They can't take what's ours

di EffeI
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Completi ***
Capitolo 2: *** Non è giusto ***
Capitolo 3: *** Equilibrio ***
Capitolo 4: *** Will ***
Capitolo 5: *** Hogwarts - Parte prima ***
Capitolo 6: *** Hogwarts - Parte seconda ***
Capitolo 7: *** Il passato ritorna - Parte prima ***
Capitolo 8: *** Il passato ritorna - Parte seconda ***
Capitolo 9: *** Complicazioni ***
Capitolo 10: *** Il Ministero ***
Capitolo 11: *** Il pranzo della domenica - Parte 1 ***
Capitolo 12: *** Il pranzo della domenica - Parte 2 ***
Capitolo 13: *** Guardarsi,cercarsi,trovarsi ***
Capitolo 14: *** La partita ***
Capitolo 15: *** Nuove promesse, nuove possibilità ***
Capitolo 16: *** L'archivio ***
Capitolo 17: *** Realtà e Aspettative ***
Capitolo 18: *** L'amore non ha ragione ***
Capitolo 19: *** La verità ad ogni costo - Parte 1 ***
Capitolo 20: *** La verità ad ogni costo - Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Completi ***


1.Completi

Harry era seduto con la testa appoggiata sul piccolo tavolino della tenda. Ron si era smaterializzato da pochi minuti e Hermione, dopo aver  provato a dissuaderlo,senza successo, era rientrata. Adesso era sdraiata sul suo letto sotto le coperte scossa dai singhiozzi. Harry non riusciva a pensare e non poteva sentirla piangere solo per quel …. doveva calmarsi, non poteva rimanere in quella tenda, aveva bisogno di uscire, di aria. “ Hermione io sono qui fuori…..ho bisogno di aria” disse, anche se era sicurissimo che lei non lo stesse ascoltando. Uscito fuori fu travolto dalla pioggia scosciante…bene, era esattamente quello che stava cercando. Rimase sotto la pioggia lasciando che le gocce si insinuassero tra i suoi capelli, bagnassero gli occhiali fino a non permettergli di vedere nulla. Quando decise di rientrare non si rese nemmeno conto che aveva iniziato a tremare, era completamente fradicio; lanciò un’occhiata ad Hermione, era sempre sotto le coperte solo che adesso dormiva, almeno aveva smesso di piangere. Si spostò verso il suo letto e lentamente si tolse i vestiti bagnati e li mise ad asciugare  vicino alla stufa.Rimase solo con la biancheria e si infilò sotto le coperte riscaldandosi con un incantesimo, tremava ancora da capo a piedi. Continuava a pensare alle parole di Ron; come si era permesso di ricordargli che non aveva dei genitori?Pensava che non avendoli a lui non importasse nulla degli altri? Cercò di scacciare il pensiero e senza rendersene conto, lentamente,si addormentò avvolto dal tepore delle coperte e dell’incantesimo. I giorni passarono con il fantasma di Ron tra lui e Hermione, ma le cose sembrarono tornare alla normalità solo la sera che tornarono da Godric’s Hollow, Hermione si era presa cura di lui e gli aveva detto che purtroppo la sua bacchetta si era spezzata. Dopo la solita modesta cena lei  andò subito a letto mentre Harry rimase ancora in piedi. Poco dopo la sentì piangere, o meglio sentì i suoi tentativi di nascondere le lacrime. Non seppe per quale motivo lo fece, forse perché lei si era presa cura di lui e lui non aveva mai fatto nulla o forse perché anche lui aveva bisogno di parlare, così si alzò e si avvicinò al suo letto” Hermione…..” non appena lei sentì la sua voce smise di piangere e si alzò asciugandosi le guance “ Hermione, mi dispiace…..io…..è colpa mia. Se non avessi reagito alle sue parole…….lui ora sarebbe qui e….e tu non dovresti piangere tutte le sere!” lei lo guardò e nel momento in cui pronunciò “lui” fu scossa da un piccolo brivido. “ No, Harry non è colpa tua….sapeva benissimo che era l’horcrux a farlo parlare in quel modo eppure……eppure ha detto comunque quelle cose orribili……mi dispiace..davvero….e….e ti prometto che non  mi sentirai più piangere” rispose con voce debole “ Non devi, puoi piangere quanto vuoi…vorrei solo poter fare qualcosa per esserti più vicino, non……mi fa male vederti così…” parlò con voce bassa,cercando di non guardarla negli occhi. Poi senza pensare, in un secondo, le fu vicino. La strinse tra le braccia, lei così piccola e fragile appoggiò il viso sul suo petto e si lasciò andare piangendo,dando sfogo a tutte le lacrime che aveva trattenuto. Passarono minuti,forse ore e rimasero così, abbracciati l’uno all’altra, senza nessuno ad interromperli. Harry sentiva il respiro di Hermione sul suo petto e le sue piccole mani che stringevano la sua maglietta, sentiva che Hermione aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, qualcuno che la confortasse, non chiedeva altro. 
Hermione aveva sperato tanto in un abbraccio, aveva cercato di nascondere sempre le sue lacrime, non era dolore perché Ron era andato via, era più rabbia perché non la aveva ascoltata. Non voleva altro in quel momento, voleva rimanere così,abbracciata ad Harry, lui che c’era sempre stato, lui che l’aveva sempre confortata e stimata. Dopo quelle che sembrarono ore Hermione sciolse l’abbraccio ed Harry nel lasciarla andare, le accarezzò la guancia asciugandole una piccola lacrima che era rimasta appena sotto l’occhio. Nel farlo la guardò negli occhi e per la prima volta notò come, nonostante rossi per il pianto, fossero così piccoli e di un color nocciola sfumato, erano davvero belli. Hermione non si aspettava il gesto di Harry e nemmeno che lui le rivolgesse quello sguardo così….intenso, non lo aveva mai fatto. In quel momento lui si portò all’altezza del suo viso, fino a guardarla dritta negli occhi, Dio, pensò, da quando era diventata così dannatamente bella? Ma trovò subito la risposta, non lo era diventata….lo era sempre stata.Per un istante Hermione ebbe la folle idea che Harry stesse per baciarla, ma si allontanò….solo per guardala direttamente negli occhi, lei non seppe cosa stava accadendo, ma lo sguardo di Harry la costrinse a fissare il suo sugli occhi verdi di lui; in quel momento Hermione notò quanto erano verdi, così profondi,belli e nel guardarli le trasmisero un senso di sicurezza. Harry non pensò un momento di più, si avvicinò ad Hermione fino a sfiorare le sue labbra e rimase così,con  poca distanza tra loro, spostò lo sguardo sulle sue labbra e senza pensare posò la sua bocca su quella di Hermione e fu un’esplosione pura. Al primo contatto Harry rimase senza fiato,le emozioni che ne seguirono furono contrastanti ma lentamente il desiderio e l’avidità presero il sopravvento, voleva quelle labbra, le desiderava, poi capì non erano le labbra che voleva, ma Hermione. L’ultima cosa che lei  ricordava  erano gli occhi di Harry che guardavano le sue labbra, erano così vicino, la sua mente le stava urlando di allontanarsi,ma il suo cuore le suggeriva di rimanere immobile e lei aveva sempre seguito il suo cuore. Così quando Harry la baciò, quando le loro labbra si incontrarono Hermione provò una scossa, un’emozione che le travolse il cuore come un’onda, e accorgendosi  di come lui lentamente si fosse fatto più audace, non si spaventò perché scopri che anche lei era pervasa dalla stessa avidità e senza preoccuparsi di come dovesse sembrare dischiuse le labbra e lasciò che lui indugiasse sulla sua bocca. Sentì un brivido nel momento in cui la sua lingua incontrò quella di Harry. Fu percorsa da fremito quando la mano di lui si infilò sotto la sua camicetta sfiorando prima il suo fianco con delicatezza e poi con forza. Si staccarono e entrambi rossi in viso si guardarono. Senza parlare Harry cominciò ad sbottonare con lenti movimenti la camicia di Hermione, pensava che lei lo avrebbe fermato invece con sua grande sorpresa lei concentrò la sua attenzione sulla sua maglietta e, prendendola dai bordi, la tirò sopra la sua testa. Nel farlo la sua mano sfiorò il fianco di Harry che venne percorso da un brivido. Rimasti solo in biancheria intima, entrambi consapevoli di ciò che stavano per fare, Harry si avvicinò e la baciò di nuovo con passione  facendola sdraiare sul letto appoggiando il proprio corpo sopra il suo. Non appena sentì il contatto con il suo corpo Hermione si sentì percorsa da un’emozione mai provata; passò le sue mani dietro la nuca di Harry rispondendo al bacio, scese lentamente sulla schiena, si staccò dalla sua bocca e accarezzò il petto di Harry indugiando sui i pettorali e i sui addominali.Non si era accorta di quanto fosse robusto, muscoloso e perfetto. All’improvviso si sentì avvampare: voleva Harry, lo sentiva più vicino che mai e in quel momento fu come se cui le avesse letto nel pensiero. Si capirono con uno sguardo e Harry lentamente lasciò che fu il desiderio a guidarlo così che lui e Hermione divenissero una cosa sola, uniti come non non lo erano mai stati prima, felici e completi.

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Capitolo 2
*** Non è giusto ***


Quando Hermione aprì gli occhi fu travolta dal ricordo di ciò che era accaduto la sera prima e per la prima volta, arrossì. Non fu per vergogna, ma per pura felicità. Mentre la sua mente era percorsa dai ricordi,si rese conto che Harry era proprio dietro di lei. Aveva un braccio sul suo fianco e l’altro che sorreggeva la testa,sveglio. Dall’entrata della tenda filtrava un raggio di sole che disegnava riflessi chiari sui suoi capelli neri, con lo sguardo posato su di lei. Non appena la vide Harry si aprì in un sorriso, “Ciao” le disse. Hermione notò che aveva gli occhi lucidi, coperto fino alla vita dal lenzuolo ed era semplicemente bellissimo, senza dire nulla si chinò verso di lui e gli posò un bacio leggero sulle labbra “ Ciao” rispose. Harry si girò leggermente e si chinò oltre il bordo del letto, oltrepassando Hermione e raccogliendo qualcosa da terra,ma prima che potesse chiedergli cosa fosse lui la fermò”Non guardare!” “ Harry, ma cosa..!” pochi istanti dopo Harry si tirò su e lei  vide che aveva in mano una rosa, una rosa rossa.“Per te…” disse porgendola ad Hermione. Lei rimase per un attimo in silenzio, una rosa. Nessuno le aveva mai regalato una rosa.  Arrossì  felice per questo gesto dolce e così inaspettato. Hermione la prese timidamente tra le mani e con un sorriso ne inspirò l’odore, era dolce,con un profumo di terra fresca. “ Grazie” disse, cercò di parlare con voce ferma, ma quel gesto, seppure così piccolo le aveva procurato un’emozione unica. “ Hermione, io……ecco….volevo…..volevo dirti che quello che è successo stanotte…..insomma…..non voglio che tu creda che sia stata una cosa senza valore….io non l’ho fatto per consolarti….l’ho fatto perché……io lo volevo…davvero.” disse con voce bassa. Hermione non credeva a quelle parole: Harry ,il suo migliore amico le stava dicendo quello che provava. Fece un respiro profondo e decise di dare voce a quello che aveva provato e stava ancora provando in quello stesso istante   “Anche io Harry, non avrei mai potuto immaginare che sarebbe stato così bello, e…..lui….insomma….lui non c’entra niente, anche io l’ho fatto perché è stato il cuore a guidarmi, ed è stato….bellissimo.” Abbassò lo sguardo su Harry leggermente imbarazzata e notò che si stava agitando “ O mio Dio Hermione, era….voglio dire….era la tua prima volta? Oddio perché non me lo hai detto? Avrei cercato di rendere le cose migliori, un’atmosfera migliore….insomma….così sembra davvero una cosa priva di valore!! esclamò. “ Harry, no! non ne ho avuto bisogno….è stato tutto così perfetto…io…non mi importa di candele, fiori, atmosfera…..mi basti tu…” Adesso si sentiva davvero imbarazzata e sperava che Harry ricambiasse perché se non lo avesse fatto….beh….sarebbe stato molto più imbarazzante di quanto già non fosse. A quelle parole il cuore di Harry si riempì di gioia, e senza curarsi di nulla la baciò. Stavolta con più sicurezza, con la consapevolezza che quello che avevano era reale. Hermione rispose al bacio lasciandosi guidare e dal suo cuore. Passarono i giorni e rimasero sempre insieme, sempre più vicini tra loro ma lontani da tutto il resto,quando una sera dopo cena,sdraiati su una coperta vicino alla piccola stufa, Harry circondava Hermione in un abbraccio e lei aveva la testa appoggiata al suo petto. Riflettevano in silenzio mano nella mano, quando d’un tratto ” Herm?” lei si girò e lo guardò “ Ti amo” Finalmente aveva detto ad Hermione di amarla, adesso nulla li avrebbe più ostacolati. Hermione si era commossa e con gli occhi lucidi lo guardò “ Ti amo anche io,Harry” si avvicinò a lui e le sue labbra toccarono quelle di Harry. Si baciarono a lungo così, abbracciati l’uno all’altra, non desideravano altro. “ Devo andare” disse Harry “ No, dai aspetta ancora un po’!” rispose Hermione” Non posso Herm, è già tardi, devo controllare non si sa mai, tu va a dormire ok?” “Uffa! e va bene!” Harry sciolse l’abbraccio e la aiutò ad alzarsi, piegò la coperta e la appoggiò sul tavolo, prese la sua bacchetta e prima di uscire le diede un bacio veloce per poi incamminarsi verso l’uscita. “ Harry!” gridò Hermione “ aspetta…” si avvicinò e gli rubò un bacio, lo strinse a se e poi lo lasciò andare dicendo” Ora puoi andare…” Dio quanto era bella! Bella da far male ed era sua! Harry non ci credeva! Usci dalla tenda avvolto dal freddo invernale con il ricordo del bacio sulle sue labbra.

 

“ Hermione!” la ragazza si svegliò udendo la voce di Harry, ma c’era qualcosa che non andava era…..spezzata..si precipitò fuori senza indossare il cappotto urlando ” Harry! Harry che succede?” Varcata la soglia della tenda lo vide lì in piedi, completamente fradicio, aveva la sua bacchetta in una mano e la spada di Grifondoro nell’altra. Il suo viso era una maschera di dolore, guardò i suoi occhi e non furono necessarie parole, capì che c’era qualcosa che non andava, qualcosa di sbagliato. All’improvviso notò una figura alla sua sinistra, si girò e questa  uscì lentamente dalla penombra….Ron. Ad Hermione mancò il fiato, non si portò le mani al petto per mascherare il dolore ma avrebbe desiderato tanto farlo. “ Ehi” disse Ron accennando un sorriso ma lei non lo stava ascoltando, non voleva, pensava solo a quello che il suo ritorno poteva significare per lei ed Harry.

 

Harry era appena uscito all’aria fredda, il ritorno di Ron era stato un duro colpo, si aveva distrutto l’horcrux e lo aveva salvato ma il suo ritorno, la sua presenza, significava la fine per lui ed Hermione.La fine di tutto. Lei era dentro e stava aspettando che Ron si addormentasse per uscire, doveva parlare con Harry, assolutamente. Pochi minuti dopo sentì Ron russare, così indossò il cappotto e usci senza fare rumore. Trovò Harry vicino ad un albero poco lontano dalla tenda, lo raggiunse e lo abbracciò da dietro, lui al tocco delle mani di lei  chiuse gli  occhi e dopo pochi secondi sciolse l’abbraccio avvolgendola tra le sue braccia. Voleva stringerla a se il più possibile. “ Cosa faremo, Harry?” chiese Hermione, “ Niente, Herm, niente. Non possiamo dirglielo, sei tutto per lui e ne sarebbe devastato.” disse “ Allora dovremmo comportarci come se non fosse successo nulla? Tu finirai con Ginny e io con lui come tutti credono?” chiese Hermione, ma nel momento in cui fece la domanda capì di non volere la risposta, perché si, quello avrebbero fatto, in fondo già lo sapeva.” Si, Herm,” disse Harry con voce incrinata ”faremo esattamente questo, non abbiamo altra scelta. Voglio che tu sappia che  vivere questo con te anche se solo per poco tempo…..è stata una delle cose più belle della mia vita e in futuro anche se  non saremo insieme  vivrò il ricordo di te….io…io ti amo Herm e lo farò sempre.” disse le ultime parole con difficoltà: non riusciva a lasciarla andare. Hermione aveva iniziato a piangere ma Harry la strinse forte a sè ” Anche io ti amo,Harry e non dimenticherò,te lo prometto.” Harry le diede un bacio, il loro ultimo bacio, cercò di trasmetterle tutto l’amore che provava. lei rispose con tutta la passione e l’amore che aveva.  Harry si voltò e disse “ Va Herm, va a dormire” ma lei rimase lì senza muoversi cercando le sue mani” No, Harry io..” “Va!” disse, quasi urlando  e lei con le guance segnate dalle lacrime esclamò” Non…..solo che non….non è giusto! e corse verso la tenda “ Si”disse Harry,” non è giusto.”

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Capitolo 3
*** Equilibrio ***


 

Quattro anni dopo

 

 

 

3. Equilibrio

 

 

“Ginny!! Per caso hai visto dove sono i calzini blu?” esclamò Harry. “Hai provato nel cassetto,magari!” Erano in ritardo come loro solito. Harry si era vestito per metà aveva  la camicia bianca e i pantaloni del completo blu che indossava in ufficio. Da quattro anni aveva sconfitto Voldemort,avevano perso molte persone in quella dannata guerra: Malocchio, Dobby, Remus,Tonks,Fred. Ai Weasley era servito molto tempo per cercare di assorbire il colpo e George era rimasto da solo nella stanza che condivideva con li suo gemello per giorni, senza uscirne e senza parlare con nessuno. Harry e Hermione avevano cercato a modo loro di stare vicino a Ginny e Ron, ma forse solo il tempo avrebbe alleviato il dolore.” Trovati!” esclamò Harry “Erano sulla sedia!” disse ridendo “ Visto, che ti avevo detto!” rispose Ginny. All’improvviso suonò il campanello “Dannazione! Devono essere Ron e Hermione! Ginny, puoi andare tu?” chiese. Dove diavolo aveva messo la cravatta? Si era infilato le scarpe e aveva preso la giacca  ma non trovava la cravatta, si maledì per non aver messo le sue cose in ordine. Ginny si diresse alla porta e, dopo averla aperta, lasciò entrare suo fratello ed Hermione. Ron indossava la sua tuta da Quidditch, uguale a quella della sorella. Avevano una piccola squadra che allenavano in periferia, composta da giovani promesse del Quidditch da poco uscite da Hogwarts, mentre nel fine settimana si allenavano con la squadra di Londra,Ron era il portiere di riserva e lei, un’ottima cacciatrice.” Buon giorno Ginny” disse Ron salutandola con bacio sulla guancia. Harry uscì dalla stanza ancora in cerca della cravatta “ Harry! Ancora così?Siamo in ritardo!” esclamò Hermione.” Buon giorno anche a te Hermione” rispose Harry sorridendo “ Lo so, lo so siamo in un terribile ritardo, ma non riesco a trovare la cravatta blu!” esclamò lui “Hai provato nella borsa?”gli  suggerì’ lei “ La borsa! Ma certo!” disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo e si precipitò verso la poltrona sulla quale l’ aveva lasciata  la sera prima. Frugò in tutte le tasche e alla fine tirò fuori la cravatta.” Eccola! Finalmente, grazie Herm” detto questo si avvicinò allo specchio per fare il nodo, ma aveva così fretta che l’unico risultato fu un nodo completamente  storto. Prima che provasse a rifarlo Hermione alzando gli occhi al cielo, esclamò con tono esasperato” Oh! Vieni qui!” si avvicinò a lui e posò la sua valigetta vicino a quella di Harry. Indossava un completo bianco composto da una gonna e una giacca  con sotto una camicetta leggera, scarpe decolletè a loro volta bianche con i capelli raccolti in una coda di cavallo. Fece girare Harry verso di lei e con movimenti sicuri, prima passò la cravatta dietro il collo della camicia e poi fece il nodo. “Ecco” disse aggiustando prima i bordi della cravatta e poi aiutandolo ad indossare la giacca ”Perfetto come sempre.” disse Harry e si chinò dandole un bacio sulla guancia. Hermione sentì un brivido, ma rimase ferma e cercò di non far trasparire nulla. Harry aveva agito d’istinto, ormai tra lui ed Hermione non c’era più nulla, erano abituati a salutarsi con questi piccoli gesti, eppure entrambe,ogni volta, involontariamente trasmettevano all’altro tutto quello che i loro cuori avevano dovuto rifiutare. Ginny osservò la scena con fare distaccato e infastidito. Harry aveva sempre avuto un rapporto speciale con  Hermione, logico erano cresciuti insieme, eppure ogni volta,nonostante sapesse che Harry la amava, era gelosa di Hermione. Lei riusciva a capirlo con un semplice sguardo, la loro complicità era innegabile, non era mai sfuggita né ai suoi occhi né  a quelli di suo fratello. “ Bene! Andiamo allora!” esclamò Hermione “Pronto!” esclamò Harry.  Prese la borsa dalla poltrona, il cappotto dall’attaccapanni  e dopo aver preso le chiavi seguì Ginny fuori dal portone. Tirò fuori la bacchetta e lanciò i soliti incantesimi i protezione sulla casa. “Dai Harry! “ esclamò Ron ” Arrivo, arrivo! “ Salì in macchina sul sedile posteriore vicino a Ginny. Pochi minuti più tardi Ron si fermò vicino all’ingresso del Ministero e dopo aver salutato sia Ginny che Ron, Harry ed Hermione scesero dall’auto diretti alla cabina. Entrambe lavoravano al reparto Auror,condividendo l’ufficio. Come ogni mattina entrarono nella cabina e in silenzio guardarono la strada scomparire mentre la famigliare voce  annunciava i vari dipartimenti.

 

“ Vuoi un caffè?Con la fretta non ho fatto colazione  e sto morendo!” esclamò Harry. “Oh, no grazie” rispose Hermione, “ Oh, dai!!” insisté lui “ Va bene, va bene! Ma prendo solo il  caffè!”detto questo si incamminarono verso la nuova caffetteria aperta da poco all’ingresso del Ministero. Harry aprì la porta e invitò Hermione ad entrare. L’interno era composto da un serie di tavoli sui due lati, più alcuni sgabelli vicini al bancone, Harry si diresse verso la cassa con Hermione al suo fianco,” Hermione!” esclamò un voce alla loro sinistra, Harry era convinto di averla già sentita da qualche parte “ Cormac!” esclamò lei in tono sorpreso. Cormac?  pensò Harry, chi diavolo era Cormac? si voltò e capì di chi era quella voce, quella fastidiosa, odiosissima voce: Cormac McClaggen. Che diavolo ci faceva quello lì? Non appena vide Hermione si illuminò e da sopra il bancone le prese la mano e la baciò con inaspettata nonchalance. Hermione rimase sorpresa dal gesto inaspettato  e prima che potesse replicare Harry esclamò” McClaggen!” allungando la mano, lui distolse lo sguardo da Hermione e lo spostò su di lui con disprezzo” Potter..” e senza stringere la sua mano si rivolse di nuovo ad Hermione. “ Allora cosa prendi?” le chiese. Harry non lo aveva mai sopportato e poi guardarlo in quel modo? Chi diavolo si credeva di essere!? Prima che Hermione potesse rispondere lo guardò negli occhi e disse “ Hermione prende un caffè macchiato e  io un croissant con un cappuccino….ti aspettiamo al tavolo.” Prima che potesse reagire spinse Hermione verso il tavolo e lasciò McClaggen mentre lo fulminava con lo sguardo. Hermione non aveva aperto bocca, si tolsero i cappotti e si accomodarono, lei era un pò in imbarazzo e Harry cercò di rompere il silenzio  “ Cormac!? Insomma sul serio! Che diavolo ci fa quell’imbecille qui?” “Harry!” esclamò lei indignata “Cosa?” rispose lui “ Non insultarlo!” “ Perché,scusa non dirmi che…..” “ No! Certo che no! E’ solo che è gentile e non voglio che tu lo offenda, pensi di riuscirci?” gli domandò “ Bè, è piuttosto difficile, insomma….è un pallone gonfiato!” “Non è vero!”  disse lei “ Ah no?” “No! è solo….un po'  troppo…..esaltato…tutto qui. Non c’è bisogno però che tu glielo faccia notare!” esclamò “ Più esaltato di me?”le domandò Harry con un sorriso.”Oh, no!” rispose lei “ tu lo sei molto di più!” “Ah, come…” non poté finire la frase perché lei lo incenerì con lo sguardo avvertendolo che Cormac stava arrivando con un vassoio. “ Ecco il tuo caffè macchiato.” disse rivolto ad Hermione, poi senza dire una parola, posò o meglio gettò il piatto con il cornetto di Harry e il suo cappuccino dopodiché tornò al bancone.” Dico lo hai visto?” esclamò Harry indignato” sicuramente voleva gettarmi il cappuccino sul completo!” Aggiustò il piatto con il cornetto e, dopo aver preso lo zucchero, alzò lo sguardo su Hermione che tentava di soffocare un sorriso. “ Cosa? Che…che cosa hai da ridere?” “ Io?Nulla, assolutamente nulla” disse. “Non è vero. Perché ridi? Che c’è di così divertente?”disse dando un morso al cornetto “Nulla, Harry davvero!” ma non riusciva a togliersi quel sorriso dal viso,” Ok, ci penso io a farti passare quel sorrisetto!” e con il dito prese un pò di schiuma dal suo cappuccino e le sporcò la guancia. “Oh…! Ma cosa!? Questa me la paghi” esclamò, cosi anche lei gli sporcò il naso con un po' di schiuma. “Oh andiamo!  Sul serio? IO, sono una persona seria!” disse lui” Oh! Tu saresti la persona seria! Insomma dai guardati!”disse lei scoppiando a ridere. Era tanto che Harry non rideva ma  soprattutto  non la sentiva ridere, così si lasciò semplicemente trasportare con lei da quel piccolo momento di gioia. All’improvviso sentirono bussare sul vetro alla loro sinistra rivelando  il viso amichevole del Signor Weasley che li salutava con un sorriso. Harry si passò il fazzoletto sul viso e fece cenno lui di entrare.” Signor Weasley”esclamò Harry alzandosi e stringendogli la mano,”Oh, andiamo Harry, ormai siamo di famiglia puoi chiamarmi Arthur! Anche tu Hermione!” esclamò “Allora, come mai colazione al bar? Non ditemi che i miei figli non si prendono cura di voi!” “Oh no! No, assolutamente no! E’colpa di Harry, vede stamattina ha fatto tardi e non ha mangiato nulla” disse Hermione. Harry la guardò con uno sguardo di falso rimprovero “ Ah Harry, Harry! “ esclamò il signor Weasley “ Colpevole!” disse Harry sorridendo. “ Bè ragazzi io devo andare, ci vediamo domenica. Molly è già in fibrillazione,non vede l’ora di avervi tutti insieme la domenica! E non è la sola! “ disse “ Già! Saluti la signora Weasley da parte nostra” disse Hermione. “ Naturalmente. Buona giornata, ragazzi!” disse avviandosi verso la porta “ Anche a lei signor Weasley” rispose Harry.

 

“ Dannazione Harry!” esclamò Hermione” Cofa? “ disse lui, aveva appena dato un morso al cornetto “ Sono le 8.35, dobbiamo andare! Faremo tardi anche oggi! “ “ Cosa!? “ disse Harry “ Merlino hai ragione, dai andiamo!” indossarono i cappotti e finirono velocemente i caffè. Harry passò in cassa a pagare mentre Hermione si sistemava. Quando lei lo raggiunse McClaggen spuntò da dietro il bancone e salutò Hermione con aria sognante “ Buona giornata Cormac” disse lei,  e con un gesto studiato Harry le cinse la vita con un braccio e la spinse verso l’uscita: Voleva vendicarsi di McClaggen, ” A presto, McClaggen” e uscì dal bar con un’Hermione imbarazzata e piacevolmente sorpresa.” Scusami, ma volevo fargliela pagare” disse lui togliendo il braccio non appena furono lontani dal locale” Tranquillo,ma non dovresti farlo!” disse “Oh andiamo Herm! Lasciami divertire un po’! E poi non dirmi che non fa ridere anche te!” esclamò lui accennando un sorriso. “ Forse” rispose Hermione “ Adesso lascia stare Cormac e concentrati su una scusa per il signor Thompson! “ esclamò.”Giusto! Hai ragione! “ e cominciò a far lavorare la sua mente per trovare una scusa abbastanza convincente.

 

Pochi minuti dopo Harry bussò alla porta dell’ufficio aggiustandosi  giacca e  cravatta, con la speranza di non apparire troppo sciatto “ Avanti!” disse una voce dall’interno. Harry spinse la porta e si trovò davanti il signor Thompson. Il loro capo era un mago di mezza età, basso con una pancia che cercava continuamente di nascondere in un gilet di tweed che nessuno indossava più, o quasi. Aveva dei baffi marroni e dei  piccoli occhietti celesti. Ogni volta che Harry li guardava gli insinuavano  uno strano senso di timore, ma a parte questo era un buon mago.” Ah! Potter e Granger! Bene, bene! Accomodatevi, finalmente siete arrivati!” esclamò con il suo vocione. Harry si era sempre chiesto come diavolo facesse ad avere una voce del genere, insomma era così…basso e piccolo! “ Ho dovuto convocarvi nel mio ufficio in quanto da come risulta sulla vostra tabella dei turni,  questa settimana è iniziata come la precedente, devo ricordavi che siete arrivati in ritardo 3 mattine su 5?! Insomma Granger che cosa diavolo mi combina! “ esclamò rivolto ad Hermione, ma prima che lei potesse risponder Harry si intromise ” E’ colpa mia signor Thompson,ecco vede io e la signorina Granger abitiamo nella stessa zona e la mattina arriviamo qui al Ministero insieme  e queste mattine ci sono stati degli imprevisti …..anzi  io ho avuto degli imprevisti, perciò la causa del suo ritardo sono io.” Hermione gli lanciò uno sguardo infuriato, odiava quando lui prendeva le sue difese,ma in questo caso era necessario, non voleva che lei fosse punita per un suo errore” Ah, beh allora le cose cambiano. Direi che se mi assicurate di arrivare PUNTUALI al lavoro nei prossimi 2 giorni, potrei ridurre il piano di recupero che avevo elaborato.” disse “ Piano di recupero signore?” chiese Hermione “ Oh si, piano di recupero Granger, vede a causa di questi imprevisti  lei e Potter avete accumulato un ritardo complessivo di circa due ore, pertanto intendo farvi recuperare quelle due ore…questa sera. Uscirete da questo ufficio alle 20.00 e solo, ripeto SOLO, dopo essere assolutamente certi di aver completato tutto il lavoro arretrato.Sono stato chiaro?” disse. “ Assolutamente signore” risposero Harry e Hermione in coro “ Molto bene, ora via via! Al lavoro, forza!!” detto questo girò i tacchie si sedette alla scrivania congedandoli. Così  i due si alzarono e uscirono in silenzio diretti alle loro scrivanie. Usciti dall’ufficio Harry guardò  Hermione ma prima che potesse parlare lei esclamò” Dio Harry! Non ci posso credere un richiamo ufficiale! Insomma, IO, io ho ricevuto un richiamo! Dannazione! Domani mattina sarà meglio che tu ti faccia trovare fuori casa alle 8.00 precise o giuro che se non posso lanciarti uno schiantesimo…io….temo che l’unica cosa che mi rimanga da fare  sia regalarti una dannata sveglia! “ esclamò. Per un attimo si guardarono e poi scoppiarono  a ridere insieme. “ Hai ragione, mi dispiace averti fatto prendere un richiamo…non è da te e …….ti prometto che domani mattina sarò fuori dalla tua porta alle 8.00 precise…promesso.” disse con un sorriso. 

 Più tardi quella sera, usciti alle 20.00 in punto dal Ministero, il cellulare di Hermione squillò”Mamma! Ciao!” disse “ Ma certo…. oh vuoi dire adesso?….Ok, a tra poco!” “Tutto ok?” le chiese Harry ” Oh,si si tutto bene,solo che i miei vorrebbero che passassi un attimo da loro, tu va pure, io torno da sola” disse. Si era appena allontanata quando sentì una stretta trattenerla. Harry la aveva bloccata prendendola per un braccio “ Non esiste che tu te ne vada in giro da sola a quest’ora!” esclamò “ Oh Harry, non preoccuparti so badare a me stessa.” disse lei “ Oh, lo so, ma non voglio in alcun modo che tu vada da sola, perciò che ti piaccia o meno, io vengo con te!” e detto questo le prese la mano e si smaterializzò cercando di concentrarsi sul ricordo che aveva della vecchia casa di Hermione. Pochi secondi dopo si ritrovarono  nel bel mezzo di una strada e Hermione si rese contro di avere ancora la mano stretta a quella di Harry. Come aveva fatto a portarli ì? Sciolse la stretta e lo guardò” Come? Insomma….come….ti sei ricordato dove vivono i miei genitori?” chiese con aria sorpresa  “ Beh in realtà ricordavo solo il quartiere…lo hai nominato tu una volta e poi se avessi aspettato ancora saresti venuta da sola, e questo non potevo permettertelo.” disse con un sorriso. Si guardò intorno cercando di capire quale potesse essere la casa dei Granger “ Allora, qual’è?” disse “ Quella lì” rispose Hermione. Stava indicando una piccola casetta a due piani, la tipica villetta inglese a schiera, si trovava al centro tra tutte le altre ed era interamente in mattoni marroni. “ Bè, allora andiamo! “ e detto così si avviò verso il giardino. Hermione rimase per un attimo ferma in strada. Quante volte Harry la aveva sorpresa? Anche adesso la aveva colta alla sprovvista ricordandosi il quartiere dove vivevano i suoi genitori,e ora stava per vedere la casa della sua infanzia, nemmeno Ron l’aveva ancora vista,ripensandoci lui era il primo…Scacciò il pensiero e si avviò dietro di lui. Giunti davanti alla porta bussò e dopo pochi secondi apparve sua madre “ Tesoro!” disse “ Ciao, mamma!” rispose Hermione abbracciandola “Oh, ma non sei sola, Harry! Ciao!” si era accorta di una figura vicino sua figlia “ Buon sera signora Granger” rispose Harry lei lo abbracciò e li invitò ad entrare“ Venite!” Varcata la soglia Harry si trovò dentro una sala da pranzo molto semplice un camino sulla destra, la cucina sulla sinistra e delle scale di fronte all’entrata, che portavano ad un piano superiore. Cosi, pensò Harry, è qui che è cresciuta Hermione,era davvero bellissima. “Hermione!” la voce del padre di Hermione irruppe nei suoi pensieri riportandolo alla realtà, il quale dopo aver abbracciato la figlia si rivolse a lui “ Harry Potter! Ciao ragazzo!”  “ Buona sera Signor Granger!” disse Harry stingendogli la mano.” E’ davvero una casa bellissima, complimenti” aggiunse “ Oh, niente di che! E’ una casa babbana!” “Oh mi creda, le case babbane non sono così piene di…magia come questa, io ho passato tutta la mia adolescenza all’interno di una di queste!” disse ridendo “ Oh, be hai ragione ragazzo mio, hai ragione! Nessuno lo sa meglio di te! Ma vieni, vieni accomodiamoci. Gradisci qualcosa?” disse il signor Granger “ No, no la ringrazio ma ho solo accompagnato Hermione, non volevo che girasse per la strada da sola  a quest’ora.” disse. A queste parole il padre di Hermione si illuminò e si rivolse a sua moglie “ Hai sentito, cara? Harry ha accompagnato Hermione perché non voleva che  girasse da sola a quest’ora! Dannazione figliola, è un ragazzo unico!” esclamò “ Oh, Harry! “ disse la signora Granger dopo essere tornata dalla cucina con Hermione“ Volete fermarvi? Ho preparato da poco la cena, è ancora calda” “No, mamma dobbiamo tornare a casa Ginny e Ron ci stanno aspettando. Anzi sarà meglio andare.” disse Hermione “ E così Ron è a casa”disse il padre di Hermione “ Perché non ti ha accompagnato lui?” domandò con una punta di fastidio “ Papà non cominciare, Ron era già tornato a casa. Ora dobbiamo andare,ci vediamo domenica mattina, vengo a prendervi alle 11.00  d’accordo?” disse “Va bene” rispose la madre. Lentamente si avviarono alla porta e prima di uscire Harry strinse la mano al Signor Granger ” Buona notte Signor Granger. Spero di vederla domenica dai Weasley” “ Anche io ragazzo, anche io..Ah grazie per aver tenuto d’occhio la mia bambina” disse facendo l’occhiolino prima che Hermione potesse vederlo “ E’ sempre un piacere”disse Harry con un sorriso. Dopo aver salutato la madre uscirono  e si smaterializzarono di fronte a casa di Hermione . “Bè allora buona notte” disse Harry avviandosi verso casa quando all’improvviso Hermione lo richiamò” Harry! Aspetta….io volevo…insomma….grazie” e avvicinandosi gli posò un bacio sulla guancia. Harry rimase immobile chiudendo gli occhi al tocco delle labbra di lei con la sua pelle. Quando Hermione si allontanò lui la guardò negli occhi sorridendole” Di niente. Ci vediamo domani mattina. Buona notte Herm” “ Buona notte Harry”.

 

La mattina successiva Hermione era pronta per uscire e non appena aprì la porta trovò Harry seduto sul muretto che costeggiava le scale “ Buon giorno” disse lui. Ecco lo aveva fatto di nuovo,pensò, la aveva sorpresa, ancora. Onestamente non sapeva se sarebbe arrivato puntuale e invece imprevedibile come solo lui sapeva essere, ora era lì.” Buon giorno a te” replicò lei” Vedo che hai mantenuto la promessa, sono le 8.01” “Visto? Te lo avevo promesso. Andiamo?” disse porgendole il braccio. Hermione lo prese sottobraccio e si smaterializzarono davanti alla cabina.Quella giornata trascorse senza problemi e la sera tornarono a casa come sempre. Hermione aprì la porta e Ron le venne incontro salutandola con un bacio leggero “ Hai fame?” le chiese “Veramente non cosi tanto” rispose” Oh beh ti farò cambiare idea” e senza preavviso la strinse forte a sè e la baciò con passione. Hermione era stanca e voleva semplicemente riposarsi ma decise di non fermarlo cercando di rispondere con la sua stessa passione 

 

Harry aveva appena salutato Hermione quando la sua mente tornò all’ottima notizia che avevano ricevuto quel giorno  in ufficio. La mattina dopo sarebbero scesi in azione, a quanto pare per le strade di Londra si aggirava un mago novello che non riusciva a controllare i suoi poteri, cosi il Signor Thompson gli aveva detto che sarebbero stati loro due ad occuparsene. Finalmente! Aveva pensato Harry non ne poteva più di starsene seduto in ufficio. Varcata la soglia del suo appartamento sentì un odore invitante provenire dalla cucina “ Ginny!” chiamò chiudendosi la porta alle spalle” Harry?”” rispose lei spuntando dalla cucina, aveva addosso il solito grembiule e capelli rossi erano legati in in una piccola coda, anche se alcuni ciuffi erano sfuggiti al laccio.” Ciao!” gli disse lei. Harry si fermò a guardarla un attimo, così con i capelli ribelli e quella sua espressione sul viso era davvero bella. Non seppe perché, forse perché aveva bisogno di calore, o forse perché era passato tanto da quando avevano trascorso del tempo insieme,le si avvicinò e dopo averle preso il viso tra le mani la baciò con trasporto. Lei reagì in modo sorpreso e allontanandosi  lo guardò” Harry…” disse e lui le sorrise silenzioso riprendendo da dove era stato interrotto.

 

Note dell'autrice: Salve a tutti! Eccomi con il terzo capitolo, spero possa piacervi è la mia prima fan fiction sugli Harmony <3 Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che hanno anche solo letto i capitoli precedenti,e anche coloro che li hanno recensiti. Alla prossima EffeI

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Capitolo 4
*** Will ***


 

4. Will

 

 

“Cazzo!” esclamò Harry “ Hermione proviamo dalla via laterale!” Erano in un quartiere della periferia londinese e stavano cercando di incastrare quel mago che il Ministero gli aveva affidato.Harry c’era andato vicino ma lui gli era sfuggito per un soffio. Percorsero la via laterale e lo trovarono che cercava di scavalcare la recinzione “ Incarceramus!” urlò Hermione, immediatamente la figura fu circondata da corde e cadde a terra. Entrambe si avvicinarono con le bacchette puntate, e lentamente si resero conto che non era un uomo…..ma un bambino doveva avere 11, 12 anni. Aveva capelli biondi e occhi verdi, lineamenti morbidi, induriti dai giorni di fuga. Harry guardò Hermione con sguardo interrogativo. E adesso, che cosa avrebbero fatto? “Ok, se prometti di non scappare, ti libero dalle corde,va bene?” disse Harry rivolto al bambino, lui annuì con uno sguardo spaventato “Relascio!”disse Hermione. Harry gli si avvicinò  e lo aiutò ad alzarsi,,pensò, almeno aveva mantenuto la promessa. “Come ti chiami?” chiese Harry “Will” rispose lui “Ok Will, io sono Harry e lei è Hermione, non vogliamo farti del male perciò, non avere paura d’accordo?” “ E allora perché lei mi ha puntato quella cosa addosso e all’improvviso delle corde sono spuntate dal nulla?” chiese “ Bè vedi…” cominciò Harry “ Hai ragione Will ti chiedo scusa, è solo che ti stavamo cercando e non sapevamo se ci avresti ascoltato, perciò ho pensato di fermarti. Scusami se ti ho spaventato.” disse Hermione. “ Va bene, scuse accettate” disse Will

Harry guardò Hermione”Che facciamo?” le chiese “Credo che dovremo portarlo al Ministero, dopodiché il signor Thompson ci dirà cosa fare.” rispose “ Va bene. Allora Will adesso vorremo che tu venissi con noi,ti portiamo in un posto sicuro, dove possiamo aiutarti a capire cosa ti sta succedendo.” disse Harry. Will gli rivolse  uno sguardo interrogativo “ E tu come fai a sapere che mi sta succedendo qualcosa di strano” gli domandò “Semplice”rispose Harry “ perché è successo anche a me” Hermione guardò Harry e lo invitò a prenderlo per mano dicendo  “Will, ora stringi forte le nostre mani, d’accordo? Mi raccomando, non lasciare la presa per nessun motivo, chiaro?” poi gli porse la mano e Will  la strinse insieme a quella di Harry.

 

Harry chiuse la porta dell’ufficio del Signor Thompson alle sue spalle. Lui e Hermione avevano portato Will al Ministero e il loro superiore gli aveva detto che la preside di Hogwarts sarebbe arrivata per cercare di convincerlo a seguirla. Harry non ci credeva stava per rivedere la McGranitt, gli era mancata. Prima che potesse pensare altro sentì una voce provenire dalla sala sull’ingresso “ Come sarebbe a dire che non posso vederlo? Insomma io dovrò portarlo con me! Voglio parlare con il vostro responsabile…immediatamente!” Era lei, Harry guardò Hermione e si scambiarono un sorriso: non era l’unico ad aver sentito la sua mancanza. “Grazie John, ci penso io” disse Harry rivolto al povero ragazzo che la professoressa aveva aggredito “ Ma…signor Potter…il “ cercò di replicare lui “ Ho detto grazie John….adesso ci pensiamo io e Hermione” ribadì Harry guardandolo “ D’accordo” disse John e senza aggiungere altro uscì dalla sala. “Harry Potter e Hermione Granger!” disse la McGranitt con una punta di fierezza nella voce. Harry la guardò, era sempre vestita nel suo abito nero,il solito cappello dal quale si intravedevano alcuni capelli grigi tendenti al bianco eppure nonostante gli anni passassero era sempre elegantissima “E’ un piacere rivederla professoressa “ disse Harry sorridendo. Accanto a lui Hermione sorrideva guardandola. “ Oh, cari ragazzi è un piacere per me! Vieni qui signorina Granger! “ disse abbracciando Hermione. Sciolto l’abbraccio guardò Harry” Non vorrai scappare Potter!” “ No, assolutamente” rispose Harry abbracciandola a sua volta. “ E’ vero allora? Auror! Lo sapevo che saresti riuscito nel tuo intento Potter! “ disse rivolta ad Harry “ E tu signorina Granger? Bè, su di te non avevo dubbi!” continuò sorridendo. “ “Professoressa, venga, la portiamo da Will”disse Harry “ Oh, giusto il ragazzo! Dimmi Potter, lui sta bene?” “Oh si, non si preoccupi, è tutto apposto.” disse Hermione “Fortunatamente ci siamo resi conto subito che era un bambino”. Nel frattempo erano arrivati nella saletta dove altri due auror sorvegliavano il bambino. “ Will” disse Harry, “ Vieni, voglio presentarti una persona “ disse porgendogli la mano” Will afferrò la mano di Harry e si alzò dalla sedia seguendolo. Non appena vide Hermione le sorrise e lei gli mise un braccio sulla spalla.” Allora Will“ disse lei” Questa è la professoressa McGranitt.” In quel momento la McGranitt fece un passo avanti rivolgendo a Will un sorriso, ma subito il bambino si nascose dietro Hermione stringendo forte la mano di Harry: Era spaventato. Harry scambiò uno sguardo rapido con Hermione e aggiunse “ Sta tranquillo Will, va tutto bene. Non devi avere paura, la professoressa è qui per parlare con te.” Will lo guardò ma si nascose ancora di più dietro Hermione, aggrappandosi alla  sua gamba. Hermione era leggermente in imbarazzo, non aveva mai trattato con dei bambini,guardò Harry e lui con uno sguardo comprensivo si rivolse alla McGranitt “ Professoressa, potrebbe darci qualche minuto? Io e Hermione dobbiamo parlare con Will” La McGranitt li guardò annuendo e uscì dalla sala. Appena chiusa la porta alle sue spalle Hermione si rivolse a Will” Ehi! Allora,che succede?” esclamò. Il piccolo aveva stretto sempre di più la sua presa. “Will, la professoressa è andata via, puoi smettere di avere paura adesso” disse Harry ridendo. Will fece capolino da dietro Hermione per controllare che Harry gli avesse detto la verità. Dopo aver constatato che non c’era nessun altro nella sala eccetto loro  tre, lasciò la presa su Hermione e si sedette su una delle sedie allontanandosi da entrambe. Harry invitò  Hermione a seguirlo avvicinandosi a Will poi si abbassò appoggiandosi sulle ginocchia. “ Allora, che succede?” gli chiese. Will alzò la testa e dopo qualche attimo di silenzio disse “ Ho paura, lei…insomma….è cattiva!” detto questo nascose la testa tra le ginocchia. Harry alzò lo sguardo su Hermione ancora ferma vicino alla porta, lei allora si avvicinò e si sedette vicino ad Harry. “Will ascolta……so che non è facile ok? Voglio dire, tutto questo è nuovo per te,ma sai che di noi puoi fidarti, insomma noi non siamo cattivi, giusto?” disse Hermione con tono interrogativo. Will alzò la testa e annui guardandola, Hermione sembrò sollevata, Harry la guardò ridendo e disse“Bè, è un sollievo saperlo” Sorridendo Hermione tornò a rivolgersi a Will “ Ascolta, voglio confessarti un piccolo segreto che non ho mai rivelato a nessuno, quando la vidi per la prima volta a scuola, be anche io avevo paura di lei…” A quelle parole Will la guardò sbalordito, come se fino a quel momento avesse creduto che nulla sarebbe mai stato in grado di spaventare Hermione “ Poi, però ho iniziato a seguire le sue lezioni e be con il corso degli anni ho scoperto che è una delle persone migliori che abbia mai avuto la possibilità di conoscere” disse. Harry la guardò con un misto di sorpresa e ammirazione, Hermione non gli aveva mai detto nulla di tutto questo, quante cose ancora non conosceva di lei. Will la guardò  “ Davvero?” ma prima che lei potesse rispondere Harry aggiunse  “ Si, Will. Vedi anche per me la professoressa è stata molto importante, l’ho sempre considerata come una nonna che non ho mai avuto…ma non dirglielo! Potrebbe offendersi” disse ridendo. “Il punto è Will, che non devi avere paura, lei ti sarà sempre vicina e ti aiuterà quando ne avrai bisogno. Puoi fidarti di lei, così come di noi” concluse Hermione. Will guardò prima lei e poi Harry “ Va bene. Ma ad una condizione”disse perentorio “ Che voi veniate con me!”  Harry guardò Hermione: Sarebbero tornati ad Hogwarts dopo quattro anni, insomma una visita non gli avrebbe certo fatto male,Hermione annuì guardandolo “ Affare fatto Will” disse Harry  “ Forza allora, si va ad Hogwarts!”



Note dell'autrice:
Salve a tutti, scusate il ritardo ma ho avuto degli impegni, comunque eccomi qui con il 4° capitolo. Enjoy it e se vi va recensite pure 
Alla prossima :)
EffeI

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Capitolo 5
*** Hogwarts - Parte prima ***


5.Hogwarts

 

La professoressa McGranitt aveva acconsentito che Harry e Hermione accompagnassero Will ad Hogwarts, così pochi minuti dopo lei tornò a scuola mentre loro accompagnarono Will a Diagon Alley per comprargli tutto il necessario.Il Ministero aveva rilasciato ad Harry una somma di galeoni per le spese di Will,insieme passarono da Madama McClan,all’Emporio per acquistare un animale, un gufo che a Harry ricordò molto Edwidge,e infine da Olivander per la bacchetta. Terminati gli acquisti spedirono tutti i nuovi oggetti ad Hogwarts e insieme si smaterializzarono ad Hogsmeade, avviandosi verso i cancelli. Alla vista del castello Will si immobilizzò con un’espressione di sorpresa dipinta sul volto.” E’ bellissimo, non è vero?” disse Harry” Uao! D’ora in poi vivrò qui?” esclamò lui “ Si” disse Hermione “ adesso verrai smistato in una delle quattro case, Grifondoro, Serpeverde,Corvonero e Tassorosso e imparerai a controllare la tua magia”. Lentamente ripresero a camminare quando  improvvisamente Will si bloccò e sciolse la stretta dalle loro mani. Entrambe si fermarono a loro volta e Harry disse” Will? Che succede?” “ Sarò da solo”cominciò “ Insomma…dopo che sarete andati via…sarò solo” disse con aria afflitta. Hermione si avvicinò a lui ” Ascoltami bene, marmocchietto, se c’è una cosa che non potrai mai essere qui è da solo. Io qui ho trovato delle persone straordinarie, persone con le quali ho un rapporto fantastico…ancora oggi. Come pensi che abbia conosciuto questo pazzoide?” disse indicando Harry “ Hey!” esclamò lui. Will li guardò e rise “ Davvero? Voi andavate a scuola insieme”? “Si” rispose Harry “ E questa signorina qui era una sapientona insopportabile !”Hermione lo fulminò con lo sguardo “ Non che le cose siano cambiate molto da allora” continuò ridendo. “ Vorrei ricordarti, antipatico dei miei stivali che senza di me e il mio essere “ un insopportabile sapientona ” ora non saresti qui!” esclamò Hermione leggermente infastidita. “ Ok, ok. Hai ragione, è vero! Sai Will io e Hermione ne abbiamo passate tante,anche io all’inizio avevo paura di rimare da solo ma invece ho trovato degli amici fantastici. E poi se dovessi sentirti solo puoi sempre scriverci e noi saremo qui per te” disse Harry sorridendo. Hermione lo guardò con gli occhi lucidi,pensava di conoscerlo, eppure ogni volta faceva o diceva qualcosa che la coglieva di sorpresa. Come poteva parlare così a quel bambino, non avevano idea di chi fosse, eppure entrambe,ora se ne stavano prendendo cura, quando si accorse che Harry la stava guardando sbattè le palpebre per ricacciare indietro le lacrime. “ Andiamo?” disse porgendo la mano a Will. Il bambino andò incontro ad entrambe e dopo  aver stretto la mano di Hermione porse la sua ad Harry, lui con grande sorpresa la strinse e insieme si incamminarono verso i cancelli. Arrivati aspettarono qualche minuto, quando all’improvviso in lontananza apparve una lanterna che dondolava lentamente, mentre la luce si avvicinava riuscirono a riconoscere la figura di Gazza con la  sua solita andatura e Mrs Purr che fedelmente lo seguiva. “ Chi è là?” esclamò con la sua voce roca. “ Harry Potter e Hermione Granger. La professoressa McGranitt ci sta aspettando” disse Harry. Gazza giunto al cancello alzò la lanterna all’altezza del viso per verificare che fossero effettivamente loro ” Potter….Si la preside mi aveva informato..” disse guardando lui e Hermione poi abbassò la lanterna su Will, lui si spaventò e indietreggiò nascondendosi dietro Harry.” E questo marmocchio chi è?” disse indicandolo. “Nessuno. Non si preoccupi, è con noi. Adesso se per favore ci fa entrare” ribadì  Harry. Gazza grugnì  e aprì il cancello. Quando gli passarono vicino, Will strinse forte la mano di Harry e abbassò lo sguardo,tuttavia la paura e il timore scomparvero quando entrò nel grande portone. Harry sorrise non appena varcò la soglia del castello,tutta la sua adolescenza aveva preso vita tra quelle mura,tra le scale, i corridoi, la Stanza delle necessità,la Sala comune di Grifondoro e la Sala Grande. Già, la Sala Grande. Eccola lì alla sua sinistra, per la prima volta si ritrovò a stringere la piccola mano di Will, lui era lì per la prima volta, ma Harry non aveva idea che tornare lì gli avrebbe scatenato sensazioni così contrastanti, gioia e felicità ma anche dolore e rabbia, rabbia per tutti coloro che avevano sofferto, tutti coloro che avevano perso.” Harry,che facciamo?” La voce di Hermione irruppe nei suoi pensieri, si voltò verso di lei e vide che aveva di nuovo gli occhi lucidi, anche lei stava ricordando cosa significasse quel castello.” Non lo so, direi che dovremmo cercare il preside” disse Harry. “ La preside mi ha detto, di farvi aspettare qui, vi raggiungerà tra poco.” disse Gazza, al sentire la sua voce Will sussultò e indietreggiò”Grazie Signor Gazza! Adesso ci penso io.” La McGranitt stava scendendo le scale,” Benvenuto ad Hogwarts signor…?” lasciò la frase a metà non sapendo come chiamare Will. La professoressa guardò prima Hermione e poi Harry con sguardo interrogativo. Harry guardò per un attimo Hermione e poi disse” Potter. Signor Potter” Hermione lo guardò sorridendo. La McGranitt guardò Harry con aria sorpresa “Molto bene, allora. Mi segua, signor Potter” disse la professoressa sorridendo a Will e guidandoli verso la Sala Grande. Lui la seguì senza lasciare la presa su Harry e nemmeno su Hermione, costringendoli a seguirlo.  La Sala Grande era decorata come sempre, il soffitto ricco di stelle e candele, i tavoli delle quattro case erano piene di studenti, Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo imbarazzato e camminarono tra la fila centrale dei tavoli. La McGranitt era arrivata vicino il tavolo degli insegnanti  “Buon pomeriggio a tutti. Vi ho convocati qui perché questa sera avremo uno smistamento dell’ultimo minuto. Date il benvenuto al signor Potter.” disse indicando Will tra Harry e Hermione “ Confido che per questi minuti la casa di Grifondoro possa ospitare Harry Potter e Hermione Granger, come ex studenti” mentre parlava Gazza aveva portato lo sgabello con il vecchio cappello parlante. “ Will, ora la professoressa ti chiamerà e dovrai indossare il cappello,dopodiché lui ti dirà a quale casa appartieni” disse Harry rivolto a Will “ Voi non verrete con me’”chiese spaventato “ No,ma saremo qui, a questo tavolo e non appena il capello ti avrà smistato saremo di nuovo con te” disse Hermione. Will annuì” Prego signor Potter” esclamò la McGranitt, al suono della sua voce Will strinse per un breve istante la presa sulle mani di entrambe e le lasciò avanzando. Era quasi arrivato quando si voltò verso il tavolo dove Harry e Hermione si erano seduti, Harry lo guardò annuendo e Hermione gli rivolse un sorriso rassicurante. Lentamente si sedette e la professoressa gli mise il cappello sulla testa, che dopo qualche minuto di silenzio  esclamò “Grifondoro!” In quel momento partì un applauso da tutta la sala e Harry vi si unì. Si alzarono mentre Will si precipitava verso di loro e li stringeva in un abbraccio forte,ricambiato da entrambe. La McGranitt li guardò e non poté fare a meno di pensare che le sembravano una famiglia davvero fantastica, e inconsciamente questo era quello che provava Harry,era felice per quel bambino che per molte cose gli ricordava se stesso. Hermione cercò di ricacciare indietro le lacrime,era felice per Will,si stupì di se stessa, fin dal primo momento aveva sentito un connessione con quel bimbo e in quell’istante, si ritrovò felice di ricambiare quell’abbraccio.

 

Dopo cena, Harry  e Hermione accompagnarono Will nella Sala comune di Grifondoro, anche se Harry era convinto di non potervi entrare, la professoressa aveva concesso la possibilità a lui e Hermione, almeno per i primi momenti dato che Will si doveva ancora  adattare. Rientrare in quella sala fu un tuffo nel passato per entrambe, salirono le scale guidando Will e seguendo gli altri grifondoro che stavano rientrando dopo il banchetto. Dopo aver varcata la soglia e aver salutato la Signora Grassa, Harry si bloccò. Era rimasto tutto come 5 anni prima, le solite poltrone sulle quali lui, Ron e Hermione avevano trascorso notti insonni a fare compiti per Piton, il camino con la legna sfrigolante, le finestre che davano sul prato e le scale per i dormitori. Si prese un momento per assaporare tutti i suoi ricordi legati a quel posto poi guardò Hermione,anche lei proprio come per la Sala Grande era persa nei ricordi sorridendo. “Will! Vieni questo è il nostro dormitorio! Quella scala invece porta a quello delle ragazze. Vieni ti faccio vedere i letti! Sono enormi!” esclamò un bambino rivolto a Will. A Harry sembrò che si chiamasse Jason,non appena Will si era seduto al tavolo dei Grifondoro lui si era subito presentato. Will guardò sia lui che Hermione e disse “ Forse….forse..insomma…dovrei andare” Hermione lo guardò e rispose” Ma certo che devi andare! Ricordati che per qualunque cosa noi ci siamo. Buona notte,piccolo” poi lo abbracciò e gli posò un bacio sui capelli. “ Ciao Harry” esclamò lui correndo verso Jason “ Ehi! E a me? Niente abbraccio?” si lamentò lui, detto così Will tornò indietro e Harry lo prese in braccio stringendolo “ Grazie” sussurrò il bambino. Dopo averlo messo giù Harry gli scompigliò i capelli e disse” Va! Ci sentiamo presto”.Will annuì e corse incontro a Jason che lo aspettava sulle scale.

 

“Bè, è stato bellissimo” disse Harry. Lui e Hermione erano appena arrivati nel loro quartiere e si stavano incamminando verso casa. “ Già…non pensavo che….si insomma…non pensavo che sarei tornata ad Hogwarts…non così presto perlomeno” disse sorridendo “ E poi ad essere onesta…Will….insomma…non mi aspettavo di….di affezionarmi così a lui. Non ho mai avuto dei contatti con dei bambini perciò..” continuò un pò in imbarazzo.” Si,lui è ….speciale,sai per  certi versi mi ricorda me! “ disse Harry sorridendo. “ Già, solo che tu non hai avuto nessuno che si prendesse cura di te…a parte i tuoi zii..insomma sai cosa voglio dire” “ Si…ma…vedi non so  perché, era da solo e ho pensato che avesse bisogno di qualcuno, qualcuno su cui contare.” continuò lui. “ Dargli il tuo nome, è stato….davvero bello da parte tua..” disse lei. Harry le sorrise in risposta.”Eccoci” disse. Erano arrivati davanti alla porta di casa,Hermione stava per prendere le chiavi dalla borsa ma si rese conto di non avere nessuna borsa. “ Tutto bene? “ chiese Harry  risalendo le scale ”Oh, si..insomma ho dimenticato le chiavi..” rispose lei con aria imbarazzata. ” Non puoi usare la bacchetta? Se non sbaglio sei stata tu a farmi conoscere l’Alohomora! Hermione Granger per la prima volta non sa quale incantesimo usare?”esclamò lui con un sorriso” Davvero pensi che se fosse così semplice a quest’ora sarei ancora qui?” disse lei con un’espressione ovvia e leggermente stizzita” Evidentemente Ron deve aver attivato le protezioni” disse lei “ Protezioni?Non usate i soliti incantesimi?” chiese Harry con aria curiosa “Si, ma la sera dopo essere rientrati annulliamo qualunque contro incantesimo in modo che nessuno di essi, perfino Alohomora non possa essere usato, l’unico modo per rompere gli incantesimi è farlo dall’interno” rispose” Ah..bè direi che questo è decisamente  da te!” esclamò Harry ridendo, Hermione gli diede un pugno sulla spalla “ Bè allora non ci resta che chiamare Ron” suggerì lui “ Ho già provato ma non risponde”. Harry si spostò verso la finestra e guardò dentro.Vide Ron seduto sul divano con Ginny, la televisione accesa inutilmente: erano addormentati.Il cellulare sul tavolino davanti al divano si illuminò ma nessuno dei due si svegliò” Ron!!Ron!!!” urlò Harry battendo sul vetro ma non ottenne nessuna risposta poi gli venne in mente una cosa” Fammi indovinare” disse rivolto ad Hermione “gli incantesimi annullano anche i suoni giusto?” Hermione lo guardò con aria afflitta” Si,lo so sono un idiota! Ma non capisco perché  Ron li abbia attivati! Non lo facciamo mai prima che entrambe siamo rientrati! “ esclamò frustrata” Forse vedendo che si stava facendo tardi li ha attivati involontariamente” suggerì lui, sedendosi vicino a lei sui gradini” Già forse..bè sarà meglio che mi prepari ad una lunga e fredda notte qui fuori” disse” Oh andiamo non essere ridicola, io ho le chiavi, puoi dormire da me” disse lui alzandosi. Hermione sentì crescere l’ansia, Harry vedendo che lei non rispondeva si girò “ Oh, andiamo Herm! Siamo abbastanza grandi per questo, voglio dire possiamo farlo, no? “ disse lui “ O almeno dobbiamo” sussurrò piano. Hermione lo guardò, entrambe sapevano di correre un rischio passando la notte nello stesso posto,per lo più da soli,non sapevano cosa sarebbe potuto succedere. Scacciò quell’idea e pensò che Harry aveva ragione, ormai era grandi abbastanza, avevano fatto le loro scelte. “Va bene”. Detto questo si alzò e si incamminò con Harry verso due case più in là sulla sinistra. 



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, scusate per il ritardo ma putroppo non ho avuto molto tempo per pubblicarvi il capitolo, vi informo inoltre che data la lunghezza ho deciso di dividerlo in due parti. Pubblicherò il prossimo appena gli impegni universitari me lo consentiranno.
Grazie mille a tutti coloro che recensiscono o anche solo leggono, davvero.
A presto
EffeI

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Capitolo 6
*** Hogwarts - Parte seconda ***


“Vieni, per questa notte puoi dormire qui, io mi sposto sul divano” disse Harry. Erano entrati da poco e la aveva accompagnata in  camera da letto “ Oh,no Harry, no io…io dovrei dormire sul divano” protestò lei “ Non se ne parla! Tu sei l’ospite e dormi qui” ribadì “ L’unica cosa è che purtroppo l’altro bagno è occupato da un mucchio di cianfrusaglie ed è inagibile, perciò temo di dover fare avanti e indietro…va prima tu. Quando hai fatto io mi faccio un doccia veloce e ti lascio in pace” disse sorridendo” Ok” rispose Hermione. Le cose si stavano mettendo molto male, pensò, decisamente male. Harry uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle, vi si appoggiò contro facendo un respiro profondo. Aveva completamente dimenticato il bagno,pregò solo che Hermione si addormentasse e non si accorgesse di nulla.
 Hermione si tolse il giacchetto della tuta e andò in bagno,si sciacquò il viso con dell’acqua calda e cercò di darsi un contegno. Stentò a credere che tutto ciò che aveva vissuto con Harry, fosse accaduto nel giro di ventiquattro ore. Dopo aver chiuso la porta del bagno alle sue spalle si rese conto di non avere nulla con cui dormire. La tuta era sporca e non le sembrava il caso di dormire con la sola biancheria,ma cosa poteva fare, sicuramente non poteva perdere in prestito qualcosa da Ginny,  così sperando che Harry non si accorgesse di nulla si tolse i pantaloni e rimase in biancheria e canottiera, poi si infilò velocemente sotto le coperte. Dopo essersi sistemata sentì un colpo alla porta seguito dalla voce di Harry “Herm, non vorrei metterti pressione ma ho davvero bisogno di quella doccia “disse “ Oh, ma certo tranquillo io ho fatto se vuoi puoi entrare “ rispose lei. Prima che Harry aprisse la porta lei scivolò ancora di più sotto le coperte tirandole fin sotto al mento. Quando Harry entrò la vide sotto le coperte e le sorrise, poi involontariamente il suo sguardo si posò sulla  sedia, la sua sedia. Hermione vi aveva appoggiato i pantaloni, la maglietta, da quello Harry dedusse che doveva indossare solo la biancheria. Hermione seguì lo sguardo di Harry e quando vide di aver lasciato i vestiti sulla sedia in bella mostra, si maledì e arrossì leggermente. Harry cercò di non pensare al fatto che sotto le coperte dovesse essere solo in biancheria  e senza dire una parola si diresse in bagno. Dopo essere entrato, senza pensare si affacciò dalla porta e disse “ Herm, puoi mettere la mia maglietta, io ne ho altre” e lanciò una maglietta bianca che aveva indossato appena rientrato “ E non accetto un no! “disse prima che lei potesse ribattere. Hermione si assicurò che la porta fosse chiusa e con un movimento veloce prese la maglietta e la indossò sopra la canottiera “ Grazie, Harry. Davvero” disse. Lui si affacciò e annuì , poi con il suo solito sorriso accostò la porta. Hermione si girò leggermente e vide che lui l’aveva lasciata leggermente aperta quel tanto che bastava per sbirciare. Arrossì al solo pensiero, ma prima di girarsi vide  la sua schiena nuda e per un attimo i suoi occhi indugiarono sulla linea delle spalle e scesero in basso, poco prima che Harry abbassasse i pantaloni, lei si girò di scatto rossa in viso, grata che ci fosse la porta tra di loro. 
Harry era appena uscito dalla doccia avvolgendosi l’asciugamano in vita, il bagno era avvolto nel vapore dell’acqua calda,passò una mano sullo specchio e trovò la sua immagine riflessa che lo fissava “ Che diavolo ti è saltato in mente eh?  Non potevi evitare la doccia stasera?” disse rivolto a se stesso “Sarà, meglio per te che dorma, altrimenti la situazione non può far altro che peggiorare”. Fece un respiro profondo e si passò una mano tra i capelli,infilò gli occhiali e aprì piano la porta. Lentamente sbirciò per controllare che Hermione stesse dormendo e per grazia di Merlino, era rivolta con le spalle al bagno. Senza far rumore aprì del tutto la porta e cominciò a camminare per uscire,quando all’improvviso lei si mosse leggermente e Harry vide che aveva indossato la sua maglietta. Le stava grande ma al contempo le conferiva un’immagine dolce e indifesa, involontariamente Hermione si era mossa spostando leggermente la gamba destra, nel farlo Harry non poté fare a meno di posare lo sguardo dalla sua vita avvolta dalle lenzuola bianche al profilo perfetto delle sue gambe. Mentre indugiava sul suo corpo non si rese conto della porta che aveva lasciato aperta e con lo sguardo fisso su di lei gli andò a sbattere contro. “ Dannazione!” esclamò ad alta voce portandosi una mano sulla fronte “ Che succede?” esclamò Hermione,era stata svegliata dal grido di Harry ed era scattata in piedi scoprendo leggermente le gambe “ Sono io, Herm! E’ tutto ok!” disse Harry, in terribile imbarazzo. Hermione ebbe bisogno di qualche minuto per realizzare che Harry era li davanti a lei, con il solo asciugamano legato intorno alla vita,doveva essere appena uscito dalla doccia, i capelli neri erano bagnati e l’acqua evidenziava le spalle e i muscoli delle braccia. Distolse subito lo sguardo arrossendo “ Harry! O mio Dio! Scusami!” disse “ No, no, non preoccuparti scusami se ti ho svegliato” il suo sguardo continuava a tornare sulla coscia scoperta dal movimento improvviso,poco dopo Hermione seguì lo sguardo di Harry che indugiava sul suo corpo e nascose la gamba ritirando a sè le coperte. “ Buona notte, Harry” disse con voce imbarazzata, “ Buona notte anche a te “ rispose lui, si affrettò ad uscire socchiudendo la porta alle sue spalle. “ Dannazione! Davvero bravo Harry! Sei davvero antisgamo!” si disse. Dio quanto era bella però,i capelli sciolti ricadevano sul cuscino e le gambe così sinuose e la sua pelle…Dio moriva dalla voglia sentirla sotto le sue mani! Scacciò il pensiero e di diresse verso il divano. Hermione voleva morire! Il peggio era successo, Harry era completamente nudo! Aveva solo l’asciugamano certo, ma era così  dannatamente bello! “ Basta! Questo non dovrà accadere mai più! “ disse a se stessa, poi si divincolò tra le lenzuola nascondendo il viso sotto il cuscino.

“Harry?! Harry!”Harry si svegliò di soprassalto e trovò Ginny china su di lui.Fece un respiro profondo e  si aggiustò gli occhiali,che solo in quel momento si rese conto di indossare ancora” Ginny! Oh sei tu” disse passandosi una mano tra i capelli “ Si, sono io. Chi ti aspettavi?” chiese lei in tono curioso “Nessuno,anzi in realtà pensavo che fosse entrato qualcuno in casa” “ Bè mi dispiace deluderti ma sono solo io” ribadì”Dov’è Hermione?”Nell’udire quel nome ad Harry venne in mente l’immagine della sera precedente, di Hermione in biancheria, della sua pelle…Deglutì a fatica scuotendo la testa “ E’ in camera, starà ancora dormendo” disse. “Vado a svegliarla” esclamò Ron. Non si era reso conto che ci fosse anche lui, prima che si avviasse verso l’altra stanza però Ginny lo bloccò “No, vado io” disse precedendo il fratello. Ron si avvicinò al divano e si sedette con lui  “ Insomma amico, si può sapere cosa diavolo è successo ieri sera? A che ora siete rientrati? Ginny e io pensavano che vi fosse successo qualcosa!” esclamò Ron. Harry si sedette  sul divano e guardò l’amico “ E’ complicato. Ti ricordi di quel mago che dovevamo prendere?”chiese. Ron annuì e lo invitò a proseguire “ Bè è saltato  fuori che non era un mago…era un bambino” “Un bambino?”disse Ron con condiscendenza e  stupore “ Si, Ron un bambino. Il signor Thompson ha deciso di portarlo ad Hogwarts, ma lui non voleva andare da nessuna parte senza di noi, così lo abbiamo accompagnato. È stato smistato e ieri sera, quando siamo tornati Hermione ha provato ad entrare ma non ci siamo riusciti,così le ho proposto di dormire qui.” disse. Ron lo fissava con aria sbalordita, Harry non sapeva se fosse più sorpreso per il fatto che il mago si era rivelato Will o perché lui e Hermione erano tornati ad Hogwarts” Siete andati ad Hogwarts?? Per le mutande di Merlino! Devi raccontarmi tutto!!” esclamò eccitato 

Hermione fu scossa da un colpo alla porta “ Hermione? Sono Ginny, posso entrare?” non ottenendo risposta entrò e la trovò sdraiata sul letto, in dormiveglia. Ginny notò con fastidio che non solo aveva dormito dalla parte di Harry, ma a giudicare da quello che poteva vedere, aveva indossato anche una delle sue magliette, cercò di non pensarci. Hermione aprì gli occhi e dopo aver visto Ginny scattò in piedi “ Ginny! Io…mi dispiace,adesso mi rivesto e vado via” esclamò agitata. “ Ehi! Ehi! Tranquilla! Non preoccuparti. Piuttosto perché non mi racconti cosa è successo ieri?” chiese Ginny. Hermione dopo essersi alzata e iniziato ad indossare i pantaloni della tuta si fermò “Quella…è….non è la maglietta di Harry?” chiese Ginny con aria interrogativa. Hermione arrossì leggermente sperando che Ginny non lo notasse” Oh…si..non avevo nulla con cui dormire così….Harry ha pensato di prestarmela” disse cercando di nascondere l’imbarazzo”Oh..capito. Allora cosa diavolo è successo ieri sera? rispose Ginny. Hermione si sedette e cominciò a raccontare tutto, da quando trovarono Will, allo smistamento fino all’offerta di Harry di dormire lì la sera prima. Ginny ascoltò con attenzione, mostrando leggera sorpresa nello scoprire che il mago era un bimbo e che erano stati ad Hogwarts, ma per il resto ad Hermione sembrò  tranquilla. Dopo essersi cambiata e aver indossato di nuovo la tuta, uscì seguendo Ginny. “Hermione!” esclamò Ron,” Bene, sei sveglia! Mi ero preoccupato” disse allargando le braccia per accoglierla in un abbraccio ma Hermione lo allontanò fulminandolo” Si può sapere cosa diavolo ti è saltato in mente? Perché hai attivato le protezioni? Non ero ancora tornata!” esclamò furiosa “ Io…ecco..hai ragione mi dispiace, non so perché l’ho fatto…ma…tutti quegli incantesimi mi fanno impazzire! “ disse giustificandosi. Hermione si trattenne dal picchiarlo e senza guardarlo si rivolse ad Harry “ Ho lasciato la tua maglietta sul letto…grazie. Siamo in ritardo….di nuovo..ti aspetto fuori” dopo aver detto così si diresse verso l’uscita seguita da un Ron leggermente spaventato “Ron!” lo richiamò Ginny. Lui si girò e dopo aver scambiato uno sguardo con la sorella sembrò ricordasi di qualcosa ed esclamò “Oh! Giusto! Hermione un attimo io e Ginny dobbiamo dirvi una cosa”. Hermione si fermò sulla soglia e si voltò verso di loro con aria stizzita. Harry cercava di evitare il suo sguardo, almeno per il momento “ Cosa c’è Ron?” disse lui “ Be ecco, una mia vecchia conoscenza, Ned, te lo ricordi? il tizio barbuto, un po rude ma simpatic..” “Ron! “ esclamò Hermione stizzita “ Oh! Si scusa! Bè..lui ci ha procurato dei biglietti per la partita di Quiddicth, le qualificazioni di lunedì e ci ha invitato!” disse eccitato. “Le qualificazioni? Stai scherzando?” disse Harry scattando in piedi “ No! Non sono mai stato più serio di così” ribadì Ron con un sorriso . Harry non ci credeva, quasi per chiedere una conferma guardò Ginny che annuì sorridendo “Bè!Che aspettiamo allora? Andiamo!!” esclamò a sua volta. Hermione ancora ferma sua soglia alzò gli occhi al cielo incapace di credere di essere stata trattenuta per una stupida partita di Quidditch “ Fantastico! Allora dico a Ned di prenotare la tenda! “ esclamò Ron. A quella parola gli occhi di Harry incontrarono quelli di Hermione, che distolse immediatamente lo sguardo. No, la tenda no! pensò lei. Potevano accettare tutto, ma questo… Senza aggiungere altro Hermione girò sui  tacchi ed uscì seguita da Ron con un’espressione di compiacimento sul volto.

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Capitolo 7
*** Il passato ritorna - Parte prima ***


6.Il passato ritorna 

 

La giornata trascorse velocemente per entrambe, in ufficio il signor Thompson chiese di Will e se fosse tutto apposto con Hogwarts,felice che “il procedimento” come lo definiva lui, fosse riuscito. Nè Harry né Hermione fecero cenno a quello che era successo la sera prima,lei era troppo imbarazzata e lui aveva paura che lei, conoscendolo troppo bene, avrebbe scoperto cosa aveva pensato di lei quella sera .Inoltre le cose non erano migliorate sul fronte della tenda, la cui idea non entusiasmava affatto nessuno dei due, perché sebbene Hermione progettasse di non andare con loro quel pomeriggio prima di tornare a casa il signor Thompson li aveva informati che avrebbero dovuto presenziare alla partita insieme ad un gruppo di altri auror. Il  fatto di dover assistere alla partita come semplici spettatori lo  aveva spinto  a far si che la loro presenza lì si limitasse semplicemente a “tenere gli occhi aperti” in caso di problemi. La mattina successiva, essendo sabato,non sarebbero andati al Ministero così Harry rimase al letto cercando di recuperare del sonno arretrato e Hermione, be era Hermione. Aveva approfittato del giorno libero per pulire la casa in grande stile,confinando Ron, che girava per casa in tuta, ogni volta o in cucina o in soggiorno. Tuttavia la giornata prese una piega completamente differente quando verso le 10.30 un gufo si presentò sul davanzale della cucina di Harry. Ginny, che gironzolava per casa, lo vide e dopo essersi accorta che portava una lettera la prese, gli diede del cibo e lo lasciò volare via. Rigirando la lettera tra le mani vide che aveva il sigillo di Hogwarts ad era indirizzata, con suo grande fastidio, a Harry e Hermione. Dopo aver deciso di non cedere alla tentazione di aprirla,entrò in camera e svegliò Harry “Ehi. Buon giorno.” gli disse con un sorriso. Harry, che nonostante  i numerosi sforzi non era riuscito a recuperare un bel niente si mise a sedere e la salutò con un bacio leggero “Buon giorno anche a te” Novità? disse indicando la lettera che lei aveva in mano. “Be in realtà….è per te. Per te e…Hermione. Viene da Hogwarts” rispose lei. A quella parola Harry prese la lettera che Ginny gli stava porgendo e la aprì, non appena lesse il contenuto si accigliò leggermente. Dopo averla scorta un’ultima volta, si alzò e si diresse in bagno. “Harry?Che succede?” domandò Ginny.” Nulla di grave sta tranquilla. Puoi avvisare Hermione, dille di farsi trovare pronta tra 15 minuti, Will ha un problema. Dobbiamo andare ad Hogwarts.” Ginny annuì e chiamò Ron, 10 minuti dopo lui e Hermione erano da loro, lei lesse la lettera e sollecitò Harry a sbrigarsi. Una volta pronti stavano per uscire quando videro Ron seguirli” Ron?Cosa fai?” chiese Harry “ Ovvio,che domanda io e Ginny veniamo a Hogwarts con voi!” esclamò. “Ron, ecco…non è che io non vi voglia, è solo che non sono perfettamente sicuro che alla McGranitt stia bene, ha già concesso a noi di andare per i primi giorni.” tentò Harry “ Oh, andiamo Harry, è solo una breve visita non ci dirà nulla vedrai!”disse Ron varcando la soglia seguito dalla sorella. Hermione sospirò e guardò Harry con aria sconfitta, lui ricambiò lo sguardo e si avviò chiudendo la porta. Scesi i gradini Ron esclamò “ Fantastico! Come arriviamo?” “ In genere io e Harry ci smaterializziamo ad Hogsmeade e  da lì saliamo verso i cancelli dopodiché Gazza ci fa entrare” rispose Hermione.” Bene allora!” ribatte Ginny. Harry aveva Hermione alla sua sinistra e Ginny alla sua destra, ma l’abitudine di averla sempre vicina lo spinse a voltarsi verso di lei e porgerle la sua mano, gesto che fece con la più totale disinvoltura,tanto da far sembrare che si fosse completamente dimenticato di Ginny e Ron. “Andiamo?” disse porgendole la mano che lei strinse sorridendo. Prima di smaterializzarsi un’esclamazione di Ron li riportò alla realtà. Harry con un leggero senso di imbarazzo tese il braccio a Ginny che lo strinse con una forza fin troppo eccessiva a suo parere mentre Ron si aggrappò a sua sorella e si smaterializzarono. Giunti ad Hogsmeade Harry vide i familiari locali e negozi e scoprì di avere Hermione al suo fianco con la mano ancora stretta alla sua. Entrambe sciolsero la stretta dopo aver individuato Ron e Ginny poco più in là, e si incamminarono verso di loro “ Per le mutande di Merlino! “ esclamò Ron “ Mi ero dimenticato come ci si sente a smaterializzarsi!”. Dopo essersi ripresi si  avviarono ai cancelli con Harry e Hermione in testa seguiti da un Ron eccitato come il primo giorno ad Hogwarts e una Ginny sempre più infastidita. Giunti ai cancelli Gazza era già li ad aspettarli, senza dire una parola, nemmeno sulla presenza di Ron e Ginny. L’unico segno di assenso fu un grugnito. “ La preside vi attende nel suo ufficio Potter” disse “ Grazie Gazza” rispose lui. Ron era imbambolato di fronte al castello mentre Harry e Hermione si avviarono lungo le scale seguiti da Ginny che trascinava suo fratello.

Bussarono alla porta dell’ufficio del preside aspettando un cenno” Avanti” rispose la voce tagliente della McGranitt. I quattro varcarono la soglia “ Oh Potter, Granger molto bene, molto bene. Vedo che avete ricevuto la mia lettera…e che avete portato il signor e la signorina Weasley” disse lei” Salve professoressa” la salutò Ron con aria sognante. “ Salve signor Weasley,signorina Weasley. È un piacere vedervi ma purtroppo non dovreste essere qui” concluse rivolta ad entrambi. “ Professoressa, Ron e Ginny volevano rivedere Hogwarts, così abbiamo pensato che per un giorno avrebbe potuto fare uno strappo alla regola” azzardò Harry. La McGranitt gli lanciò uno sguardo indecifrabile “Oh, per un giorno andrà bene! In fondo anche voi avete salvato questa scuola” esclamò. “ Ora, Will vi aspetta in sala Comune ma non sa che vi ho chiamato” continuò. “ Già , cosa è successo?” domandò  Harry. “ A quanto riportato da alcuni studenti Will ha avuto alcuni problemi ieri, forse è stata  una settimana difficile per lui e rivedervi potrebbe aiutarlo un po’. Per questo vi ho chiamato”concluse. “Va bene,grazie professoressa. Se non le dispiace noi vorremmo provare a parlargli” disse Harry “Certo, certo Potter andate pure. Ci vediamo qui più tardi” disse. Congedati Harry e Hermione si diressero verso la sala comune, Harry a quella notizia si era accigliato e la presenza di Ron e Ginny non gli dava permesso di parlare liberamente ad Hermione. Lei invece era preoccupata, sperava che parlargli lo avrebbe tranquillizzato. Arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa, Harry si rese conto di non conoscere la parola d’ordine dato che l’ultima volta che era entrato li avevano guidati un gruppo di grifondoro. Mentre Ron cercava di far ricordare i vecchi tempi alla Signora Grassa, il quadro si spostò lasciando uscire un ragazzino biondo seguito da una ragazza con i capelli scuri. Harry colse l’occasione al volo e sgattaiolò dentro seguito dagli altri. Varcata la soglia videro che molti ragazzi erano seduti ai tavoli, altri sul divano e lui aveva già cominciato a cercare Will  con lo sguardo quando incontrò Jason.” Jason! “ chiamò “ Ciao,come stai?” Il bambino lo guardò e sorrise in segno di risposta, prima che lui o Hermione potessero fare altre domande esclamò”Will!! Hai visite!” Dai dormitori si sentirono dei passi e dal parapetto apparvero prima dei capelli biondi e poi il piccolo viso di Will. Non appena li vide si illuminò” Harry! Hermione!” disse correndo giù per le scale. Entrambe gli sorrisero felici di rivederlo nonostante fossero passati solo due giorni. Qualche istante dopo Will sbucò dalle scale correndo verso di loro e  abbracciandoli proprio come era successo la sera dello smistamento. Harry e Hermione gli andarono incontro e lui li strinse forte nascondendo la testa tra la spalla di Harry e i capelli di Hermione. Ron non si era accorto di nulla fino a quando non aveva sentito i passi sulle scale e alla vista di Will sorrise, d’altro canto sua sorella  che stava osservando la scena con fare distaccato strinse i pugni dietro la schiena per non mostrare il suo fastidio. Dio, pensò, così sembrano una famiglia schifosamente felice!

“Ciao piccolo!” esclamò Hermione accarezzandolo sulla testa, lui in risposta sorrise e la abbracciò di nuovo.” Ehi! Marmocchio e io!?“disse Harry con finto fastidio. Dopo aver lasciato Hermione Will abbracciò anche lui senza dire una parola. Era felice che entrambe fossero lì aveva così tante cose da raccontargli! Ma avrebbe aspettato, adesso voleva solo assaporare il momento,voleva solo imprimerlo nei suoi ricordi in modo che potesse attingervi ogni volta che si sentiva solo. In fondo nonostante li conoscesse da solo 3 giorni  a lui non importava, si erano presi cura di lui come nessun altro aveva mai fatto nella sua vita e nonostante sapesse che non era vero, li considerava i suoi genitori e  non li avrebbe lasciati per nessuna ragione al mondo.”Allora? Cosa ci racconti?” chiese Harry allontanandosi da Will per guardarlo negli occhi. “ Bè intanto nel dormitorio è tutto fantastico e qui,non immaginate! Le poltrone sono comodissime e i letti! Sono enormi, e il mio è vicino ad una finestra che si affaccia proprio sul prato e in lontananza posso vedere il campo di Quidditch!” esclamò Will entusiasta. “ Deve essere il tuo letto Harry anche tu vedevi il campo, a me invece toccava solo il muro!” disse Ron fingendosi scocciato,solo in quel momento Colin si accorse che Harry e Hermione non erano soli. Harry sorrise e disse “Will lui è Ron,il mio migliore amico, anche lui era un grifondoro.” Will lo guardò accennando un lieve sorriso  che si spense quando spostò lo sguardo su Ginny. Harry se ne accorse e guardò Ginny invitandola ad assumere un’aria più rassicurante e disse” Invece lei è Ginny, è la sorella di Ron anche lei una grifondoro” Ginny accennò un sorriso forzato, quel ragazzino non le piaceva per niente tantomeno il comportamenti di Harry e Hermione in sua presenza, erano come….dei genitori protettivi. In quel momento un ragazzino con i capelli neri esclamò ridendo  “Guarda Will, i tuoi genitori si sono portati dietro i loro fidanzati!” A quelle parole Harry e Hermione si guardarono imbarazzati, Ginny strinse ancora di più i pugni e Ron sorrise debolmente. Ma l’unico che parlò fu Will “ Loro non sono i miei genitori….idiota!” disse con un’espressione indecifrabile che ad Harry sembrò rabbia mista a delusione,dopodiché scappò verso il dormitorio senza guardare né lui né Hermione. Harry reagì troppo tardi” Will! Will!” lo chiamò ma lui fece finta di non sentirlo, poi si rivolse ad Hermione” Provo a parlargli “disse in un sussurro. Mentre lui si avviava sulle scale Hermione guardò quel bambino che era rimasto immobile in imbarazzo” Io…io non lo sapevo..non…non volevo offenderlo!” esclamò. Hermione gli si avvicinò e cercò di rassicurarlo. Il bambino sembrò tranquillizzarsi un po' e si allontanò. Harry aveva trovato Will seduto sul suo vecchio letto: Ron aveva ragione. Era lì a testa bassa, proprio come quel giorno al Ministero quando lui e Hermione lo avevano trovato. Dio! Gli sembravano passati mesi invece erano trascorsi appena 4 giorni, era assurdo come il tempo volasse. Lentamente si avvicinò a lui e vedendo che non accennava ad opporsi si sedette al suo fianco.”Allora?” disse Harry “ Perché hai insultato quel bambino,non è tuo amico?” “No. E’ solo un idiota. Sa benissimo che non siete i miei….” non riuscì a finire la frase ma Harry non gli diede troppo peso e  continuò “ E perché non lo sa? Insomma tu glielo hai detto?” Will scosse la testa in segno di dissenso. “ E allora come ti aspetti che lo sappia se tu non gli parli? Will, le persone non possono sapere tutto di noi se non siamo noi stessi a dirgliele o almeno non conoscono la nostra verità” “ Che differenza fa?” chiese lui con voce bassa” Tanto che lui lo sappia o meno….voi….voi non siete comunque  i miei genitori..” disse. In quel momento Harry avrebbe voluto abbracciarlo forte e consolarlo ma l’unica cosa che riuscì a dire fu ”Si, non siamo i tuoi genitori….almeno non biologicamente” A quelle parole Will alzò la testa di scatto e lo guardò con sguardo interrogativo”Vieni, andiamo a chiedere scusa a quel bambino. Io e Hermione dobbiamo parlarti.” Detto questo gli porse la mano e insieme si incamminarono uscendo dal dormitorio.

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Capitolo 8
*** Il passato ritorna - Parte seconda ***


Hermione era vicino alla finestre aspettando che Harry tornasse con Will, Ron aveva convinto il bambino che aveva avuto il piccolo scontro con Will a fargli giocare una partita agli scacchi dei maghi insieme  mentre Ginny era appoggiata al camino. Nel momento in cui Harry scese con Will, nessuno accetto Hermione se ne accorse. Lei guardò Harry con aria preoccupata e lui cercò di rassicurarla,”Va, io devo parlare con Hermione un minuto” disse incitando Will  a raggiungere il  bambino. Mentre lui si avvicinava al tavolo dove Ron stava avendo la meglio nella partita, Harry andò incontro ad Hermione e quando la raggiunse le disse”Herm,dobbiamo parlargli,subito. Quello che ha detto questo bambino lo ha ferito,lui sente di non appartenere a nessuno e io….beh chiamami pure pazzo ma io voglio essere quel qualcuno a cui lui può appartenere……sei con me?” Hermione lo guardò con sorpresa e sorrise” Si”. Ginny si accorse che Harry era sceso dal dormitorio e lo trovò con Hermione, ovvio come potevano stare lontani anche solo per un secondo! Dio quanto la urtava vederli così vicini! In quel momento si rese conto che dovevano essersi detti qualcosa perché ridevano in maniera così….intima e si guardavano come facevano sempre…come se la  vita dell’uno dipendesse disperatamente da quella dell’altro. Un modo, pensò lei, in cui Harry non l’aveva mai guardata, e forse non lo avrebbe mai fatto. Harry e Hermione aspettarono qualche minuto per parlare con Will  e non appena ebbe chiarito con Brian, così si chiamava il bambino,lo invitarono a fare una passeggiata insieme. Prima di uscire Harry aveva parlato con Ginny dicendogli che lui e Hermione dovevano discutere con Will e che farlo lì con tutti loro non era la cosa migliore.”Scusa e io cosa dovrei fare nel frattempo?” chiese stizzita . Harry la guardò incredulo” Non lo so Ginny, fa quello che ti pare. Noi dobbiamo andare” disse allontanandosi ma prima di varcare la soglia si rivolse di nuovo a lei” Non finisce qui, più tardi mi spieghi questo ridicolo comportamento da bambina capricciosa” detto questo preceduto da Will e Hermione uscì dalla Sala comune. Decisero di portarlo sul prato vicino alla capanna di Hagrid e poco prima della pendenza che conduceva all’orto delle zucche, lì Harry si lasciò cadere sul prato sotto lo sguardo interrogativo di Hermione e li invitò entrambe a sedersi con lui.” Will,io e Hermione dobbiamo dirti una cosa, siediti” disse. Will con un po' di titubanza si sedette tra i due in modo da vederli entrambe” Ascoltate lo so che non mi sono comportato bene, insomma non avrei dovuto insultare Brian è solo che…...insomma voi non siete i miei genitori…..e io non posso farci niente” disse con voce spezzata. Hermione guardò Harry che dopo aver annuito disse” Will è vero io e Hermione non siamo i tuoi genitori, non ti abbiamo cresciuto, non ci siamo presi cura di te quando eri piccolo e credimi se ti dico che…. ci dispiace. Non sappiamo nulla dei tuoi veri genitori e..” Non poté finire la frase perché Will lo interruppe” Morti. Non c’e niente da sapere, sono morti un anno fa in un incidente d’auto” disse con voce fredda. Hermione si portò le mani alla bocca e i suoi occhi si fecero lucidi,sentiva crescerle un nodo in gola, avrebbe tanto voluto abbracciarlo“ Ci dispiace, non lo sapevamo” continuò Harry”Il punto però è un altro,da due giorni tu sei entrato nel nostro mondo, ci sei stato catapultato addosso e inevitabilmente abbiamo cominciato a volerti bene…bene come a figlio” A quelle parole Will li guardò con gli occhi sgranati,non capiva cosa Harry stesse cercando di dirgli, o forse lo sapeva ma sapeva anche che non poteva essere quello che lui sperava.” Will, se tu ce lo permetti io e Harry vorremo far parte della tua vita…vorremo prenderci cura di te tutti i giorni, averti con noi durante le vacanze estive, a Natale, Pasqua….vorremo che tu fossi parte delle nostre vite..” disse Hermione.Will era incredulo” Cosa…cosa significa?” “Significa che faremo di tutto per essere quei genitori che hai perso, bada, non vogliamo sostituirli ma vogliamo solo che tu ci permetta di volerti bene come vogliamo noi,che tu ci lasci entrare nella tua vita e ti prometto che faremo di tutto per diventare a tutti gli effetti i tuoi VERI genitori. Will io e Hermione vogliamo adottarti.” concluse Harry. Il momento che seguì fu un susseguirsi di emozioni,Will con gli occhi lucidi, Hermione che piangeva stringendolo a se e Harry che sorrideva.” Voi siete le prime persone che da tanto tempo si prendono cura di me, nessuno vi ha chiesto di portarmi qui, nessuno vi ha detto di confortarmi…eppure voi lo avete fatto…forse non ve ne siete resi conto ma siete già parte della mia vita e non vi lascerò mai uscire” Dopo aver detto queste parole li abbracciò con tanto entusiasmo che li fece cadere sul prato. Senza rendersene conto scoppiarono a ridere insieme come una vera famiglia.




Angolo autrice 
Salve a tutti, scusate l'assenza ma putroppo non ho avuto moltissimo tempo percio eccomi qui. Come potete notare ho dovuto dividere anche questo capitolo in due parti data la lunghezza. Grazie a tutti anche solo a coloro che leggeranno.
A presto
EffeI

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Capitolo 9
*** Complicazioni ***


7.Complicazioni

 

Harry, Hermione e Will stavano risalendo il prato per tornare nella Sala comune di grifondoro,avevano trascorso dei bei momenti insieme, confidandosi. Harry e Hermione avevano scoperto un po' di più su Will e lui si era aperto, finalmente, pronto a condividere il suo passato con loro. I suoi genitori erano morti in un incidente l’anno precedente, lui stesso si trovava in macchina con loro quando era accaduto. Non riuscì mai a capire come, un momento prima stava ridendo con suo padre e il momento successivo  all’improvviso la macchina aveva subito una forte spinta e si era schiantata frontalmente contro un albero al lato della carreggiata. Sua madre non indossava la cintura e purtroppo morì nel momento dell’impatto con il vetro. Suo padre invece, nonostante indossasse la cintura di sicurezza, prima di lasciarlo era riuscito a guardarlo un’ultima volta e a sussurragli che entrambi gli volevano bene. Il colpo aveva attivato l’airbag ma l’impatto con l’albero era stato troppo forte e aveva sbattuto la testa sul volante nonostante Will, che era rimasto miracolosamente illeso, lo avesse chiamato più volte ,suo padre spirò con la testa sul volante dell’auto. Quando i soccorsi erano arrivati lui era sotto shock, avevano provato a farlo parlare e per i primi giorni era rimasto in una casa famiglia in attesa di essere adottato, ma era sempre taciturno, scontroso, non voleva né parlare né vedere nessuno. Così una sera era semplicemente scappato. Non aveva nessun altro parente, i suoi genitori non avevano fratelli e i suoi presunti nonni erano morti. Aveva trascorso l’intero anno per strada, tra scatoloni e atri di palazzi, a volte in compagnia di un uomo anziano dai modi pacati,ma Will preferiva sempre stare per conto suo, da solo o almeno fino a due giorni prima quando Harry e Hermione erano arrivati nella sua vita e gli avevano dato una nuova possibilità. “ Dai vediamo se mi prendi!” esclamò lui ridendo e cominciando a corre verso il portone d’ingresso.” Ah si? Scappa perché sto per acchiapparti!” disse Harry correndogli dietro. Hermione sorrise guardando quel bambino così felice in quel momento e pensò a cosa doveva aver provato nel vedere la sua vita andare in frantumi sotto i propri occhi, i suoi occhi si fecero lucidi a solo pensiero ma lo scacciò subito dicendosi che lei e Harry rappresentavano un futuro migliore per Will. Harry si era fermato non riuscendo ad acchiapparlo e Will continuava a correre verso il portone prendendolo in giro, Hermione lo raggiunse e quando lui la vide dopo aver ripreso fiato le disse” E’ una follia vero? Questo..è una cosa da pazzi. Non ho la minima idea di come prendermi cura di lui Herm…” Hermione lo guardò “ Si, è una follia. E’ completamente da pazzi, non ho mai pensato di aver un bambino o almeno non adesso, ma…non sei l’unico ad avere paura Harry…..se c’e una cosa che ho imparato in tutti questi anni con te, è che tutte le cose che abbiamo affrontato, le abbiamo affrontate insieme e io sono sicura….anzi sono CERTA che anche questa volta lo affronteremo insieme.” Harry la guardò sorridendo, ne avevano  passato così tante insieme e lei gli era sempre stata vicina. Quella notte nella tenda aveva capito che lei era sempre stata qualcosa di più e che nessuno lo capiva davvero come faceva lei e nessun altro sarebbe mai riuscito a farlo. “ Piuttosto Harry, come faremo con Ginny e Ron? Come spiegheremo loro che adotteremo Will?” chiese lei con una nota di preoccupazione nella voce. Harry chiuse per un attimo gli occhi e  aspirò profondamente” Non lo so, ma so una cosa, in un modo o null’altro, nel bene e nel male, glielo diremo e se non capiranno…beh….onestamente non mi interessa…so a cosa e chi  posso rinunciare e Will non è sicuramente tra queste. Hermione noi ce la faremo…come sempre” dopo aver detto questo le prese la mano e la strinse guardandola negli occhi ,lei sorrise rincuorata e rispose alla stretta avviandosi insieme verso il portone.

 

“ No aspetta…. CHE COSA?!!?!” esclamò Ginny. Harry e Hermione avevano riaccompagnato Will in sala comune e lui aveva raggiunto i suoi amici mentre loro si preparavano a parlare dell’adozione con Ron e Ginny.” Ginny, per favore non essere ridicola, cerca di non attirare troppo l’attenzione. Le cose stanno così io e Hermione vogliamo bene a Will e lei vuole bene a noi, lui ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui e noi vogliamo essere quel qualcuno. Il prima possibile ci recheremo al Ministero alla sezione adozioni e avvieremo le pratiche, ora però dobbiamo parlare con la McGranitt, se avete qualche opposizione temo che dovrete rimandarla, dobbiamo andare” concluse Harry.  Ginny era incredula,non ci poteva credere ma quei due erano impazziti o cosa? “ Harry..” provò a ribattere ma lui la bloccò sul nascere alzando una mano. Ron in risposta alla notizia sorrise dicendo “ E’ una cosa fantastica ragazzi! Voi siete fantastici e Will è un bambino incredibile. Avete tutto il mio  appoggio” “ Grazie amico “ disse Harry abbracciandolo. Ginny non credeva che tutto quello stesse accadendo sotto il suo naso, non fece in tempo a ribattere che i due “neo-genitori” uscirono dalla sala comune. Le sembrava impossibile, non potevano parlare sul serio,quel marmocchio poteva essere adottato da chiunque,perché proprio da loro??In quel momento si rese conto che Harry e Hermione per poterlo adottare dovevano dimostrare di essere una “famiglia” unita,e come avevano intenzione di farlo con lei e Ron tra di  loro? Poi realizzò. Volevano tagliarli fuori. Se questo era il loro obbiettivo si sbagliavano di grosso, avrebbero anche potuto fregare quel sempliciotto di suo fratello ma non avrebbero tagliato fuori lei, non aveva aspettato 5 anni per fare suo Harry Potter per poi vederselo soffiare sotto il naso da quella insopportabile so-tutto-io. Lei che si era sempre finta sua amica, adesso gli stava portando via l’uomo della sua vita, l’uomo che amava con uno stratagemma davvero ben architettato. Appena sola con Harry avrebbe cercato di farlo ragionare, ma soprattutto in quella situazione c’era una cosa che gli bruciava più di tutto: Voleva essere lei a rendere Harry un padre, voleva essere lei a prendersi cura di un bambino, un bambino solo loro.  

 

“Oh!” esclamò la professoressa McGranitt, Harry e Hermione erano andati nel suo ufficio per cercare di chiarire la situazione di Will e spiegarle che avevano intenzione di adottarlo, ma l’unica risposta che la professoressa era stata in grado di dare loro era stata quella. Un misto di sorpresa e preoccupazione che né Harry e né Hermione erano stati in grado di percepire. Entrambi la guardavano con occhi sorridenti,che si erano spenti nel sentire la delusione di quella sola parola pronunciata. Prima che potesse aggiungere altro disse” Ragazzi, non fraintendetemi il vostro è un gesto davvero nobile, insomma degno di due veri grifondoro. E non che io non lo apprezzi, anzi in realtà ne sono molto felice perché credo fermamente che quel bambino possa guardare avanti a ciò che il futuro gli riserva, solo con voi accanto. Non avrei immaginato persone migliori per lui e soprattutto persone che gli vogliano davvero bene” concluse. A quelle parole Harry e Hermione si sentirono più sollevati, ma Hermione sentiva che c’era qualcos’altro, qualcosa che la professoressa stava lasciando da parte,e prima che potesse chiederglielo, lei riprese” Tuttavia temo che ci sia qualcosa di cui dobbiate essere a conoscenza. Io, in qualità di preside, sono riuscita ad ottenere tutti i documenti necessari riguardanti Will e il suo passato..” Harry la interruppe dicendo” Sappiamo già che i suoi genitori sono morti in un incidente d’auto lo scorso anno…” La professoressa lo guardò con aria sorpresa “Oh,beh mi rincresce dirvi che per quanto sia felice che Will abbia  deciso di confidarsi con voi, purtroppo c’è qualcosa che nemmeno lui sa” disse con voce bassa. I due si scambiarono uno sguardo preoccupato “ Quelli che Will ha creduto essere i suoi genitori, quelli che lo hanno cresciuto……non erano i suoi veri genitori…..ma quelli adottivi. Will  è stato adottato da piccolo, i suoi veri genitori sono caduti durante un attacco dei mangiamorte..aveva un anno” Harry era rimasto scioccato, non riusciva a capire, o meglio aveva capito ma non riusciva a credere alle parole della professoressa…Will  era già stato adottato…questo avrebbe ostacolato il loro tentativo? Era rimasto immobile con  un’ espressione glaciale, gli occhi fissi nel vuoto. Hermione come lui non riusciva a crederci, non riusciva a pensare a come avrebbe potuto reagire Will una volta scoperta,davvero, la verità. Aveva sofferto così tanto per aver perso i suoi genitori, ora sapere che loro non lo erano, o almeno non erano quelli che lo avevano messo al mondo, lo avrebbe devastato ancora di più. Si portò una mano alla bocca e chiuse gli occhi che si erano lentamente fatti lucidi. Non sapeva come lei e Harry avrebbero potuto dire a Will una cosa del genere, mentre stava pensando si girò verso di lui seduto al suo fianco e, vedendolo sconvolto come lei, gli prese la mano e lui ricambiò la stretta.” Questo…. insomma il fatto che Will  sia stato già adottato, potrebbe compromettere la nostra richiesta?” chiese Harry con voce roca. Prima di parlare si era schiarito la voce e aveva respirato profondamente. La McGranitt lo guardò” Non penso. In ogni caso vi lascio tutti i documenti in mio possesso, ho delle copie, in modo che possiate presentare la domande al Ministero, sezione adozioni. Harry…Hermione mi rincresce avervi dato questa notizia poco gradevole. So che non sarà facile per voi dire tutto al ragazzo, ma se posso essere completamente onesta con voi, so che troverete il modo per renderlo felice. So che troverete il modo di dire lui la verità perché voi rappresentate questo valore. Da voi, nel corso degli anni, ho imparato che la verità, seppur terribile e devastante, è sempre la strada migliore. Inoltre voi adesso avete qualcuno per cui combattere e so che non lo abbandonerete..posso leggerlo nei vostri occhi e l’ho visto con i miei prima, al suo smistamento e ora,quando avete deciso di gettarvi un’impresa che non è da tutti, sarete dei genitori davvero fantastici.” disse sorridendo. Harry si alzò e prese i documenti poi strinse la mano alla McGranitt e gli sorrise.” Grazie professoressa,davvero, per tutto.”Detto questo lui e Hermione si congedarono e uscirono dall’ufficio. Davanti alla statua trovarono Ron e Ginny ad aspettarli, lui sempre perso nei ricordi di quel castello, lei terribilmente furiosa per quello che loro avevano intenzione di fare. Non appena li videro Ginny si accigliò notando l’espressione interdetta di Harry ma prima che potesse dire qualcosa lui  esclamò” Andiamo a casa” prese Hermione per mano, senza curarsi di Ginny e si allontanarono. Una volta raggiunta Hogsmeade lui e Hermione si smaterializzarono insieme, lasciando Ginny furiosa con loro e con Ron.


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, ecco il nuovo capitolo. Spero vi piaccia.
Alla prossima
EffeI

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Capitolo 10
*** Il Ministero ***


8.Il Ministero

Harry e Hermione si ritrovarono davanti al portico della ragazza dove, a  pochi metri di distanza, una Ginny furiosa aveva sbattuto la porta d’ingresso alle sue spalle e suo fratello, con aria leggermente imbarazzata, aveva sorriso a Harry e varcato la soglia del suo appartamento lasciando i due soli. Harry rispose al sorriso di Ron posandogli una mano sul braccio in segno di ringraziamento, dopo averlo visto entrare si rivolse ad Hermione” Beh, allora domani mattina avevo pensato di andare al Ministero per le 8.30, va bene?” disse. Hermione non poteva negare di essere un po' preoccupata, sopratutto per il comportamento di Ginny” Harry…sei sicuro che sia ancora una buona idea…voglio dire Ginny non sembra averla presa nel migliore dei modi e non posso di certo biasimarla…” disse “ Lo so, vedrai con il tempo si abituerà e se non ci riuscirà….mi dispiace ma non rinuncerò a Will per lei.” detto questo le sorrise e cominciò a scendere i gradini “ Ricorda domani mattina 8.30…sii puntale” Hermione avrebbe voluto ribattere perché era chiarissimo che se tra i due qualcuno avrebbe potuto essere in ritardo sicuramente quella persona non sarebbe stata lei, ma si limitò ad annuire e sorridere.

 

Non appena Harry chiuse la porta alle sue spalle Ginny si affacciò dalla cucina ed esclamò ” Dobbiamo parlare”. Harry cercò di chiamare a raccolta tutto il suo coraggio e la sua determinazione e pochi istanti dopo la raggiunse in cucina. 

Si appoggiò con la schiena al muro mentre Ginny era appoggiata sul bordo del lavandino con un’espressione mista tra rabbia e disperazione “ Harry…vorresti per favore spiegarmi cosa diavolo ti è preso? Capisco che tu ti possa essere affezionato a quel bambino ma addirittura adottarlo??” pronunciò quella parola quasi con forza,come se fosse disgustosa per lei.

 Prima di rispondere Harry la guardò e per un momento vide la differenza: Ginny non riusciva davvero a capire  quanto Will fosse importante per lui e quanto per lui contasse adottarlo, prendersi cura di lui. Hermione invece lo aveva capito subito,non gli aveva chiesto nulla e nel momento in cui lui lo aveva proposto, senza esitazione lei aveva accettato, questa era la differenza: Ginny non avrebbe mai capito, mai. “ Ginny ascolta…so che per te è difficile…anzi probabilmente ti sembrerà assurdo ma…..io HO BISOGNO di prendermi cura di Will, io….lo devo fare e se tu non sei in grado di comprenderlo e accettarlo…mi dispiace ma non rinuncerò a lui” disse con voce ferma.

 Nell’ udire quelle parole Ginny era rimasta a bocca aperta bianca in volto “ No fammi capire…è un ricatto? Se io non accetto quel bambino tu mi lasci? esclamò con tono allarmato “ Non è un ricatto..ti sto semplicemente spiegando come stanno le cose e vorrei davvero che tu provassi a capire…che provassi a metterti nei mie panni…quel bambino è importante per me…” “ Nei tuoi panni!! Harry, ma ti ascolti?? Io dovrei mettermi nei tuoi panni?? E a me? A me non pensi? Come posso sentirmi io quando improvvisamente l’uomo che amo mi dice che vuole adottare un bambino senza darmi spiegazioni e soprattutto non  vuole adottarlo con me!?!?! Perché non provi per un attimo a metterti TU nei miei panni? Come ti sentiresti se un giorno tornassi a casa e ti dicessi che voglio adottare un bambino con Neville o con mio fratello??” “ Non è la stessa cosa…” tentò di risponde Harry “ Si che lo è!! Tu vuoi un figlio! Stai adottando un bambino e non lo stai facendo con me! Harry noi stiamo insieme!! Dovrei esserci io, non Hermione, IO!” urlò. 

Dopo qualche minuto di silenzio rispose “ Mi dispiace Ginny, ma il fatto che io e Hermione vogliamo adottarlo non significa che dovremo per forza essere una…famiglia…lui potrà passare del tempo con entrambe, insomma abitiamo ad un metro di distanza. Ascolta, io non voglio farti del male, vorrei solo che tu provassi a capire,prova semplicemente a fidarti di me” disse Harry in tono calmo. Lei lo guardò con gli lucidi, fece un respiro profondo e gli si avvicinò “Va bene, proverò a fidarmi di te….Harry io ti amo e non voglio perderti, posso provare a gestire questa situazione” Detto questo gli posò un bacio leggerlo sulle labbra, lui ripose cercando di trasmetterle la sua gratitudine ma Ginny fraintese e si fece più audace, si fece strada con le sue mani sul suo corpo e poi le intrecciò dietro la sua nuca trasformando il dolce bacio in uno irruento e passionale. Harry non voleva,non ci riusciva,dopo tutto quello che stava succedendo con Will, fare l’amore con lei non era la sua priorità. Delicatamente si ritrasse e sciolse la presa intorno al suo collo, la guardò sorridendo timidamente  e disse” Scusa ma sono stanco” le diede un bacio a fior di labbra e si avviò in camera. Lei in risposta annuì e sorrise cercando di trattenere le lacrime e  la rabbia per questo ennesimo rifiuto ma soprattutto, la determinazione con la quale  gli avrebbe fatto pesare questa assurda faccenda dell’adozione. 

 

La mattina successiva Hermione si svegliò presto pervasa dalla preoccupazione per quello che lei e Harry avrebbero fatto. Fece una doccia nella speranza che placasse il peso che sentiva insistente sul petto e alle 8.30 salutò Ron. Vestita in uno dei suoi tailleur migliori uscì da casa. Li, sulle scale in un completo nero gessato con la camicia bianca e senza cravatta la aspettava Harry, con la cartella che conteneva tutti i documenti di Will e un sorriso che la tranquillizzò all’istante, ora era con lui e avrebbero affrontato tutto questo insieme. “ Buon giorno Hermione….andiamo?” disse porgendole il braccio, lei con un sorriso accettò il suo sostegno e pochi istanti dopo si trovarono davanti alla famigliare cabina, che in quel momento rappresentava un altro degli ostacoli tra loro e Will. Una volta entrati  ascoltarono la voce che elencava tutti i piani e i rispettivi dipartimenti,giunti al 13° annunciò” Ufficio Servizi Sociali e Adozioni” 

Harry guardò Hermione cercando conferma nel suo sguardo e,una volta aperte le porte dell’ascensore, si trovarono in una sala d’attesa molto più piccola rispetto ai vari piani del Ministero. Seguendo le indicazioni trovarono l’ufficio per la presentazione delle domande e fortunatamente non vi era fila allo sportello. Dall’altra parte del vetro c’era un uomo poco più grande di loro, capelli biondo cenere e occhi marroni, aveva un’espressione annoiata ,che nel momento in cui vide dei nuovi clienti avvicinarsi, cambiò. Harry fu tentato per un attimo di credere che quel repentino cambio di espressione fosse dovuto al fatto che li aveva riconosciuti, o meglio aveva riconosciuto lui, ma scacciò l’idea e si avvicinò al vetro sorridendo cordialmente. Sulla giacca c’era una targhetta con quello che doveva senz’altro essere il nome dell’impiegato “Jefferson”.

 Harry fece un respiro profondo e disse” Salve, signor…Jefferson…emh…vorremmo presentare una domanda di adozione….qui ci sono tutti i documenti necessari..” e appoggiò la cartella sul piccolo davanzale di legno facendolo passare sotto allo spesso strato di vetro “Oh, signor Potter…è un piacere conoscerla!” esclamò visibilmente sorpreso.Dopo quello che ad Harry sembrò essere un tempo infinito, il signor Jefferson, distolse lo sguardo da lui e si dedicò alla cartellina. La esaminò per qualche minuto ed esclamò” Bene, i documenti ci sono tutti, vedo che il ragazzo è già stato adottato due volte….non dovrà essere facile per lui…povero ragazzo…beh, ora vorrei che compilaste questi due moduli con i vostri dati personali e una volta terminati me li riconsegnerete” disse chiudendo la cartella e porgendo loro due fogli separati. In quel momento Harry cercò la mano di Hermione e la strinse, non seppe perché, ma aveva bisogno di sentirla vicina, nel momento  in cui Jefferson aveva parlato di Will e perfino adesso che stava dando loro quei moduli, Harry sentiva che la distanza tra lui e loro si stava accorciando e la stretta di Hermione ne era la conferma.” Grazie” mormorò prendendo i moduli e spostandosi su un tavolo lì vicino. Hermione si sedette e cominciò ad inserire tutti i suoi dati quando dopo aver terminato di inserire il suo codice fiscale lesse “ Consorte o convivente con cui l’aspirante tutore convive o ha relazioni stabili”, in quel momento si sentì venir meno, cosa avrebbe dovuto scrivere? Harry Potter? Sarebbe stata una menzogna e tutti sapevano benissimo che non era con lei che Harry Potter conviveva, così decise di scrivere la verità ed inserì il nome di Ron “ Ronald Bilius Wasley, nato il 01/03/1980, Londra” Nel frattempo anche Harry era arrivato in quel punto e rimase interdetto per un attimo, non sapeva cosa fare, come sua abitudine guardò Hermione e vide che lei aveva inserito il nome e la data di nascita di Ron. Ovvio non poteva di certo mettere lui, così anche lui compilò il modulo con i dati di Ginny “ Ginevra Molly Weasley, 11/08/1981, Londra”. 

Terminata la compilazione dei moduli si avvicinarono di nuovo allo sportello di Jefferson e uno per volta prese i fogli” Molto bene” disse lui” Quanto…insomma quanto tempo sarà necessario per una risposta” chiese Harry con la voce roca “ Oh beh, in questo caso penso che nel giro di 2 mesi massimo 3  l’adozione sarà valida…” Harry non riusciva a crederci, 2 mesi !! Guardò Hermione raggiante e le sorrise, lei ricambiò con gli occhi lucidi e velati per la commozione “ Oh….ma…voi non vivete insieme? Insomma ci sono altre persone…stando a quanto dichiarato” disse Jefferson. Harry deglutì a fatica” Si, c’è qualche problema?” chiese “ Oh, mi creda se dipendesse da me non ci sarebbe nessun problema. Il punto è che….non dipende da me. Il fatto che non viviate insieme potrebbe essere interpretato come un fattore fortemente negativo, il bambino, secondo uno psicologo, potrebbe non avere la tranquillità necessaria se diviso tra di voi. I servizi sociali manderanno qualcuno per conoscere voi e per parlare di voi con il ragazzo” disse. Harry non riusciva a capire,questo avrebbe complicato le cose? Ma dall’espressione sul volto di Hermione dedusse che la risposta fosse si ”Questo cosa comporta? Un cambiamento della tempistica?” chiese “ Beh se prima vi avevo detto massimo 4 mesi,con questa situazione…direi che servono almeno 8 mesi al massimo un anno” disse con voce bassa “ A meno che ovvio…” “ A meno che cosa? disse Hermione con voce tremante, era la prima volta che parlava da quando erano arrivati “ A meno che…non vi sposiate, così sarebbe tutto più facile,la stabilità del matrimonio, il riconoscimento del legame dal punto di vista burocratico accelererebbe il processo”Harry aveva la gola secca e nel momento in cui l’impiegato aveva pronunciato quelle parole si era agitato,poi d’improvviso gli venne da ridere, possibile che il destino, o meglio queste circostanza stessero avvicinando sempre di più lui e Hermione? 

Dal canto suo Hermione stessa sentì il suo cuore perdere un battito alla sola idea di sposare Harry, per un breve momento pensò a come sarebbe potuto essere, ma allontanò quell’idea. Non potevano.”Ma ovviamente non penso sia un’opzione per voi” esclamò Jefferson. Harry non osò guardare Hermione, così lo ringraziò e si congedarono. Durante tutto il tragitto dall’ufficio all’ascensore nessuno dei due parlò, il fantasma di quella possibilità si era insinuato tra di loro e se non ci fosse stato del vero passato la cosa sarebbe stata liquidata da entrambe senza troppi ripensamenti. 

Immersi nei loro pensieri Harry aveva offerto il suo braccio ad Hermione e si trovarono davanti alle loro case. Di nuovo Harry ruppe il silenzio e guardandola negli occhi disse” Sposami. Sarebbe tutto più facile….per Will” Il cuore di Hermione aveva di nuovo perso un battito e  ricambiò il suo sguardo e rimanendo  interdetta dalle parole di Harry, prima di parlare fece un respiro profondo” No. Harry…non possiamo….insomma le cose sono già abbastanza….complesse ora…per Ginny….Ron…non importa se dobbiamo aspettare,lo faremo.” Harry si aspettava una risposta negativa eppure gli rimase un senso di delusione, Hermione non lo voleva….non più “ Hai ragione” disse abbassando lo sguardo” Sai che prima o poi lo avrei fatto comunque……se le circostanze non fossero cambiate…..te lo avrei chiesto……davvero” aggiunse guardandola negli occhi e per la prima volta dopo quattro anni Hermione vide riaffiorare il suo Harry, quel ragazzo di 17 anni che l’aveva amata, che le aveva aperto il suo cuore una sera d’inverno davanti alla piccola stufa avvolta nel calore delle sue braccia. Sorrise e non si sentì in imbarazzo per questo, non sentì imbarazzo per quelle parole, parole che una persona considerata solo un amico non avrebbe mai detto e allo stesso modo sempre rivolgendosi al suo Harry rispose” E io avrei detto si. Ma non adesso….non così” Harry la guardò sorridente. Dopo quattro anni stavano parlando di quello che era accaduto, stavano fantasticando su un futuro che avrebbero potuto avere e per questi minuti Harry fu felice. Fu felice di parlare con lei così liberamente, fu felice di scoprire che lei avrebbe detto di si. “ Forse dovremmo avvisare Will, metterlo al corrente della possibile visita” suggerì lui. “ Certo, andiamo?” Questa volta fu lei che senza indugi prese la sua mano e insieme si smaterializzarono. 

 

“Avanti!” esclamò la voce della professoressa McGranitt dall’interno del suo ufficio. Harry spinse la porta e Hermione lo seguì  Non appena la preside li riconobbe si alzò e gli sorrise” Harry, Hermione cosa succede? Accomodatevi” disse invitandoli a sedere su due sedie che aveva fatto appena apparire con in gesto della bacchetta. “ Grazie ma andiamo via subito, volevamo solo avvisare Will di una cosa” disse Harry. “ Oh, per caso riguarda….l’adozione?” chiese lei titubante. Notando  il silenzio  di Harry, Hermione prese la parola” Si,  abbiamo presentato la domanda e all’inizio tutto sembrava risolversi per il meglio..ma purtroppo il fatto che non viviamo insieme potrebbe rallentare il processo. Abbiamo preferito avvisare Will di persona di questo ma anche perché è probabile che nelle prossime settimane si presentino delle persone della sezione adozioni e servizi sociali che vorrebbero parlare con lui….per capire come influisce su di lui questa situazione” La professoressa guardò Hermione annuendo e rivolgendosi ad Harry aggiunse” Non….non c’era nessuna alternativa possibile” Harry la guardò e scosse la testa “ Una sola….potremmo sposarci….ma non ci sembra il caso” disse a bassa voce.”Capisco….naturalmente non è un’opzione che possiate prendere in considerazione.

In ogni caso Will dovrebbe essere a lezione con Hagrid se volete avviarvi, la lezione dovrebbe finire a minuti” “Grazie, professoressa” disse Hermione sorridendo, Harry la imitò e insieme si diressero alla capanna di Hagrid. La McGranitt aveva ragione la lezione era appena finita e mentre i ragazzi del primo anno tornavano verso il castello, altri, forse del quinto o sesto seguivano lui e Hermione. 

Ad Harry non sfuggì la reazione di uno studente che indugiò con lo sguardo, cosa che non gli piacque per niente, sul corpo di Hermione. Ma lei sembrava talmente distratta da non accorgersene, in realtà in quel momento lo sguardo di quel sedicenne sbarbatello era l’ultimo dei suoi  problemi.” Harry!Hermione! “ La voce di Will irruppe nei pensieri di Harry che in pochi istanti si trovò circondato dalle sue piccole braccine che lo stringevano con forza. Una volta sciolto l’abbraccio disse” Cosa ci fate qui? Avete fatto la domanda? Sono stato adottato?” pronunciò quelle parole con un tale entusiasmo che Harry fu tentato di non dire lui nulla, ma Hermione intervenne “ Si, abbiamo presentato la domanda ma ci sono dei problemi…” Che problemi?” chiese lui “ Will tu sai che io e Harry viviamo con Ron e Ginny giusto? E la cosa ideale per te sarebbe quella di vivere in un ambiente stabile e circondato da persone che si prendano cura di te…..non che noi non le faremo….ma non vivere sotto lo stesso tetto, potrebbe comportare un ritardo nell’accettare la richiesta. In questi giorni porrebbero presentarsi delle persone dal Ministero,persone che vogliono parlare con te…di noi. Di come ti trovi a vivere con noi. È molto importante che tu dica la verità, capito? Non importa se le cose che dici non andranno a nostro vantaggio, l’importante è che tu risponda a tutte le domande in modo onesto. D’accordo?”

 Will  aveva ascoltato Hermione in silenzio e quando lei ebbe finito annui ” Ma perché non vivete insieme? Insomma sposatevi così non ci saranno problemi no?”  Fu Harry a parlare questa volta “ Ascolta, piccolo, le cose non sono sempre facili come sembrano, ma io e Hermione ti abbiamo fatto una promessa e non abbiamo alcuna intenzione di infrangerla ok?” disse sorridendo. Will sorrise in risposta ma prima che potesse replicare altro,Jason lo chiamò e dopo averli abbracciati forte lo raggiunse, non prima di aver avuto la conferma da entrambe che per qualunque problema, avrebbe potuto rivolgersi alla preside o semplicemente mandare loro un gufo. 

Mentre si avviavano ai cancelli un gruppo di ragazze, forse anche loro del quinto o sesto anno, risalivano la collina. Hermione le notò soprattutto per il loro frivolo comportamento e ne capì il motivo nel momento in cui una di loro andò addosso ad Harry fingendo di scusarsi, con un sorriso sbarazzino e malizioso, troppo per i gusti di Hermione, anche se in fondo non poteva biasimarla. Harry era molto attraente anche solo in jeans e maglietta,ma il completo e la camicia aperta senza cravatta gli conferivano un’area affascinante. Nel pensarlo le sfuggì un sorriso che Harry colse subito “ Che c’è? “ le chiese guardandola negli occhi “ Niente…Pensavo a quella ragazza che si è appena gettata su di te” disse ridendo. “ Non starai mica pensando che lo abbia fatto apposta? “ esclamò lui 

“ Oh, beh se per te è stato solo un’incidente allora va bene” disse accennando un sorriso. “ E allora quel moccioso che ti fissava poco fa?” chiese lui passando all’attacco “ Quale moccioso? “ Oh non dirmi che non lo hai visto?” esclamò Harry  “ In realtà no” rispose lei “ Be ti ha guardato ed è rimasto smarrito per un pó” “ Ma dai! Te lo stai inventando! Sei terribile Harry” disse ridendo “ Non lo farei mai, e sai perché?” le chiese con voce bassa. “No” rispose lei 

 “Perché non posso dargli torto..sei bellissima” disse guardandola dritta negli occhi.

 A quelle parole lei arrossì leggermente e abbassò lo sguardo, Harry le porse in silenzio il braccio e lei lo strinse per poi ritrovarsi di nuovo nel vortice della materializzazione, non più certa se quella sensazione di confusione sul petto fosse dovuta a quello o alle parole di Harry.


Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, volevo anticiparvi che finalemente si sta avvicinando un punto importante per la storia. Spero che questo capitolo possa piacervi :) 
Alla prossima 
EffeI

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Capitolo 11
*** Il pranzo della domenica - Parte 1 ***


 

9.Il pranzo della domenica

 

La mattina successiva Harry si svegliò nonostante durante la notte non avesse dormito molto,preoccupato per la situazione che si era creata riguardo l’adozione di Will. Dopo aver esaminato per l’ennesima volta tutti gli aspetti della faccenda e tutte le opzioni possibili, si rese conto di aver solo sprecato tempo: tutte le opzioni possibili erano quelle che già avevano preso in considerazione. Con la speranza di distrarsi da tutto ciò, scese in cucina per prendere una tazza di caffè rendendosi subito conto di non avere idea di dove fosse Ginny. Sicuramente non in camera dato che quando si era svegliato non era al suo fianco,così pensò che doveva essere da qualche parte in giro per casa. Giunto in cucina trovo il caffè ancora caldo e lo versò in una tazza uscendo poi dalla porta-finestra sul piccolo portico. Rimase li a guardare il cielo di Londra stranamente limpido, sorseggiando il caffè mentre vagava con lo sguardo lungo la piccola strada che ospitava la sua casa e spostò lo sguardo alla sua sinistra rimanendo sorpreso nel trovare sul portico, come lui, Hermione. 

Immediatamente sentì che tutte le preoccupazioni si stavano alleggerendo e sorrise al solo pensiero del potere che lei aveva su di lui, era sempre stato così. Con voce più alta esclamò” Buon giorno Herm!” Lei si voltò verso la fonte di quella voce, nonostante sapesse benissimo a chi apparteneva.

 Non appena lo vide gli sorrise “ Buon giorno a te, Harry” “ Come mai già pronta?Non dobbiamo presentarci in ufficio….giusto? chiese allarmato, il signor Thompson era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.” No,sta tranquillo. Vado a prendere i miei genitori, è domenica oggi. Abbiamo il pranzo dai Weasley, ricordi?” disse ridendo. “ Hai ragione! È domenica!” “ Non dirmi Harry.. che te lo sei dimenticato?” aggiunse fingendo disappunto” Io!? Assolutamente no! Come potrei?…..A che ora…..?” chiese non nascondendo la sua dimenticanza.

Hermione scoppiò a ridere “ Naturalmente, come potresti dimenticarlo! Alle 12.00,adesso vado. Ci vediamo li.” disse rivolgendogli un sorriso, prima di smaterializzarsi. Harry rientrò in casa e cercò l’orologio con lo sguardo,erano le 11.30. 11.30! “ Dannazione!” esclamò, aveva solo mezz’ora per prepararsi.Ma dove diavolo era finita Ginny? Salì le scale due gradini alla volta e giunto  in camera la trovò li, aveva appena indossato un vestito leggero color verde chiaro e quando lo vide entrare gli sorrise” Finalmente in piedi! Sei in ritardo, hai solo mezz’ora per la doccia” disse sorridendo. 

Harry senza pensare fermò la mano che stava tentando di chiudere la zip del vestito e sorprendendola, come 4 anni prima,la tirò su. Lei si girò compiaciuta e con uno sguardo malizioso lo baciò. 

Fu un bacio diverso,dolce ma al contempo passionale. Lei si allontanò e sorrise di nuovo soddisfatta dall’espressione confusa lasciata sul suo viso “ Ti aspetto di sotto”. 

Harry rimase per qualche minuto interdetto. Cosa diavolo stava succedendo? Lui e Ginny erano una coppia già da tempo ormai, tutto ciò che era accaduto con Hermione era rimasto per tutti i quei quattro anni chiuso nei suoi ricordi e ora si erano riavvicinati, lui le aveva addirittura detto che era bellissima! Da quando avevano ripreso ad essere così sinceri, a toccare argomenti e a dare voce a pensieri che si erano imposti di reprimere? Forse Ginny aveva ragione, infondo lui le la stava mettendo davanti ad una situazione di certo non semplicissima,anzi in realtà le aveva sbattuto in faccia il fatto di voler adottare un bambino con la sua migliore amica! Decise di interrompere il flusso di pensieri e decretò che una doccia lo avrebbe aiutato a fare ordine in questa situazione. Tuttavia, nonostante i pensieri contrastanti e le sue insicurezze nei confronti di quella situazione e nei confronti della stessa Ginny, c’era un punto fermo: Il suo amore per Hermione. Erano passati anni ma niente di quello che provava per lei era cambiato,forse attenuato dai loro tentativi di mantenersi distanti l’uno dall’altra, ma solo questo. In fondo sapeva che l’unica donna con cui avrebbe voluto vivere non era quella con cui lo stava facendo, ma quella con la quale stava adottando un bambino.

 

La doccia era servita ben poco perché la situazione non era cambiata molto,si vestì indossando un paio di jeans,le solite scarpe e una camicia bianca con un gilet beige. Si arrese dopo vari tentativi di controllare i  suoi capelli e scese per raggiungere Ginny. Alle 12.00 si smaterializzarono alla Tana, dove ad accoglierli come al solito ci fu la signora Weasley. Con il passare degli anni il suo viso si era fatto più scarno e gli occhi sempre sorridenti erano pervasi da un velo di tristezza, il fantasma della perdita di Fred aleggiava ancora tra le stanze di quella casa. Non appena vide Harry gli corse incontro e lo abbracciò, lui come sempre ricambiò la stretta” Oh Harry! È così bello vederti! Ma vieni entra pure, Ron è in cucina” Prima che lui potesse entrare  il signor Weasley uscì dal capanno degli attrezzi e dopo aver salutato sua figlia minore strinse la mano di Harry e insieme varcarono la soglia.

 In cucina Harry trovò Ron intento a stuzzicare parte dell’antipasto,in salotto invece vide George giocare con sua figlia Roxane mentre sua moglie, Angelina, era seduta sul divano. George gli andò incontro e gli strinse la mano” Harry! Come va?” “George! Tutto bene,tu? Vedo che hai da fare con la piccolina” disse guardando la bimba che correva intorno al divano” Angelina” aggiunse salutandola“ Oh si, non sta mai ferma! Proprio come suo zio! “ esclamò George con una punta di malinconia nella voce. Harry annuì sorridendo debolmente. 

George aveva trovato la forza per rialzarsi e anche grazie ad Angelina era andato avanti, o perlomeno cercava di farlo. Pochi minuti dopo si sentì il famigliare suono della smaterializzazione ed Harry pensò si dovesse trattare di Hermione, così con i signori Weasley pronti ad accogliere il nuovo ospite uscì in giardino seguito da Ron. Aveva visto giusto: Hermione era appena arrivata con sua madre. Indossava una canottiera blu con una maglia bianca più larga che lasciava intravedere le spalle circondate dalle sue ciocche ribelli, dei jeans con dei stivali. Era bellissima e non indossava completi o tacchi alti, semplicemente non ne aveva bisogno. Non appena la signora Granger vide Harry gli sorrise e lui le andò incontro “ Harry,caro! “ disse abbracciandolo  “Signora Granger è un piacere vederla” aggiunse lui con un sorriso . Dopo averlo salutato si dedicò alla signora Wealsey “Molly cara, come stai?” “ Jane,molto bene grazie e tu? Ma dov’è Robert?” chiese non notando il marito “Oh, lui e Hermione hanno avuto una piccola discussione…Harry caro potresti cercare di convincere quel testone di mio marito a venire?” disse poi rivolgendosi ad Harry. Lui leggermente in imbarazzo annuì e rivolse ad Hermione uno sguardo interrogativo. Ginny era uscita con loro decidendo di rimanere vicino alla porta per osservare la scena. Non appena vide quello che aveva davanti agli occhi, cercò di non dare a vedere il fastidio di questa situazione. Perfetto! Non bastava quel ragazzino a mettersi in mezzo, adesso c’erano anche i genitori di lei! Perché la madre di Hermione guardava Harry quasi con venerazione? Perché non guardava così suo  fratello??  

Nel frattempo Ron si era fatto avanti per salutare la sua futura suocera” Buongiorno signora Granger” disse nervoso “ Ronald” rispose lei accennando un sorriso per poi rivolgersi di nuovo ad Harry” Caro, per favore accompagna Hermione e cerca di convincere Robert! Mi sta facendo fare una figuraccia!” 

“Ma certo,non si preoccupi. Vedrà riusciremo a convincerlo” disse Harry. Dopo aver rassicurato la madre di Hermione, lui le si avvicinò e insieme si smaterializzarono nella casa dei Granger. 

Arrivarono direttamente in salotto facendo sobbalzare il padre di Hermione che, seduto sul divano, guardava la tv “Per l’amor del cielo Hermione! Harry! Cosa ci fate qui? Dovete smetterla con questo apparire così senza preavviso!” disse spaventato “ Ci scusi signor Granger,non era nostra intenzione spaventarla. Ma ci ha mandato sua moglie, vede vorrebbe che lei venisse con noi, i Weasley hanno già chiesto di lei!” disse Harry cercando di fare leva sul senso di colpa.

 A quelle parole il padre di Hermione sembrò destarsi ma solo per un secondo “ Mi rincresce ma sono sicuro che mia figlia non gradisca la presenza di suo padre” Hermione sbuffò alzando gli occhi al cielo e si allontanò rifugiandosi in cucina. Harry non riusciva a capire quale fosse il problema,così la raggiunse.

 “Herm, cosa è successo?” Lei gli rivolse uno sguardo esasperato “ Abbiamo discusso” disse “ Si be a questo c’ero arrivato….ma perché? aggiunse sorridendo “ Per Ron, di nuovo. Si lamenta che non è mai con me, che mi lascia fare le cose sempre da sola. Quella che io considero indipendenza per lui è disinteresse nei miei confronti. Vorrebbe qualcuno…qualcuno come te” disse con voce bassa. 

Harry arrossì sperando che Hermione non lo notasse “ Bè ma è questo il bello con Ron no? Ti lascia il tuo spazio, tuo padre deve semplicemente capirlo. Ti andrebbe di aiutarmi a convincerlo?”disse porgendole una mano. Lei alzò la testa e prima di afferrarla fece un respiro profondo e annuì.

 Insieme raggiunsero il signor Granger sul divano “ Mi scusi signor Granger, mi spiega cosa non apprezza in Ron? In fondo è un bravo ragazzo e ama sua figlia” cominciò Harry. Il padre di Hermione lo guardò e dopo una breve esitazione rispose “ Non è che non lo apprezzi  e che non è mai con lei! Ogni volta che la sento è in ufficio o a casa ed è sempre sola. Che razza di uomo è uno che lascia da sola la propria fidanzata!” “ Papà Ron non mi lascia sola! Mi lascia i miei spazi! Possibile che tu non lo capisca!” esclamò esasperata Hermione “I tuoi spazi? Tesoro io penso che ti lasci troppo spazio! Non c’è mai!” Hermione alzò gli occhi al cielo in segno di rassegnazione “ Herm perché non vai in cucina eh!” le suggerì Harry. Lei annuì e si allontanò 

“ Signor Granger, non la deve prendere così, sua figlia ha bisogno della sua indipendenza, e inoltre è perfettamente in grado di difendersi da sola! La sua relazione con Ron è sempre stata così, lui le ha sempre lasciato i suoi spazi, ma mi creda questo non significa che non la ami. E poi al lavoro siamo molto impegnati perciò non è solo colpa di Ron a dirla tutta”concluse Harry 

Il signor Granger lo guardò in modo curioso “Perché non tu? Tu saresti stato perfetto, ti prendi sempre cura di lei e le sei sempre vicino. Cosa vi ha impedito di stare insieme?” Harry si sentì mancare: per quale diavolo di motivo il padre di Hermione lo tirava sempre in mezzo! “ Vede…io e Hermione siamo cresciuti insieme e ci siamo sempre protetti a vicenda e sua figlia ha scelto Ron…..mi creda non potrei immaginare persona migliore per Hermione” 

Harry avrebbe voluto morire, certo che aveva in mente qualcuno migliore per Hermione: Se stesso! Ma non poteva rischiare. “Va bene! Verrò a questo pranzo ma non aspettatevi che vi comporti come se lo amassi..almeno non ancora” Hermione si avvicino al divano e diede a suo padre un bacio sulla guancia come segno di riconoscimento per lo sforzo. Dopo essersi alzato dal divano Harry gli porse un braccio e in un istante si trovarono sul prato della Tana “Buon Dio! Odio questa cosa!” si lamentò.

 Nel frattempo la moglie era uscita e andandogli incontro lo abbracciò, poi si rivolse ad Harry” Grazie caro!” esclamò “ Si figuri” rispose. In quel momento Ron si fece avanti e porse la mano al padre di Hermione, quest’ultimo guardò Harry e ricordando le sue parole strinse la mano di Ron” Ronald” disse con tono freddo, per poi dedicarsi al signor Wealsey.

 

Dopo il pranzo, assolutamente ottimo come sempre, Ron e Ginny proposero di fare una piccola partita a Quidditch lasciando “i grandi” a discutere delle loro faccende in salotto. Le squadre furono formate da Harry, Ron, George, Angelina, Bill che era arrivato con Fleur dopo pranzo e Charlie che  dopo la morte di suo fratello aveva trovato un impiego a Londra per rimanere vicino alla famiglia.  Stranamente Ginny decise di non giocare,non si sentiva particolarmente in vena, così decise di arbitrare la partita. Una squadra era formata da Ron, Harry e Charlie mentre l’altra da George, Angelina e Bill in porta. Hermione era uscita in giardino per guardare la partita fermandosi vicino a Ginny che arbitrava la partita da terra “ Herm, giochi?” le chiese Harry con un sorriso.  Lei lo guardò ridendo” Assolutamente no! Lo sai benissimo che evito le scope per quanto mi è possibile” “Come vuoi,almeno ci ho provato!” disse lui volando verso gli altri. La partita iniziò e non appena dopo 3 minuti la pluffa lanciata da George entrò del cerchio che Bill aveva perso di vista. Ginny fece finta di tenere i punti, ovviamente quella stupida partita era l’ultima delle sue preoccupazioni. Harry volava sopra le loro teste cercando di intercettare la pluffa e con un movimento rapido si abbassò troppo sfiorando Hermione” Scusa Herm! Stai bene? Davvero mi dispiace!” esclamò. “ Sto bene, tranquillo.Ma la prossima volta ricordati di guardare in basso!” rispose ridendo. 

E quello che diavolo era,si chiese Ginny, forse panico? Apprensione? Era forse questo quello che aveva scorto nella voce di Harry e quello sguardo da cucciolo smarrito che le aveva rivolto?! Merlino, non ce la faceva più! Decise che avrebbe affrontato la cosa di petto,così senza pensarci si rivolse ad Hermione continuando a tenere gli occhi sulla partita” Da quanto sei innamorata di Harry?” 

Hermione si sentì mancare,Ginny non poteva averle davvero fatto quella domanda! Si girò verso di lei” Scusa?” “ Oh, hai capito benissimo Hermione. Ho detto da quanto sei innamorata di Harry?” 

Stavolta la aveva obbligata a guardarla negli occhi e quello che Hermione vi lesse la spaventò: Rabbia, determinazione,paura ma più di tutto lesse la gelosia “ Non so di cosa tu stia parlando Ginny, io e Harry siamo amici e poi lui è innamorato di te.” Dio sarebbe voluta sprofondare, quanto le costavano quelle parole! Non sarebbe stato tutto più facile dirle che aveva ragione? Che amava il suo migliore amico da quattro anni ormai? Che lo aveva sempre amato senza rendersene conto?NO! Non avrebbe rovinato tutto, quella cosa non riguardava solo lei ma anche Harry e insieme avevano fatto una promessa e lei non lo avrebbe di certo infranta

“Oh andiamo basta mentire! Sono stanca! Tu pensi che non me sia accorta? La vostra complicità, i vostri sguardi? Ogni volta che vi vedete sembra che tutto intorno a voi svanisca! Pensi che non veda come si illumina appena ti vede?” disse con un sorriso sarcastico. Hermione sapeva benissimo che Ginny aveva ragione, eppure rimase fedele al suo patto 

“Non essere ridicola! Non puoi essere gelosa” rispose “Ah no? La vostra…….complicità così….disgustosamente perfetta e armonica. Io non sono mai stata in grado di averla con lui…….questa connessione” sputò fuori quelle parole come veleno.

 Hermione non ne poteva più “ Beh Ginny cara, se non fossi stata così occupata a distrarti o semplicemente ad occuparti degli affari tuoi avresti notato che io e Harry siamo questo! La nostra…disgustosa complicità, come la chiami tu c’è sempre stata, e se tu ne sei gelosa beh lasciatelo dire sei davvero un’idiota!” Con la rabbia che ribolliva in testa se ne andò,voleva mettere più spazio possibile tra se stessa e quella gallina idiota di Ginny. 

 

Dopo 15 minuti Ginny fischiò per indicare la fine del primo tempo e le squadre smisero di giocare. In pochi minuti fu raggiunta da Harry” Dov’è Hermione?” le chiese. Ginny pensò di esplodere, era appena arrivato aveva davanti la sua fidanzata, la persona che avrebbe dovuto mettere davanti a tutto e tutti eppure eccolo lì a chiedere di quella dannata Hermione! “ Non lo so e a dirtela tutta non mi interessa” rispose con aria stizzita lasciando trapelare il suo fastidio. Harry la guardò inarcando un sopracciglio con aria interrogativa” Che succede? Avete per caso discusso?” le domandò.  Lei all’inizio non rispose e dopo qualche secondo di silenzio decise di vuotare il sacco anche con lui, in fondo con Hermione il danno era fatto, magari con lui sarebbe andata meglio…per quanto fosse possibile “In realtà si..” 

Harry la guardò confuso “ E per cosa?” “Per te” e senza permettergli di ribattere continuò “ Le ho chiesto da quanto tempo è innamorata di te, e lei si è infuriata” Harry era incredulo, nel sentire quelle parole aveva sgranato gli occhi. Dunque il momento era arrivato, cosa aveva detto Hermione? “ Tu COSA? Dico ma che ti salta in mente! Lo sai benissimo che lei è innamorata di Ron! E poi da quando sei gelosa di lei!” Ginny capì che era arrivato il momento del confronto,bene era pronta a scoprire tutte le carte in tavola” Da quando? Forse da sempre. Ho visto il modo in cui la guardi sai, il modo in cui ti comporti quando sei con lei. Sembra che tutto assuma un nuovo significato se lei è intorno a te,con lei al tuo fianco ti comporti come se tutti gli altri non esistessero, solo tu e lei. Il modo in cui la guardi…la vostra complicità…..mi da la nausea!” 

Lo aveva detto. Harry non ci credeva, Ginny aveva dato voce a tutti quei pensieri che lui aveva temuto,ma per quanto lei avesse maledettamente ragione, doveva smentire tutto. “ Non essere ridicola! Quella complicità c’è sempre stata, sei tu non te ne sei mai accorta, e poi cosa ti aspetti Hermione è una delle persone più importanti nella mia vita, lei mi è stata vicino in momenti in cui nessun’altra lo ha fatto e Ginny se sei davvero gelosa di questo beh……..scusa ma sei davvero un’idiota!”esclamò lui.  Ginny rimase in silenzio a guardarlo,lentamente una consapevolezza si fece strada dentro di lei, quelle parole, le stesse identiche parole che lei aveva usato. Sembrava quasi che l’universo o qualsiasi altra forma di potere le volesse dimostrare che quello non era il suo posto, che il posto affianco ad Harry non le apparteneva,Harry non le apparteneva. “Avete….avete usato le stesse parole…….” disse a bassa voce, stava davvero per piangere,cosa poteva fare? Harry la guardò e vedendo i suoi occhi capì che non poteva farle questo, non ancora. Le si avvicinò alzando una mano per farle una carezza ma lei si allontanò: non voleva la sua pietà, così in silenzio si allontanò

“Dove vai?! Dobbiamo parlare!” esclamò lei trattenendo le lacrime con voce incrinata “ Devo trovare Hermione….parleremo dopo” e si diresse il più lontano possibile da Ginny e dalle sue lacrime, lacrime che non facevano altro che enfatizzare il suo senso di colpa.

 Continuò a camminare cercando Hermione con lo sguardo, doveva assolutamente parlare. Poco prima di entrare in casa, si accorse che un gruppo di persone era uscito in giardino e tra le figure scorse quella del padre di Hermione e lei stessa che discutevano. Determinato si diresse verso di loro e una volta arrivato vicino ad Hermione la prese per un braccio e si rivolse al signor Granger “ Mi scusi ma devo portarle via sua figlia un momento” e senza dare tempo a nessuno dei due di reagire si smaterializzò. 

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Capitolo 12
*** Il pranzo della domenica - Parte 2 ***


Pochi istanti dopo si trovò in un piccolo bosco con un prato verde ricoperto dai primi fiori primaverili, in fondo al bosco scorreva un fiume diretto verso nord. Harry si fermò ad osservare il luogo dove aveva condotto lui e Hermione, lo avrebbe riconosciuto tra mille,il posto dove tutto era iniziato,dove tutto era finito, o così almeno avevano creduto: La foresta di Dean. 

Hermione  guardò per un momento intorno a se,non le servì altro tempo per capire dove Harry la avesse portata, nonostante fosse primavera avrebbe riconosciuto quel posto tra tanti altri anche senza neve e ghiaccio a circondarli. All’improvviso sentì salire un peso dalla bocca dello stomaco per poi fermarsi all’altezza della gola, gli occhi cominciarono a farsi lucidi. Con espressione sorpresa e confusa si rivolse ad Harry

“Perché?” Harry la guardò e vide come il tempo non la avesse cambiata, forse era per effetto di quel posto ma Hermione sembrava quella di quattro anni fa solo più sicura di se e soprattutto più bella che mai. “Io….io non lo so” rispose.

 La vide chiudere gli occhi cercando di ricacciare indietro le lacrime e solo in quel momento si rese conto di avere ancora la sua mano stretta al suo braccio e immediatamente la tolse come se al solo tocco lo scottasse. Voleva spiegarle perché la aveva portata li,voleva dirle che aveva bisogno di parlare di quello che Ginny le aveva detto, ma l’unica cosa che in quel momento riuscì a fare fu quella di guardarsi intorno e lasciarsi trasportare nel passato,passato che non gli sembrava neppure che fosse stato davvero reale. Rimasero per alcuni minuti così, fermi in quella piccola zona verde circondati dagli alberi e dal fantasma del loro passato. Fu Harry a rompere il silenzio “ Mi dispiace, è stato il primo posto che mi è venuto in mente” Hermione dopo un tempo che a lui era sembrato infinito lo guardò e lui si rese conto di non essere l’unico a rivivere  tutto quello che quel luogo significava.” Ho parlato con Ginny. Mi ha detto che……si insomma…..ti ha chiesto…” non riusciva a finire la frase. Ma a chi importava? In fondo lo sapeva benissimo che cosa le aveva chiesto Ginny.  “Herm……non so perché sia successo adesso,non so perché….” tentò di proseguire ma la voce si spezzò lasciando la frase sospesa. 

Nel momento in cui Harry la aveva chiamata Herm, Hermione fu percorsa da un brivido: lui la chiamava sempre così, era l’unico ma…chiamarla così…in quel posto…le riportò alla memoria troppi ricordi. Scosse la testa cercando di scacciare il pensiero.

“Io lo so…..insomma con la faccenda di Will…i miei genitori….Harry questo non aiuta nessuno…tantomeno Ginny. Ascolta….io….lo so che abbiamo fatto una promessa….so che ci siamo riproposti di non parlarne mai ma….penso che sia il momento di affrontarlo…” 

Cercò di parlare nel tono più sicuro che avesse ma la sua voce era bassa e tremante. Harry capì che era il momento di parlare,se non avesse fatto in quel momento non lo avrebbe fatto mai più” Hai ragione…..abbiamo fatto una promessa…..non ne abbiamo mai parlato….abbiamo cercato di mantenerla e…...tu l’hai mantenuta. Io no.”  Cercò di trovare tutto il coraggio di cui era dotato e dopo aver fatto un respiro profondo continuò lasciando uscire le parole in un flusso costante ”Io non ho mantenuto quella promessa Herm. Ho promesso che avrei vissuto la mia vita con Ginny, che avrei cercato di dimenticare quello che abbiamo avuto…che non ci avrei mai pensato….eppure non è stato così. Si perché te lo giuro Herm, non c’è stato un solo giorno, un solo minuto in cui io non abbia pensato a tutto quello che abbiamo vissuto qui….ma soprattutto non c’è stato un solo giorno,minuto o istante, consciamente o meno, in cui non ti abbia amato. Ti ho amato quattro anni fa, ti ho amato ieri e ti amo oggi. Io ti amo Herm….non ho mai smesso di farlo.” 

Aveva il cuore a mille, la gola secca ma non gli importava, finalmente dopo tutto quel tempo in cui era stato costretto a fingere, aveva potuto essere onesto con lei, dirle la verità. “ E se nella mia vita in questi anni ci sono stati alti e bassi, momenti in cui non sapevo cosa fosse importante per me, momenti in cui mi sentivo lontano, perso…solo, l’unica cosa…l’unica certezza che avevo, quella sicurezza che mi ha salvato.. è stato il mio amore per te. Potrei dirti che mi dispiace non aver mantenuto la promessa ma mentirei…e se c’è una persona a cui non sarei mai in grado di mentire…be..quella sei tu” 

Hermione stava piangendo, il cuore batteva all’impazzata. Quante volte aveva sognato che Harry le dicesse quelle parole? Quante volte aveva desiderato di essere lei a parlargli del loro passato e ora eccoli lì, quattro anni dopo esattamente nello stesso luogo, di nuovo soli. Con gli occhi lucidi per le lacrime lo guardò e credette che il suo cuore potesse esplodere da un momento all’altro.” Harry…..io……noi..…non possiamo.” Le uniche parole che riuscì a dire furono le stesse che lui le aveva ripetuto quella sera, che non potevano, Ron non lo meritava e dovevano sacrificarsi per lui. 

Si fece coraggio e lo guardò negli occhi. In quegli occhi lesse tutto: Dolore,sofferenza, paura, rabbia, ma più di tutto vi lesse l’amore,amore incondizionato che aveva per lei. Vi lesse Harry, la sua vera essenza, quell’essenza che solo lei aveva visto e fu la fine.

 “Oh, Harry…..io…..ti amo anche io e non ho mai smesso di farlo!” esclamò quasi con disperazione. In quel momento Harry si lasciò andare come se avesse trattenuto il respiro per tutto il tempo e la guardò anche lui con le lacrime agli occhi. Senza pensare, così come quattro anni prima, le andò incontro e prendendole il viso tra le mani la baciò. La baciò come non aveva mai fatto,sentì il cuore esplodere al tocco delle sue labbra, come se fosse stato per tutto questo tempo a corto d’aria pulita, di aria pura. 
Si mosse assaporandola, cercando di imprimere quella morbidezza, quel sapore dentro i suoi ricordi e cercando di trasmetterle tutto se stesso.  In quel momento, quando le loro labbra si incontrarono,combaciarono come due pezzi di un puzzle incastrati in una salda stretta,si sentì di nuovo come la prima volta, provò di nuovo quel senso di completezza che solo lei, solo la donna che amava più di ogni altra cosa era sempre stata in grado di darle. Insieme erano di nuovo completi.



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi con un nuovo capitolo che ho deciso di dividere in due parti, un pò per la lunghezza e un pò per la storia. Spero vi piaccia :)
Alla prossima 
EffeI

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Capitolo 13
*** Guardarsi,cercarsi,trovarsi ***


 Quando Harry sentì le sue labbra abbandonare quelle di Hermione fu colto per un breve istante dalla paura di non poterle sentire di nuovo,che per poterle anche solo sfiorare un’altra volta avrebbe dovuto aspettare altri quattro anni, paura che svanì nel momento in cui incontrò il suo sguardo. Hermione aveva gli occhi lucidi per la felicità, ma soprattutto per la gioia che aveva invaso il suo cuore nel momento in cui lei e Harry si erano riavvicinati. Rimasero a guardarsi negli occhi così senza parlare, cercando di leggersi dentro come avevano sempre fatto, avidi nel cercarsi, avidi nel tentare di imprimere nella mente tutti i piccoli dettagli dei loro visi. 

Hermione concentrata sulla profondità di quegli occhi e la loro sincerità, Harry intento ad osservare ogni piccola lentiggine sotto i suoi occhi,i contorni delle sue iridi e le sue pupille dilatate velate dalla gioia. Nessun imbarazzo aleggiava in quel momento perché per loro era la cosa più normale al mondo, era quello che più di tutto gli era mancato. Si, perché un abbraccio,una carezza, un bacio, seppur non liberamente espressi potevano essere scambiati, ma guardarsi in quel modo, scrutarsi,cercarsi rispettivamente l’uno negli occhi dell’altra e l’intensità di quel gesto così privato richiedeva coraggio, ma più di tutto, la consapevolezza di mettersi a nudo, di lasciarsi sfogliare come pagine di un libro lette per arrivare al cuore della storia. 

Quel gesto faceva sentire entrambi pronti ad abbandonare ogni forma di difesa, ogni finta ipocrisia, per permettere all’altro di leggere la propria vera essenza. Questa volta fu Hermione ad interrompere quella connessione e lentamente lo abbracciò stringendo le sue braccia intorno al collo, lasciando che Harry la accogliesse tra le sue stringendola a sé chiudendo gli occhi. “So che mi ucciderai ma…penso che dovremo tornare…” Harry la guardò sorridendo per la sua dolce espressione impaurita e colpevole di  aver rotto il loro equilibrio, la loro pace “ Non potrei mai odiarti. Comunque hai ragione, dovremmo tornare….ma prima….” lasciò la frase sospesa e si avvicinò di nuovo al suo viso e posò le sue labbra su quelle di Hermione. Fu un bacio dolce, leggero,un bacio che rappresentava  consapevolezza, ma più di tutto la certezza che il futuro sarebbe stato diverso dal passato.” Herm, lo so che adesso non possiamo…ma io te lo giuro..in un modo o nell’altro…..prima o poi staremo insieme. Troveremo il modo di cambiare le cose…a me non importa potrei  aspettare anche per tutta la vita pur di poterti avere di nuovo…solo per stare di nuovo con te. Spero solo che tu sia lì ad aspettare me” concluse. Hermione lo guardò e sorrise a sua volta” Non ho alcuna intenzione di rinunciare a noi Harry, non di nuovo…..e non preoccuparti….non vado da nessuna parte.” Lui le sorrise e la strinse un abbraccio, posandole un leggero bacio sui capelli. Ora entrambe erano pronti, pronti a non nascondere quello che provavano, pronti a combattere,pronti a smettere di rinunciare a loro stessi. Insieme mano nella mano si smaterializzarono verso il un nuovo futuro consapevoli dei loro desideri.

 Arrivarono sul retro dell’edificio in modo da non attirare troppo l’attenzione,Hermione sciolse la stretta con la mano di Harry e si diresse verso l’ingresso. Non ci fu nessuno bisogno di entrare dato che tutta la famiglia Weasley e i genitori di Hermione erano radunati davanti all’ingresso. Il padre di Hermione sembrava tranquillo, almeno molto più di Ron che continuava ad agitarsi in preda alla preoccupazione, la stessa che invece non sembrava aver contagiato Ginny. Era fuori dal gruppetto di persone mentre su0 fratello  circondava i loro  genitori e quelli di Hermione cercando di tranquillizzarli. Fu proprio Ginny la prima a vederli e ad Harry non poté sfuggire un piccolo bagliore nei suoi occhi quando aveva incontrato il suo sguardo, cercò di mascherare le sue emozioni, l’emozione di aver ritrovato Hermione e tentò di dimostrarsi deciso: Non aveva tempo per delle stupide ripicche. Pochi istanti dopo  Ron si accorse della loro presenza e senza preoccuparsi di mantenere il suo contegno si lanciò verso Hermione e la strinse in un saldo abbraccio “ Dove DIAVOLO eravate finiti? Mi hai fatto spaventare a morte!! Non ti azzardare a farlo mai più chiaro??!!!” esclamò con voce stridula. Hermione ricambiò la stretta e sorridendo sussurrò delle scuse udibili solo da lui. Harry invece si era avvicinato ai genitori di Hermione “ Signori Granger,mi dispiace avervi fatto spaventare ma avevo bisogno di un minuto con Hermione,vi chiedo scusa” disse rivolta ad entrambe “ Oh ma non devi scusarti caro, vedi noi non eravamo preoccupati, al contrario di Ronald” rispose la madre di Hermione sorridendo “ Si ragazzo, Jane ha ragione avresti dovuto vederlo! Era divorato! Mah! In fondo io glielo ho detto che non c’era nulla di cui preoccuparsi, fin quando Hermione è con te sarà sempre al sicuro, giusto? Il signor Granger gli rivolse uno sguardo interrogativo aspettando una sua risposta. Harry ricambiò il suo sguardo e annuì deciso” Naturalmente”  “ Bene,sembra che tutto si sia risolto per il meglio, vogliamo rientrare?” suggerì il signor Weasley “Oh,no grazie Arthur ma io e Jane preferiremo davvero tornare a casa, sai è stata una lunga giorn….” il padre di Hermione non riuscì a terminare la frase perché proprio davanti a loro planarono due gufi, uno bianco, la cui vista causò una fitta al cuore di Harry ricordandogli la sua Edvige, e l’altro marrone.

 I due gufi si avvicinarono al gruppo facendo spaventare la signora Granger,ma prima ancora  che lei potesse dire qualcosa si separarono e il gufo bianco si posò sulla spalla di Harry mentre quello marrone si limitò a lasciar scivolare dalle sue zampe una lettera nelle mani di Hermione. Harry si rese conto che anche il suo gufo aveva una lettera, così con fare delicato la sfilò dalle sue zampe e dopo averlo accarezzato lo lasciò volare via. Hermione aveva subito riconosciuto la carta e il timbro con la ceralacca: Il Ministero. 

“ Ma che diavolo?!” esclamò il signor Granger “ Va tutto bene papà, sono delle lettere dal Ministero ,giusto?”concluse Hermione. “ Si, la grafia dovrebbe essere quella dei signor Thompson” concluse Harry. Hermione non indugiò ulteriormente e aprì la busta, dopo una rapida lettura tirò un sospiro di sollievo, aveva pensato che avesse a che fare con Colin  invece era solo uno stupido promemoria per la partita del giorno successivo. “ É per domani, dice che dobbiamo essere presenti come supervisori durante la partita e accodarci al gruppo che hanno incaricato”disse rivolta ad Harry. “ E’ vero! Domani c’è la partita!” ribatté lui.”Momento, momento, momento! Io ho fatto prenotare tutto da Ned, non ci darete mica buca! esclamò Ron allarmato. “No, Ron sta calmo. Assisteremo alla partita solo che prima dobbiamo incontrarci con gli altri, tutto qui” rispose Harry sorridendo. Nell’udire quelle parole Ron sembrò sollevato” Beh non ho  idea di che razza di partita si tratti ma direi che non sembra essere niente di grave, perciò Hermione tesoro,saresti così gentile da riportarci a casa?” esclamò suo padre. Hermione soffocò una risata” Quidditch papà, si chiama Quidditch e no, non è niente di grave. Nemmeno io l’ho mai amato tanto ma Ron e Harry ne vanno pazzi perciò domani, partita!”esclamò con finto entusiasmo”Beh adesso andiamo dai” si avvicinò a sua madre e le offrì il suo braccio, ma prima che potesse afferrare suo padre questo si era avvicinato ad Harry. Hermione lo guardò con aria interrogativa e prima che potesse aggiungere qualcosa suo padre esclamò” Che c’è? Harry ha detto che per te due sono troppi no? E poi è già abbastanza sgradevole perciò se siamo separati è meglio! Forza ragazzo portami a casa” disse afferrando il braccio di Harry e salutando prima Arthur e poi Molly. 

Harry si sentiva leggermente in imbarazzo, non riusciva a capire per  quale motivo il padre di Hermione lo mettesse sempre in situazione del genere. Prima che potesse fare o dire altro, incontrò il suo sguardo con quello di Hermione e in quel momento capì di dover fare un passo indietro. Le aveva promesso che avrebbero fatto le cose senza fretta. Perché non iniziare da quel momento?

Lentamente allentò la presa del signor Granger, piuttosto salda tra l’altro, e si rivolse a lui” Mi dispiace,signore,ma penso che sia meglio se la accompagni Ron. Inoltre io devo parlare con Ginny, perciò se non le dispiace..” poi si rivolse  a Ron” Ron?” Lui immediatamente  si avvicinò e spostandosi porse il braccio al suo futuro suocero che però rimase un pò interdetto. Prima di smaterializzarsi  Ron esclamò” Harry! Io non so dove abitano!!” A quelle parole il padre di Hermione si allontanò da lui e raggiunse nuovamente Harry stringendo il suo braccio” Perfetto! Ronald non conosce la strada perciò dovrai accompagnarmi tu, ragazzo” Ron aveva assunto un’espressione mortificata e aveva abbassato la testa, trovando improvvisamente molto interessanti le sue scarpe sportive. Harry cercò il suo sguardo ma lui era troppo imbarazzato” Beh ma potrei spiegarglielo!” suggerì rivolto al signor Granger. 

In risposta quest’ultimo lo fissò in cagnesco ed esclamò” Non essere ridicolo!Perderemo solo del tempo! Io voglio tornare a casa, pensi di essere in grado di farmi tornare nel mio salotto! “Papà!” esclamò indignata Hermione “ Cosa? Oh adiamo Hermione! Non abbiamo tempo! La prossima settimana verrà a prenderci con te così vedrà dove abitiamo!” Harry era sconcertato. Come poteva il padre di Hermione comportarsi in quel modo? Da parte sua Hermione stessa era estremamente imbarazzata per il comportamento tenuto da suo padre, così per evitare di peggiorare la situazione si smaterializzò con sua madre seguita da Harry e suo padre. 

“Dannazione! La odio questa materializzazione o come si chiama!” esclamò indignato il padre di Hermione. Harry ne ebbe abbastanza e lasciò che le parole uscissero liberamente” Non pensa di essersi comportato in modo immaturo e irresponsabile?” chiese. Quest’ultimo gli rivolse uno sguardo interrogativo” Come, ragazzo?” “ Mi hai sentito benissimo! Lei non si rende nemmeno conto dei sforzi che Ron fa per compiacerla, non è vero! Non riesce davvero a capire che sta facendo di tutto per esserle simpatico? E lei cosa fa? Ogni volta che ha l’occasione di parlargli non fa altro che schernirlo o sottolineare le sue debolezze!” Hermione aveva un’espressione incredibilmente sorpresa: si era aspettata tutto da Harry ma non quello. Il padre invece sembrava perfettamente calmo, come se un ragazzo di 22 anni non gli avesse dato dell’immaturo. “ Mi piaci, ragazzo! Sempre di più! Mi sono accorto degli sforzi del tuo amico e non credere che non li apprezzi ma é solo che quel ragazzo….be…lui non è te. Mi dispiace ma non riesco davvero a concepire l’idea che mia figlia preferisca lui a te!” Harry era letteralmente senza parole, il padre di Hermione gli stava praticamente dicendo che  se mai avesse voluto stare con Hermione lui lo avrebbe considerato il candidato perfetto. Ovviamente se la situazione fosse stata diversa,lui ne sarebbe stato felicissimo ma ovviamente non era così” Papà!!! “ La voce di Hermione lo riportò bruscamente alla realtà” La ringrazio,signore, ma mi creda Ron ama sua figlia e glielo ripeto non la potrei affidare a persona migliore. Inoltre dovrà farsene una ragione e cominciare ad apprezzarlo, perché è lui che sua figlia ama.”Dannazione! Quanto gli costavano quelle parole! Ma decise che aveva fatto la cosa giusta, così dopo aver  rivolto uno sguardo silenzioso ai suoi genitori sorrise ad Hermione smaterializzandosi.

 

“ Non pensi che dovremmo parlare?” chiese Ginny con voce tremante. Erano da poco rientrati a casa, Harry dopo la sua uscita ad effetto dalla casa dei genitori di Hermione, aveva salutato Arthur e Molly e si era smaterializzato. Si fermò a metà delle scale mentre stava per andarsene al letto e la guardò. Aveva un’aria distrutta, i capelli erano scomposti, gli occhi rossi e velati da un accenno di lacrime nascoste durante tutto il giorno, le mani strette intorno alle braccia quasi a volersi proteggere dal dolore  della ferita che lui le aveva inferto. Non sapeva cosa dirle, rimase così a fissarla per un pò e gli vennero in mente le parole che aveva detto ad Hermione, così prese coraggio scese dalle scale e si avvicinò piano  a lei. Ginny non si allontanò ma lo guardò con aria stanca e sofferente, lentamente Harry avanzò verso di lei e la avvolse in un abbraccio, dal quale non si ritrasse ma si lasciò invece cullare dalla forza delle sue braccia.









Angolo dell' autrice:
Salve a tutti, eccomi finalmente con il nuovo capitolo dopo una lunga assenza.
Spero vi piaccia :)
A presto
EffeI 

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Capitolo 14
*** La partita ***


La partita 

 

Il suono della sveglia destò prepotentemente Harry dal suo sonno, tuttavia quando cercò di spostarsi  si rese conto di avere qualcosa che lo bloccava, o meglio qualcuno. Si strofinò gli occhi e allungò istintivamente la mano sul comodino afferrando gli occhiali e dopo averli indossati  scorse una chioma di capelli rossi adagiati sulla sua spalla: Ginny.

 Il ricordo di quello che era accaduto la notte precedente lo assalì e un senso di sollievo si impadronì di lui quando ricordò che tra loro non era accaduto nulla. Ricordò solo che non appena rientrati a casa Ginny lo aveva implorato di parlarle e Harry nel vederla così fragile e distrutta non era riuscito ad aggiungere altro e la aveva abbracciata. Erano rimasti così per un po' e poi lei era scoppiata in lacrime, lui aveva cercato di confortarla per quanto gli fosse possibile e si erano addormentati in camera abbracciati. Harry non l’aveva mai vista in quelle condizioni e si chiese come fosse possibile che una persona così forte come Ginny potesse crollare in quel modo. Ovviamente riusciva a capire che per lei quella situazione doveva essere estremamente umiliante, si stava lasciando andare sotto gli occhi dell’uomo che amava più di ogni altra cosa e che ormai per lei provava solo un profondo affetto e rispetto. L’idea di confessarle che era innamorato di Hermione  e che lo era sempre stato sfumò completamente nel momento in cui lesse nei suoi occhi, il dolore per la distanza che si era creata tra di loro, l’unica cosa che Harry sperava, era che al suo risveglio Ginny non fraintendesse l’affetto e l’attenzione che Harry le aveva dedicato: i suoi sentimenti non erano cambiati, era ancora deciso a dirle la verità ,semplicemente non lo avrebbe fatto quel giorno. Le sue riflessioni mattutine vennero interrotte da un leggero movimento, Ginny si stava svegliando e nel farlo affondò il viso nella spalla di Harry respirando profondamente il suo odore e stringendo forte a se il suo braccio.

Harry non seppe cosa fare, non voleva essere scortese ma non voleva nemmeno che lei si illudesse e fraintendesse,così con un movimento delicato cercò si sfilare il braccio dalla sua stretta e accarezzò piano la testa di Ginny cercando di farle alzare lo sguardo.

"Ehi” disse sollevandole il viso in modo da guardarla negli occhi 

“Ciao” rispose lei in tono flebile accennando un sorriso.

“Come stai?” chiese Harry

"Non lo so,insomma…mi dispiace per ieri sera. La verità è che non avrei dovuto lasciarmi andare in quel modo è solo che….Harry che cosa ci sta succedendo? Voglio dire fino a neanche una settimana fa andava tutto bene, eravamo felici invece adesso ci ritroviamo a litigare almeno due o tre volte al giorno…..io vorrei solo capire"

 Harry distolse lo sguardo da lei e appoggiò la testa sul cuscino chiudendo gli occhi. Perché quando si presentava l’occasione migliore per poterle dire la verità,lui non poteva farlo? 

“ Non lo so Ginny, so solo che qualcosa è cambiato e ti prometto che in un modo o nell’altro lo affronteremo,d’accordo?"

 Lei gli sorrise e lentamente si portò all’altezza del suo viso cercando di baciarlo ma pochi istanti prima che le loro labbra si toccassero, un gufo dal piumaggio dorato era  atterrato sul davanzale della finestra beccando sul vetro con un messaggio legato alla zampa. Harry si alzò liberandosi dalla stretta di Ginny e corse verso il gufo, gli sfilò un piccolo pezzo di pergamena arrotolato e lo accarezzò ringraziandolo per averlo salvato da quella situazione. 

“ Chi è?” chiese Ginny. 

Harry srotolò la pergamena e riconobbe la scrittura disordinata e irregolare di Ron che gli ricordava della partita di Quidditch che si sarebbe tenuta alle 14.00 il pomeriggio stesso. Poi si accorse che c’era  un post scriptum, solo con una grafia diversa, molto più ordinata ed elegante: Hermione. Sorrise al suo pensiero e ricordò che quella mattina loro erano tecnicamente in servizio, come lei le ricordava nella lettera.

"Harry? Va tutto bene?” 

La voce di Ginny interruppe le sue riflessioni, si era dimenticato che gli aveva chiesto chi fosse

"Si scusami, è Ron ci ricorda che oggi c’è la partita  e di essere pronti per le 12.00. Inoltre io e Hermione dobbiamo passare dal gruppo di sorveglianza di Auror. Oh non preoccuparti, giusto per far vedere loro che se ne avessero bisogno ci siamo anche noi” aggiunse alla vista dell’espressione scocciata di Ginny. 

“Io faccio una doccia, è tardi dobbiamo essere pronti tra un’ora” disse Harry, ma mentre si avviava verso il bagno Ginny gli afferrò la maglietta e si alzò in ginocchio sul letto  avvicinando il suo viso al suo e sussurrando:

"Ti faccio compagnia?” 

Harry deglutì a fatica e sciolse la presa di Ginny dalla maglietta.

“Non è necessario, sarà una doccia veloce..perchè non scendi a fare colazione? È meglio se ottimizziamo non voglio far aspettare troppo Hermione e Ron” le lanciò uno sguardo furtivo mentre si infilava nel bagno per evitare che potesse braccarlo lì dentro e notò la sua espressione delusa sul viso:nonostante  non la amava più come aveva creduto di fare tempo prima, lo faceva stare male vederla in quello stato. Si tolse la maglietta e pochi istanti dopo il gettò dell’acqua calda lo colpì in pieno viso, sperò che almeno la doccia lo potesse rilassare e aiutare  ad affondare quella giornata. Lo aspettava tutto il giorno con Hermione non potendo però toccarla o stringerla, avrebbero passato la notte nella tenda,ma lui non poteva essere con lei! Dio il solo pensiero lo faceva impazzire! Tuttavia decise di godersi la doccia e non pensarci.

 

Alle 12.00 Harry sentì il campanello suonare e prima che Ginny potesse muovere un passo si precipitò ad aprire. Lì sulla soglia c’era Ron vestito con la sua tuta e la sciarpa della nazionale con un sorriso a 32 denti e dietro di lui Hermione. Harry rimase a fissarla per qualche secondo.Merlino quanto era bella! Eppure indossava dei semplice jeans e una canottiera con una camicia a quadri blu. Non appena si accorse che Harry la guardava gli sorrise debolmente e il movimento delle sue labbra provocò una fitta all’altezza dello stomaco di Harry: Sarebbe andata peggio di quanto pensava 

“ Harry!!! Pronto per la partita!! Ned ha preso le tende migliori! Vedrai sarà una semifinale FANTASTICA!"

L’entusiasmo di Ron lo riportò alla realtà 

“ Si! Prontissimo! Ginny!! Andiamo?” esclamò Harry 

“ Arrivo,arrivo! Hai preso la borsa? disse lei 

“ Si già pronta, dai faremo tardi!" rispose lui. 

Pochi minuti dopo erano fuori pronti a smaterializzarsi 

"Ron dov’è di preciso?” chiese Harry 

“Oh beh lo stadio sulla collina di Gredings" rispose Ron 

“Mi raccomando concentrati sul confine della collina perché altrimenti ci becchiamo delle sanzioni! Ci si può materializzare solo ed esclusivamente ai confini non dentro e non fuori” aggiunse in tono grave

 “ Ok” disse Harry quindi porse la mano a Ginny che la strinse forte e pochi istanti dopo si ritrovarono sull’estremità  di una collina. In lontananza di stagliava lo stadio e sciogliendo la presa di Ginny, Harry si avviò verso il campo seguendo un Ron traboccante d’entusiasmo. Avanzando Harry si rese conto che le tende non erano molte, anzi in realtà dovevano essere al massimo una trentina tutte raccolte quasi all’uscita dal campo. Mentre si guardava intorno una voce attirò la loro attenzione

" Weasley!!” esclamò 

"Ned!!!” rispose Ron e si affrettò a raggiungere un ragazzo robusto con i lineamenti pronunciati capelli rossi e barba rada dello stesso colore di Ron.

"Weasley! Che piacere vederti!” disse stringendo la mano e abbracciando Ron

 “Piacere mio Ned! Questo è Harry Potter”disse Ron presentando Harry che strinse la mano di Ned,però ha una bella stretta,pensò Harry, mentre Ron presentava Hermione 

"..e beh conosci già mia sorella Ginny” disse Ron 

"Ginevra. Sempre più bella vedo” disse Ned posando un bacio sulla mano di Ginny. Lei sorrise compiaciuta rispondendo

"Sempre molto spavaldo Ned, non cambi mai” poi, come se volesse dimostrare a Ned che era già  impegnata, infilò la mano in quella di Harry e si accostò a lui. Ned parve cogliere  la frecciatina ma non disse nulla e li accompagnò verso una delle tende al centro dello spiazzo

" Ecco a voi! La migliore che ho potuto trovare, tutta per voi! Ha due spazi che potete dividere tranquillamente” 

Nell’udire quelle parole Harry intervenne:

"Scusami, intendi dire che la tenda è solo una? Voglio dire non avremo tende separate?” 

Ned parve perplesso a quella domanda 

"Beh ringrazia che sia riuscito a trovare questa, le altre erano prenotate da mesi, perciò si dividerete la tenda. C’è qualche problema?”

 “No, assolutamente” rispose Harry. 

Qualche problema? Nessun problema, pensava che almeno l’idea che lui e Hermione non potessero incontrarsi sarebbe stata supportata dal fatto che erano in tende separate, invece no! Gli toccava pure la stessa tenda! Non ce l’avrebbe mai fatta! pensò. Dopo aver sistemato delle cose all’interno e aver mangiato dei panini  lui e Hermione si allontanarono per raggiungere gli Auror in servizio

 “Allora ci vediamo direttamente sugli spalti tra mezz’ora, d’accordo? Mi raccomando non fate tardi altrimenti vi perderete la partita! Quando usciamo vi lasciamo i biglietti sul tavolo” disse Ron 

“Ok a dopo” rispose Harry e uscì dalla tenda con Hermione alle sue spalle. Fecero metà del tragitto in un silenzio imbarazzante  rotto finalmente da Harry

"Sei bellissima oggi” Hermione lo guardò e arrossì leggermente

"Grazie” rispose. 

Harry le sorrise compiaciuto, be almeno posso farla sorridere,pensò. Pochi minuti dopo trovarono il gruppo degli Auror radunati attorno ad una tenda nera con la famigliare M del Ministero, non appena li videro alcuni colleghi gli andarono incontro e gli strinsero la mano cordiali. Rimasero a parlare delle misure di protezione adottate in caso di imprevisti e 10 minuti prima dell’inizio della partita si avviarono verso la tenda salutando gli altri. Giunti all’ingresso Harry varcò la soglia seguito da Hermione, fortunatamente era vuota: Ron e Ginny dovevano essere andati già al campo. Harry si guardò intorno cercando i biglietti quando si ricordò che Ron gli aveva detto che li avrebbe lasciati sul tavolo,così si girò e allungò la mano per prenderli ma nello stesso momento Hermione fece altrettanto e le loro mani si incontrarono. Harry rimase fermo a guardare la piccola mano di Hermione e  lentamente incastrò le sue dita con quelle di lei fino a stringerla forte con la sua. 

Alzò lo sguardo e incrociò quello di Hermione,le sorrise e senza sciogliere la stretta annullò la distanza tra loro avvicinando il proprio viso al suo guardandola negli occhi. All’improvviso Harry non riuscì a capire più nulla e posò le sue labbra su quelle di Hermione. Fu come due giorni prima, come 4 anni prima; nulla era cambiato ogni volta che incontrava le sue labbra era completamente estasiato così con la stessa delicatezza approfondì il bacio nel momento in cui sentì Hermione emettere un gemito. Lentamente si allontanò e sempre tenendole la mano la guidò verso il letto della sua camera. 

Hermione era completamente stordita. Non riusciva a staccare lo sguardo dagli occhi di Harry e così si lasciò guidare in una delle camere e nel momento in cui sentì le sue gambe toccare il bordo del letto  Harry la fece sdraiare e tornò a baciarla stavolta con più determinazione. Hermione sentiva il desiderio di farlo suo di nuovo  e riusciva a percepire lo stesso nei baci di Harry, le sue mani vagavano sul suo corpo dalla schiena fino alle sue gambe,avido di percepire la sua pelle. Lentamente allontanò le sue labbra da quelle di Harry e posò le mani sul suo petto,poi guardandolo negli occhi cominciò a sbottonare la sua camicia fino a lasciarlo a petto nudo. Indugiò sulla forma delle sue braccia, come aveva fatto 4 anni prima, accarezzò i bicipiti robusti e definiti di Harry e spostò la piccole mani sul suo petto fino a scendere sugli addominali. Nel frattempo Harry aveva sbottonato la sua camicia a quadri e con un rapido movimento la aveva alzata e le stava sfilando la canottiera. Prima che Hermione potesse fare o dire qualcosa Harry la costrinse a sdraiarsi di nuovo e cominciò a baciarle lentamente il collo e l’incavo del seno. Non sopportando quella dolce tortura Hermione afferrò i capelli di Harry e sorridendo portò il suo viso all’altezza del proprio baciandolo con passione Dio quanto le era mancato accarezzare i suoi capelli in quel modo!, pensò, come aveva potuto anche solo pensare di vivere senza Harry?  Così incuranti del fatto che potevano essere scoperti, incuranti del fatto che Ron e Ginny li stavano aspettando, tornarono ad amarsi come l’ultima volta,esplorando nuove sensazione e riscoprendo nuove emozioni che solo l’uno era in grado di dare all’altra.




Angolo dell'autrice:
Salve, ho deciso di pubblicare un altro capitolo dato che esattamente un anno fa pubblicavo il primo  di questa storia. Ho deciso di "celebrarlo" così, spero che la storia sia di vostro gradimento e colgo inoltre l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno recensito e anche solo letto la storia che si sta avvicinando lentamente alla sua conclusione.
Alla prossima 
EffeI :D

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Capitolo 15
*** Nuove promesse, nuove possibilità ***


Hermione aprì gli occhi e sorrise vedendo Harry al suo fianco: finalmente dopo 4 anni poteva averlo di nuovo vicino come una volta, pensò. Si era addormentata con la testa posata sul suo petto mentre lui la circondava in un abbraccio, quasi a volerla proteggere ma sopratutto a non lasciarla andare mai più.

In quel silenzio così carico di significato per lei, Hermione si ritrovò ad osservare attentamente il corpo di Harry.  

Accarezzò con lo sguardo il suo ventre, per poi risalire ai pettorali ben definiti, alle braccia dai lineamenti netti, quasi rudi ma al contempo morbidi. Lentamente spostò lo sguardo sul suo viso e per la seconda volta lo vide senza occhiali. L’impatto fu immediato, seguito da una semplice constatazione: senza occhiali era perfino più bello. 

Indugiò particolarmente sui tratti dei suoi occhi chiusi e infine si soffermò sulle labbra, quelle labbra che aveva tanto desiderato, bramato e che dopo tutto quel tempo erano state perfino migliori delle aspettative che si era creata. Era assurdo, aveva creduto di non poterle più sentire, assaporare e fino al giorno prima viveva del loro costante ricordo. Ora invece eccole lì, semplicemente perfette alla sua mercè,o forse era lei ad essere sempre stata alla loro mercè.

 All’improvviso mentre ripercorreva con lo sguardo il suo corpo i ricordi di quello che era accaduto presero vita, chiuse gli occhi e rivide ogni cosa. Vide le mani delicate ma forti di Harry stringere il suo corpo, accarezzarlo, desiderarlo.Vide le sue labbra avide nel trovare la loro altra metà e rivide quegli occhi verdi, così verdi pieni di passione e desiderio, pieni di felicità e gioia. Rivide la loro limpidezza tale da specchiare i propri occhi altrettanto emozionati.

 “Lo sai che solo io posso guardarti mentre dormi, vero?” 

Hermione sussultò per l’improvvisa rottura del silenzio: Harry era sveglio,lo era stato tutto il tempo. Aprì gli occhi e si girò verso di lei guardandola. C’era qualcosa in quello sguardo, qualcosa di diverso e particolare, era come se Harry la stesse guardando per la prima volta. Non era uno sguardo che serviva a metterla  a nudo o a leggerle dentro, ma solo uno sguardo di pura consapevolezza,ricco di nuove possibilità e promesse.

“Scusami non volevo spaventarti” esclamò, lentamente si voltò stringendola forte e  respirando il suo profumo.

 “Lo so.” rispose Hermione. Non riusciva a parlare. Quel momento era perfetto, come lo aveva sempre immaginato, solo loro due stretti l’uno all’altra nel silenzio, comunicando senza parlare, trasmettendo il loro amore con piccoli gesti e sguardi ricchi di sentimenti. Rimasero così, abbracciati nel silenzio quando un rumore di urla ed esulti non li riportò nella cruda realtà: 

La partita doveva essere finita.

 A malincuore si alzarono e mentre Hermione si stava rivestendo Harry si fermò e le disse:

 “E se ci trovassero? Voglio dire, non sarebbe più facile così? Non dovremmo loro nessuna spiegazione, nessun discorso ipocrita sul nascondere i nostri sentimenti!” 

Nel dirlo si avvicinò a lei e le prese la mano. Hermione era sorpresa,come poteva Harry credere che sarebbe stato meglio! pensò.

 “Harry…non è così che dovrebbe andare lo sai. Noi….dobbiamo dirglielo nel modo giusto e non sto dicendo che dobbiamo rendergli la medicina più dolce, sto solo dicendo che….insomma ci siamo preoccupati di non ferirli 4 anni fa, che senso avrebbe metterli ora davanti al fatto compiuto? Lo sai anche tu che non è corretto, serve solo a ferirli e lo stiamo già facendo” concluse con voce malinconica. Harry lasciò la presa su di lei.

“E noi? Non abbiamo sofferto noi? Io, io non ho sofferto ogni giorno sapendo di non poterti amare? Non sono stato male al pensiero che…lui…ti amava, poteva toccarti come avrei voluto fare io! Come IO avrei dovuto fare! Non capisci Hermione è sempre stato questo il nostro problema, ci preoccupiamo sempre del male che potremo fare agli altri, ma non consideriamo MAI quello che abbiamo fatto a noi stessi!” esclamò con rabbia.

 Hermione sentiva già le lacrime salirle agli occhi, così si avvicinò a lui, gli strinse la mano e lo abbracciò stringendolo

“Lo so Harry, lo so. Anche io ho sofferto, anche io sono stata tormentata dall’idea di averti sempre vicino senza mai poterti amare, ma Harry…noi SIAMO così! Noi facciamo sempre la cosa giusta, o almeno cerchiamo di farla. Mettiamo sempre il benessere degli altri davanti al nostro e semplicemente preferiamo soffrire piuttosto che fare del male a loro. Siamo sempre stati così e sai benissimo che non cambieremo mai, ma è per questo che ti amo, ti amo perché sei così ed è anche per questo che non sarò mai in grado di smettere di farlo.”

 Harry alzò lo sguardo su di lei 

“Hai ragione, come sempre. Ti amo così tanto, io…non ho mai smesso lo sai vero? E non lo farò” Lentamente posò le sue labbra su quelle di lei e la baciò. Fu un bacio dolce, semplice ma come ogni cosa tra loro ricco di parole e significato.

“Harry? Harry?” la voce di Ginny proveniente da fuori li costrinse a separasi spaventati dal rischio che avevano corso.

“Harry! Hermione!” le fece eco la voce di Ron, evidentemente li stavano cercando già da un po’. 

“Siamo qui!” rispose Harry avvicinandosi all’ingresso della tenda e aprendone i due lembi. 

Un Ron particolarmente eccitato entrò seguito dalla sorella il cui viso era attraversato da un caleidoscopio di emozioni: preoccupazione, rabbia, fastidio, gelosia.

“Abbiamo vinto! Siamo in finale!” esclamò Ron abbracciando Hermione e sollevandola da terra, lei sorpresa per il gesto sorrise imbarazzata.

“Non ci credo! Sul serio!?” esclamò Harry dando una pacca sulla spalla al suo amico tra l’incredulo e l’estasiato. 

“Già, siamo in finale. Davvero una partita fantastica, è stato un tale peccato che ve la siate persa. Dove eravate?”chiese Ginny con finto entusiasmo.

 Prima che Hermione potesse rispondere Harry la precedette:

“Alla tenda del Ministero. So che vi avevamo detto che avremo visto la partita con voi ma i ragazzi ci hanno chiesto di fare un giro di ricognizione su tutto il perimetro del campo e una volta terminato siamo rimasti a sorvegliare i confini.” 

Ginny non sembrò affatto convinta da quella giustificazione e stava per ribattere quando Ron disse

“Oh Ginny andiamo! Dove pensi che possano essere stati! Lo sapevamo che avrebbero dovuto fare alcuni giri per il Ministero. É stato un peccato che ve la siate persa, ma l’importante è che adesso li abbiamo ritrovati no?” 

Ginny annuì senza tuttavia nascondere la sua delusione e il sospetto. 

“Piuttosto, ho grandi notizie per voi! Devo dirvi una cosa fantastica! Pronti?”continuò Ron. 

Harry cominciò a domandarsi se Ron non avesse assunto qualche erba magica particolare, gli sembrava decisamente troppo entusiasta. Hermione sembrava essere dello stesso parere.

“Certo, non dobbiamo preoccuparci giusto?” chiese lei.

“Oh no, amore mio! Non c’è assolutamente niente di cui preoccuparsi! É solo che…ho trovato l’occasione della mia vita!” esclamò.

“L’occasione della tua vita? Ron cosa è successo? domandò Hermione leggermente allarmata

“Beh, durante la partita Ned ci ha offerto la possibilità di assistere da una delle tribune centrali di sua proprietà e per puro caso, a metà partita, abbiamo scoperto che il proprietario della tribuna vicina era il presidente della nazionale di Quidditch egiziana e Ned ci ha presentati. Dopodiché  ha cominciato ad elogiarmi, parlando delle mie straordinarie qualità di giocatore ma sopratutto come allenatore e beh… il presidente mi ha offerto la possibilità di allenare la nazionale egiziana per quattro mesi! Quattro mesi!! Preparati amore, andiamo in Egitto!”



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, scusate il grande ritardo ma eccovi un nuovo capitolo. Spero possa piacervi :)
Alla prossima 
EffeI 

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Capitolo 16
*** L'archivio ***


Quattro Mesi dopo

 

Dopo aver gettato l’ennesimo triste sguardo alla scrivania vuota di fronte alla sua, prese  una delle cartelle da esaminare e si sedette sulla propria lasciando il piede oscillare sospeso sopra il pavimento. Era un’altra di quelle giornate così vuote, vuote e completamente prive di senso che si susseguiva da quando lei se ne era andata: già lei.

 Erano passati esattamente 122 giorni e 8 ore da quando Hermione era partita per l’Egitto con Ron, eppure a lui sembrava ancora che lei fosse lì. In ufficio, per strada, tutto gli ricordava della sua presenza, si erano scambiati solo qualche lettera via gufo eppure la sua lontananza lo divorava sempre di più ogni giorno. Era talmente preso da questi pensieri che non si accorse dei passi delicati e veloci che si dirigevano verso di lui, non si accorse di nulla fino a quando non sentì delle mani piccole e delicate appoggiarsi sopra i suoi occhi e oscurargli il campo visivo mentre un inconfondibile profumo gli solleticava le narici: Il suo profumo, quello che metteva solo per lui. Non riuscì a proferire parola, sapeva benissimo chi era ma non riusciva a credere che potesse essere vero, tuttavia prima che potesse parlare sentì il caldo respiro di lei avvicinarsi al suo orecchio, le sue labbra muoversi sfiorando la sua pelle fino a formare una parola che udì come lontanissima ma al contempo così vicina: “Harry”. 

Merlino quanto gli era mancata la sua voce!  E poi il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, con voce tremante, quasi un sussurro lo mandò in estasi e agì d’istinto.

Con un gesto rapido tolse la mano destra di lei dal suo viso, la prese nella sua e senza guardarla la trascinò lontano dall’ufficio; non gli importava che qualcuno li vedesse, nella peggiore delle ipotesi avrebbero pensato che lui doveva mostrarle dei documenti. Nel trascinarla con se non la sentì opporre resistenza cosa che gli fece spuntare un sorriso sbieco sul viso, dopo pochi passi aprì una porta laterale e senza controllare varcò la soglia e trascinò Hermione con se. Una volta dentro lasciò la sua mano e le diede le spalle per chiudere con un colpo di bacchetta la porta. Non riusciva più a resistere, sapere di averla così vicina era dilaniante e con una lentezza che si stupì ancora di possedere si girò. 
La vide lì davanti a sé iniziò ad osservare ogni suo particolare rimanendo bloccato per qualche secondo, con un’attenzione degna di chi guarda la persona che più ama al mondo.
Indugiò con lo sguardo prima sui suoi capelli sempre così ribelli ma affascinanti al tempo stesso, sul suo viso semplice eppure così perfetto, sugli zigomi dai tratti delicati agli occhi castani e pieni del suo mondo, le sue labbra ora sottili perché tese ma così morbide e dolci al tatto. Osservò ogni cosa di lei, lo fece senza paura e senza ritegno, le era mancata troppo e solo in quel momento si rese conto che il suo ricordo era sfumato: la realtà era sempre stata migliore e non lo aveva mai deluso. 

 

Hermione era ferma in silenzio, completamente immobile e sotto lo sguardo di Harry si sentì avvampare. Il modo in cui la stava guardando era così intenso e così penetrante che le sembrò di essere nuda, mentre invece aveva tutto ancora addosso. Cercò di rimediare a quel momento di tensione facendo il primo passo, ostentando una sicurezza che non pensava di possedere gli si avvicinò fino a sfiorargli il naso con il proprio senza distogliere mai lo sguardo dal suo volto. Con un movimento leggero e silenzioso lo abbracciò, a quel movimento Harry si irrigidì come se non potesse credere che lei fosse lì, come se fosse impossibile. Cautamente Hermione gli circondò i fianchi con le braccia e posò la testa nell’incavo della sua spalla, a quel gesto lui reagì e quasi percependo che quella era la realtà, che lei era davvero lì, ricambiò l’abbraccio. 
Rimasero così, il corpo di Hermione aderiva in tutto e per tutto a quello di Harry, le sue braccia salde la avevano avvolta e le sue mani le accarezzavano la schiena, lei era riuscita a spostare le braccia intorno al suo collo e passava le mani tra i suoi capelli neri. Così respirarono i loro profumi, lui respirò l’odore dei suoi capelli e della sua pelle, lei il suo odore, quell’aroma che lo aveva sempre contraddistinto. 

Harry stentava a credere alla realtà, semplicemente non riusciva a capacitarsi che lei fosse davvero lì. Per un momento credette che fosse tutto frutto della sua immaginazione, magari si era addormentato sulla sedia dietro al scrivania ed era tutto un sogno, un sogno bellissimo. 

Con questa convinzione decise di rimanere immobile,  fermo abbracciato al suo corpo, percependo  il suo calore e il suo profumo. Fu lei a rompere questo silenzioso e impellente contatto, con un movimento rapido ma delicato sciolse l’abbraccio e lo guardò: aveva gli occhi chiusi, la fronte tesa e labbra contratte  e si accorse che al contatto con la sua pelle la linea della fronte si rilassava  e un accenno di sorriso si diffondeva sul suo viso. Le sembrava un bambino addormentato in balìa di un sogno bellissimo ma  invece di lasciarlo sognare decise di essere egoista per una volta, decise di anteporre il proprio desiderio a quello di Harry: gli era mancato troppo ecco tutto. Lentamente si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò due semplici parole che sperò sarebbero servite a farlo riscuotere da quel sonno:

 “Sono io.”

 Non seppe se fu il significato di quelle parole o sentire nuovamente il suo respiro caldo che lo fece rabbrividire, ma d’istinto aprì gli occhi e vide i suoi folti capelli uscire dal suo campo visivo per dare spazio al suo viso.

 “Sei..sei davvero tu?” domandò con voce roca. 

Non furono necessarie altre parole per Harry,vedere il sorriso allargarsi sul viso di lei percependolo  come un segno d’assenso, fu più che sufficiente. Senza staccare lo sguardo dal suo azzerò la distanza tra di loro e appoggiò le sue labbra su quelle di lei.
 All’inizio fu come se entrambe avessero trattenuto a lungo il respiro, poi con un movimento che trapelava esigenza Hermione aprì le labbra e catturò tra i denti il labbro inferiore di Harry, facendolo risvegliare. Hermione era reale, ed era lì davanti a lui. 
Con un movimento rapido si liberò dalla sua morsa e catturò esigente quelle labbra tra le sue. Fu come bere acqua fresca, il piacere scaturito dal momento in cui la pelle entra in contatto con l’acqua e la frescura che se ne percepisce, per Harry fu come se finalmente dopo 122 giorni fosse tornato a bere l’acqua di una sorgente purissima. 
Hermione seguiva i movimenti esigenti e dolci di Harry semplicemente assaporandolo, pensando a quanto le fosse mancato. Pochi istanti dopo si staccarono per riprendere fiato e rimasero appoggiati l’uno alla fronte dell’altra respirandosi e ascoltando il loro silenzio ricco di parole poi lei disse:

 “Ti amo, Harry. Ti amo così tanto. Non voglio più starti lontano,io…semplicemente non ce la faccio.” Aveva parlato ad occhi chiusi ma sapeva che lui la stava guardando, riusciva a percepire il suo sguardo su di lei. La sua risposta fu priva di parole, le prese il viso tra le mani e come se lei stesse rispondendo ad una sua richiesta aprì gli occhi e incontrò il suo sguardo, pochi brevi istanti prima di essere di nuovo travolta dall’intensità dei sentimenti di lui. 

Cominciò a baciarla dappertutto, sul collo, le guance, l’incavo del seno e con gesti rapidi la spogliò sia  della giacca  che della camicia lasciandola in biancheria. Lei aveva fatto altrettanto strappando la sua camicia in un segno di malcelata impazienza. Con foga Harry la sollevò sulle proprie ginocchia e lasciò che lei stringesse le gambe intorno alla sua vita, allacciando le sue braccia intorno al collo. In quella confusione di sospiri e baci Hermione ottenne la sua risposta.

“Dio quanto mi sei mancata Herm!! Ti amo come non ho mai amato nessuno, e ti prego non andartene mai più, non farlo perché…mi hai lacerato l’anima!”

 Eccolo,pensò,in quelle parole, in quei gesti rudi ed esigenti ma al contempo dolci e delicati c’era il suo Harry. 

In quel momento capì perché lo amava, non solo perché si era preso cura di lei  o perché la conosceva meglio di chiunque altro, ma perché in momenti come questi la faceva sentire amata, viva e nei loro silenzi la faceva sentire come la donna più bella del mondo, la più desiderata. Così nel silenzio di quell’archivio nascosti tra gli scaffali ognuno concesse all’altro la possibilità di amarlo con tutto se stesso.



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi con un nuovo capitolo, spero vi piaccia. Perdonate l'enorme ritardo e  spero di avere più tempo in questo nuovo anno
Alla prossima :)
EffeI 

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Capitolo 17
*** Realtà e Aspettative ***


 

L’aria rarefatta era cosparsa da piccoli granelli di polvere che aleggiavano nel riflesso di un raggio solare, mentre questo faceva lentamente capolino nella stanza. Quella stessa aria, portatrice di quei granelli accumulati nel corso degli anni e intrappolati tra le cartelle dell’archivio, si era fatta ora custode di sospiri silenziosi e promesse sussurrate nel suo immutabile silenzio.

 “ Harry, dove diavolo è la mia camicia?” 

Hermione cercava di ricomporsi mentre Harry tentava di infilarsi la propria .

“Oh..aspetta” disse  cominciando a cercarla tra le varie colonne  di scaffali quando ne uscì trionfante con la camicia in mano 

“Eccola” e la porse a Hermione che la indossò 

“Sei incredibile!”disse lei ridendo mentre lui la attirava a se 

 “Scusa, ma ero un tantino preso e non ho fatto caso a dove potesse finire” e prima che lei potesse ribattere le prese il viso tra le mani e la baciò lentamente.

“Beh se questo è il tuo modo di chiedermi scusa…puoi anche farla sparire direttamente la prossima volta” sussurrò lei allontanandosi.

 “Io allora cosa dovrei dire? Hai praticamente fatto saltare tutti i bottoni!!” aggiunse ridendo.

 “ Ops! Ma puoi sempre aggiustarla no?” rise e con un colpo di bacchetta tutti i bottoni si risaldarono ai loro posti. Lei con aria soddisfatta gli passò le braccia intorno al collo e lo baciò a sua volta giocando con le sue labbra. 

“Umh, ti prego dimmi che non dobbiamo andarcene!” disse Harry 

 “Sai che lo vorrei anche io ma..dobbiamo” rispose Hermione.

 A malincuore sciolsero l’abbraccio e cercarono di ricomporsi. 

“Herm, come mai sei tornata? Voglio dire come si è trovato Ron?” le chiese Harry. 

Nell’udire il nome di Ron lei si irrigidì per un attimo: Harry aveva questa straordinaria capacità, sapeva renderla felice come non lo era mai stata ma al contempo la poteva riportare alla realtà. 

Si perché la realtà era che lei aveva una relazione con Ron e Harry con sua sorella. Questo li rendeva dei sporchi traditori. Scacciò via il pensiero augurandosi di poter uscire presto da quella situazione.

“ Si..voglio dire, siamo tornati perché il periodo di prova era di quattro mesi ma soprattutto perché non era come lui si era aspettato” disse

“Che vuoi dire? Ha avuto delle difficoltà? chiese Harry preoccupato.

 Hermione sospirò e si appoggio ad uno dei tavoli

 “Non è quello anzi lui si era impegnato tantissimo, dedicava tutte le sue energie agli allenamenti quotidiani. Era pieno d’entusiasmo ma i giocatori non lo erano altrettanto e nonostante lui si impegnasse loro si dimostravano privi d’interesse. Oserei dire perfino che era piuttosto rigido con loro durante gli allenamenti, ma a loro non importava, semplicemente lo sottovalutavano e trascorsi i due mesi.. be eccoci qui.” sorrise amaramente. 

Harry le rivolse uno sguardo comprensivo ed aggiunse:

 “Cosa ha intenzione di fare adesso? Chiaramente il contratto è reciso, anzi direi mai stipulato, se era semplicemente una prova.” 

“ Non lo so Harry, credo che tornerà ad allenare la sua piccola squadra. So solo che ne è rimasto enormemente deluso e mi dispiace per lui.” rispose lei con voce triste

“ Tu invece? Come ti sei organizzata laggiù?”chiese lui.  

Nel frattempo le si era avvicinato e si trovava di fronte a lei

“Be come sempre, ho completato delle pratiche e lavorato via mail, ho comunicato con il signor Thompson via gufo e qualche volta tramite patroni, quando la cosa era un po' più urgente” disse

 Harry si protese verso di lei e la prese per mano stringendola  a sè in un abbraccio.

“Tu, che mi dici? Hai avuto notizie da Will o dalla McGranitt?” chiese lei 

“No, niente. Ho parlato con Will tramite gufo ma oltre a raccontarmi le sue prodezze come giocatore di Quidditch, non ha accennato a nessuno visita dal Ministero e tantomeno la McGranitt ha detto nulla al riguardo. In fondo lo sapevamo Herm, dobbiamo aspettare, tutto qui.” rispose lui con aria rassegnata.

 Lei abbassò lo sguardo e continuò:

 “Hai più parlato di questa storia dell’adozione con Ginny? Harry come pensi che potrebbe prenderla se dovessero realmente accettare la nostra richiesta? Insomma cosa faremo? Lo porteremo un giorno da me e Ron e l’altro da te e Ginny?  Sai che gli assistenti sociali contesteranno questa situazione…insomma tu credi davvero che ci concederanno la possibilità di adottarlo?” 

“Non lo so Herm, so solo che io ci tengo a prendermi cura di Will e spero che in un modo o nell’altro ci permetteranno di farlo. Per quanto riguarda Ginny, mi fa male vederla così. Nonostante tutto ci tengo a lei, le voglio bene. Abbiamo provato a parlare, ma l’unico risultato è stato solo una sequela di insulti su quanto io sia egoista e menefreghista nei suoi confronti. 

Ascolta, io ci ho pensato tanto durante questi due mesi, ho pensato a noi e alla nostra relazione e l’ho a mala pena sfiorata nonostante lei provasse a coinvolgermi, io non ce la facevo. Mi sembrava di tradirti. Ginny non è stupida, lo sappiamo entrambe. Sicuramente avrà capito che c’è qualcosa che le nascondo e io credo che sia giunto il momento di dire la verità, il momento di essere egoisti.”concluse Harry. 

 Hermione a quelle parole sciolse l’abbraccio e lo guardò domandandogli

“Tu..tu sei sicuro? Pensi davvero che sia il momento giusto per dire loro la verità? Harry li distruggerà”

In tutta risposta lui la guardò e aggiunse

“Si, probabilmente lo farà e no, non credo sia il momento giusto. Non lo credo perché semplicemente NON c’è un momento giusto per dire una cosa come questa Herm. Abbiamo rimandato troppo a lungo e abbiamo sofferto troppo. Io non voglio più farlo.” 

Hermione lo guardò per qualche secondo e notò qualcosa di diverso, qualcosa che solo lei sarebbe mai stata in grado di vedere: vide un nuovo Harry, un Harry né felice, né triste ma un Harry spaccato a metà. Divorato dal bisogno  di dire la verità a tutti, dal bruciante desiderio di voler urlare il suo amore per lei, e un Harry distrutto, logorato dal senso di colpa per quel sentimento proibito, sbagliato

Un vile.

Un codardo che pur di vivere liberamente il proprio amore con la donna che amava era pronto a scarificare tutto, a gettare all’aria tutto ciò che non solo Ginny e Ron avevano fatto per lui,ma anche  ciò che la loro intera famiglia aveva rappresentato per lui. Un Harry egoista.

 E lei? Com’era lei? 

Oh lei non era da meno. Eccola lì dopo aver fatto l’amore in una stanza, lontana da tutti e tutto,una donna che aveva tradito il proprio fidanzato con il suo migliore amico. Anche lei era stata egoista, irrispettosa, vile e codarda, anche nell’errore lei ed Harry erano uguali, lo sarebbero sempre stati. Tuttavia non importava da quale prospettiva la cosa venisse vista, non importava se loro erano due ragazzi che si amavano da una vita, non importava che avessero resistito fino a 3 mesi fa, non importava che avessero sempre represso ogni accenno dei sentimenti che provavano l’uno per l’altra.

 Nulla di questo aveva importanza e mai l’avrebbe avuta, perché ai semplici fatti loro erano dei traditori,egoisti traditori e nulla di più. 

Per un attimo Hermione fu tentata di dire sì. Fu tentata di accettare, di essere d’accordo con Harry ed essere egoista,di dire tutta la verità senza prestare attenzione alle conseguenze. 

Ma per quanto bello potesse sembrare, per quanto meraviglioso potesse suonare, non avrebbe accettato, semplicemente perché lei era Hermione Granger. Perché loro erano Harry e Hermione e avrebbero sempre preferito soffrire piuttosto che fare del male anche solo per un istante agli altri.

 “Harry….” 

“No! Hermione conosco quello sguardo! Lo conosco fin troppo bene, ci ho convissuto per 4 anni e adesso che siamo così vicini, adesso che possiamo cambiare le cose…Herm ti prego, ti prego non….non tiriamoci indietro adesso!”esclamò Harry 

“Mi dispiace,io…non ce la faccio” a quelle parole Harry si allontanò da lei. 

Hermione lo sentì trattenere il respiro. 

Camminava avanti e indietro portandosi le mani alla testa come se quei gesti lo stessero trattenendo 

“Harry..” cominciò lei, ma venne subito interrotta da un suo urlo. 

 Cominciò a prendere ogni fascicolo dagli scaffali e lo gettò a terra con violenza.

“Harry! Harry ti prego!” urlò Hermione 

“ Ti prego! Per favore! Fermati!” ma lui non la ascoltava, ormai il pavimento della stanza era ricoperto da fogli e cartelle strappate, vittime della sua rabbia e del suo dolore. 

Rabbia perché non poteva dire la verità, rabbia perché non poteva essere se stesso, rabbia perché per l’ennesima volta la vita gli aveva giocato uno dei suoi scherzi migliori. Hermione cercò di calmarlo abbracciandolo da dietro, gli passò le braccia intorno alla vita e gli appoggiò il viso sulla spalla, stringendolo. Harry avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto urlare eppure si ricompose, fece un respiro profondo e appoggiò le proprie mani su quelle di Hermione che lo abbracciava. Il suo semplice tocco lo fece rilassare, chiuse gli occhi assaporando quel momento solo loro, un momento di sofferenza non solo per lui ma anche per Hermione. Si perché sebbene fosse stato Harry a distruggere metà archivio Hermione soffriva in silenzio e stringendosi sempre di più a lui lasciò che una piccola lacrima si facesse strada sulla sua guancia.




Angolo Autrice: 
Salve a tutti, ecco un nuovo capitolo. Spero vi piaccia e se volete recensite pure, a me può solo che far piacere :) 
A presto 
EffeI 

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Capitolo 18
*** L'amore non ha ragione ***


 Quattro Mesi dopo

 

I primi fiocchi di neve stavano cominciando a cadere dal cielo invernale di Londra e la lenta discesa di uno di loro fu interrotta nel momento in cui si sciolse sulla spalla di Harry appena smaterializzatosi con Hermione sulla strada di casa. L’estate e l’autunno erano passati in fretta, scanditi da momenti in cui erano stati felici insieme certi di ciò che provavano l’uno per l’altra e da quelli in cui lo spettro dello sfogo di Harry nell’archivio si ripresentava e gettava entrambe in uno stato di preoccupazione, rabbia e senso di colpa. Dopo quella scenata non avevano più toccato l’argomento fino a quella sera. Avevano sperato che non parlandone a poco a poco lo avrebbero dimenticato, che il tempo avrebbe, come si suol dire, curato le ferite, ma questa ferita era troppo profonda per essere curata da così  poco tempo e avevano cominciato a dubitare che proprio il tempo, forse, non fosse la medicina migliore. In certi momenti si erano sentiti quasi vuoti, chiusi in frasi di circostanza o in gesti abitudinari: erano diventati gli spettri di loro stessi.  Harry stava lentamente perdendo la speranza e la forza che lo avevano sempre contraddistinto quando si parlava del suo amore per Hermione, i suoi sentimenti per lei non si erano mai spenti ed era più che certo che non lo avrebbero mai fatto e il comportamento di lei dopo il suo sfogo nell’archivio non lo aveva di certo aiutato. Dal canto suo Hermione si sentiva ogni giorno sempre peggio, percepiva che sia lei che Harry erano cambiati, era come se l’argomento “confessiamo tutto” fosse stato un tabù, le sembrava di essere tornata nel periodo della ricerca agli horcrux quando il nome di Voldemort non poteva essere pronunciato. Tristemente ironico che una cosa così bella e profonda come il loro amore dovesse essere paragonata a Voldemort che aveva causato tanta morte e dolore. Entrambe si erano lentamente riavvicinati sia a Ron che Ginny, cosa che soprattutto quest’ultima  aveva accolto con fin troppo compiacimento. Quella sera finalmente avevano trovato il coraggio di affrontare quel discorso. In ufficio erano rimasti solo loro due, come già da qualche mese e Hermione si era avvicinata a lui mentre stava sistemando dei documenti sulla scrivania.
“Mi dispiace” disse lei abbassando lo sguardo a terra.
A queste parole Harry la guardò capendo subito a cosa si riferisse, così dopo aver preso un respiro profondo si alzò con l’intenzione di abbracciarla ma lei lo fermò:
“Mi dispiace, davvero. Lo so che sono passati mesi, abbiamo parlato di molte cose, abbiamo vissuto tanti momenti insieme e avrei potuto dirtelo in ognuna di queste occasioni ma non ci sono riuscita. Prima che tu dica che non devo scusarmi di nulla lascia che ti smentisca, perché non è vero che non ti devo delle scuse, te le devo eccome. Lasciami finire, perché mi preparo questo discorso da tanto, troppo tempo e solo adesso ho avuto la forza di parlare.”

Harry la guardò annuendo. Le avrebbe lasciato tutti il tempo necessario, lui sarebbe stato lì seduto ad ascoltarla.

“So di aver sbagliato a rifiutarti quella sera. Si, ho rifiutato te.” esclamò rispondendo allo sguardo interrogativo di Harry.
Perché dal momento in cui ti ho detto che non mi sentivo pronta per dire tutta la verità, per confessare a Ron e Ginny che ti amo, be in quel  momento non ho rifiutato solo la possibilità di dire la verità, ma ho rifiutato il mio amore per te, mi sono impedita di amarti. Credo che quello sia stato uno degli errori più grandi che abbia commesso nella mia vita secondo solo a quello di abbandonarti quella sera quando Ron tornò nella foresta. 
Harry io ti amo come non ho mai amato nessuno nella mia vita e non penso che sarò in grado di amare qualcuno come amo te, anzi a dirla tutta mi auguro di non doverlo mai fare anche perché non voglio. Tu sei quella persona, quella con la quale voglio costruire una vita, quella che voglio trovare la mattina al mio fianco appena sveglia, quella con la quale condividere ogni cosa che la vita mi offre, la persona alla quale spero di poter dare dei figli un giorno. Tu sei il mio Harry, solo mio. Chiamami egoista, ma questa è la verità, io ti sento mio e non voglio condividerti con nessuno. In queste settimane ho riflettuto abbastanza su di noi e ho capito una cosa: non voglio più passare un solo istante della mia vita a nascondere il mio amore per te:  a nascondere te, tu che sei così parte di me, tu che in queste settimane nonostante mi fossi vicino eri la persona che più mi mancava. 
Io ti amo Harry e questo non potrà mai cambiarlo nessuno, so che ti ho chiesto fin troppo tempo e so che aspetti da molto questo giorno, be finalmente è arrivato. Oggi sono pronta a dire tutta la verità, perché voglio essere me stessa e non posso esserlo se tu che sei una parte di me rimani in disparte.” 

Le parole le erano uscite spontanee. Senza trattenere nulla aveva detto tutto quello che aveva sempre pensato, ogni piccola cosa anche quella che le era sembrata la più insignificante si era fatta strada direttamente dal suo cuore. Si appoggiò lentamente alla scrivania abbassando la testa per qualche secondo e dopo aver preso un respiro profondo alzò lo sguardo pronto ad incontrare quello di Harry, non appena il viso di lui entrò nel suo campo visivo lo guardò con un espressione carica di dispiacere, senso di colpa, paura e esasperazione ma anche piena di amore e desiderio: uno sguardo che non gli aveva mai rivolto.

Harry era rimasto in ascolto per tutto il tempo, ad ogni parola che Hermione pronunciava il suo cuore si gonfiava sempre di più di gioia e orgoglio. Orgoglio perché quella donna bellissima, caparbia, indipendente, fiera e intelligente gli stava dando tutta se stessa: stava scoprendo tutte le sue carte. Come ulteriore dimostrazione della consapevolezza che quelle parole avevano Harry vide quello sguardo, uno sguardo che nessuno gli aveva mai rivolto, nemmeno lei. 
Adesso capiva che Hermione era davvero pronta, era pronta a mettersi in gioco, pronta ad assumersi la responsabilità del dolore che la loro verità  avrebbe causato: per una seconda volta sarebbero di nuovo stati egoisti insieme. 
Prima che le lacrime di gioia potessero salirgli agli occhi le corse incontro e la abbracciò, la strinse forte a se. Avrebbe voluto passare il resto della sua vita stretto a lei, in quel momento tutte le preoccupazioni dei mesi passati non avevano più importanza, perché Hermione aveva sempre avuto questo effetto su di lui, la amava così tanto che ogni altra cosa semplicemente spariva.  Amava rimanere inebriato dal suo profumo, dal tocco delicato delle sue braccia intorno al suo corpo, il calore del suo viso nascosto nel suo petto, protetta da tutti e da tutto. Ognuno dei due rappresentava per l’altro uno scudo di protezione,impenetrabile e indistruttibile anche se apparentemente delicato come un diamante. Lentamente Harry sciolse l’abbraccio portandosi  all’altezza del viso di lei e incontrando  il marrone dei suoi occhi disse:
“Non ho mai avuto dubbi che il mio cuore fosse sempre stato tuo e ti prego di perdonarmi anche se solo per un secondo ho dubitato che il tuo non appartenesse a me, ma sono stato stupido. Oh Herm così dannatamente stupido, codardo e spaventato che mi sono concesso di pensare anche le cose peggiori, ma in fondo lo sai bene che quando ho qualcosa di veramente prezioso ho paura di perderlo e non mi concedo di pensare che quella cosa per me possa essere per sempre. Scusami, davvero. Eh si anche io ti amo tanto, così tanto da star male. L’unico dolore che vorrei provare ogni singolo giorno della mia vita.” E le posò un leggero bacio sulle labbra.

 Fu bacio dolce, breve ma che sapeva di comprensione e di consapevolezza, consapevolezza che anche se avessero tentato di stare lontani non ci sarebbero mai riusciti. Si perché esattamente come dice un antico proverbio, se due anime sono destinate a stare insieme non importa il tempo,  il luogo o le circostanze, se davvero sono destinate alla fine si troveranno. 
Dieci minuti dopo  erano fuori dal Ministero diretti a casa con la determinazione di dire la verità e anche con un  po' di speranza che magari Ron e Ginny avrebbero capito. In fondo loro stessi erano stati testimoni di quel rapporto speciale che loro due avevano sempre condiviso e Harry era sempre stato convito che Ginny ne fosse stata gelosa, più di Ron, lui era troppo buono e pure di cuore per essere invidioso di qualcuno. Ancora con il senso di disorientamento causato dalla materializzazione giunsero nel viale di casa e mano nella mano si diressero a casa di Hermione. Giunti sul piccolo portico davanti al portone Harry, correndo il rischio di essere visto, diede ad Hermione un bacio veloce e si ricompose aspettando che lei aprisse la porta. 

 

“Sei sicura di aver messo tutto esattamente nel modo in cui te lo avevo chiesto?”gridò Ron dal piano di sopra
“ Si Ron, è tutto esattamente come lo avevi chiesto. Poi se ti preoccupa tanto e non mi credi perché non scendi a vedere di persona?” rispose Ginny con tono spazientito e accondiscendente.
Da quella mattina il fratello la stava facendo andare fuori di testa, lui e quella dannata sorpresa per Hermione! 
“ Ginny, non scherzare e sopratutto non azzardarti ad usare quel tono con me! Sai benissimo che è una cosa importante!” ribatté lui mentre scendeva cercando di avere un visuale più chiara delle scale. Era sommerso da varie cose, candele profumate, fiori secchi e altri oggetti decorativi che stava portando al piano di sotto, ma giunto all’ultimo gradino una delle candele scivolò destabilizzando il baricentro di tutto ciò che portava, che sarebbe finito a terra se Ginny non avesse afferrato il tutto al volo. 
“Ma che diavolo Ron! Perché non ti limiti a portare una dannata cosa per volta?”
“Ehi! Scusa tanto, pensavo di farcela e poi se ti scoccia tanto potevi lasciare che cadesse tutto a terra. Se avessi saputo che questo era il tuo concetto di “aiuto” avrei di gran lunga preferito fare tutto da solo. Tu e il tuo stramaledetto cattivo umore!” esclamò Ron togliendole le candele dalle mani in malo modo. Ginny abbassò lo sguardo e non rispose. Sapeva benissimo che suo fratello aveva ragione.
“Ron, mi dispiace. Davvero ti chiedo scusa è che sto passando un periodo schifoso e non riesco ad uscirne”
“Certo e mi sembra perfettamente logico che tu ti debba sfogare con me! Ginny sei adulta ormai, sai prenderti le tue responsabilità e affrontare i tuoi problemi, perciò qualunque esso sia fammi il sacrosanto piacere di risolverlo e di lasciarmi fuori da tutto questo!” 
“Va bene. Scusami, davvero” 
Mentre lei stava mettendo in ordine delle cose sul comodino e Ron era impegnato con qualcosa nella tasca, si sentì la serratura scattare e Hermione varcò la soglia accompagnata da Harry che la seguiva. 
Successe tutto in una manciata di secondi.
Ron colto alla sprovvista si girò di scatto lasciando cadere quello che aveva in mano che si rivelò essere una scatolina rivestita di velluto blu. 
Casualmente questa andò a finire esattamente ai piedi di Hermione che si irrigidì.
Ron ripresosi dall’imprevisto corse a raccoglierla ed esclamò:
“Be visto che ci siamo, avevo preparato tutto ma come al solito c’è sempre qualche imprevisto.”
 Sorrise e non ricevendo nessuna risposta da Hermione, deglutì e si inginocchio:
“Hermione Granger, vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?” 



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Si sono viva! xD
Vi chiedo scusa per questa enorme pausa tra la pubblicazione dell'ultimo capitolo e questo ma purtoppo sono stata un po' impegnata tra università esami e altre cose. Spero che questo capitolo possa aiutarmi a fare ammenda per questa gigantesca pausa che mi sono presa.
Posso anche dirvi che siamo vicini alla fine della storia e credo che anche questo abbia un po' contributo al mio ritardo, dopotutto ci sono affezionata ma prima o poi dovrà terminare. Ad ogni modo cercherò di pubblicare i restanti capitoli il prima possibile, nel frattempo spero che questo sia di vostro gradimento e se vi va recensite pure :D
Buona lettura 
Alla prossima!
EffeI :D

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Capitolo 19
*** La verità ad ogni costo - Parte 1 ***


“Hermione Granger, vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie?” 
La frase le riecheggiò nella mente più volte e ogni volta la sentiva sempre più ovattata, lontana.
Ron le stava chiedendo di sposarla.
Quante volte aveva sognato che una cosa del genere succedesse?
Fin da quando aveva accettato la sua situazione con Ron si era rassegnata ad una vita semplice, lui la amava, non le aveva mai negato nulla e non la aveva mai fatta sentire fuori posto, ogni volta che lei ne aveva avuto bisogno lui era sempre stato lì al suo fianco e lei si era adagiata su questa consapevolezza. Una vita semplice, una felicità domestica fatta di sentimenti di circostanza, echi di sentimenti, di quelli veri. Erano delle semplici riproduzioni di quelli che ti stravolgevano l’anima, che ti lasciavano senza parole, senza fiato, che ti mettevano con le spalle al muro, che ti facevano dubitare della tua stessa essenza tale era la loro forza. Sentimenti così forti che una semplice esposizione sarebbe stata fatale, perciò si era ritenuta fortunata perché lei non li avrebbe provati, lei aveva avuto solo un piccolo assaggio di tutta quella potenza distruttiva.
Poi tutto era cambiato.
Quei sentimenti che aveva provato solo una volta nella vita, quando era ancora troppo piccola per capirne il vero peso, erano tornati. Erano tornati con la stessa prepotente potenza con la quale se ne erano andati e con loro era tornato anche ciò che li generava.
Harry.
Si chiese se per caso non fosse un modo contorto del destino per dimostrare loro che non avevano il diritto di stare insieme. Come era possibile che esattamente nel momento in cui avevano deciso di dire tutta la verità per essere finalmente liberi di stare insieme, Ron le chiedeva di sposarla?
Cosa avrebbe dovuto fare?
Non riusciva a capire cosa provasse in quel momento.
Era triste per Ron, qualunque fosse stata la sua risposta.
Si perché sapeva perfettamente che se avesse accettato, per quanto avesse cercato di amarlo, non sarebbe mai stato abbastanza e lui ne avrebbe sofferto.
Non lo meritava.
Ron meritava di essere amato con tutto il cuore, meritava di suscitare sentimenti veri, puri e profondi. Meritava di veder nascere un sorriso spontaneo, vero, sul viso della persona alla quale faceva una sorpresa e non l’espressione che aveva lei adesso. Ron meritava molto di più.
Lei non lo meritava, non lo aveva mai meritato.
Nel corso del tempo aveva cercato di amarlo, di apprezzare tutto ciò che faceva, non solo per lei, ma in ogni cosa. Il suo modo di affrontare i problemi della vita, le sue responsabilità e i suoi timori. Aveva cercato di amarlo per il suo modo di essere e perché ogni volta che lo guardava negli occhi leggeva tutto l’amore che lui provava per lei e non le sembrava giusto deluderlo e farlo soffrire non ricambiando il sentimento.
Aveva sempre saputo la verità, nonostante si fosse ripetuta che doveva amare Ron, che quello sarebbe stato  il suo futuro, diventare la sua compagna di vita forse moglie un giorno, dargli dei bambini, vederli crescere e invecchiare insieme come in una classica scena di un romantico film babbano, ma non ci era mai riuscita. Questa consapevolezza  aveva portato a quei sentimenti di circostanza, all’inizio lo aveva amato, seppur a modo suo, ma il sentimento non era stato abbastanza forte e si era ritrovata ad dover amare quello che per lei non era altro che il suo migliore amico.
Hermione venne brutalmente strappata via ai suoi pensieri da una risata.
Un suono freddo, limpido, razionale e amaro, eppure con una sfumatura di velata ironia.
Ginny, ovviamente.
Al suono della sua risata Ron si alzò e tutti  tre assunsero un’espressione interdetta tra il confuso e il sorpreso, solo Harry mostrava una sfumatura di preoccupazione, come se sapesse ciò che Ginny aveva in mente. Il silenzio che la sua risata aveva creato venne ben presto riempito da un suo applauso con un’espressione compiaciuta dipinta sul volto:
“Complimenti,Ron. Davvero, proprio quando non credevo che saresti stato più in grado di sorprendermi eccoti qui, pronto a smentirmi. E dire che ti facevo più furbo, sai? O forse era solo una mia disperata illusione, d’altronde come si può cambiare la natura di una persona? Di un Weasley poi, figuriamoci, siete tutti così, come dire, profondamente buoni e incredibilmente ingenui. Caratteristica di famiglia, evidentemente” 
Fece un pausa e rivolse il suo sguardo su ognuno di loro, vedere le loro facce sorprese e interdette le fece capire che era riuscita esattamente nel fare quello che si era prefissata, almeno non si era rovinata l’effetto sorpresa, pensò tra se e se.
L’espressione dipinta sul volto di Ron era indescrivibile.
“Oh dai non fare quella faccia anche per me è stato uno shock scoprire che oltre a tutto quello che i nostri  genitori ci hanno insegnato c’è un mondo completamente diverso e migliore. Loro che vivono in questa perfetta bolla di ingenuità e bontà. Ad ogni modo è normale essere così dopo aver vissuto tanto a lungo a contatto con certe persone che ti instillano la bontà e la fiducia nei confronti del prossimo. Fiducia Ron, ecco qual è il vero  problema. Tu sei sempre stato così buono e fiducioso nei confronti degli altri che l’idea di essere tradito non ti ha mai sfiorato, non è vero? Buono e anche un po' idiota a dirtela tutta, si perché si da il caso che questi due qui te l’abbiano fatta proprio sotto il naso, e tu cosa fai? Una proposta di matrimonio? Ti prego dimmi che riesci a cogliere l’ironia della situazione, io lo trovo così incredibilmente divertente!” esclamò ridendo.
Ron era rimasto completamente sconvolto dalle parole di sua sorella, non riusciva a capire cosa significasse questo suo sfogo:
“Ginny, io non riesco a capire” 
“Capire, Ron? Cosa c’è da capire?” chiese lei in tono ironico.
“Cosa? Come sarebbe a dire? Secondo te tutto questo, il tuo modo di parlare, le cose che hai detto sulla nostra famiglia sono perfettamente normali?”
“Oh certo che lo sono. Vedi Ronald si dia il caso che io sia cresciuta e che stia facendo esattamente quello che mi hai suggerito di fare tu, qualche minuto fa: Sto affrontando i miei problemi” rispose lei sicura. 
“I tuoi problemi? Ginny giuro che non ti seguo, c’è qualcosa che vorresti dirmi? Qualcosa che è andato storto, tutti superano i loro problemi e credo che avere al proprio fianco la famiglia sia sempre un cosa importante
Ron stava cercando in tutti i modi di venire a capo di questa assurda situazione, mentre Ginny sembrava intenzionata a fare tutt’altro:
“Famiglia? Dimmi Ron, pensi che sia possibile per qualcuno usare i propri problemi per risolverli?”
“Cosa? Non capisco ma, non importa, tu sai che con me puoi parlare. Insomma sono pur sempre tuo fra…”
“Esatto! Sei mio fratello! E tu sei il mio problema! Questa famiglia è il mio problema, voi, Ronald voi, siete il mio problema e non posso risolvervi usando voi stessi non credi? Sarà persino  peggio di quello che è adesso e anzi a dirtela tutta, non alcuna intenzione di risolvervi. In questa famiglia siamo sempre così buoni, così altruisti e protettivi, quasi come uno stupido orfanotrofio pronto ad accogliere chiunque e farsi fregare esattamente sotto il  naso. Come questi due qui,il Prescelto e l’ Insopportabile so-tutto.io” 
Mentre parlava Harry ebbe la conferma dei suoi sospetti: Ginny stava scoprendo le sue carte.
Quando li nominò rivolse il viso verso di loro, con un sorriso sardonico dipinto sul volto, il sorriso compiaciuto di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico.
I tuoi due amichetti qui, guardali come sono carini, non trovi Ron? Il famoso Harry Potter, tragicamente rimasto orfano e costretto a vivere lontano dalla magia subendo i soprusi di insensibili zii e un dispotico cugino, si è rivelato il salvatore del Mondo magico e al suo fianco la brillante e sapientona Hermione Granger. Babbana, cresciuta nel loro mondo, lontano dalla magia, eppure ha sempre avuto queste straordinarie capacità di intuizione e di intelligenza, oltre che la magia stessa. Beh guardali bene Ron perché dopo stasera crolleranno tutte le tue certezze, loro distruggeranno ogni tua consapevolezza”
“Ginny ma che diavolo sta succedendo?”
Sono quasi arrivata alla fine non temere.” gli disse con tono rassicurante:
I tuoi due migliori amici, quelli con i quali hai condiviso le più straordinarie avventure, le vacanze e le giornate di scuola, quelli che immaginavi sarebbero stati al tuo fianco per sempre, beh… loro ti hanno tradito”
 Non c’era crudeltà nella sua voce, solo un’agghiacciante freddezza. Ron non sembrava comprendere quello che la sorella gli stava dicendo, al contrario Harry e Hermione avevano il cuore in gola, certi che fosse ormai giunto il momento della verità
Di che cosa stai parlando? Per favore non essere ridicola, adesso sediamoci e mi spieghi tutto davanti ad una tazza di the, va bene?” disse Ron con tono pacato
“Ti ho appena detto che i tuoi due migliori amici ci hanno tradito e l’unica cosa concreta alla quale tu riesci a pensare è una tazza di the? Oh andiamo Ron! Questi due sono andati al letti insieme per anni! Ti hanno tradito, pugnalato alle spalle! Incuranti dei tuoi sentimenti, il tuo migliore amico si è portato al letto la ragazza dei tuoi sogni, svegliati dannazione! Sei stato così ottuso da non rendertene conto che ce l’hanno fatta proprio sotto il na….”
“Adesso basta! Ho sentito abbastanza.” esclamò Ron in modo freddo.
Il suo sguardo era gelido rivolto verso la sorella, un’espressione che ne Harry ne Hermione avevano mai visto comparire sul suo viso e si chiesero se a tutti gli effetti la cosa fosse stata un bene, perché quell’espressione dava vita ad un Ron diverso, che per ovvie ragioni solo la sua famiglia conosceva. Harry e Hermione non riuscivano a muoversi o ad azzardare una frase per supportare Ron, non volevano sembrare ipocriti anche se Ginny, questa volta, aveva davvero oltrepassato il limite. Lentamente Ron si ricompose e nel silenzio generale si abbandonò sul divano sembrando assente per un breve momento prima di parlare:
“Cara sorellina, non c’è niente che tu possa dirmi che io non sappia già”  disse con tono aspro.
A quelle parole Harry si sentì gelare il sangue e non ebbe il coraggio di voltarsi verso Hermione ma seppe che anche lei stava provando le stesse sensazioni. Stava per venir fuori la verità e non seppe bene come si sentiva a parte quella sensazione, in pochi minuti sarebbe saltata fuori ogni cosa, tutte le bugie, tutte le menzogne di cui lui e Hermione si erano macchiati fino a quel giorno sarebbero uscite allo scoperto, rompendo in mille pezzi quel fragile equilibrio che erano riusciti a raggiungere. Per un momento la sua mente fu travolta da questi pensieri quando all’improvviso le parole di Ron gli tornarono in mente “non c’è niente che tu possa dirmi che io non sappia già”; che cosa significava esattamente? Se non c’era nulla che Ginny potesse dirgli che non sapesse già… che non sapesse già.
Sembrò che il cuore gli si fosse fermato per un interminabile secondo e quel gelo che aveva sentito prima scorrergli nelle vene si stava propagando in tutto il suo corpo: Ron sapeva, aveva sempre saputo.
Con la coda dell’occhio cercò di guardare Hermione e vide che come sempre lei era giunta alla conclusione molto prima di lui, aveva compreso prima di lui le conseguenze di quelle parole.

Hermione al contrario non lo stava guardando, aveva lo sguardo fisso verso il basso ma lui sapeva come si sentiva. All’improvviso lei alzò la testa e Harry ebbe la conferma del suo stato d’animo: aveva gli occhi  lucidi e cercava, con quella dignità e quella  compostezza che la avevano sempre caratterizzata, di lottare strenuamente contro le lacrime che volevano scorrerle giù per le guance. Lei stessa faticava a credere che quelle lacrime, che disperatamente esigevano di cadere, fossero ancora lì ferme a formare quella patina che le offuscava lo sguardo. Non seppe se Harry avesse compreso a pieno le parole di Ron ma per lei fu un vero colpo al cuore.
Ron sapeva ogni cosa, da sempre.
Ma la cosa peggiore in quel momento non fu scoprire quello, ma scoprire che nonostante tutto lui le era rimasto accanto per tutti quegli anni, che aveva deciso di vivere con lei, di amarla, di ricoprirla di ogni attenzione quando era perfettamente consapevole del fatto che lei non lo amava. Ecco questo la faceva sentire molto peggio, non solo perché lo aveva tradito, ma di come lei fosse stata incredibilmente cieca ed egoista. Era cosi concentrata a vivere quel suo stato di apparente felicità, si era crogiolata in quel suo vittimismo, la povera Hermione Granger costretta a rinunciare al suo grande amore per vivere con quello che era il suo migliore amico. Non sei era mai resa davvero conto cosa significasse per Ron dover sopportare certi suoi atteggiamenti, i modi di fare che lei non era riuscita a mascherare, era stata incredibilmente fortunata e in quel momento fu travolta non solo da una sensazione di dispiacere, come quella che provava ogni volta in cui pensava al fatto che Ron fosse ignaro di tutto quello, non la sensazione di sentirsi sporca, ma qualcosa di molto peggio. Una vergogna e un disprezzo per se stessa che non aveva mai provato in vita sua. Lei era Hermione Granger sempre corretta in ogni cosa, sotto ogni punto di vista sempre ligia alle regole e a tutto ciò che era giusto, eppure anche lei aveva  ceduto ed era caduta in ginocchio alla mercé dell’amore e ora eccola lì a dover affrontare le conseguenze di questo suo peccato. Questa era l’unica cosa che le permetteva di mantenere quella compostezza che aveva in quel momento, nient’altro.
“Puoi chiamarmi stupido, idiota, disperato o con qualunque altro appellativo preferisci, non mi interessa. Non mi interessa più niente di cosa pensi di me, di cosa sai o di quello che credi di sapere, semplicemente non mi interessa più. Non so cosa tu avessi in mente di fare stasera irrompendo in questo modo e sputando veleno addosso a loro, anzi in realtà lo so e ti dico che per questo mi fai pena ancora di più. Puoi definirmi disperato ma qui sappiamo benissimo che la più disperata sei proprio  tu. Tu che sei stata così terribilmente spaventata da Hermione e dalla paura di perderlo che ti sei prestata a mettere in scena questo vile e penoso teatrino. Tu che nuovamente mi hai dimostrato la tua immaturità, la tua superficialità e il tuo incomparabile egoismo, sentimenti che un Weasley non ha mai provato in vita sua o dai quali non si è mai fatto plasmare, eppure tu lo hai fatto e mi hai deluso, davvero tanto. Un Weasley non avrebbe mai screditato due dei suoi più cari amici in questo modo, MAI!" 
Ron aveva rotto il silenzio e aveva pronunciato parole che ne Harry ne Hermione avrebbero mai pensato di udire da lui e a giudicare dalla faccia di Ginny nemmeno lei se lo sarebbe mai aspettato, aveva sorpreso tutti. Dopo quelle parole la situazione si era decisamente ribaltata, Ginny credeva di avere il coltello dalla parte del manico ma in quel momento era Ron ad avere in mano la situazione, sul viso aveva un’espressione mista a dispiacere  e delusione rivolta verso sua sorella, mentre Ginny aveva avuto la decenza di abbassare lo sguardo e tacere.
Il silenzio era calato sulla stanza e vi aleggiò per quello che ad Harry parve un tempo interminabile fino a quando, non seppe dove trovò il coraggio, decise di romperlo non sapendo esattamente cosa dire:
“Ron..”
“No.” Non riuscì a terminare la frase perché l’amico lo interruppe e aggiunse:
“Non pensare che quello che ho detto a Ginevra mi abbia fatto dimenticare quello che devo dire a te.
Il meglio deve ancora venire.”





Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo dopo tantissimo tempo. Mi dispiace moltissimo per l'enorme ritardo ma purtoppo ho avuto altri impegni che non mi hanno permesso di dedicarmi come avrei voluto a questa storia a cui tengo tantissimo. 
Spero vi possa piacere e se vi va lasciate pure una recensione :) 
A presto e Buona Lettura! 
EffeI 

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Capitolo 20
*** La verità ad ogni costo - Parte 2 ***


Angolo Autrice: 
Ciao a tutt*! Sì sono viva ed è  viva anche la storia sebbene sia stata in sospeso per più di due anni dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo. Volevo intanto chiedervi scusa per questo immenso ritardo ma putroppo gli impegni sono stati molti e non ho avuto il tempo sufficiente da dedicare alla storia o almeno non come avrei voluto. Vi chiedo anche scusa per la lunghezza di questo capitolo ma è uno di quelli a cui tengo molto e che considero molto importante per la storia, suddividerlo ulteriormente avrebbe fatto perdere la continuità della  narrazione. Non mi dilungheò oltre, vi auguro buona lettura e vi ringrazio, chiunque di voi vorrà lasciare un commento o anche solo leggere il capitolo. 
Mi auguro che vi piacerà leggerlo almeno quanto a me è piacuito scriverlo. 
A presto! 
EffeI 




Così alla fine quel giorno era arrivato. Aveva cominciato a credere che tutto sarebbe andato come aveva sempre voluto, che lui e Hermione avrebbero avuto la possibilità di creare una famiglia e vivere insieme, ma sopratutto che lei con il tempo avrebbe imparato ad amarlo. Non come amava Harry, quello sapeva che non sarebbe mai successo, ma che magari sarebbe stata in grado di accettare lui e di amarlo per quello che era. Si era detto tante volte di essere solo uno stupido illuso, in fondo quei due si amavano da anni e lui sarebbe rimasto  per Hermione solo la sua prima relazione adolescenziale. Quando  quattro anni prima era tornato nel bosco guidato dalla luce del Deluminatore di Silente, non aveva solo visto il fastidio e la rabbia di Hermione per il suo comportamento, fastidio che all’inizio aveva letto come la prova del suo interesse per lui, ma anche qualcosa che lo aveva spinto ad agire come aveva fatto fino a quel momento, convinto dei sentimenti di lei. Qualche giorno dopo essere tornato era andato alla ricerca di legna del bosco e mentre si riavvicinava alla tenda li aveva visti. Non era successo nulla di straordinario, Hermione aveva freddo e Harry le aveva avvolto una coperta intorno alle spalle, ma il modo in cui entrambe avevano reagito al tocco dell’altro e gli sguardi  che ne erano seguiti erano stati abbastanza espliciti da fargli capire che tra loro era scattato qualcosa. Vide anche come quel momento fu così breve e come entrambe si allontanarono l’uno dall’altra a dimostrazione del fatto che si erano imposti di nascondere i sentimenti che provavano, tutto per non far soffrire lui. Erano Harry e Hermione, dopo tutto non ci si poteva aspettare un comportamento diverso da loro due, avrebbero preferito soffrire in silenzio piuttosto che far star male lui o sua sorella. Da quel momento aveva capito che le cose, comunque sarebbero andate, non sarebbero state le stesse, soprattutto tra lui e Hermione. Per questo motivo da quando si erano riavvicinati era sempre stato preoccupato che prima o poi Harry o lei avrebbero ceduto a quel sentimento; ma non era successo, non fino a qualche mese prima. Poteva anche passare per quello che nel trio era meno intelligente o meno coraggioso, sebbene non fosse così,  ma era sempre stato in grado di notare i piccoli dettagli e qualche mese prima si era reso conto che di nuovo qualcosa era successo. Hermione era diversa, quando rientrava dal lavoro lasciava percepire il suo cambiamento d’umore, più del solito; e poi c’era stata la finale del campionato di Quidditch. Non appena lui e Ginny li avevano trovati nella tenda lui aveva letto chiaramente negli occhi di entrambe il senso di colpa e la vergogna. Non erano mai stati delle cattive persone e li conosceva troppo bene perché credesse che era tutto organizzato, sapeva che avevano sofferto e lottato contro loro stessi per reprimere quello che provavano. In più la questione di Will era stata l’ennesima prova, come a dire:  “Guarda Ron non lo vedi? Perfino un bambino di sei anni capisce che ci amiamo e che siamo perfetti insieme”. E allora chi era lui per impedire una cosa del genere? Ma allora se aveva accettato la cosa, come era arrivato a fare la proposta di matrimonio ad Hermione? Non che non ci avesse provato a rinunciare alla sua idea di felicità, però dopo il suo periodo in Egitto aveva notato un piccolo riavvicinamento tra di loro ed era bastato questo per alimentare la piccola speranza che aveva di poter costruire una vita con lei. E così eccolo lì a farle la proposta di matrimonio per vedersela rovinata da sua sorella. Lei non li conosceva e aveva fatto prevalere il suo lato egoista e geloso, quel lato che non era riuscita a controllare mettendo in scena tutta quella farsa sperando che lui non avesse voluto vederli mai più in vita sua. Ma dicendole quelle cose, la aveva sorpresa e a dire il vero, aveva sorpreso anche se stesso. Era pur sempre sua sorella, eppure non si sarebbe mai aspettato da lei un tipo di comportamento del genere, ma era anche vero l’amore può far fare cose folli, poteva forse biasimarla?No, non poteva. D’altronde anche una parte di lui aveva pensato quelle cose. Li avrebbe voluti lontano da se per vivere in pace e non soffrire ogni giorno, eppure era stato in grado di controllarlo. Ginny al contrario era sempre stata un po’ più impulsiva e si sa bene che la rabbia può far parlare a sproposito a volte. Decise che era giunto il momento di parlare e chiarire la faccenda una volta per tutte e si rivolse ad Harry:

“Non preoccuparti non ho intenzione di picchiarti per esserti portato al letto la donna che amo, sei il mio migliore amico e averti lontano una sola volta è stato già troppo per me.”

Poté leggere l’espressione di sorpresa dipinta sul suo viso e prima che dicesse qualcosa aggiunse:

Non sono arrabbiato, con nessuno dei due. E no, non sono pazzo. Una parte di me ha sempre saputo che eravate innamorati l’uno dell’altra fin dagli ultimi anni ad Hogwarts, nonostante la nostra relazione, Hermione. Non preoccuparti so che a modo tuo mi hai amato, non come ami lui ma lo hai fatto e io ti ringrazio per questo. Ti ringrazio per averci provato, per avermi dato una possibilità e sappiate entrambe che non porto nessun rancore e sopratutto che vi ho sempre considerato i miei migliori amici e lo farò sempre, non importa come sono andate le cose e come andranno da oggi in poi, davvero”

 

Harry rimase sconvolto da quelle parole e si chiese come fosse possibile che Ron fosse così comprensivo. Non provava nemmeno un briciolo di rabbia per tutta quella situazione? Insomma lui aveva sempre saputo ogni cosa eppure non aveva mai detto nulla, perché?

“Perché Ron? Perché se sapevi ogni cosa non hai mai fatto nulla o detto nulla? Non è stato persino peggio per te? disse Harry

Ron non rispose subito ma si limitò semplicemente a guardarlo e in quello sguardo Harry ottenne la sua risposta:

Avresti davvero voluto che lo avessi fatto? Che un giorno mi fossi alzato e così all’improvviso avessi accusato entrambe di avermi tradito, mandando all’aria la nostra amicizia? No, non potevo farlo e poi credo che una piccola parte di me sperasse ancora che le cose si sarebbero risolte in un altro modo, che i vostri sentimenti così come erano nati sarebbero a loro volta svaniti, concedendo a me la possibilità di amare Hermione e di essere riamato, con il tempo. Invece no, le cose non sono andate così per cui, eccoci qui.” concluse con tono amaro.

Harry si sentiva malissimo, avrebbe voluto fare qualcosa ma non sapeva cosa se non dirgli quanto gli dispiaceva per ogni cosa:

“Ron io, non so davvero cosa dirti. Dirti che mi dispiace di averti ferito e di averti fatto star male, di averti privato della persona che ami e con la quale progettavi un futuro, dirti tutto questo non credo sia abbastanza e soprattutto è così scontato. Tu mi conosci e sai che sono devastato da questa situazione, tu CI conosci e sai benissimo come siamo fatti, mi dispiace tanto Ron, con tutto il cuore. Non avrei mai voluto che tu o tua sorella soffriste ma non ci sono riuscito e capirò perfettamente se non vorrai più vedermi, in fondo non ho tradito solo te o lei ma ho voltato le spalle e mi sono  preso gioco di tutti i valori che tu e la tua famiglia mi avete insegnato, vi ho mancato di rispetto e so che delle banali scuse non saranno mai abbastanza.” Aveva cercato di dirgli quello che sentiva in quel momento, di esprimere tutto il suo dispiacere e la sua vergogna per quella situazione. Non aveva parlato per Hermione, sapeva che lei non lo avrebbe voluto, era perfettamente in grado di difendersi e di chiedere scusa a modo suo.

 

Hermione non aveva detto una sola parola ma aveva avuto solo un piccolo fremito di sorpresa nel momento in cui Ron gli aveva detto che non era arrabbiato con loro. Ecco, questo non se lo aspettava. Hermione Granger era stata colta alla sprovvista. Fu felice che Harry non parlasse anche per lei, non voleva passare per quella che si sentiva troppo in colpa a tal punto da essere incapace di chiedere persino scusa. Dopo le parole di Harry era calato nuovamente il silenzio sulla stanza, Ginny continuava a starsene seduta sulle scale in silenzio e con lo sguardo basso, Harry era in piedi vicino a Ron che era ancora seduto sul divano. Quanto a lei invece era esattamente nella stessa posizione di quando aveva varcato la soglia del suo appartamento, a pochi centimetri dalla porta di ingresso che qualcuno aveva chiuso. Chi era stato? Forse Harry, lo ringraziò mentalmente perché aveva evitato che qualunque passante assistesse alla scenata messa in atto da Ginny e a tutta la situazione che si era creata. Sentì in cuor suo di dover dire qualcosa, non tanto per scusarsi, quello era qualcosa che doveva assolutamente a Ron, no sentiva il bisogno di chiedergli il perché di tutta quella comprensione. Era consapevole che Harry gli aveva fatto la stessa domanda e Ron aveva già risposto, ma il punto era un altro: lei aveva bisogno di sentire Ron arrabbiato, di sentirlo deluso e ferito dal loro comportamento. Forse era egoista ma non poteva sopportare che lui si dimostrasse così perfettamente calmo quando lei aveva passato le pene dell’Inferno per cercare di venire a capo di quella situazione. Con tutta la dignità che possedeva in quel momento cercò di ricacciare indietro le lacrime e schiarendosi la gola si rivolse a Ron:

“È forse questo il tuo modo per dimostrare che sei furioso con noi?” aveva la voce roca, rotta dall’emozione. Cercò di ricomporsi e di assumere un’espressione ed un tono di voce distaccato. Ron nel frattempo aveva alzato lo sguardo verso di lei e la guardava con aria interrogativa:

“Che cosa?

Ti ho chiesto se per caso questo non è un modo tutto tuo per farci sentire in colpa ancora di più” ripeté lei con voce ferma.

 

Harry non riusciva a capirla, perché si stava lamentando? Ron si era dimostrato comprensivo proprio come avevano sperato tante volte. Perché voleva fargli cambiare idea? Poi all’improvviso comprese ciò che intendeva Hermione: Ron poteva aver accettato la cosa ma proprio il suo mostrarsi così accondiscendente e comprensivo poteva essere un suo modo per farli sentire ancora peggio, d’altronde l’indifferenza era sempre un’ottima arma. Come sempre Hermione aveva raggiunto la conclusione prima di lui. A quel punto rivolse anche lui la stessa silenziosa domanda a Ron, attendendo una risposta che però non sembrò arrivare. Ron continuava a guardare in basso senza rispondere e sia Harry che Hermione cominciarono a credere che in fondo, questo suo mostrarsi così accondiscendete in realtà era sintomo di tutt’altro.

Vuoi la verità? Non lo so. Forse sì, forse è il mio modo per vendicarmi. Io non vorrei, lo so che cosa avete passato, so che avete lottato per evitare che succedesse ma forse una parte di me, inconsciamente, vorrebbe farvi soffrire esattamente così come voi avete fatto soffrire me” parlò a voce bassa, quasi un sussurro alzando lo sguardo verso entrambe.

Hermione lo sapeva, sapeva che la cosa era fin troppo semplice e fin troppo bella per essere vera.

Va bene, Ron. È  giusto che tu lo voglia, che tu voglia farci soffrire come noi abbiamo fatto soffrire te. Tu non hai mai meritato nulla di tutto questo. Io non ti merito. Tu sei sempre stato troppo per me, sai? Sei sempre stato troppo buono, comprensivo e paziente con me, mi sei sempre stato vicino senza mai abbandonarmi  e hai cercato di fare il possibile per rendermi felice. Tu non hai mai mancato di nulla, quella sono stata io. Io che non ti ho mai amato abbastanza, io che ho deciso di seguire il sentimento adolescenziale sbocciato in un momento delicato e che con il tempo ho capito essere ben più di questo. Mi dispiace così tanto per averti fatto soffrire e non hai idea di ciò che ho dovuto passare per riuscire a sopportare questa situazione…per me era diventata insostenibile. Non sono dispiaciuta di amare Harry e non lo sarò mai, perché vedi questo sentimento è sempre stato una costante. In ogni momento di turbamento o di difficoltà era a questa sensazione che facevo affidamento, e Dio solo sa quanto avrei voluto che fosse per te e non per lui. Quante volte mi sono detta di amarti e l’ho fatto, sai che l’ho fatto, ma come hai detto tu non è la stessa cosa. Ti dico tutto questo non per ferirti o per farti sentire ancora peggio, ma te lo dico perché credo che sia giusto tu sappia la verità. Preferisco questo piuttosto che vivere al tuo fianco fingendo di amarti e non essendo pienamente me stessa. Ma soprattutto non te lo sto dicendo per farmi sembrare troppo severa con me stessa o come una vittima, te lo dico perché, nonostante tutto e nonostante quello che tu possa pensare, io ci tengo davvero a te e l’ho sempre fatto. Perdonami, se puoi.”

Ron l’aveva ascoltata in silenzio senza battere ciglio, ancora seduto sul divano e con un’espressione di rassegnazione e dispiacere sul viso. Rimase a guardarla ancora per qualche secondo poi si alzò e avvicinandosi, sempre senza dire una parola, la abbracciò. Hermione dopo l’iniziale sorpresa di quel gesto così spontaneo si abbandonò all’abbraccio e quelle lacrime che aveva cercato di controllare caddero bagnando la camicia di Ron. In quel momento Harry si sentì fuori posto, Ron e Hermione erano sempre state due delle persone più importanti nella sua vita, non solo i suoi migliori amici ma quella famiglia che gli era stata portata via troppo presto. Sapeva che loro avevano avuto sempre un rapporto molto particolare, che ognuno dei due aveva una parte importante nella vita dell’altro e sapeva anche che quel rapporto era qualcosa di speciale che non sarebbe mai mutato. Dopo qualche istante Ron sciolse l’abbraccio e con un gesto di estrema delicatezza asciugò con le dita le lacrime dalle guance di Hermione:

Come posso non perdonarti? Sei la mia migliore amica, la mia confidente più intima e la persona che mi è stata sempre vicina in ogni situazione, la mia piccola sapientona. Oggi non sarei qui e non sarei così se non fosse per te, per questo ho ancora bisogno che tu sia al mio fianco. La vita è troppo complicata per uno come me senza di te” pronunciò quelle parole con estrema dolcezza e Hermione non riuscì a trattenere di nuovo le lacrime, lo abbracciò di nuovo a sua volta e gli sussurrò piano:

Ti voglio bene”

Dopo aver sciolto l’abbraccio Ron si rivolse ad Harry, ancora lì in piedi, che aveva assistito come un silenzioso spettatore alla riconciliazione tra lui ed Hermione. Successe tutto in pochi secondi; Harry stava per proferire parola quando vide qualcosa di rapido e sfocato entrare nel suo campo visivo e subito dopo sentì un dolore lancinante proprio all’altezza della mascella. L’impatto lo fece indietreggiare e la reazione al colpo gli offuscò la vista facendogli lacrimare gli occhi. Nel giro di pochissimi secondi realizzò a malincuore quello che era successo: Ron gli aveva dato un pugno, e anche un bel gancio destro. Si portò le mani sul viso massaggiando la mascella mentre lentamente la vista tornava ad essere più chiara. Vide Hermione vicino a lui che cercava di capire se ci fosse un danno più grave. Aveva un’espressione indescrivibile, mista tra rabbia e indignazione e prima che potesse aprire bocca per accusare Ron di quel gesto così infantile lui la guardò e alzò la mano tranquillizzandola:

“Va tutto bene, Hermione. In fondo è solo un pugno in faccia, se a Ron questo basta io non posso di certo lamentarmi, non trovi?” Ron nel frattempo si stava massaggiando la mano a sua volta, se non altro anche lui ha sentito il dolore pensò Harry rincuorato. Si guardarono e dopo qualche minuto di tensione scoppiarono a ridere, abbracciandosi. Harry ricambiò la stretta dell’amico con tutta la propria forza, felice che lui li avesse perdonati e che, in fin dei conti, si fosse accontentato di un solo gancio destro. Hermione invece aveva un’espressione interdetta dipinta sul volto, una situazione molto simile che le ricordò il quarto anno quando Ron e Harry avevano litigato per via del Torneo Tre Maghi: Gli uomini non li avrebbe mai capiti.

Sciolto l’abbraccio Ron si rivolse ad entrambe:

“Sono stato così arrabbiato con voi. Quando l’ho scoperto la prima volta, o meglio quando l’ho capito per la prima volta, quasi non ci volevo credere.” disse con tono triste “Mi dicevo che non era possibile, insomma eravate Harry e Hermione, i miei migliori amici, insieme eravamo il trio più famoso di Hogwarts. Ma più di tutto eravamo una famiglia e la famiglia non si tradisce. Poi tutto si era risolto per il meglio per me, fino alla Coppa di Quidditch, ve lo leggevo negli occhi, leggevo la vostra paura, il terrore di essere scoperti, ma sopratutto leggevo la vostra vergogna. Siete sempre stati un libro aperto per me,  aver vissuto insieme per sette anni mi ha permesso di imparare a conoscervi e leggervi, sia dentro che fuori. La vergogna per quello che era successo, il vostro sentirvi sporchi e traditori, lo percepivo sì, ma c’era qualcosa di più, qualcosa che vi oscurava lo sguardo. Non era la vergogna di essere stati al letto insieme, ma quella di aver tradito me e tutto quello che la nostra amicizia rappresentava. Quando tornai a casa mi sentì così arrabbiato, così furioso nei vostri confronti.  Avevo dentro una rabbia mai provata prima, pensai che ero davvero un idiota, un emerito cretino che si faceva fregare sotto il naso dai suoi due migliore amici,  quelli che avevano deciso di spassarsela senza minimamente preoccuparsi dei suoi sentimenti. Continuavo a pensare che ovunque foste andati, qualunque luogo dove io non fossi presente per voi era ottimo, fino a quando mi il dubbio che mi aveste tradito persino in casa nostra, nel nostro letto. Fui divorato dalla paranoia, dal pensiero che per voi ogni occasione era perfetta per deridermi e per sminuirmi mentre ve la spassavate allegramente. Pensai che ogni giorno mentre andavate al lavoro era il vostro primo incontro della giornata, il primo di tanti altri. Ogni sera cercavo i segni del tradimento; vi osservavo, osservavo i vostri movimenti, i vostri sguardi e proprio nei vostri movimenti percepii qualcosa non mi aspettavo. Paura. 
Avevate paura anche solo a sfiorarvi, a guardavi negli occhi ogni volta in mia presenza o a quella di mia sorella, evitavate ogni contatto che fosse fisico o visivo, vi parlavate da lontano a testa bassa e allora capii. Capii che la situazione per voi non era per niente facile, esattamente come per me. Se io ero divorato dalla gelosia e dalla paranoia, voi lo eravate dalla paura e non vi fidavate più di voi stessi. All’inizio fui contento di questo, era giusto, ve lo meritavate per quello che mi avevate fatto alle spalle, fino a quando non cominciai a riflettere. Cominciai a ricordare che quegli atteggiamenti non erano solo di quei giorni. Fu come se mi fossi svegliato all’improvviso, una vera e propria illuminazione. Cominciai a riconoscere in quei modi gli stessi modi, gli stessi comportamenti che avevate avuto in passato l’uno verso l’altra. Avevate vissuto per 8 anni di questi modi, di questi gesti nascosti, di sguardi fugaci e silenziosi, per la paura di ciò che sarebbe potuto succedere e che questo potesse ferire me. Avevate trascorso ogni giorno reprimendo chi eravate, ciò che volevate, eravate arrivati ad annullare voi stessi e i vostri sentimenti, per il mio bene. Io non mi ero accorto di nulla, ero stato un testimone idiota di tutto questo e non lo avevo mai compreso davvero. In quel momento allora compresi che non potevo essere arrabbiato con voi, che non potevo minimamente permettermi di insultarvi come avevo già fatto, sì perché io stavo soffrendo dopo aver scoperto tutto, ma la mia rabbia, la mia sofferenza per quella settimana non era niente, niente, in confronto a quello a cui voi avevate deciso di rinunciare per tutti quegli anni. Ecco perché vi perdono, ecco perché non sono arrabbiato, perché voi siete stati in grado di mettere la mia felicità prima delle vostra, di mettere il vostro affetto nei miei confronti davanti al vostro, altrettanto profondo. E io non posso fare la vittima, non posso passare per quello che ha sofferto, quando anche voi avete passato momenti persino più difficili. Perdonatemi se ci ho messo tanto a capirlo.”

Buttò fuori questo fiume di parole tutto d’un fiato, guardandoli negli occhi senza tentennare: ci credeva davvero, ad ogni singola parola che aveva pronunciato. Hermione stava piangendo in modo silenzioso curva su se stessa mentre Harry aveva gli occhi lucidi. Nel silenzio che aleggiava in quella casa si sentirono i passi di Ron sul tappeto diretto verso di loro stringendoli di nuovo in un abbraccio. Hermione crollò sulla sua spalla dando sfogo davvero a tutta se stessa, felice che anche Ron avesse capito e che finalmente non sarebbe più stata costretta a nascondere quello che provava per Harry. Lui da parte sua aveva accolto l’abbraccio di Ron con immane sollievo, come se fosse stato in grado di respirare a pieni polmoni dopo tanto tempo. Non seppe quando tempo passò, rimasero tutti e tre abbracciati, in silenzio, rotto solo dai singhiozzi di Hermione e dal suo respiro irregolare. Harry fu il primo a sciogliere l’abbraccio, si passò la mano sul viso, togliendosi gli occhiali e si rivolse a Ron, sentendo il bisogno di dire qualcosa:

“Non hai nessuna colpa Ron, purtroppo o per fortuna io e Hermione siamo fatti così e sai che non avremo mai voluto. Ci siamo ripetuti sempre che era sbagliato, non siamo perfetti e non siamo degli eroi. Abbiamo sbagliato, abbiamo fallito nel non mantenere la promessa che ci eravamo fatti. Siamo umani e abbiamo cercato il più possibile di non farti soffrire. Come ha detto Hermione prima tu sei troppo buono, io non ti ho mai meritato come migliore amico, come fratello, eppure non posso che essere felice alla sola idea che tu mi abbia perdonato e che mi permetterai, se vuoi, di essere di nuovo tuo fratello.”

Ron lo guardò sorridendo e scosse la testa, fece per rispondere ma Ginny lo precedette:

“Oh per l’amor del cielo basta! Abbiamo capito tutti come siete! Abbiamo capito che Harry e Hermione sono delle persone meravigliose, che sono stati costretti a soffrire e reprimere loro stessi per tanto tempo e che  tu fratellino sei troppo buono, sei una persona così speciale che non ti meriti nessuno dei due e adesso li perdoni e bla bla bla. No! Prima mi hai messo a tacere, ma dato che non ci sei solo tu di mezzo in questa situazione, e visto che me ne sono stata seduta in disparte ad ascoltare i vostri patetici discorsi: ADESSO tocca a me. Qui dentro mi sembra di essere l’unica con un minimo di buon senso. Per voi va tutto bene! Per te Ron questa è solo una delle tante litigate che hai avuto con loro e che in nome dell’amicizia che vi lega sei disposto a cancellare. Beh tu forse sarai anche disposto a farlo, ma io no. Io mi rifiuto di far finta di niente…

“ E non devi.”cominciò Harry

“Non interrompermi! Ho detto che per voi tutto questo è normale, che riuscite a passarci sopra e magari un giorno perfino a farvi una risata ripensandoci, ma io non posso farlo. Io non voglio e sopratutto non RIESCO a passarci sopra.

Sono cresciuta con la consapevolezza di provare qualcosa di concreto e di vero per te, Harry. Negli anni ti ho visto ignorarmi o perlomeno cercare di mantenere un atteggiamento rispettoso nei miei confronti, perché infondo ero pur sempre la sorella del tuo migliore amico e tu non potevi di certo comportarti in modo diverso. Ho visto nascere in te l’interesse per qualcuno che non ero io e ho dovuto farmi forza, ho dovuto andare avanti con la mia vita e non incentrarla su di te. Mi era stato detto di camminare per la mia strada con la speranza che, presto o tardi, si sarebbe incrociata con la tua. Eppure ogni anno soffrivo di più, speravo con il tempo che tu ti saresti accorto di me e di quello che provavo per te, di quello che con gli anni era maturato da una semplice e stupida cotta adolescenziale in un sentimento vero, maturo. Tu eri il mio primo vero amore e quando dopo tutti quegli anni qualcosa scattò anche per te io non riuscivo a crederci, non riuscivo a capacitarmi che davvero tu volessi me. “ disse con voce tremante.

“Quando ci siamo baciati per la prima volta per me fu un momento meraviglioso, una sensazione impagabile che avevo desiderato per così tanto tempo e che nel suo concretizzarsi aveva, di gran lunga, superato qualsiasi mia aspettativa. Vivere con te è stata la realizzazione del mio sogno. Viverti ogni giorno, sapere di essere il tuo punto di riferimento, la persona sulla quale potevi sempre contare, quella che sapeva come prenderti, come calmarti e farti forza in tutte le situazioni. Ero felice, fiera di essere la prescelta, quella che poteva vantare il diritto di conoscere profondamente e veramente, Harry Potter. Ero fiera di essere stata scelta da te e non c’era cosa più bella che potevo desiderare. Volevo costruire una famiglia insieme a te, darci un futuro e come una stupida idiota mi ero immaginata un romantico quadretto di noi quattro invecchiare felicemente circondati dalla nostra famiglia. Ron tu puoi perdonarli perché li hai vissuti, hai imparato a conoscerli e viverli così intensamente te li ha fatti amare per quei tratti,  quelle idee e valori che condividete. Avete stima, affetto, fiducia e sopratutto affinità. C’è qualcosa che non sono mai riuscita a spiegarmi in tutti questi anni, credo sia qualcosa che trascenda persino il comune concetto di amicizia. Io, Ron, questo non ce l’ho. Io ho solo l’amore. Un amore vero, incondizionato e sempre costante per lui e un affetto vero, sincero e spontaneo per quella che avevo, da sempre, considerato come la mia migliore amica.” disse in tono sarcastico

“Ginny…”riprese Harry

Non ho finito. Io ti ho dato tutto, ogni cosa di me.” ricacciò indietro le lacrime che stavano appannando i suoi occhi. “Ti ho mostrato aspetti della mia anima che avevo paura di mostrare perfino a me stessa, mi sono confidata con te sulle mie paure e i mie sogni, certa  di aver trovato in te il confidente perfetto, di aver trovato nella tua anima la complementare della mia, e invece no. Forse non riesci a capire e credi che io stia esagerando, ma non è vero. Per me tu eri tutto. Ti ho voluto così a lungo e quando finalmente è successo ero completa. Poi però ho cominciato a notare qualcosa, uno sguardo in più, un gesto talmente tanto piccolo e insignificante che io stessa mi ero sorpresa di aver notato. La complicità c’è sempre stata e non era nulla di nuovo, solo che questa volta c’era qualcosa di diverso. Ogni giorno insieme al lavoro, ogni sera di ritorno sempre insieme perfino durante le cene. I movimenti reciproci nell’apparecchiare o nel servire le pietanze, tutto era in perfetta armonia. Gli sguardi rubati e fugaci,  i saluti timidi e brevi, come se essendo in nostra presenza vi steste limitando, come se non foste voi stessi per davvero. Poi quel ragazzino piove dal cielo e tutto comincia a spaventarmi concretamente. Tutto quello che fino al suo arrivo avevo percepito come impressioni e sottovalutato, comincia ad assumere un peso consistente. Lui, arrivato da chissà dove, che mi sbatteva in faccia quanto vi volesse insieme, lui che ama Hermione invece che me. Io che all’improvviso divento la ruota di scorta, una semplice “zia” quando dovrei essere la “madre”. Come pensi che mi sia sentita quando ho capito che avevi intenzione di adottarlo ma non con me? Non ti ha mai sfiorato l’idea che anche io volessi una famiglia insieme a te? Ma no ovviamente la cosa non ti ha toccato minimamente, in fondo c’era Hermione, Will la adora. Will cerca e desidera la famiglia che non ha mai avuto e finalmente ora la sta costruendo, peccato che ti sia sfuggito il fatto che anche tu te la stavi costruendo, ma non con me. Ero su tutte le furie e mi sono ritrovata ad  odiare quello stupido ragazzino, poi alla fine alla Coppa del Mondo ho capito, ho capito che tutti i miei sospetti, tutte le mie paure erano concrete.

Era tutto vero.

Così invece di piangermi addosso per essere stata tradita nella maniera più vile e codarda, mi sono rimboccata le maniche e ho trasformato il dolore di questo colpo basso in una piccola vendetta: avrei rovinato tutto, avrei rovinato la sua felicità con mio fratello e gli avrei fatto odiare il suo migliore amico, quello che venerava e considerava un modello a cui ispirarsi. Speravo che anche lui, come me, provasse quella stessa rabbia nei vostri confronti. Speravo che potesse capirmi.  Ero certa che lo capisse, che capisse la sensazione del sangue che ribolliva nelle vene al vedervi sorridere o sfiorarvi per un saluto veloce. Ero sicura che sapesse dare un nome a quel fastidio nel vedervi così vivi e complici l’una in presenza dell’altro e poi vedervi spenti quando rimanevate soli con noi. Era come se la presenza reciproca vi desse una luce particolare, vi accendesse gli sguardi e le anime. Eravate due persone completamente diverse. E alla vista di tutto questo la mia rabbia aumentava, non mi capacitavo di come IO non fossi capace di accendere il tuo sguardo allo stesso modo, di come non sapessi farti sorridere come faceva lei. Ti osservavo cambiare in sua presenza, eri paradossalmente, più sicuro di te, più disinvolto, come se non temessi nulla. Come se il solo condividere lo stesso spazio, respirare la sua stessa aria, ti desse linfa vitale. E io mi sentivo inutile, inutile e sempre più furiosa. Una parte di me non voleva questo, non voleva essere così arrabbiata con quello che consideravo l’amore della mia vita e la mia migliore amica. La parte di me più ingenua tentava di pensarla come Ron. Pensavo che non si potesse far nulla, che in effetti vi conoscete come nessun altro. Eppure la rabbia era troppa, continua ad essere troppa. La rabbia per essere stata ingannata in questo modo, sentirmi presa in giro e tradita. Ad un certo punto ho cominciato a chiedermi se per caso non fosse colpa mia, se non fossi io quella sbagliata. Lei sapeva tutto di te, ogni cosa. Come reagire alle tue arrabbiature e riuscire a calmarti. Come risollevarti l’umore dopo una tremenda delusione e come farti tornare il sorriso su quelle labbra che ho tanto desiderato, e in quegli occhi verdi in cui mi sono persa così tante volte.  Allora volevo imparare da lei, volevo capire come potessi fare quello che faceva lei, fino a farlo così bene da arrivare a sostituirla e a fartela dimenticare. E invece no, sono stata di nuovo un emerita deficiente, una debole e basta.

“Ginny, ti prego lasciami parlare” tentò Harry disperato.

“No! Non dirmi niente, non ti azzardare a propinarmi le stesse cose che hai detto a lui perché con me non funzionano! Hai capito?”  la voce tornò ad incrinarsi debolmente.

“Non sono così stupida e credulona come mio fratello da cascarci. Mi avete distrutto. Tu Hermione Granger mi hai portato via tutto, mi hai sentito? TUTTO! E tu! Tu brutto bastardo, tu mi hai rovinato la vita!!”

Harry aveva cercato di avvicinarsi ma Ginny aveva indietreggiato fino a quando non si era trovata in trappola con le spalle al muro e con Harry dritto davanti a se.

Stammi lontano! Non voglio più vederti, non voglio nemmeno sentirti aprire bocca, sei solo uno stronzo egoista Harry Potter! Mi hai capito?? IO TI ODIO!” Harry era sempre a pochi centimetri e con gli occhi lucidi tentò di abbracciarla, ma lei lo scacciò. Aveva il viso rigato di lacrime e stava urlando. All’ennesimo tentativo di avvicinamento da parte di Harry lei cominciò a colpirlo con dei pugni sul petto mentre continuava a ripetere di odiarlo. Lui  la lasciò fare incassando ogni pugno, come se fosse consapevole di meritarli tutti, fino a quando non fu esausta e  la abbracciò. Ginny tentò di divincolarsi di nuovo ma Harry non mollò la presa fino a quando fu costretta ad arrendersi tra le lacrime.

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