Friendship or Love...?

di Drop Of Rainbow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dopo un anno ***
Capitolo 2: *** Occhi fatati ***
Capitolo 3: *** Arcobaleni, torte e figuraccie ***
Capitolo 4: *** Conoscenze ***
Capitolo 5: *** Passato ***
Capitolo 6: *** Il cambiamento ***
Capitolo 7: *** L'inizio di qualcosa.. ***



Capitolo 1
*** Dopo un anno ***


I miei occhi si apririono al sole già alto che entrava dalla mia finestra. Qualcuno aveva di sicuro spostato le tende, perchè prima che il mio corpo si andasse a rifugiare sotto le coperte, le avevo chiuse e sistemate per bene. Strizzo gli occhi, cercando di farli abituare alla luce. Tolgo la coperta dalle mie gambe e poggio i piedi a terra, raggiungo la finestra e scruto tra gli alberi della foresta. Spero di trovare una figura maschile familiare, snella e con una bombetta sulla testa. Era passato un'anno da quando avevo salvato la Valle ma per me è come se fosse successo ieri. E durante quest'anno non avevo visto il mio amichetto De Noir neanche una volta. Sono andata varie volte al castello della sua famiglia ma ogni volta mi dicevano che era partito e sarebbe tornato tra qualche tempo. Ma quanto tempo? Quanto tempo avrei dovuto aspettare per rivederlo? Ogni giorno per me era un'agonia. Aspettare che fosse tornato, se fosse tornato. Stringo una parte della tenda nel mio pugno premendo forte. Dopo qualche secondo la lascio e vedo che sono rimaste delle striature per la troppa pressione. Raggiungo l'armadio, lo apro e fisso i vestiti al suo interno, quando ho un tuffo al cuore. Era passato tempo dall'ultima volta che l'avevo visto. Era rimasto come un'anno fa, con solo un po' di polvere nella zona delle spalle. Lo prendo per il bordo del collo, scuotendolo non troppo forte. L'avevo indossato il giorno il cui salvai la Valle e Robin divenne mio amico. O forse no. Non volevo più nessun ricordo che mi collegasse a lui, perciò avevo gettato l'abito in quell'armadio senza fare caso a che posizione prendesse. Lui sparì senza ne salutarmi ne dirmi niente per andare chissà dove. Decido di indossarlo, senza curarmi del fatto che quel lungo vestito di velluto rosso sangue mi facesse riaffiorire nei ricordi Robin De Noir. Infondo lo pensavo ogni secondo, sia da sveglia che da addormentata. Prima di uscire dalla porta bassa della mia camera, mi guardo allo specchio. Sono molto cambiata. I miei capelli pel di carota non erano più dello stesso colore. Non so come ma i miei capelli si erano scuriti finendo nel marrone. E le forme del mio corpo incominciavano a farsi vedere. I fianchi si pronunciavano e il seno cominciava a farsi notare dai miei abiti. Ero diventata più alta e magra. Cominciavo a truccarmi, in modo lieve, ma lo facevo. Ogni giorno Loveday mi insegnava qualcosa di più a riguardo. E poi non mi vestivo più da bambina con quei vestiti dalla gonna larga e con quella specie di rete dietro, che ho sempre odiato. Non ero più una bambina. Mentre mi avvio alla porta mi accorgo che il vestito è troppo corto così mi cambio. Ero così in fase pensiero da non essermi accorta che il vestito era troppo piccolo per la mia nuova corporatura. Ne scelgo uno blu che arriva appena appena sotto le ginocchia. È di cotone e non ha una scollatura profonda. Ha una cintura di stoffa nera incorporata in vita. Me l'ha regalato Loveday per il mio compleanno. Lei ha davvero ottimi gusti. Esco e scendo le scale. Mi dirigo nella sala da pranzo per fare colazione ma non ne ho voglia quindi faccio dietrofront e vado alle stalle. Mi avvicino alla stalla del cavallo di mio zio. Non so quale sia il suo nome anche se da circa un mese ci cavalco. Gli accarezzo il collo quando all'improvviso sento un pestare di paglia e una voce familiare:" Principessa!" mi volto di scatto senza nessuna emozione in viso.
"Wow, così mi togli il fiato. In paese i ragazzi avevano detto che Maria Merryweather era diventata davvero sexy, ma non immaginavo così tanto!" Era Robin. Sapevo cosa stava facendo, stava cercando  di farmi ingogliare la pillola del 'Scusa mi dispiace ma adesso passiamo avanti.' Io per non dargli questa soddisfazione lo rispondo con un secco:"Ciao." Mi rivolto verso il cavallo per prepararlo alla cavalcata.
"Cosa c'è?" mi chiede.
"Niente. Perchè? Dovrebbe esserci qualcosa?"
"Non lo so, mi sembri arrabbiata."
"Ah, ma davvero?" gli rispondo in tono sarcastico. Salgo sul cavallo e parto prima che lui possa dire qualcosa, rimanendolo lì solo come lui ha fatto con me.

 

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Capitolo 2
*** Occhi fatati ***


I capelli svolazzavano e la mia gonna si alzava al fresco soffio del vento. Il cavallo correva e io mi resi conto che non sapevo dove stava andando. Scorrazzava tra gli alberi e i prati della foresta come se non avesse un cavaliere. Stavo così pensando alle mie ultime parole rivolte con disprezzo, che non mi ero accorta di essermi persa, e l'unica persona che conosceva a memoria la foresta l'avevo lasciata amareggiata a metri da me. Tirai subito le redini e il cavallo si fermò in mezzo al nulla. Insomma, non proprio nulla. Intorno a me avevo solo alberi, cespugli e gli uccellini nei loro nidi che avevano paura di fischiettare. Robin non avrebbe mai potuto raggiungermi. Chissà quanto ero lontana e poi non andava nemmeno a cavallo. È sempre andato a zonzo per la foresta sui suoi piedi. Il padre non gli ha mai permesso di cavalcare perchè non lo riteneva degno. Come poteva un padre trattare in quel modo il proprio figlio. Sangue del proprio sangue. Non lo riteneva degno di salire su di un cavallo quando invece ci salivano e ci salgono impostori, ladri e assassini per scappare dai loro crimini. Quasi mi pento di aver fatto quello che ho fatto e vorrei tanto tornare indietro e potermi scusare. Scendo da cavallo tenendo nel mio pugno le redini. Giro la testa cercando ogni forma di vita che mi possa aiutare ad uscire da questo ammasso di arbusti. Faccio scorrere il mio pugno dalla cima delle redini fino alla fine, finchè la mia mano non le sente più. Il vento scuote le cime degli alberi e il cavallo comincia ad agitarsi. Io mi volto verso di lui e vedo un cavallo che è pronto a darti gli zoccoli in pieno viso appena sente un singolo rumore prodotto da degli esseri umani. Indietreggio, e mentre lo faccio, il cavallo di mio zio scappa. Non posso urlare il suo nome perchè non so quale sia. Grandioso. Ora sono dispersa e anche a piedi. Non potrebbe andarmi meglio. La voce del vento taqque. Avrei tanto voluto librarmi in celo e poter volare fino a casa. Alle mie spalle sento dei passi. Mi volto ma non vedo nessuno. Penso che forse sia solo la mia immaginazione, forse solo perchè ho paura e sono preoccupata. Credo le stesse emozioni che proverà mio zio appena saprà che mi sono persa. Li risento. Il suono di piedi che calpestano l'erba. Giro su me stessa e mi fermo in direzione del rumore. Davanti ai miei occhi ci sono due alberi poco distanti tra loro. E dietro quegli alberi spuntano due ragazzi. Due ragazzi vestiti di nero. Pensai subito che facessero parte del clan dei De Noir. Insomma indossavano abiti neri, erano attraenti...... Maria ma cosa dici? Un pò di contegno. Appaiono altri giovani tutti intorno a me, celandosi da dietro gli alberi. Perchè si avvicinano? Perchè non sono rimasta a casa? Perchè non sono stata più attenta? Perchè? Perchè? Tante domande a cui avrei voluto dare una risposta, ma non so quale sia. Uno di loro, che credo sia il leader di questa combriccola, comincia a parlare al gruppo:"Guardate chi abbiamo trovato. Maria Merryweather. L'ultima principessa della luna. La salvatrice della Valle." sento ridacchiare. Dentro di me si fanno largo una miriade di emozioni: paura, angoscia, preoccupazione, tristezza, disperazione..... Volevo che le lacrime mi rigassero il viso,ma quel gesto mi avrebbe solo definito come una femminuccia. Erano tutti diversi ma ugualmente affascinanti. Il forse leader aveva i capelli biondi con un pò di cresta, anche se prima d'ora non avevo mai visto un ragazzo o un uomo portare i capelli in quel modo, e gli occhi azzurri come il mare cristallino. Quegli occhi mi ipnotizzavano. Intorno al nero dell'iride c'era un pò di marroncino e poi erano tutti turchesi mischiati con minuscole macchioline gialle. Indossava una giacca di pelle e pantaloni con delle catene. Portava una maglia nera con dei bucchetti sul girocollo. Si avvicinava a me a falcate medie, e più si avvicinava più il cuore mi sfondava il petto. Ma non era per la paura, era per qualcos'altro. Eccitazione. Ma non eccitazione di volergli saltare addosso, ma eccitazione di come sarebbe finita. Come se quegli occhi mi stessero raccontando una storia. Siamo faccia a faccia e con la sua mano destra tocca il mio mento liscio. Il mio respiro diventa affannoso e sul suo viso si forma un piccolo sorriso come se quello fosse il suo scopo. Sedurmi. E bè, ci stava riusciendo alla grande. I miei occhi si abbassano sull'erba sotto le mie scarpe. "Prendi sempre la parte migliore, non è vero Erdi?" disse uno dei ragazzi. Erdi. Era quello il nome del ragazzo dagli occhi fatati. Ma lui non rispose al ragazzo. Ero troppo imbarazzata. Era la prima volta che provavo quelle emozioni dopo Robin. Insomma durante l'anno della sua assenza, a casa di mio zio sono arrivati molti pretendenti, anche da molto lontano, a chiedere la mia mano ma io ho sempre rifiutato perchè aspettavo sempre l'arrivo del mio preferito. Del mio prescelto. " Cosa ci fai così lontano da casa?" aveva una voce così sensuale e provocante. Era musica per le mie orecchie. "Uhm.....mi sono persa." "Ah, ma davvero? Se è così ti riporterò a casa subito. Solo tu ed io." stavo per rispondere al cortese invito quando qualcuno, che in quel momento non volevo qui, rispose:"Io non credo." ANGOLO DELL'AUTRICE: Salve bella gente. Ecco il secondo capitolo della mia fanfic. Scusate se ci ho messo tanto, perdonatemi pliz. Ho fatto vari procedimenti per cercare di ingrandire la scrittura, spero di esserci riuscita. Se non ci sono riuscita vi do un consiglio: se leggete dall'Ipad potete ingrandire oppure se leggete dal computer selezionate tutto il testo, copiatelo, incollatelo su Wordpad (il programma che si trova in tutti i computer), ingrandite la scrittura e leggetelo lì. Voilà. Ho apprezzato tutte le recensioni e continuate vi prego. Un bacione 😘😘😘 P.S. Oppure affianco al testo c'è scritto "Dimensione testo" voi mettete la A più grande e voilà. 😘

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Capitolo 3
*** Arcobaleni, torte e figuraccie ***


Volevo sprofondare nell'abisso più profondo. Chiudo gli occhi e abbasso la testa per non mostrare il mio imbarazzo. Avrei voluto che un fulmine colpisse Loveday e una macchina del tempo mi riportasse a pochi minuti prima, così da non poter fare quella figuraccia.
"Signora Merryweather, volevo solo accompagnare vostra nipote." anche la sua gentilezza mi affascinava.
"Ti ringrazio Erdi ma per tua fortuna la posso riaccompagnare io, così non avrai questa scocciatura."
"Non era una scocciatura, signora. Tutt'altro." poggia i suoi occhi su di me e accenna un sorriso malizioso.
Le mie guance avvampano e guardo altrove per non mostrare il mio imbarazzo. Non a lui. Gli farebbe solo capire quanto sia affascinante e il suo ego non farebbe che crescere.
"Sei troppo gentile..." non so perché ma il tono di Loveday suonava un tantino sarcastico "Arrivederci. Andiamo Maria."
"Aspetta Loveday, io ho..."
"NON DISCUTERE! CAMMINA!!!"
Abbasso il capo e mi incammino. Sarei voluta morire. Loveday mi segue. Non apriamo bocca per tutto il tragitto. C'è il rumore delle foglie secche a coprire quello che prima era un imbarazzante silenzio. 
Eccola la mia dimora. Chi sa dove era andato Robin dopo il nostro incontro.
Comincio a correre verso le stalle con il freddo che mi congela il viso. Ma nelle stalle non c'era Robin.
"Zio....il tuo cav...." ma prima che potessi finire la frase, vedo in una delle stalle un cavallo scuro che mangia tranquillamente.
"Pensavo fosse scappato."
"Ed è così, ma per fortuna conosce la strada di casa. Altrimenti non te lo avrei affidato. Allora, come è andata la cavalcata?"
"Abbastanza bene, zio." 
"Io e Loveday saremo fuori tutto il pomeriggio." solo a sentire quel nome rabbrividisco anche se so che l'ha fatto per il mio bene:"Pranzerai con la signorina Heliotrope." e mi lascia con la sua lunga giacca nera che si muove al passo.
Salgo subito in camera e ci resto finché Loveday e mio zio non escono di casa. In quel lasso di tempo cerco di pensare a come riparare al danno commesso dalla mia quasi zia. Dico quasi perché effettivamente non è mia zia. Almeno non ancora.
Passano pochi minuti quando sento la porta sbattere e capisco che sono andati via. Quando qualcuno entra o esce da questa casa si sente fino in soffitta, perché tutte le pareti, comprese porte e vetri delle finestre, tremano. Forse ecco perchè Loveday sapeva che ero uscita. 
È ora di pranzo, sicuramente ci sarà qualcosa di buono. Prendo in fretta una matita e una specie di diario di cuoio marrone, con incisioni sul davanti e rilegature di metallo. Mi precipito per le scale diretta verso la sala da pranzo, che era vuota. Sul tavolo ci sono piatti di ceramica bianca, posate d'argento e bicchieri di cristallo per ogni seduta. Come portate ci sono una grande zuppa di verdure fumante e profumata, dello stufato di carne con patate e piselli e infine una torta al cioccolato con fragole. Era tutto invitante e avevo così tanta fame che non volevo aspettare che la signorina Heliotrope si unisse a me. Siedo al mio posto e comincio a versarmi  la zuppa con una grande mestolo. Ogni cucchiaiata era come se la mia lingua fosse andata in paradiso. Mentre prendevo lo stufato entra di sana pianta la signorina Heliotrope, con gli occhiali tutti storti, scusandosi per il suo ritardo increscioso. 
"M-Maria! Perché non hai aspettato il mio arrivo per pranzare?" balbettava
"Scusate, signorina Heliotrope ma avevo troppa fame." cerca di dire qualcosa ma balbetta come al suo solito. Mi riempio il piatto di stufato mentre la signorina Heliotrope si versa la zuppa. Mangio solo metà della carne perché non vedo l'ora di addentare quella torta. Ne taglio una grossa fetta e mentre la poggio nel piatto cade qualche briciola sul mio tovagliolo. La mordo. Il sapore è sopraffino. All'interno è granulosa e sopra è cremosa, e fuoriesce un profumo più che gradevole. E le fragole sono fresche e saporite.
Mi pulisco ai lati della bocca e le mani. Prendo il mio taccuino insieme alla matita e mi congedo. Esco di casa cercando di non far sbattere la porta. Dopo il profumo di torta sento un profumo di fiori appena sbocciati. Il verde del prato e degli alberi è più accesso rispetto a questa mattina e il sole è più caldo e confortante. Fuori la mia dimora, mio zio ha fatto costruire una panchina tutta per me così che io possa disegnare e scrivere all'aperto. 
Ecco cos'è quel taccuino. È dove io disegno, sia quando sono felice sia quando sono triste, sia quando sono ispirata sia quando non lo sono, o solamente per far viaggiare la mia mente nello spazio e nel tempo.
Mi siedo sulla panchina con le gambe unite e il taccuino aperto, sulle pagina bianche e candide come la neve, su di esse.
Comincio a disegnare cose che rispecchiano il mio stato d'animo in questo momento, in questa giornata. Giornate tempestose, lacrime versate, morti delle persone care....
"Non troverai mai arcobaleni se guardi in basso." i miei occhi si alzano verso il punto in cui era stato prodotto il suono, e mi imbatto in occhi conosciuti. Occhi sognanti e portatori di sogni. Erdi. 
"Magari a me non serve un'arcobaleno."
"A tutti serve un'arcobaleno. Serve per sognare, essere felici. Serve ai bambini per dimostrargli che c'è sempre una speranza. Infatti quando il sole è riuscito a battere la pioggia, è a quel punto che appare." le sue parole erano così intense e piene di significato, e avrei tanto voluto dirgli che non mi serviva un'arcobaleno per sognare, ma i suoi occhi.

ANGOLO DELL'AUTRICE: Salveeeeeee. Scusate se ci ho messo tanto ma l'ho dovuto riscrivere e poi ci sono gli impegni della scuola e varie cagate. E niente spero che vi piaccia e recensite. Ciauz <3

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Capitolo 4
*** Conoscenze ***


Era seduto fianco a me e mi guardava, mentre io fissavo la pagina con il disegno incompleto e la matita ferma. I capelli mi coprivano i lati del viso ma sentivo che lui aveva ancora gli occhi fissi su di me.
"Quindi è questo quello che fai? Disegni."
"Non solo. Vieni con me." gli presi la mano e lo tiravo. Aveva la mano liscia, morbida, confortevole....
Sentivo le sue dita tremare tra le mie. Era la cosa più dolce che avessi mai visto. Sono arrivata ad una grande quercia di fronte casa.
"Siediti." la mia voce era dolce, premurosa....
"D'accordo." mi disse con un sorriso. Si siede con la schiena contro l'albero e piega la gamba destra. Io mi siedo alla sua sinistra e vedo che lui apprezza.
"Allora?"
"Mi piace guardare io cielo. Da qui ti sembra che il mondo sia in silenzio e l'unica cosa che senti è il tuo cuore che ti pompa sangue nelle vene."
C'è un momento di silenzio, come se lui volesse assaporare le mie parole.
"Di cosa hai paura, Maria?"
Perchè mi ha fatto questa domanda?
"Della morte." Si. Avevo paura della morte. I miei genitori erano morti e adesso ne avevo il terrore. L'avevo per la mia morte e anche per quella degli altri.
"Non devi. La morte non va temuta perchè quando ci siamo noi non c'è lei e quando c'è lei non ci siamo noi."
"Epicuro." dissi.
"Ammirevole."
"Grazie." mi giro verso di lui e gli sorrido. Lui fa altrettanto.
Mi guarda negli occhi. Mi guarda prima gli occhi e poi le labbra. È un momento intenso, mi sento come se il mondo stesse assistendo. Avvicina il suo viso al mio lentamente, e quando la sua bocca è pochi centimetri dalla mia mi volto. Lui abbassa la testa.
"T-Ti va di entrare?" gli pongo questa domanda imbarazzata, anche se non dovevo.
"Certo..." mi dice ancora con la testa abbassata. Si alza e mi porge la mano. L'afferro e adesso sono io a sentire un brivido. Un brivido che è percorso per tutto il corpo e si è fermato al cuore, continuando a vibrare.
Ci dirigiamo alla porta quando....
"Maria!"
"R-Robin....."
"Mi spieghi cosa ti prende?"
"Robin? Sei proprio tu?" Erdi interrompe la nostra conversazione.
"Erdi? Che ci fai qui?"
"Sono qui da quasi un anno, e tu invece? E da molto che non ci vediamo?"
"Io sono dovuto partire, per motivi familiari." e mentre lo diceva mi guardava. Io abbassai lo sguardo.
"Quindi voi vi conoscete?" cercai di cambiare discorso.
"Si, da molto. Da quando avevamo cinque anni." mi risponde Erdi.
"E tu come conosci Maria, Erdi?"
"Si è persa nel bosco, con il suo cavallo...." NO! NO! NO! NO! NO! STA ZITTO! ".....E mi ha rubato il cuore." ASPETTA, COSAAA?
Lo sguardo di Robin cambiò e io avevo il mio di cuore in gola. Mi si era mozzato il fiato e non sapevo cosa dire.
"Ma davvero?" disse Robin con un tono di sfida.
"Si."
"Allora che vinca il migliore."

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Capitolo 5
*** Passato ***


"Allora che vinca il migliore." Quelle parole mi risuonavano nel cervello e me lo facevano esplodere e quella voce mi faceva venir il mal di testa.
Facevo l'inferma nel letto per non essere disturbata eppure non riuscivo a non tormentarmi e muovermi nella lenzuola incandescenti. Visto che non riuscivo a fare la finta malata, mi alzo dal letto pronta a vestirmi. Mi dirigo verso l'armadio con i pensieri ancora confusi nel cervello. Mi metto la prima cosa che mi capita a tiro e mi dirigo fuori dalla mia stanza.
Vedo che nessuno è in giro per casa quindi prendo la decisione di uscire da quest'ultima e dirigermi verso il paese.
Erano le nove del mattino e camminavo tra gli sterrati del mercato del paese. Il mercato era così chiassoso e popolato, sentivo i venditori urlare e i clienti contrattare magari per comprare delle semplici patate da preparare alla famiglia. Non tutti gli abitanti potevano permettersi il pane per mangiare e chi poteva ne comprava troppo e poi lo buttava. I soliti sprechi di chi ha troppo e non sa apprezzare ciò che gli viene dato. Per mia fortuna non sono cresciuta in questo modo e cerco sempre di aiutare il prossimo.
Cammino come un automa in mezzo al mercato senza nessuna espressione in viso. Completamente senza emozioni. Perchè la mia mente è assorta in altri pensieri. A riportarmi alla realtà è lo scontro con un passante.
"Oh, mi scusi davvero io non sta..." mi fermai. Non era un passante a caso.
Era Erdi.
"Ehi principessa, fai più attenzione." disse ridendo. Aveva un sorriso a trentadue denti, così abbagliante e sprizzante di felicità. 
"Lo sai principessa, stavo proprio pensando a te ed ecco che mi compari davanti."  
"No, ti prego no." pensai "Non ti ci mettere anche tu."
"Già.." gli risposi con poco entusiasmo
"Dai vieni principessa, ti accompagno a casa." mi disse porgendomi la mano.
"No grazie, non voglio tornare a casa. Sono arrivata da pochi minuti." Non era affatto vero ma non volevo che mi accompagnasse a casa, si sa come va a finire e sinceramente non ero pronta. Insomma, lo conoscevo da nemmeno due giorni e non ero quel tipo di ragazza.
"Allora andiamo a fare una passeggiata." mi disse porgendomi sempre la mano. 
Oddio. Ancora peggio, avrebbe potuto portarmi in qualche posto isolato e.....NO NO NO NO! Certo, l'idea di poggiare la mia bocca su quelle grosse e carnose labbra non mi dispiaceva, ma non ero sicura. Tutto qui.
"In verità...vorrei rimanere qui. Se vuoi puoi rimanere con me."  MA COSA MI SALTA PER IL CERVELLO?!
"Con molto piacere grazie, è sempre bello passare del tempo con te." Mi dice in tono dolce e premuroso.
Tutti questi suoi modi gentili mi fanno abbassare le difese, sempre più e se continuerà così non so quanto tempo resisterò. 
"Allora..come conosci Robin?"
"Perchè vuole saperlo? E' geloso?Perchè dovrebbe esserlo? Mi sto ponendo troppe domande."
"Bhè, un anno fa arrivai qui nella valle perchè morì mio padre e..."
"Oh, mi dispiace." mi interuppe.
"Sai, a volte mi manca."
"Anche a me. Non tuo padre ma i miei genitori, anche loro sono morti quando ero molto piccolo."
"Mi dispiace tanto."
"Ormai ci sono abituato, scusami continua."
"E mentre ero nella carrozza, un brigante cercò di trascinarmi fuori ma io lo graffiai con l'ago sulla mano..." e continuai a raccontargli tutta la storia. Non me ne resi conto ma mentre parlavo di Robin sorridevo e avevo gli occhi tra le nuvole, sognanti. "Ecco tutta la storia."
"Wow, l'anno scorso è stato poco movimentato, eh?"
"Pochissimo." ridiamo insieme. "E tu invece?"
"Bhè come ti ho detto ero rimasto solo e andavo bighellonando e facendo casini in giro per la valle, quando conobbi questo bambino come me. Ribelle e rimasto solo, almeno così mi disse poi dopo scoprì che aveva un padre. Quando l'ho scoprii capii che era come se il padre non lo aveva affatto e..."
"E quindi siamo sempre rimasti a farci compagnia l'uno con l'altro."
Robin era davanti a noi: "Visto che eravamo entrambi soli e abbandonati." ad ogni parola avanzava di un passo.
 "Non giochi in modo leale Erdi, usando la storia del ragazzo orfano tutte le ragazze si sciolgono."
"Volevi usarla tu, Robin?"
"Certo che no, ma visto che riguarda entrambi se Maria doveva saperlo dovevamo raccontarglielo tutti e due, non credi?"
Mi resi conto che questa frase graffiò molto Erdi, prese atto che aveva sbagliato e questo gli diede ancora più fastidio.
"Certo." disse a denti stretti.
E in quel momento mi resi conto che loro due erano esattamente uguali e che mettendoli in competizione, involontariamente, avevo appena innescato una bomba ad orologeria e quella che si sarebbe fatta più male sarei stata io.

ANGOLO AUTRICE: Salve belli de mammaaaaaaaaa. Sono tipo in mega ritardissimo, lo so e ne prendo atto. Per questo ho deciso di fare un capitolo un pò più lungo e credetemi ci ho messo tanto impegno e spero che apprezziate e che vi piaccia. Sto usando troppe congiunzioni, stop. Se vi è piaciuto il capitolo non astenetevi a farmi una recensione caruccia e se invece avete notato qualche cosa di sbagliato potete scrivermelo tranquillamente in una recensione e migliorerò, se invece volete dirmi qualcosa potete tranquillamente scrivermi un messaggio, vi risponderò con molto piacere. Buone vacanze a tutti, divertitevi e fate tanti after. Ciaoooooooooooo <3

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Capitolo 6
*** Il cambiamento ***


Si guardano con aria di sfida mentre io sono lì, immobile senza sapere cosa fare. In testa mi balenano tante idee ma non riesco a farne nemmeno una, come sdrammatizzare o allontanarli. 
"Sai Robin.." dice Erdi toccandogli la spalla come se stesse togliendo della polvere e sistemandogli il colletto "È da tempo che non ci vediamo ed è tanto che tu non vedi Maria e di certo vuoi passare del tempo con lei come me visto che voglio conoscerla.."
"Tu vuoi fare tutto tranne che conoscerla." lo interrompe Robin.
Erdi si innervosisce "Dicevo.."dice a denti stretti "Forse dovremmo passare del tempo insieme tutti e tre, così sarò sicuro di non essere accusato di raccontare storie per arruffianarmi le persone." 
"Sicuro Erdi? Perché non ti lascerò solo con lei nemmeno un secondo." dice Robin inclinando un pò la testa.
Le sue parole mi provocano un lieve rossore agli zigomi che mi fa abbassare la testa.
"Però..non mi avete chiesto se anch'io sono d'accordo." dico facendo apparire un'espressione di sorpresa sui loro volti "Se anch'io sono d'accordo a passare del tempo con voi due."
Non sapevano cosa rispondermi e cominciano a guardarsi cercando una soluzione.
"Bhe.." comincia Erdi che viene interrotto da Robin.
"Allora rimarrai da sola." le sue parole mi provocano una smorfia.
"Ma su Robin non essere così scortese, perché mai dovrebbe rimanere da sola?"
"Perchè non rimarrà da sola con uno di noi due, nemmeno con me perchè sono una persona leale a confronto di certe persone." dice guardando Erdi
"LEALE? TU? Ma per piacere, sei tutto tranne che leale." dico urlando dal nervoso "Sai cosa Robin? Hai finito di rovinarmi la giornata." 
Erdi stanco di sentire quella conversazione mi prende il polso e si volta per andarsene, ma in un nano secondo  Robin afferra l'altro mio polso attirandomi a se. Questo gesto fa lasciare la presa poco salda di Erdi che nel mentre si volta si ritrova steso a terra dal pugno di Robin.
Robin si butta su di lui e continua a dargli dei pugni urlando "NON DEVI TOCCARLA HAI CAPITO?" 
"ROBIN, ROBIN" urlo cercando di tirarlo
"LEI È MIA!" questa frase mi manda in trance e mi fa arrossire mentre cerco di elaborarla.
Ciò che mi riporta alla realtà è il rumore di cavalli che mi affiancano. Cavalli neri, possenti, veloci...
Alzo lo sguardo al cavallo alla mia destra e quello che vedo mi sconcerta. Speravo di non vedere più quella persona: Coeur De Noir.
Lui abbassa il suo sguardo e mi guarda con quel suo sorriso cattivo e malizioso.
Robin si ferma con un pugno a mezz'aria sentendo probabilmente il respiro rumoroso dei cavalli.
Robin si gira leggermente e il suo sguardo cambia da predatore a preda. Si alza immediatamente mentre Erdi ancora steso a terra si tiene il naso dolorante e sanguinante con entrambe le mani.
"Padre.." e fa un leggero inchino
"Robin, sei tornato da soli due giorni e giá metti in cattiva luce il nome De Noir." dice con una risatina finale e un tono da superiore.
"Padre, i-io.."
"Figlio" lo interrompe "Arrivo dritto al punto." dice con un velo di cattiveria negli occhi mentre in quelli di Robin si forma la paura "Da questo momento in avanti sei scomunicato, non sarai più un De Noir."


ANGOLO AUTRICE: Salveeeeeee, innanzitutto buon anno nuovo e si lo so di aver aggiornato dopo secoli ma spero che il capitolo vi piaccio e secondo voi cosa succederá? Recensite e fatemi sapere <3

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Capitolo 7
*** L'inizio di qualcosa.. ***


"Anche quando non ci sei, mi giro a cercarti..."

Cerco di raggiungerlo ma lui cammina a grandi falcate e non riesco ad avvicinarlo. Adesso siamo nel bosco, il posto in cui aveva passato gran parte della sua vita. Comincio ad avere il fiatone "ROBIN, ROBIN PER L'AMOR DEL CIELO FERMATI!" gli urlo contro.
Lui si ferma, come se finalmente si fosse accorto della mia presenza e si gira. Si avvicina lentamente e mi guarda con un sguardo intenso che non gli avevo mai visto negli occhi. Siamo faccia a faccia a pochi centimetri e continua a guardarmi con quello sguardo. Le parole non mi escono dalla bocca per poter interrompere quel silenzio.
"Maria.." mi dice quasi in un sussurro "Mi dispiace di averti abbandonato, è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto e me ne pento, ti prego perdonami." 
Quelle parole avvolte da uno strato di sincerità nella sua voce mi fanno venir voglia di stringerlo a me con tutte le mie forze.
"S-si Robin, i-io ti perdono."
"Queste parole mi fanno stare meglio." abbasso lo sguardo imbarazzata ma lui con la sua mano mi alza il mento e i nostri sguardi si fondono.
"Maria"
"Si?" gli dico semplicemente
"Andiamocene via."
"Si, forse sarebbe meglio andare."
"Non dico dalla foresta ma da qui. Io e te, da soli, lontano da tutto e da tutti."
"Cosa?" gli chiedo incredula
"Avremmo già dovuto farlo subito dopo che avevi salvato la Valle ma adesso siamo entrambi più responsabili e maturi."
"Robin, io.."
"Maria ti prego, scappiamo. Non per sempre ma per il tempo che ci meritiamo."
"E dove vorresti andare?" gli chiedo incuriosita valutando l'ipotesi di fare questa pazzia
"Ovunque, basta che sia con te." queste parole mi lasciano spiazzata e mi provocano un calore che si espande per tutto il petto.
"Robin non so, potrebbe essere pericoloso e poi dove dormiremmo?"
"Ti proteggerò io e potrai dormire tranquillamente tra le mie braccia."

Cosa gli succede? Perché tutto ad un tratto diventa così dolce? 

"Ti prego Maria, voglio recuperare l'anno che ho perso. Un anno che potevo passare con te e fare tante cose insieme." mi prende una mano e la stringe tra le sue calde "Forse ti chiederai per quale motivo sono all'improvviso diventato dolce."
"Ora sei anche indovino?" mi esce una risata che fa ridere anche lui.
"Con te riesco ad essere solamente dolce e lo so che quando ci siamo rivisti qualche giorno fa non lo sono stato, ma cercavo di non mostrare quanto mi sei mancata." dice avvicinandosi e io sono più che sicura di star diventando di fuoco.
Siamo a pochi centimetri, quando si accosta al mio orecchio destro e sussurra "Quando arrossisci diventi ancora più bella, lo sai principessa?" per poi tornare a guardarmi negli occhi. Ho il cuore che perde battiti e il respiro bloccato in gola. 

Cosa mi sta succedendo? Ho forse la febbre? 

Il nostro sguardo si rifonde e io sono sicura sentire tutti i muscoli rilassarsi.
"D'accordo Robin, andiamocene." gli compare un sorriso sul volto e mi porge la mano che io subito afferro ma lui fa intrecciare le nostra dita e mi trascina con se dirigendoci chissà dove.

**

Ci ritroviamo vicino un piccolo fiume forse all'estremità della foresta. Il sole risplende in esso facendo apparire l'acqua più limpida di quello che è già. Tutt'intorno ci sono distese di erba e fiori con dei colori accesi. Tiro Robin per una mano "Mh?" mi risponde semplicemente.
"Rimaniamo un po' qui, seduti vicino al fiume. Il suo rumore è rilassante."
"Certo, perché no."
Ci sediamo. Io tenendomi le gambe piegate e lui alla mia sinistra con la gamba destra stesa e quella sinistra piegata appoggiandosi all'indietro sui palmi delle mani. Il vento mi scompiglia i capelli non facendomi godere il panorama così mi alzo.
"Che fai? Non avevi detto che volevi rimanere un po' qui?" mi chiede Robin stranito.
"I capelli, devo trovare qualcosa per legarli o tenerli fermi."
"D'accordo, sta attenta."
"Giusto, perché potrebbe saltare all'improvviso fuori un leone e sbranarmi." gli dico ridendo.
"Ha-ha quanto sei spiritosa."
"Lo so." gli dico allontanandomi.
Guardo a terra tutt'intorno a me cercando radici o cose simili per legarmi i capelli ribelli. Scavo tra le foglie ma niente. Quando una radice attira la mia attenzione. Raggiungo il grande albero dove alla base, mischiata con delle foglie, può esserci l'oggetto della mia ricerca. La prendo tra le mani. È perfetta.
Raggiungo Robin in fretta pensando che sia preoccupato per tutto questo tempo passato. Arrivo al fiume sciacquano la radice dal terreno secco quando mi accorgo di Robin. Nel fiume. Di spalle. Senza maglia.
La sua schiena è qualcosa che i miei occhi ancora dovevano assaporare e adesso sono felici di averlo fatto. Tutti i muscoli si muovono sinuosamente mentre si mette una mano dietro al collo. Vorrei tanto esplorare la sua schiena con la mia mano, ogni singolo incavo. Ogni singolo muscolo. Ogni singolo centimetro. I mie pensieri su di lui cominciano a diventare poco casti ma non riesco a smettere di guardarlo.
La voce di Robin mi distrae dai miei pensieri di di lui "Finirai per sciuparmi se continui a fissarmi." dice girandosi con un sorrisetto malizioso. Sbuffo.
"Come se tu non lo facessi se i ruoli fossero invertiti, ptf."
"No" dice avvicinandosi piano, in modo sensuale facendo ripartire quei pensieri "Io non mi limiterei a guardarti." mi dice con quel sorrisetto malizioso di nuovo sul suo volto. Ormai siamo a pochi centimetri e una parte di me mi dice di annullare la distanza e di dare vita a quei pensieri, ma la mia parte coscienziosa mi ferma.
Per fortuna è lui ad annullare la distanza poggiando le sue labbra focose sulle mie. Prima un bacio casto, semplice che poco dopo si tramuta in un bacio passionale e voglioso in cui le nostre lingue si cercano e si vogliono più di ogni altra cosa. Gli metto le mani nei capelli umidi mentre lui mi cinge i fianchi attirandomi ancora più a se facendomi capire di non voler allontanarsi. È questo gesto che ci fa capire quanto ci siamo voluti per tutto questo tempo.


ANGOLO AUTRICE: Salve e rieccomi con un altro capitolo delle nostre piccole polpette e forse sarete sorpresi del fatto che ho aggiornato così velocemente, in effetti anche io. Finalmente si sono baciati cosa che ho aspettato fino all'ultimo secondo nel film ma che purtroppo non é successa. Cosa ne pensate? Secondo voi succederà qualcosa dopo il bacio? E quanto tempo saranno in "fuga amorosa"? E Erdi? Recensite e buon proseguimento <3

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