Bits of life.

di Role
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day one: Holding hands. ***
Capitolo 2: *** Day two:Cuddling somewhere. ***
Capitolo 3: *** Day three: Watching a movie. ***
Capitolo 4: *** Day four: On a date. ***
Capitolo 5: *** Day five: Kissing. ***
Capitolo 6: *** Day six: Wearing eachothers’ clothes. ***
Capitolo 7: *** Day seven: Cosplaying. ***
Capitolo 8: *** Day eight: Shopping. ***
Capitolo 9: *** Day nine: Hanging out with friends. ***
Capitolo 10: *** Day ten: With animal ears. ***
Capitolo 11: *** Day eleven: Wearing kigurumis. ***
Capitolo 12: *** Day twelve: Making out. ***
Capitolo 13: *** Day thirteen: Eating icecream. ***
Capitolo 14: *** Day fourteen: Genderswapped. ***
Capitolo 15: *** Day fifteen: In a different clothing style. ***
Capitolo 16: *** Day sixteen:During their morning ritual(s). ***
Capitolo 17: *** Day seventeen: Spooning. ***
Capitolo 18: *** Day eighteen: Doing something together. ***
Capitolo 19: *** Day nineteen: In formal wear. ***
Capitolo 20: *** Day twenty: Dancing. ***
Capitolo 21: *** Day twenty-one: Cooking/Baking. ***
Capitolo 22: *** Day twenty-two: In battle, side-by-side. ***
Capitolo 23: *** Day twenty-three: Arguing. ***
Capitolo 24: *** Day twenty-four: Making up afterwards. ***
Capitolo 25: *** Day twenty-five: Gazing into eachothers’ eyes. ***
Capitolo 26: *** Day twenty-six: Getting married. ***
Capitolo 27: *** Day twenty-seven: On one of their birthdays. ***
Capitolo 28: *** Day twenty-eight: Doing something ridiculous. ***
Capitolo 29: *** Day twenty-nine: Doing something sweet. ***
Capitolo 30: *** Day thirty: Doing something hot. ***



Capitolo 1
*** Day one: Holding hands. ***


Day one: Holding Hands.
 

John Watson era un uomo dalla pazienza sconfinata.
Amava pensare di poter sopportare ogni cosa, con invidiabile determinazione e sangue freddo.
Eppure, a volte, il suo coinquilino lo metteva alla prova. Pericolosamente.
Non lo preoccupava la presenza di un cadavere sul tavolo della loro cucina.
Per carità, quello era perfettamente normale, se non scontato.
Non erano nemmeno i pollici, genialmente tenuti insieme dal nastro adesivo, che da tre giorni stanziavano nel loro microonde.
Non si era preoccupato dei viscidi rumori di tessuti lacerati che turbavano la quiete del loro appartamento agli orari più impensabili.
No.
Era quella meravigliosa mano, in pieno stato di decomposizione, che era stata graziosamente poggiata sulla sua poltrona, per giunta, in corrispondenza del calco del suo posteriore.
Pertanto, Sherlock, avvolto unicamente dal lenzuolo, che fungeva da indumento notturno, aveva avuto modo di adottare le lamentele del suo coinquilino come colonna sonora della sua mattinata.
Riducendole ad un semplice brusio, si concesse il privilegio di fare apprezzamenti su quanto John fosse carino da arrabbiato.
Le sopracciglia aggrottate.
La pupilla destra leggermente più dilatata di quella sinistra.
Le labbra rivolte verso l’esterno.
La sua parte preferita fu quando il medico militare rimosse l’oggetto indesiderato dalla poltrona, senza interrompere le sue elucubrazioni, lamentandosi sotto voce delle abitudini del moro.
Gli tese l’arto e Sherlock lo afferrò prontamente.
-Visto? Finalmente sono romantico, come piace a te. –
Il medico, ancora inferocito, gli rivolse uno sguardo interrogativo.
-Ti sto tenendo la mano. –
Le urla del dottor Watson furono perfettamente udibili da tutto il quartiere.





Angolo autrice.
Ed eccoci qui u.u
Ho deciso di intraprendere questo bel challenge ( trovate tutte le informazioni qui 
http://30dayotpchallenge.deviantart.com/journal/30-Day-OTP-Challenge-LIST-325248585)
Ergo...trenta giorni, trenta flashfic rigorosamente Johnlock :3
In alcune, per esigenze di trama, presupporrò una relazione già avviata tra i due...e, mi sembra sia tutto u.u
                                                                                                                                                     Role

 

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Capitolo 2
*** Day two:Cuddling somewhere. ***


Day two: cuddling somewhere.

 
 
Sherlock amava la domenica sera.
In realtà sarebbe stato illogico preferire un semplice arco di tempo che, per giunta, si ripeteva settimanalmente.
Nonostante ciò, aveva le sue buone ragioni.
Adorava la malinconia che inspiegabilmente avvolgeva le strade, rendendole silenziose.
Quasi una copia della forzata quiete che manteneva, spesso con difficoltà, nel suo mind palace.
Quello che però preferiva sopra ogni cosa, era John.
Il biondo si raggomitolava nella sua amata poltrona con una tazza di tè, perdendosi in pensieri profondi e indecifrabili, volgendo il suo sguardo al mondo esterno.
E, per il consulente investigativo, era splendido avere qualcosa di così complesso da poter osservare.
Era fin troppo semplice dedurre la vita e le attività del medico.
Eppure, li, con gli occhi persi nel vuoto, diventava il più indecifrabile degli enigmi.
Il suo enigma.
A volte si raggomitolava di fianco a lui.
Ascoltava le lamentele di John su un fantomatico qualcuno che avrebbe potuto osservarli.
Prontamente Sherlock gli dava dell’idiota.
E poi lo circondava con le braccia.
Decisamente, amava la domenica sera.





Angolo autrice.
Ed eccoci qui alla seconda flash *^* volevo rigraziare tutti quelli che hanno recensito o messo tra i seguiti, Grazie mille :3
                                                                                                                                               Role


 

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Capitolo 3
*** Day three: Watching a movie. ***


Day three: Watching a movie.






-Non capisco la necessità di dedicare tre ore del nostro tempo a questa…attività. –
Osservò Sherlock lievemente seccato, sperando quasi di porre fine all’entusiasmo dell’amico.
Tristemente, il suo tentativo era rovinosamente fallito, del tutto annullato dalla concentrazione con cui John stava spulciando i contenuti speciali dell’edizione due dischi.
Non solo era stato trascinato, contro la sua volontà, ad acquistare il temuto disco, ma adesso avrebbe anche dovuto visionarlo.
Di male in peggio.
Aveva promesso di farlo per poter portare in casa quei cuori di maiale, ma non era più così certo che ne valesse la pena.
Il biondo finalmente si decise a far partire il film, sedendosi affianco a lui sul divano.
Il consulente investigativo non ci mise molto ad afferrare che era la seconda parte di una trilogia.
Per i primi quaranta minuti trattenne la maggior parte dei suoi commenti sarcastici sulla capacità di inciampare del protagonista e sugli sguardi ingenui, spudoratamente inseriti per soddisfare gli istinti perversi delle fan, che rivolgeva al capo del suo gruppo.
Poi, arrivato a metà, non resistette.
Iniziò a commentare tutto, criticando e prevedendo la morte di ben tre personaggi.
Tra i quali uno che, doveva ammetterlo, inspiegabilmente detestava.
-Il titolo…” La desolazione di Smaug” si riferisce ai sentimenti provati dallo spettatore? -
-Sta zitto, Sherlock. –
Dopo due ore di film, il brillante Hobbit decise di infilarsi nell’antro del drago.
Geniale, davvero. Pensò il moro, per una volta senza esternarlo.
Aveva notato quanto John attendesse quella scena, era palese dal tamburellare delle sue dita.
-Trovo affascinante la voce del drago…-  commentò il medico a visione ultimata.
Il consulente investigativo si abbandonò ad un sospiro esasperato.






Angolo autrice
Ed eccoci alla terza flash di queste raccolta :3 naturalmente l'ironia è basata sul fatto che lo hobbit in questione è interpretato da Martin Freeman e il drago da Benedict Cumberbatch. Come al solito ringrazio chi ha letto/seguito/recensito...e così via .
                                                                                                                                                                                                 Role

 

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Capitolo 4
*** Day four: On a date. ***


Day four: On a date.

 
Appuntamento. Pensava sprezzante Sherlock osservando il coinquilino che si sistemava la cravatta.
Non era difficile dedurlo dall’abbigliamento, decisamente formale e inutilmente ricercato, dell’amico.
Senza poi contare i piccoli e, oltremodo irritanti, dettagli che contraddistinguevano quella particolare occasione.
Il moro aveva avuto modo di imparare a riconoscere perfettamente i tic involontari di John.
Quando era attratto dalla persona che stava per incontrare metteva in mostra il collo, e sfoggiava il suo sorrisetto innocente e comprensivo.
Quanto detestava quell’inutile sceneggiata.
Forse era questa la ragione per cui si impegnava ad essere sgradevole con ogni singola donna che gli orbitasse attorno?
 Non lo sapeva, e non gli importava.
Non aveva avuto modo di ricavare informazioni sull’accompagnatrice di Watson di quella sera, nonostante innumerevoli sforzi.
E questo lo irritava, non poco.
Come faceva quell’uomo a essere così incosciente…
Perso nei suoi pensieri quasi non notò lo sguardo interrogativo che il medico gli stava rivolgendo.
-Sherlock…mi stavi ascoltando? - Chiese gentilmente.
Il consulente investigativo cercò rapidamente nella sua mente anche solo un brandello della conversazione che potesse condurlo all’argomento generale.
-Mi hai chiesto di accompagnarti da…Angelo. –
-Si. - Aggiunse calmo.
Cosa voleva fare, presentargli la sua, scodinzolante e mentalmente disagiata, nuova amichetta?
-John io non- -
-Per favore. –
Infondo era John, e lui avrebbe fatto di tutto per il suo unico amico.
Di malavoglia, borbottando qualcosa sul tasso di omicidi e su un esperimento che avrebbe dovuto realizzare, indossò il cappotto e lo seguì in strada.
Durante il tragitto poté osservare, con suo estremo e ben celato disappunto, che il nervosismo del biondo cresceva.
La sudorazione delle mani aumentava esponenzialmente e si intravedeva una leggerissima zoppa psicosomatica.
Quale sgualdrina meritava cotanta agitazione?
Giunto al ristorante Sherlock rimase decisamente sorpreso nello scoprire di essere l’unico invitato a quella cena.
-Pensavo che avessi un appuntamento. – Aggiunse distrattamente mentre fingeva di spulciare un menu che aveva memorizzato fin dal primo sguardo.
-Infatti è così. – Asserì il biondo, senza nascondere un po’ di soddisfazione.
-Che cosa inutilmente romantica. – Rispose mal celando un sorriso soddisfatto.
Lo aveva ingannato.
Non che gli dispiacesse, ovviamente.




Angolo autrice
Ed eccoci al quarto giorno, un po' più fluffoso del solito XDD ma ogni tanto va bene.
Come al solito ringrazio tutti coloro che leggono, seguono o recensiscono *^*
                                                                                                                                                                    Role

 

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Capitolo 5
*** Day five: Kissing. ***


Day five: Kissing.
 

John aveva il fiatone.
Era difficile nasconderlo, ma doveva, o avrebbe compromesso l’intera operazione.
Si chiedeva perché si facesse sempre trascinare da Sherlock in quelle pazzie.
È per un caso. Aveva detto.
Bastavano quelle semplici parole a convincerlo a mettere a rischio la sua vita?
A quanto pare si, visto che non aveva esitato neanche un attimo ad accompagnarlo.
Pedinare il capo di un cartello della droga sudamericano. Cosa poteva andare storto?
Si concesse un leggero sbuffo mentre percorrevano le strade del quartiere Almeida.
Al suo fianco c’era Sherlock, avvolto in una felpa grigia, con il cappuccio ben calato sul volto.
Ogni tanto faceva a bassa voce qualche osservazione su ciò che riusciva a dedurre dall’uomo.
Era talmente concentrato che il medico si sentiva capace di percepire la febbrile attività del suo cervello.
Stava ormai facendo buio, quando Sherlock lo afferrò per il polso e inaspettatamente lo spinse contro il muro.
-Si è accorto che qualcosa non va. – Spiegò mantenendo un tono pacato, captando l’evidente preoccupazione negli occhi del biondo.
-Si sta già guardando intorno. Dobbiamo mimetizzarci. – Aggiunse rivolgendo all’uomo un occhiata furtiva.
John avrebbe voluto chiedere in cosa sarebbe consistita la loro mimesi, ma non fece in tempo, poiché le labbra del moro si posarono sulle sue.
Le labbra di Sherlock erano sorprendentemente morbide e delicate, e il medico, superato lo shock iniziale, si ritrovò a ricambiare timidamente il bacio.
Sentiva montare dentro di se la gioia per quell’attimo, e la paura di ciò che ne sarebbe conseguito.
Quando Sherlock si staccò, John si rese conto di essere decisamente accaldato.
-Lo abbiamo perso, ma non importa, ho acquisito abbastanza informazioni. – esclamò soddisfatto il consulente investigativo.
-Ah...John, Sarah aveva ragione. –
Il biondo aggrottò le sopracciglia.
 -Su cosa? –
-Sei bravo a baciare. – Disse, sfoggiando uno dei suoi sorrisetti soddisfatti.
Quello era troppo.
La gente adesso avrebbe decisamente mormorato.



Angolo autrice
Ed eccoci qui  al quinto giorno :3 credo che in questa Sherlock sia un po OOC, ma vabbè XDD al solito volevo ringraziare tutti i miei meravigliosi lettori/recensori/seguaci etc. ( Siete tutti belli, intelligenti e simpatici u.u) 

                                                                                                                                                                                                                          Role






 

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Capitolo 6
*** Day six: Wearing eachothers’ clothes. ***


Day six: Wearing eachothers’ clothes.

 
John posò stancamente la valigia sul tavolino.
Dopo quattro ore di viaggio sfiancante era giunto finalmente a Londra.
La settimana trascorsa da Harry, nel centro di riabilitazione di Cardiff, lo aveva decisamente provato.
Non era pronto a fronteggiare in modo così diretto la dipendenza di sua sorella, eppure era stato costretto.
In quei giorni non aveva desiderato altro che tornare alla sua vita e, finalmente, era possibile.
Sherlock era in casa, nonostante ciò tutto sembrava sorprendentemente silenzioso.
John decise che, probabilmente, aveva trascorso il periodo della sua assenza conducendo esperimenti che normalmente il coinquilino non gli avrebbe concesso e, alla fine, doveva essere crollato per la stanchezza.
L’appartamento era particolarmente disordinato e aleggiava un pungente odore di bruciato.
Ciò, ovviamente, non fece che confermare le sue teorie.
All’improvviso sentì i familiari rumori che segnavano il risveglio del Detective.
Poteva quasi immaginarlo nell’atto di trascinarsi verso la porta.
Quando finalmente apparve davanti a lui, mugugnando qualcosa di vagamente simile ad un saluto, il medico rimase piuttosto perplesso.
Il moro indossava uno dei suoi maglioni destinati all’uso domestico e un paio di mutande rosse inconfondibilmente di sua proprietà.
Il maglione, decisamente piccolo per la sua taglia, risultava piuttosto aderente e lasciava scoperta una generosa porzione del basso ventre.
Nonostante ciò, lo sguardo di John era ipnotizzato dal come la sua biancheria intima fasciasse perfettamente i genitali di Sherlock, lasciando ben poco all’immaginazione.
Si costrinse, a malincuore, a distogliere lo sguardo.
-Perché indossi i miei indumenti? – Chiese pacato, cercando di nascondere il crescente imbarazzo.
Non era del tutto sicuro che quelle mutande fossero pulite al momento della partenza.
-Ho accidentalmente incendiato l’armadio. – Disse distratto il consulente investigativo.
Inutile dire che John Watson dovette sopportare per ben due giorni quella visione decisamente provocante.
Non che gli dispiacesse, ovviamente.






Angolo autrice
Ed ecco a voi il sesto giorno :3 per...problemi non sono riuscita a pubblicarlo ieri, quindi, per non trovarci indietro, stasera pubblicherò anche il giorno sette u.u come sempre riangrazio le splendide e amorevoli persone che mi seguono, leggono o recensiscono u.u (siete carini e coccolosi)
                                                                                                                                                                                    Role

 

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Capitolo 7
*** Day seven: Cosplaying. ***


Day seven: Cosplaying.

 
-John, trovo tutto ciò estremamente ridicolo. – Osservò il consulente investigativo mentre il coinquilino gli sfumava il trucco con una spugnetta.
Sherlock era riuscito ad accettare l’idea di essere stato costretto a partecipare a quello stupido evento, ma quello era troppo.
Il biondo, che per l’occasione indossava un parrucca castana e riccia, emise un sospiro esasperato imponendosi di ignorare quanto detto dal detective.
Così, non appena ebbe finito, gli ordinò di restare dov’era, iniziando ad aggirarsi freneticamente per l’appartamento alla ricerca di qualcosa.
Qualcosa di estremamente umiliante e che, Sherlock ne era certo, avrebbe soltanto peggiorato quella situazione.
Lestrade gli aveva promesso i fascicoli di ben tre casi irrisolti, se fosse andato alla sua festa di compleanno e il consulente investigativo aveva acconsentito.
Era stato John, una settimana dopo, a ricordargli in quale periodo dell’anno cadesse il compleanno dell’ispettore.
Da quel momento nella sua mente si era fatto strada il terrore di quel giorno.
Terrore che si era rivelato tutt’altro che irrazionale due ore prima, quando il suo coinquilino aveva deciso di iniziare a prepararlo.
Negli attimi in cui John applicava le piccole scaglie di silicone sui suoi zigomi, Sherlock cercava di riflettere su quale sarebbe stato il luogo migliore per occultare il suo cadavere.
Hyde Park, aveva poi concluso.
John riemerse dalla confusione dell’appartamento con delle corna da drago applicate su dei fermaglietti, che sistemò accuratamente tra i ricci di Sherlock.
-Ecco, adesso sei un perfetto Smaug. – Disse alzandosi sulle punte e dandogli un veloce bacio sulle labbra, facendo attenzione a non urtare le ali di cartapesta.
Sherlock concluse che, se il medico non fosse stato così dannatamente carino come hobbit, sarebbe già stato arso vivo.
 
 


Angolo autrice.
Ed eccoci anche al day seven :3 così non rimaniamo indietro XD
Ci tenevo a ricordare che ovviamente per questa raccolta seguo dei prompt (che trovate nell’angolo autrice del day one XD).
Quindi se volete sapere cosa verrà dopo…beh è tutto lì XD Come al solito grazie a chi legge/recensisce/segue…:3
                                                                                                                                      Role

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Capitolo 8
*** Day eight: Shopping. ***


Day eight: Shopping.

 
Sherlock Holmes era sull’orlo di una crisi di nervi.
Da circa dodici minuti, il suo coinquilino osservava lo scaffale delle marmellate, profondamente indeciso sulla qualità di confettura di fragole da acquistare.
Il consulente investigativo era pronto a commettere una strage.
Se il biondo avesse preso un altro barattolo, per poi metterlo nuovamente al suo posto, illudendolo che quella tortura avrebbe potuto avere una fine, lo avrebbe ucciso senza alcuna pietà.
-John, mi annoio. – Disse piccato.
Si era convinto ad andare al negozio soltanto per reperire il materiale per i suoi esperimenti.
Operazione che, ovviamente, non avrebbe potuto delegare all’amico.
-Intanto va a prendere il latte, poi ti raggiungo. – Rispose assorto il biondo.
Sherlock aveva sviluppato una teoria sull’uso del latte nel loro appartamento.
Era decisamente probabile che esso venisse risucchiato da un vortice temporale presente nel frigorifero.
Non era possibile formulare altre ipotesi sulla continua assenza della bevanda, e sul perché John lo costringesse ad acquistarne in continuazione.
Si diresse a passo stanco verso il banco frigo e afferrò il primo cartone che vide, senza controllare l’etichetta.
Poi alzò lo sguardo, sperando con tutto se stesso che il medico avesse risolto il suo dilemma amletico, e osservò i vari banchi del supermercato.
E li vide, adagiati sul banco della macelleria.
Stomaci di pollo.
Perfetti per l’esperimento sugli acidi corrosivi.
Erano lì che lo chiamavano.
Inutile dire che John lo trovò, molto tempo dopo, nel medesimo posto, mentre stringeva convulsamente un cartone di succo d’arancia convinto che fosse latte, fantasticando sui suoi esperimenti futuri.
 

 
 

Angolo Autrice.
Meglio tardi che mai, ecco anche l’ottavo giorno :3 e grazie a chi segue/recensisce/legge :3
                                                                                                                                       Role

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Capitolo 9
*** Day nine: Hanging out with friends. ***


Day nine : Hanging out with friends.

 
Sherlock non capiva perché fosse stato incluso in quell’uscita.
Aveva accuratamente pianificato la sua serata: Sarebbe andato all’obitorio ad osservare la coagulazione sanguigna nei cadaveri esposti a temperatura eccessiva.
Eppure, non sapendo neanche come, adesso si trovava ad un bar dell’east end con una decina di reduci dalla guerra in Afghanistan.
John gli aveva promesso che, se fosse venuto con lui fornendogli tutto lo stupido supporto emotivo di cui aveva bisogno, a casa avrebbe avuto una sorpresina.
Quel genere di sorpresa.
E Sherlock non se lo era fatto ripetere due volte.
Così, mentre la rimpatriata dei commilitoni procedeva in modo noioso e decisamente prevedibile, il consulente investigativo sorseggiava in disparte la sua acqua naturale.
La serata sarebbe trascorsa senza intoppi, se non fosse stato per l’entrata nel locale di un uomo sulla quarantina.
Alto, biondo e decisamente prestante.
Sherlock impiegò ben trentacinque secondi a dedurre che aveva combattuto in Afghanistan, aveva un cane ed era omosessuale e single.
Lo vide dirigersi dritto verso John.
Pupille dilatate.
Tentativi di mostrare i polsi.
Oh, no. Era decisamente fuori discussione, non con lui presente.
-John, da quanto tempo! - disse abbracciando il medico con un po’ troppo entusiasmo.
Mantenendo la mano attorno alle sue spalle decisamente per troppo tempo.
Sherlock si trattenne dal mangiarlo vivo.
-Jim, che piacere vederti. – rispose sorridendo.
No, non poteva intervenire, si sarebbe controllato.
Ci sarebbe riuscito.
Peccato che, pochi minuti dopo, l’ex compagno di tenda di John avesse deciso di far scivolare, casualmente, la sua mano su quella del biondo.
Bastò un battito di palpebre di John e Sherlock si trovò al suo fianco, intento a rimuovere il contatto indesiderato.
-Salve, Sherlock Holmes, Consulente investigativo e fidanzato di John. È un piacere. –
Dichiarò con tono gelido.
Decisamente, avrebbe dovuto partecipare alle uscite con gli amici del suo coinquilino più spesso.







Angolo autrice.
E anche il giorno nove è fatto :3 non so quanto sherlock sia IC qui, però… era troppo fluffosa per non scriverla XDD ringrazio chi recensisce, segue e legge…alla prossima :3
                                                                                                                                                                            Role

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Capitolo 10
*** Day ten: With animal ears. ***


Day ten:  With animal ears.

 
John si chiedeva come avesse fatto il suo coinquilino, in tutti quegli anni, a dissimulare quella che, evidentemente, doveva essere una malattia mentale.
Una malattia decisamente grave.
Quando la proposta era arrivata, il medico doveva essere talmente sconvolto da costringere il compagno a ripeterlo una seconda volta.
È per un caso, aveva spiegato imperterrito.
Il giorno in cui Sherlock non avrebbe usato quella frase come scusante per ogni sua assurdità era ancora lontano.
John, francamente, temeva il genere di caso che potesse richiedere quella…cosa.
Eppure, per una volta, il consulente investigativo aveva chiesto gentilmente senza imporgli il suo progetto.
Così il medico aveva ceduto, chiedendosi a cosa avrebbe portato.
Il venerdì sera, quindi, erano entrambi pronti.
Sulla testa di Sherlock campeggiavano delle orecchie da gatto, accuratamente fissate tra i ricci, mentre su quella di John facevano bella mostra quelle da cane beige.
-Ricordami ancora perché stiamo facendo questa cosa. -
-Una ricerca sui modelli di attrazione. -  Rispose tranquillo il moro, dando il via alla simulazione e posizionano un timer sul caminetto.
Prima che John potesse realizzare a pieno la situazione, il detective era già intento a strusciarsi su di lui, miagolando vagamente.
No, non era possibile.
Cercando di rimanere nel personaggio iniziò a ringhiare contro il compagno.
Era consapevole di essere arrossito notevolmente.
Era un medico rispettabile, dannazione!
La lingua di Sherlock intenta a leccargli la guancia lo riportò alla realtà.
Beh, non poteva negare che fosse piacevole.
Alquanto piacevole.
Forse avrebbe potuto accantonare il suo orgoglio per un’ oretta.

 
 
 
Angolo autrice
Ed eccoci al decimo giorno *^* questa volta mi hanno fatta faticare XD non sapevo come sviluppare bene questo prompt…ma…spero vi sia piaciuta XDD e grazie a tutti coloro che seguono/recensiscono e leggono :3
                                                                                                                                                                       Role

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Capitolo 11
*** Day eleven: Wearing kigurumis. ***


Day eleven: Wearing kigurumis.
 

 
A volte, Sherlock si chiedeva se non sarebbe stato meglio rifugiarsi in un qualche paesino sperduto del Inghilterra, allevando api, con la speranza di non essere mai più coinvolto in una situazione del genere.
Nell’ultima ora, aveva maledetto così tante volte John da averlo quasi paragonato ad Anderson.
Chiaramente, considerata la sua solita fortuna, l’unico giorno della sua vita in cui si era presentata una situazione del genere era anche il giorno più caldo che Londra avesse avuto in tutta l’estate.
Non c’era limite al peggio. Pensava senza neanche sforzarsi di sorridere.
Dal canto suo, il medico cercava di essere allegro per entrambi, tentando di dissimulare i commenti acidi del detective.
Sherlock sapeva che nel suo caso non aveva avuto scelta, quello era parte del suo lavoro.
Seppure una parte estremamente sgradevole e illogica. Aggiunse mentalmente.
Eppure trascinarlo con se era stato un atto ignobile, e Sherlock prima o poi se ne sarebbe vendicato.
Poteva capire l’intrattenere i bambini del reparto ospedaliero del S. Bart’s.
Si sarebbe sforzato anche di comprendere l’idea di coinvolgerli in una qualche attività che portasse intrattenimento (Avrebbe approvato con piacere un corso di dissezione animale), ma non quello.
Rivolse ancora uno sguardo al coinquilino e al suo costume da porcospino che cercavano di distogliere una bambina dall’utilizzare le forbici in modo improprio.
Decise quindi che, se il conflitto non si fosse risolto entro i successivi venti minuti, impedendo così la totale perdita della sua sanità mentale, incurante del costume da lontra che aveva indosso, sarebbe andato a prendersi un tè.
Decisamente, John gli doveva un grosso favore.

 

 



Angolo autrice.
Ed eccoci qui al giorno undici u.u un po’ in ritardo ma…meglio tardi che mai XD Purtroppo sia i prompt del decimo e dell’undicesimo giorno erano un po’ difficili da sviluppare con Sherlock e John, quindi, spero di aver combinato qualcosa di carino (per chi non lo sapesse i kigurumi sono dei pigiami giapponesi a forma di vari animali  e appunto, li indossano in questo capitolo)XD A breve posterò il dodicesimo giorno :3 e grazie a chi segue/recensisce/legge *^*
 
                                                                                                                                                                Role

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Capitolo 12
*** Day twelve: Making out. ***


Day twelve: Making out.

 
John sentiva nitidamente il vento graffiargli il volto.
Chiedeva soltanto che quello fosse un altro sogno, come quelli in cui moriva in Afghanistan.
Un semplice prodotto della sua mente atto unicamente a spaventarlo.
Non potevano portarglielo via, non di nuovo.
La vita di John Watson non era mai stata giusta, e chiaramente non lo sarebbe diventata in quel momento.
Lui lo fissava mantenendosi calmo.
Sarebbe stato così il loro ultimo incontro? Una sfilza di chiacchiere senza senso?
Possibile che nessuno dei due riuscisse a trasmettere quello che pensava?

Sherlock aveva ucciso Magnussen, ormai anche il medico lo aveva capito, per permettergli di vivere la vita serena e sicura che tanto aveva agognato.
Era stato disposto a compiere un gesto simile.
Per lui.
E adesso lo avrebbe lasciato lì, a perdersi nell’oblio di una vita familiare che non gli si addiceva.
Questa volta sapeva che era vivo e, forse, questo non faceva che rendere il tutto peggiore.
Sarebbe stato lontano, e avrebbe guardato altri come guardava lui in quel momento.
Prima o poi lo avrebbe perfino dimenticato.
No, questo non lo avrebbe sopportato.
Non sarebbe finita di nuovo in quel modo.
-John, c’è qualcosa che dovrei dirti. Avrei sempre dovuto dirtela e non l’ho mai fatto. Dato che è altamente improbabile che ci rivedremo…farei bene a dirlo adesso. -
Che stesse per dirlo? No, infondo al suo cuore John lo sapeva, Sherlock non lo avrebbe mai ammesso.
Erano due ragazzini testardi.
-Sherlock è un nome da ragaz-. -
-No. Sherlock. Basta. – Chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo.
Poteva farcela. Doveva.
-Io non voglio che tu parta, perché…oh, dannazione. Deducilo una buona volta. –
Vide gli occhi di ghiaccio del detective illuminarsi leggermente, e qualcosa di vagamente simile ad un sorriso che veniva abilmente represso.
Lo avevano capito da soli.
Bastavano i loro sguardi, perché forse non gli sarebbe stato concesso di guardarsi oltre.
Erano loro due, contro il resto del mondo.
Sherlock posò le labbra su quelle di John.
Sapeva che li stavano guardando, ma non importava.
Andarono avanti per un bel po' esplorando le rispettive bocche e assaggiando il sapore dell'altro. Incuranti dei loro spettatori.
Avrebbero mormorato, ma andava bene così.

 
 
 
Angolo autrice.
Ecco il dodicesimo giorno :3 (sorprendentemente in tempo XDD) la scena è ovviamente tratta (e rivisitata) dalla terza puntata della terza stagione :3 io avrei voluto che andasse così… ergo, l’ho scritta :3
Come al solito ringrazio coloro che mi seguono, leggono e recensiscono perché sono tanto carini e amorevoli u.u
                                                                                                                                       Role

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Capitolo 13
*** Day thirteen: Eating icecream. ***


Day thirteen: Eating icecream.

 
 
Sherlock sedeva rilassato nella sua poltrona, leggendo senza troppa concentrazione il Daily Mail.
Il giorno prima aveva concluso un caso particolarmente complesso, e adesso, desiderava unicamente un periodo di pausa.
L’appartamento era silenzioso.
John era andato al negozio a fare la spesa, e la signora Hudson sarebbe stata via per tutto il week end.
Avrebbe potuto sperimentare senza distrazioni, ma non ne aveva voglia.
Sarebbe unicamente rimasto lì, sperando di non essere disturbato.
Peccato, però, che il coinquilino non fosse dello stesso avviso.
Essendo una delle rarissime giornate di sole di Londra, aveva deciso di cogliere l’occasione per portare a casa qualcosa di nuovo.
Soddisfatto aveva afferrato la confezione e si era diretto alla cassa, chiedendosi se Sherlock avrebbe apprezzato.
O meglio, se avrebbe fatto commenti acidi per dissimulare l’apprezzamento.
Così, appena giunto in casa, si premurò di porgere un ghiacciolo al coinquilino.
-Sei serio? – Chiese Sherlock alzando le sopracciglia.
John annuì fermamente continuando imperterrito a porgergli il ghiacciolo alla menta.
Sherlock vagamente rassegnato accettò il gelato color smeraldo.
Il gusto dell’alimento poteva anche essere piacevole, ma l’idea di doverlo mangiare sullo stecchetto era estremamente stupida.
Completata l’analisi alzò lo sguardo.
Davanti a se vide il medico, seduto sulla sua poltrona, intento a dare brevi leccate al gelato.
Dovette trattenersi dallo strozzarsi con la sua stessa saliva.
Non era sicuro che fosse legale fare una cosa del genere, con un’espressione così innocente sul volto.
Dovette impegnare tutti i muscoli del viso per rimanere impassibile davanti a quella visione.
Infondo l’idea dello stecchetto non era così stupida e poco funzionale.
No, decisamente.
 

 
 
Angolo autrice
Ed eccoci al tredicesimo giorno (in ritardo, ma almeno c’è XD), più tardi dovrei postare anche il quattordicesimo (speriamo xDD).
Ringrazio tutti coloro che mi seguono, leggono e recensiscono *^*
 
                                                                                                                                                 Role

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Capitolo 14
*** Day fourteen: Genderswapped. ***


Day fourteen: Genderswapped.

 
Comodamente seduto alla scrivania, John Watson aggiornava il suo blog.
Stava aggiungendo ulteriori dettagli su un caso che avevano risolto la settimana prima.
Si era dilungato in una dettagliata descrizione della suora decapitata, immaginando già la voce petulante del consulente investigativo che gli avrebbe dato del romantico criticando le sue scarse capacità linguistiche.
Concentrandosi su quale avverbio fosse meglio usare in quella situazione, finì per non accorgersi che l’amico era rincasato.
Si accorse della sua presenza soltanto quando quest’ultimo, con voce insolitamente stridula gli chiese di fargli un thè.
Inizialmente non ci fece caso, ma poi, quando lo sollecitò nuovamente, si convinse ad alzare lo sguardo.
Davanti a se c’era una donna che sarebbe potuta essere la sorella gemella di SherlocK.
Lunghi capelli neri, occhi azzurri e penetranti.
Perfino il cipiglio arrogante era identico a quello del consulente investigativo.
Come se quella visione non bastasse a confonderlo, era munita di un seno, che traspariva in modo piuttosto evidente dalla camicia viola tipica di Sherlock.
Il medico si sentì leggermente girare la testa.
Per un attimo, doveva ammetterlo, aveva valutato anche la possibilità che fosse un esperimento.
Visti i precedenti di certo non era impossibile.
Si costrinse a riprendere il controllo.
No, doveva venirne a capo.
-Mi scusi, signorina, lei chi è? -
Era da escludere che Sherlock avesse un'altra.
Non tanto per la relazione recentemente iniziata tra loro, ma perché infondo era pur sempre Sherlock Holmes, il sociopatico iperattivo per eccellenza.
-Che intendi John? – Chiese seccata dal non aver ancora ricevuto il suo thè.
-Sono io, Sherlock. –
Il medico provò un misto di confusione e timore, così forte che quasi non seguì “Sherlock” che blaterava del dosaggio di alcune pillole che gli aveva, naturalmente senza il suo consenso, somministrato a colazione.
Prese un respiro profondo e aprì gli occhi.
 
 
Era nel suo letto, con il compagno che dormiva in modo piuttosto scomposto al suo fianco.
Pervaso dal sollievo si accucciò sul petto di Sherlock, ripromettendosi di chiedere chiarimenti al moro su eventuali aggiunte allucinogene ai suoi pasti.
 

 
 
Angolo autrice.
Quattordicesimo giorno XD un po’ in ritardo, spero di postare il quindicesimo, ma non prometto nulla XD
E grazie a tutti coloro che seguono, recensiscono e leggono :3
                                                                                                                                    Alla prossima, Role :3

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Capitolo 15
*** Day fifteen: In a different clothing style. ***


Day fifteen: In a different clothing style.


Sherlock non riusciva a smettere di sogghignare.
Detestava dover mettere in ordine l’appartamento e, quelle poche volte in cui John riusciva a costringerlo, si premurava sempre di riservargli qualche piccola vendetta.
Potevano essere parti umane in luoghi inappropriati, o sonniferi nel cibo.
Non la passava mai del tutto liscia.
Eppure, quella volta, il consulente investigativo doveva ammettere che ne era valsa la pena.
Non per il salotto che, nonostante i suoi vaghi sforzi, sembrava comunque una cittadella sotto assedio, bensì per ciò che era inaspettatamente emerso dalla roba del medico
Una foto, piuttosto vecchia, il cui soggetto aveva deliziato Sherlock.
Non aveva avuto bisogno di particolari capacità deduttive.
Seppur molto più giovane e con i capelli decisamente più biondi, John Watson occupava l’intero scatto con il suo familiare sorrisetto spensierato.
Eppure non era questo a rendere il Detective così soddisfatto.
Il giovane John, infatti, era vestito interamente in pelle, con i capelli meticolosamente acconciati.
Dal collo gli pendevano diverse catenine e, Sherlock lo avrebbe giurato, quello sugli occhi sembrava proprio eyeliner.
Il pensiero che il suo serio e misurato coinquilino, in gioventù, fosse stato un punk non solo lo divertiva, ma apriva le porte ad una serie di fantasie che non avrebbe confessato nemmeno sotto tortura.
Così, al ritorno dal lavoro, lo stremato medico non solo dovette fronteggiare la giacca di pelle che il moro si era premurato di procurargli, ma anche ben altro, su cui Sherlock aveva avuto un pomeriggio intero per fantasticare.
Non che gli dispiacesse.

 
 
Angolo autrice.
Ecco il quindicesimo giorno *^* c’è una parte di me che spera ancora di mettersi in pari postando il sedicesimo, ma….chissà XD un po’ di punk!john ci stava XD come al solito grazie a chi segue legge o recensisce :3
                                                                                                                                             Role

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Capitolo 16
*** Day sixteen:During their morning ritual(s). ***


Day sixteen: During their morning ritual(s).

 
John Watson era estremamente metodico.
Fin dai tempi del suo soggiorno Afghanistan era abituato a svegliarsi alle sei in punto.
Senza perdere tempo sceglieva con attenzione i vestiti più adatti alle condizioni atmosferiche, lavandosi con il minimo necessario d’acqua.
Infine, si sedeva al tavolo della cucina con un semplice caffè nero, consultando al computer i siti dei quotidiani o aggiornando il suo blog.
Spesso, si beava della tranquillità della mattina e del leggero venticello che tirava nelle prime ore della giornata e che, come poche altre cose, era capace di rinvigorirlo.
Era molto raro che l’amico gli tenesse compagnia.
Il detective, infatti, aveva ritmi di sonno estremamente irregolari e, perciò, imprevedibili.
Era probabile che lo si trovasse all’ora di pranzo, ancora in pigiama, che vagava spossato, così come non sarebbe stato improbabile incontrarlo vestito di tutto punto alle sei, impegnato a riflettere su un indagine, ma raramente si sarebbe dedicato ad un’attività futile come la colazione.
Quel giorno, come al solito, John stava sorseggiando il suo caffè senza zucchero, indisturbato.
 Quando vide il coinquilino che goffamente si sedeva davanti a lui, lo fissò con un misto di sorpresa e incredulità.
Sembrava un bambino che aveva aspettato babbo natale fino a tardi, con i suoi ricci scomposti e il corpo avvolto unicamente dal lenzuolo.
Continuava a sfregarsi gli occhi pieni di sonno imponendosi di restare lì.
John non poteva negare che fosse adorabile.
Provò quindi a chiedere il perché di quella presenza.
-Ho letto su un testo che la colazione aumenta le capacità…- Si fermò per sbadigliare sonoramente.
-Intellettive. –
Poi lo guardò infastidito.
-Non sarebbe il momento di prepararmi un thè con i biscotti? – Osservò.
Il medico decise che lo avrebbe assecondato, sperando vivamente che quell’abitudine non si protraesse a lungo.

 

 
 
Angolo autrice.
Ed eccoci anche al sedicesimo giorno *^* la routine mattutina XD e grazie a chi legge recensice e segue :3
                                                                                                                                                              Role

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Capitolo 17
*** Day seventeen: Spooning. ***


Day seventeen: Spooning.
 

John era continuamente tormentato dagli incubi.
Sherlock se n’era accorto dalla prima volta in cui lo aveva visto.
Era prevedibile che un individuo con la zoppa psicosomatica avesse ulteriori complicanze a livello psicologico.
Eppure, per una volta, non era stata una deduzione puramente scientifica.
Lo aveva capito osservando le iridi blu, che sembravano nascondere abbastanza dolore e sofferenza da colmare una vita intera.
Era bastati pochi giorni di convivenza a confermare la sua teoria.
Sempre la solita routine.
John si svegliava, andava a passo malfermo verso il bagno, sforzandosi di non farsi sentire dall’amico.
Di non far percepire la sua debolezza.
Si sciacquava il volto e vagava insonne.
Il detective faceva finta di non accorgersene e continuava ad ignorare la cosa.
Sapeva che gli orribili ricordi della guerra non lo avrebbero abbandonato, era inutile sperare che una qualsivoglia sua azione avrebbe potuto sollevarlo dal peso della sua stessa anima.
Poi, inaspettatamente, la loro relazione si era evoluta.
Erano sempre loro, ma avevano smesso di negarsi l’evidenza.
Così, i problemi di Sherlock erano diventati quelli di John, e viceversa.
Le notti in cui l’ex-soldato si sentiva solo e senza speranza erano state colmate dal detective.
Appena comprendeva che il compagno stava soffrendo, lo stringeva a se, adagiando la sua schiena sul proprio petto e cingendogli la vita con le braccia.
Adesso toccava a lui proteggerlo da se stesso, così come il medico era riuscito a salvarlo un tempo.
Non avrebbe mai più permesso che si sentisse solo.
Mai più.

 
 
Angolo autrice.
Eccoci al diciassettesimo giorno *^* per chi non lo sapesse lo spooning è l’atto di stare accucciati su una persona formando un po’ un cucchiaio ( non so se mi sono spiegata XDD) Come al solito grazie a chi segue, recensisce e legge u.u
 
                                                                                                                                                                       Role

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Capitolo 18
*** Day eighteen: Doing something together. ***


Eighteen: Doing something together.



Sherlock prese un respiro profondo quando sentì nuovamente il compagno fremere al suo fianco.
Stava sfruttando tutto il suo autocontrollo per impedirsi di trascinarlo fuori dal quel teatro.
Per una volta, un'unica volta, aveva deciso di fingersi interessato alle passioni dell’amico, seppur futili.
Pertanto, si era fatto convincere ad attraversare Londra per vedere un opera teatrale.
Indubbiamente avrebbe sprecato delle ore preziose del suo tempo, ma l’entusiasmo del biondo (e le sue minacce di disfarsi dei campioni di cadaveri che aveva in freezer), lo avevano convinto a cedere.
Avrebbe visionato questo “Crogiuolo” di Arthur Miller, se necessario.
Eppure, avrebbe dovuto fiutare che qualcosa non andava fin dall’inizio.
La galleria del teatro era piena di ragazzine.
Ragazzine entusiaste.
Era bastato arrivare alla conclusione del primo atto per comprenderne il motivo.
Richard Armitage, interprete del nano Thorin Scudodiquercia nello Hobbit, film preferito di John, dominava la scena.
Il moro ricordava bene tutti gli sguardi estasiati che l’amico gli rivolgeva durante il film.
Fantastico, pensò.
Vivo con una ragazzina eccitata.
Si impose di restare fermo e controllato, limitandosi a qualche osservazione sarcastica sull’aspetto dell’attore e sulla stupidità di coloro che si alzavano per applaudire.
Quando finalmente chiusero il sipario, il detective era pronto a tirare un sospiro di sollievo.
Peccato che la sua attenzione fosse stata attirata dal medico.
-Sherlock…possiamo andare all’uscita dei camerini? Vorrei farmi una foto con Richard…-
In un battito di ciglia, si trovarono su un taxi per Scotland Yard, pronti per risolvere una fantomatica emergenza, palesemente inventata dal detective.
Sherlock si ripromise di aggiungere il nome di Richard Armitage alla sua lista nera.
 

 
Angolo autrice
Ed eccoci al diciottesimo giorno con il ritorno di Sherlock geloso *^* era obbligatoria.
Grazie a chi legge segue o recensisce *^*
                                                                                                                                    Role

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Capitolo 19
*** Day nineteen: In formal wear. ***


Day nineteen: In formal wear.

 
John era tremendamente emozionato.
Al contrario del coinquilino, che si era mostrato reticente fin dal primo momento, si sentiva incredibilmente impaziente e entusiasta.
Appena una settimana prima, erano riusciti a sventare un attacco terroristico a Buckingham Palace, che nessun all’infuori di Sherlock avrebbe potuto prevedere.
Eppure, era stato il medico ad intercettare il capo dell’operazione e a stenderlo prima dell’ordine definitivo.
Perciò, ad entrambi sarebbe toccato il presiedere in una sala gremita di persone per ricevere un onorificenza.
Il consulente investigativo, come al solito, aveva tentato di evitare una tale esposizione mediatica, ma Lestrade e John, in un’alleanza oltremodo scorretta, avevano distrutto ogni sua possibilità di fuggire all’evento.
Così si erano ritrovati, seduti in prima fila, ad ascoltare discorsi palesemente sarcastici e ricolmi d’odio, tenuti da ogni singolo funzionario di scotland yard a cui il moro potesse aver dato dell’idiota nella sua carriera.
John era abituato a vedere il coinquilino in abiti formali, perciò era fermamente concentrato sui discorsi che esaltavano le sue capacità mediche e la sua proverbiale pazienza.
Dal canto suo, Sherlock, era decisamente distratto dall’abbigliamento del biondo.
Generalmente non faceva caso agli abiti, se non come strumento di deduzione.
Eppure, doveva ammettere che giacca un po’ stretta e la camicia aderente esaltassero non poco il fisico da ex-soldato del compagno.
Decise che, vista la noia di cui fondamentalmente la sala era pregna, John fosse la cosa più interessante da osservare.
-Sherlock Holmes…? – Il funzionario del governo fu costretto a ripetere il suo nome almeno tre volte prima che quest'ultimo distogliesse l’attenzione dall’amico.
Forse quelle occasioni formali non erano così male.
 

 
Angolo autrice
Ecco il giorno diciannove, ed eccoli in abiti formali XDD ho da anni questa idea che sherlock abbia una passione (non così segreta) per guardare John esistere XD e beh eccoci qui…grazie mille a chi segue, legge o recensisce…siete tutti carini e coccolosi u.u
                                                                                                                                                                 Role

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Capitolo 20
*** Day twenty: Dancing. ***


Day twenty: Dancing.


John Watson era un uomo serio e dignitoso.
Era raro che ammettesse di essere in difficoltà, ed era decisamente impossibile che dichiarasse  di aver bisogno di aiuto.
Eppure, in quel particolare caso, aveva rinunciato al suo orgoglio.
Una situazione così drammatica e insormontabile lo richiedeva.
Nonostante questa sua realizzazione, era tormentato dai dubbi.
A chi avrebbe potuto rivolgersi per trovare una soluzione a quella piaga che lo attanagliava?
Era stato ovvio pensare, istintivamente, ai suoi amici, le persone che non lo avrebbero giudicato.
Obiettivamente non ne aveva molti.
Poi un pensiero, sorprendentemente appropriato, si era fatto strada nella sua mente.
Sherlock Holmes, il suo coinquilino, era stato in un collegio.
Aveva certamente appreso quel tipo di disciplina.
Così, a poche settimane dal matrimonio, si era presentato fuori alla porta dell'amico, con un imbarazzante richiesta.
Cercando di celare l'imbarazzo, aveva chiesto al moro di insegnargli a padroneggiare il valzer.
Per sua, sfacciata, fortuna, il detective non aveva battuto ciglio e, seppur nascondendo il divertimento che quella situazione gli provocava, si era prestato a fargli da insegnante.
Era così che John Watson si era trovato, a due giorni da fatidico sì, a volteggiare tra le braccia del consulente investigativo, per comprendere a fondo quell'inutile e decisamente stupida convenzione sociale.
Si erano premurati di allontanare la signora Hudson con una scusa, ma erano certi che la vecchia padrona di casa fosse in ascolto, in attesa di sviluppi.
-John, mi stai pestando il piede. - Lo riprese calmo il detective.
-Oh, scusa. - Rispose il medico sinceramente dispiaciuto.
Osservandolo lì, tra le sue braccia, in quello che un tempo era stato il loro appartamento, Sherlock si maledisse ancora una volta per non essere capace di fermarlo nel compiere quel gesto.
In realtà però era quello che voleva, la felicità di John.
A qualunque costo.
 
 

 
Angolo autrice
 
Meglio tardi che mai anche il giorno venti *^* ho approfittato del fatto che stesso nel telefilm spieghino che è Sherlock che ha insegnato a John a ballare...ergo ecco come ho immaginato la cosa XDD come al solito grazie a chi segue legge o recensisce
 
 
                                       Role.

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Capitolo 21
*** Day twenty-one: Cooking/Baking. ***


Day twenty-one: Cooking/Baking.

 
-Sherlock...andiamo, è una cosa gentile. - Disse John sull'orlo di una crisi di nervi.
-No, è futile, nonché estremamente noioso. - Rispose il detective, continuando imperterrito a fissare la faccina dipinta sul muro.
-Inoltre, non credo che apprezzerebbero, non sono quel tipo di persone. -
Il medico si stava decisamente pentendo di aver insistito ad accettare l'invito.
La madre di Sherlock, infatti, venuta a conoscenza della relazione fra loro, e per questo il consulente investigativo non avrebbe mai maledetto abbastanza Mycroft, aveva insistito per averli a cena la sera di natale.
L'invito che, se non fosse stato per l'animo gentile del medico, sarebbe stato cestinato istantaneamente, era stato dunque approvato.
Così, John aveva deciso che, per fare una buona impressione, avrebbe portato una torta al cioccolato fatta in casa da loro due.
Peccato che Sherlock non si fosse mostrato molto d'aiuto, imponendosi di fare il bambino capriccioso.
Fu solo davanti alla minaccia del coinquilino di gettare il suo esperimento, ovvero il piede decomposto che giaceva indisturbato in forno, che decise di mobilitarsi aiutando il biondo con la crema.
Ebbe qualche problema con lo sbattitore, ma alla fine riuscì nell' intento, seppur devastando la cucina.
Il medico aveva letto qualcosa a proposito delle somiglianze tra chimica e abilità culinarie, ma aveva concluso che nel caso del coinquilino ciò non doveva essere valido.
Al termine di quarantacinque minuti di intenso lavoro, osservarono la loro opera.
Una torta sbilenca, indubbiamente fatta in casa.
-Domani potremmo comprarne una alla pasticceria. - suggerì il moro.
Il medico non poté fare a meno di concordare.
Nonostante ciò, doveva ammetterlo, Sherlock, ricoperto di spruzzi di cioccolato era una visione decisamente interessante.
Forse ne era valsa la pena.

 
Angolo autrice
Ed ecco anche il giorno ventuno XD spero di essere andata ic …non so XD ma va bene così u.u sono teneri e questo importa. Grazie a tutti coloro che seguono, recensiscono o leggono 
            
   Role

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Capitolo 22
*** Day twenty-two: In battle, side-by-side. ***


Day twenty-two: In battle, side-by-side.
 

 
Sherlock riusciva a percepire perfettamente le pulsazioni di John, al suo fianco.
Non aveva bisogno di osservarne le pupille estremamente dilatate per comprendere che il suo corpo era pervaso dall'adrenalina, così come lo era il suo.
Sentiva il muscoli del compagno tendersi, fino a trovare una posizione che gli avrebbe permesso di scattare non appena fosse stato necessario.
Il detective non era armato, quindi si limitava a riflettere su quale tecnica fosse meglio utilizzare per schivare eventuali colpi.
Invece, il biondo, si imponeva di controllare il suo stesso respiro, mentre teneva le dita pronte sul grilletto.
Sentiva il cuore che gli rimbombava nelle orecchie, implorando tranquillità.
Si rassicurava, promettendosi che sarebbero tornati a casa per il thè.
Sapeva di essere pronto ad uccidere per salvare Sherlock.
La sua sicurezza personale veniva dopo.
Si mossero all'unisono, come ingranaggi di un unico meccanismo, andandosi a posizionare dietro un cassonetto.
Era questione di secondi, e poi il sicario mandato dalla organizzazione criminale li avrebbe trovati e avrebbe compiuto la missione per la quale sarebbe stato profumatamente ricompensato.
John scorse un movimento al di là del loro nascondiglio.
Si sporse per osservare il loro avversario e rimase paralizzato.
L'arma puntava dritta ad una fessura nel metallo, posta in corrispondenza della testa dell'amico.
Istintivamente l'azione intorno a lui iniziò a svolgersi al rallentatore.
Percepiva la realizzazione improvvisa di Sherlock della situazione circostante, la ricerca nel suo Mind Palace per trovare una soluzione.
No, non lo avrebbe permesso.
Non era sopravvissuto all'Afghanistan per vedersi portare via tutto in un istante.
Con un gesto secco si alzò oltre la barriera che segnava la protezione tra loro due e il killer.
E sparò.
Puntò esattamente otto centimetri sotto il cuore, e impassibile compose il numero dell'ambulanza.
Nessuno avrebbe minacciato Sherlock.
Non finché era con lui.
A qualunque costo.
 

 
Angolo autrice.
Ed eccoli anche in azione. Ho deciso di interpretare così il prompt “ in battaglia” e…spero sia riuscito bene XD alla prossima e grazie a chi segue, legge e recensisce :3
                                                                                                                                                   Role

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Capitolo 23
*** Day twenty-three: Arguing. ***


Day twenty-three: Arguing.

 
 
Sherlock aveva questa vaga idea che il coinquilino si stesse impegnando per infastidirlo.
Non erano i suoi soliti tentativi di disfarsi degli esperimenti, quelli sarebbero stati vagamente comprensibili e, grazie a un grande sforzo di volontà, addirittura accettabili.
No, il motivo del suo astio nei confronti del biondo era ben più arcano e lontano dalla natura del detective.
Per ben tre volte aveva deciso di disertare le scene del crimine e, in ben due imperdonabili occasioni, il consulente investigativo aveva dovuto collaborare con Anderson.
Non era nella sua natura essere deluso dalla stupidità umana, non gli interessava minimamente cosa facessero i futili esponenti della sua stessa razza.
Eppure, nel caso di John, riteneva impossibile e irritante la predilezione di tale intrattenimento, rispetto alla meravigliosa emozione di un omicidio.
Così si limitava a commenti estremamente piccati, al ritorno del coinquilino dai suoi appuntamenti galanti.
 
Era ovvio che nessuna di quelle donne potesse competere con l'emozione di un caso.
Nonostante ciò, una piccola scheggia di dubbio si era insinuata nella sua fortezza di fredda logica, portandolo a chiedersi se in realtà il dottor Watson non avrebbe, prima o poi, ceduto ad una vita normale.
Al ritorno dal l'ennesimo appuntamento, il medico, con le pupille ben dilatate e una traccia di rossetto sul collo, si aspettava la solita dose di acidità.
Ovviamente le aspettative non furono deluse, quando il coinquilino si premurò di rivolgere la sua miglior teoria secondo la quale le bionde di nome Elisabeth, erano tutte, indistintamente stupide.
-Potresti dirlo, una buona volta, che ti dà fastidio. - Esclamò piuttosto irritato, alla fine della disquisizione.
-Non capisco di cosa tu stia parlando. - disse di tutta risposta il moro, portando la sua attenzione alla disposizione alfabetica dei suoi testi di chimica.
- Ma, infondo, non mi aspetto di capire un uomo che si fa marchiare come un capo di bestiame. -
Continuò accennando allo sbaffo di rossetto.
John non ci vide più dalla rabbia.
Quella situazione non poteva andare avanti così.
Non ogni sera.
-oh beh, come al solito, noi comuni mortali non siamo degni di essere capiti dal grande Sherlock Holmes! -
Urlò infervorato.
-Sarebbe bello se ogni tanto riuscissi a osservare...osservare per davvero. -
Aggiunse a voce più bassa, convinto che il coinquilino non lo avesse sentito.
Si limitò, quindi, a dirigersi verso la sua stanza, premurandosi di sbattere la porta, come il copione di ogni litigata imponeva.
Sherlock rimase lì, a riflettere sulle sue parole.

 
 
Angolo autrice.
Ecco il giorno ventitré, in ritardassimo, ma okayXDD è un po’ incompleta, ma il ventiquattresimo giorno sarà il continuo…ergo alla prossima :3 come al solito grazie a chi legge/segue/recensisce *^*

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Capitolo 24
*** Day twenty-four: Making up afterwards. ***


Day twenty-four: Making up afterwards.

 
 
John aveva passato le ore seguenti a osservare il traffico di taxi e autobus che transitavano a Baker Street.
Credeva che la fredda brezza della sera lo avrebbe aiutato a riflettere.
Perché aveva detto quelle parole davanti a lui? Avrebbe dovuto essere infastidito dalla possessività dell’amico, eppure, qualcosa dentro di se proferiva una leggera soddisfazione.
Quasi una conferma di qualcosa che, inconsapevolmente, sperava accadesse.
Cercava di ignorare quel sentimento, ricordandosi che il consulente investigativo non avrebbe fatto trasparire emozioni.
Malediceva la capacità dell’amico di essere una Drama queen.
Entrambi, come due bambini testardi, sarebbero rimasti nella propria camera aspettando che l’altro compiesse la prima mossa, il medico lo sapeva bene, non era la prima volta che succedeva.
Naturalmente, non succedeva mai che il pentito fosse Sherlock.
Non avrebbe mai ammesso di avere torto, era contrario alla sua stessa natura.
Riusciva quasi a figurarselo.
Seduto sulla poltrona, con il fascicolo di un caso in mano e l’aria stizzita, pronto ad accogliere la ragione come una vecchia amica.
Per il Dottor Watson fu quasi uno shock sentir bussare alla porta e trovarlo sull’uscio, con gli occhi azzurri che lo osservavano circospetti e vagamente riluttanti.
John decise di godersi quel momento, imprimendolo negli annali.
-Si? – Chiese, con tono quasi provocatorio.
-Ho bisogno di un medico. - Asserì pratico.
-Non sono pronto a condividere il migliore disponibile con delle futili donnicciole che avrebbero l’unica utilità di distrarlo. –
John non poteva negare che quello fosse il massimo riconoscimento che avesse mai sentito proferire dalla bocca dell’amico.
Era quasi divertente vederlo in difficoltà.
-Non accetto che il mio medico abbia questo genere di distrazioni. – Aggiunse cocciuto con una sorta di broncio dipinto sul viso.
Il biondo decise che, se quello era il risultato, lo avrebbe provocato più spesso.
 

 
Angolo autrice
Giorno ventiquattro *^* Spero di essere andata ic, è un po’ difficile gestire i sentimenti di Sherlock XD credo di riuscire a pubblicare anche il venticinquesimo oggi XD, così ci rimettiamo in pari con la tabella di marcia u.u
Come al solito grazie a chi legge/segue/recensisce…siete tutti adorabili :3
                                                                                                                                                           Role
                                                                                                                                                      

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Capitolo 25
*** Day twenty-five: Gazing into eachothers’ eyes. ***


Day twenty-five: Gazing into eachothers’ eyes.

 
 
Sherlock credeva che ci fosse qualcosa di incredibile negli occhi di John.
Indubbiamente avrebbe potuto disquisire sul loro colore e fare romantiche, e a suo parere estremamente futili, analogie tra essi e le pietre preziose o l'ambiente naturale, ma sapeva che sarebbe stato fin troppo riduttivo.
Aveva appurato, anche grazie alle sue capacità deduttive, che gli occhi erano lo specchio dell'anima.
Eppure, doveva riconoscere, che neanche quel concetto poteva racchiudere le sensazioni che le iridi del biondo riuscivano a scatenare dentro di se.
Era un semplice apparato visivo, come qualsiasi altro, si ripeteva i primi tempi.
Come potevano dei bulbi oculari raccogliere una vita intera, rendendotene partecipe?
Sherlock non lo sapeva e, forse, non gli interessava.
Quella lieve apprensione che lo seguiva trasmettendogli l'infinita dolcezza di cui era capace, e quella rabbia sconfinata che con controllo marziale veniva soggiogata.
La ricerca di stimoli e di adrenalina che lo rendeva la sua droga e illuminava le sue giornate.
Così tanto in un solo individuo.
Così tanto da analizzare.
Senza mai annoiarlo.
Dal canto suo John era rimasto colpito dallo sguardo del consulente investigativo dal primo momento.
Non poteva negare l'oggettiva bellezza di quei pozzi azzurri, segnati da pagliuzze verdi, ma non era questo ad averlo colpito.
Aveva imparato ad attirare la loro attenzione.
Non come gli altri, ai quali il moro si limitava a rivolgere sguardi altezzosi.
Il medico vedeva gli sprazzi di vulnerabilità che gli altri avrebbero scambiato per sprezzo, e ancor meglio, aveva imparato a ignorarli.
Lo avrebbe solo ferito, mostrando di comprendere il tormento che lo affliggeva.
Ed erano questi gli scambi di sguardi, nella sera di Baker Street.
Quando nessuno aveva bisogno di parlare.
Erano soltanto loro due.
Si guardavano negli occhi, ignorando le debolezze dell'altro e garantendogli sarebbe stato solo.
Andava bene così.

 
Angolo autrice.
Giorno venticinque *^* con la vaga speranza di postare al più presto il ventisei XD come al solito grazie a tutti quanti coloro che leggono, recensiscono o seguono *^*
                                                                                                                                                             Role

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Capitolo 26
*** Day twenty-six: Getting married. ***


Day twenty-six: Getting married.

 
 
John sistemò per l’ennesima volta la cravatta.
Era spaventato e al contempo, estremamente gioioso.
Il giorno tanto atteso era arrivato.
Cercava di ripetere al suo riflesso nello specchio le promesse che, di lì a poco, avrebbe dovuto pronunciare di fronte a tutti i suoi conoscenti, senza vacillare.
Si sforzò di figurarsi il volto della persona che lo avrebbe raggiunto all’altare.
Immaginava la sua camminata elegante e misurata.
Lo sguardo altezzoso, ma tenero, unicamente per lui, che avrebbe sfoggiato.
Si ritrovò perfino a chiedersi quale sarebbe stato il colore dell’abito.
Un bianco candido o un avorio, che indubbiamente gli avrebbe permesso di esaltare il suo incarnato?
Perfino quella questione lo attanagliava in quel giorno così imp-
 

-Va avanti Sherlock. Ti prego. Non ho la forza di sopportare quest’obbrobrio…- Squittì John a disagio.
Il detective non poté nascondere un vago divertimento.
-Suvvia John, non è così terribile. -
Era così semplice mettere in soggezione il suo coinquilino.

 
Sherlock, poi, aveva indossato una giarrettiera, come da tradizione.
Ovviamente non poteva indossare un abito da sposa ma, aveva deciso che il biondo avrebbe comunque apprezzato la possibilità di rimuoverla con i denti.
Era assolutamente impaziente di leggere davanti a tutti le parole che, con tanta cura, aveva stilato.
Stava per aprire il suo morbido cuoricino, alle colombe dell’amore che solo il compagno di una vita sarebbe stato capace di lib-
 
-NO! Tutto ciò è assolutamente inappropriato e falso! – urlò il consulente investigativo, premurandosi di occultare il resto del…componimento dalla vista dell’amico.
-Cosa dicevi prima…? –
-Taci, John. –
Impiegarono le successive tre ore ad eliminare i file potenzialmente pericolosi.
Decisamente.
Non avrebbero mai più aperto la cartella “Fanfiction” sul computer della signora Hudson.
 

 
Angolo autrice
Incredibile, ma vero…siamo riusciti a metterci di nuovo al passo con la tabella di marcia XD
Questo prompt era un po’ difficile da sviluppare quindi…spero di esserci riuscita XDD dovrei ringraziare qualcuno per avermi suggerito l’idea per svilupparla (ciao tonno u.u)
E…grazie a chi segue/legge o recensisce *^* alla prossima, Role.

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Capitolo 27
*** Day twenty-seven: On one of their birthdays. ***


Day twenty-seven: On one of their birthdays.

 
 
I compleanni.
Quale futile dispendio economico e energetico.
Sherlock era sempre stato contrario, fin dalla più tenera età, a quel tipo di ricorrenze.
Qual era il senso del festeggiare l’avvicinarsi della propria dipartita? Non lo sapeva e, francamente, non gli interessava.
Eppure, da quando la sua relazione con John aveva preso una piega più seria, si era ritrovato a dover promettere che, nel giorno dell’anniversario di nascita del medico, lo avrebbe festeggiato evitando i commenti sarcastici o, nel dubbio, stando in silenzio.
Volendo porre la questione sul piano matematico, era un'unica unità contro un insieme di trecentosessantacinque.
Dunque, perfettamente sopportabile.
Dal canto suo, il dottor Watson era cresciuto in una famiglia dove i compleanni erano motivo di attesa e palpitazione, e di certo, l’idea di ignorarli come faceva Sherlock, non lo aveva mai sfiorato.
Il sei di gennaio si avvicinava e, con esso, le ipotesi su come sorprendere il compagno si intrecciavano.
Le coppie solitamente utilizzavano quelle occasioni per il romanticismo o i coiti, ma infondo era del consulente investigativo che si parlava.
Odiava i dolci, perfino la torta sarebbe risultata inappropriata.
L’idea di includere delle persone, a meno che il biondo non desiderasse ardentemente la morte, era stata scartata a priori.
Poi ebbe l’idea.
Di prima mattina, nel giorno fatidico, il detective fu trascinato in un taxi e portato all’obitorio del barts.
Un cadavere, in avanzatissimo stato di decomposizione, lo attendeva sul tavolo septorio...
Decisamente, pensava Sherlock, quello era il miglior compleanno della sua vita.



Angolo autrice.
Giorno ventisette, in ritardissimo...ma è qui XD ho avuto  moltissimi problemi con la linea, ma..non importa XDD come al solito grazie a chi legge, segue o recensisce *^*

 

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Capitolo 28
*** Day twenty-eight: Doing something ridiculous. ***


Day twenty-eight: Doing something ridiculous.

 
 
-John, smettila. –
Il tono del consulente investigativo era estremamente piccato.
Era raro che si rivolgesse in quel modo all’amico, solitamente quello era il tono che avrebbe riservato ad Anderson.
Un perfetto misto tra acidità e sprezzo, decisamente lontano dalla sua opinione del medico.
Eppure, quella situazione stava andando avanti da quasi una settimana, e lui non poteva sopportarlo.
Aveva un ricordo vaghissimo dell’origine della cosa.
Una breve osservazione di John e improvvisamente, quella presa in giro era diventata il suo secondo nome, capace di inseguirlo nei luoghi più inaspettati.
La voce si era diffusa come una malattia infettiva, serpeggiando attraverso lo staff di scotland yard che, ovviamente, non aspettava altro se non un’occasione per metterlo in ridicolo.
-Non puoi negarlo Sherlock! E’ evidente! -
Il sospiro esasperato del detective convinse il biondo a contenersi, anche se solo per poco.
Come poteva continuare a portare avanti quella crociata?
Era stupido e illogico.
Non poteva assimilarlo ad un…no, non era assolutamente sensato.
Era un uomo adulto, non si sarebbe fatto tiranneggiare da quella cosa.
-Okay, non vuoi credermi? Guarda tu stesso! – Esclamò con tono di sfida.
Sherlock si stava per l’appunto chiedendo cosa intendesse, quando lo vide andare verso la cucina e tornare con un involucro del supermercato.
No, non poteva.
La confezione gli venne delicatamente posta in grembo, rivelando il suo contenuto.
Un tonno, che lo fissava con i suoi vitrei occhi da pesce.
-John io non somiglio ad un tonno. – Ripeté per l’ennesima volta.
-Siete identici! Avete gli stessi zigomi e la stessa espressione! – Continuò.
Il moro si arrese all’idea di ignorarlo, dedicandosi a fantasticare sul suo omicidio.
 

 
 
Angolo autrice
Giorno 28 *^* ce l’abbiamo fatta. Per chi si chiedesse l’origine di questa cosa beh… cercate tunalock su google XD ovvero la coppia in cui sherlock è un tonno e john è…beh, il solito john. Io la trovo spassosa XD
Come al solito grazie mille a chi legge segue o recensisce u.u :3 Ho avuto molti problemi di linea, quindi sia il ventinovesimo (Che era oggi) che il trentesimo (e ultimo) giorno li posterò domani XD spero di farcela :3
                                                                                                                                                       Role

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Capitolo 29
*** Day twenty-nine: Doing something sweet. ***


Day twenty-nine: Doing something sweet.




Chiunque, osservando Sherlock e John dall'esterno, avrebbe potuto immaginare che fosse il medico ad essere meticoloso sulle informazioni riguardanti l'altro.
Non era difficile figurarsi il consulente investigativo nell'atto di dimenticare un compleanno, o una preferenza.
Era un peccato, però, che questa idea fosse del tutto errata.
Naturalmente, il biondo era attento ai bisogni dell'altro, ma nessuno poteva esattamente immaginare quanto, sotto la coltre di logica e fredda razionalità, Sherlock tenesse a lui.
Con la crescita intellettuale, negli anni, il detective si era visto costretto ad ampliare il suo Mind Palace, aggiungendo stanze dedicate alle più svariate discipline scientifiche e a nozioni inimmaginabili.
Ogni cosa importate nella sua vita aveva un anfratti nella sua mente, tranne John Watson.
Si era chiesto spesso il perché di quella scelta, e ogni volta quel sentimento lo colpiva come una lama, rendendolo consapevole.
Gli bastava stringere il medico tra le sue braccia per capirlo.
Il dottor Watson era troppo importante per essere "racchiuso".
Ogni suo dettaglio permeava la sua mente.
I particolari più insignificanti, che nessuno avrebbe mai notato, affollavano continuamente i suoi pensieri.
Lui era la luce, che gli permetteva di giungere alla conoscenza.
Non poteva immaginarlo, come faceva con gli altri.
Lui era incredibile. Irripetibile.
Sarebbe stato ridicolo pensare i confinarlo.
Era un ogni suo ragionamento, in ogni suo gesto.
Non poteva giudicarlo, come con le altre figure che popolavano la sua mente.
Era per quello che non poteva fare a meno di lui.
Era così simile e così diverso.
Ogni notte lo attirava a se, memorizzando nuovamente ogni dettaglio, beandosi dello sguardo assorto nei suoi occhi e  chiedendosi cosa avesse fatto di così straordinario per meritarlo.



Angolo autrice
Ecco il ventinove...un po' di dolcezza XDD *^*  ho avuto problemoni con la linea, ma alla fine sono riuscita a postare *^* come al solito grazie infinite a chi legge, segue o recensice :3

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Capitolo 30
*** Day thirty: Doing something hot. ***


 

Day thirty: Doing something hot.

 

ATTENZIONE  per problemi di prompt questa flashfic è a raiting rosso (ovvero erotica). Ergo, se le scene di sesso omosessuale esplicito possono turbarvi...questo è il momento buono per tornare indietro :3 XD








John era decisamente convinto che sarebbe potuto morire in quel momento senza rimpianti.
Non osava immaginare il colore della sua faccia.
Sapeva di essere paonazzo, ma non se ne curava.
Tutto ciò che gli importava era la testa mora e riccia chinata tra le sue gambe.
Il detective era impegnato a succhiare avidamente la punta del suo membro, ormai completamente eretto.
Un gemito particolarmente rumoroso gli sfuggì incontrollato dalle labbra.
Se fosse stato capace di pensare a qualsivoglia altra cosa che non fosse la lingua di Sherlock, di certo si sarebbe preoccupato dei vicini, o della signora Hudson che avrebbero potuto udirli ma, ovviamente, ciò gli era impossibile.
Sembrava che la sua stessa vita dipendesse dalle attenzioni che il moro gli stava riservando in quel momento.
In tutta risposta ai suoi ansiti, il coinquilino fece scivolare la sua asta più a fondo, fin quasi in gola, circondandola con la sua bocca morbida.
Sentì il calore avvolgerlo, provocandogli un piacere immenso.
Affondò la mano tra i suoi capelli, cercando un appiglio.
Aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa di concreto in quel vortice di piacere.
-S-sherlock...- sussurrò ansimando.
Al culmine, riversò il suo seme nella bocca del compagno che, senza scomporsi, lo ingoiò.
Quasi immediatamente si rimise in piedi, osservandolo impassibile.
Vide gli occhi glaciali del moro percorrere il suo corpo con minuzia, dal basso verso l'alto, bramandolo.
Sfoggiò un sorrisetto malizioso.
Il biondo si sentiva tremendamente esposto e continuò ad arrossire, nonostante cercasse di darsi un contegno.
-Sei adorabile quando pronunci il mio nome...- Aggiunse, catturando le sue labbra tra le proprie voracemente.




Angolo autrice
E con il trentesimo giorno, chiudo ufficialmente la raccolta :3 È stata tosta, ma sono molto soddisfatta.
Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito in questo mese, recensendo con costanza *^* siete stati grandiosi *^* e...beh..alla prossima

                                           Role.

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