Treasure, i hate you.

di prettylittleme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 ***
Capitolo 2: *** #2 ***
Capitolo 3: *** #3 ***
Capitolo 4: *** #4 ***
Capitolo 5: *** #5 ***
Capitolo 6: *** #6 ***
Capitolo 7: *** #7 ***
Capitolo 8: *** #8 ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** #1 ***


[OCTAVIAN] Erano le tre di notte quando qualcuno bussó alla mia porta. Inutile a dirsi l'odio profondo che provai per quella persona. Essendo l'unico augure del campo con un briciolo di talento mi devono chiamare ogni qualvolta arrivasse qualche nuovo semidio al campo. Mi alzai cercando di acquisire un minimo di equilibrio per evitare una rovinosa e scandalosa caduta davanti a tutti, e perdere quel poco di reputaziome che mi ero guadagnato con tanta fatica. Sbuffai e aprii la porta dove davanti mi trovai, in tutta la sua stazza, Frank.«Octavian ! Sei sveglio! » Esclamò.Lo guardai peggio che potei e gli dissi con tono poco garbato, praticamente urlando « ora dimmi cosa ci fai qui! ». In tutta risposta lui mi lanciò uno sguardo assassino che mi fece immaginare l'allegro quadretto di lui sotto forma di drago da tre tonnellate intento a schiacciarmi. Molto gradevole. Bonfochiò qualcosa su Reyna che non avrebbe mai permesso di farsi parlare in quel modo ed esordì con un « mi serve il tuo aiuto, é un'emergenza » . [RACHEL] Mi svegliai di soprassalto, ansimante. Oh mio dio, non ci posso credere, l'ho rifatto, di nuovo. Ho sognato ancora una volta Octavian. Al pensiero del sogno arrossii e sentì una leggera fitta alla testa, cosa alla quale non feci caso e della quale conoscevo già il motivo. Quale é? Semplice. Io, Rachel Elizabeth Dare, nonché l'oracolo di Delfi, non posso innamorarmi. Non é nel giuramento. Scegliendo questo genere di vita mi sono lasciata definitivamente alle spalle l'amore. Quando l'ho fatto avevo appena finito di struggermi per Percy Jackson, mi ero resa conto che non mi avrebbe mai e poi mai voluta, e ho voluto voltare le spalle a tutti. Ma Octavian non era previsto. L'avevo notato subito quando ero andata a parlare con Reyna di Annabeth e Percy nel tartaro, e ne ero rimasta colpita. Ero rimasta folgorata da tutto di lui, dagli occhi azzurri, quasi più azzurri e puri di Jason, velati da un sentimento che non ero riuscita a decifrare, dai capelli, dalla sua bellezza, dalla sensazione di calore che mi era nata nel petto quando avevo incrociato il suo sguardo. Ma l'occhiata che mi aveva lanciato era di odio, di puro e semplice odio, che mi aveva lasciata così interdetta che mi comcentrai per leggere il suo futuro. Mi aveva umiliata davanti a tutti, se lo meritava,magari avrei visto qualcosa di utile per ripagarlo della sua stessa moneta, magari avrei potuto prenderlo in giro per il suo perenne status perenne da scapolo ,una moglie diversamente graziosa o una morte ridicola. Niente di più divertente insomma. Invece ebbi una visione decisamente spiacevole, se si può definire così, perché non vidi assolutamente niente. [OCTAVIAN ] «Oh ma ti prego ,proprio adesso hai il bisogno del mio aiuto?! ».Sbuffai e alzai gli occhi al cielo, per sottolineare il mio disappunto. Ma a quanto pare anche l'incorrutibile Frank ha un limite nella sua pazienza. «Scusami tanto, sventra-peluches, a quanto pare ti ho disturbato. Sai che ti dico? la prossima volta che succede qualcosa di importante e nessuno ti vorrà avvisare, tranquillo! Ti lascerò in pace, per scegliere così il prossimo pupazzo da accoltellare per il tuo misero futuro.» disse tutto ad un fiato il pretore ,arrossendo leggermente. Poi aggiunse «aveva ragione Reyna, dobbiamo assolutamente portare qui l'oracolo di Delfi, ci servirà».Si giró e chiuse la porta, prima di riuscire a vedere il mio sguardo ferito .Questo era stato un colpo basso, veramente molto infido. Sia lui che Reyna sanno che l'incontro con l'oracolo non é stato molto incentivante per la mia autostima, e anche per la mia reputazione. Vicino a lei ero semplicemente sembrato un'idiota con una mania verso i peluche. Più pensavo a lei e più mi sentivo male. Ma male in un senso piacevole, come uno scolaretto al liceo alle prese con la sua prima cotta. Ma chi potrebbe biasimarmi ,é semplicemente stupenda . Al ricordo dei suoi bellissimi occhi verdi, o dei capelli rossi da pazza, sentivo le farfalle nello stomaco. Adoro le sue lentiggini, il suo cipiglio altezzoso, perfino le spazzole usate come arma .Ma queste sono sensazioni che dovetti sopprimere presto, al pensiero di quello che mi toccherà fare. Cosa? Logico, ucciderla. [RACHEL ] Era come se qualcosa,o qualcuno,mettesse sotto chiave il suo futuro. Era come cercare di predirmi il futuro da sola. L'ultima volta che ci avevo provato avevo avuto un collasso nervoso. A quel pensiero rabbrividii e mi alzai dal letto, con l'intenzione di fare spazio ai miei pensieri camminando un po e magari cercando qualcuno con cui parlare. Brancolai nel buio per un po, cercando una benedetta luce e sbattei contro qualcosa . Imprecando raggiunsi finalmente la porta e il tanto desiderato interruttore. Mi voltai e vidi che la cosa su cui ero andata a sbattere era la sedia con sopra la mia divisa per la scuola. Miei dei ogni volta che la guardavo sembrava sempre più un cono gelato panna-fragola. Semplicemente rivoltante. Mi misi la mia felpa preferita ( con tanto di disegnini di fiori ) e mi diressi fuori nel campo. Ovviamente il mio intento di parlare era ostacolato solo dalle 4 ore che mancavano all'alba. Ottimo direi. "Potrei andare a svegliare Chirone" pensai "non penso si potrebbe arrabbiare così tanto". Ci ripensai, durante la guerra con Gea aveva perso l'uso di tutte e quattro le zampe, e per lui a quanto pare andare sulla sedia a rotelle invece di trottare felicemente in giro era più spossante. Niente Chirone allora. Percy e Annabeth sono a Nuova Roma, troppo lungo come viaggio. Calipso? É diventata una buonissima amica per me, ma da quando Leo se n'é andato é tutta un'altra persona. Jason é ancora distrutto per la morte di Piper. Frank e Hazel combattono con la loro bimba, non mi pare il caso di svegliarli per una notte che riescono a dormire. Optai per Nico. Mi diressi a passo veloce verso la capanna 13 ,che per mia grande fortuna trovai vuota. Per tutti gli dei, é possibile non trovare mai nessuno quando invece ti serve. Andai all'albero di Peleo, che come al solito dormiva, e mi avvicinai. Peleo mi adora e mi lasciò appoggiare sull'albero e finalmente prendere sonno.

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Capitolo 2
*** #2 ***


…[OCTAVIAN]… Quella mattina mi svegliai molto presto e con l'intento di trovarmi dei complici per il mio "scopo". Dopo cinque ore di litigate, patti, scontri e promesse, arrivai a pranzo con la nuova convinzione che se hai un pó di potere persuasivo e una quasi buona reputazione puoi convincere cinque figli di Apollo a rapire e uccidere l'oracolo del padre. Molto soddisfacente. Pranzai da solo, snobbando del tutto il tavolo dei pretori + Percy e Annabeth. Sono sicuro che quella ragazza é così intelligente da capire che nascondevo qualcosa. Mangiai in silenzio e da solo al tavolo. Pensavo che questa fosse la notizia più sconvolgente della giornata, anzi della settimana. Ma durante il rapimento dovetti ricredermi. Prima cosa, l'oracolo di Delfi frequentava una scuola privata per sole ragazze di grandissimo prestigio. Quando lo seppi non ci volevo credere. Seconda cosa, rapirla non sarebbe potuto essere più facile. Terzo, miei dei con quella divisa sembrava un gadget dell'happy meal firmato Hello Kitty. Tutto rosa e bianco,con tanto di pizzi e merletti. La prima volta che l'avevo vista aveva una maglia verde e jeans dipinti, capelli al vento e completamente struccata. Invece in classe sembrava quasi una signorina per bene. Mi guardó prima con stupore, poi con imbarazzo e infine con rabbia. Aveva i capelli legati in un elegante chignon, ombretto e lucidalabbra rosa in tinta e le mani senza tracce di colore. Venni distolto dal problema se fosse più carina con o senza trucco poiché la sua professoressa mi chiese «lei é? » alzando un sopracciglio . «Sono Octavian, sono qui per parlare un attimo con la signorina Dare, se per lei non é un problema ovvio. » risposi prontamente e sorridendo. Mi sorrise di rimando, si giró verso Rachel e disse «Signorina Dare, puó andare » . Lei si alzó e venne verso di me guardandomi male , santo Giove avrebbe potuto vincere un Oscar per quell'occhiata. Si fermó sul ciglio della porta, si giró verso l'insegnante e disse «Grazie signora Greene, torneró al più presto » . Il tutto accompagnato da un sorriso smielato e falso da entrambe le parti e una porta sbattuta con poca grazia. Rachel non si giró neanche a guardarmi, cominció a camminare a passo svelto verso l'uscita borbottando qualcosa e rovistando freneticamente nella sua sacca. Tutto ciò mi costrinse a seguirla sulla sua scia a passo svelto. "É una regola della scuola riempirsi di Chanel n°5?" Pensai "non sembra nello stile di Rachel... " Non ebbi neanche il tempo di pensarci troppo che appena fuori dalla scuola lei inchiodò inprovvisamente, si giró e mi piantó una spazzola sotto il naso con fare minaccioso. So che non fu un atto intelligente, ma le dissi « questa é la tua spazzola d'attacco? Perché non ci vedo neanche un capello ». Lei mi fulminó e rispose « Ascolta con questa spazzola ho colpito Crono in un occhio, sentiti importante. Ma dimmi cosa diamine ci fai qui?! » Mi allontanai e le sorrisi. Dopo circa 20 secondi dissi « Dolcezza, io sono qui per rapirti » …[RACHEL] ……… Già dal risveglio ero sicura che quella sarebbe stata una pessima giornata. Perché? Mi svegliai con un enorme brufolo sul collo, causata in non so che modo dall'alito del drago Peleo. Così andai dalle ragazze della casa di Afrodite per un pò di fondotinta ma quelle mi bloccarono in angolo e mi fecero il trucco completamente rosa abbinato alla divisa e quantità industriali di Chanel, tutto mischiato con una bella dose di benedizione di Afrodite,quindi tutti questi strati di trucco erano impermeabili. Dulcis in fundo in classe venne Octavian, facendo maine con la mia insegnante e rapendomi. Bella mattinata sisi. Così mi ritrovai legata in un pullmino con Octavian che già si autocompiaceva, e in maniera molto inquietante affilava un coltello sacrificale. Orribile, seriamente. Mi ricordai di quello che avevo visto nei vecchi film gialli che guardavo con mio padre, e misi in atto il vecchio trucco del "prendere tempo".Chiesi «dove andiamo?» rispose «al campo Giove ». Un attimo di silenzio. Riprovai « cosa vuoi farmi?» sorrise « ci sto pensando, per il momento ucciderti» . Risata malefica. « Perché? » chiesi, e lui « tesoro,perché ti odio ».Rimasi un attimo in silenzio, digerendo quelle parole ma rendendomi conto del destino che mi aspettava scoppiai a piangere disperata.Chiunque dice che se deve andare verso la morte lo vuole fare da eroe, con il sorriso in volto e senza una lacrima.Ma a me il pensiero di perdere tutto, tutto quello a cui tenevo fece perdere ogni dignità.Nei cinque minuti che seguivano piansi disperata supplicandolo, cercai di scappare, gli tirai perfino la testa di un nano da giardino procurandoli un bell'occhio nero. Con mio grande rammarico però utilizzò quella testa per darmi una botta sulla nuca e farmi svenire. Quando stavo per cadere involontariamente tirai su una gamba e gli diedi un calcio nelle parti basse. Mentre lui gemeva dal dolore piegato in due ,io perdevo i sensi con un sorriso. Non so quanto tempo passò, ma mi svegliai con delle voci che parlavano.Sentii la voce di Octavian che diceva « miei dei, quanto é bella. Guardala » e una lieve pressione sulle mie labbra, una pressione così morbida e piacevole che assomigliava in maniera inquietante ad un bacio. Le sensazioni che provai erano inspiegabili, sensazioni che non avevo provato neanche quando avevo baciato Percy. Oh no, questo gli faceva proprio una pista. Tentai di aprire gli occhi ma non avevo il controllo del mio corpo, non ancora, e risvenni. Quando mi svegliai avevo il presentimento che fosse notte e che potevo svegliarmi, se volevo. Come avrei fatto a guardare in faccia Octavian dopo quello che era successo? Decisi di dormire.Stavo appunto per riaddormentarmi quando qualcuno cominciò a scuotermi con dolcezza e dirmi « ehi Rossa, svegliati. Su su, ecco brava» avrei riconosciuto quella voce ovunque. Aprii definitivamente gli occhi e davanti a me vidi in tutta la sua bellezza Apollo. Mi alzai così in fretta che per poco non ricaddi ,ma riuscii a inginocchiarmi comunque. Lui mi guardó, sorrise e disse « Da quando in qua tutte queste cerimonie? Dai vieni qui. » E aprì le braccia. Mi ci tuffai dentro e lo abbracciai forte, mi era mancato. Ormai per me era diventato mio fratello maggiore, gli volevo un mondo di bene. Quando mi sciolsi dall'abbraccio si allontanó di un passo, guardó Octavian ( che era stato per tutto il tempo in silenzio, imbronciato ) ed esordì con « Ragazzo, dobbiamo parlare. La situazione è grave e lo sai. Si da il caso che la nostra qui presente Rachel ,nonché Oracolo di Delfi, non puó avere relazioni, ma prima mi é parso di vedere sai cosa? UN BACIO ».

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Capitolo 3
*** #3 ***


« Ragazzo, dobbiamo parlare. La situazione è grave e lo sai. Si da il caso che la nostra qui presente Rachel ,nonché Oracolo di Delfi, non puó avere relazioni, ma prima mi é parso di vedere sai cosa? UN BACIO » Lo sguardo di Apollo divenne severo quando disse queste cose, metre io mi ammutolii e Octavian divenne paonazzo. Era imbarazzante anche per me, perché sapevo bene che entrambi sapevano del fatto che ero a conoscenza del bacio. La situazione non poteva essere peggiore. Apollo continuò « il qualità di, bhe, me, devo parlare da solo con Rachel, con permesso » Octavian non ebbe neanche il tempo di ribattere che io e Apollo scomparimmo. Mi ritrovai così in una casa lussuosissima e molto luminosa. Andai verso la finestra e vidi che mi trovavo sull'Olimpo. Delle ninfe correvano nella strada sottostante lanciandosi una palla color oro e suonavano degli strumenti d'orchestra. Parcheggiata in un angolo c'era una Ferrari rossa che sembrava letteralmente emanare una luce propria e in lontananza brillava il palazzo olimpionico. « Casa dolce casa » esordì Apollo con un sorriso. Mi girai stupefatta e lui mi sorrise affettuoso « siediti su! Ti avevo promesso che ti avrei portato sull' Olimpo a casa mia, vero? » Vedendo che non rispondevo, mi si avvicinó preoccupato. « cosa c'è che non va? » Per quanto mi dispiacesse vederlo così triste, non potetti sopprimere un moto di rabbia « proprio in quel momento dovevi portarmi via! Proprio quando sto cin Lui! Sei onnisciente, sai che provo qualcosa per lui, eccome se lo sai. Eppure ogni volta che forse riesco a stare bene, che trovo qualcuno a cui piaccio ecco che arrivi tu a rompermi il caz... !» non mi fece continuare che mi azzittì mettendomi un dito sulle labbra . « Adesso paelo io » disse lui « e se mi prometti di non interrompermi levo la mano. » Annuii. Continuò « come io so che provi qualcosa per quel Octavian, so che provi qualcosa per me. E tu sai bene che mi piaci, mi piaci molto. Non sopporto vederti con altri, non sopporto vederti buttare la tua vita così. » Sospiró « Non sopporto vederti baciare un altro. Te l'avevo promesso lo so, ma non posso starti lontano. Hai distrutto ogni mio piano, quello di starti lontano. Sei così bella. » Colmai quel metro di distanza che ci separava e lo abbracciai più forte che potei. Le parole servivano poco e lo sapevo . L'unica cosa che volevo in quel momento era tenerlo vicino, il più possibile. Appoggiò la sua testa tra i miei capelli e inspiró. Sentii un brivido sulla mia schiena ma sapevo che non mi sarebbe bastato, e non sarebbe bastato neanche a lui. Spostai la testa per guardarlo in quegli occhi che mi facevano dimenticare il mondo, quegli occhi che mi sembravano così puri, sinceri. E feci una cosa della quale sapevo che mi sarei pentita. Lo baciai. Sapevo che era egoistico, che meno di due ore prima avevo baciato Octavian, ma lo feci. Ma appena poggiai le mie labbra sulle sue, capii che era tutto sbagliato. Mi sentivo male, vuota, accaldata e insensibile. Mi sentivo in imbarazzo, sembrava baciare mio fratello. Doveva averlo sentito anche lui che si staccó subito. Aveva gli occhi lucidi, come i miei alla fine. « Perché? » chiesi semplicemente. Mi piaceva, cazzo se mi piaceva, ma non capivo il senso di tutto ció. Mi rispose « é normale, sei il mio oracolo. Non possiamo avere relazioni. Ho una voglia matta di baciarti, ma quando lo faccio é come se baciassi mia madre, o Artemide. Idiota ! » Non so per quale motivo o per quale strana logica, ma ero sollevata da tutto questo. Questo sentimento mi portó ad un'altra decina di emozioni, concludendo il tutto con una bella e sana razione di senso di colpa. Mi sentii le lacrime agli occhi e neanche senza volerlo mi misi a piangere come non mai. Apollo mi abbracciò forte, sussurrandomi tra i capelli che sarebbe andato tutto bene e cose simili. Mi staccai da lui e gli chiesi come fare, e lui « troviamo un altro oracolo, io « si ma dove? » e infine lui « lo troveró » . Più mi trovavo con lui e più pensavo ad Octavian, mi sentivo ignobile ma era così. Decisi di andarmene via subito, baciai Apollo su una guancia e scappai letteralmente via. Prossima destinazione, Campo Giove.

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Capitolo 4
*** #4 ***


[ RACHEL ] Vorrei poter dire che me ne andai da casa di Apollo con grazia, camminando legiadra senza guardarmi indietro. Invece non fu così. Scappai, letteralmente. Corsi fino all'ascensore dell'Empire State Bulding, continuai a premere sul tasto 0 fino a sentire dolore alla mano, corsi fuori dalla porta senza salutare e mi tuffai nel primo taxi libero.Il tutto condito da sani capitomboli per terra e lacrime senza fine. Riuscii a dire al taxista la località del campo Giove quando scoppiai ancora a piangere. Sapevo che Apollo avrebbe potuto senza problema apparire al mio fianco, ma non lo desideravo, non in quel momento, non con quelle emozioni che mi attanagliavano fino allo stremo. Più ripensavo alla figura che avevo fatto, o di come avevo ferito Apollo, più mi sentivo peggio. Non posso dire di amarlo, questo é troppo, ma ci stavo vicino. Stessa cosa per Octavian, ma il mio sentimento per quel pazzo sventratore di orsacchiotti era privato di ore passate insieme, lacrime, confidenze e ferite. In poco tempo peró il dolore sordo e pulsante che sentivo sul petto si trasformò in ira. Pensava seriamente che portarmi un pó a casa sua avrebbe risolto tutto? Oppure baciarmi? Ero stanca di promesse vuote, o di piccoli contentini. Sapevamo entrambi che la situazione era delicata, un triangolo in piena regola. Continuai con questi pensieri ancora per qualche minuto, ma portare ira era una cosa molto stancante e senza preavviso mi addormentai. La situazione non migliorò di certo. Essere una mortale non aiutava con i sogni, erano sempre reali e vividi , ma a differenza di quelli dei semidei non prevedevano il futuro, ma erano sempre flashback. Nella mia mente cominciarono a susseguirsi immagini di me e Apollo, dal nostro primo incontro in poi, le prime uscite, i regali, le lettere, gli abbracci infiniti, fino a soffermarsi alla serata in cui tutto andó a rotoli.La sera del solstizio d'inverno. Era stata una giornata stupenda, bene al compito di matematica, complimenti dalla temutissima signorina Greene, insomma il paradiso. Arrivai nella mia camera dove trovai un enorme pacco regalo, con biglietto intonato. Tutto color oro sfavillante. Vidi la mia espressione illuminarsi, perché anche allora non avevo dubbi da chi era il regalo. Lo aprii e mi vidi ancora più estasiata, se possibile. Un abito alla greca, verde smeraldo, ricamato con dei fiori d'oro. Monospalla e lungo fino al pavimento, il tutto abbinato con orecchini e collana anch'essi color oro. La me dell'epoca era impaziente di aprire il biglietto, mentre io sapevo il disastro che sarebbe capitato. Ancor prima di aprire il biglietto sapevo cosa diceva. “ La signorina Dare é invitata dal sottoscritto, Apollo, ad assistere al solstizio d'inverno sull'Olimpo in qualità di Oracolo di Delfi. A seguire é invitata alla festa informale a casa mia. Con affetto, Apollo ♡” . Le scene che susseguirono furono devastanti per il mio cuore. Mi vidi preparare, truccare e sistemare i capelli, così che alla fine non mi riconoscevo neanche io. Mi sentivo strana ma non ci badavo, non se tutto questo era per Apollo. Quest'ultimo venne a prendermi con una limousine all'entrata della scuola, e mi trattava come una regina. A quanto pare peró quando nel sogno mi trovavo all'entrata dell'Olimpo cominciai ad agitarmi parecchio nel taxi, così che quel pover'uomo che guidava dovette svegliarmi. Anche se il sogno tecnicamente non era finito, sapevo cos'era successo. All'entrata della sala del trono olimpico si tiró indietro, non volle farmi vedere agli altri dei, disse che non era pronto a farmi conoscere a tutti loro, ma io lessi comunque le parole che erano rinaste nell'aria, e che nessuno aveva pronunciato. Si vergognava di me. Glielo leggevo negli occhi, nel modo in cui mi guardava. Non gli bastava il mio cambiamento radicale per quella sera, aveva paura, una paura matta. In quel momento però ero ancora accecata da lui, dal suo fascino, dall'amore che nutrivamo l'una per l'altro. Il dolore arrivó poi, portando con se notti insommi, lacrime, vomito e depressione. E con queste poi arrivó anche la mia decisione di lasciarlo. Sapevo poi come sarebbe andata a finire questa storia, con le sue promesse e la nostra riappacificazione , l'amore che piano piano ricresceva da parte di entrambi. Non potevo immaginare la vita senza di lui, e non posso tutt'ora. Avevo una voglia matta di baciarlo si nuovo, abbracciarlo e chiedergli scusa, dirgli che lui era tutto per me, che aveva rubato parte del mio cuore. Senza rendermene conto peró ero arrivata al campo Giove, pagai il taxi e mi avviai verso colui che si era impossessato della parte libera del mio cuore ,quella non occupata dal dio. Entrai nel campo e chiesi al primo semidio che mi capitó vicino dove si trovassero gli alloggi di Octavian.

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Capitolo 5
*** #5 ***


[OCTAVIAN] Arrivai al campo Giove dopo tre ore di viaggio, con una gomma bucata e un'orda di ventus alle calcagna. Sembrava che lo stesso Apollo mi avesse scatenato contro tutti gli esseri possibili ed immaginabili nell'arco di un kilometro. Molto maturo da parte sua mettere in atto una faida familiare. Più pensavo alla nostra situazione più mi veniva da ridere, in un triangolo con un lato divino mi sono andato a cacciare. Con un ultimo scatto entrai nel campo lasciandomi indietro tutti gli inseguitori e continuai a correre fino alla mia stanza semza guardare nessuno in faccia. Mi accorsi comunque che mi guardavano in modo strano, molto strano. Mi accorsi del motivo solo quando arrivai in camera mia. Sul letto c'era seduta Rachel. Indossava ancora la divisa della scuola, ma si era sciolta i capelli e il trucco era tutto sbavato sotto gli occhi e sugli zigomi, sommando a tutto questo i suoi occhi rossi e super gonfi, ne dedussi che aveva pianto. Soppressi la voglia irrefrenabile di abbracciarla e tossii per farmi notare. Alzó gli occhi su di me e fece per aprir bocca, ma prontamente la bloccai « cosa c'è? Apollo non era più di tuo gradimento e sei venuta a divertirti con me? » dissi cercando di mettere più odio possibile nella mia voce. Mi lanciò uno sguardo ferito, si alzò dal letto spazzolandosi le briciole sulla gonna e rispose « ho finito tutti i tuoi oreo, spero non ti dispiaccia ». Brutta stronza, caricai verso di lei, la placcai e la buttai sul letto. Con me sopra. La toccai su un fianco e iniziò a ridere senza controllo. Ecco, questa volpe soffre il solletico. Mi misi a cavalcioni su di lei e cominciai a farle il solletico, alzandola la camicietta. Alternavo il solletico con un po di riposo, per farle riprendere fiato e non rischiare di soffocarla. Dopo così tante suppliche e lacrime da appagarmi per una vita intera, la lascia andare e mi sdraiai vicino a lei, in silenzio. « non sei come ti avevano descritto. Cioè il pazzo manipolatore affamato di potere. Sei dolce lo sai? Perché fai tutto questo? » Non risposi. Non é che non risposi perché non volevo o cose simili. Non risposi perché non sapevo neanche io il motivo di tutto ció. Continuai a mantenere il silenzio, così contrastante e inappropriato dopo le risate giocose di Rachel . Avevo i suoi capelli che mi solleticavano il collo e le spalle, e contro ogni aspettativa era una cosa estremamente eccitante. Prima di formulare qualche altro pensiero e rendere la cosa ancora più imbarazzante, lei disse « Lo so, lo so del bacio. Ero cosciente » Un minuto di silenzio. Io « Perché non me lo hai detto? », lei « non lo so », e alla fine io « allora perché me lo sei venuta a dire? ». Toccó a lei stare in silenzio, abbassò la testa e le lacrime cominciarono a scendere lente sulle guance. Mi sentivo male per questo, era quasi mezzanotte e si vedeva che aveva passato una brutta giornata. Andai verso l'armadio, presi una maglietta e un paio di pantaloni del pigiama e glielo lanciai. «vai a lavarti e mettiti il pigiama, ne parliamo dopo una bella dormita, ok?» « e perché dovrei crederti? Sei tu quello che poche ore fa mi ha rapito e, udite udite, voleva uccidermi! » disse lei, piccata. « Vai e non farmici pensare due volte, anche se il letto é matrimoniale non mi piace dividerlo, con nessuno » dissi io, mentre mi levavo le scarpe. « io non voglio dormire con te, voglio parlare !». Praticamente Rachel stava ormai urlando. Mi levai la maglietta. Vidi il suo sguardo posarsi sul busto, che dopo un bel po di palestra sono riuscito a far sembrare meno ossuto. Diciamoci la verità, ero diventato un bel po più muscoloso. Ne andavo fiero, soprattutto dallo sguardo che aveva. Si morse il labbro. « devi sapere Rachel » esordii « che dopo le 11 di sera io non parlo, non mangio, non faccio niente. Voglio dormire, punto. Quindi se vuoi parlare devi aspettare domani mattina, e se vuoi dormire questo é l'unico letto libero. Decidi te. » Rachel mi guardò male, entrò nel bagno e dopo due minuti sentii il rumore della doccia. Mi misi un paio di pantaloncini da basket, visto che Rachel aveva il mio pigiama, e rimasi senza maglietta. Uscì dal bagno dopo 10 minuti, con il mio mega pigiama con i panda. Era troppo cucciolosa, seriamente. I capelli bagnati sembravano quasi scuri, ramati, e da bagnati erano più lisci, formando dei boccoli invece che i soliti ricci crespi da pazza. Mi misi a letto, girato verso il muro, e dopo pochi secondi sentii Rachel salire dalla sua parte. Fu difficile riuscire a prendere sonno, la sentivo così vicina, sentivo il suo respiro caldo che mi solleticava il collo. Quando stavo finalmente per addormentarmi, lei mi sussurró « non riesco a dormire, fa troppo freddo, mi abbracci? ». Lo disse così piano che quasi non lo sentii. Mi girai e vidi i suoi occhi verde smerarlo brillare nel buio, come avessero luce propria. Allargai impercettibilmente le braccia e lei ci si buttó dentro, appoggiando la testa sul mio petto. Intrecció le gambe con le mie e mi mise una mano sulla schiena. Affondai il viso nei suoi capelli, sentivo il suo odore forte, un misto di chanel e il mio shampoo. La sentii addormentarsi così poco a poco scivolai nel sonno anche io. Guarda a cosa mi sono ridotto a fare, il rimpiazzo di un dio. Quando stavo per perdere i sensi, sentii una voce che diceva « questa l'hai fatta grossa ragazzo, quello é il mio oracolo. ». Era una frase a malapena sussurrata, e non potei fare a meno di sorridere. Questa é guerra Apollo, farò di tutto per averla per me.

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Capitolo 6
*** #6 ***


[RACHEL] mi svegliai in un letto che non era mio, con un pigiama che non era mio e con un inusuale odore di caffé, bacon e biscotti che non era decisamente da me. Anche con le palpebre chiuse percepivo la luce nella stanza e sentivo in sottofondo il rumore della doccia che scrosciava. Mi ritornarono alla mente i ricordi della sera prima e sorrisi, ancora con gli occhi chiusi. Rimasi ancora per un po in quel modo e, anche se non sono una particolare dormigliona, cominciai a riprendere sonno. Nel frattempo però sentii anche che la doccia era stata spenta e aprii gli occhi. Nel momento in cui mi misi a sedere sul letto e iniziai a stiracchiarmi, dal bagno uscì Octavian. I capelli, di solito biondissimi, da bagnati avevano una sfumatura più castana ed erano sparati da tutte le parti, segno evidente che aveva tentato di asciugarseli con l'asciugamano. Si era messo un paio di bermuda di jeans, ma era a torso nudo. La pelle era chiarissima e le gocce d'acqua su quella brillavano,come piccoli diamanti. Per non parlare poi del fatto che aveva fatto molta palestra, e i risultati si vedevano. Mi ricomposi in fretta, anche perché la sera prima quando si era levato la maglietta avevo rischiato di sbavare, e il pericolo si ripeteva anche in quel momento. Lui mi sorrise e disse « buongiorno bella addormentata! Sono già le 10. » Per poco non caddi dal letto. « Oh mio dio! Io devo andare a scuola! Merda merda merda. Come faccio! ». Intanto che io scleravo senza tregua, lui rideva di gusto. Con le lacrime agli occhi mi disse « Ho chiamato io la scuola tranquilla, ho detto che stavi molto male e che tornerai tra una settimana ». Lo guardai riconoscente e chiesi « Cosa facciamo oggi? ». « Qui al campo Giove c'è un piccolo lago, ma molto bello, dove sfocia il piccolo tevere. Mi andava di fare un bagno, non so te » e sorrise ammiccando. Lo guardai interdetta « eh no caro, prima dobbiamo parlare del discorso di ieri » . Arrossii, perché non era mai stata mia consuetudine parlare così direttamente, per lo meno su questi argomenti, ma volevo farlo. Volevo sapere. Lui rispose che al momento voleva fare il bagno e che ne avremmo parlato dopo. Inoltre aggiunse che aveva praparato la colazione e mi aveva preso un costume. Sbuffai spazientita e andai in bagno senza mangiare niente, anche se l'odore che aleggiava nella stanza era veramente molto invitante. Il costume consisteva in un due pezzi a fascia blu elettrico, veramente molto molto bello. Aveva anche azzeccato la taglia. Mi appoggiai sopra la camicietta della divisa e uscii. Intanto Octavian si era spazzolato tutta la mia pseudo colazione, quindi senza indugio ci incamminammo verso il lago. Mi girai verso Octavian, e lui mi sorrise e mi prese la mano. Andammo avanti ancora per un po così ma, quando incontrammo le prime persone per strada, cercai di levare la mia mano dalla sua. Non perché non volevo farmi vedere dagli altri con lui, tutt'altro, ma non volevo fargli fare brutta figura. Il ragazzo però mi strinse ancora di più. Il mio cuore fece una capriola. Apollo non mi aveva voluta portare da nessuna parte, non così, non da ragazzo e ragazza, ma sempre da dio e oracolo. Mi diceva sempre che ci teneva a me, ma non lo dimostrava mai come volevo io. Invece Octavian faceva il contrario, non mi aveva mai detto niente a riguardo, ma mi trattava come se fossi la sua ragazza. Notò che mi ero irriggidita e mi guardò con uno sguardo quasi ferito. A quel punto toccó a me sorridergli e lo abbracciai. Mi strinse forte, ma solo in quel momento mi resi conto che eravamo in mezzo alla strada, bloccavamo il traffico e tanta gente ci guardava. Gli sussurrai all'orecchio « ehi ragazzo, hai una reputazione da difendere, no?! » e mi staccai, camminando come prima. Riprese la sua camminata arrogante, ma il suo sorriso era dolce. Arrivammo al lago prima che io fossi pronta a lasciare la sua mano. Passammo una mattinata bellissima. L'acqua era limpidissima e fresca, e ci divertivamo, lui si tuffava dagli scogli mentre io nuotavo e ridevo come una matta quando atterrava di pancia o di schiena. Diciamo che i tuffi non erano il suo forte. Dopo due ore di tuffi e risate eravamo distrutti e ci sdraiammo sulla sabbia. Rimanemmo un po in silenzio, quasi imbarazzati, perché entrambi sapevamo cosa ci aspettava. « penso che ora mi tocchi rispondere a tutte le tue domande» disse lui « ma adesso lasciami parlare. ». Fece un respiro profondo. « tu ti chiedi perché io ti abbia baciata quella sera, sul pullmino. Non potevo risponderti fino poco tempo fa, perché non lo sapevo neanche io. Eri così bella in quel momento che pensai che un bacio non avrebbe fatto niente. Mi sbagliavo. Da quella sera i miei sentimenti cominciarono a mutare pian piano, anche contro la mia volontà. Come si può amare una persona che é tutto quello che tu avresti potuto essere? Non lo so. Ma ti amo Rachel, lo so che é presto per dirlo e magari non sono corrisposto, ma ormai è irrimediabile. Ti amo. E volevo dirtelo adesso, dopo una giornata così perfetta, così che, se scapperai, avrai un bel ricordo di me, e io ti ricorderó come sei adesso. E non sei mai stata così bella. » . Piangevo. Non perché ero triste, o felice, ma perché questo era quello che avevo sempre desiderato sentirmelo dire da Apollo. Ma non l'aveva mai fatto. Non si può rispondere a una dichiarazione del genere, rischieresti solo per non esprimere quello che pensi. Così lo baciai. E fu tutto perfetto.

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Capitolo 7
*** #7 ***


[RACHEL] Quello poteva essere il miglior momento della mia vita, il mio primo vero bacio dopo esser diventata oracolo, se solo un dio lunatico non si fosse messo in mezzo. Improvvisamente sentii uno spostamento d'aria e non percepivo più la pressione delle labbra di Octavian sulle mie. Aprii gli occhi e invece di trovarmi davanti gli occhi azzurri di Octavian, trovai altri due occhi, altrettanto belli, del mio dio preferito, Apollo. Trattenni a stento un grido di sorpresa, in altri casi sarei stata felice di vederlo,lo ammetto, ma prima di tutto aveva rovinato ( per la seconda volta! ) un "colloquio" con Octavian, e già questo mi faceva alterare alquanto, ma soprattutto perché era arrabbiato, anzi furioso. I suoi occhi brillavano come sa al suo interno scoppiassero tanti, piccoli soli, non aveva più suo sorriso giocoso che tanto amavo e la sua mascella era in tensione. « Ti rendi conto che ti ho beccata ben due volte a baciare un ragazzo! Ho dovuto far appello a tutta la mia forza interiore per non farti impazzire come May Castellan! Te la ricordi vero !? Bene. Stavi per diventare come lei ragazza! Mi sarebbe toccato per un altro secolo, come oracolo, avere una mummia! » Apollo stava dando in escandescenze. Continuó con questa storia per un'altra mezz'ora. Alla fine mi disse, con fare disgustato «Io stavo qua, a cercare una soluzione per il nostro rapporto, mentre tu stavi facendo la troietta con Octavian ». Allora non ce la feci più. Scoppiai a piangere. Apollo mi conosceva bene e sapeva quanto odiassi piangere. Non piangevo mai davanti ad altre persone, e in una settimana era già successo altre volte. I suoi occhi si spensero, letteralmente, e cominció a inondarmi di scuse, a dire che non era in lui e cose simili. Più lui faceva così, più io piangevo. Sentivo parte del mio cuore sgretolarsi e io non ci potevo far niente, perché sapevo che lo avevo perso, che avevo perso Apollo. Come se mi avesse letto nella mente, lui mi disse « Tu non mi hai perso Rachel, io sono ancora innamorato di te, così come lo ero anni fa. Quella che ha mutato i sentimenti nei miei confronti sei stata tu. » Sospiró e continuò a parlare « Ti trovi ad un bivio e devi decidere. Sia io che Octavian vogliamo che tu faccia una scelta. Ne abbiamo parlato sai, mentre dormivi. Domani ci incontreremo al Central Park e tu ci dirai quale é stata la tua decisione. » Mi stavo sentendo male. Il solo pensiero di una scelta così mi faceva rabbrividire. Apollo riprese a parlare « so che come scelta é un po anticipata, volevamo tutti aspettare ancora e vedere come si sarebbe aggiustata la situazione. Ma visto che Octavian ti ha già detto quello che prova, penso sia il momento giusto. Devi sapere che, se tu scegliessi me, avresti un dono. L'immortalità. I nostri figli saranno dei e tu staresti per sempre al mio fianco. A te la scelta. » Ero senza fiato. Mi guardava con uni sguardo colpevole e ferito, forse dal fatto che non parlavo, non piangevo, non facevo più niente. Mi sentivo svuotata e un senso d'ansia mi opprimeva al petto. Sapevo della decisione che dovevo prendere, io amavo entrambi. Mi toccava solo decidere chi amavo di più, con chi passare la mia vita, mortale o immortale che sia. Mi asciugai gli occhi e mi schiarii la voce, poi dissi « voglio andare a casa ». Apollo mi chiese se voleva che mi ci accompagnasse lui e io risposi solo che volevo stare da sola. Chiusi gli occhi e poco dopo mi ritrovai nella mia camera al campo mezzosangue. « prima di andarmene voglio dirti una cosa » mi disse il dio « che tu scelga o no me, domani sera c'è una festa sull'Olimpo, e voglio che tu venga con me. Basta promesse vuote, volevi che ti presentassi a tutti? Lo farò. » Mi girai e lui già non c'era più. Ma ancor prima di andare a letto, ancor prima di pensare ai pro e ai contro, sapevo cosa avrei deciso, e sapevo che sarebbe stata la cosa giusta.

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Capitolo 8
*** #8 ***


[RACHEL ] Mi svegliai con la sensazione che un macigno premesse sul mio petto, all'inizio non capii il perché, ma poi vidi sulla sedia il costume regalatomi da Octavian, e tutti i tasselli tornarono al suo posto. Vicino al costume però c'era un pacco color oro, che assomigliava in maniera inquietante al pacco che mi diede Apollo tempo fa per il solstizio d'inverno. Aprii il pacco ed eccolo la, la mia tunica greca verde smeraldo ed oro, quella che mi ero messa anni orsono e che avevo gettato via. Mi vestii in fretta e mi diressi dubito verso l'entrata principale del Central Park, dove avevamo appuntamento. Più ripensavo alla nostra situazione, più ridevo da sola. Tanto valeva che facessero un duello all'ultimo sangue, o icore, per me. I ragazzi, sono tutti stupidi. Mi feci lasciare dal taxi un po prima perché volevo camminare un po e schiarirmi le idee. Non feci neanche due passi che mi sentii chiamare da dietro, mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con Octavian. « sono sceso prima dal taxi, non volevo farti fare tutta questa strada da sola » mi disse lui, sorridendo. Il suo sorriso... Mi imposi di mantenere la calma, e gli dissi « volevo fare una camminata da sola, sai per pensare. Ma a quanto pare non é possibile , andiamo insieme? ». Sembrava un bimbo la mattina di Natale, super eccitato. Aggiunse poi « conosco una strada in mezzo al parco molto suggestiva, la facevo sempre con Reyna per accorciare, scavalchiamo? ». La rete era molto bassa, quindi non ci volle molto che ci incamminammo in silenzio dentro al parco. Continuammo a stare in silenzio, non avevamo niente da dirci al momento. Improvvisamente sentimmo una risata e il rumore di una bottiglia che si rompeva. Eravamo nel mezzo del bosco e per il momento non si vedeva anima viva. Dopo qualche metro ci fu un altro rumore, ci girammo e vedemmo un gruppo di ragazzi visibilmente fatti e ubriachi che si stavano passando qualcosa che alla fine sniffavano. Intorno a loro c'erano mozziconi di sigarette e bottiglie vuote di vodka ,lacune rotte .Mi immobilizzai ma, per nostra sfortuna, ci videro. Erano decisamente confusi ma quello che di loro sembrava il capo parló « guarda i due piccioncini, si stanno divertendo... divertiamoci anche noi » Così mentre due ragazzi tenevano fermo Octavian, lui venne da me, mi blocco con il suo corpo contro un albero e cominció a risalire con le mani sotto la canottiera, dicendomi cose orribili. Mi misi ad urlare, sperando che così qualcuno mi sentisse e venisse in nostro aiuto. Octavian intanto si liberó dai due ragazzi e venne verso di me, mi staccó il ragazzo da dosso e lo buttó per terra. Gli saltò sopra e cominciò a prenderlo a pugni, ma il tizio era più grosso di lui e poco dopo mise Octavian sotto. Intanto gli altri due ragazzi erano scappati. Il delinquente tiró fuori un coltello che aveva in tasca e tentó di accoltellarlo. Octavian respingeva i colpi con una bottiglia vuota ma era già sudato e si vedeva che non ce l'avrebbe fatta ancora per molto. Frugai nella sacca alla ricerca di qualcosa e trovai la mia famigerata spazzola blu. La lanciai e presi il ragazzo sul collo che cadde e poco dopo svenne. Corsi verso Octavian, lo aiutai a tirarsi su e lo abbracciai con tutta la forza. Mi staccai e aprii gli occhi, giusto in tempo per vedere un altro compagno del tizio svenuto accoltellare Octavian e scappare. Rimasi pietrificata. Era una uqestione di secondi. Octavian cadde ai miei piedi in un lago di sangue. Mi inginocchiai vicino a lui e vidi che era stato preso sullo stomaco e che, se fosse venuto subito qualcuno, sarebbe sopravvissuto. Cercai un telefono ,ma Octavian mi chiamò « ti prego, rimani vicino a me ». « non se ne parla » gli risposi « vado a chiamare qualcuno, ti salvano, dai! ». Scosse la testa e disse « non servirebbe a niente, io l'ho fatto per te. Non avresti mai scelto, saresti sempre stata male senza l'altro. Ti ho semplificato la decisione. » Un pensiero, seppur improbabile, mi passó per la testa. « tu lo sapevi, tu sapevi che sarebbe successo! » Annuì e io sentivo le lacrime bruciarmi gli occhi. Lui mi disse « Rachel ,promettimi che sarai felice, che sarai sempre te stessa. Non fare come me, che mi rendevo insopportabile solo per salvarmi dalle persone, dal loeo affetto o compatimento. Non é questa la soluzione. Promettimelo. Ti amo e ti amerò sempre ricordatelo.» Ormai piangevo. Piano piano vidi gli occhi che tanto amavo di Octavian spegnersi e io mi avvicianai e gli sussurrai all'orecchio « Octavian, io ti amo. Oggi avrei scelto te.». Con le ultime forze che gli rimanevano sorrise e disse « scelta sbagliata allora, ci rivedremo all'Elisio ». E mi lasció. Urlai e piansi dalla disperazione fino a sentirmi la testa pulsare e stare senza voce. Chiamai Apollo, che si materializzò li poco dopo. Quando gli raccontai tutto cominció a piangere anche lui. Le sue lacrime, ogni volta che toccavano terra, facevano bruciare un cerchietto d'erba. Si avvicinò a lui e chiuse gli occhi, poi disse « Rachel, il pugnale era avvelenato. Per una ferita dullo stomaco non sarebbe morto così in fretta. Qualcuno lo voleva morto ». Per poco svenni. Chi voleva così male a un ragazzo del genere? Poi mi ricordai. Lui aveva tantissimi nemici, lui non era con la gente il solito dolce ragazzo che era con me. Mi disperai ancora di più e Apollo mi abbracció, e gli bagnai la maglietta di lacrime fino a quando ero distrutta. Quando mi staccai, vidi che era furioso. « troveró chi ha voluto la sua morte » mi disse « te lo prometto ». Scossi la testa. « sono stufa di promesse vuote ». Lui allora mi disse « la sua anima é già negli inferi, ma posso fare questo ». Chiuse gli occhi e si concentró. Poco dopo il corpo di Octavian cominció a diventare una polverina dorata e si levó verso il cielo. « ho preso spunto da mia sorella, Artemide. Stanotte vicino alla costellazione della Cacciatrice, ci sarà la costellazione dell'augure ,in onore di Octavian, per ricordare a tutti chi era e chi é. » Annuii, mesta. Poi lo presi per mano e dissi « andiamo, dobbiamo avvertire tutti ». Lui mi abbracció di nuovo e mi bació. Mi staccai e lo guardai negli occhi « starai con me?» gli chiesi. « sempre »

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Capitolo 9
*** Epilogo ***


30 anni dopo [OCTAVIAN] Camminavo da un bel po nei campi Elisi, aspettando la mia desiderata , e al contempo odiata, visita giornaliera. Da parte di chi? Afrodite. Non ebbi neanche il tempo di pensarci troppo che apparte davanti a me in una nuvola di profumo firmato. « Hai fatto tardi oggi » esordii. Detestavo quando la dovevo aspettare più del solito. Liquidó l'accusa con un gesto della mano, e disse « Ti annoi tanto qui é... ». Certo essere morti non era un granchè, ma avevo la compagnia di Piper e Leo, con i quali ero diventato un ottimo amico. Per non parlare di tutti i semidei romani morti durante la guerra con Gea, erano tutti stupiti del mio cambiamento. Inutile dire che era dovuto a una sola persona, colei alla quale pensavo tutti i giorni dalla mia morte ad adesso. Afrodite mi sorrise e mi prese la mano. Mi trovai immediatamente catapultato nella casa di Apollo, dove però dentro ,come al solito, c'era solo Rachel. Aveva da poco partorito il suo bambino ed era più bella che mai. Rivederla mi faceva sempre male, ma ero felice. Come ero felice trent'anni fa quando Afrodite mi aveva fatto la proposta di rivederla tutti i giorni, fino all'eternità. Avevo accettato. Così avevo vissuto con lei il suo amore, il suo matrimonio, suo figlio e la sua immortalità. Apollo entró in casa, raggiante. Cioè letteralmente, brillava. Rachel corse da lui e lo abbracció, poi disse « Devo pensare che tu abbia buone notizie! ». Apollo annuì « Sono riuscito a convincere Zeus, nostro figlio potrà decidere, appena raggiunta la maggiore età, di essere immortale anche lui. Abbiamo anche deciso che potrà anche decidere che tipo di dio potrà diventare » disse ridendo. Anche Rachel sorrise, e chiese « io che dea diventeró? Vorrei essere quella delle spazzole » disse ridendo. Anche Apollo rise, e poi disse « ti ho nominata come dea degli oracoli e degli auguri ». Improvvisamente divennero seri, sapevo che stavano pensando a me. Non avevano trovato chi mi voleva morto, e questa cosa li tormentava. I pensiero cupi furono interrotti da un vagito e poi un pianto d'aquila proveniente dalla stanza accanto. Si precipitarono e Rachel prese in braccio il bimbo appena nato dai capelli rossi e gli occhi chiari, come quelli del padre. Rachel lo guardò come se fosse la cosa più bella del mondo e disse « miei dei, é stupendo ». Anche Apollo sorrise, e disse « sentito Octavian? Tua madre ti trova bello »

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