Hidden Talens

di always_in_my_heart_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mc Chicken, per sempre ***
Capitolo 2: *** Vuoi della pizza? ***



Capitolo 1
*** Mc Chicken, per sempre ***



                                        MC CHICKEN, PER SEMPRE 



Il ragazzo che è appena entrato sta fissando il cartello della lista dei cibi da più di venti minuti, bloccando la fila.
Corrugo la fronte – Scusa, ti serve aiuto? -
Non ha senso far aspettare così tanto una povera ragazza che è lì dalle sei di mattina.
Odio i clienti così.
No, ad essere onesta odio tutto quanto di questo posto.
Questo ragazzo dalla pelle bianco latte e dai capelli sfumati di biondo, soprattutto.
Lo sento sospirare e spostare con la lingua il piercing che porta al labbro.
- Vorrei fare un abbonamento annuale – mi sorride appena.
Lo guardo un attimo.
Mi guarda.
Incominciamo a fissarci.
Mi schiarisco la voce per fargli capire che sono io che comando qua, anche se non è tecnicamente vero.
Non ho voglia di perdere altro tempo ma questo tizio sembra non volerlo capire.
Il suo bel faccino da ragazzo per bene mi disorienta, ma cerco di rimanere calma.  
- È un Mc Donalds, non facciamo abbonamenti annuali. -
Sembra pensarci un po’ prima di sospirare.
- Si, lo so – risponde abbattuto – ma non puoi chiudere un occhio per questa volta? -
Non so come prendere questa sua richiesta.
Avrei una voglia matta di ridergli in faccia ma so che sarebbe sbagliato, così tossisco.
Questo ragazzo deve soffrire davvero di una malattia rara per voler fare un abbonamento annuale al Mc Donalds.
- E cosa vorresti ordinare per tutto l’anno? – rispondo un po’ stizzita.
Sto guardando con la coda dell’occhio la fila alle sue spalle.
Giuro che lo ammazzo se non si da una mossa.
Mi da una risposta gioiosa, come un bambino che riceve il suo regalo di Natale anche se non è Natale – Mc Chicken, per sempre -


Sono uscita da più di un’ora da quello stupido posto in cui lavoro.
Il bar infondo al quartiere offre piatti più invitanti che quel posto, poco ma sicuro.
Mentre aspetto che arrivi Stella, non quella delle Winx (anche se, visto il fisico snello e i capelli biondi potrebbe benissimo essere la sua comparsa), inizio a sfogliare il giornale del giorno per vedere cosa mi sono persa nelle 8 ore rinchiusa a lavorare.

Promettente band australiana sfonda il numero di visualizzazioni su Youtube, fenomeno del momento.

Volto pagina annoiata.
Che cosa me ne può fregare di una band di ragazzini, ammesso che lo siano, che sfonda su internet?

Fan in delirio per i 5 Seconds of Summer, il portento si spinge fino in Colorado.

Questo giornale sta incominciando a stancarmi.
Guardo l’orario dal mio telefono e noto che Stella è in ritardo di ben dieci minuti.
Se non si presenta tra due minuti sono sicura che darò di matto leggendo questa roba.
Ci sono davvero persone a cui interessa sapere di un gruppetto da strapazzo di cui non ho mai sentito nemmeno nominare?
Che poi, che razza di nome è 5 Seconds of Summer?
Sono arrivata all’ultima pagina, finalmente.

Sarà davvero l’annata giusta per Luke, Michael, Colum e Ashton? I fan in delirio per il loro primo album

Corrugo la fronte e butto il pezzo di carta lontano da me.
- Non avranno mai così tanto successo questi bambinetti con il nome orribile – sto borbottando da sola.
Il barista del Toto’s pizza mi guarda preoccupato ma, appena alzo su un braccio per salutarlo, mi ricambia con un sorriso limpido.
Meglio nascondere questa stupida fissazione verso il nome orrendo di quella band.
Appena alzo su lo sguardo noto Stella aprire la porta di vetro e farsi strada verso il mio tavolo, dove la sto aspettando da circa..un’ora.
Mi sforzo di sorriderle anche se sono leggermente irritata dal suo comportamento.
Mi sembra sempre di aspettare qualcosa o qualcuno e di essere l’unica a tenerci, delle volte.
Stella si siede con un sorriso strampalato sulle labbra.
La fisso.
Non ci sono dubbi.
Lei è la Stella amica di Bloom.
Scaccio via quell’idea in mente solo quando inizia a parlare.
- Tesoro pensa che strana coincidenza! Allora, stavo tranquillamente venendo verso la pizzeria quando un foglio di giornale è volato davanti la mia faccia rovinandomi tutto il trucco – dice mentre gesticola e io penso a quanto sia buffa mentre lo fa.
- Mi apparto in un angolo della strada e mi risistemo il mascara, poi come un lampo mi ricordo del giornale che mi era venuto addosso e lo raccolgo da terra – i suoi occhi si illuminano – e indovina cosa c’era scritto? -
Signore, fai che non era lo stesso giornale di stamattina. Ti prego ti prego..
- Cosa? – sto sudando freddo.
- Ricordi del nuovo locale che vedevamo spesso in fase di allestimento in Elisabeth Street? -
Annuisco ma la verità è che non ne ho idea.
- Ci hanno fatto un club di talenti! – si agita sulla sedia e per poco non si sbilancia e cade – Megan, ti rendi conto? UN CLUB DI TALENTI QUI VICINO! -
Lo sta praticamente urlano e Phil, il barista del Toto’s pizza ci guarda preoccupato, ancora.
Alzo su il braccio e lui si tranquillizza.
Dev’essere una specie di maniaco delle mani, o delle braccia, o di entrambi.
Ritorno a concentrarmi su Stella che mi guarda euforica ma non riesco a seguirla.
- Perché sei così contenta? Li ci andranno sicuramente persone con talenti stratosferici e noi non rientriamo nella categoria. – le faccio notare.
Non capisco perché si stia scaldando per tanto.
Il suo maggior talento è quello di spendere i soldi che i suoi genitori le danno.
E poi ci sono io, che non so fare nemmeno quello.
Stella sbatte le mani sul tavolo e attira di nuovo l’attenzione di Phil che stavolta ci lascia uno sguardo impaurito.
- Andiamo Meg, non iniziare con questi racconti da Miss Perfettina del cazzo. Andiamo a quel club pieno di bei ragazzi e divertiamoci -
Mi sto stancando di starla a sentire, così mi appoggio allo schienale della sedia e sbuffo – E se ci chiedono che talento abbiamo, cosa diciamo? ‘Salve, siamo Stella Harmon e Megan Lee, shopping dipendente e nullafacente. Piacere’ – lo dico, assumendo un’aria da spocchiosa.
Il risultato che volevo ottenere era quello di una sua risata, o di ‘Si Meg, hai ragione.’
Ma Stella mi sorprese (in questo caso oserei dire che mi ha spaventata di brutto).
Sul suo viso c’è dipinto un sorriso malefico e io rimango immobile.
Non voglio sentire quello che ha da dire.
Preferisco ritornarmene a lavorare e vedere quello stupido ragazzo con il piercing ordinare dopo venti minuti il suo disgustoso Mc Chicken. 
Beh no, forse non ci tengo così tanto.
Lei mi fissa in cerca di un mio possibile segnale di vita.
Cosa che non le permetto di ottenere.
- Fidati di me -
E sto già sudando freddo sotto lo sguardo attento di Phil.

Quando qualcuno ti dice ‘Fidati di me’ in genere le persone normali si fidano.
O per lo meno ci provano.
Qualche a dirlo è Stella Harmon, la cosa più sicura da far è non fidarsi.
Siamo in questo club di 80 metri quadrati collocato in fondo a Elisabeth Street da circa 10 minuti e mi sono già pentita di essere venuta.
Certo ci sono molti ragazzi carini (un punto a sua favore, lo ammetto) ma nulla di più.
E poi non sono nemmeno tanto sicura di essere del tutto etero.
Sono carini si, ma niente di così speciale.
Come quando guardo le immagini di attori come Di Caprio o Pitt..no, va bene. Sono etero.
Do un sospiro di sollievo e mi guardo un po’ intorno.
Nulla è fuori posto.
Ci sono ragazzi messi a gruppi, altri che tengono in mano chitarre, altri con creste da gallo, altri invece, tipo me, che in mano tengono solo il bicchiere di carta rosso con dentro della soda.
Sto per avvicinarmi a Stella e dirle di andare via, quando un ragazzo con i capelli brizzolati e con delle vistose Blazer rosse si posiziona in mezzo alla sala e richiama tutti quanti i presenti, comprese noi.
- Prima di tutti ci tenevo a dirvi grazie di essere qui e di far fruttare questo posto, visto che ci ho speso tutti i miei risparmi – ride da isterico e la stanza piomba in un silenzio imbarazzante. Si schiarisce la voce e prosegue – Il mio nome è Chad e visto che oggi è il primo giorno, avevo pensato di conoscerci un po’. Quindi forza, non siate timidi, prendete una sedia e disponetevi in cerchio -
Oh no, questo gioco no.
Odio presentarmi perché so già non importerebbe a nessuno.
Stella non sembra pensarla come me, perché prende subito una sedia e si posiziona vicino ad un ragazzo con i capelli corvini e dal sorriso smagliante.
Mi fa segno di posizionarmi vicino a lei e, visto la mancanza di altre sedie, mi affretto a sedermi.
Qualcuno mi sta fissando.
Non qualcuno, ma quel qualcuno che ho visto oggi al lavoro.
Il ragazzo con la malattia rara che oggi voleva un abbonamento annuale.
Sento che mi sta fissando, così alzo lo sguardo e lo fisso anche io.
Certo che è proprio bello.
Sembra abbia una presa di ferro che mi cattura e non mi fa distogliere lo sguardo.
I suoi occhi color ghiaccio mi ipnotizzano a tal punto da non accorgermi che il giro delle presentazioni è già iniziato e un ragazzo dalla pelle ambrata ha iniziato a parlare.
Sembra non voler mollare la presa, così, quando è il mio turno, mi alzo senza pensarci.
- Nome, età e il tuo talento – Chad mi incinta a parlare con un sorriso che sembra sincero.
Farei di tutto pur di non trovarmi di nuovo incastrata in quegli occhi magnetici.
- Mi chiamo Megan Lee – inizio a dire sicura – ho 21 anni – fino a qui tutto bene – e il mio talento è..-
Cazzo.
Non mi sono preparata per questo.
Ci penso un po’ prima di parlare ma la verità è che non mi viene in mente nulla di intelligente da dire.
Poso il mio sguardo sul ragazzo dai capelli biondi e vedo che mi sta sorridendo in un modo alquanto divertito.
È davvero snervante.
- Quando sono giù di morale mi metto a disegnare – e mi siedo coprendomi la faccia con la mano libera.
Dio che imbarazzo.
Tutti stanno parlando e non ho coraggio a guardare quel ragazzo ancora una volta ma lo faccio lo stesso, perché mi piace la sensazione dei suoi occhi che mi scrutano.
Appena alzo lo sguardo nella sua direzione noto che mi sta ancora guardando ma questa volta sorride sereno, con l’angolo della bocca tirato su.
È una bella sensazione.
Una volta che il suo vicino di posto si siede, è il suo turno di parlare ed io non vedo l’ora di sentire ancora la sua voce.
- Il  mio nome è Luke Hemmings e ho 17 anni – mentre parla mi guarda e sento le guance andare in fiamme – il mio talento lo coltivo fin da quando ero più giovane, suono la chitarra e canto. Faccio parte di una band -
Sono meravigliata, sorpresa, schifata e felice al tempo stesso.
Non penso di aver mai sentito così tante emozioni tutte una volta sola.
Lo vedo rimettersi seduto e sento il mio cervello vacillare.
Luke Hemmings, come il cantante di quella band con il nome orrendo.
Sa suonare la chitarra e sa cantare, come il componente di quella band dal nome orrendo.
Fa parte di una band, come la band dal  nome orrendo.
O mio dio.
LUKE HEMMING FA PARTE DEI 5 SECONDS OF SUMMER!
ED HA 17 ANNI!

Aspetto che il giro finisca e, una volta terminato, prendo Stella sotto il braccio e la trascino fuori sotto lo sguardo stupito di Luke ho-una-band-dal-nome-schifoso Hemmings.

 

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Capitolo 2
*** Vuoi della pizza? ***



                                                    DO YOU WANNA PIZZA? 


Ieri è stata una giornata a dir poco orribile.
Come se non bastasse, Luke Mc-Chicken-dipendente entrerà da quella porta tra pochi minuti.
Quel ragazzo con quei capelli a spazzola non ha speranze con me.
Non mi interessano i ragazzini, perché è esattamente quello che è.
UN RAGAZZINO.
Non mi farò coinvolgere, questo mai.
Ho 21 anni portati con orgoglio e sono davvero felice (anche se tutte le volte che arrivo a lavoro la mia voglia di morire aumenta del 99,9%).
Sto servendo una ragazza con del thé al limone e patatine porzione large quando sento la porta sbattere e quel tizio dell’abbonamento annuale fare il suo ingresso.
È vestito come ieri, maglietta e jeans neri, tranne per un piccolo accessorio; ha indosso in testa un cappello di lana grigio che gli nasconde gran parte della spazzola che aveva.
Mi sto seriamente preoccupando per lui.
O questo ragazzo è pazzo, o ha veramente una malattia rara per comportarsi in questo modo.
- Sono venuto per la mia dose giornaliera di Mc Chicken – mi sorride, mostrandomi i suoi denti bianchi e perfetti.
Io sono sempre più convinta per la seconda opzione.
- Cosa te ne fai di un abbonamento annuale di Mc Chicken? Non sono né buoni né salutari – sto dicendo senza nemmeno pensare e subito me ne pento.
Dannazione, odio questo ragazzo e l’effetto che mi fa.
Odio tutto di lui, cappellino compreso.
Visto che ormai l’ho detto, alzo lo sguardo per vedere cos’ha da dire e lo trovo a guardarmi con l’angolo della bocca alzato – A me piacciono, è il mio cibo preferito qui dentro – a momenti mi sanguinano le orecchio per la schifezza che ha appena detto – e poi adesso che so chi ci lavora, penso verrò molto più spesso -
Mi lascio scappare una risatina – Molto divertente – ammicco mentre gli verso sul vassoio la porzione di patatine compresa nel menù – e con la tua band per sfigati, come la metti? -
Mi guarda sorpreso, forse non si aspettava che fossi riuscita a fare un collegamento con la band del momento.
Peggio per lui, io non sono così stupida.
Sembra ci stia pensando un momento poi mi sorride – Beh, chissà..forse potresti diventare il nostro fattorino personale se mi dessi il tuo numero -
- NO -
L’ho detto talmente veloce e talmente forte che i miei colleghi e i clienti si sono girati ad osservarci.
Anche Luke è sorpreso.
Dio, questo ragazzo lo ammazzo.
Ammazzo lui e i suoi cappelli invernali.
E i suoi Mc Chicken del cavolo.
E la sua band dal nome schifoso.
Ed il suo stupido abbonamento annuale.
Mi sta guardando, fissando oserei dire, mentre sono stata presa dalle troppe emozioni e stavo quasi per spappolare le sue patatine large.
- Ohm – sto borbottando qualcosa di incomprensibile – te le rifaccio, scusa -
Sto per girarmi e andare verso la zona patatine, quando la sua mano ghiacciata tocca la mia che al confronto è un falò in piena estate.
Sento le guance diventare rosse ma provo a non badarci e mi concentro soprattutto a guardarlo per cercare di capire cosa vuole – Stavo scherzando prima, non volevo mettermi sottopressione -
Se non toglie immediatamente la sua mano dalla mia, potrei impazzire.
Luke Hemmings, che razza di effetto mi stai facendo?
Non voglio scappare o nascondermi, così tossisco e inizio a sistemare cose a casaccio – Se vuoi che ti servo i tuoi schifosi Mc Chicken per tutto l’anno a me va bene, ma niente fattorino personalizzato! La tua band col nome strano nemmeno mi piace -
Lui arriccia la bocca e noto una cosa che prima mi era sfuggita; ha cambiato colore del piercing.
- Forse un giorno potresti venire ad un nostro concerto e così potrò dirti che ti sbagliavi di grosso su di noi -
Si, certo.
Sto sbuffando e giuro che se non toglie il suo vassoio pieno di schifoso Mc Chicken da sopra il bancone, lo ammazzo.
- Mmh, vedremo – alludo a qualcosa che so già non accadrà mai.
Perché no, non ho nessuna intenzione di andare a vedere una band di bambocci.
Però sembra aver funzionato, perché Luke porta via il suo vassoio con un sorriso stampato in faccia e si siede non poco lontano.
Mentre mangia mi fissa.
Dio, non di nuovo.
Cerco di concentrarmi sul mio lavoro come meglio posso ma quel ragazzino non mi lascia in pace.
Per mandarlo via devo chiamare la polizia o solo il WWF?
Forse lo abbatteranno per via della sua malattia rara.
Già, chissà che cos’ha che lo rende così ritardato.
Meglio non scoprirlo.
Quando finalmente sembra essersi stufato di guardare dalla mia parte, lascio un sospiro che la dice lunga sulla mia giornata di lavoro.
Sono stanca ed ho bisogno di una doccia rinfrescante.
Però, visto che sono al lavoro e il mio turno finisce tra un’ora, ne approfitto per andare di fuori a fumarmi una sigaretta.
Dico a Brad che mi assento solo qualche minuto e finalmente esco nell’uscita sul retro.
Diamine, è già pomeriggio inoltrato ed io sono qua dalla mattina presto.
Odio questo stupido lavoro.
Sto per dire altre cattiverie (nella mia mente, logico) sulla mia merdosa vita, quando sento la porta alle mie spalle aprirsi e chiudersi velocemente.
Luke è in piedi con le mani dentro le tasche che mi guarda.
Per essere un ragazzo stralunato e mezzo pazzo, è semplicemente bellissimo.
Ma, purtroppo, è solo un ragazzino.
- Megan – mi chiama piano ma il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa impazzire.
Sono io adesso che, con la sigaretta nella mano, lo guardo aspettando il continuo della sua frase.
Sembra un cucciolo indifeso mentre cerca le parole da dire – Beh, ecco..volevo solo dirti che domani mattina non potrò venire a trovart..emm – tossisce – intendevo, che non potrò venire a mangiare il mio Mc Chicken perché avrò le prove con i ragazzi -
- Oh – dico soltanto.
Non so se esserne felice o triste.
Poi il suo viso si illumina e capisco che ha qualcos’altro da aggiungere – Ma non preoccuparti, verrò a prenderlo nel pomeriggio così mi potrai anche mostrare i tuoi disegni da Miss –Talento-Nascosto – e ride.
Merda.
Questo ragazzino pazzo da legare mi ha fregato.
Nella mia mente lo sto mandando a fanculo, lui, la sua malattia stramba e il suo abbonamento annuale del cavolo.
CHE POI, SIAMO IN UN MC DONALDS E NON LI FACCIAMO NEPPURE GLI ABBONAMENTI ANNUALI!
Si avvia verso la porta e, prima di uscire, si gira e mi lascia una linguaccia.
Butto a terra la sigaretta ancora intera e la calpesto violentemente immaginando di trovarci sotto la sua testa con quel cappello schifoso.
Luke Hemmings, giuro che ti ammazzo.

Sono finalmente arrivata a casa e la prima cosa che decido di fare è..niente.
Che bella sensazione il non fare niente.
Dovrei farmi una doccia, preparare il ferro per la piastra, andare a fare la spesa e quant’altro.
Ma la verità è che non ho voglia di fare nulla.
Da quando Stella ha preso la brillante idea di trasferirsi per conto suo, il mio appartamento è sempre vuoto e senza cibo.
Mi dirigo verso la mia camera e mi tolgo questa stupida uniforme che mi fa sentire brutta, grassa e più bassa di quanto non sia già.
Il massimo che farò oggi sarà andare al supermercato dietro l’angolo, quindi mi infilo una maglietta dove ci entro due volte e un paio di leggings.
Sorrido anche se sono da sola e nessuno mi può vedere.
Meglio così, penso, nessuno può vedermi o starmi attorno.
Mi piace stare sola a casa e, anzi, è anche uno dei motivi principali per cui sono andata ad abitare da sola, ma delle volte questa posto mi fa sentire davvero troppo piccola.
Decido di chiamare Stella, giusto per farmi un po’ di compagnia.
Il telefono squilla due volte – Pronto? -
- Pronto, signorina Harmon? Siamo la compagnia del telefono; qua ci risulta che lei non ha pagato una bolletta quindi..- faccio una pausa perché mi viene da ridere - ..ci deve 1200 dollari -
Dall’altra parte del telefono sento solo silenzio e questo mi fa ridere ancora di più – Megan, sei un’idiota. Non puoi fare uno scherzo e poi ridere! – la sento tirare un sospiro.
Sorrido di nuovo, sedendomi sul divano – Beh lo sai che non sono portata per questo genere di cose -
Lei ci pensa un po’ prima di parlare – Allora vedi di procurarti dei marshmallow e venire da me tra...- silenzio – 10 minuti? -
Sbuffo per farmi sentire – Oggi non posso, è già tardi e devo ancora passare al supermercato -
Non penso mi stia a sentire ma io tento lo stesso.
Sento casino dall’altra parte, prima di sentire la sua voce cristallina dire – Se vuoi possiamo optare per una pizza -
Come non detto.
Sto per controbattere quando sento il campanello squillare e il cane dei vicini abbaiare per me.
Giuro che quel cane non farà una bella fine se continua ancora.
Stella sta ancora parlando ma, per adesso, sono troppo interessata alla porta per capire cosa sta dicendo.
Guardo dallo spioncino.
Un tizio con un cappellino a visiera nero tiene il viso nascosto dietro  un cartone gigante con su scritto ‘PIZZA’.
Ma che..
- E allora questo ragazzo ieri in libreria mi si avvicina e incomincia ad attaccare bottone così alla cavolo ma era davvero adorabile così l’ho lasciato proseguire – sta parlando alla rinfusa e non riesco a capire una parola perché sono troppo concentrata ad aprire lentamente la porta.
- Aspetta, come hai detto? Sei andata in libreria? – mi fermo un attimo per riflettere.
La porta si apre e contemporaneamente Stella sbuffa dall’altro lato del telefono.
- Si, te l’ho già detto! – sembra irritata – e ti stavo anche dicendo che lui mi si mette a parlare e ho scoperto anche che ha una band e che si chiama.. -
Dannazione.
Non voglio credere a quello che sto vedendo.
- Vuoi della pizza, Megan? – si toglie il cappellino e tira giù il cartone di pizza dalla faccia.
Sbarro gli occhi e come autodifesa richiudo la porta violentemente e con un tonfo.
LUKE HEMMINGS E’ FUORI IL MIO APPARTAMENTO!
CON UN CARTONE DI PIZZA!
ED HO PURE FAME!

- O mio dio non è fantastico Meg? Cioè..se iniziassimo ad uscire insieme potrei diventare anche famosa – la sento fare un ghigno di piacere.
La verità è che non ho ascoltato nulla di quello che ha detto perché ero troppo concentrata con un cretino che alle sei del pomeriggio si presenta a casa mia.
- Mi stai ascoltando? – lo dice con voce irritata.
Luke sta bussando alla porta e con aria preoccupata mi sta domandando se è tutto ok.
Mi prende in giro e si diverte, a quanto pare.
Mi appoggio alla colonna dietro di me e sospiro, ricordandomi di avere Stella ancora appiccicata al telefono.
- Ehmm, senti ti richiamo più tardi che adesso devo uscire per andare al supermercato, ok? Ti chiamo questa sera così ne parliamo meglio – non le do nemmeno il tempo di rispondere che già chiudo la chiamata.
Mi avvicino alla porta e la apro con rabbia – SI PUO’ SAPERE CHI TI HA DETTO DOVE CAVOLO ABITO? -
Lui è ancora lì davanti che mi guarda innocente – Brad – risponde soltanto.
Sbuffo e decido mentalmente di ammazzare quel coglione del mio collega il giorno dopo.
Lo ingozzerò talmente tanto di Mc Chicken da farlo esplodere.
Rimaniamo alcuni secondi a guardarci, fino a quando Luke non borbotta qualcosa – Mm, ti dispiacerebbe farmi entrare? La pizza è leggermente bollente -
Esito un secondo ma poi lo faccio entrare, anche perché la sua mano è diventata rossa – Vieni -
Si guarda intorno mentre io mi precipito a prendere un po’ di ghiaccio dal freezer per la sua mano – La tua casa ti rispecchia molto, sai? – mi fissa e sorride – è bella quanto te -
Appoggio il ghiaccio sopra il tavolino della cucina e lo fisso anche io.
Non so se prendere questo..pensiero..come un complimento o una critica.
Il mio appartamento non ha nulla di speciale, è piccolo, tinteggiato di bianco e abbastanza spoglio visto che a casa ci sono poco per via del mio lavoro.
Però tento di accettare la sua gentilezza e sorrido.
Quando si avvicina inizio a sentire la stessa sensazione del giorno prima: il cuore inizia ad accelerare i battiti e le guance si tingono di rosa.
- Metti questo sulla mano  e scusa – borbotto svoltando lo sguardo da lui.
Lo sento rilassarsi e sorridere, prima di cedermi la sua mano.
Ha veramente una pelle liscia e bianca, molto curata per essere un cantante e soprattutto un maschio.
Rimaniamo in silenzio mentre gli passo il ghiaccio e non ho coraggio ad alzare lo sguardo per rivedere i suoi occhi azzurri che mi scrutano.
Ma so già che lo stanno facendo.
- Ti sei fatto dire da Brad dove abito e adesso sei qui, nel mio appartamento, con una pizza mega gigante – faccio il punto della situazione – perché? -
Alzo finalmente gli occhi e lo guardo.
Arrossisco ancora di più perché lui lo stava già facendo da prima.
- Oggi quando ci siamo salutati mi sei sembrata triste e forse è per via di quello che ho detto – si riferisce al mio non-talento, vero? – così volevo farmi perdonare. Poi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, visto che Brad mi ha detto che abiti da sola – e sorride.
È adorabile quando sorride.
- Dovrei passare al market dietro l’angolo per prendere delle bibite, vieni con me? -
Non so perché l’ho invitato ma sembrava veramente il minimo che potessi fare.
Lui è davvero gentile con me, anche se non mi conosce affatto.
Sorrido e lo vedo annuire.
Ho preso della cedrata, sperando che anche a Luke panino-annuale piaccia.
Una volta tornati ci siamo seduti sul divano ed abbiamo mangiato la pizza che aveva portato.
- È davvero la fine del mondo – dico senza pensarci.
Mi sorride, prendendo un altro pezzo dal cartone – Non ci crederai mai ma l’ha fatta Michael, il mio compagno -
Rimango in silenzio e lo ascolto mangiare.
Michael..il suo compagno?
Mi faccio piccola sul divano e lo fisso glaciale – Non sapevo fossi gay -
Lui si volta sorpreso poi prende la sua cedrata e inizia a bere – Non sono gay, Megan – pronuncia il mio nome con una punta di ironia che non mi sfugge.
O mio dio, questo povero ragazzo è gay e non lo vuole ammettere a se stesso.
Cosa posso fare?
Certo, guardandolo bene direi che è davvero sprecato per essere nell’altra sponda ma i gusti sono gusti.
Mi avvicino cauta e gli poso una mano sulla spalla – Non devi vergognarti con me, Luke. -
Non riesco a decifrare il suo sguardo.
Penso che tra poco scoppierà e difatti dopo nemmeno un secondo lo trovo a ridere piegandosi in due.
Certo, non era l’aspettativa che mi ero predisposta ma..
- Non sono gay, mi piacciono le tette. Sono attratto dalle ragazze e in questo momento se potessi baciarti non mi fermerei per nessuna ragione – fa un sorriso beffardo.
Arrossisco per quello che ha appena detto ma cerco di non darlo a notare.
- Michael è il mio compagno nella band – mi sorride, notando il mio stupore.
Ah.
Che figura di merda.
Fingo una risata isterica e gli do una pacca sul braccio – Lo sapevo, sciocco! Stavo scherzando -
Lui ci pensa un po’ e mi guarda stranito ma poi sorride e il mio cuore accelera ancora.
Non so esattamente perché lui sia qui, se quello che ha detto prima sia vero o meno, l’unica cosa che so è che mi piace.
Qualsiasi cosa sia, qualsiasi emozione io stia provando, anche se tutto può sembrare bizzarro e anche un po’ precipitoso.
Mi piace.
Anche se questo ragazzo è strano fino al midollo, a fine cena abbiamo deciso di guardarci un film.
Non ricordo che film era, parlava di cavalli rosa e fate ma non ho voluto indagare.
Il suo viso sembra rilassato e ogni volta che i miei occhi si posano su di lui, i suoi fanno lo stesso.
Mi appoggio al bracciolo del divano e lentamente mi addormento, la tv accesa e un Luke Hemmings leggermente adorabile vicino a me. 

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