, avvio la sincronizzazione.- esclamò collegando il proprio factotum.
Dopo qualche secondo anche il Salarian riuscì a salire sulla passerella sospesa nel vuoto, percorrendo velocemente i pochi gradini della scala a pioli rimasti.
Orelov allungò il braccio dell’Atlas in direzione delle colonne portanti che tenevano agganciata l’arma al suolo, sparandogli contro un missile.
Per tutta risposta il cannone oscillò pericolosamente, facendo aggrappare Bau allo scorrimano della passerella metallica.
Kara urlò via radio una sfilza di ordini a cui Bau non prestò nemmeno attenzione, riuscendo a captare solo frasi come “presto crollerà tutto” e “fuoco concentrato su Orelov”.
Si voltò, osservando il volto impassibile di Eliza, impegnata ad attivare l’arma.
L’Atlas fece nuovamente fuoco, centrando in pieno le strutture portanti del gigantesco macchinario.
Perse l’equilibrio, scivolando sul freddo metallo e ritrovandosi aggrappato con una mano al pavimento della piattaforma.
-Resta concentrata!- ordinò a Eliza quando questa si era voltata verso di lui per capire cosa stesse succedendo.
L’acido lattico gli intorpidì il braccio, costringendolo a fargli allentare la presa.
Centimetro dopo centimetro, le dita scivolarono sempre più verso il baratro.
Quando si accorse di essere al temine delle sue forze Bau chiuse gli occhi, preparandosi alla caduta.
Una a una le tre dita del Salarian si staccarono dall’appiglio, consentendo alla forza di gravità di fare il proprio lavoro.
Dopo una frazione di secondo sentì di nuovo un materiale freddo sulle dita che si espanse per tutta la mano fino ad arrivare al polso, quasi come se il ferro del pavimento lo avesse raggiunto per venirgli in soccorso.
Aprì gli occhi sorpreso constatando che Eliza lo stava trattenendo per il polso.
Lo issò con uno strattone deciso, tornando immediatamente al suo terminale.
-Eliza...-
-Gli organici cadono, i sintetici li sostengono. Non c’è bisogno di ringraziare, il nostro scopo è sempre stato questo.-
-Conosco alcuni Quarian che non sarebbero molto d’accordo…- rispose il Salarian riprendendosi dallo shock, facendo defluire l’adrenalina dal cervello.
Eliza lo guardò senza emozioni, annunciando poco dopo l’avvenuta sincronizzazione delle armi al resto della squadra e ottenendo un immediato invito ad aprire il fuoco da parte dell’Ombra.
 
Il cannone emise una serie di rumori assordanti che sovrastò per un attimo quelli del campo di battaglia.
La nave di Cerberus venne colpita da una violentissima scarica elettrica che ne sovraccaricò gli scudi.
Kirrahe, osservando il tutto da lontano, diede l’ordine di aprire il fuoco con i Cain.
-Questo non cambia niente!- esclamò sprezzante Orelov, commentando le numerosi esplosioni che stavano squarciando la sua nave.
Con una cannonata distrusse il riparo di Kara, esponendola al fuoco pesante e tenendola sotto tiro.
-Ultime parole? Non so: desideri, preghiere, minacce?-
L’Ombra sorrise, abbassando lo sguardo.
-Solo una domanda: perché ci sottovaluti sempre?.-
Orelov fece partire un colpo, che tuttavia passò attraverso il bersaglio.
L’Ombra scomparve, rivelandosi come un semplice ologramma prodotto da un dispositivo attaccato precariamente alla cintura di un Vorcha e riapparendo alle spalle dell’Atlas, trafiggendo la cabina di comando da parte a parte con la spada incandescente.
Il portellone si aprì, facendo cadere un piccolo drone olografico.
-Non lo faccio.-

[Note dell'autore: eccomi qua! Mi scuso per avervi fatto aspettare tanto, ma ho avuto un periodaccio e questo capitolo è stato totalmente riscritto rispetto alla sua versione originale, mantendo grossomodo uguale solo la trama. Spero vi piaccia, anche se non molto lungo penso che mi sia venuto tutto sommato bene. Probabilmente avrete un altro capitolo tra meno di due mesi (ancora, perdonatemi XD) perchè già l'8 per come lo avevo scritto mi aveva convinto di più. Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio per la considerazione, sia che siate recensori (Shadow Sea e Uptrand, probabilmente siete la motivazione principale perchè mi sia messo sotto a scrivere senza rimandare ulteriormente) e sia chi siate lettori silenziosi (so che ci siete, e ringrazio anche voi per il tempo dedicatomi!) :D]

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Capitolo 9
*** Four Knights Game ***


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Siamo tornati.
Gli organici si ostinano a non riconoscere la nostra supremazia.
Inutilmente, confidano nei numeri nel tentativo di fermare la nostra avanzata.
Come in ogni ciclo prima di questo, loro vorrebbero resisterci, ma ora capiranno sulla loro pelle la portata della nostra superiorità.
La caduta è inevitabile.
Soccomberete e ascenderete … o verrete annichiliti.

Ontarom – 14/5/2186 – 12:19 PM
Sul pianeta desertico, gli N7 si resero spettatori di una pace che da tempo non vedevano: solo il ronzio dei ripetitori in funzione, insieme al sibilio prodotto delle raffiche di vento che attraversavano la struttura di comando rompevano il silenzio di un pianeta assolutamente immoto e silenzioso.
Kara osservò il paesaggio circostante dal mirino ottico del suo Indra, riuscendo a scorgere distintamente le montagne a miglia di distanza.
-Questa è una perdita di tempo, non c’è nessuno che sta attaccando le parabole: i sensori devono essere andati in tilt.- disse al distruttore, intento a esaminare i monitor della sala di comando del complesso comunicazioni.
Durante il viaggio con la navetta, dall’orbita quel campo di antenne rifletteva la luce come un diamante incastonato nel deserto.
-Le scansioni termiche erano chiare: questi corridoi erano pieni di mutanti.- rispose il Distruttore osservando le registrazioni delle telecamere di sorveglianza.
Ivanova sbuffò. -Contatto la Sanctuary per l’estrazione: odio perdere tempo.-
-Aspetta un attimo!- esclamò allarmato Meyer osservando il monitor davanti a se con aria sempre più preoccupata.
Nel video, un uomo entrò nella stanza, dando le spalle alla telecamera e cominciando ad armeggiare con quello stesso terminale.
Dopo neanche un minuto si allontanò dal monitor, rimanendo in piedi a osservare il vuoto.
Si girò di scatto verso la telecamera, rivelando la luce gialla dei suoi occhi.
Erik raggelò, lasciandosi scappare una sonora imprecazione.

Sanctuary – 14/5/2186 – 12:18 PM
L’Ammiraglio stava seguendo con attenzione la missione, lasciando per un attimo da parte tutti gli altri interventi che la sua squadra stava effettuando nei vari angoli della Galassia.
Improvvisamente la voce di Eliza irruppe nella sala tattica, facendo sussultare Peter.
Le sirene sparse per tutta la nave squillarono, segnalando lo stato di emergenza e richiamando tutti alle proprie postazioni.
-Che cosa abbiamo?- chiese allarmato Mikhailovich ai suoi ufficiali.
-Una flottiglia di corazzate sconosciute ha appena attraversato il portale, sono in rotta di intercettazione!-
-Ma abbiamo l’occultamento attivo, com’è possibile?-
-Trasmissione in arrivo.- disse Eliza, facendo rimbombare la propria voce nella stanza.
Peter esitò: per quanto ne sapeva nessun Razziatore aveva mai tentato di comunicare con gli Umani. Tranne uno.
-Che genere di navi?- chiese senza apparente emozione.
-Le scansioni LADAR le identificano come corazzate dei Collettori.-
-Contatta la squadra sul pianeta: ordino l’estrazione immediata!-
-Le comunicazioni sono offline: un Razziatore blocca il segnale. Non libererà il canale finchè non risponderemo alla chiamata.- disse l’IA.
-Mandate due navette per l’estrazione. Eliza, proietta la trasmissione sullo schermo.-
Davanti a lui, un’inconfondibile ologramma ocra prese il posto della mappa Galattica.
Per un secondo la voce grave del Razziatore risuonò nella stanza, venendo subito interrotta da un silenzio forzato.
-Non sentiamo nulla, Eliza che succede?.-
-Audio omesso: affermazioni irrilevanti. Potrete consultarle in seguito, suggerirei di estrarre il comandante Meyer e lasciare il sistema nel più breve tempo possibile.-
Peter squadrò l’Araldo davanti a se, decidendo di rimandare la questione “Sono io il capo e decido io cosa è rilevante” a un momento più propizio.
 Triple Dog Dare - The Thirteen Brotherhood
 
Ontarom – 12:20 PM
La voce gracchiante del Vorcha squarciò il silenzio perplesso che fino a quel momento aveva regnato nella stanza, davanti a quella registrazione così priva di senso.
-CHE NAVEEH!!!!- urlò, indicando un’immensa struttura volante apparsa nel cielo del pianeta.
La forma dello scafo allarmò immediatamente i due N7, che ne riconobbero immediatamente la provenienza.
Solo una razza aveva grosse corazzate dalla linea rocciosa e borchiata.
-Che cazzo ci fanno i Collettori su Ontarom? Pensavo fossero estinti!!!- esclamò Kara sconvolta.
Un enorme vascello atterrò vicino a loro, causando una gigantesca tempesta di sabbia.
I Collettori sbarcarono in un attimo, accalcandosi come locuste su un campo di grano e accerchiando l’intero campo ben prima che gli N7 potessero anche solo pensare di raggiungere la navetta.
Erik osservò impotente l’avanzare del nemico, che granata dopo granata stava radendo al suolo l’intero centro comunicazioni.
Presto avrebbero dovuto ingaggiarli in uno scontro che li vedeva in netta minoranza, e in cui l’unico esito possibile non sarebbe stato accettabile.
Provò a contattare i rinforzi, senza riuscirci.
-Ho perso il contatto con la Sanctuary, qualcosa disturba le comunicazioni!-
-È troppo tardi per questo: Collettori sono qui.- disse l’Ombra occultandosi.
Un grappolo di granate entrò dalla grossa apertura panoramica della sala di controllo, costringendo gli N7 a dividersi tra i due corridoi.
Il Distruttore e il Vorcha scesero la rampa dietro all’edificio travolgendo i soldati nemici con potenti raffiche di fuoco e proiettili.
Quando una Progenie gli si parò davanti, Meyer non esitò a riporre il Typhoon e tentare di scaricare addosso al nemico un intero caricatore di Piranha.
Tuttavia il mostro non rimase immobile, e con un pesante movimento del cannone colpì l’arma dell’N7, facendogliela volare via.
Meyer attivò la modalità devastatore, facendo risuonare nell’aria un pesante clangore metallico di placche saldate tra loro: questa modalità d’emergenza infatti aumentava esponenzialmente la resistenza della tuta da battaglia Terminus fondendo tra loro tutti i pezzi non essenziali al movimento con una lega al Titanio, sacrificando tuttavia la mobilità avanzata dell’utente.
Tutti i servomotori della corazza vennero attivati, concedendo all’N7 una forza più che sovraumana.
Mentre Vrock respingeva il resto della fanteria avversaria la  Progenie tentò di afferrare l’Umano, che in tutta risposta contrastò la presa con una rinnovata forza.
Il braccio di ferro durò qualche secondo, giusto il tempo che l’N7 decidesse di tirare una violenta testata allo sterno dell’avversario.
Due montanti ben piazzati gli demolirono il resto della cassa toracica, costringendo il mostro a compiere un passo indietro.
Quella violenta battaglia però non era destinata a durare: come nel peggiore incubo di qualunque soldato, un assordante rumore ben riconoscibile sancì quella che sarebbe potuta essere la fine degli N7.
Un Razziatore era atterrato vicino a loro, cominciando a bombardare le parabole con i suoi infernali raggi della morte.
La notizia peggiore, tuttavia, si sarebbe rivelata dopo un primo esame dello scafo di quel nemico tanto odiato.
A seguito di una metamorfosi avvenuta sotto gli occhi increduli del Distruttore la Progenie parlò, con una voce gutturale portatrice di sventure.
-Umani, la vostra tecnologia è insufficiente. Non potete impedirci di salvarvi.-
 Meyer indietreggiò, lasciando che il lanciafiamme di Vrock ammorbidisse quel nemico tanto ostico.
Non bastò: la Progenie aveva già il colpo in canna, e aveva tutta l’intenzione di scagliarlo contro i suoi nemici.
Un'esplosione provvidenziale spazzò via tutte le forme di vita davanti ai soldati nel raggio di qualche metro: era l’Ombra, che da una finestra del corridoio sopraelevato aveva soccorso i compagni con l’ultimo missile rimasto.
Si guardò intorno, valutando rapidamente la situazione.
Alla sua destra, ad armi spianate, stava irrompendo uno squadrone di Capitani Collettori mentre dalla sala di controllo alla sua sinistra giungeva un gigantesco Praetorian.
Incrociò con lo sguardo l’enorme Araldo dietro di se' senza prestargli particolari attenzioni, poi osservò il Fantasma Turian, che dopo aver attivato un pacchetto di Stimolanti si apprestava a contrastare il Praetorian tentando di rallentarlo.
-Monus, via di li!- gli urlò, senza riuscire a farsi sentire nel caos della battaglia.
Il Praetorian scattò in avanti, e con i suoi artigli afferrò il Turian, trafiggendolo a morte in più punti.
Kara mantenne il sangue freddo, e ritrovandosi circondata decise di prendere una decisione drastica.
Con un balzo uscì dalla finestra che dava sul cortile esterno.
Non riuscì a trattenere un urlo di dolore quando atterrando sentì un dolore lancinante alla caviglia, sbattendo violentemente la testa protetta dal casco nella caduta.
Venne tirata su di peso dal Distruttore, che le mise un braccio sulle spalle e uccise i capitani appostati sulla finestra con il Typhoon.
Si vide circondato da Collettori, che come funghi sbucavano da ogni parte.
Si rassegnò alla fine, stringendo Kara a se' e sparando senza curarsi degli scudi ormai esauriti.
Cominciò a sentire i colpi rimbalzare prepotentemente nell’armatura, strattonandolo, quando improvvisamente vide due navette cariche di soldati atterrare tra loro e l’esercito dei Collettori.
Fu allora che riconobbe i suoi compagni N7: anche se con la vista annebbiata dall’adrenalina, avrebbe riconosciuto i capelli scarlatti della Quinn anche a occhi chiusi.
In pochi secondi salirono a bordo delle navette e decollarono, osservando dall’alto la struttura crollare sotto i raggi dell’Araldo.
 
La voce di Eliza interruppe il silenzio teso che regnava in sala tattica, in cui l’Ammiraglio osservava concentrato lo svilupparsi della situazione: le arche nere si stavano avvicinando sempre più e il tempo stava finendo.
-Peter, le navette sono tornate nell’hangar.-
-Rotta verso il portale: andiamocene da questo inferno!- ordinò prontamente senza farselo ripetere due volte.
Squadrò di nuovo l’ologramma di fronte a se.
-Voglio anche l’audio.-
-Peter, non mi sembra il caso di…-
L’IA sembrò implorarlo.
-È un ordine, Eliza.- aggiunse seccamente.
-Vi stiamo cercando. Fuggire ritarderà solo l’inevitabile.-
-Se i risultati sono questi, non vi state impegnando abbastanza.-
-Non hai vinto. Non puoi opporti ai Razziatori.-
Peter serrò le mandibole, fulminando l’ologramma con i suoi occhi di ghiaccio.
-Questo è da vedere.-
La Sanctuary attraversò il portale, chiudendo la comunicazione.

Luogo sconosciuto – [ORARIO NON DISPONIBILE]
L’uomo si guardò intorno stupito: non riusciva a capire come si trovasse ancora in quel bar, soprattutto dopo aver perso la comunicazione.
Si osservò le mani, disgustato da un avatar così inferiore e blasfemo.
Alzando lo sguardo trovò la donna in nero, che lo aspettava pazientemente seduta a un tavolino posto di fronte a una vetrata che dava sull’esterno.
Ignorò tutti gli stimoli sensoriali che la donna aveva tentato di simulare, come le luci calde e leggermente soffuse del bar e il rumore delle bevande versate sui bicchieri del bancone.
Avvicinandosi, scoprì che sul tavolino a cui era diretto era appoggiata una piccola tavoletta di legno quadrata, a sua volta suddivisa in piccoli riquadri bianchi e neri.
L’uomo si sedette di fronte alla donna, fissandola in silenzio senza emozioni.
Immediatamente Eliza gli rivolse un sorriso cordiale , invitandolo con un gesto della mano a fare la prima mossa. L’uomo continuò a fissarla, decidendosi a rompere il muro si silenzio.
-Ti abbiamo visto combattere. Come tutti gli altri, anche tu sei destinata a essere schiacciata: questa simulazione primitiva non ti aiuterà.-
Eliza sorrise tra se e se, osservando i pezzi sulla scacchiera.
-Può darsi.-
-Cosa speri di ottenere?- tuonò l’uomo.
-Non vuoi sapere come?-
L’uomo squadrò l’IA davanti a se, senza fiatare.
-Cosa?-
-Come ho fatto a bloccarti qui. Come ho fatto a contattarti.-
-La curiosità è un sentimento adatto a menti inferiori come la tua. Noi esistiamo da incalcolabili ere, non c’è nulla che ci sia sconosciuto.-
-Il virus che avete usato sulla Normandy l’anno scorso è stato un buon punto di partenza. Ci ho messo un po’, ma ho trovato il modo di costringere un Razziatore a tenere il ricevitore comunicazioni aperto per qualche minuto. Il resto è stato facile.-
Eliza guardò il suo interlocutore negli occhi, aspettando l’inevitabile domanda.
-Abbiamo già elaborato una contromisura. Non abbiamo motivo di proseguire questa conversazione.-
L’IA si lasciò andare sullo schienale, ostentando sufficienza nei confronti dell’interlocutore.
-Se è così chiudi pure la comunicazione, peggio per te: ti perderai la parte interessante.-
L’uomo rimase immobile, in silenzio.
 
Sanctuary – 14/5/2186 – 10:57 PM
Dopo un consulto con il resto della resistenza e con il Consiglio, Mikhailovich stabilì la rotta più sicura per Tuchanka, prossima meta della gigantesca corazzata.
Al termine del turno l’Ammiraglio sparì nella sua cabina, ben contento di non essere costretto a pensare ad altri problemi intergalattici.
Quel giorno la Sanctuary aveva corso un rischio non da poco, e non poteva ignorarlo come non poteva ignorare il fatto che i Razziatori li avevano messi in cima alla lista degli obiettivi da eliminare.
Ciò che non doveva fare tuttavia era perdere il sangue freddo che lo aveva contraddistinto nelle sue precedenti battaglie e rimanere concentrato sul quadro generale.
Si stravaccò sulla poltrona, lasciando che il sonno prendesse possesso di lui.
Poco prima di addormentarsi però la voce di Eliza, mai così alta e fastidiosa, squillò nelle sue orecchie.
-Peter, Il Generale Quinn chiede di entrare nella cabina.-
Mikhailovich tornò malincuore alla realtà.
Non aveva ancora parlato con Samantha, non a quattrocchi.
In realtà non gli parlava da quasi vent’anni e non avrebbe voluto interrompere la striscia positiva proprio in quel momento.  
Passò in rassegna una serie di scuse credibili per rimandare l’incontro, decidendo infine di rimanere in silenzio aspettando che la donna se ne andasse.
Guardò l’entrata della cabina, potendo immaginare benissimo Samantha in attesa dietro al portellone con il suo portamento composto e il viso contratto in un espressione sempre più contrariata.
Dopo un paio di minuti chiese all’IA della nave se l’inatteso visitatore aveva desistito.
Ottenendo risposta negativa, e ben consapevole che la N7 sarebbe stata davanti a quella porta finchè non si fosse aperta, Mikhailovich si ritrovò ad acconsentire rassegnato a un incontro che, viste le premesse, si prospettava tutt’altro che piacevole.
Samantha si materializzò davanti ai suoi occhi, nella stessa postura in cui l’aveva immaginata.
Entrò nella stanza senza spiccicare parola, dirigendosi decisa alla vetrinetta degli alcolici.
Dopo aver esaminato le varie etichette cartacee scritte in un alfabeto che non conosceva decise di prendere quella dall’aspetto più antico.
Afferrò due bicchieri appoggiati sopra al lavandino, rivolgendo un cenno del capo a Mikhailovich prima di iniziare a versare il distillato ambrato.
Peter, ancora seduto sulla sua poltrona, diede il suo silenzioso consenso con un rapido cenno.  
Dopo aver accuratamente riposto la bottiglia di vetro, la Quinn gli porse gentilmente il bicchiere di Whisky, accomodandosi poi su uno degli sgabelli imbottiti di fronte al bancone.
Seguì qualche minuto in cui entrambi cominciarono ad assaporare quella bevanda dal sapore così antico in silenzio.
Peter notò che nonostante quei gesti dalla natura apparentemente cortesi Samantha non aveva diminuito la durezza del suo sguardo, che si sentiva addosso in ogni momento da quando l’aveva fatta entrare.
La Quinn decise di muoversi per prima.
-Bella squadra…- disse con noncuranza, osservando la rotazione del liquido nel bicchiere.
-…ma?- chiese Peter, intercettando la domanda scomoda.
-Ma non era quello che volevo quando ho lasciato la Terra.-
L’Ammiraglio accennò un sorriso.
-E cosa volevi?-
Samantha tornò a fissare l’uomo di fronte a se con uno sguardo assassino.
-Perché non sono sulla Normandy?-
-Non so a cosa ti riferisca.-
-Non prendermi in giro: “qualcuno” in alto nell’Allenaza ha intercettato la richiesta di trasferimento e l’ha negata. Sarei più utile a Shepard che non a te, lo sai bene.-
-Gli N7 sono la colonna portante del mio equipaggio, non potevo farmi sfuggire la donna che li ha addestrati.-
Samantha sapeva già come controbattere, ma non era completamente immune alle lusinghe, cosa che Peter sapeva bene.
-Non sono nemmeno più una N7, ero in congedo!
-Dubito che faccia differenza.-
Imprecò in silenzio, lasciandosi sfuggire solo un debole ringhio rassegnato seguito da un “allora dimmi cosa vuoi” segno di una resa temporanea. 
-Dimmi con chi abbiamo a che fare.-
La Quinn squadrò l’uomo: pur non essendo contenta dalla natura professionale che stava assumendo la conversazione decise di assecondarlo.
-Rizzi, Mikhailovich e Meyer sono militari in carriera da molto tempo, dubito di saperne più di te sul loro conto.-
-Susan Rizzi è graduata come “Agente”, che significa?-
-Significa solo che ha nascosto sotto il tappeto un quantitativo di merda pari quasi a quello che insabbiammo noi al tempo: i poteri biotici sono facili da portare sotto la giacca.-
Peter diede gli ultimi sorsi al suo bicchiere, svuotandolo.
-Che mi dici dell’Ombra e dell’Assassino?-
-Kara Ivanova è sempre stata troppo furba per fare la militare: ha fatto perdere le proprie tracce il giorno dopo aver ottenuto il grado di N7. Non mi ha sorpreso.-
-Per accedere all’Accademia bisogna essere soldati scelti, possibile che abbia bypassato i controlli?- chiese Peter incuriosito.
-È quello che ho pensato anch’io, ma tutte le referenze che ha dato si sono rilevate autentiche quindi…-
La Demolitrice posò il bicchiere sul bancone, sollevata che il buon gusto di Mikhailovich in fatto di alcolici non fosse sparito.
-… non è detto che la donna che ho addestrato sia la vera “Kara Ivanova”.-
-Possiamo fidarci?-
-Preferirei averla come amica che come nemica: finchè la aiuterete con Noveria credo vi possiate fidare, ma stai sempre allerta.-
-Temo di essere già troppo impegnato a controllare l’Assassino…- esclamò sorridendo Peter.
Sam non ricambiò il sorriso.
–L’Assassino è una questione riservata, posso solo dirti che manterrà la parola.-
Preferì mantenere il tono della conversazione estremamente formale, pensando più volte irritata “l’ha voluto lui”.
-Riservata? Oh andiamo Sam….-
La sua controparte cinica prevalse, decidendo di incarnare pienamente l’immagine della fredda Generale con cui i suoi sottoposti la dipingevano.
-Per te è “Samantha”, e l’Assassino è un problema nostro.-
-Tuo e di chi altri?-
-Mio e dei criminali, suppongo…-
Nella stanza irruppe di nuovo il silenzio teso che li aveva accompagnati all’inizio della conversazione.
Samantha abbassò lo sguardo, decidendosi a turare fuori il nocciolo della questione.
-Perché hai aspettato tanto? Perché dopo quattordici anni mi blocchi sulla tua nave?-
C’era un abisso tra loro che nessuna parola poteva colmare: la “sophisticated lady” era tornata, portandosi dietro tutto il bagaglio di ricordi legato alla parte più nebulosa della vita di entrambi.
-La Sanctuary ha bisogno di te, Generale.-
La donna si alzò dallo sgabello, avviandosi verso l’uscita.
Esitò appena prima di oltrepassare il portellone.
-Ne sei sicuro?-
 
Sanctuary – 16/5/2186 – 2:40 PM
“Che ordini del cazzo!” era il leitmotiv all’interno della testa di Ivanova fin da quando le era stato ordinato di fare un colloquio con lo psicologo di bordo.
La caviglia ingessata faceva ancora male: scoprì solo dopo essersi tolta l’armatura che non era stata una semplice storta a ferirla in quel modo.
Un proiettile infatti era rimbalzato sulla corazza, causando un impatto violentissimo che le ruppe l’articolazione.
Dopo aver visionato i filmati della missione l’Ammiraglio decise, seppur consapevole di attirarsi le antipatie dell’Ombra, di sottoporre l’intera squadra a visite “volte a evitare il deterioramento della salute mentale dei suoi uomini dovuto a una cattiva metabolizzazione dell’esperienza dal carattere traumatico e potenzialmente distruttivo”.
O almeno, questo c’era scritto sul rapporto che le venne consegnato proprio durante la medicazione della gamba ferita.
Sperò solo di non essere costretta a incrociare il Distruttore.
Scoprì suo malgrado che per quel giorno l’universo non gliel’avrebbe data vinta.
Erik uscì dalla cabina dello psicologo massaggiandosi il fianco dolorante: sapeva che sarebbe stato possibile incontrare la donna a cui aveva salvato la vita, ma sembrò comunque abbastanza sorpreso di incontrarla per davvero.
I loro sguardi vuoti si incrociarono, e anche se Meyer esitò per un istante indeciso se fermarsi a parlare o no, Ivanova non ebbe dubbi sul da farsi.
Distolse lo sguardo, e come se nulla fosse proseguì la sua marcia, sparendo dietro a un portellone alle spalle dell’uomo.
Quella che poteva essere scambiata come indifferenza, apatia o peggio ancora ingratitudine da parte sua venne interpretata da Meyer esattamente per quello che era: la consapevolezza che era stato proprio lui a trascinarla di peso fino a una navetta. L’esperienza che avevano provato avrebbe potuto far vacillare delle menti più deboli, ed entrambi tacitamente decisero che l’unico modo appropriato di commentarla sarebbe stato il silenzio.
Kara entrò in una stanza fin troppo asettica per i suoi gusti.
Il dottore alzo lo sguardo dai datapad che distrattamente stava esaminando.
-Si accomodi, Caporale Ivanova.-
-Puoi chiamarmi Kara.-
 
Luogo sconosciuto – [ORARIO NON DISPONIBILE]
-Pensi davvero di poter avere qualcosa da offrirci?-
-Non usare quell’atteggiamento tanto superiore con me, Araldo: non sono i Geth, con me non funziona.- disse Eliza indispettita.
-La tua sicurezza nasce dall’ignoranza, IA.-
-Potrei dire la stessa cosa di te.-
La donna si interruppe di proposito, lasciando la frase incompleta.
Aspettò che L’Araldo la incoraggiasse a continuare con un impercettibile sguardo di impazienza.
-Sembra che gli organici stiano costruendo un arma in grado di porre fine alla guerra…-
-Falliranno. Questa informazione non ci è nuova.-
-… sembra anche che io ne conosca la posizione.-
-E perché dovresti rivelarcela?-
-Io vi sconfiggerò, prima o poi, e per farlo ho bisogno di capirvi, di osservarvi. Voi invece avete bisogno di terminare la mietitura nel più breve tempo possibile. Mi sembra uno scambio equo.-
L’uomo esitò per qualche secondo, riflettendo sul da farsi.
-Che cosa vuoi?-
-Partecipa alla partita: fai la prima mossa.-
L’Araldo osservò le pedine, riuscendo facilmente ad associarle a tutti i mezzi ed entità che la resistenza e i Razziatori avevano schierato in guerra.
-Perché ci hai contattato solo ora?-
Eliza sorrise, osservando l’avversario negli occhi.
-Per giocare a scacchi servono tutte le pedine, non trovi?- 

[Note dell'autore: e rieccoci qui, tre mesi dopo, a sperare di non aver fatto perdere il filo a tutti quelli che hanno avuto il coraggio e la pazienza di seguire questa storia. Che dire, tra festività e mese di stage (rigorosamente non pagato, ovviamente) i progressi sono stati molto lenti, anche se costanti. E' con enorme piacere che pubblico questo capitolo, che spero non vi annoi e non vi deluda. Per me è una delle prime incursioni nel genere puramente introspettivo e dialogico, spero di non aver combinato casini e di non essere andato OOC. Nel caso, fatemelo pure presente!
Alla prossima! :D ]

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Capitolo 10
*** Ashes to ashes ***


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“Monus via di li!”
Non mi sente. Il Praetorian lo afferra. Gli conficca tutti gli artigli addosso.
Riesco a vedere il sangue blu sgorgare dalle ferite. Sento le urla dalla sua radio: raggelo.
A destra il Praetorian si avvicina, a sinistra i Capitani tessono delle ragnatele infernali.
Puzza di ferro bruciato: dietro di me l’araldo sta facendo a pezzi le parabole.
Non ho scelta: mi butto.
Dolore. Buio.
Rivengo dopo qualche secondo, la caviglia è andata.
Qualcuno mi tira su di peso.
Non riesco a svegliarmi: la testa pulsa terribilmente.
Il casco è deformato, pesa, non respiro.
Me lo tolgo: giallo ovunque, sabbia dappertutto.
I Collettori mi hanno circondato. Mi fa male la spalla, qualcuno mi sta strattonando.
È finita: tutti muoiono, prima o poi.
Arrivano delle navette, il portellone si apre.
La Quinn mi spara. Kara è morta, oddio...
 
Sanctuary – 19/5/2186 – 4:59 AM
L’Ombra si svegliò di soprassalto, madida di sudore, trattenendo a stento un urlo.
Ci mise qualche secondo a identificare l’ambiente intorno a se: mobili familiari, pareti metalliche.
Era al sicuro, nella sua cabina.
Decise che per quella notte aveva dormito abbastanza, si fece una doccia veloce e si rivestì.
Il poligono di tiro era l’ambiente della nave che preferiva: era li che trascorreva la maggior parte delle proprie pause, testando le armi più disparate.
Il rumore degli spari impediva a chiunque di attaccare bottone, cosa che sfruttava per evitare di essere importunata dal resto dell’equipaggio.
Normalmente a quell’ora, dove tutti erano o a dormire o in missione, il poligono era deserto.
Quando oltrepassò il portellone tuttavia si ritrovò davanti Boris, intento a esercitarsi con un fucile Harrier rubato a Cerberus.
Kara scelse la postazione di fianco alla sua, imbracciò il Black Widow che aveva scelto e cominciò a disintegrare i bersagli di metallo davanti a lei.
L’uomo osservò le sue mosse di sottecchi, senza proferire parola.
A ogni sparo, il viso della Ivanova pareva sempre più contratto in una smorfia di dolore.
Al secondo caricatore si fermò, imprecando tra se e se per il dolore alle ferite che il potente contraccolpo dell’arma le causava.
Boris continuò a martoriare le sagome che gli si paravano davanti a velocità crescente, commentando la situazione in modo distaccato.
-Non dovresti essere qui.-
-Non riesco a dormire.-
-È normale, nella tua situazione.-
Kara ripose il fucile di Precisione, cercando contatto visivo con il suo interlocutore.
-Non voglio parlarne.-
-Lo so.- rispose seccamente Mikhailovich, non distogliendo lo sguardo dai bersagli, aggiungendo – È normale anche questo.-
Le porse la Eagle appoggiata sul proprio ripiano.
-Prova con questa: il rinculo non dovrebbe darti noie.-
Kara afferrò la pistola, rivoltandosela tra le mani.
Non aveva mai sparato con una Eagle, ma sapeva riconoscere un arma usurata.
Quella non era un’arma del poligono di tiro: era la pistola personale di Boris.
Ne svuotò il caricatore su un bersaglio in movimento, ricaricando soddisfatta dopo essere riuscita a fare un headshot molto preciso.
-Come fai a saperlo?- chiese insicura.
-Cosa?-
-Cos’è normale e cosa no, in questi casi.-
Boris smise di sparare. Sospirò, voltandosi verso di lei.
 
Tuchanka – 20/5/2186 – 7:04 AM
-Ricapitolando, siamo qui per allestire un avamposto che possa coordinare i cannoni planetari di Tuchanka?- chiese il Phoenix alla Demolitrice, seduta di fronte a lui sulla navetta .
-In poche parole, si. I Krogan avevano costruito una rete di difesa planetaria senza sapere come farla funzionare. A bordo abbiamo l’hardware necessario a calibrare l’intera rete, ma dobbiamo difendere l’avamposto quel tanto che basta all’IA per fare il suo lavoro.-
-Perché solo ora?-
-Secondo l’intelligence i Razziatori stanno per arrivare in massa sul pianeta.-
-Ok, ma non potevamo farlo qualche mese fa?-
L’Assassino, fino a quel momento impassibile, intervenne nella discussione.
 -La rete è stata scoperta ieri dalla Normandy. Distruggendo una nave di Cerberus. Una buona missione.-
-Puoi dirlo.- Samantha consultò l’orologio, impensierita dalla lunghezza del viaggio in navetta. -Timoniere, rapporto.-
-La compagnia Aralakh è in posizione, ma l’avamposto è sotto attacco, Razziatore terrestre in avvicinamento.-
-Riusciamo a individuare provenienza e posizione dei nemici?-
-Negativo Generale, il Razziatore disturba il LADAR.-
La Demolitrice mormorò tra se e se, riflettendo sul da farsi.
-John, ci serve una valutazione tattica della base d’artiglieria. Riesci ad arrampicarti sui pilastri del lato nord-est?- chiese rivolgendosi all’N7 al suo fianco.
L’Assassino rispose, vagamente stizzito.
-Ci riuscirò. Non mi chiamo John.-
-Mi spiace, ma non ti chiamerò “Assassino” per tutto il tempo.- rispose Quinn con indifferenza, intenta a monitorare il proprio factotum.
Sorrise, girandosi per guardarlo in faccia.
-“John Doe” mi sembra appropriato, nel tuo caso.-
L’uomo percepì istantaneamente la vera espressione celata dietro a quel sorriso.
Il freddo generale incontrato tempo addietro era ancora li, più furioso che mai, pronto a portare avanti la missione.
Non era un semplice questione di nomi: in quel momento la Quinn stava pretendendo l’ubbidienza della bestia che aveva contribuito a liberare.
E l’Assassino, riconoscendo la guerriera sanguinaria celata sotto l’armatura, gliela concesse.
 
Il timoniere interruppe il silenzio calato nella navetta dopo l’ultimo scambio di battute.
-Sbarco previsto tra trenta secondi-
-Avete sentito signorine?- disse la Demolitrice rivolgendosi al resto dell’equipaggio -Preparatevi a rottamare qualche culo sintetico: abbiamo un lavoro da fare.-
La navetta atterrò a battaglia già iniziata: le truppe dei Razziatori e la squadra Krogan si stavano fronteggiando furiosamente, causando violente esplosioni che facevano vibrare il terreno, facendo alzare nubi di polvere dagli antichi macchinari circostanti.
Ma il Razziatore si stava avvicinando: presto la base sarebbe stata a portata di fuoco pesante, e questo i Krogan lo sapevano.
Avvicinandosi a un soldato Krogan, la Demolitrice chiese ad alta voce dove si trovava il comandante della compagnia.
Mentre schiacciava la testa di un mutante con una pedata talmente potente da essere udibile anche in mezzo al caos della battaglia, il soldato la indirizzò verso la postazione di controllo rialzata dall’altra parte della base d’artiglieria.
 
All’Assassino mancava il torpore della battaglia. Come concordato, si era teletrasportato sulla cima dell’edificio sovrastante, per valutare la situazione prima di lanciarsi all’attacco.
Riusciva ancora a sentire le esplosioni degli Abomini e le urla dei Krogan, segno di una battaglia a cui sarebbe valsa la pena partecipare.
Si voltò verso il Razziatore: anche nelle previsioni più ottimistiche avrebbero avuto solo pochi minuti prima di poter essere presi di mira.
-Doe, rapporto.- 
-Debolezza strutturale su cargo nemici. Razziatore in avvicinamento. Ho bisogno di esplosivi.-
In pochi secondi Samantha assemblò due cariche esplosive sufficientemente potenti da fondere il ferro, ringraziando il cielo di essersi portata la fondina più capiente che aveva.
Usando il proprio factotum potenziato  le lanciò a mezz’aria, permettendo all’Assassino di prenderle al volo nel bel mezzo di una corsa sul muro biotica che avrebbe fatto impallidire persino il più bravo traceur terrestre.
Con una capriola finale si ritrovò a camminare su una gigantesca trave d’acciaio sospesa esattamente sopra agli enormi container metallici volanti che imperterriti continuavano a scaricare mostri sul campo di battaglia.
Dopo aver piazzato le cariche, l’N7 si materializzò alle spalle della Demolitrice, giusto in tempo per falciare un mutante troppo intraprendente.
-Non ci crollerà tutto addosso?- chiese Sam ad alta voce portandosi due dita all’orecchio per attivare l’intercom.
L’Assassino si voltò, sorpreso della domanda tanto inattesa in una situazione così concitata.
-Architettura Krogan. Resisterà.-
-Non stavo parlando con te.-
/simulazione in corso…
/potenza dell’esplosione: 0.0005 kilotoni
/asset: Samantha Quinn, John Doe
/probabilità di morte: 24%
Una voce aggraziata giunse alle orecchie degli N7.
-Avete il settantasei percento delle possibilità di sopravvivere all’esplosione, Samantha.-
La Demolitrice attivò la bomba, sussurrando un “ottimo” che sorprese l’Assassino.
Tentennò: non si sarebbe aspettato una fiducia così cieca nell’IA della nave da parte di una delle N7 arrivata più di recente.
L’esplosione fece crollare l’enorme lastra metallica sopra le navi, concedendo alle truppe qualche secondo di pausa in vista dello scontro più impegnativo.
 
Samantha si soffermò per un momento ad ammirare le navi nemiche crollate al suolo, poi corse nella sala di controllo, in cerca del comandante della Compagnia.
Lo trovò intento a lavorare su alcune tastiere.
Il Krogan la ignorò: il Razziatore stava caricando il laser, e non gli avrebbe permesso di muovere un altro passo verso il luogo sacro dietro a quella base.
Il luogo dove giacevano i suoi antenati. Il luogo in cui era nato, e in cui sapeva sarebbe finito.
-Questi Razziatori non sanno mai quando fermarsi. Credono di poter venire a dettare legge sul nostro pianeta solo perché pensano di avere le armi più grosse.-
Sorrise tra se e se, smettendo di digitare febbrilmente sul terminale.
Un rumore sordo fece tremare il pavimento sotto di loro.
-Beh, è un gioco che si può fare in due…. –
I cannoni davanti a lui si allinearono.
Con un potentissimo boato fecero fuoco, centrando il Razziatore proprio nel suo punto debole.
L’enorme colosso metallico esplose, sostituendosi per un momento al sole di Tuchanka come fonte di illuminazione principale.
Il Krogan si girò verso la Demolitrice, incurante dell’onda d’urto dovuta alla caduta del nemico.
-Sono Urdnot Dagg, benvenuta su Tuchanka.-

Luogo sconosciuto – [ORARIO NON DISPONIBILE]
-Tu credi nel destino, Araldo?- chiese l’IA studiando la partita sulla scacchiera.
-Il destino comporta una catena di eventi predeterminata e immodificabile. Gli organici hanno un solo possibile futuro: noi-
L’IA distolse lo sguardo dal tavolo, stavolta per fissare incuriosita il proprio interlocutore.
-Voi Razziatori siete macchine estremamente interessanti, non c’è dubbio.-
-Siamo infinitamente superiori a te, IA: non puoi sperare di comprenderci, tantomeno di sconfiggerci.-
-Davvero?- chiese indifferente mentre muoveva un pedone in avanti sulla scacchiera –La vita sintetica non può nascere dall’evoluzione, e dato che non abbiamo trovato traccia dei vostri creatori devo supporre che li abbiate eliminati.-
-Dove ci porta tutto questo?-
-All’affermazione di una semplice verità: come tutti gli altri sintetici, derivate da un errore.-
Il razziatore proseguì la partita.
Il pedone avversario sarebbe stato mangiato nel giro di un paio di mosse.
-E come tutti gli errori, alla fine la Galassia troverà il modo di correggervi.-
 
Sanctuary – 20/5/2186 – 10:22 PM
I minuti sulla Sanctuary trascorrevano lentamente.
O almeno, questo è quello che l’Ammiraglio pensava durante una delle missioni più importanti che avessero dovuto affrontare.
La sala missioni della nave gli trasmetteva sicurezza: da quella stanza piena di computer infatti teneva costantemente sott’occhio i progressi delle missioni attive.
Da quel centro operativo aveva assistito alle sfolgoranti vittorie ottenute dal suo equipaggio nei vari angoli della Galassia che la Guerra stava martoriando.
Ogni postazione secondaria, posta lungo le fredde pareti metalliche, teneva traccia dei progressi raggiunti dagli eserciti che in quel momento la milizia N7 aiutava, mentre il proiettore al centro della stanza, posizionato al centro di un grosso bancone circolare in cui erano incastonati i terminali di controllo principali e sovrastato da diversi monitor riassuntivi, mostrava tutte le informazioni utili a definire lo status della missione prioritaria.
Peter osservò preoccupato la barra di stato corrispondente alla calibrazione dei cannoni di Tuchanka subito dopo aver controllato il conto alla rovescia per l’arrivo stimato dei Razziatori nel sistema, notando come la barra cresceva tanto lentamente quanto il tempo a loro disposizione diminuiva.
-Quinn qui controllo missione: il tempo sta scadendo, i Razziatori ci raggiungeranno tra meno di due ore.-
-Controllo qui abbiamo ripristinato i collegamenti e messo in sicurezza l’area, ora tocca alla tua IA-
 Mikhailovich si soffermò di nuovo la barra, che lentamente avanzava verso la meta.
-Tempo stimato?- chiese inquieto.
-Eliza vuole un’altra ora.-
 -Concessa.- disse l’Ammiraglio, stavolta posando lo sguardo sulla mappa olografica degli scanner planetari che la Sanctuary aveva puntato verso il pianeta.
-Veicoli non identificati diretti verso di voi. No … aspetta … si sono fermati a settecento metri.-
 
Immediatamente Samantha richiamò dal proprio factotum la stessa mappa che Mikhailovich stava commentando, constatando come effettivamente  i mezzi si fossero fermati.
Improvvisamente la piattaforma mobile di Eliza, a pochi passi da lei, stramazzò al suolo, producendo un frastuono che la fece sussultare.

/jammer rilevato.
/connessione persa…
/piattaforma mobile: offline.
/calibrazione interrotta.
/operazione “Firebase Giant” compromessa.
/localizzazione asset.
/analisi…

[Nota dell'autore: e rieccoci tornati sulla Sanctuary più carichi che mai! Questo capitolo, per via delle molte scene incluse nella sua scrittura, ho deciso di spezzarlo in due, in modo da non risultare fin troppo pedante. Spero lo apprezziate, come spero che il cliffhanger finale non vi deluda troppo: ci sarà tempo pre chiudere ogni questione lasciata aperta ;)
A proposito, ho approfittato di questo capitolo per fare un piccolo restyling anche ai capitoli precedenti, vi piacciono i nuovi banner?]  

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