Just around the corner.

di Layla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:the drops of rain they fall all over ***
Capitolo 2: *** 1)Learning to walk again, I believe I've waited long enough ***
Capitolo 3: *** 2)She can't find her place, she's losing her faith ***
Capitolo 4: *** 3)When did the diamonds leave your bones? ***
Capitolo 5: *** 4)Sometimes, I don't feel the same way as you feel, Zack. ***
Capitolo 6: *** 5)But sometimes the hardest part is conceiving ***
Capitolo 7: *** 6)You feel like you hit a wall, but you survived. ***
Capitolo 8: *** 7)Place and time always on my mind, I have so much to say but you're so far away ***
Capitolo 9: *** 8)I never thought I'd be the one that you would break ***
Capitolo 10: *** 9)Be the one I'm looking for ***
Capitolo 11: *** 10)I'll see you in my dreams, waiting to say, ***
Capitolo 12: *** 11)t's just a spark, but it's enough to keep me going ***
Capitolo 13: *** 12)Spend your days watch the waves with me, we can love like we are forever ***
Capitolo 14: *** 13)I drink the poison then I pass the fuck out ***
Capitolo 15: *** 14)I'm terrified to speak but you'd expect that from me ***
Capitolo 16: *** 15)I never meant to hurt nobody, I only meant to do this to myself ***
Capitolo 17: *** 16)And I am holding onto the fact that I'll see you in the morning ***
Capitolo 18: *** 17)And I promise you someday we'll tell ourselves: ***
Capitolo 19: *** 18)When life leaves us blind, love keeps us kind ***
Capitolo 20: *** 19)I hope you like the stars I stole for you,one hundred million twinkle lights in neon blue. ***
Capitolo 21: *** 20)I'm happy if you're happy with yourself ***
Capitolo 22: *** 21)The person that you'd take a bullet for is behind the trigger. ***
Capitolo 23: *** 22)Forget about each other till we get each other back ***
Capitolo 24: *** 23)Let forgiveness wash away the pain ***
Capitolo 25: *** 24)I think it's time to come back home ***
Capitolo 26: *** 25)I'm sorry about your parents ***
Capitolo 27: *** 26)Fall in love with you again and again ***
Capitolo 28: *** 27)And if I sang it in the right key and I asked you politely for you to find a way home. ***
Capitolo 29: *** 28)There's glimpses of heaven in every day. ***
Capitolo 30: *** 29)I wanna hold you, protect you from all of the things I've already endured. ***
Capitolo 31: *** Epilogo:Tell me its okay to be happy now, because I'm happy now ***



Capitolo 1
*** Prologo:the drops of rain they fall all over ***


Prologo:the drops of rain they fall all over

 

15 settembre 2013

 

La pioggia batte monotona sulle finestre di casa nostra, nessuno si cura di abbassare le tapparelle: abbiamo una colf che pulirà i vetri fino a farli scintillare domattina.
Anche se non avessimo una colf il clima nella stanza è troppo teso perché qualcuno si muova e faccia qualcosa.
Mia madre è seduta sul divano bianco del salotto, indossa un abito bianco con i bordi neri di Chanel, fuma elegantemente una sigaretta con le gamba accavallate.
Nei suoi occhi di ghiaccio non c’è niente, né comprensione né amore, solo gelida furia. May è seduta su una poltrona davanti a lei e io su un’altra poltrona.
“May, cara, potresti ripetermi quello che hai detto?”
Interrompe il silenzio con una domanda dal solito tono salottiero.
“Mamma, sono incinta e non so chi sia il padre.”
“Complimenti, deficiente.
Pensavo che l’unica fonte di problemi in questa casa fosse quella pazza di tua sorella, invece mi sbagliavo. Pensavo che almeno tu fossi normale, frequenti le feste, hai gli amici giusti, pensavo di essere riuscita a insegnarti qualcosa.
Contano solo i soldi, tesoro e una buona reputazione.
Tu non puoi e non devi avere un bambino, ne va dell’onore della famiglia.
Domani chiamo il mio ginecologo di fiducia, così abortirai e poi potrai conoscere il tuo futuro marito, che è assolutamente favoloso.”
Il che significa che è una faccia di culo che ama solo i soldi e il lavoro e se ne frega della famiglia.
“No, mamma.
Innanzitutto sono incinta di quattro mesi e non posso abortire e anche se potessi non lo farei. Io voglio tenere questo bambino.”
May abbassa la testa, lasciando che i suoi lunghi capelli biondi le coprano la faccia.
“Alza la testa, voglio vederti in faccia, cretina!
Ripetimi quello che hai detto.”
“Sono incinta di quattro mesi e voglio tenere il bambino.”
Lei la guarda gelida, fa venire la pelle d’oca quando fa così.
“Prego?”
“Voglio tenere il bambino.”
Lei spegne la sigaretta con un gesto secco.
“Bene, allora va in camera tua e impacchetta le tue cose. Non c’è più posto per te in questa casa, non farti mai più rivedere.”
May si alza e se ne va in camera, ora tocca a me.
“E tu, puttanella inutile?
Andrai a letto con Deanna?”
“NO!”
Lei mi guarda ancora più furiosa di prima.
“Cosa?”
“Hai capito bene: NO!
Non sono lesbica e non voglio fare esperienze del genere, nemmeno per ottenere un lavoro.
Quella donna può andare a farsi fottere per quanto mi riguarda!”
Lo schiaffo arriva inatteso.
“Non parlare così e fai quello che ti dico! Hai già rovinato abbastanza questa…”
“NON ME NE FREGA UN CAZZO! HO SEMPRE CERCATO DI FARE COME VOLEVI TU E QUESTO E’ IL RISULTATO! ADESSO FACCIO QUELLO CHE DICO IO!”
Le urlo in faccia, ma lei non si scompone.
“L’ho sempre saputo che eri inutile, Sophie, adesso per favore vattene da questa casa e non tornare mai più.”
Dopo averle lanciato un ultimo sguardo carico d’odio vado in camera mia e comincio a impacchettare tutte le mie cose. Carichiamo tutti i nostri averi nella macchina di May e poi cominciamo a chiamare i nostri amici.
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci ospiti mentre cerchiamo un lavoro e un nuovo appartamento, ma questa richiesta sembra impossibile da soddisfare.
Qualcuno ha già l’appartamento pieno, qualcuno aspetta i parenti, altri dicono che non vogliono immischiarsi.
Insomma, dopo il temporale quando il sole fa capolino su New York giusto per tramontare, non abbiamo un posto dove andare.
“Ho fame.”
Borbotta May.
Io guardo i soldi nel portafoglio, ovviamente possiamo permetterci un Mac Donald, ma non bastano per una caparra per un appartamento.
Scendiamo dall’auto per mangiare e mentre mangiamo i nostri hamburger capiamo che quelli che per anni abbiamo chiamato amici in realtà non lo erano, erano solo persone che ci accettavano per i nostri soldi e per il nostro cognome.
Finito di mangiare, torniamo in macchina, May si tiene protettivamente la pancia tra le mani, come se qualcuno potesse farle del male.
“May, davvero non sai chi sia suo padre?”
“No, non lo so. A un certo punto della festa ho preso una di quelle pastiglie che ti mandano fuori di testa e da allora non mi ricordo cosa sia successo, probabilmente ho anche scopato con più persone.”
“Ecco, perché hai fatto il test per l’aids.”
Mi dico.
“Esattamente e sono stata fortunata che nessuno di loro fosse sieropositivo.”
“Che cazzo facciamo?”
“Proviamo ancora a chiamare domani.”
E così finiamo per dormire in macchina.
La mattina dopo siamo piene di dolori, continuiamo a chiamare persone per tutto il giorno, ma sembra che nessuno ci voglia.
Il jet set ci ha preso a calci in culo e ci ha fatto capire che non siamo degni di loro.
Alla fine del secondo giorno il sole tramonta ancora e non abbiamo più fame.
Mia sorella guarda meditativa il fumo della mia sigaretta che sto fumando fuori dalla macchina, sembra che stia pensando a qualcosa.
“Cosa c’è, May?”
Le chiedo quando rientro.
“C’è un’unica soluzione, Sophie.
Dobbiamo andare in California da Wendy.”
“Non ci vorrà mai.”
“Io dico di sì e poi ormai non abbiamo scelta, nessuno ci ospiterà qui a New York.
Nessuno.”
Io sospiro.
“Hai ragione.”
Con gli ultimi soldi rimasti prenoto due biglietti di sola andata per San Diego e incarico un’azienda di trasporti di portare tutto all’indirizzo di Jack.
La mattina dopo diamo al camion dell’azienda i nostri scatoloni e poi andiamo all’aeroporto, carichiamo le valige che abbiamo fatto ieri sera.
Quando chiamano il volo per Los Angeles il mio cuore salta un battito.
E se anche Wendy non ci volesse?

Angolo di Layla

Eccolo, il seguito.
Spero che qualcuno commenti o non so se aggiornerò (odio queste cose, ma ci sono rimasta male per le zero recensioni).

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Capitolo 2
*** 1)Learning to walk again, I believe I've waited long enough ***


1)Learning to walk again, I believe I've waited long enough

 

 

Sophie p.o.v

Due settimane dopo il nostro arrivo ci siamo ambientate benissimo.
Wen conosce un sacco di persone del mondo della musica, il che non mi stupisce perché è la ragazza di Jack Barakat.
Cazzo, ho speso ore a guardare i suoi poster, a cercare foto in internet e a sbavare senza ritegno su di lui e ora me lo ritrovo per cognato!
La cotta per lui mi è passata perché ho conosciuto qualcun altro che purtroppo non sarà mai mio: Vic Fuentes.
L’ho incontrato assolutamente per caso – nonostante lui sia uno dei miei idoli – il giorno in cui mi sono trasferita a San Diego con May.
Holly e Alex si erano appena rimessi insieme con l’aiuto di Vic e quella sera avevano deciso di fare una festa. Io mi sono dileguata dopo un po’ e lui mi ha raggiunto.
Abbiamo parlato a lungo, di tutto, dalla fama alla mia famiglia e non mi sono mai sentita così bene come con lui.
È lì che è scattato il colpo di fulmine, peccato che sia unilaterale o non mi chiamerei Sophie O’Connor, aka sfigata.
Lui ama ancora Holly, nonostante l’abbia aiutata a mettersi con Alex, e certe volte i suoi meravigliosi occhi la guardano con una struggente malinconia.
Dio, come vorrei che lui guardasse me così!
Come se fossi la cosa più importante della sua vita, toltagli troppo presto, io non me ne andrei, lo stringerei forte a me e gli direi che tutto va bene e che lo amo.
Io però non sono Holly, posso solo abbracciarlo e dirgli che andrà bene e mordermi la lingua sull’ultima parte.
L’unica cosa positiva è che siamo diventati amici tramite Holly in un certo senso, ma è come scegliere di che morte morire e la mia è una morte lenta e dolorosa. Mi confronto continuamente contro un fantasma, che non posso nemmeno odiare perché Holly si comporta molto gentilmente con me, mi sta persino aiutando a trovare un lavoro.
Come faccio ad odiarla?
È l’intera situazione a essere un casino non voluto.
Perché non mi sono innamorata di qualcun altro?
Di Cameron o di Jordan, tipo?
No, dovevo scegliere Vic che non mi vedrà mai più di una semplice amica.
Sospiro, guardando la pioggia che cade e seguendo il percorso delle gocce che si infrangono sulla finestra.
“SOPHIE!”
Un urlo mi riporta alla realtà, May mi sta guardando male, le mani appoggiate ai fianchi.
“Cosa c’è?”
Chiedo innocente.
“Avevi detto che oggi saremmo andate a fare shopping per il bambino.”
“Ma piove! Dove vuoi andare?”
Lei scuote la testa.
“Chi è?”
“Chi è chi?”
La guardo senza capire.
“Per chi ti sei presa una cotta.”
Io arrossisco.
“Ma no, nessuno.”
“Sophie, ti conosco! Quando sei così distratta e neghi tutto significa che qualcuno ti piace e molto e sei in paranoia nera!
Sputa il nome!”
Io sospiro.
“Vic.”
“E come mai sei così pessimista a riguardo?
Non ha una ragazza e praticamente siete sempre attaccati a chiacchierare come due vecchie comari.”
Io sospiro di nuovo.
“Perché ama ancora Holly e io lo sto consolando, per lui sono solo un’amica, quella che ama è nostra cugina.”
Lei si siede sul letto e comincia a stritolare il mio cuscino di Jack Skellington.
“Secondo me dovresti iniziare a mandargli qualche segnale di interesse.”
“Tipo?”
“Non so… Vestirti carina quando lo vedi, invitarlo a uscire. La scusa sarebbe per svagarsi un po’, poi invece cerchi di fargli conoscere i tuoi lati migliori o lo fai ingelosire.”
Io rido amara.
“Se qualche ragazzo ci provasse con me non farebbe niente, te l’ho detto che non sono io che gli interesso, probabilmente sarebbe persino contento per me.”
Lei scuote la testa sbuffando.
“Dove diavolo hai l’autostima?
Sei una bella ragazza che si mostra interessata a lui, nessun uomo sano di mente ti lascerebbe andare, a meno che Vic sia un alieno.”
“Tu non capisci! Tutti i ragazzi ti sono sempre caduti ai piedi, io sono l’eterna ragazza friendzonata!”
Le urlo in faccia con le lacrime agli occhi, lei non mi guarda in faccia e tace.
“E tu cosa vuoi fare?”
“Riguardo a cosa?”
Le indico la sua pancia.
“Quando la smetterai di giocare con Jordan e Zack?”
“Io non sto giocando, sto cercando di capire chi sia meglio per me.”
“E l’amore?”
“È ovvio che è anche quello nei parametri. Solo che sono confusa.”
Io mi metto più comoda.
“Jordan mi fa sentire leggera, come se non fossi incinta. Non che odi mio figlio, ma lui mi fa sentire bene, leggera e senza problemi.
Zack invece è premuroso, mi dà una forte sensazione di sicurezza e sembra felice all’idea di avere un bambino, Jordan non me ne ha mai parlato. Ogni tanto mi chiede come sta la creatura, ma si limita a quello, Zack invece mi ha accompagnato a un paio di visite ed era emozionato.
È difficile scegliere, non voglio ferire nessuno dei due, ma nemmeno fare un torto a mio figlio.”
“Capisco.”
“Sei sicura?”
Io mi passo una mano tra i capelli e sospiro.
“Sì, sei mia sorella e anche se farai una scelta sbagliata  non ti giudicherò, tanto so che farai quella giusta, fai sempre la scelta giusta.”
Rispondo con una sfumatura di amarezza nella voce.
“Cosa significa questa risposta amara?”
Io arrossisco.
“No, niente. Non ci badare!”
“Sì, che ci bado! Cosa ci siamo promesse quando mamma ci ha sbattuto fuori casa?
Che ci saremmo dette tutto!”
“May… Come faccio a spiegartelo?
Tu puoi vivere benissimo senza di me, anche a New York ero solo un peso, ero invitata alle feste solo perché ero tua sorella e non perché gli stessi particolarmente a genio.
Tu sei forte e non hai bisogno di me, del mio aiuto e del mio giudizio, basti a te stessa.”
Lei alza gli occhi al cielo.
“Sophie, ti sei mai domandata perché mi sono tinta le punte di blu?”
“No, sinceramente no. Pensavo fosse una moda.”
Lei scuote la testa ridendo.
“No, non lo è. Quando le hanno viste le mie cosiddette amiche mi hanno chiesto se fossi impazzita e diventata come quella pazza di mia sorella. Le ho fatte perché non sapevo come dimostrarti che ti ero vicina, che se tu avessi avuto bisogno di me ci sarei stata.”
Un paio di lacrime fanno capolino dagli occhi e ci abbracciamo, non avevo capito nulla di May e mi sento un po’ stupida per questo.
L’importante è che ora sia tutto chiaro.

 
Dopocena non c’è niente di meglio che infilarsi in qualche bar a bere.
Ovviamente non sono seria, mi sento patetica seduta su questo sgabello alto con le braccia appoggiate a un bancone scintillante nella parte chic di Los Angeles.
Perché non me ne torno a casa?
Perché a casa ci sono Jack, Wen, May e Zack che hanno organizzato una serata a quattro e io mi sento di troppo.
“Posso sedermi?”
Una voce maschile me lo chiede e io mi volto per guardare chi sia: è un ragazzo dai capelli neri di media lunghezza e gli occhi azzurri.
“Certo.”
Lui si siede.
“Ho litigato con mia moglie e ho bisogno di distrarmi un po’.”
“Così abbordi sconosciute ai banconi dei bar.”
“Non tutte, solo quelle carine.”
“Grazie del complimento, marito incompreso.”
Lui ride.
“Mi chiamo Kellin.”
Il nome risveglia qualcosa nella mia mente.
“Kellin? Aspetta,  sei Kellin Quinn l’amico di Vic?”
Lui mi guarda curioso.
“Non dirmi che tu sei Sophie O’Connor.”
“Sì, sono io.”
“Vic mi parla molto di te.”
“Davvero?”
“Sì, dice che sei una persona stupenda.”
Io sospiro amara.
“Beh?”
“No, niente. Pensavo dicesse qualcosa sull’aspetto fisico o sui sentimenti che prova per me, è ovvio che è solo amicizia e ama Holly.”
“In realtà non parla più così spesso di Holly, parla più di te.
Non credo sia pronto per un’altra relazione, ma tu non demordere.”
Io ordino un altro bicchiere di vodka.
“Puoi giurarci, mi piace farmi del male con storie impossibili.”
“Mai dire mai, hai tutte le carte in regola per piacergli.”
“Grazie del tentativo di tirarmi su.”
“In realtà lo penso davvero.”
Dà un’occhiata all’orologio.
“Sophie, è ora di tornare a  casa. Ti ci porto io, dammi l’indirizzo.”
“Mannò, voglio bere ancora un po’!”
Lui scuote la testa.
“Hai bevuto abbastanza. Forza, dammi l’indirizzo.”
Io sospiro e glielo dico.
Lui sorride e mi aiuta a uscire dal bar, in macchina non parliamo molto, forse anche perché a me è venuta addosso una strana sonnolenza.
Arrivati davanti alla villa di Wen e Jack mi saluta e io percorro barcollando il viale d’ingresso, è May ad aprirmi la porta.
“Alleluia, iniziavo a pensare che volessi passare la serata di locale in locale per ubriacarti!”
“Il piano era quello, ma poi ho incontrato un amico di Vic e mi ha riportato a casa."
“Chi?”
La voce di Wen si aggiunge alla nostra conversazione.
“Kellin.”
La sua faccia assume una strana espressione.
“Cosa c’è?”
“Non mi piace Kellin, è a favore dei diritti dei gay.
A volte indossa quella maglietta oscena che dice Homophobia is gay, non ci parliamo molto in effetti.”
“Ah. Sembrava così carino.”
“Dà quest’impressione.”
Mi risponde cauta.
“Magari se evitiamo l’argomento possiamo essere amici.”
“Vedi tu. Vuoi venire a vedere la fine del film?”
Io scuoto la testa.
“E fare il quinto incomodo? Non ci penso nemmeno.”
Wen alza gli occhi al cielo.
“Perché non hai invitato Vic?”
“Forse perché ama ancora Holly e non mi andava di coinvolgerlo in qualcosa di romantico!”
Wen mi guarda attentamente.
“Ho come l’impressione che ti sbagli, non mollare se lo ami veramente.”
“ E chi molla?
L’autolesionismo è il mio campo.”
Sputo acida prima di salire in camera mia.
Oggi non ce la faccio a essere del mio solito umore, il fatto che Vic ami Holly stasera mi fa male come un coltello piantato nella schiena. Sono e sarò sempre la solita sfigata che non verrà mai ricambiata da nessuno e finirà da sola a guardare le altre crescere e avere figli, mentre io avrò solo i miei sogni inutili.
Sospirando e combattendo contro la tentazione di prendere una lametta e tagliarmi, liberandomi così di un po’ del mio dolore, prendo la mia chitarra e traggo alcuno accordi.
È la prima canzone che ho scritto, avevo quindici anni allora ed era il mio primo ricovero in una di quelle strutture specializzate dove tentano di rimettere a nuovo i figli rotti dei ricconi.
Parla di tristezza, di senso di perdita, di qualcosa che manca all’appello e credo di sapere cosa sia: amore.
Finito di suonare non sto meglio, ma almeno il desiderio di tagliarmi è sparito ed è già qualcosa, è qualche mese che sono pulita.

 
La mattina dopo mi sveglio piuttosto di malumore.
Piove ancora e io ho un fastidioso mal di testa, forse dovrei ringraziare Kellin per avermi fermata ieri sera o stamattina starei probabilmente morendo per il dolore.
Bevo un the e prendo un moment, guardo la pioggia che scende e mi rendo conto che non ho ancora un lavoro.
“Buongiorno.”
Mi volto e vedo Aileen scendere in pigiama, piuttosto addormentata.
“ ‘Giorno.”
“Beata te che stai a casa, io non ho voglia di andare al lavoro.”
Lavora come barista in un bar del centro.
“Io invece vorrei averlo un lavoro, vorrei sapere come ci si sente a mantenersi da sole.”
Borbotto.
“Troverai qualcosa. Perché non vieni con me oggi?
Nel negozio di dischi vicino al mio bar cercano personale.”
“Ma sì, perché no?”
Salgo in camera mia e mi faccio una doccia nel mio bagno personale, poi indosso una camicia bianca e un paio di jeans neri.
Quando torno dabbasso trovo tutti in cucina, Jack è chino sulla sua tazza di cereali, mia sorella sta leggendo qualcosa sul cellulare, Aileen e Wen stanno bevendo il loro cappuccino quotidiano.
“Buongiorno.”
“Ciao.”
Salutano tutti sotto tono, tranne May che sta sorridendo per qualcosa che ha a che fare con il suo cellulare. Io lo prendo in mano e leggo un messaggio spiritoso di Jordan e capisco cosa voleva dire quando mi diceva che lui la fa sentire leggera. In effetti è un tipo piuttosto divertente, ottimo per tirarsi su di morale quando tutto va in merda.
“Come mai sei vestita così?”
Mi chiede Wen.
“Oggi accompagno Aileen al lavoro e poi passo in un negozio di dischi vicino al bar dove lavora, mi ha detto che cercano personale.”
Lei annuisce.
“Lo sai, vero, che comunque non ti buttiamo in mezzo a una strada?”
Io sospiro.
“Lo so, ma voglio sapere cosa si prova a guadagnarsi il pane in modo onesto e non senza l’aiuto di mamma e papà, anche se ho una paura folle che nessuno mi assuma quando avranno guardato il mio curriculum.
Tutti i ricoveri non mi aiutano certo.”
“Andrà bene.”
Mi risponde sorridente lei.
Una vibrazione mi avvisa che è arrivato a un messaggio anche al mio cellulare, è di Vic.

Ehi, Sophie! Come va?
È un po’ che non ti fai sentire.”

Io sospiro e penso alla risposta da digitare.

Scusa, sono stata piuttosto impegnata.
Sto cercando lavoro, ma per ora nulla.

Ma che bella bugia! Non posso certo dirgli che non mi sono fatta sentire perché ero troppo impegnata a dimenticarlo.

Ah, capisco. Mi dispiace.
Senti, ti va se ci vediamo stasera?”

Io ci penso un attimo.

Sì, perché no?
Forse avremo qualcosa da festeggiare
.”

Cosa?”

Stasera vado in un negozio di dischi in cui cercano personale e lascio il mio curriculum, magari mi prendono.

Sarebbe fantastico! A stasera <3!”

A stasera <3!

Mia sorella sbircia la conversazione con in mano la sua tazza di the.
“Siete già alla fase di cuoricini e poi dici che per te non c’é speranza!”
“May, sono cuoricini da migliori amici.”
“Certo. Le ragazze si mettono i cuoricini a fine frase, i ragazzi no, a meno che la ragazza in questione non gli interessi.”
"Smettila di tentare di farmi illudere!”
Urlo isterica, attirando l’attenzione di tutti.
“Sophie O’Connor, sei più testarda di un mulo!”
“Cosa succede?”
Chiede Jack.
“Niente succede!”
Esclamo io troncando la conversazione, tutti riprendono a mangiare e io rimango sola con la mia rabbia impotente. Perché May si ostina a dirmi che sbaglio a tirarmi indietro?
Perche pensa che possa interessare a Vic quando è palese che lui ami ancora Holly?
Finita la colazione esco con Aileen pensando che questo è un giorno di merda e che spero possa migliorare.
“Sei nervosa?”
“Un po’.”
“Come mai hai reagito così prima?”
Io sbuffo.
“Cose tra sorelle.”
Replico piatta.
“C’è di mezzo un ragazzo?”
“Ascolta, non voglio parlare di questo, sono già abbastanza nervosa per il colloquio, penso che non mi prenderà nessuno non appena vedranno quanti ricoveri ho nel mio curriculum.”
“Va bene. Vedrai che andrà tutto bene.”
Poco dopo parcheggia la macchina e – dopo avermi salutata – si dirige verso il bar, io invece percorro qualche metro ed entro nel negozio.
Il mio curriculum mi pesa in tasca e sono agitata: per la prima volta in vita mia sto agendo in maniera autonoma senza che nessuno mi picchi per questo.
Ce la posso fare.

 Angolo di Layla.

Grazie a _redsky_  per la recensione, perché ti stavi disintossicando da EFP? Facciamo un gioco (LOL), indovinate da quale canzone ho preso il titolo del capitolo?

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Capitolo 3
*** 2)She can't find her place, she's losing her faith ***


2)She can't find her place, she's losing her faith


Ci sono momenti in cui devi dimostrare una spavalderia che non hai.
Io adesso ad esempio ho una paura folle di entrare in questo negozio di musica e solo abbassare la maniglia della porta mi sembra il più temerario degli atti.
Una volta dentro una biondina mi viene incontro sorridendo.
“In cosa posso aiutarti?”
“Ho saputo che cercate gente e sono venuta a portare il mio curriculum.”
Lei mi sorride.
“Sei fortunata, il boss è nel suo ufficio e può riceverti subito.
Vieni, ti faccio strada.”
Io la seguo non sentendomi esattamente fortunata, in questo momento la mia camicia e i miei pantaloni mi sembrano troppo informali.
La ragazza bussa a una porta e qualcuno la invita a entrare.
“C’è questa ragazza che ha portato il suo curriculum.”
Il boss è un uomo sulla quarantina con lunghi e disordinati capelli castani che indossa una maglia degli Iron Maiden.
“Piacere, sono Sophie O’Connor e questo è il mio curriculum.”
Lui lo prende e lo legge senza dire una parola, io mi siedo discretamente su una sedia in attesa del verdetto: assunta o no?
“Molto bene. Mi sembra un buon curriculum, dato che hai lavorato anche in una casa discografica per un po’.”
Sì, tra un ricovero e l’altro.
“Che musica ti piace?”
“Blink-182, Angels and Airwaves, Boxcar Racers, Plus 44, All Time Low, Pierce the Veil, Bring me The Horizon, Of Mice & Men, Paramore, We Are In The Crowd, Fall Out Boy, To…”

“Sei assunta.”
“Cosa?”
Lo guardo leggermente stranita.
“Vedi, abbiamo bisogno di una commessa che conosca anche le nuove band come quelle che hai elencato tu. Di solito quando una ragazzina che, a Dio piacendo, non ascolta gli One Direction o Justin Bieber capita qui le nostre commesse non conoscono le loro band... alternative, pop-punk, non so come definirle, e finiscono per andarsene.
Tu invece sembri conoscerle molto bene e potresti aiutarci a non far scappare potenziali clienti.
Sei in prova per una settimana, inizi domani alle nove.”
“Io… Grazie mille, avevo proprio bisogno di questo lavoro! Grazie per quest’opportunità!”
“Io penso che una seconda possibilità vada concessa a tutti.”
Sorridendo mi stringe la mano e mi accompagna fuori dal suo ufficio.
“A domani, boss.”
Lui ride.
“Chiamami pure Dean.”
“Va bene.”
Esco dal negozio felice come una pasqua, non vedo l’ora di dirlo a mia sorella e a Vic. Ho un lavoro!
Ho finalmente trovato un fottuto lavoro!
Arrivo a casa sorridendo.
“May!”
Urlo, facendola accorrere.
“May, ho trovato un lavoro! Inizio domani!”
Ci abbracciamo urlando come delle pazze, facendo accorrere anche una persona inaspettata: Zack.
“Ehi, ciao! Come mai sei qui?”
“Tua sorella vuole fare shopping e io l’accompagno e poi sto lavorando alla camera del bambino.”
Gli sorrido grata.
“Grazie, ci serve una mano maschile per queste cose.”
“Perché non vieni anche tu a fare shopping?”
Mi chiede May.
“Sì, vengo anche io.”
Usciamo  tutti e tre chiacchierando di cose stupide, se fosse una giornata normale avrei rifiutato l’invito, ma oggi è speciale, sento che è l’inizio di qualcosa.
Forse smetterò di essere l’inetta di famiglia, quella senza un’occupazione, un hobby, una bussola per non perdersi nel caos della vita.
La prima tappa è un negozio di bricolage, è il regno di Zack che si destreggia abilmente tra gli scaffali alla ricerca di quello che gli serve.
“Come mai oggi c’è lui?”
Chiedo a bassa voce a mia sorella.
“Si è offerto di aiutarmi e ho accettato.”
“E Jordan?”
“Sta registrando e non volevo disturbarlo.”
“Uhm. Un punto per Zack, allora?”
“Se la vuoi mettere in questi termini, sì.”
Io non dico nulla, devo ammettere che non capisco cosa voglia fare May e temo che non lo sappia nemmeno lei, forse dovrei parlarne a Wendy: lei è la più matura di noi tre.
Sì, lo chiederò a lei.
Intanto Zack ha trovato tutto quello che gli serve e ci dirigiamo alla cassa per pagare, lui  è di buon umore e sorride ogni due per tre e soprattutto guarda May come se fosse la cosa più bella che abbia mai visto.
Pagherei perché Vic mi guardasse così, ma io sono solo un’amica.
Dopo il bricolage passiamo all’abbigliamento per neonati e lì mia sorella si sbizzarrisce, soppesa, controlla, dà un’occhiata a tutto.
Alla fine usciamo con una busta piena di tutine, bavaglini, magliettine, calzini e scarpine. Di certo a mio nipote non mancheranno i vestiti!
L’ultima tappa prima del pranzo è un negozio dove vendono carrozzine e affini, compriamo una carrozzina, il poppatoio, una di quelle giostrine che si mettono sopra la culla.
Adesso la nostra macchina è bella carica di roba e noi siamo pronti per andare a mangiare.
“Beh, vi porto in una pizzeria che conosco.”
“Non ce n’è bisogno, Zack! Hai praticamente pagato tutto tu!”
Protesta mia sorella.
“L’ho fatto con piacere e mi piacerebbe offrirvi il pranzo.”
May arrossisce e io la guardo quasi sconvolta, non l’ho mai vista arrossire in vita mia, forse Zack è davvero quello giusto.
Forse sceglierà lui alla fine, devo anche vedere come si comporterà Jordan con lei.
Beata lei che riesce a tenere due ragazzi sulla corda, io non ne sarei capace, anche perché mancherebbero i ragazzi. Non sono il tipo di ragazza che viene contesa, sarà un miracolo se troverò qualcuno che vorrà stare con me.
“Ehi, Sophie! Ci sei’”
“Uhm, sì.”
“Ti eri persa di nuovo nei tuoi pensieri?”
“Sì.”
Mia sorella sospira senza dire nulla, forse le mie pare si leggono in faccia.
“Cerca di sorridere di più e non darti per sconfitta in partenza.”
“Per che cosa?”
“Le piace Vic, ma non riesce a farsi avanti, ha paura che lui ami ancora solo Holly.”
Zack rimane in silenzio un attimo.
“Non è una paura infondata, a un certo punto sembrava che le cose tra loro due si fossero fatte serie, ma poi lei è tornata da Alex con l’aiuto di Vic.”
Io esibisco il mio sorriso storto.
“Se ami qualcuno lo lasci andare.”
“Beh, ma a un certo punto le cose passano e non credo che tu sia priva di chance, probabilmente devi solo andarci cauta.”
May alza gli occhi al cielo.
“Sì, il club delle tartarughe. Chiamiamo anche Tony, ne farà parte volentieri, visto quanto le ami.”
“Va bene, andiamo a mangiare,”
Chiudo la discussione e salto in macchina seguita dagli altri due, la conversazione ha preso una piega che non mi piace.

 
Dopo pranzo Zack viene a casa nostra e inizia a montare quello che ha preso sotto lo sguardo curioso di mia sorella.
Io lascio i due piccioncini da sola e faccio una passeggiata sulla spiaggia, di solito è un luogo abbastanza deserto, ottimo per pensare.
Oggi però vedo avvicinarsi a me una figura alta e magra: Mike Fuentes.
“Ehi, Sophie!”
Mi saluta allegro.
“Ehi, Mike!”
“Quand’è che vi metterete insieme tu e mio fratello?”
“Mai.”
Sospiro.
“Lo sai che gli piace Holly.”
Lui ride.
“La cosa gli sta passando e ti assicuro che tu non gli sei per niente indifferente.”
Io lo guardo a occhi sgranati.
“Parla molto di te e, credimi, è un buon segnale.
Qualcuno deve solo fare la prima mossa.”
Io do un calcio a un sasso.
“Non credo sarò io, non credo di essere la ragazza adatta a lui: ho troppi problemi.”
Mike ride.
“Non considerarlo un punto a tuo sfavore, Vic non scappa davanti ai problemi, ti aiuta a risolverli.”
Io rimango in silenzio.
“Dovresti smettere di avere paura, non ti porta a nulla.”
“Beh, è facile dirlo per te. Sei una rockstar famosa e sexy, io sono solo una ragazza che durante l’adolescenza non ha fatto altro che andare avanti e indietro dalle cliniche psichiatriche.”
“Ma sei qui e stai bene. Pensa di essere una sopravissuta e che puoi farcela anche questa volta o aspetta la prima mossa di Vic.”
“Aspetterò.”
“Come vuoi. Tanto sarà inevitabile che finirete insieme prima o poi, c’è come una calamita che vi attira l’uno verso l’altra.”
Io sorrido timida, pensando che sarebbe bellissimo se fosse vero.
“Non ti sto prendendo in giro, credimi.”
“Grazie Mike, sei riuscito a tirarmi un po’ su di morale. Stasera vedo tuo fratello, festeggiamo il mio nuovo lavoro.”
“E allora forse succederà qualcosa, adesso devo andare. Ciao, Sophie.”
“Ciao, Mike.”
Mi lascia da sola, con un piccolo germe di speranza.
Tra le grida dei gabbiani e il rumore del mare penso che forse non è poi così impossibile stare con lui e che forse non sarei un rimpiazzo di Holly.
Devo solo trovare il modo di superare le mie paure o meglio aspettare che lui si faccia avanti, così sarei sicura di essere ricambiata.
Meglio un po’ codarda che niente.
Torno dalla mia passeggiata rinfrancata, forse stasera mi farò avanti e gli farò capire qualcosa.
Devo trovarmi qualcosa di carino da mettermi.
“May!”
Chiamo non appena arrivo a casa, lei accorre.
“Cosa succede?”
“Avresti qualcosa di carino da prestarmi?
Magari di retrò?”
Lei aggrotta le sopracciglia.
“Beh, adesso andiamo a vedere.”
Saliamo nella sua camera e lei inizia a dare un’occhiata nel suo immenso guardaroba, il mio è almeno la metà del suo ed è composto da jeans e felpe.
Alla fine estrae un vestito che arriva appena sopra alle ginocchia, nero a pois bianchi, stretto in vira da una cintura di seta nera e con del pizzo che punta dall’orlo.
È semplicemente perfetto.
“May, sei un genio! Non avresti potuto trovare un abito migliore!”
“Beh, devi stenderlo, no?”
“Non esageriamo.”
Arrossisco io.
“Sì, devi stenderlo. Vic deve essere tuo questa sera.”
Io sorrido debolmente, non sono capace di fare la civetta e di far cadere i ragazzi ai miei piedi. Io so solo essere me ed è già difficile.
L’ora di cena arriva troppo presto per i miei gusti e non ho nemmeno fame, mangio molto poco e se ne accorgono tutti.
“Sophie, tutto bene?”
“Ehm, sì.”
“No, è che dopo deve andare a un appuntamento con Vic.”
“Non è un appuntamento, è un’uscita tra amici.”
“E tu lo stenderai!”
Mi fa l’occhiolino mia sorella, facendomi arrossire.
“Capisco. Beh, Vic è un bravo ragazzo, è una buona scelta.
Non so però se si possa chiamare scelta quella che fai quando ti innamori, è più un caso. Cosa abbiamo in comune io e Jack non lo so, se non l’amore.”
Jack ride.
“L’amore per gli All Time Low?”

“Sei il solito megalomane.”
Wen sorride a Jack, si vede che si amano. È bello vederli sorridere uno all’altra, ti fa sentire bene e sperare che anche tu troverai qualcuno a cui sorridere così.
Finita la cena, salgo in camera mia, mi faccio una doccia e indosso l’abito che ha scelto May. Mi guardo allo specchio e vedo una bella ragazza, mi faccio una coda e mi trucco, così sono quasi perfetta.
May è entusiasta del risultato e insiste per farmi indossare un paio di scarpe rosse con un tacco altissimo.
“May, non riuscirò mai a camminare su questi trampoli!”
“Chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire.”
Mi risponde imperturbabile.
Va bene.
Indosso i tacchi e scendo al piano inferiore con la paura di cadere e spaccarmi una gamba ad ogni gradino.
Jack mi lancia un fischio di ammirazione non appena mi vede.
“Sophie, stai benissimo!
Se Vic non fa qualcosa stasera è uno scemo!”
Io divento rossa come un pomodoro.
“Ehm , ok. Grazie!”
Esco da villa Barakat e prendo la macchina di Wendy – con il suo  permesso ovviamente – e mi dirigo verso il centro. Abbiamo appuntamento in un bar che si chiama “Karma”e non è una cosa di buon auspicio.
Parcheggio e lo aspetto fuori dal locale, lui mi raggiunge poco dopo sorridendo.
“Sei bellissima, Sophie! Ho una notizia meravigliosa da darti.”
Entriamo e ci sediamo a un tavolo, non mi fa nemmeno aprire bocca che sputa la frase che mi ucciderà.
“Ho trovato una ragazza: si chiama Danielle!”
“Sono felice per te.”
Rispondo con uno dei miei sorrisi falsi e all’improvviso mi sento sciocca con questo vestito sexy e i tacchi. Lui non mi ha mai voluta se non come amica.
Mi descrive accuratamente quando e dove e come si sono incontrati, ma io non lo ascolto: ascolto solo il pianto del mio povero cuore martoriato.
È destino che io debba amare solo persone che non mi amano nello stesso modo in cui io amo loro.
Lo guardo e lo vedo al settimo cielo immerso in una luce fredda, dentro di me sono sprofondata in un gelido inverno. È talmente preso da questa Danielle da non fare nemmeno caso al fatto che io non parlo e mi limito ad annuire o sorridere a comando.
“Com’è andato il tuo colloquio?”
“Uh, bene. Mi prendono in prova per una settimana.”
“Oh, sono felice per te.”
Inizia un altro monologo che io non ascolto, vorrei solo che questa sera finisse al più presto in modo da andare a bere sulla mia delusione.
Finalmente mi saluta, mi dà due baci sulla guancia che bruciano come carboni ardenti e mi lascia da sola, io salgo in macchina e cerco un bar in cui infilarmi a bere.
Lo trovo e mi siedo al bancone.
Ordino un bicchierino di vodka e poi un altro e un altro ancora, fino a quando non mi sento brilla.
Qualcuno si siede accanto a me e io mi volto per vedere chi è, è Mike.
“Ehi, amico! Come va?”
“Sophie?”
“Sì, sono io!”
“Cosa ci fai qui?”
“Festeggio il fatto che  tuo fratello abbia una ragazza!”
Rispondo con voce alterata dall’alcool.
“Mio fratello ha una ragazza?!”
“Sì, si chiama Danielle ed è perfetta. Bionda e perfetta, io invece sono viola e schifosa.”
“Ma che dici? Stai benissimo.”
Io rido amara.
“Non abbastanza bene per tuo fratello. Vedi, io sono solo un’amica per tutti, non mi posso innamorare di nessuno.”
“Tu puoi innamorarti di qualcuno ed è meglio che tu vada a casa, hai bevuto troppo.”
“No, non voglio andare a casa.
Mickey, portami sull’isola che non c’è!”
Piagnucolo.
Lui paga le mie consumazioni e mi porta via, salgo nella sua macchina dimentica della mia o meglio di quella di Wendy.
“Dove mi porti?”
Lui non risponde e guida per un po’, poi si ferma e parcheggia e mi aiuta a scendere.
Io mi appoggio al suo braccio e lo seguo, stiamo andando verso la spiaggia.
Entriamo da uno dei cancellini, io mi tolgo le scarpe e lo seguo fino quasi alla battigia, lì si sdraia e io mi sdraio accanto a lui.
Guardiamo le stelle per un po’, in silenzio, poi all’improvviso scoppio a piangere come una bambina, facendolo spaventare.
Lui si avvicina a me, mi abbraccia e mi batte sulla spalla e mormora parole che non sento, sento solo la sua vicinanza.
Alzo il volto per guardarlo e lui mi asciuga le ultime lacrime.
In un attimo lo sto baciando appassionatamente e lui risponde accarezzandomi il volto e i fianchi, io gli tolgo la maglia e gli accarezzo il petto magro pieno di tatuaggi.
“Non qui, vieni! Andiamo a casa mia!”
Mi fa alzare e mi prende per mano.
Corriamo alla sua macchina e lui mette in moto, la sua velocità è più alta del normale e c’è tensione nell’aria.
Non posso credere a quello che la vodka mi sta facendo fare.
Arrivati a casa sua ci chiudiamo in camera sua e da lì in poi non ricordo più nulla, c’è solo un grande buco nero in cui suppongo io e lui abbiamo fatto sesso.
Cosa non può farti fare la vodka.
Domani sarò piena di sensi di colpa e non ricorderò più nulla, ma per ora sto bene.
Mi sento anestetizzata dal dolore, ben sapendo che domani mi aggredirà con più forza che mai.
Odio la mia vita.

 Angolo di Layla.

Grazie a _redsky_ per la recensione. Come vedi, nonostante Sophie ci provi, non le va affatto bene. la canzone dè "Walk" dei Foo Fighters. Se vuoi possiamo ripetere il gioco anche per il titolo di questo capitolo. Alla prossima.

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Capitolo 4
*** 3)When did the diamonds leave your bones? ***


3)When did the diamonds leave your bones?

 

La mattina dopo mi sveglio con un mal di testa infernale, in un letto che non è il mio, guardando una sveglia sconosciuta che mi dice che sono le otto.
Abbasso lo sguardo e noto un braccio tatuato mollemente appoggiato alla mia pancia, gocce di sudore freddo iniziano a scorrere sulla mia schiena.
Chi è?
Cosa ho fatto ieri sera?
Ho un buco nero che parte dal bar dove mi sono ubriacata fino ad ora, guardo il cellulare e ci sono un sacco di chiamate di May e Wendy e un sacco di messaggi di mia sorella.
Merda!
Con cautela mi volto e trasalisco quando vedo che il proprietario del braccio altri non è che Mike, oddio cosa ho fatto?
Cerco di spostarmi senza farlo svegliare, ma fallisco miseramente.
“Sophie.”
Mi dice imbarazzato.
“Mike…”
“Mi dispiace per ieri sera, forse non avrei dovuto…”
Io sospiro.
“Chi ha iniziato?”
“Tu, mi hai baciato.”
“E allora va bene così, ma preferirei che Vic non ne sapesse nulla.”
Lui annuisce, ma nemmeno cinque minuti dopo la porta si spalanca e Vic entra urlando, io mi copro rossa come un pomodoro, lui si blocca.
“Io non sapevo che…
Beh, fate coppia?”
“No, penso di no.”
“Ehm, ok. Pongo fine a questo momento imbarazzante e me ne vado.”
Io mi lascio andare a un breve pianto silenzioso contro il cuscino.
“Mi dispiace, Sophie. Io non volevo farti del male o complicare la situazione.”
Io alzo il volto ancora rigato di lacrime.
“Tu non hai fatto niente di tutto questo, non ho chance con lui. Posso amarlo fino a farmi venire un infarto e lui non mi amerà mai.”
Lui mi batte una mano sulla spalla.
“Io penso di no, sono suo fratello e so che con Danielle non è una cosa seria o lo saprei. Non perdere mai la speranza, se poi nel frattempo vuoi stare un po’con l’altro fratello Fuentes…”
“Mike, per me sei solo un amico, quello che è successo ieri sera non si ripeterà. L’unica ragione per cui è successo è che perché ero ubriaca da fare schifo.”
Lui sorride.
“Lo sapevo che mi avresti dato questa risposta.”
“Adesso è meglio che ne vada o rischio di fare tardi il mio primo giorno di lavoro e sarà meglio che chiami anche May visto che ho il telefono pieno di suoi messaggi. Sarà furiosa, me lo sento.
Vita di merda!”
Sospiro, iniziando a raccattare i miei vestiti.
“Dov’è il bagno?”
Lui mi scorta paziente, io lo ringrazio e poi mi butto sotto la doccia sperando che l’acqua calda si porti via almeno un po’ di questi brutti pensieri e di questa tensione non voluta.
Perché la mia vita non va mai dove voglio?
Non ne ho ide e la doccia non mi calma, anzi acutizza il dolore per aver perso Vic ancora prima di averlo. Una volta uscita mi metto il mio ridicolo vestito e i miei ridicoli tacchi e fuggo alla chetichella senza salutare nessuno.
Chiamo un taxi e mi faccio portare al locale, dove recupero la macchina di Wen, e torno a casa.
May mi aspetta sul portico, giustamente arrabbiata, ma io non ho tempo per ascoltarla.
“May, prima che tu dica qualsiasi cosa, scusa per non averti risposto.
Ti racconto tutto quando torno a casa, adesso devo andare a lavorare.”
“Dimmi almeno una parola.”
“Merda!”
Rispondo piatta io, entrando in casa e salendo subito in camera mia per mettere dei vestiti più adatti: un paio di short di jeans e una maglia dei Rancid.
In un attacco di rabbia stacco uno dei poster dei Pierce The Veil e lo faccio a pezzi.
Torno dabbasso e mangio un pancakes, prima di andarmene con Aileen,  credo che questo non sarà un buon primo giorno di lavoro.
Arrivo al negozio e il capo nota subito la mia faccia sciupata.
“Tutto bene?”
“No, direi di no. Ieri è stata la peggiore serata della mia vita, ma cercherò di non darlo a vedere e di essere il più professionale possibile.”
Lui mi sorride e mi lascia andare a mettere la divisa del negozio, che consiste in una maglietta nera con il nome stampato a lettere  bianche.
Messa quella mi metto a girovagare tra i vari scaffali e riesco persino a vendere un cd degli All Time Low a una ragazzina.
“Scusa, quanto costa questo?”
Mi chiede una voce maschile, io mi volto e mi trovo Mike davanti con in mano un cd dei Pierce The Veil.
“Cosa vuoi?”
“Devo parlare con te, da soli.”
Io sospiro.
“Mike, io sto lavorando. Non possiamo a parlarne a pranzo?”
“No, devo parlarti senza Vic tra i piedi e a pranzo non ce la farei a venire senza di lui.”
“Va bene, chiederò al capo una pausa.”
Io mi incammino per i vari scaffali e raggiungo il suo ufficio.
“Capo, potrei prendere un quarto d’ora di pausa?”
Lui però non guarda me, ma Mike.
“Io ti conosco, fai parte di quella band messicana di San Diego.”
“Esattamente. Piacere, sono Mike Fuentes, batterista.”
Si stringono la mano.
“Ma con le tue referenze e amicizie del genere perché non hai mandato il tuo curriculum a una casa discografica, invece di venire qui?”
“Perché non voglio lavorare in una casa discografica solo perché sono amica di gente famosa, voglio essere assunta perché sono brava.”
“Tu sei matta. Qui a Los Angeles c’è gente che ucciderebbe per avere un amico come il tuo per entrare in una casa discografica.”
“Anche a New York, ma io sono fatta a modo mio.”
Lui sospira.
“Comunque te li concedo i cinque minuti.”
“La ringrazio molto.”
Esco dall’edificio, chiedendomi cosa diavolo debba dirmi, visto che deve rimanere oscuro a Vic.
Beh, tra poco lo saprò.
Appena siamo fuori dal negozio ci accendiamo entrambi una sigaretta.
“Allora?”
“Diciamo che Vic ha leggermente frainteso la situazione.”
“Del tipo?”
“Crede che tu mi piaccia.”
Mi va di traverso il fumo e mi lacrimano gli occhi, ma perché tutte a me?
“Ma perché non me ne va bene una? Io voglio un ragazzo e lui si convince che ne voglio un altro!
Non che tu non sia simpatico e bello, ma è lui che voglio.”
Lui mi fa un sorrido debole.
“Perché lo crede?”
“Perché abbiamo fatto sesso.”
“E tu gli hai spiegato tutto, vero?”
“Certo, gli ho detto che ti considero solo un’amica,  ma siccome non ti ho cacciato subito dopo la scopata pensa che tu sia più di questo.”
Io sospiro.
“Mike, eri talmente ubriaco che non mi avresti cacciato neanche se te l’avesse chiesto Cristo in persona.”
“Gliel’ho detto, ma non mi crede.
Non so cosa fare, preparati a sentire un sacco di miei elogi e cerca di fargli capire che ha frainteso tutto.”
Sento le lacrime premere per uscire e non so se questa volta riuscirò a fermarle.
“Sophie?”
“Non è niente, è solo uno sfogo…. emotivo di impotenza.
Più cerco di sistemare la mia vita più diventa un immenso casino senza senso. Pensavo che le cose sarebbero andate meglio qui, lontano da mia madre, ma non sta succedendo.
Vic crede che mi piaccia tu, May sta ancora facendo i suoi giochetti per decidere chi si prenderà cura del bambino e io lavoro presso uno che dopo averti visto pensa che io sia davvero pazza.
Non ce la faccio più e ho sempre paura che Wendy ci cacci per come l’abbiamo trattata a New York.”
“Non succederà e se ve cacciasse potete venire a casa mia.”
“Non offenderti, ma preferirei vivere da barbona che in una casa dove Vic e Danielle fanno i piccioncini.”
Lui ridacchia imbarazzato.
“Fa male, vero?”
“Da morire, è come se avessi qualcosa  di lungo e appuntito infilato nel cuore. Fa male quando respiri, ridi, parli, scherzi.
Fa sempre male e ti chiedi perché? Perché lei e non io?
Cosa ho di sbagliato?
Sono le cicatrici?
Sono i miei capelli?
È il mio carattere?
E ti arrovelli su queste domande senza trovare una soluzione.”
“Voi ragazze siete davvero strane, io a quest’ora sarei in cerca di un’altra ragazza invece di avere così tante cose in testa.”
Io sorrido amara.
“Vorrei poterlo fare anche io, ma non posso.
Amo disperatamente tuo fratello e la cosa non mi passa.”
Lui mi sorride.
“O ti passerà o lo otterrai. Mi ha parlato di Danielle, mi sembra entusiasta, ma io ho un brutto presentimento.”
“Del tipo?”
“Che lei non sia quella giusta per lui, anche se non l’ho ancora incontrata e per adesso le cose sembrino andare bene.”
“Non so se tu lo dica per incoraggiarmi o perché lo pensi davvero, ma grazie.”
Do un’occhiata all’orologio.
“Mike, mi dispiace, ma il mio quarto d’ora è finito. Devo tornare a lavorare.”
Lui annuisce e mi saluta, io torno dentro.
Il resto della mattinata trascorre tranquillamente, a pranzo esco con Mathilda, l’altra commessa e mi porta nel bar di Aileen.
“Ehi, ragazze cosa vi porto?”
“Un panino al prosciutto, mozzarella e maionese per me.”
“Anche per me.”
“Ok. Sophie, lo sai che ci devi una spiegazione, vero?
May stava diventando matta ieri sera.”
“Quando torno dal lavoro la avrete.”
Appena Aileen se ne va Mathilda mi guarda curiosa.
“Chi è May?”
“Mia sorella. Non farti strane idee.”
Lei mi guarda imbronciata.
“E io pensavo che potessimo uscire per un appuntamento.”
La fulmino e la mollo da sola, non  prima di avere pagato il mio panino.
Cerco un altro locale per mangiare, maledicendo l’umanità intera.

 
L’ora di chiusura ci mette un’eternità ad arrivare.
Il clima tra me e quell’altra si è raffreddato notevolmente e non mi rivolge la parola, se non per questioni di lavoro, per di più le parole del mio capo hanno scavato un tarlo dentro di me.
Perché non mandare il mio curriculum a una casa discografica?
C’è la Hopeless Records o la Fearless Record.
Quando arrivo a casa redigerò un curriculum serio e lo manderò a tutte e due, mi dico. Farei di tutto pur di non lavorare ancora con Mathilda.
“Tutto bene, Sophie?”
Mi chiede il capo a fine giornata.
“Ho appena rifiutato Mathilda.”
Lui alza gli occhi al cielo, borbottando che quella ragazza porta solo guai.
“E ho pensato molto alle sue parole, penso che proverò a mandare il mio curriculum a qualche casa discografica.”
“Buona fortuna! Io devo decidermi a licenziare quella ragazza, fa scappare tutte le ragazze che assumo.”
Io gli sorrido comprensiva e poi me ne vado, adesso dovrò andare a casa e spiegare a tutti che Vic mi ha rifiutata, che cosa bella!
Non vedevo l’ora di tornare ad avere l’autostima sotto i piedi.
Arrivo a villa Barakat e li trovo tutti in attesa di me e della mia storia.
“Allora, cosa diavolo è successo ieri sera?”
Mi chiede mia sorella.
“Beh, ero andata all’appuntamento con Vic per provare a fargli capire qualcosa dei miei sentimenti, ma mi è andata male. Prima che potessi aprire bocca mi ha detto che aveva trovato una ragazza di nome Danielle.”
May bestemmia sottovoce, dicendo che Vic è un cretino. Io aspetto che finisca prima di continuare il mio racconto.
“E allora cosa hai fatto?”
Mi chiede Aileen.
“Beh, mi sono infilata nel primo bar che ho trovato per ubriacarmi, dopo un po’ è arrivato Mike e abbiamo iniziato a bere insieme.
Poi non ricordo molto, solo che mi sono svegliata nel letto di Mike con lui. Abbiamo fatto sesso, probabilmente, e Vic crede che tra di noi ci sia qualcosa di più che una scopata di due ubriachi.
Potrebbe andare peggio?”
“Quindi non mi hai risposto perché eri a casa di Mike ubriaca marcia?”
“Sì, May. Solo per questo.”
“Se non fossi mia sorella ti avrei già picchiata!
Ho pensato che ti fosse successo di tutto e che prima o poi avrebbe chiamato la polizia per dirmi che avevano trovato il tuo cadavere!”
“Mi dispiace tanto, May.
Come al solito non faccio che combinare casini!”
Scoppio all’improvviso a piangere e mia sorella mia abbraccia.
“Va tutto bene, non preoccuparti.
Andrà tutto bene. Vic lascerà Danielle e si accorgerà della meraviglia che ha accanto e si sentirà un cretino per non esserti accorto prima di te.”
Io comincio a singhiozzare.
“Non si accorgerà mai di me! Chi vorrebbe uno scarto di ragazza che non ha fatto altro che fare avanti e indietro dai manicomi?”
“Devi avere pazienza e speranza e andrà tutto bene.”
Mi rincuora mia sorella, io vorrei credere alle sue parole, ma una vocina in me dice di non farci troppo affidamento, che sono destinata a rimanere da sola per sempre. I pazzi non li vuole nessuno, eccetto i manicomi.
Continuo a piangere fino a che Jack non annuncia che tra poco arriverà il cibo ordinato al cinese, solo allora ricompongo la mia faccia in quella che spero sia un’espressione quasi normale e mi asciugo le lacrime.
In effetti poco dopo un ragazzo orientale suona il campanello e ci consegna una quantità esagerata di cibo cinese.
“Jack, ma per quante persone hai ordinato?
Un reggimento? Eppure siamo a Los Angeles non sul fronte occidentale.”
“Rinfrescami la memoria, dove è questo fronte, Wen?”
“Dal mare del nord fino alla Svizzera, passava per Francia, Belgio, Lussemburgo.
Fu una carneficina. La prossima volta che fate una tournee in Europa posso venire? Così forse vedrò qualcosa di persona?”
“Sei sempre la benvenuta, a patto che tu dorma con me.”
“E io che pensavo di dormire con Zack.”
Jack le lancia un’occhiataccia, lei ride.
“Amo vederti geloso. Dio, sono soddisfazioni. Comunque non hai ancora risposto.”
“Pensavo che Sophie potesse tirarsi su mangiando tanto cibo, con me funziona sempre.”
“È un pensiero davvero carino, grazie mille, Jack.”
Gli sorriso, tacendo che ho problemi con il cibo fin da quando avevo quattordici anni.
Iniziamo a mangiare e stranamente scopro di avere appetito, di solito non ne ho mai, alla fine non rimane più nulla se non cartoni vuoti.
“Visto? La mia idea ha funzionato!”
Si gasa Jack.
“Bravo, piccolo!”
Buttiamo via tutto e ci sediamo sul divano a guardare la tv quando qualcuno suona il campanello, Wen si alza e va ad aprire.
“Ragazzi, che piacere vedervi!”
La sento urlare, poco dopo torna in salotto seguita da Mike, Jaime e Tony.
“Hola, come mai qui?”
Chiede curioso Jack.
“Le tue lezioni di batteria.”
“Oh, giusto! E gli altri due?”
“Gli altri due, ma sentilo! Siamo qui per farvi compagnia, abbiamo saputo cosa ti è successo Sophie e ci dispiace molto.
Io ho conosciuto Danielle e se ti può consolare non mi piace per niente.”
Mi risponde Jaime, io li abbraccio tutti e tre.
“Grazie, siete dei tesori.”
È strano avere qualcuno a cui importa di te.
Jack e Mike se ne vanno nello studio di casa Barakat, noi sei rimaniamo in salotto, Wendy serve birra e panini per tutti.
“Cosa facciamo, ragazzi?”
“Guardiamo la tartarughe ninja, vi prego!
Ho appena preso la prima stagione degli episodi!”
Jaime alza gli occhi al cielo.
“Dove c’è una tartaruga c’è Tony che tenta di fare amicizia con lei, lo sai che non le puoi sposare, vero?”
“Molto divertente, Jaime. Dico davvero.”
Risponde sarcastico lui.
“Io appoggio la proposta di Tony.”
Dice timidamente Aileen e io la guardo attentamente, vuoi vedere che si è presa una bella cotta per lui?
Non sarebbero una brutta coppia, se solo Tony non fosse fidanzato con una certa Erin, immagino di non essere l’unica con problemi di cuore.
Potremmo fare un club dei cuori infranti.
Alla fine la proposta di Tony viene accettata e ci spartiamo il divano per vedere le sue amate tartarughe ninja, casualmente Aileen è finita addosso a lui e io sono comodamente sepolta nell’abbraccio fraterno di Jaime.
Non lo conosco da molto, ma siamo diventati subito migliori amici, è un ragazzo sempre sorridente e che ha la meravigliosa capacità di farti sorridere a tua  volta.
Circondata dall’affetto dei miei amici e della mia famiglia per un attimo mi sento bene, senza nemmeno un problema, persino il pensiero di Vic sbiadisce un po’.
In fondo, ogni tanto non è male trascorrere una serata in famiglia e, giuro, non avrei mai pensato di poterlo dire un giorno.
Pezzo per pezzo sto rimettendo in ordine la mia vita e, nonostante sia da pazzi sperarlo, spero che Vic ne faccia parte come mio ragazzo.
Dio, perché amiamo sempre quello che non possiamo raggiungere?

Angolo di Layla

Ringrazio contagiouscream e _redsky_ per le recensioni. La canzone è "Nobody's home" di Avril Lavigne.Magari ti va meglio con quella di questo capitolo xD.

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Capitolo 5
*** 4)Sometimes, I don't feel the same way as you feel, Zack. ***


4)Sometimes, I don't feel the same way as you feel, Zack.


 

May p.o.v.

 

Ficcarmi nei casini è nella mia natura o forse non sarei incinta a ventun’anni, senza sapere chi è il padre del mio bambino.
Ringraziando il cielo ho Sophie che mi aiuta e ho scoperto che anche Wendy e Aileen non sono così male, ma nessuna delle tre capisce il mio comportamento.
Sto tenendo sulla corda due ragazzi: Jordan e Zack.
So perfettamente che è un comportamento stupido, da ragazzina, ma devo capire chi tiene di più a me e soprattutto chi potrebbe essere un buon padre per il mio bambino.
Al momento Zack è nettamente in vantaggio, ha aiutato me e mia sorella a montare la camera per il bambino, accollandosi tutti i lavori manuali.
Non è una cosa da poco e poi un paio di volta l’ho beccato a leggere manuali su come diventare un buon padre.
Jordan invece è in grado di farmi sentire… leggera. Quando sono con lui tutte le mie preoccupazioni spariscono ed è come se tornassi bambina.
Peccato che una bambina non possa prendersi cura di un neonato, non è una bambola, è una creatura vivente che da grande ti presenterà implacabilmente il conto dei tuoi errori e delle tue mancanze.
Sto riflettendo guardando un splendido tramonto dal divano di casa Barakat –l’acqua della piscina è tinta di arancione e rosa – quando il mio cellulare vibra.
Apro il messaggio ed è di Jordan.

Ciao, piccola.

Come stai?

Bene. Oggi Zack ha montato le cose per la camera del bambino, è quasi pronta.
Ah, e ho comprato un mucchio di cose per lui!

Sono felice per te, che ne dici di vederci dopo?

Perché no? Ma ricordati che non posso bere e non aspettarti sesso.

Ahahahahhha! Lo so che non posso aspettarmelo, ma non mi importa. Ho voglia di vederti non di scoparti ;)!

Va bene. Ci vediamo al Karma alle nove e mezza.”

Ok, a dopo <3!

Io sospiro, lui spesso dissemina i suoi messaggi di cuoricini, io non lo faccio quasi mai.
“Tutto bene?”
La voce di Sophie mi fa sobbalzare, per la prima volta in settimana la guardo: non ha un’aria felice, nonostante abbia in mano una delle sue amate tazze di the e ha profonde occhiaie.
“Sì, ma tu sei sicura di stare bene?
Hai delle occhiaie tremende.”
“Non dormo molto ultimamente, tu invece cosa stai combinando?”
“Perché pensi che stia combinando qualcosa?”
“Hai in mano il cellulare e hai un’espressione pensierosa.”
“Ah.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Jordan mi ha  invitato fuori e ho accettato.”
“Va bene, divertiti.
Spero solo che tu sappia che non può durare per sempre questa situazione, prima o poi dovrai scegliere tra Jordan e Zack e prima lo farai meglio sarà.”
“Lo so, ma sono tutti e due… importanti per me. Non riesco a capire chi amo e chi è solo un amico tra i due.”
“Solo il tuo cuore può darti questa risposta.”
Detto questo se ne va in cucina sospirando, so che pensa a Vic e so che sta male per questo, onestamente se non fossi incinta sarei già volata a casa Fuentes per prenderlo a calci.
“Gran bel casino!”
Mormoro a bassa voce, Wen – momentaneamente in transito per il salotto – mi guarda senza capire e io scuoto la testa mesta.
Sia io che Sophie siamo in guai in cui lei non può aiutarci, lei però sembra di diverso avviso perché si ferma da me.
“Cosa c’è?
Da quando siete qui a San Diego siete strane.”
“Sarà per il sole e il caldo, a New York il clima è diverso.”
Cerco di buttarla sulla battuta, ma lei non ci casca.
“Va bene. Sophie è cotta di Vic e lui le ha presentato la sua nuova ragazza, lei sta cercando di digerire la cosa. A essere onesti sono un pochino preoccupata per lei, ho paura che riprenda..
Insomma…  a tagliarsi come a casa e di essere di nuovo costretta a ricoverarla, mi odierebbe.
In quanto a me tengo due ragazzi sulla corda perché non so quale potrebbe essere il padre migliore per il bambino.”
“Pensavo che avessi scelto Zack.”
io scuoto la testa.
“Quando sono con Jordan mi sento leggera e senza preoccupazioni, a volte dimentico persino di essere incinta e non so se sia un bene.
Ovviamente è positivo stare bene con lui, ma non so quanto lo sia dimenticarmi le mie responsabilità. Sono stata io a volere questo figlio e non posso dimenticarmi di lui.
In ogni caso io e Jordan ci vedremo stasera e vedremo come andrà, lui sembra così preso, io non lo so.
Ho la testa che mi esplode, è dura scegliere perché la mia scelta influirà pesantemente sulla vita di un altro umano.”
“Sono sicura che troverai presto la soluzione che cerchi, non sarà facile, ma ce la farai.
Io credo che tu sappia già chi vuoi, ma che tu abbia paura di ammetterlo.”
“Perché dovrei?”
“Perché anche se hai accettato di tenere il bambino e che presto sarai mamma hai paura che non sarai abbastanza brava e cerchi una stampella abbastanza forte da sostenerti in caso ti venga voglia di fuggire.
È normale avere paura, essere genitori è una grande responsabilità e, a volte, si vuole anche scappare davanti a qualcosa del genere.”
Io rimango un attimo in silenzio, forse Wen ha ragione.
“Ma come faccio a capire qual è quello giusto?”
“Beh, quello che ti fa battere il cuore più forte, quello che vorresti quasi o sempre con te e che senti che ti comprende meglio. Mi hai posto una domanda abbastanza difficile.”
Probabilmente continueremmo a discutere se un urlo di Jack non ci richiamasse in casa. Sembra abbastanza disperato, quindi entriamo di corsa e mi trovo davanti a una scena che non avrei voluto rivedere: è il triste replay di qualcosa che conosco bene.
Attacchi di panico.
Mia sorella ne soffre e vederla in quello stato  non è un bello spettacolo, è rannicchiata per terra, rantolante.
“Cosa faccio?”
Ci chiede ansioso Jack.
“Battile la mano sulla schiena fino a che non tossisce e poi mettila sul divano.”
Lui annuisce, io corro in camera sua e trovo la valeriana, scendo di nuovo e metto trenta gocce in un bicchiere, poi vado verso il divano.
Lei è lì, pallida e con gli occhi persi nel vuoto, in preda ai singulti, le porgo il bicchiere.
“Bevila.”
“Co-cos’è?”
“Valeriana, Sophie. Dopo starai meglio.”
Lei prende il bicchiere e un sorso alla volta beve con la mano che le trema violentemente.
Rimane in preda agli spasmi ancora per un po’, ma almeno il suo respiro si sta normalizzando.
“Si-sigaretta.”
Io le porgo una delle mie, lei se la accende con le mani tremanti.
“Va meglio?”
Le chiedo dopo che ha inalato la prima boccata.
“Sì.”
Rimango in silenzio finché non finisce tutta la sigaretta e spegne la cicca in un posacenere.
“Sophie, stai prendendo le pastiglie, vero?”
Lei scuote la testa, lo sapevo.
“Perché? Lo sai che stai male dopo.”
“Volevo farcela da sola e ci stavo riuscendo fino a questo…”
La sua voce sfuma.
“È per via di Vic?”
“Sì.”
Io sospiro.
“Ok. Sophie, ti prego riprendi con le pastiglie o starai di nuovo male.”
Lei annuisce e poi si addormenta di colpo.
Jack mi guarda ansioso, in attesa di una risposta.
“Cosa ha avuto?”
“Un attacco di panico, ogni tanto ne soffre.”
La  mia voce cerca di rimanere tranquilla, ma un leggero tremito esce lo stesso.
“Ecco, perché dovrebbe prendere delle pastiglie, antidepressivi e roba del genere, ma non le sta prendendo. Dice che vuole fare da sola, ma non ce la fa e la storia di Vic è solo la ciliegina sulla torta. Jack, non potresti prenderlo a calci da parte mia quando lo vedi?”
Lui mi guarda confuso.
“Perché?”
Io alzo gli occhi al cielo, esasperata.
Ragazzi.
“Niente, Jack. Come se non avessi parlato.”
“No, dimmi perché!”
“Mia sorella ama Vic e lui si è appena messo con una.”
“Ah. Danielle è carina.”
“Mia sorella è cento volte più carina di lei, ok?”
Gli rispondo con uno sguardo di fuoco e lui non ha il coraggio di rispondere.
Dopo l’attacco di Sophie il clima a cena non è dei migliori, nessuno parla molto e quando abbiamo mangiato anche il dolce io filo in camera per scegliere cosa mettere. Alla fine ne scelgo uno  blu scuro, con le maniche a tre quarti e una striscia bianca con tanto di fiocco sopra la pancia.
Speriamo che almeno la mia serata vada bene.

 
Il Karma è un locale del centro di Los Angeles, frequentato da fighetti e fighette.
Uno di quei posti in cui se hai due kili più del consentito ti guardano con disapprovazione, come se fossi una balena arenata sulla spiaggia. Conosco questi posti, perché a New York ce ne sono parecchi.
Io – che ho ben più di due kili rispetto al consentito – vengo bersagliata da occhiatacce e risatine del cazzo. Vorrei urlare a queste troie che sono incinta, non obesa e che farebbero bene a pensare ai loro problemi di anoressia e bulimia invece di adorarle e dare loro nomignoli come Ana e Mia.
Finalmente Jordan si fa vivo.
“Scusa per il ritardo, ma a Tay è venuta un’idea improvvisa e per svilupparla ci è voluto più tempo del previsto.”
“Non ti preoccupare.”
Lui però coglie qualcosa di strano nella mia voce, perché mi guarda preoccupato.
“Tutto bene? Mi sembri preoccupata.”
“Mia sorella ha avuto un attacco di panico prima di cena e non è stato bello vederla ridotta così, credimi. Gli attacchi di panico non sono belli.”
“Mi dispiace molto, non pensavo che tua sorella avesse problemi del genere, sembra una tosta.”
Io sospiro.
“È solo una maschera, in realtà è piuttosto fragile, ma ce la sta mettendo tutta per migliorare e spero che prima o poi i risultati arrivino.”
Chiacchieriamo ancora un po’, fino a quando una cameriera magra e ben truccata ci chiede le ordinazioni, i suoi occhi azzurri si posano maliziosi su Jordan e inizia a flirtare spudoratamente con lui.
“Una coca e una birra.”
Dico spiccia io per mandarla al più presto fuori dai piedi, prima che glieli cavi quegli occhi. Odio le ragazze che ci provano con i ragazzi impegnati, soprattutto quando la fidanzata è presente e viene fatta sentire come se fosse invisibile.
“Che tono freddo!”
“Se lo meritava.”
Taglio corto io.
“Non mi sembrava, ma ok.”
Parliamo di cose stupide intanto che aspettiamo i nostri drink, quando la cameriera torna flirta di nuovo con Jordan e guarda me come se fossi un mostro con tre teste e quattro gambe.
“Sentimi bene, nel caso non te ne fossi accorta Jordan è qui con me ed è decisamente poco carino flirtare con lui sotto il mio naso. Per quanto ne sai tu potrei essere la sua ragazza.
E ti do un altro consiglio gratuito: piantala  di guardarmi come se fossi un orribile mostro alieno!
Sono incinta, non obesa!
E adesso va a infastidire qualcun altro!”
Con le guance rosse per la rabbia la ragazza si allontana e io mi godo il mio trionfo con un sorso di coca.
“Wow! Meglio non mettersi contro di te, fai paura!”
“Sono i geni irlandesi, siamo un po’ teste calde.”
“Dunque un po’ ci tieni a me.”
Io sospiro.
“Sì, ma devo ancora capire se come amico o ragazzo, è tutto così confuso nella mia testa, mi sembra di essere sommersa dagli eventi: la gravidanza, essere buttata fuori di casa, il trasferimento in California, due ragazzi che si interessano di una povera sfigata incinta.
Non so cosa fare, odio tenere la gente sulla corda ed è quello che sto facendo.
Scusa per lo sfogo, immagino non sia il massimo sentire le paranoie di una ragazza.”
Lui scuote la testa.
“Va benissimo, io inizio a farmi in quadro chiaro della situazione.”
“Illuminami, perché io brancolo ancora nel buio.”
“Alla fine vincerà Zack, lui ci sa fare con i bambini e credo che in fondo non gli dispiaccia diventare padre presto. Io sono più un amico.”
Io abbasso gli occhi  e poi mi sporgo verso di lui e lo bacio appassionatamente.
“Ma tra noi c’è chimica.”
Lui fa un sorriso amaro.
“La chimica non basta a mantenere unita una famiglia.”
“Tu ti prenderesti cura del bambino?”
“Sì, anche se la cosa mi spaventa e non so se questo mi rende adatto a essere un buon padre.”
“Anche io ho paura. Sapresti consolarmi?”
“Non so, credo di sì, ma non ne sono sicuro.”
Io annuisco. Capisco i suoi dubbi perché sono anche i miei e questo un po’ mi spaventa, Zack è più stabile da questo punto di vista.
-Ma non posso sceglierlo con questo criterio, la chimica non è certo un buon criterio per formare una famiglia, ma nemmeno l’opportunismo.
Devo capire chi amo, devo farlo ed è così dannatamente difficile, tipo adesso, quando mi guarda con quegli occhi da cerbiatto vorrei baciarlo e abbracciarlo fino a consumarlo.-
“May?”
“Sì?”
“ A cosa stavi pensando?”
“A nulla di importante, scusa se non ho risposto o cose del genere.”
Gli sorrido, lui mi risponde con il suo sorriso tenero e io mi sciolgo.
“Jordan?”
“Sì?”
“Ti voglio bene, ti voglio tanto bene.
Grazie per rimanere con me, nonostante la mia situazione non facile.”
“Di nulla, è che mi piaci troppo. Non posso immaginarti da sola o … con altri.”
Io prendo una delle sue mani e la stringo tra le mie.
“Deciderò, ti giuro che lo farò e cercherò di non metterci troppo tempo. Nemmeno a me piace questa situazione, mi sembra di usarvi.”
Qualche lacrima fa capolino dai miei occhi.
“Su, non piangere! Usciamo di qui e cerchiamo qualcosa da fare, danno un horror in seconda serata in un cinema qui vicino.”
“Va bene.”
Ci alziamo e, come al solito, paga tutto lui mettendomi a disagio.
“Almeno il cinema posso pagarlo io?”
“Non so, ci penserò.”
Mi sorride divertito.
“Mi piace pagare per te.”
Io arrossisco di botto, senza una ragione precisa, migliaia di ragazzi me l’hanno detto per fare i fighi a New York, ma solo lui mi ha colpito, forse perché lui è sincero.
Saliamo nella sua macchina e mi porta al cinema come promesso, ovviamente paga lui anche qui, ogni mio tentativo di protesta è vano.
Ci danno due biglietti nella penultima fila, il film è piuttosto splatter e narra di un’invasione di zombie, io tento di fare la coraggiosa, ma alla fine sono costretta a capitolare: mi seppellisco  nel petto di Jordan.
Forse non è stata la mossa giusta, perché tra noi ora si è creata una sorta di elettricità. Sono perfettamente consapevole di avere un corpo – anche attraente – e che ce l’ha anche lui. Faccio per staccarmi, ma lui mi trattiene afferrandomi per un polso, è un attimo e ci ritroviamo a baciarci come due adolescenti in cerca di intimità.
La chimica tra di noi alla fine è esplosa e non so se sia un bene o un male, so solo che sento le farfalle nello stomaco e vorrei che non si staccasse mai da me.
Il film però purtroppo finisce e noi siamo obbligati a staccarci e ricomporci per non fare capire a tutti che invece di concentrarci sullo schermo abbiamo limonato.
Una volta usciti le stelle brillano alte in cielo e una brezza fresca spazza le strade, non ho mai visto una notte così limpida da quando vivo qui.
“Che bel cielo!”
Esclamo senza pensare troppo alle parole.
“Vero? È raro vedere una notte del genere a Los Angeles. Lo so che è tardi e che tu e il piccolo dovete riposare, ma ti va di fare un giro in spiaggia?”
“Mh, perché no?
Ma non facciamo troppo tardi o Wen si preoccuperà e poi sono preoccupata per Sophie.”
“Pensi che Wen non sia in grado di badare a lei?”
Mi chiede mentre saliamo in macchina.
“Al contrario. Wen sa perfettamente come comportarsi, sono io che mi sento una pessima sorella.”
Lui sorride e non dice nulla.
Parcheggiamo nei pressi della spiaggia ed entriamo di nascosto in uno stabilimento balneare appena chiuso. Jordan mi conduce fino a un dondolo e poi mi fa cenno di sedermi.
Dondoliamo godendoci la brezza e le stelle, lui mi indica le costellazioni e io seguo incantata il suo dito.
Mi torna in mente all’improvviso una notte di tanti anni fa, quando ero ancora una bambina e mio nonno era ancora vivo. D’estate mia madre, per non avere seccature, ci scaricava alla sua fattoria per i mesi di vacanza e una sera aveva portato me e Sophie in cima a una collinetta e ci aveva indicato le stelle e i loro nomi.
Mi sento benissimo, protetta, capita e con le farfalle nello stomaco.
“Credo che sia ora di andare, è l’una.”
Io annuisco.
“Jordan, ti fermeresti a dormire da me?
Solo dormire.”
“Sì, mi farebbe piacere.”
Guida piano fino a casa mia e poi parcheggia la macchina nella vietta, entriamo in casa e trovo Wen ancora sveglia con una tazza di cioccolata in mano.
“Bentornati.”
Mormora assonnata.
“Come sta Sophie?”
“Dorme come un sasso.”
Io tiro un sospiro di sollievo.
“Wen, per te è un problema se lui rimane  a dormire qui?”
Lei alza le spalle.
“Basta che non facciate sesso e poi mi va bene.”
“Non faremo nulla, solo dormire."
Saliamo in camera mia e lui si butta sul letto in boxer, io arranco pesantemente e salgo sul letto, vengo immediatamente attirata tra le sue braccia.
Sto proprio bene con lui.

Angolo di Layla

Ringrazio contagiouscream (non posso spoilerare su cosa accaderà tra Vic e Sophie, ma posso dirti che dopo questo incontro non succederà più nulla tra Mikee Sophie. Il fuoco della storia per ora si sta spostando su May e sulla sua scelta. Per Tony e Aileen vedrai ;) e poi io aodro Jaime) 

e _redsky_ (brava hai indovinato la canzone! Un biscotto virtuale per te LOL. Ci hai preso per Danielle, ma visto che Mike e Sophie non faranno più nulla forse smetterà di farsi i film. Per il momento il fuoco si è spostato su May, Jordan e Zack.Vediamo se indovini questa, togli solo Zack.)

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Capitolo 6
*** 5)But sometimes the hardest part is conceiving ***


5)But sometimes the hardest part is conceiving

 

May p.o.v.

 
La mattina dopo mi sveglio tra le braccia di Jordan e con qualcosa che preme all’altezza delle cosce.
Mi ero quasi dimenticata dall’alzabandiera mattutino dei ragazzi, lo guardo dormire meravigliata: sembra un bambino, uno di quelli dolci, che non ti prendono in giro.
Gli accarezzo dolcemente le guance e gli do un bacio sulla fronte, la sveglia segna le otto, forse dovrei alzarmi e svegliarlo, invece vado solo in bagno e poi torno a rifugiarmi tra le sue braccia.
Lui sorride involontariamente nel sonno e io mi riaddormento.
Quando mi sveglio la seconda volta lui non è più qui, ma la sua parte di letto è ancora calda e sento l’acqua della doccia scorrere, lentamente rotolo dalla sua parte stando attenta alla mia pancia.
“E tu chi vorresti?
Chi ti piace di più?”
Chiedo al mio futuro figlio, che ovviamente non risponde.
Poco dopo Jordan esce dalla doccia con addosso solo un asciugamano, io  arrossisco come una quindicenne alla prima cotta.
“Buongiorno!”
Mi saluta allegro.
“Buongiorno a te!”
Rispondo sonnolenta.
“Vieni a fare colazione.”
“Arrivo, lasciami cambiare.”
Rispondo con un sorriso. Ci rivestiamo nelle stessa stanza e mi accorgo che sbircia la pancia.
“Sta diventando grossa.”
“Succede alle donne incinte.”
“Però è bella anche così.”
“Sei sicuro?
Saresti in grado di amare anche chi vive dentro la mia pancia?”
“Probabilmente  sì, a patto che somigli a te.”
Io lo guardo un po’ delusa e lui arrossisce fino alle orecchie.
“Scherzavo, va bene anche che non somigli a te.”
Io mi rassereno un po’ e scendiamo insieme al piano di sotto, dove trovo solo mia sorella che cammina avanti e indietro come un animale in gabbia.
“Buongiorno.”
Sobbalza al saluto di Jordan.
“Oh! Siete voi! Buongiorno, ragazzi!
Volete qualcosa per colazione, così magari mi calmo.”
“Per me uova e bacon, se per te non è un problema.”
“No, figurati Jordan. Tu cosa vuoi May?”
Io non rispondo e corro in bagno a vomitare.
Una volta finito, torno di là pallida come un cencio.
“Tutto bene?”
Mi chiede mia sorella.
“Tutto bene, solo un po’ di sane nausee mattutine.
Mi prepareresti del the?”
“Non c’è problema.”
Io la seguo in cucina.
“E così hai scelto Jordan.”
“Non ne sono ancora certa, ma sono sicura che stando con lui ho le farfalle nello stomaco e lo adoro. È così carino con me, anche se sa che c’è Zack che rischia di mettersi con me da un momento all’altro.”
“Capisco, sono certa che farai la scelta giusta.”
“Come fai a esserlo?”
“Non lo so, lo so e basta. Penso che quando sei in queste situazioni si attivi un istinto di sopravvivenza che ti fa scegliere il migliore, cioè quello che ti ama di più o ami di più.
Stai a vedere cosa succede con Zack e prendi le tue decisioni, sarebbe imbarazzante averli tutti e due in sala parto, non credi?”
Scoppiamo entrambe a ridere come due sceme.
Jordan ci raggiunge perplesso, ma tace davanti al suo piatto di bacon e uova.
Il mio cellulare vibra all’improvviso ed è un messaggio di Zack, Jordan lo guarda curioso, ma finisce per rabbuiarsi subito.
Zack mi chiede di vederci stasera, lui inizia a giochinare con quello che avanza del suo piatto.
“Ci andrai?”
“Non lo so…
Io… Mi dispiace.”
Lascio a metà la mia tazza di the e corro in camera mia, per evitare che qualcuno veda le mie lacrime, ma ovviamente mia sorella mi segue.
Mi trova semi sdraiata sul letto che piango abbracciata al cuscino.
“May, cosa c’è?”
Il suo tono di voce è preoccupato.
“L’ho fatto rimanere male, io non volevo.
Io non voglio che nessuno ci resti male.”
“Non credi di essere già arrivata alla tua decisione definitiva?
Piangeresti così per Zack?”
“Non lo so.”
Rispondo sconsolata, lei sospira.
“Vedrai Zack stasera?”
“Penso di sì… Io devo capire, devo mettere a confronto.
Era una giornata così perfetta prima di quel messaggio.”
“Beh, pensa a questa cosa.”
Dabbasso sentiamo dei rumori.
“Credo che Jordan se ne stia andando, non vuoi salutarlo?”
Con qualche difficoltà mi alzo e scendo al piano inferiore, Jordan è effettivamente nei pressi della porta di casa nostra.
“Volevi andartene senza salutare?”
Gli chiedo con una voce un po’ lacrimosa.
“No, solo che non mi sentivo più nel posto giusto.”
“Io…Mi dispiace.”
La domanda “posso abbracciarti?”rimane impigliata nella mia gola, ma lui deve averlo capito lo stesso, perché mi stringe forte a sé.
“Ti voglio bene, May.
Ti voglio un mondo di bene, me ne vuoi almeno un po’?”
“Ti voglio tantissimo bene, Jordan.
Giuro che mi chiarirò le idee e questa situazione finirà, giuro.”
Lui annuisce e se ne va, temo di non averlo convinto nemmeno un po’.

 
La sera arriva troppo presto per i miei spaventati gusti.
A cena mangio poco – segno del mio crescente nervosismo – e poi salgo subito in camera mia. Metto un paio di comodi pantaloni premaman e una maglia, niente di particolare e già questo è un segno.
La verità è che sono grata a Zack per aver montato la camera del bambino, ma non riesco a togliermi dalla testa l’espressione dispiaciuta di Jordan e una vocina dentro di me dice che qualcosa dovrà pur significare.
“Ragazze, io vado.”
“Buona fortuna.”
Che strana frase da rivolermi, non vado in guerra.
Quando vedo Zack però penso che forse ho fatto male i conti, forse davvero in guerra, ma con la mia coscienza e me stessa.
Mi siedo al tavolo tentando di mantenere un sorriso.
“Ehi, come va?”
Gli chiedo, sempre con il mio sorriso tirato.
“Bene. Anche oggi abbiamo registrato, siamo tutti soddisfatti, è uscita della buona roba.
Tu?”
“Io, niente. Ho guardato la tv, sono uscita a fare una passeggiata e sono stata con Jordan.”
Lui storce la bocca, non gli piace che passi del tempo con lui, Jordan non ci fa caso.
“È mio amico, Zack.”
“Ed è il mio rivale.”
Mi risponde con voce monotona, io lo guardo male.
Non ho idea del perché lo faccia – in fondo, ha detto la verità – ma mi viene spontaneo farlo, mi urta che lui parli male di Jordan.
“Forse è meglio cambiare soggetto della conversazione.”
Mi dice piuttosto freddamente, io annuisco e iniziamo a parlare di altro.
Niente di importante, solo quelle parole vuote che riempiono un silenzio imbarazzato tra due persone.
Non mi era mai capitato prima, di solito quando parlo con lui l’atmosfera non è così tesa, il fatto è che mi sento come della polvere di ferro che oscilla tra tre magneti. Una parte vuole Jordan, l’altra Zack e non so ancora chi abbia vinto dei due.
Stasera direi quella che quella che punta verso Jordan stia vincendo di brutto, la serata è stata un fiasco totale, tanto che mi riaccompagna subito a casa.
Sono tutti svegli e mi guardano curiosi rientrare così presto.
“Stasera non ha funzionato, non ha gradito che avessi trascorso del tempo con Jordan e a me non è piaciuta la sua reazione.”
Butto lì a mo’ di spiegazione.
“Donne!”
Borbotta Jack, tornando immediatamente a guardare la tv dove stanno trasmettendo una partita di football.
“Beh, riflettici sopra.”
Mi dice Wendy, mia sorella tace. Mi basta un’occhiata per capire che è ancora persa da qualche parte nel vortice Victor Vincent Fuentes.
Non l’ha buttata giù Danielle, ma nemmeno io butterei giù la nuova ragazza di uno che mi piace.
“Beh, vado a letto.”
“Buonanotte!”
Mi rispondono tutti.
Sì, col cavolo!
Sarà una notte infernale.
Mi faccio una lunga doccia nel vano tentativo di calmarmi, poi mi metto a letto e guardo il soffitto. Le ombre sembrano deridermi, ogni tanto assumono la faccia di Zack, ogni tanto quella di Jordan.
Quale dei due amo di più?
Quale dei due mi ama di più?
Le mie riflessioni – se così si possono chiamare – vengono interrotte dalla vibrazione del mio smartphone, leggo il messaggio: è di Jordan.

Hey, come è andata stasera?

Un vero schifo.”
Come mai?

Zack non ha gradito il fatto che ci siamo visti e io mi sono arrabbiata per la sua reazione.

Ah, mi dispiace. Come mai sei ancora sveglia?

Non ho sonno.

Aspettami che arrivo.

Guardo l’ultimo messaggio scioccata, cosa significa?
Non ne ho idea, ma decido che è meglio cambiarsi e togliersi il pigiama, mi metto quello che ho indossato all’appuntamento con Zack e aspetto.
Mezz’ora dopo qualcuno tira dei sassolini alla finestra, io apro perplessa.
È Jordan.
“Vieni giù.”
Mi fa capire con il linguaggio dei segni, io obbedisco perplessa, non prima di aver ficcato il cellulare in borsa.
“Cosa diavolo ci fai qui?”
Gli chiedo una volta dabbasso.
“Visto che non riesci a dormire ti porto in un posto dove potrai rilassarti.”
“Va bene.”
Mi prende per mano e mi fa salire sulla sua macchina, io obbedisco docile come non lo sono mai stata con nessuno.
Arriviamo in spiaggia, parcheggia e scendiamo.
“È vero, tu ami le spiagge!”
“Anche tu. Me ne sono accorto ieri, sembrava proprio che fossi nel tuo elemento.”
“Forse nella vita precedente sono stata una sirena.”
“Forse.”
Troviamo un angolo riparato e ci sediamo sulla sabbia asciutta, le stelle brillano come luci lontane e si affollano intorno alla luna.
“Ti senti meglio?”
“Un po’. Non ho mai capito quanto fosse pesante questa responsabilità prima di stasera, prima che  Zack mi mettesse il broncio.
Devo trovare un padre al mio bambino ed è una decisione che devo ponderare bene, devo amarlo, ma lui deve amarci entrambi.
E io sono una stupida a dire queste cose a te, che probabilmente  vuoi essere il mio ragazzo.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Sì, ma sono anche tuo amico, no?”
“Sì, ma non va affatto bene come stanno andando le cose.”
“Vuoi dire che non ti piace che io sia tuo amico?”
Io arrossisco violentemente.
“No, al contrario, mi piace molto. Solo che non è giusto, per nessuno dei due, stare così sulla  corda. Non mi sto comportando bene, a voler essere onesti mi sto comportando come una stronza apocalittica.”
Lui non dice nulla.
“Non pensarci, rilassati, quando verrà il momento giusto saprai prendere la giusta decisione e spero di essere io.”
Io non dico nulla e mi concentro sul cielo e su quanto sia bello, accarezzandomi la pancia con una mano, mi sorprende il fatto che poco dopo anche Jordan faccia lo stesso gesto.
Trattengo il fiato quando passa una delle sue mani sulla mia pancia che ormai si vede e la accarezza con movimenti circolari, nemmeno fosse lui il padre.
Un flash mi coglie all’improvviso: io, lui e un bambino di cinque anni che veniamo in questo stesso posto di giorno, tranquilli e sorridenti come una qualsiasi buona famiglia americana.
Mi piace come visione, mi dà un senso di pace, come se finalmente avessi trovato la mia casa.
Io non dico nulla, ma probabilmente mi scappa un sorriso involontario perché anche lui sorride.
“Meglio?”
“Sì.”
“Non dovresti stressarti così tanto, non gli fa bene.”
“Lo so, ma è  tutto un casino. Non avrei mai dovuto fare la scema a New York.”
“Se non l’avessi fatta non ti conoscerei e mi dispiacerebbe molto.”
Io arrossisco e non dico nulla.
Rimaniamo un po’ così, cullati dalla luce della luna, lui con un braccio attorno alle mie spalle e un mano sulla mia pancia.
Poi dà un’occhiata all’orologio e si stiracchia.
“Dobbiamo andare, si è fatto piuttosto tardi e potrebbero preoccuparti se non ti trovano a letto.”
“Hai ragione.”
Frugo nella borsa e trovo dieci chiamate senza risposta di Sophie.
“Merda, mia sorella mi ucciderà!”
Borbotto.
Torniamo alla macchina e mi riporta a casa, mi saluta con un bacio e se ne va, io invece percorro il vialetto che porta alla villa.
Quando apro la porta trovo mia sorella nell’ingresso con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo poco benevolo.
“Si può sapere dove sei stata?
Non hai lasciato nemmeno uno straccio di biglietto!”
“Jordan mi ha portato in spiaggia.”
“E non ti è venuto in mente di farcelo sapere, invece di andartene alla cazzo di cane?”
La sua voce si alza di un’ottava.
“Scusa, non mi è venuto in mente.”
“Su questo non c’è ombra di dubbio e adesso fila a letto, prima che Wen se ne accorga.”
Sibila acida.
Io mi affretto a salire in camera, sorridendo nonostante la predica di Sophie, cosa che la fa infuriare ancora di più. Ma cosa posso farci?
Jordan ce l’ha fatta di nuovo a tirarmi su di morale ed è un miracolo.
Mi rimetto a letto e questa volta dormo senza problemi, come una bambina.
La mattina dopo vengo svegliata dalla luce pura di un bellissimo giorno di fine autunno, la festa di Halloween si sta avvicinando, ma l’estate indiana continua a mantenere delle temperature gradevoli e delle giornate di sole.
Guardo il mio cellulare e noto che questa mattina sono Jordan mi ha mandato un messaggio di buongiorno, Zack tace: deve essere ancora arrabbiato.
Bah.
Scendo dabbasso e li trovo tutti in cucina per la colazione, devono andare tutti al lavoro, anche Sophie. Ha trovato un impiego in una piccola casa discografica come tuttofare e le va bene, meglio del negozio di dischi.
“Sei davvero soddisfatta di lavorare in quel buco?”
Le chiede Jack.
“Certo, magari ci capita un colpo di fortuna e scopriamo i nuovi All Time Low.”
Lo prende garbatamente in giro lei.
“Nah, siamo inimitabili.”
“Nah, molte persone vi accusano di essere la brutta copia dei blink.”
Lui sbuffa.
“A proposito dei blink, domani sera viene a cena da noi Tom DeLonge.”
Sul tavolo cala un silenzio irreale, Wendy lo guarda a occhi spalancati, poi all’improvviso si lancia sul tavolo e striscia da Jack, causando una strage di tazzine e bicchieri.
Gli finisce in braccio e per un attimo li ho visti tutti e due con la testa spaccata perché la sedia si è ribaltata, fortunatamente non succede.
Non so se il poliziotto di turno mi avrebbe creduto quando gli avrei detto che Wen si è lanciata su di lui.
In ogni caso pulisco il tavolo, mentre sia Aileen che Sophie sono in stato di shock.
“Tom DeLonge da noi?! CioèIoVedròTomDeLongeDomaniCazzoStoPerMorire.”
“Eh?”
Chiedo a mia sorella, ma lei non mi risponde, ha la faccia piacevolmente persa nel vuoto. Siamo entrambe fan dei blink, ma lei ha una vera e propria cotta per Tom e quando parla di lui dimentica di avere ventitre anni e regredisce a quando ne aveva tredici.
“Jack, cazzo! Perché non me l’hai detto prima! Devo andare a fare la spesa subito.
No, minchia. Non posso, devo andare a lavoro. Beh, oggi chiuderò prima e se quei due protestano faccio cadere la baracca suon di urla.
Oh, cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo!”
Si alza in piedi e corre a cambiarsi, sembra sia momentaneamente impazzita.
“Nemmeno quando è con me mostra così tanto entusiasmo! Non so se essere felice per lei o essere offeso.”
“Ti conviene essere felice o ti incido la faccia con un bel Chelsea Smile.(*)”
Risponde sepolcrale Aileen, Jack rabbrividisce.
“Beh, vado a cambiarmi anche io.”
Io rimango tranquillamente al mio posto, pensando che vivo in una casa di matti.
“Aileen, Sophie, state bene?”
Chiedo loro perché non danno più cenni di vita.
“Divinamente!”
Mi rispondono all’unisono sorridendo, poi se ne vanno saltellando e dandosi di gomito come due ragazzine che hanno appena saputo che il ragazzo per cui hanno una cotta verrà con loro al ballo.
Però le posso capire, sul mio viso sento che si è formato uno di quei sorrisi stupidi di eccessiva felicità.
Sì, penso che questi due giorni saranno molto belli!

Angolo di Layla

(*)è una ferita causata facendo piccoli taglia ai bordi della bocca della vittima, poi percuotendola e pugnalandola finché i muscoli del viso si contraggono, così che i tagli si estendano dalle guance alle orecchie. Ciò lascia una cicatrice che assomiglia ad un sorriso, da cui il nome. (from l'impareggiabile wikipedia)


Visto che siamo già alla terza parte di questa storia ho dciso di mettere i volti delle protagoniste. Wen e Aileen sono quelle che mi convincono di meno, se avete delle foto migliori per loro non fatevi scrupoli a mandarmele via messaggio. Questa, comunque è Wendy (è senza piercing e tattoos purtroppo)
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Questa è Holly.
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Questa è Sophie
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Questa è May.
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Questa è Aileen.
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Capitolo 7
*** 6)You feel like you hit a wall, but you survived. ***


6)You feel like you hit a wall, but you survived.

 

Aileen p.o.v.

 
La vita in California è meravigliosamente diversa da quella di Baltimora. Se devo partire da qualcosa partirei dal sole e dal clima, è molto più caldo rispetto a Baltimora e il sole mette di buon umore, come vedere le palme e la scritta Hollywood che domina da una delle colline.
Pensavo l’avrei visitata  solo nei miei sogni e invece sono qui e sono parte della vita della città, sono solo una formichina, ma ci sono.
Ho anche trovato lavoro abbastanza facilmente, lavoro come cameriera in un bar del centro e la cosa più bella è che non mi sento giudicata da nessuno.
Certo, ho passato un brutto quarto d’ora quando il capo ha saputo che ero finita in riformatorio, ma sono riuscita a spiegargli e a convincerlo che è stato solo un errore adolescenziale che non ripeterò mai più.
Ho passato la settimana di prova e ora lavoro qui e sono tutti soddisfatti, persino il boss visto che so occuparmi egregiamente delle risse tra ubriachi.
Quando lui e Loreen mi fanno i complimenti per il sangue freddo, io sorrido enigmatica. Queste non sono vere risse tra ubriachi, sono solo fighetti che arruffano le penne, le risse vere le ho viste al bar di Joe: lavorare lì mi ha temprato.
In parole povere, per la prima volta nella mia vita, le cose vanno bene.
È con questi pensieri in testa che mi siedo a fare colazione nella cucina della casa di Wen, lei e Jack stanno chiacchierando, Sophie si sta imburrando una fetta di pane e tra poco arriverà May.
Ho il vago sospetto che – a dispetto delle previsioni di Wen – sarà Zack quello che riceverà un calcio in culo, Jordan sta guadagnando punti e mi sembra si stia comportando in un modo davvero carino. La fa sentire amata.
Come previsto May scende in cucina
“Sei davvero soddisfatta di lavorare in quel buco?”
Jack ama stuzzicare Sophie, perché lei risponde alle sue punzecchiature.
“Certo, magari ci capita un colpo di fortuna e scopriamo i nuovi All Time Low.”
Lo prende garbatamente in giro lei con un gran sorriso, per nulla irritata dai suoi commenti.
“Nah, siamo inimitabili.”
“Nah, molte persone mi accusano di essere la brutta copia dei blink.”
Lui sbuffa e lei ghigna.
“A proposito dei blink, domani sera viene a cena da noi Tom DeLonge.”
Sul tavolo cala un silenzio irreale, lui ha davvero invitato qui Tom?
L’idolo della mia adolescenza? Il mio sogno  proibito?
E non solo mio, io Holly e Wendy lo amavamo e da come lo guarda credo che anche Sophie sia nella stessa situazione.
Uno a zero per Jack.
Wendy lo guarda a occhi spalancati, poi all’improvviso si lancia sul tavolo e striscia da Jack, causando una strage di tazzine e bicchieri.
Non l’ho mai vista reagire in un modo così assurdo.
Gli finisce in braccio e lo abbraccia come se lui fosse Dio e avesse esaurito uno dei suoi più grandi desideri.
May rimane abbastanza composta, ma è ovvio che la notizia le fa piacere, forse non sclera solo perché è incinta. È l’unica non scioccata,così pulisce il tavolo dalla strage fatta da Wen, io e Sophie siamo catatoniche.
“Tom DeLonge da noi?! CioèIoVedròTomDELongeDomaniCazzoStoPerMorire.”
Spara a velocità supersonica Sophie
“Eh?”
May cerca di chiederle cosa ha detto tutto quello che ottiene è una faccia persa nel vuoto con un sorriso idiota.
 “Jack, cazzo! Perché non me l’hai detto prima! Devo andare a fare la spesa subito.
No, minchia. Non posso, devo andare a lavoro. Beh, oggi chiuderò prima e se quei due protestano faccio cadere la baracca suon di urla.
Oh, cazzo! Cazzo cazzo cazzo!”
Urla Wendy, lasciando tutti interdetti, poi si alza in piedi e corre a cambiarsi, sembra sia momentaneamente impazzita.
“Nemmeno quando è con me mostra così tanto entusiasmo! Non so se essere felice per lei o essere offeso.”
“Ti conviene essere felice o ti incido la faccia con un bel Chelsea Smile.”
Gli rispondo con una voce che non sembra nemmeno la mia, lui rabbrividisce
“Beh, vado a cambiarmi anche io.”
Commenta alla fine, May rimane tranquilla al suo posto.
“Aileen, Sophie, state bene?”
“Divinamente!”
Rispondiamo all’unisono sorridendo, poi ce ne andiamo al lavoro saltellando come due sceme e lasciando una May con un sorriso idiota stampato in faccia.
In macchina non facciamo altro che parlare di Tom  e del fatto che verrà a casa nostra, siamo eccitatissime.
“Tu cosa ti metti?
Io non ne ho idea, non voglio sembrare un cesso.”
“Ma tu non sei un cesso, io lo sono.
Questi capelli sono stupidi,  cosa diavolo avevo in mente quando me li sono fatti? Neri mi sarebbero stati meglio!”
Li tiro disgustata, provocando una risata folle di Sophie.
“E i miei allora? E le cicatrici?
Merda.”
Continuiamo così fino a quando non ci dobbiamo salutare, il mio capo e la mia collega si accorgono subito che c’è qualcosa, ma io non rispondo a nessuna delle loro domande continuo a sorridere imperterrita, pensando che Los Angeles sia una città assolutamente fantastica.
Siamo seri, a Baltimore avrei mai potuto incontrare Tom Fucking DeLonge?
Assolutamente no!

 
Domani sera arriva troppo presto per i miei gusti.
Alla fine decido di mettermi un vestito viola senza maniche, con un corpetto stretto e la gonna larga con del pizzo nero a ricoprire tutto il tessuto e un fiocco nero a decorare la scollatura, indosso un paio di scarpe alte e cerco di sembrare più naturale possibile.
Sophie indossa un vestito a fantasia scozzese con del pizzo che spunta dall’orlo e le spalline strette, May il suo vestitino premaman nero con striscia e fiocco bianco poco sotto il seno, Wen invece indossa un abito nero aderentissimo con le maniche di pizzo e del pizzo che arrivo fino al collo, graziosamente racchiuso in del tessuto nero.
Non credo di averla mai visto così in tiro e nemmeno Jack, che infatti la guarda male.
“Non ti sei mai messa così in tiro per me!”
“Ma devo incontrare Tom DeLonge, è il mio idolo!
Insomma, lo dovresti capire visto che l’hai incontrato anche tu!”
“Sì, ma non mi sono messo un abito attillassimo!”
“E perché mai avresti dovuto farlo?”
Gli chiede, alzando un sopracciglio.
“Cavolo, devo andare a controllare la cena!”
Corre via, rischiando di uccidersi scendendo le scale.
Jack scuote la testa.
“L’abbiamo persa.”
“La ritroverai a fine cena.”
“Sì, che veleggerà su una nuvola rosa per qualcuno che non sono io.”
“Ma dai! Non avrei mai detto che tu fossi geloso, Jack!”
Lo punzecchia Sophie, ma credo che oggi Jack non abbia voglia di scherzare, perché scende le scale senza nemmeno risponderle.
“È davvero geloso?”
Ci chiede.
“Parrebbe di sì.”
Risponde sua sorella.
“Ma perché? Lo sa che Wendy ama lui.”
Io scuoto le spalle, ogni ragazzo è sempre un po’ geloso quando la sua ragazza mostra troppo interesse per un altro.
Scendiamo anche noi, Wendy sta disponendo in ordine maniacale gli antipasti e borbotta cose incomprensibili tra sé e sé, Jack è seduto sul divano a guardare la tv, noi decidiamo di raggiungerlo.
Un quarto d’ora suona il campanello e Jack apre, noi tre torniamo da Wendy, come a farci coraggio, persino May sembra essere diventata improvvisamente timida.
Poco dopo qualcuno batte gentilmente alla porta e ci troviamo davanti l’intera famiglia DeLonge: Tom, Jen, Ava e Jonas.
“Ehi, Barakat!”
I due si abbracciano e si picchiano sulla schiena, poi Tom guarda noi incuriosito.
“Non sapevo avessi quattro ragazze, Jack, e senza che litighino tra di loro!”
Jack ride.
“No, no. Ho solo una ragazza e si chiama Wendy.”
Lei si fa avanti con un’espressione nervosa.
“Ciao, io sono Wendy, piacere.”
“Ehi, non mordo.”
“Tom, è una fan.”
Lui sorride.
“Sì, ora capisco. Beh, immagino che tu sappia già che lei è mia moglie Jen e loro sono i miei due figli: Ava e Jonas.”
“Sì, sono molto felice di conoscerli.”
Risponde sorridendo.
“E le altre?”
“La ragazza con i capelli viola è Sophie, la sorella di Wendy.”
Lei si fa avanti con un sorriso timido e stringe la mano che Tom le porge.
“La ragazza incinta è May, un’altra sorella di Wen.”
Anche lei stringe la mano.
“E lei è Aileen, una loro amica.”
Mi avvicino titubante, pensando che sembro una goth del cazzo con questo vestito viola.
“Piacere.”
“Come mai hai tutte queste ragazze per casa?”
“Ci hanno buttato fuori casa.”
Rispondo io.
“Cioè, May e Sophie sono state buttate fuori casa, io sono qui per tentare di vivere in California. Sono originaria di Baltimora.”
Sono davvero io che sto parlando?
“Ah, capisco. Spero vi troverete bene.”
“Lo spero anche io.”
“Beh, che ne dite si passare agli antipasti?”
Chiede la mia amica.
Annuiamo tutti e ci serviamo delle pizzette, vol-au-vent, bruschette e tutto quello che ha preparato; intanto Jack e Tom chiacchierano e May parla con Jen. Credo le stia dando consigli per la gravidanza.
Dopo gli antipasti ci sediamo a tavola – una parte di me è ancora incredula sul fatto che io sto condividendo lo stesso tavolo con uno dei miei idoli – e Wendy arriva con una teglia fumante e un gran sorriso.
“Pasta al forno, con il pomodoro!”
Cinguetta amabile.
“Perché esiste un’altra ricetta?”
Domanda Jennifer.
“Mh, sì. Ci puoi mettere panna e prosciutto, ma io preferisco questa perché è più saporita.
Spero vi piaccia.”
Annuiamo tutti con calore, non è mai successo che qualcuno non apprezzasse la sua cucina.
Divide la pasta in porzioni abbondanti e poi si siede a mangiare, unendosi alla nostra conversazione leggera ed educata.
C’è sempre un filo di nervosismo, ma si sta leggermente dissolvendo. Jack parla della sua band, Tom gli parla degli Ava e dei blink, Jen si informa sul negozio di tatuaggi di Wendy e se alcuni tatuaggi se li è fatti lei. Lei annuisce e Jen le fa i complimenti.
“Sono davvero belli. Tom potresti farti un altro tatuaggio, questa ragazza ci sa fare.”
Le guance di Wen diventano rosso fuoco.
“Al momento non penso di farmene uno, ma terrò a mente il tuo consiglio, Jen.”
Wen è incapace di articolare qualsiasi suono, si alza solo di scatto e corre in cucina.
“Scusatela, è emozionata.”
Dico io con una voce che non sembra la mia.
Mi alzo e raccolgo tutti i piatti con un sorriso idiota, non so cosa mi stia succedendo, perché una parte di me è paralizzata e l’altra invece è disinvolta?
Non sarò schizofrenica?
In ogni caso porto i piatti in cucina e trovo Wen rannicchiata in un angolo tra il frigo e un tavolinetto.
“Wen?”
Non mi risponde.
“Cosa c’è?”
“Io… è l’ansia, cazzo. Non ce la sto facendo.”
Le tendo una mano e la aiuto a rialzarsi.
“Stai facendo una magnifica figura e ora servi il secondo. Cosa hai preparato?”
“Arrosto con la panna e contorno di piselli e panna.”
Mi risponde con voce assente.
“Bene, adesso lo portiamo di là e lo serviamo a tutti, che ne dici?”
Lei annuisce come un automa, ma almeno non è più rannicchiata come se di là ci fosse il mostro di Lockness con tanto di moglie e figli a cena.
Io prendo l’arrosto e lei la teglia con le patate e ci dirigiamo nella sala da pranzo sorridendo, Wendy sembra essersi ripresa e divide sapientemente le porzioni, io appoggio il contorno in mezzo al tavolo.
Torniamo a sederci e iniziamo a mangiare. Ancora una volta piovono complimenti per la mia amica e ancora una volta lei diventa rossa come un pomodoro.
“Grazie per tutti questi complimenti, ma davvero, non me li merito!”
“No, cucini molto bene. Jennifer brucia sempre tutto.”
“Grazie, amore…”
Borbotta lei, guardandolo in tralice.
“Ma è la verità.”
Jen gli rivolge un’occhiata omicida e lui tace, non avrei mai detto che Tom DeLonge – quello senza peli sulla lingua – si spaventasse per le occhiate di sua moglie.
Ma perché non dovrebbe?
In fondo è una persona normale, uno come noi, non un dio. Sorridendo per questa  considerazione, riesco a sentirmi un po’ meglio.
Alla fine della cena mangiamo il dolce che hanno portato i DeLonge: una cassata.
È davvero buona, di sicuro non l’ha cucinata Jen, penso ridendo tra me e me.
Dopo cena Jack e Tom parlano ancora un po’, noi parliamo con Jen e alla fine lui firma degli autografi per noi e facciamo delle foto insieme.
Wen e Sophie sono pallide da far paura, May invece sembra essere a suo agio come me, infatti ci guardiamo solidali.
Nonostante la mia neo acquisita calma non vedo l’ora di sviluppare questa foto e appenderla sopra il letto, in camera mia, come ogni brava fan che si rispetti.
Verso le dieci se ne vanno, li salutiamo e li abbracciamo e poi finalmente l’atmosfera nervosa si scioglie. May corre a scrivere a qualcuno, Jack si butta sul divano seguito da Wen che lo abbraccia stretto e non smette di ringraziarlo e di riempirlo di complimenti.
Sophie li guarda con una punta di invidia e sale in camera sua, io faccio lo stesso. Mi tolgo il vestito e i tacchi, mi strucco e indosso una maglia dei blink e un paio di jeans stretti.
Scendo di nuovo dabbasso e annuncio ai due piccioncini che vado a fare un giro in spiaggia. Loro annuiscono.
“Va bene, ma stai attenta.”
“Ok, ma so difendermi.”
Metto i miei anfibi e prendo la borsa.
Fuori la notte non è eccessivamente fredda, ma è limpida, le stelle brillano così forte che sembra di poterle toccare e la luna è lì per lì per caderci addosso.
Camminare sulla spiaggia è fantastico, mi calma sempre. Sarà che per anni ho vissuto in una città dove non c’era il marle, che amo, ma questa sabbia e l’oceano mi sembrano sempre un miracolo.
Arrivata al mio punto preferito noto che c’è già qualcuno, non so cosa fare: andarmene o salutare?
Ci penso il tizio a risolvere i miei problemi, perché mi vede e mi saluta. Io mi avvicino cauta, e se fosse un maniaco?
“Ciao, Aileen.”
Io sospiro di sollievo: è solo Tony, l’amico di Vic.
È un bel ragazzo: abbastanza alto, magro con un cappellino da cui sfuggono dei capelli scuri e due grandi occhi scuri. Il mio tipo ideale in parole povere.
Se solo non fosse impegnato…
“Come mai in giro per la spiaggia a quest’ora?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Mi risponde sorridendo.
“Ho avuto una giornata un po’ strana e ho bisogno di pace.”
“Cerco le tartarughe.”
Io lo guardo un po’spaesata.
“Non credo ce ne siano, sai?”
“Non si sa mai, meglio provare, no?”
“Tony,la tua ossessione per le tartarughe è incredibile.”
Lui ride e continua a scrutare il mare
 “Stasera è venuta da noi Tom DeLonge e ancora non ci credo.”
"Ecco, perché sei qui.”
Io annuisco sedendomi accanto a lui e guardando l’oceano.
“Tom DeLonge, eh?
Com’è?”
“Una specie di sogno che si realizza, è il mio idolo fin da quando sono una ragazzina. Non riesco a trovare le parole adatte per descrivere tutto quanto.”
“Può capitare, non ti preoccupare.”
“E tu perché sei qui invece di essere in un qualche locale a goderti la vita?”
“Sono timido, mi piace stare da solo. Mike e Jaime volevano convincermi, ma io sono scappato.”
Ghigna.
“Poi, avevo bisogno di stare da solo per un po’, visto che ho appena litigato per telefono con la mia ragazza.”
“Se vuoi me ne vado.”
“No, è ok. Rimani pure. Sono anni che stiamo insieme e oggi per la prima volta mi chiedo perché sto con lei.”
Io rimango in silenzio.
“Forse perché la ami.”
“O forse perché è un’abitudine, esattamente come guardare un programma tv, non so più se vale la pena continuare questa storia.”
Io taccio e penso a Sam Ero, non gli ho mai detto quanto mi piaceva, me ne sono semplicemente andata e ora mi sento un’egoista.
Forse mi ricambia, forse avrei potuto dare una svolta alla sua vita se gli avessi detto di venire con me. O forse non sarebbe successo nulla, lui mi avrebbe detto che ero solo un’amica e che spacciare a Baltimora o a Los Angeles non fa differenza.
“Penso di non conoscerti abbastanza per poterti dare un consiglio e poi la mia vita è un casino.”
Lui mi sorride di nuovo, inizio ad amare i suoi sorrisi aperti da timido compreso.
“Grazie per la sincerità. Ti va se ci vediamo un giorno?”
“Sì, certo.”
Gli do il mio numero di cellulare e lui mi dà il suo.
Ci salutiamo con un sorriso da amici e mentre mi allontano penso che il mare mi abbia fatto un regalo fantastico stasera.

Angolo di Layla

Ringrazio _redsky_ (sì, all'inizio anche io ero convinta che May scegliesse Zack, ma poi ho cambiato idea, strada facendo. Non so bene perché, ma è successo. Sono molto felice che ti piacciano le immagini delle protagoniste.) e contagiouscream (grazie mille per avere recensito entrambi i capitoli, sei un tesoro. May è una ragazza davvero forte, forse perché ha sempre dovuto badare a Sophie e ai suoi problemi. Hai ragione, Zack sta perdendo terreno rispetto a Jordam).

Spero che questo capitolo vi piaccia.

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Capitolo 8
*** 7)Place and time always on my mind, I have so much to say but you're so far away ***


7)Place and time always on my mind, I have so much to say but you're so far away

 
Aileen p.o.v.

 
Il giorno dopo mi alzo tardi e rischio di fare tardi al lavoro, per di più il mio cellulare è scarico e muore a metà della mattinata.
Ho un brutto presentimento, qualcosa di orribile sta per accadere e il fatto che io non sia raggiungibile mi rende ancora più ansiosa.
Mangio male e lavoro ancora peggio, non vedo l’ora di finire il turno alle sei e andare a casa, per sentirmi dire che non è successo nulla.
Raccolgo Sophie alla casa discografica e insieme ci dirigiamo alla villa di Jack e Wen, io sono insolitamente silenziosa e se ne accorge persino Sophie che ha la testa sul pianeta Fuentes.
“Tutto bene?”
“No, ho la sensazione che sia successo qualcosa di brutto.”
“Non preoccuparti, magari è solo una sensazione.”
Il suo tono sfuma, non so come ha percepito che potrebbe non essere così, che qualcosa potrebbe essere davvero andato storto.
Parcheggiamo nel garage e trovo a casa sia Jack che la mia amica, lei ha una brutta faccia e segni di lacrime.
“Cosa è successo, Wen?”
“Sam, Sam è morto oggi pomeriggio.”
Prende un attimo fiato, come per prepararsi a buttare fuori il peggio.
“Di overdose.”
Se non fosse per Sophie sarei già per terra.
“Lo sapeva che non doveva riprendere, mi aveva promesso che non l’avrebbe fatto, perché ha infranto la promessa?”
Scoppio a piangere tra le braccia della viola, Wen mi guarda ansiosa.
“Ho trovato una sua chiamata sul cellulare, ma stavo tatuando e non potevo rispondere.”
Controllano anche il mio cellulare e trovano una chiamata di Sam, forse voleva dirmi qualcosa e ora non saprò mai cosa voleva dirmi.
Cellulare del cazzo!
Vorrei romperlo, ma poi mi rendo conto che non ho i soldi per comprarne uno nuovo.
Wen esce di casa lasciandomi momentaneamente sola, forse va a Holly. Dopo un po’ torna con lei e Alex.
“Cosa è successo?”
Chiede spaesata, vedendomi piangere sulla spalla di Sophie. Wen mi risparmi ala fatica di risponderle.
“È morto Sam Ero.”
Lei sgrana gli occhi sorpresa, non sono solo io a trovare questa morte strana o inaccettabile.
“Io… Io pensavo che fosse in via di guarigione.”
“Lo pensavamo tutti e ci siamo sbagliati, Aileen è distrutta.”
Lei mi si avvicina cauta – come se temesse di farmi male – e io la guardo negli occhi.
“Oh, sei tu Holly.
Lui è morto e io non posso nemmeno sapere le sue ultime parole perché questo cellulare del cazzo era scarico.”
Questa volta non mi ferma nessuno, con un gesto di rabbia butto il cellulare dall’altra parte della  stanza, al diavolo i soldi.
Al diavolo tutto!
“Le puoi sapere invece. Sam ha telefonato prima a te, poi a Wen e infine a me.”
Mi stacco violentemente da Sophie, come se avessi preso una scossa elettrica.
“Cosa ti ha detto?”
“Che ti vuole bene, un mondo di bene, più di quanto tu creda, poi si è corretto e ha detto che ti ama.”
Rimango un attimo scioccata, poi mi porto le mani davanti alla bocca. Sam, perché cazzo non me l’hai detto invece di lasciarmi andare?
Ti avrei portato con me, non ti avrei lasciato morire da solo
“Ha detto anche di perdonarlo se puoi e di non smettere di lottare per una vita migliore.”
“Sam, oh, Sam.”
Mormoro, mentre altre lacrime mi rigano le guance. Milioni di ricordi si affollano nella mia mente, da quando andavamo al fiume a pescare e poi finivamo per parlare d’altro. Delle volte che abbiamo ballato insieme al Magazzino, divertendoci come matti, alle mille canne divise, al fatto che lui è uno dei pochi che è venuto a trovarmi al riformatorio. A tutte le nostre serate spese sul tetto del nostro stabile a fumare e guardare le stelle, parlando di futuri irrealizzabili, che comprendevano la California e conoscere persone famose.
Ora che sto ottenendo tutte queste cose, mi sembrano senza senso se non c’è lui. Che senso ha aver incontrato gli All Time Low e Tom DeLonge se non posso raccontarlo a lui?
O meglio ancora renderlo partecipe di questi incontri? All’improvviso non ho più tanta voglia di sviluppare la foto di ieri sera
“Andremo a Baltimora per il funerale.”
La voce di Wendy mi arriva da lontano, ma mi fa piacere.
“Verrò anche io.”
Anche Alex vuole venire, mi viene da sorridere tra le lacrime, a  Sam sarebbe piaciuto che ci fosse lui, adorava gli All Time Low.
“Non ce n’è bisogno, non voglio che le registrazioni siano compromesse per colpa mia.”
Gli dico, cercando di fare appello al mio ultimo granello di razionalità, Alex scuote la testa.
“Io non conosco questo ragazzo, ma gli devo moltissimo. Senza di lui sarei ancora prigioniero della rete di Lisa, andare al suo funerale è il minimo.”
“In tal caso vengo anche io.”
Gli fa da spalla Jack, quando sono così fissati è inutile cercare di farli ragionare.
“Va bene. Adesso prenoto i voli.”
Risponde pratica Wen, io torno a piangere sulla spalla di Sophie che fa del suo meglio per consolarmi, Holly invece va in cucina. Immagino preparerà da mangiare, ma io non ho molta fame.
Quando è quasi tutto pronto chiama Alex e gli dice di preparare la tavola, lui annuisce e, con l’aiuto di Jack, lo fa.
“Ragazze, è pronto. A tavola!”
Sophie mi fa alzare e mi fa sedere su una delle sedie, Holly mi allunga un piatto di minestra e io inizio a mangiare svogliata, pensando che sono la più grande egoista sulla faccia della Terra.
Persino Alex e Jack non dicono nulla durante la cena, rispettano il mio lutto e gli sono molto grata, non avrei potuto reggere a una serata di battute con il cuore a lutto e l’anima lacerata.
Holly lava i piatti, poi conversa qualche minuto con Wen e lei se ne va.
“Forse è meglio che tu vada aletto, sarai stanca.”
Mi dice Wen.
Io annuisco.
Salgo al piano di sopra come un automa, mi faccio una doccia e poi vado in camera mia. Al piano di sotto sento Wen che chiama il mio capo e gli dice che per i prossimi giorni  non potrò andare a lavorare perché ho avuto un lutto familiare.
La ringrazio mentalmente e mi metto a letto. Le ore passano e il sonno non viene, alla fine alle quattro di mattina mi metto un paio di shorts verdi, una maglia del Magazzino, una felpa e gli anfibi a sgattaiolo fuori casa per raggiungere la spiaggia.
Quando arrivo c’è solo la brezza marina a farmi compagnia, cammino da sola sulla sabbia, sentendomi sola.
Terribilmente e orribilmente sola.
Mi sento come se mi avessero strappato via un pezzo di cuore.
Senza saperlo mi ritrovo nello stesso punto di ieri sera, mi siedo e scoppio a piangere, consolata dal rumore del mare.
Poco dopo qualcuno si siede accanto a me.
“È destino che ci si debba incontrare qui.”
Io sollevo la testa e con la vista annebbiata dalle lacrime noto che lo sconosciuto non è altro che Tony.
“A quanto pare.”
Dico con voce flebile, lui mi guarda meglio.
“Ma tu stai piangendo! Vieni qui!”
Allarga le sue braccia e io mi ci tuffo, iniziando di nuovo a piangere questa volta sulla sua felpa.
Lui non dice nulla,mi lascia sfogare per un po’.
“Cosa è successo, Aileen?”
“È morto un mio amico, di overdose.”
“Mi dispiace.”
Per me è come se non dicesse nulla, continuo a parlare.
“Io a Baltimora vivevo nella parte dei poveri, è normale finire nelle droghe se vivi in posti così. Anche mio fratello è morto così, ma Sam – il mio amico – non si meritava di morire.
Si stava impegnando per uscirne, ma io l’ho lasciato da solo per vivere il mio sogno californiano, sono stata una persona davvero egoista.
Io… non gli ho mai detto quanto ci tenessi a lui e che lo amavo e lui non mi ha mai detto di amarmi se non prima di farsi l’ultima dose. E non è nemmeno riuscito a parlare con me perché il mio merdoso cellulare era scarico, è stata Holly a dirmi tutto.
Sono stata una vera egoista, non me lo perdonerò mai, avrei dovuto portarlo con me, invece quando ho visto che ce la stava facendo da solo con il metadone me ne sono andata.”
Scoppio di nuovo a piangere.
Lui mi accarezza i capelli.
“Come facevi a sapere che ti amava se non te l’ha mai detto?
Non sei un’egoista, hai solo cercato di rendere migliore la tua vita e questo è umano. Se solo avessi saputo cosa provava per te probabilmente l’avresti fatto venire con te, ma tu non lo sapevi e non avresti mai potuto immaginare cosa sarebbe successo.
Forse lui non te l’ha detto perché pensava saresti stata meglio senza di lui e per questo si è sacrificato per te.”
“Sarebbe da lui, ma è così … stupido.
Come pensava che avrei reagito alla sua morte? Con un’alzata di spalle?”
Tony non dice nulla.
“Lui vuole che io lotti per una vita migliore, ma come faccio?
Adesso senza di lui mi sento persa, perché non ho più il  ultimo legame con Baltimora e con la vita precedente e ho un grandissimo rimpianto.”
Lui mi abbraccia senza dire nulla e lentamente inizio a sentirmi meglio.
“Adesso è ora di andare a casa, però.”
Con gentilezza mi fa alzare e mi accompagna alla macchina.
“Grazie Tony.”
“Di nulla. Chiama, messaggia se ti serve qualcosa.”
“Sì, grazie.”
Torno a casa e mi metto a letto, mi addormento come una bambina.

 
La mattina dopo mi sveglio molto tardi, la casa è vuota e noi partiremo solo domani.
Rimango a vegetare tutto il tempo.
La sera mangiamo e stanotte invece di uscire o chiamare Tom, cerco una lametta e quando la trovo mi dirigo in bagno.
È come se non fossi io, voglio che questa vita finisca, rivoglio Sam.
Fortunatamente per me Wendy mi blocca in tempo e la mattina dopo mi lascia in compagnia di May e Sophie che mi sorvegliano discretamente.
Io scambio qualche messaggio con Tony e poi faccio le valigie aiutata dalle sorelle di Wendy.
Durante il pomeriggio arrivano anche Jack e Wen.
Wen lascia la casa a Sophie e May e raccomanda loro di non dare feste o cose del genere, io non vedo come una ragazza incinta e una timida al limite del mutismo possano combinare qualcosa.
Arriviamo all’aeroporto e aspettiamo Holly e Alex, poco dopo arrivano, io sono abbracciata a Wen e porto gli occhiali scuri nonostante la pioggia che cade copiosa, ma temo che le mie occhiaie si vedano comunque.
“Buongiorno.”
“Buongiorno, ora possiamo entrare.”
Facciamo il check-in e poi entriamo, io non parlo molto – le parole mi rimangono incastrate in gola –  fino a quando non ci sediamo sui sedili dell’aereo.
“Non è giusto.”
Mormoro con voce a malapena udibile, è come se lo dicessi a me stessa per ricordarmelo.
“Prima ho dovuto seppellire un fratello e poi un amico, droga maledetta!”
Rimango un attimo in silenzio, maledicendo quelle dannate siringhe e a ricordami di com’era prima che li uccidessero. Mi ricordo di quando lui e mio fratello correvano come matti tra le roulotte e la  sporcizia solo perché c’era il sole ed era un evento che andava festeggiato.
Mi ricordo i loro sorrisi gemelli e mi chiedo se lassù si siano ritrovati, se esiste un Dio a quest’ora staranno facendo gli scemi tra le nuvole.
“Avrei dovuto rimanere con lui ancora un po’, invece di andarmene come un’egoista.”
“Lui voleva che tu avessi una vita migliore.”
La risposta così logica e fredda di Holly mi irrita e la fulmino.
Che ne sa lei? Ha sempre vissuto in una bella casetta con tanto di giardino ben curato e non ha mai perso nessun parente per la droga.
“A prezzo della sua, ti sembra giusto?”
“No, non lo è. Non voglio essere la bastarda della situazione, ma è stato lui a scegliere Aileen, poteva continuare da solo. Non sentirti in colpa per qualcosa che non hai fatto.”
“A volte penso che ti sia venuto un cuore di pietra, Holly.”
Le dico fredda, lei guarda Wen senza capire e lei probabilmente le telegrafa che ha parlato troppo e troppo presto.
Chissenefrega.
Mi addormento e mi risveglio solo quando Wendy mi scuote.
“Siamo a Baltimora.”
Guardo fuori dal finestrino e un sorriso amaro increspa il mio viso: fuori c’è il sole e né Jimmy né Sam possono più correre a torso nudo per festeggiarlo.
Scendiamo dall’aereo. Prendiamo i nostri bagagli e li carichiamo su di un taxi e poi ci facciamo portare alla chiesa che confina con la zona delle roulotte. Vicino alla chiesa c’è un grande prato verde che è usato come cimitero: è lì che è sepolto Jim e credo gli piaccia, visto che è l’unico angolo bello di questo merdoso quartiere.
Parliamo con il prete e lui ci conferma che presto si terrà il funerale di Samuel Moore, noi ci sediamo nei primi banchi della chiesa che lentamente si riempie di figure pallide e rattrappite, con gli occhiali da sole per non mostrare gli occhi rossi per via della droga.
Nessuno dei figli di papà si è fatto vedere, solo il popolo degli zombie che è venuto a rendere l’estremo saluto al loro eroe caduto.
Alcuni forse sono del vecchio gruppo, ma tanti probabilmente sono i fratellini e le sorelline di quelli che conoscevamo, quelli che la società cosiddetta per bene continua a buttare ai margini.
Quelli etichettati come tossici, ladri, puttane, delinquenti solo perché Dio li ha fatto nascere qui e non in una casa rispettabile.
Quelli che non ce l’hanno fatta.
I nostri doppi negativi.
Alla fine del rito funebre un gruppo di zombie carica la bara su un carro funebre pieno di fiori semplici e di un paio di corone.
Il percorso per il cimitero è molto breve, ben presto la bara viene calata nella buca e io lancio la prima manciata di terra e una rosa bianca.
Addio, Sam.
Mi mancherai, sarai un eterno rimpianto, ma ti devo anche ringraziare per avermi lasciato andare.
Cercherò di vivere al meglio anche per te.
Alla fine viene messa la pietra tombale, ho scelto io la foto: una in cui oltre a Sam ci siamo io e Jimmy sorridenti e spavaldi.
Noi tre contro il mondo pronti a prenderlo a calci in culo, ignari che ben presto sarebbe stato il mondo a prendere a calci noi.
Ignari che ben presto Jimmy si sarebbe fatto la prima dose e sarebbe diventato l’ombra di sé stesso per poi morire in questo posto miserabile.
Ignari che io sarei finita al riformatorio per aver fatto un colpo in un negozio di liquori con degli amici di mio fratello.
Ignari che presto Sam avrebbe seguito Jim e avrebbe cominciato a spacciare e farsi.
Le mie guance sono rigate di lacrime, mi volto e noto che anche Holly e Wen stanno piangendo.
Guardo un altro po’ la tomba, do un bacio alla foto di Sam e poi me ne vado un attimo sulla tomba di Jimmy.
“Sta arrivando.” Gli sussurro: “Presto potrete di nuovo fare i cazzari insieme e Wendy sta bene. ha trovato finalmente il ragazzo giusto.
Ti voglio bene, Jimmy.”
Fatto questo raggiungo gli altri e ce ne andiamo.
C’è il sole, ma io ho freddo, molto freddo.

 
Finito il funerale tra di  noi si crea una strana atmosfera imbarazzata, è abbastanza evidente che Jack e Alex si sentono a disagio in questa parte della città.
Infatti il primo ad aprire la bocca è Alex.
“Dove andiamo?”
Ci chiede abbastanza tranquillo.
“Al magazzino, mi ricordo che facevano anche da mangiare.”
Gli risponde Jack, immagino che quello sia un posto che gli faccia piacere rivedere, peccato non sia possibile. Io scuoto la testa sconsolata.
“È stato chiuso sei mesi fa, non l’hanno ancora demolito, ma lo faranno presto: riqualificazione ambientale.”
Alex sospira, Jack sbuffa.
“Io voglio vederlo lo stesso!”
Mugugna Jack e decidiamo di accontentarlo, ci rechiamo al vecchio Magazzino, ma dell’anima di quel posto non è rimasto nulla: solo i murales.
La casa sembra ancora in attesa dei ragazzi che per anni l’hanno popolata e di Marcos, il proprietario burbero che dirigeva la baracca. Nonostante l’aspetto da orco Marcos ha sempre avuto un cuore d’oro, ha pianto quando gli hanno detto di sloggiare, che quel posto doveva essere abbattuto per costruirci qualcos’altro.
Da un momento all’altro mi aspetto di vederlo comparire e urlare che è ora di pranzo e che serve qualcuno che lo aiuti in cucina.
Non succederà mai, sul Magazzino è calato l’inverno e ben presto anche una fredda apocalisse burocratica sotto forma di una palla di ferro che lo distruggerà.
Sogni, ricordi, eventi verranno distrutti in un attimo e alla fine non rimarranno che polvere e calcinacci.
Che cosa mostruosa!
“Andiamo.”
Dice secca Holly, stringendo la mano di Alex.
“Non c’è più nulla da vedere qui, è solo….
Non è più niente di quello che conoscevamo, cerchiamo una pizzeria.”
Le diamo tutti retta, io ho scoperto di avere fame e probabilmente anche un aspetto orribile perché le mie amiche si guardano preoccupate.
Camminiamo per un po’, fino a quando troviamo una piccola pizzeria aperta, entriamo tutti e occupiamo un tavolo.
Io e Wen andiamo in bagno, ho il sospetto che non mi vogliano lasciare sola nemmeno per un minuto.
“Non ho bisogno di una guardia del corpo, non ho intenzione di uccidermi qui.”
Wen sospira.
“Sono solo preoccupata per te. So che è stato un duro colpo e so che si possono fare atti estremi dopo…”
“Non ho intenzione di farne.”
Vado in bagno, pensando che non posso uccidermi o Sam sarà morto invano.
Wen va in bagno dopo di me e torniamo al tavolo, c’è una brutta atmosfera: deve essere successo qualcosa mentre noi eravamo via.
“Come mai stavi rispondendo al mio cellulare?”
Chiede Wen a Holly.
“L’ho sentito suonare e ho visto il numero, era Sophie.”
“Sophie? Cosa voleva?”
“May ha dolori alla pancia, l’hanno portata all’ospedale.”
Wen la guarda sconvolta e preoccupata, alla fine si è affezionata alle sue sorellastre.
“È successo qualcosa ieri sera?”
“A sentire lei no. Ha guardato un film con May, poi è arrivato anche Vic e hanno finito di guardarlo insieme. Alle undici May è andata a letto per lasciar loro un po’ di privacy. Penso che creda che sua sorella abbia una cotta per Vic.”
Wen si siede sospirando e si prende la testa tra le mani.
“Ma perché tutte insieme?”
Si chiede sconsolata e non posso fare a meno di chiedermelo anche io.

Angolo di Layla

Grazie a contagiouscream e a _redsky_ per le recensioni <3

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Capitolo 9
*** 8)I never thought I'd be the one that you would break ***


8)I never thought I'd be the one that you would break

May p.o.v.

 
Oggi io e mia sorella siamo a casa da sole. Gli altri sono andati a Baltimora per un funerale, mi dispiace molto per Aileen, è una brava ragazza e posso quasi definirla amica.
Non fa battute sulla mia origine ed è sempre disponibile per aiutarmi con la gravidanza e con vari consigli.
Non si meritava quello che le è accaduto, ma raramente le persone si meritano quello che il destino butta sulla loro strada. Mia sorella non si meritava che Vic si trovasse una ragazza che le togliesse la possibilità di giocarsi le sue carte.
Sarà che Sophie è mia sorella e io sono di parte, ma credo che lui starebbe meglio con lei che con qualsiasi altra ragazza.
In ogni caso ceniamo da sole, lei non è molto contenta.
“Cosa facciamo?”
Le chiedo finita la cena.
“Non puoi dare party.”
“Potremmo invitare qualcuno.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Scrivo a Vic, magari non ha niente da fare.”
“Te la senti di vederlo?”
“Voglio rimanere sua amica, anche se questo mi spacca il cuore.”
Io sospiro, maledicendolo.
“Va bene, chiamalo.”
Mia sorella compone un breve messaggio  e poi glielo manda, io inizio a preparare i pop-corn, perché ho il sospetto che finiremo per vedere un film.
“Ha detto che viene.”
“Perfetto, scegliamo il film?”
“Vorrei vedere “Miracolo a Sant’Anna”.”
“Sta bene.”
“Sicura? Ci sono delle scene un po’violente.”
Io sospiro.
“Vorrà dire che farò un giro in cucina a contemplare il nulla.”
Lei ride.
“Va bene. Esco a fumarmi una sigaretta, se arriva Vic aprigli.”
“Ok.”
Lei se ne va lasciandomi da sola e tiro un involontario sospiro di sollievo, è dura essere incinta e fumatrice. Non vedo l’ora di partorire per poter tornare a fumare, vedere gli altri che fumano è una sofferenza, fortuna che Sophie l’ha capito e quando deve farsi una sigaretta se ne va.
Ritorna una decina di minuti dopo, giusto in tempo per aprire a Vic che arriva con un sacchetto di burritos.
“Ciao, May!”
“Ciao, Vic.
Come va? Grazie per i burritos!”
“Va bene.”
Uhm, mi sa di no, signor Fuentes. Hai il tono di chi ha appena finito di litigare al telefono con qualcuno e scommetto che non è nessuno della band.
Danielle è d’accordo?”
“Cosa?”
“Le sta bene che tu venga a casa di due ragazze?”
“Sì, sì.”
Il che significa “No, no”, nessuna ragazza sarebbe felice di lasciare andare il proprio ragazzo nella casa di due ragazze che non conosce.
“Cosa vediamo, ragazze?”
“Miracolo a Sant’Anna.”
Risponde Sophie, infilando il dvd nel lettore per poi tornare a sedersi sul divano accanto a Vic, che le passa con nonchalance un braccio attorno alle spalle.
Starà anche con questa Danielle, ma è innegabile che ci sia della chimica tra lui e mia sorella, forse lui deve ancora capirlo. Certe volte i ragazzi sono lenti, bisogna accompagnarli per mano e mostrare loro che una ragazza è innamorata.
In ogni caso mi concentro sul film dando solo sporadiche occhiate alla coppia – sono sempre più vicini  e in sintonia – e verso il finale devo fuggire in cucina.
La scena dell’eccidio è troppo per me, ma torno per il finale quando l’ultimo soldato rimasto riconosce Angelo nel miliardario che l’ha salvato da un processo per omicidio.
È stato un film davvero bello, a mio parere.
“Vi è piaciuto, ragazzi?”
I due sobbalzano e io mi darei una sberla, ho fatto esplodere la loro bolla personale.
“Me ne vado a letto, grazie della serata, dico precipitosamente sperando che l’atmosfera tra di loro si riformi, ma ne dubito.
Arrivo in camera mia e mi siedo sul letto, messaggio un po’ con Jordan e un po’ con Zack, che mi sembra strano. Che mi nasconda qualcosa?
Non ne ho idea, ma voglio scoprirlo.
Rimango a fissare il soffitto lasciando che la mia mente corra libera tra le varie ipotesi, fino a che non sento un leggero bussare: è Sophie.
“Vic se ne è già andato?”
“Sì, abbiamo parlato un po’, ma non è successo niente.”
“Ma durante il film…”
“Sì, stava per succedere qualcosa, ma forse è meglio che non sia successo nulla.”
Io la guardo senza capire.
“Andiamo, May! Ha Danielle, perché dovrebbe baciare me?
Io sono solo una sua amica.”
“Sì, e il mio gonfiore alla pancia c’è perché ho messo un cuscino sotto la maglietta.
Sveglia! È attratto da te.”
“Ma ha scelto Danielle.”
“Gli uomini sono facili da fregare. Sbatti due volte le ciglia, dai l’idea di essere una che ha bisogno del principe azzurro e cadranno ai tuoi piedi.
E poi le storie non durano per sempre e Danielle sa perfettamente che per lei sei un pericolo.”
Lei mi guarda senza capire.
“L’ha lasciato venire da noi senza problemi.”
“No, quei “sì,sì,” che ha detto non erano autentici, significavano esattamente il contrario. Danielle non voleva che lui venisse qui, immagino che tu non abbia notato la faccia seccata che aveva a inizio serata.”
“No.”
“Per me quei due hanno litigato e tu hai delle buone possibilità con lui.”
Mia sorella scuote la testa, ha sempre avuto il vizio di rinunciare troppo presto.
“Sophie, ti giuro che è così. Tra un po’ Vic sarà il tuo ragazzo.”
Lei sorride triste, mi augura la buonanotte e se ne va.
Quanto vorrei riuscire a infonderle un po’ di ottimismo!

 
La mattina dopo mi sveglio piuttosto presto.
Scendo in salotto e guardo l’alba che infiamma l’acqua della piscina. Mi è sempre piaciuto guardare l’alba, mi mancano quelle di New York, ma tant’è.
Faccio colazione e decido di andare da Zack e fargli una sorpresa, non so se sia una buona idea, ma devo capire cos’ha. Ho l’impressione che il tempo dell’incertezza sia agli sgoccioli.
Prendo le chiavi della macchina di Aileen e vado alla sua villa, non è molto lontana dalla nostra, in un quarto d’ora sono lì.
Sia il cancello che la porta di casa sono aperti: molto strano.
Io entro nella villa piuttosto titubante, è silenziosa tranne per dei lievi rumori che provengono dal piano di sopra. Io salgo le scale con la schiena coperta di sudore freddo, arrivo fino alla camera da letto di Zack e lo vedo mentre scopa con un’altra.
Guardo un attimo lo spettacolo, poi mi volto per correre via, ma grazie alla mia mole urto un vaso che si rompe e li interrompe.
Io corro lungo il corridoio inseguita dalle grida di Zack, non ho voglia di sentire nulla di quello che ha da dirmi e mi fa male la pancia.
Un male dell’inferno.
Arrivo a casa giusto per trovare mia sorella sveglia, con la sua solita tazza di caffè in mano.
“Sophie!”
Ansimo.
“Mi.. fa … male … la …. Pancia.
Portami all’ospedale.”
Lei non se lo fa ripetere due volte, molla la tazza da the, prende le chiavi della macchina dalle mie mani e mi aiuta a salire sul sedile passeggeri.
Giuro che se dovesse succedere qualcosa al bambino non perdonerei mai Zack!
Mia sorella guida come una pazza pur di raggiungere l’ospedale al più presto, quando arriviamo parcheggia davanti al pronto soccorso e si volta verso di me.
“Ce la fai a entrare da sola?
Io cerco parcheggio e arrivo tra poco.”
“Va bene.”
Scendo dalla macchina barcollando, entro nella struttura e mi dirigo all’accettazione, mi assegnano un codice rosso e mi affidano a un’infermiera che mi fa stendere su di una barella.
Poco dopo arriva mia sorella.
“Lei chi è?”
Le chiede brusca l’infermiera.
“Sua sorella.”
“Cosa è successo di preciso?”
“Beh, è entrata in casa dicendo che aveva forti dolori alla pancia.”
“Ha fatto qualcosa di inadatto a una donna incinta?”
“Che io sappia no, ma non ho idea di dove sia andata stamattina.”
Sia lei che la donna mi guardano in attesa di una risposta.
“Sono andata da Zack, un ragazzo con cui esco ma che non è il padre del bambino, per fargli una sorpresa e l’ho trovato a letto con un’altra.”
“Stronzo!”
Esclama mia sorella.
Poco dopo arriva un dottore che ordina un’ecografia, poi mi iniettano qualcosa e mi dicono di cercare di rimanere calma e riposare.
“Anzi le darò un leggero sonnifero, poi se vuole potrà parlare con sua sorella.”
Io annuisco inebetita.
“Ma il bambino come sta?”
“Bene, ma oggi ha rischiato un aborto spontaneo, quindi la sua è diventata una gravidanza a rischio e lei dovrà trascorrere molti giorni a letto oppure facendo attività non faticose e lontana da ogni fonte di shock.
Ha capito?”
“Sì.”
“Tra poco arriverà l’infermiera con il sonnifero.”
“Va bene.”
Zack, ti detesto.
Poco dopo arriva l’infermiera che aggiunge qualcosa alla flebo, che mi fa cadere subito addormentata.
Mi sveglio che è pomeriggio inoltrato e guardo la stanza in penombra, fino a ieri non sapevo chi scegliere, oggi lo so perfettamente.
Probabilmente – alla lunga e con la minaccia di un rivale – per Zack sono risultata in qualche modo eccessiva, un po’ troppo pesante come ragazza.
Mi porto le mani alla testa, cercando di ignorare le flebo e di ricacciare indietro le lacrime. Per un automatismo cerco il mio cellulare: ci sono diversi messaggi di Zack e Jordan.
A quelli di Zack rispondo di non cercarmi più e di dimenticarsi almeno per un po’ la mia esistenza, perché non voglio abortire per colpa sua, ora tocca a Jordan.

“Ciao, Jordan.
Sono in ospedale perché ho rischiato un aborto spontaneo, mi dispiace di non averti risposto.
Se vuoi venire a trovarmi chiama Sophie e fatti dare le indicazioni.
Ti voglio bene.”

Bene, anche questa è fatta.
Appoggio il mio cellulare sul comodino e qualcuno bussa, rispondo con un debole “avanti.”  e la faccia di Sophie fa capolino.
“Ciao, May. L’infermiera ha detto che probabilmente saresti stata sveglia.
Ti va di vedermi?”
“Sì, mi va di vederti. Vieni.”
Lei si siede su una sedia accanto al letto: è pallida e scarmigliata, con ancora i segni delle lacrime sul viso.
“Prima sono passati Alex, Holly e Wen. Ti fanno i loro auguri.”
“Domani li ringrazierò.”
“Lo sai che ora la tua gravidanza è a rischio?”
Io annuisco malinconica.
“Lo so, lo so.”
“Ti va di parlare di quello che è successo?”
Io sospiro e chiudo gli occhi, sentendo che si stanno inumidendo contro la mia volontà.
“Ieri sera ho scritto a Zack, mi è sembrato un po’ strano, così stamattina sono andata da lui.
Non chiedermi perché, ma sentivo andava fatto, anche per chiarire la questione della sua gelosia verso Jordan e … lo sai… per prendere una decisione definitiva.”
“Volevi dirgli che avevi scelto Jordan?”
“Sì probabilmente alla fine gli avrei detto quello, ma quando sono arrivata alla villa non avevo un discorso preciso in testa.
Sono entrata e c’era la porta aperta, così sono salita in camera sua e l’ho trovato che faceva sesso con una mora, credo che questo chiuda la questione, non pensi?”
Lei annuisce dispiaciuta.
“Mi ha scritto, ma gli ho detto di non farsi più sentire.”
“Hai fatto bene.”
“Sono sicura che non mi darà retta.”
“Bene, così ho una buona occasione per prenderlo a calci.”
Io dovrei probabilmente dire qualcosa a Sophie, qualcosa come “No, non dovresti farlo.”, ma la verità è che voglio che lei lo faccia. Farebbe bene a me e farebbe bene a lei, che non è mai riuscita  a sentirsi una brava sorella.
“Ti avviserò.”
“Mi dispiace, May. Avrei dovuto proteggerti meglio, avrei dovuto fare qualcosa. Che ne so, un discorso da sorella maggiore a Jordan e Zack, invece ti ho lasciato nella merda da sola.”
“No, non è esatto.
Mi hai lasciato libera di scegliere, perché ti fidavi di me e del mio giudizio. Lo apprezzo molto.”
“E questo cosa ha portato?”
“A un terribile sbaglio da parte mia, ma siamo ancora qui e ora so chi voglio e forse l’ho sempre saputo.”
Lei mi sorride.
“Jordan ha vinto, dunque.”
“Sì, ha vinto. Gli ho detto di venirmi a trovare se vuole, mi farebbe piacere vederlo.”
“Penso ti farebbe bene o no?
Forse vuoi solo stare da sola.”
“NO!
Ho bisogno di qualcuno che rimanga qui con me, non ce la faccio a stare da sola. Ti prego, non andartene, Sophie.”
“Non me ne andrò, tranquilla.”
Mi accarezza la fronte per calmarmi, ma il suo cellulare iniziare a squillare e deve rispondere.
“Rispondi, deve essere Jordan. Gli ho detto di chiamarti.”
Lei annuisce e risponde. Detta le indicazioni a qualcuno che presumo sia Jordan e poi chiude la chiamata.
“Ha detto che arriverà il prima possibile. È molto preoccupato per quello che ti è successo.”
Sul mio viso affiora un sorriso involontario.
“Lo ami.”
“Sì, da cosa l’hai capito.”
“Stai sorridendo, sorellina. Ti è bastato sapere che sarebbe arrivato per sorridere, lo ami davvero e spero sia all’altezza del ruolo di padre.”
“Lo sarà.”
Non so da dove mi venga questa certezza, ma so che in qualche modo è la verità e mi fa sentire meglio, come se avessi qualcosa di caldo che mi avvolge.
“Ti voglio bene, Sophie.”
“Te ne voglio anche io e te ne vogliono anche gli altri. Non siamo più da sole.”
“Sì ed è bellissimo, sapendo cosa si prova a essere davvero amati sarei scappata prima di casa.”
Lei ride.
“Sì, hai ragione.”
Continuiamo a chiacchierare per un altro po’ quando la porta si apre e Jordan arriva con aria trafelata. Ignora Sophie e guarda me.
“Stai … State bene, vero?”
“Sì, ma adesso sono diventata una gravidanza a rischio.”
“Ti aiuterò io.”
“È esattamente quello che volevo sentirti, perché, sai, ho fatto finalmente la mia scelta e.”
Prendo un attimo fiato.
“Ho scelto te, Jordan.”
Lui sorride e mia sorella si alza in piedi.
“Penso sia arrivato il momento che io vada a farmi un giro, penso che andrò a mangiare, così potrete parlare tranquillamente!”
Mi fa l’occhiolino e se ne va, io le sorrido grata. Per fortuna ha capito al volo la situazione.
Ora siamo solo io e lui nella stanza.
“Hai scelto e hai scelto me, ma posso chiederti una cosa?
L’hai fatto solo perché Zack ti ha tradito?”
Scuoto la testa, in fondo me l’aspettavo questa domanda.
“No, perché mi piaci e ti sei sempre interessato a me e a come stavo e sembra non importanti che sono incinta. Voglio dire, non mi tratti come una bambolina di porcellana solo perché sono incinta e io lo apprezzo molto.
L’ultima volta che ci siamo visti l’ho capito e volevo dirlo a Zack, ma lui mi ha fatto una sorpresa sgradita.
Non sei una seconda scelta, ti voglio troppo bene per farti questo.
Sai, penso addirittura di amarti e..
Cristo, è difficile perché è la prima volta che lo dico sul serio a qualcuno e non so come si faccia.
Insomma, Jordan, ti amo e non come farei senza di te.
So che ti chiedo molto, ma mi vorresti come ragazza?”
Lui mi guarda sorridendo e mi stringe la mano.
“Sai, è la prima volta anche per me, di solito uso le groupies, ma tu sei diversa.
Hai una luce speciale che mi manda fuori di testa, odio pensare che tu sia di un altro e sono pronto a prendermi le mie responsabilità.”
Mi accarezza la pancia lievemente.
“Per concludere vorrei essere il tuo ragazzo.”
“Allora baciami.”
Lui si sporge verso di me e iniziamo a baciarci con passione, io accarezzo i suoi capelli, lui la mia schiena.
“Sono così felice che potrei morire qui e adesso.”
“Non ci pensare nemmeno, May.”
Si siede sulla sedia lasciata libera da Sophie e mi accarezza la mano.
“Penso che dovrò traslocare la stanza per il bambino a casa mia.”
“Sarebbe bello, ma prima temo dovrai superare qualche prova.”
“Del tipo?”
“Guadagnarti la fiducia di Wen e Sophie, ad esempio.”
“Quindi passerò molto tempo a casa tua.”
“Molto tempo.”
Lui sorride e mi dà un bacio sulla fronte.
“Mi piace come idea.
Io sorrido, non sono affatto pentita della mia decisione: è lui quello giusto.

Angolo di Layla

Titolo: The edge-Tonight Alive 

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Capitolo 10
*** 9)Be the one I'm looking for ***


9)Be the one I'm looking for

 
May p.o.v.

 
Si può essere felici in ospedale?
Immagino di sì, perché a me sta succedendo, Jordan mi sta raccontando vari aneddoti seduto sulla sedia accanto al mio letto e accarezzandomi la mano.
Dopo un po’, verso le dieci arriva Sophie.
Sorride vedendo la scena e prede una sedia anche lei.
“Tutto bene?”
“Benissimo.”
“Uhm, così adesso sei il ragazzo di mia sorella. Vedi di trattarla bene o te ne farò pentire.”
Il tono di Sophie è leggero, ma contiene una discreta dose di minaccia che non passa inosservata, infatti Jordan deglutisce.
“Farò del mio meglio.”
“Buon per te. Mi dispiace dovervi interrompere, ma l’infermiera ha detto che l’orario di visita è finito.”
Jordan si alza e mi dà un ultimo bacio a stampo.
“Tu puoi rimanere?”
“Ho chiesto al dottore e ha detto che non c’erano problemi.”
“Ok, tienimela d’occhio!”
Sophie ride.
“Jordan!”
Esclamo indignata, ma quei non smettono di ridere, sembrano intendersi a meraviglia!
Lui esce dalla stanza e mia sorella si mette in pigiama.
“Allora? Dettagli?”
“Beh, è stato difficile dirgli che lo amo, ma ne è valsa la pena, bacia divinamente!”
“May!”
“Ok, torno seria. Ci siamo dichiarati, mi ama, capisci?
Nessuno mi aveva mai amata prima, mi avevano tutti usata come una bambola e poi mi ha promesso che si prenderà cura del bambino.
Io sento che posso fidarmi di lui, anche se è giovane e probabilmente spaventato sarà un buon padre.
Sono assolutamente felice di essere la sua ragazza, anche se lui temeva di essere una seconda scelta rispetto a Zack.”
“Non lo è, vero?”
Gli occhi di mia sorella sono severi.
“No, non lo è.
Amo lui per quello che è, non perché Zack mi ha tradito.
Mi credi?”
“Ti credo,  l’importante è che ti creda Jordan.”
“Gli dimostrerò che non ha nulla da temere da Zack e che amo lui.”
Esclamo decisa, mia sorella sorride.
“È la prima volta che ti vedo così decisa e vedo delle emozioni vere sulla tua faccia, a New York sembravi una bambola nelle mani di mamma e mi chiedevo cosa avessi di sbagliato, perché non riuscissi a essere come te.”
“Non devi essere come me, devi essere te stessa. È un bene che ci siamo allontanate da lei o avrebbe finito per ucciderti e non mi andava di seppellirti, Sophie.”
“Cosa intendi dire?”
“Intendo dire che con i suoi costanti insulti e sminuendoti sempre ti stava accompagnando mano nella mano verso la strada del secondo tentativo di suicidio.
E non se ne sarebbe pentita, te lo dico  io, perché a lei importa solo di sé stessa e delle apparenze, non è in grado di affezionarsi seriamente a qualcuno solo di allearsi temporaneamente con delle persone.”
Mia sorella annuisce con gli occhi lucidi, forse ho toccato un nervo scoperto, in questo caso sono stata davvero un’idiota.
“Scusa, Sophie! Credo di averti fatto ricordare delle brutte cose.”
“Non importa, adesso sono qui viva e vegeta.
Adesso dormiamo, domani mattina presto Wen ci verrà a prendere.”
“Lo scrivo a Jordan, così magari fa un salto da noi.”
“E Wen lo conoscerà.”
Io rabbrividisco involontariamente.
“Un po’ ne ho paura, ma credo di capire perché lo vuole fare, lo fa per me, no?”
“Sì, lo fa per te e per essere sicura che tu finisca nelle mani giuste. Tiene molto a noi due, anche se non ce lo meritiamo molto.”
“Sì, l’abbiamo trattata malissimo quando è venuta da noi, adesso me ne pento. Non se lo meritava affatto. credo che lei e Holly siano le uniche nostre parenti dotate di cuore, gli altri l’hanno venduto a Satana.”
“Hai ragione e adesso dormiamo.”
Lei si mette a letto e crolla addormentata subito, deve essere stara una lunga giornata stressante per lei, io messaggio per un po’ con Jordan.
Non ho sonno stranamente e solo dopo la sua buonanotte riesco ad addormentarmi, per me è stata una lunga giornata da incubo, di quelle da dimenticare e da ricordare allo stesso tempo.
Sono successe troppe cose e, sebbene sia fisicamente stanca, il mio cervello non riesce  staccare la spina facilmente.
La mattina dopo mi sveglio un po’ intontita, vengo sottoposta agli ultimi controlli e poi finalmente posso andare a casa, sia Wen che Jordan sono venuti a prendermi.
Mia sorella studia con educata curiosità il nuovo venuto, sembra chiedersi se quello che sembra un ragazzino potrà davvero prendersi cura di una ragazza incinta e del bambino in seguito. Io ho piena fiducia in lui, so che ce la faremo, perché ci amiamo.
Salgo nella macchina di Wendy, Jordan ci segue con la sua.
“E così hai scelto Jordan, pensavamo che scegliessi Zack. Sembra più affidabile.”
Io sbuffo.
“Sì, come no. Ieri sono andata da lui per parlargli e indovina cosa ho trovato?
Lui che faceva sesso con Tay Jardine!”
Mia sorella rischia di inchiodare.
“COSA?! QUEL BASTARDO!”
“Esattamente, quindi penso di aver fatto una buona scelta con Jordan, almeno so che mi ama.”
Rispondo acida, anche se lei non ha colpa in tutto quello che è successo.
“Non ne sapeva niente, scusami May. È per questo che hai avuto…?”
“Sì, ero di ritorno da casa di Zack quando ho iniziato a stare male, quindi suppongo che debba ringraziare lui.”
Mia sorella ringhia qualcosa che non capisco.
“Dopo tutto hai fatto una buona scelta, ma voglio parlare con Zack.”
“Non vorrai insultarlo?”
“L’idea è quella, è per colpa sua se tu stai male e nessuno può far soffrire mia sorella e passarla liscia.”
La sua frase mi fa scoppiare a piangere.
“Grazie, Wendy, grazie. Ho dannatamente bisogno di qualcuno dalla mia parte.”
“Noi due saremo sempre dalla tua parte.”
Rispondono in coro Sophie e Wendy.
Io sorrido, nonostante tutte le difficoltà che mi aspettano.
 

Arrivati a casa di Jack le mie sorelle mi fanno stendere sul divano e Sophie mi prepara il latte con il cacao, lo adoro da quando sono piccola. Quando le cose mi vanno male lei me ne ha sempre preparato una tazza sperando di tirarmi su di morale.
Wen si siede su una poltrona, Jordan su un’altra – vicino a me, in modo da potermi tenere la mano – e nelle stanza cala uno strano silenzio.
“Non avrei mai detto che fossi tu alla fine a essere il padre del bambino di May.”
“Perché?”
“Zack sembrava più responsabile.”
Risponde lei con semplicità, bevendo un sorso dalla sua bottiglia di birra con fare distratto.
“Beh, purtroppo vi sbagliavate.”
“Come mai purtroppo?”
“Avrei preferito che May non rischiasse un aborto nello scoprire la verità.”
“Hai perfettamente ragione.”
Il silenzio dilaga di nuovo.
“Io non ti sto simpatico.”
Wendy trasalisce esattamente nel momento in cui Sophie arriva con il latte.
“No, non è questo.
È solo che sono preoccupata per mia sorella e vorrei essere sicura di affidarla in buone mani, pensavo fossero quelle di Zack, ma mi sono sbagliata.
Non penso tu sia un cattivo ragazzo, ti sei precipitato in ospedale non appena May ti ha avvisato, solo mi chiedo se tu sia pronto ad assumerti la responsabilità di un bambino.
Dura tutta la vita e non è facile, soprattutto se  non è tuo.”
“Non mi importa che non sia mio.
Non so nemmeno io se sono pronto, ma amo May e non posso lasciarla da sola ad affrontare questa situazione e poi…”
La sua voce si abbassa, evidentemente è a disagio.
“Mi sono già affezionato al bambino. Ok, non è mio, ma penso andremo d’accordo.”
“E con i tour?”
Si gratta la testa.
“Quando sarà grande abbastanza potrà seguirci. Cercherò di essere il più presente possibile.”
Wendy annuisce, sembra decisamente colpita da Jordan.
Io inizio a bere il mio latte cercando di non innervosirmi, lei lo sta facendo per me, non c’è motivo di essere arrabbiata.
“May, tutto bene?”
Mi chiede Sophie.
“Sì, credo di sì. Insomma non mi aspettavo che Jordan venisse messo subito alla prova.”
Mia sorella arrossisce violentemente.
“Scusa, non volevo metterti in agitazione! È che, insomma, dovevo capire che tipo è Jordan. Conosco relativamente bene, ma non molto lui.
Lo conosco solo come compagno di band di Tay.”
“Non nominarla per favore.”

"Hai ragione."Mia sorella rendendosi conto di cosa ha fatto chi ha nominato impallidisce, può fare concorrenza al divano su cui sono sdraiata.
Si alza di scatto e prende la sua giacca di pelle.
“Sophie, te l’affido. Io devo fare un paio di cose.”
“Non fare cazzate!”
La supplica mia sorella, ma Wendy scuote la testa e se ne va sbattendo la porta e facendo cadere un quadro sopra a un vaso preso a Venezia che, ovviamente, va in mille pezzi.
“Quando tornerà e vedrà che quel vaso è rotto si incazzerà da morire, lo adora.”
Commento io fosca.
“Io non mi preoccuperei per il vaso, ma per Zack e Tay, ha l’aria di volerli pestare.”
Jordan geme, io lo guardo male.
“Lo so che la odi, ma è la cantante del mio gruppo: mi serve, possibilmente non sfigurata.”
Io sospiro profondamente.
“Ok, adesso mi calmo, nessuna di queste cose mi sta toccando sul serio.
Nessuna di queste cose mi interessa, sto fluttuando su una nuvola con un mitragliatore e qualche bomba a mano.”
Dico per calmarmi.
“Un mitragliatore e qualche bomba a mano?”
Chiede incredula mia sorella.
“Sì, possono sempre venire utili.”
Lei e Jordan si scambiano uno sguardo preoccupato.
“May, ti devi calmare, non organizzare un omicidio.”
“Lo so, ma non mi aspettavo questo tradimento. Non so se sono più arrabbiata con Zack o con Tay, insomma ha giocato a fare l’amica con me fino a poco fa!”
Nessuno sa bene cosa rispondermi, ci pensa il suono del campanello a toglierli dall’imbarazzo.
Sophie si alza e va alla porta e la sento urlare a qualcuno di non entrare.
Una scarmigliata ragazza castana, trattenuta da mia sorella, fa il suo ingresso nel salotto: Taylor Jardine.
“May, lasciami spiegare!”
“Non c’è nulla da spiegare e adesso vattene! Non devo sopportare stress eccessivi e tu sei uno stress eccessivo.”
“Jordan, diglielo anche tu!”
Jordan si alza e si mette al fianco di Taylor.
“Tay, per favore vattene. Non voglio che la mia ragazza rischi un altro aborto. Parlerete dopo, magari dopo che lei ha partorito.”
“Ma Jordan!”
“Niente ma!”
Con gentilezza scorta Taylor alla porta e poi torna da me.
“Wen la ucciderà.”
“Probabile.”
Non mi importa molto della mia ex amica.
“Mi dispiace che sia venuta e spero che chiarirete prima o poi.”
“Dai tempo al tempo Jordan, adesso vieni qui.”
“Volete stare da soli, vero?”
Chiede mia sorella.
“Sì, se non ti dispiace.”
“Figurati, magari vado a disegnare qualcosa.
Buon riposo.”
Lascia la stanza, Jordan e io rimaniamo abbracciati sul divano, lui mi accarezza la pancia.
“Non pensare che mi interessi Tay più di te, è che anche lei è mia amica e mi dispiace vedervi litigare, anche se comprendo perfettamente perché ora tu la detesti.
Spero che un giorno tornerete a essere amiche, hai bisogno di amiche.”
“Ho fatto amicizia anche con Taylor Momsen, Hayley Williams e Jenna Mcdougall!”
“Sono simpatiche?”
“Sì, anche se Taylor la conoscevo già. Ci siamo incontrate a un party a New York. Spero che vengano a trovarmi.”
Sbadiglio, facendo sorridere Jordan.
“Tigre,  pensa a dormire. Hai l’aria stanca.”
“Io dormo solo se tu rimani con me.”
“Giuro di non muovermi!”
Risponde con espressione seria.
Sorridendo, cullata dal suo calore e dalle sue coccole mi addormento.
Mi sveglio verso mezzogiorno per via del profumino che arriva dalla cucina, Wendy deve essersi messa ai fornelli.
Con delicatezza sposto le braccia di Jordan e vado in cucina, Wen è china su una teglia di lasagne che hanno l’aria deliziosa.
“Le hai preparate tu?”
Lei annuisce.
“Quando sono nervosa cucino e sono parecchio nervosa ultimamente.”
“Mi dispiace per crearti così tanti problemi.”
“Non dire assurdità, sei mia sorella.”
Io prendo una bottiglietta di the verde e mi siedo su uno degli sgabelli della cucina.
“Sono stata da Zack e Tay.”
“Sono ancora vivi?”
“Ti interessa davvero?”
“No, non molto. Ma Jordan ha ragione quando dice che Tay è la frontman della sua band e gli serve viva.”
Lei annuisce.
“Sono vivi, li ho insultati un po’ e li ho pregati di non farsi più vedere fino al tuo parto. Nessuno dei due l’ha presa bene, non so perché ma sembravano follemente desiderosi di spiegarti tutto.”
“Lo so, Tay è venuta qui oggi.”
“Lo so, le ho detto che se ci riprova le romperò la testa in due.”
Io rido mio malgrado.
“Non senti il bisogno di spiegazioni?”
“In un certo senso sì, ma non ora. Voglio dire potrei perdonarli più facilmente se sapessi che vogliono costruire una storia seria, ma ora è troppo presto per parlargli. Voglio solo stare tranquilla con Jordan.”
“A proposito, oggi sono stata fermata da Taylor Momsen, Jenna MacDougall e Hayley Williams, hanno detto che verranno a trovarti questo pomeriggio.”
Io sorrido.
“Sono mie amiche, saranno preoccupate.”
“Come me quando mi sono svegliato senza di te!”
Borbotta Jordan, arrivato alle nostre spalle.
“Scusa.”
Gli do un bacio sul naso.
“Tra quanto si mangia?”
“Un quarto d’ora.”
Risponde Wen che ha messo le lasagne nel microonde.
Venti minuti dopo siamo a tavola e ci stiamo gustando le sue lasagne, sono buonissime, è un vero peccato che Jack non le possa mangiare.
“Peccato che non ci sia Jack.”
“No, le avrebbe divorate. Quel ragazzo ha un metabolismo assurdo!”
Ridiamo tutti e continuiamo a mangiare.
Alle due suona di nuovo il campanello ed è di nuovo Sophie ad andare ad aprire, questa volta torna in compagnia di tre ragazze. La prima non è molto alta, ha corti capelli arancioni e indossa un paio di shorts metà di jeans, metà di tessuto scozzese e una maglietta bianca di Titti; la seconda è alta con lunghi capelli biondi, un pesante trucco nero,un paio di shorts di jeans e una canottiera azzurro  scuro lunga che lascia intravvedere il reggiseno e la terza ha i capelli verdi, indossa una maglietta azzurra e un paio di jeans stretti.
Hayley, Taylor e Jenna.
“Ragazze!”
Ci abbracciamo e salutiamo.
“Allora, vi conoscete tutte vero.”
Hayley indica Wen e Sophie.
“Le tue sorelle.”
Poi indica Jordan.
“Il tuo ragazzo.”
“Esatto. Volete qualcosa da bere?”
“Birra per tutte e tre.”
Io vado in cucina e torno con sei birre e del the per me, poi porgo a tutti quanto hanno richiesto.
Apriamo le bibite e iniziamo a bere in silenzio.
La prima che ha il coraggio di romperlo è Hayley.
“Abbiamo incontrato Tay prima, le dispiace molto.”
Io faccio una smorfia.
“Anche a me, ma lei ha fatto la sua scelta.”
“Giusto.”
Mi fa eco Taylor.
“Vedrai se fare pace con lei dopo che avrai partorito. A proposito, come sta il bambino?”
“Bene, solo che quello di ieri è stato un forte shock e sono diventata ufficialmente una gravidanza a rischio. Non posso fare niente, non posso scioccarmi.”
“Non vedo perché dovresti voler scioccarti di nuovo!”
Esclama ridendo Jenna.
“No, era così per dire. Voi cosa mi raccontate?”
“No, prima vogliamo sapere i dettagli di te e Jordan.”
Le accontento con un racconto particolareggiato di come ci siamo messi insieme, inframezzato da tanti “Ah” e “oh”.
“Che cosa romantica!”
Esclama sognante Hayley.
“Molto. Io non saprei essere così romantica.”
“Siamo in due, Taylor. Cameron è ancora libero, Jordan?”
“Liberissimo.”
Taylor sospira, Cameron Hurley è la sua cotta.
Continuiamo a parlare e per un momento mi sento libera e leggera, una ragazza della mia età che parla di amore con le amiche.
Non mi sento come una ragazza incinta troppo presto ed è un miracolo che devo solo a loro e a Wen.
È un miracolo californiano di cui sono grata a tutti.

 Angolo di Layla

Canzone del titolo: Adore-Paramore.

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Capitolo 11
*** 10)I'll see you in my dreams, waiting to say, ***


10)I'll see you in my dreams, waiting to say, "I miss you, I'm so sorry"


 

 
Aileen p.o.v.

 
Non c’è niente di peggio che sentirsi colpevole per essere viva.
Ogni respiro, ogni cosa che mangio, ogni sorriso, ogni sguardo – qualunque cosa – mi fanno sentire indegna e in colpa verso Sam.
Anche lui avrebbe dovuto continuare a vivere, non  morire. Deve essere stato orribile morire da solo e rifiuto di dare ascolto a quella piccola voce che mi dice che non avrei potuto farci nulla, perché lui aveva già deciso tutto.
Non posso accettarlo, non posso pensare che mi abbia lasciato andare solo per poi uccidersi.
Al lavoro cerco di essere la solita Aileen sorridente, ma persino il mio capo si è accorto che fingo, che in realtà probabilmente preferirei essere in un angolo a piangere.
Oggi è una giornata noiosa.
In un angolo c’è un gruppo di vecchietti che gioca a carte, in un altro un gruppo di ricche madri che discutono dell’ultimo party dopo aver accompagnato a scuola i figli. Approfittando della monotonia mi metto a litigare con una delle macchine da caffè, nella speranza di farla ripartire.
Dopo un quarto d’ora però il campanellino sopra la porta del bar suona e io devo servire nuovi clienti, quando li vedo sbarro gli occhi: sono i Pierce Veil.
Mike è alto come una pertica, indossa un paio di pantaloni a fantasia militare e una maglia nera ed è pieno di tatuaggi, suo fratello Vic è più basso di lui e ha dei capelli di un bel castano che gli arrivano alle spalle, poi c’è quello che deduco essere Jaime e non è altro che un ragazzo sorridente e ben piazzato con i capelli nascosti sotto un cappello nero e poi c’è Tony con il suo solito cappellino e i capelli lunghi.
“Aileen!”
Mi saluta sorridendo, gli altri lo guardano un po’ perplessi.
“Vi conoscete?”
Azzarda Vic.
“Sì, ci conosciamo. Anche se di solito finiamo per incontrarci sulla spiaggia a tarda notte.”
Dico divertita.
“Oh, sesso in un luogo pubblico!”
“Stai zitto, Jaime!”
Gli altri clienti ci guardano sconvolti.
“Stava scherzando!”
Dico, rossa come un pomodoro.
“Comunque, ti presento queste bestie.
Lui è Mike.”
Il ragazzo mi porge la mano, ha una stretta forte, nonostante sia magro ed emani un lieve odore di marijuana.
“Sono il batterista della band.”
“Piacere, sono Aileen.”
“Lui è Vic, il nostro cantante chitarrista.”
“E questo scemo è Jaime, il bassista.”
"Piacere di avervi conosciuto, volete ordinare o prima volete dare un’occhiata alla lista?”
I quattro si guardano per un attimo.
“No, portaci quattro cappuccini e quattro brioches.”
“Vuote, alla crema o alla marmellata?”
“Io prendo quel donuts con la glassa rosa.”
Mi risponde Jaime indicando quello che vuole in una vetrinetta, gli altri prendono tutti una brioches alla marmellata.
Io preparo quanto richiesto e glielo servo, stanno parlando di qualcosa riguardo alla band e mi ricordo che oltre alla casa discografica in cui lavora Sophie, la Fearless Records non è lontana.
Consumano quello che hanno ordinato e poi dieci minuti dopo si alzano e se ne vanno, Tony mi fa l’occhiolino. Sono quasi certa che stasera finiremo per incontrarci allo stesso posto.
“Non sapevo conoscessi gente famosa.”
Esclama sorpreso il mio capo.
“L’amica da cui sto è la ragazza di Jack Barakat.”
Rispondo a bassa voce, lasciandolo a bocca aperta.
Il resto della giornata trascorre in modo tranquillo, anche se ogni tanto il mio capo mi guarda come se fossi un’interessante specie aliena da studiare.
Smonto alle sei come al solito e passo a prendere Sophie, lei ha un’aria stanca e depressa che non promette niente di buono.
“Cosa è successo?”
“Vic mi ha invitato a un barbecue, così potrò vederlo fare il fidanzatino con Danielle.”
Mi risponde sottotono.
“Non è detto che questa storia duri per sempre.”
Lei sospira e non mi risponde.
Arriviamo a casa e la troviamo piena di gente come al solito, Wendy si sta dando da fare in cucina, Jordan e Jack stanno guardando la tv con May.
“Buonasera!”
“Ciao, ragazze.”
“Com’è andata la giornata?”
Ci chiede May, io le racconto dell’arrivo dei Pierce The Veil e Sophie si incupisce ancora di più e con una scusa se ne va in camera sua.
“Devo fare qualcosa, devo far mollare Vic e Danielle.”
“E come pensi di fare? Non vorrai dirle che il bambino è di Vic.”
“Sarebbe un’idea.”
Commenta meditabonda, ma davanti allo sguardo sconvolto di Jack e Jordan alza le mani.
“Ok, era solo un’idea. Troverò qualcos’altro.”
“May, sei terribile.”
Jordan la guarda un po’ stranito.
“Mi fai un po’ paura.”
Lei alza gli occhi al cielo.
“È mia sorella, la devo aiutare.”
“Non certo in questo modo, il bambino è mio!”
Esclama indignato Jordan, facendola arrossire.
“Oh, va bene.”
Balbetta, trattenendo le lacrime.
Non credo si aspettasse una risposta del genere, ma le ha fatto molto piacere a giudicare dal modo in cui guarda il suo ragazzo.
Beati loro che sono una così bella coppia!
 

La notte faccio sempre fatica a dormire, così – quando il resto della casa si gode il sonno dei giusti – prendo la macchina e me ne vado alla spiaggia. Stasera sono sicura che troverò Tony, me l’ha fatto capire al bar.
Percorro le strade trafficate anche a quest’ora e parcheggio al mio solito posto, scavalco il basso cancellino di legno bianco ed entro nella spiaggia.
Stasera c’è vento quindi ricevo parecchia sabbia in faccia prima di arrivare al mio solito posto, questa volta ho portato anche una coperta.
Tony è già lì, vedo la sua figura stagliarsi alla luce della luna.
“Ciao, trovato qualche tartaruga?”
Lui si volta verso di me sorridendo.
“Sei in ritardo stasera.”
“C’era un po’ di traffico.”
Rispondo io mentre stendo la coperta, lui si siede immediatamente accanto a me.
“Spero non ti sia dispiaciuto conoscere i ragazzi, oggi.”
“No, assolutamente. Sembrano delle brave persone. Il mio capo è rimasto scioccato invece, per tutto il pomeriggio mi ha guardato come un’aliena.”
Cerco di ridere, ma tutto quello che mi esce è un suono rauco.
“Come stai?”
“Male, mi sento in colpa. Se fossi stata lì forse lui sarebbe ancora lì.”
“È stato lui a decidere di morire, non tu, cioè non l’hai obbligato. È un qualcosa che lui ha deciso in tutta libertà, anche se immagino faccia male.”
“Molto male.”
Rispondo guardandomi i piedi.
“Ogni cosa che faccio mi fa sentire in colpa, perché so che lui non la potrà più fare.”
Scoppio improvvisamente in lacrime.
“Cerco di mostrarmi forte davanti alle ragazze per non far preoccupare May, ma dentro mi sento a lutto. Ripenso a tutte quelle cose stupide che abbiamo fatto, ai nostri discorsi senza senso a quando mi chiamava “piccola” e poi mi abbracciava con quel sorriso storto.
Niente di tutto questo potrà succedere ancora, lui se ne è andato troppo lontano senza di me.”
“Sbagliato.”
Mi corregge dolcemente Tony.
“Lui ti ha concesso di andartene via e farti una vita nuova, perché voleva che tu fossi felice e sapeva che non sarebbe mai successo a Baltimora. Qui puoi lavorare in un bar senza essere giudicata e, volendo, puoi frequentare anche il college.”
Io mi stringo nel suo abbraccio e non dico nulla per un po’.
“Posso chiederti una cosa?”
“Chiedi.”
“Vic ama davvero Danielle?”
“Perché questa domanda?”
Rimane un attimo in silenzio.
“Ho capito, sei amica di Sophie. No, non credo che ami Danielle, ma che gli faccia da tappabuchi quando è da solo. Mike ha Alysha, Jaime Jess e io … niente, lasciamo perdere.
Quindi si sente solo e poi ha paura di innamorarsi di nuovo dopo Holly, non so cosa possa fare Sophie per farsi notare.”
“Tu hai una ragazza, Tony?”
Lui si irrigidisce per un attimo.
“Ce l’avevo. Si chiamava Erin, l’ho mollata la prima sera che ci siamo visti. Non cercavo tartarughe, volevo solo stare da solo, ma non mi sono pentito di averti parlato.”
Io arrossisco.
“Oh, grazie!”
“Di niente!”
Rimaniamo in silenzio a guardare il mare e ad ascoltare il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia.
Dopo un po’ guardo l’orologio e mi accorgo che è tardissimo, così mi alzo di scatto, causando la caduta di Tony che si era appoggiato a me.
“Beh?”
“È tardi, devo andare.”
Lui si alza, si sbatte la sabbia via dai pantaloni e poi mi abbraccia, tutto normale, solo che questa volta mi bacia anche una guancia pericolosamente vicino alla bocca.
“Allora, buonanotte.
Un giorno dovremmo provare a vederci di giorno.”
“Una domenica sarebbe fantastico.”
Rispondo un po’ confusa dal suo gesto.
“Benissimo, ci metteremo d’accordo.”
Ci salutiamo e ce ne andiamo in direzioni opposte, io salto in macchina e cerco di arrivare il più presto possibile a casa di Wen, ma questa volta le cose mi vanno male. Sul portico trovo la mia amica a braccia incrociate.
“Si può sapere dove sei stata?”
“Alla spiaggia.”
“E cosa ci sei andata a fare a quest’ora?
È pericoloso.”
“Non ero da sola.”
Rispondo laconica, lei mi rivolge un’occhiata sorpresa.
“Adesso entriamo e mi racconti tutto davanti a una tazza di the.”
La seguo dentro la villa e quando mi porge la tazza mi accorgo che è piacevole la sensazione di bere del liquido caldo.
“Allora?”
“Beh, è semplice come cosa. Da quando mi sono trasferita qui ho difficoltà a dormire, prima per abituarmi alla California e poi per Sam e ho preso l’abitudine di andare alla spiaggia. Fin dalla prima volta ho trovato Tony in un certo punto e adesso è diventata quasi un abitudine incontrarci lì.”
“Chi sarebbe questo Tony?”
“Tony dei Pierce The Veil.”
Lei rimane un attimo in silenzio.
“Ok, va bene. È un tipo a posto,  ma non fareste meglio a incontrarvi di giorno?”
“E dove la metti la magia?”
Sogghigno io.
“No, tornando seria, mi ha detto che una domenica potremmo vederci.”
“Ti piace.”
Io guardo il fondo della mia tazza di the e cerco di vederci delle figure prima di rispondere a Wen.
“Sì.”
Sussurro io infine, con lo sguardo basso.
“Lo dici come se fosse una brutta cosa.”
“Mi sento in colpa nei confronti di Sam, lui è appena morto e io già penso a un altro.”
“Non siete mai stati insieme.”
Mi ricorda brutalmente la mia migliore amica e so che ha ragione, ma so anche che tra me e Sam c’era un rapporto particolare: sempre in bilico tra l’amicizia e l’amore.
Eravamo sempre sul filo del rasoio, nessuno voleva fare un passo verso l’altro, ma questo non significa che non l’amassi a modo mio.
È questo che mi disgusta di me,  ho appena seppellito il ragazzo che a modo mio amavo e già penso a un altro, forse allora non ho mai amato Sam. Il pensiero mi fa sentire una vera merda.
“Aileen?”
“Sono una persona orribile.”
“Non ti seguo.”
“Ho detto di aver amato Sam, di amarlo ancora e ora lo sto già archiviando uscendo con un altro, forse non l’ho mai amato.
E mi sento una merda per questo, indegna. Sono andata al suo funerale e ho pianto e mi sento un’ipocrita per questo, che senso hanno avuto quelle lacrime,eh?”
“Che gli volevi molto bene, che forse lo amavi, ma che quell’amore non era destinato a sbocciare o che se fosse sbocciato non avrebbe avuto futuro.
Ci pensi mai a come sarebbe vivere con lui come coppia? Ti ci vedi?”
Io rimango ancora in silenzio.
“No, ci vedo solo come amici.”
“E questa è la risposta, il vostro è uno di quelli amori un po’ sfigati che non si possono realizzare. Siete due strada parallele, quindi non sentirti in colpa se ti piace Tony. Lui avrebbe voluto che tu fossi felice, ricordatelo.”
Poi si alza con uno scatto.
“Perdonami, ma ora vado a letto, domani devo andare a lavoro.”
Mi alzo anche io.
“Sì, vado a letto anche io.”
Saliamo tutte e due ai piani superiori, l’unica porta calma è quella di May: suppongo stia dormendo con Jordan.
Entro nella mia camera, mi tolgo gli anfibi e gli shorts e mi butto sul letto, cinque minuti dopo sto dormendo un sonno profondo e senza sogni.

 
I giorni passano monotoni, io e Tony abbiamo deciso di vederci questa domenica e io sono agitata. Come devo considerare questa uscita?
Come un’uscita tra amici o come un appuntamento?
Io, Wen e le ragazze istituiamo un consiglio di guerra per cercare di capire come sia meglio vestirmi e alla fine decidiamo di adottare una via di mezzo.
Indosso una gonna nera a pois bianchi a balze e una maglia con un teschio e qualche spacco sulle maniche, un paio di anfibi e prendo la mia giacca di pelle casomai facesse freddo.
Dobbiamo incontrarci in uno starbucks vicino alla spiaggia e io sono sulle spine: sono sempre stata una frana nelle relazioni sociali.
E se la magia del rapporto tra me e Tony finisse senza la spiaggia e la luna?
Parcheggio poco distante dal locale e mi chiedo se sia davvero il caso di entrare, ma poi mi convinco che lui ci rimarrebbe malissimo se io gli dessi buca.
Scendo dalla macchina con un sospiro tremulo e mi avvio verso il luogo dell’appuntamento, entro nel bar e noto un ragazzo  con il cappuccio della felpa nera alzato a coprire un capellino rosso e che indossa occhiali da sole, nonostante il tempo sia nuvoloso.
Mi dirigo senza esitazioni al suo tavolo e lui mi guarda da sotto le lenti scure, poi sorride.
“Ciao, potresti toglierti almeno gli occhiali?
Mi fa strano parlare con uno che non sai dove guarda.”
Lui obbedisce tranquillo e io mi accorgo che alla luce del sole i suoi occhi sono grandi, castani ed espressivi, messi in risalto dal piccolo dermal appena sopra la guancia.
Ha un velo di leggera barba e un sorriso timido.
“Ehi, come va?”
Mi chiede.
“Cerco di andare avanti meglio che posso, e tu?”
“Non mi lamento, stiamo scrivendo nuova musica e questo mi aiuta a dimenticare Erin.”
“Sono contenta per te.”
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Certo che di sera sulla spiaggia è un’altra cosa, è tutto più romantico.”
Tra di noi si crea un altro attimo di silenzio, poi scoppiamo a ridere tutti e due.
“Non posso più credere che tu sia una sirena.”
“E tu una visione paradisiaca.”
Il ghiaccio è rotto e ordiniamo tranquillamente alla cameriera che lancia un’occhiata di troppo a Tony, io la fulmino.
“Wow, se le occhiate potessero uccidere qui ci sarebbe un cadavere!”
Io arrossisco leggermente.
“Non mi piacciono le ragazze che flirtano con i ragazzi che sembrano o sono impegnati.”
“Capisco. Il tuo capo ti ha chiesto ancora qualcosa su di noi?”
Io mi gratto il mento imbarazzata.
“A dire la verità sì.”
Tiro fuori un poster dalla mia borsa.
“Pare che sua figlia sia una vostra fan, potresti firmarglielo?”
“Va bene.”
Firma sorridendo.
“E con questo siamo a posto. Come va la storia, sì, ecco, di Sam?”
Io non so cosa dire, devo organizzare le idee e – per fortuna – arriva la cameriera a togliermi di impaccio con le nostre ordinazioni.
Bevo un sorso di frappuccino e poi mi decido di parlare.
“Mi manca, non posso negarlo, è stato il mio migliore amico, un fratello, una figura di riferimento per tantissimi anni. Ogni volta che finivo nei guai arrivava lui e sistemava le cose, cosa di cui gli sono eternamente grata. Senza di lui forse sarei ancora in galera.”
Dico, giocando nervosamente con il tovagliolo.
“Quando convivevamo eravamo come cane e gatto, continuavamo a punzecchiarci, ma era … bello. Sì, bello è la parola giusta, perché c’era una sorta di equilibrio.
Ovviamente lo amavo e lui mi amava, ma ho parlato con Wen e ho capito una cosa: che la nostra storia non avrebbe mai avuto futuro.
Non so come spiegare… Lui sapeva che mi meritavo di meglio che Baltimora e un lavoro sottopagato e che mi esponeva a tante tentazioni, mi ha lasciata andare perché mi amava e voleva che fossi felice altrove.
Mi sento ancora un po’ in colpa, ma ora so che lui non lo vorrebbe e così cerco di fare del mio meglio per andare avanti.”
Lui sorride e mi prende una mano tra le sue: sono grandi e callose.
“Sono felice che tu sia arrivata a questa conclusione.”
Ci guardiamo un attimo negli occhi e poi sorridiamo, ce ne andiamo, lui paga anche per me. Io però un’idea su dove andare e lo faccio salire nella mia macchina.
Mi metto alla guida e non gli dico nulla della destinazione.
“Dove andiamo?”
“Segreto, segreto!”
Canticchio io, divertita.
Lui continua a tempestarmi di domande, senza ottenere risposta. Tace solo quando vede che siamo in prossimità dello zoo di San Diego.
Parcheggio e pago due biglietti, poi lo prendo per mano e lo porto verso il terrario: Wen mi ha detto che nel rettilario, oltre ai serpenti, ci sono dei terrari con delle tartarughe.
Entriamo in un ambiente cupo e opprimente, fa molto caldo rispetto a fuori, ma Tony non lo nota nemmeno, corre verso il primo terrario e si incanta a osservare le tartarughe per un tempo che mi sembra infinito.
Quando finisce mi abbraccia di slancio e di nuovo mi bacia troppo vicino alla bocca.
Usciamo mano nella mano dal rettilario, sembriamo due fidanzati e di nuovo non so come interpretare questa situazione, domani farò una lunga chiacchierata con Vic o Jaime o con tutti e due.
Nel frattempo mi godo questo momento di assoluta pace e tranquillità.
L’appuntamento è stato un successo, non potevo chiedere di meglio.
Non abbiamo fatto granché, ma da qualche parte bisogna pure cominciare, no?

Angolo di Layla

Ringrazio di cuore _redsky_  per la recensione. Iniziavo a pensare che questa storia facesse schifo.

Canzone del titolo: Lullabies-All Time Low

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Capitolo 12
*** 11)t's just a spark, but it's enough to keep me going ***


11)t's just a spark, but it's enough to keep me going.

 
Aileen p.o.v.                                                                                                                                                                                                                                                                                               

 Un appuntamento suscita sempre curiosità, così non mi sorprende per niente che al mio ritorno siano tutti riuniti al tavolo della cucina, Jordan compreso che tiene teneramente tra le braccia May.
“Allora? Vi siete baciati? Scopati?”
Urla Jack, ricevendo una gomitata da Wendy.
“No, Jack. Niente parti piccanti, puoi andartene.”
La sua faccia è una maschera di delusione.
“Non mi dire che ora inizierete uno di quei discorsi tipicamente femminili in cui si analizza ogni dettaglio per capire quanto e come è interessato il ragazzo in questione!”
“Temo sia proprio così!”
Rispondo angelica io.
“Dio me ne scampi e liberi, dopo un po’ mi viene sonno.”
Si alza dalla sua sedia e se ne va, seguito da Jordan, che probabilmente non apprezza anche lui questo genere di discorsi.
“Io vado un po’ in studio, intanto voi parlate di questo appuntamento.”
Wen ride sotto i baffi, io mi siedo sulla sedia lasciata libera da lui.
“Allora?”
“Uhm, ci siamo visti in un bar e abbiamo parlato un po’.”
May alza gli occhi al cielo.
“Ok, ci siamo trovati seduti in questo bar, tutti e due abbastanza a disagio, poi abbiamo fatto un paio di battute su come sia meglio incontrarsi di notte alla spiaggia e si è sciolto il ghiaccio.
Mi ha chiesto di Sam e io del suo lavoro. Poi ho deciso di fargli una sorpresa: l’ho portato al terrario.
Sembrava un bambino in un negozio di dolci in mezzo a tutte quelle tartarughe, le ha guardate tutte, ammirato.
Mi ha detto che le adora, ma purtroppo lui non riesce a tenerle e che le sue muoiono subito, tranne quella che gli ha dato Holly.
Poi ci siamo salutati e lui mi ha dato un bacio sulla guancia, ma molto vicino alla bocca, non so come interpretarlo.”
May inizia a far saltare un mandarino con aria concentrata.
“Io direi che gli interessi e parecchio, solo che è timido e il fatto che sia stato piantato da poco non aiuta e nemmeno la storia di Sam.”
Io rimango in silenzio e May punta i suoi occhi azzurri e glaciali nei miei.
“Ma a te piace o è solo un amico?”
Io deglutisco, ho una paura folle di ammettere i miei sentimenti.
“Io…. Lui, ecco, insomma, mi piace.”
May sorride.
“Immagino che sia difficile per te ammetterlo, ma credo anche che il tuo amico volesse che tu fossi felice e se Tony ti fa felice dovreste continuare a sentirvi e magari capire se c’è qualcosa di più.”
“Hai ragione.
Solo, che è difficile sapendo quello che è successo a Sam, ho tonnellate di senso di colpa.
Allo stesso tempo vorrei trascorrere più tempo possibile con Tony, perché mi fa stare bene.
Ho una mezza idea di chiedere a Vic o Jaime cosa ne pensano, se Tony ha detto loro qualcosa.”
“Uhm, puoi provarci.”
Risponde conciliante May, le altre non hanno aperto bocca.
Wen non ha molta esperienza con i ragazzi e probabilmente anche Sophie ha lo stesso problema.
“E voi cosa ne pensate?”
“Io ho trovato Jack assolutamente per caso ed è stato lui a volermi. Molto.
Non so come si corteggino i ragazzi, posso parlarti per ore di tatuaggi, ma su questo argomento sono carente.”
“Idem per me, con Vic ho fallito su tutta la linea.”
Mi dice desolata.
“Mi dispiace di avertelo ricordato.”
“Non fa niente.”
Prendo in mano il cellulare e compongo il numero di Vic, dopo un paio di squilli mi risponde una voce femminile, suppongo sia Danielle.
“Pronto?”
“Ehm, ciao. Sono Aileen, un’amica di Vic, potrei parlare con lui?”
“No, è impegnato con me. Ciao.”
Mi butta giù il telefono senza permettermi una replica.
Simpatica con un cactus in culo.
Sbuffando compongo il numero di Jaime.
Mi risponde lui, per fortuna.
“Ciao, sono Aileen. Ti ricordi di me?”
“Ma certo la cameriera amica di Tone! Come mai mi hai chiamato?”
“Ecco… Ehm, avrei bisogno di parlare con te.”
“Quando vuoi.”
Io sorrido.
“Va bene domani durante la mia pausa pranzo? È da mezzogiorno e mezzo all’una.”
“A mezzogiorno e mezzo sarò al locale.
Non è che vuoi parlarmi di Tony?
Mi ha mandato un messaggio sconclusionato prima.”
Io rido imbarazzata.
“La mia idea sarebbe quella.”
“Va bene, sono curioso di sapere cosa c’è tra di voi.
La tartaruga è così lenta nella sua vita amorosa!”
“Parli tu, che a quanto mi dicono, stai ancora con la tua ragazza del liceo.”
Lui ride e mi saluta, io faccio lo stesso.
“Domani vedrò Jaime.”
“Perfetto!”
May mi fa un segno incoraggiante con la mano e tutte lasciamo la cucina per raggiungere i ragazzi, a quanto pare hanno iniziato una partita a qualcosa, ma sono lieti di interromperla per stare con noi.
Non posso fare a meno di sentirmi fortunata, sono circondata da persone che mi vogliono bene, esattamente come ne volevano Jimmy e Sam.

 
Il giorno dopo a mezzogiorno e mezza Jaime fa capolino nel locale, il mio capo lo guarda sorpreso e io ne approfitto per dargli il poster firmato da Tony.
“Oh, grazie! Mia figlia sarà felice!”
Mi risponde un po’ trasognato, mentre raggiungo il mio amico.
“Perché il tuo capo mi guarda come se fossi un alieno?”
“Non si è ancora abituato all’idea che abbia amici famosi e poi siete il gruppo preferito di sua figlia.”
“Ha ottimi gusti, non c’è niente da dire.”
Io rido, leggermente imbarazzata.
“Dove andiamo a mangiare? No, perché io ho fame.”
“C’è un ristorante messicano dietro l’angolo, ho pensato che l’avresti apprezzato.”
Lui mi dona un sorrisone abbagliante.
“Grazie del pensiero.”
Percorriamo i cinquecento metri che ci separano dal ristorante in silenzio, inizio a sentirmi un po’ a disagio, anche se molto alla mano è pur sempre una rockstar famosa che non avrà voglia di sorbirsi le mie pare, senza contare che è il miglior amico di Tony.
“Non so se è stata una buona idea chiamarti.”
Dico a un certo punto.
“Perché?”
“Non so, sei il miglior amico di Tony e non so se ti va di sentire le mie pare.”
“Non ti preoccupare e poi devo sapere cosa sta succedendo, Tony è stato molto vago sul vostro appuntamento.”
“Ah.”
Dico delusa.
“Non pensare male, vuol dire che lo hai colpito.”
“Se lo dici tu.”
Rispondo un po’ piatta, non del tutto convinta dalla sua spiegazione.
Ci sediamo a un tavolo un po’separato rispetto agli altri, lui ordina dei taco, io delle enchiladas.
“Allora, dimmi tu.”
All’improvviso divento completamente rossa e non riesco a spiccicare una parola, un attacco della mia vecchi timidezza è in corso.
“Tutto bene?”
“No, non c’è nulla che vada bene.
È tornata la mia vecchia timidezza insieme al senso di colpa.”
“Senso di colpa?”
“Ho appena seppellito un amico, un amico che mi amava.”
Non oso alzare gli occhi dal mio patto e addirittura lo allontano con la mano.
“Ma cosa è successo tra te e Tony?”
Gli racconto succintamente dell’appuntamento, del terrario e del mezzo bacio. Lui rimane colpito.
“Wow! Devi piacergli davvero molto!”
“Io pensavo il contrario.”
“No, beh, lui non è mai stato veloce con le ragazze. Lo chiamiamo Turtle perché è timido e perché è lento con le ragazze, soprattutto con quelle che gli piacciono. Teme sempre che lo rifiutino.”
“Non vedo perché. È un bel ragazzo ed è gentile, ascolta e ha un sorriso meraviglioso.”
Jaime mi sorride.
“Quando era al liceo ha avuto problemi di depressione e  gli sono rimasti problemi di autostima.”
“Oh, capisco.”
Il mio cellulare vibra per un messaggio.


“Ehi, ciao! Ti va se stasera ci vediamo alla spiaggia?”

Io digito un “Sì.” come risposta a Tony, mentre il mio cuore batte più veloce.
“Ti piace?”
“Sì, mi piace. Ma temo di non essere la ragazza adatta a lui.
Lui è così… perfetto e io sono piena di problemi.”
“Se gli piaci veramente lui non baderà a queste cose.”
“Ma io gli piaccio?”
Chiedo con una vocina tremante.
“Ehi! Sorridi! Penso che tu gli piaccia, non ti devi preoccupare.”
Io annuisco non troppo convinta, il concetto che io possa piacere a qualcuno mi è estraneo.
Io e Jaime parliamo ancora un po’, poi me ne torno al lavoro, la testa persa in pensieri pieni di Tony.
Non devo innamorarmi di lui.
Non devo.
Ma chi prendo in giro? Lo sono già e quando lui mi rifiuterà perché non vorrà avere a che fare con una ladra farà malissimo.
Il pomeriggio – al lavoro – sono distratta e preoccupata per il mio appuntamento serale e anche quando arrivo a casa sono nervosa.
Mi rinchiudo in camera mia piuttosto presto e questo fa preoccupare Wendy, perché dopo un po’ sento bussare e mi trovo davanti la sua faccia.
“Cosa succede, Aileen?”
“C’è che sono preoccupata per il mio appuntamento con Tony, dopo.
Oggi ho intenzione di dirgli tutto.”
“Tutto cosa?”
“Del mio passato al riformatorio, così avrà una buona scusa per andarsene.”
Lei sospira.
“Io non penso che se ne andrà, credo che rimarrà comunque al tuo fianco.”
Io sospiro.
“Io invece credo di no, tutti si spaventano quando lo dico.”
Lei mi sorride incoraggiante.
“Andrà bene, non preoccuparti.”
Vorrei poterlo davvero fare, ma non ci riesco. In testa ho solo immagini negative di lui che se ne va per sempre dalla vita, schifato dall’aver frequentato e quasi baciato una ladruncola come me.
Verso mezzanotte me ne vado e mi reco all’appuntamento, parcheggio al solito posto e cammino sulla spiaggia, godendomi la brezza.
Tony è già là e quando mi vede arrivare sorride, io cerco di sorridere di rimando, ma probabilmente mi riesce solo una smorfia perché lui mi guarda preoccupato.
“Tutto bene, Aileen?”
“Devo dirti una cosa e non ti biasimerei se dopo averla sentita tu non voglia più avere a che fare con me.”
“Dimmi.”
Mi risponde preoccupato.
“C’è una cosa che non ti ho detto sul mio passato, una cosa importante.
Io, ecco, sono stata in riformatorio ed è per questo che non ho frequentato l’università. A Baltimora frequentavo delle brutte compagnie e alla fine mi hanno convinto a fare un furto in una villa. Io ho detto di sì e ci hanno beccati.
Mi sono fatta qualche anno di riformatorio e poi sono uscita. Non sono una brava ragazza o una che valga la pena frequentare, sono una specie di avanzo di galera.”
Lui rimane in silenzio, poi mi abbraccia.
“Non mi importa, davvero.
Io sono sicuro che sei una brava persona e che qui ti stai costruendo la tua seconda possibilità e conta solo questo, non mi importa del fatto che sei finita dentro.”
Io lo guardo sbalordita, lui si stacca un attimo e poi fa l’ultima cosa che mi sarei aspettata: mi bacia con passione, che io ricambio.
Pensavo che mi avrebbe mollata e invece siamo qui a baciarci come una coppietta e non posso che essere felice.
Quando ci stacchiamo lo guardo stupita, senza sapere bene cosa dire.
“Grazie, Tony.”
Blatero alla fine.
“ E di che?”
“Per non avermi rifiutata.”
Gli rispondo semplicemente.
“Perché avrei dovuto farlo?
Mi interessi e molto.”
Io arrossisco e non so se lui lo nota alla luce della luna.
“Quindi io ti piaccio, e cosa siamo noi?”
Lui mi guarda sorridendo impacciato.
“Due persone che si frequentano perché si piacciono e sperano che si sviluppi qualcosa tra di loro.”
Lo shock mi manda dritta per terra, seduta in una posa scomposta da eroina tragica, le mie gambe mi hanno tradito nel modo più ridicolo possibile.
“Dici sul serio?”
Lui si siede accanto a me.
“Sì, cosa ci trovi di strano?”
“Beh, io sono un avanzo di galera, neanche tanto bella e tu sei una rockstar famosa, sei bello e sei circondato da ammiratrici con un passato migliore del mio.”
“Ma io voglio te, Aileen.”
Poi mi abbraccia e io mi abbandono sul suo petto, ci sto veramente bene, sembra quasi fatto apposta per me.
“Mi sembra troppo bello per essere vero, adesso mi do un pizzicotto.”
Balbetto a bassa voce e sotto lo sguardo esterrefatto di Tony e mi do un pizzicotto: fa male, quindi è tutto vero e io ho appena fatto una figuraccia colossale.
“Ehm, scusa.”
Borbotto.
“È che trovo tutto così incredibile e mi scuso per trattarti come un alieno è che l’idea che qualcuno voglia stare con me dopo il riformatorio mi manda fuori di testa in senso buono.
Non me lo merito, io sono solo…”
Per farmi tacere mi dà un altro bacio.
“Tornata sulla Terra?
Sembravi una teiera pronta a esplodere.”
Io ormai sono più rossa di un peperone ormai.
“Sì, credo di sì.”
“Bene.”
Con gentilezza si stende con la testa nel mio grembo  e io comincio ad accarezzare i suoi capelli.
“Uhm, continua, anche se rischio di addormentarmi.”
“Ti piace?”
“Mi rilassa molto.”
“Anche Erin te lo faceva?”
Non riesco a trattenere la mia linguaccia.
“Sì, ma non mi rilassavo molto, non aveva il tocco giusto.”
“E io?”
“Tu sì.”
Involontariamente sorrido.
“Sei gelosa di lei?”
“Un po’.”
“Non ne hai motivo, sono stato io a mollarla.”
“Posso chiederti perché?”
Lui sospira.
“Mi tradiva con il mio tecnico. È stato abbastanza brutto perché per me non è facile aprirmi con le persone o dire loro che le amo. Con lei mi sono impegnato al massimo perché tutto funzionasse e tutto quello che ho ricevuto è stato un calcio in culo, mi ha detto che sono un disastro ambulante che non troverà mai la persona giusta.”
“Puttana di merda!” Sibilo a bassa voce: “Se ti trovo ti rifaccio la faccia.”
Tony mi sente e scoppia a ridere.
“Sei meravigliosa.”
“Più che altro manesca e vendicativa.”
“Mi piacciono le ragazze manesche e vendicative.”
Mi risponde lui con una voce mezza addormentata.
“Turtle, sveglia o finirai per dormire qui in spiaggia.”
Lui mugugna qualcosa e poi si alza.
“Vorresti venire da me a dormire?
Solo dormire.”
Io arrossisco, immaginandomi avvinghiata al suo corpo forte e magro.
“Sì, mi piacerebbe. Aspetta che chiamo Wendy.”
Compongo il numero del suo cellulare e dopo innumerevoli mi risponde con una voce da oltretomba.
“Che c’è, Aileen?
Stai male?”
“No, volevo solo dirti che stasera non torno a casa, vado a dormire da Tony.”
“Dormire?”
Mi chiede stupita.
“Sì, dormire, solo dormire.”
Divento ancora più rossa – viola ormai – per quello che potrebbe pensare lei.”
“Va bene, vai e divertiti.”
Dopo la telefonata ce ne andiamo dalla spiaggia e lo seguo in macchina, abita in una grande casa sulla collina, immersa nel silenzio e nella quiete. Fa anche leggermente più freddo rispetto alla città, ma non ho tempo di lamentarmi, quando parcheggiamo nel suo garage mi prende per mano e mi porta in casa.
Mi mostra le varie stanze, ci beviamo una coca e poi finalmente andiamo in camera sua: è grande, con un letto matrimoniale, un armadio, una scrivania con un portatile e svariati fogli, una chitarra acustica in un angolo e un sacco di poster di Star Wars e di tartarughe sulle pareti. In un angolo della scrivania c'è un piccolo contenitore con l'acqua,  la sabbia e una palma di plastica verde in cui riposa la tartarughina che gli ha regalato Holly.
Mi piace.
“È molto bella.”
“Sono contento che ti piaccia.”
Con un po’ di imbarazzo si spoglia, rimanendo solo in boxer e canottiera e poi mi fa cenno di raggiungerlo. Io mi tolgo scarpe, calze e pantaloni, rimanendo solo con una maglietta degli All Time Low e mi infilo nel suo letto.
Immediatamente vengo avvolta nel suo abbraccio e mi ritrovo con la testa sul suo petto: sento il suo cuore battere.
È un battito regolare che mi tranquillizza e mi toglie dall’imbarazzo.
“Buonanotte, Tony.”
“Buonanotte, Aileen”
Sì, sono sicura che sarà una buona notte mi dico prima di addormentarmi con un sorrisone stampato in faccia.
Ho appena trovato un ragazzo che mi accetta, sarà una meravigliosa notte.

 Angolo di Layla

Lo so che siete tutte impegnate con la scuola e vi capisco, ma, vi prego, lasciate una piccola recensione.

Canzone del titolo: Last hope-Paramore

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Capitolo 13
*** 12)Spend your days watch the waves with me, we can love like we are forever ***


12)Spend your days watch the waves with me, we can love like we are forever

 
Aileen p.o.v.                                                                                                                                                                                                                                                                                               

 La mattina dopo mi sveglio tra le braccia di Tony, uno sguardo alla sveglia mi fa capire che è ora che me ne vada o sarò in ritardo per il lavoro.
Cerco gentilmente di liberarmi dalla sua presa, ma lui la rinsalda e mugugna qualcosa.
“Stai qui ancora un po’!”
“Tony, il lavoro.”
“Datti malata, voglio godermi ancora un po’ la mia ragazza.”
Il mio cuore salta un battuto.
“P-puoi ripetere, per favore?”
“Voglio stare con la mia ragazza.”
“Sono la tua ragazza?”
Gli domando con una voce sottile.
“Beh,solo se lo vuoi.”
“Scherzi? Lo voglio, lo voglio eccome, solo che, ecco…
Come posso dire, non pensavo di essere la tua ragazza, solo una che stai frequentando e la cosa mi giunge totalmente nuova. Non che non mi faccia piacere, solo che non lo sapevo e mi ci devo abituare, ma sono feli…”
Mi tappa la bocca con un bacio, che mi dà i brividi. Sono consapevole del suo corpo seminudo vicino al mio e del suo respiro sul mio collo.
“Sh, buona, piccola.”
“Grazie, ti a..voglio bene, Tony.”
“Cosa stavi per dire?”
Io divento rossa come un pomodoro.
“Niente, qualcosa di troppo affrettato.”
Lui mette un broncio adorabile.
“E dai, dimmelo!”
“Ti amo, Tony.”
Rispondo sottovoce.
“Anche io, credo...”
“Adesso chiamo il mio capo.”
Compongo il numero e cerco di dare alla mia voce una sfumatura sofferente, cosa che mi riesce e annuncio al mio capo che non potrò venire al lavoro perché sto male. Lui si comporta in modo comprensivo e mi consiglia di stare a letto tutto il giorno, io ringrazio e attacco il telefono.
“Non è troppo presto?”
“Un po’, ma mi fa piacere che tu mi ami. Dio, che brutta frase! Sono felice che tu mi ami, un po’ presto, ma va bene così.”
“Anche tu parli un po’ troppo quando sei nervoso?”
Lui si gratta la testa.
“Sì, mi succede. È la maledizione dei timidi, credo.”
“Sì.”
Rispondo sonnolenta.
“Sonno?”
“Un po’. Da quando Sam è morto dormo poco.”
“E allora dormi.”
Mi dice sorridendo e attirandomi sul suo petto, io penso che sia il posto più comodo che abbia mai conosciuto, mi piace sentire il suo cuore battere.
“Mh, mi piace sentire il battito del tuo cuore.”
Lui mi accarezza i capelli senza dire nulla e poco dopo il mio respiro si fa regolare e cado in un sonno profondo.
Mi risveglio che sono le undici, Tony questa volta è già sveglio e mi dona un sorriso luminoso.
“Ben svegliata, m’lady.”
“Buongiorno a te, turtle.”
Mi dà un bacio che diventa subito passionale, siamo come due calamite che si attraggono.
“Meglio che esca da questo letto o rischio di violentarti durante il nostro secondo giorno di fidanzamento.”
Borbotta,uscendo dalle coperte.
È ottobre avanzato e inizia a fare freddino anche qui.
“Ti dona molto il tuo septum, non l’avevo mai notato prima.”
“Perché non c’era, me lo sono fatto da poco. Me l’ha fatto Bryan, il piercer di Wen, è davvero un bel ragazzo.”
Gli dico, per stuzzicarlo un po’.
“Mh, davvero? Persino più bello del sottoscritto?”
“Non so, ci devo pensare!”
Lui mi dà una cuscinata in faccia per gioco e io rispondo con un altro cuscinata, cinque minuti dopo la sua camera è un casino di piume che svolazzano.
Ci fermiamo solo quando sentiamo un urlo: è una donna messicana di mezza età.
Che sia sua madre?
“Rosa, perdona!
Nosotros jugabamos!”
“È tua madre?”
“No, solo la mia domestica e mi dispiace per il casino che ho combinato.”
Ci vestiamo e cerchiamo di rimediare un po’ al disastro, poi usciamo dalla stanza a disagio.
“Cosa facciamo? È tardi per fare colazione e troppo presto per mangiare.”
“Facciamo un giro in spiaggia. Tra quindici giorni è Halloween e ci sarà una festa alla casa discografica, possiamo portare qualcuno se vogliamo.
Ti va di venire con me?”
Io inciampo nel mio piede e quasi cado dalle scale. Una volta che sono saldamente attaccata alla barriera lo guardo.
“Oh, Cristo! Non credo ancora che tu me l’abbia chiesto, ma la risposta è sì ovviamente!”
“Dovrei decorare la casa, ma oggi tu non puoi accompagnarmi, vero?”
“No, sarebbe sospetto se apparissi in piena salute dopo essermi data malata al lavoro.”
“Immaginavo. Va beh, ci godremo la spiaggia!”
“Sì.”
“Sperando che tu non ti ammazzi prima.
Ehi, ti va se ci fermiamo al Mac vicino al parcheggio a fare colazione?”
“Sì, perché no?”
Usciamo di casa e veniamo accolto da una bellissima giornata d’autunno: gli alberi si stanno incendiando di rosso e arancione.
Mi piace
 

Arriviamo al Mac e ordiniamo un cappuccino, dei muffin e dei pancakes.
Mangiamo tutto con voracità, soprattutto i pancakes, io amo i pancakes di questo posto!
Pagato tutto, andiamo in spiaggia, nonostante il sole è deserta: le persone normali lavorano a quest’ora.
Ci siamo solo noi a goderci la brezza, il rumore delle onde e la pace. Io mi metto a raccogliere qualche conchiglia, come facevo da ragazzina e mi scappa un sorriso.
“Come mai quel sorriso?”
“Mi è appena venuta in mente una cosa.”
“Cosa?”
“Ogni tanto d’estate o all’inizio della scuola io, Holly e Wen prendevamo la macchina e andavamo sulla costa solo per fare un giro in spiaggia.
Amavamo la spiaggia e non facevamo altro che parlare di quando ci saremmo trasferite in California in cerca di fortuna e ora eccoci qui.”
“Sono felice per voi e per me, perché altrimenti non ti avrei trovato:”
“Avresti trovato un’altra.”
Rispondo un po’ amara.
“Cosa?”
“Niente, è che ogni tanto mi sento inadeguata, tu sei una star e io non so niente, solo una cameriera senza prospettive.”
“Non dovresti esserlo. Sei speciale, mi hai fatto uscire subito dal mio guscio.”
Mi risponde tranquillo, facendomi arrossire.
“C’è qualcosa che vorresti fare?”
“Musica, so suonare un po’ la chitarra e mi piacerebbe trasformarlo in un lavoro, se non come membro di una band, come tecnico.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Potremmo guardare se all’università hanno un corso di musica.”
“E con quali soldi lo pago? Non ho niente da parte.”
“Posso aiutarti io.”
“No.”
Rispondo dura.
“Non voglio avere debiti con nessuno.”
“E preferiresti avere una vita che non ti dà nessuna soddisfazione?”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Non posso accettare, siamo insieme da troppo poco tempo, non voglio dare l’idea che ti stia sfruttando, voglio solo stare con te senza pensieri.”
“Va bene, ma l’argomento non è chiuso. Ne parleremo un’altra volta.”
Io annuisco.
“Com’è essere famosi?
Voglio dire, com’è sapere che là fuori ci sono un sacco di persone che apprezzano il tuo lavori, che apprezzano te e che ti amano?”
“È una soddisfazione, ma a volte è pesante. Mi sento come se non potessi farmi una vita mia, come la voglio io e che debba rispondere allo aspettative dei fans.
Loro ci hanno permesso di arrivare qui e li amiamo, ma a volte è pesante. A volte vorresti essere solo uno fra tanti e noi non siamo una band famosissima.”
“Credo di capire.”
“Quando arriviamo a casa mi fai sentire qualcosa alla chitarra?”
Io divento rossa come un pomodoro, io giudicata da un professionista abile come Tony? È troppo!
“Non lo so, non sono granché. Non vorrei annoiarti.”
Balbetto nervosa.
“Anche io non ero bravo all’inizio, sono curioso di sentirti, dai!!!
“E va bene, ma faccio schifo e non dire che non ti avevo avvertito!”
Lui annuisce sorridendo.
“Non vedo l’ora di sentirti!
Ah! La mia ragazza suona la chitarra e sopporta vedere Star Wars e le tartarughe, cosa potrei chiedere di più?”
Urla con le braccia alzate al cielo.
“Tu sei matto!”
Dico ridendo, lui ha il potere di mettermi di buon umore e Dio solo sa quanto ho bisogno di ridere ultimamente.
Do un’occhiata all’orologio.
“Tony, è ora di andare a casa. È l’una.”
“Hai ragione, devo mangiare.”
Io rido e lo trascino alla macchina, le nostre mani intrecciate mi sembrano la cosa più naturale e bella del mondo. C’è sempre una punta di senso di colpa verso Sam, ma credo di stare facendo quello che lui voleva, non che mi senta obbligata a stare con Tony per rispettare il suo desiderio, è solo che  mi sento meno colpevole pensando questo.
Risaliamo in macchina e torniamo alla sua villa, mi piace molto, è  così riservata: un oasi in mezzo al nulla o qualcosa di simile.
All’improvviso suona il mio cellulare e rispondo: è Sophie.
“Ehi,  Aileen! Ti va  se mangiamo insieme durante la pausa pranzo?”
“Dimmi che non sei passata al bar.”
“No, non ci sono passata. Perché?”
“Perché oggi mi sono data malata e ho trascorso la mattina con Tony e adesso sto andando a casa sua.”
“Ah, capito.
Mi sa che dovrò accettare l’invito di Ronnie, allora.”
“Ronnie, chi?”
La sento arrossire dall’altra parte del telefono.
“Ronnie Radke.”
“Porca di quella puttana! Come hai fatto?”
“Ma niente. Oggi è venuto alla casa discografica perché, a quanto pare, il grande capo gli ha proposto di pubblicare i suoi mixtape, lui gli ha detto che ci deve pensare, poi ha visto me.
Mi ha chiesto di uscire a pranzo e ora devo accettare.”
“Se mi dici che ti dispiace ti meno!”
“No, mi piace.
 Ma ho ancora Vic in testa e lui è fidanzato.”
“Potreste essere amici.”
“Potremmo. Beh, ora vado, salutami Tony e divertitevi.”
“Anche tu!”
Chiudo la chiamata e mi porto il cellulare al cuore.
“Cavolo, non ci credo!”
“Cosa è successo?”
“Sophie che esce con Ronnie Radke e io non le ho nemmeno chiesto di portarmi un autografo!”
“Ti piace?”
“Sì, ovviamente non come mi piaci tu, ma Cristo…”
Lascio la frase sospesa, perché non so cosa aggiungere: sono scioccata.
“Va bene. Ti concedo di fangirlare un po’ su di lui, a patto che tu suoni davvero qualcosa per me:”
“Non era già nei patti?”
Gli chiedo deglutendo.
“Sì, ma volevo essere sicuro che tu lo facessi davvero.”
Io sbuffo, ormai sono legata alla sua promessa e mi scoccia parecchio, non sono così brava e non mi va di mettermi in ridicolo.
Ormai è fatta!
Arriviamo a casa sua e filiamo dritti in salotto, poi lui sparisce un attimo e torna con una chitarra che mi tende. Io la afferro e comincio a controllare se sia accordata e con un sospiro inizio a suonare “What’s my age again?” dei blink. Poi suono “The only exception” dei  Paramore, “Amelia” dei Tonight Alive”, “The other side” sempre dei Tonight Alive e alla fine provo a suonare “Hold on till may”. Ovviamente non posso fare a meno di cantare, così lui sente anche la mia voce da gallina.
Finito, depongo la chitarra e faccio per scappare in cucina, ma lui mi ferma.
“Dove vai?”
“A sotterrarmi in giardino maledicendo Ronnie Radke.”
Lui ride di gusto.
“Non vedo perché dovresti farlo.”
“Come? Sono un disastro.”
“Io direi di no, non te la sei cavata male. La tecnica va affinata, ma per essere una principiante è un buon risultato e non credo dovresti sprecare questo talento.”
“Se lo dici tu.”
“Credimi.”
“Va bene, ti credo. Adesso mangiamo, però.”
Mi metto ai fornelli e cucino dei burrito per tutti e due, spero apprezzi. Quando li servo in tavola i suoi occhi si illuminano e addenta subito il suo.
“Buono, per essere una ragazza non messicana.”
“Mi piacciono e ho imparato a cucinarli, erano anche il…”
Mi fermo, non riuscendo a dire che erano il piatto preferito di Sam.
“Erano cosa?”
“Il piatto preferito di Sam.”
“Capisco.”
Per fortuna non aggiunge e di questo gliene sono profondamente grata, sarebbe stato imbarazzante per tutti e due. Sam è ancora un argomento aperto tra noi, in fondo e ne dovremo parlare. Non voglio che si senta in competizione con un fantasma.
“Tony, mi diapiace.”
“Perche?”
“Non voglio che tu ti senta in competizione con Sam, lui è il mio passato, ma tu sei il mio presente e spero il mio futuro e non devi avere paura di lui:”
“Non ne ho, ma mi dispiace vederti così quando lo nomini, non mi piace vederti stare male.”
“Per un po’ sarà inevitabile, lo sai.”
“Lo so, ma mi sento un po’ impotente nel non poterti aiutare come vorrei.”
Io gli stringo una mano.
“Lo stai già facendo. Mi stai dando una possibilità e non hai paura di me e del mio passato, per me conta molto.”
Lui annuisce e riprendiamo a mangiare, spero di essere stata chiara su questo punto e che non ci siano problemi in futuro.
La mia vita non è mai stata facile e mai lo sarà, temo.
Ci saranno sempre salite, ma spero di avere qualcuno che mi accompagni.

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeeed per la recencione, sono contenta che ti piacciano Tony e Aileen come coppia e ti ringrazio infinitamente per aver recensito.

Canzone del titolo:One bedroom-Yellowcard

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Capitolo 14
*** 13)I drink the poison then I pass the fuck out ***


13)I drink the poison then I pass the fuck out

 
Sophie p.o.v

 
La mia vita è il solito casino.
Ho cambiato città e ho cambiato amici, eppure niente sembra andare nel verso giusto esattamente come a New York.
Mi dico con un filo di malinconia, mentre faccio colazione aspettando che Wen arrivi, Aileen ormai passa molte notti da Tony e forse dovrei comprarmi una macchina.
In ogni caso la mia amica arriva puntuale e io esco, la trovo piuttosto di buonumore e non posso fare a meno di chiedermi perché io non possa essere così stando con Vic.
Da quando si è messo con Danielle si fa sentire a stento e la cosa mi rende piuttosto triste, pensavo di aver trovato almeno un amico, ma mi sbagliavo.
“Cosa c’è Sophie?”
“Niente, pensavo a Vic.”
“Prima o poi si accorgerà di te.”
Io scoppio in una risata amara.
“Da quando sta con Danielle si fa a stento sentire come amico, meglio che ci metta una pietra sopra. Nessuno vuole stare con Sophie, la pazza.”
“Io sono convinta che presto mollerà Danielle, sono convinta che sia una tizia che gli serva per dimenticare Holly.”
“Penso di essere io quella tizia.
Grazie del passaggio, sono arrivata.”
Scendo dalla macchina ed entro nella casa discografica, saluto il tizio alla reception e poi mi dirigo nel mio ufficio. Mi metto subito al lavoro e mi interrompo solo verso le undici quando alzo la testa dalle mie scartoffie per segnarmi che domani dovrò andare a sentire una band emergente a cui la casa discografica è interessata.
In quel momento mi accorgo che qualcuno mi guarda e che qualcuno è niente meno che Ronnie Radke.
“Buongiorno.”
Dico imbarazzata.
“Ciao. Come va?”
“Uhm, bene. Sto sistemando le mie solite scartoffie.”
“Come ti chiami?”
“Sophie O’Connor, felice di conoscerti.”
“Immagino tu sappia già il mio nome.”
“In effetti sì, conosco il tuo nome, Ronnie Radke.”
Lui sorride divertito.
“Sono qui per vedere se qualcuno è interessato ai miei mixtape e qualcuno c’è.”
“Sono felice per te.”
“Anche io e sarei più felice se tu venissi a pranzo con me.”
“Io?”
“Sì, tu.”
Non so cosa rispondere, proprio in questo momento suona il mio cellulare, è Aileen che mi avvisa di non andare al posto dove lavora perché ha fatto finta di essere malata per stare con Tony.
Beh, a questo punto sfumano le mie possibilità di usarla come scusa, anche perché lei mi ha esortato ad accettare.
“Ok, va bene.”
“Ci vediamo tra un’ora e mezza alla reception allora. Io penso che mi farò un giretto nei dintorni.”
“Beh, buona gita. Io sarò qui tra le mie scartoffie.”
Gli rispondo sorridendo e sperando di non aver violato qualche regola accettando di uscire con lui.
Continuo a lavorare fino all’una e mezza, poi lascio perdere tutto per godermi la mia pausa pranzo, oltre a domani, dovrò andare anche dopodomani e sabato a sentire altre band. Speriamo siano bravi.
Saluto l’uomo che c’è alla reception e vedo Ronnie alzarsi pigramente da uno dei divani che ci sono nella stanza, prima non l’avevo notato.
“Ciao.”
“Ciao. Dove andiamo?”
“Ho trovato un posto carino.”
Lo seguo e saltiamo in macchina, mette in moto e poi dopo un po’ mi accorgo – con orrore – che si sta fermando davanti al bar dove lavora Aileen.
“No, non qui. Per favore!”
Lui mi guarda senza capire.
“Qui ci lavora una mia amica, ma oggi ha detto che stava male per stare un po’ con il suo ragazzo. Il proprietario mi conosce e sarebbe imbarazzante.”
“Capisco, dove andiamo?”
Gli detto le indicazione per un bar vicino alla spiaggia, lui sembra apprezzare e questa volta scendiamo dalla macchina senza problemi. Ci sediamo a uno dei tavolini fuori dal locale e aspettiamo che arrivi qualcuno.
“Posso chiederti una cosa?”
Sparo a un certo punto.
“Perché hai voluto venire a pranzo con me?”
“Perché sei molto carina e avevo voglia di una buona compagnia per mangiare. Non sei di qui, vero?”
“No, sono di New York.”
“Si sente dall’accento.”
Mi risponde sorridendo.
“Adesso posso farti io una domanda?”
Io annuisco, si è guadagnato il diritto di farla.
“Perché una bella ragazza così bella è così triste?”
Io arrossisco violentemente.
“Non sono una bella ragazza.”
Blatero sottovoce.
“Oh, sì. Lo sei, lasciatelo dire da un esperto.”
Io rimango in silenzio,poi mi decido a parlare.
“Beh, c’è un ragazzo che mi piace, ma lui sta con un’altra. Prima eravamo almeno amici, adesso che sta con lei mi chiama a stento.”
“Come si chiama questo idiota?”
“Vic Fuentes.”
Lui mi guarda stupito.
“Come conosci i Pierce The Veil?”
“Vivo a casa Barakat e a un party li ho incontrati e se ti chiedi come mai io viva lì è perché mia sorella maggiore è la ragazza di Jack.”
“Dunque Vic Fuentes sta con Danielle pur avendo sotto gli occhi una bellezza come te. Deve essere impazzito.”
“Al contrario, è molto logico. In passato ho avuto problemi di autolesionismo e di anoressia, nessuno con un po’ di sale in zucca vorrebbe stare con me.”
“Ti stai sottovalutando e non credere che anche Vic abbia un passato immacolato.”
“Lo so, ma si vede che non è abbastanza.”
“Mi sa che qualcuno deve aprirgli gli occhi.”
Io lo guardo preoccupata.
“Cosa vuoi fare?”
L’arrivo della cameriera che prende le ordinazioni dei nostri panini ci distoglie dal nostro discorso.
Mangiamo in silenzio e io inizio a essere seriamente in pensiero su cosa potrebbe fare Ronnie Radke se  si intromettesse nella mia vita.
All’improvviso qualcosa – o meglio qualcuno – attira la mia attenzione: Danielle con un ragazzo.
Immediatamente mi nascondo i capelli tirando su il cappuccio della felpa e mettendomi un paio di occhiali scuri, Ronnie nota tutte le mie mosse e capisce la causa quando Danielle passa vicino al nostro tavolo.
Il ragazzo che è insieme a lei è alto e muscoloso, indossa un costoso completo italiano giacca-pantaloni color nero fumo, una camicia bianca e una cravatta di un blu smorto. Immagino che sia un manager o un aspirante tale, ne ho visti parecchi così a New York.
Feccia.
Venderebbero la propria madre, per poi riacquistarla a un prezzo irrisorio e rivenderla al triplo del primo tentativo.
Cosa ci fa lei qui con questo tizio?”
“Allora l’hai fregato?”
Dice il ragazzo a voce non abbastanza bassa per non essere udito da me.
“Sì, l’ho fatto innamorare di me e gli impedisco di sentirsi con quella ridicola puttanella newyorkese. Non lascerò che una piccola tossica piena di problemi rovini il mio piano.”
Poi parlano a voce talmente bassa che non si sente più nulla, so solo che a un certo punto si baciano appassionatamente.
Quindi la cara Danielle sta con Vic solo per i soldi e lo tradisce, anzi è d’accordo, con questo bastardo, devo fare qualcosa!
“Hai sentito anche tu, Ronnie?”
“Forte e chiaro. Cosa hai intenzione di fare?”
“Non è ovvio? Dirlo a Vic!”
“Non ti  illudere che sarà così facile. Sono sicuro che quella ragazza gli ha fatto il lavaggio del cervello.”
“Beh, prima di ideare altri piani credo sia meglio provare con questo, no?”
“Prova, ma sarà un fallimento. Conosco il tipo di ragazza in questione.   
Temo di conoscerlo anche io, purtroppo.

 
Durante il pomeriggio mando un messaggio a Vic chiedendogli di vederci questa sera, lui risponde di sì. Chissà, forse Danielle si era distratta un momenti quando il mio messaggio è arrivato.
Esco dal lavoro piuttosto di malumore e, quando arrivo a casa, mi accorgo di essere l’unica in una casa di gente relativamente felice.
“Tutto bene, Sophie?”
“No, stasera dovrò informare Vic che Danielle lo tradisce, ma Ronnie dice che non mi crederà.”
“Ronnie chi?”
Mi chiede May.
“Ronnie Radke.”
“E da quando conosci Ronnie Radke?”
“Da oggi.”
“Come?”
“È venuto alla casa discografica per discutere dei suoi mixtape, poi mi ha invitato a pranzo e abbiamo visto Danielle con un altro.”
Rispondo asciutta.
“E ora lo dirai a Vic, vero?”
Io annuisco.
“Non ti crederà mai, Sophie.”
Mi risponde May, Jordan accanto a lei annuisce vigorosamente. È bello sapere che nessuno creda che tu ce la posso fare.
“Penserà che lo dirai per gelosia.”
“Ma ci devo almeno provare, cazzo!”
Esclamo irritata come non mai, sperando che Danielle lasci presto questo mondo, per colpa sua sto perdendo l’unico ragazzo che abbia mai amato.
Dal nervoso do persino un pugno alla parete, come se mi avesse fatto qualcosa quando è Danielle ad avermi fatto un torto.
Cerco di calmarmi e salgo a  cambiarmi, mi metto un paio di jeans tutti pieni di tagli e una maglia dei Rancid piena di tagli anche lei e i miei amati Doc Martens. Non so perché sento il bisogno di conciarmi come una punk, forse per darmi forza.
Cristo, era da New York che non sentivo il bisogno di mettermi la mia personale armatura. Scendo e chiedo ad Aileen se mi presta la macchina, lei annuisce poi mi guarda.
“Come mai sei vestita così?”
“Sto male?”
“No, è che di solito non sei vestita così.”
Io sospiro.
“Mi sento insicura e questi abiti mi proteggono come una corazza.”
“Beh, buona fortuna.”
“Grazie, ne  avrò bisogno.”
Dico in tono smorto.


Esco di casa e mi metto alla guida della macchina, il bar è in centro e sembra costoso,  sento la famigliare sensazione di disagio invadermi. Non appartengo a questi posti, non ci sono mai appartenuta.
Vic, comunque, è seduto in un posto d’angolo, io mi faccio coraggio e lo raggiungo.
“Ciao, Vic.”
“Ciao, Sophie. Come va?”
“Non c’è male, il nuovo lavoro mi piace.”
“Sono felice per te.”
“Tu? Come va?”
“Bene, bene. non c’è male. Scrivo parecchio, sarà un bell’album.”
“Bene, sono felice per voi:”
Rispondo con un sorriso che cela il mio disagio, mi accorgo che Vic sta guardando i miei vestiti.
“Non hai freddo con dei vestiti così leggeri?”
“Un po’, ma sto bene.”
“Non pensavo fossi punk.”
“Beh, adesso lo sai.”
Gli rispondo con il secondo sorriso falso della serata. Non ce la faccio più, sono stanca di girare attorno all’argomento per cui gli ho chiesto di vederci.
“Vic, ti devo dire una cosa.”
“Immaginavo. Dimmi.”
“Ho visto Danielle baciare un altro.”
Lui mi fulmina con un’occhiataccia da manuale che mi intimorisce, ma che non mi fa perdere la determinazione.
“Non dire cavolate, Sophie.”
“Non sto dicendo cavolate, Vic.
Non ti avrei disturbato per delle cavolate!”
Rispondo piccata.
“A me sembra di sì, la mia ragazza mi è fedele.”
“E io ti dico che l’ho vista baciare un altro!”
“Bugiarda! Sei solo gelosa di noi!
Mi fai schifo!”
Abbandona il bar lasciandomi con una sensazione di freddo all’altezza del cuore.
Gli faccio schifo.
Gli.Faccio. Schifo.
Una lacrima solitaria riga la mia guancia, poi chiamo il cameriere e gli ordino della vodka, lui mi guarda dubbioso e mi chiede la carta d’identità.
Dovrei sentirmi lusingata perché mi considera più giovane, ma mi sento solo seccata e gliela allungo di malagrazia.
Lui annuisce e mi porta il mio bicchierino che butto giù tutto d’un sorso, a New York mi piaceva bere quando le cose andavano male.
Così ordino altri bicchieri di vodka fino a che qualcuno si siede al mio stesso tavolo e dice al cameriere di smettere di servirmi. Io alzo la testa rancorosa, chi diavolo si permette di interferire nelle mie scelte?
Mi trovo davanti a Ronnie Radke.
“Ronnie, che cazzo! Lasciami bere!”
Gli dico strascicando le parole.
“Hai già bevuto abbastanza! Sono sicuro che se ti alzassi in piedi crolleresti dopo due passi!”
Io sbuffo.
“Cosa è successo?”
“Ho detto a Vic di Danielle. Mi ha detto che sono una bugiarda, gelosa di loro e che gli faccio schifo.
Schifo, capisci?
Come a New York! Faccio schifo a tutti, le uniche a cui non faccio schifo sono Wen e May ed è perché sono le mie sorelle!”
“E Aileen?”
“È amica di Wen, non può certo dire che gli faccio schifo e Holly è mia cugina.”
“A me non fai schifo.”
“Beh, grazie. Peccato che tu non sia il ragazzo che ami, a lui faccio schifo.”
Ronnie mi lancia un’occhiata penetrante.
“Lascia fare a me. Senti, ti accompagno a casa.”
Io sospiro.
“Va bene.”
Mi alzo dal tavolo, barcollando e lui mi offre cavallerescamente un braccio a cui attaccarmi. Usciamo dal bar e saliamo nella mia macchina, lui la guida fino a casa mia seguendo le mie istruzioni piuttosto confuse.
Wen mi farà una predica per essermi ubriacata, che palle!
Arriviamo alla villa di Jack e come al bar mi aiuta a camminare, entro in casa e Wen mi guarda sorpresa.
“Cosa è successo?”
“Ho detto a Vic di Danielle. Mi ha detto che sono una bugiarda, invidiosa e che gli faccio schifo!”
Mia sorella aggrotta le sopracciglia.
“Vado a dire due parole a Vic Fuentes.”
Dice con voce mortifera.
“Non dovresti fermarla?”
Chiedo a Ronnie.
“È un suo diritto insultarlo e poi voglio parlare con l’altra tua sorella.”
Mi porta in salotto e mi adagia sul divano sotto gli occhi sorpresi di May, Jordan, Aileen e Jack.
“Cosa è successo? Come mai sei ubriaca?”
Mi chiede preoccupata May. Merda, non dovrei farla preoccupare!
Ronnie spiega tutto in maniera coincisa, May si alza in piedi di scatto e ci vogliono sia Jack che Jordan per farla tornare a sedere.
“Io lo uccido!”
“Non puoi, non puoi fare sforzi in gravidanza!”
“Merda! Cosa posso fare?”
C’è un attimo di silenzio.
“Vic deve vedere con i suoi occhi il tradimento.”
Dicono piano all’unisono Jordan, May e Jack.
“Esatto.”
Fa eco Ronnie.
“E come pensate di fare?”
“Lasciaci pensare un attimo.”
Mi risponde May con una punta di impazienza.
“Io avrei un’idea.”
Dice con calma Ronnie, non mi piace la luce che c’è nel suo sguardo né il rumore delle urla di Wendy che si sentono.
“Lo sta massacrando.”
Borbotto io.
“Che idea avresti avuto, Ronnie?”
Chiede curiosa mia sorella.
“Posso fare da esca, del genere farle capire che ci starei e fare in modo che lei mi corteggi e poi Vic vedrebbe noi che ci baciamo o che facciamo altro.”
Finisce la frase con un ghigno malizioso.
“Non è male come idea, dobbiamo sistemarla un po’, ma penso sia molto efficace.”
Non mi piace nemmeno il luccichio di May.
Non voglio causare tutto questo casino, voglio solo sparire.
Potrei prendere un bel po’ degli antidepressivi che mi sono portata da New York e sperare che tutti insieme mi facciano finalmente morire.
Sono stanca di essere un peso per tutti, di essere quella a cui vanno risolti i casini.
Mi alzo dal divano, presi come sono dalla discussione, nessuno ci fa caso e salgo in camera mia.
Chiudo la porta a chiave e contemplo un paio di barattoli pieni di antidepressivi che non uso da secoli.
Forse l’unica soluzione è questa.
Non è una soluzione, ma per me potrebbe esserlo.
Continuo a guardarli incerta, senza sapere cosa fare.
Prendere la pozione e morire o vivere un altro po’ in un mondo di merda?

Angolo di Layla

Ringrazio YorForeverIsAllINeed per la recensione. Quando ho iniziato non mi aspettavo nemmeno io che comparisse un Ronnie Radke selvatico, ma poi mi osono detta che serviva qualcuno per aiutare Sophie e magari far ingelosire Vic, spero che questo capitolo ti piaccia.

Canzone del titolo: Disasterology-Pierce The Veil

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Capitolo 15
*** 14)I'm terrified to speak but you'd expect that from me ***


14)I'm terrified to speak but you'd expect that from me

 
May p.o.v

 
Non avrei mai detto che mia sorella facesse amicizia con un tipo come Ronnie Radke, ma le vie del Signore sono infinite e questo neonato sodalizio cade a fagiolo.
Lei ha bisogno di qualcuno un po’ più sgamato di lei che le dia una mano con Vic, anche se al momento penso che forse Ronnie sarebbe più adatto a lei rispetto al leader dei Pierce The Veil che si è comportato da emerito stronzo.
Mia sorella ha provato ad avvisarlo di che tipo fosse la sua ragazza e tutto quello che ha ottenuto è stata merda in faccia.
Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli del nostro piano quando un brivido mi attraversa, sta succedendo qualcosa a Sophie.
Senza dire niente mi alzo dalla mia sedia e corro al piano di sopra e inizio a tempestare di pugni la porta di mia sorella, senza ottenere alcuna risposta.
Merda!
Mi volto e noto che Wendy, Ronnie, Jack, Jordan e Aileen mi stanno guardando.
“Qualcuno butti giù questa porta o la butto giù io.”
“Tesoro, stai calma. Il bambino! E poi potrebbe non rispondere perché sta dormendo.”
“VOI NON CAPITE! QUALCUNO BUTTI GIU’ QUESTA PORTA O LO FACCIO DAVVERO IO!”
Urlo, ignorando le fitte al ventre.
Wen e Jack si scambiano un’occhiata e alla fine Jack butta giù la porta e Wen entra nella stanza.
“Oh, Cristo!”
La sento urlare.
Io mi libero dall’abbraccio di Jordan ed entro a mia volta per trovare mia sorella svenuta e un flacone vuoto e uno pieno di antidepressivi.
Merda, merda, merda!
Credevo di averli buttati via tutti!
Wen sta chiamando un’ambulanza, io invece mi inginocchio accanto al corpo di Sophie e le prendo una mano.
“Non fare scherzi, Sophie.
Stai per diventare zia, non vuoi vedere il mio bambino?”
La sua mano è fredda e troppo rilassata, io alzo lo sguardo verso Wen con gli occhi offuscati dalle lacrime.
“Respira ancora e ho chiamato un’ambulanza. Stai calma!”
All’improvviso mi raggomitolo su me stessa in preda alle fitte, sento confusamente Wendy dire qualcosa e due braccia mi sollevano e mi portano via.
“Jordan!”
Dico debolmente.
“Devo vedere mia sorella.”
“La vedrai, ma ora devi stare calma, ti metto a letto.
Ti farò sapere appena Wen mi avvisa.”
Si stende accanto a me accarezzandomi la pancia, io piango senza riserve maledicendo Vic Fuentes e quella puttana della sua ragazza.

 
Wen p.o.v

 
Stiamo discutendo gli ultimi dettagli del nostro piano malefico quando – all’improvviso – May si alza dalla sua sedia e corre al piano di sopra.
La sentiamo bussare furiosamente alla porta della camera di Sophie e decidiamo tutti di raggiungerla, allarmati dal suo strano comportamento.
Quando ci vede ci urla più volte di aprire la porta, dalle smorfie che fa vedo che non è solo arrabbiata, ma anche dolorante.
Questa è una di quelle emozioni violente che dovrebbe evitare, così guardo Jack e lui capisce al volo: con un paio di spallate butta giù la porta e io entro.
Vedo immediatamente il corpo di Sophie per terra, il viso rivolto al pavimento e le braccia allungate, vicino a lei ci sono due flaconi di antidepressivi.
Senza pensarci due volte chiamo il 911 e denuncio un tentativo di suicidio, scandendo bene l’indirizzo, la donna che ha risposto mi dice che manderanno subito un’ambulanza e di non toccare nulla.
Chiusa la chiamata vedo May inginocchiata accanto alla sorella che le parla, poi all’improvviso si accascia completamente e si raccoglie in una posizione fetale sul pavimento.
Sto per andare ad aiutarla, ma Jordan mi supera e la prende in braccio.
“La porto in camera, credo che stia male.”
“Lo credo anche io, stalle vicino, mi raccomando!
Ti avviserò appena saprò qualcosa.”
Lui annuisce e la porta via, io guardo con angoscia alle mie due sorelle, non ci voleva! E Vic che non vuole nemmeno scusarsi perché pensa che Sophie sia solo gelosa!
Bestemmio a bassa voce fino a quando non arrivano i paramedici che portano via mia sorella e i due barattoli di anti depressivi.
Io salgo in ambulanza con loro: un viaggio penoso.
Li osservo mentre tentano di tenere Sophie stabile, finalmente arriviamo all’ospedale e io corro loro dietro fino a quando mi fanno cenno di aspettare. Varcano una porta con la barella e io mi siedo su una delle sedie della sala d’aspetto con la testa tra le mani, in preda al senso di colpa.
Sapevo dei problemi di Sophie, forse avrei dovuto starle più vicina in questo periodo.
Pensavo che fosse abbastanza forte per superare il problema da sola e invece mi sbagliavo, mi sono goduta la mia felicità con Jack da perfetta egoista.
Scoppio a piangere, non siamo mai state sorelle unite, ma in questi mesi ho imparato a conoscere e apprezzare entrambe, non voglio che muoia.
È in questo stato che mi trova Jack, senza dire nulla mi passa un braccio attorno alle spalle, io continuo a piangere sul suo petto.
“Non è giusto, odio quel cazzone di Vic!”
Sputo in preda alla rabbia.
“Lei è sempre stata lì a raccogliere le sue confidenze su Holly senza dirgli nulla dei suoi problemi per non pesare su di lui e quando le ha detto la verità sulla sua stramaledetta ragazza lui l’ha cacciata via come una merda!
Lo odio!”
Lui mi asciuga le lacrime.
“Andrà tutto bene, non ti preoccupare.”
Dopo un po’ ci raggiungono anche Aileen, Tony e Ronnie.
“Si sa niente?”
“No, non è ancora uscito nessuno.”
un quarto d’ora dopo esce un medico dalla stanza.
“I parenti della signorina O’Connor?”
Mi alzo io.
“Sono la sorella, mi dica pure.”
“Mi segua.”
Io eseguo docile.
“Come sta mia sorella?”
“Sta bene, una buona lavanda gastrica e andrà tutto a posto. Se aveste aspettato ancora un po’ le cose sarebbero state più gravi.”
Io tiro un sospiro di sollievo.
“Mi dà un buona notizia, dottore, perché l’altra mia sorella è incinta. Una gravidanza difficile in cui dovrebbe evitare stress di ogni genere.”
“Temo, purtroppo, che non sia finita qui. Secondo la procedura standard sua sorella deve rimanere ricoverata per tre giorni in psichiatria ed essere seguita da uno psicologo per altri sei mesi.
Sapeva dei problemi di sua sorella?
Ho dato un’occhiata alla sua cartella, ci sono numerosi ricoveri in varie strutture a New York.”
“Lei vive da me solo da qualche mese, ma, sì, sapevo dei suoi problemi. Mi ha detto che erano superati, però.”
“Si sbagliava, purtroppo.”
“Già, posso vederla?”
Lui scuote la testa.
“Domani mattina.”
“Va bene.”
Ritorno dagli altri e comunico subito la notizia, Aileen si alza per telefonare a Jordan, io mi siedo scoraggiata  e depressa.
All’improvviso fa la sua comparsa l’ultima persona che mi aspettassi: Vic Fuentes.
“Come sta Sophie?”
Nessuno osa rispondere.
“Cosa vuoi, Vic?”
“Sapere come sta Sophie.”
“Cosa vuoi, Vic?”
Gli chiedo in tono più duro, lui non risponde.
“Vuoi pulirti la coscienza? Non te lo permetterò, quindi dimmi perché sei qui e poi vattene.”
“Io… volevo scusarmi… ecco, ho beccato Danielle con un altro e volevo …”
Non finisce la frase perché scoppio in una lunga risata isterica.
“Povero stronzo! Sei solo un povero stronzo!
Venire qui a scusarti quando mia sorella è ricoverata qui per te è davvero da stronzi, sparisci e non farti più vedere. Se avessi tenuto davvero a Sophie non l’avresti cacciata con parole così dure.”
“Forse lei vuole vedermi…”
“Forse, le dirò che sei passato.”
Gli rispondo secca, lui mi supplica con gli occhi di rimanere, ma io gli volto le spalle e dopo qualche minuto senti i suoi passi allontanarsi.
Finalmente.
Non potevo sopportare la sua presenza nemmeno un minuto di più, dopo quello che ha fatto a mia sorella non mi piace averlo attorno.
È colpa sua se Sophie ha fatto quello che ha fatto, colpa della sua insensibilità e della sua cecità. Si merita pienamente una fidanzata infedele come Danielle e Sophie si meriterebbe di meglio, ma ho il sospetto che alla fine sceglierà ancora lui.
Dannato amore!
Do un calcio a una sedia e poi torno a sedermi.
“Stai bene, Wen?”
Mi chiede Jack.
“No, sto maledicendo l’amore.”
“Pensavo avessi superato questa fase.”
“Scemo, non sto maledicendo noi come coppia, ma il fatto che probabilmente Sophie sceglierà Vic, nonostante il male che le ha fatto.
In questo senso l’amore è davvero una merda.”
Lui non dice nulla.
“Forse sono destinati a stare insieme.”
“Grande.”
Mormoro totalmente scazzata, non ho voglia di averlo come parente, intanto la notte passa.

 
La mattina arriva con i raggi del sole che mi svegliano dal sonno leggero in cui sono caduta.
Mi stiracchio e cerco il dottore per sapere se posso vedere mia sorella, lo trovo in una stanza con delle infermiere, sembra stiano facendo colazione così aspetto pazientemente che finiscano.
Quando esce mi sorride.
“Buongiorno, signorina O’Connor.”
“Buongiorno, dottore. Posso vedere mia sorella?”
“Sì, certo. Adesso Martha la accompagnerà.”
Martha è un’infermiera di mezza età che sorridendo mi conduce fino alla porta della stanza dove è ricoverata mia sorella.
Entro da sola e trovo Sophie stesa a letto, con almeno un paio di aghi nel braccio, che guarda fuori dalla finestra con aria assente.
“Sophie.”
La chiamo piano.
“A quanto pare non ce l’ho fatta nemmeno questa volta.”
“A quanto pare no.”
Lei sospira.
“Non dirmelo. Adesso dovrò stare qui tre giorni in psichiatria e poi uno strizzacervelli mi seguirà per sei mesi o un anno.”
“Sei mesi.”
Altro sospiro.
“Dovevo prendere più pastiglie.”
Io mi acciglio.
“Non ne dovevi prendere nessuna! Perché l’hai fatto?”
“Perché non servo a nessuno e persino quello che consideravo un amico mi odia, che senso ha la mia vita?”
Questa volta sono io a sospirare.
“E io? May? Holly? Il bambino di May?”
“Forse stareste meglio senza di me che non faccio altro che causare problemi.”
“NO. Noi vogliamo tutti che tu rimanga e viva la tua vita. Vogliamo vederti lavorare ed essere gratificata dal tuo lavoro alla casa discografica. Vogliamo vederti trovare il ragazzo giusto e sposarti con lui, magari avere anche dei figli.”
“Anche Vic?”
Rimango un attimo in silenzio, combattuta tra la mia rabbia verso di lui e il palese bisogno di lui che ha mia sorella.
“È passato per avere tue notizie, ma io l’ho cacciato.”
Dico alla fine, lei mi guarda sorpresa.
“Perché l’hai fatto?”
“Perché sono arrabbiata con lui, è per colpa sua che sei finita qui, se si fossi comportato diversamente forse adesso saremmo tutti a casa.”
“Tutti?”
“Fuori ci sono Jack, Ronnie, Aileen e Tony.”
Lei sembra sinceramente stupita dalla notizia, come se si aspettasse di non trovare nessuno, immagino che questa sia quello che le è successo quando era a New York.
“Anche May aspetta tue notizie, non sei più a New York, Sophie.
Qui ci sono delle persone che ti vogliono bene e sono preoccupate per te.”
Lei scoppia silenziosamente in lacrime, io l’abbraccio pensando che in questo momento sembra più che mai una ragazzina che una donna adulta.
“Vi voglio bene.”
“Anche noi te ne vogliamo, quindi cerca di non spaventarci più così.”
“Posso vedere Vic?”
“Lo chiamerò io.”
Rispondo con una sfumatura di rabbia nella voce, lei afferra la mia mano.
“Non essere arrabbiata con lui, sono io che ho fatto questo casino.”
Io non dico nulla, pensando che è proprio il contrario.
Non appena esco Jack e i miei amici mi vengono incontro.
“Come sta?”
“Bene, insomma. Vuole parlare con Vic.”
Tutti  notano l’astio con cui pronuncio il nome di Victor e Tony si sente in dovere di difendere il suo amico.
“Wendy, lo so che sei arrabbiata con lui e ne hai tutti i diritti, ma ti giuro che di solito non è così. Lo conosco, è la persona più buona del mondo, sempre pronto ad aiutare gli altri senza curarsi di sé stesso.”
“Oh, che culo! Chissà se fosse stato cattivo! A quest’ora forse Sophie sarebbe su una barella dell’obitorio con un foro in fronte!
Lo chiamo,comunque anche se non se lo meriterebbe affatto.”
Con rabbia cerco il cellulare nella borsa e compongo il suo numero, lui mi risponde subito e dalla voce capisco che questa notte non ha affatto dormito.
“Ciao, Vic. Sono Wendy.”
“Come sta?”
“Bene, diciamo. Vuole vederti, perciò scaraventa il tuo culo in ospedale e vedi di non farle altro male o giuro che ti pesto.”
Detto questo chiudo la chiamata e mi siedo su una delle sedie.
Venti minuti dopo Vic fa la sua apparizione, trafelato e con due borse da primato sotto gli occhi.
“In che stanza è?”
“Ti accompagno io.”
Mi alzo e lo accompagno fino alla porta.
“Trattala bene o sei un uomo morto.”
Lui annuisce ed entra, io torno dai miei amici.
“Scusate, ma lei voleva vederlo. Dopo, se vorrete potrete entrare.
Qualcuno ha chiamato Jordan?”
“L’ho chiamato io.”
Mi risponde Aileen.
“Grazie, almeno May starà meglio.”
Non so quanto Vic stia dentro di preciso, so solo che è un bel po’ e quando esce lo fulmino.
“Sta bene, stai tranquilla.”
Dopo di lui entrano Ronnie e gli altri, lasciandomi da sola con lui, brutta situazione.
“Potrai mai perdonarmi?”
“Non lo so, sinceramente, non lo so.
Hai fatto male a mia sorella e io non perdono chi fa del male alle uniche persone sane che ho in famiglia.”
“Io non pensavo avrebbe reagito così.”
“Tu non hai pensato e basta.”
Taglio corto io.
“Cosa vuol dire?”
“Che prima di insultare così una tua amica forse avresti dovuto almeno verificare se ti dicesse o meno la verità.”
Lui sta zitto.
“Hai ragione, ma dopo Holly Danielle era un ottimo chiodo scaccia chiodo.”
“Forse dovresti guardarti attorno e forse scopriresti che c’è qualcuno che ti sta aspettando ed è disposto ad aspettarti per tanto tempo.”
Lui mi guarda senza capire e io non sono disposta a dargli spiegazioni.
Sta per parlare, ma l’arrivo dei ragazzi lo fa rimanere muto.
“Sembra stia bene, anche se non è contenta del fatto che dovrà rimanere qui per tre giorni e poi avere uno psicologo addosso.”
“Lo immaginavo.”
“Lo immaginavo anche io.”
Una voce mi fa eco, io mi volto e vedo May sorretta da Jordan. È pallida, ma credo che abbia dormito e che non stia male come ieri sera.
Rivolge un’occhiata di puro odio a Vic e poi va dalla sorella accompagnata dal suo ragazzo, il cantante deglutisce e credo che si senta parecchio a disagio.
Fatti suoi.
Parla un po’ con Tony, poi se ne va con la coda tra le game.
Io vado da Sophie e la trovo che parla con May.
“Ragazze, per voi sarebbe un problema se noi andassimo a casa?”
“No.”
Risponde May.
“Rimango io con lei.”
“Perfetto. Sophie, ci vediamo oggi a mezzogiorno.”
“Va bene e grazie di tutto Wen.”
“Figurati.”
 Me ne vado e prendo per mano Jack, fuori l’aria è frizzante e il sole splende sulla citt illuminando gli alberi carichi di foglie rosse, gialle e arancioni.
Lui stringe la mia mano.
“Ce la faremo, supereremo anche questa.”
“Sì, fino a che avrò te accanto so che potrò superare tutto.”
Rispondo sorridendo.
“Ti va un caffè?”
“Volentieri.”
Ci fermiamo in un bar e ordiniamo cappuccino e brioche per due, per la prima volta da quando ho trovato Sophie mi sento meglio.
Quando ho detto che con lui posso affrontare tutto ho detto la verità, senza di lui sarei persa.
Spero comunque che mia sorella si riprenda presto e che Vic non le faccia più del male o potrei davvero pestarlo.
Nessuno tocca la mia famiglia.

Angolo di Layla

RingrazioYourForeverIsAllThatINeed per la recensione, spero che il capitolo ti piaccia. 

Canzone del titolo: Remembering sunday-All Time Low

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Capitolo 16
*** 15)I never meant to hurt nobody, I only meant to do this to myself ***


15)I never meant to hurt nobody, I only meant to do this to myself


Sophie p.o.v

 
La prima impressione che ho è che qualcuno mi abbia buttato nella baia con del cemento attaccato ai piedi, le mie palpebre sono diventate difficili da alzare e respiro a fatica.
Con lo sforzo più grande dei miei ventitré anni di vita apro gli occhi e questi rivelano il soffitto fon troppo familiare di un ospedale. Un soffitto di cemento dipinto di un colore chiaro e un neon abbagliante.
Ancora una volta non ce l’ho fatta, penso riferendomi alla sera prima.
Anche questa volta non ho preso abbastanza pillole e mi hanno presa per le penne.
Chiudo gli occhi e tento di sollevare le braccia per portarmi le mani davanti al viso e con qualche difficoltà ci riesco.
Mi scappa un singhiozzo di frustrazione, ancora una volta mi terranno in psichiatria per tre giorni e poi mi affibbieranno un cretino con cui fare un percorso di riabilitazione.
Fanculo.
Le parole di Vic continuano a rimbombarmi in testa, quanto vorrei non doverle sentirle più!
-Ma se ce l’avessi fatta non avresti mai visto la figlia di May. Non vuoi vederla?-
Sì, mi piacerebbe vederla, dopo tutto.
La testa mi fa male e sento le lacrime che pungono per uscire, sono un completo disastro che non sa apprezza quello che ha.
All’improvviso la porta si apre ed entra Wen
“Sophie.”
Mi chiama piano e il mio senso di colpa aumenta di una tacca. Lei mi ha ospitata in casa sua e io l’ho ringraziata tentando di suicidarmi.
“A quanto pare non ce l’ho fatta nemmeno questa volta.”
“A quanto pare no.”
Io sospiro.
“Non dirmelo. Adesso dovrò stare qui tre giorni in psichiatria e poi uno strizzacervelli mi seguirà per sei mesi o un anno.”
“Sei mesi.”
Sospiro di nuovo, meglio sei mesi che un anno.
“Dovevo prendere più pastiglie.”
La frase mi esce all’improvviso, senza che possa controllarla e viene dritta dal mio io autodistruttivo, Wen si acciglia.
“Non ne dovevi prendere nessuna! Perché l’hai fatto?”
“Perché non servo a nessuno e persino quello che consideravo un amico mi odia, che senso ha la mia vita?”
Questa volta è lei a sospirare, immagino non le faccia piacere sentire certe cose. Che cretina che sono!
“E io? May? Holly? Il bambino di May?”
“Forse stareste meglio senza di me che non faccio altro che causare problemi.”
“NO. Noi vogliamo tutti che tu rimanga e viva la tua vita. Vogliamo vederti lavorare ed essere gratificata dal tuo lavoro alla casa discografica. Vogliamo vederti trovare il ragazzo giusto e sposarti con lui, magari avere anche dei figli.”
“Anche Vic?”
Lei rimane un attimo in silenzio, come per soppesare le parole e impedire alla rabbia di prendere il sopravvento, poi infine parla
“È passato per avere tue notizie, ma io l’ho cacciato.”
La guardo piuttosto sorpresa, non capendo perché l’abbia fatto.
“Perché l’hai fatto?”
“Perché sono arrabbiata con lui, è per colpa sua che sei finita qui, se si fossi comportato diversamente forse adesso saremmo tutti a casa.”
“Tutti?”
“Fuori ci sono Jack, Ronnie, Aileen e Tony.”
Sono sinceramente stupita dalla notizia, pensando che non sarebbe venuto nessuno. A New York non veniva mai nessuno, nemmeno i miei. Semplicemente riempivano i moduli necessari e poi se ne tornavano nel loro lussuoso appartamento lasciandomi nelle mani dei medici. Credo che Wen l’abbia capito con una sola occhiata.
 “Anche May aspetta tue notizie, non sei più a New York, Sophie.
Qui ci sono delle persone che ti vogliono bene e sono preoccupate per te.”
Io scoppio silenziosamente in lacrime, e lei  mi abbraccia, mi sento fragile come una bambina in questo momento. Ho bisogno di una mano che mi guidi fuori da questo casino.
“Vi voglio bene.”
“Anche noi te ne vogliamo, quindi cerca di non spaventarci più così.”
“Posso vedere Vic?”
“Lo chiamerò io.”
Risponde con una sfumatura di rabbia nella voce, io afferro la sua mano.
“Non essere arrabbiata con lui, sono io che ho fatto questo casino.”
Lei non sembra convinta, ma alla fine annuisce e se ne va. Più o meno venti minuti dopo la porta si apre ancora. Io mi sento uno schifo, il senso di colpa e la sensazione di fallimento mi mangiano viva.
Questa volta è Vic, ha l’aria di uno che non ha dormito molto.
“Ciao, Sophie.”
“Ciao.”
Rispondo piuttosto asciutta, ora mi accorgo di essere arrabbiata con lui.
“Hai ragione a essere arrabbiata con me, mi dispiace molto per quello che ti ho detto.”
“Lieta di sentirtelo dire, ma mi domando: se io non avessi tentato di suicidarmi ti saresti scusato?”
Lui rimane un attimo a disagio.
“Penso di sì, alla fine.
Dopotutto avevi ragione, Danielle mi tradiva. L’ho scoperta con un altro, un avvocato.”
Io scoppio in una lunga risata amara, che non sembra nemmeno la mia.
“Così hai dovuto vedere per credere come san Tommaso, non ti riusciva proprio di credermi e verificare.”
“Io… Io avevo bisogno di una distrazione dopo quello che era successo con Holly e lei era lì, allegra e spumeggiante, piena di vita.”
“E voglia di scopare.”
“E voglia di scopare.”
Mi fa eco lui, con aria colpevole.
“Non ti sei accorto che c’era qualcun altro?
Che c’ero io?”
Lui trasalisce violentemente.
“Vuoi dire che io ti piaccio?”
“Non è esatto, io ti amo, ma non importa.”
“Come sarebbe a dire?”
“Tu non sei mio amico, come posso considerarti come possibile ragazzo?”
Rispondo con un velo di tristezza nella voce.
“Sophie, ti prego! Non cacciarmi. Non voglio rimanere senza di te.”
“Vuoi dire senza una spalla su cui piangere.”
“No, voglio dire te con i tuoi pregi e i tuoi difetti. Non posso vivere senza di te, ti prego.
Mi dispiace di non averti creduto, se potessi tornare indietro nel tempo lo farei e non ti direi tutte le cattiverie che ti ho detto. Ti prego, dammi un’altra possibilità!”
Si blocca un attimo.
“Vorrei essere il tuo ragazzo se me lo permettessi.”
“Non lo so, ci devo pensare.”
Ho il cuore che batte a mille, c’è una parte di me che vuole rispondergli immediatamente con un sì e un’altra – più prudente – che mi consiglia di aspettare.
“Pensaci tutto il tempo che vuoi.”
Mi dice dolcemente, accarezzandomi una guancia.
Dopo di che se ne va, lasciandomi sola con i miei pensieri e i miei dubbi.

 
I ragazzi vengono a trovarmi ovviamente. Il più preoccupato è Ronnie, anche se è quello che mi conosce da meno tempo.
“Piccola, non mi aspettavo che avessi sofferto così tanto.”
Commenta impressionato, io non rispondo e stringo più forte il lenzuolo bianco.
Odio essere compatita, preferisco l’odio per un perverso meccanismo.
Parliamo di cose futili per un po’, poi anche loro se ne vanno e io prendo fiato: tra poco arriverà May e sarà furiosa. Le avevo promesso che non avrei più tentato il suicidio, ma ho infranto la promessa, non valgo granché come persona.
Non valgo granché eppure sono ancora qui.
Because heaven’ s full and hell won’t have me.
Canticchio tra me e me ed è così che mi trova mia sorella. La sua faccia non promette niente di buono.
“Avevi promesso che non l’avresti mai più fatto di nuovo.”
Esordisce.
“Lo so, mi dispiace. Non riesco a mantenere le mie promesse, nemmeno quelle importanti.”
“Non hai pensato a me, Wen, il bambino?
Al male che ci avresti fatto? Come credi che avrei reagito alla tua morte?”
Mi chiede con le lacrime agli occhi.
“Non lo so, non ci ho pensato. In quel momento volevo solo farla finita e non pensavo ad altro.
Scusa, May. Non lo farò più.”
“Sono anni che mi dici che non lo farai più e poi ti ritrovo sempre in un ospedale a lottare tra la vita e la morte.”
“Questa volta mi impegnerò sul serio, voglio vedere mia nipote.”
Lei sorride.
“È venuto Vic, dice che vuole stare con me. Io gli ho detto che ci deve pensare, mi ha fatto male, lo sai?”
“Immagino. Sophie, io non posso dirti né di stare con lui né di non starci, è una cosa che devi decidere tu.
Se deciderai di stare con lui vorrà dire che gli concederai un’altra volta la tua fiducia e sarebbe ammirevole, se invece deciderai che non vuoi troverai qualcun altro che fa per te.
Io ti sosterrò in entrambi i casi.”
“Secondo te cosa sarebbe meglio?”
“Che chiarissi con Vic, credo, ma la decisione spetta a te.
Capirei se decidessi di non vederlo più, visto il male che ti ha fatto.”
Io rimango in silenzio e lei mi abbraccia.
“Siamo una famiglia, ce la faremo e conoscerai mio figlio.”
Io sorrido e guardo Jordan.
“Sono una pessima sorella, tienimela d’occhio.”
“Lo farò, non ti preoccupare.
Adesso penso sia ora di andare.”
May annuisce e dopo avermi abbracciata se ne va anche lei, questa volta decido di farmi una dormita per far sì che i brutti pensieri non si facciano sentire.
Scivolo presto in un sonno senza sogni e vengo svegliata verso mezzogiorno da una solerte infermiera che mi indica il pasto: pollo lesso, patate lesse, prosciutto, una mela e scatolina di marmellata.
Beh, meglio che niente, mi dico sospirando e iniziando a mangiare il pollo.
Non è poi così male alla fine, in questi tre giorni guadagnerò una forma invidiabile grazie alla ospedale spa.
Dio, che cazzate! Come se non sapessi che non faranno altro che riempirmi di farmaci per tenermi calma.
Finito di mangiare, mi alzo in piedi e con il mio “attaccapanni”  a cui sono attaccate tutte le mie flebo esploro un po’ il reparto. Ci sono solo dottori e infermieri in giro, la maggior parte dei pazienti e nelle loro camere.
Saluto un po’ di personale e poi mi siedo su una poltroncina che dà verso l’esterno, posso così ammirare i colori autunnali di un piccolo giardinetto.
Bello! Peccato ammirarlo in circostanze così pessime.
“C’est la vie, Sophie.
Lo sapevi a cosa saresti andata incontro ieri sera, rassegnati al fatto incontrovertibile che né in paradiso né all’inferno ti vogliono.”
Torno in camera  mia e aspetto che mi venga servita la cena e che arrivi l’orario delle visite: May, Wen, Holly, Aileen, Ronnie e Vic mi hanno già scritto.
Vic è stato il messaggio a cui è stato più difficile rispondere, perché c’è così tanto di sospeso tra noi che è impossibile comportarsi come due amici.
Penso che nessuno dei due voglia solo essere amico dell’altro, ma ci sono delle circostanze che ci separano  e bisogna che il tempo faccia il suo corso.
So già che lo perdonerò e che accetterò di essere la sua ragazza, ma non subito. Adesso fa troppo male e devo pensare a sopravvivere a questi tre giorni.
Torno a letto e scrivo un messaggio a Wen in cui le chiedo se stasera può portarmi qualche libro, dubito che avrò tempo di leggerlo, ma non si sa mai.
Di solito ti riempiono talmente tanto di calmanti che non fai altro che dormire e stare a letto,  sperando che non ci sia un infermiere o un inserviente maniaco.
Alle sette mi servonola cena – che è la copia identica del pranzo – e poi aspetto che qualcuno si faccia vivo. La prima ad arrivare è May seguita da Jordan.
“Stai bene?”
Le chiedo.
“Sarei io a doverlo chiedere a te.”
Cerca di sorridere lei.
“Sei tu l’incinta.”
“E tu quella che hai tentato il suicidio, comunque sto bene. Lo stress è tornato a livelli normali.
Tu?”
“Uhm, bene. Si fa per dire, ovviamente, il cibo è pessimo, la compagnia anche e temo che presto sarò troppo imbottita di medicine per poter stare sveglia.”
“Non possiamo vederti per i prossimi tre giorni.”
“Immaginavo. Vabeh, vuol dire che mi godrò questa spa da sola.”
Jordan mi guarda incredulo.
“Non mi piace davvero stare qui, sto solo cercando di sdrammatizzare, Jordan.”
“Ah, per un momento non sapevo davvero cosa pensare.”
Io sorrido.
“Dovrai abituarti alla mia ironia se vuoi diventare mio cognato.”
Lui ride e in quel momento entrano Wen, Jack, Aileen, Tony, Holly, Alex e Ronnie.
“Ecco i tuoi libri!”
Mia sorella li sventola, io le faccio cenno di appoggiarli sul comodino.
“Grazie, Wendy.”
“Di niente, come stai?”
“Bene, se così si può dire.”
Lei mi guarda e annuisce.
“Immagino, hai parlato con qualcuno?”
“Un paio di infermiere.”
Tra di noi cala il silenzio per un attimo.
“Pensi che lo rifarai ancora?”
“No, adesso devo diventare una zia responsabile e non posso più permettermi certe cose. Ogni volta che ci provo dovrei ricordarmi com’è la vita in ospedale se non riesco ad ammazzarmi.”
“Beh, tienilo a mente.”
Mi risponde Wen.
“Qualcuno ha notizie di Vic?”
Tony e Ronnie si guardano l’un l’altro.
“Beh, ha telefonato chiedendo se poteva venire a visitarti.”
Dice piano Tony.
“Ma tua sorella non ha voluto.”
Finisce Ronnie.
“Scusa, sto cercando di proteggerti.”
Mi dice Wendy.
“Non ti preoccupare, non avevo molta voglia di vederlo. Volevo solo sapere se era interessato a me e a come stavo.”
“Come può non esserlo?”
Mi domanda scioccato Tony.
“Quella di stamattina può essere stata una finta per lavarsi la coscienza.”
Taglia corto Ronnie, Tony incrocia le mani sul petto.
“Se le ha promesso qualcosa la manterrà, lo conosco molto meglio di te, Radke.”
“Solo il tempo ci dirà chi ha ragione.”
Risponde sibillino il frontman dei Falling In Reverse.
“Sei sicura di volerci tornare insieme?”
Chiedono all’unisono Holly e Alex.
“Lo amo.”
Rispondo semplicemente.
“Che gran casino che è l’amore! Personalmente credo che Vic non ti meriti.”
Guardo un po’ sorpresa Jack, non aveva mai dato pareri negativi su Vic.
“Non credevo che non ti piacesse Vic.”
“Non è che non mi piaccia. È una brava persona, ci abbiamo fatto una collaborazione, un video e un  tour, ma visto come ti ha trattata e dove sei finita per colpa sua forse dovresti riconsiderare se vuoi davvero diventare la sua ragazza.”
Io sospiro.
“Ammetto che hai ragione, ma purtroppo o per fortuna amo lui e spero che d’ora in poi andrà meglio. Non sono nemmeno sicura che mi volesse davvero come ragazza, magari l’ha detto perché si sentiva in colpa.”
Tony scuote energicamente la testa.
“Se te l’ha detto era convinto. Su questo non ho dubbi.”
Chiacchieriamo un altro po’ riguardo a Vic e al fatto se dovrei o no accettare di essere la sua ragazza, poi l’infermiera che mi ha servito la cena  sbuca e ci dice che l’orario di visite  è finito.
Annuiscono tutti, May e Wen mi abbracciano.
“Beh, buona vacanza!”
Mi dice Jordan prima di andarsene, facendomi l’occhiolino, io ricambio.
“È qualcosa tra di voi, vero?”
Chiede Wen.
“Sì, non ti preoccupare.”
“Allora a tre giorni.”
“Ci mancherai!”
Aggiunge Jack prima di andarsene.
“Beh, cerca di riprenderti.”
“Sei forte puoi farcela.”
Holly e Alex.
“Ciao, Sophie.
Se ti serve qualcosa chiama.”
Mi dice Aileen prima di andarsene con Tony che mi saluta timidamente.
Ronnie è l’unico rimasto nella stanza.
“Ehi, piccolina. Niente più scherzi, vedi di riprenderti presto e di pensare bene a quello che vuoi fare con Vic. Ti voglio bene.”
Mi scompiglia i capelli.
“Anche io te ne voglio, grazie per l’aiuto.”
“Figurati.”
Se ne va anche lui e rimango da sola, inizio a leggere uno dei libri che mi ha portato Wen, un’ora dopo arriva la solita infermiera e mi dice che è ora di dormire.
Io metto un segnalibro alla pagina a cui sono arrivata e appoggio il libro sul comodino e do un’occhiata al cellulare.
C’è un messaggio.
Curiosa, lo apro. È un messaggio di Vic in cui mi augura la buonanotte, involontariamente sorrido come un ebete. Forse lo fa solo perché si sente in colpa, ma mi fa piacere che mi abbia scritto.
Sempre sorridendo digito la risposta e poi mi stendo sul letto, il cellulare stretto tra le mani sospirando felice.
Non sarà facile far funzionare qualcosa tra di noi né passare sopra al fatto che ho tentato il suicidio perché lui mi aveva rifiutata, ma una vocina mi dice che ce la farò, che la felicità è solo dietro l’angolo e io devo avere il coraggio di girare e prenderla.
Con il cellulare ancora tra le mani mi addormento con un sorriso stampato in faccia,
Domani sarà un giorno di merda, ma so che ho la forza di affrontarlo, grazie ai miei amici, ai miei familiari e anche grazie a lui.
Questa volta ne sono davvero convinta: ce la posso fare.
Girerò il maledetto angolo e sarò felice.

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per le recensione, spero ti piaccia.

Canzone del titolo: "Tangled with the great escape" Pierce the Veil.

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Capitolo 17
*** 16)And I am holding onto the fact that I'll see you in the morning ***


16)And I am holding onto the fact that I'll see you in the morning


Sophie p.o.v

Tre giorni dopo la mattina alle otto sono rincoglionita come non mai.
Di mio non sono una tipa mattutina – al contrario, mi piace stare tra le coperte e godermi il tepore – e il fatto che io sia reduce da tre giorni di terapia farmacologica pesante non aiuta affatto.
Wendy mi sorride comprensiva mentre saliamo in macchina.
“Penso che dormirò ancora un po’, tanto devo riprendere a lavorare domani, ammesso che mi vogliano ancora.”
“Oh, non ti devi preoccupare. Avere una cugina, una sorella e un’amica fidanzate di musicisti aiuta e poi ci si è messo anche Ronnie. Ha detto che non avrebbe firmato per i suoi mixtape se ti avessero licenziato. Sei in una botte di ferro.”
Io rispondo con un sorriso intorpidito, persino lo scialbo sole autunnale di Los Angeles mi sembra eccessivo.
“Ehi, che ne dici di fermarci a fare colazione da qualche parte?”
Mi propone mia sorella, io accetto volentieri. Così al primo Mac parcheggia la macchina ed entriamo, prendiamo due cappuccini, quattro pancakes e quattro muffin al mirtillo.
Poi cerchiamo un posto libero e ci sediamo.
“È incredibilmente pieno di ragazzini, molti saltano le lezioni.”
Dico così per dire.
“Non hai mai saltato scuola?”
“Un sacco di volte. Andavo in una casa abbandonata nel Bronx che i punk della zona avevano risistemato e stavo là tutta la mattina.
C’era sempre qualcosa di interessante da fare o da sentire, concerti, vedere film,fare murales.
Dio, una volta mi hanno persino costretta a suonare la chitarra e a cantare. Con la chitarra me la cavo un po’, ma ho una voce terribile.”
Rido, ripensando alla mia adolescenza mezza sfavillante per il tenore di vita alto della mia famiglia e mezza allo sbando; fatta di birre e canne, tagli, lacrime e ricoveri.
“Cosa c’è da ridere?”
“Pensavo alla mia adolescenza, tutto qui. Non ci si aspetterebbe che la figlia di una famiglia perbene sia così.”
Wendy annuisce, io guardo nel mio piatto, abbiamo fatto piazza pulita ed è ora di andare.
Ci alziamo e paghiamo, poi finalmente andiamo a casa, lei mi aiuta a portare dentro la roba e se ne va. Io rimango un attimo nell’ingresso ad ammirare la villa: sì, mi è mancata.
“Bentornata.”
May si fa viva con una mano sulla pancia e una tazza nell’altra.
“Ciao, May! Come stai?”
“Bene.”
“Sei a casa da sola?”
“Sì e prevedo che tu non mi farai compagnia, hai l’aria di una che vuole solo dormire.”
“Scusami, May! Devono essere le dannate medicine.”
“Non ti preoccupare e vai a dormire. Io leggerò qualcosa o romperò le palle a Jordan con qualche messaggino.”
Io la lascio con un altro sorriso di scuse e poi salgo in camera mia, metto via la mia roba, mi faccio una doccia per togliermi di dosso l’odore dell’ospedale.
Fatta quella mi butta a letto e cado subito in un sonno senza sogni né incubi, solo nero.
Mi sveglio a mezzogiorno per via del profumo del cibo: pasta al sugo direi.
Deve essere stata la cameriera perché May è negata in cucina, sarebbe in grado di dare fuoco al locale solo per farsi un piatto di minestra.
Indosso un paio di pantaloni larghi verde militare e una maglia dei Paramore, poi scendo e trovo la mia sorellina in cucina.
Lei mi sorride, alzando il volto dal suo piatto.
“Il tuo è nel microonde. È buona, l’ha fatta la cameriera, anche se è messicana se la cava bene con la cucina italiana.”
“Meraviglioso!”
Prendo un guanto da forno e tolgo il piatto dal forno e lo appoggio con cautela sul tavolo, poi mi siedo.
La prima forchettata è bollente, poi finalmente raggiunge una temperatura normale e io mangio il mio primo pasto da quattro giorni a questa parte.
“Buona!”
“C’è anche della torta nel frigo, l’ha fatta Wen ieri.”
Io mi alzo e tiro fuori un piatto con sopra quella che sembra una torta al cioccolato, taglio due fette – una per me e una per May – e la mangio. Non è al cioccolato, è al cocco e cioccolato: praticamente una torta paradisiaca per me.
“Dio, potrei abituarmi a tutto questo!”
May sorride.
“Adesso manca solo una cosa: una sigaretta.
Esco a fumarla, tu non seguirmi che non fa bene al bambino!”
Lei sospira e ignora le mie parole.
“Voglio godermi l’aria dell’oceano. Sono stanca di stare in casa e uscire da sola non è divertente.”
“Va bene, va bene.”
Accendo la mia sigaretta e mi godo la prima boccata, a parte quel posto occupato dai punk nel Bronx, non mi sono mai sentita a casa da nessuna parte. Ora però è avvenuto un cambiamento, considero questo posto un po’ come casa e mi piace moltissimo, è bello avere delle radici.
“Come mai stai sorridendo?”
Io guardo mia sorella senza capire.
“Hai un sorriso a trentadue denti che non ti ho mai visto prima d’ora.”
“Oh, non è nulla. Ho solo pensato che in questo posto mi sento a casa, l’ultimo posto che ho definito casa è quel vecchio palazzo nel Bronx."
May si siede su una comoda poltrona in vimini.
“Stavo pensando la stessa cosa, credevo che dopo averla trattata di merda per anni Wen ci ospitasse solo il tempo necessario a trovare un nuovo appartamento, invece ci sta trattando come se fossimo davvero sorelle. Si interessa di noi, del lavoro, di mio figlio.”
“A proposito. Ormai non mancherà molto a quando dovremo sistemare una stanza per lui. Dove pensi di stabilirti?”
“Ne stavamo parlando l’altro giorno con Jordan e pensavamo di venire qui, se Wen e Jack sono d’accordo. Non credo che Aileen rimarrà molto, Tony vorrebbe che lei si stabilisse a casa sua."
"Credo sia una buona idea, almeno ci sarebbe sempre qualcuno pronto a badare al bambino, ma non pensate che sarebbe un pochino eccessivi per la vostra vita di coppia.”
Lei alza le spalle.
“La villa è grande, possiamo fare gli innamorati senza che voi ci vediate o uscire fuori. I vantaggi di vivere con una grande famiglia sono meno degli svantaggi.”
Io sorriso.
“Sei cambiata parecchio dalla ragazza che pensava solo ai party e al sesso.”
Lei si accarezza la pancia.
“Lui mi ha fatto crescere.”
Io sorrido a mia volta, pensando inopportunamente che mi piacerebbe avere un piccolo Vic da coccolare.

 
Alla sera arrivano tutti ed è quasi un mezzo party. Ci sono Jack, Wen, Aileen, Tony, Jaime e Jessica, Rian e Cassadee, Jordan e la sua band, Zack, Vic e Mike con la sua ragazza.
Io lancio un’occhiataccia al bassista degli All Time Low – ancora non gli ho perdonato il fatto di avere quasi fatto abortire mia sorella – ma May sembra averlo perdonato perché gli sorride senza alcun rancore.
“Non vi aspettavamo così in tanti, non ho preparato abbastanza cotolette.”
Esclamo costernata, ma Jaime alza trionfante un sacchetto gigantesco.
“Ci sono i tacos!”
Io sospiro di sollievo e ci mettiamo tutti attorno al tavolo di villa Barakat, chiacchierando amabilmente, tutti – con molto tatto – mi chiedono come sto e io rispondo che sto bene.
Noto che Jordan è diventato molto possessivo nei confronti di May e che Zack e Tay si tengono per mano quasi di nascosto.
“Credo che non ci siamo presentati.”
Esclama a un certo punto un ragazzo con i capelli castano scuro molto spettinati.
“In effetti no.”
Dico io.
“Io sono Cameron Hurley, chitarrista dei We Are The
In Crowd, lui…”
Indica un ragazzo con i capelli scuri e un ciuffo biondo al centro della testa.
“È Robert Chianelli. Lui invece …”
Indica un ragazzo con gli occhiali e i capelli scuri.
“È Mike Ferri.”
“Felice di avervi conosciuti, immagino sappiate già il mio nome.”
“Sì, in effetti sì.”
Dopo cena sparecchiamo tutto e io lascio  la cucina in disordine con una punta di dispiacere pensando al casino a cui si troverà davanti domani la cameriera.
Vic non ha provato a parlarmi, mi ha solo salutata, ma ho sentito su di me il suo sguardo tutta sera e a un certo punto noto anche che Mike e la sua ragazza – Alysha Nett, una biondina che lavora come modella per intimo, mi  pare – si scambiano delle occhiate.
Io li ignoro, ma un certo punto Mike si alza dal divano e si ferma davanti a me.
“Vuoi uscire a fumare una sigaretta con me?”
“Sì, perché no?”
Rispondo sorpresa, non credo sia erba perché se lo fosse l’avrebbe offerta  a tutti, penso ci sia qualcos’altro dietro.
Arrivati sul portico che dà sul giardino del retro accendo la mia sigaretta aspettando che sia lui a parlare per primo.
“Lo so benissimo che non sono fatti miei, ma vorrei parlarti un attimo di Vic.”
Io mi irrigidisco al suo nome e lui lo nota.
“Ti ha fatto male, vero?”
“Molto.”
“Ma tu lo ami lo stesso.”
“Purtroppo.”
Rispondo sconsolata.
“Non sono qui per difenderlo, ha fatto una grande cazzata e non ne valeva la pena, gli avrò detto almeno un milione di volte che Danielle non era una brava ragazza.
Non mi ha ascoltato e in ogni caso non penso ti interessino i litigi dei fratelli Fuentes, giusto?”
“Giusto.”
“Volevo solo dirti che, anche se questa volta si è comportato male, di solito Vic è una persona meravigliosa che mette sempre gli altri davanti a sé. Si prende cura di tutti e trascura sé stesso, volevo solo dirti questo.
Non ti chiedo di perdonarlo adesso, ma di non farlo soffrire eccessivamente, perché lo perdonerai, vero?”
“Penso di sì, Mike. In questo momento ho le idee confuse e non so cosa fare. Mi sento come se un’onda mi avesse presa e trascinata via dalla spiaggia. Niente è più al suo posto e non lo sarà ancora per un po’, mi succede sempre quando esco dall’ospedale… per i miei problemi.
Cercherò di fare del mio meglio per chiarire i miei sentimenti e non farlo soffrire.”
Lui annuisce e spegne la cicca nel posacenere.
“Sei una brava ragazza e penso che tu e Vic Sareste una bella coppia.”
“Grazie.”
Rispondo imbarazzata, poi entriamo tutti e due. Dentro non è cambiato nulla, se non che May e Tay stanno parlando fitto, probabilmente si stanno chiarendo per quello che è successo con Zack.
Prima o poi avrebbero dovuto farlo, mi dico mentre mi siedo sul divano, sono felice che May si sia ripresa e non la odi.
Improvvisamente qualcuno si siede accanto a me facendomi sobbalzare leggermente: è Vic.
“Ehi, ciao.”
“Ciao, Vic. Come va?”
“Dovrei farla io a te questa domanda.”
Io sospiro.
“Sto più o meno bene. È strano come tutti mi trattino con i guanti.”
“Non ti piace?”
“Non è questo, è che è strano.
Quando tornavo dall’ospedale a New York i miei non mi rivolgevano la parola.”
“Ah, capisco.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Cosa ti ha detto Mike?”
“Niente di importante, perché?”
“Perché non voglio che ti faccia pressioni.”
“Non essere duro con lui, sta cercando di fare la cosa giusta per te e per me, credo.”
“Immagino di sì. Non gli è mai piaciuta Danielle.”
Il suono del campanello interrompe la nostra conversazione, io e Wen ci scambiano un’occhiata perplessa e decidiamo di andare ad aprire insieme.
Alla porta troviamo niente meno che Danielle, io serro la mascella, io stringo i pugni.
“Cosa vuoi?”
Le chiedo senza tanti preamboli.
“Parlare con Vic, fatti da parte, psicopatica.”
Per tutta risposta io e Wen le sbarriamo la strada.
“Cazzo volete?
Sono la sua ragazza e voglio parlargli.”
“Ohi! Per prima cosa abbassa i toni, non sei a casa tua! Secondo non ci risulta che Vic sia ancora il tuo ragazzo, quindi vattene.”
“Non potete cacciarmi.”
Risponde tronfia.
“Ah, no? Pensavo fosse un piacere che spettasse al padrone di casa scacciare gli ospiti indesiderati e siccome questa è casa mia ti dico di andartene.”
Replica a muro duro Wendy, Danielle arrossisce sgradevolmente.
“Tu!”
Mi guarda truce.
“Non avrai MAI Vic! E tu!”
Guarda mia sorella.
“Non mi butterai fuori da questa casa!”
Si butta addosso a me e Wen urlando, richiamato dal casino arriva anche Vic.
“Amore, queste due streghe non mi fanno passare!”
Lui la guarda disgustato.
“Danielle, io e te non stiamo più insieme, smettila di perseguitarmi.”
Danielle diventa ancora più rossa.
“Vuoi metterti con questa puttanella?
Non sai che si è fatta Ronnie Radke?”
Il mio schiaffo la lascia spiazzata.
“Per tua informazione, io e Ronnie siamo solo amici. A M I C I .”
Dico scandendo bene le sillabe.
“Vic lo sa, ma mi domando se sappia fino in fondo che carogna sei. Lo sa che ti accordavi con un complice per spillargli soldi?”
Lei fa per darmi un pugno, ma Wen la blocca e le torce il polso fino a farle male.
“Adesso tu esci da questa casa o ti spezzo questo caro ossicino che già scricchiola. Te ne vai, vero?”
Lei annuisce e, trattenendo le lacrime, se ne va.
“Cos’è questa storia di Ronnie Radke?”
Mi chiede curioso Vic.
“Non c’è nessuna storia, siamo solo amici e non ci siamo baciati.”
Rispondo acida.
“Come mai non l’hai invitato?”
“Non poteva, ha detto che passerà domani.”
“C’è un’altra cosa che vorrei chiederti, cosa significa la storia dei soldi?”
Io guardo Vic e inalo profondamente.
“La prima volta che ho incontrato Ronnie – e tra parentesi tra di noi non c’è nulla, solo amicizia, non credere a quella bagascia – l’ho vista cospirare sullo spillarti soldi con un tizio vestito molto elegante e poi si sono baciati.”
“Il tizio con cui l’ho sorpresa a letto! Che stronza!”
“Esattamente.”
Rientriamo e tutti ci chiedono chi diavolo fosse l’arpia che urlava.
“Danielle.”
Rispondo tetra io, sollevando un coro di sbuffi.
“E cosa voleva?”
Chiede Mike.
“Parlare con Vic.”
“Patetica. Mi auguro che tu l’abbia cacciata di casa, fratello.”
“Sì, tranquillo, Mike.”
Lui sospira di sollievo.
“Te l’ho sempre detto che era solo una zecca e tu non mi hai mai voluto ascoltare!”
“Mike, non è il momento adatto per parlarne.”
Replica secco Vic.
“Vic ha ragione.”
Interviene May.
“Insomma, ci stiamo divertendo, perché parlare di una tizia che è solo una seccatura?”
“Immagino che tu abbia ragione.”
“Ho ragione, le donne incinte hanno sempre ragione.”
Mike sorride involontariamente e la questione è risolta, la festa riprende da dove era stata interrotta. Io però mi sento un pochino sfasata, fuori posto, mi succede spesso il primo giorno di ritorno a casa.
Cercando di non farmi notare da nessuno esco di nuovo in terrazza a fumare, sperando di placare almeno per un po’ il flusso di pensieri stranianti che invade il mio cervello.
Accendo la sigaretta con autentico piacere e guardo le stelle di ottobre luccicare con una punta di malinconia. Tra poco finirà anche l’estate indiana e arriverà l’inverno anche nell’assolata California e con lui Halloween, la mia festa preferita.
Wen e Jack parlano di un party, ma io non sono invitata, in che veste ci andrei?
Nessuna, concludo.
“Come mai qui da sola?”
“Oh, ciao, Vic! Ho solo bisogno di stare un po’ da sola, mi succede spesso quando torno dall’ospedale.”
“Capisco. Sei sicura di stare davvero bene?”
“Non ho voglia di tagliarmi, se è questo che vuoi sapere.”
“Non solo questo.”
Io rimango in silenzio, se vuole chiedermi qualcosa deve farlo lui.
“Ecco, ti piacerebbe uscire a cena con me, che ne so, dopodomani?”
Io sorrido per le sue maniere un po’ impacciate.
“Penso sia una buona idea, almeno vediamo se possiamo funzionare, almeno come amici.”
“Lo sai che…”
“Lo so, ma ho bisogno di tempo, Vic.
Cerca di capire, non è facile per me passare sopra a quello che è successo. Ci sto provando sul serio.”
“Lo so, lo so. Sono stato uno stupido a rovinare tutto, mi prenderei a schiaffi da solo.”
Io gli accarezzo una guancia.
“Non farlo, non vale la pena rovinare la tua bella faccia per me. Per quello che ne sai sono solo una meteora di passaggio nella tua vita.”
“Io non penso.”
Si avvicina a me e senza che me accorga le nostre labbra sono incollate e le nostre lingue si stanno cercando prima con bramosia e poi con dolcezza.
La mia sigaretta cade per terra, ma questo non interessa a nessuno, in questo momento esiste solo lui e il nostro bacio.
Il mio cuore batte forte e sento che è lo stesso per lui.
Rimaniamo per non so quanto a baciarci sotto la luce benevola della luna ed è la prima volta da secoli che sto bene con me stessa.
In questo momento mi sento perfettamente imperfetta e non potrei desiderare di più.
Non ora.
Non adesso.
Forse in futuro.
Carpe diem, no?

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed, grazie mille per commentare sempre. Spero che questo capitolo ti piaccia.

Canzone del titolo:You know you know me-Tonight Alive

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Capitolo 18
*** 17)And I promise you someday we'll tell ourselves: ***


17)And I promise you someday we'll tell ourselves: "Oh my god, this is paradise."

 
Sophie p.o.v.

 
La nostra uscita non passa inosservata e tutti ammiccano e si danno di gomito come se sapessero tutti cosa è successo.  È abbastanza imbarazzante.
Le mie due sorelle e Aileen mi guardano in modo eloquente, dopo vorranno sapere tutti i particolari e non c’è modo di scamparla.
“Beh, ragazzi. È stata una serata divertente, ma ora io andrei a letto, domani devo andare al lavoro.”
Mi salutano tutti e finisco con il rimanere da sola con le mie sorelle, Aileen e i ragazzi. Sì, persino Jordan, Jack e Tony sono curiosi come scimmie.
“Allora?”
“Vic mi ha invitata a un appuntamento dopodomani.”
“E…?”
“Ho accettato.”
“E…?”
“Ci siamo baciati.”
“E…?”
“Mi è piaciuto tanto, fin troppo e ho un po’ di paura.”
May alza un sopracciglio.
“Come mai?”
“ E se mi mollasse per stare con una migliore di me?
Non è difficile trovare una migliore di me.”
“In questo caso dovrò proprio pestarlo.”
Esclama solenne.
“May, stai per diventare madre di famiglia.”
“Questo non mi impedisce certo di proteggere mia sorella.”
Io sospiro.
“Vabeh, buonanotte, gente. Vado davvero a dormire perché domani devo lavorare.”
Salgo in camera mia, mi faccio una doccia, metto il pigiama e do un’occhiata al mio cellulare: ci sono due messaggi.
Il primo è di Ronnie.

“Scusa, se non sono riuscito a venire, ma avevo degli impegni con la mia band. Spero tu stia bene :)

“Non ti preoccupare :). Sto più o meno bene, è sempre difficile dirlo dopo che ti buttano fuori dal manicomio. Vic mi ha chiesto di uscire e ho accettato.”

“Bella, Sophie. Domani mi racconti tutto, ci troviamo a fare colazione al bar della tua amica Aileen.”
“Jawol, mein Herr:)
Guten nacht.”

“Buonanotte, tedesca mancata.”

Il secondo è di Vic.

“Buonanotte, piccola. Fai bei sogni <3.
Darling, you’ll be okay.”

“Buonanotte anche a te, Vic <3.
And I promise you someday we'll tell ourselves
"Oh my god, this is paradise."
<3

Sorridendo come un’idiota mi addormento con il cellulare in mano.
La mattina dopo la sveglia suona implacabile, io la spengo con un grugnito e vado a vestirmi. Indosso una camicetta bianca, un paio di jeans neri, degli anfibi neri e un cardigan nero, poi scendo dabbasso.
Sono tutti in cucina e stanno facendo allegramente colazione, io li saluto sorridendo prima di prendere la mia borsa e il mio giubbotto di pelle.
“Non fai colazione?”
Mi urla Wen.
“No, la faccio con Ronnie. Mi ha chiesto di vederci.”
“Salutacelo!”
“Va bene!”
Salgo sulla mia macchina – un nuovo acquisto di cui sto ancora pagando le rate – e mi dirigo al bar di Aileen, Ronnie è già seduto a un tavolo d’angolo.
“Ehi, raggio di sole! Come stai?”
“Sto. Beh, per lo meno sono quasi pronta ad affrontare il mio primo giorno di lavoro.”
“Bene, e sul fronte Fuentes?”
Io arrossisco.
“Beh, ieri ci siamo visti alla festa. All’inizio mi ha solo salutata, ma non mi ha mai tolto gli occhi di dosso. Poi Mike ha voluto parlarmi per spezzare una lancia a favore del fratello, poi mi ha parlato Vic chiedendomi cosa mi avesse detto Mike.
Uhn, a un certo punto è arrivata Danielle e io, Wen e Vic abbiamo dovuto cacciarla, ha osato dire che io e te ci eravamo baciati.”
“Troia.”
Borbotta sottovoce.
“A un certo punto della serata sono uscita a fumare e Vic mi ha seguito, abbiamo parlato un po’ e mi ha chiesto di uscire con lui domani. Io ho accettato più volentieri di quanto gli abbia fatto capire. Mi ha fatto davvero piacere che me l’abbia chiesto.
Ah, e poi ci siamo baciati.”
Lui sorride malizioso.
“Piaciuto?”
“Molto, ma ho paura che mi molli per un’altra.”
“Lui mi sembra molto preso e molto intelligente, non ti lascerà andare un’altra volta.”
“Lo spero.”
Rispondo incerta, stringendo tra le mani la tazza di cappuccino.
“A dir la verità non so nemmeno perché si interessi a me, sono un problema con le gambe.”
“Perché sei una ragazza carina, gentile, disponibile e se il signor Fuentes non ti volesse mi propongo come candidato di riserva.”
Io arrossisco e mormoro un “grazie.”, parliamo ancora un po’ e poi io me ne vado, non voglio arrivare in ritardo il primo giorno di lavoro.
Il mio rientro in ufficio sono tutti carini e nessuno mi fa pesare il motivo della mia assenza, se non il capo che mi convoca nel suo ufficio poco prima della pausa pranzo per sapere se in futuro ci saranno problemi del genere.
Immagino sia difficile tenersi come dipendente una persona come me, in ogni caso gli assicuro che non ci saranno altri problemi.
Finito di parlare con lui esco e trovo Vic che bighellona nel parcheggio.
“Come mai sei qui?”
Gli chiedo curiosa.
“Uhm, volevo portarti fuori a pranzo, ma non arrivavi più.”
“Ho dovuto parlare con il capo, voleva sapere se in futuro tenterò di ammazzarmi di nuovo.”
I suoi occhi lampeggiano un attimo per la rabbia, poi torna normale.
“Veramente scortese da parte sua.”
“Direi che è quasi normale, invece. Andiamo a mangiare?”
Lui annuisce.
“Io penso che non sia giusto.”
“Dai, Vic! Per lui sono una dipendente, non una di famiglia, morta io il mio lavoro va ad altri e probabilmente ha voluto vedere se fossi ancora sana di mente o con il cervello in pappa.
Mi è andata bene che ha deciso che avevo ancora della materia grigia nel cervello.”
Saliamo nella mia macchina e andiamo al primo taco bell che troviamo, Vic sembra ancora a disagio e in disaccordo per quello che è successo.
“Come puoi trattarti con tanto distacco?”
Mi chiede.
“Perché fin da quando ero piccola mi hanno fatto capire che il mondo sarebbe andato avanti benissimo senza di me e poi crescendo hanno insinuato che forse sarebbe stato persino meglio senza la mia presenza. Ero la delusione della famiglia, odiavano i miei capelli, i miei vestiti, i miei amici, i miei hobby, i miei sogni.
Non ero adatta all’upper class di New York e immagino sarebbero stati felici se ce l’avessi fatta a suicidarmi, tranne May, ovvio.”
I suoi occhi diventano lucidi e mi stringe una mano.
“Qui sei perfetta così come sei, nessuno ti potrà mai sostituire e dovresti smettere di vederti come una specie di giocattolo. Sei una persona, che ha il diritto di essere quello che è e che è amata da altre persone. Hai una famiglia, degli amici e se vuoi ci sono io.”
Una lacrima solitaria attraversa la mia guancia – non sono ancora abituata a tutto questo affetto – e io me l’asciugo subito.
“Dai, pensiamo a mangiare qualcosa.”
Gli dico con il sorriso migliore che mi viene, lui annuisce senza lasciare la mia mano.
Mi piace la sensazione della sua mano grande e calda sulla mia, mi fa sentire protetta.

 
Il giorno dell’appuntamento con Vic arriva prima di quanto creda, ora sono in piedi davanti al mio armadio avvolta in un accappatoio senza la minima idea di cosa mettermi.
Con i capelli che mi ritrovo forse solo un vestito nero mi può andare bene.
Alla fine indosso un abito nero molto aderente con dei buchi lungo le maniche, quando scendo le scale Jack lancia un lungo fischio di approvazione, tanto che mia sorella gli pesta un piede prima di sorridermi con aria di approvazione.
“Non c’era bisogno di pestarmi un piede!”
“Questo lascialo decidere a me!”
Risponde battagliera Wen.
“Divertiti, sorellina.”
“Va bene, se stasera non mi vedete arrivare sono all’ospedale perché sono caduta da questi maledetti trampoli.”
Esclamo mentre finisco di allacciarmi il cinturino di due scarpe dal tacco altissimo che sono proprietà di May e mi metto la mia giacca di pelle.
“Non fare la pappamolla!”
Urla May dal divano.
Io me ne vado ridendo, la macchina di Vic è già fuori dal cancello e lui mi aspetta appoggiato alla portiera dalla parte del passeggero.
“Wow, sei bellissima!”
Mi dice ammirato.
“Anche tu.”
Rispondo sorridendo. Indossa un paio di jeans neri stretti, una camicia blu, una giacca nera e degli stivali di pelle nera.
Sta divinamente!
Mi apre la portiera e poi corre dall’altra parte per entrare e sedersi sul sedile di guida.
“Spero ti piacerà il ristorante che ho scelto.”
“Sono sicura di sì.”
Lui mette in moto e partiamo, si dirige prima verso il centro e poi verso la zona della marina, per poi parcheggiare in un piccolo ristorante sul mare.
Scendiamo e mi prende per mano, sorreggendomi visto che il mio passo è malfermo non essendo abituata a portare simili tacchi.
“Non so come faccia May a camminarci, io, giuro, mi vede spiaccicata sul pavimento ogni due per tre.”
Lui ride di gusto.
“Ecco perché mi piace stare con te, sei diversa dalle ragazze che vivono solo per la moda e i tacchi. Sei spontanea e timida, adoro vedere le ragazze arrossire e ti piace la musica. Fai qualcosa per aiutare le band a emergere e mi piace molto. Senza qualcuno come te a quest’ora chissà dove sarei.”
Io gli sorrido imbarazzata e terribilmente consapevole di avere le guance in fiamme.
Entriamo nel ristorante e una cameriera gentile ci fa strada fino al nostro tavolo, cha ha una vista meravigliosa sull’oceano, fiori e candele.
“Oddio, grazie! È bellissimo, nessuno aveva mai fatto niente di simile per me.”
Lui mi rivolge uno di quei sorrisi disarmanti e scosta la mia sedia.
“Prego, madame.”
“Grazie.”
Rispondo arrossendo sempre di più. Lui si siede e dà un’occhiata al menù, io mi ci seppellisco sopraffatta da tanta gentilezza. A New York nessuno mi aveva mai trattata così, il massimo è stato portarmi in un ristorante costoso e poi chiedermi di scopare dopo, a mo’ di ricompensa.
Dopo un po’arriva la cameriera di prima e ci chiede cosa abbiamo deciso di prendere.
“Io prenderei una zuppa di pesce come primo e degli anelli di polpo fritti come secondo.”
“Sì, signorina. E lei?”
“Una zuppa come la signorina e una trota alla mugnaia.”
“Perfetto. Da bere?”
Vic ordina una bottiglia di vino bianco, io dell’acqua.
Rimasti da sola, guardo per un lungo attimo le luci della città e di qualche barca solitaria che solca l’oceano.
“Hai scelto bene, è davvero un posto incantevole.”
“Sono felice che ti piaccia. Volevo organizzarti una cena davvero speciale, so che non ripagherà nulla, ma ultimamente sono stato davvero stupido con te.”
“Eri malconsigliato, diciamo.”
“Sei fin troppo gentile.”
“È una bella serata, non sprechiamola parlando di Danielle.”
“Sono d’accordo, sono stato un cretino a non accorgermi di che tipo fosse e a non notare te.”
Io decido di non dirgli che nessuno mi nota mai, ma probabilmente la mia frase non detta aleggia come un fantasma, perché lui mi sussurra un debole “scusa.”.
“Non c’è nulla di cui scusarti, va tutto bene.
Siamo in un bel ristorante e tra poco mangeremo del buon cibo.”
“Giusto, parlami un po’ di te.”
Io ridacchio.
“Non c’è molto da dire su di me o che tu non sappia già.”
“Hai mai avuto un ragazzo prima di me?”
“Sì, un vecchio amico di May che mi ha usata come copertura per la sua…. Avrai capito.
Un pomeriggio l’ho trovato a letto con il mio fratellastro e la parte peggiore è che l’amavo sul serio, era il mio primo amore, la mia prima cotta, il mio migliore amico.
Era il punto fermo attorno cui girava il mio universo e quella volta è stata la prima volta che tutto è crollato sul serio e ho tentato sul serio di suicidarmi.”
“Tentato davvero di suicidarmi?”
Io tormento il mio tovagliolo.
“Sì, diciamo che le due volte precedenti non ero davvero decisa a morire, volevo essere salvata, volevo che qualcuno si accorgesse di quanto stessi male e mi dicesse che sarebbe andato bene, che ero amata.
Non è mai successo, sono sempre stata trattata freddamente, come un peso.
May mi stava accanto sì e no, aveva le sue amicizie, i suoi party, la sua vita. Io ero un binario parallelo.
Quella volta invece ho tentato di non essere salvata, l’ho fatto quando non c’era nessuno in casa e non ci sarebbe stato per un bel po’, ma mi è andata male. May è rientrata prima e mi ha trovata.
Ho trascorso il solito periodo in clinica, ma quella volta sono rimasta giù e decisa a non affezionarmi più a nessuno.
Da allora sono stata una specie di foglia in balia della mia malattia, con alti e bassi, fino a quando non sono arrivata qui con la responsabilità di May sulle spalle.
Me ne sono occupata proprio bene, sì.”
Dico amara, l’arrivo dei primi interrompe la nostra conversazione, per fortuna.
Non avrei sopportato di vedere della pietà negli occhi di Vic.
Non sopporto di vedere la pietà negli occhi di nessuno, ho avuto un’adolescenza dura, fatta di demoni che mi sono costruita da sola, ma odio essere compatita per questo.
È esattamente per questo che faccio fatica a fare amicizia con qualcuno, prima o poi tutti vogliono sapere del mio passato o notano le cicatrici.
Sorbisco in silenzio la mia zuppa pensando alle gelide notti newyorchesi trascorse in vecchi caseggiati fatiscenti a spaccarmi di qualsiasi droga ci fosse sul mercato, tranne l’ero.
No, non c’è molto di bello da sapere su di me.
“Sophie?”
“Sì?”
“Mi dispiace di averti fatto ricordare qualcosa di brutto.”
Io scuoto le spalle.
“Non è colpa tua se la mia vita è stata un completo fallimento finora.”
“Nessuno ti ha mai sostenuta, quindi non è solo colpa tua.”
“Sì, forse hai ragione. Prima di venire qui ho lavorato per un breve periodo in una casa discografica indipendente, ma poi mia madre mi ha fatta licenziare e fatto lavorare in un museo.”
“Non ti piaceva stare in un museo.”
“Non è questo, mi piace l’arte, è che avrei voluto che avesse un minimo di considerazione per quello che volevo. Quello è stato il periodo in cui sono stata quasi felice, se non altro soddisfatta di un aspetto della mia vita.
E tu? Cosa mi racconti?
Cosa avresti fatto se non fossi diventato famoso?”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Lo psicologo credo, al college mi interessava molto come materia.”
“Sì, hai la stoffa. Ti piace ascoltare le persone, è una cosa che apprezzo molto. Ho incontrato molte persone che ti stavano a sentire, ma poche che ti ascoltano.”
Lui sorride e stringe una delle mie mani tra le sue.
“Come mai non ti sei mai fatta di ero?”
Io abbasso gli occhi.
“Uno dei miei migliori amici è morto di overdose di ero nel cesso di un bar di infima categoria. Io avevo quattordici anni e lui sedici. Io ero una bianca, lui era messicano. Non avevamo nulla in comune, ma ci volevamo un gran bene ed è stato uno shock per me, per anni mi sono sentita in colpa per non averlo salvato.
E poi è arrivato l’amico di May e il resto lo sai.”
Concludo sbrigativa.
“Sì.”
“E tu come sei guarito dall’autolesionismo?”
“Beh, mi sono accorto che per Mike ero una specie di modello e che soffriva vedendomi così, non volevo che soffrisse e con un po’ di aiuto esterno ho smesso.
Non  potevo che il mio fratellino soffrisse per me.”
Sull’ultima frase gli si spezza la voce e io stringo la sua mano, come per dargli conforto.
L’arrivo provvidenziale del secondo ci salva dal continuare ancora una volta la conversazione, che appuntamento triste.
Mangio i miei anelli pensando che se lui fosse uscito con un’altra ragazza non dovrebbe sopportare tutto questo.
“Mi dispiace.”
Sussurro a bassa voce.
“Non devi scusarti, è il nostro passato che costruisce chi siamo e siamo due bei risultati, no?”
“Beh, tu sei un ottimo risultato, io raggiungo a malapena la sufficienza.”
Gli rispondo con un sorriso triste.
“Sei forte, ce la faremo.”
Io annuisco poco convinta.
“Vic, forse è meglio farla finita con questo appuntamento, è un fiasco.”
“NO!”
“Okay, va bene.”
Ordiniamo il dolce e poi lui paga per tutti e due e mi porta a fare una passeggiata sulla marina, io guardo i negozi con aria fintamente interessata, in realtà tutto quello che mi importa è la sua mano che stringe la mia in una presa ferrea.
“Lo so che pensi di non valere molto e che presto mi stancherò di te, ma non succederà. Io voglio stare con te qualsiasi cosa succeda. Non mi interessa che tu abbia un passato triste, le tue cicatrici non sono un peso, tu non sei un peso.
Io ti voglio nella mia vita, ho sbagliato una volta e non sbaglierò più.”
“Sei veramente gentile, Vic.”
“Ti amo, Sophie.”
Io rimango un attimo senza parole, poi le prime lacrime iniziano a scendere sulle mie guance, nessuno me l’aveva mai detto credendoci davvero.
“Ti amo anche io, Vic.”
Rispondo mentre tento di asciugarmi le lacrime senza rovinarmi il trucco.
Lui sorride e mi abbraccia e io, ancora una volta, mi sento al sicuro tra le sue braccia. Sembrano fatte  a posta per me, quasi fossero casa mia.
Spero tanto che siano casa mia.

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.

Canzone del titolo: Stained Glass Eyes And Colorful Tears-Pierce The Veil

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Capitolo 19
*** 18)When life leaves us blind, love keeps us kind ***


18)When life leaves us blind, love keeps us kind

 
Sophie p.o.v.

 
Ci sono sere che vorresti non finissero mai, oggi è una di quelle.
Io e Vic stiamo passeggiando lungo la marina mano nella mano, ogni tanto ci baciamo così solo per il gusto di sentirci vicini.
Sono quasi le dieci e mezza e si è alzato un vento freddo, ma non ho voglia di andare a casa, non ho voglia di separarmi da lui, ma allo stesso tempo non voglio dargli false speranze.
Non mi porterà a letto stasera, magari la prossima volta.
“Non voglio andare a casa, Vic.”
Gli dico sinceramente.
“Possiamo vederci un film da me, oggi Mike è da Alisha.”
“Sembra una buona idea!”
“Sei una patita di Star Wars?”
“No, perché?”
Lo guardo interrogativamente.
“Beh, Tony ci ha fatto imparare a memoria l’intera saga.”
Io rido.
“No, tranquillo.
Mi piacerebbe vedere “The nihgtmare before Christmas.”.”
Lui rimane un attimo pensieroso.
“Sì, ce l’ho. Si può fare.”
“Evviva!”
Batto le mani come una bambina e lui sorride. Torniamo alla macchina e lui mette in moto fischiettando “Hold on till may.”
“Bella canzone, quanto mi piacerebbe conoscere chi la canta.”
“No, sono una band di merda. Hanno fatto solo una canzone bella e ci vivono di rendita.”
Scoppiamo entrambi a ridere.
“Posso chiederti una cosa?”
“Dimmi.”
“Tu e Ronnie Radke siete solo amici, giusto?”
“Sì, solo amici. Posso chiedertene una io?”
“Certo.”
“Tu e Jenna McDougall?”
“Solo amici. Che ne dici? Li facciamo conoscere e poi vediamo se scoppia la scintilla?”
Io rimango un attimo in silenzio.
“Jenna ha solo ventidue anni e Ronnie ha la tua età, non c’è troppa differenza d’età?”
“Nah, se scoppia la scintilla scoppia e basta.”
“Può darsi che tu abbia ragione.”
La discussione finisce per il semplice fatto che siamo arrivati a casa sua, ha tutte le luci spente, non c’è proprio nessuno. Vic parcheggia e poi passiamo dalla porta che dal garage si collega direttamente con la cucina, lui accende la luce e apre il frigo.
“Tacos?”
“Sì e delle patatine e da bere.”
“Birra?”
Io penso ai miei psicofarmaci e scuoto la testa.
“Coca, acqua, quello che c’è.”
“Coca.”
“Perfetto.”
Portiamo tutto di là, io mi stendo sul divano e mi tolgo i tacchi, i miei piedi tirano un sospiro di sollievo, stiracchiando le dita.
Vic mette il dvd nel lettore, scalcia via le scarpe, mi abbraccia e ci copre con una coperta. Il film inizia e io mi godo l’inizio: lo adoro.
Canticchio la canzone e poi anche Vic si unisce a me, quando finisce lui sta sorridendo in maniera inesplicabile. Gli chiederò perché alla fine del film.
Il tempo passa, gli avvenimenti seguono il loro corso in tv e finalmente Jack e Sally si mettono insieme. Ormai è arrivata l’una.
“Come mai prima sorridevi in quel modo?”
“Come?”
“Come lo stregatto. Hai presente?”
“Sì, Sì. Sorridevo così perché non hai una brutta voce.”
“Non ci provi, mister Fuentes, con me non attacca.”
Lui sospira.
“Non scherzavo.”
“Nemmeno io. Non ho una bella voce, sono al limite dell’essere stonata.”
Lui sospira.
“Non è vero, ma non cercherò di convincerti del contrario, ti ruberò l’ultimo taco invece!”
Con una mossa fulminea supera la mia mano e si porta il taco in bocca, lasciandomi a bocca aperta.
“Tutto ciò è estremamente scorretto,  merito di essere risarcita.”
“Un bacio?”
“Un taco.”
“Finiti!”
Mi fa voltare verso di lui e con dolcezza mi alza il viso e mi bacia, benché all’inizio nono fossi contenta del suo modo di risolvere la questione alla fine mi ritrovo a ricambiare con passione. Non riesco a staccarmi da lui e sento le sue mani tentare di intrufolarsi sotto il vestito, mentre le mie giocano con i suoi lunghi capelli.
Ci stacchiamo solo perché siamo in carezza di ossigeno, io ho il vestito parecchio fuori posto, lui gli occhi lucidi.
“Non la prima volta che ci vediamo.”
Ansimo.
Lui traccia una linea che dalla spalla scende maliziosa verso il fianco, procurandomi mille brividi.
“Sicura?”
“Sì, non provare a corrompermi.”
Lui ride.
“Dormi qui?”
“Va bene, ma solo dormire. Ok?”
“Ok. Ho tutto il tempo che voglio per convincerti che possiamo farcela come coppia.”
Si alza e mi tende una mano, io la afferro e mi alzo a mia volta sorridendo, sistemo la coperta e il casino lasciato dalle patatine e dalla coca e poi lo seguo in camera sua.
È una camera grande sui toni del bianco, con un letto matrimoniale di legno scuro con un piumone color crema, una scrivania di legno scuro ingombra di fogli, una biblioteca dello stesso tipo di legno, una comoda sedia di vimini e una chitarra acustica in un angolo.
Sulle pareti c’è una bacheca piena di foto: della band, dei suoi amici, delle altre band.
Sopra il letto invece c’è un murales che rappresenta una scimmia con una chitarra a tracolla, una tartaruga con la chitarra, un drago con un basso, una giraffa con in mano due bacchette da batterista e la scritta “Pierce The Veil.”.
“Molto bella.”
Gli sorrido.
“Sì, piace anche a me.”
Inizia a spogliarsi con disinvoltura e poi si infila sotto le coperte, io lo imito un pochino più impacciata. Non appena tocco il letto mi attira sul suo petto e mi bacia una tempia.
“Buonanotte, Sophie.”
“Buonanotte, Vic.”
Rispondo con uno sbadiglio.
È stata una bella serata, penso mentre mi addormento.
Sì, proprio una bella serata.

 
Il giorno dopo mi sveglio tra le braccia del ragazzo che amo ed è una bella sensazione. Lo sveglio con un bacio e lui mi sorride e ricambia il bacio.
Con un po’ di rimpianto rotolo fuori dal letto e mi faccio una doccia per poi rimettermi il mio vestito, aspetto che anche Vic sia pronto poi scendiamo insieme in cucina.
Mike è già sveglio e ha un ghigno malizioso stampato in faccia.
“Qui qualcuno si è divertito.”
“Abbiamo solo visto The night mare before Christmas.”
Rispondo io.
“Sì, certo.  Vestita così avete solo visto un film.”
“Fatti tuoi se non mi credi.”
Alzo le spalle io.
“Adesso devo andare, devo andare a casa mia e poi al lavoro.”
“Ci sentiamo dopo!”
Mi urla Vic.
“A dopo.”
Rispondo io sorridendo.
Sto bene ed era da un po’ che non mi sentivo così. Sono felice.
“Sophie, aspetta! Devo portarti al ristorante per recuperare la macchina!”
Mi fermo sulla porta, Vic ha ragione! Un rumore di passi e la risata di Mike mi fanno capire che lui mi ha raggiunto, usciamo insieme e io rabbrividisco un attimo nel vento freddo novembre e poi corro alla macchina con il mio quasi ragazzo.
Saltiamo dentro e lui mi porta al ristorante, io scendo dalla macchina e ci salutiamo con un bacio veloce, sento lo sguardo maligno di qualcuno su di me.
Mi volto e vedo Danielle che ci fissa astiosa, io alzo il mio dito medio come risposta.
“Ci hai messi poco a sostituirmi, Vic.”
“Ma io non ti sto sostituendo per il semplice fatto che non ci sei mai stata. Prima sei stata la sostituta di Holly e poi di Sophie.”
Lei arrossisce per la stizza e poi se ne va borbottando insulti.
“Ci sentiamo dopo, adesso devo davvero andare. Sto camminando sul filo del rasoio.”
Gli do un altro bacio leggero sulle labbra e salto nella mia macchina, guido più veloce che posso verso casa di Wen. Ovviamente sono tutti in cucina e sono affamati di notizie, io però li ignoro e salgo in camera mia. Mi tolgo il vestito nero un po’ impacciata e mi metto una camicia nera con due rondini azzurre appena sopra il seno, i miei soliti jeans neri e gli anfibi, poi metto un cardigan azzurro squillante e scendo dabbasso.
Afferro una tazza di caffè e un pancake.
“Chiunque voglia delucidazioni dovrà aspettare stasera o se non ce la fa la mia pausa pranzo.”
“A che ora stacchi?”
“A mezzogiorno e mezza, May.”
“Bueno, ci vediamo al bar di Aileen.”
“Ok. Ciao a tutti, io vado.”
Mi alzo dalla sedia e scappo via. Solo un miracolo mi impedisce di arrivare in ritardo al lavoro, come per compensare questa mia mancanza lavoro più velocemente del solito e all’ora di pranzo sono stanchissima.
Durante la mattina mi sono arrivati due messaggi, uno era di Vic e mi augurava buona giornata, io gli ho risposto  con una profusione eccessiva di cuoricini. Il secondo era di Ronnie e mi chiedeva come era andata la serata, gli ho detto di farsi trovare al bar di Aileen per un quarto all’una.
A quell’ora trovo sia lui che May che stanno chiacchierando amabilmente, smettono quando mi lascio cadere sull’ultima sedia libera del tavolino.
“Buongiorno, Sophie.”
“Ciao, Ronnie, May!”
“Come va?”
“Stanca. Voi?”
“Io sto bene, non è molto che sono alzato. Mi sto godendo la vita prima del tour.”
“Beato te e tu, May?”
“Uhm, bene. Mi sono scontrata con la maleducazione crescente dei ragazzini di oggi.”
Io la guardo senza capire.
“Non posso guidare e sono venuta in pullman. Era pieno e c’era un ragazzino seduto in un posto vicino all’uscita, l’ho guardato per un po’per fargli capire di alzarsi e farmi sedere, ma mi ha ignorato palesemente. Così gliel’ho chiesto e sai cosa mi ha risposto?
Che pensava che fossi semplicemente una grassona!”
La vedo stringere con forza i pugni, per fortuna non può fare sforzi o avrebbe fatto scoppiare una rissa su quel pullman!
Ordiniamo il nostro pranzo e poi gli occhi di mia sorella si posano su di me.
“Ma non sono venuta qui solo per farmi insultare da un nano da giardino, voglio sapere come è andato il tuo appuntamento.”
“Oh, molto bene.”
“Sì, lo so. Non sei tornata a casa, voglio i dettagli.”
“Non abbiamo fatto sesso.”
“Va bene, lo sapevo che non sarebbe successo. Ti conosco.”
“Non è una che ci sta la prima volta,vero?”
“Sì, Ronnie.”
Replico rossa come un pomodoro.
“Cosa è successo allora?”
“Mi ha portato in un ristorante costoso,  molto bello e abbiamo parlato.
Poi siamo andati a fare una passeggiata sulla marina, mi ha detto che vuole stare con me, nonostante tutto e che non vuole più lasciarmi andare, che ha sbagliato una volta e non vuole ripetere l’errore.
Ci siamo baciati qualche volta e poi io non volevo andare a casa, così mi ha proposto di vedere un film. Abbiamo visto the nightmare before Christmas e dopo ci siamo baciati ancora.
Alla fine siamo andati a letto e abbiamo dormito insieme.
Tutto qui, non c’era bisogno di fare tutto questo casino.
Ah, e stamattina quando mi ha riportato al ristorante per riprendere la mia macchina abbiamo visto Danielle e lui gli ha detto che è sempre stata un rimpiazzo, prima di Holly e poi di me,io le ho fatto il medio.”
“Woah! Non scherza affatto, il ragazzo.”
Commenta impressionato Ronnie.
“E ci mancherebbe altro, dopo che l’ha spedita in ospedale per la sua idiozia! Danielle è una vacca, comunque.”
E su questa lapidaria affermazione di mia sorella arrivano i panini e cominciamo a mangiare in silenzio. Sono ancora leggermente incredula che la cena sia andata così bene, non mi aspettavo che ci tenesse così a me, ma è una cosa positiva o almeno credo.
“Come mai sei così pensierosa?”
“Mi sto chiedendo se sia una cosa buona se lui tenga così tanto a me.”
“Niente paranoie, Sophie.
Ci tiene a te. Punto.
È sempre positivo quando qualcuno ci tiene a te e spero che non faccia casini, ma non credo li farà.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Beh, tutti dicono che Vic è una brava persona e suppongo abbiano ragione quindi non sarebbe tornato da te né ti avrebbe detto tutto questo se non ci tenesse davvero a te.”
“Ma io sono un disastro, May. Guarda cosa ho combinato pochi giorni fa!”
“Ho detto niente paranoie e poi, per quello, non  è solo colpa tua, Vic ha la sua parte di responsabilità.”
“Non sarebbe successo con una ragazza normale.”
“Un’altra frase e ti tiro una pedata.”
Ronnie ride.
“Io le darei ascolto se fossi in te, sembra pericolosa.”
“È pericolosa.”
“Allora non dire più nulla e goditi la tua bella serata. Dio solo sa quanto ne hai bisogno.”
“Beh, hai ragione.”
“Io ho sempre ragione.”
Io rido.
“Adesso non esagerare, May o gli altri clienti saranno costretti a scappare.”
“Perché?”
“Questo posto non è grande abbastanza per contenere loro e il tuo ego.”
“Ma sentila!”
Fa finta di accigliarsi lei.
“Adesso mi fa la predica.”
“Siete due ragazze strane.”
Commenta Ronnie.
“Siamo sorelle, diciamo che è quasi normale per noi prenderci in giro. È un modo come un altro per dimostrarci un po’ di affetto.”
Dico con un voce leggermente triste.
“Come mai sei diventata triste?”
“Perché penso che tra poco te ne andrai. Quando nascerà il bambino andrai a stare da Jordan e penso che mi sentirò parecchio sola.”
“Non è detto, non ne abbiamo ancora parlato. E poi avrai sempre Wen, Jack e Aileen.”
“Penso che Aileen non rimarrà molto da noi, credo che presto andrà a stare da Tony ed è giusto così. Stanno insieme ed è normale che si vogliano godere in pace la loro relazione, lei poi è venuta qui per rifarsi una vita.”
“Non deprimerti, ti prego.
Non pensare al futuro, cerca di goderti quello che hai.”
Mi dice sorridendo Ronnie, per fortuna non mi prende per mano.
“Non credo di meritarlo.”
“Sbagli!”
Esclamano in coro mia sorella e Ronnie. Probabilmente hanno ragione loro, devo smetterla di buttarmi giù, in fondo è da me che Vic è tornato non da Danielle e qualcosa dovrà pur significare.
“Devi solo imparare a fidarti delle persone e andrà tutto bene.”
Mi dice in modo rassicurante Ronnie e spero che abbia ragione, almeno questa volta non ho la sensazione della catastrofe imminente.
Finiti i nostri panini ci salutiamo e io torno al lavoro, sono un pochino meno paranoica rispetto a prima. Il resto del pomeriggio trascorre tranquillo, mi segno sull’agenda che stasera dovrò andare a vedere una band e spero che suonino bene.
Esco alle sei come al solito e trovo Vic appoggiato alla mia macchina, sorridendo lo abbraccio.
“Ehi, come mai qui?”
“Avevo voglia di vederti.”
“Come sei tenero.”
Gli do un bacio sulla punta del naso.
“Hai qualcosa da fare stasera?”
Mi chiede.
“Sì, dovrei andare a vedere una band per la casa discografica, vuoi venire?”
“Perché no? Sarà divertente.”
“Lo spero, non vorrei danneggiare permanentemente le tue orecchie con una pessima band.”
Scherzo io.
“Adesso cosa facciamo?”
Torno seria.
“Volevo mangiare con te.”
“Vieni a casa mia, sempre se vuoi.”
“Va bene, è un po’ che non vedo Jack Barakat e ragazza.”
Saliamo entrambi sulle nostre macchine e ci dirigiamo verso villa Barakat, quando arriviamo Wendy sembe leggermente stupita di vederci. Per un attimo non capisco perché poi mi ricordo che l’ultima volta che lei e Vic si sono visti non si sono lasciati in termini amichevoli, ma piuttosto rabbiosi. Wen lo aveva incolpato del mio tentato suicidio.
“Beh.”
Dico per spezzare la tensione.
“Vic si fermerà a cena, poi andremo a vedere una band in un locale.”
“Uhm, okay. Ciao, Vic.”
Ci fa entrare e ci accomodiamo in salotto e per un momento ho la bruttissima sensazione di essere una ragazza in procinto di presentare il proprio ragazzo alla sua famiglia ipercritica.
E forse è proprio così, da quando i miei genitori mi hanno scaricato è Wen che è diventata una sorta di punto di riferimento.
L’ansia inizia a salire, spero che vada tutto bene e che quei due non si uccidano a vicenda o meglio che Wen non tenti di uccidere Vic.
All’improvviso l’idea di fermarci a mangiare qui non mi sembra più tanto buona, forse sarebbe stato meglio mangiare fuori, anche in un Mac.
Spero che vada tutto bene, mi dico mentre il mio sguardo saetta da Vic ea mia sorella e viceversa.
Spero vada tutto bene.

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione.

Canzone del titolo: The messenger-Linkin Park

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Capitolo 20
*** 19)I hope you like the stars I stole for you,one hundred million twinkle lights in neon blue. ***


19)I hope you like the stars I stole for you,one hundred million twinkle lights in neon blue.

 
Sophie p.o.v.

 
Ci sono cene in cui la tensione si percepisce e diventa così pesante da poter essere tagliata da un coltello immaginario. Questa è una di queste.
Jack, Aileen e May sono normali e cortesi, Wen invece scruta Vic in modo così evidente da mettere a disagio, sembra che da un momento all’altro lui possa mettersi a picchiarmi.
Non gli ha perdonato il fatto di avere detto parole poco carine su di me che mi hanno mandato in crisi, diciamo. Ora però lui sta tentando di rimediare e mi sta dimostrando che ci tiene a me e che mi ama e vorrei che mia sorella lo capisse.
In ogni caso Aileen porta in tavola la cena – pasta al sugo – e si siede al suo posto.
“Dopo dove andate?”
“Al “Black horse”, devo sentire una band che suona lì.”
“E Vic come mai ti accompagna?”
Mi chiede Wen.
“Perché mi fa piacere.”
Risponde sorridendo lui.
“Immagino che l’appuntamento di ieri sia andato bene.”
“Molto bene.”
“Te la sei portata a letto?”
“WENDY!”
Urlo io.
“No, non è successo! Ci siamo  solo baciati e abbiamo parlato, smettila di essere così ostile.”
“Sto solo cercando di proteggerti, non mi dimentico del fatto che ti abbiamo trovata in un lago di sangue qualche giorno fa.”
La sua voce trema sull’ultima parte.
“Non me lo dimentico nemmeno io, cerco solo di andare avanti. Non è facile perdonare Vic, ma è quello che voglio, perché lo amo.”
“Sei sicura che sia quello giusto per te?”
Io annuisco sicura.
“Sì, è quello giusto per me. Non ho mai provato qualcosa di simile a quello che provo per lui prima, quindi…”
“Stai tentando di dirmi che mi devo rassegnare.”
“No, vorrei che tu gli dessi una seconda possibilità, tutto qui.
Ai lutti ci si rassegna, alle cose belle no.”
Lei sospira.
“Se lo dici tu.”
“Fidati, dacci una possibilità.”
“Sì, ma vi terrò d’occhio.”
Non l’ho convinta del tutto, ma almeno abbiamo fatto un piccolo passo avanti e forse smettila di guardare Vic come se fosse un serial killer in incognito.
Dopo la pasta mangiamo una crostata fatta da May e poi io e Vic ce ne andiamo, il concerto è piuttosto presto e non voglio fare tardi.
Saliamo nelle nostre macchine e ci dirigiamo verso il centro della città,  fortunatamente non c’è molto traffico e troviamo subito il bar.
È abbastanza pieno e decido di interpretarlo come un segnale positivo, se c’è così tanta gente forse la band è brava.
Io e lui ordiniamo una birra e delle patatine fritte e aspettiamo, il mio quasi ragazzo mi sembra giù di morale.
“Tutto bene?”
Gli chiedo leggermente preoccupata.
“Sì, stavo solo pensando alle parole di Wendy.”
“Immaginavo. Ascolta, è solo preoccupata per me come ogni brava ragazza. Ha solo paura che tu possa ferirmi ancora, ma io ho la sensazione che non lo farai ancora, dico bene?”
Lui annuisce.
“Non lo farò mai più.”
Mi stringe le mani nelle sue e cerca di sorridere, io gli sorrido a mia volta. Non voglio che ci siano problemi, per una volta vorrei che tutto andasse bene.
Non pretendo il cavaliere in armatura scintillante che ti salva da te stessa e dai tuoi problemi, solo un ragazzo che mi ami e che mi voglia, nonostante i miei problemi e spero che Vic sia quella persona.
Il rumore di strumenti accordati mi riporta al presente e al motivo per cui sono qui: devo sentire questa band. Dopo il soundcheck il cantante sale sul palco e scalda il pubblico con qualche battute, poi iniziano a suonare.
Dopo un paio di canzoni devo ricredermi: non sempre un locale pieno indica che ci sarà una buona band che suonerà.
Questi ragazzi non fanno totalmente schifo, ma non sono nemmeno pronti per essere messi sotto contratto da un’etichetta, anche se indipendente come la mia. Devono ancora fare parecchi concerti e perfezionarsi.
“Vic.”
Sussurro.
“Andiamo via.”
Lui annuisce e andiamo alla cassa dove paghiamo la nostra consumazione, nessuno – per fortuna – si è accorto che c’è il frontman dei Pierce The Veil.
Appena arrivati fuori tiro un sospiro di sollievo e accendo una sigaretta.
“Scusa per pessima perfomance, non sono ancora pronti per essere messi sotto contratto.”
“Hai ragione. Però mi sarebbe piaciuto essere messo contratto da una bella ragazza come te.”
“Se fosse successo non saremmo qui, no?”
Lui sorride.
“Probabilmente hai ragione. Adesso cosa facciamo?”
“Non ne ho idea, non posso stare fuori tanto per via del lavoro.”
Lui annuisce.
“Vieni a casa mia.”
“Ok, ci sto. Bicchiere della staffa?”
“Bicchiere della staffa.”
Saliamo sulle nostre macchine e arriviamo alla villa di Vic, a quanto pare non saremo soli perché – oltre a Mike – ci saranno anche i ragazzi. Vedo le loro macchine parcheggiate. Io e lui scendiamo e poi percorriamo il viale, apre la porta di casa e immediatamente si sente del casino proveniente dal salotto.
Io e Vic diamo un’occhiata e troviamo il resto della band che sta giocando a qualche videogioco, smettono immediatamente quando ci vedono.
“Ehi, ehi! I due piccioncini!”
Urla Jaime venendoci incontro e abbracciandoci.
Tony mi rivolge il suo solito sorriso timido e Mike un ghigno malizioso.
“Allora dove siete stati?”
“A cena a casa mia e poi a vedere una band.”
“Una cena, eh?
E dopo vi siete scambiati tante coccole?”
“C’era Wen presente.”
Commenta piatto Vic.
“Ah.”
Risponde Mike.
“Ti ha perdonato?”
“No, ma ci sta provando, il che è meglio di niente, no?”
“Sì, ma mi chiedo come si faccia a odiarti. Sei sempre così carino e disponibile, il ragazzo perfetto, il principe azzurro.”
“Almeno quanto tu sei il principe cacca, ma tu non hai mai indotto qualche ragazza al suicidio!"
All’improvviso mi sento di troppo e comincio a trascinare i piedi a disagio, per poi uscire sulla terrazza e godermi la vista della città e ancora più in là del mare.
Vorrei essere forte come il mare che continua a infrangersi testardo contro gli stessi scogli di sempre, senza perdere niente della sua bellezza e della sua forza.
Dopo un po’ sento la porta aprirsi dietro di me e mi trovo davanti una persona inaspettata: Jaime.
“Ciao, cosa ci fai qui?
Dentro si stanno tutti divertendo.”
“È la storia della mia vita. Sono uscita perché mi sono sentita a disagio perché Mike e Vic parlavano come se non ci fossi.”
“Capisco.”
“Sei  sicuro di capire davvero?
Sei così solare, pronto alla risata che mi domando se tu abbia mai conosciuto un giorno triste in vita tua.”
“Il fatto che sorrida sempre non significa che non possa capire la tristezza altrui, Vic ha alle spalle una storia di autolesionismo e Tony di depressione e li ho aiutati entrambi.”
Mi sorride dolcemente, io abbasso gli occhi.
“Mi chiedo se ne valga la pena.”
“Cosa?”
“Provare con Vic, ho paura di trascinarlo di nuovo nei problemi da cui è faticosamente uscito.”
“Ne è uscito più forte e lo stesso succederà anche a te, solo lasciati aiutare, lascia che la gente venga da te.”
“Lo sto già facendo.”
Lui mi abbraccia.
“Continua, lascia che Vic ti aiuti e ti stia vicino. Lo sa fare forse meglio di tutti noi messi insieme, ti ama. Non lascerà che la ragazza che ama gli venga strappata via, combatterà fino alla fine.”
“Mi ama davvero?”
“Sì, non sei la sostituta di Holly.”
Io non dico niente per un po’.
“Forse è meglio che io rientri o mi daranno per morta. Che brutto gioco di parole.”
Insieme a Jaime rientro nella grande casa e mi unisco ai ragazzi, Vic mi guarda interrogativo, ma io scuoto le spalle. Ho paura di coinvolgerlo nei miei problemi.
È strano come a volte ci si senta completamente e totalmente soli in una stanza piena di gente, come se si andasse a fuoco e nessuno lo vedesse.
Forse venire qui non è stata una buona idea, avrei dovuto andare a casa mia e mettermi a letto, qui non mi sento ancora perfettamente integrata.
“Ehm, ragazzi, io devo andare. Domani devo andare al lavoro.
Ciao a tutti.”
Dico prima di scappare frettolosamente fuori in carenza d’ossigeno. Arrivo alla mia macchina e mi siedo sul cofano cercando di fare lunghi respiri che mi facciano calmare, dopo qualche tentativo ci riesco e anche il battito impazzito del mio cuore rallenta.
Ora posso andare a casa.
Entro in macchina e metto in moto, metto un cd degli All Time Low al massimo volume e mi destreggio nel traffico di Los Angeles. Arrivo a casa mia e parcheggio la macchina, poi entro in casa: c’è solo Wendy che legge qualcosa sul divano.
“Tutto bene?”
“No, non va tutto bene. Ho avuto un attacco di panico.”
Lei chiude il libro con uno scatto secco.
“Vic to ha trattato male?”
“No, al contrario, è stato molto gentile con me.”
“E allora?”
“Allora…”
Prendo fiato.
“Beh, eravamo al bar, la band è stata pessima, così ce ne siamo  andati e gli ho proposto di andare a casa sua. È stato uno sbaglio.
C’erano tutti i ragazzi e all’improvviso lui e Mike si sono messi a parlare di me come se non ci fossi, parlavano di come tu fossi protettiva nei miei confronti.”
Lei si acciglia ancora di più.
“Non arrabbiarti, ti prego!”
“Va bene, vai avanti.”
“Poi è uscito Jaime, abbiamo parlato e mi ha rassicurato.
Ho paura di non essere la ragazza giusta per Vic, sai?
Quando sono tornata dentro con lui mi sono sentita un’estranea sola al mondo e sono scappata via.”
“Capisco. Anche a me succedeva le prime volte che uscivo con Jack e c’erano anche i ragazzi, poi li ho conosciuti meglio ed è passata.
Quando si è stati soli per tanto tempo è difficile accettare che ci sia qualcuno che vuole stare in nostra compagnia.”
Io rifletto sulle sue parole e penso che abbia ragione, devo scusarmi con Vic, ma prima che possa prendere  in mano il mio smartphone questo inizia a suonare.
Ovviamente è Vic che mi chiama.
“Ehi, piccola. Dove sei?
Cosa è successo?
Stai bene?”
“Sono a casa con Wendy e sto bene, non ti preoccupare.”
“Perché sei scappata via?”
Io sospiro.
“Niente, è che non penso di essere la ragazza che fa per te e poi quando sono rientrata dalla mia pausa sigaretta mi sono sentita di troppo, come se non centrassi nulla con voi.”
“Piccola, lo sai che i ragazzi ti vogliono bene, vero?”
“Mi vogliono bene?”
“Certo. Mike è felicissimo che tu sia la mia ragazza. Jaime ti trova adorabile e non vede l’ora di distruggerti con i suoi abbracci da orso e Tony vuole iniziarti alla saga di Star Wars, che è il suo modo per dire “Benvenuta nel mio mondo.”. Ti vogliono bene e io ti amo.
Non ti lascerò da sola, c’è solo una ragazza che voglio e sei tu.”
Io scoppio a piangere, commossa.
“Non piangere, Sophie.”
“Ti amo.”
“Anche io, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, ma voglio anche i fiori e i cioccolatini o non è ufficiale.”
Dico ironica.
“Li avrai presto.”
Chiude la chiamata lasciandomi perplessa, io torno da mia sorella.
“Tutto bene?”
“Sì, abbiamo risolto.”
Guardiamo la tv insieme per venti minuti circa, poi qualcuno suona alla porta.
“Ma chi è?”
“Non lo so, vado ad aprire.”
Mi alzo dal divano e mi trovo il mio ragazzo davanti con un gigantesco mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini.
Si inginocchia e mi tende sia i fiori che la scatola, io nel frattempo sono diventata rossa come i capelli di Hayley Williams in twilight.
“Sophie Anne O’Connor, vuoi essere la mia ragazza?”
“Oh, mio Dio! Sì, Vic, sì!”
Lui si alza e mi abbraccia, facendo finire a terra i fuori e la scatola, per poi baciarmi con passione, qualcuno – tutta la casa – applaude calorosamente.
Ci voltiamo e io seppellisco il volto nel petto di Vic.
“Insomma, cosa avete da guardare?
Mai visto nessuno baciarsi?”
Dico imbarazzatissima.
“Non così tanta passione e romanticismo.”
Jack raccoglie la scatola, la apre e assaggia un cioccolatino.
“Uhm, buono. Ottima scelta, Fuentes.”
“Pozzo senza fondo.”
Sospira Wen, alzando gli occhi al cielo.
“Dai, provane uno!”
Jack allunga la scatola verso mia sorella che – sorprendentemente – ne prende uno.
“Uhm, sì. Sono davvero buoni.”
Mi ridà la scatola.
“Adesso ce ne andiamo a letto e vi lasciamo soli a divorarli, non fate sesso. Vic, se vuoi puoi rimanere a dormire.
Avanti, gente! Circolare!”
Con gesti circolari delle braccia rispedisce tutti a letto e la comitiva rumorosa si allontana lasciandoci da soli.
“Davvero vuoi essere il mio ragazzo?”
Gli chiedo ancora leggermente incredula.
“Sì, perché lo trovi così strano?”
“Ci sono un sacco di ragazze migliori di me: più belle, meno problematiche.”
“Tu sei molto bella e so che i tuoi problemi possono essere risolti, solo devi fidarti di noi, della gente che ti vuole bene.”
Lui mette i fuori un vaso e poi mi prende in braccio e mi porta in salotto, mi depone sul divano, poi si siede anche lui e tira fuori un cioccolatino.
“Uhm, sì, sono buoni.
Jack e Wen avevano ragione.
Ne vuoi uno?”
Lo accetto con molta riluttanza e ne addento solo mezzo.
“Uhm, buono.”
“Non lo finisci?”
“No, sennò ingrasso e sono già una bella balena.”
Vic sgrana gli occhi.
“Sei sull’orlo dell’anoressia, mangia!
Chi ti ha infilato in testa queste idee?”
“Mia madre, diceva che ero una balena bruttissima e che nessuno avrebbe mai amato una come me. Beh, aveva ragione.”
“No.”
Il tono di Vic è perentorio.
“Tua madre è una grande stronza e ha torto tra l’altro. Tu sei bellissima, non sei grassa e tutti ti vogliono bene. Io sono certo di amarti e mi piaci così come sei, non cambierei niente.”
I miei occhi diventano lucidi di nuovo, ogni volta che qualcuno mi fa un complimento mi sento in dovere di dire che non è vero. Sento come se non li meritassi.
“Accettiamo solo l’amore che pensiamo di meritare, è questo il problema. Tu devi capire che meriti tanto amore perché sei speciale. Sei uno splendido vaso di cristallo preziosissimo in mezzo a tanti banali vasi di coccio.”
Io arrossisco.
“Forse hai ragione.”
“Togli il forse. Accetta il fatto che sei circondata da tanto amore, di più di quando stavi a New York, e che tua madre sbagliava e continuando a comportarti così è come se le dessi ragione.
Vuoi darle ragione e rovinarti la vita?”
Il silenzio cala su di noi come una coperta.
“No, non voglio darle ragione.”
“E allora non pensare che ogni volta che qualcuno ti fa un complimento sbagli, che per te non ne vale la pena. Ne vale la pena.
Vale la pena perché, nonostante tutto, sei ancora qui e per mesi mi hai ascoltato stoicamente mentre ti raccontavo di cose che ti spezzavano il cuore e perché hai provato a… Lo sai.. invece che mandarmi a fanculo, come avrebbe fatto chiunque.
Sei meravigliosa e non permettere a nessuno di trattarti male, dimentica tua madre e pensa che sei qui con noi e che lei può fottersi.
Lei avrà una vita piena di soldi, ma tu ne avrai una piena di amore e, credimi, la tua è meglio della sua.”
Lo abbraccio senza dire niente per un tempo che mi sembra infinito, poi mi alzo e gli tendo una mano.
“Vuoi venire a dormire con me?”
“Sì.”
Con dolcezza lo conduco in camera mia, lui si toglie i jeans, le scarpe e i calzini, io faccio lo stesso e sollevo le coperte. Immediatamente mi ritrovo imprigionata dalle sua braccia sul suo petto.
“Ti amo, buonanotte.”
Mi dice baciandomi una tempia.
“Ti amo anche io.”
Gli rispondo baciandogli una clavicola, grata al destino di averlo mandato sulla mia strada, nonostante tutto quello che è successo.
Lui rimane comunque una benedizione per me e questa cosa non cambierà mai.

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione, spero ti piaccia^^

Canzone del titolo: The boy who could fly-Pierce The Veil

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Capitolo 21
*** 20)I'm happy if you're happy with yourself ***


20)I'm happy if you're happy with yourself

 
Sophie p.o.v.

 
La mattina dopo mi sveglio sentendo del calore.
Apro gli occhi e vedo il volto di Vic addormentato poco sopra di me e sento le sue braccia che mi avvolgono. Potrei rimanere così per sempre, se solo non avessi il lavoro.
Con delicatezza mi sfilo dal suo abbraccio e mi faccio una doccia, poi lo guardo indecisa se lasciarlo dormire o svegliarlo.
Decido di lasciarlo dormire, quando si sveglierà farà quattro chiacchiere con May al massimo. Prendo una penna e gli scrivo un biglietto in cui lo avviso che sono al lavoro e che l’ho lasciato dormire perché mi dispiaceva svegliarlo.
Poi mi metto un vestito nero, le calze e una giacca e scendo dabbasso. In cucina stanno facendo tutti colazione tranne May, che è ancora a letto.
“Buongiorno. Il tuo principe è ancora a letto?”
Mi chiede Wendy.
“Sì, dormiva così bene che non me la sono sentita di svegliarlo.”
Lei annuisce.
“Ho fatto un po’ di pancakes in più, quando lui e May si sveglieranno basterà che li mettano nel microonde e saranno pronti.”
“Va bene, lasciagli un biglietto.”
Lei annuisce e scrive un post-it che attacca al frigo.
Finita la colazione, metto un paio di stivali neri, prendo la mia giacca e me ne vado insieme agli altri. Arrivo in orario e comunico subito le mie impressioni sul gruppo di ieri sera al capo, ma lui non sembra starmi a sentire.
“Sophie, ieri ti hanno vista con Vic Fuentes.”
“È il mio ragazzo.”
Rispondo cauta.
“Ci sono problemi?”
“La tua relazione potrebbe dare adito a dei pettegolezzi.”
“Non vedo come. Sono io che lavoro qui e sono io che mi prendo la responsabilità di decidere se una band vada messa sotto contratto o no, non lui. Ieri era con me solo per un caso, voleva passare un po’ di tempo con me.”
Lui mi guarda un attimo con occhi penetranti.
“Ti do un consiglio: cerca di essere il più professionale possibile nel tuo lavoro, così nessuno dirà nulla.”
“Sono professionale. Ho fatto per caso qualcosa di sbagliato?”
“No, ma se ti farai vedere con lui ti consiglio di stare attenta.”
“Va bene.”
Esco dal suo ufficio piuttosto scombussolata. Cosa avrà voluto dirmi?
Davvero solo di stare attenta oppure che potrei trovarmi nella posizione di scegliere tra Vic e il lavoro?
Per quanto gratificante sia questo posto sceglierei Vic.
Mi siedo alla mia scrivania e mi metto a lavorare, un paio d’ore dopo mi arriva un sms di buongiorno di Vic e io gli rispondo allegramente con una marea di cuoricini.
Sentirlo mi fa stare bene, mi mette di buon umore e mi fa sentire… amata.
Sì, lo so che c’è anche la mia famiglia, ma lui è speciale.
C’è un tipo di amore diverso tra noi ovviamente. Non mi invita a pranzo, ma mi dice che probabilmente sarà a cena da noi, per me va bene.
A pranzo esco a mangiare da sola, non mi va di subire il fuoco di fila delle mie colleghe, che di sicuro vorranno sapere chi è il mio ragazzo, se è davvero Vic Fuentes e come lo ho conosciuto etc...
Al pomeriggio lavoro tranquillamente, mi segno un altro paio di band da andare a vedere e mi appunto mentalmente di non dire più a Vic di venire con me.
Nel complesso è stata una buona giornata, tranne la parentesi con il capo.
Arrivo a casa di buon umore e non appena apro la porta sento delle risate maschili: ci sono i due fratelli Fuentes, Jack, Alex, Tony e Jordan.
“Buongiorno, gente!”
Il mio ragazzo si fa avanti e mi bacia con trasporto, che io ricambio. Finito, mi guardo intorno e noto una ragazza bionda insieme a Mike.
“Chi è quella ragazza?”
Chiedo sottovoce a Vic.
“Alysha Nett, la nuova ragazza di Mike.”
Mi avvicino a lei sorridendo.
“Piacere, sono Sophie, la ragazza di Vic.”
“Ciao, io sono Alysha, la ragazza di Mike.”
“Non sapevo ne avesse una, congratulazioni.”
“Usciamo da poco. Visto che c’è mezza banda più mezzi All Time Low e rispettive ragazze e Jordan dei We Are In The Crowd mi sento un po’ al battesimo del fuoco.”
Io rido.
“Non preoccuparti, non mordiamo. Ehi, Wen! Qualcuno ha preparato la cena?”
“Sì ho messo un bel pollo arrosto gigante nel forno e qualche cotoletta, non mi aspettavo tutta questa gente.”
Mi risponde con aria rassegnata, poi dà un’occhiata all’orologio.
“Dovrebbe essere tutto pronto ormai.
GENTE, A TAVOLA!”
Urla.
“Tua sorella ogni tanto sembra una scaricatrice di porto.”
“Beh, è una delle sue caratteristiche. D’altronde bisogna avere polso per farsi ubbidire da tutte queste rockstar.”
Le faccio l’occhiolino prima di sedermi a tavola.
Il pollo arrosto con le patatine fritte e le cotolette le fanno onore ancora una volta, Wendy cucina davvero bene, devo farmi insegnare come si fa. Sono sicura che mi verrà utile.
Finito di mangiare Jack e Mike spariscono per le loro lezioni di batteria, i ragazzi si mettono a giocare alla play e Aileen è dalla loro. Rimaniamo solo io, le mie sorelle, Holly e Alysha.
“Ehi, tra quanto nascerà il piccolo?”
“Tra tre mesi circa.”
Risponde orgogliosa May.
“Come pensate di chiamarlo?”
“A me piace molto Joshua, ma io e Jordan non siamo ancora arrivati a un accordo.”
“È difficile portare avanti una gravidanza da sola.”
May sorride.
“Ma io non sono sola. Ho la mia famiglia e il mio ragazzo con me.”
“Giusto.”
Risponde un po’ a disagio Alysha.
“Io non so se riuscirei a portare a termine una gravidanza alla tua età. Avrei troppa paura.”
“Sì, anche io ho paura. Paura di non essere una brava madre, di crollare davanti alle responsabilità, della depressione post partum…
Ma so di non essere sola, se qualcosa dovesse andare male ho con me le mie due sorellone, mia cugina, Jordan, Alex, Jack, Aileen, Tony, Vic, il resto dei We Are In the Crowd.
Sono un po’ la mascotte di tutti e mi va bene, perché so che mi aiuteranno.”
Alysha le sorride incerta.
 

Finita la festa quando tutti sono andati via rimangono solo Jack, Wen, May, Jordan e Vic.
Il clima è ancora abbastanza buono, si ride e si scherza, poi May inizia a sbadigliare sonoramente e Jordan la scorta premurosamente a letto.
“Buonanotte,ragazzi. Io e la mia fantastica donna ci ritiriamo nelle nostre stanze.”
“Buonanotte, piccioncini. Non fate sforzi!”
Jack fa l’occhiolino a tutti e due, facendo sbuffare May: la gravidanza l’ha resa un po’ suscettibile.
“Ma perché tua sorella reagisce così?”
Mi domanda Jack.
“Deve essere la gravidanza che l’ha sballata un po’, prima non era così, anche se non credo che abbia voglia di fare sesso in una casa dove ci sono altre persone che la possano sentire.”
“Ma io non lo farei mai!”
Lo guardiamo in modo eloquente.
“Ok, va bene. Avevo già pronto il bicchiere per sentire meglio, non vi si può nascondere nulla, siete peggio della Gestapo.”
“Ti conosciamo, Jack.”
Dice semplicemente Wendy dandogli un bacio a stampo, lui le sussurra qualcosa che la fa sia ridere che arrossire.
“E voi cosa pensate di fare?”
“Riporta il bicchiere in cucina, Barakat.”
Gli rispondo sorridendo.
“No, anche voi! Che palle!”
“Faremo sesso in un posto dove non c’è gente che ci spia a destra e a manca. Probabilmente da Vic quando Mike è da Alysha.”
Jack sbuffa, non si capisce mai quando è serio e quando non lo è. Immagino che solo Wendy sappia la risposta.
“Beh, che ne dite di vedere the night mare before Christmas?”
“Va bene.”
“Halloween si avvicina, vero Jack?”
Lui ride.
“Sì. A proposito di Halloween, andrai alla festa con il tuo principe messicano?”
Io lo guardo senza capire, di che festa sta parlando?
“Che festa?”
“Ah, non lo sai? La Fearless e la Hopeless organizzano una festa per Halloween e mi chiedevo se tu ci andassi con Vic.”
“Non lo sapevo, comunque non so se è il caso.”
Mi guardano tutti curiosi.
“Beh, ecco… Stamattina il mio capo mi ha fatto un discorso, del genere che uscire con Vic potrebbe rendermi meno professionale nel mio lavoro o che potrebbero esserci dei pettegolezzi spiacevoli.”
“Tu gli hai risposto a tono, vero?”
“Sì, ovvio. Non credo che frequentare Vic mi dia qualche agevolazione nel mio lavoro o cose del genere, però l’ho preso anche come un avvertimento.”
Vic si acciglia.
“Beh, io non ho intenzione di tenerti nascosta, voglio una storia seria con te.”
Io sorrido leggermente commossa.
“Guardiamo il film, è meglio.”
Dico alla fine, non volendo mettermi a piangere davanti a tutti. Wen lo capisce e infila il dvd nel lettore e poi prende bibite e popcorn per tutti.
Non appena inizia il film siamo tutti presi dalla trama, dalle canzoni e dalla bellezza dei personaggi di Tim Burton e l’argomento viene accantonato.
Finito il film, Wendy trascina il suo ragazzo a letto e rimaniamo solo io e Vic in salotto.
“Non ti è piaciuto essere giudicata, vero?”
“No, anche perché so che sceglierei sempre te, sopra tutto, anche a un lavoro che mi piace.”
Lui mi sorride e mi bacia.
“Ti amo, Sophie e non lascerò che nessuno si metta in mezzo.”
“Ti amo anche io, non so cosa farei senza di te. Vivrei una vita solitaria con la perenne impressione che mi manchi qualcosa.”
Rimaniamo un attimo ancora abbracciati in silenzio.
“Vuoi rimanere a dormire, Vic?”
“Mi farebbe molto piacere, a quest’ora Alysha e Mike si staranno dando da fare.”
“Allora vieni, la strada la conosci.”
Lui sorride, ma c’è un velo di tristezza nei suoi occhi, forse non avrei dovuto  dirgli del mio colloquio con il mio capo, volente o nolente faccio sempre danno.
Lui si spoglia e si mette nel mio letto, io mi tolgo lentamente i vestiti e poi mi sdraio accanto a lui che mi attira subito su di sé.
“Ti sei pentita di stare con me?”
“Cosa? No, assolutamente no!”
“Ti sto creando dei problemi al lavoro.”
“Non mi importa. Io ho sempre voluto stare con te fin dalla prima volta che  ti ho visto e non mi importa se questo non piace al mio capo.
Pace.
Io non ti mollo, sempre che tu mi voglia.”
Lui sorride.
“Certo che ti voglio, mi ci è voluto un po’ per capirlo, ma ora sono sicuro. Non ti lascerò andare per nessuna ragione.”
Io sorrido e finalmente mi lascio andare al sonno, anche se un minuscolo tarlo si è infilato dentro di me: Vic mi inviterà o no alla festa?
E io dovrei o non dovrei accettare?

 
La mattina dopo mi sveglio con un forte e ingiustificato mal di testa.
Ho anche l’impressione di avere fatto degli incubi, Vic mi conferma che mi sono mossa molto durante il sonno. La sola idea di andare a lavorare oggi mi fa venire da vomitare, preferirei fare la muffa a letto.
“Dio, perché mi fai lavorare oggi?”
Gemo, facendo ridere Vic.
“Non hai voglia di andare a lavorare?”
“No, la sola idea mi dà la nausea, ho dormito malissimo e poi non mi piace chi si intromette nella mia vita.”
“Non farti influenzare. Ti è sempre piaciuto il tuo lavoro, vero?”
“Sì.”
“E allora continua a farlo e chissenefrega  cosa dice il tuo capo. A proposito, mi piacerebbe molto che tu venissi con me a quella festa.”
“Ti farò sapere, Vic.
Adesso non sono in grado nemmeno di alzarmi dal letto.”
Con fatica striscio fuori dalle coperte e mi infilo in bagno, sperando che una doccia calda mi rimetta in sesto. Mi fa sentire un po’ meglio, ma non mi sistema del tutto.
Suppongo che le brutte giornate capitino a tutti, mi dico mentre indosso una gonna nera, una camicia rossa e le calze nere.
Vic mi guarda interessato dal letto.
“Sei davvero bella.”
“Oh, grazie!”
Arrossisco io.
“Se vuoi puoi continuare a dormire quanto vuoi.”
“Grazie, penso che dormirò un altro po’.”
Sbadiglia, io mi avvicino a lui e lo bacio.
“Buona dormita, amore.”
“Buon lavoro, piccola.”
Poi si gira dall’altra parte e si mette di nuovo a dormire, beato lui!
Io invece scendo in cucina a fare colazione e notano tutti che ho un aspetto orribile.
“Sei sicura di stare bene, Sophie?
Hai due occhiaie terrificanti.”
“No, non sono al massimo della forma, ma devo andare a lavorare.”
Sospiro.
“Dopo ieri mi sa che dovrò essere la perfetta dipendente e io ho sempre fatto fatica a essere perfetta.”
Wendy mi sorride.
“Vedrai che ce la farai.”
“Lo spero.”
Finisco il mio caffè ed esco dalla cucina.
Fuori c’è una meravigliosa giornata autunnale, l’aria è frizzante – quello che ci vuole per scacciare il malumore – il sole splende e illumina i colori degli alberi del giardino.
Il loro rosso, arancione, giallo mi mettono di un umore normale, posso farcela.
Arrivo al lavoro e inizio a svolgere le mie mansioni diligentemente, in modo che nessuno abbia da ridere su di me. Una parte di me odia sentirsi sotto esame in questo modo, ma non posso farne a meno, sono più che sicura che il mio capo mi abbia dato una specie di avvertimento.
La pausa pranzo la trascorro da sola, i miei colleghi sono troppo impegnati a spettegolare su di me e a guardarmi male, come se fossi una specie di raccomandata.
Che idioti!
Il resto della giornata trascorre tranquillo, non ci sono novità.
Arrivo a casa e trovo May intenta a intagliare una zucca.
“Non è un po’ presto per Halloween?”
“Nah, è fra due settimane e poi mi annoio. Non so cosa fare e sono stufa di stare a letto.”
“Jordan ti ha dato notizie?”
“Sì, che stasera non verrà a cena: deve registrare. E poi ha fatto vaghi riferimenti a un tour per promuovere il nuovo lavoro.”
“Non ti scordare che è un musicista e i musicisti viaggiano.”
“Lo so, lo so. Anche Wen me l’ha detto. Mi mancherà non avere più per casa Jack, in fondo è un tipo divertente.”
“Grazie per il complimento, ma io non sono un tipo divertente solo in fondo, ma anche in cima.”
May alza gli occhi.
“Non sapevo fossi un clown.”
“Ah ah ah. May, sei uno spasso.”
“Mi adeguo ai tuoi standard.”
“La gravidanza ti ha tolto il senso dell’umorismo?”
Lei sbadiglia.
“Forse. Jordan mi ha invitato alla festa, ma Wen non vuole che ci vada.”
“Come mai?”
“Troppo stress.”
Jack grugnisce, credo non sappia che posizione prendere, non ha mai avuto a che fare con una ragazza consapevolmente incinta prima d’ora. Quando Wen ha abortito non sapeva di essere incinta e nemmeno Jack.
“Stavate parlando di me?”
La sorellona arriva con in mano uno straccio  per asciugarsi le mani.
“Sì, del tuo assurdo divieto di lasciarmi andare alla festa con Jordan.”
“È troppo stressante e il medico ti ha detto di stare a riposo.”
“E lo sto facendo, ma mi sono rotta le palle. Non voglio fare cose assurde, ma uscire mi piacerebbe.”
“Vedremo.”
Taglia corto lei.
“È pronta la cena: pasta ai funghi.”
“Buona!”
Urla Jack correndo verso la sala da pranzo.
“Come mai i funghi?”
Chiede May.
“È autunno, gente.”
La mia sorellina borbotta qualcosa, ma alla fine ci dirigiamo tutti in sala e ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare. La cosa dei tour ha messo leggermente in allarme anche me, cosa succederà quando
Vic non ci sarà?
Lo seguirò o lo aspetterò?
Cosa è meglio fare?
“Sophie! Fuori dalle paranoie!”
Urla May con la delicatezza di un elefante in una cristalleria.
“Dio, May! Non c’è bisogno di urlare!”
“E non c’è bisogno di andare in paranoia per ogni minima cosa! Mangia la tua pasta!”
Io sospiro, pensando che in lei ci sono piccole schegge di somiglianza con mia madre, e inizio a mangiare la mia cena.
È buona, ma allo stesso tempo penso a Vic, chiedendomi se andare alla festa con lui o no.
Alla fine della cena il mio cellulare vibra per un messaggio ed è lui, mi chiede come è andata a lavoro e io rispondo.
Messaggiamo per un po’ e mi sento più sicura messaggio dopo messaggio. Non importa cosa succederà, non ci divideremo.
Ne abbiamo passate troppe per dividerci per una festa o un tour.
Con calma e a bassa voce mi dico che andrà bene, sperando che il dio della cattiva sorte non mi stia ascoltando.

Angolo di Layla

Ringrazio YouForeverIsAllThaINeed per la recensione.

Canzone del titolo: Walls-All Time Low

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Capitolo 22
*** 21)The person that you'd take a bullet for is behind the trigger. ***


21)The person that you'd take a bullet for is behind the trigger.

 
Sophie p.o.v.

 
Due settimane passano in fretta e finalmente ho preso la mia decisione: andrò alla festa con Vic.
Lui è stato molto felice quando gliel’ho detto, mi ha baciato e mi ha detto che faremo un figurone, io ho semplicemente sorriso nella speranza che non sia una catastrofe.
Anche May ha preso la sua decisione: verrà nonostante il parere contrario di Wen.
Per non farla arrabbiare se ne andrà da casa quando lei sarà già partita con Vic, io mi aggrego, così il giorno della festa li guardiamo uscire sorridenti e li salutiamo.
Non appena sentiamo il rumore della macchina saliamo di corsa in camera nostra e ci vestiamo per la festa, eccitate come due ragazzine.  Mia sorella indossa un abito premaman nero che le arriva sopra il ginocchio a mezzemaniche. È un abito a due strati, il primo è fatto di un tessuto trasparente nero, il secondo è di un tessuto normale ed è senza maniche, sotto il seno ha una fascia luccicante. Si calca in testa un cappello da strega e si infila un paio di ballerine nere. Si mette una giacca nera e secondo me sta benissimo.
Io invece mi travesto da sposa cadavere, quindi prendo un vestito bianco con macchie grigie, tutto rotto sulle maniche e un generoso spacco nella gonna, mi metto della crema azzurra sul corpo e sul viso, mi trucco leggermente gli occhi. Poi mi metto una parrucca azzurra e un velo, infine mi metto degli anfibi e una giacca di pelle.
Poco dopo arriva Jordan e ci porta alla festa.
Arriviamo davanti a un costoso albergo della città addobbato per l’occasione con zucche, ragnatele e luci spettrali fuori e sulle vetrate.
Jordan consegna le chiavi della sua macchina a un ragazzo e poi aiuta May a scendere, io ce la faccio da sola.
Saliamo in ascensore insieme ai Pierce the Veil chiedendoci come la prenderà Wen, mia sorella sta stritolando la mano del suo ragazzo. Vic mi guarda sorridendo.
“Stai benissimo.”
“Anche tu. Quegli strappi sulle guance sembrano veri.”
 Un ultimo elegante “plin” dell’ascensore ci avvisa che siamo arrivati all’ultimo piano – quello della festa – e poi le porte si aprono.
Wen è vestita da Sally, la individuiamo subito e raggiungiamo subito lei, Jack, Rian e Cassadee.

“May, non ti avevo detto di rimanere a casa?”
“Mi sembrava scortese non accettare l’invito di Jordan.”
Lei sospira, rassegnata.
Credo abbia capito che ogni tanto nostra sorella abbia bisogno di uscire, nonostante la gravidanza a rischio.
“Va bene, ma ricordati che sei incinta. Niente alcool, sigarette o canne.”
Lei alza gli occhi al cielo.
“Sì, mamma!”
“Ciao, ragazzi!”
L’arrivo di Holly impedisce a Wen di fare altre raccomandazioni a May, mia cugina è vestita da Helena dei My Chemical Romance, Alex ha dipinto la faccia come un teschio messicano
May abbraccia tutto il gruppo, io noto che Zack non c’è.
“Ehi!”
Holly abbraccia tutti, Vic si scosta quasi subito, il mio cuore esulta: ce l’ho fatta a sostituirla nel suo cuore!
Jaime invece la stritola in un abbraccio da orso, Mike la abbraccia normalmente e Tony un po’ più degli altri.
“Come stanno le tue tartarughe?”
Si informa curioso.
“Benissimo, pare che a loro piaccia casa Gaskarth, non hanno risentito tanto del trasloco. E le tue?”
“Oh, stanno benissimo.”
“Sì, gli parla tutte le sere e fa vedere loro Star Wars e film di Bruce Lee, credo stia aspettando che si trasformino nelle tartarughe ninja.”
Interviene Jaime.
“Oh, sarebbe fantastico!”
Esclama con aria sognante Tony.
“Turtle, non succederà mai.”
Lui sbuffa.
“Grazie Hime-Time, senza di te non saprei come demolire i miei sogni!”
Il bassista scoppia a ridere e dà una manata a Tony.
“Bene, vado a bere.”
Si allontana con Jessica – la sua ragazza – trascinandosi dietro anche Tony, Aileen, me e Vic.
Ci serviamo di un liquido rosso alcoolico e con la coda dell’occhio vedo Holly parlare con Mike, forse stanno parlando di Vic e di me.
Chissenefrega.
So che sono contenti della nostra storia e che Holly si sentirà probabilmente sollevata.
Alzo gli occhi dal mio bicchiere e vedo Zack e Tay davanti a me, si tengono per mano e c’è un attimo di imbarazzo, poi la cantante dei We Are The In  Crowd ci saluta.
“Ciao, ragazzi.”
Guarda May, come se temesse una qualche reazione, ma lei si limita a sorridere.
“Ciao, Tay, Zack. Siete proprio carini insieme.”
“Senza rancore, May?”
“No, senza rancore, Zack. Tu ti meriti qualcuno che ti ami e credo che lei ti ami.”
Il bassista sorride.
“Grazie mille, May. Mi sono sentito parecchio in colpa per averti fatto quasi abortire.”
“È acqua passata, cerchiamo di dimenticarcene. Ma quella non è Hayley Williams?”
Sì, è Hayley Williams con i suoi nuovi capelli azzurri in compagnia di Chad, il suo ragazzo.
Ci presentiamo e scambiamo qualche parola – oltre che a una promessa di fare shopping insieme – poi qualcuno dà una manata sulla schiena di Zack che rischia di rovesciare il suo drink sul vestito di Hayley.
“Chi è il coglione?”
“Sono io, scemo!”
Un ragazzo dai capelli castani ci sorride.
“Josh! Non potevi salutare in modo più normale?
Stavo per rovesciare tutto addosso alla povera Hayley!”
“Non è colpa mia se sei ancora deboluccio.”
Il bassista appoggia il bicchiere al tavolo e stringe il collo del cantante degli You Me & Six passandogli la mano sui capelli.
“Chi è debole?”
“Josh!”
Risponde un’altra voce maschile. Oli Sykes ci sta guardando con un mezzo ghigno divertito insieme ad Hanna Snowdon.
“Non ci presenti queste persone, Zack?”
Chiede mia sorella.
Lui molla Josh.
“Lui è Josh Franceschi, il leader degli You Me & Six, lui invece è Oli Sykes dei Bring Me The Horizon, lei invece è Hanna Snowdon la sua ragazza.”
“Piacere di conoscervi, io sono May O’Connor, la ragazza di Jordan.”
“Vi siete dati subito da fare.”
Sorride il frontman dei Bring Me The Horizon.
“Congratulazioni. È un maschio o una femmina?”
“Maschio, ma non è figlio di Jordan. Lui si è innamorato di me quando ero già incinta.”
“E la bella sposa cadavere chi è?”
Io arrossisco.
“Sono Sophie O’Connor, la sorella di May, nonché ragazza di Vic.”
“Io invece sono Aileen Sullivan, la ragazza di Tony.”
Dovremmo esserci presentati tutti adesso.”
“Sì.”
I ragazzi iniziamo a parlare di tour e gente che conoscono, Hanna e Hayley decidono di parlare con me, May e Tay.
“Davvero sei diventata la ragazza di Jordan quando eri già incinta?”
May annuisce.
“Credo sia stato un colpo di fulmine, anche se all’inizio ero un po’ confusa e non sapevo se scegliere lui o Zack, ma poi Tay mi ha dato involontariamente una mano.”
“Come pensi di chiamarlo?”
Chiede Hanna.
“Non lo so, di sicuro non Philip.”
“Nein, sister. Tutto tranne che quel nome.”
“Come mai?”
La domanda di Hayley ha un senso.
“Perché è il nome di nostro padre.”
Mentre gesticolo il braccialetto di pelle che ho messo per nascondere le bende sui polsi si alza un pochino e le lascia intravvedere, un silenzio gelido cala immediatamente sul gruppo.
“Mi dispiace.”
La cantante dei Paramore mi abbraccia.
“Non so perché tu l’abbia fatto, ma so che andrà meglio. Puoi non credermi, ma ti giuro che succederà.”
“Sta già andando meglio: sono la ragazza di Vic.”
“Chi è la ragazza di Vic?”
Mi volto sorridendo.
“Kellin!”
“Sophie! Alla fine ce l’hai fatta, sei diventata la ragazza di Vic.”
“Sì.”
Sorrido radiosa, ricordandomi del nostro primo incontro, quando lui mi ha portata a casa ubriaca.
Mi presenta la sua band e poi raggiunge, lo vedo dare una pacca sulla schiena al mio ragazzo e poi fargli i complimenti. Vic si informa di come stiano sua moglie e sua figlia.
“Oh, stanno benissimo. Copeland è un’amore.”
Tira fuori dalla tasca il suo i-phone e ci raduniamo intorno a lui che ci mostra orgoglioso le foto della bambina, ha un anno e sembra dolcissima.
Più che a un party sembra di essere a una riunione di amici e la cosa mi piace.

 
A un certo punto della festa – dopo che anche Wen, Jack, Mike e Alysha ci hanno raggiunto – notiamo che mancano Alex e Holly.
“Secondo te dove sono Holly e Alex?”
Chiede May.
“Forse sono imboscati da qualche parte.”
Sorride malizioso Jack.
“Sei il solito malizioso.”
Commento io, alzando gli occhi al cielo.
“Oh, andiamo Sophie! Un uomo ha i suoi bisogni.”
“Ma ce la può fare a resistere per una serata!”
“Ha ragione.”
Commenta un’altra voce maschile, dietro a me ci sono gli Of Mice & Men in tutta la loro gloria. C’è Austin con i suoi tatuaggi, i capelli castani, il piercing e il suo sorriso; Alan con i suoi capelli rossi, Aaron Pauley e la sua faccia rotonda da bambino, Phil Manansal con i suoi lunghi capelli castano e Valentino Arteaga con i suoi capelli rasati da un lato e la leggera barba.
Dopo le presentazioni di rito stiamo per iniziare una conversazione, ma l’arrivo di una Holly e di un Alex che veleggiano su una nuvola rosa a trenta centimetri da terra ci blocca.
“Cosa è successo?”
Chiede Wendy.
“Alex mi ha chiesto di sposarlo!”
Squittisce Holly.
“COSA?!”
Chiedono tutti in coro.
“Alex mi ha chiesto di sposarlo.”
“Davvero, Alex?”
Il frontman annuisce alla domanda di Jack e dopo questa conferma parte un giro di baci, abbracci e congratulazioni, sia Holly che Alex sembrano piacevolmente storditi.
Se non sapessi la verità penserei che si sono presi un paio di pasticche di LSD, il sorriso di Alex è talmente grande che rischia di strappargli i muscoli della bocca e Holly si trattiene a stento dal saltellare.
Siamo tutti felici, May soprattutto: ha negli occhi una luce che non mi piace.
Conosco quella luce, è quella di quando ci sono i saldi o cose del genere, temo di sapere cosa chiederà a Holly.
“Ragazzi, posso aiutarvi a organizzare il vostro matrimonio?”
Io cerco  di fare loro segno di no, che accettare sarebbe una pessima idea, ma loro non mi danno retta.
“Sì, certo, May!”
“Evvai!”
Urla lei, sempre con quella luce maniacale negli occhi.
“Che ne dite di andare in un posto più intimo per festeggiare?”
Propone Wendy.
E così ce ne andiamo: All Time Low, Pierce the Veil, Paramore, We Are
The In  Crowd, Sleeping with Sirens, Of Mice & Man e Tonight ALive.
I Tonight Alive sono una band australiana molto simpatica, Jenna è molto alla mano, ma ogni tanto guarda con una sorta di rimpianto sia Alex che Vic. Devo saperne di più.
Approfittando di un momento in cui rimaniamo sole a casa Barakat decido di parlarle.
“Jenna, posso chiederti un paio di cose?”
Uso un tono leggero per non allarmarla.
“Dimmi.”
“Per caso ti piacciono Alex e Vic?”
“Oh, come hai fatto a capirlo?”
“Da come li guardi.”
Rispondo semplicemente.
“Sì, avevo una cotta per tutti e due e adesso sono tutti e due impegnati.”
“Forse dovresti guardarti attorno e scopriresti qualcosa di nuovo.”
Lei mi guarda senza capire, io non so come farle capire che Taylor York non le ha tolto gli occhi di dosso per tutta la serata.
“Forse, magari hai ragione. In ogni caso, tranquilla, non ci proverò con loro. Non amo rubare i ragazzi alle altre.”
“Bene, e adesso riprendiamo a festeggiare.”
Prendiamo una bottiglia di birra ciascuno e raggiungiamo gli altri, Alex sta raccontando tutta la storia di lui e Holly e, Cristo, ne hanno passate davvero tante.  Ora so perché voglio sposarsi così giovani.
A un certo punto prende la parola Jack.
“Beh, a nome mio e della mia dolce ma bellicosa metà, volevo farvi i miei più sentiti auguri, ma state attenti. Non so se vi convenga avere subito tanti piccoli Alex affamati in giro per casa.”
Ridiamo tutti.
“Io non sono sempre affamato.”
Holly lo guarda in modo eloquente.
“Okay, ho sempre fame, ma potrebbero prendere anche i geni di Holly e se fossero femmine dovrei chiuderle in casa fino ai diciott’anni.”
“Perché mai?”
“Perché sei bella e attirerebbero troppi ragazzi e so come sono fatti i ragazzi: tanti piccoli Jack.”
“Lo dici come se essere come il magnifico Jack Barakat fosse un insulto.”
Commenta a tono Jack.
“Tratti male le ragazze, prima di Wendy volevi solo scopare.”
“Beh, anche tu.”
Holly si mette tra i due.
“Buoni, non abbiamo ancora avuto dei figli e volete già litigare?
Siete matti?
E poi io vorrei diventare una scrittrice, non una famosa, non una importante, amata dalla critica che scrive di cose decadenti e incomprensibili.
Niente tragici amori gay ambientati in questo nuovo millennio decadente e confuso, ma storie pure, semplici. Ragazzo e ragazza.
Magari il prossimo Harry Potter.”
“Ma questa non è la moda, la moda è quella che hai detto tu.”
“Non me ne frega nulla della moda, Jenna. Io scrivo quello che mi dice è il cuore, quello che mi comunica sia bello e non quello che vuole questa società corrotta, confusa, decadente, orribile come il profumo eccessivo di fiori in una serra o in un cimitero.
Non mi importa di non essere nessuno, voglio essere me stessa e camminare a testa alta senza vergognarmi perché non mi aggrego nemmeno alla massa degli alternativi.”
Questa è la risposta fiera di Holly.
Come Wen ha un carattere forte, che non si piega facilmente.
“In tal caso non vedo l’ora di leggere qualcosa di tuo.”
Ma la sua faccia dice esattamente il contrario e anche Holly se ne accorge perché la guarda disgustata.
“Su, non roviniamoci la serata.”
Interviene Alex.
“Secondo me sbagli, Holly.”
“E secondo me sbagli tu. Pari siam, io ho la lingua ella ha il pugnale.”
“Secondo me siete di mentalità chiusa, voi O'Connor.”
“Hai mai provato a camminare per un giorno nelle nostre scarpe?
Con le nostre esperienze e i nostri ricordi? No, vero?
Tu te ne stai lì a sputare sentenze forte di sapere che hai una buona parte della società dalla tua, senza nemmeno ascoltare le nostre ragioni.”
Lei mi fulmina e si alza in piedi.
“Io me ne vado!”
“Ciao e non tornare!”
Urliamo noi O’Connor in coro.
“Ragazze, non potevate evitare di discutere?”
Io guardo Vic dritto negli occhi.
“NO. Puoi continuare a frequentarla, ma personalmente non voglio avere niente a che fare con questo.”
“Immagino che non la vorrai al matrimonio, Holly.”
Dice rassegnato Alex.
“Se vuoi invitarla, fallo. Basta che non rompa.”
Lui non dice nulla, un po’ di atmosfera della festa se ne è andata, gli altri ci guardano in modo diverso. Odio quando ci guardano in modo diverso, come se fossimo dei mostri, quando osiamo dire che non ci piacciono i gay e non supportiamo i loro diritti.
Lentamente se ne vanno tutti e rimangono solo Jordan, Tony e Vic
“Beh, io andrei.”
Dice Tony dopo un lungo e penoso silenzio.
“Perché?”
“Non mi sembra il caso.”
“Ah, capisco. Va bene. Non siamo obbligati a dormire insieme ogni sera.”
Lui se ne va e lei sembra molto delusa, tanto che fila in camera sua senza salutare nessuno in particolare. May e Jordan se ne vanno a letto  e così fanno anche Jack e Wen, rimaniamo solo io e Vic.
“Se vuoi puoi seguire il tuo amico.
Ho visto come mi guardavi mentre litigavo con la tua cara Jenna, sono stufa di gente che mi guarda diversamente appena condivido un’idea che non è quella della maggioranza.”
Lui non dice niente, io scuoto la testa e salgo in camera mia.
Ho rovinato tutto un’altra volta.
Sento dei passi dietro di me e qualcuno mi prende per il polso, costringendomi a girarmi: è Vic.
“Jenna è mia amica, ma tu sei la mia ragazza e tengo più a te che a lei.
Non mi è piaciuto che abbiate litigato, ma sapevo che sarebbe successo, avete visioni molto diverse del mondo. So anche che non ti piace Jefree Star, ma per favore non trasformiamo queste antipatie in motivi per litigare.
Per favore, Sophie. Io non voglio litigare con te.”
“Nemmeno io, ma vorrei qualcuno che sostenga.”
Lui abbassa gli occhi.
“E tu non lo farai.”
“Non …”
“Vic, va via.”
“Sophie…”
“Sophie un cazzo! La mia vita è stata rovinata da quelle persone e tu non puoi pretendere che io accetti Jenna e tu che ti metti dalla sua parte senza fare nulla.
Vattene, Vic.
Vai da lei, vai dove vuoi, ma non da me.”
Lui mi lascia il polso.
“Io… Mi dispiace.”
“Capisco.”
Se ne va e mi butto sul letto piangendo.
Sì, ho rovinato tutto come  sempre.

 Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione, spero di non perderti come lettrice dopo aver espresso la mia personale visione del mondo per bocca di Holly.

Canzone del titolo: Miss missing you-Fallout Boy 

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Capitolo 23
*** 22)Forget about each other till we get each other back ***


22)Forget about each other till we get each other back

 
Sophie p.o.v.

 
Il giorno dopo mi sveglio al rumore di un messaggio in arrivo sul cellulare, mezza addormentata guardo il mittente: Hayley Williams.
Ieri sera ci siamo scambiate i numeri per fare un famoso pomeriggio di shopping, me l’ero dimenticata dopo tutto il casino successo. Mi sembra ancora strano messaggiare con delle celebrità, ma mi sa che mi ci dovrò abituare.
Leggo il messaggio che mi invita a fare shopping oggi pomeriggio, io le invio una risposta positiva, poi mi faccio una doccia. Finita, metto un paio di pantaloni di  una tuta e una maglia dei Sex Pistols che mi sta larghissima.
Dabbasso si sente profumo di cibo, Jack, May e Aileen stanno guardando la tv, Wen credo stia cucinando.
“Tony si è fatto sentire?”
“Sì, con un messaggio di buongiorno, ma ci sono rimasta male che ieri non sia rimasto. Tu e Vic?”
“Abbiamo litigato.”
Dico sbrigativa.
“Ferme, non iniziate una conversazione da donne con un ragazzo in mezzo. Non voglio sapere dei vostri gossip.”
“Va bene, Jack. Non avevo comunque intenzione di parlarne.”
“Buongiorno, bella addormentata.”
Wen spunta dalla cucina con addosso un grembiule.
“Ciao, Wen. Scusa se mi sono alzata tardi e non ti ho aiutato.”
“Non c’è problema, stavo scherzando, comunque.
Hayley Williams ha invitato anche te?”
“Sì.”
“Ci andrai?”
“Sì, almeno non penserò al casino successo con Vic. Mi ha fatto male vedere che ha scelto Jenna, spero che almeno la scopata sia stata di suo gradimento.”
“Non credo che abbiano scopato.”
“Bah.”
Borbotto io di malumore.
“Dico davvero, Sophie. Non penso sia successo nulla.”
“E allora perché non si fa sentire?”
“Forse perché si è offeso per ieri sera o aspetta che ti faccia viva tu.”
Io non dico nulla e faccio colazione, ribollendo di collera silenziosa, spero di calmarmi facendo shopping.
Verso le dieci io e Wendy usciamo, sotto lo sguardo invidioso di May che vorrebbe venire. L’appuntamento è in uno dei grandi magazzini di Los Angeles, parcheggiamo e non appena esco dalla macchina trovo una sgradita sorpresa: Jenna.
Con rabbia torno in macchina e metto in moto, Hayley si affaccia al finestrino confusa.
“Perché te ne vai?”
“Non faccio shopping con una che ha scopato con il mio ragazzo.”
Lei guarda confusa Jenna.
“Sei andata a letto con Vic?”
“Chi io? No.”
“Sophie dice di sì.”
“Sophie è pazza o perché avrebbe i polsi legati?”
Wendy le rivolge un’occhiata di puro disgusto.
“Fatti vedere ancora a casa mia e ti spacco quella faccia da impunita che ti ritrovi.”
Poi salta in macchina anche lei e torniamo a casa, io corro immediatamente in camera mia con le lacrime agli occhi. Pensavo che la fase “Sophie, la pazza” fosse finita, invece no. Non è finita. Non è mai finita, non finirà mai.
Dopo un’ora di lacrime che bagnano ininterrottamente il mio cuscino sento Wendy urlare al piano di sotto. Mi asciugo le ultime che sono rimaste sulle guance e mi affaccio alla tromba delle scale per sentire meglio con chi ce l’ha e perché.
“No, Vic! Ti vieto tassativamente di vederla!
Tu e quella cosa dai capelli verdi che hai come amica avete già fatto abbastanza danni!”
“Ma Jenna non voleva!”
“Vic, apri gli occhi o chiamo un oculista! Tu non dici a una persona che è pazza e fai tranquillamente riferimento al fatto che si è suicidata per caso, giusto perché non sai cosa dire.
Torna da lei, non la pensate allo stesso modo?
Scommetto che ti è piaciuto scoparla!”
“Io voglio vedere Sophie, Wen, e se non ti togli di mezzo sarò costretto a spostarti.”
Io scendo le scale lentamente, lui si ferma quando mi vede.
“Non osare toccare mia sorella o giuro che ti taglio le mani.”
Gli dico piano con una voce bassa e dura che non sembra nemmeno la mia.
“Sophie, dobbiamo parlare.”
“Non ci vuole molto a dirmi che vuoi rompere con me.”
“No, non voglio rompere con te.”
Finisco di scendere le scale e lo guardo dritto negli occhi.
“E allora perché ieri sera ti sei messo dalla parte di Jenna e anche adesso sei dalla sua parte?”
“Io non sono dalla sua parte adesso, è stato terribilmente stupido da parte sua dirti una cosa del genere.”
“Solo stupido?
Andiamo, è solo un’ipocrita e classificarlo come stupido è riduttivo! È inutile che vada in giro con cartelli contro il suicidio se poi prende in giro i suicidi esattamente come tutti gli altri!”
Vic abbassa gli occhi.
“Beh, hai ragione, ma è una testa calda.”
“Anche Wendy è una testa calda, ma non ha mai toccato certi punti.”
Commento gelida.
“Sophie, perché sembri voler rompere con me?”
“Perché mi avevi giurato che non mi avresti fatto del male e lo stai facendo!
Ecco perché!
Mi hai chiesto fiducia e io, come un’idiota, te l’ho concessa e adesso sono di nuovo la Sophie, la pazza, come a New York.
Mi hai riportato esattamente al punto in cui ero partita per migliorare la mia vita.”
Vic si irrigidisce come se gli avessi dato un pugno e poi impallidisce.
“Io…Sophie, mi dispiace veramente.
Jenna non avrebbe dovuto dire quella cosa, è stata una vera stronza e non me lo immaginavo.
Cioè, so che ha una cotta per me e ne abbiamo anche parlato, le ho detto che non mi interessava, ma non pensavo che si sarebbe abbassata a insultare così la mia ragazza.
Mi dispiace di essere stato così pessimo e di averti fatto tornare al punto di partenza, io volevo aiutarti, ma a quanto pare non so fare altro che farti male e la cosa … mi fa male.
Io voglio davvero che tu stia bene e che tu sia la mia ragazza e vorrei non distruggere ogni cosa che tocco.”
Io guardo Wen, da una parte vorrei abbracciarlo, dall’altra sono ancora un po’ arrabbiata.
Mi siedo sul divano in silenzio, pensando intensamente a quanto è accaduto, è stata Jenna a fare tutto il casino prima con Holly e prima con me, Vic si è solo trovato in mezzo.
“Ci tieni a me?”
Gli chiedo a bassa voce.
“Sì.”
“Tanto da presentare ai tuoi una malata di mente?”
“Tu non sei malata e comunque sì, anche stasera se vuoi.”
Lo guardo dritto negli occhi castani e non trovo nessuna traccia di menzogna, solo tanta ansia.
“Va bene. A stasera allora.”
“Mi perdoni?”
Mio malgrado sorrido e mi alzo dal divano per abbracciarlo, mi erano mancate le sue braccia avvolte attorno alla mia vita.
“Per questa volta sì. Ma solo tu sei perdonato, Jenna non è perdonata.”
Lui annuisce sorridendo.
“Allora chiamo subito mia madre. Sarà felice di vedermi e di sapere che le porto qualcuno a casa da presentarle. Sono secoli che non faccio conoscere una ragazza a mia madre!”
“E Danielle?”
“Nah, era troppo presto.”
Compone un numero al cellulare e parla rapido in spagnolo per qualche minuto, poi chiude la chiamata sorridendo.
“Ho detto a mia madre che verremo. Mama Fuentes ti saluta.”
“Ok. Ehm, ci vediamo stasera a che ora?”
“Alle otto.”
Mi dà un bacio e poi se ne va di buon umore, mia sorella mi guarda con uno sguardo impenetrabile.
“Sei sicura di essere pronta?”
“No, ma era l’unico modo per capire se davvero per lui conto qualcosa, se non conti nulla un ragazzo non ti presenta alla famiglia.”
Rispondo un po’ frastornata dalla piega che hanno preso gli eventi. Stasera conoscerò i suoi genitori e la cosa peggiore è che l’ho proposto io!
mi volto verso Wendy.
“Wen, sai, forse un po’ pazza lo sono davvero.”
Lei ride di gusto.
“Dov’è May?”
“Con Jordan, lui le ha permesso di seguire le loro registrazioni.”
“Ok, perché mi serve uno dei suoi vestiti, io non ho nulla da mettermi.
Mia sorella scoppia di nuovo a ridere.

 
Il resto della giornata lo passo tra sbalzi d’umore allucinanti, un momento sono felice fino quasi all’entusiasmo, l’altro sono depressa e abbattuta.
Alle tre May torna a casa e le racconto quello che è successo, lei mi guarda sbalordita.
“Non so se farti le congratulazioni o le condoglianze, in ogni caso fila a farti una doccia che vado a cercare un abito all’occasione.”
“Qualcosa di bello, eh. Qualcosa che non mi faccia apparire come Sophie, la pazza.”
“Come siamo tornati a questa fase?”
Io le racconto quello che è successo con Jenna e lei stringe i pugni.
“Ricordarmi di pestarla quando la vedo.”
“Non puoi, sarebbe troppo stressante.”
“Cazzo, hai ragione. Ricordamelo dopo il parto.”
“Va bene.”
Seguendo il suo consiglio mi faccio una lunga doccia, mi depilo e mi metto tutte le cremine necessarie per l’occasione.
Quando esco dal bagno trovo steso sul letto un vestito blu elettrico semplice ed elegante di Burbery, è molto aderente, ha le maniche a tre quarti e il tessuto sembra a righe, ha anche dei bottoni neri che arrivano fino a poco sopra la vita dove c’è una sottile cintura nera lucida.
In parte c’è una borsa gialla spenta e per terra delle scarpe nere lucide con dei tacchi un po’ proibitivi per me. Immagino che per una sera potrò indossarli senza finire al pronto soccorso o almeno lo spero.
Con un sospiro metto delle calze color carne e il vestito: mi sta benissimo.
May ha sempre avuto buongusto.
Ce la posso fare, mi dico, sebbene sia piuttosto incerta sull’esito della serata.
L’unica cosa che cambio per l’outfit che mia sorella ha scelto per me è la borsa: secondo me una viola fa meno a pugni con il colore dei miei capelli.
I capelli!
Me li piastro tutti accuratamente e poi mi trucco con uno smokey leggero, lo specchio riflette l’immagine di una ragazza un po’ pallida, ma che non è male tutto sommato.
Metto una collana lunga e dei braccialetti che nascondano i miei polsi e scendo facendo molta attenzione alle scale, non voglio cadere ancora prima che inizi la cena.
Jack mi guarda con ammirazione.
“Vuoi proprio fare colpo sulla signora Fuentes!”
“Direi di sì!”
Esclamo.
“Wendy, perché non fai così anche tu?
Ti metti un bel vestito e andiamo a Baltimora dai miei.”
Lei risponde con una smorfia.
“Potrei indossare un vestito tempestato di diamanti e penserebbero che io li abbia rubati!”
“Prima o poi dovranno accettare che sei la mia ragazza, questa è una storia seria!”
“Lo so, lo so. Ma hai visto come hanno reagito quando ho detto loro da dove venivo?”
Lui sospira e poco dopo suona il campanello, Wendy va ad aprire e scorta Vic in salotto, lui sgrana gli occhi.
“Wow! Stai benissimo! Complimenti!
Esco con una ragazza bellissima!
“Sì e vedi di non farla soffrire!”
Ringhia mia sorella.
“Ehm, adesso io e la mia dama ce ne andiamo, forse stasera dorme da me.”
Io lo guardo un po’ sorpresa, ma poi annuisco.
“Ciao, famiglia. Ci vediamo domani!”
Esco a braccetto con Vic.
“Davvero, stai benissimo! Mia madre ne sarà conquistata.”
“Lo spero, almeno ignorerà i tagli.”
Rispondo cupa.
“Non pensarci, non pensare a quello che ti ha detto Jenna.”
“Va bene.”
Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso San Diego, ci vuole un po’ perché la sua città natale è decisamente più a sud di Los Angeles, è praticamente al confine con il Messico.
Così imbocchiamo l’autostrada e io cerco di rilassarmi inspirando ed espirando.
“Su, non preoccuparti, mia madre non è un cane a tre teste, non ti ucciderà.”
“Le ragazze sono sempre preoccupate quando devono incontrare la madre del proprio ragazzo.”
“E allora perché l’hai proposto?”
“Perché devo essere evidentemente pazza, completamente andata, un giorno il manicomio mi verrà a riprendere.”
Lui ride
“Nessun manicomio ti verrà a riprendere, sei sanissima.”
“Se lo dici tu. Io mi sento come una che ha scelto di che morte morire.”
“Penso che tu ci tenga veramente a me.”
“Complimenti per la sagacia, mister Fuentes.”
Scoppiamo a ridere tutti e due e il resto del viaggio fila liscio, mano a mano che ci avviciniamo a San Diego sento la temperatura aumentare.
Usciamo dall’autostrada e poi ci inoltriamo nei sobborghi della grande città fino ad arrivare a un quartiere fatto di tante casette bianche con il loro quadrato di giardino coltivato davanti. Vic si ferma davanti a una di queste e parcheggia.
“Siamo arrivati, principessa.”
Io sospiro e scendo dalla macchina, non prima di aver tirato fuori il mio tentativo di tiramisù, spero di non mandare nessuno all’ospedale per questo.
“Pronta?”
La mia faccia si distorce in una smorfia, lui mi dà un bacio in fronte e poi suona il campanello. Pochi secondo dopo una donna bionda apre la porta e abbraccia il mio ragazzo.
“Vic, sono così felice di vederti!”
“Anche io, mamma. Sono venuto per presentarti qualcuno di importante.”
Io mi faccio timidamente avanti.
“Buonasera, signora. Io sono Sophie O’Connor e ho portato questa sperando che la gradisca.”
La voce mi esce più formale del solito, lei mi sorride mentre prende la mia torta.
“Sei una delle poche ragazze che Vic ha portato a casa e la conferma della mia teoria che irlandesi e messicani funzionano come coppia, io sono irlandese.”
La seguiamo in casa e mentre lei sparisce in cucina fa capolino un uomo con dei tratti tipicamente messicani che somiglia molto a Vic: suo padre.
“Vic!”
Si abbracciano e poi si danno una pacca sulla spalla.
“Sophie, ti presento mio padre Vincent.”
“Piacere!”
Stringo la mano che mi porge.
“Piacere mio, sembri una bella ragazza e anche a posto. Vic ha sempre scelto delle brave ragazze.”
Io arrossisco.
“Grazie.”
“Posso chiederti cosa fai di cognome?”
“O Connor.”
“Oh! Questo confermerà la teoria di Vivian. Volete qualcosa da bere.”
“Una birra, papà. Grazie.”
Lui sparisce in cucina e poi torna con due bottiglie di birra e un vassoio di stuzzichini.
“Tua madre ha detto di andare a sederci sul divano.”
Io prendo la mia bottiglia e li seguo, prima di bere mangio una bruschetta.
“Allora, come vi siete conosciuti?”
“Mia sorella maggiore è la ragazza di Jack Barakat, ci siamo  conosciuti a un festa di Jack il giorno in cui sono arrivata da New York.”
“E come mai sei finita a Los Angeles?”
“Problemi familiari.”
L’uomo però non è soddisfatto della mia risposta e io inizio a muovermi a disagio sul divano.
“Beh, ecco.. La mia sorellina è rimasta incinta, non sa chi sia il padre e mia madre ci ha buttate fuori casa quando lei le ha detto che non voleva abortire. Mia madre non è proprio un esempio di empatia.”
“Eccomi!”
Trilla la madre di Vic.
“Sono felice che Vic si sia presentato con una ragazza, perché spero che mi dia presto dei nipotini.”
Io arrossisco.
“Beh, non so se e quando glieli potremo dare, ma mia sorella è incinta e può fare la zia con lei.”
“Che bello! Falle gli auguri da parte mia!"
Mangiamo le bruschette e le tartine mentre beviamo la nostra birra. Sono tutti molto gentili, ma la sensazione di essere tenuta sott’occhio non passa.
“Bene!”
Esclama Vivian quando le bottiglie e il piatto sono vuoti.
“Adesso sedetevi, vi porto l’arrosto con patate!”
“Il mio preferito! Mamma, ti amo!”
Ci sediamo a tavola e aspettiamo. Lei arriva con una teglia di quello che sembra un arrosto meravigliosamente buono con delle patate di contorno.
Ci riempie i piatti e poi c’è solo il silenzio di gente che mangia, finito l’arrosto mangiamo il mio tiramisù che viene – incredibilmente – lodato.
Alla fine del pasto Vic e suo padre guardano la tv insieme, io invece mi offro di aiutare la madre di Vic a lavare i piatti, sapendo che May domani mi ucciderà se lo macchio. La madre di Vic deve capirlo perché mi dice che posso limitarmi ad asciugare i piatti.
“Grazie, il vestito è di mia sorella e se glielo dovessi macchiare mi ucciderebbe.”
In cucina cala uno strano silenzio.
“Ho visto i tuoi polsi.”
il bicchiere che ho in mano rischia di frantumarsi per terra, io sbianco come se avessi visto un fantasma.
“So che anche Vic per un po’ di tempo ha avuto questo problema e ne è uscito. La musica e Mike l’hanno salvato. Io non ti giudico per esserti tagliata, voglio solo che Vic non venga di nuovo trascinato in quel tunnel. Mi prometti qui e adesso che non lo farai precipitare di nuovo in quel tunnel?”
Io deglutisco.
“Glielo prometto. Io voglio uscirne da questa cosa e lui mi sta aiutando, non gli permetterei mai di ricominciare per colpa mia.”
“Questo mi basta. Benvenuta in famiglia, Sophie.”
Mi apre le braccia e io mi lascio abbracciare.
Alla fine non è andata così male, non mi hanno cacciata a calci o fatta sentire a disagio – come ha fatto la maggior parte della gente che è transitata per la mia vita – ma al contrario hanno cercato di fare del loro meglio per farmi sentire parte della famiglia.
Sì, questa serata è andata bene, mi  piace la famiglia di Vic e apparentemente io piaccio a loro. Non potevo chiedere di meglio.
Sorrido al mio ragazzo e lui mi sorride di rimando.
Che la felicità sia questo?

 Angolo di Layla

Ringrazio infinitamente YourForeverIsAllThatINeed per la recensione, sono felice di vedere che tu non sia scappata.

Canzone del titolo: Just the way I'm not-All Time Low

 

 

 

 

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Capitolo 24
*** 23)Let forgiveness wash away the pain ***


23)Let forgiveness wash away the pain

 
Sophie p.o.v.

 
Dopo una serata del genere casa mia non poteva aspettarmi addormentata, sono tutti svegli e riuniti in salotto: manca solo Tony.
So perfettamente che comunque lo saprà anche lui, o Vic o Aileen glielo diranno.
“Allora, come è andata?”
Mi chiede ansiosa May.
“Bene, sono stati molto cordiali e simpatici. Hanno persino apprezzato il mio orribile tiramisù.”
“Non è orribile! Ti hanno fatto sentire a tuo agio insomma.”
“Sì, mi hanno fatto sentire a mio agio in tutti modi. L’unica cosa un po’ imbarazzante è stato quando la madre di Vic mi ha pregato di non trascinare di nuovo suo figlio nell’autolesionismo.”
“Perché te l’ha detto?”
Questa volta è Wen a domandarmi qualcosa.
“Dice che ha visto le mie cicatrici, comunque le ho promesso che non lo farò.
May, mi sembri agitata. Che succede?”
“Settimana prossima devo tornare a New York.”
Io sgrano gli occhi.
“Ti ha contattato  mamma?”
“Mannò, che dici?
Né mamma né papà si faranno più vedere, a Dio piacendo, devo andare per Jordan.”
Io continuo a non capire.
“Dio, Sophie! I suoi mi vogliono conoscere ed è perfettamente normale visto che tra qualche mese saranno nonni di un nipote non loro, ma ho paura lo stesso.”
“Non devi averne! Vedi? Anche Sophie è andata dai genitori di Vic e non è successo nulla.”
“Sophie non è incinta!”
Urla mia sorella.
“May, calma. Pensa allo stress!”
“Dovrò volare a New York!”
“Pensa che vedrai i tuoi amati negozi e probabilmente ci sarà già qualche decorazione di Natale, quando devi andare?”
“Abbiamo l’aereo mercoledì alle quattro di pomeriggio.”
“Perfetto, allora sabato e domenica usciamo a fare shopping e magari potrebbero venire anche Wen e Hayley Williams se non ci ha depennato dalle sue conoscenze.”
“Oh, già. Bisogna risolvere il casino con Jenna.”
“Non ti agitare! L’unico modo per risolverlo è che lei si scusi, tu non puoi farci nulla.
Adesso ti faccio una bella tisana e poi vai a letto, sei stata in piedi fin troppo.”
“Sì, hai ragione.”
Borbotta lei.
Poverina, deve avere davvero paura, e la capisco benissimo visto che era la mia stessa paura di qualche ora fa e devo ammettere che la  gravidanza complica parecchio le cose. Spero solo che i genitori di Jordan siano di mentalità aperta.
Le preparo una bella tisana calmante e poi gliela do in mano, lei inizia a berla e poi fa una smorfia schifata.
“Manca dello zucchero in questa cosa, grazie comunque.”
Tira fuori un paio di bustine dalla credenza in cucina e poi torna in sala insieme agli altri.
“Beh, io me ne vado a letto. Domani devo lavorare, buonanotte.”
“Buonanotte.”
Salgo in camera mia e mi tolgo finalmente anche il vestito, iniziava a starmi un po’ stretto, la signora Fuentes ha davvero un’ottima cucina.
Mi metto il mio pigiama – una vecchia maglia larga dei blink – e poi guardo il cellulare, Vic mi ha spedito un messaggio della buonanotte, io gli rispondo.
Mi metto a letto sorridendo, a causa della tensione il sonno tarda a venire e sento andare prima Jordan e May: lei balbetta ancora frasi scoordinate.
In ultimo sento Wendy e Jack dirigersi verso la loro camera, lei dice che non si aspettava che le sue sorelline si ambientassero e crescessero così presto, Jack ride.
Finalmente mi addormento.
Alle sette e mezza precise il giorno dopo suona la sveglia, io la spengo con un grugnito e mi avvio verso il bagno. Una doccia mi sveglia del tutto e poi mi piazzo davanti all’armadio, oggi mi hanno detto di essere un po’ più elegante del solito perché verrà Ronnie Radke.
Alla fine indosso un vestito nero a maniche lunghe con uno scollo generoso e con una cintura nera che lo stringe in vita, per completare il tutto metto una sciarpa nera e un paio di stivaletti sempre neri a tacco non troppo alto.
Scendo in cucina e mi guardano tutti curiosi.
“Come mai sei vestita così oggi?”
Mi chiede Jack.
“Ronnie dovrebbe venire alla casa discografica oggi.”
“Cosa dice Vic di questa amicizia?”
“Cosa deve dire? Anche lui ha amiche femmine, che mi ritengono matta tra l’altro.”
Jack decide di non aggiungere altro e io gliene sono grata.
Faccio colazione in silenzio e poi me ne vado, meglio essere leggermente in anticipo oggi!
Ronnie arriva verso le dieci, mi sorride e poi va dritto nell’ufficio del direttore per parlare dei suoi mixtape. Ci sta per due ore buone, poi – sia lui che il capo – escono sorridenti, segno che l’affare è andato in porto.
Si ferma alla mia scrivania.
“Vuoi venire anche tu a festeggiare?”
“Perché no? La mia pausa pranzo è appena iniziata.”
“Come va l’affare messicano?”
“Oh, bene. Ieri ho incontrato i suoi e ho litigato con Jenna McDougall, mi crede pazza.”
Lui fa una strana smorfia.
“Non mi piace Jenna.”
“La conosci?”
“No, solo non mi piace la sua voce. È troppo acuta.”
“Capisco. Io con lei ho un rapporto altalenante, delle volte ci capiamo, a volte – su altri argomenti – siamo su fronti opposti e parte la guerra. O’Connor versus il resto del mondo.”
Lui sorride divertito.
“Lasciala perdere e vieni a mangiare con me, sempre che tu non debba andare con Vic da qualche parte.”
“No no, però gli scrivo lo stesso.”
Digito rapida un messaggio e lui sembra non sollevare obbiezioni al fatto che ci sia anche Ronnie, ma temo che non sia finita qui.
Non importa, meglio chiarire subito questa faccenda che aspettare e trasformarla in una cancrena nel nostro rapporto.
Esco con lui e spero di godermi un buon pranzo.

 
Dopo un pranzo assolutamente tranquillo riprendo a lavorare, le mie colleghe mi lanciano sguardi carichi di invidia. Posso capirle, non solo sto con Vic Fuentes – cosa che purtroppo ha fatto il giro di tutti gli uffici possibili e immaginabili – ma anche Ronnie Radke sembra trovarmi simpatica.
Non è colpa mia, non so cosa farci.
Io sono sempre stata una ragazza da parete e scoprire che interesso a così tante persone, che ho così tanti amici mi destabilizza un po’.
Finito di lavorare me ne vado a casa e trovo la macchina di Vic parcheggiata nel vialetto, segno che è nella villa. Entro con un’aria sfinita in casa e trovo i ragazzi che giocano alla play sul tappeto e May sdraiata sul divano, se possibile ha un’aria più sconsolata di me.
“Cosa succede?”
“I genitori pensano che punti ai soldi di Jordan, li ho sentiti prima al telefono.”
Annuncia con voce sepolcrale.
“Mi dispiace, sono sicura che settimana prossima li conquisterai.”
“Certo, cosa vuoi che ti porti come regalo? Un unicorno o l’araba fenice?”
“L’araba fenice. Lo sai che gli unicorni non mi piacciono e comunque ti preoccupi troppo.”
Lei sbuffa, io faccio per raggiungere Wen e Aileen in cucina, ma la voce mi richiama indietro.
“Sophie, ti fumeresti una sigaretta con me?”
Io guardo sorpresa Vic, di norma le odia, ma alla fine annuisco.
Usciamo e lui si siede su una delle sdraio vicino alla piscina di casa Barakat, si accende un po’ impacciato la sigaretta e poi inizia subito a tossire.
“Sono secoli che non fumo una sigaretta.”
“Immagino che tu vada a canne.”
Dico sorridendo.
“Più o meno.”
“Come mai hai voluto parlarmi Vic?”
“Voglio solo sapere cosa c’è tra te e Ronnie Radke, come mai tra tutte le impiegate della casa discografica ha deciso di pranzare con te e perché c’era la notte che …?”
Io sospiro.
“Siamo solo amici. Pensa che voleva aiutarmi a farti aprire gli occhi su Danielle, quindi non credo che dovresti considerarlo una minaccia, anche se scherzando mi ha fatto capire che gli interesso.”
Un muscolo si contrae sulla sua mascella, lo vedo nonostante il fumo della sigaretta che aleggia attorno alla sua figura.
“Tu gli interessi?”
“Sì, ma non credo che ci proverà con me, insomma, lo sa che sto con te.”
Vic sorride.
“A volte la tua  innocenza mi commuove, lui aspetta solo che io e te ci lasciamo per farsi avanti.”
Io faccio per aprire la bocca, ma poi taccio.
“Uno di questi giorni gli parlerò.”
“Non essere troppo duro, Vic. Non voglio perdere uno dei miei pochi amici.”
Lui annuisce.
“Ci sei affezionata?”
“Beh, sì. Mi è stato vicino in un periodo difficile, qualunque fosse il suo scopo, e mi dispiacerebbe perderlo. Insomma, con Jenna è andata a puttane e non so con chi deciderà di stare Hayley.”
“Beh, potreste sempre chiarire.”
“L’unico modo per chiarire è che lei si scusi e non mi sembra quel tipo di persona.”
Sbuffo io.
“Dai, entriamo o ci perderemo la cena di Wen. Jack potrebbe mangiare tutto prima che noi saremo seduti a tavola.”
“Va bene e ok, non sarò troppo duro con Ronnie o potrebbe finire in rissa  e io potrei farmi male.”
Cerca di farmi sorridere e di archiviare la sua gelosia come qualcosa di passato, anche se so che sarà passata solo quando avrà parlato al mio amico.
Entriamo in casa e ci sediamo al tavolo giusto in tempo per evitare che Jack faccia una strage della pasta di Wendy.
“Sei insaziabile.”
Commento, lui se la ride.
La serata trascorre tranquillamente così come il resto della settimana. Venerdì ricevo un messaggio di Vic in cui mi dice che ha chiarito con Ronnie e Ronnie mi scrive che ha capito che sono impegnata e se non ho qualcuna da presentargli.
Io gli dico che vedrò se ho qualche collega disponibile, apparentemente è andato tutto bene, per fortuna.
Il resto della settimana passa in fretta, lavoro tranquilla e le mie colleghe non fanno più cenno al fatto che solo io sono stata ammessa al pranzo con il capo e Ronnie.
Forse pensano che io sia strana, probabilmente hanno ragione.
La domenica è una calda giornata d’autunno, rallegrata da un vento frizzante che fa stormire le foglie del nostro giardino. Abbiamo pranzato gustandoci i piatti della gastronomia italiana preferita di Jack perché Wen non aveva molta voglia di cucinare.
May indossa un abito premaman azzurro con dei fiorellini bianchi e la maniche lunghe, io indosso una maglietta dei Pierce The Veil e un paio di jeans strappati, Wen un paio di pantaloni scozzesi stretti, una maglia della Jack Daniels e Holly un vestito bianco con le teste dei Simpson stampate sopra.
“Mi raccomando, niente sforzi!”
Esclama Jordan.
“Se tu avessi convinto tua madre a venire qui non ne dovrei fare di sforzi.”
Lui alza un sopracciglio.
“Ok, li avrei fatti lo stesso. Starò attenta.
Ci vediamo tra un po’”.
Saliamo tutte nella macchina di Wendy e poi partiamo dirette a un centro commerciale nel downtown, Hayley Williams ha deciso di venire alla fine.
Parcheggiamo e la vediamo all’entrata in compagnia di una persona quanto meno sgradita adesso: Jenna MacDougall.
Le riserviamo tutte un sorriso di ghiaccio tranne May che inizia a marciare verso di lei con aria risoluta, io l’afferro per un braccio.
“May, va a prendere un gelato.”
“Ma io non voglio.”
“Va’ lo stesso!”
Ringhio.
“Holly, portala via!”
Lei annuisce con un cenno secco del capo e prende mia sorella per un braccio, trascinandola dentro il centro commerciale.
“Perché l’hai fatta venire?”
Apostrofo aspramente Hayley, in questo momento non mi interessa che lei sia parte di una delle band che mi piacciono, sono solo arrabbiata perché ha messo in pericolo May.
“Beh, lei voleva parlarti e non pensavo che sarebbe finita così…”
Mi risponde con voce esitante.
Ok, Jenna vuole parlarmi, sentiamo cosa ha da dire!
Guardo l’australiana con occhi di fuoco, tanto che Wen mi posa una mano sulla spalla, come per calmarmi, anche il suo sguardo è freddo.
“Forza, Jenna, parla!”
“Beh, ecco… Volevo scusarmi con te, non avevo alcun diritto di chiamarti pazza…”
“Jenna, parliamoci chiaro! A te interessa Vic e l’ho capito, ma non te lo cederò e non lascerò che tu mi metta in cattiva luce, quindi cercati un altro ragazzo, chiaro?”
“Chiarissimo, ma io sono dispiaciuta, davvero.
Non avevo alcun diritto di far riferimento alle tue cicatrici e di chiamarti “pazza”.”
“No,  non ne avevi.”
“Per favore, possiamo mettere una pietra sopra a tutto questo?
Ognuno si tiene le proprie opinioni e non ne parliamo più.”
Do un’occhiata a Wen, la sua bocca è ancora contratta in una linea dura e i suoi occhi sono due pezzi di ghiaccio, so a cosa sta pensando, so cosa sta rivivendo.
Sento quasi il rumore delle botte che quell’imbecille di suo fratello le ha dato, i ragazzi che le ha fregato, le voci false che ha sparso su di lei.
E io ripenso a Dan e al dolore che ho provato trovando il mio primo amore a letto con il mio manesco fratellastro. Sono passati anni, ma fa ancora male.
Brucia ancora e intanto il silenzio su di noi si dilata fino a diventare una cappa.
“Va bene, non parliamone più.”
Dico alla fine con una voce piuttosto tesa, la questione è tutt’altro che risolta, ma almeno per questo pomeriggio la metteremo da parte.
In silenzio entriamo tutte e quattro nel centro e cerchiamo la gelateria dove è andata May, la troviamo seduta su una delle panchine con un’espressione corrucciata e con  Holly accanto.
“Tutto a posto. Cerchiamo di fare shopping.”
May si alza.
“Sì, facciamola finita al più presto.”
“Cosa volevi prendere?”
“Vestiti per me, il bambino ne ha già abbastanza e non credo manchi nulla delle altre cose.
Io e Jordan abbiamo fatto shopping due settimane fa.”
Il suo tono è piuttosto freddo.
“May, cosa c’è?”
“Le altre possono aver fatto una tregua, ma io non mi dimentico del fatto che hai chiamato “pazza” mia sorella. Non sono affatto felice di rivederti.”
“È stato un errore.”
“Davvero?”
I suoi gelidi occhi azzurri – così simili a quelli di mia madre in questo momento – trapassano Jenna, che alla fine è costretta ad abbassare la testa.
In un silenzio imbarazzato entriamo in un negozio di vestiti premaman, May passa in rassegna  le varie cose con piglio militaresco.
“May, se non te la senti o non ne hai voglia possiamo andare a casa.”
Provo, ma lei scuote la testa.
“Avevamo detto che oggi si faceva shopping e si fa shopping.”
“Ma sei nervosissima, fa male al bambino!
Dovresti, ecco, credo calmarti.”
“Come faccio a calmarmi?
Tu come al solito hai fatto la remissiva e l’hai perdonata, invece di incazzarti e cacciarla via!
Perché accidenti non ti difendi mai?”
“Non è andata così! Sono ancora incazzata con lei e non l’ho perdonata!
Abbiamo solo deciso di non parlare dell’argomento per oggi, poi si vedrà, May, ti prego, calmati.”
Per tutta risposta lascia il negozio e se ne va dio solo sa dove.
Wendy fulmina Hayley per l’ennesima volta.
“Bel casino che hai fatto!
Forza, andiamo a cercarla. Dividiamoci!”
Ci sparpagliamo nel centro commerciale, io provo ad andare in una terrazza e la trovo in un angolo che piange. Mi siedo accanto a lei sentendomi terribilmente colpevole, ancora una volta l’ho fatta stare male.
“May, mi dispiace, ok?
Non volevo rovinarti la giornata, forse avrei dovuto dirle di andare via.”
“Non è colpa tua, sono incazzata con me perché una mia amica ti ha fatto del male e non sarebbe dovuto succedere. Non di nuovo.”
Mi dice tra le lacrime, io la abbraccio.
“Mi dispiace, May.
Mi dispiace, io rovino sempre tutto.”
“Non è colpa tua, è stata Jenna.”
“Su, smettila di piangere. Non è successo nulla di irreparabile e tutto questo stress non ti fa bene.”
“Hai ragione.”
Si asciuga le lacrime con la manica del vestito.
“Avrebbe dovuto essere una giornata di divertimento.”
“E lo sarà.”
Scrivo alle altre che l’ho trovata e dove l’ho trovata, in poco tempo ci raggiungono. Jenna si scusa ancora con me e May, poi finalmente torniamo dentro.
“Sophie?”
Mi chiama mia sorella.
“Ti voglio bene.”
“Anche io.”
Torniamo di nuovo nel negozio di abbigliamento e questa volta May si comporta meno nervosamente, prova diversi abiti e li soppesa.
Alla fine ne prende un paio davvero carini: uno nero e uno blu elettrico. Le stanno a meraviglia, soprattutto quello blu, le mette in risalto gli occhi e le punte dei capelli.
Sono felice che abbia trovato qualcosa, ma sono ancora più felice del fatto che abbiamo di nuovo un rapporto. A New York non parlavamo molto, ora ci stiamo sostenendo a vicenda e lo trovo meraviglioso, io non mi sento sola e credo che lo stesso valga anche per lei.
“Sophie, credi che piacerò ai genitori di Jordan?”
“Penso che ti troveranno meravigliosa, non ti devi preoccupare.”
Lei mi sorride rassicurata.
Piano piano le cose stanno andando bene e finiranno per sistemarsi del tutto. Jordan e May saranno una bella famigliola, io e Vic continueremo a stare insieme.
Holly e Alex avranno un matrimonio abbastanza felice e forse si sposerà anche Wen.
Lo so che sto esagerando, che sto vedendo tutto a rose e fiori, ma sognare un pochino non fa male a nessuno, soprattutto se si augura felicità alle persone a cui vuoi bene.
Sì, ce la faremo.

 Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione, spero che questo ti piaccia.

Titolo della canzone: We believe - Good Charlotte

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Capitolo 25
*** 24)I think it's time to come back home ***


24)I think it's time to come back home

 
May p.o.v.

 
Il giorno fatidico è arrivato.
Alle sei la sveglia suona e Jordan la spegne con un grugnito, io sospiro, è da un po’ che sono sveglia visto che non ho dormito granché stanotte. La prospettiva di incontrare i signori Eckes mi incute giusto un po’ di timore, ho paura che mi giudichino negativamente perché sono incinta.
Scivolo in bagno e mi faccio una doccia, poi mi cambio mentre il mio ragazzo si fa a sua volta una doccia. Indosso il vestito premaman blu elettrico che secondo mia sorella mi sta molto bene e poi esco dalla mia camera.
Sono tutti in piedi: Jack, Wendy, Sophie, Vic, Tony, Aileen e persino Alex e Holly.
“Buongiorno, ragazzi.”
La mia voce suona gracchiante.
“Buongiorno a te, la colazione è in tavola.”
“Non credo che riuscirò a mangiare, ho lo stomaco chiuso.”
“Devi mangiare, per il bambino.”
La voce di Jordan è roca, ma chiara.
Già, il bambino… Ho chiesto alla mia ginecologa se fossi in grado di affrontare il viaggio e lei mi ha detto di sì, sebbene sperassi tanto che mi dicesse di no.
Non posso proprio evitarlo, i genitori di Jordan hanno deciso di metterla giù dura imponendoci di volare a New York e non di venire loro in California.
Mi odiano.
Con la rassegnazione di un martire che sale all’arena entro in cucina, mangio un po’ di cereali, un paio di pancakes con lo sciroppo di acero e i muffins con le gocce di cioccolato. Le ha fatto Sophie, lo so perché non ho mai mangiato muffins migliori dei suoi.
“Bene, ho mangiato.”
Dico un po’ meccanicamente.
“Brava!”
Mi fa eco Jordan. Visto che ha finito di mangiare anche lui ci alziamo in  piedi e vengo abbracciata da tutti con lo stesso augurio: buona fortuna.
“Vi porto io all’aeroporto.”
“Grazie, Sophie.”
“Di niente.”
Prendiamo le giacche e usciamo da casa Barakat, fuori c’è ancora buio tranne per una striscia verde azzurra all’orizzonte e fa freddo. Un vento freddo spira dalle colline e mi fa rabbrividire.
A New York farà ancora più freddo.
Saliamo sulla macchina di Sophie e lei si mette alla guida, da sola: Vic non viene.
“Come mai Vic non viene?”
“È una cosa tra noi sorelle.”
Mi risponde semplicemente lei, io annuisco, ha senso. Durante il viaggio verso l’aeroporto non parliamo molto, so che quando Sophie si sveglia presto non è di molte parole, inizia a essere socievole verso le dieci di mattina.
Parcheggia, intanto il cielo si è fatto più chiaro, c’è una sfumatura lilla tra l’azzurro dell’orizzonte e il rosa e l’oro delle nuvole.
Entriamo tutti e tre nella porta delle partenze nazionali, ormai è arrivato il momento di salutarci, Sophie ci abbraccia.
Quando si stacca da me ha gli occhi leggermente lucidi.
“Buon fortuna, May. Sono sicura che li convincerai che sei una brava ragazza e un’ottima fidanzata per loro figlio.”
“Come mai hai gli occhi lucidi?”
“Chiamami stupida, ma solo adesso mi rendo conto che sei cresciuta. Cresciuta davvero, tra pochi mesi sarai mamma e non avrai più bisogno di me. Il mio compito di proteggerti, anche se non l’ho svolto al meglio, è finito.”
Adesso anche i miei occhi sono lucidi.
“Non dire così! Avrò sempre bisogno della mia sorellona.”
Lei sorride.
“Vai, hanno aperto il check-in. Ci vediamo tra qualche giorno.”
“Ciao, Sophie.”
Lei si volta e se ne va, io prendo la mano di Jordan e insieme ci avviamo verso il banco del check-in, una ragazza pesa la nostra valigia e poi proseguiamo nella zona piena di negozi. Io compro un mazzo di fiori per la madre del mio ragazzo, spero facciano una bella figura insieme a quello che ho già preso per la famiglia.
“Nervosa?””
“Secondo te?”
Sputo acida.
“Ma mia mamma non è un mostro a tre teste!”
“Ma mi odia.”
“Non è vero.”
“Non negare, Jordan. L’ho sentita al telefono dirti che sono solo una che mira ai tuoi soldi e vuole accollarti la responsabilità di un figlio che non è nemmeno tuo.”
Lui sospira.
“Sì, lo ha detto, ma è perché non ti conosce. Sono sicuro che non appena avrete familiarizzato un po’cambierà idea e diventerete ottime amiche.”
“Se lo dici tu.”
Commento un po’ scettica. Ho visto come le mamme dei miei amici accoglievano quelle come me – più glaciali del poli sud in pieno inverno – e la sfortunata finiva sempre in mezzo a una strada perché poi il ragazzo in questione non si sentiva in grado di crescere il bambino.
Non voglio che finisca così.
“Dai, andiamo. Dobbiamo imbarcarci.”
Mi trascina verso un hostess e le facciamo vedere i nostri biglietti, poi usciamo dall’aeroporto e saliamo su un pulmino che ci porta all’aereo.
Con qualche difficoltà salgo le scale e poi siedo ai posti che lui ha prenotato. Essere seduta di nuovo è davvero piacevole, sto diventando pigra e di questo passo dopo che il bambino sarà nato diventerò una balena.
Quando l’aereo è pieno e siamo in orario l’hostess chiude le porte, ci invita ad allacciare le cinture e ci illustra la procedura da attuare in caso di emergenza.
Tutto nella norma.
L’aereo decolla e io vedo Los Angeles dall’alto, già mi manca.
Appoggio la testa sulla spalla di Jordan e piano piano cado in un sonno leggero.
Speriamo bene.

 
Dopo non so quanto Jordan mi scuota dolcemente.
“Siamo arrivati a New York, piccola.”
Io sorrido debolmente e mi slaccio la cintura, mi alzo in piedi e recupero la borsa e i regali che ho preso per i genitori di Jordan.
Scendiamo dall’aereo e io vengo accolta da un vento frizzantino, quello tipico dell’autunno newyorkese, sorrido involontariamente: l’autunno è l’unica cosa che mi manca sul serio di questa città.
Raggiungiamo l’interno dell’aeroporto e recuperiamo i nostri bagagli, poco dopo siamo agli arrivi nazionali e una donna bionda alza la mano, Jordan mi trascina verso di lei.
Loro due si abbracciano e poi lei guarda me con uno sguardo inespressivo.
“Sono May, la ragazza di Jordan, piacere di conoscerla.”
Dico con un sorriso, mentre le porgo la mano che lei stringe.
“Io sono Susan, felice di conoscerti.”
Mi scruta per un lungo attimo, soffermandosi sulla mia pancia e poi sorride, ma i suoi occhi rimangono freddi.
“Un piccolo pensiero.”
Le porgo i fiori, lei li accetta.
“Sono molto belli, grazie.
Forza, venite. Le strade sono piuttosto affollate oggi.”
La seguiamo fuori dell’aeroporto, Jordan spinge il carrello e io avanzo con la mia andatura da papera fino a una station wagon nel parcheggio. Il mio ragazzo carica la macchina, lasciandomi da sola con sua madre.
Che imbarazzo!
“E così sei incinta.”
“Sì.”
“Jordan lo sa che non è tuo?”
“Sì.”
“E ti ha voluto lo stesso?”
“Sì.”
“Come hai fatto?”
“Prego?”
Le chiedo con educata perplessità, non voglio iniziare una guerra.
“Come hai fatto a farlo innamorare di te?”
“Ha fatto tutto da solo, è stato lui a volermi, io non ho fatto nulla.
Non sono né una puttana né una gatta morta.”
L’ultima frase mi esce più aspra di quello che vorrei, lei reagisce come se l’avessi schiaffeggiata.
“Io non volevo insinuare questo…”
“Siamo oneste, signora. Lo pensa e lo so perché ho sentito per caso una telefonata tra lei e Jordan, non ho intenzione di spennarlo. Il giorno in cui mia nonna morirà erediterò una piccola fortuna e dalle notizie che mi comunica l’ospedale non manca molto, purtroppo.”
Rispondo gelida.
“Cosa fai di cognome, May?”
“O’Connor.”
“Come l’avvocato?”
“Sì, sono sua figlia.”
La donna mi lancia un’altra lunga occhiata, ma l’arrivo del mio ragazzo interrompe la sua scansione e saliamo tutti in macchina. Loro abitano a  Poughkeepsie, quindi ci vuole un po’ ad arrivare e lui – per sciogliere la tensione – parla dei concerti e delle registrazioni lasciando a me e Susan solo il tempo di qualche “mmmh” occasionale.
Arriviamo a casa sua, è una villetta carina con il portico e lì ci aspetta un uomo un po’ stempiato con gli occhiali: il padre di Jordan.
Ci viene incontro sorridendo e ci aiuta a portare dentro le valige, sua madre corre subito in cucina per preparare, lui invece rimane a parlare con noi.
“Tu sei May, vero?
Jordan parla molto spesso di te.”
“Spero bene.”
“Sì, non ti preoccupare. A quanto pare ci renderai nonni.”
“Se vorrete, sì.”
Lui guarda verso la cucina e abbassa la voce.
“Non arrabbiarti con mia moglie, ma lei sperava davvero di avere Taylor come nuora.”
Io annuisco, Jordan sembra a disagio.
“Odio che mia madre mi voglia vedere con lei.”
“Lo so, figliolo.
Sono molto belli i fiori che le hai portato.”
“So che lei ha l’hobby del giardinaggio quindi mi sono permessa di portarle qualche regalino dalla città degli angeli.”
Gli porgo un pacchetto e lui lo scarta curioso: dentro ci sono dei semi per delle orchidee e dei peperoncini.
“Grazie mille, penso che staranno molto bene nel mio giardino e poi mi piacciono molto i cibi piccanti!”
Mi risponde con un sorriso.
Dopo un po’ la signora Eckes spunta dalla cucina e inizia a preparare la tavola.
“Susie, guarda cosa mi ha portato!
Orchidee!”
Lei si avvicina e le soppesa tra le mani.
“Sono molto felice per te, tesoro. Ti lamentavi che non riuscivi a trovarle e adesso le hai e poi vedo anche dei peperoncini.”
Dice secca, ma la voce sembra molto meno gelida rispetto a prima.
“Visto?"
“Ho portato qualcosa anche per lei.”
Finisce di preparare la tavola e poi ci chiama dicendo che il pranzo è pronto, ci alziamo tutti dal divano e il padre di Jordan mi porge galantemente il braccio e mi aiuta ad arrivare alla mia sedia.
“Grazie mille!”
Gli sorrido grata.
Il pranzo può cominciare ed inizia con delle lasagne davvero buone, ovviamente faccio i complimenti alla cuoca e sono sinceri. Non penso che mentire sarebbe una buona politica, ora come ora, devo farle capire che sono una persona onesta prima di tutto.
“Grazie.”
Mi risponde burbera.
Dopo le lasagne ci serve un arrosto superbo e una torta di mele fatta in casa, cucina benissimo, nemmeno da mia madre  con tutte le sue schiave ho mai mangiato così bene!
“Ti piace la mia cucina?”
“Sì, molto.”
Sono schietta.
“Sarai abituata a ben altro.”
“Ho detto che la cucina è buona e non mentivo.”
Replico perentoria, lei non ha nulla a cui obbiettare. Io mi alzo a fatica dal tavolo e raggiungo la mia borsa dove c’è il secondo pacchetto, lo tolgo e poi glielo porgo. Lei lo scarta curiosa e si rigira tra le mani il piccolo vaso di cristallo.
“È molto bello.”
“Sono contenta che le piaccia.”
Per la terza volta oggi mi lancia un’occhiata penetrante, ma adesso è come se mi vedesse in una luce diversa, non negativa. Sembra mi stia rivalutando, forse non sono davvero l’arrampicatrice sociale che crede.
“Grazie mille.”
“Prego.”
“La vostra stanza è di  sopra, immagino sarai stanca. Jordan, accompagnala.”
Lui annuisce e mi aiuta ad alzarmi, mi accompagna al secondo piano e apre la seconda porta a destra: è una camera con un letto a una piazza e mezza che sembra molto comodo.
Mi tolgo le scarpe con una certa felicità e mi siedo sopra.
“Vuoi dormire?”
“Sì, sono stanca.”
“Come ti sembra tua madre?”
“Protettiva, ma forse è simpatica. Credo mi stia rivalutando.”
Lui fruga nelle valige e mi lancia la maglia lunga che uso come pigiama, io mi tolgo il  mio vestito, metto quella e mi stendo. Lui mi raggiunge subito dopo e si sdraia accanto a me, anche se sopra le coperte.
Mi coccola fino a che non mi addormento di nuovo.

 
Mi sveglio a metà pomeriggio. Mi cambio di nuovo e scendo con qualche difficoltà e sento stralci di conversazione proveniente dal salotto.
“Dai, ma’! Non è male come credevi.”
“No,non lo è. Ma penso che tu sia troppo giovane per diventare padre, sei troppo immaturo. Cosa farai il giorno che ti sarai stancato del bambino che si porta in grembo?”
“Mamma, le varie tournee mi hanno fatto maturare e non mi stancherò di nostro figlio.”
“Adesso lo consideri tuo, ma sei sicuro che sarà così per sempre?
Anche quando sarà adolescente e ti dirà che non sei suo padre e non puoi imporgli nulla?”
“Sì.”
Non sento la risposta di Susan, ma sento lo sbuffo di Jordan. Forse è meglio che mi faccia sentire o potrebbero pensare male, perciò mi schiarisco la voce.
Lui mi sorride.
“Dormito bene?”
“Benissimo. Voi?”
“Oh, è andata bene.”
Sorride il mio ragazzo.
“Come va la gravidanza?”
“Procede bene.”
“È  un maschietto, vero?
Come pensi di chiamarlo?”
“Non lo so ancora, ci devo pensare. È pronto quasi tutto, tranne il nome.”
La donna mi sorride comprensiva.
“Siete davvero sicuri di continuare con questa storia?”
“Sì.”
Rispondiamo in coro.
“E va bene, benvenuta in famiglia, May. Spero vada bene tra voi e che siate davvero maturi per dare una buona famiglia a questo bambino.”
“Perché ne dubita?”
“Siete giovani, è difficile essere genitori e potreste pentirvi.”
“Io non lascerò mai da solo mio figlio.”
La mia voce vibra di indignazione.
“Tu sì, ma Jordan?
Non è suo, potrebbe stancarsi.”
“Non succederà.”
“E come farai con le tournee?”
“Troveremo un modo. Mamma, non credevi che ce l’avremmo fatta, ma invece è successo, lo stesso avverrà per il bambino. Non sarà facile, magari litigheremo, magari ci lasceremo, ma io amo May e voglio avere questo figlio con lei, crescerlo come se fosse mio.”
La donna sospira.
“Va bene. Come vi ho detto vi auguro tanta fortuna, adesso sembra tutto semplice, ma poi non è così.”
Io e Jordan ci guardiamo. Abbiamo parlato mille volte di come sarà la vita con il bambino, mi ha rassicurato mille volte che lui ci sarà sempre o almeno che ci proverà nei limiti del suo lavoro. Anche io gli ho chiesto se è sicuro di volere un figlio non suo e lui mi ha detto di sì, voglio crederci.
Per una volta vedo davanti un ragazzo a cui importa di me e di mio figlio senza badare a chi sono, a chi è la mia famiglia e a quanto potrebbe guadarci se decide di stare con me.
Vedo un ragazzo disinteressato e la cosa mi fa piacere. Penso sia un buon modo per iniziare una famiglia, sull’amore e non sui soldi.
“Ci proveremo, signora.
Nessuno è sicuro di come sarà il futuro, ma bisogno provarci comunque, no?
Non posso privare mio figlio di un padre.”
La donna sospira.
“A volte vorrei avere ancora la vostra età in cui tutto sembra possibile e superabile, adesso sono solo stanca e preoccupata.”
“Mamma…”
“È che mi mancherai, Jordan.
Adesso non tornerai più a New York, se non per lavoro e ti farai la tua vita in California, lontano da me. Lo so che è così che deve andare, ma io sono triste lo stesso.”
“Verrò ogni volta che posso e magari potrei trovare una casa a te e papà quando andrete in pensione, non vi abbandono!”
Io mi sento un po’ tagliata fuori, soprattutto ripensando alla mia famiglia in cui l’affetto non è mai stato il collante che teneva insieme i membri.
Jordan è così fortunato e nemmeno se ne accorge, senza volerlo mi scappa un sospiro.
“Tutto bene, May?”
“Oh, sì. Sì, benissimo.”
“E i tuoi genitori cosa dicono?”
Alla domanda di Susan mi irrigidisco.
“Mia madre voleva farmi abortire al quarto mese e quando non l’ho fatto mi ha buttata fuori casa, ecco perché vivo a Los Angeles. Lì c’è la più grande delle mie sorelle che ha accettato in casa me e mia sorella.”
Il gelo cala nella stanza.

“Sono sicura che sarete una bella famiglia.”
Sentenzia alla fine lei, io sorrido.
Lo spero con tutto il cuore, voglio dare a mio figlio tutto l’affetto che non ho ricevuto e sono contenta che mia suocera abbia cambiato idea su di me.
Avere un figlio sarà l’impegno più gravoso e difficile della mia vita, ma non ho paura di affrontarlo perché so che non sarò sola.
Insieme a chi mi vuole bene penso di potercela fare, Sophie, Wen, Aileen e Holly saranno zie fantastiche e lo stesso vale per Jack, Vic e Tony.
Sì, ce la posso fare.

Angolo di Layla

Ringrazio  YourForeverIsAllThatINeed per la recensione a questa storia e alla one shot. Grazie mille.

Canzone del titolo: Come back home- We Are In The Crowd

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Capitolo 26
*** 25)I'm sorry about your parents ***


 25)I'm sorry about your parents

 
Aileen p.o.v.

 
La pioggia cade monotona su Los Angeles, è proprio arrivato novembre.
Sparite le zucche di Halloween, fra una settimana dovremo decorare il locale per Natale, anche se qualche temerario l’ha già fatto.
“Nevica a Los Angeles?”
Chiedo al mio capo.
“Raramente.”
Io sospiro, mi mancherà la neve a Natale e per di più sono curiosa di come se la stia cavando May a New York, non ci ha ancora fatto sapere nulla. Nessuna chiamata, nessun messaggio.
Nulla.
Magari la madre di Jordan l’ha uccisa e ha buttato il suo corpo nella baia. Sì, come no, mi rimprovero mentalmente.
Alla fine del turno chiederò a Sophie o a Wen se l’hanno sentita e come sta procedendo. Questo è l’ultimo pensiero che mi posso concedere, poi devo badare alla massa di gente che è entrata nel locale alla ricerca di un po’ di tepore e di una bevanda calda. Servo caffè, cioccolate e cappuccini con un bel sorriso per cercare di trasmettere un po’ di allegria.
Quando però alle sei me ne posso andare a casa non posso fare a meno di essere sollevata, nella mia macchinina chiamo Sophie e Wen, mi dicono che per il momento May ha convinto il padre di Jordan, ma che la madre resta scettica.
Meglio che niente.
Dico loro che questa sera non verrò a cena perché voglio fare una sorpresa a Tony, Wendy mi mette in guardia sulle sorprese. Spesso chi vorremmo sorprendere ci sorprende in un modo poco piacevole.
Io sorrido dopo aver chiuso la chiamata, non importa il fatto che stia con Jack Barakat dentro è rimasta la solita pessimista.
Allaccio la cintura, accendo la macchina, ingrano la marcia e parto.
Il traffico di Los Angeles quando piove è infernale, spuntano macchine da tutte le parti e non  tutti ti danno la precedenza, anche se ti spetta di diritto.
Imprecando come un muratore incazzato arrivo finalmente alla sua villa, scendo dalla macchina e apro il mio grande ombrello viola e suono il campanello.
Mi risponde lui, ma sento anche una voce femminile urlare, lui mi invita lo stesso a entrare. Attraverso il cancello e poi percorro il vialetto che porta alla porta chiedendomi chi diavolo sia la tizia che urlava. Aggrotto la fronte e mi ricordo degli ammonimenti di Wen, ma non può essere una ragazza che si fa, aveva una voce più matura.
Un Tony dalla faccia scura mi apre la porta, io rimango con il mio ombrello stupidamente aperto nel rumore scrosciante della pioggia che cade.
“È un brutto momento?
Se vuoi ripasso.”
“No, fai vedere la tua maledetta faccia, ladra!”
Mi apostrofa la stessa voce femminile che ho sentito al citofono, una donna di mezza età bionda si fa largo e sospinge Tony indietro.
“Carina, sei carina e immagino sarai anche brava a letto. Quelle come te lo sono sempre, è così che abbindolano le persone oneste.”
“Prego?”
Ma chi cazzo è questa?
“Sono la madre di Tony, non ti lascerò rubare nulla a mio figlio.”
“Non ho intenzione di rubargli nulla.”
Dico piatta, Wen aveva ragione: avrei fatto meglio a tornarmene a casa mia.
“Quelle come te non cambiano.”
“E quelle come me di preciso cosa sono?”
“Puttane ladre, lo so che sei stata in riformatorio.”
“Lo sa anche Tony.”
Lei scocca un’occhiata furente al figlio.
“Ma sei così scemo da tenerti una del genere quando sai cosa è?”
“Io sono solo una persona che sta cercando una seconda possibilità in modo onesto, non ho più rubato nulla da quando sono uscita dal riformatorio  e quando mi hanno presa era il mio primo colpo.”
“Ah, la retorica dell’errore giovanile…”
“Non è retorica è la verità.”
“Ma perché hai mollato Erin per questa? Erin era perfetta per te, sempre così carina, così dolce.
Perfetta, non come questa qui.”
Inizio a odiare il fatto di essere chiamata “questa qui”.
“Ho un nome, mi chiamo Aileen.”
“Non importa.”
Muove la mano come per scacciare qualcosa di fastidioso.
“Perché Erin mi tradiva.”
Risponde seccatissimo Tony, odia che gli si parli di Erin.
“Non è vero.”
“Senti, forse credi di non avermi dato un cervello, ma mi hai dato due occhi e questi due occhi l’hanno vista scoparsi un altro nel nostro letto. Non la rivorrei per nessuna ragione al mondo, ho cancellato i suoi messaggi, le sue foto, bruciato il letto o tutto quello che mi ricorda lei.
Non voglio più avere a che fare con lei.
Aileen è la mia ragazza, che ti piaccia o meno.
Non ha più rubato nulla da quando è uscita dal riformatorio, qui a casa non manca nulla nel caso ti venga voglia di controllare e adesso o la smetti di insultare la mia ragazza o te ne vai!”
“Osi cacciare tua madre?”
“Se mia madre mi tratta come un mentecatto a ventotto anni, sì.”
Furiosa, la donna afferra la sua giacca, la borsa e l’ombrello e si getta nella pioggia senza nemmeno aprirlo, mi stupisce che al contatto con la sua testa le gocce non diventino vapore.
Non ho mai visto nessuno così arrabbiato in vita mia.
“Puoi entrare se vuoi. Se te ne volessi andare dopo questo brutto spettacolo non ti biasimerei.”
“Questa è la reazione standard della gente quando scopre che sono stata in un riformatorio, ma mi farebbe piacere entrare, ero passata per farti una sorpresa.”
Lui mi sorride e si scosta, io chiudo l’ombrello e lo deposito nel portaombrelli, poi entro, lui va dritto in salotto e io lo seguo.
Si siede sul divano con una smorfia di dolore che gli deforma il suo bel viso.
“Mi ha fatto venire il mal di testa.”
“Cercherò di fartelo passare, siediti di lato.”
Lui ubbidisce e io mi siedo dietro di lui e inizio a massaggiargli le spalle, lo sento rilassarsi all’istante e un piccolo sospiro di sollievo esce dalle sue labbra.
“Ecco, perché mi piace essere il tuo ragazzo.”
“Come mai è venuta qui?”
“Beh, ha fatto una chiacchierata con Vivian, la madre di Vic, e ha scoperto che lui era fidanzato con Sophie, così si è informata su di me.
Vivian le ha detto che stavo con te e le ha accennato del riformatorio e questo è bastato a scaraventarla qui.”
Poi non dice più niente e si gode il massaggio, i suoi muscoli si rilassano fino alla normalità dopo un po’.
“Il mio mal di testa sta sparendo, grazie Aileen.”
“Figurati, Tony.
Ti ringrazio per avermi difesa, non sono molte le persone che lo avrebbero fatto.”
“Sei la mia ragazza, è ovvio che ti avrei difesa, stiamo insieme, no?”
“Sì, ma… qualcuno dopo aver sentito argomentazioni come quelle di tua madre se ne è andato, mi ha mollato.”
“Cretini. Ah, come mi sento bene.”
“Ehi, non addormentarti! È ora di cena.”
“Non ho voglia di cucinare e non voglio obbligarti a farlo, andiamo in pizzeria.”
Io guardo i mie vestiti: dei vecchi jeans tutti strappati, in particolare sul fondo perché sono un modello vecchio quando ancora gli skinny non erano di moda, una maglia nera con un teschio e una camicia a quadri rossi e neri pesante.
“Sono impresentabile.”
“Nah, sei perfetta.”
“Tone, mi vergogno!”
Lui mi dà un bacio.
“Non ne hai motivo.”
Mi porge una mano, io la accetto e lui mi fa alzare dal divano. Attraversa il salotto, prende le chiavi della macchina dal piattino che c’è su un mobile all’ingresso e poi apre la porta di casa sua.
Dopo aver inserito tutti gli allarmi saltiamo sulla sua macchina.
Pizzeria, arriviamo!

 
Fuori piove ancora, ma davanti al calduccio del forno delle pizze si sta bene.
La pizzeria che Tony ha scelto è molto spartana, una di quelle con i tavolino con le tovaglie i quadretti rossi e bianchi e i poster delle varie bellezze italiane appese alle pareti, ma mi piace.
Lui sembra meno incazzato di prima, ma mi sento lo stesso in colpa: per me ha litigato con sua madre.
“Tone, mi dispiace. Io non volevo che succedesse tutto questo casino.”
“Non è un problema tuo, ma di mia madre.”
“No, Tony. È un problema mio, tutte le persone che ho incontrato prima di te e del proprietario del bar dove lavoro hanno reagito così.”
Lui mi guarda sorpreso.
“Tu hai dovuto sopportare tutto questo più di una volta?”
Io abbasso gli occhi.
“Beh, sono stata in riformatorio e ne pago le conseguenze. Non posso cancellare il mio gesto e l’unico modo giusto di fare è convincerci e accettare le conseguenze. Non è facile, ma non posso fare diversamente, nascondere le cose non serve a nulla perché non scompaiono.
Se potessi tornare indietro non lo rifarei, ma non si può.”
Lui mi alza il viso con le dita e mi dà un bacio a fior di labbra.
“Io sono orgoglioso di te così come sei, vedo una ragazza che ci mette tutta sé stessa per andare avanti e dimostrare al mondo che si possono fare degli errori, ma si può anche rimediare.”
Io sorrido debolmente.
“Non pensare a mia madre e a chi non vuole darti una seconda possibilità. Pensa a noi e sorridi, hai qualcuno dalla tua parte.”
Un gentile colpo di tosse ci fa voltare verso la cameriera, io arrossisco e ordino una margherita, lui una pizza con i peperoni e il salame piccante, giusto per stare leggeri.
“Le liti mi mettono appetito.”
Butta lì a mo’ di spiegazione.
“Capisco. Io invece non ne ho molto ed è meglio così almeno dimagrisco un po’.”
“Ma smettila!  Sei perfetta così, non preoccuparti di cose che non esistono.”
Io gli sorrido felice, persino la pizza mi sembra migliore adesso.
“Cosa facciamo dopo cena?”
“Maratona di “Star Wars” così impari i nomi?”
“Ve bene, proviamoci. Non ti garantisco nulla, perché potrei addormentarmi quasi subito, oggi è stata una giornata stancante.”
Lui mi sorride e poi ci dirigiamo alla cassa e paghiamo.
L’umore è molto più disteso, lui sembra stare meglio se non altro e il mio senso di colpa si attenua cercando di farmi vedere le cose in una prospettiva migliore. Io non ho  fatto nulla, sto solo cercando di farmi una vita migliore, è sua madre che ha dato di matto.
Comprensibile, ma fuori luogo o almeno così mi piace pensare.
Entriamo in macchina.
“Non piove più.”
Noto casualmente.
“Oh, già. È vero. Prendiamolo come un buon segno.”
Io sorrido.
“Hai ragione.”
Arriviamo a casa sua ed entriamo di nuovo, io mi tolgo la giacca e le scarpe, lui si butta sul divano senza grazia per poi ricordarsi che deve mettere il dvd nel lettore.
Io mi siedo al suo posto e poi vengo raggiunta da lui che mi abbraccia.
Inizio a vedere il film e ad ascoltare le sue spiegazioni fino a che una sonnolenza terribile mi assale, complice la pancia piena e le sue braccia che mi avvolgono.
Dopo un po’ mi addormento e, anche questa volta, non sono riuscita a imparare nulla su Star Wars. Sarà per la prossima volta, immagino.
Mi sveglio che sono le quattro e mezza – o almeno così dice la sveglia su uno dei comodini della camera di Tony – e ho sete, così scendo a prendere un bicchier d’acqua.
Quando torno lo trovo sveglio.
“Scusa, mi sono svegliato e non c’eri.”
“Sono scesa a prendere un bicchiere d’acqua, scusami. Cazzo, non ho nemmeno chiamato Wen, sarà furiosa.”
“L’ho chiamata io, non mi sembrava arrabbiata.”
“Sei davvero un tesoro.”
Dico, senza sapere se mi meriti o meno un ragazzo del genere.
“Dai, andiamo a letto!”
Si stende e io faccio lo stesso, ma la mia mente è attraversata da un dubbio e lui si accorge quasi subito che qualcosa non va.
“Tutto bene?”
Mi chiede preoccupato.
“In realtà pensavo se tu non ti fossi chiesto se non me ne fossi andata per rubare qualcosa.”
Sputo alla fine.
“Non ci ho pensato nemmeno per un secondo, stai dando troppa importanza alle parola di mia madre.”
“E tu troppo poca.”
Dico sottovoce nella speranza che non mi senta.
“Io mi fido di  te, Aileen, e non saranno certo le sue parole a farmi cambiare idea. Adesso dormiamo sul serio o domani non ci alzeremo.”
Io annuisco e questa volta mi addormento sul serio.
La sveglia suona alle cinque e mezza, Tony si sveglia per modo di dire perché il massimo che riesce a produrre è un grugnito roco.
“Tony, posso usare la tua doccia?”
“Errsììì.”
Lo prendo come un sì e mi faccio la benedetta doccia. È piacevole sentire l’acqua calda che ti scorre sul corpo e ti toglie garbatamente i residui dei sogni e del sonno.
Finita quella mi rivesto e rubo una felpa a Tony, mi piace sentire il suo odore addosso.
Esco dal bagno e torno in camera sua, lo trovo seduto a letto che si strofina gli occhi.
“Buongiorno.”
“Buongiorno a te, vedo che hai preso la mia felpa.”
“Sì, se per te non è un problema.”
“No, non lo è.”
Lo bacio dolcemente.
“Io vado, tu dormi.
Ti amo.”
“Ti amo anche io.”
Mormora sonnolento prima di  sdraiarsi su un fianco e riprendere a dormire. Io invece scendo, prendo la mia giacca e la mia borsa e poi me ne vado a bordo della mia macchinetta.
Arrivo al locale giusto in tempo per vedere il mio capo tirare su la serranda.
“Buongiorno, Aileen!”
“Buongiorno a lei!”
In effetti è un buon giorno, dalla riga azzurrognola che si vede all’orizzonte – dove muoiono le ultime stelle – si prevede un giorno soleggiato e fresco. C’è già un vento che muove le fronde degli alberi e solleva le foglie cadute a terra.
Entriamo, io mi metto la divisa e poi vado subito a sistemare le macchine per il caffè e tutto il resto, lui invece si rifugia un attimo nel suo ufficio poi va in cucina.
Dieci minuti dopo entrano i primi clienti, uno chiede un cappuccino, una brioche e dei pancakes, l’altro dell’uovo con del bacon. Io preparo il caffè, faccio scaldare brioches e pancakes e il capo prepara il resto.
Un’altra normale giornata lavorativa è iniziata.
Andrebbe tutto per il meglio se qualcuno non entrasse nel bar a passo di marcia, non ho bisogno di alzare la testa per sapere chi è: solo una persona lo farebbe ed è la madre di Tony.
Mi lancia un’occhiata fredda.
“Prego? Desidera?”
Chiedo con il mio tono più professionale.
“Voglio che tu te ne vada dalla vita di mio figlio.”
“Temo non sia possibile e che questa non sia la sede adatta a discuterne.”
“No, eh?”
Si volta verso i due avventori.
“Lo sapete chi vi ha appena servito la colazione? Una ladra!”
Urla a pieni polmoni, quelli mollano la colazione e se ne vanno senza nemmeno pagare, nonostante le mie proteste.
“La smetta! Tony mi ama e io non sono più una ladra! Mi lasci in pace!”
“Verrò qui ogni giorno qui a raccontare la verità su di te!”
Urlo isterica.
“Cosa succede?”
Attirato dal caos il mio capo esce dalla cucina.
“La madre del mio ragazzo ha urlato a quei due che sono una ladra e quelli se ne sono andati senza pagare e adesso minaccia di venire tutti i giorni. Tutti i giorni a dire che sono una ladra!”
Il mio capo si acciglia.
“Signora, sono costretto a invitarla a uscire da questo locale e a non farvi più ritorno. Non voglio perdere clienti per colpa sua.”
“Te lo porti a letto?”
Il mio capo si inalbera questa volta.
“Sono fedele a mia moglie e non tollero queste allusioni qui dentro, fuori!”
La donna si allontana schiumante di rabbia e io scoppio a piangere isterica.
“Va tutto bene. Adesso ti faccio uno dei miei panini e sono sicuro che ti sentirai meglio.”
Io annuisco senza nemmeno aver ascoltato bene quello che mi ha detto.
Mi siedo a un tavolo, prendendomi la testa tra le mani.
“Forse farebbe meglio a licenziarmi.”
Dico al mio capo, prendendo il piatto con uno dei suoi celebri panini.
“Perché?”
“Presto lo sapranno tutti che sono stata una ladra e non vorranno venire qui.”
“Io dico di no, Aileen.
Io non voglio licenziarti e ora mangia quel panino.”
Io annuisco e do il primo morso, mi sento un po’ meglio anche se l’umiliazione brucia ancora. Sono stata giudicata senza che mi fosse nemmeno data l’opportunità di difendermi. Essere stata in riformatorio significa automaticamente che sono ancora una poco di buono da evitare quando invece ero solo una ragazzina stupida che frequentava brutte compagnie.
Mi viene da piangere, è proprio vero che il passato non ti abbandona mai.
“Ti senti meglio ora?”
“No, ma credo che dovrò fare finta di nulla e continuare a lavorare come se stessi bene.”
“Mi piace questo lato di te, cerchi di far scivolare via le cose negative.”
“Non ho scelta.”
Riprendo a lavorare, cercando di scacciare dalla mia mente l’immagine della madre di Tony che mi fa una scenata. Per colpa mia lui ha litigato con lei, non sono granché come ragazza eppure – come ogni giorno – lui mi scrive un messaggio durante la sua pausa pranzo.
Lo amo, non c’è niente da fare.
Non ce la farei a stare senza di lui e non potrei mai lasciarlo.
Forse sono un danno e basta, ma sono felice che lui mi accetti per quello che sono, che non si faccia condizionare dal mio passato.
Sono rare le persone che ti danno una seconda occasione e bisogna e bisogna ringraziarle.
Gli rispondo con un messaggio più dolce del solito, sperando che capisca che gli sono davvero grata per avermi accettata così come sono, so che lo farà.
Lui è Tony e sa leggere benissimo tra le righe.
“Ti amo così come se, non cambiare mai e non rinnegare il tuo passato.”
Mi risponde, io mi asciugo una lacrima furtiva e sorrido.
Lo amo.

Angolo di Layla

Ringfrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione.

Canzone del titolo: Sorry about your parents-Icon For Hire

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Capitolo 27
*** 26)Fall in love with you again and again ***


26)Fall in love with you again and again


 Aileen p.o.v.

 
Natale è passato e con lui tutte le cene di famiglia, che per me significa mangiare con Wen e le sue sorelle. La madre di Tony mi odia ancora e Wendy non piace alla famiglia di Jack.
Passa anche l’ultimo dell’anno con le sue feste, i fuochi d’artificio, lo champagne e gli auguri per un anno migliore.
Adesso il prossimo evento che mi attende è il matrimonio di Holly e sono un po’ spaventata, May ha preso in mano la situazione e si sta dimostrando un vero e proprio generale.
Spedisce me e Sophie in tutti i negozi di bomboniere e dove fanno la lista sposi per vedere cosa hanno e cosa non hanno per valutare quale sia il migliore, degno del matrimonio tra Holly Lynch e Alex Gaskarth.
È un po’ stressante, anche perché mi sono iscritta a un corso serale di musica per prendere la laurea e vedere se in futuro potrò lavorare nel campo musicale.
Tra una cosa e l’altra io e Tony ci vediamo pochissimo, ma ogni volta recuperiamo tutto perduto con un surplus di passione.
“Ai, oggi hai da fare?”
Mi messaggia.
“Sì. Devo andare con Sophie a vedere non so quale fiorista, hanno detto a Hitler che fa delle bellissime composizioni.”
Rispondo disperata, pensando che non era proprio così che volevo trascorrere la domenica.
“Vengo anche io, a che ora andate?”
“Tony, sei sicuro? Sarà una rottura di palle!”
“Se è questo che devo fare per vederti, allora, sì. Sono sicuro.”
“Sei un amore, alle tre a casa di Wen <3.”
“Ci vediamo dopo <3”
Io sospiro platealmente e stringo a me lo smartphone.
“Che hai da fare quell’espressione ebete?”
Mi chiede May.
“Oh, niente. Tony verrà con me e Sophie.”
“Come siete diabetici.”
“Parla quella che se non sente Jordan tre volte al giorno dà i numeri.”
Lei sbuffa, odia quando la prendo in castagna come adesso.
“Spero che presterai piena attenzione ai fiori e che Sophie vi terrà d’occhio.”
“Cosa devo fare?”
Chiede Sophie perplessa, spuntando dalla cucina con una tazza di the in mano.
“Tenere d’occhio Aileen, oggi verrà anche Tony con voi. Mi raccomando, fotografate le composizioni.”
“Ja, mein fuhrer!”
May alza un sopracciglio.
“Perché tutto d’un tratto sono diventata Hitler? I baffetti non ce li ho!”
“Perché tiranneggi tutti con questa storia del matrimonio, è stressante visitare ogni negozio della California per trovare il negozio migliore o che ti piace di più.”
“Lo farei io, ma temo che sia classificato tra gli sforzi eccessivi.”
Borbottando se ne va, lasciandomi sola con sua sorella.
“Come va con Vic?”
“Oh, bene. È davvero un tesoro, mi scrive sempre e poi andiamo molto d’accordo in ogni senso, sa sempre cosa fare per mettermi di buon umore e viceversa.
Tu e Tony?”
“Oh, benissimo se trascuriamo il dettaglio che sua madre mi odia.”
Lei alza le spalle.
“È con Tony che devi stare, non con lei.”
“Giusto. Forza, prepariamoci spiritualmente per andare a fotografare le composizioni.”
Io sospiro, mi stavo quasi per dimenticare di quest’incombenza, così salgo in camera mia e mi cambio cercando di mettermi un po’ carina per Tony.
Che razza di appuntamento è quello che si svolge in un negozio di fiori?
Non ne ho idea, ma ormai siamo arrivati a questo punto con l’ossessione di May, credo che Holly e Alex non vedano l’ora di sposarsi anche solo per far finire tutto questo.
Indosso un vestito nero con le spalline e il disegno della santa muerte e metto sopra un maglione molto scollato e lungo. Poi scendo al piano inferiore, May sta dando le ultime istruzioni a una paziente Sophie che non fa altro che annuire.
Alle tre il campanello di casa nostra suona e Tony entra.
“Ciao, ragazze!”
“Cia’, ricordati di guardare bene in quel negozio. I fiori devono essere  p e r f e t t i.”
Tony guarda May un po’ spaventato.
“La prende sul serio.”
Io annuisco sconsolata, non avevo idea che sposarsi fosse così faticoso e comprendesse così tante cose.
“Bene, direi che potete andate. Mi raccomando le foto!”
“Va bene, va bene!”
Io alzo il mio smartphone e lei alza il pollice, finalmente usciamo da casa per goderci una fresca giornata di gennaio, in cui un vento freddo spazza la città degli angeli e attenua il calore del pallido sole autunnale.
“Per domani prevedono neve.”
Butta lì a caso Sophie, rimaniamo un attimo in silenzio poi scoppiamo a ridere come dementi.
Saliamo in macchina di Tony e chiacchieriamo di cavolate fino ad arrivare al famoso fiorista.
Parcheggiamo ed entriamo, facciamo quello che ci ha detto May. Io faccio le foto e un’imbarazzata Sophie spiega tutto al fiorista che non sembra per niente felice della cosa.
Fatte le foto, portiamo Sophie a casa di Vic, io e Tony invece ci facciamo una passeggiata sul lungo mare di Los Angeles. Non c’è molta gente, il vento ha scoraggiato un po’ tutti, si sentono solo le grida dei gabbiani.
“Per il nostro matrimonio non voglio tutto questo casino.”
Borbotta lui, io mi fermo un attimo frastornata. Ha proprio detto nostro matrimonio?
A quanto pare sì e sul mio viso si dipinge un sorriso ebete.
Mi piacerebbe molto sposarmi con lui, anche se sono sempre stata contraria al matrimonio.
Su questo deve avere influito il fatto che mio padre ha abbandonato mia madre quando eravamo molto piccoli, ma sono certa che Tony non lo farebbe mai.

 
La settimana dopo May convoca me e Sophie nella sua stanza.
Io e lei ci scambiamo un’occhiata nervosa, cosa vuole da noi il grande generale?
Non abbiamo sbagliato con i fiori, sembrava soddisfatta.
Entriamo e la troviamo sdraiata a letto che consulta una rivista.
“Ciao, ragazze.
Andiamo dritte al sodo. Come saprete Wen sarà la testimone di Holly e Jack quello di Alex, ma abbiamo bisogno anche di due damigelle.
Io sono ormai una balena obesa e non proprio non posso farlo, quindi tocca a voi.”
Ci porge la rivista su cui ha cerchiato la pubblicità di un negozio di abiti da sposa e da cerimonia.
“Ho sfogliato molte riviste e ho sentito parecchi pareri e sono giunta alla conclusione che questo sia il migliore. Vi ho fissato un appuntamento domani alle quattro.”
“Va bene.”
Trascorreremo il sabato pomeriggio in mezzo a stoffa e noia, che grande combinazione!
Il giorno dopo arriva fin troppo velocemente e alle tre e mezza io e Sophie saliamo in macchina dirette verso il centro. Tra il traffico e trovare il parcheggio è un miracolo che non arriviamo in ritardo.
L’atelier è in un attico all’ultimo piano di un palazzo: è un enorme loft pieno si stoffe, vestiti mezzi fatti, disegni attaccati alle pareti e attrezzi per il cucito sparsi ovunque.
Ci viene incontro una ragazza asiatica dal sorriso cordiale.
“Buon pomeriggio, siamo qui per la prova dei vestiti da damigella.”
“Oh, sì, sì.
Ho fatto io l’abito da sposa e ho qualche idea.”
Ci mostra parecchi modelli fino a che non scegliamo un abito mono spalle di un grigio argentato, con una specie di cintura di stoffa nera attorno alla vita con un bel fiocco. La gonna è larga e arriva appena sopra al ginocchio.
Lei annuisce soddisfatta, io invece penso che dovremo procurarci qualcosa per combattere il freddo con un abito del genere.
“Si potrebbe abbinate quella stola di pelliccia nera?”
Chiedo alla donna – che ho scoperto si chiama Kaori – indicando la stola su un abito non finito bianco a onde nere.
“Sì, sì. Perché no?
Diranno che sarà un febbraio freddo, in chiesa potreste usarla e fuori vi confezionerò io delle giacche.”
Ci dice sorridendo, poi inizia a prendere le nostre misure borbottando tra sé e sé.
“Devo mettermi a dieta per entrare in questo abito?”
Domanda Sophie, con una punta d’ansia nella voce. Non capisco perché odi così tanto il suo corpo, è praticamente perfetto, è così magra che potrebbe volare via al primo soffio di vento.
“Dieta?”
Le chiede la sarta perplessa.
“Lei non ha bisogno di nessuna dieta, signorina. Le sue misure sono perfette.”
Sophie sorride incredula.
“Le mie invece non sono perfette, vero?”
La sarta ridacchia.
“Sì, lei dovrebbe perdere qualche chilo, un paio direi.”
Io annuisco, so di essere un po’ sovrappeso e mi dispiace, ma non me ne faccio una malattia o almeno ci provo. Ci sono dei giorni in cui lo specchio mi urla impietoso che sono una grassona e altri in cui è più clemente.
Immersa nei miei pensieri, non mi sono accorta che qualcuno ha bussato alla porta e la sarta ci ha lasciate per andare a vedere chi fosse.
Rischio di cadere per terra quando vedo spuntare la figura familiare di Tony, immediatamente prendo un lungo pezzo di stoffa rosa e mi ci avvolgo e lo stesso fa Sophie solo che la sua stoffa è blu scuro.
“Cosa ci fai qui?”
Boccheggio.
“Sono venuto a vedere come andavano le prove.”
“Scemo, oggi abbiamo solo scelto il vestito e lei ci stava prendendo le misure.”
“Capito, non capisco perché tu ti nasconda. Ti ho vista nuda molte volte!”
La sarta scoppia a ridere.
“TONY! È imbarazzante.”
“Non potresti aspettare fuori?
Non ci metteremo molto.”
Sussurra Sophie, rossa come un pomodoro.
“Va bene.”
Si allontana con stampato in faccia un sorriso da impunito.
“Dopo me la paga.”
Sibilo, lasciando cadere la stoffa per terra.
“Lei è fortunata ad avere un ragazzo così bello, signorina.”
“Beh, forse. Adesso però è solo imbarazzante.”
Lancio un’occhiata a Sophie, non sembra ancora essersi ripresa dallo shock, guarda ancora con troppa forza le mattonelle del pavimento.
La donna riprende il lavoro interrotto e finalmente possiamo uscire dal suo atelier, Tony è seduto sulle scale e ci sta aspettando. Si alza in piedi quando ci vede, io lo bacio e poi gli do una sberla sulla nuca.
“Scemo, ci hai messo in imbarazzo.”
Lui guarda Sophie.
“Ehi, mi dispiace. Se vuoi ti offro un the.”
Lei alza finalmente gli occhi.
“Non mi dispiacerebbe.”
Sussurra infine.
“Sophie, va tutto bene?”
Il tono del mio ragazzo questa volta è preoccupato.
“No, solo che nessuno – a parte Vic – ha visto il mio orribile corpo seminudo.
Mi scuso per il brutto spettacolo.”
“Non dirlo a Vic, ma io non penso che ti abbia un brutto corpo. Tu hai un corpo bellissimo, scusa se ti ho messo in imbarazzo.”
“Anche la sarta ti ha detto che hai delle misure perfette.”
Lei ci regala un debole sorriso e insieme scendiamo le scale parlando d’altro, in modo da far stemperare la tensione.
Come promesso Tony le offre un the ed entriamo nel primo bar che incontriamo, il che si rivela una pessima scelta visto che nemmeno due secondi dopo che ci siamo sedute al primo tavolino libero veniamo circondate da un gruppo di ragazze e ragazzine.
Tony firma paziente gli autografi, sono tutte concentrate su di lui tranne due ragazze però ci guardano molto male.
“Come hanno fatto due grassone sfigate come voi a prendersi Tony e Vic?
Quanto siete troie da uno a dieci?”
Sophie si irrigidisce.
“Non so quanto sono troia io, ma sono sicura che su una scala da 1 a 100, tu sei 101 in quanto a troiaggine.”
“Siete brutte, vi molleranno.”
“Ma non si metteranno di sicuro con voi.”
Le due mi lanciano uno sguardo di puro odio e una volta avuto l’autografo se ne vanno, Sophie è diventata pallidissima.
“Non credere a una singola parola di quello che ti hanno detto, sono solo delle frustrate di merda che godono nel fare del male alla gente. Hai capito?”
Lei annuisce debolmente.
“Sophie, non sto scherzando. Non devi davvero dare loro peso, hai capito?”
“Va bene.”
“Sei sicura, Sophie?”
“No, ma mi ci dovrò abituare immagino?
So che non sono bella, ma sentirselo dire così fa male.”
Io e Tony ci scambiamo un’occhiata.
“Sophie, tu sei bella.
Non dare ascolto a quelle oche, non lasciare che l’abbiano vinta loro. Lo so che hai avuto problemi con il tuo corpo, ma ti posso assicurare che sono loro che sbagliano, non tu.
Tu vai bene così.”
Parliamo ancora un po’, poi Tony porta Sophie da Vic, risparmiandoci di salire sui mezzi pubblici.
Lui ci apre subito e noi entriamo in casa, Sophie e Tony vanno subito verso il salotto, io mi fermo sull’entrata insieme al padrone di casa.
“Vic, devo dirti una cosa. Quando siamo uscite dall’atelier per l’abito da sposa siamo entrate in un bar e abbiamo beccato delle vostre fan. Sono state parecchie scortesi e hanno insultato Sophie, dicendole che è brutta.
Ecco, potresti farla sentire bella per il tempo che rimarrà con te? Ne ha bisogno.”
Dico tutto senza alzare lo sguardo da terra, quando lo faccio mi accorgo che la mascella di Vic è tesa e i suoi occhi sono seri.
“Sì, lo farò. Non ti devi preoccupare, adesso va’ e divertiti con Tony.”
“Grazie.”
“E di che? Mi sale il crimine al solo pensiero che lei abbia sofferto a causa mia.”
Tony esce dal salotto e ci guarda.
“Tutto a posto?”
“Sì, certo.”
Rispondiamo in coro io e il signor Fuentes.
“Va bene. Allora ti lascio alla tua fantastica signora e mi porto via la mia.”
Con delicatezza fa passare il suo  braccio sotto il mio e ci allontaniamo a braccetto, facciamo pochi passi quando qualcosa di gelido e piccolo ci colpisce. Alzo gli occhi al cielo e sorriso: nevica.
Piccoli fiocchi candidi iniziano a scendere da un cielo grigio perla, non mi ero accorta che il sole fosse sparito.
“Tone, nevica!"
Urlo, eccitata come una bambina.
“Bello, vero?
Così potrò accendere il caminetto.”
“Sarà super romantico bersi una cioccolata davanti al fuoco mentre fuori nevica. Sarebbe perfetto se avessimo in kotatsu.”
“Un che?”
“Quei tavolini bassi giapponesi che hanno una tovaglia molto lunga, di solito sotto il tavolo nascondono un braciere. Sono molto comodi o almeno così dicono. Wen ne ha provato uno quando ha raggiunto Jack in Giappone una volta e ha detto che è fantastico.”
Lui sorride alla mia espressione  sognante mentre entro in macchina.
“Temo dovrai accontentarti di un caminetto, se mai andremo in Giappone porterò a casa un kotatsu per te.”
Io arrossisco violentemente mentre mi siedo sul sedile passeggero.
“Sul serio?
Davvero mi vuoi così bene da fare una cosa del genere?
Prima hai parlato del nostro matrimonio e mi sono venute le farfalle nello stomaco, mi ami così tanto?”
“Sì, ti amo, Aileen. E quando amo non metto mezze misure, sono uno che mette in gioco il cuore ogni volta che sente qualcosa di davvero speciale.
Di solito sono timido e prudente, ma ci sono delle persone con cui queste mie barriere cadono e tu sei una di queste e la cosa mi piace molto, perché tu mi piaci molto.
Ti amo perché non mi tratti come una rockstar, ti amo perché siamo riusciti a costruire qualcosa dal nostro leccarci le ferite a vicenda.
Penso sia molto bello sapere di avere una persona a cui mostrare i tuoi punti deboli senza temere che ti faccia del male.”
Io rimango un attimo in silenzio, guardando la neve che inizia a depositarsi lentamente sugli alberi.
“Sì, è molto bello e sono felice che quella persona sia tu. Non sono brava con le parole, ma sono davvero felice di averti incontrato. A volte penso che tu sia l’ultimo regalo che mi ha fatto Sam.”
“Forse.”
Arriviamo a casa sua e chiamo Wen per avvisarla che rientrerò solo domani mattina, poi mi siedo sul divano, dietro a Tony che traffica con il caminetto e a lato del suo terrario per le tartarughe.
Dopo qualche tentativo ce la fa e dalle fiamme si sprigiona un calore molto piacevole.
Io mi alzo e vado in cucina a preparare della cioccolata e poi tiro fuori un sacchettone di marshmallow da un cassetto e due spiedi da un altro. Metto tutto su un vassoio e poi torno in salotto, Tony si sta scaldando con calma davanti alle fiamme.
Adocchia subito cosa ho portato e sorride.
“Ottima idea, Sullivan.”
Beviamo la nostra cioccolata mentre facciamo arrostire i marshamallow, lui mi abbraccia da dietro: lo sa che adoro questo gesto.
Finiti i marshmallow ordiniamo una pizza.
“Io dovrei mettermi a dieta per entrare nel vestito da damigella.”
Lui mi guarda serafico.
“Non c’è problema, da domani vieni a fare un giro in bici con me. Sono sicuro che dimagrirai e poi potremmo stare insieme un po’ di più.”
La prospettiva mi piace molto, mi sembra un’idea perfetta. Fare sforzi mi peserebbe di meno con Tony al mio fianco.
Poco dopo il ragazzo delle pizze suona il campanello e ritiriamo le pizze che finiamo per mangiare per terra davanti al camino.
Dopo cena io guardo per un po’ le tartarughe di Tony, lo guardo mentre le nutre e parla loro con l’orgoglio di un padre che cresce i suoi figli e ne coccolo un paio che sembrano essersi abituate alla mia presenza. A loro piacciono i grattini delicati sul collo esattamente come il loro proprietario.
Uno sbadiglio mi fa capire che per oggi sono stata in piedi abbastanza e che è arrivato il momento di dormire.
“È stanca, milady?”
“Un po’.”
“Andiamo a letto.”
Mi prende per mano e mi conduce al piano superiore, lì mi dà la mia canottiera preferita: quella bianca con la tartaruga della Love Before Glory.
Io la indosso e mi fiondo sotto le coperte subito dopo entra anche lui con addosso solo i boxer e una maglietta della Key Street. Mi attira sul suo petto e mi addormento cullata dal ritmo del suo cuore e dalle sue mani che giocano con i miei capelli.
Per me tutto questo ha il sapore dorato della felicità e mi sento davvero fortunata.
Non credevo che una che venisse dal ghetto come me potesse trovare qualcuno che la accettasse così.
Domani devo ricordarmi di accendere un cero alla Madonna, ma adesso mi limito a dormire sorridendo.
Non ho mai sorriso tanto come adesso e la cosa non potrebbe essermi più gradita.
Grazie, Tony.

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione e avviso che purtoppo dalla prossima volta potrebbero esserci ritardi nell'aggiornare questa fiction. Questo è un periodo in cui non ci sto dentro tra uni, laboratorio per uni e scrivere :/. Scusate.
Canzone del titolo: Looking back on today- The Ataris

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Capitolo 28
*** 27)And if I sang it in the right key and I asked you politely for you to find a way home. ***


27)And if I sang it in the right key and I asked you politely for you to find a way home.

 
Sophie p.o.v.

 
Il fatidico giorno è finalmente arrivato: oggi Alex e Holly si sposano.
E come potrei dimenticarlo? May ieri sera ci ha fatto ripassare fino allo sfinimento il copione della cerimonia. Alla fine Alex e Holly erano sconvolti e per un momento ho avuto paura che decidessero di mollare tutto e non sposarsi.
Sono ancora immersa in questi pensieri strani quando qualcuno mi butta poco gentilmente giù dal letto facendomi cadere faccia  a terra, perché le coperte mi si attorcigliano intorno al corpo come se fossi una mummia.
“Ma chi cazzo è lo stronzo?”
Urlo mentre tento di districarmi dalle coperte, incazzata nera già di prima mattina.
Quando finalmente ci riesco il volto torreggiante di May ghigna.
“Se non fossi incinta ti picchierei. Ma ti pare il modo di svegliare la gente?”
“Uhm, sì. Quando voglio essere sicura che si sveglino lo faccio.”
Poi se ne va lasciandomi imbambolata ed incredula sull’essere davvero parente di quel piccolo diavolo con una pancia enorme.
Sbuffando mi alzo in piedi e sistemo le coperte alla bell’e meglio. Scendo in cucina e noto che tutti i presenti (Wen, Jack, Jordan, Aileen e Tony) hanno la mia stessa faccia seccata.
“Se vuoi il caffè è lì. Là invece ci sono il latte e il the.”
La voce di Wendy è laconica mentre mi elenca la colazione, segno che non ha gradito di essere svegliata così.
“Come mai hai il naso rosso?”
Mi chiede Jack, io rivolgo un’occhiata velenosa a May.
“Se qualcuno non mi avesse buttato giù dal letto il mio naso sarebbe perfettamente normale.”
La risposta mi esce più acida di quello che vorrei, May sbuffa e fa dei gesti con la mano.
Ho capito, mi devo sedere a fare colazione sennò Hitler mi manderà alla camera a gas. Prendo una ciotola, ci metto dei cereali, latte e zucchero e inizio a mangiare.
Finito, vado a farmi una doccia.
Sono da poco uscita dal bagno con addosso solo una maglia lunga e un asciugamano in testa a mo’ di turbante quando vedo una ragazza sulla soglia della mia camera.
Io urlo spaventata facendo accorrere Aileen.
“Che succede?”
“Chi è quella?”
“La parrucchiera. Faresti meglio a metterti subito il vestito, May mi ha appena fatto la predica perché siamo in ritardo.”
Io sbuffo.
“Oh, beh. Se la parrucchiera uscirà dalla mia stanza lo farò.”
Aileen la prende sottobraccio, la fa uscire e poi chiude la porta dietro di sé.
Adesso tocca a me, sospirando mi tolgo la maglia e metto calze, reggiseno e vestito, poi esco dalla mia camera. Aileen mi fa cenno di scendere.
La stanza da pranzo è diventata un salone di bellezza improvvisato sotto gli occhi impotenti del padrone di casa, di Jordan e di Tony.
Loro non devono fare niente di particolare, solo mettersi uno smoking e sistemarsi in qualche modo i capelli. Noi invece dobbiamo fare acconciature contorte e truccarci.  
E che palle!
Il mio matrimonio – se mai mi sposerò – non cadrà nelle mani di May!
Giuro!
“Adesso dove devo andare per essere marchiata?”
Chiedo sardonica, ma May non ha tempo per l’ironia, dopo avermi guardata perplessa per qualche secondo mi indica una sedia.
Io sospiro e trascino le mie chiappe sulla sedia indicata e subito la ragazza che prima ho cacciato dalla mia stanza inizia a lavorare sui miei capelli.
“Niente di troppo complicato, la sposa ha i capelli corti e sarebbe davvero disdicevole che le sue damigelle risaltassero più di lei.”
Disdicevole.
Era dai tempi di New York che non sentivo questa parola, May sta proprio dirigendo questo matrimonio come una dittatrice.
“Va bene, uno chignon?”
“Sì, ma semplice. Niente ciuffi che svolazzano o cose così.”
La donna riprende a lavorare sui miei capelli e mi guardo attorno, nemmeno Aileen e Wendy sembrano troppo felici.
Wendy è la prima a venire pronta e lascia subito la stanza urlando che deve andare da Holly e così rimaniamo io e Aileen.
“Sophie, forse avresti dovuto tingerti i capelli di nero per il matrimonio.”
“Fingerò di non averti sentito May o faccio scoppiare un casino.”
“No, è che viola è un colore che ruba la scena…”
Le lancio un’occhiata di fuoco.
“Sono io la sorella maggiore fino a prova contraria e questo mi dà il diritto di tenermi i capelli viola.”
Lei scuote la testa.
“Voglio che sia tutto perfetto.”
“Lo è già, calmati.
Perché non fai un riposino?”
“Ma sei matta?”
Mi guarda come se avessi perso il senno tutto all’improvviso.
“Devo essere pettinata anche io e poi devo andare in chiesa a vedere che tutto sia a posto.”
“Ma se hanno decorato ieri ed era tutto perfetto.”
“Possono aver fatto qualche guaio stamattina, ci vuole polso per poter controllare tutto questo.”
E a lei il polso non manca, ne ha fin troppo.
“Non pensi di stare esagerando?”
“No, assolutamente.”
E con questo è meglio tacere e rinunciare al tentativo che sta esagerando e che sono tutti stressati e desiderosi che questo manicomio finisca presto, potrei causarle una delle crisi isteriche tipiche delle donne incinte ed è l’ultima cosa che voglio.
Davvero, preferirei che un asteroide centrasse casa Barakat.
“Tutto bene, Sophie?
Ti sei incantata?”
“Eh, mi stavo rilassando sotto i tocchi della parrucchiera.”
Mento spudoratamente, pregando che questa tortura finisca presto, perché – qualsiasi cosa brutta abbia fatto nella mia vita precedente – questa punizione è più che sufficiente.

 
La chiesa è un tripudio di fiori bianchi e rose.
Non so che razza di fuori siano ma diffondono un profumo fresco che allevia il caldo e la tensione che si percepiscono in chiesa. Scommetto che May l’aveva previsto, avrà passato un pomeriggio a imparare le proprietà di ogni fiore.
“Sophie?”
La voce di Vic mi richiama alla realtà.
“Sì?”
“Cosa c’è?”
“Stavo pensando che mia sorella ha pensato proprio a tutto, questi fiori hanno davvero un profumo fresco e rilassante.”
“Vero. Pensi che mancherà molto all’arrivo di Holly?
Alex sta scavando una trincea davanti all’altare a forza di andare avanti e indietro e sta ipnotizzando Jack che sta per cadere per terra.”
Io guardo verso l’altare: lo sposo sta effettivamente andando freneticamente avanti e indietro, ipnotizzando un sonnolento Jack sotto lo sguardo irritato di Wendy.
“No, credo che tra poco arriverà. Lasciami scrivere a Bryan.”
Lui inarca un sopracciglio, ancora è un po’ geloso, ma ci sta facendo l’abitudine.
In ogni caso la risposta arriva subito ed è positiva: Holly sta arrivando.
“Holly sta arrivando, meglio tenersi pronte.”
Faccio un gesto ad Aileen che annuisce, mano nella mano con Tony.
Cinque minuti dopo la porta si apre graziosamente inondando la navata di pallido oro, sulla porta ci sono due figure: una minuta e una alta e smilza.
La marcia nuziale inizia a suonare e Holly avanza al braccio di Bryan con il suo vestito bianco e nero, distribuendo sorrisi nervosi a tutti. Quando passa davanti a noi la seguiamo e ci posizioniamo una alla sua destra, una alla sinistra.
Siamo tutti emozionati adesso.
La cerimonia inizia e quando arriva il tanto sospirato scambio degli anelli sia io che Wen e Aileen stiamo  piangendo come delle fontane. Holly sembra vagamente a  disagio e così Alex e Jack, ma loro sono ragazzi e non possono capire.
Quando si sposa un’amica le damigelle vorrebbero sempre al suo posto con i propri ragazzi, anche quando lo spirito di Adolf Hitler organizza il matrimonio. Speriamo che non ci siano camere a gas, ho dimenticato a casa la maschera.
Rimango interdetta dal mio pensiero precedente, poi decido di lasciare perdere, se dovessi scoppiare istericamente a ridere per questo la gestapo potrebbe farmi fuori.
La tensione gioca davvero dei brutto scherzi, meglio che mi calmi.
Finalmente la cerimonia finisce, il prete benedice tutti e la coppia esce seguita da tutti al passo di una marcia allegra.
Fuori il sole splende alto, anche se non scalda per niente essendo febbraio, e la gente tira riso a Holly e Alex che ridono come dei matti. Credo che sia una mezza risata isterica.
Una volta che tutti gli ospiti si sono schierati davanti a loro, Holly si volta e lancia il bouquet – quello scelto dopo milleduecento meditazioni – e arriva dritto nelle mani di Wendy che arrossisce di botto e guarda Jack. Lui si gratta la testa, ma le sorride di rimando, come a dire che forse non è impossibile che lei diventi la signora Barakat.
Io raggiungo mia sorella.
“E così la prossima sarai tu!”
Commento allegra.
“Beh, se Jack è d’accordo.”
Mormora ancora scossa, torturando le foglie del bouquet.
“Su, non pensarci! Dobbiamo andare a mangiare adesso.”
Le dice May.
“Eddai, May! Facci respirare un po’!”
“Aileen, deve essere tutto perfetto!”
“E se Jack non mi volesse?”
La voce di Wen è incrinata.
“Ma sì, ti vorrà. Non ti devi preoccupare.”
Aileen cerca di calmarla, ma lei è ancora preoccupata e scoppia a piangere, Jack arriva giusto in tempo per prenderla tra le sue braccia e portarla via.
“Dai, adesso andiamo sul serio.”
“Va bene, May.”
Io raggiungo Vic e vedo, con la coda dell’ occhio, che le altre fanno lo stesso con i loro ragazzi, Jordan rivolge un sorriso particolarmente stanco a mia sorella.
Come tutti non vede l’ora che questo matrimonio sia finito e di riavere la sua ragazza dolce, ma decisa.
Salgo in macchina e il mio ragazzo mi stringe la mano.
“Bel matrimonio, vero?”
“Oh, sì! Molto! Spero che Holly e Alex siano felici, a te non dà fastidio?”
Lui mi rivolge un’occhiata incredula.
“Sophie, amo te non Holly, lo giuro.
Lasciamo queste paure nel passato, d’accordo?”
“Va bene.”
“Spero che un giorno riuscirai a vederti come ti vedo io.”
Io non rispondo e mi guardo i polsi, non riuscirò mai a vedermi come mi vede lui, ma forse posso vedermi un po’ meglio di adesso.  Almeno come una che ha smesso di tagliarsi.
Non c’è niente di romantico nel tagliarsi, non ci sono principi azzurri che ti baciano le cicatrici, genitori comprensivi e amici che ti consolano. La maggior parte delle volte sei da sola e fa schifo, devi nascondere tutto a tutti per non turbarli e spaventarli.
Vic è un’eccezione, non è la regola.
E comunque non è mai una cosa che si fa per moda, dietro ogni taglio c’è una ragione, qualcosa che ti ha fatto talmente male che il tuo corpo non è abbastanza da contenere il dolore.
Basta con questi pensieri. Oggi devo essere allegra, mia cugina si sposa e non voglio che il passato allunghi le sue ombre su di me.
Dopo un breve percorso siamo davanti a villa Gaskarth completamente decorata per l’occasione con fiori bianchi e nastri.
Sul portico c’è un lungo tavolo pieno di antipasti e dei sorridenti camerieri in divisa nera che versano vino a tutti.
“Servitevi pure!”
Esclama sorridendo Alex, gli occhi già sulle pizzette. Holly lo prende delicatamente per un braccio.
“Prima facciamo un brindisi! A noi!”
Alziamo tutti i calici e poi li facciamo scontrare, il vino bianco che hanno scelto è davvero buono. Immagino che mia sorella abbia controllato tutti quelli sul mercato prima di scegliere questo, maniacale com’è.
Dopo il brindisi un po’ della tensione si scioglie e tutti chiacchierano animatamente, ci sono anche Jenna, Tay e Hayley. Loro si avvicinano a noi, May lancia un’occhiata di avvertimento alla ragazza dai capelli verdi, ma è Hayley a prendere la parola.
“Davvero bello questo matrimonio.”
“Uhm, se vuoi organizzo anche il tuo e quello di Chad, penso di aprire un’attività del genere una volta partorito.”
“Ehm, no, grazie. Non credo che ci sposeremo tanto presto.”
Le rivolgiamo tutte un’occhiata sorpresa, Chad è il suo fidanzato storico e sembra a disagio a parlare di lui.
“È successo qualcosa, Hayley?”
Le chiedo gentilmente.
“Uhm, sì. Effettivamente, sì. Tra me e Chad non va troppo bene, a lui non piace il mio rapporto con Taylor e ultimamente si sente troppo spesso con la sua ex moglie.
Non credo che durerà ancora molto.”
Rimaniamo tutte un attimo in silenzio, poi Jenna apre bocca.
“Ma per te Taylor è solo un amico o qualcosa di più.”
“Non lo so, sono confusa.”
May dà un’occhiata all’orologio nervosa.
“Credo sia ora di entrare, dovrebbero iniziare a servire il pranzo e poi siamo le uniche ancora qui fuori.”
Hayley annuisce grata ed entriamo tutte, May ci scorta al nostro tavolo e poi ci sediamo, salutando Hayley e Jenna che sono sedute da un’altra parte, immediatamente la mano di Jordan si chiude su quella di mia sorella.
“Non l’avrei mai detto che ti saresti sposato!”
Esordisce Tay, guardando curiosa Alex e forse ricordando la loro passata storia.
“E invece l’ho fatto, ah! Vi ho sorpresi tutti!”
“Molto.”
Risponde sincera lei.
“Cosa c’è da mangiare?”
Chiede uno Zack leggermente corrucciato.
“Uhm, un tris di primi. Riso al radicchio, spaghetti alle vongole e delle lasagne.”
Risponde May.
“Zack, non hai motivo di essere geloso, amico!
Mi sono appena sposato, non voglio rubarti la ragazza!”
“E ci mancherebbe altro, Alex!”
Holly replica piccata.
“Ma io non voglio stare con Alex. Ehi, è davvero figo, ma non è il mio tipo. Una volta era un tizio mooolto infedele.”
Fa l’occhiolino a mia cugina e poi scoppiamo tutti a ridere, giusto poco prima che arrivino le portate. Inutile dire che il tris di primi è buonissimo, tutti facciamo il bis. Ancora una volta May si è dimostrata eccellente. Organizzare matrimoni o parties potrebbe essere davvero la sua carriera.
“Davvero buoni, ottima scelta, May!”
“Io cerco e voglio solo il meglio.”
“Si era notato. Cosa c’è per secondo?”
Chiede sorridendo Vic.
“Un altro tris. Pesce spada, scaloppine al limone e delle cotolette di agnello.”
“Sembra buono e poi c’è del pesce, Hayley potrà mangiarlo.”
“È  per questo che l’ho scelto. È difficile accontentare tutti, spero di esserci riuscita.”
“Ma sì, ci hai organizzato uno splendido matrimonio!”
Alex le fa un sorriso incoraggiante, mia sorella gliene fa uno di rimando, sulla bocca di Holly aleggia un vago sorriso.
Poco dopo arrivano anche i secondi ed è inutile dire che sono buonissimi, Jack sembra apprezzare soprattutto le cotolette di agnello dato che fa un disinvolto tris. Come faccia a rimanere così magro è un mistero, ma Wendy deve avere a che fare con la soluzione.
Adesso c’è un momento di pausa, la gente chiacchiera allegra in attesa della torta e parecchie persone vengono a  fare le loro congratulazioni a Holly e Alex.
“Sophie, usciresti a fumare?”
Io guardo Vic incuriosita, so che non fuma e l’unica volta che mi ha chiesto di fumare con lui l’ha fatto per discutere qualcosa che per lui era importante, come la mia amicizia con Ronnie Radke.
“Sì, certo!”
Mi alzo in piedi, prendo la borsa e la giacca confezionata per me da Kaori e poi lo seguo in terrazza, si gode una splendida vista delle colline e in lontananza del mare.
Tiro fuori il mio pacchetto di sigarette e ne offro una a Vic che la accende con un gesto un po’ maldestro, sembra nervoso.
“Tutto bene, Vic?
Mi sembri nervoso.”
“Sì, lo so. È che devo parlarti di una cosa.”
Il mio cuore salta un battito e il fumo del primo tiro mi va di traverso, non è che vuole lasciarmi?
“Vuoi lasciarmi?”
Sparo a bruciapelo con la voce roca, tra i colpi di tosse.
“Cosa?
Oh, no! Assolutamente no.”
Mi batte gentilmente sulla schiena.
“Volevo chiederti un’altra cosa. Ecco, volevo chiederti… Non è che ti andrebbe di venire a vivere da me? Lo so che c’è Mike e a volte può essere una terribile seccatura, ma forse adesso che ha Alysha andrà a vivere da solo e…”
Io non lo lascio finire la frase e lo abbraccio più stretto che posso con le lacrime gli occhi, lui ricambia.
“Sì, voglio venire e non mi disturba affatto la presenza di Mike. Mi sta simpatico e sono sicura che sarà un buon coinquilino e poi potrebbe esserlo per poco, come hai detto tu potrebbe andare a vivere con Alysha.”
“Davvero vuoi vivere con me?”
“Ma certo! Io ti amo e sono così felice che tu me l’abbia chiesto!”
Lui mi asciuga dolcemente le lacrime e mi bacia.
“Avevo paura che dicessi di no, perché era troppo presto.”
“Oh, no! Non sarebbe successo! non è successo! Sono così felice.”
Ci baciamo ancora e rientriamo mano nella mano sorridendo come ebeti.
“Vi siete persi i discorsi dei testimoni! Ehi, ma perché sorridete e vi tenete per mano?
Devo organizzare un altro matrimonio?”
Ci chiede ansiosa May.
“Oh, no, sorellina! Solo che Vic mi ha chiesto di andare a vivere da lui!”
Lei sorride.
“Sono davvero felice per te, ma anche un po’ triste perché non saremo più insieme.”
“Verrò a trovarti ogni giorno, devo vedere come sta mia nipote.”
“Ehi! Ma qui qualcuno va a convivere!”
Urla Jack, attirando l’attenzione di tutti su di noi.
“Chi?”
Urla qualcuno.
“Vic e Sophie vanno a convivere! Un brindisi per loro!”
Jack riempie i bicchieri delle persone al nostro tavolo e poi facciamo tutti toccare i bicchieri.
“A un’altra coppietta felice. Era ora che Vic mettesse la testa a posto, sei vecchio, Fuentes!”
“E tu quando ti sposi, Barakat?
La tua signora ne sarebbe felice!”
Jack tace e ridiamo tutti.
Questo matrimonio è stato davvero bello e la mano di Vic stretta nella mia è la conclusione migliore.

Angolo di Layla

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione.

Canzone del titolo: I'm the secret-Jaime Preciado.

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Capitolo 29
*** 28)There's glimpses of heaven in every day. ***


28)There's glimpses of heaven in every day.

 
Aileen p.o.v

 
Il matrimonio di Alex e Holly è stato davvero bello.
Buon cibo, belle persone e una festa che è andata avanti fino all’alba. Alla fine abbiamo guardato tutti il sole sorgere e alzato un bicchiere pieno di champagne.
Alla sera Alex e Holly sono partiti per il loro viaggio di nozze – Cuba – pur avendo due occhiaie da record. Mai viste persone con tali occhiaie e tale sorriso.
Sono passati due giorni da allora e adesso sono seduta nel salotto di Tone, lo stufato che ho preparato è in forno e sto coccolando Luke Skywalker, la tartaruga che Holly gli ha regalato, dopo averlo nutrito.
Gli piacciono i grattini sul collo – come a Tony – e che gli accarezzi gentilmente la corazza, non so se le tartarughe sorridano ma questa dà l’impressione di farlo.
I grattini gli piacciono di sicuro, adesso ha gli occhietto scuri chiusi.
Il suono della porta che si apre glieli fa aprire di scatto: Tone e Jaime sono appena entrati.
“Aileen! Che bella sorpresa!”
Mi dice il mio ragazzo sorridendo.
“Sento il profumo di cibo delizioso e vedo una ragazza che coccola little Tony.”
“Non si chiama litte Tony, si chiama Luke Skywalker!”
Risponde indignato il proprietario della tartarughina che in due falcate raggiunge il divano e accarezza dolcemente il guscio dell’animale e gli fa un paio di grattini sul collo.
“Ti stavi godendo le carezze della mamma, eh furfante?”
Io arrossisco.
“Beh, sì. Gli ho dato da mangiare e poi mi sono messa a coccolarlo, volevo farti una sorpresa.”
Mi alzo dal divano e rimetto la tartaruga nel suo terrario, immediatamente entra in cappuccio in stile jedi di lana e si mette a dormire.
“Ciao, Hime. È bello vederti, tutto bene?”
“Benissimo! Mi sa che sono di troppo, vero?”
“No, c’è stufato anche per te.”
Gli sorrido di buonumore, Jaime mi piace, è davvero un amico formidabile.
“Ottimo! Abbondi sempre nelle porzioni, vero Aileen?”
“Sempre. Devo nutrire una tartaruga in crescita.”
Lui ride, poi il suo cellulare suona per l’arrivo di un messaggio.
“Uhm, siete fortunati. Rimarrò solo per la cena, Jess vuole vedermi dopo. Film.”
“Va bene. Jaime, prepara la tavola.”
“In quanto terzo incomodo mi spetta, eh?”
“Bravo!”
Tony invece si siede sul divano e accende la tv, non prima di aver rivolto un ultimo sguardo a Luke.
“Luckey sta bene, vero?”
“Penso proprio di sì, ma ha una visita dal veterinario settimana prossima, così saremo sicuri.”
Lui annuisce.
“Grazie per averci preparato la cena.”
“E di che? Volevo farti una sorpresa, ma forse ho rovinato qualcosa.”
Lui scuote la testa.
“No, se Jaime fosse rimasto avremmo giocato tutta sera, niente di che.”
“Capisco.”
Rimaniamo in silenzio.
“Ehi, piccioncini! Ho preparato la tavola!”
Io scatto in piedi.
“Vado a controllare lo stufato!”
Corro in cucina e tolgo dal forno la carne, non è bruciata per fortuna, al contrario sembra avere un ottimo aspetto. Quando sto con Tony tendo a dimenticarmi del tempo che passa e dei cibi che ho in forno o in padella.
Sorridendo la porto in sala da pranzo, i ragazzi sono entrambi già seduti.
“Ecco la cena!”
“Sembra buona.”
Commenta con un sorrisone Jaime, io accenno a ricambiarglielo e poi divido la carne in tre porzioni. Iniziamo a mangiare e il cibo sparisce a velocità sovrannaturale nelle loro bocche, sembra che non si nutrano da secoli.
“Buono?”
“Shi.”
Mi rispondono in coro. Dopo aver deglutito un boccone gigantesco Jaime mi guarda.
“Passeresti la ricetta a Jessica? Mi piacerebbe che anche lei cucinasse questo…”
“Stufato.”
“Sì, stufato. È molto buono.”
“Non volevi metterti a dieta, Hime?
Oppure sei troppo affezionato alla tua pancetta per rinunciarci?”
Lo punzecchia divertito Tony.
“Non è pancetta, Turtle, sono muscoli.
E poi sono io quello che salta durante i concerti, tu sei attaccato a terra con la colla e l’unica cosa che fai è headbanging come Rapunzel se fosse una chitarrista.”
“Ma stai zitto, che un giorno o l’altro mentre starai saltando ti si romperanno i pantaloni e tutti potranno vedere le tue mutande.”
“E saranno delle gran belle mutande!”
Io sospiro, che razza di piega ha preso il discorso?
Se ci fosse un giornalista qui a sentirli diventerebbe matto dalla gioia.
Continuiamo a mangiare,fino a che Jaime se ne va senza prendere né dolce né caffè.
“Come mi ha ricordato la tua non così dolce metà sono a dieta.”
Ridendo esce dalla porta, io sparecchio e poi guardo Tony.
“Adesso cosa facciamo?”
“Ho una mezza idea.”
Prende le chiavi della macchina e io mi metto la mia giacca di pelle perplessa.

 
La sua idea è quella di andare al nostro starbucks, lì prendiamo una fetta di torta al cocco e cioccolato e dei frappuccini.
“Ottima idea, Tony. Mi sento un po’ in colpa verso Jaime.”
“Perché?”
“Non ha preso nemmeno il caffè!”
Lui scoppia fragorosamente a ridere.
“Non ti preoccupare, Jess lo starà nutrendo a dovere.”
“Sicuro?”
“Sì, non ti devi preoccupare. Jaime Alberto Preciado non molla sul cibo, se non è sazio farà in modo di esserlo.”
Io ridacchio.
“È qui che ci siamo incontrati la prima volta di giorno.”
“Sì, ero tesissimo quel giorno.”
“Anche io, pensavo che non ti sarei piaciuta affatto. Pensavo che la magia della nostra storia, quello che la faceva funzionare, fosse incontrarsi al buio alla spiaggia.”
“Io pensavo fossi una sirena.”
Io divento color pomodoro.
“E io che tu fossi una specie di apparizione divina mandata per aiutarmi ad ambientarmi a Los Angeles.”
Lui sorride.
“Eravamo un po’ stupidi, vero?”
“Un pochino o irrimediabilmente timidi.”
Lui annuisce.
Ci alziamo e paghiamo e poi raggiungiamo la spiaggia. È completamente deserta, illuminata solo dalla luce della luna e il suono delle onde che si infrangono pigre sulla battigia è l’unico che si sente.
“Tony, ho pensato al mio futuro.”
“E?”
“Non posso continuare in eterno a fare la cameriera, l’anno prossimo vorrei iscrivermi all’università per diventare una giornalista musicale.”
Lui mi abbraccia di slancio.
“Ma questo è meraviglioso, piccola!
Io invece volevo proporti un’altra cosa, sempre se vuoi inteso.”
“Dimmi.”
Rispondo emozionata, improvvisamente il mio cuore ha iniziato a battere più velocemente, come quello di una ragazzina alla prima cotta.
“Tra poco, un mese, io e i ragazzi partiremo di nuovo per un tour e volevo chiederti: ti farebbe piacere venire con noi?”
Io rimango un attimo senza parole, poi annuisco vigorosamente.
“Sì, certo! Sempre che agli altri vada bene, sarei felicissima di venire. Io …. Cioè, wow, è la realizzazione del sogno che avevo da ragazzina. Volevo partire con la band che mi piaceva, Sam mi prendeva sempre in giro per questo.”
Alla menzione del suo nome una nuvola attraversa il mio viso e Tony se ne accorge.
“Fa ancora male?”
“Un po’, ma sta guarendo. Io sento che lui adesso è felice per me, perché ho trovato la mia strada e la mia felicità. Ho trovato tutte quelle cose che lui non avrebbe potuto darmi e ti sono infinitamente grata per starmi accanto e amarmi tutti i giorni.”
“Sono io che dovrei ringraziarti, è grazie a te se ho capito che com’è essere amati disinteressatamente.”
Ci sorridiamo a vicenda e ci baciamo.
“E come faremo con Luckey?”
Lui si gratta la testa.
“Lo lasceremo a Holly. Sarà tornata dal suo viaggio di nozze e potrà prendersene cura, è molto brava con le tartarughe e poi lui potrà rivedere i suoi vecchi amici.
Ti confesso che un po’ mi dispiace separarmi da lui, ma portarlo in tour è fuori discussione.”
Ha un’aria un po’ dispiaciuta.
“Secondo te mi riconoscerà ancora dopo il tour o deciderà che è meglio rimanere da Holly e Alex?”
Io sorrido.
“Secondo me ti riconoscerà e sarà molto felice di vederti. Puoi sempre chiamarlo via skype, meglio chiamare Holly e Alex e chiedergli di farti parlare con Luckey, secondo me riconoscerà la voce.”
“Mi sembra una buona idea. Sì, farò così.”
Continuiamo a camminare sulla spiaggia bagnata dalla luce della luna, è davvero un bello spettacolo. Si sentono solo i nostri passi e il rumore delle onde che si infrangono sulla battigia indolenti, l’oceano è calmo stanotte.
“Sono felice.”
Dico di botto.
“Sì, anche io.”
Mi risponde lui di rimando e io penso che sia la cosa più bella del mondo, quella che pensavo non mi sarebbe mai successa.
All’una usciamo dalla spiaggia e lui mi riaccompagna a casa, domani devo lavorare – tanto per cambiare – e non posso rimanere da lui.
“Mi spiace, Tony.”
“Non ti devo scusare, non sentirti forzata in nulla. Avrai taaanti mesi per sopportarmi in tour e, oh, ricordati che dopo un po’ i piedi di Jaime diventeranno un problema.”
Io rido e lo bacio.
“Buonanotte, Turtle.”
Entro nella villa, è abbastanza silenziosa. L’unica ancora sveglia è Wendy che è seduta al tavolo della cucina con il portatile.
“Oh, ciao Aileen! Ho appena finito di parlare con Holly via skype e stavo dando un’occhiata a qualche design nuovo per i miei tatuaggi.
Come è andata la serata?”
“Stellare, Wendy.
Non puoi immaginare cosa mi abbia chiesto.”
Lei mi guarda interessata.
“Dai, dimmi! Sono stracuriosa adesso.”
“Mi ha chiesto di andare in tour con lui!”
Lei emette un versetto non troppo alto per non svegliare tutti gli abitanti della casa e poi mi abbraccia.
“Sono felice per te, ma anche un po’triste. Mi ero abituata ad avere la casa piena, mi mancherete.”
“Jack sarà felice di averti tutta per te.”
“Io sono già sua.”
“Tu sei di chi?”
Chiede una voce maschile assonnata alle nostre spalle.
“Sono tua, Jack.
Come mai sei sveglio?”
“Volevo andare a bere un bicchier d’acqua e soprattutto capire dov’era finita la mia ragazza che mi aveva detto “tra cinque minuti arrivo.”
I cinque minuti più lunghi della storia.”
Lei sbuffa, poi però lo bacia.
“Stavo parlando con Holly e presto mi avrai tutta per te o quasi, anche Aileen se ne va per un po’.”
“Sì, dove vai di bello, Ai?”
Io sorrido.
“In tour con Tony.”
Lui mi sorride.
“Divertiti. Lo farai di sicuro, è impossibile non divertirsi con i Pierce The Veil. Attenta ai piedi di Jaime.”
“Mordono?”
“Lo scoprirai andando in tour con loro.”
Mi risponde in modo misterioso.
“Spero non ti dispiaccia se io rapisco la mia ragazza fino a domani mattina.”
“No, prendila pure. Spengo io il computer per lei.”
Lui si carica in spalla la mia amica e io le spengo il computer e lo riporto nello studio, poi finalmente vado a dormire. Domani/oggi devo svegliarmi presto e devo dire al mio capo che purtroppo, dovrò licenziarmi tra un mese circa per seguire Tony in tour.
Come cazzo faccio a dormire con un pensiero del genere in testa?
Vorrei mettermi a ballare dalla gioia!
Non so se me lo merito del tutto, ma sono felice che stia succedendo, molto felice. La mia vita finalmente sta svoltando bene. Niente più timore di finire in carcere, solo un futuro se non luminoso, piacevole.
Sorridendo come una scema mi addormento felice e come sempre il merito è di Tony.
La mattina dopo il suono della sveglia arriva come una cannonata, sbuffando la spengo e quasi la faccio cadere dal comodino.
“La prima guerra mondiale in camera.”
Mugugno prima di farmi una doccia. Quella mi sveglia totalmente e mi rende capace di pescare dall’armadio abiti che abbiano un senso: un paio di jeans skinny strappati, una maglia rossa dei Rancid e una felpa nera con una rosa rossa sulla schiena.
Scendo in cucina e come al solito la trovo vuota, sono sempre la prima ad alzarsi. Mi faccio un bel caffè potente, che mangio in terrazza insieme a qualche biscotto guardando il sole che si alza.
Un’altra giornata è iniziata.
Porto tutto in cucina, prendo la mia giacca di pelle, i miei anfibi con la suola più alta del normale ed esco di casa. Tira un venticello non eccessivamente freddo che indica che la primavera sta gentilmente bussando alle porte di Los Angeles.
Entro in macchina e metto i blink a palla, il modo migliore per iniziare una giornata lavorativa!
Arrivo per trovare il mio capo che alza la saracinesca del negozio, tutto normale, eccetto per il mio sorriso fuori misura a un’ora così antelucana.
“Aileen, stai bene?”
“Io? Sì, sto benissimo!
Perché?”
“Hai un sorriso che va da un orecchio all’altro e non ce l’hai mai a quest’ora.”
“Beh, ieri sera è successa una cosa bellissima.”
Rispondo con un tono vagamente sognante.
“Non dirmi che ti sposi anche tu.”
Io rido.
“No, non ancora. Gliel’avrei detto dentro, ma va bene lo stesso, Tony mi ha chiesto di andare in tour con lui.”
“Oh, sono felice per te. Un po’ meno per me quando mia figlia lo scoprirà, mi aspettano mesi di crisi isteriche e di domande del genere “Cosa ha lei che io non ho?”. Come se avessi comunque permesso a una sedicenne di frequentare un ragazzo tanto più grande di lei.”
Scuote la testa, io sorrido.
Ripenso a mio padre e al suo immenso amore per la bottiglia, a sedici anni avevo già perso la verginità e una fedina penale pulita.
“A cosa stai pensando, Aileen?”
“Che mi sarebbe piaciuto che suo padre le fosse assomigliato almeno un po’. A quest’ora la vita di tutti sarebbe diversa, io non sarei andata in riformatorio, mio fratello non sarebbe morto e mia madre non avrebbe tagliato la corda con uno sconosciuto.
Sua figlia è una ragazza davvero fortunata.”
Lui mi sorride.
“Grazie del complimento.”
Entriamo nel negozio.
“Quindi tra un po’ dovrò cercare una nuova cameriera.”
“Sì, tra un mese. Mi dispiace.”
“Oh,non devo dispiacerti. Quando ti ricapita un’occasione del genere?
Vuoi uno dei miei panini intanto che non c’è nessuno?”
“Oh, perché no?”
Lui si mette ai fornelli, io mi siedo a un tavolo.
“Come mai questo dono, capo?”
“Mi è piaciuto quello che hai detto su mia figlia, vorrei lo capisse anche lei.”
“È un’adolescente. Deve essere arrabbiata con il mondo, sono le regole, ma un giorno capirà e la ringrazierà.”
Poco dopo davanti a me c’è un piatto con un panino fumante dall’aria particolarmente appetitosa, do il primo morso e mi sembra la cosa più buona che io abbia mai mangiato.
“È buonissimo, grazie mille!”
Lo finisco, poi lavo coscienziosamente il piatto e mi metto al bancone, poco dopo entrano i primi clienti della giornata. Ormai mi conoscono e mi trattano come una vecchia amica, io so cosa vogliono e loro sanno che non li deluderò.
Un po’ mi mancherà questo posto – è stato il mio piccolo posto segreto in cui sentirmi al sicuro – ma il capo ha ragione: non posso farmi sfuggire un’opportunità del genere.
La mattina passa in fretta e a pranzo Sophie passa a trovarmi.
“Mi ha detto Vic che andrai in tour con loro, beata te!
Io non posso per il lavoro, divertiti più che puoi.”
“Lo farò, stanne certa. Tu piuttosto, come va con il signor Fuentes?”
“Non chiamarlo così! Mi viene in mente suo padre che è un adorabile signore messicano, ma non è Vic.”
Io alzo un sopracciglio.
“Comunque va bene, mi tratta come una principessa. Beh, forse anche perché sa che tra poco mi dovrà lasciare da sola per un bel po’ di tempo.”
Ha l’aria un po’ triste.
“Tranquilla, sono sicura che troverete il modo di superare questo ostacolo.”
“Sì, hai ragione.
Portami quel panino superbuono di cui mi hai scritto stamattina.”
Io annuisco, passo le ordinazioni al capo e quando viene pronto glielo porto.
Oggi mi sento davvero fortunata, sento di godere appieno di tutto quello che ho raggiunto: un lavoro, delle amiche, una sottospecie di famiglia, un ragazzo, una tartaruga che mi scambia per sua madre.
Sì, sono felice ed eternamente grata a Sam.
Non sono felice che sia morto, se potessi tornare indietro gli impedirei con le unghie e con i denti di fare quello che ha fatto, ma ora so che non è morto invano.
In un modo o nell’altro ho mantenuto la promessa che gli ho fatto: sto andando avanti e sto vivendo felicemente come avrebbe voluto lui.
Sì, il mondo può essere davvero bello a volte.
Basta trovare le persone giuste.

Angolo di Layla.

Scusate per il ritardo, ma questa settimana sono stata poco bene e così non ho potuto scrivere molto.

Spero che questi capitolo di transizione vi piaccia, tra l'altro ci stiamo avvicinando alla fine della storia (ma non temete, dopo questa ho già i mente un'altra long da sviluppare).

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione.

Titolo: discorso di Oli prima di Hospital for souls.

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Capitolo 30
*** 29)I wanna hold you, protect you from all of the things I've already endured. ***


29)I wanna hold you, protect you from all of the things I've already endured.


 
May p.o.v.

 
Dopo il grande sforzo dell’organizzare un matrimonio decente a Holly e Alex pensavo che un po’ di riposo mi sarebbe piaciuto, invece mi sto annoiando a morte.
È un mercoledì mattina anonimo e a casa non c’è nessuno. Wendy è al lavoro, Jordan e Jack stanno ancora registrando e Aileen è partita in tour con i Pierce The Veil ieri sera.
Il giorno prima abbiamo organizzato una pizzata tutti insieme per festeggiare l’evento e godere della reciproca compagnia ancora per un po’, visto che poi loro torneranno tra almeno sei mesi.
Aileen era molto felice, quasi trasfigurata, ha detto sì a tutti e ha riso per la maggior parte del tempo. Non che potesse fare molto altro, è stata letteralmente sommersa di consigli di ogni genere da parte di tutti.
Alcuni opportuni altri meno, ma cosa ci si deve aspettare da Jack Barakat?
Spero si stia divertendo almeno lei.
Ho fatto zapping, ma alla mattina non c’è nulla di interessante: vecchi telefilm, telenovele, programmi di cucina.
Come se avessi bisogno di ingrassare ancora, secondo me anche dopo che avrò partorito rimarrò una balena. Jordan potrebbe stancarsi di una balena emotivamente instabile e che vivrà praticamente solo per il suo cucciolo e i suoi primi piccoli successi.

-Oh, andiamo! Non ti ha mollato quando eri una balena emotivamente instabile con tendenze dittatoriali, figurati se ti molla dopo!-
La voce della mia coscienza dovrebbe rassicurarmi, invece mi fa domandare se io stata davvero così terribile quando ho organizzato.
Ok, forse sono stata un po’ maniacale.
No, sono stata maniacale. Un po’ troppo maniacale, ma l’ho fatto per il loro bene.
Loro l’hanno capito, vero?
Vorrei alzare il telefono chiamare Holly e chiederglielo, ma mi rendo conto che farlo ora che sono nel bel mezzo del disfare i bagagli sarebbe folle. Davvero folle.
Devo calmarmi, questi sbalzi di umore mi stanno uccidendo.
Un momento sono ragionevolmente sicura delle mie decisioni e dei miei sentimenti quello dopo sono sprofondata in una palude d’incertezza. Dicono sia colpa della gravidanza e io spero che sia così, perché altrimenti la vedo male.
In ogni caso mi sto annoiando a morte e alla fine il mio telecomando si ferma su una telenovela messicana. Ho un piccolo doloretto alla pancia.
La data del parto è vicina, ma questo non significa nulla, vero?
Non mi si romperanno la acque oggi e partorirò sul costoso divano di Jack Barakat.
Cerchiamo di stare calma, vorrei un po’ di the.
“Miranda!!”
Urlo con tutta la voce che ho in corpo, che è tanta per una che è sempre stata un fuscello.
“Si, segnora?”
“Mi faresti un the alla vaniglia, per favore? Ho sentito uno strano doloretto alla pancia.”
Miranda ha all’incirca la mia età e mi guarda spaventata prima di sparire in cucina a fare quello che le ho chiesto. Scommetto che anche lei ha paura che finisca per partorire qui e ora.
Non può succedere, il parto è fissato tra una settimana: un cesareo indolore.
Sono immersa nei miei pensieri quando Miranda fa la sua comparsa con la tazza di the che le avevo chiesto.
“Grazie mille.”
Lei se ne va, discreta, io inizio a berla piano e in silenzio, sperando che il the calmi tutto e che nessun doloretto si faccia più sentire.
Sono tentata di scriverlo a Jordan, ma lo farei solo agitare, così finisco tranquilla la mia tazza.
Un altro doloretto.
Oh, cazzo!
Non qui e non adesso.
Poi sento la sensazione di qualcosa di liquido che cola dalle mie gambe e questa volta c’è un dolore ben definito.
Porca troia, mi si sono rotte le acque. Impanicata chiamo il 911, spiego brevemente la situazione e dove abito, poi chiamo Jordan che – se possibile – si spaventa anche più di me. Miranda capisce al volo che, purtroppo, deve assistermi e quindi si mette accanto a me e mi tiene la mano, mentre le contrazioni arrivano a ritmo preciso. Non sono ancora troppo attaccate, forse ce la faccio ad arrivare in ospedale prima di partorire.
Fa’ che sia così, non voglio partorire da sola e senza assistenza qualificata.
Ho paura.
“Miranda, ho paura!”
“Stia tranquilla, segnora. L’ambulanza sarà qui tra poco e la porterà in ospedale, ha chiamato il segnor Jordan?”
“Sì, sì. Ha detto che mi raggiungerà in ospedale, ammesso che ci arrivi.
Miranda, sai far partorire una ragazza?”
Lei diventa pallida come un cencio.
“No, segnora. Ho visto nascere mis hermanos, ma non ero io a far partorire mi mama.”
Dal nervoso infila qualche parola spagnola nella frase.
“Oh, ti converrà ricordare come sono nati tus hermanos, perché qui rischiamo grosso.”
Lei scuote la testa.
“Arriba, arriba!”
Il rumore di una sirena mi indica che finalmente la dannata ambulanza è arrivata, un gruppo di uomini mi carica su una barella e poi nella macchina.
Dentro sento che contano il numero delle contrazioni e la distanza.
“Pare che oggi debba partorire, signorina, ma vedrà che andrà tutto bene.”
Io annuisco spaventata. Alla fine della nostra folle corsa vedo l’ospedale di Los Angeles e nella sala d’aspetto delle emergenze Jordan, che si alza di scatto non appena mi vede.
“Chi è lei?”
Urla uno dei paramedici.
“Sono il padre del bambino.”
“Allora ci segua!”
Lasciano la barella in una stanza e poi il dottore fa la sua comparsa, per cinque minuti mi guarda e scribacchia qualcosa sulla mia cartella clinica, poi mi controlla.
“È già bella dilatata, signora O’Connor.
È leggermente in anticipo, ma non sarà un problema.
Non manca molto alla nascita del bambino, respiri come le hanno insegnato, tra poco arriverà l’ostetrica.”
Io annuisco, le contrazioni sono sempre più forti e frequenti. Io urlo come una matta e frantumo la mano di Jordan stretta nella mia.
“Mi fai male!”
Osa dire.
“Sto partorendo, cazzo, e fa un male delle madonna!”
“Lo so, tesoro, ma…”
“Ma cosa? Non urlare?
Non frantumarmi la mano?
Come cazzo faccio a buttare fuori il dolore stando immobile e muta, dio cristo!
Arrivaci!”
Sull’ultima parola – che ha appena sentito tutto l’ospedale, compreso il reparto dove vengono curati i sordi – entra una donna sulla quarantina con l’aria sciupata e i capelli neri raccolti in una coda da cui scappano ciocche a volontà.
“Sono Mary Jane, l’ostetrica.
Signor Eckes, se la sua ragazza l’insulta non si preoccupi, è il parto. Dopo aver dato alla luce il vostro piccolo tornerà a essere normale.
E adesso a noi, May.”
Controlla quanto sono dilatata e le contrazioni.
“Piccola, ne avrai ancora per un paio d’ore.”
Un paio d’ore di urla e dolore?
Non ce la posso fare, si può scappare con un parto in corso?

 
Due ore, parecchie urla e attentati alla mano di Jordan dopo secondo l’ostetrica sono pronta.
Con gentilezza invita Jordan a uscire, lui esegue ben volentieri, se va con la sua mano dolorante massaggiata dall’altra. Al suo posto entra il dottore.
“Allora, Mary?”
“Credo sia dilatata abbastanza per proseguire con il parto, anche perché le contrazioni si fanno sempre più frequenti.”
“E sta demolendo l’ospedale a suon di urla.”
“Dottore!"
"Stavo cercando di fare una battuta per sdrammatizzare la situazione.”
Un ultimo controllo e il dottore dà il suo consenso a proseguire.
“Bene, adesso May spingi quando te lo diciamo.”
“Va-va bene.”
“Spingi!”
Io spingo più che posso, poi respiro come mi hanno insegnato al corso preparto.
“Brava, May. Adesso, spingi!”
Continua a dirmi di spingere a intervalli regolari, poi me lo dice sempre più spesso.
“Quasi ci siamo! Forza, sono le ultime spinte!”
Con uno sforzo supremo spingo e spingo ancora, poi sento qualcosa uscire lentamente uscire e poi il dolore svanisce. Io sono stremata, l’ostetrica invece taglia il cordone ombelicale e  poi lava il neonato prima di porgermelo.
Quando mio figlio appoggia la sua testina sulla mia spalla, so che è valso tutto il dolore che ho provato.
“Come lo vuoi chiamare?”
“Andrew.”
Rispondo con un filo di voce.
“Se vuoi posso fare entrare il padre.”
“Sì.”
La donna esce e un quarto d’ora dopo rientra con Jordan vestito di un camice sterile verde chiaro, non appena gli occhi si posano sul bambino sorride.
“Eccolo, il nostro leoncino.
Come lo hai chiamato?”
“Andrew.”
“È un nome bellissimo per il nostro cucciolo.
Ehi, Andy! Sono tuo padre, mi riconosci?”
Andrew per tutta risposta si attacca al dito di Jordan con le sue minuscole manine.
“Mi ha riconosciuto!”
Esclama con voce che trema.
“Sì, è bellissimo!”
Esclamo con voce rotta dal pianto.
Un’infermiera entra poco dopo, mi fa allattare Andrew e poi lo porta via per essere messo nella nursery con gli altri bambini. Quando torna trova ancora me e il mio ragazzo con le mani strette le une nelle altre.
“La signorina ha bisogno di riposo, ma lei può rimanere se vuole. Dato che il letto accanto a quello della signorina O’Connor è libero, lei può dormire lì signor Eckes."
Lui annuisce piano e la donna fa preparare il letto, mettendolo anche più vicino al mio in modo che possiamo stringerci le mani.
Una volta sola mi sento meglio, leggera ecco.
“Chi è venuto per il parto ed è rimasto fregato dal fatto che non può vedermi?”
“Le tue sorelle, gli All Time Low e la mia band.”
“Mi dispiace che abbiano aspettato per niente.”
“A me no, questi momenti con te sono preziosi e per ora non voglio dividerli con nessuno. Domani sì, oggi no. oggi sei tutta mia.”
Io sorrido, amo questo ragazzo ogni giorno di più. Sarà un buon padre per Andrew.
Piano piano la stanchezza del giorno si fa sentire e io scivolo dolcemente in un sonno ristoratore.
Alle sette vengo svegliata per la colazione, alle nove allatto ancora Andrew e Jordan mi è sempre accanto, però è chiaro che ha bisogno di un boccia e di cambiarsi i vestiti.
“Jordan, se vuoi andare non ti devi preoccupare, ma la caverò benissimo da sola.”
“Perché dici questo?”
“Hai l’aria di uno che ha bisogno di farsi una doccia.”
“In effetti…”
Rimane un attimo in silenzio.
“Sì, penso che farò un salto a casa e mi farò una doccia.
Comportati bene.”
Mi dà un bacio sulla fronte e se ne va, a me manca già, ma era stremato  e si vedeva.
Così rimango da sola sdraiata sul letto, che non è il massimo della comodità, ma in ospedale uno si deve adattare un po’a tutto.
Sbadiglio e decido di dormire un altro po’, dopo pranzo arriveranno gli altri ed è meglio farsi trovare in forma e riposata.
A mezzogiorno vengo di nuovo svegliata da un’infermiera che mi serve del pollo con contorno di patate lesse e del prosciutto. Dolci: una mela, della marmellata da spalmare sul pane.
Meglio che niente, tanto adesso ci penserà Wendy a mettermi all’ingrasso.
A proposito di Wen, dove sono gli altri?
Inizio a sentirmi un po’ sola in questa stanza, spero che qualcuno venga a trovarmi.
Un lieve bussare alla porta interrompe i miei pensieri paranoici.
“Avanti!”
Wendy entra per prima con in mano un cesto gigantesco di rose rosse, seguita da Jack, Sophie (con un mazzo di margherite), Holly (con dei tulipani neri), Alex e Jordan con dei fiori gialli.
“Auguri alla neo mamma!”
Urla Jack sedendosi sul letto, immediatamente Jordan lo butta giù e si siede al suo posto.
“Ma come siamo gentili, Eckes!”
“La neo mamma è mia.”
“Non te la volevo rubare, solo salutare!”
Io rido.
“Ciao, ragazzi. Grazie dei fiori, sono tutti bellissimi. Bellissima l’idea dei tulipani neri, Holly.”
“So che ti piacciono le cose scure e così eccomi qui.”
Jordan mi fa una faccia da cucciolo.
“Anche i tuoi sono molto belli e sono molto belli anche quelli di Wen e Jack.”
“Allora, come stai?”
Mi domanda ansiosa.
“Bene, non è stato facile partorire Andrew, ma ce l’ho fatta.
La sua vista ha ripagato qualsiasi dolore.
L’avete visto?”
Mia sorella sorride intenerita.
“Sì, siamo passati tutti alla nursery e Jordan ce l’ha mostrato. È davvero bello.”
“Sì, ha i nostri occhi e i capelli neri. Suppongo siano quelli del padre.”
“Povero scemo, non sa cosa si perde!”
Commenta Jordan con una nota di malcelato orgoglio nella voce.
“Ah, Jordan! Vedo che ti prende bene essere padre.”
“Ho avuto mesi per prepararmi, Alex e poi tu non vuoi diventare padre?”
“Mi sono appena sposato, già quello è un grande passo per me, capisci.”
Esclama ridendo.
“Tu, Jack?”
“Lui è ancora adesso un bambino, non sono pronta per averne un altro.”
La battuta di Wendy fa sciogliere tutti in una fragorosa risata. In effetti Jack non è maturassimo, deve passarne di acqua sotto i ponti prima che lui possa avere un figlio. E poi non sono pronta a essere chiama zia, già sarà un trauma essere chiamata mamma a ventun’anni.
 “May, cosa c’è?”
“Niente, stavo riflettendo. È strano essere chiamata mamma alla mia età, figurati zia.”
Wendy mi posa una mano sulla spalla.
“Lo so, ma ce la farai. Ce la stai già facendo, non sarà facile, ma ci siano noi. Siamo la tua famiglia e ti sosterremo.”
“Grazie, Wendy. Ne avevo bisogno, adesso che l’ho visto, tenuto in mano e allattato mi sono accorta che sarà una grande responsabilità e ho un po’ di paura.”
Il mio cellulare decide di squillare proprio in questo momento per l’arrivo di un messaggio: Aileen, Tony e il resto dei Pierce The Veil mi fanno gli auguri.
Io scoppio a piangere senza sapere bene perché, forse è lo stress del parto o forse è la paura di non farcela. Jordan mi abbraccia.
“Stai tranquilla, io sono qui. Ti sosterrò quando ne avrai bisogno e crescerò con te Andrew, saremo come una famiglia. Davvero.
Non ho mai voluto scappare e non voglio farlo ora.
Voglio esserci, mi impegnerò a trovare un modo con i tour.
Lo so che a New York sei sempre stata sola, ma ora non è più così. Ci sono io, ci sono le tue sorelle,  tua cugina, i tuoi amici.”
“Grazie, lo so.
Non so perché mi siano ceduti i nervi così.”
“Sei stata forte troppo a lungo.”
Mi dice semplicemente il mio ragazzo prima di accarezzarmi i capelli.
Improvvisamente sono avviluppata in un abbraccio di gruppo e mi sento davvero bene, amata,ecco.
È una bella sensazione, a New York non l’avrei provata di sicuro e non avrei avuto nemmeno il bambino.
“Dici che dovrei avvisare mamma?”
Dico in una crisi di pazzia temporanea.
“Ma sei matta?”
Mi chiede Sophie.
“Quella ti convincerebbe a darlo in adozione, lo sai che non l’ha mai voluto e poi criticherebbe Jordan, Wend, Jack, Alex, chiunque.
No, no. Lasciala a New York, se le fosse interessato qualcosa non ti avrebbe cacciata di casa.”
“Già, hai ragione. Non so cosa mi sia preso.”
Forse è perché anche io adesso ho un figlio e se non so riuscirei a cacciarlo di casa, in ogni caso è tempo che gli scheletri tornino nell’armadio.
Non c’è tempo per pensare ai miei in questo momento, non vale la pena di rovinarlo.
“Fa male partorire?”
La domanda di Jack arriva inattesa.
“Abbastanza, ma poi ti scordi di tutto il dolore quando hai la tua creatura in braccio.
Stai prendendo informazioni su quando diventerai padre?”
“Boh, forse. Non mi dispiacerebbe un mini-me.”
Wendy arrossisce violentemente.
“Sei davvero sicuro, Jack? Guarda che un bambino non è un cane, è un impegno che devi mantenere per tutta la vita e i figli tendono a segnarsi gli errori dei genitori e a presentare loro il conto.”
“Lo so, però…”
Scoppiamo tutti a ridere per la piega che ha preso la situazione, non mi sarei mai aspettata che Jack volesse un bambino e credo che questa sia una novità anche per Wendy.
Poi però penso che Wendy ha perso un bambino e quindi non è poi così strano il desiderio di Jack.
Chiacchieriamo amabilmente finché la solita infermiera ci dice che l’orario di visite è finito e tutti devono andarsene, eccetto il padre del bambino se vuole rimanere. Jordan non se ne andrebbe nemmeno se la donna lo minacciasse con un kalashnikov.
Mi viene portato Andy, lo nutro immediatamente e sento il click familiare di una macchina fotografica che scatta.
“Jordan!”
“Siete così belli che ho deciso di farvi una foto!”
“È imbarazzante!”
“Ma va!”
Pausa di silenzio.
“Ti piace il nome Andrew?
L’ho scelto senza consultarti.”
“Sì, mi piace molto Andrew Eckes suona bene.”
“Lo riconoscerai davvero?”
“Certo! Te l’ho promesso e ho intenzione di mantenere quella promessa.”
Io sorrido.
“Grazie, Jordan. Grazie per prenderti cura di noi.
Grazie di esistere.
Ti amo.”
“Ti amo anche io.”
Si sdraia accanto a me sul letto e coccoliamo entrambi Andy.
Non potevo chiedere di meglio quando ho deciso che avrei portato a termine la mia gravidanza.
Lui deve essere un qualche angelo mandato dal cielo, perfetto nei suoi difetti.
Sì, mi piace come sta andando la mia vita.
Con un sorriso sulle labbra mi addormento.

Angolo di Layla

E siamo arrivati a quello che teoricamente è l'ultimo capitolo, in realtà ho ancora l'epilogo in serbo per voi e una one shot, se vorrete che io la scriva.

Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per la recensione.

Canzone del titolo: Zoe Jane- Staind

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Capitolo 31
*** Epilogo:Tell me its okay to be happy now, because I'm happy now ***


Epilogo:Tell me its okay to be happy now, because I'm happy now

 
Wendy p.o.v.

 
È passato un anno da quando May mi ha resa zia.
Due mesi dopo il parto siamo stati tutti invitati al battesimo ed è stata una grande festa tra amici e musicisti. A Dio piacendo non è richiesto un discorso per il battesimo e quindi né Alex né il mio amore scemo hanno potuto dire la loro imbarazzando i presenti.
A proposito del mio amore scemo May – con una scelta che ha sorpreso tutti, persino i fili d’erba del guardino – l’ha nominato padrino di Andrew.
Non ce lo vedo Jack come guida spirituale che deve correre in aiuto nel percorso di vita cristiana del suo pupillo. Lo vedo come guida a una vita da pervertito come la sua: ragazze, ragazze, alcool, canne, ragazze, ragazze.
Lo so, adesso è cambiato. È un ragazzo fedele e paziente, ha sopportato che la sua casa venisse invasa piano piano dai miei parenti e amici senza lamentarsi.
Non so se ha un cuore d’oro o si è divertito come un matto; forse un po’ tutte e due le cose. Considera Sophie come una sorellina da proteggere, May come una delle poche figure da cui si fa comandare a bacchetta (vedi il matrimonio di Holly) e Aileen come una tizia con cui scambiarsi amichevoli insulti.
May come madre che se la sta cavando benissimo, sicuramente meglio della mia che pare volesse  abbandonarmi già subito dopo il parto. Era una madre amorevole la mia, così amorevole che mi ha sparato in pancia e a una mano.
Lasciamo perdere questi brutti ricordi, è meglio.
Dopo che la mia sorellina ha smesso di allattare Andrew si è trasferita in una villa che hanno comprato lei e Jordan. L’ha sistemata benissimo, rendendola subito elegante, ma non pacchiana, un qualcosa che solo lei potrebbe fare.
Non nego però che mi manchi, la casa è vuota senza di loro.
“WENDY!”
L’urlo belluino di Jack mi riscuote dalle mie elucubrazioni.
“Cosa succede, Jack?”
“Dalla cucina viene odore di bruciato!”
Scatto in piedi come se la sedia della mia scrivania scottasse e corro al piano di sotto, puzza di cibo  in cui qualcosa è andato storto: le lasagne o le cotolette? Oppure tutte e due?
Arrivo in cucina senza fiato e apro il forno, del fumo esce facendomi tossire, tolgo due teglie: le cotolette sono ok, la lasagne un po’ meno. Sono mezze bruciacchiate.
“Cazzo, Jack! Ti avevo detto di tenerle d’occhio!”
Lui si gratta la testa.
“Sì, ma in Tv davano “Mamma, ho perso l’aereo.””
“Ma se l’hai visto duecento volte! Vabbeh, chissene, dammi una mano.”
Insieme grattiamo via le parti più bruciate delle lasagne, lui ride, io alla fine finisco per fargli compagnia. Non si può davvero rimanere incazzati con Jack Barakat, è una specie di legge naturale.
Poco dopo suona il campanello ed entrano Alex e Holly, lui ride perché ha già intuito cosa è successo, lei è un fascio di nervi e non capisco perché. È sposata, è diventata più bella con i capelli lunghi, deve essere per via del libro.
Già, dopo anni passati a scrivere su vecchi quaderno o su word sei mesi fa ha preso coraggio a due mani e ha mandato qualcosa a una casa editrice.
A loro è piaciuto e hanno deciso di pubblicare, il libro è uscito ieri.
“Buongiorno! Jack, hai fatto bruciare ancora il pranzo! Che pessima casalinga!”
“Davano…”
“Sì, ho visto. Ma è un film che conosci a memoria.”
“Voi non capite, ogni volta si notano dei particolari nuovi.”
“Immagino che a quest’ora saprai il numero esatto dei peli del culo del protagonista.”
La voce di Aileen ci fa voltare verso lei e Tony, lui ha in mano una torta, gli faccio cenno di appoggiarla sul tavolo della cucina.
“Oh, la tartaruga e la nuova Rita Skeeter.”
Lei gli fa una linguaccia.
“Vuoi una mano, Wen?”
“Sì, sarebbe gradita.”
I ragazzi se ne vanno in cucina e rimaniamo solo io, Holly e Aileen che immediatamente mi aiuta e finisce il lavoro che avevamo iniziato io e Jack. Holly rimane imbambolata nel bel mezzo del locale, come se non sapesse cosa fare.
“Holly, tutto bene?”
Le chiedo gentilmente.
“E se non piacesse a nessuno?
E se non vendessi una copia e venissi stroncata dai critici?”
Io le batto una mano sulla spalla.
“Andrà tutto bene. Hai scritto un libro meraviglioso, ci hai messo tutta te stessa e si vede. Brilli come una stella. Uno deve essere scemo per non notarlo.”
“Grazie, Alex è da ieri sera che tenta di calmarmi, ma non ce l’ha fatta.”
“È normale che tu sia nervosa, non ti preoccupare.”
“Sai, credo che andrò di là con i ragazzi.”
Lascia la cucina.
“Andrà bene?”
“Andrà benissimo. Ho letto il libro e l’ho trovato meraviglioso, Holly non ha nulla da temere.”
Aileen sorride e poi torniamo di là, Jack e Alex stanno chiacchierando con Tony, Holly invece giochina con il suo cellulare, se non si fosse capito in questo periodo è nervosissima.
Poco dopo suona il campanello, apro al resto degli All Time Low, Rian, Zack, Alex e Jack si scambiano pacche sulle spalle, le ragazze invece vanno subito da Holly e le fanno i complimenti per il libro. Questo sembra tirarla un po’ su di morale.
“Grazie, Cass, Tay! Non dovevate!”
“Ma figurati! È bellissimo!”
Le risponde Tay con calore, le punte azzurre le stanno benissimo e Cassadee è impeccabile come sempre. Guarda con una certa curiosità come si comportano Alex e Holly e poi guarda Rian, è chiaro che le piacerebbe ricevere la proposta. È un po’ che stanno insieme, ma lui non si decide a chiederle di sposarlo, dice che sta bene così e che Cass è molto impegnata con la sua carriera solista, il che è sicuramente vero ma non impedisce a una ragazza di sognare l’abito bianco.
In quanto a Tay e Zack dopo l’inizio un po’ turbolento adesso vanno d’amore e d’accordo, loro parlano cautamente di convivenza, ma ci vanno con i piedi di piombo.
"E tu Rian quando ti sposi?”
Gli chiede Jack inopportuno come sempre, dovrebbero dargli un premio per ogni volta che ha parlato quando avrebbe dovuto stare zitto.
“Non lo so, non sto male così.”
Cass ingoia il rospo con un sorriso.
“Ma magari potrei convivere, cosa ne pensi, Cassadee?”
“Penso che sia una magnifica idea, ma dobbiamo organizzarla meglio.”
Rian le rivolge il suo sorriso smagliante.
“Prendiamo una villa qui a Los Angeles e tu porti la tua roba e io la mia, non è così difficile.”
Lei sorride con calore, già persa in sogni in cui divide finalmente gli spazi con il suo uomo, anche Tay ha la sua stessa faccia.
“Abbiamo comprato la villa!”
Esclama, la gioia trattenuta a stento.
“Ma è meraviglioso, complimenti!”
“Cosa è successo? Cosa mi sono persa?”
Sulla porta ci sono un po’ di persone: May con in braccio Andy, Sophie, Jordan,  Vic, Jess e Jaime, Mike e Alysha. Ovviamente è May ad avere parlato.
“Zack e Tay hanno comprato una villa per vivere insieme e pare che anche Rian e Cassadee convivranno!”
“Ma è meraviglioso! Matrimoni all’orizzonte?”
“No.”
“Peccato.”
La guardano un po’ tutti sorpresi.
“Scusate, deformazione professionale.”
May ha appena avviato un’attività di wedding planner e non se la cava male, si sta facendo lentamente un nome tra i ricconi di Los Angeles. Jordan è soddisfatto di lei e di come stia crescendo Andy. È un bambino meraviglio: ha gli occhi azzurri di May e folti capelli neri.
È amichevole con tutti, riesce più o meno a camminare e sa dire qualche parola, Jordan ha pianto quando ha sentito la sua prima parola, ossia papà.
Ama quel bambino come se fosse suo e – contrariamente alle previsioni della famiglia Eckes – non si è stufato di May e le è rimasto accanto.
“Aex! Aex!”
Il bambino tende le mani verso Alex, ha una vera predilezione per lui, cosa che non manca di far ingelosire Jack.
“E zio Jack, campione?”
Lui lo guarda.
“Cresta brutta.”
Lui borbotta qualcosa e poi tace, profondamente offeso dal commento del nipote su quelli che considera i suoi bellissimi capelli. È come se avesse cinque anni e non ventisei.
Ma Jack Barakat si ama anche per questo: perché è un eterno bambino e fa tenerezza. A volte sa essere saggio, a volte terribilmente infantile. Io amo tutti e due i lati del suo carattere.
Mi piacerebbe convivere per sempre con lui e – lo ammetto – l’idea del matrimonio mi gira in testa da un po’, ma so che non devo fargli fretta o lui scapperà. Lui ha bisogno dei suoi tempi e io sono disposta a darglieli, ho l’intima certezza che non scapperà.
In ogni caso May passa il bambino ad Alex che se lo spupazza ridendo come un matto.
“Non ridere, Gaskarth! Insegnerò ai miei figli a temerti.”
Alex ride più forte.
“Jack, i tuoi figli mi adoreranno, è scritto nelle stelle.
Io sono nato adorabile.”
“No, tu sei nato con due sopracciglia enormi e io ti ho battuto.”
“Ancora? No, le mie erano più grandi delle tue al liceo.”
“Pf! Sono passati anni e non ammetti ancora la sconfitta!”
Il cantante ride di gusto.
“Serve un giudice. Holly, ci conoscevi entrambi, chi aveva le sopracciglia più grandi?”
“Non vale, è tua moglie.”
“Holly, giura di essere imparziale sulla bibbia.”
Io guardo sorpresa quei due, come tutti più o meno.
“Alex, fai sul serio?”
Gli chiedo sbalordita.
“Certo. Da irlandese cattolica non hai una bibbia in casa?”
“Boh, forse. La vado a cercare.”
Vado nel mio studio, dove ci sono anche i libri, e inizio a cercare tra gialli, romanzi rosa, fantasy e sui vari gialli del mondo e alla fine – nascosta dietro un enorme libro di disegni – trovo una bibbia consumata. Mi pare fosse il regalo di nozze di mia nonna materna.
La porto in salotto e Holly giura solennemente di dire la verità e solo la verità.
“Allora Holly, chi aveva le sopracciglia più grandi? Io o Alex?”
“Tu Jack. Sei felice?”
“Molto! Ahahahahahhaha!
Mi hai rubato Andy, ma non il primato.
Peeeerdeeeenteeee!”
“Ragazzi, sediamoci a tavola.”
May spinge tutti verso la sala da pranzo con piglio autoritario, sedando il litigio tra Alex e Jack e le risate del resto del gruppo. Si siedono tutti intorno al tavolo e io servo le lasagne, nonostante siano state un po’ bruciacchiate non sento nessuno lamentarsi per questo, anzi la teglia sparisce negli stomaci di tutti a velocità impressionante.
“Buone, ‘En!”
Esclama Jaime con la bocca piena.
“Datti un contegno, tesoro!”
Lo rimprovera divertita Jessica.
“Ma sono buone!”
“Ho capito, ho capito! Wen, dopo mi passi la ricetta?”
“Certo. Mettiamo Jaime all’ingrasso.”
“No.”
La voce di Vic si leva velata di ironia.
“Come no? Non posso mangiare?”
“Ma certo che puoi mangiare! Solo non devi metterti all’ingrasso o non salti più e ci serve un bassista che salta come una cavalletta, sei famoso per quello.”
Lui sbuffa e riprende a mangiare la sua seconda porzione di lasagne, sembra un bambino preso con le mani nel sacco e fa tenerezza, tanto che Tony gli dà una pacca amichevole sulla spalla per tirarlo su di morale.
“Ehi, Tone! Non ci hai detto come va la tua convivenza con Aileen!”
Tay lo guarda curiosa.
“Oh, bene. Se si escludono le visite-raid di mia madre che sembra voler radere al suolo l’appartamento e buttare Aileen giù dalla finestra.”
“Non si è ancora rassegnata?”
“No, nemmeno quando Aileen si è iscritta all’università, dice che anche quello è un piano astuto per fregarmi soldi.”
La mia amica tiene gli occhi bassi, so quanto ci stia male per queste accuse che non sono né vere né fondate. Lei è onesta, non ha mai approfittato di Tony e sta cercando di farcela da sola per vivere la vita che vuole. E lei vuole vivere con Tony e scrivere su un giornale di musica. Sono sogni modesti, ma lei è vissuta in un posto dove sognare castelli era considerato uno spreco, esattamente come me.
Per lei già questa vita è il castello che non ha mai sognato.
“Ci farà l’abitudine prima o poi.”
“Non che mi importi, Jaime. Io sono felice così e lo è anche Luke.”
“Chi è Luke?”
Chiede Alysha.
“La sua tartaruga.”
Risponde Aileen che ormai si è abituata alla domanda e risponde senza scomporsi.
“Oh, non sapevo che le tartarughe potessero essere felici.”
“Oh, sì. Possono. Ci sono dei particolari, insomma hanno il loro modo di dimostrare affetto.
Sono bellissime.”
Il tono di Tony è sognante.
“Alysha, sono la ragazza di un musicista e di una tartaruga.”
La mia amica tenta di rimanere seria, poi scoppia a ridere come una matta. Decido che questo è il momento giusto per sparecchiare, così mi alzo e porto via tutti i piatti. Poi ne porto di nuovi e infine servo le mie cotolette.
Sono apprezzate come le lasagne, Jaime sembra essersi completamente dimenticato del semi rimprovero di Vic e le mangia allegramente.
Beh, nessuno ci fa caso, nemmeno lo stesso Vic che si riempie il piatto senza badare troppo a quante ne mangia.
Sophie lo guarda sorridendo, la loro convivenza sta andando bene. Ci sono stati alcuni litigi, ma se la stanno cavando bene. Lei a volte sente molto la sua mancanza quando lui è in tour, soprattutto perché a causa del lavoro non può seguirlo, e a volte diventa pesante per lei. Cerca di non farglielo capire per non farlo sentire in colpa, ma Vic è abilissimo a indovinare i veri sentimenti di mia sorella e la rassicura sempre. Un paio di volte ha preso un weekend di ferie per andare da lui e al ritorno stava molto meglio, credo che almeno una volta voglia farsi un tour.
“Ehi, Sophie. Cosa cucini al signorino?”
La domanda di Jaime la spiazza.
“Boh, dipende. Cibo messicano o italiano.”
“E quando mangia?”
“Ehm, abbastanza?”
“Il che vuol dire che mangia molto.”
Sottolinea maligno il bassista.
“Sai, Vic… Non dovresti mangiare così tanto, ci serve un frontman magro.”
“Ah ah. Bella prova, Jaime.”
Risponde il vocalist.
“Non ti sei risparmiato sulle cotolette e non ho potuto fare a  meno di chiedermi come mangi a casa.”
“Ho un modo per smaltire.”
La risposta serafica di Vic fa arrossire Sophie fino alla radice dei capelli.
“Vic!”
“Scusa, tesoro. Ho solo chiarito alcuni punti con Jaime.”
Le stringe la mano e le accarezza i capelli.
“Prendi spunto, Jaime.”
Lo incalza Jessica ironica, lui scoppia a ridere e le dà un bacio in fronte. Io guardo Jack, come se mi aspettassi qualche segno di affetto anche da parte sua, lui mi accarezza la mano da sotto il tavolo e mi sorride.
“Ti amo, insicura cronica.”
Si alza con me e mi aiuta a sparecchiare per fare posto al dolce: tiramisù fatto in casa dalla sottoscritta.
In cucina – mollate le pile di piatti – mi bacia con passione tanto che alcune posate cadono per terra. Quando ci stacchiamo le raccolgo ridendo.
“Ehi, non vorrai che i nostri ospiti pensino che stiamo facendo qualcos’altro invece che sparecchiare?”
“Uhm, no. Anche perché Alex vorrebbe spiarci, come sta già facendo. Ti ho visto, Gaskarth!”
“Oddio!”
Esclamo io, mentre sto prendendo la teglia con il dolce.
“Beh, renditi utile. Porta di là i piatti e le forchettine.”
Alex sbuffa, ma poi esegue.
“Non era così che mi ero immaginato che andasse.”
Mangiato anche il dolce e dopo aver chiacchierato tutto il pomeriggio i ragazzi se ne vanno e in casa rimaniamo solo io e Jack. Io – da brava casalinga – riempio la lavastoviglie e la faccio partire e poi pulisco la sala da pranzo, Jack invece è sparito da qualche parte.
Sospirando, esco in terrazza con una sigaretta in mano. Fuori me la accendo e mi siedo su una delle sdraio e mi godo lo spettacolo del sole che tramonta che trasforma la nostra piscina in una pozza d’oro.
“Non fa un po’ freddo?”
Mi chiede Jack, uscito anche lui.
“Un po’, ma lo spettacolo vale.”
“Mi piace avere gente per casa, ma mi piace anche stare con te, da solo.”
“Idem. Mi sono sempre chiesta come hai visto l’invasione di casa nostra da parte delle mie sorelle e della mia amica.”
Lui ride.
“Come un interessante diversivo. Con te non ci si annoia mai ed è una delle cose che mi piacciono di te.”
Io sorrido e poi lo guardo. Non si è seduto accanto a me come fa di solito e ha un’aria particolarmente seria. Sto per chiedergli cos’abbia quando si inginocchia davanti a me e da una tasca tira fuori una scatolina di velluto nero.
Io mi porto le mani davanti alla bocca e poi spengo una sigaretta appena accesa nel posacenere.
“Wendy, non sono molto bravo con le parole – se non per mettere a disagio o dire cose imbarazzanti – ma, vorrei chiederti, ecco… Ti va di sopportami per sempre?
Mi vuoi come marito?
Mi vuoi sposare?”
Apre la scatolina ed estrae un anello con una pietra blu in cui fugacemente appaiono dei riflessi di altri colori.
“Io, io… Io, oh Cristo! Barakat! Jack, ho perso le parole!
Io, sì! Sì! Sì!
Ti voglio tra le scatole per sempre, voglio essere tua moglie.”
Lui mi mette l’anello al dito e mi sembra che abbia gli occhi un po’ lucidi, senza aggiungere altro scivolo nelle sue braccia e lo bacio come non ho mai baciato nessuno. Gli accarezzo i capelli e sento che – nonostante i miei sforzi – le lacrime scorrono sulle mie guance.
“Sono così felice, Jack!
Ti amo, ti amo più della mia vita, grazie di esistere e di avermi prelevato dalla folla quella notte di tanti anni fa!”
“Ti amo, Wendy! Sono io che dovrei ringraziarti per avermi voluto dopo quello che ti ho fatto!”
Ci abbracciamo felici, accoccolati per terra e gentilmente accarezzati dalla luce del sole morente.
Non sono mai stata più felice e devo ringraziare Jack.
Adesso finalmente mi sento davvero a casa.
La ragazzina delle roulotte, quella che non sognava fiabe come tutte le bambine finalmente sta vivendo la sua e la parte migliore: il lieto fine.
Non vedo l’ora di indossare quel vestito bianco e stare accanto a questo ragazzo per tutta la vita.
Non voglio nient’altro dalla vita ora.
Quel cerchio folle che si è aperto quella notte in cui mi ha prelevata dal pubblico di uno dei suoi tanti concerti si è chiuso nel migliore dei modi.
Racchiusa nelle sue braccia ne sono fermamente convinta.
La Cenerentola sfigata ha trovato il suo principe azzurro.

Angolo di Layla

Beh, siamo arrivati alla fine e sono abbastanza triste perché mi soo affezionata a questa storia ç_ç Se volete scriverò una one shot sul matrimonio tra Jack e Wendy, fatemelo sapere.
Intanto congratulazioni ad Alex, quello vero, che si sposerà con Lisa.
Ringrazio YouForeverIsAllThatINeed per la recensione e tutte le persone che l'hanno messa nelle seguite, preferite o da ricordare.

Grazie mille.

Canzone del titolo: Tell me that's okay- Paramore

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