Da Nerima con furore

di moira78
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri e martelli ***
Capitolo 2: *** Ranma vs Ryo ***
Capitolo 3: *** Avvertimenti ***
Capitolo 4: *** Ryo al lavoro ***
Capitolo 5: *** Nuovi arrivi. ***
Capitolo 6: *** Appuntamento con la Yakuza ***
Capitolo 7: *** Fine dei giochi ***
Capitolo 8: *** Sfida finale ***
Capitolo 9: *** Ultima notte in casa Saeba ***
Capitolo 10: *** Ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** Incontri e martelli ***


Era da tempo che avevo in mente questo crossover e finalmente sono riuscita a portarlo a termine. Non senza l'insostituibile aiuto del mio beta Kuno senpai, con la sua immensa pazienza, le sue dritte puntuali e la sua scrupolosità nel segnalarmi i refusi; grazie anche a Tiger Eyes, per alcuni suggerimenti davvero preziosi. Buona lettura a tutti!


Incontri e martelli.


"Prossima fermata, stazione di Shinjuku", gracchiò l'altoparlante.

"È la nostra, Ranma".

La ragazza con i capelli rossi grugnì quella che doveva essere una risposta; Akane si dovette accontentare con un sospiro: cosa pretendeva, d'altronde? Con lui in quelle condizioni e le loro famiglie alle terme non avevano molte alternative. Il volantino prometteva prezzi concorrenziali e discrezione: nessuno avrebbe saputo che il grande Ranma Saotome si era rivolto a una guardia del corpo.

Il treno sussultò, fece una brusca frenata e poi ripartì. Si ritrovò addosso al suo fidanzato e arrossì; le forme di Ranma ragazza erano più morbide delle sue e la cosa continuava a non andarle giù. Ma apprezzò le braccia, forti seppur esili, che la sorressero.

"Grazie", sussurrò. Un altro grugnito. Era come se, oltre alla virilità, avesse perso momentaneamente anche l'uso della parola. Ma cosa era saltato in mente a suo padre e agli altri? Lasciarli soli a casa per un romantico week-end mentre loro sguazzavano alle terme! Cosa pensavano che sarebbe accaduto tra loro?! Al solo pensiero le si infiammò di nuovo il viso.

Il treno scelse quel momento per fermarsi del tutto, ancora più bruscamente: perse la presa sulla maniglia e precipitò di peso addosso al suo fidanzato. Ranma emise un 'Dannazione!' strozzato...

Bene, almeno adesso parla!

...e lo sentì tendere tutti i muscoli del corpo nell'intento di trattenere entrambi con la mano sinistra aggrappata al sostegno di ferro. Ci sarebbe riuscito se solo un signore non le fosse rovinato sulla schiena facendoli cadere tutti e tre a terra in un mucchio scomposto.

"Che diamine...!".

"Ma che modo di guidare è questo?!".

"Ti sei fatta male?".

"Il conducente dev'essere ubriaco!".

"Ti sei fatta male?!". La seconda volta, Akane capì che la domanda era rivolta a lei: Ranma la guardava con occhi preoccupati e le tendeva una mano. Scosse la testa con un sorriso.

"No, grazie a te". Il ragazzo incrociò le braccia e voltò la testa altrove, chiaramente in imbarazzo. Avrebbe allargato il proprio sorriso se non avesse sentito qualcuno toccarle senza alcun ritegno il fondoschiena. Si voltò di scatto colpendo il malcapitato e non si stupì di vedere il suo fidanzato atterrare sulla testa del poveretto nello stesso istante. L'uomo, che le era caduto addosso durante la frenata, si massaggiò la guancia con aria colpevole: poteva avere non meno di settant'anni.

"Cosa credevi di fare alla mia fidanzata, eh? Razza di sporcaccione!".

"Io, veramente... cercavo il mio bastone!".

Akane voltò la testa: era lì per terra, ben lontano da dove il vecchietto aveva appena messo la mano. "Eccolo il suo bastone, signore !". Calcò su quell'ultimo appellativo lasciando intendere che non lo considerava tale.

"Ah... eh eh, grazie signorina!".

"Vada da un buon oculista, glielo consiglio!", sbottò prima di guardare il fidanzato con gratitudine. Stava per dirgli qualcosa di carino a proposito di come l'aveva difesa quando, come al solito, Ranma rovinò tutto.

"Già, come può confondere un ammasso di cellulite per un bastone?".

Il sorriso sparì e divenne una smorfia a denti stretti, le sopracciglia si abbassarono sugli occhi che, lo sentiva, emettevano roventi lampi di rabbia. "Cellulite, eh?!". A nulla sarebbero valsi i gesti di difesa e i 'no, Akane, non volevo dire questo!', stavolta l'avrebbe calciato fin sugli anelli di Saturno: per lo meno non avrebbero dovuto più rivolgersi a una guardia del corpo e sarebbe stato felice!

"Sparisci, idiota!". Non arrivò su Saturno ma si spiaccicò direttamente sul tabellone degli orari che annunciava il treno sulla banchina, fate scendere i passeggeri prima di salire sul treno, grazie.

Si spazzolò i jeans e uscì in stazione: finalmente erano arrivati, ora doveva solo trovare la lavagna.

***



Kaori era furiosa: come al solito, quello sfaccendato era tornato all'alba in preda a una sbornia colossale, cantando e ridendo come un invasato; era toccato a lei, naturalmente, raccattarlo dal piano inferiore e trascinarlo quasi a forza nella sua stanza.

Ma non era neanche questa la cosa peggiore, a ben pensarci: il deficiente l'aveva scambiata per una delle sue pollastrelle e aveva cominciato a palparla mentre lei tentava di caricarselo per le scale. Nemmeno la solita martellata aveva calmato i suoi bollenti spiriti; quella testa vuota era riuscito addirittura a baciarla a tradimento, sfruttando l'effetto sorpresa! Era stato un bacio goffo, nulla di più che uno stampo di labbra su labbra, ma l'aveva scombussolata a tal punto che non era più riuscita a prendere sonno per cui, una volta mollata la zavorra ormai ronfante sul letto, era scesa di nuovo al piano inferiore dove aveva cercato di schiarire le idee a suon di caffè. Il risultato era che ora non si sentiva solo nervosa.

Era isterica.

Aveva prima rimuginato su quel contatto fugace, chiedendosi se il beota per caso non si sentisse attratto da lei quando era sotto i fumi dell'alcool, poi era giunta alla conclusione che era talmente ciucco da averla davvero scambiata per una di quelle svampite libertine che frequentavano i night club dove ogni notte si rifugiava. Il che l'aveva resa anche furiosa.

E ora si ritrovava a vagare per Shinjuku come un demone assetato di sangue, intenta a smaltire il caffè e l'arrabbiatura a suon di passi di marcia; le persone la fissavano per qualche secondo a bocca aperta, poi si scostavano per lasciarla passare, fosse mai che cominciasse a emettere fuoco dalle narici e dagli occhi.

Però, forse ci riuscirei anche in queste condizioni!

Alla fine, dopo circa due ore di cammino, la caffeina era quasi esaurita. Quasi . E il suo senso del dovere l'aveva condotta alla lavagna della stazione, dove sperava di trovare un bel caso da gestirsi tutto da sola: carica com'era avrebbe fatto fuori un intero gruppo mafioso o un'orda di assassini.

Quello che vide, però, la scoraggiò alquanto.

C'erano due ragazzine che stavano chiaramente finendo di scrivere una Z sulla lavagna e, sulle prime, fu tentata di girare i tacchi e fare finta di non aver visto nulla. Poi, però, l'immagine di Ryo che trovava l'annuncio e si accingeva a mettere le sue manacce anche addosso a due minorenni (ma Kaori-chaaan! Volevo solo capire quanto sarebbero diventate formose da grandiiii!) le fece pulsare così forte le tempie che temette di avere un aneurisma nel bel mezzo della stazione. Così si nascose in un angolo e seguì la conversazione delle due, tanto concitata che poteva udirla nonostante il passaggio delle altre persone.

"Insomma, Ranma, ti dico che è così che si fa!". Disse la mora, leggermente più alta della sua compagna dai capelli rossi. Indossava una maglietta comoda e dei jeans rosa e non le sembrava di averla mai vista in quella zona della città.

"Quindi stai dicendo che tu scrivi XYZ su questa lavagna e come per magia si materializza questo City Hunter? Non ti pare di leggere troppe favolette, Akane?". La rossa con la treccia aveva un modo di fare decisamente arrogante e mascolino; anche l'abbigliamento, una tunica cinese in tinta coi capelli e un paio di pantaloni neri della stessa fattura, non era prettamente femminile.

Potrei essere io da ragazzina , si ritrovò a riflettere con un leggero sorriso. Non sapeva perché, ma quelle due pasticcione la stavano mettendo di buon umore.

"Razza di idiota, le favolette le leggerai tu! Guarda qua, che c'è scritto?". Quella che si chiamava Akane sbatté sulla faccia dell'amica un foglio di carta e Kaori sussultò: i volantini! Allora la sua geniale strategia di marketing aveva funzionato! Dovevano brillarle gli occhi dalla felicità, perché un passante le rivolse un leggero sorriso, stavolta. Bastava poco per rimetterla in carreggiata, se lo doveva dire, e il suo lavoro quando andava per il verso giusto la inorgogliva. Pensare che quella sottospecie di ameba con i tentacoli al posto delle mani la prendeva in giro quando investiva qualche yen per far stampare quei 'fogli inutili'... al solo pensiero inarcò le sopracciglia e le sfuggì una specie di ringhio. Un altro passante incassò la testa fra le spalle, evidentemente intimidito.

Sto diventando schizofrenica.

"E chi sarebbe questo sgorbio?! Guarda, uno con una faccia così non sarebbe in grado di proteggere neanche il proprio deretano!".

"Ranma!".

La frase della ragazza con la treccia e il tono scandalizzato con cui l'aveva ripresa la mora le scatenarono un attacco d'ilarità tale che dovette piegarsi in due per soffocare le risate, sprizzando lacrime e avvertendo un calore eccessivo diffondersi sulla faccia.

Ok, è ufficiale, sono schizofrenica: un minuto fa ero un lanciafiamme e ora me la sto facendo sotto dalle risate. Altro che rimettermi in carreggiata, avrei bisogno di un bravo strizzacervelli!

L'idea del disegnino di Ryo sul volantino, con le dita sollevate nel simbolo della vittoria, le era sembrata un'ottima calamita per clienti, unita all'espressione accigliata e fiduciosa che aveva dato al suo socio. Se però ripensava alla bocca spalancata e sbavante, con tanto di sguardo lascivo che aveva lo stallone dei suoi stivali quando vedeva una bella donna, allora doveva dare ragione alla ragazza chiamata Ranma.

Si lasciò andare ad un ultimo, strozzato scoppio di risa mal trattenute e si avvicinò alla strana coppia.

"Ti dico che questo non ha la faccia da guardia del corpo!".

"E io ti dico che è il migliore sulla piazza!".

"Scusate? Avete ragione entrambe!", s'intromise con un sorriso. Le due si interruppero di colpo per guardarla. "Piacere, sono Kaori Makimura, l'altra... metà di City Hunter".

***



Alzò gli occhi verso la ragazza alta che aveva parlato e per un attimo provò una punta d'imbarazzo. Aprì la bocca per parlare ma il pugno della sua fidanzata lo mise a tacere mentre ancora stava prendendo fiato.

"Oh, non lo stia a sentire, non sa quello che dice". Carina come sempre, pensò senza riuscire a dirlo, impedito com'era dalle sue nocche implacabili premute sullo zigomo. "Io sono Akane Tendo e... lei è Ranma Saotome". La mano passò sulla sua testa, premendo perché s'inchinasse come una persona educata.

"Insomma, prima mi spiaccichi sul tabellone orario, poi mi prendi a pugni! Vuoi farmi fuori, per caso? E poi, 'lei' a chi?", sbottò solo per beccarsi un altro pugno, stavolta dritto sul naso.

"Insomma, vuoi stare un po' zitto?", gli intimò a denti stretti una furiosa Akane. Se quella Kaori si era accorta della forma maschile che gli aveva rivolto quella pazza manesca, non lo diede a vedere. Anzi, li invitò a seguirla in un luogo più tranquillo dove parlare in santa pace e discutere del loro problema, e bla, bla, bla....

Sbuffò, incrociando le braccia e voltandosi a guardare altrove. Non sopportava quella situazione. Non sopportava che dovessero rivolgersi a City qualcosa per proteggersi da quella sottospecie di mostriciattolo che era il suo maestro. Non sopportava che i loro genitori e le sorelle di Akane avessero scritto 'week-end lungo' su quel dannato biglietto, perché poteva voler dire un'intera settimana, nel loro linguaggio. E, soprattutto, non sopportava essere una ragazza. Decise comunque di seguire le due, che parlavano amabilmente manco fossero amiche da una vita: oh, ma diamoci pure del tu! Siete giovanissime ma non abbiamo poi molti anni di differenza! Nerima?! Che meraviglia, da così lontano ? Sai, solitamente ce la caviamo da soli ma stavolta... Caspita, non ricordavo che Tokyo fosse così piena di gente! Ci sono venuta anni fa con le mie sorelle e...

Tutto il resto della conversazione si ridusse a un borbottio per Ranma, che azionò l'interruttore 'off' nel suo cervello e cominciò a guardarsi intorno inserendo il pilota automatico. La città era grande davvero, con quei grattacieli altissimi e la gente che parlava in quegli infernali cellulari come se da ciò dipendesse la loro vita: nulla a che vedere con il loro quartiere provinciale e tranquillo, dove il massimo della tecnologia erano le diavolerie cinesi che gli propinava di tanto in tanto quella pazza di Shampoo. Si incupì solo al pensiero: era tutta colpa sua e della mummia se ora si trovavano in quella situazione. Se le loro famiglie decerebrate si fossero limitate a mollarli a casa da soli perché 'legassero', sarebbe stato sufficiente starsene nel dojo tutto il giorno, mangiare da Ucchan (scomparendo abilmente agli orari dei pasti, fosse mai che alla fidanzata venisse in mente di cucinare !) e magari dormire addirittura da Hiroshi o Daisuke fino al ritorno degli scellerati e tutto sarebbe andato per il verso giusto. Invece l'amazzone e sua nonna si erano messe in testa di rendergli la vita impossibile e quel maniaco di Happosai aveva colto la palla al balzo: come al solito, un pazzo tirava l'altro e alla fine si era ritrovato alle calcagna una mole di disastri tale che Akane, esasperata, era rientrata a casa il giorno prima con quel volantinaccio tra le mani, sventagliandoglielo sotto il naso come se avesse scoperto l'acqua calda.

Acqua calda, pensò con un sospiro malinconico, se solo avesse potuto...

"Ecco, siamo arrivati. Questo è il Cat's Eye, dove fanno il miglior caffè della città!", cinguettò Kaori Makiqualcosa aprendo la porta che emise un allegro scampanellio. Il brusco ritorno alla realtà lo innervosì e grugnì, invece di inchinarsi, alle presentazioni dei gestori del locale. "Lui è Falcon; oh, state tranquille, è innocuo! E lei è Miki. Anche loro lavorano nel nostro campo".

Ranma fissò per un istante il gigante con gli occhiali scuri e capì perché quel bar fosse deserto: chi mai si sarebbe azzardato a entrare in un luogo dove c'era una specie di oni pelato? E quella donna così bella... come faceva a difendersi da lui? Kami del Cielo, dagli sguardi che gli lanciava mentre parlavano si sarebbe detto che era in confidenza con lui! Molto in confidenza. Che quartiere di pazzi quello Shinjuku!

"Allora, vogliamo sed...".

Quello che accadde dopo fu talmente veloce che Ranma non ebbe neanche il tempo di reagire: d'altronde, fu così assurdo che probabilmente sarebbe rimasto comunque pietrificato. Un tizio con lo spolverino di un azzurrino slavato schizzò da dietro il bancone del bar, lanciandosi a capofitto verso di loro: sì, puntava decisamente lui e Akane; l'incontro dello sguardo col suo volto fu breve, ma sufficiente a fargli capire due cose.

A: il tizio era l'altro City Hunter che compariva in quel buffo disegno del volantino.

B: la sua espressione era mille volte peggio di quella del suo maestro invasato quando veniva a contatto con la biancheria intima femminile.

Prima che potesse reagire, e sì che si era già messo in guardia, la composta ragazza dai capelli corti aveva sfoderato da chissà dove un martellone di dimensioni epiche, che nulla aveva a che vedere con gli aggeggi che ogni tanto usava la sua fidanzata per niente carina, e aveva spiattellato l'uomo sul pavimento del bar con un fragore assordante.

"Razza di maniaco depravato, ora ti attacchi anche alle minorenni?!", ringhiava Kaori, l'espressione gentile stravolta in una specie di ghigno demoniaco.

Wow, siamo ai livelli di Akane quando si arrabbia!

I due strani gestori avevano un'espressione rassegnata. Sospettò che non fosse la prima volta che assistevano a uno spettacolo del genere. La sua attenzione, però, si spostò immediatamente al malcapitato che giaceva immobile nelle macerie del pavimento: doveva essere morto sul colpo, poveretto. E lui che si lamentava per qualche calcio e qualche pugno di Akane!

"Ma, 'Ori-chhhhan, io 'levo sholo 'apire chuanto sharebbero chresciute di sheno e di fhianchi!", biascicò, evidentemente con qualche dente in meno e la mascella compressa sotto all'acciaio del martello.

"Sapevo che l'avresti detto, razza di lascivo senza cervello!", sputò fuori Kaori riponendo l'arma in un angolo oscuro. Afferrò il bavero della giacca del socio e lo disincastrò dal pavimento come fosse uno straccio solo per mostrare loro il suo volto sfigurato e gonfio; Akane fece addirittura un gridolino e un passo indietro. "Questo è Ryo Saeba, e quando non fa il cascamorto con le belle ragazze è il miglior sweeper del mondo", borbottò senza degnare neanche di uno sguardo il fagotto informe che teneva in una sola mano.

"Pia... piacere, il mio nome è Akane Tendo...". La sua fidanzata allungò una mano con esitazione e Ranma assistette a un altro spettacolo incredibile: Ryo Saeba il cascamorto si ricompose in un millisecondo, assumendo un'aria affascinante da uomo di mondo e prese nelle sue la mano di Akane con una delicatezza che non gli avrebbe mai riconosciuto.

"Sono felice di conoscerti, dolcissima Akane, sono certo che fra qualche anno diventerai una donna meravigliosa; ma non c'è problema, io ti aspetterò e passerai la prima mokkori night della tua vita con l'unico uomo che potrà farti feghhhhhhhh!". Non aspettò che l'arma, già estratta nuovamente da Kaori, colpisse Saeba il maniaco: saltò sulla sua testa con tutto il peso caricando anche un bel destro per buona misura.

"Cosa sarebbe questa mokkori -roba che vorresti fare con la mia fidanzata, razza di maniaco che parla come quel decerebrato di Kuno?!". Non aveva mai sentito quell'espressione, ma a naso non gli indicava nulla di buono, specie accoppiata al sostantivo 'notte'. Colse lo sguardo di Akane, evidentemente sconvolta dal fatto che l'avesse chiamata 'la mia fidanzata' in ben due occasioni a distanza di meno di un'ora, e si affrettò a correre ai ripari prima che il suo sguardo diventasse troppo sognante. "Sappi che un maschiaccio del genere, fra qualche anno, potrebbe diventare al massimo un lottatore di sumo!".

La sua reazione fu istantanea, ma non poteva immaginare che avrebbe addirittura tolto il martellone dalle mani di Kaori e l'avrebbe colpito con quello! Caspita, se l'avesse saputo avrebbe taciuto per i mille anni seguenti, dopo aver visto in che stato aveva ridotto l'altro City Hunter...

La botta fu colossale e prima di perdere i sensi colse soltanto una frase, pronunciata proprio da lui con una nota di stupore e smarrimento che poteva ben comprendere: "Cosa sarebbe questa storia che tu sei la sua fidanzata? Siete una coppia gay? Già alla vostra età?!".

***



"Le sorgenti di Jusenkyo? E io che pensavo fossero solo una leggenda!", esclamò Kaori protendendosi verso le due nuove arrivate con gli occhi spalancati. Lei invece non la conosceva, ma ormai la curiosità era tale che Miki smise di fingere di lavare i piatti e chiuse il rubinetto. Dopo la gara di martellate e il litigio tra Ryo e suo marito...

"Ti metto in conto il pavimento, razza di animale!".

"Animale? Che tipo di animale? Miaoooooo!".

"Ugh! Ti faccio pagare anche gli arretrati, maledetto!".

"Ti faccio notare che il martello è di Kaori e che è stata lei a sfondare le tue belle piastrelle!".

"La testa su cui l'ha sbattuto è la tua, pedofilo che non sei altro!".

"Pedofilo io? IO?! Ma se sei stato tu a crescerti Miki quando era ancora in fasce per poi potertela sposare!".

"Non era in fasce!".

"No, ma quasi!".

...era finita, si era adoperata per preparare una borsa del ghiaccio per quella povera ragazza con la treccia che Akane sosteneva essere 'il suo fidanzato in versione femminile'. Uomo o donna che fosse, non era abituato ai martelli di Kaori e rischiava seriamente una commozione cerebrale. Ora i quattro erano riuniti intorno a un tavolo con caffè e bevande e lei stava finalmente per scoprire il mistero legato a Ranma, china con il ghiaccio sulla testa.

"Di che diavolo stiamo parlando?", sbottò Ryo rivolto alla socia.

Kaori si portò un dito alle labbra e guardò in alto nel tentativo evidente di ricordare: "Mhhh, vediamo, se non sbaglio sono delle sorgenti che si trovano in una regione sperduta della Cina e in ognuna di esse è affogato qualcuno millenni fa; oggi, chi vi cada accidentalmente, si trasforma nell'esatta copia di chi vi ha perso la vita", terminò con aria tragica.

Miki guardò di traverso suo marito e lui fece spallucce: mai sentita, ovviamente.

"Proprio così, e mio padre ebbe la brillante idea di andare ad allenarmi laggiù. Inutile dirvi che entrambi ci siamo caduti dentro...". Ranma aveva l'espressione afflitta di chi ricordi un episodio tragico della propria vita. E non aveva tutti i torti, poveretto.

"Quindi anche tuo padre si è trasformato in una bella ragazza, non è così?". Nonostante sapesse che si trattava di una maledizione, e che sia Ranma che suo padre fossero in realtà uomini, quello scemo di Ryo aveva già la bava alla bocca: come biasimare Kaori?

"No, lui si trasforma in un panda!", rispose Ranma infuriato. "E comunque ci trasformiamo solo dopo essere stati bagnati dall'acqua fredda, a contatto con l'acqua calda torniamo normali".

"Ma allora non c'è problema! Scaldo subito dell'acqua", s'intromise, felice di poter aiutare quel poveretto. Dal suo sguardo, però, capì che c'era qualcos'altro.

"Ti ringrazio, Miki, ma non servirebbe, ora. Una nostra... conoscente mi ha stimolato di nuovo il nervo del gatto e l'acqua calda mi è insopportabile. Dovrei recuperare le pillole della Fenice per tornare a tollerarla, ma quella mummia, come al solito, pretende che io sposi Shampoo!".

Rimase con la mano a mezz'aria, quindi ripose la teiera. Attese, in silenzio, le spiegazioni che tutti si aspettavano, com'era evidente dai volti smarriti.

"E dimmi, Ranma, questa Shampoo è una...".

"Vuoi tapparti la bocca, razza di scemo? Possibile che ogni volta che si nomina una donna tu debba chiedere se è bella o meno?". Kaori aveva afferrato l'orecchio del socio e dall'espressione lacrimevole di Ryo capì che doveva fargli molto male.

Vide Akane prendere un sospiro e si dispose ad ascoltare: tra Ranma che con la botta in testa parlava biascicando senza dare molte spiegazioni e Ryo e Kaori che litigavano, l'ultima speranza di capirci qualcosa era in quella ragazza dall'aria assennata.

"Dunque, da dove posso cominciare? Allora, i nostri padri sono amici di vecchia data e tanti anni fa si promisero a vicenda che, per continuare la tradizione di arti marziali indiscriminate, avrebbero fatto sposare i loro figli in modo da poter gestire il dojo della mia famiglia negli anni a venire. Il padre di Ranma tornò con lui e si presentò alla nostra porta per permettergli di scegliere la sua futura sposa. Vedete, ho altre due sorelle".

Se avesse potuto materializzare i pensieri di Ryo in quel momento, sarebbero comparse delle gigantesche luci al neon che lampeggiavano domande come: 'quanti anni hanno?', 'sono carine come te?', oppure addirittura 'quali sono le loro misure e i loro numeri di cellulare?'. Glielo leggeva nello sguardo che si tratteneva solo per timore dell'ennesima martellata della sua socia.

"Kasumi e Nabiki hanno deciso che io fossi la più adatta, anche se devo ancora capirne il motivo". Lanciò un'occhiataccia alla rossa che le fece la linguaccia. In quel momento le parve quasi di vedere la versione dieci anni più giovane di Ryo e Kaori. Beh, con Ryo in vesti maschili, ovviamente. "Ma il problema è che Ranma attira i guai e le persone più strane!".

"Ehi, parla per te, razza di frana! Che mi dici di Kuno e di quell'assurdità di uscire con chi ti avesse sconfitta in combattimento?". Non aveva idea di cosa stesse parlando Ranma, ma subodorò che si trattasse di uno spasimante o qualcosa del genere, l'aveva nominato anche poco prima che la fidanzata lo martellasse. Doveva esserne molto geloso, sotto sotto.

"Puoi evitare di confonderli ancora di più parlando di cose che non c'entrano nulla? E comunque sei tu ad attirare le persone più pazze! Shampoo l'hai conosciuta in Cina e se non l'avessi sconfitta in combattimento, non avrebbe mai preteso che la sposassi!".

"Aspetta, aspetta... questa Shampoo vorrebbe sposarlo solo perché è stata battuta?". Kaori aveva fatto la domanda giusta, cominciava a perdersi anche lei.

"Nel suo villaggio di amazzoni è la legge: siccome sono tutte zitelle, appena trovano un uomo forte se lo sposano per continuare la tradizione", spiegò Ranma senza mezzi termini. "Solo che io non ho mai avuto la minima intenzione di sposare quella pazza!".

"Ah, no? Ma se le stai sempre appiccicato come una cozza allo scoglio?". Il tono piccato di Akane le indicò che anche lei era parecchio gelosa: quella sì che era una coppia affiatata!

"Eh eh eh! Dev'essere parecchio brutta questa Shampoo", rise Kaori tentando di rimettere pace.

"Al contrario", s'intromise Akane facendo rizzare le antenne a Ryo, che si rimise in attento ascolto, "è molto bella ed è anche forte...".

"...ed è lei a stare appiccicata a me, non io a lei! Oltretutto sai benissimo che odio i gatti!".

"Anche tu?", le scappò detto cogliendo un sussulto di Falcon al suo fianco, "e io che pensavo fossi l'unico caso in tutto il Giappone!".

"Ad ogni modo... cosa c'entrano i gatti?", domandò Ryo, facendo finalmente una domanda che non riguardava misure o età.

"Shampoo è caduta a sua volta in una sorgente, ma non della ragazza affogata dove sono finito io, bensì in quella del gatto affogato. E la cosa peggiore è che ha una bisnonna che la appoggia e mi chiama 'futuro marito'. Padroneggia delle tecniche marziali molto antiche, tra cui quella di stimolare un particolare nervo del torace atto a far diventare una persona sensibilissima alle alte temperature, come la lingua di un gatto".

Falcon sussultò di nuovo e sul suo volto si dipinse un'espressione di disgusto che la fece sorridere: "Stai tranquillo, non credo che sarebbero così calmi se questa ragazza li avesse seguiti".

"Stimolare un nervo del genere a chi è caduto nelle sorgenti di Jusenkyo provoca automaticamente il problema di restare bloccati nella forma maledetta. Ed è uno scherzetto che mi ha giocato già in passato, facendomi sudare sette camicie e coinvolgendomi addirittura in una specie di gara per darmi il rimedio, ossia le maledette pillole della Fenice, che ripristinano le condizioni di normalità".

"E come l'altra volta pretende che Ranma sposi sua nipote in cambio delle pillole", concluse Akane tristemente.

"Accidenti, non credevo che esistessero tecniche simili nelle arti marziali!", commentò Kaori.

"Certo, tu conosci solo la forza bruta del martello...". Il commento di Ryo si smorzò allo sguardo fulminante della socia.

A quel punto aveva una domanda anche lei: "Ma, scusate, non basterebbe rubare alla vecchia signora queste pillole? Per quanto non sia bello sottrarre le cose alle persone anziane, in questo caso...".

Ma Akane stava già scuotendo la testa: "Magari fosse così facile. Qui non parliamo di una vecchietta che si diletta con le tecniche marziali, ma di una vera e propria amazzone che padroneggia tecniche vecchie di millenni! Mettersi contro di lei equivale a tentare di abbattere un muro di cemento a mani nude. Neanche Ranma è mai riuscito a sconfiggerla".

"Però sono riuscito a metterla in difficoltà, parole sue!". La fidanzata liquidò l'orgoglio di Ranma con un gesto della mano.

"Non ci sto". La sentenza di Ryo provocò il silenzio, anche se durò solo qualche secondo.

"Come sarebbe a dire che non ci stai?! Ti ricordo che sono cinque mesi che non abbiamo un incarico! CINQUE mesi! Abbiamo battuto ogni record e non solo fra poco mangeremo riso in bianco e cipolla, ma ci staccheranno anche la corrente e il gas se non ci affrettiamo a pagare le bollette!".

"Sempre a pensare ai soldi tu! Quanti credi possano averne due ragazzine che a malapena frequentano il liceo?".

Miki li guardava litigare e non poté trattenere un sorriso: Ranma e Akane tentavano disperatamente di dire qualcosa ma era come se non esistessero. La ragazza con la treccia, inoltre, stava puntualizzando rabbiosa che lei non era 'una ragazzina del liceo', ma le sue parole si persero nelle urla di Kaori.

"Non pensi che prima di dire no dobbiamo per lo meno dar loro il beneficio del dubbio?".

"Io non mi metto contro streghe con pseudo poteri magici per cercare di recuperare una confezione di pillole!".

"VOLETE. PER FAVORE. ASCOLTARCI?". Incredibile: per piccolina che fosse, Ranma in versione femminile si era alzata in piedi e aveva urlato più forte di quei due testoni! Entrambi si bloccarono simultaneamente, Ryo voltando la testa dall'altra parte, chiaramente indignato, e Kaori ridendo imbarazzata.
"I soldi li abbiamo, non è molto ma è quello che siamo riusciti a racimolare in questi ultimi tempi". Vide Kaori contare il mucchietto di banconote stropicciate che la rossa aveva sbattuto sul tavolo. Dall'aria afflitta capì che non era quanto sperava.

"Beh, non è molto ma almeno possiamo pagare le bollette", commentò sconsolata.

Ryo si alzò con le mani in tasca. "Bene, lascio a te il compito di rubare pasticche alla vecchietta".

Kaori lo guardò allibita: "Quindi ti tiri fuori, eh? Bene, poco male. Questo è un caso facile e...".

"Non è Obaba il problema!", gridò esasperato Ranma. "O almeno, non solo lei".

C'era dell'altro? Quei due erano una sorpresa continua: altro che assassini e complotti internazionali, quella coppia era un vero e proprio spas....

L'urlo di Ranma fu acuto e disperato e tutti si tapparono simultaneamente le orecchie. Miki riaprì gli occhi che aveva stretto come inutile forma di difesa dal suono e rimase scioccata: c'era qualcosa abbarbicato al fondoschiena del ragazzo, che emetteva suoni di grande compiacimento.

"Quanto mi sei mancata, Ranma cara!". E parlava pure! Possibile che fosse un essere umano? Vide Akane afferrare la strana forma per la collottola, mentre il fidanzato ripeteva come una nenia che no, non era possibile, quel maledetto li aveva seguiti! La mostrò quindi alla comitiva, stando bene attenta a tenerla lontana da sé.

"Ecco, è lui il problema".

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Capitolo 2
*** Ranma vs Ryo ***


Ranma vs Ryo


Kaori fissò stralunata il vecchietto minuscolo contorcersi nella presa di Akane e il suo vano tentativo di liberarsi: "E lui chi sarebbe?". Allungò un dito, curiosa, come avrebbe fatto con un giocattolo a molla di cui non capiva il meccanismo. Fu un errore ma lo capì troppo tardi. La cosa-vecchio si liberò con un balzo dalla mano di Akane e le si appiccicò sul seno come una ventosa.

"Signorina, lei ha un seno stupendo, magari non abbondante come quello di Ranma ma decisamente ben fatto", diceva il mostriciattolo strusciandosi in maniera così lasciva che trattenne a stento un conato di vomito.

Non abbondante come quello di Ranma? Che, per di più, nella sua forma normale era un uomo?! Bastò quell'ultima considerazione a far traboccare il vaso: udì vagamente Ryo urlare 'giù!' alla coppia di fronte mentre spiaccicava, come i Kami comandavano, quella sottospecie di insetto sul pavimento del Cat's Eye con un urlo feroce. Ansimando per la rabbia e lo sforzo, fissò il mucchietto informe ai suoi piedi e, anziano o no, sperò di aver disintegrato quel porco di dimensioni ridicole.

Invece lo vide rimettersi in piedi quasi subito, accendersi una pipa e accarezzarsi un singolo bernoccolo sulla testa. "Certo che sei più violenta di Akane e Ranma messe insieme, tu", commentò provocandole un nuovo scoppio d'ira.

"È quello che penso anch'io, caro signore, e non capisco come possa sentirsi attratto da un altro uomo che per di più... NO, KAORI, SCHERZAVOOOO!". Basta con le spiegazioni, oggi avrebbe distribuito martellate a tutto spiano. Stava cercando di disincastrare il martello dalla testaccia bacata del suo socio e dal pavimento, chiedendosi a quanto ammontassero i danni che aveva provocato quel giorno, quando udì la voce di Miki.

"Signore, mi scusi, qui è vietato fumare". Si era appena rimessa l'arma in spalla pronta a rinfoderarla quando assistette alla parte seconda del 'maniaco-piccolo-ma-micidiale'. Stavolta, nemmeno a dirlo, l'obiettivo di quello strano essere era Miki.

"La voce di una deaaaaaaaaaa!". Volò direttamente nella sua direzione, almeno finché Falcon non lo intercettò con la sua grossa mano sbattendolo senza tante cerimonie sul bancone del bar. Sotto di essa che, senza scherzi, era grossa come tutto il suo corpo striminzito, il vecchietto si contorceva come un ragno schiacciato da un sasso, blaterando insulti incomprensibili.

"Quindi questa ridicola ameba perversa è il vero problema? Beh, ve l'ho appena risol...". Il povero Falcon non poté terminare la frase perché lo sgorbio tirò fuori dalla tunica il suo unico tallone d'Achille. Dopodiché saltò in piedi sul bancone per fissarlo mentre si contorceva, con la bava alla bocca, sotto le fusa di un minuscolo gattino bianco.

"Caspita, gli fa un effetto anche peggiore di quello che provoca in Ranma!", osservò rimettendosi la pipa tra le labbra. "E io che pensavo che prima la bella Miki esagerasse".

Rimase per un attimo lì, col martello poggiato sulla spalla, indecisa sul da farsi: non sapeva bene quanto Ranma odiasse i gatti ma l'aveva appena sentito balbettare la sillaba 'ga' quasi avesse un morbo misterioso. Quando parlò, tuttavia, aveva già ripreso il controllo.

"Lui è il mio maestro di arti marziali e come vedete è forte almeno quanto Obaba". La voce di Ranma era quasi funerea e la stessa Akane aveva un'espressione grave e accigliata.

"Ma... maestro quel coso?!", balbettò guardando alternativamente i due fidanzati e lo sgorbio che fumava.

"Mi domando come possa una meraviglia come te stare al fianco di un gigante brutto e pelato come lui, che per di più ha paura di un innocuo gattino! Dimmi la verità, quel bruto ti ha rapita?". Ora i suoi occhi brillavano e l'effetto era quasi raccapricciante sulla sua forma di piccola mummia.

"Ha parlato il nano, brutto e pelato", s'intromise Ranma. "È per via dei suoi continui attacchi, diurni e notturni, che Akane mi ha convinto a rivolgermi a voi, anche se posso cavarmela benissimo da solo".

"Da solo? Non solo ora sei una donna, ma Happosai ci attacca ad ogni ora, la casa e il dojo sono distrutti e non dormiamo da tre giorni! Come pensi di sopravvivere per chissà quanto tempo tra inseguimenti e palpatine se siamo noi due soli?!". Akane era quasi isterica e Kaori cominciò a capire l'entità del problema.

"Ma, scusate, i vostri genitori e le tue sorelle dove sono?", domandò Miki mentre sventolava dei sali sotto al naso del marito svenuto.

"Ci hanno lasciati soli sperando... di avvicinarci", balbettò Akane assumendo un colorito che virava al porpora acceso.

"Già, peccato che Shampoo e sua nonna l'abbiano scoperto e mi abbiano fatto questo scherzetto, temendo che come uomo potessi accostarmi troppo a questa specie di maschiaccio dai fianchi larghi". Il commento finale di Ranma attirò naturalmente la reazione furiosa della sua ragazza, che cominciò a rincorrerlo per tutto il locale.

Kaori si portò un dito alla tempia: quindi era da quel mostriciattolo maniaco che dovevano proteggerle! Facile a dirsi, ma...

Stavolta fu Miki a urlare: probabilmente distratta dal marito e dalle domande, aveva abbassato la guardia e ora il maestro lascivo le si stava strofinando vergognosamente sul seno. "Molla il gigante, sei troppo bella per uno come lui", gracchiava l'ometto. Stava per sfoderare di nuovo il martello ma non ce ne fu bisogno.

Miki aveva estratto la pistola e gliela stava puntando sulla testolina pelata. "Quel gigante è mio marito e se non la smette di insultarlo e non si toglie da qui, giuro che le sparo, età o non età!".

La reazione del vecchietto fu di estremo stupore. "Una pistola? Usate queste robe voi belle ragazze di Tokyo? Beh, è sexy ma anche pericoloso!", commentò afferrando la canna e piegandola come se fosse di burro. "Ecco fatto, così nessuno si farà male!", rise tutto contento.

La sua amica era impietrita e anche lei rimase col martello a mezz'aria; Ranma e Akane avevano ragione: quel tipo era piccolo ma micidiale. Lo vide allontanarsi da Miki solo per chiamare Ranma a gran voce, incurante del fatto che stesse ancora fuggendo dalla fidanzata.

"Ranmaaaa! Prova questo per il tuo vecchio maestroooo, sono sicuro che è della tua misuraaaa!". No, doveva avere le traveggole, eppure la realtà era là, davanti a lei: il 'maestro' di Ranma, uomo tristemente trasformato in donna, non solo lo toccava in maniera sconveniente quando era in quella forma, ma pretendeva anche che indossasse un dannato reggiseno rosa! Stava proprio riflettendo che le ricordava qualcuno di sua conoscenza quando quest'ultimo saltò in piedi.

"Wow, ma è l'ultimo modello! Lei sì che è un intenditore, signor maestro di Ranma!", si ringalluzzì già con la bavetta ai lati della bocca. Il nano era visibilmente contento e si avvicinò al suo socio con aria cospiratrice.

Oh, no, non può succedere...

"Vedo che te ne intendi, giovanotto. Ryo Saeba, giusto?".

"In persona! Posso sapere il suo nome, maestro?".

...non DEVE succedere...

"Io sono Happosai, molto lieto".

"Il piacere è tutto mio, non è facile trovare degli esperti, di questi tempi! Si tratta di un push-up, non è vero?". Espressione da maniaco.

"Hai davvero occhio, ragazzo, e nota il pizzo sui bordi!". Di nuovo il brillio inquietante negli occhi.

"Io però avrei optato per un altro colore... che so, un bel lilla!". Tono da esperto.

"Da oggi tu sarai il mio allievo", dichiarò lo sgorbio depravato suggellando l'accordo con il reggiseno, messo tra le mani del socio in brodo di giuggiole.

"Posso toccarlo davvero?! Oh, che meraviglia!".

Non doveva succedere, ma è appena successo.

Abbassò il martello, lo ripose, mise le mani in tasca a cercare le chiavi della Mini che, ricordava, doveva aver parcheggiato nel vicolo vicino il giorno prima. Se avesse fatto piano e avesse sfruttato l'effetto sorpresa, forse ce l'avrebbe fatta. Prese fiato e urlò: "Ranma, Akane, presto!".

I due smisero all'istante di rincorrersi e il resto fu una fuga a rotta di collo fuori del Cat's Eye e nelle stradine interne della via. Aveva udito distintamente la voce del suo socio: "Stanno scappando!", ma non si voltò indietro, se non per accertarsi che le ragazze la stessero seguendo. Giunta alla macchina le fece salire dietro, saltò al volante, mise in moto e schizzò via lasciando una buona dose di gomme sull'asfalto.

***



Saltare di tetto in tetto tra le braccia di Ranma non l'aveva mai spaventata a tal punto. Mentre Kaori sfrecciava a tutta birra per vie affollate e vicoli, Akane si vedeva proiettata oltre i finestrini di quella macchina minuscola a ogni svolta; non si era neanche accorta che il fidanzato, a sua volta spaventato, l'aveva abbracciata in un estremo tentativo di proteggersi o di proteggerla: fatto sta che si stringevano ancora convulsamente, rannicchiati sul sedile posteriore, quando Kaori finalmente si fermò.

"Ehi, siamo arrivati. Svelti, saliamo in casa!".

Allibita com'era, non poté fare altro che seguire la donna: doveva riconoscerle che, pur essendo spericolata alla guida, li aveva fatti giungere sani e salvi a destinazione. Quando alzò lo sguardo si ritrovò davanti a un palazzo a più piani fatto di mattoni rossi.

Questo sarebbe il nostro nascondiglio?

Fecero qualche rampa di scale e si ritrovarono dentro a un appartamento anonimo, ma ordinato e pulito.

"Ecco, starete qui per un po', ma la cosa migliore è che vi nascondiate nella stanza al piano di sopra così che io possa disseminare il percorso di trappole".

"Non serviranno un po' di trappole per fermare quel maniaco del mio maestro", disse Ranma sconsolato.

"No, ma serviranno a me per intercettare quel maniaco del mio socio qualora gli venisse l'insana idea di salire in camera vostra nel cuore della notte", ribatté Kaori accigliata.

Vostra. Camera vostra. Nostra?!

"U... un momento, non vorrai farci stare in una sola stanza. Insieme? ". Akane era terrorizzata all'idea di passare un'altra notte come quella in cui avevano dovuto far credere a Ukyo che si fossero sposati. Anche Ranma non doveva essere molto entusiasta, visto che stava già cominciando con le sue esclamazioni di diniego zeppe di 'maschiaccio' e di 'per niente carina'. Valutò la possibilità di colpirlo di nuovo, ma sperò che la concitazione del suo idiota di fidanzato la convincesse a farli stare separati.

L'espressione di Kaori divenne di pura sorpresa. "Insomma, non si sbagliano le vostre famiglie, vi sopportate proprio a malapena!", disse con un sorrisetto scomodo. "Va bene, tu Akane puoi dormire da me, se vuoi, così ti terrò sott'occhio in maniera più efficace. Tu, Ranma, puoi stare nella camera degli ospiti, invece, ma stai all'erta".

"Tranquilla, sono abituato ad avere a che fare con ben altri maniaci!", dichiarò battendosi il petto con fare sicuro.

Un corvo passò gracchiando dietro la testa della donna: ma da dove era mai spuntato?! "Come si vede che non conosci affatto Ryo...".

Kaori li accompagnò al piano superiore dove posizionò una piccola branda di fianco al suo letto per lei e mostrò la stanza al fidanzato riluttante. "Continuo a pensare che tutto questo sia inutile. Sarebbe stato meglio rimanere al dojo, almeno avrei potuto allenarmi per sconfiggere Obaba e sottrarle quelle maledette pillole!".

Alzò gli occhi al soffitto, domandandosi se fosse più duro quello o la testa di Ranma. "La casa era distrutta, dove mai ti saresti allenato? E poi almeno potremo farci qualche ora di sonno in santa pace, protetti da due professionisti e tu avrai davvero il tempo di allenarti, invece di scappare da quel maniaco di Happosai".

"Sì, ha ragione la tua ragazza, e poi puoi sempre allenarti giù al poligono. Là c'è un sacco di spazio", aggiunse Kaori entusiasta.

"Avete un poligono di tiro?", domandò lui sulla difensiva.

"Certo, è dove ci alleniamo a sparare! Beh, più che altro Ryo... Basterà che io stia con te quando vuoi andarci e il problema è risolto". Akane capì dall'espressione del suo fidanzato che l'ottimismo di Kaori lo stava coinvolgendo, eppure il suo sguardo...

Non ebbe tempo di fermarsi a riflettere perché udì uno scalpiccio concitato sulle scale e poi fu gettata a terra. Sentì un urlo, il rumore di vetri rotti e successivamente di qualcosa che si spezzava; quando alzò lo sguardo si ritrovò stesa sotto a un ammasso di muscoli caldi e guizzanti e di fianco a lei c'era Ranma che guardava qualcosa con disappunto: era una pistola. Ed era Ryo che la puntava contro la finestra mentre faceva loro scudo con il proprio corpo. Kaori era sulla soglia della stanza e fissava terrorizzata uno squarcio sull'armadio di legno di fronte a lei.

"Di' un po', usi quella per ammazzare la gente?".

"Ranma!". Si voltò di scatto, fissandolo allibita. "Ryo ci ha appena salvato la vita! Qualcuno ci stava sparando!".

Se l'uomo fu colpito dalla domanda del suo fidanzato maleducato non lo diede a vedere: si alzò da terra...

Che strano, un maniaco mi è appena saltato addosso e non solo non ho fatto in tempo a colpirlo, ma l'ho anche difeso! Ho provato persino un insolito senso di protezione...

...e si spolverò i vestiti. Rinfoderò la pistola e guardò la sua socia: senza dire nulla, Kaori annuì e infilò le dita nello squarcio sull'armadio, rivelandone quello che aveva tutta l'aria di essere un proiettile. Lo porse a Ryo che lo esaminò per qualche istante. Era così diverso dal maniaco depravato che poco prima confabulava di reggiseni con Happosai! Era forse questa la sua vera natura? Come diavolo aveva fatto a correre in tempo da loro e salvarli?

"Viene da un M82 Barret, un fucile di precisione comunemente usato in guerra o dalla mafia", disse l'uomo facendola trasalire. Chi diavolo poteva sparare con un affare del genere dentro un appartamento? "Brava Kaori, sei riuscita a farti seguire da qualcuno di molto pericoloso".

"Mi... mi dispiace, eppure sono stata così veloce!". Kaori pareva contrita.

"Oppure chi ha sparato sapeva che sareste venuti qui".

Mentre ancora rifletteva sulle parole 'guerra' e 'mafia', si sentì afferrare bruscamente per un braccio. "Vieni Akane, ce ne andiamo. Potete tenervi i nostri soldi per il disturbo". Lo fissò stralunata e quello che vide sul volto di Ranma non le piacque affatto: somigliava troppo alla paura. Ma non paura per se stesso.

"Siete liberissimi di andarvene ma poi non posso garantire per la vostra incolumità. Se tieni davvero alla tua fidanzata non usciresti là fuori con lei". Ryo era diventato di colpo serio e gelido; osava dire controllato, come se fosse avvezzo a quel genere di situazioni. Guardò Kaori e la vide preoccupata ma stranamente serena.

Chi diavolo sono, veramente, questi due?

Stava per domandare qualcosa a proposito delle loro esperienze su casi simili, di gente che spara con fucili da guerra, quando Ranma esplose al pari del proiettile che aveva colpito l'armadio: "Io ho salvato Akane da decine di nemici molto più potenti di te e l'ho sempre protetta, come tu con quella roba che ammazza le persone non potrai mai fare! Mi stupisce che TU tenga la tua ragazza in costante pericolo con delinquenti che vi sparano addosso senza ritegno, non capisco come faccia Kaori a stare con t...!".

Lo schiaffo fu improvviso e forte, anche se non abbastanza da scoraggiarlo. Ranma si toccò la guancia, chiaramente oltraggiato e si rivolse all'uomo con un sorrisetto che non lasciava presagire nulla di buono: "Non ho mai rifiutato una sfida, per cui dimmi solo il posto e l'ora e non mi tiro indietro. Ma devi combattere a mani nude, da vero uomo!".

"No, Ranma, non...!". Akane s'interruppe di colpo: la mano di Kaori si posò sulla sua spalla, facendola trasalire.

La donna scosse la testa, con un leggero sorriso: "Lascia che si chiariscano ora, così sarà tutto più semplice".

"Ma... Kaori...". Continuava a vedere la compostezza sul suo volto, come se conoscesse Ryo molto più di quanto potesse conoscersi lui stesso.

"Hai detto bene. Combatteremo da veri uomini, cosa che tu al momento non sei. Quando tornerai alla tua forma normale potrà avere inizio la sfida". Ryo si era messo le mani in tasca e dava loro le spalle; andò via senza aggiungere altro e Akane capì perché, poco prima, avesse reputato protettiva la posizione che aveva assunto nei loro confronti: quell'uomo emanava un fascino e un carisma misteriosi. Cominciava a comprendere come mai Kaori continuasse ad avere una cieca fiducia in lui nonostante le sue uscite da mandrillo. Era come avere un Ranma cento volte più potente al proprio fianco.

Kami, che mi metto a pensare! Cosa... come posso fare il paragone tra questo maniaco incallito e Ranma? Che diavolo mi prende?!

Pensò che probabilmente aveva stampata in faccia un'imbarazzante espressione di stupore, ma sicuramente il fidanzato non se ne accorse: emanava rabbia da tutti i pori.

***



"Le arti marziali non prevedono l'utilizzo di armi da fuoco e chi le pratica, solitamente, ne condanna l'uso". Akane si fermò per un istante come se riflettesse, spostandosi una ciocca dietro l'orecchio e guardando fuori dalla finestra che ora aveva un grosso rattoppo dove era stata attraversata dal proiettile.

Guardandola, Kaori capì perché Ranma tenesse tanto a lei, nonostante non lo desse troppo a vedere e dicesse il contrario: quella ragazza era intelligente e sensibile e sì, aveva ragione Ryo, sarebbe diventata bellissima tra qualche anno. Sospirò internamente chiedendosi come mai anche le ragazzine erano più sexy di lei; Ranma stesso, che aveva rifiutato di allenarsi nel poligono di tiro e ora si era rifugiato sulla terrazza, aveva delle forme che nemmeno si sognava.

Razza di stupida, come mi viene in mente una cosa simile in un momento come questo?

"Anche tu pratichi arti marziali, vero? È per questo, forse, che le tue sorelle hanno indicato te come la fidanzata più adatta per Ranma?", domandò fissando le luci della città davanti e sé.

"Può darsi. In realtà penso semplicemente che abbiano riflettuto sul fatto che odio gli uomini, ed essendo Ranma per metà donna hanno creduto che ci sarei andata d'accordo. Niente di più sbagliato!", rispose Akane con convinzione.

Kaori si voltò di nuovo a guardarla: "Cosa? Tu odi gli uomini?".

La ragazza arrossì. "Sì, li odio. Sono opportunisti, melensi, senza spina dorsale e pensano solo a combattere per fare colpo su di me! Nessuno di loro si sofferma mai a guardare come sono fatta dentro, che sentimenti posso avere o cosa io possa provare...". S'interruppe, improvvisamente a disagio e Kaori cominciò ad essere confusa.

"Fammi capire bene: ti riferisci a Ranma o a quello spasimante di cui ci accennavi oggi... Kuno?".

"Esatto! Quelli come lui hanno solo una cosa in testa, non li sopporto! Fu lui a imporre a tutti i miei compagni di scuola che volevano uscire con me: 'solo chi sconfiggerà la bella Akane potrà chiederle un appuntamento! Così vi ordina il Tuono Blu!', e da quel giorno la mia vita è diventata un inferno!".

Kaori non poté impedirsi di ridacchiare. L'imitazione di quel Kuno era davvero esilarante. "Scusa, non sto ridendo di te. Ma non avendo mai avuto certe attenzioni, da adolescente, non mi capacito di come possa darti fastidio essere corteggiata! Dev'essere così bello sentirsi desiderate...". Non voleva soffermarsi troppo a riflettere su chi avrebbe voluto che la desiderasse.

Per tutta risposta, Akane sbuffò. "Certo, come no. Provaci tu ad andare a scuola tutte le mattine combattendo con un'orda di maschi inferociti, cercando di sconfiggerli in tempo utile per entrare prima del suono della campanella!".

Kaori spalancò gli occhi, non credeva di avere ben capito. "Mi stai dicendo che tutte le mattine tu combattevi e sconfiggevi tutti i tuoi compagni di scuola? Stai scherzando, vero?!".

La ragazza scosse la testa. "Affatto. Molti di loro erano deboli, altri, tra cui lo stesso Kuno, non si impegnavano per paura di farmi male. Così li sconfiggevo sempre e non dovevo mai uscire con nessuno. Idioti, non sono mai riusciti a offrirmi un combattimento serio".

Sembrava davvero delusa e, per quanto lei stessa si considerasse un vero maschiaccio, quella Akane non era certo da meno. "E che mi dici di Ranma? Mi sembra che tenga davvero a te, nonostante litighiate sempre".

Il colorito di Akane si accese nuovamente e stavolta le parve fosse più per imbarazzo che per rabbia. "Quello stupido maschilista mi considera la sua fidanzata quando gli fa più comodo! Non esita a insultarmi appena ne ha l'occasione!".

Kaori sospirò, poi si volse di nuovo a guardare lontano, dove le luci tremolanti sembravano intimidite dallo spicchio di luna che troneggiava nel cielo notturno. "Almeno lui prova a esprimere i propri sentimenti. E tu hai la conferma di ciò che sente per te". Ryo aveva detto le magiche parole una sola volta, in una situazione di estremo pericolo. Poi tutto era tornato come prima.

"Ranma non mi ha mai detto che mi vuole bene. Forse l'ha pensato, tempo fa, quando credeva che io fossi morta. Ma non l'ha mai espresso chiaramente a parole". Sussultò: credeva che fosse morta? In che genere di situazioni erano finiti quei due? La loro storia le ricordava sempre più la propria.

"Però ti chiama 'la mia fidanzata', no? E ha un forte istinto di protezione nei tuoi confronti, da quel che ho potuto vedere". Akane tacque, fece un sospiro come se stesse per dire qualcosa ma rimase ancora in silenzio.

Kaori capì che il tasto era dolente per entrambe, così tentò di portare la discussione altrove: "Perché il tuo senpai si fa chiamare Tuono Blu?".

Finalmente Akane rise di gusto. "Oh, non so cosa gli passi per la testa, pensa solo che il primo soprannome che si è dato era Meteora!".

"Che fantasia i ragazzi d'oggi!", rise anche lei, più che altro per spezzare la tensione che si era creata. Le bruciava ancora sulle labbra il bacio che Ryo le aveva dato pensando che fosse un'altra. Le bruciava che la loro relazione fosse ancora così nebulosa... anzi, che non fosse neanche una vera relazione. E le bruciava sapere che, potenzialmente, Ranma e Akane fossero più avanti di loro nella comprensione dei propri sentimenti, anche se ben lontani dall'ammetterli.

Ma lei non era invidiosa, giusto? Doveva solo impegnarsi a far bene il suo lavoro e proteggere le due ragazze... i due fidanzati dal maestro maniaco. No, si corresse, dal maestro e dal socio maniaci. Per quanto riguardava la sparatoria di poco prima era ancora tutto da vedere.

Quello sì che era uno degli incarichi più strani che avesse accettato!

***



I movimenti di Ranma erano fluidi e precisi mentre eseguiva un kata complicato; le sue movenze gli ricordavano il kendo ma anche il judo. Era un tipo di allenamento molto personale, sicuramente frutto di anni di duro allenamento.

Ryo tentò di vedere in lui l'uomo che avrebbe dovuto essere nella sua forma normale, ma era difficile con quelle curve mozzafiato che traballavano a ogni sussulto: sicuramente non indossava neanche un reggiseno!

Scosse la testa. Doveva concentrarsi sul suo incarico: quello era un uomo e lui non se ne sarebbe mai invaghito come avrebbe fatto con una qualsiasi delle sue clienti! Ad esempio con la dolce Akane che, nonostante fosse tanto giovane era così... così...

Qualcosa lo colpì dritto sul setto nasale e quasi contemporaneamente sentì il sangue scorrere via dalle sue narici. E non per la scena da mokkori di poco prima.

"Guardami ancora con quella faccia da maniaco e sei un pervertito morto!". Ranma ritirò il pugno e Ryo si stupì della forza con cui l'aveva caricato. Non osava immaginare quanto potesse essere potente una volta tornato uomo. Forse il combattimento tra loro poteva rivelarsi abbastanza interessante.

"Scusami, scusami! Dimentico sempre che quel corpo non ti appartiene! Ah ah ah ah!", sventolò le mani davanti a sé, poi si asciugò il sangue sotto al naso. "Accidenti, sei più forte di quanto immaginassi!".

A quelle parole, Ranma s'impettì. "Certo che sono forte, te l'ho detto che sono l'erede della miglior scuola di arti marziali del Giappone!". L'ego di quella ragazza... di quel ragazzo era grande come una casa.

"Non ne dubito, ma devi imparare a essere un po' più aperto nei confronti degli altri". Doveva chiarire le cose tra loro, o non sarebbe mai riuscito a proteggerli avrebbe dovuto. Non si trattava più del maestro che li inseguiva: qualcuno aveva deliberatamente sparato loro addosso.

"Che cosa vorresti dire?". Ora il ragazzo era furioso e si mise in posa da combattimento, forse senza nemmeno rendersene conto.

"Voglio dire che quando qualcuno ti minaccia con un'arma non puoi difenderti a mani nude. Prima ti metterai in testa questo concetto, meglio sarà per te e per la tua fidanzata. Non ho idea di chi tu abbia sfidato in passato, né contro chi tu abbia combattuto, ma sono pronto a scommettere che non hai mai dovuto proteggere Akane da un'arma da fuoco. O sbaglio?".

La postura di Ranma perse di rigidità; il suo corpo tremò lievemente e il ragazzo si girò di spalle. "No", ammise.

"Ora hai capito che io e Kaori abbiamo a che fare con le armi tutti i giorni e che nessuno meglio di noi può proteggervi da un rischio simile. Io posso percepire un cane che si arma anche a grandi distanze e prevedere la traiettoria di un proiettile. Tu puoi farlo?".

"No!", il tono era rassegnato ma decisamente più rabbioso, stavolta. Capì che il ragazzo era frustrato ma sapeva che insistere sul suo punto debole era l'unica maniera per convincerlo.

"E quindi lascerai che facciamo il nostro lavoro senza dare più i numeri davanti a una pistola?", domandò infine, senza togliere lo sguardo dalle spalle di Ranma.

"Va bene". Il suo fu più un sussurro che una vera e propria affermazione, come se volesse convincere innanzitutto se stesso. Ma gli bastò.

"Bene, magari domattina facciamo una passeggiata per Shinjuku, così ti mostro come lavoro". Gli volse le spalle, ma dal rumore dei suoi passi capì che per lui la conversazione non era ancora finita. "Cos'è, hai paura?", lo provocò prima che potesse parlare.

"Io non ho mai paura... per me stesso". Sorrise: quello svitato cambia sesso doveva tenere alla sua fidanzata molto più di quanto volesse ammettere e si sentì stranamente empatico nei suoi confronti. Forse erano più simili di quanto pensasse.

"Stai tranquillo, ci penso io a proteggere la tua bella!", esclamò senza poter impedire al suo volto di contrarsi in una smorfia colma di aspettativa al pensiero di gettarsi ancora su Akane.

Stavolta il pugno lo colpì direttamente sui denti e Ryo non poté fare a meno di pensare, suo malgrado, che forse se l'era cercata...

***



Sasuke sfrecciò a tutta velocità per le vie di Nerima, lieto di poter tornare dal suo padrone con notizie fresche. Si era dovuto allontanare parecchio e interrogare molti ninja per trovare la soluzione al mistero ma alla fine ce l'aveva fatta.

Si mosse furtivo, per evitare che persone poco gradite potessero seguirlo fino alla magione subodorando le sue scoperte, ma sembrava che quella notte nessuno dei loro nemici fosse nei paraggi. Entrò nel giardino passando dal retro e si infilò in una serie di cunicoli per sbucare direttamente da una botola nella stanza di Tatewaki.

Vuota.

Akane e la ragazza col codino lo fissavano dal muro, l'espressione sorridente congelata nelle immagini dei poster appesi; una tazza di the vuota era ancora sul vassoio, accuratamente sistemato sul tatami proprio di fronte alle foto, come se il suo padroncino avesse sorbito la bevanda fissando i suoi due amori.

L'animo romantico del ragazzo e la tazza ancora tiepida gli indicarono che sicuramente doveva trovarsi nella stanza da bagno per rilassarsi dopo le sue riflessioni profonde sulle due ragazze. Si infilò di nuovo nella botola e raggiunse la successiva dopo circa un minuto.

Uscì direttamente dietro la nuca del giovane Kuno, rilassato nell'acqua bollente della vasca che emulava perfettamente lo stagno del giardino. "Sono qui, padroncino!".

Il movimento inconsulto e la sua espressione strozzata gli fecero capire che non si aspettava il suo ritorno tanto presto. "In nome del cielo, Sasuke, vuoi farmi morire dallo spavento?! Potevi farti almeno annunciare!".

"Ma, padroncino, non volevo che qualcuno ci udisse!". Non capiva perché si scaldasse tanto: era stato così bravo che aveva colto impreparato anche lui!

"Va bene, va bene, ora dimmi cosa hai scoperto!". Tatewaki afferrò un asciugamano e se lo drappeggiò pudicamente attorno alla vita mentre usciva dall'acqua per ascoltarlo.

Sasuke si guardò attorno, girando la testa a destra e a sinistra. Era assolutamente sicuro che nessuno l'avesse seguito ma la prudenza non era mai troppa.

Decise di sussurrargli all'orecchio il luogo dove avevano avvistato Akane e la ragazza con il codino.

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Capitolo 3
*** Avvertimenti ***


Avvertimenti


"Perché sei così preoccupato che Akane si sia offerta di cucinare?", domandò Ryo a Ranma che sudava copiosamente mentre si affacciava furtivo sulla soglia della cucina.

Lo sweeper vide sussultare il codinato alla sua domanda; Ranma, stringendo i pugni, rispose con aria tragica: "Perché ci avvelenerà tutti quanti. Tu non hai la più pallida idea di quanto dolore possano provocare i piatti preparati da quella pazza. Prima viene il sapore, che ti stende come un pugno, poi cominciano i bruciori di stomaco e infine comincia l'agonia tra atroci soffer...". La padella lo colpì con una precisione micidiale, almeno quanto quella dei martelli di Kaori: gli si piantò sulla faccia con un clangore.

"Questo sì che deve far male!", commentò riflettendo che il pugno di poco prima doveva essere una carezza al confronto.

"Se non vuoi mangiare i miei piatti rimani digiuno, idiota!", gridò una furibonda Akane congelata nella posa di lancio.

La padella cominciò a scivolare un attimo dopo e il viso del poveretto apparve subito della stessa tonalità della chioma: "Non... scei... pe gniente... carina...", biascicò prima di accasciarsi a terra.

Mentre Kaori accorreva con una borsa del ghiaccio, Ryo ne approfittò per avvicinarsi alla ragazza. Le prese le mani, sfoderando uno dei suoi sorrisi più affascinanti, e si ravviò i capelli nel modo più sexy che gli riuscì: "Mia dolce Akane, sono certo che le tue prelibatezze non hanno nulla da invidiare al cibo degli dei", disse guardandola dritto negli occhi.

Lei lo fissò per un attimo e tirò indietro le mani in evidente imbarazzo. "Beh, mi ricordi proprio un mio senpai del liceo!". Il suo sorriso e gli occhi luminosi lo indussero a riflettere su quanto il suo fidanzato dovesse essere cieco: come poteva quello stupido dirle che non era per niente carina?

"Ah, davvero? Ahahahaha!", rise fingendo imbarazzo. Scommise che quel senpai fosse anche un suo fervente spasimante.

Improvvisamente si ritrovò sotto il naso una massa informe di colore giallognolo con qualche altra roba verde in mezzo e la gola gli divenne arida.

"Non hai la più pallida idea di quanto dolore possano provocare...".

Beh, magari la presentazione non era eccelsa, ma una ragazza magnetica come quella non poteva certo preparare piatti dal sapore disgustoso! "Oh, bene, questa è una... uhm... omelette alle verdure, vero?", chiese cominciando ad avvertire uno strano odore provenire dalla poltiglia.

Dietro di sé udì Ranma lamentarsi ma non gli diede peso. Akane, invece, rispose: "Ma no, sono takoyaki. Takoyaki! Senti che buoni!". Gli avvicinò ancora di più il piatto e sembrava la felicità fatta persona mentre pareva pregustarsi il momento in cui le avrebbe detto quanto era buona l'om... i takoyaki.

"Non farlo, Ryo! Ricordati della nostra sfida! Se muori prima non potrai...!", farneticava Ranma.

"Vuoi stare un po' zitto?". Il volto angelico di Akane si trasformò in una maschera demoniaca, ma solo per pochi secondi. Ora sorrideva già nuovamente, continuando a porgergli il piatto.

I capelli all'attaccatura della nuca gli si rizzarono come quando avvertiva un pericolo incombente. Ma che pericolo poteva esserci in una manciata di takoyaki dalla forma e dall'odore un po'... va bene, molto fuori della norma? Allungò una mano tremante, ne afferrò una piccola porzione e se la portò alla bocca.

"Prima viene il sapore, che ti stende come un pugno".

Ranma continuava a urlare, Akane stava chiedendogli qualcosa, e di colpo Ryo smise di respirare. Automaticamente si portò le mani al collo e tentò di ingollare quella roba piccante, acidula e salata allo stesso tempo. Lacrime amare gli sgorgarono dagli occhi senza che lui potesse frenarle, ma all'ennesimo "Allora, ti piace?" della ragazza riuscì ad annuire e a riprendere fiato.

"È... è buonissimo!", pianse incollandosi quello che sperò fosse un sorriso sulle labbra ustionate. "Forse solo un tantino piccante".

"Poi cominciano i bruciori di stomaco".

"Ecco un altro idiota come Ryoga", commentò Ranma: le grida di allarme avevano lasciato il posto a un tono rassegnato.

Non gli interessava sapere chi fosse quel tizio chiamato Ryoga, mentre vedeva Akane cominciare a saltellare e ripetere che era sempre stata convinta di essere capace di cucinare. Gli bastava aver superato quella dura sfida per accattivarsi la sua simpatia.

"Kaori, assaggia anche tu!", disse a un certo punto facendogli gelare il sangue nelle vene.

"Kaori...!", la chiamò per metterla in guardia. Poi pensò a tutte le martellate che si era beccato quel giorno e negli anni passati e si sentì improvvisamente molto sadico. "...assaggia, sono buonissimi!".

Doveva aver fatto una smorfia simile a quella di un oni che tenti un ghigno, perché Kaori gli si avvicinò accigliata e circospetta.

"Infine inizia l'agonia".

La socia prese tra due dita una parte di quell'omelette-takoyaki dal sapore impossibile e l'assaggiò. Emise un gridolino di sorpresa, infine gonfiò le guance e cominciò a tossire, poi scappò da qualche parte al piano di sopra con un gran ciabattare.

"Io vi avevo avvertito", commentò Ranma sconsolato, scuotendo la testa.

Akane rimase basita per qualche istante, poi disse con un'aria ingenua che quasi lo commosse: "Oh, non pensavo fosse troppo piccante per lei... mi dispiace".

"Ma no, stai tranquilla, Kaori digerisce come un uomo, mangia anche i sassi!". Il solo e unico motivo per cui non si materializzava alcun martellone dovevano essere i conati altrettanto maschili, addirittura animaleschi, che udiva provenire dalla stanza da bagno del primo piano.

"Beh, visto che Kaori non li gradisce e Ranma li disprezza senza neanche assaggiarli, sono tutti tuoi!", cinguettò contenta mettendogli il micidiale piatto direttamente tra le mani. In quel momento finirono di rizzarsi i rimanenti peli del corpo.

Il fidanzato di Akane si sbatté una mano sulla faccia e Ryo si sentì in trappola. "Beh, ma possiamo fare a metà, sarebbe così romantico!", tentò cercando di uscirne con stile.

"Oh, no, non vado matta per i takoyaki, ma Kaori mi ha detto che ti piacciono tanto, così te li cedo volentieri". Avrebbe voluto correre dalla sua socia, ficcarle quella testaccia vuota dentro al water e tirare lo sciacquone in quell'esatto momento.

***



Shampoo era davvero furiosa: possibile che fossero scomparsi tutti e due? Dove si erano cacciati? Sembravano volatilizzati e neanche il vecchiaccio era più nei paraggi da quel pomeriggio. Perlustrò il dojo e ogni angolo della loro casa ma era evidente che non ci fosse anima viva. Nessun messaggio, nessun indizio... almeno finché non udì un rumore sospetto al piano di sopra.

Strano, fino a poco fa non c'era nessuno.

Salì le scale, attenta a non fare rumore. Poi si ripeté: era come un raspare sul legno. Qualcuno stava forse cercando di entrare? La prudenza non era mai troppa, considerata la strana sparizione del suo Ranma e della ragazza violenta.

I piedi nudi producevano comunque uno spiacevole scricchiolio e Shampoo imprecò silenziosamente con i chui* stretti tra le mani. Una porta si aprì, cigolando piano, poi si udì come il verso di un piccolo animale. Interdetta, abbassò la guardia e fece gli ultimi scalini senza preoccuparsi più di farsi sentire.

Chi o cosa sarebbe?

Dalle impronte sul pavimento avrebbe affermato senza ombra di dubbio che si trattava di un porcellino. Nero per la precisione.

Trovò aperte le porte di tutte le stanze eccetto una, che il suino in questione era impegnato a tentare di spalancare raschiando furiosamente con le zampe anteriori e grugnendo disperato.

"È perfettamente inutile che ti agiti tanto, la tua adorata Akane non è in casa", disse andando ad aprire lei stessa la porta per controllare che magari non avesse lasciato qualche traccia illuminante. "Dovresti imparare a parlare e a orientarti!", lo rimproverò vedendolo precipitarsi dentro, quasi sperasse di trovare l'amata seduta alla scrivania ad attenderlo a braccia aperte.

"Grif, grif grrrrri!"

Con tutto il baccano che hai fatto sarebbe già uscita allo scoperto!

Si guardò attorno: sarebbe stato troppo facile trovare davvero un biglietto nel quale quel maschiaccio violento di Akane spiegava dove si era cacciata con Ranma! Non era proprio... un momento.

Cos'era quel volantino sul letto?

Lo prese in mano e fece una smorfia: il tizio malamente disegnato sopra aveva una faccia davvero poco raccomandabile, ma sembrava si trattasse di un investigatore privato che offriva protezione a prezzi modici. Possibile che quella pazza di Akane pensasse che avessero bisogno di una guardia del corpo solo perché Ranma era bloccato nel suo corpo femminile? Certo, erano soli con quel maniaco di Happosai, ma era certa che sapesse cavarsela benissimo come sempre.

"Gruf, gof, griiiif!".

"Insomma, vuoi stare un po' zitto?! Sto cercando di pensare!". Le pene d'amore di P-chan erano davvero troppo strazianti e lei aveva bisogno di riflettere.
Forse volevano assumere qualcuno che li aiutasse a rubare le pillole della Fenice alla sua bisnonna. Forse volevano davvero rimanere soli come un uomo e una donna dando finalmente retta alle rispettive famiglie che li avevano lasciati soli!

Calma, non pensare cose assurde. Ranma vorrà solo ridiventare ragazzo perché odia essere una femmina.

Ciononostante accartocciò il foglio nella mano, decisa a raggiungerli all'indirizzo indicato: non era proprio dietro l'angolo, ma pedalando velocemente ci sarebbe arrivata nel giro di poco tempo. Sarebbe andata ad avvertire sua nonna e poi sarebbero partite insieme alla ricerca del consorte.

"P-chan, andiamo a cercare il mio Lanma!", disse ad alta voce.

"Sono d'accordo, sicuramente la mia dolce Akane e la ragazza col codino sono insieme a lui". Il suo primo pensiero fu che P-chan avesse finalmente imparato a proferire parola anche nella forma maledetta, poi si rese conto che a parlare era stato Kuno Tatewaki, seguito dal suo fedele ninja.

"E tu come diavolo sei entrato?", sbottò squadrandolo.

"Dalla porta, come te", rispose con semplicità.

"Ma quando... non ti ho neanche sentito arrivare!", ribatté frustrata. Non era da lei farsi cogliere alle spalle, men che meno da un idiota come quello.

Impegnata com'ero a cercare di scoprire qualcosa!

"Sasuke mi ha detto di averli visti alla metropolitana, giù in città, ma sapevo che la dolce Akane mi avrebbe lasciato un biglietto con l'indirizzo preciso", gongolava quello stolto illuso.

Mi viene da vomitare solo a sentirlo.

Saltò giù dalla rampa di scale senza più degnarlo di uno sguardo, conscia solo dei grugniti del suino nero che probabilmente cercava di starle dietro senza perdersi. L'ultima cosa che udì prima di uscire di casa le fece alzare gli occhi al cielo: "Sasuke, prendi la carrozza, partiamo per Shinjuku". "E chi dovrebbe trainarla, padroncino? Non abbiamo cavalli!". "Tu, naturalmente, come al solito". "Ma... padroncino!".

Perfetto, così quell'imbecille mi seguirà!

Filò via come il vento, sperando di arrivare per lo meno prima di lui e poter chiarire con Ranma le sue reali intenzioni.

***



Ricordava solo un'occasione nella quale aveva passato la serata intera a contatto col wc: era stato quando si era inventato la storia delle manette dell'amore e si era legato a una cliente con esse, ingoiando la chiave. Quella pazza della sua socia gli aveva fatto ingollare un litro abbondante di purga finché la chiave non aveva finalmente trovato la via d'uscita: ma il purgante aveva un sapore decisamente migliore e di sicuro non gli aveva fatto torcere le budella in quel modo.

Non era proprio riuscito a digerire quella roba preparata dalla dolce Akane e cominciò a comprendere seriamente l'avversione di Ranma per la sua cucina. Una dose di veleno gli avrebbe fatto di sicuro meno male. Lui, che poteva annientare decine di nemici anche quando era accerchiato; lui, che aveva sconfitto Kahibara; lui, il miglior sweeper del Giappone e forse del mondo. Messo ko dal piatto preparato da una ragazzina.

Si guardò allo specchio e vide un volto emaciato e violaceo, scavato sulle guance e sotto agli occhi: non sarebbe riuscito a sollevare neanche una pistola, in quelle condizioni. Eppure non esitò un istante quando udì il grido di Akane provenire dalla stanza di Kaori: sfoderò l'arma e aprì la porta senza tanti complimenti. La sua socia era china di fronte alla finestra e guardava con circospezione nell'oscurità. Si era ripresa piuttosto in fretta, considerando che aveva appena assaggiato i 'takoyaki' della loro cliente.

Akane si stava avviando a grandi passi verso la parete per afferrare quella che sembrava, a tutti gli effetti, una freccia con un foglio infilzato sopra. Aveva urlato spaventata poco prima, ma ora sembrava infuriata. Abbassò la pistola e guardò fuori a sua volta. "Hai visto qualcosa?", domandò a Kaori.

Lei scosse la testa. "Purtroppo no, chiunque sia stato deve aver lanciato questa freccia da una grande distanza. Ma, anche con una balestra, centrare la parete dal palazzo qui di fronte sarebbe comunque opera di un esperto. Temo si tratti davvero della Yakuza o di un gruppo simile". Aveva ragione, una persona normale non avrebbe avuto una mira tanto accurata.

"Cosa è successo?", Ranma era accorso nella stanza e sembrava molto preoccupato. Poteva avvertire anche nella penombra quanto tenesse alla sua fidanzata.

Quest'ultima, intanto, aveva afferrato la freccia e aperto il foglio. "Restituiscimi il microchip o te ne pentirai", lesse evidentemente confusa.

"Quale microchip?", domandò Ryo cominciando a capire l'aggressione del pomeriggio.

"Non ne ho la più pallida idea. Devono aver sbagliato persona", rispose Akane accigliandosi.

"Una gang mafiosa che ti spara addosso con armi tanto minuziose non sbaglia mai persona", rispose avvicinandosi alla strana coppia di fidanzati. "Ora basta con le bugie, voglio sapere la verità. Cosa avete combinato, voi due?".

"Non stiamo dicendo alcuna bugia. Smettila di accusarci!".
Guardò Ranma negli occhi e gli parve sincero. Però era evidente che non avesse ancora fiducia in lui, nonostante il chiarimento di poco prima. Tendeva a mettersi davanti alla fidanzata, che tanto deplorava, difendendola senza neanche rendersene conto.

"Ranma, non te la prendere così. Ryo vuole solo essere certo che non gli abbiamo nascosto nulla per poterci aiutare meglio". La dolce Akane, la stessa che lo aveva quasi ucciso con i takoyaki, stava parlando a suo favore: gli sembrava un sogno!

"Beh, se ti piace tanto il suo modo di fare, sposatelo!", ribatté voltandosi a fronteggiarla.

"Smettila di dire idiozie o potrei pensare che sei geloso!".

"Geloso di una racchia come te? L'hai davvero detta grossa!".

A Ryo stava venendo mal di testa: quei due erano l'antitesi di ogni coppia normale, non facevano altro che insultarsi e litigare. Eppure era evidente che non potevano fare a meno l'uno dell'altra. D'istinto guardò Kaori, che cercava di mettere pace e si chiese cosa diavolo stesse suggerendogli il cervello. Non stava mica mettendosi a fare ridicoli paragoni, vero?!

"Ora basta, andiamo a dormire. Domattina ho intenzione di portarvi a fare una passeggiata".

"Ma... Ryo!". Lanciò un'occhiata eloquente alla sua socia, che si illuminò un istante dopo, cogliendo il senso delle sue parole.

"Che cosa?!", quasi gridò Ranma.

"Te l'ho già detto, voglio dimostrarvi che potete avere fiducia in me. Soprattutto tu, fidanzato geloso!", rincarò la dose con un sorrisetto che mandò il ragazzo su tutte le furie.
Uscì dalla stanza ridendo alle sue imprecazioni e si disse che, tutto sommato, ci poteva essere da divertirsi se non abbassava la guardia.



*Grazie al senpai Kuno, insostituibile beta, che mi ha illuminata nel vero senso della parola: i bonbori che molti di noi pensano essere le armi di Shampoo, sono in realtà delle lampade di carta giapponesi. Le aste con sfere di metallo alla fine, invece, si chiamano Chui.

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Capitolo 4
*** Ryo al lavoro ***


Kaori mise giù la cornetta domandandosi cosa diavolo avesse fatto infuriare a tal punto il lucciolone. Falcon non perdeva mai la calma, ma quella mattina sembrava isterico. S'incamminò su per le scale per avvisare Ryo che dovevano fare una deviazione al Cat's Eye, quando ebbe un'illuminazione.

Il vecchio! Dev'essere rimasto lì! Forse sta importunando Miki e lui non osa sparargli per via dell'età.

Si ritrovò a ridacchiare: era stato un bene che non li avesse seguiti a casa, forse ormai si era disorientato e aveva spostato le mire sulla sua povera amica.
Beh, per il momento almeno avrebbe dovuto occuparsi solo del povero, piccolo Ryo, arrotolato nel suo futon in via preventiva: dopo una notte appeso alla terrazza a piagnucolare e a ululare alla luna come un cane bastonato, quella sera avrebbe ronfato per bene!

***



Ancora non capiva come si fosse fatto convincere a uscire con quel bellimbusto e la sua socia. Va bene che li stavano proteggendo, va bene che la sera prima Ryo si era sorbito il cibo di Akane come un allocco, però il fatto che li accusassero di aver combinato qualcosa alla mafia giapponese... beh, non gli andava proprio giù!
Per chi li avevano presi, in nome dei kami? Okay, avevano avuto modo di dare filo da torcere al principe del Nekonron e al sovrano dei guerrieri del monte Hooh, ma sempre per colpa di qualcun altro! Gli venne da chiedersi se per caso non ci fosse Happosai dietro agli agguati contro di loro: magari aveva rubato biancheria intima dove non doveva e in quanto suo maestro stavano vendicandosi su di lui e Akane. Sì, di certo era accaduto qualcosa del genere, non c'era dubbio; decise di parlare e farla finita una volta per tutte con quella storia: "Ehi, senti tu...". Non fece però in tempo ad attirare la sua attenzione, perché Ryo venne avvicinato da una donna molto elegante e sexy che cominciò a parlare con lui.

Guardò verso Kaori con aria interrogativa e lei alzò gli occhi al cielo: "Quella è Saeko Nogami, una poliziotta che cerca sempre di appiopparci qualche caso senza mai pagare!". Ranma notò che Kaori era furibonda, poco mancava che cominciasse a emettere fumo dalle narici come si vedeva fare a certi tori nei cartoni animati.

"Quindi è questo il modo in cui lavora? Quello che voleva mostrarci stamattina?", domandò Akane. Quella storia di acquisire fiducia nei suoi confronti seguendolo per una mezza giornata non gli andava né su né giù: non voleva saperne di lui e dei suoi metodi e men che meno di portare a passeggio la sua fidanzata mentre la Yakuza tentava di farli fuori.

"No, affatto!". Kaori era diventata di un rosso talmente acceso che avrebbe potuto fare concorrenza al semaforo alle loro spalle: qualcuno avrebbe potuto facilmente smettere di attraversare la strada dinnanzi a lei, e non perché ci fossero vetture di passaggio...

"Beh, ma mi sembra che stiano trattando, no?", intervenne annoiato. Ryo parlava animatamente con la donna indicando dei numeri con le dita; gliene alzò quattro davanti al viso, lei a sua volta rispose con tre. Tutto ciò gli ricordava Nabiki e i suoi tentativi di estorsione.

"Non stanno trattando proprio un bel niente! Non lascerò mai che quello sporcaccione si faccia pagare da Saeko!". Ora sulla fronte di Kaori pulsava una grossa vena. Ancora un po' e le sarebbe esplosa la testa.

"Ma scusa... non hai detto che non vi paga mai? Dovresti lasciare che lo faccia, invece!". Per una volta Akane aveva detto qualcosa di sensato, però per qualche strana ragione la socia di Ryo parve ancora più furiosa. Tuttavia non fece in tempo a ribattere perché i due alzarono la voce e lui si mise ad ascoltare ciò che stavano dicendo.

"Ti dico che per un lavoro tanto pericoloso voglio almeno quattro mokkori!", insisté Ryo sventolando la mano con il solo pollice ripiegato.

"Hai affrontato sfide più pericolose di questa, oltre tre non vado!", s'impuntò l'altra facendo scivolare una gamba fuori dal vertiginoso spacco della gonna. Per essere una poliziotta, si vestiva in modo decisamente volgare.

Gli occhi dello sweeper non tardarono a piantarsi su quella gamba e per qualche istante Ranma poté vedere persino un filo di bava scendergli giù per il mento. Che schifo, col suo maestro facevano proprio una bella coppia di maniaci incalliti!
D'improvviso Ryo parve riprendersi dall'incanto e scosse vigorosamente la testa come per scacciare quella visione. Poi fece una cosa strana: tirò fuori dalla tasca una specie di fisarmonica di carta e la srotolò dinnanzi alla donna come per mostrarle il contenuto.

"Ti ricordo, cara mia, che sei in debito di almeno mille mokkori!". Ranma si accigliò; di nuovo quella parola strana che non prometteva nulla di buono.

"Forse voleva dire mille yen", azzardò Akane.

"No, voleva dire proprio mokkori, quel... quel... PERVERTITO!". Come caricata dal commento ingenuo di Akane, Kaori impugnò il martello gigante come una spada e lo calò in testa al suo socio con una violenza tale da sfondare l'asfalto.

"Chissà perché è così gelosa quando Ryo tenta di farsi pagare". Akane appariva incuriosita dalla scena, ma lui subodorava cose che la sua ingenua fidanzata non poteva neanche immaginare.

"Forse un mokkori non ha lo stesso valore di uno yen", la liquidò avvicinandosi alla scena del pestaggio per verificare che lo sweeper fosse ancora in vita.

Lo era, purtroppo, e allungò faticosamente le braccia per uscire dalla voragine creata dal martello di Kaori, la faccia ridotta a una poltiglia sanguinolenta e la sommità del capo bitorzoluta a causa dei bernoccoli. A ben vedere gli mancava pure qualche dente. Si chiese come facesse a uscirne indenne o quasi, ogni volta; persino Kuno era dovuto ricorrere a qualche cura dopo i loro scontri.

"Beh, allora siamo d'accordo, tieni d'occhio la situazione, mi raccomando. Ciao ragazze!". Saeko si congedò e Ranma avvertì per un attimo un fremito di rabbia a essere incluso in quel 'ragazze'. Perché mai salutava proprio lui e Akane, non si erano neanche presentati!

Fissò per qualche istante i due litiganti riuscendo persino a trovare divertente il loro scambio di battute: Kaori lo rimproverava di accettare sempre incarichi da Saeko e Ryo si giustificava dicendo che tanto non riusciva mai a farsi pagare. Quei due erano davvero fuori di testa!

"Tutto bene?", domandò Akane a Ryo facendogli rizzare il codino sulla nuca: da quando in qua si preoccupava per lui?!

"Sì, certo, mia dolce Akane, sono di pelle dura io, non basta una martellata a mettermi fuori combattimento!", si vantò scoppiando in una grossa risata. Gli veniva da vomitare: aveva almeno quindici anni più di lei e le parlava come avrebbe fatto uno dei suoi tanti coetanei invaghiti.
Incontrò lo sguardo di Kaori per un attimo e gli parve di leggerle sul volto il riflesso della sua stessa gelosia. Gelosia? Da quando in qua era geloso di Akane?! Bah, era solo scombussolato da tutto il caos delle ultime ore, non c'era dubbio!

In lontananza si udì un rombo di tuono e Ranma divenne improvvisamente conscio delle nuvole che si stavano addensando sulle loro teste. Stavolta, perlomeno, non doveva preoccuparsi di diventare una ragazza, visto che già lo era!

"Insomma, se non hai nulla da mostrarci a parte la tua faccia ammaccata dal martello, perché non ce ne torniamo indietro? Non mi pare normale girare per la città quando potrebbero spararci addosso in qualsiasi momento e inoltre sta anche per mettersi a piovere!". Non voleva fare la figura del vigliacco ma, nonostante la sua abilità nelle arti marziali, non poteva controllare le pallottole.

"Non ci spareranno in mezzo alla folla", disse Ryo, nuovamente sicuro di sé.

"E tu come fai a saperlo?", domandò piccato, pronto a scontrarsi con lui in quel preciso istante se solo avesse messo di nuovo in pericolo Akane.

"Perché se avessero voluto lo avrebbero già fatto. Ci tengono d'occhio da quando siamo usciti di casa". Quell'ultima rivelazione lo impietrì: li stavano seguendo? E lui era così tranquillo?!

Non ci vide più e in un accesso d'ira gli saltò addosso, senza tuttavia riuscire a farlo vacillare di un millimetro: lo afferrò strettamente per il bavero e gli piantò i piedi sul torace, tenendosi in equilibrio con la mera rabbia che provava: "Sentimi bene, razza di investigatore pervertito, se sparano ancora alla mia fidanzata, io...!".

Un'ombra oscurò la luce del giorno, facendogli morire la frase sulle labbra. Ranma alzò lo sguardo e vide che non si trattava né della fine del mondo né di una grossa nuvola. Si trattava di un essere umano.
Per un attimo gli ricordò Falcon, vista la stazza, ma non poteva essere lui. A meno che, in ventiquattr'ore, non avesse deciso di lasciare la sua bella moglie per vestirsi da donna.

Il suo primo pensiero fu che l'energumeno fosse caduto nella Nannichuan, poi rifletté che, se così fosse stato, non avrebbe mantenuto i lineamenti prettamente mascolini e la muscolatura imponente; gli faceva pensare più a uno che si travestisse come Konatsu. L'unica differenza è che il travestimento gli era riuscito male, malissimo. Anzi, era a dir poco inquietante.

"Ma guarda chi abbiamo qui, il nostro Ryuccio. E chi è la tua amichetta?". Istintivamente, Ranma saltò giù dalla scomoda posizione e arretrò: non sapeva perché ma c'era qualcosa di estremamente sbagliato in quel... quella... montagna asessuata.

"Cia... ciao Eriko, che sorpresa vederti qui!". Ryo sembrava terrorizzato e Ranma subodorò che non si trattasse di qualcosa che aveva a che vedere con il suo mestiere, proprio come aveva poc'anzi intuito che tra yen e mokkori ci fosse una differenza a dir poco colossale.

"Oh, l'altra sera ti aspettavo e tu mi hai lasciata tutta sola!". Il donnone si mise un fazzoletto tra i denti e lo morse dondolandosi a destra e a sinistra come una fanciulla in pena. Giurò di aver visto anche un paio di lacrimucce agli angoli degli occhi. D'un tratto provò quasi pena per Ryo.

"Lo so, lo so, è che sono stato molto impegnato, sai...". Lo sweeper indietreggiava impercettibilmente.

"Oh, Ryo, non è bello tirarsi indietro quando si tratta di pagare i debiti. Non sei tu il primo ad infuriarti quando lo fa Saeko?". Kaori aveva usato un tono compiaciuto e lo guardava con un'aria vendicativa negli occhi. Ranma deglutì a vuoto. Non poteva essere come pensava...

"Quindi anche Ryo ha dei debiti con qualcuno! Ranma, forse era questo che voleva mostrarci stamattina: pretendere giustizia quando ci devono qualcosa e dare agli altri ciò che gli spetta!". Akane aveva parlato con enfasi, convita di ciò che diceva, ed ebbe la conferma di quanto la sua supposizione stridesse con la realtà quando vide un corvo gigantesco gracchiare dietro la testa di Kaori.

"Insomma, Ryuccio, non farmi arrabbiare, sei in debito di almeno dieci mokkori night!". Di nuovo quella parola.

"Ehi, Kaori. Dimmi la definizione esatta di mokkori ", chiese improvvisamente.

La ragazza lo guardò per un attimo, arrossendo: era evidente che fosse in imbarazzo. "Beh, non che non abbiate l'età per saperlo, ma...".

"Ha qualcosa a che vedere con...". Deglutì, non aveva il coraggio di dirlo a voce alta.

Kaori annuì tristemente, togliendolo d'impaccio: "Una notte di sesso sfrenato. Ed è quello che devo impedirgli di proporre alle clienti quando ci assumono per un lavoro!"

Ranma rabbrividì e sperò che si distraessero tutti il tempo necessario a farli fuggire a gambe levate.

"Ranma? Dillo anche a me! Che sta succedendo?". L'ingenuità di Akane non si fermava al non capire che Ryoga e P-chan erano la stessa persona: era qualcosa di più grave se non si rendeva conto del pericolo che correva. Le parole di Kaori non fecero che dare forza alla sua certezza di quanto maniaco e pervertito fosse lo stesso tizio che maneggiava la pistola e che lui voleva sfidare. Se davvero chiedeva a tutte le donne per cui lavorava una cosa simile, era ancora peggio di ciò che temeva.

Prese la mano di Akane e le bisbigliò: "Tieniti pronta a fuggire quando te lo dico io".

"Ma che cosa dici?! Ranma, sei impazzito?".

Kaori continuava ad avvicinarsi alla strana coppia sorridendo sarcastica e loro due erano abbastanza in disparte. Ancora un passo, un altro ancora...

"Ora!". Strattonò la sua fidanzata e cominciò a correre tra la folla, incurante delle grida dei due City Hunter e degli strepiti di Akane che lo sommergeva di domande. La prese in braccio e cominciò a saltare sui tetti più bassi per evitare che li raggiungessero.

Per quanto potesse essere abile con la pistola, quel Ryo Saeba non conosceva di certo le arti marziali fino a quel punto.

***



"Insomma, Ranma, ti ha dato di volta il cervello?!". Erano atterrati in cima a una costruzione bassa, da dove si poteva scorgere un vicolo poco frequentato. Per la prima volta non si sentiva al sicuro con Ranma e avrebbe voluto che Ryo fosse con loro.

Ma che accidenti mi prende?!

Per tutta risposta, il fidanzato le intimò di abbassare la voce: "Non voglio che ci trovi, scendiamo giù per sicurezza", disse saltando e invitandola a seguirlo.

Troppo confusa per contraddirlo, Akane lo seguì ma con la coda dell'occhio vide avvicinarsi dei ragazzi con le facce da sbandati e un uomo anziano che parlottavano.
Non dovevano trovarsi lì.
"Spiegami perché siamo scappati", chiese abbassando il tono ma con la chiara pretesa di una risposta.

"Quel Saeba è addirittura peggio di Happosai, se proprio vuoi saperlo!".

Akane aggrottò le sopracciglia. "Certo, ho capito che è uno a cui piacciono le donne, ma non mi pare che sia un pericolo. Anzi, ci sta proteggendo più che bene".

Ranma alzò le braccia, chiaramente esasperato. "Hai una vaga idea di cosa sia un mokkori?!", le domandò a bruciapelo.

"E questo che c'entra ora?". Era sempre più disorientata dallo strano comportamento di Ranma.

"Rispondi, ce l'hai o no?". Scosse la testa: aveva capito che non c'entravano i soldi e che non era una cosa buona, ma non riusciva... o forse non voleva capire cosa intendesse esattamente Ryo.
"Significa", riprese Ranma agitandole un dito sotto il naso e alzando pericolosamente la voce, "che quel pervertito maniaco vuole portarsi a letto tutte le sue clienti. E non per dormire! Ti è chiaro adesso o ti devo fare un disegnino?!".

La bocca si spalancò da sola e le braccia le ricaddero sui fianchi: non era come il vecchiaccio che si 'accontentava' di palpare e rubare la biancheria, quel Ryo voleva arrivare a... a...
"Non è possibile!", esclamò coprendosi il viso con le mani e scuotendo la testa. "Ryo non può davvero chiedere un pagamento simile alle sue clienti! E anche a quella poliziotta...".

"Non dimenticarti il travestito. Il tuo Ryo elargisce anche pagamenti di quel tipo ai trans".

"Basta, smettila! A noi non ha chiesto niente del genere, e poi c'è Kaori a tenerlo lontano dai guai!". Ora stavano decisamente gridando e vide i brutti ceffi alzare le teste per guardarsi intorno.

"Si può sapere perché lo difendi così a spada tratta? Non dirmi che ti piace quel...!".

"Ranma...". Li avevano individuati e l'uomo anziano stava avanzando verso di loro. Alle loro spalle c'era un muro e non avevano vie di fuga.

"... quella sottospecie di maniaco tutto muscoli, ormoni e niente cervello! Sarà anche bravo a maneggiare le armi e a fare la guardia del corpo...".

"Ranma!". Dai loro ghigni capì che erano nei guai.

"... ma se la sua stramaledetta etica è quella di chiedere prestazioni sessuali alle clienti sprovvedute, io non...".

"Ranma, vuoi stare zitto e voltarti?!". L'uomo anziano e i ragazzi li fissavano incuriositi.

"Bene, cosa abbiamo qui? Vi siete perse, belle fanciulle?", chiese il primo.

Ranma sgranò gli occhi ma un secondo dopo era davanti a lei, a farle scudo. "Lasciaci in pace".

"Ah, no", fece quello con l'aria accondiscendente che avrebbe usato per ammonire un bambino tardo di comprendonio, "si dà il caso che la nostra sia una trattativa... come dire? Riservata".

"Noi non abbiamo visto niente, stavamo qui a discutere!", si fece avanti Akane sporgendosi dalla spalla di Ranma.

"Ehi, mica la vuoi provare anche tu un po' di questa roba, bellezza? Sappi che è da sballo!", s'intromise uno dei ragazzi. Aveva i denti marci e agitava davanti alla faccia una bustina bianca.

Akane spalancò gli occhi, incredula: aveva visto cose del genere solo nei film di mafia e spionaggio.

"No, grazie, non me ne faccio niente di certa robaccia! Perché invece di usare sostanze così pericolose non vi dedicate ad attività più sane come le arti marziali?". Era davvero furiosa: le stavano veramente offrendo della droga? Che razza di città era quella?

"Arti marziali?". Per un istante il tipo rimase interdetto e anche il vecchio spalancò la bocca. Passò qualche secondo e lo strano gruppetto si scambiò sguardi incuriositi. Poi, inaspettatamente, cominciarono tutti a ridere forte.

"Che cosa c'è di tanto divertente? Le arti marziali sono mille volte meglio del vostro suicidio!", gridò uscendo definitivamente da dietro la schiena di Ranma per guardare in faccia i loro aguzzini. Come potevano dei ragazzi poco più grandi di loro desiderare qualcosa di tanto inutile e dannoso? Il fidanzato l'afferrò per un braccio e la tirò indietro con una rudezza che non si sarebbe aspettata.

"Dannazione, Akane, ma non li guardi i telegiornali? Sei proprio una stupida!". Sembrava furioso.

"Stupida a chi, razza di idiota!". Dovette alzare parecchio la voce per farsi sentire tra gli strepiti raglianti dei ceffi: sembrava che non avessero mai sentito niente di più divertente nelle loro vite, le risa erano diventati singhiozzi e uno di loro sprizzava lacrime d'ilarità.

"Non ti rendi conto che sono spacciatori? Per quel che mi riguarda potrebbero essere anche loro quelli che ci inseguono e tu ti metti a fargli la morale?!".

Guardò il fidanzato e si rese conto che era... spaventato, poi la consapevolezza la travolse come un'ondata di tsunami. Era sempre vissuta a Nerima, allontanandosi solo per fare spese in centro; aveva visitato altre città in passato e incontrato nemici pericolosi fino in Cina. Ma non aveva mai pensato che bastasse fare pochi chilometri nella stessa Tokyo con una metropolitana per incontrare una realtà così diversa da quella quasi fiabesca cui era abituata. Cercò di parlare, ma improvvisamente la bocca era riarsa e le risa dei malviventi le sembrarono ringhi assordanti.

"Io... io...". Confusa com'era, si rese conto a malapena che gli uomini avevano smesso di ridere.

"Qui non si scherza, Akane, quelle persone possono ucciderci!". Come se Ranma avesse previsto la sua mossa successiva, l'anziano tirò fuori una pistola e la puntò contro di loro. Adesso era terribilmente serio.

"Meno male che la tua amichetta è più sveglia di te. Peccato che vi servirà a poco perché state per morire!".

Una pistola... una dannatissima pistola! Oh, Kami.

Ora capì quanto dovesse essere apparsa ingenua e sprovveduta e a quale reale pericolo fossero esposti entrambi.

Fu una manciata di secondi: Ranma si lanciò verso di lei per gettarla a terra e il rombo dello sparo le strappò un urlo. Poi ci fu silenzio per qualche istante.
Infine, il vecchio imprecò.
Il fidanzato si mosse con cautela, spostandosi da lei. Tremando, trovò il coraggio di alzare il capo per capire cosa fosse successo: l'uomo si teneva la mano, ora sanguinante, che poco prima impugnava l'arma e guardava dietro di sé.

"Sei un po' troppo vecchio per prendertela con delle ragazzine, ti pare?". Ma quello era Ryo! E teneva in mano la sua pistola, un filo di fumo usciva dalla canna. Allora era stato lui a sparare!

Istintivamente gridò il suo nome e fece un passo avanti. Non le importava che fosse più maniaco di Happosai: lui era lì, li aveva salvati e questo le bastava.

"Stai bene, piccola Akane?", le domandò sorridendo senza ombra di malizia. Osava dire in maniera paterna.

Annuì, incapace di parlare. Per un istante desiderò gettarglisi fra le braccia e non riuscì a capire come le fosse passata per la testa un'idea così balzana, soprattutto dopo quello che le aveva detto Ranma.

Ora emana un senso di forza e protezione così forte...

"Era questo che volevo mostrarvi stamattina, e se non fosse stato per la bravata del tuo fidanzato là dietro non so se ne avrei avuto l'opportunità", continuò avvicinandosi al gruppo.

"Chi diavolo sei tu? Chi ti ha dato il permesso di intrometterti?!", sbraitò il vecchio tenendosi la mano ferita.

"Hai mai sentito parlare di City Hunter, amico?". Fu come se l'avesse schiaffeggiato o, meglio, se gli avesse sparato di nuovo: indietreggiò con tale foga da far cadere tutti i ragazzi alle sue spalle. Balbettò qualcosa sul fatto che con City Hunter non c'era da scherzare.
"Se ti becco di nuovo qui intorno a spacciare o a puntare le armi contro ragazzine innocenti, non mirerò alla tua mano. Ti farò un buco dritto in fronte. Ci siamo capiti, vecchio?".

"S-sì, sì sì, certo! Ho capito tutto! Andiamo via, viaaa!". Colui che fino a poco prima sembrava un gangster pericoloso, si stava defilando con una fretta tale che sembrava avere dei demoni alle calcagna. Era bastato il nome City Hunter a spaventarlo a morte.

Con un gesto fluido, Ryo rinfilò la pistola nella giacca e fissò Ranma. "La prossima volta che fai una cosa del genere, ricordati che non sei solo. Non metti a rischio solo la tua vita, ma anche quella della tua ragazza. Quindi vedi di usare il cervello".
Era terribilmente serio e nei suoi occhi colse una durezza che non gli aveva ancora visto.

"Quindi dovrei fidarmi di uno che va a chiedere mokkori a destra e a manca? Credimi, stamattina ho imparato più di quel che avrei voluto su di te. Sei addirittura peggio del mio maestro maniaco! Pensare che ieri mi ero quasi ricreduto sul tuo conto".

Ranma e Ryo si guardavano come se avessero voluto saltarsi addosso per mordersi come cani rabbiosi. Ma mentre la rabbia di Ryo era controllata e seria, quella di Ranma vibrava di qualcosa che non seppe interpretare.

Akane decise di intromettersi: "La colpa è mia, Ryo. Mi sono messa in cattedra e quei tipi si sono arrabbiati".

"Non dire sciocchezze, ti ho portata io qui", puntualizzò Ranma.

Kaori li raggiunse pochi istanti dopo e il socio le spiegò brevemente l'accaduto. Ranma respirava pesantemente come se volesse mettersi a urlare.

"Ranma...", tentò, ma la voce dell'uomo si sovrappose al suo tentativo di parlargli.

"Se foste minacciate solo dal tuo maestro, vi lascerei andare raccomandandovi di restare nascosti finché tu non torni ragazzo. Ma qui c'è qualcosa di più grosso in ballo; la yakuza è sulle vostre tracce e la cosa non è solo bizzarra, ma cento volte più pericolosa di quello spacciatore di poco fa. Ti senti in grado di proteggere la tua fidanzata da un simile nemico, Ranma?".

"E chi mi dice che tu non ti sia messo in testa un mokkori con Akane? Parliamoci chiaro, puoi avere di meglio di questo maschiaccio privo di sex appeal!".

"Ranma!". Stavolta era furiosa. Come si permetteva di uscirsene di nuovo con le sue cattiverie in un momento simile?

"Andiamo, non cercherei mai un mokkori da una ragazzina che ha meno di vent'anni!", sbottò Ryo scoppiando a ridere di cuore. "Magari proverei a rubartela tra qualche anno!".

Akane sbatté gli occhi e udì a malapena Ranma replicare qualcosa sul provarci e sarebbero stati guai, Kaori inveire contro Ryo e schiacciarlo sotto l'ennesimo martello.
Lei era una ragazzina, non una donna.
Quindi anche lui la stava trattando come una poppante?! Anche Ryo ci si metteva a infliggere frecciatine al suo orgoglio, adesso. Pensare che credeva di piacergli...

No, un momento, questo dovrebbe essere un vantaggio. Niente palpatine, niente visite notturne... E poi mica mi invaghisco dei maniaci solo perché sono aitanti e muscolosi, io!

"Accidenti, quasi dimenticavo!". L'esclamazione di Kaori la riportò alla realtà: non aveva tempo per sondare la sua psiche da adolescente frustrata. "Falcon mi ha chiesto di andare al Cat's Eye appena possibile, pare che ci siano dei problemi".

"Che genere di problemi?", chiese Ryo.

"Non lo so, ma era molto agitato al telefono".

"Lucciolone agitato? E da quando?". Ryo li guardò. "Allora? Venite con noi?".

Ranma rimase immobile qualche altro istante, stringendo i pugni e probabilmente riflettendo sul da farsi. Poi parlò con voce controllata ma dura: "Va bene, andiamo".

Akane li seguì, frustrata, e capì che anche Ranma doveva esserlo, pur se per motivi differenti.

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Capitolo 5
*** Nuovi arrivi. ***


Eccoci al nuovo aggiornamento. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno commentato questo crossover: è anche grazie ai commenti che sono motivata ad andare avanti, quindi continuate a dirmi cosa ne pensate! E per chi non avesse ancora commentato: fuori le critiche, anche quelle negative, che c'è sempre da imparare!
Buona lettura!



La scena che le si presentò davanti appena varcò la soglia del Cat's Eye aveva un che di grottesco. Sul bancone si rincorrevano un'anatra con gli occhiali, un gatto rosa e un porcellino nero; la prima gracchiando, il secondo soffiando e il terzo grugnendo. Falcon era steso a terra con la schiuma alla bocca, sicuramente dopo aver avuto un incontro troppo ravvicinato col felino e Miki lo stava sventolando con un tovagliolo, in una sorta di ripetizione degli eventi del giorno prima. Quando una fila di corvi le passò sulla testa poté considerare lo zoo al completo.

A un tavolo poco distante sedeva compostamente un ragazzo in tenuta da kendo, con un bokken tra le braccia conserte e la testa china; gli occhi erano chiusi e sembrava assorto nonostante il piccolo ninja che si affannava a parlargli: "Ma, padroncino, ero sicuro che non mi avesse seguito nessuno ieri sera, sono stato attentissimo! Perfino lei era sorpreso di vedermi! Sapevano di questo posto solo la ragazza cinese e sua nonna!", blaterava affranto.

Infine, orrore degli orrori, il vecchio maestro di Ranma era tranquillamente appollaiato su un altro tavolo a fumare la pipa con un enorme sacco di stoffa, decisamente più grande di lui, poggiato sulla schiena; accanto aveva una donna anziana di dimensioni altrettanto ridotte che si reggeva su un grosso bastone. Possibile che fosse la vecchia Obaba di cui parlavano? Quella che aveva le famose pillole che avrebbero fatto tornare Ranma un ragazzo?

"Lucciolone, non mi dire che ci hai chiamati per colpa di un gattino!", gridò Ryo avventandosi su Umibozu.

"Vecchiaccia!", strillò invece Ranma correndo in direzione dell'anziana.

"Akane, ragazza col codino!", si alzò su il ragazzo in tenuta da kendo correndo e spalancando le braccia.

"Kuno, anche tu qui?", domandò Akane.

"Ho seguito il mio cuore e vi ho trovate, i Kami hanno illuminato la via dell'amore!".

Ranma e Akane non scherzavano quando affermavano che il loro senpai aveva delle uscite simili a quelle di Ryo quando si trasformava in finto gentiluomo arrapato. Lei però non parve entusiasta delle sue attenzioni e gli rifilò un calcio in pieno plesso solare quando tentò di abbracciarla.

"Inutile che ti agiti tanto, futuro marito", stava dicendo la vecchia Obaba a Ranma, "in questa città ci sono persone più furbe di me: ci crederesti che mi hanno rubato le pillole che tenevo appese al collo?".

"Sei solo una vecchia rimbambita", caricò Happosai.

"Se tu non ti fossi gettato a capofitto su quella povera ragazza distraendomi, gli avrei lanciato un attacco di ki e l'avrei fermato!".

"Se tu non mi avessi impedito di invitare la ragazza a prendere un tè adesso avresti ancora al collo le pillole!".

"Se tu non mi avessi costretta a perdere tempo per togliere le tue grinfie da quella poveretta urlante, i ladri non sarebbero scappati a bordo di quella infernale macchina a due ruote!".

"Insomma basta!", intervenne Ranma. "Rivoglio le mie pillole della fenice!".
In quell'esatto momento, lo zoo improvvisato sul bancone si mosse verso di loro: il gatto saltò direttamente sulla testa di Ranma, che parve gelarsi di colpo, l'anatra lo seguì svolazzando in uno scomposto frusciare di piume e il maialino si gettò tra le braccia di Akane.

"P-chan! Come hai fatto ad arrivare sin qui?", esclamò la ragazza abbracciandolo, evidentemente felice di rivederlo nonostante lo stupore. L'animaletto grugniva felice, con tanto di lacrimuccia all'angolo degli occhi: sembrava addirittura umano!

Un momento.

Shampoo si trasformava in gatto, se ben ricordava. Poi c'era il papà di Ranma che diventava panda, ma non lo vedeva nei paraggi. E se anche gli altri due...
Si avvicinò a Miki, chiedendole di scaldare dell'acqua e parlandole della sua teoria, divertita al pensiero di scoprire chi si celasse dietro a quegli animali mentre Ryo e Falcon, finalmente rinvenuto, discutevano fra loro.

"Si può sapere chi diavolo sono queste persone e questi... animali?".

"Si sono presentati chiedendo dei tuoi protetti".

"Come sono arrivati fin qui?".

"Ma cosa vuoi che ne sappia! Per quel che mi riguarda, basta che ti porti via quel gatto schifoso".

Ryo si mise a ridere e a dare colpi sul bancone, scatenandosi in una scenata d'ilarità: "Kaori diceva che eri agitato al telefono, avrei dovuto capirlo subito che c'era un felino di mezzo!", rincarò.

"Non c'è niente da ridere, è da ieri che sono perseguitato dai gatti!".

Miki le porse un bricco colmo di acqua bollente e Kaori si voltò innanzitutto verso la gatta, che era certissima fosse la famosa Shampoo... ma quando vide Ranma rimase con l'oggetto a mezz'aria. L'espressione di puro orrore sul volto della ragazz... del ragazzo si stava trasformando in qualcosa di diverso mentre la micia, seduta sulla sua spalla, gli si strusciava languidamente sulla guancia: divenne... felina. Anche le mani presero a muoversi come se avesse degli artigli e la schiena si incurvò mentre uno strano lamento iniziava a uscire dalla sua gola.

"Ranma? Oh, no... mettetevi in salvo!", esclamò Akane con urgenza.

"Ma cosa...?". Tutti si voltarono verso di loro, persino Ryo, ancora in preda alle risa.

Il fidanzato di Akane alzò il volto: i lineamenti contratti sembravano appartenere a una belva feroce ed emise quello che aveva tutta l'aria di essere un miagolio. Santi numi, sembrava essere diventato un gatto a sua volta! Shampoo scese dalla sua spalla e si defilò, probabilmente conscia del pericolo.

Kaori non era davvero preparata alla furia di Ranma-gatto.

Prima saltò sui tavoli, attaccando direttamente il suo maestro e distruggendo il fagotto di stoffa, che si rivelò contenere decine e decine di mutandine e reggiseni. "No, i miei tesori!", piagnucolava il vecchio cercando di riprenderli mentre Ryo faceva un salto altrettanto felino per appropriarsene, profondendosi in esclamazioni entusiaste sul colore, sulla morbidezza e altre idiozie simili. Si beccò una serie di graffi in pieno volto da Ranma ma non fece in tempo ad inveirgli contro che lui era già di fronte a Obaba.

"Sempre il solito problema, vero, futuro marito?". Con un semplice tocco del bastone lo fece letteralmente volare nella loro direzione.

Istintivamente, Kaori si abbassò e il ragazzo atterrò sul bancone. Falcon perse colorito e il testone cominciò a sudargli mentre Ranma miagolava rabbioso inarcando la schiena come se volesse far rizzare il pelo. Il richiamo di Akane e il tonfo di Umibozu che perdeva nuovamente i sensi si udirono nello stesso istante.

Decise che ormai tanto valeva usare quell'acqua prima che si freddasse nuovamente.

La versò sulla gatta rosa che sulle prime le soffiò, poi si lasciò innaffiare docilmente. "Era bollente! E tu chi saresti?", le domandò senza tante cerimonie una bella ragazza dai capelli color lavanda e gli occhi a mandorla.

"Mi chiamo Kaori Makimura", si presentò mentre usava l'acqua rimanente sull'anatra che starnazzava verso Shampoo come chiedendo attenzioni. Non appena il vapore si dissolse, poté vedere un ragazzo moro dai capelli lunghi almeno come quelli della compagna che tanto rincorreva.

"Shampoo!", piagnucolò abbracciandola ermeticamente e facendole cadere la teiera. Si chiese come avesse potuto scambiarla per la cinese.

"Mousse, razza di papera cieca, io sono qui!", sbottò Shampoo colpendolo sulla testa. Immediatamente, il poveretto si staccò da lei solo per andare a stringere appassionatamente una sedia, ripetendo il nome di quella che, ormai ne era certa, era la donna amata.

Un'altra fila di corvi le gracchiò dietro la testa mentre le usciva una risatina isterica. Si voltò di nuovo e vide Akane che chiamava Ranma a gran voce: "Ranma! Qui, micio micio micio".

Oddei, forse invece che di acqua calda aveva bisogno di croccantini per gatti! Soppesò il bricco e scoprì che era rimasta acqua a sufficienza per il porcellino nero; lo vide accucciato in un angolo fissare con occhi sgranati la strana scena di fronte a sé, ma non appena si avvicinò a lui con l'intenzione di bagnarlo quello si ritrasse.

"Oh, probabilmente dopotutto sei davvero un maialino", mormorò vedendolo terrorizzato. L'animaletto annuì e lei gli sorrise, promettendogli che non gli avrebbe svuotato il bricco addosso.

Un momento, da quando i maiali...

"Miaoooooooooooooh!", fece Ranma strappandola alla propria riflessione. Distribuì un'altra buona dose di graffi sulla faccia di Kuno, che l'aveva avvicinato con slancio continuando a chiamarlo 'ragazza col codino', infine fece un salto lunghissimo in direzione di Akane.
Kaori scattò istintivamente verso di lei per proteggerla: il suo fidanzato era fuori di sé, chissà cosa le avrebbe fatto!

Invece, qualche secondo dopo, poté assistere a un'altra scena incredibile: la ragazza con i capelli corti era tranquillamente inginocchiata a terra con Ranma accovacciato sulle ginocchia, e i kami la fulminassero se quelle che stava facendo alla sua fidanzata non erano fusa!

L'ennesimo corvo gigante cadde a pochi centimetri da lei e dall'espressione di stupore sui volti di Ryo e Miki capì che nessuno di loro si aspettava un simile epilogo.

Akane carezzò dolcemente la testa rossa di Ranma e nel giro di pochi minuti il ragazzo fu di nuovo in sé.

***



Non c'era più rispetto per gli anziani! Pensavano forse che ignorandolo se ne sarebbe rimasto buono buono dove si trovava?

Ma neanche per idea!

Al Cat's Eye c'era la bella Miki, ma non poteva avvicinarla per via del gigantesco marito. Non senza che lui se ne accorgesse, per lo meno. Era sempre in guardia e armato, per di più. Anche la donna non scherzava: l'aveva vista girare per il locale con la pistola nei jeans quando si era accorta della sua presenza.
Così, stufo della situazione, aveva deciso di defilarsi discretamente per capire se riusciva a trovare la casa dove abitavano quel Ryo Saeba e la sua socia: dopo che l'affascinante Kaori era scappata via portandosi dietro Ranma e Akane, il suo nuovo amico di reggiseni e mutandine era stato costretto a seguirle ma gli aveva chiesto di rimanere dov'era, visto che teoricamente doveva proteggere quelle due sciagurate proprio da lui.

Certo, come no.

Appena Ryo era uscito dal Cat's Eye l'aveva pedinato di nascosto ma poi... oh, dolce visione! E chi lo sapeva che a Shinjuku avrebbe trovato tante e tali bellezze? E con quali caratterini! Alle sue richieste di prendere un tè insieme, più di una sventola gli aveva affibbiato borsettate o schiaffi, ma lui non si era arreso e alla fine aveva anche trovato un balcone dove erano appesi tanti tesorini. Mai pesca sarebbe stata più grossa di quel giorno... peccato che la momentanea distrazione gli avesse fatto perdere completamente le tracce di Ryo.

Pazienza.

Era tornato al Cat's Eye ma aveva avuto uno... scontro di opinioni col gigante che odiava i gatti e aveva dovuto passare la notte all'addiaccio, cercando invano una finestra o un buco qualsiasi dove intrufolarsi per spiare Miki. Ma la sfortuna lo aveva perseguitato, così di buon mattino si era messo a gironzolare nuovamente per Shinjuku: chi avrebbe mai immaginato che avrebbe incontrato l'intera combriccola di Nerima per strada? Prima Cologne con la nipote e il papero al seguito, quindi quel pivello di Kuno Tatewaki col suo tirapiedi ninja ma senza l'ombra della sua bella sorella. Kami, c'era persino P-chan che si aggirava sperduto!

Avrebbe voluto seminarli, ma correndo correndo erano tornati tutti al punto di partenza. L'unica nota positiva era che, con Shampoo trasformata in gatto, il pelato di nome Umibozu era troppo spaventato per contrastare i suoi approcci con Miki. Aveva udito distrattamente il suo vocione allarmato chiamare qualcuno al telefono e gridare di portarsi via 'tutti gli amici delle vostre clienti, gatto rosa compreso, grazie!', mentre la bella barista lo faceva volare via con una mossa di karate.

Beh, almeno avrebbe rivisto Ryo e si sarebbero potuti scambiare le opinioni sul suo nuovo bottino ma non credeva che si sarebbe portato dietro Kaori, Ranma e Akane.

Erano bastati pochi minuti perché si scatenasse il finimondo.

***



Per Kaori fu come rivivere un flashback del giorno prima, solo che adesso erano in undici al Cat's Eye... più un porcellino nero che si accoccolava beato tra le braccia di Akane.

Ranma aveva un muso lungo che quasi toccava terra e guardava in cagnesco i suoi amici. La storia che le aveva raccontato Akane sul suo fidanzato che si gattizzava a contatto con i felini la faceva ridere e rabbrividire allo stesso tempo: come avrebbe gestito la situazione Miki se la stessa cosa fosse capitata a Umibozu? Cercò di immaginarselo accovacciato sulle sue gambe a fare le fusa, ma scacciò l'idea con decisione.

"Si può sapere cosa ci fate tutti qui?! Come cavolo avete fatto a trovarci?". Sbottò Ranma.

"Beh, io ho fatto delle ricerche per il mio padroncino e...".

"Il mio cuore mi ha guidato fin da voi, mie dolci ragazza col codino e Akane". Kuno interruppe il piccolo ninja posando occhi adoranti su Ranma e la fidanzata.

Ragazza col codino? Di nuovo?

"Ho capito, è colpa di Sasuke. Vecchiaccia, non dirmi che tu eri venuta qui a portarmi le pillole della fenice di tua spontanea volontà, perché non ci credo!".

"A dire il vero l'ho convinta io", intervenne Shampoo, "volevo fartele riavere al più presto". Ora anche la cinese guardava Ranma con sguardo languido. Altro che triangolo amoroso, quello era un dodecagono!

"Certo, a quali condizioni però?", chiese Akane accigliata.

Per l'appunto...

"Non sono fatti tuoi, ragazza violenta!".

"Violenta a chi?".

"Racchia!".

"Smorfiosetta da quattro soldi!".

"Smettetela voi due! Mi dispiace, futuro marito, ma dovrai aspettare il nostro prossimo viaggio in Cina per avere altre pillole della fenice: nella collana che mi hanno rubato c'erano tutte quelle che avevo".

Futuro marito? Quindi la nonna di Shampoo era davvero convinta che un giorno Ranma avrebbe sposato sua nipote.

Bastarono quelle poche parole a far scattare il fidanzato di Akane, che si avventò sulla vecchia gridando minacce. L'ultracentenaria però era velocissima e lo schivava senza problemi saltando sul suo bastone. Durante quel buffo inseguimento, il ragazzo chiamato Kuno si avvinghiò a Ranma chiamandolo di nuovo in quella maniera strana e si beccò una gomitata in faccia.

"Scusa, Akane, ma il tuo amico è innamorato anche di Ranma oltre che di te?", domandò sottovoce.

"Sì, ma solo della sua versione femminile. Non ha mai capito che Ranma e la sua ragazza col codino sono la stessa persona".

"Oh...", fece più confusa di prima: il poligono amoroso si complicava.

Fu un attimo.

Ryo, che prima ascoltava annoiato, si irrigidì al suo fianco e lei percepì subito il pericolo. "Tutti a terra!", urlò il suo socio gettandosi su Akane. Pochi secondi dopo, una raffica di colpi di mitra mandò in frantumi l'intera vetrata del Cat's Eye e decine di pallottole sibilarono a pochi centimetri dalle loro teste. Kaori alzò prudentemente lo sguardo per verificare che fossero tutti fuori della portata di quella pioggia micidiale e fu sollevata nel constatare che avevano eseguito l'ordine di Ryo.

Si udì lo stridere di gomme sull'asfalto e pochi secondi dopo un grosso sasso volò nel locale atterrando vicino al bancone. Ryo corse fuori e Kaori decise di seguirlo. L'auto era già a distanza ragguardevole e il suo socio provò a prendere la mira per sparare alle ruote; ma c'era troppa gente intorno, spaventata e sparsa per la strada, così rinfoderò l'arma e rientrarono.

"State tutti bene?", domandò con aria grave.

Miki e Umibozu riemersero da dietro il bancone, mentre gli altri si guardavano attoniti intorno: neanche loro avevano mai visto gli effetti devastanti delle armi, evidentemente. I loro mondi di arti marziali erano agli antipodi di Shinjuku con la sua malavita e le sue pistole.

Parlottarono tra loro, chiedendosi vicendevolmente se era tutto a posto: Kuno andò subito a controllare i suoi due amori mentre il ninja di nome Sasuke si informava delle condizioni dell'amato padroncino; Shampoo e la nonna si guardavano stralunate, mentre il vecchio maniaco si domandava ad alta voce in quale manicomio fosse finito.

Ryo raccolse il sasso e, mentre lo soppesava in una mano, chiese a Falcon: "Ehi, Lucciolone, che fine hanno fatto i tuoi vetri antiproiettile?".

"Ho dovuto ordinarne di nuovi perché erano pieni di crepe. Hai idea di quanto siano forti le martellate che ti fai dare da Kaori quando sei da queste parti?".

Ops, pensò mentre un corvo gracchiava allegramente dietro la sua testa.

Ryo staccò un foglio di carta dalla pietra, lo lesse e si accigliò. "Che c'è scritto?", domandò Kaori accostandosi.

"Si tratta di un appuntamento. Al porto, questa sera. Rivogliono quel maledetto microchip".

"Ma noi non abbiamo niente del genere!", sbottò Ranma esasperato. "Si può sapere cosa vogliono da noi e chi diavolo sono queste persone?!".

"Ichisake Watanabe, un capo mafia della Yakuza in lotta per il controllo del territorio. Pare che abbiano sperimentato una nuova arma progettata in Corea e abbiano racchiuso tutte le informazioni in un microchip. Il loro contatto viaggiava in incognito sul treno, ieri, e sembra che l'abbia perso a poche fermate dal luogo dell'appuntamento". Saeko Nogami entrò elegantemente nel locale, pestando con grazia i vetri frantumati a terra.

"E tu come le sai tutte queste cose?!", si fece avanti Kaori.

"Parlavamo di questo, poco fa", rispose Ryo per lei, "voleva affibbiarmi l'incarico di scovare Watanabe e la sua banda. Così abbiamo capito subito che, guarda caso, ce l'avevamo proprio a portata di mano".

"Ma allora il vecchio di ieri... ci hanno seguiti fin dall'inizio!". Akane era diventata pallida mentre sembrava ricordare qualcosa.

Ryo le si avvicinò subito: "Cosa è successo ieri?", le domandò.

Akane gli raccontò un episodio avvenuto proprio sul treno di Shinjuku: si trattava di un uomo di una certa età che, con la scusa di aver perso il bastone durante una brusca frenata, le aveva casualmente palpato il fondoschiena.

"Che idea balzana, era solo un vecchio maniaco come ce ne sono altri due qui dentro!", protestò Ranma accennando con lo sguardo al suo maestro e a Ryo.

"Aveva questo aspetto?". Saeko tirò fuori dalla borsetta un foglio, sul quale era stato abbozzato un identikit. Kaori odiava il modo elegante con il quale incedeva nella baraonda del locale distrutto.

O, forse, sono solo terribilmente gelosa...

"Uhm, non ne sono sicura, ma mi pare gli somigli. Sa, non sono stata molto attenta al suo volto visto che dovevo tenere d'occhio dove metteva le mani", rispose Akane.

Ranma le prese il foglio e lo guardò accigliandosi. "Io non dimentico mai la faccia di un maniaco. Sono sicuro che sia lui", dichiarò.

"Bene, allora il mistero di chi vi insegua è risolto, resta solo da scoprire perché credono che voi abbiate il microchip". Saeko rimise in borsa il foglio e guardò Ryo come aspettandosi una risposta da lui.

Il socio rimase per un attimo fermo a guardare Akane, come se riflettesse, poi le si avvicinò posandole le mani sulle spalle. "Piccola Akane, non fraintendere quello che sto per fare", disse prima di accovacciarsi e infilare le dita nelle tasche posteriori dei jeans rosa.

Non ci vide più e in automatico sfoderò il martello, pronta a colpire, ma Ranma fu più lesto: "Come potrebbe non fraintendere, razza di pedofilo! E poi dici che devo fidarmi di te!". Gli saltò direttamente in testa, poi le strappò il martello di mano e lo finì con un colpo invidiabile. La faccia affondò nel pavimento pieno di vetri con un rumore argentino.

"Aya, questo sì che deve fare male!", commentò la cinesina portandosi una mano alla bocca.

"Ranma, mi stava solo guardando nelle tasche!", si lamentò Akane terminando lei stessa la ricerca. Persino il maialino si era avventato sulla cocuzza perversa di Ryo, anche se i suoi saltelli gli stavano probabilmente facendo il solletico: non aveva mai visto un animaletto domestico tanto geloso.

"Certo, proprio le tasche!", ringhiò Ranma sollevando il martello senza sforzo.

Però, anche da ragazza ne ha di forza!

"Akanuccia, se vuoi ti ci guardo io nelle tasche". Happosai si era materializzato al suo fianco e le si era avvinghiato senza tanti complimenti. Akane non ci pensò due volte, prese il martello che il fidanzato ancora brandiva e spiaccicò il vecchio con un grugnito di disgusto.

Anche Akane non scherza coi muscoli!

"Beh, visto che vi è così utile ve lo regalo, io ne ho tanti altri!", disse con una risatina.

La vecchia Obaba saltellò sul suo bastone e andò ad esaminare la sua arma preferita. "Lo trovo un modo molto rozzo di combattere, ma devo ammettere che è efficace".

"Hai ragione, vecchia mummia, dovrei aggiungerlo alla mia collezione di armi nelle maniche", commentò il ragazzo cinese innamorato di Shampoo. Si guadagnò una bastonata dalla signora, che gli intimò di non chiamarla più 'vecchia mummia'.

Armi dalle maniche, questa sì che era una novità! Kaori notò che in effetti la sua lunga casacca bianca aveva delle maniche piuttosto larghe e si chiese quale armamentario potesse nascondere lì dentro. Nel frattempo Ryo si era rialzato e stava sputacchiando frammenti di vetro, la sua faccia da maniaco era piena di ferite.

"Mi spiace, ma il microchip non è nelle mie tasche", annunciò Akane dopo un ultimo controllo.

"Hai guardato nella maglietta?", insisté il maestro lascivo attaccandosi al collo come se non fosse stato appena colpito da trenta tonnellate.

"Non ho tasche nella maglietta!", grugnì Akane ripetendo l'operazione con più forza. Il pavimento si crepò, e Kaori dedusse che forse sarebbe rimasto là sotto per qualche minuto prima di ricominciare a controllarle i vestiti.

Saeko sospirò: "Ryo, quando hai finito di sgranocchiare pezzi di vetro puoi spiegarmi che hai intenzione di fare stanotte?"

"E che ne so? Non ho mai ricevuto tante martellate in ventiquattro ore, la mia capacità di giudizio è seriamente compromessa", si lamentò tastandosi le ferite.

"Non fare la vittima", lo ammonì Kaori, "qui chi ci ha rimesso veramente sono Miki e Falcon".

"Oh, no, tranquilla, Kaori, ci siamo abituati", ribatté allegramente l'amica armandosi di scopa e pattumiera.

Kuno scelse quel momento per alzarsi, sfoderare il suo bokken e dichiarare a voce alta che avrebbe difeso dalla Yakuza sia l'adorata Akane che l'amata ragazza col codino fino alla morte. A lui si aggiunse Shampoo, pronta a difendere il suo 'Lanma', seguita a ruota da Mousse che voleva a sua volta essere certo che non accadesse niente a lei.

Era un gruppo davvero unito, non c'era che dire.

"Non potete fare gli eroi, siete solo dei ragazzini", protestò Ryo alzandosi in piedi e scuotendo la testa per rimuovere i frammenti dai capelli, "ora siete tutti in pericolo, nessuno escluso. Perciò verrete a casa con me e Kaori, quindi decideremo il da farsi". La botta in testa stava cominciando a far ragionare Ryo.

Forse doveva martellarlo più spesso del solito.

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Capitolo 6
*** Appuntamento con la Yakuza ***


Ryo chiuse la porta di casa con veemenza: quella situazione stava diventando davvero assurda e lui si sentiva frustrato. Prima erano arrivate le due ragazzine... ah, no, Ranma era un ragazzo, e fin qui tutto bene: a parte il sesso di appartenenza erano entrambe una gioia per gli occhi, anche se la cucina di Akane l'aveva quasi ucciso.
Poi ci si era messa la Yakuza e con essa Saeko; quello che sembrava un incarico semplice, quasi ridicolo, si era trasformato in una faccenda abbastanza pericolosa, almeno per i suoi clienti. E in più le vetrine del Cat's Eye erano in frantumi; a chi sarebbero toccate le spese di riparazione se Lucciolone si fosse impuntato? La sua ultima speranza era nella bontà di Miki, che forse avrebbe impedito al marito di farsi pagare da un amico di vecchia data in bolletta.

Guardò lo strano gruppo che gli toccava tenere sottocchio: una banda di liceali svitati e due vecchietti che conoscevano tecniche marziali fuori di testa. Fortuna che il nonnetto aveva una passione che a lui andava a genio! Aveva intravisto un bottino di tutto rispetto quando Ranma-gatto aveva distrutto l'enorme sacco che aveva al seguito, doveva assolutamente approfondire la cosa.

"Akane, ragazza col codino, state tranquille. Io, Tatewaki Kuno, il Tuono Blu del Furinkan vi proteggerò a costo della vita!". Il ragazzo con la spada di legno aveva preso tra le sue le mani dei due fidanzati.

Ryo si grattò la testa, a disagio. "Ragazzo mio, c'è una cosa che devi capire", disse mettendogli una mano sulla spalla. "Ranma e la tua ragazza col codino sono una cosa sola".

Calò un silenzio improvviso e tutti si voltarono a guardarli; le espressioni di Akane e Ranma tradivano apprensione e... speranza? Il Tuono Blu alzò lo sguardo, poi chiuse gli occhi e strinse i pugni come per trattenere un grande dolore: "Oh, gli dei mi siano testimoni, so che quel depravato di Ranma Saotome ha posseduto prima di me il corpo della mia adorata ragazza col codino. E che, ignobile sorte, portano addirittura lo stesso nome! Ma nulla mi impedirà di amarla senza riserve e di toglierla dalle sue grinfie malefiche".

Una libellula di dimensioni gigantesche si abbatté al centro del salotto e uno stormo di corvi gracchiò allegramente dietro la sua testa. Era ufficiale, il ragazzo si rivelava del tutto irrecuperabile.

"Shampoo, sappi che anche io ho intenzione di proteggere te, la donna che amo. Se quei mafiosi dovessero spararci di nuovo addosso non esiterò a farti scudo con il mio stesso corpo!". Il cinese dai capelli lunghi si stava rivolgendo a una perplessa Kaori. Ma tra di loro c'era qualcuno che fosse normale?

Mentre la ragazza dalla chioma lavanda gli dava un sonoro pugno in faccia, Akane si alzò e chiese a Kaori se potesse andare a fare una doccia. Un campanello gli suonò in testa come un coro angelico.

Akane. Doccia.

Prossima mossa, non farsi beccare mentre metteva in atto il piano di spionaggio perfetto: già si immaginava, a discutere con Happosai della biancheria intima di Akane e di come il suo corpo sarebbe sbocciato entro pochi anni.

La Yakuza poteva aspettare.

***



La casa era grande e a due piani, ma stare tutti lì dentro era davvero dura, nonostante i metri quadri a loro disposizione. Kuno non faceva altro che straparlare e abbracciare lei e Ranma, fortuna che la sorella pazza, a sua detta, era impegnata in un torneo di ginnastica altrove; Sasuke gli ronzava attorno guardingo, casomai ci fosse un mafioso nascosto nei muri...
Happosai erano stati costretti a legarlo e chiuderlo in un ripostiglio: non sapeva quanto sarebbe durato ma avrebbero avuto pace per un po'.
Shampoo stava appiccicata a Ranma come la classica tellina sullo scoglio, solo che lei era cinese, per giunta bella e aveva una bisnonna che faceva infuriare il suo fidanzato. Povero Ranma, come avrebbe fatto adesso senza le pillole della fenice? Quella collana se la ricordava, era così assurda e rosa che il ladro doveva essere proprio cieco per pensare che fosse di valore!
Fortuna che c'era almeno P-chan a tenerle compagnia e a distoglierla dai suoi pensieri! La storia del microchip la stava facendo impazzire e anche ora, che se ne stava sotto il getto della doccia bollente, non riusciva a capire come si potessero essere messi in un guaio simile: erano andati a cercare City Hunter per avere tregua dal vecchiaccio e si ritrovavano alle prese con la mafia giapponese! Meno male che Ryo li stava proteggendo.

Chiuse gli occhi con forza, regolando la temperatura. Aveva cominciato a provare per quell'uomo qualcosa che non aveva mai sentito per Ranma, un'attrazione che andava ben al di là dell'idea che aveva avuto fino ad allora di un fidanzato. Lui era così muscoloso e deciso, così gentile e premuroso nei suoi confronti...

Ma Ranma non ha esitato un secondo a proteggermi da quella pistola: avrebbe potuto beccarsi una pallottola al posto mio.

Eppure era rimasta molto male quando Ryo aveva detto che era troppo giovane per essere corteggiata.

Akane Tendo, vuoi davvero essere corteggiata da mister maniaco-incallito? Anche Happosai combatte bene quando non va in giro a rubare mutandine.

Rise di se stessa: sapeva fin troppo bene qual era la differenza tra il vecchiaccio e Ryo, inutile nascondersi dietro a un dito. Quale donna non sarebbe rimasta affascinata da lui nonostante i suoi difetti?

Alzò una mano a raccogliere l'acqua calda che scorreva, come se con quel gesto potesse raccogliere anche i suoi pensieri: i ricordi cominciarono a scorrere veloci.

I combattimenti mattutini contro i suoi compagni di scuola, fomentati da Kuno, che volevano un appuntamento con lei.

Odio gli uomini!

Il dottor Tofu con il suo buffo scheletro che le curava le ferite e le sorrideva. Gli occhiali che si appannavano alla vista della sorella maggiore e il suo amore ancora acerbo che diventava sofferenza, gelosia. Allora pensava che sarebbe stato sufficiente avere i capelli lunghi come quelli di Kasumi per farla sembrare adulta ai suoi occhi, e non bambinetta scapestrata che si procurava lividi ed escoriazioni combattendo.

Ero troppo giovane per un uomo maturo come lui.

Conoscere Ryo era stato un po' come avere un dejà-vu dell'arrivo di Ranma: si sentiva destabilizzata di fronte a lui, perché riusciva a toccare corde profondamente sepolte dal suo orgoglio.

Una donna. Essere considerata una donna e non una mocciosa da proteggere.

Si sentiva il cervello ribollire, e non per il vapore della doccia: stavano succedendo troppe cose tutte insieme e stava andando in confusione. Non avrebbe mai dovuto allontanarsi da casa.

Chiuse l'acqua, sospirando, e si avvolse nell'asciugamano che Kaori le aveva premurosamente lasciato fuori dalla doccia.
Fu allora che sentì il boato inconfondibile del martello.
All'entrata del bagno c'era Ryo, ma si era sbagliata sull'attrezzo: il poveretto era incastrato nel muro da una gigantesca palla chiodata. All'altra estremità, Kaori aveva ancora il braccio allungato e impugnava la catena.

"Razza di maniaco incallito, ora anche nella doccia la spii? E che ci fai con la sua biancheria in mano?".

Akane socchiuse gli occhi: come faceva a trasformarsi dall'uomo perfetto al perfetto maniaco in così poco tempo? Kaori aveva ragione, in mano teneva le sue mutandine!

"Che succede? Accidenti a te, continuo a pensare seriamente che sia tu quello pericoloso, non la Yakuza!". Era accorso anche Ranma.

"Akane Tendo, tutto bene?". Kuno, seguito da Sasuke...

"Aya Lanma, cosa accade?".

"Tutto bene, futuro marito?".

P-chan sbucò dalla folla e le saltò in braccio. Akane lo accolse volentieri, poi si rivolse al numeroso pubblico: "Insomma, non si può neanche fare una doccia in pace?! Fatemi vestire almeno!", esclamò stringendosi nell'asciugamano, imbarazzata.

Un grosso corvo gracchiò sulla testa di Kaori: "Santo cielo, Akane, ma tu e Ranma non sapete proprio cosa sia la privacy, vero?", le chiese ridendo nervosamente.

"E non ci sono i nostri genitori, le mie sorelle, Ukyo e Kodachi", rispose contando sulle dita. Bastava uno starnuto e tutti si precipitavano ovunque si trovassero, come attratti magicamente. Si chiese cosa sarebbe accaduto se mai in futuro avessero deciso davvero di sposarsi.

Kaori fece una faccia smarrita, poi rivolse di nuovo la sua attenzione al socio appiccicato alla parete. "Cos'hai da dire in tua discolpa?".

Ryo allungo una mano tremante e lasciò cadere a terra la biancheria; ma aveva qualcosa tra le dita: "Ho trovato il microchip", balbettò con voce afona sputando un paio di denti.

***



Kaori era esasperata: sapeva che Ryo si sarebbe avvicinato al bagno, visto che c'era Akane sotto la doccia, ma non pensava che sarebbe stato così sfacciato da farlo dopo aver ammesso, poche ore prima, che la ragazza era troppo giovane per un mokkori. E infatti quel farabutto si stava 'accontentando' di frugare nella sua biancheria: l'aveva beccato non con le mani nella marmellata, ma nelle mutandine della sua giovane cliente.
Avendo esaurito tutti i martelli, aveva optato per la cara, vecchia palla chiodata. Non aveva fatto in tempo a colpirlo che erano accorsi tutti i loro amici. Trovava il loro comportamento davvero ossessivo e anomalo, nonostante avesse ormai appurato che gli intrecci amorosi erano piuttosto complicati. O forse era solo un saldo legame cameratesco portato all'estremo, difficile dirlo.

Quando vide la mano di Ryo stringere il microchip tentò di convincersi che, per una volta, il suo socio stava in mezzo alla biancheria di una ragazza per un buon motivo.

"Era attaccato alle tue mutandine. Avevo avuto l'idea al Cat's Eye, quando non l'abbiamo trovato nelle tue tasche, ma per colpa di Kaori e del tuo fidanzato non ho osato controllare", spiegò candidamente, mostrando loro l'oggetto non più piccolo di una monetina.

"E hai fatto bene a non controllare, razza di maniaco pervertito!", lo redarguì.

"Ma come ci è finito lì?", domandò Akane arrossendo vistosamente.

"Molto probabilmente è stato per via della brusca frenata del vostro treno, ieri. Il vecchio deve averlo perso dentro ai tuoi jeans quando ti è finito addosso e ha cercato di riprenderlo; non essendoci riuscito vi ha seguiti per tutta Shinjuku".

Seguì qualche secondo di silenzio, nel quale probabilmente ognuno stava ricostruendo i tasselli della faccenda, poi Ranma disse un incerto: "Ma allora...".

"Cosa? Che ti è venuto in mente?", gli domandò Kaori.

"Akane, questo significa... che è da ieri che non ti cambi la biancheria intima!".

La ragazza aprì la bocca come per dire qualcosa, poi l'avvolse un'aura blu. Marciò in direzione del fidanzato e lo spedì fuori dal bagno con un calcio poderoso. "Idiota!".

"Quindi stanotte possiamo riportare il microchip a quei mafiosi e tornarcene tutti a casa?", domandò Shampoo assestando una gomitata al povero Mousse che gli si stava avvicinando.

Ryo aggrottò le sopracciglia e fissò il piccolo oggetto con attenzione. "Dal loro comportamento è chiaro che non hanno paura di City Hunter e forse vogliono addirittura cercare di annientarci per acquisire maggior potere. Ci hanno seguiti fin dall'inizio con chiari intenti e questo è un grave errore".

"Che cosa pensi di fare?", gli chiese Kaori.

"Penso che andrò all'appuntamento", rispose lui con un ghigno.

***



Ranma sbuffò: era veramente frustrato e stufo di quella situazione. Non era una donnicciola, per tutti i demoni! L'unica cosa che lo preoccupava, e non poco, era che anche Akane voleva andare con loro; non poteva impedirglielo, visto che si erano offerti tutti, dal vecchiaccio, che si era liberato chissà come dal ripostiglio, a P-chan, che grugniva chiaramente contro Ryo.

"Uffa, ho detto di no! È pericoloso per dei ragazzini affrontare dei mafiosi, per quanto bravi possano essere con le mosse di karate". Quella sottospecie di maniaco con la pistola si stava pulendo un orecchio con l'indice come se le loro continue richieste gli avessero irritato i timpani.

"Non siamo solo bravi, siamo veri e propri artisti marziali. Abbiamo combattuto insieme contro tanti nemici e non hai la più pallida idea di cosa siamo capaci di fare, non è vero Shampoo?", chiese Mousse rivolto alla tv.

"Razza di papero orbo, io sono qui!", ribatté lei piccata spiaccicandogli un chui sulla testa. "Mi secca dirlo, ma Mousse ha ragione: abbiamo aiutato Lanma tante volte e abbiamo sempre vinto!".

"Senza contare che hanno al loro fianco un'amazzone ultracentenaria come me e un vecchio maestro che, nonostante i suoi difetti, sa il fatto suo", intervenne Cologne scoccando un'occhiata ad Happosai.

"Ehi, di quali difetti stai parlando?!".

"Devo assolutamente dare una lezione a questi tipacci che ci hanno inseguiti e fatto perdere tempo prezioso per cercare le pillole della fenice!", si fece avanti Ranma ignorando il vecchio.

"Ma saranno armati! Avete visto cosa hanno fatto al Cat's Eye. Come vi comportate se ricominciano a sparare? Schivate le pallottole come in certi film di fantascienza?!".

Ryo non aveva tutti i torti; nessuno di loro aveva mai combattuto contro delle armi. Lanciò uno sguardo ad Akane, che stringeva P-chan tra le braccia e diceva qualcosa a proposito della possibilità di disarmarli. Per quasi un minuto intero ci fu silenzio: forse Ryo stava prendendo la cosa in considerazione seriamente per la prima volta. Ranma non seppe se esserne felice o spaventato.

"Niente da fare", ribadì invece alzandosi in piedi, "andrò da solo. Tu, Kaori, rimarrai qui con loro, casomai ci fossero altri uomini di Watanabe nei paraggi".

"Ma... Ryo, sei impazzito?!". A quanto pare a Kaori non sorrideva l'idea di mandare il socio in missione da solo.

"Stai tranquilla e fai come ti dico", rispose Ryo con un leggero sorriso incoraggiante. Ranma lesse la paura negli occhi di Kaori: in quel momento capì quanto forte dovesse essere il loro legame.

***



I suoi passi risuonavano sinistri sul selciato del porto. Il magazzino numero tre era davanti a lui e, se non fosse stato per le indicazioni precise di Watanabe, avrebbe detto che era chiuso come gli altri.
Avvicinandosi alla serranda, però, notò che, come nei patti, c'era un leggero spiraglio dove lui poté infilare due dita per alzarla.
Entrò dentro e una forte luce gli colpì gli occhi costringendolo ad alzare un braccio per schermarsi.

"Benvenuto, Saeba. Sei puntuale". Il mafioso era proprio davanti a lui e gli puntava un mitra. Magari proprio uno di quelli che aveva sparato quel pomeriggio nel locale di Miki e Falcon.

"Odio far aspettare gli amici quando mi invitano a una festa", ribatté contando mentalmente altri due scagnozzi nella stanza, ben nascosti ma facilmente individuabili da uno come lui, abituato a scorgere il luccichio delle armi in qualunque occasione. Le numerose casse e scatoloni offrivano una serie di ottimi nascondigli e non seppe dire se ci fossero altri uomini appostati.

Watanabe ridacchiò e fece ondeggiare il mitra in un gesto impaziente: "Allora, hai portato quello che ti abbiamo chiesto? Il mio amico qui dietro è parecchio incazzato per essere stato derubato dalla tua piccola cliente". Poco dietro di lui, comparve un giovane dai capelli neri, armato a sua volta.

Ryo si accigliò: "Quindi non solo il tuo contatto è un bugiardo incallito, ma si traveste anche da vecchio maniaco per palpare le ragazzine in treno".

Il secondo uomo scattò di qualche passo più avanti: "Che cazzo dici, pezzo di merda! Qui sei tu il maniaco. Non ti chiamano forse lo 'stallone di Shinjuku'?".

Ryo fischiò: avevano raccolto bene le loro informazioni, a quanto pareva. "Sì, è vero, ma io non vado a raccontare in giro che mi hanno rubato una cosa, quando sono io stesso ad averla persa".

Gli occhi di Watanabe rotearono quel poco che bastava per guardare il giovane al suo fianco senza perdere di vista la mira che aveva su di lui: "Che significa, Hachiro? Sta dicendo la verità?".

"Si è... trattato di un incidente. Il treno ha frenato e...". Ora il tirapiedi sembrava in difficoltà. Evidentemente era terrorizzato all'idea di aver raccontato una balla al suo capo e di essere stato scoperto.

"Tappati quella fogna, razza di imbecille, ne escono solo topi morti". Watanabe sembrava furioso.

Ryo scosse la testa: "Ma insomma, voi della Yakuza non dovreste avere un rapporto di assoluta fiducia reciproca? Come pensate di potervi accaparrare il controllo del territorio se vi mentite a vicenda? Ehi, Watanabe-kun, sai che il tuo amico ha perso il vostro prezioso microchip nelle mutandine della mia cliente?".

"Adesso basta, taci bastardo!". Hachiro fece un altro passo nella sua direzione, la mano gli tremò e il dito si strinse sul grilletto. Ma il braccio sinistro del mafioso lo bloccò.

"Ne riparleremo a tempo debito", gli disse a denti stretti: Ryo gli lesse la rabbia negli occhi e fu felice, per una volta, di scoprire che la mafia potesse avere dei punti deboli che prescindevano dal suo intervento. "Ora sistemiamo questa sporca faccenda una volta per tutte".

"Giusto, devo ridarti qualcosa. A proposito, preferisci avere il microchip o le mutandine? Ti avverto che sono di fattura veramente unica!", rise infilandosi una mano nella tasca della giacca.

Watanabe alzò il mitra. "Fermo", lo esortò, "se ti azzardi a tirare fuori la pistola sei uno stallone morto. Hachiro è un ottimo tiratore. Anche il cecchino che ti ha recapitato i messaggi nei giorni scorsi ti tiene sotto tiro. E tu sai quanto sia precisa la sua mira, vero Saeba?".

"Sì, ho avuto modo di fare la sua conoscenza", rispose tirando fuori la mano e scoccando un'occhiata veloce al soppalco del magazzino.

"Per cui adesso, molto lentamente, fai cadere a terra la tua pistola e me la spedisci qui con un calcio".

Ryo eseguì senza staccare gli occhi dai due uomini. Hachiro sudava copiosamente e si chiese che razza di punizione avesse in serbo il suo capo per le bugie; forse l'amputazione di un dito, o magari di tutta la mano...

Watanabe raccolse la pistola e se la mise in tasca. Era completamente disarmato. "Adesso prendi il microchip e allunga la mano. Piano".

Strinse il piccolo oggetto fra le dita e l'uomo avanzò senza mai abbassare il mitra, finché le loro mani si toccarono.

"Bene", ghignò Watanabe afferrando il microchip e arretrando nuovamente, "adesso puoi anche crepare, di' addio alle tue chiappe!".

Due spari echeggiarono nel magazzino e Ryo spalancò gli occhi.

***



Era appostato lì da tanto tempo che non seppe dire se fossero ore o minuti. Sdraiato sul ventre, dietro a un mucchio di casse sul soppalco di legno polveroso, cominciava a sentirsi anchilosato. Sapeva perfettamente dove doveva mirare, ma attendeva il momento giusto e la tensione dei muscoli gli parve d'un tratto insopportabile.
Era abituato a missioni che richiedevano pazienza, ma quella storia aveva un che di grottesco: Hachiro si era rivelato un impostore, nonché un gran vigliacco. Dare la colpa a una ragazzina per un suo errore, ma dove lo aveva trovato Watanabe uno così?

Saeba si era messo ad allungare il brodo con quella storia delle mutandine e per un attimo ebbe l'impulso di premere il grilletto: la sua fama non si smentiva neanche in una situazione delicata come quella! Razza di idiota...

Poi, finalmente, era avvenuto lo scambio e le parole di Watanabe gli indicarono che era arrivato il momento. Aggiustò la mira e sparò due colpi precisi.

L'attesa era finalmente finita.

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Capitolo 7
*** Fine dei giochi ***


L'uomo sputò per terra e fece cenno ai suoi compagni di seguirlo.

"Che palle, ma perché siamo dovuti venire così in anticipo?".

"Già, dobbiamo stare dentro a quel merdoso magazzino fino a stasera, magari ci stanno pure i topi".

"Ve l'ho già detto, cazzo: quel Ryo-fottutissimo-Saeba non deve sapere da dove lo teniamo sotto tiro! Non abbiamo a che fare con uno stronzo qualsiasi!".

Falcon storse la bocca: certo, Ryo non era da sottovalutare, ma se avessero saputo che c'era anche lui da quelle parti si sarebbero preoccupati molto di più. Li vide entrare nel magazzino e guardò Miki. Sua moglie annuì.

"Non mi sembrano molto svegli", mormorò avvicinandosi.

"Sicuramente è una cellula ancora troppo piccola e i punti deboli devono venire fuori; meglio così, li stroncheremo sul nascere. Ma non dimenticare che hanno dei tiratori niente male: Ryo mi ha raccontato che uno di loro ha una mira eccezionale".

Con le spalle al muro, strisciarono fino all'entrata e si sporsero per sbirciare all'interno. I tre stavano spostando delle casse e discutevano sui punti strategici in cui appostarsi. Sarebbe stato fin troppo facile aprire il fuoco con il bazooka o lanciare qualche bomba, ma in quel modo avrebbero creato un caos che non sarebbe certo sfuggito a Watanabe. Con riluttanza, caricò una pistola softair con dei pallini di piombo e sbuffò prendendo la mira.

Dannazione, la mia vista è peggiorata ancora!

Tanto valeva entrare a mani nude e prenderli a pugni, quei pivellini. Stava quasi per farlo quando la mano di Miki si posò sulla sua: si voltò e la vide sorridere.

"Io sparo, tu divertiti pure con loro appena escono", disse conciliante.

Sorrise a sua volta e si domandò nuovamente come una donna del genere avesse voluto sposare proprio lui.
La osservò impugnare l'arma e socchiudere gli occhi, alzando le braccia per mirare; poi le riabbassò e si voltò a guardarlo: "Ehm... Falcon, tesoro, non ne avevamo una con il mirino?", domandò.

Ma porca...!

"Non ci ho pensato, di solito lo faccio con le armi vere!", si giustificò.

"Non fa nulla, posso farcela lo stesso". E infatti, pochi secondi dopo, si udì una bestemmia.

"Direi che hai fatto centro", commentò facendo scrocchiare le dita.

"Direi di sì", rispose Miki tornando a nascondersi dietro al muro.

"Chi cazzo è stato?!".

"C'è qualcuno là fuori!".

"Porca puttana, sanguino come un maiale sgozzato! Chi sei? Ti faccio fuori!".

Ci siamo.

I primi due uscirono quasi in contemporanea ma non fecero in tempo a guardarsi attorno che li aveva già afferrati per le teste. Mentre le faceva cozzare tra loro, partirono dei colpi dalle armi che impugnavano: un proiettile gli sibilò a poca distanza dall'orecchio.

Per un pelo. Dannato Ryo...

"Tutto bene?", gli urlò Miki da tergo.

"Bah, non mi diverto per niente, questi sono già svenuti!".

Fortuna che il terzo uomo stava arrivando, una mano sulla ferita alla testa e l'altra che premeva il grilletto. Si gettò a terra e vide Miki fare altrettanto.

"Dannato figlio di...". Ma lo scagnozzo di Watanabe non riuscì a finire la frase: con un movimento veloce, Falcon si era rialzato e lo aveva colpito con un pugno prima ancora che avesse il tempo di rimettere il dito sul grilletto.

"Tsé, che mafiosi scarsi, messi fuori combattimento da un pallino di piombo", commentò tirando fuori dalle tasche corde e bavagli.

"Veramente sei tu che sei forte", ribatté sua moglie riuscendo a metterlo in imbarazzo. "E sfruttando l'effetto sorpresa non abbiamo dato modo al tiratore scelto di crearci problemi. Chissà qual è di loro".

"Non mi interessa, continuo a pensare che sarebbe stato più divertente fare a modo mio. Ci pensi tu a legarli? Sai fare i nodi meglio di me".

"Sarà un piacere".

***



I mitra volarono dalle mani di Watanabe e Hachiro a pochi secondi di distanza l'uno dall'altro e Ryo scelse quel momento per gettarsi a terra e riprendere la Python.

"Ma che... chi diavolo...?", il mafioso era rimasto evidentemente di stucco. Il suo tirapiedi da due soldi si teneva la mano sanguinante facendo inequivocabili versi di dolore. Falcon doveva aver mirato troppo vicino al braccio.

Ryo si avvicinò a Watanabe e gli puntò la pistola alla testa: "Bene, amico mio, pare che i ruoli siano invertiti adesso".

"Chomei, Baiko, Dayu, dove cazzo siete finiti? Sparate a quest'uomo!", sbraitò guardandosi attorno.

Lo sweeper sbadigliò: "Credo stiano schiacciando un pisolino, sai? Non è vero, Lucciolone?".

"Ti ho detto mille volte di smetterla con quel soprannome!", sbottò Umibozu saltando giù dal soppalco e puntandogli addosso il fucile. "Prima mi è venuta voglia di sparare a te! Possibile che tu non riesca ad essere serio neanche in una situazione come questa? E comunque è stata Miki a impacchettare gli altri tre". Da alcune casse, ora si udivano voci ovattate protestare vivamente.

Saeba scoppiò a ridere e cercò di calmarlo: "E dai, concedimi di divertirmi un po' con questi simpaticoni!". Poi indicò i due mafiosi ancora spaesati e gridò guardando in alto: "Allora, non volevate giocare anche voi con i nostri amici? Che aspettate?".

Come lampi veloci, i compagni di Ranma piombarono su Watanabe e Hachiro. Mousse lanciò delle catene che si avvolsero come serpenti attorno alle loro braccia mentre era ancora a mezz'aria, poi atterrò elegantemente a terra. Nonostante fosse quasi cieco, al pari di Falcon, quando si trattava di combattere era impeccabile.

Lo seguirono Shampoo, con lanci micidiali di chui sulle loro teste e Kuno, che li minacciò col suo bokken e tentava di colpirli mentre loro cercavano di schivare i colpi in un patetico balletto; Sasuke, il ninja, sbucò dal nulla e fece saettare appuntiti shuriken nella loro direzione.

I due minuscoli vecchietti non furono da meno: Cologne a suon di bastonate e Happosai con delle strane bombe artigianali che chiamava Happo Daikarin: il fumo lo inquietò non poco, però, vista la quantità di legna nel magazzino.

Poi arrivarono anche Ranma e Akane. Quest'ultima strinse le catene intorno a loro, sfruttando l'effetto sorpresa e legandoli insieme come due salami, e il suo fidanzato li tempestò di pugni urlando qualcosa come 'tecnica delle castagne modificata'.

Kaori e Miki si stavano affrettando a raccogliere da terra i due mitra, casomai i malviventi fossero riusciti ad afferrarli nuovamente.

Il piano era riuscito alla perfezione.

Inizialmente aveva deciso davvero di andare da solo: non voleva mettere in pericolo ragazzi così giovani e inesperti di armi. Poi aveva fatto una telefonata a Umibozu e, dopo avergli promesso di ripagare i danni, gli aveva chiesto se gli andava di divertirsi un po'. Nel pomeriggio, la combriccola di Nerima si era nascosta dentro le casse per attaccare non appena i mafiosi fossero stati disarmati.

Alla fine, era stato persino divertente.

***



L'adrenalina era alle stelle. Mai, in vita sua, Ranma avrebbe pensato di malmenare in quel modo dei membri della yakuza senza rischiare la vita; e con l'aiuto di Akane, per giunta! Anche gli altri ci stavano dando dentro, persino P-chan si era messo a dare zampate sulle teste.

Guardò i suoi amici e sorrise: erano sempre uniti quando si trattava di combattere. Per quanto accampassero scuse come l'onore o il voler stare vicino alla persona amata, Ranma sapeva benissimo che c'era un legame speciale che li faceva radunare, come attratti da una forza magnetica invisibile, nel momento del bisogno. Non dubitava che fossero tutti a Shinjuku perché avevano deciso di seguirli per motivi differenti, ma gli piaceva pensare che avessero subodorato il pericolo e fossero accorsi in loro aiuto. Nessuno di loro lo avrebbe mai ammesso e nemmeno lui se ne rendeva conto a livello conscio, anche perché di solito finivano a litigare tra loro. Ma come dimenticare le battaglie contro Taro o Safulan? Non era mai mancato nessuno all'appello.

Improvvisamente udì un urlo prolungato, come di chi si stia per abbattere contro qualcuno o qualcosa, e riconobbe la voce di Kaori: armata di uno dei suoi soliti martelli, diede il colpo di grazia ai due mafiosi, che persero del tutto i sensi.

"Dovete scusarmi, ma non mi andava giù che Ryo mi avesse tenuta fuori dall'azione. Dovevo sfogarmi in qualche modo!", si giustificò con aria soddisfatta.

Quella donna era una vera forza della natura, Ranma tremò al pensiero che entro qualche anno Akane sarebbe diventata come lei. O forse era già come lei...

"Va bene, ma non è carino togliere i giocattoli a dei bambini", ribatté Ryo indicandoli platealmente.

"Bambini a chi?", si urtò Kuno puntandogli alla gola la spada di legno. Ranma si accigliò: quel beota aveva ancora il coraggio di chiamarli bambini dopo quello che li aveva visti fare? Non vedeva l'ora di lottare contro di lui e cantargliele per bene!

"Scherzavo, davvero!", rise l'uomo agitando le mani.

"E comunque ho fatto il mio dovere e ti ho portato Saeko, contento?", aggiunse Kaori indicando la poliziotta alle sue spalle. La donna si guardò attorno e sembrò allibita: sgranò gli occhi in direzione dei mafiosi incatenati e svenuti a terra, strizzando le palpebre nel fumo causato dagli Happo Daikarin del vecchiaccio. Immaginò che nel suo mondo di pistole e fuorilegge certe cose non le vedesse tutti i giorni.

"Vi avevo chiesto di consegnarmeli, non di tentare di ucciderli! Ragazzi, ma li avete ridotti così da soli?", domandò avvicinandosi.

"Beh, City Hunter ha pensato a disarmarli e a rendere innocui i cecchini. Così noi ci siamo sgranchiti un po'", le rispose Ranma piegando il braccio destro come a mostrare i muscoli. Finalmente qualcuno che si complimentava con loro senza soffermarsi sulla giovane età!

"Oh, a proposito, credo che questa vi appartenga", disse Saeko tirando fuori la collana che tanto aveva agognato di rivedere.

"Le mie pillole della fenice!", gridò volando verso l'oggetto dei suoi desideri, sperando ardentemente che non fosse solo un sogno. Obaba fu più veloce però, e se ne appropriò con un salto.

"Queste sono mie, spiacente futuro marito".

"Dannata vecchiaccia!", ringhiò cominciando a rincorrerla. Ma era tutto inutile. Come al solito la mummia malefica era più lesta di lui, dall'alto del suo bastone.

"Sono stata io a denunciare la scomparsa delle pillole e devo dire che questa brava poliziotta le ha ritrovate a tempo di record. Grazie, signorina, le sono molto obbligata!".

"Ma si figuri, signora, la descrizione del ladro che ci ha fornito è stata davvero esauriente. Pensi che è stato il malvivente stesso a riconsegnarcele dopo essersi reso conto che non si trattava di nulla di prezioso".

Non solo schivava i suoi attacchi, trovava pure il tempo per i convenevoli! Se solo fosse stato uomo...

"Sono preziose per me! Senza di quelle non tornerò mai maschio", rimbeccò allungando un calcio al bastone. Ma con un balzo, Cologne atterrò su una delle casse che andò in mille pezzi rivelando la presenza di uno degli scagnozzi di Watanabe.

Ranma sbatté le palpebre: l'uomo si era liberato dalle corde e stava togliendosi anche il bavaglio.

"Cosa... come diavolo hai fatto a liberarti?", gridò Miki da tergo.

L'uomo ridacchiò ed estrasse un coltello dalla tasca interna della giacca: "Non ti sei informata su di me prima di legarmi, bellezza? Mi soprannominavano Houdini. Grazie vecchia, per avermi liberato, non c'era più un filo d'aria in quella cassa".

Con orrore, Ranma si rese conto che stava tentando un affondo con l'arma in direzione di Cologne; lei però non si scompose e, mentre Saeko gli urlava di alzare le mani impugnando una pistola e tutti gli altri si muovevano come un unico corpo verso di lui, lo schivò senza problemi e gli mise due dita sulla nuca. Nel giro di pochi secondi l'uomo giaceva svenuto ai suoi piedi.

Saeko abbassò l'arma e commentò: "Che mi venga un colpo. Beh, se un giorno avessi bisogno di rinforzi saprei a chi rivolgermi. Avete trovato delle persone davvero in gamba, sapete?", concluse parlando a Ryo e Kaori.

"Veramente sono loro che hanno trovato noi", si schernì la donna ridendo.

Non era giusto: erano tutti felici, si erano divertiti a picchiare dei mafiosi ma lui non aveva ancora le pillole. Forse se avesse lanciato un XYZ a Ryo...

"Ehi, ragazzo, dimmi un po': è vero che hai trovato il microchip nelle mutandine di Akane?". No, ci mancava solo il vecchiaccio!

"Già, è proprio così", rispose Ryo con la faccia da maniaco cospiratore.

"Voglio una descrizione accurata!".

"Di cosa, del microchip o delle mutandine?".

"Non prendermi in giro! Se mi dici il colore e il tessuto ti faccio vedere i tesorini che ho trovato stanotte in giro per Shinjuku".

Dannazione, non c'era verso: avrebbe dovuto sistemare quella faccenda da solo. E c'era un unico modo.

***



Le macchine della polizia si allontanarono a sirene spiegate e come al solito Saeko aveva lasciato Ryo senza ricompensa, limitandosi a un bacio soffiato dalle dita.

Per sua fortuna.

Ma, rifletté Kaori, almeno un pagamento pecuniario se lo sarebbero meritato dopo tutto quello che avevano fatto! Pazienza, si sarebbero accontentati dei soldi che i loro clienti avevano anticipato e che coprivano giusto le bollette scadute.

Si voltò a guardare Ranma. Il poveretto era bloccato nella sua forma femminile per i capricci della ragazza cinese e della sua bisnonna. Lo vide contrarre i muscoli del viso in un cipiglio, poi disse: "Shampoo, vieni qui per favore. Akane, rimediami dell'acqua fredda".

Che diavolo ha in mente?

La fidanzata protestò debolmente, ma l'altra ragazza non esitò a gettargli le braccia al collo chiamandolo 'ailen'.

La vecchia si accigliò: "Futuro marito, non avrai intenzione di...".

"Non mi lasci altra scelta. L'altra volta ha funzionato e se avere quelle pillole significa sconfiggerti di nuovo, io sono pronto!", dichiarò Ranma con veemenza. "Akane, bagna Shampoo con dell'acqua fredda".

"Ma... Ranma...". Lei non parve entusiasta di quella richiesta.

Perché voleva fare una sciocchezza simile? Bagnare Shampoo con l'acqua fredda avrebbe significato trasformarla in gatta e Ranma odiava i gatti. Li odiava a tal punto che, a contatto con essi...

Accidenti, ho capito!

"Sì, Akane, bagnatevi entrambe ed io dichiarerò chi è la 'miss maglietta bagnata' del giorno!", tubò Ryo dietro di lei.

"Ma che idea favolosa, farò da giudice anche io. Signorina Kaori, perché non partecipa?", il vecchio Happosai era saltato sulla spalla del suo socio e gli occhi gli brillavano in maniera innaturale, rendendo il volto rugoso alquanto inquietante.

"Cosa dovrei fare io?!". Con un ringhio di rabbia, sfoderò il martellone 'punizione doppia'.

"Su, su, non prendertela così", tentò di calmarla Ryo. Poi, rivolto al maestro di Ranma: "In realtà si vergogna perché le sue tette sono le più piccole del Giappone!".

Il grido di guerra le montò alla gola risalendo addirittura dalle viscere; ruppe ogni indugio e li schiacciò al suolo con un unico colpo.

Riprese il controllo a malapena, mentre in testa si susseguiva tutta una serie di insulti vietati ai minori che avrebbe rivolto a Ryo più tardi, in separata sede.

Non pensavi alle mie tette piccole quando mi hai baciata per sbaglio, vero, idiota?!

"Che cosa avete capito, razza di cerebrolesi?!", li apostrofò, "Ranma vuole 'gattizzarsi' per essere più forte e sconfiggere Cologne!".

Aveva ben visto la catastrofe che aveva provocato il ragazzo al Cat's Eye qualche ora prima: non c'erano dubbi che in quella forma fosse quasi invincibile. Quasi quanto lei quando era arrabbiata come in quel momento.

"Da... dauero?", biascicò il socio da sotto il martello.

"Già. Ranma è davvero ammirevole: affronta il peggior incubo pur di raggiungere il suo scopo". Era colpita dal suo coraggio. Nonostante la giovane età, aveva le idee molto chiare.

"Ti ricordo", rispose improvvisamente Cologne, "che non mi hai sconfitta quella volta. E comunque non ho voglia di rimettermi a combattere contro di te, ragazzina", concluse calcando sul sostantivo femminile e lanciando al ragazzo sbigottito la collana.

Kaori emise un verso di stupore: forse quella vecchia non era poi così cattiva, dopotutto.

"Oh, Lanma, finalmente potrai tornare ragazzo, sei contento?", cinguettò Shampoo stringendolo ancora più forte. Ma lui rimase a fissare lo strano ciondolo come se fosse incapace di credere che fosse proprio lì, tra le sue mani.

"E staccati, razza di sanguisuga! Guarda che è solo colpa tua se ci troviamo in questa situazione!". Akane marciò in direzione della cinese e le due cominciarono a litigare furiosamente. A quanto pareva anche lei dimostrava chiaramente la gelosia nei confronti del suo fidanzato. Nonostante tutto, quei due dovevano volersi un gran bene.

"Akane, portami dell'acqua calda!", gridò Ranma estasiato ed evidentemente ignaro di qualunque altra cosa gli accadesse intorno.

Kaori sorrise: anche quella missione aveva avuto il suo lieto fine.

***



"Genma, amico mio, secondo te ho vergato bene la X su questo tabellone?".

Il panda fece un borbottio e tirò fuori un cartello che diceva: 'e cosa vuoi che ne sappia io?'.

"Ma come, non hai mai studiato questo tipo di scrittura?".

Versaccio e cartello: 'e a che mi servirebbe, scusa?'.

"Forse se troviamo un telefono pubblico e chiamiamo il dottor Tofu può raggiungerci e darci una mano", suggerì Kasumi con un sorriso più accecante della luce del sole.

Nabiki si portò le dita alle tempie: le stava scoppiando un'emicrania colossale. Erano partiti solo in sei, che differenza faceva una persona in più? Avrebbero solo dovuto attendere con pazienza che lo strambo spasimante della sorella maggiore attraversasse Tokyo con i mezzi, che problema c'era?!

La signora Nodoka si guardava attorno sospettosa, stringendo tra le mani la spada nel fodero, quasi cercasse qualche preda non troppo virile per affettarla. La vide fissare insistentemente un ragazzo con i capelli da punk e si domandò se, nella sua visione delle cose, non fosse troppo femminile con quella tinta rosa.

Sperando che la madre di Ranma non facesse una strage di ragazzi moderni, tornò a guardare suo padre che chiedeva inutilmente lumi al panda. Alla fine non ne poté più. "Insomma, papà, dammi quel dannato gessetto!", sbottò marciando verso di lui e togliendoglielo di mano. Scrisse quanto doveva e poi lo gettò via, pulendosi le mani sui jeans. "Ci voleva tanto?".

"Oh, brava Nabiki, ottima scrittura!", si complimentò Kasumi mentre il panda applaudiva e suo padre si commuoveva per le doti nascoste della sua bambina.

"Sì, sì, va bene, ma adesso dobbiamo aspettare che venga qualcuno a leggere queste tre lettere per trovare Ranchan?", si lamentò Ukyo.

"Oh, no, sono certa che il mio adorato Ranma verrà a cercarmi molto presto!", cinguettò Kodachi giocherellando con il nastro e spargendo petali di rose nere sul pavimento della stazione. La gente si voltava a guardare stupita.

Aveva una voglia matta di prendere entrambe e sbatterle sul primo treno per chissà-dove, magari dando loro la compagnia di suo padre e del panda. Guardò Kasumi e si disse che una gita poteva anche farle bene, visto che stava sempre tappata in casa. Su Nodoka aveva qualche dubbio: una donna che andava in giro con un'arma da Seppuku non era proprio da passeggiata in città, magari doveva convincerla prima a lasciarla in custodia a suo marito.

Ma finché avessero avuto alle calcagna due padri stralunati, una pazza e una cuoca frustrata, la ricerca si sarebbe rivelata un martirio. Lanciò un'occhiata al volantino che avevano trovato in camera di Akane e inarcò un sopracciglio: si augurava che la faccia di quella stramba guardia del corpo non fosse veramente così, o i due fidanzati si erano cacciati in un guaio di dimensioni epiche.

"Genma, hai intenzione di andare ancora in giro con quelle sembianze? Ci stanno guardando tutti", piagnucolò suo padre quando un ragazzino cominciò a indicarlo insistentemente. La madre lo trascinò via con aria terrorizzata.

Kasumi canterellava guardandosi attorno come se non avesse visto mai tanta gente tutta insieme.

Si massaggiò di nuovo le tempie e decise che doveva prendere in mano la situazione.

***



Un ragazzo bruno con i capelli raccolti in una treccia saltò con un balzo le scale, atterrando al centro del salotto: nonostante la comoda casacca cinese, poteva vedere i suoi muscoli ben torniti guizzare a ogni movimento. Kaori non aveva dubbi che da grande sarebbe diventato forte e possente quanto Ryo, anche se certamente non altrettanto maniaco.

Si profuse in grida ed esclamazioni di esultanza, mentre Ryo borbottava che lo preferiva in versione femminile e Happosai, perennemente al suo fianco, assumeva un'espressione contrita. Scoccò loro un'occhiataccia, pronta a scudisciare un kompeito, stavolta.

"Ranma, sono felice per te!", fu il commento sincero della sua fidanzata prima che Shampoo gli si appiccicasse di nuovo addosso come una ventosa.

"Dannato Ranma Saotome, dove hai messo la mia adorata ragazza col codino?!", s'infuriò Kuno sfoderando il bokken. Il ninja gli si avvicinò pregandolo di calmarsi e Kaori si domandò come potesse un ragazzo della sua età essere così ottuso.

"Bene, direi che a questo punto possiamo anche tornarcene tutti a casa", dichiarò Cologne saltellando sul suo bastone.

"Voi andate pure, io rimango qui con il mio nuovo allievo", ribatté il vecchio maestro salutando con la mano minuscola e sorridendo allegramente.

No, non ce l'avrebbe mai fatta a tenere a bada due maniaci incalliti: doveva fare in modo che Ranma si riportasse a casa quel nanetto invasato travestito da persona anziana o le sarebbe venuto un esaurimento nervoso!

"Io non vado da nessuna parte finché non portiamo a termine la nostra sfida. Ryo, mi hai fatto una promessa e se sei un uomo di parola devi mantenerla!". Ranma fissò il suo socio negli occhi e l'atmosfera rilassata e ridanciana divenne improvvisamente seria.

Kaori si tese. Ryo non poteva veramente combattere contro un ragazzo poco meno che ventenne, sarebbe stata una sfida impari, anche se le capacità di quegli artisti marziali erano davvero notevoli; ma pensava che ci sarebbero voluti comunque anni prima che si potesse arrivare a un confronto simile.

"Sta bene, hai ragione. Ci batteremo domattina sulla terrazza".

"Ryo, no!", protestò Kaori spaventata. "Non farai sul serio!".

"Una promessa è una promessa e sono certo che Ranma è all'altezza".

Fissò il socio, stralunata: forse Ryo aveva intenzione di lasciarlo vincere o di usare meno forza del solito. Se quando maneggiava la pistola aveva una mira infallibile, quando menava le mani i suoi colpi mandavano al tappeto decine di criminali quasi senza sforzo.

"Pfui, sono certo che anche io riuscirei a batterti", s'intromise Mousse.

"Tu fatti gli affari tuoi, papero idiota!", lo redarguì Shampoo suonandogli un chui in testa. Poveretto, quella ragazza lo trattava proprio come uno zerbino!

"Se è per questo io sono un avversario molto più temibile e valido di Saotome!". Kuno si fece avanti a sua volta, con il ninja sempre alle calcagna.

"Ma se ti ho battuto decine di volte...", gli rispose Ranma con sufficienza. Non stentava a crederlo: li aveva visti in azione una volta sola ed erano tutti molto forti, ma il ragazzo con la treccia sembrava davvero avere una marcia in più. Tuttavia, contro Ryo...

"Calma, calma ragazzi. La prossima volta organizzeremo un torneo: Shinjuku contro Nerima!", li rabbonì Ryo ridendo.

"Ranma...". Anche Akane sembrava preoccupata, ma nei suoi occhi lesse la consapevolezza di non poter fermare il suo fidanzato neanche se avesse voluto. Probabilmente si era scontrata più volte contro la sua testardaggine, come poté intuire dalla sua espressione rassegnata.

"Io sono pronto, per me possiamo batterci anche ora". Il tono di Ranma non ammetteva repliche.

Fu in quel momento che squillò il telefono.

"E adesso chi sarà?", Ryo si accigliò dirigendosi verso l'apparecchio. "Spero solo che non sia il Lucciolone che mi chiede già i danni!".

Akane le si avvicinò e chiese, quasi bisbigliando: "Scusa, Kaori, ma perché Ryo chiama Lucciolone Umibozu?".

Sorrise, ricordando l'evento di qualche tempo prima, quando Falcon era rimasto sepolto da un mucchio di terra e spuntava solo la sua lucida testa pelata; un corvo le gracchiò alle spalle mente le rispondeva: "Sai, è una lunga storia...".

"Pronto? Sì, sono io. Cosa?!". Il socio sembrava perplesso e quando riagganciò divenne serio. "Mi spiace, Ranma, dobbiamo rimandare la sfida; un mio contatto mi ha appena comunicato che alla stazione di Shinjuku ci sono delle persone che chiedono di me con un XYZ. E cercano anche te".

Forse, dopotutto, i guai non erano finiti...

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Capitolo 8
*** Sfida finale ***


Ryo pensava che aver avuto due belle ragazze come clienti, pur giovani e per quanto una delle due non fosse propriamente una donna, lo avesse davvero rafforzato nella mente e nello spirito. Le uniche cose veramente serie da gestire erano state un gruppo di Yakuza neanche troppo organizzato e la furia di Falcon dopo la distruzione del Cat's Eye: se non avesse avuto tante persone da ospitare a casa, avrebbe volentieri dato asilo a Miki finché non avessero risistemato il locale; Lucciolone poteva dormire tranquillamente nel seminterrato.
Anche il vecchio non era male, aveva il suo stesso hobby ed era certo che potessero fare grandi cose insieme: quella sera stessa gli aveva promesso di mostrargli il bottino della notte precedente e non vedeva l'ora!

Ma c'erano anche le note dolenti.

Non aveva mai dovuto proteggere tanta gente tutta insieme in vita sua: finché erano come Shampoo, poteva dirsi ben felice. Anzi, doveva ancora prendere bene le misure di seno, fianchi e girovita...

La vecchia mummia invece era una signora fuori da ogni schema, non era sicuro né che andasse protetta, né che i suoi strani poteri fossero legali: stimolava punti di pressione che facevano venire l'avversione all'acqua calda, svenire e chissà che altro; quelle pillole poi... Happosai gli aveva confessato che da giovane era stata bella e formosa ma stentava a crederlo, sinceramente.

Il ragazzo con il bokken non aveva tutte le rotelle a posto, nonostante maneggiasse bene la sua arma. Aveva convinzioni che andavano oltre la logica comune e sospettava che il ninja fosse molto più intelligente di lui e tentasse di riportarlo spesso sulla retta via.

Mousse, il cinese, era abbastanza sulle sue e non era per nulla di peso... se non fosse che era orbo come una talpa, aveva una maledizione che lo trasformava in papera e venerava la bella concittadina al punto da farsi trattare come uno zerbino pur di starle accanto.

Ah già, non doveva dimenticare lo strano maialino nero che stava sempre in braccio ad Akane...

Alla stazione di Shinjuku, Ryo provò sentimenti contrastanti: vide un uomo con lunghi capelli neri e grossi baffi, vestito come se si trovasse in un dojo. Ben quattro ragazze e una signora in kimono, il che lo mandò in brodo di giuggiole, sulle prime; peccato che una ragazza fosse vestita in maniera molto castigata e sembrasse una specie di santa, nonostante dovesse avere qualche anno in più delle altre; la seconda aveva un'espressione fin troppo sveglia per un suo eventuale approccio, senza contare la giovane età; una terza girava abbigliata da maschio e aveva una specie di gigantesca pala da okonomiyaki sulla schiena; l'ultima... beh, l'ultima andava in giro in body e con un nastro da ginnastica ritmica al seguito: era una gioia per gli occhi, ma avvertiva provenire da lei un'aura di pazzia che lo metteva seriamente in guardia. In quanto alla signora gli ricordava molto Ranma in versione femminile, ma stringeva in mano quella che aveva tutta l'aria di essere una spada.

La presenza del panda fu il colpo di grazia: che cavolo ci faceva un animale del genere alla stazione di Shinjuku?! Persino le solite cornacchie e libellule si rifiutarono di farsi vedere...

"Ma voi che ci fate tutti qui?!", esclamò Ranma. "Non dovevate essere alle terme? E anche voi, Ukyo e Kodachi!".

"Beh, il fatto è che il tempo si è guastato e abbiamo pensato di anticipare il ritorno", rispose l'uomo in tenuta da dojo portandosi la mano alla nuca come se fosse in imbarazzo, "ma non credevamo di trovarvi così lontani da casa".

"Bobò", fece il panda tirando fuori un cartello con su scritto: 'vero, vero' e annuendo vigorosamente.

Il panda sa anche scrivere?!

"Ranma, figliolo, come mai non sei rimasto a casa con la tua fidanzata? Non è molto virile da parte tua andartene in giro quando potevate stare un po' da soli...", commentò la signora in kimono cominciando a sfoderare la spada, prontamente bloccata dall'agitato panda. Pensava di aver capito dove volesse andare a parare: Ranma e Akane non avevano forse detto che se n'erano andati via tutti con l'intenzione di farli avvicinare? Stentava a credere che il ragazzo si fosse lasciato sfuggire un'occasione simile: aveva davvero bisogno di essere rimesso sulla retta via. O di vedere un bravo strizzacervelli.

"Non si preoccupi, signora, ci penserò io a insegnare a Ranma come si comporta un vero uomo. Mi chiamo Ryo Saeba e sono un esperto nel settore", disse stringendole le mani per rassicurarla. Lei lo guardò e sorrise ringraziandolo, ma il grosso panda non sembrava contento del suo approccio, perché emise un ringhio basso e pericoloso.

"Ranma, mio caro, sapevo che saresti venuto da me!".

"Ranchan!".

La ragazza in body e quella con la spatola si lanciarono su Ranma, distraendolo e attirandosi le furie di Shampoo e Akane, che cominciarono a litigare. Ryo s'incurvò lasciando ciondolare le braccia, in preda allo sconforto: "Oh, che darei per avere io tutte queste ragazze che mi saltano addosso", piagnucolò.

"Ah-ehm", si schiarì la voce Kaori guardandolo in tralice e battendo il piede per terra, evidentemente nervosa. "Prima ci provi con la madre di Ranma e poi sei invidioso di un ragazzino?".

Ryo alzò le mani come se si trovasse in arresto e fece una risata sbilenca per rabbonirla: ne aveva abbastanza di martellate per quella settimana.

"Quindi tu saresti il famoso Saeba del volantino, giusto?". La domanda lo riscosse e si ritrovò a fissare gli occhi color nocciola della ragazza con i capelli a caschetto.

Ryo cercò di trovare un modo per darsi un tono, senza disdegnare un'occhiata alle sue forme: doveva dire che era davvero ben messa e soprattutto non usava magliette troppo larghe come facevano Akane e la ragazza più grande. "Esatto, sono io. Al suo servizio, signorina...?".

"Nabiki Tendo. Come mai ho l'impressione che lei, signor Saeba, stia guardando le mie tette?". Ci aveva visto giusto, quella ragazza era più pericolosa di Kaori, aveva un 'maniac-detector' incorporato! Che dipendesse dal fatto che conosceva Happosai?

"Ah, quindi tu sei la sorella di Akane, giusto?", s'intromise Kaori. "Mi presento, io sono Kaori Makimura, la socia di Ryo, molto piacere".

"Piacere mio, lei è la nostra sorella maggiore, Kasumi", rispose evidentemente più a suo agio con la donna. Indicò l'uomo con i baffi. "Lui è nostro padre, mentre il panda... è il papà di Ranma. Credo che abbiate avuto modo di sapere delle maledizioni di Jusenkyo".

Ah, ecco...

"Sì, Ranma e Akane ci hanno raccontato". Kaori fece parecchi inchini di saluto prima di chiederle chi fossero le due ragazze che si erano avventate su Ranma.

"La ragazza con il body è la sorella di Kuno". Confermò i sospetti di Ryo roteando un dito vicino alla tempia in un gesto eloquente. Già, quei due non potevano che essere fratelli... "L'altra ragazza invece è Ukyo, amica d'infanzia di Ranma; suo padre li ha fatti fidanzare da ragazzini in cambio di un carretto di okonomiyaki", terminò senza nascondere il suo disappunto.

"Ma, scusa, non è Akane la fidanzata di Ranma?", domandò Kaori.

Nabiki sospirò. "Beh, in effetti la situazione sentimentale del nostro Ranma è piuttosto complicata".

"Direi che ce ne siamo accorti", rispose Ryo fissando il ragazzo: attorniato da quattro coetanee bellissime che si guardavano in cagnesco, aveva tutta l'aria di volersi trovare ovunque tranne che lì.

Avesse avuto lui tante donne ai suoi piedi, avrebbe saputo fin troppo bene come gestirle...

***



Il sole stava tramontando e i due contendenti avevano un ampio pubblico. Kaori era molto preoccupata, ma vedendo gli amici, la madre e il padre di Ranma, tornato umano, fare il tifo per lui, si domandò se non si stesse facendo troppe paranoie. Certo, loro non conoscevano Ryo; durante la strada di casa avevano raccontato a grandi linee quello che era accaduto con la Yakuza e, nonostante avessero parlato di armi e mafia, nessuno di loro si era mostrato preoccupato più di tanto. Il signor Saotome aveva addirittura dato una pacca sulla spalla del figlio, complimentandosi, e la madre era rimasta estasiata dal suo comportamento che definì 'veramente molto virile'.

Era un gruppo strambo ma molto unito, le ricordava il legame che avevano lei e Ryo con Miki e Falcon.

"Accidenti, non trovo più P-chan, chissà dove si è cacciato!", commentò preoccupata Akane guardandosi intorno.

"Stai tranquilla", la rabbonì il fidanzato, "vedrai che ritroverà la strada di casa come tutte le altre volte, prima o poi".

"Ma qui siamo lontani, potrebbe perdersi!".

"Non sarà molto diverso da quando si ritrova a Hokkaido e poi ce lo ritroviamo al dojo: il fatto che non abbia alcun senso dell'orientamento non gli impedirà di ritornare da te". Ranma sembrò quasi infastidito e Kaori si domandò se per caso non fosse geloso dell'animaletto.

"Perché parli di lui come se fosse Ryoga?", domandò Akane improvvisamente.

"Ah, beh, perché... sono molto simili in effetti, eh, eh". Ranma sembrava in difficoltà e Kaori capì che c'era qualcosa sotto. Che l'impressione che aveva avuto al Cat's Eye fosse corretta? "Ora basta con le ciance. Ryo, io sono pronto". Con un salto mortale, il ragazzo si portò al centro della terrazza, di fronte al socio, mentre loro si tenevano a debita distanza.

"Metticela tutta, Ranma", bisbigliò Akane, in contrasto con le urla da oche giulive di Shampoo e delle altre ammiratrici. Kaori la guardò di sottecchi e lesse nel suo volto tutto l'amore che provava per il suo fidanzato; si domandò se lei guardava Ryo allo stesso modo quando combatteva contro qualcuno.

Razza di stupido idiota, quando capirai...

"Non ti azzardare ad avere riguardo, voglio che usi tutte le tue forze, chiaro?", stava dicendo Ranma mettendosi in posizione di guardia.

Ryo sorrise: "Sarai accontentato, ragazzino". Caricò un destro e Kaori fu tentata di distogliere lo sguardo, prevedendo un naso rotto. Ma Ranma si limitò a spostarsi senza alcuna difficoltà, guardando il pugno di Ryo come se fosse una mosca fastidiosa.

"Mi stai prendendo in giro, stallone dei miei stivali?", si lamentò il ragazzo guardandolo in cagnesco.

Ryo grugnì e tentò di colpirlo più volte con calci e pugni ma Ranma si limitò a sorridere, saltellando da un lato all'altro con le mani in tasca senza essere sfiorato. Con un balzo, si ritrovò sulla testa del socio.

Non lo sto vedendo davvero...

"Ehi, scendi subito!". Ryo tentò di afferrarlo, ma il codinato saltò via con una capriola a mezz'aria.

"Mi sto annoiando, speravo che avremmo combattuto!".

Per l'ennesima volta, Ryo si scagliò contro Ranma, ma lui era talmente veloce a schivare gli attacchi del socio che stentava a carpirne i movimenti: sembrava di vedere un film al quale avessero accelerato le scene. Il fidanzato di Akane alzò una mano ad accogliere uno dei pugni e obiettò che gli sembrava di essere picchiato dalla fidanzata.

"Sei un duro, lo sai mezzo uomo?", commentò Ryo allungando la gamba in un calcio che Ranma schivò con un salto. "E comunque dovresti anche attaccarmi, altrimenti potrei pensare che hai paura! Che figura fai davanti a tua madre e alla tua fidanzata? Non sei per niente virile!".

Sentì un ansito e si accorse che Akane aveva avuto un sussulto all'apprezzamento appena pronunciato dal suo socio. Udì vagamente Shampoo e le altre inveire contro Ryo, ma non era pronta alla reazione di Ranma.

"Non. Chiamarmi. Mezzo uomo! E non mettere in mezzo Akane e mia madre, io non ho paura di nessuno, sappi che sono più virile di te!", l'urlo fu accompagnato da una strana luce che iniziò a emanare dalle mani; anche la sua aura combattiva iniziò a brillare come una torcia. "Shishi Hoko Daaaan!", gridò lanciando una specie di sfera di energia contro un allibito Ryo.

"Ha usato lo Shishi Hoko Dan invece del Moko Takabisha, vuol dire che è disperato per le parole di Ryo!". Akane aveva lo sguardo fisso sul fidanzato mentre pronunciava queste parole e stringeva i pugni come se soffrisse per lui. Kaori non osò chiederle spiegazioni, era certa che in quel momento non le avrebbe neanche risposto.

Viste le cose che gli ha detto Ryo, dev'essere furioso, più che disperato...

Ryo arcuò il corpo all'indietro, nel tentativo di schivare l'attacco e le sembrò un ballerino di limbo che tentasse di passare sotto una sbarra posta molto in basso: ciononostante, l'onda lo sfiorò bruciacchiandogli la maglietta e i capelli. Poi si schiantò contro il muro dietro di lui, aprendo una voragine di dimensioni impressionanti.

Kami del cielo, ma come ha fatto?

"Ehi, ma non si era detto che il combattimento doveva avvenire a mani nude? Cos'è questa stregoneria?!", esclamò Ryo indicando il muro distrutto.

"Non è stregoneria, razza di ignorante, è una tecnica marziale!", rimbeccò Ranma avventandosi contro di lui.

Ryo tentò di bloccargli le mani ma quel ragazzo era una scheggia: "Kachü Tenshin Amaguriken!", esclamò muovendole così velocemente che Kaori riuscì a malapena a vederle.

Il suo socio rimase per qualche secondo paralizzato da un'evidente sorpresa e lei si accorse solo dalle ferite e dalla curvatura della sua schiena che doveva essere stato colpito decine di volte in pochi secondi. Il ragazzo con la treccia riprese la posizione di guardia, mentre Ryo si accasciava come un sacco di patate.

Fantastico! Quel Ranma sta mettendo Ryo in seria difficoltà!

Shampoo, Ukyo, e Kodachi continuavano con il loro tifo da stadio. Kuno sedeva a gambe incrociate vicino a Mousse e al ninja: nessuno di loro si era messo a urlare incitamenti ma era evidente che il combattimento li stava appassionando. Kasumi si era portata le mani alla bocca e stava dicendo qualcosa a proposito di una cassetta del pronto soccorso, mentre la sorella minore la liquidava con un gesto. I genitori e il futuro suocero di Ranma stavano addirittura sventolando ventagli e bevendo saké insieme al vecchio Happosai! Obaba invece fissava la scena appollaiata sul suo bastone, in una postura tesa ma composta che le ricordava Akane. La madre di Ranma, naturalmente, stringeva la spada tra le mani incitando il figlio a essere virile.

Che gruppo stranamente assortito!

"Avanti, alzati! Non dirmi che sei già stanco. Tutta qui la tua forza?". Ranma fissava Ryo come se si trattasse di un mucchietto di stracci da dover strizzare per bene. In effetti non le sembrava messo bene, neanche le sue martellate erano mai riuscite a farlo rimanere svenuto così a lungo.

Stai a vedere che mi devo preoccupare...

Il ragazzo picchiettò Ryo sulla testa con la punta del piede e ottenne una specie di borbottio indistinto.

Meno male, è ancora vivo!

"Insomma, mi sto cominciando ad annoiare, non può finire così!", si lamentò infastidito. "E va bene, non mi lasci altra scelta". Ranma si infilò una mano nella camicia e Kaori pensò per un attimo che stesse per tirare fuori dei sali o qualcosa del genere per farlo rinvenire.

Invece teneva in mano un reggiseno, che lanciò in direzione di Ryo con noncuranza. Kaori guardò la scena con una fila di corvi che gracchiava dietro la sua nuca. "Già, che stupida sono stata a pensare ai sali", biascicò contraendo le labbra in un ghigno.

Il socio sussultò, allungò le braccia tremanti e infine saltò in piedi come un pupazzo a molla. "Wow, ma questo è l'ultimo modello! Oh, giubilo e delizia!", canterellava il cerebroleso, ammaccato ma miracolosamente ringalluzzito.

"Ma quello è uno dei miei tesorini! Ladrooo!", scattò Happosai precipitandosi verso il maltolto.

"Dannazione, vecchiaccio, stai indietro!", disse Ranma cercando invano di farlo allontanare. Parve rassegnarsi al chiacchiericcio tra il suo maestro e Ryo che si contendevano il capo come fossero bambini alle prese con un giocattolo e, incredibilmente, cominciò a tirare fuori dalle tasche decine di mutandine e reggiseni che lanciò nella loro direzione. "Prendete, maledetti maniaci!", gridò.

E sarebbe questa la tecnica di Ranma, adesso? Chissà che mi credevo...

Kaori era delusa, per un momento aveva pensato che Ranma volesse far rimettere in piedi Ryo per usare un colpo formidabile con cui dargli il colpo di grazia, magari una tecnica simile all'onda energetica di poco prima. Invece stava dando corda a quei due imbecilli.
Scacciò la seconda fila di corvi e libellule e si preparò a sfoderare il martellone, quando udì Akane esclamare "Ci sei quasi, Ranma!".

Eh?!

Guardò la ragazza come se fosse impazzita, poi fissò i tre cercando di capire se ci fosse veramente qualcosa da vedere.
Era strano.
Ranma si muoveva intorno a loro, sul volto un'espressione glaciale, lanciando mucchi di biancheria come fossero caramelle. Ryo e Happosai vi si lanciavano assecondando i movimenti del ragazzo, che a ben vedere formavano una sorta di spirale.

Sembra che stia ballando con loro. Ma perché invece di attaccarli continua a girare in tondo?

La spirale immaginaria divenne sempre più stretta e ormai i due maniaci erano a pochi centimetri da Ranma, che a quel punto alzò un braccio e gridò: "Hiryu shoten ha!".

Quello che seguì le parve inspiegabile: un tornado avvolse Ryo e il vecchio, facendoli volare in alto in un tripudio di pizzi e seta. Il vento era così forte che investì anche loro; Kaori si riparò dalla polvere che le stava entrando negli occhi con una mano, poi si accucciò a terra per non essere spazzata via a sua volta.

Quando si rialzò, il maestro di Ranma e il suo socio ricaddero così pesantemente a terra che il pavimento del terrazzo cedette e si squarciò. Mutandine e reggiseni svolazzarono leggiadri fino a posarsi sui due corpi inermi e Ranma, con il braccio ancora alzato, ansimava.

"Ti ho sconfitto", disse rivolto a Ryo.

Akane corse verso di lui. "Sapevo che ce l'avresti fatta!", disse felice, prima che le altre ragazze gli saltassero letteralmente addosso.

Le seguirono i suoi genitori e il papà di Akane, che si profusero in complimenti:

"Bravo, figliolo!".

"Oh, Ranma, come sei stato virile!".

Il signor Tendo si mise addirittura a piangere come una fontana: "Come sono felice per la mia bambina, avrà un marito davvero valente!".

Mousse e Kuno, invece, apparivano quasi infastiditi.

"Alla fine ha usato sempre quella tecnica assurda", commentò il cinese con sufficienza, aggiustandosi gli occhiali sul naso.

"Già, ma non gli servirà contro di me, il Tuono Blu del Furinkan!", aggiunse il senpai agguantando il suo bokken come per sottolineare la propria superiorità.

"Ehm... veramente vi ricordo che Ranma vi ha già sconfitti e proprio con quella tecnica", si fece timidamente avanti il ninja. Pessima mossa: i due ragazzi presero a urlargli di stare zitto e a picchiarlo.

Beh, è andata bene. Ryo respira ancora e tutti sono contenti. Ma ora chi ripara i danni?

Kaori sospirò: adesso avevano qualcosa in comune con Miki e Falcon; chissà se la ditta dei vetri antiproiettile avrebbe potuto indicarle qualcuno che rattoppasse le terrazze!
Per il momento, decise che era meglio defilarsi discretamente in cucina e preparare la cena, fosse mai che Akane si offrisse di aiutarla o peggio di farlo lei stessa.

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Capitolo 9
*** Ultima notte in casa Saeba ***


Era stato tutto molto veloce e improvviso. Akane si sentì proiettata in una sorta di mondo parallelo, catapultata contro la propria volontà direttamente in un incubo.

In quei giorni avevano avuto a che fare con la mafia giapponese ed erano stati persino minacciati da una pistola.

Ma non si era ancora trovata con un'arma alla tempia e un braccio tatuato intorno al collo; si chiese cosa le facesse più paura: il timore di soffocare, perché quella sottospecie di bandito dall'alito nauseabondo stringeva come se volesse frantumarle la carotide, o la concreta possibilità che premesse il grilletto.

Ranma, aiutami!
Ranma. Il suo fidanzato. L'unico che l'avesse sempre tirata fuori dai pasticci, l'unico che lei...

"Pezzo di merda, butta quella pistola o ti ritroverai a guardare il cervello di questa puttanella direttamente sul tuo muro".

Soffocare? Forse sarebbe stato meglio: quel bastardo era dietro di lei, ma appena parlava le sembrava di affogare in un macello zeppo di carne in putrefazione.

Forse si droga anche lui, pensò ricordando i denti marci del ragazzo di qualche tempo prima. La vista le si appannò e apparvero decine di puntini neri: solo allora si accorse di trattenere il fiato. Lo rilasciò per prendere un respiro ma il maledetto strinse ancora di più il braccio sul collo.

"Ghhraa...". Ranma, dove sei?

Si diede della stupida: era Ryo l'esperto di pistole, l'avrebbe tolta lui dai guai. Lo guardò, era di fronte a sé. Le apparve sdoppiato.

Se svengo non mi risveglierò più.

Non seppe come mai quel pensiero le avesse attraversato la mente, lei era sempre così combattiva e sicura! Non aveva mai avuto realmente paura di morire, perché sapeva che Ranma sarebbe corso a salvarla, in qualunque occasione. Ma in quel caso...

"Va bene, ma non torcerle un capello", rispose Ryo serio, gettando a terra la sua arma.

Oh, no... e adesso?

Il petto le bruciava per il bisogno di respirare e per un attimo non ricordò più neanche come facesse a ritrovarsi in quella situazione assurda.

Non mi arriva più sangue al cervello.

Invece ricordava tutto, nei minimi dettagli. Il ritorno al piano inferiore dopo lo scontro tra Ranma e Ryo... gli altri che parlottavano tra loro... poi Ryo che, ancora intontito dall'Hiryu Shoten Ha, scattava improvvisamente verso di lei gridandole 'attenta!', mentre la porta di casa veniva sfondata da un colpo micidiale; poi il braccio, la pistola.

Era quella più a portata di mano, realizzò: l'uomo aveva fatto irruzione e aveva bisogno di un ostaggio. Guarda caso lei era proprio a tiro.

"Bambina mia!", pianse suo padre, da qualche parte alle spalle di Ryo. Sentì delle voci: Kasumi? Nabiki? Poi un ragazzo che blaterava di tuoni blu e la voce perentoria dello sweeper che gli ordinava di fermarsi.

Tuono Blu... Kuno... Papà... oh, non respiro!

"La stai soffocando, allenta la presa e dimmi che cosa vuoi".

Oh, kami del cielo, grazie!

La pressione diminuì un po' e Akane poté finalmente prendere un respiro quasi normale; i puntini neri smisero di danzare e lei mise a fuoco Ryo che fronteggiava l'uomo.

"Mio fratello è stato arrestato per colpa tua e con lui tutti i membri della gang. Io sono qui per vendicarlo, ti è chiaro adesso?". L'essere fetido che la teneva in ostaggio strinse di nuovo la presa mentre parlava. Le uscì un rantolo.

"Ah, quindi tu sei il fratello di Watanabe-kun, giusto? Non gli somigli per niente e di sicuro non hai neanche il suo stesso stile nel vestire. E poi, guardati, cosa sono tutti quei tatuaggi?!".

Akane spalancò gli occhi, fissando Ryo esterrefatta mentre lottava di nuovo per respirare: era forse impazzito a dirgli quelle cose? E dove diavolo si era cacciato Ranma?!

Avvertì il corpo del malvivente irrigidirsi e fu sicura che avrebbe sparato. Invece spostò la pistola dalla sua tempia per puntarla verso Saeba. "Come ti permetti, lurido bastardo?!".

Ma allora...

Cercò di divincolarsi, mentre vedeva Ryo correre e caricare un pugno. Poi, improvvisamente, fu libera; si udì uno sparo e l'uomo si accasciò a terra con un grugnito.

Ma non era stato Ryo a colpirlo.

"Ranma!", gridò e, senza pensarci troppo su, volò tra le sue braccia mentre ancora si trovava sulla testa del fratello di Watanabe. Udì la sua espressione di sorpresa e i commenti di Shampoo e degli altri, ma la sua mente si isolò e si godette quel momento.

Che stupida sono stata a pensare di essermi presa una cotta per Ryo!

Beh, inutile negarlo, se l'era presa eccome. Ma era bastato trovarsi in grave pericolo per rendersi conto di chi il suo cuore cercava nel momento del bisogno. Sentì le braccia di Ranma tremare brevemente mentre la avvolgevano in un abbraccio impacciato e sorrise col volto sprofondato nella sua casacca cinese.

***



"Umisen-ken, eh?", disse Kaori mentre guardava il buco nel soffitto, causato dalla pistola del fratello di Watanabe; fortuna che il colpo, partito dopo l'atterraggio di Ranma sulla sua testa, fosse andato in alto e non avesse colpito nessuno.

"Sì, è una tecnica che permette di nascondere la propria presenza al nemico", spiegò Ranma prendendo in mano la pistola del malvivente e soppesandola. "Questa roba non dovrebbe esistere".

Il danno più grave però non era la pallottola sul soffitto, né il terrazzo sfondato: la porta di casa era stata fatta in mille pezzi da un calcio. Mentre Ryo lo legava come un salame, aiutato dalle catene di Mousse, Kaori si accorse che il delinquente aveva un paio di scarpe chiodate e non ne fu stupita. Possibile che in tanti anni non avessero mai pensato di mettere una porta blindata?

"Ci vorranno come minimo quattrocentomila yen per montare una porta decente", sospirò sconsolata.

"Stia tranquilla, lei e il suo socio avete protetto la mia bambina in questi giorni e io vi sarò eternamente grato!". Il padre di Akane le aveva preso le mani con trasporto e la guardava con gli occhi pieni di lacrime.

Pover'uomo, deve essere stato così in pensiero!

"Ma, Tendo, con la gratitudine non si pagano i danni", obiettò il papà di Ranma sistemandosi gli occhiali sul naso.

"Vi sarò per sempre grato", ribadì Soun chinando la testa.

Ho capito, mi toccherà fare delle rate.

"Eh eh eh, ma non si preoccupi, proteggere le persone è il nostro lavoro. E poi Ranma e Akane ci hanno già pagato".

"Pagherò io le spese", si fece avanti Kuno.

Cosa?!

Fissò il ragazzo: doveva avere la stessa età dei due fidanzati, come si sarebbe potuto permettere una spesa del genere? Che avesse i genitori ricchi?

"Ma, padroncino...".

"Taci, Sasuke! Queste persone hanno protetto la mia Akane Tendo e la dolce ragazza col codino, le ricompenserò lautamente".

Kaori tentò inutilmente di dissuaderlo, ma a un certo punto rinunciò. D'altronde non aveva molta scelta se non voleva restare senza porta.

Intanto Ryo si era attaccato al telefono e dall'insistente richiesta di mokkori capì che stava chiamando Saeko. "Come faceva a sapere dove abitavamo, poi? Certo che so che stiamo parlando della yakuza! Beh, non mi interessa, se hanno degli informatori significa che ci sono altri rompiscatole là fuori, quindi vedi di arrestarli tutti! Cosa? Uno sconto?! Ma è il tuo lavoro!"

Era talmente stanca di tutta quella storia che non ebbe neanche la forza di martellarlo, casomai si rompesse anche il pavimento con la sua testaccia dura. Si batté una mano sulla fronte e annunciò che sarebbe andata in cucina per preparare qualcosa da mettere sotto i denti.

"Ehi, Ryo, guarda che cosa ho trovato! Ma che cosa è successo qui sotto?!". Il vecchio maniaco fece capolino dal piano superiore e se la vista non la ingannava quelle che gli uscivano dalla tasca erano mutandine. Le sue mutandine!

"Razza di...!". Non seppe trovare un aggettivo adatto, era semplicemente furiosa. Il socio riattaccò il telefono e con un salto degno di un canguro raggiunse Happosai sulla cima delle scale.

"Dove hai trovato questi altri tesori?! Wow!".

"Brutto porco che non sei altro, te lo dico io dove ha trovato i tesori il tuo caro maestro. Nel mio armadio!". Tirò fuori il martello delle occasioni speciali e li colpì entrambi con un lancio preciso, non prima di aver colto un'espressione di disgusto e delusione sulla faccia da idiota di Ryo.

Altro danno, ma grande soddisfazione.

"Lei ha una mira invidiabile, signorina. Forse se avessi avuto la sua stessa abilità nel lancio avrei potuto aiutare Akane, poco fa". Le disse la madre di Ranma stringendo l'elsa della sua spada.

"Beh, ho alle spalle anni di allenamento, sa com'è!", le rispose confusa. Quella donna sembrava così dolce e innocua che non ce la vedeva proprio a lanciare spade.

"Anche io sono capace di lanciare, se è per questo!", si vantò Ukyo tirando fuori una manciata di piccole spatole che si andarono a conficcare sul muro a pochi centimetri dai due maniaci.

"Non sono da meno neanch'io!", s'intromise Shampoo centrandoli in pieno con i suoi chui.

Ma sì, distruggiamola un altro po' questa povera casa...

Le due cominciarono a litigare su chi fosse la più brava e Nabiki commentò: "Sono le solite oche, però Happosai se lo merita dopo che non si è neanche accorto di cosa accadeva qui sotto con tutto il macello che c'è stato ".

"Ma oggi hanno preso davvero troppe botte in testa, staranno bene?", chiese preoccupata Kasumi.

"Oh, stai tranquilla, Ryo ci è abituato!", la tranquillizzò Kaori.

Poi con la coda dell'occhio vide una cosa che la fece sudare freddo: Akane si stava allacciando un grembiule da cucina e quando i loro sguardi s'incontrarono dichiarò: "Il minimo che possa fare è aiutarti con la cena, dopo tutto il disturbo che ti abbiamo arrecato!".

"Ma no, non pensarci neppure! Sei appena stata vittima di un'aggressione, devi riposare!". Ci mancava solo un bell'avvelenamento di massa.

"Ma no, sto benissimo! Certo, di tante che me ne sono capitate questa è stata un'avventura davvero tosta, ma io sono forte". Sorrise stringendo i pugni.

Siamo spacciati...

"A-Akane, Kaori ha ragione, sono certo che Kasumi sarà lieta di aiutarla, tu stenditi un po', eh?". Ranma stava gentilmente accompagnando la riluttante fidanzata in un'altra stanza, mettendole le mani sulle spalle. Era sicura che avrebbe superato il suo diniego a costo di legarla come il delinquente ancora svenuto sul pavimento.

Alla fine riuscì a convincerla, ma naturalmente Ukyo e Shampoo protestarono: dove se ne andavano da soli? Avrebbero aiutato loro la povera Akane a stendersi!

La sorella maggiore ora stava allacciandosi il grembiule e Kaori sperò che non si somigliassero a livello culinario. "Tranquilla, Kasumi è un'ottima cuoca", disse Nabiki che forse aveva colto il suo sguardo preoccupato.

"Beh, allora grazie dell'aiuto!", rispose sollevata facendole strada in cucina.

***



Tok, tok, tik.

Il rumore sembrava quello di qualcosa che picchiettasse su una superficie di vetro. Mousse si girò su un fianco, pensando che sicuramente stava piovendo. Meno male che si trovava al caldo di un futon e non fuori a bagnarsi di acqua. Fredda.

Tik, tik, tok.

Una pioggia di tre gocce alla volta? Uhm...

Tik, tok, TOK.

"Ah, che diamine, perché mai sono quello più vicino alla finestra?!", borbottò gettando via le coperte e guardando le sagome degli altri occupanti della stanza. Si voltò verso la fonte del rumore e, strizzando gli occhi, vide un enorme bruco appeso a una corda. Fece un salto all'indietro, inorridito, e cercò a tentoni gli occhiali; quando se li mise continuò a vedere il bruco, ma stavolta si rese anche conto che il ticchettio udito proveniva dai suoi denti.

Un bruco gigante... con i denti? Appeso fuori dalla finestra?! Che razza di sogno!

Ma non stava sognando: lo strano animale aveva addirittura un piccolo, la cui testolina pelata usciva da un lato del suo corpo. Fece una faccia disgustata e si avvicinò al vetro inforcando meglio gli occhiali. Il bruco stava cercando di parlare.

"Facci entrare!", disse ricominciando a battere con i denti.

Ma era Ryo Saeba! Perché dormiva in un futon là fuori? E che ci faceva col vecchiaccio legato addosso a lui come un salame?!

Confuso, aprì l'anta e l'uomo strisciò dentro come... un bruco. "Aiutaci a uscire da qui!", blaterò Happosai in un bisbiglio.

Mousse fece spallucce e cominciò a slegare la corda. "Strano modo per dormire", commentò. Alle sue spalle, il panda russò ancora più forte e Ranma disse qualcosa nel sonno.

"Ssst! Piano o sveglieremo gli altri!", intimò Ryo mettendosi un dito sul labbro.

"Ma cosa ci facevate appesi come salami? Stavate uscendo per rubare biancheria intima?", chiese.

"È stata quella pazza di Kaori a legarci nel futon", spiegò l'investigatore privato. "Si è messa in testa che siamo un pericolo per le ragazze che dormono al piano di sopra".

Mousse inarcò il sopracciglio: "Perché, non lo siete forse?".

"Ha riempito la casa di trappole, l'ho vista io!", s'intromise Happosai chiaramente indignato.

Due shuriken si materializzarono improvvisamente tagliando l'ultimo lembo di corda e liberandoli definitivamente dal futon; Mousse si voltò e, nel buio rischiarato solo dai lampioni esterni, vide una piccola sagoma in posizione di guardia. Quando parlò, capì che si trattava di Sasuke.

"Chi è là!", esclamò. "Oh, il signor Saeba e il vecchio Happosai".

"Razza di idiota, a momenti ci trafiggevi!", si lamentò Ryo alzando la voce.

"Sasuke, che succede?!", scattò in piedi Kuno impugnando il bokken.

Bene, alla fine si sono svegliati tutti, a parte...
Il panda russava ancora sonoramente ma Ranma si era tirato a sedere strofinandosi gli occhi: "Ehi, gente, cos'è tutto questo macello?", borbottò.

Mousse si grattò la testa e spiegò brevemente l'accaduto; nel frattempo anche Soun e il padre di Ranma si erano destati e quest'ultimo aveva tirato fuori un cartello che non riuscì a leggere.

"Perché cavolo li hai liberati?! Se Kaori li ha legati in quel modo avrà sicuramente avuto ottimi motivi: sai benissimo con chi abbiamo a che fare!", protestò il codinato avvicinandosi.

"Beh, ma fuori fa freddo. E mi hanno detto che la casa è piena di trappole". Non sapeva perché li stesse giustificando, aveva ben visto la sintonia che univa quei due maniaci incalliti; però sapeva anche che Kaori era micidiale quando si metteva a dare martellate e se davvero c'erano trappole in giro non vedeva perché lasciarli in quelle condizioni, senza contare che se fossero scappati avrebbero fatto razzie in tutta Shinjuku.

Sono troppo buono, a volte...

"Beh, grazie di averci liberati, Mousse, adesso vado in bagno", dichiarò Saeba alzandosi in piedi e stiracchiandosi.

"Sì, vado in bagno anch'io", si aggiunse Happosai.

"Fermi, dove pensate di andare?!", scattò Ranma sbarrando loro la strada.

"Te l'abbiamo detto, andiamo in bagno!", grugnì Ryo. "Hai idea dell'umidità che c'è là fuori?! Siamo esseri umani anche noi, che ti credi".

"State attenti, vi controllerò a vista", disse Ranma accigliandosi.

"Vi starò alle costole. Non posso permettere che uno di voi due disturbi il sonno della mia adorata Akane". Kuno abbassò il bokken senza rinfoderarlo.

"Ranma Saotome, vorresti forse dire che vuoi seguirmi fin dentro al bagno di casa mia? Così mi fai pensare male!". Mousse si mise quasi a ridere all'insinuazione di Ryo, ma decise che sarebbe stato attento a quei due: di sopra dormiva la sua Shampoo.

"Anche tu, Kuno Tatewaki, non ci vuoi mica spiare, vero?", sbraitò Happosai. Il senpai strinse l'arma, chiaramente indignato.

"Come ti permetti di fare insinuazioni del genere sul mio padroncino?!", intervenne Sasuke con i pugni alzati.

"Ba bò!", fece il panda tirando fuori dei cartelli che Mousse continuò a non riuscire a leggere. Il figlio lo afferrò per una zampa e lo spinse davanti a sé.

"Papà, vai a bagnarti con dell'acqua calda, non si capisce nulla così! Ryo, fai un altro commento del genere e sei un uomo morto!".

Discussero ancora per un minuto intero e alla fine uscirono tutti dalla stanza, controllando Saeba e il maestro a poca distanza. Ranma rimase indietro con suo padre; era sicuro che l'accenno di poco prima alla sua intenzione di spiare l'avesse ferito nell'orgoglio: con la sua maledizione e una madre fissata con la virilità poteva ben capire la sua riluttanza a dare adito a fraintendimenti. Qualche istante dopo, mentre camminavano tutti in una fila quasi ordinata, udì il suo acerrimo nemico rimbeccare al panda che russava come un maiale e che se voleva continuare a dormire nella stanza con loro doveva trasformarsi, o l'avrebbe legato nel futon come aveva fatto Kaori con quei due maniaci.

Ryo si fermò improvvisamente e voltò la testa a guardarsi indietro. "Le ragazze non avevano bagagli con sé", disse a bassa voce. "Questo significa che non hanno portato un pigiama". Si era voltato del tutto, adesso, e Mousse si accorse che aveva alzato la testa per controllare alle loro spalle.

Si sta accertando che Ranma sia distratto e non lo senta: quell'idiota sta ancora litigando con suo padre. Lo sapevo che non dovevo fidarmi!

"Che cosa vorresti dire con questo?!", fece Kuno rabbioso: probabilmente anche lui aveva capito dove voleva andare a parare.

"Pensateci bene", s'intromise Happosai rivolgendosi a lui e al senpai, "le vostre adorate Akane e Shampoo saranno state costrette a indossare qualcosa che appartiene a Kaori. E siccome Kaori è più grande e più alta di loro, sicuramente parliamo di..."

"...magliette!", concluse Ryo con un dito alzato e la faccia da maniaco. Giurò di vedere un accenno di bava all'angolo della bocca, ma con i suoi problemi di vista non poteva esserne certo.

"Stolto, sapevo che avevi in mente qualche idea da pervertito!", Kuno lo precedette di pochi secondi, Mousse era ben intenzionato a cantargliele e se Ranma si fosse accorto di cosa stava dicendo, invece di alzare la voce con quel panda pulcioso che emetteva versi incomprensibili...

"Io non potrei mai spiare la mia Shampoo mentre è così poco vestita, non sono come voi!", dichiarò, pronto a lanciare catene e coltelli se solo avessero fatto un passo falso.

Incredibilmente, Ryo voltò loro le spalle, portandosi le mani alla nuca in un atteggiamento rilassato: "Peccato, pensavo vi avrebbe fatto piacere guardare le vostre belle con una maglietta che a malapena copre loro le gambe, ma forse siete troppo ragazzini per pensare già a queste cose".

Ah, è così? La mette sul piano psicologico adesso?

Vide la mano di Kuno tremare sull'elsa della spada: sicuramente era pronto a colpire. "Oh, la mia dolce Akane, con le sue gambe tornite e forti dopo anni di allenamenti! Come potrei ammirare con lascivia cotanta purezza?".

"Padroncino, dove va?", fu la domanda che gli rivolse Sasuke vedendolo avanzare a grandi passi verso le scale.

Già, dove andava? Non capiva come potesse anche solo accarezzare l'idea di guardare le gambe dell'amata senza un briciolo di senso di colpa.

Di sopra dorme anche Shampoo. Potrebbe addirittura vedere lei per sbaglio...

"Fermati subito, Kuno, cosa intendi fare?!", gridò Mousse. Udì Ranma alle sue spalle chiedere cosa accadesse: finalmente aveva smesso di parlottare con suo padre!

"Se Akane Tendo mostra le sue gambe nell'innocenza del sonno... voglio vederla!", esclamò facendo un balzo sulle scale.

"Padroncino!".

"Dannato Kuno, fermati!", gridò Ranma mettendosi a correre.

"Attento, il terzo scalino...!". L'avvertimento di Ryo arrivò troppo tardi: il senpai era appena atterrato proprio su quello e subito dopo si scatenò il finimondo.

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Capitolo 10
*** Ritorno a casa ***


Dannato di un genitore! Ecco cosa succede a distrarsi con un panda imbecille.

Ranma però era perplesso: come mai era il Tuono Blu e non Ryo quello che aveva tutta l'intenzione di rimirare le gambe di quel maschiaccio di Akane?

Sì, sì, ha la vita larga, non è per niente carina e ha anche le gambe storte. Chi la vorrebbe mai guardare? Bla bla bla...

"Dannato Kuno, fermati!", gridò cominciando a correre.

"Attento, il terzo scalino...!", fu il vano avvertimento di Ryo.

Non appena i piedi del senpai toccarono il gradino, ai lati dello stesso si aprirono due scomparti e una dozzina di coltelli piccoli, ma affilati come bisturi per poco non lo infilzò.

"Nulla mi fermerà, nemmeno queste inutili lame!", dichiarò allontanandole con precisi colpi di bokken.

Ranma si accorse che Sasuke osservava la scena con un'apprensione palpabile e gridava al suo amato padroncino di stare attento. Poi, mentre Kuno si apprestava a proseguire con la spada ancora sguainata, il vecchiaccio strillò: "Arrivo!" e gli saltò direttamente sulla testa.

Ma che furbastro!

Deciso a mettere fine alla nottata dei maniaci, Ranma avanzò spedito, ma il braccio di Ryo gli sbarrò la strada a pochi passi dalle scale: "Fermo, fossi in te non lo farei", disse serio.

Il ragazzo rimase perplesso, indeciso se dare un sano calcio allo sweeper e fermare i due idioti o se restare a guardare. Non si era parlato di trappola, ma di trappole...

Infatti, qualche scalino dopo, Happosai attivò una serie di lanciafiamme che si materializzarono dal corrimano e si accasciò con un grido di sorpresa: la testa era annerita, i pochi capelli bruciacchiati e il cervello probabilmente ancora più fuso.

Intanto, di sopra, le ragazze dovevano essersi svegliate con tutto quel frastuono: udì un vociare concitato e poi il rumore dei piedi nudi sul pavimento. Quando si affacciarono sul ballatoio, Ranma fece un sospiro sconsolato. Non avevano di meglio da mettersi che delle magliette extralarge?! Ecco perché Kuno parlava di voler vedere le gambe alla sua fidanzata: il capo arrivava a tutte a malapena a metà coscia.

Anche ad Akane.

Gambe storte, eh? Certo e io ho la gobba...

Scrollò la testa e distolse lo sguardo, chiedendosi se per caso il viziaccio di Ryo non fosse più contagioso di quello del suo maestro.

"Ah ah ah ah ah! Il mio Ranma sta venendo da me per una visita notturna, ma che dolcissima impudenza!", trillò Kodachi spargendo petali neri ovunque.

"Ma cosa stai dicendo, razza di gallina, il mio Lanma non farebbe mai una cosa del genere!". Una delle poche volte in cui Shampoo diceva una cosa giusta...

"Già, cosa ti sei messa in testa? Ranma è un ragazzo puro e innocente!", le diede man forte Ukyo.

"Shampoo...", udì Mousse mormorare trasognato. "Le tue gambe sono più belle della scultura di un artista!", terminò con un gesto teatrale.

"Tappati quegli occhi miopi, stupido papero!", lo redarguì lei lanciandogli un chui che lo colpì con micidiale precisione sulla testa.

"Che sta succedendo?". Quando Ranma riconobbe la voce di sua madre, si augurò che avesse addosso qualcosa di meno sgambato o avrebbe dovuto cavare gli occhi a quei due invasati, trappole o no. Misericordiosamente, indossava una vestaglia contro la quale stringeva l'inseparabile spada.

"Ryo, avrai la punizione che ti...!". Kaori, imbufalita, aveva preso la rincorsa con un martello di dimensioni impressionanti, però si bloccò di colpo quando vide il socio tranquillamente in piedi al suo fianco. "Ma che...?", balbettò evidentemente perplessa.

Eh, cara mia, abbiamo un problema in comune.

"Oh, Akane Tendo, quale visione paradisiaca!", s'infervorò il problema allargando le braccia e mettendo un piede sulla testa ustionata di Happosai. Poggiò una mano sulla ringhiera e tanto bastò per far aprire il soffitto e fargli crollare addosso una grossa palla di piombo.

"Padroncino!", urlò Sasuke accorrendo.

"Idiota", commentò Akane scuotendo la testa.

"Visto? Che ti avevo detto: quella pazza di Kaori ha preso lezioni da Falcon e ora piazza le trappole quasi meglio di lui! Mai avventurarsi su per le scale di notte". Ryo era serissimo, ma in pochi secondi la sua espressione composta e quasi rassicurante vacillò. La faccia si scompose in un ghigno da maniaco mentre diceva: "Certo che però tante giovani gambe tutte insieme è difficile vederle tutti i giorni!".

Ranma allungò il braccio sinistro e gli conficcò il pugno nella guancia senza tanti complimenti. Ecco perché se ne stava così tranquillo, si stava mangiando le ragazze con gli occhi!

Mentre Sasuke liberava i resti del suo padrone dalla palla di piombo, Ranma vide con orrore il vecchiaccio strisciare sullo scalino, rimettersi in piedi e zompare allegramente alla fine della rampa. "Akanuccia!", strillò prima che qualcosa gli esplodesse sotto i piedi facendolo volare di nuovo giù per le scale. Atterrò con un tonfo sul tavolino al centro del salone e non emise più un suono; Ranma era convinto che sarebbe rimasto ko per un bel pezzo.

"Messo fuori combattimento da una bomba. Che ironia, eh maestro?", commentò rivolto al mucchietto informe.

"Bo-bò", fece il panda tirando fuori un cartello che diceva: "Sembrava un Happo Daikarin".

"Insomma, se lo spettacolo è finito io me ne tornerei a letto", borbottò Nabiki grattandosi la testa.

Ranma vide Kasumi al suo fianco fare capolino e chiedere se stavano tutti bene e sospettò che, se con loro ci fosse stato anche il dottor Tofu, a quel punto sarebbe svenuto con tanto di sangue al naso.

"Questo è il momento!". L'urlo di Ryo lo riscosse dai suoi pensieri. Era talmente certo che oramai avesse visto abbastanza, che non credeva si sarebbe mosso da lì. Invece fece un balzo da far invidia a un canguro e volò letteralmente verso le ragazze, che fecero un passo indietro.

Guardò Kaori, aspettandosi che tirasse di nuovo fuori il martello per farne una frittata. Invece la donna si limitò a tirare una cordicella che pendeva dal soffitto e il volo d'angelo di Ryo si trasformò in tragedia: la palla di piombo che si abbatté sul poveretto non solo era molto più grande di quella che aveva atterrato Kuno, ma aveva decine di spuntoni su tutta la superficie.

Lo stallone di Shinjuku finì incastrato nel muro opposto, tragicamente abbracciato a quell'arma micidiale.

Ranma fece un fischio: "Però, devo chiedere a Kaori di darmi qualche dritta".

Come dopo una battaglia, si fece la stima dei feriti che la 'crocerossina' Kasumi insisté per medicare. Personalmente non avrebbe sprecato neanche un cerotto per quei tre cerebrolesi. Kuno rinvenne una volta e biascicò a sua sorella di coprirsi; Happosai allungò una delle sue manacce sull'infermiera improvvisata, ma poiché Kasumi era troppo buona per malmenarlo, ci pensò Nabiki: conciato com'era, bastò un pugno in testa a rimetterlo a nanna. Kaori scese le scale e ciabattò fino al muro di fronte a lei. Ranma pensò che volesse accertarsi di non aver assassinato il suo socio, invece disse con aria sconsolata: "Un'altra parete distrutta".

"Shampoo!", esclamò Mousse abbracciando Akane. Sincronizzati come sempre, lui e la fidanzata atterrarono il cinese orbo rispettivamente con un salto sulla testa e un diretto in piena faccia.

Akane gli sorrise e Ranma pensò che, tutto sommato, non era stata una brutta nottata.

***



"Ecco la linea Seibu Yurakucho, vi porterà a casa in meno di un'ora", disse Kaori indicando il treno che sostava nella stazione.

"Grazie di tutto, siete stati davvero fantastici!", le rispose Akane sorridendo. Dietro di lei, le altre ragazze stavano litigando tra loro e uno sconvolto Ranma cercava di allontanarsi e di calmarle allo stesso tempo con ampi gesti. Nabiki guardava in aria, evidentemente annoiata, e Kasumi sorrideva come se tutto quello fosse normale. Mousse invece stava dicendo qualcosa a Shampoo rivolgendosi a Kodachi.

Povero ragazzo, quegli occhiali non gli servono a nulla.

"Non vi sarò mai abbastanza grato per aver protetto la mia bambina", dichiarò Soun Tendo stringendo le mani di Ryo con le lacrime agli occhi. La madre di Ranma si inchinò elegantemente e il panda borbottò qualcosa con un cartello in mano.

"Ma figuratevi, è stato un piacere!", esclamò Ryo con una mano sulla nuca.

Certo, è stato un piacere sì! Hai avuto a disposizione più giovani ragazze che in tutte le tue missioni messe insieme, razza di maniaco!

Kaori sospirò: a ritorno sarebbe passata da Miki e Falcon per vedere come stavano e magari avrebbe dato loro una mano a rassettare il locale. Glielo doveva, visto che erano stati coinvolti.

"Vi manderò quella cospicua ricompensa quanto prima per pagare i danni", fece eco Kuno ai suoi pensieri. Il ninja al suo fianco annuiva vigorosamente. "Vi siete presi cura della dolce Akane Tendo e della mia amata ragazza col codino che, ahimé, ho nuovamente perso di vista".

Ragazzo mio, la tua amata col codino è più vicina di quel che pensi...

"Sei molto gentile, Tatewaki, ma non ci sono problemi, davvero!", rispose agitando le mani.
Fortunatamente, il ragazzo fu irremovibile e Kaori si ripromise di utilizzare parte di quei fondi per il Cat's Eye.

Ranma riuscì finalmente ad allontanarsi dalle sue pretendenti e si avvicinò a lei e Ryo. Le era capitato tante volte di salutare i clienti insieme al suo socio in aeroporti o stazioni, ma in quel caso le dispiacque più del solito.

Che ragazzi straordinari, combattono come gli adulti senza bisogno di armi! E sono molto uniti tra loro, è raro di questi tempi...

"Kaori, sei una vera forza della natura, grazie di tutto", le disse il ragazzo con la treccia facendola inspiegabilmente arrossire. Era abituata a vederlo in forma femminile e doveva ammettere che capiva come mai Ukyo, Shampoo e Kodachi si azzuffassero per lui: forse era un cliché da film di terza categoria, ma con quegli occhi azzurri e la forma fisica invidiabile, da grande avrebbe davvero potuto eguagliare Ryo in quanto a fascino.

Ok, la vicinanza con il mio socio maniaco mi sta facendo male: ora ho i suoi stessi pensieri, povera me!

"Sei tu la forza della natura: non ho mai visto Ryo perdere in quella maniera!", ribatté ridendo.

Poi Ranma e lo sweeper si salutarono nella maniera tipica degli uomini, con gli avambracci a unirsi in una stretta di mano che sembrava una sfida a braccio di ferro.

"La prossima volta ti batterò, ragazzino!", disse Ryo.

"Non esserne così sicuro, pistolero pervertito!", rispose Ranma prima che il socio gli dicesse qualcosa a bassa voce. Non riuscì a udire le sue parole, venne invece distratta da una cosa piccola e sgradevole che le si attaccò al seno.

"Kaoruccia, mi mancherai tantissimo", pigolò Happosai strofinando la faccina schifosa sul suo petto. Lo colpì in testa con un pugno, riuscendo a staccarselo di dosso fin troppo facilmente.

Forse quando è in modalità 'pervertito' abbassa le difese.

"Lei invece non mi mancherà per niente!", gli ripose mentre il vecchietto piagnucolava qualcosa sulle ragazze violente e la vecchia Obaba scuoteva la testa dall'alto del suo bastone.

"Senti... se dovessi vedere P-chan, potresti telefonarmi?", le domandò Akane contrita, calpestando il maestro.

"Ma certo, ti avviserò subito!", le rispose. Mentre la ragazza si allontanava ringraziandola di cuore, Ranma le fece cenno di avvicinarsi.

"Ascolta, c'è una cosa che devi sapere su P-chan. Ma non farne parola con nessuno, mi raccomando!", bisbigliò con una mano davanti alla bocca.

Ma allora avevo...

"Wow, non mi laverò più la faccia!", gongolò il suo socio ad alta voce, interrompendoli. Si voltarono entrambi e Kaori vide Akane dare a Ryo un bacio sulla guancia. Non si stupì di vedere la propria gelosia riflettersi sul volto di Ranma.

Baci... cavolo, devo parlare con Ryo proprio di questo argomento.

Il ragazzo si accigliò e quella distrazione dovette distoglierlo dai suoi propositi, perché rimase a osservare la fidanzata senza più proferire parola.

"Continuo a odiare le armi", riprese improvvisamente, "ma quel tuo socio maniaco maneggia bene la pistola e soprattutto non la usa per uccidere".

Non se non è costretto, pensò, ma evitò di riferirglielo. Alla fine Ryo si era guadagnato il rispetto di Ranma ed era giusto così.

"Non ho visto all'opera te, però", aggiunse rivolgendole nuovamente l'attenzione, "sei brava quanto lui, immagino. Non usi solo i martelli, vero?".

Kaori ridacchiò, imbarazzata, mentre un corvo le svolazzava dietro la nuca. "Beh, non sono al suo livello ma, sai com'è, lui è il migliore nel suo lavoro!".

Evitò anche di aggiungere che lei era probabilmente la peggiore tiratrice del Giappone e promise a Ranma di salutare per loro Miki e Falcon.

L'altoparlante invitò i passeggeri a salire sul treno e i saluti divennero frenetici, così come le promesse di rivedersi. Kaori agitò la mano fin quando le porte non si chiusero e il mezzo partì rumorosamente.

E così sono andati...

"Ahhh no, ho dimenticato di chiedere a Shampoo e alle altre i numeri di telefono, me tapino!", piagnucolò Ryo facendola imbufalire.

"Ma insomma, stai sempre a pensare alle donne, tu? Ti ricordo che sono tutte poco più che bambine!"

"Sì, ma fra qualche anno cresceranno e allora... mokkori, mokkori, mokkori!", cantilenò saltellando come un invasato.

Fu la goccia che fece traboccare il vaso: Kaori sfoderò il fido martello e lo alzò sulla testa pronta a colpire. Quel cerebroleso, però, si accucciò a terra con le mani tese per proteggersi e si mise a pregarla: "No, ti prego, Kaori-chan, questa settimana mi hai martellato abbastanza! Se continui così mi verrà una commozione cerebrale e non potrò più lavorare".

Ma povero Ryuccio, fai la vittima adesso?!

Rimase per un attimo col martello sospeso e le venne un'idea; lo riabbassò senza troppa convinzione e si preparò a fargli la domanda che le ronzava in testa da giorni. Non riuscendo a guardarlo negli occhi, voltò la testa.

"Dimmi una cosa allora, e non mentirmi. Ti ricordi di avermi... sì, insomma, scambiata per una delle tue pollastrelle l'altra sera e di avermi... ba-baciata?". Sentiva la faccia andarle a fuoco; razza di stupida, non voleva farsi vedere imbarazzata, ma non riuscì a controllare l'afflusso di sangue al volto mentre parlava.
Si sarebbe aspettata di tutto, tranne lo scoppio di risa di Ryo. Si girò di scatto a guardarlo, mentre la rabbia prendeva il posto della vergogna. "Che diavolo hai da ridere, brutto scemo?!".

Seduto a terra, il socio batteva una mano sul pavimento e si teneva la pancia con l'altra, piegato in due per il troppo ridere: "E secondo te... ah ah ah!, potrei scambiare un uomo per una delle mie bellissime ammiratrici?! Ah ah ah!".

Con un ringhio da far invidia a un leone in pieno attacco, calò il martello su quella testaccia vuota mettendo fine al suo ragliare da asino.

"Un uomo, eh? Razza di maniaco insensibile, hai la testa di legno e il cuore di...!". Rimase con la frase a metà, la bocca ancora aperta e la schiena piegata per il colpo appena inflitto.

La gente parlottava intorno a loro, Kaori colse qualche 'poverino' e parecchi 'pazza'; ma era troppo sconvolta per soffermarsi sugli spettatori. Cosa aveva detto, di preciso, Ryo?

Non mi scambierebbe mai per un'altra.

Mentre gli arti dello sweeper si muovevano convulsamente sotto le tonnellate del suo martellone, Kaori ebbe un'illuminazione sconvolgente.

Voleva dire che l'aveva baciata sapendo perfettamente chi fosse.

Si portò le mani al viso, di nuovo bollente, poi scosse la testa. No, non poteva essere. Perché l'aveva fatto? Avrebbe dovuto chiederglielo ma... dove trovare il coraggio?

"Ryo, ma tu...", fu tutto quello che le uscì di bocca.

"Buahhh, rivoglio la mia dolce Akane, lei sì che mi voleva bene!", si lamentò liberandosi dal martello e accarezzandosi il bernoccolo sulla zucca.

Kaori gli voltò le spalle. Non poteva guardarlo senza lasciar trasparire le sue emozioni, non ancora.

Dobbiamo parlare, Ryo, prima o poi...

"Ahhh! Aiuto, un maniaco!". L'urlo la riportò improvvisamente con i piedi per terra. Si girò con il martello già pronto e non fu stupita di vederlo con le mani sul sedere di una passante in minigonna.

"Che belle curve, che ne dice di prendere un tè con me, signorina?". La malcapitata cominciò a prenderlo a borsettate e Ryo, conscio del pericolo da dieci tonnellate, pensò bene di darsi alla fuga.

"Vieni qui, vergogna del Giappone! Altro che martelli, ormai con te ci vogliono le bombe a mano!", gli gridò dietro Kaori inseguendolo per tutta la stazione.

***



"Lasciami stare, brutto vecchiaccio pervertito!". Happosai fu sbalzato da una ragazza su uno dei sostegni verticali del treno e alla fermata successiva rimasero solo loro sul vagone.

Ranma sbuffò: che vergogna! Quel maledetto nano aveva fatto scappare tutti i passeggeri.

Shampoo, Ukyo e Kodachi lo guardavano in cagnesco: poco dopo volse le sue attenzioni verso di loro, e il ragazzo si augurò che non facessero troppi danni combattendo in uno spazio così angusto. Suo padre e Soun tentarono di pregarlo per farlo smettere, ma non era certo con le parole che quel vecchio irrecuperabile si sarebbe fermato.

Vigliacchi!

Sua madre stringeva le labbra e la spada tra le mani, pronta a intervenire, ma le ragazze se la stavano cavando bene: sembrava stessero giocando a palla con quel mostriciattolo! Obaba rimase sul suo bastone a fissare la scena. Sembrava divertita e Ranma si disse che, dopotutto, non sarebbe stato necessario intervenire.

Certo, ora ho altro per la testa che mettermi a discutere col vecchiaccio, no?

Mousse e Kuno si intromisero: sguainarono le rispettive armi dicendosi pronti a difendere Shampoo e Akane.

Akane...

Era lì, in piedi contro il finestrino nonostante ci fossero parecchi posti a sedere liberi. Guardava fuori e gli sembrava lontana mille miglia mentre sorrideva con il volto sul vetro.

Dopo essersi salutati, Ryo gli aveva detto di avere cura di lei, perché era una ragazza speciale. Era rimasto serio per quasi un minuto intero, salvo poi intimargli, con faccia da maniaco, di non disdegnare neanche la compagnia delle altre affascinanti fidanzate. Per sua fortuna Kaori era stata distratta da Happosai o il suo martello impietoso non l'avrebbe risparmiato di certo.

Dannazione, ho anche dimenticato di dire a Kaori di Ryoga!

Scrollando le spalle, Ranma dovette prendere il coraggio a due braccia per avvicinarsi ad Akane cercando di ostentare nonchalance: "Ehm... quindi è finita bene, no?".

Un modo molto incisivo di cominciare la conversazione, davvero.

"Già, e tutto grazie a Ryo", rispose la ragazza senza guardarlo, il sorriso ancora incollato alle labbra. Ranma sentì qualcosa torcersi nelle viscere: fu come un dejà-vu di quando era andato a prenderla a Ryugenzawa.

"Certo, quel bellimbusto che hai pensato bene di sbaciucchiarti prima di andare via", non riuscì a trattenersi dal rispondere.

Bravo, così faccio anche la figura di quello geloso!

"Ranma... sei geloso per caso?".

Per l'appunto.

"Geloso io? Ma fammi il piacere...".

"... non sarei mai geloso di un maschiaccio violento come te!", terminò la frase lei imitandone la voce e voltandosi finalmente a guardarlo.

Spiazzato, Ranma rimase per un attimo a bocca aperta, poi commentò: "Sì, esatto. Puoi tornare a Shinjuku quando ti pare dal tuo pedofilo preferito, sai che me ne importa!".

"Già, quindi tutte le volte che hai tentato di portarmi via da lui quando eri ancora una ragazza erano solo per allenamento?".

Preso con le mani nel sacco, Ranma non riuscì più a fingere. Per una volta decise che tanto valeva parlare chiaro: "Guarda che non sono stupido! Mi sono accorto di come lo guardavi e volevo solo evitare che potesse farti del male, visto che ha il cervello identico al vecchiaccio alle nostre spalle. Ma probabilmente la tua simpatia nei suoi confronti non ti rendeva conscia del pericolo!".

Lei rimase in silenzio ad ascoltarlo e per un attimo ebbe l'impressione che fosse diventata... più matura. Fino a qualche tempo prima si sarebbe messa a urlare, negando l'evidenza e accusandolo di esagerare, invece tornò a guardare fuori con un sospiro e disse: "Hai ragione, Ryo mi piaceva".

Il dejà-vu divenne un incubo: allora era vero, Akane si era innamorata di Ryo! Voleva gridare, prendere a pugni qualcuno, maledirsi per...

Per che cosa? Per non essere mai stato in grado di dirle la verità? Ormai è troppo tardi.

"Capisco", bisbigliò abbassando la testa. Forse Akane non l'aveva neanche sentito. "Allora dovresti tornare subito da...".

"Però si è trattato di una stupida infatuazione momentanea, non è lui il mio tipo!", se ne uscì candidamente la sua fidanzata con un sorriso a trentadue denti.

Ranma spalancò gli occhi e la guardò; poté notare un leggero rossore sulle sue guance. "Da-davvero?", chiese stupidamente, pentendosi subito di quella domanda troppo interessata.

"Sì, certo, preferisco di gran lunga i ragazzi timidi e meno sfacciati!", sottolineò togliendogli un macigno dalle spalle.

Uh? Ma è la mia descrizione questa?

"Ah, beh, lo spero bene per te!", fu tutto quello che riuscì a dire incrociando le braccia e fissando il soffitto. Kami, era forse arrossito anche lui? E perché Akane continuava a ridacchiare?

Sei carina quando sorridi.

Quell'ultima valutazione, però, la tenne per sé.

***



"Ma dove diavolo sono?!". L'urlo e l'esplosione simultanei le fecero fare un salto. Nuda e inerme sotto la doccia, con ancora in mente le parole di Ryo alla stazione, Kaori non seppe come reagire al crollo del muro e alla comparsa di un ragazzino con gli occhi fuori dalle orbite e una bandana tra i capelli.

Come prima cosa lanciò un martello di medie dimensioni verso il nuovo arrivato, poi cercò freneticamente un dannato asciugamano per coprirsi. Quindi tentò di chiudere l'acqua ma riuscì solo a regolare il getto sull'acqua fredda.

Allora tutti i pezzi del puzzle si composero, così come aveva immaginato.

Il ragazzo sparì e comparve P-chan; si accosciò a guardarlo e fu in quel momento che Ryo arrivò di corsa nel bagno: "Che diavolo sta succedendo?!".

Si voltò, sperando per una volta che il socio la guardasse qualche istante di troppo mentre aveva addosso solo l'asciugamano.

Sia mai che si accorga che anche io sono una donna.

"Credo di aver appena ritrovato il maialino di Akane", rispose adoperandosi per far rinvenire l'animaletto svenuto. "Ha appena buttato giù il muro...".

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