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PREMESSA
Salve!! Due cose da sapere
prima che iniziate a leggere la seguente storia! ^.^ (che è un po' lunga...ma
non spaventatevi e arrivate fino in fondo!! PLIS!! ^^;;;)
"Un Viaggio" è una fanfic
One Piece ispirata a BtVS, e tratta come personaggi principali Buffy e Spike, e
cioè la Cacciatrice e il vampiro numero uno per eccellenza della serie, con il
quale la prima ha sempre avuto un conflittuale rapporto di odio/amore...più odio
che amore, comunque!! ^^; (ma ora più amoooree!! Ok, non faccio spoilers ^_-).
Per chi non l'avesse
capito leggendo la mia precedente fanfic, la sottoscritta è pazzamente
innamorata di Spike #^.^# oltre al fatto che vorrei tanto vedere lui e Buffy
insieme...^^; ehm...ed in realtà quello che state per leggere è nato anche per
realizzare questo piccolo sogno...ma non solo per quello!! Ok, mi sa che sto
facendo un po' di confusione...procediamo con ordine...
Prima di tutto credo sia
necessario dire dove è collocata questa fanfic. L'inizio si apre su una scena
finale dell'ultimo episodio della quinta stagione di BtVS, il numero 100, "The
Gift", nel quale credo che ormai tutta l'umanità sappia che Buffy muore (se
qualcuno mi scrive insultandomi perché gli ho fatto uno spoiler gli rido in
faccia...). Visto che a me questo finale non ha soddisfatto un granché anche se
Spike, diciamocelo, ci fa una gran bella figura (suvvia, almeno discreta...^^;),
un mesetto fa circa ho deciso di metter giù un finale alternativo che già da un
po' mi ronzava nella testa, ispirata da tanti interessanti spoilers fasulli che
avevo letto per il Web. E qui viene il bello...e cioè il soggetto un po'
particolare della ff.
Il concetto di “viaggio
spirituale”, di aldilà e simili mi ha sempre affascinato molto, e farne fare uno
a Spike era un’idea troppo allettante per non metterla in atto. Alla fine la
storia parlerà ancora del passato di Spike come nella mia prima fanfic, ma
raccontato in un modo un po' più approfondito...mooolto più approfondito! Il
fatto è che secondo me ci sarebbe tantissimo da dire su di lui...Joss Whedon ha
creato un personaggio complesso, con mille sfaccettature, intrigante e
affascinante, e che lascia per questo molto spazio all'immaginazione dei fan per
quanto riguarda il suo passato e le sue origini.
Insomma, sono convinta che
nel cast di BtVS Spike/William sia il migliore dal punto di vista del profilo
psicologico, caratteriale, ecc...il vero capolavoro del telefilm!! (forse sto
esagerando? ^^; Nooo…).
Diciamo quindi che "Un
viaggio" è una specie di ampliamento di "Walking in the night", anche perché
spessissimo riprendo anche le battute e i dialoghi della prima storia.
Forse qualcosa sembrerà
assurda a molti lettori, come lo stesso fatto che Spike faccia tutto quello che
fa…ma siate clementi e ricordatevi che questa è una fanfic, scritta per diletto
di una fan che vuole solo rendere le sue fantasie, i suoi desideri e i suoi
sogni un pochino più veri ^__^ e poi tenete conto che nel momento in cui ho
scritto questa storia non avevo ancora visto l'episodio 100 di BtVS. Le
descrizioni presenti nel Prologo sono basate unicamente sulla lettura del
Transcript originale, e forse involontariamente (mica tanto involontariamente)
ci ho messo un po' di mio nella scena ;P ecco, per l'appunto, quasi mi
dimeticavo...nota importante: fate finta che tutto il gruppo sia radunato in
cima alla torre, e che non ci siano solo Buffy & Dawn come invece succede
nell'episodio. Infatti se nella ff Spike non fosse stato lassù con loro non
avrei potuto scrivere un bel niente ^^;
Credo che comunque non
scriverò mai più una fanfic con l'abbandono e l'entusiasmo con cui ho messo giù
questa. Mi è venuta praticamente naturale (merito della forza del mio amore per
Spike? *_* ok, ok...basta...), e son davvero felice di averla finita scrivendo
così tanto in così poco tempo. Spero anche che non sia l'ultima su Buffy & Spike!!
*^-^*
Un'ultima cosa...non so se
sia il caso di mettere un rating visto che in un paio di punti ci sono dei
passaggi con un po’ di sangue, ma ad ogni modo, per gli impressionabili, questo
è un avviso, anche se a mio parere non sono nulla di particolare. Se però a
qualcuno da fastidio avvisatemi, provvederò a segnalarlo più chiaramente. Ah,
verso la fine ci sono anche molte lacrime!! Spero non sia venuta troppo
sdolcinata & commovente...^^;;
Comunque, per qualunque
tipo di commenti, elogi, critiche e insulti scrivetemi pure!! ^.^
E prima che mi
dimentichi...ultima cosa straimportante!! ^-^
RINGRAZIAMENTI
Grazie mille a:
- Prima di tutto, agli
autori di alcuni spoilers fasulli che mi è capitato di leggere sulla fine della
quinta stagione...perché mi hanno ispirato parecchio!! ^O^
- a Joss Whedon
semplicemente perché è un dio in terra (e mio mito personale);
- a James Marters, perché
esiste e perché ha prestato (diciamo che è stato pagato…) la sua perfetta
persona, la sua voce sexy e sensuale (UAAH) ed il suo faccino da angelo per il
divino personaggio di Spike (che divino è dire poco);
- alle ragazze della
meravigliosa Mailing List spike_fan_italy che si sono sorbite "Un viaggio" a
puntate mandandomi i loro commenti;
- alla cara Dany aka Ayla,
proprietaria e moderatrice della ML, che mi ha dato preziosi suggerimenti per
questa fanfic spronandomi di continuo per proseguirla...fra mails & chattate!!
:* CHU! Vi voglio tanto
bene girls!! Siete uniche!! =^-^=
Leia
--
Spike, Buffy e tutti i
personaggi citati in "Un Viaggio" (o quasi… guai a chi mi frega il © sul prete e
sulla cameriera!! :D) non sono di mia proprietà ma © di quel genio di Joss
Whedon e della WB, della UPN e di Mediaset per l’Italia.
PROLOGO
Lampi accecanti, tuoni che
producono un rumore sordo. E una luce bianca. Forte, intensa.
Non si riesce a definire bene
cosa sia, ma pulsa, come un cuore che batte, sospesa nell’aria, alla fine di una
lunga piattaforma. Oltre ad essa, dopo quella luce che potrebbe essere una sorta
di portale, il cielo si fa improvvisamente più chiaro. Il sole sta tentando di
sorgere, ma lo scenario è da apocalisse.
Apocalisse.
La fine…
E’ la fine del mondo.
Dall’altra parte, al termine
della struttura metallica, due ragazze, una bionda, l’altra bruna, si stanno
guardando. La prima sembra tranquilla, tristemente serena. Come una martire, che
va incontro alla morte senza provare paura, smarrimento, dolore o angoscia.
Attaccata solo alla propria
fede.
La morte…
La morte è il tuo dono.
Il tuo dono.
Si volta, gli occhi fissi sui
raggi che squarciano le nubi. Poi si gira di nuovo, lentamente.
“Dawnie…devo farlo”.
Col il suo tono più dolce.
“No!”.
Risponde un grido, disperato.
“Ascoltami. Ti prego, non c’è
più tempo, ascoltami”.
Il rumore alle loro spalle
inizia a farsi sempre più forte, amplificato. Le scariche elettriche crepitano,
uscendo dalla voragine di luce accecante come vermi, serpenti, draghi che si
contorcono.
La ragazza bionda si tende
improvvisamente verso la seconda, e la stringe.
Le dice qualcosa, ma non è
possibile distinguere alcun suono. Solo lacrime. Lacrime che rigano il volto
contratto dal dolore, di quella che, fra le due, sembra la più piccola. Un viso
ancora da adolescente.
I suoi lunghi capelli scuri,
lisci e lucenti, si sollevano per un attimo nell’aria carica di elettricità e
polvere.
L’altra ragazza smette di
parlare, e si allontana di poco. Lancia alla bruna un’occhiata piena di affetto,
per poi passarle una mano sulla guancia. Un bacio, dolce, gliela sfiora.
Ancora uno sguardo. L’ultimo.
Le lacrime continuano.
Sgorgano, inarrestabili.
La bionda si volta.
Corre.
Salta.
Un’immagine indefinita, oltre
il portale.
E poi…
Poi, più nulla.
…Dawn, ascoltami. Ascolta.
Ti voglio bene. E ti amerò per
sempre.
Ma questo è un lavoro che devo
fare.
Di’ a Giles…digli che ho
capito. E…e che sto bene.
E porta il mio amore ai miei
amici.
Devi avere cura tu di loro,
adesso.
Dovete avete cura gli uni
degli altri.
Devi essere forte.
Dawn, la cosa più difficile a
questo mondo...è viverci.
Sii coraggiosa. Vivi.
Per me.
UN
VIAGGIO
Le ultime parole di Buffy, il
testamento della Cacciatrice, risuonano nella testa di Dawn. I suoi occhi, fissi
sul portale in cui a poco a poco sta scomparendo la sorella, sono ormai vacui,
lucidi di lacrime ma spenti. Poco più in là, anche Xander e Anya, Willow e Tara,
il signor Giles e infine Spike osservano la scena sconvolti, spossati,
addolorati.
Il portale inizia a pulsare di
nuovo, sembra stia per chiudersi. L’aria è forte, pare venire risucchiata dal
buco di luce. Qualcuno abbassa la testa, per nascondere le lacrime, altri
affondano il viso nell’abbraccio confortante di chi li stringe, per cercare un
po’ di calore in tutto quel gelo.
Finirà così…questa volta,
finirà così.
Il signor Gliles riapre gli
occhi un momento, ma solo un momento.
Già…non è un sogno…è la
realtà.
Li socchiude ancora, dietro
agli occhiali dalle sottili lenti incrinate.
Se ne sta andando…questa volta
per davvero.
Buffy…sta morendo. Per tutti
noi.
Un'altra fitta al cuore,
dolorosa come una pugnalata, gli fa abbassare nuovamente la testa, stringere con
forza i pugni. Ad un certo punto però, qualcosa, di fianco a lui, si muove.
Cosa…?
Si volta.
Spike, prima chinato a terra,
in lacrime, ora è in piedi. Sta avanzando, cammina. Cammina verso il portale, la
lunga giacca di pelle che si alza ad ogni movimento.
Il suo volto, coperto di
sangue, è indecifrabile.
Ma deciso.
“…Spike?”.
Sentendo la voce
dell’Osservatore, anche gli altri si girano verso il vampiro. Lui, però, non li
guarda, ma tiene la testa alta, sfidando il vento, i suoi turbinii, fino a
giungere davanti a Dawn, nello stesso punto dove, pochi secondi prima, c’era
stata Buffy.
Il ragazzo biondo volge lo
sguardo al buco di luce. Il suo diametro si riduce sempre più velocemente,
attimo dopo attimo.
Dawn si volta piano, i suoi
occhi riacquistano improvvisamente coscienza. Riconosce il vampiro, e con un
sussurro pronuncia il suo nome, come una supplica, la voce incrinata.
“Spike…”.
Lui rimane ancora immobile per
una frazione di secondo, poi la osserva. Le sorride.
Un altro fulmine, un altro
lampo di luce alle loro spalle.
E’ lo stesso.
Lo stesso sorriso di Buffy. La
stessa dolcezza, lo stesso affetto.
Un affetto infinito.
Poi, dopo aver sollevato una
mano e averla posata sulla sua testa, Spike avvicina il capo di Dawn al proprio
viso. Dolcemente, appoggia le labbra sulla sua fronte.
“Ho giurato a tua sorella che
ti avrei protetto, fino alla fine. Ma adesso…adesso è lei che deve essere
salvata”.
Fa una piccola pausa, forse
per il leggero tremore che ha scosso per un attimo la sua voce.
“Te la riporterò indietro,
briciola. E’ una promessa”.
Si ritrae. Occhi tristi
rivolgono un altro, ultimo saluto a Dawn.
Poi…
Poi non c’è più tempo per
nient’altro. Il sole si sta facendo strada fra le nuvole, i suoi raggi hanno già
raggiunto il vampiro, ma a lui non importa. C’è solo una cosa, adesso, che
conta.
Una sola.
Ancora un’altra corsa,
fulminea, senza esitazioni. Il portale si è ormai ridotto a pochi metri, ma
Spike riesce a saltare in tempo. E a scomparire, insieme a lui.
Trascorrono secondi. Minuti.
Cinque, dieci. Si ode ancora qualche crepitio, ma dura poco.
Un gracchiare di corvi,
lontano.
Una folata di vento.
Polvere.
Il disco del sole illumina la
piattaforma, e i passi degli altri che si avvicinano stancamente a Dawn
risuonano nel silenzio del mattino.
Lei, accasciata a terra, sta
fissando il terreno con gli occhi sbarrati.
Solo un paio di minuti dopo,
sotto gli sguardi senza più parole, né voce, né lacrime della Scooby Gang, un
unico grido, soffocato dai singhiozzi, esce dal volto chinato della ragazza,
coperto dai lunghi capelli che toccano la superficie di ferro.
“NOOO!”.
--
Sunnydale, casa
Summers, due ore dopo circa
--
Dopo aver preso una coperta
dall’armadio della camera di Buffy, Tara ridiscese in soggiorno.
Xander e Anya erano seduti sul
divano, in silenzio. Quest’ultima teneva una mano di Xander stretta a sé, quasi
volesse assicurarsi che fosse reale. Willow, invece, su una delle poltrone,
passava le dita sull’orlo di uno dei cuscini posato sulle sue gambe, lentamente.
In un angolo, con la testa
appoggiata su un bracciolo, Dawn dormiva. Il bel viso ovale era contratto, in
preda ad un sonno agitato e dominato da chissà quali sogni, o incubi. Le labbra,
pallide, erano serrate. Nella stanza si poteva sentire distintamente il suo
respiro regolare, rotto solo dal ticchettio continuo delle lancette di un
orologio fissato al muro.
Inondato dal chiarore del
mattino, il signor Giles era invece davanti ad una delle finestre, a braccia
conserte, e guardava malinconicamente fuori, chissà che cosa. Le lenti
trasparenti dei suoi occhiali erano ancora rotte, ma lui non sembrava farci
caso.
Quel quadro aveva qualcosa di
desolante, di immensamente amaro. Il silenzio, la calma, la luce. La polvere
nell’aria, visibile tra i raggi del sole. Il mattino che si affacciava su
un’altra, ordinaria giornata. Tutto era saturo di tristezza, ogni cosa sembrava
portare con sé dolore, sommandosi a quello che già esisteva, che alleggiava, tra
il gruppo.
Fu questo che passò per la
mente di Tara, quando, arrivata a metà scala, lanciò un’occhiata alla sala.
Dischiuse la bocca, forse con
l’intenzione di dire qualcosa, ma poi abbassò lo sguardo, stringendo quasi con
violenza la coperta al petto.
Ricominciò a scendere i
gradini, e solo quando giunse davanti al divano il resto della Scooby Gang si
accorse della sua presenza. Si sedette di fianco a Dawn, coprendola
amorevolmente e facendo piano, per non svegliarla.
“Hai fatto bene, Tara”,
mormorò Willow, sorridendo stancamente alla compagna e sporgendosi dalla
poltrona. Appoggiò le braccia sulle ginocchia.
“Fa freddo”, rispose l’altra,
allontanandosi dalla ragazzina e sedendosi poco più in là. “Anche se…è una bella
giornata”.
Entrambe voltarono la testa
verso la finestra. L’Osservatore continuava a guardare fuori, immobile, dando
loro le spalle.
“Signor Giles…”.
Era stato Xander a parlare.
Sentendo pronunciare il suo
nome, l’uomo si scosse dai suoi pensieri, e girandosi verso il ragazzo si tolse
gli occhiali, sfregandosi con una mano gli occhi stanchi.
“Sì…dimmi”.
“Adesso…arriverà una nuova
Cacciatrice?”.
Attimo di silenzio.
“Sì…sì, probabilmente. Non
appena il Consiglio…saprà”, rispose l’altro, poco dopo.
Xander annuì. Il ticchettio
insistente dell’orologio tornò per qualche secondo a dominare il soggiorno.
“Lei…se ne dovrà andare?”,
mormorò quindi Anya, guardando l’Osservatore.
Lui evitò di incrociare gli
occhi della ragazza e quelli degli altri, che attendevano con lei una risposta.
“Forse. Non lo so”.
“In che senso?”.
“Nel senso che…dovrò ubbidire
a ciò che mi ordineranno di fare, dall’Inghilterra. Comunque sì, presumo…di sì”.
“E il negozio?”. Xander lanciò
un’occhiata alla sua ragazza, facendole capire che forse non era il momento
opportuno per parlare di quello.
Il signor Giles, però, le
sorrise.
“Lo cederò a te. Sarai una
brava proprietaria, Anya”.
L’ex-demone rispose al
sorriso, con un filo di commozione nello sguardo.
“Ragazzi, io…non so cosa
succederà, adesso”. L’uomo iniziò a camminare per la stanza, le mani nelle
tasche dei pantaloni. “Non ne ho assolutamente idea…”.
“Io non voglio…”, iniziò in
quel momento a dire Willow, scuotendo piano la testa. Tutti si girarono per
ascoltarla.
“Ecco…”, riprese, alzando gli
occhi. “Non…non voglio un’altra Cacciatrice. Non voglio avere nulla a che fare
con lei, quando arriverà”.
Xander, Tara e Anya si
scambiarono un’occhiata, d’accordo con la ragazza.
“E’ inevitabile”. Il signor
Giles si fermò, sospirando. “Voi sapete troppo. Avete molta esperienza, e…avete
condiviso ogni cosa con Buffy. Tu Willow, insieme a Xander, per tanti anni. Per
questo motivo, è inevitabile che il Consiglio vi ordini di restare accanto anche
alla nuova Cacciatrice”.
Sospirò ancora, poi notò le
espressioni dipinte sui visi dei ragazzi. Si avvicinò ad una poltrona, e
sprofondò in essa, passandosi una mano sulla fronte.
“Lo so”, disse, dopo qualche
istante. “So a cosa state pensando, e avete tutta la mia comprensione”.
Il salotto, completamente
immerso nella luce fredda che oltrepassava la superficie trasparente del vetro,
cadde nuovamente nel silenzio.
“Non…non se lo meritava. Lei
doveva restare con noi”. Xander si coprì la bocca con una mano, deglutendo per
sciogliere il nodo che improvvisamente gli si era formato in gola.
Anya, accanto a lui, gli prese
le mani tra le sue.
“Dove…sarà adesso, la sua
anima?”. Willow si rivolse al signor Giles, cercando una risposta.
Lui chiuse gli occhi, poi
scosse il capo.
“Potrebbe essere ovunque. In
una qualsiasi dimensione. Oppure, dove tutte le anime vanno, dopo aver lasciato
la terra…”.
“La…rivedremo mai?”.
“Non so risponderti”.
La ragazza dai corti capelli
rossi annuì piano, cosciente del vero significato di quelle parole. Buffy non
sarebbe più tornata, e lo sapeva bene sia lei, che il Signor Giles. Tutti lo
sapevano. Ma ancora, in qualche modo, si ostinavano a cercare una speranza.
La speranza…
“Ci sono delle possibilità”.
A quelle parole, tutti si
voltarono verso Anya, che, seria, aveva lo sguardo fisso e concentrato davanti a
sé.
Tara aggrottò la fronte.
“Cosa vuoi dire?”.
La ragazza aprì le braccia.
“E’ semplice. Spike”.
“Spike?”.
“Sì, Spike”.
L’Osservatore restò qualche
secondo fermo a pensare, poi si rialzò, e ricominciando a camminare, si passò
nervosamente una mano tra i capelli.
“Spike ha compiuto un’azione
disperata”, disse. “Sì è sacrificato insieme a Buffy, pensando di poterla
salvare. Non rivedremo mai più nemmeno lui”.
“E’ qui che si sbaglia”. La
voce squillante di Anya ricatturò l’attenzione dell’uomo. “Spike è certamente
vivo. Beh...insomma, se così si può dire per uno come lui”.
“Cosa?”.
“Ma sì. Rifletteteci un
momento”. La ragazza guardò gli amici, poi cominciò a spiegare. “Spike è un
vampiro. Un vampiro, ok? Un’essere fra la vita e la morte, che non può essere
ucciso se non con il metodo che tutti conosciamo e che, cosa importante, non
possiede più un’anima”.
“Già!”. Willow sorrise, il
viso improvvisamente illuminato. “Anya ha ragione! Spike non ha agito d’impulso
quando si è buttato nel portale…sapeva che sarebbe sopravvissuto, e che avrebbe
potuto cercare l’anima di Buffy”.
“Esatto!”. Anya annuì in
direzione di Willow, soddisfatta. “Non vi siete chiesti come mai il corpo di
Buffy è rimasto nella nostra realtà mentre di quello di Spike non c’era
traccia?”.
Xander, Willow e Tara si
guardarono, sorridendo.
Il signor Giles si infilò
nuovamente gli occhiali.
“Sei certa…che sia in grado di
farlo?”.
“Spike riporterà qui Buffy”.
Tutti si voltarono verso la voce che aveva appena parlato. Dawn fissava i suoi
amici con gli occhi ancora rossi di pianto e il viso stravolto, nonostante il
sonno.
“Me l’ha promesso. Lui ce la
farà”.
Tara annuì, guardando
affettuosamente la sorella della Cacciatrice.
“Sì. Me lo sento anch’io.
Spike ci riuscirà”.
L’Osservatore si portò una
mano al viso, sfregandosi il mento.
“Beh…ora che ci penso…è
qualcosa che non possiamo escludere…”.
“Credo che dovremmo
sorvegliare il corpo di Buffy”, esclamò in quel momento Willow, scambiando
un’occhiata con Tara. “Ecco, che so…fare un’incantesimo. Io e Tara possiamo. Una
specie di ibernazione, fino al momento in cui l’anima tornerà nel suo involucro
terreno”.
“Sì, sì, mi sembra una buona
idea. Una buonissima idea”. Il signor Giles rimase ancora qualche istante perso
nei suoi pensieri, poi si rivolse a Dawn, che aveva nel frattempo poggiato il
capo sulla spalla di Anya. La ragazza le stava dicendo qualcosa, mentre, con una
mano, le lisciava i lunghi capelli lucidi, in un atteggiamento che anche Buffy
era solita fare con la sorellina.
Gli occhi di Giles si fecero
più sottili, sorridendo con le labbra.
“Dawn, Spike manterrà la sua
promessa, vedrai”.
--
In un luogo indefinito, in un
tempo imprecisato
--
Spike mosse lentamente gli
occhi, ancora chiusi. Le palpebre gli facevano male, un male incredibile, come
se un sole troppo forte gli stesse battendo sul viso. Una sensazione seppellita,
lontana, di un tempo che quasi non ricordava più, ma che aveva vissuto.
“Ouch…”. Provava anche un
altro dolore sparso, vago. Magari era stato preso a calci da qualche altro
demone che lo detestava…molto probabile, in realtà. Peccato che non si
ricordasse un accidente.
Che diavolo…che diavolo mi è
successo?
Cercò di riattivare i suoi
sensi. Allungò le mani, intorpidite, e tastò il terreno. A quanto pare era
sdraiato, prono, su una superficie fresca, e…profumata. C’era anche una leggera
brezza. Era in un luogo aperto?
Oh…magari il cimitero…ma che
ci faceva lì fuori e non nella sua cripta? Ah…certo…dovevano averlo pestato
mentre era a farsi un giro…
...Buffy…
Improvvisamente, non appena il
nome della Cacciatrice comparve nella sua testa, Spike spalancò gli occhi.
Rimase così, per qualche
secondo. Lo sguardo fisso, il battito accelerato.
Ora ricordo…
Glory…Glory è morta…
Dawn si è salvata, e…
Buffy…
Lei…
Una distesa. Un campo, forse.
Verde…di un verde brillante. E tantissimi fiori…piccoli, gialli…
Che bellissimo colore…
Vivo.
Era…era da tanto che non lo
vedevo.
Spike si alzò. Era questo lo
spettacolo che aveva davanti…incredibile, sì, ma doveva essere per forza reale.
Doveva. Si sfregò gli occhi, incredulo, anche se gli facevano ancora un po’
male.
Oltre l’orizzonte, si potevano
scorgere delle montagne lontane, di un verde più scuro, e sopra, nuvole. Tutto
il cielo era coperto di nuvole candide, così chiare da essere quasi accecanti…
Quel riverbero diffuso gli
faceva girare la testa.
Ma…
Un momento…
Questo calore…
Questa…luce.
Alzò piano il capo, portandosi
una mano sopra la fronte.
Il…sole?
Il disco luminoso splendeva
alto, in mezzo ad un pezzetto di cielo totalmente azzurro. Il vampiro riabbassò
con uno scatto il viso.
Non è possibile. Sono…sono
colpito dai raggi del sole…
Sono sulla mia faccia…
Eppure…
Si toccò il corpo con le dita.
No…non si era polverizzato.
Sentì ancora una volta il
soffio del vento. Girando su se stesso, si accorse che il prato si estendeva per
più di un chilometro, in tutte le direzioni. Lontano, alla sua sinistra, poteva
poi scorgere un bosco di alberi alti, dalle fronde fitte.
D’improvviso, ad una decina di
metri da lui, uno stormo di uccelli si alzò in volo, facendo un gran rumore.
Spike sobbalzò.
Si voltò e li osservò
allontanarsi, dirigersi verso le montagne, fino a che diventarono dei puntini
quasi invisibili, che si muovevano piano. Poi, dopo poco più di un minuto,
scomparvero completamente nel bianco delle nuvole.
Iniziò a camminare. Si sentiva
strano. Quel paesaggio era talmente…inusuale. Per un vampiro, rappresentava
certamente l’ultimo ricordo che poteva avere conservato, in un angolo della
propria testa. Davanti a tutto, infatti, c’erano solo immagini di morte.
Sangue, dolore, e ancora morte. La notte, e il nero assoluto.
Socchiuse gli occhi,
sentendoli improvvisamente umidi. Allora…allora se era così, perché…per quale
motivo quelle immagini si riversavano nel suo cuore con così tanta violenza?
Perché…sentiva che quella scena gli era familiare?
Io…sono già stato qui…
Tanto…tanto tempo fa…
Si coprì il volto con le mani,
premendole con forza sulla pelle, come se non riuscisse più a reggere quella
visione. Anche le gambe gli cedettero, e crollò a terra, senza più forze.
Mi fa male la testa…
Ma questa volta non è il chip.
Io…
“Signorinooo!”.
Rialzò il capo.
Davanti a lui c'era un
giardino, curato fin nei minimi dettagli. Oltre ad esso, dopo un sentiero che
passava in mezzo al verde e alle aiole fiorite, delle siepi circondavano un
selciato ricoperto di sassolini bianchi. Al centro, troneggiava una grande
fontana. Una statua classica era in piedi nel mezzo, sopra ad una base in marmo,
ed in alto un continuo getto d’acqua, che brillava nel sole, saliva per una
ventina di centimetri per poi ricadere nella vasca con uno scroscio.
Spike sbattè le palpebre un
paio di volte. Dov’era finito il paesaggio di campagna di poco prima? Questo
giardino…e questa villa…
Osservò la costruzione che si
ergeva dopo il cortile. Un palazzo splendido, bianco, in stile vagamente gotico.
“Signorino!! Dove siete
finito? Venite fuori, per l’amor di Dio!”, ripetè la voce femminile di prima,
questa volta con tono esasperato. Il vampiro, ancora perso nella contemplazione
di tutto quel lusso, si accorse dopo qualche secondo della donna che, in piedi
sulle scale dell’ingresso dell’abitazione, chiamava a gran voce qualcuno che
evidentemente non riusciva a trovare. Indossava un vestito nero, austero, a
collo alto, e un grembiule bianco. I capelli erano raccolti in una crocchia in
alto, sulla testa, e dimostrava più o meno una cinquantina d’anni. Sembrava una
cameriera, o qualcosa di simile.
“Ve lo chiedo per
favore…vostro padre mi punirà se non vi trovo subito…”, continuò, sospirando.
Spike si avvicinò.
“Mi scusi…”, mormorò,
sorridendo alla signora come meglio poteva per evitare di spaventarla. In
effetti, doveva avere un aspetto terribile…
“Signorino…siete la mia
disperazione…”. La domestica scese demoralizzata il resto dei gradini, senza
fare caso a Spike che, fermo a pochi passi da lei, la guardava in attesa della
sua attenzione.
“…per caso…”, tentò di dire il
vampiro biondo, ma proprio mentre cercava di finire la frase, la donna gli venne
incontro.
Passandogli attraverso.
Cosa??
La signora continuò a
camminare, come se nulla fosse successo. Attraversò il viale, senza smettere di
gridare, fino a che giunse vicino ad una costruzione in legno, abbastanza
grande, posta in un angolo del giardino e nascosta da alcuni alberi.
“Non…mi può vedere?”, si disse
quindi Spike, fissandosi le mani pallide con gli occhi spalancati. “Cosa…cosa
diavolo sta succedendo qui?”.
Rimase fermo qualche istante a
pensare. Sapeva cosa era accaduto. Ora…se lo ricordava molto bene. Buffy si era
buttata nel portale per chiuderlo, sacrificandosi al posto della Chiave, di Dawn.
E lui…lui l’aveva seguita, per cercare di riportarla indietro. Per cercare di
riportare indietro la sua anima.
Non posso essere morto…
Cioè, lo sono già.
Praticamente son morto più di un secolo fa. Non ho più un’anima…
Ma se possiedo ancora i miei
ricordi, significa che in qualche modo il mio corpo esiste ancora.
Il solo punto è...dove sono
finito?
Ripensò a Dawn. All’ultimo
sguardo che lei gli aveva rivolto, prima che corresse verso il portale.
Briciola…
Non ti ho detto una bugia.
Si accorse di sorridere. La
sorella della Cacciatrice si era affezionata molto a lui, e a sua volta, anche
Spike aveva cominciato a provare un affetto profondo nei suoi confronti. Il
perché, non lo sapeva. Non sapeva come fosse nato. Era veramente buffo…tutti
quei sentimenti, nel suo cuore, comparsi, cresciuti in così poco tempo. L’amore
per Buffy, l’affetto per Dawn, la simpatia e l’amicizia che lo stavano legando a
tutti gli altri…erano incredibili, anzi, più che incredibili. Lui non ne era
stato preparato. Come quando si era innamorato di Drusilla.
All’inizio, forse, era stata
solo attrazione verso la morte, l’oscurità, verso tutto quello che il suo Sire
rappresentava per lui. Ma poi…poi qualcosa era cambiato. Si era innamorato
davvero di lei, profondamente, in modo totale. Della sua aurea, del suo sguardo
caldo…della sua voce suadente e musicale…del suo corpo esile, di quel viso
fragile ed etereo come quello di una bambola di porcellana.
Sì…anche senza un’anima, lui
aveva amato.
E aveva sofferto.
Qualunque cosa tu credi di
provare non è amore.
Non si può amare senza
un’anima.
Come si era sbagliata Buffy,
quella volta. Non gli aveva mai creduto…da quando le aveva confessato i suoi
sentimenti, aveva fatto di tutto per ignorarlo. Certo, non aveva mai potuto
darle torto…
Ma poi…
Quello che hai fatto per me, e
Dawn…era reale.
Non lo dimenticherò.
Quel bacio. Era stato
come…come un segno di fiducia. Il suo gesto, l'aver sopportato le torture di
Glory per lei e Dawn, aveva reso le parole che aveva pronunciato tempo prima
finalmente sincere, agli occhi di Buffy. Li aveva avvicinati un po’ di più,
facendo crollare quel muro che si era alzato tra di loro da quando lui era
tornato a Sunnydale. Anzi, che c’era sempre stato.
E alla fine, lei…gli aveva
affidato la cosa più preziosa che le era rimasta.
Tutto ciò per cui aveva
continuato a lottare, fino alla fine.
Conto su di te…per
proteggerla.
Ma non c’era bisogno che
glielo chiedesse. Lui l’avrebbe fatto comunque…avrebbe protetto Dawn, anche a
costo della sua vita. Qualunque cosa fosse successa.
“Ma adesso devo pensare a te,
Cacciatrice”, si disse, sorridendo tristemente. “Ora devo mantenere un’altra
promessa. Che non ho fatto solo a tua sorella, ma anche a me stesso. E non me ne
andrò di qui finché…”.
Si interruppe. La domestica
era entrata all’interno di quello che ora, guardandolo meglio, sembrava un
fienile. Spike si avvicinò, fino a giungere a pochi passi dal grande portone
costruito con travi di legno, poste orizzontalmente. Fece per guardare dentro,
quando un forte nitrito ruppe il silenzio.
Un cavallo si lanciò fuori
all’improvviso, e Spike, d’impulso, si buttò sopra ad una montagna di fieno
ammassato a lato, pensando solo dopo che presumibilmente non si sarebbe fatto
nulla anche restando fermo.
“Vi scongiuro! Non disobbedite
a vostro padre! Vi attende per andare in città…”.
“Non ci voglio andare in
città! In mezzo a quella gente noiosa, che non fa altro che parlare di soldi e
titoli…molto meglio andare a cavallo!”.
“Ma lei è il futuro signore di
Hertford! Deve…”.
Spike si tirò su, cercando di
capire chi fosse seduto sulla sella, ma fece solo in tempo a scorgere il volto
di un ragazzino, al massimo dodicenne, prima che questi sparisse al galoppo, con
la velocità di un fulmine, oltre il cancello della villa.
Mi sembrava…di conoscerlo…
Gli passò per la mente di
inseguirlo in qualche modo, ma un tuono assordante gli rimbombò nelle orecchie,
seguito subito dopo dalle prime gocce di una pioggia fitta e insistente. Il
vampiro guardò il cielo, interdetto e stupito dal quel repentino cambio di
tempo.
Cumuli scurissimi erano
ammassati sopra di lui, e ogni tanto qualche fulmine splendeva per pochi
secondi, illuminando il viso del giovane che, fermo, osservava le nuvole
spostarsi velocemente, sotto l’azione di quella che sembrava a tutti gli effetti
una tromba d’aria.
“Cosa diavolo…”. Non riusciva
quasi più a sentire la sua stessa voce, tanto l’ululato del vento era forte. La
pioggia si era immediatamente trasformata in diluvio, e risultava impossibile
vedere qualche metro oltre i propri piedi.
Spike iniziò a camminare con
non poca difficoltà, sforzandosi di mantenere gli occhi aperti. Davanti a lui
non c’era nulla, o almeno sembrava che non ci fosse nulla. Ebbe come la
sensazione di perdere totalmente il senso dell’orientamento, di non riuscire
nemmeno più a percepire e a riconoscere la destra e la sinistra, il davanti e il
dietro. Ogni cosa, ogni direzione sembrava uguale.
“Cosa c’era oltre quel
maledetto portale?? A questo punto avrei preferito davvero l’inferno!”, gridò al
nulla, cercando di sovrastare l’irritante e continuo scroscio della pioggia.
“Beh, dovrebbe essere l’inferno, no?! E allora dove sono le fiamme? I diavoli, i
gironi dei dannati…e poi, tutte quelle storie sull’Apocalisse che doveva
scendere sulla Terra? Allora abbiamo lottato contro Glory per niente?!? Anzi,
solo per salvare l’umanità da un giro turistico mal organizzato nelle duecento
dimensioni??”.
Si fermò per riprendere fiato.
Chissà come mai si sentiva così stanco…
Vorrei solo sapere dov’è
finita la sua anima…
E invece mi ritrovo in
questa…questa pseudo-illusione che mi farà certamente solo perdere tempo.
“E’ un bel giochino, davvero.
Divertente”, continuò poi pacatamente, sorridendo ironicamente al cielo. “Ma si
da il caso che io non sia qui per giocare…”.
Attese qualche istante, poi,
sbuffando, tornò ad inoltrarsi nella giungla di quel diluvio.
“Ma bene…sembra che debba
proprio farmi una bella doccia…”.
Proprio in quel momento, in un
punto imprecisato oltre a sé, Spike intravide qualcosa che sembrava assomigliare
ad una sagoma umana. Longilinea, sottile. Poi…
Poi, una voce…
“Spike…”.
Dolce e lontana, un po’
metallica, come se provenisse dall’interno di una grotta. Ci fu un leggero eco.
Il ragazzo si riparò il viso
dalla pioggia con una mano, per cercare di vedere meglio.
“B…Buffy?”, chiamò, incerto.
Era quasi sicuro di avere riconosciuto in quel timbro un po’ anomalo una voce
più che familiare.
“…Spike…”, ripetè la voce.
“…sei diventato quello a cui aspiravi?”.
Il vampirò si arrestò.
“Cosa…”.
“…oppure sei fuggito dal tuo
futuro?”.
L’immagine indistinta sembrò
tremare oltre il fitto velo d’acqua, e farsi più vaga.
Spike strinse gli occhi,
sospettoso. Qualcosa…non andava…
“…sei fuggito…da te stesso…”.
Il tono, inizialmente simile a quello della Cacciatrice, iniziò infatti a
cambiare. Anche la sagoma perse i suoi contorni, ed espandendosi velocemente
come una macchia, come un’ombra, si sollevò in pochi secondi sopra la testa del
vampiro.
“Cosa si aspettavano gli altri
da te?”. Minaccioso, l’alto telo nero continuò a salire verso il cielo, o a
quello che fino a pochi secondi fa c’era, producendo un rumore assordante,
simile a quello di un terremoto.
L’oscurità inglobò in poco
tempo tutto lo spazio circondante Spike che, sulla difensiva, si voltava
freneticamente in ogni direzione, credendo di girarsi verso quella voce che, ora
cavernosa, pareva avvicinarsi sempre di più a lui.
“Che diavolo stai dicendo? Chi
sei? Perché…perché non ti mostri?!”, urlò quindi, passandosi una mano sul viso
bagnato.
Ma più nessuno venne in
risposta del vampiro. Per un intero minuto, o forse di più, Spike rimase
immobile in quello spazio indefinito, solo. L’unica cosa che poteva udire era il
suo respiro affannato, e poi, il silenzio.
Buio. Oscurità.
“Dove sei?!?”.
Un mormorio. Lieve, continuo,
non troppo lontano. Spike si zittì.
Non riusciva a capire con
esattezza da dove provenisse. Le direzioni, ormai, sembravano tutte uguali. Ma
c’era…lo sentiva, come una litania. Qualcuno stava dicendo qualcosa, anche se
era impossibile capire che cosa…
Fece un passo, senza nemmeno
sapere più su cosa stava camminando. Dove stava camminando. Forse, sul nulla.
Ad un tratto, però, qualcosa
catturò la sua attenzione.
Una luce soffusa, in fondo.
Era comparsa improvvisamente, portando con sé una leggera corrente d’aria, che
Spike poteva percepire sulla pelle. Non era come le forti folate di prima.
Cercò di raggiungere il
bagliore, sperando che questa volta non si trattasse di un’altra illusione.
Beh…alla fine, probabilmente tutto era un’illusione, lì. Anche se non aveva la
minima idea di dove o cosa fosse, il…lì.
Tanto vale vedere di cosa si
tratta…
La luce sembrava farsi sempre
meno remota, anche se, giunto più vicino, Spike si accorse che non si trattava
di una sola, ma di un’intero gruppo. Fiammelle piccole, deboli, riunite insieme.
Brillavano come stelle, discrete e gentili.
E quel mormorio…
Quel mormorio si stava facendo
sempre più distinto, e chiaro.
“…e accogli nel tuo regno di
luce lo spirito di una delle tue figlie…”.
La pioggia, che non aveva mai
smesso di cadere, si fece sottile, quasi impercettibile. L’aria diventò di colpo
più fredda, ma non particolarmente fastidiosa, così come il lieve soffio di
vento che stava conducendo Spike verso quella voce maschile, bassa, solenne e
dal tono triste e malinconico.
Dopo un’altra decina di passi,
il vampiro ebbe la sensazione di essere ritornato a camminare sull’erba. Si
guardò i piedi, riuscendo a scorgere una superficie morbida, di un verde scuro.
“Finalmente”, mormorò. “Non ci
speravo più…”.
Rialzò la testa, per cercare
di individuare nuovamente le luci di poco prima. Senza sapere come, erano adesso
a pochi metri da lui e, insieme ad esse, c’erano delle persone. Donne, uomini,
qualche bambino, vestiti tutti con abiti curiosi, di un tempo che con molte
probabilità doveva appartenere al secolo scorso.
A testa bassa, posti in
semicerchio, tenevano fra le mani delle candele, la cui fiamma guizzava
brillante nell’aria della sera. Erano quelle le luci che l’avevano guidato.
Sì…era sera, o forse notte
ormai. Tristi e addolorati, tutti ascoltavano in religioso silenzio le parole di
della figura maschile che, di fianco ad una buca scura, sembrava essere un uomo
di chiesa. Le parole che Spike aveva udito erano state pronunciate da lui.
“Fratelli, siamo qui riuniti,
questa sera, per dare l’estremo saluto ad Elizabeth, una donna generosa e di
buon cuore morta prematuramente all’età di trentadue anni, a causa di una
malattia incurabile e crudele. Moglie devota di Robert Hertford e madre
amorevole del giovane William, la ricorderemo per sempre come…”.
Il vampiro biondo si avvicinò
ulteriormente al gruppo. E così, era finito nel bel mezzo di una veglia funebre,
in uno dei suoi cari, familiari cimiteri. Certo che questo era molto più lugubre
di quello di Sunnydale…
“E' morta...una donna”,
mormorò piano a se stesso, senza motivo. Rimase in silenzio a guardare, con
occhi assenti, la fossa scavata nel terreno, poi rialzò di scatto la testa.
Era più che sicuro che gli
aspettasse un altro, improvviso cambio di scena. Non sapeva in cosa consistesse
quel simpatico gioco o chi lo stesse dirigendo…ma di sicuro c’era un obiettivo
ben preciso da raggiungere. E qualcosa gli diceva che doveva assolutamente
arrivarci per trovare Buffy.
Bah…e pensare che il mio primo
trapasso è stato veloce e quasi indolore…
Questo, invece, è decisamente
strano.
Però io non sono esattamente
morto.
Cioè…questo potrebbe anche non
essere l’aldilà...
Il prete smise di parlare.
Dopo qualche istante, un ragazzino si fece avanti lentamente, avvicinandosi alla
buca. Poi, dopo aver mormorato qualcosa, vi lanciò un piccolo mazzo di fiori,
che sparì immediatamente nel buio.
Spike lo fissò, riconoscendo
nel suo viso quello del bambino che se n’era andato via a cavallo, poco prima,
dal fienile. Sembrava solo un po’ più grande.
“Ma…”, sussurrò, guardandolo
intensamente e provando una fitta improvvisa. “Mi…mi somiglia…?”.
Una forte folata di vento
soffiò d’improvviso, con violenza, sul viso di Spike.
“William…sei sicuro che questo
nome non ti dica nulla? Questa scena…non ti è sconosciuta…”.
Una voce, la stessa di prima,
risuonò in quel momento nella testa del vampiro, costringendolo a tapparsi le
orecchie, infastidito.
“Ancora tu? Si può sapere
perché…mi perseguiti??”.
“Non sono io che ti
perseguito. Sei tu stesso che lo fai”.
“Di nuovo con questa
storia??”.
“Tu non vuoi ricordare. Hai
troppa paura”.
A quella frase, Spike rise.
“Paura? Credo che tu non mi
conosca bene…”.
“Oh, ti conosco molto bene.
Quante volte, invece, tu…ti sei chiesto chi sei veramente?”.
“Cosa?”.
“Chi sei? Cosa volevi
diventare? Forse…sei stato solo una delusione…”.
In un istante, il gruppo di
persone raccolte intorno alla tomba si allontanò velocemente, come risucchiate
da qualcosa di invisibile. Spike, irritato dalla voce misteriosa e presumendo
che tutto quello che stava succedendo dovesse essere opera sua, si mise a
correre per cercare di raggiungerle.
E poi…voleva capire.
Doveva sapere chi era quel
ragazzino.
E soprattutto, sapere come mai
tutto ciò che gli diceva quella voce gli faceva inspiegabilmente male…
Fece qualche metro, ma poi
inciampò, cadendo malamente al suolo.
“Ma porca miseria…”, si
lamentò, massaggiandosi il mento. “Questa me la paghi, chiunque tu sia…”.
Fece per rialzarsi, ma
sollevando gli occhi scuri si accorse di essere capitato in un posto chiuso. I
palmi delle sue mani poggiavano su una specie di moquette bordeaux, liscia al
tatto, e all’altezza dello sguardo poteva vedere una moltitudine di scarpe
lucide, gambe maschili e ampie gonne dai pizzi lavorati.
“Eh?”. Sollevò la testa.
Intorno a lui una marea di
persone, probabilmente nobili e borghesi, affollavano una sala riccamente
decorata, di certo interna ad una lussuosa villa. C’era una discreta musica da
camera, ed un parlottare sommesso.
Il vampiro si rialzò, e dopo
aver passato una mano sulla giacca ormai ridotta ad uno straccio umido, iniziò a
girare fra la folla.
“Si dice che Elizabeth fosse
la sola ad essere fiera di suo figlio…”.
Una delle dame di fianco a
Spike aveva cominciato a parlare. Il vampiro di voltò nella sua direzione.
“Già…Sir Robert è disperato.
Sembra che William sia negato per gli affari…non mostra il minimo interesse nel
succederlo nella gestione delle sue proprietà”, continuò poi una seconda voce
femminile. “Sai, mi hanno anche riferito che probabilmente potrebbe avere un
quoziente intellettivo troppo basso…questo spiegherebbe tutto…”.
“Cosa? O mio dio…e chi te l’ha
detto, mia cara?”, esclamò quindi scandalizzata la prima, con una risatina.
L’altra abbassò la voce,
facendo segno all’altra di stare in silenzio.
“Shh, non posso rivelartelo!
Ma quello che è certo è che William diventerà un fallito…la famiglia Hertford
andrà in completa rovina, te lo dico io…”.
“Sì, sono d’accordo…povera
Elizabeth. Un po’ mi faceva pena…”.
“Già…crescere un figlio così e
amarlo, nonostante tutto…”.
“Mh, sai come sono fatte le
madri…”.
Le due nobili scoppiarono
nuovamente a ridere, in un modo che a Spike diede enormemente fastidio. Continuò
a guardarle, pensando, nel mentre, dove poteva essere finito il piccolo William.
Prenderlo il giro così…
Non ne sapeva il motivo, ma
provava un’inusuale istinto di protezione nei suoi confronti. Gli era simpatico.
Forse, anche perché gli ricordava…
“Ah!”. Il vampiro si portò le
mani alle tempie, provando ad un tratto un dolore acuto, che ben presto diventò
martellante.
“Che…che male…”.
Si accasciò a terra,
ansimando. Questa volta sembrava davvero che il chip fosse entrato in
funzione…anche se Spike sapeva bene che, in realtà, le scariche elettriche di
quel dannato francobollo di silicio non c’entravano nulla. Ma quelle misteriose
fitte erano ugualmente intense…poco ma sicuro.
Non riusciva nemmeno più a
tenere gli occhi aperti, e appena tentava di formulare un pensiero sensato, il
dolore ricominciava, sempre più forte.
“Mh, eccolo lì…”.
“Sì…William, il Sanguinario…”.
Risate.
“Non sa far altro che scrivere
poesie”.
“Almeno fossero belle, e
invece sono…così penose…”.
Altre risate, altro dolore.
Il vampiro tentò di rialzarsi,
ma con scarsi risultati. Quelle voci si sommavano, si moltiplicavano,
riempiendogli la testa e ripetendosi, come il ritornello di una canzone odiata.
“B-basta…”, gemette, avendo la
sensazione di scoppiare. “Perché…non mi lasciate in pace?!”.
“Ma William…siete il nostro
passatempo!”. Una voce, che rimbombò nell’eco della sua mente.
“Già…perché non ci deliziate
con un altro verso? Oppure preferite darci il vostro parere sul risollevamento
improvviso dei titoli in borsa?”.
Risate. Risate. Risate.
Derisione.
Umiliazione.
Ancora tre voci, le ultime,
gli risuonarono nelle orecchie, amplificate e più forti delle precedenti.
“Ma suvvia…pretendete forse…”.
“…che William…”.
“…sappia rispondervi?”.
Spike spalancò gli occhi.
Io…
“E' solo…”.
…non sono più…
“…un fallito…”.
…William!
Il vampiro si contorse fino ad
assumere una posizione fetale, mentre un grido disperato gli uscì dalla labbra.
Rimase così, accaldato e con
il respiro accelerato, nel buio più assoluto. Non sapeva dire quanti minuti
stavano passando…nemmeno credeva che esistesse il tempo, in quel posto. Il
silenzio lo opprimeva, lo schiacciava il peso dell’aria, dell’oscurità. Proprio
lui, che aveva sempre vissuto nelle tenebre, per la prima volta nella sua
secolare esistenza le sentì come delle catene.
Poi, anche se quasi
impercettibile, un rumore lieve lo raggiunse, dopo un istante infinitamente
lungo rinchiuso in quella prigione senza suoni.
Spike ebbe un sussulto. Si
mosse con grande sforzo, girando il capo nella direzione di quello che sembrava
un gocciolio.
Plic…plic…plic…
Sì, era un gocciolio. Un
gocciolio continuo…
“Ancora…acqua?”, sussurrò con
un filo di voce, provando a mettersi perlomeno in ginocchio. Sembrava che il
dolore si stesse allontanando. Lentamente, ma stava scomparendo.
“Spero proprio di no…”.
Ed infatti non lo era. Il
vampiro sollevò lo sguardo, tentando di mettere a fuoco l’immagine che pian
piano stava assumendo contorni più definiti, immersa in una strana luce
rossastra. Nel bel mezzo di quel buio totale, infatti, solo un angolo sembrava
essersi improvvisamente illuminato.
“Ti credevo un po’ più
resistente, lo sai? Decisamente non ti si addice, amico mio”.
Al suono di quella voce,
vellutata ma profonda, Spike si irrigidì.
Non è possibile…
Si avvicinò, quasi cautamente,
per cercare di vedere meglio il viso dell’uomo che, una decina di metri davanti
a lui, stava scendendo i gradini di una strana sala, alle cui pareti erano
appese delle alte tende in velluto rosso.
Rosso. Lo stesso colore del
liquido purpureo e denso che ricopriva il pavimento di uno strato di alcuni
centimetri, allagandolo. Lo stesso colore delle gocce che, continuamente,
cadevano dal soffitto nella pozza sottostante.
Sangue.
Lo stesso colore del sangue.
Spike fissò le piccole onde
prodotte dai passi dell’individuo allargarsi verso di lui, ispirando, nel
mentre, quel ferroso e familiare odore che ormai pervadeva ogni molecola d’aria.
Era talmente intenso che per un attimo gli istinti del vampiro, a lungo repressi
a causa del chip, tornarono prepotentemente a farsi sentire, come un bisogno
primordiale e immediato.
“Ecco, questo è lo sguardo che
ti si addice. Che ti fa onore, William. William il Sanguinario”. La voce
dell’uomo, anzi, del ragazzo giunto ormai a pochi passi da Spike, sottolineò in
modo particolarmente marcato le ultime tre parole.
Quest’ultimo, per tutta
risposta, sorrise con aria ironica, riacquistando il controllo di sé.
“Angel…che ci fai da queste
parti?”.
Il vampiro dai corti capelli
castani e dal viso squadrato ma in qualche modo dolce sorrise a sua volta.
“Sei sicuro che io sia Angel?”.
“Oh, beh…in effetti credo che
tu sia solo un’altra, simpatica illusione, ma credo anche che ‘ toh - c’è -
Angel ’ sia quello che vorrebbe farmi pensare chiunque abbia organizzato tutto
questo. Quindi, visto che sembra una cosa divertente, perché non stare al
gioco?”.
Spike lo guardò, reggendo suoi
occhi scuri, sempre così profondi, impenetrabili ma chissà come allo stesso
tempo umani, tanto da non sembrare appartenere a quel vampiro che per oltre
duecento anni aveva perpetrato stragi e disseminato il terrore per tutti e
cinque i continenti.
“Gioco?”.
Angel, o meglio, Angelus, si
scostò da Spike e, superandolo, iniziò a camminare dietro la sua schiena.
“Non fare finta di non capire.
Perché ti ostini a non ammettere quello che ti sta succedendo, quello che hai
visto? Se vuoi considerarlo un gioco, fai pure. Ma questo non ti farà certo
guadagnare punti per arrivare al traguardo”.
A quelle parole, il vampiro
biondo si voltò di scatto, afferrando Angel per il bavero della giacca di pelle
che indossava, del tutto simile alla sua.
“Tu sai dov’è Buffy?”,
ringhiò, trapassando l’ex collega con un’occhiata minacciosa. “Ti conviene
dirmelo”.
Lui si limitò a ridacchiare,
per nulla intimorito.
“Povero William, ti sei
ridotto proprio male”, disse poi. “Sacrificarsi insieme alla Cacciatrice per
provare a salvarla...”.
Per un attimo, Spike fu preso
dall’istinto di stringergli cordialmente una mano intorno al collo, ma subito ci
ripensò. Con molte probabilità quello non era il vero Angelus, e di certo non
gli conveniva mettersi a litigare con un’entità di cui non conosceva la vera
natura. E poi, doveva scoprire dov’era Buffy. Quella…era la cosa più importante.
“Cosa vuoi, a volte i vampiri
si innamorano di chi non dovrebbero, e per l’amore si fa qualunque cosa”,
mormorò con un sussurro, mostrandogli un sorrisetto allusivo. “Però non scappano
a Los Angeles come dei luridi vigliacchi per sfuggire ad un rapporto con troppe
responsabilità, nascondendosi dietro a mille, nobili e altruistici motivi. Ma
soprattutto, non se ne vanno lasciando morire la persona che amano”,
Se non era il vero Angel,
forse le sue parole sarebbero state solo fiato sprecato. Però aveva sempre
sognato di dirle, da quando il suo tenebroso e fascinoso ex collega aveva
abbandonato Buffy. E quella, era la giusta occasione per farlo.
“Perché, tu credi davvero di
poterla salvare e rendere felice? Conosci molto bene l’inevitabilità della
morte, William. Lo sai che non si può più tornare indietro”.
Lo fissò, gelido.
“E anche se ce la facessi,
credi che lei si innamorerebbe di te? Tu, un assassino, un demone. Un essere
senz’anima. Prima o poi riusciresti a toglierti quel chip, e allora la tua vera
natura tornerebbe ad avere il sopravvento. Il tuo non è amore…è ossessione. La
uccideresti con le tue stesse mani, senza pietà”.
“NO!”. Il vampiro urlò,
mollando violentemente Angel e allontanandosi da lui.
Il ragazzo bruno continuò.
“Sì, invece. Lo vedi…”. Angel
sollevò un braccio sopra il mare rosso nel quale stava camminando, con fare
teatrale.
“…lo vedi questo sangue? E’
lui la nostra dimora…”.
I suoi occhi si
assottigliarono. Diventarono due fessure oscure, inquietanti.
“…quello che abbiamo scelto di
essere. Non potrai mai liberarti dalle tue decisioni, dalle strade che hai
preso. Non potrai mai rinnegarle”.
Detto questo, sotto gli occhi
di un angosciato Spike, impietrito a pochi metri da lui, Angelus si chinò,
immergendo nel sangue denso una mano chiusa a coppa.
La alzò sopra la sua testa,
per bagnarsi il viso con il vischioso liquido color rubino.
Il volto trasfigurato di un
signore delle tenebre venne a sostituire quello, almeno in parte umano, presente
fino a pochi istanti prima.
“La morte ci disseta,
William…”, mormorò Angelus con voce roca, mentre rivoli scuri gli scorrevano
sulla pelle, lentamente, fino a gocciolare sulla sua giacca una volta arrivati
al mento. “La morte è la nostra essenza, e sai bene quanto me che non si può
riavvolgere il nastro, e ricominciare come se niente fosse alla luce del sole…”.
Di fianco a lui,
improvvisamente, emerse dal nulla un'altra figura.
"William...ritorna da me...il
tuo posto è qui, con noi", sussurrò con voce suadente.
Il vampiro biondo fissò con lo
sguardo carico di angoscia la donna apparsa davanti a lui che, tendendogli una
mano, lo invitava a raggiungerla. Lunghi capelli neri, occhi scuri da gatta,
pelle diafana ed un corpo sottile.
"Dru-Drusila...".
Barcollò. Sentiva le gambe
pesanti, la vista iniziava ad annebbiarglisi completamente.
Si portò, con orrore, una mano
davanti al viso, fissandola.
"Allora, sentiamo...adesso
come ti senti?", chiese ancora il vampiro bruno, con apparente innocenza. Come
aveva già fatto il suo Sire, anche Drusilla immerse le mani nel lago rosso,
bagnandosi poi il viso candido.
“Smettila…”, mormorò Spike con
un sussurro strozzato, rivolgendo un’occhiata stravolta al vampiro ormai
ricoperto di sangue.
Ma lui sembrò non ascoltarlo.
Socchiuse gli occhi gialli, e leccandosi il palmo della mano, ne gustò il sapore
con un’espressione di totale soddisfazione, di compiacimento assoluto.
“…Non puoi fuggire ancora.
Perché, William, sei tu che sei fuggito. Dai tuoi doveri, da una società che ti
andava stretta, che non ti voleva, che ti considerava solo un fallito. E poi,
anche da chi avevi scelto di diventare, dopo esserti preso la tua rivincita. La
verità è che non volevi più sentirti solo, odiato… ancora”.
Sorrise. Un sorriso crudele,
che mostrò a Spike i canini macchiati dal liquido rosso.
“Sì, mio caro Will…sei
fuggito, continui a farlo ancora adesso, anche se non vuoi ammetterlo, anche se
non te ne accorgi. E ovunque tu vada, qualunque cosa cercherai di essere agli
occhi degli altri, ciò che non cambierà mai sarà il disprezzo, l’odio che
proverai, sempre, verso te stesso, perchè il passato…quello tornerà sempre, per
inseguirti, senza tregua”.
Fece una pausa, e dopo essersi
passato una mano sulle labbra sottili, bagnate di sangue, tornò a guardarlo.
“Credi di essere diventato
migliore di me? Sei solo un povero illuso, William. Mi fai pena”.
A quel punto, il vampiro
scoppiò in una macabra risata, che penetrò nelle orecchie di Spike con la
violenza di migliaia di decibel.
Cadde sulle ginocchia,
affondando le mani nel lago rosso. Rimase a fissare la propria immagine nella
brillantezza di quel colore, che per lui aveva sempre significato la vita, la
forza, la necessità. Si chiese anche come potesse riflettersi in qualcosa, ma
immediatamente allontanò quell'interrogativo dalla mente.
Ha ragione...
Io…
Io sono sempre stato un
perdente…
E qui…qui, cosa ci faccio?
Buffy…
Forse non vuol essere salvata
da me.
E forse, quello che sento non
è amore.
Non può essere, io…non ho
un’anima, come Angelus.
E’ solo…qualcosa…
Qualcosa di cui ho bisogno per
sentirmi meno solo.
Di cui ho bisogno per dare un
senso alla mia esistenza.
Aspiravo…
Aspiravo a qualcosa di
superiore…
Ma…
Non c’è nulla…non c’è un
gradino più alto…
Non c’è nulla.
Nulla.
Mentre gli occhi scuri di
Spike, spalancati, iniziavano a diventare lentamente vacui, la risata di Angel
sembrò farsi più lontana, ovattata, fino a scomparire completamente dopo qualche
attimo.
Il vampiro biondo tentò di
aprire la bocca per urlare, sentendo improvvisamente ritornare il dolore intenso
di poco prima, ma si rese conto di non essere più in grado di fare nemmeno un
minimo movimento. Anche chiudere o spostare gli occhi gli era impossibile.
Sentiva i muscoli atrofizzarsi, perdere sensibilità...
Aiuto...
Era l'unica parola che la sua
mente aveva composto, l'unica che in quel momento, dilaniato da un male che mai
aveva provato in più di cento anni, il ragazzo avrebbe gridato, se solo avesse
potuto.
Come un manichino senza vita,
Spike cadde di lato con un leggero rumore, simile a quello di un pezzo di legno
lanciato fra le onde di un lago. La sua bocca socchiusa venne raggiunta dal
liquido vischioso e da un sapore che conosceva fin troppo bene...agrodolce,
metallico e pungente. Quando però il sangue iniziò a riversarglisi in gola
contro la sua volontà, mosso da qualche forza sconosciuta, il vampiro fu scosso
da un tremito violento e convulso.
Le parti del suo corpo immerse
nel lago rosso si fecero ad un tratto bollenti, e riscaldarono velocemente ogni
fibra del suo essere. La sensazione, fattosi insopportabile, si espanse fino ad
arrivare alla testa, sommandosi al male martellante che non gli permetteva più
nemmeno di respirare, visto che anche quello era diventato doloroso. Il sangue
ingerito stava provocando lo stesso effetto anche nella gola, nello stomaco, e
quando la velocità del liquido portato nella bocca aumentò, a Spike sembrò di
soffocare, mentre i suoi organi, la sua pelle e la sua testa bruciavano, si
incenerivano.
In quel momento, accecato dal
dolore, perse conoscenza. La luce rossastra che invadeva la stanza lasciò posto
in un istante al buio totale, ad un sonno profondo interno a quell' incubo
spaventoso.
La sua mente vide l'oscurità
per un tempo imprecisato. Nel luogo onirico in cui si trovava, creato dall'unica
parte della sua mente rimasta intaccata dal dolore, Spike si sentiva finalmente
in pace, tranquillo, galleggiante in quelle tenebre confortanti. Tutto quello
che era accaduto fino a quel momento gli parve improvvisamente lontano nel
tempo, troppo remoto, ormai, per ripensarci.
Già...non ne valeva più la
pena...
Perchè lì...lì stava bene...
Non provo più dolore...
Io...
Non voglio tornare indietro.
Anche se devo...
Avrei dovuto...
Io...
Che...che cosa dovevo fare,
qui?
Io...non lo ricordo più...
E nemmeno più mi importa...
Voglio solo non provare più
dolore.
Sì...è questo che voglio.
Sì...
"Conosco bene il dolore".
Musicale e morbida, una voce
risuonò in quello spazio silenzioso, insinuandosi nella mente di Spike.
"C-chi sei?".
"Qualcuno che hai
dimenticato".
"Ricordare...ricordare fa
male. Ricordare è...doloroso".
"Ma nei ricordi c'è anche la
gioia, non credi?".
"Nel mio passato non ci sono
ricordi felici".
"Sei sicuro di quello che
dici?".
Subito dopo quell'ultima
domanda, un lampo squarciò le tenebre, facendo comparire un'immagine soffusa, un
pò sfocata.
C'era un prato, il prato che
Spike aveva visto all'inizio. E lì, fra la miriade sconfinata di fiori gialli,
un bambino sorridente correva sotto un sole caldo e in una brezza leggera che
gli scompigliava i capelli chiari, verso una donna chinata, con le braccia
aperte, dal sorriso luminoso e il viso gentile come quello di una di
meravigliosa dama raffigurata in quadri d' altri tempi.
Sul bacio che il ragazzino
diede a quella che doveva essere la madre, l'immagine si oscurò, facendo
ricadere ogni cosa nel buio di poco prima.
La voce ritornò a farsi
sentire.
"Ci sono persone che ti hanno
amato".
"Sono state poche. Troppo
poche".
"Ed è per questo che soffri?".
Pochi secondi di silenzio, per
cercare una risposta.
"Soffro perchè non posso
tornare indietro. Soffro per quello che sono stato, e per quello che non sarò
mai", si udì poi.
"Non credi di poter
riscattarti, migliorarti?".
"No...io...non posso
cambiare...e le mie colpe sono troppe...e troppo gravi".
"Il perdono esiste".
"No, per me non c'è perdono".
"Tu lo desideri. Perchè sei
assetato d'amore".
"L'amore è solo un'illusione.
E se esiste, è fugace. La morte uccide l'amore".
"Sai che non è così. Tu cerchi
amore, e sai amare".
"So solo uccidere".
"E allora perchè sei qui?".
"Perchè...".
"Perchè?".
Un'altra immagine, anzi, più
immagini apparvero, susseguendosi come un montaggio, una pellicola che, veloce,
attraversò la mente di Spike, riempiendola nuovamente con un nome, quel nome.
Cinque lettere che sembrarono emettere luce e calore, un calore piacevole,
questa volta.
E quel viso...
Arrabiato, furioso con lui...
"Voglio che te ne vada. Che
abbandoni questa città, che abbandoni questo pianeta!"
Addolorato, preoccupato per
sua madre...
"E adesso...che cosa vuoi?"
Dolce, come quando l'aveva
baciato...
"Quello che hai fatto per me,
e Dawn...era reale. Non lo dimenticherò".
Determinato, quando, con un
salto, aveva attraversato il portale...
"Questo è un lavoro che devo
fare".
Amava quel viso. In tutte le
sue epressioni. L'aveva amato anche quando credeva che non fosse così...
L'aveva amato sempre, ed era
qualcosa che sapeva.
Sì, sapeva di amare Buffy. Non
si trattava di un'ossessione, ma di una certezza incrollabile.
Buffy...Buffy...
"Tu non hai pensato a
nient'altro che a lei quando l'hai seguita nel portale".
"Non...non sopportavo l'idea
di non rivederla più".
"Lo so". La voce pronunciò
quelle due parole dolcemente, talmente dolcemente che Spike potè immaginare un
viso femminile, luminoso, sorridergli. Non era sicuro che quel timbro
appartenesse ad una donna...ma era...talmente rincuorante...forse si trattava di
un angelo?
"Cosa...cosa devo fare?".
"Ora che sai di amare, sai
anche di poter proteggere e salvare chi ami. E' ciò che ha capito anche Buffy.
La morte non uccide l'amore. L'amore va oltre".
Ancora una scena, l'ultima,
apparve nell'oscurità.
Lunghi capelli biondi, che si
alzano nel vento, e due occhi verdi, lucidi di lacrime, di una ragazza
coraggiosa. Fissi su chi amava più della sua stessa vita.
"Ti voglio bene. E ti amerò
per sempre...".
Ora...
"...porta il mio amore ai miei
amici".
...anche lui aveva capito.
"Devi essere forte, Dawn. La
cosa più difficile a questo mondo...è viverci".
Ora...
"Sii coraggiosa. Vivi. Per
me".
Ora sapeva.
"Nella vita c'è il dolore. C'è
la morte. C'è la solitudine. Ma se c'è l'amore, anche solo un piccolo frammento
nel buio in cui sei sprofondato, saprai sempre come proseguire. E sarai anche
una persona migliore, che guarda al futuro, a ciò che potrà fare e diventare.
Non al passato e agli errori commessi".
Detto questo, l'entità
misteriosa scomparve con un'eco che rimbombò nelle orecchie di Spike fino a
quando non riaprì gli occhi, risvegliandosi da quello strano sonno.
"Buffy". Con voce roca,
sussurrò il suo nome. Aveva la gola arida, come se non bevesse da giorni. Si
rialzò piano, constatando con sollievo di essere ancora tutto intero.
"Allora...quella era un'altra
illusione...", si disse, ripensando alla terribile sensazione del suo corpo in
fiamme. "Avrei dovuto immaginarlo...".
Abbassò la testa, portandosi
una mano alla tempia. Anche il dolore era cessato.
Iniziò a camminare come sempre
nel nulla più totale. Ovviamente la sala dalle tende rosse, allagata di sangue,
era scomparsa, ma il vampiro non se ne preoccupò più di tanto. Ormai ci aveva
fatto l'abitudine, e questa volta nessuna apparizione o strano fantasma lo
avrebbe lasciato andare nello sconforto, spaventato o abbattuto. Adesso tutto
era cambiato. Adesso aveva capito che non avrebbe dovuto fermarsi per nessuna
ragione.
Perchè doveva riportarla
indietro, a tutti i costi.
Perchè era giusto.
Perchè aveva fatto una
promessa.
Perchè la amava.
I motivi erano semplici, ma in
quella semplicità Spike si accorse che esisteva una forza di cui non si era mai
reso conto. Si era lasciato imprigionare dai ricordi, da quello che era stato.
Si era perso nei rimorsi e negli sbagli, senza considerare quello che provava in
quel momento, tutto ciò per cui era arrivato fin lì. Ciò che era diventato. Sì,
perchè...lui era cambiato, e non certo grazie ad uno stupido chip.
Ora ne era sicuro.
Quella voce angelica l'aveva
salvato, in tutti i sensi.
Chissà di chi apparteneva, e...perchè
l'aveva fatto?
Si fermò, pensando che ci
sarebbe stato tempo più avanti, per chiederselo. La priorità, in quel momento,
era farla finita con quella buffonata.
"Adesso sono giunto al
limite", sentenziò, mettendosi una mano in tasca. I capelli biondi erano ormai
spettinati, il viso risultava ancora più pallido del solito, ma gli occhi scuri
avevano riacquistato la loro solita, fiera sicurezza. Li alzò verso l'alto.
"Ridatemi Buffy all'istante o
giuro che metterò questo posto sottosopra fino a che non la ritroverò. La
riporterò indietro con me, dai suoi amici, anche se ci dovesse volere
un'eternità. E non pensate più di fregarmi più coi vostri subdoli giochetti,
perchè ho imparato come funziona...non ci ricascherò".
Spike sentì la propria voce
risuonare nello spazio. Questa volta era bianco, di un bianco quasi accecante, e
apparentemente infinito. Sembrò non accadere nulla, e solo poi, dopo un'altra
decina di passi, il vampiro scorse, in mezzo ad una strana foschia rosata, una
porta.
Si avvicinò, accorgendosi che
nell'aria aveva iniziato a diffondersi un rilassante profumo di salsedine, a
pochi metri dall'anta chiusa.
Sembrava provenire proprio da
lì...e da quello che ci stava dietro, probabilmente.
"Chissà se c'è da fidarsi",
mormorò, osservando la deliziosa, sottile maniglia in ferro battuto, in vago
stile liberty, davanti a sè. "Sono quasi certo di no...ma in fondo entrare è
l'unico modo che ho per saperlo...".
Appoggiò le dita sul metallo,
percependolo freddo. Spinse leggermente verso il basso, aspettandosi di trovare
la porta chiusa o preparandosi ad un altro, grandioso colpo di scena.
Invece, con suo grande
stupore, si aprì. Una luce fortissima lo investì con violenza, tanto che dovette
aspettare qualche secondo prima di riuscire a mettere a fuoco ciò che vide.
Una spiaggia bianca. Era
deserta, fatta di sabbia fine e baciata da un oceano calmo, di un blu bellissimo
e cangiante in tonalità più chiare e più scure, a seconda delle profondità.
Verso la battigia, dove l'acqua era più bassa, la superficie era trasparente,
cristallina, di quell'azzurro che si vede solo nelle foto dei mari tropicali. Il
sole splendeva alto, nel mezzo di un cielo totalmente libero da nuvole. Pochi
gabbiani volavano al largo, abbassandosi di tanto in tanto a pochi centimetri
dalla superficie alla ricerca di cibo, ma nessun'altra forma di vita, oltre ad
essi, sembrava riempire quell'immagine di incredibile bellezza.
L'aria sapeva di sale e
spezie. Respirandola a pieni polmoni, Spike scese piano il lieve pendio che
portava alla spiaggia, notando che non poteva scorgere dove avesse termine, nè
da un lato, nè dall'altro.
"Che posto strano...", pensò,
socchiudendo gli occhi e assaporando quella rilassante sensazione che solo i
posti di mare sanno trasmettere. "Mi fa sentire...incredibilmente sereno...".
Osservò l'orizzonte, anch'esso sconfinato.
Poteva essere quello, il
paradiso? Mh...forse era troppo ovvio come paesaggio...e poi, lui non avrebbe
mai potuto arrivarci. Al massimo sarebbe riuscito a mettere piede in purgatorio.
Perso in quelle riflessioni,
si inchinò per sentire la temperatura dell'acqua. Ma proprio in quel momento,
grazie ai suoi sensi nonostante tutto all'erta, si accorse che qualcuno gli si
era avvicinato improvvisamente da dietro.
Si voltò con uno scatto,
pronto a difendersi. Quando però osservò le sembianze dell'individuo che gli
stava venendo incontro, abbassò immediatamente la guardia.
"Ciao, Spike. Ti stavo
aspettando".
"T-tu...".
Non avrebbe mai creduto che
sarebbe stato così facile.
Non avrebbe mai sperato di
rivederla così, ancora più bella di come la ricordava in vita.
Forse, allora, era arrivato
davvero in paradiso, in qualche modo...
"Sembri sorpreso. Eppure sei
venuto fin qui per cercarmi...".
Buffy si scostò un ciuffo
biondo dagli occhi, portandolo dietro ad un orecchio, poi sorrise. I suoi grandi
occhi di giada divennero due fessure verdi, che illuminati dalla luce brillante
di quel sole splendido sembrarono ancora più luminosi.
Spike non riusciva a smettere
di fissarla. Un nodo gli stringeva la gola, causandogli un lieve dolore in fondo
al palato, ma che in quell'istante sembrò piacevole, talmente confortante che il
vampiro pensò di non aver mai provato nulla di più bello. Socchiuse le labbra,
lasciando scoperti i denti bianchi, per restituirle un sorriso timido, di gioia,
di commozione.
"E' che...sono felice di
averti ritrovata...Buffy".
"Davvero?".
Spike avanzò di un passo,
arrivando a poco più di un metro da lei. Avvolta in un'impalpabile veste bianca,
sembrava leggera come una piuma, fragile, tanto che forse le sarebbe bastata una
folata di vento troppo forte per sgretolarsi, volare via. Pur manifestandosi con
la sua forma umana, il ragazzo sapeva che quella era solo l'anima di Buffy, e
come tale, era ovvio che sembrasse fatta d'aria. Anzi, di un materiale ancora
più leggero dell'aria.
Vedendola così eterea e
indifesa, così diversa dalla Cacciatrice che conosceva, ebbe però l'impulso di
stringerla a sè. Di stringerla forte, per non vederla scomparire di nuovo. Per
non perderla di nuovo, definitivamente.
"Da-davvero", balbettò poi,
continuando a guardarla. "Ma...come...sapevi che ti avevo seguita?".
Lei alzò lo sguardo oltre la
sua spalla, verso la distesa azzurra.
"Da qui vedo ogni cosa",
mormorò. "Sai...".
Si avvicinò ulteriormente a
lui, rivolgendogli un'altra occhiata.
"...è talmente bello questo
posto. Così...luminoso. Non credi?".
Rimase in silenzio per alcuni
secondi, chiudendo gli occhi con un sorriso per ascoltare il rumore dell'acqua
che si infrangeva sulla riva, piano e gentilmente, poco distante da loro.
"Spike...", riprese quindi,
sollevando di nuovo le palpebre dalle lunghe ciglia.
Lui deglutì, ritrovandosi
nuovamente perso nelle sue iridi color smeraldo.
Era bella. Dio, era veramente,
veramente bella...
"Io...".
"Shh". La mano della ragazza,
dalle dita sottili, si posò sulla sua bocca con un movimento lento. Il vampiro,
a quel contatto, sussultò. Oltre al bacio innocente di quella volta, Buffy non
lo aveva mai toccato, non si era mai avvicinata così tanto a lui da farlo. Buffy
non aveva mai voluto...avvicinarsi a lui.
La sua voce si fece ad un
tratto più bassa, più suadente.
"Non vorresti rimanere qui per
sempre?".
"Cosa?".
"Intendo, con me".
Un gabbiano passò sopra le
loro teste, e il suo tipico verso acuto si disperse subito nell'aria.
La mano della Cacciatrice era
scesa giù per il collo, fino ad arrivare al petto del ragazzo. Lui non riusciva
a dire nulla, troppo stupito da ciò che aveva appena sentito per farlo, per
produrre la minima parola.
"Sai bene quanto me...anzi,
forse più di me, di come l'esistenza sia dolorosa...".
Sollevò anche l'altro braccio.
La seconda mano, arrivata vicina al viso, afferrò il bavero della sua giacca di
pelle e, con decisione, iniziò a fargliela scivolare giù per la spalla.
"...quell'esistenza terrena
che ha messo cacciatrici e vampiri gli uni contro gli altri...quella vita
infelice dove bisogna combattere, uccidere, sacrificarsi, odiare. Morire".
La giacca iniziò a scivolare
anche lungo l'altro braccio.
Spike fissava Buffy, sempre
più scioccato. Cominciò a sentirsi accaldato...stranamente accaldato, anche in
mezzo a quella piacevole brezza marina.
Cosa...cosa diavolo sta
facendo?!
Cosa...diavolo sta dicendo??
"B-Buffy...", le sussurrò con
un filo di voce.
Ma lei non lo lasciò parlare.
Anzi, gli si avvicinò ancora.
"Lo so che lo vuoi anche tu.
Non vuoi più soffrire, è così? Ho visto ciò che hai passato. Ho assistito al tuo
viaggio...è stato terribile, vero?".
Accostò le sue morbide labbra
rosa alla gola del ragazzo, sfiorandola con un bacio.
"Noi due siamo simili, Spike...così
simili che nemmeno immagini...".
La giacca di pelle cadde sulla
sabbia con un rumore lievissimo. Tutto, lì, era come un mormorio...tutto era
tranquillo, equilibrato.
Perfetto.
Il vampiro chiuse gli occhi,
inebriato da quelle sensazioni. Il calore della bocca di Buffy sul suo collo,
quelle dita, quelle mani che si insinuavano sotto la sua maglia, accarezzando
sensualmente ogni centimetro della sua pelle...
"...resta qui...per sempre...non
dovrai più conoscere il dolore...".
Senza che Spike avesse il
tempo di rendersene conto, Buffy gli sfilò anche la maglietta, spingendolo
subito dopo disteso sulla sabbia tiepida. Si sedette sui suoi fianchi a
cavalcioni, poi si riabbassò immediatamente sopra di lui.
Quasi con violenza, riprese a
baciarlo, salendo sul viso e incontrando finalmente le sue labbra pallide, che
accolsero subito quelle della ragazza. Rispondendole infatti con la stessa foga,
Spike si abbandonò a lei. Cos'altro poteva fare? Non poteva opporsi...non
riusciva...a rifiutarla...
Sarei pazzo...
Sarei pazzo se la fermassi
ora...
Non so cosa le sia successo,
ma...
Ma...
Buffy si sollevò d'un tratto
dal suo viso, solo per un attimo, solo il tempo di catturare lo sguardo del
vampiro, i suoi occhi annebbiati, estasiati, ubriachi di lei...
"Sei felice?", gli domandò con
dolcezza e il respiro accellerato, il viso chiaro in controluce, circondato
dall' aurea luminosa del sole che splendeva sopra di loro.
Spike cercò di mettere a fuoco
quell'immagine, ma l'operazione gli costò una notevole fatica. La testa gli
girava, e il sangue pompato ad una velocità sempre più elevata gli martellava
senza sosta le tempie, le orecchie, mentre il cervello non faceva altro che
compiere un'unica operazione...raccogliere gli impulsi mandati di continuo dal
suo corpo eccitato, a decine, a centinaia, a migliaia. Non c'era più nulla oltre
a lei, oltre a quegli occhi brillanti come gemme, a quelle curve perfette, al
peso che il suo corpo caldo esercitava su quella zona del suo basso ventre, a
quelle labbra morbide che lo facevano impazzire di piacere e desiderio...
"Io...", disse con un
sussurro, quasi senza più voce. "...ti voglio...Buffy...".
Lei sorrise, socchiudendo un
poco le palpebre. Con una mano, abbassò le spalline dell'abito candido che
indossava, che iniziò a scivolare dalle sue braccia con un fruscio.
"E mi avrai. Io ti amo, Spike...ti
ho sempre amato, anche se non lo sapevo...".
Il tessuto si fermò alla vita
di Buffy, adagiandosi sull'addome del ragazzo. Pareva seta.
"Mi...ami?".
"Certo...".
Lui tentò di riacquistare un
minimo di lucidità, pur facendo uno sforzo immenso per rimanere indifferente a
ciò che la veste aveva lasciato scoperto. Quello...era un sogno meraviglioso,
finalmente realizzato, ma...
Qualcosa...
Qualcosa non lo convinceva.
Buffy si chinò ancora sul suo
viso, pronta a ricominciare ad assaggiare la sua bocca, insaziabile, affamata di
lui, ma Spike, inaspettatamente, la fermò.
"Tu, quindi...", le mormorò
sorridendole, una mano sulla sua spalla nuda.
"Sì?".
"...preferisci rimanere qui
con me, invece che tornare dai tuoi amici?".
La ragazza gli passò una mano
fra i capelli, accarezzandogli poi una guancia, percorrendo i suoi lineamenti
decisi con le dita.
"Ma certo, voglio solo te...non
mi importa più della mia vita terrena. E' stata solo dolore...non voglio più
fare la cacciatrice...non voglio più combattere...qui sto molto, molto
meglio...".
"I tuoi amici hanno bisogno di
te. E anche tua sorella...non ami anche loro?".
"Loro possono cavarsela da
soli. E poi...amo più te, Spike...non mi importa più di nient'altro...di nessun
altro...".
Il vampiro biondo, a quelle
parole, chiuse gli occhi, allungando nel mentre le labbra in un sorriso amaro.
"Ho capito", disse solo.
Rimase fermo per qualche istante, poi, facendo forza sulla mano appoggiata sulla
spalla di Buffy, la spinse improvvisamente lontano, scaraventandola con violenza
sulla sabbia di fianco a sè.
Lei gemette, e rimettendosi
con fatica seduta, si strinse la spalla che aveva subito il colpo.
"Cosa...cosa ti prende?",
esclamò, fissando il vampiro con due occhi delusi.
Lui si rialzò, scrollandosi la
sabbia dai jeans scuri.
"Sei stata brava. Dico
davvero, questo è stato il migliore dei trucchi. Ma mi dispiace, vi avevo
avvertito che non ci sarei più ricascato. Tu...non sei la vera Buffy".
La ragazza si limitò a
guardarlo, sempre più sconsolata, e portandosi, improvvisamente pudica, un
braccio davanti al seno nudo.
Spike scosse la testa.
"La vera Buffy avrebbe pensato
per prima cosa ai suoi amici. Anche a costo di sacrificarsi ancora, di soffrire
di nuovo. E di sicuro non avrebbe detto di amare più me di loro. Di Dawn".
La fissò, intristendosi
lievemente.
"Non lo avrebbe detto
soprattutto perchè lei...non mi ama", concluse piano.
Seguì una breve risata, amara,
come il sorriso di poco prima.
Si rivestì velocemente, poi si
voltò, cominciando a camminare lungo la spiaggia. Ma dopo qualche passo si fermò
ancora, e, senza girarsi, aggiunse un'ultima frase.
"Comunque...ti ringrazio per
avermi regalato almeno quest'illusione. E' stato bello...crederci".
La Buffy fasulla non disse
nulla. Chinò la testa e, abbassando le palpebre, iniziò lentamente,
silenziosamente a scomparire.
Il suo corpo si fece luminoso,
trasformandosi in tanti piccoli frammenti brillanti come cristalli, che si
alzarono nell'aria, leggeri. Dopo qualche attimo si disperseroro del tutto,
portati via da un soffio di vento che li allontanò verso il mare.
Spike volse lo sguardo nella
stessa direzione, e rimase così, in silenzio, a contemplare per l'ultima volta
il panorama marino, cosciente che in pochi secondi anche quello sarebbe stato
cancellato.
Fece un profondo respiro.
L'aria salata aveva qualcosa di malinconico, di immensamente triste. Ma forse
era lui ad esserlo.
E' stato...davvero bello
crederci.
"Era l'ultima prova, non è
così?", mormorò quindi pacato, rivolgendo quella domanda ad un pubblico che
questa volta, era sicuro, si sarebbe fatto vedere.
La brezza soffiò ancora,
un'ultima volta. Spike sentì quel tocco piacevole sul viso, socchiudendo gli
occhi.
Poi, più nulla.
"Già, era l'ultima. E tu l'hai
superata".
L'aria si fece ferma. Il
ragazzo si voltò.
Una serie di individui
incappucciati sedevano in cima ad una breve scalinata, dietro a qualcosa di
simile ad un tavolo. Tutt'intorno alleggiava la solita, vaga nebbia a cui il
vampiro si era ormai abituato, ma questa volta ogni cosa sembrava brillare di
una luce opalescente, quasi ipnotica. Spike non riusciva a scorgere nessuno dei
volti che probabilmente lo stavano fissando dietro al tessuto scuro dei
mantelli, ma non si avvicinò a loro se non di qualche passo.
"Perchè...tutto questo?".
La figura che sedeva al centro
del tavolo, dalla tunica rosso scuro, differente da quelle nere delle altre, a
quella domanda sollevò impercettibilmente il capo.
"Perchè era necessario, ed
inevitabile", rispose. Il timbro pareva maschile, del tutto normale.
Spike inarcò le sopracciglia,
cercando di capire.
"In che senso?".
"Tu hai compiuto un'azione
insolita per un vampiro...molto insolita, e questo ci ha colto di sorpresa. Ti
sei gettato nel portale per tentare di salvare quella ragazza, senza però morire
fisicamente, perchè per te ciò...non è più possibile".
"Grazie infinite, questo lo
sapevo anch'io senza che voi me lo diceste. Ciò che voglio sapere è...perchè
sono dovuto passare in mezzo a questa...questa...".
Il ragazzo aprì le braccia,
gesticolando con le mani mentre cercava la parola adatta.
"Insomma...questa...cosa!", si
arrese poi, rialzando gli occhi verso gli individui, esasperato. "Non è stato
esattamente uno spasso, sapete?".
Fra gli uomini incappucciati
ci fu un attimo di brusio.
"E' questo il punto, Spike...",
riprese quindi quello in rosso, appoggiando i gomiti al tavolo e intrecciando le
dita. "...ciò che forse non hai ancora capito. Pur non morendo realmente, è come
se tu fossi morto davvero in quel momento, dopo esserti lanciato nel portale,
per la prima volta. Quando sei diventato vampiro, la tua non è stata una vera
morte, non sei mai arrivato in quel luogo che tutti voi conoscete come 'aldilà'.
E di conseguenza, non hai mai dovuto fare i conti con quello che sei stato, con
le tue colpe, con ciò che hai rimpianto e perduto nella tua vita. Con quel
viaggio che tutti gli esseri umani compiono, una volta lasciata la loro
esistenza terrena. E nel tuo caso, sappiamo bene entrambi che non sei stato di
certo un santo. Cento anni fa hai accettato il demonio dentro di te, il male,
l'oscurità, diventando un signore delle tenebre, crudele e spietato".
Spike inclinò la testa,
stringendo gli occhi a fessura.
"Quindi...".
"Quindi quello attraverso cui
hai dovuto passare è stato il tuo personale inferno, la punizione per tutto ciò
che hai commesso. Nessuna tortura ti avrebbe fatto soffrire di più di rivivere
il tuo passato, quel passato doloroso che hai cercato a lungo di dimenticare,
perchè l'esistenza di chi hai sempre considerato un fallito, ovvero William. Che
tutti...hanno sempre considerato un fallito. Un uomo che hai odiato con tutto te
stesso, e che hai cercato di cancellare diventando qualcuno di completamente
diverso. Ma anche come Spike hai provato dolore, forse anche più di prima".
L'uomo si fermò, aspettandosi
un commento da parte del vampiro che, in piedi sotto di lui, aveva ascoltato in
silenzio assoluto quell'ultima parte, la testa abbassata.
Ancora per alcuni istanti
Spike non disse nulla, tenendo i pugni serrati lungo i fianchi, a pochi
centimetri dalla pelle lucida della giacca nera.
Poi, quasi con fatica, mormorò
poche parole.
"Credo...di aver capito".
"Però...".
"Però?". Il vampiro biondo
rialzò di scatto la testa, avanzando di un passo.
La figura misteriosa sembrò
guardarlo.
"Beh...", continuò quindi. "...come
ti dicevamo prima, la tua azione è stata per noi davvero inaspettata. E in
particolar modo le tue intenzioni lo sono state. Un vampiro, un essere votato al
male, alla notte e al sangue quale tu sei, ha voluto seguire quell'indomita
ragazza sacrificatasi per la salvezza del vostro mondo fino a qui. Senza pensare
ai rischi che avrebbe potuto correre, senza pensare a se stesso ma solo...per
tentare di riportarla indietro".
A quelle parole, Spike spostò
lo sguardo a lato, mentre un'ombra triste scendeva sui suoi occhi scuri.
"Io...non sono più...".
"Lo sappiamo". L'uomo lo
interruppe. La sua voce, in qualche modo, aveva assunto un tono meno
autoritario, più pacato. Forse, più gentile.
"Lo sappiamo", ripetè. "Tu non
sei più quello di una volta, non sei più William il Sanguinario. Ma per esserne
sicuri dovevamo metterti alla prova, verificare se il tuo nobile gesto era stato
davvero mosso dai sentimenti che tu, realmente, provi per quella ragazza.
Volevamo capire se volevi salvarla per riportarla indietro con te, per
riportarla dai suoi amici, da chi ama".
"Allora...".
Il vampiro fissò il terreno
davanti ai suoi piedi. Solo adesso stava iniziando a collegare ogni cosa. Ora...era
tutto chiaro.
"...quel...quell'ultima
illusione...quella Buffy...lei...".
"Era la prova decisiva, quella
che ci serviva. Avevamo tenuto conto anche di come ti eri comportato nel tuo
viaggio, certo, ma non eravamo del tutto convinti delle tue intenzioni".
"Questo significa che adesso
Buffy potrà tornare?".
"Non è così semplice".
Spike lo guardò con
disappunto.
"Come...non è così semplice?".
L'essere incappucciato
sospirò.
"Solitamente non permettiamo
alle anime di tornare sulla terra, anzi...ciò è assolutamente proibito. Quando
un essere umano muore, lo è per sempre, e in nessun caso può ritornare in vita.
Ma per quella giovane è diverso. Non era stabilito che dovesse accadere ciò che
è successo...il dio Glory ha scatenato una serie di eventi che sono sfuggiti al
nostro controllo, nessuno...ha potuto fermarla. Il corso delle cose ha preso una
piega differente da quella che doveva assumere, e La Cacciatrice ne ha subito le
conseguenze. Lei, e chi ne è stato coinvolto".
Si fermò un attimo, poi, sotto
lo sguardo speranzoso di Spike, la figura continuò.
"Per questo motivo...ti
concediamo la possibilità di salvarla, di riportarla indietro. E anche perchè il
tuo gesto altruistico ti ha riscattato, Spike. Ma ricorda: toccherà a te, una
volta tornato sulla terra, fare del tuo meglio per diventare una persona
migliore, per espiare totalmente le colpe di cui ti sei macchiato".
A quel punto l'individuo fece
un'altra pausa. Più lunga delle precedenti.
"Però...c'è un'unica cosa per
cui noi non possiamo darti alcuna garanzia", aggiunse dopo, a voce più bassa. Il
vampiro fissò con più intensità l'uomo in rosso.
"Cosa?".
"La certezza...che lei voglia
tornare".
Il vampiro rimase in silenzio.
Non riuscì a dire nulla per qualche secondo, preso letteralmente alla sprovvista
dalle ultime parole della figura misteriosa.
Cosa...cosa significa?
Fece finalmente per riaprire
bocca, ma in quel momento un rumore improvviso alla sua sinistra lo fece girare.
In mezzo alla nebbia un'altissima porta argentea, fino a quel momento rimasta
invisibile agli occhi del vampiro, si era aperta. Oltre l'entrata si poteva
scorgere una luce fioca e soffusa, di un tenue bagliore azzurrino.
"L'anima della ragazza che ami
è oltre quella porta, Spike...". Sollevando un braccio e stendendo un dito nella
direzione dell'anta aperta, l'uomo mostrò al vampiro l'ultima tappa del suo
viaggio.
Lui mosse qualche passo verso
il portone. L'idea di rivedere finalmente Buffy lo rendeva impaziente, e felice.
Semplicemente felice.
"...ma ti ripeto, potresti non
trovare in lei la donna che ricordavi".
La figura si alzò in piedi per
tentare di richiamare l'attenzione del ragazzo, che a quelle parole si voltò
nuovamente.
L'altro proseguì.
"Non è escluso...che rifiuti
di seguirti. Come te, anche lei ha compiuto un viaggio. Un viaggio, nel suo
caso, spirituale...che potrebbe averla cambiata, portata su una strada
totalmente differente da quella che avrebbe intrapeso una volta. Non so dirti
cosa troverai esattamente, ma una cosa è certa...tutto dipende da te. Noi non
possiamo più aiutarti, non abbiamo alcun potere in questo caso. Se riuscirai a
convincerla e lei, con sincerità, esprimerà il desiderio di voler tornare, ce
l'avrai fatta. Altrimenti, sarai solo tu a fare ritorno. E lei...rimarrà qui.
Per sempre".
Spike ascoltò con attenzione
le parole dell'uomo, poi scosse lentamente la testa. Non sembrava
particolarmente spaventato, o demoralizzato da quella possibile conclusione.
Sorrise, e rialzando gli occhi
verso la scalinata, guardò i tizi incappucciati con un'aria di sfida. Il suo
sguardo sicuro non tradiva alcun timore.
"Farò in modo che non succeda.
Avete la mia parola, Buffy ritornerà indietro".
L'individuo dalla tunica rossa
sembrò osservare il vampiro. Spike ebbe la netta certezza che, nascosto da
quell'ombra sul suo volto, l'uomo stesse sorridendo.
"Buona fortuna, allora".
"Grazie. Presumo...di non
poter conoscere la vostra identità prima di andare, vero?".
"Già. Mi dispiace, ma nessuno
può vederci in viso. Tu puoi semplicemente ricordarci come I Giudici...e
comunque, non è importante, per te, sapere chi siamo".
"Credo anch'io. Anzi, senza
offesa...spero vivemente di ricordare il meno possibile di tutto questo una
volta uscito da qui".
Il vampiro fece per riprendere
a camminare, ma la figura lo richiamò un'ultima volta.
"Spike...".
"Sì?".
"Nel momento in cui starai per
tornare indietro, sia con la ragazza che senza di lei, esprimi un desiderio. Al
tuo arrivo si avvererà. Consideralo come un premio per aver contribuito alla
distruzione di Glory, per aver scongiurato la fine di tutto custodendo e
proteggendo La Chiave. Tutti noi...e non solo noi, te ne siamo riconoscenti".
Con un cenno del capo il
ragazzo li ringraziò, per poi sorridere un'altra volta. Dolcemente.
"Starò vicino a briciola
sempre, d'ora in poi. A lei, e a sua sorella. Non correranno più alcun
pericolo".
Il Giudice in rosso annuì, e
mentre Spike raggiungeva il portone argentato a lunghe e decise falcate, alzò
una mano verso il vampiro, in segno di saluto.
"Addio".
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