Green eyes in blu sky

di Sheloveheridols
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chap. 1 ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 3. ***
Capitolo 5: *** 4. ***
Capitolo 6: *** 5. ***
Capitolo 7: *** 6. ***
Capitolo 8: *** 7. ***
Capitolo 9: *** 8. ***
Capitolo 10: *** 9. ***
Capitolo 11: *** 10. ***
Capitolo 12: *** 11. ***
Capitolo 13: *** 12. ***
Capitolo 14: *** 13. ***



Capitolo 1
*** Chap. 1 ***


20 Agosto, 1996, Manatthan beach, California.
 
"Non posso più restare, papà. Mia figlia ha bisogno di pace e tranquillità, deve crescere serenamente come tutti i bambini della sua età, e probabilmente, sono ancora in tempo per darle qualcosa di meglio. Non può restare qui, ventiquattro ore su ventiquattro, sette dannatissimi giorni su sette, su di uno chalet a guardare la madre lavorare, il padre fare affari e gli altri bambini, come giusto che sia alla loro età, giocare. Andremo in città, staccheremo un pò la spina da questo posto. Lei avrà l'istruzione esattamente come l'ha avuta suo padre e quando vorrà tornerà, ma per ora la terrò con me.''
''Figlia mia, non ti sembra che dobbiate superare tutte queste incomprensioni? E' tuo marito, il padre della tua bambina, e anche se magari da parte sua non c'è poi chissà cosa rispetto a prima, avete una bambina che ha bisogno di voi. Non puoi portare Ana in città, è troppo rischioso! Siete cresciute entrambe su questa spiaggia e probabilmente lasciarla per lei sarà un trauma. Sai che differenza c'è dal paesaggio di mare alla città? Lo sai vero?''-disse mio papà, cercando una risposta sul mio viso, ma tutto quello che davo a dimostrare era che volevo portarla via e che non mi avrebbe fatto cambiare idea facilmente come aveva sempre fatto prima.
"D'accordo papà, ascolta. Cosa pensi che concludo facendola rimanere qui? Non avrà futuro,ne felicità. Ha bisogno di studiare, di farsi poi con le sue mani il suo futuro! Non posso impedirle di essere felice, ed ora che è ancora una bambina, posso abituarla al modo di vivere e di pensare che c'è in città! Se poi lei tornerà alle sue origini sarà un'altra cosa, ma per ora voglio decide per lei cosa è meglio che faccia. Mia figlia, perchè tanto ormai poco importa al padre, crescerà in città. Ho raccolto l'incasso negli ultimi due mesi, e basterà per iniziare a trovare casa in città. Ti prego di rispettare la mia scelta, perchè ci tengo che abbia un futuro migliore del mio".
"Hai idea a cosa andrai incontro? Ne hai la più pallida idea? Ovvio che non ce l'hai"-chiese scuotendo il capo e  stringendo le labbra in una linea dura, come per disapprovare la mia scelta.
"Non dirai nulla, vero? Per favore, se non vuoi crede me, la mia esasperazione per quell'uomo, credi alla tua nipotina che ogni giorno siede accanto a te e guarda gli altri come se cercasse una via di fuga. Per favore, papà"-sussurrai con voce spezzata dalle lacrime che minacciavano di farmi  colare a picco-"Per favore"- sussurrai nuovamente.
"Quando andrai via?".
"Donmattina, all'alba. Sono sicura che lui non ci sarà e che sarà già andato al largo in barca. Ha un'appuntamento con il signor Miller e credo non ci saranno problemi, dato che ogni volta che vanno a largo ci rimangono per un'intera giornata."
"E se domani salta tutto, o tornano prima, io cosa gli dico?''-chiese palesemente frustrato a quell'orribile idea.
"Digli che non mi hai trovata al tuo rientro con zio Jim. Se proprio devo, domani prima di andare controllerò effettivamente che non ci sia nessuno, e se nel caso saltasse tutto ci riproverò fin quando non andrò via"-aggiunsi facendo spallucce.
"Cocciuta come un mulo sei, proprio come lo era tua madre"-disse desolato, e sinceramente, non so se per il pensiero della mamma o per il fatto che io abbia preso da lei.
"Grazie papà, ti voglio bene. Pensa solo che tua nipote avrà il meglio e non tutto quello che abbiamo avuto noi, ma un qualcosa di meglio"-dissi abbracciata a lui, mentre ricambiando, mi strofinava la schiena per confortarmi.
"Sta attenta Hannah, sta attenta per favore. Hai una bambina, hai due grandi responsabilità. Ti voglio bene anch'io, e sai che quando vorrai tornare, questa è casa tua da sempre."
"Si, grazie mille papà"-dissi sospirando, tra le sue braccia accoglienti.

Non chiusi occhio per niente quella notte, neanche per rilassarmi. Rimasi sveglia per sentire che andava via per darmela a gambe con Ana, e così quando fu, mi alzai dal letto controllando che fosse davvero andato via, e preparai il tutto per andare. Preparai le valigie, con cautela presi Ana tra le braccia, la cambiai, e proprio mentre finì di metterle un sandalo si svegliò, guardandomi con aria di chi non aveva capito nulla ma che voleva tanto sapere cosa stava accadendo. Si strofinò gli occhi, sbadigliò e mi guardò, mentre io non potevo fare altro che sorriderle.

"Tesoro, scusa se ti ho svegliata ma dobbiamo andare"-dissi facendola scendere dal letto su cui l'avevo poggiata prima per metterle i sandali.
"Dove andiamo?"-chiese assonnata.
"Andiamo dove potrai giocare con gli altri bimbi, e dove la mamma potrà lavorare mentre tu studierai"-risposi prima di una lunga pausa-"Aspettami qui, vado a prepararmi e andiamo, d'accordo? Non muoverti Ana, stai buona qui"-le raccomandai puntandole il dito per sembrare il più seria possibile, ma niente, lei sorrise e annuì nonostante l'aria assonnata che aveva stampata addosso.

Mi lavai, mi cambiai e alla fine mi pettinai lasciando i capelli raccolti in una treccia a spina di pesce. Andai in camera, presi per mano Ana, presi il cellulare, le giacche, i soldi, lasciai le chiavi sul comodino e poi finalmente varcammo la soglia di casa, dopo aver preso il peluche che avevano regalato mio padre e Jack ad Ana. Avanzammo sulla spiaggia a piedi nudi, senza scarpe per raggiungere il più infretta possibile e il più facile possibile la strada. Teneva stretto a sè il peluche in un a mano, mentre con l'altra mi teneva la mano. Invece io avevo un borsone ed una valigia su di un braccio e con l'altro braccio tenevo una borsa e con la mano dello stesso le tenevo minuscola e delicata mano. Non avevo lasciato nulla di mio, o di Ana. Non volevo lasciare niente di me, della bambina, perchè non volevo che io e mia figlia fossimo ancora ancorate ad un'intera infanzia, forse lei una mezza infanzia, su quello chalet e su quella spiaggia. Con tutto l'amore per il mare, la sua brezza, il suo profumo e la sua freschezza, dovevo dare a mia figlia la possibilità che non avevo avuto io. Ana, doveva studiare e affrontare le problematiche della città, così da poter fare una vita degna del suo cognome. Evans, Anastasia Evans.
 

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Capitolo 2
*** 1. ***


Arrancai sulla strada con la bambina, con l'intenzione sputata di chiedere un passaggio ad un perfetto estraneo pur di non rimanere un'altro istante di più in quel posto. Sistemai le valigie sul marciapiede, mi sedetti su di esse con Ana che ancora era tormentata dal sonno. Si mise con il capo sulle mie ginocchia, in attesa, come me, di qualcuno che ci offrisse un passaggio. La capivo benissimo perchè anch'io stavo per averne a meno delle forze, e poi era una bambina, ed era abbastanza sveglia per quello che avrebbe dovuto essere in quella mattinata. Svegliarsi all'alba, percorrere un chilometro di spiaggia a piedi, con la sabbia che ci appesantiva il passo e le valigie piene zeppe di vestiti che avevamo caricato in spalla, che, mi correggo, avevo caricato in spalla! L'unica cosa che era nostro vantaggio era il venticello fresco di prima mattina. Ti passava sulla pelle come se ti stesse per prendere in braccio per farti volare, che meraviglia! Ma non potevo godermi nulla. Ne l'alba, ne il venticello fresco, ne il profumo del mare, che tra l'altro, stavo per non rivedere più per chissà quanto tempo. Stavo rimuginando su quanto accaduto, mi stavo preparando anche mentalmente e fisicamente ad affrontare tutte le spese una volta fatto l'arrivo in città. Avrei dovuto occuparmi di Ana, avrei dovuto trovare lavoro per mantenerci, avrei dovuto cercare un posto dove stare il prima possibile soprattutto, perchè non avevo un migliaia di euro, avevo abbastanza da poter mangiare, alloggiare e spostarmi per una settimana, e non mi sembrava così tanto un'ottimo inizio.

"Vi serve un passaggio?"-chiese una signora di mezz'età, accostando col braccio pendente sullo sportello- col finestrino praticamente tutto aperto- con un sorriso umile stampato in viso dal quale trasparivano delle piccole rughe ai lati degli occhi verde cristallo.
"Lei va in città?"-chiesi alzandomi senza perder tempo, prendendo in braccio Ana che ancora stentava a rimanere ad occhi aperti.
"Certo"-rispose guardandomi incuriosita, come se stesse capendo per quale motivo ero così evasiva.
"Allora credo che ci possa servire il suo passaggio. Che fà, mi apre?"-chiesi sorridendo.
"Le dò un'aiuto"-sogghignò scendendo dalla vettura, venendomi incontro.

Aprì il cofano, e mentre io posavo Ana sul sedile posteriore allacciandole la cintura, mise tutte le valigie al loro posto. Chiusi lo sportello posteriore, mi guardai alle spalle per accertare che non mancasse nulla, ed alla fine entrai nella vettura, tirando un respiro di sollievo. La gentile signora di mezz'età, tornò alla guida e solo in quel momento tanto atteso potè dire di aver lasciato il passato alle spalle. La deiliziosa signora era un pò taciturna alla guida, quindi, per spaccare il momento di tensione iniziai a presentarmi.

"Salve, non ci siamo presentate. Io sono Hannah"-dissi accontentandomi di sorriderle, perchè era alla guida.
"Salve Hannah, io sono Saphana. E' da tanto che siete entrambe sul ciglio della strada ad aspettare una buon'anima passare?"-rispose e chiese sorridendomi gentilmente, senza perdere d'occhio la strada.
"Non molto, ma Ana si stava annoiando, vero tesoro?"-chiesi ridendo, e rivolgendo uno sguardo furtivo ad Ana, che era incantata dalla strada ma che annuì spontaneamente.
"E' molto tranquilla, quanti anni ha?"-indagò Saphana, guardandola di sfuggita dallo specchietto retrovisore.
"Ha cinque anni, e si, molto tranquilla"-risposi.
"E' davvero incantevole, complimenti"-replicò affascinata.
"Grazie"-ridacchiai.
 
Parlammo un pò in generale, anche della sua vita, come fanno tutti quelli della sua età, e poi passammo anche a raccontarne un pezzo della mia. Senza entrare troppo nei dettagli, naturalmente e senza raccontare gli ultimi fatti. 

"Se posso sapere, come mai era di passaggio così presto?"-chiesi.
"Ma certo che puoi. Ogni fine settimana vado dai miei figli che hanno una piccola casa in fondo alla costa, non molto distante da dov'eri. Torno sempre presto e riesco a tornare presto, perchè ho mucchi di lavori e scartoffie da mettere a posto nel suo ufficio, e dato mio marito è perennemente arrabbiato con me per questo e si organizza sempre prima di me con i suoi colleghi per andare a pesca, torno a casa prima di lui per non sentirmi le lamentele, anche se potrebbe benissimo pescare qui, ma è dell'opinione che sono troppo invadente e che ormai hanno una famiglia loro, ed io non c'entro, non c'è spazio per una vecchia rimbambita. Ma ti assicuro che tutto sono fuorchè rimbambita"-rise.
"Oh, capisco. Ma magari avessi io una madre presente come lei per i suoi figli"-risposi cantilenando.
"Da quello che mi hai detto, loro sono molto fortunati. Ma forse potresti dargli una bella sciacquata di mente, a quel vecchio rottame di mio marito".
"Forse chissà, non tutti si lasciano commuovere da un'infazia come la mia"-risposi sorridendo tristemente.
"Ma tutto questo ti ha reso più forte, quindi una cosa positiva c'è eccome!".
"Già ma nulla è paragonabile all'affetto di una madre"-risposi guardandomi le mani.
"Devi essere davvero tanto forte".
"Lo sono".

Sorrise, e rimanemmo per un pò, un bel pò nel silenzio, ascoltando il lieve rumore del motore. 

"Allora, dove vi porto?"-chiese prima di svoltare, mettendo la freccia.
"Non so ancora dove cercare un alloggio per poco, quindi mi suggerisca lei che è esperta del posto, per favore".
"Smettila di darmi del lei, mi fai sentire ancora più vecchia di quello che sono"-sogghignò.
"Mi scu..scusami"-risi.
"Ho proprio bisogno di un occupante per un mini appartamento nel seminterrato di mia proprietà a due passi da casa mia, ed avrei anche bisogno di una domestica, ti andrebbe?"-chiese.
"E' interessante come inizio, accetto il lavoro e la ringrazio, ma ho poco con me, giusto qualcosa per mangiare e dormire in un piccolo locale, ma non per affittare un seminterrato!"-risposi.
"Allora ti detto una condizione:per questo mese resterai nel mio seminterrato, non in ottime condizioni ti avverto, e non vedrai nulla, ma avrai già i tuoi soldi, mentre dal mese successivo potrai benissimo pagarmi l'affitto perchè saranno la metà dei soldi che ti darò per l'affitto e le spese per l'alloggio, tutto chiaro?" .
"Si abbastanza chiaro, grazie mille del pensiero"-risposi entusiasta-"Hai sentito Ana? Abbiamo già trovato metà delle cose che ci servono!".
"Avrò amichetti?"-chiese sorridendo.
"Certo amore, ci saranno tanti bambini come te, andremo tutti i giorni al parco e giocherai con loro"-risposi guardandola, sorridendo.
"Davvero?"-chiese incredula.
"Davvero Ana, davvero"-dissi sorridendole.

La signora Saphana era stata dall'inizio molto gentile, e continuava ad esserlo. Quando arrivammo in città, e quando svoltammo nel seminterrato, ci aiutò con le valigie e poi ci aiutò anche a dare una sistematina alla casa. Da subito ci sentimmo abbastanza a nostro agio, e ci sistemammo come meglio potemmo. Nel pomeriggio, uscimmo a comprare da mangiare. Avevamo una sitemazione, stavamo per prendere da mangiare, ci mancavo soltanto un lavoro per me, ed un campo estivo, per ora, per Ana. Forse ammetto di aver esagerato ad accettare anche la casa, oltre che al passaggio della signora Saphana, ma mettendosi nei miei panni, l'avrebbero fatto tutti. Non stavo approfittando della bontà della signora Saphana, perchè lavoravo per lei per alcune ore al giorno mentre in cambio lei mi dava l'opportunità di stare nel suo seminterrato quindi, mi guadagnavo tutto, ma non avevo mai visto nessuno di tanto gentile come lei, e quindi questo mi spaventava un pò. Ma ci avrei fatto l'abitudine, anzi ci avremmo fatto l'abitudine io ed Ana, perchè la città è tutt'altra cosa. La città è tutte possibilità.

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Capitolo 3
*** 2. ***


 10 Settembre, Los Angeles, California.

Passarono tre settimane. Eravamo ancora eccitate all'idea e alla realtà di stare in una città in cui neanche un secondo le persone si fermavano;era una città chiassosa, viva, ed era questo che a noi piaceva, il rombo dei motori, i clacson, la gente nei parchi, nei negozi. Era tutto così irreale che sembrava quasi esplodere, la "bolla" in cui eravamo. Personalmente, pensavo e temevo che tutta questa calma era una sorta di calma apparente, ma cercavo tuttavia di convincermi di non essere tanto pessimista. Le cose stavano andando bene, finalmente. Ana aveva stretto amicizia con un bambino davvero carino e simpatico, Tyler. Era nella scala B, quella di fianco alla nostra. Il pomeriggio stavano prendendo abitudine di bussarsi e di scendere insieme nel nostro parco, con gli altri bambini. Era tutto serrato, non c'era pericolo che qualcuno di loro uscisse e andasse sotto una macchina, anzi, era molto sicuro e c'erano delle attrazioni. Era un parco, con una ventina di alberi e almeno sette giostre diverse, oltre sei cavalli con la molla, che li faceva davvero divertire. Insomma, Ana era davvero felice di stare qui, ed io non ero da meno. Avevo conosciuto la madre di Tyler, Jade una giovane donna sulla trentina, ragazza madre. Ogni mattina veniva puntualmente alle dieci con Tyler per andare tutti insieme in giro per la città, fino a quando non dovevamo rientrare per pranzare. La signora Saphana mi aveva dato un'orario giusto per lavorare. Non i soliti orari da strapazzo come le nove, o addirittura le sette. Mi aveva concesso di andare alle tre del pomeriggio cosicchè lei ed il marito, il signor Travis che conobbi da subito, facessero tutto con calma e si prendessero tutto il tempo di fare le loro cose, come prendere le medicine ad ogni orario prima del pomeriggio senza domestiche per casa. Accettai volentieri gli orari della signora Saphana, ma è vero anche che tornavo alle sei del pomeriggio, ed in queste tre ore dovevo darmi da fare a pulire tutta la casa, che era umilmente grande. Per fortuna erano soltanto quattro giorni alla settimana! Pagavano bene, anzi molto generosamente bene. Ogni settimana, di cui solo quattro giorni al lavoro, mi pagavano fior di quattrini per sole tre ore. Ce la facevo a pagarmi l'affitto con una settimana di paga! Fortunatamente la sera, i bambini andavano in camera di Tyler a guardare i cartoni, ed io e Jade, discutevamo del più e del meno. Capitava anche che uscissimo con degli amici di Jade, però. La casa di Jade era simile alla mia. Aveva un solo bagno, la cucina, un piccolo spazio all' ingresso -arredato con divani e tavolini bassi, con di fronte la tv- e poi c'erano due camere piccole, una matrimoniale e l'altra singola. Io ed Ana dormivamo in quella matrimoniale e quindi raramente si entrava nella singola. Era umile, piccola, ma capiente. Riguardo Ana, lei e Tyler andavano d'accordo, e non l'avevo mai vista così felice. Mi rendo conto di aver fatto la cosa giusta, la cosa che ogni mamma per il bene della figlia farebbe altre mille volte.

Ecco Jade, puntuale sulla porta di casa mia a bussare insistente per farci svegliare. Aprì di scatto gli occhi, udii il campanello suonare ripetutamente e, infilandomi la vestaglia, andai ad aprire controllando dall'occhiello se era Jade.

"Fà piano, Ana dorme"-ridacchiai sussurrando e scostandomi per farli entrare.
"Ah credo che dovremmo smetterla di fare così tardi la sera, Hannah"-rise ed entrò.
"Già, ciao Tyler"-dissi sorridendo e scombinandogli i capelli mentre entrava.
"Buon giorno Hannah"-sorrise dandomi un bacio sulla guancia.
"Tra un pò vai a svegliare Ana, lasciamola riposare un'altro pò, d'accordo?"-chiesi chiudendo la porta d'ingresso alle loro spalle.
"Va bene, Hannah, guardo un pò di tv nel frattempo"-rispose accasciandosi sul divano e accendendo la televisione.
"D'accordo"-risi-"Ha fatto colazione?"-chiesi a Jade, allacciandomi meglio la vestaglia.
"Non ancora, voleva farla con noi e con Ana"-rispose preparando il caffè.
"Vado a  vestirmi, ti spiace preparare la colazione?"-chiesi.
"Pancake?"-chiese alzando lo sguardo su me e Tyler.

Tyler ed io ci guardammo, strizzamo un'occhio e ridemmo.

"Pancake!"-confermammo assieme, sogghignando.

Pur facendo molto attenzione nel far meno rumore possibile una volta in camera, errai nell'obiettivo di non far rumore, a causa della spazzola che mi cadde e che fece svegliare Ana di soprassalto. La guardai, sorrisi e le andai accanto mentre si strofinava gli occhi e mi sorrideva a sua volta, forse per non farmi sentire una completa idiota, per averla fatta svegliare così.

"Buon giorno, mia piccola e tenra Ana"-sorrisi dandole un bacio sulla guancia.
"Buon giorno, mamma"-rispose abbracciandomi e stringendomi con le mani attorno al collo.
"Ahia, mi fai male, non stringermi sempre così, non sei affatto delicata"-risi.
"Ops, scusa mamma"- rise staccandosi, strofinando il suo nasino contro il mio.
"Aspettavamo solo te per fare colazione, dai, su, vestiti e andiamo di là"-dissi alzandomi dal letto, per raccogliere la spazzola e spazzolarmi i capelli-"Metti quel vestitino Ana, quello che abbiamo comprato con Jade ieri"-aggiunsi voltandomi verso di lei che si stava togliendo il pigiama, ed indicandole con la spazzola dove l'avevo sistemato.
"Mamma, cosa c'è per colazione?"-chiese infilandosi il vestito, guardandomi dopo aver riordinato i capelli.
"Pancake, li sta preparando Jade"-risposi mettendo le scarpe, dopo aver infilato la maglia.
"Mh, buoni"-disse ad occhi chiusi, probabilmente immaginando un pancake appena fatto.
"Hai messo le scarpe?"-risi avvicinandomi alla porta.
"Si, mi aspetti?"-chiese prendendo la spazzola.
"Va bene, sbrigati"-sorrisi.

Pettinò i lunghi capelli castano chiaro, ed uscimmo fuori. 

"Buon giorno Jade, ciao Tyler"-disse entrando in cucina, baciando la guancia a Jade e abbracciando Tyler.
"Buon giorno Ana, ecco il tuo pancake"-rispose sorridendo Jade, che dopo essersi chinata per farsi schioccare il bacio sulla guancia da Ana si rialzò, e le porse in pancake-"Cosa ci mettiamo su?"-aggiunse.
"Mh, c'è lo yogurt?"-chiese Ana sedendosi a tavola, buttandosi i capelli all'indietro per poi unire le mani sul tavolo in attesa di risposte.
"Certo"-risposi avvicinandomi al frigo.
"Cosa ci metti su, Tyler?"-chiese Jade porgendogli il pancake.
"C'è la crema di amarene?"-chiese Tyler rivolto a me, accanto allo sportello del frigorifero aperto.
"In arrivo marmellata per Tyler!"-risi mettendo entrambe le loro ordinazioni sul tavolo.
"Volete guardare i cartoni?"-chiese Jade, spalmando le creme sui loro pancake.
"Si, possiamo andare in salotto Hannah?"-chiese Tyler.
"Certo, ma prendete le tovaglie di plastica e non sporcate nulla, vi raccomando!"-risposi vedendo Ana che precipitava dalla sedia, per prendere le tovaglie ed andare in salotto.
"Siete incredibili"-rise Jade, scuotendo il capo.
"Già"-risi.

I bambini erano di là, ed io e Jade ci accomodammo attorno al tavolo per consumare i pancake adornati con crema di amarena. Parlammo del più e del meno, come al solito, ma poi cambiando discorso mi parlò di una serata con i suoi amici, un'altra serata.

"Hannah, ci verresti? Solo che dovremmo andare senza Tyler ed Ana, questa volta"-disse cercando di decifrare la mia espressione guardinga.
"Jade, come facciamo? Hanno cinque anni, non venti"-risposi scrutando il tavolo, per non farle notare che non ero pronta per quel genere di uscite a quattro, intime.
"Hai qualcosa che non va Hannah, sò che non è questo e ti prego di dirmelo, per favore"-disse stizzita, piegando il capo di lato per decifrare la mia espressione ancora una volta.
"No Jade, è che..non lo sò, ho ancora un marito, non siamo separati ne nulla"-risposi guardandola.
"Oh Hannah andiamo, l'hai lasciato, questo è abbastanza e poi probabilmente, l'avrà già fatto lui prima che tu andassi via senza farsi nessun tipo di scrupolo"-ribattè secca, alzando gli occhi al cielo per poi alzarsi e venirmi accanto, poggiandomi le mani sulle spalle.
"Jade.."-bofonchiai mettendo una mano sulla sua che era poggiata sulla mia spalla destra.
"Tesoro, sono passate tre settimane, hai cambiato vita da quando hai varcato il ciglio della spiaggia. Per lui era già finita ancor prima che tu andassi via, e di sicuro, quando stava fino a tardi con gli amici o le amiche, lo dico per esperienza, non stava di certo a pensare a te o Ana. Gli uomini sono così, sanno quando qualcosa è irreparabilmente finito e fanno di tutto per farlo capire"-fece una breve pausa-"forse questa è una cosa positiva, se la loro donna non è talmente sciocca da starci nonostante tutto"-continuò piazzandosi davanti a me per guardarmi negli occhi, e per accarezzarmi le braccia per conforto.
"E va bene Jade, mi hai convinta"-risposi sorridendo, cercando di alleggerire il peso di quel macigno che avevo nel petto.
"Confermo?"-chiese rivolgendomi un sorriso, mentre mi accarezzava i capelli.
"Hai detto domani sera vero?"-chiesi.
"Si, potremmo anche fare compere oggi per domani"-rispose visibilmente eccitata all'idea.
"D'accordo"-risi scuotendo il capo, come per rassegnarmi.
"Hannah non hai bisogno di un pezzo di carta per mostrare a tutti di averne abbastanza di tuoi marito, davvero"-sorrise-"Sei una donna libera ora"-aggiunse.
"Dopo tanto, finalmente"-risposi sospirando, sorridente.
"Preleviamo i marmocchi dal divano e andiamo"-rise prendendomi per mano, mentre io scendevo dallo sgabello.

Dopo un giro lunghissimo per i negozi, comperammo soprattuto dei vestiti accettabili per la sera dopo, ma anche dei vestiti nuovi per i bambini. Per mia fortuna, io e Jade nel fine settimana eravamo occupate ad aiutare un suo amico in un ristorante, e così oltre il lavoro da Saphana, avevo anche questo nel fine settimana. Ammontavo a tanto e quindi arrivavo anche a mettere da parte qualcosa perchè in fondo era come se ricevessi un'interio salario, come le persone normali. Noi non ci facevamo mancare nulla, e quello era stato un colpo di fortuna. Avere da subito un seminterrato in cui stare, avere un lavoro da subito per poter avere qualcosa era fortuna vera e propria, ma questo solo grazie alla signora gentile che ci piombò dinnanzi al marciapiede quel giorno. Credo davvero che Dio a volte ci pensi a me, anzi a noi. Questa era la festa dopo la tempesta, ne ero assolutamente convinta.
Fra pochi giorni, esattamente tre, i bambini iniziavano la scuola e per Ana questa era la prima volta ed il primo giorno. Non vedevo l'ora di vederla con la minuscola divisa entrare nel cancello della sua nuova scuola, e magari vederla socializzare con gli altri bambini come fa sempre. Spero che la scuola e il suo ambiente non la intimidiscano, anche se penso che sia sveglia abbastanza.
Il pomeriggio, dopo aver pranzato al volo, da sola a casa, mentre Ana era da Jade, arrivai puntuale dalla signora Saphana. Quando aprì, sorrise e mi lasciò entrare sempre con cautela e gentilezza.
Le due erano passate e quindi, come mi aveva insegnato mio padre, si diceva buona sera anche se era giorno, cosa che non avevo mai capito.

"Permesso"-bofonchiai guardandomi attorno-"Buona sera"-aggiunsi notando anche il signor Travis.
"Oh ciao Hannah, prego, ormai stai diventando di casa"-rise riempendo dei bicchieri di vino bianco.
"Grazie signor Travis"-risi posando la borsa sulle ginocchia mentre mi sedevo per il solito e obbligatorio caffè che mi veniva offerto generosamente dalla signora Saphana ogni volta che andavo lì.

Dopo una marea di chiacchiere, e dopo due tazze abbondanti di caffè, iniziai a scorciare le maniche.
 

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Capitolo 4
*** 3. ***


13 settembre 2004, Los Angeles, California.

"Dai Ana, alzati o farai tardi a partire dal primo giorno!"-disse mia madre con voce tremendamente  stridula.

Mi alzai per non avere maggiori ripercussioni all'udito e mi infilai un jeans, una t-shirt e le ballerine che avevo preparato accuratamente sulla sedia accanto al letto il giorno prima. Era il mio primo giorno del mio primo anno al college, e non sapevo a cosa precisamente andavo incontro, ma ero così eccitata all'idea di essere un'adolescente a tutti gli effetti che mi stavo montando la testa assieme a Tyler.
Avevamo progettato di andare ad un mucchio di feste, di uscire con i più popolari per non essere esclusi e chissà, magari anche di fare escursioni o gite nei periodi in cui si organizzavano per non perderci nulla, ma non avevamo nessun intenzione di studiare, e forse era quella la cosa che avremmo dovuto fare e pensare prima di tutto. Ma due tipi come noi non erano tipi da studio e cazzate varie, anche se quella era la cosa che le nostre madri speravano che facessimo e che io dovrei fare più di tutti perchè, se comunque sono qui, è perchè mia madre voleva qualcosa di meglio per me. Dovrei restituirle il favore con ulteriori sacrifici, ma per adesso proprio non mi va di studiare. Persa nelle mie fantasie da "primo giorno di college", rimasi dinnanzi allo specchio a ciondolarmi ed a lisciarmi i capelli per un dieci minuti, e come prima, dovetti sopportare la mamma che mi informava ogni due minuti di essere in ritardo. Come se non lo sapessi già!

"Allora tesoro, Tyler è fuori che ti aspetta da una mezz'ora"-disse scuotendo il capo-"Questo è per te e Tyler, mangiatelo alla pausa..ancora non è attiva la mensa, quindi per adesso dovete sacrificarvi un pò"-disse indaffarata a scrutarmi con attenzione mentre impacchettava il tutto.
"Okay mamma"-risi.
"Perchè ridi? Dovresti essere agitata, sei davvero ambigua come adolescente con gli ormoni in piena "-rise schernendo "adolescente con gli ormoni in piena", mimando le virgolette mentre lo citava.
"Davvero ottima opinione su di noi, brava"- beffai.
"Già, se non vuoi che si facciano gli altri un'opinione solo su di te per un'occhio nero, sarà meglio che porti le chiappe fuori di qui al più presto"-disse all'improvviso, cercando di essere seria.
"Tanto sò che stai ridendo"-risi correndo come una furia alla porta, prendendo lo zaino per metterlo in spalla e alla fine fermandomi e voltandomi per guardarla ancora una volta.
"In bocca al lupo Ana"-sorrise venendomi accanto per abbracciarmi.
"Mamma non credo ci sia bisogno di tutte queste cerimonie, ma crepi, sempre se vuoi lasciarmi andare a scuola"-risi staccandomi e baciandole la guancia, per non essere malmenata.
"Hai la fortuna del ritardo!"-rise affacciandosi fuori la porta, mentre io e Tyler correvamo per raggiungere il bus.

Tyler appena fummo alla fermata si avvicinò e mi salutò in cerimonia, come era nostro solito fare. Adoravamo scambiarci segni d'affetto, come se volessimo sottolineare i confini tra noi e le altre persone. Non ci importava affatto se le persone che non ci conoscevano pensavano che eravamo due ragazzini innamorati. Non lo eravamo davvero, eravamo soltanto due fratelli che amavano il loro modo di stare insieme. Eravamo cresciuti insieme, e così anche le nostre madri, che probabilmente, non si stancheranno mai di essere unite come due sorelle, neanche quando non avranno più le forse per camminare e correre a bussarsi a vicenda la mattina per il loro solito caffè. Io e Tyler spesso, anche se ormai adolescenti, dormivamo assieme senza alcun tipo di problema. Sapevamo entrambi che la nostra era pura amicizia e che anche se uno dei due ci fosse cascato nel tranello dell'amore, nessuno dei due avrebbe mai rischiato di mandare tutto a rotoli per una semplice relazione. Ma nessuno dei due si sarebbe innamorato mai dell'altro:eravamo troppo schiavi dell'amore fraterno per essere schiavi di un'amore qualunque.

"Sei pronta?"-chiese sorridendomi e, stringendomi con un braccio mentre io ero ancora tra le sue braccia con il viso nel suo petto.
"Non proprio ma mi basta per non dare spettacolo, tu?"-risi poggiando solo un lato del viso sul suo petto, per vedere se il bus era infondo alla strada.
"In realtà si e non poco, ma penso che non potrà andare tanto male, no? Almeno che tu non mi faccia fare la solita figura del gay che ti viene dietro ogni secondo"-rise.
"Beh i gay sono simpatici, non lamentarti! Ti prenderanno in simpatia dal principio quindi, non è una cosa negativa"-replicai scostandomi per guarlo in viso.
"Ana credo ci sia un piccolo dettaglio che potrebbe trasformarsi in un grande problema:non sono gay!"-ribattè sgranando gli occhi-"Tantomeno vorrei esserlo"-aggiunse notando la mia espressione divertita.

Purtroppo non potevo aggiungere una beffata, perchè sapeva ogni mia battuta e mi precedeva in ogni mossa.

"Scusami tanto Mr nonvoglioesseregayperchèrischiodiesseretropposimpaticoperscoparmileragazze"-recitai tutto d'un fiato con una sonora risata infine.
"Ti fanno tanto schifo gli etero?-rise guardandomi accigliato.
"Ma se sono etero, che cazzate spari Tyler?"-risposi ridendo.
"Per la gente no, dato che non hai ancora violentanto un essere ingannevolmente sexy, che in questo preciso istante ti sta parlando"-aggiunse divertito.
"Tyler!"-risi dandogli una spinta prendendolo per la spalla.
"Ana!"-sentii urlare nello stesso momento alle mie spalle.

Mi voltai e capì che non era di Tyler che stavamo parlando. Era di Mayson Carter che osavamo parlare. Un ragazzo nuovo nella nostra solita comitiva di nullafacenti con cui da vari giorni scambiavo occhiatine sfuggenti, che ovviamente Tyler non aveva trascurato per nulla ma che aveva schernito abbastanza.

"Hei Mayson"-sorrisi e mi girai, dopo aver lanciato un'occhiata nervosa a Tyler.

Mayson mi sorrise, e fece un cenno del capo a mò di saluto a Tyler che ricambiò nello stesso modo. 

"E' tuo Ana. Come cazzo fai a non renderti conto che ti sbava dietro?"-disse alzando gli occhi al cielo dopo un lungo sguardo 'sei senza speranza Ana', che mi lanciò profondamente.
"Dai Tay, ma cosa t'inventi? Parla piano o ti sentirà"-sussurrai ridendo, cercando di tappargli la bocca.
"Beh ma meglio che sente! Siete due rimbellicilliti rincretiniti che si squadrano ogni santo pomeriggio dalle cinque alle otto e non avete ancora parlato, non avete ancora conversato davvero!"-rise bloccandomi le braccia e alzando la voce.
"Che ti ammazzino stanotte stesso gli alieni Tay, questa me la paghi"-dissi prendendolo per il colletto e trascinandolo nel bus, ridendo insieme a lui ancora come due matti.
"Che mi ammazzino stasera gli alieni? Ma Ana mi fai male, stai per affogarmi"-bofonchiò quasi inciampando negli scalini.
"Oh lo farei volentieri se potessi Tay! Non fiatare fin quando non saremo arrivati, non sopporterei nemmeno un'altra parola fuoriuscire da quella fogna e non risponderei di me, perderei il lume della ragione e reagirei anche in preda ad un istinto omicida"-risposi trascinandolo per il corridoio, spingendolo infine su un sedile e mettendomi accanto a lui.
"Troppa dolcezza in un poema, troppi atteggiamenti delicati"-rise dopo aver sbattuto la testa a causa mia contro lo schienale.
"Sta zitto, è il karma!"-risposi cercando di mascherare il divertimento nella mia voce e sul mio viso.

Quando arrivammo a scuola, scendemmo ed andammo al cancello dove erano raggruppati tutti gli studenti. Molti studenti tra cui anche parecchie battone, che erano già tutte spoglie. Prevedevo un'anno teso, molto acceso, soprattutto per la nostra gang che si era un pò divisa dappertutto. Eravamo stati messi in classi diverse, corsi completamente differenti e ci andava comunque bene perchè avevamo la pausa per stare insieme ma non era del tutto la stessa cosa. Tyler avrebbe sofferto d'ansia non vedendomi sempre incollata alla sua polo con le braccia attorcigliate attorno il suo busto per sentirmi potretta e per tenermelo stretto. Si vedeva che avevamo una paura immensa di perderci, ed era esattamente ciò che temevamo di più. 
Al suono della campanella, dopo vari discorsi del preside Williams, un uomo sulla cinquantina, calvo e piuttosto farfallone con un filo di pancetta, ci diedero la formazione dei corsi e gli orari. 

"Ana devo andare a lezione di Musica esattamente tra cinque minuti, e non immagino nemmeno per sogno dove possa essere l'aula. Tu che fai, devo accompagnarti?"-chiese Tyler.
"Ma vai tranquillo Tay, vado a lezione da sola, ho Storia. Ti accompagno io e poi torno per la lezione, ma..se solo sapessi dov'è l'aula"-risposi a disagio, aggiustandomi la borsa in spalla per evitare di farla cadere.
"E resteremo qui a vita o cerchiamo le classi?"-rise guardando prima me e poi tutti gli studenti che passavano e che ci guardavano.
"Andiamo ma, un'attimo..perchè ci guardano?"-risi guardandomi attorno.
"Perchè forse siamo nel bel mezzo del corridoio a parlare di lezioni, quando tra cinque minuti suonerà la campanella e non abbiamo ancora trovato le aule?"-chiese ridendo.
"Ah, giusto. Oh beh, andiamo allora"-risi aggrappandomi a suo braccio destro, mentre iniziavamo ad avanzare verso la fine del corridoio principale.

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Capitolo 5
*** 4. ***


Gironzolando per i corridoi in cerca delle aule, arrivammo poi, fortunatamente, nelle rispettive aule in tempo. Entrai, la porta dell'aula era spalancata, e dall'entrata notai l'assenza del docente e la presenza di alcune sgualdrine che adocchiai all'entrata. Avanzai verso il bel mezzo della classe e mi accorsi di due ragazze che conversavano profondamente in un'angolo. Guardai un pò tutti e mi misi a sedere accanto a loro, le due ragazze che mi guardarono, e facendo finta di nulla continuarono a parlare. "Iniziamo bene" pensai, ma come prima impressione ne feci una sbagliata. Mi vennero accanto due simpatici ragazzi, una ragazza ed un ragazzo, che si presentarono e che sembravano averlo fatto con tutti, dato che avevano già una certa fama nella classe. Erano i più casinisti, e potevamo andare molto d'accordo non appena avessero conosciuto un lato di me che veniva fuori solo quando avevo confidenza con qualcuno, tipo solo quando ero con Tyler. Ma suvvia, era una cosa scontatissima! Dopo essermi presentata anch'io al alcuni ragazzi e ragazze del loro gruppetto, iniziai a spiccicare qualche parola, e aimè, era meglio se me ne stavo al posto mio dal principio.

"Mi scusi Miss.."-chiese la McFly, la docente di storia, che era nel vano tentativo di ricordare il mio cognome, con un'aria più che stizzita.
"Sono Evans, Anastasia Evans"-ribbattei prima di lanciarle un sorriso d'intesa.
"Miss Evans, le informo che la lezione è iniziata da qualche minuto e che la pausa sarà tra qualche ora, quindi le chiedo anche cortesemente, se potrebbe smetterla di confabulare mentre faccio la mia presentazione, lei che ne dice?"-chiese riprendendo fiato solo all'ultima parola per l'agitazione.
"Ma certo, mi scusi"-bofonchiai trattenendo una risata isterica, mentre gli altri, ridevano di già in maniera soffocata.
"Bene, grazie"-rispose lanciando un'occhiataccia al gruppo che si stava sbellicando dalle risate, e  che tra l'altro, stava cercando di non farsi sentire. Il gruppo smise subito, ed iniziarono chi a tossire, chi a guardare in aria, chi a far finta di scrivere-"Come vi ho comunicato alla mia entrata, io sarò la vostra docente di storia per quest'anno e per il prossimo, e se voi sceglierete, anche tra due anni per i prossimi tre. Sono Mrs McFly, come già detto e come già sapete, e  vengo dal Mississippi. I miei metodi di insegnamento saranno a seconda dell'alunno. Voglio fare distinsioni:per me ci saranno i più scadenti ed i più pregiati. Dalle verifiche, sia scritte che orali, che  avranno inizio a settimana prossima, avrò già un quadro della classe chiaro. Con me farete molte ricerche, e non mi basterà affatto un capitolo su di un libro ridotto a due pagine, ma bensì, ogni volta che si andrà avanti ci sarà una verifica poco dopo, per accertarmi che studiate sempre e non solo per un'interrogazione alla settimana. Detto ciò, formeremo delle coppie per approfondite ricerche su ogni argomento nuovo, tutte le settimane, che verranno controllate da me personalmente e quotate"-fece una breve pausa per accertarsi che non ci fossero morti, o almeno credo-"Ci sono domande?"-ribadì dopo aver scrutato ogni singolo alunno.
"Io Mrs McFly"-rispose alzando la mano, un secchioncello al primo banco proprio di fronte a lei.
"Dimmi"-rispose lei.
"Se per caso andassimo ad una visita guidata in qualche paesaggio storico-artistico di gran livello culturale, avrà tutta questa esigenza di metterci in coppia? Sarebbe una bella iniziativa anche questa, per relazionare tutto ciò che le coppie hanno seguito in quella visita, e nello stesso modo si penalizzano anche chi nelle coppie non sta attento o fa lavorare soltanto il compagno"- disse.

Dio, mi faceva rivoltare le budella per come parlava.

"Bella domanda e bella risposta"-ribattè secca-"Si, anche nel bel mezzo di una visita guidata, in un posto storico e di gran livello culturale vi metterò in coppia"-rispose ancora, e dopo aver fatto una breve pausa:-"Posso sapere il suo nome signorino?"-chiese prendendo il suo ''diario''.
"Mi chiamo Smith,  Greg Smith"-rispose lui, sorridente.
"Mh"-rispose guardandolo per poi scrivere qualcosa sulla sua agenda-"E' tutto chiaro fin qui?"-chiese.

Ci fu un silenzio spettrale, e così via via, iniziò la vera e proprio lezione di Mrs McFly, in cui prendemmo appunti e togliemmo un pò di ragnatela dalla piccola zucca vuota che avevamo. Ci aveva fatto 'più che bene parlare di cose teoricamente già studiate negli anni precedenti.
Fino alla pausa non andò tanto male, o almeno non come mi immaginavo. I compagni di classe, alcuni, erano simili a me e ci stavo bene, mentre gli altri mi erano indifferenti, ma non vedevo l'ora di avere la pausa per raccontare delle news a Tyler e stare con lui per un pò a sparlottare.
Parlando di Tyler, una volta che fui in corridoio con gli altri studenti che gironzolavano su e giù, mi corse accanto e mi circondò con un braccio le spalle, schioccandomi un bacio sulla tempia destra.

"Beh?"-chiesi sorridendo.
"Beh cosa Ana?"-chiese ridendo.
"Per chi hai una nuova cotta, sentiamo"-risi e mi fermai a guardarlo, mentre roteava gli occhi e rideva assieme a me.
"Ma niente, c'è una tipa carina..ma niente davvero"-sorrise, abbassando lo sguardo-"E' ancora presto per dirlo ma sarà mia"-rise di nuovo guardandomi.
"Oh, almeno non passi per il gay di turno che le fa il filo solo per dirle che è bella anche quando è struccata e cazzate varie"-risi continuando a camminare con lui che mi seguiva e ascoltava ridendo-"E ti ricordo che questo alla tua migliore amica non lo dici mai"-aggiunsi aprendo il mio armadietto ed accendendo il cellulare che era appositamente messo li dentro.
"Quindi?"-rise interessato.
"Quindi merda per me, merda anche per lei, o altrimenti sarai il mio pancake al mattino"-risposi fingendomi seria, mentre richiudevo l'armadietto e rimanevo impassibile a fissarlo.
"Okay, ti dirò che sei bella d'ora in poi"-ribattè abbracciandomi e sogghignando.
"Pensi che sia un'idiota? Lo farai solo per il gusto di dirlo anche a lei, e devo dire che in questo momento, sei abbastanza stronzo Tay"-risposi ridendo e guardandolo di sottecchi.
"Ma sai di essere bella quindi non ha senso"-rispose divertitol.
"Ma fa sempre piacere sentirselo dire, e poi, caro il mio "nonvoglioesseregaysolopernondireallamiamiglioreamicacheèunoschianto" devo ancora vedere il nostro cupido a chi cazzo ha mandato la freccia. Sarai accecato dall'amore quindi lascia a me il "vedere per credere'', e sottolineo, ricorda"-risposi d'un fiato-"Vedere per credere"-recitammo di nuovo in coro mentre raggiungevamo il giardino.
"La modestia non manca affatto"-disse tirandomi un pugno sulla spalla.
"Ma parlando con te non esiste la modestia o l'umiltà"-dissi sedendomi al tavolo sul quale poggiammo lo snack-"Mi fai diventare arrogante, aggressiva, anche spesso stronza e soprattutto volgare"-aggiunsi aprendo il pacchetto.
"Chissà se faccio solo a te questo effetto o è il mio fascino che fa quest' effetto su tutte"-rispose guardandomi, mentre probabilmente si chiedeva il senso di tutta questa discussione.
"Sarà il fascino dell'amico gay che sta sempre con una splendida ragazza identica a me"-annuì ciondolandomi con il capo.
"Sai essere davvero stronza a volte"-rispose ridendo e lanciandomi una mollica.
"Lo sono nel 99% dei casi con tutti"-risposi-"L'altro 1% gioco a fare la figlia educata e responsabile con mia madre"-risi.
"Dai sbrigati, miss "heisonoanaesonofelicementeeteroanchesenonhoancoraunragazzo"-rise addentando il suo panino.
"Uhm"-mugugnai masticando il gigante boccone che minacciava di esplodere, per la risatina che era salita a galla.


"Finalmente siete tornati!"-si pronunciò sorridendo la mamma accanto alla porta d'ingresso, dopo aver aperto.
"Si mamma, e stiamo morendo dalla fame"-risposi dandole un casto bacio.
"Già"-aggiunse anche Tyler, baciandole la guancia.
"Immagino, quindi prendete posto che vi ho preparato un pranzo con i fiocchi"-rispose avviandosi in cucina mentre noi andavamo a lavarci le mani.
"Zia, la mamma?"-chiese Tyler uscendo dal bagno subito dopo, sedendosi poi attorno al bancone.
"Aveva da sbrigare una faccenda, tornerà per quando andrò al lavoro"-rispose mia madre, preparando i piatti.
"Capisco"-rispose Tyler un pò perplesso.
"Allora, che ve ne pare come primo giorno?"-chiese mamma sorridendo e portando i piatti in tavola.
"Oh fantastico"-risposi prendendo la coca-cola dal frigo e sedendomi di nuovo accanto a Tyler-"Tranne per il fatto che c'è la docente di storia che è alquanto stronza"-aggiunsi stizzita, versando la coca-cola nei bicchieri.
"Dici Mrs McFly?"-chiese Tyler ridendo.
"Esatto! E' una fottuta rompicoglioni che ci frarà sudare otto camicie per tutto l'anno"-risposi impugnando la forchetta e gesticolando pericolosamente, a tal punto che Tyler dovette spostarsi per non ritrovarsi un occhio inforchettato.
"Hei hei, calma"-rise la mamma, mentre Tyler mi teneva il braccio.
"Dai non è male"-rise Tyler.
"Tay, tappati quella boccaccia!"-risposi ridendo e guardandolo in cagnesco.
"E va bene, non sarà il massimo della simpatia, ma è piuttosto brava"-rispose.
"Forse, ma è una stronza, e sottolineo il 'fottuta' di prima"-dissi.
"I compagni, invece?"-rise mia madre.
"Oh beh abbastanza simpatici, tranne due o tre ragazze apaticamente asociali ed un secchioncello che, assolutamente, non fanno al caso mio, ma che saranno utili per recuperare prossime materie"-risposi divertita per il discorsetto.
"E i ragazzi?"-rise mia madre.
"Carini, ma niente di che"-risposi-"Ma Tyler potrà dirti di meglio"-risi, dando una gomitata a Tyler che stava soffiando su un maccherone infilzato, a pochi centimetri dalla sua bocca.
"Non so di cosa tu stia parlando"-rispose ridendo.
"Ah certo!"-rispose la mamma ridendo-"Tay, non è ne molto strana come cosa ne molto compromettente. Se non ti piacesse nessuna, non penso che tua madre sarebbe molto felice di sapere che suo figlio è tra la eterosessualità e l'omosessualità"-rise mia madre, dopo aver masticato un boccone.
"Zia, lo sò che qui tutte mi reputate un eternamente gay, ma spiacente per voi, non lo sono"-rispose ridendo e scuotendo il capo.
"In quattordici anni non ti è mai andata giù una ragazza Tay! Alla tua età almeno il 99% dei ragazzi,  hanno già fatto esperienze"-risi.
"Okay, si, mi piace una ragazza, scoop, novità, festeggiamo! Contente?"-chiese sorridendo, e prendendo il bicchiere.
"Abbastanza"-risposi annuendo e ridendo.
"Almeno non sei più  reputato un eternamente gay, Tay"-aggiunse mamma ridendo e versando la coca-cola nel suo e nel mio bicchiere, mentre Tyler beveva.
"Già"-rispose divertito, dopo aver quasi sputato la coca-cola nel piatto per la battuta di mamma.

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Capitolo 6
*** 5. ***


30 Ottobre 2004, Los Angeles, California.

Era passato un mese e mezzo dall'inizio della scuola ed andava tutto piuttosto bene, tranne per qualche piccola materia come chimica e storia, che tanto piccole non erano. Ci si dava comunque da fare, e a dirla tutta i professori andavano piuttosto con calma. Ogni giorno era esattamente uguale per me e Tyler:scuola, casa, a volte scendevamo per stare con i nostri amici dopo aver passato tutto il pomeriggio sui libri, e nel fine settimana uscivamo per picnik, gite in camper con due dei nostri amici migliori, oppure di tanto in tanto anche qualche lezione di danza o tip tap. Il fine settimana non era mai una noia, davvero.  
Si era avvicinato anche Halloween, ed era ora di decidere cosa farne di noi in tutto quel caos che di solito c'era quel giorno. Chi andava in discoteca, chi invece faceva un falò sulla spiaggia, chi ancora si mascherava e passava la serata tra amici. C'erano parecchie idee, e stava a noi decidere cosa fare.

"Allora, che facciamo stasera?"-chiese Madison chiudendo il suo armadietto, rivolgendo a noi lo sguardo.
"Bella domanda Mad, ma non abbiamo ancora trovato nulla da fare"-rispose Travis grattandosi il capo.
"Potremmo andare alla festa a casa di Jason, che ne dite?"-chiese Tyler, passandoci un foglio su cui c'era l'avviso della festa rivolto a tutta la scuola.
"Andare a casa di quel 'sonoilpiùfigodellascuolaesonoalterzoannomainvitoacasamiaancheinerd'?"-chiesi perplessa.
"E' un pò strano ma Ana, non siamo noi i nerd, cosa ti frega?"-chiese Madison ridendo-"Non deve fregartene, siamo ragazzi normali, ne sfigati, ne eccessivamente fighetti del cazzo".
"Beh potremmo, ma dovresti parlare tu con Jason, Tay"-risposi divertita, con ancora un pò di agitazione alquanto evidente.
"No, io.."-rispose nervoso guardandomi-"E va bene, hai vinto Ana"-rispose ridendo per la mia espressione da cane bastonato.
"Verrò con te Tay, andiamo"-rispose Travis ridendo, dandogli una pacca sulle spalle.
"C'è un piccolo problema Evans"-pronunciò Madison, mentre loro due si allontanavano.
"Ovvero?"-chiesi mettendo i libri nell'armadietto.
"Cosa mettiamo domani sera?"-chiese ridendo.
"Oh cazzo, è vero..è domani sera"-risposi ridendo, chiudendo l'armadietto con la testa poggiata sulla porticina.
"Ci inventeremo qualcosa, dai"-rispose scuotendo il capo, sorridendo-"Ma aspetta"-rise ancora dandosi uno schiaffo sulla fronte-"Ho dei vestiti di mia sorella che potrei noleggiare comodamente quando mi pare. Pranzi da me? Abbiamo più tempo per pensare a cosa mettere così"-chiese camminandomi di fianco, parlando velocemente senza fermarsi a respirare.
"Ottimo, avviso dopo allora"-risposi sorridendo.
"Solo che mamma è al lavoro e Clarissa è dal ragazzo, quindi siamo sole e dovremmo preparare qualcosa in fretta e furia"-rise.
"E se compriamo una pizza?"-chiesi ridendo.
"Vada per la pizza"-rispose sorridendo.

Dopo le lezioni di Geografia e di Scienze, dopo aver ricevuto un si pieno per la festa (non in maschera) da Jason e dopo aver preso la pizza, andammo da Madison per scegliere poi i vestiti. Appena entrammo in quella casa, o meglio, in quel paradiso a due piani con giardino e piscina compresi, ci fiondammo sul divano con il cartone di pizza e due coca-cole, ed iniziammo a fare del nostro meglio per non lasciare nemmeno una briciola. La mamma di Madison era la direttrice di un'agenzia di viaggi, mentre il padre era un fotografo nel tempo libero, ed un imprenditore, quindi navigavano nell'oro per davvero, ma Madison era una ragazza semplicissima, ed ecco perchè era una mia amica. Odiavo chi se la tirava per la marea di spicci che aveva, e lei non lo faceva, anche se nella sua situazione poteva davvero permetteresi di tutto. Mi ero ambientata da subito nella sua famiglia, li conobbi quando avevo dieci anni circa e la madre dal principio mi ha reputata una ragazza semplice e graziosa mentre il padre mi ha reputata una ragazza in gamba e con molta educazione. Con la sorella, Clarissa, più grande di due anni, andavo d'accordo e anche molto. Quando andavo da Madison a dormire, passavamo la notte e parlare nel letto grande e comodissimo di Madison tutte e tre, facendo anche le cinque del mattino e svegliandoci poi dopo ora di pranzo il mattino seguente, ma di solito quando dormivo da loro il giorno dopo andavamo a pranzare al Mc con il ragazzo di Clarissa, Tyler e Travis. I genitori di Madison e Clarissa, conoscevano sia Travis che Tyler, e dato che sapevano che eravamo stati da sempre, sempre insieme, quando eravamo con loro non chiamavano spesso. Mia madre invece, quando ero da Madison non aveva affatto problemi:le nostre famiglie si conoscevano e passavano anche del tempo assieme e, dato che mamma e Jade avevano ormai dei compagni, a volte uscivano in sei, anche con i genitori di Madison. Travis non aveva genitori e forse questo gli pesava, ma non lo dava a notare. Abitava con la zia, una tipa figa assurda. Era moderna. Quando ci ospitava ci lasciava la casa per qualche giorno e noi ci passavamo il fine settimana.

"Sono strapiena"-rise Madison, toccandosi la pancia.
"Vuoi darmi anche la tua parte?"-chiesi ridendo.
"Sto per vomitare tutto"-rispose.
"Il bagno è di là, che non ti venga in mente di vomitarmi addosso Mad!".
"Non sei d'aiuto"-rise-"Ana!"-aggiunse facendo finta di avere un conato.
"Mad!"-urlai alzandomi di scatto dal divano, ridendo.
"Scherzavo, sto bene, andiamo a scegliere i vestiti"-disse ridendo, alzandosi e prendendomi la mano per andare sopra.

Iniziammo a guardare tra i vestiti di Clarissa, e ce n'erano davvero di carini. Purtroppo Madison non aveva vestiti adatti per alcune occasioni, o aveva vestiti eleganti per un'aperitivo, per cerimonie a cui partecipava spesso a causa dei suoi, o aveva vestiti sportivi, che non andavano per nulla a tono con la festa. Avevamo tanta scelta, e decidemmo di scegliere provandoli tutti. Clarissa non avrebbe detto nulla se avessimo rimesso tutto in ordine come prima. La cambina armadio era gigantesca ed era piena zeppa di vestiti e di scarpe, borse anche foulard di tutti i colori e tipi. Avevano stile, ed erano delle ragazze stupende. 

"Ana, ana"-uscì Madison dalla cabina armadio eccitata-"Prova questo, sbrigati"-aggiunse dandomi un vestito non troppo corto, abbastanza aderente che sottolineava le piccole curve e le uniche che avevo. Era bianco, con una piccola apertura ai fianchi ma con l'ombellico coperto, in modo sobrio ed elegante.
"Okay"-risi.
"Penso che metterò questo, ti piace?"-chiese mostrandomi un top brillantinato bianco, con una gonna verde acqua abbinata.
"Dio che bello, ti starà d'incanto Mad"-risposi guardandola e togliendo il jeans.
"Ma ho bisogno di una giacca da abbinare, tra queste, che ne dici?"-chiese mostrandomi due giacche eleganti, ma non troppo.
"Direi quella"-risposi indicando con un cenno del capo, una giacca che andava appena sul turchese.
"Metto delle scarpe turchesi?"-chiese lanciando la giacca sul letto e rientrando nella cabina.
"Si, almeno non c'è tanta differenza tra la gonna, la giacca e le scarpe,e  rimani sul verde-azzurro"-risposi tirano su la cerniera al lato del vestito.
"Okay"-rispose uscendo con delle zeppe turchesi non troppo alte per la nosra età-"Ana, ti sta d'incanto"-aggiunse fermandosi di colpo e fissandomi sorridendo.
"Dici?"-chiesi toccando i fianchi.
"Dico, dico"-rispose-"Stanno venendo i ragazzi per darci una mano"-rispose leggendo l'anteprima della notifica del messaggio sul suo cellulare.
"Bene, ma che scarpe metto?"-chiesi guardandomi allo specchio.
"Mh dò un'occhiata, aspetta"-disse andando nella cabina-"Queste?"-chiese uscendo poco dopo, guardandomi perplessa.
"Zeppe di Jeans, eh? Sono fantastiche ma con cosa le abbino? Non con una giacca qualunque"-risposi prendendole tra le mani e guardandomi allo specchio per vedere come ci stavano sotto.
"Potremmo provare con un gilet di Jeans"-rispose stringendo gli occhi in una fessura, probabilmente pensando a come si stesse su-"Vieni con me"-aggiunse prendendomi per mano e portandomi nella sua camera.

Quando andammo in camera sua, aprì la sua cabina, ci entrò e ne uscì poi con un gilet di Jeans tra le mani, sorridente come una bambina di cinque anni che aveva appena comprato il lecca lecca. Era davvero in estasy per questa festa, e avrei dovuto scoprire perchè, prima che combinasse qualche gran casino. Indossai il gilet e le scarpe e mi piacquero così tanto, che non esitai nel ridere come una follemente innamorata una volta che ero di fronte lo specchio. Era carino il completo e cosa più importante, non mi faceva sembrare una di quelle sgualdrine che probabilmente si saranno alla festa. 

"Ana, ti sta davvero bene"-bofonchiò mettendosi accanto allo specchio, sorridendo.
"Lo credo anch'io"-risposi annuendo e guardandomi ancora-"Tu hai deciso, allora?"-chiesi dopo poco, sorridendo.
"Si, quella gonna e quel top che ho provato mi stanno abbastanza bene, a te piacciono?"-chiese.
"MI piace tanto Mad come completo, e tral'altro non è ne molto elegante, ne stravagante. E' semplice, come te"-risposi seguendola in camera di Clarissa per mettere in ordine.

"Lo penso anch'io Ana. Lo provo, così i ragazzi danno la loro recensione"-rise.

"Sono proprio curiosa di sapere cosa metteranno loro"-risi mentre rimettevo in ordine dei vestitini che avevamo preso prima.
"Già"-rispose sorridendo, infilandosi il completo.

Dopo qualche minuto, bussarono alla porta. ERano Tyler e Travis, che vedendoci in soggiorno, dopo che andai ad aprire la porta, rimasero per un pò fermi sulla soglia, a fissarci come stoccafissi. Ridemmo, facemmo una giravolta e facemmo un'inchino.

"Allora?"-chiese Madison ridendo, spazientita.

"Oh Cristo, quanta bellezza"-commentò Tyler, sbattendo ciglio velocemente.
"Tay, penso che dobbiamo cambiare i nostri piani per domani sera"-rispose Travis dandogli una pacca sulla spalla, ridendo.
"Che piani avevate?"-chiese Madison, ridendo.
"Non volevamo vestire elegante, ma accanto a voi, per forza"-rispose Tyler, sospirando divertito.
"E quindi ora ci tocca anche andare a fare shopping"-aggiunse Travis, con un'atteggiamento gay.
"Trav!"-risposi ridendo e buttandogli un cuscino.
"Dico davvero!"-ribattè scostandosi e ridendo.
"Allora veniamo con voi"-disse Madison, sorridendo.
"Sicura di sentirti bene Mad?"-chiese Tyler, perplesso.
"Si, anche se ho detto sempre di non voler mai entrare in un negozio maschile, faccio un'eccezzione. Solo perchè domani dovete venire con noi e voglio fare un figurone, Tay, ricorda"-rispose guardandopo e prendendo il succo d'arancia e i biscotti, mettendoli poi sul tavolo.
"Oh d'accordo Allen, andate a cambiarvi e andiamo"-rispose ridendo e avventandosi al tavolo per sgranocchiare i biscotti.
"Scusa Lee, corro"-rispose Madison ridendo, dandogli un rapido bacio sulla testa mentre mangiava i biscotti.

Ci cambiammo in fretta, ci spazzolammo, ci lavammo viso e denti, passammo del rimmel sulle ciglia e un pò di matita sotto l'occhio per renderlo più grande, e poi andammo di sotto, dove Tyler e Travis erano comodamente seduti sul divano, bevendo succo d'arancia, mangiando biscotti e guardando un programma sulla pesca. 
 

 

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Capitolo 7
*** 6. ***


31 Ottobre 2006, Los Angeles, California.

La musica a palla era insopportabile, stavo quasi per andare via se Madison non mi avesse fermata. Mi ricordò tanto l'Halloween di due anni fa, il primo che festeggiai al primo anno di college.

"Ana, io sono con Matt di sopra, se cerchi Tyler è in giro con qualcuna, mentre se cerchi Trav è in giro a bere, quindi se mi vuoi, usa quel cavolo di cellulare e non andartene, capito?"-disse con voce possente, per farmi sentire nonostante ci fosse la musica.
"Si Mad, capisco, ora va via"-risi con voce stridula.

Si allontanò con Matt, il suo ragazzo, e notai la sua trasparenza tra quella folla che mi faceva rivoltare le budella. Ragazze che si strusciavano contro gli attributi dei ragazzi che erano alquanto eccitati, e ragazzi che tra spinelli e alcolici, slinguazzavano con le prime che passavano dinnanzi a loro. Erano rivoltevoli nel vero senso della parola, così, decisi di uscire un pò all'aria aperta, per non disturbare Trav e Tay nelle loro faccende da ragazzi. Passavo ogni anno Halloween da far schifo. Ero sempre la solita che al massimo accendeva una sigaretta e fumava di continuo a queste feste, ma non facevo altro, perchè non ci andavo dietro a queste porcate. Per me non era figo stravaccarmi su un ragazzo, o bere fino a vomitare addosso a qualcuno, ma nonostante tutto, ci andavo a questi steriotipi di feste perchè avevo la consapevolezza di non combinar pasticci. Avevo tanto autocontrollo ed ero davvero tanto fortunata. Dopo un pò, mentre gettavo la sigaretta in terra, vidi Tyler avvicinarsi con aria malconcia. Mi raddrizzai sulla schiena, lo guardai perplessa e mi alzai, per andargli accanto e controllare che era tutto okay. Ma nulla era okay, lo si vedeva dal colorito.

"Tay, cos'hai fatto per ridurti così malconcio?"-chiesi prendendogli il braccio per avvicinarlo a me.
"Ana, mi fa male il petto ed ho tanto sonno"-rispose con gli occhi socchiusi, poggiando il capo sulla mia spalla.
"Vuoi andare a casa?"-chiesi alzandogli il viso per guardarlo meglio negli occhi, anche se socchiusi.
"Si, per favore"-disse poggiandosi completamente sulle mie spalle, con le braccia attorno al mio collo.
"Andiamo ad avvisare Mad e poi andiamo via, okay? Coraggio, solo qualche scalino e andiamo via"-risposi ansimando per lo sforzo che stavo facendo solo per tirarlo su.

Era l'una. Andai alla ricerca di Mad, ma non c'era. Non era nel bagno, non era nelle camere, che controllai personalmente, e non era nemmeno tra la folla in pista. Volevo chiamare Travis, ma non potevo comunque, perchè con quel baccano non lo avrebbe sentito o almeno, non subito. Presi la borsa ed i cappotti, facendo poggiare Tay al muro e poi chiamai un taxy per fare ritorno a casa di Travis, nella quale non c'era anima viva, ma soltanto noi. Avremmo dovuto dormire lì dentro nei giorni successivi e comunque, Tyler non poteva tornare a casa in quelle condizioni, ma dovevo riuscire a pensarci da sola. Una volta in taxi, appena arrivammo sul ciglio del viale a casa di Trav, presi prima le chiavi e poi aiutai Tyler a scendere. Scendemmo dall'auto, e dopo aver attraversato tutto il viale, arrivammo dentro.

"Dai ci siamo Tay, un'altra piccola dozzina di scale e ci siamo"-dissi ansimando assieme a lui che faticava a camminare ed a reggersi in piedi.-"Coraggio Tay, sta attento"-aggiunsi a metà scala mentre sbandava.

Spalancai la porta della camera di Trav in fondo alle scale, accesi la luce, ed entrammo a giganti passi perchè stavamo per perdere l'equilibrio. Tuttavia, lo poggiai sul letto dove cadde di sua volontà con tutto il peso, ed io gli aggiustai il cuscino. 

"Non muoverti Tay, vado a prenderti qualcosa di fresco per la fronte che sei accaldato, torno subito, va bene?"-chiesi dopo avergli baciato la fronte.

Annuì con gli occhi socchiusi e mi lasciò la mano, mentre andavo via. Sospirai una volta fuori la porta, mi fermai un'attimo, e poi ripresi a camminare. Andai di sotto, riempii un recipiente di acqua fresca e presi nel bagno poi, un'asciugamani piccola per mettergliela sulla fronte. Salì di nuovo con il recipiente tra le mani, entrai nella camera e lo poggiai sulla sedia. 

"Eccomi"-sussurrai strizzando l'asciugamani, piegandola e mettendola sulla sua fronte-"Vado a cercare un termometro, torno subito"-aggiunsi.

Dopo aver preso il termometro e dopo avergli misurato la febbre a 39°, gli diedi un'aspirina e poi andai di sotto, per lasciarlo riposare un pò. Andai nell'altra camera, presi qualcosa di comodo della zia di Trav, anche se un pò larghi, indossai dei pantacollant ed una felpa, togliendo il tubino e le zeppe. Mi struccai, spazzolai i capelli, lavai i denti ed andai a sedermi sul divano in soggiorno, a guardare un pò di Tv. Mentre ero sovrappensiero, dopo circa mezz'ora, sentii la porta scricchiolare. Era la porta d'ingresso ed immaginai fossero Travis e Madison, ma vidi rientrare solo Trav. Accese la luce, che probabilmente gli causò fastidio agli occhi socchiusi per la sbronza, emi guardò. Avanzò sbandando, e venne a sedersi accanto a me, poggiando il capo sul cuscino sulle mie gambe.

"Trav, Madison?"-chiesi guardandoloin cagnesco, un pò preoccupata.
"Eh?"-mugugnò.
"Dov'è Madison?"-chiesi sospirando, spazientita.
"E' con Matt, credo"-rispose stringendo gli occhi in fessure, probabilmente per il mal di testa.
"L'hai vista, prima di andare via?"-indagai.
"Se non sbaglio, si".

Passai ancora del tempo a vedere la tv, sperando in un rientro di Mad ma nulla, non rientrò. Così dopo varie chiamate, passate le quattro della notte, svegliai Trav, che era ancora con la testa a penzoloni sulle mie gambe, e l'avvisai.

"Hei, Trav"-sussurrai toccandogli la spalla-"Dio bono Trav, svegliati!"-ritentai.
"Ehm..si, cosa c'è?"-chiese aggrottando la fronte.
"Devo uscire per cercare Madison, non è ancora tornata.Và di sopra, controlla che Tay stia bene, controllagli la febbre e resta sveglio, per favore"-dissi alzandomi, scostando il suo capo dalle mie ginocchia.
"Ana, sicura sia una buona idea uscire a quest'ora della notte? Dai lascia stare, è con Matt, saranno già a casa da un pezzo"-aggiunse aggiustandosi il cuscino sotto il capo, guardandomi.
"Trav, Madison dormiva qui, ricordi? Doveva almeno avvisare e visto che non l'ha fatto, vado a vedere per quale dannatissimo movito non ha preso il cellulare e scritto un messaggio.Ma ora voglio andare a cercarla, quindi alza quel culo molle e vai da Tay"-risposi avviandomi su per le scale-"E guai se ti addormenti Trav, guai"-aggiunsi.
"Come farai? Non hai un'auto Ana, sii ragionevole"-rispose alzandosi, e seguendomi-"Fa un freddo cane, vuoi ammalarti?"-chiese camminandomi accanto e massaggiandosi le tempie, stringendo gli occhi e gemendo.
"Vado in bici"-risposi d'impulso.
"Cosa? Ma ti sei bevuta il cervello? Eppure abbiamo bevuto noi"-aggiunse, con un mio comportamento di nonchalance tra l'altro, perchè non gli davo ascolto-"Ana, ascoltami"-bofonchiò prendendomi il braccio-"Non puoi uscire alle quattro del mattino, con un freddo cane e con un buio pesto, da sola, per cercare Madison che tra l'altro è da Matt!".
"Trav ti ho chiesto di badare a Tyler, non di badare a me! Sò cosa sto facendo, sò che fa un freddo che anche l'Alaska ci invidia, sò anche che è buio pesto, ma sò solo che voglio vedere dov'è la mia migliore amica adesso e tornarcene a casa sane e salve insieme. Non credo che sia da lui, ci avrebbe avvisati e non l'ha fatto Trav, non l'ha fatto. La conosciamo, no? Lei è premurosa, come potrebbe far preoccupare qualcuno se stesse bene?"-chiesi scossa-"Per favore..ora bada a Tayler e aspetta che torni"-risposi baciandogli la guancia ed andando poi di sotto.

Presi chiavi, cellulare e indossai il cappotto. Uscì di casa, presi la bici della zia di Trav ed andai a pochi isolati distante. Bussai a casa di Matt e dopo varie volte che suonai, mi aprii Matt a torso nudo.

"Che diavolo vuoi Evans? Che ci fai a quest'ora fuori?"-chiese assonnato sull'uscio della porta d'ingresso.
"Dov'è Madison, Matt, dove cazzo sta?"-chiesi a denti stretti per non alzare la voce e svegliare il vicinato.
"E' andata via con Trav, non sono tornati?"-chiese corrucciandosi.
"No Matt no, non è a casa e Trav è tornato due ore fa!"-risposi alzando la voce, dando un calcio ad una piantina dal nervoso-"Dannazione, dove cazzo è Madison? Non risponde al cellulare, non è tornata con Trav, non è con te!"-risposi fin troppo nervosa per trattenermi.
"Andiamo a cercarla"-rispose indossando solo il giubbino, prendendo le chiavi della macchina ed uscendo.

Avevo il cuore che batteva all'impazzata, le gambe che mi tremavano e gli occhi in piena. Non so davvero cosa mi tratteneva ma avevo solo voglia di trovare la mia migliore amica e di tornarmene a casa. Ma capii dal principio che non avrei fatto ritorno presto.
Arrivati a casa di Jason, c'era ancora la festa in corso. C'era ancora gente che ballava, beveva, fumava e si gettava in piscina. Dovetti attraversare tutta la pista in un degrado assurdo. Ero il tenuta di scarpette, pantacollant e felpone, con su un giubbino. Matt andò a controllare al di fuori, nel giardino, mentre io andai di sopra, e controllai nelle varie stanze. Arrivai in fondo al corridoio, sentendo un vociare familiare sul terrazzo. Salì la scaletta, ed a quasi cento metri intravidi le scarpe di Madison. Mi avvicinai con cautela, c'erano tre ragazzi davanti a lei, e lei accasciata sul pavimento. Uno di quei ragazzi era un pò più in disparte, mentre gli altri due ridevano e bevevano, sputando saliva ed alchool su di lei, che aveva le tracolle del vestito strappate, messe sulla bocca e sugli occhi come benda. Avevo un'ansia, un'angoscia che mi stava divorando, ma dovevo mantenere la calma, come m'insegnò mio nonno quando ero una bambina. Quando dovevo saltare sugli scogli, non sapevo mai dove metter mano o piede, non sapevo mai come spostare il peso. Mi spostavo solo mettendo le mani a terra, o con una mazzola, per avere sicurezza. In quel preciso istante due erano le condizioni:o camminavo da sola, rischiando di brutto, o mi faceva compagnia la mazzola. Ma guardandomi attorno non vidi mazzole, soltanto bottiglie di vodka vuote e preservativi usati. Così con un pò di grazia, presi un bottiglia cercando di far meno rumore possibile ed avanzai verso di loro, che erano ancora intenti nel gettarle merda addosso. Uno dei ragazzi che erano davanti a lei ebbe un conato, e quindi mi diede via libera per avvicinarmi perchè era ormai dentro quando io ero vicina a l'altro. Quello che era in disparte da prima, boccheggiava con la sigaretta ed era sovrappensiero, all'altra parte del terrazzo, quindi non avrebbe potuto fare nulla per il suo amico, che intanto, continuava a provocare. Mi feci coraggio, ero proprio dietro di lui. Che sarà mai una botta in testa? Chiusi gli occhi, alzai le braccia con la bottiglia tra le mani e lo colpì. I pezzi di vetro finirono tutti a terra, io ebbi soltanto il tempo di slegare le mani e gli occhi a Mad, e poi intervenne l'altro, quello che era in disparte. Feci alzare Mad in tempo, mentre lui si avvicinò. Presi una mazzola di ferro accanto a dov'era Madison e mi misi davanti.

"Non ti avvicinare"-urlai, tremando con la mazza tra le mani.
"E tu chi cazzo sei?"-chiese una figura riccia, avvicinandosi con tono minaccioso.
"Non ti avvicinare"-ripetei di nuovo scandendo tutto.
"Chi cazzo sei?"-chiese scaraventando la mazza tra le mie mani e buttandola a terra.
"Mad, va via, c'è Matt all'uscita"-le sussurrai continuando a fissarlo, indietreggiando, mentre lui cercava di avvicinarsi-"Corri, vai"-ripetei urlando.
"Mi dici chi cazzo sei?"-chiese prendendomi peril colletto della maglia e avvicinandomi a lui, che parlava a denti stretti.
"Che cazzo te ne fotte? Che diavolo volevate dalla mia amica, eh? Siete dei bastardi!"-risposi agitandomi e cercando di spingerlo via.
"Stai buona"-rispose bloccandomi i polsi ancora a denti stretti.
"Non sto buona per nulla, siete dei bastardi, dovete bruciare all'inferno"-risposi agitandomi ancora di più e tirandogli calci ovunque.

Vidi con un pò di luce il colore dei suoi occhi. Un verde cristallino che mi fissavano lividi di rabbia.

"Stai zitta o devo darti una lezione?"-chiese innervosito, al punto in cui mi strattonò e mi tirò i capelli, nonostante li avessi legati.
"Toglimi le mani di dosso fottuto stronzo, va al diavolo!"-risposi d'un fiato, dandogli una ginocchiata negli attributi-"E questo, è per il fastidio che avete dato alla mia amica"-aggiunsi dandogli una gomitata sulla schiena, mentre lui si accasciava a terra.

Tutta la rabbia, tutta la preoccupazione presero il sopravvento nel momento in cui corsi fuori quell'inferno. Trovai Madison e Matt abbracciati accanto la macchina.

"Andiamo"-risposi con gli occhi colmi di lacrime.

Spesso quando ero nervosa non sfogavo in nessun modo, soltanto con una marea di lacrime. Chi mi conosceva sapeva che quello era un mio sfogo e Madison, quella sera, una volta tornate a casa, mentre io controllai la frebbe a Tay, che si era un pò appagata, e mentre mi trattenevo nel dover esplodere, preparò una cioccolata calda per entrambe.

"Tieni"-sussurrò vedendomi accasciare sulla sedia, accanto al bancone della cucina.

Gli feci un cenno con la testa per ringraziarla ed afferrai la tazza fumante. Non avevo bevuto, non avevo mangiato e lo stesso era per Mad, solo che lei traccannò all'inizio della serata qualche bicchierino di vodka. Aveva gli occhi lucidi ed abbassava il viso, mentre io fissavo il fumo che si dissolveva nell'aria lasciando un profumo delizioso. Sospirai, sorseggiai e rimasi a fissarla.

"Cosa è successo?"-chiesi dopo aver posato la tazza sul bancone, con le mani attorcigliate contro.

Gli scesero delle lacrime, poi alzò il viso e notai un piccola ferita sulla guancia. Allungai la mano, la passai sulla ferita e lei strinse i denti, lacrimando. Tirò un sospiro malinconico, triste, ed espirò profondamente.

"Quando Matt è andato via, stavo per raggiungere Trav per tornare, ma.."-dichiarò con voce tremolante-"Ma non sono riuscita a trovarlo. Ero sola sul terrazzo, stavo fumando..mentre aspiravo l'ultimo mozzicone e mentre stavo per andar via, arrivano tre ragazzi. Uno di loro si avvicina per una sigaretta, per accendere ma poi.."-aggiunse ingoiando, per poi respirare-"Poi si avvicinano gli altri due. All'inizio parlano soltanto, in seguito due di loro iniziano ad avvicinarsi e non appena mi ritraggo per non essere toccata, tirano dalle tasche dei coltellini..giocherellano con quegli affari e poi iniziano ad usarli con me"-fece una pausa-"Solo uno di loro però dopo avermi marchiata, ha approfittato di me ed io..ero sola, sola Ana, capisci?"-chiese asciugandosi le lacrime col dorso della mano, per poi abbassare lo sguardo sulla tazza.
"Vieni qui"-sussurrai accarezzandole la schiena dopo averla stretta in un'abbraccio-"E' finito Mad, è tutto finito, ma pagheranno, lo giuro"-risposi stringendola ancora più forte.
"Oh Ana"-sospirò stringendomi ancora di più a sè.
"Stai bene, okay? Sei con me"-sussurrai baciandole il capo.
 

Il mattino seguente, dopo aver passato la notte accanto a Mad e Tay, dunque una notte insonna, accompagnai Mad in farmacia. Prese la pillola del giorno dopo, togliendosi un macigno dallo stomaco. Era moralmente distrutta, e potevo benissimo capirla. Avevo una rabbia, con cui potevo buttare a terra un Tir con un solo dito. Quello che le avevano fatto non era affatto giusto, ed io non sapevo come aiutarla, ma una cosa era più che certa:dovevo scoprire chi erano. Tornate a casa di Trav, dopo che Tay prese un'altra aspirina e dopo che gli scese la febbre a 38°, gli parlammo a colazione di tutto ciò che era successo la notte precedente e le loro reazioni, non furono tanto positive.

"Che cazzo dici?"-chiese Trav diventando livido, fissandoci impassibile-"Chi diavolo sono?"-chiese ancora stringendo i pugni e contraendo la mascella.
"Non sappiamo ancora nulla Trav, ma dobbiamo saperlo, non possono farla franca"-risposi guardandolo in cagnesco, dalla rabbia.
"Jason, lui è il padrone di casa, e conosce ogni individuo che c'è stato lì, no?"-chiese Tay guardandoci di sottecchi, contenendo tutta la furia.
"E allora?"-chiese Mad guardandolo con occhi scintillanti.
"Allora parlerò con lui per vedere se c'erano tipi che alla sua festa avrebbero potuto fare una cosa del genere, e non avranno pace fin quando non avranno una lezione, ve lo prometto"-rispose Tay, digrignando i denti e dando un pugno sul tavolo così forte, da farci sobbalzare.
"No, non gli daremo pace"-ribadì Trav, dando una pacca sulla spalla a Tay.

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Capitolo 8
*** 7. ***


26 Febbraio 2007, Los Angeles, California.

"Purtroppo la malattia sta progredendo, e gli resta davvero poco. Di solito quando più si è giovani, più la malattia avanza velocemente, ed in questo caso, sta avanzando sempre di più fino a ricoprire anche gli organi vitali. Gli resta qualche settimana, esagerando un mese, ma non di più. Mi spiace"-sentenziò l'oncologo che seguii dal principio il caso di Tyler.

Rimanemmo tutte e quattro e guardarci con occhi lucidi e sguardi sospesi nel vuoto, forse per trovare una soluzione, forse per far si che qualcosa cambiasse per opera dello spirito Santo..ma sfortunatamente, nulla cambiò. Io e Mad, ci sedemmo nella sala del reparto d'oncologia in attesa di mia madre e Jade che erano accanto a Tyler, pronte per portarlo via con occhi rossissimi dal pianto. A primo impatto non piansi. Era una bella doccia fredda, ma me l'aspettavo. Aspettavo questo discorso, ero preparata. Sapevo che quel momento stava per avvicinarsi e che Tyler avrebbe dovuto essere presto l'altra parte di me che se ne andava senza fare più ritorno. Perchè in effetti Tyler era questo, era mio fratello. Avevamo sempre dimostrato di volerci bene fino alla fine. Eh si, fino alla fine. Durante i giorni e le settimane prima che Tyler scomparisse per sempre dalla mia vita, continuammo a comportarci come due fratelli. Nonostante lui fosse in carrozzina, nonostante lui avesse una busta contenente le sue urine e non avesse più l'impulso di espellerle, non mi vergognavo affatto di portarlo in giro, anzi me ne sbattevo. Le giornate intere al parco, studiare sull'erbetta fresca e verde, portarlo ovunque, guardare i migliori film insieme a Travis e Madison mangiando schifezze come se non ci fosse un domani ed esaudire tutti i suoi desideri, erano state le cose che riuscimmo a fare in quel periodo, nel massacrante periodo d'attesa. Erano poche le volte in cui pensavamo a quello che stava per succedere, ma vi assicuro che per noi che c' eravamo dentro fino al collo, era straziante. Vedere Tyler cambiare da un mese all'altro, più magro, con la carnagione chiarissima fino ad intravedere le vene, le occhiaie, ciocche di capelli che volavano via come se niente fosse..ce ne voleva di coraggio nel vedere una persona pimpante e attiva, ridursi in quello stato nel giro di pochi mesi. Jade e la mamma spesso rimanevano a casa con noi nei weekend, a mangiare una pizza ed a  guardare filmini di quando eravamo dei bambini, e Tay non faceva altro che sorridere ad ogni cosa anche se era una pugnalata ogni volta.
Se ne andò lasciandomi senza scrupolo, senza preoccuparsi di come sarei stata senza di lui e, faceva male, tanto male. Mi mancavano le colazioni assieme tutti i giorni, le gite in barca, le escursioni, le feste con lui, ma soprattutto mi mancava lui. Colui che ritenevo fosse la persona senza la quale non avrei potuto sopravvivere e..chissà se un giorno avrei mai accettato il fatto che lui non ci fosse più fisicamente. Di sicuro, spiritualmente era ancorato a me da quando mi salutò da bambini al parco per la prima volta. Era destino che fossimo fratelli, era destino che fossimo così uniti da separarci solo a causa di Dio. Si perchè in tutto ciò, la colpa di Dio, stava tutta nell'averlo portato via.

Tyler non mi aveva mai recitato poesie e cazzate varie per esprimere il suo affetto ed il suo amore fraterno nei miei confronti, ma alla fine, pochi giorni dopo la sua morte, trovai nel suo zaino una lettera. La presi tra le mani, l'aprii, sospirai appena lessi le prime righe e poi cominciai a leggerla, ripartendo da capo.

"Ana, 
Sai che ho la passione per la letteratura, per le poesie e per i poemi, ed ora voglio che tu sia orgogliosa di me per averti scritto qualche riga. Non voglio annoiarti, so che sei una persona di poche parole, con un carattere particolare e con una bontà infinita, e voglio ringraziarti, a questo punto. Ora sono altrove, può darsi che non meritavo di passar a miglior vita o può darsi di si. Ho realizzato due obiettivi che volevo realizzare fin da piccolo, grazie a voi, ma soprattutto a te. Volevo essere amato ed amare, e sai bene che l'ho sempre desiderato. Non ho mai avuto un padre, un fratello..in compenso ho trovato un sorella fantastica, però.
Ho amato, perchè ti amo come una sorella e questo l'hai sempre saputo, e poi, sono stato amato come un fratello dalla persona che mai avrei pensato di perdere. Siamo stati sempre affiatati ed è raro per persone come noi, che non ci siamo amati come due persone normali. Noi non siamo normali, noi siamo soltanto due fratelli che sono stati divisi nel peggior modo possibile. 
Mi rendo conto che accanto a te non ci sono fisicamente, so anche che ti abituerai alla mia assenza e che ci saranno altri migliori di me, di fratelli, e per questo pretendo una cosa da te:non voglio che tu mi ancori al tuo presente,devi vivere Ana, per me, fallo al posto mio. Devi vivere, divertirti, sorridere con la mie condizioni:abbi cura di zia Hannah e di mia madre, trova tuo padre, riabbraccia tuo nonno ed innamorati Ana, non c'è cosa più bella.
Ho amato soltanto una ragazza nella mia vita, e non l'ho mai messa al tuo posto perchè quel posto era solo tuo.
Probabilmente se non ci fossimo parlati per anni avrebbe fatto meno male, per due come noi. 
Ci saremmo comunque visti e sentiti in qualche modo oppure incontrati per puro caso, o semplicemente per destino, ma ci saremmo ricoinciliati..
Detto ciò la pianto di fare moine.
Volevo dirti in particolare che sarò sempre ed ancora ad ascoltarti, che confido in te, e mi mancherai Ana.
Tuo fratello, 
                         Tyler."

Mentre leggevo e rileggevo quelle parole scritte, ogni tanto, facevo delle piccole pause per ingoiare quei groppi alla gola. Era amara la sua assenza, ed io ero sempre stata abituata ad avere il dolce. Aveva ragione, come noi, nessuno. Erano rari dei fratelli come noi, dei migliori amici come noi. Ero così ferita dal fatto che fosse andato via che gettai la lettera sul pavimento ed abbracciai il cuscino. Avevo bisogno di piangere, ne necessitavo. Guardai il soffitto tirando un sospiro, e recitai la nostra frase.

"Non sarò se tu non sei, non avrò se tu non hai Tay, ricordalo"-recitai con un tremolio nella voce-"farò ciò che desideri Tyler, promesso"-aggiunsi chiudendo gli occhi, da cui fuoriuscirono le lacrime che tanto attendevano di uscire.

31 Maggio 2007, Los Angeles, California.

Passarono tre mesi dalla morte di Tyler e dei mesi da quella fatidica festa di Halloween, in cui Mad venne molestata da tre ragazzi di cui non seppimo mai i nomi. Di conoscere i nomi di quei ragazzi, ne perdemmo le speranze. Così, con vari sforzi di ripresa, sia per Tyler, sia per quanto accaduto a quella festa, ricominciammo a fare piccoli passi. Ci fu il primo mese dopo la morte di Tyler in cui non uscimmo affatto, se non per andare a scuola e tornare. Poi ci rendemmo conto che la vita andava avanti anche se lui era solo spiritualmente tra noi e quindi diciamo che ricominciammo, o almeno, cercammo di avere un tenore di vita come quello di prima anche se non sarebbe stato mai lo stesso. 
Travis negli ultimi tempi, fece amicizia con una comitiva di ragazzi un pò strani che ci presentò alla festa di fine anno, e proprio il giorno della festa, uno di loro mi invitò a ballare.
Eravamo mascherati. Lui in smoking, io in abito da sera e delle maschere sfarzose in viso. La musica spacca timpani, le luci che si alternavano e la marea di gente attorno a noi, non fece altro che alimentare la mia titubanza davanti a quel paia di occhi verdi dietro la maschera. Avevo già visto quegli occhi, mi avevano già ipnotizzata.

"Vuoi qualcosa da bere?"-chiese a voce moderata avviciando le sue labbra al mio lobo, facendomi rabbrividire.
"No"-risposi continuando a fissare i suoi occhi.
"Sicura di star bene?"-gridò per sovrastare la musica, un pò perplesso.

Annuii e sorrisi, per non essere troppo strana e per non apparire pensierosa. 
Mentre ero fuori con Mad, dopo aver passato quasi tutta la sera con quel tipo, ci accendemmo una sigaretta entrambe e tracannammo un bicchiere di vodka, tanto per spassarcela. Dopo una mezz'ora precisa, Travis venne a chiamarci.

"Non venite dentro? I ragazzi a momenti faranno il conto alla rovescia per togliere le maschere, poi tocca a voi"-avvertì, gettando il mozzicone di sigaretta a terra, per poi spiaccicarlo al pavimento.
"C'è un casino dentro, non riusciremo a vederli"-rispose Mad.
"Se magari mi seguiste, forse arrivereste a vederli perfettamente"-ghignò.
"Allora guidaci"-replicai ridendo, prendendolo sotto braccio, accennando un sorriso.

Prese anche Mad a braccetto e ci portò a fare il giro della palestra, per poi stare direttamente sotto al palchetto, dove i ragazzi dovevano togliere le maschere. Si vedeva un meraviglia da lì. 
Quando salirono tutti ed arrivarono alla fine del conto alla rovescia, i miei occhi incrociavano solo quegli occhi verdi. Arrivati a doversi togliere le maschere, quando le tolsero, le gettarono tra la folla mentre io rimasi imbambolata. Avevo già visto quel ragazzo, e non ricordavo dove. Non al supermercato, non al bingo, non al lago, non al bowling, e nemmeno al Mc Donald's..no, mi rifiutavo di credere a quel che stavo pensando. Non poteva essere lui. 
Quegli occhi verdi mi ricordarono la notte di Halloween, quando Mad era accasciata a terra con quei tre ragazzi attorno, quando cercai di darmela a gambe una volta averla liberata. 
Non esisteva più nessuna canzone che poteva sovrastare il rumore dei miei pensieri. Ero in una bolla, la mia bolla. Persino la maschera che mi cadde addosso, non ebbe la mia attenzione. Lo guardai ancora per molto, come se i miei occhi non avessero avuto altro di meglio a cui dedicare uno sguardo.
Ma avevo bisogno di aria, così, dopo vari spintoni e dopo vari fischi, riuscì ad uscire.
Presi il cappotto, la borsetta, ed andai a casa.

Non sapevo cosa mi affliggesse in quel modo, non sapevo quanto rancore portavo per quella gente, ma tutto quello che mi dava sicurezza era il fatto di aver scansato, momentaneamente, una cosa più grande di me. Avevo affrontato già quelle persone, e non era affatto finita in maniera pacifica.

Quando arrivai a casa, facendo attenzione a non svegliare la mamma, andai a cambiarmi in bagno, mettendo degli short, una canotta e delle infradito. Mi struccai, spazzolai i capelli e lavai i denti. Feci tutto ciò senza mai smettere di pensare a quel paia di occhi verdi.
Andi in soggiorno, accesi la Tv per distrarmi ma nulla.
Dopo circa dieci minuti mi arrivò una chiamata da Madison. Iniziai a farmi tante pippe mentali, tipo che le fosse successo di nuovo qualcosa, e quindi risposi all'istante.

"Stai bene?"-chiesi d'impulso per la preoccupazione.
"Dove cazzo sei? Quante volte ti ho detto di usare quel cavolo di cellulare Ana?"-chiese scazzata.
"Sono a casa, e scusa mamma"-risposi retorica.
"Che cazzo ci fai a casa? Ana sei una povera vecchia rimbecillita"-rispose secca.
"Non avevo tanta voglia di rimanere.."-replicai.
"Sei un qualcosa di impossibile"-rispose cercando di rimanere seria.
"Puoi ridere"-aggiunsi ridendo dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio.
"Oh..và al diavolo Ana"-rispose ridendo.

Risi e riattaccai alla fine, pensando costantemente a quegli occhi verdi. Non poteva essere, no. Non doveva.

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Capitolo 9
*** 8. ***


Il mattino seguente, mi svegliai con un lieve val di testa, seguito da un forte capogiro quando mi alzai dal letto per andare in cucina. Era finalmente finita la scuola, ed ero così tanto sollevata che mia madre, quella mattina, iniziò la giornata col farmi complimenti. Ero in vena di ringraziamenti.

"Siamo allegre oggi"-mugugnò la mamma baciandomi la fronte.
"Per la fine della scuola, quale essere umano non è felice, madre?"-chiesi sorridendo.
"Io di sicuro no, perchè devo tenerti sempre a casa da ora, e mi rifiuto categoricamente di sopportare le paranoie di un'adolescente, figlia"-rispose ridendo ed aprendo la scatola di cereali.
"Oh mamma, lo sai che sono una ragazza impeccabile, soprattutto quando si tratta di te"-ribattei ridendo ed addentando una merendina, dopo averla bagnata nel latte.
"Si vede da come inzuppi la merendina nel latte"-rispose scuotendo il capo, rassegnata.
"La zia quando viene?"-ghignai.
"La zia oggi ha molto sonno"-rispose ridendo-"sarà meglio che cominci ad abituarsi alla sua età e che non vada troppo oltre"-continuò beffarda.
"Di nuovo a ballare?"-chiesi sorpresa.
"Oh certo, Greg la sta contagiando abbastanza"-rispose ridendo.
"Dovrò dirgliene quattro allora..ma adesso cara madre, vado a vestirmi perchè ho proprio bisogno di uscire e di distrarmi"-dissi scendendo dallo sgabello-"se inizierò a seguire la zia in tutto, avrò sicuramente una vita frenetica, la quale non mi dispiacerebbe affatto"-continuai poggiando la tazza vuota nel lavello.
"L'unica differenza tra te e lei è che tu hai una madre da compiacere, quindi se seguirai tua zia, ti seguirò subito dopo con una mazza da hokey per riportarti con i piedi a terra"-schernì.
"Mille grazie"-risi-"vado a vestirmi prima di essere strozzata, mammina"-conclusi sorridente, andando in bagno.

Chiusi la porta alle mie spalle, azionai il getto d'acqua calda e quando fu tiepida vi entrai. Una volta fuori mi lavai i denti, mi spazzolai ed asciugai i capelli, tutto ciò ancora in accappatoio e ciabatte. Andai in stanza, misi un jeans chiaro con delle piccole strappature, accompagnato da un top bianco ed una felpa con la cerniera, abbinata alle converse bianche e rosse. Misi inoltre un cappellino di cotone rosso, mi truccai, mi spazzolai ancora una volta e spruzzai del profumo un pò ovunque. Quando uscì dalla mia stanza salutai la mamma ed andai da Travis, dove c'era anche Madison, che mi aspettava da circa una decina di minuti. 

"Anastasia Evans, sono ben dieci minuti che ti aspetto"-ringhiò aprendo la porta Mad-"Possibile che nella tua vita non ci sia per puro caso un arrivo anticipato o in giusto orario?"-continuò cercando di essere seria.
"Avanti, so che vuoi ridere, evita di farmi prediche ed andiamo che sono abbastanza annoiata"-risposi ridendo-"E ridi altrimenti ti esce aria dai pori"-ghignai.
"Evans, sei una gran rottura di coglioni"-aggiunse Travis ridendo, mentre Madison si toccava il viso in caso di qualche poro dilatato pronto a spruzzare aria.
"E' un gran pezzo di stronza, quoto"-dichiarò Mad dandomi un pugno sul braccio ed uscendo dall'uscio della porta.

Travis chiuse la porta di casa alle nostre spalle, e così andammo alla Union Square, la piazza principale si S.Francisco. Quando arrivammo, ad accogliere Travis c'erano i suoi ''nuovi'' ma abbastanza cordiali amici che fecero cerimonie al suo arrivo. Salutarono anche me e Mad, dato che scambiavamo qualche parola anche noi con loro, ed infine ci sedemmo tutti su due panchine affiancate.

"Allora Trav, che si fa stasera?"-chiese Ashton incuriosito.
"Tutti da me?"-chiese guardandoli.
"Magari se ci porti delle pollastrelle, sarebbe anche meglio"-rispose Mayson gettandomi un'occhiata per poi tornare a guardare Trav.

Tyler ci combinò un uscita, perchè c'era interesse da ambe due le parti. Solo che per quanto riguardava me, lo trovavo troppo presuntuoso ed egocentrico, e quindi ho voluto interrompere qualsiasi tipo di rapporto al di fuori dell'amicizia. A quel tempo non eravamo nemmeno amici, ma conoscenti.

"Va bene May, ci penserò su"-rise Trav, lanciando un'occhiata nervosa a me e Mad.
"Cal lasciami due tiri"-intimò Burton.
"Scordatelo fottuto stronzo, è già la terza che scrocchi il tiro"-rise Cal, per poi aspirare.
"Sei un figlio di puttana nel 90 per cento dei casi Cal, lasciatelo dire"-replicò Burton, col sorrisetto in viso.
"Grazie amico"-rispose Cal gettando il mozzicone a terra.
"Mad stasera ti batto a Just dance in un solo secondo, mentre muovo un pò le chiappe"-aggiunse Ashton con aria divertita.
"Ash sei un fallito, per adesso puoi solo parlare e cominciare a sperare che facciano qualcosa di buono le tue chiappe, nel frattempo"-rispose divertita Mad.
"In effetti..sei proprio un sognatore Ash, complimenti"-commentai ridendo e dandole il cinque.
"Ana abbiamo ancora quella scommessa in sospeso, se ricordi"-replicò guardandomi di sottecchi Ashton.
"Ricordo Ash, archivio ma non dimentico"-ribbattei.
"Wuoah, Ana di fuoco"-rispose Burton.
"Attento a non andare in fiamme"-risposi schiva.
"Hei, hei, qualcuno ha preso pane e cianuro stamani"-intervenne Cal ridendo.
"Cianuro o no, possiamo sapere tutti l'oggetto in scommessa?"-chiese Trav.
"Non ancora, Trav. Quando potremmo dirlo, lo saprete tutti..ma a tempo debito"-rise Ashton, facendomi l'occhiolino.

Si guardarono tutti ed io e Ashton scoppiammo in una sonora risata.

"Posso sapere come mai si divertono tanto?"-chiese affiancandosi a noi Harry, guardandoci con aria indagatoria.
"Cose loro, a quanto pare"-rispose Mayson, sogghignando ed aspirando.
"Niente di interessante ed eclatante, allora. Pensavo che Anastasia avesse intenzione di darci qualcosa"-rispose appoggiandosi al muretto con nonchalance. Un piede a terra, l'altro adiacente al muro, e lui che col suo fare da emerito coglione, s'accendeva una sigaretta.
"Gli spacchi il muso tu o lo faccio io?"-chiesi a Trav, alzandomi le maniche e portandomi le mani sul fianco, con fare bullesco.

Si avvicinò, aspirò, mi guardò, e liberò tutto il fumo aspirato poco prima, sul mio viso.

"Sei un gran pezzo di merda"-sibilai, spingendolo.

Mi mandava in bestia la sola presenza di quel fenomeno da baraccone. Non era la prima volta che mi trattava in quel modo, e doveva essere una per tutte, l'ultima.

"Ana, ti prego"-mi sussurrò Madison prendendomi per un braccio, delicatamente.

Lasciai violentemente la presa di Madison, lo guardai in cagnesco, ed andai via.

Madison stette zitta per tutto il tragitto. Mi aveva seguita, ed eravamo sotto casa di Trav, aspettando che tornasse. Avevo l'adrenalina a mille, avevo proprio bisogno di sfogarmi sul qualcosa, o anche qualcuno. Non desideravo nient'altro che spaccargli quel bel faccino. I bei faccini mi attiravano schiaffi, non carezze. Dopo circa cinque minuti, mentre aspiravo, vidi arrivare Trav visibilmente preoccupato.

"Mi dici che cazzo fai? Cristo Ana, vuoi che non abbia amici al di fuori di te?"-ringhiò.
"No Trav, no!"-risposi inspirando ed obiettando furiosamente-"Che cazzo prende invece a te? Mi ha dato della troia Trav, e non hai sprecato una parola a mio favore! Chi cazzo crede di essere quell'imbecille? Non è nemmeno la prima volta che lo fa!"-sbraitai.
"Sa benissimo che non sei affatto una troia, lo so anch'io ed anche tu. Lo fa per provocare e tu invece di stare al suo gioco, hai certi atteggiamenti del cazzo che portano ad allontanarmi da tutti"-rispose imbestialito, passandosi infine una mano tra i capelli.
"Perchè gli dai ragione? Che merda ne hai fatto di te?"-m'infuriai.
"Credo sia meglio se tu vada a casa e che ci vedessimo quando ti saranno passate tutte quelle stronzate che hai in testa Ana"-sindacò allibito.
"Ma certo"-risposi aspirando, innervosita-"Gli altri rompono i coglioni ed io sparo stronzate, e tu non hai la forza di muovere un solo dito per me"-continuai.
"Ana.."-cercò di replicare.
"Okay, okay"-dissi sgomenta, buttando la cicca a terra-"capisco quando sono di troppo"-ribadì sinteticamente voltandogli le spalle ed iniziando a camminare.
"Ana!"-ringhiò Trav.

Alzai le mani in segno di arresa. Sentì Mad bisbigliargli qualcosa, ma non potevo fermarmi. Mad mi raggiunse due secondi più tardi, per accompagnarmi a casa, dove preparai della cioccolata calda per entrambe. Mamma era a lavoro, c'eravamo solo noi. Avevo la tazza bollente tra le mani, e la guardavo, la giravo, non riuscendo a farle trovare una posizione fissa. 

"Ana"-bisbigliò Mad, prendendomi una mano e stringendola nelle sue.

Alzai lo sguardo, le abbozzai un sorriso.

"Dovresti chiamare Trav, lo sai?"-chiese con calma, e con un sorriso piuttosto preoccupato.
"Ti prego Mad..non ora"-mi lamentai.
"No ascolta Ana, sul serio"-mi intimò-"Non puoi farne un problema con Trav soltanto perchè a lui piace provocarti"-continuò disegnando dei cerchi sulle mie mani, e nel contempo, guardandomi negli occhi.
"Non è successo soltanto ora Mad, Trav in parte ha le sue responsabilità"-ribattei seccata.
"Può darsi, ma ne vale la pena discutere con Trav solo per lui? Probabilmente ci gode per questo"-rispose guardandomi con dolcezza.

"No..ma"-sospirai-"Voglio pensarci un pò su, magari mi chiamerà lui dopo..preferisco pensarla così"-continuai.

"Vogliamo vedere un film, che ne dici?"-mi sollecitò, stringendomi ancor di più le mani.
"Non saprei Mad"-replicai sbuffando.
"Dai, almeno sarai per un pò distratta"-proferì alzandosi dallo sgabello.
"Se mi addormento, non svegliarmi però"-ridacchiai alzandomi dopo di lei.
"Va bene nonna"-sogghignò, prendendo le tazze ed avanzando sul divano in soggiorno.

La sera, dopo essermi addormentata nei primi cinque minuti del film, dopo aver cenato assieme a Mad con un'americana bianca e due birre a casa mia, ricevetti un messaggio da Trav.

"Vieni a casa dopo.Voglio darti un fottuto abbraccio, stronza.

Trav xx".

"Ci penserò su.Spero che la fortuna sia con te, stronzo.

Ana xx".

Risi nel mandarlo, e Mad incuriosita, sbirciò.

"Sei davvero una stronza Ana"-rise.
"E lui davvero un bastardo Mad"-beffai.
"Dai, andiamo"-sogghignò facendomi alzare.
"Non ho tanta voglia stasera.."
"Ana"-mi guardò truce.
"Scherzavo Mad.."-mi sbigottì-"stavo giusto pensando a quale sciarpa mettere per uscire"-aggiunsi con nonchalance.
"Stavo per vendere il tuo midollo su Ebey"-rise.

Risi ed avanzammo poi verso la porta mentre mettevamo il cappotto. Presi le chiavi, mandai un messaggio a mia madre, ed andammo da Trav. Una volta lì, bussammo e venne ad aprire Ashton.

"Niente dolcetto scherzetto-bimbe, tornate domani e ritentate la fortuna"-disse richiusendo divertito la porta.
"Sei un fottuto stronzo Ash"-replicai mettendo il piedi tra lo stipite e la porta, per non farla chiudere.
"Era divertente Evans"-rispose sorridendo e facendoci entrare-"Non tenere il muso a tutto il sesso maschilo solo perchè qualcuno ti fa rivoltare le budella più degli altri"-aggiunse chiudendo la porta.
"Okay Ash, sta zitto"-ribattè Mad, ridendo.
"Ma guarda chi si rivede"-avanzò verso di me, Harry-"millesimo round?"-chiese con un sorriso beffardo.
"Levati dai coglioni e renderai questa serata fantastica"-risposi scansandolo ed avanzando verso Trav.
"Vieni a salutarmi e tornerai a casa senza un'occhio livido"-bofonchiò Trav, con espressione visibilmente seria.
"Puoi ridere"-risposi ridendo e saltandogli in braccio.

Ridemmo, e poi la stessa cosa la fece Mad con Trav. Dopo averci tenute entrambe in braccio si lamentò con il mal di schiena.

"Siete ingrassate nove chili dal mese scorso"-mormorò piegato in due.
"Ana è un'offesa"-sussurrò Mad, ridendo.
"E noi non ci teniamo le offese, quindi.."-risposi beffarda.
"Vi vendicherete più tardi, care ragazze"-aggiunse Burton appoggiando a Trav una mano in spalla-"Adesso dobbiamo fare qualcosa di produttivo"-continuò con aria sognante.
"Tipo?"-chiedemmo io e Mad incuriosite.
"Tipo pomiciare sui divani della zia di Trav con delle studentesse Inglesi"-rispose Cal, aprendo la porta d'ingresso.

Non gli dammo peso all'inizio, ma poi, quando iniziarono ad entrare in fila delle ragazze bionde, con occhi azzurri delineati da trucco pesantemente massiccio a parer mio, con vestitini striminziti, tutti iniziammo a guardarci sbigottiti. Quella fu la prima reazione per tutti, perchè poi la seconda fu quella loro, di sbavare dietro ad ognuna di loro che passava. 

"Si prospetta una bella serata, vero Mad?"-chiesi retorica.
"Ti vorrò bene fino a quando non andrò in carcere per omicidio colposo"-rispose notando Ashton che le guardava come se non ci fosse altro nella stanza e nel mondo.

Risi al solo pensiero, ma d'altronde potevo capirla. Il ragazzo che le piaceva era completamente andato di matto per le studentesse che erano appena entrate.

Si prospettava davvero un serata davvero eclatante.


 



 

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Capitolo 10
*** 9. ***


La serata cominciò più o meno in tranquillità anche se c'erano quelle studentesse modelle. Trav non ci fece sentire per niente a disagio, anzi, parlammo tranquillamente tra di noi.

"Mad ho dimenticato di dirti che oggi ho incontrato Matt"-disse Trav tutto d'un tratto con sguardo grave.

"Oh, bene..cosa ti ha detto?"-chiese Mad guardandolo dolcemente, un pò pensierosa.

"Mi ha chiesto di te e di chi frequenti"-rispose guardandomi per poi guardarla e stringere poi in una linea dura le labbra.

"E tu?"-chiese sospirando-"cosa gli hai risposto?"-chiese ancora una volta visibilmente ansiosa e nervosa.

"Gli ho detto che, come sempre, stai con me ed Ana, e.."-replicò bloccandosi a guardare un punto fisso dinnanzi a lui.

"Mi ha dimenticata?"-chiese con occhi lucidi, arrivando diritta al sodo.

Adoravo Mad. Era così fottutamente coraggiosa..voleva la verità ad ogni costo, ed io personalmente, non avrei mai fatto questa domanda, soprattutto se poi fosse risultata negativa.

"No Mad, ci sta male come un cane, ma nonostante non voglia avere nessuno all'infuori di te, una ragazza  gli sta alle calcagna, e proprio stasera sarebbe andata da lui per cenare insieme"-rispose Trav scuotendo il capo.

"Ho bisogno di.."-bofonchiò guardandoci stranita-"andare da lui"-aggiunse convinta, alzandosi dal divano.

"Ti accompagno Mad, è buio, hai bisogno che venga anch'io"-dissi alzandomi e prendendo la giacca.

"Sei sicura Mad?"-chiese accarezzandole il braccio.

Mad annuì subito.

"Okay, uhm..vi faccio accompagnare, non posso lasciarli soli altrimenti per quando torno trovo soltanto le travi"-aggiunse ridendo.

"Qualcuno che sappia proteggermi, mentre sono sola ed imbattuta nei mostri della notte"-sogghignai.

"Ragazzi, un'attimo di attenzione"-disse a voce alta Trav-"Grazie"-aggiunse sorridendo, vedendo tutti attenti.

"Vai Trav!"-urlò Ash, salendo sul divano ed agitando i pugni verso l'alto.

"Bene"-rise-"chi accompagnerebbe queste due donzelle con l'auto di mia zia Tracy?"-chiese agitando le chiavi dell'auto, per sentire il loro tintinnio.

"Spiacente per Ana, solo Harry ha la patente"-sogghignò Burton.

"Vabbè dai Mad, andiamo a piedi che camminare fa bene alla circolazione"-risposi prendendola per mano e portandola alla porta.

"Harry?"-chiese Trav guardandolo.

"Devo proprio?"-chiese schifato notando l'espressione notoria di Trav-"Dai, ci penso io"-rispose alzandosi, mettendo il cappotto e prendendo poi dalle mani di Trav le chiavi della macchina, prima di uscire del tutto.

Una volta fuori, Harry chiamò ed invitò Mad a salire, e ripeto che chiamò solo Mad.

"Madison, ti accompagno, sali"-disse chiudendosi la porta alle spalle.

"Grazie Harry"-rispose Mad, trascinando anche me in macchina.

Quando arrivammo, con musica dannatamente pallosa e classica in radio, Mad mi lanciò un'occhiata nervosa.

"Mad ascolta..buona fortuna, e sta tranquilla. Lui ti sta aspettando, okay?"-chiesi e rassicurai accarezzandola.

Annuì e mi sorrise, scendendo poi ed avviandosi alla porta. Bussò, e dopo qualche secondo la porta si aprì. Matt era sempre il solito giocatore di hockey, che indossava solite polo e soliti jeans strappati, ma era piuttosto carino. Erano davvero carini insieme, e non litigavano mai per cose inutili. Litigarono infatti l'ultima volta perché Matt le diede scausalmente buca per una partita. Era una partita organizzata dai suoi coach su due piedi, ma Mad era davvero troppo impegnata a sentirsi tradita per a capirlo. Lui le mandò anche dei fiori il giorno successivo, ma non spostò nulla di una virgola.

Si guardarono, e la loro prima reazione istintiva fu quella di abbracciarsi. Matt aveva delle spalle grandissime, e Mad amava starci dentro. Lui poi la prese in braccio, e le schioccò un casto bacio sulle labbra prima di portarla dentro e di chiudere la porta.

Scesi dall'auto, chiusi la portiera e mi ci appoggiai con un piede contro ed uno a terra. La schiena aderiva allo sportello e la nuca era proprio sul bordo dello stesso. Posizionai la sigaretta tra le labbra, e calando di poco le testa l'accesi, portando la mano intorno per il venticello.

Quando scese anche lui, ero intenta nel finire la metà che mi restava, e non dandogli peso, iniziai a distrarmi giocando col boccone di fumo.

Si appoggiò con un fianco allo sportello proprio voltato verso di me, e poggiò il braccio sul tettuccio, in modo da poter fumare e restare incollato allo sportello.

Mentre aspirava, guardava riducendo gli occhi in fessura.

Non gli avrei detto niente, se non mi avesse chiesto altrettanto.

Quando finì la sigaretta, gettai il mozzicone a terra, incrociando poi le braccia al petto.

Lui stava ancora fumando, e devo ammettere in tutta sincerità che era davvero attraente in quel momento.  Se devo essere sincera lo era sempre, ma in quell'istante lo era molto di più.

"Non sapevo fumassi"-pronunciò prima di aspirare di nuovo-"A quanto pare le brave ragazze vanno via via estinguendosi"-continuò guardandomi beffardo, lasciando poi uscire il fumo.

Lo guardai e sorrisi, aprì la portiera ed entrai di nuovo in auto, senza degnarlo di risposta ma continuando a puntargli gli occhi addosso. Chiusi la portiera e mi sentì soddisfatta, nel momento in cui, dopo una frazione di secondo, rientrò anche lui con sdegno. Poggiò il capo al sedile dopo aver acceso la radio, e poi cambiò velocemente canali. Non c'era una canzone che piacesse a nessuno dei due, quindi passai avanti inclinando i sedili e frugai nei cd di Tracy. Trovai i Pink Floyd, i Beatles, i Queen, Witney Huston, Rolling Stones..scelsi i Beatles, lessi sulle tracce nel retro della copertina e scelsi Hey JudeAppena partì, misi le gambe sul cruscotto e distesi lo schienale fino ad abbassarlo tutto. Quella canzone dolcissima in sottofondo, le stelle fuori dal finestrino, ed io che ero con gli occhi chiusi a godermi la tranquillità.

"Mi spiace doverti svegliare, ma non pago danni che non ho causato io"-sentenziò irritato.

"HEY JUDE" -intonai.

Si voltò dall'altra parte, guardò fuori dal finestrino e subito dopo avvertì la sua suoneria. Spense la radio e  rispose. La riaccesi, e la rispense.

"Trav..cosa credi che ne sappia di dove abbia il cellulare..si, ok, la faccio chiamare..a dopo".

Mi guardò, prese il suo cellulare e me lo lanciò sull'andamento,  dove cadde sul sedile.

"Chiamala e andiamocene da qua"-aggiunse con diffidenza.

Digitali il numero sul suo cellulare ed al secondo squillo rispose.

"Mh..uhm..si?".

"Mad"-bisbigliai ridacchiando-"resti da lui o torni?"-chiesi ancora sorridendo al pensiero di loro due insieme.

"Ana, ho avvertito già a casa di restare qui, se volete entrare potremmo inventarci qualcosa"-rise.

"No grazie mille, rifiutiamo l'offerta ed andiamo via"-beffai-"ti voglio bene Mad, a domani"-dissi agganciando.

Harry mi guardò spazientito e con aria interrogativa.

"Riportami a casa"-dissi guardandolo e gettandogli il cellulare sul cruscotto.

"Per favore"-aggiunse lui, mettendo in moto e gettandomi un occhiataccia.

"Ho sonno, cerca di sbrigarti"-annunciai dopo aver sbadigliato.

Mi guardò di sottecchi mentre si guardava intorno per eventuali macchine in precedenza da rispettare, ed io riazionai la radio, cambiando con il cd di Witney Huston. Alzai il volume al massimo, Harry guardava come per cercare di strozzarmi con gli occhi, ma tutto quello che riceveva in cambio erano acuti spaccatimpani. Mentre ero distratta a guardare il cielo stellato, avvertì un tonfo e mi accorsi che Harry rallentò.

"Merda"-imprecò Harry dando pugni sul volante.

"Hai bucato?"-chiesi divertita.

"Oh certo, ho  bucato"-schernì infastidito.

"Non ero io alla guida"-ribattei alzando le mani sulla difensiva.

"Okay, sta zitta adesso"-rispose schivo, aprendo lo sportello.

Scese ed andò a revisionare tutte le gomme, notando che quella posteriore destra era praticamente a terra. Scesi dall'auto due minuti dopo ed andai accanto a lui.

"Potremmo sbrigarci? Il sonno si fa sentire di più, soprattutto quando sono le undici e siamo nell'area di sosta per cambiare una ruota forata a causa tua"-replicai annoiata, incrociando le braccia al petto.

"Potresti fare a meno di parlare a vuoto per soli due minuti?"-chiese fermandosi a guardarmi innervosito.

"Torno in macchina solo perchè già avere una ruota forata è una disgrazia, e non vorrei che arrivassero ambulanze e volanti sul posto per un omicidio colposo a ciel stellato"-dissi prima di rientrare in auto.

Mi guardò piuttosto infastidito, ma tuttavia tornò a cambiare la ruota con il ruotino di scorta nel bagagliaio.

"È mezz'ora che siamo qui, hai finito?"-sbuffai.

In tutta risposta chiuse con violenza il cofano, si pulì le mani sui jeans, ed infine tornò alla guida. Accese il motore, accese la radio e partimmo di nuovo. Era taciturno, o meglio, indignato. Forse per la ruota forata, per la mia insistenza o per la situazione in generale. Era stato abbastanza bravo però, dovevo ammetterlo.

"Come hai imparato?"-chiesi facendo segno col capo verso il bagagliaio.

"Non sapevo farlo, ma di certo non potevi farlo tu. Con la bocca l'avresti fatto in due minuti, però"-replicò rimanendo concentrato sulla strada.

Alzai gli occhi al cielo e mi voltai dall'altra parte, per non continuare a discutere. Non avevo le forse necessarie per battibeccare, altrimenti l'avrei volentieri fatto.

Dopo circa dieci minuti, sentiamo rombare il motore, come se si fosse inceppato e come se ci facesse camminare a tratti.

"Ah, maledizione"-imprecò di nuovo gettando il capo contro il sedile, dopo aver tirato un lungo sospiro.

"Abbiamo forato di nuovo?"-chiesi sgomenta.

"No, ma questa macchina ha bisogno di un cambio d'olio"-annunciò-"che catorcio di auto"-sibilò a denti stretti.

"E adesso?"-sbuffai.

Ci pensò su, andò a controllare nel cofano anteriore e quando rientrò, si sedette sfinito alla guida, cercando invano più volte di metterla in moto.

"Bisognerà spingerla per un pò"-disse guardandomi con aria seria ma infondo divertita.

"Si, lo credo anch'io, spingi"-pronunciai convinta.

"In realtà pensavo potessi farlo tu"-disse-"Non hai tacchi, sei in forze, hai solo sonno ma passa mentre spingi"-disse abbozzando un sorriso beffardo.

"Sai, credo che sarebbe un peccato tatuarti le mie cinque dita sulla guancia, quindi per evitare, perché non scendi e non fai qualcosa di produttivo come"-mi interruppi-"come spingere questa dannata auto?"-chiesi infastidita.

"Senza tante moine,  scendi"-rispose schivo.

"Cristo che palle, assolutamente no"-sbraitai.

"Vuoi rimanere qui per tutta la notte con me? Sono a conoscenza del mio fascino sovrannaturale, Anastasia"-sogghignò guardandomi.

"Illuso"-beffai prima si scendere.

Iniziammo a spingere seppur lamentandomi, ed infine, arrivammo in un parcheggio a pagamento. Non avevamo di certo intenzione di pagare solo perchè sostavamo li tutta la notte, quindi rientrammo poi in auto. Erano le 12:20 ed ero stanchissima. Mi gettai sul sedile e sospirai.

"Avvisa che non tornerai"-rispose passandosi una mano tra i capelli che, tornarono alla loro posizione iniziale non appena ritrasse la mano.

Presi il cellulare nella tasca del cappotto e chiamai la mamma.

"Ana, è successo qualcosa?"-chiese preoccupata.

"No, ma..mamma, volevo dirti che rimango a dormire da Madison per questa sera"-dissi.

"Va bene, ma domani non tardare nel venire a casa Ana"-rispose.

"D'accordo mamma, a domani, ti voglio bene anch'io"-recitai in tutta risposta prima di riagganciare.

Harry aveva il capo poggiato sul cuscino del sedile ed aveva gli occhi socchiusi. Mi faceva tanta tenerezza, era esausto a causa mia e di Madison.

"Manda un messaggio a Trav,  digli che per ora non possiamo far ritorno e che dovremo rimandare a domani"-aggiunse stendendo il sedile.

Scrissi il messaggio a Trav, ne mandai anche uno a Mad per avvaisarla e per farle sapere che teoricamente dormivo da lei, e poi tolsi il cappotto. Stesi il sedile, mi stesi a mia volta ed infine, misi il cappotto sul busto. Ero davvero stanca, esausta. Era stata una giornata frenetica, davvero pesante.

Chiusi gli occhi, addormentandomi appagata da tutto quel frambusto.

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Capitolo 11
*** 10. ***


Sembrava di aver dormito sulle spine, ero completamente a pezzi. Sentivo la schiena cadere in frantumi, ed era davvero incredibile come non ero un pezzo di ghiaccio. Mi svegliai con "Hey jude" lievemente riprodotta dallo stereo. Aprì gli occhi, guardai Harry che canticchiava impegnato ad aggiustare l'auto, o almeno ci provava. Mi strofinai gli occhi, presi il cellulare e controllai se c'erano chiamate. Harry era nascosto dallo sportello del cofano anteriore e credo fosse indaffarato nel capire il problema quale fosse.

"Harry"-dissi affacciandomi dal finestrino.
"Mh?"-chiese indaffarato nel riparare la macchina.
"Quando diavolo andiamo via da qua?"-chiesi sbuffando, dopo esser scesa dall'auto.

Vidi che aveva i capelli legati, il viso a tratti pieno di fuliggine ed inoltre, si passava il dorso della mano sulla fronte per scostare dei ricci ribelli che si accasciavano di tanto in tanto.

"Quando qualcuno verrà a prenderci"-rispose guardandomi.
"Ho urgenza di tornare a casa, e sinceramente, ho urgenza anche di fare pipì"-dissi prima di stiracchiarmi. 
"A duecento metri c'è un supermarket, puoi benissimo andarci"-sentenziò continuando a fare ciò che stava facendo.
"Grazie per avermi illuminato"-risposi aprendo lo sportello-"ci si vede in giro"-dissi prendendo borsa e cappotto.

Chiusi la portiera e mi avviai verso il discount, nella speranza di poter fare pipì e di mangiare qualcosa. Entrai, andai dritta nei bagni, e prima di uscire comprai un piccolo pacco di crostini. Indossai il cappotto che ancora tenevo tra le mani, ed iniziai poi a camminare per tornare a casa di Trav, e magari riposare meglio. Se fossi andata a casa la mamma non mi avrebbe più creduta ed avrebbe dubitato. Erano soltanto le nove del mattino e di solito da casa di Mad,  tornavo sempre nel pomeriggio. Mancava poco, o almeno, erano altri dieci minuti di camminata.

"Che fai?"-chiese Harry dal finestrino, rallentando-"Sali?"-chiese ancora una volta.
"Ti illumino anch'io"-risposi continuando a camminare-"dopo duecento metri puoi anche andartene a fanculo"-risposi guardandolo beffarda.
"Mantenersi in forma fa bene Anastasia. Diventerai più tonica dopo questa passeggiata"-sogghignò prima di accelerare.

Avevo bisogno di spaccargli la faccia, fottuto pezzo di merda.

Quando arrivai a casa di Trav mi aprì Mayson, il quale era l'ultima persona che volevo vedere in quel momento. Si stropicciò gli occhi e sbadigliò assonnato. Aveva una felpa ed un pantalone di tuta, ed era davvero tenero di prima mattina.

"Buon giorno"-disse spostandosi per farmi passare.
"Ciao Mayson"-risposi entrando noncurante.
"Trav è di sopra ed è impegnato. Lo chiamo?"-chiese guardandomi.
"No, va bene lo stesso"-dissi togliendo il cappotto-"Grazie"-replicai sedendomi sul divano ed ammiccando un sorriso. 
"Vuoi una tazza di cioccolato o preferisci del caffè?"-chiese avviandosi in cucina.
"Una tazza di cioccolato va più che bene"-risposi.

Mentre Mayson preparava il cioccolato, accesi la tv e feci zapping tra i canali. Non c'era nulla di interessante, come al solito.
Mayson dopo qualche minuto si presentò con due tazze tra le mani, e finì per poggiarle sul tavolo, dove fumavano ancora. Nonostante fosse maggio, da noi faceva un pò freddino e c'era dell'umidità.  Non era stata del tutto un'annata buona per il tempo, aveva piovuto fino ad Aprile, e c'era tantissima umidità. Non sembrava nemmeno più la California, ma uno dei poli.

"Come mai stanotte non sei rimasta a dormire qui dopo aver accompagnato Mad? "-chiese guardandomi e soffiando nella tazza che teneva attentamente tra le mani,  vicino alle labbra.
"Harry ha forato con la macchina di Tracy che non aveva nemmeno olio, e quindi siamo rimasti sprovvisti"-risposi prima di sorseggiare.
"Siete tornati con un passaggio?"-chiese incuriosito.
"Non c'era nessun passaggio a mezzanotte May, quindi siamo rimasti in auto"-risposi.
"E i servizi stradali?"-chiese preccupato. 
"Abbiamo sostato in un area in cui non c'era la cabina del soccorso stradale"-aggiunsi guardandolo.
"Notte movimentata allora"-rise.
"Per me sarebbe stato meglio dormire su un campo di spille"-sogghignai.

Bussarono alla porta e Mayson corse ad aprire. Erano Mad, Matt e dietro di loro Harry.

"Ana"-disse Mad, correndo ad abbracciarmi. 
"Mad"-risi per la sua espressione.
"Ana"-salutò con un cenno Matt. 
"Matt"-replicai staccandomi da Mad, sorridendogli. 
"Ma che avete combinato? "-chiese Mad guardando me ed Harry che era sulla soglia.
"Ma niente di grave"-risi-"uhm..Harry ha forato, ha cambiato  con il ruotino, ma poco dopo l'auto si è fermata per mancanza di olio, niente di che"-aggiunsi.
"Abbiamo dormito in auto, e la tua amica ha fatto pipì nel supermercato stamani prima di tornare a piedi"-rispose Harry beffardo. 
"Ma tu sei tornato in auto"-rispose Matt ridendo e  guardandolo.
"Ho aggiustato l'auto stamattina mentre lei era al supermercato..ero di passaggio e le ho offerto di salire, ma mi ha illuminato ed ha rifiutato il passaggio"-rispose guardandomi.
"Illuminato?"-chiese Mayson incuriosito. 
"Non dargli peso e.."-risposi infastidita-"vado a chiamare Trav"-aggiunsi voltandomi. 
"No Ana, sarà meglio che vada io"-rispose Mayson imbarazzato. 
"Si, magari evito"-aggiunsi indietreggiando.
"Comunque Ana stasera Cam darà una festa, vieni con me e Matt? "-chiese Mad.
"Non voglio fare il terzo incomodo"-risi-"Grazie ma no"-aggiunsi.
"C'è Trav con te"-rispose ridendo.
"Se c'è lui vengo"-replicai.
"Allora andiamo da te per scegliere qualcosa da mettere?"-chiese.
"Si, dovrei anche tornare. Mamma mi starà aspettando"-risposi mettendo il cappotto e prendendo la borsa.
"Matt ci accompagni o resti qui?"-chiese.
"Preferirei lasciarvi nelle vostre cose"-rise.
"A dopo allora"-ridacchiò lasciandogli poi un casto bacio sulle labbra.

"Mamma sono a casa"-urlai.

Posammo le borse ed i cappotti sul divano in soggiorno, mentre mamma veniva ad accoglierci.

"Ana! Mad! Siete tornate giusto in tempo per darmi una mano a riordinare"-sogghignò abbracciandoci. 
"L'abbraccio di Giuda, cara mamma"-risposi sospirando.
"Ci vorranno due minuti se ci sbrighiamo"-replicò sorridendo.
"Hannah avremmo una certa fretta"-disse Mad ridendo.
"Come mai?"-chiese la mamma guardandoci incuriosita.
"Abbiamo una festa questa sera"-risposi.
"Non vi pare che stiate uscendo un pò  troppo?"-chiese un pò infastidita.
"Si, scusaci Hannah"-bofonchiò Mad-"è stata una cosa detta all'ultimo momento, ci dispiace"-aggiunse.
"Va bene, dormirete qui?"-chiese.
"Si mamma, ma sbrigati se dobbiamo darti una mano"-replicai.

Aiutammo la mamma in alcune faccende e poi come previsto, andammo in camera per scegliere qualcosa da mettere.

"Mad ma che festa é? "-chiesi chiudendo la porta della mia camera alle nostre spalle.
"Uhm..non tanto elegante ma nemmeno tanto alla leggera, una via di mezzo"-rispose aprendo il mio armadio.
"E se mettessimo un vestitino come ad esempio.."-cercai di intravedere qualcosa di carino-"questo"-dissi prendendo la stampella per mostrarglielo.

Era un vestito semplice, motivo floreale che andava sul bordeaux, ma interamente bianco con qualche striatura nera. Arrivava a metà coscia ed era stretto sul seno, aprendosi poi sui fianchi.

"Scarpe?"-chiese.
"Il vestito ha del nero, pensavo di mettere le ballerine nere e la borsa bordeaux"-dissi guardandola.
"Mantella bordeaux, ed è davvero carino".
"Non ho la mantella bordeaux"-risi.
"Ma mia sorella si"-sogghignò. 
"Quindi andiamo da te?".
"Si, Matt viene a prenderci la e poi, devo vestirmi anch'io".
"Va bene mamma"-risi.
"Sei una cogliona Ana"-rispose buttandomi un cuscino ridendo.

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Capitolo 12
*** 11. ***


Quando arrivammo a casa di Mad pranzammo, prima di scegliere il suo eventuale abito per la sera. Mangiammo gli spaghetti con il sugo preparati da Mad, sparecchiammo, pulimmo i piatti, andammo in camera e iniziammo a rovistare tra gli abiti di Mad.

"Mad che ne dici di questo?"-chiesi uscendo dalla cabina, con un tubino color porpora, semplicissimo.

"Oppure questo?"-chiese lei con in mano un vestito rosa perla stretto sul seno, e velato largo sulla coscia.

"Mh, non saprei"-risposi davvero in difficoltà.

"Sono entrambi carini"-aggiunse.

"Ma ti ci vedrei più quello rosa addosso"-dissi-"Ha più l'aria di..te"-sorrisi.

"Non saprei che scarpe abbinare sotto"-replicò.

"Metti il cappotto bianco panna e le ballerine panna"-risposi.

"Borsa rosa abbinata al vestito?"-chiese.

"Si, andrà bene"-risposi.

"Okay, uhm..guardamo un film?"-chiese sorridendo.

"A te la scelta"-risi.

Scendemmo a guardare un film sullo schermo piatto di 60 pollici in soggiorno, e in men che non si dica arrivarono le tanto attese sette di sera. Risalimmo, ci vestimmo, mettemmo un filo di trucco e poi risistemammo un pò. Alle otto precise, sentimmo il clacson della macchina di Matt sotto casa. prendemmo le borse, ci assicurammo che tutto fosse chiuso, chiudemmo la porta principale a chiave ed andammo poi in macchina. Dietro la macchina di Matt, c'era quella di Tracy, la zia di Trav. Lì dentro c'era Harry alla guida con Mayson accanto, Burton, Ashton, e Cal dietro, mentre in quella di Matt c'eravamo io, Mad, Matt, Trav ed una ragazza. Non sapevo chi fosse fin quando Trav me la presentò come un'amica, ma sapevo che era ben altro. Dopo il viaggio in macchina, accostammo davanti casa di Cam, dove già si sentiva la musica spaccatimpani e dove già c'era una marea di gente fuori. Scendemmo, e ci fermammo tutti sul marciapiede.

"Sicuri sia una buona idea partecipare?"-chiesi sgomenta per la gente che c'era.

"Ormai siamo qui ed abbiamo dato il consenso, sarebbe una pessima figura andare via"-rispose Matt.

"Anche perchè sta arrivando Cam"-aggiunse Travis.

Quando Cam si avvicinò, salutò Matt e Madison, e poi si fermò a parlare.

"Oh Anastasia, quale onore"-disse Cam, sorridendomi beffardo-"Non ti si vede ad una festa dai tempi di Tyler"-aggiunse.

"Si, ma tu lascia stare Tyler"-risposi infastidita.

"Touchè"-replicò sorridendo.

"Comunque Cam, loro sono Ash, Cal, Burton, Mayson ed Harry"-rispose indicandoli uno ad uno Trav, mentre recitava i loro nomi.

"Piacere ragazzi"-rispose-"E questa fanciulla?"-chiese riferendosi alla ragazza che era con Trav.

"Laila, un'amica"-rispose Trav attirandola a sè.

"Delinei i confini eh, Trav?"-rise Cam.

Trav gli sorrise educatamente e poi Cam si congedò.

"Si, arrivo!"-disse rivolto altrove-"Ragazzi ci si vede in giro, buona serata"-sorrise prima di andare via.

"Ana, va tutto bene?"-chiese Mad sollevandomi il viso.

"Si Mad,  alla grande"-risposi abbozzando un sorriso.

"Se vuoi andare, noi.."-stava per replicare, prima che intervenisse Mayson.

"Dai Ana, ti farò ballare io stasera. Sarò il tuo principe azzurro, d'accordo?"-chiese sorridendomi ed accarezzandomi la guancia.

Annuì sorridendo sinceramente. Mayson non avrebbe mai fatto una cosa del genere eppure l'aveva appena fatta, ed anche con me. Era diventato davvero impeccabile nei miei confronti da quella mattina, ed era un lato di lui che mi era del tutto nuovo. Mise un braccio attorno alle mie spalle e mi portò dentro, dove stette per quasi mezz'ora incollato a me. Dopo un pò andammo a ballare, ma l'inizio della festa non mi piacque affatto. Andai per un momento fuori con un alcolico tra le mani, ed andai a sedermi sulle giostre proprio di fronte casa di Cam. Ero sola, e preferivo così. Mi dondolavo sull'altalena, su cui toccavo soltanto con le punte a terra. Vidi uscire subito dopo Harry, che veniva verso il parchetto a testa bassa. Appena alzò lo sguardo, mi guardò e si venne a sedere accanto a me sull'altra altalena.

"Stanca?"-chiese guardandomi e dolondolandosi.

"Un pò"-risposi guardando le ballerine-"e tu?"-chiesi guardandolo.

"Un pò..ma mi annoio qui"-disse sospirando.

"Mi riaccompagneresti a casa evitando di bucare o di non avere olio?"-chiesi.

"Potrei, ma è presto"-rise.

"Lo so, ma davvero non ho voglia di stare qui"-replicai facendo spallucce.

"Hai bevuto?"-chiese.

"Un pò, perché?".

"Perchè sei simpatica, diversamente dalla realtà"-ribattè.

"Anche tu allora hai bevuto"-dissi-"e anche parecchio"-risi.

"No"-rise.

"Si"-sogghignai.

"Torniamo dentro?"-chiese.

"Non mi va di immischiarmi in quel casino"-risposi sbuffando.

"Vuoi tornare a casa?"-chiese guardandomi.

"Sarebbe un casino..Mad dorme da me stasera, quindi devo ammazzare il tempo in qualche modo"-risposi riprendendo a dondolare.

"Io torno dentro, altrimenti la noia ammazza me"-ribattè alzandosi.

Mi guardò, abbozzò un sorriso ed andò dentro.

"Buon giorno"-bofonchiò venendo verso il bancone, Mad.

"Hei, dormigliona"-risi.

"Ho un mal di testa atroce, cristo"-disse ridendo, poggiandosi le mani sulla testa.

"Bella sbronza ieri".

"Non me lo ricordare"-rise massaggiandosi le tempie.

"Non ti ricordo che stavi prendendo a pugni un albero, che volevi dormire sul pianerottolo e che volevi mangiare cinese prendendo un pesce dall'acquario di Cam"-dissi beffarda.  "Dio quanta stupidità"-rise poggiando la testa sul bancone.

"Eh già"-replicai divertita.

"Ma mi hanno detto di averti vista uscire ieri sera, dove andavi?"-chiese incuriosita, mentre prendeva lo yogurt.

"Parlavo con Harry, miracolosamente"-risposi.

"Miracolosamente? "-rise.

"Beh si.."-sogghignai-"Non abbiamo avuto una conversazione profonda,  ma migliore delle altre. Di notte sono tutti più dolci, ed anche lui lo è"-continuai.

"Mayson invece?"-chiese guardandomi.

"Carino, tenero, ma per nulla adatto a me"-risposi.

"Perchè? Stareste benissimo insieme"-aggiunse.

"Può darsi, ma mi stancherei"-replicai.

"Cosa vuoi Ana, chi vuoi? Tu vuoi un misto tra Tyler e tuo padre"-sentenziò scuotendo il capo come per farsene una ragione.

"No Mad"-risposi secca-"vorrei soltanto qualcuno che sapesse prendere tutte le mie lune storte, qualcuno che capisse le ragioni delle mie reazioni e.."-mi bloccai.

"Tyler"-aggiunse.

"Tipo Tyler, si"-dissi calando lo sguardo.

"Non ci sarà nessuno come lui, lo sai?"-chiese accarezzandomi la mano.

"Questa è la ragione fondamentale per la quale non ho ancora un ragazzo"-risposi.

"Ti aspetti che ce ne sarà uno che gli assomigli?".

"No"-"ma mi aspetto che fosse anche meglio, anche se, era lui il meglio per me".

Tyler ormai era il mio stereotipo di uomo ideale. Era mio fratello ad ogni effetto, ma speravo di incontrare qualcuno che mi creasse dipendenza e che mi capisse come faceva lui. Non volevo sostituirlo, perché era praticamente impossibile che io lo facessi, ma volevo cercare di trovare qualcuno che gli assomigliasse, per non sentirmi sola. Mi correggo, per sentirmi meno sola.

"Ana mi stai ascoltando?"-chiese dolcemente Mad.

"No, scusa"-risposi confusa.

"Matt è con Trav, ci aspettano in piazza".

"Bene, sbrighamoci"-aggiunsi.

Dopo colazione ci lavammo, ci vestimmo, ci truccammo, ci spazzolammo ed andammo via, lasciando un messaggio su carta alla mamma.

"A pranzo portiamo le pizze, torniamo per quell'ora.

Ti vogliamo bene,

              Ana e Mad xx"

Quando andammo in piazza, vedemmo soltanto Trav,  Harry ed Ash seduti sulla solita panchina.

"Buon giorno"-disse Mad, sorridendo.

"Buon giorno"-risposero in coro.

"Anastasia, si saluta"-beffò Harry.

A quel punto capì che quella sua di ieri, era soltanto un forte sbronza.

"Cristo che palle che sei"-risposi.

"A proposito di ieri sera"-bofonchiò Ashton-"tu e Mayson"-strizzò l'occhio.

"No ash"-risposi infastidita-"si è comportato da amico, è stato carino da parte sua"-aggiunsi.

"Ma sai che lui non vorrebbe amicizia"-rispose Trav.

"Trav, il mio stereotipo è ben lontano da Mayson"-risposi secca-"mentre Laila?"-chiesi ridendo.

"Stiamo uscendo"-rispose sorridendo.

"Bella ragazza, complimenti Trav"-aggiunse Harry.

"Lo so, non ci provare"-rise.

"È tua"-disse Harry ridendo,  alzando le mani per mettersi sulla difensiva.

Passammo una bella mattinata, ma decidemmo di andare al parco giochi nel pomeriggio. Così dopo aver pranzato con la pizza da noi comprata, verso le cinque del pomeriggio andammo al luna park.

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Capitolo 13
*** 12. ***


"Uhm..okay, da dove iniziamo"-aggiunse mettendo piede fuori dall'auto Trav.

"Io proporrei la ruota panoramica"-risposi chiudendo lo sportello.

"Già, almeno prima di mangiare..così non rimettiamo tutto ciò che mangiamo"-aggiunse Mad.

"Oppure l'ascensore"-rispose Cal.

"Sono due giostre sulle quali potremmo vomitare tranquillamente, quindi facciamole prima di mangiare"-disse Trav chiudendo a chiave l'auto.

"Bene, ma andiamo prima sulla ruota"-rispose Matt cominciando a camminare con un braccio attorno al collo di Mad.

Camminando verso la ruota ci fermammo anche per fare dei giochi. Con un finto fucile che sparava pittura riuscì a colpire il bersaglio, con Trav che mi aiutava. Vincemmo un peluche ad orso che arrivava al mio busto, mentre quando ci riprovò Mayson, vinse una collana che regalò istintivamente a me. Dopo vari giochi, varie vincite e vari giri sulle giostre più piccole, passammo alla ruota panoramica. Trav salì insieme a Laila, Mad e Matt. Io fui costretta a salire con Mayson, Harry e Cal. Burton andò con altre persone perché di posti ce n'erano solo quattro. Ero proprio seduta di fronte Mayson che era accanto ad Harry, mentre accanto a me c'era Cal.

"Vuoi che venga accanto a te?"-chiese Mayson, sorridendomi.

"Non c'è n'è bisogno May, c'è Cal"-risposi imbarazzata.

"E spero proprio che non mi vomiti addosso"-rispose ridendo Cal.

"Ma non abbiamo mangiato"-risi spingendolo.

"Hai sempre il muco e l'acqua in corpo, Ana"-rispose ancora ridendo.

"Coglione"-dissi scuotendo il capo, sorridendo.

Harry era molto taciturno, avvolto da un silenzio misterioso. Era davvero strano come ragazzo, faticavo a capirlo.

La ruota partì e devo dire che furono i cinque minuti più pericolosamente divertenti. Un vero ossimoro, direi. Quando scendemmo, scoppiammo a ridere tutti perché era tutto troppo strano. Per finire in bellezza, prima di mangiare qualcosa, andammo sull'ascensore. Quel tipo di giostra che saliva piano, ed in discesa sembrava che quasi ti schiantassi a terra.

Passata la serata, dopo aver comprato un gelato, e dopo esserci seduti in piazza, dovettimo sbrigarci nel tornare a casa.

"Harry vieni con me, Laila ed Ana in auto"-disse alzandosi dalla panchina, prendendo la mano di Laila.

"Perchè Trav?"-chiese Harry.

"Perchè accompagni prima me e Laila a casa mia e poi accompagni Ana"-rispose Trav.

"Dobbiamo dormire di nuovo tutta la notte fuori? Grazie ma vado a piedi"-risposi turbata.

"Piantala Evans, quello infastidito dovrei essere io"-rispose schivo.

"Ma Trav, perché devo sempre finire in strada con lui? Cristo che palle"-dissi stringendo il braccio di Trav.

"Potresti smetterla di lamentarti e salire per un buona volta in auto, Anastasia?"-rispose infastidito Trav.

"Riportatemi a casa"-risposi prima di avviarmi alla macchina.

Entrarono anche loro in auto e partimmo. Dopo aver portato Trav è Laila a casa di Travis, Harry rimise in moto e ripartimmo per casa mia. Parcheggiò sul ciglio della strada di fronte casa, e spense l'auto. Aprì Lo sportello, scesi dall'auto e lo chiusi voltandomi verso Harry. Mi avviai alla porta di casa, senza salutarlo ne ringraziarlo, ed aprì la porta. Sentì il rombo del motore e mi lasciai scorrere la porta alle spalle. Ero davvero esausta. Per quella serata avevo fatto fin troppo. Posai la borsa sul divano in soggiorno, tolsi il cappotto, le scarpe, scombinai i capelli, li raccolsi, e mi stravaccai sul divano. Lì mi addormentai.

"Ana, che diamine hai combinato con Travis? "-chiese Mad entrando furiosa dalla porta d'ingresso.

"Buon giorno anche a te"-risposi secca-"Calma, non ho fatto nulla"-risposi dopo aver passato le mani sulla faccia e dopo aver chiuso la porta,  stiracchiandomi.

"Ana, ti conosco"-rispose con sguardo severo.

"Dio Mad, cosa volete da me!"-sbraitai-"sono stufa di sentirmi così da schifo e di non saperne nemmeno il motivo e.."-feci una pausa-"Cristo"-aggiunsi sospirando.

Non disse nulla, si limitò ad abbracciarmi e a tenermi stretta tra le sue braccia.

"Di cosa hai bisogno Ana?"-chiese guardandomi, accarezzandomi i capelli.

"Non lo so, Mad. Sento di non aver bisogno di nulla ma di aver costantemente necessità di qualcosa. Ed è..strano"-risposi scuotendo il capo.

"Provo a capirti, ma faccio fatica perché non capisco più di tutto il  perché di questo.."-rispose-"insomma Ana, hai degli amici che ti vogliono bene, una madre che ti adora.."-disse accarezzandomi.

"Avrei bisogno di un padre, dei nonni, di un migliore amico, di un fratello che mi è stato ingiustamente tolto, e di un.."-risposi abbassando il viso-"ragazzo"-continuai.

"Se ne hai davvero bisogno, cercalo Ana, non stare ferma ad aspettare"-aggiunse.

"Non so da dove iniziare Mad!".

"Ci penseremo su okay? Adesso vestiti ed andiamo da Trav che ci sta aspettando".

Dopo essere state da Trav, dopo aver parlottato abbastanza con lui da capire che era completamente andato per quella ragazza, tornai a casa con un certa frustrazione. Avevo paura di perdere Trav. Forse perché avevo già perso parecchie persone, e forse perché era il mio migliore amico, e forse perché non sapevo come riuscire a crearmi una vita sociale. Ero dannatamente incompetente nel trovarmi un ragazzo, ma forse, avrei dovuto ritornare nel passato per combinare qualcosa nel presente. Ed avrei dovuto partire da mio padre, per finire con un ragazzo che mi sapesse soddisfare. Il mio stereotipo non era per nulla perfetto, ma non riuscivo a trovarlo da nessuna parte. Sarà che sono io..ma penso siano anche e molto spesso i ragazzi.

Aprì il PC, andai su Facebook e nello scorrere delle notizie avvistai un sito d'incontri. Pensai:"Potrei iniziare proprio da qui, ma caspita..non posso ridurmi a tanto", ma fu un pensiero totalmente di passaggio e senza valore. Il mio istinto mi spinse a registrarmi ed iniziai quindi a compilare il modulo d'iscrizione.

Nome:Anonima
Cognome:Tipiacerebbe
Età:18
Citta:S.Francisco
Cosa stai cercando: niente poppanti, niente maniaci, niente stronzi.

Non misi i miei veri dati anagrafici, pensai di dover iniziare tutto scherzando. Più di tutto, volevo divertirmi un pò e provare ad avere una vita virtuale.

Foto del profilo: nessuna (scegli file..)
Username: persempre
Password:**********

Quando dopo essermi registrata vi entrai, il server mi suggerì alcune persone. Personalmente, aspettai mi mandassero delle richieste, e nel contempo attivai le notifiche sul cellulare in modo da poter esser sempre collegata. Dopo un pò mi appisolai per la noia, ma quando fui sveglia, circa dopo due ore piene, mi ritrovai un messaggio sul cellulare in anteprima.

Dangerous:"E così niente poppanti, stronzi e maniaci ah ah, molto divertente, complimenti".

Persempre:"Non so se ringraziarti o ignorare del tutto i complimenti, a te la scelta".

Dangerous:"Molto carismatica.  Sai avevo proprio bisogno di un corso approfondito di carisma e credo di aver trovato la persona giusta".

Persempre:"Ho ben altre cose a cui pensare che insegnare ad un qualsiasi moccioso, stronzo, maniaco, un pò di carisma".

Dangerous:"Davvero un messaggio sentito, ti faccio le mie congratulazioni".

Persempre:"Evita di farti ringraziare, non è nel mio io ringraziare le persone".

Dangerous:"Non voglio farti pena ah ah".

Persempre:"Hai già miseramente fallito".

Dangerous:"Oh, adesso vado ad ammazzarti soltanto perché faccio pena ad una strana tipa su un sito di incontri che oltretutto, ha una descrizione denigratoria per qualsiasi individuo di sesso maschile stronzo, maniaco e moccioso, soltanto per compiacere il suo eco da donna schizzata".

Persempre:"Non saresti capace di ammazzarti per così poco..o almeno spero".

Dangerous si è disconnessa/o.

Persempre:"Non mi va di avere un morto sulla coscienza".

Persempre:"Oh no! Mi sbatteranno in galera soltanto per istigazione al suicidio!".

Persempre:"Pazienza..".

Lougout.

/Anteprima messaggi/:"Oh no, per tua informazione, per quanto sconcertante, sono ancora vivo. Manca poco per buttarmi, sono sul davanzale della finestra in preda ad un raptus. Mi avrai sulla coscienza e finirai in galera, ah ah".

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Capitolo 14
*** 13. ***


Un messaggio.
Dangerous:"Oh no, per tua informazione, per quanto sconcertante, sono ancora vivo. Manca poco per buttarmi, sono sul davanzale della finestra in preda ad un raptus. Mi avrai sulla coscienza e finirai in galera, ah ah".

Persempre:"Vorrei spingerti, ma penso che la miserabile vita non può finire in questo modo. Avrò un ergastolo, e non so se conviene sporcarmi le mani e finire la fine dei miei giorni per una cazzata".

Dangerous:"Anche io lo penso, infatti sono sceso dal davanzale. Non fa per me stare sul ciglio del davanzale ed aspettare che ti decida a spingermi".

Persempre:"Se fossi rimasto ancora per un pò sul davanzale, ti avrei lasciato il beneficio del dubbio. Sai com'è, è straziante aspettare..ti avrebbe fatto impazzire però, ed automaticamente buttare".

Dangerous:"Ah ah! Ma se non fossi morto, avresti dovuto poi chiamare gli assistenti sociali per farmi ricoverare in un centro specializzato in neurologia..per schizofrenia".

Persempre:"Non ci avevo pensato, ma non conosco nemmeno il tuo nome. Come puoi pretendere di farti chiamare gli assistenti sociali, se non so dove abiti?".

Dangerous:"Preferisco rimanere anonimo e darti il beneficio del dubbio".

Persempre:"Okay, bella mossa, ma temo che rimarrai schizofrenico".

Dangerous:"Ti farò pena a tutti gli effetti dopo".

Persempre:"Già, più di quanto me ne faccia adesso".

Dangerous:"Fantastico! Non mi dirai nemmeno tu la tua anagrafia vero? Immagino di no, dato che ti ho concesso il beneficio del dubbio".

Persempre:"Non ti avrei detto niente su di me a prescindere di cosa mi avessi detto prima di chiedermelo. Non mi sono iscritta per una ragione in particolare, solo per parlare con qualcuno è farmi idee diverse delle persone. In fondo non sono tutte uguali, ma hanno la tendenza ad esserlo. No, non ti dirò proprio nulla, per te sono solo persempre".

Dangerous:"Molto esplicita, ho afferrato al volo il concetto. Per te sarò Dangerous, cara".

Persempre:"Sono molto schietta, se non l'avessi capito".

Dangerous:"Ho afferrato soprattutto questo concetto persempre, sono davvero colpito dalla tua sfacciataggine e dalle tue sfaccettature di carisma".

Persempre:"Hai fatto un buon lavoro, questa volta mi complimento io con te".

Dangerous:"Oh, mi lusinghi".

Persempre:"Non sentirti lusingato, non ti sto elogiando".

Dangerous:"Ci mancherebbe! Le donne non elogiano, ne lusingano..offendono soltanto, e fino ad adesso tu non sei stata da meno. Non ti dirò di essere diversa, se era quello che speravi".

Persempre:"Io non mi aspetto niente mio caro Dangerous. Sono abituata ad essere trattata diversamente, non ad essere etichettata come una ragazza diversa. Non m'interessano queste etichette".

Dangerous:"Su questo penso sul serio che tu sia diversa, se è come tu dici".

Persempre:"Non ti ho detto la mia anagrafia, ma ciò non significa che racconto stronzate".

Dangerous:"Lo so, ma voi donne siete sempre un pò esageratamente fanatiche".

Persempre:"Non nel mio caso. Sono sempre stata un maschiaccio, fino a quattordici anni (credo ci sia stato un vero miracolo). Sono diventata una credente a tutti gli effetti".

Dangerous:"Buon proposito per andare d'accordo con un uomo. Almeno questo..".

Persempre:"Touchè".

Dangerous si è disconnessa/o.

_________________________________

"Quando decidi di farti sentire, fammi un fischio. Trav xx".

"Hei Trav, eccomi. Devi dirmi qualcosa?".

"Non ti cerco soltanto per dirti qualcosa, ma piuttosto perché voglio sentirti".

"Oh, va bene. Davvero premuroso da parte tua".

"Ma cos'hai? Sei strana Ana".

"Lo so, nemmeno io so cosa mi sta succedendo, quindi evita di chiederlo. Quando lo scoprirò,  lo saprai".

"Stasera che fai?".

"Non ho voglia di uscire, resto a casa".

"Non sopporto sentirti così distante".

"Ci siamo visti oggi".

"Ma non mi eri mai vicina, sei stata con Mayson alla play tutta la mattinata".

"Volevo giocarci, non è strano".

"A questo punto, è meglio che la smetta di importunarti. Ci sentiamo".

Chiusi il cellulare, lo gettai sul divano. Che monotona era diventata la mia vita? Non ne potevo più.

"Tesoro, torno tra cinque minuti, vado a comprare qualcosa per cena. Greg sarà da noi per cena e ti raccomando di apparecchiare per quando saremo di ritorno. Non tarderò molto, non osare cominciare a mangiare"-disse la mamma.
"Wow, che divertimento. D'accordo"-risposi completamente abbandonata al destino sul divano a guardare la TV. 
"Ana, smettila di essere così diffidente da tutto e comincia a cercarti qualcuno. Non potrei più sopportare che tu ce l'abbia con tutto il sesso maschile"-ribattè secca, andando ad aprire la porta d'ingresso.
"Okay"-sentenziai.

Mi guardò desolata, ed uscì del tutto.

Dopo una mezz'ora, sentì il campanello. Mi alzai dal divano, abbassai il volume ed infine mi avvicinai alla porta. Aprì e mi trovai davanti Travis.

"Che ci fai qui?"-chiesi.
"Se non ti fa piacere posso anche andare via"-rispose scosso.

Mi spostai per farlo entrare, e filò dritto al bancone della cucina. Lo raggiunsi, mi sedetti e poi lo guardai.

"Non me ne andrò fin quando non troveremo una soluzione ed il problema"-aggiunse. 
"Trav.."-risposi controvoglia. 
"Non voglio repliche"-disse serrando la mascella-"sono il tuo migliore amico e devo aiutarti"-aggiunse.
"In realtà non so cosa mi sia preso..è un periodo un pò strano, ma passerà"-risposi.
"Cosa stai cercando, Ana?"-chiese guardandomi. 
"L'impossibile Trav"-risposi abbassando lo sguardo.
"Cosa cerchi?"-chiese stringendomi le mani.
"Qualcuno che somigli a Tay"-risposi.
"Ana sono mesi che lui non c'è più, pensavo ti fossi abituata almeno un pò all'idea"-disse.
"Lo credevo anch'io, ma sai cosa? Mai come ora mi sento fuoriluogo nella tua vita e in quella di Madison. Siete impegnati, ci sono delle persone che hanno la precedenza rispetto a me nella vostra vita"-aggiunsi.
"Ti ho dimostrato qualcosa del genere?".
"No, lo penso e basta"-risposi.
"Sei letteralmente impazzita se pensi che io e Mad ci facciamo intimidire dalle tue stronzate per così poco. Prima ho rinunciato ad uscire con Laila per venirti a tirar da bocca cosa c'era che non andava. Si è arrabbiata, ma le passa. Potrei benissimo perderla, non m'importerebbe come m'importa di perdere te. Come vedi, la precedenza nella nostra vita sei tu Evans. Ti ammazzerei di botte solo per aver pensato una cosa del genere".
"Trav.."-risi con occhi lucidi.
"Ti vogliamo bene Ana, ti voglio bene. Non sopporterei mai e poi mai di perderti, abbiamo condiviso troppe cose e troppo affetto"-mi accarezzò. 
"Trav, ti voglio bene anch'io"-risposi abbracciandolo.

Mi scappò una piccola lacrima che asciugai in fretta per non mandare avanti il discorso. Avevo davvero pensato di essere stata tagliata fuori dalle loro vite, ma non era così, e me ne avevano dato la conferma. La conferma più conferma di sempre.

Un messaggio.
Dangerous:"Spero non ti sia buttata volontariamente dal balcone".

Persempre:"Non arrivo a tanto per la disperazione".

Dangerous:"Menomale! Pensavo di averti messo dei grilli in testa".

Persempre:"Potrebbe solo esserci il cervello nella mia testa, che non hai messo tu, e che non hai tu!".

Dangerous:"Ah ah ah! Non sono in forze per dire qualcosa di offensivo".

Persempre:"Non potresti comunque, perché per offendere qualcuno dovresti esserne all'altezza..e lasciami dire che non credo proprio tu possa farlo".

Dangerous:"Okay, stai esercitando una buona forma di "so tutto io" su di me solo perchè non ho forze, ma principalmente per alimentare inutilmente il tuo eco".

Persempre:"Non esercito forza sui più deboli, piccolino".

Dangerous:"Mi sembra di leggere il contrario, donna vissuta".

Persempre:"Puoi dirlo forte e chiaro, non mi offendo".

Dangerous:"Contribuirei ad alimentare il tuo eco, e non voglio".

Persempre:"Fantastico!".

Dangerous:"Quanti anni hai, donna vissuta?".

Persempre:"Sedici, tu?".

Dangerous:"Quasi diciassette".

Persempre:"Frequenti la scuola o lavori?".

Dangerous:"Ho appena finito di lavorare quest'anno perché per vari motivi ho dovuto prendermi un'anno sabbatico dalla scuola, ma a settembre ricomincio normalmente il quarto anno perché farò degli esami prima del normale rientro".

Persempre:"Capisco".

Dangerous:"Mentre tu?".

Persempre:"Vado normalmente a scuola, e non credo ancora come possa già essere al quarto anno a settembre. Sembrava ieri quando varcai il cancello della scuola per il primo anno dell'asilo! Sono ancora sgomenta".

Dangerous:"Il tempo passa davvero in fretta. Pensa che ho rischiato così tanto nella mia carriera studentesca, che non pensavo minimamente di arrivare al quarto anno".

Persempre:"Già, non ci credo ancora".

Dangerous:"Cosa pensi di fare dopo la scuola?".

Persempre:"Penso di voler continuare ma di volermi prendere prima un pò di tempo per ragionarci su. Non ho tanta voglia di studiare, e se volessi un giorno, potrei benissimo continuare".

Dangerous:"Si, penso sia un'ottima idea".

Persempre:"Mentre tu cosa farai?".

Dangerous:"Penso che mi troverò un lavoro perché sono sicuro di non voler continuare a studiare e che lo studio non faccia al caso mio. Almeno ché non avvenga un miracolo che mi spinga a studiare ancora e chissà, andare via da qui e puntare più a nord".

Persempre:"Non mi dirai nemmeno di dove sei, vero? Ah ah ah".

Dangerous:"Esattamente, ma non lo diresti nemmeno tu ah ah ah".

Persempre:"Sei perspicace, è davvero un peccato che tu non continui a studiare, potresti continuare con successo".

Dangerous:"È una battuta o un complimento? Devo ridere o devo ringraziarti?".

Persempre:"Entrambi i casi, ma penso che sia maggiormente il primo pensiero che hai espresso, altrimenti con questi complimenti potresti sentirti ai miei livelli, e, no..".

Dangerous:"Okay miss mondo, ma ora devo proprio lasciarti. Il dovere mi chiama, a domani se vuoi".

Persempre:"D'accordo, mi farebbe piacere. A domani".

Dangerous si è disconnessa/o.

Mi incuriosì tanto il suo profilo, e quindi una volta connessa sul PC,  andai sul profilo e sbirciai delle informazioni. Era californiano,  non c'era dubbio perché c'era scritto chiaramente, lessi anche che era moro ed alto, le uniche informazioni sull'aspetto fisico che scrisse oltre la descrizione. 
"Se la vita di da limoni, tu fai limonata".
Non avevo mai letto una frase del genere, non sapevo nemmeno quale significato darle e cosa pensare. Era certamente molto poetica, e non si direbbe dal soggetto. 
Ma molto spesso l'apparenza inganna.

Spensi il PC, andai a letto, e caddi poi in un sonno profondo.

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