L'arma segreta di Pandora

di looking_for_Alaska
(/viewuser.php?uid=711699)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le due madri ***
Capitolo 2: *** Teti, 17 anni prima. POV: Teti ***
Capitolo 3: *** Pandora ***
Capitolo 4: *** POV: Era, 17 anni prima. ***
Capitolo 5: *** Il flauto di Euterpe ***



Capitolo 1
*** Le due madri ***


Achille guardò Enea e sorrise. << Non verrò a quella dannata festa, puoi scordatelo >> disse. Enea sbuffò. << Eddai, Aky, ci sono tantissime ragazze che vengono solo perché ci sei tu! >>. Achille fece un sorrisetto saccente. << È proprio qui che ti sbagli. Io non ci sarò >>. Erano fuori da scuola, con la schiena appoggiata ad un albero. I capelli castano scuro di Achille facevano a botte con i suoi occhi azzurri. Non era molto alto, ma aveva spalle e braccia forti e un bel fisico. Il sogno di ogni ragazza. E poi c'era Enea, che era alto uno e novanta, capelli folti e biondi e grandi occhi rosa. Era grande, in tutti i sensi. Aveva grandi spalle e grandi braccia e grandi mani. Ma
non era grasso. Era... Ben messo. Era molto carino pure lui.  << E se facessimo un giro senza andare a quella dannata festa? E poi, nella remota ipotesi che io venga, devo per forza portare una di quelle tipe? >> disse Achille, indicando delle ragazze che urlacchiavano e ridevano e si passavano le mani tra i capelli mentre lo fissavano spudoratamente. Achille sbuffò e si voltò a fissare l'amico, in attesa di una risposta. Enea roteò gli occhi. << Ne abbiamo già parlato. Devi portare una ragazza che sia almeno carina, e quelle sono le uniche femmine che abbiano meno di quarant'anni in questo dannato paesino! >>. Achille rise, e si alzò. << Prima voglio vedere se trovo qualcun'altra, poi vedrò >>. Enea annuì e fece uno dei suoi sorrisoni. << Quindi verrai? >>. Achille sorrise. << Non ho detto questo >>. Enea sbuffò di nuovo e lo prese per un braccio.  << Andiamo a fare un giro >>. Si inoltrarono nel
bosco di fianco alla scuola. Achille era sempre stato agile, quindi per lui non fu un problema attraversarlo. Arrivarono in una radura dove non c'erano alberi. Si sdraiarono lì per terra. Restarono in silenzio per un po', poi Enea chiese << Perché siamo venuti qui? >>. Achille lo guardò confuso. << Io... Non ne ho idea. Ho come sentito una voce, che mi diceva che dovevo venire qui. Era una specie di richiamo >>. Enea lo fissava. << Sai da solo che non ha senso o devo dirtelo io? >>. Achille, suo malgrado, sorrise. Stava per rispondergli che lo sapeva anche da solo, quando una luce accecante lo obbligò a serrare gli occhi. Davanti a lui c'erano due donne. Entrambe erano bellissime, anche se una leggermente più dell'altra. Achille si alzò e tirò su Enea, e insieme si avvicinarono lentamente. Una era altissima, indossava un lungo vestito fatto... D'acqua. Era come un mare in tempesta. Mentre si avvicinava, Achille ricevette qualche goccia. Era acqua vera. Aveva due freddi occhi color ghiaccio identici ai suoi e capelli neri che si agitavano al vento... Solo che non c'era vento. Sembrava una dea, una temibile dea del ghiaccio. L'altra invece era di una bellezza quasi superiore, ma più dolce. Indossava un lungo vestito rosso, che ondeggiava mostrando le sue curve. Aveva lunghi capelli biondi arricciati in boccoli dolci che le scendevano oltre le spalle. Aveva grandi occhi rosa e una bocca rossa a forma di cuore. E assomigliava terribilmente ad Enea. Quella che sembrava una tempesta si avvicinò ad Achille e gli sfiorò il viso. Un'espressione dolce le si dipinse per un secondo sul viso, ma se ne andò così velocemente che Achille pensò di essersela immaginata. << Figlio mio... >> sussurrò a fior di labbra. Poi si scostò. E tornò ad essere la gelida regina del mare. << Io sono Teti >> gli disse, << dea minore dell'oceano e delle acque. E sono tua madre >>. Sembrava così fredda e pratica. Non una, be', una madre. L'altra si scostò i capelli in modo teatrale e abbracciò Enea stringendolo forte. << Ciao, tesoro >> gli disse all'orecchio. Poi si scostò e gli sorrise. << Buongiorno ragazzi, io sono Afrodite, dea dell'amore e della bellezza. E anchd tua madre, dolcezza >> esclamò rivolta ad Enea. Achille vide il suo migliore amico socchiudere la bocca digerire la notizia. Ciò che li aveva avvicinati dieci anni prima, quando avevano sei anni, era la mancanza di una madre. E ora, ciò che li univa, erano due madri dee. Achille prese Enea per mano per un attimo poi si avvicinò a sua madre. Non riusciva a provare affetto per lei. L'aveva abbandonato quando era piccolo con suo padre. Non poteva amarla, non ce la faceva. << Ehy, ciao mamma. Ti sei ricordata del figlio che hai mollato sedici anni fa in balia di sé stesso? >> esclamò pungente. Vide il suo sguardo indurirsi e per un attimo un po' di rabbia balenò in lei, ma la fece scomparire in fretta, seguita da un sorrisetto. Achille rabbrividì. Quelle labbra non erano fatte per sorridere. << Achille, ho fatto ciò che era giusto >>. Achille strinse le mani a pugno. << Ora sì che è tutto a posto! >> fece un gesto plateale con la mano. << Sedici anni di solitudine cancellati. Grazie di aver deciso di farti vedere >> e si girò per andarsene. Ma qualcosa lo bloccò e lo fece cadere. Il vento era salito improvvisamente. Si sentì strattonare per i piedi e portarlo a quelli della madre. Lei si chinò e con il viso a un palmo dal suo, sibilò << tu te ne vai quando lo dico io >>. Achille si alzò e guardò Enea che lo fissava a sua volta terrorizzato. Afrodite gli sorrise. << Siamo qui per dimostrarvi che vi abbiamo sempre tenuti d'occhio. Vi vogliamo bene. Siamo qui per assicurarci che siate al sicuro e che stiate bene >>. Seguì una pausa. << Una guerra incombe. Voi siete semidei e avete il dovere di partecipare. Siamo qui per mettervi in guardia. Presto verrà il caro Ermes e vi porterà da Zeus. Dovrebbe venire domani, ma ha talmente tanti impegni... Ora andate a casa. Mettetevi comodi. E aspettate che lui arrivi. Non dite niente a nessuno. Bene, ho finito il discorso. Addio >> e schioccò un sonoro bacio sulla guancia di Enea e si volatilizzarono. Ci guardammo e dicemmo in coro << Merda >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Teti, 17 anni prima. POV: Teti ***


<< Teti cara, é un piacere incontrarti >> Zeus sorrise alla dea marina. Lei non ricambiò il sorriso, anzi, lo guardò freddamente, come solo i suoi occhi gelati sapevano fare. Era l'unica persona che riusciva a farlo sentire a disagio. << Vorrei poter dire lo stesso >> la sua voce fredda tagliò l'aria come un coltello taglia la carne. Il re dell'Olimpo si eresse in tutta la sua altezza. Gli occhi gialli scandagliavano la stanza in cerca di un appiglio. Teti era in piedi, davanti a lui. Bellissima, con i lunghi capelli neri che si muovevano come scossi dal vento. Il vestito, fatto di acqua e schiuma di mare, era mosso da onde alte che schizzavano. Succedeva sempre, quando era arrabbiata o infastidita. << Tu sai perché sei qui >>. Teti gli lanciò un'occhiata assassina e disse con calma :<< Sì >>. Zeus annuì. Erano anni e anni che era re dell'Olimpo e ancora non sapeva come comportarsi con una dea minore. << Devi unirti ad un mortale e generare tuo figlio. Achille deve rinascere >>. Teti non disse nulla. In un secondo, tutte quelle parole evocarono le immagini che per tutta la vita aveva cercato di dimenticare. Zeus che, per festeggiare il valore di Peleo, gli offriva lei. Peleo che la catturava dal mare e la violentava sulla sabbia. Achille. Non abbassò lo sguardo. Non se ne andò. Fece un passo avanti e fronteggiò il dio. << Saremo uno contro l'altro >> sibilò e la sua voce era come il mare in tempesta. Zeus non seppe cosa dire. << Ogni tuo figlio che non sarà amico del mio sarà perseguitato. Piangerai molte morti, Zeus. Te le meriti tutte >> detto questo si voltò per andarsene e il vestito bagnò il viso del dio. Dai suoi occhi partirono delle scintille. << Teti! >> tuonò. << Non osare parlare così al tuo signore! >>. La dea si girò, ma stava ridendo e il suo sguardo non prometteva nulla di buono. << Perdonami, mio signore, ma sto andando ad uccidere i tuoi bastardi >>. Detto questo, con un'onda gigantesca scomparve, inondando la sala. Zeus emise un sospiro tremante. Non sarebbe stato facile. Per niente.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pandora ***


<< Amico, queste ciambelle sono stupende >>. Enea guardò Achille in cerca di aiuto, che scrollò le spalle. Ermes era seduto davanti a loro, con i piedi appoggiati al tavolo della cucina, a mangiarsi l'ottava ciambella alla crema. Il dio sembrava molto poco... Un dio. Era molto bello, questo sì, e dimostrava circa vent'anni. Aveva capelli castano cioccolato, occhi dello stesso colore, una pelle abbronzata, era muscoloso e alto circa un metro e ottantacinque. Ma era l'abbigliamento che li colpiva di più. Aveva un copricapo dorato, che secondo Enea era una scodella rovesciata, dove erano attaccate due piccole ali bianche (non tanto piccole, come fece notare Achille, dato che erano più o meno lunghe come il suo avambraccio). Poi indossava una toga bianca lunga fino a metà coscia, e ai piedi dei sandali "alla schiava" dorati con altre ali, una per piede. Achille restava sempre allibito ogni volta che lo guardava. << Ermes, ma non dovevi portarci da Zeus? >> domandò Enea lentamente. Il dio lo guardò in modo vacuo, poi annuì. << Oh, giusto. Okay, fatemi mangiare l'ultima ciamb... >>, Achille non lo fece finire e lo tirò in piedi, strappandogli di mano la scatola delle ciambelle. << Io credo che otto possano bastare >>. Ermes fece una faccia triste. << Uff, okay. Ma almeno fammene portare una alla cara Era, chi lo sa, magari si addolcisce un po' >>. Enea e Achille sorrisero. Ermes poi tirò fuori quattro ali da una sacca che aveva sulla schiena, e ne tese due ad Enea e due ad Achille. I ragazzi se le attaccarono alle scarpe, seguendo i suoi suggerimenti. Poi il dio aprì la finestra e volò via velocissimo. Achille gli si lanciò dietro ridendo forte. Enea ebbe un attimo di esitazione : non aveva mai amato il pericolo. Poi li seguì; doveva farlo. Lui ed Achille sfrecciarono sulla scia di Ermes, fino a raggiungerlo. Achille girava su sé stesso, andava in alto fino a bagnarsi nelle nuvole, e poi in basso, fino a sfiorare l'erba. Alla fine raggiunsero una montagna. Era davanti a loro, immensa, dove un minuto prima non c'era nulla. << Okay >> disse Ermes, con un filo di fiatone, << adesso per entrare bisogna caricare a tutta velocità e sbatterci contro. Come Harry Potter alla stazione, presente? Ecco. Pronti? >>. Caricarono tutti a velocità elevatissima. Enea aveva i brividi, e man mano che vedeva la montagna avvicinarsi si chiedeva se fosse proprio necessario. Quando fu proprio vicino, caricò ancora di più... Fino a sbatterci contro e ruzzolare verso il basso. Riuscì a rimettersi in "piedi" e guardò verso l'alto. Achille ed Ermes si batterono il cinque ridendo fino alle lacrime. Enea li raggiunse indignato. << Siete degli stronzi >>. Achille rise ancora più forte, seguito da Ermes. << Amico, non puoi credere proprio a tutto, dai >>. Poi si avvicinò alla montagna, e sfiorò una nuvola di passaggio. << Chi è? >> disse una voce elettronica. Sembrava provenire da un'altra parte del mondo. << Apollo, sono Ermes. Ho i ragazzi >>. Silenzio. Poi : << Bravo. E da me che vuoi? >>. Ermes roteò gli occhi. << Che mi apri, forse? >>. Un grugnito, e poi la nuvola si aprì, come una porta. Enea la guardò diffidente. << Tranquillo amico >> gli disse Ermes, << è il modo giusto stavolta >>. E varcò la porta, seguito da Achille e infine anche da lui. Si trovarono in una specie di tempio, pieno di colonne. Ermes si voltò a guardarli. << Questo è il modo in cui i mortali possono comunicare con gli dei. Andate verso la colonna che ha scritto il nome del dio che volete incontrare, e se troverà la vostra richiesta abbastanza interessante, forse si farà vedere; comunque tenete questi >> e tese delle specie di brillantini minuscoli, << servono per venire qui ogni volta che ne avrete bisogno. Dovete mangiarli >>. Eseguirono ciò che il dio aveva detto. Subito si sentirono più saggi e più forti. Poi lo seguirono verso una colonna dove si muovevano al suo interno tempeste e lampi. << Questa è la colonna di Zeus. Appoggiate le vostre mani su di essa >>. Enea guardò Achille e toccò la colonna. L'amico lo imitò. In un attimo una luce accecante li catapultò in un'altra stanza enorme. Erano dipinte ovunque tempeste, saette, e immagini di un uomo in mille forme, ma con gli stessi occhi gialli e severi. << Benvenuti >> la voce profonda e possente li fece rabbrividire. Si voltarono ed era lì, di fronte a loro, il re degli dei. Era alto quasi due metri, con una lunga veste che partiva dalla cintola fino a terra, grigia e gialla in tutte le mille sfumature del cielo in tempesta. Aveva un fisico largo e possente, molto muscoloso. La barba grigio scuro era giusto poco più corta dei capelli, che gli arrivavano oltre le spalle. Aveva entrambe le mani appoggiate su un alto bastone di legno, che poneva davanti a sé. Era un re, lo si capiva subito. Enea ed Achille si inchinarono. Zeus li fissò, poi fece loro segno di alzarsi. << È bello incontrarvi, finalmente >> il suo sguardo indugiò un secondo di più su Achille, come se lo stesse giudicando. << Le vostre madri mi hanno detto di spiegarvi perchè l'Olimpo ha bisogno di voi >> fece una piccola pausa. << ci è stato riferito che ci sarà una guerra tra semidei. Una di dimensioni assurde. Una seconda guerra di Troia. Si dice che in questa seconda guerra di Troia però, le donne avranno molto più potere, mentre la forza combattiva degli uomini diminuirà molto, fino a cessare di esistere. Dovete avere delle alleate, in questa guerra. Dovete vincerla. O l'Olimpo imploderà, distruggendo sé stesso e tutto ciò che lo circonda. E... >>. Ma una voce lo interruppe. << Padre, è fuggita! >>. Un uomo alto quanto Zeus, piuttosto brutto e zoppo, era entrato nella sala. Indossava una divisa, come quelli che stanno nelle fucine. << Cosa intendi con "fuggita", Efesto? >>. Il dio lanciò uno sguardo al padre. Si vedeva che era un uomo saggio e buono, ma anche molto triste. << Se n'è andata, non c'è più >>. Zeus si adirò, e in un attimo di fronte a loro c'era un giovane e bel ragazzo, che lanciò una saetta verso il suo stesso figlio, prendendolo sul braccio. << Idiota! Dovevi solo controllarla! >>. Efesto socchiuse gli occhi, ma non replicò. Zeus tornò nella forma del re possente e guardò i ragazzi. << Andate. Abbiamo finito >> e si ritrovarono di nuovo nella sala delle colonne, al centro. Enea guardò Achille. << Che diavolo è successo? Perchè ci ha liquidati così? >>. << Probabilmente per colpa mia >> una voce femminile, seguita da una risata. Si voltarono, e una ragazza sui quindici anni, con uno splendido viso, con il corpo in carne avvolto in un lungo vestito nero sporco di fuliggine e strappato in diversi punti, si spostò i lunghissimi capelli neri dietro le spalle. I suoi occhi caldi incrociarono quelli di Achille. << Io sono Pandora. Ed ora aiutatemi a fuggire di qui >>.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** POV: Era, 17 anni prima. ***


Afrodite osservava i volti nella Sala dei Dodici. Gli dei maggiori, i più importanti, erano seduti lì. Zeus, severo come sempre, sedeva in un trono più alto, come quello della vendicativa moglie, Era. Afrodite sedeva fra Ares, il suo amante, ed Efesto, il suo sposo. Era stata lei ad aver richiesto un'udienza. Tremò. Erano più di duemila anni che la Cerchia dei Dodici non si riuniva. Afrodite si alzò, e sembrò illuminare la sala con tutta la sua bellezza. Era raddrizzò la schiena. Anche lei era bella. Lei era la regina. Afrodite prese un respiro profondo e parlò : << Sono qui per comunicarvi una grande notizia, purtroppo alquanto preoccupante >>. Si bloccò, poiché Ebe, la Coppiera degli dei, era entrata per porgere un calice di cristallo colmo di vino rosso per Zeus ed Era, che sorrise freddamente, prendendolo con grazia. Appena Ebe se ne fu andata, Afrodite riprese : << Tutti voi sapete in che occasione la Cerchia dei Dodici si è riunita l'ultima volta. Ebbene sì >> continuò incrociando lo sguardo perplesso di Demetra, la dea dell'agricoltura, dall'altra parte della sala. << Sto parlando della guerra di Troia >>. Era la scrutò, chiedendosi dove volesse arrivare. Era stato un evento terribile, ma la colpa, alla fine, ricadeva solo su di lei. << Ebbene, tutti sappiamo che Zeus... Ha degli strani gusti in fatto di divertimento >>. Ci furono alcune risatine in diverse parti della sala, ma Afrodite proseguì, dritta al punto : << Solo che con la sua ultima scappatella, ha dato inizio a una guerra che pensavamo ormai conclusa >>. Tutti gli dei la guardarono, stupiti della piega della che aveva preso il suo discorso. Zeus la fissò gelidamente. << Chi sei tu, o dea lussuriosa, per giudicare me? Io, che sono il tuo re! Proprio tu vieni a farmi la morale, quando tradisci spudoratamente tuo marito con Ares? >>. Afrodite strinse i pugni. << Il mio matrimonio mi è stato imposto! >>. Era rise. << Ma bambina, il matrimonio è compito mio. Lascia fare queste cose agli adulti >>. Afrodite si fece sanguinare la lingua a a furia di stringersela fra i denti per non insultare la sua regina. << Be', si da il caso che l'ultima volta abbia messo incinta una donna. E voi potrete rispondermi, "e quindi? Che c'è di strano?". Ebbene, ve lo dico io. Colei che dorme in grembo di quella donna, è Elena. Elena di Troia >>. Poseidone scattò in piedi, Demetra si lasciò sfuggire un urletto. Era socchiuse la bocca, incapace di proferir parola. Elena. La rovina. La causa di morte di milioni di persone, di nuovo viva? Nella sala scoppiò il caos. Atena, la grande dea, si alzò. << Silenzio! >> urlò, e tutti si zittirono immediatamente. << Lasciatela continuare. Non ha finito >> detto questo, le fece un cenno e Afrodite annuì. << C'è dell'altro. Scoppierà una nuova guerra di Troia. Ma stavolta sarà Elena a scatenarla, per vendicare i Troiani. Ma le donne hanno molti poteri e molta più forza degli uomini. I ruoli si sono invertiti >>. Zeus scattò in piedi. << Assurdo! Fandonie! >> ma Era gli posò una mano sul braccio, invitandolo a sedersi. Demetra la scrutò. << Come sai tutto questo, Afrodite? Nemmeno Ermes, il nostro messaggero >> e indicò un ragazzo dai capelli castani e dall'espressione preoccupata << ne sapeva qualcosa. Come lo sai? >>. Afrodite tremò. Non poteva dir loro la verità. Apollo, biondo e bellissimo, la salvò. << Gliel'ho detto io. Sono il dio dei responsi. Il mio oracolo a Delfi mi ha informato >>. Era, per la prima volta, parlò. << Tu cosa proponi di fare, quindi? >>. La sala fu pervasa da sussurri. Era, la grande Era, colei che era nata per regnare, chiedeva un consiglio ad una dea dell'amore? << Io penso di conoscere la soluzione >>. Prese fiato, sapendo che ciò che stava per dire non sarebbe stato ben accolto. << Dovranno rinascere tutti i semidei che hanno combattuto a Troia. E non solo. Ne servono molti, molti di più. Da quanto so, il potere di Elena sarà quasi immenso. La soluzione è che ogni dio si unisca con un mortale qualsiasi al fine di generare tutti i suoi antichi figli. Io per esempio, genererò Enea. Di nuovo >>. Atena parlò. << Stai dicendo che una persona, se duemila anni fa aveva per esempio undici figli mortali, dovrà tornare sulla Terra e unirsi con undici mortali diversi per undici volte? >>. Afrodite annuì. In un secondo tutti gli occhi si puntarono su Era. Zeus, che l'aveva tradita così tante volte, doveva ritornare con tutte quelle donne. Era era livida, pallidissima, i capelli biondi quasi bianchi che sfuggivano dalla crocchia strettissima. I suoi occhi fissavano il vuoto. Le labbra, aperte, tentavano si formulare delle parole. Era arrabbiatissima. Era allibita. Si sentiva morire. Zeus, intuendo ciò che stava pensando, abbassò la testa, imbarazzato. La regina, che stringeva nella mano sinistra il calice di cristallo, premette attorno ad esso le dita talmente forte da spezzarlo in mille frammenti. << Era... >> cominciò Zeus, ma senza ascoltarlo, lei, lentamente e barcollando, si alzò. Nella sala regnava il silenzio; tutti gli dei aspettavano trepidanti che succedesse qualcosa. La famosa ira di Era non era conosciuta ovunque per niente. Finalmente parlò. << Stai dicendo >> la sua voce era poco più di un sussurro. << Stai dicendo che dovremo... Dovranno... Tornare con tutti quegli insulsi mortali? Per ogni figlio? Ogni volta? >>. Afrodite annuì. Una sola volta. La regina abbassò la testa e annuì a sua volta. Poi la alzò di scatto. << No. Non succederà, è fuori discussione. Sai cosa vuol dire, piccola puttana, vedere il marito che ami più di te stessa, andare e spassarsela con tutte quelle donne? Lo sai? No, non ne hai idea! Tu lo capisci vero? Anche tu sei una traditrice. Ma mettiti per un attimo nei miei panni >> si voltò per incrociare gli occhi di tutti gli dei presenti nella sala. << io lo so cosa dite alle mie spalle. Io sono la stolta, quella che fa finta di niente. Che sa, ma non fa nulla per cambiare le cose. Non è così. Io so, e ho fatto tanto. Questi due figli >> e indicò Ares ed Efesto. << Sono il frutto del mio marcio amore verso mio marito. Guardateli. Sono due delusioni. Io li odio. La loro vista mi fa rabbrividire. Io non voglio subire tutti quei tradimenti, Afrodite. Non di nuovo >>. Era gridò cosí forte le ultime parole da far tremare i vetri, ma poi si calmò. Si voltò verso Zeus, e gli si parò davanti. << Tu sei contento, vero? >>. Zeus scrollò le spalle, evitando il suo sguardo. << Be'... >>. Fu allora che la regina degli dei fece qualcosa di tremendamente coraggioso, e tremendamente stupido. Qualcosa che a nessuna dea o dio sarebbe mai dovuto venire in mente di fare. Sputò ai piedi di Zeus, re dell'Olimpo, dio della giustizia e del cielo, suo marito. Lui ne fu così sorpreso che ci mise un po' a realizzare. Ma lei non aspettò. Scese le scale e raggiunse Afrodite. << Va bene. Ripopoleremo il nostro esercito. Ma io sarò contro di te, in questa guerra >>. Detto questo, uscì dalla sala, orgogliosa e forte e bella come sempre, senza voltarsi indietro. Solo qualcuno con una vista davvero buona avrebbe potuto notare le lacrime furiose che le rigavano le guance.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il flauto di Euterpe ***


Achille camminava su e giù per la stanza. << Fammi capire >> disse per la decima volta. << Perchè ti tenevano imprigionata? >>. Pandora sbuffò, legandosi i lunghissimi capelli in una treccia stretta. << Te l'ho detto. Li ho derubati >>. Enea scosse la testa, porgendole una tazza di cioccolata calda. << No, impossibile. Sono dei, come si fa a derubarli? >>. Pandora rise, deliziata poichè sapeva qualcosa in più di loro. << Oh, ma è semplice! Basta eludere le difese, saper usare la magia, essere silenziosi, saper combattere e cercare di sopravvivere >>. Calò il silenzio. Achille la guardò negli occhi. << Posso sapere perchè li hai derubati? >>. Pandora rabbrividì e guardò il pavimento. << Hanno un segreto. Alla mia nascita tutti gli dei mi hanno fatto un dono, tranne le Muse. Ho la sensazione però che l'Olimpo mi tenga nascosto qualcosa. Quindi, mentre ero sul Parnaso qualche giorno fa in affido ad Apollo, ho deciso di rubare questo >>. E dalla borsa che aveva al collo tirò fuori un flauto d'oro, che emanava luce propria. Era talmente bello che Enea rimase incantato nel guardarlo. Anche Achille si era fermato e lo osservava. << Questo >> sussurrò Pandora con un sorriso, << è il flauto di Euterpe. Si dice che sia in grado di rendere felice anche la persona più triste del mondo. Euterpe infatti è chiamata "colei che rallegra". Questo flauto è la sua "arma" più potente, ed ora è mio >>. Achille lo prese e lo sollevò, restandone un attimo accecato. << È davvero bello >> disse, << ma trovo piuttosto stupido il motivo per cui l'hai rubato. Insomma, soltanto perché pensi che ti stiano nascondendo qualcosa? Non ne hai nemmeno le prove! >>. Pandora inspirò ed espirò. << Te l'ho detto prima. So che sei un po' duro di comprendonio, ma dai!, qui si esagera >>. Lo sguardo di Achille si indurì. << Forse è meglio che io me ne vada >>. Ma Pandora scattò in piedi. << No! Voglio dire, no. Non puoi. Ora voi siete sospettati. Se trovano me uccideranno anche voi!, anche se io probabilmente mi salverò, sono molto importante per la guerra >>. Achille recepì solo le ultime parole. << Sai qualcosa sulla guerra? Zeus ci ha liquidati in fretta >>. Enea annuì, per sostenerlo. Pandora sorrise. << Sì, so molto sulla guerra. Ma non so se posso parlarne con voi... >>. Enea le puntò un dito contro. << Eh no! Ce lo devi >>. Pandora sbuffò. << D'accordo, d'accordo. Allora, vi dirò quello che so, anche se non dovrei farlo. Pare che Zeus, l'ultima volta che è andato con una mortale, circa diciassette anni fa, se non mi sbaglio, l'abbia messa incinta. Ho sentito Efesto dire che la bambina era Elena di Troia, e che ora voglia un guerra per vendicare i Troiani. Afrodite quindi, ha informato la Cerchia dei Dodici che secondo lei gli dei dovevano unirsi a un qualsiasi mortale per generare i loro antichi figli. Come te, Achille, figlio di Teti, e come te Enea, figlio della stessa Afrodite. Quindi potete ben immaginare chi combatta ai lati opposti della guerra >>. Achille annuì. << Elena e i figli degli altri dei? >>. Enea si intromise. << Ma anche Era deve c'entrare qualcosa in questa guerra; voglio dire, lascerà che Zeus ritorni con tutte quelle donne? >>. Pandora scattò in piedi con un sorriso a trentadue denti. << Bravissimo! È questo il punto! Pare che Era >> e qui iniziò a sussurrare, << sia andata con un mortale per fare un dispetto a Zeus. E che, purtroppo, sia rimasta incinta >>. Achille ne rimase un attimo scioccato. A bocca aperta , la guardava. Possibile? La fedelissima Era? << Era? Proprio Era? >>. Pandora annuì. << Sì. E vi dirò di più : ha minacciato Afrodite, dicendole che in questa guerra sarà contro di lei. Ma c'è qualcosa ancora più importante da sapere >>. I ragazzi erano trepidanti. Qualcos'altro? Quelle erano già notizie incredibili. Dopo averli tenuti un po' sulle spine giusto per aumentare la tensione, finalmente parlò, con un sorriso confidente. << Pare che Ade voglia ribellarsi a Zeus >>.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2714024