New Sailor Soldiers : le sette chiavi del Cosmo

di New Red Eyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Presentazioni ***
Capitolo 3: *** Il risveglio dei Vizi Capitali ***
Capitolo 4: *** Diana ***
Capitolo 5: *** Doppia trasformazione (prima parte) ***
Capitolo 6: *** Doppia trasformazione (seconda parte) ***
Capitolo 7: *** Un aiuto inaspettato ***
Capitolo 8: *** Incubi ***
Capitolo 9: *** La Settima Senshi ***
Capitolo 10: *** Pigiama party ***
Capitolo 11: *** Scegliere ***
Capitolo 12: *** Destinazione: Luna! ***
Capitolo 13: *** Le Sette porte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





La ragazza entrò a passo di carica nella sua stanza, appoggiando la giacca in pelle senza maniche sul letto, su cui si sedette per  togliersi gli stivaletti neri  e  abbandonarli al loro triste destino in un angolo. Si rialzò di scatto per raggiungere la scrivania, slegò la catenina che portava al collo e la ripose con cura nel portagioie; rimanendo per un attimo a contemplare il grazioso pendente a forma di  croce d’oro regalatole dalla madre, molti anni prima, e abbandonandosi ai ricordi. Poi, ritornando con i piedi per terra, si sfilò velocemente la maglietta bianca e la gettò su una sedia, seguita dai jeans strappati e dalla cintura borchiata, che finì sul pavimento con un tintinnio metallico. Si strappò di dosso con impazienza i guanti a mezze dita e il collare borchiato (il tutto rigorosamente nero), che scaraventò sulla scrivania, assieme agli occhiali da aviatrice neri che le facevano da fascia per capelli. Canticchiando tra sé e sé si diresse verso il bagno. Sempre cantando a mezza voce, aprì l’acqua e si infilò sotto il getto bollente della doccia.
-Sagase sagase Happy enD junban machigaetara o-wa-ri True enD wa hitsugi iki?-
Una tenue luce verde inondò la camera di colpo. Nel giro di pochi istanti tutta l’energia di quella luce misteriosa si condensò in un minuscolo puntino color smeraldo, che  galleggiò nell’aria fino al portagioie aperto e si incastonò con precisione al centro della croce dorata. Poi tutto tornò come prima.
-Kimi ga shuyaku no crazy night!- La ragazza uscì dal bagno con  indosso una  T-shirt XXL bianca, che le arrivava alle ginocchia e che le faceva da pigiama. –…..Mi-tzu-ke-ta.-
mormorò, richiudendo distrattamente il portagioie e infilandosi sotto le coperte, pronta ad un lungo sonno ristoratore.
 


*Mensola dell’Autrice*  *Tremate, Red  Eyes è tornata!*
Sì, sono ancora io! XD Dopo quell’incidente di percorso, sono ancora più determinata a scrivere. Sono tornata, e temo che non vi libererete di me per un bel pezzo……parlando di cose serie : mi servono sei OC per questa storia. Precisamente : New Sailor Mars, New Sailor Earth, New Sailor Moon (prenotata), New Sailor Venus (prenotata), New Sailor Sun (prenotata)e New Sailor Mercury (prenotata). Se siete interessati, qui sotto c’è il modulo di iscrizione. Mi raccomando, siate vari! Se mi ritroverò con due OC-fotocopia darò la precedenza al primo e lo inserirò nella storia, mentre il secondo sarà ignorato. Quanto alle “chiavi”…scoprirete più avanti nella storia a cosa servono realmente. Per il momento la spiegazione è questa : sono l’oggetto che permette alle Sailor di trasformarsi, e tutti sono stati donati alle ragazze nello stesso modo descritto sopra (Luce tenue del vostro colore caratteristico che si concentra in una gemma dello stesso colore che si incastona da qualche parte).
Ps. La canzone è Bad ∞ End ∞ Night, dei Vocaoids. Vi consiglio di ascoltarla, a mio parere è bellissima…
Kimi ga shuyaku no crazy night! = Sei tu la protagonista di questa pazza notte! Mi-tzu-ke-ta.=Tro-va-ta.  
-Nome e cognome:
-Soprannome :
-Età:
-Aspetto fisico:
-Carattere:
-Cosa indossa normalmente:
-Passato:
-Difetti:
-Pregi:
-“Chiave” (ciondolo da bracciale/collana, anello, orecchino…),e pietra incastonata :
-Cosa le piace & cosa odia:
-Divisa Sailor :
-Elemento da cui trae i suoi poteri e nomi attacchi:
-Hobby :
- Qualità (una di quelle elencate nella presentazione) : -Paure:
-Altro ( fidanzato, animale domestico, colore preferito, cibo preferito….tutto ciò che volete) :

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Capitolo 2
*** Presentazioni ***








Inori Hase, le mani sui fianchi e lo sguardo più severo del suo repertorio, si impose la calma.

-Te lo ripeto per l’ultima volta : alzati.- .

A quelle parole, una massa indistinta sotto il groviglio di coperte e lenzuola si agitò, borbottando qualcosa di incomprensibile. La ventenne continuò, impassibile :-Subito. O sarò costretta ad usare le maniere forti…- Senza finire la frase, afferrò saldamente il copriletto e le strattonò con forza, scoprendo una scarmigliatissima ragazzina che protestò vivacemente :- Onee-sama! Ti pare questo il modo di svegliare la tua sorellina?-. Alla più grande scappò un risolino divertito, ma poi si fece seria :-Non scherzare, Miruno. E’ il primo giorno di scuola, non è proprio il caso di arrivare in ritardo.- . -Almeno per oggi, mi prometti di comportarti bene?- aggiunse, fissandola così intensamente che l’ altra si sentì un po' in colpa...ma incrociò comunque le dita dietro la schiena, annullando così il giuramento e rispose positivamente.

-Bene! Il letto te lo rifarò io dopo, adesso corri a cambiarti; ti ho preparato la divisa in bagno. Ah, ieri sera ho rifatto l’abbonamento, quindi da oggi potrai prendere l’autobus delle sette e mezza, per andare a scuola.- spiegò brevemente la maggiore, uscendo dalla camera in direzione della cucina.

–Ah, visto che è il primo giorno di scuola, alla pasticceria all’angolo ti aspetta una colazione da regina.- aggiunse dal corridoio, sapendo di aver fatto felice la golosissima sorella.

Ino-chan, sei un’ angelo. Un tesoro. Una ragazza da sposa…

La voce della sorella la distolse dai suoi pensieri :-…E non dimenticare il pranzo, mi raccomando!

Stavo dicendo….?

Miru finì di allacciarsi il fiocco del colletto, poi si sporse dalla porta del bagno e guardò per bene a destra e a sinistra, accertandosi di avere via libera. Constatato che il corridoio era sgombro, respirò profondamente, strinse la borsa con i libri ed esclamò ad alta voce, scattando contemporaneamente verso la porta principale alla velocità della luce :-Io vado!-.

Dai che ce la fai, dai che ce la fai, dai che….oh, no!

Si fermò a pochi millimetri dalla sorella che si era piazzata tra lei e la porta.

-Onee-sama.- constatò, col cuore in gola.

–Sbaglio, o non hai preso il panino che ti ho preparato?- il tono troppo calmo della ventenne la fece rabbrividire. – N-no, ma…-

-Tieni. So che i toast salame, marmellata e aringhe affumicate sono i tuoi preferiti- la interruppe allegramente la ventenne, porgendole un pacchetto che la ragazzina accettò suo malgrado.

Fre-ga-ta.





-Vedi il lato positivo! Almeno hai fatto colazione al bar con una ventina di pasticcini, invece che con i soliti biscotti alla crusca...-. A parlare era stata una ragazzina sui quindici anni, con occhi e capelli castani, venati da riflessi più chiari, trattenuti da un cerchietto. Un grazioso frontino con incastonata un cristallo rosa pallido le tratteneva i ciuffi più ribelli.

I grandi occhi verde scuro di Miru, che camminava di fianco a lei, mandarono lampi, mentre sbuffava :-...che fanno tanto bene alla pelle, sono biologici eccetera eccetera! Lo so, ma non è praticamente niente al pensiero che per i prossimi nove mesi di scuola Inori si divertirà a prepararmi i pranzi più disgustosi di questo pianeta.-.

Stavano attraversando il viale che portava alla scuola, all’ombra dei grandi alberi di pesco.

-Guarda un po’ chi si vede! La nostra Hase!-. Una voce beffarda fece voltare di scatto le due ragazze. Una bionda sedicenne avanzò tra la folla per fermarsi di fronte alle due; gli occhi rosa antico scintillavano nel viso perfetto, le labbra cuoriformi erano piegate in un sorriso sarcastico. Un paio di pettinini gemelli a forma di girasole le fermavano i boccoli d’ oro rosso, in pendant con il bracciale alla schiava con una pietra rosa scuro incastonata al centro che portava al braccio. La giacca grigia si tendeva sul petto per contenere il seno abbondante, dando prova delle misure da modella della sconosciuta.

-Quante volte ti presenterai, quest’ anno? Dodici, tredici?- continuò la ragazza, ghignando e poggiandosi le mani sui fianchi larghi con fare saputo.

–Non sono affari tuoi, Raito.- ringhiò in risposta la giovane, stringendo nervosamente la borsa fino a farsi diventare bianche le nocche.

L’ altra rise, per poi passarle accanto sussurrando :-Vedremo chi sarà bocciato quest’anno…-.

Questa me la paghi, Disuku, dovessi farmi espellere dalla scuola!

La sedicenne dagli occhi verdi non ci vide più e, ben decisa a scaricare la sua rabbia, afferrò la spalla di Raito con violenza, costringendola a fermarsi e girarsi. –Vedremo chi avrà un occhio nero, per la fine della giornata…- sibilò, pronta a colpirla con un pugno, se Melania non l’avesse provvidenzialmente trattenuta per la giacca. –Miruno! Fermati! Non è il caso di far scoppiare una rissa! E’ il primo giorno di scuola…calmati…lo fa apposta per provocarti!- tentò di calmarla, lasciando la presa. –Come al solito hai ragione, Leny-chan.- ammise Miru, lasciando la presa un po' a malincuore e respirando profondamente per calmarsi, mentre Raito spariva velocemente tra la folla.

-Lasciala perdere, è solo un’oca, non vale la pena di…- la castana si interruppe; una ragazzina bionda l’aveva urtata.

–Scusami! Sono così sbadata…non volevo, davvero…- balbettò la giovane, risistemandosi gli spessi occhiali che aveva sul naso. Il caschetto color grano incorniciava un viso pallido su cui spiccavano un paio di occhi che a prima vista potevano sembrare semplicemente castani, ma un’ analisi più accurata rivelava rosso bordeaux. Melania le sorrise :-Non preoccuparti!-.

La sconosciuta, rincuorata, decise di presentarsi :-Mi chiamo Minerva Smith…-

Senza finire la frase, si strappò con un gesto secco il capelli finti, rivelando una folta chioma color ottanio stretta in un basso chingon e continuando noncurante :-Meglio conosciuta come Rin Shirogane…-. Si sfilò gli occhiali e li infilò nella borsa che portava a tracolla assieme alla parrucca. -…presidente del club di teatro, grande attrice e genio dei travestimenti!- concluse, accennando un inchino.

-Allora, vi è piaciuto lo spettacolo? Volete unirvi al mio gruppo?-. Miru e Melania, un po’ perplesse da quel cambio repentino di aspetto e personalità, risposero in coro, contraddicendosi a vicenda :-No, cioè si…ma...no!-.

Alla fine Miru decise di prendere la parola e spiegò :-Insomma, no, non vogliamo diventare membri del tuo club…anche se devo ammettere che la tua 'trasformazione' è davvero ben riuscita!-. La ragazza sembrò, per una frazione di secondo, delusa, ma si riprese subito. –Oh, grazie! Beh, non importa. Il teatro non è la vostra strada, a quanto pare.-. Tolse dalla borsa un astuccio colorato, da cui recuperò un rossetto viola scuro che si passò sulle labbra. Poi, con una matita per occhi, si riempì guance e zigomi di lentiggini. Quindi si legò un collare a maglie metalliche al collo e si calcò in testa una parrucca riccia. Infine, assunse un fare provocatorio degno di una sukeban della peggiore specie... aveva così nuovamente cambiato aspetto e personalità, con una facilità impressionante. Con tutta calma, si guardò attorno alla ricerca di nuove “prede”, e nel giro di pochi secondi, individuò un gruppetto di ragazzi seduti sulla scalinata.

Salutò frettolosamente le due :-Beh, è stato un piacere recitare per voi. Ora però devo tornare al lavoro, ci sono ancora tante persone da stupire...e magari convincere!-. A quel punto, si dileguò tra la folla, facendo lo slalom tra studenti di ogni età. –Che tipo!- commentò Miru, indecisa se prenderla per matta o per strana. Infine decise di tenerla d’occhio, un tipetto del genere meritava senz’altro attenzione.

-Scusate! Permesso! Fatemi passare!- di punto in bianco un ragazzo moro spinse di lato Melania, rischiando di farla cadere a terra.

Ma che gli prende a tutti oggi ?

I pensieri di Miruno furono interrotti dalle inconfondibili grida di una rissa in piena regola.

-Ben ti sta, bulletto da quattro soldi che non sei altro. Non fai più lo sbruffone, eh?- stava urlando una sedicenne dai capelli biondo platino, tirati indietro da un elastico sulla fronte, in piedi sopra un paio di ragazzi a terra. –E tu, dove credi di andare?- chiese, afferrando il moro che aveva urtato Melania e schiantandolo a terra con quella che sembrava una mossa di wrestling.

–Accidenti! Che forza! – commentò la rossa ammirata, mentre l’amica, di fianco a lei, aggiungeva :-Dev’essere nuova, non l’ho mai vista a scuola. Chissà chi è…-.

La sconosciuta si guardò attorno, scrutando la folla che si era radunata attorno a lei con gli occhi bicromatici, uno azzurro e uno castano, per poi scendere dal suo 'piedistallo', recuperare la borsa gettata di lato e dire con noncuranza :-Che c’è? Non avete mai visto una rissa, in questa scuola?-

-Che strano accento!- mormorò Melissa, spostandosi per lasciarla passare. –Che sia americana?- ipotizzò Miru sovrappensiero, ricevendo risposta dalla stessa ragazza bionda, che le passò di fianco in un soffio :-Canadese!-

Poco più in là, qualcuno che aveva seguito tutta la scena commentò con voce distaccata :-Temo che quest’ anno scolastico sarà più movimentato del solito. A giudicare dalle nuove reclute…-.

Ma non riuscì trattenere un sorrisetto carico di aspettativa.





*Mensola dell’ Autrice*

Innanzitutto, prima che me ne dimentichi: Kelly Neidhart mi ha mandato questa splendida fanart, vi metto il link, così potete vederla :

http://imageshack.us/photo/my-images/24/5yez.png/

In secondo luogo….FINALMENTE HO PUBBLICATO, signorsì! *coff coff* Dicevo? Sì, finalmente, dopo secoli, ho postato il primo capitolo. E ne sono felice <3.

Ringrazio, in disordine sparso : Bunny_Small_Lady, Phink Phanter Lady, Kelly Neidhart e Bimbarossa per gli Oc, i consigli, la pazienza e l’entusiasmo per questo nuovo progetto.

Grazie, ragazze!

Ultime, ma non per importanza, alcune note:



-Inori : in giapponese significa ‘preghiera’



-Raito Disuku : in giapponese significa ‘luce del disco’.



-Rin Shirogane : Rin significa ‘educata, rispettosa’ mentre il cognome è composto da i kanji 'oro' e 'bianco, ovvero 'platino'; e simboleggia la ricchezza della sua famiglia. Shirogane è inoltre un distretto di Tokio.



-Il sistema scolastico giapponese: si articola in cinque cicli, sostanzialmente simili a quelli presenti in Italia; si comincia dalla scuola materna (età 3-6 anni), si passa poi alla scuola elementare (6-12 anni), alla scuola media inferiore (12-15 anni), a quella media superiore (età 15 – 18 anni), e al college o all’università (in genere quattro anni). Ci tengo a specificare che nella scuola di Miru, Melania e delle altre, le scuole medie inferiori e superiori sono tutt’uno.

L’anno scolastico inizia nel mese di aprile e finisce nel mese di marzo. Le vacanze estive durano circa sei settimane. Oltre alle feste nazionali, gli alunni hanno due settimane di vacanza a Capodanno e due in Primavera tra il vecchio e il nuovo anno scolastico.

Nelle scuole medie e superiori esistono molti tipi di ‘’club’’ ai quali gli studenti partecipano dopo le lezioni; esistono i classici corsi sportivi, corsi di giardinaggio, di cucina, di informatica, di letteratura, e molti altri. Inoltre, gli studenti e gli insegnanti sono responsabili della pulizia della loro scuola (in Giappone non esistono i bidelli). Ogni classe è divisa in gruppi che, a turno, puliscono la classe, i corridoi, ecc.



-Sukeban : termine usato per indicare dalla popolazione giapponese le ragazze teppiste degli anni ’70. La caratteristica principale delle sukeban sono i capelli vistosi, colorati o con la permanente.



 

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Capitolo 3
*** Il risveglio dei Vizi Capitali ***


Una figura minuta si mosse  nella penombra  del salone, ancora frastornata dal lungo sonno.
L’ultima immagine che aveva negli occhi risaliva a tanti, tanti anni prima….
Sbadigliando, si mise a sedere, osservando ciò che la circondava con le grandi iridi rosa.
Le sue compagne sembravano essersi riprese più velocemente  di lei.
Come al solito, pensò.
Zohoria stava facendo strecching sul pavimento in marmo.
 Sana si ammirava entusiasta davanti ad uno specchio.
Kaihta, armata penna e calcolatrice,  riempiva di calcoli un foglio mentre Eha,  appoggiata ad una colonna, fissava il muro di fronte a sé.
Eris spettegolava di tutto e di tutti con Ankha, la quale si abbuffava senza ritegno di dolci seduta sui gradini  che portavano al trono. Già, il trono…
Niho  alzò lo sguardo sulla regale poltrona, occupata da una ragazza incappucciata, che a giudicare dal fisico  visibile non dimostrava più di vent’anni.
Da sotto  lungo mantello scuro che le copriva il viso, la giovane sorrise.
-Bene. Ora che anche l’ultima di voi si è svegliata, posso parlare….-
-Perché ci hai risvegliate?- la interruppe bruscamente Eha, senza darsi nemmeno la pena di guardarla in viso. –Già, perché?- le fece eco Ankha a bocca piena, riempiendo Eris di briciole semi masticate.
-Semplice. Ho bisogno dei vostri servigi.- rispose la ragazza con calma, incrociando le gambe in un movimento elegante. In tutta risposta la rossa Eha le regalò un sorriso sprezzante, per  poi voltarsi e sparire tra le colonne nel silenzio più assoluto.
-E se ci rifiutassimo?- ringhiò Zohoria con il suo solito tono bellicoso, interrompendo per un attimo i suoi allenamenti.
Nonostante tutti questi anni non è cambiata di una virgola, riflettè la bambina giocherellando distrattamente con una treccia.
-Non ve lo consiglio.-. Ribattè  gelida la ventenne. -Vi ho salvate dall’oblio, mi dovete la vita. D’ora in poi, voglio rispetto ed obbedienza.- concluse, senza staccare gli occhi dalla demone che aveva avuto il coraggio di protestare.
-E’ giusto.-. La voce sibilante di Kaihta costrinse tutte le presenti a voltarsi. Perfino la ragazza incappucciata  la degnò di una fugace occhiata, prima di commentare :-Bene. Vedo che iniziate a capire. Avarizia, tu sarai la prima ad agire : voglio le Chiavi, e subito.-
 
 
:-Ve la siete presa comoda, eh?- sbuffò  la mora, vedendo le amiche entrare trafelate in classe, scendendo  dal banco facendo ondeggiare il caschetto castano, con un’espressione divertita negli occhi verde erba. –Diciamo piuttosto che abbiamo trovato traffico, Caroline.- rispose Miru appoggiando distrattamente la borsa con i libri su un banco. –Abbiamo incontrato Raito, poi una  ragazza particolare ci ha chiesto di entrare a far parte del club di teatro ma abbiamo rifiutato e una nuova studentessa ha fatto  scoppiare una rissa!- spiegò tutto d’un fiato Melissa, iniziando a sistemare libri e quaderni con entusiasmo. –Wow, che mattinata piena…e sono solo le otto!-  rise la castana, rimettendosi  distrattamente un ciuffo ribelle dietro all’orecchio.
I  grandi occhi verde scuro di Miru girovagarono per la classe che via via si  andava riempiendo di studenti vocianti; mentre ragionava a voce alta :-Chissà come sarà la nostra nuova insegnante di scienze….- -Sarà sicuramente severa, e ci darà una montagna di compiti!- la interruppe Caroline, negativa come al solito, facendo sospirare Leny-chan alla sua destra.
–Speriamo di no!- rispose distrattamente Miruno passando una mano tra i capelli rosso-castano per riordinarli almeno un po' e sistemandosi la divisa. –Adesso mi tocca presentarmi alla classe…come se non mi conoscessero!- borbottò seccata.
-Dài, coraggio, è una tradizione. E poi, ci metterai solo pochi minuti!- la incoraggiò Melissa facendole l’occhiolino, mentre la sedicenne si avviava verso la lavagna.
-Buongiorno, ragazzi.- A quelle parole, tutti i presenti interruppero le loro attività e si voltarono verso la donna bionda che aveva parlato dalla soglia della classe.
La professoressa indossava  severo taileur nero  e portava i capelli legati in un nodo dietro la testa.
–Sono la vostra nuova insegnante.- spiegò, secca, entrando a grandi falcate e sedendosi dietro la cattedra. –Allora?- chiese   gettando un’occhiataccia a Miru, alla sua destra, che subito si presentò :-Piacere. Il mio nome è Miruno Hase, sono la vostra nuova compagna di classe.-
Che strega! Questa volta Caroline aveva  ragione, purtroppo!  pensò, mentre la donna osservava   gli alunni per alcuni lunghissimi istanti, durante i quali nessuno fiatò. Poi, i suoi freddi occhi grigi si fermarono proprio su Caroline. Anzi, più precisamente, sulla pietra a forma di farfalle del suo bracciale. –Tu! E anche tu. Seguitemi. Ho bisogno di una mano per portare qui gli strumenti per un esperimento.- sibilò, alzandosi di scatto e imboccando la porta, seguita dalle due, alquanto perplesse. Attraversarono senza dire una parola il corridoio, e sempre in religioso silenzio salirono le scale, fino a raggiungere l’aula dove era riposto il materiale didattico. –Entrate- ordinò, mentre le due obbedivano.
Fissò prima Miru, poi Caroline. Quindi  il suo sguardo si spostò nuovamente sulla prima.
-Molto bene. Demone del denaro, portami le loro Chiavi.- sibilò, sistemandosi gli occhiali sul naso. Un’enorme mostro di monete e banconote di ogni tipo; tra cui la mora riconobbe Yen, Euro, Dollari e Sterline, comparve dal nulla dietro di lei e puntò la sedicenne, che balbettò, sotto shock :-Professoressa…sta…sta scherzando, vero?-. Indietreggiò di un passo, tremante, mentre la creatura stendeva le braccia verso di lei. –Spostati!- le gridò la quindicenne, poco lontana da lei, terrorizzata. 
Le pupille di Miru si dilatarono per il terrore, mentre la ragazza pigolava :-N-non…posso..-.
-NO!-
Con la forza della disperazione, Caroline si frappose tra l’amica ed il mostro una frazione di secondo prima che le dita metalliche del golem  l’ afferrassero, facendosi stringere al posto di Miru in una morsa d’acciaio. –Piccola rompiscatole, non è ancora il tuo turno!- ringhiò irritata la donna, riducendo gli occhi a due fessure.
Il mostro la scaraventò con rabbia addosso all’interruttore generale della scuola.
E’ la fine….. pensò  la ragazza chiudendo gli occhi, pronta a sfrigolare tra i cavi elettrici.
Inspiegabilmente, non accadde nulla di tutto ciò.
Dopo qualche secondo di attesa e terrore, riaprì gli occhi per  trovarsi immersa tra  l’elettricità, che le saettava attorno senza bruciarla, formando una sorta di bolla protettiva contro il golem.
La pietra verde  incastonata nel suo bracciale d’oro bianco sfavillò di luce propria, e Caroline si ritrovò addosso una sailor fuku dalla gonna rossa, così come il fiocco anteriore, mentre gli  stivali, il fiocco posteriore e colletto erano verde chiaro. A completare il tutto, una sottile cintura di perle che le cingeva la vita,  la tiara dorata  con uno smeraldo al centro e i guanti bianchi.
 D’ora in avanti, combatterai nel nome di Giove. Sarai Sailor Jupiter, la combattente del fulmine….
sussurrò una voce melodiosa dal nulla, mentre la trasformazione si completava.
–Come è possibile?!- strillò la professoressa incredula, mentre Miru si limitava a fissarla sorpresa. –Shining Butterfly…- esordì la ragazza dopo il primo momento di meraviglia, mentre mille piccole farfalle elettriche  iniziarono a danzarle attorno  -…Azione!-. A quell’ordine, le farfalle si precipitarono contro il mostro di monete, facendolo svanire in un lampo di luce biancoverde.
-Non è possibile….- sibilò la donna bionda stizzita, per poi pestare un piede per terra e scomparire nel nulla, dicendo :-Ci incontreremo ancora!-.
-Caroline! Cosa…come ti senti?- si precipitò a  chiedere Miruno avvicinandosi all’amica, la quale ammirava la divisa che le era magicamente comparsa addosso. –Bene, grazie, sono solo un po’ frastornata….ma…com’è possibile che io sia una Sailor?- le rispose l’altra un po’ preoccupata, venendo prontamente interrotta da una voce femminile alle loro spalle :-Perché hai con te una Chiave, ovvio.-. Le due si voltarono di scatto per incrociare gli occhi rossi di una giovane donna dai lunghi capelli ricci grigio scuro. –E tu chi sei?- s’informò Miru sulla difensiva, pronta a reagire nel caso le cose si mettessero male. La sconosciuta sorrise. –Il mio nome è….-
 
 
 
 
*Mensola dell’ Autrice*
 Dunque, fedeli  lettori, ecco a voi il terzo capitolo!
E’ un po’ più lungo del precedente, ma spero di non avervi annoiati troppo con l’ introduzione dei Vizi Capitali…ma penso sia un passaggio obbligato quello della descrizione degli antagonisti. La spiegazione di chi è la donna del mistero, ovviamente, sarà nel prossimo capitolo.Per il momento vi lascio alla suspance!
Un' ultima cosa : la reazione di Caroline (come poi anche le altre) alla scoperta di essere una Sailor è così 'composta', senza troppa incredulità né rigetto verso la novità per un motivo abbastanza preciso, che verrà svelato a "piccole dosi" in alcuni capitoli, fino alla rivelazione vera e propria. Ringrazio Kelly Neidhart , Bimbarossa, Bunny_SmallLady e Annika99 per aver recensito lo scorso capitolo...grazie ragazze!

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Capitolo 4
*** Diana ***


 
-Il mio nome è Diana; e sono una vostra alleata.- spiegò la sconosciuta avanzando di un passo per farsi vedere bene in viso.
A dispetto dello strano colore dei capelli, dimostrava circa venticinque anni. Indossava un abito grigio pallido al ginocchio, abbastanza scollato, con una sottogonna in tulle bianco. Al collo portava un collarino rosso ciliegia, in pendant con le scarpe col tacco.
–Come facciamo a sapere che invece che non sei una di loro?- chiese sospettosa Caroline, pronta ad usare nuovamente il suo potere per attaccarela giovane donna.
-Perché altrimenti vi avrei già attaccate,invece che presentarmi,non credete?-
-La logica non fa una piega.- ammise Miru, seppur non del tutto convinta, interrotta dalla mora :-Piuttosto, qualcuno mi spiega come faccio a ritornare normale?-.
Diana le si avvicinò con calma, spiegando :-Molto semplice. Tocca la spilla, e la divisa sailor sparirà.-
Seppur un po’ perplessa, Caroline ubbidì, e nel giro di pochi secondi, si ritrovò addosso la solita fuku scolastica. –Così va molto meglio!- commentò, sistemandosi la gonna.
–Se non sono indiscreta, posso sapere cosa ci fa qui, e come faceva a sapere che….- La donna la interruppe, imboccando il corridoio in direzione della classe delle due ragazze :- Perché sono la vostra nuova professoressa di matematica.-.
Miru guardò per un’attimo Caroline, che si limitò ad scrollare le spalle e a seguire la donna.
L'altra ragazza si affrettò a tenerle dietro, ma, uscendo quasi di corsa dal ripostiglio, rischiò di spiaccicarsi alla schiena dell’amica, che si era fermata in mezzo al corridoio : la preside in persona aveva deciso di andare a controllare l’impianto elettrico della scuola, dopo il buio generale di pochi minuti prima.
-Professoressa Mau! Anche lei qui?- stava chiedendo la direttrice, rivolta a Diana, che rispose come se niente fosse:-Appena c’è stato il blackout, mi sono premurata di andare a vedere di due alunne che in quel momento erano in bagno.-
- La prudenza non è mai troppa, non trova?- aggiunse, mantenendo un tono di voce controllato, mentre Miru e Caroline trattenevano il respiro; lo stesso identico pensiero che le attanagliava : ci  crederà?
La donna annuì, concorde :-Certamente! Ha perfettamente ragione. Le riporti in classe, provvederò io a chiamare l’elettricista per riparare il guasto.-
-Uff! Ce la siamo vista brutta!- sbuffò sollevata la mora, la sedicenne che le faceva eco :-Già, ci siamo salvate per un pelo!-, quando finalmente le tre giunsero alla soglia della classe, da cui provenivano suoni assortiti.
-Quel simbolo che ha sulla fronte….lei ha a che fare con la famiglia reale, vero?- chiese a bruciapelo Caroline, guardando la donna negli occhi.
Diana rimase interdetta per qualche secondo, la mano tesa verso la maniglia della porta.
Lentamente, portò due dita alla fronte, toccandosi il marchio dorato a forma di luna crescente e dicendo lentamente :-Ho un… legame piuttosto stretto con la nostra  sovrana e la sua famiglia, sì. Ma per il mio, ed il vostro, bene, vi prego di non farne parola con anima viva.-.
Le due annuirono, e la professoressa spalancò la porta con un unico, ampio gesto.
Miru lasciò vagare lo sguardo attorno a sé, affascinata : sedie rovesciate, libri e quaderni a terra, astucci che volavano da una parte all’altra, urla e risate a non finire, la lavagna imbrattata, musica a palla proveniente da svariati cellulari accesi…
-Momoyo, Heidara, Matsui, vi consiglio di scendere.- sibilò lapidaria Diana, rivolgendosi ad alcuni ragazzi che avevano avuto la malaugurata idea di mettersi a ballare in piedi sopra un banco. Inutile dire che i tre eseguirono, mentre la classe sprofondava nel più assoluto silenzio.
-Voglio che questa classe ritorni come era prima del mio arrivo. Entro dieci secondi.-
 
 
-Il mio nome è Kelly Neidhart.Sono canadese-
Mormorii e bisbigli più o meno udibili seguirono la presentazione della ragazza bionda, che, incurante delle chiacchere si diresse a passo sicuro verso un banco libero in terza fila.
-Neidhart? Io questo cognome l’ho già sentito…-
-La riconosco, è quella che ha fatto scoppiare una rissa all’ingresso!-
-Che strano accento! Si sente che è canadese.-
-Sbaglio, o assomiglia molto a quella giovane wrestler che…-
-Avete visto? Ha un’ occhio chiaro e uno castano!-
Le solite cose, niente di nuovo.
Ormai era abituata a suscitare quel genere di commenti ovunque andasse.
-Ehi, scusa, sai che materia abbiamo adesso?- chiese distrattamente alla sua vicina, una delle poche a non dire nulla. –Geografia.- gli rispose asciutta quella, senza nemmeno guardarla.
–Ok, grazie.-
Stava ascoltando da almeno dieci minuti le noiosissime spiegazioni del professor Honda, quando, all’improvviso, la classe piombò nel buio.
-Qualcuno vada a vedere cos’ è successo!- strillò isterico l’insegnante, mentre Kelly si alzava di scatto, dicendo :-Mi offro volontaria io!-.
Non che il buio la preoccupasse più di tanto, d’altronde, era un semplice blackout e si sarebbe risolto in pochi minuti; ma la possibilità di farsi un giro indisturbata per l’edificio la stuzzicava parecchio. Così, si mise a gironzolare senza una meta precisa, risalì le scale e si avviò per il corridoio praticamente deserto.
D’un tratto, un lampo di luce bianca proveniente da un corridoio laterale le ferì la vista.
Sorpresa, accellerò il passo e svoltò l’angolo, per vedere una donna dai lunghi capelli grigio scuro entrare in una stanza, per uscirne, poco dopo, con due ragazzine alle calcagna e incrociare la preside, uscita dal suo studio per controllare.
S’ infilò nella prima porta vicina a lei, e sentì  due voci femminili dialogare brevemente tra loro, poi dei passi che si allontanavano. Attese ancora un’ attimo, poi decise di andare a controllare l’ aula da cui erano uscite le due ragazze.
Era un vecchio stanzino, non molto grande, foderato di armadi e scaffali pieni di materiale scolastico; si potevano  notare vecchi libri di testo, microscopi impolverati, cartine geografiche arrotolate, qualche mappamondo e diversi strumenti scientifici.
Ad un lato, vi era quello che doveva essere stato, fino a poco prima, il pannello elettrico generale, ormai ridotto ad un cumulo di metallo ammaccato,  sciolto in alcuni punti, da cui fuoriuscivano cavi elettrici bruciacchiati.
Chissà cos’hanno combinato quelle due per ridurre così questo quadro elettrico…
Avanzò nella semi-oscurità, interrotta a tratti da deboli scintille provenienti dai cavi scoperti, e si guardò intorno : niente era fuori posto. Né  un dizionario né  una bilancia erano stati toccati. Neanche un vetro infranto a terra.
Molto, molto strano. E decisamente sospetto.
-Sarà meglio che ritorni in classe, prima che mi scoprano.- si disse in fine, dirigendosi verso le scale.
Chiunque voi siate, state certe che d’ora in poi  vi terrò d’occhio.
 
 
 
 
 
*Mensola dell’ Autrice*
Ed eccoci qui, al quarto capitolo!
Diana, Diana...non si fa in tempo a scoprirne il nome, che questa donna già si avvolge di altri misteri! Chi ha capito – o crede di aver capito – chi è in realtà? Si accettano scommesse!
Finalmente, in questo quarto episodio, viene presentata  Kelly, e, per una frazione di secondo, anche Mari. In ogni caso, si parlerà meglio di loro più avanti.
Chiedo umilmente scusa a Bimbarossa : alla tua Raito sarà data luce presto, non temere!
Ringrazio quanti leggono, e soprattutto a quanti hanno recensito lo scorso capitolo. Grazie a tutti!

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Capitolo 5
*** Doppia trasformazione (prima parte) ***


Era almeno la decima volta che passava per quel corridoio e non  aveva la più pallida idea di dove si trovasse. E ormai iniziava ad innervosirsi sul serio!
Così, appena vide una ragazza i cui lunghi capelli rossi spiccavano in mezzo al grigiore dell’edificio, si affrettò a chiederle indicazioni :-Scusa, sai dov’è lo studio fotografico del Signor Takema?-
La giovane donna  si girò, rivelando due occhi di un verde profondo. A dispetto del colore dei capelli, un bel rosso scuro, sul suo viso non c’era nemmeno una macchiolina.
Intuendo che si fosse persa in quel labirinto di scale e corridoi, le sorrise :-Che coincidenza!  Ci sto andando giusto adesso…se vuoi ti accompagno.-
La bionda annuì, sollevata :-Grazie! E’ da mezz’ora che lo cerco senza risultati!-, mentre l’altra sorrideva :-Tranquilla, non sei la prima. Questo palazzo è davvero immenso, è facile perdersi!-
Camminandole a fianco, Kelly notò che doveva essere un po’ più grande di lei, ma non doveva superare di molto la ventina. Era una giovane donna elegante, a giudicare dalla graziosa camicia bianca e jeans a sigaretta; ma dal collarino e dai sandali neri con la zeppa si poteva dedurre che le piacessero anche i dettagli particolari  e un po’ ribelli.
Guidata dalla sconosciuta, le sedicenne  raggiunse lo studio fotografico, affollato di ragazze più o meno della sua età.
-Oh, scusa, non mi sono presentata; il mio nome è Inori Hase!- esclamò ad un tratto la sua accompagnatrice, porgendole la mano che l’altra si affrettò a stringere :-Kelly Neidhart, piacere!-
-Sbaglio, o sei la giovane wrestler canadese che ha vinto lo scorso match contro quella coreana, Akio Shion?- chiese incuriosita la rossa, osservandola attentamente. -Sì, sono io. Ogni tanto faccio la modella per arrotondare…- rispose la bionda, sedendosi su una sedia.
-Ti capisco! Anch’io faccio vari lavoretti part-time per mantenere me e mia sorella.Tutte le mattine, dal lunedì al giovedì, mi puoi trovare nel bar di fronte  come cameriera, mentre venerdì e sabato pomeriggio sono la commessa di un negozio di scarpe…- iniziò a raccontare Inori, interrotta da Kelly :-…il mercoledì, invece, fai la modella qui, vero?-
-Già, indovinato. E’ stata una vera fortuna essere notata da una truccatrice mentre servivo ai tavoli, mi ha chiamata da parte e mi ha proposto un provino che è andato a buon fine…- rispose la rossa, mentre una ragazza bionda faceva la sua entrata in scena protestando con una sarta :-Come sarebbe a dire, ‘siediti e aspetta’ ? Io sono stata chiamata dal fotografo in persona!-
Le due si voltarono a vedere : a protestare era una ragazza in jeans ricamati e maglietta nera su cui spiccava la scritta ‘Il Sole è femmina’ in arancio fluo.
-Ehi, riccioli d’oro, cos’hai da starnazzare?- chiese Kelly, riconoscendo una sua compagna di classe. La ragazza la fulminò con lo sguardo :-Mi chiamo Raito, Raito Disuku! O, al massimo, Ray! Non mi chiamo ‘riccioli d’oro’!-
-Vi conoscete?- si intromise Inori, mentre le due bionde sbuffavano in coro :-Siamo compagne di scuola.- .
Il discorso fu interrotto dall’arrivo dello stilista, che iniziò a spiegare :-Buongiovno, vagazze! Oggi dovvete posave con i modelli per la pvossima pvimaveva, e con i costumi per l’estate…savà un vitorno allo sfavzo del passato, un’ accento di Vococcò, savete veve pvrincipesse del 1800, anche in costume!-. Mentre lui continuava a blaterare, alcune sarte  iniziarono a dividere le modelle in gruppetti, per  mandate in vari set fotografici.
-Kurumi, per favore, accompagna queste signorine ai camerini…- disse alla fine una di loro, indicando Raito, Inori e Kelly. Subito una giovane dai fluenti capelli blu  si avvicinò :-Piacere, io sono Erika. Seguitemi!- si presentò, facendo strada verso una stanza sulla destra.
-Questi sono le vostre grucce; e questi sono gli accessori.- spiegò la ragazza, indicando tre carrelli su cui erano allineati vari abiti, tutti dalla foggia antica, e un cesto dov’erano appoggiati degli enormi cappelli piumati, aggiungendo :-Se avete bisogno di me, sono al settore 6!-.
Raito iniziò subito a curiosare tra i vari modelli che avrebbe dovuto indossare, estraendone uno rosa in taffetà ed esclamando :-Con questo addosso, sarò una regina!-
-Troppo lunghi. Guarda che gonne chilometriche!- sbuffò invece Kelly, arricciando il naso. –Più che abiti, sembrano tendoni da circo!-. -Sarà, ma dobbiamo indossarli per il servizio…- sospirò la rossa, afferrando il primo vestito e infilandosi in un camerino, seguita a ruota dalle altre.
 -Io sono pronta.- annunciò Raito, scostando la tenda  e facendo un paio di passi avanti con studiata lentezza. L’ abito blu avio che indossava, trapuntato di perle sul corpetto, le sembrava disegnato addosso.
-Anche io...- aggiunse la ventenne, finendo di sistemarsi il capellino adorno di piume coordinato al vestito indaco che la fasciava.
-Neidhart, Disuku, Hase, al settore 4!- ordinò  una costumista, passando in rassegna un elenco di nomi, -Da questa parte.-. –Sbrigati, Kelly!- disse Inori seguendo la direzione indicata,  mentre la bionda usciva dal proprio camerino con indosso un abito di seta color ruggine,  orlato ai polsi e allo scollo da merletti. –Questo vestito è terribilmente scomodo!- protestò, raggiungendo in fretta le altre.
Una volta raggiunta la sala trucco, le tre  ragazze furono  riempite di terre, rossetti, mascara, fard e ombretti da risultare praticamente irriconoscibili.
–E adesso?- chiese Raito, a cui le truccatrici avevano fatto due occhi talmente neri da far pensare che fosse finita in mezzo ad una rissa ed avesse avuto la peggio.
-Ci conviene aspettare qui, quando sarà il nostro turno ci chiameranno.- rispose semplicemente Inori, bianca come una mozzarella grazie ad una generosa dose fondotinta chiarissimo, sedendosi su una sedia libera.
Poco dopo, infatti, furono chiamate a posare in un’altra sala; davanti ad una parete verde.
-Perché…?- fece per chiedere Raito, interrotta da una minuta ragazza mora di passaggio, che gli abiti tra le braccia rivelavano addetta ai costumi :-Lo sfondo sarà aggiunto dopo, con il computer, quando ritoccheranno le foto. Scusate, ma adesso devo andare!- concluse, dileguandosi tra cavi, luci e oggetti di scena.
-Hase, prendi posto a destra, Neidhart, siediti  a sinistra…- cominciò il fotografo, indicando le croci tracciate sul pavimento che segnalavano i posti dove le modelle dovevano posizionarsi.
Le due obbedirono : Kelly seduta a terra, le braccia in grembo, guardava Inori, in piedi, che  fissava la telecamera.
–Bene così…ora, Disuku, lì al centro…- continuò, dopo aver scattato un paio di fotografie.
Raito prese posto al centro,  ad arrotolarsi i riccioli con un dito, un’espressione annoiata dipinta sul viso. –Perfetta!-  mormorò il fotografo, mentre la ragazza si vantava con le compagne :-Visto? L’avevo detto di essere un talento naturale…-.
–Ehi, aspetta, puoi vifare quell’espvessione?- la interruppe lo stilista, interessato. –Mh? Questa?- chiese la ragazza, presa alla sprovvista, riprendendo l’atteggiamento di strafottente arroganza di pochi secondi prima. -Pevfetta!- strillò l’uomo, esaltato :-Eccola, è lei! L’emblema dell’eleganza, dello stile...ivvaggiungibile, eterea! Lei, lei sopra tutti! La supeviovità, la pevfezione… la stav!-.
–Ok, ti nomino ufficialmente  protagonista di questo servizio.- concluse, pratico, il fotografo, mentre lo stilista continuava a blaterare senza che nessuno gli desse ascolto.
-Lo sapevo, sono nata per essere la protagonista!- sorrise Raito, mentre si avviava assieme alle altre due ragazze ai camerini per il secondo giro di foto. –Non ti vantare troppo, riccioli d’oro!- la rimbeccò un po’ seccata Kelly, indossando un vestito celeste dal  lungo strascico.
 -E’ la pura e semplice verità!- rispose la bionda, uscendo per rimirarsi in uno specchio a figura intera : un meraviglioso abito rosa antico a balze, dalle maniche a sbuffo e lo scollo quadrato, la rivestiva facendola sembrare un vera principessa. Una graziosa coroncina dorata e un paio di orecchini a cascata completavano il tutto. –In effetti, stai davvero bene…- si complimentò Inori, uscendo in quel momento dal camerino con un vestito rosso corallo, dagli elaborati ricami floreali sulla gonna e sulle maniche a kimono. 
Questa volta, il fotografo fece accomodare Raito su un’antica poltrona simile ad un trono, e  ordinò alle altre due  mettersi dietro di lei, in piedi.
Poi, cambiati nuovamente gli abiti, fu chiesto a Kelly di reggere uno specchio mentre Ray  sedeva, immobile nell’atto di spazzolarsi i boccoli. Quindi, la bionda principessa posò poggiata ad una colonnina;  mentre osservava il cielo fuori dalla finestra, con una rosa in mano, seduta al centro di una stella formata da decine di candele accese, adagiata su un divanetto settecentesco, intenta ad agganciarsi al collo una collana di perle nere.
-Uffa! Non ne posso più di fare da tappezzeria nelle foto di riccioli d’oro. Almeno ci lasciassero indossare in nostri vestiti e tornarcene a casa…- sbottò seccata la sedicenne platinata, massaggiandosi una caviglia. –E queste scarpe, poi…- aggiunse, fulminando con uno sguardo gli stivaletti che aveva appena tolto.
-Dai, Kelly-chan, porta ancora un po’ di pazienza. Fallo per la paga, almeno…- la interruppe Inori con fare materno, mentre lo stilista annunciava :-Bene, adesso passiamo alla moda per la pvossima estate! Su, povtate qui la collezione da bagno!-.
Una costumista portò subito un carrello a cui erano appesi vari modelli di costumi da bagno, e iniziò a consegnarli alle ragazze.
Raito afferrò la propria gruccia senza dire una parola, scura in volto, e si fiondò dentro un camerino.
-Ehi, ma si vuol muovere? E’ lì dentro da  almeno mezz’ora….ci stanno aspettando, caspita!- commentò seccata Kelly, già pronta da un pezzo; in bikini verde a fascia.
-Ray? Posso…?- chiese Inori, scostando  le tende ed entrando nella stanzetta.
La bionda, rannicchiata in un angolo, era ancora completamente vestita.
Sentendola entrare, alzò appena gli occhi velati di lacrime :-Va’…va’ via!-.
Inori si inginocchiò vicino a lei per vederla in viso :-Cosa c’è? Sarà un segreto, non lo saprà nessun altro...-
La ragazza, controvoglia, indicò il costume due pezzi appoggiato su uno sgabello.
-Mi spiace, non capisco.- spiegò dolcemente  la rossa, mettendole una mano su una spalla.
-Non voglio che si veda…la cicatrice….che ho sulla pancia.- balbettò Raito stringendo più forte le braccia attorno alle ginocchia.
–Non si tratta solo della cicatrice in sé, vero?-
- N-no…io..- la sedicenne prese fiato, per poi parlare a raffica :-Ho fatto un incidente col motorino, anni fa. Il manubrio mi si è piantato…- la bionda singhiozzò,  scossa, -…nel ventre. N-on potrò mai avere figli…-
-Mi dispiace.- mormorò Inori  abbracciandola forte, lasciando che le lacrime della ragazza le bagnassero la spalla.
-Ma ora…ho un tatuaggio. L’ho fatto per dimenticare : una sirena…con una maschera in mano,  metà rossa e metà oro: la mia vita prima e dopo.-
La rossa le diede  affettuosamente una pacca sulla schiena, incoraggiandola :-E’ tutto passato, ora. Andrà tutto bene, sei una persona meravigliosa e molto forte.-
All’improvviso, si staccò da lei, dicendo :-Ho un’idea. Resta qui, e non ti preoccupare!-
Le iridi rosa antico di Raito, perplesse e un po’ preoccupate, la seguirono fino alla soglia del camerino, mentre usciva di corsa.
-Ecco!- esclamò trionfante la ventenne, rientrando poco dopo e porgendole un costume da bagno intero, a righe orizzontali bianche e rosse, abbinato ad un fourland bordeaux da allacciare al collo e una dozzina di braccialetti dorati.
-In perfetto stile pin-up anni trenta!- disse, facendole l’occhiolino e aggiungendo :-Ti piace?-
L’altra, senza parole, annuì, asciugandosi un’ occhio con il dorso della mano.
-Bene, allora provalo : voglio vedere come ti sta!- sorrise la mora, uscendo e andando a cambiarsi.
-Allora?- chiese Kelly, spazientita. -Mi vuoi spiegare cosa…–Un piccolo incidente di percorso : tra poco sarà pronta.- la interruppe Inori, con indosso il due pezzi viola che Raito aveva rifiutato.
-Eccomi.-
Le due ragazze si voltarono di scatto verso  Raito, apparsa in tutta la sua bellezza.
-Possiamo andare...- annunciò, lanciando un’occhiata di ringraziamento alla mora, che ricambiò con un sorriso appena accennato.
-Ihihiihiiiihiiiiihiiiiiii!-
Un’ acuta risatina riecheggiò nell’aria, immobilizzandole dov’erano.
Tutti i riflettori si accesero su una figura slanciata, che squittì, senza staccare gli occhi dallo specchio in cui si stava rimirando :-Modelle…non raggiungerete mai il mio eccelso splendore!-.
-Ma se non sa nemmeno come si scrive, questa qui, ‘splendore’!- commentò Kelly facendo una smorfia al suo indirizzo.
La donna, infatti, era altissima e ossuta, con  gli zigomi molto marcati e il naso lungo. I capelli, neri come il carbone, erano  tagliati  cortissimi, ed il vestito attillato color prugna che indossava,  in contrasto con il  boa di piume  verde acido che le cingeva il collo, non le donava proprio.
-Insegna loro cos’è la vera bellezza, Demone della Vanità!- strillò la spilungona, puntando un dito contro la ragazze. –E portami le loro Chiavi!-
-Ma cosa…- mormorò Inori, stupita; tutti i cosmetici del settore 4 si stavano infatti riversando nella stanza, unendosi a formare un’ enorme golem multicolor.
-Siamo nei guai.- disse Kelly a denti stretti, fissando il mostro che  puntò  una mano contro Raito, le unghie formate da  rossetti affilati come coltelli.
-Attacca!- ordinò la sconosciuta, nello stesso istante in cui i rossetti schizzavano verso la ragazza, per sfondare una parete alle sue spalle.
Per un soffio! Fortuna che ho buoni riflessi!
Kelly si rialzò in fretta, chiedendo distrattamente :-Tutta intera, riccioli d’oro?-. L’altra annuì, rimettendosi in piedi. -Molto bene. Conciata così non posso promettere niente, ma penso di poter resistere per almeno due minuti. Recupera Inori e filate via.-.
Raito la fissò, protestando :-Cosa? Devi essere pazza! Quello ti farà a fettine! Hai visto come ha ridotto il muro, no?-. -Faccio wrestling da un sacco di tempo, so come agire.- ribattè la bionda seria, alzando la guardia.
-Due minuti. Non di più.- concluse, con il tono di chi non ammette repliche.
La sedicenne si morse il labbro, arretrando di  passo, mentre il golem puntava  la mano sinistra verso di loro.
-VAI!!-
I rossetti si scagliarono sul loro obbiettivo.
 Inori  si lanciò in una corsa a rotta di collo per il corridoio, seguita da Raito, che però, dopo solo qualche metro,  si bloccò a metà strada.
Un denso fumo impregnò l’aria, colorandola di mille tonalità d’ombretto diverse.
Un lampo di luce dorata si riversò nella stanza, per poi sparire in un istante.
-Oooooooh!- sghignazzò la donna, coprendosi la bocca con una mano guantata di giallo.
-Non è ancora finita.- annunciò una voce, mentre due sagome indistinte comparivano tra la nebbia artificiale.
-Kelly! Raito!- urlò la mora, tremando,  affacciandosi dalla stanza in cui si era rifugiata.
Le figure non risposero, mentre il fumo colorato usciva dalle le finestre aperte, rivelandole le due ragazze bionde, con indosso  le divise da  Sailor.
La gonna dorata di Raito scintillava di luce propria, mentre i nastri rosa antico danzavano accompagnando i movimenti della ragazza. Il tutto era completato dai guanti, la tiara d’oro con incastonata un cristallo rosa scuro e gli stivali neri ricamati a girasoli dai petali d'oro.
La gonna di Kelly, invece, era giallo acceso, mentre  i nastri erano neri come i lacci degli stivali col tacco, anch’essi color limone. La gemma della sua tiara era giallo pallido, così come i bordi dei guanti. La frangia le si era sciolta, ed ora le ciocche color platino le incorniciavano il viso.
-Sono Sailor Sun, la guerriera della luce solare!- si presentò la prima, accennando un’ inchino, mentre l’altra diceva :-Sailor Venus, la combattente della musica! Preparati a prenderle di santa ragione…Shining Pentagram!-
Un pentagramma luminoso fluttuò verso il mostro per attanagliarlo in una morsa d’acciaio.
- Sunshine revolution!- aggiunse la modella, mentre una spirale di energia ellittica, simile all'orbita che la terra fa attorno al Sole, si dipartiva dal suo corpo, raggiungeva il golem immobilizzato  e lo inceneriva.
-Noooooooooooooooo!- strillò la spilungona. -Non è possibile! Mi vendicherò!- sibilò, schioccando le dita e sparendo nel nulla.
-Raito! Kelly!- Inori si slanciò verso le due amiche, mortalmente preoccupata.
-Wow!- esclamò la wrestler, esaltata. –Tranquilla, Inori-chan, non sono mai stata meglio.-. –Ma sei sicura…state bene?- balbettò la mora, preoccupatissima.
 –Sì, non ti preoccupare...- rispose distrattamente la bionda, ammirandosi nei nuovi abiti.
–Certo che mi preoccupo! Un mostro alto tre metri agli ordini di un’ isterica vi attacca e io dovrei stare tranquilla! Ma…come avete fatto?- riprese l’altra, ancora molto agitata.
-Stavo per essere colpita, quando il bracciale si è illuminato…poi c’è stata quella luce improvvisa, mi sono trovata addosso questa divisa…ho attaccato, e il mostro è svanito...-
-Tutto merito mio!- si pavoneggiò Raito, avvicinandosi.
Kelly storse il naso, protestando:-Non è vero! Ti ho dato una mano anch’io.-
-Certo, certo... lo sapevo, sono nata per fare grandi cose!- ridacchiò la bionda, facendo una piroetta su sé stessa per farsi ammirare. –Non sono stupenda?-.
 –Ma tu…eri vicina a me, quando c’è stato quel bagliore!-
-Sì, ma ad un certo punto una voce interiore mi ha detto ‘Raito, tu sei la combattente del Sole, non puoi abbandonare Sailor Venus al suo destino! Hai l’abilità per aiutarla!’ Penso sia stata la mia coscienza…comunque sia,  mi sono voltata, e una luce mi ha avvolto trasformandomi. Quindi l’ho raggiunta e salvata dal mostro.-
A quell’affermazione Kelly avrebbe voluto protestare, ma Inori la anticipò :-Giusto…ma come avete fatto?- .-Non ne ho la più pallida idea. Ma che importa? Ho i superpoteri, adesso!- disse alzando le spalle Raito.
-Per me tutti questi eventi; quella strana donna, il mostro, la nostra trasformazione sono collegati.- mormorò la wrestler, pensierosa.
E qualcosa mi dice che non mi sto sbagliando.
 
 
*Mensola dell’ Autrice*
Innanzitutto, scusate per il ritardo, ma in questo periodo la scuola mi impegna molto.
In secondo luogo…ecco finalmente entrare in azione Raito, alias Sailor Sun, e Kelly, the New Sailor Venus!
Spero di aver reso giustizia soprattutto alla prima, con questo capitolo incentrato principalmente su di lei e sulla sua storia.
E’ con grande tristezza che devo avvertirvi, fedeli lettori, che d’ora in avanti gli aggiornamenti si faranno più saltuari, causa studio per gli esami di terza.
Farò tutto il possibile per mantenere un certa regolarità, ma non posso promettere nulla.
State certi, però, che la storia andrà avanti, a rilento forse, ma andrà  sempre avanti, e almeno una volta al mese ci sarà un’ aggiornamento.
Ringrazio  tutte le mie affezionate lettrici, che mi  sostengono  e seguono sempre.
 
NOTE : questa è la fanart di Sailor Venus,  disegnata dalla bravissima Kelly Neidhart:
http://imageshack.us/photo/my-images/822/8ylz.png/
 
E questa è Inori!

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Capitolo 6
*** Doppia trasformazione (seconda parte) ***


-Caroline, ti spiacerebbe portare i compiti a Rin  Shirogane?-
La ragazza si avvicinò alla donna, rispondendo, seppur perplessa :-Certo, professoressa.-
L’anziana insegnante le allungò un fascicolo con degli appunti e alcune schede, spiegando :-Ecco, qui c’è tutto il materiale di Tecnologia, Scienze, Letteratura e Storia, più i compiti assegnati per domani.-. La giovane annuì e  prese il pacco di fogli che la donna le porgeva, dicendo:-Glielo porterò oggi stesso.-, quindi ripose il fascicolo nella borsa, uscì velocemente dalla classe e raggiunse Miruno e Melissa.
–Mi ha dato i compiti per Rin. A quanto pare, devo portaglieli io.- rispose la mora agli sguardi curiosi delle due ragazze, dirigendosi verso l’uscita della scuola.
-Ma…se appartieni ad un’altra sezione! Come mai?- chiese stupita Miru, ottenendo come risposta un cenno negativo dalla quindicenne :-Non lo so, precisamente. Forse perchè sono una dei pochi che sa con sicurezza dove abita.-.
-Ok, abbiamo capito, ti hanno incastrata.- commentò  la rossa, con l’aria di chi la sa lunga.
-Che ne dite se andiamo tutte e tre? Di certo le farà piacere un po’ di compagnia, e per noi sarà un buon motivo per fare un giro nella Cittadella!- propose all’improvviso Melania. -Ottima idea!- concordò istantaneamente Caroline, felice di avere un po’ di compagnia per il lungo tragitto che la separava dall’abitazione di Rin. –E tu, Miruno? Perché non vieni? E’ un’otima occasione per dare un’occhiata alla Città Alta. Scommetto che non ci sei mai stata!-  continuò la mora, di buon umore.
–No, in effetti non ho mai avuto la possibilità di entrare nella Cittadella…e va bene, mi avete convinto, verrò anch’io!- rispose la rossa, prima titubante e poi sempre più convinta.
-Però aspettate un attimo, prima è meglio che avvisi mia sorella, non vorrei che si preoccupasse.- aggiunse, estraendo da una tasca della tracolla il cellulare e mandando un veloce messaggio alla maggiore.
-Bene, possiamo andare!- esclamò appena finito, seguendo Caroline verso l’ Arco di Giove, l’entrata  più vicina alla  loro scuola.
Per accedere alla parte più interna della città, la Cittadella o Città Alta, bisognava passare per uno dei quattro Archi, ognuno dedicato ad una Senshi del Sistema Solare Interno, in ‘servizio’ durante la costruzione della città. 
L’ Arco di Giove, era, per l’appunto, dedicato alla guerriere di quel pianeta, il cui nome era stato perso nelle nebbie del tempo. Si trattava del più grande  arco della cinta muraria interna, interamente realizzato legno di quercia e intagliato a motivi floreali. Al  centro, tra fiori e foglie intrecciati, spuntava  il simbolo di Sailor Jupier.
Più a est si trovava l’ Arco di Venere, chiamato anche ‘Arco d’oro’ a causa della lucentezza del  metallo in cui era stato realizzato; a sud quello di Marte, in elegante ferro battuto;  e a nord quello di Mercurio, il più piccolo.
Camminarono a lungo per le stradine della Cittadella, fino a raggiungere il quartiere più antico della città; cuore pulsante della cultura giapponese, che ospitava la maggior parte dei musei, dei teatri, delle biblioteche e delle sale per concerti, finchè Caroline non annunciò :-Siamo arrivate!-, fermandosi davanti ad un’ antico palazzo in pietra grigia, che Melania riconobbe subito :-Ma…questo è il Teatro Hanza!-. –Sei sicura che abiti qui?- chiese dubbiosa Miru, guardandosi attorno: quell’edificio era immenso, e a giudicare dall’architettura, sembrava risalire al medioevo.  Al centro spiccava un maestoso portone in legno,  mentre ai lati esterni dell’edificio vi erano due  porte, più piccole e semplici.
–Certo! So per certo che suo padre è il gestore, mentre sua madre è una famosa attrice che lavora proprio qui. Su, venite!- rispose la mora, dirigendosi a passo sicuro verso la porta dell’ ala destra e suonando il campanello.
Una donna in kimono giallo pallido venne ad aprire :-Buongiorno. Desiderate?-
-Siamo venute  a portare i compiti di scuola a Rin Shirogane.- disse la quindicenne, dopo aver accennato un inchino. –Oh, certamente…entrate!- sorrise di rimando quella, facendo loro strada  in un lungo corridoio, ornato  da alcuni dipinti  e illuminato da lampade a parete.
-Prego, la signora vi attende.- spiegò la domestica, facendole entrare  in un’ enorme salotto dove le attendeva una donna con indosso un’ elaborato kimono rosso e oro dalle maniche lunghe.
Era ben truccata  e portava un paio di  orecchini dorati,  i suoi lunghi capelli neri erano legati in una elaborata acconciatura, tutto ciò  le conferiva un’aria aristocratica.
-Grazie, Sakura.- La donna si inchinò per poi sparire lungo il corridoio.
–Benvenute! Io sono Isako, la madre di Rin. In questo momento sta provando…vi prego di avere pazienza, arriverà tra poco.-  spiegò la donna, facendo loro cenno di accomodarsi sul divano
-Piacere…Io sono Miruno Hase, mentre queste sono  Melania Lambert e Caroline O’Brien.- si presentò la rossa, seppur un po’ intimidita, parlando anche a nome  delle amiche.
-Compagne di classe di mia figlia, immagino.- disse la donna, mentre Melania non riusciva a staccare gli occhi dal suo meraviglioso abito. –Questo? Oh, è solo il costume di scena della principessa Yukino. Normalmente, indosso abiti molto più pratici.- aggiunse, facendole l’occhiolino. La ragazzina arrossì d’imbarazzo, scusandosi :-E’ un bellissimo kimono! Non ne avevo mai visto uno così decorato!-
-Mi scusi, ma Rin sta…provando?- chiese Caroline incuriosita, mentre una cameriera serviva del tè verde e offriva un vassoio di pasticcini assortiti. –Sì, oggi ha saltato le lezioni per esercitarsi nell’interpretazione del ruolo della Principessa Kaguya. Sapete, oggi ci sarà il suo debutto sul palco, è terribilmente nervosa…ha passato l’intera mattinata a provare e riprovare le sequenze più importanti.- raccontò Isako, mentre le ragazzine ascoltavano interessate. –Rin ha sempre amato moltissimo quel ruolo ed ha insistito molto per poter finalmente recitare davvero, davanti al pubblico, in una rappresentazione ufficiale.-
-Quindi  stasera interpreterà il personaggio centrale dell’opera davanti a tutte quelle persone? Che coraggio; io sarei terrorizzata!- commentò Caroline, prendendo una pasta alla marmellata di more.
-Tu sì, ma lei è abituata.- intervenne saggiamente Melissa, tra un sorso e l’altro di tè. –Ha già avuto ruoli minori in alcune opere teatrali.-
-Ma…come lo sai?- chiese Miruno, un po’ stupita, lasciando a metà il cannolo che stava azzannando. L’altra sorrise :-Beh, sono  venuta diverse  volte in questo  teatro, e in un paio di occasioni l’ho vista recitare.-
-Già, ma come hai detto tu erano solo delle comparse presenti in poche scene. In questo caso è diverso….-  disse Isako con un filo di apprensione nella voce. –E’ il suo debutto ufficiale, l’inizio della sua carriera. Niente deve andare storto, o sarà la fine.-
In quel momento Rin entrò nella sala, scusandosi per il ritardo :-Perdonatemi, ho preferito finire l’atto prima di presentarmi. Spero di non avervi fatto attendere troppo!-
A differenza della madre era vestita abbastanza semplicemente;  portava una  maglietta bianca dallo scollo a barca con le maniche corte,  un paio di jeans e una bandana rosso vivo al collo. Ai polsi le tintinnavano dei bracciali dorati, e aveva raccolto i capelli blu scuro in una coda bassa.
-Ah, grazie per i compiti, non avrei saputo a chi chiedere!- aggiunse, afferrando al volo un pasticcino e addentandolo con gusto.
-Di niente, figurati.- si affrettò a dire Melania, anche a nome delle altre.
-Scusatemi, ma ora devo ritornare sulla scena.- le interruppe Isako, accennando un sorriso ed uscendo, seguita dagli sguardi delle ragazze.
-Hai una casa davvero enorme!- commentò Miruno, tentando di abbozzare una conversazione.
-Già…ma non ti senti mai sola, in questo paazzo così grande?- chiese Caroline un po’ a bruciapelo dopo qualche minuto di silenzio. Melania le scoccò un’occhiataccia, ma lei non ci fece caso.
-A volte sì…ma in quei momenti impersono i miei personaggi preferiti, e la malinconia passa. Come avrete capito, recitare è la mia grande passione!- rispose la quindicenne, scrollando le spalle come per allontanare il ricordo di quei momenti.
-A proposito! Non avete mai visto la mia camera, vero? Che ne dite di darci un’occhiata? Vi piacerà! – propose, alzandosi. Le tre amiche accettarono volentieri, curiose di vedere la stanza della giovane attrice. La quindicenne  le guidò  su per le scale, fino ad una porta sulla sinistra, su cui spiccava la scritta ‘Rin Shirogane’.
Aprì con un’ ampio gesto la porta, rivelando una grande stanza dalle pareti color panna, ravvivata dalla coperta patchwork sopra il letto e dal coloratissimo tappeto indiano al centro del pavimento.
-Wow! La mia camera è la metà della tua!- esclamò Miruno, un po’ gelosa, guardandosi attorno : una parete era interamente rivestita di manga, mentre di lato, sotto la finestra, era stata appoggiata una scrivania in legno abbinata ad un elegante poltroncina.
Sopra il tappeto erano stati disposti  svariati cuscini  a formare un cerchio attorno ad un basso tavolino, su cui si notavano alcuni numeri di One Piece e Bleach.
-E questi?- chiese Caroline, indicando i manifesti che tappezzavano una parete.
-Sono tutte le locandine dei miei film preferiti : quello lassù in cima, ad esempio, è del ‘Signore degli Anelli’, più precisamente de ‘Il ritorno del Re’. Questo qui, invece, è di ‘Via col Vento’ del 1937, e quello è del celebre film ‘Titanic’.- spiegò Rin orgogliosa.
-Hai davvero una bella collezione.- si complimentò Melissa, osservando alcune delle locandine indicate dalla corvina.
-Ti ringrazio! Tra poco più di mezz’ora inizierà lo spettacolo della principessa Kaguya, potreste rimanere a vederlo, mi farebbe davvero piacere…se volete, certo!- aggiunse timidamente la ragazza.
-Sarebbe bellissimo! Possiamo davvero?- dissero in coro le due more, mentre Miru mormorò, scompigliandosi i ricci rossi :-Io…mi spiace, ma temo di non poter assistere allo spettacolo. Mia sorella si preoccuperà…-
-Ma non l’avevi avvisata con un messaggio?- s’informò Caroline, ottenendo risposta positiva.
–Allora non darti pensiero! Sa che sei con noi, e poi la rappresentazione durerà solo due ore. Non è poi  la fine del mondo!- la incoraggiò Rin, spalleggiata anche da Melissa :- Magari puoi chiamarla e dirle che ti trattieni più a lungo del previsto.-
La rossa annuì, ma dopo qualche minuto di vani tentativi si ritrovò costretta ad affermare :-Non so perché, ma non mi risponde. E’ molto strano…ma accetto comunque la proposta, sono davvero curiosa di vederti in scena.-
 
 
  Proprio durante la pausa pranzo mi doveva chiamare ?!
Sbuffò innervosita, abbassando gli occhi sulla città che stava sorvolando; scrutò distrattamente  il via vai di mezzi e persone lungo le strade. Lasciò vagare lo sguardo  sui volti dei passanti, finchè un luccichio cremisi non attirò la sua attenzione.
Forse ho trovato qualcosa di interessante…
Ghignò, stringendo le grasse dita ingioiellate attorno ai poggioli della poltrona e scendendo in picchiata verso il tenue bagliore che continuava a muoversi tra la folla.
-Eccola!- strillò, segnando con  l’ indice  la proprietaria della Chiave, una ragazza dai capelli castano chiaro raccolti in uno chignon che, sentite le grida,  si girò con lentezza per  puntarla con i suoi freddi occhi scuri. Vedendo la donna, non mostrò paura, né stupore o curiosità, solo un gelido distacco.
-Cosa vuoi, dèmonio? Non è troppo presto per l’inferno?- chiese con tono neutrale senza staccarle gli occhi di dosso, forte e perfetta come un pezzo di ghiaccio.
-Dammi la tua chiave, ragazzina, e ti lascerò qui dove sei.- disse Luhua, galleggiando verso di lei fino ad arrivare alla sua stessa altezza. Protese il palmo della mano, ma la sedicenne non accennò a muoversi. -Non ti temo: vattene.- si limitò a dire, quasi ignorandola.
La rigida perfezione della sua posa, unita al tono glaciale e all’ indifferenza del suo sguardo spiazzarono per qualche secondo la nemica, che però si ricompose subito, ordinando :-Mi costringi ad usare le maniere forti : demone della Gola, attacca!-. Stese un braccio davanti a sé : al suo comando, cibo di ogni sorta uscì  dai negozi delle vicinanze. Collane di salsicce strisciarono, scatolette di tonno saltellano ticchettando, mele e arance rotolano per unirsi in un unico grottesco essere che prendeva lentamente forma.
Senza scomporsi minimamente, Mari alzò la mano, portandosela sul viso a coprire l’occhio destro.
-Trasformazione.-
Il rubino incastonato nell’anello che portava  al mignolo iniziò a brillare di un rosso cangiante, mentre il completo camicia e pantaloni della bionda mutava in una Sailor fuku dai lunghi nastri viola e  gonna color del sangue, in pendant con gli stivali col tacco che le erano comparsi ai piedi.
Al collo portava un collarino bordeaux e alle orecchie lunghi orecchini dorati, una tiara d’oro le cingeva le tempie.
-Burning Sword…- nella sua mano destra apparve uno spadone interamente formato da fiamme vive e danzanti, che la ragazza si affrettò a impugnare a due mani -….colpisci!-
Un’ondata di fuoco puro seguì il suo fluido movimento dell’arma, e colpì precisamente il mostro, non ancora completamente formato,  come una frusta.
Nessun danno agli edifici circostanti, niente auto sfasciate, la gente incolume osservava la scena a metà tra lo stupito e lo spaventato.
L’ombra di un sorriso passò sul volto della diciassettenne, illuminandole lo sguardo.
Perfetta, semplicemente perfetta.
-Ti conviene ritirarti.- suggerì, caricandosi su una spalla lo spadone e facendo per andarsene, mentre Luhua strepitava, mentre la sua poltrona si alzava nuovamente in volo :-Ci…ci rivedremo ancora, e la pagherai! La pagherai!-
La ragazza continuò a fissarla finchè non svanì nel nulla, poi socchiuse gli occhi, mormorando qualcosa a mezzavoce, mentre la demone imprecava tra sé :-Ormai la giornata è rovinata! Mi sono rovinata il pranzo per nulla! Maledizione…-
Lo sguardo le cadde su un’imponente edificio sotto di lei, da cui proveniva un luccichìo tremolante, simile al riflesso dell’acqua in movimento.
Forse non tutto è perduto!
 
-Sei bellissima! Una vera principessa!- esclamò convinta Melissa, osservando Rin con ammirazione: indossava un complesso kimono verde acqua ricamato in oro e provvisto di un lungo strascico.
–Farai un figurone, vedrai!- aggiunse Miruno, facendole l’occhiolino e alzando in contemporanea il pollice.
-D-davvero? Siete sicure?- chiese la corvina, resa insicura dall’ agitazione per la sua prima comparsa in scena ‘ufficiale’.
-Certo. In bocca al lupo!- la incoraggiò Caroline, prima di  uscire da dietro le quinte dove si trovavano per andare a raggiungere i posti riservati in prima fila, accompagnata dalle altre due.
-Nel tempo delle favole, un povero tagliatore di bambù viveva assieme alla moglie nella sua piccola casa. Essi desideravano davvero un figlio, ma esso non arrivava.
Un giorno, però…-
La rossa si lasciò cullare dalle  magiche parole del narratore, abbandonando il corpo mortale sulla poltroncina ed entrando con la mente in scena, al fianco dei vari personaggi.
Esultò con il contadino quando iniziò a trovare le pepite d’oro,  rise con i mercanti cinesi, pianse con la madre del principe morto, sospirò con l’imperatore del Giappone…finchè qualcosa non spezzò la magia del teatro facendola ritornare in sé.
C’è qualcosa di strano che turba la quiete del momento…forse è solo un’ impressione, resa reale dal coinvolgimento emotivo dell’ opera….o forse no.
 Inquieta, si alzò e si aggirò per qualche minuto tra i posti a sedere, suscitando le proteste dei vicini.
-Miru! Dove stai andando?- bisbigliò Caroline accigliata, afferrandola per un braccio e tentando di fermarla. -Qualcosa non va. Non me lo so spiegare, ma lo sento, ne sono sicura…- affermò la rossa, osservando attentamente la sala.
-Ma cosa stai dice…-
Un rumore di legno sfasciato interruppe la quindicenne : parte del tetto era crollata, sotto il peso di una grassa donna  comodamente seduta su una poltrona, apparsa chissà come sulla copertura esterna dell’ edificio. Alle sue spalle, un’enorme golem di cibo tentava di aprirsi una strada e di raggiungere il palco sottostante, ubbidendo al comando della sua padrona : ‘Distruggi tutto ciò che ti ostacola, ma portami quella Chiave!’
-Ma cosa…? Perché?- chiese Melania, scattando in piedi.
-Temo di sapere il motivo della visita.- ringhiò Miru, salendo velocemente gli scalini che portavano al palco e gridando con tono fermo e deciso :-Signori, non c’è tempo per le spiegazioni: dirigetevi immediatamente verso le uscite di sicurezza, e appena all’ esterno, cercate di allontanarvi il più possibile dall’ edificio.-
La gente la osservò sconcertata per qualche secondo, poi qualcuno iniziò ad ubbidirle, sempre di più via via che la situazione si faceva  più seria.
-Tu! Scorta fuori di qui tutti gli attori, musicisti, costumisti eccetera che si trovano dietro le quinte.-
ordinò perentoria ad una delle comparse, la più vicina. Il ragazzo si affrettò a sparire dietro le pesanti tende di velluto bordeaux, spaventato.
Caroline e Melania la raggiunsero, facendosi strada a fatica tra le persone che cercavano di uscire il più velocemente possibile.
-Che attitudine al comando!- commentò la prima, affiancando la rossa che ribattè, alzando un sopraciglio  :-Sarebbe  un complimento? Piuttosto: sono quasi certa che quella donna lassù voglia la tua Chiave o quel che è, il suo modus operandi è troppo simile a quello di Avarizia.-
-Potere di Giove, vieni a me!- esclamò la mora, mentre Melania diceva, trafelata :-La gente comune ha lasciato il teatro, ma la maggior parte dei teatranti no! Che facciamo?-
-Dì loro di darsi una mossa!- rispose secca la sedicenne arretrando fino al muro portante.
-Il golem sta distruggendo il tetto dell’ edificio, che temo non reggerà ancora per molto!-
-Ragazze! Cosa…Perché…cos’è quell’ essere?- chiese Rin, giungendo sul posto solo in quel momento, impacciata dal lungo vestito e dalla folla che spingeva per uscire di lì. Ottenne risposta dalla mora :-Te lo spiegherò con calma appena possibile. Per ora, pensa a metterti in salvo!-
La corvina scosse decisa la testa :-No! Questo teatro è stato costruito dai miei antenati pietra per pietra, la mia bisnonna e sua madre prima di lei vi recitavano, io ci vivo! Non lo abbandonerò  mai, per nessun motivo! Anche se non ne capisco il perché, quel mostro lo sta distruggendo, ed è mio dovere fermarlo!-
Perfino Caroline, impegnata nel combattimento, si girò a guardarla, attratta irresistibilmente dalle  sue parole cariche di passione.
-Non ti permetterò di distruggere questo teatro e tutto ciò che rappresenta per me e per la mia famiglia!-
Una luce verdazzurra sbocciò dal petto della giovane, come un fiore fatto di pura energia.
Ai piedi della ragazza comparvero un paio di ballerine blu ottanio, legate da un nastro all’altezza della caviglia, un paio di guanti bianchi le coprirono le braccia.
Una divisa Sailor dalla gonna color acquamarina e dai nastri color blu petrolio la fasciò, mentre la tiara dorata le abbracciava le tempie con eleganza.
Un lungo bastone d’oro, con due ali bianche sulla sommità e  due serpenti, uno rosso e l’altro blu,  che lo avvolgevano in una spirale, le comparve nella mano destra.
-Snow Mirror, azione!- disse la ragazza, mentre lo impugnava con forza, alzandolo davanti a sé.
Subito nove sue copie comparvero attorno al golem, formando un cerchio e imprigionandolo al centro di esso.
- Mercury Thunder, azione!- urlò, piantando lo scettro con forza nel pavimento; da esso si dipartì una saetta verdeacqua che attraversò il mostro da parte da parte, scomponendolo in semplici cibi ormai innocui.
Luhua strillò di rabbia, livida in volto :-E due! Ma non temere, mi vendicherò anche di te!-, e sparì con la sua poltrona volante.
-Ma…come ho fatto?- chiese stupita Rin, osservandosi gli abiti, mentre Miruno e Melania  le si avvicinavano, complimentandosi :-Bravissima! Ottimo lavoro!-
Caroline finse di essersi offesa e disse :-Mi hai rubato la scena, eh?-, poi però le raggiunse abbozzando un sorriso compiaciuto.
Stavano ancora parlando tra loro, quando Diana fece la sua apparizione sulla soglia della sala ormai deserta. Con il suo solito tono gentile  si inserì nella conversazione, chiedendo alla corvina
:-Perdona la mia curiosità, se puoi : vorrei sapere….hai con te un ciondolo, una collana, qualcosa, insomma; in cui è incastonata una pietra dal taglio perfetto, scintillante come l’acqua di un lago, che ti è stata donata, o che hai trovato per caso, da poco tempo?-
La neo-Sailor rispose di getto, senza pensarci nemmeno per un istante :-Sì, certo, ho la catenina che mi ha regalato due settimane fa mia zia…ha un pendente a forma di rombo, proprio come lo ha descritto lei. Lo porto sempre al collo come portafortuna.-
La donna sorrise :-Bene. Continua a tenerlo con te, mi raccomando. Ora, che ne dite di lasciare questo posto?  Tra poco arriverà la polizia, e le loro domande potrebbero  rivelarsi fastidiose.- aggiunse con nonchalance, mentre le quattro si fiondavano verso l’uscita.
 
Gli occhi di una figura nel buio scintillarono: come sempre, aveva ragione.
 
 
 
 
*Mensola dell’ Autrice*
Scusate  il ritardo, ma come già detto,  la scuola mi impegna molto e, oltretutto, ho avuto alcuni problemi di connessione. Questo è comunque l’aggiornamento di Gennaio, quindi prima o poi ci sarà anche quello di Febbraio.
Scrivere questo capitolo è stato un po’ più impegnativo del solito, perché per scrivere la parte ambientata nel teatro, ho dovuto prima documentarmi. Per alcune scene  mi sono ispirata al libro ‘Banditi e marionette’ di Katherine Paterson.
Ringrazio le mie silenziose lettrici : vale_89 che ha inserito su ‘Ricordate’, ladysyria e voiceOFsoul che mi seguono, nonché Kelly Neidhart e Biambarossa che hanno recensito lo scorso capitolo.
 
 
La leggenda della Principessa Kaguya: è un’antica  leggenda giapponese : narra di un tagliatore di bambù  che trova all’ interno di una canna di bambù una bambina, grande come un pollice. L'uomo, che non ha figli, porta la bambina a casa dalla moglie, e i due la crescono come fosse loro figlia, dandole il nome Kaguya-hime (principessa della notte splendente). Da questo momento in poi ogni volta che l'uomo taglierà un bambù vi troverà all'interno una piccola pepita d'oro, e l'uomo capisce che questo fatto soprannaturale è merito di Kaguya. Kaguya-hime cresce felice nella sua famiglia adottiva e diventa una bellissima donna, e la famiglia, arricchitasi grazie a tutto l'oro trovato da Okina. L'eccezionale bellezza della donna  viaggia però di bocca in bocca, e presto  lo stesso imperatore del Giappone va a visitarla e se ne innamora; tuttavia la principessa rifiuta anche le sue proposte, e rifiuta di recarsi a palazzo con lui. Sopraggiunta l'estate, la principessa confessa di provenire dalla Luna, inoltre dice che a metà della stagione i suoi concittadini (gli esseri celestiali) della Capitale della luna la ricondurranno a casa sua dopo esserne stata lontana così tanti anni. Si capisce così perchè Kaguya-hime non poteva accettare neppure le proposte dell'imperatore: ella non era una terrestre ma bensì un essere di un altro mondo, il regno della Luna. Il giorno designato, l'imperatore innamorato invia molti soldati a impedirlo, ma questi sono tutti accecati dalla luce emanata dagli esseri celestiali; la principessa, prima di tornare sulla Luna, lascia una lunga lettera di scuse, la sua veste fatta di fili d'oro per i vecchi padre e madre adottivi e una goccia di elisir della vita per l’ Imperatore.

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Capitolo 7
*** Un aiuto inaspettato ***


-Miruno.-
La ragazza si voltò di scatto, attenta :-Che c’è, Diana?-
La donna le si avvicinò di un passo, per annunciarle con voce seria e grave :-I Vizi Capitali hanno attaccato di nuovo. Questa volta l’obbiettivo è stato proprio il palazzo dove tua sorella Inori lavora come modella. Lo scontro è terminato pochi minuti fa con la vittoria delle due Sailor coinvolte, ma al momento non si sa ancora se ci sono civili coinvolti…-
Miru si sentì morire.
Inori.
-Devo subito andare a vedere se sta bene. Devo andare! Devo andare subito…- scattò Miru,  mettendosi a correre all’impazzata.
-No!-
Diana, rivelando un’incredibile prontezza di riflessi, era riuscita ad  afferrarla per un braccio e a bloccarla prima che finisse investita da un auto.
-Non è questo il modo, Miruno.- scandì lentamente, mentre la ragazzina si dimenava, urlando selvaggiamente :-Lasciami! Lasciami, devo correre subito da Inori! Devo andare da lei! Lasciami andare!-
-Ti accompagno io.- esclamò lapidaria la donna, lasciando la presa.
La rossa crollò a terra come un sacco vuoto, sbattendo le ginocchia sull’asfalto senza provare dolore.
-Lei…mi aiuterà?- chiese, alzando gli occhi umidi di lacrime disperate.
La donna annuì, porgendole  una mano per rialzarsi.
-E, se ce ne sarà bisogno, aiuterò anche Inori.-
 
                                                                     
 
-Evvai, la nostra prima gita scolastica! E ad un museo d’arte contemporanea, per di più!-
Melania proprio non riesce a trattenere l’ emozione, pensò divertita Miruno, osservandola spiccare un balzo per la felicità.
Caroline, invece, sembrava dubbiosa :-Ma siamo sicure di non annoiarci? Voglio dire, sei piani d’esposizione mi sembrano  tanti!-
La castana si fermò a metà piroetta, per rimbeccarla, un po’ offesa :- Guarda che è uno dei musei più importanti e famosi del mondo, e ci sono centinaia di opere meravigliose. Non ci annoieremo di sicuro.-
-Speriamo…- si limitò a rispondere l’altra, non ancora del tutto convinta.
-E poi, al Mori Art Museum vale la pena di andarci anche solo perchè si trova al ultimo piano di un grattacielo, quindi  dopo aver fatto il giro delle esposizioni potremo goderci  la vista panoramica a 360° sulla città!- continuò sognante Melissa, con gli occhi scuri che le brillavano di felicità.
-…e  lì vicino c’è anche la galleria Wako Works of Art, un must per gli amanti del concettualismo!-
 s’intromise Rin, agitando un dépliant preso chissà dove e avvicinandosi alle tre.
-Sentite un po’ qua : la Mori Tower è un grattacielo alto 238 metri, formato da 54 piani che ospitano appartamenti, un museo d'arte, un complesso cinematografico, ristoranti, caffè, negozi, gli uffici di molte aziende come la  Konami e la Yahoo! Japan, e l'albergo a 5 stelle Grand Hyatt Tokyo. Che ne dite?-  lesse tutto d’un fiato, strapazzando il povero pieghevole.
-…che forse dovresti leggere un po’ più piano, mi hai fatto venire il mal di testa!- sorrise la rossa, massaggiandosi una tempia, mentre Caroline e Melissa scoppiavano a ridere, seguite a ruota da Rin, che esclamò :-Mi sa che hai ragione!-
-Ehi, è arrivato l’autobus. Ci conviene muoverci, o ci fregheranno tutti i posti migliori!- disse ad un certo punto la corvina, raccogliendo la borsa da terra e mettendosela a tracolla.
-Hai ragione…Miru?- commentò la ragazza dagli occhi verdi, interrompendosi vedendo la rossa allontanarsi nella direzione opposta a quella del mezzo.
-Devo fare una cosa, è importante. Voi intanto andate avanti, e prendete un posto anche per me.-
le rispose distrattamente la sedicenne, sparendo tra la folla apparentemente senza alcun motivo.
-Boh! Facciamo come ha detto. Avrà di certo i suoi buoni motivi.- tagliò corto Melania, salendo sull’autobus. -Non vorrà mica scappare?- le sussurrò l’altra; approfittando di un momento di confusione per non farsi sentire da Rin, poco più indietro di lei.
–Non credo. E comunque mi fido di lei.- ribattè con forza la mora, mettendo fine alla discussione.
 
 
-Raito!  Daisuku Raito!-
La bionda si voltò, preparandosi all’ennesimo scontro con l’ex-compagna di classe Miruno.
-Che vuoi?-  chiese, sulla difensiva, squadrandola da capo a piedi…e stupendosi di trovarla prostrata. La rossa, infatti aveva chinato il capo davanti a lei, mormorando :-Raito, ti ringrazio a nome mio e di tutta  la mia famiglia. Grazie per aver salvato la vita a mia sorella Inori. Ti sono…ti siamo debitrici.Non avrei mai pensato di dirtelo, ma…dal più profondo del cuore, grazie.-
La sedicenne non riuscì a ribattere.
Quella ragazza che mi ha ascoltata…
Nella sua mente, il volto di Miru, che nel frattempo si era rialzata, e quello della giovane modella si sovrapposero.
Stessi capelli rosso scuro.
Stesso viso pulito, senza l’ombra di una macchiolina.
Stessi iridi verde cupo.
Quest’ ultimo dettaglio la colpì; c’era qualcosa di diverso negli occhi di Miruno : nessuna traccia di quella dolce rassegnazione che aveva notato in quelli della giovane donna; come se avesse perso una battaglia tanto importante quanto dolorosa, sembravano  piuttosto due fiammelle smeraldine di inquietudine e rabbia.
-Fa’ come se non fosse mai successo. Questo…questo non cambia le cose tra noi: siamo ancora nemiche, non credere il contrario.- disse in fine, a disagio, decidendo di allontanarsi da lei il più velocemente possibile, prima che quella vicenda la toccasse troppo in profondità.
-Raito! Se un giorno tu avessi bisogno di una mano…- esclamò ad un tratto la rossa, lasciandole intendere il seguito. La bionda la sentì, e accennò un sorriso senza voltarsi.
Tua sorella ha già ripagato il suo debito, non preoccupare!
-Ora devo ringraziare Kelly Neidhart…- 
-Sono qui.-
La rossa sussultò, vedendo la giovane wrestler avvicinarsi a lei con tutta calma.
-Beh, io…volevo ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per mia sorella Inori.- spiegò, un po’ intimidita.
L’altra sorrise :-Tranquilla, ero lì e ho visto la scena. Non mi devi ringraziare; al mio posto anche tu avresti aiutato un mio parente, no?-
-E’ vero, ma io mi sento comunque in debito con te!- ribattè Miru, stringendo i pugni. –Se per caso tu avessi…- La canadese la interruppe, alzando una mano :-Non c’è problema, sono in grado di cavarmela anche da sola.-
-Non c’è proprio niente che possa fare per sdebitarmi?- chiese ancora la sedicenne, ricevendo come risposta un’occhiata vagamente interessata :-Mh…se proprio ci tieni…mi potresti offrire un suika bar, che ne dici?-
 
 
-Allora? Com’è andata? Hai fatto questa cosa importante?-  chiese Caroline non appena l’autobus fu partito. Rin tossì da dietro il copione che stava studiando, era evidente che  considerava inopportuna quella raffica di domande;  mentre  Melania le scoccò un occhiataccia del tipo “Non vorrai fare la ficcanaso come al solito, vero?!”
Sorprendendole  tutte, però, Miru rispose con calma, usando tutte le parole necessarie piuttosto che i soliti monosillabi :-Credo di aver sistemato tutto, anzi, ne sono certa. Ed è  stato molto più facile e veloce del previsto. Non ho neppure dovuto alzare la voce per farmi ascoltare!- concluse, con l’ombra di un sorriso sul volto, girandosi verso il finestrino
Melania, preoccupata, si sporse per guardarla bene in viso; la corvina alzò gli occhi dai fogli  per azzardarle una timida occhiata e Caroline rimase di sasso.
-Be’? Cos’è successo?- chiese la rossa, riportando lo sguardo sulle compagne.
-Miruno, sei sicura di sentirti bene? Sei sicura?- scandì la mora, scatenando un sorrisino ironico di Miru :-Andiamo, non fare così! Non sono più una bambina!-
-Ma il tuo comportamento è parecchio strano, oggi.- ribattè Caroline, mentre Rin le osservava con un’espressione a metà tra il confuso e l’incuriosito.
La rossa inclinò la testa sul braccio che aveva appoggiato sul finestrino, lanciando  uno sguardo storto alle amiche.
-Non vi preoccupate. Sono difficile da comprenderetanto che, a volte, non riesco a capire neanche io cosa mi passa per la testa!-
-Possiamo sapere che cos’è successo?- chiese dolcemente Melania, non ancora tranquillizzata del tutto dalle parole dell’amica, che  rispose semplicemente :-Oggi sono di buon umore, nient’altro.-
-Bene! Se è così ci possiamo godere la gita. – esclamò allegramente Rin, sollevata, -Mi stavate quasi facendo preoccupare con tutti i vostri discorsi!-
Miruno,  dal canto suo, tornò a girarsi verso il finestrino senza però vedere la città scorrerle davanti agli occhi.
 
-Inori! INORI!-
Miruno aprì la portiera ancora prima che l’auto fosse del tutto ferma.
Si  lanciò tra la folla; soccorritori, poliziotti, volontari, medici, modelle, impiegati, gente che era stata fatta evacuare per sicurezza, semplici curiosi attirati dal trambusto.
In quel momento contava solo Inori.
Sentì delle sirene ululare, schegge di voci la sfiorarono, qualcuno la chiamò ‘ragazzina’ e le intimò di fermarsi, i vetri sotto le scarpe la fecero scivolare più volte, ma non  fermare.
Diana?
Non sapeva, non le interessava.
Una mare rosso scuro.
Istintivamente allungò una mano.
-…I-Inori!-
La ragazza fece per  voltarsi, ma lei non gliene diede il tempo.
Si strinse tra le sue braccia e la stoffa marrone, o  forse grigia, ma che le importava? della coperta che  aveva sulle spalle.
Scoppiò a piangere.
Di sollievo, di paura, di rabbia, di  gioia.
Ecco, adesso il suo cuore poteva anche fermarsi, se voleva.
Lei aveva ritrovato Inori, e quello era tutto ciò che importava.
 
 
-Melania…ehi, Leny-chan?-
La mora si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti :-Scusami, Caroline, ma ero così…così…-
-Impegnata ad ammirare le opere di questo museo da non sentirla nemmeno?- chiese Rin, sorridendo divertita.
L’altra annuì :-Sì, e a chiedermi se un giorno avrei mai potuto eguagliare questi artisti così talentuosi!-
-Ma certo! Sei mille volte più brava di tutti loro messi assieme!- le disse Caroline facendole l’occhiolino e beccandosi una gomitata da Miruno :-Non ti sembra di esagerare?-
-Ma è la verità!- protestò la ragazza dagli occhi verdi, facendo arrossire Melania per i complimenti.
-Comunque, noi volevamo dirti che abbiamo deciso di salire all’ultimo piano, per goderci Tokio dall’alto.- spiegò Rin, pratica.
-Oh, per me va bene! Io vi raggiungerò più tardi, se non vi dispiace.-
-Fai pure con calma, abbiamo ancora tre quarti d’ora di tempo prima del ritorno.- la rassicurò Caroline, mentre imboccava l’ascensore assieme alle altre.
-Questa mostra le deve piacere proprio!- commentò Rin non appena le porte si furono chiuse.
-Leny-chan ha sempre avuto una grande passione per l’arte, moderna o antica che sia…- disse Miruno, venendo però interrotta da Caroline che proclamò, entusiasta :-Ed è pure bravissima nel disegno! Specialmente nel fare schizzi di vestiti, che, a volte, realizza davvero con le sue mani!-
-Fantastico!- esclamò Rin sinceramente ammirata,  scatenando così ancora di più la mora :-Davvero! Pensa che per il mio compleanno, lo scorso 10 Febbraio, mi ha cucito una maglietta con del tessuto verde e bianco…uno splendore!-
-Ehi, siamo arrivate!- le interruppe Miruno indicando le porte spalancate dell’ascensore.
-Eh? Sì, arriviamo!-
 
 
E’ tutto così bello…
Osservò la cura maniacale con cui era stata dipinta quella statua : era magnifica!
Chissà se sarebbe riuscita a raggiungere le altre, sulla terrazza panoramica…ci stava mettendo una vita!
Ma, si disse, anche  da qui la vista non dev’essere così male!
Si avvicinò alle ampie finestre e guardò giù: sotto di lei, Tokio era un grigio, frenetico nido di formiche colorate, interrotto qua e là dal verde acceso e riposante dei parchi cittadini; un vero spettacolo!
Sentì uno strano bruciore alla fronte, e istintivamente si passò due dita sul frontino rosa che le cingeva la fronte, senza dare troppa importanza alla cosa.
Poi, d'istinto, Melania alzò gli occhi.
Sospesa in aria, perfettamente immobile, v’era una ragazza dai lunghi, fluttuanti capelli color del sangue, legati in una coda alta.
Li stava osservando.
Dopo qualche minuto, sembrò notarla e iniziò ad avvicinarsi, sempre camminando nel nulla.
 Man mano che si faceva più vicina, Melania potè vederla meglio in viso.
Aveva occhi di un inquietante azzurro ghiaccio,  e una serie di  percing al naso e alle orecchie, nonchè uno all' angolo della bocca.
Indossava un top  bianco che le lasciava scoperto l’ ombelico, un paio di  short neri sorretti da bretelle dello stesso colore, stivali neri col tacco e un paio di calze rosse e rosa.
Melania sentì il panico diffondersi dentro di lei come un veleno letale.
Raggelata, non riusciva a togliere gli occhi dalla figura che avanzava. Aveva tutti i muscoli bloccati, e dovette fare uno sforzo di volontà solo per  staccare la mano dal vetro dell’ampia finestra.
Poi, improvvisamente, la demone svanì.
Malenia sgranò gli occhi, sorpresa. Osservò affannosamente il cielo limpido e la Tokio sottostante per pochi secondo che le parvero secoli, ma non c’era più traccia della ragazza dagli occhi di ghiaccio.
Il terrore che era in lei aumentò a dismisura.
Tutto era gelo e attesa e il battito del suo cuore le lacerava le orecchie come il ticchettio impazzito dell’orologio che scandiva i suoi ultimi minuti di vita.
Silenzio.
Poi, il caos.
Pezzi d’ intonaco e calcinacci, schegge di vetro e di  legno, tutto  schizzò in aria; qualcuno gridò, Melania arretrò coprendosi il viso con le braccia…
La demone aveva fatto la sua entrata in scena.
 
-….perchè io so che seguendo il mio cuore…non potrò perdere questa battaglia!- concluse Rin ispirata, portandosi le mani al petto, giusto sopra il cuore, in un gesto terribilmente d’effetto.
- Sei davvero convincente nella parte di Yukiko, non c’è dubbio.- commentò dopo qualche secondo di silenzio Miruno, colpita.
-Wow, fenomenale! A sentirti, mi è venuta voglia di correre a vedere questo spettacolo!- saltò su Caroline con gli occhi sgranati pieni di  stelline sfavillanti.
-Beh, non è stata proprio un’ottima interpretazione, mancano i costumi, la scenografia e la musica di sottofondo…ma direi che mi è venuta abbastanza bene.- si schermì la corvina, apprezzando però i complimenti delle amiche.
-Ehi!-
Le iridi di Miru scattarono verso destra, verso il cielo color puffo punteggiato di soffici nuvole bianche.
-Cosa?!- chiesero all’unisono Caroline e Rin, sull’attenti.
-No, niente…mi era sembrato, ma a quanto pare non è nulla…- la rossa fu interrotta da un boato che attraversò l’edificio, facendolo inclinare pericolosamente su un lato.
Il primo pensiero di Miruno fu  uno solo : “Il terremoto!”
Il secondo, all’incirca, fu “Oh, mio Signore…!” seguito da una velocissima preghiera mormorata mentalmente e contemporaneamente la ricerca di un appiglio sicuro.
Il terzo, “Rin, Caroline!” fu  seguito da un fulmineo movimento della mano sinistra, che afferrò al volo un braccio della corvina ma che non riuscì a fare lo stesso con quello della mora, che scivolò inesorabilmente giù, verso il esterno dell’edificio…
Il quarto, fu lapidario: “Questa volta sarà dura.Molto dura”
 
 
Melania tossì, tentando di respirare normalmente nonostante il fumo provocato dall’esplosione.
Battè più volte le palpebre, fino a  mettere a fuoco la figura della demone; in piedi sull’ ex-piedistallo di una statua.
-Chi…chi sei?- riuscì a chiederle alla fine, nonostante il bruciore alla gola.
-Secondo te? Con un’entrata in scena del genere…?- ribattè quella, alzando appena le sopraciglia e continuando a sorridere maligna.
-Superbia…- mormorò la quindicenne, cercando di  fare mente locale; facendo ringhiare infuriata la rossa :-Ira! Io sono Zohoria, l’Ira, la furia cieca della rabbia!-
Prima che potesse anche solo articolare parola, la donna la colpì.
Uno schiaffo in pieno viso, che la fece cadere a terra e le ustionò la guancia.
Quando la ragazza alzò la testa, aveva gli occhi lucidi di  sorpresa e dolore, ma ancora abbastanza coraggio da replicare :-E i-io…io sono Melania Lambert! E tu non hai nessun diritto di trattarmi così!-
Sentì le schegge di vetro pungerle le gambe, ma non sotto i palmi, quando li posò a terra per fare leva e rialzarsi.
Strano! La gonna della divisa scolastica arriva fino alle caviglie, dev’essersi strappata…
Si guardò le mani : indossava dei guanti bianchi, lunghi fino al gomito, dov’erano trattenuti da tre elastici rosa. Sbalordita, osservò la propria immagine riflessa nel vetro di una finestra, l’unico rimasto ancora  in piedi per puro miracolo.
Indossava una  divisa Sailor dalla gonna celeste, della stessa tonalità degli stivali che le arrivavano fin sotto il ginocchio, e del colletto; legato sul davanti da un grazioso fiocco rosa, così come il nastro posteriore. A cingerle la fronte non v’era più il solito frontino bianco, ma una tiara d’oro, con al centro un fiore di cristallo il cui fulcro era una gemma rosa pallido…quella che fino a pochi minuti prima era incastonata nella sua fascia!
Capì e sorrise.
Adesso siamo pari, ho anch’io i superpoteri!
-…e da oggi, New Sailor Moon!- dichiarò, chiedendosi  se aggiungere il classico “Ti punirò nel nome della Luna!”.
L’altra scoppiò a ridere, scroccandosi divertita le nocche :-Ma bene! Così mi divertirò ancora di più a farti fuori!-, concluse, mentre sul dorso delle mani le comparivano due  strisce di metallo argentato.
-Sai, con questi i pugni fanno ancora più male…vuoi provare?- ghignò, avvicinandosi con fare minaccioso mentre  gli altri visitatori del museo, che avevano assistito terrorizzati a tutta la scena, fuggivano verso le scale semi-distrutte dall’esplosione, che doveva aver sconvolto l’intero edificio.
-No, grazie!- si affrettò a rispondere la giovane Sailor, schivando per un pelo un colpo alla testa, seguito da un calcio alle costole che riuscì a parare solo in parte e che le fece svuotare a forza i polmoni e appannare la vista.
Devo inventarmi qualcosa, o per me è la fine!
-Allora…cerchi anche tu una chiave, non è così?- chiese, cercando di prendere tempo.
-Ad essere precisi, la tua Chiave.- sibilò la donna, scoprendo i denti nel solito sorriso maligno, mentre le assestava  con la mano un colpo “di taglio’’ all’altezza delle reni.
-M-ma ce… ce ne…sono tante, in giro. Pe-perché vuoi proprio la mia?- chiese,  ormai in ginocchio, ansimando e asciugandosi il sangue che le colava giù dall’angolo della bocca. Le cose si mettevano molto male, per lei.
-Non una semplice chiave, mocciosa. Le sesta Chiave, quella della ‘forza d’animo’ o della ‘speranza’, a seconda delle versioni.- si degnò di spiegare Zohoria, annoiata, avvicinandosi a lei con tutta la calma del mondo.
-Moon Eclipse…- mormorò Melania, rialzandosi in piedi e portandosi le mani al petto per  condensare in una specie di palla bianco-argentea la luce del suo Satellite protettore,  che scagliò contro la donna con tutta la forza che le rimaneva.
Sul viso della demone si dipinse un’espressione sorpresa, mentre si portava una mano alla spalla destra, ferita di striscio.
Una sottile linea verticale da cui colava giù una sostanza vischiosa blu scuro sulla pelle candida
L’aveva colpita.
-Maledetta…MALEDETTA!-
Una raffica crudele di colpi spinse Melania verso quel che rimaneva delle finestre
Era sull’orlo dell’abisso, pochi centimetri e sarebbe scivolata giù, nel nulla…
La ragazza arretrò di nuovo e il vuoto la inghiottì.
 
 
Miruno chiuse gli occhi, aspettandosi il peggio.
Caroline era stata la prima a cadere, lei e Rin l’avrebbero raggiunta di lì a poco.
Sentiva i muscoli delle braccia tendersi fino all’inverosimile e pulsare dolorasamente.
Non resisterò ancora molto.
-Miru…Miru, ascolta! So che ti sembrerà assurdo, ma devi lasciarmi andare. Per favore…molla la presa!-
Sorpresa e preoccupata, puntò gli occhi in quelli di Rin, un’espressione indecifrabile sul viso.
-No! Tanto prima o poi sarò costretta a mollare comunque, tanto vale precipitare nel vuoto assieme!- gridò, esasperata, stringendo più forte le dita sull' arto della corvina, che la scongiurò:-Ti prego! Fidati di me e lasciami andare, ho un piano!-
Vedendo la serietà delle sue parole, la rossa allentò la presa, lasciando scivolare via prima l’avambraccio di Rin, poi il polso sottile.
Ebbe un’ultima esitazione quando venne il momento di lasciarla andare del tutto, e strinse convulsamente la presa. Poi chiuse gli occhi e  aprì di scatto la mano, senza avere il coraggio di guardare.
-Potere di Mercurio, vieni a me!-
Sentì una specie di fruscio e uno spostamento d’aria.
Riaprì gli occhi, cauta, e vide Sailor Mercury e Sailor Jupiter a mezz’aria.
Le ali di Caroline avevano una forma vagamente “a foglia” ed erano verde chiaro e rosse, ornate da piccoli rubini e smeraldi sulle punte, mentre dalla schiena di Rin spuntavano tre paia di semplici ali bianche, che davano l’impressione di essere fatte di  pura luce.
-Ok. Adesso mi direte che siamo in paradiso, vero?-
-Se proprio ci tieni, sì.- sorrise la corvina, tranquillissima, avvicinandosi a lei,  ancora sospesa. Le tese una mano, e anche la mora fece lo stesso, esclamando :-Su, coraggio! Non vorrai mica scendere a piedi?-
 Miruno strinse forte la presa nelle mani guantate delle altre due, prima una, poi l'altra:-Okay, mi fido. Ma non volate troppo velocemente, eh!-
 
 
Non c’era più sopra, sotto, avanti o dietro.
Era tutto un vortice pazzesco di colori.
Rin, Caroline, Miruno e le altre, Diana, i suo genitori e la sua sorellina…provò una fitta al cuore al pensiero di non rivederli mai più.
Quanti metri mancano al suolo?, si ritrovò a pensare, terrorizzata, chiudendo gli occhi.
Poi avvertì una sorta di 'strappo', come se qualcuno avesse arrestato bruscamente la sua caduta e la stesse muovendo verso…destra? Sinistra? Impossibile capirlo.
Qualcuno la stava stingendo forte a sé.
Preoccupata, aprì gli occhi.
Al suo fianco c’era un ragazzo vestito di bianco, con uno svolazzante mantello sulle spalle e una mascherina a schermargli gli occhi, che  lei avrebbe giurato fossero verdi.
Le aveva passato un braccio attorno alla vita e uno sotto le ginocchia e l’aveva tirata su con facilità, risalendo verso il piano da cui era precipitata.
Com’è possibile? E questo chi è? E’ carino…ma posso davvero fidarmi di lui?
-Siamo quasi arrivati, principessa.-
Arrossì di botto quando il ragazzo mascherato le rivolse la parola, anche perché le era sembrato di riconoscere quella voce…
Non ebbe il tempo di riflettere, perché nel frattempo avevano toccato suolo e lui  l’aveva rimessa giù. Una volta riacquistata sicurezza sulle gambe, New Sailor Moon osò chiedere :-Grazie…mi hai salvato la vita! Posso sapere chi sei?-
Lo sconosciuto sorrise, chinandosi con fare galante e facendole il baciamano :-Puoi chiamarmi Milord.-
-TU! Sei ancora viva!-
Uno strillo li fece voltare entrambi verso Ira, che, completamente fuori di sé, che fece per scaraventarsi verso la ragazza per eliminarla una volta per tutte.
Milord si frappose tra le due,  ma Caroline aveva già agito.
-Pearl Whip, azione!-
Una frusta  di perle bianche scintillò nell’aria, per arrotolarsi al braccio alzato di Zohoria e costringerla a ruotare sul posto, fino a fissare i suoi occhi di cristallo in quelli verde scuro di una Miru decisamente di malumore.
La donna, colta alla sprovvista, ricevette un  ceffone  che le fece girare di scatto il viso e le tinse di blu l’angolo della bocca.
-Melania! Melania, mi dispiace, ma non sono proprio potuta venire ad aiutarti prima…- disse in fretta,  correndo a soccorrerla senza perdere d’occhio il ragazzo di fianco a lei.
-No,no, va bene così, non preoccupatevi per me.- rispose la mora, felice di rivedere le amiche ma allo stesso tempo un po' frastornata per il loro improvviso ritorno.
-Sbrigatevi! Andatevene  via di qui!- urlò Caroline, stringendo con decisione la frusta che ancora teneva imbrigliato un braccio della demone, furiosa. Rin si preparò ad usare il suo bastone alato, ma fu fermata da un gesto di Malnia, che protestò :-No, io ho ancora un conto in sospeso con lei!-, indicando la demone schiumante di rabbia.
Iniziò a suonare l’arpa di luce che le era comparsa tra le mani, e quella subito si trasformò in un arco celeste che impugnò con fare risoluto.
-Moonshine arrow…shoot!- disse, scoccando una freccia di pura luce lunare contro Zohoria, che in un ultimo scatto disperato riuscì a liberarsi e a sparire.
La freccia attraversò l’aria dove  fino a pochi istanti prima c’era la demone, poi, non incontrando resistenza, si dissolse a sua volta.
Calò il silenzio.
-E’ stata dura, questa volta.- affermò Caroline dopo un po’, esausta.
-Ma quel tipo di prima, quello con lo smoking…dov’è finito?- chiese a bruciapelo Miruno, lasciando vagare lo sguardo per la stanza semi-distrutta.
-Non ne ho idea…- rispose Rin, venendo interrotta da Melania :-E’ merito suo se mi sono salvata, quando Zohoria mi ha spinta giù! E’ un nostro alleato, ne sono sicura!-
-Lo spero.- disse semplicemente Miru, a nome di tutte.
-Abbiamo ancora un quarto d’ora prima che la gita finisca. Che ne dite di fare un salto al café?- propose a sorpresa Rin, dopo essere ritornata alla sua forma "civile" e aver controllato l’orario sul telefono.
-Dopo tutto quello che è successo…?- chiese perplessa Melania, mentre Caroline scoppiava a ridere :-Certo! Perché no?-.
Miruno sorrise; nonostante tutto, non avevano perso il buonumore. -Solo una cosa…secondo voi, qui, ne vendono di Suika bar?-
 



*Mensola dell’Autrice*
 
Io….beh, credo di essere ritornata in pianta stabile.
Credo , perché nella vita non si può mai sapere.
 
Ma…al momento sono in vacanza!
 
Ho finito gli esami di terza media, e quindi credo di poter  affermare ufficialmente che ‘New Sailor Soldier : le sette chiavi del Cosmo’ riprende, e che, salvo imprevisti, non dovrebbero esserci più interruzioni.
E’ un po’ imbarazzante ritornarmene dopo così tanto tempo, e mi spiace davvero di aver abbandonato così tutti voi…specialmente Bimbarossa, Phink Phanter Lady,  Kelly Neidhart, Bunny_Small_Lady, che avevano creduto in questo progetto fin dall’inizio.
E’ davvero strano scrivere queste righe, ma sento di doverlo fare; per voi e per me stessa ma anche per i nostri Oc che sono stati costretti ad un “riposo forzato” per le mie vicissitudini personali e per il silenziosi lettori che mi seguono sempre.
Vi vedo, sapete?
So che leggete, che sospirate, che magari avete paura ed esitate, intimiditi da quell’ avviso in stampatello, SOSPESA FINO A NUOVO ORDINE, ma poi; neanche voi sapete perché, entrate e leggete, e sognate e saltate sulla sedia per i colpi di scena; e magari, come succede a me a volte, imprecate perché la barra di scorrimento è partita per-non-si-è-capito-dove-ma-di-sicuro-non-dove-voglio-io e quindi avete perso la riga e quindi dovete interrompere la magia, e quindi….
Baste con le e  e le virgole, che ne ho messe troppe, va’.
Comunque, so che avete capito.
So che tu che stai leggendo queste parole, scritte di fretta perché ho tante cose da dire e la batteria è troppo poca, mannaggia, sono già al 60%, e tra pochissimo-arrivano-i-miei-devo-scappare-subito e-ricaricare-il-computer-e-magari-andare-a-letto-in-orario-….lo sai meglio di me, ciò che voglio dire.
E niente, solo che d’ora in avanti non vi abbandonerò mai più (…almeno fino all’esame di maturità!)
e che vi voglio bene, davvero davvero, piccolo grande mondo di EFP.
 
NOTE:
 
*Suika bar : è un tipo di ghiacciolo giapponese a forma di fetta triangolare di anguria. Normalmente è  alto circa 8 centimetri e  i semi sono di cioccolato.
Ecco un esempio : http://24.media.tumblr.com/tumblr_lm6tz20F3N1qchbzjo1_500.jpg
 
*Mori Art Museum & Wako Works of Art : esistono davvero! Tutte le informazioni del testo sono prese da Wikipedia (Roppongi Hills) e da un altro sito, un blog specializzato in musei d’arte moderna di cui non ricordo il nome.
 
*Sono difficile da comprendere…tanto che, a volte, non riesco a capire neanche io cosa mi passi per la testa! :  sottospecie di citazione di Taiga (Toradora!) “Dubito che qualcuno possa riuscire a capire che cosa mi passa per la testa, perché... perché non lo capisco neanche io.”
 
*Un mare rosso scuro : no, state tranquille, non è sangue! Sono solo i capelli sciolti della sorellona della protagonista che, ci tengo a sottolinearlo, è illesa, dormite pure sonni tranquilli.
Ah, se ve lo state chiedendo, sì, indossa ancora il bikini viola che Raito non voleva…non ha avuto il tempo di cambiarsi, tra la fuga da  Sana (la vanità), l’arrivo della polizia eccetera.

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Capitolo 8
*** Incubi ***


-Kahita sconfitta dalla nuova  Sailor Jupiter; Sana, dalle novelle Sailor Sun e Sailor Venus, Ankha prima da New Sailor Mars e poi anche da New Sailor Mercury.- elencò con precisione glaciale mentre le demoni nominate tremavano nel sentirsi chiamate in causa.
-Mia signora…- iniziò l’ultima donna con la bocca piena, ma venne zittita da un’occhiata sprezzante di Zohoria, che ringhiò :-Taci, buona a nulla!-
La ragazza incappucciata non disse niente, ma strinse le labbra con fare contrariato.
La sua rabbia e la sua frustrazione erano quasi visibili, come un’aura silente che si dipartiva dal suo corpo in onde e tentacoli magnetici, capaci di assoggettare tutte le volontà più deboli della sua al suo volere.
Come quelle le demoni, che parevano ormai incapaci di articolare un solo pensiero in sua presenza.
-Andatevene. Sparite!-
Le sue parole parvero scintille nella penombra che la circondava. Le servitrici obbedirono, felici di sottrarsi alla sua inquietante presenza.
Ormai erano irrimediabilmente sotto il suo controllo.
Tutte, meno una.
 
Dopo che anche Niho, trascinata fuori da Eris, ebbe lasciato il salone,  la ragazza incappucciata si concesse un po’ di tregua. Anche lei aveva bisogno di riposo, specialmente dopo tutto ciò che era successo.
Decise di salire nella sua stanza, l’unico posto, insieme all’enorme terrazzo del castello, in cui si sentisse a suo agio in quel castello così vuoto. Imboccò una porta laterale dietro quello che ormai era diventato il suo trono e attraversò il  corridoio parzialmente rischiarato dalla luce che filtrava dalle vetrate  laterali che davano sul grande roseto esterno.
Non degnò nemmeno di uno sguardo gli arazzi della parete opposta; anzi, sembrò quasi accellerare il passo alla vista della luna nera su sfondo bianco, viola, oro o rosso.
I suoi passi veloci riecheggiarono nel cupo silenzio del palazzo; finchè, salito anche l’ultimo gradino della scala a chiocciola,  raggiunse la cima della torre ovest e quindi la sua camera, una stanza circolare e ampia, arredata in modo essenziale.
Il soffitto, a cupola, raffigurava  un cielo notturno  punteggiato di stelle dorate,  ma, stranamente, mancava la Luna. Appoggiata ad un lato, un’enorme libreria traboccanti di vecchi libri, mentre all’opposto vi erano  due ampie finestre ad arco, per illuminare il più possibile la stanza.  Sulla destra prendeva posto il letto a baldacchino, su cui la giovane donna si lasciò cadere stancamente.
Affondò tra le coltri  rosa antico, lasciando che i suoi capelli si perdessero in quel colore. Aveva bisogno di far scorrere il tempo senza dire o fare nulla, senza nemmeno dover pensare.
Si stava…consumando.
E non era  una cosa piacevole.
Si sentiva stanca; come se le fossero piombati addosso cento e più anni di maledizioni, come se catene invisibili la stessero soffocando,  come se il sangue nelle sue vene stesse rallentando sempre più, fino  a fermarsi…
Sospirò, raggomitolandosi su sé stessa nonostante le lunghe vesti l’impacciassero un po'.
Se lei fosse stata lì, le si sarebbe avvicinata e le avrebbe accarezzato i capelli, sciogliendo quei fastidiosi nodini con le dita, e l’avrebbe rimproverata per quei pensieri così sciocchi e l’avrebbe fatta ridere e alzare da quel letto nel giro di un secondo, le avrebbe proposto di sgraffignare i biscotti appena sfornati da Luna e lei avrebbe accettato,  sarebbero state beccate come sempre e avrebbero riso…
Quanto le mancava.
Quanto le mancavano gli scherzi, i sorrisi, le urla, le battaglie con i cuscini, gli allenamenti, le confidenze, tutto.
Perché lei adesso non era più niente.
Perché lei adesso era sola.
 


Come sempre, correva.
Il salone delle feste, la sala del trono, i giardini interni…tutto scorreva intorno a lei.
Non sapeva da quanto tempo, né quanto ancora le sue gambe avrebbero resistito.
Ma quella – questa – volta non era caduta.
Neanche quando aveva svoltato su per le ripidissime scale che portavano al terrazzo.
Aveva continuato a correre, nonostante tutto, e l’avrebbe raggiunta!
Era vicina, così vicina da poter distinguere il rosa pallido dell’abito da quello più scuro dei capelli, quasi un magenta.
Un delizioso batuffolo, a vederla.
Ma quando si girò verso di lei, non riuscì a trattenere un grido d’orrore.
Il volto roseo e paffuto che conosceva era deformato in un espressione indefinibile; un misto di dolore, rabbia, paura, odio e risentimento che ogni volta la sconvolgeva.
Inciampò e fu costretta a rallentare.
La pregò di fermarsi, ma come sempre lei  non l’ascoltò e continuò la sua folle corsa senza meta.
Si lasciò cadere a terra, sul freddo, lucido  pavimento della Sala degli Specchi, e pianse.
Niente, niente tutto ciò che l’attorniava non era niente.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla riabbracciare e poterle dire che le dispiaceva…ma farlo sarebbe stato come ammettere al mondo la verità.
E il mondo non doveva sapere, sarebbe stato troppo difficile da spiegare.
Attorno a lei, brandelli di voci si sovrapposero e confusero in una danza macabra.
E’ successo stanotte…una disgrazia per il regno…è ancora troppo giovane…cosa faranno a questo punto? …c’è il bisogno di un tutore…deve crescere subito, non c’è più tempo!...andare avanti sarà difficile…per il bene del regno deve prendere lei il potere…ha solo ventidue anni!...devi metterci tutta te stessa, o non ci riuscirai!...tralasciare tutto il superfluo…mente pulita, anima pulita…
Le avevano tolto tutto quello che aveva di più prezioso, l’avevano svuotata.
Pianse ancora, mentre l’oscurità si richiudeva su di lei.
 
Non l’avrebbe mai più raggiunta.
Perché ormai l’aveva persa  per sempre.
 
 
 
*Mensola dell’Autrice*
 
Innanzitutto qualche spiegazione: la prima a parlare è, come detto, la ragazza incappucciata; che sente di vivere in un incubo che ormai è diventato la sua realtà quotidiana  e da cui non può sfuggire se non addormentandosi e quindi tuffandosi nei ricordi della sua “vita passata” che vede sotto forma di sogni.
La seconda parte si riferisce all’attuale regina di Crystal Tokio, che, all’opposto, durante il giorno si lascia travolgere dai mille impegni che derivano dalla sua posizione per dimenticare, ma, durante le ore di sonno sprofonda negli inquietanti ‘riflessi’ di un passato allo stesso tempo vicino e lontano.
Questo capitolo può essere considerato inutile come il più importante di tutta la long, dipende dalle chiavi di lettura; io dico solo che si tratta di un’introspezione (a mio parere necessaria) dei due personaggi principali, che restano nell’ombra per quasi tutta la prima parte  della fanfiction  ma che proprio dall’ombra tirano le fila di tutta l’intera  storia nonché della maggior parte dei personaggi che agiscono in prima persona.
Lo dico ora, anche se forse avrei dovuto dirlo prima: io ho visto le prime tre serie dell’ anime di Sailor Moon, ho sentito parlare anche della versione del manga (che però, purtroppo, non ho potuto leggere) e ho remixato il tutto, aggiungendo ovviamente la mia fantasia e le mie convinzioni personali.
Quindi, tutto ciò che leggete è la fusione di anime, manga, film, special, miei headcanon e cose che son saltate fuori così ma che ho voluto inserire comunque, sperando di creare qualcosa di originale e tuttavia armonico.
Io mi sono davvero divertita a cercare su Wikie, a prendere appunti, a fantasticare su i ‘miei’ personaggi, che; no, in realtà non sono miei!, ma che dopo tutto questo tempo e questa faticosa crescita (sia mia che loro, beninteso!)  sento anche un po’ miei.
Sono davvero felice di aver trovato loro un nome, un carattere, un volto quando non l’avevano; mi sono divertita ad immaginarmi le loro reazioni a determinati eventi, il loro modo di agire e parlare, perfino i loro vestiti e i loro hobby…perché no; forse anche le loro manie!
Spero solo che questo mio piccolo grande lavoro nascosto possa incuriosirvi e magari anche piacervi.
E’ strano, eh? Questo probabilmente andava all’inizio, dell’intera storia.
Ma io sono fatta così, bastian contrario di natura, e credo che questo sia il vero inizio della fanfiction, che finalmente riparte con tanto di esplosioni varie fuochi artificiali (basta vedere il capitolo precedente….spero che Melania possa mai perdonarmi per lo scontro con Zohoria!).
E allora, non saprei che altro dire se non : ripartiamo insieme, tutti insieme!
Le vecchie e nuove Sailor, i lettori, le ragazze del gruppo, chi entra anche solo per sbaglio, le due  regine misteriose, il nuovo Milord, Diana e gli altri, e sì, anche i Vizi Capitali, chè senza di loro questa storia non sarebbe come la conosciamo.
Are you ready? Let’s go!
                                                                                     
 
NOTE :
 
Capitolo 0 (Prologo) :  riscritte piccole parti e/o cambiati alcuni dettagli, corretti errori ortografici e di battitura.
 
Capitolo 1 :  rivisto e corretto, aggiunte le traduzioni dei nomi dei personaggi e le note relative al testo. Ah, e ho pure cambiato il titolo!
 
Capitolo 2 : riscritta la Mensola dell’ Autrice, aggiunte spiegazioni, corretti errori di battitura.
 
Capitolo 3:  rivisto e corretti errori di battitura.
 
Capitolo 4 :  riscritta la prima parte e la quella dedicata a Raito, aggiunta l’immagine di Inori.
 
Capitolo 5: rivisto, corretti errori ortografici e di battitura, cambiato il titolo in “Doppio attacco”.

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Capitolo 9
*** La Settima Senshi ***


- Akira Yamamoto, Mio Tachibana, Melania Lambert…-
La ragazza sussultò, sentendo il suo nome, e si affrettò a raggiungere la cattedra. Diana, vedendola così preoccupata, le sorrise incoraggiante :-E’ andata bene, non ti preoccupare. Ottantasei su cento è un bel voto, non credi?-
La ragazza si rilassò, osservando la verifica che stringeva tra le mani; fortunatamente tutto il suo impegno era stato ripagato. Sorrise alla donna, per poi voltarsi e fare un segno positivo alle amiche.
:-…Caroline O’Brien e Miruno Hase.- concluse l’ insegnate soddisfatta, finendo di distribuire i compiti ai legittimi proprietari e commentando :-I risultati non sono sempre stati…esaltanti, ma io ho cercato comunque di premiare la buona volontà.-
A quelle parole Miru s’irrigidì istintivamente, ma la donna non sembrò farci caso e concluse:-Da parte vostra, però, continuo a pretendere impegno.-, poi iniziò a raccogliere scrupolosamente le sue cose ed uscì :-A domani, ragazzi! Mi raccomando, studiate!-.
-E anche questa è fatta. Un ottanta bello tondo!- commentò la quindicenne dagli occhi verdi, avvicinandosi alle amiche, raccolte attorno al banco della rossa.-Novantatrè su cento!- la freddò Mio, passando loro di fianco e meritandosi  un’occhiata ammirata di Melania, una sconvolta da Caroline e una a metà tra l’invidioso e il sorpreso da Miruno.
- T-tu non sei umana, ammettilo, sei un’aliena sotto copertura!-  le gridò dietro Caro-chan alla fine, leggermente sotto shock, scatenando le risate degli studenti vicino a lei.
-E tu, Miruno?- s’intromise Melania, ricevendo per risposta uno sbuffo seccato :-Sinceramente, non ho neanche guardato. Come al solito avrò preso sì e no la sufficienza…-
-Settantasette!-  la interruppe la mora, leggendo il voto segnato a penna sul foglio e facendo sgranare gli occhi alla rossa :-Ma…non è possibile,tutti i prof di matematica mi odiano!-
-La Kushieda, quella che è andata in pensione l’anno scorso, ti odiava…- la contraddisse Melania, porgendole la verifica perché potesse controllare di persona.
-…ma a quanto pare Diana no.- aggiunse Caroline, appoggiandosi al suo banco per vedere meglio, concludendo :-E poi, ha detto che avrebbe premiato l’impegno, ricordi?-
-Già…ma cosa sono questi segni?- la interruppe la rossa, passando i polpastrelli sopra un angolo del foglio apparentemente vuoto. –Passami un matita, per favore.- aggiunse, rivolta a nessuno in particolare, stendendo il palmo aperto verso le due  senza nemmeno alzare gli occhi.
Una volta stretta la matita, iniziò a “colorare” la zona incriminata della verifica. Sotto la patina di grafite grigio scuro, si stagliavano netti ed eleganti dei kanji, che Caroline si affrettò a leggere :-“Riunione tra le Senshi, tra un ora. Massima segretezza. Sul tetto.”  Ma che le è saltato in mente? E se ci scoprono? -
-Non lo faranno.- ghignò la rossa, attirando su di sé gli sguardi delle due. –Diana ora è un insegnante, non possono dirle niente…-
-Ma a noi sì!- ribattè Caroline, meritandosi un’occhiataccia dalla sedicenne :-Solo se ci facciamo scoprire!-. -Una riunione di tutte noi Sailor qui a scuola? E se qualcuno ci vedesse?- s’intromise Melania preoccupata, venendo interrotta dall’arrivo del professor Masaki, l’insegnante di  geografia. Si affrettò a raggiungere il suo posto, in seconda fila accanto alla finestra,  avendo però l’accortezza di sillabare un messaggio silenzioso per le altre due : ne riparliamo dopo, con Rin!
 
 
Mari sorrise soddisfatta: l’ennesimo cento su cento le sarebbe certamente valso un trafiletto in prima pagina sul giornalino della scuola.
-Ah, però! Te la cavi in storia, eh?-
Lanciò un’occhiata di sbieco alla sua biondissima compagna di banco. Dopo tre settimane di convivenza forzata, non l’hai ancora capito che non ho nessuna intenzione di intavolare una qualsivoglia conversazione con te?!
O con un qualsiasi altro essere umano, concluse dopo qualche secondo. Le lanciò l’ennesima occhiataccia del tipo “Testa dura, eh? Ma alla fine  capirai…” mentre la canadese continuava imperterrita :-Devi essere la più brava, qui dentro. Ma anche io me la cavo, ho preso ottanta!-
-Io invece ho preso novantacinque!- intervenne una voce alla loro sinistra.
Istintivamente la wrestler si voltò, incrociando le iridi rosa antico di Raito, che le passò il proprio compito con un gesto di sufficenza. –Abbiamo fatto quasi gli stessi errori…anche se tu ne hai azzeccate di più!- commentò Kelly confrontando le verifiche e scatenando le ire dell’altra, che protestò :-Guarda che io ho studiato, non tirato ad indovinare! Storia giapponese è la mia materia preferita!-. -Guarda che ho studiato anche io, se è per questo…- le rispose un po’ seccata la platinata, restituendole il compito.
Mari alzò gli occhi al cielo, ringraziando chiunque fosse in ascolto: a quanto pareva la sua compagna di banco aveva intavolato una  conversazione con la Daisuku ed almeno per un po’  l’avrebbe lasciata in pace. O almeno così sperava.
-Goenji, scusa? Ti spiace se  sequestro Raito Daisuku e Kelly Neidhart? Dovrei parlare urgentemente con loro…- Diana era apparsa sulla porta dell’aula senza preavviso, interrompendo la lezione e attirando diversi sguardi su di sè. L’insegnante, sorpreso, acconsentì, e le due bionde si scambiarono un occhiata tra il preoccupato e l’incuriosito mentre lasciavano i loro banchi.
-Professoressa Mau, credo sia necessaria anche la mia presenza.-
Ventotto paia di occhi corsero immediatamente alla ragazza che aveva parlato, Mari, che come sempre non lasciava trapelare nessuna emozione.
- Elsen…sì.- disse infine Diana, dopo qualche minuto di silenziosa tensione, per poi voltarsi ed uscire alla volta delle scale che portavano al tetto.
-Scusi, professoressa, ma se è per la rissa di ieri, io…- iniziò Kelly, fermandosi ad un gesto della giovane donna, che dichiarò  :–Io non ne so nulla, e sinceramente non credo che vogliano sospenderti o espellerti. Devo parlarvi di una questione ben più importante.-
-Più importante del risultato scolastico?- chiese Mari gelida, assottigliando lo sguardo.
Diana annuì, seria, fermandosi sul pianerottolo per voltarsi e sostenere lo sguardo della ragazza.
-Scusate se mi intrometto, ma…dov’è che stiamo andando?- le interruppe Raito, seguita a ruota da Kelly :-E che cosa dovremmo fare?-.
-Sul tetto, per incontrare le altre tre New Sailor Senshi.- rispose la donna, riprendendo a salire le scale, subito seguita dalla wrestler, che chiese :-Ma non dovrebbe essere chiusa a chiave?-
-Noi insegnanti ne abbiamo una copia a testa.-
-Davvero?-  s’informò Raito, incuriosita, un paio di scalini dietro di loro, alle calcagna di Mari.
-Certo, è per una questione di sicurezza…- rispose distrattamente la donna, udendo un concitato mormorio al paino superiore e iniziando a preoccupandosi.
Man mano che salivano, la discussione raggiunse livelli sempre più alti, facendo accelerare il passo alla donna e  alle ragazze che la seguivano.
-Non sono una Sailor, quindi non devo necessariamente partecipare!- stava dichiarando Miruno,  davanti alla porta scrostata che dava su tetto del’ edificio scolastico.
-Ma ci sei sempre stata, quando i Vizi Capitali ci hanno attaccate!- ribattè testardamente Caroline, seguita a ruota da Rin :-E ci hai aiutate, mantenendo la calma e la lucidità anche nelle situazioni più disperate e prendendo il comando…-
- Non è vero!- scandì in risposta la rossa, scatenando le proteste della mora :-Ma poi, che t’importa? Che tu sia una guerriera Sailor come noi o meno, ciò non cambia niente!-
-Melania ha ragione.- intervenne a sorpresa Diana, raggiungendole.
-Raito!- quasi urlò la rossa, voltandosi di scatto verso di loro e notandola  appena dietro la donna..
-Hase.- rispose quella con freddezza
-Mari Elsen?- s’intromise la corvina, osservando la diciassettenne, un po’ in disparte.
-Kelly Neidhart, la wrestler!-  aggiunse subito dopo, mostrandosi ben informata.
-Rin Shirogane, no? - disse di rimando la canadese, divertita.
-E non dimentichiamoci di Melania Lambert e Caroline O’Brien, mi raccom…ah!-
La ragazza dagli occhi verdi fu zittita da una gomitata della nuova paladina lunare, un po’ infastidita da quel gioco di nomi.
-Abbiamo appurato che vi conoscete, almeno di vista. Vogliamo procedere?- concluse Diana, cercando di mascherare il nervosismo. –Prego!- disse cortesemente Melania, scostandosi e lasciando entrare per prime le ragazze più grandi, poi le amiche.
-Tu?- chiese poi alla rossa, ancora immobile al suo posto, le braccia ostinatamente incrociate.
-No.- scandì semplicemente la sedicenne, voltandosi e scavalcando il corrimano per atterrare sul pianerottolo sottostante.
Melania sgranò gli occhi preoccupata, ma l’altra si era già rimessa in piedi.
-Miruno! Non ti azzardare a…-
Si fiondò giù per le scale, ma quando scese l’ultimo gradino della ragazza non c’era traccia.
S’intestardì a controllare un paio di aule di quella zona dell’edificio, la rossa sembrava sparita. Poi, sentendo Rin chiamare il suo nome, si decise a lasciar perdere.
Avrei dovuto aspettarmelo, pensò, ritornando sui suoi passi e scusandosi con la corvina per l’attesa. Assieme, oltrepassarono  la soglia e raggiunsero Caroline, seduta su una cassa di legno  dimenticata in un angolo del tetto.
So perfettamente che conosci questa scuola meglio di chiunque altro….ma ti prego, fa’ attenzione!
 
 
Miruno la sentiva.
Si stava avvicinando  velocemente, ma ormai era al sicuro.
Spalancò di scatto la porta della sua vecchia aula, sfruttando poi il suo peso per richiudersela il più velocemente possibile alle spalle. Saltò in piedi sulla cattedra, facendola scricchiolare, e iniziò a tastare freneticamente il soffitto.
Il secondo partendo da destra!
Grattò disperatamente la ruvida superfice beige del pannello; riuscendo staccarlo di qualche centimetro, poi fece forza sulle falangi e lo fece scivolare da una parte, quanto bastava per vedere l’intelaiatura argentata sopra di esso….e per farla passare.
Con un saltello, si alzò abbastanza per afferrare una sbarra metallica e si issò tra il tetto vero e proprio e i pannelli di cartongesso. Il tempo di  richiudere il buco creato il meglio possibile e qualcuno, sotto di lei, aprì  la porta per una veloce ispezione. Passato un interminabile mezzo minuto, Melania lasciò perdere e se ne andò.
Dopo qualche metro, Miruno la sentì parlare con Rin e allontanarsi definitivamente, ma si decise a scendere solo dopo un altro paio di minuti.
Arretrò nell’ angusto spazio a sua disposizione, fece scorrere nuovamente il pannello e saltò giù, atterrando direttamente sul pavimento. Corse alla finestra aperta più vicina e si sporse; respirando a pieni polmoni.
Dopo quasi tre minuti di aria  stantia e polverosa, ci vuole proprio!
Dopo essersi assicurata di essere praticamente invisibile agli occhi degli altri alunni, dall’altra parte del cortile, scavalcò la finestra e balzò giù, atterrando sul tetto della palestra. Da lì si spostò su un albero vicino e si lasciò cadere dall’altra parte della recinzione che delimitava la zona dedicata alla scuola.
Riprese fiato, lanciando un’ occhiata compiaciuta all’edificio in costruzione davanti a lei.
Dopo tutto questo tempo, è ancora come lo ricordavo…
 
 
-Allora, di che cosa dovevamo parlare?- chiese subito Caroline, sulla difensiva. Non le piacevano gli estranei, ma stava cercando di mantenere la calma e di non chiudersi in sé stessa.
Per fortuna che siete qui con me!  pensò affettuosamente stringendo le dita attorno alla mano di Melania, che le sorrise, seguita da Rin che le fece l’occhiolino.
-Di voi, e dei vostri poteri.- rispose Diana, osservandole tutte con uno sguardo che le tre non riuscirono ad interpretare. Uno strano insieme di affetto, tristezza, rabbia e rassegnazione…ma nessuna di loro ebbe il tempo di indagare ancora, perché Raito saltò su :-E la rossa, dove si è cacciata?-.
-E’ sparita.- dichiarò  Leny-chan neutrale, cercando di non far trasparire il suo disappunto per il tono usato dall’altra, che ribattè :-Tipico! Fuggire di fronte ai problemi e alle responsabilità…ma tanto lei non è una Sailor, non  sentiremo la sua mancanza.-
-Come fai a parlare così di Miruno?- chiese Rin a nome di tutte, lanciandole uno sguardo gelido.
-Eravamo compagne di classe, l’anno scorso. O almeno, lo eravamo quando si presentava a scuola…- rispose la bionda ghignando, attirando l’attenzione di Mari.
Allora le voci sono vere. Quella ragazza ha davvero continuato a frequentare la nostra scuola dopo essere stata bocciata
-Allora, non siamo diventate Sailor Senshi per un capriccio della regina, vero?- intervenne a sorpresa Kelly, attirando su di sé gli sguardi di tutte le altre, Diana compresa.
-Le sue guardie del corpo sono già state scelte, non capisco perché ci  è stato affidato il potere.- concluse la ragazza, staccando le spalle dal muro per andare a sedersi di fianco alla diciassettenne, che si spostò subito per farle spazio. –Sì, concordo!- aggiunse a precipizio Melania, mentre Rin e Caroline alle sue spalle annuivano.
Diana prese fiato, e parlando fissò lo sguardo in quello delle ragazze :-C’è un nuovo nemico da combattere, un nemico interno. Per questo siamo stati costretti a scegliere delle “nuove reclute” per questo compito, e voi siete risultate idonee.-
La donna s’interruppe, poi, sicura di avere l’attenzione di tutte le presenti, riprese :-La notizia non è stata fatte trapelare, il popolo non deve sapere…o sarà la fine. Si scatenerebbe il panico, capite? Nessuno di noi ha potuto dire nulla, siete le prime a saperlo…perchè siete le uniche in grado di combattere il Male.-
-Ch-Chaos…?- balbettò Caroline, spaventata, mentre tutte  attorno a lei trattenevano il respiro in attesa della risposta, che parve arrivare dopo secoli.
Diana annuì, grave :-Non è solo. Può contare alcune alleate…- la voce le si incrinò, e Mari fu sicura di vedere le lacrime sotto le sue palpebre socchiuse,  -…molto potenti. Dovete stare attente, questo non è un film. Il destino del nostro mondo e forse dell’intero Cosmo è veramente nelle vostre mani.-
Nessuna delle presenti fiatò, un unico pensiero nelle loro menti: Chaos è tornato e non è solo.
Il mostro che per anni i genitori avevano evocato per farle stare buone…il cattivo delle storie degli anziani…lo spettro che faceva abbassare la voce agli adulti…il nome che faceva rabbrividire la classe durante le lezioni di storia.
Era reale, e il compito di fermarlo era stato affidato a loro.
-Ma…perché? Perché non è stato fermato prima? E perché noi?- chiese Rin dopo qualche minuto, cercando di calmarsi e di metabolizzare la cosa.
-Non ci siamo riusciti, è stata una cosa improvvisa…nessuno poteva immaginare.- sussurrò Diana chinando il capo, più a sé stessa che alle giovani attorno a lei.
Coi lunghi capelli a coprirle parte del viso, immobile all’ombra dell’edificio, sembrava invecchiata di mille anni. Melania sentì l’impulso di abbracciarla; ma si trattenne, era molto più grande di lei e probabilmente l’avrebbe giudicata inopportuna.
-Dovrete essere unite, il Male è riuscito a ritornare proprio sfruttando le tensioni e l’ odio di tutti noi. Nessuno è immune a quel veleno.- dichiarò infine la donna, alzandosi e riassettandosi il vestito grigio pallido. –So che è difficile, so che avete a disposizione poco tempo, so di non potervi costringere…ma dovete fidarvi le une le altre, e aiutarvi tra di voi, solo così ognuna di voi potrà andare avanti.-
Si congedò con quell’ultima frase ed uscì, lasciandole lì, ognuna immersa nei propri pensieri.
 
 
-Buoni, buoni! Non siate gelosi della vostra sorellina!- rise la rossa, chinandosi per prendere in braccio anche gli altri due gattini.
E’ stata una vera fortuna avervi incontrato, pensò, tanto per me che per voi.
Qualche mese prima, entrata nel vecchio palazzo in costruzione durante una delle sue fughe dalla scuola; si era stupita non poco nel trovarvi, in un angolo riparato, una splendida gatta tigrata.
Inizialmente si erano studiate con astio, lo stesso pensiero che si rifletteva nelle iridi dorate del felino come in quelle verde cupo della ragazza: “Cosa ci fai tu qui?”, ma dopo alcuni minuti di lotta silenziosa si erano semplicemente accettate e avevano deciso di condividere l’edificio malconcio.
Nel primo periodo s’incontravano di rado,  più che altro avvertivano l’una la presenza dell’altra – ciuffi di pelliccia bianca e nera sui pavimenti e piccole impronte, profumo di vaniglia e segni di stivali – ma poi, con la nascita di Minou, Matisse e Bizet la loro strana amicizia si era fatta più forte.
Miruno le aveva rimediato una sorta di cuccia fatta di stracci e una volta al giorno le portava sempre  qualcosa da mangiare (allora  a qualcuno piacciono i panini di Inori!), in cambio Miranda, così aveva deciso di chiamarla, si lasciava accarezzare e spesso la consolava facendole il pane sullo stomaco. Quell’affetto era poi passato anche ai gattini, che ormai avevano quasi un anno.
-Scusatemi, se non sono venuta per così tanto tempo, ma è iniziata la scuola….questa volta la frequenterò, sì. Un anno perso basta e avanza, adesso voglio solo andare avanti. Ma non mi sono mica dimenticata di voi! Solo, temo che le mie visite si dovranno diradare…- spiegò, rimettendoli giù e spazzando un po’ il pavimento per potersi sedere.
Si sta bene anche così, senza tanta gente intorno, eh? pensò, passandosi un braccio attorno alle ginocchia. Anche se adesso è diverso, i primi tempi andavo e venivo senza meta, mi perdevo…ma adesso sto meglio, anche grazie a voi….sapete, ho conosciuto alcune ragazze mol-
-Cha carini.-
Miruno alzò gli occhi guardinga e vide in piedi vicino a lei  una ragazza molto graziosa.
I capelli biondo pallido  quasi le sfioravano le caviglie, mentre attorno al volto erano legati in due trecce che le arrivavano alle spalle. Indossava un top senza spalline rosa, coperto da  una lunga giacca nera, e un paio di jeans a sigaretta. Alle orecchie le tintinnavano un paio di cerchi argentei, in pendant con i grossi bracciali metallici a forma di serpente che le serravano i polsi.
Senza parlare, si chinò ad accarezzare Minou, che iniziò a fare le fusa contenta.
Miru era un perplessa, disorientata…e un po’ inquieta.
La  bionda sembrava una normalissima teeneger, ma quando si scostò la frangia notò che il color ghiaccio delle sue iridi le ricordava qualcuno…e capì.
Si rimise in piedi di scatto, facendo un paio di nervosi passi indietro :-Tu…tu devi essere parente di Ira! Nessuna persona normale ha degli occhi del genere!-
La ragazza si rialzò con un movimento fluido, senza dar segno di averla sentita.
Piegò la testa di lato, alzando contemporaneamente una mano per controllare lo smalto rosa chiaro che le ricopriva le unghie appuntite.
-Sì...siamo sorelle.- soffiò alla fine, come se niente fosse, lasciando ricadere il braccio lungo il fianco. -Ma ora non ha importanza.- stabilì, inchiodandola sul posto con i suoi occhi chiari.
Miruno ebbe solo il tempo di portarsi una mano al petto e di realizzare che la croce non c’era più, poi due mani gelide le si chiusero attorno al collo e la vista le si appannò.
 
 
-Ti spiace…?-
-No, figurati!- rise Rin, allungandole l’ennesimo biscotto al caramello sotto gli occhi di un’ esasperata Melania :-Ma insomma, Caro-chan! Dopo due panini col salame ed una lattina, hai ancora fame?-.-Ma sono buonissimi!- protestò di rimando quella, coprendosi con una mano la bocca piena. -Stranamente mi trovo d’accordo…- mormorò Raito un po’ impacciata, beccandosi una gomitata da Kelly :-Maddai! Dopo averne mangiati almeno una decina, mi pare ovvio!-
La bionda arrossì, per poi ribattere :-Non è vero, solo due…o tre…ma non certo dieci!-, scatenando le risate di tutte,  lei compresa.
A quanto pare, ha funzionato! pensò Rin divertita, a volte basta così poco..
Difatti, dopo un quarto d’ora di silenzi e occhiate sospettose, erano bastate una scatola di biscotti fatti in casa dall’ infallibile Sakura e la fatidica domanda “Qualcuno vuole…?” per far partire un bella chiacchierata che avrebbe indotto chiunque a pensare ad un gruppo di amiche di vecchia data.
Anche Mari, alla fin fine, aveva ceduto e aveva deciso di rispondere alle domande che frullavano loro in testa. A partire era stata Melania, nel modo più discreto e gentile  possibile :-E così anche tu sei una Sailor…con che nome combatti, scusa?-, ottenendo una risposta molto coincisa.
-Ma perché non sei venuta a cercarci? Non dirmi che credevi di  essere l’unica combattente!- era saltata su Caroline, da brava ficcanaso, beccandosi un’ occhiataccia dalla diciassettenne, che aveva però risposto lo stesso :-Ovvio che no, ero a conoscenza della vostra presenza, ma non sapendo chi e  quante foste,  ho preferito lavorare da sola per un po’.-
-Ma se Diana non avesse deciso di farci incontrare, tu ti saresti comunque messa in contatto con noi?- era intervenuta argutamente Kelly, spazzolando via dalla gonna della divisa le briciole dell’ hamburger appena divorato. L’altra rimase in silenzio per un po’, poi rispose risoluta :-No, non l’avrei fatto. Come detto, preferisco lavorare da sola.-
Quella volta il silenzio era durato qualche minuto di più, ma poi Raito aveva scosso la testa :- Be’, voglia o no ormai siamo diventate un gruppo, non credete? Quindi sarà meglio che anche tu  ti abitui all’idea di fare parte di un team.-
La ragazza aveva aperto la bocca per protestare, ma il coro suo e di Caroline ‘Ha ragione!’ l’avevano sorpresa e avevano dato il tempo a Kelly di concludere il discorso :-Credici o no, siamo alla tua altezza. Se Diana ci ha scelte c’è un motivo.-.
E lì Rin non proprio riuscita a trattenersi dal gridare, gli occhi bordeuax trasformati in un mare di glitter a forma di stellina :-Kelly-sempai, Raito-sempai, Mari-sempai! Sareste delle grandi attrici, questo pezzo è così carico di sentimento! Sarebbe meraviglioso potervi accogliere nel nostro club…-. In risposta, Kelly sorrise imbarazzata, declinando l’invito in fretta:-Nonono, grazie, tra scuola wrestling e flauto traverso, la mia agenda è già piena zeppa così!-, e Mari si limitò ad alzare un sopracciglio. Solo Raito sembrò vagamente interessata :-Mh…attrice, eh? Sì, si potrebbe fare.Ma di quanti soldi si parla? E in che film, scusa?-, facendo arrossire leggermente Rin :-Veramente io stavo parlando del club scolastico di teatro, nulla di tutto ciò…-.
La ragazza sospirò, scuotendo appena la testa e facendo ondeggiare i lunghi capelli color oro rosso :-No, grazie, sono già iscritta al club di astronomia, mi basta.-
Melania fu sul punto di aggiungere qualcosa, ma la campanella che segnava la fine dell’intervallo la bloccò. Le tre ragazze più grandi si alzarono in simultanea, la loro aula era due piani più in basso e avrebbero dovuto affrettarsi, ma la mora riprese, inchiodandole con lo sguardo dov’erano :-Volevo dire che sono preoccupata per Miru, mi aveva promesso che sarebbe non avrebbe più perso un minuto di lezione ed invece non si vede…dovrebbe essere ritornata da almeno due minuti!-
-Fatica sprecata! Sarà in giro a farsi i fatti suoi, lasciala perdere.- sbuffò Raito, scrollando le spalle e facendo per andarsene. Fulminea, la quindicenne le afferrò un braccio, esclamando :-No, ha promesso! Sono sicura che le è  successo qualcosa!-.
La bionda non ebbe il tempo di rispondere perché qualcosa di indefinito attirò il suo sguardo fino al vecchio edificio lì vicino…
-Sta crollando.- disse Mari, attirando lo sguardo incuriosito e preoccupato di tutte le presenti. Indicò un punto preciso e decretò :–Quel muro lì è appena venuto giù come se nulla fosse. In quel palazzo sta sicuramente succedendo qualcosa di strano.-
Da lei, tutti gli occhi dei presenti si spostarono su la Daisuku, che rispose in fretta :-Okay, d’accordo. Andiamo a vedere, ma se è solo un trucchetto di Miruno Hase per attirare la lezione, saranno guai seri…-.
Mari si trasformò prima che lei potesse concludere; per un secondo venne avvolte  dalle fiamme che la ricoprirono come una seconda pelle arabescata e brulicante, poi fu il turno delle altre ragazze. Senza perdere tempo, la bionda si diresse verso l’uscita.
Questo non è un trucchetto, Raito.
 
 
 
Da quando era iniziato il “combattimento”, per così dire, non le era sfuggito ancora nessun grido perché semplicemente non ne aveva avuto il tempo.
Istintivamente, quando le gelide mani invisibili l’avevano afferrata, aveva portato una mano al petto, cercando la croce d’oro che da quasi un anno l’accompagnava ovunque…e con raccapriccio si era resa conto di non averla più al collo.
Aveva temuto il peggio, ma proprio mentre la demone cantava vittoria erano arrivate.
Una dopo l’altra erano comparse sulla soglia; Mari come vestita di fiamme nella sua divisa bordeaux, Raito che sembrava brillare della stessa luce del Sole, Kelly, statuaria nella sua fuku gialla e nera, Caroline vestita d’erba appena nata e di rose color sangue, Melania la cui gonna celeste sfarfallava appena nell’aria per la corsa, Rin  le cui grandi ali aperte facevano assomigliare ad un fiore di loto.
Come una sola cosa, Kelly e Leny-chan  l’avevano distratta con un’ attacco combinato delle note musicali esplosive della prima e le farfalle elettriche della seconda, poi era stato il turno di Mari che l’aveva immobilizzata con la sua Burning Sword dopo che le copie di Rin l’avevano accerchiata.
Raito e Melania non le avevano staccato gli occhi di dosso, tenendo sempre a portata di mano le loro frecce – di plasma e di luce lunare.
Le avevano dato il tempo di respirare e di scivolare via.
Le avevano salvato la vita, non c’erano dubbi.
Ma anche io farò la mia parte, decise, gattonando verso la croce d’oro e riuscendo finalmente a stringerla tra le mani.
Il potere all’interno di essa  si allargò intorno a lei, trasferendo energia ad ogni fibra del suo corpo. Sentì tutte i lividi e le piccole ferite svanire man mano che la sua divisa scolastica veniva sostituita dalla sailor fuku della paladina della Terra.
La gonna, il colletto e le scarpe col tacco erano dello stesso verde delle foreste, il nastro sul petto era verde menta mentre quello posteriore, gli elastici sulle braccia ed il collarino erano neri. A completare tutto, l’immancabile tiara dorata con incastonato lo smeraldo che fino a pochi istanti prima era sulla croce della ragazza e la spilla, anch’essa dorata.
Adesso siamo alla pari…preparati! pensò Miru, scoprendo i canini in un sorriso di vendetta e di sfida che l’altra sembrò notare a malapena.
-Quindi sei anche tu una di queste...?- mormorò quasi annoiata Eha, voltando appena la testa nella sua direzione. Ghignò, socchiudendo gli occhi color ghiaccio :-Fa niente! Ti eliminerò lo stesso, ti chiedo solo un secondo di pazienza.-
Detto ciò, un’ improvvisa onda d’urto scagliò Caroline, Rin, Raito e Melania contro un muro laterale e fece quasi cadere a terra le altre due.
-Vedremo.- ringhiò in risposta la rossa, alzando le braccia davanti a sé e contemporaneamente piantandosi meglio sulle gambe. Erano sulla nuda terra, sarebbe stata lei a condurre il gioco.
-Earthquake, change!- evocò, concentrando tutta la sua energia nelle palme delle mani e dei piedi e scaricandola nel sottosuolo, provocando una frattura nel terreno tra lei e la demone.
Spostò lentamente una mano verso destra, e la voragine seguì il suo movimento, avvicinandosi pericolosamente alla bionda, che ancora immobile, si limitò a richiamare un gran numero di erpenti metallici, simili ai suoi bracciali.
Piantò un tacco nella polvere, e quella ubbidiente divenne molto più larga e profonda.
Eha arretrò di un passo, e tutti i serpenti che le erano comparsi accanto arretrarono con lei…invano.
Il riquadro di terreno su cui si era rifugiata  era completamente staccato da tutto il resto tramite una larga crepa, e si era abbassato di almeno mezzo metro, lasciano posto alle rocce che seguendo gli ordini di Miruno erano spuntate attorno a lei come le zanne di un lupo affamato. I serpenti argentei sembravano impazziti, raggruppati in una massa informe attorno alle caviglie della loro padrona alzavano la testa e soffiavano in direzione della diciassettenne, senza però riuscire ad avvicinarsi a lei nè tantomeno a morderla.
La rossa sentì una gocciolina di sudore scivolarle giù per la tempia, e strinse la presa; ubbidienti, le “zanne” si  serrarono attorno al corpo della demone, bloccandola in un intrico di roccia. Non era  riuscita ad evitare di ferirla; il  liquido blu che si stava impadronendo del tessuto dei suoi jeans all’altezza del polpaccio e che le colava dalla spalla scoperta testimoniavano, ma comunque non sembrava nulla di troppo grave.
-Ottimo lavoro, davvero.-  sentì dire a Kelly, che le si stava avvicinando a lunghi passi per aiutarla con il suo Shining Pentagram, seguita da Caroline che aveva di nuovo in mano la sua cinta di perle :-Se vuoi, ti aiutiamo…o è una faccenda personale?-
-No, un paio di mani in più sono sempre ben accette.- rispose, senza staccare gli occhi dalla demone che aveva reclinato la testa in avanti e sembrava quasi non respirare.
-Che facciamo?- s’intromise nervosamente Raito, socchiudendo gli occhi incerta; Rin, preoccupata, chiese con un filo di voce :- Non è…?-
Prima che qualcuno potesse risponderle, però, Eha rialzò di scatto la testa, mostrando tutto l’odio dei suoi scintillanti occhi rossi :-Non pensate di avermi sconfitta, la partita è tutt’altro che conclusa!-.
Si fermò a prendere fiato, poi scoppiò in una risata convulsa e innaturale che durò qualche minuto e che fece accapponare la pelle a tutte le Senshi presenti. Quando riprese a parlare, lo fece con un tono cantilenante e vagamente ipnotico :- No-no-no, no-no-no-no. Non avete vinto, non vincerete. Non avete vinto, non vincerete….-
Sorrise di un sorriso strano, sghembo, profondamente maligno, e si zittì. La sua figura sembrò tremolare per qualche secondo, poi sparì alla loro vista, seguita dai suoi serpenti che si dissolsero in semplice fumo grigio.
-Mio Dio – esclamò Rin sottovoce, stringendosi nelle spalle.
–Concordo.- disse Kelly, facendo un paio di passi indietro e sciogliendo la trasformazione, seguita a ruota da tutte le altre. –Bene, e adesso?- saltò su Caroline, che aveva deciso di scrollarsi di dosso tutta quella patina di inquietudine e di darsi una calmata. –Dopo il messaggio segreto di Diana, la riunione Senshi, la trasformazione di Miruno e l’attacco di Superbia direi che dovrebbe bastare, no?-
Quasi non finì la frase, che l’ edificio iniziò a scricchiolare pericolosamente, mentre pezzi d’intonaco e polvere piovevano loro addosso.
-Come non detto!- esclamò Rin, tossendo, e  correndo  verso l’uscita, seguita dalla quindicenne dagli occhi verdi che la  superò subito :-Mi rimangio tutto, mi rimangio tutto!-.
-Aspettate!-  gridò ad un tratto Mari, sovrastando il boato dell’edificio in caduta libera.
-In mezzo alla barriera creata da Miruno…c’è qualcuno!-, proseguì, indicando una figuretta minuta  che si dimenava tra gli spuntoni di roccia.
Come gelate da un incantesimo, tutte si fermarono dov’erano, solo Kelly riuscì a chiedere con un filo di voce :-Che cosa? Com’è possibile?-, ottenendo risposta da Caroline, che ringhiò :-Un regalino di quella pazza psicopatica di Eha, ci scommetto!-
Prima che qualcun’altra potesse aggiungere altro, Miru scattò :-Ci penso io, è colpa mia! Uscite, siete le più vicine alla porta, vi raggiungerò all’esterno!-
-Hase, non fare l’eroina, o io ti…- provò a dire Raito in un ultimo tentativo, ma la rossa era già tornata sui suoi passi. Melania fece per seguirla, ma con un gesto fulmineo Mari le afferrò un braccio :-Andiamo! E’ inutile il sacrificio di tutte! Se la caverà.-
Seppur sconvolta, la quindicenne dovette ammettere che aveva ragione, seguirla in quel dedalo di corridoi e scale sarebbe stato un autentico suicidio.
-Muovetevi, uscite!- le incitò Kelly riprendendo a correre, ma si rese conto che non ce l’avrebbero  mai fatta tutte.  Melania e Mari erano quasi fuori e Caroline e Rin potevano contare sulle  ali che avevano  rievocato, ma Raito?
In quel momento ci fu un’altra violenta esplosione e l’edificio si spezzò letteralmente in due; con uno sprint disperato Mari riuscì a varcare la soglia e le due ragazze alate la seguirono volando tra i detriti. Kelly fu colpita da uno di essi e cadde a terra, Raito e Melania erano dietro di lei…
Non ce la faremo mai…pensò disperata, accellerando per aiutare la ragazzina e sentendosi improvvisamente più leggera. Che diamine…
Abbassò lo sguardo e vide che non stava più correndo, ma che si era levata a  qualche centimetro da terra. Si voltò e quasi sfiorò con la punta del naso le ali che le erano spuntate sulle  spalle. La parte superiore aveva una forma tonda e allungata con un ricciolo in cima che le ricordava vagamente una chiave di violino; il bordo esterno era arancione e l'interno nero, il tutto come ricoperto di piccoli strass, mentre la parte inferiore aveva la forma di una chiave di basso rovesciata ed era dello stesso arancione dell’altra.
Senza pensarci due volte, allungò un braccio dietro sé e afferrò Raito per il gomito, facendo lo stesso con Melania e concentrò tutta la forza che le rimaneva nelle sue splendide ali luccicanti…chiuse gli occhi, e li riaprì solo quando tutte e tre rotolarono sull’erba del giardino della scuola. Ce l’aveva fatta;  le aveva salvate tutte…o forse no?
 
Miruno strappò come se fosse di burro anche l’ultimo pezzo di roccia che teneva imprigionata la bambina (perché di una bella bambina mora si trattava), la forte strinse tra le braccia e sussurrò :-Non ti preoccupare, ci sono io qui…-
Quasi non riuscì a finire la frase che l’edificio si accartocciò su sé stesso.
Per favore, proteggici. Proteggila.
La roccia crebbe nuovamente attorno a loro, questa volta formando una cupola protettiva, veloce come un battito di ciglia, e resse contro tutto ciò che da fuori cercava di far loro del male.
Miru si decise a lasciar aprire uno spiraglio solo quando sentì delle voci all’esterno…e contemporaneamente lasciò la bimba, che non piangeva più ma che anzi la guardava con un misto di timore e rispetto. Lì fuori diverse voci si mescolavano: “Himeko!” e “Miruno” in egual misura.
-Siamo qui!- trovò la forza di gridare, e subito molte persone si affollarono attorno a quello strano nido. Riconobbe Kelly gridare “Ci penso io!” e pochi istanti dopo la canadese spezzò la roccia in due punti creando una finestrella abbastanza grande da farle uscire di lì. Prese in braccio la piccola, che non dimostrava più di cinque anni; e la sporse in fuori, subito un paio di mani sottili la afferrarono.
Fuori un braccio, che qualcuno, probabilmente Caroline, afferrò subito, fuori le gambe…fuori la testa. Il sole le colpì il viso come una stilettata, ma non fu quello a farle male.
Osservò il volto dell’uomo che aveva in braccio la bimba, Himeko, e deglutì.
-Papà…- disse con voce fioca e arrochita da tutta quella polvere.
Poi venne la rabbia, e tutto si fece più chiaro.
-Guardami! Guardami, sono io, Miruno! Non ti ricordi di me?!- urlò con rabbia, facendolo  voltare e spaventando la donna che era dietro di lui.
-Miruno?- ripetè lentamente l’uomo, pe poi sorridere imbarazzato e allargare le braccia :-Agnellino! Dopo così tanto tempo…che ci fai qui? Dove sono Inori e Anne?-
Mamma…strinse i pugni, ma nessuno sembrò accorgersene.
-Dov’è? Si sarà risposata, immagino. La vita va avanti…- continuò quello, circondando con un braccio le spalle strette della sua nuova moglie che teneva per mano la sua nova figlia.
-Lei non c’è. Non c’è più.-
L’espressione sul suo viso mutò :-Oh, mi dispiace…-
-Se ti fosse dispiaciuto, saresti stato con lei…ma dov’eri? Dove?-
Miruno non sentì più niente, tutto era solo le lacrime che le bagnavano il viso e la sua voce che gridava :-Quando Inori ha abbandonato la scuola per mantenerci? Quando la mamma ha venduto tutti i suoi gioielli ma non  la fede? Quando i medici ci hanno detto che era troppo tardi e che non c’era più speranza? Quando Ino-chan si è abbassata a fare lavori di ogni tipo,  per assicurarci una vita dignitosa? E quando la mamma, con le ultime forze, mi ha legato al collo il suo crocifisso?! DOV’ ERI, QUANDO LEI  E’ MORTA?-
Solo in quel momento riaprì gli occhi per mostrargli contro tutto il rancore che provava nei suoi confronti.
Lo vide  indietreggiare balbettando qualcosa che non le interessava, spaventato dalla furia di quella che una volta era stata la sua  stessa figlia.
-Non ti voglio vedere mai più, mai più! Vattene via e lasciami in pace!-, ebbe ancora la forza di urlare, la voce rotta dai singhiozzi, prima che la vista le si appannasse del tutto a causa delle lacrime e che le ginocchia la tradissero facendola finire a terra.
Subito Melania e Rin le furono di fianco, una a destra e una a sinistra, Caroline, dietro di lei, le poggiò  una mano sulla schiena come a sorreggerla. Raito distolse lo sguardo velato di lacrime, nascondendo con una mano i singhiozzi che le sfuggivano di tanto in tanto; inaspettatamente Mari le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla e stringendo forte la presa per trasmetterle un po’ della sua forza. Kelly, dal canto suo, si piantò davanti all’uomo impaurito e scandì senza tanti preamboli:-Se ne vada, ha già fatto abbastanza. Porti via sua moglie e sua figlia, e faccia in modo di girare al largo da Tokio e dintorni, perché se la rivedo in giro le spezzo le ossa. Ha capito?-
Non ci fu nemmeno una risposta, così la bionda potè raggiungere Miruno, al sicuro tra le sue amiche, che si stava riprendendo.
-Va meglio?- chiese, chinandosi per arrivarle agli occhi e cercando di mettere tutta la dolcezza possibile in quelle due parole. La ragazza annuì, strofinandosi un occhio, un po’ imbarazzata per quella scenata ma allo stesso tempo sollevata per essersi liberata di quel peso che la opprimeva da troppo tempo.
Ci siamo chiariti, ora non ci saranno più problemi, ma non lo perdonerò mai. Mai.
–Tieni…- s’intromise Raito a sorpresa, porgendole un pacchettino di fazzoletti e aggiungendo a precipizio:- Sono di Mari, ma non che io ne abbia avuto bisogno, eh.-, e facendo spuntare l’ombra di un sorriso sul volto della diciassettenne, che si affrettò ad accettare.
-…Grazie. Davvero, grazie per tutto.-
 
 
 
 
*Mensola dell’Autrice*
Dopo un ritardo pazzesco, rieccomi!
Perdonatemi, ma in questo periodo sono stata mooolto impegnata...le scuole sono cominciate, e quest’anno sono in prima superiore, quindi il lavoro è triplicato!
Ora, due notizia velocissime&importantissime:
Ho assaggiato il suika bar (sotto il nome in codice di watermelon), e devo dire che mi è piaciuto molto, ve lo consiglio!
Poi, se volete, potete trovarmi sul blog “Le recensioni di Ebe” che condivido con due mie amiche. Parliamo di libri, telefilm, anime, se volete farci un salto e magari lasciarmi un commentino mi farebbe davvero piacere. Finish! Passando alle cose serie: è stata dura, ma ce l’ ho fatta!
Finalmente tutte le nuove Sailor si incontrano e hanno modo di confrontarsi, magari facendo anche amicizia tra loro. Melania e Kelly promettono bene, anche se Mari e Caroline sono  ancora un po’ restie a collaborare…ah, la nostra cyborg! Ma tanto ti vogliamo bene lo stesso, tesoro! <3
Diana invece è divisa tra “lavoro” e  sentimenti…si spiegherà presto il perché della sua paura. Per quanto riguarda Miru, suo padre (che lei però ha rinnegato) ha lasciato sua madre, Anne, per una donna più giovane (la madre di Hoshiko) quando lei aveva tredici anni, e da lì ha iniziato ad andare di male in peggio. Anne ha scoperto di avere una malattia incurabile ma ha taciuto alle figlie fino all'ultimo, continuando a lavorare per mantenerle...poi, come detto, si è spenta dolcemente. Miruno ha sofferto molto e ha iniziato a marinare la scuola, scappando dai problemi e dalle responsabilità; avendo fatto troppe assenze, è stata costretta a ripetere l'anno scolastico assieme a Melania e Caroline.  
Note:
Hoshiko: in giapponese significa “Stella”
Minou, Matisse e Bizèt : sono un tributo al film Disney "Gli Aristogatti". La loro mamma non si chiama Duchessa semplicemente perchè non è bianca ma tigrata ;P
'..profumo di vaniglia' : lo shampoo di Miruno, sì.

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Capitolo 10
*** Pigiama party ***


 
Diana sospirò, varcando la soglia dell’ascensore che l’avrebbe portata fino al penultimo piano del palazzo di cristallo.
E’ stata una giornata impegnativa e molto stancante, pensò, mentre le porte semi-trasparenti si chiudevano alle sue spalle.
Osservò distrattamente il paesaggio attorno a lei: il particolare cristallo con cui era stato costruito l’edificio permetteva di vedere Tokio da ogni singolo ambiente, senza  essere visti dall’esterno.
Avrebbero potuto benissimo sostituirlo con uno dei più rapidi ed efficaci sistemi di teletrasporto, ma tutti, all’unanimità, avevano deciso di conservare gli ascensori e le vecchie, scenografiche, maestose scale.
Nonostante tutto, sorrise sfiorando il cristallo con la punta della dita. Quel posto era stato il luogo più magico e felice della sua infanzia.
      Lo potrebbe essere ancora, se solo….
Ritornò in sé prima di finire di formulare il pensiero.
Cosa stai facendo?, si rimproverò, mentre l’espressione sul suo viso si induriva per nascondere le lacrime che le luccicavano sotto le palpebre. Per evitare di ricadere nuovamente nei ricordi, decise di impegnarsi in qualcosa di serio.
Tipo ritornare alla sua vera forma.
Quando finalmente  l’ascensore arrivò a destinazione, pochi secondi dopo, ad uscirne non fu la giovane donna entrata poco prima, bensì una graziosa gatta dal pelo grigio chiaro e gli occhi rosso acceso. Al collo aveva il collarino bordeaux con il campanellino della sua controparte umana, che tintinnò dolcemente mentre la felina zampettava verso la sua stanza.
La mezzaluna sulla sua fronte scintillò, riflettendosi sulla porta color crema che si aprì da sola, senza nessun   bisogno dell’elegante maniglia dorata; subito le sue zampe di velluto affondarono nella moquette; ciò che preferiva della sua camera, una stanza  piccola e raccolta, “a misura di gatto”.
Saltò sul letto,  più precisamente sul soffice copriletto a righe rosse, crema e oro che lo ricopriva, e si acciambellò sul cuscino, intenzionata a farsi una bella dormita.
-Diana! Sei appena rientrata, non fare finta di non esserci! Dai, muoviti, esci!-
La gatta sbuffò, contrariata, andando ad aprire nel solito modo senza darsi neanche la pena di ritrasformarsi in umana :-Che c’è…?-
Squadrò la ragazza che aveva di fronte, accigliata, guardandola da sotto in su con una punta d’invidia, masticando tra sé un “Non per niente è una campionessa nella pallacanestro!”
    Le iridi, tra il  verde cupo e il nero, spiccavano sulla pelle color caffelatte, mentre i capelli verdi, legati in una coda di cavallo di treccine un po’ storta, le arrivavano appena al mento. Anche lei doveva essere rientrata da poco, dedusse, perché  indossava ancora gli abiti da motociclista; una maglietta bordeaux, giacca in pelle e i soliti fantasmagorici  blue jeans con maxi-stelle gialle sui lati.
-Mettiti qualcosa addosso e vieni. Hai bisogno di divertirti un po’.- riprese dopo un attimo l’altra, stirando le labbra in un sorriso che non ammetteva repliche e  inclinando appena la testa con fare cospiratorio.
-Ma…-
-Muoviti! Ti do due minuti per cambiarti...indossa un pigiama, una camicia da notte…hai capito, su!- la riprese l’altra, per chiudere di scatto  la porta e poggiarcisi le spalle. Fece per sospirare, ma la ragazza dall’altra parte ribattè :- Due minuti! E se esaurisci il tempo, vengo dentro e ti trascino di peso.-
Diana, un po’ stizzita dal suo comportamento ma allo steso tempo incuriosita, finalmente si decise. Chiuse gli occhi e si concentrò, focalizzando il pensiero sulle sue ossa, sui suoi muscoli, sulla pelle….Accadde tutto contemporaneamente: le zampe si allungarono in mani e piedi sottili, le orecchie feline sparirono in una massa riccia di capelli grigio scuro, la coda si ritirò nella colonna vertebrale.
Umana.
Si diede una scrollata generale, così, più per abitudine che per reale paura di aver commesso qualche errore nella trasformazione.
Ripose le scarpe col tacco nella cassapanca ai piedi del letto, tolse il collarino e sfilò il vestito grigio a favore di una semplice camicia da notte bianca e delle sue adorabili pantofole di pelo viola. Raccolse i capelli in una coda disordinata e  bussò alla porta, dietro alla quale sentiva Juno contare :-Meno quindi, quattordici…-
-Sono pronta!- annunciò, mentre l’altra la osservava per poi annuire soddisfatta e incamminarsi verso una porta, dipinta a rose rosse, che contraddistingueva la stanza di Céline :-Siamo arrivate!- disse, senza neanche bussare.
 -Vieni, vieni! Non siate timide!- esclamò subito  Athina, spalancando la porta di scatto e trascinandola dentro l’ immensa  stanza “stile ottocento” della maggiore delle quattro sorelle.
Era la camera da letto singola più grande dell’intero palazzo, assieme a quella di Chibiusa, completamente arredata sui toni del  fuxia e giallo oro. Era stata ricreata rispettando le caratteristiche tipiche del periodo senza dover rinunciare alle comodità moderne; il televisore ultrapiatto ‘a scomparsa’ e il carica batterie del cellulare poggiato sull’elegantissimo tavolino in legno chiaro  ne erano una prova.
Diana si prese una manciata di secondi per osservare le altre invitate:  Athina in pigiama celeste a pois  gialli, Estella con una T-shirt con il logo della sua band preferita e un paio di shorts, Céline in  vestaglia di piazzo rosso e rosa.
L’avevano quasi trascinata ad un pigiama party…
-Un semplice invito…?- s’azzardò a chiedere, anche se sapeva benissimo che con quelle quattro in circolazione tutto era possibile.
-Perdona il metodo non proprio ortodosso, ma temevo che altrimenti non saresti venuta.- rispose semplicemente Céline, scenograficamente accasciata sulla suo divanetto preferito, quello con le zampe di leone e la fodera di stoffa dorata.
-Ma hai davvero bisogno di rilassarti!- trillò Athina, lasciandosi cadere sul letto a baldacchino della sorella maggiore e lanciandole uno guardo carico d’ affetto.
Diana si strofinò una tempia, stanca e un po’ confusa, ma comunque riconoscente :-Be’, non me l’aspettavo. Grazie, allora.-
-E’ il minimo!- la interruppe con fin troppa forza Estella, tirandosi su a sedere con un movimento fulmineo dal folto tappeto su cui era sdraiata, -Dopo tutto, anche tu hai diritto ad un po’ di relax!-. -Avete ragione!- rispose la giovane donna,  accennando un sorriso divertito e accomodandosi vicino a Juno, che le battè una pacca sulla schiena :-Brava! Così ti voglio!-
-Bene, adesso che ci siamo tutte possiamo iniziare la festa, no?-  dichiarò Athina entusiasta, aprendo le ante dell’imponente cabina-armadio decorato a motivi floreali della sorella e tuffandocisi letteralmente dentro. -Le cibarie!- rispose divertita Estella all’occhiata perplessa di Diana, mentre Céline si premurava di chiederle:-Solo un dettaglio, prima di iniziare. Preferisci il dolce o il salato?-
-Mh…dolce!-
-Naaa, anche tu!- esclamò Estella fingendosi sconvolta e scatenando le risate di Juno, che replicò :-Povera, qui  è l’unica a preferire il salato, anzi, il piccante; con…-
Le parole le morirono in gola, e tutte attorno a lei si fecero silenziose.
-Anche Hime-sama amava il sale.- disse lapidaria Céline, sedendosi di fianco alla rossa con forzata nonchalance.
-Ecco qua! Erano finite un po’ in fondo…ma, ehi, perché qui musi lunghi?- il viso paffuto di Athina, incorniciato dai morbidi capelli celesti  sbucò dalla cabina-armadio, seguito da resto del corpo. Aveva   scelto da poco una specie di caschetto, che le dava un aria pulita e dolce: più corti sulla nuca mentre, sul davanti, due ciuffi lunghi fino alle spalle avevano sostituito la frangetta.
Nonostante i suoi ventiquattro anni, sembrava ancora una ragazzina; probabilmente perché i grandi occhi azzurro cupo erano rimasti tali e quali
-Eh?- sobbalzò Estella, beccandosi una gomitata da parte di Juno, che da parte sua fece finta di niente. Diana s’ irrigidì come un baccalà, ma riuscì comunque ad articolare una mezza frase :-No, niente…-, ma venne interrotta dalla ragazza dai lunghissimi capelli rosa, che sbuffò :-Stavamo pensando che c’hai messo molto tempo, e temevamo che ti fossi mangiata tutto.-
-Ah, adesso tutto si spiega! No, qui c’è tutto, non preoccupatevi.- sorrise di rimando la ragazza, sedendosi a gambe incrociate come Juno e iniziando a distribuire pacchetti e bottiglie sulla moquette.
-Ho preparato i cupcake e i macarons con le mie mani, seguendo la ricetta di uno dei più famosi chef mondiali!- disse orgogliosa la maggiore, mostrando a tutte  i dolcetti colorati che aveva cucinato in un momento di libertà.
-Non per dire, ma secondo me mangiarli equivale ad una gita gratis nel reparto lavanda gastrica  dell’ ospedale…ma non temete,  qui ci sono i popcorn e le patatine!-  ghignò Juno, indicando un paio di ciotole stracolme e beccandosi un’occhiataccia da Céline.
- Io ho fregato  dalla dispensa i biscotti al cioccolato di tua madre, sono troppo buoni…non ti offendi, vero?- esclamò colpevole la ragazza dai capelli celesti e gli occhi blu, preoccupata, guardando Diana che scoppiò a ridere di gusto :-No, anzi! Hai fatto bene!-
-Io i KitKat  e il tè al limone!- s’intromise Estella, facendo una smorfia nel tentativo di  stappare la bottiglia che aveva in mano. -E lì ci sono le bottiglie di succo di frutta,  stasera niente alcolici.- aggiunse Céline, indicando con un gesto elegante la fila di bottiglie allineate accanto lei.
-Aspettate, torno subito!- saltò su all’improvviso Diana, uscendo di corsa e lasciando perplesse le altre. Dopo una manciata di minuti ritornò, portando con sé un thermos e un paio di plaid che Athina, la più freddolosa del gruppo, accettò volentieri.
-Un po’ di caffè non può che far bene, se si deve star su tutta la notte!- dichiarò, facendo l’occhiolino a Estella che la fissava stupita.
-Allora…come va la ricerca delle nuove Sailor? Le hai già trovate?- iniziò cauta Céline, dopo qualche  minuto di silenzio interrotto solo da crunch crunch  di Juno .
Diana alzò gli occhi su di lei: alta e longilinea, con i lunghissimi capelli rosa, sciolti sulle spalle, e gli occhi viola, avrebbe potuto benissimo fare la modella o l’attrice.
Ed invece eccola lì, a fare la guardia del corpo della Regina, con una grande responsabilità sulle spalle.
-Fortunatamente sì, tutte e sette.- rispose, facendo staccare gli occhi dal joystick a Juno, impegnata in un’accanita battaglia contro Athina, che ne approfittò per dimezzarle i punti vita.
-Ma sono solo quattro ragazzine! Come può pensare Chibiusa di…voglio la rivincita, subito! - sbottò, interrompendosi notando  “la morte” del suo personaggio e quindi la vincita della più piccola.
 –Sono sette, l’ha appena detto!- la corresse Estella, a bocca piena, ricevendo un affettuoso nocchino sulla testa da parte della maggiore :-Es, è maleducazione, metti una mano davanti!-
-Dicevo…sono molto giovani, dai quindici ai diciassette anni, ma sono in gamba. Sono certa che la Piccola Lady abbia scelto con criterio…- riprese Diana, cercando di  continuare ma venendo interrotta dall’ultima voce che si sarebbero aspettate di sentire in quel momento.
-Io…io n-non…non ci posso credere…-
      Tutte, comprese Athina e Juno, ancora occupate in un’ accanita battaglia, si voltarono verso    Chibiusa, comparsa sulla soglia della  camera, che le fissava. I grandi occhi brillavano come rubini liquidi nel viso delicato della ragazza sconvolta :-Come avete potuto farmi questo?!-
Avanzò di un passo, le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all’altro.
-Dare un pigiama party senza di me!- fece  disperata la giovane donna entrando, mentre tutte e quattro le Asteroid Senshi mormoravano in coro, imbarazzate :-Queen, possiamo spiegare!-
-Non volevamo disturbarvi, siete così impegnata…- si scusò Estella facendo ondeggiare la treccia rossa che le sfiorava i fianchi. – Non posso perdonarvi, a meno che voi…non mi offriate quei  Kit Kat  all’ananas laggiù!- ribattè interessata l’altra, sprofondando nella moquette tra Juno e Diana, e indicando il maxi-sacchetto di barrette al cioccolato. Nell’attesa che i suoi benamati dolcetti la raggiungessero,  agguantò e inghiottì  almeno una decina di macarons.
 –Chibiusa, lo sai che troppi dolci fanno male, vero?- la richiamò dolcemente Céline, mentre Athina s’intrometteva, candida :- Queen, il nostro dovere è di condividere con te tutte le sofferenze e di proteggerti! Lasciali a me, sono pronta a fare questo sacrificio!-
Scoppiarono a ridere tutte e ritornarono indietro a quando anche loro ne avevano quindici, di anni, e si divertivano nella stessa identica maniera.
 -Comunque, chomp, non shono stata io scegliere, chomp, le nuove sheglior, ma gli Shtar Seed...- disse alla fine Chibiusa, beccandosi un nocchino identico a quello di Estella poco prima, seguito da uno sbuffo a metà tra il divertito e il preoccupato di Céline :-Insomma! Ma quando imparerete, voi due?-
-Ahio! Non è giusto, non ho fatto niente di male!- protestò Chibiusa, gonfiano le guance in un adorabile broncio che Athina si divertì a pungolare con un dito :-Queen, siete sempre così kawaii!-.
-Scusa, cosa stavi dicendo prima  sui  Semi di Stella?- s’intromise Diana, allertata, lasciando perdere i   biscotti al cioccolato.
-Aspetta, partiamo dall’ inizio, forse è meglio. Ogni pianeta ha un suo proprio Star Seed, che lo fa “vivere” e che da i poteri necessari alla sua Sailor protettrice, ci siamo?-
Athina e Juno annuirono, concentrate.
-Quando la Seilor muore, il cristallo torna al pianeta che lo “ricarica” e poi sceglie una persona capace e meritevole a cui affidarlo nuovamente. Di questi Semi ce ne sono a migliaia nell’universo, ma quello che solo pochi sanno è che sette di questi, riuniti, sono in grado di formare il Seme di Stella Cosmico…-
-Lo Star Seed di Sailor Cosmos!- la interruppe la giovane donna dai capelli e gli occhi verdi, scattando in piedi ed esclamando irata :-Perché nessuno si è mai dato la pena di dircelo?-
-E’ un segreto! Solo da poco è stato rivelato anche a me...- spiegò Diana, stringendo le dita sottili attorno al bicchiere di caffè che si era versata.
- Avrei voluto dirtelo subito, ma non potevo  rivelarvi tutti i segreti relativi alla famiglia reale così di colpo. E’ una cosa seria!-.
La giovane donna si rilassò, chinando il capo :-Hai ragione. Scusami, non avrei dovuto reagire così.-
-Ma, scusate, perché nessuno finora ha mai risvegliato Sailor Cosmos dal suo sonno millenario, se era così facile?- intervenne Estella, facendo sogghignare la maggiore delle quattro sorelle :-Facile? Hai idea di quanti Star Seed ci siano nell’universo?-.
-E poi, ci sarà sicuramente una “combinazione” per unire i vari Semi di Stella, vero?- aggiunse saggiamente Athina, ricevendo risposta positiva da Diana :-E’ sconosciuta perfino a noi. Saranno le ragazze a trovarla…in che modo, non lo so.-
-Mh…Giu-giusto..- farfugliò Chibiusa, coprendosi la bocca piena con una mano, attirando l’attenzione di Céline :-Hai divorato  tutti i cupcake dalla glassa rosa! Erano per me!-, e quindi l’intervento pacificatore di Juno :-Quante storie! Ti sono rimasti tutti gli altri, no?-.
-Upf, io volevo quelli rosati…- sbuffò contrariata la giovane, addentando un biscotto al cioccolato e guardando storto  Chibiusa.
-A proposito, Diana, perché non prendi anche tu una barretta?- chiese Estella, porgendo a Diana il sacchettone misto, in cui lei si affrettò a frugare, estraendone un paio e facendo sgranare gli occhi alla giovane regina, che scosse impercettibilmente la testa. -Peperoncino e Wasabi!- sillabò, facendola  impallidire e ripescare. –Allora, cosa assaggi?- chiese nuovamente la ragazza dalla treccia rossa, ingnara. –All’arancia rossa!- rispose in fretta la nekomimi, facendo l’occhiolino a Chibiusa che fece una smorfia :-Ma è amaro!-
-Allora, ricapitolando: queste New Sailor Soldiers sono state scelte da sette pianeti per custodire i Semi di Stella più importanti dell’ intero Cosmo, che, fusi assieme; formano un unico potentissimo Star Seed! Ma come sono queste nuove Sailor?- ritornò alla carica Athina, curiosa come sempre.
-Dunque…Caroline, Rin e Melania hanno quindici anni, Miruno, Kelly e Raito ne hanno sedici e Mari  diciassette. Sono tutte brave ragazze, molto diverse tra di loro, ma hanno un grande potenziale. Fino ad ora hanno lavorato in solitaria o in piccoli gruppi, ma proprio oggi sono state costrette a lavorare tutte assieme e devo dire che, per essere delle novelline,  si sono comportate in modo molto buono!-.- spiegò velocemente Diana, nel silenzio generale.
-E…dopo? Quando tutto ciò sarà finito, quando Hime-sama tornerà da noi e sarà tutto come prima? Non possiamo liquidarle con un “bene, grazie, ciao.”- disse Céline dopo  qualche minuto, ottenendo risposta da Juno, che alzò le spalle, sbuffando qualcosa del tipo “ci penseremo al momento”. –Già, abbiamo troppi problemi, per ora.- concordò a malincuore Athina, mentre Estella aggiungeva :-Potrebbero ritornare semplici studentesse, e vivere una vita normale, non è un’ idea così tremenda.-
-Se potranno ancora scegliere.- mormorò Diana, sussultando quando la maggiore delle quattro sorelle si sporse e le poggiò una mano sulla spalla :-Vedrai, troveremo una soluzione, non ci dimenticheremo di loro e del loro valore.-
Annuì, sentendosi sollevata. Non era la sola a preoccuparsi.
E’ ovvio, pensò poco dopo, c’è  un motivo se è  proprio lei ad essere la leader del gruppo.
Era in grado di studiare, capire, analizzare le persone in profondità ed aiutarle senza troppi giri di parole e senza rendere la cosa troppo visibile.
-Aspetta! Non l’avete visto, vero?- saltò su improvvisamente Estella, puntando un indice alternativamente contro lei e Chibiusa, che chiese, un po’ spaesata :- Cosa?-
A quel punto intervenne Juno, la voce venata d’orgoglio :-Il murales che Athi sta dipingendo in camera mia.-. –Già, ci sto lavorando ormai da tre settimane ed è quasi finito. Venite a dargli un’ occhiata, dai!- le incitò allegramente la minore, mettendosi letteralmente a saltellare sul posto, seguita dalla rossa che aggiunse in tono bellicoso :-Dovete vederlo, è la cosa più bella della camera di quel maschiaccio di Jun!-
-Ehi!- strillò la diretta interessata, offesa, ottenendo come  risposta un “Maddai, scherzava” da Athi e un  “No, in realtà no.” da Estella, che venne ricompensata da una linguaccia della minore :- Es, ma sei terribile!-.
-Okay, veniamo a vedere….sono curiosa, l’ultima volta l’avevi appena iniziato.- concluse la ragazza dagli (ex)-odango rosa, avviandosi verso la porta che metteva in comunicazione la camera di Céline con quella di Estella, da cui si accedeva alla stanza di Athina e da lì a quella di Juno. Le quattro  sorelle avevano espressamente richiesto quelle stanze comunicanti fin dall’inizio, e nessuno aveva obbiettato.
-Vengo anch’io!- aggiunse Diana, raggiungendo le altre nella spartana camera della mezzana. Faceva uno strano contrasto con lo sfarzo e l’eleganza della stanza precedente vedere  l’arredamento essenziale di quella: un futon al centro del pavimento in legno, un basso tavolino e una libreria di legno nero, un capiente armadio a muro con appiccicati i manifesti del gruppo preferito della proprietaria e foto di animali come tigri, orsi, leoni...
La stanza era bianca, ad eccezione di una parete color rosso vivo su cui si apriva la porta che conduceva alla camera di Athi. Dopo aver attraversato il fuoco, eccoci  sott’acqua,  pensò Diana guardandosi  attorno mentre attraversavano anche quella stanza.
Completamente sui toni del celeste e del blu, era interrotta qua e là da “macchie” gialle; il portapenne strapieno sulla scrivania ingombra di schizzi e matite, un enorme coniglio giallo che spiccava tra gli altri pupazzi, un pouf vicino alla parete-finestra.
Alla vista dell’allegro caos, Céline lanciò alla minore uno sguardo appena più severo :-Un po’ d’ordine…?-. La giovane donna si strinse nelle spalle, facendo una smorfia :-Ma così è più creativo!-, facendo sorridere la maggiore e scatenando la Small Lady :-Concordo, concordo! D’ora in poi risponderò così a Luna!- che fece scoppiare a ridere tutta la combriccola.
Finalmente, attraversando l’ennesima porta, raggiunsero la camera della motociclista; anch’essa arredata in modo sobrio ma sui toni del beige e del color legno.
Il pavimento era coperto da  stuoie intrecciate, e l'unico mobile visibile era un basso mobiletto con poggiati sopra i modellini di moto della ragazza; la stanze era invasa di piante rampicanti tra cui Diana riconobbe unicamente delle coloratissime orchidee e alcune piante carnivore.
Di lato, proprio in mezzo ad un paio di… palme?  Alberi, insomma,  era appesa l’amaca della Sailor verde, che dava proprio sul murales.
Grande quanto la parete, rappresentava la foresta amazonica in tutto il suo splendore. Tra le foglie di un verde abbacinante, s’ intravedevano agili scimmie e minuscoli insetti rappresentati in tutti i loro particolari. Seminascosto tra la vegetazione, un grosso felino attendeva il momento giusto per attaccare. Sulla destra,  un brano di fiume  caimani vigili e famelici spiavano le ragazze, che ammirate osservavano la scena a bocca aperta.
-Allora, allora?- trillò Athina orgogliosa, ottenendo un bel po' di complimenti dalle altre. -E’ meraviglioso, sembra vero...- aggiunse rapita Diana, mentre Céline, al suo fianco, aggiungeva :-Sì, ma qual che conta davvero è che ora Juno può sentirsi davvero a casa anche qui.-
Chissà se un domani questa potrà tornare ad essere anche la sua casa, pensò Chibiusa prima di ritornare sui suoi passi e chiudersi la porta alle spalle. Lanciò un ultima occhiata al dipinto; da solo non sarebbe mai bastato.
 
 
 
 
 *Mensola dell’autrice*
 
Dopo uno spropositato ritardo (scusatemi! Ma la scuola non perdona) rieccomi! *Cough, cough, quanta polvere…*
Capitolo un po’ corto ma ricco di spiegazioni, che spero risultino comprensibili…eh, le tanto agognate spiegazioni. Non volevo fare una maxi-predica da “Notte di Natale”, quindi alla fine ho optato per un capitolo che è sia uno squarcio della vita piuttosto pirla in verità,   al palazzo sia un chiarimento di alcuni punti un po’ torbidi, diciamo.
Chiedo venia per le molte descrizioni, non so perchè ma mi pareva giusto inserirne una per ogni camera, forse perchè le stanze sono un po' le specchio dei loro proprietari, non so. Comunque sia, io le vedo bene  le fantastiche sei a fare un pigiama party, e pure a fregare i biscotti a Luna, se è per quello!
Ah, un piccolo "easter egg" seminascosto: i vestiti di Juno sono gli stessi che indossava da piccola in forma civile nell'anime. Li avete riconosciuti? Se sì, brave! Niente premio perchè ho poco tempo (al solito) e spero solo che si capisca qualcosa in più di tutta ‘sta storia. La paura di Diana è giustificata e alcuni/e probabilmente hanno già intuito il perché.
Vi chiedo di segnalarmi eventuali errori, e vi lascio alle note…Ah, un'ultima cosa: questo probabilmente sarà l'ultimo capitolo prima di Natale, perciò AGURI DI BUONE FESTE A TUTTI!! ^O^
 
 
Note:  
 
-Asteroids Senshi: sono diventate grandi, come Chibiusa; e sono diventate ormai le sue “amiche-guardie del corpo” come lo erano le Inner  Senshi per Usagi.
 
Comunque sia, facciamo un po’ di ordine:
CereCere = Céline “Milady”, (Scelto per l'assonanza con l'asteroide Cerere) 26 anni
JunJun = Juno, “Jun” (Scelto come versione inglese del nome del suo asteroide, Giunone) 25 anni
VesVes = Estella “Es”, (Scelto perchè ricordava Estia, il suo asteroide) 24 anni
ParaPara = Athina “Athi” , (Scelto perchè Pallas era uno degli epiteti di Atena e da lì il nome) 23 anni
 
-Nekomimi : le tipiche ragazze-gatto che si vedono spesso in anime e manga. In questo caso, però, è da considerarsi una “specie” vera e propria di gatti alieni in grado di trasformarsi per periodi più o meno lunghi (dipende dall’  “allenamento”) in esseri umani completi o, più raramente, con orecchie e coda da gatto.
Diciamo che è il mio “Headcanon” riguardo le trasformazioni in esseri umani di Luna, Diana e Artemis nel manga.
 
-Hime-sama : letteralmente, signora principessa. Normalmente nessuna delle Asteroid Senshi chiamerebbe una principessa così, dato che ormai si considerano tutte reciprocamente una “ grande famiglia”. Poi si capirà il perché di tutte queste formalità…
 
-Kit Kat al gusto Wasabi, peperoncino, mela, arancia rossa e ananas: in Giappone esistono veramente! Solo, si vendono in confezioni più piccole e ad un solo gusto. Ma chissà, magari in un futuro faranno i sacchettoni a tutti i gusti!
Ecco, ad esempio, i Kit Kat all’arancia rossa e all’ananas:
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Capitolo 11
*** Scegliere ***




-Miru?-
Il volto di Inori, incorniciato dai lunghi capelli rosso scuro, fece capolino dalla porta della stanza della minore delle sorelle Hase, che subito le rivolse un’ occhiata curiosa.
 -E’ appena arrivato questo per te.- spiegò, rispondendo alla tacita domanda dalla sedicenne e porgendole un pacchettino di carta  beige coperto di scritte.
-Grazie…- rispose distrattamente Miruno, mentre già strappava l’involucro senza troppe cerimonie; rivelando un oggettino rotondo simile ad un portacipria metallico, munito di un paio di bottoncini per lato.
Perplessa, ne accarezzò la fredda superficie color argento con circospezione, fino a raggiungere con i polpastrelli l’abbagliante pietra verde scuro che era incastonata su coperchio.
Lanciò un’occhiata alla sorella, mentre sulle labbra le si disegnava un sorriso divertito :- Tu che dici, abbiamo un ammiratore segreto? O abbiamo vinto un concorso a premi?-
Stranamente, a giovane donna non le rispose subito. Aveva raccolto ciò che rimaneva della carta e stava leggendo con attenzione i kanji che fino a poco prima aveva ignorato.
–Onee-sama...?-
Inori riprese la postura eretta, pallida in volto; in mano aveva ancora i brandelli del pacchetto beige :-E’ da parte della regina. Ti è stato inviato da Queen Chibiusa, questo è l’indirizzo del Palazzo di Cristallo…-
-Oppure si tratta di uno scherzo.- sbuffò scettica la minore, stringendosi nelle spalle. –Non ci crederai davvero?-.
La giovane donna le sfilò l’oggetto di mano, per poi aprirlo e attivare i comandi di accensione.
-Ehi! Stai praticamente infrangendo le regole…non pensavo che facessi una cosa del genere!- esclamò sorpresa la più piccola, sedendosi di fianco a lei sul letto e osservando con crescente interesse lo schermo illuminarsi di colpo e poi  lasciare posto ad una figura tridimensionale, alta una ventina di centimetri  e incredibilmente realistica.
Si trattava di una giovane donna, poco più grande della sua Onee-sama, avvolta in  un semplice abito senza maniche. I  capelli rosa antico erano legati in due odango appuntiti, da cui si dipartivano due lunghe code che le accarezzavano le spalle per poi scendere lungo la schiena.
Sulla fronte riluceva appena la tipica mezzaluna dorata dei regnanti, mentre sul capo faceva bella mostra di sé la tiara, col rubino a forma di cuore grande come un pugno.
Senza alcun dubbio, quella era la regina.
A bocca aperta, Miruno spiò la sorella far partire il messaggio registrato. La donna in 3D sorrise di un sorriso dolce e  triste, poi iniziò a parlare con chiarezza e calma  misurate.

“ Kelly. Caroline. Mari. Raito. Melania. Rin. Miruno. Sette adolescenti, scelte  da uno strano destino, imprevedibile e forse crudele.”

-Mari? Tesoro, tutto bene?-
La ragazza sussultò appena, bloccando con un movimento fulmineo la registrazione prima di rispondere neutrale :-Sì, mamma. Tutto a posto, grazie.-
Dall’altra parte della porta, le pareva quasi di vederla: i capelli corvini appena striati di grigio raccolti in una coda, gli occhi scuri pieni d’apprensione e di timore per la figlia, una mano sulla maniglia pronta per ogni evenienza.
-Sai, mi sono spaventata un po’ quando ho visto quel pacchetto. Mi pareva quasi di aver visto la firma di Queen Chibiusa sulla carta…che sciocca, eh?-
Mari sentì salirle un groppo alla gola.
No, lei non piangeva, mai.
Ma ora c’era qualcosa che la disturbava, qualcosa che forse avrebbe potuto incrinare la sua armatura di ghiaccio.
-Lo sapevi, che questo momento sarebbe arrivato.- si disse a mezza voce, con una punta di paura e rabbia. -Quella pietra non si è illuminata per puro caso!-.
-Sì, lo so che sei una brava bambina…cioè, ragazza. Una studentessa modello, la prima della classe, mai avuto nessun problema con nessuno in questi  quindici anni, ma io mi preoccupo lo stesso, lo sai, ma lascia stare…- Yukio tentò disperatamente di convincersi che non c’era nulla di cui avere paura, nonostante il suo brutto presentimento. Tentò di parlare ancora, ma le lacrime le salirono agli occhi. Dopo tutto quel tempo, ancora non era riuscita a dimenticare. Ancora non aveva accettato…Yukio sospirò e  fece per andarsene.
-Mamma!-
Mari l’abbracciò forte, e quasi persero l’equilibrio per la foga, la sorpresa e la differenza di statura,  la donna così minuta e la figlia così alta.
-Devo partire per un po’ e…vi voglio così bene…a te e a papà, mi spiace di dover partire così all’improvviso!- sussurrò tutto di un fiato la ragazza, impacciata. Aveva nascosto i suoi sentimenti per così tanto tempo, nella speranza di poter raggiungere la perfezione…ed era difficile parlarle in quel modo, non era più da lei.
Avrebbe voluto raccontarle tutto, ma non era il momento di perdere né la calma né il buonsenso. Lei li avrebbe protetti, con le unghie e con i denti; sarebbe stata forte, li avrebbe resi orgogliosi.
Sarebbe tornata e li avrebbe riabbracciati.
Sarebbe tornata e avrebbe ripreso la sua ricerca.
- State attenti…mi raccomando, rimanete in città. State il più vicino possibile al palazzo e…- Mari fu interrotta da un buffetto affettuoso della madre adottiva, sollevata e felice :-Tesoro, non preoccuparti, ce la caveremo! Piuttosto, riguardati…e divertiti. Buon viaggio e buona fortuna!-
La ragazza annuì, sciogliendo a malincuore l’abbraccio e osservando Yukio scendere le scale, non prima di averle regalato l’ennesimo sguardo carico d’affetto.
In quel momento, Mari le promise che sarebbe ritornata.
Ad ogni costo.

“Chiedo a voi il sacrificio per il bene di molti. Chiedo, ma non posso ottenere che risposta positiva, perché non vi è stata data scelta.”

-Papà? Mamma? Sono a casa!-
"Come se non mi avessero sentito!" pensò Caroline divertita, attraversando velocemente la cucina e fiondandosi sui waffle ancora caldi abbandonati sul tavolo.
Aveva sbattuto la porta così forte  che per poco il quadro appeso in corridoio non era venuto giù, assieme alle bestemmie dell’inquilino del piano di sopra, e l’aveva richiusa con uguale potenza.
-Ehi, Carlo! Li hai un po’ bruciati, ‘sta volta!- gridò in direzione della camera del fratello, dove era sicura si trovasse. Si lasciò cadere su una delle sedie, senza curarsi del fatto che così avrebbe stropicciato la  gonna  candida della divisa da tennista.
Avvicinò a sé il piatto dei dolci: in fondo, se li era meritati. Su quindici partite, ne aveva vinte ben dieci!
-Caroline?-
Sentendo la voce così seria del fratello, rimise subito nel piatto l’ennesimo waffle  e alzò gli occhi color smeraldo, incontrando quelli altrettanto verdi del maggiore :-Ne ho mangiati solo tre, lo giuro!-
Il moro le fece segno che no, non era per quello, e si sedette anche lui, una strana espressione dipinta in viso. – Insomma, che c’è? E’ perché ti ho detto che sono bruciati? Ma guarda che sono squisiti comunque!- cercò di sdrammatizzare la ragazza, intuendo che c’era qualcosa che non andava.
-No, non è neanche per quello. Si tratta di cose molto più importanti…guarda tu stessa.- rispose il ragazzo, porgendole un oggettino e attivando la registrazione.
Rimasero in silenzio per tutta la durata del messaggio, ascoltando con attenzione ogni singola parola. Alla fine fu lui a spezzare il silenzio :-Hai già accettato, in pratica. Ma sei davvero sicura di quel che fai? Sei sicura di sapere davvero come combattere?-
La ragazza non rispose subito, ma quando lo fece, nei suoi occhi vi erano un misto di paura, determinazione, sicurezza e forse perfino un pizzico di curiosità.
-Fratellone, ho quindici anni. Sono grande ormai, so cosa vuol dire “prendersi delle responsabilità”.-, Carlo sollevò un sopracciglio in un gesto eloquente e lei si affrettò a precisare -...O quasi. Ma sono dettagli! E soprattutto, so cosa significa questo messaggio. Ma è una cosa importante, non posso tirarmi indietro. E poi, è l’occasione per dimostrare a me stessa, a te e agli altri chi sono e cosa so fare. Potrei diventare una guerriera  famosa e rispettata come le Sailor del passato! Perciò, io accetto anche se ho già accettato…insomma, hai capito, no?-
Concluse tutto d’un fiato e chiuse gli occhi, aspettandosi chissà quale ramanzina o consiglio.
Invece, semplicemente, Carlo l’abbracciò stretta stretta per qualche minuto.
Quando la lasciò, le disse solo :-Sappi che io, i nostri genitori, e  tutte le altre persone che contano davvero, sappiamo benissimo quanto vali. E sappi che ti vorremo sempre bene… fa’ in modo di tornare a casa per cena, se puoi. C’è il tuo piatto preferito questa sera.-
-Grazie, fratellone!- rispose felice la ragazza, afferrando l’ennesimo waffle e facendogli l’occhiolino per nascondere le lacrime commosse che già le baluginavano sotto le palpebre.
-Comunque, Caro-chan, so benissimo che questo è il settimo che fai sparire.-

“I Semi di Stella vi hanno scelte e  trovate, sono diventati parte della vostra vita. Si sono plasmati per adattarsi a voi, e voi li avete accettati e vi siete adattate a loro. Essi sono  legati a voi indissolubilmente. Non potete rifiutare ciò che chiedo perché sono essi stessi ad imporvelo.”

-Tu che dici, Bucefalo? Lo so, non posso non dirglielo…ma se glielo dicessi, verrebbe loro un colpo!-
La docile, immensa bestia color pece non diede segno di voler rispondere, e Melania si ritrovò a sbuffare sconfortata. Adorava quel cavallo, e quando aveva qualche problema tendeva sempre a salirgli in groppa e a lanciarsi in un galoppo sfrenato per allontanare pensieri e paure.
Ma, quando rallentavano l’andatura, tutto ciò che aveva cercato di levarsi di dosso ritornava, facendola deprimere e preoccupare.
Stava cavalcando ormai da ore, e le ricciolute nubi rosa e oro che striavano il cielo annunciavano l’imminente arrivo della notte. Doveva ritornare al maneggio, volente o meno.
Appena ricevuto il messaggio, il suo primo pensiero era stato per i suoi genitori adottivi e per la sorella minore, Camilla. Come avrebbero reagito ad una notizia del genere? Le avrebbero impedito di partecipare alla spedizione e così avrebbero messo in pericolo non solo loro, ma anche l’intero universo? O avrebbero capito?
Forse, se non mi presentassi, non sarebbe poi la fine del mondo…ci sono le altre!, sentì dire ad una vocina sottile e falsa nel profondo della sua anima.
Non riuscì ad impedire che quel maledetto pensiero la folgorasse, seppur per un attimo solo, ma lo scacciò subito con ripugnanza.
No, lei avrebbe combattuto al fianco delle altre, qualsiasi cosa fosse successa.
Non avrebbe mai abbandonato Miruno, Caroline, Rin e le altre; come diceva il messaggio, ognuna di loro era unica ed importante, la mancanza di una sola di loro avrebbe mandato tutto all’aria.
Era sicura che i suoi genitori avrebbero capito…però…
Forse, stava cercando di auto-convincersi a non partecipare!?
Scosse la testa, facendo saettare avanti e indietro i lunghi capelli castani, striati dello stesso colore del sole: non si sarebbe dimostrata inutile o paurosa, avrebbe fatto la sua parte.
Era sicura che ce l’avrebbe fatta.
Miruno l’avrebbe tirata fuori da ogni impiccio, Rin si sarebbe precipitata ad aiutarla, Caroline avrebbe fatto l’impossibile per darle una mano.
Assieme a loro, niente sembrava impossibile.
Assieme a loro, ce l’avrebbe fatta.
Assieme a  loro, sarebbe tornata.
-Forza, Bucefalo! La cena ci aspetta, torniamo a casa!- urlò, spronando il cavallo in direzione del maneggio, il cuore più leggero e la mente più ottimista.

“L’intero Cosmo vi chiama al dovere. Liberate la Luce che da molto tempo aspetta, risvegliatela per questo momento di Oscurità e Chaos. Riportate l’ordine, spezzate  la maledizione, spazzate via il dolore che il nemico accompagna prima che sia troppo tardi.”


Raito lanciò un occhiata scettica all’ ologramma, mentre ripeteva il suo messaggio pieno di spirito di sacrificio e belle parole.
Dovere? Responsabilità? Rischi?
Chi, noi?, si chiese, mentre un sorisetto ironico la increspava le belle labbra rosse.
Sogghignò  al pensiero. Lei, quella pseudo-punk della Hase, la bambina prodigio, la cyborg, le due amiche del cuore da fotoromanzo e la rissaiola ossigenata?
Salvare il mondo?
Ma se fino all’ultimo avevano “lavorato” separatamente!
Ma se per farle collaborare era servita nientemeno che la personificazione dell’ira e della violenza! Ma se lei e a rossa non si potevano vedere!
Ma se Rin, Melania e Caroline non sapevano combattere!
Ma se Kelly era una bomba ad orologeria e Mari una futura serial killer!
Lei avrebbe partecipato a quella missione assurda, poco ma sicuro.
Nessuno, poi, si sarebbe permesso di dirle che non aveva fatto abbastanza, che si era arresa, che aveva rinunciato, che aveva portato sfortuna con i suoi discorsi.
Non era un uccello del malaugurio, lei era solo realista. E un po’ cinica.
E un pochino attaccabrighe, d’ accordo.
Ma non era una codarda.
E non avrebbe certo lasciato che quelle quattro – sei, ad essere precisi – matte andassero a farsi uccidere, o a prendersi il merito, da sole.
Che poi, cos’avrebbero fatto senza di lei? Lei era il pilastro del gruppo, la leader (quasi) indiscussa, la più forte, la migliore.
E se avessero avuto una speranza, una sola…?
Diede le ultime rifiniture allo schizzo a carboncino, aggiungendo un paio di ragnatele sull’angolo destro e  ripassando il contorno del bocciolo di rosa che puntava tra le lettere della scritta.
Sistemò per bene il blocco sul tavolo e ci appoggiò sopra il presunto portacipria, ora chiuso e spento.
Ruotò i tacchi e  si diresse a grandi falcate verso la porta senza guardarsi indietro.
“Ritornerò.”


“Chiediamo vite innocenti una volta di più. Voi siete le Chiavi; solo voi, carne e potere, pietre  e anima, adolescenti e Star Seed. Siete ciò  perché la vostra compatibilità con i Semi di Stella è unica, perché siete uniche voi stesse.”

Recitare era la cosa che le veniva meglio, che le era spontanea quando aveva paura, era indecisa o si sentiva sola. Allora  Mariko, Natsumi, Giulietta prendevano il posto della Rin troppo curiosa e troppo timida, troppo scialba e troppo strana, troppo ricca e troppo sensibile.
Loro erano perfettamente a loro agio. Ridevano, rispondevano con grazia, sorridevano ai complimenti e sapevano sempre cosa dire, perché le loro battute erano ben scritte nei copioni e nella sua memoria. Ma lei?
Non c’erano sempre stati fascicoli da leggere, scandire, ripetere, recitare.
E allora era stata lei a scriverli, quei copioni, con la sua grafia minuta e disordinata, un po’ fuori luogo per una ragazzina di così buona famiglia ma che forse si adattavano ad un animo artistico come il suo. Però a volte c’erano stati degli sbagli, delle parole che avrebbe dovuto aggiungere, dei secchi no da urlare  e delle opinioni da portare a galla.
Forse, lei non voleva  più recitare la parte della timida e servizievole figlia del padrone.
Il teatro era la sua vita, la sua linfa, non avrebbe mai potuto abbandonarlo perché lei era cresciuta con esso, fisicamente e spiritualmente.
Ma.
 Ma lei, Rin, voleva anche viaggiare, assaporare una vita diversa, fuori da Crystal Tokio e forse anche più in là, in Europa o in Autralia. Conoscere. Leggere. Visitare i più grandi musei, magari assieme a Melania, dato che avevano gusti simili.
Informarsi, sì, ma anche vivere in prima persona le esperienze che il destino le avrebbe assegnato.
Essere Rin Shirogane.
Rin…che personaggio sarebbe stato in quella buffa commedia, che forse aveva il sapore del dramma o forse della leggenda?
Non lo so. E ho paura di scoprirlo, ammise a sè stessa in un sospiro.
Paura di non recitare, per una volta. Di sputare insulti e urla di dolore solo suoi, di morire davvero e non su un palco, con la sicurezza di poter ritornare indietro e ricominciare daccapo.
Ma anche i migliori attori a volte improvvisano, pensò, sentendosi più forte e più vera.
Ed è venuto il momento di improvvisare, anche se il regista tenta di fermarti, anche se i tuoi genitori ti proibiscono di partire per quell’assurda missione, anche se chiudono a chiave la porta della tua camera, anche se per tutta la vita hai sempre ubbidito loro perché è così che fanno le fanciulle di buona famiglia.
Quando si richiuse la finestra alle spalle il più silenziosamente possibile e scivolò giù in strada (Miru-chan non era l’unica a sapersi arrampicare sui tetti!) seppe di aver  fatto la cosa giusta. E mentre si avviava sotto il sole morente, inaspettatamente le venne voglia di cantare sottovoce.
Let. It. Go.

“Non potete rifiutare, è già stato deciso per voi prima che tutto ciò accadesse. Dovete far schiudere la Rosa dell’ Infinito con le vostre sole forze, e per far ciò vi potrebbe venir chiesta in cambio qualsiasi cosa.”

-Non è come un incontro di wrestling, Kelly. Non puoi essere sicura di uscirne viva…e lo sai che  se ti dovesse capitare qualcosa io non me lo perdonerei mai.-
La ragazza ascoltava attentamente, continuando ad accarezzare i cagnolini che aveva in grembo, quasi per rassicurare loro oltre che il padre.
-Però…io ho fiducia in te, tesoro. So che sei forte,  intelligente e coraggiosa, e che hai delle amiche che ti vogliono bene e che sono pronte ad aiutarti. Se tu vuoi partecipare, io non ti fermerò. E’ una tua scelta, e mi hai dimostrato di essere  abbastanza matura da decidere autonomamente.- Bruce Neidhart  tacque, osservando la figlia da dietro gli occhiali spessi e specchiandosi nei suoi occhi bicromatici.
L’ iride color ghiaccio era della stessa tonalità dei suoi occhi, ma quello castano era quello di sua madre, una madre a cui assomigliava ma che  aveva odiato e rifiutato fino ad arrivare a disconoscerla.
Kelly si alzò in piedi, avendo cura di rimettere a terra  Sirio, un delizioso meticcio a macchie bianche e marrone, e Daisy, la graziosa volpina beige a pelo lungo.
Fece un respiro profondo,  poi si decise a parlare, con voce chiara e decisa :-Papà, lo sai che non mi tiro mai indietro e che non mi piacciono i prepotenti. Mi hanno scelta  per difendere la Terra, e io ho tutta l’intenzione di rispondere alla chiamata! Non lascerò che il primo alieno venuto da chissà dove rovini la nostra casa…io sono fatta per lottare, e non mi tirerò indietro!-
L’uomo annuì, gli occhi umidi :-Lo so, Kelly. Ma a volte ti rivedo bambina e ho paura per te. Anche se so cha sei in grado di difenderti perfettamente e che non ti arrendi mai!-
La diciassettenne sorrise, chinandosi per arrivare all’altezza della carrozzina e  abbracciandolo.
-Perché ho avuto un buon maestro e un ottimo padre.-, gli sussurrò all’orecchio per poi lasciarlo, aggiungendo amaramente :-E voglio dimostrarti che, per quanto assomigli a quella donna, io non ti abbandonerò mai e continuerò a darmi da fare per te e per tutti.-
Gli occhi chiari di Bruce si oscurarono nel sentire quelle parole, ma replicò comunque  :-Io sono già orgoglioso di te. Sei una bellissima ragazza, una musicista e una wrestler di talento…sono sicuro che tornerai sana e salva.-
-Certamente! Non posso certo lasciar soli te, Sirietto e Daisy!- sorrise la ragazza, chiandosi per schioccargli un bacio sulla guancia e salutando i cagnolini.
Fatto ciò, afferrò una felpa scura per coprirsi le spalle e uscì, sperando che le parole del genitore fossero veritiere.

“Non voglio mentirvi né spaventarvi, ma nessuno di noi ha idea di cosa dovrete affrontare e devo prepararvi al peggio. Potreste non tornare, non tutte.”

Neo Queen Chibiusa uscì dal cerchio di luce azzurrina che era lo scanner usato per  registrare gli ologrammi, e ritornò ad essere la solita, stanca, spaventata Chibiusa.
-La registrazione è perfetta e tutte e sette le copie sono pronte.- annunciò Athina dopo qualche secondo, spegnendo il macchinario e chiudendo il computer con un gesto secco.
-Bene, inviatele ai destinatari, le buste sono lì.-  rispose stancamente la venticinquenne, avviandosi verso il terrazzo e lasciandola sola.
Poggiò i gomiti sulla fredda ringhiera di cristallo che brillava fiocamente, riflettendo  l’argentea luce lunare,  e osservò il panorama.
Crystal Tokio era una metropoli e una capitale, una delle migliori a livello mondiale.
Sua madre aveva voluto  grandi parchi divertimento  e “polmoni verdi” invidiabili ,  suo padre inaugurato musei e accademie d’altissimo livello.
Avevano fatto l’impossibile per cambiare il futuro di grigiore e noia  di cui lei aveva parlato, e ci erano in parte riusciti.
Ma era comunque una capitale, la capitale del Giappone, Stato che, alla loro morte, era passato in mano sua. E con esso, responsabilità, problemi, decisioni.
Ma davvero  una regina può decidere della vita dei suoi sudditi?
Un paio di braccia forti e calde attorno alla vita la fecero ritornare in sé.
-Prenderai freddo, a startene fuori a quest’ora.- la sgridò dolcemente  Helios, posandole un bacio su una spalla lasciata scoperta dall’abito in taffetà rosa confetto, stretto da una cintura di perle e diamanti appena sotto il seno.
-Stavo riflettendo.- sussurrò atona la donna, stringendosi nel suo abbraccio affettuoso. Si voltò, incrociando gli occhi dorati dell’uomo che amava, e s’azzardò a chiedere con un filo di voce :-Sono una persona così egoista e fredda?-
-Cos’è successo per farti parlare così?- chiese di rimando Helios, assottigliando lo sguardo e stringendola di più a sé.
   -Ho dovuto chiamare sette ragazze a combattere contro Chaos…hanno dai quindici ai diciassette anni e sono ancora inesperte…avrei voluto dar loro modo di allenarsi e conoscersi meglio. Ma non mi è stato permesso, ho dovuto mandare a tutte loro un messaggio in cui le obbligavo ad accettare una missione suicida. Non abbiamo idea di come fare per aprire quelle dannatissime porte e neanche di come sconfiggere i Vizi Capitali e riportare tutto alla normalità! Le stiamo mandando allo sbaraglio, non hanno nessuna possibilità! E neanche lei non potrà tornare!-
Chibiusa prese fiato, cercando di trattenere le lacrime come aveva fatto fino a quel momento socchiudendo gli occhi color rubino. –E poi…tutto! Sta andando tutto al diavolo! Non ce la faccio, non sono una brava regina, sono solo una bimbetta senza speranze!-
-Non sei stata tu a decidere, Chibi-chan. Se gli Star Seed hanno scelto loro, c’è un motivo. Anche se ora non riusciamo a capire, tutto si risolverà.- rispose l’uomo dai capelli bianco argentei, alzandole il viso con un paio di dita e tranquillizzandola.
-Non sei una regina così terribile, credimi. Sei un po’ pasticciona e pigra ma dolce e disponibile. Preferisci la pace e l’allegria alla guerra e alla noia, ma non è un crimine. Anzi! Perché cerchi di fare in modo che tutti siano felici e possano realizzare i loro sogni.-, concluse, dandole un bacio sulla fronte, proprio dove c’era il simbolo della mezzaluna dorata.
-Davvero?- sospirò la donna rincuorata, sciogliendosi dall’abbraccio e osservandolo piena di aspettativa. –Davvero.- ripetè lui dandole la mano e conducendola all’interno.

“Siate coraggiose, leali e generose e non disperate mai: siete la prima linea, ma non siete sole. Io e Diana vi accompagneremo, le Inner Senshi proteggeranno la Terra, le Outer e gli Shitennoh formeranno una linea difensiva per rallentare Chaos e proteggerci tutti.
Vi  aiuteremo; io per prima farò qualsiasi cosa perché voi riusciate, e noi con voi.”

 


*Mensola dell’ Autrice*

Scusate, scusate, scusate il ritardo! Dovevo aggiornare ancora per i primi di marzo e invece l’ispirazione mi ha mollata a metà!
L’inizio, le parti riguardanti Melania, Raito, Mari e Miruno erano pronte già a Febbraio ma il resto l’ho scritto solo oggi e non ho avuto il tempo materiale di rivedere tutto il capitolo.
Se ci sono errori o incongruenze segnalate, mi raccomando!
L'account HTML o quel che è non mi lascia il corsivo, non so perchè, per cui pazienza. Se non si capisce qualcosa, ditelo pure! Cercherò di rimediare! Allora, due noticine in disordine sparso perché sì.
 Raito, nella scheda Oc, non specificava la passione per il disegno ma la scena mi piaceva troppo per non inserirla…spero piaccia anche a voi!
Carlo, il fratello maggiore di Caroline, oltre ad essere un bravo fratellone premuroso, sa pure cucinare alcune robette sfiziose. Anche lui è un asso del tennis, a pari merito con la sorellina, e tra di loro ci sono 36 mesi (o tre anni che dir si voglia) di differenza.
Per quanto riguarda Rin, invece, il discorso è un po’ più complesso: è un personaggio con delle piccole sfaccettature che non sono sicura di aver interpretato perfettamente.
Purtroppo fino ad ora ha avuto un ruolo un po’ marginale…in pratica, è vincolata alle tradizioni (come la recitazione e la bella calligrafia, che però non ha)  dalla famiglia, che l’ha sempre considerata una ragazzina troppo timida per agire autonomamente…per questa timidezza, appunto, Rin spesso e volentieri recita anche nella realtà. In questo caso però decide di rischiare e di essere sé stessa, anche disubbidendo alla famiglia.
Melania è tentata, per un attimo, di lasciare sole le altre perché ha troppa poca fiducia in sé stessa e nelle sue capacità; ma  allontana subito questo pensiero perché non è nella sua natura abbandonare qualcuno in difficoltà.
Il suo buon cuore e il suo spirito altruistico, uniti all’affetto profondo che prova per la sua famiglia e le sue compagne d’ avventura, la spingono ad accettare comunque.
L’ultima nota è per Kelly, e per gli adorabili Daisy e Sirio <3 <3
Non potevo non inserirli, e così ho dedicato loro uno spazietto nella parte dedicata alla loro padroncina! Ritornando a Kelly; lei  assomiglia molto a sua madre, che però rifiuta con tutta sé stessa in quanto, non appena le cose si sono messe male (l’incidente che ha costretto Bruce in carrozzella) ha chiesto il divorzio ed è scappata.
In pratica, accettando questo incarico, la nostra beneamata wresler vuole rimarcare ancora il fatto che lei e la madre sono assolutamente diverse anche se si somigliano fisicamente. Ah, il nome del padre, Bruce, l'ho scelto come "tributo" a Bruce Banner, lo scenziato che si trasforma in Hulk nei film della Marvel *...Eh?*
Comunque sia, spero di averli approfonditi tutti, i nostri Personaggi… e spero che questa “narrazione spezzata” vi sia piaciuta, anche perché ho faticato non poco a scrivere questo capitolo!
Grazie a tutte le lettrici e i lettori e a tutti quelli che mi seguono!

A proposito degli occhi di Helios = allora, nel manga sono arancio-dorati, nell’anime sono rossi-rosa-arancio-dipende-dalle-inquadrature, per cui io ho scelto il color oro, che preferisco.

Waffle = detto anche  gaufre o wafel, è un dolce a cialda  croccante fuori e morbido internamente, cotto su doppie piastre roventi che gli conferisce l’ aspetto goffrato: cioè con una superficie a grata. Ne esistono diverse ricette e versioni, quelle più famose provengono da Francia, Belgio e Stati Uniti, dove si accompagnano a panna acida e marmellata,  sciroppo d'acero, melassa o cioccolato fuso.

 

! Importante !
Ecco la splendida FanArt di Kelly, un piccolo grande regalo per tutte noi!
http://it.tinypic.com/?ref=6i4ry0 Oppure: http://themagicofmusic.forumcommunity.net/?t=57393560

 

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Capitolo 12
*** Destinazione: Luna! ***




-Spero davvero che  questa storia sia vera, o finiremo in un mare di guai.-
In risposta, Inori emise uno strano verso, a metà tra una risata divertita e uno sbuffo esasperato :-Dai, Miruno! Cos’ è, adesso ci invertiamo i ruoli?-
La sedicenne arrossì appena affrettandosi ad aggiungere, un po’  sulla difensiva :-No, giammai! Il ruolo di brava mammina calza meglio a te. Comunque, lo dicevo specialmente per te, io sono abituata a cacciarmi nei guai…e a venirne fuori più o meno illesa.-
La maggiore delle sorelle Hase le strinse le spalle con un braccio, attirandola a sè con fare affettuoso :-Lo so, lo so. Però ci tenevo  davvero ad accompagnarti.-
Fece una pausa, mentre svoltavano per l’ennesima volta lungo il vialetto, che spiccava candido tra le siepi e i roseti dell’immenso giardino del palazzo di cristallo.
Quel posto, irradiato dall’argentea luce lunare, era carico di una bellezza  misteriosa e dolce, perfetta per quella serata di inizio maggio.
Passato una graziosa fontanella  in pietra, ornata dalla statua di Princess Neptune, avvistarono una decina di figure illuminate da decine e decine di piccole fiammelle volanti.
Fuochi fatui o qualche trucchetto tecnologico?!, si ritrovò a pensare Miruno più incuriosita che spaventata mentre allungava il passo per raggiungere quelle che parevano proprio le sue amiche.
 Si trovavano in piazzetta rotonda, soprelevata rispetto al resto del giardino tramite un paio di scalini e contornata da una folta siepe per proteggerla dagli sguardi indiscreti.
Era di un bianco abbacinante, eccezion fatta per quattro spesse fasce di marmo colorato che indicavano i punti cardinali: sodalite blu appena spruzzata qua e là di nero e bianco, a ricordare le onde del mare, per l’ est; diaspro di Sicilia di un bel rosso intenso per il sud; verde imperiale striato da  venature  più scure per il nord ed infine una scintillante  striscia color giallo brillante, picchiettato di arancio, di onice orange nuvolato  per l’ovest.
Da esse si ergevano altrettante colonne del relativo colore, mentre al centro se ne ergeva una quinta di colore bianco, rialzata da un gradino circolare.
 Sul limitare del vialetto vi erano proprio le altre componenti del gruppo, impegnate a chiacchierare o a studiare altre quattro figure, poste sul lato più interno della piazzetta, ammantate dall’ ombra del colonnato.
Come la videro arrivare, ognuno lasciò perdere le proprie attività per posare l’attenzione su entrambe le nuove arrivate.
Melania  rivolse loro un piccolo sorriso che  celava a malapena l’agitazione della ragazza, ma che fece molto piacere alle sorelle. Kelly si limitò ad un cenno col capo, mentre Caroline e Rin si limitarono ad un semplice ma cortese  “Ben arrivate!”.
Miru  corse per i pochi metri che le separavano, e subito le altre le si fecero vicine, sommergendola di  domande e occhiate.
-Ti aspettavamo! Senza di te la squadra non è completa!- saltò su Caroline col fare tipico del suo carattere schietto e un po’ irruento, facendola sorridere d’ orgoglio.
-Già, così almeno ci aiuterai a tenere testa  a quella vanitosa di Raito.- aggiunse Kelly con un sogghigno, dandole una pacca sulla schiena. - A proposito, chissà dov’è! A quest’ ora dovrebbe già essere qui.- aggiunse Rin un po’ preoccupata, facendo sbuffare la ragazza dagli occhi verdi :-Vedrai, adesso arriva, adesso arriva!-
Melania invece  preferì  rivolgersi a Inori, leggermente spaesata da tutto quel che stava succedendo :-Vedrai che andrà tutto bene, torneremo…tornerà prestissimo, te l’assicuro!-
La rossa le rivolse un sorriso appena forzato, osservandola per bene :-Mi raccomando, state attente. Mi sento una vecchia  a parlare così, ma…-
La quindicenne la interruppe con calore :-Ma no! Hai perfettamente ragione!-
Inori lanciò una lunga occhiata alle figure in disparte, di cui a causa dell’ombra era difficile vedere i volti; poi alla sorella e alle altre ragazze, che praticamente abbracciò con lo sguardo.
-Vorrei poterla proteggere da tutto…avrei dovuto proteggerla anche prima, ma…-
La voce le tremò, e Melania saltò su nuovamente, poggiandole una mano sull’ avanbraccio :-Tu sei stata bravissima con lei, non hai niente da rimproverati! Va bene così, davvero. Ci penseremo io e le altre a riportartela a casa tutta intera!-
Inori annuì, poi l’abbracciò stretta stretta mormorando un accoratissimo  “Grazie”.
In quel momento arrivarono Raito, la migliore espressione menefreghista del suo repertorio sul volto, e Mari, stranamente  più ‘rilassata’ del solito.
-Eccola qua, parli del diavolo…- ridacchiò sottovoce Caroline, beccandosi un’ occhiata indignata di Rin :-Ma dai! Ti pare il caso?-, e un’ affettuoso rimbotto  da Miru :-Ehi! Solo io posso fare battute su Boccoli d’oro!-
-Allora, pensate di  aiutarmi a salvare il mondo, questa volta, o dovrò arrangiarmi come al solito?-,
chiese sprezzante la bionda, avvicinandosi ancheggiando al gruppetto.
-Oh, ecco che ricomincia la litania!- disse Kelly, roteando gli occhi al cielo in un’ottima interpretazione della ragazza che aveva appena parlato e facendo sorridere le presenti.
-Io farò del mio meglio…per esserti d’intralcio, ovvio!- aggiunse il più seriamente possibile Miru, una mano sul cuore e una risata all’angolo della bocca.
La bionda fece per protestare, ma una voce impaziente e quasi venata di rabbia la bloccò :-Basta scherzare, ragazzine! Non è proprio il caso!-
Si voltarono  in direzione delle quattro figure, chi carica di curiosità, chi lievemente impaurita e chi con la solita aria di sfida, ma tutte rimasero in silenzio.
Esse si erano avvicinate fino a raggiungere il centro della piazzetta ed erano quindi ben illuminate, rivelando volti più o meno noti alle presenti.
Al centro, la snella e graziosa shiluette di Céline, incorniciata dai lunghi, lisci capelli rosa e rivestita di una fuku giallo e magenta. Di lato, un passo più avanti, quella più piccola e paffuta di Athina, i fiocchi blu della divisa celeste appena mosse dal vento; dietro di lei Estella in rosso  e nero si mordeva le labbra per aver sbottato poco prima.
Per ultima, sulla sinistra, vi era Juno vestita dei colori della foresta, con il marrone della gonna e il verde oliva dei fiochi che stonavano in tutto quel tripudio di colori.
-Sailor Senshi! Non   ci è possibile tollerare un comportamento così  frivolo e infantile. E’ assolutamente inappropriato alla situazione.-, stabilì  duramente la maggiore della quattro sorelle, nonché capo della guardia reale della regina, scrutandole  con un espressione indecifrabile.
-Sailor Cerere ha ragione. Siete scelte per una missione importante e ci vuole la massima concentrazione.- aggiunse la donna dalle treccine verde scuro, addolcendo appena sguardo e tono.
-Dovreste trasformarvi.-  suggerì con fare amichevole Athina, inclinando appena il viso su una spalla pur senza staccar loro gli occhi di dosso. –Dovrebbero essere già trasformate!- ringhiò Estella, il tono velato di  impazienza, spostando il peso da una gamba all’altra con evidente nervosismo.
-E’ una notevole mancanza da parte vostra. Del resto, non me ne stupisco…- riprese Céline con fare altezzoso, alzando appena il naso al soffitto  in un gesto po’ snob.
-Ehi, principessina, io non…- cominciò Kelly con aria bellicosa, decisa a far valere le sue ragioni, quando una voce maschile la interruppe :-Inner Senshi, Asteroid Senshi! Non è questo il modo migliore per iniziare una collaborazione.-
Davanti allo sguardo incredulo delle ragazzine e di Inori, fecero la loro comparsa Neo King Helios e Neo Queen Chibiusa, con Diana in versione umana alle spalle.
La maggiore delle quattro sorelle sprofondò in un inchino, seguita a ruota dalle presenti, poi spiegò :-Stavo insegnando loro come ci si comporta a palazzo…ma ammetto di aver voluto anche saggiare il loro carattere.-
Athina sorrise divertita verso le nuove arrivate, perplesse e un po’ imbarazzate :-Dovete avere pazienza, Céline si comporta sempre in modo un po’ antipatico con le nuove reclute!-
-Non è antipatica, è solo altezzosa, puntigliosissima e vanitosa!- rincarò la dose la rossa, un ghigno stampato in faccia, facendo ondeggiare la lunga treccia ingioiellata.
Prima che la maggiore potesse ribattere o che Juno potesse intromettersi a sua volta, il re le fermò con un’ occhiataccia :-Apprezzo il vostro desiderio di sdrammatizzare, ma il tempo è poco e dobbiamo partire al più presto.-
-Partire…?- mormorò Rin, seguita a ruota da Miruno, che già rialzava la guardia :-Nell’ olomesaggio non si faceva riferimento a nessun viaggio.-
-Vi prego, ditemi che non si tratta di un aereo!- esclamò Caroline, bianca come uno straccio, con un’ espressione di puro terrore negli occhi. Subito Melania la strinse a sé, seguita dalla rossa e dalla corvina che si fecero vicine all’amica.
Helios sembrò sorpreso; Diana invece era inequivocabilmente preoccupata :-Cosa c’è? Se è per il viaggio, non preoccuparti…-
-Sono solo brutti ricordi.- disse la ragazza, riprendendo il controllo e scrollando il capo nel tentativo di allontanarli.
-Ci teletrasporteremo sulla Luna, più precisamente tra le rovine del Silver Millennium; sarà un viaggio comodo, veloce e probabilmente vi piacerà pure, considerato il panorama. Lì ci divideremo, Diana vi condurrà nei sotterranei dove  sarete messe alla prova.-, intervenne Chibiusa a rassicurarla,  paura e determinazione a farle brillare degli occhi di rubino.
-Partiremo subito. Le Asteroid Senshi proteggeranno la Terra in nostra assenza, mentre le Outher  Senshi e i Generali ci scorteranno fino al punto-base e ci copriranno le spalle da lì.- concluse rapidamente il re, mentre le quattro sorelle si posizionavano ognuna davanti alla propria colonna e si inginocchiavano, rivolte verso quella centrale.
La colonna di preghiera!, capì la sedicenne, leggendo la conferma negli sguardi incuriositi e affascinati delle compagne.
-Credo sia meglio che lei  vada, ora.-  le disse dolcemente Diana, stringendole appena una spalla.
Inori sospirò, annuendo e facendo un passo indietro :-Avete perfettamente ragione. Me ne vado. Miruno?!- , aggiunse, lanciando un’occhiata carica di preoccupazione alla sorella.
La giovane  rispose con un sorriso coraggioso e sprezzante, ma negli occhi aveva un’ ombra :-A dopo, Ino-chan.-
-Andiamo.- disse dolcemente  Chibiusa, mentre formavano un cerchio attorno alla colonna; lei, Helios e Diana compresi.
Per qualche istante non accadde nulla, poi dalle quattro Senshi inginocchiate si sprigionarono quattro luci dei loro colori emblematici che salirono fino alla Luna, lucida e piena sopra di loro.
La colonna brillò di un bianco accecante che le avvolse e furono costrette a chiudere gli occhi, mentre Chibiusa ed Helios gridavano qualcosa.
Quando Miru aprì gli occhi, si trovavano sospese in una sorta di enorme  bolla dorata, sospesa migliaia di kilometri sopra le Terra, che potevano ammirare in tutta la sua maestosa bellezza.
-Siamo ancora vive?- pigolò Caroline senza avere il coraggio di aprire gli occhi. –Avevi dubbi?- s’ intromise Kelly, che era stata la prima a riprendersi assieme alla rossa.
-Io sì.- sbuffò Raito, stringendosi nelle spalle e guardandosi attorno un po’ preoccupata, mentre Melania e Rin si facevano tutte occhi e quasi gridavano :-E’ magnifico! Indescrivibile, fantastico!- . Mari si limitò ad un sorriso; un vero, emozionato e bellissimo sorriso che valse più di mille parole.
-Fa sempre quest’ effetto a chi “ci sale” per la prima volta.- disse Diana, seguita da Helios che aggiunse :-Beh, no. C’è anche a chi viene il mal di spazio!-, che strappò una risata a tutte loro.
Dopo qualche secondo, la sfera si rimise in moto e in pochi istanti si ritrovarono a calpestare il suolo lunare, imbrattandosi gli stivali di polvere biancastra.
-Come facciamo a respirare?- chiese di getto Rin, più incuriosita che spaventata.
-Merito della vostra natura di Senshi!- rispose Diana con un sorriso, mentre si avviavano con passo sicuro verso le macerie, seguita dalle ragazze.
-Il vostro Star Seed vi ha ‘caricate’ di magia, che vi permette di fare un bel po’ di cose fuori dall’ordinario. Ma senza esagerare!- continuò  Chibiusa, alzava un lembo del vestito e scavalcava quel che restava di una colonna  aiutata da Helios.
Continuarono a camminare per un paio di minuti, finchè non raggiunsero quella che pareva l’ennesima maceria sbreccata.
Chibiusa alzò lo scettro reale, posizionando il Cristallo d’ Argento  al centro del muro, poi mormorò qualcosa in una lingua che le ragazze non riuscirono a riconoscere.
Lentamente, sulla superfice marmorea  comparvero delle sottili linee irridescenti che andarono ad allungarsi e ad inspessirsi fino a formare la sagoma di una porta, sormontata da un ellisse con all’ interno una mezzaluna.
La donna si voltò e sorrise :-Le nostre strade si dividono qui. Non posso dirvi nulla sul conto della mia missione, ma sappiate che cercherò di aiutarvi e sostenervi anche se lontana.-
Fece un paio di passi indietro e Helios la prese sottobraccio, sorridendo a sua volta :-Buona fortuna, Inner senshi!- , poi entrambi sparirono nel nulla.
-Siamo sole.- disse Kelly, dando voce al pensiero di tutte.
–No.-
Si voltarono tutte verso Mari, che stava facendo saettare gli occhi scuri da un posto all’altro senza motivo apparente. Quando riportò lo sguardo su di loro le fece tremare.
-Ci sono anche loro.-






*Mensola dell’Autrice*


Scusate il ritardo e il capitolo piuttosto corto! Ma tra la fine della scuola e quindi l'ultimo sprint finale per venirne fuori bene, il primo mese di vacanze e altre tremila cose da fare, scrivere è stata un'impresa!
Per quanto riguarda le 5 pagine scarse di questo cap., beh, non ho molte scuse: l'ispirazione andava e veniva, le scene a seguire sono piuttosto lunghe e tagliarle sarebbe stato impossibile & il codice html in questo periodo mi sta facendo dannare...questi più o meno sono i motivi per cui ho deciso di abbreviare.
E' quindi un capitolo "di passaggio", però spero vi piaccia lo stesso e che si percepisca quel po' di supance che ho inserito nelle ultime battute...anche se non è paragonabile ai dobbi pazzeschi dei primi capitoli!
I tipi di marmo li ho scelti io personalmente, basandomi sul "catalogo" di Payanini: tutti i tipi di marmo nominati, per assurdi che possano sembrare, esistono veramente.
*Quando si fissa sui dettagli…*
A presto, e grazie mille per il vostro sostegno e le vostre recensioni! <3

Note:
-Per decidere le direzioni da assegnare alle varie strisce di marmo, rappresentanti le quattro Guardian Senshi, mi sono basata sulla tabella relativa ai I Siling di Wikipedia. I Siling  sono le cinque bestie guardiane della mitologia cinese, note nell'onmyodo giapponese col nome Shishin o Shijin . I Quattro Animali sono  creature mitologiche nelle costellazioni cinesi e ognuno di loro rappresenta un punto cardinale e una stagione dell'anno, associate alle direzioni del cielo.
- Colonna di preghiera: avevo letto qualcosa a proposito sulla Sailor Moon Wiki, ma adesso quella pagina sembra essere svanita (ho cercato per tutto il web e l’unica traccia è in una fanfiction di qualche anno fa).
Comunque sia, nella fic  si tratta di una sorta di “catalizzatore” che assorbe l’energia delle Senshi che lo usano e ne amplifica fortemente i poteri, permettendo loro di teletrasportarsi o di creare una barriera protettiva attorno alla Terra (anche se non potente quanto quella creata dal Cristallo d’ Argento di Chibiusa).
Ah, la scena del teletrasporto è ispirata a quella vista su Sailor Moon Crystal nell’ episodio/atto 10.
 

 

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Capitolo 13
*** Le Sette porte ***


-Ci sono anche loro.-

-Loro?!-  scattò allarmata Caroline, osservando sbigottita Mari che a sua volta faceva vagare lo sguardo in lungo e in largo, evidentemente alla ricerca di qualcosa o qualcuno.
-Dove? Quanti?-  chiese subito Miruno, tesa come la corda di un violino, guardandosi attorno nervosamente. Raito, Melania e Rin  si erano fatte  vicine tra loro, dopo essersi zittite di colpo; Kelly aveva preso posizione, pronta ad attaccare non appena i nemici si fossero palesati.
Solo Diana sembrava aver mantenuto la calma, anzi, sembrava in attesa di qualcosa.
Mari e Kelly  si immobilizzarono per qualche istante, quasi all’unisono. Poi si rilassarono, e la bionda accennò pure un sorriso divertito. Poco dopo anche Rin, dopo aver trattenuto il respiro per qualche istante, adottò un’espressione più rilassata.
Tutte e tre facevano vagare lo sguardo dalla colonna più alta di quelle rimaste, a quel che restava di una parete su cui si apriva una finestra senza più infissi, alla piazzetta ingombra di detriti che avevano attraversato poco prima.
Miruno si sforzò di concentrarsi, imprimendo ogni particolare di quei tra luoghi nella sua mente.
Colonna-finestra-piazza.Colonna-finestra-piazza…detriti…
Non riusciva a registrare proprio nulla di anomalo, così lanciò un’occhiata  impaziente a Rin. La ragazza  sembrò non aver capito: si limitò a sistemarsi gli orecchini romboidali color ottanio.
Corrugò le sopracciglia in un moto involontario di stizza: perché lei non vedeva nulla?
Sentire, si disse, mentre la consapevolezza la colpiva come uno schiaffo. Poi vedere!
Chiuse gli occhi, concentrandosi sui suoni: i loro respiri, il frusciare dei vestiti di Caroline che non riusciva proprio a stare ferma.
Una sorta di scoppiettio come di un fuoco o di cavi scoperti.
Guardò nelle tre  direzioni da cui proveniva (colonna, finestra, piazzetta) e finalmente si rese conto dello strano gioco di luce che si era creato in quei punti.
Era come se da quei luoghi si stessero innalzando degli stretti “tubi” di luce lattea.
Sorrise, trionfante.
Quelli che aveva sentito e poi visto erano i segnali di  apertura dei varchi dimensionali che venivano usati per il teletrasporto. Ne avevano usato uno poco prima per arrivare sulla Luna, li riconosceva  senza nessun problema.
-Sono Senshi. Anche loro.- sussurrò infine, il tono sicuro e infinitamente calmo rispetto pochi minuti prima.
Si volse verso Caroline e Melania, che sembravano ancora un po’ incerte.
Fece per aggiungere qualcosa, ma una voce decisa dal marcato accento americano la interruppe :-Brave bambine! Ci avete  beccate. Non siete poi così sprovvedute.-
Seduta sul balcone della finestra vuota, vi era una ragazza poco più grande di loro che le scrutava da sotto un cappello da cowboy.
Aveva capelli e occhi color inchiostro, incastonati in un viso spigoloso. Indossava una divisa con gonna e colletto arancioni,  nastri e stivali col tacco color sabbia.
Assomiglia un po’ a Pocahontas, pensò Melania tranquillizzandosi all’istante.
Si alzò lentamente e sorrise :- Sailor Uranus, per servirvi.-
-Possiamo fidarci?- sussurrò Raito, non del tutto convinta da quella strana apparizione, ottenendo risposta da Kelly :–Io direi di sì, sembra una che sa il fatto suo.-
Rin  saltò su, indignata:-Ma nessuno qui si tiene informato? È lei, è  Taima Wood! L’ hanno nominata Senshi due anni fa, l’evento è stato trasmesso in diretta sul canale di Stato!-
Si udì una risata cristallina, simile allo scroscio dell’acqua di una cascata, e una voce vellutata s’intromise con grazia :-A quella cerimonia c’eravamo anche noi, sapete?-
Mari fu la prima ad intercettare la voce e alzò lo sguardo: in cima alla colonna vi era una  bella giovane dai boccoli castani, striati di mechés rosa e blu.
Gli occhi chiari riprendevano il colore cangiante della gonna; che appariva verde, azzurra o grigia a seconda dei suoi movimenti.
Saltò giù con un elegante balzo ferino, continuando a fissarle divertita, e si avvicinò a Sailor Uranus.
-In-Inner Senshi-sempai, è u-un onore conoscervi!- s’ intromise esitante una terza voce, sprovvista di accenti particolari e leggermente più acuta rispetto alle altre.
In piedi davanti a loro, nel mezzo della piazzetta, era comparsa l’ennesima diciottenne; una ragazza albina dai grandi occhi viola e dai capelli corti e bianchi.
Indossava la divisa marrone scuro e porpora tipica della Guardiana della Porta del Tempo e, attorno alla vita, portava una cintura con varie chiavi appese.
-Direttamente dalla Provenza, Alix  Delacroix, l’ultima Sailor Neptune. Dal Giappone con furore, invece, Jewel Midorikawa alias Sailor Pluto.- scandì Taima, accennando un inchino seguita dalle altre.
-Le Outher Senshi faranno in modo che nessuno entri durante la vostra missione. Vi proteggeranno da fuori, frenando l’avanzata del nemico.- dichiarò con calma Diana mentre le ragazze si squadravano e si valutavano più o meno apertamente.
-Vi conviene andare. Si stanno avvicinando, e non vi conviene perdere altro tempo.- aggiunse Alix seria, seguita da Jewel che sorrise loro con calore :-Buona fortuna, Inner-Sempai.-
Dopo un rapido cenno di saluto, Diana sfiorò la cornice argentea apparsa sul muro poco prima che si aprì, rivelandosi una porta, e si fece strada nell’oscurità seguita dal suo gruppetto.
-Non le abbiamo ringraziate come si deve.- disse Rin pensierosa dopo un po’, ricevendo una risposta da parte di Raito :-Stiamo andando praticamente a morire, e ti preoccupi per loro?!-, e vendo consolata da Melania :-L’ avranno sicuramente  già fatto i regnanti in persona, ‘sta tranquilla.-.
-Dove stiamo andando?- saltò su Caroline, rivolta a Diana che però non rispose.
-Almeno abbiamo un po’ di luce…- si consolò Kelly, avvolta nel bagliore dorato sprigionato dal suo bracciale a forma di impronta.
 Le Chiavi avevano infatti  preso ad illuminarsi una dopo l’altra dopo qualche passo nell’oscurità, e rischiaravano almeno un poco la scala in pietra che stavano percorrendo.
Nel giro di pochi secondi si ritrovarono in un ampio salone dal soffitto a volta,  scavato nella bianca roccia lunare.
L’aria  era un leggermente stantia  ma non vi erano ragnatele né polvere e il pavimento, un enorme mosaico  che raffigurava  costellazioni e  pianeti, mostrava tutti i suoi splendidi colori.
Al centro si alzava una sorta di altare ovale in marmo bianco decorato da fiori, mezzelune e simboli che nessuna di loro, a eccezione forse di Diana, riuscì a leggere.
Ciò che attirò l’attenzione del gruppo furono però le  sette porte incastonate nelle pareti altrimenti spoglie. Avevano grandezze, colori e maniglie differenti da l’una all’altra, e sembravano in qualche modo essere collegate ad ognuna delle Senshi.
-Siamo arrivate.- disse Rin con solennità, dando voce ai pensieri di tutte, mentre Diana si voltava finalmente verso di loro e le scrutava con l’ombra delle lacrime negli occhi.
-Ce la farete, ne sono sicura. Porterete a termine il vostro compito e ritorneremo sulla Terra tutte assieme…- mormorò accennando un sorriso, poi iniziò a spiegare :-Scegliete una porta e, quando vi sentite pronte apritela ed entrate senza esitazioni. Il vostro destino, e quello di molti altri, è lì.-
-Come facciamo a sapere qual è quella giusta?- si informò subito Mari, risistemandosi una ciocca di capelli castano chiaro sfuggita alo chignon.
-Non ci sono targhette o qualcosa di simile...- aggiunse Caroline che le aveva già visonate tutte, seguita da Melania :-Però a me sembrano familiari. Ognuna di esse ha qualcosa che richiama le nostre divise o i nostri poteri!-
Raito, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, decise di intromettersi :-Ci consegnerai delle armi, o dei sistemi di comunicazione, vero?-
 Kelly ridacchiò, vedendo l’espressione speranzosa della ragazza e quella stupita di Diana:-Tz, armi! Noi siamo  micidiali, ragazze, micidiali! Qualsiasi nemico ci sia lì dentro sarà stracciato in pochi round.-
La donna, visibilmente perplessa, si affrettò a rispondere :-No! Siete Sailor, avete dei poteri, saranno quelli a proteggervi. In oltre, temo che non potrete mantenervi in contatto o aiutarvi in nessun modo…-
- Non potete mandarci allo sbaraglio, così, da sole!?- quasi gridò la quindicenne dagli occhi verdi, spaventata, seguita da Raito che iniziò a dire, ironica :-Sole, disarmate e con scarse possibilità di riuscire! Che aspettiamo?-
Risolutamente, fece un paio di rapidi passi in avanti e sorrise, facendo ondeggiare i boccoli d’oro rosso.
-Aspetta, c’è ancora tempo per…-
-Non fare sciocchezze, Riccioli d’ oro!-
–Ti prego, non…-
Miru si ritrovò a dover troncare la frase, perché la ragazza si era letteralmente tuffata nella stanza segreta al di là della porta rossa e verde dal battente a forma di farfalla.
-Non vorrai essere sempre la prima, vero?-, aveva gridato la mora, ingoiando la paura e lanciandosi verso l’ignoto prima che qualcuno potesse fermarla.
Raito rimase per qualche istante interdetta, poi si ritrovò a mormorare ammirata :-Sono quasi felice di cederti il primato, Caroline. Sei  davvero coraggiosa.- e fece girare la maniglia della sua porta dorata.
-Tanto prima o poi tocca…- sbuffò Kelly,  scegliendo il suo varco e attraversandolo a testa alta, seguita subito dopo da Mari.
Con un sospiro, Rin si avvicinò a Miruno, Diana e Melania e strinse loro la mano in silenzio.
Attraversò con un rapido “ciao-ciao” con la destra e si richiuse la porta alle spalle.
-Io..- iniziò la donna, le lacrime che iniziavano a rigarle il viso, -…non so cosa dire.-
-Io lo so: “Spero di rivedervi”.- sorrise mesta Melania, mentre Miruno si toglieva gli occhiali da aviatrice che le trattenevano i capelli e li consegnava a Diana :-Dalli a Inori, in caso.-
Raggiunsero rispettivamente la porta  dalla maniglia a forma di fiore e  quella  color verde bosco e le attraversarono nello stesso momento.
Spero che almeno le Outher abbiano più fortuna.


-Che sfortunaccia nera! Non muoiono, anzi!- ringhiò l’americana la cielo, furiosa, facendo mulinare la spada avavnti e indietro senza sosta. Le Ombre loro nemiche sembravano aumentare sempre più.
-Altro che fortuna, qui ci vogliono i rinforzi!- strillò Alix, madita di sudore.
-Eccoli!- esclamò sollevata l’albina, alzando gli occhi viola al cielo: la sagoma lucida dell’ imponente Majestic s’avvicinava a gran velocità. La grande astronave si fermò sopra di loro, e da una delle vetrate laterali una figura  iniziò a fare  ampi gesti nella loro direzione.
Taima sbuffò tra il divertito e l’esasperato,  continuando a combattere. Squarciò a metà un’ Ombra con la sua spada e si avvicinò a Jewel  per parlarle :- Dì loro di darsi una mossa. Non c’è tempo da perdere!-
La ragazza annuì, intimidita, portando una mano ai comandi del visore e connettendosi al sistema di telecomunicazioni della navicella in pochi istanti.
- Shitennou-sempai? S-sono  Sailor Pluto e volevo chiedere… pre-pregarvi di…-
 Uno dei portelloni argentei del Majestic s’aprì, per lasciar cadere nel vuoto quattro figure ammantate di bianco.
-Ma che fanno?- gemette Alix  preoccupata, mentre Sailor Pluto  si limitava a guardarle stupita.
-A quanto pare sono di fretta.-  ghignò in risposta Taima, aguzzando la vista e seguendo i movimenti dei quattro Generali. Presto riuscì a distinguere  la zazzera color carota di Suzaku, il vicecapitano delle guardie imperiali di Helios. Il colore acceso dei suoi capelli spiccava nettamente contro il mantello color panna foderato di seta rosso-arancio.
Il ragazzo atterrò con un tonfo di fianco lei, socchiudendo leggermente gli occhi ambrati per evitare la polvere alzata nella caduta :-Ehi, Uranus, la festa è cominciata già da molto?-
-Ormai qui abbiamo finito, Weasley…- rispose divertita  l’indiana d’ America,  bloccando un’  Ombra troppo audace grazie al suo Talismano.
-Non mi pare proprio!- rise di rimando l’altro,  materializzando  attorno a sé  una corona di  piume di fuoco,  meravigliose  e letali.  Ad un suo gesto, esse si scagliarono con  precisione nell’ indistinta massa scura che erano i loro nemici, facendoli disperdere.
 –I-io non sarei mai in grado di far nulla di simile…- mormorò sconfortata Jewel, che aveva seguito tutta la scena con gli occhi grandi di ammirazione e stupore.
Chinò il capo tristemente, imbarazzata e impaurita, abbassando la guardia ed esponendosi al pericolo senza rendersene conto.
-Attenta!-
Fu l’intervento provvidenziale del più giovane dei Generali, Joao, che atterrò letteralmente addosso al nemico, ad evitarle una brutta ferita alla schiena.
-Ay-y-y, vuoi morire sì o no, bestiaccia?- ringhiò rivolto all’ Ombra che gli faceva da zerbino, piantandogli  il tacco degli stivali  nel corpo e facendola dissolvere.
-Dovresti stare più attenta, dolcezza. E soprattutto, usare i tuoi poteri per difenderti: su, coraggio!- la rimproverò bonariamente una volta finito, alzando lo sguardo d’onice su di lei e distogliendola dai suoi pensieri. La divisa color panna faceva risaltare la carnagione scura del ragazzo e i suoi capelli neri e ricci.
-S-sì…ora ci provo…- balbettò  in risposta, arrossendo e richiamando a sé il Garnet Rod.
Alzò, tremando appena,  il bastone argenteo a forma di chiave per attaccare. – Death Scream, azione!– esclamò con voce incerta, puntando contro l’informe mucchio nero che le circondava.
Grazie al potere di Plutone, riuscì a fare piazza pulita nel settore occupato e perfino a sentirsi orgogliosa di sé stessa.
Ricambiò il sorriso di Joao, seppur un po’ incerta, e fece per ringraziarlo per il sostegno, quando un bagliore argenteo lacerò l’oscurità poco distante da loro.
-Ehi, lasciatene un po’ anche a noi!- ordinò una voce divertita, mentre due figure si avvicinavano, facendosi strada tra le ombre rispettivamente con arco e spada.
Ryuu, il capitano delle guardie, incoccò per l’ennesima volta e colpì: i lampi argentei non erano nient’altro che le sue micidiali frecce metalliche.
I capelli, lunghi e bianchi, volteggiavano sciolti sulle spalle accompagnando i movimenti del mantello color cobalto, dello stesso colore delle sue iridi.
Dietro di lui, un altro ragazzo sui diciott’anni armato di spada, dall’aria vagamente spaesata ma allo stesso tempo attenta e curiosa. Le bordature della divisa erano dello stesso colore dei suoi occhi, un bel verde vivo.
Notando lo sguardo incuriosito di Alix, Ryuu si decise a spiegare :-Outher Sailor, vi presento Carlo O’ Brien,  padrone dell’elemento aria e protetto della tigre bianca.-
La francese sorrise, interrompendo per un secondo il combattimento e ricambiando la presentazione con un minuscolo inchino in sua direzione:-Piacere, Sailor Neptune!-
A quanto pare sono riusciti a trovare anche l’ultimo Shitennou…interessante…disse tra sé Taima, limitandosi ad un cenno della testa per salutare il nuovo arrivato.
-Acqua?- chiese improvvisamente Alix al capitano, che annuì.
Capendo al volo le sue intenzioni, Taima si premurò di urlare :– Via di qui! Salite più in alto che potete!-
 Scaraventò un’ombra indietro con un poderoso calcio e prese ad arrampicarsi su qual che rimaneva di un palazzo, seguita da Suzaku. Da lì, spiccando un balzo, spalancò un paio di  piccole ali da libellula e si portò su, verso il  cielo stellato, non prima di aver afferrato per la divisa Jewel,  piuttosto imbranata nel volo.
I Generali, recepito il messaggio, avevano fatto in modo di  mettersi al sicuro; grazie ai poteri di Carlo si erano ritrovati a galleggiare in aria ad una certa distanza dal suolo.
 –Siete tutti al sicuro..? E allora, Deep Submerge!-  urlò la castana, raccogliendo in una sorta di sfera  l’acqua del mare per poi  scaraventarla contro i nemici sommergendoli.
Contemporaneamente Ryuu richiamò a sé l’acqua dolce cha padroneggiava, creando così un immensa onda che spazzò via tutte i nemici e ricoprì parte delle rovine della città.
-E’…è finita?- balbettò la ragazza albina, guardando giù e scorgendo solo un turbolento mare nero e blu. –No!- strillò esasperata Taima, lasciando per un istante la presa per indicare una sorta di nube oscura e minacciosa che si alzava lentamente dall’acqua.
Per non rischiare di finire in acqua, Jewel non potè far nient’altro che aggrapparsi disperatamente ad un braccio di  Joao, lì vicino.
 Il moro, ringhiando qualcosa di poco carino in qualche lingua sconosciuta, la prese direttamente in braccio per non rischiare di farla cadere. –La prossima volta che stai per fare una sciocchezza, almeno avverti, Ay-y-y!- sbuffò rivolto alla corvina, che sembrava non essersi  accorta dell’errore e stava osservando la situazione con occhio critico.
-Okay, gente. Secondo round.- ringhiò alla fine,  lanciandosi in picchiata contro le ombre che cercavano di risalire sulle sporgenze rimaste e facendole a brandelli con la sua Space Sword.
-Gara?- propose al rosso,  trafiggendo con la sua spada sfavillante l’ennesima creatura. –Ci puoi giurare.- ribattè ghignando Suzaku, stendendo un paio di nemici con la sua lancia e iniziando la conta delle vittime.
 Jewel, dopo essere stata rimessa a terra dal ragazzo, si era precipitata dalla francese cercando di nascondere il rossore che le aveva imporporato la guance. –Alix-sempai! E noi che facciamo?- le chiese, con nota di preoccupazione nella voce, cercando di difendersi da quelle creature con il suo Garnet Road.
-Li lasciamo tranquilli e ci copriamo le spalle. Sanno il fatto loro, Jew. Non si faranno male, anzi…questa sfida li spingerà a combattere ancora meglio.- la rassicurò la ragazza, per poi  urlare con tutta la forza che aveva in corpo :- Submarine Reflection, azione!-
L’ albina annuì, un po’ rassicurata dalla presenza dell’ amica e dei Generali.
Non so quanto potremmo resistere…ma anch’io farò del mio meglio!, promise a sé stessa, stringendo più forte la presa sul suo bastone e preparandosi ad una lunga nottata di guerra.




*Mensola dell’ Autrice*
Ben ritrovati! Come sempre, sono di corsa perciò quattro righe veloci e poi vi lascio alle note.
Come sapete, mi piace cercare il significato dei nomi che uso ma forse questa volta ho esagerato, sono un po’ troppe annotazioni!
Dunque,  l’ultima parte di questo capitolo è stata scritta mesi fa, perciò non mi stupirei se notaste  la differenza durante la lettura (spero non vi dia troppo fastidio).
Ho deciso di presentare assieme sia i Generali che le Outher Senshi, spero di aver reso almeno in parte i loro caratteri, anche se lo spazio dedicato loro è poco.
Però, prima o poi,  ricompariranno; probabilmente negli ultimi capitoli.
Un’ultima cosa: da qui in poi ci saranno le avventure “in solitaria” delle nostre ragazze, ma non so quando e come potrò aggiornare nuovamente.
A presto!

Note:
Alix : variante francese del nome Alice, significa “di nobile stirpe” (in francese antico)  o “del mare” (in greco). Mi sembrava adatto alla nostra New Sailor Neptune.

Taima: è un nome indiano,  dovrebbe significare tuono, in riferimento alla personalità forte,
agguerrita e un po’ particolare della sua proprietaria.

Ryuu: in giapponese significa “drago”, è rappresentato dai colori blu e verde e controlla l’acqua.

Suzaku:  nome giapponese della Fenice, il suo elemento è il fuoco.

Carlo: il nome viene dal latino Karl cioè “maschio” e non c’entra per nulla.
Ho deciso di inserirlo come ultimo membro degli Shitennou per dargli più spazio nella vicenda e per spiegare la sua trasformazione in “New Milord” per salvare Melania: ha semplicemente sfruttato i suoi poteri (legati all’aria, controllata dalla Tigre Bianca).

 

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