Ancora Tu

di WickedSwan
(/viewuser.php?uid=290473)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ma non dovevamo vederci più? ***
Capitolo 2: *** So cosa vuoi sapere ***
Capitolo 3: *** Sia quel che Sia ***
Capitolo 4: *** E come stai? Domanda inutile. ***
Capitolo 5: *** Ma quanto ti conosco davvero? ***



Capitolo 1
*** Ma non dovevamo vederci più? ***


 CAPITOLO 1 - Ma non dovevamo vederci più?




“No.” una voce vibra dall'altra parte del tavolo.
Mi volto per capire chi abbia parlato. Come se ne avessi bisogno. Come se non potessi riconoscere quella voce tra mille.
Mi sembra solo molto strano il fatto che si sia rivolto a me in questo modo, come per vietarmi qualcosa, dato che lui è l'ultima persona a cui chiederei il permesso.
“Scusa, stai parlando con me?” chiedo, già sul piede di guerra. Voglio proprio vedere quale sia il motivo così importante che l’ha spinto a parlarmi, dopo mesi di completa indifferenza.
“Dove stai andando?” Continua lui, ignorando completamente il tono sarcastico della mia domanda. Adesso si è alzato e mi sta guardando dall'alto in basso, avvicinandosi lentamente, con la sua caratteristica aria annoiata. Raccolgo tutte la mia pazienza e cerco di rispondere nel modo più civile possibile; non vedo l'ora di andarmene dalla stanza.
“E' appena arrivato George, sono tre settimane che non lo vedo. Mi sta aspettando al "Blossoms", quindi mi scuserai se non posso rimanere a conversare amabilmente con te.” Non riesco a evitare il tono scocciato con cui aggiungo quest'ultima parte.
“Ancora buon compleanno comunque”.
Giro i tacchi e faccio due passi, quando vengo di nuovo richiamata indietro dalla solita irritante voce.
“No, aspetta..” Si ferma per prendere fiato, come se si stesse preparando a uno sforzo enorme.
“Non andare.”
I suoi amici hanno smesso da un bel po' di parlare fra loro e ci stanno osservando, con facce stupite e attente.
“Scusa?” Ripeto io, sempre più esterrefatta. Questa conversazione non ha senso, lui non fa altro che dire no ed io non faccio altro che scusarmi. Di cosa poi, non lo so neanche io. Non che io mi senta in colpa nei suoi confronti, questo è assolutamente fuori discussione. Quello che dovrebbe scusarsi è lui, e non solo per il suo inqualificabile comportamento attuale.
“Non andare.” Ripete, alzando le spalle, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Va bene, a questo gioco possiamo giocarci in due. Assumo una posa che reputo intimidatoria e mi avvicino anch'io: adesso i nostri piedi si stanno quasi sfiorando e devo alzare la testa per guardarlo dritto negli occhi.
La tua altezza non ti salverà adesso, caro: Sono piccola ma so farmi valere.
“Che cosa vuol dire che non devo andare? Il signore non vuole che lasci l'edificio, la stanza oppure vuole semplicemente darmi sui nervi non permettendomi di vedere il mio ragazzo? Bene eccoti una notizia sconvolgente: non puoi darmi ordini.” Vediamo come rispondi a questo, idiota.
“Non era un ordine Elizabeth, era una richiesta. Visto che è il mio compleanno potresti soddisfare almeno questo mio piccolo desiderio.” Ammicca, prendendomi in contropiede, ma l'espressione divertita resiste solo un attimo, prima che il suo viso torni all'espressione indifferente di sempre.
“Da domani puoi tornare al tuo insensato odio nei miei confronti, ma almeno stasera resta, ti..mi farebbe piacere.” Adesso è dannatamente serio.
Questo non me l'aspettavo. Sembra quasi che mi stia pregando. Sembra quasi che provi dei sentimenti. Non so come reagire al suo lato umano, avevo quasi dimenticato che ne avesse uno. Sono troppo confusa e d'istinto faccio la cosa in cui riesco meglio: scappare.
“Senti, non so cosa tu ti sia messo in testa ma io non ti odio. Per odiare una persona devi spendere un sacco di energie e tu non ti meriti neanche questo. Mi sei semplicemente indifferente, sai, da quando abbiamo deciso che non siamo amici.” Devo andarmene subito, o dirò qualcosa di cui potrei pentirmi.
Un lampo di rabbia passa sul suo viso quando tiro fuori l'argomento dell'ultima vera conversazione che abbiamo avuto. Rabbia, rabbia per cosa? Ha fatto tutto da solo, io mi sono solo comportata di conseguenza.
Osservo un attimo i suoi compari, che intanto hanno ricominciato a parlare fra loro e non fanno più attenzione a noi.
Quando sposto di nuovo lo sguardo sui suoi occhi mi accorgo che sta fissando un punto indistinto alle mie spalle e la sua mascella è contratta. Per quanto io mi sforzi di non farci caso lo conosco abbastanza bene per capire che sta cercando di calmarsi.
Ovvio, lui non può arrabbiarsi, non fa parte del suo personaggio, perderebbe il fascino da manichino senza sentimenti che attira tanto le ragazze.
“Va bene, allora resti?” Propone, laconico. “ Potremmo bere una birra insieme..” Ok, qui ci sono seri problemi di comunicazione.
“No, allora non mi ascolti. George è qui fuori ed ha fatto trecento chilometri in macchina solo per vedere me, quindi scusa se preferisco una serata con lui che una birra con te!”
Adesso mi ha stancato, ho raggiunto il mio limite di sopportazione. Mi volto e mi avvio verso l'uscita, stavolta niente di quello che dirà mi farà tornare indietro. In tutti i sensi. All'improvviso mi sento afferrare per il braccio e non faccio in tempo a capire cosa sta succedendo che perdo l'equilibrio e finisco dritta contro il suo petto. Stronzo bastardo, ora mi sente.
“Che diavolo fai, toglimi le mani di dosso!” Urlo, mentre cerco di districarmi dal suo tanto improvviso quanto non voluto abbraccio. “Hai bevuto? O sei semplicemente impazzito?” Lo guardo con ferocia. Spererei anche di fargli paura, se non sapessi che è impossibile. Infatti mi afferra gli avambracci con entrambe le mani per tenermi ferma e cattura il mio sguardo con il suo.
“Adesso ascoltami bene Elizabeth, quel George..non..non ti devi fidare. Ti prego, non fidarti.” Sembra voglia aggiungere altro ma non lo fa. Mi lascia improvvisamente le spalle e si volta per tornare al tavolo. Sono qui immobile e incapace di reagire. Dopo qualche secondo mi rendo conto di quello che è successo e stavolta sono io a trattenerlo per un braccio.
“Come ti permetti?” Sibilo, mentre lui non sembra volersi girare per guardarmi. Da fuori potremmo sembrare una sorta di statua greca, di quelle dalla forma perfetta ma che nascondono una miriade di passioni.
“Non puoi far finta che io non esista per..non so neanche quanto e a un certo punto venire qui, farmi la predica e andartene di nuovo, come se nulla fosse!” Continua a non guardarmi e io approfitto di questo momento per continuare il mio attacco.
“Qual è il problema? Ora ti da noia anche il fatto che io possa essere felice?” A questo punto si volta.
Ora è davvero infuriato, ma non mi importa, se la faccia passare. Apre la bocca per rispondere, ma non glie lo permetto. Ormai sono un fiume in piena.
“Vuoi parlare adesso, ma quando ero io ad aver bisogno di parlare dov'eri? Non c'eri! E l'ho accettato! Evidentemente avevo frainteso io ed il nostro rapporto non era così profondo come pensavo. Ma adesso che finalmente l'ho capito ed ho voltato pagina non puoi tornare di punto in bianco e arrogarti il diritto di poter avere un'opinione sulle mie scelte. Come se ti importasse qualcosa in fondo.”
Ormai ho le lacrime agli occhi. Al diavolo lui e la sua arroganza. Mi avvicino ancora, non c'è più spazio fra noi.
Nonostante in questo momento lo detesti, non posso allontanarmi fisicamente da lui. Non ci riesco.
“Ma non peroccuparti, lo so che non è così” sussurro alla fine, cercando di ricompormi.
“Lo so che non tieni a me, o a nessun altro per quello che importa. Ti sei talmente impegnato a creare una perfetta maschera di indifferenza che ormai di te è rimasta solo quella.”
Rimaniamo così, vicini, a guardarci. Un sottile velo d'aria ci divide; è un equilibrio troppo fragile, un piccolo movimento, suo o mio, basterebbe a far crollare il mio castello di carta. Un castello che ho messo sei mesi a costruire. Il mio unico rifugio da lui e da quello che potrebbe farmi, se solo gliene dessi la possibilità.
Ma ho imparato a mie spese che non posso permettermi di lasciarmi andare a inutili fantasie quando c'è di mezzo lui. E' un comportamento distruttivo e autolesionista data la sua incapacità di provare alcun sentimento.
“Sei una pazza, Elizabeth. Io ti ho avvisata.” Dice infine senza il minimo accenno di emozione nella voce. Sembra che stia leggendo la lista della spesa mentre io sono piena di rabbia.
Si allontana e aggiusta i ciuffi di capelli neri che gli sono ricaduti sulla fronte, l'unica parte ribelle di tutto il suo aspetto; ma sono convinta che anche la loro finta confusione sia controllata al millimetro, come tutto il resto.
Lo guardo e la mia voglia di urlare si fa di nuovo pressante; come fa a essere calmo e indifferente anche adesso, che stiamo (sto) litigando al centro di una sala piena di persone?
“Bene, grazie dell'avvertimento. Ora me ne vado sul serio e non tentare ancora di fermarmi o potrei diventare violenta. E non vorrei che il tuo aspetto perfetto fosse rovinato da un naso rotto.”
Gli lancio un ultimo sguardo assassino e me ne vado, lasciandolo in piedi in mezzo alla stanza.



Eccoci qui, alla fine del primo capitolo! Dopo mesi e mesi e dopo aver letto storie molto belle scritte da un sacco di autori, anche io ho deciso di pubblicare qualcosa. Spero che anche la mia possa essere interessante..
Insomma, in nostri due protagonisti (Lizzie e Will) sembrano avere un passato burrascoso alle spalle, che ovviamente voglio approfondire nei "prossimi episodi". E di George? Ci dobbiamo fidare? O dovremmo ascoltare il borioso e antipatico Will?
Per scoprirlo leggete e recensiteee
Un bacio a tutti
Elphie (:

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** So cosa vuoi sapere ***


CAPITOLO 2- So cosa vuoi sapere

 

Pago in fretta, senza voltarmi verso il tavolo, ancora visibile dall'arco divisorio del ristorante ed esco.

“Ehi Elizabeth, ce l'hai fatta finalmente! Ma che ti è successo là dentro?”

Jane mi viene incontro con il suo passo leggero. La guardo storto e lei si ferma di fronte a me: mi conosce talmente bene che sospetto abbia già capito tutto.

“Will?”

“Si, 'Lord' Darcy ed io abbiamo avuto uno dei nostri amabili incontri.” Confermo, con uno dei miei sospiri molto teatrali.

Jane assume il suo sguardo da 'Salviamo il soldato Ryan' e poi mi abbraccia. Ricambio il suo gesto d'affetto, grata che non mi faccia altre domande, e ci incamminiamo verso il pub qui vicino dove ho appuntamento con George.

Chissà dove sarei adesso se non ci fosse Jane. E' la mia migliore amica da talmente tanto tempo che non riesco a ricordare un momento in cui non lo eravamo.

In realtà in molti si chiedono come possiamo essere così unite date le nostre evidenti differenze caratteriali e spesso me lo chiedo anch'io.

Jane è dolce e misurata, non potrebbe pensare male di qualcuno neanche se lo volesse. Per lei tutto il mondo è buono e caro ed ogni persona dovrebbe avere sempre una seconda possibilità. Credo di non averla mai vista alzare la voce, neanche una volta, anzi, probabilmente non si è mai arrabbiata in vita sua.

Io invece sono tutta l'opposto: mi ritengo molto brava a comprendere il carattere di una persona molto velocemente ed i miei giudizi sono spesso esatti e precisi. Ho un carattere molto più ribelle e gusti direi..particolari.

Certo, non sono una Punk e non ho i capelli viola ma non mi piace seguire la moda, preferisco avere uno stile tutto mio. Mi rendo conto che spesso posso sembrare un po' troppo scontrosa ed irascibile e per questo ringrazio che ci sia Jane a smussare questi lati del mio carattere.

La nostra indole, così diametralmente opposta, si rispecchia perfettamente anche a livello estetico, dato che non potremmo essere più diverse di così.

Innanzitutto Jane è alta circa dieci centimetri più di me. Ha gli occhi color cielo, grandi e sinceri che danno al suo viso un'espressione dolce e serena, tanto che “Bambi” è stato il suo soprannome fin da quando eravamo piccole. Mai nomignolo fu più azzeccato. Contribuiscono a creare la figura angelica dei capelli meravigliosi, di un biondo cenere splendente, che le scendono sulle spalle in morbide onde, creando un'aurea dorata intorno al suo viso. Infine, ciliegina sulla torta, è la classica ragazza che potrebbe mangiare qualsiasi cosa e non ingrassare di un etto. La sua figura è slanciata e snella, sicuramente frutto di tutti quegli anni di danza classica.

Lo ammetto, se non le volessi tutto il bene che le voglio probabilmente la odierei, ma la conosco ed una volta conosciuta è impossibile odiarla, anche volendo.

Quanto a me sono, come dire, una persona normale, di altezza normale (forse un po' al di sotto della media) e costituzione normale (forse un po' al di sopra della media, mi piace mangiare, lo ammetto). Ho capelli castani piuttosto lunghi che adorano prendere le forme più strane ed hanno assolutamente una vita propria ed occhi nocciola che spesso mi dicono essere troppo indagatori.
Giuro, non lo faccio apposta è che tendo ad avere uno sguardo un po' troppo diretto quando parlo con una persona.

Anche a livello fisico io e Jane abbiamo le nostre differenze: la mia pelle è particolarmente pallida e l'unico risultato che ottengo quando mi espongo troppo al sole è quello di sembrare un pomodoro arrostito, mentre lei assume subito un belo colorito ambrato. Con questo non voglio lamentarmi, io sto benissimo con me stessa; riconosco di non essere una bellezza da mozzare il fiato ma neanche troppo insignificante per essere notata. Con il tempo infatti ho imparato a supplire alle mie “mancanze” fisiche con parlantina frizzante, ironia e voglia di ridere.

“Credo ancora che sia stato tutto un malinteso. Con Will intendo.” Mi dice Jane, riportandomi alla realtà.

Mi volto a guardarla: ormai non conto più le volte che abbiamo affrontato questa conversazione.

“Jane, tu sei troppo buona, non smetterò mai di ripetertelo. William è un presuntuoso, insolente bastardo e non ho proprio niente da dirgli. Siamo troppo diversi io e lui, un'amicizia tra noi è impossibile; e poi scusa, dovresti odiarlo più di me, dato che tu e Charlie vi siete lasciati per colpa sua!”

Se fosse stato solo per il suo orribile carattere avrei potuto anche perdonarlo, ma non posso dimenticare quello che ha fatto alla mia amica.

“Lizzie, sono passati già cinque mesi..”

“Sì, cinque mesi in cui ti ho vista piangere e stare male e tutto per quel..borioso!” La interrompo, incapace di rimanere in silenzio mentre cerca ancora di difenderlo. Jane mi guarda, cercando di capire come calmarmi, ma in questo momento niente potrebbe dissuadermi dal mio odio verso Mr. Insensibilità.

“Charlie mi ha lasciata perchè non mi ama. E non c'entra niente ciò che gli ha detto Will, o meglio, ciò che tu pensi gli abbia detto, dato che sono solo tue supposizioni. Non tutto quello che succede a Rose Hill è colpa di Will Darcy, Elizabeth.”

“Sì invece!” Rispondo io, fermandomi di colpo. “Jane, è ovvio che sia stato William a convincere Charlie che tu non tenevi a lui! Ti ricordi cosa disse? . Guarda, più ci ripenso, più mi pento di aver lasciato il ristorante senza prima rompergli quel maledettissimo naso perfetto!”

“Il fatto che non fosse l'unico a pensarlo non vuol dire che quella persona fosse Will!” Esclama jane, rossa in viso per l'agitazione.

“A parte che non capisco perchè continui a tornare sull'argomento, ma sono sicura che sia stato il 'Principe William'. E' il suo migliore amico e non ha mai sopportato che io e te fossimo entrate nel suo giro di piccoli Lords. Non vedeva l'ora di liberarsi del popolino ed ha sfruttato questa scusa assurda per riuscirci!”

“Va bene Elizabeth, come vuoi. Tanto quando ti metti in testa una cosa è impossibile farti cambiare idea. Se sei sicura non ne parlerò più, ma vorrei che ammettessi che ti manca.”

“Chi?” Chiedo. Ho perso il filo del discorso, non capisco di chi stia parlando.

“Will, ovviamente. So che avevate legato prima che succedesse quello che è successo.”

Apro la bocca per ribattere che non avevamo legato e che non mi manca affatto, ma lei mi precede con la sua calma fermezza :

“Non negare per favore. Tu sarai anche più brava di me a giudicare i caratteri e le situazioni, ma questo non vuol dire che io non abbia gli occhi. Se non vuoi dirlo ad alta voce va bene, ma ammettilo almeno a te stessa, potrebbe portarti un po' di serenità.”

A questo punto non ho altre carte da giocare, dato che come sempre Jane ci ha azzeccato in pieno. Ma ciò non vuol dire che lo ammetterò. Ho una reputazione da difendere. E non importa se in fondo è vero che Will mi manca da morire, non importa se quando ripenso alle nostre conversazioni così semplici eppure così intime mi viene da piangere, non importa che, se non fosse per il mio orgoglio, adesso sarei ancora in quel pub a bere la birra che mi avrebbe volentieri offerto, non importa se ogni volta che lo vedo vorrei dimenticare tutto quello che è successo tra noi e ricominciare. Non si può dimenticare il passato e certamente non posso abbandonarmi alle mie debolezze, sarebbe un passo indietro e da adesso in poi voglio solo andare avanti.

Intanto siamo arrivate vicino al “Blossoms”, George dovrebbe essere già qui, se solo riuscissi a vederlo..

“Hey Kitten!” Esclama una voce sorniona alle mie spalle.

 

 

Ok, eccoci arrivati in fondo al secondo capitolo.
Nessuna interazione tra Darcy e Elizabeth (esiste un nome per questa coppia?) ma volevo inserire il personaggio di Jane,
in modo da poter usare anche un punto di vista esterno con cui descrivere i personaggi, che ne dite? Troppo noioso?

Finalmente conosceremo George nel prossimo capitolo, ma vorrei sapere che ne pensate riguardo alcune possibilità:

1. Volete dei flashback che raccontino un pò la "finita" amicizia tra Lizzie e Darcy? Oppure continuo così senza dare ulteriori spiegazioni sul passato?
2. La storia con George sarà veloce ed indolore oppure è meglio portarla avanti per qualche capitolo? Io personalmente lo odio e l'ho sempre odiato Wickham, quindi vorrei liberarmene in fretta ma ho bisogno della vostra opinione!

Grazie per essere ancora con me in quast'avventura e BUONA LETTURA!

XoXo
-Bea (:

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sia quel che Sia ***


Capitolo 3 - Sia quel che Sia

George. Dolce, gentile, simpatico George. Stiamo insieme da quattro mesi e finalmente sono di nuovo serena. All'inizio non è stato facile, non riuscivo a lasciarmi andare, ma con il tempo ed una grande quantità di pazienza da parte sua, adesso ha conquistato la mia fiducia.

Ci avviciniamo velocemente e lui si abbassa per un bacio veloce ma tenero. Ci abbracciamo, dato che sono due settimane che non ci vediamo e quando ci stacchiamo il suo braccio rimane intorno alle mie spalle, in un gesto intimo ed abituale.

“Ehi George!” si avvicina allora Jane, “Bentornato in città!” esclama con il suo solito dolcissimo sorriso.

“Ciao Bambi!” Risponde ridendo lui, utilizzando il braccio con cui non mi cinge le spalle per tirarle un leggero buffetto.

“Jane, vieni dentro con noi a bere qualcosa?” Le chiedo. Mi dispiace lasciarla; da quando lei e Charlie si sono lasciati la nostra amicizia è diventata ancora più forte e, nonostante lei continui a ripetere di stare bene so quanto sia ancora dura per lei. Non vorrei mai lasciarla sola e cerco sempre di coinvolgerla in ogni tipo di attività e svago. Io e George avremo tempo di stare da soli in questa settimana, sono sicura che il mio ragazzo capirà.

“Oh no Lizzie!” si schernisce allora Jane, prendendomi in contropiede, “E' meglio che io mi avvii verso casa. Tanto domani siamo a pranzo da Charlotte, ricordi? Adesso devo proprio andare, è meglio che passiate un po' di tempo da soli voi due!” Ride infine, mentre un leggero rossore le pervade le guance.

Sto per rinnovare la mia offerta, dicendole che non è un problema se vuole rimanere ma George mi precede:

“Ok Jane, a costo di sembrare insistente ti chiedo anch'io di rimanere qui con noi. Non vorrei che tu dovessi andare a casa da sola.” Lo guardo sorridendo, fiera che sia il mio ragazzo. So che qualcun'altro non avrebbe esitato a spedire Jane a casa.

“Non preoccuparti George. Papà è già dietro l'angolo; è passato a prendere Mary ad una festa di compleanno ed ha deciso di aspettare anche me.” Risponde subito Jane. Mary è la sorella minore della mia amica; è così timida e insicura che mi risulta difficile credere che sia ad una festa. Decido comunque di credere a Jane e la lascio andare via.

“Dai Lizzie ci vediamo domani. Ciao George!” Aggiunge, abbracciandomi velocemente e schioccando ad emtrambi un sorriso a trentadue denti. A questo punto io e George desistiamo dal fermarla e la guardiamo allontanarsi con il suo passo leggero ed elegante.

“Allora Kitten, finalmente soli..” Inizia George, stringendomi le spalle per avvicinare il suo viso al mio. “Mi sei mancata.” Sussurra, guardandomi negli occhi.

“Anche tu.” Rispondo subito, quasi automaticamente, guardandolo di sfuggita. Sono improvvisamente imbarazzata, non riesco a guardarlo negli occhi. Mi sembra di essere tornata al nostro primo appuntamento, quello a cui ero quasi stata costretta ad andare.

In realtà aveva fatto tutto lui. Mi aveva cercata, mi aveva corteggiata e dopo un paio di settimane di insistenza ero capitolata ed avevo accettato il suo invito.

George è un tipo simpatico e gentile, durante il nostro appuntamento riuscì a farmi ridere per la prima volta da quando.. No, non è il momento di pensare a lui. Stasera mi ha già rovinato l'umore una volta e non accadrà di nuovo.

“Dai, andiamo dentro a scaldarci” Gli dico sorridendo. Lo prendo per mano e lo guido all'interno del locale, dove ci sediamo ad un tavolo ordinando un paio di Drink. O meglio, lui ordina uno di quei cosi colorati pieni di alcool e succhi non ben identificati mentre io mi prendo la solita birra scura, il mio tratto distintivo. Preferisco il sapore deciso della birra a quello dolciastro di quegli affari, ma se a lui piacciono non posso certo fargli cambiare idea.

Lui si guarda in giro, mentre aspettiamo le ordinazioni ed io mi soffermo ad osservare lui.

Nella luce soffusa del locale i suoi occhi marroni assumono una sfumatura molto intensa, diventando quasi neri. Sono sempre molto brillanti e ironici, con una scintilla di malizia che non so ancora se mi piaccia o meno.

In realtà durante quel famoso primo appuntamento furono soprattutto quelli ad attirare la mia attenzione. Quelli e la sua incredibile capacità di parlare più di me. Non avevo mai trovato qualcuno che riuscisse a farmi stare zitta per così tanto tempo. In quell'ora e mezzo riuscì a raccontarmi la maggior parte della sua vita ed alla fine dell'appuntamento sapevo ormai quasi tutto di lui.
Parlandone con Jane capimmo che poteva essere una piacevole novità uscire con qualcuno che riusciva a tenere banco tranquillamente con i suoi aneddoti e le sue battute.
Da allora le cose non sono cambiate poi molto. I nostri appuntamenti sono pieni dei suoi racconti e delle mie risate, mentre io non devo impegnarmi ogni volta per tenere aperta la conversazione come invece mi succedeva sempre con lui.

In generale sono una persona a cui piace parlare molto, adoro intavolare discussioni su qualsiasi cosa e dico sempre la mia, cercando sempre il confronto. Mi piace guardare le persone negli occhi quando ci parlo e cerco sempre di capire quello che pensano realmente, lasciando sempre che rispondano alle mie provocazioni il più liberamente possibile.

Con lui non era mai stato semplice farlo. Il suo contegno sempre molto diffidente aveva reso difficile, specialmente all'inizio, riuscire a provocarlo abbastanza per iniziare un interessante scambio di opinioni. Ma da quando era accaduto la prima volta, gli “scambi di opinioni”, altrimenti dette “litigi” erano diventati il nostro pane quotidiano. Ed era stressante ed interessante allo stesso tempo. C'era chi si teneva attivo il cervello con i cruciverba; io lo facevo con William Darcy.

Ecco, la mia mente è di nuovo andata in luoghi proibiti. Mi risveglio dai pensieri proprio quando ci servono le ordinazioni. Prendo subito un sorso dalla mia birra e mi sforzo di ascoltare George mentre mi racconta di nuovo del suo amato lavoro. La famiglia di George ha un'azienda di Thè piuttosto famosa, anche se artigianale. Come suo nonno e suo padre prima di lui anche il mio ragazzo ha una forte passione per la produzione del Thè e spesso si perde nelle descrizioni e nei racconti di tutti i processi di produzione.

Appena inizia a parlare di Thè il suo sguardo si illumina e un sorriso orgoglioso gli si apre sul volto, come se stesse rivelando un grande segreto.
E' per il suo lavoro che ci vediamo poco. Da circa un anno lui e suo padre hanno deciso di aprire una succursale in Francia e George passa lì circa due settimane ogni mese, insegnando ai nuovi dipendenti l'arte della produzione del Thè.

“Devi capire Lizzie che è tutta questione di passione” ricomincia lui dopo un breve sorso dal suo intruglio “Io lo vedo, Jacques non ha la determinazione e la passione giusta per questo mestiere. Poverino, ci mette impegno ma molto spesso devo rifare tutto il suo lavoro da capo e questo mi rende molto nervoso. Non può semplicemente fare come vuole, ci sono tempistiche, passaggi e colori da rispettare.
Il Thè è una cosa importante e lui non lo sta prendendo abbastanza sul serio. Tanto il nome sulla facciata dei negozi non è mica il suo, lui è solo un apprendista. Ma noi ci giochiamo la nostra buona reputazione ogni giorno e non ho più intenzione di andare avanti così. Ho deciso di licenziarlo.”

“Licenziarlo?” Mi risveglio io di soprassalto. Ho conosciuto Jacques circa due mesi fa, quando venne a Rose Hill con George dalla Bretagna e mi è subito piaciuto come ragazzo. Uno dei pochi francesi che effettivamente mi siano mai stati simpatici. Sorriso aperto, belle mani, sguardo azzurrissimo e schietto, ho capito subito che è un grande lavoratore e che si sta impegnando per imparare il mestiere.

“Non puoi licenziarlo così George. Sono solo sei mesi che lavora con voi..tu ci hai messo quanto? Vent'anni per arrivare al tuo livello? Dagli un'altra possibilità, so che di passione e di determinazione ne ha tanta. Solo che è diciamo, difficile lavorare con te..” Quest'ultima parte non volevo dirla ad alta voce ma ormai mi è sfuggita e vedo subito George farsi più attento. Lui odia essere ripreso dagli altri. Quando si sente colto in fallo diventa una sorta di ragazzina isterica, di solito cerco di evitarlo ma ormai il danno è fatto.

“Che vuoi dire Lizzie? Io non sono un tipo difficile. Anzi sono piuttosto affabile e aperto. Cerco di mettere sempre tutti a loro agio e lo sai benissimo. Guarda noi per esempio, se non fosse stato per me quel primo appuntamento sarebbe stato disastroso, con i tuoi continui silenzi.” Mi risponde piccato.

“Che cosa?” Chiedo, meravigliata. Lui monopolizza le ore intere con i suoi racconti e io sono la musona che non parla mai? Ma non capisce che non me ne dà neanche il tempo?

“Senti Lizzie, non mi va di discutere stasera. Sono appena tornato dalla Francia lo sai e sono stanco morto. Me ne sarei andato volentieri a letto ma mi mancavi troppo così ho scelto di vederti. Quindi perfavore vediamo di passare una bella serata, ho bisogno di te Lizzie.” George mi guarda molto intensamente, sfoderando uno dei suoi perfetti e bianchissimi sorrisi ed io..mi sciolgo.

Perchè sarà anche un po' capriccioso e vanesio, ma quando siamo insieme mi fa sentire una principessa, riempiendomi di attenzioni e facendomi divertire e non posso che essergli grata per questo. In più forse ha ragione a ricordarmi molto silenziosa al nostro primo appuntamento.
Era il mio momento “Odiotuttigliuomini” derivato dalla storiaccia con Charles e William e, conoscendomi, non devo essere stata molto sottile e carina nei suoi confronti. Ma lui non si è mai arreso con me, restituendomi un po' di fiducia nel genere maschile, dopo che quei due imbecilli l'avevano completamente distrutta e frantumata.

Ricambio il suo sorriso e mi sposto per sedermi più vicina a lui. Prendo il suo viso fra le mani, accarezzando la barbetta di qualche giorno e gli schiocco un sonoro bacio a stampo, siglando la nostra riappacificazione.

Quando mi allontano lui sorride avvicinando poi la sua bocca al mio orecchio: “Ti va di andare a fare un giro in macchina, Kitten?” mi sussurra. Lo guardo per qualche secondo per capire le sue intenzioni e poi annuisco soddisfatta nel vederlo finalmente contento.

Lui si alza per pagare il conto ed io lo guardo mentre si avvicina al bancone.E' alto, molto alto, e quando siamo uno accanto all'altra mi sovrasta completamente. I suoi capelli sono sempre una massa ben poco definita che, a quanto dice, è lui stesso a creare con gel e phon. In effetti è proprio un bel ragazzo, con tutte le cosine al punto giusto e mi rendo conto che spesso, quando camminiamo in città, gli occhi delle ragazze sono puntati su di lui. Ha un sorriso piuttosto attraente e dei lineamenti che lo rendono particolarmente amabile e gradevole. In più riesce ad entrare in confidenza con chiunque in pochi minuti e non riesco a trovare nessuno che possa dire qualcosa di male riguardo a lui.

No, in effetti qualcuno c'è, ma quella persona non ha alcun potere sui miei pensieri e sulle mie decisioni. O almeno non più.

Quando usciamo dal locale una ventata di vento gelido ci assale. In effetti mancano quindici giorni a Natale ed il clima non fa altro che ricordarcelo. Stanamente però quest'anno non ha ancora nevicato ed io inizio a preoccuparmi che di neve ne vedremo poca quest'inverno. Peccato, io amo la neve.

“Se c'è una cosa di cui sono contento, oltre al fatto di avere tu qui con me” inizia George “E' che quest'anno non sia ancora nevicato. Ti rendi conto quanto tempo in più ci metterei a fare in su e in giù da Parigi se ci fosse tempaccio? E poi diciamoci la verità, la neve è bella in montagna, mica nelle città. Crea solo disagi e un sacco di disturbo a tutti.” Afferma convinto, con uno sguardo dritto e sicuro, di chi non accetta repliche. Io sospiro, rendendomi conto di quanto spesso le nostre idee divergano completamente.

Vorrei spiegargli il motivo per cui molte persone amano la neve anche in città o quale sia il grande mistero che si cela dietro una nevicata notturna; magari potrebbe iniziare ad amarla anche lui, così lo fermo, lo giro verso di me e lo guardo intensamente.

“Non è la neve in sé che le persone amano, ma l'atmosfera che crea. Tutto diventa più..semplice. I rumori sono attutiti, i colori più tenui e le persone spesso iniziano a vedersi sul serio per la prima volta. Quando tutto è bianco intorno a te, la tua attenzione si concentra su chi hai accanto ed inizi a scoprirne i veri colori e le vere sfumature. L'altra persona diventa l'unico soggetto su una tela completamente nuda, capisci?” Lo guardo con un sorriso accennato, sperando di aver reso l'idea.

“Sì, ci sono. Quindi ti piace la neve perchè è..bianca? Insomma, noiosa?” Mi guarda scettico, come se non avesse mai sentito stupidaggine più grande in vita sua. “Sei proprio strana Lizzie, lasciatelo dire. Ma è per questo che mi piaci.” Aggiunge, dandomi un buffetto. Oddio, lui e i suoi buffetti, che accoppiata divertente.

Beh, direi che ha capito perfettamente quello che volevo dirgli, come sempre.
No, non devo essere troppo dura con lui. In fin dei conti lo so da sola che sono un po' strana e nonostante questo non mi ha mai fatto pesare i miei cambiamenti d'umore improvvisi, il fatto che io canticchi continuamente o la mia ossessione per le fiabe.

Riprendiamo a camminare e dopo pochi minuti arriviamo alla macchina, o meglio, Jeep, ed entriamo.
Come sempre mi chiede se ho voglia di guidarla ma sinceramente non mi sento adatta a questo tipo di macchina. O almeno, non ancora.

Ognuno si siede quindi al proprio posto ma, mentre sta per mettere in moto, George sembra ricordarsi improvvisamente di qualcosa.

“Che idiota!” Esclama, “Dovevo passare a prendere le sigarette per mio fratello. E' fermo a casa per via della gamba rotta e mi ha chiesto di fargli incetta di Winston.” Conclude, guardandomi.

“Ok, ti aspetto in macchina, fai presto!” Gli rispondo con un sorriso rilassato.

“Non mi accompagni?” Mi chiede lui, cercando di fare gli occhi dolci. Io scoppio a ridere e sfodero la mia espressione più lamentosa.

“Stai scherzando? Fa un freddo pazzesco, preferisco stare al calduccio in macchina che rifarmi tutta la via a piedi per raggiungere il tabacchino! Dai, sono solo dieci minuti se fai in fretta..” Aggiungo, cercando di diventare accattivante.

“Va bene, va bene, mi hai convinto. Ma mi aspetto una ricompensa!” Risponde lui, con un ghigno malizioso.

Scende dalla macchina dopo essersi infilato il portafoglio nella tasca posteriore dei Jeans e lo vedo allontanarsi sotto le lucine luminose che già popolano tutta la città.

Accendo la radio e mi rilasso, accompagnata da una delle mie canzoni preferite del momento, “Photograph” di Ed Sheeran. In realtà le sue canzoni mi piacciono tutte e credo che sia un artista di grande talento, infatti non vedo l'ora di poterlo vedere dal vivo.
Con Jane ovviamente, dato che George non ascolta propriamente questo genere di musica. Ma almeno ci compensiamo ed ogni volta abbiamo nuove canzoni da farci ascoltare a vicenda. Di sicuro non ci annoiamo mai.

Mentre i miei occhi vagano attraverso le lucine colorate delle decorazioni qualcosa inizia a vibrare alla mia destra. Sposto gli occhi nella direzione del rumore e mi rendo conto che George ha dimenticato il cellulare in macchina. Poco male, tanto fra poco torna.
Decido di lasciar perdere e torno ad osservare fuori, ma il rumore torna subito dopo, più fastidioso di prima. A questo punto afferro il cellulare, magari è qualcuno che conosco e posso dirgli di richiamare più tardi.

Non riconosco il nome sullo schermo e proprio in quel momento gli squilli si bloccano di nuovo. Due chiamate perse da una certa “Amelie”. Sarà una nuova dipendente della Francia, penso. Forse ha qualche richiesta urgente per George, appena torna in macchina devo dirgli che l'hanno cercato.

Sto riponendo il cellulare nella sua custodia quando arriva un messaggio.
Non vorrei leggerlo ma sono una persona molto curiosa. E' uno dei pochi tratti che ho in comune con mia madre, anche se nessuno può essere impiccione e curioso come lei.
Insomma, ho già resistito troppo e alla fine
decido di aprire il messaggio. Sicuramente sarà in francese e dovrò decifrarlo, quindi apro tutti i cassettini della memoria, cercando di ricordarmi le lezioni di francese del liceo ed inizio a leggere.
Purtroppo mi rendo subito conto che, per capire cosa dica il messaggio, non ho neanche bisogno di ricorrere al mio francese maccheronico.

“George, mon tresor, tu me manques déjà. Le lit est trop froid et vide sans toi. Je t'en prie, retourne bientôt, Amé. ”

Rileggo il messaggio circa dieci volte, sperando che il mio francese sia peggiore di quanto io ricordi. Magari ho travisato, magari è un gioco tra colleghi, magari..
Arriva un secondo messaggio, che mi libera da ogni dubbio rimasto:

“Rappelle que Je t'aime. A.”

Resto immobile a fissare il cellulare, non so come reagire. Dovrei essere ferita e amareggiata ma l'unica cosa che provo è una profonda rabbia. Sono arrabbiata e delusa e non ho assolutamente voglia di restare per aspettare le spiegazioni di George.

Abbandono il cellulare sul sedile, scendo d'impulso e mi allontano dalla macchina.

Inizio a correre, non voglio vedere George in questo momento. So che dovrò affrontarlo prima o poi, ma ho bisogno di schiarirmi le idee adesso. Parlerò con lui solo quando sarò pronta.

C'è solo una cosa di cui adesso sono certa: tra noi è appena finita.


Eccolaaaaaaaaa
Scusate scusate scusate tutti per la tremenda attesa!
Non sono ancora abituata al fatto che qualcuno aspetti di leggere le mie storie ed in più..
purtroppo questo weekend sono stata ricoverata per un'operazione urgente.
Comunque è andato tutto bene ed ora sono ancora più forte di prima! (:

Ma passiamo alla storia..faccio alcune precisazioni:
-Non sono molto convinta del capitolo..purtroppo George mi sta antipatico ed anche Lizzie quando è con lui diventa una scemotta.
Ma come ha fatto a sopportarlo fino ad ora? Non preoccupatevi tutto troverà risposta nei prossimi capitoli..
-Ho deciso di rinviare l'esilarante confronto fra Lizzie ed il cretino alla fine della storia, dopo che lei avrà chiarito i suoi sentimenti e avrà capito chi ama davvero..Spero che qualcuno rompa il naso a George nel frattempo (Spoiler???)
-Ogni volta che Lizzie pensa a William in questo capitolo ho utilizzato il corsivo (Lui, Qualcun'altro..ecc)
-Mi sono resa conto che il George che ho descritto è un inquietante mix fra Wickham e Collins, veramente veramente pessimo ragazzi!

Ringrazio tutti per le recensioni e non stancatevi mai di farmi sapere il vostro giudizio. Prometto che i prossimi capitoli saranno tutti incentrati su Lizzie e Will e credo proprio che riuscirò a postarne uno già da domani sera.
Un bacio grosso,

-Bea

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** E come stai? Domanda inutile. ***


Capitolo 4 - E come stai? Domanda inutile.

 

Dopo aver girato per una buona mezz'ora nelle vie laterali di Rose Hill mi abbandono su una panchina, alzo gli occhi al cielo ed inizio a contare le stelle, cercando di distrarmi per non pensare. Ma la mia mente logica si mette subito in moto ed i miei occhi si inumidiscono di nuovo. Non riesco a credere di aver sbagliato così tanto nel giudicare George: come ho fatto ad essere così tremendamente cieca e distratta?

Adesso le lacrime scendono libere sulle mie guance infreddolite ed arrossate. Guardo l'orologio: mezzanotte e mezzo. Non posso andare a casa in queste condizioni, mia madre mi starà aspettando e vedendomi così inizierebbe a tempestarmi di domande. Le voglio bene, ma stasera non posso sopportare anche lei.

Le mando un messaggio, dicendole che andrò a dormire da Jane o Charlotte e lei, tutt'altro che preoccupata, mi risponde che non devo preoccuparmi di dire che mi fermerò dal mio ragazzo e mi chiede di salutare “il caro George” da parte sua. Neanche so cosa risponderle a questo punto, così scelgo di non farlo. Ci sarà tempo per spiegare la situazione e non vorrei che al sapermi di nuovo single le venga un attacco di nervi. La cosa dovrà essere affrontata con calma.

Decido di chiamare Jane ma una voce all'altro capo del telefono mi informa che il suo cellulare è staccato e così accade anche per gli altri due tentativi che faccio. Charlotte torna domani dalla Cornovaglia, quindi ovviamente stasera non potrà aiutarmi.

Benissimo, sono sola, infreddolita e senza un fidanzato e non ho le mie amiche a consolarmi. Scorro un po' la rubrica ma mi rendo conto di non avere nessun altro da poter chiamare.

Mi correggo, non sono sola, sono terribilmente sola. Ho tanti conoscenti con cui poter andare a cena fuori o al cinema ma nessuno di loro può aiutarmi in questo momento. Alla fine sullo schermo del mio cellulare appare il nome della persona che, mi rendo conto, vorrei davvero chiamare. Sarebbe così assurdo cercare rifugio in lui che in questa sfolle serata sembra l'unica mossa sensata da fare. Ci penso circa dieci secondi, poi chiudo gli occhi, quasi come per allontanare da me il gesto che sto per compiere, e premo il tasto chiamata.

Il telefono squilla quattro volte ed il mio coraggio è già scomparso: sto per terminare la chiamata quando finalmente qualcuno dall'altra parte risponde.

“Elizabeth?” Will sembra sorpreso, quasi preoccupato, ma non infastidito. Strano, io lo sarei al suo posto, rispondendo ad una chiamata dell'ultima persona al mondo con cui vorrei parlare.

“William..?” Improvvisamente mi rendo conto di non sapere cosa dire. Mi sento vuota ed inutile e l'unica cosa che vorrei fare adesso è andarmene a letto e restarci una settimana.

“Lizzie..stai bene?” Chiede lui dubbioso, interpretando correttamente il mio silenzio.

“Io..non lo so William, davvero non lo so.” Rispondo, dopo averci pensato qualche secondo. Non so che altro aggiungere e così me ne resto lì sulla panchina, muta ed immobile a fissare il vuoto, aspettando che per una volta qualcuno venga a salvarmi.

“Elle, dove sei?” Chiede ancora lui, alzando improvvisamente la voce. Questo è il tono dello Will maniaco del controllo, il tono che mi fa innervosire sempre. In più ha usato di nuovo quel soprannome che odio ed anche adesso che pensavo di non avere le forze per fare niente, fa risvegliare in me l'anima ribelle con cui affronto sempre le nostre conversazioni.

“Perchè?” Chiedo quindi, con una sfumatura irriverente ma sorprendentemente stanca.

“Perchè??” Sibila allora lui, infuriandosi. “Mi chiami nel bel mezzo della notte, evidentemente in lacrime e sola e adesso fai anche la bambina viziata? Dimmi. Dove. Sei” Conclude, imperterrito. Alla fine anche le ultime forze mi abbandonano e mi accascio sulla panchina.

“Sono da sola di fronte all'albero di Natale, in Lucas Square. Ed ho freddo.” Lo informo, aspettando di capire cosa vuol farne di questa informazione. Dopo pochi secondi di silenzio lo sento chiudere un portone.

“Aspettami lì.” Mi dice. “Sto arrivando.”

Appena chiudo la comunicazione mi rendo conto di quello che è appena successo. Avevo bisogno di aiuto, ho chiamato William ed ora non ho idea di cosa fare.

Faccio un rapido calcolo e capisco di avere ancora dieci minuti per poter scappare, prima che arrivi. Osservo l'albero di Natale, già illuminato in attesa del gran giorno. E' veramente meraviglioso, non so come ho fatto a non notarlo prima.

Come ogni anno è stato decorato con i colori dello stemma della città: l'oro, il blu ed il rosso e le migliaia di lucine bianche creano un'atmosfera particolarmente festosa.

Mi ritrovo a sorridere, ricordando tutti i Natali passati in questa stessa piazza; la nostra città non è molto grande e ci conosciamo praticamente tutti.
Siamo una grande ed eterogenea famiglia e per questo la notte di Capodanno viene sempre organizzato un grande ballo durante il quale festeggiamo tutti insieme sotto il “Grande Albero”.

C'è anche una pista di pattinaggio, non molto grande ma sempre piena di bambini che si divertono come matti. A quest'ora però è rimasta solo una coppia di innamorati, anche piuttosto imbranati a quanto sembra.
Mentre li osservo mi salgono di nuovo le lacrime agli occhi, George aveva promesso che mi avrebbe insegnato durante queste vacanze natalizie ed ora non imparerò mai.

Mi alzo, decidendo che in fin dei conti adesso non ho voglia di vedere William, ma proprio quando sto per allontanarmi dalla panchina lo vedo camminare verso di me e mi blocco a fissarlo. Accidenti a lui, sempre in orario.

Come sempre ha i capelli tutti arruffati e le guance arrossate per il vento gelido. Il contrasto che formano con il viso pallido è affascinante. Nonostante stanotte la temperatura sia sotto zero indossa il suo caratteristico giacchetto di pelle, e non si è cambiato, ha ancora i vestiti con cui era al ristorante. Non ho mai capito come fa ad essere sempre così sicuro di sé: anche adesso che sicuramente starà morendo di freddo sembra che abbia il completo controllo della situazione.

E' bello William, di una bellezza quasi sfrontata. Sarà la stanchezza, sarà il freddo o il tremendo mal di testa che sento salire inesorabile, ma mi trovo ad ammettere a me stessa che probabilmente è il ragazzo che più di tutti abbia mai attirato la mia attenzione.
Non è alto come George, pur superandomi di una buona spanna ed ha un fisico slanciato, esaltato da quel cipiglio con cui si muove che tanto mi fa innervosire.

Lo sto ancora fissando imbambolata (per il sonno, ovviamente), quando capisco che ormai è di fronte a me. Restiamo immobili a fissarci e credo di scorgere nel suo sguardo un momento di tenerezza, come se..stesse soffrendo, per me.

Si avvicina ancora e senza dire niente mi abbraccia. E' un gesto inaspettato ma la mia risposta è veloce e spontanea. A mia volta cingo la sua vita e mi abbandono al calore del suo corpo intorno al mio.
Soltanto adesso mi accorgo delle lacrime che di nuovo si sono fatte strada sulle mie guance e che in questo momento stanno inondando anche la sua camicia.
Allora cerco di allontanarmi, dicendo di non voler sporcare i suoi vestiti con il mascara, ma lui prende la mia testa con entrambe le mani cercando di incrociare il mio sguardo. Alzo gli occhi sui suoi e capisco che mi sta parlando, anche se non riesco a mettere a fuoco ciò che dice. Alla fine la voce, familiare e lontana, diventa più chiara.

“Andiamo, ti porto a casa.” Dice.

Hello Everyone!

Sto capitolo è un pochino cortino..ma mi serviva per introdurre la nuova fase della notte, quella interessante e romantica, quella in cui tutti i nodi verranno al pettine
e le verità salteranno fuori come funghi.
Ho deciso definitivamente che tutta la storia avrà luogo durante la notte e la mattina successiva, magari con un epilogo finale che avrà un salto temporale un pochino più ampio.

Scusate davvero se è un pò cortino, ma questa settimana non ho avuto molto tempo da dedicare alla scrittura e ne sono molto dispiaciuta! Comunque qualcosa l'ho tirato fuori lo stesso dai..(:

PS: LIZZIE E DARCY ANDRANNO A CASA DI LUIIIIIIIIIII (hehehehehehehe.. i genitori in vacanza, il ripiano della cucina, il letto vuoto della sorella che studia lontano..)
PPS: Volete che metta delle foto, per mostrare come immagino i personaggi..oppure preferite che rimangano soltanto le descrizioni perchè ognuno si faccia la propria idea in testa? Fatemi sapere,

XoXo

-Bea (:

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ma quanto ti conosco davvero? ***


Capitolo 5-Ma quanto ti conosco davvero?

 

Sono tremendamente stanca. Sarà il pianto, sarà il freddo, ma non vedo l'ora di buttarmi su un letto morbido e abbandonarmi tra le braccia di Morfeo.

Seguo William in silenzio, mentre vedo allontanarsi il grande albero e le lucine si fanno sempre più sfocate. Adesso l'atmosfera fra noi è tornata piuttosto fredda, come se l'abbraccio di pochi minuti fa fosse stata solo una mia fantasia.

“So che non hai molta voglia di parlare in questo momento, ma gradirei sapere perchè eri in lacrime su una panchina a quest'ora di notte. Ma soprattutto perchè sei sola.” Mi dice Darcy, secco.

“Hai ragione, non ne ho voglia Darcy.” Rispondo io, innervosita dalla sua imperterrita nonchalance. Forse però sto esagerando. In fin dei conti il ragazzo è stato gentile a venirmi a prendere; poteva benissimo non rispondere o mandarmi al diavolo. Invece eccolo qui al freddo e al gelo a chiedermi, anche se nel suo modo contorto e incomprensibile, come sto.

La mia risposta non gli piace, lo capisco da come aumenta il passo, alzando leggermente il mento, senza degnarmi di uno sguardo.

Allora faccio un enorme sforzo, date le mie condizioni attuali e corro per raggiungerlo. Lo supero e mi fermo di fronte a lui; il suo sguardo è stizzito e per una volta non posso fa altro che dargli ragione.

“Scusa.” Comincio “Mi dispiace averti risposto in quel modo..non te lo meriti assolutamente. Anzi, devo ringraziarti perchè in questo momento..mi stai veramente aiutando molto.” Finalmente smette di guardare da un altra parte e sposta i suoi occhi su di me. Adesso sì che mi sento davvero piccola. Non so perchè ma non riesco a sostenere il suo sguardo per più di pochi secondi e così inizio a fissare il terreno, imbarazzata.

“Non preoccuparti Elle. Avevi bisogno ed io ti ho aiutata, non mi devi niente. Magari però potresti ricominciare a salutarmi quando ci incontriamo per strada.” Mi dice.
Sento che sta sorridendo, così alzo gli occhi e sorrido di rimando.
“Vedremo Darcy!” Esclamo, prima di voltarmi e tornare a camminare in direzione della sua auto, che vedo parcheggiata poco distante. Lui scoppia in una sonora risata e torna a camminare, rimanendo però dietro di me.

Arriviamo alla macchina in un'atmosfera un po' meno gelata (nonostante la temperatura) e noto con piacere che non l'ha ancora cambiata.
La sua, al contrario di quella di George, è una berlina ed è adatta alla vita di città. Sinceramente la preferisco, molto più semplice e sicuramente di classe. No, devo smettere di fare complimenti a Darcy, mi sto spaventando da sola.

Mi accorgo che non ha ancora aperto l'auto e gli chiedo che cosa stia aspettando. Lui mi guarda e senza dire niente tira fuori le chiavi dalla tasca del giacchetto e fa scattare la sicura, così che entrambi ci accomodiamo finalmente all'interno dell'abitacolo.
Sto ancora tremando per il freddo ed anche lui deve essersene reso conto perchè accende subito motore e riscaldamento e, dopo qualche secondo, la mia pelle inizia piano piano a ritemprarsi.

“Adesso ti porto a casa, tua madre sarà preoccupata.” Mi dice Darcy, impassibile, mentre inizia la manovra per uscire dal parcheggio.
So che parlare di mia madre gli risulta difficile, dato che fra i due non c'è mai stata grande simpatia. O almeno, lui ha sempre giudicato mia madre troppo curiosa e impicciona, mentre lei ha iniziato ad odiarlo quando ha capito che non era interessato né a me né a mia sorella Lydia. Cosa che lei giudicava, testuali parole “assolutamente incomprensibile”.

“Ecco, in realtà..” Cavolo, mi ero scordata di questo particolare “Le ho detto che stanotte dormo da Charlotte. Non avevo voglia di affrontarla, sai come è fatta, lei..”

“Ti avrebbe tartassata di domande.” Si intromette lui, concludendo la mia frase senza sforzo. Ma non deve sorprendermi. Darcy è sempre stato uno molto perspicace, anche se di poche parole.

“Esatto.” Rispondo, guardando la strada.

“Quindi da Charlotte? Sta vicino al teatro se non sbaglio.”

“Sì..cioè, no.” Come faccio a dirgli che non so dove passare la notte?

“Sì, no cosa, Lizzie?” Si gira verso di me soltanto per un attimo quel tanto che basta perchè io possa vedere il suo cipiglio impaziente. Snob, lunatico, maniaco del controllo e impaziente. E poi mi chiedono perchè io non lo sopporti. A me sembra così naturale.

“Sì, Charlotte sta nella via del teatro. No..no, non è lì che dormirò stanotte, semplicemente perchè non è a casa. Torna domani dalla Cornovaglia.”
Darcy non si scompone assolutamente e io non so che cosa gli stia passando per la testa. Purtroppo non so mai cosa gli passi per la testa. E' così stressante.

“Perfetto. Assolutamente perfetto. Pensavi di dormire sotto un ponte Lizzie?” Mi chiede infine, visibilmente arrabbiato.

“No..pensavo di prendere una camera al 'Peacock'..” Provo a rispondere, cercando delle argomentazioni che possano rendere la mia proposta almeno accettabile. Ma purtroppo non ce ne sono e lo so benissimo da sola.

“Sì certo, la signora Grace sarà sicuramente sveglia all'una di notte. E conoscendo il suo carattere così disponibile avrà già una camera pronta per te, Elle.” Mi risponde Darcy, tra l'infastidito e il divertito. Purtroppo ha ragione e io non ho idea di dove dormire stanotte.

Il mal di testa sta diventando sempre più forte, tanto da costringermi a chiudere gli occhi ed appoggiare pesantemente la testa sullo schienale del mio sedile. Che gran casino. Non riesco neanche a pensare lucidamente..forse alla fine la cosa migliore è andare a casa. Anche se il pensiero di mia madre che mi aspetta sulla porta in attesa di spiegazioni mi alletta ancora meno che dormire sotto un ponte.

“So a cosa stai pensando, ma sappi che c'è almeno un'altra alternativa..” La sua voce è quasi timorosa, come se avesse paura della reazione che potrei avere alla sua proposta. Ma sono talmente disperata che potrei accettare di tutto, tranne che dormire nel suo letto..

“Potresti venire da me.” Ecco. Appunto.

Apro gli occhi, tiro fuori il mio sguardo da “Ti uccido adesso o subito?” e inizio a fissarlo, come se fossi intenzionata a sbranarlo. Come può pensare che dopo tutto quello che è successo tra noi e quello che ho passato stasera, io possa anche minimamente accettare di..

“Mia sorella non c'è. La sua camera è libera, basterà cambiare le lenzuola e ti sentirai come a casa tua.” Ecco. Mi ha sorpresa un'altra volta. Rimango a fissarlo con una faccia inebetita; credo che osservarmi in questo momento, con i capelli sconvolti dal vento, le guance rosse per il freddo patito, lo sguardo perso e la bocca spalancata, sia uno spettacolo piuttosto comico. E allo stesso tempo molto tragico.

Darcy deve aver interpretato male il mio silenzio perchè lo vedo agitarsi sul sedile (Darcy agitato? Quando mai?) prima di iniziare un discorso che sinceramente non riesco a seguire benissimo.

“Cioè, la mia era solo una proposta, ma sicuramente preferirai andare a casa. La tua vera casa, non una finta..cioè non la mia. In fondo tu vivi ancora con i tuoi, non è che ti sto costringendo, fai come vuoi, non sentirti obbligata in alcun modo ecco, segui il tuo istinto..” Ancora con i miei? Cosa c'entra quell'ancora?
No, mi sono persa nel suo intricato discorso e devo riuscire a fermarlo prima che la situazione diventi ancora più imbarazzante di quanto non sia già.

“Ehi Darcy respira. Va bene, verrò a casa tua..se non disturbo. Basta che mi prometti che non dovrò dormire in terra..”

“Oh no, non preoccuparti! Appena arriviamo a casa cambio le lenzuola, ti cerco un pigiama pulito di mia sorella e..ti lascio riposare.” Mi interrompe lui, ancora agitato, ma finalmente quasi padrone di sé stesso.

Io annuisco in silenzio e riprendo a guardare fuori dal finestrino, persa nei miei pensieri.
Non avevo mai visto William a disagio prima di questo momento. Chissà, probabilmente non è poi così vero che non prova sentimenti. Magari sensazioni come la stanchezza hanno comunque effetto su di lui.

William Darcy non è indistruttibile. William Darcy è umano. William Darcy prova sentimenti.

Questa è una bella scoperta.

“Grazie..” Dico in un sospiro, senza spostare lo sguardo dalla vegetazione che intravedo sul ciglio della strada, nonostante il buio e la nebbia.

“Di niente Lizzie. Di niente.” Mi risponde, il tono di voce ancora più basso del mio, come se parlasse tra sé e sé.

 

Quello che segue è un breve ma confortevole silenzio, durante il quale rischio di addormentarmi almeno un paio di volte e, anche se sono molto stanca. per me questa è una vera e propria novità.
Io non riesco ad addormentarmi con qualcuno vicino. Soprattutto se è qualcuno con cui non ho molta confidenza, esattamente come Darcy.

Eppure il sedile è così morbido, l'aria così calda, il suo profumo così rilassante e la sua voce così..familiare.
No aspetta, cos'è questa melodia che sento? Resto ad occhi chiusi ma cerco di richiamare la mente e focalizzarla sul suono che mi sta cullando.

E' qualcuno che canticchia. E' Darcy che canticchia.

Darcy, lo stesso Darcy che si è sempre rifiutato di fare il karaoke alle feste asserendo di essere negato, sta cantando a bassa voce. Ed anche piuttosto bene.
La sua voce è delicata ma profonda allo stesso tempo e, complice il piccolo spazio in cui ci troviamo, riesco a sentirla in modo chiaro.

Mi serve soltanto un altro attimo per riconoscere anche la canzone e, non appena lo faccio, apro gli occhi e mi giro a fissarlo, senza che lui se ne accorga.

“Loving can heal
Loving can mend your soul
And is the only thing
That I know
I swear it will get easier
Remember that with every piece of you
And it's the only thing we take with us when we..”

 

“Non sapevo che ti piacesse Ed Sheeran.” Gli dico, non riuscendo più a trattenere la curiosità. Darcy sta cantando la mia canzone preferita del mio cantante preferito e questa cosa ha un che di assurdo. A proposito del surreale di poco fa.
William smette di cantare e sgrana gli occhi, come se fosse stato appena trovato in fallo, e ci mette qualche secondo in più a rispondere. Credo che stia cercando un modo per chiudere in fretta l'argomento, anche se non ne capisco il motivo. E' molto a disagio.

“Io..sì, mi piace molto. Credo che sia uno dei cantautori migliori degli ultimi anni. Perchè, a te non piace?” Mi chiede infine, sinceramente curioso.
Per tutta risposta mi sistemo meglio sul sedile, mi schiarisco la gola e..oddio non ci credo che sto per farlo sul serio..

“We keep this love in a photograph
We make these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Our hearts were never broken
And times forever frozen still..”

Il viso di Darcy si apre in un sorriso disarmante. Sembra davvero felice, mentre io mi sto vergognando come una ladra.
Dato che a questo punto entrambi abbiamo avuto la nostra buona dose di “belle figure”, lo guardo in modo molto eloquente e, con un sorriso credo molto simile al suo, lo incito:

“Dai, sai anche tu che adesso c'è il ritornello..”

“No Lizzia su, siamo arrivati, ormai è tardi, faremo un'altra volta..” Cerca di defilarsi il signorino.

“Oh stà zitto e canta Darcy!”

Alla fine iniziamo, nello stesso momento:

“So you can keep me
Inside the pocket
Of your ripped jeans
Holdin' me closer
Til our eyes meet
You won't ever be alone
Wait for me to come home..”

 

“Ve bene Celine*, adesso basta però, siamo arrivati davvero!” Mi dice lui, mentre io continuo a ridere senza riuscire a fermarmi.
“Ok Darcy, adesso smetto. Però devo farti i complimenti, hai proprio una bella voce!” Riesco finalmente a dire, tra una risata e l'altra.
“Sì certo Lizzie come no..oltre che infreddolita e piangente stasera sei anche ubriaca forse?” Mi risponde, spegnendo la macchina e le luci. Siamo arrivati sul serio.

Fa per aprire la portiera ma io lo prendo per un braccio e lo guardo seria.
“Darcy. Sai che non ti farei mai dei complimenti se non fossi assolutamente sicura che siano meritati. Quindi se ti dico che canti bene, allora deve essere vero.”
Lui fissa prima la mia mano sul suo braccio e poi mi guarda negli occhi, come se stesse cercando di capire se quello che ho detto lo penso davvero. Reggo il suo sguardo, per fargli capire che non lo sto prendendo in giro e, dopo quanche manciata di secondi, lo vedo rilassarsi e sorridere quasi..timidamente.

“Ok, ti credo. Ma anche tu non sei affatto male." mi dice. "Magari un po' troppo stridula a volte..” Ecco, il solito stronzo. Mi mancava il Darcy bastardo. Forse.
Gli tiro un pugno sull'altro braccio e scoppiamo di nuovo a ridere. Ha ragione, in fondo.
“Sei uno stronzo!” Esclamo, mentre usciamo contemporaneamente dall'auto e ci dirigiamo al portone di casa sua.

“Sì, me lo dici spesso..” Mi risponde, continuando a sorridere. Credo di non averlo mai visto sorridere così tanto come stasera in tutta la mia vita. Ed è un peccato. Forse prima o poi glielo dirò.

“Comunque”, mi dice, mentre saliamo le scale del portico “sappi che la prossima volta che fanno il Karaoke al 'Blossoms' dovrai duettare con me.”
“Va bene. Ma soltanto se canteremo Photograph, ormai è la nostra canzone!” Rispondo, rendendomi conto soltanto dopo di cosa ho appena detto.

La mia faccia diventa di un colore simile al rosso carminio del piumino che indosso e inizio a balbettare delle scuse ma lui, che intanto ha aperto la porta, mi mette le mani sulle spalle e, guardandomi con una faccia serena, mi zittisce così:
“Ehi Lizzie, stà tranquilla, adesso entriamo in casa che è tardi e non vorrei svegliare il nuovo vicino. Quel tizio non mi piace per niente, non vorrei che ci uccidesse in qualche modo strano.”
Scoppio a ridere e, quando si sposta con un mezzo inchino per lasciarmi andare all'interno, non ci penso due volte ed entro.

Sarà una lunga nottata.



Eccomi di nuovo qui, con un nuovo capitoletto fresco fresco.
Sono cinque giorni che scrivo e cancello, scrivo e cancello, riscrivo rileggo e..cancello.
Alla fine sono riuscita a mettere insieme questo..che ne pensate?

Lizzie e Will hanno un'interessante conversazione durante il viaggio in macchina ed iniziano a capire cose dell'altro che prima non immaginavano neanche (o meglio LEI non immaginava neanche..Darcy chissà!)

*Celine è un riferimento a Celine Dion, la cantante canadese interprete, fra le altre di 2My Heart Will Go On".

Invece "Photograph" di Ed Sheeran e veramente una delle mie canzoni preferite..quindi ho attaccato questa passione ad entrambi i miei protagonisti. ecco il link della canzone!

https://www.youtube.com/watch?v=YYc9NPiVw7c

A presto, scrivetemi tuuuuutti i vostri commenti, dubbi, perplessità
XoXo
-Bea

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2725745