Il vento della guerra

di TemariMegami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. L'inizio. ***
Capitolo 3: *** 2. Scontro. ***
Capitolo 4: *** 3. Gelosie. ***
Capitolo 5: *** 4. Di nuovo insieme. ***
Capitolo 6: *** 5. Deserto. ***
Capitolo 7: *** 6. Tensione. ***
Capitolo 8: *** 7. Attacco. ***
Capitolo 9: *** 8. Suna. ***
Capitolo 10: *** 9. Provviste. ***
Capitolo 11: *** 10. Scommesse ***
Capitolo 12: *** 11. Vittorie e sconfitte ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo
 

 La prima volta che si incontrarono fu alla selezione dei Chūnin, dove i ninja di Suna erano stati mandati in missione lì per creare scompiglio, per uccidere e procurare terrore agli abitanti di Konoha. Il padre del trio del Deserto era anche il Kazekage di Suna stessa ed in combutta con Orochimaru per far sì che egli potesse dar sfogo ai suoi comodi. Il trio di cui parlo, fu proprio quello in cui una giovane ragazza, ma all’interno di essa già adulta, si scontrò –durante l’esame- con un giovane ragazzo dallo sguardo pigro, ma dall’intelletto fuori dal comune.

Temari, così si chiamava la kunoichi di Suna, era una ragazza di 16 anni già formata sia fisicamente ma soprattutto mentalmente. Era stata forgiata da un duro allenamento, uno di quelli che ti rende spietata, sotto ogni punto di vista, senza sentimenti, fredda, glaciale. Il suo dovere era quello di portare a termine una missione con successo a qualsiasi costo, tutto ciò che era al di fuori della missione era nulla per lei.  Ma qualcosa cambiò…

Shikamaru, 13 anni, questo era il nome del giovane shinobi che la ragazza di Suna fu costretta a combattere durante l’esame dei Chūnin, una mente brillante, forse solo la sua pigrizia riusciva a superare il suo acume. Era convinto che nella sua vita avrebbe avuto una vita semplice, che essere ninja equivalesse al fare una o due missioni ogni tanto ed intascarsi lo stipendio e facendo 2+2 sarebbe stata una gran bella vita, se così fosse stato… ma di certo non aveva messo in conto che… la vita stessa è un intreccio, un groviglio di fili che non finiscono mai. Ed uno di questi l’avrebbe portato al compiersi del suo destino, da uomo e da ninja.


 

L’incontro ebbe inizio, Temari e Shikamaru lottarono; una per la vittoria, l’altro per riuscire finalmente a riposarsi per un po’.  Lei credeva con tutta se stessa di essere in vantaggio, lo sguardo del ragazzo prometteva un incontro semplice, senza troppi colpi di scena, l’avrebbe sconfitto subito era solo un ciarlatano che non è in grado nemmeno di reggersi in piedi. Ma… tra una mossa andata a vuoto e l’altra, lei non si accorse che tutti quei movimenti erano stati accuratamente calcolati dalla mente di lui, che prevaleva sul campo. Fu in grado di bloccarla, con la sua ombra, non riusciva più a muoversi, tutto quel che pensava era solo alla voglia di uccidere quel ragazzo che le stava facendo fare una pessima figura davanti al pubblico e pensare che c’era anche il suo stesso padre che guardava faceva ribollire ancor di più il sangue nelle sue vene.

Era lì, pronta ad essere sconfitta ma… oltre ogni sua previsione, il ragazzo dallo strano codino a forma di ananas dichiarò la sua sconfitta, portando una mano verso l’alto.  Erano nemici e lui aveva vinto, allora per quale diamine di motivo aveva mollato tutto da un momento all’altro? Lei proprio non riusciva a trovarne una spiegazione, l’unica cosa che provava in quel momento era il bruciore ardente della sconfitta. E quel giorno la ragazza ripromise a se stessa che avrebbe provato a quel ragazzo chi fosse davvero forte tra i due, chi avrebbe dimostrato la supremazia sull’altro. Qualcosa s’innescò, un qualcosa che era destinato a crescere senza fermarsi mai.

La scusa che il ragazzo usò per divincolarsi dallo spiegare la sua scelta, fu la stessa che di solito usava per scappare da qualche dovere troppo seccante da compiere: “Mi sono seccato di combattere!” ma lui stesso sapeva che quella volta non era quella l’unica ragione per il quale si fermò nel dare il colpo di grazia alla ragazza che aveva davanti a se, anche se cercava di convincersene minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno. Qualcosa negli occhi di lei… quelle iridi acquamarina lo aveva convinto a lasciare tutto, a mollare il combattimento e scappare il più lontano possibile da quella figura così prepotente ma nello stesso momento così fragile.

 

Angolo della scrittrice: E' la prima ff che scrivo, vi prego siate clementi e lasciatemi ambientare su questo sito, intanto, non riesco nemmeno a comprendere come fare ad immettere i personaggi che sono presenti nella storia, wow, che persona intelligente penserete. Ebbene si. Chiedo venia per gli orrori ortografici che sicuramente saranno presenti nella storia.   

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Capitolo 2
*** 1. L'inizio. ***


L'inizio.





Passarono ormai tre anni dal loro primo confronto, ogni volta che s’incontravano non perdevano attimo per punzecchiarsi a vicenda, trovare quel che più stuzzicava l’altro alla lite, quanti giochi di sguardi e quante parole dette ed altrettante nascoste. Lei lo salvò da una fine certa, tempo fa, lui fece lo stesso tempo dopo. Partecipavano ormai entrambi come supervisori agli esami chūnin, e dire che proprio in quell’occasione ci fu il loro primo incontro. Tra battibecchi, incontri e scontri sconti si ritrovavano sempre insieme. Lei, ormai donna di quasi 20 anni, Jōnin ambasciatrice del suo Villaggio. Lui 17 anni, Chūnin dall’acume ipersviluppato, pigro e svogliato.
Nessuno dei due riusciva ad accorgersi di quanto le loro menti, le loro anime, si stessero avvicinando. Era una soglia pericolosa, quella dell’amore, se ti prende è difficile poi districare le sue fila, più intricate di una ragnatela. Entrambi sapevano, in cuor loro, che qualcosa stava cambiando, anno dopo anno, ma ugualmente conoscevano le loro reciproche posizioni, i loro luoghi di nascita. Non sarebbe potuto nascere nulla, troppi chilometri di distanza, le loro posizioni sociali, il loro carattere, frenavano entrambi dall’anche solo pensare che qualcosa potesse sbocciare. Ma in fondo si sa bene che l’amore è cieco e nessuno dei due avrebbe potuto fingere per troppo tempo, anche se loro erano davvero dei grandi attori.
 
Ennesimo esame Chūnin a cui i due supervisori avrebbero dovuto partecipare, in quel periodo c’era una strana calma che aleggiava tra i paesi, ancora nessuna guerra, quindi nessuna preoccupazione, più o meno.
Sabaku no Temari aveva appena varcato le grandi porte che lasciavano il libero accesso al villaggio di Konoha, Kotetsu ed Izumo erano lì ad accogliere visitatori, viandanti, ambasciatori; e proprio in quel momento videro le forme familiari della bionda dai quattro codini ispidi, lo sguardo fiero ma profondo e di certo non avrebbero potuto dimenticare il suo enorme Ventaglio, di cui non si separava mai. Subito Kotetzu si alzò dalla comoda sedia con cui prima giocherellava a far l’equilibrista con il suo inseparabile amico, per avvicinarsi alla ragazza.
 
-Temari-san! Bentornata al villaggio di Konoha, presumo tu sia qui per gli esami Chūnin visto che ci saranno tra poco. –
 
Sorrideva, come ogni volta, tutta quella felicità non poteva che stizzire la ragazza, ogni volta era la stessa storia, si ritrovava a fingere sorrisi di circostanza pur di non scatenare nei suoi interlocutori domande che avrebbero intaccato la sua personalissima vita privata e a lei proprio non andava a genio una prospettiva simile. Si limitava, quindi a rispondere in tono fintamente allegro, con risposte brevi ma che avrebbero placato la voglia d’informazione altrui. O almeno, lo sperava ardentemente, ogni volta.
 
-Kon’nichiwa, Kotetsu. Si, in effetti sono qui per gli esami, come ogni anno supervisionerò le prove e… giusto di questo… dovrei proprio sbrigarmi, sa… Tsunade-hime aspetta il nostro colloquio e sono già in ritardo a causa di una tempesta di sabbia avvenuta nel deserto durante il mio cammino. –
 
Salutò in fretta i due e s’inoltrò nel villaggio, fiera della sua "sceneggiata". Camminava piano sperando di non incontrare più nessuno mentre si recava all’albergo più vicino per prenotare un alloggio dove avrebbe pernottato per i prossimi giorni. Un passo dopo l’altro, però, i suoi pensieri si facevano più confusionari, fino a poco prima era applicata a pensare alle sfide a cui avrebbero dovuto partecipare gli aspiranti chūnin e alle mansioni di cui lei stessa si sarebbe dovuta occupare, ma repentinamente il soggetto dei suoi pensieri cambiò. Nel suo stesso pensiero, accanto a lei era seduta una figura all’inizio sfocata, per nulla nitida, ma secondo dopo secondo non faceva che renderla più chiara fino a quando non realizzò di chi si trattasse. Ed ancora una volta si ritrovò a maledire se stessa e quella terribile sensazione di vuoto, un vuoto che sono a Konoha si sarebbe potuto colmare. Si. Quello di fare a pezzi Shikamaru Nara, il suo incubo peggiore ma forse…anche il suo sogno migliore…
 
 

Starnutì, più volte, steso sull'erba morbida del bosco dei Nara, portò una delle mani, fino ad ora posate sotto la testa, sotto al naso, grattandolo con cura. Qualcuno stava parlando -o pensando- di lui ed anche in un modo affatto carino a dirla tutta, questo tipo di sensazioni un uomo riesce a comprenderle e lui più di tutti.
 
-Che seccatura…-





___________
"Angolo della scerittrice: So che è poco, ma...suvvia, è la mia prima volta. Sono ancora "vergine" su EFP. Come sempre, mi piacerebbe avere un vostro parere sullo svolgimenti, se vi attira, consigli, critiche, tutto. Grazie a tutti."

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Capitolo 3
*** 2. Scontro. ***


Scontro.




Decise di alzarsi una decina di minuti dopo, stanco anche di riposare, di solito a quell’ora faceva la solita passeggiata fino a casa di Kurenai-sensei e dare un’occhiata al pargolo che di lì a poco sarebbe nato, il pancione era davvero grande e Kurenai sembrava essere più nervosa del solito, mandava il pigro e giovane discendente dei Nara ad acquistare i cibi più disparati solo per dar foga alle sue estreme voglie. Ovviamente Shikamaru non era per niente contento di quella situazione, ma una promessa era una promessa, se lo ripeteva continuamente, aveva dato la parola al suo defunto maestro, Asuma.  Parecchie volte il destino era davvero crudele, si ritrovava a pensare, un minuto prima ci sei, quello dopo non ci sei più, mentre lasci su questa terra tutta la tua vita, insieme ad altre che stanno per nascere... non potrà mai vedere suo figlio crescere e questa era una cosa atroce. Anche per questo motivo provava un certo attaccamento a tutta quella storia, non solo perché si riteneva personalmente responsabile per l’accaduto, ma soprattutto non voleva che quella piccola creatura crescesse senza un punto di riferimento maschile.
Una mano in tasca, l’altra a grattarsi la nuca con svogliatezza, il viso si deformò in uno sguaiato sbadiglio, impastò la saliva formatasi deglutendo in seguito. Era ad ormai cinque minuti di cammino dal suo obiettivo, quando una figura interruppe di netto tutti i suoi pensieri. Furono quegli occhi…quelle due calamite profonde ed acide alo stesso tempo, non che lei lo stesse guardando, anzi era più impegnata a guardare su, verso il cielo, le nuvole che, piuttosto, a guardare dove mettesse i piedi. Sorrise senza nemmeno rendersene conto e un’idea gli balenò nella mente, un’idea seccante, si diceva, non avrebbe dovuto farlo, continuava, ma qualcosa agiva al posto suo, una cosa chiamata istinto. Facendo finta di essere distratto iniziò a camminare dirimpetto alla sua direzione, fingeva ingenuamente di esser malaccorto ad osservare una vetrina di dolci. Mai scusa fu più banale, ma se lei non se ne fosse accorta, allora, sarebbe rientrato tutto nei propri piani.
 
 
Appena terminò di compilare le brevi pratiche le quali avrebbero occupato il luogo del pernottamento, Temari decise di uscire a fare qualche passo, infondo prima di domani non avrebbe potuto far nulla, se non svagarsi in qualche modo. Armata di buona volontà, uscì per le strade di Konoha senza una meta precisa, vagava dando un’occhiata fugace ai negozi, ai locali più svariati, c’era vita, felicità, freschezza, tutte qualità che si trovavano davvero di rado nella sua amata Suna. Ma a conti fatti, lei non aveva mai amato la vita mondana, gli unici suoi obiettivi sono sempre stati: Eseguire gli ordini, eseguire missioni, portare a termine ogni cosa con successo. La spensieratezza non era mai stata tra le sue priorità. Un piccolo stand, però, riuscì ad attirare la sua attenzione, su quella bancarella erano posati un’infinità di ventagli alcuni dalla forma bizzarra altri dalla forma più semplice ed elegante, uno solo, però, attirò la sua attenzione più degli altri, era un ventaglio molto semplice ed aggraziato, anche nei colori che, secondo lei, combaciavano alla perfezione, ma la cosa che l’attirava ancor di più era il disegno che avevano creato sulla stoffa di quel ventaglio, il quale raffigurava un piccolo cervo immerso nel verde più totale, riposava tranquillo sulle rive di un fiume ed accanto a lui, una sfera che pareva ricamata di mille colori. Lo comprò, senza pensarci due volte, lei amava i ventagli.
Continuando a camminare, quindi, rigirava tra le mani il nuovo acquisto, aprendolo, chiudendolo, facendosi aria, giocandoci con un sorriso innocente stampato sulle labbra, nulla avrebbe potuto rovinare quella giornata e soprattutto nessuno. Si… nessuno…
Posò il ventaglio all’interno della fascia rosso porpora che teneva in vita e continuò a camminare paciata e sicura di se, una leggera brezza le fece ondeggiare i capelli e le venne la voglia di librarsi in volo, davanti a lei non c’era molta folla, quasi nessuno a dirla tutta, così si poté permettere di alzare il viso e godersi quell’attimo in cui i suoi sensi si inebriano del piacere di quel venticello estivo che baciava la sua pelle. Ma quel momento non era destinato a durare molto, infatti poco dopo si ritrovò a scontrarsi con quello che –a lei- pareva un tronco posizionato lì apposta per farla capitombolare. Quasi perdette l’equilibrio in quella collisione che le fece balzare i nervi a mille in meno di un secondo. Si accorse subito dopo che l’oggetto con cui credeva di essersi scontrata era in realtà una persona e le sue vene quasi esplosero dall’ira.
-Vuoi stare attento a dove metti i piedi stupido disadatta…-
Le parole le si strozzarono in bocca, come se improvvisamente le mancasse il respiro e non riuscisse più a dire nemmeno una sola parola. Sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta, sapeva che prima o poi sarebbe successo, l’avrebbe incontrato, ma sperava con tutta se stessa che fosse direttamente l’indomani, quel giorno. Deglutì prima di poter riuscire a far emettere dalle sue corde vocali un flebile:
-Tu…-
-Si, io. E tu, invece? Cammini sempre senza guardare dove metti i piedi, Seccatura?-
Sbottò lui fingendosi sorpreso il più possibile da quel “fortuito” incontro. Il moro pensava fra se e se che probabilmente soffriva di attacchi acuti di masochismo, puro e terrificante masochismo. Sapeva bene che andare incontro alla raccapricciante Temari si sarebbe rivelato lo sbaglio più grande della sua vita, ma l’aveva fatto ugualmente, cosa gli diceva il cervello? I comportamenti che assumeva quando quella bionda isterica era nei paraggi erano sempre insensati, privi di ogni ragionamento e questa cosa lo faceva andare in bestia, più di quanto non immaginasse.
 
Ancor più adirata additò convulsamente l’omuncolo che aveva davanti a se, pronta anche a scaraventarlo via con la forza se fosse stato necessario, avrebbe avuto voglia di tirargli quello stupido codino fino a che non avesse perso tutti i capelli da testa. E l’avrebbe fatto, se non fosse stata attirata da quegli occhi pigri di quello splendido marrone, che la scrutavano, la spogliavano di tutte le sue facoltà mentali. La recita aveva inizio, da ambe le parti.
-Cos… Non iniziamo a sparare cazzate, Nara. Sei stato tu a fermarti come un idiota in mezzo alla strada, per giunta avresti potuto benissimo spostarti avendomi vista, altro che genio della Foglia, sei un cerebroleso, per di più fannullone. –
-Se t’avessi vista di certo non me ne sarei stato fermo qui, anzi, sarei scappato più lontano possibile da te, anche sulla luna se necessario. –
-E dovresti vedere quanto io sia contenta di ritrovarmi davanti un mollusco nemmeno capace di camminare per strada come una persona normale. –
-Da che pulpito…-
-Meglio che tu stia zitto, peggioreresti solo la tua squilibrata posizione. –
-Bene, allora tolgo il disturbo “Milady”. –
Ambedue iniziarono a sorpassarsi l’un l’altro, ma già, per entrambi, mancava un pezzo dell’altro. Un ultimo sguardo...fece sorridere (anche se solo internamente) i due.
-Allora ci vediamo domani. –
-Certo. –
Quasi non si resero conto che quella frase…la dissero col cuore in mano, nascosto sotto chilometri di finto rancore.
 
 
 
 
 
Angolo della scrittrice: Ebbene…anche il terzo è finito. Devo dire che forse (e dico FORSE) sto iniziando a prenderci la mano. Spero gradiate questa parte, se avete critiche non preoccupatevi, incasso bene io. 

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Capitolo 4
*** 3. Gelosie. ***


Gelosie.
 

 
La sveglia suonò presto quella mattina, erano al massimo le 7 di mattina, anche se non ricordava bene a che ora, il giorno prima, l’avesse importata. Appena iniziò a trillare, una mano si alzò adirata da sotto le leggere lenzuola che coprivano la sua intera figura, capo compreso. Buttò giù la sveglia con un gesto capriccioso, pensando tra se e se: “Odioso…”
Scostò malamente le lenzuola e si costrinse ad aprire gli occhi, che si richiusero poco dopo non abituati all’accecante luce che fiottava dalla finestra -la notte scorsa aveva dimenticato di chiudere la persiana- li riaprì poi, piano, con cautela abituandosi man mano al “clima visivo”. Occhi acquamarina vagavano incerti nella stanza, non riconobbe subito il posto in cui era, ma non appena i ricordi le riaffiorarono, solo qualche secondo dopo, con uno scatto felino lanciò via le coperte e si rizzò a sedere sul letto, spalancando gli occhi.
-L’esame.-
Disse con la bocca ancora impastata dal sonno, odiava ritardare ad un appuntamento, figuriamoci se era per lavoro, non si sarebbe mai e poi mai perdonata se avesse ritardato anche solo per un minuto. Si alzò dal letto e si diresse subito in bagno con il suo succinto baby-doll e l’intimo interamente nero, scalza, i capelli arruffati, ed il viso gonfio di sonno. Entrò subito nella vasca, quasi dimenticava di spogliarsi prima di aprire l’acqua, ma che dire… non era affatto una persona mattiniera, Temari.
Dopo cinque minuti di acqua tiepida che le bagnava la pelle, decise che sbrigarsi sarebbe stato molto meglio, uscì dalla vasca ed avvolse un asciugamano bianca attorno al suo corpo e, gocciolante, si diresse verso la valigia per prendere i vestiti odierni. Tra uno sbadiglio e l’altro si vestì con più calma, legò accuratamente i capelli in quattro codine sbarazzine e prima di uscire, senza nemmeno un velo di trucco, indossò le scarpe e prese il grosso Ventaglio all’entrata.
Ancora ripensava allo scontro avvenuto il giorno prima, mentre camminava per le stradine strette di Konoha, ma cosa gli aveva detto il cervello a quell’idiota col codino?! Il sol pensiero le faceva pulsare una vena sulla fronte, invisibile agli altri solo perché nascosta dal coprifronte di Suna, gonfiò le guance assumendo un’aria impacciata ed infantile, mentre le mani si stringevano in forti pugni pronti ad essere sferrati se –e dico “se” - se ne presentava l’occasione.
Era finalmente arrivata a destinazione, bastava girare l’angolo ed avrebbe anche potuto rallentare la sua corsa –che poi, tardi non era- quando una ragazza dai lunghi capelli quasi color del platino molto spettinati, legati con una bassa coda di cavallo e a coprirle il viso degli occhiali da vista spessi quanto fondi di bottiglia, passò correndo davanti a lei, quasi tagliandole la strada, ma che modi, nemmeno chiedere scusa. Il lungo camice bianco svolazzava ai suoi saltelli, probabilmente era felice per qualcosa, ma l’ambasciatrice di Suna non le badò, almeno non prima di vedere dove fosse diretta.
 
Era arrivato straordinariamente in anticipo all’entrata della palazzina dove si sarebbe svolto il primo esame chūnin, durante la notte non era riuscito a chiudere occhi e difatti ora come ora aveva delle pessime occhiaie profonde che rendevano il suo sguardo ancor più pigro, ancor più stanco e soprattutto, rendevano Shikamaru ancor meno in vena di partecipare a quella pagliacciata chiamata “esame”.  Era con gli altri supervisori, a parlare di chi quell’anno avrebbe partecipato all’esame, del più, del meno, insomma passava il tempo in qualche modo, mentre attendeva che l’ora si facesse propizia e per levare finalmente il dente che tanto lo infastidiva –allegoricamente parlando: tolto il dente, tolto il dolore-.
Uno sbadiglio, la mano dietro il collo, a massaggiarlo con cautela, ossa indolenzite e avercela a morte col mondo per non essere riuscito a chiudere occhio, Shikamaru stava passando davvero un brutto quarto d’ora con quella tediosa chiacchierata e la voglia di volare tra quelle belle e soffici nuvole, perdendosi per sempre da questo mondo costruito solo per far cadere lui in un baratro di pensieri e fin troppe fatiche.  Credeva che la giornata non sarebbe potuta andare peggio di così, quanto si sbagliava. Un attimo dopo, venne sommerso da sguardi provocatori ma allo stesso tempo maliziosi, disgustosi, sguardi fatti di puro imbarazzo. Ma anche se teoricamente, con tutti questi aggettivi, può sembrare stia parlando di più sguardi in realtà si parla di un solo, unico cipiglio. Sto parlando della scocciatrice più grande che il Nara avesse potuto avere alle calcagna: Shiho.
Un brivido gli percorse la schiena, non gli fu difficile sentire la sua presenza, ogni volta quella ragazza portava dietro di se un’aura disgustosa e disarmante al contempo. Era il suo incubo ricorrente e purtroppo non poteva farci nulla, facevano parte dello stesso villaggio, ma quella ragazza proprio non riusciva a sopportarla, mentre ella pareva averlo puntato peggio di una leonessa che adocchia la sua preda.  Sospirò affranto, roteò gli occhi e maledisse tutti i Kami… ebbene aveva completamente sbagliato, quella giornata si stava lentamente trasformando in un totale, terribile, baratro senza fine, ormai si aspettava di tutto, anche una tempesta a ciel sereno.  Shiho si avvicinò a lui non nascondendo affatto i suoi sentimenti, provava ammirazione, malizia, brama di sesso verso quell’uomo e non si faceva problemi a spifferarlo in giro.
-Shikamaru-kun, ma che bella giornata oggi, non è vero? Il sole è splendido, la giornata ideale per un pic-nic all’aperto, oooh, non credi sia un’idea fantastica, nhè? Shikamaru-kun? –
-Shiho, oggi purtroppo ho troppe cose da fare, credo proprio che debba scombinare i tuoi piani. -
-Quindi mi stai dicendo che dopo il tuo da fare ci incontreremo? -
-No, non ho detto questo e mai lo dirò…-
Mai come quel giorno, però, Shikamaru ringraziò che in quei giorni cadevano gli esami dei Chūnin, che l’avevano salvato da quell’aborto di ragazza. Shiho, non contenta, però, non volle mollare la presa, affatto e anzi, si buttò al collo di Shikamaru piagnucolando frasi sconnesse e a parer di Shikamaru, senza senso.
“Se Temari mi vedesse…” pensava. “Ma cosa.. perché dovrei preoccuparmi di quella seccatura bionda? Ne ho già un’altra a cui badare, ma… mi darebbe fastidio che pensasse qualcosa di assolutamente sbagliato a causa di…questa piattola.” Esasperato, era esasperato.
-Ma Shikamaru-kun! Io volevo solo farti riposare un po’ ed alleviarti da tutto il lavoro pesante che stai compiendo in questi giorni, ti vedo, Sai? Sembri così stanco, pallido. Dovresti riposarti un po’.-
-Si, hai proprio ragione, dovrei riposarmi. Una volta terminato il mio lavoro qui, andrò dritto a casa mia e dormirò fino alla primavera prossima, se necessario. Grazie per il consiglio, a buon rendere.-
Scrollò di dosso la ragazzina petulante tentando di sembrare gentile per poi vederla allontanare sorridente e maliziosa salutandolo con gli occhi pieni d’amore. Ma non vi erano solo gli altri ragazzi che prima parlavano con il giovane e talentuoso ruba-cuori del clan Nara, c’era anche una ragazza, dietro l’angolo, ad osservare la scena.
 
Temari, quasi sconvolta come mai lo era stata –okay, senza esagerare- aveva fissato quella ragazza accollarsi a Shikamaru, peggio di un koala ad un ramo di Eucalipto. Bruciore, ecco cosa provava all’altezza del petto, una forte, fortissima fitta a quell’altezza dove sembrava fosse caduto un macigno. Rabbia, questo era un altro sentimento che riaffiorava –non che fosse difficile, per quest’ultimo- ricoprendo tutti i pori della ragazza. A pugni chiusi si diresse verso la figura del moro e senza salutare nessuno lo sorpassò con l’intento di infliggergli una spallata di tale forza da ridurlo in un mucchietto di ossa spappolate e carne macinata, ma non lo fece, passò davanti ai suoi occhi, fiera, ma visibilmente incazzata, senza degnarlo di uno sguardo, superò l’uscio che avrebbe portato all’interno della palazzina e ne salì velocemente le scale, lasciando gli spettatori interdetti e senza parole, cosa le è preso?
 
D’altra parte, il moro sgranò gli occhi alla vista della bionda e stranamente poteva anche reputarsi…felice di vederla, ma questa sensazione durò poco, perché si accorse subito che qualcosa non andava, seguì dopo qualche minuto la bionda all’interno delle mura, insieme agli altri e la trovò già seduta al suo posto, li si sedette subito accanto, scostando la sedia il tanto che bastava per potersi adagiare meglio.
-Nervosa di prima mattina, Seccatura?-
-Si.-
-E’ successo qualcosa in particolare?-
-No.-
*Troppo gelida anche per essere Temari e Shikamaru se ne accorse subito. Probabilmente si sarà svegliata con la luna storta, oggi, e tratterà tutti in questo modo, come suo solito.
Ed anche questa volta, Shikamaru sbagliò pronostici. Infatti, non appena le si avvicinarono gli altri per salutarla, ella non solo li salutò cordialmente, ma ingaggiò anche una fitta conversazione con loro, da lì al moro venne il “colpo di genio” era proprio la sua presenza che l’Ambasciatrice di Suna non riusciva a sopportare. Si accomodò meglio sulla sedia e da quel momento iniziò ad ignorarla, non perché volesse, ma voleva solo esaudire un suo desiderio.  Alla faccia del gran genio della Foglia, che in questo genere di occasioni, si rivela una vera e propria nullità.
 
Si comportarono entrambi nel modo più distaccato possibile, non solo in quell’occasione, ma anche per il resto degli esami.
Temari non gli si avvicinava perché troppo orgogliosa, non voleva dar l’agio al Nara di vederla così giù di morale, sapeva che se l’avesse guardata negli occhi, avrebbe capito che quella non era la verità, che non era incazzata ma delusa, rammaricata, spaesata, e tutto un tumulto di sentimenti che nemmeno lei riusciva a comprendere.
Lui, invece, non le si avvicinava perché non riusciva a capirla, un giorno era cordiale, l’altro no; un giorno lei sorrideva, l’altro sembrava un diavolo pronto a saltargli addosso bramando la sua morte; un giorno riusciva a catturarlo con un solo sguardo dei suoi occhi da cerbiatta, l’altro era in grado di portargli via l’anima solo per una mera occhiataccia. E per la prima volta, Shikamaru si sentiva sconvolto, scombussolato dai troppi sentimenti contrastanti che riusciva a provare.
 
Dopo gli esami, la bionda ripartì per Suna, stavolta molto prima dell’alba, così che il Nara non potesse accompagnarla –come solitamente faceva- alle porte di Konoha.
 
Quel giorno, Shikamaru rimase a guardare Temari dal tetto dell’albergo mentre lasciava la sua amata Konoha, per rimetterci poi piede chissà quando, forse presto, forse mai.
 
Davvero troppo orgogliosi... troppo…
 
 
 
 
Angolo della scrittrice: Anche questa è fatta. Sono due stupidi, già. Ma se così non fossero non sarebbero più Shika e Tem, vi pare? Ad ogni modo, se avete critiche per l’ortografia, per la trama, o qualunque altra cosa, non esitate a scrivermi. Grazie mille a voi che mi seguite! <3

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Capitolo 5
*** 4. Di nuovo insieme. ***


Di nuovo insieme.

 
Konoha:
Buttato sul piazzale ligneo di casa Nara, Shikamaru era seduto a gambe incrociate sul legno tiepido intento ad osservare la scacchiera su di un piccolo tavolo, alza una pedina, quella del re, rigirandosela tra le mani, era ormai parecchio che Asuma Sarutobi era venuto a mancare, a causa dell’Akatsuki , ma il suo ricordo e la sua promessa sarebbero stati sempre presenti nel suo cuore e nella sua mente.  Posò la pedina al proprio posto per poi poggiare la schiena ad uno dei muri dell’esterno della casa, chiuse gli occhi e lasciò che la sua mente vagasse per i pensieri più reconditi.
Passarono più di venti minuti da quando Shikamaru assunse quella posizione, per chi lo vedeva dall’esterno avrebbe potuto benissimo pensare che stesse dormendo, o peggio, che fosse morto, data la sua improbabile staticità muscolare.
-SHIKAMARU-KUN!-
Un urlo straziante invade i poveri canali uditivi del Nara che spalanca gli occhi spaventato.  Chi poteva mai essere? Aguzzò lo sguardo mettendo a fuoco l’immagine davanti a se, una ragazza dagli improponibili capelli rosa, si avvicinava a lui correndo. Sakura, cosa voleva da lui? Bhè, ormai era sveglio e pareva che l’amica avesse qualcosa d’importante da comunicargli, si alzò ancora in preda al risveglio muscolare –che era molto lento- e si avvicinò ad un pilastro di legno poggiandone poi su una mano, come per reggersi.
-Sakura, è successo qualcosa?-
-Nulla di estremamente importante, non preoccuparti. Ma ho un messaggio da parte di Tsunade-Hime.-
-L’Hokage? Cosa vuole?-
-Non lo so con certezza, ma ha richiesto espressamente di mandarti alla magione, ha un incarico per te.-
-Ahh..ma non è possibile…-
 Eppure quello sarebbe dovuto essere il suo giorno libero, poteva fare quel che gli pareva, anche una gita in montagna, giocare a scacchi, dormire, passeggiare con i cervi, dare un salutino a Hidan, dormire, andare a trovare Kurenai, dormire, invece no era costretto a sorbirsi chissà quale stupida missione da parte dell’Hokage. Sbuffando più del dovuto diede un’ultima occhiata alla ragazza dai capelli rosa.
-D’accordo, d’accordo. Ci vado…-
Terminò la frase prima che Sakura potesse aggiungere altro al suo sguardo canzonatorio e parecchio minaccioso. Mani in tasca ed armato di buone intenzioni –si, come no- sorpassò la rosa e s’incamminò pigramente verso la magione di Tsunade.  Si chiedeva cosa mai volesse da lui stavolta, e sperava con tutto se stesso che non fosse nulla per il quale scomodarsi tanto, gli sarebbe bastato anche stare l’intero giorno a compilare schede inutili, piuttosto che iniziare una missione fuori Konoha.
Dopo circa una decina di minuti di camminata lenta, stanca e seccante arrivò all’entrata della magione dell’Hokage. Sospirò.
“Ah…e va bene, facciamolo.”
Pensava mentre si avvicinava al patibolo, scalino dopo scalino, non si aspettava nulla di buono da quella convocazione.  Bussò più volte e la voce di Shizune si senti trillare.
-Avanti.-
Shikamaru aprì la porta per poter accedere all’ufficio e Tonton ne approfittò per uscire da quello scorcio, iniziando a correre all’impazzata per i corridoi del palazzo subito dopo seguito da Shizune iniziò a rincorrere il maialino.
-Tsunade-sama ti sta aspettando, Shikamaru.-
Disse frettolosamente prima di sparire dalla sua vista al recupero del paffuto maialino.L’Hokage attendeva trepida l’arrivo del moro, quindi senza farselo ripetere due volte, con una falcata superò l’uscio della porta ritrovandosi dirimpetto alla reggente del suo villaggio.
-Hokage-sama, voleva vedermi?-
Tsunade sedeva dietro la sua scrivania con il viso calmo, e la pelle liscia come quella di una ragazzina –nonostante avesse raggiunto la cinquantina- gli occhi nocciola della donna si posarono immediatamente sul corpo del Nara e non perse tempo a delucidarlo sul motivo per il quale fosse stato convocato così di fretta.
-Shikamaru, ho una missione molto importante per  te, è di assoluta segretezza e deve essere iniziata immediatamente. Sei disposto ad accettare? E sappi… che non ho la minima intenzione di sentire un “no” come risposta.-
-Allora non vedo motivo per il quale chiedermi se accettare o meno, Hokage-sama, non ho molta scelta a quanto pare. Ad ogni modo, di cosa si tratta?-
Tsunade mostrò al moro un sorrisetto accondiscendente, in effetti non avrebbe avuto scelta, se avesse negato, l’avrebbe convinto con le buone o con le cattive.
-Perspicace come al solito…- si alzò dalla scrivania e si avvicinò ad un cassetto chiuso con alcuni sigilli che solo la donna conosceva, aprendolo- Questo…- ne prese dall’interno un rotolo rosso con contorni dorati, legato con una corda lilla ed un sigillo – E’ un rotolo di vitale importanza, qua dentro ci sono informazioni di considerevole rilievo sull’Organizzazione Alba. Il tuo compito sarà quello di portare questo rotolo a Sunagakure no Sato e consegnarlo al Kazekage, dovrai andarci da solo, in quanto se viaggiassi in gruppo saresti una preda facilmente localizzabile, ma non credo che sia io che ti debba spiegare queste minuzie, sei abbastanza intelligente da capire da solo. Tu sei l’unico che può portare a termine questo compito….e lo sappiamo entrambi. Sei perspicace, bravo a nasconderti, un ottimo componente per questo tipo di missione e per di più, gli altri che potrebbero essere all’altezza sono momentaneamente fuori Konoha per altre missioni.-
Sapeva che quell’incontro sarebbe stato catastrofico per lui, Suna voleva dire tante cose: guai, scocciature, Temari, seccature, niente pisolino, Temari. Troppi pensieri riguardanti quella ragazza noiosa ma che allo stesso tempo trovava interessante, anche se non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
-Ahh… che seccatura.-
Si avvicinò alla scrivania per prendere il rotolo ed iniziare così la missione, stranamente era elettrizzato all’idea di partire per Suna, non ne capiva il motivo… o meglio, non voleva accettare il fatto di voler rivedere quella bionda rompipalle che era Temari, a causa dei suoi modi di fare piuttosto bruschi e rudi. Per di più, l’ultima volta che si erano visti ella non sembrava molto contenta di stare in sua compagnia e non ne capiva il motivo. L’Hokage lo guardò per un ultima volta, prima di augurargli buona fortuna e ribadirgli di fare la massima attenzione lungo il tragitto.
-Ci sarà una guida per te una volta arrivato al confine tra il paese del Fuoco e quello del Vento, potresti perderti nel deserto e di certo non sarebbe una buona idea.-
-Chi ci s…-
-Adesso basta domande, devi partire subito. Io ho da fare e non ho altro tempo da perdere. Su, vai, forza, muoviti. E’ un ordine.-
Spintonò quasi via il ragazzo, prima di richiudere con un tonfo sordo la porta dietro di lei e ricominciare a compilare pratiche mentre scolava bottiglie intere di sakè.
Così, Shikamaru si ritrovò con il rotolo tra le mani ed una missione da svolgere. Sarebbe partito dopo solo un quarto d’ora, il tempo di rifornirsi di cibo, acqua ed attrezzatura ninja.
 
Suna:
Ufficio del Kazekage, Temari era stata convocata lì di tutta fretta, a quanto pare Gaara aveva qualche lavoro per lei e finalmente si sarebbe potuta dare una mossa. Non aspettava altro che qualche missione, tutto pur di muoversi, essere in movimento e distrarre la sua mente con qualsiasi cosa. Non passava giorno ormai a cui lei non pensava a quella vipera con gli occhiali e a quanto era appiccicata a quell’omuncolo del Nara.No, non sopportava affatto l’idea di vederli insieme, bramava dalla voglia di prenderla a pugni, di lanciarle addosso un intero palazzo e lasciarla lì tra le macerie a chiedere aiuto. Si, una scena simile l’avrebbe fatta sentire allegra e senza alcuna preoccupazione.
Per questo motivo, per non pensare più a quella testa lercia, voleva da fare, nemmeno un’ora voleva risultasse libera. Si allenava duramente, allenava in modo sadico le sue reclute, chiedeva a Gaara tutti i lavori disponibili, anche se lui stesso le diceva che avrebbe dovuto riposare e talvolta mentiva sui lavori da svolgere, dicendo che non ce n’erano.
Ma quel giorno Temari era indispensabile, solo lei poteva svolgere quell’importante, anche se tedioso, compito.
-Sorella, ho appena ricevuto un messaggio da parte dell’Hokage di Konoha, Tsunade Senju. Dovrai scortare uno shinobi di Konoha affinché arrivi qui alla mia magione senza rischio di perdersi o incappare in qualche pericolo o Tempesta di Sabbia. Bisogna che arrivi al più presto qui da me, porterà delle informazioni molto importanti riguardanti l’Akatsuki, credo non ci sia bisogno di aggiungere altro.-
Poche parole, dette in modo distaccato e freddo, ma Temari sapeva benissimo che in realtà Gaara porta con se una miriade di sentimenti che mai riuscirà a far trapelare al “mondo” esterno. Rispose molto semplicemente.
-Si, Gaara, non ho problemi ad affrontare una missione del genere. Chi è che devo scortare, comunque?-
-Nara Shikamaru.-
Sgranò gli occhi sorpresa, non poteva essere, aveva tentato di sfuggire ai suoi pensieri per tutto il tempo a quanto pare il destino era contro di lei, contro la sua sanità mentale, non poteva crederci, ma non poteva nemmeno più rifiutare una volta accettato l’incarico.
-Mi…mi…Sarò operativa entro mezz’ora al massimo.-
Furono le uniche parole dette dalla kunoichi prima di uscire, il Kazekage fu sorpreso dalla sua reazione, ma non volle approfondire, l’ultima cosa che voleva era proprio quella di incappare in discorsi troppo privati con la sorella. Atterrita, ecco come si sentiva mentre scendeva di corsa le scale della magione per poi dirigersi a casa sua. Come si sarebbe comportata? Cosa gli avrebbe detto? Aveva voglia di picchiarlo e malmenarlo per poi abbandonarlo a terra sulla sabbia calda del deserto, avrebbe preso il rotolo e l’avrebbe portato a Gaara lasciando Shikamaru in condizioni critiche lì, si…ecco cos’avrebbe fatto.
Dopo solo mezz’ora, era pronta per partire, aveva fatto provviste ed accumulato più acqua possibile, in più il suo immancabile Ventaglio posto dietro la schiena. La sua missione era, si, scortare il Nara fino a destinazione, ma più di tutto, era quella di mantenere la calma e la lucidità, la sanità mentale e soprattutto avrebbe dovuto tenere a bada i suoi istinti omicidi, che salivano a picchi altissimi ogni volta che pensava, vedeva, incrociava, il malcapitato moro.
 
Confine tra Ho (Fuoco) e Kaze(Vento):
Shikamaru era arrivato a destinazione dopo un giorno e mezzo di cammino, ci sarebbe voluto altrettanto tempo per arrivare fino a Suna, era una gran bella seccatura per lui, il pensiero di rivedere Temari una volta arrivati a destinazione, lo rendeva stranamente felice, ma al contempo nervoso. Ricordava ancora dell’ultima volta che erano stati a contatto, lei era stata piuttosto fredda e pareva odiare fino al midollo il moro. Non era tempo di pensarci, adesso aveva una missione da compiere, poi avrebbe preso la sua decisione in un momento di calma. Ma dov’era finita la sua scorta? Accidenti all’Hokage che non gli aveva riferito almeno il nome del suo accompagnatore.
 
Una tempesta di sabbia l’aveva trattenuta più del previsto in una grotta tra le dune sabbiose del deserto, ma fortunatamente non dirò troppo a lungo, così che poté ricominciare il suo percorso dopo soli 10 minuti, in cui tentò di recuperare correndo più che poteva. A momenti lo avrebbe rivisto, accidenti a lei, accidenti al fatto che abbia accettato questa seccante missione.
 
Ecco, finalmente riusciva a scorgere una figura in lontananza, ma non aveva ancora ben chiaro a chi appartenesse. Aguzzò lo sguardo per tentare di vedere meglio, ma i granuli di sabbia alzati dal vento disturbavano l’ambiente, impedendogli di vedere nitidamente le forme che si stagliavano di fronte a lui. Ma ecco che almeno il colore dei capelli si poté distinguere, quel biondo.. e poi quelle movenze così familiari. No, non poteva essere, non si era preparato per un incontro così improvviso, si aspettava di vederla tra più di 24h. La sua mente non avrebbe potuto reggere a tutto quello sforzo e quella pressione, più la figura si avvicinava, più Shikamaru non aveva dubbi su chi si trovava a fronteggiare.
-Temari…-
Iniziò a sudare freddo e la ragione iniziò ad abbandonarlo, no, doveva calmarsi, infondo non era nulla, non era nessuno –certo, diciamo pure stronzate- ormai la figura era abbastanza vicina da levare ogni dubbio, Temari era ad due tre metri da lui e già poteva vedere i suoi tratti del viso… freddi, scuri ma delicati. Quegli occhi.. quegli occhi che ogni volta lo facevano impazzire erano puntati su di lui. Gli si seccò la gola, tutto d’un tratto, e ogni frase con anche un minimo di significato era completamente svanita dalla sua mente sviluppata.
 
Ormai lo vedeva, Shikamaru la stava aspettando nel posto prestabilito, aveva fatto presto, prima di lei e questo la infastidiva. Non perse altro tempo e gli si avvicinò, tentando di sembrare il più impassibile possibile, mentre dentro di lei stava morendo dalla voglia di abbatterlo –no, in realtà lui non voleva abbatterlo, ma tutt’altro. Purtroppo non sa riconoscere i sentimenti la nostra biondina da strapazzo-.
-Ohé, Nara cos’è quella faccia? Sembra tu abbia visto un fantasma. Vediamo di sbrigarci, Gaara ti sta aspettando….-
Scrollò tutti i pensieri che fino ad ora avevano scombussolato la sua mente pronto a rispondere alla kunoichi che si trovò di fronte in tutta la sua bellez… cioè… in tutto il suo carism… insomma, Temari.
-No, ho solo visto una seccatura di cui non mi aspettavo la presenza..-
-Fa poco lo spiritoso e muoviti.-
-Si.-
Iniziò a seguire la ragazza, qualche passo più indietro osservandone i suoi movimenti, perché non riuscivano ad allacciare rapporti come due persone normali, umane? Proprio non riusciva a spiegarselo.
 
Lasciò che Shikamaru la seguisse qualche passo più indietro, appena l’aveva visto avrebbe voluto tirargli un pugno, rivedendo ancora nella sua mente quell’orripilante scena di qualche mese fa, dannato ragazzo... dannata ragazzina.
 
Il viaggio iniziò, da ora in poi saranno obbligati a passare insieme 36 ore (o anche di più), non mancheranno litigate, colpi di scena e…
 
 
 
 
Angolo della scrittrice: Fiuu! Anche questa è fatta.  xD E vi assicuro che dal prossimo capitolo le cose si faranno moooolto più intriganti. Questi due deficienti prima o poi dovranno capire che quegli strani sentimenti che stanno provando sono molto più intensi di quanto loro stessi credano. E poi bhò, chi leggerà, scoprirà…

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Capitolo 6
*** 5. Deserto. ***


Deserto.

 
Camminavano ormai da ore ed il tardo pomeriggio non tardò ad arrivare, fino a quel momento il viaggio aveva preso una piega piuttosto distaccata da ambedue le parti, una camminava facendo attenzione a rivolgere il meno possibile la parola al suo accompagnato, l’altro invece si limitava a seguirla tentando in tutti i modo di trovare un qualsiasi argomento che potesse dare appiglio ad una qualche conversazione, ma senza effettivi  risultati. L’unica cosa che facevano entrambi era guardare avanti, senza mai incrociare lo sguardo, sperando di arrivare quanto prima a destinazione, che situazione opprimente….
No, pareva che il tempo non scorresse mai, non potevano continuare in quel modo,  prese la decisione di iniziare a parlare anche del tempo se fosse stato necessario, quella dannata ragazza non poteva usare quell’insolita freddezza nel suoi confronti, non ne poteva proprio più. Anche se lui, in fin dei conti, non è mai stato un tipo a cui piacesse relativamente parlare, anzi, spesso e volentieri chiudeva le sue conversazioni prima ancora di cominciarle.
-Tem..!?-
Sobbalzò appena il ragazzo pronunciò il suo nome, per di più storpiandolo con un diminutivo.
-Cosa!-
-Più o meno tra quanto arriveremo?-
-Se manteniamo questo passo e non ci riposiamo la notte, potremmo farcela entro un giorno, ma se tempesta di sabbia dovesse intralciarci saremo costretti a fermarci finché non sarà finita, o rischieremo di perderci nel deserto aperto. E le provviste che abbiamo entrambi non basterebbero per sopravvivere più di una settimana.-
-Capisco.-
-Qualche altra domanda stupida? Non è la prima volta che intraprendi un viaggio simile, quindi dovresti esserne già a conoscenza.-
Era vero, conosceva già quelle risposte, ma intavolare un discorso con la seccatura era davvero troppo difficile in alcuni casi.
-Si, ne ho una in effetti.-
Roteò gli occhi fingendosi spazientita, era proprio curiosa di sapere cosa volesse chiederle il moro. Si fermò di botto –rischiando di trovarselo addosso da un momento all’altro… non male..- e lo guardò con un cipiglio interrogativo.
-Sentiamo!-
In effetti, non notò subito la “frenata” della donna, ma si fermò in tempo per non finire male, salvandosi così la pellaccia. Pericolo scampato. Sospirò portandosi una mano a grattarsi la nuca, molto impacciato, iniziò a sudare freddo, sperando che lei non vada in escandescenze per la domanda che aveva intenzione di farle.
-Ti ho fatto qualcosa?-
-Tu? Perché questa domanda?-
Non se l’aspettava, pensava che Shikamaru non aveva dato troppo peso al suo comportamento, che non se ne sarebbe importato nulla.
-C’è solo una cosa che odio di più delle chiacchiere senza senso e queste cose sono gli strani silenzi. Temari, il tuo comportamento è troppo gelido anche per te.-
-…-
Voltò le spalle al ragazzo e continuò a camminare, per poi ricominciare a parlare.-
-Incamminiamoci…intanto.-
Il ragazzo sbuffò piano.
-D’accordo!-
Seguì Temari attendendo la sua risposta, intanto il sole continuava a calare tra le dune del deserto, rendendo l’atmosfera di poco più mite ed accettabile, un dolce vento iniziò a scorrere tra i loro capelli, facendoli danzare.
-Non si tratta di essere freddi… E’ il mio carattere, lo sai bene. Non sono il tipo che si apre in lunghi ed inutili discorsi e mi pare ti sia sempre andato bene così, no?-
-Si ma… non è questo che voglio intendere. Di solito… dai molto più fastidio di oggi.-
-E questa sarebbe una cosa che dovrebbe farti piacere, non ti rompo le scatole. Sii felice di questo.-
Ed era proprio questo il punto, quel silenzio con lei…lo odiava più di quanto odiava quella piattola cieca che gli stava appiccicato appena poteva. Intanto il vento si fece un po’ più forte.
-No, non mi fa affatt…-
Non ebbe il tempo di terminare la frase, che Temari lo interruppe non udendo una parola da parte del moro.
-Nara, sarà meglio che troviamo riparo. Sta calando la notte e le temperature si stanno abbassando, inoltre anche il vento è mutato e a quanto pare sta per arrivare una gran bella tormenta… ci converrebbe trovare una grotta rocciosa ed accamparci lì per la notte.-
-Va bene. Guidami pure, Temari. Non so proprio dove mettere piede, questa è zona tua.-
Nulla, non riusciva ad avere un dialogo normale con quella dannata donna, era una vera e propria impresa concludere un cavolo di discorso. E va bene, ci avrebbe ritentato più tardi, quando la situazione si sarebbe calmata.
La ragazza adocchiò in lontananza uno scorcio roccioso quasi del tutto coperto dalla sabbia, se si fosse rivelato un buon posto, allora si potevano ritenere “salvi” prima del previsto e sarebbe stato meglio anche per organizzare il tutto prima che la notte e la tempesta arrivino al loro culmine.
Indicò il posto al ragazzo, che la seguì senza batter ciglio, furono molto fortunati, il posto era ottimo ed abbastanza profondo da fargli scansare completamente gli effetti della bufera che li avrebbe attaccati di li a poco. Posarono per terra i loro zaini e prepararono un fuoco con gli elementi che la stessa Temari aveva portato con se, iniziava a far freddo e poi con esso avrebbero tentato di cucinare qualcosa. Anche se non parlavano molto –se non per dire “passami quello o questo”- sembravano molto affiatati, solo uno sguardo bastava per far comprendere all’altro cosa avrebbe dovuto fare o dire. Avevano provviste ed acqua a sufficienza, quindi non fu difficile metter su una cena niente male. Mangiarono in silenzio, per la maggiore si lanciarono occhiate complici, distoglievano lo sguardo, rincorrevano una le iridi dell’altro per poi imbarazzarsi a vicenda, tutto troppo strano per entrambi.  Shikamaru rigirava ora un bicchiere tra le mani per metà riempito d’acqua.
-Nhè.. Temari.-
-Hm?- Osservò il volto del Nara. –Qualcosa non va?-
Prese coraggio, abbassò lo sguardo, un bel respiro e tornò a guardarla nelle sue iridi acquamarina che tanto bramava di rivedere.
-Il rotolo… che devo consegnare. Sai di cosa si tratta?-
-Se non sbaglio contiene delle informazioni molto importanti dell’Akatsuki.-
-Si, esattamente. E per questo ti chiedo, non è rischioso fermarci troppo in un punto? Qualcuno potrebbe scovarci, attaccarci.-
-A nessuno sano di mente verrebbe la “genialata” di inoltrarsi in una tempesta di sabbia, Shikamaru.-
Ecco la prova che il lungo e continuo stare a contatto con il giovane Nara, aveva  riappacificato i sensi della kunoichi della Sabbia, l’aveva chiamato per nome, dettaglio che non era sfuggito al genio. Sorrise appena, senza rendersene conto.
-Capisco perfettamente. Va bene, allora vorrà dire che fino a che la tormenta avrà luogo saremo sicuri da qualsiasi attacco…. Ah…-
Prese a cercare poi qualcosa nel suo zaino, ricacciandone dopo qualche minuto un ventaglio che porse poi alla ragazza, aprendolo.
-Questo dovrebbe essere tuo. Ti è caduto quando eri a Konoha per l’esame Chūnin… in pratica… quando hai tentato di buttarmi per aria prima dell’inizio degli effettivi esami.-
Ritirò subito il ventaglio dalle mani del Nara gettandolo rapida nella sua borsa da viaggio, ecco dov’era finito.
-Strano che tu te ne sia accorto, Nara.-
Si era appena ricordata dello spiacevole episodio di qualche mese prima e da un momento all’altro la stizza riprese il sopravvento. E Shikamaru se ne accorse, e come se se ne accorse, allora era lì il fulcro, era lì che era iniziato tutto, sarebbe stato meglio andare fino in fondo a quella storia, cosa aveva fatto per meritarsi un simile trattamento proprio da lei?
-Cosa? Che vuoi dire, Temari?-
-Voglio dire. Che credevo fossi troppo impegnato a farti stritolare da quella talpa invece di vedere un banalissimo ventaglio caduto per terra!-
Sbottò irritata ed alzando i toni della sua voce. Gesto involontario di cui si pentì subito dopo, aveva lasciato trapelare un po’ troppo da quell’improvviso sbalzo di umore. Shikamaru pareva sorpreso, molto, da quella reazione ma non gli ci volle molto per  farsi due conti; talpa, stritolare, non poteva che parlare di quel banalissimo episodio con quella piattola occhialuta…e lei dov’era? Quando e come aveva potuto vedere quella scena orripilante?
-Tu.. Aspetta un attimo… quando mi hai vist… e com… ma soprattutto… perché ti da fastidio così tanto?-
-..NO. Assolutamente no. Non mi ha dato alcun fastidio. Non è affatto come credi…io… semplicemente non credevo te ne fossi accorto, credevo di averlo perduto chissà dove. PERCHE’ NON ME L’HAI DATO SUBITO, EH?-
Tentò di cambiar discorso prima che potesse accadere l’irreparabile.
-Ho tentato di dartelo o comunque di parlartene, ma appena provavo ad avvicinarmi a te scappavi come se avessi  visto un uomo affetto da lebbra. Non credere sia stato piacevole, Temari.-
-Come se fosse stato piacevole vederti attaccato a quella…- disse forse a voce troppo bassa per far udire tutte le parole al ragazzo.
-Che?-
-Nulla! Assolutamente nulla. Sarà meglio che riposiamo…-
Erano nella grotta, ad aspettare che la tempesta di sabbia terminasse o comunque che placasse la sua ira furibonda, alcuni granelli di sabbia arrivavano fino a loro, infastidendoli. Era ormai calato il sole ed a quanto pare erano destinati a passare la notte lì, insieme, uno accanto all’altro entrambi completamente imbarazzati e scocciati di quella esasperante situazione, di quegli inutili litigi che portavano ad allontanare entrambi, cosa che li  infastidiva ma che puntualmente continuavano a fare.
Estratti i sacchi a pelo dalle reciproche borse, iniziarono a mettersi il più comodo possibile per passare la notte, ormai iniziava anche a fare un certo freddo, si sa che nel deserto la notte portava più che gelo, quindi avrebbero dovuto coprirsi alla perfezione se volevano scampare alla notte. Temari sciolse i suoi quattro codini, lamentandosi  tra se e se su quanto le infastidiva opprimere il capo in quel modo, tutti i giorni. Shikamaru fece lo stesso, sciogliendo il suo codino, udendo le smorfie e lamentele della bionda.
-Allora perché li leghi, se ti da così fastidio?-
Domandò esasperato. Temari lo scrutò per un attimo, pronta a lanciargli qualsiasi cosa su quella faccia da pirla che si ritrovava in quel momento, ma non lo fece, si limitò a guardare dinanzi a se in un punto vagante della grotta, il vuoto più totale.
-Per ricordare mia madre.-
Rispose per poi stendersi senza aggiungere altre inutili parole, dando le spalle al moro. Il fuoco continuava a scoppiettare portando calore in quella gelida caverna. Shikamaru, intanto, rimase interdetto da quelle parole, non si sarebbe mai aspettato che la bionda potesse essere, in realtà, così sensibile a quel tipo di cose, così attaccata ad una cosa così lontana. L’aveva sempre vista fredda e distaccata su ogni cosa, e questo suo lato lo interessava. Vedere un’altra Temari, e non quella che si nascondeva dietro chili e chili di marmo freddo e sterile, era piacevole.
Faceva troppo freddo quella sera per Shikamaru, si girava e rigirava nel sacco a pelo tentando di prendere sonno, ma nulla, quel fuoco non aiutava per niente e per di più era in procinto di spegnersi. Si girò verso Temari e gli balenò un’idea più che stramba in testa…no, non avrebbe potuto farlo.. stava per voltarsi nuovamente dall’altro lato ma notò che la ragazza –pur essendo girata- tremava, troppo orgogliosa per farlo notare. Shikamaru scosse la testa tra il divertito e l’esasperato prendendo la sua decisione.
-Tem…  Ehi, Tem! Sei sveglia?-
Nessuna risposta. Uscì dal suo sacco a pelo e senza dir nulla sorpassò Temari ritrovandosi di fronte, si accovacciò e la guardò negli occhi, aperti.
-So che sei sveglia, stupida, tremi come una foglia.-
-Che vuoi..- Mormorò corrugando le sopracciglia in segno di stizza, continuando a tremare. Sembrava quasi un pulcino che si accoccolava in un nido aspettando la madre, al ragazzo venne voglia di abbracciarla, ma desistette.
-Non voglio morire assiderato, questo è certo!-
-E cosa vorresti fare, sentiamo.-
Aveva capito e la cosa non le piaceva affatto, avvampò di colpo.
-Credo tu lo sappia meglio di me.Ma non farti strane idee...lo faccio solo per evitare di morire assiderati...-
Senza aggiungere altro s’infilò nel sacco a pelo della ragazza, credendo che lei avrebbe fatto i salti mortali pur di evitare una cosa del genere, invece stranamente lo fece fare, senza batter ciglio. Unica cosa, si girò dal lato opposto da dove si sarebbe sistemato il Nara.
-Buonanotte, Tem!-
-‘Notte…-
Rispose a voce bassissima. Lui non se n’era accorto, ma la bionda dalla pelle candida si era trasformata in un pomodoro bello maturo in volto, che nascose prontamente sotto il copertone.
 
Quella notte, il deserto non poteva essere più caldo per i due ragazzi.
 
 
 
Angolo dell’autrice: ed eccoli qui, ora dormono anche insieme, ma quando si decideranno ad ammettere che entrambi iniziano a provare qualcosa che va ben oltre l’amicizia? Lo scoprirete solo continuando a seguire la trama.
Non dimenticate di scrivere critiche od ovazioni(?) se volete. xD

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Capitolo 7
*** 6. Tensione. ***


Tensione.
 

 
La notte trascorse lenta e la tempesta si accasciava man mano, fino a che con gli albori non si placò del tutto, mostrando ancora una volta il caldo torrido che man mano si faceva spazio tra le dune sabbiose del Deserto.  I due ragazzi dormivano sereni uno accanto all’altro, quel calore corporeo che sentivano l’una accanto all’altro era piacevole e rincuorante. Nessuno dei due si sarebbe mai voluto più allontanare dall’altro.
Alle cinque del mattino, Temari iniziò a mugugnare qualcosa, parole incomprensibili anche per il ninja crittografico migliore sul campo, per poi aprire gli occhi, ritrovandosi davanti il volto di Shikamaru ancora assopito, a solo un centimetro di distanza dal suo. Cosa. Diavolo. Stavano. Combinando? Dal dolce tepore dei primi raggi solari che le baciavano il viso svegliandola con calma e pacata gentilezza, si ritrovò a sgranare gli occhi quasi facendo uscire i bulbi oculari dalle proprie orbite, nessun altro suono, però, uscì dalle sue labbra, un groppo le si incastrò in gola, non permettendole né di parlare, né tantomeno di respirare. Quella vista era –appunto- da mozzare il fiato. Il viso di lui… pareva così dolce e bello… E quelle sue labbra…così invitanti… sembravano così morbide e buone… Ma cosa diavolo stava pensando? Quel coso non sarebbe mai potuto neanche lontanamente sembrare qualcosa di “carino” era solo un mollusco tutto cervello. Eppure… rimase fissa ad osservarlo senza muoversi di un centimetro. I loro corpi si toccavano, poteva sentire benissimo il suo calore, una mano di Shikamaru, ora se ne accorgeva, era posizionata maldestra sul suo fianco, mentre l’altro braccio lo teneva sotto il suo  viso, mentre le gambe scendevano dritte nel sacco a pelo. Ma era la posizione di Temari ad essere molto strana… lei era solita dormire in posizioni per lei molto comode e stavolta, pur sapendo di dormire con qualcun altro, non esitò a portar avanti le sue abitudini. Un suo braccio si trovava sotto la sua testa, simile a come era posizionato il Nara, ma la mano arrivava fino al capo di lui e tra le dite teneva alcuni suoi capelli, l’altro braccio, invece si trovava esattamente sulla spalla di lui mentre la gamba più esterna si trovava esattamente accavallata al corpo di Shikamaru, in pratica lo abbracciava senza rendersene conto. Rimase paralizzata appena analizzò tutti questi fattori e deglutì più volte pensando ad una soluzione rapida, indolore e che, soprattutto, non facesse svegliare il suo “coinquilino”.
Shikamaru, intanto, era in procinto di svegliarsi anche lui da quel sonno ristoratore che tanto aveva bramato, iniziò ad arricciare il naso e fare versi strani, come infastidito dallo stesso fatto di doversi svegliare, tutti tratti che lo rendevano ancor più irresistibile. Temari se ne accorse proprio mentre tentava di trovare una rapida soluzione, ma l’unica cosa che le venne in mente fu quella di fingersi addormentata per scoprire la sua reazione, davvero non avrebbe saputo come comportarsi altrimenti. Chiuse rapidamente gli occhi e si accoccolò il più possibile nascondendo il suo viso. Accidentaccio a lei e le strane posizioni che assume mentre dorme.
 
Ed ecco che lui aprì gli occhi, ancora spaesato fece roteare gli occhi intorno a lui, ricordando improvvisamente dove, come e perché si trovasse lì, in più sentiva una strana presenza sotto la sua mano e qualcosa tra i capelli e per ultimo, ma non per importanza, un grande peso all’altezza del sedere. Temari… Ecco cos’era quel pensiero opprimente che gli pesava sul cervello…e a quanto pare…sul suo corpo. Abbassò il capo per scoprire quello della ragazza, eccola lì, ancora assopita e bellissima, strinse la mano che era posata sul suo fianco, doveva essersi spostata durante la notte, la mosse di poco stringendo appena, il calore della sua pelle era forte e delicato al contempo, proprio com’era in tutto e per tutto, il suo profumo non faceva che inebriare i suoi sensi, si affidò ai suoi istinti, la ragazza stava dormendo, non voleva svegliarla troppo in fretta, tolse la mano dal fianco e la fece scivolare con delicatezza sulla gamba che ostruiva i suoi liberi movimenti, ne palpò il polpaccio sodo prima di scostarlo lentamente da lui. In tutto ciò, Temari subiva tutto senza batter ciglio, anche se il suo viso cominciava ancora una volta a diventare color pomodoro, strinse gli occhi un po’ di più, per non incappare in qualche gesto involontario, perché s’era andata a ficcare in un guaio simile… perché?
Si decise finalmente a provare a svegliare la seccatura bionda, prima che i suoi ormoni potessero prendere il sopravvento, un gran respiro e poi portò la mano sul suo capo, accarezzandone i filo dorati.
-Temari… Svegliati, Tem.-
Non poteva, non poteva alzare lo sguardo e farsi vedere in quelle condizioni, mai nessuno l’avrebbe vista imbarazzata, soprattutto lui, non poteva ancora “svegliarsi”, assolutamente no.
Il ragazzo sbuffò, contando fino a cento prima di fare altre mosse false, una sola ne bastava per mandare tutto il suo autocontrollo a farsi benedire. Si divincolò dal sacco a pelo, lasciando Temari a riposare ancora un po’ –o almeno era quello che credeva- mentre lui avrebbe preparato qualcosa per la colazione prima di partire di nuovo per il loro viaggio.
 
D’accordo, si era calmata, la vampata di calore avuta qualche attimo prima si stava calmando e pian piano stava tonando alla sua temperatura normale, questo voleva dire che probabilmente anche il suo viso era tornato a condizioni ottimali, decise che doveva darci un taglio a fare la finta dormiente, così finse di ridestarsi grazie al profumino di cibo. Storse il naso, fingendo di annusare qualcosa nell’aria e direzionò il suo volto verso quel delizioso profumo, aprì un occhio scoprendone l’iride acquamarina che il ragazzo tanto desiderava rivedere –anche se avrebbe preferito vederli da distanza molto ravvicinata-, poi aprì anche l’altro.
-Cosa stai cucinando, Shikamaru?-
-Nulla di troppo complicato, cose semplici e fredde.-
-Ottima scelta.-
Temari non aveva la solita voce impastata dal sonno che si ha quando si è appena svegli e Shikamaru se ne accorse quasi subito. Era sorpreso, non capiva, non riusciva a credere che la bionda fosse sveglia già da parecchio tempo, qualcosa non gli quadrava, quella situazione si era fatta fin troppo strana.
-Da quanto tempo sei sveglia, Tem?-
-I-Io? Mi sono appena svegliata, Shikamaru, cosa intendi?-
Che pessima attrice, aveva iniziato la frase nel peggiore dei modi: balbettando appena. Si vedeva lontano un miglio che stava mentendo spudoratamente, ma decise di non indagare, avrebbe rischiato di farla incazzare ancora una volta ed il resto del viaggio sarebbe stato fin troppo stressante, non avrebbe retto. Intanto però, si chiedeva se fosse stata sveglia da abbastanza tempo da poter notare il suo strano atteggiamento mentre credeva che ella dormiva, ancora sentiva il suo profumo sotto le narici, inebriava la sua mente e non riusciva più a pensare in modo lucido.
-Ok, d’accordo.-
Il ragazzo di alzò e portò un piatto alla ragazza che si era appena sistemata a sedere per poi aggiungere.
-Mangia in fretta, dovremo ripartire al più presto, la tempesta di sabbia credo sia finita da un pezzo e dobbiamo muoverci in fretta, prima che tuo fratello ci dia per dispersi.-
Prese il piatto dalle sue mani senza batter ciglio, ricordò i movimenti di poco prima del ragazzo ed improvvisamente avvampò girandosi subito dall’altra parte a mangiare il cibo preparato dal Nara.
-Si! Partiremo al più presto.-
Disse tra un boccone e l’altro. Shikamaru, dal canto suo, guardava la sua schiena, sempre dritta, sicura di se, chissà quanti altri segreti si celavano dietro quella figura così forte ed indipendente, la sua voglia di scoprirlo era davvero forte, forte quanto la brama di vedere quella schiena –ora coperta da inutile vestiario- nuda, completamente. Quei capelli sciolti… era bellissima anche appena sveglia. Basta, doveva dare un freno a quei pensieri una volta per tutte, mangiò il suo pasto in fretta per poi posare tutte le stoviglie e il resto della roba, ripiegò entrambi i sacchi a pelo con l’aiuto della ragazza –che nel frattempo aveva terminato e si stava dando da fare- sarebbero partiti al massimo tra una decina di minuti per  Suna.
 
Disposti tutti gli ordini impartiti da Temari, iniziarono la camminata di ancora un giorno che li avrebbe portati a destinazione, entrambi avrebbero voluto far durare quel viaggio molto di più, ma sapevano che non sarebbe stato possibile. Tutti aspettavano il loro importante arrivo con le informazioni. Sembrava che il cammino fosse estremamente semplice e senza alcun pericolo all’orizzonte, ma…
 
 
 
Angolo della scrittrice: Ebbene… le cose si sono fatte calde, ma non è ancora finita. Cosa accadrà ora? Per scoprirlo continuate a seguirmi, cari lettori, e lo scoprirete. <3

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Capitolo 8
*** 7. Attacco. ***


5. Attacco.

 
 
 
Erano ormai un paio d’ore che vagavano nel deserto sotto il sole cocente, un passo dopo l’altro, avanzavano verso le mura di Suna, Shikamaru tentò di intavolare altre conversazione con la bionda. Ma dannazione, il suo cervello con Q.I. che va oltre i 200 non serviva a nulla in situazioni di vita quotidiana simili? Camminava di fianco la bionda che intanto se ne stava silenziosa a guardare davanti a se, aveva ripreso il totale controllo del suo corpo e della sua glacialità. Camminava ritta ed altezzosa, niente e nessuno avrebbe potuto distoglierla dalla sua missione, basta giocare alla cretina che s’imbarazza, doveva scrollarsi di dosso tutte quelle strane sensazioni che stava provando a causa del bell’imbusto che si ritrovava accanto. Lasciarsi distrarre dalla missione non era da lei e non sarebbe capitato di nuovo. Ogni tanto lanciava occhiate a destra e a manca per vedere se andava tutto bene, sembrava tutto tranquillo. Probabilmente sarebbero arrivati a destinazione prima del tempo.
-Perché non avanzi il passo, pigrone? Se procediamo con quest’andatura arriveremo a destinazione per l’anno prossimo. Datti una mossa e vedi di non farmi incazzare. La missione viene prima di tutto!-
-Ah… mendekouze… la smetti di comandarmi a bacchetta? Non sto andando affatto piano, sei tu che sei troppo veloce. Nessuno ci segue, abbiamo ancora un intero giorno davanti a noi e tu fa meno comandante. Sei una Seccatrice.-
-Ma sentitelo. Cerchi rogne, Nara?-
-No, affatto. Tu sei tutte le rogne che possano esistere sulla faccia della terra unite in un unico corpo: quello di Sabaku no Temari.-
Canzonò ironicamente il suo nome. Shikamaru intanto aveva notato che la ragazza, la donna, aveva ricominciato ad assumere il suo solito atteggiamento scostante, critico e bacchettone. Infondo era la Temari che preferiva, la solita seccatrice che aveva da ridire su tutto.  Difatti le loro conversazioni si basavano sullo stuzzicarsi a vicenda, erano fatti così, comunicavano in questo modo e a loro non dispiaceva affatto.
 
Tra un tiro mancino e l’altro, non si resero conto di essere osservati da più di un paio d’occhi, li avevano seguiti sin da quando erano usciti da quella grotta nel deserto. Bramavano soldi e potere ed attaccavano i poveri viandanti che vagavano per il deserto, ovviamente non sapevano in chi stavano per incappare, ma decisi com’erano a svaligiarli di tutte le loro provviste non se ne curarono più di tanto, o comunque si sarebbero occupati dopo delle loro identità e dei loro corpi esanimi, magari sulle loro teste vigeva una taglia e avrebbero potuto raggruppare un bel gruzzoletto extra. Si, avevano ideato proprio un bel piano. I loro nemici erano solo due, mentre loro erano un gruppo di otto briganti veloci, forti e sicuramente in netta superiorità numerica. Sarebbe stato un gioco da ragazzi coglierli di sorpresa. Erano armati di armi di ogni tipo, che andavano da semplici shuriken e kunai a katane, sai, veleni. Insomma, armati fino ai denti e con pessime, pessime intenzioni. Li osservarono da lontano per molto tempo e poterono notare un particolare nei loro coprifronte. Una cosa era certa, non erano ninja dello stesso villaggio, uno apparteneva al Villaggio di Konoha, mentre l’altra al Villaggio di Suna. Che strana accoppiata, cosa ci facevano insieme nel deserto? In fin dei conti non erano problemi loro, non attaccarono subito, aspettavano il momento propizio per farlo, bastava solo che quella ragazzina la smettesse di controllarsi attorno con spazi temporali così ridotti, ma non potevano nemmeno starsene lì a seguirli per tutto il giorno, o avrebbero sicuramente fallito i loro propositi. Avevano quindi bisogno di un diversivo.
 
Intanto i due ragazzi non erano degli sprovveduti e nemmeno stupidi.
-Shiakamru.-
Disse Temari d’improvviso, rallentando un attimo il passo, il ragazzo la guardò complice, aveva già capito.
-Hai sentito anche tu, quindi!?-
-Si! Ma sono solo briganti, non so quanti sono ma non dovrebbe essere difficile batterli, qui nel eserto ce ne sono a bizzeffe, attaccano la povera gente che viaggia derubandoli di tutti i loro averi.-
-Sicuramente stanno cercando il giusto momento per attaccarci, poverini, cascano male quest’oggi.-
-Quando attaccheranno.. non voglio che tu t’intrometta. E’ una questione che posso risolvere da sola e poi sono la tua guida, è compito mio.-
-Temari, non comportarti come una ragazzina viziata.-
Provava non poca rabbia quando si comportava in quel modo, credeva di poter comandare il mondo intero e non capiva che il gioco di squadra sarebbe stata la soluzione migliore, infondo loro due potevano essere una coppia formidabile e Shikamaru lo sapeva bene, ha sempre riconosciuto le magnifiche abilità della kunoichi che aveva di fronte a lui. Una forza formidabile e il giusto sangue freddo che a lui mancava, aveva il coraggio di uccidere, mentre lui non lo avrebbe mai fatto se non fosse stata l’ultima risorsa, sotto questo punto di vista, l’aveva sempre invidiata, ma tenne sempre i pensieri solo ed esclusivamente per lui.
-D’accordo. Poi sarei io la seccatura. Cosa proponi, genio?-
Ironizzò sull’ultima parola, dandole un tono o due in più del normale.
-Per ora continua a camminare come se non ti fossi accorta di nulla, non vorrei arrivare alle maniere forti, se sarà proprio necessario, allora attaccheremo. Ad ogni modo, aspetteremo che loro facciano il passo falso, faremo notare loro che siamo ninja e magari faranno dietro front lasciandoci in pace.-
-Shikamaru, non conosci affatto i briganti del deserto, non si fermeranno davanti a nulla, attaccheranno chiunque, non fanno distinzioni. L’unica cosa da fare è farli fuori ora e subito.-
-Va bene, d’accordo, ma non esponiamoci noi, aspettiamo che siano loro a fare il passo falso credendoci ninja incapaci, in fondo se fossimo ninja d’élite ci saremo accorti della loro presenza, almeno ragionando come uno di loro. Ed è proprio in quel momento che noi li attaccheremo cogliendoli di sorpresa. Per favore, Temari, non fare di testa tua e per una volta ascoltami!-
Roteò gli occhi spossata, quando ci si metteva risultava convincente, dannato cervellone dalla lingua lunga.
-….-
Se ne avesse avuto la possibilità avrebbe fatto di testa sua eccome, non avrebbe potuto quindi promettere nulla al Nara, si limitò a rimanere in silenzio e lanciare un’occhiata eloquente a tutt’altra parte. Shikamaru non poté che sperare che si attenesse al piano e che non faccia di testa sua, magari ammazzandoli con una sua dannata ventagliata, ogni volta che ci pensava gli venivano i brividi, o che per lo meno non li provochi più del dovuto, conoscendola li stuzzicherà a tal punto da farli impazzire. Lui in fin dei conti vorrebbe evitare inutili scontri, possono rivelarsi seccanti, stancanti e soprattutto farebbero perdere tempo alla missione in se.
 
Uno spostamento d’aria, Shikamaru subito si rese conto che un kunai era stato lanciato nella loro direzione, più precisamente era direzionato alla sua testa, Temari anche se ne accorse, ma decise di stare al gioco del Nara, sapeva che se n’era accorto, volle proprio vedere come avrebbe reagito a quell’attacco; se avesse scoperto le sue carte oppure avrebbe continuato a fingere. Difatti, Shikamaru si accovaccio proprio nel momenti in cui il kunai era quasi arrivato a destinazione, facendo così oltrepassare la soglia della sua figura e conficcarsi più lontano nella sabbia morbida. Aveva finto di raccogliere un’oggetto nella sabbia, una pietra un po’ più grande delle altre, mostrandola alla bionda. Finse di non vedere il kunai e continuò a camminare come se nulla fosse, sorridendo complice alla bionda. Temari, in tutta risposta scosse il capo e continuò a seguire il gioco dell’Ananas, fin dove voleva spingere quella farsa? Tutto sommato, si sarebbe rivelato divertente.
-Sei incorreggibile, Nara.-
Aggiunse continuando a camminare al suo fianco.
 
Intanto, i briganti allibiti da ciò che era successo non riuscivano a rispondersi alla domanda: E’ stato un caso o l’ha fatto apposta? Uno di quelli, un burbero uomo dalle mille cicatrici, decise per tutti che quelli erano dei ninja di basso livello, quindi sarebbe stato semplice eliminarli e recuperare un gran bel bottino. Immaginavano già un lavoro semplice, pulito e senza troppi sforzi. Che gran colpo di fortuna, continuavano a pensare, non si erano nemmeno accorti del kunai nella sabbia, li reputarono come pivelli, buoni a nulla. Adesso avrebbero solo dovuto attaccare in massa, tutti insieme, già il grosso numero sarebbe servito alla causa e per di più, magari, spaventarli con qualche beffarda presa in giro, li avrebbe sicuramente aiutati ad incutere terrore, si sarebbero anche divertiti, pensavano.
Ebbene, decisero di eseguire gli ordini del loro capo, ossia un tipo con una barbetta rossiccia ed una cicatrice sul volto che andava dalla fronte fino alla guancia destra, gli occhi vispi e tremendamente profondi di un castano acceso, aveva in mano una lancia molto grande ed un sorriso affatto benevolo tra le labbra.
-E’ arrivato il nostro momento, attacchiamo ora e prendiamo quel che presto ci apparterrà!-
Esclamò sogghignando, prima che tutti ed otto sparissero da quella postazione e velocemente ricomparissero più o meno dove prima era atterrato il kunai.
 
Entrambi sentirono un ulteriore spostamento d’aria, stavano arrivando, ma non passò molto quando comparvero poi a circondarli entrambi, si finsero sorpresi spaventati, si posizionarono spalla a spalla ambedue armati di un misero kunai. In quella scena, gli otto briganti ridevano ormai già assaporando il profumo della vittoria.
-Dite le vostre ultime preghiere…pivelli!-
Disse il capo con aria burbera e sicura di se. Cosa che a Temari dette fastidio, molto fastidio, il suo lavoro da attrice stava per terminare prima ancora che potesse avere successo. Socchiuse gli occhi e chinò il capo verso Shikamaru, una venetta pulsava più sangue del dovuto in una parte della fronte, la sua pazienza stava per superare il limite, digrignò i denti e placò la sua ira, doveva farlo, la sua voglia di ucciderli avrebbe dovuto aspettare, ora come ora si sarebbe attenuta al piano inutile del moro.
-Proseguiamo così, Shikamaru? Perché questi tipi mi hanno già stancata!-
Disse a bassa voce –così che i nemici non udissero o comunque non capissero perfettamente- al ragazzo di spalle a lei. Esso rispose con voce più alta, invece, così che sentissero perfettamente.
-Temari! Ci stanno attaccando, cosa facciamo ora? Non abbiamo scampo, sono in troppi, otto.. non riusciremo mai a batterli…-
Intanto la sua mente stava già elaborando mille e più possibilità di successo, avrebbero avuto molti sbocchi e molte occasioni per farli fuori tutti insieme. Ma prima volle dare loro un’ultima possibilità di lasciarli in pace, sempre troppo buono, il nostro Nara.
Uno di loro scoppiò a ridere prima di proferir lemma in modo rozzo e sfacciato, guardando la ragazza dai capelli del grano.
-AHAHAHAH! Quindi.. tu saresti Temari di Suna, sei la sorella del Kazekage, non è così? Ma che gran botta di culo, ragazzi! Qui ci potremo assicurare soldi, cibo e bevande in quantità, per tutta la vita, anzi! AHAHAHAH!-
Il resto della “ciurma” comprese quasi subito cosa il loro compagno avesse cercato di dire e tutti si aprirono in un coro di risate beffarde, cosa che alla bionda piacque ancor meno, osavano comportarsi in questo modo nonostante sapessero chi fosse, probabilmente conoscevano solo i nomi, ma non le caratteristiche dei tre fratelli della Sabbia.
Intanto gli otto malcapitati continuavano a sbeffeggiare e prendere in giro quelli che per loro erano semplici ninja pivelli, senza pensare che FORSE la sorella del Kazekage non poteva che essere una sprovveduta che si fa passeggiate nel deserto con un ninja qualsiasi di Konoha. Che cervelli ben poco sviluppati.
-Ma che ragazzina carina! Io direi di giocarci un po’ prima di chiedere il riscatto al Kazekage.. spassiamocela con questo bel visino, che ne dite ragazzi? A me sembra un’ottima idea!  Mentre quello di Konoha.. bhè di quello sbarazziamocene, non ci servirà a nulla! AHAHAHAHA!-
A quel punto Temari iniziò a non vederci più dalla rabbia, le mani le prudevano ed iniziò a fremere dalla voglia di tagliare loro la testa con un sol gesto del suo Ventaglio.
In effetti quell’affermazione infastidì molto anche Shikamaru, cui iniziò a provare strane scariche di adrenalina per tutto il corpo, probabilmente iniziava a capire cosa provava la ragazza quando attaccava con rabbia.
Ad uno dei briganti gli venne comandato di prendere la ragazza separando i due. Quello più grosso e spaventoso le si avvicinò con aria minacciosa ed una volta avvicinato la guardò bene in volto.
-Sei proprio una bella ragazza, sai’ Perché non vieni a divertirti con noi? Ti prometto che non ti faremo del male, potrai divertirti con noi, veri uomini, invece di perder tempo con questo scricciolo!-
Indicò Shikamaru, che in quel momento stava incanalando più pazienza possibile, si ripeteva che lui non voleva combattere, voleva che se ne andassero e li lasciassero in pace, così che non succedesse nulla, ma quello che vide subito dopo, fu qualcosa che fece scattare la sua ira più recondita.
Il burbero prese il viso di Temari tra le mani, stringendole la mascella, in tutta risposta, la ragazza era in procinto di sputarlo dritto negli occhi per poi iniziare il combattimento che tanto bramava, ma prima che tutto ciò potesse accadere..
Shikamaru compose dei segni e la sua ombra si stacco da terra e come un proiettile di una pistola, perforò la mano del brigante che ora urlava dal dolore ed imprecava tutti i Kami sotto gli occhi sconcertati degli altri.
-Non. Osare. Toccarla.-
Il suo volto era nero di rabbia, mai nessuno aveva visto Shikamaru in quello stato, mentre tra i nemici iniziarono a scoppiettare urla d’incitamento verso il compagno nelle quali spronavano ad  uccidere ed inveire su colui che aveva osato cotanto scempio. Temari guardò sconvolta l‘espressione del moro, non se lo sarebbe mai aspettato. Shikamaru che apre le danze? Era inusuale, ma perché no? In fondo era questo quel che la ragazza voleva, lo scontro aperto, finalmente poteva smettere di recitare in quella stupida farsa, un ghigno si aprì tra le labbra della kunoichi, finalmente era arrivata l’ora dei giochi. Poteva finalmente dare una lezione a quei coglioni che avevano osato rivolgerle la parola in quel modo, avevano osato toccarla.
-Sarò anche “solo una ragazza”…- iniziò a dire - Magari avventata, questo si, ma di certo non sono una sprovveduta!-
Nel frattempo, Shikamaru aveva rilasciato la sua ombra, riportandola ad essere parte integrante di se stesso.
-Che diavolo di tecnica era quella? Non ho mai visto nulla di simile!- Esclamò uno dei briganti esasperato.
-Non ne ho la più pallida idea, ma non dobbiamo dare un attimo di respiro a questi pivelli! Ammazziamo presto l’uomo e rapiamo la donna! ADESSO!-
Questo fu l’ultimo ordine del loro “comandante”, prima che in massa iniziarono ad avvicinarsi ai due ragazzi brandendo feroci le loro armi da battaglia, li avrebbero attaccati da tutti i fronti senza esclusione di colpi. Fino a che uno non fosse caduto a terra privo di vita e l’altra, stremata, non li avesse pregati di non ucciderla, di risparmiarla e finalmente avrebbero potuto avere il loro giocattolino personale fino a quando non avessero poi recuperato il suo riscatto. Ma… non avevano calcolato tante, tante cose.
 
Spalla e spalla i tue ragazzi si affiancavano ed entrambi ora ghignavano rivolti verso i loro avversari, avevano deciso di attaccarli tutti insieme, davvero una pessima mossa.
-Allora, Nara! Li facciamo fuori subito oppure preferisci giocare al gatto col topo?- Ormai l’adrenalina scorreva feroce nelle vene della bionda, tutto ciò che bramava era far fuori uno ad uno quelle teste di cazzo che credevano davvero di avere qualche possibilità contro di loro.
-Temari, non credo abbiamo tempo da perdere, ti ricordo che c’è una missione che devo portare a termine. Quindi opterei per una cosa veloce ed indolore.-
Per non dimenticare l’importante rotolo da consegnare. Decise di non metterne parola e non diffondere quest’importante fattore, al fine di non far trapelare la loro missione che era di gran rilievo.
-Il solito guasta feste, Nara.-
Il moro sorrise e si accovacciò componendo alcuni sigilli, mentre i burberi ed apparentemente minacciosi nemici si avvicinavano pericolosamente alle loro prede, ormai sicuri di come sarebbe andata a finire.
Capitò tutto in un istante. L’ombra di Shikamaru si irradiò in otto differenti direzioni, si allargavano ed allungavano a stella, raggiungendo mano a mano ogni raggio una delle posizioni delle ombre dei briganti che da un momento all’altro si bloccarono senza possibilità di scelta.  Esterrefatti e senza alcuna spiegazione, iniziarono a tentare in tutti i modi da liberarsi da quella morsa che bloccava tutti i loro muscoli, non riuscivano a comprendere il motivo per il quale tutto ciò stesse accadendo, l’unica cosa che riuscivano effettivamente a fare era parlare e roteare gli occhi, ma per i resto, nulla.
-COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO?- Esclamò in preda al panico colui che doveva essere il loro capo.
-Non lo so, capo! Non riesco a muovere nemmeno un dito! Deve essere qualche strano Jutsu!-
-Ma chi, chi è stato? Nessuno a Suna è in grado di usare una tecnica simile!-
-Allora deve essere stato quel dannato pivello! Tentate di liberarvi! Deve essere nostro!-
I briganti si scambiarono le loro perplessità a gran voce, consci del fatto che li avrebbero sentiti, ma ormai erano caduti nella loro trappola, sarebbe stato inutile costruire un piano alternativo, non potevano fare nulla.
Temari posò una mano sulla spalla del Nara, intimandogli di sfarli stare ben fermi, da ora in poi avrebbe agito lei.
Camminò fino all’uomo che prima aveva tentato di toccarla, era un uomo alto, muscoloso ma che, evidentemente, aveva il cervello completamente vuoto, come tutti gli altri bambocci.
-Sentiamo…. Cos’è che volevate fare? Derubarci? Ucciderci? Ci avete catalogati come ninja di basso rango, come dei pivelli. Non sapete che un avversario non si deve MAI e dico, MAI, sottovalutare?-
Il suo ghigno beffardo non sfuggì all’omone che ancora sconcertato tentava di capire come divincolarsi da quella situazione, si erano fatti fregare come degli idioti e questo era un dato di fatto.
-Tu! Puoi star certa che in un modo o nell’altro ci vendichere…-
Non gli diede il tempo di terminare la frase, che Temari sfoderò il Ventaglio e con un fendente preciso attaccò lo stomaco del brigante facendolo ruzzolare a terra dolorante –nel frattempo Shikamaru aveva sciolto la tecnica solo su di lui, per lasciare agio alla bionda-, ma non contenta, la ragazza aprì il primo sole del ventaglio e lo puntò alla sua gola, facendolo aderire per bene sulla sabbia calda.
-Puoi star certo che non avrai alcuna occasione per dare il via alla tua vendetta, perché perirai qui, insieme a tutti i tuoi compagni! Avete giocato con la persona sbagliata!-
-TEMARI! Non credi di esagerare? Noi non uccideremo nessuno…sarà il deserto che deciderà della loro vita! Abbiamo cose più importanti di cui occuparci.-
-Va bene. Ho capito! Tch! Ricordati che mi devi un pranzo, però. Mi pare il minimo per avermi disturbata in un momento epico come questo, Nara.-
Rispose di rigetto, seriamente incazzata per quell’interruzione bella e buona. Un pugno nel cranio possente ma nello stesso tempo non intenzionata ad uccidere, l’uomo svenne, si sarebbe svegliato solo tra qualche ora.
-Ora occupiamoci degli altri…-
Il moro, che ancora teneva bloccati gli altri, osservò le mosse della compagna, scosse la testa in segno di disapprovazione, era davvero incorreggibile, non sarebbe mai cambiata. Temari, intanto, aprì il ventaglio in tutto il suo splendore e la sua imponenza pronta a scaraventare via tutti gli altri che ancora non riuscivano a comprendere dove volessero andare a parare quei due.
-Shikamaru! Lasciali andare e spostati…ORA!-
Urlò la bionda, il moro non se lo fece ripetere due volte, era il momento propizio e sciolse la tecnica saltando poi a metri d’altezza e togliendosi quindi dalla traiettoria che avrebbe usato poi la bionda.
Successe tutto in pochissimi secondi, ci volle un solo movimento delle sue braccia, assieme al ventaglio, per creare molteplici correnti d’aria che diedero vita ad impetuose trombe d’aria con delle spire taglienti come delle lame, era una tecnica potente, che avrebbe spazzato tutto e tutti via, tagliuzzando e sminuzzando tutto ciò a cui andava incontro.
In quell’istante, i briganti ebbero di nuovo la possibilità di muoversi, ma scappare non sarebbe servito a nulla, la vicinanza con la quale Temari aveva lanciato la sua possente tecnica era troppo ravvicinata per dar loro una qualunque via di fuga. Vennero tutti e sette travolti dalle forti correnti d’aria, arti maciullati e tagli profondi cosparsi per tutto il corpo, caddero tutti poi, dopo ben un paio di minuti di torture, privi di senso.
Shikamaru guardò tutta la scena di fianco a Temari, quella donna quando si comportava in quel modo era davvero spaventosa, anche più di sua madre. Non faceva che ripeterselo ogni volta che assisteva alle sue “battute di caccia”.
-Fai venire i brividi, sai?-
Esclamò poi guardando il volto estasiato di Temari mentre vedeva le sue vittime crollare dopo il suo attacco.
-E’ nei miei principali intenti, Crybaby!-
Non lo chiamava così da tempo, quell’aggettivo gli aveva sempre dato fastidio, era ormai storia passata ma la ragazza amava rigirare il dito nella piaga. Sospirò esasperato, mentre si rigirava  dando le spalle a coloro che avrebbero dovuto essere i “carnefici”, ma che si sono rivelati solo un branco di buoni a nulla, non vi era voluto molto per farli fuori.
-Andiamo, Gaara ci sta aspettando!-
Annuendo, Temari seguì il moro, finalmente avrebbero potuto ricominciare la missione senza altre inutili intoppi, o per lo meno era quello che speravano.
 
Un po’ più calma, essendosi sfogata per bene con quegli stolti, camminava con un leggero ghigno stampato sulle labbra, come una bambina a cui avevano regalato le caramelle, Shikamaru non poté non notare questo suo comportamento.
-Vedo che sei tornata del tuo solito buon umore.-
-Si, Nara…Si!-
La cosa che in quell’azione la sorprese di più, però, fu il fatto che Shikamaru l’avesse difesa e non può dimenticare la frase che egli stesso ha usato: “Non osare toccarla”.
Dolore.
Un dolore lancinante le aveva appena pervaso la spalla sinistra, un dolore che la fece mugugnare, trattenendo un urlo si fermò di scatto.
-Ugh..-
Portò la mano nel punto in cui iniziò a diffondersi del liquidi, sentiva che qualcosa iniziava a colare, portò subito dopo lo sguardo insieme alla mano al fulcro e ne scoprì la causa. Una freccia le aveva perforato il braccio, appena giù la spalla, anche se solo di striscio, dolorante strinse un pugno sul braccio di Shikamaru afferrandone un lembo della maglia. Egli si girò avendo anche udito il piccolo lamento che le era uscito dalle labbra.
-Temari?-
Nel girarsi vide che uno dei briganti, in fin di vita, aveva in mano ciò che poteva somigliare ad una balestra, fece un ghigno prima di svenire nell’atroce sabbia del deserto. Sgranò gli occhi e subito si preoccupò delle condizioni della ragazza, non sembravano tanto gravi.
-Sto bene! Non è nulla, solo un graffio!-
Il moro lanciò ancora una volta un’occhiata verso i corpi ormai inermi dei loro nemici. Sembrava più nessuno avesse più la forza nemmeno di muoversi. Quella mossa era stata solo l’ultimo barlume di farla pagare a quei pivelli che li avevano sconfitto con sole poche mosse. Ormai più nessuno di loro avrebbe più potuto nuocere, continuare ad infierire sarebbe stato inutile, anche se aveva la dannata voglia di mandare all’inferno tutti quei bastardi che avevano attentato alla vita della sua compagna. Diniegò a se stesso più e più volte, forse avrebbe dovuto ascoltare Temari e farli fuori, ma il suo senso della giustizia, purtroppo, avrebbe prevalso sempre e comunque. Se non c’è n’è la necessità avrebbe sempre e comunque preferito non uccidere nessuno.
Temari strappò un lembo della sua gonna con un gesto deciso ed avvolse la ferita molto stretta per fermare momentaneamente la circolazione del sangue che colava in quantità moderate. La gonna quindi si era accorciata ancor più del dovuto mostrando ancor di più la rete che attorniava le sue cosce sode, che esibizionista.
-Sicura di star bene?-
Sapeva che era una ragazza forte e che di certo non avrebbe esternato il suo dolore così facilmente.
-Mai stata meglio, possiamo proseguire. Ah, e comunque. Te l’avevo detto che sarebbe stato meglio farli fuori.-
Ribadì sorpassandolo beffarda, non mancava occasione per schernire il giovane uomo che le camminava al fianco, scocciato Shikamaru la seguì, sbuffando più volte e borbottando.
-Si, si. Adesso andiamo.-
 
Erano ormai passate un paio d’ora dall’attacco dei briganti e Shikamaru e Temari proseguivano a passo spedito per il villaggio di Suna, mancavano ancora quattro o cinque ore prima dell’arrivo, quel viaggio sembrava non avesse un termine, quelle poche ore iniziavano a sembrare, per Temari, inarrivabili, come se il suo traguardo invece di avvicinarsi si allontanasse. Iniziava a sentirsi stanca, goccioloni di sudore iniziarono a cadere dalla sua fronte, sentiva il corpo indolenzito, come se avesse faticato per mesi interi senza fermarsi una volta. I muscoli rilasciati, la vista cominciò a calare inspiegabilmente, ma non espose alcuno di questi sintomi a Shikamaru, sarebbe stato inutile farlo preoccupare, era solo un po’ stanca.
Dal canto suo, Shikamaru provava a chiederle se andasse tutto bene, più di una volta, ma gli arrivava sempre la solita risposta: “Va tutto bene, cammina e non perder tempo!” oppure “Smettila di preoccuparti, Crybaby!”
 
Il moro teneva d’occhio ormai Temari da parecchio tempo, sembrava affaticata, i suoi passi rallentavano minuto per minuto e sembrava sudasse molto più del solito, il volto, poi, era stremato, quasi irriconoscibile, strabuzzava gli occhi e spesso portava le mani a chiuderli, strofinarli, mentre essi si gonfiavano, e le pupille si stringevano. Anche il suo stesso Ventaglio sembrava pesarle sulla schiena. Qualcosa non andava ma lei non voleva farsi aiutare, continuava a mentire e mentire, prima o poi il suo stesso orgoglio l’avrebbe portata ad un inesorabile fine.
 
Non sopportava più il calore, non sopportava di camminare, di continuare su quella sabbia cocente, gli occhi le erano diventati pesanti e le si chiudevano ogni secondo di più. Arrivò al punto in cui non ce la fece più, chiuse gli occhi accasciandosi a terra, su quella sabbia che ormai iniziava ad attaccarsi sulla pelle dato il sudore che inumidiva gran parte del suo corpo. Il fiato le si fece più pesante, stringeva i pugni sperando che tutto passasse in fretta, ansimava dolorante. Non sentiva nemmeno il continuo strattonarla di Shikamaru, le parlava, le urlava, la pregava di risponderla, c’era il completo vuoto intorno a lei. Teneva gli occhi chiusi e se anche provava ad aprirli, non vedeva nulla, il completo vuoto. Cosa le stava capitando?
 
Shikamaru era atterrito dalla scena alla quale aveva assistito, sembrava che Temari fosse crollata improvvisamente e non rispondeva più ad alcuna percossa, era completamente collassata, non sapeva come reagire, la strattonava, tentava di farla rimettere in piedi, la vedeva soffrire senza poter far nulla. Imprecò più volte a se stesso, dicendosi di essere completamente inutile, se non riusciva nemmeno a salvare una persona a lui cara.
 
All’improvviso, da un momento all’altro, tutto finì, la ragazza riprese a respirare normalmente ma giaceva comunque a terra, senza la forza di muoversi, provò più volte a d alzarsi, ma con scarsi risultati. Si sentiva stanca, continuava a tenere gli occhi chiusi e con voce flebile finalmente parlò ad uno Shikamaru molto più che preoccupato.
-Ehi… Aiutami ad alzarmi, fannullone..-
Senza farselo ripetere, Shikamaru prese un braccio di lei e lo portò dietro il collo, con forza fece rialzare Temari, con grande sforzo, il suo corpo non sembrava volesse dare una gran mano alla kunoichi. Rimessa in sesto –per quel che vale- provò ad aprire gli occhi, ma sembravano sempre chiusi, c’era il vuoto assoluto, tutto nero, nemmeno una qualsiasi sfumatura.
-Shikamaru…? Non…riesco ad aprire gli occhi!-
Si tenne stretta al corpo del ragazzo, perché non riusciva a vedere nulla? Perché i suoi occhi non ne volevano sapere di aprirsi e stare ai comandi di lei? Il moro guarda verso il suo viso, ma si rende conto che i suoi occhi sono bene aperti, ma velati.
-Tem? I tuoi occhi sono aperti!-
-Non è possibile, Nara, non prendermi in giro, non…. Non vedo niente non sarebbe possibile che io abbia gli occhi aperti, non diciamo cazzate.-
Un risolino nervoso uscì tra i denti della bionda, non poteva essere vero, sarebbe stato assurdo. Non voleva crederci, affatto.
-Temari! Non ti sto mentendo… smettila di trattarmi come se fossi un cretino! Piuttosto vediamo di risolvere questa situazione. Riesci almeno a reggerti in piedi?-
-Si, si ci riesco. Anche se la spalla mi fa ancora male. Ora l’importante è capire cos’è successo ai miei occhi, ti pare?-
Era effettivamente disorientata e sotto shock, non vedeva nulla, ma riusciva di nuovo a muoversi decentemente anche se non sarebbe ancora riuscita a correre come si deve, anche perché senza la sua vista non avrebbe potuto fare proprio nulla. Ed ora chi avrebbe fatto da guida? Shikamaru si sarebbe potuto perdere, non conosceva affatto il posto, se non in quelle poche volte che era stato costretto ad arrivarci.
-Mendekouze… Non ci voleva affatto. C’è solo una cosa che potrebbe essere accaduta… -
Si girò verso Temari e le prese il braccio ferito, togliendo quelle bende che fino ad ora occludevano e riparavano la ferita da agenti esterni.
-Cosa stai..?-
-Zitta e lasciami fare..-
Non era un ninja medico, ma aveva le capacità intellettive per riconoscere i problemi del corpo che Temari stava faticosamente portando avanti. Scrutò per bene la ferita, annusandola, toccandola, esaminandola per bene, mentre lei rimaneva ferma, con l’ansia che iniziava a non farla ragionare come avrebbe dovuto. Intorno alla ferita la pelle si era alzata a dismisura ed aveva assunto un colore violaceo, le vene si erano ingrossate e striature rosse percorrevano l’intera zona. Era infetta. Molto probabilmente la punta di quella freccia era intrisa di un qualche veleno, non ci sarebbe stato altro tempo da perdere, bisognava capire se quel veleno era mortale o meno, dannazione, lui non aveva affatto capacità mediche, non sapeva affatto come agire, ma allo stesso tempo non voleva spaventare Temari.
-Ahm….-
-Che c’è? Qualcosa che non va?- Nessuna risposta –SHIKAMARU!?-
Iniziò a spazientirsi, non sapere cosa stesse accadendo attorno a lei non le piaceva affatto, dipendere da qualcuno…il sol pensiero le opprimeva la mente.
-Tem. Sei stata avvelenata. Probabilmente è a causa del veleno che circola nel tuo corpo che hai perso la vista.. ora come ora non ti so dire se sia una cosa momentanea o meno. Fatto sta che dobbiamo sbrigarci.-
-COSA!? Quei coglioni! Ti avevo detto di farli fuori subito! Avremo dovuto fare come dicevo io! Ecco cosa succede a non ascoltarmi mai! ADESSO IO SONO CIECA, mentre tu sei fresco come una rosa! Ahg! Che rabbia!-
Se voleva far sentire in colpa il moro, ci era sicuramente riuscita, si sentiva in debito con lei, un enorme debito, se l’avesse ascoltata, in effetti, questo non sarebbe accaduto. Se lei si trovava in quelle condizioni era solo colpa sua.
-Nelle tue condizioni non puoi camminare e non puoi portarmi per il Deserto a giocare alla guida, dovrò cavarmela da solo e volente o nolente ti farai portare dalla mia schiena, non voglio sentire storie. Adesso si farà come dico io.-
Non batté ciglio, rimase in silenzio e l’unica cosa che fu in grado di fare era annuire al nulla, non poteva credere di esser diventata cieca, non voleva crederlo affatto. Riusciva a percepire la posizione di Shikamaru solo identificando il lato da cui proveniva la sua voce. Faceva vagare i suoi occhi nel nulla nella speranza di riuscire a scorgere anche il più piccolo barlume di luce, nulla.
Non aspettando altro, Shikamaru prese in spalla la kunoichi, intimandole di reggersi forte alla sua schiena, sbuffando, Temari eseguì l’ordine, per partire poi alla volta di Suna.
 
Quindi, la situazione prese una piega piuttosto critica per i due ragazzi, come avrebbe fatto Shikamaru a trovare la giusta strada per arrivare alle porte di Suna? E Temari sarebbe riuscita a recuperare la vista?
 
 
 
 
Angolo della scrittrice: Aaaaaahh! Povera Tem, povera lei! In questo frangente si è potuto constatare quanto sono belli quando lavorano insieme, anche tra le inutili discussioni. E poi come si preoccupa il nostro cervellone?  Bhè, se volete scoprire se Tem ce la farà, non vi resta altro che continuare a seguire la mia fic. <3
Ps. Le vostre recensioni mi stanno molto a cuore e tento sempre di mettere a frutto i vostri consigli. 

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Capitolo 9
*** 8. Suna. ***


Suna.
 

 
Un uomo vagava nel deserto con un carico molto più che pesante a suo carico, una donna, seccante e capricciosa per giunta, era esausto ma nonostante tutto continuava a camminare senza sosta, erano ormai un paio d’ore che andava avanti così, ormai anche il rinomato codino a forma d’ananas era appassito a causa del caldo. Ma glie lo doveva era a causa sua se ora si trovava in quelle condizioni, se avesse camminato da sola, intanto, avrebbe potuto facilmente perdere l’orientamento, mentre Shikamaru era perfettamente in grado di orientarsi con l’aiuto delle indicazioni di lei, inoltre poteva provare ad orientarsi grazie al vento che dava un grande aiuto. Temari cosciente dei motivi per i quali subiva questo grande affronto –quello di star sulle spalle di Shikamaru, come un parassita- si teneva saldamente al suo collo ed ogni tanto pensava bene di dargli qualche strattone intimandogli di avanzare il passo, gli faceva capire che stava bene, anche se non vedeva, si muoveva e gli parlava, in fondo non voleva farlo preoccupare più del dovuto e lui lo sapeva, ne era contento e subiva ogni screzio ella gli faceva, annuiva ed andava avanti.
-Nhè…Shikamaru…-
Sbadigliò sonoramente, si sentiva stanca ed abbattuta, l’unica cosa che avrebbe voluto ora era una brandina comoda su cui riposare, e magari delle gocce miracolose che le avrebbero permesso di vedere ancora una volta. Sentiva il profumo di lui, al tatto poteva stringere le sue spalle, giocare con i suoi capelli, sentire la sua voce, così pigra e attenta, ma non riuscire a vedere il suo viso la tormentava.
-Dimmi, Seccatura.-
-Pensi che andrà tutto bene..?!-
Sembrava una richiesta d’aiuto, la sua voce era spezzata e calma, ma una vena di terrore poteva riuscire a leggersi tra le righe, lo stesso fatto che si era lasciata portare in spalla era un chiaro segno di cedimento da parte della bionda, in condizioni normali non avrebbe mai permesso un affronto simile, si sentiva colpita nell’orgoglio.
-Certo! Sei tosta tu, non vorrai mica farti abbattere da uno stupido veleno, nhè?-
Sperava davvero nelle sue stesse parole, e sentiva che Temari perdeva le forze di volta in volta, non doveva dormire, né riposare, il veleno avrebbe potuto paralizzare il suo corpo o peggio il suo cervello se si fosse addormentata, lo avrebbe evitato ad ogni costo.
-Io..? No, affatto… -sorrise flebile- se pensi una cosa del genere… allora.. non mi conosci affatto..Crybaby..-
-Tem, non addormentarti.-
-Smettila… di giocare al medico, Nara. –Aveva sonno, voleva solo riposare un po’ ma non voleva addormentarsi –Solo due secondi.. chiudo un po’ gli occhi ma non dormo, davvero…-
No, non lo avrebbe permesso, cercò qualcosa da dire che le avrebbe impedito di addormentarsi, ma non avrebbe potuto essere una cosa dolce o delicata, no. Doveva farla arrabbiare.
-Tem? Sai che il tuo seno è molto morbido? Si poggia…sulla mia schiena che una bellezza!-
E riuscì nel suo intento, anche troppo, forse.
-COSA?-
Tirò i suoi capelli così forte da fargli perdere l’equilibrio, caddero rovinosamente a terra come due sacchi di patate, lei su di lui, che era di spalle. Anche senza la vista riusciva perfettamente a capire dove colpire, a cavalcioni sul suo sedere iniziò a dargli pizzichi su tutta la schiena e a lamentarsi di ciò che aveva appena detto il moro.
-Ma ti pare possibile che in un momento come questo tu ti metta a pensare ad una cosa simile? Sei un fottuto pervertito, Nara!-
Già, forse aveva esagerato, avrebbe dovuto immaginare una reazione simile della bionda, era diventata un vulcano in eruzione mentre lui era spiaccicato a faccia in giù nella sabbia che, tra l’altro, scottava non poco.
-Smettila Tem! – sputacchiava sabbia a destra e a manca –Mi soffochi in questo modo!-
Nemmeno si era resa conto che non le dava alcun fastidio il fatto che usasse un nomignolo per rivolgersi a lei, continuava a pizzicare e graffiare più che poteva quello che, a parer suo, era un pervertito di prima categoria, okay, senza esagerare però.
-Non la smetto finché non mi avrai chiesto scusa mille volte!-
-Non credi di esagerare?-
-NEMMENO UN PO’!-
Sbottò nervosa.
La pazienza del clan Nara, però, ha i suoi limiti. Ormai stanco delle maniere molto più che manesche della bionda, se la scrollò di dosso con poca, pochissima, grazia, facendola ruzzolare a terra di fianco a lui.
-Se non ci dai un taglio te la ai a piedi, Temari!-
Si alzò sui gomiti contrariata, forse aveva un po’ esagerato, ma era da lei, dopotutto. Gonfiò le guance con fare dispettoso, mentre tentava di capire dove si trovasse ora il suo compagno di disavventure, era uno strazio non poter riuscire a vedere le sue facce da cerebroleso. Si stese ancora una volta sulla sabbia calda, dimenticò completamente di avere sonno, ma quella sensazione di rilascio le opprimeva i muscoli, aveva intenzione di chiudere gli occhi, di rimanere lì per un’oretta o due prima di ripartire. Si, sotto al sole, non le interessava, voleva solo riposare i muscoli. Sentì improvvisamente qualcosa toccargli il braccio ferito e lo ritrasse involontariamente lanciando anche un pugno verso quella mano che l’aveva toccata, era spaventata, perché non sapeva chi era… ma che stupida che era stata, chi altri poteva essere se non Shikamaru?
-Ehi, seccatura vacci piano! Non voglio mica spogliarti o roba del genere! Voglio solo dare un’occhiata alla ferita e alzati, se no rischi di infettarla e peggiorare la tua situazione.-
-Non.. non avvicinarti così di soppiatto, dannazione!-
Era visibilmente stressata, ogni movimento la faceva sobbalzare e mettere sugli attenti.
-Ma che…soppiatto? Tu hai qualche rotella fuori posto, fattelo dire.-
Riprese ancora una volta tra le mani il braccio della ragazza, stavolta con più vigore, per non far si che scappi ancora una volta.
-Adesso sta ferma e fammi controllare, dannata seccatura.-
Rimase ferma ad aspettare il responso del genio mentre sul viso le si formava un adorabile broncio di cui Shikamaru non poté fare a meno di osservare. C’erano lati positivi di quella momentanea (era quel che sperava) cecità, ossia quella che avrebbe potuto guardarla per tutto il tempo che voleva, senza che ella si lamentasse o gli chiedesse, con la sua solita grazia pari a quella di un elefante in un negozio pieno zeppo di porcellane, per quale dannato motivo stesse continuamente a fissarla. I suoi occhi acquamarina erano socchiusi, sembrava stessero guardando un punto indefinito della sabbia, mentre in realtà, quelle iridi vedevano solo eterno buio, s’incantò a guardare le sue iridi e un groppo in gola lo fece deglutire, i sensi di colpa gli annebbiarono la mente.
-Ci vuole ancora molto, uomo?-
Sobbalzò come sorpreso a fare qualche marachella, avrebbe dovuto controllare la ferita, si. Tirò Temari su, facendola almeno sedere e sciolse ancora una volta le bende per controllare la ferita, non era cambiata di una virgola, ma forse il rossore si era placato appena. Buon segno.
Prese delle bende pulite dallo zaino e le avvolse attorno al suo braccio, nel farlo seguirono alcuni brontolii da parte di lei, le faceva ancora male. Shikamaru sospirò, conscio del fatto che Temari non avrebbe mai ammesso una cosa del genere, quindi si disse che chiederglielo sarebbe stato solo un inutile spreco di fiato. Adesso che aveva controllato la situazione, non potevano far altro che continuare il viaggio.
-Allora, la ferita è apposto… per così dire. Non è peggiorata e questo non può che essere un buon segno, per ora possiamo limitarci solo a questo. Ora alzati, così ti prendo in spalla.-
-Vedi di non fare affermazioni stupide, Nara, ne varrà della tua vita.-
-Anche della tua, Seccatrice. Voglio proprio vedere come farai a tornare a casa, senza di me.-
Non sapendo come controbattere, la ragazza optò per il silenzio che incorniciò con un sonoro sbuffo. Si rialzò dalla sabbia con qualche difficoltà e portando le braccia in avanti tentò di capire dove diavolo si fosse cacciato quella peste dai capelli a punta, trovandolo poi al suo lato, picchiettò la sua spalla fingendo di stare ancora lì a cercarlo, per poi avvicinarsi e aspettare che lui le dia un input, che sia tattile o vocale, per potersi aggrappare alla sua calda schiena. Non che la cosa le dispiaccia, a conti fatti, ma non l’avrebbe di certo fatto notare al bell’imbusto o sarebbero stati guai per lei ma soprattutto per il suo rinomato orgoglio.
-Pronta?-
-Mh…-
Saltò facendo si che Shikamaru potesse afferrare al volo le sue cosce e farle aderire ai suoi fianchi, mentre lei si aggrappava alle sue spalle, si misero nuovamente in viaggio, Suna era ormai vicina e Temari si sarebbe potuta curare presto. Riposato in quel frangente, Shikamaru poté ricominciare il viaggio con rinnova to vigore, andando più veloce sotto gli ordini della ragazza che sapeva dove andare, nonostante le avessero privato delle facoltà visive.
 
Erano passate ormai quasi due ore dall’attacco di quei fantomatici “briganti”, dannati i loro veleni, dannata la loro esistenza su questa terra, si ritrovò a pensare il moro molte volte durante il loro viaggio. Il peso di Temari, oltre a quello di entrambi gli zaini, iniziò nuovamente a pesare sulle spalle del Nara, che iniziò nuovamente a rallentare, sotto le lamentele della dittatrice dai capelli biondi.
-Hai già perso le forze, Shikamaru? Sei più smidollato di quanto ricordassi!-
-Ehi, guarda che non è una cosa semplice portare te e due zaini stracolmi in spalla, non credere di non pesare affatto, bionda.-
-Mi stai forse dicendo che sono obesa?-
-Si!-
Temari sogghignò, aveva voglia di ricominciare a pizzicarlo, ma si trattenne, in fondo lo sapeva che non diceva sul serio, non riuscivano a non battibeccare per più di due minuti loro due.
-Sei tu che sei gracilino, dovresti metter su un po’ di massa muscolare, sai?-
-Ahhh!! Mendekouze….. Taci Seccatura!-
Iniziò a palpare i bicipiti, facendogli comprendere ancor di più quanto egli fosse poco attivo nel movimento.
-Guarda qui, c’è a stento il muscolo, scommetto che tra due minuti se non ti fermi a riposare sbatti a terra esausto!-
-No che non succederà, sto solo andando più lentamente per recuperare un po’ di forze, Temari. Che c’è. Ti preoccupi per me?-
-Non… non dire cazzate, Nara!-
Eppure aveva colto nel segno, la ragazza non voleva che si stancasse a causa sua, avrebbe voluto si riposasse per bene prima del rientro effettivo a Suna. Si strinse di più al compagno, inebriandosi del suo profumo, chiuse gli occhi, pur conscia del fatto di non sarebbe cambiato assolutamente nulla, respirò profondamente, quasi nell’orecchio di lui. Gesti che fecero rabbrividire il Nara, che rallentò ancor un po’ il passo sentendo il latte alle ginocchia, dannata ragazza, lo farà impazzire prima o poi.
-Nara. Sono ormai quasi un paio d’ore che camminiamo, poco più avanti dovresti intravedere alcune palme, dovrebbero essere non troppo alte, ma ben visibili. E’ una piccola Oasi che si trova poco prima di Suna. Fermati lì, ho voglia di farmi un bagno.-
-Ma Tem! La ferita, il veleno…-
-Sta zitto e fa come ti dico, cavolo.-
Non era una richiesta, ma un ordine. Il giovane sbuffò sonoramente e continuò a camminare a passo rallentato, dopo altri cinque minuti di cammino finalmente riusciva a vedere qualcosa, uno spiraglio di verde immerso in quel deserto ocra.
Cespugli ed alberi contornavano una zona in cui c’era un lago, che sembrava molto invitante agli occhi del moro.
-Tem, mi sa che siamo arrivati! Oh, Kami. E’ uno spettacolo…-
E pensare che vedeva tutti i giorni posti simili a Konoha, che brulicava d’acqua e vegetazione, ma lì… sembrava tutto diverso, tutto più bello ed allettante, probabilmente aiutava l’aver viaggiato per ore sotto un sole che non accennava a calare d’intensità e senza fermarsi mai.
Temari sorrise, conoscendo bene la zona, ricordava –anche se a malapena- come la vegetazione in quel luogo era attorniata da un’aura magnifica e quanto le piaceva bagnarsi in quelle acque assolutamente fresche nonostante il sole picchiasse vorace su di esse.
-Lo so!-
Come se avesse avuto nuova vita, Shikamaru iniziò ad avanzare il passo, bramando di metter piede al più presto in quell’oasi, reggendo più forte Temari senza rischiare di farle perdere l’equilibrio.
Una volta messo piede sull’erba fresca, fece scendere con garbo la ragazza dalle sue spalle, che scalciava pregandolo di lasciarla andare, era una seccatura anche solo per delle cose così stupide, Shikamaru provava a descriverle il luogo, ma sarebbe stato inutile, Temari lo conosceva quasi meglio delle sue tasche.
Una volta a terra, la ragazza non perse tempo a togliere i calzari per far aderire la pianta dei piedi sull’erba, quanto le piaceva quella sensazione, le dava un senso di libertà, ma non vedere il luogo le lasciava una nostalgia che non si sarebbe potuta colmare tanto facilmente, intanto Shikamaru osservava i suoi movimenti, uno per volta, muovere le dita tra i fili d’erba, il suo respirare piano, i suoi occhi velati guardare nel vuoto. Fece qualche passo in avanti, con molta cautela, strisciando i piedi nel verde, voleva arrivare al lago, direzionò le mani davanti a se, nel caso in cui si fosse scontrata con qualcosa, ma non servì, un masso non troppo grosso rischiò di farla ruzzolare a terra, tutto pur di non chiedere aiuto.
-Accidenti!-
Esclamò adirata. Shikamaru non poté che sorridere per quella scena, era davvero una testa dura, la raggiunse prendendole la mano e iniziando a scortarla vero l’acqua.
-Sarò io i tuoi occhi, per oggi.-
Disse con voce flebile, dolce, la bionda sobbalzò appena e un’ondata di calore la pervase, pregava i Kami di non essere arrossita.
-Non essere troppo mieloso, Shikamaru! Mi viene da vomitare.-
Seguiva i passi del compagno, uno dietro l’altro, fino a che non sentì sotto i piedi l’umido dell’acqua bagnare di tanto in tanto l’erba, finalmente. Si sedette inginocchiandosi e cercò bramosa l’acqua, mentre Shikamaru si alzava e si avvicinava allo zaino, voleva prendere qualcosa da mangiare per entrambi e magari riempire le borracce.
Temari sciacquò il suo viso chiudendo gli occhi, finalmente un po’ d’acqua fresca e non quella ormai calda racchiusa nelle borracce termiche, Il viso sembrò riprendere vigore da un momento all’altro, strofinò gli occhi che iniziarono a pizzicarle fastidiosamente, sciacquò più di una volta e poi riaprì gli occhi. Non poteva crederci, riusciva a vedere delle piccole ombre che avrebbero dovuto essere le sue mani, tutto intorno si fece più chiaro, ma non riusciva a distinguere i colori, non ancora. Ma questo voleva dire che forse stava guarendo, il veleno aveva smesso di fare il suo effetto? Lo sperava in cuor suo, non voleva credere che fosse solo una cosa momentanea, quindi sciacquò ancora e ancora il viso, ma non cambiava nulla, riusciva a vedere, ma riconosceva solo piccole ombre, si guardò intorno, decifrando man mano il paesaggio circostante, spesso e volentieri andandosene per intuizione. Ed eccolo lì, piegato a fare chissà cosa, Shikamaru. Finalmente riusciva a vederlo di nuovo, sorrise in cuor suo e le balenò un’idea niente male. Prese una pietra piccola cercandola vicino a lei e la lanciò –tentando di essere il più precisa possibile- sulla figura di Shikamaru, per poi tornare a fingere di sciacquarsi la faccia. Shikamaru, che venne colpito su un braccio, si voltò immediatamente per vedere cosa l’avesse colpito, ma non riuscì a capire da dove quel sasso fosse sbucato.
“Possibile che sia caduto dagli alberi?” Si chiedeva stranito. Si rigirò poi di nuovo per continuare a cercare del cibo, anche un po’ spaesato. La birichina Temari, invece, sghignazzava tra i baffi per le facce strane che sicuramente avrà fatto il Nara. Voleva dirglielo, voleva davvero dirgli che mano a mano stava riuscendo a recuperare la vista, ma le sarebbe anche piaciuto sapere come la guardava quando sapeva che non poteva vedere nulla, forse erano solo fisime, ma era pronta a giurare che il moro si fosse fissato a guardarla per un bel po’ di tempo e non poche volte. Ebbene, questa sarebbe stata la sua unica occasione per sapere se aveva ragione o meno.
Si alzò in piedi e camminò fino all’acqua, le ci vollero pochi passi, mentre Shikamaru, che aveva finalmente trovato un po’ di vivande, si avvicinava ora di soppiatto a Temari, che se ne accorse guardando sott’occhio una figura avvicinarsi, ma fece finta di nulla, infondo, lei era ancora cieca.
Lui si sedette alla riva del fiume a mangiucchiare un po’ di pollo, mentre osservava i movimenti della ragazza, per quanto ancora avrebbe dovuto stare in acqua senza far nulla? Voleva ripartire per tornare a Suna, aveva bisogno di cure ma la sua testa dura non lo ascoltava, gli faceva rabbia, avrebbe dovuto prenderla di forza e portarla in spalla anche con le cattive, si, l’avrebbe fatto, ma tra cinque minuti però, giusto il tempo di un pisolino. Terminò di mangiare il pollo, lasciandone un po’ per lei e poi si stese su un fianco poggiando un gomito sull’erba e posando il capo sulla sua mano, chiudendo un occhio, mentre l’altro restava vigile sulla figura della bionda.
Tutti questi movimenti non sfuggirono a Temari, che nel frattempo si era spostata nuovamente sul prato, sedendosi sulle sue gambe ora di fronte a Shikamaru, fingendo di guardare nel vuoto, tentava in tutti i modi di attirare la sua attenzione, non riusciva ancora a vedere perfettamente, quindi andava solo per un’idea sulle sue espressioni, strabuzzava gli occhi, che intanto le bruciavano e sfregava la coda dell’occhio, la parte che la infastidiva maggiormente.
L’occhio aperto di Shikamaru non mancò di vedere questo dettaglio, lei era di fronte a lui, probabilmente nemmeno si era accorta che si era posizionata proprio in quel posto –povero ingenuo-.
-Ohè… -Esclamò diretto alla bionda –Hai fame, Temari?-
-In effetti, si!-
Si alzò a sedere e spinse verso di lei il piatto metallico con dentro il cibo.
-E’ pollo. Sta attenta a non insudiciarti troppo, okay?-
Prese il piatto forse con troppa sicurezza per una persona che non vede, ma sembrò che Shikamaru non se ne accorse, visto che non le disse nulla, meglio così avrebbe potuto continuare quella farsa, anche se ancora per poco. Iniziò a mangiare il pollo fingendosi maldestra, si accorse che Shikamaru la osservava, la fissava. Finì il piato sentendosi sazia e temporaneamente appagata, lanciando con finta distrazione il piatto sul moro, scusandosi dicendo che non credeva lui stesse proprio davanti a lei.
Shikamaru, dal canto suo, si era seccato di quella situazione, troppe cose strane stavano accadendo, posò il piato, anche se sporco, nella sua borsa e poi si avvicinò a Temari, che era rimasta esattamente seduta dove si trovava anche qualche secondo prima. Le si avvicinò con passo felpato e avvicinando i propri visi, sotto lo sguardo esterrefatto di Temari, cosa diamine stava facendo? Era per caso impazzito? Erano ad ormai tre centimetri di distanza l’uno dall’altra, sembrava proprio che le loro labbra stessero per combaciare ma Temari si scansò di qualche centimetro più indietro.
-Lo sapevo.- Esclamò Shikamaru sogghignando. –Ti è tornata la vista già da un po’, vero.. Temari?-
Guardò negli occhi la bionda, aspettando la sua reazione. Lei era sorpresa, sconcertata e anche offesa, l’aveva fregata, stavolta lo guardava con occhi sgranati. Aveva pianificato tutto solo per coglierla in fallo, da quanto tempo lo sapeva?
-Se te lo stai chiedendo… lo so da quando mi hai lanciato la pietra.-
Ecco, ancora una volta l’aveva anticipata, che odioso ragazzo, se nemmeno poteva prenderlo in giro che gusto c’era? Gonfiò le guance in un espressione infantile, non da Temari, nient’affatto, ma ci rimase male, voleva “giocare” ancora un po’ con quel fannullone. Intanto i loro visi erano ancora pericolosamente vicini, fu Shikamaru stesso ad alzarsi, ridacchiando.
-E’ da quando ho sciacquato il viso… che ci vedo, non bene, ma ci vedo.-
-Credo proprio sia ora di ripartire, ora puoi anche guidarmi tu quindi! Comunque, è una buona cosa, vuol dire che quel veleno non era nulla di pericoloso. Probabilmente lo usavano sulle loro vittime non volendole uccidere… Ovviamente sono solo supposizioni, le mie. Arrivati a Suna, avremo tutte le certezze. Forza, muoviamoci.-
Zaino in spalla, Shikamaru camminava lento per uscire da quella splendida Oasi, aspettando Temari di tanto in tanto, che era ancora era lì, nervosamente si alzò di scatto prendendo la sua borsa e superare l’uomo in maniera altezzosa.
-Si, si. Andiamo!-
Si rimisero in cammino, il resto del viaggio fu monotono, ma meglio per entrambi. Temari era piuttosto stanca, come anche Shikamaru, quella giornata era diventata stressante, non vedevano l’ora che tutto finisse e tornasse come prima. Poco a poco la ragazza riuscì a recuperare la vista, finalmente riusciva a vedere in modo nitido anche se non alla perfezione riusciva a distinguere ogni particolare, sebbene leggermente offuscato. 
Continuarono a battibeccare per tutto il resto del viaggio, né l’uno né l’altra aveva intenzione di lasciare quelle poche ore nel silenzio, c’era una nuova sintonia tra i due, una sintonia che forse iniziavano a percepire anche loro stessi, comprensibile dai loro sguardi complici, dalle spinte scherzose, dalle espressioni imbarazzate.
 
Ed eccole, finalmente lì, le porte di Suna, un muro altissimo diviso nella sua perfetta metà, l’entrata del suo Villaggio natio.
-Nhé, Shikamaru! Finalmente siamo arrivati!-
-Andiamo subito da Gaara.-
Quegli ultimi passi li percossero a grandi falcate, quasi correndo, dopo essersi presentati alle guardie che registrarono il loro passaggio nel villaggio, subitosi avviarono alla magione del Kazekage, ancora dieci minuti di cammino e finalmente la loro missione sarebbe stata compiuta.
Crepuscolo, il Villaggio venne completamente ricoperto da raggi rossi che davano a quella città un qualcosa di magico, sembrava avvolta in quel colore che non dava affatto contrasto con le sue costruzioni, anzi, si agglomerava con loro in una maniera impeccabile, una città avvolta dal fuoco, ecco cosa sembrava. Shikamaru non poté che assistere ad uno spettacolo così sublime.
 
Temari bussò una sola volta a quello che era l’ufficio di Gaara, prima di entrare senza nemmeno dichiararsi.
-Gaara, siamo di ritorno dalla missione.-
Lasciò entrare Shikamaru che guardò negli occhi gelidi del fratello di Temari, esso, prima guardò Shikamaru, squadrandolo da capo a piedi, poi guardò sua sorella, soffermandosi sulla ferita al braccio. Si avvicinò con la sua sontuosità per verificare meglio quel che sembrava, in effetti, Temari era ferita, non perse tempo per chiedere spiegazioni.
-Avete avuto qualche disagio, noto.-
Non era una domanda, ma la ragazza sapeva bene che in realtà era una chiara domanda omessa.
-Si, una banda di briganti ci ha attaccati e io… non sono stata molto attenta avendoli sottovalutati.-
Perché l’aveva coperto? Era solo colpa sua se si trovava in quello stato e magari ora prenderà anche una strigliata dal Kazekage a causa sua.
-Comprendo.-
Statico, con le mani dietro la schiena, congiunte, il suo sguardo non lasciava trapelare alcun tipo di sentimento, poi si rivolse al Nara, scrutando la sua persona.
-Il rotolo?-
-Subito, Kazekage.-
Prese velocemente dallo zaino l’importante rotolo, poggiandolo sulla mano tesa del rosso, pronto a tornare dietro la sua scrivania per leggerne il contenuto.
-Ora potete andare. Sorella, va immediatamente in ospedale e fatti controllare quella ferita. Domani mi stilerai il rapporto sulla missione, ci voglio su ogni minimo dettaglio.-
-Certo, Gaara, sarà fatto.-
Con un lieve inchino si dileguò dalla stanza, intimando a Shikamaru di seguirla, chiusero la porta dell’ufficio e s’incamminarono.
-E’ sempre così loquace tuo fratello?-
-Credevo lo conoscessi meglio, fannullone.-
Si diressero all’ospedale insieme, ma la bionda sicuramente non capiva quest’attaccamento. Perché voleva a tutti i costi accompagnarla?
-Shikamaru, non c’è bisogno che venga con me, non ci metterò molto e poi tu domani devi partire, sarà meglio che tu vada a dormire.-
-No, è colpa mia se sei in queste condizioni, voglio sapere il responso dei medici o non riuscirò a chiudere occhio, stanotte.-
-Fa come ti pare, stupido Nara.-
 
Fu tutto molto veloce, prelevarono del sangue dal braccio di Temari e poi richiusero la ferita con un intervento molto semplice e veloce, mandando poi al centro ricerche il veleno estrapolato da esso, ne era rimasto davvero poco nel corpo, quel veleno non era mortale, ma solo dannoso perla vista, avrebbe comunque dovuto restare sotto controllo per un po’ e prendere alcune medicine per accelerare il percorso di guarigione, ma fortunatamente non era in pericolo di vita. Shikamaru stette fuori ad aspettare per tutto il tempo, senza muoversi di un millimetro da quella sala d’aspetto su quella sedia d’ospedale, gli ricordò il giorno in cui Chouji era in sala operatoria e Temari di fronte a lui gli diceva che era un piagnucolone, il discorso del padre. Ogni volta che metteva piede in un edificio ospedaliero era sempre la stessa storia.
 
Temari uscì dalla sala e diede il responso al nostro preoccupato Nara.
-Non era un veleno mortale, probabilmente, come hai detto tu, lo usano sulle loro vittime per derubarle senza essere disturbati, una volta finito l’effetto, non lascia alcun tipo di residuo nel corpo dell’infetto. Quindi puoi star tranquillo, sarò viva e vegeta per ancora molto tempo, Nara.-
-Bene, almeno so che non sarà per colpa mia se un giorno ci lascerai le penne!-
-Come siamo romantici.-
-Come al solito.-
-Va a dormire, domani ti aspetta un lungo viaggio.-
-Agli ordini, capo.-
Le ultime battute prima che ognuno prendesse la propria strada, gli ultimi sguardi, due sorrisi sinceri. Una tornava a casa sua, l’altro era alla ricerca di una locanda in cui passare la notte. Il giorno dopo, Temari probabilmente si sarebbe fatta trovare alle porte di Suna per porgere un ultimo saluto al viaggiatore, come tempo fa lui fece con lei.
 
 
 
 
 
Angolo della scrittrice: No, non è ancora finita. Si, è vero, adesso ognuno è di nuovo a casa sua, ma non dimenticate che adesso arriva la vera e propria storia. Tutto questo è solo un grande, grandissimo prologo, il loro percorso è ancora lungo e non mancheranno i colpi di scena.
Ps. Non ho riletto, quindi se vedete degli errori NON ESITATE a dirmelo. <3 Bacini baciotti lettori miei. <3

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Capitolo 10
*** 9. Provviste. ***


Provviste.

 
Furono i tre mesi più tediosi che Suna avesse mai attraversato, per una giovane ragazza dai capelli color del grano, sembrava che qualsiasi cosa facesse fosse priva di significato, anche le missioni che erano la sua unica ragione di vita sembravano non sortire il giusto effetto per Temari. Era come se le mancasse sempre qualcosa, anche se non sapeva davvero dire che cosa nello specifico, semplicemente non provava più quelle emozioni, negative o positive che fossero, che prima riuscivano a smuoverle qualcosa, riuscendole a canalizzare e che, perché no, la facevano stare bene.
Armeggiava con un paio di shuriken quando Kankurō si immise in casa sua senza nemmeno chiedere permesso, come se l'avesse mai fatto in tutta la sua vita poi, ma questa volta sembra alterato o comunque in procinto di dover dire qualcosa di veramente importante. La bionda alzò lo sguardo imbronciandosi immediatamente per quella visita inaspettata, e dire che voleva allenarsi un po', dopo tanto tempo. Difatti in quei giorni era stata totalmente impegnata negli allenamenti delle sue reclute e, a conti fatti, aveva potuto pensare ben poco al proprio, di allenamento. Posò i kunai sul comodino accanto al divano dove era seduta e si alzò allacciando le braccia sotto il seno, già pronta a fare l'ennesima ramanzina al fratello sulla privacy e tutto il resto, ma Kankurō la fermò alzando il dito indice verso l'alto per zittirla. Il gesto le provocò un moto nello stomaco per niente carino che le fece prudere le mani, ma per grazia divina lasciò parlare l'uomo di fronte a lei, solo perché curiosa di quel che avrebbe detto di lì a poco. Ovviamente, se fosse stata una sciocchezza, una bella batosta non se la sarebbe risparmiata di certo.
-Temari, abbiamo un'urgente convocazione da parte di Gaara, a quanto pare ha una missione importante da affidarci e, in più, deve metterci al corrente di una particolare situazione, a quanto ho capito riguarda Konoha ma non ne sono poi tanto sicuro.-
-Come? Konoha? E di cosa si tratta, esattamente?-
Sbuffando Kankurō le diede le spalle iniziando ad avviarsi all'uscita.
-Ma cosa vuoi che ne sappia, io? Vieni con me e lo scoprirai, no?-
E così fece, senza farselo ripetere due volte. Stranamente non appena aveva sentito il nome di quel villaggio le sue orecchie si sarebbero potute muovere, in quanto le interessasse quell'argomento. Insomma, non che Konoha le stia davvero a cuore, ma sono più i loro abitanti, che interessano alla ragazza, uno in particolare.
Prese il ventaglio accanto alla porta d'uscita e seguì immediatamente l'uomo per le strade di Suna, in un silenzio tombale. A quanto pare lui non sa nulla, quindi intavolare una conversazione con lui, sull'argomento, si sarebbe rivelato inutile e deludente. Se voleva delucidazioni doveva solo aspettare il tempo di arrivare alla magione e colloquiare con Gaara, il Kazekage.
Ma il suo desiderio di silenzio fu interrotto proprio dal fratello, che richiamò la sua attenzione picchiettando sulla sua spalla.
-Nhè, Temari, cos'è quella faccia lunga? Non dirmi che ti stai preoccupando della missione, mh? E' strano vederti con la coda tra le gambe!-
Il motivo per il quale Kankurō si è preoccupato di chiederle ciò, fu proprio il viso velato della bionda, scuro e preoccupato, che stava mostrando senza nemmeno rendersene conto. Ogni qual volta si parlava di Konoha il suo comportamento cambiava drasticamente, perchè senza rendersene conto quell'unica parola le rimembrava quel ragazzo con cui ha condiviso non poche avventure o disavventure, che dir si voglia.
-Ah? Io preoccuparmi? Sei fuori di testa per caso? Tch, non diciamo eresie. Piuttosto, pensa a guardare a dove vai e lasciami in pace, oggi volevo allenarmi e invece guarda qui: ennesima missione. Se continuo in questo modo diventerò flaccida come la donna del mercato del pesce!-
A quella frase Kankurō non poté fare altro che scoppiare in una fragorosa risata, immaginare Temari grassa il doppio, con degli straccetti extra-large indosso e il tanfo di pesce che si poteva sentire ad un chilometro di distanza era una scenetta del tutto esilarante, che fece scappare un sorriso anche a Temari stessa, tra l'altro.
-Bhà, diciamo che non sei poi tanto lontana dalla realtà. Eh, Tem?-
Un pugno dritto sulla spalla del ragazzo non glie l'avrebbe tolto nessuno e si sentì immediatamente appagata non appena sente le lamentele di lui.
-Taci e cammina, fratello degenere!-
Non ci volle molto, in fin dei conti, al massimo una decina di minuti e già si trovarono fuori l'ufficio del loro fratello, pronti per essere accolti da Ibiki Morino, che immediatamente li fece entrare salutandoli con un segno deciso della mano prima di uscire e lasciare da soli i tre fratelli della Sabbia.
L'ufficio si componeva come al solito di una libreria a moro che ne copriva tutto il lato destro, piena zeppa di libri e rotoli antichi che per generazioni sono appartenuti alle loro famiglie, verso destra, invece, una semplice scrivania in legno con una forma curvilinea, su cui superficie erano posati pile e pile di foglii scarabocchiati di chissà quale importanza e un piccolo cactus, unica decorazione di forse tutto l'intero ufficio. Dietro la scrivania, invece, posato perentorio sulla sedia comoda in pelle bordoux, c'era Gaara che con il suo sguardo penetrante e cristallino scrutava le figure dei fratelli dirimpetto a lui, senza esporsi più di tanto e, anzi, incutendo in loro una certa autorità. Nonostante fosse il più piccolo, infatti, non sono mai riusciti ad avere autorità su quel bimbetto divenuto grande troppo in fretta.
Passano pochi secondi prima che il rosso inizi a parlare, ma dal suo tono di voce, Temari comprese immediatamente che qualcosa non andava, loro fratello portava brutte notizie e quest'ultimo fortunatamente non si fece attendere troppo.
-Dunque. Abbiamo ricevuto spiacevoli notizie da Konoha. A quanto pare sono stati attaccati da alcuni membri dell'Akatsuki e il villaggio è stato quasi completamente raso al suolo. -
Non appena Temari ebbe il tempo di incanalare e comprendere le parole del fratello, granò immediatamente gli occhi sconvolta dalla sorpresa e subito i suoi pensieri guizzarono sull'unica persona che sembrava importarle davvero, l'unica per cui avesse provato un dolore lancinante alla bocca dello stomaco solo al pensiero che gli potesse essere successo qualcosa.
-Come stanno gli abitanti di Konoha?- si affrettò subito a chiedere, ma il rosso la bloccò con una mano, intimandole di tacere, le domande sarebbero state poste solo dopo che lui avesse finito il suo discorso.
-Come dicevo, Konoha è stata quasi completamente rasa al suolo ma i suoi abitanti sono quasi del tutto incolumi, per quel che ci è stato comunicato la redenzione di uno dei membri dell'organizzazione ha fatto 'sì che tutti i cittadini morti per mano sua venissero riportati in vita da un particolare Jutsu del quale conosco davvero poco. Dovranno arrivare altre informazioni importanti sulla faccenda, poi metterò al corrente anche voi ma, ora, avete ben altro di cui occuparvi.
-Dovrete portare immediatamente dei viveri, scorte di cibo in quantità a Konoha, affinché la nostra alleanza possa rinvigorirsi e possa fiorire ancora una volta, Suna non lascerà che dei loro compagni cadano così facilmente, li proteggeremo e daremo loro il cibo necessario fino a che non saranno in grado di badare, di nuovo, a loro stessi. E voi sarete i primi a supportare il villaggio, lavorerete per loro per una settimana, se vi sarà chiesto. E' tutto chiaro?-
Elaborare tutte quelle informazioni, così, improvvisamente, risultò per la bionda spaventosamente difficile, essendo lei totalmente concentrata solo sulla prima parte del racconto. Konoha distrutta, popolazione dimezzata e poi riportata in vita. Ma sono davvero riusciti a resuscitato tutti? E se...
No, non avrebbe dovuto nemmeno pensarci lontanamente, lui si sarebbe salvato in qualsiasi occasione, dopotutto è veloce a scappare, no?
-D'accordo, partiremo subito, Gaara-nii!-
Con una rinnovata voglia di fare, maledicendosi anche solo per aver pensato di poter avere un giorno libero, non vedeva l'ora di poter partire per quella missione che le avrebbe fatto scoprire la verità su quei pensieri che non le lasciavano la mente nemmeno per un attimo. Immagini terribili iniziarono a vorticarle nella mente e Kankurō si accorse immediatamente, ancora una volta, che qualcosa non andava. Lo sguardo di Temari, dritto davanti a se, non introduceva proprio nulla di buono e, conoscendola perfettamente, poté riuscire a capire propriamente in che stato fosse: spavento, preoccupazione, disagio. E lui proprio non riusciva a capire cosa le stesse frullando in testa e, soprattutto, perchè proprio in quel momento. Ma erano domande a cui probabilmente non avrebbe avuto mai risposta, perchè come sapeva che la bionda aveva qualcosa che non va, sapeva altrettanto bene che non si sarebbe fatta sfuggire nemmeno una parola sull'argomento, sarebbe stato inutile anche solo iniziare a parlarne. Tanto vale conservare il fiato per qualcosa di più importante, no?
E se solo avesse saputo che c'entrava un piccolo ometto dai capelli ad ananas, sicuramente Kankurō sarebbe andato su tutte le furie, data la sua gelosia forse quasi morbosa, a causa dell'attaccamento con la ragazza.
Pensarono che sarebbe passata mezz'ora per raccogliere il necessario, ma si sbagliavano, infatti il tempo che impiegarono per raggruppare tutte le provviste erano di ben due ore di coordinazioni varie e urla a destra e a manca. Quasi le mancava il fiato, alla bionda di Suna, per quanto aveva urlato per tentare di fare in fretta coordinando il tutto, mentre Kankurō se ne stava in disparte, in panciolle, a godersi la scena della sorella che arrancava sempre di più pur di far presto e partire. Ancora si chiedeva perchè avesse tutta quella fretta, ma decise di non badarci troppo. 
Si trovarono finalmente fuori le porte di Suna con gli zaini in spalla e i muli che trasportavano un carretto pieno zeppo di roba: da attrezzi vari a cibo.
[...]
Ed eccoli lì, passati tre giorni, alle porte di Konoha... porte? Ma se erano solo dei pezzi di legno che venivano spostati con il solo ausilio del vento. Sembravano le porte distrutte di una catapecchia abbandonata, grandi almeno il quadruplo, però. Temari guardò il legno verde scricchiolare più volte con occhi sgranati, sembrava una delle due grandi ante dovesse cadere da un momento all'altro. La bocca asciutta e il cuore che sembrava impazzito, tanto che pulsava prepotentemente forte nella cassa toracica; la bocca schiusa lasciava intendere quasi tutto, perché lasciare senza parole Temari era un'occasione più unica che rara e questo lo sapevano bene tutti. 
Kankurō, dal canto suo, non sembrava troppo preoccupato, a quanto pare l'aspetto esteriore del villaggio, già a pezzi, non gl'interessava poi molto ma d'altronde come biasimarlo? Non è il suo villaggio, quello. Più che dare aiuto, come gli era stato ordinato, non voleva fare. Si decise ad entrare incitando Temari a seguirlo e quest'ultima, pur mal volentieri, si costrinse a varcare l'entrata niente affatto pronta a vedere gli orrori che le avrebbe prospettato quella visita a quel villaggio che lei aveva sempre visto come floreo ed invitante.
Diamine, completamente raso al suolo, o quasi, il villaggio si presenta in un degrado che raramente Temari aveva avuto l'agio di vedere, e lei ne ha viste di cotte e di crude nella sua breve vita, le case erano quasi tutte distrutte, i negozi e gli uffici lo stesso. Solo molto più in là, dopo un burrone di non sa quanti chilometri di nulla, se non terriccio scosceso, si possono intravedere in mezzo alla bruma della polvere, alcune case ancora intatte, si fa per dire, che a stento non sono crollate su se stesse. Ma il brulicare delle persone non sembra essersi fermato, avevano tutti un gran da fare camminavano con in spalla assi di legno molto grandi, già pronta rialzarsi e ricostruire il proprio villaggio con le unghie e con i denti. I bambini continuano a correre per le strade, quel che ne rimane, giocando ad acchiapparello o alla campana, senza curarsi della grande polvere che alzavano ogni volta, ma per loro sporcarsi è un divertimento, quindi.
La bionda sospirò ancora per tranquillizzata e decise di avanzare il passo, superando Kakurō, per poter arrivare in fretta agli uffici dell'Hokage, dove finalmente avrebbero potuto consegnare il materiale e soggiornare per almeno un paio di giorni lì a Konoha, magari anche per dare una mano se ne avessero avuto bisogno.
Il colloquio con Tsunade-hime non durò molto e furono fuori dalla magione all'incirca un quarto d'ora dopo essere entrati. Così si ritrovarono entrambi per le strade di quel villaggio, o quel che ne restava, senza poter far nulla, o meglio, l'Hokage aveva chiesto se uno di loro potesse andare ad aiutare a scaricare la merce. Ovviamente Kankurō si rese immediatamente disponibile, quindi i due fratelli si separarono quasi subito dopo, salutandosi prima con un cenno di testa, come al solito, ma poi l'uomo si girò prima di avviarsi per chiedere giusto un paio di cose alla sorella.
-Ehi, come mai così preoccupata? Non dirmi che ti sei fatta le amichette, qui a Konoha.-
La bionda non rispose subito e si morse le labbra sperando di poter trovare una risposta plausibile alla sua domanda, inutilmente.
-Amichette? Ma non farmi ridere, Kankurō. E' solo che...deve essere difficile rialzarsi dopo tutto questo. Pensa se fosse capitato a noi! Pensa se Deidara fosse riuscito a far esplodere la sua bomba nel centro esatto di Suna, ci saremmo ritrovati nella loro stessa situazione.-
-Noi avevamo Gaara.-
-Stavamo per perderlo, però, se non fosse stato per per Naruto e il resto della squadra di Konoha adesso non avremmo nemmeno avuto un Kazekage, né un fratello.-
Lo canzonò a dovere e l'omone non poté far altro che zittirsi ed accomiatarsi dalla sorella andando per la sua strada.
-Ci si vede stasera alla locanda, vedi di trovarne una ancora in piedi.-
Disse sarcastico e in risposta ricevette un'occhiataccia da due occhi acquamarina che avevano parlato al posto delle parole. Si dileguò.
Temari, invece, trovò in poco tempo una piccola locanda dove avrebbero potuto passare la notte e uscì di nuovo dopo aver concluso le pratiche ed aver pagato il tutto.

E ora come ora non le rimaneva che trovare la casa del Nara, voleva assolutamente avere sue notizie non ci avrebbe messo molto, giusto il tempo di una veloce occhiata e sarebbe filata via, magari avrebbe raggiunto il fratello per aiutarlo. Era sicura stesse bene, che non avesse nemmeno un graffio per la pellaccia dura che aveva ma proprio non riusciva a scrollarsi di dosso quella brutta, bruttissima sensazione che poteva lasciare andare solo una volta appurato lo stato del ragazzo, o meglio, la sua incolumità.
Ebbene non le fu difficile arrivare a casa sua, dove bussò il campanello una sola, piccola volta, attendendo impaziente. Sembrava non volesse andare nessuno ad aprire e già l'ansia della ragazza iniziava a salire, ma non per la preoccupazione per il ragazzo, bensì per la consapevolezza che ad aprire potesse essere la madre, o peggio, il padre del Nara, il che sarebbe stato mille volte peggio, perché avrebbe dovuto dare spiegazioni e avrebbe incasinato tutto com'era solita fare.... era tanto propensa a girare i tacchi e scappare via prima che la situazione si fosse complicata, ma si impose di stare lì, piantando i piedi a terra per farsi coraggio.
E non dovette aspettare troppo, perché un codino nero a forma d'ananas aprì la porta.
-Tu?-
Disse Shikamaru sgranando gli occhi, non nascondendole affatto la sorpresa.
-Che ci fai qui?-
-....Io? Sono qui per una missione.-
-Devi dirmi qualcosa? Riguarda me?-
Ehi, un attimo, è appena arrivata, dalle almeno l'agio di rimettere i pensieri al proprio posto! Si, perché Temari non appena lo vide avvampò letteralmente non sapendo più cosa avrebbe dovuto dire nell'eventualità in cui si fosse trovata davanti, proprio, Shikamaru. E la bionda lo guarda per bene, sentendo distintamente lo stomaco aggrovigliarsi e il cuore che prende a battere all'impazzata.

Non che Shikamaru sia messo meglio, eh, non appena si era reso conto che quella davanti a lei fosse proprio Temari, la vera, unica e sola, il cuore gli era praticamente collassato, sbattendo violentemente contro la cassa toracica, l'inizio di un infarto sicuramente. E invece no, se ne stette lì a fissarla come un cerebroleso , un deficiente che ha completamente scordato le buone maniere e soprattutto come si faccia a parlare. Si, perché dopo quelle domande dette di fretta e soprattutto istintivamente, la sua mente si era completamente svuotata di tutto. Ma si sarebbe dovuto riprendere, no, anzi, si sarebbe costretto a farsi una scrollata e riassumere lo sguardo pigro di sempre, con un po' di fortuna.
-No, sono con mio fratello Kankurō per una missione e... uhn, bhè, ecco.. Volevo chiederti cosa fosse successo qui, è tutto distrutto e... volevo vedere – soprattutto, ma non l'avrebbe specificato - come stavi. Si.-
E nemmeno lei credeva di avercela fatta, per chiunque quelle parole sarebbero state delle semplici frasi di circostanza che farebbe chiunque, ma si sa, qualunque cosa dicesse Temari era sempre oro colato, lei non affermava mai qualcosa che non pensava, a meno che non fosse per nascondere i suoi sentimenti. E le sue stesse parole la facevano sentire strana e fin troppo esposta. 
-Ah!- Le rispose il moro ancora lì imbambolato come un perfetto cretino. Rivedere quelle iridi scrutarlo in quel modo lo fecero scalpitare e poteva scommettere di essere anche arrossito, almeno un po', perché sentiva le sue guance completamente in fiamme. Dannazione, perché le faceva sempre questo effetto? Non poteva semplicemente trattarla come tutte le altre donne? Perché proprio non ci riusciva? 
La risposta era chiara, ma non l'avrebbe mai ammesso né agli altri né, soprattutto, a se stesso.
-Il discorso è un po' lungo in effetti....vuoi entrare?-
-Mh?- No, la bionda non si aspettava affatto una proposta simile, era più preparata per un “Non mi va di parlarne, in questo momento” oppure “Mi dispiace, non ho tempo stavo andando a riposare” sarebbe stato tutto molto...da lui, e invece spodesta istantaneamente tutte le sue idee e annuì solamente, senza aggiungere altro, entrando con un'unica falcata in casa del moro, che si era spostato dall'uscio per lasciarle libera entrata nella sua dimora, richiuse immediatamente la porta e zoppicò davanti a lei per guidarla verso il soggiorno di casa sua, aiutandosi con una stampella.
Si. Il nostro bel moretto zoppica perché durante l'attacco al villaggio un gran bel macigno gli era piombato dritto sulla sua caviglia, che si è rotta sotto l'ingente peso. Temari non si fece di certo sfuggire quel particolare e sgranò gli occhi non appena scoprì la ferita. Delle spiegazioni le erano più che dovute, a parer suo.
-Cos'hai fatto alla gamba, Nara?-
Chiese fingendo indifferenza, ostentando solo una mera curiosità che tutti, a conti fatti, potrebbero avere, mentre in cuor suo si preoccupava, eccome.
-Ah, questa... mi sono ferito durante i vari combattimenti. Un macigno mi è caduto addosso, ma per fortuna tutte le ferite che ho riportato si riconducono solo ad una caviglia rotta. Sono stato veloce a spostarmi.-
Atterrita, Temari era atterrita, avrebbe potuto perderlo prima ancora di averlo fatto su- no, ma cosa diamine va a pensare? 
-E noi due sappiamo bene quanto tu sia veloce a scappare, mh?-
Rispose punzecchiandolo di proposito, rimembrando il loro primo incontro/scontro all'esame Chūnin. 
-...Ah-ha.-
Shikamaru sorrise socchiudendo gli occhi, la bionda non perdeva mai tempo per farlo sentire un completo stupido, ci riusciva sempre e non sapeva proprio spiegarsi per quale motivo. Anche una cosa come quella, con lei, diveniva oggetto di scherno, ma non gli dispiaceva, Temari diceva sempre la sua, senza pensare a come potrebbe prenderla il suo interlocutore. Lei, un leone che non si spaventa davanti a nulla. 
Raggiunse finalmente il soggiorno tra un inciampico e l'altro e fa segno a Temari di sedersi precedendolo, mentre lui sarebbe andato in cucina a prendere qualcosa da offrirle, sempre se la madre avesse fatto la spesa.
-Torno tra un attimo.-
-Ma, la tua gamb...-
-Se sono riuscito a cavarmela da solo fino ad ora credo che qualche passo verso la cucina non mi faccia qualcosa, ti pare?-
La precedette il moro svanendo dietro la porta della cucina qualche secondo dopo. E Temari in tutta risposta si imbronciò come una bambinetta viziata , allacciando le braccia sotto il seno, e lei che voleva solo dirgli di non preoccuparsi perché non aveva bisogno di nulla.
E il moro tornò dopo solo una manciata di minuti, con dei biscotti e del succo poggiati in un vassoio che portava con una sola mano, visto che l'altra era occupata dalla stampella. Subito la bionda scuoté la testa esasperata e si alzò soccorrendolo prima potesse far cadere tutto in un disastro e lo aiutò ad arrivare al divano.
-Come al solito devo aiutarti a quanto vedo, alcune cose non cambiano proprio mai.-
-Ah, ma per favore! Fa il tuo dovere e sta zitta, donna.-
Rispose scherzosamente il moro alla chiara presa in giro di lei.
Arrivarono incolumi al divano e Temari si rinfrescò con il succo, senza toccare però i biscotti. Ora che ci pensa, non aveva bevuto quasi nulla da quando era partita e quella bibita fu una vera e propria manna dal cielo per lei.
-Dovrai restare a riposo per un bel po', con quella gamba, vero?-
-Si, un po' di meritato riposo non guasta mai. Tra quanto riparti?-
-Tra un paio di giorni, a meno che all'Hokage non serva una mano, in quel caso anche una settimana.-
Inconsapevolmente, già il moro sperava con tutto se stesso che Tsunade si rivelasse insostenibile come sempre e che affibbiasse del lavoro anche a loro, così da prolungare il soggiorno lì a Konoha.
-Comunque, per quanto tempo quella gamba rimarrà così?-
-Più o meno una settimana, due al massimo se le cose vanno male, ma Tsunade-sama mi ha dato ottime garanzie di guarigione.-
-Altrimenti non sarebbe il miglior ninja medico delle Terre Ninja, non ti pare?-
-Dove alloggerete tu e tuo fratello?-
-Oh, ad una locanda qua vicino, sono davvero due passi ora che ci penso, forse è per questo che mi sei venuto in mente.-
Bugia, bugia, bugia. La nostra bionda sapeva bene che aveva scelto proprio quella locanda per la stessa vicinanza alla dimora del moro, ma ovviamente non l'avrebbe detto né a lui né tanto meno a suo fratello, geloso com'era della sua unica sorella.
-Mh, probabile. Allora, cosa avete intenzione di fare stasera? Dove cenerete?-
E non riusciva proprio a comprendere perchè quelle labbra lo attirassero così tanto, ogni qualvolta ella parlava, non voleva far altro che avvicinarsi ancor di più anche se ovviamente non l'avrebbe fatto né ora né mai. E quelle calamite color acquamarina, vogliamo parlarne? Sembravano volerlo catturare ad ogni sguardo, ad ogni occhiataccia o semplicemente anche se l'adocchiava di sfuggita. 
Ma ovviamente quel loro piccolo momento "intimo" non poté durare a lungo, perchè dopo nemmeno un secondo si sentì bussare alla porta più volte. Il moro, che intanto si era incantato sulle labbra di le, sobbalzò scattando in piedi e quasi cadendo a causa del dolore alla gamba, cosa che fece ridere non poco Temari, che dovette coprirsi la bocca con una mano per non farsi sentire dal Nara, e con la stampella sotto braccio corse, si fa per dire, alla porta per fare entrare i nuovi ospiti.

Ino entrò senza nemmeno attendere un sì da parte del moro, con Chōji che la seguì subito dopo contrariato, e non appena videro la bionda di Suna seduta sul divano strabuzzarono gli occhi, capendo immediatamente che probabilmente non era la migliore occasione per la loro visita di cortesia. No, ovviamente erano inappropriati e non ci sarebbe voluto un genio per capirlo.

Temari, difatti, non appena vide i due nuovi arrivati subito si alzò e avviò verso la porta, salutando con un cenno di mano i due ragazzi e uscendo con un atono -Ci vediamo, Nara- e per giunta, sbattendo la porta dietro di lei senza curarsi di cosa potesse dire o fare il moro. Eh si, quando Temari ci si metteva poteva essere davvero incoerente, fino a qualche secondo prima sembrava rilassata e, perchè no, contenta e subito dopo un fascio di nervi.
Tornò veloce alla locanda, ancora rossa in viso. No, la bionda non era né furibonda, né altro, era solo avvampata e morta di vergogna per chissà quale cavolo di motivo. Ah, già, probabilmente per i suoi pensieri poco casti sul moro che aveva fatto poco prima la loro intromissione.
E ad attenderla c'era proprio il fratello, che la guardò sbigottito, chiedendosi cosa diamine le fosse successo.

Intanto, in casa Nara, un moretto paralizzato continuò a guardare imperterrito l'uscio della casa, sbattutogli in faccia poco prima, sbattendo le palpebre più volte, sotto gli occhi perplessi degli amici. Ino, in tutta risposta, gli si avvicino lasciandogli dei teneri buffetti sulla spalla, giusto per attirare la sua attenzione.
-Nhè, Shika, mi sa che non abbiamo preso il momento giusto, eh?-
-Vero, forse avremmo dovuto chiedere il permesso, io te l'avevo detto, Ino!- Ribatté il grassoccio alla bionda che in tutta risposta lo guardò male, poi scosse la testa e tornò ad occuparsi del moro, che sembrò non dare segni di vita, fino a che non si girò stralunato e quasi furibondo verso gli altri due.
-Ma che diavolo le è preso? Perchè fa così? Ah, le donne, bravo chi le capisce!- 
In tutta risposta Ino gli regalò un'occhiataccia mentre lo osservava zoppicare verso il divano e sprofondare sul divano, dove prima si era sistemata la bionda, uragano di Suna. Gli amici lo raggiunsero, imitandolo.
-Stavate litigando?- chiese la bionda.
-No, anzi, sembrava più calma del solito, quella Seccatura, poi tutto d'un tratto è cambiata, sai com'è fatta no? E' tutto un programma l'ambasciatrice di Suna!- Rispose bisbetico.
-Bhè, forse le hai detto qualcosa di poco carino senza che te ne rendessi conto? Sappiamo tutti che diventi un po' stupido quando lei è nei paraggi.- Chiese il castano mandando giù ingenti pacchi di patatine, finendoil nel giro di pochi minuti.
-Se continuerai così ti verrà un infarto!- Lo ammonì Shikamaru -E poi non divento proprio nulla, è lei a farmi ribollire il sangue nel cervello, cambia umore ogni tre per due e non mi fa mai capire nulla.- 
Ino sorrise alla sua affermazione e gli pizzicò la spalla sorridendo maliziosa -Ahh! Shika-chan ha proprio una gran bella cotta!- usò di proposito l'appellativo "chan" giusto per stuzzicarlo di più.
-Cosa? Tu sei completamente pazza!- Obiettò sicuro di se.
-Io? Pazza? Shikamaru, guardiamo in faccia la realtà, le hai messo gli occhi addosso già da parecchio tempo!-
-No, questa è solo una tua trovata per imbarazzarmi, ma non ci riuscirai, Ino.-
Intanto Chōji ascoltava seduto all'angolo del divano, ricacciando un'altra busta di patatine, chissà da dove, ed annuendo ad ogni affermazione di Ino, restando in religioso silenzio.
-Benedetto ragazzo! Cosa mi entrerebbe in tasca a vederti imbarazzato? Bhè, certo, ci si metterebbe una soddisfazione personale, ma questo ora non c'entra!- Sbuffò spazientita non riuscendo a fargli comprendere ciò che realmente voleva dirgli -Il punto è che lei ti piace e vuoi tenerlo nascosto proprio a noi due e questo non è affatto carino, la nostra squadra ne risentirà!-  Finì per dire nella vana speranza di fargli vuotare il sacco.
-Adesso basta, la discussione finisce qui e fingiamo tutti di non aver detto proprio nulla.-
-Dove finiscono i tuoi neuroni quando si tratta di sentimenti?- Abbozzò girando gli occhi al cielo e scrollando le spalle, ormai ci aveva perso le speranze con quel ragazzo, era cocciuto come un mulo quando voleva e non ascoltava proprio nessuno.

Intanto, Temari gettava letteralmente fuori gli abiti che ancora si trovavano nella sua valigia, spargendoli sul letto nemmeno fossero pezze di un mercato di basso costo, il viso ancora color porpora e i pensieri ancor più confusi. Tutte le domande di Kankurō non bastarono a calmarla, anzi, le misero addosso ancora più ansia.
-E' successo qualcosa, Tem?-
-Nulla.-
-Ehi, ragazzina, guarda che ti conosco meglio delle mie tasche! Cos'è successo?-
-Niente che possa interessarti, Kankurō. Adesso lasciami in pace e fammi disfare le valige!-
-Quello non è disfarle, è gettare i propri abiti a casaccio.-
-Fa lo stesso.-
-Sei andata da quello lì? Il Nara?-
Quella domanda la fece sobbalzare e fermare per un attimo e la sua risposta fu troppo lenta, difatti il moro la precedette. -Cosa ti ha fatto?-
-Non mi ha fatto proprio nulla, Kank. Dannazione, non saltare subito alle conclusioni! Sono solo passata a vedere come stava, poi sono tornata subito qui!-
-Ma questo non spiega il suo malumore.-
-Sto bene, cosa ti fa credere che io sia di malumore!? Adesso basta parlare, cambiamoci e andiamo a cena, mi brontola lo stomaco.-
-Non è finita qui, Temari!-
-'Sta un po' zitto e non riaprire l'argomento se non vuoi dormire per strada, stanotte!-
Chiuse così il discorso, la donna, che senza aspettare una risposta del fratello, si chiuse in bagno tirando un sospiro di sollievo. Per quella giornata, probabilmente l'aveva scampata, anche se solo per un pelo. L'indomani ci avrebbe riprovato, con un po' di fortuna in più.




Angolo della scrittrice: Ed eccolo quaaa! Come promesso. Vi avverto, non so cosa ne sia uscito, ho scoperto che continuare una storia vecchiotta è veramente difficile e ho dovuto rileggere -ovviamente- l'intera vicenda. Inutile dire che la lingua mi arriva per terra, insieme alla mascella, ma dopotutto sono una fanrwiter junior, quindi posso ritenermi soddisfatta di me stessa. E che dire, spero non sia cambiato troppo il mio modo di scrittura e spero ancor di più che sia riuscita a riaccendere la curiosità per questa fanfic. E bene, al prossimo capitolo! <3

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Capitolo 11
*** 10. Scommesse ***


Scommesse
 
Era ancora chiusa in bagno, Temari, e non voleva saperne di uscire. Si guardò allo specchio chissà per quale ragione e sciolse le codine con fare stizzito, gettando gli elastici a casaccio, afferrò la spazzola da sopra il lavandino ed spazzolò i capelli lentamente, pensando ancora alle poche parole che era riuscita a scambiare col moro. Certo, sembrava stare bene nonostante la caviglia rotta ma avrebbe preferito passare ancora un po' di tempo con lui, magari si sarebbe potuta far raccontare qualcosa, qualsiasi cosa, fosse successa durante il loro periodo di lontananza. Ma cosa gliene importava, dopotutto? Lui non ha mai fatto parte della sua vita, perché continuava a pensarlo in quel modo? Così intensamente? Certo, la loro ultima disavventura insieme li aveva fatti avvicinare senza che se ne rendessero davvero conto, riusciva quasi a sentire ancora l'odore della pelle sotto le narici di quando avevano dormito in quella grotta nel deserto, così vicini, ma poteva bastare davvero? Temari non ci credeva affatto, anche perché non ha mai creduto, davvero, ad un qualcosa di così astratto come i legami. Non vi aveva mai fatto affidamento e mai ne avrebbe fatto, a parer suo, era convinta di quei pensieri e credeva che nulla, e soprattutto nessuno, sarebbe stato in grado di farle cambiare idea.
Oh, quanto si sbagliava.
Uscì dal bagno dopo essersi fatta una bella doccia ristoratrice, dando libero accesso al fratello che intanto aspettava paziente seduto sul suo lettino affiancato alla parete. Condividere quella stanza con lui non lo sopportava, ma cosa avrebbe potuto farci? Sbuffò avvicinandosi al suo letto, guardando le vesti sparse su di esso e scegliendo a casaccio un kimono viola con la solita fascia in vita lilla. I sandali l'aspettavano fuori la porta e per una volta avrebbe anche potuto lasciare il ventaglio a casa, non c'era bisogno di portarlo con se, anche se a malincuore. Un filo di trucco? Non ne avrebbe avuto bisogno e nemmeno le interessava, ma per una sera avrebbe anche potuto concedersi uno svago simile e poi non avrebbe voluto presentarsi sciatta in quel villaggio che la ospitava con tanta cortesia, soprattutto perché, lei, non era solo un'ospite bensì anche l'Ambasciatrice di Suna. Rifece le quattro codine con cura, non lasciando nemmeno un capello fuori posto e attese Kankurō sull'uscio della porta, imprecando tutti i Kami per i suoi costanti ritardi.
-Finalmente!- disse non appena lo vide -Ci hai messo un'eternità, dannazione!-
-Sempre molto cara, sorellina. Eh?!-
-Vedi di muoverti, ho una fame da lupi!-
E senza aspettare oltre, varcò la soglia di casa seguita dall'omone dai capelli castani. Non gli ci volle molto ad arrivare a destinazione, la bionda scelse un locale molto vicino alla locanda, così non avrebbero dovuto camminare troppo, non ne aveva proprio voglia, il ristorante in questione si chiamava “BBQ” l'aveva già sentito da qualche parte e tutte le recensioni erano più che buone, soprattutto dall'amico grassone del moro dai capelli ad ananas. E se lo diceva lui.
Entrò nel locale a passo svelto e subito chiese un tavolo disponibile per due persone, il problema ci fu quando si scoprì che tavoli liberi per due non ce n'erano e si trovarono costretti ad occupare un tavolo da sei. Non che fosse un problema, ma avrebbero dovuto mangiare in fretta ed andarsene senza far attendere troppo altri clienti, a meno che non avessero occupato tutti i posti.
Ma vedi tu che razza di locale, mangiare in fretta ed andare via? Temari non l'aveva mai sentito, anche se non la trovava una soluzione stupida, per i gestori. Doveva ammetterlo.
In ogni caso, la bionda di Suna accettò senza fare troppe storie e, mal volentieri, si sedette al tavolo indicato lamentandosi di quello e di questo con  Kankurō, che girava gli occhi al cielo ad ogni protesta della bionda, già non la sopportava più ed era passata solo mezzora, circa.
-Potresti smetterla di lamentarti e guardare cosa c'è nel menu? Magari riusciamo a mangiare qualcosa prima che ci caccino via a pedate a causa del tuo carattere petulante!-
-Perché, a te sembra giusto un trattamento simile? Voglio dire, non solo paghiamo un occhio della testa- si, perché i prezzi in quel locale non erano proprio il massimo del risparmio, insomma -ma dobbiamo anche tracannare tutto in fretta per “far posto ad altri clienti”. Tch, non verrò mai più in questo locale: poco ma sicuro!-
E dopo quell'ultima sfuriata contro il locale, alzò il menu per nascondere la sua testolina dietro di esso, imbronciandosi e stilando con gli occhi ogni singolo piatto, per sceglierne il migliore.
 
E a casa Nara le cose non sembravano andare meglio, da quando una biondina tutto pepe aveva lasciato la sua dimora. Ino e Chōji avevano cercato in tutti i modi di fargli riprendere il suo “buon umore” di sempre, gli sarebbe bastato anche il solito grugno seccato e pigro e non quella spiacevole smorfia indispettita. La bionda si era ritrovata più volte a girare gli occhi al cielo quando aveva cercato di risollevargli il morale ricordandogli della partita a scacchi che aveva perso brutalmente contro di lui, ma nemmeno quello sembrava servire gran ché. E fu proprio Chōji ad avere una grande idea.
-Ehi, Shikamaru! Perché non ce ne andiamo a mangiare fuori, stasera? Proprio come ai vecchi tempi! E poi devo dirti la verità, ho una grandissima voglia di carne arrosto!-
Guardò speranzoso il moro, che intanto si era accasciato sul divano con nemmeno la forza di girare il volto verso il panciuto. Se ne stava lì a fissare il muro e sembrava non pensasse a nulla, mentre invece aveva tanti di quei pensieri nella sua mente che non riusciva a mettere in ordine. Che situazione asfissiante, per lui, uomo tutto cervello.
-Nemmeno se mi portate in spalla!-
Rispose acido, non muovendosi di un millimetro. Ma cosa? Aveva deciso di ibernarsi lì e non muoversi per il resto della sua vita? Ino, in tutta risposta, guardò per un attimo Shikamaru e poi rivolse un ghigno significativo al castano, che capì immediatamente l'antifona e si alzò dalla sua sedia fino ad arrivare davanti a Shikamaru, che lo guardò seccato per un attimo.
No, aspetta, la sua smorfia sadica non prospetta nulla di buono...e difatti, non ebbe nemmeno il tempo di dire qualcosa o muovere un singolo muscolo. Era spacciato. Il ragazzo dalla grande mole, si chinò verso il moro e solleva di peso Shikamaru, caricandoselo letteralmente in spalla, guardando Ino trasformando il suo ghigno in un sorriso spensierato e gioviale.
-Ho fatto come volevi, Ino. Adesso possiamo anche andare a mangiare! Non vedo l'ora!-
-Ehi! NO! Chōji, dannazione, lasciami andare! Non sono mica un pargolo, io! Ho delle gambe e solo perché voglio usarle per riposare non dovreste trattarmi così! Sono una persona, mica un oggetto da sballottare a vostro piacimento, accidenti!-
-Non m'importa, Shikamaru!- Ribatté Ino sollevando un dito all'altezza del viso del viso del moro e scuotendolo in un “no” -Non avrai altre scelte, questa volta! Ascolterai i tuoi amici: che tu lo voglia o no!-
E con quell’aria da saccente smorfiosa gli diede le spalle avviandosi alla porta, allacciando amabilmente le mani dietro la schiena e sorridendo placida, contenta di aver ottenuto ciò che voleva. Intanto, era convinta che passare una serata con loro non avrebbe fatto altro che migliorare il suo umore, ne era più che certa.
Dal canto suo Shikamaru, invece, era ben convinto che la serata sarebbe evoluta da male in peggio. Ma si sa, il giovane Nara non aveva una vista positivissima della vita, anzi. E intanto era ancora in groppa al ragazzone, aveva deciso di portarlo a spasso in quel modo per tutto il tempo? Ma neanche per sogno, aveva una reputazione, lui!
Erano appena uscito dalla porta di casa Nara, quanto il moro decise di scendere a forza dalla spalla possente dell’amico e, guardandolo minaccioso una volta sceso, gli si allontanò ad una distanza di sicurezza sicuro che lui non avrebbe potuto fare altro che stare alla sua decisione.
-E ristorante sia, ma decido io dove andare! D’accordo? O si fa così o nulla.-
-E va bene, Shikamaru, allora: dove vuoi andare?- Chiese Ino poggiando spazientita le mani ai fianchi e guardandolo appena stizzita.
-Al “BBQ”!- Sorrise appena guardando la reazione di Chōji.
E il corpulento amico non tardò a regalargli un gran sorriso, con già la bavetta che scendeva all’angolo della bocca, pregustando mentalmente la squisita cena che avrebbero mangiato.
-Ooohh! Carne alla griglia!- Ribadì il corpulento toccandosi la pancia felice come una pasqua. –Non potevi scegliere meglio, Shika!-
-Quindi cosa stiamo aspettando ancora?- chiese la bionda richiudendo alle sue spalle la porta di casa Nara per poi superare i due ragazzi avviandosi al suddetto ristorante –Muovetevi, pappe molli….o quando arriveremo il ristorante avrà già chiuso.-
Chōji fu il primo a raggiungerla e, con Shikamaru alle calcagna con l’andatura più lenta di un bradipo in letargo, raggiungono in una quindicina di minuti il ristorante tanto agognato dall’amicone corpulento.
Entrano e subito Ino si mette alla ricerca di un posto a sedere, ma il locale è come al solito pieno e sarebbe sicuramente stata un’impresa ardua come ogni volta.
-Voi aspettatemi qui, io parlo con il proprietario per fare uscire un posto per noi! Sapete com’è, mi deve un favore.- E con aria da “so tutto io” liscia la coda bionda quasi con sensualità, prima di svanire dietro l’angolo.
 
A quanto pare non c'era nemmeno un posto libero, tutti i tavoli, proprio tutti, erano occupati e se volevano cenare lì, avrebbero dovuto aspettare che se ne liberasse qualcun-
Un momento.
Cosa, cosa, cosa? Cos'è che gli occhioni blu di Ino hanno puntato? Un'altra chioma bionda legata in quattro codine sbarazzine. Potrebbe riconoscerla tra mille anche solo per quella capigliatura stramba e soprattutto da quei capelli apparentemente poco curati che sfoggiava con noncuranza. E subito vide i troppi spazi vuoti del loro tavolo, non le ci volle molto per comprendere che quelli lì erano gli unici posti in tutto il locale di cui avrebbero potuto usufruire ed immediatamente confabulò per qualche secondo di troppo con il padrone del locale che, con un sorriso accondiscendente, le fece segno di si con la testa per poi andare via e tornare nel suo ufficio, mentre la bionda sfregava le mani tra loro indossando uno dei suoi sorrisetti più furbi ed uscì dal locale più che contenta.
-Venite ragazzi! Abbiamo i nostri posti!-
Chōji e Shikamaru si accigliarono per un attimo, ma seguirono la ragazza senza fare troppe storie e, soprattutto, domande,  ritrovandosi proprio a quel tavolo. Inutile dire che il moro dall’ananas sprofondò nella sua mente andando in panico. Morte celebrale istantanea. Cosa. Dove. Quando. Perché proprio a lui? Possibile che non poteva stare tranquillo nemmeno per cinque minuti? Sudava freddo mentre il suo cervello addizionava due più due per arrivare all’unica soluzione plausibile.
Cazzo.
 
Intanto, facciamo un rewind di qualche minuto. Temari era ancora lì a decidere cosa avrebbero dovuto mangiare, nonostante le occhiatacce del cameriere che non poteva non pensare che la bionda stesse solo perdendo tempo. Ma il problema principale è che lei era davvero indecisa su cosa prendere: cinghiale o maiale? Edua scelta. Kankurō, invece, aveva già deciso da un pezzo, quando alzando lo sguardo, nota una figura che a lui sembrava più che familiare. E certo, a Suna e a Konoha, ovunque andassero se lo ritrovava sempre tra i piedi: Shikamaru Nara. Il suo incubo peggiore, o meglio, quello della sua adorata sorellina. Spalancò gli occhi quando li vide avvicinarsial loro tavolo e Temari, avendo subito notato il suo sguardo, girò la testa verso la direzione dei bulbi spaventati (spaventati?) del fratello, accompagnandolo con lo stupore e aprendo la bocca facendone quasi cadere la mascella sul pavimento.
-Voi?- Esclamò.
-Ma che sorpresa, ragazzi!- esordì Ino con placida accondiscendenza –A quanto pare anche voi avete avuto la stessa nostra idea, che combinazione! Oggi il locale è proprio pieno, ma visto che vi abbiamo incontrati…bhè!- e senza nemmeno chiedere, si sedette proprio accanto alla figura del ragazzo, incitando Shikamaru e Chōji a fare lo stesso. E diciamocelo, spinse Shikamaru proprio vicino alla bionda di Suna, mentre trascinò con se il corpulento amico dai capelli castani, afferrandolo sotto braccio –Direi che cenare tutti quanti insieme non sia proprio una cattiva idea, anzi! Sarà tutto molto, molto divertente. Non trovate?-
-….Ah?- Biascicò stupita Temari.
-Che c’è, Tem. Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Chiese ironicamente Shikamaru.
-Ma non farmi ridere. E levati! Non ti appiccicare, dannazione! Sei fastidioso come la colla, Nara!- Si inalberò la bionda, spostandolo malamente verso la fine della panca di legno.
E quindi si ritrovarono tutti in quella strana situazione, in cui li aveva trascinati Ino, la ragazza dalle idee brillanti. Kankurō, intanto, guardò tutta la scena basito e sconcertato. Era successo tutto in pochi minuti e lui era riuscito a capirci poco e niente, non rifiutando però la loro compagnia. Chōji, invece, si era già catapultato sul menu solo per vedere le figure dei suoi piatti preferiti. Si, perché ormai conosceva alla perfezione ogni singola pietanza scritta lì sopra, sarebbe stato inutile leggere sempre le stesse cose, sapeva già perfettamente cosa farsi portare: tutto.
-Oggi offriamo noi, Vero Shikamaru?- Si intromise Ino.
-Offriamo noi?-
-Certo! Loro sono ospiti di Konoha, dobbiamo essere ospitali con loro, no?-
-Ah, si?-
-Si!- Ribatté la bionda trucidandolo con lo sguardo… che fece venire i brividi al giovane Nara.
-Oh…OH! Ma certo… ospitali. E va bene, va bene. Offriamo noi.- Rispose fingendosi entusiasta.
-Ah, in questo caso…-disse Temari dando un’ultima occhiata al menu –direi che potremmo assaggiare un po’ di tutto.. che ne dici, Kank?-
-Eh? Ah, si. Ottimo, ottimo.- No, a Kankurō non importava un fico secco della cena, in quel momento, pensava solo a lanciare occhiatacce truci verso il moro, facendogli intendere tutto l’astio insensato che provava verso di lui. Dico insensato perché, in fin dei conti, nonostante lui abbia il sentore che tra lui e la sorella potesse esserci qualcosa, non aveva nemmeno lo straccio di una prova concreta, quindi si costringeva ogni volta ad inghiottire quel fastidioso groppo in gola e mangiarsi la lingua, insieme alle unghia, le dita e le mani.
 
E così, ordinarono varie cose dal menu, che poi avrebbero dovuto grigliare da loro una volta in tavola. Mentre l’umore della tavola pareva accendersi ogni secondo di più, solo grazie ad Ino, che sapeva perfettamente come rompere il ghiaccio, fortunatamente. Altrimenti sarebbe stato veramente un mortorio, lì. Tra Temari che si divideva tra le occhiatacce del fratello e gli sguardi confusi del Nara, Shikamaru che si divideva tra il guardare Temari indagatore e minacciare Ino con gli occhi e Chōji che non riusciva a pensare ad altro se non alla carne alla griglia che sarebbe arrivata a momenti. Un vero delirio, insomma.
-E allora, Temari! Per quanto ti tratterrai qui?-
-Circa una settimana.-
-Oh, che notizia splendida!-
-…Ah, davvero?-
-Ma certo!- E proprio non riusciva a tenere la bocca chiusa –E scusami per prima, non avrei voluto interrompere qualcosa quando sono entrata con Chōji così inaspettatamente, avremmo dovuto chiedere il permesso, sono stata parecchio maleducata…!- Bomba a mano: lanciata.
-C-cosa? Che? Non…non hai interrotta proprio nulla, Yamanaka.- Distolse lo sguardo per un attimo, per poi guardare enigmatica il fratello, che ricambiava con uno sguardo minaccioso, prima per lei e poi per il giovane Nara, che in tutta risposta digrignò i denti arrossendo lievemente, dissimulando l’imbarazzo passandosi una mano esasperata sulla faccia.
Inutile dire che entrambi i nostri protagonisti non volevano saperne di esternare i loro sentimenti, nonostante fossero più che palesi innanzi ad occhi estranei. Peccato che nessuno dei due sembrava volersi accorgere dei sentimenti dell’altro.
E tra un insulto di Ino e un’altra portata per Chōji, la serata passò relativamente in fretta e sia Temari che Shikamaru potevano quasi ritenersi soddisfatti di aver potuto passare, quanto meno, una serata diversa dalle altre, ma è arrivata l’ora dei saluti un po’ per tutti e man mano sfollarono il tavolo pagando tutti insieme il conto, dividendolo equamente.
Ma proprio quando tutti si stavano ormai salutando, Ino prese sotto braccio Kankurō e Chōji  trotterellando via con entrambi, la banale scusa di voler portare il Jōnin della Sabbia a fare un giro di Konoha senza due palle al piede come Temari e Shikamaru, che intanto si guardarono straniti.
-Ma cos’ho fatto di male per avere quella svampita nel Team?- Spiaccicandosi una mano sul viso, gesto che fece inconsciamente sorridere Temari, la sua disperazione superficiale e totalmente falsa non poteva definirsi diversamente da buffa. –A quanto pare siamo rimasti solo noi due, “le palle al piede”, mh?-
-Meglio così, non mi andava proprio di camminare e vedere qualcosa di già visto e rivisto.- rispose la bionda scrollando le spalle –A dirla tutta, preferisco la tua compagnia al continuo lamentarsi di mio fratello.-
-Wo-oh, piano con le dichiarazioni, Sabaku!- Rise il moro.
-Vuoi un pugno sul naso, Nara?- Si accigliò la bionda inarcando un sopracciglio a mo’ di minaccia, seppur gli stesse sorridendo di rimando –Come ti va la gamba, piuttosto?-
Il moro, in tutta risposta, scosse la stampella a mezz’aria sbuffando –E’ una seccatura, ma che posso farci? Ho voluto fare l’eroe e questo è il risultato, una gamba rotta e l’ego maciullato.-
-Allora è quello che ti meriti. Non hai la stoffa per fare l’eroe, tu. Magari la spalla, o il cervellone dietro ad un computer che lo aiuta.-
-Si, si. Molto divertente, Seccatura. Ma probabilmente hai ragione.- Portò la mano libera a grattare la nuca, all’attaccatura dei capelli. Che avesse una bassa opinione di lui lo sapeva, ma non credeva fosse, così, bassa –Ti accompagno a casa, visto che la strada è la stessa.- Asserì senza aspettare risposta della bionda e, anzi, la sorpassò senza nemmeno controllare che lo seguisse. Ma non ce n’era bisogno, perché Temari, come ordinato, lo seguì proprio dietro i suoi passi senza battere ciglio.
-Inizi a fare il galantuomo ora? Cosa c’è, Nara, cerchi di flirtare con me?- Sogghignò stuzzicandolo con un gomito sul suo braccio. Nel frattempo si era affiancata a lui, tenendo il passo.
-Pfft. Flirtare con te.. mi hai preso per un masochista per caso?-
-Potresti esserlo.-
-E tu potresti essere un uomo, per come ti comporti.-
-Allora dillo che vuoi essere picchiato a sangue!-
-Hai, hai… scusa.- Come se sé la fosse presa davvero, poi, Temari per quella battuta. Tutto riusciva a fare, quella sera, fuorché prendersela col giovane, nemmeno l’imbarazzo sembrava fermarla, magari quel paio di bicchierini di sakè li avevano aiutati a buttar giù quei muri fastidiosi che entrambi alzavano l’uno sull’altra senza necessariamente perdere la testa e ubriacarsi pesantemente.
 
-Siete molto uniti, mh?- Chiese Temari dopo lunghi secondi di silenzio, rompendolo improvvisamente e facendo sussultare il moro, che intanto si era rinchiuso nei suoi pensieri.
-Ah? Chi?-
- Tu e il tuo Team.-
Restò per un attimo confuso da quella domanda, difatti ci mise qualche secondo in più per formulare una risposta -Ci sono sciamo sin da quando siamo bambini. Il maestro Asuma ci ha trattati come figli e ci ha insegnato sin da bambini il rispetto reciproco e poi, devo essere sincero, non saprei proprio come fare senza di loro, sono come una seconda famiglia…-
-Sembrate parecchio uniti, credo sia difficile  trovare un trio così. Forse non dovrei farmi i fatti tuo..-
-No, no figurati. Però…ecco.. – Sorrise  – fatta da te pare una domanda un po’ bizzarra. Sempre così austera e lontana da tutti, disinteressata ai legami e gelida come il ghiaccio. Mi hai sorpreso per un attimo, tutto qui.-
-Gelida come il ghiaccio? Per una che vive nel deserto è un paragone piuttosto bizzarro. Sarebbe stato più azzeccato “arida come il deserto”, no?-
-No. Non sei arida, non ho mai pensato una cosa simile, sei solo scostante, cerchi sempre di allontanare tutti. Non capisco perché, ma questo mi infastidisce, perché più tento di avvicinarmi più ti vedo fare passi indietro.-
Sgranò gli occhi a quelle rivelazioni,  rallentò il passo colta di sorpresa e boccheggiò per qualche secondo senza riuscire a mettere insieme una frase sensata per svariati secondi. Ridacchiò nervosamente e un mezzo sorriso forzato le deformò le labbra carnose, mentre nella sua mente risuona la sua stessa frase di prima “cerchi di flirtare con me?” che la fece deglutire pesantemente.
-Ah..ahah… Stasera stai dando il meglio di te.. non vuoi proprio finirla di scherzare, eh?!-
 
E solo a quel punto al moro balenò in mente un’ideuzza bizzarra quanto pericolosa, pericolosa per lui, sia chiaro.
Camminavano già da un po’, ma a dirla tutta avevano coperto ben poca strada da quand’erano partiti, i loro passi lenti non facevano altro che allungare il tempo della reciproca compagnia e il bello era che non se ne rendevano conto. Nemmeno per un attimo.
Ma ecco che Shikamaru decise di fermarsi, proprio allo svicolo in cui avrebbero dovuto girare per continuare la strada di casa, ma no, il genio della famiglia Nara aveva altri programmi, fermo proprio vicino ad uno steccato in legno alto e si girò verso la bionda, la solita aria seccata che chiunque avrebbe voluto prendere a schiaffi, ma i suoi occhi, quelli che attirarono Temari, urlavano tutt’altro che pigrizia. Erano eccitati e subdoli allo stesso momento, nessuno avrebbe potuto prevedere le sue mosse, in quel momento, sembrava quasi un’altra persona, come quando gioca a Shogi, insomma.
Ed eccola lì, la sua strategia. Si avvicinò alla bionda, costringendola a gesti riflessi di indietreggiare proprio dove si trovava lo steccato e, in tutta risposta, non appena fu abbastanza vicino, il Nara alzò la mano destra per poggiarla al legno davanti a lui, proprio all’altezza del viso di Temari, al lato e si avvicinò a lei il tanto che bastava per poterle permettere di sentire il suo respiro caldo sulla pelle.
-Non sono io che flirto, tanto meno scherzo, Sabaku. Magari sei tu che ti stai innamorando di me.-
 
Perse un battito, no due, anzi tre. Già mentre lui le si avvicinava costringendola ad indietreggiare iniziò a sentirsi improvvisamente accaldata e le palpitazioni si facevano sentire nel suo petto, petulanti e forti, ma adesso, vederlo, sentirlo così vicino avrebbe potuto farle perdere totalmente la testa da un momento all’altro. Perché? Ma certo, non era mai stata così vicina ad un ragazzo, se non per ucciderlo, ovviamente. Ecco perché.
Restò guardinga seppur dentro di lei si stessero praticamente sciogliendo tutti gli organi, uno per uno e, anzi, lo scrutò malignamente per qualche secondo prima di riprendere la sua aria da strafottente doppiogiochista.
Peccato per l’evidente rossore in viso, che le rovinava tutto il teatrino che aveva faticosamente messo su.
-…-
-Allora?-
-…No.-
- No cosa?-
- E’ una domanda stupida e controversa!-
-Questa non è una risposta.-
-Si che lo è. E adesso spostati.-
-E se ti dicessi di no?-
-Ti prendo a pugni.-
-Eppure siamo ancora qui.-
-Non sfidarmi, Nara!- Abbaiò digrignando i denti tentando di darsi una calmata, invano.
-Allora tu rispondimi, Sabaku!- Sospirò seccato.
- Sei uno stronzo.-
-Sei arrossita.-
-Non dire cazzate.-
-Smettila di dire parolacce. Non è da te.-
-Si che lo è.-
-Ti dico di no.-
-Credi davvero di conoscermi così bene?-
-No. Allora dimmi: dici spesso parolacce?-
-Si.-
-Bene, ho imparato qualcosa di te, allora.-
-E con questo?-
-Mi piaci.-
-…-
BAAM. Cos’è? Una pietra? Un macigno? No, l’intero cielo, il mondo le sono appena crollati addosso. Contro mossa, Temari, vai di contromossa.
-…Non…non è da me.-
-Uhm?-
-Dire parolacce…non è da me.- Spostò lo sguardo altrove, se possibile ancor più rossa di prima.
-Non divagare, sapevo che quella era una bugia.-
-Cos’altro vuoi?-
-Qualcuno ti si è mai dichiarato prima?-
-Che t’importa?-
-Rispondimi.- Probabilmente Shikamaru non era mai stato così tanto intraprendente, difatti si stupì di se stesso per quelle parole e, soprattutto, per il suo comportamento. Ma qualcosa che lo lasciava praticamente a bocca aperta era la sottomissione a cui la bionda si stava sottoponendo. Si sarebbe aspettato di tutto, un calcio in mezzo alle gambe, una strigliata degna di sua madre, uno schiaffo dritto in faccia.
Invece nulla, la biondina aveva deciso di lasciarsi mettere sotto interrogatorio. Da lui. E questo la diceva parecchio lunga. Certo, Shikamaru in questo genere di argomenti non era il migliore, anzi, faceva proprio pena, ma persino lui iniziava ad intuire l’attrazione reciproca a cui erano sottoposti e non poteva ancora fingere indifferenza e soprattutto non lo voleva. E intanto la bionda di Suna continuava con il suo tenere la bocca chiusa, questo lo faceva irritare più di quanto immaginasse e gli ci volle un bel po’ per darsi una calmata e provare ancora.
-Temari, ti ho detto di rispondermi.-
-Non darmi ordini.-
-Se te lo chiedessi per piacere mi risponderesti?-
-No.-
-Allora non vedo perché dovrei cambiare modo.-
-Inizia con il levarti di dosso e ricominciare a fare la persona normale invece del maniaco stalker, poi potremmo provare a parlare da persone civili!-
-Continuerò con questa farsa finché non parlerai.-
-Sei un ragazzo imbarazzante.-
-Ogni tanto mi capita.-
-Si.-
-Si, cosa.-
-Un paio di ragazzi si dichiararono, tempo fa.-
-Chi.-
-Non sono problemi che ti riguardano.-
Aggrottò le sopracciglia guardandola dritta in faccia, sfidandola anche, senza però trovarla impreparata, anzi, corrucciò anche lei lo sguardo, ma sembrava più un broncio che una smorfia adirata. Adorabile. Davvero adorabile.
Perse un battito e, come se non bastasse, si ritrovò a sentire caldo, troppo, all’altezza delle guance. Non poteva fare così, era ingiusto e giocava sporco ma non avrebbe desistito, deglutì e continuò ostentando sicurezza.
-Conoscendoti avrai tirato loro un gran bel pugno o comunque li avrai stesi in pochi secondi.-
-Qualcosa del genere.-
-Con me non l’hai fatto.-
-…-
-Sei ancora qui e non mi hai torto un capelli.-
Beccata.
-….Sono ancora in tempo.-
-Touché!-
-Lasciami.-
-Non ti sto trattenendo, ci sono vie d’uscita ovunque, Temari.-
-Mi hai messa spalle al muro.-
-Il lato sinistro è completamente libero.-
-…-
-Incredibile, sono riuscito a rubarti la parola più di una volta senza conseguenze catastrofiche, questo deve essere il mio giorno fortunato!-
 
Colpita nell’orgoglio più e più volte da quello sfrontato, a cui avrebbe voluto tirare il collo come si fa per uccidere le galline, se ne restò imbambolata senza muovere un muscolo, rapita da quella sua decisione, la pigrizia sparita, insieme al suo stancarsi di tutto. E perché, poi, lei non riusciva a muovere un muscolo? Come poteva permettergli di prendere le redini della situazione senza che lei nemmeno provasse a ribaltarla?
Era inaudito.
-Mi piaci.- Ribadì il moro scrutandola negli occhi acquamarina che l’hanno sempre ammaliato e sempre lo faranno. Come se si aspettasse una risposta, come se non aspettasse altro che essere ricambiato, perché se prima era solo un’idea, ora era qualcosa di più concreto,  tutti i gesti, le parole, i silenzi, portavano ad una sola risposta. Allora perché diamine continuava a fingere di non provare nulla?
Iniziava ad irritarsi e la bionda se ne accorse subito. Pessima mossa, Nara. Mai far fiutare ad un predatore la paura.
Finse di boccheggiare per qualche istante, guardando prima a destra e a sinistra, poi lo fissò dritto negli occhi.
-Giochiamocela.-
-Eh?-
-Giochiamoci la mia risposta.-
-Quale risposta?-
-Non vuoi che io ti dica nulla?-
-Temari…-
-No, aspetta- lo zittì con una mano prima che potesse dire qualsiasi cosa –facciamo una scommessa, una qualsiasi. Se perdo io, allora ti dirò la verità su quello che provo, se ti interessa tanto, in caso contrario resterai col dubbio fino a che non sarò io a deciderlo.- Ghignò consapevole che il moro avrebbe rifiutato.
-Ci sto. Ma alle mie condizioni. Si giocherà una partita, una sola, a Shogi.-
-No, asp…-
-Tu hai scelto il duello, allora io decido l’arma.- la interruppe lui.
-…- l’aveva fregata, doveva ammetterlo –D’accordo.-
A quella risposta Shikamaru allargò il ghigno e si staccò da lei, malvolentieri.
-Stanotte, vieni a casa mia dopo che tuo fratello sarà andato a dormire.-
-Stanotte?-
-Problemi?-
-No, va bene. Non vorrei che qualcuno mi vedesse troppo in tua compagnia, potrebbero farsi idee sbagliate.- Provocò di proposito, ma il moro annuì senza dare troppa importanza a quella frase. Dopotutto, gli occhi addosso non li ha mai amati, un po’ di segretezza non sarebbe guastata.
-Lascerò la finestra della mia camera aperta, primo piano, verso est.-
-A più tardi, Nara.- E si dileguò dietro l’angolo, lasciandolo lì come uno stoccafisso.
 
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Angolo della scrittrice: E finalmente –finalmente- inizia a muoversi qualcosa. Certo che questi due sono proprio tardi, eh!
Vi aspetto nel prossimo capitolo, spero vi sia piaciuto e se vorrete lasciare un commentino o anche una critica è sempre tutto bene accetto per migliorare.
Bye, bie! <3

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Capitolo 12
*** 11. Vittorie e sconfitte ***


Vittorie e Sconfitte


Com'era? Giusto, l'aveva asciato come uno stoccafisso, lì all'angolo della strada. Non aveva nemmeno aspettato che l'accompagnasse fino all'entrata della locanda in cui alloggiava. Pazzesco soprattutto come lui passa aver anche solo pensato di invitarla a casa sua, durante la notte, nemmeno fossero dei banditi che stavano per confabulare per il colpo più grande della storia.
Ragazzi, che stupido è stato il Nara. Continuava a ripeterselo secondo dopo secondo intanto che camminava verso la sua dimora. Mani rigorosamente infilate nelle tasche dei pantaloni e passo pigro, trascinato e soprattutto lento, sguardo piatto e seccato indirizzato al pavimento, i pensieri che non lasciavano spazio alla tranquillità. 
Eppure lui odiava pensare, gli faceva sprecare energie preziose, diceva, che avrebbe potuto utilizzare in modo più appropriato. Dormendo, per esempio.
Ma fortunatamente non gli ci volle molto tempo per tornare a casa, la bionda aveva ragione, la locanda non distava poi molto dalla sua abitazione.
Entrò in casa biascicando un "tadaima" non molto convinto e salì le scale che l'avrebbero portato nella sua camera da letto, senza nemmeno farsi vedere dai suoi genitori che non se ne curarono essendo ormai abituati al comportamento distaccato del loro figlio prodigio. Aprì la porta e senza nemmeno levare la giubba mimetica, si gettò sul letto sbuffando a pieni polmoni, spostò le braccia sotto la testa per mettersi comodo e iniziò a guardare intensamente il soffitto, come se egli potesse rispondere improvvisamente alle sue domande mai dette. Ma cosa gli aveva detto il cervello? Sicuramente la bionda aveva accettato solo per prenderlo per il culo, non si sarebbe nemmeno presentata "all'appuntamento", se così si sarebbe potuto chiamare ovviamente.
Era ancora troppo presto, non era nemmeno arrivata la mezzanotte e Shikamaru iniziava già a spazientirsi, già normalmente odiava aspettare o fare aspettare, figuriamoci in quella situazione. Perché diamine si era dichiarato? Dovrebbe essere la donna a fare la prima mossa, no? E' una cosa che spetta a lei e per di più non avrebbe nemmeno dovuto provare nulla, proprio nulla, per quella ragazza. Gli avrebbe portato solo guai ne era certo. E mal che vada si sarebbe beccato anche le prese in giro di tutta Konoha, se la bionda l'avesse spifferato ai quattro venti. In quel caso non gli sarebbe importato, non ha mai badato ai pettegolezzi degli altri e, in più, era sicuro che Temari non era come le altre ragazza, lei era diversa, anche se non saprebbe dire bene in cosa.
Ah, già, praticamente lei si comportava come un uomo, nonostante avesse il corpo sensuale e disinvolto di una donna.
...
Lo sapeva, solo il pensiero di quel corpo formoso riusciva a farlo arrossire come un cretino, il sangue fluisce dritto al cervello rischiando un emorragia nasale, che fortunatamente viene evitata dal "buonsenso" del moro, e pensare che quel corpo sarebbe potuto essere da un momento all'altro nella sua stanza gli faceva rigonfiare qualcosa nei pantaloni.
Una doccia fredda era quello che gli serviva in quel momento e, detto fatto, aprì il getto sull'acqua gelida, non appena entrato in bagno, e nel frattempo si spoglio calmando i bollenti spiriti.
L'aria di Konoha le faceva male, era maledettamente palese. Ha davvero proposto un giochetto simile al pigro elemento dei Nara? A quello zotico, fannullone, perdigiorno? Si, l'aveva fatto davvero e ovviamente si ritrovava a pentirsene, vorrebbe darsi una bella lezione, magari sciogliendo se stessa nell'acido bollente ma purtroppo ci teneva ancora alla sua pellaccia. Anche se la pena di morte, in quel caso, sarebbe sicuramente stata meno desolante. Dannazione, Temari, non avresti magari dovuto pensare prima di dire qualsiasi cosa? E' talmente palese che perderai quella partita a scacchi! Non che e non sapesse giocare, ma non era brava quanto il moro; questo lo sapeva altrettanto bene. Non è stupida, capisce perfettamente quando è in inferiorità intellettiva e quello era uno dei casi rari in cui avrebbe potuto essere stracciata senza troppi problemi.
Cavolo. Un bel guaio.
Non sarebbe andata all'appuntamento, ecco qual'era la soluzione migliore, si. Adesso si sarebbe infilata il pigiama e sarebbe andata a letto senza nemmeno rinfrescarsi prima, non ne aveva bisogno, tutto quello che voleva era solo dormire e dimenticare quella serata. Si, in quel momento, la bionda, si sentiva proprio la peggiore delle fifone e lei ha pur sempre quella cosa chiamata orgoglio che penetrava continuamente nella sua mente prendendo le decisioni al posto suo.
Quella sera non sarebbe stata differente.
Si alzò dal letto su cui era stesa già da parecchio tempo, lì a continuare a pensare in quali modi avrebbe potuto evitare quel maledettissimo gioco, pur non arrivando a nessuna conclusione plausibile, e si diresse in bagno per rinfrescare il corpo e, magari, le idee; poi si sarebbe vestita e avrebbe aspettato che i suoi capelli si asciugassero prima di uscire per andare all'appuntamento che si erano dati i due.
Appuntamento. L'aveva veramente chiamato in quel modo? Un lungo brivido le scende per l'intera spina dorsale, facendola tremare appena. Solo l'idea di quel che aveva pensato l'agghiacciava e le metteva addosso una fifa non indifferente.
Cazzo.
Non poteva andare lì in quelle condizioni, che ne sarebbe stato della donna senza macchia e senza paura che era? Dove era andata a finire? Perché tutto quello che vede ora è una ragazzina che non sa come comportarsi, che non sa prendere una decisione e che non riesce a mettere due parole sensate insieme. Avrebbe solo dovuto essere se stessa, non sarebbe dovuto essere poi così difficile, no?


E il moro? Si, lui era appena uscito dal bagno, dopo essersi rilassato per almeno un'ora nell'acqua fredda della vasca di porcellana. Ancora avvolto in una sola asciugamano, osservò per svariati secondi l'uscio del balcone completamente spalancato, l'aria pigra di chi ha il sentore di essere disturbato nel momento meno opportuno, ma nulla successe e scosse la testa sentendosi anche stupido per quei pensieri. 
Passò una mano esasperata tra i capelli, districandoli con le dita affusolate. I fili neri gli solleticavano la schiena e pensò bene che, in quei giorni, avrebbe dato un taglio alle punte, essendo diventati troppo lunghi. Sbuffò e decise di iniziare a vestirsi, non mettendo il pigiama, ma un kimono nero da festa. Eh, si. Il nostro cervellone era completamente impazzito.
Preparò la scacchiera perfettamente al centro della stanza e attese come una statua, seduto su un cuscino posto sul pavimento e lo sguardo fissato sul balcone aperto, l'arrivo della bionda di Suna.
Ma i minuti passavano lenti e sembravano infiniti, il moro stava ormai perdendo le speranze di poterla vedere e, quindi, scoprire cos'è che provava per lui. Che poi, se non avesse provato nulla? Come avrebbe reagito? Avrebbe continuato a vivere come tutti i giorni, questo è chiaro, probabilmente sarebbe stata una delusione che gli sarebbe passata nel giro di qualche giorno. Non sa nemmeno perché avesse ammesso che gli piace, non ne era sicuro nemmeno lui ed era stato sicuramente quel bicchiere di sake in più a fargli vuotare il sacco.
Ma la sua attesa durò ancora poco, perché dopo una manciata di minuti, ecco che apparvero le fluide gambe lisce della bionda di Suna, che tanto attendeva con fremito,  e si, era proprio quella la prima cosa che aveva notato ma cosa poteva farci lui? Era colpa di lei, che indossava straccetto così striminziti, che non lasciavano nulla all'immaginazione. Ed ecco che gli occhi salivano a scrutare l'intero corpo esile, forte e perfetto della ragazza, che intanto lo minacciava con il solo sguardo, avendo notato il modo strano in cui la stava fissando.
-Che hai da guardare, Crybaby?!- bisbigliò seccata, solo per paura che qualcuno potesse sentirla. Anche se avrebbe preferito abbaiare.
-Io non ho proprio nulla, Seccatura!- ribadì il moro con voce altrettanto bassa, ma sentiva chiaramente la bocca secca e il sudore freddo che iniziava a farsi strada per uscire dai suoi pori. -Quindi, alla fine sei venuta alla gogna, hm?-
-Quale gogna? Vincerò io, questa partita!-
-Ne sei così convinta?-

No, non era affatto convinta dell'esito di quella diavolo di partita ma, cosa poteva farci? Il suo orgoglio le impediva di farsi vedere vacillante, come in missione, così per uno pseudo gioco, soprattutto se questo trattava di esprimere i propri sentimenti.
-Più che convinta, ti straccerò, Crybaby. Puoi giurarci!-
Guarda il ragazzo da capo a piedi per un istante.
-Bel vestito! Cos'è, devi andare ad una festa di piazza e non mi avevi detto nulla?-
-Ah. Ah. Molto divertente. Siediti e non fiatare, Seccatura.-

E senza aspettare nemmeno un attimo, i due si posizionarono uno di fronte all'altro, separati dalla tavola di legno divisa in quadrati, con già le pedine adeguatamente posizionate.
-Prima le signore.-
-Allora comincia pure, Crybaby!- Un piccolo ghigno si forma sulle sue labbra ma, come se non avesse detto nulla, muove una delle pedine dando inizio così alla partita.

E stanno lì, in una situazione di stallo ormai da ore, probabilmente Shikamaru non era mai stato così tanto in difficoltà, forse distratto anche dalla figura della bionda. Ma non poteva andare a finire così, lui aveva una reputazione da mantenere, diamine. 
-Vuoi restare a guardare la scacchiera ancora per molto, Nara?-
-Non darmi fretta, Seccatura.-
-Ti do fretta, invece, se te ne stai ore fermo come un mobile a farmi attendere per una sola mossa!-
Sospirò esasperato, passando svogliatamente una mano tra i capelli -Nel gioco dello shogi la concentrazione è fondamentale. Per favore. Taci.-
-Non darmi ordini.-
-Mi stai irritando.-
-Oh, davvero?- ghignò guardandolo bieco, contenta dell'effetto ottenuto.
Roteò gli occhi contando fino a cento per recuperare quel po' di lucidità che gli rimaneva, combattendo contro la voglia di prendere a calci e ritornare a fissare la tavola di legno, puntando insistentemente il cavallo avversario della bionda, con tanta insistenza da farsi quasi venire un gran bel mal di testa. -Puoi allontanarti?-
-E perché dovrei?-
-Mi infastidisci.-
-Tanto meglio, allora.-
-Lo stai per caso facendo di proposito?- assottigliò lo sguardo in sua direzione, ammonendola per la sua trovata disdicevole.
-E chi lo sa.-
-Dannazione...- ma non era solo questo a distrarlo, non solo la voce dannatamente soave di Temari, ma era anche quell'inusuale profumo che indossava, era un misto tra lavanda e muschio, qualcosa che addosso alla bionda diveniva qualcosa di sublime, mischiato all'odore proprio della sua pelle. Stava facendo proprio di tutto pur di distogliere i pensieri del moro dalla partita. Ma non ci sarebbe riuscita facilmente ed ecco che un lieve ghigno fiorì sulle sue labbra fini. -Dimmi, Temari, come mai questo profumo così intenso?-
Colta impreparata, la bionda inarcò un sopracciglio fingendosi completamente estranea alla faccenda, increspando involontariamente le labbra carnose. -Non so proprio di cosa tu stia parlando.-
-Ah, no?-
-No.-
-Sappi, comunque, che questi trucchetti con me non funzionano.-
La ragazza alzò lo sguardo su quello del moro, che trovò particolarmente sicuro di sé, il ché soddisfò la ragazza, perché sapeva bene che era un osso duro e che quindi sarebbe stato difficile sottometterlo. Pane per i suoi denti. Decisamente all'altezza. -Vedremo.-

E, a quella risposta, in giovane non poté far altro che sorridere di gusto, tornando a concentrarsi sulla partita; non avrebbe dovuto più distrarsi, ne valeva l'esito della partita. C'era la questione del riscatto di quella partita, fin troppo importante per lasciare che vada perso così facilmente. Avrebbe dovuto usare il suo massimo quoziente intellettivo, non dovrebbe poi essere qualcosa di estremamente difficile, per lui, difatti vide nella sua mente la mossa che lo avrebbe portato alla vittoria, la vide così chiara e limpida che iniziava già a pregustare il momento in cui Temari avrebbe abbandonato baracca e burattini per parlare, finalmente, e metterlo al corrente della situazione, chiarirlo e magari dichiararsi.

Sarebbe stato tutto perfetto, se non fosse che, non appena il moro si permise di spostare un pezzo degli scacchi, un rumore familiare di passi lo interruppe, facendolo imprecare mentalmente. La voce, poi, fu la ciliegina sulla torta che gli fece capire che non aveva più tempo: doveva nasconderla.


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Angolo dell'autrice: Sono una scrittrice senza cuore, che lascia allo sbaraglio le proprie storie e non le completa. Mi sento una fallita. TOT
Il problema è che il lavoro mi sta succhiando via tempo e non riesco se non a scrivere un paio di righe al giorno. Eè un obbrobrio ma ci ho provato anche stavolta... scusatemi ancora. Ci rivediamo -spero presto- al prossimo capitolo!

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