Nichijō

di laviatraversa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


La raccolta partecipa alla challenge
La sfida dei duecento prompt
indetta da msp17 sul forum del sito.



Nichijō




[1. La resa]


Sasuke sbuffò e lanciò un'occhiata in tralice alla sua ragazza a Sakura, la quale lo stava graziosamente ignorando. Non avrebbe dovuto acconsentire a uscire quel giorno, lo aveva capito subito. Prima aveva voluto a tutti i costi mangiare delle dannatissime crêpes, poi lo aveva costretto a fare una passeggiata romantica nel parco e infine (perché non era ancora contenta, lei) aveva squittito per cinque minuti buoni alla vista di uno scatolone con dentro dei... cuccioli cani rognosi. E adesso sembrava decisa a fargli definitivamente perdere le staffe. Anzi no, l'aveva già fatto.
«Ti ho detto di no, Sakura», sibilò contrariato.
«Cosa ti costa?». Si era avvicinata, la
stronza. Aveva allacciato le braccia intorno al suo collo e posato il viso nell'incavo dello stesso, sospirando.
Sasuke stava quasi per mandarla al diavolo, ma l'intromissione di Kiba Inuzuka – era più che certo che, qualora avessero avuto una missione insieme, al ragazzo sarebbe capitato uno spiacevole
incidente – lo costrinse alla resa.
«
Io sarei disposto a regalarti un cucciolo, Sakura-chan».




[2. Il bastone]



La situazione davanti cui si trovava aveva dell'incredibile. In effetti, prima di convincersi del fatto che il suo fidanzato fosse impazzito, aveva formulato diverse ipotesi; non era certamente normale –
nemmeno lontanamente immaginabile, si corresse mentalmente – vedere Sasuke che, sull'orlo di una crisi di nervi, cercava disperatamente di convincere il cucciolo che avevano appena comprato a rincorrere un bastone che, a occhio e croce, doveva pesare due volte il suddetto. Kiba aveva ripetuto più volte che il cane era appena stato svezzato, quindi, per quanto poco se ne intendesse di animali, non doveva avere più di un mese, un mese e mezzo. Sasuke sembrava non capirlo, però.
«Muoviti», sbraitava in quello che sembrava un bizzarro incoraggiamento, «Stupido cane!», esordiva quando quello, le orecchie basse, lo fissava senza muoversi di una virgola. Aveva anche iniziato a tremare, ora che ci faceva caso. Così decise di prendere in mano la situazione e prese in braccio il piccoletto.
«Sarà meglio tornare a casa», disse avviandosi verso il sentiero che li avrebbe condotti fuori dal parco.
Sasuke fu subito accanto a lei, camminava con le spalle curve e sembrava pensieroso. Decise di non intromettersi. Poi lo vide pararsi davanti a lei e guardare truce il cane.
«Domani non accetterò fallimenti», sibilò.
E Sakura, Sakura rise per anni nel ricordare quella storia.




Angolo dell'Autrice.
Salve a tutti! Posto oggi queste due flash scritte la settimana scorsa. A dire il vero non posso proprio affermare che partecipino alla challenge (chi la organizza non si è ancora degnato/a di darmi una risposta, mh), ma mi piace pensare che sia così... quindi sì, aspettatemi una valanga di drabble, flash e forse OS in cui esternerò tutto il mio amore per questa coppia meravigliosa. Le due pubblicate oggi sono insieme perché profondamente legate l'una all'altra, ma non sono ancora sicura che questa sia la prassi: ci sono ben 200 prompt fra cui scegliere, quindi potranno capitare occasioni in cui avrete un bel po' da leggere e altre in cui dovrete accontentarvi di 90 parole precise. Solo il tempo sarà darci una risposta. Per quanto riguarda la frequenza degli aggiornamenti, dipenderà tutto dal tempo libero (e dall'ispirazione, ovviamente).
Detto questo vi saluto e... niente, una recensione è sempre gradita.
Alla prossima,

egoica




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Capitolo 2
*** 2 ***


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Nichijō




[3. La fatica]


Poteva sentirla chiaramente ansimare per la fatica. Sasuke fissò gli occhi in quelli lucidi di lei e si concesse qualche secondo per contemplarla guardarla. Sapeva di non essere un uomo facile da gestire (sopportare), eppure Sakura sembrava non farci caso; non gli chiedeva di portarla a cena fuori, non aveva mai preteso di sapere tutto di lui e, soprattutto, non s'incupiva quando lui non ricambiava i suoi slanci appassionati (tante, troppe volte). In un rapido bilancio constatò che, forse, era davvero quella giusta. O meglio, quella con cui sarebbe riuscito a stare per il resto della sua vita: l'unica presenza che avrebbe potuto desiderare sopportare accanto ogni giorno, insomma. Per questo le aveva chiesto di andare a vivere con lui; aveva messo in chiaro le cose da subito, ovviamente, ma Sakura non sembrava esserci rimasta troppo male quando le aveva detto che avrebbe dovuto rispettare i suoi spazi e non asfissiarlo con la sua presenza. Le lanciò un'ultima rapida occhiata da dietro lo scatolone che, insieme, stavano portando su per le scale.
«Sasuke?». «Mh?». «Ti amo». «Sei noiosa».
Anche io, Sakura. Anche io.



Angolo dell'autrice.
Premetto che non sono particolarmente soddisfatta della flash, ma sentivo il bisogno disperato di aggiornare questa raccolta per il timore di farla finire – come tutti gli altri progetti a lungo termine mai intrapresi dalla sottoscritta – nel dimenticatoio. Spero non sia di un'oscenità estrema.
Un commento è sempre graditissimo.
Alla prossima,

egoica

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Capitolo 3
*** 3 ***


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Nichijō




[4. Le lacrime]


Quella giornata lavorativa era stata piuttosto impegnativa e l'unico pensiero che era in grado di formulare da un paio d'ore a quella parte era che non vedeva l'ora di tornare a casa, mettere del cibo sotto i denti e andare a letto.
Con Sakura, possibilmente. Tuttavia, una volta varcato l'uscio di casa si accorse che qualcosa non andava: il primo indizio erano indubbiamente le stoviglie in mille pezzi ai piedi del tavolo, che con una massiccia dose di fantasia potevano essere associate al servizio da tè che nonna Haruno aveva regalato alla sua nipote (non più da quel momento) preferita quando si erano sposati; il secondo era costituito dalla mancanza della cena servita in tavola e dall'assenza, ancor più significativa, della sua amata consorte. Ora che ci pensava non gli si era neppure lanciata addosso all'ingresso, il che poteva significare solo una cosa: era successo qualcosa di grave. E fu il suo primo pensiero quando, recatosi nella camera padronale, la trovò accasciata per terra con la schiena contro il futon. Accanto a lei giaceva quello che Sasuke identificò immediatamente come un test di gravidanza. L'esito era positivo e non poté che gioirne intimamente. D'altro canto, però, non riusciva a spiegarsi le lacrime appese alle ciglia di una Sakura profondamente addormentata.



[5. La scoperta]


Se c'era qualcosa che Sakura sapeva per certo era che suo marito non apprezzava per niente i dolci. Perciò si stupì (e non poco), quando il suddetto le chiese con sguardo vacuo e le gote arrossate di preparargli una torta al cioccolato. «Con tanto zucchero, Sakura-chan», aveva precisato. Pensò di essere stata catapultata in un universo parallelo, dubbiosa al momento della richiesta e sconcertata nel sentire le parole zucchero, Sakura e -chan pronunciate nella stessa frase da niente poco di meno che Sasuke Uchiha, noto alla maggior parte del villaggio come colui che non solo non era quella che si dice una buona forchetta, ma anche, in talune (tante) occasioni, un grandissimo cafone. «Sakura...chan?», lo apostrofò con un sopracciglio pericolosamente inarcato. «Mh», commentò lui e Sakura fu quasi certa che stesse recuperando il senno. «Ti ho mai detto quanto ti amo?», soggiunse poi.
La donna proruppe in una risata cristallina, impossibile da contenere o dissimulare. «Togli il termometro, Sasuke-kun», ordinò con dolcezza.
Il responso sciolse ogni dubbio:
trentanove e mezzo. Lei riprese a respirare (perché Sasuke che faceva il romantico era veramente troppo da affrontare dopo un lungo turno in ospedale) e, dopo avergli baciato la fronte bollente, uscì dalla stanza diretta in cucina. La scoperta appena fatta le aveva messo addosso una positività che non credeva possibile: Sasuke con la febbre equivaleva a un Sasuke gentile e lei non avrebbe certamente perso occasione di trarre vantaggio dalla situazione. La torta, però, decise di fargliela lo stesso.



Note dell'autrice che invece di iniziare a godersi le meritatissime vacanze aggiorna la raccolta: eccoci al terzo capitolo della fic, con i prompt “lacrime” e “scoperta”, che spero di aver usato se non bene almeno in modo originale.
Come sempre il responso sta a voi lettori (una recensione vi toglie due minuti e regala a me infiniti sorrisi,
così per dire), anche perché non vedo cosa potrei dover dire su cinquecento parole e poco più che ho scritto io stessa.
Alla prossima,

egoica

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Capitolo 4
*** 4 ***


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Nichijō







[6. Il rossetto]



Dopo averle concesso una rapida occhiata, Sasuke capì che quel giorno c'era qualcosa di diverso in lei. Di sicuro non erano i capelli – sempre corti, lisci e di un assurdo rosa – e nemmeno gli occhi; non era neppure l'abbigliamento, indossava il solito completo da ninja e la ringraziò mentalmente per non essersi agghindata come sicuramente le aveva suggerito la Yamanaka. Dopo averle lanciato un altro sguardo, più intenso (Sakura pensò che, con ogni probabilità, le era rimasto qualcosa fra i denti), ancora non era riuscito a venire a capo dell'enigma. E lui odiava non capire. Fatto sta che si pentì non appena varcarono la porta di casa di averla invitata ad uscire (“Non è normale che non la porti mai a cena fuori, prima o poi Sakura-chan ti dà il benservito”, aveva affermato con aria saputa Naruto), visto e considerato che quella sera lei era più bella del solito e dal momento in cui l'aveva vista scendere le scale con le guance arrossate dall'imbarazzo, finalmente pronta, l'unica cosa a cui era riuscito a pensare era quanto volesse fare marcia indietro e sparire per due giorni nella camera da letto – o in cucina, o in lavanderia purché fosse.
Sakura sembrò accorgersi dei suoi pensieri poco casti, perché si avvicinò e dopo avergli sfiorato le labbra con le sue sussurrò un
“Dopo, Sasuke-kun” che prometteva decisamente bene. Quando si vide nello specchio dell'ingresso, aveva dimenticato le chiavi sul mobiletto sotto lo stesso, vide riflesso sul suo volto il dettaglio che fino a quel momento gli era sfuggito: Sakura aveva messo il rossetto. Sasuke decise che l'avrebbe portata a cena fuori più spesso. Senz'ombra di dubbio.




Angolo dell'Autrice.
Umh, molti di voi si chiederanno
cosa sia questa flash. Mi spiace, ma non so proprio spiegarvelo. So che avete chiesto una spiegazione alla reazione poco consona alla situazione di Sakura nello scorso capitolo, ma ho deciso di prendermi il tempo che serve per trovare un prompt, nella lista, che mi aiuti a darvi i dovuti chiarimenti senza farmi perdere il senno. Ergo, per oggi accontentatevi di una specie di appuntamento... non nego che, nella prossima flash, potremmo ottenere delucidazioni a proposito del “dopo” di cui prometteva parlava Sakura qui sopra (cosicché, finalmente, si spieghi il rating dell'intera raccolta). Ci sentiamo domani – al più tardi sabato – e ricordate che un commento è sempre carino, apprezzato e fa fare i salti mortali dalla gioia a colei che vi scrive.
Alla prossima,
egoica

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Capitolo 5
*** 5 ***


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[7. L' ansia]



Sakura si fissava allo specchio da sette, interminabili minuti. Aveva gli occhi spalancati e un'impercettibile ruga d'espressione le increspava la fronte, ma lei non pareva farci caso; tutta la sua attenzione era focalizzata più in basso del viso, sul ventre piatto (per ora) – sembrava immensamente minaccioso. Il suo sguardo si posò sul test di gravidanza ancora stretto nella sua mano destra; sentì la testa girare – quando era successo, esattamente? Afferrò con forza il lavabo di fronte a lei sentendo il principio di un mancamento – Sasuke cosa dirà? Strinse i denti e assottigliò gli occhi in una morsa prima di muovere qualche passo in direzione della stanza da letto poco lontana. Se si fosse sdraiata, lo svenimento imminente sarebbe stato molto meno tragica. Rasentando il muro riuscì a giungere nella stanza, ma quando ormai era praticamente giunta a destinazione le forze vennero meno e lei finì stesa per terra, la schiena contro il letto. Alcune lacrime di impotenza le scivolarono sulle guance prima che riuscisse a fermare il loro corso e lei, ancora una volta impotente, chiuse gli occhi e sperò con tutto il cuore che quell'orribile attacco d'ansia passasse in fretta. O, almeno, prima che Sasuke facesse ritorno.





[8. L' infanzia]



Erano ore che cercava una risposta al quesito che, ne era più che certa, di lì a poco le avrebbe fatto perdere la ragione. Perché Sasuke non dice nulla? Sakura ricordava distintamente di aver svolto il test di gravidanza che aveva comprato qualche giorno prima, di aver constatato grazie allo stesso che sì, lei e Sasuke-kun aspettavano un bambino e di essere svenuta. Era quasi certa che sul letto, però, non ci si era messa da sola. L'unica risposta plausibile era che lui l'avesse sollevata e posata nel letto, ma allora non riusciva proprio a capire dove fosse finito, sicché non c'era traccia di lui all'interno dell'abitazione che condividevano da qualche anno. Poi venne l'illuminazione e lei si diede della stupida per non aver trovato subito la risposta alle domande che la agitavano da circa un'ora: Sasuke aveva visto il test, non poteva esserci altra spiegazione. Il fatto che se ne fosse andato, però, non le sembrava un particolare segno di buon auspicio. Che avesse deciso di lasciarla? Che pensasse di non essere pronto a diventare padre? Che non volesse averlo da lei un figlio? Domande legittime, certamente, ma contraddette dall'inusuale dolcezza con cui, certe notti, la stringeva fra le braccia dopo aver fatto l'amore. Sasuke non era un uomo particolarmente loquace – tutt'altro, c'erano volte che le parole doveva strappargliele fuori dalla bocca fra un bacio e l'altro – e nemmeno particolarmente romantico – amava in un modo strano, particolarissimo. Cosa diavolo stava succedendo? Poi però sentì la porta di casa schiudersi al piano di sotto e il suo sguardo, nel saettare verso le scale che davano sull'ingresso, si soffermò su una foto di cui aveva cercato di capire i significati intrinsechi innumerevoli volte. Fra le altre cose, Sasuke non era particolarmente propenso a parlare della sua infanzia. Questa volta, però, Sakura era decisa a capire il perché.





[9. La partenza]



L'aveva capito subito, non appena aveva sceso le scale di corsa e, buttandogli le braccia al collo come faceva sempre, non aveva ricevuto in risposta neppure la tiepida stretta che lui era solito concederle dopo un'estenuante giornata di lavoro. «Sasuke-kun, che cos-», azzardò. «Perché stavi piangendo, Sakura?», la interruppe lui con una freddezza che ricordava estranea anche all'inizio della loro relazione, quando Sasuke era distante. Lontanissimo. Lei lo fissò con occhi sgranati, allontanandosi da lui e portando, istintivamente, una mano al ventre. Lo sguardo di lui parve addolcirsi, perché si ripeté più dolcemente. «Perché stavi piangendo, Sakura?». Oh. Adesso iniziava a capirci qualcosa. Lui, tuttavia, non le diede il tempo di rispondere. «Sakura, tu... non lo vuoi?», domandò con voce tanto bassa che lei, per un istante, temette di aver sentito male. «Sasuke-kun...», tentò. Lui fu più veloce e aprì la porta. Se ne sarebbe andato (di nuovo), se lei non l'avesse preso per il polso e costretto a voltarsi verso di lei. «Cosa ti fa pensare che io possa non volere un figlio tuo?», gli chiese guardandolo negli occhi nerissimi e portando la sua mano a sentire il cuore che batteva furiosamente – di amore per lui, certamente – nel petto. Il piccolissimo sorriso con cui si espresse il ragazzo (che, come più e più volte la sua amica Ino le aveva fatto notare, era particolarmente tenebroso) la fece giungere alla conclusione che, se quello non era un arrivo, era sicuramente un ottimo punto di partenza.



Angolo dell'Autrice.
Che dirvi? Finalmente vi ho spiegato come sono andate realmente le cose (circa), visto e considerato che avete espresso a più riprese di avere i dovuti chiarimenti alle lacrime di Sakura nel capitolo tre. Spero che siate soddisfatti/e, perché io lo sono a metà: non è proprio come me l'ero immaginato, questo capitolo qui. Adesso vi lascio perché domani devo alzarmi veramente presto, mi scuso per il ritardo – avevo detto che avrei aggiornato sabato scorso,
ops – e, come sempre, vi invito a farmi sapere cosa pensate del capitolo con una recensione; a quelle per il capitolo quattro risponderò domani (sono veramente troppo stanca), ma sappiate che le ho apprezzate davvero tantissimo.
Alla prossima,
egoica


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Capitolo 6
*** 6 ***


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[10. L'ufficio]



«Sasuke-kun, q-qualcuno potrebbe vederci», mormorò debolmente Sakura prima che le parole le morissero in gola soffocate da un gemito estasiato. Sasuke aveva molteplici e inguaribili difetti, ma aveva un modo di fare l'amore tutto suo, un po' particolare forse, ma assolutamente soddisfacente. Non era eccessivamente romantico – raramente si perdeva in sproloqui, quando era il momento di agire –, ma neppure (troppo) rude, perché metteva una certa delicatezza – si preoccupava, in un certo qual senso – nei suoi movimenti. Quella sera sembrava particolarmente animoso, sicché dopo averla portata a cena fuori (e al solo sentire l'invito di lui il giorno prima, doveva ammetterlo, si era trovata improvvisamente eccitata, desiderosa al punto che avrebbe voluto mangiarselo, ma di baci – e carezze, sospiri) non aveva atteso di fare rientro a casa, ma l'aveva circondata fra le braccia appena usciti dal ristorante, le aveva stretto le natiche in una morsa che era quasi dolorosa (ma maledettamente piacevole) e aveva corso sui tetti fino al più vicino luogo in cui nessuno avrebbe osato disturbarli: il suo ufficio. E lei sapeva quanto quel luogo fosse sacro per lui, tutti i significati che nascondeva al suo interno: era il punto di arrivo di lui, il conseguimento di traguardi che gli erano costati il sangue – e gli affetti. Per questo non si era lamentata quando aveva mugulato un laconico «Mh» sulla pelle scoperta della sua spalla, passandoci la lingua subito dopo, e, tenendola ancora stretta – le mani ancora lì, sul fondoschiena – l'aveva adagiata con poca grazia (sinceramente, si era sentita sciogliere) sulla scrivania e, sollevata appena la gonna e scostate le mutandine, l'aveva penetrata con forza, lasciando una scia di baci umidi che dal collo scendevano al seno e poi tornavano su, sempre più vicini agli occhi. Sakura non aveva chiuso gli occhi – non quella volta –, aveva preferito perdersi nello sguardo di lui e, mentre il piacere le annebbiava la mente, tradurre con il cuore ciò che lui cercava disperatamente di farle capire.



Angolo dell'autrice.
Ecco qui, pronta per voi, la prima flash rossa della raccolta. Che dire? Spero che vi soddisfi; io sono abbastanza contenta del risultato e, anche se ero rossa come un peperone mentre la scrivevo, non nego che potrei presto cimentarmi in una sasusaku più
grintosa e di maggiore estensione. Potete vedere questo capito come un seguito del capitolo quattro (quello con prompt “rossetto”), oppure come un capitolo a sé stante. Giusto per amor di informazione, vi comunico che questa è una di quelle flash che non presentano la voce AU fra le note. Adesso vi lascio andare (?), ma vi assicuro che ci risentiremo presto.
Come sempre, vi ricordo che una recensione è graditissima.
Alla prossima,
egoica

P.S. Vi lascio la lista dei miei contatti, in caso possa interessarvi sentirmi al di fuori dell'ambito della raccolta.

Egoica Efp – profilo facebook.
portraitofayoundlady – il mio tumblr.
saripanitram – per seguirmi su instagram.
Bekah IC – se volete chiedermi qualcosa su ask, il nome si giustifica con il fatto che inizialmente l'ho creato per il gioco di ruolo su TVD a cui partecipo.

Mi sembra che sia tutto, mi venisse qualcos'altro in mente vi farò sapere.

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Capitolo 7
*** 7 ***


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Nichijō







[11. La rivincita]



Fra lacrime, strepiti e urla di dolore Itachi Uchiha era venuto al mondo. Aveva gli stessi occhi del papà – baratro, abisso e precipizio – e capelli nerissimi, ma ciò che davvero lo rendeva tale e quale a Sasuke era l'estrema serietà con cui sembrava guardarsi intorno, diffidente verso il mondo – e le persone. Aveva permesso solo a Sakura di tenerlo in braccio, artigliando la spallina della veste che indossava con forza inaudita e agitandosi forsennatamente quando l'infermiera aveva provato a portarlo via. Adesso scrutava Sasuke da almeno dieci minuti; aspettava un gesto, forse un sorriso. Sakura li fissava ambedue, emozionatissima – spettatrice silenziosa, quasi di troppo, di uno spettacolo tanto bello da mozzare il fiato. Perché erano davvero bellissimi, i due uomini della sua vita, mentre prendevano piano confidenza e si avvicinavano, creavano un legame che neppure tutto l'odio del mondo avrebbe potuto piegare. E non ci voleva un genio, lei lo sapeva, per capire che la risata che Itachi aveva fatto non appena era stato accolto dalle braccia del padre era per Sasuke una deliziosa, dolcissima rivincita contro le persone, quelle che suo figlio guardava con tanta diffidenza, e la vita stessa.

Angolo dell'Autrice.
Eccoci qui con il settimo capitolo e l'undicesima flash della raccolta. Scriverlo è stato veramente piacevole – se non qualcosa di più, perché sorridevo anche io nel vederli dentro di me – e sono quasi certa che mi abbia liberato del blocco che avevo a proposito di questa raccolta; chi mi segue avrà notato che non aggiornavo da un po' ormai. Qui da me c'è un vento fortissimo e ha appena iniziato a piovere, ma niente può turbare il mio animo dopo la lettura del capitolo 685 – vi giuro, sono gasatissima.
Non voglio spoilerare nulla, ma lasciatemi dire: sasusaku, forse. Spero che Kishi non stia trollando.
Ora vi lascio, vi mando un bacio e, come sempre, vi rammento che una recensione non offende nessuno. Tutt'altro.
Alla prossima,
egoica

P.s: sotto, come nello scorso capitolo, la lista dei miei contatti.

Egoica Efp – profilo facebook.
portraitofayoundlady – il mio tumblr.
saripanitram – per seguirmi su instagram.
Bekah IC – se volete chiedermi qualcosa su ask, il nome si giustifica con il fatto che inizialmente l'ho creato per il gioco di ruolo su TVD a cui partecipo.

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