what really happens

di rio_
(/viewuser.php?uid=718277)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** kidnapped ***
Capitolo 2: *** Dungeon ***
Capitolo 3: *** Run ***
Capitolo 4: *** Ricapitolando ***



Capitolo 1
*** kidnapped ***


Sentirsi uno schifo non è la soluzione. Lo so. È solo la prima sessione di esami. Ti rifarai. Adesso tornerai a casa, sorridente, come sempre, come se nulla fosse successo. Ce la puoi fare… Si, ce la potrei fare se non avessi saputo che la mia migliore amica mi ha pugnalato alle spalle mettendosi con il ragazzo che mi piaceva, se non avessi perso mio nonno. Ok, Jules. Non sarà un periodo molto allegro ma passerà. Tutto passa…
Perché il treno non arriva? L’unica cosa che voglio davvero  fare in questo momento è allontanarmi quanto più possibile e velocemente da questo dannato posto e il treno non arriva!
 “Il treno per Stazione Centrale subirà un ritardo di 40 minuti causa guasto al motore.”
Oh, perfetto! Adesso anche il treno! Sarà meglio incamminarsi verso la stazione degli autobus se voglio avere qualche speranze di tornare a casa. Fa nulla che il tempo minaccia di scatenare un temporale e io come una stupida non mi sono portata l’ombrello!
“Hey, scusa. Sai quando passa il treno?”
“Come?”
Buoi.
 
Sono in una macchina? No, sono distesa… ma ci stiamo muovendo. Oddio! Perché ho le mani legate? Perché ho un sacco in testa?
“Aiuto! Qualcuno mi aiuti!” Dannata me che scelgo sempre le strade più deserte!
“Hey, hey! Calma. Se non stai tranquilla ti spruzzo altro spray tranquillante. Capito?”
“Chi sei? Perché sono legata? Cosa volete da me? Dove stiamo andando?”
“Troppe domande ragazzina. Tutto a suo tempo.” Ride? Perché ride? Dio, mi uccideranno! Prenderanno i miei organi e li venderanno per farsi qualche soldo!
“Stai piangendo?”
“No!” Perché continua a ridere? “Non mi toccare!”
“Calma! Ti voglio solo togliere il sacco!”
…Sì, stiamo decisamente nel retro di un furgone. “E questo perché non stavi piangendo?”
“Mi ucciderete?”
“È per questo che stavi piangendo? Bhè, non lo so. Dipende dal capo, sai. È lui che ordina, noi eseguiamo soltanto gli ordini. Ma sai, ora che mi ci fai pensare… forse aveva accennato a qualcosa del genere…”
“Smettila Jon! Così penserà davvero che la volgiamo uccidere!”
“È uno scherzo, mi state riportando a casa?”
“No, certo che non ti uccideremo, ma non ti possiamo neanche riportare a casa.”
“Perché?” No, altre lacrime no.  
“Sam, girati, leggi questa dannata cartina e dimmi dove dobbiamo andare!”
Buoi, di nuovo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Dungeon ***


Sono tutta indolenzita. Mi fanno male i polsi ma… un attimo, sono liberi. Non sono più legata. E di certo non mi trovo più su un furgone: sono ferma, su quella che sembra – a giudicare dalla ruvidità e dalla durezza  – una tavola di legno. Ok, perfetto. Questo è un passo avanti. Il prossimo, Jules, è di aprire gli occhi e di non spaventarti, qualsiasi cosa vedrai. Questo lo puoi fare.  Al tre:
“1, 2, 3.” Ecco, molto lentamente, piano.  Vedo un soffitto, scuro. Gira la testa, Jules. Una parete, sempre scura. Non ci sono finestre. Siediti, Jules. Cos’altro vedi? Sbarre. Sono in una cella! Calma, calma, calma! Respira. Niente panico. Alzati, avvicinati alle sbarre e vedi se c’è qualche via di fuga.
“Aiuto!” No, non devo urlare! È l’ultima cosa da fare… Troppo tardi. Stupida Jules! Qualcuno si avvicina. Fai finta di niente, sii disinvolta e, soprattutto, niente panico.
“Ben svegliata Bella Addormentata.” E chi è adesso questo?
“Dove mi trovo?”
“Alla Base. Piacere, sono Dave.” Cosa, perché si presenta? “Non devi essere spaventata. Qua nessuno ti farà del male. Scusa per la cella, ma non sapevamo dove metterti e non abbiamo “ospiti” tanto spesso.”
Non sembra pericoloso. È alto, robusto, i capelli scuri quasi rasati a zero: ha un aspetto da soldato. Ma ha uno sguardo gentile.
“Perché sono qui?” Voglio tornare a casa!
“Non sono autorizzato a risponderti. Tutto a suo tempo, Jules.”
“Come fai a sapere il mio nome?” Altri passi? Basta persone sconosciute per oggi, vi prego!
“Come sta la nostra Addormentata, Dave? Niente di rotto spero! Jon certe volte ha delle maniere un po’ brusche, diciamo così.”
“Sono sveglia. E voglio delle risposte. Dove sono? Chi siete? Perché sono qui?” E da dove viene tutta questa sfrontatezza?
“Bene, ti vedo in forza! Per quanto riguarda la prima domanda, Dave ti ha dato una risposta esauriente. Per le altre due, ti dico solo che, a discapito di quello che sembra, sei più al sicuro qui che fuori.”
“Che significa?” Sono in un covo di pazzi, ecco dove sono finita! Aiuto!
“Fra un po’ Jon ti verrà a dare il cambio. Vai a riposare, Dave.”
“Si signore.”
“Hei, ho fatto una domanda!”
“Tutto a suo tempo, Jules.” Cosa? Che significa? No, non andare, devo sapere che fine farò!
“Perché me lo continuate a ripetere tutti?” come risposta ricevo soltanto il tonfo della porta del corridoio che si chiude. Sono sola, con mille domande  e tutte mezze risposte, se così si possono chiamare.
No, prima di gettarmi nella disperazione, devo trovare un modo per uscire da questa cella prima che arrivi qualcuno. Calma, ragiona. C’è una luce scarsissima qui. Mi serve l’accendino. Dov’è la mia borsa? Ovvio, l’avranno loro… e posso dire addio all’idea di vederci meglio. Le sbarre sembrano tutte uguali. Non sembrano avere una porta. Ok, mi affiderò al tatto per trovare la serratura. È meglio iniziare da un lato: da quello destro (per puro istinto). Con calma, fai attenzione…
Trovata! Almeno le forcine me le hanno lasciate in testa. Non ho mai scassinato una serratura, ma a quanto pare è venuta l’ora di mettere in pratica l’insegnamento di 20 anni di visione di film d’azione.
 
“Da quanto tempo ci stai provando?” Cosa? Chi è? Da dove è uscito?
“ Non stavo facendo niente.” Dove le nascondo? Dannazione! Ma da dove è saltato fuori?
“Sì, certo. A saperlo ti perquisivamo anche la testa. Ma a giudicare dal tuo stato non stai avendo molto successo.”  Sta lì, tranquillo, seduto di fronte a me con i gomiti poggiati sulle ginocchia e il busto reclinato in avanti, con l’aria divertita di chi sta osservando da un sacco di tempo una scena divertente.  “Sono Jon.”
“Da quanto tempo mi stai osservando?”
“A occhio e croce direi quasi dieci minuti. Ma tranquilla, continua pure, è divertente osservare come cerchi di scassinare una serratura.” Non l’avevo notato sul furgone ma anche lui, come Dave e Sam, è robusto, ben piazzato, ma a differenza loro porta i capelli scuri un po’più lunghi. Gli occhi a mandorla, sul viso dai lineamenti affilati, sembrano chiari. Incute quasi timore con quel ghigno divertito che non si leva dalla faccia.
“È che nei film sembra così facile” Perché cerco di giustificarmi? Stanno o no tenendomi prigioniera?
“Senti, a dispetto di quello che può sembrare, stiamo davvero cercando di tenerti al sicuro. Non è di noi che devi avere paura. Perciò fai la brava e non creare problemi.”
“Quando mi saranno date delle risposte, delle vere risposte?”
“A tempo debito, ragazzina. Appena il capo potrà riceverti.”

 

Salve, spero che l'inizio della storia vi stia piacendo. Qualsiasi consiglio o critica sono bene accetti.
Al prossimo capitolo! :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Run ***


Da quanto tempo sono chiusa in questa cella? Minuti? Ore? Forse quasi un giorno…? Che  ne sarà di me? I miei genitori? I miei amici? Li rivedrò mai? Mi libereranno mai? È ancora presto per impazzire, Jules. Devo tenere i nervi saldi. Prendi esempio dal tuo carceriere: da quando è arrivato è sempre rimasto fermo, davanti alla cella, spalle verso le sbarre e immobilità totale. L’unico segno di vita è dato quando sente un rumore, provocato puntualmente dalla sottoscritta per l’incapacità di rimanere sempre nella stessa posizione, violando così il perfetto silenzio creato dal soldato Jon.  Ma come fa? Anni e anni di allenamento, suppongo.
“Ho fame.”
“Fra un po’ arriverà la cena.”  Oh, allora non deve essere passato molto da quando mi hanno rapito. Avevo appena finito di dare un esame… che ore potevano essere? Le 16:00, le 17:00…? Sono sicura che appena non mi vedranno tornare a casa per la cena mi cercheranno. Dopotutto mio padre è un poliziotto, saprà cosa fare. Mi troveranno. Devo esserne certa.
“Da quanto tempo sono prigioniera?”
“ 21 ore, 15 minuti e 40 secondi.” Però, preciso il ragaz… Cosa?!
“Cosa?! Non è possibile!”
“Diciamo che hai fatto un bel sonnellino.” No, no, no! Devo trovare una via di fuga! Devo scappare! Devo tornare a casa! Non posso rimanere qui!
“Fatemi uscire!” e così, prima che me ne renda conto, mi ritrovo aggrappata alle sbarre dibattendomi come una disperata e urlando a squarciagola. Nella mia pazzia momentanea a stento mi rendo conto delle braccia che attraverso le sbarre mi afferrano i polsi e cercano di immobilizzarmi.
“Calmati Jules! Anche se urli da quaggiù non ti sentirà nessuno! È inutile! Quante volte ti dobbiamo ripetere che qui sei al sicuro!?” lo vedo tutto sfocato, le lacrime mi appannano tutta la vista.
“Fatemi tornare a casa, vi prego. Mio padre è un poliziotto, saprà come tenermi al sicuro.”
“Jules…” Perché esita?
“Cos’è che non mi state dicendo?” Il corpo si sta facendo pesante, le gambe stanno iniziando a cedere.
“No, non è un buon momento per svenire. Alzati Jules!” Sta tremando tutto. Le pareti si muovono, il soffitto sta crollando. Che cosa sta succedendo? Un terremoto? Ma non riesco a muovermi. Jon sembra quasi in preda al panico ma i suoi movimenti sono veloci, rapidi, efficienti. Mi lascia i polsi e io a stento riesco ad aggrapparmi alle sbarre per non cadere con la faccia per terra. Con gli occhi semi chiusi lo vedo aprire la porta, avvicinarsi e cercare di mettermi in piedi per farmi scappare. Ma non ce la faccio, mi sento troppo debole. Esasperato mi prende in braccio e si dirige a tutta corsa verso la porta del corridoio, fuori dalle prigioni.
“Evacuare! Bisogna evacuare l’edificio! Date l’allarme! Presto!” Vedo solo un mucchio di persone, su sfondo bianco, che ordinatamente incendiano carte e distruggono computer. Noi continuiamo a correre, sento Jon  sfondare la porta con un calcio e iniziare a salire delle scale. Più ci allontaniamo dal sottosuolo, più mi sento meglio. Siamo arrivati in cima. Sul tetto c’è un elicottero: Dave e Sam ci stanno aspettando. Aiutano Jon  a issarmi sull’elicottero. Facciamo appena in tempo a sollevarci in volo che delle persone armate fino ai denti  si precipitano sul terrazzo e iniziano a sparare verso di noi.
“Tom, alza gli scudi! Veloce!” urla Sam al pilota e di colpo non si sente più niente, né i rumori degli spari né il rumore del vento. Con la massima rapidità ci allontaniamo dall’edificio che ormai sta crollando su se stesso e posso chiaramente vedere che è l’unico palazzo che sta tremando.
“Come hanno fatto a trovarci?” chiede Dave.
“Dobbiamo trovare un’altra Base” dice Jon.
“Tom, portaci al Rifugio.” Ordina Sam.  Nel frattempo, io mi sono rannicchiata, sempre più spaventata, sul sedile dell’elicottero.
“Non era un semplice terremoto, vero?” domando esitante. Tre paia  di occhi si girano a fissarmi, quasi stupiti di vedermi lì.
“No, non lo era.” Risponde Sam pronto a qualsiasi reazione io possa avere. Ma rimango ferma, semplicemente immobile, cercando di trovare una spiegazione razionale a quello che è appena successo.
“Quelli che hai visto sul terrazzo non sono esseri umani. Ti stanno dando la caccia, a te e alla tua famiglia. Lo stesso giorno che abbiamo prelevato te, un’altra squadra è stata inviata per prelevare i tuoi genitori. Ci dovevamo incontrare alla Base ma non sono arrivati. Abbiamo cercato di metterci in contatto con loro, in tutti i modi, ma niente. Non riusciamo ad avere loro notizie.” Cosa sta dicendo? Non riesco a capire.
“Che cosa stai cercando di dirmi, Sam? Che i miei genitori sono morti?” No, mi rifiuto di crederci.
“Non ne siamo sicuri. Ma devi essere pronta qualsiasi cosa accada. Me lo prometti, Jules?”

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ricapitolando ***


 
Previously in "what really happens"
 
Cercando di mettere un po’ di ordine tra i personaggi, il loro ruolo nella storia (fino ad ora) e l’ambientazione.
Jules (la protagonista della storia, una ragazza apparentemente normale: di media altezza, capelli castani lunghi fino alle spalle, occhi verdi e lineamenti sottili) un pomeriggio, all’uscita dall’università viene rapita.
Caricata di peso su un furgone viene portata alla Base (una delle Sedi dell’Organizzazione dei suoi rapitori).
La squadra inviata per il suo prelievo è composta da: Sam, il Capitano della squadra; Jon, Dave e Tom sono i soldati (giusto per dare un’idea dei gradi, anche se in realtà nell’Organizzazione non ce ne sono).
 
La storia è ambientata nel mondo reale ma in nessuna città in particolare. Qualsiasi città vogliate immaginare va bene, anche perché conto di cambiare presto lo scenario.
 
Per quanto riguarda le domande senza risposta di Jules…. Per queste, sarete costretti a leggere tutti i capitoli che scriverò.
 

Buona lettura e buon divertimento! 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2713824