One direction and two possibilities.

di Follow The Sun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Young than me. ***
Capitolo 2: *** My super-heroes. ***
Capitolo 3: *** We are not children now. ***
Capitolo 4: *** Birthday. ***
Capitolo 5: *** Surprise! ***
Capitolo 6: *** Thursday. ***
Capitolo 7: *** Harry. ***
Capitolo 8: *** Little Things. ***
Capitolo 9: *** Kiss You. ***
Capitolo 10: *** Paradise. ***
Capitolo 11: *** In the Hospital. ***
Capitolo 12: *** Sophia and me. ***
Capitolo 13: *** She Will Be Loved. ***
Capitolo 14: *** A Sky Full Of Stars ***
Capitolo 15: *** Eleanor. ***
Capitolo 16: *** Toxic. ***
Capitolo 17: *** Donut. ***
Capitolo 18: *** How to save a life. ***
Capitolo 19: *** Somebody To You. ***
Capitolo 20: *** Last First Kiss. ***
Capitolo 21: *** Give Me Love. ***
Capitolo 22: *** Steal My Girl ***
Capitolo 23: *** Long Way Home. ***
Capitolo 24: *** Photograph. ***
Capitolo 25: *** The End. ***
Capitolo 26: *** All I want for Christmas is you [epilogo] ***



Capitolo 1
*** Young than me. ***


One direction and two possibilities.
Capitolo 1.
10;30. 1 Febbraio, 2000. 
-Vedrai che arriveremo presto- disse papà.
Tutto era normale in quella giornata di Febbraio, il primo giorno di Febbraio, un giorno caldo rispetto al solito, ma quella perenne umidità nell'aria.
-siamo quasi arrivati a Londra, non sei contenta puffetta?- mi rassicurò ancora papà.
-quand'è che vedrò la tua fidanzata?- dissi io.
Lui scoppiò a ridere.
-presto la vedrai, molto presto- concluse lui.
Su quella grande macchina grigia stava viaggiando da già qualche ora la famiglia Blue, o almeno, quello che ne restava. Lui, un uomo sui trentacinque anni, alto, robusto e dalla risata facile, e lei, cioè io, una bambina di soli 5 anni, sempre con le treccine, un vestitino rosa e la mia bambola 'Zoe' in mano.
-papà, papà, guarda!- esclamai.
-cosa hai visto?- mi domandò.
-il luna park!- gli risposi saltellando sul sedile posteriore.
-se vuoi ci andiamo in uno di questi giorni- mi rassicurò lui.
-sisisi!- conclusi per poi sedermi ancora al mio posto.
-ma quanto è lontana la nostra nuova casa?- domandai io.
-eccola laggiù- indicò una grande casa gialla con un enorme giardino rinchiuso da un'alta cancellata marrone.
-woooow, com'è grande...ma è vero che ci sono altri bambini come me?- domandai curiosa.
-certo! Te lo avevo già detto prima di partire-
Il papà era sempre in grado di rassicurarmi, ogni cosa che facevo era di grande significato per lui, mi aiutava sempre, anche dopo la scomparsa della mia mamma, lui era lì, pronto a voltare pagina, perché ciò che era stato era stato e non si poteva fare più niente.
-adesso chiamo Anne e te la presento- affermò il papà dopo essere sceso dall'auto.
Io guardavo fuori dal finestrino, appoggiai il mio nasino su di esso e lo appannai tutto, fu solo allora che notai una figura alta e snella avvicinarsi all'auto, mi levai subito dal finestrino e la vidi meglio. Lei aprì la portiera vicina a me.
-ciao piccola, tu devi essere Sophie, piacere, io sono Anne, la fidanzata del tuo papà, spero che ti troverai bene con noi- Anne concluse il discorso con un dolce sorriso rassicurante, sapeva come far sentire a proprio agio i bambini di quella età.
-ma adesso dov'è il mio papà?- chiesi io.
-il tuo papà è andato in casa a salutare mio figlio, Harold- mi rispose sicura lei.
-quanti anni ha Harold?- domandai.
-il mio Harold compie oggi ben 6 anni- mi fece un '6' con le mani e mi sorrise dolcemente.
-e quella chi è?- indicò Zoe.
-è Zoe, la mia bambola- le dissi io.
-ma che bella! Te l'ha regalata papà?- mi domandò.
-no, me l'ha regalata la mia mamma- risposi io.
Lei fece un sorriso come per rassicurarmi.
-ora vogliamo andare in casa? Così almeno conosci Harry ed i suoi amichetti- propose lei.
Io feci cenno di sì con la testa e lei mi prese in braccio.
Appena entrati in casa vidi una decina di bambini più o meno della mia età seduti attorno ad un tavolo.
-bambinii, attenzione, devo presentarvi una persona- annunciò Anne.
Tutti i bambini si girarono verso di me.
-lei è Sophie, la figlia del mio fidanzato, fatela sentire a proprio agio, mi raccomando, soprattutto tu Harry- indicò un bambino con gli occhi verdi seduto a capotavola con un cappellino in testa, sembrava un unicorno.
-saluta Sophie- mi incitò a dire mio padre che era appena sceso dalle scale.
-c...ciao- dissi timidamente io.
-ciaoo- risposero i bambini in coro.
-bene bambini, accoglietela tra di voi, e mi raccomando, fate i bravi o niente torta!- concluse Anne per poi dirigersi verso una stanza dietro il salone.
Un bambino con gli occhi azzurri e i capelli castani mi venne incontro.
-ciao Sophie, mi chiamo Louis, ma puoi chiamarmi Lou, benvenuta alla festa di Harry, sono il più grande qui, quindi se hai bisogno chiedi a me- concluse la frase e si mise la mano a pugno sul petto. 
Io lo guardavo strano, era più alto di me, perciò sembravo ancora più intimorita di quanto lo fossi già.
-Lou vieni qui! Stiamo giocando con le macchinine!- lo riprese un altro bambino. 
-arrivo Zayn- rispose lui.
-scusa ma devo andare a giocare, se vuoi unisciti a noi- mi disse sorridendo.
Io rimasi zitta, neanche una parola.
Sembravo una statua, ero in mezzo al salone con la mia bambola in mano, ferma e muta. 
-forza Sophie, vai a giocare anche tu- mi incitò papà.
-s...si- dissi io.
Mi avvicinai al gruppetto di bambini e li osservai meglio.
Erano tutti dei bambini poco più grandi di me.
-guardate chi c'è- Harry si girò verso di me indicandomi.
Io lo guardai per un secondo per poi posare il mio sguardo su Louis.
-Harry, sii educato, non si trattano così le bambine- si intromise Anne.
-mamma, ma cosa ci fa lei qua?- chiese Harry a sua madre.
-lei è la tua 'sorellastra' insomma- rispose Anne.
-mia sorella? Quindi deve vivere con noi?- chiese di nuovo a sua madre.
-sì- concluse Anne scompigliando i capelli a Harry e per poi dirigersi di nuovo nella stanza dietro di noi.
Mi sentivo osservata, avevo gli occhi di tutti puntati addosso, soprattutto quelli di Harry.
-bene sorellina, ti va di giocare con noi?- propose Harry.
Già, mi aveva chiamata sorellina.
Per me era strano venire chiamata così, da un momento all'altro da un bambino che conoscevo a malapena da 20 minuti. 
-beh, allora?- insistette lui.
-a che cosa giochiamo?- chiesi io.
-alle macch...- Harry venne interrotto da Louis.
-a quello che vuoi- disse Louis facendomi l'occhiolino.
-allora...giochiamo al gioco del conoscersi- dissi io.
-gioco del conoscersi? Mai sentito, e cosa si dovrebbe fare?- disse un bambino dietro a Harry.
-bisogna...conoscersi- risposi io.
-per me va bene- disse Harry.
-anche per me- dissero gli altri uno ad uno.
-bene, allora, cominciamo...- dissi io.
-comincia tu Sophie- disse Louis.
-io mi chiamo Sophie Blue, vengo da un piccolo paese a sud dell'Inghilterra, ho 5 anni e mezzo, sono nata il 3 marzo, mi piace stare in compagnia, mi piace il cioccolato e voglio tanto bene al mio papà- conclusi la frase sedendomi per terra.
-tocca a me! Tocca a me!- disse Harry.
-bene Harry, continua tu- lo incitò Louis.
-io, mi chiamo Harold Edward Styles, ho 6 anni oggi, abito a Londra con la mia mamma, mi piacciono le caramelle, adoro giocare con le macchinine, sono nato l'1 Febbraio e...e basta- disse tutto d'un fiato per poi sedersi per terra.
-ahahaha- sentii una risata alla mia destra.
-Harry, lo so che sei nato oggi, se no non eravamo qui a festeggiare- concluse sempre quel bambino.
-allora parlaci tu di te stesso- ordinò Harry.
-si- fece una piccola pausa.
-mi chiamo Niall James Horan, ho 6 anni e mezzo, sono nato il 13 Settembre, abito qui a Londra, ma da poco, vivo con la mia mamma e il mio fratellone e mi piace tanto tanto mangiare- a guardarlo non lo si diceva, era il più magro di tutti, eppure affermava di mangiare come nessun essere umano.
-quindi tu sei Niall...- dissi io mentre lui si stava sedendo per terra.
-in persona!- affermò lui gonfiando il petto e alzando la testa.
Era un bel bambino, aveva dei bellissimi occhi dello stesso colore del cielo, sembrava avere dei capelli morbidissimi di un colore sul marrone non troppo scuro, era carino, insomma.
Il tempo passò in fretta, ognuno di loro si presentò, conobbi i migliori amici di Harry, tutti i suoi cuginetti e altri, erano tutti molto simpatici e mi facevano sentire bene.
Harry corse a prendere qualcosa nel sacchetto sopra al tavolo al centro del salone, non ci feci molto caso, così andai avanti ad ascoltare la conversazione sulle figurine dei Pokémon degli altri bambini.
D'un tratto sentii qualcuno mettermi qualcosa in testa.
-cosa mi hai messo in testa?- chiesi spaventata ad Harry.
-un cappellino uguale al mio!- disse orgoglioso lui indicando il cappellino a cono che aveva in testa.
-perché solo noi due abbiamo un cappellino?- domandai agli altri.
Gli altri bambini mi guardarono e corsero a prendere altri cappellini che si misero in testa uno per uno.
L'unico che non aveva un cappellino era Louis.
-Louis, perché non hai un cappellino anche tu?- chiesi sottovoce a Louis.
-erano finiti, ma non ti preoccupare- rispose lui.
-non va bene!- lo rimproverai scherzando.
-prendi il mio- mi tolsi il cappellino e lui si mise in ginocchio davanti a me.
-abbassa ancora un po' la testa- dissi.
Lui abbassò la testa e io gli misi il cappellino.
-grazie Sophie, sei gentile- mi sorrise.
-adesso sei un unicorno anche tu- scherzai per poi mettermi a ridere.
-UN UNICORNO?- urlò Harry.
-sì- confermai io.
-ma...allora siamo tutti degli unicorni- Harry raggiunse una conclusione.
Tutti scoppiarono a ridere.
Dopo qualche minuto c'erano un gruppo di bambini che correvano per il salone e un altro gruppo che faceva finta di brucare dell'erba, il mio nuovo gioco era il più bello di tutti, tutti quanti degli unicorni. 
Il divertimento fu interrotto da Anne che arrivò nel salone con la torta in mano.
-dai ragazzi, smettetela, è ora della torta, poi si va a casa- annunciò lei.
Tutti i bambini si sedettero attorno al tavolo e io rimasi in mezzo al salone con la mia bacchetta-forchetta in mano. 
-vieni Sophie, siediti vicino a Harry e Zayn- disse papà.
-arrivoo- dissi mettendomi a correre verso il tavolo.
Zayn mi fece posto vicino a lui, mentre Harry era troppo impegnato a fissare la torta, come Niall, tra l'altro.
-forza bambini, tutti in coro!- disse Anne.
-TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI A TE, TANTI AUGURI AD HARRY, TANTI AUGURI A TEEE!- un coro di voci si fece sentire in quella stanza e Harry era tutto rosso come un pomocorno (?)
-forza, ora facciamo le foto!- annunciò sempre lei.
-Sophie, mettiti vicina a Harry e sorridi- 
Io mi misi vicina a lui, lui sorrideva intensamente, così decisi anche io di immortalare quel momento con uno dei miei sorrisi migliori, e...*cheese* 
-come siete teneri- disse ridendo Anne.
Harry mi sorrise, Dio mio, Harry che mi sorride.
-Harry vieni! Liam ha un Pokémon leggendario che vuole scambiare!- disse ad alta voce Zayn.
-arrivo subito!- rispose Harry.
Così rimasi da sola, ancora, fissando la fetta di torta che avevo nel piatto.
-tu non vieni a giocare con noi?- mi domandò Louis.
-ho scoperto che non mi piacciono poi così tanto i Pokémon...- risposi io.
-allora te li faremo piacere!- aggiunse lui.
Mi trascinò letteralmente fino agli altri bambini.
-ehm ehm- Louis fece un finto colpo di tosse.
-che c'è?- domandò Zayn che non stava ascoltando la 'conversazione sui Pokémon' facendo girare anche tutti gli altri.
-a Sophie non piacciono molto i Pokémon...- disse Louis.
-e allora cosa dobbiamo fare, giocare ancora agli unicorni? Io sono un po' stanco...- disse Harry freddamente.
-già, e poi tra poco dobbiamo andarcene- aggiunse uno dei cugini di Harry.
-oh beh, va bene, non fa niente, Sophie mi spiace- disse Louis per poi girarsi verso di me e facendo spallucce.
Dopo qualche minuto quasi tutti i presenti erano tornati a casa.
-papà, papà, dove sei?- domandai io salendo al piano di sopra.
-qui, puffetta, sono qui- disse lui sorprendendomi da dietro.
-papà!- esclamai io abbracciandolo mentre lui mi prendeva in braccio.
-che c'è piccola?- domandò lui.
-ma perché Louis, Zayn, Niall e Liam sono ancora qui? Tutti se ne sono già andati...- dissi io.
-loro rimangono qui a dormire- rispose lui.
-ah...e io devo stare con loro?- chiesi io.
-beh, se vuoi- disse lui.
-va bene-
Poco dopo vidi Harry e i suoi 4 amici preparare dei letti per terra con dei cuscini e delle coperte, erano proprio buffi.
Scesi le scale e li raggiunsi.
-dormite qui nel salone?- domandai io.
-sì, la mia cameretta è troppo piccola per tutti- disse Harry.
-e tu, Sophie, con chi vuoi dormire? Non abbiamo tanti letti, sempre se si possono chiamare così- disse ridendo Anne che stava sistemando meglio tutte le coperte.
-n...non lo so, forse da sola- dissi io timidamente. Non mi andava molto a genio il fatto di dormire con dei bambini che conoscevo a malapena.
-bene, allora ti sistemerò delle coperte sul divano, così starai comoda e da sola- disse lei facendomi l'occhiolino.
-ma io non sono sola, c'è Zoe con me- dissi io.
-giusto, giusto- disse lei per poi sorridermi.
Poco dopo Anne diede a tutti la buonanotte e si avviò in camera da letto.
-io ho sonno- disse Liam.
-ma tu hai sempre sonno- aggiunse Niall.
Tutti ci mettemmo a ridere.
-bene, allora buonanotte a tutti!- disse Louis.
-buonanotte...- dissi io seguita poi dagli altri.

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Capitolo 2
*** My super-heroes. ***


One direction and two possibilities.
Capitolo 2.
'Buonanotte', facile a dire, per una bambina di 5 anni e mezzo, appena arrivata in una nuova città, in una nuova vita, con persone che conoscevo a malapena non era affatto facile. Avevo Zoe con me, ma ripensandoci, lei era solo una bambola, non poteva regalarmi affetto.
Feci un brutto sogno quella notte. Sognai di essere in quella nuova casa, da sola, il mio papà non c'era, neanche Anne e tantomeno Harry. Dov'erano finiti tutti? Gridavo aiuto ma non ci riuscivo, le parole non uscivano dalla bocca, provavo a scappare ma le mie gambe non si muovevano, e per di più, non c'era neanche Zoe.
Mi svegliai improvvisamente.
Era solo un incubo.
Feci un respiro profondo e mi sedetti sul divano, non vedevo niente essendo notte fonda, dalle tapparelle entrava uno spiraglio di luce causato dai lampioncini presenti in giardino, ma non si vedevano altro che ombre in quella stanza, quella grande stanza.
Avevo paura, non riuscivo più a dormire, avevo bisogno di qualcuno. Scesi dal divano con il mio cuscino in mano. I capelli biondo cenere erano sciolti e arrivavano fino all'ombelico, il mio vestito arrivava alle ginocchia e ero a piedi nudi. Il pavimento era freddo a contatto con i miei piedini, rabbrividii.
Raggiunsi Louis, che da quello che mi ricordavo era l'ultimo, vicino al televisore.
-Louis- dissi a bassa voce scuotendo la sua spalla.
-Louis!- dissi di nuovo a bassa voce scuotendo un po' di più la sua spalla. -chi è? Un ladro?!- disse lui mezzo addormentato.
-n...no, sono io, Sophie- lo corressi io.
-ah, Sophie, che cosa c'è?- disse lui sedendosi.
-n...non...riesco a dormire- dissi io molto timidamente.
-vuoi stare qui con me?- domandò lui un po' incerto.
-posso?- chiesi io.
-se vuoi- rispose lui.
-grazie- lo ringraziai io abbracciandolo.
-mettiti qui vicino a me- mi fece posto fra le coperte.
Io mi misi vicina a lui e lui mi coprì con le coperte.
-ora va meglio?- domandò lui.
-sì- risposi io.
-bene, notte Fifì- disse lui prima di darmi un bacio sulla fronte.
-notte Lou- risposi io.
"Fifì", lui aveva cominciato a chiamarmi così da quel giorno, all'inizio mi sembrava un nomignolo strano, magari non troppo giusto per me, sembrava un nome per un cane, ma poi ci feci l'abitudine, anche perché solo lui mi chiamava così.

La mattina dopo mi svegliai abbracciata a Louis.
Appena misi a fuoco la situazione mi staccai.
Mi fidavo tantissimo di lui, ma pensandoci bene, lo conoscevo solo da un giorno...
Solo Louis era ancora a letto, tutti gli altri erano già in cucina a fare colazione.
-buongiorno Fifì- disse Louis facendomi sobbalzare.
-scusa se ti ho spaventata- aggiunse ridendo.
-buongiorno Lou- risposi io.
-andiamo a fare colazione anche noi? Gli altri sono già tutti a tavola- mi domandò lui per poi alzarsi.
-sì- gli risposi.
Ci avviammo tutti e due in cucina.
-ma buongiorno!- disse Anne.
-dormito bene?- disse ancora riferendosi a me. -abbastanza- le risposi io.
-mamma io voglio anche il cioccolato!- si lamentò Harry con la tazza di latte in mano.
-si, lo voglio anche io! E poi voglio anche i biscotti, e anche la Nutella!- aggiunse Niall.
-calma bambini, calma, uno per volta, forza, Sophie e Louis, sedetevi, il latte è già pronto, a meno che non lo abbia già bevuto Niall- disse sorridendo, a volte mi chiedevo come quella donna potesse avere così tanta pazienza con i bambini.
Io e Louis ci sedemmo vicino a Harry che sbraitava e si agitava incessantemente per il semplice motivo che voleva il cacao nel latte. Io bevvi il mio latte con calma e rimasi ad osservare gli altri.
Liam era impegnato a guardare le sue carte dei Pokémon che per lui erano troppo preziose, Zayn faceva commenti a Liam come "wau", "che bella", "la voglio anche io", Niall e Harry invece si stavano abbuffando come dei maiali di biscotti e Nutella.
L'unico normale era Louis, lui se ne stava calmo e seduto al suo posto a fissare la sua tazza con il latte, lui era il più grande di tutti, quindi, spesso si sentiva un po' a disagio.
-Louis- lo richiamai io.
-dimmi- mi rispose lui.
-ti va di essere il mio amico del cuore?- gli domandai io.
Lui mi guardò strano.
-sei gentile con me, mi hai fatta sentire accettata fin da subito- continuai. Lui mi sorrise e fece cenno di sì con la testa.
-grazie!- esultai.
-di cosa state parlando voi due?- si intromise mio padre che era già pronto per andare al lavoro.
-Louis è diventato il mio amico del cuore!- gli risposi saltellando verso di lui.
-ah, bene! Sono felice- disse lui abbracciandomi.
-ora però devo andare al lavoro, tornerò per mezzogiorno, poi potremo stare insieme, ok?- chiese lui.
-sì- risposi io staccandomi dall'abbraccio e salutandolo con la mano. Mio padre salutò tutti e se ne andò.

**due ore dopo**

-vieni Sophie- Anne mi condusse al piano di sopra.
-questa sarà la tua cameretta- annunciò felice.
Io mi guardai intorno, non era granché, ma mi piaceva.
-ti piace?- mi domandò.
-sì, tanto- le risposi io saltando sul letto morbido.
-bene, io scendo, ho delle faccende da sbrigare, se hai bisogno di qualcosa chiedi a Harry, è nella sua stanza qua accanto- disse lei indicandomi la porta blu vicino alla mia.
Ero di nuovo da sola, Niall, Zayn, Liam e Louis se n'erano andati a casa e non sapevo cosa fare.
-uffa- dissi sventolando a destra e a sinistra Zoe.
"Chissà se Harry vuole giocare con me" pensai tra me.
Non feci tempo a scendere dal letto che notai degli occhi verdi spiare dalla serratura della porta. Feci finta di niente.
-chissà se Harry vuole giocare con me- dissi ad alta voce.
D'un tratto sentii correre in corridoio, e dopo cinque minuti sentii bussare alla mia porta.
-chi è?- domandai.
-sono io...Harry- rispose la voce dall'altra parte della porta. -entra!- dissi.
Lui arrivò in stanza con un Power Ranger grande quanto Zoe e un mantello da super-eroe.
-giochiamo?- domandò lui.
-a che cosa?- chiesi io.
-facciamo che lui è il cattivo e io devo salvare la principessa che saresti tu, e Zoe è la tua migliore amica che mi aiuterà nell'avventura- disse indicando il Power Ranger, poi me ed infine Zoe.
-ok- risposi io.
Poco dopo nella mia cameretta c'era il caos più totale, coperte sparse, ante dell'armadio aperte, fogli sparsi, pupazzi ovunque e io a terra con Harry vicino.
-che avventura!- esclamò Harry con ancora il fiatone.
-finalmente sono libera dalle grinfie di Lord Malefico!- dissi anche io con il fiatone.
La porta si spalancò di colpo.
La scena che la signora Anne si trovò davanti non era una delle migliori. -bambini, ma cosa avete combinato?- ci guardò con le braccia incrociate. -stavamo solo giocando- rispose Harry alzandosi da terra.
-si ma adesso la camera è tutta da riordinare- aggiunse lei.
-scusi signora Anne, rimetterò tutto a posto- dissi io alzandomi da terra. -eh no, il casino lo avete fatto insieme, quindi anche Harry ti aiuterà- concluse lei.
-ma...-
-niente ma, Harry- gli rispose sua madre.
Dopo ciò se ne andò lasciandoci soli nella stanza.
-va bene, cominciamo- disse Harry rassegnato.
Dopo circa un'ora era tutto in ordine.
-ho fame- si lamentò Harry.
-ho fame!- si lamentò ancora.
-HO FAME- urlò lui nel bel mezzo del corridoio.
-è quasi pronto- rispose sua madre.
-ma io ho fame adesso- continuò lui.
-e avrai fame anche tra 2 minuti- gli rispose a tono lei.
Che coppia, anche se devo dire che Harry, a volte, era un po' viziato e testardo, ma solo quando voleva davvero una cosa.

12:30. 2 Febbraio, 2000. Londra.

Harry's pov.

-era tutto molto buono, complimenti cuoca!- Robert si complimentò con mia madre per l'ottimo pranzo.
Non mi stava molto simpatico quell'uomo, devo dire che però Sophie era molto simpatica.
Mia madre stava discutendo amorevolmente con quel Tizio e Sophie stava rigirando la forchetta nel suo piatto con ancora un po' di insalata al suo interno.
-se non ti va la mangio io- le dissi indicando l'insalata.
-no, la mangio- mi rispose lei osservando il piatto mezzo vuoto.
-come vuoi- dissi io facendo spallucce.
Cinque minuti dopo avevamo tutti finito di mangiare, così decisi di andare fuori in giardino a giocare.
-Harry, copriti che fa freddo!- mia madre mi rimproverò.
-sto bene così- risposi io.
"Chissà se anche Sophie vuole giocare" pensai.
Ritornai in casa per chiederle di giocare ma non la trovai. Dov'era finita? -SOPHIE- la chiamai.
Nessuna risposta.
-Harry abbassa la voce, sempre a fare casino te, Sophie è in camera sua, è al telefono- disse mia mamma.
-ah, grazie- dissi io avviandomi nella sua camera. Ma proprio quando stavo per bussare mi fermai, sentivo la sua voce euforica parlare con qualcuno, era al telefono, ma non sapevo ancora con chi. Dovevo scoprirlo.

Sophie's pov.

-si, non vedo l'ora!- esultai.
-allora chiedo alla mamma se posso venire e arrivo, magari invitiamo anche Niall e gli altri, ti va?- disse lui.
-certo! Così Harry non si sentirà escluso- aggiunsi.
-va bene allora ci vediamo dopo-
-ciao!- chiusi la chiamata.
Sospirai.
Non avevo mai avuto una conversazione così lunga al telefono con un mio amico, però con Louis era diverso, lui mi capiva sempre, e soprattutto, c'era sempre per me.
Ero euforica, cominciai a saltare sul letto come una pazza finendo per disfare tutte le lenzuola.
Notai lo sguardo di Harry sbirciare dalla porta.
-Harry...ti ho visto!- esclamai io scendendo dal letto.
Lui aprì la porta e un po' imbronciato venne verso di me.
-con chi eri al telefono?- chiese puntando il dito contro l'iPhone di Anne. -con Louis!- dissi entusiasta io.
-ah- disse lui voltandosi dall'altra parte.
-e che ti ha detto?- chiese curioso.
-che oggi andiamo al parco a giocare tutti insiemeee- esclamai io a braccia aperte e con un enorme sorriso stampato in faccia.
Lui si mise a ridere.
-sei proprio divertente- disse lui ridendo.
Io mi fermai ad osservarlo, ero in piedi, lui seduto sul letto.
-devo prepararmi! Sono ancora in pigiama!- dissi io agitando le mani al vento.
-sei strana- disse ancora lui.
-va bene però adesso vai via, devi vestirti anche tu, non puoi andare in giro con il pigiama!- lo rimproverai.
-sembri mia madre- disse lui con uno sguardo di indifferenza.
-quanto rompi, vaii- gli feci segno con la mano di andarsene e lui se ne andò.
-finalmente- dissi io sbuffando.
Vestitino azzurro fino sopra al ginocchio, leggins bianchi e ballerine dello stesso colore del vestito.
Per i capelli poi, quel giorno li avevo lasciati sciolti.
Scesi di sotto per farmi vedere da mio papà.
-ma che bella la mia principessa!- esclamò mio padre prendendomi in braccio.
-grazie papà- dissi io arrossendo.
-siamo pronti per uscire?- disse Anne con Harry alle sue spalle.
-si- risposi io.
-allora andiamo- disse ancora lei.
Alle 4 del pomeriggio eravamo lì.
Niall e Liam giocavano sull'altalena, Zayn era sullo scivolo impegnato a far scivolare giù le macchinine e Louis era seduto su una panchina senza schienale.
-Louis!- esclamai io correndo verso di lui.
-ciao Fifì!- rispose lui sorridendo.
Io gli corsi incontro e prima di accorgercene eravamo finiti tutti e due nella sabbiera dietro alla panchina.
Scoppiammo a ridere all'unisono, la sua risata era molto contagiosa così che anche gli altri si misero a ridere.
-ma cosa ci fate lì in mezzo voi due?- domandò Niall.
-ma non vedi che sono caduti- rispose con tono altezzoso Liam.
Io mi alzai da lì dopo di Louis e ci sedemmo sulla panchina.
Calò un silenzio tra tutti quelli al parco, non parlava più nessuno. Ma a cosa eravamo, a un funerale?
-Sophie, vieni qui- i miei pensieri vennero interrotti da una voce vicino all'altalena.
Notai Niall che si dimenava come una tartaruga a pancia in su, cosa aveva? -cosa c'è?- chiesi io avvicinandomi.
-il piccolo Nialler sembra essere innamorato- disse Liam dando delle gomitate a Niall.
-e di chi? Cosa c'entro io?- chiesi inconsapevole.
-ma è ovvio- si intromise Harry ridendo.
-è innamorato di t...- Liam venne interrotto da Louis.
-di chi?- chiesi io.
-di Tiffany- disse Louis.
-chi è Tiffany?- domandai.
-già, chi è Tiffany?- domandarono tutti gli altri tranne Niall che era troppo rosso dalla vergogna per parlare.
-mia cugina, ed è per questo, Niall, che ti proibisco di essere il suo fidanzato!- disse Louis come se stesse recitando la parte di una commedia. Tutti gli altri lo guardarono male, tutti, tranne Niall, ovviamente.

Louis era il "para-culo" di tutti, era sempre pronto ad aiutare chiunque, in qualsiasi momento ed in qualsiasi contesto. Era un amico fantastico che sapeva ascoltare anche nei momenti difficili, ti faceva sentire meglio, era come un fratello maggiore, anche se un fratello maggiore ce lo avevo già...
-comincia a piovere!- le mamme dei miei amici presero i bambini per mano e si avviarono verso le proprie case.
-a presto Fifì!- disse Louis correndo verso casa sua.
-ciao Lou!- ricambiai io agitando la mano in aria.
Passarono alcuni secondi che sembravano ore, e sia io che Harry eravamo ancora sotto la pioggia battente.
-vorrei sapere dove sono finiti mia madre e tuo padre- disse lui imbronciato.
-arriveranno a momenti- dissi abbassando lo sguardo.
-almeno spero- aggiunsi.
Harry era tutto bagnato, penso che si sia bagnato pure le mutande.
Mi scappò un risolino al pensiero.
-che hai?- domandò incuriosito dal mio sbalzo d'umore.
-niente, stavo pensando che è proprio buffo- dissi io con un sorrisetto stampato in viso.
-che cosa è buffo?- domandò lui.
-che hai appena messo la tua giacca sulle mie spalle- dissi io sorridendo. Ebbene si, lo aveva fatto, era stato molto dolce, per essere un bambino di 6 anni.
-capirai- disse lui facendo spallucce.
-grazie Harold, ti voglio bene- dissi io schioccandogli un bacio sulla guancia.

-bambini, presto correte!- Anne si fece sentire dall'entrata del parchetto. Io cominciai a correre verso Anne e mio padre, ma Harry se ne stava impalato come una statua dov'era prima.
-ehi pomocorno muoviti!- urlai io verso di lui.
-eh?- disse lui ancora tutto rosso.
-ho detto di muoverti!- ripetei alzando la voce.
-ah, arrivo- disse per poi correre tra le braccia della sua mamma, che scena tenera.



Spazio autrice..: Ciao a tutti, intanto vi ringrazio per aver letto (non si sa mai, è buona educazione ringraziare ).
All'inizio non sapevo se mettere o non mettere il secondo capitolo, visto che non avevo ricevuto segni di vita, siete tutte lettrici silenziose, ammettetelo! ;)
Però poi è arrivata la cara 'Bekii96' (credo di aver scritto giusto) che ha recensito e mi ha illuminato la giornata.
Beh, che dire, in questo capitolo sia Harry che Louis sono stati dolciosissimi *^*. Per adesso la storia non è un granché, però la storia dal 3º capitolo in poi sarà più interessante.
Spero di ricevere segni di vita, fatelo per gli unicorni, loro vi vogliono bene ;) no beh apparte gli scherzi, mi farebbe MOLTO piacere ricevere pareri, consigli ecc. quindi non abbiate paura, non vi mangio.
A presto, Valentina <3

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Capitolo 3
*** We are not children now. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 3. 

Appena arrivati a casa, tutti quanti bagnati fradici decidemmo di farci un bagno.
Papà e Anne si diedero il turno nel bagno in taverna, mentre io ed Harry dovevamo condividere la stessa vasca da bagno. 

-perché mi guardi così?- disse Harry sventolando le braccia in aria e facendo uscire dalla vasca un po' di schiuma.
-non l'ho decisa io questa cosa!- aggiunse per poi immergersi fino al mento nell'acqua.
Io lo guardavo perplessa, non mi andava proprio a genio di dover condividere un bel bagno rilassante con qualcun altro, soprattutto se era un maschio.
Mi immersi anche io nella vasca, ma io arrivai fino alla bocca.
D'un tratto allungai di poco una gamba, volevo distendere un po' i muscoli, ma urtai per sbaglio Harry.
-ehi, fai piano- disse massaggiandosi il sedere.
-anche io vorrei stendere le gambe, ma non lo sto facendo- disse per poi fare la faccia da Brontolo.

*10 anni dopo*

-Harry sei uno stronzo!- gli urlai contro incazzata.
-dai, sorellina, non fare così- disse tutto con fare malizioso.
-sei solo un pervertito!- gli urlai ancora contro. Ancora poco e gli avrei tagliato le palle con le forbicine per le unghie.
-ma se fino a 10 anni fa facevano sempre il bagnetto insieme!- disse la frase con un misto di malizia e saggezza.
-caro Harry, appunto, sono passati 10 anni, da allora le cose sono PARECCHIO cambiate- sottolineai soprattutto l'ultima frase.
Di solito Harry era abbastanza tranquillo, poi magari fumava un po' e andava su di giri, dovevo aspettarmelo.
-a che cosa stai pensando...sorellina?-domandò con un ghigno sulla faccia.
-di sicuro non a quello che stai pensando tu- dissi secca io.
-davvero non stavi pensando alle tue tette? Dovresti curarti un po' di più, se no non troverai mai un ragazzo- disse lui camminando verso camera sua.
Ero in accappatoio, in corridoio, con Harry davanti, che fino a qualche minuto fa stavo rincorrendo con la scopa in mano.
-stai scherzando?!- dissi io con gli occhi spalancati.
-no- ammise come se fosse la cosa più normale del mondo per poi chiudersi nella sua stanza.
-idiota, idiota, idiota- dissi io avviandomi di nuovo nel bagno dandomi dei colpetti alla testa con la mano aperta.
Appena entrata nel bagno sentii bussare alla porta.
-Sophie, tutto bene?- chiese una voce femminile dall'altra parte della porta.
-tranquilla Anne, Harry è solo un po' sballato, ma preferirei riavere le chiavi della porta del bagno...- dissi senza secca.
-certo, vado a cercarle e te le metto in stanza...ah, ha chiamato Carol , ha chiesto se poteva rimanere qui a dormire, ho detto che va bene, ho fatto bene?- disse sbadatamente, come se avesse un sacco di pensieri per la testa.
-si, certo, va benissimo-
Carol veniva spesso a dormire da me.
Carol era una ragazza timida.
Carol era innamorata di Harry.
Carol, era la mia migliore amica.
Mi ero legata a Carol il primo giorno di scuola, alle medie, lei stava piangendo nel cortile perché a lei piaceva un ragazzino della sua età.

Flashback.

-che cosa fai qui tu? Se ti scoprono ti ammazzano- dissi io nascondendomi dietro l'angolo della mia classe.
Ero uscita per andare in bagno e mi ritrovai davanti quella scena, una ragazzina in lacrime raggomitolata su se stessa.
La risposta fu una frase soffocata dai singhiozzi che non riuscivo neanche a capire.
-puoi ripetere? Non avrei molto tempo- dissi io scuotendogli la spalla.
-i...io, n...non, n...non- non concluse la frase e si mise a piangere come una fontana, di nuovo.
-illuminami con le tue parole Carol Smith, devi darmi segni di vita!- dissi io ironica agitando le braccia al vento. Non la conoscevo, ma sapevo il suo nome.
-Harold, quello della prima A. Gli ho detto che mi piace dal terzo anno delle elementari, e lui...mi ha rifiutata...- concluse il tutto con un singhiozzo.
-io lo conosco bene, è il mio fratellastro, a volte lo odio, ma non ti ha respinta, magari era condizionato dalla presenza dei suoi amici, prova a parlargli quando è solo, magari risolvete qualcosa- dissi gesticolando.
Lei mi guardò perplessa.
-che c'è?- domandai.
-davvero è il tuo fratellastro?- chiese accennando un sorriso.
-si, oggi se ti va andiamo a casa insieme, così ci parli- dissi io.

Fine Flashback.

Carol era solo una conoscente all'inizio, veniva da me per vedere Harry, con la scusa dei compiti di matematica, ma ogni volta era troppo timida per parlare con lui.
La incitavo ogni volta a parlarci, ma lei, appena si avvicinava a quella grande porta blu con la scritta "non rompete, qui riposa Harry Styles" si fermava e non si muoveva più, come una statua.

Finii di farmi il bagno, rovinatomelo da Harry e andai nella mia stanza, dove trovai una scatola delle scarpe con un bigliettino, aprii prima la scatola, dentro c'era un reggiseno in pizzo nero, troppo aggressivo e sexy per i miei gusti.
Lessi anche il bigliettino.
'Con questo starai meglio, così potrai curare di più le tue tette'
Harry.
Lo avrei ammazzato, ovviamente.
-So, perché cavolo non rispondi a quella merda di telefono?!-
La voce di Carol si fece largo nel corridoio.
-ti ho chiamata almeno novantadue volte, dove te lo metti sempre, eh?-
Continuò lei a passi da elefante nel corridoio.
-oh, ehm...ciao...Harry-
Silenzio.
-scusadevoandareciao- disse lei per poi chiudersi nella mia stanza.
-se continui così ti prenderà per pazza- dissi io scuotendo la testa.
-uh, ma cosa abbiamo qui, un reggiseno in pizzo molto sexy- prese in mano il reggiseno sventolandolo a destra e sinistra.
-altro scherzo di Harry- sospirai.
-Harry che fa questi scherzi?- chiese stupita.
-ha fumato di brutto, probabilmente- dissi mettendo il reggiseno nel cassetto della biancheria.
-no ma tu non sai l'ultima- disse lei lanciandomi un'occhiataccia.
-illuminami, non brillo di luce propria- dissi ironica.
-domani- 
-domani-
-festa-
-festa-
-da me-
-da te-
La guardavo apaticamente.
-bene- aggiunsi.
-ma come? Ti propongo una festa dopo secoli e tu rifiuti?!- disse lei agitando le braccia in aria.
-non ho rifiutato, solo mi sembra strano, perché tutto ciò?- chiesi.
-lo scoprirai, ora dimmi, Harry sarà libero?- chiese con le mani giunte.
-forse- dissi guardando in su.
Carol era ossessionata da Harry, pensava solo a lui, odiava tutte le ragazze che parlavano con lui, a parte me, ovviamente.

Harry's pov.

Sentii quella down di mia sorella parlare di una festa con quella disperata della sua amica.
Era da un pezzo che non andavo ad una festa.
Dovevo andarci.
Per forza!
Prima di entrare nella stanza di So però avrei dovuto bussare, aspettare che Carol o come si chiama si nascondesse da qualche parte e che lei mi dasse il via libera, Carol faceva sempre così, era cotta di me, facevo finta di niente, come se non sapessi nulla, semplicemente non volevo illuderla, non mi piaceva troppo giocare con i sentimenti delle ragazze.
Sentii un 'merda' provenire da dentro alla stanza.
A quel punto ero stanco e aprii la porta.
Mi ritrovai davanti So impegnata a spingere sotto il letto Carol che si dimenava come una pazza.
-tutto bene?- chiesi accennando un risolino.
-ehm, chi ti ha dato il permesso di entrare? Esci o ti ritroverai senza palle- disse Sophie, adoravo quando cercava di terrorizzarmi, inutilmente.
-aspetta- dissi io scansando Sophie e mettendomi in ginocchio davanti al letto.
-ti do una mano ad uscire da qui- dissi io a Carol.
Volevo proprio vedere la sua faccia quando sarebbe uscita.
La presi per i fianchi e pian piano la feci uscire da là sotto.
La sua faccia era di un colore rosso, che si mischiava con le lentiggini.
-ehm...grazie...uhm...Harry...io- disse balbettando.
-tranquilla- dissi io alzando la mano.
-comunque cosa ci fai qui?- chiese Sophie con le mani sui fianchi.
-vengo anche io alla festa, e ci vengo con te- le dissi facendole l'occhiolino.
-tu cosa?- disse lei.
-e dai, non ti costa niente- dissi io pregando.
Carol era rossa dalla vergogna, ma si vedeva che le dava fastidio la mia proposta fatta a Sophie.
-beh, se proprio devi, basta che non fumi o cose simili, se no si sa come va a finire- si fermò un attimo guardando in basso.
-già- dissi io arrossendo.
L'ultima volta che eravamo andati ad una festa mi ero ubriacato, avevo fumato come un turco e non capivo più niente.
Zayn mi ha raccontato che quella sera le avevo dato un bacio e che poi le avevo detto di amarla, certo, ero sotto effetto di fumo e alcool, ma è comunque una cosa imbarazzante da dire.
Lei da quel giorno aveva iniziato a minacciarmi o cose simili, fino a quando le ho detto che non avrei più bevuto e che non avrei più fumato più di tanto.
-grazie sorellina- abbracciai Sophie facendo finta di esserle molto grato e me ne andai accennando un 'a dopo'.





Spazio dell'autrice...:
Eccomi qua con un altro capitolo!! (Yeeee) Ero indecisa se postarlo oggi o domani, però alla fine ho deciso di metterlo oggi, però dovrò ritardare di un giorno il prossimo capitolo, quindi tra 3 giorni ne avrete un altro! Adesso non insultatemi. Cooomunque, finalmente sono più grandi! Harry non è affatto un puttaniere come si vede di solito scritto nelle ff, ma è un bravo ragazzo (almeno per metà), doveva succedere prima o poi!
Io mi dileguo ringraziando le persone che seguono questa storia e quelle che hanno recensito :) siete speciali *^*.
Baci, V❤️

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Capitolo 4
*** Birthday. ***


Mi scuso in anticipo per eventuali errori. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate perché ci sto mettendo tutta me stessa :) vi lascio alla lettura, grazie per essere passati. -V



One direction and two possibilities. 
Capitolo 4.

Harry's pov.

Me ne ritornai nella mia stanza canticchiando, ero finalmente riuscito a convincere quella svitata di mia sorella a portarmi ad una festa con lei.
Sapevo già che non avrei dovuto bere o fumare canne, però ne valeva la pena, cioè, mia sorella è una gran figa, se non fosse per il fatto che siamo fratelli, ci avrei già provato, so benissimo che non siamo proprio fratelli di sangue, ma è come se lo fossimo.
Semplicemente non voglio rovinare il rapporto che c'è fra di noi, tutto qui.

Sophie's pov.

-è assurdo!- esclamai nevrotica.
Carol fece un sorriso compiaciuto e tirò fuori il cellulare dalla tasca.
-ti ricordo che domani è il tuo compleanno- disse lei sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
Come se me lo fossi dimenticato, non potrei mai, e dico mai dimenticare il mio compleanno.
-lo so, ma avrei preferito fare, non so...un' uscita tutti insieme- dissi secca. 
-andiamo So, da quando?! Lo so che ti piacciono da morire le feste- disse il tutto sorridendo e dandomi delle leggere gomitate sul braccio.
-va bene dai, ci sto, però adesso direi di scendere a mangiare, ho una fame!- dissi il tutto alzandomi dal letto e alzando un braccio al cielo.
-So, sei in accappatoio, vestiti- Carol mi guardò con una piccola smorfia divertita.
-va bene, tu scendi pure, ovviamente a cena avrai l'onore di sederti vicino ad Harry- le dissi tutto alzando gli occhi al cielo e sghignazzando, ormai tutte le volte che veniva da me aveva il posto riservato vicino a quell'idiota di mio fratello.
Dopo che lei scese le scale canticchiando mi vestii.
Ovviamente mi misi il pigiama, non sarei assolutamente uscita quella sera.

Harry's pov.

Ed ecco la Smith che scende le scale guardandosi in giro.
Pensava di essere sola, così le feci perdere un battito.
-ciao Ca...Carol, giusto?- le dissi avvicinandomi a lei.
Lei sembrò molto agitata e sotto pressione.
-andiamo in cucina? Così almeno ci prepariamo per la cena- le accennai un sorriso, e, ovviamente, lei si sciolse.

Non fece altro che guardarmi di sfuggita durante la cena, non avevo più pazienza, da un momento all'altro le avrei urlato :'ma la smetti di fissarmi?!' Però sapevo controllarmi, e decisi di non fare nulla.

Finita la cena Sophie e Carol andarono in salotto a guardare un film, mamma e Robert dovevano uscire con dei colleghi, anche se ci credevo poco, e io non avevo niente da fare, come sempre.
Pensavo che la mia vita fosse spesso una merda, non fumavo canne come i miei amici, non bevevo alle feste come i miei amici, e in più non avevo la ragazza.
Ma non avevo la ragazza perché non la volessi, semplicemente non riuscivo a trovare quella giusta, o magari la avevo già trovata e non me ne rendevo conto.

Questo tipo di pensieri mi tartassava la testa da un sacco di tempo, ci pensavo ore ed ore, una volta ho pure preso una nota a scuola per non essere stato attento e non aver ascoltato i richiami della Frowell. 

-Harry!- una voce femminile mi richiamò.
-che c'è?- risposi sbuffando.
-dov'è quel film sui vampiri di cui parlavi tanto?- So, come al solito non trovava mai niente, e chiedeva a me.
-aspetta che scendo-
Scesi le scale e mi inginocchiai davanti al cassetto dei DVD.
-eccolo- allungai la mano e ne estrassi una confezione gialla con la scritta "Vampires".
-grazie, Harold- fece un risolino.
Amava prendermi in giro per il mio nome, a momenti preferivo essere chiamato Edward.
-smettila, lo sai che odio essere chiamato così- gli lanciai un'occhiata infuocata.
-così come? Harold dici?- sghignazzò di nuovo dando una pacca sulla coscia della sua amica seduta sul divano e ricoperta di pop-corn.
Io strinsi i pugni e contorsi la mascella, dovevo mantenere la calma.
-fottiti- la mandai a fanculo dolcemente e andai di sopra nella mia stanza sbattendo la porta.

Sophie's pov.

-secondo me sei stata troppo cattiva con lui- Carol abbassò leggermente la testa infilandosi di più sotto la coperta.
-ma sì, lo faccio sempre, non mi ha mai fatto nulla- dissi facendo spallucce.

Durante il film Carol non fece altro che farsi risucchiare dal divano.
Ad ogni singola scena un po' spaventosa lei si nascondeva sempre di più, tanto che alla fine del film non la vedevo più.
Avevo sonno, molto sonno.
Così mi addormentai.

-sveglia, sveglia, sveglia!- Harry era davanti a me con un bicchiere d'acqua in mano.
-ti prego non bagnarmi!- urlai copre domi con una coperta.
-ma questo non serve per bagnarti, anche se sarebbe una buona idea, comunque è per la tua amica, stamattina, per caso, e dico per caso, sono sceso di sotto in boxer, credo si sia, ehm, non so, comunque è svenuta- disse mettendosi una mano tra i capelli e agitandoli sensualmente.
-no, non di nuovo- dissi con la voce impastata, dato che mi ero appena svegliata.
Mi alzai dal divano e andai verso Carol che era distesa a terra.
Mi scappò una piccola risata e le versai il bicchiere d'acqua in faccia.
-ma c'era dentro un'aspirina!-
-chiudi il becco signor Scendoinboxercosìmifacciofigo- dissi secca.
Lui mi guardò male e si avviò di sopra.
Riflettei un attimo.
Anche in quel momento era in boxer.
-però è figo- pensai, maledettamente a voce non troppo alta.
Harry si fermò sul penultimo gradino.
-dici a me?-
-non ti cagano neanche i piccioni, smettila di tirartela tanto e fatti i cazzi tuoi- sputai senza ritegno.
Notai solo in quel momento che Carol era sveglia, grazie al mio bicchiere d'acqua, ovviamente.
-litigate così tanto- si fermò.
-almeno io riuscissi solo a parlarci- concluse.
Mi faceva davvero tanta pena a volte quella ragazza, si dava tanto da fare per piacere ad Harry, ma lui non la degnava di uno sguardo.
Avevo provato spesso a convincerlo senza dare sospetti, ma lui aveva detto esplicitamente che non gli interessava e che non era proprio il suo tipo di ragazza ideale, e che se non ha neanche il coraggio di parlargli, non avrà neanche il coraggio di guardarlo da vicino senza svenire.
Ma la sua era proprio una gran bella cotta.

Aiutai Carol a rimettersi in piedi e mi diressi al piano di sopra.
Aprii lentamente la porta del bagno.
-oh mio Dio!- urlai sorpresa.
-che cosa cavolo è?- aggiunsi abbastanza sconvolta.
Il bagno aveva un buon profumo di rosa e vaniglia, la vasca era piena di petali rossi e l'atmosfera era molto rilassante.
Mi misi le mani sulle guance e avevo un espressione tipo la faccina che si usa su Whatsapp con la fronte mezza blu.

-ma chi è stato?- urlai ancora mezza sconvolta.
Notai un bigliettino sul lavandino.
"Tanti auguri sorellina,    +16!"
Harry.
Feci una faccia dolce, ma talmente tanto dolce che quando alzai lo sguardo sullo specchio sembrava di vedere un unicorno.
Unicorno nel senso che era dolce, e in più c'era un ciuffo dei miei capelli che faceva da corno, il mio sogno si era realizzato, lo sapevo che quando avrei avuto 16 anni sarei diventata un unicorno.
Sognare non era vietato, no?

Guardai poi fuori dalla finestra e notai Harry parlare con Zayn.

Zayn.
Bell'argomento.
Una parola per descriverlo?
Odioso.
Quando eravamo piccoli era quasi il mio migliore amico.
Facevamo un sacco di cose insieme, ma poi, un giorno, cambiò carattere, cambiò abbigliamento, cambiò tutto, aveva circa 13 anni, mi ricordo benissimo quel giorno.

Flashback.

-ciao Zayn!-
Salutai Zayn e come tutte le mattine andai a sedermi vicino a lui sull'autobus.
Di solito mi mettevo vicino al mio Boo Bear, ma preferivo far compagnia a Zayn che era spesso da solo.
Lui non rispose al mio saluto e si girò dalla parte del finestrino a guardare fuori.
-Zayn, ehi Zayn, guardami- cercai in tutti i modi di attirare la sua attenzione, ma niente, sembrava completamente distaccato, assente.
-Zayn, per favore, guardami-
Gli scossi leggermente il braccio e lui si girò con una faccia stanca e arrabbiata.
-vattene via, sei solo una ragazzina fastidiosa- disse lui per poi sbuffare rumorosamente.
-dai Zayn, non scherzare, lo sai che con me non attacca- dissi io appoggiandogli una mano sulla spalla.
Lui tirò via la mia mano dalla sua spalla con una mossa rapida.
-non mi devi toccare, vattene via, non farmelo ripetere- disse duro.
Io sghignazzai e mi alzai dal mio posto.
-dopo però ne parliamo-

Ogni volta che Zayn aveva un problema ne parlava con me, ero come una psicologa per lui, però ero anche la sua 'migliore amica'.

Mi sedetti vicino a Louis e Liam e ci mettemmo a parlare.
-avete notato che Zayn oggi è strano?- disse Liam con fare curioso.
-si, lo penso anche io- dissi secca.
Louis lo stava osservando.
-dite che sarà successo qualcosa?- disse lui.
-secondo me qualcuno gli ha detto qualcosa- aggiunse Liam.
-spero non sia niente di brutto- dissi io guardando verso Zayn.

Dopo le strazianti sei ore di scuola uscii dalla mia classe per raggiungere Liam e Louis all'uscita, però notai Zayn appoggiato allo stipite della classe 3ªB, quella di fianco alla mia.
-ciao Zayn, tutto okay?-
-vattene-
Stavo iniziando ad innervosirmi.
-ma che ti ho fatto?!-
-tiratela di meno e levati dai coglioni-
-bene Zayn, te la sei cercata! Addio-
Mentre io me ne stavo andando notai con la coda dell'occhio una tizia bionda uscire da quella classe seguita da Zayn che gli andava dietro come un galletto.

Il motivo, poi, era che a quella ragazza io non piacevo, mi riteneva una che se la tirava troppo, e grazie a lei ho perso l'amicizia di una persona a cui tenevo molto.
L'amicizia di Zayn.

La cosa più brutta, però, era il fatto che quella ragazza non era una come le altre, ma era Perrie, Perrie Edwards, una ragazza di un anno più grande di me, che se la tirava come una molla.

Fine Flashback.

Scossi la testa per dimenticare quel brutto ricordo e mi immersi nella vasca, chiudendo la porta del bagno, tanto per evitare altri spiacevoli incontri.
L'acqua era tiepida, proprio come piaceva a me.
Mi piaceva un sacco rilassarmi in un bagno caldo, mi aiutava a riflettere e distendere i nervi, e soprattutto a calmare la rabbia e il nervosismo.

-So, dopo ricordati che devi scegliere il vestito per la festa di stasera!- Carol mi richiamò dal corridoio e la sentii chiudersi in camera mia.
Io sospirai e continuai il mio bagno.

16;45. 3 Marzo, 2010. Londra. 

-ti ho detto che non mi piace per niente!- urlai contro Carol.
-dai, lo devi mettere!- Carol mi supplicò in ginocchio.
Era da quasi dieci minuti che mi sventolava davanti agli occhi un vestito nero abbastanza corto, che sarebbe stato il mio vestito per la serata.
-ti ho detto che non mi piace, e poi mi starebbe malissimo- sputai.
-almeno provalo!- supplicò di nuovo facendo la faccia da cucciolo.
-e va bene, però adesso esci- dissi alzando gli occhi al cielo.
-grazie So!- 
Lei mi abbracciò tanto da farmi soffocare e uscì dalla stanza.

Il vestito era abbastanza provocante, era nero, ma il corpetto era blu acceso, la gonna era abbastanza stretta e arrivava fin sopra al ginocchio.
Le scarpe erano blu come il corpetto del vestito, ed erano altissime.
Di sicuro poco appropriate per una ragazzina di 16 anni.

-ho fatto!- urlai a Carol.
-esci e fammi vedere come stai- esclamò.
Io uscii dalla stanza.
La faccia di Carol era la stessa di una bambina che ha appena visto un lecca-lecca gigante.

-uauuu ma ti sta benissimo!- lei urlò dalla gioia.
Continuava a girarmi intorno aggiustando ogni bordo del mio vestito che in fondo non era tanto male.
 
-sei molto provocante, lo sai?- mi girai verso le scale del corridoio.
Feci uno sguardo di disprezzo e me ne tornai in camera mia.
Carol mi seguì.
-ma perché sei sempre così dura con lui?- chiese arrossendo.
-perché se lo merita- dissi secca.

Mi tolsi il vestito e lo misi sul letto.
-quindi lo metterai stasera?- chiese quasi come una supplica.
-si...- ammisi.
-grande!- 
Lei mi abbracciò molto forte e uscì dalla stanza per andare in bagno.
Finalmente ero di nuovo sola.

Ne approfittai per vestirmi, dato che avevo solo le mutande e il reggiseno.

La porta si aprì di scatto mentre stavo per mettermi una maglietta.
-merda!- esclamò l'essere dai capelli corvini e la pelle olivastra.
-vattene!- gli urlai contro.
Lui chiuse di colpo la porta e io ritornai a fare ciò che stavo facendo.

Carol entrò in stanza dopo 5 minuti con un'espressione curiosa stampata in volto.

-ti ho sentita urlare, mica ancora Harry?-
-no, ma va- dissi sbuffando e girandomi dall'altra parte.
-ironicamente?- chiese abbastanza confusa.
-no, non era Harry!- dissi leggermente arrabbiata.
-oh, calmati- disse agitando le mani davanti alla mia faccia.
Io sospirai e gli raccontai quello che era successo.
Come risposta ottenni una risata.
-certo che non lo perdonerai mai!- disse lei ridendo.
-ovvio che no!- dissi incrociando le braccia al petto.
-anche adesso che si è lasciato con Perrie?- disse sghignazzando.
-e perché dovrei?- chiesi strafottente.
-perché almeno quella non darà fastidio- disse come se fosse una cosa ovvia.
-si è comportato di merda, non merita di essere perdonato, e poi non penso lui voglia che ritorniamo amici- dissi secca per poi uscire dalla stanza.

Appena uscita andai a sbattere contro una figura più alta di me.
Non poteva essere Harry, certo che no, la sfiga ormai faceva parte di me.
-ma sempre in mezzo ai coglioni stai Malik?!- dissi spintonandolo via.
Quello se ne stava in mezzo al corridoio con un'espressione abbastanza confusa.
-ma sempre a litigare voi?- Harry si intromise ridendo.
-non sono cazzo tuoi, meglio che ne parli con lui e la sua Perrie- sputai per poi andarmene di sotto quasi correndo.
Notai con la coda dell'occhio che il signor Malik al nome della sua ex abbassò la testa sospirando.
-fottiti- disse Malik a bassa voce, ma si sa, le donne sentono qualsiasi tipo di suono anche a distanza di chilometri.
-ma vaffanculo Malik, torna a rompere le scatole alla tua ex, così ti migliori la vita- urlai dalla cucina.
Lo sentii scendere le scale di corsa e avvicinarsi alla stanza in cui ero.
Lui venne verso di me a passo svelto.
Mi bloccò contro il muro stringendo talmente tanto i miei polsi che probabilmente mi sarebbero usciti dei lividi.
I suoi occhi erano pieni di rabbia.
-non nominare mai più quella ragazza!- mi urlò in faccia.
-lasciami stronzo!- urlai io più forte che potevo.
Harry era appena arrivato davanti allo stipite della porta della cucina.
-Harry, cazzo, che amici che hai- urlai soffocata dal corpo di Zayn che faceva pressione sul mio con violenza.
-forza Zayn, calmati, lo sai com'è, ormai non puoi farci niente, andiamo- 
Harry si avvicinò a noi scostando Malik da me.
Io mi accasciai a terra massaggiandomi i polsi.
-fanculo Malik- dissi.
-forza, So, smettila di provocarlo-
Carol venne verso di me preoccupata.
Mi aiutò ad alzarmi da terra e mi bagnò i polsi con l'acqua fredda.

Nel frattempo Harry e Zayn uscirono di casa.

-lo odio quel bastardo- dissi mentre Carol mi fasciava i polsi.
-lo hai provocato- disse lei sospirando.
Io sbuffai e mi girai dall'altra parte non avendo la possibilità di andarmene.
-ecco, ho finito- disse Carol.

Tutte e due ci avviammo in camera mia per prepararci per la festa che si sarebbe tenuta due ore dopo.

Carol si mise un vestito azzurro con la gonna larga che arrivava al ginocchio con delle ballerine nere, io invece mi misi il mio vestito e quelle specie di trampoli.
Lasciai i capelli biondo cenere cadere mossi sulla schiena e per il make-up optai per un po' di eye-line e matita nera.
Ero finalmente pronta.




Spazio autrice..:
Ciao a tutti/e!! Allora, come avete potuto leggere in questo capitolo si parla un po' di una festa misteriosa e del fatto che Zayn e la nostra protagonista non vanno molto d'accordo (tanto per precisare io non ho nulla contro Perrie, non bombardatemi di insulti).
Anyway, la nostra Carol, boh, la adoro, credo sia la mia fonte di ispirazione :3.
Detto ciò mi dileguo, continuo a 2 recensioni, si, lo so, sono cattiva, ma se non mi fare sapere niente io come faccio?!
Baci, V❤️

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Capitolo 5
*** Surprise! ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 5.

Erano passati trenta dannatissimi minuti dall'inizio della festa a casa Smith.

Che poi quella doveva essere una specie di festa di compleanno per me, ma il fatto era che la maggior parte della gente non la conoscevo!

Un ragazzetto biondo si avvicinò a me.

-ciao festeggiata- disse ammiccando.
-con me non attacca, levati- dissi continuando a muovermi a ritmo di musica.
-ma io non ci sto provando!- disse accennando una risata.
Cazzo, la sua risata, era così dannatamente fluida e contagiosa.
-ma chi sei tu?- chiesi incuriosita alzando di poco il tono di voce dato che che la musica impediva di usare la voce normalmente.
-non te lo dico!- lui mi fece una boccaccia come fanno i bambini e si allontanò saltellando.
Diamine, avrei voluto sapere chi fosse.

Mi avvicinai a Carol che stava ammirando Harry vicino al tavolo delle cose da mangiare.

-Carol, mi sai dire chi è quel biondino che hai invitato alla festa?- chiesi gentilmente.
-beh, ci sono tanti biondini- disse continuando a fissare la sua preda.
-beh, è biondo, è alto, non so di che colore abbia gli occhi, dato che questa luce impedisce di vedere tutto, e poi boh- dissi io gesticolando.
-non ne ho idea- disse sospirando e continuando a fissare il mio fratellastro.
Sbuffai e mi diressi verso la folla danzante per unirmi a loro.

Sentii all'improvviso delle calde mani coprirmi gli occhi da dietro.

-ma chi è ancora- dissi secca smettendo di ballare.
-indovina- disse la voce maschile dietro di me.
Mi girai di scatto e quella persona aprì le braccia per intrappolarmi in un forte abbraccio.
-Lou-Lou!- esclamai.
'Lou-Lou' era il nomignolo che avevo dato a Louis dato che lui mi chiamava 'Fifì'.
-Fifì- disse lui soffocandomi in uno dei suoi caldi abbracci.
-auguri!- esclamò lui accarezzandomi la schiena.
-grazie- risposi io.
-ho un regalo per te!- disse cercando qualcosa nella tasca destra dei pantaloni.
Io assunsi un'espressione curiosa.
-anzi, il regalo non è solo da parte mia!- disse tirando fuori un foglio dalla tasca.
Io presi in mano quel pezzo di carta e lo aprii, essendo mezzo spiegazzato.
Louis si allontanò da me a passo svelto e dopo pochi secondi era già sparito in mezzo al mucchio di persone.
Scossi la testa in segno di disapprovazione e cominciai a leggere il foglio.
'Vai verso il centro della stanza'
Ma che razza di scherzi mi facevano?
Decisi di non pensarci troppo e feci come c'era scritto, d'altronde me lo aveva dato Louis, non sarebbe stata una cosa così brutta.
Arrivai al centro della stanza e mi fermai.
'Ora girati verso il quadro verde appeso alla parete'
Mi guardai intorno alla ricerca di quel quadro verde. Eccolo.
Mi girai verso di esso e lo osservai.
Non avevo mai notato quel quadro a casa di Carol, lo avranno preso da poco.

-ed ora un bel lento in onore della nostra festeggiata!- la voce di Carol si fece largo nella stanza ottenendo come risposta in applauso.

Le luci erano fioche e non si vedeva molto, era sera sul tardi e le uniche a fare luce da fuori erano solo quelle dei lampioncini. 

Una figura snella venne verso di me.

-ciao, posso avere l'onore di ballare con la festeggiata?- disse quella voce misteriosa.
-mi vuoi dire chi sei?- dissi esasperata.

Esatto, era ancora il tizio di pochi minuti prima, ma in quel momento non avrei saputo dire bene che fosse biondo, dato che non si vedevano altro che le forme del corpo e della faccia.

-te lo dirò dopo- disse ancora avvicinandosi al mio orecchio.

Ci lasciammo cullare dalle note di quella canzone mentre io avevo ancora la curiosità di sapere chi fosse quel tizio che mi divorava il cervello.

La canzone si fermò di colpo.

-vogliamo finalmente mostrare alla nostra festeggiata il suo regalo?!- la voce di Carol si fece di nuovo largo nella stanza.
Un coro di 'sì' si fece sentire e le luci divennero meno fioche.

-sei pronta festeggiata?- Louis apparve da dietro di me.
-ma che cosa avete escogitato?- dissi io lasciando le mani del tizio di fronte a me.
-guarda avanti e taci- disse lui indicando il tizio biondo davanti a me.

Le luci ormai erano chiare e limpide, ogni persona poteva essere riconosciuta senza un minimo sforzo.

Ma restava ancora nell'ombra l'identità del ragazzo davanti a me.

-buon compleanno Sophie- il tizio biondo e occhi azzurri mi sorrise e mi abbracciò.
-aspetta ma io non ti conosco, che vuoi da me?- dissi io abbastanza scocciata.
-ma come non mi conosci- si fermò un attimo per sistemarsi i capelli.
-ci conosciamo da una vita- concluse regalandomi uno splendido sorriso. 

Eppure io quegli occhi li avevo già visti, quella faccina dolce e innocua mi ricordava qualcosa, non ne ero sicura, non volevo commettere uno sbaglio. 

-dai che ce la fai- mi incoraggiò Louis da dietro di me appoggiando le sue mani sulle mie spalle.

-no, non ce la faccio- dissi esasperata.
-peccato- disse ancora il tizio biondo davanti a me abbassando la testa e sospirando.

-aspetta!- dissi io attirando l'attenzione di tutti.
Lui alzò la testa di scatto.
-tu hai uno strano accento irlandese- dissi io osservandolo più da vicino. 

La mia faccia divenne più dubbiosa, ero quasi giunta ad una conclusione, ma non riuscivo ancora a capire bene chi fosse quel tizio, o forse lo sapevo già.

-mmh, secondo me- dissi toccandogli la faccia per esaminarlo.
-tu ed io ci siamo già visti- conclusi.

-lo so- disse lui scoppiando a ridere.

All'inizio quando rideva mi dava un po' sui nervi, poi mi univo a lui come se niente fosse.

-lo so chi sei!- dissi io puntandogli il dito contro.

Lui sobbalzò dallo spavento.

-tu sei Niall Horan!- dissi io fiera gonfiando il petto.
Lui si mise a ridere di gusto.
-ammettilo furfante!- dissi io cominciando a fargli il solletico sulla pancia.

Niall soffriva terribilmente il solletico sulla pancia, ed io, quando eravamo piccoli, ne approfittavo sempre.

Lui era partito un anno dopo il nostro incontro, aveva solo sette anni e mezzo, era partito per l'Irlanda, il suo paese d'origine, e nessuno sapeva ancora quando sarebbe tornato.

Flashback

-quindi non ritornerai più?- chiesi io dondolandomi sui piedi.
-forse, un giorno ritornerò, ma non so quando- disse lui prendendo per mano sua madre.

Eravamo all'aeroporto, lui sarebbe partito a minuti, io ero molto triste.

Niall si avvicinò a me e mi accarezzò i lunghi capelli biondi raccolti in una treccia.

-e quando ritornerò noi ci fidanzeremo, ci sposeremo e staremo insieme per sempre- disse abbracciandomi forte.

-forza Niall, dobbiamo andare, l'aereo sta per partire- disse Maura, sua madre, tirandolo per la manica della sua giacca blu.

-addio Niall- dissi io lasciandomi cadere una lacrima.

Lui mi salutò con la mano, e quella fu l'ultima volta che lo vidi.

Fine Flashback.

Lo abbracciai fortissimo.
Mi mancava davvero tanto, era da secoli che non lo vedevo.

Harry's pov.

Ovviamente quella sera facevo finta di niente sul fatto che quella imbecille di nome Carol continuava a fissarmi.

Stavo parlando con Liam sul fatto che anche io avrei dovuto bere qualcosa quando vidi al centro della stanza mia sorella Sophie e un altro ragazzo.

Mi avvicinai di più alla folla e vidi meglio l'altro ragazzo.

Probabilmente era biondo tinto.
Odiavo i ragazzi tinti, o erano degli stronzi, o erano gay. 

Sophie improvvisamente lo abbracciò.

Se quel ragazzo non lo conoscevo io, non lo conosceva neanche lei.
Di solito conoscevamo sempre la stessa gente, ma quello no.

Mi avvicinai ancora di più per vedere bene quel ragazzo.

Era alto, magro, non si poteva dire che avesse un bel fisico, aveva un sorriso tipo quello che hanno gli angeli, tipo quello che ad ogni ragazza piacerebbe vedere, peccato che a me quello sembrava gay.

Il ragazzo misterioso si girò verso di me e fece una faccia sorpresa.

-Harry!- esclamò lui venendo verso di me.
Aveva uno strano accento irlandese che mi dava sui nervi.

-chi sei tu?- domandai facendo una smorfia.

Lui fece una faccia buffa tipo mettendo le labbra a papera e sbuffò.

-davvero gli altri non ti hanno detto niente?- chiese indicando Carol che appena vide che la stavo guardando si girò dall'altra parte facendo finta di smanettare al telefono.

-no- dissi secco.

-bene fratello, tu hai davanti in questo momento il celebre Niall Horan!- disse gonfiandosi come un galletto.
-Niall?!- dissi sgranando gli occhi.
-in persona- disse accennando un sorriso.
-oddio ma quanto tempo!- dissi abbracciandolo.

Sarà sembrato strano, ma quando eravamo piccoli eravamo come fratelli, passavamo un sacco di tempo insieme e la sua compagnia era indispensabile.

Sophie's pov.

La scena di Harry e Niall era tenerissima.
È bello però vedere un vecchio amico dopo tanto tempo.

Niall si avvicinò di nuovo a me.

-piaciuto il regalo?- disse ridendo.
-il migliore di sempre- dissi accennando un sorriso.

Mi diede la mano e insieme ci avviammo da Liam e il signor Zayn tispaccolafaccia Malik. 

Liam lo abbracciò subito, lui sapeva tutto fin dall'inizio e invece Zayn si limitò a dargli una pacca sulla spalla.

-quanto tempo- disse Niall con un sorriso da idiota. 

Tutti i miei amici, compreso Harry, erano felici di rivedere Niall dopo circa nove anni.

-Niall, posso farti una domanda?- chiesi al biondino che era impegnato a parlare con alcuni amici.
-lo hai appena fatto- disse sorridendo come un idiota.
-chiudi il becco e ascolta- dissi spintonandolo leggermente.
-dimmi tutto- disse sedendosi su una poltroncina.
-da quando hai i capelli biondi?- gli domandai indicando i suoi capelli.
-da quando avevo 12 anni- disse alzando la testa.

Restammo in silenzio per un po'.

-posso chiederti io una cosa?- domandò lui pensieroso.
-dimmi- dissi io sedendomi di fianco a lui.
-ce l'hai il ragazzo?- chiese guardando da un'altra parte.

Io rimasi un po' turbata da quella domanda, però ero anche un po' curiosa di come avrebbe reagito.

-no, perché?- dissi io con un sorrisetto in volto.
-oh, no, niente- disse lui alzandosi.

Dopo essersi sistemato la camicia se ne andò a ballare chiedendomi prima se volevo venire con lui, ma la mia risposta fu negativa.

Andai a cercare Liam, non avevo ancora parlato con lui quella sera, dovevo ringraziarlo per aver contribuito all'acquisto del biglietto del volo di Niall.

Lo intravidi seduto su uno sgabello a parlare con Harry e Zayn titirouncalcio Malik.

-Liam!- urlai da lontano per farmi sentire.
Lui appena mi vide fece segno di avvicinarmi, e, a malavoglia, mi avvicinai a loro.

-grazie per aver contribuito nel regalo- dissi abbracciando Liam.
-piccoletta, non devi ringraziare solo me- disse indicando Mr. Malik.

Malik? Cioè, Malik aveva contribuito ad un regalo per me? Secondo me aveva la febbre, non poteva essere altrimenti.
Ma siamo sicuri che fosse il Malik che conoscevo io? Il vero Zayn Malik?

Io diedi un'occhiataccia di fuoco a Zayn che a sua risposta abbassò la testa.

Ma che gli prendeva? 

-grazie Malik- dissi guardando in alto.
-prego Blue- disse guardando altrove.

Sbuffai e me ne andai trascinando Liam con me.

-lasciami!- disse lui dimenandosi inutilmente.
-no, adesso tu balli con me- dissi facendogli la linguaccia.

Cominciammo a ballare come dei poveri idioti, lui ballava come un elefante in una roulotte e io non ero meglio.

Passammo tutta la sera a ballare e a parlare, tanto che a mezzanotte, quando la festa finì, ce ne tornammo tutti a casa, sfiniti.

Niall sarebbe rimasto a casa mia a dormire, per decisione mia, ovviamente.

Sulla strada del ritorno, però, non so per quale motivo, mi sentii male.

Mi fermai sul marciapiede attirando l'attenzione di Harry che era davanti a me.

Niall era andato a casa di Liam per prendere il suo borsone con i vestiti e noi stavamo ritornando a casa da soli.

-So, tutto bene?- chiese preoccupato.

Ero in piedi sul marciapiede con le gambe indolenzite.

Harry's pov.

La vidi stanca, non ce la faceva più, era esausta, sarebbe crollata da un momento all'altro.

D'un tratto la vidi cadere a terra.

Per fortuna che avevo i riflessi pronti e la afferrai al volo.

-merda, Sophie svegliati- dissi scuotendola per le spalle.
Ma non ottenni nulla.

Fui costretto a prenderla in braccio e portarla a casa di peso.
Non era pesante, ma non era poi anche così tanto leggera.

Appena arrivati a casa la portai in camera sua rimboccandole le coperte.

Uscii dalla sua stanza e trovai Niall girare per il corridoio in mutande.

-Niall ma che ci fai tu qui?- chiesi facendo una smorfia divertita.
-sto cercando la tua stanza, Anne mi ha detto che era qui da qualche parte ma non la trovo- disse guardandosi intorno. 
-è questa- dissi indicandogli una porta blu vicina quella di Sophie.
-ah, grazie fratello- disse dandomi una pacca sulla spalla.
Aprì la porta della mia stanza ed entrò.

-che figata sta stanza!- lo sentii esclamare da dentro alla stanza.
-che hai visto?- gli chiesi entrando e vedendolo osservare la mia stanza.
-la tua stanza è una bomba!- disse estasiato.
-grazie amico- dissi dandogli una pacca sulla schiena.
-ho fame- disse sedendosi sul letto.
-ma non hai già mangiato?- domandai scocciato.
-sì ma ho fame ancora- disse incrociando le braccia al petto.
-senti Niall, domani sia io che Sophie abbiamo scuola, quindi per favore lasciami dormire- dissi togliendomi i pantaloni e infilandomi sotto le coperte. 
Lo vidi sbuffare e uscire dalla stanza, avevo troppo sonno, così mi addormentai.



Spazio autrice...:
Ciaooooo, ecco come promesso un altro capitolooo! Scusate se non lo ho postato subito dopo le due recensioni, ma devo avere il tempo di scrivere, capitemi. :D
Detto ciò ringrazio tutte le ragazze che mi seguono o che hanno recensito, grazie di cuore ;) 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima, e visto che ci metto tanto a scrivere questa volta aspetto 3 recensioni, così ho più tempo anche io e anche voi, sì, sono cattiva ma non odiatemi, sto cercando di mandare avanti due ff nello stesso momento e non è affatto facile...
Detto questo mi dileguo.
Ciao e alla prossima, -V❤️

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Capitolo 6
*** Thursday. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 6.

Sophie's pov.

-sveglia!- trovai una mano sventolarmi un pacchetto di patatine in faccia.
-Niall ma che fai?- domandai con la voce mezza impastata dal sonno.
-avevo fame- disse masticando rumorosamente una delle patatine.

Mi alzai dal letto barcollando.
Guardai la sveglia, ma notai che era spenta, così mi rivolsi a Niall.

-genietto, sai che ore sono?- gli chiesi sistemandomi i capelli allo specchio.
-le sette e cinquantadue- disse guardando lo schermo del suo cellulare.
-cosa?!- gli urlai contro alzandomi di scatto dalla sedia.
-le sette e cinquantadue, anzi no, e cinquantatré!- disse finendo la frase con un sorriso soddisfatto.
-e svegliarmi prima no, eh?!- gli urlai ancora prima di aprire l'armadio e scegliere i vestiti.
-che c'è di male, non iniziate la scuola alle otto e mezza?- domandò masticando una patatina.
-no, noi iniziamo alle otto e cinque!- dissi tirando fuori i vestiti dall'armadio.
-hai capito che ingiustizia- disse scuotendo la testa in segno di disapprovazione.

Mi spogliai del pigiama e restai in intimo con gli occhi di Niall puntati addosso.
-che hai da guardare tu?- dissi io con le fiamme negli occhi.
-niente- disse scuotendo le mani.
-buon per te- dissi infilandomi un paio di leggings neri.
-è strano però- disse introducendo una patatina in bocca.
-che cosa?- chiesi mettendomi una maglietta.
-il fatto che non hai vergogna a farti vedere in reggiseno e mutande dopo così tanto tempo, insomma, siamo cresciuti ormai, hai già sedici anni!- disse con una faccia sconvolta.

Mi infilai anche una felpa abbastanza larga e scompigliai i capelli a Niall.
-certo che sei proprio strano tu- dissi la frase abbracciandolo.

Dopo essermi messa lo zaino in spalla e le scarpe ai piedi, uscii dalla mia stanza e mi diressi in quella di Harry, ma lui non c'era.
Notai un bigliettino sul suo comodino.

"Sono già uscito"

-e neanche mi aspetta!- dissi ad alta voce uscendo dalla sua stanza.

Entrai in bagno, feci pipì, mi lavai velocemente i denti e salutai Niall che mi aveva preparato pure il pranzo da portare a scuola. Che dolce lui, invece Harry, manco mi aspettava.

Erano le otto meno tre.

Uscii di casa lasciando un bacio sulla guancia a Niall e cominciai a correre verso la scuola.

Per fortuna non abitavo molto lontano dal mio liceo, quindi almeno cinque minuti e sarei arrivata.

Arrivai all'ingresso della scuola alle otto e due minuti, prima rispetto al solito.

Mi diressi verso il mio armadietto, presi alcuni libri e mi diressi verso l'aula di matematica.

Maledetto ritardo che mi costò una bella interrogazione.

Maledetto sei in matematica.

Maledetta la Wolinger che ogni volta che mi vedeva si trasformava in Satana, corna comprese.

Maledetto quel Brian della mia classe che non mi ha riportato il libro di arte.

Maledetto il nuovo professore di arte che mi ha cacciato fuori dall'aula per non aver portato il libro.

Maledetto Harry, che stamattina non mi ha svegliata e ha mandato Niall al posto suo.

-signorina Blue, ancora fuori dall'aula?- la Wolinger mi passò davanti sistemandosi gli occhiali.
-sì, ma non per colpa mia- dissi secca sedendomi su una panchina lì vicino.
-dice sempre così- la Wolinger mi guardò con uno sguardo di fuoco e si avviò in presidenza.

Maledetta Wolinger.

Mi misi lì seduta su una panchina mezza rotta e aspettai il suono della campanella.

Harry's pov.

-bastardo- ripetei dopo essermi asciugato la fronte.
-muori stronzo- disse Zayn dopo aver dato un altro pugno a quel deficiente patentato che si faceva chiamare "Pain", ossia dolore.

Quel Pain gironzolava sempre con la sua banda di scagnozzi per i corridoi della scuola picchiando chi gli veniva a tiro.
Ma con me non attaccava. 
Certo, non sapevo difendermi al meglio, ma c'era sempre Zayn con me, lui sapeva difendermi, sempre.
Era come un fratello, il fratello che non ho mai avuto.

-dannazione a te e al tuo amico- disse 'Pain' alzandosi da terra con il naso sporco di sangue.
-ci rivedremo, stanne certo- disse Zayn spintonandolo verso gli armadietti e facendolo cadere rumorosamente.
-vedremo- disse quell'altro correndo via dalla parte opposta a noi.

Io e Zayn ci guardammo scuotendo la testa. 
-codardo- disse Zayn guardando nella direzione in cui era scappato 'Pain'.

Decidemmo di andare a lezione di ginnastica, anche se la campanella sarebbe dovuta suonare a momenti.

Appena varcammo la soglia scuola/palestra, la campanella suonò, inutile dire che ci risparmiammo la fatica e ritornammo indietro per l'intervallo.

-ma che sorpresa- disse la professoressa di ginnastica vedendoci seduti in cortile.
-prof- disse Zayn facendo un cenno con la mano.
-potrei sapere perché non vi ho visti a lezione?- chiese lei guardandoci con superficialità.
-Harry non si è sentito bene e gli sono stato accanto nel momento del bisogno, è così che fanno i veri amici- disse lui mettendo la mano a pugno sul petto e facendomi l'occhiolino.
La prof. si girò verso di me con aria interrogativa.
-davvero, è stato un ottimo amico- dissi fingendo di essere commosso.
-oh, beh, se è così per questa volta chiudo un occhio, ma la prossima volta avrete la sospensione- disse sventolando in aria l'indice della mano sinistra.
Detto ciò se ne andò controllando la cartellina che teneva sempre con se'.

-e siamo a sei- disse Zayn sistemandosi il ciuffo.
-sei cosa?- chiesi confuso.
-è la sesta volta che chiude un occhio!- disse ridendo e sdraiandosi a terra.
Io mi misi a ridere con lui e alzai la testa al cielo notando le foglie dell'albero vicino a noi muoversi al vento, creando un fruscio piacevole e rilassante.

Carol's pov.

Era un miracolo che Harry non mi avesse vista correre dietro a quell'albero.
Per sbaglio, poi, mi ci sono di fiondata sopra e quello si è mosso tutto facendo muovere ulteriormente le sue foglie.

Santo cielo, stava ridendo, la sua risata era così contagiosa.
Mi misi gli occhiali da sole, tanto per essere meno sospetta.
Quella doveva essere una missione segreta per osservare meglio tutti i movimenti del mio amato Harry.

Nessuna sua mossa mi doveva sfuggire, nessuna.

-ma che stai facendo?- disse una persona alle mie spalle.

Sobbalzai dallo spavento.

-SHHHH!- dissi tappando la bocca a Liam.

Lui si dimenò inutilmente cercando di liberarsi dalla mia presa, ma come ho detto, inutilmente.

Liberai la mia presa sulla sua bocca e lui si scansò da me.

-mi spieghi che cosa stai facendo?- chiese con una strana espressione sul volto, era un misto di paura, curiosità, perplessità e sorpresa.

-niente che ti possa interessare- dissi secca continuando a scattare foto a Harry.

Il mio dolce Harry era seduto vicino a Zayn, guardava il cielo e di tanto in tanto si sistemava il ciuffo di capelli in modo...dannatamente sexy.

-che ci fate qui voi due?- una voce femminile si fece largo dietro di me.

-e ma che palle, cosa avete tutti oggi?- domandai esausta.
-stai di nuovo spiando Harry?- chiese Sophie strappandomi di mano il cellulare.
Io la guardai male, non mi arrabbiavo se mi strappava di mano il cellulare, più che altro non c'eravamo solo noi due, ma c'era un clandestino di nome Liam. 

A dire la verità Liam non se lo cagava più nessuno negli ultimi tempi.
Certo, lo vedevo abbastanza spesso a casa di Harry, ma non lo si vedeva mai in giro, e anche se c'era, non gli davo molta importanza, dato che ero sempre impegnata a pedinare il mio Hazza.

-questa foto è proprio venuta bene!- esclamò Sophie facendo una faccia stupita, già, di solito ero una frana a fare le foto, soprattutto ad Harry, dato che ogni volta che lo vedevo cominciavo a tremare come una foglia per la sua innata bellezza.
-ridammi il cellulare!- dissi facendo il muso e riprendendomi il cellulare.

Sophie fece spallucce e si appoggiò all'albero davanti a me.

-sei proprio ossessionata- affermò lei guardandomi.
-lo sai- dissi io abbassando lo sguardo.

Liam ormai se n'era andato, probabilmente non gli andava di ascoltare la nostra conversazione.

Sophie's pov.

Osservai per un po' Carol che era impegnata a sfogliare le foto dell'album con il nome "Hazza❤️" e poi mi scansai andando verso Harry e Zayn, certo, mi dava fastidio la presenza dell'ultimo, ma non volevo rimanere a guardare Carol che sembrava una tredicenne eccitata ogni volta che vedeva una foto di mio fratello.

-Harry- lo chiamai a un metro di distanza.
Lui, ovviamente, mi fece cenno di avvicinarmi, ed io, ovviamente, fui costretta ad avvicinarmi.

-perché stamattina non mi hai svegliata?- gli chiesi sedendomi di fianco a lui.
-ero di fretta e ho chiesto a Niall di farlo al posto mio- disse sistemandosi il ciuffo.
-nel frattempo sono arrivata in ritardo, la Wolinger mi ha messo un bel 'sei' in matematica e quello di arte mi ha cacciata dall'aula- dissi concludendo la frase con una risata isterica. 
Lui fece spallucce accennando un sorriso e si girò verso Zayn che stava osservando il cielo.

-Zayn, vogliamo andare?- chiese per poi alzarsi da terra.
-certo- rispose l'altro sistemandosi la maglietta e alzandosi in piedi con uno scatto veloce. 

Tutti e due se ne andarono lasciandomi da sola.
Sbuffai rumorosamente e tirai fuori dallo zaino il pranzo che mi aveva preparato Niall, o almeno credo.
Aprii il sacchettino e dentro ci trovai due panini e una brioche.
Visto che erano le dieci, mangiai la brioche e mi misi seduta su una panchina lì nel cortile della scuola.

-ehi So, che fai qui tutta sola?- chiese Liam sedendosi di fianco a me.
-Liam? Che ci fai qui? Non eri andato via?- domandai a raffica.
-sì, ma ero solo andato al bagno- si fermò per sistemarsi il ciuffo -ho cercato di dirvelo, ma non mi avete ascoltato- concluse abbassando lo sguardo.
-scusa, è che quando Carol ci si mette non riesci più a fermarla- dissi sorridendo leggermente.
Lui mi sorrise e si sistemò il colletto della sua maglietta.

Liam era un tipo abbastanza timido, a volte, però quando voleva sapeva farsi valere.
Era da un po' che non lo vedevo a casa mia a parlare con Harry, di solito erano spesso insieme a giocare ai videogames o a pallone, ma da qualche tempo non lo si vedeva più in giro.

-che fine hai fatto ultimamente?- chiesi mettendogli una mano sulla spalla.
Lui si girò verso di me e sospirò.
-io e Zayn abbiamo litigato- sospirò di nuovo -e di conseguenza anche Harry mi ha voltato le spalle- concluse abbassando lo sguardo.
-oh, mi dispiace- dissi accarezzandogli la schiena.
-tranquilla- disse lui regalandomi un bellissimo sorriso.
-ti va oggi di venire a casa con me?- gli chiesi alzandomi in piedi.
-beh, se non disturbo...- disse guardandosi i piedi.
-macchè!- dissi dandogli una pacca sulla schiena e facendolo sobbalzare.
-scusami!- dissi massaggiando il punto dolente.
Lui fece spallucce e si mise a ridere.

Dopo alcuni minuto suonò la campanella e fummo costretti a salutarci e andare ognuno nella propria classe.

13;15. 4 Marzo, 2010. Londra.

-andiamo!- dissi a Liam correndo verso l'uscita della scuola.
-aspettami!- urlò a metri di distanza da me.
Uscii dalla scuola ancora con il fiatone per la corsa fatta a mi misi seduta su una panchina.
Poco dopo mi raggiunse anche Liam con il doppio del mio fiatone e si accasciò vicino a me sulla panchina.
-perché ci siamo fermati qui?- chiese guardandosi intorno.
-dobbiamo aspettare Louis, ogni giovedì viene a prendermi fuori da scuola- dissi tirando fuori il cellulare dalla tasca.
-ah, capisco- disse alzandosi e aprendo il suo zaino.
-ti da fastidio la sua presenza?- domandai un po' incerta.
-no, per niente, lo sai che siamo amici da tanto tempo- disse tirando fuori dallo zaino un pacchetto di cracker.
-quello sarebbe il tuo pranzo?- chiesi indicando il cracker che aveva appena tirato fuori dal pacchetto.
-sì, perché?- chiese addentando quel misero pranzo.
Tirai fuori dal mio zaino uno dei due panini e glielo porsi.
-no, tranquilla, non ho molta fame- disse rifiutando il mio 'dono'.
-prendilo o te lo faccio mangiare a suon di botte- lo minacciai puntandogli contro il panino.
-okay, non insisto- si arrese e prese in mano il panino.

Passarono alcuni minuti, ma di Louis neanche l'ombra.

Controllai più volte l'orologio, e dopo mezz'ora passata dal solito orario decisi di chiamarlo.

Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli.

-pronto?- disse lui con un rumore di sottofondo assordante.
-Louis ma dove ti sei cacciato?- gli urlai contro.
-sto arrivando, tranqui- disse per poi chiudere la chiamata.

Di solito passavamo sempre il giovedì insieme, alla una e mezza arrivava davanti alla scuola, salivo in macchina con lui e mi portava a fare un giro.

Ogni giovedì.

Flashback.

-attaccati bene!- disse Louis sfrecciando sul suo PRIMO motorino.

Aveva quasi quindici anni, in realtà mancavano solo tre giorni.
Come regalo i suoi gli avevano regalato un motorino, lo desiderava da tutta la vita.

Appena lo vide non poté fare altro che piangere, era felicissimo.
Gli feci pure una foto, era una scena da ricordare nel tempo.

-vai più piano!- urlai stringendomi a lui.
-tranquilla, abbiamo il casco, e poi non c'è pericolo- mi rassicurò rallentando leggermente.

Le strade di Londra, in quel momento, sembravano deserte proprio per noi due, proprio per permettere a Louis di sfrecciare libero con il suo "bolide".

-ti porto in un posto- disse sorpassando il semaforo in centro.

Io non dissi nulla, mi limitai ad agganciarmi di più a lui e a godermi le strade di Londra deserte alla luce del tramonto.

Mi portò in cima ad una palazzina abbandonata.

Salimmo le scale fino ad arrivare sulla terrazza che dava la piena visione di tutta Londra. 
Era un panorama fantastico. 

-è fantastico- esclamai ammirando il panorama davanti ai miei occhi.
-ti piace?- chiese sorridendomi.
-certo che sì!- dissi abbracciandolo.
Lui si strinse a me e mi lasciò un bacio sulla guancia.

Mi ricordo ancora quel momento, avevo solo dodici anni, ero ancora una bambina, e lui, invece, stava crescendo, sempre di più a vista d'occhio, stava diventando un piccolo grande uomo, il mio uomo.

-d'ora in poi, me lo segno, ogni giovedì, ti porterò in un posto speciale- disse accarezzandomi i capelli sciolti.

Fine Flashback.

-Sophie, sveglia- venni risvegliata dai miei pensieri da Louis che mi sventolava una mano davanti al volto.
-Boo!- esclamai abbracciandolo.
-ciao Fifì- disse lui ricambiando l'abbraccio.

Liam ci guardava sorridendo.

-Liam, muovi il culo e unisciti all'abbraccio- dissi dolcemente facendogli segno di avvicinarsi.
-arrivo- disse lui avvicinandosi a passo svelto e unendosi all'abbraccio.

-dove ci porti?- chiesi a Louis indicando la sua macchina.
-oggi ti porto allo zoo- disse lui sorridendo a trentadue denti.
Io cominciai a saltare a ad applaudire come una foca sotto lo sguardo un po' stupito dei due ragazzi di fianco a me.

-vogliamo andare?- dissi correndo verso la macchina di Louis.
-certo, facciamo vedere a Liam come ci divertiamo noi- disse Lou dando una pacca sulla spalla a Liam.

Salimmo tutti in macchina e ci avviammo verso uno zoo in periferia di Londra.

Liam sembrava molto sorpreso.

Appena entrati allo zoo notammo le scimmie.

-Louis, questo macaco ti assomiglia!- dissi indicando la scimmia davanti a me.
-e questo pappagallo è paragonabile a te!- disse lui indicando un pappagallo mezzo spennato.
-sei uno scemo!- dissi rincorrendolo.
-Liam, ho trovato anche te!- dissi indicando un orsetto lavatore.
Liam si mise a ridere e insieme passeggiammo per lo zoo, ridendo e scherzando, facendo battute stupide e prendendo in giro le scimmie, cioè i simili di Louis.

Alla fine della giornata eravamo tutti stanchi.
Liam ci ringraziò per la bellissima giornata, sembrava più felice, più radioso, emanava felicità e allegria da tutti i pori, amavo vedere la gente felice. 

Mi feci riaccompagnare a casa da Louis e dopo essere rientrata in casa andai in camera mia.

Stavo per distendermi sul letto quando mio padre entrò nella mia stanza.

-è questa l'ora di tornare?- chiese a braccia incrociate.
-ero fuori con Louis e Liam- dissi alzando la testa verso di lui.
-e dove siete stati?- chiese avvicinandosi a me.
-allo zoo- dissi sfogliando le foto del mio cellulare.
-capisco- disse avvicinandosi alla finestra della mia stanza.

-sai quella palazzina su cui ammiravi il panorama con Louis ogni due mesi?- si fermò a sospirare -è stata abbattuta- finì la frase mettendosi le mani in tasca.
Io mi girai verso di lui di scatto.
-stai dicendo sul serio?- domandai restando a bocca aperta.
-sì purtroppo- disse avviandosi verso la porta di camera mia.

-tra poco è pronta la cena- disse uscendo dalla stanza.

Mi rassegnai al fatto che prima o poi quella palazzina sarebbe dovuta essere abbattuta, dato che non era più tanto sicuro avvicinarsi ad essa.

Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza per salutare Harry e Niall.

Bussai alla porta della stanza di Harry e Niall mi venne ad aprire.

-ciao Sophie- disse Niall abbracciandomi e facendo aderire i nostri corpi.

Era a petto nudo, e così mi imbarazzai leggermente.
Che poi, era bianco come il latte, e non aveva sto gran fisico, però era bello da ammirare.

-entra- disse Harry posando a terra il joystick della play. 

Entrai nella sua stanza, disordinata più del solito e mi sedetti sul letto.
Annusai leggermente l'aria che sapeva di sudore, menta e tabacco.
Gli ultimi due non mi convincevano molto, così aprii la finestra, che era già socchiusa notando Zayn tiodiodamorire Malik fumare sul balconcino.
Feci una smorfia di disgusto e chiusi di nuovo la finestra lasciandola leggermente socchiusa, tanto per far cambiare l'aria.

-che stavate facendo?- chiesi guardando il letto leggermente disfatto. 
-un'orgia- rispose Mr. Malik entrando nella stanza e lasciando la finestra aperta.
Niall scoppiò a ridere, mentre Harry si limitò a sorridere divertito.
Sembrava che Niall avesse la risata facile.
-divertente- dissi io a bassa voce alzando gli occhi al cielo.
Malik si mise seduto per terra vicino ad Harry e prese in mano il joystick cominciando a smanettare. 

Niall si sedette sul letto e cominciò a mangiare del pane e Nutella che prima giaceva sulla scrivania.

-certo che tu hai sempre fame- dissi io scompigliandogli il ciuffo di capelli.
-sì- disse lui addentando un pezzo di pane. 
Mi avvicinai alla porta della camera e la aprii.
-tra poco si cena- dissi uscendo dalla stanza e chiudendo la porta alle mie spalle.

Sbuffai e tornai in camera mia buttandomi letteralmente sul letto.
Probabilmente mi sarei addormentata, e molto probabilmente non avrei cenato.





Spazio autrice...: 
Hola chicas y chicos! Okay, lo spagnolo non fa per me.
Comunque, ci ho messo una vita per scrivere questo capitolo, non so perché, ma volevo che uscisse bello lungo, e alla fine mi sono accontentata.

Adoro tantissimo la scena in cui Carol spia Hazza, davvero, fa morire pure me che scrivo.
Louis è dolcissimo, sempre dolce e disponibile, ma che ci volete fare? È la sua natura.

Adoro scrivere i Flashback, non so perché, ma li adoro xD

Anyway, ho messo il capitolo anche se non c'erano le tre recensioni, ma visto che voglio bene alla carissima 'sexy_tommina_2000' (ti adoro *-*)  ho postato prima. Sì, sono troppo buona. 
Continuo a DUE recensioni, grazie a tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite/ricordate e alla prossima.
Bacioni, -V❤️

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Capitolo 7
*** Harry. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 7.

-sveglia, sveglia, sveglia!- ancora quella voce mi svegliò quella mattina.

Mugugnai qualcosa di incomprensibile e mi girai dall'altra parte.

-dai, se no arrivi in ritardo- Niall alzò la voce e mi scosse leggermente.

-uhm...che ore sono?- chiesi notando che la sveglia era ancora spenta.
-le sette e mezza!- urlò lui sedendosi sul letto.
Dal rumore che sentivo, stava sicuramente mangiando qualcosa, come sempre.

Mi alzai dal letto molto lentamente e aprii l'armadio tirandone fuori una canottiera blu, una felpa della Hollister nera e dei leggings dello stesso colore della felpa.

Mi lavai i denti, misi un po' di mascara e andai nella stanza di Harry per controllare se fosse già uscito, come nella mattina precedente.

Stranamente era nella sua stanza, in mutande davanti allo specchio, ma nella sua stanza.

Ed era già tanto.

-ehm, scusa- lo richiamai facendogli notare che lo stavo guardando.
-quanto posso essere bello?- disse avvicinandosi a me con fare provocante, provocante quanto un termosifone.

Avete presente i termosifoni, quelli quadrati, quelli sì che sono sexy!

-mi accompagni a scuola o me ne vado da sola?- chiesi guardando l'orologio appeso in camera sua.
-aspettami fuori, dieci minuti e arrivo- disse aprendo l'armadio.
-okay, mi raccomando, dieci minuti- lo rimproverai uscendo dalla stanza.

Andai in cucina per prepararmi dei panini, ma ci aveva già pensato qualcun altro.

-ti piace il prosciutto vero?- domandò Niall.
-certo- risposi io appoggiando lo zaino sul tavolo.
-perché sai, il salame l'ho finito tutto io- disse porgendomi due toast.
-hai capito!- dissi io arruffandogli i capelli.
Lui arrossì di poco e mi sorrise.
-vieni qua- dissi per poi abbracciarlo come un orsacchiotto.

Lui era immobile, aveva i muscoli tesi, sembrava un pezzo di marmo.

Per non fare troppo tardi mi sciolsi dall'abbraccio e mi misi sulle punte dei piedi con l'intento di dargli un bacio sulla guancia, ma appena mi avvicinai al suo viso lui si girò di scatto e le mie labbra di attaccarono alle sue.

-ODDIO MA CHE HO FATTO!- urlai in preda alla vergogna coprendomi il viso con le mani.
-tranquilla è colpa mia- disse lui mettendomi una mano sulla spalla.
-sicuro vada tutto bene?- domandai vedendo chiaramente il rossore sulla sua faccia.
-sì, tranquilla- disse sistemandosi il ciuffo di capelli tirato all'insù.
-posso farti una domanda prima di uscire?- domandai mettendomi lo zaino.
-dimmi- 
-vale ancora la promessa che mi hai fatto nove anni fa?- chiesi grattandomi la testa.
Sì, ero nervosa.

Lui sembrò pensarci un attimo, poi alzò la testa e mi sorrise.

-certo- disse dandomi un bacetto veloce sulla guancia e andando a passo svelto verso il piano di sopra.

Scossi la testa e uscii di casa, sperando che Harry fosse già uscito.

Lo vidi sulla sua moto pronto a partire.

-e non mi aspetti neanche!- urlai per sovrastare il rumore del motore della moto.
Lui fece spallucce e mise in moto.

Arrivammo davanti alla scuola dopo uno o due minuti. Colpa dei semafori rossi.

Io scesi dalla moto mettendo il casco che fino a pochi secondi prima avevo in testa sul 'sedile'.

Quando lui si tolse il casco però restai a dir poco sorpresa.

-cosa?!- urlai spalancando gli occhi.
-hai detto tu di andare- disse Zayn mettendo il casco vicino al mio.
-ti odio!- gli urlai contro per poi dirigermi verso l'entrata della scuola che era come al solito pieno di ragazzine urlanti.
-almeno mi potresti ringraziare- urlò lui da lontano.
-fanculo- borbottai tra me e me.

Non potevo davvero crederci di essere stata attaccata a Zayn per più di un millesimo di secondo, davvero, non potevo crederci, io quel ragazzo lo odiavo con tutta me stessa, e lui, pur sapendolo, ha fatto il gentile della situazione.

Appena arrivata davanti al mio armadietto mi sentii toccare la spalla.

-ma un attimo di pace?!- mi lamentai ad alta voce girandomi stufata.
-scusa- disse Liam allontanandosi.
-no, scusami tu- dissi io chiudendo l'armadietto.
Lo abbracciai e ci dirigemmo nella nostra classe ancora vuota.

Già, non l'ho detto, Liam era in classe con me da sempre, anche se era un anno più grande.


Carol's pov.

Uh, eccolo arrivare, era così figo quella mattina, il ciuffo sembrava più gellato del solito, per non parlare di quella camicia così sexy.

Gli scattai una foto proprio nel momento il cui si stava sistemando il ciuffo.
Sarei svenuta da un momento all'altro.

Dio quanto era figo.

Vicino a lui c'era una mia vecchia amica con cui non parlavo da un po', così mi feci coraggio e andai verso di lei, anche se sarei dovuta passare vicino a lui, ma era questo il mio intento : farmi notare.

Mi incamminai verso Susan, o almeno credo si chiamasse così.

-ehi ciao!- la salutai ricevendo in cambio un sorriso e un abbraccio.
-è da un po' che non ci si vede- esclamò lei sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
Osservai Harry con la coda dell'occhio e notai che mi stava guardando.

Dio mio, mi stava guardando!

-in effetti mi stavo chiedendo che fine avessi fatto!- esclamai aprendo le braccia.
-beh, sono abbastanza impegnata con il lavoro di mio padre ultimamente- disse lei abbassando la testa.

Vidi Harry allontanarsi lentamente, così ne approfittai per salutare quella ragazza e andarmene.

-ci vediamo presto allora!- urlò lei.
-a presto Sus- le risposi agitando la mano.

Entrai di corsa a scuola e presi i libri molto velocemente.
Cominciai a correre verso la mia classe, ma qualcuno stava correndo dalla parte opposta alla mia e sbattei contro quel tizio.

Da lì, buio.

Harry's pov.

Era da quasi un'ora che ero in infermeria con quella pazza della Smith.

Era davvero buffa, continuava a muoversi nel sonno, stava dormendo, e ciò era molto strano.

Non smetteva di agitarsi e dimenarsi , e la cosa più strana, era che avrà sì e no ripetuto il mio nome almeno una decina di volte.

Non mi sarei sorpreso nel vederla svenire di nuovo appena mi avesse visto vicino a lei.

Purtroppo però, ero stato costretto a starle vicino almeno finché non si sarebbe ripresa.

Sperai con tutto me stesso che in quel momento almeno mia sorella sarebbe entrata in infermeria per vedere come stava la sua migliore amica, ma non si fece viva, e passai un'altra terribile ora in compagnia di quella ragazza.

Non era poi così male quando dormiva, almeno non si nascondeva o non arrossiva farfugliando parole a caso.
Ma, detto francamente, non avrei mai voluto avere una ragazza come lei, cioè, già si vergognava a vedermi, in più se mi sarei avvicinato a lei per anche sfiorarla, sarebbe morta sul colpo, e non volevo diventare un assassino.
Che poi, se solo le avessi detto che la avevo portata in braccio fino all'infermeria sarebbe direttamente volata nel paradiso. In un paradiso tutto suo dove tutte le persone hanno la mia faccia, hahaha, certo che no.

La vidi aprire leggermente gli occhi e sedersi sul lettino.

Io mi misi seduto con la schiena dritta sulla sedia e la osservai.

-Harry mi sai dire cosa ci faccio qui?- chiese strofinandosi gli occhi.

3...2...1...

-ODDIO, HARRY- urlò in preda al panico.
E svenne, di nuovo.
Merda.

L'infermiera aprì di scatto la porta e con faccia preoccupata si avvicinò al lettino di Carol.

-che cosa le è successo?- chiese guardandomi dritto negli occhi.
-si è svegliata, ha detto qualcosa di incomprensibile ed è svenuta di nuovo- ammisi con un pizzico di umorismo.
-signorino Styles, non me la racconta giusta, ha altri amici che lei conosce?- mi chiese lei massaggiando leggermente la testa della Smith.
-sì- dissi io sbuffando.
-dove posso trovarlo o trovarla?- chiese lei sistemandosi gli occhiali.
-2ª B, Sophie Blue- 

Lei mi ringraziò e uscì di fretta dalla stanza.

Mi appoggiai con i gomiti sulle ginocchia e mi fermai un po' ad osservare quella ragazza.

I capelli rosso rame le ricadevano un gran parte sul viso, non erano molto lunghi, probabilmente arrivavano alle spalle.
Le lentiggini formavano strani disegni su gran parte della sua faccia.
Le sue labbra rosee si muovevano leggermente ad ogni respiro, come se volesse dire qualcosa.

Carol's pov.

-Harry, finalmente!- dissi ad altra voce abbastanza per farmi sentire da lui.
Lui si girò verso di me sfoggiandomi un bellissimo sorriso.
Ero finalmente riuscita a confessargli i miei sentimenti verso di lui.
E lui li aveva accettati, aveva detto che ci avrebbe pensato a lungo, ma di sicuro non era un no.
Ero eccitatissima, quello doveva essere il nostro primo vero appuntamento.
Si fermò con la sua moto a qualche metro da me, distolse il suo sguardo dal mio e si girò alla sua destra.

Lui stava già aspettando un'altra ragazza.

Cominciai a piangere, proprio quando il mio sogno si stava realizzando, viene infranto, ma da chi?

Cercai di riconoscere quella ragazza.

Sophie.

Cosa cazzo ci faceva Sophie abbracciata al mio Harry?
Perché sembrava si stessero scambiando parole dolci, bacini sulla guancia e sulla punta del naso?
No, tutto ciò non poteva essere vero.


-no!- mi risvegliai dal mio incubo.
Era solo un sogno.
Mi guardai intorno e vidi Harry che.mi.stava.fissando.

Okay Carol, respira.

Non urlare, non svenire, è tutto okay.

-ti senti bene?- chiese lui piegando leggermente la testa verso destra.

Io spalancai gli occhi, guardai a destra, poi a sinistra, ed infine posai il mio sguardo ancora su di lui.

-sì, sto dicendo a te- disse ridendo.

Cristo quella risata.
Uccidetemi.

-ah- risposi io abbassando lo sguardo.

-quindi, stai bene?- domandò di nuovo.
-credo di sì- risposi con la voce tremante.

Lui sospirò alzandosi dalla sedia.

-penso che la mia presenza qui non sia più necessaria- disse aprendo la porta.

Aprii la bocca come per dire qualcosa, ma le parole non uscivano, l'unico ad uscire, era lui, dalla stanza.
E mi lasciò sola.

Poco dopo la porta si aprì di nuovo, pensai fosse Harry, ma mi sbagliavo, era Sophie seguita dall'infermiera Grace.

-ti senti bene?- chiese Sophie sedendosi vicina a me.
-sì, penso che possa uscire di qui- dissi alzandomi dal letto.
Solo allora provai un forte dolore allo stomaco.

-che cosa mi è successo?- chiesi alla Grace.
-quando ti sei scontrata con il signorino Styles per sbaglio lui ha reagito tirandoti un pugno nello stomaco, ha detto che non lo aveva fatto apposta, non si era accorto della situazione, pensava fosse un altro ragazzo- disse lei sistemando dei documenti.
-ah, capisco- disse Sophie.
-potete andare- disse la Grace fervendo segno con le mani di uscire.

Uscimmo dalla stanza e mi fermai per controllare l'ora sul mio cellulare.
-attenta che non ti vedano- bisbigliò Sophie.
-tranquilla- dissi io entrando nei bagni. 
-ah beh, allora- disse lei entrando con me.

Controllai l'ora, le dodici e un quarto.
Ancora un'ora e sarei uscita da quell'incubo chiamato "scuola".

Sinceramente, non mi era mai piaciuto studiare, avevo troppo da fare, tipo correre dietro a Harry, infatti, prima di andare alle medie, ero una studentessa modello.

Notai Sophie uscire dai bagni facendomi segno di andare, perché tra poco sarebbero ricominciate le lezioni.
Eh va beh, era l'ultima ora.

Andai verso l'aula di scienze che era completamente vuota, meglio così.
Mi sedetti su una sedia degli ultimi banchi e tirai fuori il libro dallo zaino.

In quel momento vidi Harry entrare in classe un po' spaesato con un foglietto in mano.
Si guardò un po' in giro e finalmente mi notò.

Harry's pov.

-merda, dimmi che questa non è l'aula di scienze, ti prego- pensai.
Non potevo di nuovo ritrovarmi gli occhi della Smith puntati addosso.

Era fastidioso.

Mi avvicinai a lei facendo finta di essere sorpreso di vederla.

-potresti dirmi se questa è l'aula di scienze?- chiesi grattandomi la testa con una mano e reggendo il foglio di carta con l'altra.

Ti prego Dio, fa che dica di no.

-sì, è questa- rispose lei, aspetta, non aveva risposto lei.
Uhm, la Cooper, quell'americana, era appena entrata in classe e si stava avvicinando a me.
-ciao- dissi ammiccando.
-salve Styles- disse lei sedendosi nella fila centrale a destra.

La fissai per un po', aveva una mini gonna altamente provocante, una canottiera che dire che era scollata non era abbastanza, e in più, continuava ad accavallare le gambe.

Dio, se era una cosa eccitante.





Spazio autrice...:
Allora, mi scuso per il ritardo, davvero, perdonatemi, ma come probabilmente avrò già detto, ho un'altra ff da portare avanti, ed è sempre più difficile per me.
Anyway, sembra che la presenza di Sophie in questo capitolo sia superficiale, dato che parlano quasi solo Harry e Carol, viva i Carry!
Come al solito abbiamo la parte dolcioso tra Sophie e Niall (un aiutino per trovare un nome per shipparli? :'))
No, beh, comunque resta il fatto che io adoro Carol, è fantastica, davvero.
Cercherò di aggiornare il prima possibile, lo prometto.
In cambio, però, sì sono cattiva, vorrei almeno 3/4 recensioni, lo so che mi volete bene.
Piccola domanda : chi di voi è andata al concerto dei 1D il 28 o il 29 giugno o il 6 luglio? Fatemi sapere ;)
A presto, V❤️

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Capitolo 8
*** Little Things. ***


Prima di leggere, consiglio di ascoltare questo capitolo con Little Things di sottofondo, se no va beh, va bene lo stesso ;)






One direction and two possibilities. 
Capitolo 8.

Sophie's pov.

-non me lo sarei mai aspettato- dissi affacciandomi per vedere meglio il panorama.
-lo so, ma è la mia natura sorprenderti- disse Louis mostrandomi un bellissimo sorriso a trentadue denti.

Il mio migliore amico Louis, mi aveva portata sul London Eye, ed era fantastico.

Voleva fin da subito farmi una sorpresa, ma io non lo volevo seguire, ci volle pure Harry per costringermi a salire in macchina.

-guarda!- esclamai indicando un puntino in basso sotto di noi.
-cosa c'è?- chiese lui abbassando lo sguardo verso il mio dito.
-Harry è così minuscolo!- dissi ridendo.
Lui si mise a ridere e gli fece pure una foto.
-quando scendiamo gliela facciamo vedere!- dissi io appoggiando le mani sulle sue ginocchia.
Lui fece cenno di 'sì' con la testa e mi sorrise.

Harry non ne voleva proprio sapere di salire, piuttosto se ne sarebbe stato laggiù con Carol che lo fissava, incessantemente.
Anche Carol non voleva salire, è buffo, sopperivano tutti e due o di claustrofobia, nel caso di lei, o di vertigini, nel caso di lui.

Il giro finì, e io e Louis decidemmo di aspettare un po' e di prenderci dello zucchero filato.
Adoravo lo zucchero filato.

-scusi non c'è la possibilità di farlo a forma di unicorno?- chiesi alla ragazza dello zucchero filato.
Louis si mise a ridere dandomi delle leggere gomitate.
-come scusi?- chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia.
-lasci perdere, me ne faccia due normali- disse Louis trattenendo le risate e cercando il portafoglio.
La ragazza annuì e ben presto avevamo già i nostri bastoncini con lo zucchero filato in mano.

-Harry!- urlai agitando la mano in aria.
Lui si girò verso di noi con fare scocciato e si avvicinò a passo lento.
-dove siete stati?- chiese guardando l'ora sul suo cellulare.
-ne vuoi un po'?- gli ho domandato sventolandogli lo zucchero filato davanti alla faccia.
-volentieri- disse avvicinandosi.
Piegò la testa di lato, come se avesse dovuto baciare una persona, e ha leggermente aperto la bocca prendendo un po' di zucchero filato.
-che hai da guardare?- chiese lui pulendosi la bocca.
-niente- 

Andammo a casa ricordandoci di Carol che nel mentre noi eravamo a parlare si era nascosta nell'area parco giochi, tanto per non dare nell'occhio, ovviamente.

Lei ci ringraziò e entrò in casa sua.
-prossima fermata, casa Styles!- dissi io dando una forte pacca sulla spalla a Harry.
Lui mi guardò fingendo un sorriso e si girò verso il finestrino.
Louis accelerò verso casa mia, ascoltando una canzone di Beyoncé.
-che hai?- sussurrai nell'orecchio di Harry che si irrigidì.

Uhm, precoce il ragazzo. 

-niente- si girò verso di me - è solo che stavo pensando- concluse abbassando la testa.
-e a che pensavi?- domandai ancora sussurrando e notando le sue reazioni.
-a Carol- disse sospirando.
-seriamente?- quasi urlai.
Louis frenò di colpo e si girò verso di noi, che eravamo dietro.
-cosa è successo?!- chiese guardando verso di noi con fare preoccupato.
-niente- dissi stringendomi nelle spalle.
-ma allora che cazzo ti metti ad urlare- disse lui con fare molto incazzato.
-scusa- 
-lascia stare-
Mi girai ancora verso Harry, che era ancora girato verso il finestrino con lo sguardo perso nel vuoto.
-e cosa pensavi di lei?- gli sussurrai ancora.
-che è strana, cioè, gli piaccio da un sacco di tempo, io non le presto attenzioni, ma lei insiste, cioè, anche se sa che molto probabilmente non avrà speranze, lei non si da per vinta, e continua la sua missione- disse con serietà.
-sagge parole- dissi io.
-già- confermò lui.

Arrivammo a casa nostra dopo pochi minuti, e, come ogni venerdì sera, invitai Louis a venire dentro casa.

Lui per un attimo sembrava voler dire di no, ma per non ferire i sentimenti di papà, che ormai lo aveva preso in simpatia, entrò in casa.

-buonasera signor Blue- disse Louis stringendo la mano di mio padre.
-buonasera anche a lei- continuò salutando la madre di Harry.

Louis mi seguì in camera mia, dove, dopo essermi messa il pigiama, sotto i suoi occhi vaganti, mi sedetti a letto.

Lui si avvicinò al comodino e prese in mano il cofanetto bianco che tenevo da una vita.

-ne è passato di tempo- disse aprendolo.
-già- dissi guardandomi i piedi.
-sembra ieri che ti portavo sulla bicicletta con le rotelle- disse lui sorridendo.

Quel cofanetto era pieno di nostre foto, foto mie, foto sue, foto di Harry, foto addirittura di Zayn e Niall, foto con Liam, foto tutti insieme, tante tante foto.

Louis ripose il cofanetto sul comodino, tenendo in mano però una foto.

-mi dispiace per prima- si girò verso di me -ma lo sai quanto sono nervoso quando guido- disse sistemandosi i capelli nervosamente.
-tranquillo, è tutto okay- dissi io alzandomi.
-okay- rispose lui.
Ci stringemmo in un forte abbraccio e lui mi sollevò di poco.

-a volte mi mancano in vecchi tempi- disse lui lasciandomi e osservando la foto.
-intendi i tempi di quando io e Zayn eravamo amici, di quando Harry e Liam si vedevano tutti i giorni per scambiarsi le figurine dei Pokémon, i tempi dove loro ti salivano in spalla e tu li portavi in giro per il parco, di quando ero sempre io la principessa degli unicorni, di quando ogni weekend andavamo tutti al mare, di quando tutto era più bello e armonioso?- mi fermai per alcuni secondi -beh, se intendi questo, sì, mancano anche a me- dissi abbassando la testa.
-ci avrei scommesso- disse sospirando.
Ripose di nuovo la foto all'interno del cofanetto.
Mi ricordo ancora la scritta a pennarello indelebile dietro di essa.
"3 Marzo 2000, sesto compleanno di Sophie, festa degli unicorni"
La foto ritraeva me al centro con un sorriso smagliate senza i denti sopra, Harry con Liam alla mia destra, e Louis, Zayn e Niall alla mia sinistra.
Ma la cosa più buffa, era che in quella foto, tutti avevano quel buffo cappellino a forma di cono, che li faceva sembrare degli unicorni.
E quel cofanetto, quel morbido cofanetto bianco, era il regalo di Louis, dove lui aveva già riposto alcune foto, alcune foto bellissime.
-Louis- dissi sottovoce.
Lui alzò la testa verso di me.
-il te'- continuai sorridendogli.

Lou's pov.

Da quando eravamo migliori amici, alla sera, prima di dormire, lei si preparava sempre una tazza di te', non sapevo se lo faceva tutte le sere, ma quando c'ero io, lo faceva sempre.
Glielo avevo consigliato io, quando era appena arrivata qui a Londra, mi ricordo ancora quel momento.

Flashback.

-perché non riesco mai a dormire?- chiese lei facendo la faccia da cucciolo.
-hai mai provato con la camomilla- mi fermai ad osservare il cielo -ti fa subito prendere sonno- conclusi sistemandogli una ciocca di capelli ribelle dietro ad un orecchio.
-mi fa schifo la camomilla- si lamentò lei facendo una buffa smorfia.

Io mi misi a ridere.

-allora fai come me, prenditi una tazza di te'- le dissi sorridendole.

Eravamo seduti su un muretto di mattoni vicino al parco giochi, in un piccolo praticello. 

-forse lo farò- disse lei mettendosi in piedi.
-attenta che cadi- le dissi prendendomi le mani.

Lei si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla guancia.

-grazie Lou- disse arrossendo.

Fine Flashback.

Uscii dalla sua stanza e andai in cucina dove trovai già Harry occupato a bere dell'acqua.

Lo salutai con un cenno della mano e aprii l'armadietto con dentro tutti gli infusi e i condimenti.

-ma si può sapere che cosa fate tutti i venerdì sera tu e Sophie nella sua stanza?- chiese mettendo l'acqua nel frigorifero. 

Beh, la risposta era semplice, non avevo niente da nascondere.

-parliamo- dissi io mettendo l'acqua in un pentolino.
Accesi il fuoco e ci misi sopra quel pentolino mezzo pieno d'acqua.

-e di cosa?- domandò ancora più incuriosito di prima.
-di un po' di tutto- risposi sicuro aspettando che l'acqua diventasse abbastanza calda.

Lui si strinse nelle spalle e se ne andò.
Che strano ragazzo.

Dopo qualche minuto il te' era pronto.

Salii nella stanza di Sophie e la ritrovai in intimo davanti allo specchio.

-ancora la solita storia?- domandai ridendo.
-devi sopportare Tomlinson- rispose lei scrutando ogni sua parte del corpo davanti allo specchio.

Misi il vassoio con il te' sul comodino e mi avvicinai a lei.

-odio le micro fossette sotto i miei occhi quando sorrido- disse massaggiandosi la faccia.
E ricominciava la stessa storia.
-e odio anche queste fottutissime lentiggini che mi vengono in questo periodo dell'anno!- esclamò toccandosi le guance.
-e guarda queste stupide gambe, le cosce sono orribili, e poi, sono stupidamente storte!- esclamò di nuovo alzando di poco la voce che rimbombò nella stanza leggermente illuminata da una lampada.
-per non parlare poi della mia schiena- si girò dando le spalle allo specchio rimanendo però con lo sguardo attaccato ad esso -o del mio fondoschiena, che formano una coppia assurda- concluse rigirandosi completamente verso lo specchio.
-odio la mia voce registrata, so che non c'entra niente con il mio corpo, ma è lo stesso una cosa che fa parte di me, e sapere che la mia voce è così, e che tu in questo momento mi stai ascoltando, mi mette i brividi- disse ancora facendo finta di abbracciarsi da sola.
Scossi leggermente la testa.
-e continuerò a spremermi nei jeans, sì, non voglio sapere quanto peso, non lo voglio sapere, so che tu mi dici sempre che sono perfetta e bla bla bla, ma io non la penso come te- disse mettendo le mani sui fianchi.

Sbuffò rumorosamente e si avvicinò a me.
-ho finito- sussurrò abbracciandomi.
Ricambiai l'abbraccio stringendola a me, e dimenticandomi soprattutto che lei era in intimo, ma dettagli, volevo solo godermi l'abbraccio della mia migliore amica.

-ora bevi piccola chiacchierona- le dissi accarezzandole i capelli.
Lei prese la tazza di te' ormai tiepida e la bevve in pochi secondi.
-grazie Lou- 
-figurati Fifì-
Si mise comoda nel letto, e come ero solito a fare, le rimboccai le coperte.
-notte- le sussurrai.
Lei non rispose, era stanca, molto stanca.

Chiusi la porta della sua camera alle mie spalle, andando verso la stanza di Harry per salutare Niall.
Bussai tre volte.
"Avanti"

Aprii la porta e mi ritrovai Niall alle prese con le coperte.
-già vai a letto?- gli domandai sorridendo.
-no, è che devo nascondere i miei spuntini notturni da qualche parte- rispose nascondendo alcuni pacchetti di merendine sotto il letto.
-secondo te la Nutella dove posso metterla?- chiese mettendosi una mano nei capelli.
-prova sotto il tuo cuscino- gli risposi ridendo.
-ottima idea- esclamò.

Lo salutai e uscii dalla stanza.
Non avevo ancora visto Harry.

Entrai di nuovo nella stanza di Sophie, tanto per vedere se stava dormendo, e come mi aspettavo, era già nel mondo dei sogni.

Mi avvicinai lentamente a lei, e come ero solito a fare, recitai nella mia mente la sua canzoncina della buona notte, la canzoncina che non le ho mai fatto sentire.

" La tua mano sta nella mia come se fosse fatta solo per me, ma tienilo a mente, doveva andar così.

E sto unendo i puntini con le lentiggini sulle tue guance, ed ora tutto ha un senso per me.

So che non hai mai amato le pieghe dei tuoi occhi quando sorridi.
Non hai mai amato il tuo stomaco, le tue cosce o le fossette alla fine della tua schiena.
Ma io le amo all'infinito.

Non lascerò che queste piccole cose escano dalla mia bocca.
Ma se lo faccio, se tu, oh, sei tu, fanno parte di te.

Io sono innamorato di te e di tutte queste piccole cose...

Non riesci ad andare a letto senza una tazza di te', e forse questo è il motivo per cui parli nel sonno.
E tutte quelle conversazioni sono i segreti che io mantengo, anche se non hanno senso per me...

Lo so che non hai mai amato il suono della tua voce registrata.
Non vuoi mai sapere quanto pesi, devi ancora spremerti nei jeans.

Ma tu sei perfetta per me!

Non lascerò che queste piccole cose escano dalla mia bocca.
Ma se è vero, sei tu, oh, sei tu, fanno parte di te.
Io sono innamorato di te e di tutte queste piccole cose.

Non amerai mai te stessa nemmeno la metà di quanto ti amo io.
Non tratterai mai te stessa come si deve.
Ma io voglio te...

Se ti facessi sapere che sono qui per te, forse ti ameresti come ti amo io...

Ho appena lasciato che queste piccole cose uscissero dalla mia bocca.
Perché sei tu, oh, sei tu, sei tu, fanno parte di te.
E io sono innamorato di te e di tutte queste piccole cose...

Non lascerò che queste piccole cose escano dalla mia bocca.
Ma se è vero, sei tu, oh, sei tu, fanno parte di te.
E io sono innamorato di te e di tutte queste piccole cose... "

Ma il mio era solo un amore fraterno, nulla di più.

Buona notte.





Spazio autrice...:
Eccomi qua dopo alcuni secoli!
Evviva, sono di nuovo qui!
Alcune mi odieranno, altre tipo staranno piangendo dopo le citazioni da Little Things, ma vabbe', dettagli.
Questo è un capitolo, uhm, Lophie? Souis? Boh.
Comunque sia, è un capitolo bellissimo, sto piangendo, lo giuro, probabilmente tra poco il telefono si fulminerà a causa delle mie lacrime (di gioia ovviamente).
Harry, che gelosone che sei, ma è tua sorella, stai buono u.u
Spero tanto tanto che il capitolo vi sia piaciuto, a me piace tanto, se potessi recensirei da sola la mia storia xD okay, la smetto.
Questa volta, ho 2 domande. 1) Quanti anni pensate che io abbia (muahaha ne vedremo delle belle) 2) Cosa ascoltate oltre agli One Direction? Aspetto le risposte ;).

2 o 3 recensioni me le lasciate? *fa la faccia da cucciolo bastonato*

A presto, Vale❤️

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Capitolo 9
*** Kiss You. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 9.

Uscii dalla stanza di Sophie, che come al solito stava facendo monologhi assurdi sulla vita segreta degli unicorni e di tutti i loro simili, e incontrai Harry a girare nervoso per il corridoio.

Alzò la testa verso di me e spalancò gli occhi mettendo in mostra le sue iridi verde smeraldo.

-ehi- dissi io andandogli incontro.
-che stavi facendo lì dentro?- chiese lui abbastanza nervoso.
-la ho stuprata a sangue!- dissi io il più serio possibile.
-cosa?!- 
-sto scherzando, le ho dato la buonanotte- mi corressi ridendo.
Notai la sua espressione cambiare totalmente, secondo me non apprezzava il mio modo di scherzare.

-sei il solito- disse alzando gli occhi al cielo.
Gli sorrisi e gli diedi una pacca sulla spalla.
-ci vediamo amico- dissi a Harry che stava per entrare in camera sua.
Lui non rispose, bene.

Salutai Anne e Robert che erano ancora svegli a guardare la tv in salotto e uscii di casa.

Il venticello freddo e leggero di Londra era un buon amico in momenti simili, mi faceva venire in mente tutti i momenti belli e sereni della mia vita, soprattutto i momenti passati con Sophie, lei era come quel venticello fresco, ogni volta sapeva renderti felice con poco, anche con un sorriso, con una parola, anche solo guardandoti.

Misi in moto la mia auto e sfrecciai verso casa mia.

Frenai di colpo quando vidi una ragazza attraversare la strada proprio davanti a me e accasciandosi a terra davanti alla mia auto.
-merda!- urlai aprendo la portiera.
Mi avvicinai a quella ragazza tremante.
Sembrava tutto a posto, non aveva niente di rotto o di sanguinante, sembrava una ragazza normale.

-tutto bene?- domandai con voce tremante causata dallo spavento.
-John, portami a casa e smettila di scherzare- disse quella ragazza cerchiandomi il collo con le braccia.
-John?- domandai confuso.
-John sei un figlio di puttana, per una volta portami a casa o non ti parlo più!- affermò quella ragazza con voce divertita.

Sì, era totalmente ubriaca.

La feci salire in macchina dopo varie proteste da parte sua, ovviamente non avevo ancora capito chi fosse quel John, soprattutto perché dovevo essere io.

Era una ragazza carina, non avrei potuto dire che avesse anche un bel carattere, dato che mi mandava a fanculo ogni due minuti senza motivo.

-fanculo John- disse sbuffando.

Ecco, appunto.

Non sapevo dove portarla, dato che quando le ho chiesto dove la avrei dovuta portare mi ha risposto un altro "fanculo John", quindi la portai a casa mia.
Non la avrei lasciata in mezzo alla strada.

Aprii la porta di casa e lei entrò goffamente buttandosi letteralmente sul divano.
-hai cambiato casa?- disse grattandosi la pancia.
-no, è la stessa da un anno- dissi accennando un sorriso.
Lei mi guardò disgustata e osservò l'ambiente intorno a se'.

-posso sapere il tuo nome?- azzardai sedendomi vicino a lei.
-fanculo John- sbadigliò -tu sai il mio nome, solamente sei un figlio di- la fermai prima di dire il resto della frase, non mi piaceva il fatto di essere insultato così, cioè, va bene tutto che era ubriaca e che io non ero John, ma mi stava pur sempre dando del figlio di, uhm, va beh, lasciamo perdere.

Lei si addormentò di colpo, lasciandomi a bocca aperta, cioè, wow, non avevo mai visto nessuno addormentarsi così velocemente!

Scossi la testa e andai in camera mia.
Casa mia non era affatto grande, era un piccolo appartamento in centro, piccolo e carino, ma pur sempre moderno.
Era una specie di regalo da parte dei miei, loro mettevano la sostanza, e io la avrei portata avanti con il mio lavoro.
Che poi, a dirla tutta, il mio lavoro non era granché, ma pagavano bene, quindi perché no?
Facevo di turno ad un negozio di auto super nuove e fiammanti, erano tutti sempre molto gentili con me, sapevo trattare bene i clienti, inoltre, il mio capo, disse che i clienti erano aumentati da dopo il mio arrivo, ero come un diamante intoccabile per lui, ma io lo odiavo, quel ciccione ubriacone.

Misi le chiavi della macchina sulla scrivania e accesi il computer.
Nel frattempo in cui aspettavo che il computer si accendesse presi una coperta dall'armadio e andai in salotto.
Lei era ancora lì, beata a dormire.
La coprii con la coperta e spensi la luce.


Harry's pov.

Appoggiai la testa sul cuscino, ma sentii un qualcosa di duro sotto la mia testa...uhm, dovevo preoccuparmi?
Alzai la testa confuso e misi la mano all'interno del cuscino.
Appena vidi cosa c'era dentro posai il mio sguardo su Niall.

-Niall- dissi alzando la mano con il vasetto di Nutella.
-che c'è?- domandò.
Sentii il suo stomaco brontolare, così mi misi a ridere.
-non cambierai mai- dissi ridendo.
Gli lanciai il vasetto e lui lo aprì.
Annusò il "dolce sapore inebriante" della Nutella e lo richiuse.
-buona notte e non mangiare troppo- dissi ridendo e spegnendo la luce.
-notte- rispose lui con la bocca piena, immaginavo.


Lou's pov.

Sentii scuotermi leggermente la spalla.
Solo dopo alcuni secondi dopo, ancora con gli occhi chiusi, mi venne in mente che io vivevo da solo e non avevo animali.
-aiuto, non fatemi del male!- urlai in preda al panico.
Misi a fuoco la situazione, e solo allora capii tutto.
Mi ricordai della sera prima, dell'incontro con quella ragazza, che mi chiamava John, e tutto il resto.
-cosa ci faccio qui?- chiese la ragazza.
-non ne ho idea, so solo che ieri sera eri totalmente ubriaca- ammisi strofinandomi gli occhi.
-oddio, non dirmi che abbiamo...- si fermò coprendosi la faccia.
-no, che vai a pensare- dissi avvicinandomi a lei.
-menomale- disse lei.
-stavo per investirti, mi chiamavi John, mi hai chiesto di portarti a casa, ma ogni volta che ti chiedevo dove portarti mi rispondevi "fanculo John"- mi grattai la testa -quindi ti ho portata a casa mia, ti sei addormentata sul divano, e ora sei qui- dissi guardandola.

Uhm, ma guarda un po', ero in boxer davanti ad una perfetta sconosciuta.
Ma quella era casa mia.

-mi dispiace di aver creato problemi- disse lei piegando la testa verso destra.
-macché, non hai creato nessuno problema, tranquilla- la tranquillizzai io poggiandole una mano sulla spalla.
-io sono Eleanor, Eleanor Calder, e tu?- chiese portando la mano destra in avanti.
-Louis Tomlinson- risposi stringendole la mano.
Aveva un sorriso raggiante, ed era completamente diversa da come la avevo vista la sera prima.
Sembrava un angelo.

La invitai a sedere sul divano, e lei accettò molto volentieri.
Continuava ad osservarmi, era snervante, cosa avevo di così tanto speciale?
Ah sì, giusto, non avevo i pantaloni.

-John è mio cugino, mi ha portata ad una festa ieri sera- si sistemò i capelli -e mi avrà fatta ubriacare- concluse posando il suo sguardo sul mio.

Io annuii e lei sorrise.

-sembri un tipo interessante- ammiccò lei avvicinandosi a me.

Il fatto era che lei era così dannatamente così vicina a me, che non sapevo cosa fare, cioè, non era affatto una brutta ragazza.

Facciamo i conti... Bella ragazza + ci sta provando con me = vediamo come va a finire.

Si avvicinò sempre di più a me e mise una mano vicino all'elastico dei miei boxer.

Non sapevo quanto tempo avrei resistito.

Si avvicinò lentamente al mio orecchio mordendo lievemente il lobo.

-molto interessante- sussurrò abbassando di poco la mano facendola entrare in contatto con i miei boxer.

Però, visto che io sono Louis Tomlinson e non il primo che capita, la fermai, ahimè.

-no, non andare avanti- dissi deglutendo -ci conosciamo a malapena- conclusi strattonandomi dalla sua presa sul mio braccio.

-come vuoi, scusa- disse mordendosi il labbro inferiore.

Con le mani coprii il mio amichetto giù in fondo dentro alle mutande, tanto per non fare figure troppo imbarazzanti.

-è che mi piaci- disse arrossendo leggermente.

Alzai lo sguardo su di lei abbastanza confuso.

-non so se ti ricordi di me, ma sono la figlia del tizio che ti ha venduto la casa- disse finendo la frase con un sorriso.
-da quando quel giorno ti ho notato, non ho fatto altro che pensarti- concluse poi fissando il pavimento.

Cioè, lei, mi aveva notato, ma io non avevo notato lei.

-bello- dissi io non sapendo cosa dire.
-scusami- disse lei alzandosi dal divano.

-forse sono stata troppo affrettata- disse prendendo la sua borsa.

-tranquilla, se vuoi, possiamo vederci, ogni tanto- dissi mettendomi una mano nei capelli.

Lei mi sorrise e aprì la porta di casa mia.

-allora ci vediamo- disse lei uscendo.
-ciao- la salutai con la mano.


Sophie's pov.

-sveglia pigroni!- urlai entrando nella camera di Harry.
Niall scattò in piedi stile militare mentre Harry non si svegliava neanche con la canzone di Heidi a massimo volume.
E dire che una volta funzionava.

Quel giorno dovevamo andare in montagna, facevamo solo il week-end, ma non si poteva di certo fare tutta la settimana...
Di solito partivamo verso mezzogiorno, e si tornava il giorno dopo verso il tramonto.
La strada non era lunga, ci mettevamo circa un ora e mezza.

-Niall, se Harry non si sveglia entro le dieci non ti diamo da mangiare- dissi io mettendo le mani sui fianchi.
-ma cosa c'entro io?- chiese sistemandosi il ciuffo di capelli con una mano.
-dai sveglialo, io ho da fare- dissi chiudendo la porta.

Andai in bagno, mi truccai con del correttore e del mascara e sistemai i capelli in una coda alta.
Per i vestiti avevo indossato jeans e felpa, semplici e comodi.

Mio padre ed Anne, come al solito, avevano già portato i borsoni in macchina, nessuno era più puntuale di loro.

Solo dopo le dieci e un quarto Harry uscì dalla sua stanza pronto per sopravvivere alle mie lamentele di quanto lui fosse ritardatario e scansafatiche.
Niall continuava a dire che aveva fame o che era di troppo.
E ovviamente, quella che sopportava tutto, ero io.

-quando si arriva?- chiese Niall dopo la terza volta in cinque minuti.
-tra poco- disse mio padre.
-ma anche prima era tra poco- si lamentò ancora io biondo.
-e tra poco si arriva- ribatté mio padre.
-uffa- concluse Niall.

Io e Harry eravamo seduti vicini, beh in verità lui era in mezzo, quindi era vicino sia a me che a Niall, però Niall si era circondato di roba da mangiare, quindi Niall era vicino alla Nutella, e io ed Harry eravamo seduti vicini.

-Laura sarà da noi in questi due giorni- disse Anne.
Chi è Laura?
Beh Laura era una mia vecchia amica d'infanzia, diciamo che era mia amica solo nel periodo infantile, quando non era troia, tanto per puntualizzare.

Non è che fosse quella classica ragazza tutta ossigenata o cose simili, anzi, a prima vista poteva sembrare una ragazzina semplice, dolce, simpatica e gentile...ma non era così, anzi, era tutto il contrario, era viziata, stronza e perfettina.
La odiavo quella ragazza, in più, dovevo dormirci insieme, come sempre.
Di certo non avrebbero fatto dormire Harry con lei, soprattutto perché non lo avrei permesso.

Arrivammo alla nostra casetta in montagna dopo un ora, prima rispetto al solito.
La porta era aperta, quindi entrai io per prima, accompagnata da Niall.

-Laura?- domandai affacciandomi sullo stipite della porta della cucina.
-ah, sei tu- disse lei facendo una smorfia.

Niall mi seguì ed entrò in cucina guardandosi intorno.

-ma non me lo presenti?- disse lei con la classica voce scherzosa, finta voce scherzosa.
-sono Niall Horan- disse lui porgendole la mano.
-uhm, piacere- ricambiò stringendogli la mano e sorridendo.
-quando si mangia?- domandò Niall.
Io mi misi a ridere seguita dalla risata acutissima di Laura che probabilmente mi avrà otturato le orecchie.

Poco dopo vidi entrare Harry dalla porta con tre borsoni in mano.

-ti aiuto- gli dissi prendendo due borsoni.
Lui mi ringraziò con gli occhi e insieme andammo nelle rispettive camere.

La mia camera aveva una terrazza davvero ampia che si affacciava ad un grande lago là davanti.

-si mangia!- sentii Niall urlare dal corridoio.

Scossi leggermente la testa e scesi di sotto, dove trovai la tavola piena di roba buona da mangiare, chissà come sarà stato felice Niall.

Pranzammo tutti insieme in armonia come una famiglia, e, verso le tre, Harry e mio padre andarono a pesca nel lago, Anne uscì con Laura a raccogliere la frutta nel frutteto, e io e Niall rimanemmo solo in casa.

-ti va di fare un gioco?- chiese Niall sorridendo maliziosamente.
-okay- dissi io sfidandolo con lo sguardo.

Lui si avvicinò a me e cominciò a farmi il solletico, e io, mi accasciai a terra, visto che lo soffrivo terribilmente.
Dopo alcuni secondi lui si allontanò da me, si mise a correre e urlò un "adesso devi trovarmi!"

Perfetto, dovevo pure giocare a nascondino.

Mi asciugai le lacrime causate del troppo solletico e mi alzai in piedi.

Cominciai a cercarlo ovunque, ma non lo trovai.

D'un tratto vidi qualcosa muoversi in un angolino dello sgabuzzino.

-eccot- non mi fece finire di parlare che mi tirò a se'.
-shh- disse tappandomi la bocca.
Chiuse leggermente la porta dello sgabuzzino e mi fece cenno di sedermi per terra.

Il suo cuore batteva a mille, era molto agitato, ma non per il fatto di aver corso, ma per qualcos'altro.

-Niall ma cos- cercai di parlare, ma lui mi tappò di nuovo la bocca.
-abbassa la voce- disse sbirciando dalla fessura della porta.
-ho sentito dei rumori- disse stringendomi più forte.

-pensi che sia un ladro?- chiesi con il tono di voce il più basso possibile.
-sì, se non un assassino- rispose lui.

In quel momento mi sentivo come una cavia in una gabbia dentro ad un laboratorio, sapevo già il mio destino, anche se non sapevo cosa avrebbero fatto di me, l'unica cosa che potevo fare era godermi quei momenti con Niall.

-ho paura- sussurrai sprofondando nel suo petto.
-ci sono qui io- rispose lui stringendomi ancor più forte.

Mi staccai un attimo da lui con l'ansia che ormai mi stava divorando e spiai da una fessura della porta.

Vidi un uomo tutto vestito di nero, aveva un passamontagna che gli copriva tutto il volto, aveva un coltellino in una mano, e un sacco nero nell'altra.

Indietreggiai scontrandomi con il petto di Niall, che era ancora più agitato.

Mi strinsi a lui il più possibile.

-prima di rischiare- sospirò -voglio fare una cosa- finì la frase prendendomi il volto fra le mani.
-no, Niall, non devi uscire da qui- ribattei io mettendo le mani sul suo petto caldo.

Prima che potessi dire altro, lui poggiò le sue labbra sulle mie.

"Quando le sue labbra socchiuse hanno incontrato le mie ho cominciato a sentirmi senza fiato in un mondo nuovo e affascinante."

Ed ecco che cielo e terra si scontrano, il Sole e la Luna, il caldo e il freddo, l'inverno e l'estate, il giorno e la notte, io e lui, noi.

Non avevo mai baciato un ragazzo, lo ammetto, penso che quello sia stato il mio primo bacio. Un bacio rovinato dalla situazione al di fuori di quello stanzino buio.

Il bacio, poi, divenne più, ehm, passionale, diciamo che lui si ritrovò a esplorare la mia bocca, e io la sua.
Per un momento era come se tutto intorno a noi fosse scomparso, come se lo sgabuzzino non esistesse, come se noi due fossimo dispersi nell'infinito dell'universo.

Poco dopo, però, il bacio finì, purtroppo, e mi toccò ritornare alla dura realtà dei fatti.

Niall mise la mano sulla maniglia della porta.

-ti prego, non farlo- lo supplicai.
-devo- disse lui.

Aprì la porta di scatto e uscì da quel posto buio in cui eravamo.

-e tu chi sei?- urlò un uomo dalla stanza vicino.
-cosa ci fai tu qui?- urlò Niall in risposta.
-levati, sei solo un bambino- sghignazzò quell'uomo puntando il coltellino a Niall.

Vidi Niall saltare addosso a quell'uomo riempiendolo di pugni e calci.

Non potevo rimanere a guardare quella scena, con le lacrime agli occhi, così chiamai soccorso.

Chiamai mio padre.

Uno squillo...
Due..
Tre...

-pronto?- chiese papà.
-papà, dove siete?- chiesi io con voce abbastanza bassa.
-siamo quasi davanti a casa, perché, che è successo?- chiese allarmato.
-muovetevi e basta- dissi chiudendo la chiamata.

Era troppo tardi, vidi quell'uomo sopra Niall, con il coltellino pieno di sangue, e il corpo di Niall sotto, con un taglio evidente sul torace.

Scoppiai letteralmente a piangere, io non potevo fare nulla, non volevo fare la stessa fine di Niall, avevo solo sedici anni.

La porta d'entrata si aprì di scatto e sia Harry che mio padre entrarono in casa correndo.

Harry aveva in mano un secchio mezzo pieno.

Mio padre appena vide la scena si catapultò sull'uomo sconosciuto e lo prese a pugni a sua volta.

Mi avvicinai al piano cucina che era ad un metro di distanza dai due e presi un coltello.

Per mia sfortuna, però, l'uomo sconosciuto, o dovrei dire "l'assassino", riuscì a prendermi la caviglia, e ci infilò il suo coltellino.
Io per risposta lanciai il grosso coltello verso di lui, e fui fortunata, lo presi in pieno volto.

Avevo la caviglia destra che bruciava, bruciava tanto, non riuscivo a stare in piedi.

Caddi a terra allo stremo delle forze, probabilmente ero svenuta, so solo che da allora non ricordavo più niente.





Spazio dell'autrice (che piange)...:

Allora, sì, sto piangendo...perché è brutto, è tanto brutto l'ultimo pezzo, perché cioè, dai, no.

Probabilmente molte di voi avranno tipo una faccia "D:" e vi capisco.

Se vi fa schifo il sangue, scusate, ho cercato di farlo il meno da "che schifo" possibile.

Che dire, non sono affatto una Elounor shipper, ma questo Louis non lo vogliamo solo soletto, no? :3 
E poi la scena molto "hot" ci stava, e per qualche volta vediamo anche il punto di vista del nostro cucciolo che poi tanto cucciolo cucciolo non è ;)

La scena del bacio è tipo una cosa da film, con la citazione di Colpa delle stelle, io lo ho letto in due giorni, mi prendeva troppo... *^*
E chi lo avrebbe mai detto che la nostra Sophie non aveva mai baciato nessuno?!
Beh, lo dico io (e lei).

Detto ciò ringrazio le persone che recensiscono sempre, vi adoro tanto tanto.

E lo spazio domande...!

1) Avete letto "Colpa delle stelle"? (Tanto per stare in tema)

2) Canzone preferita? (Anche più di una, tranquille)

Boh, io non penso di avere altre domande, se mi vengono in mente le metto nel prossimo capitolo, lo prometto.

Ammettetelo però che non pensavate che avessi quattordici anni, dai, mi fate arrossire.

Okay, la smetto di sparare cazzate che tra un ora vado a nanna (non so che c'entra).

Va beh, lo avete capito, sono da manicomio.


3 recensioncine me le lasciate? :3

A presto, -ValeLoka00 

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Capitolo 10
*** Paradise. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 10.

Dopo quel nero, vidi solo bianco.
Era un bianco piacevole, caldo, accogliente, sembrava quasi di essere in paradiso...
Forse ero davvero finita in paradiso, mi sarebbe piaciuto davvero tanto rivedere mia madre...
Però da una parte ero triste, dopo quello spiacevole episodio nella casa in montagna, non avrei rivisto più i miei più cari amici, se non mio padre o Anne, o il mio fratellastro, o Niall...

Volevo davvero, con tutta me stessa, scoprire se ero in paradiso, o quello era tutto frutto della mia immaginazione, solo un sogno molto realistico. 

Provai a camminare, il dolore alla caviglia non c'era più, per un attimo pensai che mi avessero amputato la gamba, poi, però, guardai in basso, e mi ritrovai completamente senza gambe.

Urlai disperata, cacciai un urlo come quelli dei film di paura, proprio perché ero davvero terrorizzata al fatto di non avere più le gambe.

Però, la cosa ancora più strana, era il fatto che io stavo fluttuando in aria, come se fosse stata la cosa più semplice del mondo.

Camminai, anzi, fluttuai in avanti, in cerca di aiuto, ma più andavo avanti, più quello spazio sembrava infinito.

Notai alcune figure a pochi metri di distanza da me, sembravano quasi degli angeli, avevano le ali, ma non avevano l'aureola.
Non ci capivo più nulla.

-scusate!- esclamai abbastanza forte tanto da essere degnata di anche una piccola attenzione.

Uno di loro si girò di scatto.
Era moolto carino, assomigliava quasi a Harry, peccato che lui avesse i capelli neri e lisci come la seta che gli ricadevano morbidi dietro alle orecchie.

-potrei sapere dove sono?- chiesi avvicinandomi.
-eccola, è lei- esclamò lui indicandomi.

Che avevo fatto di male?

-ah, finalmente sei qui- disse un altro ragazzo senza girarsi.
-posso sapere dove mi trovo?- chiesi ancora incrociando le braccia al petto.
Beh, almeno quelle ce le avevo ancora.
-sei in paradiso- disse un altro tipo biondo.

La mia faccia era un misto tra stupore e paura.
Avevo tipo la classica faccia " ö ".

-presto però te ne andrai- disse piano Harry2.
-perché?- domandò quello biondo.
-perché lei non è pronta per stare qui- si fermò un attimo girando il suo "amico" verso di me -non vedi che è in dissolvenza?- concluse sempre Harry2.

Dissolvenza? Cos'ero? Una nuvola?

-non sei una nuvola- sghignazzò il biondo.
-cosa- sussurrai confusa.
-noi leggiamo nel pensiero, tu non puoi perché sei viva per metà- disse l'altro ragazzo che era davvero brutto.

-Jakson, questa ragazza pensa che tu sia brutto- disse il biondo.
-oh beh, lo pensano tutti- rispose "Jakson" o come si chiamava.

Dovevo smettere di pensare, mi sarei solo cacciata nei guai, in più questi tre mi potevano leggere nel pensiero, e tutto ciò era ancora più assurdo.

-ma voi siete morti?- domandai.
-diciamo di sì- rispose Harry2.
-non si chiama Harry, non so come ti sia venuto in mente, lui è Tyson...e se proprio ti interessa, io sono George- mi informò gesticolando.
-bene, io mi chiamo Sophie- dissi porgendo la mano davanti a, uhm, mi ero già dimenticata il suo nome...
-George- disse porgendo in avanti la mano e facendomi l'occhiolino.

Provai a stringergli la mano, ma quando ero ad un millimetro di distanza dalla sua mano, la mia ci passò attraverso.

Con quello avevo visto tutto.

-scusa, mi ero dimenticato che con quelli come te non funziona- si scusò.
-comunque sia, presto non starai più qui- disse, uhm, Tyson, penso.
-e dove andrò?- indagai.
-da tutte le persone che ti vogliono bene, là sulla Terra- concluse Jakson.

Beene, non capivo più nulla.

-Sophie, tanto perché tu lo sappia, i Grandi Saggi ci hanno inviato qui per venirti a prendere, dovresti venire con noi ora- disse George.
In fondo, la sua voce era abbastanza rassicurante.

-non so se- dissi io insicura.
Cioè, li conoscevo da almeno dieci minuti, sapevo a malapena i loro nomi, non potevo fidarmi così, da un momento all'altro.

-certo, se vuoi dormire qui in mezzo al bianco candido infestato dagli Erhims, fai pure- continuò, uhm, un attimo, sì, ce l'ho, Tyson. 
-Erhims?- chiesi abbastanza confusa.
-non fa niente, fai come vuoi- concluse Jakson andandosene.
-dai, non possiamo lasciarla qui!- urlò George.
-e allora pensateci voi- rispose atono Jakson.

D'un tratto George mi circondò il bacino con le sue braccia, che erano davvero muscolose, wow, e mi strinse a se'.

-che cosa hai intenzione di fare?!- urlai cercando di divincolarmi dalla sua presa.
-tranquilla, stai tranquilla- mi calmò lui.

Ed ecco che spalancò le sue grandi ali, le stiracchiò leggermente e si alzò in volo.

-mettimi giù!- urlai disperata.
-non posso, se lo facessi ti faresti male, non che cambia molto, però non posso lo stesso lasciarti andare- disse con tono molto calmo.

Alla fine mi rassegnai al fatto di dover credere alle sue parole e restai ad ammirare il bianco sotto di me, che si stava man mano trasformando in un azzurro cielo.

Tyson era dietro di noi, anche lui volava con le sue grandi ali, quasi quasi ero gelosa, le volevo anche io.

-non puoi, sei mezza viva tu - disse come per risposta George.
Già, mi ero quasi scordata che loro leggevano nella mente.

Ci alzammo in volo ancora di qualche metro, e dopo alcuni minuti, mi ritrovai davanti ad un palazzo completamente bianco circondato da aiuole fiorite davvero incantevoli.
Quello sì che era il paradiso.

-hai ragione- disse George ridendo.

Mi fecero strada dentro a quel grande palazzo, era immenso, c'erano un sacco di stanze, e tante porte, tutte con dei nomi sopra.

Tyson si fermò.

-ecco, questa è la mia stanza- indicò una porta blu elettrico dall'altra parte del corridoio.

Lui e George si salutarono, dopodiché Tyson aprì la porta della sua stanza facendo intravedere gran parte di essa, era tutta completamente bianca, letto bianco, muri bianchi, pavimento bianco, questi angeli dovevano davvero essere ossessionati dal bianco.

Sentii George ridere, probabilmente aveva sentito ciò che avevo detto.

-ma io cosa c'entro qui?- domandai d'un tratto.
-tu sto accompagnando nella tua stanza- disse lui sicuro indicandomi un corridoio alla mia sinistra.

-e perché non ho le gambe?- 
-perché sei in dissolvenza, è come se tu fossi uno spirito, un fantasma diciamo, il tuo corpo è sulla Terra, ma la tua anima è qui- rispose lui.
-ma allora sono morta- ribattei io.
-no, non sei morta, se no avresti avuto già le ali- 
-e allora perché sono qui?- domandai ormai al limite della pazienza.
-chiamalo viaggio spirituale- rispose lui aprendo una porta arancione con la scritta in nero Sonia , Sophia , Sophie .

-Sonia e Sophia se ne sono andate ieri, una di loro è morta, e ora è in un altra stanza, mentre l'altra è ancora viva nel tuo mondo- disse indicando la stanza.

Entrò facendomi strada.
Quella stanza, a differenza delle altre, era tutta azzurra, letti azzurri, pavimento azzurri, muri azzurri, addirittura la televisione era azzurra.
Ah IKEA.

-dormirai qui, stanotte, e in caso tu dovessi svegliarti prima del dovuto, ti sveglierai nell'ospedale in cui risiede il tuo corpo- mi informò George.
-quindi non ci rivedremo più?- domandai.
-non lo so, forse domani mattina sarai ancora qui- disse lui abbassando la testa.
-in caso contrario?- chiesi.
-beh, ti vedrò vecchia tra tipo ottant'anni- disse quasi ridendo.
-e tu non invecchi?- 
-come faccio ad invecchiare se sono morto?- domandò ridendo.
-già, hai ragione- risposi sorridendo.

Lui si allontanò da me andando verso la porta.

-domani mattina passerò di qui, se non ci sarai, pazienza- disse lui uscendo e salutandomi con la mano.

Dopo che se ne andò, mi misi seduta sul letto con la scritta " Sophie " e mi guardai in giro.

Sembrava tutto così irreale.
Forse era davvero un sogno.
Avevo fatto un sogno simile pochi giorni dopo la morte di mia madre, c'erano alcuni uomini vestiti di bianco come quelli che mi avevano portato qui che la stavano portando via.

Certo però che era successo tutto così in fretta...

La porta si aprì improvvisamente.

-signorina Sophie Blue?- domandò una donna.
-s...sì?- risposi io balbettando.
-lei se ne andrà da questa stanza domani verso mezzogiorno- disse lei sicura leggendo su una cartellina.
-cioè morirò?!- chiesi spaventata.
-sta forse scherzando?- domandò ironicamente sistemandosi gli occhiali.
-no- 
-è ovvio che non morirà, ciò che le è successo non è grave, i Grandi Saggi hanno deciso che ci sono persone sul suo pianeta che hanno bisogno di lei, avrei voluto essere io al suo posto- disse fingendo un sorriso.
-ah, bene, grazie per l'informazione- dissi io.

Lei chiuse la porta e se ne andò.

Mi distesi sul letto, osservando il bacino diventare man mano sempre più trasparente, e poi riformarsi di nuovo.
Da quanto avevo capito ero in dissolvenza.
Ma cos'era questa dissolvenza?

Non avevo le gambe, ma avevo tutto il resto del corpo, ed era tutto molto strano.

Vicino al letto su cui ero sdraiata c'era una finestra che dava la vista al cortile davanti all'edificio.

C'erano un sacco di angeli, tutti vestiti allo stesso modo, avevano quei pantaloni attillati bianchi, e quelle magliette bianche leggermente strappate ai bordi.
E tutti avevano quelle splendide ali.

Mi addormentai guardando alcuni angeli femmina volare in alto con dei bambini, erano proprio carini.

Quella mattina mi svegliai disturbata da dei forti rumori fuori dalla mia stanza.

Mi girai a destra e poi a sinistra.
Sulla sedia vicino al mio letto era seduto George con i gomiti sulle ginocchia e la testa appoggiata alle mani.

-finalmente ti sei svegliata- si fermò a sistemarsi i capelli -sono le undici passate- concluse ridendo.
-le undici passate?!- domandai in preda al panico.
-sì perché?- domandò allarmandosi.
-quanti minuti mancano a mezzogiorno?- 
-almeno veti minuti scarsi- rispose guardando l'orologio che aveva al polso.
-merda- dissi io alzandomi dal letto.

"Fluttuai" verso la porta.

-che cosa ti prende?- domando lui seguendomi.
-a mezzogiorno dovrò andarmene, ritorno a casa- dissi io appoggiando la mano sul pomello della porta.

Lui parve sorpreso.

-sei fortunata- disse sorridendo.
-già- risposi.
-verrò a trovarti durante la notte allora, entrerò nei tuoi sogni e non ti lascerò dormire tranquilla- disse ridendo.
-ha ha ha, ma che simpatico- dissi ironica.

Infondo non era né troppo serio, né troppo stupido, era una persona con cui ci si poteva parlare tranquillamente.

-questa notte sono andato sulla Terra a vedere come stavano tutti i tuoi amici- disse.
-davvero?- domandai sorpresa.
-sì, e quel Niall è davvero preoccupato per te, ha bisogno di te, devi renderlo felice, è per questo che i Grandi Saggi non ti fanno restare- disse lui accompagnandomi per i corridoi di quell'edificio immenso.

Ci fermammo su un terrazzo.
Lui si appoggiò alla ringhiera fiorita del balcone.

-quindi dopo questa conversazione non ci parleremo più?- domandai.
-parleremo nei tuoi sogni- disse ridendo.
-dai, fai il serio- dissi accennando ad una risatina.
-chi lo sa, magari, un giorno- disse lui alzando la testa.
-beh, lo spero, stavo cominciando a fidarmi di te- dissi sorridendo.
-mi fa piacere- rispose lui.

Mi avvicinai a lui con lo scopo di dargli un bacio sulla guancia, per ringraziarlo di tutto, ma proprio quando ero a pochi centimetri da lui, vidi tutto nero, e non sentii più nulla, il buio, il buio più totale.

Era mezzogiorno, stavo tornando a casa.





Spazio autrice...: 

Eccomi qua! 
È davvero passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho aggiornato? D:

Anyway, avevo cominciato a scrivere questo capitolo qualche giorno fa, poi, però, non mi piaceva più, quindi lo ho cancellato e l'ho voluto riscrivere meglio, quindi spero di essere stata all'altezza del compito :D

Non so voi, ma io, per un attimo, ho immaginato George tipo come il fratellino di Peppa Pig, però poi ho smesso perché stavo cominciando a ridere come un pappagallo e mio padre mi avrà presa per matta :D

P.s.: non mi piace Peppa Pig, tanto per intenderci...

Non so proprio come mi è venuto in mente un capitolo così, non so, volevo soltanto fare una cosa carina, tipo quando una sta per morire e si vede tipo che incontra la nonna, gli zii e i bis bis nonni morti due secoli prima, però non volevo incontrasse la madre, sono cattiva, quindi le ho fatto incontrare sto ragazzetto biondo, un bel fighetto.
E sto bel fighetto dolce dolce le racconta di Niall, che dolce.

Sabato sera sono partita per la montagna, quindi non ho avuto più tempo di fare nulla, forse è per questo che il capitolo stava uscendo male.

Adesso sono in montagna, ci sono venti gradi, e ho freddo!

Okay, la smetto di parlare perché non interessa a nessuno.

Ed ora, SPAZIO DOMANDEEE!

1) Siete del Nord, del Centro, o del Sud?
Io del Nord :)

2) Avete visto ieri Liam e Sophia a "il boss delle torte"? 
Io no, la mia televisione non prende Real Time. :D

Basta, non ho più domande per adesso.
Riguardo alla prima domanda, state tranquille, non sono una stalker, adesso guardate fuori dalla finestra e salutatemi :D.    Okay, no.

Ringrazio quelle buone anime che hanno recensito lo scorso capitolo :3
Continuo a TRE recensioni :)

A presto, 

-ValeLoka00

Se volete, potete seguirmi su Instagram, ricambio il follow ;)
Sono @1derful_penguin :D

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Capitolo 11
*** In the Hospital. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 11.


Niall's pov.

-no, non lo farò!- urlai con tutto me stesso.

Il dottore indietreggiò di un passo.
-non si arrabbi, dobbiamo solo visitarla, nulla di che- disse lui cercando di calmarmi.
-no, non uscirò da questa stanza neanche se chiamate la polizia!- urlai ancora più forte avvicinandomi al lettino di Sophie.

Non la avrei lasciata sola, mai.

-signor Smith, vuole che chiami le guardie?- chiese al dottore una delle infermiere in quella stanza.
-sì, forse è meglio- rispose il dottore sistemandosi gli occhiali.

Ma chi si credeva di essere?
Non me ne sarei andato da quella stanza neanche se fosse stata la regina d'Inghilterra ad ordinarmelo.
E dire che io avevo stima verso di lei.

Avevo una gran fame, mi sarei volentieri mangiato una pizza, però non dovevo lasciarmi andare, dovevo aspettare che lei si svegliasse, dovevo starle vicino.

-Niall- sentii una voce flebile e leggermente spezzata provenire da dietro di me.

Mi girai di scatto notando che la ragazza dei miei sogni si era appena svegliata.

-oh mio Dio, dimmi che non sto sognando- dissi andandole incontro.
-sono qui- rispose lei abbracciandomi.

Stavo piangendo, lo giuro, era così bello vedere finalmente quel viso così perfetto incorniciato dal suo bellissimo sorriso.

Cominciai ad accarezzarle i capelli, ero così dannatamente felice di poterla riabbracciare di nuovo, certo, non era passato molto dall'ultima volta che lo avevo fatto, solo che avevo paura di perderla, perderla per sempre.

Affondai la mia testa nel suo petto facendo sgorgare dai miei occhi cascate di lacrime di felicità ma anche di tristezza al tempo stesso.

Mi staccai da lei regalandole in sorriso forzato.

-finalmente- le misi una ciocca di capelli dietro all'orecchio destro -ero così preoccupato- finii la frase prendendole le mani.

-ora sono qui- cercò di tranquillizzarmi lei.

La presi in braccio in stile principessa ricevendo alcune occhiatacce dalle infermiere in fondo alla stanza, che subito avvertirono il dottore.

-dottore, guardi, è scandaloso il comportamento di quel ragazzo- mi indicò una di quelle.

Il dottore subito si mise le mani nei capelli e mi venne incontro.

-la prego, la lasci, non è in grado di andare in giro da sola in queste condizioni- si lamentò il dottore piazzandosi davanti a me.

-si levi dai coglioni, devo mangiare, anzi, dobbiamo mangiare, è da più di due ore che non metto qualcosa nello stomaco- dissi io correndo verso la porta della stanza con Sophie in braccio.

-Niall, ma che stai facendo?- chiese lei abbastanza confusa.
-andiamo a mangiare piccola- le risposi baciandola sulla fronte.

Fortunatamente al piano terra dell'ospedale c'era una specie di ristorante aperto 24 ore su 24, quindi ci entrai con lei e la feci accomodare su una poltroncina ad un tavolo per due.

-aspettami qui- dissi facendole l'occhiolino.

Mi avviai verso il bancone, che, fortunatamente era vuoto, ordinai una pizza, un hot dog, una focaccia farcita e un panino per me, per Sophie invece ordinai un piatto di pasta, nelle sue condizioni non sapevo se farle mangiare tanto o meno.

Ritornai al nostro tavolo in attesa della roba da mangiare e mi misi seduto davanti alla ragazza più bella del mondo.

-ti ho ordinato un piatto di pasta, va bene?- le domandai.
-sì, va benissimo- rispose lei con voce flebile.

Dopo qualche minuto di silenzio, arrivarono le nostre ordinazioni, il cameriere parve molto confuso, dato che io avrei mangiato tutta quella roba.

-ho fatto un sogno strano- disse lei addentando un pezzo della mia pizza.
Se fosse stato qualcun altro, non lo avrei permesso, ma visto che era lei, allora...
-tipo?- domandai ingoiando gran parte del panino che avevo in bocca.
-ero in paradiso, ma non ricordo un granché- rispose masticando la sua pasta.
-ehi, non si mastica con la bocca piena- la richiamai io toccandole la punta del naso.
-lo hai appena fatto anche tu- rispose ridendo.

Passammo un'ora a parlare di cose strane, o di che forma avesse la mozzarella sulla mia pizza, che faceva davvero schifo e di come mettevano ansia gli ospedali vuoti.

-Niall, ma mica ti eri ferito anche tu?- chiese d'un tratto lei piegando la testa.
-sì, ma sai, gli Horan hanno una salute di ferro- scherzai mettendomi la mano a pugno sul petto.
Lei sorrise scuotendo la testa.

-signorini eccovi finalmente- disse un'infermiera correndo verso di noi.
-il dottore si sta disperando- continuò appoggiando una mano sul nostro tavolo.
-dovete venire con me- ordinò soprattutto a me, dato che Sophie non poteva camminare per colpa della caviglia ancora tutta fasciata con delle semplici bende casalinghe.

-la porto io- disse una voce dietro di me.
-Niall, tu devi riposarti, anche tu non sei nelle condizioni di fare troppi sforzi- mi ordinò ancora lui.

-penso sia meglio portarla in sedia a rotelle- azzardò l'infermiera.
-lei stia zitta- dissi io girandomi a guardare un punto impreciso del ristorante.

Harry prese in braccio Sophie e si incamminò verso il piano di sopra.
Lei sembrava così tranquilla, quasi non assomigliava alla Sophie pazza e sclerotica che conoscevo, sarà per il mio fascino irlandese che la ha rapita in un fascio di luce angelica.

No, basta Niall, devi smetterla di fantasticare su queste cose, magari lei non ricambia neanche ciò che provi tu.

Alzai gli occhi verso l'infermiera che mi guardava con le braccia incrociate al petto.

-Horan mi segua- ordinò lei prendendomi per un braccio.

-posso camminare da solo- dissi secco  liberandomi dalla sua presa.
-come vuole, però mi segua- continuò lei.

Dopo alcuni secondi eravamo al secondo piano, stanza numero 34.

Quella era la stanza da cui ero scappato per andare da Sophie.

L'infermiera mi ci spinse letteralmente dentro e io andai a sbattere contro ad un'altra sua collega.

-ma insomma, Horan, stia attento- mi rimproverò l'infermiera che mi aveva spinto.

-ma..- provai a parlare.
-niente ma, adesso si sdrai sul letto che la nostra apprendista le deve medicare le ferite- disse indicando l'infermiera su cui ero andato a sbattere.

Era giovane, avrà avuto dai 18 ai 20 anni.

L'infermiera vecchia uscì dalla stanza, lasciandomi solo con "l'apprendista infermiera".

-ora si tolga la maglietta- disse lei prendendo alcune bende da una scatola gialla.

Feci come mi era stato detto e mi misi sdraiato sul lettino a petto nudo.

-posso sapere come hai fatto? Andavi troppo veloce sul motorino, vero?- chiese tirando via le bende dalla mia pancia.

-no, è stato un ladro o assassino, non so come chiamarlo, dato che portava con se' solo un coltellino- ammisi chiudendo gli occhi.

Le ferite bruciavano, il disinfettante era freddo, rabbrividii.

-ora stai fermo che devo tamponare un po'- disse tamponando il cotone sulla mia "ferita di guerra".

Non capivo tutta sta confidenza, aveva pure cominciato a darmi del tu, bah, chi le capisce le donne.

-non si potrebbe avere qualcosa da mangiare?- domandai dopo alcuni secondi.
-ti hanno ritrovato nel ristorante circondato da cibo, e hai ancora fame? Wow, non ho mai conosciuto nessuno così affamato in vita mia- disse staccandosi dal mio lettino per prendere le bene precedentemente appoggiate sul tavolino di vetro sotto alla finestra.

-ora cerca di alzarti in piedi e apri le braccia- mi ordinò.

Io feci come mi era stato detto e mi alzai con un po' di fatica.
Per fortuna il sangue aveva smesso di sgorgare dalla ferita.

-certo che è bello grosso- disse lei.

Per un attimo nella mia mente trasparirono dei pensieri molto perversi, poi pensai che forse stava parlando del taglio.
Ma perché non far imbarazzare un'infermiera alle prime armi?

-che cosa?- azzardai con un mini sorrisino malizioso in volto.
-oh, ma no, il taglio!- disse sconvolta diventando rossa in volto.

Avrei voluto ridergli in faccia, ma ho preferito rimanere fermo e zitto, tanto per fare bella figura.

Pochi minuti dopo mi ritrovai sdraiato sul lettino, da solo, con il tramonto che illuminava di poco la stanza e il suono dei passi che riecheggiava lungo il corridoio.

L'infermiera mi aveva ordinato di non uscire per nessun motivo dalla stanza, di non alzarmi dal lettino almeno fino alle dieci di sera e di non mangiare troppo per permettere allo stomaco di non gonfiarsi, e di conseguenza, permettendo al taglio di non aprirsi di nuovo.

Però, come aveva detto lei, era bello grosso, il taglio ovviamente, anche se posso dire lo stesso dell'altro.

Partiva dal bacino e arrivava fino al capezzolo destro.
Non era poi così tanto profondo, ma il dolore si sentiva lo stesso.


Sophie's pov.

-ma che schifo!- esclamai dopo aver assaggiato l'ennesima schifosissima minestra.

Erano ormai le sette e mezza, l'ora di cena, e mi avevano imposto di mangiare qualcosa di caldo per migliorare la circolazione.

-quella alle verdure non le piace, abbiamo provato anche quella al pollo, al polipo, alla cipolla, e adesso mi dice di no anche per quella ai legumi?!- si lamentò Carmela, la mia personal infermiera.

-portami della pizza, o che ne so, un bel hot-dog- dissi incrociando le braccia al petto.
-ma signorina Blue, non ci è premesso darle da mangiare le cose da lei elencate- si lamentò lei alzando le braccia al cielo.
-beh, io voglio la pizza, punto e basta- dissi dura senza ascoltare ulteriori lamentele della mia tutrice.

La vidi uscire dalla stanza nervosa, meglio così, almeno avrei potuto accendere il cellulare senza essere disturbata dalle sue continue occhiatacce.

Chiamai Harry, lo avevo visto una o due ore prima, ma mi mancava, era l'unico presente in quel momento.

-pronto, So, che c'è?- disse distrattamente.
-muovi quel culo che ti ritrovi e vieni qui- dissi il più gentilmente possibile.
-ma sono appena andato via dall'ospedale!- si lamentò.
-e non puoi ritornare?- domandai quasi come una supplica.
-forse dopo, sono andato a prendere le sigarette a Zayn, dovrebbe essere ancora lì in ospedale, lui- disse farfugliando qualcosa di incomprensibile.
-dici a me?- chiesi.
-c'era un vecchio di merda che non si muoveva ad attraversare- disse.
-ah, beh comunque non la voglio la presenza del signor Malik- dissi secca.
-tranquilla- disse lui.
-mi stai prendendo..- 

Non feci in tempo a finire di parlare che aveva già chiuso, lo sentivo ridere prima che chiudesse.
Merda, Sophie, tieni i nervi a posto.

Erano passati dieci minuti dalla telefonata, pensai che Harry era serio, allora sprofondai nel lettino, chiusi gli occhi e mi rilassai.

Sentii la porta aprirsi, fin da subito pensai che fosse la mia infermiera, ma mi sbagliavo.

Lui, e dico Lui, e dico Zayn Fumoperfarmifigo Malik, era entrato nella mia camera e si era goffamente accomodato sulla sedia di fianco a me.

Non aprii gli occhi, volevo fingere di dormire, lui non mi conosceva, quindi non avrebbe saputo dire se stavo realmente dormendo o no.

Sentii il suo dito percorrere ogni centimetro del mio polso destro.

Quasi rabbrividii, e, per mia sfortuna, lui se ne accorse.

Tolse subito la mano e si alzò dalla sedia.

Probabilmente aveva notato i lividi sui miei polsi causati da lui qualche giorno prima.
Era ora che te ne pentissi, Malik.

-mi dispiace- lo sentii sussurrare da vicino al mio orecchio.

Uhm, ma da quando Zayn aveva una voce così sensuale?
No, non mi pento di averlo detto, sì, lo odiavo, ma non odiavo le sue perfezioni fisiche, perché diciamocelo, Zayn non era affatto un brutto ragazzo, semplicemente lo odiavo per come mi aveva trattata, come una ruota di scorta.

Però poi, fece una cosa che non doveva assolutamente fare.

Mi diede un bacio sulla fronte.
La compassione se la può anche infilare su per il culo.

Scattai seduta e presi il vaso appoggiato sul comodino di fianco al mio letto.

-Malik, che cazzo hai fatto!?- urlai con il vaso in mano.

La sua faccia parve sorpresa, ma anche un po' confusa.

-ehm- 





✭✬✮✯✰      ciao bellezze!      ✭✬✮✯✰

Eccomi qua, sono molto arrabbiata.
Non azzardatevi a chiedermi il perché, perché già lo sapete.
Vi avevo chiesto qualche recensione, non di scalare l'Everest.
Che vi costa?
Dovete solo scrivere alcune paroline, tanto per farmi capire che ci siete, che vi interessa la mia storia, se no, dovrei fare come la precedente storia, che la ho cancellata e ho ricominciato tutto da capo, ed ero arrivata a 29 capitoli...
                           ⇣⇣⇣
Se volete passate sul mio profilo, si chiama "She's a good girl", è sui 5sos, ditemi cosa ne pensate se volete.

Anyway, in questo capitolo Sophie si sveglia, yeeee.
Niall è una cosa troppo dolce *--*
E poi arriva anche Harry che fa un po' da comparsa.
L'ultima scena, però, mette suspence, è questo il mio intento, muahaha, sono cattiva.
Però è questo il bello di seguire una storia ;)

Bene.
Posso farvi una domandina? :)

Perché avete deciso di seguire questa storia?

Domanda difficile eh?

Bene, io vi lascio, spero che vi piaccia e spero soprattutto che questa volta recensirete, ci conto eh.

A presto,

-ValeLoka00

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Capitolo 12
*** Sophia and me. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 12.

Gli lanciai contro il vaso, ma per mia sfortuna, lo mancai, prendendo in pieno stomaco la mia Carmela.
Non mi ero neanche accorta che fosse entrata, povera me, ne avrei passate delle belle in quell'ospedale.

-signorina Blue!- urlò Carmela aggrappandosi alla spalla di Zayn.
-infermiera vuole una mano?- propose Zayn alla mia Carmela.
-si chiama Carmela- dissi io affondando nel letto.
-oh, scusa allora- si lamentò lui.

Tutti e due uscirono dalla stanza lasciandomi sola di nuovo, proprio, nessuno voleva saperne di restare con me.

E Louis che fine aveva fatto?

*toc-toc*

Forse era lui.

-avanti- dissi ad alta voce.
-posso?- chiese Harry.
-se ho detto "avanti" ci sarà un motivo- risposi scocciata.
Lui si avvicinò a me sedendosi sulla sedia di fianco al letto.
-che fine ha fatto il vaso che ha portato stamattina mia madre?- chiese indicando il tavolino di vetro alla mia sinistra.
-lo ho lanciato contro Zayn, ma per mia sfortuna, ho beccato solo Carmela- dissi incrociando le braccia al petto.
-povera Carmela, ti cura da tre ore e già la stai facendo disperare- disse scuotendo la testa.
-non è colpa mia, ha fatto tutto Zayn- 

Lui frugò in una delle borse che aveva con se', per poi tirarne fuori una busta più piccola.

-mangia, ma non dirlo a nessuno- disse facendomi l'occhiolino e porgendomi quella busta marrone.

-oh mio Dio, la pizza di Luigi!- esclamai tirando fuori il mio trancio di pizza.
La divorai in pochi minuti, era una delle pizze più buone che io abbia mai mangiato, lui sì che sapeva conquistarmi, e sì, parlo di Harry.
Sapeva tutto di me, qualsiasi piccola cosa, ogni difetto, ogni dettaglio, ogni cosa che per qualsiasi altra persona sarebbe stata inutile, ma per lui, per lui era come un segreto che doveva tenere nascosto per sempre, nascosto dalla gente, una cosa che sapevamo solo io e lui.


Liam's pov.

Dio, quella ragazza era così bella, così affascinante, così misteriosa.
Sapevo già che la famiglia Smith aveva un certo fascino, ma lei, lei era qualcosa di divino, di irreale.
Se ne stava lì, fuori dalla stanza di Sophie, parlava con sua sorella minore, una mia cara amica, avrebbe potuto farmela conoscere.

-Carol, lei è tua sorella?- domandai indicando la ragazza al suo fianco.
-sì, so che non la conosci, ma si è offerta gentilmente di accompagnarmi qui stamattina- disse picchiettando la spalla di quella che era sua sorella.
-ah, bene, piacere, Liam- dissi io porgendole la mano.
-Sophia, piacere mio- rispose sorridendo e stringendomi la mano.

La sua voce, penso mi abbia mandato in trance per alcuni secondi, forse ero stato un po' troppo affrettato, ma lei, cavoli, lei era perfetta.

Ed ora, vi starete chiedendo, "ma se sei così tanto amico di Carol, come fai a non conoscere sua sorella maggiore?"
Non la conoscevo, e che cavolo.

Mi fermai ancora un po' ad osservarla, erano passate ormai tre o quattro ore da quando Harry, aveva portato Sophie dentro alla camera di fronte a me, ed erano passati circa venti minuti da quando Zayn era uscito da quella porta con la infermiera personale della biondina.

-Liam, ma che fai?- mi richiamò Carol agitandomi la mano davanti al viso.
-eh?- mi risvegliai dalla mia trance guardandomi intorno con scatti veloci della testa.
-ti eri incantato a fissare mia sorella, idiota- disse ridendo per poi picchiettarmi la testa con la mano chiusa in un pugno.
-ah, scusami- dissi a Sophia.
Lei si strinse nella spalle sorridendo.

Ero di sicuro arrossito, non mi capitavano spesso situazioni simili.
Mi sentivo bollire nel cervello, non sapevo cosa pensare.
Insomma, avrei tanto voluto conoscerla, lo volevo con tutto me stesso.

-ragazzi, se volete, potete entrare- disse Harry spuntando dalla porta della camera di fronte a me.
-sì- dissi alzandomi dalla sedia.

Entrai nella stanza di quella che avrei potuto definire la mia migliore amica, anche se ora la vedevo più come una semplice amica.
Cioè, Niall ha dato di matto durante la scorsa notte passata in ospedale.


Flashback.


Mi sedetti sulla sedia di fianco a lui.
Alcune infermiere avevano appena finito di bendargli il taglio con alcune bende messe lì senza un senso preciso.
Niall si agitava, sudava freddo, la febbre non ce l'aveva, in più non faceva ne' caldo, ne' freddo, quindi non aveva nessun motivo per agitarsi tanto.
Ero l'unico, ormai, ad essere rimasto in quella stanza, erano tutti stranamente preoccupati per Sophie, che a differenza sua era meno grave.

Guardai l'orologio posto sulla parete dietro di me.
La una e trentaquattro minuti.
Per fortuna c'era anche una poltrona in quella stanza, avrei potuto mettermi comodo si di essa e dormire beatamente.
Tanto, si sa, Payne si addormenterebbe anche sopra un albero.

-S...So- sentii sussurrare dalle labbra di Niall.
Mi girai velocemente verso di lui, che, stranamente, si era calmato, aveva un sorriso dolce in volto, sembrava un angioletto.
Dovrei smetterla con questi commenti, o prima o poi mi prenderanno per gay.

-n...non dimenticarti- sussurrò il biondo  accarezzando il cuscino.
Mi avvicinai al suo volto notando che era stranamente più roseo del solito.
Aveva preso il sole o cosa?

Così, tanto per non annoiarmi, feci l'idiota.

-cosa non dovrei dimenticare?- sussurrai vicino al suo orecchio imitando la voce di Sophie.
Sarei scoppiato a ridere da un momento all'altro, ma forse non era luogo, o il momento adatto.

Mi ricordo ancora le sagge parole del Professor Oak nel mio nuovo gioco dei  Pokemon per Nintendo DS.

Liam! C'è un luogo e un momento per ogni cosa! Ma non ora.

Notai il corpo di Niall reagire alle mie parole.

-il...il bacio- disse tremolante.
Non sapevo che Niall parlasse nel sonno, ma quella cosa doveva turbarlo molto, se ci stava così male da parlarne pure mentre dormiva.

Però, ritornando alle sue parole e collegando alcuni fili tra di loro, quel bacio doveva voler dire qualcosa di importante per lui.
Quindi, Niall e Sophie, si erano baciati.
Magari era solo un innocuo bacio sulla guancia.

-okay- mi limitai a sussurrare ancora con voce femminile.
Lui cambiò posizione, mettendo la mia mano, precedentemente appoggiata al bordo del suo lettino, in mezzo alle sue sotto al cuscino ormai mezzo pieno della sua schifosa e umidissima bava.

-che schifo- dissi a bassa voce togliendo la mano dalla sua presa.

Mi alzai dalla sedia scricchiolante su cui ero seduto per poi stendermi pesantemente sulla poltrona viola posta in fondo alla stanza.

Alcune ore dopo mi risvegliai, trovando la stanza completamente vuota.


Fine Flashback.


Mi avvicinai al suo lettino salutandola con un gesto della mano.

-come va?- domandai sedendomi affianco a lei sul lettino dato che la sedia era già occupata da Carol che la stava torturando di domande inutili e fuori luogo.
-male- disse quasi come se si stesse liberando da una zavorra.
-beh, almeno sei stata onesta- dissi accennando ad una risata.
-già- 

-oh, Carol, hai rotto le palle- disse d'un tratto Sophia.
-che ho fatto?- si lamentò lei alzando le mani al cielo, o almeno, al soffitto.
-la stai tartassando di domande, lasciala respirare, povera ragazza- rispose sua sorella.
-sono preoccupata, sono la sua migliore amica, non posso interessarmi?- domandò alzando gli occhi al cielo.
-fai come ti pare- rispose Sophia buttandosi sulla poltrona gialla vicino alla finestra.

In effetti Sophia non era così fine come sembrava, però, ero lo stesso attratto da lei.
Sì, l'ho detto, ero attratto da lei , okay?
Non ero affatto come un tredicenne arrapato, avevo un cuore anche io.
Certo, ammetto che a sedici anni non si hanno così tante aspettative sull'amore vero e proprio, ma almeno, ci provavo.

-Liam, vai da Carmela a dirle che la ferita sulla caviglia si sta riaprendo- disse con tono serio Harry.
-va bene- risposi prendendo la giacca e avviandomi verso il corridoio.
-Sophia, perché non vai con lui?- domandò Carol.

Oh merda.

-non è necessario- dissi duramente uscendo dalla camera.
-vai- continuò Carol indicando sua sorella maggiore.
Quella si alzò sbuffando e venne verso di me.
-forza, andiamo- disse mettendomi una mano sulla spalla.

Ci intrufolammo in diversi corridoi prima di notare il ciuffo di Zayn spuntare da un mucchio di infermiere assatanate.

-quello deve essere Zayn- disse lei indicandolo.
-ah, lo conosci- mormorai avvicinandomi sempre di più al mucchio di persone.
-certo, come non potrei?!- domandò scuotendo la testa.

Rimasi un po' sorpreso dalla sua rivelazione.
Cioè, conosceva lui, ma non conosceva me, quella cosa non mi stava bene per niente!

-Zayn?- presi per mano il mio amico e lo trascinai via da quell'inferno.
-tutto bene?- chiese Sophia.
-non ce la facevo più, quelle donne mi stavano assalendo- disse sfinito.
-perché?- domandai aprendo una delle tante porte che conduceva al corridoio principale, che poi ci avrebbe condotto alla stanza di Sophie.
-non sono stato io a lanciare un vaso nello stomaco di quella povera donna!- disse alzando le mani.
Annuii anche se non ci avevo capito un bel niente ed entrai nella stanza di So.

Solo allora mi fermai mettendomi le mani nei capelli.
-Carmela!- dissi correndo verso il corridoio.
Mi ero dimenticato di avvisarla, ma bravo Liam.


Sophie's pov.

Vidi Liam correre via non appena mise un piede nella mia camera.
Che gli stava succedendo.

-oh, ma perché lo avete portato qui?- domandai indicando Mister Malik.
-non lo potevo far rimanere fuori da solo, poverino- mi rispose Sophia stritolando il collo del ragazzo di fianco a lei.
-allora buonanotte- dissi girandomi dall'altra parte e coprendomi il viso con il lenzuolo bianco.

Chiusi gli occhi per rimanere più tranquilla, ma più cercavo di dormire, più le persone nella stanza facevano rumore, sentivo Harry e Zayn parlare di Carmela, Carol e sua sorella, invece, erano più impegnate a litigare e discutere si cose assolutamente assurde come il colore della poltrona posta vicino alla finestra.
Liam era via da ormai dieci minuti, o magari due, non contavo i secondi, semmai avrei contato le pecore per addormentarmi.

D'un tratto, ridendo, tutti uscirono dalla stanza, lasciandomi sola, ma sentivo ancora dei passi nella stanza, probabilmente era Harry, ma non ci feci troppo caso, e mi lasciai trasportare nel mondo dei sogni.





Ciao.
No, cioè, lo so che mi odierete per il mio ritardo pazzesco, ma capitemi, ho tante idee per questa storia, devo solo trovare l'ispirazione e i fatti giusti per collegare i diversi colpi di scena che ancora non vi aspettate, sì, sono molto misteriosa.
So che magari il capitolo potrà sembrare un po' corto, ma il prossimo, lo giuro, sarà più lungo.
E che dire, primo punto di vista di Liam, yeeee.
Che poi, si scopre che il nostro piccolo Payne, è infatuato, si fa per dire, della nostra Sophia Smith, non chiedetemi come mi è venuto fuori, ma sto escogitando tutto ciò dal primo capitolo ;) ehehehe.

Poi boh, Liam fa un po' l'idiota con Niall, Niall è troppo dolce, morirò presto a causa sua.

Carmela, abbi pazienza ancora per un capitolo, ti prego.
Facciamo insieme un preghierina per lei.

E boh, riferimenti puramente casuali al mondo dei Pokemon.

Ora, piccola domanda..:

Volete che succeda qualcosa di particolare nel corso della storia, o che ne so, nel prossimo capitolo?
Illuminatemi con le vostre idee.

Vi ringrazio vivamente per le 4 recensioni nello scorso capitolo, davvero, non me lo sarei mai aspettato ❤️

Io mi dileguo,
scusate ancora se ho aggiornato in ritardo, spero di non farlo più.


A presto, 
-ValeLoka00


P.s.: per qualsiasi cosa, domande o cose simili, non esitate a chiedere ;)

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Capitolo 13
*** She Will Be Loved. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 14.


A volte la rabbia prende il sopravvento, non la si può davvero controllare, quando si forma dentro deve essere liberata, non puoi lasciarla bollire dentro.

Non mi era mai capitato di avere reazioni di rabbia.

Ero sempre cresciuto nella più calma serenità.


-sono innocente!- urlò Zayn scattando in piedi.

Avevo la mascella contratta, le mani a pugno, e la mia schiena era pericolosamente curva.

Osai, mi avvicinai a Zayn e gli tirai un pugno, lasciando cadere le cose da mangiare a terra.
Sentivo le nocche bruciare, sentivo il sangue pompare al massimo, non  ero mai stato un tipo da risse o cose simili, ma quella cosa mi dava fastidio, molto fastidio.
Cioè, ci dovevo stare io in quel letto, non lui!

Ma subito, mi pentii di ciò che avevo fatto.
Chissà cosa avrebbe poi pensato Sophie di me, avrebbe pensato che io fossi uno violento, un essere meschino.
No, non volevo apparire così ai suoi occhi.

Mi inginocchiai a terra, avevo la schiena curva, con una mano mi reggevo dal non cadere sul pavimento, mentre con l'altra mi massaggiavo la fronte.

-si può sapere che ti è preso?- chiese semper quella voce maschile che stavo ignorando da qualche secondo.
-niente- dissi passandomi una mano tra i capelli che ormai erano sparpagliati ovunque sulla mia fronte.
-certo, allora domani vengo e ti do un calcio nei coglioni- disse alzandosi in piedi dalla sua precedente posizione scomoda sul pavimento.
-ma volete stare zitti?- 
Ci girammo tutti e due verso di lei che sembrava davvero, davvero molto incazzata.


Sophie's pov.

Non potevano, non dovevano, il mio sonno, se disturbato dagli altri, era una cosa sacra.
Ed era andato perso.

Forse se li avrei mandati dolcemente a quel paese mi avrebbero ascoltato.

-scusa ma cosa cazzo ci faceva Zayn con te nel letto?- chiese Niall spintonando l'altro ragazzo che subito si scansò andando a sbattere contro il mio letto.
Quest'ultimo scricchiolò rumorosamente provocando una risata del biondo.

-sentite, stavo dormendo, adesso mi avete spezzato il sonno e non riuscirò più a dormire anche se ci metto tutta me stessa- dissi spostando il lenzuolo dal mio corpo.
-cosa ci faceva Zayn nel tuo letto?- domandò Niall.
Stava davvero cominciando a starmi sui nervi.
-qualcuno mi porta dell'acqua?- chiese Zayn.
-cosa ci faceva lui nel tuo letto?!- chiese di nuovo il biondo indicando Zayn.
-mi faceva compagnia, non essere geloso, mica mi ha stuprata a sangue- dissi accennando una risata.
-e poi lo so che vi siete baciati...piccioncini- disse Zayn intensificando il volume della sua voce sull'ultima parola.
-uhm...merda- tossii fingendo di non aver detto nulla.
-eh allora?- chiese Niall incrociando le braccia al petto.

Uh, aveva un maglioncino carinissimo.

-niente- rispose Zayn alzando le sopracciglia e scuotendo la testa.

Mi alzai lentamente dal letto, misi a terra il piede sinistro e presi le stampelle, misi anche l'altro e fui finalmente in piedi.
Sinceramente, odiavo quelle stampelle, però dovevo tenerle, se no, sarei caduta a terra nel giro di due secondi.

Con fatica, raccolsi una delle merendine sparpagliate a terra.
Era una barretta al cioccolato con tanto di cocco a granelli, una delle mie preferite.

-quella è la mia preferita!- mi rimproverò Niall allungando il braccio verso di me.
-se ti alzi da terra ce la dividiamo- dissi.
-e va bene- disse lui roteando gli occhi al cielo.

Mi ricordo che quando ero piccola tutti mi rimproveravano quando chiedevo a Niall di condividere il suo cibo con me, però, alla fine, lui lo aveva sempre condiviso, o almeno, con me sì.

Divisi la barretta in due e gli porsi la sua parte.
Era davvero buona, sapeva proprio di cocco (ma va?).

-che buona, sa proprio di cocco- disse Niall mettendo il pollice in su.
-no guarda, non me lo sarei mai aspettato dato che sulla confezione c'è scritto "cocco e cioccolato"- dissi io ironica beccandomi una sua occhiataccia.

Dopo la mia frase intelligente nessuno disse più nulla.
Probabilmente facevo troppo rumore mentre masticavo, o probabilmente nessuno aveva niente da dire.


Dopo un'ora passata seduta sulla poltroncina a smanettare al cellulare, notai che i due ragazzi si erano addormentati sul mio letto.
Era una scena davvero tenera.
Gli feci una foto e la postai su Twitter.

SoSo94: "che carini"

Dopo alcuni minuti arrivò addirittura un commento di Harry che li prendeva in giro con faccine che ridevano o cose simili.

HarryStyles: "Dio, che scena raccapricciante :') :')"

Non potei fare altro che scuotere la testa in segno di disapprovazione alla vista di quel commento.


Carol's pov.

Mi sentivo affondare nella merda più totale.
Avevo finito la mia scorta di unghie, non avevo più niente da mordere.
Liam e Sophia erano in camera di lei a parlare appassionatamente, ed io, invece, ero nella mia camera con Harry, e con chi, se no?

Se ne stava appollaiato sul mio letto da una piazza e mezza, stava scrivendo qualcosa al cellulare, i ricci che ricadevano sulla sua fronte erano illuminati dalla luce azzurrina proveniente dal suo telefono.
Probabilmente era su Twitter.

-io...io vado a farmi un bagno- dissi alzandomi dalla sedia girevole.
-mh mh- disse in segno di approvazione.

Presi alcune cose dal cassetto dell'intimo ritrovandomi dentro alcuni boxer di Harry, per un attimo mi venne in mente di nasconderne un paio e di custodirli per sempre, ma poi mi sembrò eccessivo, e lasciai tutto com'era.

Uscii dalla mia stanza e andai in bagno.
Aprii la finestra della stanza per permettere ai raggi del Sole di Marzo di entrare e riflettere nello specchio.

Il Sole sta riflettendo, pessima battuta.

Mi specchiai nello specchio, i miei capelli ramati sulle punte ricadevano morbidi, ma soprattutto ricci sulle mie spalle coperte da solo una canottiera.

Mi venivano i brividi a pensare che avevo passato una notte nel mio letto insieme a Harry.
Non sarei mai riuscita ad addormentarmi se solo lui non si fosse alzato per andare in bagno.

Mi tolsi i vestiti rimanendo in reggiseno e mutande.
Avevo addosso ancora il completino che mi aveva regalato Sophie per il mio quindicesimo compleanno, reggiseno e mutande rosa con gli unicorni, davvero una cosa adorabile.

-ti sta davvero bene- 
Sentii una risata provenire dalla porta alla mia destra e mi girai di scatto.

Merda, merda, merda.

Spalancai completamente gli occhi a quella visone.

C'era Harry, in mutande, davanti a me.

Mi coprii gli occhi per non svenire del tutto, la mia sanità mentale aveva preso un volo per Ponyville pochi secondi prima.

-scusa, sbagliato bagno- disse passandosi una mano tra i capelli.
Sarò stata stupida, ma non così tanto, infatti, lasciai una fessura aperta sulla mano destra per poter vedere cosa stesse facendo.

Era davvero sexy. 
Ed ecco che cominciarono i miei pensieri poco casti su di lui, Carol, contieniti.

-visto che la vasca è bella grande, ti va se la riempiamo tutta e ci facciamo il bagno insieme?- chiese lui entrando del tutto nel bagno e chiudendosi la porta alle spalle.

Mi tolse le mani dagli occhi e mi sorrise.

-non fare la timida con me, mi conosci da una vita ormai- disse ridendo.

-okay, come vuoi- dissi torturandomi le dita.

-preferisci calda o tiepida?- chiese manovrando la manovella del rubinetto della vasca.
-meglio calda- risposi guardando i miei piedi.
Che orrore, dovevo farmi i peli delle gambe.

Restammo in silenzio mentre l'acqua nella vasca cresceva sempre di più.

Velocemente, mentre lui si copriva gli occhi, mi tolsi l'intimo e mi infilai nella vasca ormai già piena.
Dopo di me, fece lo stesso anche lui.

Io me ne stavo accucciata tutta in fondo alla vasca quasi attaccata al rubinetto, mentre lui giocherellava con la cordicella che si usa di solito per chiamare se si ha bisogno.

-in fondo non sei poi tanto timida- disse lui riempiendosi il petto di acqua insaponata.
Io non risposi, annuii e basta.
-potremmo essere grandi amici, se lo vorrai- disse insaponandosi i capelli.

E lì, morii dentro.

Non capiva proprio che della sua amicizia non me ne sarei fatta niente, non capiva che non sarei mai riuscita a essere sua amica, non saremmo mai riusciti a essere amici, per il semplice motivo che io, ero innamorata persa di lui.

Ma lui, non se ne rendeva conto, preferiva prendersi gioco di me.

Non sapevo davvero cosa mi colpisse di lui, forse la voce roca, o magari i ricci che aveva in testa, o forse i suoi occhi verdi che ti trapassavano l'anima, o magari io mi ero innamorata di lui, così, senza motivo.

Un mare di ragazzi ci provarono con me ai tempi delle medie, ma poi, quando vennero a conoscenza della mia cotta per Harry, rinunciarono, tutti quanti.

In fondo, però, devo anche ringraziarlo, per il semplice motivo che non mi ha fatto vivere una vita monotona come tutte le altre, mi ha fatto vivere una vita, come dire, alternativa...
Mi ha insegnato a non arrendersi mai, a inseguire i propri sogni, e chissà, magari anche lui a volte ci pensa a me e ai castelli che mi faccio su di noi.

Purtroppo, la vita reale, non è come nelle favole, o come nei film d'amore, la vita, spesso, è un'enorme stronzata. 

Perché? 
Perché vorrei vivere anche io come nelle favole, vorrei che il mio Principe Azzurro, casualmente di nome Harry Styles, dopo essersi accorto che una come me si innamora di lui, verrebbe da me, mi desse un bacio, e poi, segue la frase "e vissero per sempre felici e contenti"
Peccato che quelli della Disney non specificano mai se il "vissero per sempre felici e contenti" coinvolge tutti e due i protagonisti...

Okay, i miei pensieri possono essere tristi, depressi e pessimisti, ma cavolo, capitemi, provate voi a correre dietro ad un ragazzo per circa cinque anni, e poi ne riparliamo.

-tutto bene?- chiese sventolandomi una mano davanti agli occhi.
-certo, mio principe- dissi distrattamente afferrando la spugna.

Lui scoppiò a ridere.

Che avevo detto?
Oh, aspetta, lo avevo detto davvero?

Merda, merda, merda.

Mi coprii il viso con le mai per nascondere l'imbarazzo che cresceva sempre di più.

Lui spostò le mani dal mio viso e rise di nuovo.

-già mi stai simpatica- disse sorridendomi.
-grazie- risposi affondando la testa in acqua.

Per fortuna la schiuma copriva tutto, se no, che imbarazzo.

Dopo alcuni minuti passati a fissare Harry che scuoteva la testa ridendo sotto ai baffi, decisi di uscire dalla vasca.

Mi misi l'accappatoio e corsi alla velocità della luce in camera mia, tipo Speedy Gonzales, avete presente?

Notai che sul mio letto c'era la mia scatola segreta.
La mia scatola segreta!?
No, non poteva essere possibile.
Se Harry l'aveva vista ero proprio nella merda.
Le foto erano sparpagliate ovunque, comprese le bustine con le ciocche di capelli, l'asciugamano era stato ripiegato male, e in più, persino le penne erano fuori dall'apposito astuccio.
Ovvio che ero pazza, dubbi?
Tenevo in una scatola marrone tutte le sue cose acculate in cinque anni, cinque anni!

-ah, bella la scatola!- disse.

Mi girai di scatto notando lui in accappatoio avanzare verso di me.

-davvero molto carina- disse con un'espressione divertita in volto.

Mi tolse la scatola dalle mani e me estrasse un biglietto rosso, il biglietto rosso.

Ero fottuta!





Ciao a tutte le lettrici!
Vi sono mancata? :3
No, beh, sono passati 4 giorni, posso permettermelo u.u
Allora, nella prima parte abbiamo un Niall abbastanza bipolare, cioè, dai, prima gli tira un pugno, poi si accascia a terra come se gli avessero tirato un pugno nello stomaco, ma ciò sappiamo che non è accaduto, e che Niall, si è pentito, ma che bravo ragazzo :3
Io ADORO scrivere il punto di vista di Carol, davvero, è una ragazza fantastica, come la ragazza di mia conoscenza a cui è ispirata (ciao Caro).

Il titolo del capitolo, forse, non c'entrerà molto con il capitolo, ma capitemi, scrivo i capitoli ascoltando canzoni a caso, della mia play-list con la riproduzione casuale, che è intitolata "writing", sono tutte canzoni che adoro, ma, avevo voglia di scrivere la pov' di Carol con questa canzone, e che "She Will Be Loved" sia!

Ps.: non chiedetemi perché :)

Però dai, diciamocelo, Carol è un po' la ragazza dal sorriso "rotto, strappato", perché lei, nonostante la sua apparente felicità nell'andare avanti a farsi notare da lui, non ottiene molti risultati, e comunque, non può sorridere per sempre.

Spazio profondo finito, passiamo alle domande che questa volta sono due!

1- Che cosa vi piace di più di : Sophie, Niall, Harry, Carol, Zayn e Louis (che in questo capitolo non è apparso per niente, poverino, sta assumendo un ruolo da comparsa, ma non glielo permetterò)?

2- Cosa ne pensate di Carmela, l'infermiera sfortunata? :')

Aspetto risposte *-*

Ah, dimenticavo, se dovessi aggiornare dopo più una settimana, mi scuso in anticipo, è solo che ultimamente sto vivendo una specie di guerra interiore con me stessa e mi sento abbastanza triste... Però sorrido, e vado avanti, se no come si fa? ;)

Bene, continuo a DUE o TRE recensioni :)

Baci & Abbracci, 
-ValeLoka00

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Capitolo 14
*** A Sky Full Of Stars ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 13.


I sogni.

Che cosa sono i sogni?

Molto spesso mi sono chiesta che cosa siano questi sogni.

Potrebbero essere solo degli ologrammi formatosi nella nostra testa, oppure qualcosa che desideriamo davvero, con tutta l'anima.

Il significato dei sogni, ci incuriosisce più delle cose che vediamo da svegli.

Che poi, qual'è il significato dei sogni?

Forse la nostra mente occulta vuole farci capire qualcosa, il nostro io interiore ha bisogno di liberare i nostri ideali, i nostri segreti, ciò che vorremmo davvero che diventasse realtà.
Che gioco di parole.

Sognare.

Sognare è rischioso perché ci illudiamo di poter controllare i sogni; tuttavia, per la nostra anima sognare è assolutamente innocuo.


Mi svegliai di colpo, guardai prima a destra, poi a sinistra.
Notai vicino al mio lettino, delle stampelle grigie, spente, completamente nuove.

Probabilmente erano per me, date le mie condizioni, non sarei stata capace di camminare da sola.
Mi misi lentamente seduta sul lettino, tanto da toccare a malapena il pavimento con le punte dei piedi.
Rabbrividii al tocco di quella superficie fredda e liscia.
Tutti mi avevano lasciata sola, di nuovo.

Il caldo cominciava a farsi sentire in quel mese di marzo, non conveniva più andare in giro con il maglione di lana, forse sarà per questo, che decisi di uscire sul piccolo terrazzo che dava la bellissima visione completa della Luna, c'era la luna piena, potevo vederla anche stando lì seduta.
Era così bella.

La grande finestra era socchiusa, le leggere tende bianche ondeggiavano al soffiare del venticello incontrollabile di quel mese definito "pazzerello".

Mi alzai in piedi barcollando, presi al volo le stampelle abbandonate al freddo metallo in fondo al letto e feci qualche passo.
In fondo, non sembrava poi così difficile camminare con quei pezzi di plastica.
Erano di plastica? Boh, forse sbaglio.

Rabbrividii leggermente percependo il contatto del vento fresco sulla mia pelle scaldata dalle mie vesti ancora troppo invernali.

Mi fermai a pochi centimetri dalla porta-finestra allungando il braccio verso di essa.
Appoggiai il palmo della mia mano sul pomello color bronzo e tirai lentamente.

Avanzai con cautela verso la ringhiera di cemento.
Il panorama era fantastico, niente da dire, tutto dannatamente perfetto, ma lo sarebbe stato ancora di più con qualcuno che mi tenesse compagnia.

-ehi- 

Sobbalzai al suono di quella voce leggermente rauca e soave allo stesso tempo.

-che ci fai tu qui?- domandai al moro girandomi di scatto.
Lui in risposta si fronteggiò a me, facendomi sentire ancor più bassa ed incapace di reagire.
-non mi è mai piaciuto il tuo modo di metterti in concorrenza- disse spavaldo sistemandosi il ciuffo.
-buon per te- risposi voltando la testa verso il panorama alla mia destra.

Lui indietreggiò di qualche passo, permettendomi di avanzare ancora di più verso il limite di quel balconcino malinconico e triste, ma molto romantico allo stesso tempo.
Potevo notare dell'edera arrampicarsi su per il muro e abbracciare quasi violentemente, come se non lo volesse lasciar andare per nessun motivo, quel povero balconcino innocuo.
Sfiorai con il polpastrello dell'indice della mano destra la superficie liscia e dura di una delle foglie di edera verde con delle leggere sfumature giallastre.

-qui la notte è buia, e ci sei soltanto tu- ammisi percorrendo ogni singolo millimetro di una foglia di edera con il dito.
-perché, detto francamente, non si può dimenticare- disse.

Mi voltai verso di lui e notai che stava osservando la Luna, se non le stelle, con i suoi occhi scuri e pieni di malinconia. 
Glielo si leggeva negli occhi, gli mancava una persona.

-niente si dimentica, per questo tutto fa così male- dissi affondando i miei occhi nei suoi.
Anche lui mi osservava, voleva leggere ciò che provavo attraverso i miei occhi, idiota, in quel momento avrei solo sperato che se ne andasse.

-sai cosa c'è?- chiese avvicinandosi ed estraendo una sigaretta dalla tasca destra dei suoi jeans.
-cosa?- 
-stimo chi non è mai riuscito a trovare qualcuno da amare- disse mettendomi una mano sulla spalla.
Quel contatto mi dava parecchio fastidio, per un attimo, pensai che volesse farmi solo diventare isterica come solo lui sa fare, ma poi, mi strinse fra le sue possenti braccia.
Mi sentii avvampare, lui era così freddo, come il ghiaccio, come l'inverno, come la Luna quando non è illuminata dal Sole, come la notte.

In fondo, però, quel contatto era piacevole, era da così tanto tempo che non ricevevo un abbraccio da Zayn, sembrava di ritornare a qualche anno fa, quando ci abbracciavamo ogni due secondi, solo perché io ero la principessa degli unicorni. Che bei tempi.

-visto che alla fine non sei così tanto irritabile- disse allontanandosi da me è sorridendo amichevolmente, beh, amichevolmente, si fa per dire.
Aveva lo strano vizio di sorridere alzando solo un lato della bocca, non credo abbia mai sorriso normalmente, o almeno, non lo ha mai fatto in mia presenza.

Scossi la testa abbastanza contrariata, non avevo intenzione di dargli ragione, d'altra parte, non avevo niente da condividere con lui.

Alzai gli occhi al cielo.

Il cielo.

Il cielo notturno.

Il cielo notturno pieno di stelle.

Quanto amavo le stelle, fin da bambina, mi ricordo, guardavo le stelle con Harry e Louis.
Ci mettevamo sempre in soffitta, e, di nascosto, ci arrampicavamo fino ad arrivare sul tetto.
Ricordo anche che non ero mai riuscita ad insegnare ad Harry a riconoscere le costellazioni più semplici come quella del "Grande Carro" e del "Piccolo Carro".
Però, ci soffermavano sempre su una stella in particolare, la si poteva notare sempre perché coincideva perfettamente con un disegno decorativo sul vetro della finestrella di quella soffitta polverosa.
Rappresentava un cuore, che al suo interno rinchiudeva un altro cuore più piccolo e più chiaro, e, perfettamente al centro del cuore più piccolo, c'era lei, la nostra "Star".

Louis aveva detto che ogni volta che mi sarei sentita sola, avrei dovuto guardare quella stella e pensare che io non sono sola, e che ci sono tante persone pronte a starmi vicino. Che dolce.

-ti piacciono le stelle?- chiese Zayn espirando del fumo dalla bocca.
-sì, molto- risposi sicura, certa di quello in cui stavo andando incontro.
Sapevo che dopo quella conversazione lui avrebbe cominciato a parlarmi, ad essere più amichevole.
Ma io non lo volevo.
Preferivo essere una conoscente, una di quelle persone che descrivi come "so chi è ma non la conosco".
Ero a conoscenza del fatto, che se lui si fosse messo di nuovo con la sua ex, ogni nostro piccolo passo verso la vera e propria "amicizia", sarebbe stato inutile, nullo, senza senso.

Posai gli occhi di nuovo verso la mia stella porta fortuna, una delle stelle più belle, una delle più brillanti.
A volte, mi chiedevo se sarebbe brillata per sempre.
Era un po' come me, sempre brillante, felice, a volte anche un po' lunatica, ma così "unica nel suo genere" o come diceva Louis.

-mi piace osservare il cielo notturno- disse calmo, appoggiandosi con i gomiti sulla ringhiera di cemento.

Non risposi.
Perché dovevamo mandare avanti quella conversazione?
Lo ammetto, mi sarebbe piaciuto essere di nuovo amica sua, okay, ma ci sarebbe sempre stato qualcosa di sbagliato e se non lo era in me, lo era in lui, se non nella sua ex, Perrie Edwards. 

-io vado a dormire- dissi il più distante possibile.
Misi il turbo con le stampelle, e, il più velocemente possibile raggiunsi il lettino bianco.

Freddo.
Era tutto ciò che sentivo.

-posso farti compagnia ancora per un po'?- chiese leggermente titubante.
-come vuoi- dissi rigirandomi nel letto.

Lui, si mise seduto alla mia destra, potevo intravedere attraverso i suoi jeans lo schermo del suo cellulare illuminarsi di tanto in tanto nell'arrivo di messaggi insistenti, soffocanti.

Prese con violenza l'apparecchio elettronico, lo spense e lo lanciò letteralmente sul tavolino alla mia sinistra.
Purtroppo, la mira di Malik, non era tra le migliori, infatti, il cellulare non finì proprio sul tavolino, ma per terra, sotto di esso.

-oh, fanculo- lo sentii borbottare.
-calmati Zayn, dovresti dormire- 
La voce dalla mia bocca uscì il più amichevole possibile, forse era effetto dei pensieri incomprensibili della notte, perché si sa, di sera, se non di notte, i pensieri si fanno più intensi e profondi, si diventa moralmente più deboli e si potrebbe fare amicizia anche con un camionista orribilmente sudato.
Però, se ci rifletto, era da molto tempo che non lo chiamavo per nome, sembrava strano... Zayn

Un po' mi era mancato.

Lo sentii sospirare profondamente.
Dopodiché si abbassò con testa e sembrava che si stesse quasi togliendo le scarpe.
No, davvero, si era tolto le scarpe.

Le sue gambe occuparono il lettino insieme alle mie, però, non osavano sfiorarsi, erano unite, come le mie, distanti da ogni contatto.

Mi avvicinai ancor di più al bordo del letto, tanto per offrirgli la possibilità di avere più spazio.
Ma perché lo stavo facendo?

Appoggiò la testa sul cuscino, potevo sentire il suo odore di tabacco e menta unito al profumo di shampoo dei suoi capelli che sembravano sempre ben curati e stranamente all'insù.

-ti sto dando fastidio?- chiese, sempre titubante.
-no, figurati- risposi con un filo di voce impastata dalla stanchezza infinita.

Ero davvero molto stanca, probabilmente non mi sarei neanche spiegata, al mio risveglio, il perché di tutti quei gesti amichevoli.

Percepii il suo tocco delicato ma allo stesso tempo possessivo sfiorarmi i capelli.
Il letto si mosse leggermente.
Le sue labbra premerono delicatamente sulla mia fronte.
Restai non curante di tutto e mi riaddormentai.

Buona notte Zayn, amico mio.


Niall's pov.

-merda- sussurrai non appena alzai leggermente il busto per mettermi seduto.

Il taglio faceva ancora più male, avevo fame, e il mio stomaco brontolava da più di mezz'ora.

Magari anche Sophie era sveglia e aveva fame come me.
Chissà.

Provai per l'ennesima volta ad alzarmi dal letto, inutilmente.

Provai, provai, e provai.
Era tutto inutile, il torace bruciava così tanto.
Peggio di quando mangiavo super piccante da Nando's.

Però, mi venne un'idea.
Avrei potuto chiamare l'infermiera, così, mi avrebbe aiutato ad alzarmi.
Ma non era l'idea giusta.
Se avessi chiamato l'infermiera mi avrebbe tenuto d'occhio tutto il tempo, e non sarei potuto andare da Lei .

Con uno scatto, quasi improvviso e non programmato, mi alzai dal letto, provocando in me imprecazioni troppo "volgari" per essere dette in questo contesto. 

Notai una macchiolina farsi largo sulla superficie esterna della mia benda.
Era tipo "arrivo io per primo, nessuno potrà fermarmi" e segue una risata malefica.
Sì, sto parlando del sangue.

Non potevo di certo passeggiare per il corridoio a petto nudo, e tutto ciò che avevo era un malinconico e peloso maglione beige.
Era uno di quei maglioni che provocano un intenso prurito tanto che sembra che un gruppo di porcospini ti stia "accarezzando" il corpo.
Lo misi comunque, non avevo scelta.

Presi il cellulare quasi morto dato che aveva la batteria al 12% e me lo misi in tasca.
Notai che sul tavolino c'erano delle monetine, perfetto, non dovevo neanche diventare pazzo per cercare i soldi per il mio cibo.

Ricordare: Niall Horan quando ha fame diventa molto pericoloso.

Mi avvicinai allo stipite della porta, essa era chiusa, per fortuna.
La aprii lentamente e mi guardai intorno, non c'era nessuno, via libera.

Feci alcuni passi verso la parte est dell'ospedale.
Ormai conoscevo quei corridoi a memoria, sulla parete della mia stanza c'era una piantina dell'intero edificio, e dato che non potevo alzarmi dal letto, dovevo per forza fare qualcosa che non consisteva nel smanettare al cellulare o cantare a squarciagola le canzoni che sentivo provenire dalla stanza dietro alla mia.
E quella cosa era memorizzare la piantina dell'ospedale.

Mentre attraversavo il corridoio che mi separava da quello di Sophie notai delle macchinette.
-evviva- sussurrai prendendo alcune monetine.
-un dollaro per 'sta roba?- pensai facendo una faccia strana che subito notai nel riflesso del vetro della macchinetta leggermente illuminata.
Presi dell'acqua, un the' freddo e alcune merendine ipercaloriche che adoravo.

Ed eccola lì, stanza 108. 
Sembrava quasi che non ci fosse dentro nessuno.
Appoggiai il palmo della mano sul pomello leggermente consumato.
Aprii lentamente per non fare troppo rumore.
Appena misi piedi nella stanza la mia espressione si ribaltò del tutto.
Mi venne in mente solo una cosa da fare, scaraventare quell'essere scimmiesco giù dal letto su cui solo io potevo stare.





Salveeee!
Ed eccomi qua, ho cercato di fare il più presto possibile :3
Come potrete vedere, la parte iniziale è molto sentimentale, scrivere la notte fa questo effetto...
Comunque, in questo capitolo abbiamo una specie di riappacificazione (si scrive così?) tra Sophie e Zayn.
Finalmente.
Immaginatevi la faccia di Niall mentre vede la scena dei due nel letto...
No, non stavano facendo niente di particolare, solo dormendo, tranquille.
Possiamo chiamarli i Zophie? 

Domandaaaaaaaaaa.

Per quale coppia tifate di più in questa storia?
So che di coppie ancora non ce ne sono, ma, i personaggi sono tanti ;)

Quindi boh, fatemi sapere.
Un "grazie di cuore" a quelle che recensiscono sempre e anche a chi segue la storia. 

Io mi dileguo.
A presto,
-ValeLoka00

P.s.: scusate per eventuali errori, se non vi è di disturbo, ditemi nelle recensioni se c'è qualcosa di sbagliato, così correggo subito, grazie ancora ;)

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Capitolo 15
*** Eleanor. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 15.

Harry aprì lentamente il foglietto tenendo gli occhi incatenati ad esso.

Appena lesse la prima frase, si lasciò scappare un risolino.

-"amo Harry dai tempi delle medie, lo amo alla follia, non so come farei senza di lui"- recitò.

Abbassai lo sguardo alla ricerca di qualcosa di più interessante da osservare o ascoltare.

-lo scrissi in seconda media, non ero consapevole- dissi.

Lui scosse la testa ridendo, era abbastanza fastidioso, era come se mi stesse prendendo in giro.

-e queste cosa sono?- chiese divertito.

Probabilmente aveva letto le innumerevoli date scritte a matita sotto la scritta blu.
Erano tutte le date dei giorni in cui mi sarei promessa di confessare a Harry i miei sentimenti verso di lui.
Peccato che non ci sono mai riuscita.

-ah, me lo ricordo il San Valentino di quest'anno, quando ho trovato dei cioccolatini davanti al davanzale della mia finestra!- esclamò sempre con un ghigno divertito in volto.
-peccato che nell'aprire la finestra siano caduti di sotto- si fermò per coprirsi la bocca con una mano -ma non c'è stato più niente da fare- e scoppiò in un'altra fragorosa risata.

Harry 1-0 Carol.

-erano miei- dissi sottovoce mordendomi il labbro inferiore.

Lui alzò le sopracciglia in segno di stupore.
-davvero?- chiese stupito.
-sì...- dissi annuendo.
-cioè, è bellissimo, ti ringrazio per il gesto, ma a chi verrebbe mai in mente di lasciare dei cioccolatini sul davanzale di una finestra al primo piano?- domandò divertito.

A quel punto non ce la facevo più, essere derisa in quel modo non era affatto bello.
Essere derisa per i miei stessi errori, errori che ho commesso solo per conquistarlo, lui non poteva capire quanto mi sono sentita male per lui, e per quanto ho continuato a sentirmi male, sempre e solo per colpa sua.

Con Harry, avevo sempre sognato un momento simile, un momento in cui lui scoprisse i miei veri sentimenti, se ne rendesse conto, e in qualche modo, accettasse tutto ciò.
Ma sfortunatamente non è andata come previsto, perché, era tutto un sogno, un sogno irrealizzabile.

Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.

Perché la realtà è una sola, e non è quella formata dalla mia immaginazione, purtroppo.


Louis' pov.

-scusa, davvero, avrei da fare- cercai di divincolarmi, non solo dalla conversazione in cui mi aveva costretto a far parte, ma anche dalla sua presa stretta sulla mia giacca.
-dai resta, ti faccio un po' di compagnia- disse sorridendomi dolcemente.

Era da un po' di tempo che ci pensavo, che pensavo al sorriso di Eleanor Calder, un sorriso un po' viziato, ma anche dolce e accogliente.
Certo, la prima volta che la vidi, non mi aveva dato una buona impressione, ma forse era per via della sbronza della notte precedente.

-dai, ti rubo solo cinque minuti, tanto per bere un caffè- mi supplicò.
-e va bene- mi arresi controllando l'orologio della farmacia lì vicino.

Avrei dovuto già essere in ospedale, il lavoro mi prendeva un sacco di tempo, e non avevo mai uno spazio libero per andare in ospedale a trovare la mia Fifì. 

Entrammo nella tanto conosciuta "Starbucks" e mi appollaiai davanti al bancone opposto a quello di Eleanor, tanto per tenere d'occhio l'ora che potevo intravedere attraverso il vetro appannato del locale.

-a che pensi, Tomlinson?- chiese Jenny, la barista da dietro al bancone.
-non si saluta neanche più?- risposi con un'altra domanda in modo ironico.
-la conosco quella, la Calder, viene qui praticamente tutti i giorni- disse indicando Eleanor che stava ordinando due cappuccini al bancone opposto.
-non la conosco proprio bene, ma so una cosa- si fermò per mettersi una ciocca dei suoi capelli rossi dietro all'orecchio -io non mi fiderei mai di una che ha i soldi che gli escono pure dal buco del cul..- la fermai in tempo, proprio prima che potesse dire cose spiacevoli.
-sempre molto delicata- la presi in giro.
-mi conosci- ammiccò facendomi l'occhiolino.

La salutai con un cenno della mano per poi allontanarmi e prendere il mio cappuccino.

-grazie, ti do subito la mia parte- dissi prendendo il portafoglio dalla tasca dei pantaloni.
-ma che cazzo dici, pago io, idiota- disse spintonandomi la spalla.
-ehm, okay- alzai le mani in segno di arresa.
-ora che fai?- chiese sorseggiando la sua bevanda calda.
-vado in ospedale a trovare la mia migliore amica- risposi.
-noooo, davvero hai una migliore amica?!- si fermò a fare una faccia abbastanza sorpresa -cioè, è fantastico!- concluse scuotendo la testa.

Ehm, okay, forse avevo sottovalutato un po' Eleanor, forse non era così dolce come voleva sembrare.
-e cosa le è successo?- chiese mettendosi la sciarpa che si era precedentemente tolta a causa del caldo eccessivo all'interno del locale.
-è stata..uhm..ferita da una specie di "ladro"- sottolineai l'ultima parola mimando le virgolette con l'indice e il medio delle mani.
-ah, non dev'essere stato bello, cioè, io avrei avuto tanta paura!- disse ridendo.

Okay, Eleanor non era affatto come pensavo.

-sai, cerco di non pensarci spesso, ma mia madre, è morta più o meno per lo stesso motivo- mi confessò fissando il pavimento.
-oh, mi dispiace- le dissi mettendole una mano sulla spalla.

Lei alzò il volto e mi mostrò un bellissimo sorriso.

Ecco la Eleanor che mi piaceva vedere.

Non sapevo cosa pensare di lei, a volte sembrava la Eleanor stupida, mentre a volte sembrava un'altra ragazza, totalmente diversa, con un triste passato alle spalle; triste si fa per dire.

Le aprii gentilmente la porta del locale per farla uscire, lei scosse la testa sorridendo e uscì facendomi segno di seguirla, beh, di certo non sarei rimasto lì fermo, anche perché, se lo avessi fatto, Jenny mi avrebbe preso a sberle.

-quindi ora vai?- chiese torturando il suo bicchiere di cartone con i denti.
-sì- risposi controllando l'ora.

Cavoli, già le undici, dovevo sbrigarmi, o non avrei fatto in tempo a vederla, magari avrei visto Niall correre da un corridoio all'altro in cerca di cibo.

-se ti va chiamo un taxi e ti accompagno- disse alzando gli occhi verso i miei.
-non è necessario che tu mi accompagni, l'ospedale è a pochi isolati da qui- dissi indicando il grande edificio grigio e morto che si intravedeva tra due palazzi praticamente uguali, solo un po' più stretti.

-come vuoi, allora..- disse il più tristemente possibile.

Cavolo, odiavo vedere le persone tristi a causa mia, non mi piaceva affatto.
Mi faceva venire certi sensi di colpa, quella ragazza.

-va bene, vieni con me- mi arresi facendo segno con la testa di seguirmi.
Lei mi irradiò con un sorriso, cavoli, amavo vederla sorridere.
In quei giorni la avrò vista sì e no un paio di volte, avevamo chattato su Facebook, ed eravamo già in buon rapporto, non la trovavo una ragazza noiosa, e tantomeno antipatica.
Semplicemente voleva essere la ragazza facile che ormai tutti vogliono, ma non capiva che doveva solo essere se' stessa se voleva essere accettata, era per quello che a volte faceva l'ignorante in argomenti seri.

Dopo circa un quarto d'ora, eravamo alla reception dell'ospedale.

-buongiorno, sto cercando Sophie Blue, reparto 3- dissi alla ragazza al bancone.
Lei mi squadrò masticando nervosamente -a bocca chiusa- la sua chewing-gum.
Abbassò gli occhi verso una cartellina che teneva in mano, si sistemò gli occhiali e alzò di nuovo gli occhi verso di me.
-secondo piano, stanza 108- disse indicando le scale.

La ringraziai e presi El per la mano.
Ammetto che non avevo mai provato un contatto simile con lei, ma era piacevole, aveva la mano fredda, confronto alla mia.
Le maniche della giacca le coprivano gran parte delle mani, rendendomi possibile solo il tocco dei suoi polpastrelli arrossati a causa del freddo.

-Louis, non sono una bambina- disse ridacchiando e seguendomi sulle scale.
Risi alla sua affermazione, ma non la lasciai.

Andò avanti a ridere finché non arrivammo al secondo piano, con un gran fiatone.
Le pareti, erano proprio come me le ricordavo, grigie, spente, qualche piantina appesa qua e là, delle sedie di plastica arancioni sparse per il lungo corridoio, e il comune odore degli ospedali, un odore abbastanza nauseante, ma piacevole allo stesso tempo, non uno di quegli odori che dopo qualche minuto ti mettono il mal di testa, ma uno di quelli, che pur essendo misterioso, non finiresti di annusare nonostante tu abbia le narici dilatate a sembreresti essere uno che ha tanti problemi -mentali.

Passai quasi tutte le stanze, 100, 102, 104, 106...108 finalmente!

Indicai la stanza ad El che si stava guardando in giro e lei fu più che entusiasta di entrare.

Non feci tempo ad aprire che già qualcuno ci pensò al mio posto.

Nel giro di uno o due secondi vidi Niall correre fuori dalla stanza e dietro di lui, Carmela.
Già, la conoscevo anche io, vi starete chiedendo:"ma come mai la conoscono tutti?"
Beh, Carmela era anche la ex infermiera della nostra scuola, ogni volta che qualcuno si faceva male, bastava schiacciare uno di quei pulsanti sparsi ovunque con la scritta "Carmela" e lei, dopo un minuto -e a volte anche meno- era da te. Facile.
Era una super infermiera, la amavano tutti, e fu proprio per questo che fu più che felice di essere la "tutrice" di Sophie in quei giorni insopportabili.
Povera Carmela.

Approfittai del fatto che sia Carmela che Niall fossero usciti dalla stanza per entrare e salutare la mia dolce Fifì che in quel momento speravo avesse bisogno di qualcuno come me che le tenesse compagnia.

Ma non era sola.

-Zayn, amico!- lo salutai.
-ma bella!- rispose dandomi il cinque.

Adoravo Zayn, aveva sempre quel fare da duro, ma alla fine, era buono come il pane, anzi come lo zucchero filato, ah, quanto mi piaceva lo zucchero filato.

-Boo!- esclamò Sophie girandosi di scatto.
Sembrava molto sorpresa di vedermi, tanto che provò a saltare giù dal letto, ma non ebbe successo, perché non si ricordò della caviglia rotta.

E *SBAM* a terra.

-oh cielo, tutto bene?- chiese El avvicinandosi a Sophie.
-ci conosciamo?- chiese l'altra mettendosi seduta.

A volte quella ragazza mi sorprendeva.

-va tutto bene?- chiesi a Sophie porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi da terra.
-no ma adesso mi devi dire chi è questa bellissima ragazza, cioè, non mi dire che state insieme!?- esclamò indicando sia me che El e unendo le dita.

-oh..ehm..no- disse lei grattandosi nervosamente il braccio sinistro.
-ah, tranquilla, che gli piaci- disse Sophie facendole l'occhiolino.

Eleanor sorrise timidamente per poi coprirsi metà volto con le mani chiuse che reggevano il tessuto della felpa.
Quanto era dolce.

-no, comunque sto bene- disse Sophie alzandosi di scatto e mettendosi seduta sul letto.
-hai fame?- le domandai.
-no, sto esplodendo- disse ridendo e lanciando un'occhiata sospetta a Zayn.

Secondo me quei due nascondevano qualcosa.

Poco dopo entrò Carmela nella stanza con una siringa in mano.

Vidi Sophie sbiancare, non le erano mai piaciute le iniezioni.
La vidi anche tremare, lentamente, prese il lenzuolo bianco e si coprì completamente in stile "se io non ti vedo, neanche tu mi vedi".
Era davvero una scena esilarante.

-tranquilla Blue, la siringa non la devo fare a te, l'ho fatta al tuo moroso, Niall- disse Carmela finendo la frase con una risatina malefica.
-è un ragazzo iperattivo, un po' di calmante ci voleva- disse sorridendo a tutti i presenti nella stanza.

Ed ora, ecco a voi il lato malvagio di Carmela!

-uscite di qui, l'orario delle visite è finito, e riguardo a te, Malik, se ti azzardi a rimanere a dormire in camera con la signorina un'altra volta, la siringa la faccio a te- lo minacciò puntandogli la siringa contro.

Vidi Zayn uscire di corsa dalla stanza e El fece lo stesso, ancora più spaventata di lui.

-beh, Sophie, mi ha fatto piacere vederti, passa da me appena esci, sai che è difficile trovare un buco libero dal lavoro oltre al giovedì pomeriggio- le dissi facendole l'occhiolino.

Lei annuì e mi mandò un bacio volante.
Sapeva come rendermi felice anche con poco.
Adoravo con tutto me stesso quella ragazza.
Era come se fosse stata parte di me, non riuscivo a non pensare a lei, non ci riuscivo, davvero.
Era come..come una droga.

Ma questa, è un'altra storia...





Ciao! Buongiorno! Salve! Buonasera! Buon pomeriggio! Buonanotte!
Allora, ho salutato tutti?

No, beh, questa volta ho aggiornato prima, cioè, ma quanto posso volervi bene? ❤️
Beh, vi rispondo io, perché io vi amo.
Scusate per lo sfogo ma dovevo farlo.

Adesso devo dire una cosa.
Cioè, è da un po' che non vedo la mia adorata "sexy_tommina_2000" qualcuno l'ha vista? :'(
Se ci sei batti un colpo.
No, cioè, mi mancano le sue recensioni, mi illuminavano la giornata.

Comunque, questo capitolo è un po' sempliciotto, nulla di speciale, lo ammetto.

Posso raccontarvi una barzelletta?
Devo farlo, l'ho letta l'altro giorno, è stupida, ma se ci penso, rido, e anche tanto.

Allora.

Figlio:"papà ti piace la frutta secca?"
Papà:"perché?"
Figlio:"perché sta andando a fuoco il giardino"

Cioè, immaginatevi un padre e un bambino che parlano serenamente e si vede il giardino dietro andare a fuoco.
No, non ce la posso fare!

Riguardo il capitolo e i vari avvenimenti, boh, Louis è troppo dolce, e riguardo al biglietto rosso, beh, ecco svelata la sua identità!

Io vi lascio, sono le undici di sera e devo continuare l'altra ff.

Quindi a presto, 
-ValeLoka00


Ps.: scusate per eventuali errori, ma spesso, scrivo di fretta, e non ho tempo per controllare :(

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Capitolo 16
*** Toxic. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 16.


Harry's pov.

Non sapevo cosa le fosse preso.
Cioè, non avevo detto niente di male, avevo solo detto ciò che, con gli anni, avevo cercato di dirle attraverso i gesti, d'altra parte, mica un gesto vale più di mille parole?
Ma forse ero andato un po' troppo oltre, forse ero stato troppo "invadente", o forse, me n'ero approfittato della situazione per farla sentire in imbarazzo dopo anni che mi veniva dietro.
Forse il mio intento era solo quello di farle capire che per lei non c'erano speranze.
Certo, avrei potuto essere più cordiale, ma...fanculo, cordiale un cazzo.
Sinceramente, mi ero rotto sul serio di stare a dietro a quella ragazza, fare come se non mi accorgessi di niente, lasciarla fare ogni volta, come quella volta che la vidi, in occhiali da sole -dietro ad un albero- a fotografarmi.
Certo, come se non ti vede nessuno!
Dava davvero sui nervi quando usava la sua "tattica personale del mimetizzarsi" o come la chiamavano Sophie e Carol.

Lei era sempre stata abituata -insieme a quella svitata di mia sorella- a vivere la vita come nei troppo film d'amore che guardavano a casa nostra.
Secondo me, quella ragazza, si faceva troppi filmini mentali sulla nostra relazione che non è mai esistita, non esiste, e mai esisterà.

Perché diciamocelo, la vita non è un film.

Spesso notavo la sua faccia, mentre parlavo con una ragazza che non fosse Sophie.
La vedevo tramutarsi in fiamme, davvero, sembrava che i suoi capelli prendessero vita, un po' una medusa ambulante, no, sul serio, era una cosa esilarante...a volte.
La sua faccia era la stessa di Niall quando gli si ruba il cibo, o meglio, il suo cibo.
Però era lo stesso -quasi- esilarante.

I miei pensieri furono risvegliati da uno strano rumore provenire da una delle stanze accanto, non l'avrei mai detto, ma la casa di Carol era davvero enorme.
Beh, in effetti gli Smith avevano una certa popolarità.
Il padre, appunto, era un dottore, la madre avvocato, per non parlare di familiari ecc. ecc.

Ma ritornando allo strano rumore, sembrava quasi un grugnito.

Gli Smith avevano dei maiali in casa?
Impossibile.

Solo poco dopo mi resi conto che Sophia, rideva come se dovesse richiamare un suino in calore.
E oltre al fatto della ricchezza, gli Smith erano popolari per le loro "stranezze", appunto.

Tanto per rendercene conto, avevano una figlia stalker, e un'altra scrofa, quindi erano a posto.
Meno male che non conoscevo pure i genitori.

No, non sono cattivo.
Semplicemente vedo la realtà da un punto di vista un po' diverso, il mio punto di vista.

Uscii da quella che doveva essere la stanza di Carol, per poi sbirciare da una fessura della porta della stanza di Sophia, su cui, c'era scritto, in caratteri cubitali "Sophia".

No, non si era capito che era camera sua.

Notai che anche Liam era in quella stanza.
Liam?
No, aspetta.
Liam?!

Avrei dovuto aspettarmelo, quello lì sembrava completamente cotto di lei, la sera prima.

La guardava come una bambina vede un Unicorno travestito da panda correre sopra ad un arcobaleno urlando:"le tartarughe ninja esistono!"
Oh, beh, come se esistessero anche gli unicorni.

Beh, diciamo che lo sguardo di Liam nell'osservare quella ragazza sembrava più quello di un maniaco, ma erano solo dettagli.

Sentii Liam farfugliare parole idiote miste a frasi totalmente senza senso, ed a tutto ciò, la ragazza, rotolava dal ridere.
Sul serio!

Diceva cose tipo:"i Timoti (se ho sentito bene, anche se non ho capito bene cosa fossero) conquisteranno il mondo insieme ai castori che finalmente avranno accesso ai bagni pubblici".

Totalmente senza senso.

E quell'altra, grugniva dal ridere, tenendosi la pancia, non sopportando più il peso di una semplice risata.

Scossi la testa osservando per l'ultima volta Sophia rotolare giù dal suo letto, sussurrare "Liam, sei un mito" e ridere facendo aderire in pieno il suo volto e il pavimento formando quasi una cosa sola.

Notando che le tapparelle in salotto -che si trovava al piano inferiore- erano aperte, mi venne in mente l'idea che forse, molto probabilmente, Carol era scesa a fare colazione, o pranzo, avevo perso la cognizione del tempo.

Forse però non era una buona idea girare per la casa di qualcun altro, in mutande.
Ma come siamo intelligenti Styles, i miei assoluti complimenti!

Non curante di tutto il resto, mi rinchiusi nella stanza di Carol, si sentiva ancora l'odore di vernice, probabilmente avevano appena verniciato la stanza.

Comunque, aprii il cassetto in cui avevo lanciato la sera prima i miei boxer.
Era pieno di intimo per ragazze, beh, che mi aspettavo?
Ne estrassi un paio di miei boxer, ma l'occhio mi scappò subito su un particolare. 
Le mutande, o meglio, le sue mutande, sparse per il cassetto, avevano tutte motivi fantasiosi, come unicorni, se non panda, o pinguini, alcune erano solo rosa, o magari azzurre, trovai anche delle mutande rosa con del pizzo, beh, quelle erano accattivanti!

Ma sapevo benissimo che Carol non era tipo da pizzo o cose simili, quindi mi rassegnai al fatto che non l'avrei mai potuta vedere in quel meraviglioso pezzo d'abbigliamento che, probabilmente, l'avrebbe resa più interessante ai miei occhi.

Mi infilai i boxer, un paio di pantaloni grigi della tuta, e una canottiera bianca.
Avrei poltrito tutto il giorno, ne ero certo.

Però, a ripensarci, sarei pure dovuto andare a trovare Sophie.
No.
Sophie sarebbe tornata il giorno stesso.
E sarebbe venuta anche lei in casa Smith.

Per me, stava per cominciare l'inferno.


Sophie's pov.

Finalmente.
Finalmente sarei potuta uscire da quell'inferno chiamato ospedale.
Niall, a differenza mia, doveva restare altri due giorni, in effetti mi dispiaceva un pochino, ma era per il suo bene.

-hai preso tutto?- chiese Louis prendendo in spalla il mio borsone.
-penso di sì, il cellulare ce l'ho, i vestiti sono dentro, sì, ho tutto- dissi aggrottando la fronte.

Non mi aveva ancora presentato quella ragazza dai capelli marroni.
Sinceramente non sapevo di che colore avesse gli occhi, semplicemente non m'interessava.
La cosa che mi preoccupava al momento, era Niall.
Chissà cosa avrebbe fatto un quei due giorni, senza di me.

Ricordi di qualche giorno prima si fecero largo nella mia mente.


Flashback.


Vidi un uomo tutto vestito di nero, aveva un passamontagna che gli copriva tutto il volto, aveva un coltellino in una mano, e un sacco nero nell'altra.

Indietreggiai scontrandomi con il petto di Niall, che era ancora più agitato.

Mi strinsi a lui il più possibile.

-prima di rischiare- sospirò -voglio fare una cosa- finì la frase prendendomi il volto fra le mani.
-no, Niall, non devi uscire da qui- ribattei io mettendo le mani sul suo petto caldo.

Prima che potessi dire altro, lui poggiò le sue labbra sulle mie.

"Quando le sue labbra socchiuse hanno incontrato le mie ho cominciato a sentirmi senza fiato in un mondo nuovo e affascinante."

Ed ecco che cielo e terra si scontrano, il Sole e la Luna, il caldo e il freddo, l'inverno e l'estate, il giorno e la notte, io e lui, noi.

Non avevo mai baciato un ragazzo, lo ammetto, penso che quello sia stato il mio primo bacio. Un bacio rovinato dalla situazione al di fuori di quello stanzino buio.

Il bacio, poi, divenne più, ehm, passionale, diciamo che lui si ritrovò a esplorare la mia bocca, e io la sua.
Per un momento era come se tutto intorno a noi fosse scomparso, come se lo sgabuzzino non esistesse, come se noi due fossimo dispersi nell'infinito dell'universo.

Poco dopo, però, il bacio finì, purtroppo, e mi toccò ritornare alla dura realtà dei fatti.


Fine Flashback.


Arrossii al ricordo delle morbide labbra di Niall sulle mie.
Non pensavo neanche che quello sia stato un bel bacio.
Cioè, non avevo mai baciato nessuno -con la lingua- ed era completamente una cosa nuova, pur essendo stata una ragazza di sedici anni.

-allora, andiamo?- Louis mi risvegliò dai miei vecchi e piacevoli ricordi.
-certo- risposi aggrappandomi alle stampelle, le quali sapevo che mi avrebbero accompagnata per almeno uno o due mesi.


Carol's pov.

No. No. No.

Non potevo ingozzarmi di Nutella.
Certo, il suo inebriante sapore era la fine del mondo, ma forse non era la cosa giusta da fare.
Dai, solo un altro cucchiaio.

Roteai gli occhi assaporando il sapore di uno dei miei cibi preferiti.

Posai il cucchiaio sul piano del lavandino, osservai il barattolo mezzo vuoto e lo chiusi.
Lo riposi in un armadietto sopra al piano cottura e sospirai.

Ancora una volta, la Nutella mi aveva consolata a modo suo.

Se solo in quel momento avrei potuto vedere la mia faccia, probabilmente si direbbe che non dormivo da giorni, ma no, quella era la mia faccia triste, delusa, spenta.
Ma non era una di quelle facce che facevo ogni volta che fallivo nel confessarmi a Harry, quella volta, era peggio, senza dire nulla, lui, mi aveva rifiutata.

Carta, vetro o umido?
Direi direttamente alla discarica.


Non so, ma sentivo che forse, una piccola possibilità, me l'avrebbe data.
Ma niente.

Non lo credevo così idiota, codardo e stronzo.
Sì, stronzo era la parola giusta.

In quel momento nessuno poteva vedere la tristezza nei miei occhi, nessuno poteva sentire il mio cuore calpestare i suoi stessi cocci sparsi ovunque, destinati a starsene lì per sempre, fin quando, qualcuno di tanto gentile, non si sarebbe deciso di raccoglierli e rimetterli al loro posto.
Ma io, volevo che quella persona fosse stata Harry, Harry Styles.

-Carol!- sentii una voce familiare avvicinarsi a me.

Mi girai lentamente verso la persona interessata, facendo strusciare rumorosamente le ciabatte a terra.

-oh cielo- mormorò Sophie mettendosi una mano davanti alla bocca.
La sua espressione era un misto di confusione e preoccupazione.
Si avvicinò a me, lentamente, con quelle due stampelle a reggerla.
-fammi indovinare- iniziò il discorso che non avrei voluto affrontare -una certa persona ha spezzato il cuore alla mia migliore amica- finì storcendo le labbra.
Annuii e, penzolante, mi avviai in camera mia, dove, probabilmente avrei trovato il riccio a farsi i cazzi suoi.

La piccola grande Carol stava diventando cattiva.

Ancora in asciugamano, mi diressi in camera di Sophia, stranamente vuota, ma piena di cianfrusaglie e roba da mangiare.
Aprii il suo cassetto dell'intimo e ne tirai fuori delle semplici mutande bianche accompagnate da un semplicissimo reggiseno bianco.
Viva il bianco!
Presi anche un suo vecchio vestito che teneva nell'armadio da non so quanto tempo.
In verità non era un vestito, era una maglietta, ma era talmente tanto lunga, che tutti l'avrebbero scambiata per un vestito un po' corto.
Era senza maniche, nero, ed arrivava a metà coscia.
Ed al centro aveva un panda.
Beh, ovvio, se no non lo avrei messo.

Andai in camera mia, ma, fortunatamente era vuota.
Finsi un balletto liberatorio dalla felicità di non dover condividere la mia stazza ancora per altro tempo, infatti, la camera degli ospiti, ormai pronta, era destinata a Sophie e Harry che avrebbero dormito insieme.

Il mio bellissimo balletto durò alcuni secondi, prima che sentii delle voci provenire dalla terrazza.
Aprii la finestra della mia stanza, guardai in alto, e notai Payne, Tomlinson e Styles parlare tutti insieme appassionatamente.
Era strano chiamarli per cognome?

-senti Tommo, mica conosci qualche buon terapista?- chiese Harry dando una gomitata al braccio dell'altro.
-perché?- chiese divertito Louis.
-perché Carol ne ha veramente bisogno amico!- rispose con tono divertito la persona che avrei mandato a fanculo a momenti.

Ne avevo abbastanza, non sopportavo quella situazione.
Fanculo Harry e faculo i suoi amichetti del cavolo.
Chiusi la finestra facendo in modo che mi sentissero anche in Burundi e corsi di sotto, preparando la tavola per me, Sophia e Sophie, fanculo gli altri.

Ovviamente in freezer c'era della pizza surgelata, come sarei potuta sopravvivere se no?
E anche se avessi preparato per Harry, non gli avrei dato una pizza qualsiasi, ma una pizza con elementi tossici.
Oh, sì, tanta cattiveria.

Per fortuna, non avrei fatto una brutta figura con Liam, dato che nel giro di dieci minuti da quando ero i cucina, lo vidi uscire di corsa urlando un "salutami Sophia, io vado a casa".

Passai il mio prezioso tempo a pensare ad un piano malvagio per vendicarmi su Harry, ma l'unica idea fu quella di rovesciargli un secchio di mozzarelle in testa, e ciò non aveva senso.

-è pronto- urlai in modo poco allegro.

Vidi una mandria correre giù per le scale, gli ultimi ovviamente erano Sophie e Louis, e quest'ultimo doveva aiutare lei a scendere le scale, date le sue pessime condizioni.

-grazie mille, io allora vado, El mi aspetta in macchina- disse Louis salutando tutti con un cenno della mano.
El?
Eleanor?
Sì, ne avevo sentito parlare.

Ricambiai il gesto e mi sedetti a capotavola.
Sophia si mise seduta alla mia destra, e poi, feci cenno a So di sedersi alla mia sinistra.

-aspetta, uno, due, tre..- Harry si mise a contare i piatti di pizza presenti sul tavolo.
-sai, pensavo avessi detto che ti piacessero i cioccolatini, ne avevo vista una scatola sotto casa tua, perché non ci vai?- domandai dopo aver fatto un respiro profondo.
In fondo, non si può passare da un momento in cui fai fatica a dirgli "ciao" a un altro in cui gli confidi la tua vita, quindi, dovevo prepararmi psicologicamente a dire una frase di senso compiuto al diretto interessato.
Lui scosse la testa confuso per poi aprire leggermente la testa, pronto a dire qualcosa, ma che non disse.
Chissà cosa avrebbe voluto dire.

-beh, allora me ne vado nella stanza degli ospiti- disse lui stringendosi nelle spalle.

Non era da me fare cose simili, ma era pur sempre meglio del secchio di mozzarelle.


Harry's pov.

Forse voleva davvero farmela pagare.
Ma diamine, era davvero una ragazza particolare.
Se solo mia madre e Robert non fossero ancora in quella stupida casa in montagna a sistemare tutto ciò che aveva causato quello spiacevole incidente, io sarei stato a casa mia, nella mia stanza, comodo nel mio letto, e non in una stanza dipinta di blu, con al suo interno un armadio, un letto matrimoniale e una scrivania.

D'altra parte però, era stata una bambina a comportarsi così.
Se non mi piaceva non mi piaceva, punto.
Non si può costringere una persona a farsi piacere, per niente.
Ma lei non sembrava che la pensasse al mio modo.

Mi distesi sul letto, e rimasi in quella posizione tutto il pomeriggio, a pensare, andare su Twitter, e a guardare fuori dalla finestra.

Ormai il cielo di Londra si stava dipingendo di un rosa-arancione, ed era piacevole osservarlo semplicemente girando la testa, in effetti, quello era il posto ideale per ammirare il tramonto.

Per cena, avevo deciso, avrei preso qualcosa dal frigo, niente e nessuno mi avrebbe fermato.

Scesi in salotto e vidi Carol accudire Sophie come se fosse un cagnolino, Sophia fare dei disegni sulle fasciature di quest'ultima e la televisione presentare un programma su Real Time di nome:"Il Boss delle Torte".
Un altro stupido programma per donne in menopausa.

Feci come se non ci fosse nessuno e mi precipitai in cucina, presi un biscotto da uno dei barattoli sul piano cottura e aprii il frigo.
La prima cosa che notai, fu un piccolo vassoi con del sushi.
Adoravo il sushi.

Guardai a destra, successivamente a sinistra, presi il piatto con il mio cibo, e sgattaiolai al piano di sopra, dove lo avrei consumato.

Non sapevo quanto tempo avrei passato in quella camera, ma era rilassante.


Carol's pov.

-ti prego dormi con me- mi supplicò Sophie con una faccia da cane bastonato.
-ma il mio letto non è abbastanza- le ripetei alzando gli occhi al cielo e ricordandomi della notte precedente passata con il petto di Harry attaccato alla mia schiena.
Arrossii di colpo e lei sembrò accorgersene.

-hai appena pensato a Harry- disse lei battendo le mani.
-oh, smettila, tanto ormai tutti sanno che mi piace- dissi storcendo le labbra.
-dormiremo nella stanza degli ospiti, ed Harry si prende la tua stanza- disse lei muovendo la testa come se stesse dicendo la cosa più intelligente del mondo.
Scossi il capo alla sua affermazione per poi mormorare un "e va bene".

Mi ricordai delle numerose scritte sulle pareti di camera mia, se Harry avesse dormito lì dentro, le avrebbe lette, e poi, vedi i sensi di colpa che gli sarebbero saliti.
Ero un genio.

-è evidente, è evidente, è evidente- dissi picchiettando la mia coscia.
-cosa è evidente?- chiese So abbastanza scossa dalle mie affermazioni.
-che è evidente- le risposi.
Un secondo dopo, mi alzai dal divano e scrutai il corridoio, bene, via libera.

Percorsi il corridoio a passo felpato, cioè lo stesso di un elefante che cerca di di ballare il valzer, e che grazia!

-aspettami nella camera!- sentii dire da Sophie.

Non risposi, pensavo fosse un ordine.

Entrai in camera mia, l'orologio sulla parete dava già le undici, si era fatto tardi, ed io ero più stanca del solito.

Le scritte erano ben visibili sui muri.

"Alone"

"Odio l'idea che qualcun'altra possa averti"

"Penso che mi mancherai per sempre. Come alle stelle manca il Sole nel cielo del mattino"


E l'ultima.

"Un applauso a queste principesse che si addormentano piangendo e si svegliano come se non fosse successo niente"

Beh, lo avrei steso, o almeno, ci speravo.

Uscii dalla mia stanza e mi avviai verso la stanza degli ospiti.
Esitai un po' prima di appoggiare la mia mano sul pomello di essa.
Però alla fine lo feci.
E dentro alla stanza non c'era nessuno.

Sospirai dal sollievo, volevo mettermi a ballare un'altra danza, ma avevo il terrore che Lui sarebbe entrato e perciò pensai che sarebbe stato meglio non fare nulla.


Stanca, distrutta, vedendo che Sophie non si decideva ad arrivare, mi sdraiai nel letto e mi coprii con una coperta.
Buona notte mondo.

Ma ovviamente non potevo stare serena neanche a letto.
Sentii la porta aprirsi, all'inizio pensai fosse Sophie, però, poi, sentii il classico odore di deodorante maschile che tanto mi faceva avvampare e stetti zitta.

"Ma sì, fingiamo di dormire, tanto c'è la luce spenta e non si vede niente."

Fu il mio primo pensiero.

Sentii due braccia cingermi i fianchi, Dio, non stava succedendo davvero?

-mi sei mancata sorellina- disse lui.

Ah, ecco.
Qualcosa non tornava.





Salve!
Allora, mi scuso a tutti i Nophie o Siall shipper(non ricordo come li avevamo chiamati) se questo capitolo non li coinvolge molto, e mi scuso anche con  le Eleounor :|
In questo super capitolo -più lungo del solito- si parla per lo più di Carol e Harry... Come li shippiamo? No, aspetta, loro sono i Carry! Me ne stavo dimenticando :/

Comunque, sono l'unica che si mette a scrivere all'una di notte?
Boh, ditemi voi, io ho più ispirazione.

Vorrei innanzitutto ringraziare tutte le persone che seguono sempre la mia storia, e volevo anche dirvi che vi voglio tanto tanto bene, e spesso, con le vostre recensioni, mi fate ridere.
Davvero, davvero, grazie mille.

Detto ciò, vi chiedo solo, per il prossimo capitolo, almeno due recensioni :3 dai, solo due, non vi costa nulla.

Bene, io vado, statemi bene ;)

-ValeLoka00
P.s.: mi scuso sermone per eventuali errori, ma spesso, non rileggo, quindi ditemi pure se ci sono imprecisioni che correggo subito ;)

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Capitolo 17
*** Donut. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 17.


Ed è la timidezza che rovina tutto.

La paura di non essere abbastanza.

La paura di essere giudicata -male-.

La paura di non saper andare avanti.

Insomma, un grande vuoto colmato di insicurezza e curiosità.

Sì, perché quasi tutti i timidi sono curiosi e, nonostante tutte le loro paure, sono sempre curiosi di sapere, di scoprire, di esplorare.

Noi timidi, notiamo sempre tutto, abbiamo l'ossessione di osservare, scrutare, interessarsi, mentre gli altri, beh, gli altri sono incapaci di notare ciò che noi proviamo davvero, non dico che lo fanno apposta, ma sono persone troppo facili e amichevoli, per far sì che capiscano un'anima chiusa e estroversa come me, ad esempio.


Ed io, Carol Smith, odiavo il fatto di essere timida.
In effetti, odiavo quasi tutto di me, odiavo la forma del mio corpo, l'espressione del mio volto, i capelli, i miei occhi, il mio modo di essere...
Insomma, tante cose.

A volte, avrei tanto voluto essere come una di quelle ragazze simpatiche, solari, aperte a tutti, come Sophie, ad esempio, beh, insomma, lei all'inizio era una porta chiusa, però poi si è rivelata come un compito di matematica per i bambini di prima elementare.
Suvvia, chi non sa fare 2+2?


Tornando a noi, ero davvero in una situazione...di merda.

La prima cosa che feci, dopo che Harry mi abbracciò credendo che fossi sua sorella, fu balbettare delle cose senza senso, che in realtà era un:"credo che tu ti stia sbagliando" detto in modo...originale.

-aspetta...Sophie?- chiese incerto togliendo le sue mani dai miei fianchi.
-no- risposi.
-Dio mio, Carol?- domandò accecandomi con la torcia del suo cellulare.
Erano cominciate le Olimpiadi e io non sapevo niente?

-sì- risposi facendo su e giù con la testa.
Ormai ero seduta, di fronte a lui, e lui sembrava nervoso.
-ma dirmelo prima- disse freddo.
Oh, calmati zio.
-scusa- risposi mantenendo il tono basso e sottomesso.
Si alzò rumorosamente dal letto e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
No, se me la rompeva la pagava lui, con i suoi soldi.

Sentii Harry e Sophie avere una discussione in corridoio.

-mi spieghi dove cazzo devo dormire?- domandò lui con tono duro.
Ah bello mio, sarai pure perfetto, ma di duro, mi sa che non c'hai niente, quindi, torna in te.
-prima cosa calmati- sentii lei cercare di calmarlo.
-dovrei dormire nella sua stanza, vero?- disse lui quasi come se stesse rispondendo ad una domanda.
-beh..- rispose lei.
Potevo capire dalla situazione che lei, Sophie, stava guardando il pavimento imbarazzata, mentre lui, le puntava gli occhi contro.
-ho capito, scusa- disse lui abbassando di gran lunga il tono.
-ma scusa un cazzo- rispose lei.

Bene, la mia Sophie era tornata.

-ma cosa?- si lamentò Harry.
Sentii lei avvicinarsi sempre di più alla stanza degli ospiti in cui ero io.
Mi rimboccai le coperte e feci finta di dormire, di nuovo.
Era una situazione imbarazzante, ed io, in quel momento, ero al centro di tutto.
Il centro di tutto.
Sapevo che dopo quella sera, non sarei più riuscita a guardare in faccia Harry.
Non dopo aver causato una specie di lite fra lui e Sophie.
Potrò sembrare esagerata, ma dopo ciò che avevo sentito, ciò che avevo percepito o visto, ero totalmente sicura che avrei vissuto un brutto momento.
L'amore è peggio di una malattia.
Forse quello per lui non era vero amore, fatto sta, che io, ci stavo male.
Molto male.
Talmente tanto male, che mi addormentai, triste, con le lacrime agli occhi, pensando a tutto ciò che rovinò in un momento la mia spensierata adolescenza.
Ed il motivo era lui, Harry Styles.
Una persona che avrei voluto prendere a calci, ma nel frattempo, avrei voluto avere tutto per me, per dirgli quanto sia perfetto e quanto vorrei baciarlo.
Continuamente, continuamente.


Louis' pov.

-quindi non hai mai provato il sesso sfrenato?- domandò formando un sorriso irresistibile in volto.
Domande del genere non andavano fatte a me, a Louis Tomlinson.
-beh, qualcosa di simile, forse- risposi alzando gli occhi al cielo.
-e chi è stata la fortunata?- chiese provocandomi con lo sguardo.
Con me non attacca, Eleanor.
-la mia ex- risposi secco.
Lei sembrò accorgersi della situazione ghiacciata che si era formata tra di noi, perciò, mi concesse l'onore di stare tranquillo, sul mio divano, a guardare la mia serie TV preferita.
How I met your mother, era un programma fantastico.
Molti dei miei amici mi chiedevano come mi potesse piacere un programma simile.
Ovviamente la mia risposta era sempre la stessa.

"Non rompere i coglioni e tornatene a guardare i film di Barbie"

Molti dei miei amici, penso, che guardassero davvero i film di Barbie, dato che, dopo ciò che dicevo loro, non osavano più aprir bocca.

Notai che Eleanor si era addormentata esattamente dove la avevo lasciata.
Era accucciata ai piedi del divano, testa sulla spalla e gambe distese, una scena troppo dolce.
Decisi di metterla nel mio letto, non penso abbia fatto differenza.
Appena la presi in braccio, notai le sue braccia incatenare il mio collo, come se non volesse lasciarmi andare.
Mi scappò un risolino notando la sua faccia mentre cercavo di liberarmi.

Arrivato in camera, la feci distendere sul letto, le tolsi il cappotto e notai cadere dalla tasca una bustina di muschio.
Aspetta, perché Eleanor aveva una bustina di muschio nella tasca del cappotto?
Forse non era muschio...
Forse era erba...
No, Louis, sarà stato muschio.
Ma perché?
Ritornai alla realtà sentendo il rumore di un'ambulanza passare sotto casa mia, mi distesi di fianco a Eleanor e la osservai.
Era così bella mentre dormiva, non che non lo fosse anche da sveglia, ma era qualcosa di stupendo, magnifico, assolutamente innocuo e dolce.

E così, abbracciato a lei, mi addormentai, beatamente felice.


-Tomlinsooooon- sentii una voce chiamarmi, ma non riuscivo a capire chi fosse.
-Tomminoooo...- ancora quella voce, ma chi era?
-Louis- non riuscivo a capire chi fosse.
-idiota, svegliati- sentii due mani fredde attraversarmi l'addome.
Brividi attraversarono il mio corpo, mezzo nudo, coperto da una maglietta e da un paio di mutande.
-El?- domandai mettendo a fuoco.
-sì, e voglio andare a fare colazione- disse saltando sul letto.
-attenta che si rompe se ci salti troppo- la rimproverai afferrandola per la caviglia.
Lei, perse l'equilibrio e, in pochi secondi, me la ritrovai addosso.
Mi scappò un verso simile ad un...gemito?
-attento o i vicini penseranno che stiamo facendo cose poco caste- disse lei sfiorandomi le labbra con un dito.
Dovevo farmi la barba, già.
-senti bella, adesso vado in bagno- la informai alzandomi dal letto.
-allora io avviso Harry, Sophie, Liam, Sophia, Carol e Zayn per la colazione- disse lei afferrando il suo telefono dalla tasca del cappotto.
-che cos'è, un'orgia?- chiesi divertito.
-sta zitto, Louis!- mi rimproverò lanciandomi una ciabatta.
Pessima mira.
Inutile dire che mi chiusi in bagno e cominciai a spalmarmi la schiuma da barba su metà viso.


Dopo circa dieci minuti ero pronto, pettinato, e vestito.
E a quanto pare lo era anche El.
-hanno detto tutti di sì- mi informò battendo le mani.
-allora si va?- chiesi prendendola a braccetto.
-certo, mio cavaliere- disse con tono ironico.
E, ridendo, uscimmo da quella che era casa mia, diretti a Starbucks, e dove, se no?

-Louis- mi richiamò lei mentre stavo controllando sul cellulare la mia home di Twitter.
-mmh- risposi io.
-che rapporto hai con Sophie?- chiese guardando in basso.
Sgranai gli occhi a quella domanda.
Mi fermai in mezzo alla strada per osservarla.
-è la mia migliore amica, da una vita- le risposi.
-capisco- disse affondando le mani nel cappotto.

Non parlò più per tutto il tragitto, e ciò era strano, ogni volta che aprivo bocca, si limitava ad annuire, molto strano.
Beh, certo, dopo una domanda simile, i sospetti che piacessi ad Eleanor erano saliti, ma chi lo sa, magari mi sbagliavo.

Arrivammo a destinazione dopo alcuni minuti di camminata, lei sembrava più radiosa, mentre io, beh, ero completamente assorto nei miei pensieri.
Pensavo a quanto la mia vita, se pur semplice, fosse piena di persone che la rendano speciale, unica.

Starbucks, come ogni mattina, era strapieno di gente.
Alcune di esse, erano di fretta, mentre altre, se la prendevano con calma, si fermavano a parlare con i commessi, diciamo che interpretavano la vita, semplicemente, come un cappuccino caldo per cominciare la giornata.
Un semplice, caldo, cappuccino in uno dei posti più visitati di Londra.

Notai in un tavolo, a pochi metro da noi, Zayn farci segno di avvicinarci.
Al tavolo c'erano lui, Harry, Liam e Carol.
Sophie e Sophia non c'erano, peccato.
-ma che fine ha fatto Sophie?- chiesi a Harry dandogli una rumorosa pacca sulla spalla.
-non se la sentiva di venire- disse scocciato.
Annuii dispiaciuto, e notai che Carol, vicina ad Harry, cercava di esonerarsi dal mondo.
In quel modo non migliorava le cose.
-ciao Carol, come va?- domandai cercando di passarle il buon umore con un sorriso.
-uhm...bene, forse- disse cercando di strapparsi un sorriso.
Annuii con faccia dispiaciuta e mi strinsi nelle spalle.
Povera ragazza, Sophie mi aveva scritto per messaggio ciò che era successo.
-bene, cosa volete da bere?- chiese El appoggiandosi con la testa sulla mia spalla.
-oh tranquilla, noi abbiamo già ordinato- confermò Liam.
El sorrise all'affermazione di Liam e si rivolse a me con allegria.
-allora due cappuccini per noi?- chiese facendo gli occhi dolci.
-tranquilla, vado io- le dissi schioccandole un bacio in fronte.


Carol's pov.

Ma io dico, ma chi me lo aveva fatto fare di andare con loro a fare colazione?
Potevo starmene beatamente a casa a mangiarmi un po' di ottima Nutella, invece, mi toccava andare da Starbucks con delle persone con cui parlavo una volta a settimana.
-quindi tu sei Carol?- chiese Eleanor sorridendomi.
-sì- risposi ricambiando il gesto.
-sei la fidanzata di Styles?- chiese dandomi una leggera gomitata sul braccio.
Vidi Harry sputare gran parte del suo succo di frutta.
A quanto pare aveva sentito.
-no, niente affatto- risposi, permettendo al mio cuore di frantumarsi, di nuovo.
Sì, faceva male sentire quelle parole, anche se ero stata io stessa a pronunciarle.
Harry sbuffò, alzando le sopracciglia.
Avevo già capito tutto.

-beh, scusate ma devo andare- dissi alzandomi dal nostro tavolo, o meglio dire, loro.
-già te ne vai?- chiese Eleanor facendo una faccia apparentemente preoccupata.
-se c'è qualcosa che non va, non farti problemi- cercò di rassicurarmi Liam.
-no, davvero, va tutto bene- presi il mio cappotto dallo schienale della sedia.
-vi saluto- dissi agitando la mano e sorridendo al gruppo.
-ciao Carol- risposero tutti in coro.
Già, anche Harry.

Indossai il cappotto e uscii dal locale, non feci in tempo a chiudere la porta d'ingresso, che l'aria fredda di Londra mi inondò.
Umidità, freddo, le luci della città, la fioca luce del Sole. 
Quanto amavo passeggiare alla mattina.

-aspetta- sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla.
Non poteva essere davvero lui.
Mi girai di scatto con una faccia molto confusa.
-cosa?- chiesi spostando continuamente lo sguardo da un punto non definito ad un altro.
-dai, resta- disse passandosi una mano tra i capelli.
La scena, da se', era dannatamente sexy.
Potei notare quanto quella situazione lo mettesse a disagio, quanto il freddo di Londra, poteva rendere il suo maglione inutile, pur essendo in pieno marzo.
-allora?- chiese ancora piegando la testa da un lato.
Annuii debolmente affondando la testa nel colletto del cappotto.
-ah, meno male, Liam mi avrebbe castrato- disse ridendo e aprendomi la porta.
Mimai un "grazie" ed entrai, permettendo al dolce profumo di caffè di inondare le mie narici.
-il tavolo è di là- disse indicandomi il tavolo vicino alla vetrina.
-certo, lo so- cercai di non fargli notare quanto fossi nervosa e arrabbiata nello stesso momento.
Però, perché Liam avrebbe dovuto castrarlo?
Forse era stato proprio Liam a mandarlo, beh, è ovvio, Harry non avrebbe mai fatto una cosa simile di sua spontanea volontà.

-Carol, la vuoi una ciambella?- domandò Liam sbattendo più volte gli occhi.
-uhm, va bene- risposi annuendo.
-per fortuna Harry ti ha raggiunta, se no, non avrei saputo che farmene di una ciambella in più- disse ridendo.
Bene, Liam si incazzava per una ciambella di troppo.

Addentai la mia ciambella con i granelli colorati e mi sentii subito meglio.
Sapeva di...fragola, credo.
Forse era ai frutti di bosco.
Forse.

-Carol, che hai oggi?- domandò Louis che era appena arrivato con un due bicchieri in mano.
-mi sembri un po' giù- concluse passando uno di quelli in mano a Eleanor.
-tranquillo, è tutto a posto- risposi fingendo un sorriso.

Idiota, che cavolo me l'hai chiesto a fare? È ovvio che il tuo amico Styles ti ha raccontato tutto! Come non potrebbe?

Molto spesso, Harry, mi fissava, osservava come affondavo la cannuccia nel bicchiere di frappuccino mezzo vuoto.
Una scritta sul lato, con il nome "Carol".
E lui, con i suoi occhi verdi che vagavano ovunque, soffermandosi sul mio viso.
Doveva. Smetterla.
Era fastidioso.

Fortunatamente, ognuno parlava a coppie, Liam con Zayn, Louis con Harry, e El, invece era intenzionata a smanettare al cellulare per tutta l'intera mattinata.

-posso farti una domanda?- chiese lei cogliendomi di sorpresa.
-certo- risposi girandomi verso di lei, che era alla mia sinistra.
-ti piace Harry, vero?- domandò sorridendo e riducendo gli occhi a due fessure.
Piagai la testa di lato, sbuffai e storsi le labbra.
Tanto, ormai, lo sapevano tutti, persino la regina d'Inghilterra ne era a conoscenza.
-sì, e allora?- domandai il più gentilmente possibile.
Certo, mi sembrava una domanda poco adatta, ma non avevo motivo di risponderle male.
-Lou, ho un impegno fra cinque minuti- disse lei facendomi diventare sorda temporaneamente.
-allora, andiamo via tutti insieme- rispose Louis alzandosi.
Feci lo stesso, per poi essere seguita da Harry e Eleanor.
-ma Liam e Zayn?- chiesi notando che erano scomparsi così da un momento all'altro.
-sono andati da Sophia, dovrebbero essere più o meno vicino a casa tua- rispose Louis alzando le spalle.
-oh, okay- risposi io indossando il cappotto, definitivamente.


Usciti dal locale, il freddo era insopportabile, il vento fresco era davvero poco gestibile.
Sentivo le orecchie prendere fuoco a causa del sangue che cercava di far assumere al corpo la giusta temperatura.
-metti questo- Harry mi porse un cappellino di lana.
-serve di più a te- indicai il suo busto -non hai nemmeno il cappotto- conclusi girandomi nella parte opposta a lui.

Ovviamente, lui, non mi ascoltò, e mi infilò il cappello in testa.

Non potei fare altro che sbuffare.
Ma cavolo, Harry era stato gentile con me in una situazione simile...
Sarei esplosa nel giro di qualche minuto, o più probabilmente avrei improvvisato un balletto nel bel mezzo della strada.

La mia mano, fredda, venne presa da un'altra più calda e spaziosa.
No, non poteva essere.

-sei completamente congelata, ma mi dispiace, non ho i guanti- disse in modo ironico.
Sorrisi alla sua affermazione e aprii la mia borsa a tracolla per estrarne una sciarpa.
Ma alzai sulle punte e gliela arrotolai al collo.
Gli stava davvero bene.
Gnew.





Salve popolo di efp!
Okay, no.

Come state?
Io mi sento triste, ho visto da poco  "Colpa delle stelle" al cinema e dire che sono in lacrime è poco.
In questo capitolo, abbiamo la solita strana Eleanor, uno strano Louis molto dolce, e la nostra cara Carol :)
Mi sta troppo simpatica quella ragazza.
Ammettetelo che non ve l'aspettavate per niente l'ultima parte, eh?
Okay, magari a marzo, non farà poi così tanto freddo, però, fa niente, basta immaginare ;)


Avete già sentito "Fireproof"? Io la adoro *^*

Bene, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo, mi fareste felice, e vorrei anche sapere dalle misteriose lettrici silenziose il loro parere, mi basta anche una parola, davvero ;)

Ora volevo chiedervi una cosa, secondo voi, è meglio se aggiorno dopo circa 4 giorni, con un capitolo completo, o ogni circa 2 giorni, con la metà di un capitolo?
Di vantaggi non ce ne sono, però, ditemi un po' voi, per me è lo stesso :\

Bene, vi saluto!

Baci,
-ValeLoka00

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Capitolo 18
*** How to save a life. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 18 (parte 1).

Così dolce, così amorevole, così innocuo.
Così, come me lo sarei immaginato, in un'altra vita.
Harry Styles non era così, già.
Era un gran figo, insomma, ma era anche una di quelle persone che aveva rotto mio cuore, riducendolo in una massa di muscoli...inutile.
Ed era così che mi sentivo a volte, inutile.
È un po' la classica storia d'amore dei film romantici, lei è innamorata di lui, ma lui, stronzo, non la nota nemmeno e va con quelle più "zoccole".
E alla fine si mettono insieme.
Ah, quanto l'avevo sognato quel momento, quel momento in cui Harry mi avrebbe chiesto di uscire, e che, non è ancora accaduto, purtroppo.
A dire la verità, Harry non era il classico puttaniere della scuola come verrebbe descritto, ma è più un'anima libera, libera di pensare, di fare ciò che vuole, a volte lunatico, un po' presuntuoso, ma a volte, anche dolce e gentile.
Ed era quando metteva in bella vista quei due ultimi modi di essere che mi sentivo al settimo cielo.

Finii di contemplare il dolce volto di Harry e ritornai alla realtà, alla dura realtà.
-ma è da donna- si lamentò.
Non dissi nulla, semplicemente, mi limitai a camminare lungo il marciapiede.
-come non detto- disse raggiungendomi in una breve corsa.

La sua camminata era più veloce della mia, più decisa, più sicura, sempre più.
La mia invece, era lenta, tremante, insicura, come non mai a causa della situazione imbarazzante.
Non mi era mai capitato di stargli vicino per così tanto tempo, davanti agli occhi di tutti, senza scappare o urlare dalla disperazione.
-mi odi così tanto?- disse d'un tratto fermandosi.
Feci un passo prima di fermarmi definitivamente ad un metro da Harry.
Avanzò lentamente verso di me, passo meno deciso, forse anche lui in quel momento non sapeva dove andare a sbattere la testa.
Ed eccolo, pur essendo stata a testa bassa, riuscivo a vedere che era davanti a me, in mano il cellulare e la mia sciarpa che ricadeva libera sul suo fianco.
-no- risposi alzando la testa e notando che il suo sguardo era altrove.
Guardava la gente, la gente che passava, che ci passava attraverso, diretta in un posto preciso, o con tante mete diverse.
-non si direbbe- insistette.
-sto facendo di tutto per calmare le acque, ma davvero, non so come comportarmi con te- posò il suo sguardo sui miei occhi tremanti -scusa- concluse sospirando e affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Era tutto molto strano.
Preferii non farci caso, forse era normale, ottenere quel comportamento da parte sua.
Forse era vero che non lo conoscevo abbastanza come diceva Sophie.
Però, se visto da quel punto di vista, sembrava il ragazzo più dolce che sia mai esistito al mondo.
Davvero tanto, tanto dolce.

Arrivati a casa mia, Sophie non c'era più, probabilmente i suoi erano già tornati a casa.
E di conseguenza, anche Harry se ne sarebbe andato nell'arco di pochi minuti, giusto il tempo di prendere le sue cose.

-allora vado in camera tua- disse indicando in piano di sopra.
-okay- risposi alla sua affermazione posando il cappotto e il cappello sullo schienale del divano.
Proprio quando stavo cercando di riavvicinarmi a lui, se ne doveva andare.
Probabilmente lo faceva apposta.


Harry's pov.

Non volevo sapere che idea si fosse fatta di me, l'unica cosa che mi importava in quel momento era di ritornarmene tranquillo a casa mia.
E dimenticare. Tutto.
Tutto quello che era successo con Carol.

Aprii il primo cassetto a partire dall'altro, e come li avevo lasciati, ecco i miei boxer, stropicciati e, ovviamente, puliti.
Presi il mio borsone, precedentemente abbandonato in un angolo polveroso della stanza e ci misi dentro vestiti, mutande, calze, e tante altre cose che mi ero portato tanto per non annoiarmi.
Anche se poi, non mi ero annoiato tanto quanto pensassi.

Anche se dovevo ammetterlo, mi sarebbe mancata quella casa di matti.

Già.

Chiusi la zip del borsone e me lo misi in spalla.
Prima di uscire, sospirai profondamente.
-ciao ciao, casa Smith- sussurrai accarezzando la foto di quinta prima superiore appesa all'armadio che ritraeva tutta la scuola.
Accarezzai proprio il suo volto, in prima fila. 
Com'era carina e innocente.
O almeno, sembrava innocente.

Uscii finalmente dalla sua stanza per poi notare che Carol era già sparita.

-Carol?- la chiamai scendendo le scale.
-Carol, ci sei?- continuai fermandomi davanti alla porta d'ingresso.
-a..arrivo- sentii provenire dalla cucina.
La vidi arrivare di corsa con un biscotto in mano, era una scena buffa, anche perché avevamo appena fatto colazione e stava già mangiando.
E stava mangiando un biscotto.

-andiamo?- le chiesi porgendole la mano.
Lei ridacchiò, ma rifiutò il contatto scuotendo la testa.
Sospirai in segno d'arresa, aveva vinto, ora quello in torto ero io.
Cosa ci si può aspettare da uno che prima ti spezza il cuore? Non di sicuro che ti voglia tenere la mano...
E quello fuori di testa ero io.

Volevo tenerle la mano per puro segno di amicizia, per farle capire che, anche se ero uno stronzo, in qualche modo, poteva fidarsi di me.

Il fatto è che non ero mai riuscito a convincere qualcuno a fidarsi completamente di me.
Non so cosa mi spingesse a volere qualcuno che si fidasse di me, ma volevo, anzi, desideravo tantissimo avere qualcuno con cui sfogarmi veramente, qualcuno con cui parlare di cosa mi succedeva durante la giornata.
Spesso pensavo che una ragazza, forse, avrebbe saputo aiutarmi, ma ogni volta, ogni santa volta che provavo a fare amicizia con una di loro, finiva che quella si infatuava di me, e dovevo ricominciare da capo.

Ora, non pensate che io sia un moralista, un ragazzo solo, o "con il mare dentro", perché non è così.
Ero un semplice adolescente, come tutti gli altri, ma ovviamente, avevo anche io i miei alti e bassi.

-penso che tu la stia spaventando- sentii sussurrarmi all'orecchio.
Mi girai di scatto verso Carol che si teneva una mano davanti alla bocca per non ridere.
Il mio sguardo era confuso.
Che cosa stava succedendo?
-cosa?- domandai corrugando la fronte,
-è da cinque minuti che fissi quella bambina, credo che tu la stia spaventando- disse indicando una figura esile seduta sopra ad un passeggino, ferma alla fermata dell'autobus.
-oh merda- dissi coprendomi la faccia con tutte e due le mani.
Lei si lasciò scappare una risata e mi diede un leggero colpetto sulla spalla.
-ora andiamo- disse sorridendo.
Annuii riprendendo in mano il borsone.

Durante il tragitto per arrivare a casa mia, non facemmo altro che parlare di cose assurde, ad esempio, l'argomento principale di ogni cosa, era una nuvola in cielo a forma di castoro, che poi, non assomigliava per niente ad un castoro...

Arrivati davanti alla porta di casa mia, suonai al campanello e rimasi in attesa di una risposta.
Carol era nervosa, si notava lontano un chilometro. 
Avrei voluto riderle in faccia quando notai che come sfondo della chat di WhatsApp aveva la mia foto, in costume.
Troppo inquietante. 

Alla porta mi ritrovai davanti un Niall tutto felice e pimpante.

-già a casa?- domandai accogliendolo in un abbraccio fraterno.
-pensavo di esserti sbarazzato di me per un po', vero?- ribatté lui colpendomi la schiena.
-Harry, tesoro, sei qui- vidi spuntare mia madre dalla cucina con un enorme sorriso in volto.
-oddio, sono qui!- dissi ironicamente alzando le mani al cielo.
-smettila di fare il coglione ed entra in casa- 
E chi poteva essere se non la mia cara sorella Sophie?
Sempre con i suoi modi cortesi.

Entrai in casa, seguito da Carol, che ovviamente fu accolta molto meglio di me.

Era riempita di :"oh Carol anche tu qui?" "Che piacere rivederti, cara" "come vanno le cose a casa?" "ti ordino di farmi compagnia sul divano"

E ovviamente l'ultima affermazione era di Sophie.

Sentii squillare il mio cellulare.

Zayn.

Che voleva?

-pronto?- dissi toccando il tasto verde sullo schermo.
-bro, sei in casa?- chiese senza neanche salutare.
-sì, e ciao anche a te- risposi in modo ironico.
-allora arrivo- disse chiudendo la chiamata.

Sbuffai mettendo il cellulare in tasca.
Certo che a volte quel ragazzo diventava molto strano.

-Harold- gli scappò un risolino -ti va di andare in camera tua?- concluse Niall indicando le scale.
-certo, Niall James Timothy Horan- risposi con fare democratico.

Lui sussurrò qualcosa di incomprensibile e corse su per le scale.
Amavo chiamare Niall con il suo terzo nome, perché sapevo che gli dava un senso di fastidio pari a quante volte mangiava al giorno in una catena da uno a dieci.

Lo raggiunsi in camera mia e mi sdraiai sul letto.
Ero davvero sfinito e in più, cominciavo a sentire caldo.
-bella quella sciarpa da donna, fa molto gayo- disse lui ridendo.
La sciarpa, ecco perché avevo caldo.
-di chi è?- chiese togliendomela.
Cercai di riprenderla, ma senza risultati.
-di Carol- risposi quasi costretto.
-ohoho, ti piace, vero?- domandò dandomi dei colpetti sulla pancia.
-in verità, caro Niall, sono io che ho fatto breccia nel suo cuore- risposi formando un ghigno sul mio volto.
Lui si mise a ridere, facendo svolazzare la sciarpa in aria.

-figlio di buona madre, alza il culo dal letto- la voce di Sophie risuonava più armoniosa.
-sempre gentile- risposi alzandomi dal letto e dirigendomi alla porta su cui lei era appoggiata per non sforzare la gamba.
-il tuo amico Zayn ti aspetta in giardino- indicò lei la porta d'entrata completamente spalancata da cui entrava una brezza fresca.

Scesi le scale correndo, facendo attenzione a non cadere e fare una figura di merda davanti a tutti e uscii chiudendo la porta alle mie spalle.

-che succede?- gli dissi correndogli incontro.
-devo dirti una cosa importante che molto probabilmente cambierà il nostro rapporto- disse tutto d'un fiato.

Ecco, lo sapevo.
Lo sapevo che aveva lasciato Perrie per mia sorella, era ovvio che si fosse innamorato di lei.
Era troppo ovvio.





Salve!

Facciamo tutti insieme gli auguri a Niall che finalmente compie 21 anni!
Yeeeeee!

Mi ero dimenticata di scriverlo nello scorso capitolo, ma, avete già sentito "Fireproof"
A me piace moltissimo, penso che sia una canzone a dir poco stupenda *-*

Bene, in questo mini capitolo, (dopo vi spiego) notiamo un Harry molto sentimentale e moralista, certo, questa parte non è sua, ma ogni tanto, anche lui deve avere la sua parte.
Finalmente Niall è ritornato, e anche Sophie, che è ancora più gentile di prima :')

Scommetto su tutto quello che volete che vi state facendo le seghe mentali su cosa Zayn deve dire a Harry, sì, lo so, vi faccio stare sulle spine.

Riguardo al fatto del "mini capitolo", ho preferito fare, anziché un capitolo ogni 4 giorni (circa), metà capitolo ogni 2, per le più impazienti ;)
Se poi non vi piace questa cosa, rimedierò.

Ah, volevo dedicare un piccolo spazio anche a " Bekii96 ".
Vi consiglio di andare a leggere le sue storie, ne vale assolutamente la pena. Davvero, anche perché è troppo simpatica e quindi, niente, passate da lei e basta.
(se vi va)

Spazio domanda..

- come pensate che si evolverà il rapporto tra i Carry?

Fatemi sapere ;)

Io vi saluto, ci vediamo con la parte 2 del capitolo tra due giorni.

Baci,
-ValeLoka00

 

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Capitolo 19
*** Somebody To You. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 18 (parte 2).

In quel momento un sacco di cose potevano passarmi per la mente, ma c'era una sola cosa che sapevo : se si era davvero innamorato di mia sorella, ne avrebbe passate delle belle.

Non potevo sopportare una cosa simile.
Lui, peggior nemico di Sophie da anni, innamorato di lei.
Neanche per sogno.
Non gli avrei permesso di spezzare il cuore.

-non so davvero perché, ma sento il bisogno di dirtelo, e so che non lo dirai a nessuno...vero?- abbassò la testa e cominciò a scalciare i sassolini del vialetto.

Lo guardai confuso.
Bene, oltre al fatto che era innamorato di lei, voleva anche tenerlo nascosto a tutti.
Che stronzo.

-posso fidarmi?- appoggiò le sue mani sulle mie spalle e mi fissò intensamente negli occhi.
Annuii e con un gesto veloce delle mani, lo incoraggiai a continuare.
-ho appena scoperto di...- deglutì rumorosamente prima di togliere le mani dalle mie spalle e allontanarsi a due passi da me.
-ho scoperto di essere bisex- disse tutto d'un fiato.

Il mio primo pensiero fu un "cosacosacosa?!"
Zayn. Bisex? Impossibile.
Non potevo ancora credere che lui fosse frocio.

-ah, allora sei frocio- mi fermai mettendomi una mano davanti alla bocca -ma non prenderlo come un insulto- conclusi muovendo la mano davanti a lui.
-Harry...- sussurrò abbassando di nuovo la testa.
-tranquillo, va tutto bene- lo rassicurai mettendogli una mano sulla spalla.
Lo sentii sussurrare un "grazie" ed infine mi abbracciò.

Non avevo mai avuto un amico, o meglio dire, migliore amico gay.
Insomma, era da una vita che deridevo i gay, ed invece, in quel momento, non mi facevo problemi ad avere un amico "diverso".
Però, non potevo sapere come Zayn avesse fatto a capire di essere bisex, insomma, frequentava un sacco di ragazze, non sapevo che frequentasse anche locali gay.
Un attimo, non ha mai detto di frequentare locali gay.

-so che è strano- alzò gli occhi al cielo -ma credo di provare attrazione verso...- li riabbassò incontrando il mio sguardo.

No, non doveva dire quel "di te".
Non poteva dirlo.
Non lo avrei mai più guardato normalmente.
E avrei fatto lo stronzo, lo avrei deriso davanti a tutti, ne ero certo.
Ma lo avrei fatto solo nel caso che io piacessi a lui, solo in quel caso.

-verso...Liam- e sospirò rumorosamente.

Anche io sospirai, non fui mai così tanto sollevato da una dichiarazione così segreta.
Perché appunto, quella dichiarazione non era diretta a me.

-per un attimo ho pensato che fossi innamorato di me- dissi con uno strano tono tra il divertito e l'isterico. 
-Harry, siamo migliori amici da una vita, sarei già un gay del cazzo che va in giro con degli stupidi pantaloni attillati viola se fossi stato innamorato di te- ribatté puntandomi un dito in fronte.
-certo, certo- ridacchiai divertito.

Per un attimo, quando gli feci cenno di entrare in casa, mi venne in mente di mantenermi il più lontano da lui possibile, però poi ci ripensai, non era giusto.

-grazie Hazza- mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise.
-ringrazia Dio che oggi per me è una buona giornata, se no ti avrei già mandato a fanculo, caro Malik- il tono di ironia con cui dissi la frase si notava molto bene, però da una parte era vero.
La sua risata travolse casa mia, e subito il volto di mia madre comparve dalla cucina.
-ciao Zayn, che piacere!- lo accolse a braccia aperte.
Proprio in tempo, trascinai Zayn al piano superiore, tanto per non lasciarlo stritolare nelle braccia di mia madre.

-per un pelo- sospirai appoggiando una mano sullo stipite della porta della mia stanza.
-Zayn?- Niall aprì la porta e uscì solo con la testa.
-oddio, dove?- domandò il moro guardandosi intorno.
-smettila di fare il minchione e entra- Niall trascinò Zayn nella mia stanza e lo fece sedere sul letto.
No ma, con comodo!

-Harry non ti dispiace se gioco un po' a FIFA?- chiese Zayn prendendo in mano il joystick.
-fai pure- risposi stringendomi nelle spalle.

Certo, Zayn sarà pure stato gay, o frocio, o quello che era, però il suo animo ribelle e maschilista non sarebbe mai cambiato, mai.

-vuoi che facciamo pure una statua in tuo onore nella tua posizione?- la voce di Sophie riecheggiò nel mio orecchio.
In effetti ero ancora appoggiato allo stipite della porta.
Sentii Carol sussurrare un "magari" e mi scappò una specie di risolino che sembrava più il verso di una capra.

Sapete quelle piccoline, quelle dolci con gli occhietti teneri? Ecco, quelle.

-beh, se proprio vuoi, cara sorella- mi strinsi nelle spalle e le offrii un sorriso sornione.
-idiota- detto ciò si chiuse nella stanza insieme a Carol.

O aveva le sue cose, o proprio aveva iniziato la giornata con il piede sbagliato.

Era inutile stare lì a pensarci troppo, perciò decisi che era meglio se mi chiudevo anche io in camera mia a mangiare qualcosa oppure a passare il tempo sui social.

"Carol ti segue"

Uhm, bene.
Venivo stalkerato da lei anche su Twitter.
Però, forse era meglio così, magari le sarebbe riuscito più facile parlare in chat.

Decisi allora di mandarle un messaggio.

      "Harry Styles : ciao :)"

Erano esattamente le undici e quarantanove.

Passarono secondi, e minuti, e altri minuti, ma di una sua risposta, niente.
Magari non aveva visto il messaggio, o magari non voleva rispondermi. Boh.

Poco dopo la mia ultima conclusione, sentii un urlò soffocato provenire dalla stanza di fianco alla mia.
Aveva visto il messaggio.


Niall's pov.

Misi in pausa il gioco e mi girai verso Harry che come qualche minuto prima, era assorto nei suoi pensieri.
Avevo sentito una specie di urlo provenire dall'altra stanza, ma non ci feci molto caso, anche perché il ragazzo di fianco a me, mi stava stracciando 2 a 0.
E non mi piaceva affatto perdere.

-che c'è piccolo Irish boy, vuoi una pausa per prendere fiato?- la voce di Zayn risultò molto più fastidiosa del solito.

Non so bene cosa mi spinse a farlo, ma mi alzai di scatto e uscii da quella stanza ormai impregnata di odore di sudore e cibo.

Nel giro di pochi secondi mi ritrovai davanti alla porta di Sophie, avevo bisogno di parlarle, chiederle se tutto quello che era successo, in quello sgabuzzino, per lei significasse qualcosa.
Perché per me, era tutto, non volevo soffrire di nuovo.

Allungai la mano verso il pomello della porta.
Stavo tremando, e in effetti, non avevo la più pallida idea di cosa volessi davvero.
Forse avrei dovuto bussare.
O magari era meglio scendere in cucina, mangiare qualcosa, e successivamente ritornare di sopra e riprovarci, magari con il consenso di un adulto.
Il consenso di un adulto? Cosa?!

No, dovevo fare tutto da solo.
Dovevo essere coraggioso.

-Sophie- la chiamai appoggiando lentamente la mano sul pomello freddo della porta.
-Niall?- la sua voce riecheggiò nella stanza.
E lì mi decisi una volta per tutte di farmi coraggio, ed entrare.
Non potevo più tirarmi indietro.





Salve a tutte!

Mi scuso se il capitolo non è per niente lungo, ma come ho già detto, questa è la seconda metà, e già di suo il capitolo non era molto lungo, quindi...

In questo capitolo, abbiamo la tragica confessione di Zayn che cambierà le vostre vite, per sempre.
Non ve lo aspettavate, vero?
Beh, neanche io.

Poi alla fine abbiamo il nostro Niall, cioè, io lo adoro, basta.

Volevo dirvi un'ultima cosa.
Se d'ora in poi non dovessi aggiornare con i tempi prestabiliti, tranquille, io ci sono, semplicemente da domani inizio la scuola, andrò in prima superiore, e non so ancora cosa mi aspetta.
Ma soprattutto sono agitatissima.
Okay, basta.

Bene, io vi saluto.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate della storia o del capitolo!

A presto,
-ValeLoka00



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Capitolo 20
*** Last First Kiss. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 19.

Feci un respiro profondo, e qualche secondo dopo, ero completamente nella sua stanza.
Lei, seduta sulla sua sedia girevole verde, e Carol, sul letto.

-dovrei...parlare con...Sophie- la mia faccia nei confronti di Carol era un po' dispiaciuta, sapevo che erano buone amiche e che si tenevano spesso compagnia, ma per cinque minuti, non credo che sarebbe successo il finimondo.
-oh, certo- prese in mano il sacchetto di biscotti e si alzò, muovendosi come un elefante, tipico da lei.

Era finalmente arrivato il tanto atteso momento.
Il momento che non mi faceva dormire la notte.
Ci pensavo, e ci pensavo, ma non sapevo come avrebbe reagito.
Non sapevo se l'avesse presa bene, o male, quella faccenda del bacio e se poteva "nascere qualcosa".

-per la faccenda del b..- parlai per primo, ma venni subito interrotto.
-io...ecco- la sua voce risultò più timida del solito.
Come se un tono della sua solita voce le fosse stato rubato.
-cosa?- chiesi non avendo capito le sue intenzioni.
-che?- corrugò la fronte non capendo più nulla neanche lei.
-cosa?!- cercai di capire.
-no- la sua risposta fu chiara.
Molto chiara.

Ma che cosa "no"?
Perché?
Qua l'era il significato di quel monosillabo?

-cosa?- domandai abbassando la testa.
-non lo so!- ed ecco che si alzò dalla sedia, precipitando verso terra.
Per fortuna, la presi al volo, ritrovandola tra le mie braccia.
Avevo gran parte dei suoi capelli in faccia, l'odore di shampoo mi stava facendo venire il mal di testa. 

-posso darti un bacio?- vedevo il rossore sulle sue guance, anche se più di mezzo volto, sulla mia spalla, era coperto dai capelli di quello strano color biondo cenere.

Non esitai neanche un secondo, le alzai la testa e, per farla stare più comoda, la feci sedere sulle mie gambe.
Eravamo sul freddo pavimento, ma non mi importava, in quel momento la mia testa pensava ad una cosa sola, a lei.

Mi incorniciò il collo con le braccia e, esitando, avvicinò il suo volto al mio.

Prima che lei lo facesse, appoggiai le mie labbra sulle sue.
Le sue labbra così morbide, così calde, così al sapore di biscotti al cioccolato.
Adoravo il cioccolato.

In quel momento, provavo un sacco di emozioni sovrastate le une dalle altre.
Era una sensazione davvero stupenda.

Quel bacio, quel misero bacio a stampo, non proseguì oltre, era abbastanza, anzi, troppo per me.

Ero felice, tanto felice.
Felice che le cose siano andate per il verso giusto, insomma, felice.

-scusa, scusa...forse non...- le sue parole spezzate e le sue guance rosse, mi fecero subito intendere che non si trovava affatto a suo agio.
Insomma, Sophie non era, o almeno, non sembrava una ragazza troppo da smancerie e cose simili.
Però sapeva essere dolce.

-va tutto bene- le sorrisi, rassicurandola almeno un po'.
Le spostai una ciocca di capelli dietro all'orecchio e la guardai negli occhi.
Il suo sguardo si spostava ovunque, sembrava sfamarsi di quella situazione, sfamarsi del vuoto, perché ciò che volevo era soltanto il suo sguardo nel mio, e il mio nel suo, solo questo.


Carol's pov.

Passeggiando per il corridoio, io, una Carol selvatica, incontrai per caso un Harry domestico.
Carol fugge.

Non mi andava proprio di parlare ancora con lui.
Sapevo benissimo che scappare dai problemi non era la cosa giusta, ma mi andava di farlo, e l'ho fatto.

Avrei tanto voluto sapere cosa aveva da dire Niall alla mia migliore amica, erano rinchiusi in quella stanza da almeno qualche minuto, e non si sentivano neanche dei minimi rumori, o delle voci, niente.

-quindi, ti prego, non dirlo a nessuno- sentii la voce di Zayn farsi largo piano piano nel salone in cui stavo precedentemente camminando.

Mi trovavo esattamente in uno spazio ridotto tra il divano e una poltrona, la cosa più bella era che io ero rannicchiata per terra, con un sacchetto di biscotti tra le mani ed una coperta che mi copriva completamente.

-va bene, frocetto- enfatizzò molto l'ultima parola.
Era strano, non era da Harry chiamare Zayn così.
No, non volevo farmi i complessi mentali, anche perché era ovvio che Zayn fosse etero.

Vero?
Vero?!

-non alzare la voce, potrebbero sentirci- Zayn abbassò ulteriormente la voce.
Oh, Malik, ti sentivo lo stesso.
Nessuno poteva sfuggirmi. Ehe.

In quella mia posizione sembravo Gollum, si chiama così ?
Ero rannicchiata su me stessa, con un biscotto in mano, i denti di fuori, e un espressione da maniaco in volto.

Quanto mi piacevano quei biscotti.

E rosicchia di qua, rosicchia di là, andò a finire che ne capii poco e niente.

Dovevo ammetterlo, avevo il sospetto che Zayn fosse gay.

Dovevo assolutamente dirlo a Sophie, prima che si sarebbe presa una cotta per lui e ci sarebbe rimasta male, anche se non era niente di certo.

-senti curly, ora vado- dei passi si avvicinarono sempre di più alla porta d'ingresso.

No, cioè, curly?!
Molto... gayo.

Mi scappò un leggero risolino ripensando alla parola "curly".
Potevo capire che Harry era riccio, ma quel soprannome da Zayn il macho non me lo sarei mai aspettato. Mai.

Per fortuna nessuno sentì niente, ero proprio brava a nascondermi, già.

La porta si chiuse bruscamente, ed il silenzio tornò a regnare nella casa.

-adesso puoi uscire- 

No!
No. No. No.

E meno male che nessuno aveva sentito niente, meno male che ero così brava a nascondermi! Ma che brava, proprio!

Mi levai la coperta dalla testa e mi girai lentamente verso il diretto interessato che mi guardava con una mano davanti alla bocca per non scoppiare a ridere.
In effetti stavo ancora mordicchiando un biscotto.

-ero così prevedibile?- il mio tono era un misto tra lo speranzoso e l'arreso.
Era l'unico che mi avrebbe sempre scoperta in qualsiasi campo.
E in effetti era migliore di me in tante cose.
Ma non d'intelligenza, in quel campo, ero la prima della classe.
Muahaha.

-ovvio, mi dai un biscotto?- allungò la mano e mi fece la sua solita faccia da cucciolo.
Avrei voluto pendere il cellulare e fargli la foto per poi aggiungerla al mio album "Hazza❤️", ma cambiai idea, non mi sembrava il momento adatto.
-uhm..- ci pensai un po' su.
-no- era ovvio che i biscotti erano miei.
Mi strinsi di più il sacchetto di biscotti al petto, nessuno mi avrebbe costretta a condividerli, nessuno.
-uno solo- mi fece un "uno" con l'indice e corrugò la fronte mantenendo la sua espressione da cane bastonato.
-no- continua.
Mi era difficile dirgli di no, ma quelli erano i miei biscotti, solo miei, e non li avrei condivisi con nessuno, se non almeno uno con Sophie, ma solo con lei.

-e se ti do un bacio?- 

Spalancai gli occhi, lasciando cadere a terra la busta che avevo precedentemente stretto al petto come se fosse stato il mio tesoro più grande.
La mia bocca, si aprì leggermente, per rispondergli, per dirgli qualcosa, ma le parole non uscivano, non sapevo cosa rispondere.
E forse quella era una delle prime volte in cui lui mi metteva in difficoltà nella richiesta di una risposta.

Mi chinai velocemente a raccogliere il pacchetto, un biscotto era uscito da esso, me lo misi in bocca per metà, mi sistemai una ciocca di capelli dietro all'orecchio e mi rimisi in posizione retta.
Ancora con mezzo biscotto in bocca e mezzo fuori, scossi la testa, facendogli capire, che con me, in quel modo, non avrebbe mai funzionato.

E fu lì, nel corso di un secondo, o forse due, che si avvicinò a me, alla mia bocca, e morse l'altra metà del biscotto premendo leggermente le sue labbra contro le mie.

La prima cosa che mi venne in mente da fare, essendo spaventata e sorpresa da quella situazione, fu spingerlo all'indietro con tutte e due le mani, con tutta la mia forza.

E, con gli occhi lucidi, gli puntai il dito contro.

-sei uno stronzo, non farlo mai più se non per motivi più validi- mi asciugai gli occhi, umidi, e corsi su per le scale.

Mi abbandonai alla fine del corridoio, esattamente dalla parte opposta alla stanza di Harry.
Appoggiai la schiena contro al muro, sospirai, e piano piano, mi abbandonai alla sensazione e mi lasciai cadere, finendo con il sedermi per terra.

L'inebriante sapore di biscotti, ormai, era sparso per tutto il corridoio, avendo lasciato tracce per tutta la sua lunghezza e larghezza, insomma, mentre correvo su per le scale, avevo lasciato andare il pacchetto e gran parte del suo contenuto andò disperso per metà del piano superiore.

-Carol, Carol- Niall, sì era lui, si avvicinò a me e mi sorprese tirandomi su per un braccio e abbracciandomi.
Com'era dolce quel ragazzo.
Sophie era proprio fortunata.
Sì, sapevo tutto, tutto quanto l'accaduto nella casa in montagna.
Tutto.

E probabilmente pochi minuti prima, avevano rifatto più o meno la stessa cosa.
Per Sophie, infatti, era uno dei primi baci, insomma, intendo uno di quelli veri, dati col cuore, e non con qualcos'altro, tipo il culo.
Ed ero molto felice per lei, cioè, ero la sua migliore amica, come avrei potuto non esserlo?
No, infatti, non avrei potuto.

Riguardo a me, il primo bacio, lo avevo dato a Liam.
Sì, a Liam.
No, non ridete.
Non è affatto divertente.
Liam era un bellissimo ragazzo!
Aveva quegli occhi marroni che ti sigillavano il cuore come la carta stagnola, (parere stupido) quei morbidi capelli che avrei voluto avere per me per tutta la vita, insomma, fino a qualche anno prima, andavo dietro anche a lui.

Ricordo che eravamo stati insieme circa tre mesi alle medie.
Sì, in terza media.

Lui veniva miseramente preso in giro da alcuni ragazzini della nostra età e più grandi.
Ma per fortuna c'ero io, la seconda possibilità.
Lui si sfogava con me, credeva pienamente in me, eravamo molto affiatati.
Ricordo anche che per avere un suo bacio, dovetti aspettare il primo mese.
Era un ragazzo strano, ma con un cuore d'oro.
E in più, in quei giorni, me lo ritrovavo sempre attorno, attorno a me, ma soprattutto, attorno a mia sorella.
Certo, ormai la "storia" con lui era acqua passata, ed eravamo amici come prima, ma dava un senso di vuoto improbabile.

-senza accorgermene completamente, mi ritrovai stesa sul letto di Sophie, con tutti intorno a me, che mi guardavano preoccupati.
Sophie sospirò mettendosi una mano in fronte, Anne si alzò dalla sedia vicino al letto e uscì dalla stanza, Robert e Sophie la seguirono con una velocità tale e quale a quella di Speedy Gonzales ed io rimasi in stanza con Niall.
E voi vi starete chiedendo: "e Harry che fine ha fatto?"

Lui non c'era!

A pezzo de..
Pezzo di pane.
Pezzo di pane.

Cominciavo a provare sentimenti negativi verso di lui, ma, penso che quei sentimenti mi abbiamo fatto innamorare ancora di più.
Però ci stavo male, tanto male.

E a chi va tutto bene.
Sempre tutto bene.
Sempre.
Solo.
Bene.

Fanculo.


Harry's pov.

Quanti problemi mentali, quante idiozie.
Quella pazza stava bene.
Probabilmente dopo aver mangiato tutti quei biscotti, aveva solo fatto indigestione.
Semplice.

Penso che almeno un po' dovrebbe essere generosa, riguardo al cibo.
Anche io avevo cercato di essere generoso, offrendole un piccolo bacetto in cambio di un morso, ma probabilmente lei viveva la sua vita come negli Anime Giapponesi, dopo tre anni che si conoscono non hanno neanche il coraggio di guardarsi negli occhi.
E lei era un po' in stile Spank, lei era Spank, ed io ero Micia, lei non lo caga, e lui continua, ininterrottamente, a cercare di attirare l'attenzione.
Certo, i sessi sono invertiti, ma l'intenzione era quella.
E a volte, lei cerca di illuderlo, lui ci casca, ma poi ci sta male perché capisce che era tutta una presa per il culo.
Forse anche la mia era una presa per il culo.
O magari era un modo per mandarla via senza offenderla.
Caso stava, che non voleva arrendersi.
Ed era quella, una delle cose che mi piaceva di lei, era così ostinata a conquistarmi, che a volte mi faceva pena, mentre in altre, avrei voluto congratularmi.
Davvero.

In fondo, era una ragazza solare, timida, curiosa e carina.
Aveva spesso i capelli ricci, la sua natura, e i suoi occhi marroni da cerbiatta.
Cerbiatta? Forse un parere strano, ma io, essendo il primo strano, non mi pentivo delle mie parole.
Pur essendo permaloso in certi casi, sapevo ammettere le mie stranezze i cose di cui probabilmente mi sarei pentito alcuni minuti dopo.

-Harry, bell'amico che sei, non ti interessi neanche un po'- Niall scese per le scale con un sorriso vomitevole in volto.
Spesso mi domandavo come facesse ad essere sempre così sorridente, insomma, non si può essere sempre felici.

-ma tanto so com'è fatta quella- il mio tono menefreghista poteva far intendere tutto.
Forse mascheravo benissimo il mio minimo di interesse per lei, ma nonostante tutto restavo del parere che stava anche meglio di me.

-un giorno mi dovrai spiegare come fai a trattare così una ragazza che ti viene dietro, non le hai mai dato una possibilità, sei una persona spregevole- 

Spregevole?
Io?
No.

Lo ammetto, non ho mai pensato a Carol come se fosse una ragazza come le altre, la vedevo diversa, la classica secchiona della classe, che ha pochi amici, il cellulare senza internet, un libro tra le mani, i capelli in disordine e le occhiaie sotto agli occhi.
Non tutte le ragazze erano come lei, in verità, tutte le altre erano delle gran...troie, insomma.
E forse andavo con loro per farmi vedere, per notare come poi le ragazzine più piccole, mentre passavo, sospiravano e si facevano castelli mentali su di me, che cosa divertente.
Comunque, sarei sempre rimasto del parere che, senza cambiare anche minimamente idea su di lei, non avrei provato nulla, se non estraneità.

-non la rifiuto, mantengo le distanze- spiegai, cercando di mantenere il tono calmo e distaccato.
Mi ero appisolato sul divano, con una rivista di gossip per signore cinquantenni in faccia.
-a me non sembra, la fai sentir male, mi fa così tanta pena- il suo tono era triste, malinconico, secondo me, anche lui aveva avuto esperienza nel campo delle delusioni d'amore, data la sua innata timidezza.
-vedrai che prima o poi la smetterà- risposi sicuro.
Anche se sapevo che finché non avrebbe finito gli studi, o finché non sarebbe diventata maggiorenne, non mi avrebbe dato tregua.

-non riuscirò mai a farti innamorare di una brava ragazza- ammise sicuro abbassando la testa e facendo formare sul suo viso un sorriso sbilenco.

Solo lui conosceva il vero concetto di "brava ragazza".
A me non interessava avere una ragazza, in realtà.
Certo, ogni tanto uscivo con qualche tipa, ma non mi interessavo molto di loro.

Insomma, ero uno da una botta e via.

E sapevo che, se avessi provato ad avere qualcosa con Carol, ovviamente non ci sarei riuscito, e l'avrei ferita.
Ma ovviamente lei si sarebbe trovata qualcuno di più affidabile, cioè non io.





Salve!

Innanzitutto, mi scuso per il ritardo, ma questo, se avete notato, è un intero capitolo e non metà ;)
Anche io ho cominciato la scuola, purtroppo, e già tra tedesco e latino non ci sto capendo molto.
Però cerco di stare a passo con tutto.

Volevo anche dire che probabilmente ritornerò a fare un capitolo ogni circa 5 giorni, non avendo più molto tempo, mi dispiace, ma capitemi. 

Riguardo al capitolo, ci ho messo tanto, non solo per la scuola, ma perché volevo farlo proprio bene, mettendoci tutta me stessa :) e spero che i miei sforzi possano essere ricompensati ;)

Harry è molto, strano, non so, anche io, scrittrice di questa storia, non ho ancora capito questo suo modo di essere.

Poi, la scena dello "sfioramento di labbra" ammettetelo, non ve lo sareste mai aspettato.

Niall è super dolce, è un angelo caduto dal cielo :3

IMPORTANTE

Ho deciso, visto che spesso mi sento un po' annoiata, se non ho niente da fare, di parlare un po' con voi, che avete qualcosa in comune con me, cioè la "passione" per lo scrivere.
Quindi, volevo solo informarvi che, se non sapete cosa fare, o se volete sfogarmi di qualsiasi cosa, io ci sono, mi piace fare nuove conoscenze e penso di essere una persona tranquilla e amichevole, quindi, se vi va, potete scrivermi in messaggio provato.
Tranquille, anche per le cose più inutili o assurde, io ci sono ;)

Bene, ho detto tutto.
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto :3

Baci,
-ValeLoka00

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Capitolo 21
*** Give Me Love. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 20.


Sentii mia madre correre di sopra, indaffarata come al solito.

Non voleva darlo a vedere, ma era stufa, nervosa e dall'arrabbiatura facile, in quel periodo, e le indomabili condizioni pietose di Carol, non facilitavano le cose.
Sinceramente, tra le spese per Sophie e quelle della scuola, nessuno ci capiva nulla.
Robert e mia madre litigavano di tanto in tanto, anche se per cose banali, io ci stavo male.
Non riuscivo a pensare ad una vita senza Sophie.
Lei era indispensabile nella mia vita, mi rendeva felice anche con poco, anche quando mi mandava a quel paese, sempre, lei riusciva a farmi spuntare un sorriso.
Il fatto è che lei voleva sembrare forte, determinata e seria, ma non ci riusciva alla perfezione, lei infatti era una delle ragazze più dolci e sensibili del pianeta Terra.

-Harry dammi una mano- 
Tolsi la rivista dalla mia faccia e mi misi seduto.
Sophie se ne stava bloccata a metà scala, con le stampelle in aria ed una faccia sconvolta.
-sì...arrivo- mi alzai definitivamente sbuffando e mi avvicinai a lei.

La presi in braccio e la portai su per le scale, nella sua stanza, dove riposava beatamente Carol.
-ha finito di creare casino in questa casa?- domandai facendola sedere sul letto di fianco alla sua amica.
-sono sveglia-
Oh.
Oh, no.

Beh, classica figura di merda.

-scusami, ora è meglio che vada- mi infilai una mano nei capelli ricci e uscii dalla stanza.
-aspet...aspetta- 
Una Carol barcollante si avvicinò a me e mi circondò le spalle con le braccia.
La guardai confuso.
Cosa aveva in mente di fare?
-non ti sopporto- scoppiò a piangere e si liberò sulla mia maglietta.
Non sapevo assolutamente che fare, era una situazione imbarazzante.
Notai Niall, sbirciare dalla porta del bagno.
Era solo un idiota che si divertiva alle mie spalle.
-Carol, Carol- le picchiettai la schiena nel vano tentativo di farla risvegliare dal suo pianto, ma niente.
Se ne stava lì, rannicchiata sul mio petto, con la testa affondata nella mia maglietta, potevo sentire le sue lacrime bagnate sfiorarmi la pelle, le sue lacrime calde.
Potevo intuire il motivo per cui stava piangendo.
Certo, il motivo ero io.
Ero solo uno stronzo, un egoista, un manipolatore di persone che amano i biscotti, insomma; ma io ero così, non più non meno.

Dopo alcuni secondi, rimasta ferma, zitta, inchiodata a me, corse via asciugandosi le lacrime e lasciandomi intravedere tutto il trucco sbavato sul suo viso candido e sano.
E come pensavo, la mia maglietta bianca, era completamente sporca di trucco.
Una chiazza nera occupava gran parte del tessuto bianco, non la odiai affatto, odiai me stesso per non averle offerto un fazzoletto.

Scossi la testa in segno di disapprovazione, ci ero abituato ormai agli schizzi di quella ragazza.

Niall e Carol stavano parlando, in cucina.
Si abbracciarono, e dopo un po', lui, da buon'anima, le asciugò le lacrime.
Una cosa mi passò subito per la testa.
"Ma Niall è ovunque in questa casa, o solo io l'ho notato?"
In un minuto prima era in bagno, e subito dopo, in cucina.
Coincidenze? Non credo.

-allora a domani?- chiese Carol a Niall, con un sorriso timido stampato in volto.
No, si erano sul serio dati un appuntamento?
Conoscevo quello sguardo, Carol faceva così quando era tremendamente imbarazzata.
E probabilmente, in quel momento, lo era davvero tanto.


Niall's pov.

Che idea fantastica!
Secondo me poteva davvero funzionare.
Dovevo assolutamente parlarne con Sophie, assolutamente.

Carol, all'inizio, non ne era per niente convinta, però, dopo un po', riuscii a farle cambiare idea.
Però, se avessi perso la scommessa, avrei dovuto offrirle una cena per due da Nando's.
Speravo con tutto il cuore che ci sarebbe andata con me, ma era poco probabile.

Alzai lo sguardo e vidi Harry sbirciare dalla finestra Carol che si stava allontanando piano piano.

Punto uno, completato.

Salii le scale, urtando "casualmente" Harry facendolo risvegliare dai suoi oscuri pensieri, e mi avviai verso la stanza di Sophie per raccontarle tutto.
Speravo tanto che l'avrebbe presa bene.

-Sophie Blue è attesa alla porta- bussai tre volte a aspettai dietro alla porta.
-chi cazzo è?- chiese con tono poco lieve.
Probabilmente aveva il ciclo, se no non sarebbe normale.
Però una ragazza normale non poteva cambiare umore così da un momento all'altro.
Che strano.

-sono Niall- risposi appoggiando la testa allo stipite della porta di legno.
-oddio, scusaa- aprì di fretta la porta, abbracciandomi più forte che mai.
-scusa, scusa, scusa, davvero, scusami, voglimi bene lo stesso- strinse ancora di più la sua presa al mio busto, rendendomi difficile fare qualsiasi tipo di mossa, anche perché se avesse stretto ancor di più, il taglio avrebbe cominciato a gonfiarsi, di nuovo.

-Sophie...- la chiamai per farle notare che mi faceva male, ma non sembrò cambiare posizione.
-mi fai...- continuai, cercando di far appoggiare le mie mani sulle sue braccia.
-male- finii, esausto, tremando.
Lei mi lasciò in un colpo solo, ed io, mi appoggiai al muro, lasciando cadere la testa all'indietro.
Lei, invece, essendo senza stampelle, combatté per non cadere.
-scusa, sono un disastro- si mise una mano in faccia e fece una risata isterica.
-tranquilla- mi coprii la pancia con un braccio e con l'altro le accarezzai il volto.

Ed anche se non ero sicuro di quello che stavo facendo, piegai leggermente la testa e le lasciai un bacio a stampo.
Quel contatto magico, se pur essendo stato un gesto di poco valore, primordiale, suscitò in me un mare di emozioni.
Sollievo e felicità danzavano dentro me, e non c'era momento più bello di quello.
Avrei tanto voluto urlare al mondo intero la mia felicità, ma non credo sarebbe bastato.
Anche se l'unica cosa fattibile in quel momento, era godersi l'atmosfera e lasciarsi cullare l'uno nel respiro dell'altro.
I nostro nasi, restarono completamente in contatto tra di loro per tutto il tempo, finché i nostri sogni ad occhi aperti furono interrotti da alcuni passi provenienti dalle scale.
-tu sei caduta e io ti stavo aiutando- le sussurrai nell'orecchio per poi ottenere in risposta un risolino.

-voi due, che fate per terra?- Harry ci indicò e si avvicinò con sguardo afflitto.
-ma non vedi?- alzai la testa per guardarlo meglio e gli sorrisi.
-era caduta e la sto aiutando- continuai prendendo la ragazza tra le mie braccia per i fianchi aiutandola ad alzarsi da terra.
Lei sembrò ridacchiare al contatto dei miei polpastrelli sui suoi fianchi.
Si rimise in piedi da sola e volteggiò nella sua stanza, come se niente fosse, sembrava il ritratto della felicità.

-a volte mi chiedo come facciate tutti ad essere così felici- sussurrò Harry abbassando la testa e torturandosi i capelli con le mani.
-Harry, amico, bisogna solo inseguire i propri sogni, devi fare ciò che ti insegna il cuore- cercai di guidarlo, ripensando agli avvenimenti di pochi minuti prima.
In qualche modo, sapevo di poter farlo ragionare, non era un ragazzo poi così difficile.
Aveva solo bisogno di una spinta.

-facile a dire per te- alzò gli occhi al cielo - o al soffitto - e dilatò le narici.
-è la cosa più facile che ci sia, la vita è una sola, riempila di felicità e amore- lo invitai posandogli una mano sulla spalla e picchiettandoci le dita.
Lui annuii poco sicuro, ma era già un passo avanti, sapevo che con tutto ciò, avrei sistemato un sacco di cose.

Sì, solo Niall Horan, poteva fare queste cose.

Oh, ma davvero Niall Horan sono io?

Uau, non ci credo.


Carol's pov.

Forse lo avevo fatto apposta, o forse chissà, ma fatto sta, che avevo abbracciato Niall sotto agli occhi curiosi di Harry.
Se lo meritava, cazzo.
Magari non gliene poteva fregare più di tanto, ma a me importava.

Mentre imboccavo la strada per tornare a casa, notai un sacco di coppiere affiatate nel parco vicino.
Erano tutti così carini.
Spesso mi chiedevo che cosa potesse davvero fermare l'amore.
Insomma, l'amore è un sentimento magico, è già scritto dal destino chi sarà il tuo vero amore nella vita.
E come dice il detto, "al cuor non si comanda", e penso che siano solo parole buttate al vento.
Non volevo essere pessimista, ma se Harry avesse provato anche quel poco interesse verso di me, in qualche modo, me lo avrebbe dimostrato, anche con dei piccoli gesti.
Ma non è mai successo.
O forse sì.
Magari quello "sfioramento di labbra" che non chiamerò bacio per questioni personali, significava qualcosa.
Cioè, è strano che una persona faccia così per un biscotto, andiamo!

Nel salire i gradini dell'entrata di casa mia, urtai, per sbaglio, una persona.
Caddi di peso a terra, e la mia testa andò a sbattere rumorosamente contro allo stipite di marmo della porta d'entrata.

-merda, guarda dove cazzo vai- se non mi fossi trattenuta avrei nominato anche tutti i santi, dal primo all'ultimo.
-no, scusa piccola, scusa- riconobbi subito quella voce, era Liam.
Da quando mi chiamava "piccola"?
Non era da lui.
Per niente.
Però a lui piaceva mia sorella.
-Liam?- chiesi facendo una faccia strana, tra lo stupore e lo schifo.
No, non schifo perché mi facesse schifo lui, ma perché ero disgustata dal nomignolo appena affidatomi.
-sì, scusa- mi porse la mano e mi trascinò in piedi.
-è successo qualcosa?- chiesi, massaggiandomi la testa.
-oh, beh, lo sai...Sophia è una gran bella ragazza- abbassò lo sguardo arrossendo, ma allo stesso tempo, notai che gli erano venuti gli occhi lucidi.
-no..- lo abbracciai, tendendolo ben stretto.

Dondolammo un po' nell'abbraccio, finché la porta di casa mia si aprì, venendo poi sbattuta e provocando un gran rumore.
-Joe?- vidi l'ex di mia sorella camminare lungo il vialetto.
Lui si girò e mi sorrise.
Indossava il suo solito cappellino morbido grigio che lasciava intravedere il ciuffo corvino.
Si avvicinò a me sempre con il suo solito sorriso sbilenco in volto, ed i suoi occhi freddi si posarono su Liam, che sembrava essere attratto dal terreno sottostante.
Bello eh?
-Liam, lui è Joe, Joe..- presentai a Liam il ragazzo, ma proprio mentre stavo per fare lo stesso con l'altro, mi interruppe.
-lo so chi è- gli lanciò un'occhiataccia, a cui il moro rispose abbassando la testa.
-oh, beh, bene- congiunsi le mani e sorrisi.
-Liam, tu vieni con me o vai già via?- chiesi indicando la porta.
Lui scosse la testa e posò lo sguardo sul suo orologio da polso.
-sono in ritardo, ho lezione al pomeriggio oggi- detto ciò corse via salutando con la mano.
-solo una cosa- Joe attirò la mia attenzione -dì a quel ragazzo di non disturbare Sophia- concluse sospirando.
Lo guardai male, infondo, lui non era nessuno per decidere chi avrebbe dovuto frequentare mia sorella.
-Joe, avete rotto da un bel pezzo, sei sempre il benvenuto, lo sai, ma ormai credo che lei, insomma, stia guardando avanti- spiegai fingendo di esserne dispiaciuta.
Lui alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, finse una risata e mi guardò intensamente negli occhi.
-non è lei ciò a cui sto puntando- sorrise e mi diede due pacche sulla spalla.
-ciao- finì la conversazione e se ne andò, lasciandomi lì, in piedi, con un sacco di pensieri per la testa.

Cosa significava quel "non è lei ciò a cui sto puntando"?
Forse si riferiva a me?
No, non poteva essere.
Io per lui ero sempre stata come una sorella minore.
E non avrei potuto vederlo diversamente.
Non avrei potuto, non avrei dovuto, non avrei voluto.


Ero stanca, sì, decisamente stanca.
Negli ultimi tempi stavano succedendo troppe cose, davvero fin troppe.
Non mi sembrava neanche vero.

Sophie e Niall all'ospedale, Sophie che fa pace con Zayn e ci dorme pure assieme, Harry che dorme..con me, Liam che flirta con Sophia, Harry che scopre tutto quanto, e poi sempre lui che mi tiene la mano, tenta invano di conquistare le mie labbra, Zayn gay.

Troppe cose.

Corsi su per le scale di casa mia, non tenendo nemmeno conto di chi ci sia in casa, ormai anche se uscivo o entravo, non importava a nessuno.
Però quando mia madre era in casa, voleva addirittura che le mandassi un messaggio appena sarei uscita di casa.
Pazzesco.

Mi buttai letteralmente sul mio letto.
Finalmente.

Davvero, non vedevo l'ora di riposare, di cambiare mondo, di cambiare modo di pensare, di vivere, in quel momento c'eravamo solo io e la musica, nient'altro.


Niall's pov.

La chiamata di Liam stava durando fin troppo, erano circa sei minuti e quaranta secondi di chiacchiere senza uno scopo preciso.

-ma allora mi spieghi chi ha fatto cosa?- gli domandai per l'ennesima volta, sperando in una risposta sensata.
-Sophia e il suo ex, si stavano prelevando la saliva a vicenda- spiegò lui, alzando leggermente il tono di voce, per essere ascoltato più chiaramente.
-ah, mi dispiace amico- cercai di rassicurarlo.
-se ti va usciamo e ne parliamo- proposi di uscire, avrei fatto di tutto pur di non passare il tardo pomeriggio a fare le pulizie di primavera con Sophie ed Harry che indossavano quel ridicolo grembiule rosa.
E se Sophie mi avrebbe fatto una foto mi avrebbero umiliato a vita.
sì, potremmo prendere qualcosa da bere...- si schiarì la voce e sentii che era già in giro per le caotiche vie di Londra.
Arricciai ancora il filo del telefono e lanciai un'occhiata verso il salotto.
Per fortuna non c'era nessuno ad ascoltare la conversazione.
-come una pizza- risposi alla sua affermazione, estasiato di poterne mangiare ancora, dato che nell'ospedale non mi era impossibile.

Passarono alcuni interminabili secondi di assoluto silenzio, Liam probabilmente ci stava pensando su, lui non era affatto uno che faceva le cose di fretta, si prendeva tutto il tempo possibile.
-per me va b..- e lì mi sentii trascinare via dal telefono.

-No! No! No!- urlai disperato, cercando di liberarmi dalla presa della ragazza e raggiungere il telefono fisso, ancora in modalità "chiamata".
Liam stava parlando a vuoto.
-zitto biondino dei miei stivali, dato che hai fatto il cattivo, ti tocca il bagno- mi informò, piazzandomi davanti a quella dannata porta di legno.
-dai..- le feci labbruccio e la faccia da cucciolo che non falliva mai, o quasi.
Lei in risposta scosse la testa, era ovvio.

-ricordati che ti voglio bene- mi accarezzò i capelli e mi lasciò un leggero bacio sulla guancia.
Sentivo letteralmente le guance andare a fuoco, il sangue dentro me scorrere più velocemente.
Per avere tutto quel ben di Dio, avrei pulito anche tutti i bagni del quartiere.

*
Finii di pulire il bagno verso le otto di sera, tutti erano in sala da pranzo a gustarsi il fantastico pollo della signora Cox, che io adoravo, ma che non avrei potuto mangiare finché ogni minimo centimetro del bagno non sarebbe stato splendido e splendente.
E avevo svolto il mio compito nel migliore dei modi.

Stanco morto, scesi le scale, aggrappandomi pesantemente allo scorrimano della scala.

-Niall, finalmente!- Harry ghignò sotto ai baffi.
Ci godeva un casino a vedermi soffrire.
E lui aveva solo riordinato la sua stanza.
Sophie, invece, era al telefono con qualcuno, non avevo capito chi.

Mi sedetti vicino a lei e le sorrisi.
Lei ricambiò e continuò ad ascoltare l'interlocutore dall'altra parte del telefono.

-sì, quindi Josh, giusto?- chiese, aggrottando le sopracciglia.
Passarono circa due secondi e lei scoppiò a ridere.
-ma sì, Joe, Josh, è uguale- rispose ridendo.

Nel frattempo, stavo giocherellano con la forchetta nel mio piatto, formando degli strani disegni con la salsa di verdure.

-beh, sicuramente domani a scuola mi parlerai di questo John- disse, sicura di se' con un sorriso a trentadue denti.
-sì, Joe, scusa- quasi urlò, beccandosi un'occhiataccia da suo padre.

3:08 a.m. 11 Marzo 2010, Londra.

L'orologio fosforescente sulla parete segnava le tre e otto minuti.
Harry era sul suo letto, uno spiraglio di luce gli illuminava il volto, aveva la bocca spalancata, e russava da far paura.

La cena di qualche ora prima mi era rimasta sullo stomaco.
Mi sentivo lo stomaco in subbuglio e alcuni spaventosi conati di vomito si presentavano in me ogni cinque secondi.

Corsi fuori dalla stanza, accesi la luce del bagno, e mi ci fiondai dentro.

E lì, vomitai.

Mi facevo schifo da solo, sentivo l'amaro in bocca, una sensazione disgustosa, la voglia di lavarmi la bocca con l'ammorbidente.
Schifo, era la prima parola che mi veniva in mente in quel momento.

Ed ecco che mi venne ancora l'urto del vomito.
Tossii un paio di volte, premendo la mia mano sullo stomaco, ancora dolente a causa del taglio.

E subito la porta si aprì.
La ragazza dal pigiama rosa con gli orsetti mi corse incontro, evidentemente preoccupata.

-Niall, tutto bene?- mi abbracciò e appoggiò la sua testa nell'incavo del mio collo.
-no, credo- risposi, sporgendomi di più al gabinetto.

Dopo alcuni minuti, passati a tossire, mi lavai per bene la bocca ed i denti, tornandomene vicino a Sophie, che si era beatamente addormentata tra il gabinetto ed il bidè, proprio sopra alla bilancia.
Mi sedetti di fronte a lei, ammirandola nella sua perfezione.
Era così bella mentre dormiva.

Le scostai una ciocca di capelli dietro all'orecchio e le baciai la fronte.

Mi feci spazio di fianco a lei e la feci sdraiare, ancora da addormentata, su di me.

Buonanotte Principessa.





Salve!
Sono in ritardo?
No, beh, oggi ho tante cose da dirvi :3

Innanzitutto, ci stiamo sempre di più avvicinando alla fine di questa storia, e sono triste.
Dovrei arrivare circa a 25-26 capitoli, quindi boh, questa cosa mi rende triste.
Non penso di fare un sequel, anche perché le recensioni sono e saranno poche, ed in più, se dovessi fare un sequel, di sicuro i capitoli non saranno più di 15/20, a meno che non mi venga in mente una di quelle fantastiche idee brillanti.

E poi volevo dire un'altra cosa...
Quando questa storia sarà finita, non vi lascerò di certo a bocca asciutta! No no!
Sto infatti progettando altre due storie...
Una di queste, è una ff Larry. (sì, sono Larry, ma non odiatemi, vi prego :3)
Ed è molto, molto triste, quindi se volete una storia strappalacrime siete nel posto giusto ;)
Non credo che sarà molto lunga, cioè, i capitoli non saranno tanti, ma almeno ogni capitolo sarà un bel papiro.

E l'altra sarà su Louis Tomlinson.
Perché lui è semplicemente adorabile.

Quindi, se vi va di leggerle, in futuro, sapete dove trovarmi.

Riguardo alla storia, compare un nuovo personaggio, Joe, ve lo spiego subito io chi è :3
È un gran figo.. Se non figlio della nostra Carmela! 
Ammettetelo che vi era mancata.

E boh, Niall come al solito e molto dolce, è troppo.. Boh.

Ogni volta che scrivo lo spazio autrice mi dimentico sempre cosa devo dire, e poi mi viene in mente dopo, ma poi non ho più voglia di aggiungere le cose, perciò vado avanti sempre così.
Perdonatemi, ma la professoressa di latino, visto che è tanto simpatica (certo, come no), ci ha riempiti di roba da studiare. Che bello.

Io, questa volta, mi sono ricordata le domande.

• cosa vi piace di più di questa storia? ( e per le nuove arrivate) • cosa vi ha "spinte" a leggere o seguire la storia?

• come volete che sia il carattere di Joe? Più dolce o più stronzo?

Fatevi sentire, mi raccomando, lo sapete che mi strappate sempre un sorriso con le vostre recensioni.
E se volete, la posta è sempre aperta,  (ovviamente sul mio profilo in messaggio privato).

E niente, belle mie, io vi saluto.

A presto,
-ValeLoka00

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Capitolo 22
*** Steal My Girl ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 21.


Carol's pov.

Fortunatamente quella mattina mi ero svegliata di buon umore.
Mi sentivo felice, come se il mondo attorno a me, mi sorridesse.
Mamma e papà erano già al lavoro, e Sophia era uscita poco prima che io mi svegliassi, per andare all'università.
Avevo la casa tutta per me, almeno fino alle otto meno dieci.

Di solito, le mie giornate erano monotone e tristi, ma da quando i miei "rapporti" con Harry erano migliorati, mi sentivo al settimo cielo.

La faccia da zombie, ovviamente, c'era ancora, l'alito pestilenziale, no comment, e mi sarei potuta mettere gli occhiali da sole prima di entrare in bagno, perché come a solito ero rimasta accecata.

Mi lavai i denti, mi vestii, e scesi al piano di sotto per bere il mio succo di frutta mattutino.
Avrei fatto qualsiasi cosa pur di bere quel fantastico succo alla pesca.

Dopo aver preso le chiavi di casa, uscii, insultandomi mentalmente per essere di nuovo in ritardo.
Il tragitto casa-scuola durava circa un quarto d'ora, ed erano già le otto.

Mi misi a correre, con il mio adorato Eastpak in spalla, che ballava di qua e di là e le mie Blazer grigie ormai consumate, che avevo ormai da più di un anno.

Cominciai a sentirmi avvampare, la temperatura non era molto calda, ed io, correndo, non sapevo se mi sarei dovuta spogliare oppure coprire ancora di più. Era una situazione imbarazzante.

Il rumore di un clacson dietro di me mi fece fermare di colpo, probabilmente facendomi perdere un battito.

-Carol, vuoi un passaggio?- una voce a me familiare mi richiamò da quella piccola ma adorabile Mini rossa.
Per fortuna che c'era Joe.
-sì, grazie- corsi verso di lui e mi accomodai sul sedile del passeggero.

-allora, come va?- mi sorrise dolcemente mettendo in evidenza due piccole fossette sotto al labbro inferiore.
-solo un po' assonnata- scossi la testa sistemandomi la maglietta bianca che avevo deciso di indossare, cercando di far rimanere i bordi al loro posto.
-a scuola, giusto?- chiese, mettendo in moto.
Annuii con la testa ottenendo un sorriso di rimando da parte sua.
Il suo sorriso, quel giorno, era la cosa più bella che mi potesse capitare.

Dopo qualche minuto arrivammo davanti a scuola, e lui, invece che andarsene con il suo gruppo, mi accompagnò fino all'entrata, dove notai Sophie e Liam parlare allegramente.

-ciao ragazzi- li salutai con la mano e Joe fece lo stesso, ma con più allegria, ovviamente.
-sono curiosa di sapere dove si è cacciato Harry- Sophie si strofinò la testa con la mano, mantenendo il gomito sulla stampella.
-sarà da qualche parte a parlare con i suoi amici- risposi inclinando leggermente la testa e sistemandomi meglio lo zaino sulle spalle.
-non vedo l'ora che arrivi sabato!- esclamai, guardando in su.

Liam rimase fermo per un secondo, poi, si illuminò e mi puntò il dito contro.
-ma quindi è domani!- esclamò passando lo sguardo su di me e Sophie con aria sorpresa.
-sì, a quanto pare Sophie e Carol sono nate con dieci giorni di distanza, che cosa buffa- Joe mi circondò le spalle con un braccio e mi fece l'occhiolino.

Ma quanto poteva essere sexy quel ragazzo?

Sorrisi soddisfatta a Sophie che cominciò a ridacchiare.

-ciao- qualcuno, di cui sapevo l'identità, mi diede una pacca sulla spalla libera dal tocco protettivo di Joe.
Mi girai subito, permettendo a me e a tutti gli altri di ammirarlo in tutta la sua bellezza.
Harry Styles aveva avuto un altro contatto fisico con me.

-ciao Harry- la mia voce, per qualche strano motivo che solo gli alieni capirebbero, risultò più naturale del solito.
Il riccio guardò di sfuggita Joe, per poi spostare lo sguardo su Sophie, che a sua volta alzò le spalle.
Non ci feci molto caso, Harry aveva sempre avuto il vizio di giudicare un libro dalla copertina, ma in fondo Joe, pur sembrando un poco di buono, era un ragazzo dolce e affidabile.
Il ragazza perfetto insomma, anche se per me, Harry era il ragazzo perfetto.

-tu sei?- Harry aggrottò la fronte, puntando gli occhi su Joe.
L'altro, in risposta, sbuffò infastidito.
-uno del quinto anno- Sophie intervenne, cercando di calmare un po' le acque.

La campanella distrasse tutti i ragazzi al di fuori della scuola, e in poco tempo tutti fummo dentro.
Come al solito, si sentiva un forte odore di candeggina appena entrati e davanti ai bagni, ed era una cosa davvero nauseante.

-oggi puzzano più del solito- scherzò Liam, dando una piccola pacca a Harry.
-ragazzi!- Il braccio bianco di Niall spuntò tra la folla, perciò avvisai con uno strattone Sophie e Liam di fermarsi.
Il solito ciuffo biondo si avvicinò sempre di più a noi, aggrappandosi agli zaino di alcuni studenti che avevano deciso di fermarsi in divieto di sosta, insomma, eravamo in mezzo ad un corridoio.
-Niall, anche tu qui?- chiese Joe con tono divertito.
Sapeva qualcosa di cui non ero a conoscenza?
-beh, sì, verrò qui finché non sarà ora di tornare a Mullingar- disse, abbassando lo sguardo sempre con il sorriso in volto.
-saresti dovuto stare a casa- controbatté Sophie, dandogli una bastonata sulle gambe con una delle stampelle.
A quell'atto tutti si misero a ridere, mettendo in ridicolo Niall davanti a mezza scuola.
-che materia avete alla prima ora?- chiese poi Liam, osservando tutti quanti noi, in cerchio.
-storia- risposi seccata, odiavo fare storia.
-matematica- sbuffò Sophie, guardandosi le unghie.
-uh, fantastiche quelle unghie arcobaleno!- esclamai prendendo tra le mie le mani di Sophie.
Lei si mise a ridere aggrappandosi con i gomiti a Niall.
-io non ne ho idea- ammise Niall, ridendo come al suo solito.
-anche io ho storia- si schiarì la voce Harry voltandosi verso di me e scrutando l'espressione che avevo in volto.
-ragazzi, io devo andare, se la Mayer, la professoressa di tedesco, non mi vede arrivare sono guai- Joe si piegò verso di me e mi lasciò un bacio sulla guancia, a cui risposi con un timido sorriso.
Dopo pochi secondi lo si poteva a malapena intravedere alla fine del corridoio che portava al secondo piano, indirizzo linguistico.
La mia più grande sfortuna, era quella di aver scelto, come la maggior parte dei miei amici, un liceo classico.
Peccato che esso fosse al terzo piano.

-allora ci vediamo all'intervallo- Niall salutò me e Harry, correndo poi verso Sophie che aveva preso l'ascensore, avendo una ragione più che giusta.

-bene- Harry unì le labbra in una linea  sottile e fece alcuni passi davanti a me.
-andiamo?- chiese poi osservando l'orologio posto quasi praticamente sopra di noi.

Mi guardai intorno, Liam era completamente sparito.
Non sapevo perché, ma quel ragazzo aveva il potere di sparire e apparire a suo piacimento quando voleva e dove voleva.

*

-Smith, interrogata- 

Perfetto, davvero, assolutamente perfetto.
Mi dovetti alzare, lasciando ad Harry l'opportunità di stare da solo, dato che appena arrivammo in classe, erano rimasti solo due posti.
-hai studiato?- Matt, un mio compagno di classe, nonché un mio grande amico, mi picchiettò sul braccio con l'indice della mano destra.
-più o meno- risposi stringendomi nelle spalle.
Lui si lasciò scappare un risolino e successivamente mimò a Ed, altro mio compagno di classe, nonché compagno di banco di Matt, un "dice di non aver studiato" e tutti e due scoppiarono a ridere.
Molto divertente.

Mi posizionai davanti a tutta la classe, dando le spalle alla lavagna.
Il professore di storia, alla mia destra, si sistemò gli occhiali e prese a consultare il libro che sfogliava tra le vecchie mani piene di rughe.

-se sei preparata, parlami dei regni romano-barbarici e dell'impero bizantino- disse il tutto con il classico tono di uno che pretende tutto e subito, ma con quel tono di gentilezza che rendeva il tutto più sopportabile.

Cominciai a fare tutto un discorso sulla fine della centralità del Mediterraneo, la crisi economica e il declino delle città; insomma, fu una delle interrogazioni più noiose di tutta la mia vita.

-mi pare di non aver capito molto bene la parte in cui mi hai parlato della crisi in alcune città d'Europa, Styles, potresti rinfrescarmi la memoria?- il professore, indicò Harry, che se ne stava beatamente seduto sulla sedia con il telefono in mano.
-come?- rispose subito il riccio, mettendo il telefono sul banco.
-ripeti ciò che ha detto la compagna- insistette il professore.

Mi grattai la testa con il pollice in segno di nervosismo, non volevo che mettesse una nota o un brutto voto ad Harry.

-vuole che le ripeta la crisi economica e il declino delle città?- chiese con un tono d'ironia ma di insicurezza allo stesso tempo.
-allora almeno per un po' sei stato attento- il tono del professore parve sorpreso.
In effetti anche io ero rimasta meravigliata dal fatto che almeno per un po' Harry avesse ascoltato ciò di cui stavo parlando, nonostante fosse una delle cose più noiose che avessi mai detto.

-per questa volta la passi, ma la prossima esci all'interrogazione- lo minacciò l'uomo alla mia destra, aprendo il registro e cercando con il cappuccio della penna il mio nome.
-oggi ti metto nove, sei stata brava- alzò la testa e mi sorrise cordialmente.
Ricambiai il sorriso e mi voltai verso Harry, che era di nuovo impegnato ad usare il telefono per fare non so cosa.
Nel frattempo, i miei organi interni facevano la danza del ventre, tutti insieme, per la felicità di aver ottenuto un altro bel voto, e per il fatto che Harry sia stato attento alla mia interrogazione, anche se per poco.

-vai al posto- mi fece cenno l'uomo alla mia destra, indicandomi il mio banco, nonché l'unico banco rimasto vuoto.

Camminai lentamente verso il mio banco, che era pieno di strisce di fazzoletti.
Infatti quando ero nervosa, prendevo un fazzoletto, separavo i veli, e li facevo a striscioline. Strano ma vero.

-sei stata brava- commentò Harry, nascondendo subito il telefono in tasca.

"Sei stata brava."
Mio Dio.

-ehm, grazie?- mi misi seduta sulla mia sedia, osservando con la coda dell'occhio ogni suo piccolo movimento.
Ogni tanto mi guardava, poteva di sicuro intravedere l'agitazione che campeggiava in me quando ero vicina a lui.

*

-allora ci vediamo domani?- mi chiese Sophie, entrando nell'auto di Louis.
-certo- le sorrisi e presi a camminare affiancata da Joe, che si era offerto di riaccompagnarmi, almeno fino all'incrocio che separava casa sua dalla mia.


Sophie's pov.

-ma quanto sei dolce, Boo?- strofinai le nocche della mano sulla sua testa, notando quanto tutte le mie attenzioni lo facessero arrossire.
-troppo poco, per la mia Fifì- rispose girando a destra.
-Boo, ma ci sei?- guardai in su -casa mia era a sinistra- conclusi mettendomi una mano davanti agli occhi, esasperata.
-e chi l'ha detto che stiamo andando a casa?- ghignò sotto ai baffi, addentrandosi sempre di più nel centro di Londra.

-H&M andrà bene?- chiese, indicando la grossa insegna al di fuori del negozio d'abbigliamento.
-certo che sì!- esclamai, fremendo come un cane che non vede l'ora di correre spensierato.
Beh, io in verità avevo soltanto voglia di comprarmi un vestito per la festa di Carol.
-che hai intenzione di comprarle?- chiese, parcheggiando l'auto in uno dei pochi e scarsi posti vuoti.
-non lo so, vediamo- risposi inclinando la testa.
Non avevo proprio idea di cosa regalarle.

*

-un berretto?- chiesi. Era uno dei regali più assurdi che mi fossero mai stati consigliati.
-sì, secondo me le piacerebbe un sacco!- lo guardai in cagnesco. Louis non sapeva niente di Carol.
-o magari degli anfibi!- esclamò, prendendone un paio in mano.
-Louis...- lo richiamai, abbassandogli la mano in segno che doveva smetterla di comportarsi come un idiota.
-sono serio!- sistemò gli anfibi sullo scaffale e sbuffò.
-magari andrebbe bene un completo per la serata- gli sorrisi maliziosamente.
Lui annuì, anche se poco sicuro.
-cosa farei per te, solo Dio lo sa- mi circondò le spalle in un abbraccio e mi sfiorò la fronte con le labbra.
-ma che dolce- gli infilai le mani nei capelli e glieli scompigliai un po', ottenendo una smorfia divertita da parte sua.
Si infilò una mano nel ciuffo di capelli e se li tirò all'indietro in una mossa molto sexy.
-ma quanto siamo provocanti oggi, con tutte queste mosse calde- lo stuzzicai.
Lui rise, rise di gusto, e non potei rimanere a guardarlo, così mi unii a quel suono piacevole che usciva dalla sua bocca.
-dai, scegli qualcosa di carino, siamo in ritardo- controvoglia, smise di ridere, e mi accompagnò nel reparto donna.

*

-stiamo arrivando, tranquilla- risposi a Sophia, e chiusi subito la chiamata.
-allora è tutto pronto?- chiesi a Niall, che si stava torturando le mani da più di cinque minuti.
-beh, penso di sì, credo, non lo so- rispose, mordendosi il labbro.
-sai che sei dolcissimo quando ti mordi il labbro?- presi una delle sue mani nelle mie, e le unii.
Potevo sentire il battito del suo cuore accelerare ulteriormente e la sua temperatura corporea diventare ancora più calda di quanto fosse già.
-smettetela di fare i piccioncini e aiutatemi a scaricare i regali- Louis ci risvegliò dal nostro sogno amoroso e Niall scattò, uscendo dalla macchina e correndo dalla mia parte, per aprirmi la portiera.
-oh, ma che gentiluomo- gli sorriso amorevolmente e gli stampai un leggero e casto bacio all'angolo della bocca.
-Niall, prendi le stampelle di Sophie, per piacere- Louis, indaffarato, aveva occhi per tutto, e nonostante stesse portando in casa Smith festoni, regali e cose varie, riusciva a stare a dietro pure a me e Niall. Che dolce.

-non ne ho bisogno- affermai scendendo del tutto dalla macchina di Louis.
-invece sì- Niall ritornò da me con le stampelle in spalla e me le porse.
-grazie- 

-ragazzi!- Sophia ci corse incontro e abbracciò prima Niall, poi me, entusiasta di vederci.
-come sta andando la faccenda di Joe e Harry?- chiese, mostrando i suoi occhi vivaci e uno splendido sorriso.
-bene, oggi sembrava nervoso, il riccio- le rispose Niall, circondandomi le spalle con un braccio.
-vedremo stasera, solo mi dispiace illudere Carol...- aggiunsi, guardandomi le scarpe.
-se le cose non dovrebbero andare per il verso giusto, Joe ne andrà di mezzo, povero lui e povera lei- mormorò Sophia, fece solo notare sia a me, sia a Niall.
-ragazzi, una mano!- insistette Louis.

*


Harry's pov.


Strano. Molto strano.
Quella sera sembravano tutti molto indaffarati.
Sophie mi aveva detto che sarebbe andata alla festa di Carol, e che se avrei voluto, sarei potuto venire anche io.
Beh, in verità non è andata proprio così, lei aveva insistito tanto, e io le risposi che ci avrei pensato.
In realtà avevo le idee confuse.
Da una parte volevo andarci, ma da una parte no, avevo paura di farci una pessima figura.
Perché una pessima figura?
Beh, semplice, sapevo che ci sarebbe stato anche quel Tizio.
Non mi stava per niente in simpatia.
Aveva avuto la sfacciataggine di guardarmi storto e di toccarla a suo piacimento.
Dovrei considerarla pedofilia?
Nah. 
"Calmo Harry. Va tutto bene.
Lei ha la sua vita, tu hai la tua."
Stupida vocina.
È ovvio che provo qualcosa per lei.
"Non è vero."
Oh, andiamo.
"È più che ovvio, svegliati, lei ti sta abbindolando, e ci sei cascato."

Mi risvegliai dalla splendida conversazione con il mio "me" più cattivo e mi alzai dal letto, distrutto.

-Harry, pensi di andare da Carol per la festa?- Robert passò davanti a camera mia e mi guardò storto, aspettandosi una mia risposta.
-non...io...credo...no- farfugliai, cercando di convincermi che forse era davvero molto meglio non andare a quella festa.
-beh, in tal caso, tua madre ha lasciato un regalo per lei in cucina- detto ciò scese le scale e scomparve.

Sospirai.

Non so cosa mi spinse a farlo, ma, mi infilai le Converse e scesi le scale di fretta.

-Robert, sai dove sono le chiavi del mio motorino?- urlai, probabilmente attirando fin troppo la sua attenzione.
-lo hai prestato a Zayn, non ricordi?- rispose anche lui urlando.

Imprecai sotto voce e uscii di casa, correndo verso il garage.
Lo aprii il più veloce possibile e notai che la mia bicicletta era ancora perfettamente al suo posto, lucida e come nuova.
Non mi piaceva andare in bicicletta, l'avevo usata solo un paio di volte, in estate.

Tastai le ruote della bici, e dopo essermi accertato che fossero tutte e due abbastanza gonfie, la portai fuori dal garage e saltai in sella. 

Chiusi il garage con una mano, mentre con l'altra cercavo il cellulare nella tasca dei pantaloni.
Le undici e quarantadue.
La festa sarebbe iniziata a mezzanotte, all'inizio del giorno nuovo, del 13 Marzo. 

Mentre sfrecciavo impacciatamente per le stradine di Londra, mi sembrava quasi di ritornare a quando ero bambino, a quando Robert mi insegnò ad andare in bici senza rotelle.

«Forza Harry, puoi farcela!»

«Avanti, ti tengo io!»

«Bravo, così!»

«Cielo, Harry, campione, va tutto bene?»

Una macchina mi risvegliò dai miei ricordi d'infanzia passandomi esattamente a qualche centimetro di distanza.
-sta' attento a dove vai!- urlai, alzando la mano a pugno verso la direzione della macchina.

Mancavano pochi metri alla casa di Carol, e il mio cuore era a mille.
La mancanza di pazienza e la voglia di arrivare in tempo alla festa, stavano rovinando tutto, ero stanco, stremato, privo di forze. Sarei dovuto andare in palestra più frequentemente.

Sorpassai la casa di Liam, notando che non era in casa, il parco giochi in cui andavo a giocare con Sophie da piccolo... Insomma, passando in bici da quelle parti, un sacco di ricordi riemersero dalla mia mente corrotta.

La mia disattenzione mi portò ad inciampare sopra ad un marciapiede.
"Merda!" Imprecai mentalmente.
E come se non bastasse avevo immerso fondoschiena e mani in una pozzanghera.
La cosa buona, però, era che non c'era molta luce, infatti, non mi vide nessuno, tenendo conto che era quasi mezzanotte.

Provai a rialzarmi, tentando prima con tutte e due le mani, ma il fango appiccicoso peggiorava la situazione.

Era deciso, non potevo farmi trovare alla sua festa in quelle condizioni.

Mi rialzai a testa bassa, la sfiga aveva avuto la meglio.

Tutto gocciolante, mi incamminai verso casa mia, con la mia bici retta in piedi dalla mia mano destra, meno sporca dell'altra.

-Harry- qualcuno mi chiamò alle mie spalle, avevo paura di chi potesse essere.
-Zayn!- notai il ragazzo, nonché mio migliore amico, sulla sua moto raggiante, appoggiato con un piede sul marciapiede.
-credo tu abbia bisogno di una cambio- gli scappò un risolino poco soave e mi fece segno di avvicinarmi.
-andiamo a casa, ti darò dei vestiti puliti, e decenti- mi puntò l'indice contro e sfrecciò nella direzione opposta.

*

-davvero, penso che quei jeans ti stiano da Dio!- esclamò Zayn, squadrandomi da capo a piedi.
Aveva "optato" per dei jeans neri, leggermente stretti e una camicia bianca.
Pensavo fosse troppo formale per una festa di compleanno, ma lui controbatté dicendo che ero perfetto.

Uscimmo di casa definitivamente, salimmo sulla moto fiammante di Zayn, e in poco tempo mi ritrovai di nuovo a pochi metri da quella specie da casa-reggia.

-eccoci- mi avvisò Zayn, scendendo dalla moto.
-come se non lo avessi capito- sbuffai irritato.
-senti, intanto ti plachi- rise di gusto, e non potei fare a meno di unirmi a lui e alla sua stupida battuta.

Lo salutai amichevolmente, e dopo essermi avvicinato alla porta d'ingresso, esitante, suonai il campanello.

-Harry?- Niall aprì la porta, e fin da subito notai luci colorate e soffuse per tutta la casa.
-ma che cosa?- alzai un sopracciglio, sorpreso di vederlo.
-dài, entra!- mi trascinò per il braccio, e lo seguii fino ad arrivare al salone principale, pieno zeppo di gente e musica allettante.
-dj Malik che fine ha fatto?- chiese Sophie alle mie spalle.
-è fuori...credo- la mia voce parve sorpresa.
Mi sentivo altamente fuori luogo.
-e Carol...dov'è?- chiesi, guardandomi in giro.
Di solito si posteggiava al bancone delle cose da mangiare ad osservarmi, ma dato che ero appena arrivato, può darsi che stesse facendo qualcos'altro, o magari se la stava spassando con lui.

Decisi di non pensarci, d'altronde, anche se ero andato fin lì per lei, potevo anche concedermi un po' di appaganti distrazioni.

Louis mi picchiettò la spalla.

-hay!- lo salutai calorosamente con una pacca sull'avambraccio.
-ciao Hazza- mi salutò lui, ricambiando il gesto d'affetto.
-ti vedo bene- esclamò sorseggiando una bevanda bluastra.
-cos'è quella roba?- indicai il suo bicchiere,
-oh, colorante ecologico azzurro e acqua frizzante- rise.
-scherzo- concluse scompigliandomi i capelli.
-certo- gli sorrisi timidamente e mi avvicinai a Liam, che sembrava impegnato a regolare le luci colorate.

-Lee- lo salutai, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Lui si alzò in piedi di colpo, guardandomi sorpreso.
-ma allora sei venuto!- mi sorrise calorosamente.
-certo, sì- gli sorrisi cercando di rimanere il più tollerante possibile.

Ma che avevano tutti?

-guarda!- Liam indicò una ragazza scendere le scale.

Posai subito lo sguardo sulla ragazza che stava scendendo le scale.
I jeans attillati le fasciavano le gambe perfettamente.
Indossava una canottiera bianca e larga che lasciava leggermente intravedere il reggiseno nero al di sotto di essa.
Sopra alla canottiera era incisa una scritta la quale non ero riuscito a capire.
Ero sicuro che quella fosse la ragazza perfetta.
Anche se non ero sicuro di aver capito chi fosse.
Carol non aveva i capelli lisci, e soprattutto non l'avevo mai vista in quel modo.
"Ci vorranno sì e no tre giorni per lisciarli tutti."

Scossi la testa e sbattei le palpebre più volte, cercando di capire chi fosse.

-bella, vero?- Sophie indicò quella ragazza, ammiccando con un sorriso sornione.

Ricambiai con un sorriso veloce e mi avvicinai alla ragazza misteriosa.

Si era appena fermata a parlare con dei ragazzi.
Non sapevo perché, ma volevo a tutti i costi attirare la sua attenzione.

Dopo alcuni interminabili ma veloci secondi, lei si girò, lasciando intravedere il suo meraviglioso sorriso.
Quel sorriso.
E lì la riconobbi, era lei, era davvero Carol.

Con lo sguardo perso ma allo stesso tempo attento, mi avvicinai a lei, cautamente e facendo attenzione a non urtare nessuno.

-Carol!- la chiamai, alzando un braccio in aria.
Lei non mi notò, sembrava troppo occupata e impacciata nel parlare con un ragazzo.
Un ragazzo moro.
Quel ciuffo.
Quegli occhi.
Lui.

Uscirono di casa, dalla porta principale, sotto agli occhi di tutti, ma ogni persona in quella stanza sembrava non accorgersene, a loro bastava divertirsi, approfittarsene del momento.
Dov'era finita la loro dignità?

Provai a seguirli, al di fuori di quella enorme abitazione.

E li vidi, lei appoggiata al muro della casa, e lui di fianco a lei, appoggiato su un fianco.
Sembravano amici da molto tempo.
Avrei anche potuto dire che sembravano molto più che degli amici, ma in quel modo sarei diventato nero dalla rabbia.

Facendo attenzione a non farmi sentire, li raggiunsi, nascondendomi dietro ad un albero.
La strategia che stavo usando era proprio quella di Carol, speravo solo che i due non si fossero accorti di me.

-grazie mille per gli auguri, siete delle persone fantastiche- Carol prese parola, capivo dal suo tono di voce che  era agitata, sotto pressione.

Doveva toglierle le mani di dosso.

-figurati, è un piacere- allungai la testa al di fuori del mio nascondiglio, riuscendo ad intravedere i loro volti, molto più vicini di quanto mi ricordassi.

No, non doveva succedere.

Ma successe tutto troppo in fretta.
Rimasi a bocca aperta.

Lui la stava toccando, aveva le mani sui suoi fianchi, e lei teneva le sue sui suoi bicipiti abbastanza evidenti, che poi scesero fino al torace.
La mano di lui le sfiorò una guancia.

Decisi di non guardare oltre.
Mi accovacciai ai piedi dell'albero, sfinito, con gli occhi lucidi.

Non stava succedendo davvero.
Non poteva essere vero.

Quanto avrei voluto interromperli prima che tutto accadesse.
Ormai non c'era più niente da fare.

-tu aspetto dentro- sentii la voce di quell'essere farsi sempre più lontana, e da lì capii che stava entrando in casa.

-via libera- sussurrai.

-c...c'è qualcuno?- esclamò lei.

"Merda"

Mi alzai di scatto, girando la testa a destra e sinistra, in cerca di una via di fuga, ma non potevo scappare.
-Harry?- chiese, facendo spuntare la sua testa da dietro all'albero.
Mi ricomposi e asciugai una lacrima che mi aveva precedentemente rigato il viso.
-Carol- pronunciai il suo nome a fatica, sapendo ciò che aveva appena fatto alle mie spalle, nel vero senso della parola.
-oh, sei venuto- abbassò lo sguardo, e in quel momento avrei voluto avvicinarmi e raccogliere il suo sguardo con le mie mani, per dirle che sarebbe andato tutto bene lo stesso.
-già- mi grattai nervosamente la nuca, essendo in imbarazzo.
-bene- aggiunse lei, alzando leggermente lo sguardo.
Lo abbassò di nuovo, quando notò che la stavo osservando.
"No, ti prego."

-stai bene...con i capelli lisci, intendo- confessai spostando lo sguardo altrove.
-oh, grazie- rispose con un filo di voce.

Le presi una mano e la avvicinai al suo petto, proprio sopra al suo cuore.
-sai, non m'interessa se hai deciso di rinunciarci, non m'interessa neanche un po', non m'interessa se ormai sei innamorata di qualcun altro- spostai le sue mani nella mie, e le intrecciai.
-resta il fatto che ormai provo qualcosa per te...- precisai, incatenando i miei occhi nei suoi.

"Dio, fermate il tempo in questo momento."

-e non so precisamente cosa sia, forse è solo attrazione fisica, o forse no, ma provo qualcosa per te, ecco tutto- conclusi.
Gli occhi cominciarono ancora a pizzicare, e iniziai a vedere sfocato.
Era la prima volta che succedeva una cosa simile.

Non ci pensai due volte, e notando che aveva completamente il viso alzato verso il mio, mi avvicinai lentamente.
-è davvero la cosa giusta?- domandai, fermandomi a qualche millimetro da lei, con la testa inclinata, e le mie labbra vogliose.
-suppongo di sì- rispose, infilandomi una mano tra i miei capelli ricci.

Le nostre labbra erano ormai una cosa sola.
Amavo quel contatto, mi faceva provare il classico ronzio nello stomaco.

Portai le mie mani sulle sue guance, rosse e bollenti, probabilmente per la complessità del momento.

-Harry- si staccò da me e abbassò di nuovo la testa.
-cosa?- chiesi, con il fiato corto.
-stai...benissimo- rispose, togliendo le mani da me.
-no...tu sei perfetta- la corressi, alzandole il mento.
-anche se mi piacciono gli unicorni, i panda, e i pinguini?- chiese ridacchiando.
-certo- risposi stampandole un altro bacio a stampo, più veloce del primo.
-non mi sembra vero- ammise, alzando gli occhi al cielo e mordendosi il labbro inferiore.
-lo è- la attirai a me e le accarezzai i capelli.
-sei sudato- 
-lo so- mi spostai alcuni capelli che si erano appiccicati sulla fronte per colpa delle goccioline di sudore -la causa sei tu- spostai la mia mano sulla sua schiena, e la sentii irrigidirsi.
-grazie Harry, è il regalo migliore che tu potessi farmi- si accovacciò al mio petto, e da lì potevo sentire il suo dolce respirò venire a contatto con la mia pelle.
-ora nessuno potrà più rubarti da me- ridacchiai baciandole la nuca.

"She’s been my queen since we were sixteen.
We want the same things, we dream the same dreams, 
alright, alright?

I got it all cause she is the one.
Her mom calls me love, her dad calls me son,
alright, alright?

I know, I know, I know for sure.

Everybody wants to steal my girl.
Everybody wants to take her heart away.
Couple million in the whole wide world.
Find another one cos she belongs to me.

Everybody wants to steal my girl.
Everybody wants to take her heart away.
Couple million in the whole wide world.
Find another one cos she belongs to me.

Na na na na na oh yeah.
Na na na na na alright.

She Belongs to me.

Kisses like queen, her walk is so lean
and every jaw drops when she’s in those jeans,
alright, alright?

I don’t exist if I don’t have her.
The sun doesn’t shine, the world doesn’t turn,
alright, alright?

But I know, I know, I know for sure.

Everybody wants to steal my girl.
Everybody wants to take her heart away.
Couple million in the whole wide world.
Find another one cos she belongs to me.

Everybody wants to steal my girl.
Everybody wants to take her heart away.
Couple million in the whole wide world.
Find another one cos she belongs to me.

Na na na na na oh yeah.
Na na na na na alright.

She knows, she knows that I never let her down before.
She knows, she knows that I’ll never gonna let another take her love from me.

Now.

Everybody wants to steal my girl.
Everybody wants to take her heart away.
Couple million in the whole wide world.
Find another one cos she belongs to me.

Everybody wants to steal my girl.
Everybody wants to take her heart away.
Couple million in the whole wide world.
Find another one cos she belongs to me.

Na na na na na oh yeah.
Na na na na na alright.

She belongs to me.

Na na na na na oh yeah.
Na na na na na alright.

She belongs to me."



Auguri Carol.





Ciao.
No, non sono morta.
Scusatemi davvero per l'enorme ritardo, scusatemi.
Ci ho messo più del doppio del tempo, ma in compenso il capitolo è tipo il triplo più lungo degli altri. 
Vi sarete rotte le cosiddette "ovaie" a leggerlo tutto, ma spero che ne sia valsa la pena ;)
Ci ho messo anima e corpo nel scriverlo, quindi, mi aspetto tanto. (Eh sì, questa volta sì.)

Harry finalmente si è fatto avanti, ma quanto può essere dolce? *--*

Poi abbiamo Lou, con il suo immancabile senso dell'umorismo :')

E finalmente la mia amica Carola avrà il suo momento di gioia, starà già saltellando, da quello che so.

Ah, comunque, avete già ascoltato "Steal My Girl"? 
A me piace molto, è tanto carina :)
Yeah.

E boh, non lo so, ieri non sono stata bene a scuola, potete capire che bello starsene seduta in segreteria per due ore e mezzo.

E nulle, bimbe belle, io mi dissolvo.
Spero di aver detto tutto.

Mi raccomando, fatevi sentire ;)

A presto,
-ValeLoka00

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Capitolo 23
*** Long Way Home. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 22.  

Le accarezzai i capelli ormai più mossi, a causa della fredda e umida temperatura di Marzo.
Alcuni riccioli le ricadevano ai bordi della fronte, e li arricciavo dolcemente al mio dito.
Aveva le sue classiche Converse blu consumate e continuava ad alzare il viso verso di me, come se avesse paura che me ne andassi, o che non fossi davvero io, che fosse uno scherzo.
Ma quella volta ero -quasi- sicuro di ciò che stavo facendo.
Perché non lo facevo solo per far felice lei, ma anche per me.

-sembra tutto così assurdo- affermò sotto voce.
-lo è- ridacchiai e le sistemai una ciocca di capelli sulla spalla.
-forse hai ragione- sospirò e si portò le mani sul volto.

Inclinai la testa per poter vedere cosa stesse facendo.

Aveva il suo sorriso che faceva venire un tumore fulmineo agli occhi come se niente fosse.
Era il suo sorriso migliore: soddisfatto e, finalmente felice.

Le baciai la testa, proprio dove la riga formava un percorso a zig zag.

A pensare a noi due, mi venne in mente di Niall e Sophie.
Quei due idioti che credevano che non mi fossi accorto di nulla.

-tu sai qualcosa su Niall e Sophie?- chiesi, con tono più serio.
-perché me lo chiedi?- si girò completamente verso di me, affondando le mani nell'erba umida sotto di noi.
-beh, perché ultimamente li vedo sempre insieme, e l'altra sera li ho visti insieme nel bagno, seduti a terra...abbracciati- sorrisi al pensiero di quei due, in una scena così poco comune ma comunque troppo tenera.


Flashback.

Fui risvegliato da un rumore insopportabile. Sembrava il suono di un elefante che stava vomitando.
Che fosse Niall?
Guardai l'ora sull'orologio fosforescente sulla parete.
Erano le tre e ventidue minuti.
Avevo la bocca completamente asciutta, e la sensazione era davvero disgustosa, dovevo bere un bicchiere d'acqua.
Mi alzai dal letto, facendo scricchiolare alcune molle e camminai fino alla porta socchiusa.
Forse non era proprio il caso di girare mezzo nudo per casa, ma non credo che qualcuno si fosse lamentato.
Notai che la luce del bagno era accesa e delle voci soffocate provenivano dall'interno di essa.
Sbirciai dalla serratura, lo so che è sbagliato, ma era più forte di me.

Sophie era sdraiata a terra, sulle gambe di Niall.

“Oh Cristo.”

Indietreggiai di un passo.
Dovevo andare io in bagno.

Mi piegai di nuovo, cercando di capirne di più.
Niall era piegato con la testa, e stava lasciando dei baci su tutto il volto di Sophie.
Una smorfia si formò sul mio viso ancora indolenzito a causa del sonno.

Dopo alcuni secondi ritornai in camera mia e mi distesi sul letto.

Fine Flashback.


-beh, se sai qualcosa allora, sì, so qualcosa- rise, rendendosi conto del miscuglio di parole.
Aspettai ancora un po', prima di imporle un'altra domanda.
Ero davvero tanto curioso di sapere cosa stesse succedendo tra Sophie e l'altro biondo.
-da quanto?- chiesi, accarezzandole le braccia con tutte e due le mani.
-cosa?- il suo tono ingenuo mi fece arricciare il naso.
-da quanto...va avanti la storia di...sì, insomma, hai capito- alzai gli occhi al cielo.
-Joe?- chiese, e notai le sue sopracciglia alzarsi di scatto.
-che c'entra?- sospirai -aspetta, cosa intendi?- il mio umore, in quel momento, era più sul disperato, davvero non mi andava di parlare di quel ragazzo idiota.
-no, nulla- si grattò la fronte e tornò a strappare piccoli fili d'erba accanto alle sue cosce. 


Niall's pov.

-ora dobbiamo andare- cercai di spostare l'attenzione di Sophie su di me, inutilmente.
-Sophie...- scossi delicatamente la sua spalla, e le alzai il viso con le mani.
-un altro po'- mi accarezzò il volto con una mano, e la fece successivamente scivolare giù per il mio busto, provocando piacevoli sensazioni nel mio basso ventre.
Arrossii di colpo, non volevo farmi vedere in condizioni simili da lei, da Liam, e dagli altri.
Uscii di corsa dalla casa di Carol per prendere una boccata d'aria.
Forse sarebbe servito a qualcosa.
Negli ultimi giorni erano successe troppe cose, non era abbastanza passare un'intera notte fuori casa a pensare.
Perché la realtà non è come nei film, lì basta fare due passi fuori per avere delle idee brillanti, qui, puoi anche farti la maratona notturna che rimani con gli stessi identici dubbi di prima.
Non sapevo se quello per Sophie era davvero vero amore.
La conoscevo sin da quando aveva cinque anni, ma la conoscevo davvero solo da poche settimane.
Però sapevo che in fin dei conti anche lei provava qualcosa per me.
Non era interesse fisico, insomma, non avevo niente di bello, ero addirittura infermo.
Ma lei, cavolo, lei era qualcosa di speciale, scoppiettante, c'erano momenti in cui sprizzava energia da tutti i pori.
Era la bellezza fatta in persona.
Nei giorni passati da solo in ospedale avevo sentito troppo la sua mancanza, mi sentivo perso, solo. Completamente solo.
E odiavo troppo quella sensazione, l'impressione di essere sempre abbandonato da tutti.
Com'era successo con Dalila, la mia ex.

“Non pensare a lei. Non pensarci!”

Respirai profondamente e chiusi gli occhi.
La mia insicurezza non aiutava per niente in momenti simili.

Camminai per alcuni metri, e il manto lucido della moto di Zayn mi accecò per qualche secondo, essendo riflesso da un lampione poco più avanti.
Mi coprii il volto con una mano.
Mi sentivo così...debole.

Mi sedetti contro al tronco di un albero e abbassai la testa.

-non pensavo potessi essere così interessante-.

Harry?

-adesso lo sai-.

Carol?!

Voltai la testa alla mia sinistra, notando Carol tra le braccia di Harry.
Probabilmente ero sotto effetto dell'alcool.
Ma...ma io non avevo bevuto.
Scossi la testa, di nuovo, cercando di riuscirci a capire qualcosa.
Erano loro, non c'erano dubbi.
Ecco dov'erano finiti per tutto il tempo.


Sophie's pov.

Mi girai verso Liam, che si stava scolando un'altra bottiglia di Coca Cola.
Astemio del cavolo.
-Lee, perché non ti bevi un po' di questa roba?- indicai la bottiglia di Vodka alla pesca mezza vuota, abbandonata sul piccolo tavolo di legno davanti a me.
Fece una smorfia con la bocca, e ritornò a bere quella bibita frizzante.
Mi alzai velocemente dal divano, aggrappandomi ad una lampada.
-uh uh, gira tutto- affermai, ghignando.
Percepii, grazie ai miei sensi astuti, che anche la lampada si muoveva con me.
-la lampada si muove, ragazzi!- alzai l'altro braccio, e puntai l'indice al cielo.
-non sono una lampada-.
Le lampade parlano?!
-ragazzi, le lampade parlano! Che scoperta, chiamate i giornali yeee- e precipitai a terra.
-poverino il mio sedere- massaggiai il mio fondoschiena, e poi appoggiai la mia mano sul tappeto sotto di me.
-sembra fatto di carne cruda- risi come mai nella vita, pur non sapendo il perché.
La lampada si inginocchiò davanti a me e mi porse un filo della corrente.
-ma che, sei matta, così prendo la scossa- ridacchiai e, successivamente, mi sdraiai completamente a terra.
Chiusi gli occhi e riposai per un po'.

-ubriaca marcia- la voce della lampada ora era più chiara, e forse non era davvero stata la lampada a parlare.
-Zayn, sei tuu?- mi tappai improvvisamente la bocca. Il mio alito faceva davvero schifo.
-adesso non sono più una lampada? Peccato-.
Non risposi più, semplicemente mi girai a pancia in giù, accarezzando il tappeto sotto di me.


***


-sembra un cucciolo-.
-un cucciolo di foca-.
-le foche sono carine!-.
-solo perché le si vede il culo, sembra una foca obesa-.
-è più magra di me, mi stai dicendo che sono grassa?-.

Aprii molto lentamente gli occhi.

-no!-.
-ah ecco-.

Ero ancora distesa sul pavimento, così cercai appoggio su di esso.
La testa girava vertiginosamente, e mi sembrava impossibile tenere aperti gli occhi ancora qualche secondo di più.
-mmh- mormorai, non riuscendo a pronunciare neanche un monosillabo sensato.
-si è svegliata, non ci credo!- esclamò Harry, battendo le mani.
La luce, nel salone, non era molto chiara, probabilmente era ancora notte.
-che cos..mh mmh- provai a parlare, senza risultati.
-sei ancora a casa mia, e hai dormito tutto il giorno- rise, come se fossi un fenomeno da circo.
Appena mi sarei ripresa, se la sarebbe vista con me.
Non era giusto prendermi in giro, insomma, era stato Zayn ad incitarmi con quella cavolo di bottiglia e lo stupido gioco dell'obbligo o del bicchiere. O forse era della verità e del bicchiere. Non lo so.
Sapevo solo che avevo bevuto troppo, e i giramenti di testa non cessavano.

Puntai i polpastrelli sul tappeto, facendo leva, cercando di alzarmi.
E fu un successone! Infatti caddi, senza ritegno.

Carol ed Harry si misero a ridere.
“Ridete pure, stupidi molluschi.”

La volta successiva, provai a mettermi in ginocchio.
Fortunatamente il mio senso dell'equilibrio era migliorato, e riuscii ad alzarmi, appoggiandomi al divano.

-ce l'ha fatta!- urlò Carol, indicandomi.
-urla di meno, mi scoppiano le orecchie- borbottai, alzando la testa verso Harry, che mi guardava divertito.

Focalizzai al meglio la situazione, Harry teneva un braccio sulle spalle fi Carol, e lei se la rideva sotto ai baffi.
-ditemi che è un incubo- mormorai, sbattendo la testa contro al cuscino del divano, per poi affondarvici. 

Sentii qualcuno sollevarmi per le spalle, e successivamente mi ritrovai completamente distesa sul divano.
-stavo cercando di rimettermi in piedi-.
-non sei in grado di farlo- Niall ridacchiò.
-ah-.

Passarono interminabili minuti in cui Niall mi picchiettava la schiena con le dita, e sentivo i sospiri di Harry avvicinarsi e allontanarsi ripetutamente.

-tra qualche giorno torno in Irlanda-.
SBAM.


***


-apri quella porta!- Harry bussò alla porta per l'ennesima volta.
-per favore…- e in più si aggiungeva Niall.
-rispondi a tuo fratello!- Anne urlò dal piano di sotto.
E poi? Ci mancava solo mio padre.
Ah no, lui non era a casa.

Affondai di nuovo la testa sul cuscino, ormai imbevuto di mascara, dopo averci pianto sopra.
Niall aveva cercato di spiegarmi che sarebbe dovuto partire due giorni dopo, e non sapeva quando sarebbe tornato.
Non poteva di certo permettersi di fare avanti e indietro Londra/ Mullingar ogni settimana, ovvio che no.
Certo, sarebbe stato bellissimo, ma chi avrebbe badato a spese?

Sospirai rumorosamente, per l'ennesima volta, e qualche lacrima mi solcò il viso ormai rosso.

-almeno dì qualcosa!- urlò Harry, battendo i pugni sulla porta.
-oh, ma cos'è tutto questo casino?- si lamentò Anne, salendo al piano di sopra.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui si poteva sentire solo i loro passi dal corridoio.

-forza, aprimi- Anne bussò dolcemente alla porta, e dal suo tono di voce, capii che voleva parlarmi ragionevolmente.
Ma io non volevo.

-aprimi-.
-non voglio insistere, ma almeno parla, dì qualcosa-.
-ma ci sei?-.
-Sophie?-.

Dopo all'incirca venti secondi rifiutò di andare avanti e si arrese.
Di nuovo sola.

Io fatto è che volevo rimanere sola, ma allo stesso tempo volevo parlare con qualcuno, sfogarmi, prendere tutti a martellate con una padella.
Sì insomma, non avevo le idee molto chiare.

Mi alzai dal letto per prendere il telefono che era stato precedentemente adagiato con poca cura sul pavimento e cercai Niall nella mia rubrica del telefono.

A: Niall

Voglio solo dirti che non ti odio.
Ma mi hai ferita nell'anima.
Davvero, non avresti potuto dirmelo prima?!


Alzai il viso sullo specchio.
Il mio aspetto non era tra i migliori.
Indossavo la felpa verde di Niall, e i pantaloni a fiori di Carol cadevano pesanti sui miei polpacci.
Non indossavo neanche le calze, e per di più sentivo il bisogno urgente di andare in bagno.

Mi alzai barcollante, ancora sfinita per la corsa precedente.
Ricordo che, dopo aver ricevuto la “bella notizia”, corsi via da quella casa, cadendo a terra più volte.


Flashback.

Alzai la testa, pensando di avere, in realtà, frainteso quelle semplici parole.
Il suo sguardo mi diede la conferma: un po' sorpreso e molto dispiaciuto.
Mi alzai in piedi barcollando, un po' per la sbronza, e un po' per la caviglia malandata, e mi avvicinai a loro, che se ne stavano tranquilli appoggiati al bancone della cucina.
Girai la testa verso Niall, che era ancora chinato verso il divano.
-voglio andare a casa- mormorai, appoggiandomi alla spalla di Harry.
-cinque minuti- rispose Carol, fulminando sia me che Harry.
-Sophie, non dici niente?- scherzò Harry, indicando il biondo a pochi passi da me.

-tra poco torna in Irlanda-.
-il tuo follettino piccolino coccolino-.
-e chissà quando lo vedrai!-.

Con la testa appoggiata ancora alla sua spalla, mi feci forza e lo spinsi via da me.

-sei un coglione!- urlai, correndo verso la porta.

La aprii con una mossa veloce e uscii da quella casa ormai tanto familiare, per dirigermi poi sul marciapiede.
Vedevo sfocato a causa delle lacrime imminenti, ma non sapevo come trattenermi.
Sentii due mani reggermi per le spalle, ma subito mi scostai, asciugandomi un occhi con la mano destra.
Osservai la mia mano, si cui si era formata una grande nera, e subito la andai a pulire sulla grande felpa verde che avevo addosso.
Alzai gli occhi su Niall.
Mi stava osservando a occhi sbarrati, e con le mani sospese a mezz'aria.

-non piangere-.

Il tono in cui pronunciava la “g” e la “r” era totalmente e puramente irlandese, quel tono che da sempre mi era sembrato familiare ma anche così di poco conto, e mi fece arricciare il naso.

Posò una mano sulla mia guancia e asciugò il trucco e una lacrima interrotta.
Scossi la testa, un po' come si vede nelle scene dei film, e corsi via da lui.

Non appena superai il cartello che indicava il divieto di sosta, posto all'incrocio delle due strade di casa mia e casa sua, caddi per terra, di faccia.

Niall era proprio dietro di me, pronto ad afferrarmi, ma devo dire che non aveva un bel tempismo.
Mi porse una mano, tremante, ma io rifiutai miseramente, rialzandomi a fatica, reggendomi al palo alla mia destra.

-come puoi chiedermi di non piangere?- mormorai, tirando su con il naso.

Feci alcuni passi, e mi appoggiai al muretto della signora Heldens, la mia vicina di casa.
Era davvero troppo, non vedevo l'ora di tornare a casa mia.

-Sophie?- quello non era Niall.
Mi girai verso quel suono, e così facendo, i giramenti di testa aumentarono.
Harry era in piedi in mezzo alla strada, con una fascia per capelli in testa, e la faccia sconvolta.
Ancora una volta sembrò quasi che un centinaio di spilli mi stessero pungendo gli occhi.

Fine Flashback.


Il corridoio, fortunatamente, era libero, e non ci furono problemi nell'entrare in bagno.

“Dove sono le salviette struccanti quando servono?”

Cercai in ogni cassetto e finalmente le trovai, accanto al gel per capelli di Harry.

“Ma che roba è questa?”

Il gel per capelli di Harry era giallo mostarda.
Che schifo.

-che fai con la mia tinta?-.

Mi girai improvvisamente, cadendo a terra, per il poco equilibrio.






SCUSATE!
Davvero, tutte quante, perdonatemi per il mio enorme ritardo!
Che poi il capitolo non è neanche tanto lungo...
Vi chiedo solo di portare pazienza, la scuola mi sta togliendo tutto il tempo libero e solo oggi ho trovato del tempo per finire di scrivere :(
Spero di aver combinato qualcosa di buono.

Bene, io mi ritiro.
Spero di aggiornare al più presto.

A presto,
-ValeLoka00

P.s.: per qualsiasi cosa, sapete che potete contattarti in messaggio privato ;)

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Capitolo 24
*** Photograph. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 23.

Lo guardai ancora, con il tubetto giallo tra le mani.

-sembra giallo senape, ma non lo è-.
-è un'illusione ottica-.
-insomma, è il colore del tubetto che inganna-.

Abbassai lo sguardo, per poi ricacciare quell'aggeggio al suo posto.

“Le salviette.”

Mi piegai sulle ginocchia e afferrai velocemente il pacchettino con quelle salviette struccanti.
Alzai poi la testa verso di lui.
Aveva lo sguardo allarmato, gli tremavano le mani.
Lasciai la piccola confezione bianca sul ripiano del lavandino e feci un passo a destra.

“Colpiscilo ora.”

Presi il rotolo di carta igienica Fox adagiato sul bordo della vasca da bagno, e tastai la carta con i polpastrelli. 

Gli lanciai il rotolo della carta igienica, beccandolo in pieno volto.

“Non era proprio quello che intendevo.”

-perché lo hai fatto?- chiese, con il rotolo in mano, e gli occhi spalancati in una espressione ricca di stupore e confusione.
-non credi che sarebbe meglio farla finita?- corrucciai la fronte, formando una lieve smorfia con le labbra.

Niall aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito dopo, come se non fosse sicuro su cosa dire.
La aprì di nuovo, e si mise una mano davanti ad essa.

Tremava. Il suo corpo era un tremolio unico. La mano lungo il fianco picchiettava nervosamente con le nocche, mentre quella sulla bocca accarezzava il sottile strato di barba sotto al naso.

Sospirai, alzando gli occhi al cielo, e successivamente tornai a guardarlo.
-beh?- inclinai la testa, reggendo il suo sguardo perso chissà dove.

Calciò il rotolo lontano da sé, e uscì dal bagno.

“È finita!”

Barcollai fino alla porta, girai la chiave chiudendomi dentro, e scivolai contro di essa.
Parte della felpa mi si era alzata, permettendo alla mia schiena bollente di aderire alla fredda porta di legno.

Cominciai a piangere, con l'assoluto silenzio di sottofondo.
Amavo il silenzio, perché pur essendo privo di suono, appunto, può accogliere i tuoi pensieri senza dire nulla, nessun sospiro, nessuno sbadiglio.
Solo i miei singhiozzi, nient'altro.


Carol's pov.

“Per l'amor dell'unicorno supremo, qualcuno mi salvi.”

Harry allungò la mano verso la mia, afferrandola saldamente e portandosela verso di sé.

“Vuoi uccidermi, vero?!”

-forza, un altro passo e ci siamo- mormorò, con un leggero tono di sforzo, sorpassando un'altra serie di tegole.

Gli era venuta la fantastica idea di salire sul tetto per ammirare meglio il panorama.

-ho paura- indietreggiai aggrappandomi al comignolo proprio alla mia sinistra, e per poco non scivolai su una tegola bagnata.
Lui sbuffò leggermente infastidito, per poi afferrarmi per tutte e due le braccia e trascinarmi verso di lui.

Atterrai su di lui producendo un urlo soffocato.
Rise.

-qui va benissimo- indicò il punto in cui il tetto formava una specie di “V” e ci buttò sopra la coperta fucsia con i lama.
-certo che è proprio un motivo strano- abbassò lo sguardo sulla coperta, percorrendo con l'indice della mano destra i contorni della Regina Lama.
-è la mia preferita- presi un angolo di essa e me la strinsi al petto.
Lui rise ancora.

Ciondolai un po’ con la testa, puntando gli occhi verso il cielo.

-guarda!- indicò un punto non definito del giardino, e io seguii il suo dito, fino al vialetto principale.
-cosa?- strizzai leggermente gli occhi verso quella direzione.
-c'era Niall, ne sono più che sicuro- sbuffò e incrociò le braccia al petto, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. 

Scrollai le spalle, tirai fuori il mio cellulare dalla tasca, e mi connessi a Facebook.
Avevo alcuni messaggi, tutti dalla stessa persona.

“LOL.”

Da: “Niall Jam. Horan”

Hey Carol.

Dai.

Carol.

Carol ci sei?

Posso venire da te?

Ti prego.

Per favore.

Cosa ho fatto?

Non ce la faccio più.


Aggrottai la fronte e abbassai il cellulare, fino ad appoggiarlo sulle mie gambe.

-che c'è?- chiese Harry, allungando lo sguardo verso lo schermo.
-probabilmente era davvero Niall- ammisi, formando una smorfia con le labbra.

Lui si sporse di più, facendo alzare la sua maglietta.
Subito, i miei occhi, caddero sul suo fondoschiena, e mi si formò un sorrisetto compiaciuto in volto.

-guarda- mi toccò sulla spalla un paio di volte e mi invitò a sporgermi verso il giardino.

Sui gradini del cortile, giaceva abbandonato un piccolo e sconsolato esemplare di Niall Horan.
Faceva tanta pena.

-oh...- mi aggrappai alle spalle di Harry, e mi alzai, traballando un po’.
-fai attenzione- mi sorrise, prima di lasciarmi la mano.

Scesi le scale della mansarda e atterrai comodamente sul polveroso divano di pelle sistemato sotto ad esso; controllai fuori dalla finestra: Niall era ancora lì.
Aumentai il passo, sistemandomi meglio la sciarpa al collo, e uscii di casa.
Appena mi vide, mi gettò le braccia al collo, e continuò a piangere.

“Oh, no.”

Gli picchiettai la schiena con tutte e due le mani. Potevo sentire le sue lacrime sulla mia spalla. Chi ero io per consolarlo?

Non saprei dire per quanto tempo rimanemmo in quella posizione, so solo che quando riaprii gli occhi, il sole era già tramontato, e c'era da tener conto che quando ero scesa, era il tramonto.

-credo che non dovremmo stare qui fuori- sussurrai, in modo che potesse sentire a malapena.
Annuì, asciugandosi qualche lacrima e allentò la presa su di me.
-ora va meglio?- chiesi, cercando di donargli un sorriso.
Sul suo viso si formò una specie di smorfia, prese ad arricciare anche il naso, su cui si formarono delle piccole rughe, e mi sembrò una visione irreale.
Era un ragazzo molto carino, nonostante stesse piangendo.
Non meritava affatto di soffrire, ma la colpa non era ne’ sua, ne’ di Sophie.
-hai fame?- chiesi, sistemandogli il colletto della polo blu.
Lui scosse la testa, allontanandosi di un passo da me. Stava davvero molto male per arrivare a non avere fame.

-cosa posso fare?- sussurrò, mettendosi le mani nei capelli.
Inclinai un po’ la testa, cercando il suo sguardo perso a guardare chissà cosa.
-l'ha detto chiaramente…- dalla sua bocca uscì un sospiro spezzato dalle lacrime imminenti.
-è finita-.

Scossi leggermente la testa e lo vidi accasciarsi a terra, con le mani sul viso.
-basta piangere, non servirà a nulla- gli tamponai i capelli, lo strato più scuro, quelli dietro alla testa.
Erano più morbidi, se messi a confronto con quelli tinti, sulle punte.

Mi misi seduta per terra anche io, non avendo altre idee geniali.
-uhm… vedrai che vi rivedrete presto-.
Lui si buttò ancora tra le mie braccia.
Avvampai.
Non ero abituata a tutte quelle attenzioni da parte dei ragazzi…

-giù le mani dalla mia donna- voltai la testa, e vidi Harry arrivare con qualcosa in mano.
Rise, senza motivo, mantenendo gli occhi fissi sul suo cellulare.
-Harry, sei ubriaco?- chiesi, formando una smorfia schifata sul mio volto.
-guarda qua- mi mise davanti il suo iPhone e fece partire un video.

Liam se ne stava comodamente seduto sul letto di mia sorella.
Si reggeva sui gomiti, mentre il resto del corpo sembrava rilassarsi sempre di più.


Lo schermo diventò nero all'improvviso.

Alzai la testa verso Harry, che sghignazzava soddisfatto, e lo guardai male.

-guarda, guarda!- mi indicò di nuovo lo schermo del cellulare e, anche se molto sfocate, riuscii a vedere due persone sullo sfondo, che pian piano diventarono più nitide.

Era ancora lui, Liam, sul letto di mia sorella Sophia.
Però non era più rilassato, sembrava molto teso.
E lì, la vidi. Mia sorella stava...


-che schifo!- urlai, cacciando via il cellulare di Harry.
Lui rise.

Niall si alzò all'improvviso, cercando di trattenere un sorrisetto.
-è…- non finì la frase, e si grattò nervosamente il retro della nuca con una mano.
-sì, insomma, è imbarazzante- abbassò lo sguardo per posarlo sulle sue Converse.

-però devo dire che tua sorella non è affatto male con i servizi orali- mi voltai di scatto verso Harry, che se la rideva come non mai, e gli diedi un calcio sul ginocchio.
-sarà quello che vuoi, ma è pur sempre mia sorella- incrociai le braccia al petto, e feci il labbruccio.

-ragazzi, grazie di tutto, ma devo andare- afferrai il braccio di Niall e lo spinsi verso Harry.
-fagli vedere quel video quanto vuoi, ma fallo sorridere, ti prego!- mi infilai le mani nei capelli, esasperata, e mi voltai per entrare in casa.
Quando provai a togliere le mani dai capelli, però, mi resi conto che avevo fatto una gran cazz… Ecco.

-ahi-.
-ahia-.
-dolore, dolore, dolore-.

-ma che hai?- Harry spuntò dalla porta, sempre sorridente.
-i capelli!- mi lamentai, sbattendo i piedi a terra.
Lui mi fece la linguaccia, e uscì di nuovo con Niall.

Mi guardai intorno.
La lampada del salotto era accesa e soffusa, anche se l'atmosfera era abbastanza soffocante.

Salii le scale lentamente, per poi soffermarmi davanti alla porta della stanza di Sophia.
Ebbene sì, ero curiosa di sapere se era ancora “impegnata” a fare qualche cosa tipo… Lasciamo stare.

-oh Liam… dove hai imparato… a fare così…- per poco non morivo dal ridere.
Pur essendo una cosa altamente imbarazzante, avrei potuto prenderla per il culo per una vita intera, per quello.

“Aspettati di tutto, Sophia.”





Posai la forchetta sul tavolo, presi il tovagliolo sotto al coltello e me lo passai con eleganza sulle labbra.

-Carol, andresti a prendere il sale?- chiese mia madre, fingendo un sorriso amorevole.
-dài, mamma- la supplicai, alzando gli occhi al cielo.

Eravamo seduti a tavola da circa dieci minuti, e già l'atmosfera reggeva a malapena.

Mia madre si alzò sconfitta dal tavolo e si avviò in taverna a prendere la scorta di sale, dato che Niall lo aveva “accidentalmente” fatto cadere nel piatto di Liam.

Incrociai lo sguardo di Harry, che a sua volta annuì. Sorrise, mostrando le sue fossette super fantastiche in cui mi sarei persa almeno per dieci anni.
Niall, alla mia destra, seduto a capotavola, mi diede un colpo con il piede, indicando i due davanti a me.
Io annuii, e subito mi preparai al mio teatrino.

-mh mh- mi schiarii la voce.

-oh Liam… dove hai imparato… a fare così- alzai un braccio verso l'alto, per poi guardare le facce dei due seduti davanti a me.

E che dire? Uno più imbarazzato dell'altro.

“Adesso rido io. Gne gne.”

Liam si alzò all'improvviso, facendo traballare il tavolo e facendo quasi cadere la sua sedia a terra.
-scusate, è tardi, devo andare- posò il tovagliolo sul tavolo e lasciò un bacio veloce sulla guancia di Sophia.

Raggiunse poi l'ingresso, prese il suo cappotto beige e uscì da casa mia.

Sospirai soddisfatta, allungai le gambe sotto al tavolo, e sorrisi sorniona ad Harry, che si tratteneva dallo scoppiare a ridere.

“Fossssssssette.”

-dov'è Lee?- chiese mia madre, spuntando dalla cucina con un barattolo di sale in mano.
-era in ritardo per qualcosa… probabilmente…- borbottò Niall, trattenendo un po’ la sua risata.
-mmh… sì, capisco- mia madre si accomodò ancora al suo posto, e addentò un pezzo di pane.


Sophie's pov.

Tirai fuori dal cofanetto l'ultima nostra foto.
Io e Niall eravamo seduti sul divano di pelle di Carol e facevamo il segno di “Peace & Love” con le dita.
Louis mi aveva lasciato la foto sul letto, allegata ad un'altra foto, con me completamente ubriaca che parlavo a Zayn come se fosse una lampada.

“Uffa. Io non ricordo nulla.”

Sorrisi, accarezzando la prima foto, e la riposi poi al suo posto, prima di tutte le foto.

Le tenevo sempre tutte in ordine.
Dietro ad ognuna c'era una data, perciò sapevo quando erano state scattate. Sempre.

Ma la cosa più bella era che la prima foto di tutte, ritraeva me e Niall, abbracciati, alla mia festa di compleanno.
In verità ce n'erano un'infinità, con tutti i miei amichetti, ma preferii mettere quella per prima, semplicemente perché mi sembrava la più significativa.

“Oh, ma fanculo!”

Mi prese un attimo di rabbia, e scaraventai il cofanetto a terra.
Centinaia di foto di dispersero per il pavimento, e le lacrime lasciarono i miei occhi.

Mi rannicchiai ai piedi del letto, con le gambe attaccate al petto e attesi, attesi, attesi…




Quando riaprii gli occhi, mi sentivo a pezzi.
Gli occhi facevano tanto male, e le mie ossa non erano di certo messe meglio.
Mi guardai intorno; ero ancora in camera mia.
Mi alzai barcollando e quasi inciampai nella felpa enorme di Niall.

“Niall.”

Sospirai e girai la testa verso il mio letto.
-Louis?- strizzai gli occhi, per focalizzare meglio la scena.
-buongiorno- si alzò dal letto e mi venne incontro.

Mi sorrise amorevole e spalancò le braccia. Io mi ci buttai dentro.

“Ah, i suoi abbracci…”

-va meglio?- mi chiese, inspirando l'odore dei miei capelli.
Annuii sul suo collo, per poi sorridergli leggermente, giusto per fargli capire che le cose andavano “abbastanza bene”.
-Anne ti ha trovata così nel cuore della notte- sorrise e portò lo sguardo al suo telefono, posto suo comodino.
-mi ha chiamato… e io sono venuto qui- ridacchiò, accarezzandomi i capelli.
-ah… Anne- sussurrai.
Anne non sapeva il significato di “Privacy”. Anche se a volte era utile.
-ero in discoteca con El…- divenne rosso all'improvviso.
-uh…- gli diedi una gomitata leggera sullo stomaco e sorrisi maliziosamente.

-Niall partirà questo pomeriggio…- Harry era appoggiato allo stipite della porta. Non mi ero accorta che fosse lì.
Feci finta di non capire e mi avvicinai a lui.
-cosa?- scossi la testa e aggrottai le sopracciglia.
Lui alzò la testa e mi mise una delle sue grosse mani sulla spalla.
-hanno anticipato il volo… beh, sua madre ha voluto spostare il volo a oggi- mi accarezzò la spalla ripetutamente a destra, e poi sinistra.

Destra, sinistra, destra… sinistra

-bene- mi limitai a sussurrare, sforzando un sorriso, il quale uscì più come una smorfia.
-Haz… basta- Louis si piazzò davanti a me, spingendo mio fratello fuori dalla stanza.
Mi guardò per qualche secondo, cercando di localizzare ogni minimo particolare del mio volto che avrebbe potuto far vedere come stavo davvero.
-vuoi andare da lui… oggi?- chiese, avvicinandosi al letto e buttandocisi sopra.

Ed ecco ancora quella maledetta sensazione di panico.
Gli occhi ricominciato a pizzicare; mille aghi facevano pressione su di essi, e io stavo male, tanto male.

-allora preparati- mi fece l'occhiolino e si sdraiò a pancia in giù, a leggere uno dei libri che ero solita ad abbandonare sul comodino.

Non ero in cena di scegliere dei vestiti decenti per quell'evento.
Se fosse stato per me, sarei andata all'aeroporto con la felpa enorme di Niall e i pantaloni a fiori di Carol. Al massimo mi sarei messa le Air-Force.

-ti consiglio una camicia a quadri rossa e dei jeans chiari- indicò i vestiti puliti sulla sedia girevole e ritornò a leggere.




Avevo gli occhi di tutti puntanti addosso. Niall non c'era.
Ed era quello che aveva rovinato un po’ le mie aspettative. Non credevo stesse così male. Sapevo che era andato da Carol, il giorno prima. Lei mi aveva scritto un poema lungo almeno una pagina con tutte le cose che le erano passate nella mente, e devo dire che le parole “triste” e “Niall” apparvero almeno una decina di volte.
Ma, tornando a Niall, se n'era andato senza valigia, quindi doveva tornare… prima o poi.

Addentai un altro pezzo di pane.

“Che schifo, non sa di niente.”

Mi alzai bruscamente dalla sedia, sbattendo le mani sul tavolo e beccandomi uno sguardo di ghiaccio da parte di mio padre.
-scusatemi- mi congedai e corsi verso il salone.

Nel salire il primo gradino, inciampai in un filo sul pavimento, cadendo a terra, di faccia.
Mi rialzai in un nano secondo e corsi su per le scale.

Appena mi fermai davanti a camera mia, esitai ad entrare; volevo curiosare tra le cose di Niall, e magari gli avrei lasciato anche un souvenir. 
Così mi decisi una volta per tutte ed entrai nella stanza di mio fratello.

Le due valigie erano abbandonate davanti all’armadio, ancora con le ante spalancate. I vestiti all’interno di quelle due erano piegati con noncuranza. Riconobbi subito la camicia bianca con cui lo vidi per la prima volta dopo anni, il giorno del mio compleanno.
Mi sedetti a terra, facendo pressione sulle mani, e le infilai successivamente in una delle due valigie; quella più grande, di colore verde. 
Sistemai le maglie, maglioni, jeans, pantaloni della tuta, felpe enormi e un paio di Converse bianche di scorta.
Tra le maglie, ce n’era una meravigliosa. La scritta bianca “Free Hugs” prevaleva sul tessuto blu elettrico.

Inspirai a lungo il dolce profumo del mio -ormai- ex ragazzo e la buttai a parte alle altre. L'avrei tenuta, non c'erano dubbi.

-Fifì?- la voce di Louis si sparse in fretta nel corridoio, facendomi sobbalzare dallo spavento.
In una volta, presi tutti i vestiti ben piegati e li buttai letteralmente all’interno della valigia verde, rovinando una piccola parte del mio lavoro.
Mi alzai da terra e mi sistemai almeno un po’ i capelli.

-sono qui- risposi, aprendo la porta.
-Niall non torna a casa, io prendo le valigie- sorrise tristemente, notando come lo guardassi senza far trasparire da me neanche un’emozione.

E rimasi in quel punto preciso, a fissare il vuoto, con il peso sostenuto dal muro dietro di me, e la mente affogata dai pensieri più assurdi o meno di cosa sarebbe potuto accadere, e come potesse essere la mia vita senza una persona così perfetta come il mio folletto dagli occhi color cielo.





¡Hola!
Sono tornata, in ritardo come al solito, però ce l’ho fatta. Credo che sia questo l’importante.
Allora, in questo capitolo si continua a parlare perlopiù della partenza di Niall, e lui e Sophie chiudono in diretta. E credo che sia una cosa triste (?)
Anyway, non potevano mancare la figaggine di Harry e la dolcezza di Louis. Li amo quei due, davvero. 
Volevo anche avvertire tutte le lettrici e non, che ho cambiato nickname, quindi se mi vedrete con un nome diverso, cioè «Follow The Sun», dovete stare tranquille, SONO SEMPRE IO (ValeLoka00 ) LOL

Ah, un’altra cosa, siamo ormai agli sgoccioli. Ci sarà un capitolo 24, e forse un 25, e poi l'epilogo… quindi, ora mi rivolgo anche alle lettrici silenziose : mi fareste davvero felice se lasciaste un parere della storia.
Anche se devo dire che non avevo grandi ambizioni per questa FanFiction ahaha

Ovviamente dopo questa storia ne scriverò un’altra… anzi, ci sto già lavorando ;) però aspetterò un po’ prima di pubblicarla. 

E nulla, spero tanto che il capitolo sia stato di vostro gradimento (:

A presto,
-V xx

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Capitolo 25
*** The End. ***


One direction and two possibilities. 
Capitolo 24.


-bene, ho caricato tutto- Louis chiuse il bagagliaio della sua Audi con un colpo deciso.
-possiamo andare?- chiese poi, aprendomi la portiera.
Sospirai, sconfitta, ed entrai in macchina senza nemmeno ringraziarlo con uno sguardo.
La richiuse subito dopo, girando attorno alla macchina per poi entrarci anche lui.
-te la senti?- mi appoggiò una mano sul ginocchio destro, e lo accarezzò lentamente con il pollice.
Annuii, anche se poco convinta.

Mise in moto la macchina, e in poco tempo, eravamo già immersi nel traffico pomeridiano di Londra.

Louis stava canticchiando una canzone dei Maroon 5, quando notai dei bambini correre in un parco lì vicino. 
Sembravano così felici. Sorrisi amaramente alla sola visione.

-d’altra parte… non potrà essere così difficile- ammisi. 
Louis si girò verso di me, con aria confusa.
-intendo non vedere più Niall- sussurrai. Tornai a guardare i bambini nel parco; non c'erano più. Peccato.
-lo spero- canticchiò, muovendo freneticamente le dita sul volante.
Il semaforo divenne verde.
-Lou- lo richiamai.
-che c'è?- si girò verso di me con un gran sorriso stampato in volto.
-è verde- indicai il semaforo a pochi metri da noi.

La sua espressione cambiò radicalmente.

Mise in moto subito e scattò guardando in avanti nervosamente.
-grazie al cielo- sbuffò, girando ancora a destra.
Cercai di sorridere, leggermente divertita dalla sbadataggine del mio migliore amico, ma ancora un pensiero mi rimbombava nella testa.

“Niall.”

Partì all'improvviso una canzone alla radio, Louis aveva cambiato stazione.

«Wherever you are is the place I belong.»

-direi di no- cambiò di nuovo; pubblicità di un parco divertimenti.
Sbuffò infastidito e schiacciò un pulsante verde sopra al piccolo schermo. Si sentì per qualche secondo un fastidioso rumore metallico, poi la musica partì, prima più soave, fino a diventare sempre più forte.

Una familiare musica rock rimbombò per tutta l'auto.
Louis cominciò ad urlare parole incomprensibili, seguendo il ritmo della musica.
Mi tappai le orecchie; il volume era davvero troppo alto.
-ti è sempre piaciuta la musica rock- urlò, facendomi l'occhiolino ripetutamente.
Scossi la testa incredula e tornai a guardare fuori dal finestrino.

Le immagini passavano veloci, sorpassavamo negozi, parchi, gente che camminava o che correva… eravamo in costante movimento.

Incominciò addirittura a piovere.
Le gocce d'acqua scorrevano veloci sopra ad ogni piattaforma possibile. 

“Corri goccia, corri, così arrivi prima!”

Sbuffai, appoggiando il gomito sul bracciolo alla mia sinistra.

-ti stai annoiando?- spense la musica e mi rivolse ogni attenzione.
-no- risposi, ed ero sincera.
-okay- riaccese la radio e continuò a fissare la strada.




-eccoci- spense il motore e si slacciò la cintura di sicurezza molto velocemente.
Uscì dall'auto ancora prima che potessi fiatare e si precipitò ad aprire il bagagliaio.

La pioggia non scendeva più, e nonostante il cielo era pieno di nuvole, si poteva intravedere il Sole tra esse.

Sospirai per l'ennesima volta.

L'orologio segnava le quattro del pomeriggio, non sapevo quando Niall sarebbe partito.

“Oh, Niall, perché?”

Mi strinsi la testa fra le mani e chiusi gli occhi.
-allora, non vieni?- Louis si affacciò al mio finestrino.
Scossi la testa. Era davvero quello che volevo. Avrei aspettato in macchina, e basta.
Magari avrei sentito lo stesso Niall per messaggio. Sì, probabilmente era quello che avrei fatto.

Aspettai ancora circa un quarto d'ora in auto; cominciavo a stufarmi.
La radio non era di grande aiuto, e continuavo a notare coppie felici gironzolare per quel parcheggio, proprio davanti all'aeroporto. 
Perché non potevo essere come loro? Felici e spensierati, e probabilmente erano addirittura vicini di casa. Invece no, io dovevo restare a chilometri di distanza da lui.

Poco dopo uscii dall'auto, nonostante avesse cominciato di nuovo a piovere. 
Proprio in quel momento vidi un aereo alzarsi nel cielo. Forse era il suo.
Molto probabilmente lo era.
Sospirai, affranta, e camminai verso l'ingresso dell'aeroporto per vedere se Louis e gli altri fossero già pronti per andare via.
Non osavo alzare lo sguardo da terra.
È sempre stato un mio difetto camminare a testa bassa, non lo facevo apposta…
Appena misi piede dentro alla struttura, notai subito la splendida lucentezza delle piastrelle beige del pavimento.
Feci ancora alcuni passi, finché non mi accorsi che c'era qualcuno davanti a me, e ci andai a sbattere.

-mi scusi- alzai la testa e mi sistemai i capelli dietro alle orecchie.
-Sophie, ma si può sapere che cos'hai in quella minuscola testa?- Carol mi diede una forte pacca sulla spalla, facendomi fare un balzo in avanti.
La guardai male, avanzando in direzione opposta, questa volta a testa alta; non volevo andare a sbattere contro nessun altro.
-se ti fa piacere saperlo, non è ancora partito- la sentii urlare nella mia direzione.
Sobbalzai. Spalancai gli occhi e mi girai subito verso di lei.
In risposta lei sorrise, indicandomi con la testa un corridoio ampio che portava ad un altro atrio simile a quello in cui mi trovavo.
Respirai a fondo.
Era davvero quello che volevo?
Volevo davvero rivederlo?
Rivederlo, per poi soffrire ancora di più.

Sì, volevo vederlo.

Corsi attraverso il corridoio. 
Appena misi piede dentro all'atrio numero 2, intravidi i miei amici e mio fratello abbracciare lui, il diretto interessato, Niall.

Mi fermai, con il fiatone.
Al diavolo, io odiavo correre!
Feci un paio di respiri profondi, giusto per rendermi presentabile.
In effetti non potevo farmi vedere in quelle condizioni.

“Fa che non mi veda, ti prego.”

Non appena finì di abbracciare Liam, alzò la testa e mi notò. Panico.

“No! No! No!”

Cercò di simulare un sorriso, subito però, si voltò, dandomi le spalle, e incamminandosi verso il controllore del biglietto.
Quello era un addio, sempre se un sorriso forzato lo si poteva considerare tale.

Decisi comunque di fare qualcosa, non potevo starmene lì, ferma, a guardare.
Corsi verso di lui, e non appena se ne accorse, abbandonò la valigia e il borsone a terra, diventando improvvisamente rosso in viso.
Sorpassai mio fratello e Zayn dando spallate a tutti e due, dovevo passare!

Mi fermai a due passi da Niall e lo osservai. Con una mano si grattava nervosamente la testa, mentre l'altra ricadeva rigida su un fianco. Si stava mordendo il labbro.
Allargò incertamente le braccia, e io non aspettai un secondo per stringermi all'interno di esse.
Forse lo avevo colto alla sprovvista, o forse non era proprio tra le sue intenzioni abbracciarmi, volevo solo godermi gli ultimi attimi con lui. 
E pensare che fino a qualche minuto prima ero completamente immersa nella convinzione di non volerlo vedere mai più. Che stupida.

Inspirai a fondo sul suo petto. Sapeva di Niall. Sapeva di quel suo strano odore che non si sentiva da nessuna altra parte. Un profumo buono, dolce e vivace, anche se spesso sapeva di ciò che mangiava.
-non passerò un minuto dei miei prossimi giorni senza pensarti- sussurrò al mio orecchio.
Sorrisi, non era da Niall dire quelle cose; avrei potuto immaginare quanto fosse rosso in viso dopo quell'affermazione. Sapevo che potesse essere tanto dolce, ma non sapevo fin dove la sua dolcezza potesse arrivare.
Lo strinsi ancora di più a me.
-ci rivedremo, lo sai- mi stampò un bacio veloce in testa, e ritornò ad accarezzarmi la schiena.

Dopo alcuni interminabili secondi, mi staccai con la testa da suo petto e lo guardai in viso.
Era completamente in imbarazzo, e lo avrei adorato in eterno per l'enorme sforzo che stava facendo per cercare di apparire il meno fragile possibile.

Diede un'occhiata veloce ai ragazzi dietro di noi, e lo vidi avvicinarsi sempre di più a me con il viso.

“Oh mio Dio, lo sta facendo davvero.”

Chiusi gli occhi e aspettai. Mi stavo chiedendo cosa stesse aspettando.

“Perché non si muove?!”

Aprii gli occhi, vedendolo incerto sul da farsi. Il suo naso era a pochi millimetri dal mio.
Mille brividi e altre mille emozioni percorsero il mio corpo, facendomi venire la pelle d'oca.
Sentivo le sue labbra umide ma allo stesso tempo screpolate spingere sulle mie, e giuro che non c'era sensazione migliore di quella. Non mi sarei mai aspettata una mossa simile da parte sua. Avevamo chiuso, e forse per sempre. Ma a lui non importava. In verità non importava neanche a me, però, forse, era la cosa giusta, infrangere una regola, una promessa.

I commenti dei ragazzi mi fecero sorridere.

-che dolci-.
-Zayn, per te tutto è dolce-.
-qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo? Io non ne sapevo niente!-.
-Harry, sapevi già tutto, ammettilo-.

Si staccò da me non appena sentimmo l'annuncio del volo. Aveva le labbra bordeaux e un sorriso soddisfatto.
Afferrò con una mossa veloce il borsone e con la mano libera mi strinse di nuovo a sé. Mi beai per pochi secondi del profumo della sua pelle, poi fui io a interrompere il contatto.
-è meglio che tu vada- dissi, abbassando lo sguardo. 
-tienila pure, la mia felpa- mi accarezzò la spalla destra, e afferrò poi anche la valigia.

Fece qualche passo lontano da me. Il controllore stava aspettando impaziente il biglietto del biondo.
Niall si girò ancora verso di me e sorrise.
Agitò la mano in aria e capii il suo labiale…«a presto».

Provai ad andare verso di lui, ma una mano mi fermò.
-lei non può passare, signorina- un uomo molto robusto mi squadrava con aria severa ma allo stesso tempo gentile.
-scusi- abbassai la testa e cercai di sorridere, colpevole.
Indietreggiai di alcuni metri, finché non sentii le mani di Louis sulle mie spalle.
-non è andata poi così male- mormorò, cercando di sovrastare le parole dei ragazzi intorno a noi.

Sorrisi a Louis, che faceva lo stesso a sua volta e corsi verso le scale mobili che mi avrebbero portata al piano superiore.
Appena misi piede sul pavimento, aumentai il passo fino all'enorme vetrata.
La vista era perfetta, si potevano vedere tutti gli aerei, sia che atterravano, sia che decollavano.

Appoggiai le mani sulla ringhiera di metallo e aspettai.
Chissà su quale aereo sarebbe salito.
Erano davvero tanti.

-è quello blu e rosso- mi informò Harry, sistemandosi alla mia destra.
Anche lui, come me, stava guardando il panorama fantastico.

-attenzione prego, l'aereo diretto a Dublino, partirà tra meno di quindici minuti- una voce femminile rimbombò per tutto l'edificio.
-dovrebbe essere il suo- affermò Harry, sorridendo verso di me.
Ricambiai il gesto e tornai a guardare fuori.




L'aereo era partito da un paio d'ore, e ormai ero già tornata a casa.
Carol era rimasta a farmi compagnia, e si poteva benissimo sentire Harry parlare con Zayn nella stanza accanto.

-ma di che parlano?- chiese Carol, sfogliando un libro a caso.
-penso di cose da uomini- risposi, aprendo il libro di scienze.
-Zayn che parla di cose da uomini? Ma non diciamo cazz…- non la feci andare avanti.
-ho capito- le sorrisi falsamente e lessi il primo paragrafo.
-questo libro non ha un fottuto senso- si lamentò, lanciandolo da qualche parte. 
-posso accendere il computer? Oh sì, certo che posso- non feci in tempo a ribattere, che aveva già acceso il mio scadentissimo computer intasato di vari virus. 
Continuai a leggere. 

“La legge dei corpi che fluttuano? Questo non ha un fottuto senso!”

-una chiamata su Skype!- affermò, alzandosi dal letto e gattonando verso di me. Mi prese per la manica della camicia e mi trascinò letteralmente sul letto.
-lasciami- strattonai il braccio per liberarmi.
Strizzai gli occhi per leggere meglio chi fosse quella stupida persona che ebbe la fantastica idea di chiamarmi su Skype.

LaPizzaFumante1234567890



Era uno scherzo, vero?
Assurdo.

Spostai la mano di Carol dalla tastiera e schiacciai il tasto accetta.
Mi posizionai di fronte al computer e aspettai che si caricasse anche l'immagine della persona dall'altra parte dello schermo.
Mi morsi il labbro; ero nervosa.
Riconobbi subito i ricci fastidiosi di Harry.

“Ma cosa?!”

-ero curioso- spiegò, portandosi indietro i capelli.
Sbuffai.
-che razza di nome ti sei messo?- chiesi esasperata, girandomi verso Carol e sorprendendola imbambolata ad osservare Harry.
-non lo so, una volta mi chiamavo… aspetta- chiuse la chiamata.
Corrugai le sopracciglia e tornai a guardare Carol.

Messaggio da «LaPerfezioneDiEdward»

“Ah, ecco come si chiamava.”

Lessi il messaggio.

Contenta? (;

Scossi la testa e lasciai il computer sulle gambe di Carol, euforica al solo pensiero di comunicare con il suo… “ragazzo”.

Sì, per un attimo speravo che fosse Niall. Mi sentivo solo una povera illusa.

-

La vita sceglie diverse direzioni per ognuno di noi. Sceglie le possibilità da prendere e spesso, ci mette in difficoltà con diverse scelte, che potrebbero cambiare la nostra vita, radicalmente.

Potrei dire di non essermi mai trovata davanti a scelte difficili, ma la vita mi ha riservato due possibilità, che mi avrebbero portato a una direzione.





Buonsalve!

Come ultimo capitolo, lo ammetto, non è affatto un granché. Me lo aspettavo migliore. Spero tanto di potermi rifare nell’epilogo. Eh già, ci sarà un’epilogo.
In quest’ultimo la storia sarà narrata nel presente, qualche anno più avanti, come si è solito a fare (;

Mi dispiace un po’ che la storia sia finita, ma devo dire che mi ha aiutata a maturare la mia capacità di concentrazione e il mio lessico, sicuramente.

Spero di non aver annoiato nessuno ahaha.

A presto,
-V xx

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Capitolo 26
*** All I want for Christmas is you [epilogo] ***


One direction and two possibilities. 
Epilogo.

*4 anni dopo*

{ 24 Dicembre 2014. 19;45 }

Entro in casa con le borse della spesa, quelle piccole pesti me la pagheranno. Hanno voluto fare tutto all'ultimo minuto, e a me non sta per niente bene.
Lo avevo ripetuto un sacco di volte:“Andiamo oggi a fare la spesa, non riduciamoci all'ultimo minuto, come sempre.”
E loro mi hanno ascoltata? No.
Appoggio la borsa più grande sul ripiano della cucina e tolgo dalla bocca le chiavi della macchina, non avendo altro posto in cui metterle.
Sbuffo e mi giro verso il salotto. Non si sente niente.

-Zia!- sento urlare a pochi metri da me.
Mi giro, giusto in tempo per ricevere tra le mie braccia la piccola Anastasia.
-Piccola peste che non sei altro!- le strofino la testa con le nocche, facendo attenzione a non farle male.
Poco più in là, c'è Harry che mi osserva attentamente, abbassando ogni tanto lo sguardo sulla mucca di plastica che tiene in mano.
-Louis dov'è?- chiedo, lasciando Anastasia, che cammina verso il salone.
-Penso stia tornando. Johannah l'ha trattenuto più del dovuto- finisce la frase ridendo.
Passano alcuni secondi, in cui io sto sistemando le varie cose sui ripiani della cucina, quando sento Carol urlare dall'altra parte della casa.
-Harry, muovi quel culo floscio che ti ritrovi!- spalanco gli occhi e rido di gusto.
Il riccio sbuffa e si inoltra nel corridoio, sbattendo i piedi sulla moquette.
-Ana, hai fatto gli auguri al papà?- chiedo, sorridendole.
Lei si alza in piedi, e in questa posizione posso almeno vederle la faccia. Sorride in modo infantile, mentre cerca di infilare un vestito alla sua Barbie. 
-Stamattina, quando è andato via- mormora.

Anastasia non ha più la mamma. Lei se n'è andata alla nascita della piccola. Non è morta, affatto. Non voleva sopportare il peso di una figlia da crescere, lasciando tutto sulle spalle del mio migliore amico, nonché suo fidanzato, in passato.
Ora la piccola ha quasi quattro anni, ed è da sempre cresciuta con il padre, cioè Louis e tutte le persone a lui care, come me, ad esempio.


Finisco in poco tempo di sistemare tutta la spesa, e mi dirigo nella camera da letto.
Carol si trova al centro della stanza con la bambina in braccio. Ha delle profonde occhiaie ad incorniciarle gli occhi, i capelli scompigliati, e indossa ancora il pigiama.
-Ciao Sistah- la saluto, andandole incontro.
Harry si raduna in un angolo della stanza e comincia a dondolare sui talloni; si sente a disagio.
-Come sta la piccola?- accarezzo la minuscola mano della bambina davanti a me sposto lo sguardo sul volto stanco della mia migliore amica.
-Spero tu stia scherzando- continua a cullare il corpo avanti e indietro, a destra e a sinistra, una danza infinita e da mal di testa.
-È riuscita a farla smettere solo fino a qualche minuto fa- ridacchia Harry, sistemandosi i capelli, che poi ricadono inutilmente ancora in avanti. Anche lui non è messo molto bene, si vede notevolmente la stanchezza sul suo volto.
-A quanto pare solo io qui non ho un pargolo da accudire- scherzo, notando quanto Carol possa guardarmi male.
-Se qualcuno avesse usato le precauzioni, a quest'ora saremmo tutti in discoteca- dice in tono lamentoso, mentre continua la sua danza.
Harry sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
-Discoteca! Discoteca! Discoteca!- urla Anastasia, correndo verso la culla della piccola Nicole.
Subito mi abbasso per afferrare la bimba e farle segno di abbassare la voce. Lei mi ascolta e si mette, come me, un dito davanti alla bocca, sussurrando un “shh”.

Mi siedo sul letto tenendo sulle gambe la piccola Ana e aspetto che Nicole si addormenti del tutto.

Carol adagia lentamente la figlia nella culla, e sbuffa, uscendo dalla stanza.
Io la seguo, e a mia volta, vengo seguita da Harry e da Anastasia, che da quando le ho detto di fare silenzio, non fiata più.

L'albero di Natale illumina fiocamente la stanza, l'atmosfera è molto piacevole, mi siedo nel divano, sprofondandoci e osservo incuriosita i regali sotto tutte quelle luci insistenti. 
Non ce ne sono molti, forse solo due o tre, devono essere di Anastasia, li avrà fatti all'asilo.

-Sono tornato!- mi giro e vedo Louis entrare dalla porta, facendo penetrare in casa un'aria fredda, tale da farmi stringere ancor di più nel mio maglione di lana.
-Auguri paparino- mi alzo dal divano e gli vado incontro. 
Gli tolgo un po’ di neve dal giubbotto e lo osservo mentre si toglie anche il cappello, la sciarpa e i guanti di lana che ricordo di avergli regalato l'anno passato.
Mi guarda e scuote la testa divertito, i suoi occhi si illuminano non appena scorge Ana venirgli incontro. 
-Bambina mia!- libera la sua felicità e la stringe forte a sé.
-Ha fatto la brava?- mi domanda, alzando la testa.
-Non lo so. Io ho fatto la spesa- alzo le spalle e sorrido.
-E Nicole?- chiede, prendendo in braccio la sua bambina.
-Dorme. Finalmente- comincio a ridacchiare, pensando a Carol che culla la bimba, saltellando avanti e indietro.
-Bene- sorride e sfrega le mani una contro l'altra.

Sento Harry parlare con qualcuno al telefono, così mi avvicino.

-Mh… Sì… Capito… No… Eh?- si gira verso di me e rimane sorpreso.
-Sì, ci sono- si infila nervosamente una mano nei capelli e sbuffa.
-Provo a chiedere a Louis di prestarmi la sua Audi e vedo…- si morde il labbro.
-Ciao. Sì, ciao- mette giù e mi sorride.
-Tutto bene?- indago, mettendo due mani sui fianchi.
-Certo. Ora scusa ma devo uscire- mi sorpassa e prende il cappotto.
-Dove vai?- chiediamo in coro io e Louis. Ci guardiamo per un attimo e scoppiamo a ridere.
La nostra distrazione, però, permette a Harry di uscire di casa senza darci spiegazioni.
-Credo di sapere- mormora Louis, guardando fuori dalla finestra Harry che mette in moto la sua macchina.




-Ana, ferma- richiamo la piccola che sta infilando le dita nella torta alla panna.
-Ana!- questa volta, mi ascolta, e sobbalza al mio richiamo, rimettendo le mani a posto e pulendole nel candido vestito verde scuro.
Scende dalla sedia e sotto al mio sguardo vigile si allontana.
Meglio così.

Vedo arrivare Carol dal corridoio. Ha avuto la forza di indossare un paio di jeans e un grazioso maglione color cipria. Gli stanno d'incanto.
Noto anche che è dimagrita.

-Dovresti riposarti di più!- la indico dalla testa ai piedi. Lei ride nervosamente. Non posso capirla.
-Riposo…- mormora Carol.
-Non so più cosa sia!- urla all'improvviso, facendo sobbalzare Louis, vicino alla finestra con l'intento di fumarsi una sigaretta.
Sento dei singhiozzi soffocati provenire dall'altra stanza e capisco che in effetti, Carol ha ragione.
Non dev'essere affatto facile per lei accudire una bimba di 18 mesi.
Però credo che papà Harry abbia viziato un po' troppo la piccolina.
Papà Harry… Chi lo avrebbe mai detto!

La serratura scatta, e vedo Harry entrare, seguito da un altro tizio coperto completamente.

-Harry, hai portato un ladro al cenone di Natale?- rido alla mia stupida battuta, alla quale sento ridere anche lo sconosciuto.
Il riccio si toglie il cappotto, e l'altro lo imita. Riconosco subito il maglione verde scuro con i numerosi ricami bianchi e rossi. Non ho dubbi. È lui.

-Me lo volevate tenere nascosto, vero?- avanzo verso l'incappucciato e gli tolgo il cappellino di lana.
Subito lo abbraccio, non lo vedo da mesi.
-In tempo per Natale- mi sussurra con un tono più acuto del solito.
-Ti sei rifatto la tinta!- scoppio a ridere e lui si sistema il ciuffo. 
-Nonostante i miei 21 anni, sono ancora giovane da permettermelo- sorride a tutti e punta lo sguardo dietro di me. Mi giro anche io.
Carol è impegnata a far camminare Nicole verso di noi. D'un tratto la bimba si siede a terra, provocando un urlo isterico da parte della madre. 
-Maahma- chiama, la piccola, cercando di rialzarsi.
Torno a guardare Niall, è completamente imbambolato ad osservare Anastasia ai piedi dell'albero. Gli brillano gli occhi.

-È un peccato che non abbia la madre- si ferma e mi sorride.
-È una bimba così bella e solare- sospira.
Incrocio le braccia al petto e lo guardo mentre controlla il Rolex al polso.
Alza lo sguardo e sorride.
-Ma mai bella quanto te- irrigidisce un attimo per controllare se c'è qualcun altro nella stanza. Non c'è nessuno, se non la piccola Ana; ma sembra troppo impegnata a guardare la neve fuori dalla finestra per accorgersi dei nostri gesti “innocui”. 
Si avvicina e mi libera le braccia dal petto. Chiudo gli occhi e rido. Lo sento incrociare le sue dita con le mie e subito mi avvicino, finché non sento il suo respiro agitato venire a contatto con la mia pelle.
-Dopo tutto questo tempo ti agiti ancora per un bacio innocuo?- gli sussurro a fior di labbra.
Ride. Per un attimo sembra calmarsi.
Poi si decide e mi bacia. Ha le labbra calde e morbide, le stesse emozioni, le stesse circostanze. Lo amo davvero. Nonostante la distanza, lo amo.
È lui quello che chiamo quando mi sento sola, quando mi sento triste, quando litigo con Harry, quando sembra che tutto voglia andare per il verso sbagliato. E se non si può, questo, definire amore, vorrei davvero sapere cosa sia.
Sento la sua lingue accarezzarmi le labbra. Quella impacciata ora sono io. Socchiudo le labbra e sento la mia lingua venire a contatto con la sua. Da sempre reputo un bacio con la lingua, una cosa abbastanza sgradevole, ma non posso tirarmi indietro proprio ora. Proprio ora che lui è qui con me e sta facendo del suo meglio.
Mi stacco da lui e chiudo la bocca. Sento ancora il suo sapore. Deglutisco. 
-Hai dato il meglio di te, James- lo derido, sapendo in realtà che è vero ciò che dico. Ha davvero dato il meglio di sé. 
-Il pollo si brucia- Harry ci fissa pacato dalla cucina. Tiene tra le mani alcune forchette, sta apparecchiando il tavolo. 
-A destra Harry, le posate a destra- cammino verso il forno e lo spengo. Lui alza gli occhi al cielo.
-Qualcuno può aiutarmi con gli antipasti?- mi giro verso Niall, che non aspetta un secondo a venirmi incontro.

Abbiamo appena finito di servire i piatti in tavola. Nicole ha già tutta la bocca sporca di una strana sostanza rosea. Anastasia, alla mia destra, seduta su due cuscini, mangia con foga il pollo, facendo cadere per terra, ogni tanto, dei piccoli pezzetti. Sento tutti gli altri parlare di argomenti a me sconosciuti, perciò vado avanti a mangiare il mio capolavoro culinario. 

Deglutisco anche l'ultimo boccone e alzo gli occhi, con la pancia piena. Niall mi sta guardando e sorride alzando solo un angolo della bocca. 
-Qualcuno ne vuole ancora?- chiedo, alzandomi.
Nessuno risponde. Mi schiarisco la gola.
-Ho detto… Qualcuno ne vuole ancora?- Harry per primo fa 'no' con la testa, seguito da Louis e Liam che, gentilmente, dicono di no.
-Carol?- chiedo, prendendole il piatto. Lei alza la testa molto lentamente; mi guarda male. 
-Potrei mangiare pure Hyde Park e avrei ancora fame- sussurra.
Annuisco e tolgo i piatti anche agli altri. 
Prendo poi lo Champagne e lo porgo a Louis. Lo vedo sorridere.
D'altronde, è il suo ventitreesimo compleanno, non potrebbe essere più felice di così. 

Ho appena finito la torta, le piccoline hanno la bocca sporca di panna e il resto delle persone sono appena uscite a fumarsi una sigaretta. L'unica santarellina che non fuma, a quanto pare, sono io. 
Sistemo Anastasia giù dalla sedia, essa corre verso la porta d'uscita e cerca di raggiungere la maniglia. La porta si apre e spunta Niall. Alza la testa e sorride, poi torna a guardare Ana, che cerca in tutti i modi di uscire. Niall le fa mettere il cappotto, e sento Louis urlare il nome della piccola.
Quando siamo di nuovo soli, viene verso di me e sorride. Io lo conduco in salotto. 
-Sei proprio una gran cuoca. Dovrò farci l'abitudine?- si abbassa verso l'albero e raccoglie un piccolo pacchetto rosso. Non l'avevo notato.
-Per te- me lo porge e sorride, passandosi una mano tra i capelli più biondi e corti del solito.
Sorrido. 
-Quanta dolcezza- dico con tono sognante. 
Lui sorride a sua volta e mi indica il pacchetto che ho in mano.
-Dovrei aspettare la mezzanotte… Dovrei…- sorrido sorniona e alzo le sopracciglia.
Tolgo il nastro dal pacchetto e comincio a srotolare la carta. Ho la curiosità al massimo.
Infilo la mano destra dentro alla carta lucida rossa e cerco, finché sento dei fili solleticarmi i polpastrelli; li afferro.
Quando tiro fuori tutto il contenuto, rimango a bocca aperta.
-Non ci credo. No. Non posso assolutamente crederci!- rimango sorpresa nel ritrovarmi davanti Zoe, la mia vecchia bambola che persi non so dove e quando, tanti anni fa.
-Sapevo che avresti reagito così- ride e mi abbraccia. Ricambio e sospiro.
Ana ci sta guardando, vede la bambola che tengo in mano e mi viene incontro. 
-La vuoi?- le domando, chinandomi su di lei. Annuisce e me la strappa dalle mani. Niall guarda la scena interessato.
Mi rialzo e mi sorride.

-Beh, signor Horan, avrai anche tu l'onore di avere dei piccoli te in casa… Un giorno- 





Buonsalve!
Finalmente sono qui. Ci ho messo un sacco di tempo a scriverlo, anche perché sono abituata a scrivere con dei tempi al passato, e invece questa volta ho scritto al presente. Spero sia comunque leggibile… 
E che dire, la storia è finita -purtroppo- e mi dispiace un sacco. Spero tanto che vogliate seguirmi ancora perché stavo cominciando ad affezionarmi a voi lettrici :3 comunque non vi obbliga nessuno. Volevo solo dire che ho in mente una nuova storia che spero di pubblicare il più presto possibile. Però è Larry, quindi se non vi piace il genere, risparmiatevi il tempo e il fiato.
Detto ciò io vado (: 
Grazie mille a tutte quante, vi voglio bene.♡
-V xx

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