Vite & Destini

di Lila_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** CapitoloVI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX ***
Capitolo 21: *** Capitolo XXI ***
Capitolo 22: *** Capitolo XXII ***
Capitolo 23: *** Capitolo XXIII ***
Capitolo 24: *** Capitolo XXIV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


VITE & DESTINI


CAPITOLO I


Kate era seduta in veranda.

Aaron stava facendo il riposino pomeridiano, mentre Jack era ancora a lavoro.

Ormai erano passati più di due anni da quando erano andati via dall’Isola.

E, adesso, solo una cosa continuava a tormentare Kate.

Le parole di Sawyer le tornavano spesso in mente.

Fino ad allora non aveva fatto niente, ma adesso le sembrava giusto tener fede alla promessa fatta.

Ma sapeva che Jack non avrebbe capito.

Era per questo che aveva deciso di non dirgli niente.


Quella sera avrebbe chiamato la baby-sitter per il giorno dopo.

Finalmente avrebbe fatto quello che le aveva detto Sawyer prima di lanciarsi nel vuoto.

Al pensiero del gesto compiuto da James, una lacrima solcò il volto di Kate.

Lui voleva andare via dall’Isola, eppure, pur di salvare le loro vite, la sua vita, si era lanciato dall’elicottero.

Per quello che ne sapeva, poteva essere morto.


Non avrebbe mai scordato quell’uomo.

Troppo tardi aveva compreso quanto lui tenesse veramente a lei.

Kate sapeva fin troppo bene, quanto Jack fosse ancora geloso di Sawyer.

Non ne voleva sentir parlare e odiava il fatto che lei pensasse ancora a lui.

Ma Jack non capiva che adesso lei era lì con lui, perché voleva stare con lui?

Non si era buttata dall’elicottero per seguire James.

No, era rimasta a bordo.

E adesso stava con Jack.

Ma le sembrava doveroso esaudire l’ultimo desiderio di Sawyer.

In fondo, c’era stato un periodo, in cui lei l’aveva amato.


Il giorno dopo, Kate uscì di casa molto presto.

Nella borsa aveva dei documenti.

Erano i risultati di alcune ricerche che Kate aveva fatto per rintracciare Clementine Phillips.

Di sicuro si era stupita molto, quando Sawyer le aveva rivelato di avere una figlia.

Ma questo ora non importava più.

Chiamò un taxi e si fece accompagnare all’aeroporto.

Presto avrebbe raggiunto l’abitazione dove Clementine viveva con sua madre.

Avrebbe dato loro la notizia della morte di Sawyer e avrebbe detto loro quello che lui voleva che dicesse.

Kate pensava che, una volta, assolta quella missione, lei sarebbe stata libera da tutti i fantasmi dell’isola.

Tempo dopo, Kate si ritrovò ad Albuquerque, davanti ad un edificio imponente.

Vi entrò e si diresse decisa verso l’ascensore.

Premette il tasto che l’avrebbe portata al quinto paino, dove viveva Clementine.

Arrivata davanti all’appartamento, suonò il campanello.

Attese con ansia che qualcuno le aprisse, ma mai si sarebbe aspettata di ritrovarsi davanti Cassidy Phillips.



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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II

Kate Austen e Cassidy Phillips si erano conosciute molto tempo prima che il volo Oceanic 815 si schiantasse sull’Isola.

Kate ricordava bene quella donna che l’aveva aiutata a incontrare sua madre.

Quando si erano conosciute, Cassidy stava cercando di vendere gioielli falsi.

Kate l’aveva tolta dai guai, fingendo di comprarne uno per fare in modo che non venisse chiamata la polizia.

E Cassidy, in cambio, l’aveva accolta nel suo appartamento e l’aveva aiutata a progettare un incontro con sua madre.

Kate ricordava che Cassidy le aveva detto di essere incinta e che il padre del bambino che portava in grembo, era un truffatore che si era preso gioco di lei.

Adesso, mentre rimetteva insieme i pezzi del puzzle, Cassidy la guardava stupita.

-    Kate! Non posso crederci! Ma... Come hai fatto a trovarmi?
-    ... Ciao, Cassidy... Posso entrare?
-    Ma certo, accomodati. Cosa posso fare per te?
-    Beh, sto per raccontarti qualcosa che probabilmente ti sconvolgerà.
-    Se parli del volo della Oceanic... So già tutto. Sai, i giornali non hanno parlato di altro per mesi...
-    No... O meglio, diciamo di si.E’ una storia molto lunga.
-    E io ho il tempo per ascoltarla. Andiamo a sederci in salotto.


Cinque minuti più tardi, Kate era seduta sul divano, in salotto.

Cassidy entrò in salotto con due bicchieri di limonata.

Kate stava osservando una foto che ritraeva la donna con una bambina di tre anni circa.

-    Quella è tua figlia?
-    Si. Si chiama...
-    Clementine.
-    Come fai a saperlo?
-    E’ per questo che sono qui. Cassidy, sapevi che su quel volo, quello dell’Oceanic 815, c’era anche Sawyer?

Cassidy abbassò per un momento gli occhi.

-    ... Si. devo dedurre che hai fatto la sua conoscenza? Eravate vicini di sedili?
-    Non proprio. Prima di continuare, devo essere sicura di potermi fidare di te. Quello che ti dirò oggi, non dovrà uscire da questa casa. E’ estremamente importante che tu non dica a Nessuno, ma proprio nessuno, quello che ti racconterò.
-    Non capisco.
-    A tempo debito capirai tutto. Fidati di me.
-    Va bene, ti ascolto.
-    Tutto quello che hai sentito riguardo il volo 815 è falso.
-    Che vuoi dire?
-    Voglio dire che la versione ufficiale di come sono andate le cose non è reale. Quello che è stato raccontato sul modo in cui noi ci siamo salvati è stato inventato. E non è vero che siamo gli unici superstiti.
-    Vuoi dire che anche lui è...
-    Aspetta. Lascia che ti racconti tutta la storia. Il 22 settembre del 2004, come tutto il mondo sa, il volo Oceanic 815 si è schiantato. Ma non siamo finiti in fondo all’oceano. Siamo finiti su un’Isola. Un’Isola che subito pensavamo deserta, ma che in realtà ospitava una comunità. Quando siamo finiti su quell’Isola, i superstiti erano 48. La sezione centrale dell’aereo.
-    E fra questi 48 c’era...
-    Sawyer, esatto. Comunque l’Isola sulla quale ci eravamo schiantati, è speciale. Non posso spiegarti niente, ti dirò solo quello che riguarda James.
-    James?
-    Si, il vero nome di Sawyer è James Ford. Sawyer era il nome di uomo che aveva causato la distruzione della famiglia di James, quando lui era ancora un ragazzino. James ha cercato tutta la vita di ritrovarlo per fargliela pagare. Ma veniamo al dunque. L’ultima volta che ho visto James era su un elicottero. Il carburante stava finendo. Dovevamo liberarci il più possibile di pesi inutili. Non ce l’avremmo mai fatta, se lui...
-    Se lui...
-    Se lui non si fosse buttato giù. Credo che dobbiamo molto anche a lui, se adesso siamo qui.
-    Sei venuta qui per raccontarmi come è morto il padre di mia figlia?
-    No. Vedi, James, prima di buttarsi, mi ha fatto promettere una cosa. Gli ho promesso che sarei venuta a cercare sua figlia e te. Che vi avrei detto quello che lui stesso sperava di dirvi un giorno.
-    Senti, tutto questo mi sta confondendo. Sei sicura che stiamo parlando della stessa persona? Il Sawyer che conoscevo io non avrebbe mai sacrificato se stesso per salvare delle altre vite. Non avrebbe mai...
-    James è cambiato notevolmente da quando è finito su quell’Isola. Era partito male. Aveva rubato gran parte delle provviste, i medicinali... Pensava solo a sé stesso...Ma poi qualcosa è cambiato. Con il tempo, Sawyer ha iniziato a pensare anche agli altri. Si è addolcito, fino a quando ha deciso di buttarsi dall’elicottero e salvarci.
-    Stento a crederlo. Ti ha mai parlato di me?
-    No. Non sapevo che avesse una figlia finché lui non me ne ha parlato, poco prima di buttarsi.

A Cassidy sembrò di leggere, negli occhi di Kate, un sentimento di malinconia e nostalgia.

-    Senti, ma se fosse ancora vivo? Se fosse sopravvissuto?
-    Anche se fosse... Dobbiamo considerarlo morto. L’Isola per il mondo non esiste. E così dovrà restare, per sempre. E poi... può darsi che sia morto veramente.

La donna seduta davanti a lei sospirò.

Poi Kate aprì nuovamente bocca per parlare.

-    Senti, non ho molto tempo. ma devo assolutamente darti il suo messaggio. Tua figlia non c’è?
-    E’ di sopra, sta giocando. Vuoi che la chiami?
-    Si, grazie.
-    Clementine!! Vieni giù!!


Passarono pochi secondi, prima che una bambina dai capelli biondi, facesse capolino sulla porta del salotto.

Kate rimase senza fiato, guardando quegli occhi.

Quegli occhi tali e quali ai suoi.

Sembrava di avere davanti James.

-    Clementine, vieni qui, tesoro. Saluta la signora. Si chiama Kate ed è un’amica di tuo padre.

La piccola si avvicinò alle due.

-    Tu conosci il mio papà?
-    Si, piccola. E ho qualcosa da dirti, da parte sua.

Cassidy prese sua figlia in braccio.

Kate le sorrise e poi parlò.

-    Tuo padre ti ha voluto bene, anche se non ti è mai stato vicino. Ci teneva a fartelo sapere. Ti manda un bacio e vuole farti sapere che avrebbe voluto che le cose fossero andate in un altro modo.
-    Dov’è adesso il mio papà?
-    E’ in un posto bellissimo, dal quale però non può allontanarsi. Vuole che tu cresca serena e non ti preoccupi per lui.
-    Che vuol dire?
-    Beh, vuol dire che il tuo papà ti manda tanti saluti e ti ricorda che ti vuole bene e è dispiaciuto di non poter essere qui.
-    Adesso piccola mia vai pure in camera tua a giocare e lasciami sola con la signora.
-    Va bene. Arrivederci.
-    Ciao Clementine.


Non appena rimasero da sole, Cassidy si voltò nuovamente verso Kate.

Kate sospirò.

-    C’è dell’altro. Quando era in carcere, Sawyer ha dato una mano al direttore a risolvere un caso e si è beccato in cambio una bella somma. Con essa ci ha aperto un conto anonimo nella banca di Albuquerque a nome di Clementine Phillips.
-    Avevo immaginato che fosse stata opera sua, ma non ci speravo.
-    Le stesse cose che ho detto a lei valgono anche per te, Cassidy. Ti ho già detto che l’Isola l’ha cambiato molto. Avrebbe veramente voluto che le cose andassero in un altro modo. Avrebbe voluto avere una vita più tranquilla e serena.
-    Ti ha detto tutto questo?
-    Beh, non proprio, ma io riuscivo a capirlo.
-    Dimmi una cosa, in tutta sincerità, Kate. Cosa c’è stato fra voi due?

Kate rimase per un momento sorpresa dalla domanda.

-    Beh, se vuoi tutta la verità, io... non sono sicura di averlo amato come si ama l’anima gemella. Ma il mio sentimento per lui è stato molto forte. Sai, c’è stato un momento che... Credevo di essere incinta. E credo che sia stato proprio lì che la nostra “storia” si è interrotta definitivamente. Lui non voleva nessun bambino e questo mi ha spiazzato, a suo tempo. Anche se adesso credo di aver capito il motivo. Lui sentiva già di aver sbagliato tutto con te e tua figlia, abbandonandovi al vostro destino. Lui sentiva che era nato sbagliato, senza poter far niente di buono nel suo mondo.
-    Devo ammettere che sei stata molto coraggiosa a venire qui, quest’oggi. Io forse, al tuo posto, non ci sarei riuscita. Ma ti ringrazio. Per me vuol dire tanto sapere che lui ha avuto un pensiero per sua figlia. Vuol dire che ci teneva.
-    Bene. Sono contenta che tu l’abbia capito. Adesso scusa, ma si è fatto tardi. Devo proprio andare.
-    Kate... Grazie!

Kate sorrise e le due donne si abbracciarono.

Poi Kate diede un biglietto all’altra donna.

-    Qui c’è il mio numero e indirizzo. Se hai bisogno di qualsiasi cosa, fatti sentire.
-    Grazie. A presto.



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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III

Sull’aereo Kate si asciugò le lacrime.

Ripensare a James, quel giorno, era stato molto difficile e l’aveva scossa molto di più di quello che avrebbe mai immaginato.

La donna ripensò alla bambina di Sawyer.

Era stupenda e aveva gli stessi occhi del padre.

Peccato che James non l’avrebbe mai potuta vedere.

E se fosse veramente sopravvissuto al volo dall’elicottero?

Il punto in cui si era buttato non era poi molto lontano dall’Isola...

Magari era riuscito a raggiungerla a nuoto.

Ma che importanza aveva?

L’Isola era scomparsa davanti ai loro occhi.

E con lei, tutte le persone che la abitavano.

L’hostess annunciò l’atterraggio imminente.


Più tardi, quando arrivò davanti a casa, Kate vide la macchina di Jack parcheggiata nel vialetto.

Strano, a quanto pare quel giorno era rientrato prima.

Di solito non era mai a casa prima delle otto di sera.

Kate guardò l’orologio e vide che erano solo le sette e un quarto.

Scendendo dal taxi, si avviò verso la porta d’ingresso.

-    Sono a casa!

Jack era seduto in salotto e la vide dal divano sul quale era seduto.

L’uomo se ne stava lì, nella penombra e Kate se ne chiese il motivo.

Poi vide che in mano aveva un bicchiere e allora le venne il sospetto che avesse iniziato a bere.

-    Bentornata.

Kate accese la luce del salotto e si guardò in giro.

-    Dov’è Katia, la baby-sitter?
-    L’ho mandata a casa. E Aaron è già a letto. Perché era qui, questa sera? E, soprattutto, perché Tu non c’eri?
-    Avevo un impegno.
-    Che tipo di impegno?
-    Beh, niente di così importante.
-    Allora puoi anche parlarmene, no?
-    Senti, Jack, ti ho detto che non era niente di importante, d’accordo?
-    No, non sono d’accordo. Ti ho osservata. Hai qualcosa di strano, in questi giorni. Voglio sapere che succede. Tanto più adesso che ho trovato questi.

Jack sbatté sul tavolincino davanti al divano dei fogli.

-    Che cosa sono?
-    Dimmelo tu, Kate.

Kate si chinò per raccogliere i fogli e vide che si trattava di documenti sui quali aveva lavorato per cercare Clementine.

-    Chi diavolo è Clementine Phillips? Perché ti interessa tanto?
-    Non sono cose che ti riguardano!
-    Ah no? Dimmi se sbaglio: scommetto che tutta questa storia ha a che fare con Lui.

Kate abbassò gli occhi colpevolmente.

Jack sbuffò contrariato di aver avuto ragione.

-    Non posso crederci! Dopo più di due anni pensi ancora a lui?
-    Senti, è più complicato di quello che credi! Io gli ho fatto una promessa!
-    Quale promessa?
-    Non posso parlartene.
-    Perché?
-    Perché lui non lo vorrebbe!
-    Lui, lui, lui! Perché continui a pensare a lui?! Sono io quello che ti ha portato via da quella dannata Isola! Sono io che adesso che ti sto accanto!! E tu continui a pensare a lui! Davvero incredibile!!
-    BASTA! Adesso basta!! Io sono qui con te! E ci sto, perché Voglio restarti accanto! Tu però non puoi pretendere che io mi scordi di tutto quello che è successo!
-    Io ti chiedo solo di scordarti di Lui, nient’altro!
-    Non puoi farlo, Jack. Non puoi chiedermelo, perché è ingiusto da parte tua!
-    Ah si? non posso? Dopo tutto quello che c’è stato tra noi, dopo tutto che ti sto vicino,non posso?
-    Ma per favore! Tu hai fatto tutti ai tuoi tempi! Ti devo ricordare che sono solo pochi mesi che ti sei deciso a starmi vicino?!? Ti devo ricordare per quanto tempo non ne hai voluto sapere di Aaron e di me?!?

Jack la guardò, incapace di ribattere.

Ad un tratto una testolina bionda apparve sulla porta del salotto.

Con le loro urla, i due avevano svegliato Aaron che adesso li guardava con lo sguardo ancora insonnolito.

Kate dimenticò il litigio e si avvicinò al piccolo.

-    Tesoro! Ti abbiamo svegliato? Scusa, adesso ti riporto a letto. Vieni con me.

La donna prese in braccio il piccolo e andò al piano superiore.

Jack rimase da solo e rifletté su quello che era appena accaduto.

In fondo Kate aveva ragione.

L’aveva lasciata sola per parecchio tempo, prima che fosse pronto ad accettare di crescere Aaron con lei.

Non aveva neanche pensato che magari anche lei non era pronta.

Li aveva lasciati da soli.

Aveva perfino lasciato che lei affrontasse da sola il processo.

Inoltre Jack ripensava a quando era andato a trovare Hugo, l’ultima volta.

A quello che gli aveva detto.

Al “messaggio” da parte di Charlie.

**Non spetta a te crescerlo**

Lui non credeva molto a queste cose, ma in quel momento non poté fare a meno di pensarci

E poi ripensò a Kate.

Forse tra loro non era destino.

L’uomo prese la giacca e uscì.


Quando Kate tornò nel salotto, vide che di Jack non c’era traccia.

Sbirciando fuori dalla finestra, vide che la macchina di lui non era più nel vialetto.

Così comprese che lui se n’era andato.

Un’altra volta.



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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV

Kate si svegliò nel mezzo della notte e percepì una presenza estranea nella casa.

Subito si alzò dal letto, corse verso l’armadio e prese la pistola che vi aveva nascosto.

Decisa si diresse verso la stanza di Aaron.

E quello che vide la spaventò.

Una figura era chinata sul lettino dove il bambino riposava tranquillo.

Subito non riuscì a scorgerne il volto, ma poi la figura si alzò e si voltò verso di lei.

E allora vide che si trattava di Claire.

-    Oh mio Dio! Claire?!? Com’è possibile?
-    Non azzardarti a riportarcelo, capito?!
-    Cosa?
-    Non riportarcelo! Non provare a riportarlo sull’Isola, capito?!?
-    Ma... Io non capisco...
-    Non c’è molto da capire, Lentiggini...

Quella voce...

Kate si voltò e vide, appoggiato allo stipite della porta Lui.

-    Tu non riportare Aaron sull’Isola e andrà tutto bene.
-    Ma voi come fate ad essere qui?
-    Noi siamo sempre con te... con Jack... con tutti voi...
-    Ricordatelo, Kate. Non riportarcelo sull’Isola.


Kate si alzò a sedere sul letto, sudata fradicia.

Per un attimo rimase confusa, poi si alzò in tutta fretta per andare nella stanza di Aaron.

Il piccolo dormiva tranquillo.

Ma allora... Era stato solo un sogno?


Ormai non sarebbe più riuscita a prendere sonno, così Kate era scesa in cucina per prendere un bicchiere d’acqua fresca.

Mentre beveva, vide il giornale del giorno precedente appoggiato sul bancone.

Un articolo attirò la sua attenzione.

Parlava dell’Istituto Santa Rosa.

L’Istituto dove era ricoverato Hugo.

Era molto che non lo vedeva, così decise che il giorno dopo sarebbe andata a trovarlo.


Kate pensò ancora al sogno che aveva appena fatto...

Sembrava così reale...

Claire e Sawyer...

Chissà cosa ne era stato realmente di loro...

E di tutti gli altri.



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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


CAPITOLO V

Kate era arrivata all’Istituto Santa Rosa da circa dieci minuti.

Adesso stava aspettando di poter andare a parlare con Hugo.


Hugo stava seduto davanti ad una scacchiera.

Dall’altra parte del tavolo una sedia, apparentemente vuota.

Un infermiere bussò, prima di entrare nella stanza.

-    Hugo, c’è una visita per te.
-    Mia madre?
-    No, ha detto di essere un’amica. Kate Austen.
-    Va bene, voglio incontrarla.
-    D’accordo, vado a chiamarla.


Pochi minuti dopo, Hugo sentì nuovamente bussare.

Stavolta ad entrare fu Kate.

-    Ciao Hurley!
-    Kate!

Hugo si alzò per abbracciarla, poi si rimise seduto.

Kate stava per sedersi sull’altra sedia, ma lui la fermò.

-    No, aspetta! Quella sedia è occupata.
-    Ah. Aspetti altre visite?
-    No, ma scommetto che non crederesti alle tue orecchie.
-    Su, dimmelo. Ti crederò.
-    C’è Mr Eko.
-    Cosa?
-    Visto? Lo sapevo che non mi avresti creduto!
-    Ma no, non preoccuparti, io ti credo. Anzi, perché non mi parli di questa storia?
-    C’è poco da dire. Da quando siamo tornati dall’Isola continuo a parlare con i morti che vi abbiamo lasciato.

Hugo si alzò e prese una sedia che era vicina al letto.

-    Ecco, siediti pure.
-    Senti, a proposito di questo, volevo chiederti se non ti è mai capitato di... parlare con Claire, o Sawyer.
-    No, con loro mai. Però ho parlato con gli altri morti. Con Boone, Shannon, Mr Eko... Ana Lucia, Libby, perfino con il dottor Artz! Ah, e poi con Nikky e Paulo! Ma quello con cui parlo di più è Charlie. E’ stato lui il primo che ho visto.
-    Capisco. E Jin?
-    No. Credo di essere arrivato ad una conclusione. Parlo solo con quelli che sono morti fisicamente sull’Isola. Infatti non ho mai neanche visto Michael.
-    Quindi può darsi che Claire e Sawyer...
-    Claire è viva, molto probabilmente. Ma, Cosa? Sawyer si è buttato in acqua. Se è morto annegato, ma lontano dall’Isola... Beh, io non lo posso sapere.
-    Si, hai ragione. A parte questo, come stai?
-    Bene, credo. Come sta Aaron?
-    Oh, lui sta bene. Sta crescendo sereno.
-    E Jack?
-    Jack se n’è andato. Ieri sera. Abbiamo litigato e lui è andato via.
-    Forse ha dato ascolto al messaggio che gli ho riferito.
-    Quale messaggio?
-    Non ti ha detto che la scorsa settimana è passato di qui?
-    Si, ma non mi ha parlato di nessun messaggio.
-    Beh, Charlie mi aveva dato un messaggio per lui.
-    E che diceva?
-    Che non stava a lui crescerlo.
-    Ah... Credi che si riferisse a Aaron?
-    Tu che dici?
-    Beh, comunque non è per Aaron che abbiamo litigato.

Per un po’ i due rimasero in silenzio.

Poi fu di nuovo Kate a parlare.

-    Ti chiedi mai se noi... se non fosse il caso di tornare là?
-    No! No, no, no! Noi non dobbiamo andare là per nessuna ragione al mondo! Io non tornerò mai più in quel dannato posto!!!

Hugo esplose in una crisi isterica e aveva iniziato ad urlare.

Delle infermiere entrarono di colpo per tranquillizzarlo, mentre lui stava dando di matto.

Una delle infermiere mandò via Kate, mentre lei era sotto shock per la reazione avuta da Hugo.



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Capitolo 6
*** CapitoloVI ***


CAPITOLO VI

Passarono un paio di mesi da quando Kate era andata a trovare Hurley all’Istituto.

Jack non era più tornato da lei e Kate continuava ad avere dei sogni strani, in cui comparivano Claire o Sawyer, o entrambi.

Quel giorno Kate, al suo risveglio, aveva sentito aria di novità.

Aveva accompagnato Aaron all’asilo, poi era entrata in un bar per fare colazione.


Mentre stava seduta aspettando il suo caffè, una cameriera le portò una fetta di torta.

-    Mi scusi, credo che ci sia un errore. Io non ho ordinato questa torta.
-    Nessun errore. Questa gliela offre quel signore laggiù.

La cameriera le indicò un tavolo dove un uomo stava leggendo un giornale che gli tappava il volto.

-    Ah... Grazie.

Kate era molto incuriosita, così si alzò e andò a sedersi allo stesso tavolo dell’uomo.

-    Mi scusi? E’ lei che mi ha mandato la fetta di torta?
-    Si, sono io, Kate.

L’uomo abbassò il giornale e rimase completamente atterrita nel trovarsi davanti John Locke.

-    Che cosa? E’ un altro di quei sogni? Adesso mi sveglierò e tu non ci sarai più, vero?
-    No, non è un sogno. E’ tutto reale. Sono veramente seduto qui, di fronte a te.
-    Come è possibile? Come sei riuscito ad andare via dall’Isola?
-    Questo non ha importanza. Quello che è di vitale rilevanza è che tu, Jack, Hugo, Aaron, Sun e Sayid, ritorniate indietro. Dovete tornare sull’Isola.
-    Questo non ha senso! Non puoi presentarti qui, un giorno e chiederci di tornare.
-    C’è chi di voi che vorrebbe farlo.
-    Di chi parli?
-    Non sai che Jack non fa altro che prendere voli di linea, nella speranza di un altro disastro aereo che lo riporti indietro?
-    Non mi interessa quello che fa Jack! Io e Aaron stiamo bene qui e non vogliamo fare ritorno su quella dannata Isola.
-    Non mentire a te stessa, Kate. Sai meglio di me che hai qualcosa per cui tornare indietro. O meglio... Qualcuno...
-    Senti, cerca di stare lontano da me e da Aaron.
-    Non credi che sia ingiusto da parte tua negare una possibilità a Claire di rivedere suo figlio?

A Kate vennero in mente le parole di Claire, in uno dei sogni:

** Non riportarcelo! Non provare a riportarlo sull’Isola, capito?!?**

-    Lei non vorrebbe che io lo riportassi là, quindi stacci alla larga! Mi sono spiegata?
-    Certo. Ma ricordati queste parole: un giorno ti pentirai di non avermi ascoltato e forse sarà troppo tardi per rimediare.

Non volendo più ascoltarlo, Kate si alzò ed uscì in fretta dal bar.

Arrivata alla macchina, vi entrò e appoggiò la testa all’indietro contro il poggiatesta.



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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


CAPITOLO VII

Una sera afosa di luglio, Kate prese la macchina e si diresse verso un molo abbandonato.

Lì si incontrò con Jack.

Subito la donna notò che si era fatto crescere la barba, aveva le occhiaie e capì che doveva aver iniziato a bere in modo autodistruttivo.

-    Che cosa vuoi, Jack?
-    E’ venuto da te?
-    Si, l’ho incontrato un mese fa, in un bar.
-    E... hai saputo che è successo ieri?
-    Si, l’ho letto nel giornale. E’ morto, forse suicidio.
-    E non ti interessa?
-    Beh, non posso farci niente, no?
-    E se avesse ragione lui? E se dovessimo tornare indietro?
-    No, Jack. Ti prego non iniziare anche tu con questa storia! Non torneremo sull’Isola! Nessuno di noi ci vuole tornare!
-    Come fai a saperlo?
-    Hugo non vuole tornare, Sayid nessuno sa che fine abbia fatto. E Sun, credi che voglia tornare lì, ora che ha Ji Yeon? Quindi... Dimmi Jack, perché tu vuoi tornare? Che motivo hai di andare nuovamente sull’Isola?
-     Tu non capisci! Potrebbe essere estremamente importante tornare là!
-    Basta, non voglio più sentirti! Adesso mi hai stancato!
-    No, Kate, tu mi devi ascoltare: DOBBIAMO tornare sull’Isola!
-    Dobbiamo? Dobbiamo tornare indietro? No, Jack. Noi non dobbiamo proprio fare un bel niente! Scordatelo!

Senza aggiungere altro, Kate rientrò in macchina e corse via.

-    KATE!!!! KATEEEE!

Jack si maledisse perché non era riuscito a farsi dare ascolto.


Hugo era nella sua stanza.

Quando Sayid vi entrò di soppiatto, credette che stesse parlando da solo.

-    Capisci? Lui è morto. Che cosa vuol dire secondo te?

Hugo dava le spalle alla porta dalla quale era appena entrato Sayid.

-    Hurley!

Hugo si voltò di scatto.

-    Hey, Coso! L’ora delle visite è terminata da un pezzo.
-    Lo so, ma è importante.
-    Se sei venuto per dirmi le stesse cose che mi ha detto Locke, puoi anche andartene.
-    No, Hurley, non sono qui per questo. Sono qui per portarti al sicuro. Dobbiamo andare via da qui.
-    No, io sto bene qui.
-    Hurley! Dobbiamo andarcene e anche in fretta!
-    Non mi riporterai lì, vero?
-    No, ti porto al sicuro, fidati di me.
-    Va bene, andiamo.

Hurley si voltò verso una sedia vuota.

-    Scusa Libby, ma devo andare.

Sayid non comprese, ma lo prese per un braccio per trascinarlo fuori dalla stanza.



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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


CAPITOLO VIII

Kate sentì suonare alla porta e si stupì quando aprendo, si trovò davanti Cassidy e Clementine.

-    Ciao...
-    Cassidy, ciao! Che ci fai qui?
-    Avevo bisogno di parlarti. Possiamo entrare?
-    Certo. Ciao piccola!


Clementine stava giocando sul tappeto del salotto con Aaron, mentre Cassidy e Kate li osservavano dalla cucina.

-    E’ tuo figlio?
-    Beh, a te lo posso dire. E’ il figlio di un’altra sopravvissuta.
-    Quindi quello che è stato raccontato anche in questo caso è falso?
-    Si. Comunque ora lo considero veramente come mio figlio.
-    Sai, Kate, ci ho pensato spesso, da quando sei venuta a trovarmi, a Lui. E poi, qualche tempo fa, è venuto quello strano signore...
-    Quale signore, scusa?
-    Era un uomo alto, pelato... Credo abbia detto di chiamarsi... Ah, si! John Locke.
-    E cosa voleva da te?
-    Mi ha chiesto se conoscevo James Ford, Sawyer.
-    Capisco. Beh, ora puoi stare tranquilla. E’ morto, non ti disturberà più.
-    A dire la verità è proprio perché ho saputo della sua morte che sono venuta da te. Mi ha detto che se gli fosse successo qualcosa, avrei dovuto rintracciare uno dei 6 della Oceanic e darvi... questa.

Cassidy tirò fuori dalla borsa una busta.

Kate la aprì e tirò fuori una lettera.

-    Te sei l’unica che conosco, così sono venuta qui.

In silenzio la lesse in fretta.

Quando finì, la ripiegò e la infilò nuovamente nella busta.

Cassidy notò la faccia stupita dell’altra donna.

-    Qualcosa di grave?
-    Beh, diciamo che devo preparare le valigie.
-    E dove vai?
-    Devo andare in Australia. A quanto pare lì, John, l’uomo che è venuto da te, ci ha lasciato qualcosa.
-    Posso venire con te?
-    Cosa?
-    Si, beh ecco, stavo pensando che potrei accompagnarti. Se per te non è un problema, naturalmente.
-    D’accordo. Si parte domani.

 
Kate non sapeva che l’indomani sarebbe accaduto qualcosa di veramente incredibile.



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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


CAPITOLO IX

Il giorno seguente, Kate, Cassidy, Clementine e Aaron andarono all’aeroporto di buon’ora.

Al bar, dove fecero colazione, Kate riconobbe Sun, che aveva in braccio la piccola Ji Yeon.

-    Sun!
-    Ciao Kate. Ciao Aaron!
-    Come stai? Com’è bella tua figlia!
-    Grazie. Sei anche tu in partenza?
-    Si, vado a Sidney per... diciamo una girata con una mia amica. Ti presento Cassidy e Clementine Phillips.
-    Ciao, piacere.
-    Piacere nostro.
-    Anch’io vado a Sidney.
-    Allora ci vediamo a bordo!

Nessuna si accorse che erano osservate.


Da lontano, Jack le osservava con Ben.

-    Come vedi, Jack, questa sembra essere la volta buona.
-    Mancano Sayid e Hugo.
-    Ci saranno.
-    Come fai ad esserne tanto sicuro?
-    Ti svelerò un piccolo segreto, ok? Il tuo amico Sayid, lavora per me. E gli ho ordinato di prendere Hugo e venire su questo aereo. Eccoli laggiù, infatti.

Ben indicò i nuovi arrivati.


Un uomo si avvicinò ai due.

-    Signor Sheppard, la bara di suo zio è stata caricata.
-    Grazie.
-    Bene, ora che c’è anche Lui, puoi andare.
-    Perché tu non vieni?
-    Non mi è più permesso tornare sull’Isola. Almeno finché non avrò sistemato delle importanti faccende. Quindi va.


Hugo e Sayid furono i primi a salire.

Hugo aveva il posto numero 4, mentre a Sayid era toccato il numero 8.

Visto che i due numeri facevano parte della serie che tormentava Hugo, lui si era impensierito non poco, ma Sayid aveva fatto il possibile per calmarlo.


Dopo qualche istante, salirono a bordo anche Kate e Cassidy con i bambini.

Ciò aumentò lo stato d’ansia di Hugo.

A Kate e Aaron erano toccati i posti 15 e 16, altri due numeri della serie negativa.


Dopodiché fu il turno di Sun, con in braccio la piccola Ji Yeon.

Lei aveva il numero 23.


L’ultimo a salire fu Jack, con il numero 42, ultimo numero della serie.

A quel punto, quando tutti compresero di essersi ritrovati a bordo di un aereo, sentirono che qualcosa sarebbe accaduto.

Hugo si agitò e perse quasi il controllo.

Voleva scendere, ma non fu possibile, l’aereo stava già decollando.



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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


CAPITOLO X

Sebbene l’Isola fosse stata spostata da Ben e, in seguito, da Locke, la vita su di essa andava avanti ugualmente.

Anche se ora le persone che la abitavano, erano notevolmente diminuite.

Oltre a Julliet e Sawyer, vi erano Charlotte e Miles.

Naturalmente altri sopravvissuti erano rimasti lì.

Insieme a loro c’erano anche Richard e la sua compagnia.

Dopo che anche Locke aveva lasciato l’Isola, il comando era passato a Sawyer e Richard.

Anche se non sempre prendevano delle posizioni pienamente concordi.

Prima di andar via, Locke aveva fatto in modo di ricostruire i rifugi degli Altri, dove tutti gli abitanti dell’Isola abitavano civilmente.

Ad essi si erano aggiunti anche Claire e suo padre, Christian.

Sawyer era rimasto sorpreso di vedere l’uomo.

Sapeva che era il padre di Jack.

Mai avrebbe immaginato che lui e Claire fossero fratello e sorella!


Quel giorno, il 22 settembre del 2007, Sawyer e Miles stavano portando una cesta piena di legna da mettere nel magazzino.

Ad un tratto, videro un aereo schiantarsi sopra le loro teste.

Si buttarono entrambi a terra.

Subito Charlotte e Julliet corsero fuori dalle loro abitazioni.

-    Che è successo?

Il primo a rispondere fu Sawyer.

-    Si è schiantato un aereo.

Richard corse verso di loro, quando udì le parole di Sawyer.

-    Che cosa? Accidenti! James, Miles, andate a vedere di che si tratta!
-    Vengo con voi!
-    No, Charlotte. Tu e Julliet rimanete qui!

Nel frattempo, altre persone erano uscite dalle loro case e erano andate intorno a loro.

Fra esse vi era Claire che, quando comprese che Sawyer sarebbe dovuto andare a vedere cosa fosse successo di preciso, si oppose.

-    No, non sarà pericoloso?

Sawyer si avvicinò a lei,

-    Non preoccuparti per me, tornerò presto.

L’uomo le diede un bacio in fronte.

I due erano diventati molto uniti, anche se fra loro non c’era mai stato niente di concreto.

Entrambi erano ancora innamorati di persone che non avrebbero più rivisto.

Claire di Charlie e Sawyer di Kate.



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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


CAPITOLO XI

Sulla spiaggia era il delirio.

Tutti erano spaventati dagli eventi.

Tutti tranne i sei della Oceanic.

Sun cullava fra le sue braccia la sua bambina.

Hugo stava urlando dalla disperazione.

Jack aveva già iniziato a fare il giro per vedere se ci fossero feriti.

Kate aveva accanto Aaron e ora stava cercando Cassidy e Clementine.

Sayid si guardava intorno un po’ incredulo di essere di nuovo finito su quell’Isola.


Claire stava osservando un po’ preoccupata la direzione che aveva preso Sawyer.

Suo padre la raggiunse.

-    Sei preoccupata per lui?
-    Un po’. Quando noi finimmo su quest’Isola e uno degli Altri venne nel nostro accampamento finì ucciso. Cosa mi assicura che non accadrà anche stavolta?
-    Niente. Devi solo sperare che non succeda.
-    Sei rassicurante, papà.
-    Beh, non voglio darti false illusioni. C’è qualcosa di sbagliato in me?
-    No, niente!

Claire abbracciò suo padre e tornò alla sua abitazione.

Christian, invece, rimase pensieroso a fissare un punto non ben precisato.


Jack era riuscito a portare un po’ di calma.

Per la seconda volta nella sua vita si ritrovava a dover far da leader.

E la cosa sembrava funzionare per la sua autostima.

D’un tratto sembrava aver riacquistato se stesso.

L’aereo sul quale avevano viaggiato era più piccolo del volo Oceanic 815.

E dei circa 150 passeggeri se n’erano salvati circa una trentina.

Sapendo già come comportarsi, si stava facendo aiutare da Sayid a radunare l’utile per costruire un accampamento per la notte.

 
Kate intanto aveva ritrovato Clementine e Cassidy.

Per fortuna stavano entrambe bene.

Ad un certo punto, Jack la chiamò e lei lo raggiunse.

-    Kate abbiamo bisogno del tuo aiuto!

Prima di continuare il discorso, i due sentirono l’erba frusciare, come se qualcuno corresse verso di loro.

Si misero sull’attenti e rimasero sbalorditi quando si trovarono davanti Miles.



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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


CAPITOLO XII

A dire la verità, il più sconvolto era Miles.

-    Kate, Jack! E voi che ci fate qui?
-    Ci siamo schiantati.
-    Un’altra volta?!

Miles vide anche Sun, Hugo e Sayid.

-    E voi? In quanti siete rimasti?
-    Siamo io, Charlotte, Julliet, Richard e il suo commando, Claire e suo padre...
-    Cosa, scusa? Claire e chi?
-    Suo padre. Non so da dove sia apparso, comunque è con noi, adesso. Ah e Sawyer, che dovrebbe essere qui intorno.
-    Sawyer? Lui è vivo?
-    Si, è arrivato a nuoto. Ci ha detto di essersi buttato dall’elicottero.

L’erba davanti a loro frusciò nuovamente e stavolta apparve Sawyer.

-    Cosa? E voi che ci fate qui?
-    Si sono di nuovo schiantati.

Sawyer scambiò un lungo sguardo con Kate che non sfuggì a Jack.

Poi si guardò intorno e vide Hugo e Sayid.

Poco più lontano stava Sun, con una bambina in braccio.

Tuttavia non era preparato a vedere Cassidy.

Kate intercettò lo sguardo di Sawyer che poi si andò a posare automaticamente sul suo.

-    Posso spiegare...
-    Puoi spiegare? Vuol dire che non è una coincidenza? Che ci fa lei qui?

Cassidy non si era accorta di niente.

Era di profilo e stava controllando che Aaron e Clementine non si allontanassero troppo da lei.


-    Cassidy!

La donna si voltò e rimase a bocca aperta, mentre Sawyer le andava incontro.

Passato lo sconcerto, fu felice di vederlo vivo e vegeto e corse ad abbracciarlo.

James rimase un attimo incerto se ricambiare o meno l’abbraccio, poi mise le mani intorno alla sua schiena.

Fu allora che vide due bambini.

Il primo doveva essere Aaron, assomigliava molto a Claire.

E l’altra...

L’altra doveva essere Clementine.

Quando Cassidy sciolse l’abbraccio, vide che lui stava osservando la bambina.

-    Tesoro, vieni qui.

Clementine si avvicinò ai due.

-    Clementine, questo è James Ford, il tuo papà.



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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


CAPITOLO XIII

-    Papà!

La piccola si attaccò alle gambe dell’uomo che dopo un attimo di esitazione la prese in braccio.

-    Ciao piccola.
-    Così è questo il posto dove tu abiti?
-    Diciamo di si.
-    Speravo tanto di conoscerti, un giorno!
-    Si, anch’io...


Jack chiese spiegazioni a Kate.

-    Chi è quella donna?
-    Si chiama Cassidy.
-    E quella bambina? Come fanno a conoscere Sawyer?
-    Lei è sua figlia, Clementine.
-    Non sapevo che Sawyer avesse una figlia.
-    Nemmeno io. L’ho scoperto prima che lui si buttasse dall’elicottero.
-    E così la promessa riguardava quella bambina?
-    Più o meno.


Una donna che Jack aveva soccorso da poco, si avvicinò al dottore e a Kate.

-    Scusate, voi conoscete quelle persone?
-    Si, stai tranquilla. Come ti chiami?
-    Kirsten.
-    Kirsten, quei due non sono affatto pericolosi. Ora scusa, devo parlare a Sawyer.


Jack si avvicinò a Sawyer.

L’uomo aveva messo di nuovo a terra la figlia e ora guardava il dottore.

-    Hey Doc, che cosa c’è?
-    Posso parlarti un attimo?
-    Certo, vieni.


I due si appartarono.

-    Che cosa c’è?
-    Come è la situazione adesso sull’Isola?
-    Andiamo tutti d’amore e d’accordo. Viviamo tutti ai rifugi che abbiamo sistemato, prima che Locke andasse via dall’Isola. A proposito, l’hai incontrato?
-    Si. James, lui è morto.
-    Cosa?
-    Si, la bara è qui intorno. Senti, ai rifugi, avete posto per queste persone?
-    Quanti siete?
-    Una trentina, più o meno.
-    Si, basta stringersi un po’. Ah, Doc, credo che ci sia una cosa che dovresti sapere...
-    Se stai parlando di mio padre, la so già.
-    Sai che è vivo? E sai che è anche il padre di Claire?
-    Si, so tutto.
-    Accidenti! Non si direbbe, ma quel Miles ha la lingua lunga!

La battuta di Sawyer ebbe il potere di far sorridere Jack.

Il primo sorriso genuino da mesi.

-    Hey Doc, potrei farti un’osservazione?
-    Tanto la farai anche se dico no, perciò... dì pure.
-    Stavi meglio senza barba.

Miles si avvicinò ai due.

-    Scusate se vi interrompo, ma sta per farsi buio. Forse è meglio avviarsi verso i rifugi.
-    Hai ragione. Andiamo.


Jack si rivolse alla folla.

-    Hey, ascoltatemi tutti quanti. Adesso dovete seguirci. Vi guideremo fino delle abitazioni dove staremo finché non avremmo notizia dei soccorsi. Il posto in cui stiamo per andare è sicuro e non dovete preoccuparvi, d’accordo? Queste due persone che vedete con noi si chiamano Miles e Sawyer. Di loro potete fidarvi. Adesso tutti in marcia. Se avete qualcosa da dire, o qualche problema, rivolgetevi a me o ad uno fra Sawyer, Miles, Sayid, Sun o Kate. Mi sono spiegato? Allora forza. Possiamo andare.


Mentre camminavano, Sawyer lasciò un attimo Cassidy e Clementine per raggiungere Hugo.

-    Hey Jabba! Non mi hai neanche salutato!
-    Scusa Coso, ma non sono in vena di fare conversazione...
-    Che ti è successo, bello? L’aria di casa ti ha fatto male?
-    Diciamo pure che è così. Sai che da quando sono andato via da questo posto, vedo e parlo con i morti? Ana Lucia mi ha raccontato quello che c’è stato fra voi... Sei stato bravo a tenerlo nascosto.

Sawyer rimase molto colpito dalla rivelazione.

Qualcosa di molto strano era accaduto a Hugo.

E lui gli credeva.

Anche perché nessuno sapeva quello che c’era stato fra lui e Ana Lucia, prima che venisse uccisa da Michael.



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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


CAPITOLO XIV

La strada per arrivare ai rifugi era stata più breve di quanto Sayid e Sun ricordassero.

I due avevano camminato insieme per tutto il tragitto.

Insieme avevano ricordato Jin e, per la prima volta da tanto tempo, Sun ne aveva parlato serenamente, senza rancore per quello che gli era accaduto.

Con la piccola Ji Yeon che aveva un anno e mezzo in braccio, Sun pensò che tornare sull’Isola doveva essere in qualche modo una specie di segno del destino.

Da quando era tornata a casa, Sun era stata colpita da un’onda implacabile di rancore e vendetta, per quello che era accaduto a Jin.

La sua vita non aveva più avuto altro scopo che quello di punire i due, secondo lei, principali colpevoli della morte del marito.

Perfino la piccola Ji Yeon era passata, da quando era nata, in secondo piano.

Adesso che era nuovamente isolata dal mondo, aveva modo di costruirsi un vero rapporto con sua figlia, che, in fin dei conti, rimaneva l’unica cosa in cui
sopravviveva un po’ di Jin.

Richard si avviò verso i nuovi arrivati e si rivolse direttamente a Sawyer.

-    Chi sono?
-    I soli superstiti del volo che si è schiantato qualche ora fa sulla nostra spiaggia. D’ora in poi staranno qui con noi.
-    Quanti sono?
-    Una trentina. Se ci stringiamo ci staremo tutti.
-    Beh, potresti far posto tu, visto che sei l’unico a vivere da solo in un’abitazione per quattro.
-    Infatti. Prendo con me Cassidy, la bambina e Hugo. Seguitemi.

Cassidy si chiese perché non avesse considerato come sua figlia Clementine.

Ma immaginò che ci dovesse essere sotto qualcosa.


-    Io prendo Jack, Kate e il bambino.

A parlare era stata Claire.

Jack osservò quella che aveva scoperto essere la sua sorellastra.

E immaginò che nella casa da dove era uscita, doveva esserci suo padre.

Così si avvicinò alla donna.

-    Ciao, Claire. Lui è lì dentro?
-    Si, Jack. Felice di rivederti.

Jack e Claire si abbracciarono un po’ impacciatamente.

Poi l’uomo si diresse all’interno dell’abitazione di Claire.


Anche Julliet arrivò e abbracciò i “nuovi” arrivati, offrendosi di ospitare Sun e Ji Yeon.

Sayid, invece, trovò un posto nell’appartamento di Miles e Charlotte.


Agli altri superstiti, circa una ventina, vennero lasciate le ultime cinque abitazioni vuote, che si spartirono senza litigare.



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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


CAPITOLO XV

Jack esitò solo un momento, prima di aprire la porta dell’abitazione dove sapeva che era suo padre.

Il padre che lui credeva morto.

Il padre che lui pensava di avere nella bara con sé, nel viaggio sul volo Oceanic 815, che poi si era schiantato su quella stessa Isola.

Il padre a cui aveva fatto un funerale non appena era tornato dall’Isola.

Un funerale quanto mai inutile,a quanto pareva.

Voltandosi vide l’uomo che non pensava di rivedere mai più, seduto comodamente sul divano.

-    Ciao Jack.
-    Papà! Credo che tu mi debba molteplici spiegazioni.
-    Non abbracci tuo padre, dato che sono anni che non lo vedi?
-    Ti credevo morto in Australia.
-    Lo so. E capisco che tu sia confuso.
-    Già, sono confuso. Ma non solo sulla tua finta morte. Ma anche su Claire. Hai idea di quanto mi abbia ferito sapere di essere stato più di tre mesi su un’Isola con la mia sorellastra, senza sapere chi in realtà essa fosse?
-    La stessa cosa vale per lei, non credi? Era nella tua stessa situazione.
-    Perché non inizi a spiegarmi un po’ di cose?
-    Va bene, siediti, però. Sarà una storia molto lunga.


Claire si avvicinò a Kate, continuando ad osservare Aaron.

-    Ciao Claire.
-    Ciao. E’ Aaron? Quanto è cresciuto...
-    Aaron, saluta la signora.
-    Chi è?
-    Lei è...
-    … Un’amica. Un’amica speciale. Vero Kate?
-    Già... Molto speciale.

Kate era grata a Claire di essersi definita da sola un’amica.

Non voleva sconvolgere la vita di Aaron, anche se comprendeva quanto difficile potesse essere, per lei, avere davanti suo figlio e non poterlo considerare come tale.


Jack si era seduto e attendeva dei chiarimenti dal padre.

-    Allora, figliolo. Lo so che sembra strano per te, vedermi qui. Ma credo che tu non abbia ancora compreso le reali potenzialità di quest’Isola e tutto ciò che essa rappresenta.
-    Non capisco, puoi spiegarti meglio?
-    Certo. Io ero già stato su quest’Isola, parecchio tempo fa.
-    Che cosa?
-    Esatto, hai capito bene. Non ti sei chiesto come mai abbia passato tanto tempo, in Australia? In realtà un giorno partii da Sidney per tornare a Los Angeles e venire a trovare te e tua madre, per farvi una sorpresa. Ma l’aereo si schiantò ed io finii qua. Successe più o meno sei anni fa. Con me c’erano altre persona, fra cui un certo Desmond Hume, con il quale feci amicizia. Poi conobbi Benjamin Linus e in qualche modo scoprii di essere destinato a quest’Isola. Più o meno la stessa cosa accaduta a John Locke. Riuscii ad andarmene e poi... Il resto lo conosci già.
-    No, non credo. Visto che quello che so io è che sei morto, tre anni fa.
-    Ed è vero. So che tutto quello che ti sto raccontando ti sta sconvolgendo ed è troppo per la tua mente razionale, però è la pura verità. Sono morto e tu mi ha imbarcato su quell’aereo. Ebbene, quando siamo arrivati qui, quando il volo Oceanic 815 è precipitato su quest’Isola, io mi sono risvegliato. E’ accaduto pochi giorni dopo, suppongo. Quando tu e la tua compagnia mi avevate già dato sepoltura. E’ stato Benjamin Linus a tirarmi fuori di lì. Lui sapeva che sarebbe accaduto.
-    Non capisco come ciò sia possibile.
-    Nemmeno io lo capii, all’inizio. Poi scoprii che le persone che andavano via da quest’Isola, pur essendo degli eletti nati apposta per finirvi, avevano un unico modo per farvi ritorno: morire. Solo allora vi sarebbe stata per loro una seconda chance.
-    Se tutto quello che mi hai detto è vero, allora anche John ritornerà in vita...
-    Avete con voi la bara di John Locke?
-    Si.
-    Allora abbiamo pochi giorni per tirarlo fuori di lì. Ma sarebbe meglio non farci vedere dagli altri. Mi aiuterai?
-    Io... Io non so se sono pronto per tutto questo... Io non mi sento ancora pronto a credere in tutto quello che ho sentito oggi.
-    Eppure, Jack, io sono qui, davanti a te, vivo e vegeto. E Benjamin non è voluto venire con voi, immagino.

Jack restò ancora, un po’ scosso per le rivelazioni, seduto sulla sedia senza parole.

Poi si voltò quando sentì qualcuno entrare e vide che si trattava di Claire.

E, guardandola negli occhi, capì che lei già sapeva tutto.



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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


CAPITOLO XVI

Sawyer aveva mostrato a Cassidy la stanza che avrebbe condiviso con Clementine.

Era ad un passo da quella dell’uomo.

-    La mobilia non è un granché... Credo che dovrai accontentarti...
-    Ricordi il posto dove stavamo, prima che tu mi “truffassi”? Credi che questo non mi basti?
-    Scusa per quello che ti ho fatto. Adesso non mi comporterei più così.
-    Lo so. Kate mi ha detto che ora sei diventato un altro.
-    Kate, eh? Sembra che voi siate molto amiche...
-    Ci sono delle cose che tu non sai.
-    E sarebbe?
-    Io conoscevo già Kate. Prima che venisse a bussare alla mia porta. E ancora prima che prendesse il volo della Oceanic.
-    Mi prendi in giro?
-    No, certo che no! ci siamo incontrate quando ero incinta di Clementine e tu eri ancora a piede libero. Lei era ad Albuquerque per incontrare di nascosto sua madre, dato che era ricercata, e un giorno ci siamo viste ad una stazione di servizio. Stavo cercando di vendere gioielli falsi e grazie a lei due uomini hanno rinunciato a chiamare la polizia. Così l’ho aiutata nel suo piano e poi ci siamo salutate. Niente di che, come vedi. Poi lei un giorno è venuta da me e mi ha raccontato quello che vi era accaduto quando avete preso il volo Oceanic 815.
-    Capisco. Beh, comunque... Adesso dov’è Clementine?
-    L’ho lasciata a giocare con Aaron e... Hugo, credo che si chiami. Sembra che siano diventati amici.

Cassidy aveva notato che James era rimasto vagamente turbato da tutta quella storia e si era accorta come avesse cambiato alla svelta argomento.

-    Ah... Un’altra cosa... James...
-    Così ti ha detto anche questo...
-    Si. Comunque, volevo dirti... che anche se le circostanze non sono delle migliori... Sono felice di averti rivisto. E mi fa piacere vedere che hai avuto modo di conoscere Clementine.

Sawyer la guardò negli occhi per un attimo e poi si schiarì la voce.

-    Anch’io sono felice di averti rivisto. Anche se avrei preferito che ciò non accadesse su quest’Isola. Neanche puoi immaginare quanti guai sono nascosti in questo posto.
-    Non importa. Con te vicino, sono sicura che non ho niente da temere. So che saprai proteggere Clementine da tutto quello che le potrebbe accadere.
-    Proteggerò anche te, se sarà necessario.

James si avvicinò a lei, le diede un bacio in fronte e la strinse forte a sé.

Lei ricambiò la stretta con affetto.


In quel momento, Kate, passando, li vide abbracciati stretti e si rese conto di quanto la cosa la disturbasse.



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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


CAPITOLO XVII

La sera dopo, Jack decise di parlare con gli altri e dire almeno a loro tutta la verità.

Convocò così Sawyer, Hugo, Julliet, Miles, Charlotte, Sayid e Sun nella casa che divideva con Claire, Kate e suo padre.

Cassidy si era proposta di tenere con sé Aaron e Ji Yeon.

Per prima cosa, Jack fece le presentazioni di Christian.

-    Allora, per chi ancora non ne è al corrente, lui è Christian Sheppard, mio padre, nonché padre anche di Claire. Immagino che sarete confusi almeno quanto
lo ero io all’inizio. Quando siamo precipitati qui con il volo della Oceanic, io portavo con me la salma di mio padre. Mai avrei immaginato che, grazie a quest’isola, egli potesse tornare tra noi. Ma è successo. Tutto nasce dal fatto che lui dice di essere destinato a quest’Isola e che niente lo potrà tenere lontano. Tuttavia, dopo esserci stato una volta, egli non pensava di farci ritorno. Ben gli ha spiegato che per le persone... “speciali” come lui, l’unico modo di tornare sull’Isola è quello di... morire. Ora, so che tutto questo vi sembrerà assurdo, ma... Non è finita qua. Ora, mi rivolgo ai 6 della Oceanic, come siamo stati definiti. Tutti abbiamo ricevuto la visita quanto meno inaspettata da parte di John Locke. E tutti penso sappiamo che è attualmente morto. Ebbene, io l’ho caricato sull’aereo con me e, dato che a quanto pare anche lui fa parte della cerchia degli “eletti” dell’Isola... Beh, allora egli potrebbe...
-    Essere vivo, Jack. Bravo, ci sei arrivato.

Tutti si voltarono verso la porta d’ingresso, dove stava con un’aria piuttosto compiaciuta ed enigmatica, John Locke.

Sun,Kate e Hugo furono i più sconvolti, alla vista di Locke.

Sawyer era un po’ confuso da tutta la storia e non fu certo l’apparizione di Locke a chiarirgli le idee in mente.

Jack, invece, dovette ammettere che non tutto, nella vita, poteva essere razionale e scientifico.



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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


CAPITOLO XVIII

-    E’ bello essere a Casa.

Tutti fissavano ancora allibiti John Locke.

L’uomo, sorridendo, si avvicinò e si sedette con loro.

-    Non siate spaventati dalla mia presenza. Nemmeno io credevo che, una volta tornato qui, come cadavere, sarei potuto tornare in vita. Ma devo ammettere che Ben è sempre pieno di sorprese!
-    Aspetta un attimo. Vuol dire che hai incontrato Ben Linus, prima di... suicidarti?
-    Si. Devo ammettere che non sapevo più che cosa fare con voi 6. Non volevate darmi ascolto. Così un bel giorno, quando ormai mi ero rassegnato, mi venne a far visita Ben. Non so come abbia fatto a trovarmi, fatto sta che mi ha dato dei suggerimenti.
-    E’ lui che ti ha detto di suicidarti?
-    Ci sono molte cose, che mi ha detto Ben. Comunque si, fra le tante, mi ha spiegato la faccenda del... “resuscitare”, diciamo così. voi non lo sapete, ma Ben vi ha tenuto d’occhio, da quando avete lasciato l’Isola.
-    Che vuoi dire con questo?
-    Lui sapeva ogni cosa di voi. Beh, certo, questo Sayid non stenterà a crederlo, vero?

Sayid sapeva perfettamente a cosa si riferiva Locke e decise di mettere le carte in tavole prima che lo facesse l’altro.

-    Si, è vero. Negli ultimi tempi ho lavorato per Ben, quindi mi aveva sotto controllo. Ma non sapevo che conoscesse anche ogni cosa degli altri.
-    Non ne dubito. Quando Ben è venuto da me, aveva già studiato il piano per farvi tornare sull’Isola. E’ stato Ben ad ordinare a Sayid di prelevare Hugo dalla casa di cura.

Ciò innescò qualcosa nell’animo di Hugo, che se la prese con Sayid.

-    Quindi tu sapevi che saremmo tornati qui?! Sei venuto a prendermi apposta, non è vero?!? Mi avevi giurato che non mi avresti mai riportato in questo dannato posto!!!
-    No, Hugo, ti giuro che neanch’io sapevo nulla di tutto ciò. Ben mi aveva solo detto di portarti a Sidney per tenerti lontano dai guai.
-    Ha ragione Sayid, Hugo. Lui non sapeva quello che stava per accadere. Mentre Ben organizzava un finto colloquio a Sidney per Sun, io avevo lasciato a Cassidy Phillips dei documenti che avrebbero portato Kate a Sidney.

Sawyer si avvicinò a Locke con aria minacciosa e, facendolo alzare, lo prese per la maglia.

-    Come sapevi chi era Cassidy?!? Come hai osato avvicinarti a loro e coinvolgerle in tutto questo?!? Perché sono dovute finire anche loro su quest’Isola infernale, eh?! Rispondi!!
-    Calmati, James. Sapevo di Cassidy da Ben, naturalmente. Indagando su che fine avesse fatto Kate, Ben ha scoperto che si era recata da Cassidy. Gli è bastata qualche ricerca per capire tutto. Così, visto che i 6 non volevano ascoltarmi, e visto che Cassidy e Kate sembravano essere diventate amiche, ho lasciato a lei quei documenti. Però James, ci tengo a precisare che nessuno ha obbligato Cassidy a salire su quell’aereo. Non era nei piani, in effetti.
-    E’ vero. Cassidy voleva solo accompagnare me a Sidney.

James si voltò verso Kate e lasciò finalmente andare Locke.

Sbuffando, tornò al suo posto.

Locke invece riprese con il suo racconto.

-    Quanto a te, Jack, Ben sapeva del tuo crollo emotivo e fisico nell’alcool. Sapeva quanto eri vulnerabile e quanto ormai desiderassi tornare qui. Così è bastato che venisse da te, dopo il mio suicido. E’ quello che è accaduto, immagino...

Jack evitò lo sguardo scrutatore di Locke e si alzò dalla poltrona, dirigendosi verso la finestra.

-    Si, è vero. Io ero l’unico che sapeva che saremmo stati tutti noi, sull’aereo precipitato ieri. E si, speravo di finire nuovamente qui.
-    Fra l’altro Jack, ti sarai accorto anche te delle proprietà curative dell’Isola, no? Sembra che la tua dipendenza dall’alcool sia improvvisamente scomparsa...
-    Già, devo ammettere che ne sono rimasto molto sorpreso anch’io.
-    Adesso inizi a credere alle mie teorie?
-    Difficile non farlo...


A quel punto, Kate fece la domanda più difficile di tutte:

-    D’accordo, siamo di nuovo tutti qui. Ma perché?



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Capitolo 19
*** Capitolo XIX ***


CAPITOLO XIX

La domanda di Kate non trovò risposta finché Locke non aprì nuovamente bocca.

-    Vedi Kate, per questo è ancora presto. A tempo debito, tutto vi sarà chiaro. Adesso siete liberi di tornare ognuno alle vostre abitazioni.

Hugo e Sawyer furono i primi ad andarsene, seguiti da Sun e Julliet.

Miles, Charlotte e Sayid rimasero ancora qualche minuto, il tempo per decidere di accogliere John nella loro abitazione.


Jack decise di andare a passeggiare, per schiarirsi un attimo le idee.

Quando Kate si alzò per andare a riprendere Aaron da Sawyer, Claire la fermò.

-    Posso parlarti un attimo, Kate?
-    Beh, a dire la verità stavo andando a prendere Aaron...
-    Può andare mio padre, non è vero?
-    Certo tesoro, vado subito.

L’uomo uscì dall’abitazione lasciando le due da sole.


-    Sai, Kate, speravo che mio figlio non mettesse più piede in questo posto dimenticato da Dio.
-    Mi dispiace, ma neanche io l’avrei voluto.
-    Si, lo so. Volevo dirti grazie, perché mi sembra che stia venendo su bene ed il merito è solo tuo.
-    Ho cercato di fare del mio meglio, cercando di capire come tu avresti agito.
-    Mi manca. Ed è così strano, visto che quando sono rimasta incinta non volevo far altro che darlo in adozione...
-    Credo che sia normale, Claire. In fondo è tuo figlio. Però ti ringrazio per non avergli detto niente.
-    Non è ancora il momento, però... Kate, quando sarà cresciuto abbastanza... Io... Io rivoglio mio figlio. Ti avrò sempre nel cuore, e ti ringrazierò per tutto quello che hai fatto per lui, ma dovremmo spiegargli tutto. Quando ho deciso di abbandonarlo, sapevo che Sawyer l’avrebbe trovato e messo in salvo. Ed è proprio per questo che l’ho fatto. Volevo per mio figlio una vita migliore, lontano da quest’Isola. Ma io qui avevo ritrovato mio padre, non sarei riuscita a partire. Ti dico questo perché non vorrei che tu mi giudicassi nel modo sbagliato. Io amo mio figlio e Dio solo sa quanto difficile sia stato per me scegliere di lasciarlo.
-    Lo capisco, Claire. Stai tranquilla.

A Claire era scesa qualche lacrima, così Kate si era avvicinata e l’aveva abbracciata.


In quel momento Christian entrò con il piccolo Aaron, il quale corse verso la madre.

Kate si separò dall’altra donna e prese in braccio il bambino.

-    Hey, Aaron? Sai cosa succede?
-    No, che cosa?
-    Succede che Claire è triste questa sera e ha bisogno di qualcuno che l’aiuti a stare bene. Qualcuno che le stia vicino e dorma abbracciato a lei per farla stare meglio. Questo è un compito da veri ometti, sai? Tu te la sentiresti?
-    Si, certo! Io sono un vero ometto!
-    Esatto! Bene, allora vai con lei.

Aaron accettò di andare in braccio a Claire.


Intanto in casa di Sawyer, Hugo era l’unico ad essere andato già a letto, non appena rientrato.

Cassidy era andata a mettere a letto Clementine, mentre Sawyer si era seduto in salotto a leggere un libro.

Dopo una decina di minuti, fu raggiunto dalla donna, che sedette vicino a lui.

Lei si mise ad osservarlo, incuriosita.

Infine, lui smise di leggere per ricambiare lo sguardo.

-    Perché mi fissi?
-    Beh, è curioso.
-    Che cosa?
-    Non ti ho mai visto leggere...
-    Pensavi che non sapessi farlo?

Lei ridacchiò.

-    Mi sono mancate le tue risposte sarcastiche!

Sawyer la guardò, con uno sguardo misto di ammirazione e malinconia allo stesso tempo.

-    Non capisco come fai a non odiarmi. In fondo ti ho truffato.
-    E io ti ho denunciato.
-    Beh, ma io me lo ero meritato. E poi... Sono stato così indifferente quando mi hai detto della bambina...
-    Ok, lo ammetto. Forse il minuto dopo che ho scoperto la truffa, ti ho odiato. Ma solo per un minuto. In verità, credo che... Sia impossibile odiare le persone che ami.

L’imbarazzo di Cassidy aumentò sotto lo sguardo intenso che le stava mandando James.

L’uomo stava pensando ai bei momenti passati insieme a lei e a quanto fosse stato difficile portare a termine il lavoro.

In fondo anche lui si era innamorato di lei, durante il breve periodo che erano stati insieme.

Ma a lui, almeno allora, non era dato di amare.

E così si era auto costretto a dimenticarla.

Ci era quasi riuscito, quando lei si era ripresentata in carcere con la foto di Clementine.

Pensava di riuscire a gestire la novità, ma alla fine aveva aperto un conto per la piccola, con il denaro avuto dal direttore del carcere.

Pensava che così i sensi di colpa e il rimorso si sarebbero placati.

Si era sbagliato.


In quel momento, Sawyer la guardò con gli stessi occhi innamorati di allora.

Si avvicinò a lei, le mise una mano sulla guancia.

Le loro labbra si sfiorarono, ma il bacio fu solo accennato, perché Clementine, dalla camera, reclamava la madre.

-    Mamma!! Mamma!!!

Cassidy si staccò subito dall’uomo.

-    Scusa...
-    Certo,vai.

Cassidy si allontanò e lui decise che sarebbe stato meglio andare a prendere una boccata d’aria.



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Capitolo 20
*** Capitolo XX ***


CAPITOLO XX

Jack si accorse di non essere l’unico ad aver scelto di passeggiare nell’ombra della sera.

Vide infatti Sawyer uscire dalla propria abitazione e camminare con aria pensierosa.

Senza che quasi se ne rendessero conto, i due si ritrovarono faccia a faccia.

-    Hey Doc! problemi ad addormentarti?
-    Potrei farti la stessa domanda... Comunque avevo solo bisogno di riflettere. E, a te, cosa ti ha spinto fuori?
-    Eh, diciamo che volevo una boccata d’aria...

I due ripresero a camminare insieme e per un po’ il silenzio fece da padrone.

Poi l’inevitabile accadde.

-    Le sei stato vicino in questi tre anni?

Jack si voltò verso Sawyer, alla domanda, e capì al volo a chi si riferisse.

-    Non sempre. Non è stato facile, in effetti. Quando siamo tornati, al rito funebre per mio padre, ho incontrato la madre di Claire, che mi ha detto tutta la verità. Da allora ho visto Aaron sotto un’altra prospettiva. Era mio nipote e io non riuscivo ad accettare che mio padre avesse avuto una figlia da una relazione extra coniugale. Per quanto volessi stare vicino a Kate, non ci riuscivo, pensando a tutta questa storia. Quando poi mi sono sentito più sicuro di me, sono andato da lei. Pensavo di poter stare con lei per sempre. Tutto è andato bene, finché... Non mi hanno assalito i fantasmi dell’Isola. Ad un tratto non capivo più se era un bene o meno aver lasciato l’Isola. Ho iniziato gradualmente a bere e a litigare con Kate. Così me ne sono andato. Quando l’ho incontrata, qualche mese dopo, abbiamo parlato del fatto che Locke era tornato dall’Isola e abbiamo litigato, perché io volevo tornare qui e lei no. Poi non l’ho più vista, fino a che non siamo saliti sull’aereo.
-    Beh, forse posso capire come ti sei sentito. Hai visto la donna e la bambina che sono a casa mia? La piccola è mia figlia. La donna è una che dovevo truffare. L’ho fatto, e lei mi ha denunciato. Quando è venuta da me, in carcere, mi ha mostrato la foto della bambina e mi ha detto che avevo una figlia. Non potevo crederci e non riuscivo ad accettarlo. Uno come me non meritava di avere una bambina così carina, così l’ho mandata via in malo modo e le ho detto che si scordasse che io fossi suo padre. Da allora ho lottato con me stesso, perché una parte di me mi diceva che era sbagliato, avevo una figlia e dovevo badare a lei. Ma quando sono finito in questo posto dimenticato da Dio... Ecco, allora ho capito che non avrei mai più potuto vederla... e allora sono arrivati i sensi di colpa...
-    Beh, ora ce l’hai vicino...
-    Si, e intendo recuperare il tempo perduto.
-    Qual è la morale, Sawyer?
-    La morale è che, quando capisci di aver sbagliato e ti viene offerta una seconda opportunità, non devi lasciartela scappare e devi tentare il tutto per tutto. Ricordatelo Doc!

Sawyer prese la via di casa, allontanandosi un po’ dall’altro.

-    Mi stai forse spingendo fra le braccia di Kate?

A quel punto Sawyer si fermò, senza voltarsi.

-    Se è il vostro destino, perché no?
-    Perché pensavo che tu l’amassi...
-    Si, l’ho amata. E pensavo che l’avrei fatto per sempre. Ma adesso ho una figlia a cui badare, ricordi? E poi c’è Cassidy. E’ una donna fantastica, e io non l’ho mai dimenticata completamente. Adesso sta a te, Doc! Buonanotte!

Jack rimase ancora un po’ fuori, da solo.

Poi si avviò deciso verso casa.



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Capitolo 21
*** Capitolo XXI ***


CAPITOLO XXI

Nel breve tragitto verso la sua abitazione, Sawyer dovette ammettere di essere rimasto sorpreso da se stesso.

Mentre parlava a Jack, aveva capito molte cose.

Aveva per esempio capito che il sentimento per Kate era ormai superato.

E aveva capito quanto avesse bisogno di approfondire il rapporto con Clementine e Cassidy.

Loro potevano ancora formare una famiglia.

Non era tardi per quello.


Sicuro dei propri sentimenti, James aprì la porta di casa e intuì che dovevano essere già tutti a letto.

Mentre si stava dirigendo verso la sua camera da letto, passò davanti a quella delle “sue” donne.

La porta era socchiusa e lui la aprì del tutto.

Rimase sulla soglia ad osservare Cassidy e sua figlia dormire teneramente abbracciate.

Un mezzo sorriso gli si stampò in faccia.

Finì per entrare nella stanza, chiudendosi la porta dietro.

Si tolse le scarpe e la camicia e si andò a sdraiare vicino alle due, in tal modo che la piccola rimanesse al sicuro tra lui e Cassidy.

Poi, appoggiato su un gomito, rimase steso lì ad osservarle dormire.


Quando Jack fece ritorno nella sua abitazione, vide che Kate era seduta sul divano, ancora sveglia.

Decise così di andarsi a sedere vicino a lei.

Rimasero per qualche minuto in silenzio, poi Jack si decise a parlare.

-    Speravo di avere del tempo per parlarti.
-    Che cosa vuoi dirmi, Jack? Che sei contento di essere tornato? Che avevi ragione tu, dovevamo tornare?
-    No, niente di tutto questo. A dire la verità, speravo di parlarti... di noi. Volevo scusarmi con te per tutto quello che ti ho fatto passare e, se me lo permetti, vorrei spiegarti tutto.
-    Non capisco cosa ci sia da spiegare, ma fa pure. Ti ascolto.
-    Quando siamo tornati e alla cerimonia per mio padre e ho scoperto che Claire è mia sorella... Tutte le mie certezze si sono sgretolate. Sai come sono fatto, per me tutto si può spiegare razionalmente e la verità ha una sola faccia. Devo avere tutto sotto controllo e sapere che mio padre, oltre ad avere avuto una relazione extraconiugale, aveva avuto anche una figlia, beh... Mi ha molto confuso. E così ho iniziato a vedere Aaron da un altro punto di vista. Lui mi ricordava perennemente la verità ed era un peso che non potevo sopportare. E’ per questo che non potevo starti accanto. Non ci sarei riuscito, con lui sempre presente. So che può sembrare brutto quello che sto dicendo, ma vorrei che tu provassi a capire come mi sentivo.
-    Si, questo posso farlo. Ma in qualche modo devi avere risolto questi problemi, no? voglio dire, alla fine sei tornato da me.
-    E’ vero. Dopo tanto, mi sembrava di poter reggere tutto e il mio sentimento per te è prevalso su tutto il resto. Ma poi... Sono tornati a tormentarmi i fantasmi dell’Isola...
-    Come il “messaggio” da parte di Charlie?
-    Hai parlato con Hugo?
-    Si, sono andata da lui un po’ di tempo dopo che tu te n’eri andato.
-    Capisco. Riguardo la faccenda del nostro litigio, quella sera...
-    Non dire niente, ti prego. Io non ti ho detto della promessa, di Clementine, perché non mi sembrava giusto, capisci?
-    Si, infatti volevo dirti che mi dispiace per come mi sono comportato. La scenata di gelosia è stata inopportuna, ma... Avevo già iniziato a bere ed ero fuori di me.
-    Me n’ero accorta. Senti, Jack... Perché non la finiamo qui? Basta pensare al passato!
-    Si, hai ragione. Era quello che speravo mi avresti detto...

Jack si avvicinò per baciarla, ma lei si ritrasse.

-    No... Scusa, ma non me la sento... Non sono pronta per riniziare in quel senso... Non ancora almeno... Ti chiedo del tempo...
-    Certo, figurati. Anzi, scusa se...
-    Non importa.

Passò un minuto intriso di un imbarazzo soffocante.

Poi Kate si alzò.

-    Adesso vado a dormire. E’ tardi.



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Capitolo 22
*** Capitolo XXII ***


CAPITOLO XXII

Cassidy fu svegliata da un raggio di sole, entrato dalla finestra.

La prima cosa che percepì, fu l’assenza di sua figlia.

Di solito dormivano abbracciate, ma in quel momento, la piccola, non era fra le sue braccia.

Aprendo gli occhi, si voltò per cercarla e si stupì non poco di vedere Clementine accoccolata contro Sawyer.

Lei non si era accorta che lui avesse dormito con loro.

Probabilmente non era nei suoi piani, visto che era ancora vestito come la sera precedente.

Cassidy osservò il quadretto dolce che padre e figlia mostravano ai suoi occhi e avrebbe voluto tanto avere una macchina fotografica a portata di mano.

D’un tratto, Sawyer si svegliò e sentendo un peso appoggiato contro di lui, si girò per vedere cosa fosse.

Vedendo che si trattava di sua figlia, per un attimo James fu confuso, poi si ricordò di essere entrato a sbirciare Clementine e Cassidy di nascosto e di essersi
sdraiato al loro fianco.

Sentendosi osservato, alzò gli occhi e incontrò quelli di Cassidy.

-    Ciao...
-    Buongiorno. Dormito bene?
-    Scusa se mi sono infilato nel vostro letto...
-    Non preoccuparti. Clementine sembra aver apprezzato il gesto.

James guardò in basso verso la piccola.

-    Già. Forse è meglio uscire di qui e lasciarla dormire ancora un po’.
-    Si.

I due si alzarono e andarono in salotto.

La casa era silenziosa.

Forse Hugo dormiva ancora oppure era già uscito.

Si sedettero sul divano.

Cassidy lo fissò.

Avrebbe voluto parlare di quello che era accaduto fra loro la sera prima, ma non sapeva da dove iniziare.

Anche lui era nella stessa situazione, così finirono per attaccare un discorso contemporaneamente e poi zittirsi impacciatamente.

-    Scusa, inizia tu.
-    James, io...

I due alzarono lo sguardo nello stesso momento.

Le loro labbra si scontrarono e finirono sdraiati sul divano a baciarsi.

Hugo scelse quel momento per entrare in casa, interrompendoli.

-    Ops, scusate...

Si udirono dei leggeri passi correre, e poi comparire Clementine.

-    Mamma, papà!
-    Ehm, piccola? Che ne dici se lasciamo la tua mamma e il tuo papà da soli e andiamo a fare colazione da Aaron?
-    Wow!! Posso, mammina??

Sawyer guardò riconoscente Hugo, mentre Cassidy sorrise alla bambina.

-    Certo! va pure.

Hugo e Clementine uscirono lasciandoli nuovamente da soli.


Locke incontrò Desmond.

-    Buongiorno.
-    Quando ti deciderai a dirci perché siamo di nuovo qui?
-    Prima di quanto tu non pensi, credimi. Fai girare la voce. Questa sera ci sarà un’altra riunione. Stesso posto, stessa ora. E, soprattutto, stesse persone. Stasera sarà il momento della verità.
-    Beh, finalmente! Perché, sai, la nostra pazienza non è infinita.
-    Oh, lo so. Adesso, scusami.

Locke si allontanò, con fare enigmatico.


Kate si alzò e fu sorpresa di vedere al tavolo della colazione anche Hugo e Clementine, oltre Claire, Jack e Aaron.

-    Buongiorno.
-    Mamma, hai visto che bello? Clementine è venuta a fare colazione con noi?
-    Si, ciao Clementine. Hugo... A cosa dobbiamo questa piacevole sorpresa.
-    Ehm, diciamo che Sawyer e Cassidy avevano... da fare.
-    Ah...

Kate pensò che le sarebbe servito del tempo, prima di abituarsi alla loro storia.

Jack la guardò significativamente, ma non disse niente.

In quel momento, Desmond entrò nella casa.

-    Desmond! Buongiorno.
-    Buongiorno Claire. Ho incontrato Locke. Ha stabilito per stasera una nuova riunione. Sempre qui. Con le stesse persone.
-    Ti ha detto di cosa vuole parlare?
-    Ha detto solo che sarà il momento della verità.
-    Bene, era l’ora. Allora, mi raccomando, puntuali.
-    Non ti preoccupare, Jack. Dubito che qualcuno voglia perdersi questa serata.


Erano le nove in punto.

Jack, Kate, Christian, Claire, Desmond, Sayid e Sun erano seduti sulle sedie, in attesa dell’arrivo degli altri.

Hugo e Sawyer arrivarono in quel momento, seguiti di lì a pochi istanti anche da Miles e Charlotte.

L’ultimo ad arrivare fu proprio Locke, che rimase sulla soglia a guardare l’affluenza della gente.

-    Bene, vedo che avete tutti accolto l’invito.
-    Sai com’è, John, è già troppo tempo che aspettiamo questo momento.
-    Certo, lo capisco. E non preoccupatevi, dopo questa sera, avrete tutti le ideee molto più chiare su questa faccenda e sull’Isola.

Dicendo così, Locke chiuse la porta alle sue spalle.



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Capitolo 23
*** Capitolo XXIII ***


CAPITOLO XXIII

Locke si accomodò con calma sull’ultima sedia rimasta libera.

Tutte insieme le sedie formavano un cerchio, in modo che tutti potessero vedersi.

-    Allora, Locke, intendi tenerci sulle spine ancora per molto o ti decidi a parlare?
-    Calma, James. Com’è che sei sempre così nervoso, ultimamente?
-    Per favore, evitate di litigare. Allora, Locke. Perché siamo di nuovo su quest’Isola?
-    Vedi, Kate, la risposta, a dire la verità, è molto più semplice di quanto tu non creda.
-    Allora perché non ce lo dici, una volta per tutte?
-    Ok, va bene. Voi volete sapere com’è che siete tornati tutti e sei in questo posto. Ma provate a farvi delle domande ancora più semplici: com’è possibile che quell’aereo, e mi riferisco all’ultimo che avete preso, sia precipitato proprio su quest’Isola? Perché proprio il 22 settembre, a tre anni precisi dall’incidente del volo Oceanic 815? E perché proprio il giorno in cui eravate tutti e sei a bordo? Qualcuno sa rispondere?

I sei della Oceanic si guardarono, ancora più confusi di prima.

Ma poi Sun si rivolse a Jack.

-    Forse tu puoi risponderci. In fondo eri l’unico a sapere che ci saremmo imbarcati tutti e sei sul quel volo. Magari Ben ti ha spiegato qualcosa...
-    No, lui non mi ha detto niente. Mi ha solo detto che avrebbe pensato lui a riunirci sullo stesso aereo. L’unico che può rispondere a queste domande, è sicuramente lui. Vero John?

Locke sorrise enigmaticamente.

-    Beh, diciamo che sono qui apposta. In effetti non sono semplicemente delle coincidenze, questi dati. Vedete, voi potete anche non credere a tutto quello che sto per dirvi, ma vi posso assicurare che è la pura verità. Ognuno di voi è su quest’Isola per un preciso motivo. E se ci siete finiti per ben due volte, non è di certo un caso. Come credo che ormai sappiate, ci sono delle persone che sono destinate fin dalla nascita a finire su quest’Isola. Come me, o Christian. Ma questo non è il caso dei sei della Oceanic. Infatti voi siete tornati qui ancora in vita. Io e Christian abbiamo dovuto morire, prima di poter tornare qui una seconda volta. Ma ciò non vuol dire che voi non abbiate un legame speciale con questo posto. L’incidente del volo Oceanic 815 è un altro caso tutt’altro che fortuito.
-    Vuoi dire che era organizzato?
-    Com’è possibile?
-    Chi avrebbe potuto fare una cosa del genere?
-    L’Isola. L’Isola attrae a sé le persone speciali che dovranno guidarla. E decide chi sopravvive e chi no. Il destino di tutte le persone che sono all’interno di questa stanza è scritto ormai da tempo.
-    E che ci dici allora degli altri superstiti?
-    Loro hanno avuto solo sfortuna. Ma voi, voi siete destinati a restare qui. E’ per questo che siete tornati.
-    Cioè ci hai riportato qui per che cosa? Per accontentare i capricci di un’Isola? E poi che crede che un’Isola abbia una coscienza?
-    Lo so, Sayid, che è difficile credere a tutto questo, ma lasciate che finisca di spiegarvi.
-    Lasciamolo parlare.
-    Grazie, Desmond. Allora, mi sembra che l’Isola vi abbia già dimostrato quello che può fare. Partiamo da Jack. Tu sei improvvisamente guarito dal tuo alcolismo. Hugo, tu non appena hai lasciato quest’Isola hai iniziato a parlare con le persone che conoscevi che vi erano morte. Sun, quando hai lasciato questo posto, sei stata assalita dalla voglia di vendetta contro tutto. Però ora non più. E tu, Hurley, non vedi più i morti. Che mi dite, adesso?
-    Anche se quello che hai detto finora fosse vero, non abbiamo ancora capito perché siamo qui.
-    Siete qui perché voi appartenete a questo posto. Siete dovuti tornare, perché prima o poi sareste impazziti, lontani da qui. Per quanto voi vi opporrete a questo, la verità sta così. Hugo ci è già passato, in fin dei conti. Jack aveva già iniziato a non connettere. Il vostro destino è qui, su quest’Isola. Lasciarla di nuovo non cambierebbe le cose.
-    Quindi siamo costretti a restare qui per sempre?
-    Si, Kate.
-    E lo stesso vale per noi?
-    Si, Julliet. Nessuno di voi potrà più lasciare l’Isola. Né voi, né gli altri sopravvissuti. Avete visto cosa è successo al resto di voi, su quella nave, no?

La realtà era dura da accettare.

Ma l’Isola era la loro casa e, a quanto pareva, non potevano far niente per cambiare le cose.



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Capitolo 24
*** Capitolo XXIV ***


CAPITOLO XXIV

Erano passati sei mesi, da quella sera in cui la verità era stata svelata.

Ormai tutti avevano accettato il loro destino.

Sawyer e Cassidy continuavano a vivere la loro storia d’amore, crescendo Clementine.

La piccola aveva fatto molta amicizia con Aaron, il quale si stava affezionando molto a Claire, che lui considerava per adesso solo una zia speciale.

Kate, nel frattempo, si era accorta di amare ancora Jack e i due si erano rimessi insieme.

Jack era riuscito a costruirsi un bel rapporto anche con il padre e la sorella.

Intanto sembrava che un nuovo amore fosse nell’aria.

Sun e Sayid, infatti, si stavano avvicinando sempre di più, e ormai la loro amicizia si stava trasformando in altro.

Locke aveva ripreso il comando dell’Isola.

Hugo si era ormai rassegnato a dover rimanere lì per sempre e stava assumendo il ruolo di baby-sitter che i bambini adoravano particolarmente.

Gli altri convivevano tranquillamente.

La comunità che si era creata era stabile e viveva in pace e armonia.

A nessuno mancava niente e, benché a tutti mancasse la vita reale, non facevano troppa fatica a rimanere sull’Isola.



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