Shall we dance

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


A Emy e Zomi…

 

 

 

Faccio un respiro profondo, massaggiandomi il ponte del naso con pollice e indice mentre, per la quinta volta in mezz’ora, mi impongo di contare fino a dieci. Sono terribilmente nervoso. Non c’è meditazione che tenga quando sono obbligato a saltare la mia siesta pomeridiana e la situazione in generale non aiuta. 
-Tanto non mi prendi!!! Pappappero!!!-
Law solleva appena gli occhi da ciò che sta facendo per lanciarmi uno sguardo eloquente a sopracciglio alzato che io ignoro.
Mi domando come faccia a restare così calmo, dannazione!!!
-Ehy Rufy guarda!!! Uno scimmione con le cuffie!!!-
-Eh?!?! Dove?! Dove?!?!-
-Preso!!! Ahahahah!!! Nessuno sfugge al grande Usop!!!-
Soffio dal naso, infastidito, mentre un sommesso ringhio mi scuote la cassa toracica.
Calmo, Zoro, mantieni la calma!
Continuo a togliere dall’imballaggio i preziosi coltelli di Sanji, depositandoli con cura sul banco della cucina. Avrei voglia di lanciarne un paio contro quei due imbecilli di là ma mi trattengo perché non ho davvero voglia di litigare con il cuocastro oggi.
-Amici, potreste stare un po’ più attenti a dove mettete i pie… Aaaaaaaaah!!!- 
L’urlo agghiacciante è seguito da un rumore di ferraglia che crolla a terra e da un tonfo che può significare solo la scala è caduta a terra insieme a chi ci stava sopra.  
-Ehi Brook?! Tutto bene?!-
-Sì, sì… sto bene, credo… Ma questa me la pagate!- 
-Dai, fatti sotto!-
I rumori inconfondibili di una colluttazione giungono alle nostre orecchie, accompagnate da mugugni e nuovi suoni metallici.
Adesso basta!
Non permetto che mi demoliscano il ristorante!
Mi alzo di scatto, strusciando la sedia per terra, furibondo. Percepisco lo sguardo di Trafalgar piantato nella mia schiena e so che sta ghignando divertito, il bastardo, ma decido di ignorarlo anche stavolta.
Siamo qui da stamattina a spaccarci la schiena, questi tre baka sono arrivati dopo pranzo, si supponeva per darci una mano, e stanno già buttando giù il locale! Eh no!
In poche falcate raggiungo la porta della cucina ed entro nella sala ristoro come una furia.
Rufy è sdraiato a terra con Brook a cavalcioni del suo sedere mentre Usop, seduto sulla sua schiena gli schiaccia la faccia a terra con un gomito e lui mena le mani a vuoto cercando di colpire l’uno e l’altro.
Basta la mia sola presenza e il mio ringhio per far bloccare i tre imbecilli a terra nella posizione in cui sono e fargli alzare uno sguardo sgranato su di me.
-E allora?!?!?! La vogliamo piantare?!?!- sbraito, fumante di rabbia, avanzando minaccioso e sollevando in aria la mano destra, il braccio piegato ad angolo retto.
-Zoro… a-amico… calmati, ti p-prego…- mi implora Brook, con voce malferma e visibilmente spaventato.
-Se avessi voluto avere a che fare con dei bambocci…- proseguo, avanzando imperterrito -… avrei aperto un asilo!!!-
-Z-Z-Zoro…- mi richiama Usop, balbettando a più non posso.
Mi focalizzo su di lui e mi accorgo che, stranamente, il nasone sembra terrorizzato da qualcosa che si trova poco più in alto e decisamente più a destra della mia faccia. Corrugo la sopracciglia, non capendo ma subito Usop mi viene in aiuto.
-… m-m-metti g-giù quel c-c-coltello…- mormora flebilmente.
Coltello?!
Di che coltello sta parlando?!
Volto la testa di novanta gradi e sgrano gli occhi vedendo la mia mano stretta saldamente attorno al manico di un affilatissimo coltello da cucina. Nella foga di venire a dirne quattro a sti imbecilli, non mi sono nemmeno reso conto di non averlo lasciato sul bancone.
Se mi vedesse Sanji…
Sento una strana aura espandersi alle mie spalle e un brivido freddo mi percorre la schiena mentre assumo un’espressione terrorizzata.
Merda!
Faccio solo in tempo a pensarlo che un calcio mi appiattisce a terra con forza inaudita.
-Brutta alga ammuffita!!! Cosa stai facendo coi miei preziosi coltelli?!?! Se ti becco un’altra volta a giocarci t’affetto col Santoku, sono stato chiaro?!?!- mi sbraita contro mordendo il filtro della sua immancabile sigaretta mentre io lo fisso, cercando di apparire truce, cosa piuttosto complessa, se non impossibile, dato che ho una guancia spiaccicata contro il pavimento.
Mi rialzo in un secondo, massaggiandomi la faccia indolenzita e fronteggio il mio caro socio in affari, schiacciando la mia fronte contro la sua.
-Imbecille di un cuoco!!! Come ti permetti?!?!-
-Come mi permetto?!?! Come ti permetti tu di giocare coi miei coltelli, Marimo?!?!- sbraita puntandomi l’indice contro il petto.
Sono pronto a ribattere ma la porta si apre e Sanji scompare magicamente. Sembra essersi smaterializzato e io rimango immobile, un’espressione stranita sul volto, senza capire che diavolo gli è preso. Almeno finché la voce di mia sorella non raggiunge le mie orecchie.
-Ciao a tutti!- sorride radiosa ai presenti.
-Oh Robin-chwaaaaaan!!! Mia deaaaa!!!-
Ecco dove si è fiondato, il deficiente!
A fare il cascamorto con mia sorella!
Le volteggia intorno, spandendo cuoricini tutto intorno e ondeggiando le braccia mentre blatera tutta una trafila di scemenze sul fatto di essere pronto a essere il suo schiavo d’amore per l’eternità e cose così, portandomi al colmo dell’esasperazione.
Ma non ha il benché minimo rispetto?! Io sono qui, lo vedo bene che sta facendo e, francamente mi da anche un po’ il voltastomaco! Quella è mia sorella!!!
Robin accetta i complimenti e le moine di quel pagliaccio, sorridendo pacata come al solito, mentre lui le si avvicina pericolosamente, con le labbra tese in un tentativo di baciarla.
Sono già pronto a gettarmi su di lui per allontanarlo che un pennello lanciato con troppa irruenza lo colpisce in piena faccia mandandolo gambe all’aria. Incrocio le braccia al petto e mi ritrovo a ghignare soddisfatto mentre Robin, finalmente libera dalla minaccia bionda, si avvicina a me posandomi una mano sulla spalla.
-Ciao fratellino! Trafalgar!- dice poi portando la sua attenzione oltre me e facendo un cenno di saluto con la testa in direzione della cucina.
Volto il viso e vedo Law appoggiato allo stipite della porta che ghigna, un po’ in risposta al saluto di Robin un po’ visibilmente divertito dalla scena a cui ha sicuramente assistito.
Assottiglio lo sguardo, sentendomi preso in giro.
-Allora come vanno i lavori?- domanda Robin, sistemandosi meglio gli occhiali da sole sulla testa e facendomi riportare l’attenzione su di lei.
-Beh…- comincio voltandomi verso la zona ristoro, mentre la sento appoggiarsi con l’avambraccio alla mia spalla.
Una catastrofe!
La scala è ancora a terra, ci sono pennelli e latte di vernice sparsi ovunque e il muro è dipinto solo per metà. A quest’ora avremmo già dovuto finire ma cosa si può pretendere, visto che i nostri aiutanti sono attualmente impegnati in un’improvvisata battaglia, tirandosi addosso qualsiasi oggetto capiti loro a tiro e usando un tavolo ribaltato e un asse di legno, che non so da dove arrivi, come scudo?!
Sono davvero troppo stanco per arrabbiarmi, così mi limito a sospirare facendo sorridere Robin con comprensione.
-Dai coraggio!- mi dice dandomi una leggere gomitata.
Le sorrido debolmente, tornando a concentrarmi sui miei due soci alle nostre spalle.
-Fatto tutto?!-
-Sì, ho qui i permessi…- dice Sanji, mostrando dei fogli a Trafalgar -… però dobbiamo parlare!- conclude con sguardo grave, girandosi verso di me.
Io e Robin ci avviciniamo curiosi, mentre lui si appoggia al bancone del bar, accedendosi una sigaretta.
-Prima di andare a recuperare i permessi mi sono fermato a bere un caffè da Makino e ho sentito parecchi clienti parlare del locale che ha inaugurato due settimane fa, avete presente?!-
-L’Upper Yard?!- domanda Law, aggrottando le sopracciglia.
Sanji annuisce, aspirando una boccata di tabacco.
-E allora?!- chiedo io, decidendomi a posare il coltello sul bancone e riportando subito le braccia al petto.
-Come “e allora”?! Hanno inaugurato quindici giorni fa e ancora ne parlano! Stanno puntando tutto sul passaparola e funziona alla grande!-
-E quindi?!- domando, continuando a non capire.
-Aaaah, certo che sei proprio una testa bacata!- commenta con esasperata calma, facendomi assottigliare lo sguardo e soffiare dal naso, mentre una vena scarlatta prende a pulsare sulla sua fronte -Negli ultimi tre mesi hanno inaugurato ben quattro posti nuovi, tra ristoranti e bistrot, facendo tutti a gara su chi riusciva ad avere più visibilità di quello precedente! Non possiamo fare un’inaugurazione classica, passeremmo inosservati! Dobbiamo farci venire un’idea!-
Aggrotto le sopracciglia.  
-Senti un po’, non ti starai preoccupando un po’ troppo?! Apriamo tra un mese e passa, ora di quella data avranno smesso di parlare dell’inaugurazione di questo “Apre Jar”!!!-
-Upper Yard!- mi suggerisce Robin, sottovoce.
-Quello che è!- sottolineo, scrollando le spalle e guardandola con la coda dell’occhio.
-Non è questo il punto, Marimo! Il punto è che dovremmo puntare anche noi sul passaparola! Dobbiamo inventarci qualcosa!- afferma convinto.
-Credevo che noi puntassimo tutto sulla qualità della cucina e sul buon cibo a un prezzo ragionevole!- commento sollevando un sopracciglio.
Non è una provocazione, ma la semplice verità.
Io, Sanji e Law ci conosciamo dai tempi del liceo e, già all’epoca, il suo sogno era aprire un ristorante tutto suo. Essendo cresciuto nella cucina del Baratie, il ristorante più rinomato di tutta Raftel, nonché proprietà di suo padre Zeff, ha sviluppato un grande amore per la cucina e rispetto per la qualità degli ingredienti. Per questo quando l’anno scorso ci ha proposto di entrare in società con lui abbiamo accettato. Se si parla di cibo e cucina si può stare tranquilli che il cuocastro fa sul serio.
In più l’idea è buona. Non è proprio un ristorante è più un fast food di alto livello, con hamburger di carne e di pesce e pane fatto in casa. L’arredamento è anni ’50, sembra di essere catapultati in un'altra epoca. È un locale unico nel suo genere, per questo non capisco perché Sanji si preoccupa così tanto.
-Cos’hanno fatto all’Upper Yard?!- chiede Law, concentrato.
- Uno spettacolo per attirare la clientela! Musica dal vivo!- spiega soffiando una  nuvola di fumo.
-Potreste chiedere a Brook!- interviene Robin, facendosi coinvolgere anche lei dalla situazione.
-È un’idea! Però io vorrei osare di più!- conclude Sanji, strofinando il mozzicone nel posacenere.
-Che hai in mente?!- domanda ancora Trafalgar dandogli inspiegabilmente corda.
-Beh tu avevi una band al liceo no?!-
-Sì, però sono anni che non suoniamo insieme ormai-
-Certo ma tu sai sempre cantare no?!-
-Sì… - risponde un po’ esitante, corrugando la fronte non riuscendo a capire le intenzioni di Sanji.
Anche io assottiglio lo sguardo e aggrotto le sopracciglia. Voglio proprio vedere dove vuole andare a parare.
-Beh io e il Marimo, per quanto mi costi ammetterlo, siamo entrambi intonati… Con qualche lezione…-
-Vuoi che cantiamo noi?!?!- gli chiedo, incredulo.
Lui si limita a guardarmi in tralice qualche secondo per poi tornare a concentrarsi su Law.
-Allora?! È questa l’idea?!- domanda lui, ghignando divertito.
Okay, è ufficiale, sono l’unico sano di mente in questo posto! Questo si sta facendo convincere e pure Robin annuisce e sorride!
-Io non canto!- affermo astioso.
Meglio mettere in chiaro le cose. Ma Sanji finge di non avermi nemmeno sentito e continua a parlare con Trafalgar. Quello che dice mi provoca un brivido freddo lungo la schiena.
-Non solo…- risponde enigmatico, facendo sollevare un sopracciglio a Law che si scambia un’occhiata con mia sorella.
Entrambi lo guardano, interrogativi, mentre io continuo a ringhiare, inascoltato.
-Credi che Violet abbia tempo per darci una mano?!-
Violet?! E cosa c’entra adesso Violet?! Che cos’ha in mente questo depravato?!
Un lampo di comprensione attraversa gli sguardi dei due e istantaneamente dei campanelli d’allarme cominciano a suonare nella mia testa.
Qualcosa mi dice che dovrei preoccuparmi ma non capisco cosa.
Dai Zoro, pensa, pensa, pensa!
Violet… Violet…
Una serie di informazioni mischiate e confuse mi riempiono la mente guardo, senza vederlo realmente, Law che estrae il cellulare per telefonarle.
Dunque, è la cugina di Trafalgar, sono come fratelli, , ha frequentato la Raftel High School, era nel comitato studentesco,  ha 28 anni come noi, dopo il liceo è andata in America per frequentare una scuola di non so più cosa e ora… Se non ricordo male si era messa in società con altre due per aprire lei una scuola di qualcosa…
Aerobica?!
No, no, ma cosa sto dicendo?! Una scuola di aerobica?!
Uhm…
Ginnastica ritmica?!
Nah, nemmeno…
Però c’entrava con qualcosa di artistico…
Assottiglio lo sguardo concentrandomi al massimo.
Una scuola di… di…
-Dice che sono un po’ prese con lo spettacolo di apertura della scuola ma vedrà cosa possono fare per aiutarci- ci comunica Law, riavvicinandosi e chiudendo la telefonata.
Ma certo! Una scuola di ballo!
Aspetta un attimo…
Aggrotto le sopracciglia, preso alla sprovvista.
Ma perché mai dovremmo farci aiutare da una ballerina?!?!
-Ottimo!- afferma Sanji, aspirando una boccata di tabacco e sorridendo trionfante.
-Sarà abbastanza impegnativo!- considera mia sorella che, a quanto pare, ci ha capito più di me.
-Tanto qui non abbiamo ancora molto da fare…- afferma Law appoggiandosi al bancone di fianco a Sanji.
-Esatto…- conferma sbuffando un po’ di fumo -… Una volta finito di imbiancare dobbiamo aspettare i mobili che arriveranno tra tre settimane! Ci abbiamo messo meno del previsto a sistemare tutto ma è meglio così… Avremo tempo per provare…-
Provare?! Ma provare che?!
-Scusate, si può sapere di cosa state parlando?!- domando alla ricerca di una spiegazione.
I tre si girano a guardarmi.
-Non è evidente, Marimo?!- chiede Sanji guadagnandosi un’occhiata truce.
Sto per mettermi a ringhiare ma Robin mi precede.
-L’idea, fratellino, è che cantiate e balliate all’inaugurazione- mi comunica, serafica e sorridente.
Sbatto le palpebre più volte, cercando di elaborare l’informazione.
Sta scherzando, vero?!
Sposto lo sguardo da Sanji a Law aspettando che uno dei due scoppi a ridere, dimostrando che è solo uno scherzo ma loro mi fissano seri e convinti.
Okay, non stanno scherzando.
-Ma non ci penso nemmeno!!!- esplodo all’improvviso. 
Guardo Law, sperando in un po’ di sostegno ma niente, lui ghigna rilassato e perfettamente a suo agio.
Ma è veramente disposto a fare una cosa del genere?!
Certo, sai che gran fatica per lui, quando avevamo diciotto anni suonava in giro per i locali con la sua band, i Pirate Heart, ad esibirsi è abituato. Anzi, ricordo che quando saliva sul palco subiva come una metamorfosi da ragazzo introverso e freddo a consumata rockstar. Mi sono sempre chiesto come facesse.
Per quanto riguarda Sanji invece… Beh lui la reputazione se l’è giocata ormai da tempo e poi non si fa certo problemi a mettersi in mostra.
Ma io non ho nessuna intenzione di rendermi ridicolo! Tanto non mi possono obbligare! Rilassati, Zoro!
-Ma parlate sul serio?!- chiede una voce nasale dietro di noi, bloccando il flusso delle mie considerazioni.
Io, Robin e Law ci voltiamo liberando anche la visuale di Sanji. Usop, Brook e Rufy, una mela mezza mangiucchiata in una mano e il dito mignolo dell’altra in esplorazione nel naso, ci fissano allibiti.
L’occhiata di Sanji è più che sufficiente come risposta.  
Restano in silenzio qualche secondo, sbattendo le palpebre interdetti, prima di scoppiare a ridere, rotolandosi per terra sotto i nostri sguardi impassibili.
-Yohohohohoho, questa è davvero bella!!!-
Mentre ride senza ritegno Brook da delle pacche sulla schiena a  Rufy che ha ingoiato la mela tutta intera, torsolo compreso, e ora si percuote al centro del petto a pugno chiuso per farla andare giù mentre le risate lo soffocano.
-Ahahahahahahah!!! Oh  Kami!!!- Usop si asciuga le lacrime con una mano e con l’altra si tiene la pancia -Per imparare a ballare… la… la… ahahahahah… la macarena?!-
Il cuocastro si stacca dal bancone, e, infilandosi le mani in tasca, si avvicina con calcolata calma ai tre senza dire una parola il ciuffo biondo a proiettare un’ombra sui suoi occhi. Si ferma a pochi passi da loro e in tre secondi li schianta a terra con un calcio ciascuno.
-E FATELA FINITA!!! NON C’È NIENTE DA RIDERE!!!- sbraita, sfoderando due file di denti squalini.
Si tirano su a sedere massaggiandosi i bernoccoli, tentando di rimanere seri ma, basta che incrocino gli sguardi ed ecco che ricominciano a sganasciarsi dondolando sul pavimento.
È la prima volta che un attacco di Sanji non sortisce l’effetto desiderato e lo vedo che comincia a fumare senza controllo, così decido di intervenire, anche se in fondo anche io penso che sia un’idea idiota.
Mi avvicino posandogli una mano sulla spalla.
-Dai Sanji! Lasciali perdere- gli dico, tirandolo un po’ indietro mentre lui respira affannato per la rabbia.
-C-che poi… poi… ve lo immaginate… Z-Zoro che balla?!- dice Usop a corto di fiato per il troppo ridere.
Subito mi irrigidisco a quelle parole.
Cosa vuole insinuare?!
-Yohohohohohoho!!!-
Una vena comincia a pulsare incontrollata sulla mia fronte mentre digrigno i denti infastidito. 
-Puahahahhahahah!!! Ti prego!!! Sto male, non ce la faccio più!!! Zoro che balla!!!- implora Rufy battendo il pugno a terra.
In autonomia la mia mano scatta verso il coltello abbandonato poco prima sul bancone.
-ADESSO VI AFFETTO!!!- grido contro i quattro baka stesi a terra, il braccio sollevato pronto a colpire.
Sanji mi trattiene, certamente più preoccupato per il coltello che per i ragazzi, mentre io continuo a dimenarmi mostrando i denti e sbraitando.
-Beh Zoro! Devi ammetterlo! Non sei molto coordinato!- dice Usop, tornando serio, incrociando le braccia al petto e sollevando un sopracciglio.
-IO SONO COORDINATISSIMO, NASO LUNGO!!! SONO PERFETTAMENTE IN GRADO DI BALLARE!!!-
-Oh ma davvero?!-
-CERTO CHE SÌ!!!-
-Allora ballerai all’inaugurazione?!-
-CERTO CHE SÌ!!!-
Aspetta! Che ho detto?!?!
La presa di Sanji viene meno e sento che mi sfila rapido il coltello dalla mano. Realizzo solo in quel momento che a farmi le ultime due domande è stato proprio lui, facendo leva sul mio stupido orgoglio e sulla mia incapacità di riflettere quando sono arrabbiato.
Maledetto bastardo! Mi ha incastrato!
-Molto bene, Marimo… Mi fa piacere che sei dei nostri…-
-Brutto imbecille! Io non…- comincio, fissandolo in cagnesco.
-Non vorrai rimangiarti ciò che hai detto!- mi chiede sollevando il sopracciglio visibile.
Lo fisso, interdetto.
Sa che non lo farei mai.
Sono fisiologicamente incapace di tirarmi indietro una volta che dico che farò qualcosa.
Stupido, stupido orgoglio e senso del dovere!
-Io… io…- balbetto, incapace di articolare alcunché.
-Beh lo prendo come un sì allora…- conclude superandomi e dandomi una pacca sulla spalla –Dai su, rimettiamoci al lavoro!- ordina poi accendendosi l’ennesima sigaretta.
Mi giro ancora scioccato verso Robin e Law.
Mia sorella mi sorride eterea e si stringe nelle spalle.
Ah ma non finisce qui!
Questa il cuocastro me la paga!

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:
Ciao lettrici e lettori! Questa non è una fanfiction, no… questa è una follia partorita dalla mia mente contorta! Una specie di storia-musical! *urlo di munch*
Ringrazio già tutti quelli che hanno resistito fino a qui e quelli che hanno intenzione di darmi una possibilità ma mi sento di dirvi subito un paio di cose.
Punto primo: è terribilmente OOC, sappiatelo!
Punto secondo: se non vi piacciono le song-fic, non fa per voi.
Punto terzo: è multi-pairing.
Qualcuno sta ancora leggendo  a sto punto?! Bene! Allora vi dico che per me questa storia è molto importante perché parla di qualcosa che ho vissuto in prima persona e spero di riuscire a trasmettervi quello che sto provando nello scriverla! Fatemi sapere se vi va! J
Un ultimo avvertimento, il narratore principale sarà Zoro ma ci saranno dei capitoli con altri pov (principalmente Bibi e Nami e forse Sanji).
Beh, insomma, che altro dire?! Grazie, buona lettura  per il seguito e a presto!
Ci sentiamo qua e là lungo la fic!
Piper.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Mi chiedo chi abbia detto che lo shopping è terapeutico.
Chiunque sia stato era un vero imbecille.
Io odio fare shopping, lo odio con tutto me stesso.
Per me non è altro che un dovere a cui assolvere quando i miei vestiti cominciano a sgualcirsi fino a diventare impresentabili o si bucano.
Quando ero ragazzo ci pensava mia madre a tenere d’occhio lo stato del mio guardaroba. Ora, invece, ci pensa Sanji.
Il problema è che, a differenza di mia madre, Sanji non mi prende qualche t-shirt quando va per negozi per sé. No, lui, periodicamente, mi ficca in mano un elenco coi vestiti che devo comprare e mi spedisce per negozi; pena se non lo faccio, niente cena.
Sospiro.
Oggi però non è colpa sua se mi trovo in un negozio di abbigliamento. Quello che sono venuto a comprare  è una capo di cui mi occupo da solo e a cui sto particolarmente attento.
Stringo le quattro paia di boxer, rigorosamente neri, mentre mi avvicino alla cassa.
C’è già una cliente, così mi fermo a debita distanza aspettando il mio turno.
Lascio vagare lo sguardo in giro per il negozio, mentre incrocio le braccia al petto, ma il panorama non offre nulla d’interessante così mi ritrovo a studiare la ragazza a pochi metri da me. Altezza nella media, fisico slanciato, gambe lunghe e toniche infilate in un paio di calzoncini di jeans che definire corti è un eufemismo, carnagione chiara accentuata dal colore giallo acceso della sua canotta, un vistoso tatuaggio blu sul braccio sinistro e capelli rossi raccolti in una coda di cavallo. Non riesco a vederla in viso perché fissa con insistenza una porta che si trova oltre il bancone, a cui è addossata con entrambi gli avambracci, mentre tamburella con una mano, impaziente. Mi rendo conto solo ora che non c’è nessuno in cassa e mi muovo un po’ a disagio.
Che ci sia qualche problema?!
Sarebbe una bella scocciatura restare bloccato qui più del necessario! Devo anche andare al locale per pulire per l’evento di stasera.
Grugnisco contrariato.
Meglio se non ci penso!
Finalmente la porta si apre lasciando comparire un commesso che si avvicina, visibilmente agitato e sudando freddo.
-Dunque signorina… - comincia pasticciando con le dita -… purtroppo non possiamo soddisfare la sua richies…-
-Come sarebbe a dire?!- lo interrompe la ragazza, con voce irritata -Io esigo uno sconto!-
-Il… Il fatto è che i saldi inizieranno tra poche settimane e  quindi ci è proprio impossibile…-
-D’accordo! Mi accontento del sessanta per cento!- afferma, esaminandosi le unghie della mano sinistra mentre resta appoggiata al bancone con il braccio destro.
Il commesso deglutisce a vuoto, passando un dito nel colletto della sua polo, come a volerlo allargare. Guarda verso di me, in una muta e disperata richiesta di soccorso.
Che diamine si aspetta che faccia?! E poi perché è così spaventato?!
Sollevo un sopracciglio con fare interrogativo e il tipo capisce che da me può aspettarsi solo un po’ di sana solidarietà maschile. Rassegnato, prende un respiro profondo e torna a rivolgersi alla rossa che intanto si è persa ad esaminare il negozio con sguardo noncurante.
-Signorina dico sul serio, io non posso fare proprio niente…- cerca di convincerla il commesso, sull’orlo della disperazione.
-Oh andiamo!!! È assurdo!!! Con tutto quello che sto comprando!!!- afferma spazientita, indicando con un gesto qualcosa alla sua destra.
Ed è allora che la vedo.
Appoggiata sul bancone.
Inverosimilmente alta.
Una montagna di vestiti.
Sgrano gli occhi, inorridito.
Ma che?! Questa ha svaligiato il negozio! Non è shopping è una rapina!
Quindi, non solo devo aspettare che ‘sta tizia capisca che non le faranno un accidenti di sconto. No, dopo ci vorrà minimo mezz’ora per farle cassa!
Dannazione!
Comincio a scalpitare, sentendo la pazienza abbandonarmi rapidamente.
Io non ho tutto questo tempo da perdere! Io devo fare delle cose nella mia vita! Cose importanti!
-… che non possiate fare un minimo sconto alla vostra migliore cliente!!!- mi raggiunge la voce della rossa, ancora impegnata nella sua arringa.
-Ma lei ha richiesto uno sconto del novanta per cento…- le fa notare, flebilmente.
-Ma poi sono scesa al sessanta!!!-
Un vena prende a pulsarmi sulla fronte mentre stringo i boxer tra le dita.
-Facciamo così allora…- riprende la ragazza con l’aria di una che gli sta facendo un favore.
-Facciamo che paga e la fa finita oppure che fa fare a me così riesco ad andarmene da qui!-
La ragazza ammutolisce, il commesso si congela sul posto.
Non sono riuscito a trattenermi.
Si girano entrambi verso di me, lui terrorizzato, lei furibonda.
-Come prego?!- domanda sollevando un sopracciglio.
-Senta, non volevo essere scortese ma è evidente che la sua è una cosa lunga e io avrei una certa fretta, perciò…-
-Se aveva tutta questa fretta poteva andare a comprarsi le mutande altrove!-
Che?!?!
Ma pretende pure di avere ragione?!?!
-E comunque quei boxer sono orrendi!- afferma tornando a voltarsi verso il commesso.
Assottiglio lo sguardo.
Ma tu pensa questa!
Ma chi si crede di essere?!
-Senti, io non ho tempo da perdere chiaro?!-
-Oh ma certo! Ci mancava quello che pensa di essere l’unico ad avere una vita!-
-Beh mi sembra evidente che nelle nostre vite abbiamo priorità un po’ diverse!- dico, indicando la pila di abiti.
-Su questo sono assolutamente d’accordo! Per esempio io darei sicuramente più importanza all’intimo che compro!- mi risponde, voltandosi del tutto verso di me e incrociando le braccia sotto al seno.
Cosa?!?!?!
-Razza di mocciosa viziata!- ringhio senza riuscire a frenarmi.
-Come mi hai chiamato?!- chiede alzando la voce di un paio di ottave e stringendo gli occhi in un’espressione furente -Buzzurro maleducato!!!-
-Maleducato io?! E tu allora che stai facendo accumulare una coda infinita con questa storia dello sconto?! Non te lo fanno lo sconto, vuoi capirlo sì o no?!?!-
-Di un po’, la mamma non ti ha insegnato a farti gli affari tuoi?!?!-
-Ci sono io dopo di te!!! Sono affari miei!!!- sbraito ormai al colmo dell’esasperazione.
-Signori… vi prego…- mormora il commesso, agitando le mani a palmo aperto davanti al viso in un vano tentativo di calmarci.
-Potrebbe esserci anche Il presidente Sengoku dietro di me, non me ne fregherebbe un accidenti!!!-
-Certo che no!!! Sei una mocciosa viziata!!!-
-Ma io ti…-
Ormai fuma di rabbia e la vedo stringere la mano a pugno ma, prima che possa fare alcunché, mi giro verso il commesso e gli allungo il mio acquisto, depositando subito sul bancone i soldi giusti, che avevo già pronti in mano.
Quello mi guarda un secondo a occhi sgranati e poi si riscuote e batte velocemente sulla cassa, nonostante le mani malferme.
-Ehi ma che stai facendo?!?!- mi urla addosso la rossa.
Io la ignoro, afferro lo scontrino che il poveretto mi sta allungando e i miei boxer, avviandomi poi di gran carriera verso l’uscita.
Sento nella schiena lo sguardo furibondo della ragazza, che tenta di trapassarmi da parte a parte, ma non ci faccio caso e raggiungo in un attimo le porte scorrevoli che si aprono al mio passaggio. Esco in strada, prendendo un bel respiro.
Beh come inizio giornata non è certo dei migliori.

 

§

 

-Ecco fatto!- dico soddisfatto, sistemando l’ultima sedia accanto al tavolo, al centro della stanza vuota.
La mia voce rimbomba contro le pareti, fresche di vernice. Finalmente siamo riusciti a finire di imbiancare, solo noi tre, ovviamente. Abbiamo proibito a Rufy e agli altri di venire ad aiutarci.
Sono stanco morto ma una volta messi via pennelli e vernice abbiamo dovuto ripulire e rendere presentabile almeno un’ala del locale.
-Oh ma come ho potuto dimenticarmene?!?! Mondo crudele!!!- piagnucola Sanji, per l’ennesima volta, camminando su è giù nello stretto spazio tra il bancone del bar e il muro che separa la sala dalla cucina.  
-Sanji, vuoi farla finita?!- gli dico, portando le braccia al petto senza scompormi. 
Si blocca improvvisamente, a gambe divaricate, colto da un’illuminazione improvvisa.
-Body-painting!!!- ci dice, convinto, guardandoci alla ricerca di sostegno -Potrei usare la vernice avanzata e dipingermi sul petto una camicia e una cravatta!-
Oh Santo Roger! Altro che sigarette, s’è fumato il cervello ‘sto imbecille!
Mi basta un’occhiata a Law, seduto con il busto piegato in avanti e gli avambracci appoggiati alle gambe leggermente divaricate, per capire che la pensiamo allo stesso modo. E cioè che ci siamo messi in società con un cretino.
-E se poi sudi e la vernice viene via?!- gli domanda Law, sollevando un sopracciglio.
-E dove le metti le sigarette?!- gli do manforte io.
- E come fai coi capezzoli?!-
-E comunque io non ho nessuna intenzione di mangiare con te mezzo nudo seduto di fronte!- metto in chiaro, non riuscendo a contenere una smorfia schifata all’idea.
-E voi pretendete che Mr. Prince accolga tre giovani e bellissime fanciulle vestito come uno scappato di casa?!-
Lo squadriamo da capo a piedi, scettici.
Indossa dei jeans neri e una maglia a maniche corte azzurra con cappuccio e taschino per il pacchetto di sigarette. Se per lui questo è un look da scappato di casa allora io sono a livelli barbone-sotto-il-ponte.
La mia maglietta bianca senza maniche è ricoperta di schizzi di vernice e i jeans che indosso sono strappati su un ginocchio e non per scelta stilistica.
Law non è da meno, con i pantaloni rattoppati e una semplice t-shirt gialla con le maniche nere e una stupida faccina stampata, il simbolo della sua vecchia band.
-Scusa e quando inizieremo a provare cosa pensi di fare?! Non puoi mica ballare in giacca e cravatta- gli fa notare Law, facendomi grugnire.
Sono passati tre giorni da quando mi sono cacciato in questo mastodontico casino e, da allora, non ho fatto altro che tenermi impegnato, qui al ristorante o in palestra, raddoppiando gli allenamenti di kendo, per non pensarci.
Poi ieri i due infami qui mi hanno comunicato che avevano organizzato una cena con Violet e le sue amiche barra colleghe per discutere dell’inaugurazione e, già che c’eravamo, testare il menu.
Naturalmente ho protestato ma, se avessi parlato con Bepo, l’orso di peluche che giace vicino al battitore di cassa, probabilmente avrei ottenuto maggiore considerazione. Mi hanno deliberatamente ignorato e lasciato a ringhiare mentre loro andavano a fare la spesa, non prima che il cuocastro mi avesse velatamente minacciato di lasciarmi digiuno per un mese se fossi mancato al lieto evento.
E così eccomi qua ad ascoltare le lamentele di questo imbecille per il fatto di aver dimenticato a casa il completo che voleva indossare stasera.
Con il caldo che fa, oltretutto!
Siamo a metà Maggio, ma il clima è già estivo.  
Un rumore di gomme sul selciato ci distrae e Sanji smette di illustrare a Law, che lo fissa impassibile e per niente interessato, quanto sia estremamente funzionale indossare un capo d’abbigliamento elegante in tutte le occasioni. Ci voltiamo tutti e tre verso la porta attraverso la quale dei fari in movimento indicano l’ingresso di una macchina nel parcheggio del locale.
-Sono arrivate!!!- esclama Sanji mentre i suoi occhi diventano cuoriformi.
Pochi secondi dopo la porta si apre e una testa turchina spunta nel locale.
-È permesso?!- chiede timidamente sporgendosi con il busto oltre la porta socchiusa.
Faccio per avvicinarmi e fare gli onori di casa che una mano mi trattiene dalla spalla e mi tira indietro.
-Lascia, testa d’alga, faccio io…- dice Sanji, passandomi accanto ammiccante e sistemandosi i capelli.
Afferra il pomello da dentro e sporge il braccio sinistro verso l’interno con la mano rivolta verso l’alto, come a voler mostrare qualcosa.
Io e Law ci scambiamo uno sguardo mentre lui gonfia il petto pronto a esibirsi nella sua ridicola tirata.
Benvenuta nel regno di Mr Prince, dove passerai ore meravigliose e paradisiache, servita e riverita come solo una principessa merita, gustando i cibi più prelibati e nutrienti per preservare la tua folgorante bellezza, appagando tutti i tuoi sensi.
La conosciamo a memoria, da quando ci hanno dato le chiavi del ristorante lo avremo visto provarla almeno un migliaio di volte.
-Benvenut…-
SBAM
L’uscio si spalanca con forza inaudita. Sanji rimane immobile qualche secondo, la porta spiaccicata sulla faccia, per poi scivolare lentamente sul pavimento, tramortito dal colpo. Una ragazza mora, un po’ più alta della turchina e con un fisico decisamente più prosperoso, entra a passo di carica, calpestando il cuoco, che balbetta qualcosa di incomprensibile accasciato al suolo.
-Cuginetto!!!- esclama, spalancando le braccia con fare melodrammatico verso Trafalgar.
Lo abbraccia per il collo, abbarbicandosi, mentre lui si limita a posarle le mani sui fianchi in un abbraccio poco caloroso, come è lui, rispondendo con un pacato.
-Ciao Violet-ya-
Violet si stacca da lui portandogli le mani sulle spalle.
-Ti trovo in forma!- considera, scompigliandogli i capelli e facendogli perdere il suo onnipresente ghigno, chiaro sintomo d’imbarazzo.
-Anche tu stai bene- considera Law, squadrandola rapidamente.
So che negli ultimi mesi si sono visti poco, lui preso con il locale e lei con la scuola.
Faccio per  salutarla ma noto con la coda dell’occhio la ragazza turchina che cerca di attirare la nostra attenzione. Mi giro verso di lei, alzando un sopracciglio con fare interrogativo e lei, un po’ preoccupata, mi indica Sanji con un cenno della testa. Ancora a terra, supino, scosso da fremiti intermittenti, biascica qualcosa di incomprensibile mentre un rivolo di sangue cola dalla sua narice.
Mi avvicino per valutare la situazione e, quando sono a pochi passi da loro, noto l’espressione pervertita e gli occhi a forma di cuore. Come sospettavo, il colpo preso non c’entra più. Probabilmente girandosi a pancia in su ha visto la ragazza ed è andato in coma affettivo, come suo solito.  
-Non preoccuparti, è normale, poi si riprende- le dico atono.
-Oh! Okay…- mi risponde poco convinta.
Restiamo in silenzio qualche secondo finché lei non mi tende la mano, un po’ impacciata.
-Beh io sono Bibi… Piacere…-
-Uh?!- mi riscuoto, stringendole poi la mano -Zoro- mi presento, laconico.
La studio per un attimo. Ha un bel viso, tratti regolari e profondi occhi neri. Ma ciò che mi colpisce di più, e che mi ha colpito anche di Violet, è il look. Indossano jeans e maglietta, delle scarpe da ginnastica, i capelli sono raccolti alla bell’è meglio, appena un velo di trucco e le guance ancora arrossate. Mi colpisce perché ricordavo Violet come la tipica ragazza che non esce di casa con tacchi inferiori ai dieci centimetri e senza trucco e capelli perfetti. Mi colpisce soprattutto perché il loro stato attuale lo conosco bene. È evidente che hanno appena finito un’attività fisica intensa, ne vedo a centinaia di ragazze messe così quando escono dalla palestra dove pratico il kendo.
Non ho mai pensato alla danza come a qualcosa di impegnativo. Ho sempre creduto che fosse la tipica attività dove ti basta avere il giusto grado di coordinazione e flessibilità fisica per eccellere. Ma se loro, che sono ballerine professioniste, hanno l’aria di essere così stanche e spossate allora, forse, ho sbagliato qualcosa.
-Sei proprio sicuro che stia bene?!- domanda Bibi lo sguardo puntato su Sanji, richiamandomi dalle mie considerazioni.
Lo fisso per qualche secondo prima di avvicinarmi e scuoterlo con la punta del piede.
-Ehi cuoco!!! Sveglia!!! Abbiamo ospiti!!!-
In un attimo scatta su come una molla per poi prendere a volteggiare intorno a Bibi, che segue il suo movimento a dir poco sconvolta, mentre io mi spalmo una mano sulla faccia, sospirando. Probabilmente pensa che il colpo in faccia abbia avuto conseguenze più gravi del previsto.
-Anche questo è normale!- riesco a rassicurarla tra i mellorine che il cretino continua a ripetere senza quasi prendere fiato.
Improvvisamente si immobilizza, prendendo poi a guardarsi intorno.
-Ehi ma… credevo foste in tre!- dice spostando lo sguardo da Violet a Bibi, interrogativo.
-Sì, adesso arriva! È un attimo al telefono!-
-Intanto possiamo iniziare ad accomodarci- suggerisce Law, indicando l’unico tavolo presente, apparecchiato per l’occasione.
Sanji si precipita ad aiutare le ragazze ad accomodarsi. Io mi siedo di fronte a Bibi, tra Trafalgar e il posto rimasto vuoto, ghignandole di sghembo, in risposta al sorriso che mi rivolge quando incrocia il mio sguardo.
Ha un’aria familiare e mi domando dove potrei averla già incontrata ma per quanto mi sprema le meningi non mi viene in mente niente.
-Frequentavi la Raftel?!- le domanda Law senza tanti preamboli, dando voce a una delle ipotesi che si sono appena formate nella mia testa.
Arrossisce leggermente, quasi le avesse appena rivolto una domanda molto intima e poi, schiva, scuote la testa senza incrociare il suo sguardo. Non mi stupisco più di tanto, l’ho visto fare quell’effetto a migliaia di ragazze e Bibi, poi, mi sembra particolarmente timida e riservata.
Sto per domandarle dove andava al liceo ma il rumore della porta mi fa bloccare, annunciando l’ingresso della nostra ultima ospite.
-Scusate il ritardo!- dice una voce alle mia spalle, raggelandomi.
Un brivido freddo mi percorre la colonna vertebrale in tutta la sua lunghezza . Conosco questa voce.
No, non può essere!
-Mi spiace ma mio padre mi ha telefonato, pessimo tempismo!- si spiega mentre già Sanji si prepara per partire alla carica.
Dannazione! È proprio lei!
E poi lo sento.
Il suo sguardo sulla schiena.
Sono consapevole che mi ha riconosciuto, capigliature come la mia non se ne vedono  tante in giro.
-Ma…- la sento appunto esclamare, sorpresa e incredula.
Mi giro, maledicendo la sorte, la sfiga e la mia innata capacità di trovarmi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. 
-Buzzurro?!- domanda, sgranando gli occhi, come se ancora potessero esserci dei dubbi che sì, sono proprio il tizio con cui si è scannata stamattina.
-Ciao Mocciosa-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La mocciosa è Nami Cocoyashi e, ora che ci siamo presentati, Sanji continua a darmi del baka per non averla riconosciuta.
Al liceo era piuttosto popolare, come Violet d’altronde, sua amica sin dalle elementari.
Nessuno stupore, invece, che lei non abbia riconosciuto me. Non me ne è mai importato molto di mettermi in mostra, a scuola come nella vita, e nemmeno al liceo ho mai brillato di luce propria. Dormivo la maggior parte delle lezioni, studiavo lo stretto indispensabile per la sufficienza e facevo parte della squadra di kendo. Punto. Un soggetto troppo nella media per essere ricordato da una come lei nonostante fossi già all’epoca un caro amico di Law, il ragazzo più ambito della Raftel.
 -Quindi per il cantato siete già a posto?!- sento che domanda proprio a lui in questo momento.
Nonostante io abbia gli occhi chiusi, svaccato sulla sedia e con le mani intrecciate dietro la nuca, so che ha ricevuto solo un cenno del capo come risposta.
-E che genere pensavate di fare?!- domanda Violet.
-Visto lo stile del locale, direi Rockabilly… Mi sembra la scelta più coerente-
 -Beh allora è un lavoro per te, Nami!- le dice Violet e io non riesco a trattenermi dal socchiudere un occhio per sbirciare la sua reazione, trovandola ad annuire con un’espressione del tipo “Eh lo so!”, mentre si stringe la coda di cavallo.  
Insopportabile!
Chi si crede di essere?!
-Secondo te ce la fanno i ragazzi, con anche lo spettacolo di mezzo?!- domanda Bibi, dopo un attimo di riflessione.
-Beh i pezzi sono praticamente tutti montati, ormai non facciamo altro che provare… Posso chiedere  a Ace di aiutarmi, noi montiamo la coreografia con loro tre e lui si occupa del corpo di ballo…-
-Corpo di ballo?!- domanda Sanji, dando voce alla domanda inespressa che anche io mi sto ponendo e convincendomi ad aprire gli occhi e concentrarmi, mio malgrado, sulla discussione.
-Sì! Avevamo pensato a una cosa stile “flash mob”!- spiega Bibi, gesticolando con foga -Del tipo che la sera dell’inaugurazione ci mischiamo agli ospiti e quando parte la musica ci mettiamo a ballare un po’ per volta facendola sembrare quasi un’improvvisazione! Che ne dite?!- domanda poi guardandoci uno per uno e prendendo quasi fuoco quando incrocia l’espressione divertita di Law che la fissa a sopracciglio alzato.
Lo capisco dal suo ghigno sadico che ci gode un mondo a farla imbarazzare così. Non c’è che dire, quando vuole sa essere un gran bastardo.
-Dico che è una idea meravigliosa, Bibi-chwaaaaan!!!- parte alla carica Sanji, investendoci con l’ennesima ondata di cuoricini della serata e facendomi grugnire infastidito, mentre anche Nami di fianco a me si tira indietro, guardandolo male -Sei così brava a spiegare mia deaaaaaaa!- continua a blaterare mentre si lancia verso di lei, volteggiando e facendo imbronciare Trafalgar per la sua stupidità e irruenza.
-Sanji sei troppo gentile…- cerca di minimizzare Bibi, al colmo dell’imbarazzo, agitando le mani davanti al viso.
-Ma cosa dici?!?! Io dico solo la verità, sei così bella, intelligente…-
-Come sarà arredato il locale poi?! Ci sarà spazio sufficiente per ballare?!-domanda Nami, sovrastando la voce di Sanji che continua a fare la trottola, ignorato da tutti.
-…gentile, elegante, femminile…-
-Vogliamo mettere dei tavoli con i divanetti laggiù, vicino al juke box, ma in questa zona ci saranno dei tavoli normali con sedie e sgabelli e possiamo spostarli per fare spazio, se serve…- spiega Law indicando le varie zone del locale mentre parla.
-…sensuale, aggraziata, affascinante…-
Soffio dal naso, al colmo della sopportazione. Ma quand’è che comincia a sanguinare così almeno sviene e la pianta?!
-Allora vogliamo mangiare qualcosa?!- propongo per distrarmi dall’istinto omicida che si sta impadronendo di me e facendo annuire energicamente Bibi e Nami.
Probabilmente stanno morendo di fame e anche il mio stomaco comincia a dare segni di cedimento.
-Sanji… Ehi! Sanji!-
-…delicata, superba…-
-Torciglio!!!-
Si blocca, smettendo finalmente di ululare scemenze.
-Com’è che mi hai chiamato, Marimo?!-
So che odia quel soprannome e infatti lo uso solo quando voglio farlo incazzare o, come in questo caso, per attirare la sua attenzione.
-Le signore vorrebbero ordinare- gli fa notare Law ed eccolo che, di nuovo, si scioglie in una nuvola d’amore e diabete.
-Oh ma certo!!! Cosa posso portarvi, mie sirene?!?!- domanda entusiasta.
-Per me un menu numero cinque, grazie!- gli dice Nami dopo aver dato un’occhiata al menu.
-Io prendo un sette- intervengo atono.
-Io…- Bibi scruta il menu indecisa -… beh, va bene tutto, la… la cosa che ti da meno disturbo…- mormora dopo qualche istante.
-Disturbo?! Ma quale disturbo?! Nessun disturbo, è un piacere cucinare per una così bella fanciulla, un onore…-
Eccolo che ricomincia! Porco Roger, non è possibile!
-Sanji…- ringhio un avvertimento, perché, se non si regola da solo è evidente che dovrò ucciderlo anche se poi ci troveremo senza cuoco a cinque settimane dall’apertura.
-Ehi!- Law richiama l’attenzione di Bibi che si gira a guardarlo -Hai fame?!- le domanda, cogliendola alla sprovvista.
-Uh?! Beh… sì- risponde con un mezzo sorriso.
-… un dovere a cui qualsiasi cuoco…-
-Allora è meglio se scegli un menu altrimenti va avanti tutta la sera e, se posso consigliarti…- si tira su dalla sua posa stravaccata e si avvicina a lei fino ad accostare le loro teste per mostrarle qualcosa sul menu -… io prenderei questo- conclude indicando un punto del foglio pieghevole.
-O-okay…- esita quando, sollevando gli occhi, i loro sguardi si incrociano ed eccola arrossire per l’ennesima volta -Allora prendo un dodici Sanji!- dice poi, alzando la voce per farsi sentire.
-Fai due- interviene Trafalgar indicando il numero anche con le dita e tornando a stravaccarsi.
-Cioè vuoi un menu numero due o dici di fare due menu numero dodici?!-
-La seconda-
-Perfetto, e per te principessa?!- chiede a Violet, suadente senza cuoricini né frasi cariadenti.
Aggrotto le sopracciglia.
Che gli prende?!
Violet scruta il foglio con aria critica.  
-Il pane è fatto con farina raffinata?!- domanda, prendendo Sanji alla sprovvista.
-C-come?!-
-Il pane dico… la farina che usate è trattata?! E il sale è quello marino o no?!-
Noto che Law la guarda in modo strano, sembra quasi arrabbiato, mentre Bibi e Nami si muovono a disagio sulle sedie. Questa scena devono averla già vista.
Sanji si riscuote, sorridendole felice e soddisfatto di quanto sta per dirle.
-Puoi stare tranquilla, gli ingredienti sono tutti di ottima qualità! Parola di Sanji Blackleg!- conclude indicandosi con il pollice rivolto verso il petto.
Violet ricambia il sorriso prima di tornare a studiare il menu ancora qualche secondo.
-D’accordo allora… facciamo un numero otto, senza carne e senza pane- conclude chiudendo il foglio pieghevole e guardando Sanji in attesa di una conferma che ha capito le modifiche richieste.
Lui sbatte le palpebre, interdetto.
-Ma così… rimane solo l’insalata…-
-Sì! È un problema?!- chiede Violet sbattendo le lunghe ciglia ed esibendo un’espressione da cucciolo indifeso che, non so perché, ma mi sembra molto poco spontanea.
-No, no figurati! Nessun problema!- dice subito Sanji, muovendo le mani a palmi aperti davanti al viso.
Sorride, ma lo vedo che sta solo cercando di nascondere quanto c’è rimasto male.
E, una volta tanto, mi dispiace per il cuocastro. Mi dispiace perché so quanto per lui sia importante.
Non gliene è mai fregato un accidenti dell’opinione mia o di Law o di Rufy o di nessuno di noi –a parte Robin, ovviamente– sul suo cibo. Ma quando si tratta di suo padre o di una bella donna allora le cose cambiano.
E Violet non solo non gli ha permesso di cucinare per lei ma ha anche messo in dubbio la qualità degli ingredienti che usa, questione su cui Sanji è da sempre maniacale.
Lo guardo rifugiarsi in cucina con la coda tra le gambe, mentre dondolo la sedia sulle gambe posteriori puntellando i piedi a terra, finché la voce della mocciosa non richiama la mia attenzione.
-E per quanto riguarda ballare?! Come siete messi?!- domanda spostando lo sguardo da Law a me e viceversa -cioè… per te ha garantito Violet…- punta il dito indice contro Trafalgar prima di rivolgerlo verso di me -… ma tu… tu come te la cavi?! Non è il caso che vieni a fare qualche lezione?!-
Strabuzzo gli occhi a quelle parole e quasi mi ribalto all’indietro.
Lezioni?! E chi ha mai parlato di lezioni?! Io credevo si trattasse solo di montare uno stupido balletto, impararlo, farlo una volta e fine!
-Non credo proprio- affermo convinto, ritrovando la mia compostezza, con l’intento di mettere subito fine a questa conversazione e a questa folle idea.
Solleva un sopracciglio, scettica.
-Se ti muovi come scegli la biancheria…- lascia la frase in sospeso e subito un vena prende a pulsare sulla mia fronte.
-Guarda che io ho grande padronanza del mio corpo! Pratico il kendo da quando ho sette anni!- le dico, alterato, puntando il pollice contro il mio petto.
 -E questo che c’entra?! Sono due cose completamente diverse!-
-Appunto! Il kendo è mille volte più impegnativo! Non ho intenzione di perdere tempo a fare stupide lezioni per uno stupido balletto! Sono in grado di mettere insieme quattro passi in croce!-
-Quattro passi in croce?!- ripete indignata -È questo che pensi che sia?! Razza di baka dalla testa verde!!! Io non ho nessuna intenzione di fare una figuraccia per causa tua, sono stata chiara?!- si mette a sbraitare, esibendo due file di denti appuntiti.
E, francamente, non avevo dubbi che il suo problema fosse il rischio di fare una figura di merda. Si prende talmente sul serio, è così piena di sé che non mi stupisce affatto.
-E sai a me quanto me ne frega!!! Nemmeno la volevo fare sta cosa!!! E ti ripeto che sono in grado di ballare e se vuoi te lo dimostro anche subito!!!-
Mi aspetto che mi sbraiti addosso qualcosa o che mi tiri un pugno ma invece si calma improvvisamente e torna ad accomodarsi contro lo schienale, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio compiaciuta.
Cosa le prende?!
-E allora vediamo…-
-C-come?!-
-Se sei così sicuro di esserne capace… Fa vedere, su!-
Deglutisco rumorosamente, cercando aiuto con gli occhi, guardando Law, che però ghigna divertito, il bastardo.
Però, anche io, cosa mi aspettavo da lui?!
E soprattutto perché non faccio che cacciarmi in un casino dietro l’altro?! Perché non imparo a stare zitto?!
Porca di quella…
-Andiamo, buzzurro! Fammi vedere quattro passi in croce e prometto che non uscirà più una sola parola dalla mia bocca sul fatto che hai bisogno di prendere lezioni o sulla tua biancheria intima!- cerca ancora di convincermi porgendomi la mano, per suggellare l’accordo con una stretta.
Io guardo la mano, cercando di restare impassibile, ma il mio cervello lavora febbrile.
Vale la pena di ballare, rischiando di mettermi in ridicolo davanti ai due amici più bastardi che si possano immaginare e a tre tizie che conosco appena?!
In fondo non può obbligarmi ad andare a nessuna lezione, basta che io la ignori.
Certo con la voce penetrante che si ritrova…
… quattro passi in croce e prometto che non uscirà più una sola parola dalla mia bocca…
Quattro passi in croce… Solo quattro passi in croce e me la levo di torno.
E che sarà mai?! Non può essere tanto difficile!
Le stringo la mano con sguardo determinato e vedo con la coda dell’occhio Trafalgar che estrae il cellulare e si mette a smanettare.
-Non provare a riprendermi!- ringhio minaccioso, mentre lui continua a guardare lo schermo imperterrito.
-Sto solo cercando una canzone adatta…- si blocca con il dito a mezz’aria -Eccola!- ghigna soddisfatto, prima di toccare lo schermo e alzare il volume del telefonino al massimo.

 

[http://www.youtube.com/watch?v=AymDGLkyaHo]

 

I'm too sexy for my love too sexy for my love
Love's going to leave me

 

Lo guardo in cagnesco, digrignando i denti.
Giuro che questa me la paga!
Parte una piccola intro e io mi alzo lentamente per spostarmi davanti al tavolo, tentando di celare il mio imbarazzo con relativo successo.
Mi schiarisco la gola a disagio mentre comincio a molleggiare un po’ sul posto, cercando di seguire il ritmo. Fin qui, tutto bene.
Mi sciolgo un po’ e faccio dei respiri profondi, scrollando le spalle e cominciando a spostare un po’ i piedi.

 

I'm too sexy for my shirt too sexy for my shirt
So sexy it hurts
And I'm too sexy for Milan too sexy for Milan
New York and Japan

 

Sposto il piede destro un po’ di lato e mi riavvicino con il sinistro prima di fare lo stesso dalla parte opposta. Ad ogni movimento molleggio le spalle, seguendo il ritmo.
Ehi dai! Non vado così male!
Almeno finché non decido di metterci anche le braccia per dare un senso a quello che sto facendo. Ma come comincio ad agitarle un po’ in aria, perdo il controllo sui piedi che si scoordinano e quasi inciampo.
Cazzo!
Non riesco a gestire tutto!

 

And I'm too sexy for your party
Too sexy for your party
No way I'm disco dancing

 

Sollevo lo sguardo e ciò che vedo non mi piace. Violet è allibita, Law ghigna senza ritegno, Bibi è paonazza per me e Nami cerca di trattenere le risate pasticciandosi le labbra con una mano. Ma la cosa peggiore è il cuocastro che esce dalla cucina a ritmo di musica, muovendo il bacino con fluidità, come se neanche fosse carico di piatti da portata.

 

I'm a model you know what I mean
And I do my little turn on the catwalk
Yeah on the catwalk on the catwalk yeah
I do my little turn on the catwalk

 

Si avvicina al tavolo cominciando a posare un piatto dietro l’altro, girando su se stesso e ancheggiando perfettamente a ritmo. Quando arriva da Violet le porge la mano, la tira su e le fa fare un giro ottenendo un sorriso in risposta.
Digrigno i denti al colmo della sopportazione quando, finito di servire le portate, mi guarda sorridente ed entusiasta.
-Ehi Marimo! Alla fine ti sei fatto prendere anche tu eh?!- mi dice senza un velo di scherno nella voce.
Ma cosa pensa che mi sia venuta un’improvvisa e incontenibile voglia di ballare?!
Imbecille!
Ringhiando idrofobo e sottovoce torno verso il tavolo e mi lascio cadere pesantemente sulla sedia. Sono costretto a lanciare uno sguardo di fuoco a Trafalgar per fargli interrompere la canzone, mentre mi porto la mia birra alle labbra.
Bibi di fronte a me, sprofonda nella sedia quasi volesse scivolare sotto il tavolo mentre si annega nella sua bibita e io infosso lo sguardo sul mio hamburger non riuscendo a impedirmi di lanciare un’occhiata a Nami.
Anche lei sembra molto concentrata sulla sua cena ma non riesce a mantenere le labbra dritte e, nonostante i suo sforzi, gli angoli della bocca continuano a piegarsi verso l’alto.
Grugnisco nel mio bicchiere, soffiando un po’ di schiuma sul tavolo e sto per avventarmi sul panino che la mocciosa si schiarisce la gola, facendomi voltare il viso verso di lei.
-Giovedì dalle otto alle nove e mezza… Mi raccomando, sii puntuale…-
Questo mese, sarà il più lungo della mia vita!

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! Allora, come sta andando?
Questo è il primo capitolo song-fic ma da ora in poi aumenteranno, inevitabilmente!
La canzone è ”I’m too sexy” di Right Said Fred.
Chi ha letto e ricorda la fic “Ivanchan’s boy” della mitica Zomi avrà notato una somiglianza in questo capitolo. Ne approfitto per ringraziarla per avermi dato l’okay a pubblicare il capitolo. Sei e resti il mio idolo!
Grazie a tutti coloro che perseverano nel seguirmi!
A presto.
Piper.



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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Violet certo che potevi dirmelo!- esclama Bibi, contrariata, chiudendo la portiera posteriore con un gesto deciso e sedendosi  al centro per poter parlare meglio con me e Violet mentre torniamo a casa.
-Bibi pensavo che lo sapessi, davvero! Mi dispiace!- le dice, sfoderando i suoi tono ed espressione collaudati per tirarsi fuori dalle situazioni spinose.
Lancio un’occhiata nello specchietto retrovisore. Bibi è appoggiata al sedile con le braccia incrociate e guarda Violet di sottecchi, alterata. Mi mordo un labbro cercando di non sorridere, sapendo già che non durerà molto. È fisiologicamente incapace di restare arrabbiata.
Infatti la sento produrre un suono a metà tra uno sbuffo e un sospiro e, mentre rallento a uno stop, ne approfitto per sbirciare di nuovo, beccandola che si stringe nelle spalle segno inequivocabile che la questione è chiusa.
-Ma tu piuttosto!- mi dice Violet, divertita, girando un po’ il busto per guardarmi meglio -Che razza di coincidenza!-
Io sbuffo tutto il mio fastidio, soffiando via qualche ciocca della frangetta che richiede un’urgente regolata.
-Se ti riferisci al fatto che in una città con circa 80.000 abitanti mi ritrovo a dover dare lezioni di danza a quel baka buzzurro dal cranio verde che mi ha fatto fare una delle peggiori figure di merda della mia vita, allora sappi che non è una coincidenza, bensì un incubo!-
-Nessuno ti ha costretto a farlo, hai insistito tu!- mi fa notare alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
È impressionante quanto assomigli a Law quando lo fa!
Ed essendo sua degna cugina, so cosa sta insinuando.
-Cosa vorresti dire?!- le domando, giusto per essere sicura.
-Beh… non è niente male…- afferma tornando a guardare la strada e, sicuramente, rievocando l’immagine di Zoro nella mente -…io un pensiero ce lo farei…- conclude con l’espressione di una che sta per avventarsi su un tortino al cioccolato. O, considerato che parliamo di Violet, forse su un cespo di lattuga. Che, a ben guardare, è anche un’immagine evocativa e metaforica della situazione.
-Però con Zoro ci ballo io eh!- afferma Bibi risvegliandomi dalle mie assurde considerazioni.
Subito le lancio un’occhiata sorpresa nello specchietto mentre Violet si gira proprio a guardarla, abbastanza allibita.
-Che c’è?!- domanda, sollevando le sopracciglia.
C’è che non è da lei imporsi in modo così diretto, ecco che c’è!
-Io non ci ballo con gli altri due, uno mi mette in soggezione e l'altro... beh sanguina!- si giustifica sulla difensiva.
Violet si riprende dal momentaneo stupore, commentando l’uscita di Bibi.
-Oh beh, fate come volete tanto io ballo con mio cug…-
-Eh no mia cara!- la blocco subito lanciandole una rapida occhiata e staccando un attimo la mano dal volante per puntarle contro il dito indice –Tu balli con Sanji!- le dico, irremovibile.
Mi fissa, scioccata dalla mia affermazione.
-Cosa?! E perché mai dovrei…-
-Perché…- la interrompo di nuovo -… tu sembri essere l’unica con cui quel deficiente riesce a mantenere un po’ di contegno! Non vorrai mica che si metta a fare il vortice di cuoricini durante l’esibizione!-
Le lancio uno sguardo con la coda dell’occhio e la trovo a fissarsi le mani posate in grembo, rabbuiata.
Capisco subito il perché di tale reazione e, anche se so che è una questione delicata, decido di affrontarla senza tanti preamboli. Non è nella mia indole girare intorno alle cose, senza contare che noi siamo le uniche con cui affronta il problema o, per lo meno, non lo nega sfacciatamente. -Guarda che è solo colpa tua, stavolta hai proprio esagerato!-
-Cosa?! Ma se non ho fatto niente! Gli ho solo posto delle domande sugli ingredienti!-
-E lui ti ha assicurato che erano tutti di qualità!- persevero nel farle notare il suo comportamento poco cortese nei confronti del cuoco.
-In effetti sembra esserci rimasto molto male…- fa notare Bibi, senza malizia naturalmente.
-La cucina macrobiotica non si basa solo su ingredienti di buona qualità!- si difende, sfoderando la sua miglior argomentazione.
Che con noi non attacca.
Sappiamo benissimo che dire che mangia macrobiotico è solo una scusa per giustificarsi quando si esce a cena. Il suo è sacro terrore di ingrassare. È sempre stata fissata con la linea, tanto che sono anni che non tocca un dolce, ma, negli ultimi due mesi, la situazione è diventata allarmante. Prima almeno qualche strappo alla regola se lo concedeva, per quanto sporadico. Senza contare che, così facendo, non mangia in modo sano. Anzi.
E non le fa bene nemmeno alla testa. L’abbiamo vista chiaramente, io e Bibi, lanciare occhiate fameliche alle nostre patatine mentre fingeva di essere sazia con l’insalata. 
-Eddai Violet! A chi vuoi darla a bere?! Lo sai benissimo qual è il problema, altro che cucina macrobiotica! Potevi scartare il pane se proprio volevi! Di sicuro un po’ di carne non ti avrebbe fatto male!- continuo imperterrita la mia ramanzina, manco fossi sua madre.
Sospira, abbandonandosi contro lo schienale e tirando finalmente giù la maschera.
-Oggi ho mangiato un cioccolatino- ammette, prima di perdersi a guardare la strada senza vederla, con occhi malinconici.
Io e Bibi ci scambiamo uno sguardo preoccupato nello specchietto, mentre accosto per lasciarla a casa sua.
Inutile girarci intorno, lo sappiamo che qualcosa non va.
Spengo la macchina, lasciando le chiavi nel quadrante e mi giro a fronteggiarla, le mani appoggiate al volante. 
-Allora, Violet… che succede?!- le chiedo senza preamboli.
Lei mi guarda senza capire.
-Che intendi?!- chiede con un falso sorriso.
-Lo sai cosa intendo! Quando fai così, quando mangi meno del solito o non mangi, vuol dire che c’è sotto qualcosa! Sputa il rospo!-
So di essere dura, ma lo faccio per lei. È il mio modo di farla reagire, è il mio modo di volerle bene.
Ma questa volta non funziona. Non cala la maschera, non diventa seria arrendendosi e confessandoci cosa la turba. Non si sfoga con noi, le sue migliori amiche.
No, continua a sorridere, imperterrita, e nella mia mente si insinua il dubbio che forse davvero stavolta non abbiamo nulla di cui preoccuparci.
Il volto è tirato, certo, ma non più del mio o di quello di Bibi e non c’è nemmeno da stupirsi. È stato un anno pesante, prima coi lavori di restauro alla scuola e ora con lo spettacolo di inaugurazione. Senza contare i corsi di danza che abbiamo continuato a tenere, prima alla palestra dove ci siamo sempre appoggiate e poi alla scuola, una volta divenuta agibile.
In fondo, non potrebbe essere semplicemente stanca?!
La scruto preoccupata.
Ma allora perché non mangia?!
La spiegazione non tarda ad arrivare e, nonostante non la condivida, mi fa tirare un sospiro di sollievo.
-Voglio solo essere in linea per lo spettacolo! Lo sai che faccio così, poi mi rimetto a mangiare come si deve! Per favore, Nami…-
La fisso per un attimo, arrendendomi all’evidenza che stavolta sono io ad avere preso un granchio.
Incrocio gli occhi di Bibi che sorride, facendo un piccolo cenno con la testa, quasi mi stesse dando il permesso di crederle e rilassarmi.
-Va bene!- mi arrendo alla fine, aprendomi in un sorriso.
Come vede la mia reazione, anche Violet si rilassa. Si sporge ad abbracciare prima me e poi Bibi e io mi sento come se mi avessero liberato da un macigno che mi pesava sullo stomaco.
Bibi e Violet sono le mie più care amiche, sono delle sorelle per me.
Il bene che voglio loro non si può spiegare a parole. E non sopporto l’idea che possano stare male per qualcosa o qualcuno.
Violet si separa da Bibi e torna a guardarmi ancora un attimo, alla ricerca di una conferma che ho capito ed è tutto a posto e stavolta tocca a me annuire.
-Allora buonanotte!- ci saluta, anche lei visibilmente sollevata per essere riuscita a spiegare le sue ragioni.
-Buonanotte!- rispondiamo all’unisono mentre apre la portiera e scende.
Richiude con un colpo secco e ci lancia un bacio da dietro il vetro mentre io giro le chiavi nel quadrante e rimetto in moto.
Faccio manovra, mentre Bibi passa dal sedile posteriore a quello anteriore con agilità, e imbocco di nuovo la strada per andare all’appartamento che condividiamo da sei anni, vale a dire da quando abbiamo ottenuto l’abilitazione ad insegnare e abbiamo quindi uno stipendio fisso.
Stiamo in silenzio per un po’, io concentrata sulla guida nonostante conosca la strada a memoria e Bibi persa nei suoi pensieri, gli occhi puntati fuori dal finestrino.
-Ha ragione, sai?!- mi dice dopo qualche minuto, voltandosi a guardarmi.
-A cosa ti riferisci?!- domando senza girarmi.
-Al fatto che non eri obbligata! Era proprio necessario costringerlo a venire a lezione?!-
-Gli serve, Bibi! Lo sai come la penso al riguardo no?!- le dico, concedendomi di lanciarle un’occhiata.
Lei annuisce e il discorso è chiuso lì.
Svolto a destra e ci ritroviamo sulla via che porta a casa nostra, costeggiata da un tratto di strada sterrata.
-Sai comunque mi ha proprio stupito che tu abbia accettato di fare questa cosa!- spezza nuovamente il silenzio Bibi.
-E perché?- chiedo con una scrollata di spalle -Tanto ormai una coreografia in più o una in meno…-
-Si no, intendo, che tu abbia accettato di farlo gratis e per giun…-
Giro tutto il volante a destra, pestando il piede sul freno, inchiodando con una sgommata sul ciglio della strada per evitare un tamponamento.
Mi volto verso di lei, furibonda.
-Gratis?!?!?!-
Sgrana gli occhi, spaventata più dalla mia manovra improvvisa che da me.
-Nami!!! Ma sei impazzita?!-
-Chi ha mai parlato di farlo gratis?!?!-
-Credevo che Violet te l’avesse detto!- dice stringendosi nelle spalle –Ha detto che voleva fare un favore a Trafalgar, sai essendo parenti…-
-Benissimo ma è suo parente, mica mio! Io la mia parte la voglio!!!-
Soffio dal naso come un mantice, furente.
Accidenti! 
-Quando becco Violet io… io…- dico stringendo le mani come se ce l’avessi davanti e volessi strozzarla.
Restiamo così per un po’, con Bibi che fissa alternativamente il cruscotto e il tettuccio della macchina, in attesa che io rimetta in moto, aprendo di tanto in tanto la bocca senza però riuscire a trovare niente da dire.
-Nami?!- mi chiama a un certo punto.
-Che c’è?!- rispondo, alterata.
-Che ne dici se andiamo a casa e ci facciamo delle crepes alla nutella?!- mi propone, ghignando.
La guardo per un attimo interdetta.
Poi decido che non vale la pena arrabbiarsi così. Domani telefono a Sanji e gli spiego la situazione, sono sicura che non avrà nulla da ridire e io avrò i soldi che mi spettano alla fine di questa assurda faccenda. Nel frattempo devo ammettere che ho una gran voglia di nutella, così sorrido in segno di approvazione all’idea della mia amica.
-Perché no?!- commento, facendola sorridere di sollievo prima di riaccendere il motore e rientrare in carreggiata, diretta verso casa.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Angolo delle precisazioni:

Franky è da immaginare nella sua versione adolescente.

 

 

 

 

Grugnisco, guardando l’orologio.
Tutta colpa di quel pagliaccio impomatato con le sopracciglia a ricciolo!
È mai possibile che debba comportarsi così?! Manco fosse nostra madre!
Entro nell’atrio della scuola, ancora in fase di sistemazione. Sul parquet è stesa una di quelle pellicole trasparenti protettive e ci sono svariati pennelli e latte di vernice ammassate in un angolo. Do uno sguardo intorno e noto più di un punto sul muro che necessita di una stuccata prima dell’imbiancatura.
Sembra che abbiano iniziato i lavori l’altro ieri e la cosa mi stupisce non poco, dato che da quanto mi ha detto Law, è quasi un anno che sono in ballo.
Mi verrebbe quasi voglia di fare qualcosina nell’attesa, giusto per tenermi impegnato, ma non sono poi così in anticipo.
Anzi non lo sarei affatto se quell’idiota biondo non mi avesse spedito fuori di casa a suon di calci un’ora prima del necessario, dicendo che altrimenti sarei arrivato in ritardo.
Tutte stronzate!
Sì è vero, ci ho messo più del previsto, ma è tutta colpa del navigatore di Trafalgar.
Io seguivo le istruzioni alla lettere e quell’aggeggio infernale continuava a dire che avevo sbagliato strada e a ricalcolare il tragitto!
E adesso devo aspettare più mezz’ora! A fare che?! Girarmi i pollici?!?!
Sospiro.
Inutile innervosirsi così, ne approfitterò per fare un po’ di meditazione.
Mi avvio lungo il corridoio che porta agli spogliatoi e alle sale, stando a quanto dicono i fogli di carta appesi qui all’ingresso.
All’inizio del corridoio c’è una porta chiusa su cui campeggia la scritta “ufficio” e di fronte delle macchinette che vendono bibite calde e fredde e snack di vario tipo.
Proseguo lungo il mio tragitto notando che, man mano che ci si avvicina alle sale, la situazione lavori migliora nettamente e a vista d’occhio.
All’altezza degli spogliatoi i lavori sono conclusi, i muri imbiancati, le porte lucidate. Devono avere dato precedenza a quest’ala della scuola per poi rallentare in vista dello spettacolo.
Proseguo oltre le due porte, notando un chiacchiericcio e delle risate fuoriuscire sia da quello maschile che da quello femminile. Sono venuto già vestito per la lezione, indossando direttamente a casa i miei inseparabili pantaloni neri da palestra e la mia canotta blu elettrico senza maniche. Al braccio destro ho la mia bandana, che tengo sempre con me per stringermela in testa se comincio a sudare molto. L’ho messa più per abitudine, dubito che una lezioncina di danza possa ridurmi in chissà quale stato.
A metà tra le porte degli spogliatoi e le sale c’è una finestra lasciata aperta per far girare un po’ l’aria e rinfrescare, visto il caldo estivo che qui a Raftel è arrivato, come sempre, con un po’ di anticipo.
Mi soffermo a prendere una boccata d’aria e solo allora mi accorgo di un sottofondo musicale, misto a battiti di mani, rumori strusciati, tonfi e voci che si alzano a sovrastare la musica.
Aggrotto le sopracciglia.
Sembra che ci sia una guerra in atto.
Mi avvicino, la musica che aumenta sempre più senza però investire il corridoio, e raggiungo l’area in cui si aprono le tre sale dove Nami, Bibi e Violet fanno lezione.
La sala turchese si trova alla mia sinistra, come anche la sala pesca, poco più avanti mentre a destra si trova la sala viola.
Le porte sono aperte e dalle tre stanze fuoriescono musiche totalmente diverse che, tuttavia, non si mischiano cacofonicamente.
Basta avvicinarsi di più ad una porta o all’altra per venire completamente assorbiti da quella o da questa melodia. Devono avere un’acustica tutta particolare.
Passando davanti alla porta lancio un’occhiata all’interno della sala viola senza però soffermarmi a guardare. Vedo Violet seduta vicino a uno stereo, in un angolo della stanza, con pantaloni comodi e canottiera e i capelli raccolti in uno chignon un po’ spettinato.
A gambe accavallate e braccia conserte, guarda tre ragazze coi capelli rosa che si muovono con movimenti fluidi per la stanza a ritmo con una musica che mi mette addosso una strana inquietudine.
Noto che poco più avanti, di fronte alla sala pesca, ci sono delle sedie, probabilmente per chi attende la fine delle lezioni precedenti alla propria, ma preferisco stare un po’ in piedi.
Mi muovo un po’ lungo il corridoio, guardandomi intorno e una bacheca di sughero appesa al muro tra la sala turchese e quella pesca attira la mia attenzione. Infossando le mani nelle tasche mi avvicino, incuriosito, ed esamino il foglio appeso con una puntina colorata. È una griglia con strani nomi, come “gruppo modern”, “Kaya”, “Techno-classic”, e orari, sovrastata da una scritta tutta in maiuscolo: “ORARI PROVE WEEKEND”.
Aggrotto le sopracciglia nel notare che le prove sono previste per tutto il giorno sia sabato sia domenica.
Francamente mi sembrano un po' esagerate.
Sono ancora intento a scrutare la griglia quando una voce si alza improvvisamente da dentro la sala turchese.
-SIETE IN ANTICIPO!!!-
Sobbalzo e non posso contenere lo stupore nel rendermi conto che è la voce di Bibi.
-SULL’ULTIMO OTTO ARRIVATE SEMPRE IN ANTICIPO DI MEZZA BATTUTA!!!-
Porco Roger, se urla!
Si capisce dal tono che lo fa solo per sovrastare la musica e non è arrabbiata ma sono comunque sorpreso. Dopo averla vista così timida, pronta ad arrossire per ogni minima cosa, proprio non me l’aspettavo un tono così autoritario.
La musica che fuoriesce dalla sala turchese scema fino a fermarsi, e ora sento solo la voce di Bibi che, abbassandosi di qualche ottava, continua a dare direttive.
-Se sbagliate e a prendere la battuta poi le pirouettes le sbagliate tutte! Dovete contare!- una piccola pausa di silenzio -Adesso facciamo una serie di fouettes e poi chi vuole resta a vedere Kaya e gli atri possono andare! Dimmi Keimie!-
-Io e Kaku dovremmo andare da Nami, ha chiesto se potevamo provare con lei verso fine lezione…- interviene una voce squillante.
-Giusto! Hai ragione!- risponde Bibi e riesco senza difficoltà a immaginarla sorridere mentre lo dice -Andate pure!-
Sento dei passi avvicinarsi alla porta e dalla sala escono una ragazza coi capelli verdi tagliati a caschetto seguita da un ragazzo poco più alto di lei, con un naso che farebbe concorrenza a quello di Usop.
Ma come fa a ballare con un naso così?! Non rischia di accecare qualcuno?!
Mi salutano con un cenno del capo, un po’ a corto di fiato e visibilmente sudati.
Hanno l’aria piuttosto spompa e ammetto che la cosa mi colpisce.
Sembra che abbiano appena corso una maratona.
Sarà colpa del caldo, sicuramente.
Torno a concentrarmi sulla bacheca senza avere niente di meglio da fare, mentre la musica classica riprende all’interno della sala.
Hanno un calendario piuttosto serrato, quanti balletti devono provare?!
Provo a calcolare rapidamente il numero delle coreografie ma è praticamente impossibile, non sapendo quanti balletti fa ciascun gruppo.
Sono così assorto nelle mie considerazioni che non mi accorgo di una presenza alle mie spalle finché una voce un po’ infantile non mi perfora i timpani.
-E tu chi sei?!-
Mi giro, trovandomi di fronte  due ragazze dai capelli rosa, anche loro vestite comode, con degli strani pantaloni a righe bianche e nere molto aderenti e maglietta annodata per lasciare scoperta la pancia.
Una, con degli assurdi codini lunghi ai lati della testa e occhi enormi truccati in stile gotico, avrà diciotto anni o giù di lì e mi fissa con il capo piegato di lato e le mani sui fianchi, curiosa.
-Sei carino!- afferma dopo avermi squadrato qualche istante.
Io rimango impassibile, come sempre, almeno fino a quando non noto lo sguardo viola e famelico dell’altra, sicuramente più grande anche se più giovane di me, sottolineato da un piercing sotto l’occhio destro.
Sollevo un sopracciglio, sostenendo il suo sguardo.
Ma che vuole?!
Mi fissa come se fossi, che so, una fetta di pizza!
-Altro che carino!- considera, annuendo soddisfatta e indugiando sul cavallo dei miei pantaloni -E scommetto che è anche dotato!- ammicca nella mia direzione e io sgrano gli occhi, inorridendo.
Sono finito in una scuola di pervertite! È il posto per Sanji questo!
Restiamo a fissarci qualche secondo, io pensando febbrilmente a un modo per uscire da questa situazione e loro mangiandomi con gli occhi, finché piercing-sotto-l’occhio decide di prendere l’iniziativa.
-Lascia stare, Perona, tanto è troppo grande per te!- dice alla compagna con un gesto della mano, che sembra quasi invitarla ad andarsene, e si avvicina ancheggiando.
Oh porca miseria!
Cazzo!
Indietreggio istintivamente ma trovo il muro a bloccarmi e la rosa non perde tempo a piazzarsi davanti a me accarezzandomi il petto a palmo aperto scendendo pericolosamente verso il cavallo.
-Che ne dici se andiamo a farci un giretto in spogliatoio, mmh?!- mi domanda, con sguardo malizioso.
Io deglutisco a vuoto, fissandola in preda al panico.
Magnifico! Sono qui da venti minuti sì e no e sono riuscito a farmi molestare da una ballerina arrapata!
Davvero non male come inizio!
L’ho detto, io, che questo è il paradiso di Sanji!
-Ecco… veramente… io dovrei… dovrei…-
Un rumore crescente in intensità attira la nostra attenzione ed entrambi ci voltiamo verso gli spogliatoi. Dalle porte aperte sta uscendo un gruppetto di ragazzi e ragazze che avranno l’età della tipa che l’allupata qui ha chiamato Perona.
Approfitto della distrazione momentanea della molestatrice per sottrarmi alle sue avance e mi sposto rapido, allontanandomi da lei.
-Ciao Perona!- esclama uno dei ragazzi del gruppo in avvicinamento.
-Ciao Sabo!- risponde entusiasta la ragazza coi codini, arrossendo vistosamente.
Sabo arriva più vicino, seguito dai compagni, saluta anche l’altra ragazza chiamandola Bonnei e ottenendo solo un cenno in risposta per poi tornare a focalizzarsi su Perona che, nel frattempo, s’è persa a fissarlo, addossandosi al muro e mordendosi un labbro.
Questo posto è un concentrato di ormoni in tempesta.
Incrocio le braccia al petto mentre studio i nuovi arrivati. Un’altra ragazza coi capelli rosa, come i pantaloni della tuta che indossa abbinati a un top giallo, una castana e un’altra ancora coi capelli di una strana sfumatura viola, un ragazzo coi capelli azzurri a spazzola, impegnato a spiegare qualcosa a uno dei suoi compagni, che lo ascolta con interesse, il quale esibisce capelli e occhi nocciola e ha il naso sporco di blu sulla punta.  E infine Sabo, capelli corti biondi, sorriso da playboy nonostante un canino mancante, pantaloni comodi azzurri e maglietta blu, che ha posato un avambraccio contro il muro accanto al viso di Perona ed è piegato su di lei, intento a ipnotizzarla.
-Non provate con Nami?!- le sta chiedendo.
-Stavamo giusto andando ora in sala…- dice indicando con un pollice un punto imprecisato del corridoio, incapace di staccare lo sguardo da lui.
-Beh allora sono fortunato, faccio in tempo a vederti provare…- mormora suadente facendola ridere a metà tra il compiaciuto e l’imbarazzato.
-Oh Sabo, ma che dici?! Horo, horo, horo!!!-
Ma che razza di risata è?!
-Ti fermi a lezione dopo?- le domanda, come se ci potessero essere dubbi sulla risposta.
Potrebbe anche farle ballare la macarena su un piede solo in mezzo a una piazza piena di gente, a quanto vedo.
Infatti Perona annuisce, rischiando di farsi sanguinare il labbro e Sabo le accarezza una guancia con il dito, sorridendo e dandomi l’impressione di essere sinceramente felice, prima di sollevare lo sguardo e accorgersi di me.
-Ehi ciao! Sei nuovo?!-
Io sollevo un sopracciglio, emettendo un grugnito che dovrebbe essere una risposta affermativa.
-Beh io sono Sabo!- mi dice, dopo aver atteso qualche secondo senza ricevere risposta e avere scambiato uno sguardo con Perona che si è stretta nelle spalle.
Mi tende una mano e io faccio per afferrarla ma il tizio dai capelli azzurri mi si para davanti con eccessivo entusiasmo.
-Ehi fratello!!! Un nuovo ballerino?! Suuuper!!!- esclama mettendosi in un’assurda posa a braccia alzate e unite e busto piegato di lato.
-Non ti preoccupare, se hai bisogno di qualche consiglio ci sono io qui! E comunque ricorda, che sta tutto nel movimento del bacino, fratello!!!- aggiunge, mettendosi ad ancheggiare come un ossesso -Dai Aysa, Koala! Fategli vedere come si fa!!!-
-Franky, ti prego…-
-Ciao Violet! Guarda che settimana prossima ci sono a lezione!- dice la nuova arrivata dai capelli rosa, davanti alla porta della sala viola.
-Va bene Shirahoshi non preoccuparti!- la rassicura la voce di Violet.
-Perona, Shirahoshi, dai che Nami ci aspetta!- interviene Bonnei, ancora visibilmente scocciata per l’interruzione.
Le ragazze si avviano, seguite da Franky, Aysa, Koala e il terzo ragazzo, mentre Sabo resta indietro per concludere le presentazioni.
-Dicevo, io sono Sabo!- mi tende di nuovo la mano sorridendo.
Mi piace, questo ragazzo, ha l’aria di essere un leader naturale ma non è né strafottente né arrogante.
-Zoro- rispondo, stringendogliela e concedendomi un ghigno.
-Beh andiamo a vedere le prove che dici?! Tanto dopo abbiamo lezione!- mi propone avviandosi.
Lo seguo, tanto non ho altro da far…
Aspetta un secondo!
Ha detto lezione?!
Cioè quindi sono loro che hanno lezione nel mio stesso orario?!
Quindi si suppone che io faccia lezione coi marmocchi?!?!
Stavolta Nami ha esagerato!
Devo solo imparare a muovermi a ritmo di musica dannazione, davvero pensa che io abbia bisogno di fare lezione coi diciassettenni?!
Cerco di trattenermi dal ringhiare, mentre continuo a seguire Sabo lungo il corridoio, meccanicamente.

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Ciao ragazzi!!!
Allora, veloce comunicazione di servizio: oggi doppio aggiornamento, settimana prossima sono in vacanza senza possibilità di pubblicare. I’m sorry! Ci risentiamo nel pomeriggio!
 
Pirouette:  Il termine pirouette designa un particolare tipo di passo nel quale il ballerino gira sul proprio asse sostenendosi su di una sola gamba, con l’altra piegata in retirè (gamba sollevata e piegata all’altezza della coscia della gamba di terra). La pirouette si può eseguire sulla mezza punta o sulla punta e può partire dalla seconda, dalla quarta o dalla quinta posizione, girando en dehors (“in fuori” ovvero nella stessa direzione  della gamba piegata) o en dedans (“in dentro” ovvero nella direzione opposta rispetto alla gamba piegata) http://www.youtube.com/watch?v=ATu8QKPBzFU

Fouettes: http://www.youtube.com/watch?v=EixtGKNP6ok

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Mi fermo, notando un repentino cambiamento di luce ma senza capire dove mi trovo finché una voce non mi fa sollevare la testa.
-Ehi! Non ti sei perso allora?!-
Alzo gli occhi e mi trovo a fissare l’interno di una stanza quadrata dalle pareti arancio chiaro, con tre lati percorse da sbarre di legno assicurate al muro ad altezza uomo e una parete interamente coperta da tre enormi specchi. Al centro un marasma confuso di gente, una dozzina o poco più di persone in piedi che respirano sbuffando, sudate e visibilmente stanche più i miei presunti compagni di corso seduti in fila sul parquet, sotto le sbarre, lungo il lato opposto alla porta. L’aria qui dentro è quella tipica appiccicaticcia di un ambiente dove è stata appena fatta un’intensa attività fisica e le finestre che, occupano tre quarti della stanza, sono tutte spalancate per far girare l’aria come anche una porta di quelle antipanico, ma interamente di metallo ridipinto di arancione, che da su un piccolo patio esterno, nell’angolo diametralmente opposto a dove mi trovo io in questo momento. Lì accanto ci sono uno stereo con due casse, una delle quali fa da appoggio per un piatto pieno di caramelle, uno sgabello e una cassettina di legno dai bordi bassi con dentro una strana polvere ocra.
Aggrotto le sopracciglia con fare interrogativo all’affermazione di Nami che, per tutta risposta, si stringe nelle spalle.
-Sanji ha detto che rischiavi di non arrivare causa smarrimento!- mi dice e io decido che non mi importa di dover mangiare cibo in scatola e take away per il resto dei miei giorni. Il cuoco è un uomo morto.
Grugnendo raggiungo Sabo, seduto insieme a tutti gli altri, e mi lascio cadere pesantemente tra lui e il ragazzo di cui ancora non conosco il nome.
Lo fisso un attimo di sottecchi e non riesco  a trattenermi.
-Ehi, lo sai che hai il naso sporco?!-                                                   
Lui si gira a guardarmi con i suoi occhioni che lo fanno sembrare sicuramente più piccolo di quello che è di almeno un paio d’anni e, dopo un istante, si strofina la punta del naso.
-Cosa?! Questo?! No, no è una voglia color mirtillo, ce l’ho dalla nascita!- afferma.
-Oh!- reagisco un po’ imbarazzato, consapevole di aver fatto una gaffe.
-Non preoccuparti!- mi rassicura subito lui agitando le mani davanti al viso -Anzi, sei stato gentile a farmelo notare se pensavi fosse una macchia! E poi ci sono abituato, pensa che Franky mi chiama “fratello naso blu”!-
Io mi lascio sfuggire uno sbuffo di risata, ghignando sghembo.
-Beh non è così male!-
-Dici?!- chiede lui sollevando entrambe le sopracciglia, poco convinto.
-Il mio migliore amico mi chiama “testa d’alga”!- gli dico lanciandogli uno sguardo eloquente.
Lui sorride, illuminandosi e trasmettendomi una piacevole sensazione di calore.
-Io sono Zoro comunque!- gli tendo la mano.
-Chopper! Piacere!-
Torno a concentrarmi sul resto dei ballerini presenti.
La ragazza che è uscita prima dalla lezione di Bibi sta chiacchierando con il nasone, un’altra coi capelli verdi ma più lunghi e una biondina,  le tre ragazze rosa si stanno infilando delle gonne svolazzanti da quattro soldi, identiche a quelle che le altre ballerine indossano già, e un tizio con dei capelli stranissimi che sembrano un ciuffo d’ananas ride e scherza con una ragazza dai capelli violetti e una mora con tratti pellerossa. Questi sono tutti sicuramente sopra i vent’anni, a parte Perona e Shirahoshi. Qualcuno forse ha anche la mia età.
Tipo il tizio con maglietta gialla e calzoni blu, coi capelli neri un po’ lunghi e il viso spruzzato di lentiggini con cui sembra che Nami, immancabile coda di cavallo, mani sui fianchi e sguardo concentrato, si stia consultando.
-Okay- mormora alla fine  girandosi verso i ballerini -Ragazzi!- li richiama, autoritaria ma non severa e tutti subito si zittiscono dandole la loro completa attenzione -Adesso proviamo un passaggio che non mi convince… Rebecca?!- domanda a Perona.
-Doveva parlare con Violet!-
-Okay, tanto lei sa cosa deve fare… Allora, gli accenti alla fine del primo ritornello, le tre coppie dovrebbe fare il rond in aria con entrambe le gambe giusto?!- chiede conferma un paio di ballerine annuiscono -Però rimane troppo piatto perciò volevo provare così: Monet, Marco, Caimie e Kaku voi fate il rond. Invece tu Margaret fai come Nojiko e Laki, jeté en tournant verso il punto due e poi rond alto della gamba sul secondo accento verso il punto sei.- la biondina annuisce -Ace mi fa un salto alla seconda fronte al pubblico…- prosegue posando una mano sulla spalla del moro e ricevendo un cenno di conferma -… Perona, Bonnei, Rebecca e Shirahoshi tallevé en tournant alla seconda. Tutto chiaro?!-
Tutto chiaro?! Ma scherza?!
Che razza di lingua era quella?! Cos’ha detto?!
Non ci ho capito niente e mi ritrovo a sgranare gli occhi incredulo quando vedo tutti quanti annuire.
-Nami scusa!- la chiama Kaku -Io non riesco a far fare il rond in aria a Caimie…-
-Fammi vedere!- chiede Nami posando le mani sui fianchi.
Kaku si posiziona dietro Caimie, le gambe leggermente piegate e fa per sollevarla mentre lei slancia una gamba verso l’alto ma non riescono a completare il passo, Caimie si sbilancia e Kaku la recupera prima che cada.
-Okay… è perché devi posizionare le mani più giù proprio sulle cosce… Ace facciamogli vedere!- dice, rivolta al moro, senza ottenere risposta.
-Ace?!- lo richiama poi girandosi verso di lui.
Tutti in sala ridacchiano e io mi sporgo un po’ per vedere meglio e rimango senza parole. Il tizio è in piedi ma il capo è abbandonato sul petto che si alza e si abbassa in un movimento regolare.
Sta… dormendo?!
Dopo un attimo di stupore mi metto a ghignare, mentre mi appoggio alla parete portando le mani intrecciate dietro la nuca.
A quanto pare almeno una cosa in comune ce l’abbiamo, forse dopotutto questo sport non è così male.
Nami resta un attimo interdetta prima di mandare gli occhi al cielo. Si avvicina e gli tira un orecchio per svegliarlo.
-Eh?! Cosa?! Che succede?!-
-Mi aiuti a far vedere il rond in aria a Kaku?!-
-Certo Raggio di Sole!- risponde sorridendole.
Prepara le mani coi palmi verso l’alto e Nami si posiziona quasi come se dovesse sedercisi sopra. Ace l’afferra saldamente per le cosce e la solleva mentre lei slancia prima la gamba destra e poi la sinistra disegnando un arco in aria con entrambi gli arti. Il movimento è pulito e perfetto e sembra che nessuno dei due abbia fatto il minimo sforzo.
-Visto?!- domanda Nami e Kaku annuisce convinto -Bene dai, allora proviamo!- dice battendo le mani -dall’ultimo otto del ritornello- dice spostandosi vero lo stereo mentre tutti si mettono in posizione.
Davanti a tutti le tre coppie, Kaku e Caimie a destra, Margaret e Ace al centro e ciuffo d’ananas e Monet, se non sbaglio, a sinistra. Nello spazio lasciato libero dalle coppie si posizionano, un paio di passi indietro, la mora e la violetta, non so chi sia Laki e chi Nojiko, e infine in ultima fila Perona Bonnei e Shirahoshi.
Nami fa partire la musica.

 

[http://www.youtube.com/watch?v=-je037rJWHI dal minuto 0:52]*

 

… was built for two

Only worth living if somebody

Is loving you

Oh baby now you do

 

Partono quelli che Nami ha chiamato accenti e i ragazzi eseguono dei movimenti tutti diversi l’uno dall’altro ma che, nell’insieme, risultano incredibilmente armonici. Poi un momento di confusione vari cambi, le ragazze si organizzano qua e là in piccoli gruppi, lasciando il palco ai tre uomini che ballano senza mai perdere il sorriso.

 

Singing in the old bars

Swinging with the old stars

Living for the fame

Kissing in the blue dark

Playing pool and wild darts

Video games

 

Hanno una perfetta padronanza del corpo, si muovono con fluidità e non smettono di sorridere un secondo. Mio malgrado, avverto un po’ di preoccupazione attanagliarmi se penso che dovrò fare più o meno la stessa cosa tra sei settimane e cantando, per giunta.  Ancora uno scambio e gli uomini si spostano verso le loro rispettive ragazze, mentre il resto del gruppo continua a ballare tornando nelle posizioni iniziali ma occupando la prima e seconda fila

 

I hold you in my big arms

Drunk and I am seeing stars

This is all I think of

Watching all our friends fall

In and out of Old Paul's

This is my idea of fun

Playing video games

 

Kaku, Ace e Marco fanno volteggiare le loro ballerine come se non pesassero niente per tutta la strofa per poi separarsi e unirsi al resto del gruppo, tutti pronti per un nuovo ritornello.

 

It's you, it's you, it's all for you

Everything I do

I tell you all the time

Heaven is a place on earth with you

Tell me all the things you want to do

I heard that you like the bad girls

Honey, is that true?

 

Si muovono tutti come una cosa sola, sono sinceramente impressionato. Non sbagliano un passo e sono così a ritmo e convinti di ciò che fanno che quasi quasi viene voglia di ballare anche a me.

 

It's better than I ever even knew

They say that the world was built for two

Only worth living if somebody is loving you

Baby now you do

Now you do

Now you do

 

Rompono lo schema mentre la canzone volge al termine e Caimie si sposta al centro della sala prendendo a girare a ritmo di musica, dritta come un fuso, la gamba destra piegata a formare un triangolo che ogni tanto si estende all’esterno per prendere la spinta per il giro successivo. In contemporanea Kaku recupera Bonnei e le fa fare una serie di figure, identiche a quelle della altre due coppie mentre il resto delle ragazze si sposta con giri e salti in altri punti della sala.

 

Now you do-uh

Now you do

Now you do-uh

 

La canzone finisce e tutti si immobilizzano nella loro posa finale, dando una visione d’insieme assolutamente armonica. Devo ammetterlo, questo balletto è fatto piuttosto bene.
Una salva di applausi entusiasti parte dai miei compagni di corso, mentre gli altri perdono improvvisamente il sorriso tradendo tutta la stanchezza e spostandosi a recuperare bottigliette d’acqua e asciugamani. Ace si sposta verso Nami, che gli va incontro, e le posa una mano sulla spalla dicendole qualcosa che la fa scoppiare a ridere. Sembrano essere molto in confidenza.
-Ehi Chopper! Chi è il tizio che parla con Nami?! Lo conosci?!- gli domando senza distogliere lo sguardo dai due ma, non ricevendo risposta, mi focalizzo su di lui e lo trovo perso a contemplare qualcosa.
Seguo il suo sguardo e vedo che il “qualcosa” non è altro che Shirahoshi, che ora sta chiacchierando con Sabo e Perona e ride con le mani sui fianchi.
-Chopper?!- lo richiamo ma niente, non mi sente.
Questo è cotto! Ma cotto cotto!
Gli do una leggere gomitata riuscendo a farlo riscuotere.
-Uh?! Cosa?! Hai… hai detto qualcosa?!-
-Perché non vai a parlarci?!-
-Con… con chi?!- chiede arrossendo.
Io sollevo un sopracciglio, eloquente.
-Ma… ma che dici?! No! Non posso, lei… a lei… beh, piace Sabo…- mormora sconsolato.
Io riporto l’attenzione sui tre corrugando la fronte. Si è vero ridono e scherzano ma non mi sembra che Shirahoshi sia particolarmente interessata a lui, senza contare che Sabo sembra non avere occhi che per Perona.
-Sei sicuro?!-
Chopper si stringe nelle spalle.
-Sono tutte innamorate di Sabo- afferma, atono.
Io storco la bocca, non so cosa dire.
-Cosa mi hai chiesto prima?!- mi domanda poi, cambiando argomento.
-Ah sì! Se sai chi è il tizio moro che parla con Nami!-
Chopper si gira un attimo a guardare e poi torna a incrociare il mio sguardo.
-Quello è Ace, è l’insegnante di hip-hop! Io, Franky e Sabo studiamo con lui da quando abbiamo tredici anni!-
-Ed è anche allievo di Nami?!- chiedo stranito.
-No è il suo ballerino, ma le mancava un uomo per questa coreografia così ha chiesto a lui!- mi spiega.
-Va bene allora facciamo venerdì sera… A che ore finisci la lezione?!- gli sta domandando Nami in questo momento.
-Ehm… ecco…- esita lui, facendola sospirare.
-Kami! Ma come fai a non ricordarti nemmeno a che ore hai lezione?! Aysa!- chiama poi la ragazza coi capelli viola.
-Sì?!-
-Domani hip-hop?!-
-Otto, nove e mezza!- risponde prontamente.
-Allora facciamo alle dieci!-
-Perfetto!- le dice, facendole l’occhiolino, per poi avviarsi verso la porta.
Ma non fa a tempo a raggiungere metà della sala che viene fermato.
-Ace!!!-
-Ciao Sabo!-
-Ciao! Ehi, sai che ho imparato un nuovo passo di break-dance?! Ti faccio vedere…-
Il diciottenne leader e playboy si dissolve nel nulla, lasciando spazio a un bimbo troppo cresciuto di fronte al proprio idolo.
Sabo pende letteralmente dalle labbra di Ace e da come lo tratta, sembra quasi che per lui sia come un fratello maggiore.
 Una figura mi si para di fronte e mi obbliga a sollevare lo sguardo e interrompere le mie considerazioni.
-Allora buzzurro…-
Nami è di fronte a me, le mani sui fianchi e io sollevo un sopracciglio con un’espressione che trasmette tutto il fastidio che mi provoca questa dannata mocciosa.
-Quelli devi toglierli!- dice indicando i tre pendagli dorati al mio orecchio sinistro.
-E perché?- domando, monocorde.
-Non si balla coi gioielli, si rischia di farsi male- afferma prima di spostarsi al centro della sala -Dai su tutti in piedi! Ragazzi, grazie, ci vediamo domenica!- saluta i ballerini più grandi che si accingono ad uscire alla spicciolata, raccogliendo le proprie cose mentre la compagnia di Sabo si posiziona sparpagliata per la sala.
Mi alzo di malavoglia e mi piazzo vicino a Chopper, un po’ più indietro di lui, che sta a scherzare con Franky ma continua a lanciare occhiate furtive verso Shirahoshi, facendomi sorridere.
-Okay, Koala ti ricordi il riscaldamento?!- domanda alla ragazzina con il caschetto castano al centro della sala in prima fila, che annuisce convinta.
-Perfetto!- sorride Nami prima di far partire la musica con il telecomando a distanza.
Un paio di note, mentre tutti si posizionano a gambe divaricate e rilassano le spalle e le braccia. Li imito e mi concentro su Koala.
 

[http://www.youtube.com/watch?v=f7QWZBiNTMc]**

 

This is the clock upon the wall

This is the story of us all

This is the first sound of a newborn child,

Before he starts to crawl

 
This is the war that’s never won

This is a soldier and his gun

This is the mother waiting by the phone,

Praying for her son

 

Cominciano con delle rotazioni della testa, lente e calcolate per sciogliere il collo e passano poi alle spalle. Fin qui tutto bene, è semplice stretching, so farlo anche io.

 

Pictures of you, pictures of me

Hung upon your wall for the world to see

Pictures of you, pictures of me

Remind us all of what we used to be 

 

Koala porta le braccia verso l’alto, tenendole leggermente divaricate e non parallele alle spalle, e poi si piega in avanti mantenendo le gambe aperte e portando il busto in posizione parallela rispetto al pavimento. Qualche secondo e si sposta in modo da puntare la porta con le mani. La imito, senza sapere se sto facendo proprio giusto giusto ma poco importa. Finora, comunque, non mi sembra particolarmente impegnativo o stancante.
L’avevo detto io che potevo fare lezione anche nel gruppo degli adulti!
Si risollevano tenendo un braccio alzato e stendendo l’altro lateralmente all’altezza delle spalle, per poi inclinare il busto verso l’esterno senza muovere né il bacino né le gambe. Poi ripetono tutta la sequenza dalla parte opposta e io sento che ormai ho preso il ritmo. Mi viene quasi voglia di lanciare un ghigno alla mocciosa e la cerco rapidamente con lo sguardo, non trovandola.
Ma dov’è finita?!
Mi distraggo un attimo ed è la fine!

 

There is a drug that cures it all

Blocked by the governmental wall

We are the scientists inside the lab,

Just waiting for the call

This earthquake weather has got me shaking inside

I'm high up and dry

 

Strabuzzo gli occhi quando improvvisamente cambiano esercizio all’unisono. Cerco di capire il movimento che fanno ma è un autentico casino. Cioè anche se non mi fossi distratto…
Con il piede disegnano un semicerchio a terra per poi riportare l’arto di fianco a quello fermo che fa da perno e ricominciare il movimento circolare e, contemporaneamente, muovono le braccia in aria in uno strano incrocio che fatto da loro sembra la cosa più semplice del mondo e, contemporaneamente, cambiano direzione a ogni semicerchio, girandosi prima a destra, poi dietro, poi a sinistra e poi di nuovo verso lo specchio.
Ma come cacchio… ?!
Ci provo ma mi incarto, perdendo l’equilibrio, e quasi cado.  
Maledizione!

 

Pictures of you, pictures of me

Hung upon your wall for the world to see

Pictures of you, pictures of me

Remind us all of what we used to be

 

Oh magnifico! Davvero fantastico, sì!
Adesso addirittura il semicerchio lo disegnano con la gamba sollevata in aria. Però almeno stanno fermi con il corpo e con le braccia, distese lateralmente, altezza spalle, così ci provo di nuovo. Ma la gamba di terra sembra incapace di restare ferma.

 

Confess to me, every secret moment

Every stolen promise you believed

Confess to me, all that lies between us

All that lies between you and me

 

Porco Roger!
Non sono nemmeno dieci minuti che abbiamo iniziato e sono già sudato fradicio, per non parlare del male che mi fa la gamba dato che la sto tenendo rigida e contratta in un vano tentativo di restare in piedi con la destra sollevata e tesa davanti a me.
Non riesco a capire dove sbaglio visto che loro sembrano farlo con estrema facilità.
Certo se qualcuno mi spiegasse!

 

We are the boxers in the ring

We are the bells that never sing

There is a title we can't win no matter

How hard we might swing

 

Cambiano ancora esercizio e stavolta nemmeno mi do pena di provarci perché, francamente, questo riscaldamento sembra lui una coreografia e, per quanto mi costi ammetterlo, non sono in grado.
Però, dove cacchio è finita Nami?!
E così che insegna?!
Non è nemmeno qui!
Poi improvvisamente mi sento tirare leggermente all’indietro e due mani affusolate appaiono ai lati della mia vita.

 

Pictures of you, pictures of me

Hung upon your wall for the world to see

Pictures of you, pictures of me

Remind us all of what we used to be

 

-Zoro…- mi sussurra quanto basta per farsi udire da me senza distrarre i ragazzi e mio malgrado sento un brivido attraversarmi la schiena -… non c’è fretta. Va al tuo ritmo. Non devi fare tutto quello che fanno loro, non al primo colpo almeno-
Mentre parla aggiusta la mia posizione obbligandomi a tenere il bacino dritto.
-La gamba non alzarla fino a stortare il bacino se no è inutile, tienila più giù…-
Io eseguo deglutendo, nel sentire il suo respiro sotto l’orecchio e il suo palmo sfregare sulla mia coscia per farmi abbassare la gamba.
Dannazione!
Controllati, Zoro!

 

Pictures of you, pictures of me             

Hung upon your wall for the world to see

Pictures of you, pictures of me

Remind us all of what we could have been

 

-Glutei contratti- mormora posando i polpastrelli di una mano sulla mia natica e subito mi irrigidisco, spalancando gli occhi.
Ma che fa?!
-Tieni dentro gli addominali- dice, sempre sottovoce, e la sento posare delicatamente una mano a palmo aperto tra le mie scapole per poi fare un leggero movimento verso l’esterno come se volesse distendere i miei muscoli -allarga bene le braccia devi sentire la schiena distendersi a questa altezza- mi gira intorno per esaminare con aria critica la mia posizione e corregge un po’ l’altezza delle braccia.
Mi sento un po’ a disagio. Tutto questo sussurrare e sfiorarsi è così dannatamente intimo.
-Okay, ora fa girare la gamba senza alzare il bacino-

 

We could have been

We could have been

 

Mi concentro sul mio corpo, facendo tutto quello che mi ha detto ed eseguo il movimento mantenendo un’espressione seria e concentrata, soffiando un po’ dal naso, mentre il sudore m’imperla la fronte e mi cola sul collo per lo sforzo e la fatica di coordinare tutto.

 

Pictures of you, pictures of me

Remind us all of what we could have been

We could have been

 

Faccio un solo giro in aria con la destra ma, a quanto pare lo faccio bene. Nami annuisce soddisfatta.
-Molto bene- sussurra, sorridendo con la bocca e con gli occhi che sembrano essersi improvvisamente illuminati.
E mio malgrado, anche se non sopporto questa mocciosa e già so che domani avrò un mal di gambe da record, mi ritrovo a ghignare di rimando.

 

 

*”Video Games” – The Baseballs           

** “Pictures of you” – The last goodnight

Grand rond de jambe en l’air: http://www.youtube.com/watch?v=5PsDk8lp_rk

Grand jetè en tournant: http://www.youtube.com/watch?v=rmj8H0waXyQ

Tallevè en tournant: si tratta di un salto girato. Dalla sesta, prima, quarta o quinta posizione si prende la spinta andando in pliè e saltando mentre si compie un giro. Dopo tre quarti di giro si estende la gamba verso l’esterno concludendo il giro con la gamba tesa in fuori e atterrando sulla gamba di terra, rivolti verso la direzione di partenza.  

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


A Soke-chan…

 

 

 

Uno dei problemi dell’essere un’insegnante di danza è che la tuta diventa la tua seconda pelle.
Così come anche lo chignon fatto alla meno peggio diventa la tua acconciatura prediletta e il trucco un optional.
Si raggiungono dei livelli di degrado stilistico che sfiorano la disperazione, il che è paradossale se si pensa che una ballerina passa il novanta per cento del suo tempo a guardarsi in uno specchio e quindi sviluppa una certa inibizione verso tutto ciò che potrebbe mettere in imbarazzo o in ridicolo la sua persona.
Senza contare il fisico tonico e l’alluce valgo che consente di indossare tacchi vertiginosi senza neanche sentirli.
E allora io mi domando e chiedo, perché mi ostino a non portarmi un cambio di abiti decente almeno quando so che devo fare qualcosa che richiede un minimo di contatto sociale prima o dopo il lavoro?!
Cosa mi costa portarmi un vestito e un paio di sandali e farmi una coda degna di tale nome una volta tanto?!
Tipo oggi. Perché è da una settimana che so che oggi sarei venuta qui a pagare la SIAE per lo spettacolo e so che dentro e fuori da questi uffici passa sempre un sacco di gente, trovandosi in centro. Per la legge dei grandi numeri le probabilità di incontrare qualcuno di conosciuto erano piuttosto alte, sapevo anche questo, ma stavolta la sfiga si è impegnata per bene.
Non mi sarebbe importato di farmi vedere così combinata -numerose ciocche di capelli che sfuggono dal raccolto in ogni direzione, pantaloni della tuta sformati e aria sconvolta da fine giornata di lezioni estenuanti- da un amico, un parente, un conoscente. Neppure dalla mia peggior nemica del liceo.
Ma da loro.
Da loro no!
Fatto sta che mentre uscivo dall’ufficio per tornarmene a casa mi sono sentita chiamare.
Da una voce che avrebbe dovuto attivare un campanello d’allarme nella mia sprovveduta testa azzurra.
E invece cosa ho fatto io?!
Mi sono girata, curiosa e con il sorriso già sulle labbra. Sorriso che si è congelato all’istante nel riconoscere la coppia che mi salutava.
-Bibi ma che piacere!- esclama, entusiasta e nasale come solo lei sa essere.
- Koza! Konis!Ma che bello vedervi! Che sorpresa!- ricambio, più falsa di giuda.
Già. Koza e Konis.
Niente meno che il mio ex fidanzato storico e la sua adorabile mogliettina.
Lo so cosa state pensando, lo so. Che io sono ancora disperatamente innamorata di lui e non sopporto di vederlo felice e sistemato con un’altra donna.
Ma vi sbagliate.
Non me ne importa più niente di lui, anzi, perderlo è stato meglio che trovarlo e mai lo rimpiangerò.
Il problema è che all’epoca ero così stupida e insicura che sono riuscita a tergiversare finché non è stato lui a mollare me per lei.
Sono riuscita a farmi mollare da uno che porta le basette alla Elvis Presley e gli occhiali alla John Lennon con le lenti fumé per una che gira con le treccine, come se avesse ancora sette anni, e ha una malsana ossessione per i barboncini.
Riuscite a immaginare qualcosa di più patetico?!
Si avvicinano mano nella mano e io vorrei tanto mettermi a correre nella direzione opposta senza voltarmi indietro, perché so cosa mi aspetta, e cioè una conversazione su quante rate gli manchino per finire di pagare la macchina, che vacanza mozzafiato abbiano in programma quest’estate e i kami non vogliano che, come l’ultima volta che sono incappata sulla loro strada, si dilunghino sui problemi di motilità intestinale di Sue, il loro attuale barboncino, la cui testa spunta dalla borsa di Konis e che hanno il pessimo vizio di trattare come se fosse un bambino.
Ma sono una brava ragazza, cresciuta ed educata come una brava ragazza, abituata a mantenere le apparenze da brava ragazza anche quando tutto ciò che vorrebbe fare è gridare “tutte stronzate!” a squarciagola.
Così sorrido all’ineluttabile destino che mi si avvicina nella forma della coppia più smielata che esista dai tempi di Scarlet O’Hara e Rhett Butler, deciso a rovinare la mia giornata.
Perché vi assicuro che dieci minuti a conversare con loro farebbero perdere la testa anche alla Pazienza incarnata.
Sono così spaventosamente ordinari e al tempo stesso si comportano come se la loro vita fosse un’esplosione di originalità. Parlano di cose noiose come solo una lezione di algebra riesce a essere con lo stesso entusiasmo con cui suppongo che Albert Einstein abbia spiegato per la prima volta la teoria della relatività. Il tutto condito da continue smancerie e totale mancanza di discrezione nei confronti dell’interlocutore.
In due parole, un incubo!
Senza contare che Koza non manca mai di informarsi sull’andamento della mia vita sentimentale che, da sei anni a questa parte, e cioè da quando lui mi ha lasciata, mi ha vista protagonista di saltuarie relazioni durate tutte solo qualche settimana. E ogni volta che gli comunico il mio essere single, leggo nei suoi occhi un’espressione compiaciuta, quasi sentisse il bisogno di essere rassicurato sull’aver fatto bene a lasciarmi, perché se nessuno mi piglia non posso certo essere questo gran partito, giusto?!
-Che fai da queste parti?!- mi chiede Konis.
-Dovevo pagare la SIAE per lo spettacolo di inaugurazione della scuola di danza. Sapete, quella che sto aprendo con Nami e Violet…- ma dalla loro espressione attonita capisco che non sanno di cosa parlo e io non ho voglia di stare qui a spiegarglielo anche perché, tanto, non gli interessa -Comunque, come state?!-
-Tutto a posto! Solo che la piccola Sue, purtroppo a un po’ di problemi al pancino, vero Sue?!- dice Konis, mettendosi a parlare direttamente al barboncino con voce infantile, facendo un sacco di versi assurdi e allungando le labbra a culo di gallina verso di lei.
-Oh no! Mi dispiace!- commento mettendo su un’aria contrita.
-Purtroppo… però la buona notizia è che abbiamo finito di pagare le rate della macchina!- interviene Koza.
-Ma dai?!- spalanco gli occhi in un’espressione di interesse e stupore.
-Sì! E infatti arriviamo dall’agenzia di viaggi! Abbiamo appena prenotato per andare in vacanza a Spa-Island! Già me lo immagino… vasche riscaldate, io e la mia Konis nella vasca idromassaggio con un bel cocktail alla frutta…- mentre parla si avvicina a lei, guardandola negli occhi e un attimo dopo sono lì che si baciano e scambiano effusioni come due gemelli separati alla nascita, facendo però cose che due gemelli non dovrebbero mai fare, siano essi stati separati alla nascita oppure no.
Io mi muovo a disagio, distogliendo lo sguardo e non sapendo più dove fissare gli occhi.
Domani vado a farmi prescrivere degli esami del sangue per vedere se mi è venuto il diabete.
Assumo un’espressione schifata quando mi accorgo che si sente addirittura il rumore delle loro lingue.
Santo cielo, che schifo!
Mi schiarisco la gola sempre più forte, finché i due si ricordano della mia presenza e si staccano finalmente, tornando a focalizzarsi su di me.
-E tu invece?!- riprende Koza -Come va la vita?! Non sembri molto in forma…- dice, scrutandomi corrucciato.
-Beh…- comincio grattandomi la fronte imbarazzata ma vengo subito interrotta.
-E qualche novità?! Che so… un gatto, un cane, un fidanzato?!- domanda, ironico.
Sospiro, tra me e me ovviamente, pronta a recitare la mia solita solfa ma qualcosa mi fa bloccare e aggrottare le sopracciglia.
Lo sguardo di Koza brilla già di soddisfazione, senza che nemmeno io abbia aperto bocca.
Pensa di conoscere già la risposta e poco importa che sia in effetti così, perché sento il nervoso montarmi dentro, incontrollato.
Tu guarda che razza di…
E va bene! Te la sei voluta!
-A dire il vero…- comincio con falsa noncuranza -…stavo proprio aspettando il mio ragazzo!-
Non riesco a trattenere un sorriso di trionfo quando noto l’espressione stupita di Koza.
Adesso non fai più lo sbruffone eh?!
-Oh! D-davvero?- chiede, preso alla sprovvista.
-M-mh!- annuisco io, sempre più soddisfatta.
-E… e state insieme da tanto?!-
-Un paio di mesi!- faccio io, restando sul vago ed esaminandomi le unghie di una mano -Purtroppo non ci vediamo molto spesso, perché è una specie di luminare nel suo campo, quindi è molto richiesto. Infatti quest’estate lo hanno invitato a un congresso a Skypeia e mi ha chiesto di andare con lui e fermarci lì in vacanza- decido di rincarare la dose -Due settimane di acqua cristallina, spiagge bianche incontaminate, tramonti mozzafiato… Aahh! Non vedo l’ora!-
-Sembra… bello…- articola Koza a fatica, facendomi gongolare.
-E che lavoro fa?!- chiede Konis, genuinamente interessata, stringendosi Sue al petto dopo averla estratta dalla borsa.
Merda!
-Eeeh… il chirurgo!- dico la prima cosa figa che mi viene in mente dopo un attimo di esitazione.
-Accidenti ma allora chissà come sarà difficile per voi stare insieme!- esclama Konis, comprensiva e con un’espressione contrita –Con gli orari che fanno i medici!- prosegue poi, cercando con gli occhi Koza a sostegno della propria teoria.
-Beh sì…- le concedo con l’aria di una che la sa lunga sull’argomento -Però poi quando ci vediamo sapessi che incontri di fuoco! Uff…- affermo facendomi aria con la mano, come se bastasse il solo pensiero ad accaldarmi.
Non posso fare a meno di ghignare nel vedere Konis andare a fuoco per l’imbarazzo e Koza  distogliere lo sguardo infastidito.
Kami, come mi sto divertendo!
-E quando arriva questo fidanzato?!- chiede di punto in bianco il mio ex, puntandomi addosso uno sguardo indagatore.
Io sobbalzo impercettibilmente, presa alla sprovvista.
Non mi piace quell’espressione, non mi piace neanche un po’!
Cos’ha in mente?!
-Oh beh, tra cinque minuti, dieci minuti, chi lo sa?! Insomma, arriva quando arriva!- rido, vagamente isterica, cominciando a capire il perché della sua domanda.
-Beh che ne dici tesoro, potremmo fare compagnia a Bibi mentre aspetta! Tanto noi non abbiamo niente da fare e così ci può presentare questo… come hai detto che si chiama?!-
-Non l’ho detto!- mormoro a denti stretti.
-Tesoro, che bella idea! Sei sempre così gentile e premuroso!- risponde lei, pendendo dalle sue labbra.
Oh sì, quanto è gentile e premuroso il caro Koza!
Maledetto!
Ha capito che sto bluffando e vuole averla vinta a tutti i costi! Vuole mandarmi al patibolo sulla pubblica piazza!
Ma perché poi?! Pensa che sia una gara?!
Ovviamente, sì!
-Ma figuriamoci! Non potrei mai chiedervi di fermarvi qui a farmi da balia! Davvero, potrebbe arrivare tra un’ora o tra due, o anche non arrivare affatto, insomma…-
-Dici davvero?!- fa Koza, fintamente stupito -Stai qui ad aspettarlo senza neppure la certezza che verrà?!-
Io rimango interdetta qualche secondo per poi tornare a sorridere sempre più nervosa.
-Oh beh sai come sono, questi chirurghi?! Non hanno orari! Ma, ehi, è il prezzo per salvare vite umane!- dico, fingendo entusiasmo.
 -Certo, certo!- commenta Koza sempre meno convinto, mentre l’espressione di trionfo torna a illuminargli lo sguardo dietro gli occhiali.
-Dico davvero, fossi in voi io andrei…-
-Ma no Bibi, non c’è problema!- insiste Konis, sorridendo materna.
Kami quanto la odio!
-Ma sì che c’è!- dico, ancora sorridente.
-Insistiamo!- s’impunta Koza portandomi sull’orlo dell’esasperazione.
-E io insisto che voi andiate!- affermo dura, abbandonando il mio tono cortese e il sorriso.
-Perché così agitata Bibi?!-
-Io non sono agitata!!!-
-A me sembra di sì! Cos’è paura che non arrivi… o che non esista?!- mi dice ammiccando provocatorio.
Ormai sto fumando e sento che sono sul punto di perdere il controllo.
Stringo le mani a pugno ,fronteggiandolo.
-Certo che esiste, brutto…-
-Eccomi qua! Scusa il ritardo, piccola!-
Una stretta decisa mi circonda la vita e due labbra morbide mi depositano un bacio tra i capelli.
Sbatto le palpebre due o tre volte, interdetta, prima di alzare lo sguardo verso il viso del mio salvatore,  a cui sarò grata fino alla fine dei miei giorni, e vado momentaneamente in apnea quando incrocio due iridi grigio-blu decisamente inconfondibili.
Mi lancia un ghigno, con il quale sembra voler dire “adesso ci penso io”, prima di focalizzarsi sulla coppia di fronte a noi.
-Salve! Siete amici di Bibi?!- domanda, come se la cosa potesse essere d’interesse alcuno per lui.
-E lei?!- domanda Koza lanciando un’occhiata infastidita a sua moglie, che non è assolutamente in grado di spiccicare mezza sillaba, impegnata com’è a radiografare Law con la bocca leggermente spalancata.
-Trafalgar Law. Il suo ragazzo- risponde freddo, adattando  il proprio tono a quello di lui e senza disturbarsi a tendergli la mano, mentre io mi sbrigo a passargli il braccio intorno alla vita e lui sposta il suo sulle mie spalle.
-Oh. Il chirurgo- dice con tono quasi sprezzante.
-Cardiochirurgo per la precisione- specifica chinandosi leggermente con il busto verso di lui.
-Accidenti!- commenta Konis impressionata, facendogli portare l’attenzione su di sé e divenendo poi istantaneamente rossa.
Gli lancio un’occhiata con la coda dell’occhio e, senza alcun valido argomento a sostegno della mia tesi, sento che c’è grande sintonia e che con lui posso giocare questo gioco fino in fondo.
-Tesoro!- lo chiamo, fingendo un’improvvisa illuminazione e posando il palmo destro sul solido pettorale appena visibile sotto la camicia un po’ aperta -Lui è Koza! Ti ricordi che ti ho parlato di lui?! È il mio ex!- sottolineo l’ultima parola e gli rivolgo un’espressione eloquente.
-Oh quel Koza?!- esclama girandosi verso di lui, con rinnovato entusiasmo e interesse.
Gli tende la mano libera dall’abbracciarmi, prendendolo totalmente alla sprovvista.
-Mi ero ripromesso che ti avrei ringraziato se ci fossimo conosciuti- comincia a dirgli, con tono calmo e ghigno strafottente -Lasciare Bibi è stato il più grande favore che potessi farmi-
Io sgrano gli occhi trattenendo a stento una risata; nonostante il mio intento fosse proprio ottenere un’uscita del genere non osavo sperare in una simile rivincita.
Koza, dal canto suo fissa la mano di Law come se fosse un’orrenda pantegana prima di prendere Konis per un braccio e tornare da dove è venuto, senza nemmeno salutare, trascinandosela dietro.
-Ehi ma…- prova a protestare presa alla sprovvista.
Ma Koza prosegue come un carro armato nel deserto e lei saltella un paio di volte all’indietro, rischiando di perdere l’equilibrio, prima di riuscire a girarsi.
-Scusate e a presto!- ci saluta con la mano libera dal sorreggere Sue, prima di rincorrere suo marito che l’ha lasciata andare e distanziata.
Io e Law restiamo abbracciati ancora qualche secondo, finché non scompaiono completamente dalla nostra vista, io sorridente e lui impassibile.
Poi ci separiamo, mentre io perdo il sorriso, soffiandolo via con un sospiro, e lui si disegna uno dei suoi soliti ghigni compiaciuti sulla faccia.
-Questa è bella!- esclama, incrociando le braccia al petto -Quanti anni hai, Bibi-ya?! Non sei un po’ cresciuta per i fidanzati immaginari?!-
Io gli lancio un’occhiata di sottecchi.
-Tu non sai quanto siano insopportabili!- gli dico, con aria stanca.
-Oh me ne sono fatto un’idea- afferma, guardando nella direzione dove l’adorabile coppia è scomparsa poco fa.
-Che fai qui?! E come diavolo hai fatto?!- gli domando, ancora del tutto dimentica della sensazione di disagio che normalmente mi provoca la sua sola presenza.
-Sono venuto a pagare la SIAE per il locale- dice, indicando con un pollice l’ingresso degli uffici alle sue spalle -Tu per lo spettacolo, immagino- io annuisco e lui prosegue -Per quanto riguarda l’altra tua domanda, ti ho riconosciuta, stavo per salutarti e ho sentito la conversazione, quando ho visto che eri in difficoltà sono intervenuto- spiega, come se fosse una cosa ovvia e del tutto normale per lui, andare in giro e fingersi il fidanzato di ragazze appena conosciute per salvare la loro reputazione.
-E che è stato lui a lasciarmi?!- chiedo ancora, incrociando a mia volta le braccia sotto il seno mentre assottiglio lo sguardo. 
-Perché fare tutta quella scena altrimenti? Voglio dire, se fossi stata tu a mollare uno così- mi domanda,  caricando l’ultima parola di molteplici significati –così insopportabile, così ordinario, così insulso– e sollevando un sopracciglio.
Io sto per ribattere ma lascio perdere. Ha ragione e lo sa anche senza che io mi dia la pena di comunicarglielo.
Poi noto che mi fissa, con la fronte corrugata come se stesse riflettendo su qualcosa e l’incantesimo si spezza.
Torno la Bibi di sempre, timida e schiva, abbasso lo sguardo, diventando rossa, e mi porto una ciocca sfuggita al raccolto dietro all’orecchio, con aria imbarazzata.
-Devo andare al locale per controllare una cosa- afferma dopo un attimo, ignorando il mio repentino cambio di umore -Ti va una birra?!-
Sollevo lo sguardo, sgranando gli occhi, presa alla sprovvista dal suo invito.
Lo guardo per un attimo, studiando il suo viso perfettamente simmetrico e perennemente strafottente, prima di stringermi nelle spalle e annuire con un timido sorriso.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Ma, naturalmente, non ci limitiamo a una birra.
Mi spiega che ne hanno ordinata un po’ per provare i dispenser da cui tirarla alla spina e, non aprendo prima di cinque settimane, ce l’hanno lì da finire.
A essere precisi, non ci limitiamo nemmeno solo alla birra e decidiamo di ordinare due pizze, proposta che viene da lui, probabilmente conscio della mia necessità di cibo.
Ed è davanti alla nostra cena improvvisata che ci mettiamo a chiacchierare delle nostre vite, dalle cose più serie a quelle più frivole e ridicole.
Lui mi racconta della sua amicizia quasi trentennale con Sanji e Zoro, che conosce sin dall’asilo, della sua band dei tempi del liceo, della sua passione per gli orsi polari e i sottomarini, sviluppata quando era ancora un bambino.
Io, dal canto mio, gli racconto che il mio amore per la danza classica è nato vedendo una versione del lago dei cigni in un teatro della mia città natale, Alubarna. Che mi sono traferita a Raftel all’età di quindici anni. Che, all’inizio, cambiare città era stato un trauma e che, sebbene mio padre, mia madre e mio fratello Pell mi siano sempre stati accanto, è stato solo dopo aver incontrato Violet e Nami alla Kamabakka’s Dance Academy che ho cominciato a sentirmi davvero a casa.
-Perché sei così insicura?- mi chiede a un certo punto, senza troppi giri di parole.
È un tipo diretto lui, non ci vuole molto a capirlo.
Io abbasso lo sguardo, stavolta senza arrossire, sul cartone ormai vuoto davanti a me e tamburello con le dita sulla mia quarta o forse quinta birra. Temo di avere esagerato.
-Sono solo il prodotto delle mie esperienze…- mormoro, alzando gli occhi su di lui e sostenendo il suo sguardo.
-Questo rende il tutto ancora più insensato- afferma, per niente colpito dalla mia amara spiegazione.
Io aggrotto le sopracciglia.
La fa facile lui!
-Oh certo! Il ragazzo più popolare della scuola che vuol dare lezioni di vita all’eterna emarginata! Mica tutti hanno avuto la tua fortuna al liceo! Tu non facevi niente per essere così amato, ma c’era gente che, pur facendo di tutto per farsi accettare, otteneva solo di essere bersaglio di stupidi scherzi e poi veniva lasciata  a macerare nella propria solitudine e inadeguatezza!- argomento infervorata.
Lui solleva un sopracciglio a commentare la mia reazione così sentita.
-Credevo non avessi frequentato la Raftel-
Io sgrano leggermente gli occhi per poi cedere e distogliere nuovamente lo sguardo.
-Infatti è così! Ma mi riferivo alla situazione in generale… È così ovunque…- spiego, amareggiata.
-E tu eri una delle emarginate-
Non è una domanda.
-Ma anche così…- si stacca dallo schienale della sua sedie e si sporge verso di me, un avambraccio appoggiato allo schienale della sedia, dietro di lui e l’altro appoggiato al tavolino -… continua a non avere senso. Se è vero che sei il prodotto delle tue esperienze, non ha senso che tu sia così insicura. Guardati! Stai per realizzare un progetto importante, ottenuto con sforzi e sacrifici. Sei una donna fatta e finita e ci sei arrivata tutta da sola a questo punto, senza l’aiuto di nessuno. Quante persone credi possano affermare una cosa del genere? Credimi, Bibi, se tutti i perdenti fossero come te il mondo sarebbe un posto migliore-
Lo guardo, scioccata e persa in un leggero stato ipnotico, provocato da tutto un insieme di cose, tra cui la birra, la stanchezza, la sua vicinanza, i suoi occhi, la sua voce e il significato di quello che mi sta dicendo.
Nessuno, mai, mi aveva parlato e incoraggiato in questo modo!
Non sono solo le parole che ha usato ma il tono con cui le ha dette.
Lui, Trafalgar Law, che riesce a impregnare persino un semplice “ciao” di ironia e sarcasmo, sta dicendo tutto questo a me, Nefertari Bibi, con assoluta e disarmante sincerità.
Nessuno era mai riuscito a comunicarmi così bene quanto credesse in me e nelle mie capacità.
Seguo i suoi movimenti senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso mentre si allunga oltre il bancone senza stare a fare il giro.
Il corpo si disconnette dal cervello e prende a muoversi in totale autonomia.
Mi alzo dalla sedia, gli occhi costantemente fissi sulla sua schiena, mi avvicino, silenziosa e appena un po’ barcollante, e lo abbraccio da dietro, posando i palmi sui suoi pettorali, accarezzandoglieli, mentre infosso il naso nella stoffa della sua camicia e inspiro il suo odore a pieni polmoni.
Si irrigidisce sotto il mio tocco ma non si scansa.
-Bibi-ya- mi chiama, con una nota di avvertimento nella voce.
Ma io non lo sto ad ascoltare e continuo imperterrita a lisciare la stoffa della camicia prima di intrufolarmi al di sotto di essa e continuare il trattamento direttamente sul suo torace liscio e scolpito.
Sto perdendo completamente la ragione, il solo toccarlo mi manda fuori di testa ma non ho nessuna intenzione di fermarmi. Il punto di non ritorno è proprio ciò che voglio raggiungere.
-Bibi- mi chiama di nuovo e io sorrido, con il viso ancora premuto tra le sue scapole, quando noto il tono roco della sua voce -F-fermati- mormora perdendo per una frazione di secondo la fermezza che lo contraddistingue.
Per tutta risposta io prendo a strusciare il bacino contro le sue natiche, continuando a scendere e salire lungo il suo petto. Il suo respiro comincia a farsi più pesante e irregolare, mentre si addossa al bancone con entrambi le mani, piegando leggermente il busto in avanti ma senza fuggire dal mio tocco, dandomi l’impressione di stare cercando disperatamente di rimanere lucido e ancorato alla realtà.
-Davvero?!- sussurro maliziosa, appoggiando il mento alla sua spalla e soffiando direttamente nel suo orecchio -Davvero vuoi che mi fermi?-
Sfilo le mani da sotto la camicia e mi abbasso verso il bordo dei suoi pantaloni. Comincio a baciarlo sul collo mentre armeggio con la cintura, prima, e con i bottoni, poi. Una mano sguscia veloce al di sotto delle patta ormai aperta e incontra la stoffa dei boxer, l’ultimo ostacolo da superare. Sorrido soddisfatta nel sentirlo eccitato.
-Vuoi che mi fermi?- gli chiedo ancora, giocherellando con i polpastrelli sul cotone sottile, sentendomi un po’ sadica.
Non sono io che parlo, non sono io che faccio tutto questo. È l’alcool e lo sa anche lui.
-Sei ubriaca- protesta debolmente, deglutendo.
-Dì che vuoi che mi fermi e io mi fermo… - sussurro ancora, dando una piccolo colpo di bacino contro il suo sedere.
Sì, sono ubriaca. Devo esserlo perché questo non è da me, prendere l’iniziativa così, comportarmi con così tanta malizia. Ma questo non significa che non lo voglia.
Lo voglio, lo voglio eccome.
Il mio corpo lo vuole e non manca di avvisarmi di questo suo desiderio.
-Dimmi di fermarmi…- lo provoco ancora, mordicchiandolo sul collo.
Non ho mai fatto niente del genere in vita mia. Ma non posso smettere, non ora che sento che sta per cedere. Voglio che ceda. Voglio che si arrenda a me, alle mie carezze. Voglio che sia mio, stanotte.
Lo sento inspirare, alla spasmodica ricerca di un qualche residuo del suo proverbiale autocontrollo, prima di girarsi improvvisamente verso di me, obbligandomi a sfilare le mani dai suoi pantaloni e afferrandomi poi i polsi con forza per allontanarle da sé, tenendole bloccate ai lati del mio viso.
Mi fronteggia severo, il petto che si muove vistosamente per il respiro affannato.
Sostengo il suo sguardo ma sento la delusione impadronirsi lentamente di me, consapevole che sto per essere rifiutata, consapevole che, nonostante io sia una donna fatta e finita e una vincente ai suoi occhi, non sono comunque abbastanza per fare mio un uomo come lui.
Comincio ad abbassare lo sguardo, come ho sempre fatto e sempre farò, sconfitta e avvilita.
Ed è allora che succede.
Si getta sulle mia bocca con foga e mi bacia.
Mi bacia, mi morde, lecca e succhia le mie labbra. Mi bacia.
Lascia andare i miei polsi per afferrarmi le natiche e stringermi contro il suo petto, nel quale conficco le unghie, senza volerlo. Affondo le dita nella sua zazzera spettinata, trascinandolo verso di me, approfondendo il bacio più che posso, sentendolo rispondere incontrollato.
Rischio di strappargli i capelli, tanta è la forza con cui mi ci aggrappo quando si abbassa sulla mia spalla, leccandomi il collo nel tragitto, facendomi gemere. Con i denti scosta la spallina del vogatore per lasciarmi un marchio di quello che sta succedendo in un punto che io possa coprire domani al lavoro.
Ansimando, sfilo le scarpe da ginnastica coi piedi; un attimo dopo lo sento afferrarmi saldamente per la vita e sollevarmi. lo lascio fare e, anzi, lo aiuto, facendo leva sulle sue spalle. Prendo ad armeggiare coi bottoni della sua camicia non appena mi appoggia sul bancone e la spalanco, godendomi la visione del suo petto tatuato e perfetto. Faccio per avventarmici contro ma lui mi spinge all’indietro obbligandomi ad appoggiarmi coi gomiti al ripiano, così da farmi sollevare il bacino e sfilarmi i pantaloni insieme con le calze. Mi afferra per le cosce e mi trascina verso di sé, finché non mi ritrovo la sua pancia a pochissimi centimetri dalla mia intimità.
Infilo decisa due mani tra la camicia e le sue spalle e lo obbligo a far scivolare a terra quell’odioso indumento, denudandolo finalmente del tutto dalla cintura in su.
Armeggia per sciogliere il mio malfatto chignon e io gli circondo la vita con le gambe e lo trascino contro di me, mentre i capelli mi si sciolgono sulle spalle, obbligandolo ad appoggiare i palmi al bancone e approfittando per avventarmi di nuovo sulle sue labbra. Risponde al bacio prima di staccarsi da me per cercare i miei occhi.
-Sei sicura?- mi domanda, con una nota di urgenza nella voce.
-Sta zitto- riesco a mormorare appena mentre già gli chiudo la bocca con la mia lingua.
Lo sento afferrare il bordo dei miei slip per abbassarli e mi getto all’indietro sul bancone.
Chiudo gli occhi, completamente persa, pronta a essere sua.

 

§

 

Mi smuovo, protestando debolmente contro il raggio di sole che entra prepotente dalla finestra, disturbando il mio sonno.
Si sta così bene, tra queste lenzuola così fresche e morbide.
Chi ha voglia di alzarsi?!
Mi giro a pancia in su, voltando il viso verso la porta, decisa a impedire alla luce mattutina di svegliarmi del tutto.
Mi stiracchio, inspirando a pieni polmoni, meravigliosamente rilassata. Sento lo scroscio della doccia, segno che Nami si è già alzata e quindi, a breve, toccherà anche a me alzarmi e prepararmi per andare al lavoro.
Oggi è sabato e c’è lezione dal mattino.
Una strana sensazione si aggiunge al raggio di sole, in una congiura ai danni del mio relax. Una di quelle sensazioni che ti prendono lo stomaco, per ricordarti che qualcosa non va, una difficile realtà, dimenticata durante l’attività onirica, pronta ad aggredirti non appena riapri gli occhi.
Cosa?! Cosa c’è che non va?!
Cos’è successo?!
Mi concentro, tenendo le palpebre ostinatamente abbassate. Lo scrosciare della doccia, che normalmente mi coccola e rilassa irresistibilmente, stamattina, per qualche ragione, mi urta e infastidisce, acuendo quella brutta sensazione, come se fosse un rumore sbagliato, come se stonasse.
Non capisco, che problema c’è?!
Nami fa spesso la doccia al mattino.
Spalanco gli occhi, ricordando improvvisamente.
Ricordando che Nami ieri sera si fermava a dormire da Ace e quindi non può esserci lei nel nostro bagno.
Merda!
Sollevo appena il lenzuolo per controllare e sì, porca miseria, sono nuda!
Chi?!
Chi ho portato a casa nostra ieri sera?!
Da chi mi sono fatta portare a letto?!?!
Spremo le meningi cercando di ricordare. Non sono il tipo da sesso occasionale, per cui è ragionevole pensare che io non fossi esattamente lucida ieri sera. Anzi, diciamo le cose come stanno, è ragionevole pensare che io fossi ubriaca marcia, il che spiegherebbe anche la mia attuale amnesia.
Mi aggrappo agli ultimi ricordi a cui riesco a risalire, avanzando con fatica tra i frammenti della mia memoria annacquata dall’alcool.
L’ultimo pensiero coerente che riesco a recuperare è l’incontro con Koza e Konis fuori dagli uffici SIAE.
Possibile che mi abbia gettato in un tale sconforto da rendere necessaria una sbronza?!
Voglio dire, sono solo Koza e Konis, da quando ho perso così tanto il senso della misura delle cose?!
Sbuffo, infastidita.
Già lo so cosa sarà successo. Mi avrà fatto la solita domanda sulla mia vita sentimentale, io mi sarò dovuta umiliare ammettendo di essere single e mi sarò depressa al punto da necessitare di una bevuta.
Lui e la sua dannata ossessione di sapere se ho o non ho un fidanz…
Aspetta un attimo!
-Oh merda!!!-
Mi tiro su a sedere mentre, in un’unica confusa tornata, i ricordi della serata mi investono il cervello.
Mi ributto con la schiena sul materasso, colta da un leggero capogiro per il movimento improvviso e i postumi, gli occhi sgranati e una mano a tenermi la fronte.
Trafalgar Law!
Sono andata a letto con Trafalgar Law!!!
Mi sfugge una risata a metà tra l’isterico e il compiaciuto.
Ma la verità è che è tutto terribilmente imbarazzante.
Merda, merda, santissima merda!
Ora ricordo tutto.
Di come l’ho provocato al ristorante, di come lo abbiamo fatto, sul bancone del bar, per terra, sull’unico tavolo presente nel locale, contro la porta della cucina. Di come abbiamo preso la macchina e siamo venuti di corsa qui a casa, sapendo che Nami non ci sarebbe stata. Di come abbiamo continuato a baciarci con foga, contro il portone, sull’ascensore, fuori dall’appartamento.
E di come lo abbiamo fatto ancora, sul tavolo del salotto, il mobile del corridoio e infine qui nel mio letto a una piazza e mezza.
Quante volte?!
Giro lentamente la testa verso il comodino e diventò bordeaux contando quattro preservativi, ordinatamente posizionati in fila davanti alla lampada in carta di riso, accuratamente annodati per non sporcare in giro.
Quattro volte?!?!
Sgrano gli occhi e mentre  sto lì a fissarli, cercando di metabolizzare le troppe informazioni lo sguardo mi cade sulla sveglia accanto alla lampada.
Le 9.40.

Strabuzzo gli occhi.
Le nove e quaranta?!?!?!
Sono in ritardo, porca puttana!!!
Ho lezione tra venti minuti!
Scatto su come una molla, consapevole di necessitare una doccia.
Agito braccia e gambe come un’ossessa per districarmi dalle coperte e, quando ci riesco, mi alzo in piedi con talmente tanto slancio che quasi finisco per terra.
Riesco miracolosamente a mantenere l’equilibrio e scruto la porta del bagno, visibile da camera mia, attraverso la cortina di capelli che mi è ricaduta sul viso.
Da dentro, il getto dell’acqua non sempre intenzionato a spegnersi.
Quanto ci sta mettendo ‘sto benedetto ragazzo?!
È una doccia, mica un’abluzione!
Se non si muove, dovrò rinunciare.
Tamburello con le dita sulla mia coscia nuda, impaziente.
Ho bisogno di una doccia! Ho fatto sesso tutta la notte, è un diritto costituzionale!
Un pensiero mi attraversa la mente mentre spingo indietro le ciocche di capelli che mi ostruiscono la visuale con un unico gesto della mano, ma subito lo scaccio.
No, no ma cosa vado a pensare?! Non potrei mai farlo!
Anche se, insomma… Tanto arrivati a questo punto…
Lancio un’occhiata ai preservativi sul comodino e mi stringo nella spalle prima di dirigermi a passo di carica verso il bagno e spalancare la porta, lasciandomi investire da una nuvola di vapore.
Mi fermo di fronte alla cabina doccia, dondolando sui piedi, indecisa.
E mo’ che faccio?!
Lo devo almeno avvisare.
Busso sul vetro del box, ma lui sembra non accorgersi di nulla.
Okay, sto perdendo decisamente troppo tempo.
Apro la porta della cabina ed entro, terribilmente a disagio.
Lui si volta a guardarmi, un sopracciglio sollevato in un gesto interrogativo.
-Devo fare la doccia…- mormoro incrociando appena il suo sguardo.
-Ora?!- domanda visibilmente scocciato.
E improvvisamente il disagio si dissolve per lasciare spazio al nervoso.
Non oserà lamentarsi!
È lui l’intruso!
-Perché, qualche problema?!- ribatto io, improvvisamente determinata, incrociando le braccia sotto il seno e sostenendo il suo sguardo.
-Mi pare evidente. C’ero prima io- afferma semplicemente, stringendosi nelle spalle.
Io sgrano gli occhi, incredula.
Cosa cosa cosa?!?!?!
Questa è casa mia!!!
Mi infilo di prepotenza sotto il getto dell’acqua, schiacciandomi contro di lui e recuperando veloce shampoo e sapone.
-Puoi almeno evitare di starmi così addosso?!-
Kami se è stronzo quando vuole!
In meno di un minuto mi ha portato al colmo della sopportazione e la calma che usa per chiedermelo non fa che esasperarmi ancora di più.
E così accade.
Perdo il filtro e la lingua si muove da sola, aiutata dalle corde vocali in rivolta.
-Non mi pare ti desse fastidio stanotte mentre mi scopavi per la quarta volta!- sibilo, assottigliando lo sguardo su di lui, giusto una frazione di secondo prima di voltargli le spalle.
Eccola lì!
La Bibi arrabbiata, velenosa, anche un po’ sboccata a dirla a tutta.
Il mio personale Mr Hyde, che emerge raramente, troppo raramente, solo quando raggiungo davvero l’apice della sopportazione ed esplodo per non implodere.
Se solo il dottor Jekyll imparasse a opporre meno resistenza, se solo riuscissi a ribattere a tono più spesso, senza farmi sempre inibire dalla buona educazione e dalla paura di venire presa in giro, sono certa che vivrei più serena e le mie esplosioni diventerebbero semplici affermazioni ad effetto, pronunciate con freddezza e calma.
Riuscirei a dire la cosa giusta, nel modo giusto, al momento giusto e non dopo alcune ore trascorse a pensarci, quando il soggetto delle mie ingiurie si trova ormai lontano anni luce.
Il sogno di tutta una vita.
Ignorando il suo sguardo sulla mia schiena mi lavo e sciacquo rapidamente i capelli, prima di prendere a insaponarmi il corpo.
Mi sto passando il sapone sulla pancia con gesti circolari di entrambi le mani, facendogli fare la schiuma, quando sento le sue mani posarsi sulle mie spalle e cominciare a massaggiarle lentamente.
Tiro su la testa di scatto.
Che cosa gli prende adesso?!
Giro il viso verso di lui per intimargli di smetterla ma faccio appena in tempo a schiudere le labbra che una sua mano sguscia rapida in mezzo alle mie gambe mentre mi infila la lingua in bocca appoggiando il palmo libero al mio collo e soffocando il gemito che mi stava già sfuggendo.
Mio malgrado, chiudo gli occhi perdendo per un attimo la cognizione del tempo e dello spazio e gli permetto di attirarmi contro il suo torace da dietro, anche perché sto seriamente rischiando di perdere l’equilibrio.
Solo per un attimo però.
Riapro gli occhi, imponendomi un minimo di autocontrollo e mi stacco da lui, divincolandomi e spintonandolo via con una spalla.
-Ma che fai?!- mi giro verso di lui, ad occhi sgranati.
-Ti serve una definizione?!- domanda sottovoce, afferrandomi per la vita e prendendo a baciarmi e mordicchiarmi il collo e subito sento le gambe che mi si piegano.
Oh Kami!
Chiudo un attimo gli occhi, deglutendo a vuoto per poi allontanarlo di nuovo, con entrambi le mani stavolta. 
No! Bibi, concentrazione!
-Credevo avessi detto di non volermi nemmeno addosso!- gli faccio notare, e stavolta è il mio turno di sollevare un sopracciglio.
Lui mi ghigna sadico, senza mollare la presa sui miei fianchi.
-Ho cambiato idea- sussurra tornando alla carica.
Merda!
Devo uscire da questa doccia! Ora!
Oppure, già lo so, finiremo per battezzare anche il bagno.
 Aiutata dall’acqua e dal sapone riesco a sgusciare via dalla sua presa, spalanco la porta della cabina e mi avvolgo veloce un asciugamano intorno al corpo.
Mi precipito in camera attenta a non scivolare e mi asciugo in fretta e furia. Infilo un vestito, raccolgo i capelli bagnati in uno chignon e saltello verso la porta prima sul piede destro e poi sul sinistro, mentre mi allaccio i sandali.
Non ho tempo per la colazione, prenderò un caffè alla macchinetta.
Fortuna che ho la sacca sempre pronta e che a scuola tengo sempre un cambio di pantaloni e canotta per la lezione.
-Bibi-ya-
Sono a pochi metri dalla porta ma è più forte di me. Mi volto un attimo per vedere che vuole. E subito mi maledico.
Ma così è giocare sporco!
È un colpo ben al di sotto della cintura!
Non può!
Non può starsene lì, mezzo nudo, con solo un asciugamano attorno alla vita, l’acqua che gocciola dalla punta delle ciocche spettinate, atterrando sulle spalle e sul petto tatuato -quanto odio l’effetto che mi fa quel tatuaggio- e quel ghigno sulla faccia! Non può!
Lo squadro un attimo, deglutendo a fatica, sforzandomi per tenere la bocca chiusa, le gambe ferme e il corpo nella direzione giusta, ovvero la porta.
-Buona giornata- mi augura, sadico e divertito.
Scuoto la testa, riprendendomi un po’.
Devo andarmene da qui!
-Quando vai lascia le chiavi sotto lo zerbino- gli dico veloce, puntando gli occhi al pavimento.
Poi, finalmente, esco di casa come una furia, schiantandomi la porta alle spalle.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


-Allora che te ne pare?- domanda Nami a Ace seduto sullo sgabello nell’angolo della sala pesca, con la schiena comodamente addossata al muro, incredibilmente sveglio.
-Non è niente male, Raggio di Sole! Davvero niente male!- dice alzandosi e venendo verso noi sei, fermi al centro della sala, un po’ affannati.
Almeno, io, Sanji e Law siamo un po’ affannati. Le ragazze sono fresche come tre fiori di campo ma d’altra parte loro sono abituate, senza contare che ballano solo l’ultimo minuto e mezzo.
-Ma voi entrate nella coreografia così tardi per un qualche motivo?- chiede Ace curioso.
-Abbiamo pensato che più tardi entriamo meno loro ballano. Così possono concentrarsi sulla canzone- spiega Nami indicandoci.
-Sì, e poi Nami non vuole rubare la scena alle ragazze!- aggiunge Violet, mentre blocca alcune ciocche sfuggite dal raccolto con delle mollettine che tiene in bocca, a pochi centimetri dallo specchio che occupa la parete.
A quelle parole non posso fare a meno di lanciarle un’occhiata, in contemporanea con Ace che, come al solito, polarizza tutta la sua attenzione, e la trovo che si stringe nelle spalle in risposta allo sguardo interrogativo del moro, a conferma di ciò che ha detto Violet.
Mi sento un po’ a disagio ripensando a come l’ho subito etichettata vanitosa e piena di sé, quando l’ho conosciuta. Avevo dato per scontato che fosse tanto preoccupata che le facessi fare una figuraccia per la propria reputazione ma, alla luce di quello che ha appena detto Violet, mi rendo conto che sono proprio le sue allieve a metterci la faccia e, da brava insegnante, fa solo il possibile per non metterle in ridicolo.
Mi costa ammetterlo, e di certo non lo dirò mai ad alta voce, ma la verità è che, ora che sto imparando a conoscerla, la sto rivalutando almeno un po’. Anche se, certo, resta sempre una mocciosa viziata.
Ormai sono due settimane e mezzo che proviamo tutte le sere per questa inaugurazione idiota e altrettante che vengo a lezione qui, tre volte a settimana.
E, infatti, ho provato a rifiutarmi di venire a provare, oggi che è domenica, ma niente. Mi hanno buttato giù dal letto, o meglio Sanji mi ha buttato giù dal letto, blaterando che non aveva intenzione di far aspettare le sue dee per colpa di uno stupido Marimo muffito come me, mentre Law assisteva comodamente addossato allo stipite della porta di camera mia.
E quindi eccoci qua, con il sole che illumina il parquet, riscaldandolo e facendomi venire voglia di fare un pisolino.
Sto valutando se valga la pena sopportare una litigata con Sanji e un cazzotto di Nami  per dormire almeno cinque minuti che un’affermazione di Ace richiama la mia attenzione, riportandomi alla realtà.
-…farei un cambio di coppia ecco!- dice, lanciando uno sguardo verso il cuocastro e Violet.
Cambio di coppia?! E perché?!
Mi sembrava che Sanji e Violet se la intendessero abbastanza bene, in fondo Sanji è un bravo ballerino.
Però magari con il fatto che lei e Law sono cugini, Ace pensa che possa esserci più intesa.
-E che cambio vuoi fare?- gli chiede Nami, anche lei mani sui fianchi e sguardo minaccioso.
-Secondo me Bibi dovrebbe ballare con Trafalgar. Mi sembra ci sia una certa sintonia-
Violet si gira a guardare l’amica, che diventa istantaneamente bordeaux, mentre Law rimane perfettamente impassibile e io sollevo un sopracciglio osservando Nami sgranare gli occhi, un po’ scioccata, domandandomi qual è il problema. Potrei pensare che le da fastidio essere considerata incapace di ballare benissimo indipendentemente dal partner, ma ho deciso di togliere l’aggettivo “vanitosa” dalla sua descrizione nemmeno cinque minuti fa, quindi scarto quest’ ipotesi.
Mah! Valla a capire!
Comunque sia, Trafalgar non avrà problemi, Bibi è talmente brava che…
Aspetta!
Aspetta solo un secondo!
Aggrotto le sopracciglia, colpito da un pensiero improvviso.
Bibi è la mia ballerina, se lei ora balla con Law vuol dire che io…
Sgrano gli occhi, inorridendo.
Porco Roger! No! No, no e ancora no!!!
Mi volto verso Nami, che ascolta Ace lanciandomi delle occhiate di fuoco, quasi fosse colpa mia. Forse nella sua folle testolina rossa lo è. Forse sta pensando che la mia colpa è esistere e essermi messo in società con questi due. Non mi stupirei, in fondo lo sto pensando anche io.
-…solo una prova Raggio di Sole! Lo sai che lo dico per il meglio no?!- sento che le dice Ace, fissandola con un’espressione della serie “lo sai che ho ragione”.
Nami lo scruta qualche secondo, ostinata, per poi crollare il capo prima di annuire, sconsolata.
Un giorno devo ricordarmi di chiedergli come fa a non farsi pestare a sangue da lei.
Torna verso di noi e mi passa accanto, sospirando rassegnata.
-Facciamo questa prova, buzzurro!-
-Non troppo entusiasmo, mi raccomando!- le rispondo seguendola con lo sguardo, un sopracciglio alzato.
Noto che Bibi si sta scambiando strane occhiate con Law. Non sembra imbarazzata, anzi, e la cosa mi stupisce non poco considerato il suo carattere e la capacità del mio amico di farti sentire in soggezione con una sola occhiata. Ma ho già avuto modo di appurare come sia capace di cambiare totalmente quando è di scena. È come se in lei convivessero due entità separate, la ragazza e la ballerina e, quando la seconda prende il sopravvento, non c’è Trafalgar Law che tenga.

 

[https://www.youtube.com/watch?v=qvfSFQKpj4o dal minuto 1:40]*

 

…This system never functions,

uhuhuhuh

 

-Zoro!-
Mi riscuoto nel sentire improvvisamente la musica che parte e vedo tutti nelle loro posizioni. Solo io sono ancora al centro della sala, come un ebete. Corro velocemente vicino a Nami che mi aspetta, già pronta a partire.

 

 Will you crack me like this

I’ll be your fruit machine,

Oh baby don’t beat me,

 

Mi preparo accanto a lei, il braccio proteso e il palmo verso l’alto.

 

Push my buttons carefully.

 

Parte l’intermezzo strumentale e Nami afferra saldamente la mia mano, facendo due giri su se stessa prima di fermarsi di fronte a me, posandomi una mano sulla spalla, mentre io la afferro per il fianco pronto a fare un giro insieme a lei. Come al solito, guardo fisso di fronte a me, oltre la sua spalla, concentrato a contare gli otto tempi un cui si suddividono le canzoni**, come mi hanno insegnato a fare. Ma subito mi ritrovo a pestare un piede di Nami e, a momenti, finiamo a terra tutti e due.
Ace ferma la musica mentre Sanji parte subito alla carica con la sua tirata da paladino delle donne.
-Marimo, potresti evitare di menomare la dolce Nami-swan con i tuoi movimenti rozzi e per niente aggraziati?!-
-E tu puoi evitare di mandarmi in pappa il cervello con la tua voce insopportabile e le tue idiozie da deficiente?!- ringhio in risposta, al limite della sopportazione.   
-Brutta testa d’alga che non sei altro!!! Come ti permetti di fare del male a una donzella?! Non lo sai che le donne non si toccano nemmeno con un fiore?!?!- continua a sbraitare avanzando verso di me.
Un attimo dopo siamo fronte contro fronte.
-Non è colpa mia!!!-
-Come può non essere colpa tua?!?! Sei tu che le hai pestato il piede!!!-
-Con Bibi non è mai successo!!!-
-Cosa vorresti insinuare?!?! Che la mia bella dea ramata non è capace di ballare?!?!-
La sua dea ramata?! Ma questo è veramente impazzito del tutto!!!
Gonfio il petto per rispondere a tono, nonostante mi renda conto quanto sia inutile cercare di parlare con un simile imbecille, ma le parole mi muoiono in gola mentre raggiungo il pavimento con la faccia alla velocità della luce. Un tonfo in ritardo di appena qualche millesimo di secondo mi avvisa che anche Sanji è stato schiantato a terra.
-Fatela finita, razza di baka che non siete altro!!! Non abbiamo tempo da perdere, tra poco arrivano i ragazzi per le prove!!!- sbraita Nami.
Nonostante io abbia la faccia infossata nel parquet so bene che ha gli occhi bianchi e i denti a squalino, e che ci si sovrasta con la sua figura, a gambe divaricate e mani appoggiate ai fianchi, la destra ancora fumante per il cazzotto. Ormai la conosco come le mie tasche, questa mocciosa. E, infatti, appena riesco a scollare la faccia dal legno eccola lì, proprio come me la immaginavo.
Ci tiriamo su mentre la musica si spegne all’improvviso, Sanji volteggiando e ululando quanto è saggia e ragionevole la sua Nami-swaaaaaaan, io grugnendo e massaggiandomi la testa.
-E perché non la stringi abbastanza!- una voce raggiunge le mie orecchie ma non ci faccio molto caso, preso ad appiattire il bernoccolo che spunta tra i miei capelli.
-Ehi?!?! Terra chiama Zoro!- mi richiama Nami, spazientita, picchiando con un polpastrello sulla mia tempia.
-Uh?- la guardo interrogativo, sollevando un sopracciglio ma non è lei a rivolgermi ancora la parola.
-Dicevo che non la stringi abbastanza, amico!- mi dice Ace mettendomi una mano sulla spalla -Guarda! Ti faccio vedere!-
Si avvicina a Nami, porgendole una mano che lei subito afferra, e la tira verso di sé, cingendole saldamente la vita e facendola aderire contro il suo bacino. A dire il vero, a quell’altezza, non si capisce nemmeno dove inizia lei e finisce lui.
-Vedi?! Se la tieni più vicina a te…- spiega prendendo a girare e trascinandosela dietro, muovendosi come se fossero un unico corpo -…non rischi di pestarle i piedi e la obblighi a seguire il tuo movimento-
Per tutto il tempo, anche se parla con me, non guarda che lei, inchiodando gli occhi nei suoi, ricambiato.
Ma è proprio necessario?!
Voglio dire, sta parlando con me! Che guardi me, no?!
-Capito?!- domanda poi, distogliendo finalmente lo sguardo dagli occhi di Nami.
Io annuisco, sciogliendo l’intreccio delle braccia che avevo portato al petto e avvicinandomi di nuovo a lei.
-Dai riproviamo!- dice Ace, avvicinandosi alle stereo per tornare indietro di qualche secondo con la musica.

 

[https://www.youtube.com/watch?v=qvfSFQKpj4o dal minuto 1:47]

 

Oh baby don’t beat me,

Push my buttons carefully.

 

Cinque, sei, sette, otto.
Nami afferra la mia mano e parte coi suoi due giri. La guardo per il tempo necessario a posare la mano sulla sua vita e non altrove e distolgo subito gli occhi mentre me la trascino contro, lasciando agli altri sensi, soprattutto al tatto, il compito di valutare se sia sufficiente appiccicata al mio bacino.
Deglutisco mentre la faccio volteggiare, per poi farla girare sotto il mio braccio e sostenerla per una mano e per il fianco mentre slancia una gamba, disegnando un arco in aria. Ancora qualche passo e l’intermezzo finisce e io devo solo concentrarmi sul cantare senza sembrare un manico di scopa che vuole tornare in fretta nello stanzino, mentre lei mi balla intorno.

 

I’ll be your fruit machine

Oh baby don’t beat me

Push my buttons carefully

 

La sento passare la mano a palmo aperto sulla mia schiena, mentre mi gira intorno. Improvvisamente però avverto una sensazione completamente nuova, che con Bibi non era mai  capitata. Strabuzzo gli occhi nel realizzare che mi si sta strusciando addosso.
Ma cosa diavolo…?!

 

Push the button carefully, push the button just for me

Uoh-oh-oh Uoh-ohoh-oh

 

Sento il suo sedere strofinarsi contro la mia anca e, mio malgrado, mi ritrovo a deglutire rumorosamente, ogni fibra del mio corpo tesa a restare concentrata sulla canzone, altro che muoversi a ritmo e cantare con convinzione!
Porco Roger!
Bibi non lo ha mai fatto!

 

Push the button carefully, push the button just for me

Uoh-oh-oh Uoh-ohoh-oh

 

Le lancio un’occhiata, che non so nemmeno io se sia di muta preghiera o che altro, e resto senza parole, nel vederla muoversi intorno a Law con fare seducente e a pochissimi millimetri da lui, accarezzandolo con tutto il suo corpo.
Ma che…?!
Con me non faceva così!
Provo a concentrarmi sulla canzone e a non pensare al corpo di Nami attaccato al mio, ma eccola fare una piroetta, portando la schiena contro il mio torace, e sprigionare un improvviso aroma di mandarino, che mi riempie le narici e mi fa perdere la concentrazione. Non so come mi ritrovo le mani sui suoi fianchi, il viso sul suo collo e il bacino contro le sue natiche.
Il tempo di percepire tutte queste sensazioni e subito mi irrigidisco.
Tutto.
Anche dove non dovrei.

 

Don’t push another button

Don’t flip another switch

This system never functions

 

La sento immobilizzarsi, mentre gli altri proseguono imperterriti la coreografia. Si gira verso di me, con un’espressione indecifrabile, che potrebbe essere tanto di sorpresa quanto di sdegno, e poi scende lentamente con lo sguardo oltre la propria spalla, lungo il mio torace, sempre più giù fino al mio cavallo dannatamene e fottutamente gonfio.
Cazzo!

 

Will you crack me like this

 

Mi sarà capitato forse due volte nella vita, ma so che sto diventando rosso per l’imbarazzo. E, nonostante io non creda in una forza divina superiore, mi ritrovo a pregare che il pavimento mi inghiotta, mentre Nami ripercorre con gli occhi la strada di poco prima al contrario, stavolta con un vistoso sorrisetto sul volto.
Un sorrisetto alquanto strano che definirei un misto tra l’incredulo e… il compiaciuto?!

 

Don’t push another button

Don’ t flip another switch


-Zoro, Nami?! C’è qualche problema?!- ci domanda Ace, facendomi sollevare la testa di scatto, dimentico del colore fucsia che devo sicuramente avere assunto.
-Ciao!!!- un coro di voci alle nostre spalle e io mi volto rapidamente per vedere le teste di Sabo, Margaret e Monet spuntare da oltre lo stipite della porta.
Oh porca di quella porca!
Sono arrivati! E sono tutti qui, tutti, nessuno escluso!
La porta comunicante con la sala turchese si apre per lasciar spuntare i volti curiosi di Aysa e Franky mentre Laki, Kaya, Nojiko e Marco cominciano a entrare in sala e mettere giù le proprie cose in attesa di sapere in che sala spostarsi per le rispettive prove.
In altre parole, sto per fare una gigantesca, colossale figura di merda di fronte alla scuola al completo.
Ace spegne la musica.  
-Okay direi che per oggi può bastare, no?!- afferma trovando il consenso di Violet, Bibi e Nami.
Improvvisamente la calda presenza della mocciosa diminuisce e io strabuzzo gli occhi inorridito, realizzando che si sta staccando da me, lasciando in bella vista il mio pacco e tutto ciò che contiene. Istintivamente la afferro per i fianchi e me la trascino di nuovo addosso.
-Ehi!!!- protesta, voltando  il viso verso il mio, contrariata.
-Non t’azzardare a spostarti! Prima devo… sbollire!- le intimo a denti stretti, arrossendo di nuovo.
Un sorrisetto furbo spunta sulle sue labbra mentre socchiude gli occhi.
-E credi davvero che questa sia una buona strategia?!- mi domanda maliziosa, muovendo appena il bacino.
-Ma che fai?!?!- sibilo in preda al panico -Smettila!!!-
-Guarda che stai attirando l’attenzione di tutti!- mi fa notare, tenendo la voce bassa ma neanche tanto.
-Aiutami a raggiungere il bagno!- le dico, cercando di non sembrare troppo implorante, guardandomi intorno furtivo e notando qualche sguardo stranito puntato su di noi.
-Che cosa?!- domanda, incredula, aggrottando le sopracciglia.
-Il bagno! Ho bisogno di andarci!!!-
-E cosa pretendi che faccia?! Che ti faccia da scudo mentre esci dalla sala?!-
-Senti non lo so!!! So solo che questo casino è tutta colpa tua, perciò adesso il minimo che puoi fare è coprirmi!!!- mi blocco un attimo, riflettendo sulle mie parole -cioè… non… non in quel senso, ovviamente… io…-
Ma Nami sorride di nuovo compiaciuta, ignorando il doppio senso che mi è appena uscito.
-Fa finta che ti abbia appena tirato una ginocchiata nelle palle!- mi mormora, mentre si gira verso di me.
-Come?!?!- chiedo io, interdetto.
E poi lo sento.
Un dolore lancinante che esplode in mezzo alle gambe e me le sega.
Strabuzzo gli occhi, portando istintivamente le mani a coppa sulla patta dei pantaloni. 
Porco Roger!!!
-Oh buzzurro scusami!!!- esclama Nami con voce acuta, portando entrambe le mani alla bocca.
Scusarla?!?!?! Ma io la ammazzo!!!
Pazza isterica!!!
-Non volevo! Ti ho fatto male?!- mi chiede preoccupata facendomi sollevare uno sguardo furente, desideroso di incenerirla.
 -T-tu… che ne… dici?!- le domando a denti stretti.
-Vieni andiamo a prenderti del ghiaccio!- mi dice afferrandomi per un gomito e spingendomi fuori dalla sala.
Io cammino a fatica, senza mollare la presa sulla patta dei pantaloni, finché Nami non si ferma sulla porta dello spogliatoio maschile.
-Ma sei impazzita?!- sbraito sottovoce, recuperando l’uso delle corde vocali mentre il dolore comincia a diminuire -Si può sapere che ti è preso, brutta strega?!-
-Ohi Marimo!!!- esclama indignata, portando le mani sui fianchi -Volevi una scusa per coprire la mercanzia e io te l’ho data! Che altro vuoi da me?!-
Usarti per sfogare il mio istinto omicida, per esempio!
-Era proprio necessario prendermi a calci nelle palle per davvero?!-
-Non è colpa mia se sei lento di comprendonio!- afferma aggrottando le sopracciglia -E ora, se non ti spiace, dovrei lavorare io!- aggiunge dandomi le spalle e avviandosi lungo il corridoio.
Soffio dal naso tutto il mio disappunto mentre muovo un passo, ancora un po’ a fatica, verso l’interno dello spogliatoio.
-Zoro!-
Mi volto, colto alla sprovvista, e trovo Nami a guardarmi con lo sguardo un po’ corrucciato. Si direbbe preoccupata. Aggrotto le sopracciglia, in una muta domanda.
-Sicuro che non ti serve il ghiaccio?- domanda sincera.
Può sembrare una semplice domanda di cortesia. Ma ormai la conosco e so, con certezza assoluta, che queste sono delle scuse. O almeno un “mi dispiace”. Non è facile capirlo, d’accordo, ma io sono l’ultimo che può lamentarsi, visto che quanto a orgoglio sono pure peggio.
E così, mio malgrado per la seconda volta in meno di un mese, mi ritrovo a sorriderle di sghembo mentre annuisco per rassicurarla, prima di entrare in spogliatoio.

 

 

 

 

*”Push another button” – The Baseballs

**Per tenere il conteggio delle canzoni si contano otto secondi e poi si ricomincia da zero, in modo da suddividere la canzone in un numero variabile di batterie da otto tempi. Il ritmo è dato dai bassi della musica.

 

Angolo delle precisazioni:

Essendo in Zoro pov non ho potuto essere molto “delicata” nella descrizione di Nami che balla addosso al Marimo, ma, per favore, non immaginatevela come una gatta morta. L’idea è un balletto sensuale e anche un po’ provocante, visto anche il significato allusivo della canzone ma comunque professionale.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Mi siedo su una delle panche che costeggiano la parete, appoggiando la schiena contro il muro e portando la testa all’indietro a guardare il soffitto.
Respiro profondamente, abbandonando le mani sulle cosce e liberando il mio cavallo finalmente tornato alle sue dimensioni normali e meno dolorante.
Devo ammettere che sono un po’ a disagio per l’episodio, raramente mi è successo di perdere il controllo a questo modo.
Certo Nami è una bella ragazza, inutile negarlo, ma, anche così, sono perplesso.
Forse non sono mai stato né mai sarò l’anima della festa, ma di discoteche e party ne ho frequentati molti e ne frequento tutt’ora, sebbene più sporadicamente. E ragazze che ci provassero con me, in modo anche poco velato, non me ne sono mai mancate. Eppure mai, mai mi era capitata una cosa del genere.
Mi dico che è tutta colpa del contesto, che è perché mi ha preso alla sprovvista ma, per quanto io tenti di ignorarla, una voce nella mia testa vuole convincermi che la mocciosa mi attrae. Fisicamente, si capisce, perché di carattere è assolutamente insopportabile. Infatti non faccio altro che litigarci.
Sbuffo mentre appoggio i gomiti alle cosce e porto la testa in avanti, passando le dita tra i capelli.
Sto ancora fissando il pavimento quando una voce mi riscuote.
-Ehi Zoro! Ti senti bene?!-
Sollevo lo sguardo per incrociare quello denso e nocciola di Chopper, appena uscito dal bagno, che mi fissa con la fronte corrugata.
-Ehi Chopper!- lo saluto -Sì, sto bene. Tu?- gli domando con un cenno del mento.
Mi guarda senza parlare qualche istante, prima di sospirare e superarmi per sedersi accanto a me sulla panchina.
Appoggia la nuca al muro e si gira a guardarmi.
-Non benissimo, in realtà- ammette e io mi acciglio, addossando il peso sugli avambracci e intrecciando le dita delle mani tra loro.
Che succede?!
Non è necessario domandarglielo ad alta voce, sa che sono un tipo di poche parole e intuisce la mia domanda inespressa dalla mia faccia.
-Il fatto è che Bibi e Ace mi hanno chiesto di fare da ballerino a Shirahoshi in Techno Classic, sai quel balletto che è un mix tra classico e hip hop?!-
-Mi sembra una bella notizia- gli faccio notare dopo aver annuito in risposta, un po’ perplesso dalla sua espressione sconsolata.
-No che non lo è!- s’infervora -Io sono pessimo a ballare, non posso accettare, farei una figuraccia!- afferma convinto, facendomi sollevare un sopracciglio -Ma Shirahoshi sa che lo hanno proposto a me e se rifiuto faccio comunque una brutta figura- prosegue con la sua spiegazione, perdendo la sua verve e guardandosi i piedi avvilito -Lei penserà che sono un codardo o, peggio, che non voglio ballare con lei… Non che sia importante, tanto non le interesso, però…-
-Chopper- lo interrompo e lui solleva gli occhi su di me -Perché pensi di non essere bravo?!-
-Perché è la verità!- afferma convinto.
Sollevo un sopracciglio scettico mentre lui continua a fissarmi di rimando, sconsolato.
Dannazione!
È talmente modesto da sfociare nell’assurdo. Non riesce assolutamente ad essere oggettivo con se stesso, vede solo i difetti di ciò che fa.
Ma questa è la sua occasione con Shirahoshi, non posso permettere che la sprechi così.
-Senti, io non sarò di certo un esperto, però… Se tu non fossi bravo credi che Bibi e Ace ti avrebbero chiesto di farle da ballerino?!- gli faccio notare, prendendolo alla sprovvista.
Apre la bocca per ribattere ma, non trovando nessun argomento a suo favore, la richiude, puntando poi lo sguardo fuori dalla finestra aperta davanti a noi.
-Davvero pensi che sia bravo?-
Annuisco convinto, portando le braccia al petto.
-Se non avessi te davanti da seguire a lezione, non so cosa farei- ammetto poi, stranamente senza riluttanza.
-Oh Zoro, ma cosa dici?!- esclama, girandosi verso di me e mal celando un’espressione compiaciuta  mentre le guance gli si imporporano.
Ghigno di sghembo nel notare quanto sembri un moccioso quando fa così, nonostante i suoi diciotto anni, e sentendo il cuore scaldarsi nel vederlo nuovamente sorridente e un po’ più sicuro di sé.
-Dai su! Andiamo! Mi fermo un po’ a vedere le prove!- gli dico, alzandomi dopo avergli dato una piccola gomitata.
Sono passati neanche dieci minuti e quindi troviamo ancora tutti nella sala pesca  a scambiarsi i convenevoli. La scena che mi si para davanti una volta sulla soglia mi fa mandare gli occhi al cielo.
La sala è disseminata di vari gruppetti che chiacchierano e cominciano a scaldarsi con un po’ di stretching a terra, eccezion fatta per Bibi e Ace che si consultano vicino allo stereo, lui in ginocchio a trafficare con dei cavi e lei accosciata lì affianco, Violet e Nami che parlano vicino a Law, impegnato a mettere le sue cose nella sacca ma con lo sguardo rivolto a Sanji, che si trova al centro del locale e si guarda intorno estasiato e con occhi cuoriformi.
-Oh mie muse, miei tesori!!! Il vostro Mr Prince è arrivato, è quiiiii!!!- ulula, volteggiando mentre un rivolo di sangue comincia a colargli dalla narice -Non siate gelose, ce n’è per tutte, mie deeeeee!!!- esplode in una nuvola di cuoricini, facendo voltare alcune delle ragazze verso di lui ma senza ottenere la loro attenzione -Siete così belle, seducenti, meravigliose…-
Scambio un’occhiata con Law tra l’esasperato e il preoccupato. È la prima volta per loro qui a scuola e Sanji non aveva mai visto le ragazze, che sono veramente troppe perché lui riesca a controllarsi. Sappiamo entrambi cosa sta per succedere.
-…mai visto così tanta bellezza in un’unica stanza!!! E non dovete temere, siete tutte il mio tipo!!!-
Il sangue aumenta pericolosamente e io muovo alcuni passi all’interno della sala, mentre Law si alza in allerta.
-Voi… voi siete… così…- comincia a boccheggiare, faticando a mantenere un minimo di facoltà espressiva -così… COSÌ…-
Merda!
-Mellorine, mellorine, mellorine...-
Ecco fatto!
Mi spiaccico una mano in faccia, per poi muovermi insieme a Law, avanzando simultaneamente con lui verso quel deficiente del cuocastro.
Tutti i presenti in sala si cominciano a voltare allibiti verso di lui, che ora si è messo a dondolare le braccia a destra e sinistra, come un bamboccio gonfiabile qual è, al ritmo di…
-…mellorine, mellorine, mellorine…-
-Sanji!- lo richiama Law autoritario, cercando di avvicinarsi senza farsi colpire dalle mani che menano a destra e a sinistra.
-…mellorine, mellorine, mellorine…-
Okay, è proprio entrato in loop. Ci vorranno le maniere forti oppure finirà dissanguato.
Mi scambio un’occhiata con Law che annuisce e ci prepariamo entrambi a placcarlo, afferrandolo per le braccia, e trascinarlo fuori dalla sala per farlo riprendere. Per quanto sia un cretino, so che questa cosa che gli succede è fuori dal suo controllo e, sebbene non lo direi mai ad alta voce, è il mio migliore amico e voglio aiutarlo, una volta tanto.
Molleggio sulle gambe, pronto a lanciarmi verso di lui ma come faccio un passo nella sua direzione eccolo che parte a volteggiare per la stanza senza controllo.
-…mellorine, mellorine, mellorine…-
Sembra una trottola impazzita mentre si avvicina vorticando all’angolo in cui si sono riunite Laki, Nojiko, Margaret e Caimie che lo guardano basite e un po’ spaventate. Si sposta lungo la sala e subito Sabo afferra Perona e la trascina dietro la sua schiena mentre Bonnei scambia un’occhiata allibita con Franky. L’espressione di Bibi ed Ace è indecifrabile e vedo Aysa, Koala e Shirahoshi correre verso la porta che permette di entrare nella sala turchese senza passare dal corridoio, per mettersi al riparo.
Attraversa nuovamente la sala in diagonale mentre io e Law lo guardiamo, impotenti, lanciarsi verso l’angolo sinistro della parete ricoperta di specchi, dove Rebecca è ferma a mettere la pece* sulle scarpe da ballo, ignara dell’uragano di cuori in avvicinamento.
-…mellorine, mellorine…-
Si gira sentendo al voce di Sanji avvicinarsi e assume un’espressione terrorizzata, piuttosto comprensibile data la rapidità con cui l’imbecille è lanciato contro di lei. Faccio un vano tentativo di raggiungerlo e placcarlo mentre Rebecca chiude gli occhi portando istintivamente le braccia a protezione del viso.
 -…mellorine, mellorine, mell…-
Si immobilizza nel bel mezzo di un volteggio ed emette alcuni suoni gutturali, per niente belli a sentirsi, mentre io aggrotto le sopracciglia, preso alla sprovvista.
-Che diavolo…-
Lentamente, cade all’indietro, ancora nella posizione in cui si è immobilizzato e liberando la mia visuale. Mi ritrovo a fissare Violet, con la gamba ancora tesa e il piede a martello rivolto verso dove, fino a pochi minuti fa, c’era la faccia di Sanji. Abbassa la gamba e strofina i palmi tra loro come se si stesse pulendo le mani dalla terra o dalla farina.
-Ecco fatto!- mormora soddisfatta.
Sconvolto, sposto lo sguardo su Sanji, ancora tremante per il colpo subito e impegnato a biascicare parole incomprensibili. Okay, non dovrei stupirmi della reazione di Violet, dato che l’imbecille si stava lanciando a tutta velocità su sua sorella ma… Porco Roger! In faccia ha il segno della scarpa da ballo con tacco, così ben stampato che si legge perfino il numero della calzatura!!!
Queste ragazze sono pericolose!
Molto, molto pericolose!
Law e io ci avviciniamo a Sanji, afferrando un braccio a testa per sollevarlo. Riusciamo a staccarlo dal legno con fatica mentre Bibi e Nami prendono in mano la situazione, cominciando a dare direttive, e Ace lancia a Chopper le chiavi dell’ufficio perché vada a recuperare del ghiaccio.
-Credo… mpbl… di essermi appena… blff… innamorato…- ci comunica Sanji, con tono ed espressione da rimbambito.
-Sì, sì, certo- commenta Law sbrigativo, trascinandolo di gran carriera verso lo spogliatoio.
Si gira a guardarmi portando il viso vicinissimo al mio.
-Ehi, ciao Marimo!- mi saluta entusiasta e rintronato.
Che razza di colpo gli ha tirato?! Lo ha rincretinito del tutto!
-Sai che mi sembri meno brutto del solito?!- biascica, guadagnandosi un’occhiata di fuoco.
-Sapevo che non sarebbe durato molto. Avrei dovuto togliermi lo sfizio e farlo fuori con le mie mani- commento, monocorde ricevendo in risposta da Law solo un’occhiata impassibile mentre lo facciamo sedere su una panca dello spogliatoio.
Mani posate sui fianchi, lo fissiamo preoccupati spostare lo sguardo da me a lui, con un sorriso ebete in faccia.
-Mi è venuta un’idea- afferma Trafalgar uscendo dallo spogliatoio.
Lo seguo con lo sguardo chiedendomi dove stia andando prima di sospirare e incrociare le braccia al petto.
Un attimo dopo un urlo agghiacciante proveniente dal corridoio mi fa strabuzzare gli occhi e voltare in allerta verso la porta.
Che cazzo sta succedendo oggi?!?!
Un movimento ai margini del mio campo visivo attira la mia attenzione e, con mio sommo stupore, vedo Sanji in piedi, tornato finalmente in sé che, sguardo di fuoco e passo deciso, guadagna la porta in due falcate ed esce in corridoio.
-Che cosa stai facendo a Bibi-chwan, brutto maniaco con il pizzetto?!?!- lo sento sbraitare, comprendendo finalmente l’idea di Law.
Ma né Trafalgar né Bibi fanno in tempo a spiegarsi che la voce di Chopper li interrompe.
-Che è successo?!- chiede preoccupato superando di corsa la porta aperta dello spogliatoio con in mano del ghiaccio istantaneo.
Esco anche io in corridoio, ghignando divertito.
-Non è niente, solo un espediente per farlo rinsavire- spiega Law, laconico come sempre.
-È la verità Sanji, sto bene!- lo rassicura Bibi, arrossendo un po’ sulle guance.
La scruta ancora un attimo e poi rivolge un’ultima occhiata a Law, mentre afferra il ghiaccio premendoselo poi sulla sua stupida faccia, prima di ringraziare in un’unica volta sia Trafalgar, per il suo intervento, sia Chopper per il ghiaccio.
-Molto bene, credo che ora possiamo andare- afferma Law muovendosi verso di me e trascinando Sanji per un braccio -Buona lezione Bibi-ya- mormora prima di allontanarsi.
-Grazie- sorride in risposta e con una strana luce negli occhi, prima di girarsi per tornare in sala.
-Bibi, posso parlarti un secondo?!- la ferma Chopper, un po’ agitato.
Li guardo parlare sottovoce sulla porta della sala mentre Law e Sanji, la sacca del ghiaccio spalmata in faccia, mi raggiungono sulla soglia dello spogliatoio.
-Si va?- domanda Trafalgar.
-Voi andate pure io mi fermo un altro po’- gli dico, facendolo annuire e concentrandomi nuovamente su Chopper e Bibi, che sorride e annuisce convinta.
-Molto bene, Chopper!- esclama felice per poi sparire dentro alla sala. 
Chopper fa per seguirla ma si blocca e si gira a guardarmi, sorridendo in un muto gesto di ringraziamento e conferma che ha accettato quel ruolo.
Ghigno di sghembo, capendo come deve sentirsi Ace con Sabo, ogni volta che lo vede ottenere una piccola conquista.
E cioè, estremamente orgoglioso.

 

§

 

Mi passo una mano sul retro del collo, libero dai capelli rossi, tirati su in un disordinato raccolto, per asciugare il sudore. Fa veramente caldo e dopo cinque ore di prove la sala, che già era un forno per il sole, è diventata un bagno turco.
Ma io e Ace dobbiamo provare per forza, il tempo ormai è quello che è e la coreografia ha bisogno di aggiustamenti vari.
Un tonfo mi avvisa che la macchinetta ha finito di erogare il mio prodotto. Normalmente bevo solo acqua ma tra il caldo e la fretta non sono riuscita a mangiare e ho bisogno di reintegrare, quindi, per oggi, mi concederò un Gatorade al limone.
Mi chino a recuperare la bottiglietta ed estraggo la chiavetta dall’apposita fessura, prima di avviarmi rapida verso la sala pesca dove il mio ballerino mi aspetta. Lancio in aria la chiavetta seguendola con lo sguardo e recuperandola a palmo aperto mentre cammino davanti agli spogliatoi.
Ho appena superato quello delle ragazze che un rumore attira la mia attenzione all’interno di quello maschile. Con la coda dell’occhio noto la porta socchiusa e commetto l’errore, il grande, gigantesco errore, di girarmi, incuriosita. 
Zoro è ancora qui, si è fermato fino alla fine delle prove di Chopper e ora si sta cambiando per tornare a casa, di spalle alla porta.
Gli basterebbe voltare il viso di un quarto per notarmi, ma le gambe non rispondono, tenendomi inchiodata, incapace di levargli gli occhi di dosso.
Si sta togliendo la canotta blu elettrico, con gesti lenti delle braccia, facendo tintinnare i tre pendagli all’orecchio, che rimette sempre non appena finiamo di provare.
Non so se sia il caldo, il contatto ravvicinato di stamattina, i miei ormoni o le tre cose insieme, fatto sta che mi ritrovo a fissare ipnotizzata la sua schiena scolpita, sempre più visibile man mano che il tessuto azzurro libera la pelle olivastra traslucida per il sudore, accarezzandola e facendomi venire voglia di fare altrettanto con le mie mani. Deglutisco, mentre scandaglio con lo sguardo i muscoli del trapezio, ben definiti e solidi, prima di scendere, guidata dal solco della colonna vertebrale, verso il suo bacino, che si stringe facendo sembrare le sue spalle ancora più larghe e portandomi inevitabilmente a lanciare un’occhiata di apprezzamento alle sue natiche, fasciate dagli aderenti boxer neri.
Butto giù un po’ di saliva, in un vano tentativo di rinfrescare la gola improvvisamente secca, concentrandomi per mantenere il respiro regolare, e guardo i muscoli del suo braccio destro guizzare quando si passa una mano tra le ciocche verdi che schizzano un po’ d’acqua o di sudore tutt’intorno.
Apro la bocca per inspirare più aria, consapevole che, in questo momento, la temperatura estiva c’entra poco con il calore che sento, calore che sembra partire dal centro del mio corpo, irradiandosi in tutte le direzioni.
Stringo la bottiglietta della mia bibita, imponendomi di proseguire verso la sala e non di entrare nello spogliatoio, chiudere a chiave e fare cose innominabili, che mai si dovrebbe nemmeno pensare di fare in un luogo frequentato anche da minorenni, sebbene il mio corpo mi stia implorando con una certa insistenza.
Ma non ci riesco. Il mio cervello conta per la quinta volta fino a tre, numero al quale, in teoria, dovrei girarmi e riprendere il mio percorso lungo il corridoio, ma non funziona nemmeno stavolta.
La ribellione dei miei ormoni sta per prendere il sopravvento e sono del tutto consapevole che l’irreparabile sta per accadere. La mia gamba destra cede staccando il piede dal pavimento e avvicinandomi di un passo all’invitante schiena di Zoro.
Faccio un respiro profondo, già pronta a fare altrettanto con la sinistra, mentre nella mia testa si susseguono tutta una serie di immagini sconnesse.
Io che appoggio le mie labbra sulla sua pelle sudata, prendendolo alla sprovvista mentre è ancora di schiena, lui che si volta e mi guarda prima di baciarmi prepotente per poi intrappolarmi contro il muro della doccia e sollevarmi con le sue braccia muscolose, aiutato dalle mie gambe avvinghiate alla sua vita, baciandomi ovunque mentre il getto dell’acqua ci rinfresca senza però lavare via le nostre voglie e poi… poi…
Oh Kami!!! 
Ma che mi prende?!?!
Mi mordo il labbro inferiore, mentre qualcosa più in basso comincia a pulsare incontrollato.
Sono ormai al punto di non ritorno, nelle intenzioni ovviamente, che vedo Zoro ruotare il viso verso di me, improvvisamente allertato da una presenza alle sue spalle, e, per fortuna, l’incantesimo si spezza e io mi riscuoto, sgranando gli occhi, colta in flagrante, e arrossendo di botto.
-Ciao buzzurro!- dico sbrigativa, muovendomi rapida oltre la porta per dare l’impressione di essere passata davanti allo spogliatoio in quel momento e per nascondere il rossore che mi infuoca le guance.
In poche falcate, senza nemmeno dargli la possibilità di ricambiare il saluto, sono al sicuro tra le mura arancioni della mia sala. Mi appoggio allo stipite, restando sulla porta per godermi un po’ la corrente d’aria che scorre in questo punto, mentre piego il busto in avanti e mi appoggio il Gatorade sul coppino, per rinfrescarmi da un calore che origina da tutt’altra parte.
Inspiro a pieni polmoni.
Dannazione, dannazione, dannazione!
Okay, Nami, calmati!
Non è successo niente, un po’ di tempesta ormonale capita a tutti. In fondo Zoro è un bel ragazzo, è normale restare colpiti dal suo fisico così… così…
Pesto un piede a terra, per ritrovare un po’ di autocontrollo, mentre mi sposto di lato la frangetta appiccicata sulla fronte sudata.
Va bene, va bene!
Sono certa che sia un caso, la prossima volta di certo non mi farà alcun effetto. E, per il momento, mi basterà concentrarmi sulle prove per placare i miei ormoni.
-Ehi Nami?! Tutto bene?!-
Mi giro verso Ace per rispondere che sì, è tutto a posto e che ho proprio voglia di provare la coreografia ma non appena poso lo sguardo su di lui mi ritrovo a sgranare gli occhi, interdetta.
Eh no!
Ecchecacchio!!!
Quasi conficco le unghie nella plastica della bottiglia mentre lo fisso lì, al centro della sala, bello tranquillo, bello come mamma l’ha fatto con quel suo sorriso da pubblicità del dentifricio e addosso solo i bermuda.
Solo i bermuda!
Ed eccomi deglutire di nuovo a vuoto, mentre mi perdo sui suoi pettorali, scolpiti nel marmo e imperlati da piccole gocce di sudore, e i miei ormoni tornano alla carica. Il cervello riparte a elaborare autonomamente, allontanando i pensieri razionali e illustrandomi i vantaggi di un rapporto sessuale qui ed ora. Il sapore di proibito, il parquet scaldato dal sole, lo specchio che occupa un’intera parete e l’innegabile prestanza fisica di Ace. Se non fosse per quel piccolo dettaglio…
Piccolo dettaglio che però non posso certo ignorare e, maledicendo la stupidità delle mie sinapsi, scuoto la testa per snebbiarla, chiudendo gli occhi qualche secondo.
-Metti la maglietta!- ordino cercando di mantenere ferma la voce ed evitando di guardarlo.
-Come?!- domanda lui, preso alla sprovvista e io so di non poter pretendere.
Lo fa da sempre, da anni, di ballare a petto nudo quando restiamo solo noi due a provare. Normalmente non è un problema. Ma oggi lo è, lo è eccome!
-Metti… la… maglietta…- ripeto, lentamente mantenendo la voce il più ferma possibile.
-Ma fa caldo!- protesta -E poi scusa, questo lo devo comunque ballare a petto nu… Ehi ma dove vai?!-
Sento il calore aumentare e infuocarmi la faccia al solo pensiero di Ace che mi prende mi solleva e mi stringe il tutto con addosso solo una paio di leggerissimi pantaloni di cotone.
-A fare una doccia!- rispondo senza voltarmi, mentre esco a passo di carica dalla sala, diretta allo spogliatoio degli insegnanti, bisognosa di rinfrescarmi e sbollire.
Poso la mano sul pomello ma non faccio in tempo a girarlo che una presenza alle mie spalle e una sensazione calda sul collo mi fa immobilizzare e mi scarica un brivido elettrico lungo la colonna vertebrale.
Che diavolo…?!
-Sai, mocciosa… avevo capito che non ti piacessero i miei boxer…- mi sussurra all’orecchio, soffiando sulla mia mandibola, e, dal suo tono, capisco che sta ghignando senza ritegno.
Definire questa situazione imbarazzante sarebbe un eufemismo, ma l’idea di lui che se la ghigna a mie spese è insopportabile. Una vena prende a pulsare sulla mia tempia mentre mi giro con le braccia lungo i fianchi e le mani strette a pugno, per intimargli di finirla. Ma le parole mi muoiono in gola quando lo vedo già oltre la metà del corridoio. Resto ferma a respirare come un mantice, ancora paonazza, un po’ per l’imbarazzo un po’ per la rabbia, valutando se valga la pena rincorrerlo per pestargli in testa l’estintore oppure no. E siccome non ho molto tempo a disposizione decido per la seconda.
Mi rigiro verso la porta e faccio un respiro profondo prima di spalancarla ed entrare, pregando mentalmente di potermi sciogliere e sparire giù per lo scarico, conscia che, posso arrabbiarmi quanto mi pare, ma, stavolta, sono io ad avere fatto una mastodontica figura di merda.  

 

 

 

*La colofònia o pece greca è una resina vegetale gialla, solida e trasparente. In danza viene polverizzata e utilizzata per sporcare le suole delle scarpette in modo da garantire una maggiore presa e non scivolare.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Angolo dei chiarimenti:
Questo capitolo è lungo! Lo so! Perdonatemi, non sono riuscita a dividerlo!
 
 
 
 
-Ma si mangia in questo posto?!- domanda Rufy, infilandosi un mignolo nel naso e studiando l’ingresso del locale.
-Oh per tutti i kami, Rufy! È mai possibile che pensi solo a quello?!- domanda Usop, mandando gli occhi al cielo esasperato.
Io mi limito a grugnire mentre Brook se ne esce con una delle sue assurde battute, facendo sorridere Robin.
Se Sanji fosse qui, gli avrebbe già tirato una pugno su quella zucca vuota che si ritrova sotto al cappello di paglia. Ma Sanji non c’è e io non ho voglia di tirare fuori le mani dalle tasche. Tanto non servirebbe a niente comunque.
-Ma io ho fame!!!- protesta facendomi scambiare un’occhiata con Usop -Zoro, non potremmo andare da voi e chiedere a Sanji di cucinare qualcosa?!- domanda speranzoso.
-Te l’ho già detto, stasera Sanji ha un’ospite speciale e quindi non può cucinare per noi né tantomeno vuole gente in casa- spiego, paziente, per la quarta o forse quinta volta da quando ci siamo trovati sotto casa mia.
Rufy sfila finalmente il dito dalla narice prima di sorridere a trentadue denti mentre si sistema il cappello con una mano sulla nuca.
-Okay!- afferma convinto prima di entrare baldanzoso nel locale, seguito dagli altri.
Io scuoto la testa, ghignando prima di andargli dietro e venire affiancato da Brook. 
-Yohohohohoho! Sanji-kun ha un’ospite speciale eh?! Chi è la fortunata, stavolta?!- mi domanda, dandomi di gomito.
-Fortunate, non ce ne sono mai state- commento atono -E comunque, non ne ho idea. Si è limitato a sbattere fuori di casa me e Law- 
Con zero anticipo, aggiungerei. Alle sette è entrato in cucina volteggiando ed emanando cuori, per poi bloccarsi e intimarci che ci voleva fuori in mezz’ora. Naturalmente io ho protestato, lui mi ha chiamato Marimo, io ho minacciato di affettarlo, abbiamo cominciato a litigare il tutto mentre Trafalgar si alzava con serafica calma, spariva senza dire niente, tornava in cucina con una maglietta per me, me la lanciava in faccia e mi proponeva di andare al chiosco di takoyaky.
A volte penso seriamente che senza di lui avrei già commesso un fratricidio.
Fortuna poi che stasera ero già d’accordo con Robin e gli altri per andare a bere una cosa in questo posto, che non è nuovo ma che Brook ha scoperto da poco e voleva provare insieme a noi.
Dice che non è il solito bar e che è un modo per passare una serata un po’ diversa. E io non ho certo problemi, tanto a me basta una bella birra e una sedia per dormire se comincio ad annoiarmi. La musica alta e il chiacchiericcio non sono un problema quindi qui o altrove per me fa lo stesso.
Non appena metto piede nel locale vengo subito assorbito dalla sua atmosfera. Buona musica, per niente spaccatimpani, luci soffuse ma non da non vederci a un palmo dal naso, lampade al neon colorate sui tavoli che sono circondati da sedie basse e ampie. Ghigno, soddisfatto.
Una bella ronfata stasera non me la leva nessuno.
Mi guardo intorno percorrendo il bancone con lo sguardo e notando che il posto è piuttosto affollato. C’è gente sia in piedi che seduta, alcuni al bar per chiedere altri drink, altri nello spazio centrale senza tavoli a chiacchierare e salutarsi o, come nel caso dei miei amici, a cercare con lo sguardo un tavolo libero.
Io e Brook li raggiungiamo, mettendo a disposizione anche i nostri occhi, ma sembra esserci il pienone stasera.
-Quello laggiù, vicino all’appendiabiti?!- domanda Usop indicando un punto alla sua destra e subito Robin si gira alzandosi un po’ sulle punte per scrutare sopra le teste dei presenti.
-Mi sembrano ci siano sopra dei bicchieri!- gli fa notare -Però potrebbero averlo appena liberato, avviciniamoci!- aggiunge poi, prendendo l’iniziativa.
Ci facciamo largo tra la folla, un po’ a fatica. Mi giro per assicurarmi che Rufy sia ancora dietro di me e mi blocco quando non riesco a individuarlo. Mi guardo intorno rapidamente prima di avvisare gli altri ma nessuno risponde al mio richiamo.
Dove sono finiti tutti?!
Mi metto a cercarli con lo sguardo ma sembrano spariti nel nulla. Per fortuna riesco a individuare il nasone di Usop e aggrotto le sopracciglia notando che sono da tutt’altra parte rispetto a dove sono io.
Come diavolo è possibile?!
-Yohohohohohoh! Zoro-san ti eri perso?!-
-Non dire fesserie! Siete voi che avete cambiato direzione all’improvviso!- gli faccio notare, contrariato, e subito si scambia un’occhiata con Usop che mi fa sbuffare dal fastidio.
Sto per protestare ma mi mordo la lingua, rendendomi conto che effettivamente loro sono vicini al tavolo prescelto.
Mantengo un’espressione impassibile scegliendo la strategia dell’indifferenza. L’alternativa è sentirmi elencare tutte le occasioni in cui ho dimostrato, a detta loro, di non avere senso dell’orientamento. Quando invece io ho un’ottima spiegazione per ognuno di quegli episodi ma non vale la pena sprecare il fiato.
Il tempo di fare il tragitto e i bicchieri vuoti di poco prima sono scomparsi, confermando che il tavolo è effettivamente libero.
-Allora qui va bene?!- domanda Robin, togliendo la giacca per il caldo.
-Annuiamo tutti convinti e ci muoviamo intorno al tavolo per prendere posto mentre uno scroscio di risate, proveniente da un tavolo vicino, ci investe.
-E perché, quella volta che abbiamo rubato le sedie al bar di fronte al teatro con già gli abiti di scena addosso?!-
-Ahahahahahahah! Oh kami è vero!!! Per poco non ci facevamo beccare!-
Ma queste voci…
-Che poi sarebbe bastato entrare e chiedere eh!-
-Certo! Perché secondo te ce le davano vero?!-
-Secondo me, vestite com’eravate, vi davano anche il bar!-
-Ma tu vedi questo!!!-
-Ace!!!-
-Ahahahahahhahah!-
Okay, non ci sono dubbi! Sono loro!
Cerco con lo sguardo finché non individuo Bonney, Marco, Margaret, Kaya, Nojiko, Monet, Ace e Nami seduti a un tavolo rotondo più distante del nostro dalla pista al centro.
Stanno ridendo di gusto e da dove sono riesco a vedere benissimo la mocciosa mentre getta la testa all’indietro, facendo ondeggiare la coda di cavallo rosso fuoco, e liberando una risata cristallina.
-Ehi Zoro?! Tutto bene?!- mi domanda Rufy avvicinandosi, dopo essersi alzato, e seguendo il mio sguardo -Li conosci?!- domanda, curioso ma non faccio nemmeno in tempo a rispondere che Nojiko incrocia il mio sguardo e sorride.
-Ehi guardate chi c’è!- la sento dire agli altri e in un attimo tutti si voltano nella mia direzione.
-Zoro!!!- mi saluta Bonney, entusiasta, sbracciandosi, mentre gli altri mi rivolgono sorrisi e cenni.
Io ricambio con un cenno del mento, notando che tutti al mio tavolo si sono alzati a metà dalla sedia, per vedere meglio.
-Yohohohohoho! Quante belle signorine!-
-Ehi, venite qui!!!- sillaba Bonney  -Dai!!!- insiste, gesticolando per farci avvicinare.
-Dai andiamo! Ci stanno facendo segno di avvicinarci!- ci incita Rufy, euforico all’idea di fare nuove amicizie.
La prospettiva di una serata con i miei amici insieme ai miei “compagni di danza” non è delle più allettanti, dal momento che non saprei nemmeno dire quale dei due gruppi potrebbe mettermi più in imbarazzo ma non provo nemmeno a protestare. In un attimo il mio campo visivo viene invaso dalle schiene di sorella e amici, del tutto indifferenti alle mie parole e decisi a unirsi agli altri.
Sospiro, seguendoli attraverso i tavoli mentre vedo Marco, Nami e Bonney  recuperare cinque sedie e allargare le loro per fare spazio al tavolo. Quando arrivo sono già tutti disposti. Robin è seduta tra Marco e Rufy che ha Ace alla sua sinistra, Usop ha preso posto tra Margaret e Kaya e Brook è vicino a Nojiko. L’ultima sedia rimasta, la mia, è tra quella di Nami e quella di Bonney.
Saluto Bonney prima di sedermi, per poi girarmi verso Nami che, appoggiata allo schienale, le braccia allungate sul tavolo, mi guarda radiosa.
-Ciao buzzurro! Non sapevo frequentassi questo locale!-
-In realtà è la prima volta che ci veniamo- le spiego -voi siete degli habitué?!-
-Ci veniamo quasi tutte le settimane!- mi risponde prendendo un sorso del suo drink.
-Signorina, mi mostrerebbe le sue mutandine?!-
-Ma brutto maniaco!!!-
Un tonfo assordante mi comunica che Brook ha appena lasciato il calco della sua faccia sulla superficie del tavolo e Nami, che ha visto tutta la scena, scoppia a ridere di nuovo, sprigionando tutto intorno il suo aroma agrodolce misto a un retrogusto alcolico che ci sta proprio bene.
È un piacere vederla così allegra e rilassata. Soprattutto in mia presenza, visto il suo comportamento dopo l’incidente, se così vogliamo definirlo, dello spogliatoio.
-Scusate non ci siamo nemmeno presentati!- dice sporgendosi verso Rufy e mia sorella che subito allunga una mano, sorridendo eterea -Io sono Nami!-
-Robin, la sorella di Zoro! Piacere! Loro sono Rufy, Brook e Usop!-
-Piacere!-
I minuti successivi sono tutti un allungare di braccia e stringere di mano, dal quale mi astengo dal momento che sono l’unico che conosce tutti, approfittandone per imitare Ace che è appena stato colto da un attacco narcolettico.
-Io sono Marco!-
-Rufy!-
-Bonney! Piacere!-
-Piacere mio!-
-Nojiko! E loro sono Kaya, Margaret e Monet!-
-Ciao!-
-Molto piacere!-
-E lui?!- domanda Rufy.  
-Lui è Ace!- li informa Nami dopo aver soffocato l’ennesima risata.
Apro un occhio per guardarla.
È davvero su di giri stasera.
-Allora Zoro non è l’unico che dorme sempre!- commenta Rufy, appoggiando gli avambracci.  
-E come se la cava come ballerino?!- domanda Usop ghignando divertito ma la sua espressione vira al terrorizzato non appena incrocia lo sguardo di fuoco che gli sto lanciando.
Grugnisco quando vedo Robin accomodarsi meglio, appoggiando i gomiti sul tavolo e il mento sull’intreccio delle dita, in attesa. Non mi piace essere al centro dell’attenzione.
-Beh, il tutù gli dona!- interviene Bonney, trangugiando le sue patatine fritte e facendo ridere tutti.
-Yohohohohohohoho! Fortuna che il rosa si intona coi tuoi capelli, Zoro-san!-
-E come fa con le direzioni?!- chiede ancora Usop, incapace di trattenersi nonostante le mie mute minacce di morte.
-Ahahahahah! È vero, come fa?! Come minimo ballerà tutto il tempo nella direzione opposta agli altri!-
-Ma dai, se la cava…- prova a dire Kaya un po’ titubante e gentile come sempre.
-Già che non inciampa ogni due passi… Voglio dire ho visto di molto peggio! Vi ricordate Hermeppo?!- interviene Nojiko  facendo una smorfia e provocando l’ennesimo scroscio di risa.
-Ah lui sì che era un pericolo pubblico! Però anche Zoro quando si mette a fare le pirouettes…- scherza Margaret, facendo l’occhiolino in risposta al mio muso duro.
-Le che?!-
-I giri!-
-Il ciclone verde!!!- esclama ancora Bonney sollevando il proprio bicchiere.
-Yohohohoho! Attente a non farvi travolgere!-
Ormai è il degenero, ridono tutti senza ritegno e, se non fossimo in un luogo pubblico, li minaccerei di morte per smembramento ma opto per un atteggiamento più civile e mi limito a soffiare dal naso mentre chiudo gli occhi, deciso a isolarmi.
-In realtà non è niente male!-
Sollevo la testa di scatto, incapace di trattenermi
Cos’ha detto?!?! Ho sentito bene?!
-Aveva solo bisogno di imparare a sentire il ritmo- 
Mi giro verso destra, concentrato per restare impassibile, mentre dentro di me si fanno strada sorpresa e incredulità. Perché a parlare è stata proprio lei, che ora si sta girando sorridente verso di me, prima di aggiungere.
-Certo, dovrebbe disinibirsi un po’!-
Sollevo un sopracciglio con aria scettica per nascondere il mio stupore.
-Aaaaah ma allora non sei così male!- commenta Usop, guadagnandosi un’occhiataccia.
-Più tardi ti affetto- sillabo a fior di labbra simulando con il dito uno sgozzamento e facendolo deglutire rumorosamente.
-Ehi! Che mi sono perso?!- domanda Ace, strofinandosi gli occhi.
-Niente, tranquillo!- lo rassicura Marco -Ma credo sia ora di andare a iscriversi…- aggiunge allungando il collo e girandosi verso il bancone del bar.
-Allora andiamo!- afferma entusiasta il moro battendo le mani e tirandosi seguito da Monet.
-Vengo anche io, che voglio prendere un altro drink!-
-Anche noi dobbiamo ordinare- fa notare Robin, girandosi a guardare Rufy.
-Se ci dite cosa volete ci pensiamo noi!- si offre Ace, sfoderando uno dei suoi accecanti sorrisi.
-Sicuro che non sia un problema?-
-Assolutamente! Anzi, vi conviene, perché noi conosciamo bene il barman, così vi fa un piccolo sconto!- spiega Monet, facendo l’occhiolino.
-Yohohohohohohoho! Come sei gentile! Non ti andrebbe di dirmi anche il colore delle tue mut…-
-Brook! Falla finita!- lo richiamo all’ordine.
-Okay allora, ricapitolando…- dice Marco alzandosi anche lui -… iscrivo tutti tranne Nojiko e Kaya, giusto?!-
Le interpellate annuiscono.
-E da bere?!-
Ognuno comunica il proprio ordine prima che i tre si allontanino. Margaret e Bonney si spostano vicino a Robin e Rufy.
-…e sono stato anche campione di danze irlandesi!- sento Usop affermare con orgoglio, mentre Kaya lo ascolta divertita e con gli occhi che le brillano, facendomi scuotere la testa.
Irrecuperabile, ecco cos’è!
-…iscrivervi a cosa?!- sta invece domandando Rufy.
-Il sabato sera fanno le gare di ballo! La squadra che ottiene più tifo e applausi vince!- spiega Margaret.
-E cosa si vince?!- chiede ancora, sempre entusiasta.
-Nulla!- interviene Bonney -Lo facciamo per la gloria!-
-Come mai tu e Kaya non partecipate?!- chiede Robin a Nojiko.
-Stasera c’è la gara di hip-hop!- spiega la violetta -Io e Kaya siamo ballerine classiche!-
-Yohohohohoho! Scommetto che siete bravissime e splendide in tutù!-
-Beh quello dovrebbe dirvelo Bibi! Però Kaya è davvero eccezionale! È la nostra etoile!- afferma Nojiko sorridendole.
-Ma Nojiko, che dici?!- arrossisce la biondina, puntando gli occhi sul suo grembo.
-Mi piacerebbe vederti ballare!- le dice Usop, in uno slancio di sincerità, facendole sollevare lo sguardo e mandandole a fuoco il volto.
Intanto un pensiero si è fatto strada in me e aggrotto le sopracciglia.
Ecco cosa c’era di strano!
Mi volto verso Nami che assiste, comodamente seduta, alla conversazione, cercando una risposta alle mie domande.
-Bibi e Violet?!-
-Mal di testa e impegno di famiglia. Sanji e Law?!-
-Appuntamento e impegno di famiglia-
Restiamo in silenzio ancora qualche secondo, riportando l’attenzione sul gruppetto davanti a noi, che ride e scherza.
-E così… dovrei disinibirmi un po’?!- domando dopo un attimo, ghignando e facendola voltare verso di me.
Mi sorride, cogliendomi alla sprovvista, e il mio stomaco fa una capriola.
-Direi!- afferma e stavolta è lei ad alzare un sopracciglio, ma non c’è né scherno né rimprovero nella sua voce.
La scruto un attimo, senza perdere il sorriso e poi mi accomodo meglio incrociando le braccia al petto.
-Per esempio?!-
-Per esempio potresti cominciare a guardarmi negli occhi quando balliamo!-
Oh Santo Roger!
-Ma che avete voi ballerini con questa cosa dello sguardo?! Anche Chopper oggi non so quante volte avrà detto che ha paura di non riuscire a guardare Shirahoshi negli occhi! Ma è proprio necessario?!-
-Certo che lo è! Aumenta l’intesa e la complicità, che migliorano la coreografia, ed è l’unica forma di comunicazione che si ha sul palco! Non è una fissa, è importante!-
È così convinta che non oso ribattere. La guardo mentre corruga la fronte come colpita da un pensiero.
-Oggi hai visto Chopper?!- mi domanda poi, elaborando in ritardo l’informazione.
Annuisco.
-Mi ha chiesto di accompagnarlo a comprare una camicia bianca per uno dei balletti di Ace- le spiego e subito un lampo di comprensione attraversa i suoi occhi.
-Ah sì, Alors on danse!-
-Ma perché deve ballare con la camicia?!-
-Ace vuole un’ambientazione stile ufficio! E poi gli serve anche per Popular Song!-
Le comunico che ho capito con un cenno e mi giro verso la pista e il bancone. Monet, Ace e Marco stanno parlando con il barman e un po’ di gente ha cominciato a ballare al centro del locale.
-Tra quanto è la gara?!-
Nami si allunga per guardare verso la consolle del dj.
-Non dovrebbe mancare molto! Quando inizia si accendono i fari sotto al pavimento dello pista!-
-E dura tanto?-
-Dipende dal numero di squadre! Di solito è una canzone ogni tre! Dopo se vuoi balliamo!- mi dice, spensierata e allegra.
La guardo ghignando di sghembo. So che non è un invito e quel “balliamo” è riferito a tutto il gruppo ma sento l’impulso di provocarla e decido di non trattenermi.
-Così magari mi disinibisco un po’- sussurro a mezza voce sporgendomi con il busto verso di lei, per non farmi sentire dagli altri, e aspettandomi di vederla imbarazzarsi, alterarsi per l’allusione o assumere un’espressione scettica. 
Ma non fa nessuna delle tre cose e, anzi, mi coglie alla sprovvista. Si gira verso di me, sorridendo con lo sguardo, le guance sì leggermente arrossate ma per l’alcool, e mi fissa, lanciando un’inequivocabile e provocante occhiata di apprezzamento ai miei pettorali, visibili sotto alla maglietta aderente, prima di incatenare i miei occhi ai suoi.
E a quel punto sono io che mi sento profondamente imbarazzato.
Prima.
Perché poi comincio a sentirmi parecchio accaldato e l’imbarazzo scompare, come anche il brusio e la musica e la consapevolezza di essere in un luogo pubblico e che questi sono gli occhi della mocciosa e quindi, dannazione, non mi ci dovrei perdere come sto facendo. Tutto scompare, lasciando il posto a un calore diffuso e di origine sconosciuta.
-Buzzurro…- mormora, piegandosi verso di me e soffiandomi addosso un po’ di mandarino.
Ghigno di sghembo vedendola avvicinarsi sempre di più.
-Sì?- 
-Ci vorrebbe un miracolo per quello, altro che un ballo!- dice alzando improvvisamente la voce e tirando verso il basso gli orecchini, con poca grazia e delicatezza.
Mi tiro indietro come scottato e mi afferro l’orecchio.
Cazzo che male!
-Mocciosa!- ruggisco furibondo –Ma è mai possibile che tu debba sempre essere così manesca?! Non puoi cercare di essere un po’ femminile?!-
Sgrana gli occhi, indignata, mentre una vena prende a pulsare sotto alla frangia, sulla fronte.
-Io sono femminile, razza di cavernicolo dalla testa vuota!-
-Sì, certo! Come un camionista!-
Carica un pugno fumante, decisa a calarmelo sulla testa.
-Adesso ti faccio vedere io quanto riesco a essere man…-
-Oh per tutti i kami!!!-
L’esclamazione di Bonney, che sfiora gli ultrasuoni, la fa bloccare con la mano a mezz’aria e il braccio piegato ad angolo retto. Ci giriamo entrambi verso di lei, scrutandola sorpresi e trovandola alzata per metà dalla sedia, i palmi appoggiati al tavolo e gli occhi sgranati e fissi verso un punto imprecisato della sala. Continuo a fissarla mentre tutti, Nami compresa, si girano, seguendo il suo sguardo. Con la coda dell’occhio vedo un lampo di sorpresa negli occhi della mocciosa seguito poi da un luminoso sorriso, mentre Margaret scoppia a ridere felice.
-Non ci credo!!!-
A parte me e la mia compagnia, sembrano tutti contenti ed euforici così mi volto anche io ma il locale è gremito e non capisco chi o cosa stiano guardando. Almeno finché un lampo rosa non attraversa il mio campo visivo e io capisco che Bonney sta correndo verso l’oggetto delle loro attenzioni e mi basta seguire lei per scoprirne l’identità.
-Penguin!!!- la sento gridare con voce acuta, mentre, espansiva come sempre, si getta in braccio a un ragazzo abbastanza alto, capelli rossi con ciuffo spettinato, un piccolo anello d’argento al lobo destro e occhi verdi dal taglio leggermente allungato,  che la afferra, lasciandole avvinghiare le gambe attorno al suo bacino e stampargli in faccia un bacio con tanto di segno del rossetto, gesto che lo fa sorridere divertito.
La rimette per terra e si avvicina al tavolo con lei aggrappata al braccio, mentre tutti si alzano,
accogliendolo con esclamazioni di gioia. Nami mi supera per incontrarlo a metà strada e lo abbraccia, sollevandosi un poco sulle punte mentre lui le sfrega i palmi sulla schiena.
-Sei tornato prima- la sento mormorare.
-Volevo farvi una sorpresa- le spiega staccandosi da lei.
-Beh ci sei riuscito!- sorride Nami mettendo le mani sui fianchi.
-Tutto bene il viaggio?!- chiede Nojiko mentre Margaret si avvicina a lui, emozionatissima.
Penguin annuisce e non appena Margaret è a portata si allunga verso di lei e la afferra, trascinandosela contro.
-Vieni qui tu!- le dice mentre lei gli getta le braccia al collo, appoggiando il mento alla sua spalla prima che comincino a dondolare da un piede all’altro.
-Che bello, che bello, che bello!!! Sei qui!!!- esclama euforica.
Ma chi diavolo è questo tizio?!
-Come facevi a sapere dove eravamo?!- domanda Margaret staccandosi leggermente da lui ma senza spostare le mani dalle sue spalle, proprio come lui non schioda le sue dai fianchi di lei.
-Ho parlato con Marco! Lui era l’unico che sapeva! A proposito dov’è?!-
-Al bancone! Ti accompagno a salutarlo!- gli dice per poi prenderlo sotto braccio e avviarsi.
Li guardo allontanarsi, Margaret sembra al settimo cielo. Ripenso alla reazione di Bonney e mi domando esattamente che ti po di rapporto ci sia tra loro.
-Chi è?!- domando a Nami che si è appoggiata al tavolo con sedere e palmi, e guarda anche lei verso il bancone.
Si gira verso di me prima di rispondere, rimanendo però in piedi.
-Penguin! Uno dei nostri! È stato via un anno per studiare tip tap in una scuola prestigiosa! In realtà era già in programma che tornasse per lo spettacolo ma lo aspettavamo settimana prossima!-  
-E come fa a imparare le coreografie in così poco?!- chiedo corrugando la fronte.
-Le ha studiate mentre era via, gliele abbiamo mandate registrate. Ace lo ha sostituito nelle prove-
Mi viene in mente che Chopper mi aveva detto che a Nami mancava un uomo in una coreografia, ma non avevo capito che suddetto uomo sarebbe arrivato.
-Ed è il ragazzo di Margaret?!- domando ancora, guardando il nuovo arrivato e la biondina chiacchierare con Ace, Marco e Monet.
Nami scuote la testa.
-Sembrano molto intimi-
-È il suo ballerino! Ballano insieme da anni! È inevitabile diventare così intimi!-
-E con tutta quell’intimità e necessità di fiducia reciproca non è inevitabile anche innamorarsi?- domando, non ancora convinto, incrociando le braccia al petto.
-No che non è inevitabile!- mi dice –Però è vero… A volte succede…- aggiunge poi con un mezzo sorriso ed occhi sognanti voltandosi di nuovo verso la pista.
Seguo il suo sguardo e mi ritrovo anche io a fissare Ace che ride, la testa gettata all’indietro e le mani sui fianchi, accanto a Marco.
Beh, è già da un po’ che sospetto che ci sia qualcosa tra lui e la mocciosa e direi proprio che questo è un indizio inequivocabile.
Mi ritrovo a grugnire infastidito, senza sapere perché.
Insomma chi se ne frega di chi frequenta Nami?!
Mica è mia sorella!
La musica si interrompe bruscamente, risvegliandomi. Due fasci di luce, uno viola e uno blu si proiettano dal pavimento, costruito con un materiale scuro ma trasparente, verso il soffitto per poi diminuire in intensità ma continuando a illuminare la pista.
Non mi serve l’annuncio del dj per capire che la gara sta cominciando e infatti vedo il locale al completo riversarsi al centro della sala, formando un cerchio umano al centro del quale le squadre, che sono solo tre, si sfideranno.
Mi accorgo che siamo rimasti soli al tavolo ma Nami non accenna ad avviarsi. Si limita a seguire con gli occhi gli altri che si avvicinano alla pista da ballo, mentre la canzone prescelta comincia a suonare dalle casse.
 
Papaoutai*  

Dites-moi d’où il vient
Enfin je serais où je vais
Maman dis que lorsqu’on cherche bien
On finit toujours par trouver
 
Elle dit qu’il n’est jamais très loin
Qu’il part très souvent travailler
Maman dit travailler c’est bien
Bien mieux qu’être mal accompagné
Pas vrai?                                     
 
-Sai… il tuo rapporto con Chopper mi ricorda quello che c’è tra Ace e Sabo!- mi dice riportando tutta l’attenzione su di me.
Ghigno divertito, ricordando che io stesso avevo fatto quel paragone nella mia mente.
-Tutti questi ragazzi con l’istinto paterno!- scherzo, facendole sbuffare una risata -Ace non ha fratelli minori?!-
Scuote la testa.
-Nemmeno tu però, suppongo…- dice, facendomi annuire.
-Solo Robin, che è anche più grande di due anni-
-Allora l’hai ereditato da papà Roronoa!- scherza ancora, dandomi una gomitata e, mio malgrado, mi incupisco.
 
Où est ton papa?
Dis moi où est ton papa!
Sans même devoir lui parler,
Il sait ce qu’il ne va pas.
Hein sacré papa!
Dis moi où es-tu caché!
Ça doit…
Faire au moins mille fois que j’ai
Compté mes doigts
Hé!
 
-Non credo proprio- grugnisco -Non ho mai conosciuto mio padre, ci ha lasciati che ero ancora in fasce-
Sgrana gli occhi senza riuscire a impedirselo, prima di distogliere lo sguardo imbarazzata.
-Mi spiace… Non ne avevo idea…-
 
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Outai outai où papaoutai?
 
-Non importa- ribatto secco -Non può mancarti ciò che non hai mai avuto, giusto?! E poi mia madre e mio zio sono sempre stati molto presenti. Mia madre è una donna dannatamente forte e mio zio è stato un ottimo sostituto e un modello da seguire-
So che non è colpa sua ma nemmeno il tono che sto usando è colpa mia. Probabilmente lo intuisce, perché torna a sorridermi, non più a disagio.
-È quello che conta!- afferma, annuendo convinta.
Okay, però adesso non faccia la comprensiva!
Cosa può saperne lei?!
 
Quoi, qu’on y croit ou pas
Y aura bien un jour où on y croira plus
Un jour où l’autre on sera tous papa
Et d’un jour à l’autre on aura disparu
 
Torno a guardare il capannello di gente riunita a seguire la gara, desideroso di chiudere questa conversazione ma Nami non sembra della mia stessa idea.
-A quanto pare tu ed Ace avete in comune più cose del previsto… Anche lui non ha mai conosciuto suo padre e anche sua madre lo ha cresciuto da sola. È una donna eccezionale!-
Basta questa frase per capire che la ammira e stima.
 
Serons-nous détestable?
Serons-nous admirable?
Des géniteurs ou des génies?
Dites nous qui donnait
Sans soucis responsable!
 
-La conosci?!-
Annuisce e mi sembra di cogliere un velo di malinconia nei suoi occhi ma so che è solo un’impressione.
 
Ah dites nous qui diar
Tout le monde sait
Comment on fait des bébés
Mais personne sait
Comment on fait des papas
 
-Da quanti anni vi conoscete?!-
-Io e Ace?! Vent’anni circa!-
Mi volto a guardarlo ai margini della pista che aspetta il loro turno di ballare insieme a tutti gli altri. Anche i tavoli intorno a noi si sono svuotati. Solo io e Nami resistiamo alla curiosità di assistere alla gara, seduti qui.
-E lui non ha avuto nessuno che gli facesse da padre?!-
-Il padre di Marco, Edward Newgate-
 
Monsieur j’sais tout
On aurait hérité, c’est ça.
 
Trop d’sucer d’son pouce ou quoi?
Dites nous où s’est caché,
Ça doit…
 
Non ho altro da aggiungere così restiamo in silenzio per qualche attimo finché Nami non si stacca dal tavolo e si avvia, per poi fermarsi e voltarsi verso di me.
Sollevo un sopracciglio.
-È ora!- mi dice, facendo un cenno verso la pista.
 
Faire au moins mille fois qu’on a
bouffé nos doigts
Hé!
 
Me ne starei anche qui da solo, della gara ormai non mi importa più, ma non voglio sembrare un completo imbecille così, un po’ riluttante, mi alzo e la seguo.
 
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Outai outai où papaoutai?
 
Mi rendo subito conto che ci toccherà spintonare a destra e a manca per raggiungere il centro della pista, dato che tutti i clienti del locale si sono riversati qui. Allungo il collo, individuando Robin e gli altri che non riescono a stare fermi, trascinati dal ritmo della canzone. Sono ancora fisso su di loro quando Nami mi afferra la mano, intrecciando le nostre dita, mandando scariche elettriche lungo il mio braccio e dissolvendo in un secondo il fastidio che si era impadronito di me. Sposto lo sguardo sorpreso sui nostri arti prima e sul suo viso sorridente poi. 
-Rischiamo di perderci qua dentro!- si giustifica cominciando a farsi largo tra la folla.
 
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Outai outai où papaoutai?
 
Non ci mettiamo molto a raggiungere il centro anche se restiamo separati dagli altri, e arriviamo giusto in tempo per vedere Marco, Ace e Penguin prendere il posto della squadra precedente, esibendo mosse di break dance e street dance da far impallidire.
Nami comincia a muoversi a ritmo di musica.
E la sua mano e ancora incastrata nella mia e la cosa mi piace.
E il fatto che mi piace non mi piace.
Per niente.
E ciò nonostante mi avvicino un po’ di più a lei, senza riuscire a controllarmi, assorbito dalla musica dall’atmosfera e, sì, anche da lei. Sono pronto a muovermi con lei e a trascinarmela contro. Ma non faccio in tempo.
Ace si gira a guardarla e lei subito risponde, prontamente e senza esitazione, con un cenno del capo un attimo prima di sciogliere le dita dalle mie per abbassarsi a sfilare i sandali.
Resto sbilanciato dall’improvvisa assenza del suo peso ancorato alla mia mano e, prima che me ne accorga, Nami è sparita. E questo mi piace anche meno.
 
Où est ton papa?
Dis moi où est ton papa!
Sans même devoir lui parler,
Il sait ce qu’il ne va pas.
Hein sacré papa!
Dis moi où es-tu caché!
Ça doit…
Faire au moins mille fois que j’ai
Compté mes doigts
Hé!
 
I tre uomini si immobilizzano mentre Nami, Monet, Margaret e Bonney li raggiungono con una serie di chainés. La musica è più lenta e dolce e le vedo ballare con dei passi di danza moderna che ho visto anche in alcune coreografie per lo spettacolo. Non si tratta di un balletto improvvisato. Deve essere una vecchia coreografia riadattata. Solo ora realizzo da quanto tempo ballano insieme tutti loro.
 
Où est ton papa?
Dis moi où est ton papa!
Sans même devoir lui parler,
Il sait ce qu’il ne va pas.
Hein sacré papa!
Dis moi où es-tu caché!
Ça doit…
Faire au moins mille fois que j’ai
Compté mes doigts
Hé!
 
La musica riprende il suo ritmo e ora sì che sono davvero senza parole.
Perché sono eccezionali.
Nami è eccezionale.
Trasmettono un’energia impressionante mentre si muovono tutti perfettamente all’unisono, guadagnando applausi e ovazioni fortissime da tutti i presenti.
 
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Outai outai où papaoutai?
 
Nonostante i  passi di hip- hop siano duri e secchi e siano gli stessi per tutti, le quattro ragazze riescono a essere assolutamente femminili e, lo ammetto, piuttosto sensuali. Sono impressionato. Non credevo che Nami sapesse ballare così. Non credevo che nessuno di loro sapesse ballare così.
 
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Où t’es? Papaoutai?
Outai outai où papaoutai?
 
Non si stanno controllando come a lezione. Sono energia pura. Eppure i movimenti sono tutti precisi e puliti.
È quasi impossibile stare fermi, guardandoli.
Aumentano il ritmo per poi bloccarsi nelle pose finali sull’ultimo accento energico anche se la canzone non è ancora finita.
Il boato che si solleva è assordante. Non ci sono dubbi su chi abbia vinto la gara. E da quello che dice il dj non è la prima né sarà l’ultima volta.
Si guardano tra loro sorridendo felici, Penguin si ritrova stretto in altri abbracci, con la vittoria appena ottenuta a suggellare il suo ritorno. E, anche se avrei già dovuto capirlo, solo ora mi rendo conto di che emozione sia per loro ballare tutti insieme così. Non è solo uno sport, è una passione condivisa, un rito. Qualcosa che li unisce e li fa sentire come una famiglia.
La gente si disperde in tutte le direzioni, i miei compagni tornano al nostro tavolo, e Nami, sudata e soddisfatta, viene verso di me per recuperare i suoi sandali, ancora abbandonati ai miei piedi. La guardo avvicinarsi e rivolgermi un radioso sorriso, al quale rispondo ghignando prima di ritrovarmi a pensare che tra le varie cose che io e Ace abbiamo in comune c’è anche la ballerina. E questo, se non lo è già, potrebbe diventare un problema.
 
 
 
 
*”Papaoutai” – Stromae
 
Angolo dell’autrice:
Dunque, il caro Oda si diverte a inventare personaggi senza faccia! A noi ci piace tanto, Oda-sensei può tutto e tutto può ma a me serviva una faccia per Penguin! Di sotto la fanart (che anche quella ci piace tanto, almeno a me, Emy, Star e Zomi piace tanto) a cui mi sono ispirata per descriverlo!
Grazie ovviamente a tutti come sempre! :*
Piper.

 
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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


-Per me non ha senso- ribadisce, ancora fermo sulla sua idea, nonostante la mia spiegazione.
Sospiro e mi giro a guardarlo storto, rimanendo semisdraiata sul divano di casa mia.
-Se è davvero così brava per quale motivo non vuole farla ballare?-
-Te l’ho già detto! Perché è troppo brava per fare la ballerina di fila e questo la sminuirebbe!- ripeto, mantenendo a stento la pazienza.
-Ho capito. Ma se lei è senza lavoro ed è brava, non ha senso- dice per la milionesima volta portandomi all’esasperazione.
-È perché Andrew Lloyd Webber voleva inserire Let me dance for you  e gli serviva una scusa, okay?!?! Così ti soddisfa di più?!?!- sbotto spazientita, girando nuovamente la testa verso la televisione, con movimenti nervosi, e soffiando dal naso.
Mi lancia un’occhiata con la coda dell’occhio, ignorando la mia reazione e accomodandosi meglio sul divano.
Kami, se è insopportabile quando vuole!
Ha insistito lui per vedere A Chorus Line adesso si lamenta perché è incoerente secondo la sua logica!
Poteva anche starsene a casa sua!
Ma chi me lo fa fare, dico io?!
E la risposta non si fa attendere.
Un fremito risale dalla mia gamba lungo la colonna vertebrale quando comincia, quasi meccanicamente, a massaggiarmi con le dita tatuate un piede nudo, comodamente appoggiato sulle sue gambe divaricate. È il mio turno di lanciargli un’occhiata di striscio, trovandolo assorto a seguire il film con interesse, gli occhi puntati al televisore, mentre continua a muovere il pollice circolarmente, rilassando la pianta del mio piede e accarezzandone il dorso con le altre dita.
Ecco perché lo faccio, perché lo sopporto.
Perché è irresistibile il modo in cui mi tocca, si tratti anche solo di un piede.  
Lo lascio fare per un po’, tenendo a bada l’ormai noto calore che comincia a pervadermi e guardando testardamente il film, senza realmente vederlo. Con innocenza, fingo di volermi sistemare meglio sul divano, sollevo leggermente la gonna del vestito granata che indosso, già abbastanza corto di suo, scoprendo un po’ di più le cosce e, per buona misura, gli stuzzico anche l’inguine con le dita dei piedi.
Gli lancio un’altra occhiata, accigliandomi quando non lo vedo reagire.
Assottiglio lo sguardo mentre affondo la guancia nel palmo della mano, il braccio piegato a novanta gradi e appoggiato al bracciolo per sostenere la mia testa.
Lo fa apposta!
Per forza!
Mi rifiuto di credere che un film così possa interessargli di più di una ragazza in miniabito rosso che gli si offre così platealmente.
O forse, non è ancora abbastanza plateale per lui e il suo orgoglio.
In un attimo mi sollevo e torno a sdraiarmi portando i piedi dove poco prima c’era la testa.
A pancia in giù, mi addosso al suo torace seminudo, la camicia aperta quasi completamente visto il caldo infernale, portando il viso a pochi centimetri dal suo. Lo accarezzo a palmo aperto, lasciva, avvicinandomi al suo orecchio.
-Law…- soffio, sfiorandogli la basetta con la punta del naso -…ho voglia- mormoro sicura di me, sicura come mai lo sono stata, prima di baciarlo proprio all’attaccatura del lobo, facendolo rabbrividire, suo malgrado.
Ghigno soddisfatta; ormai comincio a conoscerlo, so quali punti toccare.
Si gira a guardarmi, mantenendo un’espressione impassibile nonostante il suo corpo mi abbia appena parlato.
-Bibi-ya, non si era detto di passare una serata diversa dal solito?!- mi dice, ghignando strafottente e divertito di fronte alla mia espressione .
-Hai ragione!- dico dopo un attimo, sollevandomi da lui -È per questo che ti continuo a frequentare, perché sei romantico, sensibile e pieno di iniziative per non annoiarci mai!- commento sarcastica, ributtandomi indietro, nella posizione di prima, e ridando la mia attenzione a Zach, Cassie e il resto dei ballerini pieni di speranze.
Una serata diversa dal solito! Certo!
Una volta tanto che abbiamo la casa libera e non dobbiamo fare tutto di nascosto…
È capitato solo un’altra volta nelle ultime tre settimane e cioè la sera dopo che lo abbiamo fatto la prima volta. Quel famoso sabato sera in cui, tornata a casa, anziché trovare le chiavi sotto lo zerbino, ho trovato Trafalgar sul divano.
Lo stavo fissando, scegliendo la minaccia migliore per farlo schiodare prima dell’arrivo di Nami, quando la mia coinquilina mi ha chiamato per avvisarmi che si fermava di nuovo da Ace.
E io cosa ho fatto?!
Ho lasciato cadere a terra la borsa, lanciato il cellulare sulla poltrona per farlo atterrare sul morbido e mi sono avventata su di lui.
E da lì è iniziato tutto.
Questa relazione sessuale, nella quale non facciamo che provocarci a vicenda solo per finire a farlo nel letto di uno dei due, quasi ogni sera, attenti a non farci scoprire dai nostri coinquilini.
Relazione sessuale in cui, insospettabilmente, ci sguazzo come un pesce nel mare, dimostrando un autocontrollo su me e i miei sentimenti che nemmeno credevo di avere.
Ed è una sfida continua, ormai. L’esito non cambia e ci soddisfa entrambi ma sono consapevole che ogni volta che ci ritroviamo solo io e lui sta per avere inizio una gara in cui vince chi riesce a far cedere l’altro. Gara in cui io sono in vantaggio.
E so che a lui brucia.
E lui sa che io so che a lui brucia ma che non ho intenzione di cedere.
Mi sta bene appagare le sue voglie, tra le lenzuola lo lascio comandare, anche perché è un amante eccezionale. Ma appagare il suo orgoglio è un’altra cosa.
Significa rinunciare a questa sicurezza che ho scoperto di avere, che mi fa stare bene ed è diventata la mia droga.
Mi piace.
Mi piace sentirmi bella, irresistibile e seducente.
Mi piace meno che lui ora sia tornato a guardare  il film.
-Sei tu che ti sei esaltata quando hai visto che davano questo film, Bibi-ya- mi fa notare, senza staccare gli occhi dallo schermo.
-Non so nemmeno perché hai acceso il televisore- commento, atona, in risposta.
Mi lancia l’ennesima occhiata di stralcio prima di portare le mani dietro la nuca.
-Beh a me piace- afferma, smuovendo un po’ le spalle contro lo schienale.
Che bastardo!
Avrei dovuto immaginarlo, però.
Quando mi ha telefonato, dicendo che Sanji aveva sbattuto fuori di casa lui e Zoro e chiedendo se avevo tempo e casa libera, avrei dovuto immaginare che avrebbe fatto carte false per farmi implorare un po’ di sano sesso.
Perché, come ho detto, è da troppo che sono in vantaggio per i suoi gusti.
Inventarmi un improvviso devastante mal di testa con Nami è stata forse la peggior scusa che abbia sfoderato negli ultimi anni ma, per fortuna, agli occhi delle mie amiche le mie antiche innocenza e purezza sembrano intatte e così ci ha creduto senza problemi.
Ma ora, francamente, penso che avrei fatto meglio ad uscire con lei e gli altri.
Perché non ho nessuna intenzione di umiliarmi, come lui non ha intenzione di cedere, quindi è evidente che questa sarà la prima serata in un mese circa che finirà in bianco. Al bar almeno avrei rimorchiato.
Il mio intero corpo pulsa a questo pensiero, protestando.
Mi trattengo dal digrignare i denti per il fastidio, mentre gli lancio una rapida occhiata.
Studio velocemente il suo profilo, il naso dritto, la mascella squadrata delineata dalle basette nere, l’anello d’oro al lobo dell’orecchio, la pelle olivastra, il petto asciutto e le mani tatuate, nuovamente posate sulle sue cosce, le dita leggermente piegate.
Kami, lo voglio!
Chiediglielo mi incoraggia una voce nella mia testa.
Stringo i pugni, lottando per non farmi sopraffare.
Su, chiediglielo, che sarà mai?! Per una volta!
Col cavolo!
Distolgo lo sguardo e cerco di concentrarmi  sul musical, con difficoltà.
A farmi più rabbia è la facilità con cui lui riesce a ignorare me.
Come se nemmeno fossi qui.
Se solo riuscissi a catalizzare la sua attenzione...
Visto il livello di spudoratezza che ho raggiunto e se fossi con un altro ragazzo, potrei anche pararmi davanti alla tele nuda come mamma mi ha fatta ma con lui non servirebbe a niente.
Cosa potrei fare?!
Registro vagamente la discussione tra Zach/Michael Douglas e Cassie/Alyson Reed, capendo a che punto del film ci troviamo solo perché lo conosco a memoria.
Sto ancora rimuginando quando un pensiero improvviso mi attraversa. E sono proprio loro, con la partecipazione speciale di Andrew Lloyd Webber a venirmi in aiuto.
Gli piace il film?!
Bene! Facciamoglielo piacere ancora di più!
Mi alzo veloce dal divano, sorridendo appena e afferro il bordo del tavolo con le mani, spingendolo contro il muro e liberando buona parte del salotto.
Quando io e Nami abbiamo scelto l’appartamento ci siamo preoccupate che in salotto ci fosse spazio sufficiente per ballare, quando guardavamo qualche musical o se, semplicemente ci veniva voglia.
Il parquet non è dei migliori, non è quello apposta insomma, ma almeno non è marmo.
-Che fai?- mi chiede, aggrottando appena le sopracciglia mentre torno al centro della stanza, sorridendo maliziosa e senza rispondergli.
Non ho tempo di parlare, la canzone sta iniziando.
 
[ Let me dance for you ]*
 
I... Oh,Zach...
I'm a dancer.
That's who I am.
What I do... Ah...
 
Sollevo un braccio, lasciandolo poi ricadere lentamente, accarezzando il mio profilo con il dorso della mano e, intanto, faccio un rond con la gamba destra. Giro su me stessa, incrociando il piede destro dietro al sinistro e slanciando poi la gamba sinistra in aria mentre vado indietro con la schiena e allungo il braccio destro davanti a me.
Lo guardo, trovandolo ghignante e con il busto piegato in avanti, gli avambracci appoggiati alle cosce e le mani intrecciate tra loro, per godersi meglio lo spettacolo.
 
I...I am a dancer,
Give me the steps.
I'll come through.
 
Sorrido trionfante mentre faccio un giro in attitude derriere, guidata dalla voce di Cassie, improvvisando l’intera coreografia, muovendomi come se non avessi peso, i capelli sciolti sulle spalle, dimentica della pulizia dei passi e della precisione dei movimenti, concentrata solo sul mio obbiettivo.
 
Give me somebody
to dance for.
Give me somebody
to show.
Let me wake up
in the morning
to find I've somewhere
exciting to go.
 
Mi sposto per la stanza con degli chaînés e porto la gamba destra in retiré chiuso, accompagnando il movimento con il braccio che stendo poi all’indietro seguendolo con il resto del corpo per girarmi di nuovo. Eseguo una serie di movimenti fluidi sugli accenti che precedono il ritornello, tenendo sempre d’occhio Law che non riesce a staccare lo sguardo da me.
 
Let me dance for you
Let me try.
Let me dance for you.
We made a lot of music-dancing
You and I.
 
Eseguo con precisione un temps de flêches prima di spostarmi sulla gamba destra, fare perno, e girare con la sinistra in retiré basso, la punta del piede appoggiata al polpaccio e le braccia aperte in diagonale, il destro verso il basso e il sinistro verso l’alto.
 
Please give me an answer.
Give me a place
To begin.
I... I am a dancer.
I have come home!
Let me in.
 
A ritmo di musica e con movimenti sensuali mi avvicino a lui che ormai ghigna apertamente. Mi blocco, eseguo un pas de bourrée  verso sinistra e lo guardo provocante mentre ruoto lentamente la spalla.
 
Give me somebody
to dance with.
Give me somebody
to be!
Let me wake up
and feel entirely proud
that the girl
in the mirror,
is me!
 
Lo prendo per le mani obbligandolo ad alzarsi e lo trascino al centro della sala, correndo rapida all’indietro. Gli giro intorno, eseguendo un soutenu a braccia alzate davanti a lui, sfiorandolo con il mio corpo sul torace, per poi appoggiarmi con l’avambraccio alla sua spalla e sollevare la gamba destra in piqué arabesque , avvicinandomi pericolosamente alla sue labbra con le mie, soffiando sulla sua bocca prima di allontanarmi bruscamente da lui.
Lo guardo, pronta  a tornargli vicino con una piccola diagonale e, con soddisfazione, noto che la sua espressione è cambiata. Non ghigna più e c’è una nuova luce nei suoi occhi. Desiderio misto a qualcos’altro che non riesco a identificare.
 
Let me dance for you
Let me try.
Let me dance for you.
We made a lot of music-dancing
You and I.
 
Faccio un jeté en tournant a cui aggancio un’altra serie di chaînés. Mi fermo a un passo da lui, passo che compio con calcolata lentezza, strusciando il piede destro, teso a terra, per poi sollevare la gamba e avvolgerla intorno al suo bacino.
Subito mi afferra per la coscia e per la vita e mi strattona contro di sé, gli occhi fissi sulle mie labbra, che si piegano in un sorriso vittorioso mentre si uniscono alle sue.
La musica continua ma non la sento più. Sento le sue mani che mi accarezzano le gambe e i suo caldi muscoli sotto le mie dita, appoggiate al suo petto. Sento la sua lingua che ridisegna con la punta il profilo della mia bocca prima di violarla.
Gli morsico il labbro inferiore, portando le dita tra i suoi capelli e avvicinandolo di prepotenza a me, mentre lui mi afferra saldamente per i fianchi e spinge il bacino contro il mio, facendomi sentire la sua erezione.
Ci stacchiamo appena per riprendere fiato e invertire la posizione delle nostre teste, continuando a esplorarci a vicenda, come se non ci conoscessimo già a memoria, mai sazi.
Stacco la bocca dalla sua, baciandogli il profilo della mandibola, e sto già piegando ulteriormente la testa per raggiungere il suo collo quando mi passa una mano dietro le ginocchia e mi carica in braccio, dirigendosi verso la camera mentre io mi avvento sulla sua gola, con baci e morsi.
Quasi mi lancia sul letto e lo guardo trionfante e vogliosa mentre mi sovrasta, sbottonando quel che resta della camicia e togliendola. Gattona verso di me e io mi appoggio su avambracci e gomiti, le spalline del vestito ormai scivolate dalle spalle.
Si piega su di me, baciando i miei seni, che si muovono affannati per l’eccitazione e finendo di liberarmi dal corpetto del miniabito. Con le mani raggiungo la gonna e la sollevo per poi occuparmi dei suoi pantaloni. Risale lungo la clavicola e affonda il viso tra i miei capelli mentre mi bacia il collo con avidità, facendomi trovare il suo orecchio a portata di bocca.
E siccome ho vinto di nuovo e mi sento davvero molto bene, decido di concedergli quelle due piccole parole, che so che vuole sentirsi dire, che sarebbero state sufficienti per smuoverlo ma che dette prima di adesso avrebbero sancito la mia sconfitta.
Due parole, così simili a quelle pronunciate alcuni minuti fa ma con una sottile differenza di significato.
-Ti voglio…- soffio afona nel suo orecchio, mentre affondo le dita della mano destra nei suoi capelli e getto la testa all’indietro, chiudendo gli occhi.
Non ho bisogno di guardarlo per sapere che sta ghignando soddisfatto. 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Angolo dei chiarimenti:
Ciao a tutti, lettrici e lettori.
Due importanti precisazioni.
Ciò che ho scritto sui cibi (Omega 3, radicali liberi etc.) sono informazioni prese da internet, che non ho avuto modo di verificare altrove. In secondo luogo ciò che accade in questo capitolo non vuole urtare la sensibilità di nessuno. “Tematiche delicate” è tra gli avvertimenti e ho deciso di trattare un tema non facile ma purtroppo presente nella realtà di tutti i giorni.
Buona lettura e grazie, come sempre.
 
 
 
Sospiro mentre salgo le scale diretta al terzo piano, dove si trova l’appartamento che mio cugino condivide con Zoro e Sanji.
Sospiro, chiedendomi cosa ci faccio qui.
Perché anche se questa è casa di Law, stasera non sono qui per vedere lui.
Anzi, lui non ci sarà neanche.
E a dirla tutta, lui non sa nemmeno che sono qui.
Come non lo sanno Nami, Bibi e gli altri che mi credono a cena dai miei.
E invece con chi mi appresto a cenare?! Con quel maniaco di Sanji!
Mi domando come ho potuto accettare!
Non che non mi ci trovi bene. Come ballerino è bravo, mi fa ridere e divertire, si può dire che siamo diventati amici, e devo ammettere che con me è più calmo e misurato, probabilmente per paura di beccarsi un altro calcio come quello dell’altro giorno.
Il punto è che io non vado fuori a cena con gli uomini.
Punto.
E tantomeno vado a cena a casa loro. Non è una cosa che faccio. Non più.
Ma ha insistito talmente tanto che a un certo punto ho dovuto accettare l’invito per forza. E credo che c’entri il fatto che, quando siamo andati al loro locale la prima volta, io gli abbia chiesto di portarmi solo l’insalata. Deve avere preso sul personale il fatto di non avergli permesso di cucinare per me. Anche se sinceramente non vedo il problema. Voglio dire, non l’ho mica fatto per mancanza di rispetto o per cattiveria.
Semplicemente, non avevo fame.
Ecco tutto.
Mi fermo al pianerottolo del terzo piano avvicinandomi alla porta del loro appartamento e corrugo la fronte quando trovo la porta socchiusa e nessuno ad accogliermi.
Strano, gentiluomo com’è!
Mi stringo nelle spalle, spalancando l’uscio ed entrando in casa.
-È permesso?!- domando, prima di entrare e chiudere senza aspettare risposta.
-Violet-chan! Entra pure!-
La voce di Sanji arriva dalla cucina, mischiandosi a un rumore di fuoco scoppiettante, metallo che cozza e qualcosa che pesta sul legno a velocità elevata.
E anche dal punto di vista olfattivo la casa è un mix di odori. Un mix eccezionale che fa venire l’acquolina in bocca.
Seguo la scia, sapendo che mi porterà in cucina e da Sanji, fermandomi solo per posare la borsa in salotto.
Lo trovo di spalle alla porta, la giacca appesa allo schienale di una sedia, le maniche della camicia arrotolato, il grembiule a proteggere i suoi indumenti, intento a triturare qualcosa con un enorme coltello e l’immancabile sigaretta tra le labbra.
-Vieni, vieni!- mi invita, senza voltarsi, concentrato su ciò che sta facendo -Scusa, ma alcune cose ho dovuto aspettare fino all’ultimo a preparale per conservare la freschezza degli ingredienti-
-Figurati! Non c’è problema!- lo rassicuro, superandolo.
Solleva lo sguardo su di me per un attimo, quando sono di fronte a lui, sorridendomi, prima di riportare l’attenzione su ciò che sta facendo.
Do un’occhiata in giro, trovando tutto perfettamente pulito e in ordine, nonostante stia cucinando.
Sui fornelli ci sono due pentole, una più piccola e una più grande scoperchiata, e una padella su un fuoco ancora spento. L’odore di spezie e aromi è quasi stordente ma delizioso.
Lui è appoggiato al tavolo, intento a tritare dell’insalata, una ciotola di frutti di bosco misti posata lì accanto.
Studio un attimo il movimento delle sue mani, restando impressionata dalla precisione e rapidità dei movimenti. Sembra un prestigiatore, con quel coltello in mano.
Mi è sufficiente questo per capire che mette una gran passione in ciò che fa.
-Tutto bene Violet-chan?!- domanda, continuando a fissare il tagliere.
-Come?!- salto su, riscuotendomi dalle mie riflessioni -Oh… sì sì! Tutto a posto!- rispondo con un sorriso, sentendomi stranamente nervosa -Solo, stavo pensando che, purtroppo non ho molta fame stasera, quindi spero tu non ti sia dato troppa pena per me!- spiego grattandomi la fronte con una mano.
Sanji posa il coltello per afferrare la sigaretta, aspirare una boccata e sbatacchiare via un po’ di cenere nel posacenere sul tavolo.
-Non preoccuparti- mi rassicura -Io non esagero mai con le porzioni, così si riesce ad assaggiare tutto- mi spiega, guardandomi fisso.
-Ah!- è tutto ciò che riesco a commentare.
Deglutisco a vuoto, notando come la sua voce sia calda e rassicurante quando non ulula assurdità senza senso.
-E… e cosa prevede il menu?!- chiedo, sempre più nervosa, cercando un argomento di conversazione che mi faccia distogliere l’attenzione dal modo in cui quella camicia fa risaltare i suoi bicipiti asciutti.
Che cavolo ho stasera?!  Mi sento così… strana!
Riprende in mano il coltello e torna a tritare l’insalata, facendo guizzare i muscoli su cui sono ancora concentrata, sotto il cotone leggero, mentre risponde alla mia domanda.
-Cominciamo con l’insalata di salmone, crostini e frutti di bosco, con maionese alla salsa di soia, che si aggiunge solo se si vuole naturalmente -comincia a spiegare, mettendo una gran cura nelle parole che sceglie quasi stesse cucinando con la voce -È un piatto molto equilibrato perché il salmone è ricco di Omega 3, che fanno bene al cuore, mentre i frutti di bosco, oltre ad aiutare la circolazione, sono un ottimo prodotto contro i radicali liberi. E poi c’è l’insalata che so piacerti molto-
Sbatto le palpebre quando smette di parlare, come risvegliandomi.
Ma che cosa…?!
Andiamo Violet! Che ti prende?!
Insomma, mi ha solo elencato gli ingredienti di un piatto!
E allora perché mi sento come un serpente quando l’incantatore si mette a suonare il flauto?!
-E… E la m-maionese… di soia?!- riesco a domandare, non senza deglutire a vuoto un paio di volte.
Mi guarda di sottecchi, bloccando il coltello sul tagliere.
-Oh quella è solo perché è buona!- mi dice, rivolgendomi un caldo sorriso che ricambio, sbuffando una risatina.
E mi accorgo che questo è un sorriso sincero, non di quelli che uso per celare il mio nervosismo.
Non sembra male, come inizio serata.
 

 
§
 

E non è male nemmeno come prosegue.
Così come non sono per niente male l’insalata di salmone e frutti di bosco –che con la maionese alla soia è semplicemente sensazionale– , il risotto con gli scampi e gli asparagi e i gamberoni all’aneto che mi sto gustando in questo momento, sentendomi come se fossi digiuna da decenni.
Quella di Sanji non è bravura. È talento.
Talento, amore e passione per la cucina.
Si capisce non solo da ciò che riesce a sfornare ma anche dalla presentazione dei piatti, da come descrive le ricette e persino da coma ha argomentato la tesi secondo cui i crostacei sono più buoni se li pulisci con le mani.
Cosa che, devo ammetterlo, è vera.
Cucina in modo che tu possa mangiare con tutti i sensi, un accorgimento che mi è capitato raramente di trovare altrove, nonostante io abbia provato i migliori ristoranti di New York.
In realtà, non credo di avere mai mangiato così bene in vita mia.
E non solo per il buon cibo. Anche la compagnia è davvero ottima.
Sanji mi ha stupito stasera. La conversazione è stata brillante, divertente, a tratti frivola ma anche impegnata.
Tipo quando mi ha detto che ciò che odia di più al mondo è vedere piangere una donna, seguito a ruota da chi spreca e getta via il cibo.
Mi costa ammetterlo ma mi ero sbagliata sul suo conto. È davvero un uomo tutto d’un pezzo, di quelli che riescono a trasmetterti sicurezza.
-Sanji, complimenti! Era tutto delizioso!- gli dico buttando la pelle dell’ultimo gamberone nella ciotola apposita, appoggiata tra i nostri piatti.
-Mi fa piacere sentirlo Violet-chan!- mi dice, una strana luce negli occhi che mi fa corrugare per un attimo le sopracciglia, senza tuttavia farmi perdere il sorriso.
Si alza, cominciando a sparecchiare.
Io non muovo un muscolo, prima, quando ho cercato di aiutarlo con i piatti della prima portata mi ha quasi legato alla sedia. Lo osservo mentre posiziona tutto sul carrello portavivande e si allontana in cucina, sentendomi incredibilmente bene e rilassata.
Da quanto tempo era che non mi sentivo così?! Così a casa?!
Sospiro, un sospiro di soddisfazione, appoggiandomi allo schienale della sedia e rigirandomi tra le mani la rosa che Sanji mi ha fatto trovare nel piatto a inizio cena.
Me la sto picchiettando sulla bocca quando torna in salotto, portando con sé due piatti e posandone poi uno sotto al mio naso con delicatezza.
-Torta al cocco con panna montata aromatizzata al rhum e cannella- annuncia, e solo a sentirla mi viene l’acquolina in bocca.
Però…
Però il dolce non posso proprio mangiarlo.
-Sono un po’ piena!- gli dico posando una mano sulla pancia e facendo una smorfia per sottolineare il mio presunto senso di gonfiore -Ne prendo giusto un assaggio!- aggiungo poi, per non essere scortese.
-Come preferisci- mi dice con un sorriso, prendendo la forchettina dal suo piatto, immergendo i rebbi nella sua fetta per staccarne la punta, che subito infilza e immerge nella panna montata lì accanto.
Ma non se la porta subito alla bocca.
-Ma dimmi di te! Come mai proprio la danza contemporanea?!-
-Beh…- comincio prendendo l’assaggio promesso e gustandomelo prima di mettermi a parlare.
Kami è divina!
Il contrasto tra il cocco e la cannella… e quel retrogusto di rhum alla fine…
Eccezionale!
-Il fatto è che ti permette di esprimerti con tutto il corpo, capisci?! Cioè anche gli altri tipi di danza ovviamente però, nella contemporanea, conta di più trasmettere ciò che hai dentro che curare la pulizia dei passi e delle posizioni! Poi certo io sono una perfezionista quindi in realtà sto attenta anche a quello ma è… è… come parlare con il corpo! Non so se mi spiego! È come per te parlare attraverso gli ingredienti che usi! Curi ogni dettaglio ma alla fine ciò che conta è la visione d’insieme giusto?! La danza contemporanea è questo! Non si può giudicare esaminando la perfezione di ogni singolo passo ma l’effetto finale che trasmette la coreografia! E io amo questo lato così… comprensivo, diciamo, perché alla fine penso che tutti abbiano dei difetti, piccoli o grandi, ma quello che conta davvero è che tipo di persona sei! Non è giusto giudicare chi hai di fronte senza conoscerlo a 360 gradi, no?!- concludo, arrossendo un po’ quando mi rendo conto di quanto mi sono fatta trascinare.
Sanji mi osserva intensamente mentre si accende una sigaretta.
-Non potrei essere più d’accordo e… vedo che ti è piaciuta!- commenta, indicando il piatto della mia torta con un cenno del mento.
Abbasso gli occhi e un improvviso, diffuso terrore si impadronisce di me quando mi accorgo che nel piatto sono rimaste solo briciole.
L’ho mangiata tutta.
Rimango interdetta.
Non dovevo… Non avrei… Io…
Quanto ho mangiato?!
Merda! Avrei dovuti contare i gamberoni!
Avrò assunto calorie per tre giorni in quest’unica cena!
Merda!
Torno a guardare Sanji e lo trovo che ancora mi fissa con un sorriso sul volto.
Un odioso sorrisetto di trionfo che mi fa ribollire di rabbia.
Ecco cos’era quella luce nei suoi occhi. Ecco qual era il suo obbiettivo, invitandomi qui.
Una sfida! Una sfida con se stesso!
Voleva vedere se riusciva a farmi mangiare tutto, vero?!
Per questo mi ha fatto parlare, per distrarmi! Ero così presa dal mio discorso che non mi sono nemmeno resa conto…
-Devo andare!-
Mi alzo in piedi di scatto, muovendomi rapida per la stanza e recuperando velocemente la borsa.
-Ma…-
Anche Sanji si alza, interdetto dalla mia reazione, senza sapere cosa dire.
-Aspetta! Che succede?!-  mi domanda seguendomi verso l’ingresso.
-Niente io… devo… devo andare!- ripeto, senza voltarmi -Grazie della cena!-
-Violet!-
Apro la porta ed esco a passo sicuro dall’appartamento. In un attimo sono al pian terreno e comincio quasi a correre quando intravedo il portone.
Salgo in macchina sbattendo la portiera, per poi appoggiare la testa al sedile e respirare a fondo.
Che cosa stavo facendo?!
Gli stavo lasciando prendere il controllo della situazione. Gli ho permesso di farmi sentire al sicuro.
Stupida!
Stupida! Stupida! Stupida!
Non potrai mai, mai essere al sicuro con un uomo!
Gli uomini ti usano! Ti usano e basta e poi ti gettano via come uno straccio!
Cosa vuoi?! Soffrire di nuovo?! È questo che vuoi?!
Stringo spasmodicamente il volante mentre ricaccio indietro le lacrime di rabbia.
Afferro decisa la chiave, girandola nel quadrante per metterla in moto, e comincio a guidare nella notte senza sapere neppure io dove sono diretta.
Quanto ho mangiato?! Quante cazzo di calorie saranno state quella cena?!
Merda!!!
Dovevo stare più attenta!!!
È tutta colpa mia!!!
Sento che mi sta per venire un attacco di panico e cerco disperatamente di calmarmi ma senza successo.
Poi lo vedo.
Al lato della strada un’insegna luminosa indica un bar aperto con un parcheggio interno. Metto la freccia e sterzo a destra per entrare nella via che porta ai posteggi.
Non sembra un posto particolarmente sobrio. Dalla porta aperta escono risate sguaiate e rumore di boccali che cozzano, misti alla musica. Ma in questo momento un posto vale l’altro, mi serve solo un bagno, anche sudicio come sicuramente è la toilette di questo posto.
Un paio di tizi poco raccomandabili e visibilmente ubriachi si stanno scolando della birra direttamente dalla bottiglia, seduti su dei panettoni, fuori dalla porta. Mi fischiano quando passo davanti a loro, lanciando “ehy bambola” e commenti di apprezzamento sulle mie gambe in bella vista sotto l’abito corto.
Non perdo nemmeno tempo a rispondere, passo oltre, entrando decisa nel locale. Vengo subito stordita dalla musica ad alto volume e dalle voci che urlano per sovrastarla. Mi guardo intorno frenetica alla ricerca del bagno mentre il panico guadagna sempre più strada dentro di me e la stanza comincia a vorticare intorno.
Il cuore mi batte all’impazzata, sento che sto per cedere ma finalmente individuo il cartello della toilette e riesco a recuperare un po’ di lucidità. Mi ci avvio a passo di carica, incrociando un paio di ragazze strafatte che arrivano proprio da lì. Spalanco la porta e noto a malapena che non c’è nessuno, il che in realtà fa poca differenza perché tanto più squallida di così questa situazione non potrebbe essere, perciò anche se qualcuno avesse assistito non me ne sarebbe importante granché.
Mi muovo rapida ed esperta, aprendo il rubinetto e mettendoci sotto due dita per inumidirle a dovere.
Non lo faccio da anni ma non esito nemmeno un secondo.
È come nuotare o fare sesso. Una volta imparato sei sempre capace.
Sento le lacrime scorrermi sul viso, quella parte di me che mi sta implorando di non farlo, di non ricascarci.
Ma devo farlo! Ne ho bisogno o rischio di esplodere!
Ignorando le gocce che mi bagnano le guance spalanco la porta di una delle toilette con un calcio e mentre entro mi afferro saldamente i capelli per evitare che mi cadano sul viso nel momento sbagliato; comincio già a piegarmi in avanti che non mi sono ancora posizionata per bene davanti alla tazza e con un unico fluido gesto deciso mi caccio due dita in gola e in pochi secondi ho rigettato tutta la cena.
I miei conati sovrastano tutti gli altri suoni.
Sento che comincio a stare meglio, le lacrime si seccano e la stanza smette di girare.
Mi sollevo, sentendomi improvvisamente bene.
Niente più panico, niente più senso di colpa o di impotenza.
Sono di nuovo io ad avere il controllo della situazione.
Mi addosso alla parete, respirando a pieni polmoni per finire di calmarmi mentre un sorriso sereno si allarga sul mio viso.
Lancio un’occhiata disinteressata alle scritte che ricoprono ogni centimetro del muro prima di staccarmi e avvicinarmi nuovamente al lavandino per sciacquarmi la bocca e il viso, appiccicaticcio per le lacrime di poco fa.
Esco dal bagno sentendomi rigenerata. Ci voleva, ci voleva proprio.
Mi avvicino al bancone per ordinare un bicchiere d’acqua e mentre aspetto che il barman mi serva mi accorgo che un uomo mi ha notata e mi fissa con insistenza, gli occhi pieni di cupidigia.
Ammicco verso di lui mentre accavallo sinuosamente le gambe, sfoderando tutta la mia capacità seduttiva.  Mi sento ancora gonfia e ho bisogno invece di sentirmi magra e bella e questo bell’imbusto fa proprio al caso mio. Meglio riequilibrare le forze per bene.
Bevo il mio bicchier d’acqua con tutta la lentezza e sensualità di cui sono capace, che non è poca.
Anche questo è come nuotare. È un po’ il mio talento, se vogliamo.
Non appena ho finito mi alzo e mi dirigo verso l’uscita, lanciando un’ultima occhiata alla mia preda, che vuole anche essere un muto invito a seguirmi. Sorrido ancor più soddisfatta quando lo percepisco alcuni passi dietro di me. Oltretutto, non avrei potuto scegliere posto migliore visto che il parcheggio di questo bar ha diversi angoli bui e possiamo così evitare quella seccante scocciatura di dover decidere a casa di chi dei due andare e anche i saluti mattutini di domani.
Mentre esco dal locale lancio un’occhiata dentro alla borsetta. I preservativi li ho.
Molto bene.
Bentornata.
Sono di nuovo io a dirigere il gioco. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Angolo dei chiarimenti:
Buongiorno people!!!
Il pezzo di classico di cui si parlerà nel capitolo è concepita come una coreografia di passi di danza classica ma ballati su una musica di moderna.
Buona lettura.
Piper.
 
 
Poso le borse con dentro la nostra parte di bottiglie e cibarie vicino al tavolo piazzato da un lato della sala viola. Mi tiro su girandomi verso lo specchio e sistemo il colletto della camicia bianca a maniche corte, che Sanji mi ha obbligato a comprare insieme a quella nera a maniche lunghe, da indossare per l’inaugurazione. Passo una mano tra i capelli verdi per riavviarli un po’ ma ottengo solo di scompigliargli ulteriormente.
Pazienza.
Tanto si tratta di una festa tra di noi.
È stato davvero una bella idea da parte di Violet, Bibi e Nami proporre a Margaret di usare una delle sale per festeggiare il suo compleanno. E Margaret è stata davvero gentile a voler invitare anche me, Law, Sanji e persino Rufy, Usop, Robin e Brook. Sanji ha preparato ogni ben di dio e Law s’è offerto di occuparsi dei cocktail, da bravo barman qual è.
Do un’occhiata in giro, notando le luci stroboscopiche e i faretti colorati che giacciono in un angolo in attesa di essere posizionati e accesi. Si prospetta una festa in piena regola, come quelle di quando andavamo ancora al liceo, con tanto di musica a palla e sbronza epocale. Infatti ci siamo attrezzati anche per dormire qui, con tappetini e sacchi a pelo. Ci sembrava la cosa migliore ondevitare incidenti, soprattutto per Sabo e gli altri che sono maggiorenni ma ai nostri occhi sembrano ancora dei ragazzini.
Un rumore mi fa voltare verso la porta appena in tempo per vedere passare Nami a passo svelto. Istintivamente, lancia un’occhiata dentro alla sala e si blocca quando mi vede.
-Ehi ciao!- mi saluta con un sorriso.
-Ciao- rispondo avvicinandomi.
Indossa un abito verde menta, senza spalline e con la gonna corta e leggermente scampanata. Sotto al seno, una fascia di un verde più scuro ed è a piedi nudi.
-Come stai?- domando, abbassando la voce.
L’altra sera al locale, è successo di tutto. Tanto che abbiamo finito per non provare nulla. Sono arrivate alla solita ora ma, appena entrate, a Violet è squillato il telefono ed è uscita per parlare mentre Nami si è diretta in bagno con una strana espressione sul viso. Quando dopo dieci minuti non era ancora ricomparsa sono andato a controllare che stesse bene e l’ho trovata in lacrime piegata sul lavandino. Ho provato a chiederle cosa fosse successo ma non c’è stato verso di farla parlare. Me la sono ritrovata singhiozzante tra le braccia e non ho potuto fare altro che cercare di consolarla, abbracciandola e accarezzandole la schiena. È stato strano. Strano e dannatamente bello, nonostante lei stesse piangendo disperata. Non so tutt’ora cosa sia successo, quando è riuscita a calmarsi si è limitata a mormorare che dovevamo muoverci perché gli altri ci stavano aspettando. Cosa che abbiamo poi appurato non essere vera una volta tornati di là. Ci abbiamo trovato solo Bibi, che fissava con sguardo vacuo la porta che si era chiaramente appena richiusa dietro qualcuno. Qualcuno che si è poi rivelato essere Law, quando sono uscito per vedere cosa stava succedendo. L’ho trovato che si allontanava a passo di carica, il cappuccio della felpa tirato sulla testa e sordo a qualsiasi richiamo. E per non farci mancare niente, quando mi sono voltato per rientrare, lasciandolo perdere, mi sono ritrovato Sanji che, poco distante stringeva Violet anche lei visibilmente scossa e sconvolta. Mentre tornavamo a casa, poco dopo, mi ha detto che era uscito a fumare una sigaretta e l’aveva trovata a parlare concitata al cellulare, sibilando a qualcuno di lasciarla in pace e non chiamarla più, prima di chiudere la chiamata e venire sopraffatta da un attacco di panico da cui era miracolosamente riuscito a calmarla. Neppure lui sa cosa sia successo tra Law e Bibi in quei pochi minuti. La sola cosa evidente è che non si rivolgono la parola da allora.
-Tutto a posto, grazie- dice sistemandosi meglio i capelli, tirati su in un raccolto un po’ più elaborato della sua solita coda di cavallo, qualche ciocca che le incornicia il viso.
Mi domando se la vedrò mai con i capelli sciolti.
-Già pronta per la festa?- domando, indicando il suo abbigliamento.
-Come?! Oh no, no! È per Carnival Ballet! Violet vuol vedere la visione d’insieme coi costumi e Bonney ha avuto un contrattempo, arriva in ritardo, così la sostituisco!- mi spiega, sbuffando via una ciocca di capelli dal viso.
 Mi sorride.
E, come mi capita sempre più spesso ormai quando mi sorride, mi ritrovo a ghignare in risposta. Sempre che non mi metta a sorridere anche io come un ebete. Studio il suo viso, gli occhi cioccolato luminosi e allegri, la pelle bianca e liscia, senza difetti, le labbra carnose piegate in uno splendido sorriso.
Kami, quanto è bella!
Scuoto la testa, per riprendermi non appena il pensiero prende forma nella mia mente.
Okay, questo non va bene! Proprio per niente!
-Ehm… A-andiamo?! Ti staranno aspettando!- le faccio notare, deglutendo a fatica.
-Oh sì! Sì, giusto!- dice, riscuotendosi anche lei.
Ci avviamo lungo il corridoio e raggiungiamo la sala arancione. Mi appoggio allo stipite, incrociando le braccia al petto e lanciando un’occhiata all’interno, mentre Nami si dirige verso l’angolo dove si trova la pece e, passando, recupera la maschera stile veneziano che Violet le sta porgendo. Margaret, Perona, Monet e Caimie, sono già pronte e vestite per la prova, scalze, le maschere sul viso, i capelli raccolti e gli abiti identici a quello di Nami ma di colori diversi, rispettivamente pesca, turchese, rosso e viola.
Penguin, Marco, Kaku e Sabo invece sono vestiti proprio come me, pantaloni scuri e camicia bianca a maniche corte, una maschera nera sugli occhi.
La visione di insieme è già splendida e non si sono nemmeno ancora posizionati. Posso solo immaginare cosa sarà poi sul palco con le luci e la scenografia.
-Ehi- una voce atona mi chiama da dietro.
Volto il viso, mentre Law mi raggiunge appoggiandosi all’altro stipite.
-Siamo in anticipo?- domanda corrugando le sopracciglia.
-No, sono loro che si sono trovati prima per provare-
-Ah!- è il commento del mio amico, loquace come sempre -E cos’è?- domanda dopo un istante.
Lo guardò sorpreso. Davvero gli interessa?
-Carnival Ballet- spiego tornando a focalizzarmi sui ballerini in sala, cercando Nami con gli occhi, mio malgrado -Sono tre coreografie collegate, contemporanea, moderna e classica, tutti passi a due. Mentre la coppia principale si esibisce le altre quattro dietro fanno da corpo di ballo- snocciolo a menadito, ripetendo le parole di Bonney e non ricevendo nessuna risposta.
Torno di nuovo a guardare Law, che non mi sta minimamente ascoltando e fissa qualcosa oltre la mia spalla, con un’espressione indecifrabile. Mi volto ancora e faccio appena in tempo a vedere Bibi, già pronta per la festa, entrare nella sala turchese dal corridoio senza nemmeno guardare nella nostra direzione. Lancio un’occhiata perplessa al mio amico.
Cosa diavolo succede tra quei due?!
-Zoro! Oh grazie ai kami ci sei tu! Sei la mia salvezza!-
Mi giro allibito verso Violet che si sta avvicinando a braccia tese.
Cosa le prende?!
Mi afferra le mani, obbligandomi a sciogliere l’intreccio delle braccia e, camminando all’indietro, mi trascina in sala.
-Violet! Cosa diavolo…-
-Devi sostituire Franky! Sta provando di là con Ace e Bibi e io devo assolutamente farmi un’idea di come viene con tutte le coppie in scena!- spiega lasciandomi le mani e spostandosi verso lo stereo.
Afferra qualcosa appoggiato sopra la cassa e, prima che io possa protestare o fare alcunché mi ha già legato una maschera nera sul viso, come quella degli altri ballerini.
-Forza! Là con Nami!- mi incita poi, indicando il punto della sala dove Nami sta aspettando in piedi accanto all’unica sedia della scenografia.
-Cosa?!- strabuzzo gli occhi –No, Violet, non posso…-
-Ma certo che puoi!- insiste, spingendomi verso la mocciosa -Hai sostituito Franky un sacco di volte, ormai lo sai a memoria! E se ci riesci con Bonney, con Nami sarà ancora più facile, visto che ballate insieme da qualche tempo ormai!-
-Ma… ma… questo è molto più complicato! Non l’ho mai fatto tutto di fila!- provo a oppormi inutilmente.
-Tranquillo buzzurro!- mi dice Nami, accomodandosi sulla sedia -Se ti perdi, ti guido io…- mormora, facendomi l’occhiolino da dietro la maschera.
Mi sorride. Rassicurante, incoraggiante.
Mi sorride. Bellissima.
E io riesco solo a deglutire e fissarla ammutolito.
Porco Roger, quanto sono patetico!
 
[On the wing - Owl City]
 

Cerco di riprendere un po’ di autocontrollo per protestare ma la musica comincia ed eccomi posizionarmi, quasi meccanicamente, in piedi accanto alla sedia, una mano posata sulla spalla di Nami. Anche tutte le altre coppie, eccetto Marco e Monet che ballano per primi ed entrano da dietro le quinte, sono in posizione, ognuna in una posa differente, perfettamente immobili, fingendosi momentaneamente parte della scenografia.
Monet entra davanti a tutti, muovendosi sinuosa e sensuale per il palco, mentre con la coda dell’occhio guardo Marco spostarsi in mezzo agli altri, nascondendosi dietro a noi come fossimo tutti delle statue. Si avvicina a Monet da dietro e la afferra per un gomito facendola voltare verso di sé con un paio di chaînés per poi cominciare a ballare con lei, in perfetta sincronia.
 
Breathe and I'll carry you away into the velvet sky
And we'll stir the stars around
And watch them fall away into the Hudson Bay
And plummet out of sight and sound
 
Sono ancora perfettamente immobile, quando distolgo lo sguardo dai due e lo riporto su Nami, trovandola a guardarmi con la coda dell’occhio, sempre dannatamente sorridente. Improvvisamente il palmo appoggiato alla sua spalla sembra andare a fuoco e mi ritrovo a cercare di inumidire la gola improvvisamente secca buttando giù un po’ di saliva mentre distolgo urgentemente lo sguardo.
 
The open summer breeze will sweep you through the hills
Where I live in the alpine heights
Below the Northern Lights, I spend my coldest nights
Alone, awake and thinking of...the weekend we were in love
 
Una strana sensazione sul dorso della mia mano mi obbliga a riportare gli occhi su Nami, trovando le nostre pelli accostate, la sua mano posata sulla mia e uno sguardo corrucciato a chiedermi se va tutto bene. Rispondo con un cenno del capo, focalizzandomi di nuovo sugli altri con la scusa di non sbagliare la nostra entrata. La parte strumentale riprende e Monet e Marco smettono di ballare contemporaneo passando a un valzer al quale si uniscono anche Sabo e Perona, la prima coppia di “statue” a uscire dall’immobilità.
Fanno girare la ragazze sotto il loro braccio, il segnale per me che è ora anche per noi di muoverci. Stacco la mano dalla spalla di Nami, porgendole il palmo che subito afferra, delicata ma sicura.
 
Home among these mountain tops can be so awfully dull
A thousand miles from the tide
But photos on the walls of New York shopping malls
Distract me so I stay inside
 
La accompagno con il braccio teso nella nostra posizione, vicini a Perona e Sabo, e subito mi fa un giro intorno, accarezzandomi le gambe con il bordo svolazzante del vestito. Noi quattro balliamo la stessa coreografia, diversa da quella di Marco e Monet.
 
I wish the rockets stayed over the promenade
Cuz I would make a hook and eye
 
Nami raggiunge la mia destra, prendendomi per mano, per poi avvolgersi il mio braccio intorno alla vita mentre gira verso di me come una trottola. Mi lascia la mano e l’appoggia sulla mia spalla mentre l’altra si posa sul mio costato. La sostengo tra le scapole a palmo aperto e le afferro un fianco accompagnandola mentre inarca la schiena all’indietro, verso il pavimento, e contemporaneamente slancia la gamba destra verso l’alto. 
 
And fish them from the sky, my darling, she and I
We're hanging on so take us high
To sing the world goodbye...
 
Ci ritiriamo su e Nami corre verso Sabo mentre io mi preparo ad afferrare Perona per i fianchi e farle fare un giro in aria ma nemmeno per un secondo perdo di vista la mocciosa, già pronto a riavvicinarmi a lei, sollevarla da terra e volteggiare verso la nostra prossima posizione, mentre la tengo tra le braccia, dalle spalle e da dietro le ginocchia, i nasi che si toccano e un contatto visivo ormai costante.
 
I am floating away
Lost in a silent ballet
 
Ricominciamo I giri di walzer mentre Marco e Monet continuano a muoversi sinuosamente davanti a tutti e le altre due coppie si uniscono a noi. Sorrido a Nami mentre volteggiamo insieme per la stanza, incrociandoci con le altre coppie, ballando tutti in direzioni diverse, guardandola negli occhi, come ho finalmente imparato a fare a furia di provarci. Ma faccio l’enorme errore di non limitarmi a fissare le sue iridi cioccolato. Faccio l’enorme errore di  perdermici dentro. E in un attimo tutto intorno a me si dissolve, eccetto lei.
 
I'm dreaming you're out in the blue and I am right beside you
Awake to take in the view
Late nights and early parades
Still photos and noisy arcades
My darling, we're both on the wing, look down and keep on singing!
And we can go anywhere
 
Ci blocchiamo e la faccio girare sotto il mio braccio, vagamente consapevole del tripudio di colori intorno a me, le variopinte gonne delle ballerine che fanno la ruota mentre volteggiano tutte in perfetta sincronia. Si porta dietro di me e io piego il busto in avanti per permetterle di addossare la sua schiena alla mia, disegnando poi un arco in aria prima con la gamba destra e poi con la sinistra. La sollevo per la vita, come ho fatto poco prima con Perona. Non smetto di guardarla un solo secondo. È come se mi avesse incatenato. La faccio scendere lentamente, i visi vicinissimi, ci spostiamo ancora con un ultimo volteggio prima di bloccarci, di nuovo immobili come all’inizio del balletto, le braccia lungo i fianchi, i corpi tesi l’uno verso l’altra.
 
Are you there?
Are you there, or are you just a decoy dream in my head?
Am I home or am I simply tumbling all alone?
 
Sono vagamente consapevole che Marco e Monet si stanno rincorrendo facendo lo slalom tra di noi, tornati a essere elementi della scenografia. Io non vedo che lei, non sento che il suo respiro sulle mie labbra mentre ci fissiamo a pochi centimetri. Noto la sua espressione sorpresa e un leggero rossore imporporarle le guance e solo allora mi rendo conto che ho sollevato una mano e le sto accarezzando una guancia con il dorso di due dita.
Ricomincia la parte strumentale e noi ci muoviamo leggermente in ritardo. Mi afferra la mano con cui la stavo accarezzando e mi trascina rapida verso il centro della sala. Mi lascia andare e con una serie di giri si incrocia in una complessa figura con le altre tre ballerine, mentre io formo un semicerchio insieme con Penguin, Sabo e Kaku, aspettando. Questa parte non la so, ballano ognuno per conto proprio, i ragazzi in un modo le ragazze in un altro e la coppia principale in un altro ancora. Mi sposto un po’ per non intralciare nessuno e mi perdo a guardarla.
"Nami non è perfetta quando balla. I suoi passi non sono mai puliti al cento per cento ma ha la capacità di polarizzare tutta l’attenzione su di sé perché riesce a diventare un tutt’uno con la musica. Non puoi guardare che lei, chiedendoti se le note non scaturiscano direttamente dal suo corpo. Anche chi è sul palco con lei non può che gravitarle intorno. Non è una ballerina, è puro movimento."
La voce di Koala nella mia testa. Ora capisco cosa intendesse. Potrei stare qui a guardarla per sempre. Non voglio che smetta. Non voglio svegliarmi.
 
I am floating away
Lost in a silent ballet
 
Ma devo, quando la parte cantata ricomincia.
 
I'm dreaming you're out in the blue and I am right beside you
Awake to take in the view
Late nights and early parades
 
Sbatto le palpebre per riprendere coscienza di me e mi sposto rapido verso di lei afferrandola da dietro e accompagnando il suo movimento attraverso la stanza, respirando il suo odore a pieni polmoni. Ormai siamo a fine coreografia e il balletto prevede di tornare immobili, di nuovo scaglionati, nell’ordine inverso rispetto a quello inziale.
 
Still photos and noisy arcades
My darling, we're both on the wing, look down and keep on singing!
And we can go anywhere
 
Vedo Perona e Sabo fermarsi mentre Nami si rigira tra le mie braccia per l’ultimo passaggio. Si sposta alla mia destra senza lasciarmi la mano, slancia la gamba verso l’esterno, accompagnando il movimento con il braccio per poi spostarsi verso la nostra ultima posizione, correndo all’indietro e trascinandomi con sé. Come se ce ne fosse bisogno. In questo momento la seguirei ovunque.
 
Are you there?
 
È il nostro turno di fermarci , mentre lei si gira verso lo specchio, dandomi la schiena e io copro la distanza che ci separa in un passo.
 
Are you there?
 
Faccio aderire la sua schiena al mio torace. Dovrei solo posarle una mano sul fianco e poi bloccarmi ma mi accorgo troppo tardi che la sto avvolgendo con tutto il braccio, tirandomela sempre più addosso, senza riuscire a frenarmi. Mi ritrovo ad abbassarmi con il viso verso il suo collo ma trovo il suo naso a bloccarmi. Ha girato il viso verso di me. La punta del mio naso le accarezza una guancia mentre scendo inesorabile, gli occhi fissi sulle sue carnose labbra. Si alza sulle punte, sollevando leggermente il viso, portando la sua bocca praticamente contro la mia. A riempirmi i polmoni non è più l’aria ma direttamente il suo respiro, leggermente affannato. Socchiudo gli occhi, lasciando all’olfatto di mantenere l’orientamento, ormai perso in lei. Mi inumidisco le labbra un attimo prima di schiuderle. Il suo fiato caldo e profumato mi investe e…
 
[Emily - Mika]
 
Emily,
Emily,
 
Il secondo pezzo di Carnival, già mixato con gli altri due, parte all’improvviso, risvegliandoci bruscamente. Spalanchiamo gli occhi allontanandoci l’uno dall’altra, il cuore in tumulto manco fosse esplose una bomba.
 
Emily, can't you write a happy song
Get your ass to number one
You could try a little harder
 
Mi passo una mano sulla fronte, distogliendo lo sguardo e registrando vagamente Violet che si avvia verso lo stereo e Penguin e Margaret che gli chiedono di lasciar andare la musica per poter provare, dato che in questo pezzo la coppia principale sono loro.
 
Emily, you could be a millionaire
But you're so full of hot air
Gonna end up like your father
 
Mi sposto di lato, evitando di guardare Nami, paonazza e con gli occhi infossati nel parquet. Questa coreografia non la conosco e non voglio essere d’intralcio agli altri che si stanno preparando ad attaccare dal prossimo otto. Anche Nami, sprovvista di ballerino, nonché autrice del balletto in questione, si sta muovendo dietro di me per avvicinarsi alle sbarre agganciate alla parete.
 
Emily, you can't leave your life to chance
Get a boy and learn to dance
Be a girl like any other
 
Le lancio una fugace occhiata, voltando il viso di un quarto e proprio in quel momento uno spostamento d’aria accanto a me e un fulmine colorato mi fanno quasi perdere l’equilibrio. Riesco a rimanere in piedi ma mi trovo nuovamente girato verso Nami che ora non è più sola.
 
Emily, are you stuck up, are you gay
If you are, well that's ok
Cause it doesn't even matter, Emily
 
-Eddai Raggio di Sole! Ci divertiamo un po’!-
Ace la tiene per un gomito e sta cercando di convincerla a ballare al posto della coppia mancante.
-Ma Ace…-
-Penguin e Margaret hanno provato tutto ieri, te lo dico io che la sanno!- la interrompe, sorridendo -E poi a Franky non dispiace, vero Franky?!- chiede girandosi verso la porta.
 
Emily, it's your life and you can't live it twice
One day you'll understand, Emily take my hand
 
-Ma figurati, fratello! Bonney tanto non è ancora arrivata e poi vedervi ballare è suuuuper!- dice mettendosi nella sua stramba posa.
O almeno credo. Perché io non mi sono girato.
 
Emily, I love you, and I know you do too
You never make no sense, screaming at me in French
 
Non riesco a scollare gli occhi di dosso da Nami, che ora sorride e lo guarda come se fosse la cosa più bella del mondo, prima di annuirgli con un “okay” e gli occhi che brillano, irrimediabilmente sua. E io non ce la faccio.
 
Pourquoi tu gâches ta vie
Pourquoi tu gâches ta vie
Shut up listen to me, dance with me Emily
 
Non ce la faccio a stare qui a guardarli mentre si buttano nella mischia, volteggiando a ritmo di musica con gli altri, in quella che sembra una rivisitazione in chiave moderna di un balletto di fine ottocento, ma decisamente più complesso e meno stupido.
 
Pourquoi tu gâches ta vie
Pourquoi tu gâches ta vie
Shut up listen to me, dance with me Emily
 
Non ce la faccio a guardarla che si muove con lui come se fossero un corpo solo, tra le sue braccia come se fosse a casa, fidandosi ciecamente. Si fa sollevare e quasi lanciare in aria con tranquillità, senza paura, come se fosse la cosa più naturale del mondo, sapendo che la riafferrerà di sicuro. E la cosa peggiore è che lo so anche io.
 
Emily, you got so much in your life
Me I got no one's advice
Don't you know you got it easy
Emily, what you smoking, what's that stench?
 
Esco in corridoio, la musica diminuisce e il dolore al centro del petto aumenta. Mi sembra di fare fatica a respirare e ho bisogno di aria ma, più di ogni altra cosa, ho bisogno di non sentire più questa maledetta canzone. Stringendo i pugni e i denti mi avvio lungo il corridoio e istintivamente mi butto nella sala viola. Adoro le pareti insonorizzate di questo posto. Finalmente non sento più niente e un senso di sollievo mi pervade, anche se solo parziale e di poca consolazione.
-Tutto bene, Zoro?!-
Apro di scatto gli occhi che avevo chiuso per assaporare il silenzio e vedo Violet che, seduta per terra a gambe incrociate, mi guarda accigliata.
-Non hai l’aria di star bene…-
-No, no, tranquilla è tutto a posto- mormoro io -Che stavi facendo?- le chiedo poi, per cambiare argomento e distrarmi.
-Yoga! Per rilassarmi un po’!- mi risponde, stringendosi nelle spalle e cogliendomi di sorpresa.
La raggiungo al centro della sala e mi siedo per terra accanto a lei.
-Anche io faccio meditazione- dico dopo essere rimasto a fissare il nostro riflesso qualche secondo -Tesa per lo spettacolo?!- chiedo, girandomi verso di lei.
Le guance le si imporporano un po’ e distoglie lo sguardo, puntandolo a terra.
-Beh… anche…- risponde portandosi una ciocca sfuggita al raccolto dietro l’orecchio.
Ma perché hanno sempre i capelli raccolti queste ballerine?!
-E tu?! Per l’inaugurazione?!- è il suo turno di domandare, dopo qualche istante.
-Che?!- faccio io, mentre un’ondata di panico mi pervade.
E chi ci pensava più all’inaugurazione?!
-Dico l’inaugurazione! Ormai, ci siamo, è dopodomani!- mi fa notare con un sorriso.
Porto una mano ad accarezzare la nuca in un gesto imbarazzato.
-Oh beh… Direi che sono piuttosto tranquillo!- le dico, sorridendo nervosamente e meritandomi un’occhiata a sopracciglio alzato.
La verità è che al solo pensarci mi viene da vomitare per la tensione.
-Cominciamo a sistemare per la festa?!- propongo, tirandomi su a sedere e indicando il tavolo con un dito.
-Già fatto!- mi fa notare Violet e, alzando lo sguardo, vedo che qualcuno ha già disposto tutto a regola d’arte -Però ci sono da posizionare le luci, se hai voglia. Sai, per me sono un po’ pesanti-
-D’accordo- dico dirigendomi verso l’angolo dove si trovano i faretti e le lampade, sfregando le mani tra loro.
Va bene qualsiasi cosa, mi basta tenermi impegnato.
Sotto le direttive di Violet posiziono le luci in punti che, a suo dire, sono strategici. Non ho motivo di non fidarmi quindi faccio tutto esattamente come dice. Mentre mi indica le varie zone della sala noto che la sua espressione è cambiata, è più rilassata e ha ripreso colore e, solo ora che posso fare il confronto, mi accorgo che poco fa non sembrava molto in forma nemmeno lei.
Sto per domandarle se va tutto bene, mentre mi aiuta a sistemare gli ultimi faretti nell’angolo di fronte alla porta aperta, che un rumore ci fa sollevare la testa. La porta della sala turchese è socchiusa e attraverso lo spiraglio riusciamo a intravedere Bibi e Law che parlano concitati, chiaramente nel bel mezzo di un litigio. Torniamo a incrociare gli sguardi, io a sopracciglia corrugate.
-Tu sai cosa succede a quei due?- non riesco a trattenermi dal domandare.
-Con precisione no…- risponde Violet dopo aver lanciato un’altra occhiata -… Ma, di sicuro, lo so comunque meglio di loro- mormora enigmatica.
La porta della sala turchese sbatte e ci giriamo appena in tempo per vedere Bibi e Law allontanarsi in direzioni opposte. Ci guardiamo con la coda dell’occhio, prima di alzarci per raggiungere i nostri rispettivi amici ma, una volta sulla porta, ci blocchiamo entrambi.
 
[Enchanted - Owl city, dal minuto 2:39]
 
I'll spend forever wondering if you knew
I was enchanted to meet you too

Mi accorgo che la musica è cambiata di nuovo, segno che di là stanno provando la terza e ultima coreografia di Carnival, cioè il pezzo di classico ballato che vede protagonisti Kaku e Caimie.
Registro vagamente l’informazione, mentre vedo Law entrare in spogliatoio e sbattere la porta con violenza. Incrocio le braccia al petto, in attesa. Dopo quasi trent’anni so che se non lo si lascia sbollire difficilmente accetta la compagnia di qualcuno, sia anche di un amico con cui è praticamente un fratello, sebbene ne abbia bisogno, come in questo momento.
 
And this is me praying that
this was the very first page
Not where the story line ends
My thoughts will echo your name until I see you again
These are the words I held back as I was leaving too soon
I was enchanted to meet you too
 
Mi giro a vedere come mai anche Violet ha rinunciato a placcare Bibi e, non vedendola da nessuna parte, capisco che non può che essersi infilata nella sala arancione. Ma non appena mi focalizzo meglio sulla porzione di corridoio a cui è limitato il mio campo visivo, mi dimentico di Bibi e di tutto il resto. Intuisco che Bonney deve essere arrivata e che sta finalmente provando con Franky. Lo intuisco dalla presenza di Nami ed Ace, nel corridoio, lui appoggiato al muro e lei che ride con un palmo posato sul suo pettorale per sostenersi, mentre si piega in avanti tenendosi la pancia.
Il dolore al petto ricomincia a pulsare ma non riesco proprio a scollare gli occhi, stavolta, complici anche le parole di questa canzone che sembrano voler rigirare il coltello nella piaga.
 
Please don't be in love with someone else
Please don't have somebody waiting on you
 
Deglutisco a vuoto, sentendomi veramente patetico.
Non mi sono mai comportato così in vita mia.
 
Please don't be in love with someone else
Please don't have somebody waiting on you
 
Ti prego…
 
This night is sparkling, don't you let it go
I'm wonderstruck, blushing all the way home
I'll spend forever wondering if you knew
 
Abbasso gli occhi e solo allora noto che Violet, ancora qui accanto, è girata verso il fondo del corridoio, dove si trovano gli spogliatoi e l’ingresso, e, anche se la sua espressione è indecifrabile, mi basta un attimo per capire che sta male almeno quanto me.
 
This night is flawless, don't you let it go
I'm wonderstruck, dancing around all alone
 
Seguo il suo sguardo e mi ritrovo focalizzato su Sanji che si sta avvicinando, dal fondo del corridoio, in compagnia di Nojiko trasportando quelle che devono essere le borse e i sacchetti di lei, visto che i nostri li abbiamo portati tutti io e Law.
 
Taylor I'll spend my whole life wondering if you knew
I was enchanted to meet you too
 
Naturalmente emana cuoricini, parla come un’idiota e guarda Nojiko come se fosse una dea. Non so per quale kami non sanguina. E non so per quale kami capisco al volo cosa turba Violet, io che di norma ho le capacità empatiche di un abat-jour. Mi volto di nuovo verso di lei e, forse perché in fondo stiamo male per lo stesso motivo, provo una stretta al cuore.
Kami, sto veramente diventando un rammolito!
 
I was never in love with someone else
I never had somebody waiting on me
 
-Ehi!- la chiamo sottovoce, facendole riportare gli occhi, completamente spaesati, su di me.
Mi guarda, il viso contratto in una smorfia di sofferenza appena accennata, segno che sta cercando di celare quello che sente.
 
'Cause you were all of my dreams come true
 
-Andiamo a finire di sistemare?- le propongo con un ghigno poco spontaneo e con un cenno della testa rivolto verso l’interno della sala viola.
Mi rivolge un sorriso forzato ma nei suoi occhi leggo gratitudine. Ci voltiamo per rientrare nella stanza, senza affrettarci più di tanto.
 
And I just wish you knew
 
Tanto ormai la canzone è finita. E comunque, dai nostri sentimenti né io né lei possiamo più fuggire.
 
Taylor I was so in love with you.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


-Grazie- mormoro atono afferrando il bicchiere di carta che Law mi porge, con dentro il mio cocktail.
Mi sposto per lasciare spazio agli altri avvicinandomi al tavolo dove è stato sistemato il buffet, lasciando vagare uno sguardo svogliato sui piatti e i vassoi, carichi di prelibatezze. Ma il mio stomaco non ha nessuna reazione, nonostante io sia a digiuno.
Non ho fame.
Proprio come non sembrano avercela Bibi, Violet e Law.
Scansiono rapido la sala, completamente trasformata dalle luci, unica fonte di illuminazione oltre a solo un quarto della lampada incastonate nel soffitto, per mantenere un’atmosfera da discoteca. Constato con sollievo e piacere che Violet è un po’ meno tirata e sta scherzando con Bibi e Nami, ridendo di gusto.
Tanto meglio così, visto che quel deficiente dalle sopracciglia strane sta facendo il cascamorto con chiunque eccezion fatta, grazie al cielo, per Perona, Shiraoshi, Aysa e Koala. Loro si sono raggruppate in un’altra zona della sala, insieme a Chopper, Franky e Sabo che sta distrattamente accarezzando il coppino a Perona, in piedi accanto alla sua sedia.
Sorrido malinconico, ripensando a quando noi avevamo la loro età.
Un rumore abbastanza osceno e inquietante mi fa nuovamente voltare sconvolto verso il tavolo, portando nel mio campo visivo quella testa di gomma di Rufy che si è appena gettato sulle vettovaglie e rischia di finire tutto in meno di un secondo.
-Cosa stai facendo, brutto baka imbecille?!?!-
La voce di Sanji precede il suo arrivo, accompagnato da una serie di variopinti epiteti e creative minacce che Rufy ascolta per niente intimorito, continuando a sottrare cibo dal tavolo, finchè non interviene anche Usop, lasciando Kaya giusto il tempo necessario di trascinare via il nostro poco educato amico sotto lo sguardo divertito di Robin e Brook.
-Per una volta non sono quella che mangia di più- una voce alla mia sinistra raggiunge le mie orecchie mentre Bonney si appoggia alla mia spalla con l’avambraccio, come fa spesso Robin, guardando Sanji e Rufy che si azzuffano mentre Usop organizza le scommesse e raccoglie le offerte.
Scuoto la testa, ghignando, prima di strofinarmi gli occhi con pollice e indice, staccando giusto l’avambraccio dall’intreccio che tengo al petto.
-Stai bene?!- mi domanda Bonney, corrugando le sopracciglia.
-Sono solo un po’ stanco- minimizzo io -Sai con le ultime cose da sistemare al locale e l’inaugurazione…- lascio la frase in sospeso, certo che abbia capito.
Ho scoperto di essere sulla sua stessa lunghezza d’onda in queste ultime settimane. Eccezion fatta per l’approccio iniziale, ovviamente.
-Stanco o no, Roronoa, dopo un ballo me lo concedi, intesi?!- mi dice, puntandomi contro l’indice, l’avambraccio ancora appoggiato alla mia spalla.
-D’accordo- le ghigno di sghembo mentre lei si stacca da me per raggiungere Caimie, che l’ha chiamata da un altro punto della sala. Prima di avviarsi mi da una sonora pacca sul sedere seguita da una palpata a palmo aperto che mi fa strabuzzare gli occhi.
Ride della mia espressione, mentre si allontana tirandomi la lingua.
Razza di maniaca!
Ma, un attimo dopo, mi ritrovo a sghignazzare di nuovo, mentre Sanji si riavvicina al tavolo, le mani cacciate nelle tasche dei pantaloni.
-Quel cretino senza fondo…- mastica, digrignando i denti e giungendomi accanto -I kami non vogliano che si prenda la tenia!- 
Si concentra su di me, squadrandomi un attimo e soffermandosi sul mio volto.
-Stai bene, Marimo?!- domanda, aggrottando la fronte e ricevendo solo un mugugno inarticolato in risposta.
Restiamo in silenzio qualche secondo, continuando a vagare con gli occhi sulla sala.
-E tu?- gli chiedo dopo un attimo.
-Io cosa?!-
-Stai bene tu?-
Sospira, addossandosi al tavolo, dietro di noi e subito lo imito.
-Si può dire di sì! Di sicuro me la passo meglio di Law!-
Gli lancio un’occhiata, casomai gli venisse in mente di aggiungere "e di te", prima di voltarmi verso Trafalgar.
Nonostante abbia finito con il primo giro di cocktail, è ancora perfettamente immobile dietro al tavolo degli alcolici, la schiena addossata alla parete e lo sguardo perso nel vuoto.
Non reagisce, come neanche noi del resto, nemmeno quando la musica parte e tutti esultano in direzione di Ace e Penguin che da un buon venti minuti stavano tentando di ricollegare una cassa che sembrava non funzionare per qualche motivo.
-Evvai!!!-
-Finalmente!-
-Siii balla! Yuhuuuu!!!-
Intorno a noi è il delirio e Ace e Penguin scherzano, inchinandosi e ringraziando come se avessero appena vinto un oscar o qualcosa del genere, mentre si spostano verso il tavolo. Penguin, però, si attarda ad abbracciare la festeggiata e io mi rassegno a dover fare un minimo di conversazione con Ace.
Mi sento un po' meschino, in fondo non mi ha fatto niente e, anzi, è sempre gentile con me. Se non fosse per il fatto che sembra essere un dio in terra per la ragazza di cui mi sono infatuato, e alla grande per giunta, mi starebbe perfino simpatico.
-Ehi ragazzi! Tutto bene?!- ci saluta con uno dei suoi sorrisi da pubblicità del dentifricio.
-Ciao Ace! Non c'è male grazie e tu?!- risponde Sanji anche per me, che mi limito a grugnire.
-A posto, grazie! Ehi ormai manca poco eh?! Siete pronti?!- domanda poi, riferendosi chiaramente all'inaugurazione e provocandomi una stretta allo stomaco.
-Si... Credo... Spero...- è ancora Sanji a mandare avanti la conversazione -Comunque prima la finiamo meglio è, non ho mai fumato così tanto in vita mia- aggiunge poi, portando una mano a tastare le sigarette, in un gesto istintivo, e meritandosi un'occhiata in tralice da me.
Se è stata sua l'idea!!! Porco Roger!
Ace ride di gusto, ricordandomi vagamente Rufy sia nel suono che nell'atteggiamento.
-Vi capisco, anche io sono teso! Certo mai come le tre principesse laggiù...- prosegue, accennando con il mento a una zona della sala e facendomi istintivamente girare -... Meno male che stasera si stanno svagando un po'-
Mi rendo conto che Sanji sta rispondendo e continuando la conversazione, ma io non li ascolto più. 
Nami, Bibi e Violet sono al centro della stanza, vestito casual e sandali con un po' di zeppa, i capelli tirati su ma meno severamente del solito, hanno davvero un look molto fresco e sembrano piuttosto rilassate. Ridono a pieni polmoni, ricordando chissà quale anedotto dei tanti che hanno vissuto insieme. E mi basta vedere il viso di Nami che si illumina, mentre getta la testa all'indietro, muovendo le ciocche sfuggite al raccolto, per perdere la percezione del tempo e dello spazio e ritrovarmi con il cuore che batte a mille.
Okay, la cosa sta peggiorando a vista d'occhio! Ora sono seriamente preoccupato!
 
[The Edge of Glory – Lady Gaga]
 
Mi sto ancora inevitabilmente perdendo a contemplarla quando le vedo tutte e tre bloccarsi come colte da un pensiero improvviso, sgranare gli occhi, guardarsi tra loro, prima di aprirsi in un sorriso che vira rapidamente dallo stupore alla gioia.
-Dai dai! Via le scarpe!- esclama Violet, visibilmente emozionata.
Ma cosa succede?!
 
There ain't no reason you and me should be alone
Tonight, yeah baby
Tonight, yeah baby
 
Realizzo che la loro reazione ha coinciso con il cambio di musica e intuisco che la canzone che sta suonando ora sia il motivo di tanto entusiasmo.
 
I got a reason that you're who should take me home tonight
 
Le vedo togliersi frenetiche le scarpe mentre tutti smettono di parlare, bere, flirtare e, insomma, fare quello che stanno facendo per dedicare loro tutta l'attenzione, emozionati e felici.
Ora lo so con certezza, stanno per ballare.
 
I need a man that thinks it's right when it's so wrong
Tonight, yeah baby
Tonight, yeah baby

Lo so con certezza perché Chopper, una volta, mi ha detto che vederle ballare insieme è uno spettacolo più unico che raro ma che difficilmente si dimentica.
-No dai aspetta attacchiamo dal contrattempo e salto ormai- dice Violet a Bibi.
-Okay!-
 
Right on the limits where we know we both belong tonight
 
-Ci sono ci sono ci sono!- Nami, eccitata ed euforica, raggiunge la sua posizione con una piccola corsetta.
E lo spettacolo ha inizio.
 
It’s time to feel the rush,
To push the dangerous
I’m gonna run back to, to the edge with you
Where we can both fall in love
I’m on The Edge of Glory,
and I’m hanging on a moment of truth,
 
A questo punto, non so più cosa pensare. Ogni volta che penso di avere visto il meglio di loro, vengo puntualmente smentito. Comincio a credere che la loro bravura non sia quantificabile. E non per la tecnica, che non cambia dato che, da brave perfezioniste quali sono, danno sempre tutte e tre il cento per cento, anche nelle prove, anche se stanno solo sostituendo qualcuno.
 
Out on The Edge of Glory,
and I’m hanging on a moment with you,
I’m on the edge
The edge
The edge
 
Ciò di cui parlo, sono le emozioni che riescono a trasmettere. E guardandole muoversi ora, solo loro tre, quasi senza peso, mi sento attraversare da dei brividi che mi dicono, con certezza matematica, che questa per loro non è una coreografia qualunque.
 
The edge
The edge
The edge
The edge
I’m on The Edge of Glory
And I’m hanging on a moment with you
I’m on the edge with you
 
Mi giro verso Ace e Sanji, trovando anche il cuocastro completamente rapito dal balletto, mentre il moro le osserva sorridente, le braccia incrociate al torace. Lancio un'occhiata a Law, sempre impassibile ma non più intento a fissare il vuoto, anche lui incapace di guardare qualcosa che non sia Bibi.
 
Another shot, before we kiss the other side,
Tonight, yeah baby
Tonight, yeah baby
 
Senza staccare gli occhi da Nami mi sporgo all'indietro verso Ace.
-Che coreografia è?- domando, deciso a verificare la mia tesi.
 
 I’m on the edge of something final we call life tonight
Alright, alright
 
-È l'ultima volta che hanno ballato insieme prima che Violet partisse per gli Stati Uniti!- mi spiega, continuando a gauardarle -All'epoca si fecero la promessa di non dimenticarla mai. La provano una volta al mese per tenerla sempre a mente!-
-Detto così sembra che Violet non avesse intenzione di tornare- commento, corrugando le sopracciglia e notando che Sanji, non appena è stato fatto il nome della mora ha subito drizzato le orecchie.
-Infatti è così! Doveva essere un trasferimento permanente...-
-E allora cosa...?- lascio la domanda in sospeso.
 
Put on your shades ’cause I’ll be dancing in the flames
Tonight, yeah baby
Tonight, yeah baby
It doesn’t hurt if everybody knows my name tonight
Alright, alright
 
-Nessuno lo sa! Tranne Nami e Bibi, ovviamente; a loro dice tutto, sono come sorelle! Ma qualunque cosa fosse, di sicuro non è stata uno scherzo per lei da superare! Le siamo stati tutti vicino ma non si è mai confidata con nessun altro, a parte suo cugino!- conclude con un cenno del mento verso Trafalgar.
 
It’s time to feel the rush
To push the dangerous
I’m gonna run back to, to the edge with you
Where we can both fall in love
I’m on The Edge of Glory,
And I’m hanging on a moment of truth,
I’m on The Edge of Glory,
 
Non so perché,  alla luce di questa rivelazione, il comportamento di ieri di Violet mi sembra improvvisamente preoccupante. E, dato che lo conosco da anni, non mi serve guardarlo per capire che anche Sanji è teso perqualcosa, lo capisco da come scrolla le spalle. Ho l'impressione, però,  che la sua sia una preoccupazione fondata e non istintiva.
-Ora se volete scusarmi...- parla ancora Ace, distogliendomi dalle mie riflessioni -...la mia ballerina mi chiama!-
 
And I’m hanging on a moment with you,
I’m on the edge
The edge
The edge
The edge
The edge
The edge
The edge
 
Lo dice senza nessuna arroganza. Perché in fondo sta solo dicendo la sacrosanta verità, per quanto possa darmi fastidio. E sono conscio che non ho alcun diritto di esserne infastidito.
 
I’m on The Edge of Glory
 
Mi concentro nuovamente su Nami e le altre e mi rendo conto solo ora che adesso, al centro della sala, stanno ballando tutti, tranne noi tre e Law. E Nami sta guardando verso di noi, visibilmente in attesa, gli occhi puntati inequivocabilmente su Ace.
 
And I’m hanging on a moment with you
I’m on the edge with you
I’m on the edge with you
 
Si butta nella mischia e contemporaneamente Violet ne esce per correre da Sanji e trascinarlo a ballare, dimentica della scena di poche ore fa, o forse proprio per quello. Rimango da solo, indeciso sul da farsi. La sola cosa di cui ho voglia è alcol puro.
 
I’m on the edge with you
 
Raggiungo Law e mi faccio passare una bottiglia di rhum, attaccandomici direttamente dal collo, deciso a finirla. Sotto lo sguardo impassibile del mio amico, ne faccio fuori un quarto in due sorsate.
-Non balli?- gli domando poi, laconico.
Si limita a un cenno di diniego.
-E tu? Sembri richiesto- commenta, atono, indicando qualcosa oltre la mia spalla con il mento.
Mi giro per vedere Bonney che mi osserva con insistenza e subito fa un cenno di invito appena incrocia il mio sguardo.
Cosa faccio?!
È un'altra la persona con cui vorrei  ballare, ma mi basta lanciarle un'occhiata per capire che stasera non ci sarà nemmeno occasione di scambiare quattro chiacchiere. Stasera è solo di Ace. E non solo stasera, temo.
E io non ho voglia di stare qui a deprimermi come Law. Senza contare che Bonney è un'amica e un ballo gliel'ho promesso.
Io mantengo sempre le mie promesse.
Ma, anche così, resto pur sempre un uomo rifiutato, anche se, tecnicamente, non ci ho nemmeno provato. Ma lo so che non ce n'è bisogno, basta guardarla. Ragion per cui butto giù dell'altro rhum, senza riflettere che, al contrario del normale, per quanto io sia uno che l'alcool lo tollera bene, stavolta sono a stomaco vuoto e sto tracannando questa roba come se fosse acqua. Passo la bottiglia a Law.
-Tienimela da parte!- gli dico mentre già mi avvio verso Bonney che non perde tempo a cingermi il collo e appiccicarsi a me.
 
I’m on The Edge of Glory,
And I’m hanging on a moment of truth,
I’m on The Edge of Glory,
And I’m hanging on a moment with you,
 
Cominciamo a ballare e, un po' per il caldo, un po' per l'alcool che mi sta già andando nelle gambe e in testa, un po' per Bonney, che è carismatica da morire, mi lascio andare. E, siccome non voglio vedere Nami e Ace che ballano fronte contro fronte, abbasso il viso sulla spalla della mia ballerina, stringendomela contro un po' di più. 
 
I’m on the edge with you
With you
With you
With you
With you

Mi lascio a guidare e comincio anche a divertirmi. Ci vuole giusto un altro goccio di alcool e potrebbe trasformarsi anche in una bella serata.
 
I’m on the edge with you
With you
With you
With you
With you
 
Credo proprio di avere appena deciso di sbronzarmi.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Angolo dell'autrice:
Ciao lettrici e lettori! 
Come va?! 
Vi scrivo per avvisare che ultimamente non sto rispondendo alle recensioni della storia ma non per pigrizia. La verità è che non posso fare commenti sulla storia e finirei per scrivere solo "grazie per aver letto e commentato. Baci!".
E allora ve lo dico qui, ne approfitto. Grazie infinite a tutti voi!!! E un grazie speciale a Soke senza cui questo capitolo non sarebbe nemmeno nato!
Buona lettura! 
Piper.



[Lay it on me – Kelly Rowland]
 
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
Lay it on me
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
Lay it on me
 
Io e Ace balliamo insieme da anni.
La prima sequenza che abbiamo fatto in coppia è stata un'autentica tragedia ma, adesso, per sbagliare qualcosa dovremmo impegnarci.
Come il metallo intelligente a contatto con l'acqua calda, il mio corpo si modella perfettamente sotto il suo tocco, lasciandosi guidare.
Ho imparato a comprendere il linguaggio delle sue mani su di me e sono capace di guardarlo intensamente negli occhi, restando presente a me stessa.
Quando balliamo per me esiste solo lui e per lui esisto solo io.
Sì, sul palco io e Ace siamo amanti.

Lay it on me, put it down on me, oh
Put your hands on my body
Lay it on me, Lay it on me, now
Lay it on me...
 
Ma stasera non siamo su un palco e, mio malgrado, non riesco a non lasciarmi andare. Le carezze con cui coccola la mia schiena mi stanno regalando emozioni e brividi che non ho mai provato prima in vita mia e sto irrimediabilmente annegando nelle iridi scure del mio ballerino. Non è lo sforzo o il caldo ad affannarmi il respiro. Sono persa in lui e non voglio nemmeno riemergere.
Mi muovo sinuosa tra le sue braccia, accarezzandolo con il mio corpo, al ritmo di questa canzone sensuale, godendo del suo palmo aperto tra le mie scapole, umide di sudore, e del suo respiro caldo e stordente, a causa dell'alcool che ha bevuto. Sono vagamente consapevole che siamo tutti e due ben oltre il limite della sobrietà, ma io sono ancora abbastanza lucida da sapere che non è la tequila a farmi agire così. Tutto questo lo voglio davvero.
 
Last night we made a movie
And tonight will be the sequel
Send a Pic let a nigga get a preview
Right Now
Coming suited up on my GQ
And imma make you take it off with your teeth too
Nasty, tonight we skinny dipping no pool girl
Except the one between your legs i'm a fool girl
Put your skirt on, turn you to my school girl
Smack you with my ruler girl
You know how I do it girl
 
Gli volto le spalle, aderendo con la schiena al suo petto, piegando la testa verso la sua gola, imprigionandolo con un braccio intorno al collo. Piega il viso verso il mio, facendo toccare il dorso dei nostri nasi e dandomi un colpetto con la punta per farmi risollevare il collo, le labbra che praticamente si sfiorano. Lancio una fugace occhiata al resto dei presenti.
Davanti a noi Bibi e Law si esplorano a ritmo di musica, in una danza sensuale almeno quanto la nostra, persi l'uno nell'altra, incapaci di vedere ciò che è chiaro a chiunque li osservi.
 
What time do you get off? I wanna see you tonight
What time would you be here? I wanna hold you tonight
I wanna just kiss you now, I wanna just touch you now
I wanna just give you all my love tonight
 
Non so neppure come ci siamo ritrovati a ballare.
Ma è bastato un tocco per riconoscere le sue mani, il corpo ormai abituato ma mai sazio dei fremiti che riesce a provocarmi. E mi è bastato un attimo per decidere di non rinunciare alla sensazione che mi da, stare tra le sue braccia, anche se questo significa espormi come mai ho voluto fare da quando questa storia è cominciata.
Sono solo quattro sere che non ho la mia dose giornaliera di lui, ma mi sembra un'eternità. E non riesco ad accettarlo.
Mi ha lasciato, così, senza una spiegazione. Ha troncato questa relazione senza un apparente valido motivo.
È vero, non stavamo insieme, era solo sesso. Io volevo che fosse solo sesso e continuo a pensarla così. Ma credo di meritare una giustificazione. Lo penso io ma non lui. Oggi, quando ho provato a parlarci, abbiamo finito per litigare.
E allora com'è che adesso sono qui, abbandonata tra le sue braccia, mentre le sue mani mi accarezzano i fianchi e il costato, senza che io opponga la minima resistenza?!
 
And tell 'em you'll be here in the morning, oh no
And tell your little friends that you're rolling solo
Tonight boy make my body go...oh!
Lay it on me...
 
Assurdo.
È semplicemente assurdo che io, una ballerina, abbia sempre voluto decidere tutto tra le lenzuola e ora gli stia lasciando il comando mentre balliamo.
Dannazione!
Ci siamo inventati che faceva il chirurgo, era solo una bugia, ma le sue mani...
È micidiale quello che riesce a trasmettermi con le sue mani.
 
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
Lay it on me
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
Lay it on me
 
Mani che mi accarezzano e mi cercano. Mani che mi guidano e annullano la mia volontà. Mani che mi vogliono, lo sento.
E che mi mancano. Terribilmente.
Devo restare concentrata per non gettarmi sulla sua bocca, mentre si avvicina ancora, annullando qualsiasi distanza. I toraci che si modellano, i bacini che si toccano. Sento il suo respiro sulla guancia, le labbra a un soffio dalle mie.
Mi allungo verso il suo orecchio.
-Ti prego... Solo un'ultima volta...-
Non mi preoccupo nemmeno di non suonare disperata.
Ne ho troppo bisogno.
Ho bisogno di lui.
 
Lay it on me, put it down on me, oh
Put your hands on my body
Lay it on me, Lay it on me, now
Lay it on me...
 
Cerca i miei occhi.
-No- è la sua perentoria risposta, prima di trascinarmi di nuovo sul suo petto, una mano appoggiata alla mia nuca per costringere la mia fronte contro il suo collo.
Chiudo gli occhi, aggrappandomi a lui, continuando a muovermi sulle note della canzone contro il suo corpo, così caldo e rassicurante, mentre lui inspira a pieni polmoni tra i miei capelli.
Cosa stiamo facendo?!
Non lo so, non lo so proprio, sono ubriaca, lo siamo entrambi. Ma so che resterei così per sempre, nonostante il caldo e il sudore che imperla la nostra pelle.
Sono appena cosciente di ciò che c'è intorno a me e, sollevando un po' lo sguardo oltre la sua spalla, registro vagamente Sanji che esce dalla sala, trascinato da qualcuno che è già fuori dal mio campo visivo.
 
I don't mind I can wait up,
Cause I'mma enjoy the ride
And I know when you show up, imma be satisfied
So come, come lay me down
One more time around
Boy just get me all that love tonight
 
-Violet, dove mi stai portando?!-
La sua voce è un po' impastata dall'alcool. Mi giro a guardarlo, con un sorriso malizioso come unica risposta, continuando a trascinarlo lungo il corridoio. 
Mi segue, docile e spaesato, fino allo spogliatoio degli insegnanti.
Apro la porta senza esitazione e, ridendo, lo trascino dentro. Chiudo la porta addossandomici con la schiena e gli concedo un attimo per contemplarmi.
So di essere irresistibile, i capelli spettinati a regola d'arte, la pelle lucida di sudore, gli occhi che brillano per l'euforia e il sakè.
 
And tell 'em you'll be here in the morning, oh no
And tell your little friends that you're rolling solo
Tonight boy make my body go...oh!
Lay it on me...
 
Il mio petto si alza e si abbassa affannato, per il caldo certo, ma anche per l'eccitazione.
Perché mio malgrado anche io sto contemplando lui.
È bellissimo.
Una volta tanto senza cravatta, le maniche della camicia, aperta sul suo torace solido e asciutto, arrotolate fino ai gomiti. Il modo in cui mi fissa.
Come se fossi la cosa più bella che abbia mai visto.
Ci sono abituata, a questi sguardi, ma, diversamente dal solito, non mi sento onnipotente.
Stavolta mi sento fragile e vogliosa di concedermi a lui, senza riserve.
 
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
Lay it on me
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
Lay it on me
 
Metto a tacere questo folle desiderio, lanciandomi tra le sue braccia e sulle sue labbra, assaggiando il suo sapore di tabacco misto all'alcool, obbligandolo a seguire il mio ritmo, le redini del gioco salde nelle mie mani.
Prendo subito a sbottonargli la camicia, mentre gli mordo il labbro inferiore, e lo sento accarezzarmi le cosce a palmo aperto, sollevando il mio abito corto, nel tragitto.
Sorrido trionfante sulla sua bocca, schiusa ad ansimare.
È mio.
Solo mio.
Lo lecco sul collo, raggiungendo il lobo del suo orecchio mentre armeggio con la cintura dei pantaloni, attenta a non drogarmi troppo del suo odore per non rischiare di perdere il controllo.
 
Lay it on me, put it down on me, oh
Put your hands on my body
Lay it on me, Lay it on me, now
Lay it on me...
 
Ma qualcosa non va come dovrebbe e non so nemmeno io cosa.
So solo che, di punto in bianco, mi trovo svariati passi lontana da lui, il corpo che oscilla come se fossi stata sbalzata all'indietro.
È il mio turno di essere spaesata.
Lo guardo, spettinato, sudato e ansante, e capisco che è stato proprio lui a spingermi via.
Mi concedo solo un secondo di stupore prima di riprendermi e tornare alla carica.
 
Lay it down, down, down, down
 
Con sguardo malizioso e camminata sensuale mi riavvicino a lui.
Appoggio un palmo sul suo petto, accarezzandolo, mentre accosto la bocca al suo orecchio.
-Che ti prende?!- soffio, suadente, spostando la mano sul cavallo dei suoi pantaloni.
Ottengo un'altra piccola vittoria, sentendolo deglutire rumorosamente.
 
Lay it down, down, down, down
 
 Piego la testa per baciare e mordicchiare la pelle del suo collo ma corrugo le sopracciglia, quando lo sento irrigidirsi anziché lasciarsi andare.
-Violet, smettila- mi intima, il tono determinato.
Si allontana da me, cogliendomi totalmente impreparata.
Che gli prende?!
Incredula, lo guardo avvicinarsi alla porta per uscire.
-Che c'è?- domando, contrariata.
S'immobilizza, la mano sulla maniglia.
 
Lay it down, down, down, down...
 
-C'è che così non ti voglio- mormora prima di aprire e andarsene.
Immobile e interdetta, aspetto.
Aspetto che la delusione cominci a scorrermi nelle vene.
Ma ciò che mi riempie è dolore allo stato puro, mentre nelle mie orecchie risuonano i miei singhiozzi strozzati e io mi piego su me stessa con il cuore trafitto da mille spilli.
 
The king of the Californian kings, you gotta call me sir
Watch me lay it down, and I ain't even tired
Puttin work in and I ain't even hired
Hittin' high notes, neighbors thought you joined the choir
She drop it, then wobbled it, cuz she know that I'm liking it
Turn my lap into a chauffeur, for I spend all day just ridin' it
 
Vedo Sanji rientrare, sconvolto e teso.
L'ho intravisto allontanarsi con Violet poco fa, il fatto che ora sia solo mi preoccupa e polarizza la mia attenzione.
Si passa una mano tra i capelli biondi, nervoso, poi fa un respiro profondo e si avvia deciso verso qualcuno che si trova alle mie spalle. Faccio per seguirlo con lo sguardo ma un respiro caldo e alcolico mi investe.
 
Tryin' clone that, uh!, just to have a menage with it
Just a red light special, but I swear ain't no stopping this
Yellin' "Go, Sean, go, go!", so shorty bring it back
Call my dick curiosity ’cause it killed the cat
And satisfaction brought it back
Girl it's your world, I'm just chillin' on the map.
 
Sento che posa la fronte alla mia tempia e inspira a pieni polmoni.
Quante volte ho desiderato che lo facesse!
 
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
 
Mi sta prendendo completamente, di nuovo.
Poi avvicina la bocca al mio orecchio.
-Sei eccezionale Nami... Non ti meriti un ballerino come me...-
Mi volto verso di lui, a occhi sgranati.
Lo fisso per un attimo, incredula, prima di avvicinarmi alle sue labbra con le mie.
 
Lay it on me
Lay it on me, baby
Lay it on me, oh
 
-Sei il solo con cui voglio ballare...- mormoro, sincera, prima di catturare la sua bocca e baciarlo, finalmente, come desidero fare da non so più nemmeno quanto.
Da sempre, credo.
 
Lay it on me
Lay it on me, put it down on me, oh
Put your hands on my body
Lay it on me, Lay it on me, now
Lay it on me...
 
Senza esitazione, le lingue si insinuano nelle rispettive bocche intrecciandosi.
Ha un sapore fantastico, mi sta drogando e in un attimo dimentico ogni cosa.
Non mi accorgo nemmeno che la canzone è finita, mentre mi addosso ancora di più a lui, rischiando di strappargli i capelli, vista la foga con cui mi ci aggrappo.
Lo sento accarezzarmi ed esplorarmi frenetico, facendomi rabbrividire meravigliosamente.
Ansimiamo senza ritegno, dimentichi di non essere soli, ma in mezzo a un'altra dozzina di persone.
Ci stacchiamo solo per riprendere fiato e subito piego la testa di lato, pronta a ributtarmi su di lui.
-Nami...-
Una voce mi chiama, prima che io possa raggiungere di nuovo la sua bocca, risvegliandomi.
Lo guardo, confusa.
Kami, cosa ho fatto?!
Ha lo sguardo totalmente vacuo, segno che è sbronzo perso, probabilmente più di chiunque altro in questa stanza.
Un senso cocente di delusione si impadronisce di me, quando mi rendo conto che nemmeno per un secondo è stato davvero cosciente di ciò che stava facendo o dicendo.
Distolgo gli occhi da lui, mal celando una smorfia di sofferenza e frustrazione, e mi concentro su Bibi, accanto a me.  
-Che succede?!- domando, ancora mezza confusa.
-Violet... Dobbiamo andare da lei...- mormora, grave.
In un attimo ritorno completamente in me.
Lo capisco dal suo tono che qualcosa non va.
E, se mia sorella sta male, non c'è pena d'amore che tenga.
Gli lancio un'ultima occhiata, trovandolo ancora imbambolato.
-Andiamo- dico, determinata, avviandomi con Bibi fuori dalla sala.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


-Andiamo, rispondi! Rispondi, dannazione!-
-Ancora niente?!- domanda Bibi, mentre si avvolge il torace con le braccia in un abbraccio solitario.
Scuoto la testa mentre per la quinta volta metto a tacere la voce della segreteria con un gesto secco del dito.
Manca circa un'ora all'inizio dell'inaugurazione del locale dei ragazzi, e un'ora e mezza alla nostra esibizione e Violet è scomparsa.
Abbiamo passato qui l'intera giornata a provare, solo noi sei più Ace e non con la migliore delle atmosfere, bisogna ammetterlo, almeno finché non sono arrivati anche tutti gli altri.
Poi verso le sei Violet ha detto che tornava a casa a prendere una cosa e non si è più fatta viva.
Sono le otto e di lei ancora non c'è traccia e io sono attaccata al telefonino da mezz'ora.
-Bibi, che facciamo?! Tra un po' cominceranno ad arrivare gli invitati!-
Si stringe nelle spalle sconsolata, lanciando un'occhiata preoccupata verso il locale.
Quei tre hanno cominciato a peggiorare a vista d'occhio circa un'ora fa e adesso Sanji e Zoro sembrano addirittura sul punto di vomitare. Ci manca dirgli che Violet è sparita per fargli venire una crisi isterica.
-Andiamo a prenderla a casa!- mi dice Bibi tornando a voltarsi verso di me.
La fisso  combattuta, domandandomi se sia davvero una buona idea. Se ce ne andiamo anche noi e se ne accorgono si faranno prendere dal panico. 
La suoneria del cellulare mi distrae, facendomi abbassare lo sguardo sul piccolo rettangolo stretto nel mio palmo. Sullo schermo, a intermittenza, lampeggia il nome di Violet.
-È lei!- esclamo, facendo assumere a Bibi un'espressione sollevata -Pronto, Violet?! Che fine hai fatto?! Tutto bene?!-
-Scusa Nami... Sì sto bene...- la sua voce tirata mi fa aggrottare le sopracciglia.
Non sembra stare bene.
Parla piano, come se non volesse sprecare troppe energie.
Un brutto presentimento si impadronisce di me.
-Dove sei?!- domando, incerta.
-All'aeroporto...-
Sgrano gli occhi, inorridita, e ammutolisco. Bibi scuote la testa preoccupata quando nota la mia espressione.
-Che c'è?- mi sillaba, allarmata.
-Mi dispiace... Avrei dovuto dirvelo ma...- prosegue Violet, tenendomi incollata al telefonino.
-Sei con lui?- domando dura, senza giri di parole.
Silenzio.
-Violet!!!-
-No!- si riscuote, sentendo il mio tono -Non ancora...- aggiunge poi -Nami, tranquilla, nessuno mi ha obbligato. È una mia scelta, voglio tornare in America. Dico davvero- afferma, con voce priva di verve.
Riesco a immaginarmelo benissimo il suo sorriso falso, triste e tirato mentre cerca di convincere innanzitutto se stessa di quello che sta dicendo a me.
-Violet, non farlo! Ti fa solo male! Mi hai capito?!-
-Ora devo andare... Perdonami...- sussurra prima di chiudere la telefonata.
-Violet, non... Violet?! Merda!!!- impreco, trattenendomi a stento dal tirare il cellulare per terra e pestarlo per la rabbia che mi scorre nelle vene.
-Nami!- Bibi mi chiama, bisognosa di sapere cosa sta succedendo.
-È in aeroporto! Torna in America!-
Non serve aggiungere altro. Bibi si porta una mano alla bocca, sconvolta.
-Non può essere...- sussurra, gli occhi sgranati.
-E invece è proprio così! Cazzo!!!- sbatto un piede a terra, perdendo la calma e affondando il tacco nella terra -Io lo sapevo, lo sapevo che qualcosa non andava! Avrei dovuto insistere di più, stare più attenta!-
-Nami, noi non potevamo immagin...-
-Certo che potevamo!!! Non mangiava!!! Avremmo dovuto immaginarlo!!! Cazzo!!! Se non noi chi?!?! Ero troppo presa da me stessa e dai miei problemi, e giù a credere a quella stronzata dell'essere in forma per lo spettacolo!!!-
-Nami, Nami, NAMI!!!- alza la voce mentre mi scuote per le spalle per ottenere la mia attenzione -Fare così non serve a nulla! Dobbiamo mantenere la calma! La riporteremo indietro okay?! Però mi servi lucida!-
La fisso, colpita da tanta sicurezza, così innaturale per lei, prima di annuire, ancora scossa dalla recente scoperta.
-Che cosa succede?- domanda una voce asciutta alle spalle di Bibi.
Si irrigidisce prima di voltarsi, spostandosi un po' di lato e liberandomi la visuale. Sanji è in piedi a pochi passi, apparentemente calmo ma con uno sguardo omicida negli occhi che non lascia dubbi. Ha capito almeno in parte cosa sta succedendo.
-Allora?!- domanda facendo un altro passo verso di noi.
Fatica a mantenere calma la voce e trema impercettibilmente. Lui non conosce tutta la storia quindi non può essere rabbia, la sua, ma solo agitazione. E una parte di me mi dice che, se è così agitato è perché tiene a lei e, forse, posso anche permettergli di aiutarci. Ma subito scuoto la testa di fronte al mio stesso pensiero.
Che sto dicendo?! Questa è una cosa nostra!
-Niente, Sanji! È tutto a posto davvero!- gli dico, sorridendo nervosa.
-Nami, ho sentito la conversazione! Cosa succede a Violet?- chiede, sempre più determinato e arrabbiato.
Fa quasi paura.
-Niente che ti riguardi, okay?!- dico, ricambiando il suo sguardo di fuoco.
-È all'aeroporto! Sta per partire per gli Stati Uniti e abbiamo ragione di credere che lo faccia contro la sua volontà!-
Simultaneamente, i miei occhi e i suoi si spostano su Bibi. La guardo incredula.
-Bibi! Che cosa diav...-
-Lui può farla tornare, Nami!- si spiega, convinta, continuando a guardare Sanji -Solo lui! Devi fidarti!- aggiunge, girandosi verso di me, che ancora la fisso allibita -Vai con lui all'aeroporto! Raccontagli tutto! Vedrai che lui riuscirà a farla restare!-
Senza sapere cosa fare, sposto lo sguardo da Bibi a Sanji, che stringe spasmodico i pugni.
Bibi è così sicura di sé, ha la situazione sotto controllo, non l'ho mai vista così. 
-Io rimango! Law e Zoro, è meglio che non sappiano niente! Ma voi ora andate, non c'è un minuto da perdere!-
E bastano queste parole a riscuotermi. Ha ragione lei, ogni minuto che aspettiamo è un minuto in più che rischiamo di vederla sparire per sempre.
Finalmente mi riscuoto del tutto e annuisco, prima a lei e poi a Sanji.
Un attimo dopo stiamo scattando verso la mia macchina, direzione Tontatta Airport.
 

 
 
§
 
 

Per fortuna non c'è traffico e io sfreccio sicura lungo la tangenziale che porta al Tontatta Airport, qualche km fuori Raftel. Le mie mani stringono spasmodiche il volante ma io sono concentrata sulla strada e sul mio obbiettivo. Sanji, accanto a me, è alla terza sigaretta, il finestrino appena abbassato per permettere al fumo di uscire. Non oso dirgli nulla, è evidente che è teso quanto me, se non di più. 
Mi domando cosa ci sia tra quei due e, soprattutto, cosa sia successo l'altra sera alla festa da sconvolgerli entrambi così tanto. Da Violet non c'è stato verso di scoprire nulla.
-Allora- comincia a parlare il mio passeggero, sbuffando una nuvoletta di tabacco -Cosa mi dovevi raccontare, Nami?!- 
Stringo più forte il volante. Fa male anche solo pensarci, figuriamoci raccontarlo ad alta voce. Ma in qualche modo so che di Sanji mi posso fidare.
-Quello che è successo negli Stati Uniti, quello ti devo raccontare!- gli dico, senza voltarmi.
Con la coda dell’occhio lo vedo che annuisce, lo sguardo puntato sulla strada. Ha già capito che non sarà una cosa piacevole da sentire.
Faccio un respiro profondo.
-Violet si è trasferita là quando avevamo vent’anni, era stata presa in una prestigiosa scuola di danza contemporanea, una di quelle che sono un lasciapassare per il mondo dello spettacolo. Era bravissima, la migliore del suo corso, se ne rendevano tutti conto. Purtroppo se ne rese conto anche qualcuno che avrebbe fatto meglio a non conoscere mai-
Sanji non fa commenti, ascolta in silenzio, aspettando che io continui.
-Hai mai sentito parlare di Donquijote Doflamingo?- domando lanciandogli un’occhiata fugace.
-Il collezionista d’arte, quello fissato con i Monet?!-
Annuisco, mentre cambio marcia.
-Proprio lui. Nell’ambiente è conosciuto come una specie di mecenate e protettore delle belle arti. Ha una cerchia estesa di pittori, scrittori, fotografi e artisti di vario genere intorno a lui-
-Anche ballerine?!-
-Anche ballerine…- mormoro, e lo vedo stringere un pugno appoggiato al suo ginocchio.
Un altro respiro profondo prima di continuare.
-Violet è sempre stata bellissima e incredibilmente brava. Finì a una delle sue feste e Doflamingo rimase colpito dalla sua bellezza e bravura. Le offrì di diventare una sua protetta. Non era un accordo così svantaggioso, lui l’avrebbe mantenuta e lei in cambio doveva solo frequentare le sue feste e ballare quando le veniva richiesto. Era come essere pagata per ciò che amava di più fare e quelle feste le piacevano pure. Non si rese conto del giro in cui stava entrando. Andò avanti per un po’, a scuola però peggiorava perché era sempre stanca per via delle feste. Insomma, te la faccio breve, la cacciarono all’inizio del terzo anno. E lei si ritrovò sola, senza un alloggio e senza il suo sogno. Doflamingo non perse tempo a offrirle una casa e grazie a lui poté continuare a vivere della propria danza. Ma allora iniziarono i veri problemi-
-Quelli legati all’alimentazione?- domanda Sanji, guardandomi un attimo.
-Non è così semplice. Violet ha un problema di personalità autodistruttiva. L’alimentazione è solo uno dei sintomi. Fino a quel momento non era mai stato un problema, il cibo-
-E poi?-
-E poi è arrivato lui-
-Lui chi?!-
-Non lo sappiamo, non ci ha mai detto il suo nome. Noi abbiamo saputo quando era già tutto finito. Era uno dei protetti di Doflamingo, un pittore, e lei lo amava alla follia. Iniziarono una relazione e lui si comportava come se lei fosse la cosa più bella del mondo, la sua musa. Ti lascio immaginare la felicità di Violet quando scoprì di aspettare un figlio da lui. Purtroppo lui non reagì allo stesso modo-
-E come reagì?-
Stavolta mi giro a guardarlo qualche secondo. Gli lascio il tempo per leggere nei miei occhi che sta per arrivare la parte peggiore del racconto e leggo nei suoi che ormai è pronto a tutto. È pronto a tutto per lei.
-Ti chiedevi perché Violet ha problemi con il cibo?-
Annuisce, mentre spegne il terzo mozzicone.
-Non mangia perché vuole sentirsi magra e bella-
Rimane in silenzio qualche secondo.
-Violet è magra e bella!- lo dice quasi ringhiando.
-Sì, lo so io, lo sai tu, lo sa chiunque la guardi. Ma non lo sa lei. E non lo sa per colpa di quel bastardo. Quando gli disse che era incinta lui…- faccio una pausa, stringendo il volante per darmi coraggio -… le rispose che se doveva diventare grassa e sfatta non gli interessava più-
Più che vederlo, percepisco la sua rabbia accanto a me. So benissimo come si sente. Vorrebbe spaccare qualcosa. Ma si contiene e fa un respiro profondo alla ricerca della propria calma.
-Continua- mi invita, con voce malferma.
-Lei rimase scioccata. Ma lo amava così tanto, era disposta a qualsiasi cosa per lui. Anche a restare bella e magra per sempre. Così decise di abortire-
Lo vedo, ai margini del mio campo visivo, chiudere gli occhi, sempre più furente. So che sta male a sentire questa cosa. Anche io fatico a raccontarla.
-Ma quando tornò da lui, a cose fatte, lui aveva già trovato un’altra musa. Per Violet fu devastante. Smise di mangiare, si lasciò divorare dal senso di colpa per settimane. Poi cominciò ad andare con uomini diversi ogni sera. Tutto per dimostrare a se stessa che era lei ad avere il controllo della situazione, che mai più si sarebbe lasciata andare o fatta prendere da un uomo.  Perse fiducia nel genere maschile e in se stessa. Fu deleterio. Quando tornò a Raftel era l’ombra di se stessa-
-Decise lei di tornare?-
Scuoto la testa.
-Hina e Kuzan, i suoi genitori, andarono a trovarla e capirono che qualcosa non andava. Il padre di Violet ha un amico dentro nella polizia proprio a New York, un certo Smoker mi pare. Aiutato da lui indagò finché la verità non venne a galla. Hina riuscì a convincere Violet a tornare, è sempre stata una donna molto forte. Attualmente Violet è in terapia da quattro anni-
-E che cosa è successo?-
-Doflamingo si è rifatto vivo. Avrei dovuto insospettirmi quando ha smesso di mangiare. Era da tempo che non dava più segni di quel genere-
-È possibile che la cercasse spesso al cellulare?!- mi domanda, facendomi voltare rapidamente.
-Sì, credo di sì! Perché?-
-Settimana scorsa, la famosa sera che non abbiamo provato nulla, l’ho trovata al cellulare che sibilava a qualcuno di lasciarla in pace e non chiamarla più. Dopo ha avuto un attacco di panico-
-Era sicuramente lui!-
-Però non capisco. Non sembra avere colpe in questa storia- mi fa notare Sanji, giustamente perplesso.
-Non so se abbia colpe in quella faccenda, non sta a me giudicare. Secondo me, da collezionista qual è, lui l’ha sempre vista come un’opera d’arte da esporre ai propri ospiti, ma nel profondo credo tenesse a lei. All’apparenza non mosse un dito per aiutarla ma è anche vero che Violet non voleva farsi aiutare. Però  non avrebbe dovuto tornare a cercarla!  Quella vita, anzi il solo prendere in considerazione di poter tornare a quella vita, l’ha mandata completamente in tilt ed è stato sufficiente perché ricominciasse a logorarsi! Persino un cieco vedrebbe che le fa male!-
Sterzo a sinistra per entrare nel parcheggio illuminato a giorno dell’aeroporto, mentre Sanji già si slaccia la cintura. Mi infilo nel primo buco libero che trovo e, senza dire più niente, scendiamo dalla macchina e sbattiamo simultaneamente le portiere, prima di metterci a correre verso l’ingresso delle partenze. 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


 
Corriamo a perdifiato attraverso l'ingresso, scartando tra le persone e le valigie, diretti verso la zona ristoro proprio davanti ai gate. Chi ci vede deve pensare che siamo in ritardo per un qualche volo.
Evito un gruppo di persone intento a salutarsi con baci e abbracci, mentre Sanji salta via una valigia sdraiata a terra, e maledico mentalmente il mio abbigliamento.
Di certo vestitino anni 60 e tacchi non sono l'ideale per questo genere di cose ma chi si immaginava che sarebbe andata a finire così quando ho cominciato a prepararmi per l'esibizione?!
Anche Sanji ha lasciato la giacca in macchina, rimanendo in jeans scuri e maglietta bianca a maniche corte. Credo sia la prima volta che lo vedo senza un colletto ma il momento non mi consente di apprezzare la cosa.
Raggiungiamo finalmente il punto che ci interessa e ci blocchiamo, in mezzo a panchine e valigie, guardandoci intorno, con il fiatone. L'aeroporto è gremito, trovarla qui dentro sarà un'impresa quasi impossibile.
-A che ore è il suo volo?!- mi domanda affannato per la corsa.
Deglutisco per inumidirmi la gola.
-Non lo so! Accidenti!- continuo a guardarmi intorno, una palmo appoggiato alla fronte, un po' per tamponarmi il sudore, un po' per esternare la mia ansia.
-Chiamala!- mi incita Sanji, facendomi concentrare su di sé. 
-Non mi risponderà!- dico, sconsolata e con la fronte corrugata.
-Non importa, chiamala! Mi basta che le fai suonare il cellulare!-
Sgrano leggermente gli occhi.
Sembra una follia, vista la quantità di gente che affolla questa zona, ma potrebbe anche funzionare.
Con le mani che un po' tremano estraggo il cellulare dalla piccola borsa che porto a tracolla e, rapida, entro nelle chiamate ricevute e lancio la telefonata.
Per fortuna è acceso e raggiungibile.
Batto un piede a terra, impaziente, setacciando frenetica il locale con gli occhi.
Nessun cellulare in zona prende a suonare.
Ma con mio grande stupore, Violet risponde.
-Nami?-
-Violet! Dove sei?!-
-Nami, scusami, non ho tempo, mi imbarco tra poco!- mi dice, cercando di suonare allegra e gelandomi il sangue nelle vene -Ti chiamo appena arrivo, okay?!-
Scuoto appena la testa, percependo un qualcosa di disturbante, come una specie di eco.
-Aspetta! Senti...- comincio senza sapere neppure io cosa dire.
So solo che dobbiamo prendere tempo.
Sono ancora zitta, pensando febbrilmente a qualcosa da dire, che un suono alle mie spalle attira la mia attenzione.
Mi giro, corrugando le sopracciglia, e allontano appena il telefonino dall'orecchio.
-Nami?! Ci sei ancora?!- la voce di Violet mi giunge ovattata e distante ma io la ignoro, mentre finalmente capisco.
L'eco che mi sembrava di sentire, in realtà è la musica di sottofondo alle parole della mia amica, che risuona doppia nelle mie orecchie, attraverso il telefonino e direttamente da dentro uno dei punti ristoro che sto fissando in questo momento.
-È in uno di quei bar!- mormoro a Sanji coprendo il microfono del telefonino con una mano.
-Nami?!-
-Sì, sì ci sono!- ricomincio a parlare, mentre ci spostiamo per individuare quale sia il locale prescelto. -A... A che ore è previsto l'arrivo?!- domando, senza ascoltare la risposta ma concentrandomi sulla musica.
Quello subito di fronte a noi non è e ci spostiamo rapidi verso destra, mentre la canzone finisce. Per fortuna, ne comincia subito un'altra, proprio mentre ci fermiamo davanti all'ingresso del secondo bar. Mi illumino quando riconosco la stessa melodia risuonare all'interno dell'area ristoro e dal cellulare.
Violet sta ancora parlando ma io chiudo la telefonata mentre ci precipitiamo all'interno del locale.
 
[Let her go – Passenger]
 
C'è pochissima gente e questo ci consente di individuarla in un attimo.
Non è molto distante ma non ci nota, presa dal  cellulare e dalla mia telefonata bruscamente interrotta. Un po' accigliata, la vedo mettere il cellulare in borsa, alzarsi dalla sedia afferrando saldamente il suo trolley con una mano e il bicchiere di carta del caffè nell'altra per poi spostarsi verso la seconda entrata, che dà direttamente sui gate.
Ci precipitiamo verso di lei, incuranti delle proteste dei pochi altri clienti seduti, spostando sedie e tavolini con un gran baccano.
-Violet!-
-Violet!!!-
Si blocca, sentendosi chiamare, e prende a guardarsi intorno spaesata. Sgrana gli occhi all'inverosimile quando ci individua e riconosce.
 
Well you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go
 
-Ehi, ma... Che... Che ci fate qui?!- domanda, sorridendo nervosa.
-Siamo venuti a prenderti per portarti a casa- butto fuori fermandomi di fronte a lei. 
Indossa pantaloni di cotone neri, una maglietta rosa e scarpe da ginnastica, i capelli raccolti in una treccia morbida a lato. Dall'alto dei miei tacchi 7 mi sembra minuscola e indifesa.
 
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you’re missin' home
Only know you love her when you let her go
 
-Riportarm... Ragazzi ma io sto per partire!- lo dice come se la mia affermazione fosse una battuta per scherzare -Ho l'aereo tra pochis...-
-Tu non ci vai!-
 
And you let her go
 
Mi giro a guardare Sanji a occhi spalancati per il tono autoritario e fermo che ha usato. Anche Violet lo fissa sconvolta per un attimo, prima di perdere tutto il suo finto entusiasmo e lanciargli un'occhiata furente.
-Come, prego?!- domanda, con tono di sfida.
-Ho detto che non ti lascio tornare negli Stati Uniti. Non senza fare niente- il suo tono è duro tanto quanto il suo sguardo.
 
Staring at the bottom of your glass
Hoping one day you'll make a dream last
But dreams come slow and they go so fast
 
-E cosa ti fa pensare che tu possa convincermi a fare diversamente?!-
-Niente me lo fa pensare ma ho intenzione di provarci comunque-
-Oh ma per favore!!! Io non ho tempo da perdere con queste sciocchezze!- esclama esasperata, girandosi verso l'uscita.
Apro la bocca per fermarla ma di nuovo Sanji mi precede.
-È davvero questo che vuoi?! Vuoi tornare da un uomo che ti tratta come un oggetto?!-
 
You see her when you close your eyes
Maybe one day you'll understand why
Everything you touch surely dies
 
Violet torna a voltarsi, guardandomi allibita e indignata per avere raccontato il suo peggior segreto, prima di concentrarsi di nuovo su Sanji.
-Tutti gli uomini mi trattano come un oggetto! Lo hanno sempre fatto e sempre lo faranno!- sibila tagliente -Lui, almeno, mi da un tetto sopra la testa e non si aspetta che gli ricambi la cortesia tra le lenzuola. È di gran lunga il meglio a cui posso aspirare!-
-Quindi è così. È solo questione di trovare il miglior offerente, giusto?!- domanda Sanji, quasi con disprezzo, facendomi strabuzzare gli occhi.
Si supponeva che fosse qui per convincerla a restare, non per insultarla!
 
But you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go
 
Fulminea, Violet lascia andare il trolley. Sanji incassa il ceffone senza una piega, continuando a fissarla determinato.
-Non t’azzardare a darmi della puttana! Tu non sai niente di me!- lo apostrofa, l'indice puntato contro di lui -Io... Io rovino tutto quello che tocco, okay?!- la voce le si incrina mentre gli occhi le si riempiono di lacrime di rabbia e frustrazione.
Mi uccide vederla così.
 
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missin' home
Only know you love her when you let her go
 
-Questa è una cosa che presto o tardi sarebbe successa comunque! Ho solo deciso di andarmene prima di rovinare anche loro!- continua, stendendo il braccio verso di me con un movimento secco, per indicarmi, ma continuando a guardare Sanji, i visi a pochissimi centimetri mentre gli vomita in faccia tutto il suo dolore -Sono abituata a essere usata e poi gettata via! Ma Doflamingo... Lui mi apprezza per ciò che sono! Mi vuole bene!!! Non mi lascerebbe mai in un angolo! Lui mi trova bella e mi fa sentire utile e non solo uno strumento di piacere!-
Ormai fatica a parlare, le guance rigate di lacrime, la rabbia e il dolore che la stanno sopraffacendo.
Sanji non si è mosso di un passo. Continua a fissarla, impassibile, trovando non so dove la forza di non lasciarsi travolgere dalle emozioni nel vederla così, facendosi forte anche per lei.
Bibi ha visto giusto.
 
Staring at the ceiling in the dark
Same old empty feeling in your heart          
'Cause love comes slow and it goes so fast
 
-Io ti apprezzo per quello che sei e non ti metterei mai in un angolo! E nemmeno ti tratterei come un'opera d'arte! Ti tratterei come meriti di essere trattata, come ogni donna merita di essere trattata!- mormora, facendole assumere un'espressione scettica e quasi disgustata.
Ma ho visto qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che riaccende la speranza in me. Per un attimo, a quelle parole, l’ho vista vacillare.
-Te l’hanno detto loro di dirmi così, vero?! Per convincermi a restare! Kami, non posso credere che siate così meschini!- si gira verso di me, il suo sguardo mi trafigge ma io continuo a fissarla, il volto contratto in una smorfia sofferente nel vederla stare così male.
-No! Questo non è affatto vero!- protesta Sanji, abbandonando il tono calmo che ha usato finora.
 
Well you see her when you fall asleep
But never to touch and never to keep
'Cause you loved her too much
And you dived too deep
 
-E quindi tu proveresti qualcosa per me?!- domanda scettica e con un sorrisetto di scherno.
Sanji non parla e non si muove. La fissa. Con un’intensità che mette a disagio perfino me, che non sono l’oggetto della sua attenzione.
Come può credere che stia fingendo?!
Lo vedrebbe anche un cieco che farebbe qualsiasi cosa per lei!
Mi concentro di nuovo su di lei. Gli occhi sono nuovamente pieni di lacrime e trema impercettibilmente. Non riesco neppure a immaginare con cosa stia lottando in questo momento. Ha il cuore in guerra ed è terribile anche solo immaginarlo.
 
Well you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go

Poi qualcosa si spezza e lei esplode.
-Piantala!!! Smettila, smettila di comportarti come se contassi qualcosa per te!!!- urla, incurante degli sguardi dei presenti -Mi stai solo prendendo in giro!!! Credi che non mi renda conto?! Credi che non mi accorga di come mi tratti diversamente da qualsiasi altra donna?!?! Perché?!?! Perché, cosa ho di diverso io?!?! Va bene chiunque tranne me!!! E sei ancora qui a cercare di convincermi che mi vuoi dopo avermi rifiutato due giorni fa?!?! Quanto riesci a essere stronzo Sanji?!?!-
La guardo singhiozzare senza ritegno, mettendo insieme i pezzi e cominciando a capire cosa è successo l’altra sera alla festa. Ma se tanto mi da tanto, è lei ad aver capito male e, comunque, questa è stata di sicuro la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Perché è evidente che Violet è persa per lui.
 
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missin' home
Only know you love her when you let her go
 
Si sfoga un altro po’ prima di autoimporsi la calma e tornare a guardarlo.
-Violet?! Tutto bene?!- la chiama una voce, facendoci girare tutti all’unisono verso il suo possessore.
Un uomo corpulento, sulla quarantina, con una strana barba e occhiali da sole la fissa, impassibile, fermo sull’uscita del bar.
 
And you let her go (oh, oh, ooh, oh no)
 
Violet si asciuga in fretta gli occhi.
-Sì, Vergo, sto bene…-
L’uomo annuisce, indifferente alla sofferenza della mia amica.
-Manca poco, dobbiamo andare- le dice, guadagnandosi un mio sguardo di fuoco.
 
And you let her go (oh, oh, ooh, oh no)
 
Deve essere un uomo di Doflamingo che è venuto a prenderla per accertarsi che andasse tutto bene.
Digrigno i denti in preda alla rabbia, mentre mi conficco le unghie nei palmi.
Con orrore, vedo Violet annuire, riafferrare il trolley e cominciare ad avviarsi ma, fatti due passi, Sanji scatta e la blocca per un polso.
 
Will you let her go?
 
La strattona, obbligandola a voltarsi verso di lui, furibondo. Sono vagamente sconvolta, questo non è da lui.
Ma riconosco tutta la disperazione e la paura dietro al suo gesto. È terrorizzato all’idea di perderla, proprio come me.
Se la avvicina, mentre Vergo esce dalla sua immobilità e fa un passo verso di noi.  
Sanji lo incenerisce con lo sguardo, bloccando la sua avanzata, ma senza degnarlo di un monosillabo e tornando subito su Violet.
 
'Cause you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go
 
-Vuoi davvero che ti tratti come qualsiasi altra donna?! È questo che vuoi?! Posso farlo, se ci tieni così tanto! Ma se dipendesse da me…- chiude un attimo gli occhi, riorganizzando i pensieri -Vedi il fatto è che tu non sei come qualsiasi altra donna! Tu sei unica! Tu se l’unica, Violet!- la lascia andare ma adesso è lei che non si muove.
Lo fissa, sconvolta, occhi spalancati e labbra schiuse a cercare più aria.
 
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missin' home
Only know you love her when you let her go
 
-Sì, è vero, ti ho rifiutato ma non perché non ti volevo! I kami sanno quanto ti volevo, quanto ti voglio! Ma non così! Non per darti la certezza di avere il controllo su di me e su quello che sta succedendo! Io non voglio fare sesso con te, voglio di più! Non voglio il tuo corpo, voglio te! La tua mente, il tuo cuore, tutto quello che sei!- si ferma per prendere aria, e si passa un mano tra i capelli biondi, abbassando un attimo lo sguardo.
Quando torna a guardarla, i suoi occhi la stanno praticamente implorando.
-Non andare! Resta!- mormora a bassa voce -Resta per me! Resta con me!-
Violet non ha smesso di guardarlo un secondo, le sopracciglia corrugate in un’espressione incredula, il petto che si alza e abbassa affannato.
-Violet!- la richiama quel Vergo, impaziente -Vogliamo andare?!-
 
'Cause you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love her when you let her go
 
Ma Violet non riesce a staccare gli occhi da Sanji, è come se l’avesse ipnotizzata.
-Io… io…-
Trattengo il fiato, mentre lei continua a setacciare frenetica il suo volto, alla ricerca di un indizio che sta mentendo, che è tutta una bugia, un inganno.
Non trovandone.
 
Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you're missin' home
Only know you love her when you let her go
 
-Resta- le dice ancora Sanji, in una supplica ormai disperata.
Non si è ancora accorto che ce l’ha fatta.
Che l’ha riportata indietro.
-Io…- esita ancora un attimo, uccidendomi nell’attesa -… resto-
 
And you let her go
 
Lo dice talmente piano e con un tono talmente incerto che dubito di aver capito bene. Ma mi rilasso quando vedo Sanji aprirsi lentamente in un sorriso.
Anche Violet sorride, nonostante le sopracciglia continuino a essere contratte, donandole ancora un’aria sofferente.
-Resto… Io resto!- ripete, annuendo e realizzando solo ora il significato delle sue parole e tutto ciò che implicano.
Si avvicinano, muovendosi in simultanea, e Sanji le circonda il viso con le mani, posando la fronte sulla sua. Violet chiude gli occhi, aggrappandosi ai suoi polsi e facendo un profondo respiro, mentre lascia scivolare via paura e dolore.
-Resto…-
Li guardo con le lacrime agli occhi, un po’ per il sollievo, un po’ per l’emozione, mordendomi l’unghia del pollice. Bibi aveva ragione. Se c’era una persona che poteva farla tornare, quello era Sanji. E, d’altra parte, se lei lo avesse rifiutato, ci avrei fatto un pensiero perfino io dopo un discorso del genere. Si fa per dire, ovviamente.
Mi giro a controllare che fine ha fatto il simpatico Vergo e lo vedo allontanarsi mentre accosta il cellulare all’orecchio. Non posso averne la certezza ma l’istinto mi dice che è finita davvero.
Tiro un sospiro di sollievo, rilassandomi e voltandomi di nuovo verso Sanji e Violet, appena in tempo per vedere lui posarle un bacio sulla fronte e lei riaprire gli occhi per cercarlo con lo sguardo mentre sorride, finalmente serena. 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Angolo dell’autrice:
Ciao gente!!!
Ehi era da un po’ che non ci si sentiva eh?!
O forse no…
Non mi ricordo! ^^’
Va beh… Duuunque, oggi devo avvisarvi di una cosa, chiedendovi scusa.
Suppongo che qualcuno aspettasse questo momento da un po’ e io sto per rovinarvi la festa ma non ho potuto descrivere la coreografia ballata all’inaugurazione. Questo perché purtroppo il testo della canzone è irreperibile e vi posso assicurare che già non è facile descrivere una coreografia con il testo a riferimento. Vi lascio immaginare cosa sia senza.
Ho anche provato a trascriverlo io ma senza successo.
E perché non hai cambiato canzone?! Direte voi, giustamente.
Perché quella prescelta, dal mio punto di vista, era semplicemente perfetta. Perfetta per immaginarsi quei tre cantare e ballare come me li sono immaginata io.
Senza contare che è da apprezzare per la sua ambiguità (che poi tanto ambigua non è perché mi sa tanto che il senso è solo quello).
Io vi metto comunque il link al punto giusto e vi suggerisco, se avete cinque minuti liberi, se vi va, se avete voglia di fare un po’ di allenamento mentale creativo, di ascoltarvela e immaginarvi Zoro, Law e Sanji cantarla e ballarla, circondati dalle nostre ballerine e soprattutto con le loro rispettive donne tra le braccia.
Poi se avete voglia mi dite anche se ho fatto bene a lasciare così o se per voi si poteva anche cambiare.
Per chi non fosse ferrato sul genere, per immaginarvi almeno lo stile del balletto vi suggerisco di affidarvi all’intramontabile Grease!
Perché nessuno resiste al fascino di chiodo e brillantina!
Buona lettura!
Piper.
 
 
 
 
Inspira...
Espira...
Inspira...
Espira...
-Che stai facendo?- chiede una voce asciutta che conosco fin troppo bene, facendomi aprire un occhio.
Non è una domanda così strana, anzi è più che legittima dato che il locale è gremito di gente, tra poco dobbiamo esibirci e io sono in cucina, seduto per terra a gambe incrociate e occhi chiusi.
Ma è proprio questo il punto!
Tra poco dobbiamo esibirci e io sto per vomitare!
Così faccio la sola cosa che riesca rilassarmi, oltre agli allenamenti di kendo.
-Medito!- rispondo, alzandomi in piedi e avvicinandomi a Law -Com'è di là?!- domando, facendo un cenno con il capo e mal celando il mio nervosismo.
Lui infila le mani in tasca appoggiandosi al lavello e guardandomi con un sopracciglio alzato.
-Beh se tralasciamo Brook che ha chiesto a tua zia di che colora porta le mutandine, tua madre che fa la corte a Rufy e quel cretino di Duval che ci prova con qualsiasi creatura femminile si pari nel suo campo visivo... Ma come si fa a non saper fare l'occhiolino?!- domanda non riuscendo a nascondere la propria esasperazione, il che non è da lui.
Lo guardo passarsi pollice e indice sugli occhi, mentre incrocio le braccia al petto e abbozzo un ghigno.
Ha sempre mal tollerato l'espansività del fratello maggiore di Sanji ma qualcosa mi dice che c'è dell'altro, stavolta.
-Di un po', ci ha provato anche con Bibi?!- domando, lievemente divertito dalla situazione.
Mi basta l'occhiata truce che mi lancia per sapere che ho fatto centro.
-Comunque lo sai che basta dirlo a Sanji, no?! Ci pensa lui a metterlo in riga con un calcio- gli faccio notare, raggiungendolo e appoggiandomi a mia volta al lavello, accanto a lui.
Mi lancia un'occhiata di sbieco.
-Se lo trovassi...-
Sollevo un sopracciglio perplesso.
Che vuol dire?!
Non dirmi che quel cuocastro di serie c s’è fatto prendere dal panico e se l'è data a gambe!
Però insomma, Sanji sarà anche un imbecille ma non un codardo, non sarebbe da lui!
-Cosa intendi?!- chiedo, non certo di voler conoscere la risposta.
-Intendo che non lo vedo da quasi un'ora. E non solo lui-
Lo guardo interrogativo a allarmato, mentre un lieve senso di panico mi pervade.
Che cosa sta succedendo?!
-Ho perso di vista anche Violet e Nami. E Bibi fa la vaga al riguardo-
Spalanco gli occhi mentre lo stomaco mi si annoda.
No!
No, no, no, no, NO!
Merda!!!
Nami non c'è?! Nami non c'è?!?!
E dov'è?!
Voglio sapere dov'è! Non posso ballare senza di lei!!!
-Zoro-ya?!-
La voce stranamente allarmata di Trafalgar mi fa tornare presente a me stesso solo per rendermi conto che sto misurando la cucina avanti e indietro a grandi falcate, il tutto iperventilando.
-Dobbiamo trovarle!!!- esclamo ormai nel pallone -Dobbiamo… Ci esibiamo tra cinque minuti, dannazione!!!- esclamo, indicando la porta della cucina dietro cui un numero imprecisato di parenti, amici e conoscenti aspetta di vederci ballare e cantare.
Ma come mi è venuto in mente di accettare di fare questa cosa?!?!?!
-Sono un idiota! Non avrei mai, mai dovuto accettare di farlo!!!-
-Zoro, cerca di calmarti- mi dice Law, impassibile.
-Calmarmi?! Ma come faccio a calmarmi?!?! Mi serve Nami, okay?! Come faccio senza di lei?! Dimmelo!-
Trafalgar mi guarda senza parole. So che non è da me, in ventotto anni non mi è mai capitato di perdere la testa così.
Ma in ventotto anni questa  è la prima volta che devo ballare e cantare! In pubblico per giunta!
Sfido io che non sono in me!
-Io vado a cercarli!!!- esclamo alla fine, avviandomi deciso.
Vedo Law staccarsi dal lavello per placcarmi ma riesco a fare solo un passo verso la porta, prima che questa si spalanchi, lasciando entrare voci concitate e un turbinio di gonne.
-…arrivati in tempo!- esclama il cuocastro, sotto il mio sguardo allibito.
Subito la mia visuale viene coperta da una frangia rossa e un paio di occhi nocciola e sorridenti.
-Ci sono, buzzurro!- mormora mentre mi passa le mani dietro al collo per sistemarmi il colletto della camicia nera.
La guardo, ancora un po’ attonito ma improvvisamente sollevato.
-Scusa per l’attesa!- dice ancora, facendomi l’occhiolino e strappandomi un ghigno.
Le è bastato guardarmi per capire che ero nel panico.
Cosa farei senza di lei?!
Strabuzzo gli occhi a quelle parole.
No! Non l’ho pensato!
La mia attenzione viene  fortunatamente attirata da Bibi, aggrappata al collo di Violet come se non la vedesse da mesi.
Aggrotto le sopracciglia.
Cosa le prende?!
-Mi hai fatto morire di preoccupazione!- le sta dicendo ora, dopo essersi staccata un po’ e con tono di rimprovero.
-Allora, siamo pronti?! Vogliamo andare?!- domanda Law.
Mi ritrovo a digrignare i denti nel vederlo così calmo.
Mi viene quasi voglia di tirargli un pugno!
Ma d’altra parte lui a ste cose è abituato.
Mi lascio sfuggire un sospiro e subito una mano passa a palmo aperto sulla mia schiena, in un gesto rassicurante. Mi giro e trovo Nami accanto a me, che sorride incoraggiante.
Non dice niente, non serve. Mi sforzo di ricambiare con un ghigno, faccio un respiro profondo e mi incammino per uscire dalla cucina. Sulla destra della porta, Sanji sta sfregando le mani sulle braccia nude di Violet, come a volerla riscaldare, mentre le chiede se sta bene in un sussurro e lei risponde con un cenno convinto del capo e un sorriso un po’ tirato.
Sembra molto stanca.
Mi domando cosa stia succedendo.
Ma non ho più tempo per pensarci perché mi ritrovo al di là della porta. Faccio una rapida panoramica del locale, zeppo di gente, ma sono così teso che non riesco a riconoscere nessuno , tranne i ragazzi di danza facilmente individuabili dato che i ballerini sono tutti in nero e le ballerine vestite stile anni 60.
Un lieve spostamento d’aria dietro di me mi avvisa che anche l’ultimo di noi sei è uscito dalla cucina e, come rispondendo a un segnale, la musica parte.
Io, Sanji e Law ci guardiamo, incoraggiandoci a vicenda con cenni del capo mentre raggiungiamo a passo sicuro lo spazio libero predisposto per l’esibizione.
Smetto di pensare, deciso a divertirmi.
E andiamo!
 
[Push another button – The Baseballs]
 

 
§
 

-Minihamburger in arrivo!!!-
Mi sposto di lato, sentendo la voce di Sanj alle mie spalle, per fargli spazio mentre passa con il vassoio carico di pietanze.
Non posso ancora credere che non solo sia finita, ma che sia anche andata così bene!
Lo spettacolo è piaciuto moltissimo, hanno applaudito fino a spellarsi le mani. Ora ho anche una fame da lupi ma, come è giusto che sia, aspetto che si servano prima gli ospiti, tanto il cuocastro ha cucinato per un reggimento.
Lancio un’occhiata soddisfatta intorno a me. La serata sta andando alla grande. In ogni dove vedo gente intenta a chiacchierare, ridere e divertirsi.
Eccezion fatta per il padre di Law ovviamente.
Mi viene in mente quella frase che dice sempre sua moglie Olivia al riguardo.
-Quando nevica sai che Drakul ha sorriso!-
Mi fa sempre ridere. È un bel tipo, la madre di Law, mi ricorda un sacco Robin.
Un paio di volte mi sono chiesto se non ci fosse un qualche grado di parentela dato che, anche nel carattere, sono molto simili. In realtà assomiglia di più a lei che a nostra mamma.
Come penso a lei, ecco la sua voce raggiungere le mie orecchie.
-Oh Rufy! Da quanto tempo! Vieni qui, fatti abbracciare!- esclama entusiasta.
Mi giro appena in tempo per vederla quasi strangolare il mio amico e sospiro.
-Ah! Mamma!- non riesco a impedirmi di esclamare sottovoce nel vederla sempre così espansiva e poco discreta.
-Boa, non soffocare il ragazzo!- sento che le dice lo zio Ray, ghignante, mentre zia Shakky scuote la testa, sorridendo divertita.
Mio malgrado mi ritrovo a reagire come lei.
Mia madre è una delle persone più emotive e melodrammatiche che io conosca, di sicuro il carattere non l’ho ereditato da lei. Ma la forza, quella sì.
Io e Robin sappiamo bene quanto quel suo modo di fare così teatrale fosse la sua maniera di nascondere ciò che provava realmente, i primi anni, quando ancora l’assenza del codardo che ci ha messo al mondo la faceva soffrire. Tutto per noi, per proteggerci e crescerci nel migliore dei modi.
Anche agli zii dobbiamo tanto ma io sono davvero molto orgoglioso di mia madre. Perché è una donna eccezionale e le voglio un bene dell’anima.
Quindi credo di poter passare sopra al fatto che cerca sempre di sedurre Rufy, facendo la figura dell’arrapata in pubblico, no?!
Se qualcuno vuol giudicare, faccia pure! Tanto il loro pensiero non mi interessa!
-Ehi Zoro!- mi volto per ritrovarmi faccia a faccia con Johnny e Yosaku, i miei amici del kendo da quando eravamo bambini.
-Ragazzi!!!- esclamo, felice di vederli.
Sono settimane che non mi faccio vivo in palestra.
-Amico! Come va?!- mi chiede Johnny con una pacca sulla spalla -Complimenti per il locale e per lo show!-
-Sì, chi l’avrebbe mai detto che fossi così bravo a dimenare il bacino eh?! Ormai ti manca solo il tutù, ballerina!-
-Lascia perdere Yosaku , è invidioso perché non c’era una sola ballerina brutta! Allora non eri totalmente impazzito quando hai deciso di prendere lezioni di danza!-
Ci giriamo tutti e tre nel sentire la risata di mia madre.
Sono consapevole che sia una bella donna e sono abituata alla reazione dei miei amici di fronte a lei.
Sospirano, scuotendo la testa.
-Certo che quella locusta di Rufy non si rende veramente conto della sua fortuna-
-Già! Se solo volesse…-
-Ragazzi- mormoro un avvertimento, prima che superino il limite.
-Insomma una donna del genere è veramente… veramente…-
Mi schiarisco la gola e sembrano ricordarsi solo allora di essere in mia compagnia e che l’oggetto della loro attenzione è mia madre.
-Uh, sì giusto! Scusa Zoro!-
-Ma tanto non importa no?!- interviene Johnny, bonariamente –Ci sono un sacco di pupe stasera! Perché non ci presenti qualcuno?! Tipo quella con i capelli verdi e gli occhi chiari, laggiù! Come si chiama?!- chiede, indicando Monet.
Li guardo truce mentre mi danno di gomito continuando a domandarmi i nomi delle ragazze.
-E la rossa?! Quella che ballava con te?! È proprio un bel bocc…- Yosaku si blocca nel sentire il suono vibrante e minaccioso che si libera dalla mia cassa toracica.
Sbiancano entrambi sotto il mio sguardo omicida.
-Beh allora… noi… noi ehm…-
-Andiamo a… a mangiare… sì! Vieni Yosaku!-
Li guardo allontanarsi, fermandosi per salutare mia mamma e mio zio che si stanno avvicinando. Mamma si limita a un saluto veloce e prosegue verso di me, mentre zio Ray si intrattiene a parlare con loro.
-Tesoro!- mi chiama, allargando le braccia.
-Ciao mamma!- la saluto posandole le mani sui fianchi e lasciandomi stringere.
Si stacca da me, mantenendo i palmi sulle mie spalle.
-Sei stato bravissimo! Eccezionale! Sapevo che avrei dovuto insistere per farti fare danza anziché kendo!-
Scuoto la testa divertito.
-Meglio tardi che mai no?!- le faccio notare con un ghigno.
-Infatti, infatti! Senti sai mica dove è andato Rufy?! L'ho perso di vista!-
La guardo eloquente prima di lanciare un'occhiata oltre la sua spalla e notare il mio amico che ride e sghignazza alla grande insieme a mia sorella.
-È laggiù con Robin!- dico, indicandole la direzione con il mento.
Si gira e li guarda qualche istante prima di sospirare.
-L'ho sempre detto io che tua sorella ha buon gusto!- commenta, facendomi assumere un'espressione tra l'incredulo e il disgustato.
Che cosa sta insinuando?!
-Oh ma guarda! Drakul e Olivia!- esclama poi, girandosi verso il bancone del bar -Vado a salutarli!-
La seguo con lo sguardo avvicinarsi alla zona bar. Drakul è seduto su uno sgabello, un braccio intorno alla vita di Olivia in piedi accanto a lui, ed entrambi chiacchierano con Law, dall’altra parte del bancone, i palmi appoggiati alla superficie azzurra e le braccia tese e che non riesce a mantenere la concentrazione sui suoi e continua a lanciare occhiate a Bibi.
Comincio a pensare che sia un caso disperato.
-Ehi, ballerino!-
Basta la sua voce e il suo aroma, che in un attimo mi circonda, perché il mio stomaco si metta a fare l’acrobata e il cuore il maratoneta.
Si parlava di casi disperati?! Eccovi serviti!
Mi giro verso di lei, concentrato per continuare a respirare.
-Hai mangiato qualcosa?!- le domando e la guardo annuire, studiando il suo volto, le guance arrossate, gli occhi che brillano e le labbra carnose, piegate in un sorriso.
-Era tua mamma?!- mi chiede, incrociando le braccia sotto il seno e facendo un cenno con la testa verso il gruppetto riunito al bancone.
-Già!-
-È davvero bellissima!- commenta sincera.
Mi giro un attimo a guardarla, mentre ride e scherza coi suoi vecchi amici.
Sì, lo è. È bellissima ma, d’altra parte, ai miei occhi è logico che lo sia.
È scontato.
Non è altrettanto scontato che io pensi lo stesso di Nami ma, ormai, è perfettamente inutile negarlo.
-Non è strano?! È come essere tornati al liceo, tipo ballo della scuola!-
Mi guardo intorno, come sta facendo lei, e non posso che darle ragione.
Ovunque mi giri riconosco ex compagni di classe, membri del comitato studentesco, giocatori della squadra di rugby della scuola. Tutta gente che non vedevo da secoli.
Vedo Bonney e Monet scambiarsi occhiate scettiche mentre si fanno leggere le carte da Hawkins, che porta ancora i capelli lunghi stile santone.
Bartolomeo si è avvicinato a Rufy, Robin e Brook con occhi luccicanti e poco ci manca che scoppi a piangere per l’emozione, mentre Usop è troppo preso a parlare con Kaya lì vicino.
Poco distante noto Bellamy chiacchierare con Kobi, che tiene Tashiji abbracciata per le spalle. Da quanti anni staranno insieme quei due, ormai?! 
Mi metto a ghignare nel notare l’espressione vagamente sconvolta di Caimie mentre Duval cerca inutilmente di farle l’occhiolino e poi sposto lo sguardo su Koala e Aysa che stanno guardando a occhi sgranati Cavendish. Dai gesti che fanno capisco che sono colpite dai suoi capelli e non si direbbe in positivo.
Come dar loro torto?! Assomiglia a Lady Oscar!
Noto con soddisfazione che Shirahoshi parla animatamente con Chopper mentre Perona e Sabo, manco a dirlo, non hanno occhi che l’uno per l’altra.
Sposto ancora lo sguardo, incrociando nel tragitto Penguin che sta sussurrando qualcosa a Margaret facendola ridere e Marco impegnato in una conversazione con gli unici due che mai mi sarei aspettato di vedere.
Non credevo che avrebbero accettato l’invito, Kidd e Killer, ragion per cui sono quelli che mi fa più piacere vedere. Appena hanno finito con Marco vado a salutarli.
-Hai ragione sembra proprio il ballo della scuola! A parte i genitori ovviamente!- confermo tornando a guardare Nami.
-Sì, ma quella è la pare più divertente!- mi dice, facendo un cenno verso il battitore di cassa, dove è riunita la famiglia Blackleg.
Zeff è appoggiato al bancone, un po’ affaticato come sempre quando deve stare in piedi a lungo. Dalla strana forma del pantalone capisco che ha indossato il supporto per la gamba resa debole dalla poliomielite, contratta quando era ancora un bambino. È incredibile come non si sia mai arreso e sia comunque riuscito a diventare un grande chef, il più grande di Raftel, nonostante il suo lavoro richieda di stare in piedi per molto tempo. L’ho visto coi miei occhi cucinare con una sola mano mentre con l’altra si sosteneva alla stampella.
Sposto lo sguardo su Califa accanto al marito, capendo cosa ha fatto divertire Nami, quando la vedo cercare di spostare dalla faccia di Sanji il ciuffo che gli ricade sull’occhio destro e lui che si tira indietro, protestando.
-Mamma!- esclama.
-Amore mio, ma perché ti ostini a coprire così il tuo bel faccino?!- gli dice, facendolo imbarazzare a morte.
Sto per scoppiare in una sonora risata, ma quello che succede nei secondi immediatamente successivi attira tutta la mia attenzione.
Violet si avvicina ai tre e subito Sanji l’abbraccia per le spalle. Non sento più cosa si dicono ma intuisco che la sta presentando quando vedo che si stringono le mani.
-Nami ma cosa è succe…- comincio, deciso a scoprire cosa c’è tra quei due e soprattutto come si sia risolto il tutto dato che, fino a oggi pomeriggio, sembravano pronti a levarsi la pelle di dosso a vicenda.
Vengo però interrotto dalla voce di zio Ray.
-Zoro! Figliolo!-
-Ciao zio!-
Ci salutiamo così, senza grandi esternazioni, perché è così che siamo fatti noi due.
Non è mai stato un problema.
-Complimenti davvero! Per il locale, l’inaugurazione! Bello, tutto molto bello!- parla pacato e calmo, come solo lui riesce a essere. Non ricordo di averlo mai visto fuori controllo una sola volta -Sono fiero di te!- conclude dandomi una leggere pacca sulla spalla e facendomi ghignare -E lei signorina?! Che scortese non mi sono nemmeno presentato!- dice, voltandosi verso Nami, che ha osservato tutta la scena senza muoversi né smettere di sorridere, e tendendole la mano -Sono Ray, lo zio di Zoro!-
-Nami!- risponde lei, stringendola.
-Nami! Bellissimo nome! Come anche la proprietaria!- commenta, facendola arrossire appena.
-La ringrazio!-
-E il nostro ragazzo qui?!- domanda, afferrandomi una spalla con la mano -Come si comporta?! Fa dannare?!-
-Zio!- lo richiamo io, celando il mio imbarazzo e nervosismo come posso.
-Oh andiamo, Zoro! Mi sto solo informando sulla tua condotta!- ribatte tornando subito sulla mocciosa.
-Diciamo che ogni tanto mi fa innervosire ma c’è di peggio!- risponde lei, non lasciandosi sfuggire l’occasione per provocarmi.
Ma non riesco proprio a innervosirmi quando mi lancia un’occhiata furba e divertita.
Riesco solo a ghignare, perso nei suoi occhi.
-Bene, bene!- dice lo zio, facendomi riscuotere, mentre si accarezza il pizzetto -Se dovesse mai farti arrabbiare sappi che puoi contare su di me! Ci penso io a rimetterlo in riga, anche se non mi sembra che tu abbia bisogno di aiuto!-
-È molto gentile, Ray!-
-Figurati! E poi era ora che il nostro Zoro trovasse una brava ragazza!-
A quelle parole, sgrano gli occhi allibito.
Oh porca…
Pensano che Nami sia la mia ragazza!
Meglio chiarire subito le cose prima che succeda qualche casino con Ace.
-Lei non è la mia ragazza!- esclamo, un po’ troppo velocemente e un po’ troppo agitato, allontanandomi impercettibilmente.
Nami rimane a bocca aperta, interrotta dal mio intervento mentre zio Ray assottiglia lo sguardo, spostandolo su di me.
-Ah no?!- domanda sorpreso -Devo aver preso un granchio a quanto pare! Chiedo scusa signorina!- si rivolge nuovamente a lei, con un sorriso galante.
-Oh… beh non… non si preoccupi…- mormora con voce improvvisamente flebile, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, in un gesto imbarazzato.
-Ora se volete scusarmi è meglio che torni da tua zia, prima che il caro Brook torni alla carica con la storia delle mutandine e io sia costretto a ucciderlo! Con permesso…- si congeda da noi, tornando sui suoi passi e lasciandoci immersi in un imbarazzante silenzio per qualche istante.
Nami guarda ovunque tranne che me, evitando il mio sguardo.
Aggrotto le sopracciglia quando noto che sembra tremare leggermente e deglutisce a vuoto.
-Nami, stai bene?!- domando, preoccupato.
-Come?!- si gira finalmente verso di me e ciò che leggo nei suoi occhi mi fa stringere il cuore.
Non capisco cosa sia, so solo che si sono improvvisamente spenti e, anzi, mi da l’impressione di stare ricacciando indietro le lacrime.
Che le prende?!
-Senti, mi spiace per lo zio, tende a essere diretto, un po’ come me, io…-
-Oh non preoccuparti! Dico davvero!- scuote i palmi aperti davanti al viso -È molto simpatico! Io però…- si volta ancora verso l’uscita e ha un lieve sobbalzo, come se avesse notato qualcosa.
Mi giro e vedo Ace e Marco sulla porta, pronti ad andare.
-Io devo andare!- dice improvvisamente Nami, facendomi riportare l’attenzione su di lei -Io e Ace ci eravamo scordati che stasera c’era l’inaugurazione e ci siamo autoprogrammati delle prove per domattina presto e così…- parla, gesticolando nervosamente.
Capisco che le scoccia farsi vedere qui con me da lui.
-Ho capito- rispondo atono, celando il mio fastidio.
Porco Roger! È mai possibile che quel dannato ballerino con le lentiggini sia sempre in mezzo?!
-Okay…- deglutisce ancora, quasi avesse un groppo in gola -Ancora complimenti, Zoro! E… buona serata! Salutami gli altri va bene?!-
La guardo allontanarsi, mentre una strana sensazione mi invade il petto.
Non voglio che se ne vada!
Voglio che resti qui con me!
-Nami!- la chiamo, muovendo un passo verso di lei, senza sapere neppure io cosa dirle.
-Sì?!- si gira verso di me, arrestandosi, e il mio cuore perde un battito.
Il suo sguardo è così spento e deluso che fa male a guardarla. Non capisco cos’abbia. Cosa le sia preso.
Ma quando Ace la richiama dalla porta e lei si gira per dirgli che arriva subito, noto una piccola, per quanto debole, scintilla riaccendersi.
E capisco che solo lui può farle bene, qualsiasi cosa abbia.
Così, per l’ennesima volta, la lascio andare. La lascio a lui.
-Niente… Grazie ancora di tutto e… ci vediamo settimana prossima allo spettacolo, okay?!-
Lei annuisce con un sorriso tirato.
Un attimo dopo sono lì, ancora immobile, le braccia lungo i fianchi, ad osservare atono la porta. 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Lancio un’occhiata all’orologio e sgrano gli occhi vedendo che sono le due.
Non mi ero resa conto si fosse fatto così tardi, a stare qui a chiacchierare con Violet e Sanji.
Prima, mentre lui era impegnato a tenere a bada suo fratello, Violet mi ha raccontato tutto quello che è successo all’aeroporto, facendomi sciogliere.
Sì, sono un’inguaribile romantica, che posso farci?!
Sono davvero felice per loro, e non solo perché la mia sorellona ha deciso di restare.
E meraviglioso quello che passa tra loro quando si guardano. Danno l’impressione di non poter stare l’una senza l’altro ma non in quel modo che farebbe venire il diabete a chiunque.
-Ciao, Sanji! Violet!- li saluta Tashiji, avvicinandosi alla porta insieme a Kobi, mentre io mi getto dietro alla schiena di Violet, fingendo di voler cercare qualcosa nella mia borsa, che si trova alla destra della mia amica.
Ricambiano il saluto e poi Violet si gira a guardarmi con sguardo di rimprovero.
-Per quanto pensi di continuare questa farsa, Bibi?!- mi sibila per non farsi sentire da Sanji che intanto si sta alzando e avvicinando alla porta per accompagnare fuori gli ospiti.
-Per tutto il tempo necessario!- ribatto decisa prima di ritirarmi su.
-Beh allora sarà, meglio che tu vada! Ormai è rimasta pochissima gente, non riuscirai a nasconderti ancora a lungo!- mi fa notare, senza alzare di molto il tono.
Mi guardo intorno, notando che ormai i nostri allievi e i genitori dei ragazzi se ne sono andati tutti, così come anche Ace e Nami.
Ha ragione lei, ormai questo posto sta diventando un campo minato, meglio che levi le tende.
Aspetto che Sanji sia tornato per poterlo salutare e ringraziare, baciandolo sulla guancia e sbuffando una mezza risata nel notare il rivolo di sangue che, suo malgrado, gli è sfuggito dalla narice.
Però, ammettiamolo, sta imparando a controllarsi!
-Grazie di tutto!- lo saluto ancora, allontanandomi e facendo un cenno con la mano.
-Grazie a te Bibi-chwan!-
Continuo a sorridere, avvicinandomi alla porta e, mio malgrado, mi blocco, cercandolo rapidamente con lo sguardo, senza però trovarlo.
Una punta di malinconia si impadronisce di me, ma subito la scuoto via, afferrando decisa il pomello della porta.
Devo smetterla di pensare a lui, devo andare avanti!
È stata solo una parentesi, una delle tante, un po’ di sano sesso senza coinvolgimenti emotivi!
Ecco!
Sì…
Però, non posso fare a meno di pensare che sia stata una stupenda parentesi.
Sono ancora qui, a capo chino, la maniglia salda in mano, quando una risata, un’inconfondibile risata, mi raggiunge e mi obbliga a sollevare la testa.
Mi giro e li vedo al bancone del bar, seduti su due sgabelli vicini, che ridono e scherzano.
Raro, molto raro vederli così allegri.
Avranno bevuto parecchio.
Un mare di ricordi mi inonda la testa facendomi sorridere, divertita e triste al tempo stesso.
Mi chiedo sempre perché non siamo riusciti a restare in contatto in questi anni.
Non posso andarmene senza salutarli.
Sospiro, tornando sui miei passi, riattraversando il locale, guardinga, per non farmi riconoscere.
Lo so, sarebbe stato più semplice ammettere tutto, in vista di questa serata.
Confessare la verità, confessare che sì, io ho frequentato la Raftel ed ero in classe con Law.
Sarebbe stato più semplice ma non ho voluto farlo. Perché dopo sei settimane avrei anche dovuto giustificare la mia bugia e mai avrei potuto ammettere che il motivo per cui ho finto di essere andata a un altro liceo, in realtà, è che sono stata disperatamente innamorata di lui per cinque anni.
Sarebbe umiliante.
Perché sarebbe anche difficile spiegargli che la mia non era la tipica cotta della sfigata di turno per il più bello della classe e anche del liceo, a dirla tutta.
No, perché di gruppi studio e progetti in coppia ne abbiamo fatti a bizzeffe. Ho avuto modo di conoscerlo ed ero innamorata di lui, della persona che era, non solo del suo bel viso e del suo corpo perfetto.
Ma, evidentemente, gli sono rimasta così impressa che gli sono bastati dieci anni, o forse anche solo dieci minuti una volta dato l’orale di maturità, per eliminarmi dalla sua mente.
E sì che Valentina, la sua ragazza storica, non perdeva occasione per prendermi in giro e umiliarmi.
E lui, devo ammetterlo, mi difendeva abbastanza spesso almeno da lei.
Era da tutti gli altri che mi sarei dovuta difendere da sola, rischiando di soccombere, se non ci fossero stati Killer e Kidd.
Quelle due teste calde dei miei compagni di banco.
Solo i kami sanno come sia possibile che andassimo così d’accordo, al punto da diventare le mie ancora di salvezza, sempre pronti a difendermi.
Stasera potrebbe essere l’occasione di riallacciare i rapporti.
-Ehi!- appoggiando un braccio sulle spalle di entrambi.
-Bibi!- esclama Kidd.
-Guarda chi si vede! Sei in gran forma!- mi dice Killer, abbracciandomi.
Io da in piedi sono alta come loro seduti sugli sgabelli con le gambe lunghe.
Devono essere diventati delle montagne in questi anni.
-Anche voi state bene! Come vanno le cose?!-
-Tutto bene! Ehi complimenti per prima! Splendida performance!- è ancora Killer a parlare.
D’altra parte Kidd apriva raramente la bocca se non per insultare qualcuno, figuriamoci per fare complimenti.
Ma con me, se non dolce, è sempre stato pieno di rispetto.
-Grazie! Ho sentito che avete aperto un’officina alla fine!-
Kidd annuisce, ghignando di sghembo.
-E voi con la scuola di danza?!- mi domanda, lasciandomi spiazzata.
Non immaginavo lo sapesse o se lo ricordasse.
Sorrido.
-Tutto benone, abbiamo quasi finito i lavori e settimana prossima ci sarà lo spettacolo di presentazione! Aspettate…- mi metto a frugare nella borsa per poi estrarne due pezzi di carta lilla e tenderli ai ragazzi -Sono due ingressi omaggio! Ve li lascio, senza impegno!-
Chiacchieriamo un altro po’, mentre estraggono i portafogli per riporre i biglietti che gli ho appena lasciato.
-Beh ragazzi, io ora vado che si sta facendo tardi…- faccio per congedarmi ma una voce, una voce acuta e penetrante, si alza alle mie spalle e mi congela il sangue nelle vene.
Non ci posso credere!
Non ci voglio credere!
C’è anche lei!
Non mi sarei mai dovuto trattenere così a lungo!
-Ma guarda chi si vede!!! Rospetto sei tu?! Kyahahahahah!-
Non riesco a trattenere una smorfia disgustata, che subito trasformo in una via di mezzo tra un sorriso e un crampo da colite ulcerante, mentre mi giro verso di lei.
Valentina.
La creatura che ha reso i miei cinque anni di liceo un vero inferno.
La squadro da capo a piedi notando che non è cambiata per niente.
Stessi capelli biondi, impeccabilmente acconciati.
Stessi occhi verdi, che brillano di malignità.
Stesso fisico perfetto, fasciato da un abito che lascia poco o niente all’immaginazione tanto è corto e aderente.
Stessa odiosa risata.
Il seno! Quello sembra più grande.
-Valentina! Ma che piacere!- provo a suonare almeno un po’ entusiasta, guardandomi intorno nervosamente.
Anche il tono della sua voce è sempre il solito, acuto, fastidioso e terribilmente alto. Sento Kidd e Killer grugnire infastiditi alle mie spalle.
Io però sono concentrata sul resto dei presenti, attenta a captare anche il più piccolo movimento nella mia direzione. Ma, soprattutto, ogni fibra del mio corpo è tesa a individuare Law. Perché, solitamente, ha un effetto calamita sulla nostra simpaticissima ex compagna di classe, e se dovesse entrare nel suo campo visivo, so che non perderebbe tempo a richiamarlo, con quella sua vocetta stridula e un gesto lezioso della mano per poi arpionarlo e dirgli “Ti ricordi di rospetto?!”.
Il che sarebbe umiliante.
E imbarazzante.
E farebbe crollare il mio perfetto castello di carte.
Ma allora perché una parte di me vorrebbe vederlo apparire, qui e ora?!
-Come va la vita, rospetto?! Che fine hanno fatto i fondi di bottiglia?!- domanda riferendosi agli occhiali riposa vista che portavo solo per leggere e prendere appunti -Sai forse stavi meglio con, almeno ti coprivano la faccia! Kyahahahah!- ride della sua stessa squallida battuta, dando di gomito come a volermi incitare a seguirla a ruota.
Mi limito a sorridere nervosamente, le guance che si imporporano e la testa che si abbassa.
Percepisco Kidd e Killer fremere dietro di me.
-Dai su, dimmi un po’ le novità?!
Mi incita e io mi chiedo come sia possibile che, dopo dieci anni, io ancora mi senta così impotente di fronte a lei, così tanto da sforzarmi di risponderle con cortesia, quando lei, la cortesia, non sa nemmeno dove sta di casa.
-Beh ecco… stiamo aprendo una scuola di danza io…-
-Ah sì, lo avevo sentito! E come va?! Avete iscrizioni?! Se siete a corto posso far girare la voce tra le mie amiche, giusto per farvi un po’ di pubblicità! Immagino sia dura sai con…- lascia la frase in sospeso e io assottiglio lo sguardo, mentre qualcosa si gonfia dentro di me.
Non ha detto nulla e allora perché sento che quello che non ha detto non mi sarebbe piaciuto?!
-Con… cosa?!- domando, sentendo la mia voce cambiare tono.
-Beh con la bulimica come insegnante! Insomma io non porterei mai mia figlia in una scuola di danza dove…-
No!
Questo no!
Se vuole offendere me, va bene!
Ma loro non me le deve toccare!
-Grazie ai kami non ce la porteresti mai!- la interrompo furente.
Mi fissa interdetta, sbattendo le sopracciglia.
-Come prego?!-
-Hai capito benissimo! Riesco solo a immaginare che tragedia sarebbe avere tua figlia tra gli allievi! Sia che prenda da te sia che prenda dal padre, perché dubito che qualcuno con un po’ di cervello sceglierebbe te per perpetrare la specie!-
Sento Killer e Kidd trattenere il fiato sorpresi.
Lo so, sono cattiva, ma non deve permettersi di dire nulla su Violet o Nami. O su Zoro e Sanji. O su Law.
Adesso basta farsi proteggere dagli  altri!
Adesso sono io che proteggo loro!
Perché se lei non è cambiata, io lo sono eccome!
Ora finalmente ho capito! Ho capito che erano cattivi ma che io ho sempre permesso loro di umiliarmi!
Ed è un’arma che non gli metterò in mano mai più!
-Cosa vorresti insinuare?!- domanda, riducendo gli occhi a due fessure e incrociando le braccia sotto al seno.
-Vuoi un disegnino per essere sicura di capire meglio?!-
-Non ho detto niente che non sia vero!- mi fa notare, facendo montare ancora di più la rabbia dentro di me.
Ma cosa vuole saperne lei?! Di quello che Violet ha passato!
Neanche dovrebbe esserne al corrente e lo dice così, con tutta quella leggerezza! Di fronte ad altra gente che la conosce!
-Sai non spreco nemmeno il fiato per spiegarti dove sta il problema, Valentina! La verità è che la tua testa è talmente vuota che si potrebbe usare per i test a gravità zero!-
Tutto.
Sta esplodendo tutto.
Tutte le umiliazioni, le battute, le cattiverie gratuite.
Tutto quello che ho sotterrato per anni, raccontandomi che non sono capace di portare rancore.
Ma sono un essere umano anche io, dannazione!
Io porto rancore!
Eccome se lo porto!
-Stai forse insinuando che sono stupida?!-
La guardo con occhi lampeggianti.
Poi faccio un respiro profondo e mi calmo.
Eccolo. Il sogno che si realizza.
La risposta giusta, al momento giusto con il tono giusto.
Vai dottor Jekyll!
-Oh no! Niente affatto! Dico solo che l’ultima volta che ho controllato l’atlante di anatomia, il cervello non stava nelle tette!-
Mi guarda sconvolta e tremante e io non riesco a trattenere un ghigno di soddisfazione, mentre Killer e Kidd dietro di me quasi si affogano con la birra, scoppiando a ridere.
Non è abituata a essere umiliata.
Ora sa cosa si prova.
Ora sa cosa provavo io, ogni giorno o quasi.
E no, non mi sento in colpa.
La fisso, sorniona, sfidandola con gli occhi a ribattere, godendo nel vederla tentennare e boccheggiare.
Sì, sono una stronza!
Per stasera, per una volta, la stronza voglio farla io!
Pesta un piede a terra prima di allontanarsi con un verso infantile, mentre Killer mi da una pacca sulla spalla e io mi allargo in un vero sorriso, puntando lo sguardo sui piedi e scuotendo la testa nel sentire i commenti e la salva di insulti che Kidd sta buttando fuori senza quasi prendere fiato.
Mi sto per girare verso di loro ancora gongolante per la mia rivincita, ma quando risollevo il capo resto pietrificata.
Lui è lì, davanti a me, che mi fissa intensamente e ghigna.
Ha sentito tutto.
Ha visto tutta la scena.
E mi basta la sua espressione per capire che ha intuito tutto.
Perdo il sorriso, mentre lo fisso e comprendo lentamente cosa ho fatto.
Nella mia testa solo una parola che continua a risuonare.
Rivincita, rivincita, rivincita.
Lui… Io l’ho…
Ora capisco perché speravo che apparisse come per magia prima. Perché so che sarebbe stato al mio fianco che si sarebbe schierato.
Eppure non mi serviva un cavaliere dall’armatura scintillante giusto?! Ne avevo ben due dietro di me.
Ma volevo comunque lui perché la verità è che io l’ho usato.
Lui era la mia rivincita.
Per questo l’ho sedotto quella sera. Sperando, inconsciamente, che in un modo o nell’altro i nostri compagni sarebbero venuti a sapere che io, sì, proprio io, Nefertari Bibi, la sfigata della classe, “rospetto”, io ero andata a letto con Trafalgar Law.
Volevo il mio riscatto.
Dopo dieci anni.
Quanto sono patetica!
Cerco di respirare mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Perde il ghigno e assume un’espressione accigliata da cui traspare anche un velo di preoccupazione.
Lo vedo fare un passo verso di me ed è allora che mi riscuoto.
Scatto fulminea verso la porta, allontanandomi velocemente nella notte.
Sono terribilmente delusa da me stessa. Mi sono dimostrata uguale a tutti loro.
Come ho potuto?!
Solo Killer e Kidd, solo loro, sono sempre stati due diamanti allo stato grezzo.
Loro che se ne sono sempre fregati davvero.
Io, in fondo, sono come tutti gli altri.
Mi abbraccio, portando le mani sugli avambracci opposti, mentre le lacrime cominciano a rigarmi le guance.
Perché fa così male?!
Qual è il problema?!
Hai rovinato tutto.
Una voce si fa strada nella mia testa.
Ma tutto cosa?!
Cosa?!
Perché hai continuato ad andare a letto con lui, se cercavi solo una rivincita?!
Mi immobilizzo, spalancando gli occhi e frenando momentaneamente le lacrime.
Non è possibile!
Come posso essere stata così stupida da…
Ho… Ho mantenute le distanze per tutto il tempo io… Io non… Non di nuovo…
Ma è inutile protestare e la verità mi colpisce, inondandomi nuovamente gli occhi di lacrime, che riprendono a uscire prepotenti insieme con i singhiozzi.
Perché ormai è troppo tardi.
Ormai l’ho perso.
Non realizzo di essere ancora ferma nel vento della sera, che mi sferza le guance umide, finché una presa forte e decisa sulle braccia non mi obbliga a voltarmi.
Mi ritrovo faccia a faccia con Law, il viso una maschera di impassibilità ma una strana luce negli occhi.
-Bibi, stai male?!- mi domanda, il tono lievemente agitato.
-Lasciami!- cerco di divincolarmi.
Sì sto male, ma stare qui con te me ne fa ancora di più.
Non mi lascia andare però, anzi aumenta la presa delle mani su di me.
-Che ti prende?!- domanda, corrugando le sopracciglia.
-Cosa mi… Ma hai visto cos’è successo o no?!-
Mi guarda sorpreso.
-E piangi per questo?! Per una volta che hai risposto a tono a una persona che se lo meritava per giunta?!-
Io non riesco a rispondere, non riesco quasi a pensare.
-Credevo volessi una rivincita!- mi dice ancora, trafiggendomi il cuore.
Comincio a tremare incontrollata mentre le lacrime scendono ormai a fiumi sul mio volto e la voce mi si incrina e spezza.
-Possibile che tu non capisca?! Che non veda che razza di persona meschina sono?! Eri tu la rivincita! Io ti ho usato per riscattarmi, lo capisci?!- credo di stare urlando, le orecchie non mi funzionano a dovere.
Lui mi guarda allibito e il dubbio che non abbia intuito niente si insinua in me.
-Eravamo in classe insieme Law! Sono venuta a letto con te, anzi, ho fatto in modo di venire a letto con te nella speranza che i nostri compagni venissero a conoscenza della cosa presto o tardi!- vomito fuori la mia confessione insieme a una scarica di singhiozzi che mi mozzano il respiro –Tu nemmeno mi hai riconosciuta, va bene, ma io sono stata orribile comunque! Sono come loro! Come tutti loro!!!-
Lui mi scuote con un unico colpo secco, uno sguardo omicida negli occhi.
-Non dire una cosa del genere, mi hai capito?! Tu non c’entri niente con loro, non sei mai stata e mai sarai così! Quello che ti hanno fatto passare quei cinque anni! Mi vergogno di non essere mai intervenuto come facevano Killer e Kidd, ero un idiota e forse lo sono ancora! Ma tu non azzardarti a dire mai più niente del genere! Io non ho mai conosciuto nessuno come te! Mai!-
Lo fisso sconvolta.
-Tu ti ricordi che noi eravamo…-
-Certo che mi ricordo Bibi! Cazzo ma per chi mi hai preso?! Cinque anni, pensavi davvero che mi fossi dimenticato?! Ti ho riconosciuto appena hai messo piede nel locale, sei settimane fa!!!- si ferma per calmarsi e riprendere fiato -Sono stato al gioco perché immaginavo avessi le tue buone ragioni per mentire, okay?! Non volevo forzarti la mano ma io so benissimo chi sei! Mi ricordo perfettamente di te, dei nostri gruppi studio, delle tesine in coppia! Mi ricordo che portavi i capelli a caschetto e gli occhiali e che ti stavano benissimo!-
Lo guardo sconvolta.
Io non pensavo… Non avrei mai immaginato…
-Ora, però, voglio sapere perché stai così male! Mi sembra che nell’ultimo mese ci siamo usati a vicenda no?!-
Sentirlo dire così mi fa ancora più male e conferma la mia teoria.
L’ho perso, anzi, in realtà non l’ho mai avuto.
Sono sempre stata un passatempo e basta per lui.
E di che mi stupisco?! L’ho voluto io!
-Lasciami stronzo!!!-
So che non lo merita ma non rispondo di me stessa.
Sto troppo male.
Mi dimeno, riuscendo a liberarmi dalla sua presa, e indietreggio un paio di passi sotto il suo sguardo sconvolto.
Ci fissiamo, respirando affannati.
-Come “stronzo”?!- domanda, abbandonando una volta tanto la sua freddezza -Non mi sembra di avere fatto niente che non volessi anche tu!-
Ormai sono tutta un tremito e sembro un cencio bagnato.
-Io non volevo… Io…- mi passo il dorso della mano chiusa a pugno sulla fronte.
-Tu cosa Bibi?! Cosa?! Dimmi qual è il problema?!-
-Il problema è che sono così patetica che sono riuscita a innamorarmi di nuovo di te!- butto fuori, ormai al limite, facendolo ammutolire -E ce l’ho con me stessa per questo!- proseguo, riuscendo a calmarmi -Ce l’ho con me stessa perché so da sempre, ho sempre saputo, che chi nasce tondo non muore quadrato! E la verità è che i Trafalgar Law non si innamorano delle Nefertari Bibi!-
Non dice niente.
Mi fissa scioccato, a occhi sgranati e io non sopporto di stare oltre con quelle iridi grigie e penetranti addosso.
Mi passo una mano sul viso mentre mi giro per andarmene ma un secondo dopo sento una presa sul polso e vengo strattonata all’indietro.
Senza riuscire a oppormi mi ritrovo le sue mani intorno al viso e la sua bocca sulla mia e, come sento il suo sapore sulle labbra, chiudo gli occhi e mi perdo.
Mi bacia quasi con disperazione, stringendomi, rischiando di farmi male e, quando il bacio finisce, non toglie le mani dalla mia mandibola, unendo le nostre fronti mentre io mi ritrovo con i palmi appoggiati al suo petto.
-Ora…- comincia a parlare piano, con tono fermo e deciso -… Io e te andiamo a casa e dormiamo insieme. E non provare a protestare! Voglio tenerti tra le braccia mentre dormi, sono stato chiaro?!-
Io deglutisco, gli occhi spalancati, cercando di trovare un senso a questa sua assurda richiesta.
-Law che cosa…-
-Tutte le regole hanno delle eccezioni- mi interrompe, passando i pollici sul bordo della mia mascella, scatenando in me emozioni che mi confondono come mai in vita mia -Questo Trafalgar Law e questa Nefertari Bibi sono l’eccezione-
Lo fisso incredula, metabolizzando ciò che ha appena detto.
Non posso crederci!
Lui…
Sento le labbra incresparsi in un sorriso mentre mi aggrappo alla sua camicia, un meraviglioso senso di serenità e completezza che mi invade.
-Allora andiamo?!- domanda, ghignandomi di rimando.
Io riesco solo ad annuire prima di lasciarmi avvolgere dal suo confortante abbraccio. 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


A Nami_Roronoa96, so che sai di cosa parlo…
 
 

Il dietro le quinte di un saggio a teatro è sempre un autentico delirio.
Poco spazio in cui muoversi, ballerine che vanno su e giù per i camerini, cercando forcine per i capelli, spruzzando lacca* sui lacci delle scarpette e ripassando i passi delle coreografie, un caldo infernale e una disordine da far impallidire il caos primordiale.
Fortunatamente a questo giro non ci sono le bimbe dei primi corsi di classica con rispettive mamme al seguito, cosa che ha ridotto la durata dello spettacolo, è vero, ma ci ha consentito di non uscire completamente di testa al nostro primo saggio.
Nemmeno la prima volta che sono uscita da sola sul palco ero così agitata.
Stasera ci giochiamo tutto.
La reputazione, il sogno di una vita e la nostra più grande passione.
È tutto qui, su questo palco, in questo teatro, questa sera.
Siamo le prime allieve della KamaBakka Dance Academy che decidono di aprire una scuola nella stessa città dei loro maestri. Le altre sono andate tutte fuori Raftel, solo noi abbiamo accolto la sfida.
Con grande soddisfazione di Iva, di cui siamo sempre state il fiore all’occhiello.
In tanti anni, con tanti spettacoli sofferti e sudati, mai una sola volta ho ballato sul palco senza dare tutta me stessa.
Per i miei genitori e Pell tra il pubblico, certo.
Per me stessa, ovviamente.
Ma soprattutto per i miei compagni.
Perché mesi e mesi di prove estenuanti, con il caldo e con il freddo, con le fiacche ai piedi e il mal di schiena, con le lacrime e le risate, ti uniscono in quella che, anche se solo per un po’, è innegabilmente una famiglia. O almeno così è sempre stato per noi.
Perché per quanto possa essere un mondo competitivo, quello della danza, alla KamaBakka ci siamo sempre sostenuti a vicenda, che fosse una pacca sulla spalla, uno strappo fino a casa o un cerotto per le vesciche. Ed è quello che Nami, Violet, Ace e io abbiamo sempre trasmesso ai nostri allievi attuali e vogliamo continuare a insegnare a quelli futuri.
Ecco perché stasera mi preparo a dare il meglio di me per tutti loro.
Per le mie ragazze e le mie sorelle e per quel pigrone con le lentiggini del nostro migliore amico.
Finisco di assicurare la fasciatura intorno al seno di Nami, per appiattirlo, lanciando una rapida occhiata a Violet e a me stessa, nello specchio.
Indosso già l’abito di scena io, un vestito bianco senza spalline, gonna morbida e fascia sotto il seno color avorio.
Quest’anno per il classico non ho voluto né tutù né castigati chignon. Anche i miei capelli sono sciolti, una volta tanto, sulle spalle, del tutto liberi da mollette e forcine.
Ho voluto esprimere la mia visione della danza come qualcosa di pulito ma liberatorio, quasi catartico in qualche modo.
Sorrido appena nel vedere Violet, dietro di noi, che ripassa la coreografia, da brava perfezionista qual è, contando a fior di labbra e muovendo appena le mani per simulare i movimenti.
Ha i capelli già acconciati in una splendida treccia che le ricade sulla spalla destra e indossa solo una canotta lunga fino sotto al sedere. D’altra parte, in tre in questo minicamerino, si muore di caldo.
Anche Nami è in giro in pantaloncini e fasciatura sul seno e basta, con i capelli tirati su alla meno peggio per lasciar respirare il collo. Il tavolino davanti alla specchiera è disseminato di trucchi e un pacchetto di biscotti giace anche sigillato in un angolo.
È stato utopico credere che saremmo riuscite a sbocconcellare qualcosa con tutta questa tensione addosso.
Appesi al muro opposto allo specchio, i vestiti delle mie compagne attendono di essere indossati.
Noi quattro insegnanti ci esibiamo tutti in bianco, con abiti dal taglio diverso.
Nel caso di Ace è stato facile recuperare un paio di pantaloni bianchi, mentre l’abito di Violet è molto pulito, senza fronzoli tranne che per un giro di volant sul bordo della gonna, una linea semplice che le lascia scoperte le spalle, tagliando in obliquo verso le ascelle e con appena un accenno di collo alto. Il più difficile da trovare è stato quello di Nami.
Mi applico ancora un po’ di blush sulle guance, controllando maniacalmente il mio incarnato e l’ombretto satinato e translucido che mi illumina le palpebre, ingrandendomi gli occhi.
Violet finisce il suo ripasso mentale e mi guarda nello specchio.
-Tutto bene?!- le chiedo, ottenendo subito un cenno positivo.
Non mi riferisco a quanto è successo settimana scorsa, quell’episodio nessuno lo vuole rinvangare. Ma, per un qualche motivo a noi ignoto, ha deciso di montare una nuova coreografia per stasera, al posto di quella che prova da settimane, appena due giorni fa e non l’ha nemmeno provata sul palco, ragion per cui un po’ di tensione è più che normale. Solo Rebecca l’ha vista ed è uscita dalla sala con le lacrime agli occhi.
-Buonasera principesse!- Ace appare sulla porta, lasciata aperta per far girare un po’ d’aria.
Come lo vedo, scatto in automatico, superando le sedie cariche di vestiti e delle nostre borse da palestra. Gli getto le braccia al collo e quasi lo strangolo nell’abbracciarlo.
-Ehi!!!- esclama ridacchiando e stringendomi per la vita -Tranquilla, sarai splendida!- mi rassicura subito, consapevole di quale sia il mio problema.
Non so cosa faremmo se non ci fosse lui. Probabilmente avremmo avuto un crollo nervoso già anni fa.
Mi stacco da lui, spostandomi al suo fianco, il suo braccio ancora intorno alla mia vita e seguo il suo sguardo dispiaciuto, posando i miei occhi su Nami.
Appoggiata al muro, le braccia incrociate sotto al seno, anziché finire di nascondere il tatuaggio con il fondotinta, guarda per terra con occhi vacui e sofferenti, pensando a chissà che.
È da dieci giorni che sta così, come se avesse messo il cervello in stand by. Per tutta la settimana è sembrata affetta da sindrome bipolare. Felice e sorridente mentre ballava e poi, come la musica si spegneva, il sorriso spariva e lei tornava a chiudersi nel suo mondo, apatica come non mai.
Oggi almeno, impegnata nell’organizzazione della serata, è tornata se stessa per qualche ora ma adesso è di nuovo triste e depressa.
Scambio un’occhiata con Ace e capisco che nemmeno lui sa cosa sia successo. E se non lo sa lui, allora non lo sa nessuno.
-Scusate, permesso!- una voce nota proveniente dall’ingresso interno dei camerini attira la mia attenzione.
Mi sporgo appena indietro con la schiena, mentre anche Ace si gira verso il tecnico luci, suono e scenografia che avanza per il corridoio, paonazzo in viso e cercando di non guardare le ragazze, che si aggirano seminude.
-Magrolina!- chiama con voce roca e all’apparenza contrariata.
In realtà sappiamo benissimo che il suo è imbarazzo allo stato puro e né io né Ace tratteniamo una mezza risata.
Come risvegliatasi di botto, Nami tira su la testa, si stacca dal muro e si avvia, superando me e Ace per uscire nel corridoio e fermarsi di fronte a Paulie.
-Senti…- comincia, puntando il pollice oltre la propria spalla e girando un istante la testa verso la direzione che sta indicando prima di ritornare su Nami e strabuzzare gli occhi, diventando praticamente bordeaux -Ma cosa fai in giro così?!- domanda scioccato, squadrandola nei suoi striminziti calzoncini da palestra e la fascia di bende che le avvolgono il torace -Copriti!!!- esclama, indignato.
Nami abbassa lo sguardo sul suo abbigliamento minimal, visibilmente perplessa.
-Sono coperta!- commenta, irremovibile.
-A me non sembra proprio!- insiste il biondo, con una faccia che pare stia per scoppiare.
E anche io sto per scoppiare, perché vedere un uomo grande e grosso come Paulie in queste condizioni è francamente esilarante.
-…E anche le ragazze! Insomma non dite niente, vi sembra il modo di farle andare in giro?!- conclude la sua filippica, mentre Nami lo fissa con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate sotto il seno.
-Ma non hai ancora capito che lo facciamo per te?!- domanda, una luce divertita negli occhi.
Paulie la guarda visibilmente perplesso.
-È per farti risparmiare le visite dall’andrologo!- conclude la mia amica, mandandogli a fuoco la faccia che ora si avvicina molto alla sfumatura dei capelli di Nami.
Mi allontano velocemente, perché non resisto oltre, devo liberare la risata che spinge dalla gola per uscire.
Mi fermo davanti alle scale che portano dietro le quinte del palco e osservo la scaletta con una stretta allo stomaco.
 
 
Let it go – Bibi (classica)
 
Don’t you worry child – Bonney, Perona, Rebecca, Shirahoshi (contemporanea)
 
Techno Classic: When can I see you again (moderna)   + Wreck-it Ralph (hip hop + classica) – Aysa, Chopper, Franky, Koala, Perona, Sabo, Shirahoshi + Chopper/Shirahoshi 
 
Video Games -  Bonney, Laki, Nojiko, Perona, Rebecca, Shirahoshi, Caimie/Kaku, Margaret/Penguin, Monet/Marco (moderna)
 
Back to life – Kaya (classica)
 
Young and beautiful – Violet (contemporanea)
 
INTERVALLO
 
The world spins madly on – Nami/Ace (moderna)
 
Beethoven’s five secrets – Caimie, Kaya, Laki, Nojiko, Rebecca (classica)
 
Carnival Ballet: On the wing (contemporanea) + Emily (moderna) + Enchanted (classica) – Bonney/Franky, Caimie/Kaku, Margaret/Penguin, Monet/Marco, Perona/Sabo
 
Alors on danse – Aysa, Chopper, Franky, Koala, Sabo (hip hop)
 
Popular Song – Perona/Sabo + corpo di ballo al completo (hip hop, calssica, moderna e contemporanea)



Aprire lo spettacolo è una grande emozione ma anche una grande responsabilità e, anche se lo so da settimane, vedere scritto il nome del mio pezzo per primo mi fa avere un tuffo al cuore.
Mi avvicino alla porta che da sul retro del teatro, inspirando a pieni polmoni l’aria della sera.
Aria che sa di estate e di eccitazione. Questo è il momento che preferisco, quando la penombra comincia a calare e sembra che anche le luci del giorno si spengano insieme a quelle del teatro per lasciare il posto alla musica e all’emozione.
Mi addosso allo stipite, le mani che sfregano sulle braccia, godendomi quest’attimo di serenità e calma.
Calma che viene bruscamente interrotta da un suono soffocato, proveniente da dietro l’angolo del muro esterno della struttura. Aggrotto le sopracciglia perplessa, sporgendomi un poco.
Non vedo nulla ma il suono si alza di intensità portando alle mie orecchie una scarica di quelli che sono, indiscutibilmente, singhiozzi.
Sempre accigliata esco fuori, fregandomene del fatto di essere a piedi nudi, e mi faccio guidare dal rumore intermittente che si alza nell’aria.
Svolto l’angolo e mi ritrovo a osservare Koala, seduta su un muretto e scossa dai singhiozzi, con Bonney accanto a lei che le passa una mano sulla schiena e le sussurra qualcosa.
Mi avvicino preoccupata, camminando veloce ma non intervengo quando sento che Bonney le sta parlando.
-…Okay?! Vedrai che le cose miglioreranno con il tempo! Te lo prometto!- le sta dicendo, comprensiva e affettuosa.
-Ehi!- faccio io, sottovoce, accovacciandomi lì accanto e passandole una mano sulla gamba.
Solleva lo sguardo carica di pianto sul mio viso, mentre le rivolgo un sorriso incoraggiante le sopracciglia ancora contratte.
-Che succede?! Stai male?!- domando materna.
Koala scuote la testa e prende un bel respiro.
-N-no, è… È che… n-non ce la f-faccio più… a… a vederli i-insieme!- riesce ad articolare, prima di soccombere a una nuova scarica di singhiozzi.
Corrugo ancora di più le sopracciglia mentre anche io mi sposto accanto a lei, pregando mentalmente di non sporcare il vestito. So che non è saggio ma questa è un’emergenza.
-Ehi, ehi! Coraggio, su!- le dico facendola posare la testa sulla mia spalla, tirandole indietro i capelli dal viso sudato e tamponandole un po’ le lacrime con i pollici.
Scambio un’occhiata eloquente con Bonney.
Sappiamo entrambe di cosa sta parlando.
Anzi lo potrebbe capire chiunque tranne forse un cieco, qual è il problema.
E non è la prima volta che mi viene da pensare che forse Sabo è cieco per davvero, perché cattivo non lo è di certo.
Mi rifiuto di credere che, se fosse consapevole dei sentimenti di Koala per lui, continuerebbe a trattarla in modo così intimo, alimentando le sue speranze di essere un giorno qualcosa di più di un’amica.
E in fondo, a ben guardare, Sabo non è certo l’unico ad avere problemi di vista qui.
A partire proprio da Koala che non si rende conto delle occhiate di Franky. O Margaret e Penguin che nemmeno realizzano di essere già una coppia e tutti noi ci stiamo chiedendo quanto ancora gli ci vorrà per capirlo.
Guardo Bonney che ha ricominciato a consolare Koala. Lei sa esattamente cosa sta passando.
Anche Zoro si è dimostrato cieco in queste settimane, non rendendosi conto che le attenzioni di Bonney  non erano quelle di una semplice amica, legando con lei e facendola innamorare più del necessario.
Ma non è colpa di nessuno, lo so io come lo sa lei, e come Koala dovrà imparare presto o tardi.
In fondo hanno 18 e 22 anni e le batoste aiutano a crescere  e a diventare più forti, posso dirlo per esperienza.
So cosa sta passando Koala adesso ma so anche che passerà, prima o poi, che un giorno tutto questo dolore sarà cancellato da qualcuno, forse proprio da Sabo, chi lo sa?!
In fondo, la vita è imprevedibile!
E tutto questo vale anche per Bonney anche se, nel suo caso, temo che quello per Zoro resterà sempre un amore a senso unico.
Eppure non sono preoccupata, so che è forte e lo sta dimostrando anche ora.
-Ascolta!- le dice, passandole una mano sulla schiena –Stasera pensa solo a ballare! Per te stessa! Balla e non pensare ad altro! Okay?!- le domanda ottenendo un cenno in risposta.
La vedo cominciare ad asciugarsi le lacrime e riesco a catturare l’attenzione di Bonney per sillabarle che io devo rientrare. Lei mi fa segno di andare, tranquilla, che ci pensa lei e io torno da dove sono venuta, trovando Nami, che ha sciolto i capelli e infilato il suo abito, in attesa in fondo alle scale, le mie punte in un mano, un tubo di lacca nell’altra.
Mi pulisco le piante dei piedi con le dita, per poi infilare le scarpe, assicurando i lacci e spruzzandole di lacca. Seguo Nami su per le scale e dietro al palco, verso le quinte. Si avvicina all’addetto al sipario che le sistema un auricolare con microfono sull’orecchio, il nostro mezzo di comunicazione con Paulie, seduto alla console, in platea, e che ci passeremo tra noi nell’arco della serata, mentre io cospargo di pece la suola della punte.
Usciamo sul palco passando da due quinte diverse.
Violet e Ace sono già lì al centro, dietro il sipario chiuso, entrambi a piedi nudi, come anche Nami, e la mezza punta fasciata con il cerotto color carne, per non bruciarsi la pelle sul linoleum mentre ballano.
-Allora?! Siete pronte?!- domanda Ace sotto voce, nella penombra del palco.
Annuiamo, sorridendo un po’ tese ma emozionate.
-Io volevo solo dirvi…- comincia Violet -… che non sono mai stata più felice di trovarmi sul palco con voi! Vi voglio bene!- ci dice.
-Anche noi te ne vogliamo!- affermo convinta, mentre Nami allunga una mano per accarezzarle una guancia e Ace le da un bacio tra i capelli.
-Okay! Stasera dobbiamo fare faville!- dice Nami, convinta e incoraggiante -Ragazzi…- allunga una mano al centro del piccolo cerchio che abbiamo formato coi nostri corpi. Subito aggiungiamo le nostre, in una specie di torre, sopra alla sua -…tanta merda**!!!- esclama sottovoce.
-Merda!!!- rispondiamo simultaneamente, con entusiasmo.
Si allontanano mentre io resto al centro del palco, pronta ad aprire lo spettacolo.
-Nami!!!- la richiamo agitata, quando si trova ancora a pochi passi da me.
-Che c’è?!- mi chiede, voltandosi, allarmata dal mio tono.
-Mi scappa la pipì!!!-
Lei mi fissa perplessa prima di sbuffare una mezza risata e scuotere la testa tornando verso la prima quinta alla destra del palco.
È sempre così, un attimo prima di andare in scena mi scappa la pipì, anche se l’ho fatta cinque minuti prima. Tutta colpa della tensione!
Prendo un bel respiro, tornando a voltarmi verso il sipario ancora chiuso e sorrido al pensiero che, stasera, dietro a quel telo rosso scuro di velluto, seduto tra il pubblico, c’è qualcun altro per cui voglio dare il meglio di me stessa.
Chiudo gli occhi un secondo, mettendomi in posizione.
Li riapro, quando percepisco che il sipario sta per aprirsi, e mi concentro.
Si comincia! 


[Let it go/Vivaldi's Winter - The Piano Guys]  



*La lacca si usa per fissare i lacci alle calze in modo che non si slaccino durante l'esibizione 
**L’origine di questo strano augurio risale all”800, quando la macchina non esiteva ancora ed il pubblico arrivava in carrozza. Tanta merda, tante carrozze. Tante carrozze, tanta gente.Tanta gente, tanto successo. (preso da http://tartamichy.weebly.com/post/perch-a-teatro-si-dice-merda-prima-di-andare-in-scena)

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


 
Mi muovo sulla poltroncina a disagio.
È il mio turno di essere agitato ora.
Lo spettacolo è veramente molto bello, intenso, con la giusta alternanza di stili. Siamo solo alla fine del primo tempo e mi sono già spellato le mani a furia di applaudire.
Ho riso divertito di Law e di Zoro prima, ma ora sono io nella loro situazione.
Quando il sipario si è aperto mostrando Bibi da sola al centro del palco, ho sentito Trafalgar accanto a me trattenere il fiato, quasi scioccato da tanto era bella. E quando ha preso a ballare è stato ancora più eccezionale.
Sembrava una fata, mentre si muoveva per il palco senza peso, energia pura e movimenti puliti, dando l'impressione di non stare facendo il minimo sforzo. Ha incantato tutti, figuriamoci lui.
In ventotto anni, nonostante le sue innumerevoli fidanzate, non gli ho mai visto prima quello sguardo negli occhi. Un misto di rapimento, orgoglio, incredulità e gratitudine per essere sua e di nessun altro.
Uno sguardo innamorato insomma.
E il Marimo invece, chi l'avrebbe mai detto che avesse tutto questo spirito paterno?!
A momenti si conficca le unghie nei palmi tanto era in ansia per Chopper. Il loro è stato il terzo pezzo, un mix davvero incredibile di classico e hip hop, forza e dolcezza in un'unica coreografia, ballata su due musiche. Una prima canzone cantata con Franky, Sabo, Aysa, Koala e Chopper per l'hip hop e Perona e Shirahoshi per classico e un secondo pezzo strumentale, breve ma molto intenso, il famoso passo a due di Chopper e Shirahoshi.
È stato allora che il Marimo ha dato il meglio di sé, sedendosi sul bordo della sedia, trattenendo il fiato e intrecciando le dita, lo sguardo pieno di orgoglio e fiducia.
E come dargli torto?!
I due ragazzi hanno ballato questa coreografia identica ma differente, stessi passi ma ognuno secondo il proprio stile, classica lei, hip hop lui.
Il risultato è stato qualcosa di eccezionale, per l'idea certo, ma anche e soprattutto per i ballerini.
Chopper, in confronto a Shirahoshi, ha uno stile sporco, spontaneo e impreciso ma assolutamente eccezionale. Si muoveva come fosse energia pura, chiaramente nel suo elemento, attirando l'attenzione di tutti e incantando l'intera platea. E il contrasto con Shirahoshi è stata la ciliegina sulla torta, rendendo il balletto una costante ricerca di complementarietà,  quasi fossero due metà dello stesso intero.
E ora, l'ultimo pezzo prima dell'intervallo, è quello di Violet. Come me ne sono accorto, lanciando un'occhiata a uno dei libretti di presentazione della scuola, disseminati per tutta la platea, ho sentito l'ansia e una crescente agitazione impadronirsi di me.
Non so dire perché,  non c'è una ragione e nemmeno me ne serve una.
Se c'entra Violet non ho più bisogno di un valido motivo per giustificare il mio stato d'animo.
L'ho imparato molto in fretta in questi ultimi dieci giorni.
Dalla sera dell'inaugurazione a oggi, ha dormito ogni singola notte tra le mie braccia, a casa mia e a casa sua, indifferentemente.
Non è successo niente, non abbiamo fatto nulla, solo qualche casto bacio a fior di labbra. Quello che ha vissuto, purtroppo, non si cancella con un colpo di spugna e io sono pronto a darle tutto il tempo che le serve, sono pronto ad aspettarla anche per l'eternità.  Non voglio altro che vederla dormire serena sul mio petto, darmi il buongiorno con un sorriso al mattino e leggere nei suoi occhi che con me si sente al sicuro e che si fida.
Grazie a lei ho capito che, finora, non era mai stato realmente innamorato in vita mia.
E ora sono qui che trattengo il fiato per lei, che vivo l'emozione di questo momento insieme a lei, perché è questo amare. Senza contare che non sto nella pelle di vedere questa coreografia.
Sono andato completamente in tilt l'altro ieri quando, svegliandomi, non l'ho trovata accanto a me né in nessun'altra stanza della casa.
Il terrore che avesse cambiato nuovamente idea e fosse tornata in America mi ha mandato nel panico più totale. In fondo si tratta di una ferita ancora aperta e sanguinante, l'allarme è rientrato ma la paura ancora no.
Per fortuna Bibi, sempre previdente e attenta a tutto, mi ha avvisato con un messaggio che era a scuola, decisa a montare una coreografia nuova per lo spettacolo che poi nessuno ha potuto vedere tranne la sua sorellina. Non ho potuto fare a meno di domandarmi quale idea l'avesse mai colpita e ora, finalmente, la mia curiosità sta per essere soddisfatta.

[Young and beautiful - Lana del Rey]

Nella penombra della sala è il mio turno di trattenere il fiato, mentre la musica invade il teatro e le luci si alzano soffuse, illuminando lentamente il palco e la figura di Violet, rannicchiata a terra in posizione fetale.
Lentamente, allarga il braccio sinistro, rivolto al pubblico, verso l'esterno, disegnando un semicerchio a terra, per poi sollevalo seguendo il movimento dell'arto con la schiena, piegandola all'indietro.
Appoggia il palmo a terra e si solleva appena, liberando la gamba destra, piegata sotto di lei, e allungandola davanti a sé per scivolare in avanti.
 
I’ve seen the world
Done it all, had my cake now
Diamonds, brilliant, and Bel-Air now
 
Appoggia il piede destro a terra e si alza con un giro, la gamba sinistra a formare un triangolo, con la punta del piede appoggiata al polpaccio opposto, le braccia tese a formare una linea obliqua.
 
Hot summer nights mid July
When you and I were forever wild
The crazy days, the city lights
The way you’d play with me like a child
 
Corre leggera per il palco per arrestarsi al centro con un salto sul posto, in cui porta una gamba a piegarsi contro il petto mentre flette il busto in avanti le braccia lungo i fianchi, leggermente piegate all'altezza del gomito.
Sono teso e concentrato a cercare di captare ogni movimento quando ricordo ciò che mi ha detto quella sera a casa mia, sul fatto che è l'insieme ciò che conta. Così smetto di cercare di percepire tutto e mi focalizzo solo su di lei e improvvisamente è come se stessi vedendo un'altra coreografia.
 
Will you still love me when I’m no longer young and beautiful
Will you still love me when I got nothing but my aching soul

Tutto si muove con lei, i capelli, la gonna del vestito. È armonia pura.
E ora che non sono più così concentrato a captare ogni movimento mi rendo conto anche delle parole della canzone, ritrovandomi a trattenere il fiato.
 
I know you will, I know you will
I know that you will
Will you still love me when I’m no longer beautiful
 
Potrei pensare che si tratti solo di una coincidenza ma ho imparato che Violet non lascia mai nulla al caso.
Mi ritrovo a sgranare gli occhi quando mi accorgo che sta guardando nella mia direzione, pur non potendomi individuare con precisione, in mezzo al pubblico.
Non è possibile!
 
I’ve seen the world, lit it up as my stage now
Channeling angels in, the new age now
 
Non posso credere che l'abbia fatto per me. Che mi stia dicendo quello che credo mi stia dicendo, così, nel modo più sensuale e dolce che si possa immaginare. Che solo lei avrebbe potuto immaginare.
 
Hot summer days, rock and roll
The way you’d play for me at your show
 
Parlando con il suo corpo.
Incantando tutti.
Ma ballando solo per me.
 
And all the ways I got to know
Your pretty face and electric soul
 
Oh mio dio...
 
Will you still love me when I’m no longer young and beautiful
Will you still love me when I got nothing but my aching soul
 
Sono pietrificato. È la cosa più bella che abbia mai visto, altro che opera d'arte, è un capolavoro, un diamante che brilla anche nella notte più buia.
Ed è mia.
Sì, è mia.
 
I know you will, I know you will
I know that you will
 
Lo capisco da come guarda verso di me ogni volta che può,  con quel sorriso sulle labbra, appena accennato ma che è gioia allo stato puro
 
Will you still love me when I’m no longer beautiful
 
Certo, piccola. Lo sai che lo farò.
 
Dear lord when I get to heaven
Please let me bring my man
When he comes tell me that you’ll let me
Father tell me if you can
 
Non riesco a distogliere gli occhi dal palco e, francamente, mi sento anche un po' in debito di ossigeno. Percepisco Law, alla mia sinistra, sporgersi verso di me.
-Lo sai che tutto questo è per te, vero?!- sussurra.
Ma non riesco a rispondere.
Insieme all'aria mi mancano le parole.
 
Oh that grace, oh that body
Oh that face makes me wanna party
 
Zoro si sporge verso Trafalgar, intravedo il suo solito ghigno ma sono consapevole che non è affatto di scherno stavolta.
-Credo lo abbia capito, sì- mormora, prima di riappoggiarsi allo schienale.
 
He’s my sun, he makes me shine like diamonds
 
Will you still love me when I’m no longer young and beautiful
Will you still love me when I got nothing but my aching soul
 
Sta dando tutto, senza riserve, trasmettendomi sensazioni che mi fanno fremere e tremare, qui su questa poltrona in questo teatro, che si è improvvisamente svuotato.
 
I know you will, I know you will
I know that you will
 
Vedo solo lei.
Sento solo la musica e il mio cuore che batte impazzito.
 
Will you still love me when I’m no longer beautiful
 
Avanza verso il bordo del palco, camminando elegante e sensuale, il viso che tradisce tutta la sua emozione e una mano davanti a sé, il palmo verso l'alto come a porgerla a qualcuno.
 
Will you still love me when I’m no longer beautiful
Will you still love me when I’m not young and beautiful
 
Qualcuno che, ora lo so con certezza, sono io.
Le luci sul palco si accendono  ma il teatro rimane immerso nel silenzio, non si sente volare una mosca.
Poi un timido battere le mani, da qualche parte dietro di me, spezza l’atmosfera e un boato si solleva dalla platea, buttando quasi giù il teatro e risvegliando tutti dall’incantesimo. Tutti tranne me.
Rimango ancorato saldamente con le mani che stringono i braccioli finché le luci sopra di noi si accendono, annunciando l’intervallo, e solo allora mi risveglio.
Sbatto le palpebre e mi alzo in piedi, superando fulmineo Law, senza degnare di una parola né lui né il Marimo, precipitandomi giù per le scale, diretto verso la porta tagliafuoco dei camerini, alla sinistra del palco.
Sono fortunato perché, proprio nel momento in cui arrivo lì davanti, un tecnico di non cosa sta uscendo e io sguscio rapido dentro, prima che si richiuda.
Continuo a correre per il corridoio, senza guardare in faccia nessuno, vagamente consapevole che qualcuno mi ha salutato chiamandomi per nome.
Mi fermo solo quando arrivo in fondo ai camerini, trovandola in cima alle scale che portano dietro le quinte, circondata dalle sue allieve, intente a riempirla di complimenti, mentre le allungano un asciugamano con cui tamponarsi e una bottiglietta d’acqua.
La contemplo rapito, mentre sorride e ringrazia, il petto che si alza e abbassa per recuperare il fiato perso nella coreografia.
È bellissima, indescrivibile, con le guance arrossate, gli occhi che brillano, la pelle imperlata di sudore e qualche ciocca sfuggita alla treccia che le incornicia il viso.
Sembra un dea.
Rebecca le dice qualcosa e lei scoppia a ridere, abbracciandola, e allora mi vede.
Come i nostri sguardi si incrociano, il suo sorriso lascia il posto a un’espressione così intensa che mi trapassa l’anima.
Si scioglie da sua sorella e scende le scale senza staccare gli occhi dai miei.
-Ciao…- mi saluta a pochi passi.
Non le lascio il tempo di aggiungere altro, la prendo tra le braccia e la bacio.
Non ci sono parole che possano trasmettere quello che sento e quanto la amo.
Glielo dico, facendo danzare le nostre labbra, sperando di riuscire a essere intenso e sensuale almeno la metà di quanto lo è stata lei, poco fa su quel palco, solo ed esclusivamente per me.
Metto fine al bacio e senza darle il tempo di provare a parlare di nuovo la afferro per un polso e la trascino verso il camerino. Controllo che non ci sia nessuno prima di entrare tirandomela dietro.
-Sanji ma che…- prova a domandare ma le tappo di nuovo la bocca mentre chiudo e la faccio addossare con le spalle alla superficie liscia della porta
La sento cercarmi e perdersi tra le mie braccia, prima di tornare in sé e posarmi decisa i palmi sul petto per allontanarmi.
-Cosa stai facendo?!- mi domanda a occhi sgranati ma quasi divertita e nel suo sguardo leggo il mio stesso desiderio.
Non dico niente, mi limito ad avvicinarmi, gli occhi costantemente puntati nei suoi, e ad allungare una mano per girare con un gesto secco e deciso la chiave nella toppa. Mi abbasso su di lei, portando le mie labbra a pochi millimetri dalle sue, fermandomi per lasciar decidere a lei se accettarmi o rifiutarmi.
La voglio, disperatamente, al punto che non posso aspettare fino a dopo lo spettacolo.
So che abbiamo poco tempo ma ho bisogno di lei ora.
Stanotte e quelle che verranno godrò di ogni singolo secondo, studiando il suo volto fino a imprimermelo nella mente più di quanto non lo sia già.
Ma ora ho bisogno di amarla, non importa se il tempo è poco.
Però voglio anche che lei sia pronta a lasciarsi andare completamente a me.
-Sanji… non possiamo…- soffia già in trance e capisco che ormai non devo più temere niente.
Si fida di me e ha capito che la amo più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Posso farla mia.
E lo faccio.
Le mangio le labbra, mentre serro le mani sui suoi fianchi, intrappolandola contro la porta e abbassandomi a cercare l’orlo del vestito con le dita, per sollevarlo.
Mugugna sulla mia bocca, agitandosi per staccarsi dalla porta e quando finalmente allento un po’ la presa, eccola aprirsi la zip laterale e sfilarsi il vestito.
Senza perdere altro tempo, mi stacco da lei e rapido mi tolgo giacca e cravatta, ritrovandomela poi subito sul petto ad armeggiare con le sue affusolate dita coi bottoni della camicia. Sposto le mani a slacciare la cintura e i miei pantaloni scivolano a terra proprio mentre lei apre l’ultimo bottone e le mie dita si spostano a cercare il gancio del reggiseno.
La spingo verso il tavolino di fronte alla specchiera e ce la faccio sedere sopra, allontanandomi poi un secondo per contemplarla, sudata e ansimante, in mia attesa.
Confermo. Una dea.
Mi avvento sul suo collo mentre le sue mani mi accarezzando la schiena a palmi aperti, sentendo la sua morbida figura schiacciarsi contro il mio torace. La bacio lungo la mandibola e risalgo sul mento, lo zigomo e le palpebre.
È aggrappata a me, completamente abbandonata, gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta alla ricerca di aria.
-Sei così bella, amore mio…- non riesco a trattenermi dal dirle, anche io un po’ affannato per il desiderio che mi scorre nelle vene.
Apre gli occhi, lucidi di passione, e mi fissa alcuni istanti, incredula.
-Dillo ancora…- dice in un sussurro.
Non è un ordine ma una richiesta. E non ho difficoltà ad accontentarla.
-Sei bellissima- mormoro appoggiandole una mano a palmo aperto sulla guancia, chinandomi per tornare a marchiare ogni centimetro di pelle che posso.
-Non quello…- soffia nel mio orecchio, già ansimante e persa.
Mi arresto un secondo, le labbra a pochi centimetri dalla sua spalla, e torno sul suo viso, agganciando i suoi occhi coi miei.
-Amore mio…- dico sottovoce mentre le accarezzo il labbro inferiore con il pollice e il suo sguardo si illumina a sentire quelle parole.
La bacio sulla fronte.
-Amore mio…- ripeto ancora, sentendola sospirare.
Un bacio.
Un sussurro.
Un bacio.
Ancora un sussurro.
-Ancora…- mi supplica quasi.
-Amore mio…-
E andrei avanti a ripeterglielo ancora e ancora se solo il fiato non mi venisse meno mentre mi unisco a lei, trasformandoci finalmente in una cosa sola.
Ma non importa perché ci sarà tempo per dirglielo più tardi e domani e ogni singolo giorno.
Perché, non ho più dubbi ormai, quella che ho davanti in questo momento è la donna della mia vita. 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Angolo dell'autrice: 
Ciao gente!!! 
Come va?! 
Se non si fosse capito, ho finito la fic e sto solo pubblicando. Carrellata finale! 
E oggi va di lusso perchè il web e lo splendido Ryan Woodward ci permettono di avere canzone e coregrafia in un unico video! 
Non so se consigliarvi di prima guardare il video e poi leggere il capitolo o vicevera. In ogni caso vi consiglio di guardare il video di sicuro perchè oltre allo stile la coreografia è davvero splendida! 
Poi se vi va, fatemi sapere! 
A presto e buona lettura!
Piper.  







-Dov’eri finito?-
La voce di Law mi riporta indietro dallo stato di semi-incoscienza in cui sono riuscito a sprofondare durante i venti minuti di intervallo, tra un tempo e l’altro dello spettacolo. Grugnisco mentre smuovo le spalle contro lo schienale, le mani intrecciate dietro la nuca, e apro un occhio. Sanji si sta sedendo in questo momento una mano sul petto a tenere ferma la cravatta.
Alzo un sopracciglio nel notare la sua aria vagamente sconvolta e che ha il fiatone. E non sono l’unico a farci caso, infatti anche Law lo sta squadrando, assottigliando lo sguardo.
-Da nessuna parte- risponde sbrigativo –Questo qui non si è perso a quanto vedo!- si rivolge a Law, cambiando bruscamente argomento e indicandomi con un pollice.
Aggrotto le sopracciglia, focalizzandomi sul dito puntato contro la mia faccia.
-Beh alla fine anziché andare in bagno è stato qui a dormire- commenta atono Trafalgar, sfogliando il libretto con la scaletta della serata.
Li fulmino con lo sguardo ma nessuno dei due sembra notarlo e continuo a fissarli insistentemente per incenerirli finché Law non parla di nuovo.
-Il prossimo è il passo a due di Nami e Ace- dice, noncurante, lanciando un’occhiata di sfuggita al sipario ancora chiuso.
Il mio stomaco fa un capriola, mentre perdo svariati battiti.
Ci siamo quindi.
Il momento che più aspettavo e meno volevo vedere della serata.
Santo Roger, quanto sono diventato contorto!
Mi piaceva di più quando ero semplice e diversamente sensibile, come dice Brook.
Però è vero, è così che mi sento.
Da una parte muoio dalla voglia di vederla ballare.
O anche solo di vederla.
Mi costa ammetterlo, ma questi dieci giorni mi è mancata terribilmente.
Dall’altra non so cosa aspettarmi da questa coreografia.
Ho già visto come ballano insieme ma qui siamo ad altri livelli.
Devono mostrare cosa sanno fare in pochi minuti e ho la vaga sensazione che quello che vedrò potrebbe uccidermi definitivamente.
Anche se ovviamente non ho nessuna intenzione di darlo a vedere.
Piuttosto ballo il tango con Usop.
Faccio una smorfia di fronte all’immagine, che si forma istantaneamente nella mia mente, del nasone con addosso un abito rosso di paillettes lungo fino ai piedi e con tanto di spacco sulla coscia.
Kami, che schifo!
-Che hai?!- domanda Sanji, alzando un sopracciglio.
-Niente, niente- minimizzo subito io, portando lo sguardo verso il palco.
Incrocio le braccia al petto, assumendo un’espressione il più indifferente possibile quando le luci tornano ad abbassarsi.
Passano un paio di minuti che sembrano non finire mai, nei quali devo ricordarmi di respirare, prima che il sipario finalmente si apra.

[The world spins madly on - The Wheepies]*

Ace è già in scena, sdraiato a terra sulla sinistra del palco, petto nudo e pantaloni bianchi.
La tenda finisce di aprirsi del tutto anche la musica parte, invadendo il teatro.
Ace comincia a ballare da solo, muovendosi sicuro per il palco, con passi precisi e pieni di energia.
 
Woke up and wished that I was dead
With an aching in my head
I lay motionless in bed
 
Mi ritrovo a stringere le mani tremanti a pugno tanto sono impaziente di vederla uscire su questo dannato palco.
 
I thought of you and where you’d gone
And let the world spin madly on
 
E finalmente, eccola.
Mio malgrado trattengo il fiato, quando la vedo entrare dalla prima quinta.
 Non ci sono parole per dire quanto è bella.
La gonna a pieghe le arriva appena a metà coscia, facendo la ruota quando gira, mentre le maniche svasate che arrivano al gomito, si muovono ricordando le ali di un angelo. Che è proprio quello che sembra in questo momento.
 
Everything that I said I'd do
Like make the world brand new
And take the time for you
 
Ma, soprattutto, ha i capelli sciolti e liberi, che le ricadono sulla schiena, contrastando con il bianco candido della stoffa.
Mi sono sempre chiesto se l’avrei mai vista senza la coda di cavallo. Di certo è stata un’attesa ben ripagata.
 
I just got lost and slept right through the dawn
And the world spins madly on
 
Ringrazio mentalmente la penombra in cui siamo immersi, perché sono consapevole che la mia espressione lascia trasparire tutto quello che sto provando.
E non so esattamente nemmeno io cosa sia, perché non mi sono mai sentito così prima di adesso.
Mai, in tutta la mia vita.
È stupenda!
Il modo in cui si muove, il modo in cui balla, mi sento come se mi stesse svuotando di tutto, anche dell’anima.
 
I let the day go by
I always say goodbye
I watch the stars from my window sill
The whole world is moving and I'm standing still
 
E poi eccola la parte che mi uccide.
La prima presa e tutta la fiducia che si percepisce anche da qui.
Ace che se la carica su una spalla, come se niente fosse, e poi la lascia ricadere a terra.
Nessuno dei due esita nemmeno per un secondo.
Sono come una cosa sola, tanto si muovono in perfetta sintonia, gli occhi incatenati.
Ci sono solo loro due, e non solo sul palco ma in tutto il teatro.
Ora i pugni li sto stringendo per la rabbia, non più per l’impazienza.
La rabbia di sentirmele vuote queste mani, quando vorrei solo usarle per accarezzarla.
Vorrei esserci io su quel palco con lei. Solo per poterla toccare e respirare, solo per sapere cosa si prova a essere guardati così, almeno una volta.
Non mi ero reso conto che settimana scorsa sarebbe stata l’ultima volta che avrei ballato con lei.
E non capisco perché ora che lo sto realizzando mi fa così male.
 
Woke up and wished that I was dead
With an aching in my head
I lay motionless in bed
The night is here and the day is gone
And the world spins madly on
 
Mi sembra di essere immerso in un sogno ma al tempo stesso qualcosa si sta gonfiando dentro al mio petto.
Trattengo il respiro, cercando di dare un nome a questa sensazione che  mi scuote dentro, spaventandomi a morte.
Perché la verità è che sono un bugiardo che mente persino a se stesso.
Non è vero, non mi basterebbe stringerla, accarezzarla e respirarla solo un’ultima volta, solo per il tempo di una coreografia.
Ne vorrei ancora e sempre, senza mai stancarmene.
Ogni giorno, ogni secondo.
 
I thought of you and where you'd gone
And the world spins madly on.
 
Serro la mascella mentre la verità mi investe, senza pietà e senza deroghe.
Ormai non posso più fingere.
Non posso continuare a negare l’evidenza.
Perché la verità è che io la amo.
 
And the world spins madly on.
 
La amo con tutto me stesso.
 
And the world spins madly on.
 
Io, Roronoa Zoro, sono disperatamente innamorato di una mocciosa, testarda e orgogliosa, che è riuscita a scalfire la mia corazza e a entrarmi dentro, mettendo a soqquadro il mio perfetto e ordinato mondo.
E non so dire quanto vorrei farle scombinare tutto, tutte le mie convinzioni, tutte le mie certezze, ogni giorno della mia vita.
Se solo potesse essere mia.
Mi passo una mano sul viso, incapace di staccare gli occhi da lei per quanto faccia male, ringraziando che tutto questo stia per finire.
È una storia triste quella raccontata da questo balletto.
Una storia che ricorda la mia, a posizioni invertite.
Normalmente mi vergognerei di sentirmi così.
Ma stasera non ho voglia di essere orgoglioso.
Mi passo pollice e indice sugli occhi, domandandomi cosa posso fare, mentre intorno tutti si mettono a battere le mani.
Ace prende Nami per mano e la spinge in avanti, applaudendo anche lui mentre la guarda inchinarsi, sorridente e soddisfatta. 
Sono davvero disposto a rinunciare a lei così?!
Senza neppure provare a parlarle, a dirle quello che provo?!
Sono sempre stato un testardo orgoglioso ma per lei, per avere lei, sono pronto a tutto.
Voglio almeno provarci. Devo almeno provarci!
Lo ammetto, l’idea di un rifiuto mi spaventa ma l’idea di perderla senza lottare è anche peggio.
Risollevo lo sguardo mentre una nuova energia mi invade, scorrendo determinata nelle mie vene.
Le parlerò! Stasera!
Cascasse il mondo, le dirò quello che provo!
Sono pronto a fare qualsiasi cosa!
Prendo un profondo respiro.
Devo aspettare solo un altro po’.
Solo un altro po’ e poi potrò lottare per la mia mocciosa. 





*Disegni e animazione di Ryan Woodward



 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


[Popular song – Mika feat. Ariana Grande. Dal minuto 1.37]
 
Finisco di infilarmi il sandalo, attenta a non farmi male con il tacco mentre mi precipito dietro le quinte.
Non posso credere che siamo già alla fine.
Dopo dieci mesi di prove questa serata è passata in un soffio. D'altra parte è sempre così, con le cose belle.
E questa serata è stata un mix di sensazioni che fatico a gestire, tremo dentro e fuori per l'adrenalina e l'emozione che mi scorrono nelle vene.
Mi appiattisco contro la parete per lasciar passare uno dei vigili del fuoco che mi saluta con un sorriso, prima di raggiungere Ace, gambe divaricate e braccia incrociate al petto, nella prima quinta.
-Come sta andando?!- domando, leggermente trafelata.
-Alla grande!- mormora sottovoce, senza staccare gli occhi dal palco, occupato da tutti i nostri allievi, nessuno escluso, impegnati nella coreografia finale, frutto delle nostre folli menti che hanno pensato bene di mischiare tutti i tipi di danza che insegniamo in un unico balletto.
In realtà sono davvero splendidi, tutti in divisa scolastica, ballando in perfetta sintonia in mezzo alle sedie e ai banchi che fanno parte della scenografia.
E più di tutti sono splendidi Perona e Sabo, protagonisti di questo ultimo pezzo, ballerini ma anche cantanti, sebbene in playback, impegnati a incantare il pubblico con il loro carisma e la loro perfetta intesa.
Guardandoli ballare non stupisce che siano una coppia anche nella realtà, non si fa per niente fatica a immaginarli insieme mentre vanno al cinema o passeggiano abbracciati.
Lancio un'occhiata di striscio a Ace, riflettendo sul fatto che probabilmente anche io e lui diamo quest'impressione. Si accorge del mio sguardo e mi sorride radioso, stringendomi il coppino con una mano, in un gesto rassicurante.
Prima, durante l'intervallo, abbiamo parlato un po' di quello che è successo la settimana scorsa e mi ha fatto davvero bene.
Il bello di Ace è che a lui posso dire tutto apertamente e senza paura.
Riporto lo sguardo sul palco e individuo Violet e Bibi, nella seconda quinta dall'altro lato, che mi sorridono quando incrociano il mio sguardo.
Violet è particolarmente radiosa, ha sciolto la treccia e i capelli le ricadono mossi sulle spalle e sembra brillare di luce propria.
È stato davvero un trionfo questo spettacolo, un degno inizio per questa avventura in cui ci stiamo gettando a capofitto. Sono felice di fare questo viaggio insieme a loro.
La canzone finisce e i ragazzi rimangono perfettamente immobili e sorridenti nelle pose finale, prendendo a respirare più profondamente per recuperare un po' di ossigeno, mentre dal pubblico si solleva un boato e una salva di applausi.
Sono stati assolutamente eccezionali e anche noi quattro non ci risparmiamo dall'applaudirli forte.
Basta guardare in faccia i miei colleghi per capire che condividiamo tutti lo stesso orgoglio per loro.
 
[Wreck-it Ralph – Henry Jackman]
 
L'applauso comincia a scemare e sento Ace mormorare nel microfono di attaccare con la musica per i saluti conclusivi.
Guardiamo i ragazzi farsi avanti secondo le coppie e i gruppi concordati, inchinarsi, godendosi le meritate ovazioni che amici e non stanno lanciando dalla platea, e tornare al proprio posto formando un semicerchio che occupa l'intero palco.
Quando anche l'ultimo di loro è in posizione, Marco si stacca dal gruppo per andare a recuperare Bibi. Il suo ingresso è accolto da acclamazioni entusiastiche che calano leggermente solo per tornare alla stessa intensità quando è il turno di Violet, accompagnata da Penguin. Si inchina, sorridente come non mai e si fa da parte mentre Kaku si avvicina porgendomi il braccio.
Mi aggancio a lui e lo seguo nuovamente sulla ribalta, le luci che mi impediscono di distinguere qualcosa di più di semplici sagome che si agitano, omaggiandomi. Mi inchino e mi faccio da parte sempre applaudendo mentre Margaret si stacca dal semicerchio e recupera Ace, che molla rapidamente l'auricolare su un appoggio lì vicino ed esce dalla quinta, sorridendo.
Quando anche lui si sposta dal centro, raggiungendo il mio fianco, ci voltiamo simultaneamente verso i ragazzi, indicandoli con la mano, lasciando che siano loro a godersi l'ultimo momento di gloria mentre il sipario prende a chiudersi.
Emozionata e sorridente mi giro di nuovo verso il pubblico e, non so perché e per come, nonostante le luci siano le stesse di prima, riesco a distinguere un po' meglio alcune facce in platea.
Ed è allora che lo vedo, ghignante e impegnato ad applaudire, e perdo un paio di battiti mentre un dolore fastidioso e pungente, ormai noto, riprende a torturarmi all'altezza del petto.
Il sorriso mi si congela sul viso e continuo meccanicamente ad applaudire, pregando mentalmente che il sipario finisca di chiudersi in fretta perché,  per quanto patetico sia, non riesco davvero a staccare gli occhi dal suo viso.
Sarò anche una brava dissimulatrice ma se c'è una cosa che Ace conosce come le sue tasche è proprio il linguaggio del mio corpo. So che ha notato il mio improvviso irrigidimento e, dal momento che stupido non è, intuisce subito cosa sia successo.
Non appena la tenda si chiude del tutto, con un ultimo fluido movimento, mi si avvicina posandomi una mano sul fianco e stringendo appena.
-Ehi!- mi chiama, facendomi voltare.
Tutti si stanno abbracciando, esultando sottovoce, stanchi ma felici e, in fondo, dispiaciuti che sia finita. 
Ballare sul palco è sempre una grande emozione.
Il cuore mi si scalda un po' quando vedo Chopper depositare Shirahoshi a terra, dopo averle fatto fare un giro in aria, e imbarazzarsi per essersi lasciato trascinare dall'euforia del momento e lei sorridergli radiosa, prima di dargli un bacio sulla punta del naso.
Sono davvero adorabili!
Sembrano un orsetto e una bambolina di porcellana!
Rivolgo un sorriso tirato a Ace, che non ha ancora abbandonato il mio fianco, il braccio ancora intorno alla mia vita, per trasmettermi il suo sostegno anche fisicamente.
So che farebbe qualsiasi cosa per vedermi felice.
Mi tiro sulle punte per raggiungere il suo orecchio, posando una mano al lato del suo collo.
-Sarebbe stato tutto più semplice se mi fossi potuta innamorare di te...- mormoro e lo sento sbuffare una piccola risata sulla mia gola.
Risata malinconica, perché la mia sofferenza è anche la sua, tanto è il bene che mi vuole.
Odia vedermi così e non poter fare niente.
E lo odio anche io.
Mi stacco da lui, la mano ancora sul suo collo, e sento che non riesco a stare qui un secondo di più. 
Mi sento schiacciata da quello che provo, questo mescolarsi di sensazioni positive e negative che mi si agitano dentro. Non so se sia la stanchezza, la tensione, il dolore accumulato ostinatamente senza esternarlo, ma sento gli occhi riempirsi di lacrime.
Devo allontanarmi da qui, dal palco che non fa che aggiungere emozione all'emozione, quasi come se il legno avesse accumulato tutte le sensazioni delle serata e me le stesse trasmettendo, sotto forma di vibrazioni, rischiando di farmi esplodere.
Mi stacco da Ace, senza una parola, e mi precipito dietro le quinte, giù per le scale e dentro nel nostro camerino. Afferro con entrambe le mani lo schienale di una delle sedie, respirando affannata, e cerco di ricacciare indietro le lacrime, gettando la testa all'indietro.
-Dannazione!- mormoro a denti stretti.
Non è possibile, non è giusto che io debba stare così male, manco fossi una ragazzina alla sua prima cotta!
Io, poi, che queste cose le ho sempre gestite con estrema facilità!
Perché stavolta non ci riesco?!
-Nami?!-
La voce allarmata di Violet mi obbliga a voltarmi per incrociare lo sguardo suo e di Bibi, entrambe corrucciate.
Mi sento un verme a farle preoccupare così, avrei dovuto dire loro cosa è successo ma, quella sera è stata intensa e ricca di emozioni anche per loro e poi è cominciata l'ultima settimana di prove serrate.
Non c'è stata proprio occasione e ora non mi va di rovinare il nostro successo, rivangando la cosa.
Mi precipito verso di loro, abbracciandole forte, un braccio intorno al collo di ciascuna.
Rispondono entrambe al mio gesto e io chiudo gli occhi, stringendomi ancora un po' a loro mentre mormoro un "vi voglio bene" con voce incerta e una lacrima sfugge al mio controllo.
Ci stacchiamo e io mi asciugo rapida gli occhi, sforzandomi di sorridere, mentre Violet mi posa una mano a palmo aperto sulla guancia ed entrambe mi sorridono comprensive.
-È andata bene, eh?!- dico, buttando giù un po' di saliva.
-Un trionfo!- conferma Violet, annuendo convinta -È quasi un peccato che sia finito!-
-Sarà anche un peccato ma per minimo i prossimi quattro giorni io voglio dormire fino a mezzogiorno!- commenta Bibi.
-Lo dicevo io che Law è uno che sfianca!- non riesco a trattenermi dal commentare mentre incrocio le braccia sotto il seno e le lancio uno sguardo malizioso.
Violet se la ghigna mentre Bibi mi tira la lingua, riuscendo a farmi ridere.
Continuiamo a ridere tutte e tre, contagiandoci a vicenda e scaricando la tensione, finché una voce familiare non ci raggiunge, facendoci ammutolire.
-Siete proprio tre bei pasticcini, sapete?!-
Ci guardiamo a occhi sgranati, tra l'incredulo e il divertito, le bocche che si piegano molto lentamente in un sorriso.
-Ma è lui?!- domando, tanto per essere sicura.
-... veri, tutti questi muscoli?! Posso toccare?!-
-Sì,  è proprio lui!- conferma Bibi, mentre già scoppiamo a ridere un'altra volta.
-Non credo sia il caso di lasciarli nelle sue mani!- fa notare Violet.
Corrugo le sopracciglia.
-Vuoi dire che...-
-A giudicare dal ringhio di sottofondo, c'è di sicuro almeno Zoro con lui!-
Ci guardiamo ancora un secondo prima di precipitarci fuori dal camerino.
 

 
 §
 

Incrocio le braccia al petto, lanciando un'occhiata truce a questo tizio assurdo, vestito e truccato in modo assurdo e che dice cose assurde.
Ma chi diavolo è?!
E perché se ne va in giro con dei cigni in testa?!
Volevamo solo andare a salutare e a fare i complimenti alle ragazze e agli altri ma questo uomo-cigno ci ha placcati e non ci molla più. 
Scambio un'occhiata con Law, anche lui torvo e pericolosamente vicino a commettere un omicidio, mentre Sanji sembra più che altro terrorizzato ed è pallido in un modo preoccupante.
-Ma sono proprio veri, tutti questi muscoli?! Posso toccare?!- chiede il tizio, facendomi strabuzzare gli occhi.
Ce l'ha con me?! Ma non penso proprio!!!
Lo vedo allungare un braccio verso di me e mi scanso emettendo un ringhio che mi scuote il torace ma Uomo-cigno non sembra minimamente impressionato. Sto valutando se sia il caso di legarlo ad una sedia, giusto per andare sul sicuro, che qualcosa alle nostre spalle lo distrae, attirando la sua attenzione.
Poi tre voci entusiaste attraversano il corridoio giungendo fino a noi.
-Maestro Bon Kure!!!-
-Sei proprio tu!!!
-Che sorpresa!!!-
Il tizio assurdo, o maestro Bon Kure, si illumina, visibilmente emozionato.
-Oh eccole! I miei passerottini!- esclama, spalancando le braccia mentre Violet, Nami e Bibi ci superano per gettarsi su di lui e abbracciarlo.
Seguono alcuni istanti di "fatevi guardare!", "ma come siete cresciute!", "chi sono quei tre maschioni?!" e "sono così fiero di voi!".
Le ragazze si spostano nuovamente per includere anche noi nella conversazione.
-Siete state eccezionali! EC-CE-ZIO-NA-LI! L'orgoglio della KamaBakka! Anche Iva lo ha detto!-
-C'è anche lei?!- domanda Violet.
-Certo! Però non è riuscita entrare per... Sapete... I capelli- dice, abbassando la voce e le ragazze annuiscono con sguardo saputo, facendomi quasi venire voglia di scoprire cos'avranno mai i capelli di questa tizia -Ma dove sono Spruzzetto di Lentiggini e Ananas?!- domanda poi, guardandosi intorno.
-Qualcuno mi ha chiamato?!-
Mi volto appena mentre anche Ace ci supera per avvicinarsi e abbracciare maestro Bon Kure. Questa volta gli occhi dell'Uomo-cigno si illuminano per ben altri motivi. Nello stringerlo, saggia con le mani i muscoli della sua schiena e un brivido freddo mi attraversa la colonna vertebrale.
-Però! Sei diventato ancora più...- si ferma, cercando la parola più adatta e, fortunatamente, Nami ne approfitta per interromperlo.
-Maestro loro sono tre cari amici!- comincia, indicandoci e tornando ad affiancarlo, mentre Ace si posiziona accanto a me -Zoro, Sanji e Law! Ragazzi, lui è il nostro insegnante di danza classica da quando siamo bambine!-
Più che dire "piacere" lo grugniamo, ancora un po' titubanti vista l'indole espansiva del tizio.
-E sono liberi?!- domanda, squadrandoci con interesse e facendoci indietreggiare impercettibilmente.
-Beh...- comincia Nami e in un secondo Violet è tra le braccia di Sanji e Bibi agganciata alla vita di Law, che le passa un braccio intorno alle spalle e le da un bacio tra i capelli
-Capisco!- commenta Bon Kure, spostando poi uno sguardo un po' troppo interessato su di me.
Se solo prova ad avvicinarsi giuro che lo affetto.
-E ciuffetto di menta?!-
-Ecco...-
Nami porta gli occhi su di me, ad incrociare i miei, obbligando il mio stomaco a fare una capriola. Noto uno strano guizzo nel suo sguardo, che mi fa ghignare trionfante.
Questa è un'occasione perfetta. Ora si fingerà la mia ragazza, venendo qui ad abbracciarmi e io potrò approfittarne per dirle che ho bisogno di parlare con lei.
-In realtà lui sta con Ace!-
Cosa?!?!
Che ha detto?!?!?!
Assottiglio lo sguardo, furibondo, ma lei è concentrata su Ace e la vedo spalancare leggermente gli occhi e fare un cenno nella mia direzione.
Strabuzzo gli occhi quando sento un braccio posarsi sulla mia spalla.
-Eh sì! È il mio fidanzato! Che ne dici, eh maestro?!-  commenta, sorridendo.
Io mi giro a fulminarlo ma una parte di me mi ricorda prontamente il rischio di venire molestato dal cigno con le gambe, così decido di stare al gioco.
Passo un braccio dietro alla schiena di Ace, e incenerisco Trafalgar e il cuocastro, entrambi sul punto di scoppiare a ridere senza ritegno.
Dopo li affetto, giuro che li affetto!
-Ora però porto il maestro a salutare Marco, tesoro, va bene?!- mi dice Ace, entrando di diritto nella lista delle mie future vittime.
Come se non bastasse, pensa bene di allungarsi verso di me e schioccarmi un bacio sullo zigomo, che arrossisce istantaneamente insieme al resto del viso, mentre gli altri scoppiano tutti a ridere, incapaci di resistere oltre.
-Allora a dopo, pasticcini!- ci saluta Bon Kure, seguendo Ace lungo il corridoio.
Mi rigiro verso gli altri cinque, fulminandoli e ringhiando ma l'ingresso dei genitori, carichi di fiori e bouquet salva le due coppiette felici.
-Mamma! Papà!- esclama Violet, dirigendosi verso una donna dai capelli rosa e grandi occhi neri, la fotocopia di Rebecca praticamente, e un uomo alto e possente, con capelli ricci un po' lunghi e la carnagione olivastra.
-Violet, complimenti!- le dice la donna, stringendola a sé -Dov'è Rebecca?!- domanda allungando il collo, mentre Violet si sposta tra le braccia di suo padre.
-Ecco tesoro!- dice tendendole un mazzo di fiori gigantesco, bianco e viola.
-Grazie!- esclama Violet accogliendolo tra le braccia, le guance un po' arrossate e gli occhi che brillano -Mamma, papà...- si gira verso il cuocastro, rimasto discretamente un po' in disparte, incoraggiandolo con lo sguardo ad avvicinarsi -... lui è Sanji!-
-Molto piacere!- si fa avanti a braccio teso e sorridente, ma io lo vedo che è agitato e mi sfugge un ghigno.
Poco più in là una scena molto simile sta avvenendo con i genitori e il fratello maggiore di Bibi.
È strano vedere i miei due migliori amici alle prese con queste cose e mi ritrovo a scuotere la testa divertito, chinando un po' il capo.
Quando lo risollevo, mi ritrovo Nami a pochi passi, sorridente e con le mani sui fianchi.
-Grazie mille eh!- le dico sarcastico, riferendomi alla sua uscita di poco fa.
-Ti ho aiutato no?! Che altro vuoi da me?!-
Il mio ghigno si allarga mentre decido di lasciar perdere, tanto finirebbe per rigirare la frittata in modo di avere ragione lei e finirei col convincermene anche io.
-Allora?! Ti è piaciuto lo spettacolo?!- domanda, avvicinandosi ancora.
Trattengo il fiato solo per prendere subito dopo una boccata del suo profumo, che accelera i miei battiti peggio di un'iniezione di adrenalina.
-Molto bello davvero...- mormoro in risposta, guardandola intensamente.
Ora è il momento buono, non c'è in giro nessuno, sono tutti impegnati con parenti e amici e nessuno bada a noi.
-Nami, senti... Ti posso parlare un attimo?!- le chiedo, nervoso come mai in vita mia.
Mi guarda, sorpresa, prima di annuire.
Le faccio cenno di avvicinarsi, spostandomi un po' di più verso il muro.
-Che succede?!- domanda, notando la mia espressione tesa.
-Ecco, il fatto è che... Io...- faccio un bel respiro, sollevando gli occhi che avevo puntato sui miei piedi.
Dai, Zoro!
Ora o mai più!
-Io...-
-Eccoti qua!- mi interrompe una voce maschile.
Mi focalizzo sul nuovo arrivato mentre Nami si volta verso di lui.
È un uomo sulla cinquantina, con folti baffi neri e giusto un velo di grigio tra i capelli.
-Papà!!!- esclama Nami, abbracciandolo emozionata e baciandolo poi su una guancia.
-Ciao tesoro, complimenti!- la saluta lui, posandole una mano sulla nuca per stringerla a sé -Tieni, questo è per te!- dice estraendo da dietro la schiena un mazzo di tulipani e gerbere arancioni.
-Papà, non era necessario! Grazie mille!- esclama lei, sinceramente felice, appoggiando il mazzo al suo petto e un suo braccio, quasi fosse un bambino.
-Per la mia bambina, questo e altro!- afferma convinto, facendola sorridere.
Sposta lo sguardo su di me, ancora immobile accanto al muro con le braccia al petto.
-Mi spiace, non volevo interrompervi!-
-Oh non si preoccupi, non era niente... Niente di importante, si figuri!- minimizzo io.
Certo, come no?!
-Papà,  lui è Zoro! Ti ricordi che ti ho parlato di lui?!-
-Ah il neo-ballerino!!! E come no?! Piacere, io sono Genzo, il padre di Nami!- dice gioviale, tendendomi una mano che subito stringo con un mezzo sorriso.
-Piacere mio!- dico, rinunciando a mettere in chiaro che non sono un ballerino, tanto nessuno mi da retta al riguardo. Neppure i miei amici o mia madre.
-Allora, so che hai dovuto sopportare la nostra Nami eh! Sappi che hai tutta la mia solidarietà! So quanto può essere autoritaria, proprio come sua madre!-
-Papà!- lo richiama lei, arrossendo per l'imbarazzo e facendomi scappare un ghigno divertito.
-Dico, davvero, già a sei anni mi comandava a bacchetta!-
-Papà,  ti prego! Non...- si blocca, sgranando gli occhi, che in un attimo gli si riempiono di emozione mentre trattiene il fiato, facendomi aggrottare le sopracciglia.
Che succede?!
Sembra che abbia visto qualcosa o qualcuno che le ha mozzato il respiro.
Poi la sento mormorare un'unica parola, in un sussurro quasi impercettibile.
-Rouge...-
Seguo il suo sguardo finché nel mio campo visivo non entra una donna, che ha appena fatto il suo ingresso dalla porta tagliafuoco, con in mano tre bouquet, e si guarda intorno, alla ricerca di qualcuno.
Capelli rossi, e viso spruzzato di lentiggini, è molto bella e mi ricorda qualcuno.
Escludo che sia la madre di Nami però, dato che l'ha chiamata per nome, ragion per cui mi stranisco ancora di più quando mi passa di fianco come un razzo, correndo verso di lei e lanciandole il braccio libero dal sorreggere il mazzo di fiori al collo. 
Dopo un primo momento di stupore, vedo Rouge assumere un'espressione dolce e portare una mano ad accarezzare delicatamente Nami sui capelli.
Solo allora, notando il movimento intermettente delle sue spalle, realizzo che sta piangendo.
Mi acciglio ancora di più,  non riuscendo a capire che sta succedendo.
-Ssssh! Ehi piccola!- la chiama Rouge, staccandosi appena da lei e facendole sollevare gli occhi sul suo viso con una mano, posata a palmo aperto sulla sua guancia -Tranquilla, va tutto bene...- mormora, prima di darle un bacio sulla fronte.
-È che mi spiace che ci siamo viste così poco e poi...- un'altra scarica di singhiozzi interrompe Nami e fa aggrottare le sopracciglia a Rouge, che però continua a sorridere dolcemente.
Mi giro verso Genzo, che le osserva muto, con un'espressione dispiaciuta e sofferente sul volto.
-Chi è,  se posso chiedere?!-
Lui si gira a guardarmi e noto che ha gli occhi lucidi.
-Oh è la mamma di Ace!- mi risponde, sfregandoseli con pollice e indice -Lo conosci Ace, no?!-
Annuisco, cominciando a capire ma restando comunque perplesso di fronte al comportamento della mocciosa.
-Non credevo fossero così intime- affermo, riportando lo sguardo su di loro.
-Sono certa che è orgogliosa di te e di questo tuo traguardo- le sta dicendo ora, sempre materna, mentre Nami annuisce e si asciuga le lacrime che si ostinano a graffiare il suo bel volto, facendomi stringere i pugni fino a sbiancare le nocche.
-Le ha fatto da madre, dopo che Bellemere ci ha lasciato- spiega Genzo, provocandomi una stretta al cuore.
In un attimo, torno con la mente a quella sera al bar, la sera delle gara di danza, alla mia convinzione che non potesse capirmi o sapere cosa si prova.
E invece lo sapeva eccome!
Mi sento un vero idiota!
Resto impassibile mentre mi rendo conto che non mi sono mai preoccupato di indagare su di lei, sulla sua storia e il suo passato, come ha fatto lei con me.
-Io...- comincio a disagio -Mi dispiace, non avevo idea che Nami fosse stata... Insomma che sua moglie vi avesse lasciati- concludo in fretta.
Genzo mi lancia un'occhiata prima di tornare su sua figlia che ora ride senza riuscire comunque a frenare le lacrime. Mi uccide vederla così.
-Non è come pensi, non se n'è andata. Bellemere amava Nami più della sua stessa vita. È morta quando Nami aveva undici anni. Incidente d'auto-
Sento il sangue gelarsi nelle vene, abbandonando la mia maschera di indifferenza.
No, non sono un idiota!
Sono un coglione!
Stupido, vuoto e insensibile!
Mi giro verso Genzo, sconvolto.
-Io... Non... Mi spiace, io...- balbetto, senza sapere cosa dire.
-Non preoccuparti figliolo. Nami non ne parla di sua spontanea volontà,  a meno che qualcuno non le chieda esplicitamente di lei. Non è così scontato che chi la conosce lo sappia- mi rassicura, ma io ce l'ho a morte con me stesso.
Perché avrei dovuto chiederglielo, Porco Roger!
-Il fatto di avere raggiunto un traguardo così importante a due settimane dall'anniversario della sua morte gliela fa mancare ancora di più e, come se non bastasse, con i lavori alla scuola ha avuto pochissime occasioni per vedere Rouge, quest'anno- mi spiega.
Due settimane da...
Okay ora vorrei sprofondare per davvero!
Due settimane fa, cioè la famosa sera in cui l'ho trovata nel bagno del locale a piangere disperata. Ho detto che non c'era stato verso di farmi dire cosa avesse ma la verità è che io nemmeno ho insistito più di tanto.
Anzi, non ho insistito affatto.
E sento che avrei dovuto!
Avrei dovuto, dannazione!
-Ehi!!!- un'altra voce nota raggiunge le mie orecchie e vedo Ace correre verso di loro, emozionato ed entusiasta -Ciao mamma!- la saluta, posandole un braccio sulle spalle e un bacio sulla fronte.
E mi sento morire quando, senza lasciare andare sua madre, fa la stessa cosa con Nami.
-Eccole qui, le mie due ragazze!- lo sento mormorare e per l'ennesima volta il cuore mi si stringe.
È una battaglia persa in partenza, una lotta contro i mulini a vento.
Come posso pretendere di competere con questo?!
-Siete stati eccezionali!- sta dicendo Rouge guardando i due ballerini abbracciati di fronte a sé -Mi è sembrato di essere tornata indietro di dieci anni!-
Ace stringe un po' di più la presa su Nami, dandole un bacio tra i capelli mentre lei abbandona il capo contro il suo collo.
Cosa potevo mai aspettarmi?!
Lui sa tutto di lei, la conosce alla perfezione, in questi anni hanno condiviso gioie e dolori.
E io non sono stato nemmeno capace di interessarmi un minimo alla sua vita.
Lui, solo lui, può amarla e viverla come merita.
Nessun altro.
Nemmeno io.
Sento la determinazione abbandonarmi.
È inutile lottare, inutile sperarci.
Lei è sua e io non posso fare altro che ammirarla da lontano, sperando di riuscire a non soccombere a questo dannato sentimento che mi sta rodendo il cuore e l'anima.
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


La sensazione di essere fuori posto è qualcosa di noto per me.
Mi sono sentito così per cinque anni, tutte le volte che ero costretto a stare sveglio durante le lezioni al liceo.
Stessa sensazione al battesimo di una nostra cugina di ventordicesimo grado, a cui sono stato obbligato a partecipare quando avevo dodici anni.
Idem il giorno che ho provato a fare lezione di danza per la prima volta.
Ma mai, mai in vita mia, mi sono sentito fuori posto come stasera.
Perché non c'è niente di peggio che ritrovarsi a una festa, circondato da chiacchiere e risate, quando vorresti solo startene in poltrona con una birra a crogiolarti nel dolore.
Sono talmente stordito dalle sensazioni che provo che non ho neppure la forza di sentirmi patetico.
È come avere un buco al centro del torace e dei rovi nello stomaco. Come se mi avessero fatto a brandelli dentro, portandosi via un pezzo consistente di ciò che prima mi formava e riempiva.
Mi sento a metà. 
Mi sento un idiota.
Perché io nell'anima gemella non ci ho mai creduto e non ci credo tutt'ora, ma devo arrendermi all'evidenza che capita nella vita di incontrare persone che ti fanno sentire giusto e completo, come una katana con il suo fodero.
Si guarisce, se le perdi, eccome se si guarisce, ma prima che vada meglio fa veramente un male cane.
Emotivamente, mentalmente e anche fisicamente.
È proprio vero che l'età non conta, in queste cose. Che tu abbia ventotto anni o sedici, la prima batosta in amore è sempre una gran mazzata tra capo e collo.
Perché sì, lo ammetto, non mi ero mai innamorato veramente prima d'ora.
E ora sto qui, dietro al bancone azzurro del mio locale, lontano dal chiacchiericcio, a guardare senza realmente vedere questa stramba famiglia di cui ormai faccio parte, divertirsi e ballare senza potermi unire a loro.
Sotterrato dall'amore.
Patetico! Sono patetico!
Sospiro, sforzandomi di assorbire almeno un po' l'atmosfera che mi circonda.
Non è stata certo una mossa saggia chiudere il locale proprio il primo sabato dopo l'apertura ma mica potevamo mancare allo spettacolo!
E poi così, hanno potuto organizzare la cena qui da noi e ora, osservandoli ballare e scatenarsi, per niente stanchi né stufi, mi dico che abbiamo fatto bene.
Non dimenticherò mai l’espressione delle ragazze quando hanno trovato i bouquet che abbiamo fatto preparare da Polluce, per non parlare dei tre enormi mazzi di fiori per le maestre.
Fortuna che la ragazza è pazza di Sanji e ci ha fatto lo sconto!
Siccome si tratta di una serata particolare, niente musica anni 50/60 stasera, ma una playlist di Marco, scatenata e orecchiabile.
Appoggio gli avambracci al bancone, intrecciando le dita tra loro e facendo una panoramica del locale.
Stanno quasi tutti chiacchierando, a coppie o gruppetti, tranne i più giovani che ballano in una zona sgombra del locale, insieme a Brook, Usop e Rufy. Scuoto la testa nel vedere Franky che tenta inutilmente di insegnargli come muovere il bacino.
Dannazione, loro sì che avrebbero bisogno di qualche lezione!
-Ehi Zoro-
Mi giro verso sinistra e vedo Law appena uscito dalla cucina che mi guarda, lievemente preoccupato.
-Tutto bene?!-
Mi stringo nelle spalle e mi si avvicina. Si appoggia anche lui al bancone e perde lo sguardo sul locale.
-Bella serata eh?!- prova a fare conversazione, ma ottiene solo un grugnito in risposta.
Fissa l'intreccio delle proprie dita qualche istante, prima di riportare lo sguardo su di me.
-Senti, lo so che è uno schifo quando succede però... Tu cerca di stare su, prima o poi passerà e ne uscirai ancora più forte- mi dice.
Lo guardo un po' incredulo perché per lui questo si può considerare un discorso anche abbastanza lungo. Senza contare che, come me, ha qualche difficoltà a parlare di sentimenti. Eppure pur di dare il suo sostegno a un amico in un brutto momento, so che farebbe questo e altro.
Sogghigno in risposta, annuendo convinto, e lo vedo captare con la coda dell'occhio qualcosa che attira la sua attenzione. Ci voltiamo entrambi, io seguendo la traiettoria del suo sguardo, per vedere Bibi sorridergli, dolce e maliziosa al tempo stesso.
Lo guardo ghignarle di sghembo e, soprattutto, contemplarla in un modo che non credevo possibile per lui, riempiendosi gli occhi, innegabilmente innamorato.
-Va pure- lo incito, vedendo che freme per raggiungerla.
Lui mi fissa ancora un secondo e poi fa il giro del bancone, incapace di starle lontano e io sospiro, provando un moto di invidia, mentre la musica cambia ancora una volta.
Appena le prime note raggiungono le mie orecchie, una strana sensazione si impadronisce di me.
 
[Timber – Pitbull feat. Ke$ha]

Io questa canzone l'ho già sentita e di recente, ma non è una delle hit che passano ultimamente alla radio.
Aggrotto le sopracciglia.
 
It’s going down, I’m yelling timber.
You better move you. You better dance.
 
Okay, l'ho già sentita, non ricordo dove, ma perché dentro mi si sta rimescolando tutto?!
 
Let’s make a night you won’t remember.
I’ll be the one you won’t forget.
 
Sollevo appena il busto mentre, davanti ai miei occhi, sovrapponendosi ai ragazzi che si stanno scatenando al centro del locale, una specie di pallina al neon schizza impazzita, fluttuando nell'aria e disegnando  le sagome di un ologramma che posso vedere solo io.
Capisco al volo che si tratta della festa di Margaret*, su a scuola, e al centro della pista ci sono io insieme a Bonney.
Le posizioni degli altri continuano a cambiare con piccole scariche elettriche che modificano le sagome di tutti tranne che di una coppia. Perché per tutta la sera ho fatto in modo di avere Ace e Nami alle spalle per non vederli, e si trovano in quella posizione anche in questa mia strana reminiscenza.
 
The bigger they are, the harder they fall.
These big-iddy boys, are dig-gidy dogs.
I have ‘em like Miley Cyrus, clothes off
Twerkin’ in their bras and thongs.
Face down. Booty up.
 
Bonney mi dice qualcosa e poi si allontana. Dal poco che riesco a ricordare, capisco che a questo punto della serata dovevo già essere sbronzo. E infatti eccomi barcollare e urtare Nami. Assottiglio lo sguardo nel notare che la sagoma di Ace è sparita.
 
That’s the way we like to what
I’m slicker than an oil spill.
She’s say she won’t, but I bet she will.
 
Ci giriamo l'uno verso l'altra mentre mi accarezzo la nuca, chiedendole scusa, un po' imbarazzato.
 
Swing your partner round and round.
End of the night, it’s goin’ down.
 
Lei minimizza, muovendo le mani davanti a sé, con un sorriso.
Non so come faccio a saperlo dato che queste sagome che vedo di fronte a me sono senza volto.
 
One more shot, another round.
End of the night, it’s goin’ down.
 
Le dico qualcosa e mi viene da darmi dell'idiota anche se non so cosa sta uscendo dalla mia bocca.
 
Swing your partner round and round.
End of the night, it’s goin’ down.
One more shot, another round.
End of the night, it’s goin’ down.
 
La mia teoria trova conferma quando la vedo voltarsi per andarsene, visibilmente scocciata.
Ma non riesce a fare più di un passo che la afferro per un polso, facendola voltare nuovamente verso di me
 
It’s going down, I’m yelling timber.
You better move you. You better dance.
 
So che le sto sorridendo e che lei mi osserva perplessa, mentre la trattengo, il busto leggermente piegato in avanti.
Poi quello che faccio, stupisce anche me.
 
Let’s make a night you won’t remember.
I’ll be the one you won’t forget.
 
Le faccio fare un giro su se stessa, tirandomela contro e attorcigliando il bracco intorno alla sua vita, senza lasciarle il polso.
Cerca i miei occhi stupita, prima di aprirsi in un sorriso e cominciare a ballare con me, lasciandosi portare.
 
It’s going down, I’m yelling timber.
You better move you. You better dance.
 
Faccio fatica a credere a ciò che vedo.
Ma sono veramente io quello?!
Cioè,  non mi sto solo muovendo a ritmo di musica, la sto facendo ballare per davvero, abbozzando addirittura delle prese.
 
Let’s make a night you won’t remember.
I’ll be the one you won’t forget.
 
Mi sto divertendo un mondo, scatenandomi insieme a tutti gli altri e, soprattutto insieme a lei, che si muove sicura e fiduciosa tra le mie braccia, libera e senza pensieri.
Si appiattisce contro di me, cercando i miei occhi coi suoi e passandomi le mani dietro al collo.
Le accarezzo la schiena senza malizia, inebriandomi del suo profumo, mentre getta la testa all'indietro, ridendo felice.
È bellissimo vederla così tra le mie braccia. 
Chiudo e apro le dita un paio di volte, sentendo ancora la sua pelle sotto i polpastrelli e poi torno a concentrarmi sull'ologramma.
 
Look up in the sky, it’s a bird it’s a plane.
Nah it’s just me ain’t a damn thing change
Live in hotels, swing on planes.
Blessed to say, money ain’t a thing.
 
Assottiglio lo sguardo, perplesso, mentre le nostre sagome prendono a scoppiettare con piccole scariche elettriche.
Ma che diavolo...
 
Club jumpin’ like LeBron now.
Order me another round.
We about to clown. Why?
Cause it’s about to go down.
 
Sembra quasi un'interferenza, mentre altre due sagome si sovrappongono alle nostre.
Due sagome che siamo sempre noi ma chiaramente intenti a ballare su un'altra musica, una musica decisamente più sensuale a giudicare da come si muove Nami tra le mie braccia.
 
Swing your partner round and round.
End of the night, it’s goin’ down.
One more shot, another round.
End of the night, it’s goin’ down.
 
Sì, mi ricordo qualcosa, è stato qualche canzone dopo.
Eravamo tutti e due piuttosto ubriachi.
Io dovevo esserlo per forza, per non ricordarmi di Nami che mi accarezza a quel modo con il suo corpo.
Perché ho l'impressione che si stia perdendo nei miei occhi?!
 
Swing your partner round and round.
End of the night, it’s goin’ down.
One more shot, another round.
End of the night, it’s goin’ down.
 
Faccio scorrere le mani sulla sua pelle sudata, respirandola mentre i nostri nasi si sfiorano, rubando i pochi centimetri che separano le nostre labbra.
Ma è successo davvero tutto questo?!
 
It’s going down, I’m yelling timber.
You better move you. You better dance.
Let’s make a night you won’t remember.
I’ll be the one you won’t forget.
 
A un certo punto qualcosa la distrae e gira il volto porgendomi il suo profilo.
Mi guardo piegare il capo e appoggiare la fronte alla sua tempia e il cuore prende a battermi all'impazzata, mentre una strana sensazione mi pervade.
Trattengo il fiato, domandomi cosa mi prende.
Cos'è che non ricordo e che mi sta rivoltando lo stomaco in questo modo?!
 
It’s going down, I’m yelling timber.
You better move you. You better dance.
Let’s make a night you won’t remember.
I’ll be the one you won’t forget.
 
Si rigira verso di me, so che lo fa con occhi sgranati e persi.
Le ho detto qualcosa, qualcosa all'orecchio. Ma cosa?!
Di sicuro niente di brutto a giudicare da come mi sta guardando adesso.
Il suo volto è un misto di incredulità,  gioia, desiderio e abbandono.
Mi sta guardando come non ha mai guardato Ace, nemmeno stasera durante lo spettacolo.
Dannazione, Zoro, ricorda!!!
Sento l'emozione crescermi dentro.
Questo ricordo è importante, non posso perderlo così!
Poi la mia voce risuona nella mia testa, come se stessi parlando al mio di orecchio.
"Sei eccezionale Nami… Non meriti un ballerino come me..."
Mi guarda intensamente avvicinandosi alle mie labbra.
"Sei il solo con cui voglio ballare..." mormora prima di posare decisa la sua bocca sulla mia.
Spalanco gli occhi incredulo, mentre il mio alter ego di neon la afferra per i fianchi, trascinandosela sul petto e baciandola con trasporto.
Si aggrappa a me, quasi con disperazione e io la stringo di più sollevandola appena da terra.
Ci stacchiamo giusto per riprendere fiato e invertire le posizioni delle nostre teste, isolati da tutto ciò che ci circonda.
Quella non sembra una ragazza che agisce sotto l'effetto dell'alcool. Sembra una ragazza che stava morendo per poter fare ciò che sta facendo e cioè baciarmi.
E quella ragazza è Nami.
La canzone finisce e l’ologramma si dissolve davanti al mio sguardo sgranato e incredulo.
Continuo a fissare il punto in cui un attimo fa si trovavano le sagome mia e di Nami.
Cazzo, l’ho baciata!!!
L’ho baciata e me ne sono dimenticato!
L’ho baciata, me ne sono dimenticato e poi mi sono comportato come se mi desse fastidio che lei venisse scambiata per la mia ragazza, davanti a zio Ray!
No, va beh, ma coglione è troppo poco!
Troppo, troppo poco!!!
Forse per quello era così delusa l’altra sera all’inaugurazione!
Trattengo il fiato, riflettendo febbrilmente.
No, probabilmente mi sbaglio.
Forse sono solo un povero illuso che non vuol smettere di sperare.
E poi, se anche fosse, ho visto chiaramente come stanno le cose ora.
Stringo i pugni quando mi coglie il pensiero che quel mio rifiuto involontario potrebbe essere stata la spinta che l’ha fatta cadere definitivamente tra le braccia di Ace.
Porco Roger!
Non so dove trovo la forza di trattenermi dallo schiantare un pugno sul tavolo, per la rabbia e la frustrazione.
Respirando affannato, mi guardo intorno cercando di calmarmi.
Chopper sta parlando con Shirahoshi in un punto appartato della sala, accarezzandole una mano, gli occhi incatenati ai suoi.
Nello spazio sgombro da sedie e tavoli un gruppetto sta ancora ballando.
Sposto ancora gli occhi, puntando lo sguardo nella zona davanti al bancone, dove è riunita la maggior parte della compagnia.
Law, con un braccio intorno alle spalle di Bibi, seduta accanto a lui, chiacchiera con Sanji che tiene Violet sulle gambe, mentre poco distante vedo Ace appoggiato al muro a pochi centimetri da Marco di fronte a lui. Margaret, Monet, Penguin e Nojiko stanno ridendo come matti, seduti a un tavolo e Rebecca sta cercando qualcosa nella sua borsa, mentre parla con Caimie. Un movimento ancora più a destra attira la mia attenzione e faccio per girarmi ma il mio cervello sta metabolizzando qualcosa in ritardo.
Mi blocco, sgranando gli occhi.
Aspetta…
Aspetta un attimo, cosa ho visto?!
Torno rapido indietro, cercandoli con gli occhi, che si sgranano fino a quasi uscire dalle orbite quando li vedo.
Oh santo, santissimo Roger!!!
Chiudo gli occhi, scuotendo appena la testa prima di tornare a guardare, casomai si trattasse di un’allucinazione provocata dalla stanchezza.
Ma no, non mi sono sbagliato.
Sta succedendo davvero.
Davanti al mio sguardo incredulo il mio rivale, il presunto dio in terra della mia mocciosa, l’uomo che dovrebbe avermela rubata sta baciando, con trasporto e passione, Marco.
 
 
 
*Capitoli 15 e 16


Angolo dell’autrice:
E io mi alzo in piedi.
Mi inchino.
Ti faccio un applauso.
Ti lancio i coriandoli e i palloncini.
E, finalmente, te lo posso dire.
Brava Zomi!!!!!!!!!!!!!!
È da ventordici capitoli che te lo voglio dire, perché lo hai capito subito, da quel famoso “dettaglio” a cui ti sei aggrappata da subito e hai fatto bene!
E voglio dedicare questa piccola rivelazione a Fenice, sperando di averti fatta contenta!
Grazie naturalmente a tutti coloro che hanno letto!
A presto.
Piper.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


È…
Lui è…
Deglutisco a fatica, mentre il cuore prende a battermi all’impazzata.
Mille pensieri confusi mi invadono la mente mentre rimetto insieme i pezzi, costruendo un puzzle che mi rimanda un’immagine del tutto diversa da quella che si era formata nella mia testa, in precedenza.
Non ho mai capito niente!
Ripenso a quella sera al bar, quando parlando di intimità e fiducia reciproca io ho chiesto a Nami se non fosse inevitabile innamorarsi e lei mi ha risposto che non lo è ma spesso accade, guardando con trasporto verso Ace.
E Marco.
Verso Ace e Marco.
Parlava di Ace e Marco.
Ace e Marco che continuano imperterriti a baciarsi sotto il mio sguardo basito.
Cerchiamo di riflettere con un po’ di calma e lucidità.
È evidente che Ace non può essere innamorato di Nami né tantomeno stare con lei.
Io non ho confessato a Nami i miei sentimenti perché credevo stesse con Ace e fosse innamorata di lui.
Ora come Ace non sta con Nami è ovvio e logico che Nami non sta con Ace però ciò non toglie che potrebbe essere innamorata di lui.
Però, ha baciato me.
Qual è la conclusione logica di tutto questo?!
La conclusione è che io non dovrei starmene qui, dietro a questo bancone, a fissare a bocca aperta due ragazzi che si baciano passionalmente!
Dovrei essere da qualche parte con Nami, a parlarle, dirle quello che provo e, possibilmente, baciarla altrettanto passionalmente!
Scatto come se mi fossi scottato e faccio rapido il giro del bancone, guardandomi intorno febbrilmente.
Dov’è?!
Non la vedo!
Continuo a far vagare il mio sguardo agitato in lungo e in largo finché un lampo rosso, fuori dalla finestra, non attira la mia attenzione.
A passo deciso mi dirigo verso la veranda, ignorando Rufy che mi chiama entusiasta dicendomi di unirmi al loro bizzarro balletto.
Esco fuori come una furia, arrestandomi di fronte a lei, il petto che si alza e si abbassa ansante.
Si gira a guardarmi, sorpresa dalla mia irruenza.
-Zoro! Tutto bene?!- domanda, accigliandosi appena quando nota il mio affanno.
-Io… io…-
Okay, lei è qui, bellissima, e io sono invaso da una quantità ingestibile di emozioni miste che mi stanno rivoltando da capo a piedi e tremo all’idea che c’è una buona percentuale di probabilità che Nami sia mia.
Non sono assolutamente in grado di articolare frasi di senso compiuto in questo momento, ma bocca e cervello sono scollegati e così anziché stare zitto, come ragionevolmente mi suggerisce la testa, mi metto a balbettare.
-Ace… Lui… Ace… Ace…-
Nami aggrotta ancora di più le sopracciglia, portando le braccia sotto al seno.
-Sì, Ace, moro, alto, bello, lentiggini! Ho presente!- mi dice, con un tono comprensivo e incoraggiante.
Dalla sua espressione è evidente che pensa che sono impazzito.
E non è che sia così lontana dalla realtà.
-Ace… lui… sta baciando Marco!!!- riesco finalmente ad articolare.
Nami sgrana gli occhi allibita.
-Cosa?!?!- domanda, incredula, girando appena  il capo verso l’interno del locale e tornando subito su di me -Dici sul serio?!- mi chiede.
Sembra sconvolta e mi rendo conto che forse ho cantato vittoria troppo presto.
Se non sa che Ace è gay, magari è davvero innamorata di lui.
Calma, Zoro!
Non facciamoci prendere dall’agitazione!
Arriviamo in fondo alla questione stavolta!
Annuisco mentre lei porta una mano a coprire la bocca spalancata.
-Cioè… mi vuoi dire che Ace, Portuguese D. Ace, sta baciando Marco?!-
Annuisco di nuovo, senza sapere cosa dire, aspettando di capire l’origine del suo sconvolgimento.
-Questo è… Pazzesco! Dico davvero, è pazzesco che Ace stia baciando Marco! Voglio dire… Considerato che… stanno insieme da appena sette anni!- conclude, tornando a incrociare le braccia al petto e guardandomi con un sopracciglio alzato, perfettamente calma.
Sbatto le palpebre, interdetto.
Che ha detto?!?!
-Tu lo sapevi?!- domando, quasi arrabbiato, indicando a braccio teso verso l’interno del locale.
-Certo che lo sapevo! Lo sanno tutti a scuola! È il mio migliore amico, credi che non sappia con chi sta?!-
Chiudo un attimo gli occhi, cercando di riordinare le informazioni e non esplodere.
Nami sa che Ace è gay.
Nami sa che Ace è gay quindi…
Il cuore prende a battermi all’impazzata contro le costole, minacciando di sgusciare fuori dalla mia cassa toracica.
Sta succedendo veramente?!
Ti prego, dimmi che sta succedendo veramente!
-Oh Kami!- esclama la mocciosa, come colta da un’illuminazione improvvisa, facendomi aprire gli occhi.
Mi fissa scioccata, le mani davanti alla bocca.
-Tu… tu sei gay!- dice, indicandomi e facendomi strabuzzare gli occhi.
Che cosa?!?!
-Nami…- comincio ma subito mi interrompe.
-Tu sei gay e ti piace Ace, non è vero?! Per quello sei così sconvolto!- esclama.
-Sei fuori strada! Io…- riprovo, ma non sembra intenzionata a lasciarmi parlare.
-Beh se non altro questo spiega molte cose!- riflette, portando le mani sui fianchi -Insomma almeno ha senso che tu mi abbia rifiutato!-
-Come?!-
-No dico, dopo esserci baciati e averti fatto capire chiaramente che ero interessata a te, cominciavo a trovare preoccupante il fatto che non mi considerassi attraente, ma ora è tutto chiaro!-
Continuo a fissarla interdetto.
Stasera è una rivelazione dietro l’altra!
Lei mi avrebbe fatto capire che era interessata a me?!
E chi sono io per dire che non è vero?! Ero talmente concentrato a cercare degli indizi che smentissero la mia convinzione di una sua relazione con Ace che non riuscivo a vedere nient’altro!
Non mi stupisco di non avere colto i segnali!
-Zoro, non preoccuparti, guarda che io…-
-Credevo stessi con lui!- dico, senza pensare.
Finalmente ho ripreso l’uso della parola.
E adesso è il suo turno di essere interdetta.
-C-cosa?!- balbetta, colta alla sprovvista.
-Credevo che tu stessi con Ace! Per questo ti ho “rifiutata”!-  faccio il segno delle virgolette con le dita.
Un lampo di comprensione attraversa i suoi occhi, che si sgranano mentre deglutisce a vuoto.
So bene cosa le prende e la cosa mi incoraggia.
Lo so perché, fondamentalmente, è ciò che faccio anche io.
Mi nascondo dietro un finto stato d’animo, per proteggermi e per non lasciar trasparire ciò che provo.
E se il mio è l’indifferenza, il suo è la noncuranza.
Ma ora che sta capendo le implicazioni di questo malinteso, ora che la possibilità che io provi qualcosa per lei sta diventando concreta, ora si sta spaventando.
E la capisco, fa paura anche  a me.
Ma questo significa anche che forse le mie speranze, stavolta, sono state ben riposte.
-Nami…- la chiamo avvicinandomi a lei.
Indietreggia ma non riesce a staccare gli occhi dai miei.
-Zoro, aspetta! Aspetta un attimo!- dice agitata, sollevando le mani a palmi aperti in un tentativo di fermarmi.
Ma non ci penso nemmeno!
Non so nemmeno più da quanto aspetto per poterla stringere.
-Io… io penso che dovremmo parlare un attimo di…-
-Parliamo dopo- mormoro roco, facendo un altro passo verso di lei.
Indietreggia ancora, trovando il muro a bloccarla, mentre il respiro le si affanna.
Mi guarda spaventata, sembra una gazzella in trappola.
-Nami qual è il problema?!- le chiedo smettendo di avanzare ma senza lasciarle vie di fuga.
Non ho intenzione di farla scappare. Non ho intenzione di perderla ancora.
-Il problema è che… noi non… Zoro, non può funzionare!- butta fuori tutto d’un fiato, facendomi aggrottare le sopracciglia.
-Come sarebbe?!-
-Io e te, non siamo compatibili! Non facciamo altro che discutere!-
-Cosa?!- la guardo allibito -Non è vero!-
-Sì che è vero!-
-Non lo è!-
-Sì, invece!-
-Ti dico di no!-
-Ma per tutti i kami! Non lo vedi che stiamo discutendo anche sul se sia vero oppure no che discutiamo sempre?!- sbotta esasperata -È inutile io e te non riusciamo ad andare d’accordo e non ci riusciremo mai! E io non voglio una relazione in cui ci si scanna dalla mattina alla sera!!!-
Ammutolisco, studiandola.
Eh no!
Non ci penso nemmeno a rinunciare a lei!
Non adesso che so che è mia! Che mi vuole!
Senza dire niente annullo la distanza tra noi, afferrandola per i fianchi e tenendola contro la parete.
Si irrigidisce, mentre comincio ad abbassarmi su di lei, avvicinando le nostre labbra con calcolata lentezza  e allentando la presa. Non voglio farle male.
I suoi occhi, come i miei cominciano a chiudersi, fosse anche contro la sua volontà, e la sento rilassarsi mentre la accarezzo delicato con i palmi.
-Stai cercando di convincere me…- soffio sulle sue labbra, sentendola ansimare -… o te stessa?!-
-Zoro…- mormora, suonando quasi disperata.
-Nami, non devi avere paura…-
-Ti prego…- ora più che un sussurro il suo sembra un gemito sottovoce, quasi un singhiozzo represso -… non voglio soffrire…-
Mi immobilizzo, riaprendo per bene gli occhi e cercando i suoi.
È questo il problema?!
Le accarezzo il dorso del naso con la punta del mio mentre sposto le mani dai suoi fianchi a circondarle il viso, affondando le dita tra i suoi ricci ribelli.
Okay, non sono né il tipo da discorsi più lunghi di tre frasi né tantomeno da esternare i proprio sentimenti.
Ma questa è un’emergenza e sono pronto a fare tutto ciò che è necessario.
Prendo un respiro profondo.
-È vero litighiamo sempre- comincio, parlando sottovoce -Per qualsiasi cosa, anche per le più stupide.  Ma preferisco mille volte litigare con te che andare a letto con qualunque donna possa venirti in mente ora. Mi piace litigare con te, mi piace perché alla fine riesci a farmi vedere il mondo dal tuo punto di vista e non è per niente male il tuo punto di vista- mi rilasso un po’ quando la sento spostare le mani sul mio petto e stringere la stoffa nera della camicia, che contrasta con il bianco del suo abito -Da quando ti ho conosciuta ho dovuto lottare ogni giorno per mantenere il mio mondo così com’era e non ci sono comunque riuscito. Perché sei peggio di un uragano, dannata ragazzina, e ogni singola discussione è andata a finire con te che mettevi sottosopra le mie convinzioni. Ed è questo che voglio, voglio che tu scombini ancora il mio mondo e le mie certezze, tutti i giorni, voglio litigare con te e poi fare la pace, voglio fare le cazzate solo per farmi perdonare da te!- ora sorride ma il viso è ancora contratto in una smorfia di preoccupazione e, istintivamente, le accarezzo la mascella con i pollici per rassicurarla -Ti voglio Nami! Non mi ero mai sentito così in vita mia!-
Sospira, rilassandosi sotto il mio tocco, senza riuscire ad opporsi.
Mi avvicino ancora, posando la mia fronte sulla sua.
-Stai dicendo quello che penso che tu mi stia dicendo?!-
Annuisco, spettinandole la frangetta, tenendo i nostri sguardi incatenati.
-E se ti dicessi che...- si ferma per deglutire e prendere aria -Anche io… quello che penso che tu mi stia dicendo?!-
Un’altra cosa che non faccio mai è sorridere.
Ma stasera mi sa tanto che è la sera delle eccezioni.
Mi chino di nuovo su di lei ma una sua mano preme sul mio petto, per fermarmi.
-Dici sempre che sono insopportabile…- mormora con il poco fiato che le rimane.
-Sì, è vero, sei insopportabile ma sarebbe mille volte più insopportabile non doverti sopportare ogni singolo giorno- sussurro tutto d’un fiato, l’ultima parola con le labbra già premute sulle sue, incapace di aspettare oltre.
La sua bocca si schiude immediatamente, permettendomi di assaggiarla e violarla fino in fondo. Accarezzo il suo palato, imprimendomi per bene il suo sapore sulla sua lingua, capace di apprezzarlo fino in fondo questa volta, essendo sobrio. Sposta le mani sul colletto e ci si aggrappa, tirandomi ancora di più verso di lei e obbligandomi a posare una mano sul muro a fianco del suo viso, per non cadere.
Sento le sue dita affondare tra i miei capelli mentre mi mordicchia il labbro inferiore, mandandomi in paradiso.
La mano libera dal sorreggermi scende dalla sua mascella lungo il suo collo e verso la scollatura, dove mi avvento anche con le labbra, appena me le lascia libere, facendole reclinare la testa all’indietro, ansimante.
Ripercorro con la bocca la strada appena fatta con le dita e mi fermo a contemplarla prima di rubarle nuovamente il respiro.
Ancora non riesco a credere che stia succedendo per davvero.
Avevo completamente abbandonato le speranze, mi ero dato per vinto e invece stavamo per perderci entrambi. Per perdere l’occasione di essere felici.
E ora che è finalmente qui, tra le mie braccia, mia, ho il terrore che tutto questo sia solo un sogno e di svegliarmi da un momento all’altro.
Ma ci pensa lei a rassicurarmi che è la realtà.
Si stacca dal muro, mentre con le labbra si sposta ad accarezzarmi lo zigomo, la mandibola, il lobo dell’orecchio e la gola, dove si ferma, sollevandosi sulle punte e passandomi le braccia dietro al collo.
La cingo per la vita facendomela aderire contro e riflettendo che è tutto troppo vero, il suo calore, il suo profumo di mandarino e i fremiti che mi scuotono dentro e fuori, per essere solo frutto della mia attività onirica.
Appoggia la fronte alla mia gola, inspirando a pieni polmoni, e io serro ancora di più la presa, possessivo.
-Sai…- mormora senza spostarsi di un millimetro -… quella dichiarazione non era per niente da buzzurri-
Ridacchio, appoggiando le labbra alla sua testa, inebriandomi dell’aroma sprigionato dai suoi capelli.
-Invece la tua era proprio da mocciosa- sussurro, divertito.
Si stacca da me e mi cerca con gli occhi, facendosi improvvisamente seria.
-Sono tua, Zoro-
Ogni volta che credo di avere raggiunto l’apice della felicità vengo smentito, questa sera.
Mi ributto su di lei, travolgendola e perdendomi in un attimo, ma la sento fare pressione e staccarsi da me prima di venire sopraffatti dalla passione.
-Aspetta… Ho un’idea! Vieni con me!- sussurra prendendomi per mano e trascinandomi verso il parcheggio.
 
 
§
 
 
-Nami cosa stiamo facendo qui?!- domando impaziente, mentre mi trascina lungo il corridoio.
Quando sono salito sulla sua macchina, dalla parte del passeggero e le ho chiesto dove fossimo diretti, si è sporta verso di me, soffiandomi direttamente sulla bocca di fidarmi di lei.
Per tutto il tragitto ho cercato di riconoscere la strada con notevole difficoltà e senza riuscire a capire la nostra meta finché non ci abbiamo parcheggiato davanti, facendomi assumere un’espressione piuttosto perplessa nel riconoscere la struttura della scuola di danza.
E ora che mi sta trascinando come una furia verso la sala arancione, comincio a non farcela più.
Voglio capire che cosa ha in mente!
Ma, anziché rispondere alla mia domanda, si mette ad armeggiare con le chiavi, infilandole nella toppa, aprendo la porta e spalancandola.
Entra e si volta verso di me, con un sorriso malizio, invitandomi a seguirla.
Io faccio un passo dentro alla sala e allargo le braccia in un gesto interrogativo.
-E ora?! Si può sapere che ti prende?!-
Stiamo solo perdendo tempo!
Okay, so di sembrare un maniaco senza speranza ma che ci posso fare se la trovo così irresistibile?!
E poi è un mio diritto sapere perché ci troviamo qui, contro ogni logica, anziché a casa mia o a casa sua a… Beh mi pare chiaro, no?!
Ma non c’è verso, ancora non mi risponde e io comincio seriamente a spazientirmi.
Apro la bocca per parlare di nuovo ma lei, con sguardo eloquente, gira lentamente la testa verso sinistra, invogliandomi a fare altrettanto.
Seguo la stessa traiettoria finché non mi ritrovo a fissare il mio riflesso nello specchio.
Lo specchio, che occupa un’intera parete della sala.
Lentamente un’idea si fa strada nella mia testa, e lo sguardo colmo di desiderio che mi rivolge non lascia spazio a dubbi.
Ora so perché mi ha portato qui e, sì, lo ammetto, è mille volte meglio del mio o del suo letto.
La fisso qualche secondo e non riesco a trattenermi dal dirlo.
Perché non è certo da tutti avere un’idea del genere.
-Quanto ti amo!- mormoro avvicinandomi a lei e sollevandola di slancio mentre mi avvento sul suo collo.
La avvolgo con le braccia e ghigno felice nel sentirla liberare una risata cristallina, gettando la testa all’indietro. 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Grugnisco, mentre mi smuovo tra le lenzuola per risvegliarmi, riprendendo lentamente coscienza del mio corpo e di ciò che mi circonda.
Piego le dita delle mani, registrando le sensazioni differenti che vengono trasmesse ai miei polpastrelli.
La mano di sinistra è appoggiata al lenzuolo, fresco e liscio mentre quella di destra sta tastando qualcosa di più caldo, altrettanto liscio e incredibilmente morbido.
La sensazione di avere qualcosa che mi avvolge la vita mi fa salire un altro gradino verso la coscienza.
Inspiro a pieni polmoni mentre mi sveglio del tutto, cominciando a muovere su e giù la mano a palmo aperto per accarezzarle la schiena nuda.
Apro un occhio e la guardo, accoccolata al mio fianco, la testa incastrata tra il mio collo e la mia spalla, un braccio abbandonato sul mio petto e una gamba avvinghiata alla mia vita.
Fermo la mano all’altezza delle scapole per stringermela addosso un po’ di più, prima di depositarle un bacio tra i capelli azzurri, meravigliosamente disordinati sulle sue spalle e sul mio torace, mentre sposto l’altra mano dal lenzuolo alla sua coscia.
Si smuove un po’, mugugnando qualcosa ma rifiutando di svegliarsi, facendomi ghignare divertito.
Sembra una bambina quando fa così.
Sento Sanji in cucina, intento a preparare la colazione, e poi riporto la mia attenzione su Bibi.
Ora so come svegliarla.
 
 
Allungo un braccio verso il lato sinistro del letto, cercando a tentoni con la mano, la faccia immersa nel cuscino, ma, con disappunto non trovo quello che cerco.
Sollevo la testa, ancora assonnato, e sbatto le palpebre per spannare gli occhi e mettere a fuoco.
Aggrotto le sopracciglia nel trovare solo il lenzuolo arruffato alla mia sinistra.
Niente capelli rossi, niente corpo prosperoso, niente profumo di mandarino.
In due parole, niente mocciosa.
Mi giro per mettermi a sedere, arrotolandomi le coperte addosso e appoggiandomi sugli avambracci.
Dove cavolo è?!
Mi guardo intorno spaesato a causa del risveglio un po’ brusco e punto lo sguardo sull’armadio di fronte a me.
Un rumore dal corridoio mi avvisa che il cuocastro è già in piedi, alle prese con i fornelli.
Il mio campo visivo viene improvvisamente invaso da un turbine rosso fuoco mentre Nami mi si siede addosso a cavalcioni.
Mi guarda intensamente con gli occhi ancora un po’ lucidi e io meccanicamente abbandono la schiena sul materasso e la testa sul cuscino, portando le mani sulle sue splendide gambe.
Ha i capelli scarmigliati e indossa una delle mie magliette di cotone bianco, che le arriva appena a metà coscia.
-Dov’eri?!- le chiedo, ammirandola.
Si allunga sul mio torace nudo per regalarmi un bacio.
-Pipì-mormora in risposta, spostandosi poi sul mio collo e soffermandosi dietro l’orecchio, facendomi mugugnare di piacere.
Non credo mi stancherò mai di svegliarmi così, la mattina.
Serro la presa sulle sue cosce.
-Sai che è domenica?!- domanda, facendo tintinnare i miei pendagli tra loro.
-Ah sì!- domando, afono.
-Mmm-mh!- articola, continuando a torturarmi a fior di labbra -E sai cosa succede la domenica?!-
-Che succede?!- le chiedo, stando al gioco, mentre le mie mani risalgono lentamente, sollevando la maglietta e intrufolandosi al di sotto.
Accosta la sua guancia alla mia per soffiarmi direttamente nell’orecchio.
-Sanji prepara i pancake per colazione-
 

-Pancake!!!-
Si tira su di scatto, perfettamente sveglia, quando le ricordo il menu della mattina.  
Mi giro sul fianco destro, addossando tutto il peso sull’avambraccio.
Ancora arruffata si volta a guardarmi, seduta nel letto, con le lenzuola che coprono appena il suo splendido corpo, diafano e nudo.
-Ci sono i pancake!!!- esclama, con gli occhi che le brillano.
-È veramente incredibile- commento, squadrandola con interesse -Dovrebbero farci uno studio-
-Che vorresti dire?!- domanda, assottigliando lo sguardo su di me.
-Niente, niente- mormoro divertito, liberandomi dal lenzuolo e alzandomi -Dai andiamo prima che gli altri finiscano tutto- le dico, voltandole la schiena e scandagliando la stanza alla ricerca dei miei boxer.
Ma faccio appena in tempo a individuarli sulla sedia della scrivania e fare un passo in quella direzione che, con un certo stupore, mi ritrovo nuovamente seduto sul letto, le mani di Bibi ad accarezzarmi il petto, abbracciandomi da dietro, e le sue labbra a inumidirmi la schiena e le spalle.
Giro il viso verso di lei, mentre fremiti di piacere mi percorrono la colonna vertebrale, aumentando quando vedo che ha gli occhi chiusi, persa in me.
Mi giro anche con il busto, tenendo il palmo sinistro appoggiato al materasso e portando il destro ad accarezzarle il fianco e il costato.
-Credevo volessi i pancake- sussurro, avvicinando i dorsi dei nostri nasi e solleticandole una guancia con la punta.
Apre gli occhi per fissarli intensamente nei miei.
-Credo possano aspettare- soffia prima di annullare la distanza tra le nostre bocche.
 
 
-E se poi li finiscono?!- domando, roco, passandole i palmi sulla schiena mentre si schiaccia contro il mio torace dopo aver tolto la maglietta.
-Vorrà dire che mi accontenterò dei cereali!- mormora, prima di zittirmi con un bacio.
Le sue labbra si posano sul mio mento, scendendo sul pomo d’adamo e sempre più giù verso il mio petto mentre io getto la testa all’indietro, le dita immerse nei suoi capelli, abbandonandomi completamente a lei.
Da quando ci siamo messi insieme ci saremo risparmiati giusto nei suoi giorni eppure non riusciamo proprio a stufarci.
Ogni volta che ci ritroviamo da soli in una stanza è come se una campo magnetico irresistibile si venisse a creare tra noi, senza lasciarci scampo.
E d’altra parte suppongo sia quasi un bisogno il nostro, dato che siamo più bravi a parlare con il corpo che con le parole.
Per questo in ogni gesto che faccio per lei ci metto tutto l’amore che posso.
 
 
Perché voglio che percepisca che è la donna della mia vita, la mia perfetta metà, la persona che mi completa, ogni singola volta che la tocco.
Come sto facendo ora, mentre la sovrasto con il mio corpo e la guardo intensamente negli occhi e le sue dita disegnano a memoria il mio tatuaggio, scaldandomi il torace con il suo tocco delicato.
La accarezzo sul volto con il dorso della mano, scostando qualche ciocca turchina, guardandola chiudere gli occhi a quel contatto, girando il viso per baciarmi il polso.
La nostra storia è iniziata tra le lenzuola, un semplice passatempo che mi è sfuggito di mano, contro ogni pronostico, obbligandomi a lasciarla per paura di starci più male di quanto non ci stessi già, nel momento in cui ho realizzato di essermi innamorato di lei, della sua semplicità e del suo essere donna e bambina al tempo stesso.
Forse, senza l’incidente con Valentina all’inaugurazione, adesso non saremmo qui.
Ci saremmo persi, soffrendo per mesi, riuscendo a uscire da una storia che non ci avrebbe mai realmente abbandonato, perché ci siamo entrati sotto la pelle a vicenda, lasciandoci un segno più indelebile di un tatuaggio.
 Sì, la nostra storia è cominciata così, ma fare l’amore ha tutto un altro sapore, ora che ho la certezza di svegliarmi con lei tra le braccia, al mattino.
Mi abbasso a baciarla tra i seni, mentre lei immerge le dita tra i miei capelli, abbracciandomi con le gambe.
Poi un tonfo ripetuto attira la nostra attenzione.
Io sollevo appena la testa mentre lei la reclina all’indietro ed entrambi puntiamo gli occhi sulla porta.
-Violet! Apri la porta!-
La voce di Sanji si sovrappone al suo bussare incessante alla porta del bagno,
Sembra allarmato e io e Bibi ci guardiamo un istante prima di scattare entrambi.
Rapido mi infilo boxer e bermuda mentre lei fa altrettanto con le mutandine, prima di afferrare al volo la maglietta gialla e nera con il logo della mia vecchia band, che le sto lanciando, e indossarla mentre già si dirige verso la porta.
Usciamo in corridoio, dove Nami e Zoro, nelle nostre stesse condizioni, lui a petto nudo e lei con una delle sue magliette bianche a farle da pigiama, stanno fissando preoccupati Sanji, appoggiato allo stipite della porta del bagno con un braccio teso.
Il rumore di un conato di vomito mi fa accigliare ancora di più mentre Bibi, accanto a me, trattiene il fiato.
-Ma che succede?!- domanda, flebile.
-Non lo sappiamo- risponde Zoro, mentre Nami si stringe nelle spalle a conferma delle parole del mio amico.
-Dannazione!- ruggisce Sanji voltandosi e addossandosi con la schiena allo stipite, con un'espressione tra il furibondo e il frustrato.
Rimaniamo ancora un attimo in silenzio e un altro suono strozzato fuoriesce dal bagno.
-Era in cucina con me, ha mangiato un pancake e ora...- dice Sanji, indicando la porta con il pollice.
Non serve che aggiunga altro.
Ci scambiamo occhiate preoccupate tra noi mentre lui si passa una mano sul viso, al colmo della tensione.
Finalmente dei passi che si avvicinano all'uscio e la chiave che gira nella toppa, facendo scattare la serratura.
La porta di apre e Violet aggrotta le sopracciglia nel trovarci tutti riuniti qui, visibilmente in allerta, per non parlare di Sanii che non riesce a celare un'espressione sofferente.
Lui è ben al di là della preoccupazione.
-Che succede?!- domanda, guardandoci sorpresa.
-Forse dovresti dircelo tu Violet...- mormora Nami, sempre sicura di sé e diretta quando si tratta di lei.
Ci osserva ancora qualche istante prima che i suoi occhi vengano attraversati da un lampo di comprensione.
-Cos... Guardate che siete fuori strada! Non è quello che pensate voi!- esclama, agitandosi quando le nostre espressioni preoccupate non accennano a mutare -Mi... mi capita da qualche mattina io... non riesco a tenere giù niente ma non lo faccio apposta! Davvero!-
Sposta frenetica lo sguardo da Sanji a me e Bibi a Nami e Zoro, corrugando sempre più le sopracciglia.
-Io... Andiamo ragazzi!- ride nervosamente, per compensare la nostra serietà -Voi… Dovete credermi! Insomma sono anche ingrassata!-
Mi scambio uno sguardo con Nami, al colmo della preoccupazione, prima di girarmi verso Bibi e trovarla accigliata, che fissa Violet con un’espressione indecifrabile.
Sollevo un sopracciglio, con fare interrogativo, ma lei continua a puntare la sua amica, senza guardarmi.
-Violet- la chiama piano -Quando hai avuto l’ultimo ciclo?!-
Violet aggrotta la fronte, faticando a capire il nesso logico della domanda con tutta la situazione in cui ci troviamo.
-Beh è stato…- comincia ma si interrompe, sgranando gli occhi e portandosi una mano sulla bocca -Oh… Kami…-
Le manca il fiato e gli occhi le diventano lucidi quasi istantaneamente, mentre Bibi mi supera e va verso di lei, in simultanea con Nami, e le posa le mani sulle guance, sorridendo radiosa.
Anche Violet si apre in un sorriso mentre un paio di lacrime le rigano le guance.
-Voi credete che…- non riesce a completare la domanda, mentre sposta entrambe le mani sul suo grembo.
Ghigno, sedendomi su una sedia, abbandonata in corridoio perché non sapevamo dove altro metterla, e intrecciando le dita, gli avambracci appoggiati alle ginocchia.
Questa sì che è una notizia!
Sposto lo sguardo prima su Zoro, che non sembra avere capito cosa sta succedendo e la fissa interrogativo, e poi su Sanji.
Guarda mia cugina scioccato, l’unico occhio visibile sgranato all’inverosimile e trema impercettibilmente.
Quando Violet si gira verso di lui, il sorriso le muore sulle labbra nel vederlo così sconvolto. Un improvviso gelo invade il corridoio, accompagnando il silenzio che cala all’istante.
Deglutisce a vuoto, facendo un passo verso di lui, visibilmente terrorizzata.
-Sanji… Amore, senti…- comincia con voce incerta.
Ma non riesce a proseguire perché un attimo dopo si ritrova contro il petto di Sanji, tra le sue braccia che la stringono spasmodicamente e le sue labbra a tapparle la bocca. La bacia con passione, infischiandosene della nostra presenza.
-Sono l’uomo più felice del mondo- le mormora quando si staccano e Violet torna a sorridere.
-Devo ancora fare il test… potrebbe essere solo una coinciden…- di nuovo viene interrotta da un bacio.
-Quello che sarà! Ti amo!- le dice, facendola illuminare ancora di più.
-Scusate!- la voce di Zoro ci fa voltare tutti verso di lui, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto e un’espressione accigliata -Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?!- domanda infastidito.
Le ragazze si guardano tra loro prima di lasciarsi andare a un risata liberatoria, facendolo imbronciare ancora di più, finché Nami non gli si avvicina, circondandogli un polso con la mano.
-Vieni con me che te lo spiego con una dimostrazione pratica- mormora maliziosa, facendolo ghignare di sghembo mentre lo trascina in camera e chiude la porta.
Violet e Sanji intanto stanno tornando in cucina e quando mi giro verso di lei, trovo Bibi che mi fissa felice ed emozionata.
Viene verso di me mentre io mi rimetto in piedi, posando le mie mani sulla sua vita e avvicinandomela.
Si appoggia a palmi aperti al mio torace nudo, accarezzandomi una guancia con la punta del naso.
-Andiamo a mangiare i pancake?!- le domando muovendo su e giù i palmi lungo il suo costato.
Sospira e mugugna leggermente, chiudendo gli occhi e regalando lo stesso trattamento al mio petto.
-Solo se mi prometti che dopo ci mettiamo di impegno per smaltirli- risponde a mezza voce, lanciandomi uno sguardo inequivocabile.
Le regalo un sorriso storto prima di annuire.
Non credevo che bastassero sei settimane per cambiare così radicalmente sei vite.
E me lo sento, me lo dice l’istinto.
Da oggi in poi, andrà tutto bene.
 
 




Angolo dell’autrice:
Ed eccoci alla fine di questa fic!
Io sono immensamente triste che sia finita e immensamente felice per l’appoggio e la fiducia che mi avete dato!
Grazie!
Grazie a Emy, il mio guru, la mia consulente ma soprattutto la mia amica!
Grazie per il costante entusiasmo che hai messo in ogni singola recensione e per la tua perenne presenza qui e al di fuori! Oh e per esserti convertita naturalmente!
Grazie a Star, la mia imoto-chan!
Grazie per i mille puntini pantini, le minacce di morte e la fiducia che hai in me!
Grazie a Fenix, la mitica Fenix che un giorno, lo so, sarà una delle mie autrici preferite!
Grazie per aver letto questa storia nonostante tutto e con perseveranza e grazie per esserci sempre con le tue folli uscite!
Grazie a Soke, la mia maestra di sarcasmo, che spero un giorno di riuscire a eguagliare!
Grazie per tutte le canzoni, per i commenti entusiastici e per essere come sei!
Grazie a Zomi, il mio idolo da sempre!
Grazie perché non c’è stata recensione che non mi abbia fatto ridere o che non sia riuscita a trasmettermi l’entusiasmo che provavi!
Grazie a voi sono arrivata fino in fondo a questa follia!
Ma devo ringraziare anche Nami Roronoa, LinkinPhoenix, Lupus_in_Fabula, zonami_95, shiawase0, _cercasinome_, Nami_Roronoa96 (tanta merda per domenica) e Knightwarrior!
E naturalmente tutto voi che avete ricordato, preferito, seguito e letto silenziosamente la storia!
Grazie per avermi dato la possibilità di raccontare questo piccolo pezzo di me!
Grazie di cuore davvero!
Piper.
 
 

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