Just around the corner. di Layla (/viewuser.php?uid=34356)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:the drops of rain they fall all over ***
Capitolo 2: *** 1)Learning to walk again, I believe I've waited long enough ***
Capitolo 3: *** 2)She can't find her place, she's losing her faith ***
Capitolo 4: *** 3)When did the diamonds leave your bones? ***
Capitolo 5: *** 4)Sometimes, I don't feel the same way as you feel, Zack. ***
Capitolo 6: *** 5)But sometimes the hardest part is conceiving ***
Capitolo 7: *** 6)You feel like you hit a wall, but you survived. ***
Capitolo 8: *** 7)Place and time always on my mind, I have so much to say but you're so far away ***
Capitolo 9: *** 8)I never thought I'd be the one that you would break ***
Capitolo 10: *** 9)Be the one I'm looking for ***
Capitolo 11: *** 10)I'll see you in my dreams, waiting to say, ***
Capitolo 12: *** 11)t's just a spark, but it's enough to keep me going ***
Capitolo 13: *** 12)Spend your days watch the waves with me, we can love like we are forever ***
Capitolo 14: *** 13)I drink the poison then I pass the fuck out ***
Capitolo 15: *** 14)I'm terrified to speak but you'd expect that from me ***
Capitolo 16: *** 15)I never meant to hurt nobody, I only meant to do this to myself ***
Capitolo 17: *** 16)And I am holding onto the fact that I'll see you in the morning ***
Capitolo 18: *** 17)And I promise you someday we'll tell ourselves: ***
Capitolo 19: *** 18)When life leaves us blind, love keeps us kind ***
Capitolo 20: *** 19)I hope you like the stars I stole for you,one hundred million twinkle lights in neon blue. ***
Capitolo 21: *** 20)I'm happy if you're happy with yourself ***
Capitolo 22: *** 21)The person that you'd take a bullet for is behind the trigger. ***
Capitolo 23: *** 22)Forget about each other till we get each other back ***
Capitolo 24: *** 23)Let forgiveness wash away the pain ***
Capitolo 25: *** 24)I think it's time to come back home ***
Capitolo 26: *** 25)I'm sorry about your parents ***
Capitolo 27: *** 26)Fall in love with you again and again ***
Capitolo 28: *** 27)And if I sang it in the right key and I asked you politely for you to find a way home. ***
Capitolo 29: *** 28)There's glimpses of heaven in every day. ***
Capitolo 30: *** 29)I wanna hold you, protect you from all of the things I've already endured. ***
Capitolo 31: *** Epilogo:Tell me its okay to be happy now, because I'm happy now ***
Capitolo 1 *** Prologo:the drops of rain they fall all over ***
Prologo:the
drops of rain they fall all over
15 settembre 2013
La pioggia batte monotona sulle
finestre di casa nostra,
nessuno si cura di abbassare le tapparelle: abbiamo una colf che
pulirà i vetri
fino a farli scintillare domattina.
Anche se non avessimo una colf il clima nella stanza è
troppo teso perché qualcuno si muova e faccia qualcosa.
Mia madre è seduta sul divano bianco del salotto, indossa
un abito bianco con i bordi neri di Chanel, fuma elegantemente una
sigaretta
con le gamba accavallate.
Nei suoi occhi di ghiaccio non c’è niente,
né
comprensione né amore, solo gelida furia. May è
seduta su una poltrona davanti
a lei e io su un’altra poltrona.
“May, cara, potresti ripetermi quello che hai
detto?”
Interrompe il silenzio con una domanda dal solito tono
salottiero.
“Mamma, sono incinta e non so chi sia il padre.”
“Complimenti, deficiente.
Pensavo che l’unica fonte di problemi in questa casa
fosse quella pazza di tua sorella, invece mi sbagliavo. Pensavo che
almeno tu
fossi normale, frequenti le feste, hai gli amici giusti, pensavo di
essere
riuscita a insegnarti qualcosa.
Contano solo i soldi, tesoro e una buona reputazione.
Tu non puoi e non devi avere un bambino, ne va dell’onore
della famiglia.
Domani chiamo il mio ginecologo di fiducia, così
abortirai e poi potrai conoscere il tuo futuro marito, che è
assolutamente
favoloso.”
Il che significa che è una faccia di culo che ama solo i
soldi e il lavoro e se ne frega della famiglia.
“No, mamma.
Innanzitutto sono incinta di quattro mesi e non posso
abortire e anche se potessi non lo farei. Io voglio tenere questo
bambino.”
May abbassa la testa, lasciando che i suoi lunghi capelli
biondi le coprano la faccia.
“Alza la testa, voglio vederti in faccia, cretina!
Ripetimi quello che hai detto.”
“Sono incinta di quattro mesi e voglio tenere il
bambino.”
Lei la guarda gelida, fa venire la pelle d’oca quando fa
così.
“Prego?”
“Voglio tenere il bambino.”
Lei spegne la sigaretta con un gesto secco.
“Bene, allora va in camera tua e impacchetta le tue cose.
Non c’è più posto per te in questa
casa, non farti mai più rivedere.”
May si alza e se ne va in camera, ora tocca a me.
“E tu, puttanella inutile?
Andrai a letto con Deanna?”
“NO!”
Lei mi guarda ancora più furiosa di prima.
“Cosa?”
“Hai capito bene: NO!
Non sono lesbica e non voglio fare esperienze del genere,
nemmeno per ottenere un lavoro.
Quella donna può andare a farsi fottere per quanto mi
riguarda!”
Lo schiaffo arriva inatteso.
“Non parlare così e fai quello che ti dico! Hai
già
rovinato abbastanza questa…”
“NON ME NE FREGA UN CAZZO! HO SEMPRE CERCATO DI FARE COME
VOLEVI TU E QUESTO E’ IL RISULTATO! ADESSO FACCIO QUELLO CHE
DICO IO!”
Le urlo in faccia, ma lei non si scompone.
“L’ho sempre saputo che eri inutile, Sophie, adesso
per
favore vattene da questa casa e non tornare mai
più.”
Dopo averle lanciato un ultimo sguardo carico d’odio vado
in camera mia e comincio a impacchettare tutte le mie cose. Carichiamo
tutti i
nostri averi nella macchina di May e poi cominciamo a chiamare i nostri
amici.
Abbiamo bisogno di qualcuno che ci ospiti mentre
cerchiamo un lavoro e un nuovo appartamento, ma questa richiesta sembra
impossibile da soddisfare.
Qualcuno ha già l’appartamento pieno, qualcuno
aspetta i
parenti, altri dicono che non vogliono immischiarsi.
Insomma, dopo il temporale quando il sole fa capolino su
New York giusto per tramontare, non abbiamo un posto dove andare.
“Ho fame.”
Borbotta May.
Io guardo i soldi nel portafoglio, ovviamente possiamo
permetterci un Mac Donald, ma non bastano per una caparra per un
appartamento.
Scendiamo dall’auto per mangiare e mentre mangiamo i
nostri hamburger capiamo che quelli che per anni abbiamo chiamato amici
in
realtà non lo erano, erano solo persone che ci accettavano
per i nostri soldi e
per il nostro cognome.
Finito di mangiare, torniamo in macchina, May si tiene
protettivamente la pancia tra le mani, come se qualcuno potesse farle
del male.
“May, davvero non sai chi sia suo padre?”
“No, non lo so. A un certo punto della festa ho preso una
di quelle pastiglie che ti mandano fuori di testa e da allora non mi
ricordo
cosa sia successo, probabilmente ho anche scopato con più
persone.”
“Ecco, perché hai fatto il test per
l’aids.”
Mi dico.
“Esattamente e sono stata fortunata che nessuno di loro
fosse sieropositivo.”
“Che cazzo facciamo?”
“Proviamo ancora a chiamare domani.”
E così finiamo per dormire in macchina.
La mattina dopo siamo piene di dolori, continuiamo a
chiamare persone per tutto il giorno, ma sembra che nessuno ci voglia.
Il jet set ci ha preso a calci in culo e ci ha fatto
capire che non siamo degni di loro.
Alla fine del secondo giorno il sole tramonta ancora e
non abbiamo più fame.
Mia sorella guarda meditativa il fumo della mia sigaretta
che sto fumando fuori dalla macchina, sembra che stia pensando a
qualcosa.
“Cosa c’è, May?”
Le chiedo quando rientro.
“C’è un’unica soluzione,
Sophie.
Dobbiamo andare in California da Wendy.”
“Non ci vorrà mai.”
“Io dico di sì e poi ormai non abbiamo scelta,
nessuno ci
ospiterà qui a New York.
Nessuno.”
Io sospiro.
“Hai ragione.”
Con gli ultimi soldi rimasti prenoto due biglietti di sola andata per
San Diego
e incarico un’azienda di trasporti di portare tutto
all’indirizzo di Jack.
La mattina dopo diamo al camion dell’azienda i nostri
scatoloni e poi andiamo all’aeroporto, carichiamo le valige
che abbiamo fatto
ieri sera.
Quando chiamano il volo per Los Angeles il mio cuore
salta un battito.
E se anche Wendy non ci volesse?
Angolo di Layla
Eccolo, il seguito.
Spero che qualcuno commenti o non so se aggiornerò (odio
queste cose, ma ci sono rimasta male per le zero recensioni).
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Capitolo 2 *** 1)Learning to walk again, I believe I've waited long enough ***
1)Learning
to walk again, I believe I've waited long enough
Sophie p.o.v
Due settimane dopo il nostro
arrivo ci siamo ambientate
benissimo.
Wen conosce un sacco di persone del mondo della musica,
il che non mi stupisce perché è la ragazza di
Jack Barakat.
Cazzo, ho speso ore a guardare i suoi poster, a cercare
foto in internet e a sbavare senza ritegno su di lui e ora me lo
ritrovo per
cognato!
La cotta per lui mi è passata perché ho
conosciuto
qualcun altro che purtroppo non sarà mai mio: Vic Fuentes.
L’ho incontrato assolutamente per caso – nonostante
lui
sia uno dei miei idoli – il giorno in cui mi sono trasferita
a San Diego con
May.
Holly e Alex si erano appena rimessi insieme con l’aiuto
di Vic e quella sera avevano deciso di fare una festa. Io mi sono
dileguata
dopo un po’ e lui mi ha raggiunto.
Abbiamo parlato a lungo, di tutto, dalla fama alla mia
famiglia e non mi sono mai sentita così bene come con lui.
È lì che è scattato il colpo di
fulmine, peccato che sia
unilaterale o non mi chiamerei Sophie O’Connor, aka sfigata.
Lui ama ancora Holly, nonostante l’abbia aiutata a
mettersi con Alex, e certe volte i suoi meravigliosi occhi la guardano
con una
struggente malinconia.
Dio, come vorrei che lui guardasse me così!
Come se fossi la cosa più importante della sua vita,
toltagli troppo presto, io non me ne andrei, lo stringerei forte a me e
gli
direi che tutto va bene e che lo amo.
Io però non sono Holly, posso solo abbracciarlo e dirgli
che andrà bene e mordermi la lingua sull’ultima
parte.
L’unica cosa positiva è che siamo diventati amici
tramite
Holly in un certo senso, ma è come scegliere di che morte
morire e la mia è una
morte lenta e dolorosa. Mi confronto continuamente contro un fantasma,
che non
posso nemmeno odiare perché Holly si comporta molto
gentilmente con me, mi sta
persino aiutando a trovare un lavoro.
Come faccio ad odiarla?
È l’intera situazione a essere un casino non
voluto.
Perché non mi sono innamorata di qualcun altro?
Di Cameron o di Jordan, tipo?
No, dovevo scegliere Vic che non mi vedrà mai più
di una
semplice amica.
Sospiro, guardando la pioggia che cade e seguendo il
percorso delle gocce che si infrangono sulla finestra.
“SOPHIE!”
Un urlo mi riporta alla realtà, May mi sta guardando
male, le mani appoggiate ai fianchi.
“Cosa c’è?”
Chiedo innocente.
“Avevi detto che oggi saremmo andate a fare shopping per
il bambino.”
“Ma piove! Dove vuoi andare?”
Lei scuote la testa.
“Chi è?”
“Chi è chi?”
La guardo senza capire.
“Per chi ti sei presa una cotta.”
Io arrossisco.
“Ma no, nessuno.”
“Sophie, ti conosco! Quando sei così distratta e
neghi tutto significa che
qualcuno ti piace e molto e sei in paranoia nera!
Sputa il nome!”
Io sospiro.
“Vic.”
“E come mai sei così pessimista a riguardo?
Non ha una ragazza e praticamente siete sempre attaccati
a chiacchierare come due vecchie comari.”
Io sospiro di nuovo.
“Perché ama ancora Holly e io lo sto consolando,
per lui
sono solo un’amica, quella che ama è nostra
cugina.”
Lei si siede sul letto e comincia a stritolare il mio
cuscino di Jack Skellington.
“Secondo me dovresti iniziare a mandargli qualche segnale
di interesse.”
“Tipo?”
“Non so… Vestirti carina quando lo vedi, invitarlo
a uscire. La scusa sarebbe
per svagarsi un po’, poi invece cerchi di fargli conoscere i
tuoi lati migliori
o lo fai ingelosire.”
Io rido amara.
“Se qualche ragazzo ci provasse con me non farebbe
niente, te l’ho detto che non sono io che gli interesso,
probabilmente sarebbe
persino contento per me.”
Lei scuote la testa sbuffando.
“Dove diavolo hai l’autostima?
Sei una bella ragazza che si mostra interessata a lui,
nessun uomo sano di mente ti lascerebbe andare, a meno che Vic sia un
alieno.”
“Tu non capisci! Tutti i ragazzi ti sono sempre caduti ai
piedi, io sono l’eterna ragazza friendzonata!”
Le urlo in faccia con le lacrime agli occhi, lei non mi
guarda in faccia e tace.
“E tu cosa vuoi fare?”
“Riguardo a cosa?”
Le indico la sua pancia.
“Quando la smetterai di giocare con Jordan e Zack?”
“Io non sto giocando, sto cercando di capire chi sia
meglio per me.”
“E l’amore?”
“È ovvio che è anche quello nei
parametri. Solo che sono
confusa.”
Io mi metto più comoda.
“Jordan mi fa sentire leggera, come se non fossi incinta.
Non che odi mio figlio, ma lui mi fa sentire bene, leggera e senza
problemi.
Zack invece è premuroso, mi dà una forte
sensazione di
sicurezza e sembra felice all’idea di avere un bambino,
Jordan non me ne ha mai
parlato. Ogni tanto mi chiede come sta la creatura, ma si limita a
quello, Zack
invece mi ha accompagnato a un paio di visite ed era emozionato.
È difficile scegliere, non voglio ferire nessuno dei due,
ma nemmeno fare un torto a mio figlio.”
“Capisco.”
“Sei sicura?”
Io mi passo una mano tra i capelli e sospiro.
“Sì, sei mia sorella e anche se farai una scelta
sbagliata non ti
giudicherò, tanto so
che farai quella giusta, fai sempre la scelta giusta.”
Rispondo con una sfumatura di amarezza nella voce.
“Cosa significa questa risposta amara?”
Io arrossisco.
“No, niente. Non ci badare!”
“Sì, che ci bado! Cosa ci siamo promesse quando
mamma ci
ha sbattuto fuori casa?
Che ci saremmo dette tutto!”
“May… Come faccio a spiegartelo?
Tu puoi vivere benissimo senza di me, anche a New York
ero solo un peso, ero invitata alle feste solo perché ero
tua sorella e non
perché gli stessi particolarmente a genio.
Tu sei forte e non hai bisogno di me, del mio aiuto e del
mio giudizio, basti a te stessa.”
Lei alza gli occhi al cielo.
“Sophie, ti sei mai domandata perché mi sono tinta
le
punte di blu?”
“No, sinceramente no. Pensavo fosse una moda.”
Lei scuote la testa ridendo.
“No, non lo è. Quando le hanno viste le mie
cosiddette
amiche mi hanno chiesto se fossi impazzita e diventata come quella
pazza di mia
sorella. Le ho fatte perché non sapevo come dimostrarti che
ti ero vicina, che
se tu avessi avuto bisogno di me ci sarei stata.”
Un paio di lacrime fanno capolino dagli occhi e ci
abbracciamo, non avevo capito nulla di May e mi sento un po’
stupida per
questo.
L’importante è che ora sia tutto chiaro.
Dopocena non c’è niente di meglio che infilarsi in
qualche bar a bere.
Ovviamente non sono seria, mi sento patetica seduta su
questo sgabello alto con le braccia appoggiate a un bancone
scintillante nella
parte chic di Los Angeles.
Perché non me ne torno a casa?
Perché a casa ci sono Jack, Wen, May e Zack che hanno
organizzato una serata a quattro e io mi sento di troppo.
“Posso sedermi?”
Una voce maschile me lo chiede e io mi volto per guardare
chi sia: è un ragazzo dai capelli neri di media lunghezza e
gli occhi azzurri.
“Certo.”
Lui si siede.
“Ho litigato con mia moglie e ho bisogno di distrarmi un
po’.”
“Così abbordi sconosciute ai banconi dei
bar.”
“Non tutte, solo quelle carine.”
“Grazie del complimento, marito incompreso.”
Lui ride.
“Mi chiamo Kellin.”
Il nome risveglia qualcosa nella mia mente.
“Kellin? Aspetta,
sei Kellin Quinn l’amico di Vic?”
Lui mi guarda curioso.
“Non dirmi che tu sei Sophie O’Connor.”
“Sì, sono io.”
“Vic mi parla molto di te.”
“Davvero?”
“Sì, dice che sei una persona stupenda.”
Io sospiro amara.
“Beh?”
“No, niente. Pensavo dicesse qualcosa sull’aspetto
fisico
o sui sentimenti che prova per me, è ovvio che è
solo amicizia e ama Holly.”
“In realtà non parla più
così spesso di Holly, parla più
di te.
Non credo sia pronto per un’altra relazione, ma tu non
demordere.”
Io ordino un altro bicchiere di vodka.
“Puoi giurarci, mi piace farmi del male con storie
impossibili.”
“Mai dire mai, hai tutte le carte in regola per
piacergli.”
“Grazie del tentativo di tirarmi su.”
“In realtà lo penso davvero.”
Dà un’occhiata all’orologio.
“Sophie, è ora di tornare a
casa. Ti ci porto io, dammi
l’indirizzo.”
“Mannò, voglio bere ancora un
po’!”
Lui scuote la testa.
“Hai bevuto abbastanza. Forza, dammi
l’indirizzo.”
Io sospiro e glielo dico.
Lui sorride e mi aiuta a uscire dal bar, in macchina non
parliamo molto, forse anche perché a me è venuta
addosso una strana sonnolenza.
Arrivati davanti alla villa di Wen e Jack mi saluta e io
percorro barcollando il viale d’ingresso, è May ad
aprirmi la porta.
“Alleluia, iniziavo a pensare che volessi passare la
serata di locale in locale per ubriacarti!”
“Il piano era quello, ma poi ho incontrato un amico di
Vic e mi ha riportato a casa."
“Chi?”
La voce di Wen si aggiunge alla nostra conversazione.
“Kellin.”
La sua faccia assume una strana espressione.
“Cosa c’è?”
“Non mi piace Kellin, è a favore dei diritti dei
gay.
A volte indossa quella maglietta oscena che dice Homophobia is gay, non
ci parliamo molto in effetti.”
“Ah. Sembrava così carino.”
“Dà quest’impressione.”
Mi risponde cauta.
“Magari se evitiamo l’argomento possiamo essere
amici.”
“Vedi tu. Vuoi venire a vedere la fine del film?”
Io scuoto la testa.
“E fare il quinto incomodo? Non ci penso nemmeno.”
Wen alza gli occhi al cielo.
“Perché non hai invitato Vic?”
“Forse perché ama ancora Holly e non mi andava di
coinvolgerlo in qualcosa di romantico!”
Wen mi guarda attentamente.
“Ho come l’impressione che ti sbagli, non mollare
se lo
ami veramente.”
“ E chi molla?
L’autolesionismo è il mio campo.”
Sputo acida prima di salire in camera mia.
Oggi non ce la faccio a essere del mio solito umore, il
fatto che Vic ami Holly stasera mi fa male come un coltello piantato
nella
schiena. Sono e sarò sempre la solita sfigata che non
verrà mai ricambiata da
nessuno e finirà da sola a guardare le altre crescere e
avere figli, mentre io
avrò solo i miei sogni inutili.
Sospirando e combattendo contro la tentazione di prendere
una lametta e tagliarmi, liberandomi così di un
po’ del mio dolore, prendo la
mia chitarra e traggo alcuno accordi.
È la prima canzone che ho scritto, avevo quindici anni
allora ed era il mio primo ricovero in una di quelle strutture
specializzate
dove tentano di rimettere a nuovo i figli rotti dei ricconi.
Parla di tristezza, di senso di perdita, di qualcosa che
manca all’appello e credo di sapere cosa sia: amore.
Finito di suonare non sto meglio, ma almeno il desiderio
di tagliarmi è sparito ed è già
qualcosa, è qualche mese che sono pulita.
La mattina dopo mi sveglio piuttosto di malumore.
Piove ancora e io ho un fastidioso mal di testa, forse
dovrei ringraziare Kellin per avermi fermata ieri sera o stamattina
starei
probabilmente morendo per il dolore.
Bevo un the e prendo un moment, guardo la pioggia che
scende e mi rendo conto che non ho ancora un lavoro.
“Buongiorno.”
Mi volto e vedo Aileen scendere in pigiama, piuttosto
addormentata.
“ ‘Giorno.”
“Beata te che stai a casa, io non ho voglia di andare al
lavoro.”
Lavora come barista in un bar del centro.
“Io invece vorrei averlo un lavoro, vorrei sapere come ci
si sente a mantenersi da sole.”
Borbotto.
“Troverai qualcosa. Perché non vieni con me oggi?
Nel negozio di dischi vicino al mio bar cercano
personale.”
“Ma sì, perché no?”
Salgo in camera mia e mi faccio una doccia nel mio bagno
personale, poi indosso una camicia bianca e un paio di jeans neri.
Quando torno dabbasso trovo tutti in cucina, Jack è chino
sulla sua tazza di cereali, mia sorella sta leggendo qualcosa sul
cellulare,
Aileen e Wen stanno bevendo il loro cappuccino quotidiano.
“Buongiorno.”
“Ciao.”
Salutano tutti sotto tono, tranne May che sta sorridendo per qualcosa
che ha a
che fare con il suo cellulare. Io lo prendo in mano e leggo un
messaggio
spiritoso di Jordan e capisco cosa voleva dire quando mi diceva che lui
la fa
sentire leggera. In effetti è un tipo piuttosto divertente,
ottimo per tirarsi
su di morale quando tutto va in merda.
“Come mai sei vestita così?”
Mi chiede Wen.
“Oggi accompagno Aileen al lavoro e poi passo in un
negozio di dischi vicino al bar dove lavora, mi ha detto che cercano
personale.”
Lei annuisce.
“Lo sai, vero, che comunque non ti buttiamo in mezzo a
una strada?”
Io sospiro.
“Lo so, ma voglio sapere cosa si prova a guadagnarsi il
pane in modo onesto e non senza l’aiuto di mamma e
papà, anche se ho una paura
folle che nessuno mi assuma quando avranno guardato il mio curriculum.
Tutti i ricoveri non mi aiutano certo.”
“Andrà bene.”
Mi risponde sorridente lei.
Una vibrazione mi avvisa che è arrivato a un messaggio
anche al mio cellulare, è di Vic.
“Ehi, Sophie!
Come va?
È un po’ che non
ti fai sentire.”
Io sospiro e penso alla risposta
da digitare.
“Scusa, sono
stata piuttosto impegnata.
Sto cercando
lavoro, ma per ora nulla.”
Ma che bella bugia! Non posso
certo dirgli che non mi
sono fatta sentire perché ero troppo impegnata a
dimenticarlo.
“Ah, capisco. Mi
dispiace.
Senti, ti va se
ci vediamo stasera?”
Io ci penso un attimo.
“Sì,
perché no?
Forse avremo
qualcosa da festeggiare.”
“Cosa?”
“Stasera vado in
un negozio di dischi in cui cercano personale e lascio il mio
curriculum,
magari mi prendono.”
“Sarebbe
fantastico! A stasera <3!”
“A stasera <3!”
Mia sorella sbircia la
conversazione con in mano la sua
tazza di the.
“Siete già alla fase di cuoricini e poi dici che
per te
non c’é speranza!”
“May, sono cuoricini da migliori amici.”
“Certo. Le ragazze si mettono i cuoricini a fine frase, i
ragazzi no, a meno che la ragazza in questione non gli
interessi.”
"Smettila di tentare di farmi illudere!”
Urlo isterica, attirando l’attenzione di tutti.
“Sophie O’Connor, sei più testarda di un
mulo!”
“Cosa succede?”
Chiede Jack.
“Niente succede!”
Esclamo io troncando la conversazione, tutti riprendono a
mangiare e io rimango sola con la mia rabbia impotente.
Perché May si ostina a
dirmi che sbaglio a tirarmi indietro?
Perche pensa che possa interessare a Vic quando è palese
che lui ami ancora Holly?
Finita la colazione esco con Aileen pensando che questo è
un giorno di merda e che spero possa migliorare.
“Sei nervosa?”
“Un po’.”
“Come mai hai reagito così prima?”
Io sbuffo.
“Cose tra sorelle.”
Replico piatta.
“C’è di mezzo un ragazzo?”
“Ascolta, non voglio parlare di questo, sono già
abbastanza nervosa per il colloquio, penso che non mi
prenderà nessuno non
appena vedranno quanti ricoveri ho nel mio curriculum.”
“Va bene. Vedrai che andrà tutto bene.”
Poco dopo parcheggia la macchina e – dopo avermi salutata
– si dirige verso il bar, io invece percorro qualche metro ed
entro nel
negozio.
Il mio curriculum mi pesa in tasca e sono agitata: per la
prima volta in vita mia sto agendo in maniera autonoma senza che
nessuno mi
picchi per questo.
Ce la posso fare.
Angolo di
Layla.
Grazie a _redsky_
per la recensione, perché ti stavi disintossicando
da EFP? Facciamo un gioco (LOL), indovinate da quale canzone ho preso
il titolo del capitolo?
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Capitolo 3 *** 2)She can't find her place, she's losing her faith ***
2)She
can't find her place, she's losing her faith
Ci sono momenti in cui devi
dimostrare una spavalderia
che non hai.
Io adesso ad esempio ho una paura folle di entrare in
questo negozio di musica e solo abbassare la maniglia della porta mi
sembra il
più temerario degli atti.
Una volta dentro una biondina mi viene incontro
sorridendo.
“In cosa posso aiutarti?”
“Ho saputo che cercate gente e sono venuta a portare il
mio curriculum.”
Lei mi sorride.
“Sei fortunata, il boss è nel suo ufficio e
può riceverti
subito.
Vieni, ti faccio strada.”
Io la seguo non sentendomi esattamente fortunata, in
questo momento la mia camicia e i miei pantaloni mi sembrano troppo
informali.
La ragazza bussa a una porta e qualcuno la invita a
entrare.
“C’è questa ragazza che ha portato il
suo curriculum.”
Il boss è un uomo sulla quarantina con lunghi e
disordinati capelli castani che indossa una maglia degli Iron Maiden.
“Piacere, sono Sophie O’Connor e questo
è il mio curriculum.”
Lui lo prende e lo legge senza dire una parola, io mi
siedo discretamente su una sedia in attesa del verdetto: assunta o no?
“Molto bene. Mi sembra un buon curriculum, dato che hai
lavorato anche in una
casa discografica per un po’.”
Sì, tra un ricovero e l’altro.
“Che
musica ti piace?”
“Blink-182,
Angels and Airwaves, Boxcar Racers, Plus 44, All Time Low, Pierce the
Veil,
Bring me The Horizon, Of Mice & Men, Paramore, We Are In The
Crowd, Fall
Out Boy, To…”
“Sei assunta.”
“Cosa?”
Lo guardo leggermente stranita.
“Vedi, abbiamo bisogno di una commessa che conosca anche
le nuove band come quelle che hai elencato tu. Di solito quando una
ragazzina
che, a Dio piacendo, non ascolta gli One Direction o Justin Bieber
capita qui
le nostre commesse non conoscono le loro band... alternative, pop-punk,
non so
come definirle, e finiscono per andarsene.
Tu invece sembri conoscerle molto bene e potresti
aiutarci a non far scappare potenziali clienti.
Sei in prova per una settimana, inizi domani alle nove.”
“Io… Grazie mille, avevo proprio bisogno di questo
lavoro! Grazie per quest’opportunità!”
“Io penso che una seconda possibilità vada
concessa a
tutti.”
Sorridendo mi stringe la mano e mi accompagna fuori dal
suo ufficio.
“A domani, boss.”
Lui ride.
“Chiamami pure Dean.”
“Va bene.”
Esco dal negozio felice come una pasqua, non vedo l’ora
di dirlo a mia sorella e a Vic. Ho un lavoro!
Ho finalmente trovato un fottuto lavoro!
Arrivo a casa sorridendo.
“May!”
Urlo, facendola accorrere.
“May, ho trovato un lavoro! Inizio domani!”
Ci abbracciamo urlando come delle pazze, facendo
accorrere anche una persona inaspettata: Zack.
“Ehi, ciao! Come mai sei qui?”
“Tua sorella vuole fare shopping e io l’accompagno
e poi sto lavorando alla
camera del bambino.”
Gli sorrido grata.
“Grazie, ci serve una mano maschile per queste
cose.”
“Perché non vieni anche tu a fare
shopping?”
Mi chiede May.
“Sì, vengo anche io.”
Usciamo tutti e
tre chiacchierando di cose stupide, se fosse una giornata normale avrei
rifiutato l’invito, ma oggi è speciale, sento che
è l’inizio di qualcosa.
Forse smetterò di essere l’inetta di famiglia,
quella
senza un’occupazione, un hobby, una bussola per non perdersi
nel caos della
vita.
La prima tappa è un negozio di bricolage, è il
regno di
Zack che si destreggia abilmente tra gli scaffali alla ricerca di
quello che
gli serve.
“Come mai oggi c’è lui?”
Chiedo a bassa voce a mia sorella.
“Si è offerto di aiutarmi e ho
accettato.”
“E Jordan?”
“Sta registrando e non volevo disturbarlo.”
“Uhm. Un punto per Zack, allora?”
“Se la vuoi mettere in questi termini,
sì.”
Io non dico nulla, devo ammettere che non capisco cosa
voglia fare May e temo che non lo sappia nemmeno lei, forse dovrei
parlarne a
Wendy: lei è la più matura di noi tre.
Sì, lo chiederò a lei.
Intanto Zack ha trovato tutto quello che gli serve e ci
dirigiamo alla cassa per pagare, lui
è
di buon umore e sorride ogni due per tre e soprattutto guarda May come
se fosse
la cosa più bella che abbia mai visto.
Pagherei perché Vic mi guardasse così, ma io sono
solo un’amica.
Dopo il bricolage passiamo all’abbigliamento per neonati
e lì mia sorella si sbizzarrisce, soppesa, controlla,
dà un’occhiata a tutto.
Alla fine usciamo con una busta piena di tutine,
bavaglini, magliettine, calzini e scarpine. Di certo a mio nipote non
mancheranno i vestiti!
L’ultima tappa prima del pranzo è un negozio dove
vendono
carrozzine e affini, compriamo una carrozzina, il poppatoio, una di
quelle
giostrine che si mettono sopra la culla.
Adesso la nostra macchina è bella carica di roba e noi
siamo pronti per andare a mangiare.
“Beh, vi porto in una pizzeria che conosco.”
“Non ce n’è bisogno, Zack! Hai
praticamente pagato tutto
tu!”
Protesta mia sorella.
“L’ho fatto con piacere e mi piacerebbe offrirvi il
pranzo.”
May arrossisce e io la guardo quasi sconvolta, non l’ho mai
vista arrossire in
vita mia, forse Zack è davvero quello giusto.
Forse sceglierà lui alla fine, devo anche vedere come si
comporterà Jordan con lei.
Beata lei che riesce a tenere due ragazzi sulla corda, io
non ne sarei capace, anche perché mancherebbero i ragazzi.
Non sono il tipo di
ragazza che viene contesa, sarà un miracolo se
troverò qualcuno che vorrà stare
con me.
“Ehi, Sophie! Ci sei’”
“Uhm, sì.”
“Ti eri persa di nuovo nei tuoi pensieri?”
“Sì.”
Mia sorella sospira senza dire nulla, forse le mie pare si leggono in
faccia.
“Cerca di sorridere di più e non darti per
sconfitta in
partenza.”
“Per che cosa?”
“Le piace Vic, ma non riesce a farsi avanti, ha paura che
lui ami ancora solo Holly.”
Zack rimane in silenzio un attimo.
“Non è una paura infondata, a un certo punto
sembrava che
le cose tra loro due si fossero fatte serie, ma poi lei è
tornata da Alex con
l’aiuto di Vic.”
Io esibisco il mio sorriso storto.
“Se ami qualcuno lo lasci andare.”
“Beh, ma a un certo punto le cose passano e non credo che tu
sia priva di
chance, probabilmente devi solo andarci cauta.”
May alza gli occhi al cielo.
“Sì, il club delle tartarughe. Chiamiamo anche
Tony, ne
farà parte volentieri, visto quanto le ami.”
“Va bene, andiamo a mangiare,”
Chiudo la discussione e salto in macchina seguita dagli
altri due, la conversazione ha preso una piega che non mi piace.
Dopo pranzo Zack viene a casa nostra e inizia a montare
quello che ha preso sotto lo sguardo curioso di mia sorella.
Io lascio i due piccioncini da sola e faccio una
passeggiata sulla spiaggia, di solito è un luogo abbastanza
deserto, ottimo per
pensare.
Oggi però vedo avvicinarsi a me una figura alta e magra:
Mike Fuentes.
“Ehi, Sophie!”
Mi saluta allegro.
“Ehi, Mike!”
“Quand’è che vi metterete insieme tu e
mio fratello?”
“Mai.”
Sospiro.
“Lo sai che gli piace Holly.”
Lui ride.
“La cosa gli sta passando e ti assicuro che tu non gli
sei per niente indifferente.”
Io lo guardo a occhi sgranati.
“Parla molto di te e, credimi, è un buon segnale.
Qualcuno deve solo fare la prima mossa.”
Io do un calcio a un sasso.
“Non credo sarò io, non credo di essere la ragazza
adatta
a lui: ho troppi problemi.”
Mike ride.
“Non considerarlo un punto a tuo sfavore, Vic non scappa
davanti ai problemi, ti aiuta a risolverli.”
Io rimango in silenzio.
“Dovresti smettere di avere paura, non ti porta a
nulla.”
“Beh, è facile dirlo per te. Sei una rockstar
famosa e
sexy, io sono solo una ragazza che durante l’adolescenza non
ha fatto altro che
andare avanti e indietro dalle cliniche psichiatriche.”
“Ma sei qui e stai bene. Pensa di essere una sopravissuta
e che puoi farcela anche questa volta o aspetta la prima mossa di
Vic.”
“Aspetterò.”
“Come vuoi. Tanto sarà inevitabile che finirete
insieme prima o poi, c’è come
una calamita che vi attira l’uno verso
l’altra.”
Io sorrido timida, pensando che sarebbe bellissimo se
fosse vero.
“Non ti sto prendendo in giro, credimi.”
“Grazie Mike, sei riuscito a tirarmi un po’ su di
morale.
Stasera vedo tuo fratello, festeggiamo il mio nuovo lavoro.”
“E allora forse succederà qualcosa, adesso devo
andare.
Ciao, Sophie.”
“Ciao, Mike.”
Mi lascia da sola, con un piccolo germe di speranza.
Tra le grida dei gabbiani e il rumore del mare penso che
forse non è poi così impossibile stare con lui e
che forse non sarei un
rimpiazzo di Holly.
Devo solo trovare il modo di superare le mie paure o
meglio aspettare che lui si faccia avanti, così sarei sicura
di essere
ricambiata.
Meglio un po’ codarda che niente.
Torno dalla mia passeggiata rinfrancata, forse stasera mi
farò avanti e gli farò capire qualcosa.
Devo trovarmi qualcosa di carino da mettermi.
“May!”
Chiamo non appena arrivo a casa, lei accorre.
“Cosa succede?”
“Avresti qualcosa di carino da prestarmi?
Magari di retrò?”
Lei aggrotta le sopracciglia.
“Beh, adesso andiamo a vedere.”
Saliamo nella sua camera e lei inizia a dare un’occhiata
nel suo immenso guardaroba, il mio è almeno la
metà del suo ed è composto da
jeans e felpe.
Alla fine estrae un vestito che arriva appena sopra alle
ginocchia, nero a pois bianchi, stretto in vira da una cintura di seta
nera e
con del pizzo che punta dall’orlo.
È semplicemente perfetto.
“May, sei un genio! Non avresti potuto trovare un abito
migliore!”
“Beh, devi stenderlo, no?”
“Non esageriamo.”
Arrossisco io.
“Sì, devi stenderlo. Vic deve essere tuo questa
sera.”
Io sorrido debolmente, non sono capace di fare la civetta
e di far cadere i ragazzi ai miei piedi. Io so solo essere me ed
è già
difficile.
L’ora di cena arriva troppo presto per i miei gusti e non
ho nemmeno fame, mangio molto poco e se ne accorgono tutti.
“Sophie, tutto bene?”
“Ehm, sì.”
“No, è che dopo deve andare a un appuntamento con
Vic.”
“Non è un appuntamento, è
un’uscita tra amici.”
“E tu lo stenderai!”
Mi fa l’occhiolino mia sorella, facendomi arrossire.
“Capisco. Beh, Vic è un bravo ragazzo,
è una buona
scelta.
Non so però se si possa chiamare scelta quella che fai
quando ti innamori, è più un caso. Cosa abbiamo
in comune io e Jack non lo so,
se non l’amore.”
Jack
ride.
“L’amore
per gli All Time Low?”
“Sei il solito megalomane.”
Wen sorride a Jack, si vede che si amano. È bello vederli
sorridere uno all’altra, ti fa sentire bene e sperare che
anche tu troverai
qualcuno a cui sorridere così.
Finita la cena, salgo in camera mia, mi faccio una doccia
e indosso l’abito che ha scelto May. Mi guardo allo specchio
e vedo una bella
ragazza, mi faccio una coda e mi trucco, così sono quasi
perfetta.
May è entusiasta del risultato e insiste per farmi
indossare un paio di scarpe rosse con un tacco altissimo.
“May, non riuscirò mai a camminare su questi
trampoli!”
“Chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire.”
Mi risponde imperturbabile.
Va bene.
Indosso i tacchi e scendo al piano inferiore con la paura
di cadere e spaccarmi una gamba ad ogni gradino.
Jack mi lancia un fischio di ammirazione non appena mi
vede.
“Sophie, stai benissimo!
Se Vic non fa qualcosa stasera è uno scemo!”
Io divento rossa come un pomodoro.
“Ehm , ok. Grazie!”
Esco da villa Barakat e prendo la macchina di Wendy – con
il suo permesso
ovviamente – e mi dirigo
verso il centro. Abbiamo appuntamento in un bar che si chiama
“Karma”e non è
una cosa di buon auspicio.
Parcheggio e lo aspetto fuori dal locale, lui mi
raggiunge poco dopo sorridendo.
“Sei bellissima, Sophie! Ho una notizia meravigliosa da
darti.”
Entriamo e ci sediamo a un tavolo, non mi fa nemmeno
aprire bocca che sputa la frase che mi ucciderà.
“Ho trovato una ragazza: si chiama Danielle!”
“Sono felice per te.”
Rispondo con uno dei miei sorrisi falsi e all’improvviso
mi sento sciocca con questo vestito sexy e i tacchi. Lui non mi ha mai
voluta
se non come amica.
Mi descrive accuratamente quando e dove e come si sono
incontrati, ma io non lo ascolto: ascolto solo il pianto del mio povero
cuore
martoriato.
È destino che io debba amare solo persone che non mi
amano nello stesso modo in cui io amo loro.
Lo guardo e lo vedo al settimo cielo immerso in una luce
fredda, dentro di me sono sprofondata in un gelido inverno.
È talmente preso da
questa Danielle da non fare nemmeno caso al fatto che io non parlo e mi
limito
ad annuire o sorridere a comando.
“Com’è andato il tuo
colloquio?”
“Uh, bene. Mi prendono in prova per una settimana.”
“Oh, sono felice per te.”
Inizia un altro monologo che io non ascolto, vorrei solo che questa
sera
finisse al più presto in modo da andare a bere sulla mia
delusione.
Finalmente mi saluta, mi dà due baci sulla guancia che
bruciano come carboni ardenti e mi lascia da sola, io salgo in macchina
e cerco
un bar in cui infilarmi a bere.
Lo trovo e mi siedo al bancone.
Ordino un bicchierino di vodka e poi un altro e un altro
ancora, fino a quando non mi sento brilla.
Qualcuno si siede accanto a me e io mi volto per vedere
chi è, è Mike.
“Ehi, amico! Come va?”
“Sophie?”
“Sì, sono io!”
“Cosa ci fai qui?”
“Festeggio il fatto che
tuo fratello abbia una ragazza!”
Rispondo con voce alterata dall’alcool.
“Mio fratello ha una ragazza?!”
“Sì, si chiama Danielle ed è perfetta.
Bionda e perfetta,
io invece sono viola e schifosa.”
“Ma che dici? Stai benissimo.”
Io rido amara.
“Non abbastanza bene per tuo fratello. Vedi, io sono solo
un’amica per tutti, non mi posso innamorare di
nessuno.”
“Tu puoi innamorarti di qualcuno ed è meglio che
tu vada a casa, hai bevuto
troppo.”
“No, non voglio andare a casa.
Mickey, portami sull’isola che non
c’è!”
Piagnucolo.
Lui paga le mie consumazioni e mi porta via, salgo nella
sua macchina dimentica della mia o meglio di quella di Wendy.
“Dove mi porti?”
Lui non risponde e guida per un po’, poi si ferma e
parcheggia e mi aiuta a
scendere.
Io mi appoggio al suo braccio e lo seguo, stiamo andando
verso la spiaggia.
Entriamo da uno dei cancellini, io mi tolgo le scarpe e
lo seguo fino quasi alla battigia, lì si sdraia e io mi
sdraio accanto a lui.
Guardiamo le stelle per un po’, in silenzio, poi
all’improvviso scoppio a piangere come una bambina, facendolo
spaventare.
Lui si avvicina a me, mi abbraccia e mi batte sulla
spalla e mormora parole che non sento, sento solo la sua vicinanza.
Alzo il volto per guardarlo e lui mi asciuga le ultime
lacrime.
In un attimo lo sto baciando appassionatamente e lui
risponde accarezzandomi il volto e i fianchi, io gli tolgo la maglia e
gli
accarezzo il petto magro pieno di tatuaggi.
“Non qui, vieni! Andiamo a casa mia!”
Mi fa alzare e mi prende per mano.
Corriamo alla sua macchina e lui mette in moto, la sua
velocità è più alta del normale e
c’è tensione nell’aria.
Non posso credere a quello che la vodka mi sta facendo
fare.
Arrivati a casa sua ci chiudiamo in camera sua e da lì in
poi non ricordo più nulla, c’è solo un
grande buco nero in cui suppongo io e
lui abbiamo fatto sesso.
Cosa non può farti fare la vodka.
Domani sarò piena di sensi di colpa e non
ricorderò più
nulla, ma per ora sto bene.
Mi sento anestetizzata dal dolore, ben sapendo che domani
mi aggredirà con più forza che mai.
Odio la mia vita.
Angolo di
Layla.
Grazie a _redsky_ per
la recensione. Come vedi, nonostante Sophie ci provi, non le va affatto
bene. la canzone dè "Walk" dei Foo Fighters. Se vuoi
possiamo ripetere il gioco anche per il titolo di questo capitolo. Alla
prossima.
|
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Capitolo 4 *** 3)When did the diamonds leave your bones? ***
3)When
did the diamonds leave your bones?
La mattina dopo mi sveglio con un
mal di testa infernale,
in un letto che non è il mio, guardando una sveglia
sconosciuta che mi dice che
sono le otto.
Abbasso lo sguardo e noto un braccio tatuato mollemente
appoggiato alla mia pancia, gocce di sudore freddo iniziano a scorrere
sulla
mia schiena.
Chi è?
Cosa ho fatto ieri sera?
Ho un buco nero che parte dal bar dove mi sono ubriacata
fino ad ora, guardo il cellulare e ci sono un sacco di chiamate di May
e Wendy
e un sacco di messaggi di mia sorella.
Merda!
Con cautela mi volto e trasalisco quando vedo che il
proprietario del braccio altri non è che Mike, oddio cosa ho
fatto?
Cerco di spostarmi senza farlo svegliare, ma fallisco
miseramente.
“Sophie.”
Mi dice imbarazzato.
“Mike…”
“Mi dispiace per ieri sera, forse non avrei
dovuto…”
Io sospiro.
“Chi ha iniziato?”
“Tu, mi hai baciato.”
“E allora va bene così, ma preferirei che Vic non
ne
sapesse nulla.”
Lui annuisce, ma nemmeno cinque minuti dopo la porta si
spalanca e Vic entra urlando, io mi copro rossa come un pomodoro, lui
si
blocca.
“Io non sapevo che…
Beh, fate coppia?”
“No, penso di no.”
“Ehm, ok. Pongo fine a questo momento imbarazzante e me
ne vado.”
Io mi lascio andare a un breve pianto silenzioso contro
il cuscino.
“Mi dispiace, Sophie. Io non volevo farti del male o
complicare la situazione.”
Io alzo il volto ancora rigato di lacrime.
“Tu non hai fatto niente di tutto questo, non ho chance
con lui. Posso amarlo fino a farmi venire un infarto e lui non mi
amerà mai.”
Lui mi batte una mano sulla spalla.
“Io penso di no, sono suo fratello e so che con Danielle
non è una cosa seria o lo saprei. Non perdere mai la
speranza, se poi nel
frattempo vuoi stare un po’con l’altro fratello
Fuentes…”
“Mike, per me sei solo un amico, quello che è
successo ieri sera non si
ripeterà. L’unica ragione per cui è
successo è che perché ero ubriaca da fare
schifo.”
Lui sorride.
“Lo sapevo che mi avresti dato questa risposta.”
“Adesso è meglio che ne vada o rischio di fare
tardi il
mio primo giorno di lavoro e sarà meglio che chiami anche
May visto che ho il
telefono pieno di suoi messaggi. Sarà furiosa, me lo sento.
Vita di merda!”
Sospiro, iniziando a raccattare i miei vestiti.
“Dov’è il bagno?”
Lui mi scorta paziente, io lo ringrazio e poi mi butto
sotto la doccia sperando che l’acqua calda si porti via
almeno un po’ di questi
brutti pensieri e di questa tensione non voluta.
Perché la mia vita non va mai dove voglio?
Non ne ho ide e la doccia non mi calma, anzi acutizza il
dolore per aver perso Vic ancora prima di averlo. Una volta uscita mi
metto il
mio ridicolo vestito e i miei ridicoli tacchi e fuggo alla chetichella
senza
salutare nessuno.
Chiamo un taxi e mi faccio portare al locale, dove
recupero la macchina di Wen, e torno a casa.
May mi aspetta sul portico, giustamente arrabbiata, ma io
non ho tempo per ascoltarla.
“May, prima che tu dica qualsiasi cosa, scusa per non
averti risposto.
Ti racconto tutto quando torno a casa, adesso devo andare
a lavorare.”
“Dimmi almeno una parola.”
“Merda!”
Rispondo piatta io, entrando in casa e salendo subito in
camera mia per mettere dei vestiti più adatti: un paio di
short di jeans e una
maglia dei Rancid.
In un attacco di rabbia stacco uno dei poster dei Pierce
The Veil e lo faccio a pezzi.
Torno dabbasso e mangio un pancakes, prima di andarmene
con Aileen, credo
che questo non sarà un
buon primo giorno di lavoro.
Arrivo al negozio e il capo nota subito la mia faccia
sciupata.
“Tutto bene?”
“No, direi di no. Ieri è stata la peggiore serata
della mia vita, ma cercherò
di non darlo a vedere e di essere il più professionale
possibile.”
Lui mi sorride e mi lascia andare a mettere la divisa del
negozio, che consiste in una maglietta nera con il nome stampato a
lettere bianche.
Messa quella mi metto a girovagare tra i vari scaffali e
riesco persino a vendere un cd degli All Time Low a una ragazzina.
“Scusa, quanto costa questo?”
Mi chiede una voce maschile, io mi volto e mi trovo Mike davanti con in
mano un
cd dei Pierce The Veil.
“Cosa vuoi?”
“Devo parlare con te, da soli.”
Io sospiro.
“Mike, io sto lavorando. Non possiamo a parlarne a
pranzo?”
“No, devo parlarti senza Vic tra i piedi e a pranzo non
ce la farei a venire senza di lui.”
“Va bene, chiederò al capo una pausa.”
Io mi incammino per i vari scaffali e raggiungo il suo
ufficio.
“Capo, potrei prendere un quarto d’ora di
pausa?”
Lui però non guarda me, ma Mike.
“Io ti conosco, fai parte di quella band messicana di San
Diego.”
“Esattamente. Piacere, sono Mike Fuentes,
batterista.”
Si stringono la mano.
“Ma con le tue referenze e amicizie del genere
perché non
hai mandato il tuo curriculum a una casa discografica, invece di venire
qui?”
“Perché non voglio lavorare in una casa
discografica solo
perché sono amica di gente famosa, voglio essere assunta
perché sono brava.”
“Tu sei matta. Qui a Los Angeles c’è
gente che
ucciderebbe per avere un amico come il tuo per entrare in una casa
discografica.”
“Anche a New York, ma io sono fatta a modo mio.”
Lui sospira.
“Comunque te li concedo i cinque minuti.”
“La ringrazio molto.”
Esco dall’edificio, chiedendomi cosa diavolo debba dirmi,
visto che deve rimanere oscuro a Vic.
Beh, tra poco lo saprò.
Appena siamo fuori dal negozio ci accendiamo entrambi una
sigaretta.
“Allora?”
“Diciamo che Vic ha leggermente frainteso la
situazione.”
“Del tipo?”
“Crede che tu mi piaccia.”
Mi va di traverso il fumo e mi lacrimano gli occhi, ma
perché tutte a me?
“Ma perché non me ne va bene una? Io voglio un
ragazzo e
lui si convince che ne voglio un altro!
Non che tu non sia simpatico e bello, ma è lui che
voglio.”
Lui mi fa un sorrido debole.
“Perché lo crede?”
“Perché abbiamo fatto sesso.”
“E tu gli hai spiegato tutto, vero?”
“Certo, gli ho detto che ti considero solo un’amica, ma siccome non ti ho
cacciato subito dopo la
scopata pensa che tu sia più di questo.”
Io sospiro.
“Mike, eri talmente ubriaco che non mi avresti cacciato
neanche se te l’avesse chiesto Cristo in persona.”
“Gliel’ho detto, ma non mi crede.
Non so cosa fare, preparati a sentire un sacco di miei
elogi e cerca di fargli capire che ha frainteso tutto.”
Sento le lacrime premere per uscire e non so se questa
volta riuscirò a fermarle.
“Sophie?”
“Non è niente, è solo uno
sfogo…. emotivo di impotenza.
Più cerco di sistemare la mia vita più diventa un
immenso
casino senza senso. Pensavo che le cose sarebbero andate meglio qui,
lontano da
mia madre, ma non sta succedendo.
Vic crede che mi piaccia tu, May sta ancora facendo i
suoi giochetti per decidere chi si prenderà cura del bambino
e io lavoro presso
uno che dopo averti visto pensa che io sia davvero pazza.
Non ce la faccio più e ho sempre paura che Wendy ci cacci
per come l’abbiamo trattata a New York.”
“Non succederà e se ve cacciasse potete venire a
casa
mia.”
“Non offenderti, ma preferirei vivere da barbona che in
una casa dove Vic e Danielle fanno i piccioncini.”
Lui ridacchia imbarazzato.
“Fa male, vero?”
“Da morire, è come se avessi qualcosa di lungo e appuntito
infilato nel cuore. Fa
male quando respiri, ridi, parli, scherzi.
Fa sempre male e ti chiedi perché? Perché lei e
non io?
Cosa ho di sbagliato?
Sono le cicatrici?
Sono i miei capelli?
È il mio carattere?
E ti arrovelli su queste domande senza trovare una
soluzione.”
“Voi ragazze siete davvero strane, io a quest’ora
sarei
in cerca di un’altra ragazza invece di avere così
tante cose in testa.”
Io sorrido amara.
“Vorrei poterlo fare anche io, ma non posso.
Amo disperatamente tuo fratello e la cosa non mi passa.”
Lui mi sorride.
“O ti passerà o lo otterrai. Mi ha parlato di
Danielle,
mi sembra entusiasta, ma io ho un brutto presentimento.”
“Del tipo?”
“Che lei non sia quella giusta per lui, anche se non
l’ho
ancora incontrata e per adesso le cose sembrino andare bene.”
“Non so se tu lo dica per incoraggiarmi o perché
lo pensi
davvero, ma grazie.”
Do un’occhiata all’orologio.
“Mike, mi dispiace, ma il mio quarto d’ora
è finito. Devo
tornare a lavorare.”
Lui annuisce e mi saluta, io torno dentro.
Il resto della mattinata trascorre tranquillamente, a
pranzo esco con Mathilda, l’altra commessa e mi porta nel bar
di Aileen.
“Ehi, ragazze cosa vi porto?”
“Un panino al prosciutto, mozzarella e maionese per
me.”
“Anche per me.”
“Ok. Sophie, lo sai che ci devi una spiegazione, vero?
May stava diventando matta ieri sera.”
“Quando torno dal lavoro la avrete.”
Appena Aileen se ne va Mathilda mi guarda curiosa.
“Chi è May?”
“Mia sorella. Non farti strane idee.”
Lei mi guarda imbronciata.
“E io pensavo che potessimo uscire per un
appuntamento.”
La fulmino e la mollo da sola, non
prima di avere pagato il mio panino.
Cerco un altro locale per mangiare, maledicendo
l’umanità
intera.
L’ora di chiusura ci mette un’eternità
ad arrivare.
Il clima tra me e quell’altra si è raffreddato
notevolmente e non mi rivolge la parola, se non per questioni di
lavoro, per di
più le parole del mio capo hanno scavato un tarlo dentro di
me.
Perché non mandare il mio curriculum a una casa
discografica?
C’è la Hopeless Records o la Fearless Record.
Quando arrivo a casa redigerò un curriculum serio e lo
manderò a tutte e due, mi dico. Farei di tutto pur di non
lavorare ancora con
Mathilda.
“Tutto bene, Sophie?”
Mi chiede il capo a fine giornata.
“Ho appena rifiutato Mathilda.”
Lui alza gli occhi al cielo, borbottando che quella ragazza porta solo
guai.
“E ho pensato molto alle sue parole, penso che
proverò a
mandare il mio curriculum a qualche casa discografica.”
“Buona fortuna! Io devo decidermi a licenziare quella
ragazza, fa scappare tutte le ragazze che assumo.”
Io gli sorrido comprensiva e poi me ne vado, adesso dovrò
andare a casa e spiegare a tutti che Vic mi ha rifiutata, che cosa
bella!
Non vedevo l’ora di tornare ad avere l’autostima
sotto i
piedi.
Arrivo a villa Barakat e li trovo tutti in attesa di me e
della mia storia.
“Allora, cosa diavolo è successo ieri
sera?”
Mi chiede mia sorella.
“Beh, ero andata all’appuntamento con Vic per
provare a
fargli capire qualcosa dei miei sentimenti, ma mi è andata
male. Prima che
potessi aprire bocca mi ha detto che aveva trovato una ragazza di nome
Danielle.”
May bestemmia sottovoce, dicendo che Vic è un cretino. Io
aspetto che finisca prima di continuare il mio racconto.
“E allora cosa hai fatto?”
Mi chiede Aileen.
“Beh, mi sono infilata nel primo bar che ho trovato per
ubriacarmi, dopo un po’ è arrivato Mike e abbiamo
iniziato a bere insieme.
Poi non ricordo molto, solo che mi sono svegliata nel
letto di Mike con lui. Abbiamo fatto sesso, probabilmente, e Vic crede
che tra
di noi ci sia qualcosa di più che una scopata di due
ubriachi.
Potrebbe andare peggio?”
“Quindi non mi hai risposto perché eri a casa di
Mike
ubriaca marcia?”
“Sì, May. Solo per questo.”
“Se non fossi mia sorella ti avrei già picchiata!
Ho pensato che ti fosse successo di tutto e che prima o poi avrebbe
chiamato la
polizia per dirmi che avevano trovato il tuo cadavere!”
“Mi dispiace tanto, May.
Come al solito non faccio che combinare casini!”
Scoppio all’improvviso a piangere e mia sorella mia
abbraccia.
“Va tutto bene, non preoccuparti.
Andrà tutto bene. Vic lascerà Danielle e si
accorgerà
della meraviglia che ha accanto e si sentirà un cretino per
non esserti accorto
prima di te.”
Io comincio a singhiozzare.
“Non si accorgerà mai di me! Chi vorrebbe uno
scarto di
ragazza che non ha fatto altro che fare avanti e indietro dai
manicomi?”
“Devi avere pazienza e speranza e andrà tutto
bene.”
Mi rincuora mia sorella, io vorrei credere alle sue parole, ma una
vocina in me
dice di non farci troppo affidamento, che sono destinata a rimanere da
sola per
sempre. I pazzi non li vuole nessuno, eccetto i manicomi.
Continuo a piangere fino a che Jack non annuncia che tra
poco arriverà il cibo ordinato al cinese, solo allora
ricompongo la mia faccia
in quella che spero sia un’espressione quasi normale e mi
asciugo le lacrime.
In effetti poco dopo un ragazzo orientale suona il
campanello e ci consegna una quantità esagerata di cibo
cinese.
“Jack, ma per quante persone hai ordinato?
Un reggimento? Eppure siamo a Los Angeles non sul fronte
occidentale.”
“Rinfrescami la memoria, dove è questo fronte,
Wen?”
“Dal mare del nord fino alla Svizzera, passava per
Francia, Belgio, Lussemburgo.
Fu una carneficina. La prossima volta che fate una
tournee in Europa posso venire? Così forse vedrò
qualcosa di persona?”
“Sei sempre la benvenuta, a patto che tu dorma con
me.”
“E io che pensavo di dormire con Zack.”
Jack le lancia un’occhiataccia, lei ride.
“Amo vederti geloso. Dio, sono soddisfazioni. Comunque
non hai ancora risposto.”
“Pensavo che Sophie potesse tirarsi su mangiando tanto
cibo, con me funziona sempre.”
“È un pensiero davvero carino, grazie mille,
Jack.”
Gli sorriso, tacendo che ho problemi con il cibo fin da
quando avevo quattordici anni.
Iniziamo a mangiare e stranamente scopro di avere
appetito, di solito non ne ho mai, alla fine non rimane più
nulla se non
cartoni vuoti.
“Visto? La mia idea ha funzionato!”
Si gasa Jack.
“Bravo, piccolo!”
Buttiamo via tutto e ci sediamo sul divano a guardare la
tv quando qualcuno suona il campanello, Wen si alza e va ad aprire.
“Ragazzi, che piacere vedervi!”
La sento urlare, poco dopo torna in salotto seguita da
Mike, Jaime e Tony.
“Hola, come mai qui?”
Chiede curioso Jack.
“Le tue lezioni di batteria.”
“Oh, giusto! E gli altri due?”
“Gli altri due, ma sentilo! Siamo qui per farvi
compagnia, abbiamo saputo cosa ti è successo Sophie e ci
dispiace molto.
Io ho conosciuto Danielle e se ti può consolare non mi
piace per niente.”
Mi risponde Jaime, io li abbraccio tutti e tre.
“Grazie, siete dei tesori.”
È strano avere qualcuno a cui importa di te.
Jack e Mike se ne vanno nello studio di casa Barakat, noi
sei rimaniamo in salotto, Wendy serve birra e panini per tutti.
“Cosa facciamo, ragazzi?”
“Guardiamo la tartarughe ninja, vi prego!
Ho appena preso la prima stagione degli episodi!”
Jaime alza gli occhi al cielo.
“Dove c’è una tartaruga
c’è Tony che tenta di fare
amicizia con lei, lo sai che non le puoi sposare, vero?”
“Molto divertente, Jaime. Dico davvero.”
Risponde sarcastico lui.
“Io appoggio la proposta di Tony.”
Dice timidamente Aileen e io la guardo attentamente, vuoi vedere che si
è presa
una bella cotta per lui?
Non sarebbero una brutta coppia, se solo Tony non fosse
fidanzato con una certa Erin, immagino di non essere l’unica
con problemi di
cuore.
Potremmo fare un club dei cuori infranti.
Alla fine la proposta di Tony viene accettata e ci spartiamo
il divano per vedere le sue amate tartarughe ninja, casualmente Aileen
è finita
addosso a lui e io sono comodamente sepolta nell’abbraccio
fraterno di Jaime.
Non lo conosco da molto, ma siamo diventati subito
migliori amici, è un ragazzo sempre sorridente e che ha la
meravigliosa
capacità di farti sorridere a tua
volta.
Circondata dall’affetto dei miei amici e della mia
famiglia per un attimo mi sento bene, senza nemmeno un problema,
persino il
pensiero di Vic sbiadisce un po’.
In fondo, ogni tanto non è male trascorrere una serata in
famiglia e, giuro, non avrei mai pensato di poterlo dire un giorno.
Pezzo per pezzo sto rimettendo in ordine la mia vita e,
nonostante sia da pazzi sperarlo, spero che Vic ne faccia parte come
mio
ragazzo.
Dio, perché amiamo sempre quello che non possiamo
raggiungere?
Angolo di Layla
Ringrazio contagiouscream
e _redsky_ per
le recensioni. La canzone è "Nobody's home" di Avril
Lavigne.Magari ti va meglio con quella di questo capitolo xD.
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Capitolo 5 *** 4)Sometimes, I don't feel the same way as you feel, Zack. ***
4)Sometimes,
I don't feel the same way as you feel, Zack.
May p.o.v.
Ficcarmi nei casini è
nella mia natura o forse non sarei
incinta a ventun’anni, senza sapere chi è il padre
del mio bambino.
Ringraziando il cielo ho Sophie che mi aiuta e ho
scoperto che anche Wendy e Aileen non sono così male, ma
nessuna delle tre
capisce il mio comportamento.
Sto tenendo sulla corda due ragazzi: Jordan e Zack.
So perfettamente che è un comportamento stupido, da
ragazzina, ma devo capire
chi tiene di più a me e soprattutto chi potrebbe essere un
buon padre per il
mio bambino.
Al momento Zack è nettamente in vantaggio, ha aiutato me
e mia sorella a montare la camera per il bambino, accollandosi tutti i
lavori
manuali.
Non è una cosa da poco e poi un paio di volta l’ho
beccato
a leggere manuali su come diventare un buon padre.
Jordan invece è in grado di farmi sentire…
leggera.
Quando sono con lui tutte le mie preoccupazioni spariscono ed
è come se
tornassi bambina.
Peccato che una bambina non possa prendersi cura di un
neonato, non è una bambola, è una creatura
vivente che da grande ti presenterà
implacabilmente il conto dei tuoi errori e delle tue mancanze.
Sto riflettendo guardando un splendido tramonto dal
divano di casa Barakat –l’acqua della piscina
è tinta di arancione e rosa –
quando il mio cellulare vibra.
Apro il messaggio ed è di Jordan.
“Ciao, piccola.
Come stai?”
“Bene. Oggi Zack
ha montato le cose per la camera del bambino, è quasi pronta.
Ah, e ho comprato
un mucchio di cose per lui!”
“Sono felice per
te, che ne dici di vederci dopo?”
“Perché no? Ma
ricordati che non posso bere e non aspettarti sesso.”
“Ahahahahhha! Lo
so che non posso aspettarmelo, ma non mi importa. Ho voglia di vederti
non di
scoparti ;)!”
“Va bene. Ci
vediamo al Karma alle nove e mezza.”
“Ok, a dopo
<3!”
Io sospiro, lui spesso dissemina i
suoi messaggi di
cuoricini, io non lo faccio quasi mai.
“Tutto bene?”
La voce di Sophie mi fa sobbalzare, per la prima volta in settimana la
guardo:
non ha un’aria felice, nonostante abbia in mano una delle sue
amate tazze di
the e ha profonde occhiaie.
“Sì, ma tu sei sicura di stare bene?
Hai delle occhiaie tremende.”
“Non dormo molto ultimamente, tu invece cosa stai
combinando?”
“Perché pensi che stia combinando
qualcosa?”
“Hai in mano il cellulare e hai un’espressione
pensierosa.”
“Ah.”
Rimango un attimo in silenzio.
“Jordan mi ha
invitato fuori e ho accettato.”
“Va bene, divertiti.
Spero solo che tu sappia che non può durare per sempre
questa situazione, prima o poi dovrai scegliere tra Jordan e Zack e
prima lo
farai meglio sarà.”
“Lo so, ma sono tutti e due… importanti per me.
Non
riesco a capire chi amo e chi è solo un amico tra i
due.”
“Solo il tuo cuore può darti questa
risposta.”
Detto questo se ne va in cucina sospirando, so che pensa
a Vic e so che sta male per questo, onestamente se non fossi incinta
sarei già
volata a casa Fuentes per prenderlo a calci.
“Gran bel casino!”
Mormoro a bassa voce, Wen – momentaneamente in transito
per il salotto – mi guarda senza capire e io scuoto la testa
mesta.
Sia io che Sophie siamo in guai in cui lei non può
aiutarci, lei però sembra di diverso avviso
perché si ferma da me.
“Cosa c’è?
Da quando siete qui a San Diego siete strane.”
“Sarà per il sole e il caldo, a New York il clima
è
diverso.”
Cerco di buttarla sulla battuta, ma lei non ci casca.
“Va bene. Sophie è cotta di Vic e lui le ha
presentato la
sua nuova ragazza, lei sta cercando di digerire la cosa. A essere
onesti sono
un pochino preoccupata per lei, ho paura che riprenda..
Insomma… a
tagliarsi come a casa e di essere di nuovo costretta a ricoverarla, mi
odierebbe.
In quanto a me tengo due ragazzi sulla corda perché non
so quale potrebbe essere il padre migliore per il bambino.”
“Pensavo che avessi scelto Zack.”
io scuoto la testa.
“Quando sono con Jordan mi sento leggera e senza
preoccupazioni, a volte dimentico persino di essere incinta e non so se
sia un
bene.
Ovviamente è positivo stare bene con lui, ma non so
quanto lo sia dimenticarmi le mie responsabilità. Sono stata
io a volere questo
figlio e non posso dimenticarmi di lui.
In ogni caso io e Jordan ci vedremo stasera e vedremo
come andrà, lui sembra così preso, io non lo so.
Ho la testa che mi esplode, è dura scegliere
perché la
mia scelta influirà pesantemente sulla vita di un altro
umano.”
“Sono sicura che troverai presto la soluzione che cerchi,
non sarà facile, ma ce la farai.
Io credo che tu sappia già chi vuoi, ma che tu abbia
paura di ammetterlo.”
“Perché dovrei?”
“Perché anche se hai accettato di tenere il
bambino e che
presto sarai mamma hai paura che non sarai abbastanza brava e cerchi
una
stampella abbastanza forte da sostenerti in caso ti venga voglia di
fuggire.
È normale avere paura, essere genitori è una
grande
responsabilità e, a volte, si vuole anche scappare davanti a
qualcosa del genere.”
Io rimango un attimo in silenzio, forse Wen ha ragione.
“Ma come faccio a capire qual è quello
giusto?”
“Beh, quello che ti fa battere il cuore più forte,
quello
che vorresti quasi o sempre con te e che senti che ti comprende meglio.
Mi hai
posto una domanda abbastanza difficile.”
Probabilmente continueremmo a discutere se un urlo di
Jack non ci richiamasse in casa. Sembra abbastanza disperato, quindi
entriamo
di corsa e mi trovo davanti a una scena che non avrei voluto rivedere:
è il
triste replay di qualcosa che conosco bene.
Attacchi di panico.
Mia sorella ne soffre e vederla in quello stato
non è un bello spettacolo, è
rannicchiata per
terra, rantolante.
“Cosa faccio?”
Ci chiede ansioso Jack.
“Battile la mano sulla schiena fino a che non tossisce e
poi mettila sul divano.”
Lui annuisce, io corro in camera sua e trovo la
valeriana, scendo di nuovo e metto trenta gocce in un bicchiere, poi
vado verso
il divano.
Lei è lì, pallida e con gli occhi persi nel
vuoto, in
preda ai singulti, le porgo il bicchiere.
“Bevila.”
“Co-cos’è?”
“Valeriana, Sophie. Dopo starai meglio.”
Lei prende il bicchiere e un sorso alla volta beve con la
mano che le trema violentemente.
Rimane in preda agli spasmi ancora per un po’, ma almeno
il suo respiro si sta normalizzando.
“Si-sigaretta.”
Io le porgo una delle mie, lei se la accende con le mani
tremanti.
“Va meglio?”
Le chiedo dopo che ha inalato la prima boccata.
“Sì.”
Rimango in silenzio finché non finisce tutta la sigaretta
e spegne la cicca in un posacenere.
“Sophie, stai prendendo le pastiglie, vero?”
Lei scuote la testa, lo sapevo.
“Perché? Lo sai che stai male dopo.”
“Volevo farcela da sola e ci stavo riuscendo fino a
questo…”
La sua voce sfuma.
“È per via di Vic?”
“Sì.”
Io sospiro.
“Ok. Sophie, ti prego riprendi con le pastiglie o starai
di nuovo male.”
Lei annuisce e poi si addormenta di colpo.
Jack mi guarda ansioso, in attesa di una risposta.
“Cosa ha avuto?”
“Un attacco di panico, ogni tanto ne soffre.”
La mia voce cerca
di rimanere tranquilla, ma un leggero tremito esce lo stesso.
“Ecco, perché dovrebbe prendere delle pastiglie,
antidepressivi e roba del genere, ma non le sta prendendo. Dice che
vuole fare
da sola, ma non ce la fa e la storia di Vic è solo la
ciliegina sulla torta.
Jack, non potresti prenderlo a calci da parte mia quando lo
vedi?”
Lui mi guarda confuso.
“Perché?”
Io alzo gli occhi al cielo, esasperata.
Ragazzi.
“Niente, Jack. Come se non avessi parlato.”
“No, dimmi perché!”
“Mia sorella ama Vic e lui si è appena messo con
una.”
“Ah. Danielle è carina.”
“Mia sorella è cento volte più carina
di lei, ok?”
Gli rispondo con uno sguardo di fuoco e lui non ha il
coraggio di rispondere.
Dopo l’attacco di Sophie il clima a cena non è dei
migliori, nessuno parla molto e quando abbiamo mangiato anche il dolce
io filo
in camera per scegliere cosa mettere. Alla fine ne scelgo uno blu scuro, con le maniche
a tre quarti e una
striscia bianca con tanto di fiocco sopra la pancia.
Speriamo che almeno la mia serata vada bene.
Il Karma è un locale del centro di Los Angeles,
frequentato da fighetti e fighette.
Uno di quei posti in cui se hai due kili più del
consentito ti guardano con disapprovazione, come se fossi una balena
arenata
sulla spiaggia. Conosco questi posti, perché a New York ce
ne sono parecchi.
Io – che ho ben più di due kili rispetto al
consentito –
vengo bersagliata da occhiatacce e risatine del cazzo. Vorrei urlare a
queste
troie che sono incinta, non obesa e che farebbero bene a pensare ai
loro
problemi di anoressia e bulimia invece di adorarle e dare loro
nomignoli come
Ana e Mia.
Finalmente Jordan si fa vivo.
“Scusa per il ritardo, ma a Tay è venuta
un’idea
improvvisa e per svilupparla ci è voluto più
tempo del previsto.”
“Non ti preoccupare.”
Lui però coglie qualcosa di strano nella mia voce,
perché
mi guarda preoccupato.
“Tutto bene? Mi sembri preoccupata.”
“Mia sorella ha avuto un attacco di panico prima di cena
e non è stato bello vederla ridotta così,
credimi. Gli attacchi di panico non
sono belli.”
“Mi dispiace molto, non pensavo che tua sorella avesse
problemi del genere,
sembra una tosta.”
Io sospiro.
“È solo una maschera, in realtà
è piuttosto fragile, ma
ce la sta mettendo tutta per migliorare e spero che prima o poi i
risultati
arrivino.”
Chiacchieriamo ancora un po’, fino a quando una cameriera
magra e ben truccata ci chiede le ordinazioni, i suoi occhi azzurri si
posano
maliziosi su Jordan e inizia a flirtare spudoratamente con lui.
“Una coca e una birra.”
Dico spiccia io per mandarla al più presto fuori dai
piedi, prima che glieli cavi quegli occhi. Odio le ragazze che ci
provano con i
ragazzi impegnati, soprattutto quando la fidanzata è
presente e viene fatta
sentire come se fosse invisibile.
“Che tono freddo!”
“Se lo meritava.”
Taglio corto io.
“Non mi sembrava, ma ok.”
Parliamo di cose stupide intanto che aspettiamo i nostri
drink, quando la cameriera torna flirta di nuovo con Jordan e guarda me
come se
fossi un mostro con tre teste e quattro gambe.
“Sentimi bene, nel caso non te ne fossi accorta Jordan
è
qui con me ed è decisamente poco carino flirtare con lui
sotto il mio naso. Per
quanto ne sai tu potrei essere la sua ragazza.
E ti do un altro consiglio gratuito: piantala
di guardarmi come se fossi un orribile mostro
alieno!
Sono incinta, non obesa!
E adesso va a infastidire qualcun altro!”
Con le guance rosse per la rabbia la ragazza si allontana
e io mi godo il mio trionfo con un sorso di coca.
“Wow! Meglio non mettersi contro di te, fai paura!”
“Sono i geni irlandesi, siamo un po’ teste
calde.”
“Dunque un po’ ci tieni a me.”
Io sospiro.
“Sì, ma devo ancora capire se come amico o
ragazzo, è
tutto così confuso nella mia testa, mi sembra di essere
sommersa dagli eventi:
la gravidanza, essere buttata fuori di casa, il trasferimento in
California,
due ragazzi che si interessano di una povera sfigata incinta.
Non so cosa fare, odio tenere la gente sulla corda ed è
quello che sto facendo.
Scusa per lo sfogo, immagino non sia il massimo sentire
le paranoie di una ragazza.”
Lui scuote la testa.
“Va benissimo, io inizio a farmi in quadro chiaro della
situazione.”
“Illuminami, perché io brancolo ancora nel
buio.”
“Alla fine vincerà Zack, lui ci sa fare con i
bambini e
credo che in fondo non gli dispiaccia diventare padre presto. Io sono
più un
amico.”
Io abbasso gli occhi
e poi mi sporgo verso di lui e lo bacio appassionatamente.
“Ma tra noi c’è chimica.”
Lui fa un sorriso amaro.
“La chimica non basta a mantenere unita una
famiglia.”
“Tu ti prenderesti cura del bambino?”
“Sì, anche se la cosa mi spaventa e non so se
questo mi
rende adatto a essere un buon padre.”
“Anche io ho paura. Sapresti consolarmi?”
“Non so, credo di sì, ma non ne sono
sicuro.”
Io annuisco. Capisco i suoi dubbi perché sono anche i
miei e questo un po’ mi spaventa, Zack è
più stabile da questo punto di vista.
-Ma non posso sceglierlo
con questo criterio, la chimica
non è certo un buon criterio per formare una famiglia, ma
nemmeno
l’opportunismo.
Devo capire chi amo,
devo farlo ed è così dannatamente
difficile, tipo adesso, quando mi guarda con quegli occhi da cerbiatto
vorrei
baciarlo e abbracciarlo fino a consumarlo.-
“May?”
“Sì?”
“ A cosa stavi pensando?”
“A nulla di importante, scusa se non ho risposto o cose
del genere.”
Gli sorrido, lui mi risponde con il suo sorriso tenero e
io mi sciolgo.
“Jordan?”
“Sì?”
“Ti voglio bene, ti voglio tanto bene.
Grazie per rimanere con me, nonostante la mia situazione
non facile.”
“Di nulla, è che mi piaci troppo. Non posso
immaginarti
da sola o … con altri.”
Io prendo una delle sue mani e la stringo tra le mie.
“Deciderò, ti giuro che lo farò e
cercherò di non
metterci troppo tempo. Nemmeno a me piace questa situazione, mi sembra
di
usarvi.”
Qualche lacrima fa capolino dai miei occhi.
“Su, non piangere! Usciamo di qui e cerchiamo qualcosa da
fare, danno un horror in seconda serata in un cinema qui
vicino.”
“Va bene.”
Ci alziamo e, come al solito, paga tutto lui mettendomi a
disagio.
“Almeno il cinema posso pagarlo io?”
“Non so, ci penserò.”
Mi sorride divertito.
“Mi piace pagare per te.”
Io arrossisco di botto, senza una ragione precisa,
migliaia di ragazzi me l’hanno detto per fare i fighi a New
York, ma solo lui
mi ha colpito, forse perché lui è sincero.
Saliamo nella sua macchina e mi porta al cinema come
promesso, ovviamente paga lui anche qui, ogni mio tentativo di protesta
è vano.
Ci danno due biglietti nella penultima fila, il film è
piuttosto splatter e narra di un’invasione di zombie, io
tento di fare la
coraggiosa, ma alla fine sono costretta a capitolare: mi seppellisco nel petto di Jordan.
Forse non è stata la mossa giusta, perché tra noi
ora si
è creata una sorta di elettricità. Sono
perfettamente consapevole di avere un
corpo – anche attraente – e che ce l’ha
anche lui. Faccio per staccarmi, ma lui
mi trattiene afferrandomi per un polso, è un attimo e ci
ritroviamo a baciarci
come due adolescenti in cerca di intimità.
La chimica tra di noi alla fine è esplosa e non so se sia
un bene o un male, so solo che sento le farfalle nello stomaco e vorrei
che non
si staccasse mai da me.
Il film però purtroppo finisce e noi siamo obbligati a
staccarci e ricomporci per non fare capire a tutti che invece di
concentrarci
sullo schermo abbiamo limonato.
Una volta usciti le stelle brillano alte in cielo e una
brezza fresca spazza le strade, non ho mai visto una notte
così limpida da
quando vivo qui.
“Che bel cielo!”
Esclamo senza pensare troppo alle parole.
“Vero? È raro vedere una notte del genere a Los
Angeles.
Lo so che è tardi e che tu e il piccolo dovete riposare, ma
ti va di fare un
giro in spiaggia?”
“Mh, perché no?
Ma non facciamo troppo tardi o Wen si preoccuperà e poi
sono preoccupata per Sophie.”
“Pensi che Wen non sia in grado di badare a lei?”
Mi chiede mentre saliamo in macchina.
“Al contrario. Wen sa perfettamente come comportarsi,
sono io che mi sento una pessima sorella.”
Lui sorride e non dice nulla.
Parcheggiamo nei pressi della spiaggia ed entriamo di
nascosto in uno stabilimento balneare appena chiuso. Jordan mi conduce
fino a
un dondolo e poi mi fa cenno di sedermi.
Dondoliamo godendoci la brezza e le stelle, lui mi indica
le costellazioni e io seguo incantata il suo dito.
Mi torna in mente all’improvviso una notte di tanti anni
fa, quando ero ancora una bambina e mio nonno era ancora vivo.
D’estate mia
madre, per non avere seccature, ci scaricava alla sua fattoria per i
mesi di
vacanza e una sera aveva portato me e Sophie in cima a una collinetta e
ci
aveva indicato le stelle e i loro nomi.
Mi sento benissimo, protetta, capita e con le farfalle
nello stomaco.
“Credo che sia ora di andare, è
l’una.”
Io annuisco.
“Jordan, ti fermeresti a dormire da me?
Solo dormire.”
“Sì, mi farebbe piacere.”
Guida piano fino a casa mia e poi parcheggia la macchina
nella vietta, entriamo in casa e trovo Wen ancora sveglia con una tazza
di
cioccolata in mano.
“Bentornati.”
Mormora assonnata.
“Come sta Sophie?”
“Dorme come un sasso.”
Io tiro un sospiro di sollievo.
“Wen, per te è un problema se lui rimane a dormire qui?”
Lei alza le spalle.
“Basta che non facciate sesso e poi mi va bene.”
“Non faremo nulla, solo dormire."
Saliamo in camera mia e lui si butta sul letto in boxer,
io arranco pesantemente e salgo sul letto, vengo immediatamente
attirata tra le
sue braccia.
Sto proprio bene con lui.
Angolo di Layla
Ringrazio contagiouscream
(non posso spoilerare su cosa accaderà tra Vic e Sophie, ma
posso dirti che dopo questo incontro non succederà
più nulla tra Mikee Sophie. Il fuoco della storia per ora si
sta spostando su May e sulla sua scelta. Per Tony e Aileen vedrai ;) e
poi io aodro Jaime)
e _redsky_
(brava hai indovinato la canzone! Un biscotto virtuale per te LOL. Ci
hai preso per Danielle, ma visto che Mike e Sophie non faranno
più nulla forse smetterà di farsi i film. Per il
momento il fuoco si è spostato su May, Jordan e Zack.Vediamo
se indovini questa, togli solo Zack.)
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Capitolo 6 *** 5)But sometimes the hardest part is conceiving ***
5)But
sometimes the hardest part is conceiving
May p.o.v.
La mattina dopo mi sveglio tra le braccia di Jordan e con
qualcosa che preme all’altezza delle cosce.
Mi ero quasi dimenticata dall’alzabandiera mattutino dei
ragazzi, lo guardo dormire meravigliata: sembra un bambino, uno di
quelli
dolci, che non ti prendono in giro.
Gli accarezzo dolcemente le guance e gli do un bacio
sulla fronte, la sveglia segna le otto, forse dovrei alzarmi e
svegliarlo,
invece vado solo in bagno e poi torno a rifugiarmi tra le sue braccia.
Lui sorride involontariamente nel sonno e io mi
riaddormento.
Quando mi sveglio la seconda volta lui non è più
qui, ma
la sua parte di letto è ancora calda e sento
l’acqua della doccia scorrere,
lentamente rotolo dalla sua parte stando attenta alla mia pancia.
“E tu chi vorresti?
Chi ti piace di più?”
Chiedo al mio futuro figlio, che ovviamente non risponde.
Poco dopo Jordan esce dalla doccia con addosso solo un
asciugamano, io arrossisco
come una
quindicenne alla prima cotta.
“Buongiorno!”
Mi saluta allegro.
“Buongiorno a te!”
Rispondo sonnolenta.
“Vieni a fare colazione.”
“Arrivo, lasciami cambiare.”
Rispondo con un sorriso. Ci rivestiamo nelle stessa stanza e mi accorgo
che
sbircia la pancia.
“Sta diventando grossa.”
“Succede alle donne incinte.”
“Però è bella anche
così.”
“Sei sicuro?
Saresti in grado di amare anche chi vive dentro la mia
pancia?”
“Probabilmente sì,
a patto che somigli a te.”
Io lo guardo un po’ delusa e lui arrossisce fino alle
orecchie.
“Scherzavo, va bene anche che non somigli a te.”
Io mi rassereno un po’ e scendiamo insieme al piano di
sotto, dove trovo solo mia sorella che cammina avanti e indietro come
un
animale in gabbia.
“Buongiorno.”
Sobbalza al saluto di Jordan.
“Oh! Siete voi! Buongiorno, ragazzi!
Volete qualcosa per colazione, così magari mi
calmo.”
“Per me uova e bacon, se per te non è un
problema.”
“No, figurati Jordan. Tu cosa vuoi May?”
Io non rispondo e corro in bagno a vomitare.
Una volta finito, torno di là pallida come un cencio.
“Tutto bene?”
Mi chiede mia sorella.
“Tutto bene, solo un po’ di sane nausee mattutine.
Mi prepareresti del the?”
“Non c’è problema.”
Io la seguo in cucina.
“E così hai scelto Jordan.”
“Non ne sono ancora certa, ma sono sicura che stando con
lui ho le farfalle nello stomaco e lo adoro. È
così carino con me, anche se sa
che c’è Zack che rischia di mettersi con me da un
momento all’altro.”
“Capisco, sono certa che farai la scelta giusta.”
“Come fai a esserlo?”
“Non lo so, lo so e basta. Penso che quando sei in queste
situazioni si attivi
un istinto di sopravvivenza che ti fa scegliere il migliore,
cioè quello che ti
ama di più o ami di più.
Stai a vedere cosa succede con Zack e prendi le tue
decisioni, sarebbe imbarazzante averli tutti e due in sala parto, non
credi?”
Scoppiamo entrambe a ridere come due sceme.
Jordan ci raggiunge perplesso, ma tace davanti al suo
piatto di bacon e uova.
Il mio cellulare vibra all’improvviso ed è un
messaggio
di Zack, Jordan lo guarda curioso, ma finisce per rabbuiarsi subito.
Zack mi chiede di vederci stasera, lui inizia a
giochinare con quello che avanza del suo piatto.
“Ci andrai?”
“Non lo so…
Io… Mi dispiace.”
Lascio a metà la mia tazza di the e corro in camera mia,
per evitare che qualcuno veda le mie lacrime, ma ovviamente mia sorella
mi
segue.
Mi trova semi sdraiata sul letto che piango abbracciata
al cuscino.
“May, cosa c’è?”
Il suo tono di voce è preoccupato.
“L’ho fatto rimanere male, io non volevo.
Io non voglio che nessuno ci resti male.”
“Non credi di essere già arrivata alla tua
decisione
definitiva?
Piangeresti così per Zack?”
“Non lo so.”
Rispondo sconsolata, lei sospira.
“Vedrai Zack stasera?”
“Penso di sì… Io devo capire, devo
mettere a confronto.
Era una giornata così perfetta prima di quel
messaggio.”
“Beh, pensa a questa cosa.”
Dabbasso sentiamo dei rumori.
“Credo che Jordan se ne stia andando, non vuoi
salutarlo?”
Con qualche difficoltà mi alzo e scendo al piano
inferiore, Jordan è effettivamente nei pressi della porta di
casa nostra.
“Volevi andartene senza salutare?”
Gli chiedo con una voce un po’ lacrimosa.
“No, solo che non mi sentivo più nel posto
giusto.”
“Io…Mi dispiace.”
La domanda “posso abbracciarti?”rimane impigliata
nella
mia gola, ma lui deve averlo capito lo stesso, perché mi
stringe forte a sé.
“Ti voglio bene, May.
Ti voglio un mondo di bene, me ne vuoi almeno un
po’?”
“Ti voglio tantissimo bene, Jordan.
Giuro che mi chiarirò le idee e questa situazione
finirà,
giuro.”
Lui annuisce e se ne va, temo di non averlo convinto
nemmeno un po’.
La sera arriva troppo presto per i miei spaventati gusti.
A cena mangio poco – segno del mio crescente nervosismo
–
e poi salgo subito in camera mia. Metto un paio di comodi pantaloni
premaman e
una maglia, niente di particolare e già questo è
un segno.
La verità è che sono grata a Zack per aver
montato la
camera del bambino, ma non riesco a togliermi dalla testa
l’espressione
dispiaciuta di Jordan e una vocina dentro di me dice che qualcosa
dovrà pur
significare.
“Ragazze, io vado.”
“Buona fortuna.”
Che strana frase da rivolermi, non vado in guerra.
Quando vedo Zack però penso che forse ho fatto male i
conti, forse davvero in guerra, ma con la mia coscienza e me stessa.
Mi siedo al tavolo tentando di mantenere un sorriso.
“Ehi, come va?”
Gli chiedo, sempre con il mio sorriso tirato.
“Bene. Anche oggi abbiamo registrato, siamo tutti
soddisfatti, è uscita della buona roba.
Tu?”
“Io, niente. Ho guardato la tv, sono uscita a fare una
passeggiata e sono stata con Jordan.”
Lui storce la bocca, non gli piace che passi del tempo con lui, Jordan
non ci
fa caso.
“È mio amico, Zack.”
“Ed è il mio rivale.”
Mi risponde con voce monotona, io lo guardo male.
Non ho idea del perché lo faccia – in fondo, ha
detto la
verità – ma mi viene spontaneo farlo, mi urta che
lui parli male di Jordan.
“Forse è meglio cambiare soggetto della
conversazione.”
Mi dice piuttosto freddamente, io annuisco e iniziamo a parlare di
altro.
Niente di importante, solo quelle parole vuote che
riempiono un silenzio imbarazzato tra due persone.
Non mi era mai capitato prima, di solito quando parlo con
lui l’atmosfera non è così tesa, il
fatto è che mi sento come della polvere di
ferro che oscilla tra tre magneti. Una parte vuole Jordan,
l’altra Zack e non
so ancora chi abbia vinto dei due.
Stasera direi quella che quella che punta verso Jordan
stia vincendo di brutto, la serata è stata un fiasco totale,
tanto che mi riaccompagna
subito a casa.
Sono tutti svegli e mi guardano curiosi rientrare così
presto.
“Stasera non ha funzionato, non ha gradito che avessi
trascorso del tempo con Jordan e a me non è piaciuta la sua
reazione.”
Butto lì a mo’ di spiegazione.
“Donne!”
Borbotta Jack, tornando immediatamente a guardare la tv
dove stanno trasmettendo una partita di football.
“Beh, riflettici sopra.”
Mi dice Wendy, mia sorella tace. Mi basta un’occhiata per
capire che è ancora
persa da qualche parte nel vortice Victor Vincent Fuentes.
Non l’ha buttata giù Danielle, ma nemmeno io
butterei giù
la nuova ragazza di uno che mi piace.
“Beh, vado a letto.”
“Buonanotte!”
Mi rispondono tutti.
Sì, col cavolo!
Sarà una notte infernale.
Mi faccio una lunga doccia nel vano tentativo di calmarmi,
poi mi metto a letto e guardo il soffitto. Le ombre sembrano deridermi,
ogni
tanto assumono la faccia di Zack, ogni tanto quella di Jordan.
Quale dei due amo di più?
Quale dei due mi ama di più?
Le mie riflessioni – se così si possono chiamare
– vengono
interrotte dalla vibrazione del mio smartphone, leggo il messaggio:
è di
Jordan.
“Hey, come è
andata stasera?”
“Un vero schifo.”
“Come mai?”
“Zack non ha
gradito il fatto che ci siamo visti e io mi sono arrabbiata per la sua
reazione.”
“Ah, mi dispiace.
Come mai sei ancora sveglia?”
“Non ho sonno.”
“Aspettami che
arrivo.”
Guardo l’ultimo
messaggio scioccata, cosa significa?
Non ne ho idea, ma decido che è meglio cambiarsi e
togliersi il pigiama, mi metto quello che ho indossato
all’appuntamento con Zack
e aspetto.
Mezz’ora dopo qualcuno tira dei sassolini alla finestra,
io apro perplessa.
È Jordan.
“Vieni giù.”
Mi fa capire con il linguaggio dei segni, io obbedisco
perplessa, non prima di aver ficcato il cellulare in borsa.
“Cosa diavolo ci fai qui?”
Gli chiedo una volta dabbasso.
“Visto che non riesci a dormire ti porto in un posto dove
potrai rilassarti.”
“Va bene.”
Mi prende per mano e mi fa salire sulla sua macchina, io obbedisco
docile come
non lo sono mai stata con nessuno.
Arriviamo in spiaggia, parcheggia e scendiamo.
“È vero, tu ami le spiagge!”
“Anche tu. Me ne sono accorto ieri, sembrava proprio che
fossi nel tuo elemento.”
“Forse nella vita precedente sono stata una sirena.”
“Forse.”
Troviamo un angolo riparato e ci sediamo sulla sabbia
asciutta, le stelle brillano come luci lontane e si affollano intorno
alla
luna.
“Ti senti meglio?”
“Un po’. Non ho mai capito quanto fosse pesante
questa
responsabilità prima di stasera, prima che
Zack mi mettesse il broncio.
Devo trovare un padre al mio bambino ed è una decisione
che devo ponderare bene, devo amarlo, ma lui deve amarci entrambi.
E io sono una stupida a dire queste cose a te, che
probabilmente vuoi
essere il mio
ragazzo.”
Lui rimane un attimo in silenzio.
“Sì, ma sono anche tuo amico, no?”
“Sì, ma non va affatto bene come stanno andando le
cose.”
“Vuoi dire che non ti piace che io sia tuo amico?”
Io arrossisco violentemente.
“No, al contrario, mi piace molto. Solo che non è
giusto,
per nessuno dei due, stare così sulla corda.
Non mi sto comportando bene, a voler essere onesti mi sto comportando
come una
stronza apocalittica.”
Lui non dice nulla.
“Non pensarci, rilassati, quando verrà il momento
giusto
saprai prendere la giusta decisione e spero di essere io.”
Io non dico nulla e mi concentro sul cielo e su quanto
sia bello, accarezzandomi la pancia con una mano, mi sorprende il fatto
che
poco dopo anche Jordan faccia lo stesso gesto.
Trattengo il fiato quando passa una delle sue mani sulla
mia pancia che ormai si vede e la accarezza con movimenti circolari,
nemmeno
fosse lui il padre.
Un flash mi coglie all’improvviso: io, lui e un bambino
di cinque anni che veniamo in questo stesso posto di giorno, tranquilli
e
sorridenti come una qualsiasi buona famiglia americana.
Mi piace come visione, mi dà un senso di pace, come se
finalmente avessi trovato la mia casa.
Io non dico nulla, ma probabilmente mi scappa un sorriso
involontario perché anche lui sorride.
“Meglio?”
“Sì.”
“Non dovresti stressarti così tanto, non gli fa
bene.”
“Lo so, ma è tutto
un casino. Non avrei
mai dovuto fare la scema a New York.”
“Se non l’avessi fatta non ti conoscerei e mi
dispiacerebbe molto.”
Io arrossisco e non dico nulla.
Rimaniamo un po’ così, cullati dalla luce della
luna, lui
con un braccio attorno alle mie spalle e un mano sulla mia pancia.
Poi dà un’occhiata all’orologio e si
stiracchia.
“Dobbiamo andare, si è fatto piuttosto tardi e
potrebbero
preoccuparti se non ti trovano a letto.”
“Hai ragione.”
Frugo nella borsa e trovo dieci chiamate senza risposta
di Sophie.
“Merda, mia sorella mi ucciderà!”
Borbotto.
Torniamo alla macchina e mi riporta a casa, mi saluta con
un bacio e se ne va, io invece percorro il vialetto che porta alla
villa.
Quando apro la porta trovo mia sorella nell’ingresso con
le braccia incrociate sul petto e uno sguardo poco benevolo.
“Si può sapere dove sei stata?
Non hai lasciato nemmeno uno straccio di biglietto!”
“Jordan mi ha portato in spiaggia.”
“E non ti è venuto in mente di farcelo sapere,
invece di
andartene alla cazzo di cane?”
La sua voce si alza di un’ottava.
“Scusa, non mi è venuto in mente.”
“Su questo non c’è ombra di dubbio e
adesso fila a letto,
prima che Wen se ne accorga.”
Sibila acida.
Io mi affretto a salire in camera, sorridendo nonostante
la predica di Sophie, cosa che la fa infuriare ancora di
più. Ma cosa posso
farci?
Jordan ce l’ha fatta di nuovo a tirarmi su di morale ed
è
un miracolo.
Mi rimetto a letto e questa volta dormo senza problemi,
come una bambina.
La mattina dopo vengo svegliata dalla luce pura di un bellissimo
giorno di fine autunno, la festa di Halloween si sta avvicinando, ma
l’estate
indiana continua a mantenere delle temperature gradevoli e delle
giornate di
sole.
Guardo il mio cellulare e noto che questa mattina sono
Jordan mi ha mandato un messaggio di buongiorno, Zack tace: deve essere
ancora
arrabbiato.
Bah.
Scendo dabbasso e li trovo tutti in cucina per la
colazione, devono andare tutti al lavoro, anche Sophie. Ha trovato un
impiego
in una piccola casa discografica come tuttofare e le va bene, meglio
del
negozio di dischi.
“Sei davvero soddisfatta di lavorare in quel buco?”
Le chiede Jack.
“Certo, magari ci capita un colpo di fortuna e scopriamo
i nuovi All Time Low.”
Lo prende
garbatamente in giro lei.
“Nah, siamo inimitabili.”
“Nah, molte persone vi accusano di essere la brutta copia
dei blink.”
Lui sbuffa.
“A proposito dei blink, domani sera viene a cena da noi
Tom DeLonge.”
Sul tavolo cala un silenzio irreale, Wendy lo guarda a occhi
spalancati, poi
all’improvviso si lancia sul tavolo e striscia da Jack,
causando una strage di
tazzine e bicchieri.
Gli finisce in braccio e per un attimo li ho visti tutti
e due con la testa spaccata perché la sedia si è
ribaltata, fortunatamente non
succede.
Non so se il poliziotto di turno mi avrebbe creduto quando
gli avrei detto che Wen si è lanciata su di lui.
In ogni caso pulisco il tavolo, mentre sia Aileen che
Sophie sono in stato di shock.
“Tom DeLonge da noi?!
CioèIoVedròTomDeLongeDomaniCazzoStoPerMorire.”
“Eh?”
Chiedo a mia sorella, ma lei non mi risponde, ha la
faccia piacevolmente persa nel vuoto. Siamo entrambe fan dei blink, ma
lei ha
una vera e propria cotta per Tom e quando parla di lui dimentica di
avere
ventitre anni e regredisce a quando ne aveva tredici.
“Jack, cazzo! Perché non me l’hai detto
prima! Devo
andare a fare la spesa subito.
No, minchia. Non posso, devo andare a lavoro. Beh, oggi
chiuderò prima e se quei due protestano faccio cadere la
baracca suon di urla.
Oh, cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo!”
Si alza in piedi e corre a cambiarsi, sembra sia
momentaneamente impazzita.
“Nemmeno quando è con me mostra così
tanto entusiasmo!
Non so se essere felice per lei o essere offeso.”
“Ti conviene essere felice o ti incido la faccia con un
bel Chelsea Smile.(*)”
Risponde sepolcrale Aileen, Jack rabbrividisce.
“Beh, vado a cambiarmi anche io.”
Io rimango tranquillamente al mio posto, pensando che
vivo in una casa di matti.
“Aileen, Sophie, state bene?”
Chiedo loro perché non danno più cenni di vita.
“Divinamente!”
Mi rispondono all’unisono sorridendo, poi se ne vanno
saltellando e dandosi di gomito come due ragazzine che hanno appena
saputo che
il ragazzo per cui hanno una cotta verrà con loro al ballo.
Però le posso capire, sul mio viso sento che si è
formato
uno di quei sorrisi stupidi di eccessiva felicità.
Sì, penso che questi due giorni saranno molto belli!
Angolo di Layla
(*)è
una ferita causata facendo piccoli taglia ai bordi della bocca della
vittima, poi percuotendola e pugnalandola finché i muscoli
del viso si contraggono, così che i tagli si estendano dalle
guance alle orecchie. Ciò lascia una cicatrice che
assomiglia ad un sorriso, da cui il nome. (from l'impareggiabile
wikipedia)
Visto che siamo già alla terza parte di questa storia ho dciso di mettere i volti delle protagoniste. Wen e Aileen sono quelle che mi convincono di meno, se avete delle foto migliori per loro non fatevi scrupoli a mandarmele via messaggio.
Questa, comunque è Wendy (è senza piercing e tattoos purtroppo)
Questa è Holly.
Questa è Sophie
Questa è May.
Questa è Aileen.
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Capitolo 7 *** 6)You feel like you hit a wall, but you survived. ***
6)You
feel like you hit a wall, but you survived.
Aileen p.o.v.
La vita in California è meravigliosamente diversa da
quella di Baltimora. Se devo partire da qualcosa partirei dal sole e
dal clima,
è molto più caldo rispetto a Baltimora e il sole
mette di buon umore, come
vedere le palme e la scritta Hollywood che domina da una delle colline.
Pensavo l’avrei visitata
solo nei miei sogni e invece sono qui e sono parte della
vita della
città, sono solo una formichina, ma ci sono.
Ho anche trovato lavoro abbastanza facilmente, lavoro
come cameriera in un bar del centro e la cosa più bella
è che non mi sento
giudicata da nessuno.
Certo, ho passato un brutto quarto d’ora quando il capo
ha saputo che ero finita in riformatorio, ma sono riuscita a spiegargli
e a
convincerlo che è stato solo un errore adolescenziale che
non ripeterò mai più.
Ho passato la settimana di prova e ora lavoro qui e sono
tutti soddisfatti, persino il boss visto che so occuparmi egregiamente
delle
risse tra ubriachi.
Quando lui e Loreen mi fanno i complimenti per il sangue
freddo, io sorrido enigmatica. Queste non sono vere risse tra ubriachi,
sono
solo fighetti che arruffano le penne, le risse vere le ho viste al bar
di Joe:
lavorare lì mi ha temprato.
In parole povere, per la prima volta nella mia vita, le
cose vanno bene.
È con questi pensieri in testa che mi siedo a fare
colazione nella cucina della casa di Wen, lei e Jack stanno
chiacchierando,
Sophie si sta imburrando una fetta di pane e tra poco
arriverà May.
Ho il vago sospetto che – a dispetto delle previsioni di
Wen – sarà Zack quello che riceverà un
calcio in culo, Jordan sta guadagnando
punti e mi sembra si stia comportando in un modo davvero carino. La fa
sentire
amata.
Come previsto May scende in cucina
“Sei davvero soddisfatta di lavorare in quel buco?”
Jack ama stuzzicare Sophie, perché lei risponde alle sue
punzecchiature.
“Certo, magari ci capita un colpo di fortuna e scopriamo
i nuovi All Time Low.”
Lo prende
garbatamente in giro lei con un gran sorriso, per nulla irritata dai
suoi
commenti.
“Nah, siamo inimitabili.”
“Nah, molte persone mi accusano di essere la brutta copia
dei blink.”
Lui sbuffa e lei ghigna.
“A proposito dei blink, domani sera viene a cena da noi
Tom DeLonge.”
Sul tavolo cala un silenzio irreale, lui ha davvero invitato qui Tom?
L’idolo della mia adolescenza? Il mio sogno
proibito?
E non solo mio, io Holly e Wendy lo amavamo e da come lo
guarda credo che anche Sophie sia nella stessa situazione.
Uno a zero per Jack.
Wendy lo guarda a occhi spalancati, poi all’improvviso si
lancia sul tavolo e striscia da Jack, causando una strage di tazzine e
bicchieri.
Non l’ho mai vista reagire in un modo così assurdo.
Gli finisce in braccio e lo abbraccia come se lui fosse
Dio e avesse esaurito uno dei suoi più grandi desideri.
May rimane abbastanza composta, ma è ovvio che la notizia
le fa piacere, forse non sclera solo perché è
incinta. È l’unica non
scioccata,così pulisce il tavolo dalla strage fatta da Wen,
io e Sophie siamo
catatoniche.
“Tom DeLonge da
noi?!
CioèIoVedròTomDELongeDomaniCazzoStoPerMorire.”
Spara a velocità supersonica Sophie
“Eh?”
May cerca di chiederle cosa ha detto tutto quello che
ottiene è una faccia persa nel vuoto con un sorriso idiota.
“Jack,
cazzo!
Perché non me l’hai detto prima! Devo andare a
fare la spesa subito.
No, minchia. Non posso, devo andare a lavoro. Beh, oggi
chiuderò prima e se quei due protestano faccio cadere la
baracca suon di urla.
Oh, cazzo! Cazzo cazzo cazzo!”
Urla Wendy, lasciando tutti interdetti, poi si alza in piedi
e corre a cambiarsi, sembra sia momentaneamente impazzita.
“Nemmeno quando è con me mostra così
tanto entusiasmo!
Non so se essere felice per lei o essere offeso.”
“Ti conviene essere felice o ti incido la faccia con un
bel Chelsea Smile.”
Gli rispondo con una voce che non sembra nemmeno la mia, lui
rabbrividisce
“Beh, vado a cambiarmi anche io.”
Commenta alla fine, May rimane tranquilla al suo posto.
“Aileen, Sophie,
state bene?”
“Divinamente!”
Rispondiamo all’unisono sorridendo, poi ce ne andiamo al
lavoro saltellando come due sceme e lasciando una May con un sorriso
idiota
stampato in faccia.
In macchina non facciamo altro che parlare di Tom
e del fatto che verrà a casa nostra, siamo
eccitatissime.
“Tu cosa ti metti?
Io non ne ho idea, non voglio sembrare un cesso.”
“Ma tu non sei un cesso, io lo sono.
Questi capelli sono stupidi, cosa
diavolo avevo in mente quando me li sono
fatti? Neri mi sarebbero stati meglio!”
Li tiro disgustata, provocando una risata folle di
Sophie.
“E i miei allora? E le cicatrici?
Merda.”
Continuiamo così fino a quando non ci dobbiamo salutare,
il mio capo e la mia collega si accorgono subito che
c’è qualcosa, ma io non
rispondo a nessuna delle loro domande continuo a sorridere
imperterrita,
pensando che Los Angeles sia una città assolutamente
fantastica.
Siamo seri, a Baltimore avrei mai potuto incontrare Tom
Fucking DeLonge?
Assolutamente no!
Domani sera arriva troppo presto per i miei gusti.
Alla fine decido di mettermi un vestito viola senza
maniche, con un corpetto stretto e la gonna larga con del pizzo nero a
ricoprire tutto il tessuto e un fiocco nero a decorare la scollatura,
indosso
un paio di scarpe alte e cerco di sembrare più naturale
possibile.
Sophie indossa un vestito a fantasia scozzese con del
pizzo che spunta dall’orlo e le spalline strette, May il suo
vestitino premaman
nero con striscia e fiocco bianco poco sotto il seno, Wen invece
indossa un
abito nero aderentissimo con le maniche di pizzo e del pizzo che arrivo
fino al
collo, graziosamente racchiuso in del tessuto nero.
Non credo di averla mai visto così in tiro e nemmeno
Jack, che infatti la guarda male.
“Non ti sei mai messa così in tiro per
me!”
“Ma devo incontrare Tom DeLonge, è il mio idolo!
Insomma, lo dovresti capire visto che l’hai incontrato anche
tu!”
“Sì, ma non mi sono messo un abito
attillassimo!”
“E perché mai avresti dovuto farlo?”
Gli chiede, alzando un sopracciglio.
“Cavolo, devo andare a controllare la cena!”
Corre via, rischiando di uccidersi scendendo le scale.
Jack scuote la testa.
“L’abbiamo persa.”
“La ritroverai a fine cena.”
“Sì, che veleggerà su una nuvola rosa
per qualcuno che
non sono io.”
“Ma dai! Non avrei mai detto che tu fossi geloso,
Jack!”
Lo punzecchia Sophie, ma credo che oggi Jack non abbia voglia di
scherzare,
perché scende le scale senza nemmeno risponderle.
“È davvero geloso?”
Ci chiede.
“Parrebbe di sì.”
Risponde sua sorella.
“Ma perché? Lo sa che Wendy ama lui.”
Io scuoto le spalle, ogni ragazzo è sempre un po’
geloso
quando la sua ragazza mostra troppo interesse per un altro.
Scendiamo anche noi, Wendy sta disponendo in ordine
maniacale gli antipasti e borbotta cose incomprensibili tra
sé e sé, Jack è
seduto sul divano a guardare la tv, noi decidiamo di raggiungerlo.
Un quarto d’ora suona il campanello e Jack apre, noi tre
torniamo da Wendy, come a farci coraggio, persino May sembra essere
diventata
improvvisamente timida.
Poco dopo qualcuno batte gentilmente alla porta e ci
troviamo davanti l’intera famiglia DeLonge: Tom, Jen, Ava e
Jonas.
“Ehi, Barakat!”
I due si abbracciano e si picchiano sulla schiena, poi
Tom guarda noi incuriosito.
“Non sapevo avessi quattro ragazze, Jack, e senza che
litighino tra di loro!”
Jack ride.
“No, no. Ho solo una ragazza e si chiama Wendy.”
Lei si fa avanti con un’espressione nervosa.
“Ciao, io sono Wendy, piacere.”
“Ehi, non mordo.”
“Tom, è una fan.”
Lui sorride.
“Sì, ora capisco. Beh, immagino che tu sappia
già che lei
è mia moglie Jen e loro sono i miei due figli: Ava e
Jonas.”
“Sì, sono molto felice di conoscerli.”
Risponde sorridendo.
“E le altre?”
“La ragazza con i capelli viola è Sophie, la
sorella di
Wendy.”
Lei si fa avanti con un sorriso timido e stringe la mano
che Tom le porge.
“La ragazza incinta è May, un’altra
sorella di Wen.”
Anche lei stringe la mano.
“E lei è Aileen, una loro amica.”
Mi avvicino titubante, pensando che sembro una goth del
cazzo con questo vestito viola.
“Piacere.”
“Come mai hai tutte queste ragazze per casa?”
“Ci hanno buttato fuori casa.”
Rispondo io.
“Cioè, May e Sophie sono state buttate fuori casa,
io
sono qui per tentare di vivere in California. Sono originaria di
Baltimora.”
Sono davvero io che sto parlando?
“Ah, capisco. Spero vi troverete bene.”
“Lo spero anche io.”
“Beh, che ne dite si passare agli antipasti?”
Chiede la mia amica.
Annuiamo tutti e ci serviamo delle pizzette, vol-au-vent,
bruschette e tutto quello che ha preparato; intanto Jack e Tom
chiacchierano e
May parla con Jen. Credo le stia dando consigli per la gravidanza.
Dopo gli antipasti ci sediamo a tavola – una parte di me
è ancora incredula sul fatto che io sto condividendo lo
stesso tavolo con uno
dei miei idoli – e Wendy arriva con una teglia fumante e un
gran sorriso.
“Pasta al forno, con il pomodoro!”
Cinguetta amabile.
“Perché esiste un’altra
ricetta?”
Domanda Jennifer.
“Mh, sì. Ci puoi mettere panna e prosciutto, ma io
preferisco
questa perché è più saporita.
Spero vi piaccia.”
Annuiamo tutti con calore, non è mai successo che
qualcuno non apprezzasse la sua cucina.
Divide la pasta in porzioni abbondanti e poi si siede a
mangiare, unendosi alla nostra conversazione leggera ed educata.
C’è sempre un filo di nervosismo, ma si sta
leggermente
dissolvendo. Jack parla della sua band, Tom gli parla degli Ava e dei
blink,
Jen si informa sul negozio di tatuaggi di Wendy e se alcuni tatuaggi se
li è
fatti lei. Lei annuisce e Jen le fa i complimenti.
“Sono davvero belli. Tom potresti farti un altro
tatuaggio, questa ragazza ci sa fare.”
Le guance di Wen diventano rosso fuoco.
“Al momento non penso di farmene uno, ma terrò a
mente il
tuo consiglio, Jen.”
Wen è incapace di articolare qualsiasi suono, si alza solo
di scatto e corre in
cucina.
“Scusatela, è emozionata.”
Dico io con una voce che non sembra la mia.
Mi alzo e raccolgo tutti i piatti con un sorriso idiota,
non so cosa mi stia succedendo, perché una parte di me
è paralizzata e l’altra
invece è disinvolta?
Non sarò schizofrenica?
In ogni caso porto i piatti in cucina e trovo Wen
rannicchiata in un angolo tra il frigo e un tavolinetto.
“Wen?”
Non mi risponde.
“Cosa c’è?”
“Io… è l’ansia, cazzo. Non ce
la sto facendo.”
Le tendo una mano e la aiuto a rialzarsi.
“Stai facendo una magnifica figura e ora servi il
secondo. Cosa hai preparato?”
“Arrosto con la panna e contorno di piselli e
panna.”
Mi risponde con voce assente.
“Bene, adesso lo portiamo di là e lo serviamo a
tutti,
che ne dici?”
Lei annuisce come un automa, ma almeno non è più
rannicchiata come se di là ci fosse il mostro di Lockness
con tanto di moglie e
figli a cena.
Io prendo l’arrosto e lei la teglia con le patate e ci
dirigiamo nella sala da pranzo sorridendo, Wendy sembra essersi ripresa
e
divide sapientemente le porzioni, io appoggio il contorno in mezzo al
tavolo.
Torniamo a sederci e iniziamo a mangiare. Ancora una
volta piovono complimenti per la mia amica e ancora una volta lei
diventa rossa
come un pomodoro.
“Grazie per tutti questi complimenti, ma davvero, non me
li merito!”
“No, cucini molto bene. Jennifer brucia sempre
tutto.”
“Grazie, amore…”
Borbotta lei, guardandolo in tralice.
“Ma è la verità.”
Jen gli rivolge un’occhiata omicida e lui tace, non avrei
mai detto che Tom DeLonge – quello senza peli sulla lingua
– si spaventasse per
le occhiate di sua moglie.
Ma perché non dovrebbe?
In fondo è una persona normale, uno come noi, non un dio.
Sorridendo per questa considerazione,
riesco a sentirmi un po’ meglio.
Alla fine della cena mangiamo il dolce che hanno portato
i DeLonge: una cassata.
È davvero buona, di sicuro non l’ha cucinata Jen,
penso
ridendo tra me e me.
Dopo cena Jack e Tom parlano ancora un po’, noi parliamo
con Jen e alla fine lui firma degli autografi per noi e facciamo delle
foto
insieme.
Wen e Sophie sono pallide da far paura, May invece sembra
essere a suo agio come me, infatti ci guardiamo solidali.
Nonostante la mia neo acquisita calma non vedo l’ora di
sviluppare questa foto e appenderla sopra il letto, in camera mia, come
ogni
brava fan che si rispetti.
Verso le dieci se ne vanno, li salutiamo e li abbracciamo
e poi finalmente l’atmosfera nervosa si scioglie. May corre a
scrivere a
qualcuno, Jack si butta sul divano seguito da Wen che lo abbraccia
stretto e
non smette di ringraziarlo e di riempirlo di complimenti.
Sophie li guarda con una punta di invidia e sale in
camera sua, io faccio lo stesso. Mi tolgo il vestito e i tacchi, mi
strucco e
indosso una maglia dei blink e un paio di jeans stretti.
Scendo di nuovo dabbasso e annuncio ai due piccioncini
che vado a fare un giro in spiaggia. Loro annuiscono.
“Va bene, ma stai attenta.”
“Ok, ma so difendermi.”
Metto i miei anfibi e prendo la borsa.
Fuori la notte non è eccessivamente fredda, ma è
limpida,
le stelle brillano così forte che sembra di poterle toccare
e la luna è lì per
lì per caderci addosso.
Camminare sulla spiaggia è fantastico, mi calma sempre.
Sarà che per anni ho vissuto in una città dove
non c’era il marle, che amo, ma
questa sabbia e l’oceano mi sembrano sempre un miracolo.
Arrivata al mio punto preferito noto che c’è
già
qualcuno, non so cosa fare: andarmene o salutare?
Ci penso il tizio a risolvere i miei problemi, perché mi
vede e mi saluta. Io mi avvicino cauta, e se fosse un maniaco?
“Ciao, Aileen.”
Io sospiro di sollievo: è solo Tony, l’amico di
Vic.
È un bel ragazzo: abbastanza alto, magro con un
cappellino da cui sfuggono dei capelli scuri e due grandi occhi scuri.
Il mio
tipo ideale in parole povere.
Se solo non fosse impegnato…
“Come mai in giro per la spiaggia a
quest’ora?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Mi risponde sorridendo.
“Ho avuto una giornata un po’ strana e ho bisogno
di
pace.”
“Cerco le tartarughe.”
Io lo guardo un po’spaesata.
“Non credo ce ne siano, sai?”
“Non si sa mai, meglio provare, no?”
“Tony,la tua ossessione per le tartarughe è
incredibile.”
Lui ride e continua a scrutare il mare
“Stasera
è venuta
da noi Tom DeLonge e ancora non ci credo.”
"Ecco, perché sei qui.”
Io annuisco sedendomi accanto a lui e guardando l’oceano.
“Tom DeLonge, eh?
Com’è?”
“Una specie di sogno che si realizza, è il mio
idolo fin da quando sono una
ragazzina. Non riesco a trovare le parole adatte per descrivere tutto
quanto.”
“Può capitare, non ti preoccupare.”
“E tu perché sei qui invece di essere in un
qualche locale a goderti la vita?”
“Sono timido, mi piace stare da solo. Mike e Jaime
volevano convincermi, ma io sono scappato.”
Ghigna.
“Poi, avevo bisogno di stare da solo per un po’,
visto
che ho appena litigato per telefono con la mia ragazza.”
“Se vuoi me ne vado.”
“No, è ok. Rimani pure. Sono anni che stiamo
insieme e oggi per la prima volta
mi chiedo perché sto con lei.”
Io rimango in silenzio.
“Forse perché la ami.”
“O forse perché è
un’abitudine, esattamente come guardare
un programma tv, non so più se vale la pena continuare
questa storia.”
Io taccio e penso a Sam Ero, non gli ho mai detto quanto mi piaceva, me ne sono semplicemente
andata e
ora mi sento un’egoista.
Forse mi ricambia, forse avrei potuto dare una svolta
alla sua vita se gli avessi detto di venire con me. O forse non sarebbe
successo nulla, lui mi avrebbe detto che ero solo un’amica e
che spacciare a
Baltimora o a Los Angeles non fa differenza.
“Penso di non conoscerti abbastanza per poterti dare un
consiglio e poi la mia vita è un casino.”
Lui mi sorride di nuovo, inizio ad amare i suoi sorrisi
aperti da timido compreso.
“Grazie per la sincerità. Ti va se ci vediamo un
giorno?”
“Sì, certo.”
Gli do il mio numero di cellulare e lui mi dà il suo.
Ci salutiamo con un sorriso da amici e mentre mi
allontano penso che il mare mi abbia fatto un regalo fantastico stasera.
Angolo di Layla
Ringrazio _redsky_
(sì, all'inizio anche io ero convinta che May scegliesse
Zack, ma poi ho cambiato idea, strada facendo. Non so bene
perché, ma è successo. Sono molto felice che ti
piacciano le immagini delle protagoniste.) e contagiouscream
(grazie mille per avere recensito entrambi i capitoli, sei un tesoro.
May è una ragazza davvero forte, forse perché ha
sempre dovuto badare a Sophie e ai suoi problemi. Hai ragione, Zack sta
perdendo terreno rispetto a Jordam).
Spero che questo capitolo vi
piaccia.
|
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Capitolo 8 *** 7)Place and time always on my mind, I have so much to say but you're so far away ***
7)Place
and time always on my mind, I have so much to say but you're so far away
Aileen p.o.v.
Il giorno dopo mi alzo tardi e rischio di fare tardi al
lavoro, per di più il mio cellulare è scarico e
muore a metà della mattinata.
Ho un brutto presentimento, qualcosa di orribile sta per
accadere e il fatto che io non sia raggiungibile mi rende ancora
più ansiosa.
Mangio male e lavoro ancora peggio, non vedo l’ora di
finire il turno alle sei e andare a casa, per sentirmi dire che non
è successo
nulla.
Raccolgo Sophie alla casa discografica e insieme ci
dirigiamo alla villa di Jack e Wen, io sono insolitamente silenziosa e
se ne
accorge persino Sophie che ha la testa sul pianeta Fuentes.
“Tutto bene?”
“No, ho la sensazione che sia successo qualcosa di
brutto.”
“Non preoccuparti, magari è solo una
sensazione.”
Il suo tono sfuma, non so come ha percepito che potrebbe
non essere così, che qualcosa potrebbe essere davvero
andato storto.
Parcheggiamo nel garage e trovo a casa sia Jack che la
mia amica, lei ha una brutta faccia e segni di lacrime.
“Cosa è successo, Wen?”
“Sam, Sam è morto oggi pomeriggio.”
Prende un attimo fiato, come per prepararsi a buttare
fuori il peggio.
“Di overdose.”
Se non fosse per Sophie sarei già per terra.
“Lo sapeva che non doveva riprendere, mi aveva promesso
che non l’avrebbe fatto, perché ha infranto la
promessa?”
Scoppio a piangere tra le braccia della viola, Wen mi
guarda ansiosa.
“Ho trovato una sua chiamata sul cellulare, ma stavo
tatuando e non potevo rispondere.”
Controllano anche il mio cellulare e trovano una chiamata di Sam, forse
voleva
dirmi qualcosa e ora non saprò mai cosa voleva dirmi.
Cellulare del cazzo!
Vorrei romperlo, ma poi mi rendo conto che non ho i soldi
per comprarne uno nuovo.
Wen esce di casa lasciandomi momentaneamente sola, forse
va a Holly. Dopo un po’ torna con lei e Alex.
“Cosa è
successo?”
Chiede spaesata,
vedendomi piangere sulla spalla di Sophie. Wen mi risparmi ala fatica
di
risponderle.
“È morto Sam
Ero.”
Lei sgrana gli occhi sorpresa,
non sono solo
io a trovare questa morte strana o inaccettabile.
“Io… Io pensavo
che fosse in via di guarigione.”
“Lo pensavamo
tutti e ci siamo sbagliati, Aileen è distrutta.”
Lei mi si avvicina
cauta – come se temesse di farmi male – e io la
guardo negli occhi.
“Oh, sei tu
Holly.
Lui è morto e io
non posso nemmeno sapere le sue ultime parole perché questo
cellulare del cazzo
era scarico.”
Questa volta non
mi ferma nessuno, con un gesto di rabbia butto il cellulare
dall’altra parte
della stanza, al
diavolo i soldi.
Al diavolo tutto!
“Le puoi sapere
invece. Sam ha telefonato prima a te, poi a Wen e infine a
me.”
Mi stacco
violentemente da Sophie, come se avessi preso una scossa elettrica.
“Cosa ti ha
detto?”
“Che ti vuole
bene, un mondo di bene, più di quanto tu creda, poi si
è corretto e ha detto
che ti ama.”
Rimango un attimo
scioccata, poi mi porto le mani davanti alla bocca. Sam,
perché cazzo non me
l’hai detto invece di lasciarmi andare?
Ti avrei portato
con me, non ti avrei lasciato morire da solo
“Ha detto anche
di perdonarlo se puoi e di non smettere di lottare per una vita
migliore.”
“Sam, oh, Sam.”
Mormoro, mentre
altre lacrime mi rigano le guance. Milioni di ricordi si affollano
nella mia
mente, da quando andavamo al fiume a pescare e poi finivamo per parlare
d’altro. Delle volte che abbiamo ballato insieme al
Magazzino, divertendoci
come matti, alle mille canne divise, al fatto che lui è uno
dei pochi che è
venuto a trovarmi al riformatorio. A tutte le nostre serate spese sul
tetto del
nostro stabile a fumare e guardare le stelle, parlando di futuri
irrealizzabili, che comprendevano la California e conoscere persone
famose.
Ora che sto
ottenendo tutte queste cose, mi sembrano senza senso se non
c’è lui. Che senso
ha aver incontrato gli All Time Low e Tom DeLonge se non posso
raccontarlo a
lui?
O meglio ancora
renderlo partecipe di questi incontri? All’improvviso non ho
più tanta voglia
di sviluppare la foto di ieri sera
“Andremo a Baltimora per il funerale.”
La voce di Wendy
mi arriva da lontano, ma mi fa piacere.
“Verrò anche io.”
Anche Alex vuole
venire, mi viene da sorridere tra le lacrime, a
Sam sarebbe piaciuto che ci fosse lui, adorava gli All
Time Low.
“Non ce n’è bisogno, non voglio che le
registrazioni siano compromesse per colpa mia.”
Gli dico,
cercando di fare appello al mio ultimo granello di
razionalità, Alex scuote la
testa.
“Io non conosco
questo ragazzo, ma gli devo moltissimo. Senza di lui sarei ancora
prigioniero della
rete di Lisa, andare al suo funerale è il minimo.”
“In tal caso
vengo anche io.”
Gli fa da spalla
Jack, quando sono così fissati è inutile cercare
di farli ragionare.
“Va bene. Adesso
prenoto i voli.”
Risponde pratica
Wen, io torno a piangere sulla spalla di Sophie che fa del suo meglio
per
consolarmi, Holly invece va in cucina. Immagino preparerà da
mangiare, ma io
non ho molta fame.
Quando è quasi
tutto pronto chiama Alex e gli dice di preparare la tavola, lui
annuisce e, con
l’aiuto di Jack, lo fa.
“Ragazze, è
pronto. A tavola!”
Sophie mi fa
alzare e mi fa sedere su una delle sedie, Holly mi allunga un piatto di
minestra e io inizio a mangiare svogliata, pensando che sono la
più grande
egoista sulla faccia della Terra.
Persino Alex e
Jack non dicono nulla durante la cena, rispettano il mio lutto e gli
sono molto
grata, non avrei potuto reggere a una serata di battute con il cuore a
lutto e
l’anima lacerata.
Holly lava i
piatti, poi conversa qualche minuto con Wen e lei se ne va.
“Forse è meglio
che tu vada aletto, sarai stanca.”
Mi dice Wen.
Io annuisco.
Salgo al piano di
sopra come un automa, mi faccio una doccia e poi vado in camera mia. Al
piano
di sotto sento Wen che chiama il mio capo e gli dice che per i prossimi
giorni non
potrò andare a lavorare
perché ho avuto un lutto familiare.
La ringrazio
mentalmente e mi metto a letto. Le ore passano e il sonno non viene,
alla fine
alle quattro di mattina mi metto un paio di shorts verdi, una maglia
del
Magazzino, una felpa e gli anfibi a sgattaiolo fuori casa per
raggiungere la
spiaggia.
Quando arrivo c’è
solo la brezza marina a farmi compagnia, cammino da sola sulla sabbia,
sentendomi sola.
Terribilmente e
orribilmente sola.
Mi sento come se
mi avessero strappato via un pezzo di cuore.
Senza saperlo mi
ritrovo nello stesso punto di ieri sera, mi siedo e scoppio a piangere,
consolata dal rumore del mare.
Poco dopo
qualcuno si siede accanto a me.
“È destino che ci si
debba incontrare qui.”
Io sollevo la
testa e con la vista annebbiata dalle lacrime noto che lo sconosciuto
non è
altro che Tony.
“A quanto pare.”
Dico con voce flebile, lui mi guarda meglio.
“Ma tu stai
piangendo! Vieni qui!”
Allarga le sue
braccia e io mi ci tuffo, iniziando di nuovo a piangere questa volta
sulla sua
felpa.
Lui non dice
nulla,mi lascia sfogare per un po’.
“Cosa è successo,
Aileen?”
“È morto un mio
amico, di overdose.”
“Mi dispiace.”
Per me è come se non dicesse nulla, continuo a parlare.
“Io a Baltimora
vivevo nella parte dei poveri, è normale finire nelle droghe
se vivi in posti
così. Anche mio fratello è morto così,
ma Sam – il mio amico – non si meritava
di morire.
Si stava
impegnando per uscirne, ma io l’ho lasciato da solo per
vivere il mio sogno
californiano, sono stata una persona davvero egoista.
Io… non gli ho
mai detto quanto ci tenessi a lui e che lo amavo e lui non mi ha mai
detto di
amarmi se non prima di farsi l’ultima dose. E non
è nemmeno riuscito a parlare
con me perché il mio merdoso cellulare era scarico,
è stata Holly a dirmi
tutto.
Sono stata una
vera egoista, non me lo perdonerò mai, avrei dovuto portarlo
con me, invece
quando ho visto che ce la stava facendo da solo con il metadone me ne
sono
andata.”
Scoppio di nuovo
a piangere.
Lui mi accarezza
i capelli.
“Come facevi a
sapere che ti amava se non te l’ha mai detto?
Non sei
un’egoista, hai solo cercato di rendere migliore la tua vita
e questo è umano.
Se solo avessi saputo cosa provava per te probabilmente
l’avresti fatto venire
con te, ma tu non lo sapevi e non avresti mai potuto immaginare cosa
sarebbe successo.
Forse lui non te
l’ha detto perché pensava saresti stata meglio
senza di lui e per questo si è
sacrificato per te.”
“Sarebbe da lui,
ma è così … stupido.
Come pensava che
avrei reagito alla sua morte? Con un’alzata di
spalle?”
Tony non dice
nulla.
“Lui vuole che io
lotti per una vita migliore, ma come faccio?
Adesso senza di
lui mi sento persa, perché non ho più il
ultimo legame con Baltimora e con la vita precedente e ho
un grandissimo
rimpianto.”
Lui mi abbraccia
senza dire nulla e lentamente inizio a sentirmi meglio.
“Adesso è ora di
andare a casa, però.”
Con gentilezza mi fa alzare e mi accompagna alla macchina.
“Grazie Tony.”
“Di nulla. Chiama, messaggia se ti serve qualcosa.”
“Sì, grazie.”
Torno a casa e mi
metto a letto, mi addormento come una bambina.
La mattina dopo
mi sveglio molto tardi, la casa è vuota e noi partiremo solo
domani.
Rimango a
vegetare tutto il tempo.
La sera mangiamo
e stanotte invece di uscire o chiamare Tom, cerco una lametta e quando
la trovo
mi dirigo in bagno.
È come se non
fossi io, voglio che questa vita finisca, rivoglio Sam.
Fortunatamente
per me Wendy mi blocca in tempo e la mattina dopo mi lascia in
compagnia di May
e Sophie che mi sorvegliano discretamente.
Io scambio
qualche messaggio con Tony e poi faccio le valigie aiutata dalle
sorelle di
Wendy.
Durante il
pomeriggio arrivano anche Jack e Wen.
Wen lascia la
casa a Sophie e May e raccomanda loro di non dare feste o cose del
genere, io
non vedo come una ragazza incinta e una timida al limite del mutismo
possano
combinare qualcosa.
Arriviamo
all’aeroporto e aspettiamo Holly e Alex, poco dopo arrivano,
io sono
abbracciata a Wen e porto gli occhiali scuri nonostante la pioggia che
cade
copiosa, ma temo che le mie occhiaie si vedano comunque.
“Buongiorno.”
“Buongiorno, ora
possiamo entrare.”
Facciamo il
check-in e poi entriamo, io non parlo molto – le parole mi
rimangono incastrate
in gola – fino
a quando non ci sediamo
sui sedili dell’aereo.
“Non è giusto.”
Mormoro con voce
a malapena udibile, è come se lo dicessi a me stessa per
ricordarmelo.
“Prima ho dovuto
seppellire un fratello e poi un amico, droga maledetta!”
Rimango un attimo
in silenzio, maledicendo quelle dannate siringhe e a ricordami di
com’era prima
che li uccidessero. Mi ricordo di quando lui e mio fratello correvano
come
matti tra le roulotte e la sporcizia
solo perché c’era il sole ed era un evento che
andava festeggiato.
Mi ricordo i loro
sorrisi gemelli e mi chiedo se lassù si siano ritrovati, se
esiste un Dio a
quest’ora staranno facendo gli scemi tra le nuvole.
“Avrei dovuto
rimanere con lui ancora un po’, invece di andarmene come
un’egoista.”
“Lui voleva che
tu avessi una vita migliore.”
La risposta così
logica e fredda di Holly mi irrita e la fulmino.
Che ne sa lei? Ha
sempre vissuto in una bella casetta con tanto di giardino ben curato e
non ha
mai perso nessun parente per la droga.
“A prezzo della
sua, ti sembra giusto?”
“No, non lo è.
Non voglio essere la bastarda della situazione, ma è stato
lui a scegliere
Aileen, poteva continuare da solo. Non sentirti in colpa per qualcosa
che non
hai fatto.”
“A volte penso
che ti sia venuto un cuore di pietra, Holly.”
Le dico fredda,
lei guarda Wen senza capire e lei probabilmente le telegrafa che ha
parlato
troppo e troppo presto.
Chissenefrega.
Mi addormento e
mi risveglio solo quando Wendy mi scuote.
“Siamo a
Baltimora.”
Guardo fuori dal finestrino e un sorriso amaro increspa il mio viso:
fuori c’è
il sole e né Jimmy né Sam possono più
correre a torso nudo per festeggiarlo.
Scendiamo
dall’aereo. Prendiamo i nostri bagagli e li carichiamo su di
un taxi e poi ci
facciamo portare alla chiesa che confina con la zona delle roulotte.
Vicino
alla chiesa c’è un grande prato verde che
è usato come cimitero: è lì che
è
sepolto Jim e credo gli piaccia, visto che è
l’unico angolo bello di questo
merdoso quartiere.
Parliamo con il
prete e lui ci conferma che presto si terrà il funerale di
Samuel Moore, noi ci
sediamo nei primi banchi della chiesa che lentamente si riempie di
figure
pallide e rattrappite, con gli occhiali da sole per non mostrare gli
occhi
rossi per via della droga.
Nessuno dei figli
di papà si è fatto vedere, solo il popolo degli
zombie che è venuto a rendere
l’estremo saluto al loro eroe caduto.
Alcuni forse sono
del vecchio gruppo, ma tanti probabilmente sono i fratellini e le
sorelline di
quelli che conoscevamo, quelli che la società cosiddetta per
bene continua a
buttare ai margini.
Quelli
etichettati come tossici, ladri, puttane, delinquenti solo
perché Dio li ha
fatto nascere qui e non in una casa rispettabile.
Quelli che non ce
l’hanno fatta.
I nostri doppi
negativi.
Alla fine del
rito funebre un gruppo di zombie carica la bara su un carro funebre
pieno di
fiori semplici e di un paio di corone.
Il percorso per
il cimitero è molto breve, ben presto la bara viene calata
nella buca e io
lancio la prima manciata di terra e una rosa bianca.
Addio, Sam.
Mi mancherai,
sarai un eterno rimpianto, ma ti devo anche ringraziare per avermi
lasciato
andare.
Cercherò di
vivere al meglio anche per te.
Alla fine viene
messa la pietra tombale, ho scelto io la foto: una in cui oltre a Sam
ci siamo
io e Jimmy sorridenti e spavaldi.
Noi tre contro il
mondo pronti a prenderlo a calci in culo, ignari che ben presto sarebbe
stato
il mondo a prendere a calci noi.
Ignari che ben
presto Jimmy si sarebbe fatto la prima dose e sarebbe diventato
l’ombra di sé
stesso per poi morire in questo posto miserabile.
Ignari che io
sarei finita al riformatorio per aver fatto un colpo in un negozio di
liquori
con degli amici di mio fratello.
Ignari che presto
Sam avrebbe seguito Jim e avrebbe cominciato a spacciare e farsi.
Le mie guance
sono rigate di lacrime, mi volto e noto che anche Holly e Wen stanno
piangendo.
Guardo un altro
po’ la tomba, do un bacio alla foto di Sam e poi me ne vado
un attimo sulla
tomba di Jimmy.
“Sta arrivando.”
Gli sussurro: “Presto potrete di nuovo fare i cazzari insieme
e Wendy sta bene.
ha trovato finalmente il ragazzo giusto.
Ti voglio bene,
Jimmy.”
Fatto questo
raggiungo gli altri e ce ne andiamo.
C’è il sole, ma
io ho freddo, molto freddo.
Finito il
funerale tra di noi
si crea una strana
atmosfera imbarazzata, è abbastanza evidente che Jack e Alex
si sentono a
disagio in questa parte della città.
Infatti il primo
ad aprire la bocca è Alex.
“Dove andiamo?”
Ci chiede
abbastanza tranquillo.
“Al magazzino, mi ricordo che facevano anche
da mangiare.”
Gli risponde
Jack, immagino che quello sia un posto che gli faccia piacere rivedere,
peccato
non sia possibile. Io scuoto la testa sconsolata.
“È stato chiuso sei mesi fa, non l’hanno
ancora demolito, ma lo faranno presto: riqualificazione
ambientale.”
Alex sospira,
Jack sbuffa.
“Io voglio
vederlo lo stesso!”
Mugugna Jack e
decidiamo di accontentarlo, ci rechiamo al vecchio Magazzino, ma
dell’anima di
quel posto non è rimasto nulla: solo i murales.
La casa sembra
ancora in attesa dei ragazzi che per anni l’hanno popolata e
di Marcos, il
proprietario burbero che dirigeva la baracca. Nonostante
l’aspetto da orco
Marcos ha sempre avuto un cuore d’oro, ha pianto quando gli
hanno detto di
sloggiare, che quel posto doveva essere abbattuto per costruirci
qualcos’altro.
Da un momento
all’altro mi aspetto di vederlo comparire e urlare che
è ora di pranzo e che
serve qualcuno che lo aiuti in cucina.
Non succederà
mai, sul Magazzino è calato l’inverno e ben presto
anche una fredda apocalisse
burocratica sotto forma di una palla di ferro che lo
distruggerà.
Sogni, ricordi,
eventi verranno distrutti in un attimo e alla fine non rimarranno che
polvere e
calcinacci.
Che cosa
mostruosa!
“Andiamo.”
Dice secca Holly,
stringendo la mano di Alex.
“Non c’è più
nulla da vedere qui, è solo….
Non è più niente
di quello che conoscevamo, cerchiamo una pizzeria.”
Le diamo tutti
retta, io ho scoperto di avere fame e probabilmente anche un aspetto
orribile
perché le mie amiche si guardano preoccupate.
Camminiamo per un
po’, fino a quando troviamo una piccola pizzeria aperta,
entriamo tutti e
occupiamo un tavolo.
Io e Wen andiamo
in bagno, ho il sospetto che non mi vogliano lasciare sola nemmeno per
un
minuto.
“Non ho bisogno
di una guardia del corpo, non ho intenzione di uccidermi qui.”
Wen sospira.
“Sono solo
preoccupata per te. So che è stato un duro colpo e so che si
possono fare atti
estremi dopo…”
“Non ho
intenzione di farne.”
Vado in bagno, pensando
che non posso uccidermi o Sam sarà morto invano.
Wen va in bagno
dopo di me e torniamo al tavolo, c’è una brutta
atmosfera: deve essere successo
qualcosa mentre noi eravamo via.
“Come mai stavi
rispondendo al mio cellulare?”
Chiede Wen a
Holly.
“L’ho sentito
suonare e ho visto il numero, era Sophie.”
“Sophie? Cosa
voleva?”
“May ha dolori
alla pancia, l’hanno portata
all’ospedale.”
Wen la guarda
sconvolta e preoccupata, alla fine si è affezionata alle sue
sorellastre.
“È successo
qualcosa ieri sera?”
“A sentire lei
no. Ha guardato un film con May, poi è arrivato anche Vic e
hanno finito di
guardarlo insieme. Alle undici May è andata a letto per
lasciar loro un po’ di
privacy. Penso che creda che sua sorella abbia una cotta per
Vic.”
Wen si siede
sospirando e si prende la testa tra le mani.
“Ma perché tutte
insieme?”
Si chiede
sconsolata e non posso fare a meno di chiedermelo anche io.
Angolo di Layla
Grazie a contagiouscream
e a _redsky_
per le recensioni <3
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Capitolo 9 *** 8)I never thought I'd be the one that you would break ***
8)I
never thought I'd be the one that you would break
May p.o.v.
Oggi io e mia
sorella siamo a casa da sole. Gli altri sono andati a Baltimora per un
funerale, mi dispiace molto per Aileen, è una brava ragazza
e posso quasi
definirla amica.
Non fa battute
sulla mia origine ed è sempre disponibile per aiutarmi con
la gravidanza e con
vari consigli.
Non si meritava
quello che le è accaduto, ma raramente le persone si
meritano quello che il
destino butta sulla loro strada. Mia sorella non si meritava che Vic si
trovasse una ragazza che le togliesse la possibilità di
giocarsi le sue carte.
Sarà che Sophie è
mia sorella e io sono di parte, ma credo che lui starebbe meglio con
lei che
con qualsiasi altra ragazza.
In ogni caso
ceniamo da sole, lei non è molto contenta.
“Cosa facciamo?”
Le chiedo finita la cena.
“Non puoi dare
party.”
“Potremmo
invitare qualcuno.”
Rimane un attimo
in silenzio.
“Scrivo a Vic,
magari non ha niente da fare.”
“Te la senti di
vederlo?”
“Voglio rimanere sua amica, anche se questo mi spacca il
cuore.”
Io sospiro,
maledicendolo.
“Va bene,
chiamalo.”
Mia sorella
compone un breve messaggio e
poi glielo
manda, io inizio a preparare i pop-corn, perché ho il
sospetto che finiremo per
vedere un film.
“Ha detto che
viene.”
“Perfetto,
scegliamo il film?”
“Vorrei vedere
“Miracolo a Sant’Anna”.”
“Sta bene.”
“Sicura? Ci sono
delle scene un po’violente.”
Io sospiro.
“Vorrà dire che
farò un giro in cucina a contemplare il nulla.”
Lei ride.
“Va bene. Esco a
fumarmi una sigaretta, se arriva Vic aprigli.”
“Ok.”
Lei se ne va
lasciandomi da sola e tiro un involontario sospiro di sollievo,
è dura essere
incinta e fumatrice. Non vedo l’ora di partorire per poter
tornare a fumare,
vedere gli altri che fumano è una sofferenza, fortuna che
Sophie l’ha capito e
quando deve farsi una sigaretta se ne va.
Ritorna una
decina di minuti dopo, giusto in tempo per aprire a Vic che arriva con
un
sacchetto di burritos.
“Ciao, May!”
“Ciao, Vic.
Come va? Grazie
per i burritos!”
“Va bene.”
Uhm, mi sa di no,
signor Fuentes. Hai il tono di chi ha appena finito di litigare al
telefono con
qualcuno e scommetto che non è nessuno della band.
Danielle è d’accordo?”
“Cosa?”
“Le sta bene che
tu venga a casa di due ragazze?”
“Sì, sì.”
Il che significa “No, no”, nessuna ragazza sarebbe
felice di lasciare andare il
proprio ragazzo nella casa di due ragazze che non conosce.
“Cosa vediamo,
ragazze?”
“Miracolo a
Sant’Anna.”
Risponde Sophie, infilando il dvd nel lettore per poi tornare a sedersi
sul
divano accanto a Vic, che le passa con nonchalance un braccio attorno
alle
spalle.
Starà anche con
questa Danielle, ma è innegabile che ci sia della chimica
tra lui e mia
sorella, forse lui deve ancora capirlo. Certe volte i ragazzi sono
lenti,
bisogna accompagnarli per mano e mostrare loro che una ragazza
è innamorata.
In ogni caso mi
concentro sul film dando solo sporadiche occhiate alla coppia
– sono sempre più
vicini e in
sintonia – e verso il finale
devo fuggire in cucina.
La scena
dell’eccidio è troppo per me, ma torno per il
finale quando l’ultimo soldato rimasto
riconosce Angelo nel miliardario che l’ha salvato da un
processo per omicidio.
È stato un film
davvero bello, a mio parere.
“Vi è piaciuto,
ragazzi?”
I due sobbalzano
e io mi darei una sberla, ho fatto esplodere la loro bolla personale.
“Me ne vado a
letto, grazie della serata, dico precipitosamente sperando che
l’atmosfera tra
di loro si riformi, ma ne dubito.
Arrivo in camera
mia e mi siedo sul letto, messaggio un po’ con Jordan e un
po’ con Zack, che mi
sembra strano. Che mi nasconda qualcosa?
Non ne ho idea,
ma voglio scoprirlo.
Rimango a fissare
il soffitto lasciando che la mia mente corra libera tra le varie
ipotesi, fino
a che non sento un leggero bussare: è Sophie.
“Vic se ne è già
andato?”
“Sì, abbiamo
parlato un po’, ma non è successo
niente.”
“Ma durante il film…”
“Sì, stava per succedere qualcosa, ma forse
è meglio che non sia successo
nulla.”
Io la guardo
senza capire.
“Andiamo, May! Ha
Danielle, perché
dovrebbe baciare me?
Io sono solo una
sua amica.”
“Sì, e il mio gonfiore alla pancia
c’è perché ho messo un cuscino sotto la
maglietta.
Sveglia! È
attratto da te.”
“Ma ha scelto Danielle.”
“Gli uomini sono facili da fregare. Sbatti due volte le
ciglia, dai l’idea di
essere una che ha bisogno del principe azzurro e cadranno ai tuoi piedi.
E poi le storie
non durano per sempre e Danielle sa perfettamente che per lei sei un
pericolo.”
Lei mi guarda
senza capire.
“L’ha lasciato
venire da noi senza problemi.”
“No, quei “sì,sì,”
che ha detto non erano autentici, significavano esattamente
il contrario. Danielle non voleva che lui venisse qui, immagino che tu
non
abbia notato la faccia seccata che aveva a inizio serata.”
“No.”
“Per me quei due hanno litigato e tu hai delle buone
possibilità con lui.”
Mia sorella
scuote la testa, ha sempre avuto il vizio di rinunciare troppo presto.
“Sophie, ti giuro
che è così. Tra un po’ Vic
sarà il tuo ragazzo.”
Lei sorride triste, mi augura la buonanotte e se ne va.
Quanto vorrei
riuscire a infonderle un po’ di ottimismo!
La mattina dopo
mi sveglio piuttosto presto.
Scendo in salotto
e guardo l’alba che infiamma l’acqua della piscina.
Mi è sempre piaciuto
guardare l’alba, mi mancano quelle di New York, ma
tant’è.
Faccio colazione
e decido di andare da Zack e fargli una sorpresa, non so se sia una
buona idea,
ma devo capire cos’ha. Ho l’impressione che il
tempo dell’incertezza sia agli
sgoccioli.
Prendo le chiavi
della macchina di Aileen e vado alla sua villa, non è molto
lontana dalla
nostra, in un quarto d’ora sono lì.
Sia il cancello
che la porta di casa sono aperti: molto strano.
Io entro nella
villa piuttosto titubante, è silenziosa tranne per dei lievi
rumori che
provengono dal piano di sopra. Io salgo le scale con la schiena coperta
di
sudore freddo, arrivo fino alla camera da letto di Zack e lo vedo
mentre scopa
con un’altra.
Guardo un attimo
lo spettacolo, poi mi volto per correre via, ma grazie alla mia mole
urto un
vaso che si rompe e li interrompe.
Io corro lungo il
corridoio inseguita dalle grida di Zack, non ho voglia di sentire nulla
di
quello che ha da dirmi e mi fa male la pancia.
Un male
dell’inferno.
Arrivo a casa
giusto per trovare mia sorella sveglia, con la sua solita tazza di
caffè in
mano.
“Sophie!”
Ansimo.
“Mi.. fa … male …
la …. Pancia.
Portami
all’ospedale.”
Lei non se lo fa
ripetere due volte, molla la tazza da the, prende le chiavi della
macchina dalle
mie mani e mi aiuta a salire sul sedile passeggeri.
Giuro che se
dovesse succedere qualcosa al bambino non perdonerei mai Zack!
Mia sorella guida
come una pazza pur di raggiungere l’ospedale al
più presto, quando arriviamo
parcheggia davanti al pronto soccorso e si volta verso di me.
“Ce la fai a
entrare da sola?
Io cerco
parcheggio e arrivo tra poco.”
“Va bene.”
Scendo dalla macchina barcollando, entro nella struttura e mi dirigo
all’accettazione, mi assegnano un codice rosso e mi affidano
a un’infermiera
che mi fa stendere su di una barella.
Poco dopo arriva
mia sorella.
“Lei chi è?”
Le chiede brusca l’infermiera.
“Sua sorella.”
“Cosa è successo
di preciso?”
“Beh, è entrata
in casa dicendo che aveva forti dolori alla pancia.”
“Ha fatto qualcosa di inadatto a una donna incinta?”
“Che io sappia
no, ma non ho idea di dove sia andata stamattina.”
Sia lei che la donna mi guardano in attesa di una risposta.
“Sono andata da
Zack, un ragazzo con cui esco ma che non è il padre del
bambino, per fargli una
sorpresa e l’ho trovato a letto con
un’altra.”
“Stronzo!”
Esclama mia
sorella.
Poco dopo arriva
un dottore che ordina un’ecografia, poi mi iniettano qualcosa
e mi dicono di
cercare di rimanere calma e riposare.
“Anzi le darò un
leggero sonnifero, poi se vuole potrà parlare con sua
sorella.”
Io annuisco
inebetita.
“Ma il bambino
come sta?”
“Bene, ma oggi ha
rischiato un aborto spontaneo, quindi la sua è diventata una
gravidanza a
rischio e lei dovrà trascorrere molti giorni a letto oppure
facendo attività
non faticose e lontana da ogni fonte di shock.
Ha capito?”
“Sì.”
“Tra poco
arriverà l’infermiera con il sonnifero.”
“Va bene.”
Zack, ti detesto.
Poco dopo arriva
l’infermiera che aggiunge qualcosa alla flebo, che mi fa
cadere subito
addormentata.
Mi sveglio che è
pomeriggio inoltrato e guardo la stanza in penombra, fino a ieri non
sapevo chi
scegliere, oggi lo so perfettamente.
Probabilmente –
alla lunga e con la minaccia di un rivale – per Zack sono
risultata in qualche
modo eccessiva, un po’ troppo pesante come ragazza.
Mi porto le mani
alla testa, cercando di ignorare le flebo e di ricacciare indietro le
lacrime.
Per un automatismo cerco il mio cellulare: ci sono diversi messaggi di
Zack e
Jordan.
A quelli di Zack
rispondo di non cercarmi più e di dimenticarsi almeno per un
po’ la mia
esistenza, perché non voglio abortire per colpa sua, ora
tocca a Jordan.
“Ciao,
Jordan.
Sono
in ospedale perché ho rischiato un aborto spontaneo, mi
dispiace di non averti
risposto.
Se
vuoi venire a trovarmi chiama Sophie e fatti dare le indicazioni.
Ti
voglio bene.”
Bene,
anche
questa è fatta.
Appoggio il mio
cellulare sul comodino e qualcuno bussa, rispondo con un debole
“avanti.” e
la faccia di Sophie fa capolino.
“Ciao, May.
L’infermiera ha detto che probabilmente saresti stata sveglia.
Ti va di
vedermi?”
“Sì, mi va di vederti. Vieni.”
Lei si siede su una sedia accanto al letto: è pallida e
scarmigliata, con
ancora i segni delle lacrime sul viso.
“Prima sono
passati Alex, Holly e Wen. Ti fanno i loro auguri.”
“Domani li ringrazierò.”
“Lo sai che ora la tua gravidanza è a
rischio?”
Io annuisco
malinconica.
“Lo so, lo so.”
“Ti va di parlare
di quello che è successo?”
Io sospiro e
chiudo gli occhi, sentendo che si stanno inumidendo contro la mia
volontà.
“Ieri sera ho
scritto a Zack, mi è sembrato un po’ strano,
così stamattina sono andata da
lui.
Non chiedermi
perché, ma sentivo andava fatto, anche per chiarire la
questione della sua
gelosia verso Jordan e … lo sai… per prendere una
decisione definitiva.”
“Volevi dirgli
che avevi scelto Jordan?”
“Sì probabilmente
alla fine gli avrei detto quello, ma quando sono arrivata alla villa
non avevo
un discorso preciso in testa.
Sono entrata e
c’era la porta aperta, così sono salita in camera
sua e l’ho trovato che faceva
sesso con una mora, credo che questo chiuda la questione, non
pensi?”
Lei annuisce
dispiaciuta.
“Mi ha scritto,
ma gli ho detto di non farsi più sentire.”
“Hai fatto bene.”
“Sono sicura che
non mi darà retta.”
“Bene, così ho
una buona occasione per prenderlo a calci.”
Io dovrei
probabilmente dire qualcosa a Sophie, qualcosa come “No, non
dovresti farlo.”,
ma la verità è che voglio che lei lo faccia.
Farebbe bene a me e farebbe bene a
lei, che non è mai riuscita
a sentirsi
una brava sorella.
“Ti avviserò.”
“Mi dispiace,
May. Avrei dovuto proteggerti meglio, avrei dovuto fare qualcosa. Che
ne so, un
discorso da sorella maggiore a Jordan e Zack, invece ti ho lasciato
nella merda
da sola.”
“No, non è esatto.
Mi hai lasciato libera di scegliere, perché ti fidavi di me
e del mio giudizio.
Lo apprezzo molto.”
“E questo cosa ha portato?”
“A un terribile sbaglio da parte mia, ma siamo ancora qui e
ora so chi voglio e
forse l’ho sempre saputo.”
Lei mi sorride.
“Jordan ha vinto,
dunque.”
“Sì, ha vinto.
Gli ho detto di venirmi a trovare se vuole, mi farebbe piacere
vederlo.”
“Penso ti farebbe
bene o no?
Forse vuoi solo
stare da sola.”
“NO!
Ho bisogno di
qualcuno che rimanga qui con me, non ce la faccio a stare da sola. Ti
prego,
non andartene, Sophie.”
“Non me ne andrò,
tranquilla.”
Mi accarezza la fronte per calmarmi, ma il suo cellulare iniziare a
squillare e
deve rispondere.
“Rispondi, deve
essere Jordan. Gli ho detto di chiamarti.”
Lei annuisce e
risponde. Detta le indicazioni a qualcuno che presumo sia Jordan e poi
chiude
la chiamata.
“Ha detto che
arriverà il prima possibile. È molto preoccupato
per quello che ti è successo.”
Sul mio viso
affiora un sorriso involontario.
“Lo ami.”
“Sì, da cosa
l’hai capito.”
“Stai sorridendo, sorellina. Ti è bastato sapere
che sarebbe arrivato per
sorridere, lo ami davvero e spero sia all’altezza del ruolo
di padre.”
“Lo sarà.”
Non so da dove mi venga questa certezza, ma so che in qualche modo
è la verità
e mi fa sentire meglio, come se avessi qualcosa di caldo che mi avvolge.
“Ti voglio bene,
Sophie.”
“Te ne voglio anche io e te ne vogliono anche gli altri. Non
siamo più da
sole.”
“Sì ed è bellissimo, sapendo cosa si
prova a essere davvero amati sarei
scappata prima di casa.”
Lei ride.
“Sì, hai
ragione.”
Continuiamo a
chiacchierare per un altro po’ quando la porta si apre e
Jordan arriva con aria
trafelata. Ignora Sophie e guarda me.
“Stai … State
bene, vero?”
“Sì, ma adesso
sono diventata una gravidanza a rischio.”
“Ti aiuterò io.”
“È esattamente
quello che volevo sentirti, perché, sai, ho fatto finalmente
la mia scelta e.”
Prendo un attimo fiato.
“Ho scelto te,
Jordan.”
Lui sorride e mia sorella si alza in piedi.
“Penso sia
arrivato il momento che io vada a farmi un giro, penso che
andrò a mangiare,
così potrete parlare tranquillamente!”
Mi fa
l’occhiolino e se ne va, io le sorrido grata. Per fortuna ha
capito al volo la
situazione.
Ora siamo solo io
e lui nella stanza.
“Hai scelto e hai
scelto me, ma posso chiederti una cosa?
L’hai fatto solo
perché Zack ti ha tradito?”
Scuoto la testa,
in fondo me l’aspettavo questa domanda.
“No, perché mi
piaci e ti sei sempre interessato a me e a come stavo e sembra non
importanti
che sono incinta. Voglio dire, non mi tratti come una bambolina di
porcellana
solo perché sono incinta e io lo apprezzo molto.
L’ultima volta
che ci siamo visti l’ho capito e volevo dirlo a Zack, ma lui
mi ha fatto una
sorpresa sgradita.
Non sei una
seconda scelta, ti voglio troppo bene per farti questo.
Sai, penso
addirittura di amarti e..
Cristo, è
difficile perché è la prima volta che lo dico sul
serio a qualcuno e non so
come si faccia.
Insomma, Jordan,
ti amo e non come farei senza di te.
So che ti chiedo
molto, ma mi vorresti come ragazza?”
Lui mi guarda
sorridendo e mi stringe la mano.
“Sai, è la prima
volta anche per me, di solito uso le groupies, ma tu sei diversa.
Hai una luce
speciale che mi manda fuori di testa, odio pensare che tu sia di un
altro e
sono pronto a prendermi le mie responsabilità.”
Mi accarezza la
pancia lievemente.
“Per concludere
vorrei essere il tuo ragazzo.”
“Allora baciami.”
Lui si sporge verso di me e iniziamo a baciarci con passione, io
accarezzo i
suoi capelli, lui la mia schiena.
“Sono così felice
che potrei morire qui e adesso.”
“Non ci pensare nemmeno, May.”
Si siede sulla sedia lasciata libera da Sophie e mi accarezza la mano.
“Penso che dovrò
traslocare la stanza per il bambino a casa mia.”
“Sarebbe bello,
ma prima temo dovrai superare qualche prova.”
“Del tipo?”
“Guadagnarti la
fiducia di Wen e Sophie, ad esempio.”
“Quindi passerò molto tempo a casa tua.”
“Molto tempo.”
Lui sorride e mi
dà un bacio sulla fronte.
“Mi piace come
idea.
Io sorrido, non
sono affatto pentita della mia decisione: è lui quello
giusto.
Angolo
di Layla
Titolo:
The edge-Tonight Alive
|
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Capitolo 10 *** 9)Be the one I'm looking for ***
9)Be
the one I'm looking for
May p.o.v.
Si può essere
felici in ospedale?
Immagino di sì,
perché a me sta succedendo, Jordan mi sta raccontando vari
aneddoti seduto
sulla sedia accanto al mio letto e accarezzandomi la mano.
Dopo un po’,
verso le dieci arriva Sophie.
Sorride vedendo
la scena e prede una sedia anche lei.
“Tutto bene?”
“Benissimo.”
“Uhm, così adesso
sei il ragazzo di mia sorella. Vedi di trattarla bene o te ne
farò pentire.”
Il tono di Sophie è leggero, ma contiene una discreta dose
di minaccia che non
passa inosservata, infatti Jordan deglutisce.
“Farò del mio
meglio.”
“Buon per te. Mi dispiace dovervi interrompere, ma
l’infermiera ha detto che
l’orario di visita è finito.”
Jordan si alza e
mi dà un ultimo bacio a stampo.
“Tu puoi
rimanere?”
“Ho chiesto al dottore e ha detto che non c’erano
problemi.”
“Ok, tienimela d’occhio!”
Sophie ride.
“Jordan!”
Esclamo
indignata, ma quei non smettono di ridere, sembrano intendersi a
meraviglia!
Lui esce dalla stanza e mia sorella si mette in pigiama.
“Allora?
Dettagli?”
“Beh, è stato
difficile dirgli che lo amo, ma ne è valsa la pena, bacia
divinamente!”
“May!”
“Ok, torno seria.
Ci siamo dichiarati, mi ama, capisci?
Nessuno mi aveva
mai amata prima, mi avevano tutti usata come una bambola e poi mi ha
promesso
che si prenderà cura del bambino.
Io sento che
posso fidarmi di lui, anche se è giovane e probabilmente
spaventato sarà un
buon padre.
Sono
assolutamente felice di essere la sua ragazza, anche se lui temeva di
essere una
seconda scelta rispetto a Zack.”
“Non lo è, vero?”
Gli occhi di mia
sorella sono severi.
“No, non lo è.
Amo lui per
quello che è, non perché Zack mi ha tradito.
Mi credi?”
“Ti credo, l’importante
è che ti creda
Jordan.”
“Gli dimostrerò
che non ha nulla da temere da Zack e che amo lui.”
Esclamo decisa,
mia sorella sorride.
“È la prima volta
che ti vedo così decisa e vedo delle emozioni vere sulla tua
faccia, a New York
sembravi una bambola nelle mani di mamma e mi chiedevo cosa avessi di
sbagliato, perché non riuscissi a essere come te.”
“Non devi essere come me, devi essere te stessa. È
un bene che ci siamo
allontanate da lei o avrebbe finito per ucciderti e non mi andava di
seppellirti, Sophie.”
“Cosa intendi
dire?”
“Intendo dire che
con i suoi costanti insulti e sminuendoti sempre ti stava accompagnando
mano
nella mano verso la strada del secondo tentativo di suicidio.
E non se ne
sarebbe pentita, te lo dico io,
perché a
lei importa solo di sé stessa e delle apparenze, non
è in grado di affezionarsi
seriamente a qualcuno solo di allearsi temporaneamente con delle
persone.”
Mia sorella annuisce con gli occhi lucidi, forse ho toccato un nervo
scoperto,
in questo caso sono stata davvero un’idiota.
“Scusa, Sophie!
Credo di averti fatto ricordare delle brutte cose.”
“Non importa,
adesso sono qui viva e vegeta.
Adesso dormiamo,
domani mattina presto Wen ci verrà a prendere.”
“Lo scrivo a
Jordan, così magari fa un salto da noi.”
“E Wen lo
conoscerà.”
Io rabbrividisco
involontariamente.
“Un po’ ne ho
paura, ma credo di capire perché lo vuole fare, lo fa per
me, no?”
“Sì, lo fa per te
e per essere sicura che tu finisca nelle mani giuste. Tiene molto a noi
due,
anche se non ce lo meritiamo molto.”
“Sì, l’abbiamo trattata malissimo quando
è venuta da noi, adesso me ne pento.
Non se lo meritava affatto. credo che lei e Holly siano le uniche
nostre
parenti dotate di cuore, gli altri l’hanno venduto a
Satana.”
“Hai ragione e
adesso dormiamo.”
Lei si mette a
letto e crolla addormentata subito, deve essere stara una lunga
giornata
stressante per lei, io messaggio per un po’ con Jordan.
Non ho sonno
stranamente e solo dopo la sua buonanotte riesco ad addormentarmi, per
me è
stata una lunga giornata da incubo, di quelle da dimenticare e da
ricordare
allo stesso tempo.
Sono successe
troppe cose e, sebbene sia fisicamente stanca, il mio cervello non
riesce staccare la
spina facilmente.
La mattina dopo
mi sveglio un po’ intontita, vengo sottoposta agli ultimi
controlli e poi
finalmente posso andare a casa, sia Wen che Jordan sono venuti a
prendermi.
Mia sorella
studia con educata curiosità il nuovo venuto, sembra
chiedersi se quello che
sembra un ragazzino potrà davvero prendersi cura di una
ragazza incinta e del
bambino in seguito. Io ho piena fiducia in lui, so che ce la faremo,
perché ci
amiamo.
Salgo nella
macchina di Wendy, Jordan ci segue con la sua.
“E così hai
scelto Jordan, pensavamo che scegliessi Zack. Sembra più
affidabile.”
Io sbuffo.
“Sì, come no. Ieri sono andata da lui per
parlargli e indovina cosa ho trovato?
Lui che faceva
sesso con Tay Jardine!”
Mia sorella
rischia di inchiodare.
“COSA?! QUEL
BASTARDO!”
“Esattamente,
quindi penso di aver fatto una buona scelta con Jordan, almeno so che
mi ama.”
Rispondo acida, anche se lei non ha colpa in tutto quello che
è successo.
“Non ne sapeva
niente, scusami May. È per questo che hai
avuto…?”
“Sì, ero di
ritorno da casa di Zack quando ho iniziato a stare male, quindi
suppongo che
debba ringraziare lui.”
Mia sorella
ringhia qualcosa che non capisco.
“Dopo tutto hai
fatto una buona scelta, ma voglio parlare con Zack.”
“Non vorrai
insultarlo?”
“L’idea è quella,
è per colpa sua se tu stai male e nessuno può far
soffrire mia sorella e
passarla liscia.”
La sua frase mi
fa scoppiare a piangere.
“Grazie, Wendy,
grazie. Ho dannatamente bisogno di qualcuno dalla mia parte.”
“Noi due saremo sempre dalla tua parte.”
Rispondono in
coro Sophie e Wendy.
Io sorrido,
nonostante tutte le difficoltà che mi aspettano.
Arrivati
a casa
di Jack le mie sorelle mi fanno stendere sul divano e Sophie mi prepara
il
latte con il cacao, lo adoro da quando sono piccola. Quando le cose mi
vanno
male lei me ne ha sempre preparato una tazza sperando di tirarmi su di
morale.
Wen si siede su
una poltrona, Jordan su un’altra – vicino a me, in
modo da potermi tenere la
mano – e nelle stanza cala uno strano silenzio.
“Non avrei mai
detto che fossi tu alla fine a essere il padre del bambino di
May.”
“Perché?”
“Zack sembrava
più responsabile.”
Risponde lei con semplicità, bevendo un sorso dalla sua
bottiglia di birra con
fare distratto.
“Beh, purtroppo
vi sbagliavate.”
“Come mai
purtroppo?”
“Avrei preferito
che May non rischiasse un aborto nello scoprire la
verità.”
“Hai
perfettamente ragione.”
Il silenzio
dilaga di nuovo.
“Io non ti sto
simpatico.”
Wendy trasalisce esattamente nel momento in cui Sophie arriva con il
latte.
“No, non è
questo.
È solo che sono
preoccupata per mia sorella e vorrei essere sicura di affidarla in
buone mani,
pensavo fossero quelle di Zack, ma mi sono sbagliata.
Non penso tu sia
un cattivo ragazzo, ti sei precipitato in ospedale non appena May ti ha
avvisato, solo mi chiedo se tu sia pronto ad assumerti la
responsabilità di un
bambino.
Dura tutta la
vita e non è facile, soprattutto se
non
è tuo.”
“Non mi importa
che non sia mio.
Non so nemmeno io
se sono pronto, ma amo May e non posso lasciarla da sola ad affrontare
questa
situazione e poi…”
La sua voce si
abbassa, evidentemente è a disagio.
“Mi sono già
affezionato al bambino. Ok, non è mio, ma penso andremo
d’accordo.”
“E con i tour?”
Si gratta la
testa.
“Quando sarà
grande abbastanza potrà seguirci. Cercherò di
essere il più presente
possibile.”
Wendy annuisce,
sembra decisamente colpita da Jordan.
Io inizio a bere
il mio latte cercando di non innervosirmi, lei lo sta facendo per me,
non c’è
motivo di essere arrabbiata.
“May, tutto
bene?”
Mi chiede Sophie.
“Sì, credo di sì.
Insomma non mi aspettavo che Jordan venisse messo subito alla
prova.”
Mia sorella arrossisce violentemente.
“Scusa, non
volevo metterti in agitazione! È che, insomma, dovevo capire
che tipo è Jordan.
Conosco relativamente bene, ma non molto lui.
Lo conosco solo
come compagno di band di Tay.”
“Non nominarla
per favore.”
"Hai ragione."Mia
sorella rendendosi conto di cosa ha fatto chi ha nominato
impallidisce, può fare concorrenza al divano su cui sono
sdraiata.
Si alza di scatto
e prende la sua giacca di pelle.
“Sophie, te
l’affido. Io devo fare un paio di cose.”
“Non fare
cazzate!”
La supplica mia
sorella, ma Wendy scuote la testa e se ne va sbattendo la porta e
facendo
cadere un quadro sopra a un vaso preso a Venezia che, ovviamente, va in
mille
pezzi.
“Quando tornerà e
vedrà che quel vaso è rotto si
incazzerà da morire, lo adora.”
Commento io fosca.
“Io non mi
preoccuperei per il vaso, ma per Zack e Tay, ha l’aria di
volerli pestare.”
Jordan geme, io lo guardo male.
“Lo so che la
odi, ma è la cantante del mio gruppo: mi serve,
possibilmente non sfigurata.”
Io sospiro
profondamente.
“Ok, adesso mi
calmo, nessuna di queste cose mi sta toccando sul serio.
Nessuna di queste
cose mi interessa, sto fluttuando su una nuvola con un mitragliatore e
qualche
bomba a mano.”
Dico per
calmarmi.
“Un mitragliatore
e qualche bomba a mano?”
Chiede incredula
mia sorella.
“Sì, possono
sempre venire utili.”
Lei e Jordan si
scambiano uno sguardo preoccupato.
“May, ti devi
calmare, non organizzare un omicidio.”
“Lo so, ma non mi
aspettavo questo tradimento. Non so se sono più arrabbiata
con Zack o con Tay, insomma
ha giocato a fare l’amica con me fino a poco fa!”
Nessuno sa bene
cosa rispondermi, ci pensa il suono del campanello a toglierli
dall’imbarazzo.
Sophie si alza e
va alla porta e la sento urlare a qualcuno di non entrare.
Una scarmigliata
ragazza castana, trattenuta da mia sorella, fa il suo ingresso nel
salotto:
Taylor Jardine.
“May, lasciami
spiegare!”
“Non c’è nulla da
spiegare e adesso vattene! Non devo sopportare stress eccessivi e tu
sei uno
stress eccessivo.”
“Jordan, diglielo
anche tu!”
Jordan si alza e
si mette al fianco di Taylor.
“Tay, per favore
vattene. Non voglio che la mia ragazza rischi un altro aborto.
Parlerete dopo,
magari dopo che lei ha partorito.”
“Ma Jordan!”
“Niente ma!”
Con gentilezza
scorta Taylor alla porta e poi torna da me.
“Wen la
ucciderà.”
“Probabile.”
Non mi importa
molto della mia ex amica.
“Mi dispiace che
sia venuta e spero che chiarirete prima o poi.”
“Dai tempo al
tempo Jordan, adesso vieni qui.”
“Volete stare da
soli, vero?”
Chiede mia
sorella.
“Sì, se non ti
dispiace.”
“Figurati, magari
vado a disegnare qualcosa.
Buon riposo.”
Lascia la stanza,
Jordan e io rimaniamo abbracciati sul divano, lui mi accarezza la
pancia.
“Non pensare che
mi interessi Tay più di te, è che anche lei
è mia amica e mi dispiace vedervi
litigare, anche se comprendo perfettamente perché ora tu la
detesti.
Spero che un
giorno tornerete a essere amiche, hai bisogno di amiche.”
“Ho fatto
amicizia anche con Taylor Momsen, Hayley Williams e Jenna
Mcdougall!”
“Sono
simpatiche?”
“Sì, anche se Taylor la conoscevo già.
Ci siamo incontrate a un party a New
York. Spero che vengano a trovarmi.”
Sbadiglio, facendo sorridere Jordan.
“Tigre, pensa
a dormire. Hai l’aria stanca.”
“Io dormo solo se tu rimani con me.”
“Giuro di non
muovermi!”
Risponde con espressione
seria.
Sorridendo,
cullata dal suo calore e dalle sue coccole mi addormento.
Mi sveglio verso
mezzogiorno per via del profumino che arriva dalla cucina, Wendy deve
essersi
messa ai fornelli.
Con delicatezza
sposto le braccia di Jordan e vado in cucina, Wen è china su
una teglia di
lasagne che hanno l’aria deliziosa.
“Le hai preparate
tu?”
Lei annuisce.
“Quando sono
nervosa cucino e sono parecchio nervosa ultimamente.”
“Mi dispiace per
crearti così tanti problemi.”
“Non dire
assurdità, sei mia sorella.”
Io prendo una
bottiglietta di the verde e mi siedo su uno degli sgabelli della cucina.
“Sono stata da
Zack e Tay.”
“Sono ancora vivi?”
“Ti interessa davvero?”
“No, non molto.
Ma Jordan ha ragione quando dice che Tay è la frontman della
sua band e gli
serve viva.”
Lei annuisce.
“Sono vivi, li ho
insultati un po’ e li ho pregati di non farsi più
vedere fino al tuo parto.
Nessuno dei due l’ha presa bene, non so perché ma
sembravano follemente
desiderosi di spiegarti tutto.”
“Lo so, Tay è
venuta qui oggi.”
“Lo so, le ho
detto che se ci riprova le romperò la testa in
due.”
Io rido mio
malgrado.
“Non senti il
bisogno di spiegazioni?”
“In un certo
senso sì, ma non ora. Voglio dire potrei perdonarli
più facilmente se sapessi
che vogliono costruire una storia seria, ma ora è troppo
presto per parlargli.
Voglio solo stare tranquilla con Jordan.”
“A proposito, oggi sono stata fermata da Taylor Momsen, Jenna
MacDougall e
Hayley Williams, hanno detto che verranno a trovarti questo
pomeriggio.”
Io sorrido.
“Sono mie amiche,
saranno preoccupate.”
“Come me quando
mi sono svegliato senza di te!”
Borbotta Jordan,
arrivato alle nostre spalle.
“Scusa.”
Gli do un bacio
sul naso.
“Tra quanto si
mangia?”
“Un quarto
d’ora.”
Risponde Wen che
ha messo le lasagne nel microonde.
Venti minuti dopo
siamo a tavola e ci stiamo gustando le sue lasagne, sono buonissime,
è un vero
peccato che Jack non le possa mangiare.
“Peccato che non
ci sia Jack.”
“No, le avrebbe
divorate. Quel ragazzo ha un metabolismo assurdo!”
Ridiamo tutti e continuiamo
a mangiare.
Alle due suona di
nuovo il campanello ed è di nuovo Sophie ad andare ad
aprire, questa volta
torna in compagnia di tre ragazze. La prima non è molto
alta, ha corti capelli
arancioni e indossa un paio di shorts metà di jeans,
metà di tessuto scozzese e
una maglietta bianca di Titti; la seconda è alta con lunghi
capelli biondi, un
pesante trucco nero,un paio di shorts di jeans e una canottiera azzurro scuro lunga che lascia
intravvedere il reggiseno
e la terza ha i capelli verdi, indossa una maglietta azzurra e un paio
di jeans
stretti.
Hayley, Taylor e
Jenna.
“Ragazze!”
Ci abbracciamo e
salutiamo.
“Allora, vi
conoscete tutte vero.”
Hayley indica Wen
e Sophie.
“Le tue sorelle.”
Poi indica
Jordan.
“Il tuo ragazzo.”
“Esatto. Volete
qualcosa da bere?”
“Birra per tutte
e tre.”
Io vado in cucina
e torno con sei birre e del the per me, poi porgo a tutti quanto hanno
richiesto.
Apriamo le bibite
e iniziamo a bere in silenzio.
La prima che ha
il coraggio di romperlo è Hayley.
“Abbiamo
incontrato Tay prima, le dispiace molto.”
Io faccio una
smorfia.
“Anche a me, ma
lei ha fatto la sua scelta.”
“Giusto.”
Mi fa eco Taylor.
“Vedrai se fare
pace con lei dopo che avrai partorito. A proposito, come sta il
bambino?”
“Bene, solo che
quello di ieri è stato un forte shock e sono diventata
ufficialmente una
gravidanza a rischio. Non posso fare niente, non posso
scioccarmi.”
“Non vedo perché
dovresti voler scioccarti di nuovo!”
Esclama ridendo
Jenna.
“No, era così per
dire. Voi cosa mi raccontate?”
“No, prima
vogliamo sapere i dettagli di te e Jordan.”
Le accontento con un racconto particolareggiato di come ci siamo messi
insieme,
inframezzato da tanti “Ah” e
“oh”.
“Che cosa
romantica!”
Esclama sognante
Hayley.
“Molto. Io non
saprei essere così romantica.”
“Siamo in due,
Taylor. Cameron è ancora libero, Jordan?”
“Liberissimo.”
Taylor sospira,
Cameron Hurley è la sua cotta.
Continuiamo a
parlare e per un momento mi sento libera e leggera, una ragazza della
mia età
che parla di amore con le amiche.
Non mi sento come
una ragazza incinta troppo presto ed è un miracolo che devo
solo a loro e a
Wen.
È un miracolo
californiano di cui sono grata a tutti.
Angolo
di Layla
Canzone
del titolo: Adore-Paramore.
|
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Capitolo 11 *** 10)I'll see you in my dreams, waiting to say, ***
10)I'll
see you in my dreams, waiting to say, "I miss you, I'm so sorry"
Aileen p.o.v.
Non c’è niente di
peggio che sentirsi colpevole per essere viva.
Ogni respiro,
ogni cosa che mangio, ogni sorriso, ogni sguardo – qualunque
cosa – mi fanno
sentire indegna e in colpa verso Sam.
Anche lui avrebbe
dovuto continuare a vivere, non morire.
Deve essere stato orribile morire da solo e rifiuto di dare ascolto a
quella piccola
voce che mi dice che non avrei potuto farci nulla, perché
lui aveva già deciso
tutto.
Non posso
accettarlo, non posso pensare che mi abbia lasciato andare solo per poi
uccidersi.
Al lavoro cerco
di essere la solita Aileen sorridente, ma persino il mio capo si
è accorto che
fingo, che in realtà probabilmente preferirei essere in un
angolo a piangere.
Oggi è una
giornata noiosa.
In un angolo c’è
un gruppo di vecchietti che gioca a carte, in un altro un gruppo di
ricche
madri che discutono dell’ultimo party dopo aver accompagnato
a scuola i figli.
Approfittando della monotonia mi metto a litigare con una delle
macchine da
caffè, nella speranza di farla ripartire.
Dopo un quarto
d’ora però il campanellino sopra la porta del bar
suona e io devo servire nuovi
clienti, quando li vedo sbarro gli occhi: sono i Pierce Veil.
Mike è alto come
una pertica, indossa un paio di pantaloni a fantasia militare e una
maglia nera
ed è pieno di tatuaggi, suo fratello Vic è
più basso di lui e ha dei capelli di
un bel castano che gli arrivano alle spalle, poi
c’è quello che deduco essere
Jaime e non è altro che un ragazzo sorridente e ben piazzato
con i capelli
nascosti sotto un cappello nero e poi c’è Tony con
il suo solito cappellino e i
capelli lunghi.
“Aileen!”
Mi saluta
sorridendo, gli altri lo guardano un po’ perplessi.
“Vi conoscete?”
Azzarda Vic.
“Sì, ci
conosciamo. Anche se di solito finiamo per incontrarci sulla spiaggia a
tarda
notte.”
Dico divertita.
“Oh, sesso in un
luogo pubblico!”
“Stai zitto,
Jaime!”
Gli altri clienti ci guardano sconvolti.
“Stava
scherzando!”
Dico, rossa come
un pomodoro.
“Comunque, ti
presento queste bestie.
Lui è Mike.”
Il ragazzo mi porge la mano, ha una stretta forte, nonostante sia magro
ed
emani un lieve odore di marijuana.
“Sono il
batterista della band.”
“Piacere, sono Aileen.”
“Lui è Vic, il nostro cantante
chitarrista.”
“E questo scemo è
Jaime, il bassista.”
"Piacere di avervi
conosciuto, volete ordinare o prima volete dare un’occhiata
alla lista?”
I quattro si
guardano per un attimo.
“No, portaci
quattro cappuccini e quattro brioches.”
“Vuote, alla crema o alla marmellata?”
“Io prendo quel
donuts con la glassa rosa.”
Mi risponde Jaime indicando quello che vuole in una vetrinetta, gli
altri
prendono tutti una brioches alla marmellata.
Io preparo quanto
richiesto e glielo servo, stanno parlando di qualcosa riguardo alla
band e mi
ricordo che oltre alla casa discografica in cui lavora Sophie, la
Fearless
Records non è lontana.
Consumano quello
che hanno ordinato e poi dieci minuti dopo si alzano e se ne vanno,
Tony mi fa
l’occhiolino. Sono quasi certa che stasera finiremo per
incontrarci allo stesso
posto.
“Non sapevo
conoscessi gente famosa.”
Esclama sorpreso il mio capo.
“L’amica da cui
sto è la ragazza di Jack Barakat.”
Rispondo a bassa
voce, lasciandolo a bocca aperta.
Il resto della
giornata trascorre in modo tranquillo, anche se ogni tanto il mio capo
mi
guarda come se fossi un’interessante specie aliena da
studiare.
Smonto alle sei
come al solito e passo a prendere Sophie, lei ha un’aria
stanca e depressa che
non promette niente di buono.
“Cosa è
successo?”
“Vic mi ha invitato a un barbecue, così
potrò vederlo fare il fidanzatino con
Danielle.”
Mi risponde sottotono.
“Non è detto che
questa storia duri per sempre.”
Lei sospira e non
mi risponde.
Arriviamo a casa
e la troviamo piena di gente come al solito, Wendy si sta dando da fare
in
cucina, Jordan e Jack stanno guardando la tv con May.
“Buonasera!”
“Ciao, ragazze.”
“Com’è andata la
giornata?”
Ci chiede May, io
le racconto dell’arrivo dei Pierce The Veil e Sophie si
incupisce ancora di più
e con una scusa se ne va in camera sua.
“Devo fare
qualcosa, devo far mollare Vic e Danielle.”
“E come pensi di fare? Non vorrai dirle che il bambino
è di Vic.”
“Sarebbe
un’idea.”
Commenta meditabonda, ma davanti allo sguardo sconvolto di Jack e
Jordan alza
le mani.
“Ok, era solo
un’idea. Troverò
qualcos’altro.”
“May, sei terribile.”
Jordan la guarda
un po’ stranito.
“Mi fai un po’
paura.”
Lei alza gli
occhi al cielo.
“È mia sorella,
la devo aiutare.”
“Non certo in
questo modo, il bambino è mio!”
Esclama indignato
Jordan, facendola arrossire.
“Oh, va bene.”
Balbetta,
trattenendo le lacrime.
Non credo si
aspettasse una risposta del genere, ma le ha fatto molto piacere a
giudicare
dal modo in cui guarda il suo ragazzo.
Beati loro che
sono una così bella coppia!
La
notte faccio
sempre fatica a dormire, così – quando il resto
della casa si gode il sonno dei
giusti – prendo la macchina e me ne vado alla spiaggia.
Stasera sono sicura che
troverò Tony, me l’ha fatto capire al bar.
Percorro le
strade trafficate anche a quest’ora e parcheggio al mio
solito posto, scavalco
il basso cancellino di legno bianco ed entro nella spiaggia.
Stasera c’è vento
quindi ricevo parecchia sabbia in faccia prima di arrivare al mio
solito posto,
questa volta ho portato anche una coperta.
Tony è già lì,
vedo la sua figura stagliarsi alla luce della luna.
“Ciao, trovato
qualche tartaruga?”
Lui si volta
verso di me sorridendo.
“Sei in ritardo stasera.”
“C’era un po’ di
traffico.”
Rispondo io
mentre stendo la coperta, lui si siede immediatamente accanto a me.
“Spero non ti sia
dispiaciuto conoscere i ragazzi, oggi.”
“No, assolutamente. Sembrano delle brave persone. Il mio capo
è rimasto
scioccato invece, per tutto il pomeriggio mi ha guardato come
un’aliena.”
Cerco di ridere,
ma tutto quello che mi esce è un suono rauco.
“Come stai?”
“Male, mi sento
in colpa. Se fossi stata lì forse lui sarebbe ancora
lì.”
“È stato lui a
decidere di morire, non tu, cioè non l’hai
obbligato. È un qualcosa che lui ha
deciso in tutta libertà, anche se immagino faccia
male.”
“Molto male.”
Rispondo
guardandomi i piedi.
“Ogni cosa che
faccio mi fa sentire in colpa, perché so che lui non la
potrà più fare.”
Scoppio improvvisamente
in lacrime.
“Cerco di
mostrarmi forte davanti alle ragazze per non far preoccupare May, ma
dentro mi
sento a lutto. Ripenso a tutte quelle cose stupide che abbiamo fatto,
ai nostri
discorsi senza senso a quando mi chiamava “piccola”
e poi mi abbracciava con
quel sorriso storto.
Niente di tutto
questo potrà succedere ancora, lui se ne è andato
troppo lontano senza di me.”
“Sbagliato.”
Mi corregge
dolcemente Tony.
“Lui ti ha
concesso di andartene via e farti una vita nuova, perché
voleva che tu fossi
felice e sapeva che non sarebbe mai successo a Baltimora. Qui puoi
lavorare in
un bar senza essere giudicata e, volendo, puoi frequentare anche il
college.”
Io mi stringo nel suo abbraccio e non dico nulla per un po’.
“Posso chiederti
una cosa?”
“Chiedi.”
“Vic ama davvero Danielle?”
“Perché questa
domanda?”
Rimane un attimo
in silenzio.
“Ho capito, sei
amica di Sophie. No, non credo che ami Danielle, ma che gli faccia da
tappabuchi quando è da solo. Mike ha Alysha, Jaime Jess e io
… niente, lasciamo
perdere.
Quindi si sente
solo e poi ha paura di innamorarsi di nuovo dopo Holly, non so cosa
possa fare
Sophie per farsi notare.”
“Tu hai una
ragazza, Tony?”
Lui si
irrigidisce per un attimo.
“Ce l’avevo. Si
chiamava Erin, l’ho mollata la prima sera che ci siamo visti.
Non cercavo
tartarughe, volevo solo stare da solo, ma non mi sono pentito di averti
parlato.”
Io arrossisco.
“Oh, grazie!”
“Di niente!”
Rimaniamo in
silenzio a guardare il mare e ad ascoltare il rumore delle onde che si
infrangono sulla spiaggia.
Dopo un po’
guardo l’orologio e mi accorgo che è tardissimo,
così mi alzo di scatto,
causando la caduta di Tony che si era appoggiato a me.
“Beh?”
“È tardi, devo
andare.”
Lui si alza, si sbatte la sabbia via dai pantaloni e poi mi abbraccia,
tutto normale,
solo che questa volta mi bacia anche una guancia pericolosamente vicino
alla
bocca.
“Allora,
buonanotte.
Un giorno
dovremmo provare a vederci di giorno.”
“Una domenica
sarebbe fantastico.”
Rispondo un po’ confusa dal suo gesto.
“Benissimo, ci
metteremo d’accordo.”
Ci salutiamo e ce ne andiamo in direzioni opposte, io salto in macchina
e cerco
di arrivare il più presto possibile a casa di Wen, ma questa
volta le cose mi
vanno male. Sul portico trovo la mia amica a braccia incrociate.
“Si può sapere dove
sei stata?”
“Alla spiaggia.”
“E cosa ci sei andata a fare a quest’ora?
È pericoloso.”
“Non ero da
sola.”
Rispondo laconica, lei mi rivolge un’occhiata sorpresa.
“Adesso entriamo
e mi racconti tutto davanti a una tazza di the.”
La seguo dentro
la villa e quando mi porge la tazza mi accorgo che è
piacevole la sensazione di
bere del liquido caldo.
“Allora?”
“Beh, è semplice
come cosa. Da quando mi sono trasferita qui ho difficoltà a
dormire, prima per
abituarmi alla California e poi per Sam e ho preso
l’abitudine di andare alla
spiaggia. Fin dalla prima volta ho trovato Tony in un certo punto e
adesso è
diventata quasi un abitudine incontrarci lì.”
“Chi sarebbe
questo Tony?”
“Tony dei Pierce
The Veil.”
Lei rimane un attimo in silenzio.
“Ok, va bene. È
un tipo a posto, ma
non fareste meglio a
incontrarvi di giorno?”
“E dove la metti la magia?”
Sogghigno io.
“No, tornando
seria, mi ha detto che una domenica potremmo vederci.”
“Ti piace.”
Io guardo il fondo della mia tazza di the e cerco di vederci delle
figure prima
di rispondere a Wen.
“Sì.”
Sussurro io infine, con lo sguardo basso.
“Lo dici come se
fosse una brutta cosa.”
“Mi sento in
colpa nei confronti di Sam, lui è appena morto e io
già penso a un altro.”
“Non siete mai stati insieme.”
Mi ricorda brutalmente la mia migliore amica e so che ha ragione, ma so
anche
che tra me e Sam c’era un rapporto particolare: sempre in
bilico tra l’amicizia
e l’amore.
Eravamo sempre
sul filo del rasoio, nessuno voleva fare un passo verso
l’altro, ma questo non
significa che non l’amassi a modo mio.
È questo che mi
disgusta di me, ho
appena seppellito il
ragazzo che a modo mio amavo e già penso a un altro, forse
allora non ho mai
amato Sam. Il pensiero mi fa sentire una vera merda.
“Aileen?”
“Sono una persona
orribile.”
“Non ti seguo.”
“Ho detto di aver
amato Sam, di amarlo ancora e ora lo sto già archiviando
uscendo con un altro,
forse non l’ho mai amato.
E mi sento una
merda per questo, indegna. Sono andata al suo funerale e ho pianto e mi
sento
un’ipocrita per questo, che senso hanno avuto quelle
lacrime,eh?”
“Che gli volevi
molto bene, che forse lo amavi, ma che quell’amore non era
destinato a
sbocciare o che se fosse sbocciato non avrebbe avuto futuro.
Ci pensi mai a
come sarebbe vivere con lui come coppia? Ti ci vedi?”
Io rimango ancora
in silenzio.
“No, ci vedo solo
come amici.”
“E questa è la
risposta, il vostro è uno di quelli amori un po’
sfigati che non si possono
realizzare. Siete due strada parallele, quindi non sentirti in colpa se
ti
piace Tony. Lui avrebbe voluto che tu fossi felice,
ricordatelo.”
Poi si alza con
uno scatto.
“Perdonami, ma
ora vado a letto, domani devo andare a lavoro.”
Mi alzo anche io.
“Sì, vado a letto
anche io.”
Saliamo tutte e
due ai piani superiori, l’unica porta calma è
quella di May: suppongo stia
dormendo con Jordan.
Entro nella mia
camera, mi tolgo gli anfibi e gli shorts e mi butto sul letto, cinque
minuti
dopo sto dormendo un sonno profondo e senza sogni.
I giorni passano
monotoni, io e Tony abbiamo deciso di vederci questa domenica e io sono
agitata. Come devo considerare questa uscita?
Come un’uscita
tra amici o come un appuntamento?
Io, Wen e le
ragazze istituiamo un consiglio di guerra per cercare di capire come
sia meglio
vestirmi e alla fine decidiamo di adottare una via di mezzo.
Indosso una gonna
nera a pois bianchi a balze e una maglia con un teschio e qualche
spacco sulle
maniche, un paio di anfibi e prendo la mia giacca di pelle casomai
facesse
freddo.
Dobbiamo
incontrarci in uno starbucks vicino alla spiaggia e io sono sulle
spine: sono
sempre stata una frana nelle relazioni sociali.
E se la magia del
rapporto tra me e Tony finisse senza la spiaggia e la luna?
Parcheggio poco
distante dal locale e mi chiedo se sia davvero il caso di entrare, ma
poi mi
convinco che lui ci rimarrebbe malissimo se io gli dessi buca.
Scendo dalla
macchina con un sospiro tremulo e mi avvio verso il luogo
dell’appuntamento,
entro nel bar e noto un ragazzo con
il
cappuccio della felpa nera alzato a coprire un capellino rosso e che
indossa
occhiali da sole, nonostante il tempo sia nuvoloso.
Mi dirigo senza
esitazioni al suo tavolo e lui mi guarda da sotto le lenti scure, poi
sorride.
“Ciao, potresti
toglierti almeno gli occhiali?
Mi fa strano
parlare con uno che non sai dove guarda.”
Lui obbedisce
tranquillo e io mi accorgo che alla luce del sole i suoi occhi sono
grandi,
castani ed espressivi, messi in risalto dal piccolo dermal appena sopra
la
guancia.
Ha un velo di
leggera barba e un sorriso timido.
“Ehi, come va?”
Mi chiede.
“Cerco di andare
avanti meglio che posso, e tu?”
“Non mi lamento,
stiamo scrivendo nuova musica e questo mi aiuta a dimenticare
Erin.”
“Sono contenta
per te.”
Rimaniamo un
attimo in silenzio.
“Certo che di
sera sulla spiaggia è un’altra cosa, è
tutto più romantico.”
Tra di noi si crea
un altro attimo di silenzio, poi scoppiamo a ridere tutti e due.
“Non posso più
credere che tu sia una sirena.”
“E tu una visione
paradisiaca.”
Il ghiaccio è
rotto e ordiniamo tranquillamente alla cameriera che lancia
un’occhiata di
troppo a Tony, io la fulmino.
“Wow, se le
occhiate potessero uccidere qui ci sarebbe un cadavere!”
Io arrossisco
leggermente.
“Non mi piacciono
le ragazze che flirtano con i ragazzi che sembrano o sono
impegnati.”
“Capisco. Il tuo
capo ti ha chiesto ancora qualcosa su di noi?”
Io mi gratto il
mento imbarazzata.
“A dire la verità
sì.”
Tiro fuori un
poster dalla mia borsa.
“Pare che sua
figlia sia una vostra fan, potresti firmarglielo?”
“Va bene.”
Firma sorridendo.
“E con questo
siamo a posto. Come va la storia, sì, ecco, di
Sam?”
Io non so cosa
dire, devo organizzare le idee e – per fortuna –
arriva la cameriera a
togliermi di impaccio con le nostre ordinazioni.
Bevo un sorso di
frappuccino e poi mi decido di parlare.
“Mi manca, non
posso negarlo, è stato il mio migliore amico, un fratello,
una figura di
riferimento per tantissimi anni. Ogni volta che finivo nei guai
arrivava lui e
sistemava le cose, cosa di cui gli sono eternamente grata. Senza di lui
forse
sarei ancora in galera.”
Dico, giocando
nervosamente con il tovagliolo.
“Quando
convivevamo eravamo come cane e gatto, continuavamo a punzecchiarci, ma
era …
bello. Sì, bello è la parola giusta,
perché c’era una sorta di equilibrio.
Ovviamente lo
amavo e lui mi amava, ma ho parlato con Wen e ho capito una cosa: che
la nostra
storia non avrebbe mai avuto futuro.
Non so come
spiegare… Lui sapeva che mi meritavo di meglio che Baltimora
e un lavoro
sottopagato e che mi esponeva a tante tentazioni, mi ha lasciata andare
perché
mi amava e voleva che fossi felice altrove.
Mi sento ancora
un po’ in colpa, ma ora so che lui non lo vorrebbe e
così cerco di fare del mio
meglio per andare avanti.”
Lui sorride e mi
prende una mano tra le sue: sono grandi e callose.
“Sono felice che
tu sia arrivata a questa conclusione.”
Ci guardiamo un
attimo negli occhi e poi sorridiamo, ce ne andiamo, lui paga anche per
me. Io
però un’idea su dove andare e lo faccio salire
nella mia macchina.
Mi metto alla
guida e non gli dico nulla della destinazione.
“Dove andiamo?”
“Segreto,
segreto!”
Canticchio io, divertita.
Lui continua a
tempestarmi di domande, senza ottenere risposta. Tace solo quando vede
che
siamo in prossimità dello zoo di San Diego.
Parcheggio e pago
due biglietti, poi lo prendo per mano e lo porto verso il terrario: Wen
mi ha
detto che nel rettilario, oltre ai serpenti, ci sono dei terrari con
delle
tartarughe.
Entriamo in un
ambiente cupo e opprimente, fa molto caldo rispetto a fuori, ma Tony
non lo
nota nemmeno, corre verso il primo terrario e si incanta a osservare le
tartarughe per un tempo che mi sembra infinito.
Quando finisce mi
abbraccia di slancio e di nuovo mi bacia troppo vicino alla bocca.
Usciamo mano
nella mano dal rettilario, sembriamo due fidanzati e di nuovo non so
come
interpretare questa situazione, domani farò una lunga
chiacchierata con Vic o
Jaime o con tutti e due.
Nel frattempo mi
godo questo momento di assoluta pace e tranquillità.
L’appuntamento è
stato un successo, non potevo chiedere di meglio.
Non abbiamo fatto
granché, ma da qualche parte bisogna pure cominciare, no?
Angolo di Layla
Ringrazio di cuore _redsky_
per la recensione. Iniziavo a pensare che questa storia
facesse schifo.
Canzone del titolo: Lullabies-All
Time Low
|
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Capitolo 12 *** 11)t's just a spark, but it's enough to keep me going ***
11)t's
just a spark, but it's enough to keep me going.
Aileen p.o.v.
Un
appuntamento
suscita sempre curiosità, così non mi sorprende
per niente che al mio ritorno
siano tutti riuniti al tavolo della cucina, Jordan compreso che tiene
teneramente tra le braccia May.
“Allora? Vi siete
baciati? Scopati?”
Urla Jack,
ricevendo una gomitata da Wendy.
“No, Jack. Niente
parti piccanti, puoi andartene.”
La sua faccia è una maschera di delusione.
“Non mi dire che
ora inizierete uno di quei discorsi tipicamente femminili in cui si
analizza
ogni dettaglio per capire quanto e come è interessato il
ragazzo in questione!”
“Temo sia proprio
così!”
Rispondo angelica
io.
“Dio me ne scampi
e liberi, dopo un po’ mi viene sonno.”
Si alza dalla sua
sedia e se ne va, seguito da Jordan, che probabilmente non apprezza
anche lui questo
genere di discorsi.
“Io vado un po’
in studio, intanto voi parlate di questo appuntamento.”
Wen ride sotto i baffi, io mi siedo sulla sedia lasciata libera da lui.
“Allora?”
“Uhm, ci siamo
visti in un bar e abbiamo parlato un po’.”
May alza gli
occhi al cielo.
“Ok, ci siamo
trovati seduti in questo bar, tutti e due abbastanza a disagio, poi
abbiamo
fatto un paio di battute su come sia meglio incontrarsi di notte alla
spiaggia
e si è sciolto il ghiaccio.
Mi ha chiesto di
Sam e io del suo lavoro. Poi ho deciso di fargli una sorpresa:
l’ho portato al
terrario.
Sembrava un
bambino in un negozio di dolci in mezzo a tutte quelle tartarughe, le
ha
guardate tutte, ammirato.
Mi ha detto che
le adora, ma purtroppo lui non riesce a tenerle e che le sue muoiono
subito,
tranne quella che gli ha dato Holly.
Poi ci siamo
salutati e lui mi ha dato un bacio sulla guancia, ma molto vicino alla
bocca,
non so come interpretarlo.”
May inizia a far
saltare un mandarino con aria concentrata.
“Io direi che gli
interessi e parecchio, solo che è timido e il fatto che sia
stato piantato da poco
non aiuta e nemmeno la storia di Sam.”
Io rimango in
silenzio e May punta i suoi occhi azzurri e glaciali nei miei.
“Ma a te piace o
è solo un amico?”
Io deglutisco, ho
una paura folle di ammettere i miei sentimenti.
“Io…. Lui, ecco,
insomma, mi piace.”
May sorride.
“Immagino che sia
difficile per te ammetterlo, ma credo anche che il tuo amico volesse
che tu
fossi felice e se Tony ti fa felice dovreste continuare a sentirvi e
magari
capire se c’è qualcosa di
più.”
“Hai ragione.
Solo, che è
difficile sapendo quello che è successo a Sam, ho tonnellate
di senso di colpa.
Allo stesso tempo
vorrei trascorrere più tempo possibile con Tony,
perché mi fa stare bene.
Ho una mezza idea
di chiedere a Vic o Jaime cosa ne pensano, se Tony ha detto loro
qualcosa.”
“Uhm, puoi
provarci.”
Risponde
conciliante May, le altre non hanno aperto bocca.
Wen non ha molta
esperienza con i ragazzi e probabilmente anche Sophie ha lo stesso
problema.
“E voi cosa ne
pensate?”
“Io ho trovato
Jack assolutamente per caso ed è stato lui a volermi. Molto.
Non so come si
corteggino i ragazzi, posso parlarti per ore di tatuaggi, ma su questo
argomento sono carente.”
“Idem per me, con Vic ho fallito su tutta la linea.”
Mi dice desolata.
“Mi dispiace di
avertelo ricordato.”
“Non fa niente.”
Prendo in mano il cellulare e compongo il numero di Vic, dopo un paio
di
squilli mi risponde una voce femminile, suppongo sia Danielle.
“Pronto?”
“Ehm, ciao. Sono Aileen,
un’amica di Vic, potrei parlare con lui?”
“No, è impegnato
con me. Ciao.”
Mi butta giù il
telefono senza permettermi una replica.
Simpatica con un
cactus in culo.
Sbuffando
compongo il numero di Jaime.
Mi risponde lui,
per fortuna.
“Ciao, sono Aileen.
Ti ricordi di me?”
“Ma certo la
cameriera amica di Tone! Come mai mi hai chiamato?”
“Ecco… Ehm, avrei
bisogno di parlare con te.”
“Quando vuoi.”
Io sorrido.
“Va bene domani
durante la mia pausa pranzo? È da mezzogiorno e mezzo
all’una.”
“A mezzogiorno e
mezzo sarò al locale.
Non è che vuoi
parlarmi di Tony?
Mi ha mandato un
messaggio sconclusionato prima.”
Io rido imbarazzata.
“La mia idea
sarebbe quella.”
“Va bene, sono
curioso di sapere cosa c’è tra di voi.
La tartaruga è
così lenta nella sua vita amorosa!”
“Parli tu, che a
quanto mi dicono, stai ancora con la tua ragazza del liceo.”
Lui ride e mi saluta, io faccio lo stesso.
“Domani vedrò
Jaime.”
“Perfetto!”
May mi fa un
segno incoraggiante con la mano e tutte lasciamo la cucina per
raggiungere i
ragazzi, a quanto pare hanno iniziato una partita a qualcosa, ma sono
lieti di
interromperla per stare con noi.
Non posso fare a
meno di sentirmi fortunata, sono circondata da persone che mi vogliono
bene,
esattamente come ne volevano Jimmy e Sam.
Il giorno dopo a
mezzogiorno e mezza Jaime fa capolino nel locale, il mio capo lo guarda
sorpreso e io ne approfitto per dargli il poster firmato da Tony.
“Oh, grazie! Mia
figlia sarà felice!”
Mi risponde un
po’ trasognato, mentre raggiungo il mio amico.
“Perché il tuo capo
mi guarda come se fossi un alieno?”
“Non si è ancora
abituato all’idea che abbia amici famosi e poi siete il
gruppo preferito di sua
figlia.”
“Ha ottimi gusti, non c’è niente da
dire.”
Io rido, leggermente imbarazzata.
“Dove andiamo a
mangiare? No, perché io ho fame.”
“C’è un
ristorante messicano dietro l’angolo, ho pensato che
l’avresti apprezzato.”
Lui mi dona un
sorrisone abbagliante.
“Grazie del
pensiero.”
Percorriamo i cinquecento metri che ci separano dal ristorante in
silenzio,
inizio a sentirmi un po’ a disagio, anche se molto alla mano
è pur sempre una
rockstar famosa che non avrà voglia di sorbirsi le mie pare,
senza contare che
è il miglior amico di Tony.
“Non so se è
stata una buona idea chiamarti.”
Dico a un certo punto.
“Perché?”
“Non so, sei il
miglior amico di Tony e non so se ti va di sentire le mie
pare.”
“Non ti
preoccupare e poi devo sapere cosa sta succedendo, Tony è
stato molto vago sul
vostro appuntamento.”
“Ah.”
Dico delusa.
“Non pensare
male, vuol dire che lo hai colpito.”
“Se lo dici tu.”
Rispondo un po’ piatta, non del tutto convinta dalla sua
spiegazione.
Ci sediamo a un
tavolo un po’separato rispetto agli altri, lui ordina dei
taco, io delle
enchiladas.
“Allora, dimmi
tu.”
All’improvviso divento completamente rossa e non riesco a
spiccicare una
parola, un attacco della mia vecchi timidezza è in corso.
“Tutto bene?”
“No, non c’è nulla che vada bene.
È tornata la mia
vecchia timidezza insieme al senso di colpa.”
“Senso di colpa?”
“Ho appena
seppellito un amico, un amico che mi amava.”
Non oso alzare
gli occhi dal mio patto e addirittura lo allontano con la mano.
“Ma cosa è
successo tra te e Tony?”
Gli racconto
succintamente dell’appuntamento, del terrario e del mezzo
bacio. Lui rimane
colpito.
“Wow! Devi
piacergli davvero molto!”
“Io pensavo il
contrario.”
“No, beh, lui non
è mai stato veloce con le ragazze. Lo chiamiamo Turtle
perché è timido e perché
è lento con le ragazze, soprattutto con quelle che gli
piacciono. Teme sempre
che lo rifiutino.”
“Non vedo perché.
È un bel ragazzo ed è gentile, ascolta e ha un
sorriso meraviglioso.”
Jaime mi sorride.
“Quando era al
liceo ha avuto problemi di depressione e
gli sono rimasti problemi di autostima.”
“Oh, capisco.”
Il mio cellulare
vibra per un messaggio.
“Ehi, ciao! Ti
va
se stasera ci vediamo alla spiaggia?”
Io
digito un
“Sì.” come risposta a Tony, mentre il
mio cuore batte più veloce.
“Ti piace?”
“Sì, mi piace. Ma temo di non essere la ragazza
adatta a lui.
Lui è così…
perfetto e io sono piena di problemi.”
“Se gli piaci
veramente lui non baderà a queste cose.”
“Ma io gli
piaccio?”
Chiedo con una vocina tremante.
“Ehi! Sorridi!
Penso che tu gli piaccia, non ti devi preoccupare.”
Io annuisco non
troppo convinta, il concetto che io possa piacere a qualcuno mi
è estraneo.
Io e Jaime parliamo
ancora un po’, poi me ne torno al lavoro, la testa persa in
pensieri pieni di
Tony.
Non devo
innamorarmi di lui.
Non devo.
Ma chi prendo in
giro? Lo sono già e quando lui mi rifiuterà
perché non vorrà avere a che fare
con una ladra farà malissimo.
Il pomeriggio –
al lavoro – sono distratta e preoccupata per il mio
appuntamento serale e anche
quando arrivo a casa sono nervosa.
Mi rinchiudo in
camera mia piuttosto presto e questo fa preoccupare Wendy,
perché dopo un po’
sento bussare e mi trovo davanti la sua faccia.
“Cosa succede,
Aileen?”
“C’è che sono
preoccupata per il mio appuntamento con Tony, dopo.
Oggi ho
intenzione di dirgli tutto.”
“Tutto cosa?”
“Del mio passato
al riformatorio, così avrà una buona scusa per
andarsene.”
Lei sospira.
“Io non penso che
se ne andrà, credo che rimarrà comunque al tuo
fianco.”
Io sospiro.
“Io invece credo
di no, tutti si spaventano quando lo dico.”
Lei mi sorride incoraggiante.
“Andrà bene, non
preoccuparti.”
Vorrei poterlo davvero fare, ma non ci riesco. In testa ho solo
immagini
negative di lui che se ne va per sempre dalla vita, schifato
dall’aver
frequentato e quasi baciato una ladruncola come me.
Verso mezzanotte
me ne vado e mi reco all’appuntamento, parcheggio al solito
posto e cammino
sulla spiaggia, godendomi la brezza.
Tony è già là e
quando mi vede arrivare sorride, io cerco di sorridere di rimando, ma
probabilmente mi riesce solo una smorfia perché lui mi
guarda preoccupato.
“Tutto bene,
Aileen?”
“Devo dirti una
cosa e non ti biasimerei se dopo averla sentita tu non voglia
più avere a che
fare con me.”
“Dimmi.”
Mi risponde
preoccupato.
“C’è una cosa che
non ti ho detto sul mio passato, una cosa importante.
Io, ecco, sono
stata in riformatorio ed è per questo che non ho frequentato
l’università. A
Baltimora frequentavo delle brutte compagnie e alla fine mi hanno
convinto a
fare un furto in una villa. Io ho detto di sì e ci hanno
beccati.
Mi sono fatta
qualche anno di riformatorio e poi sono uscita. Non sono una brava
ragazza o
una che valga la pena frequentare, sono una specie di avanzo di
galera.”
Lui rimane in silenzio, poi mi abbraccia.
“Non mi importa,
davvero.
Io sono sicuro
che sei una brava persona e che qui ti stai costruendo la tua seconda
possibilità e conta solo questo, non mi importa del fatto
che sei finita
dentro.”
Io lo guardo sbalordita, lui si stacca un attimo e poi fa
l’ultima cosa che mi
sarei aspettata: mi bacia con passione, che io ricambio.
Pensavo che mi
avrebbe mollata e invece siamo qui a baciarci come una coppietta e non
posso
che essere felice.
Quando ci
stacchiamo lo guardo stupita, senza sapere bene cosa dire.
“Grazie, Tony.”
Blatero alla fine.
“ E di che?”
“Per non avermi
rifiutata.”
Gli rispondo semplicemente.
“Perché avrei
dovuto farlo?
Mi interessi e
molto.”
Io arrossisco e non so se lui lo nota alla luce della luna.
“Quindi io ti
piaccio, e cosa siamo noi?”
Lui mi guarda
sorridendo impacciato.
“Due persone che
si frequentano perché si piacciono e sperano che si sviluppi
qualcosa tra di
loro.”
Lo shock mi manda
dritta per terra, seduta in una posa scomposta da eroina tragica, le
mie gambe
mi hanno tradito nel modo più ridicolo possibile.
“Dici sul serio?”
Lui si siede
accanto a me.
“Sì, cosa ci
trovi di strano?”
“Beh, io sono un
avanzo di galera, neanche tanto bella e tu sei una rockstar famosa, sei
bello e
sei circondato da ammiratrici con un passato migliore del
mio.”
“Ma io voglio te,
Aileen.”
Poi mi abbraccia
e io mi abbandono sul suo petto, ci sto veramente bene, sembra quasi
fatto
apposta per me.
“Mi sembra troppo
bello per essere vero, adesso mi do un pizzicotto.”
Balbetto a bassa voce e sotto lo sguardo esterrefatto di Tony e mi do
un
pizzicotto: fa male, quindi è tutto vero e io ho appena
fatto una figuraccia
colossale.
“Ehm, scusa.”
Borbotto.
“È che trovo
tutto così incredibile e mi scuso per trattarti come un
alieno è che l’idea che
qualcuno voglia stare con me dopo il riformatorio mi manda fuori di
testa in
senso buono.
Non me lo merito,
io sono solo…”
Per farmi tacere mi dà un altro bacio.
“Tornata sulla
Terra?
Sembravi una
teiera pronta a esplodere.”
Io ormai sono più
rossa di un peperone ormai.
“Sì, credo di
sì.”
“Bene.”
Con gentilezza si stende con la testa nel mio grembo
e io comincio ad accarezzare i suoi capelli.
“Uhm, continua,
anche se rischio di addormentarmi.”
“Ti piace?”
“Mi rilassa molto.”
“Anche Erin te lo faceva?”
Non riesco a trattenere la mia linguaccia.
“Sì, ma non mi
rilassavo molto, non aveva il tocco giusto.”
“E io?”
“Tu sì.”
Involontariamente sorrido.
“Sei gelosa di
lei?”
“Un po’.”
“Non ne hai motivo,
sono stato io a mollarla.”
“Posso chiederti perché?”
Lui sospira.
“Mi tradiva con
il mio tecnico. È stato abbastanza brutto perché
per me non è facile aprirmi
con le persone o dire loro che le amo. Con lei mi sono impegnato al
massimo
perché tutto funzionasse e tutto quello che ho ricevuto
è stato un calcio in
culo, mi ha detto che sono un disastro ambulante che non
troverà mai la persona
giusta.”
“Puttana di
merda!” Sibilo a bassa voce: “Se ti trovo ti
rifaccio la faccia.”
Tony mi sente e
scoppia a ridere.
“Sei
meravigliosa.”
“Più che altro manesca e vendicativa.”
“Mi piacciono le ragazze manesche e vendicative.”
Mi risponde lui con una voce mezza addormentata.
“Turtle, sveglia
o finirai per dormire qui in spiaggia.”
Lui mugugna
qualcosa e poi si alza.
“Vorresti venire
da me a dormire?
Solo dormire.”
Io arrossisco,
immaginandomi avvinghiata al suo corpo forte e magro.
“Sì, mi
piacerebbe. Aspetta che chiamo Wendy.”
Compongo il numero del suo cellulare e dopo innumerevoli mi risponde
con una
voce da oltretomba.
“Che c’è, Aileen?
Stai male?”
“No, volevo solo dirti che stasera non torno a casa, vado a
dormire da Tony.”
“Dormire?”
Mi chiede
stupita.
“Sì, dormire,
solo dormire.”
Divento ancora
più rossa – viola ormai – per quello che
potrebbe pensare lei.”
“Va bene, vai e
divertiti.”
Dopo la telefonata ce ne andiamo dalla spiaggia e lo seguo in macchina,
abita
in una grande casa sulla collina, immersa nel silenzio e nella quiete.
Fa anche
leggermente più freddo rispetto alla città, ma
non ho tempo di lamentarmi,
quando parcheggiamo nel suo garage mi prende per mano e mi porta in
casa.
Mi mostra le
varie stanze, ci beviamo una coca e poi finalmente andiamo in camera
sua: è
grande, con un letto matrimoniale, un armadio, una scrivania con un
portatile e
svariati fogli, una chitarra acustica in un angolo e un sacco di poster
di Star
Wars e di tartarughe sulle pareti. In un angolo della scrivania
c'è un piccolo contenitore con l'acqua, la sabbia
e una palma di plastica verde in cui riposa la tartarughina che gli ha
regalato Holly.
Mi piace.
“È molto bella.”
“Sono contento
che ti piaccia.”
Con un po’ di
imbarazzo si spoglia, rimanendo solo in boxer e canottiera e poi mi fa
cenno di
raggiungerlo. Io mi tolgo scarpe, calze e pantaloni, rimanendo solo con
una
maglietta degli All Time Low e mi infilo nel suo letto.
Immediatamente
vengo avvolta nel suo abbraccio e mi ritrovo con la testa sul suo
petto: sento
il suo cuore battere.
È un battito
regolare che mi tranquillizza e mi toglie dall’imbarazzo.
“Buonanotte,
Tony.”
“Buonanotte, Aileen”
Sì, sono sicura
che sarà una buona notte mi dico prima di addormentarmi con
un sorrisone
stampato in faccia.
Ho appena trovato
un ragazzo che mi accetta, sarà una meravigliosa notte.
Angolo
di Layla
Lo so che siete tutte impegnate
con la scuola e vi capisco, ma, vi prego, lasciate una piccola
recensione.
Canzone del titolo: Last hope-Paramore
|
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Capitolo 13 *** 12)Spend your days watch the waves with me, we can love like we are forever ***
12)Spend
your days watch the waves with me, we can love like we are forever
Aileen p.o.v.
La
mattina dopo
mi sveglio tra le braccia di Tony, uno sguardo alla sveglia mi fa
capire che è
ora che me ne vada o sarò in ritardo per il lavoro.
Cerco gentilmente
di liberarmi dalla sua presa, ma lui la rinsalda e mugugna qualcosa.
“Stai qui ancora
un po’!”
“Tony, il
lavoro.”
“Datti malata, voglio godermi ancora un po’ la mia
ragazza.”
Il mio cuore salta
un battuto.
“P-puoi ripetere,
per favore?”
“Voglio stare con la mia ragazza.”
“Sono la tua
ragazza?”
Gli domando con una voce sottile.
“Beh,solo se lo
vuoi.”
“Scherzi? Lo voglio, lo voglio eccome, solo che,
ecco…
Come posso dire,
non pensavo di essere la tua ragazza, solo una che stai frequentando e
la cosa
mi giunge totalmente nuova. Non che non mi faccia piacere, solo che non
lo
sapevo e mi ci devo abituare, ma sono feli…”
Mi tappa la bocca con un bacio, che mi dà i brividi. Sono
consapevole del suo
corpo seminudo vicino al mio e del suo respiro sul mio collo.
“Sh, buona,
piccola.”
“Grazie, ti
a..voglio bene, Tony.”
“Cosa stavi per dire?”
Io divento rossa
come un pomodoro.
“Niente, qualcosa
di troppo affrettato.”
Lui mette un
broncio adorabile.
“E dai, dimmelo!”
“Ti amo, Tony.”
Rispondo sottovoce.
“Anche io,
credo...”
“Adesso chiamo il mio capo.”
Compongo il numero e cerco di dare alla mia voce una sfumatura
sofferente, cosa
che mi riesce e annuncio al mio capo che non potrò venire al
lavoro perché sto
male. Lui si comporta in modo comprensivo e mi consiglia di stare a
letto tutto
il giorno, io ringrazio e attacco il telefono.
“Non è troppo
presto?”
“Un po’, ma mi fa piacere che tu mi ami. Dio, che
brutta frase! Sono felice che
tu mi ami, un po’ presto, ma va bene
così.”
“Anche tu parli un po’ troppo quando sei
nervoso?”
Lui si gratta la
testa.
“Sì, mi succede.
È la maledizione dei timidi, credo.”
“Sì.”
Rispondo
sonnolenta.
“Sonno?”
“Un po’. Da quando Sam è morto dormo
poco.”
“E allora dormi.”
Mi dice sorridendo e attirandomi sul suo petto, io penso che sia il
posto più
comodo che abbia mai conosciuto, mi piace sentire il suo cuore battere.
“Mh, mi piace
sentire il battito del tuo cuore.”
Lui mi accarezza
i capelli senza dire nulla e poco dopo il mio respiro si fa regolare e
cado in
un sonno profondo.
Mi risveglio che
sono le undici, Tony questa volta è già sveglio e
mi dona un sorriso luminoso.
“Ben svegliata,
m’lady.”
“Buongiorno a te,
turtle.”
Mi dà un bacio
che diventa subito passionale, siamo come due calamite che si
attraggono.
“Meglio che esca
da questo letto o rischio di violentarti durante il nostro secondo
giorno di
fidanzamento.”
Borbotta,uscendo
dalle coperte.
È ottobre
avanzato e inizia a fare freddino anche qui.
“Ti dona molto il
tuo septum, non l’avevo mai notato prima.”
“Perché non
c’era, me lo sono fatto da poco. Me l’ha fatto
Bryan, il piercer di Wen, è
davvero un bel ragazzo.”
Gli dico, per
stuzzicarlo un po’.
“Mh, davvero?
Persino più bello del sottoscritto?”
“Non so, ci devo
pensare!”
Lui mi dà una
cuscinata in faccia per gioco e io rispondo con un altro cuscinata,
cinque
minuti dopo la sua camera è un casino di piume che
svolazzano.
Ci fermiamo solo
quando sentiamo un urlo: è una donna messicana di mezza
età.
Che sia sua
madre?
“Rosa, perdona!
Nosotros jugabamos!”
“È tua madre?”
“No, solo la mia
domestica e mi dispiace per il casino che ho combinato.”
Ci vestiamo e
cerchiamo di rimediare un po’ al disastro, poi usciamo dalla
stanza a disagio.
“Cosa facciamo? È
tardi per fare colazione e troppo presto per mangiare.”
“Facciamo un giro in spiaggia. Tra quindici giorni
è Halloween e ci sarà una
festa alla casa discografica, possiamo portare qualcuno se vogliamo.
Ti va di venire
con me?”
Io inciampo nel
mio piede e quasi cado dalle scale. Una volta che sono saldamente
attaccata
alla barriera lo guardo.
“Oh, Cristo! Non
credo ancora che tu me l’abbia chiesto, ma la risposta
è sì ovviamente!”
“Dovrei decorare
la casa, ma oggi tu non puoi accompagnarmi, vero?”
“No, sarebbe
sospetto se apparissi in piena salute dopo essermi data malata al
lavoro.”
“Immaginavo. Va
beh, ci godremo la spiaggia!”
“Sì.”
“Sperando che tu non ti ammazzi prima.
Ehi, ti va se ci
fermiamo al Mac vicino al parcheggio a fare colazione?”
“Sì, perché no?”
Usciamo di casa e
veniamo accolto da una bellissima giornata d’autunno: gli
alberi si stanno
incendiando di rosso e arancione.
Mi piace
Arriviamo
al Mac
e ordiniamo un cappuccino, dei muffin e dei pancakes.
Mangiamo tutto
con voracità, soprattutto i pancakes, io amo i pancakes di
questo posto!
Pagato tutto,
andiamo in spiaggia, nonostante il sole è deserta: le
persone normali lavorano
a quest’ora.
Ci siamo solo noi
a goderci la brezza, il rumore delle onde e la pace. Io mi metto a
raccogliere
qualche conchiglia, come facevo da ragazzina e mi scappa un sorriso.
“Come mai quel
sorriso?”
“Mi è appena
venuta in mente una cosa.”
“Cosa?”
“Ogni tanto
d’estate o all’inizio della scuola io, Holly e Wen
prendevamo la macchina e
andavamo sulla costa solo per fare un giro in spiaggia.
Amavamo la
spiaggia e non facevamo altro che parlare di quando ci saremmo
trasferite in
California in cerca di fortuna e ora eccoci qui.”
“Sono felice per
voi e per me, perché altrimenti non ti avrei
trovato:”
“Avresti trovato un’altra.”
Rispondo un po’ amara.
“Cosa?”
“Niente, è che ogni tanto mi sento inadeguata, tu
sei una star e io non so
niente, solo una cameriera senza prospettive.”
“Non dovresti esserlo. Sei speciale, mi hai fatto uscire
subito dal mio
guscio.”
Mi risponde tranquillo, facendomi arrossire.
“C’è qualcosa che
vorresti fare?”
“Musica, so
suonare un po’ la chitarra e mi piacerebbe trasformarlo in un
lavoro, se non
come membro di una band, come tecnico.”
Lui rimane un
attimo in silenzio.
“Potremmo
guardare se all’università hanno un corso di
musica.”
“E con quali
soldi lo pago? Non ho niente da parte.”
“Posso aiutarti
io.”
“No.”
Rispondo dura.
“Non voglio avere
debiti con nessuno.”
“E preferiresti avere una vita che non ti dà
nessuna soddisfazione?”
Io rimango un
attimo in silenzio.
“Non posso
accettare, siamo insieme da troppo poco tempo, non voglio dare
l’idea che ti
stia sfruttando, voglio solo stare con te senza pensieri.”
“Va bene, ma l’argomento non è chiuso.
Ne parleremo un’altra volta.”
Io annuisco.
“Com’è essere
famosi?
Voglio dire,
com’è sapere che là fuori ci sono un
sacco di persone che apprezzano il tuo
lavori, che apprezzano te e che ti amano?”
“È una soddisfazione, ma a volte è
pesante. Mi sento come se non potessi farmi
una vita mia, come la voglio io e che debba rispondere allo aspettative
dei
fans.
Loro ci hanno
permesso di arrivare qui e li amiamo, ma a volte è pesante.
A volte vorresti
essere solo uno fra tanti e noi non siamo una band
famosissima.”
“Credo di capire.”
“Quando arriviamo
a casa mi fai sentire qualcosa alla chitarra?”
Io divento rossa come un pomodoro, io giudicata da un professionista
abile come
Tony? È troppo!
“Non lo so, non sono granché. Non vorrei
annoiarti.”
Balbetto nervosa.
“Anche io non ero
bravo all’inizio, sono curioso di sentirti, dai!!!
“E va bene, ma faccio schifo e non dire che non ti avevo
avvertito!”
Lui annuisce
sorridendo.
“Non vedo l’ora
di sentirti!
Ah! La mia
ragazza suona la chitarra e sopporta vedere Star Wars e le tartarughe,
cosa
potrei chiedere di più?”
Urla con le braccia alzate al cielo.
“Tu sei matto!”
Dico ridendo, lui ha il potere di mettermi di buon umore e Dio solo sa
quanto
ho bisogno di ridere ultimamente.
Do un’occhiata
all’orologio.
“Tony, è ora di
andare a casa. È l’una.”
“Hai ragione, devo mangiare.”
Io rido e lo trascino alla macchina, le nostre mani intrecciate mi
sembrano la
cosa più naturale e bella del mondo.
C’è sempre una punta di senso di colpa
verso Sam, ma credo di stare facendo quello che lui voleva, non che mi
senta
obbligata a stare con Tony per rispettare il suo desiderio,
è solo che mi
sento meno colpevole pensando questo.
Risaliamo in
macchina e torniamo alla sua villa, mi piace molto, è così riservata:
un oasi in mezzo al nulla o
qualcosa di simile.
All’improvviso
suona il mio cellulare e rispondo: è Sophie.
“Ehi, Aileen!
Ti va
se mangiamo insieme durante la pausa pranzo?”
“Dimmi che non
sei passata al bar.”
“No, non ci sono passata. Perché?”
“Perché oggi mi sono data malata e ho trascorso la
mattina con Tony e adesso
sto andando a casa sua.”
“Ah, capito.
Mi sa che dovrò
accettare l’invito di Ronnie, allora.”
“Ronnie, chi?”
La sento
arrossire dall’altra parte del telefono.
“Ronnie Radke.”
“Porca di quella
puttana! Come hai fatto?”
“Ma niente. Oggi è venuto alla casa discografica
perché, a quanto pare, il
grande capo gli ha proposto di pubblicare i suoi mixtape, lui gli ha
detto che
ci deve pensare, poi ha visto me.
Mi ha chiesto di
uscire a pranzo e ora devo accettare.”
“Se mi dici che
ti dispiace ti meno!”
“No, mi piace.
Ma ho ancora Vic in
testa e lui è fidanzato.”
“Potreste essere amici.”
“Potremmo. Beh, ora vado, salutami Tony e
divertitevi.”
“Anche tu!”
Chiudo la chiamata e mi porto il cellulare al cuore.
“Cavolo, non ci
credo!”
“Cosa è
successo?”
“Sophie che esce con Ronnie Radke e io non le ho nemmeno
chiesto di portarmi un
autografo!”
“Ti piace?”
“Sì, ovviamente non come mi piaci tu, ma
Cristo…”
Lascio la frase sospesa, perché non so cosa aggiungere: sono
scioccata.
“Va bene. Ti
concedo di fangirlare un po’ su di lui, a patto che tu suoni
davvero qualcosa
per me:”
“Non era già nei patti?”
Gli chiedo
deglutendo.
“Sì, ma volevo
essere sicuro che tu lo facessi davvero.”
Io sbuffo, ormai
sono legata alla sua promessa e mi scoccia parecchio, non sono
così brava e non
mi va di mettermi in ridicolo.
Ormai è fatta!
Arriviamo a casa sua e filiamo dritti in salotto, poi lui sparisce un
attimo e
torna con una chitarra che mi tende. Io la afferro e comincio a
controllare se
sia accordata e con un sospiro inizio a suonare
“What’s my age again?” dei
blink. Poi suono “The only exception” dei
Paramore, “Amelia” dei Tonight
Alive”, “The other side” sempre dei
Tonight Alive e alla fine provo a suonare “Hold on till
may”. Ovviamente non
posso fare a meno di cantare, così lui sente anche la mia
voce da gallina.
Finito, depongo
la chitarra e faccio per scappare in cucina, ma lui mi ferma.
“Dove vai?”
“A sotterrarmi in
giardino maledicendo Ronnie Radke.”
Lui ride di
gusto.
“Non vedo perché dovresti
farlo.”
“Come? Sono un disastro.”
“Io direi di no, non te la sei cavata male. La tecnica va
affinata, ma per
essere una principiante è un buon risultato e non credo
dovresti sprecare
questo talento.”
“Se lo dici tu.”
“Credimi.”
“Va bene, ti credo. Adesso mangiamo,
però.”
Mi metto ai fornelli e cucino dei burrito per tutti e due, spero
apprezzi.
Quando li servo in tavola i suoi occhi si illuminano e addenta subito
il suo.
“Buono, per
essere una ragazza non messicana.”
“Mi piacciono e
ho imparato a cucinarli, erano anche il…”
Mi fermo, non riuscendo a dire che erano il piatto preferito di Sam.
“Erano cosa?”
“Il piatto preferito di Sam.”
“Capisco.”
Per fortuna non aggiunge e di questo gliene sono profondamente grata,
sarebbe
stato imbarazzante per tutti e due. Sam è ancora un
argomento aperto tra noi,
in fondo e ne dovremo parlare. Non voglio che si senta in competizione
con un
fantasma.
“Tony, mi diapiace.”
“Perche?”
“Non voglio che tu ti senta in competizione con Sam, lui
è il mio passato, ma
tu sei il mio presente e spero il mio futuro e non devi avere paura di
lui:”
“Non ne ho, ma mi dispiace vederti così quando lo
nomini, non mi piace vederti
stare male.”
“Per un po’ sarà
inevitabile, lo sai.”
“Lo so, ma mi sento un po’ impotente nel non
poterti aiutare come vorrei.”
Io gli stringo una mano.
“Lo stai già
facendo. Mi stai dando una possibilità e non hai paura di me
e del mio passato,
per me conta molto.”
Lui annuisce e
riprendiamo a mangiare, spero di essere stata chiara su questo punto e
che non
ci siano problemi in futuro.
La mia vita non è
mai stata facile e mai lo sarà, temo.
Ci saranno sempre
salite, ma spero di avere qualcuno che mi accompagni.
Angolo di Layla
Ringrazio
YourForeverIsAllThatINeeed per la recencione, sono
contenta che ti piacciano Tony e Aileen come coppia e ti ringrazio
infinitamente per aver recensito.
Canzone del titolo:One
bedroom-Yellowcard
|
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Capitolo 14 *** 13)I drink the poison then I pass the fuck out ***
13)I
drink the poison then I pass the fuck out
Sophie p.o.v
La mia vita è il
solito casino.
Ho cambiato città
e ho cambiato amici, eppure niente sembra andare nel verso giusto
esattamente
come a New York.
Mi dico con un
filo di malinconia, mentre faccio colazione aspettando che Wen arrivi,
Aileen
ormai passa molte notti da Tony e forse dovrei comprarmi una macchina.
In ogni caso la
mia amica arriva puntuale e io esco, la trovo piuttosto di buonumore e
non
posso fare a meno di chiedermi perché io non possa essere
così stando con Vic.
Da quando si è
messo con Danielle si fa sentire a stento e la cosa mi rende piuttosto
triste,
pensavo di aver trovato almeno un amico, ma mi sbagliavo.
“Cosa c’è
Sophie?”
“Niente, pensavo
a Vic.”
“Prima o poi si
accorgerà di te.”
Io scoppio in una risata amara.
“Da quando sta
con Danielle si fa a stento sentire come amico, meglio che ci metta una
pietra
sopra. Nessuno vuole stare con Sophie, la pazza.”
“Io sono convinta
che presto mollerà Danielle, sono convinta che sia una tizia
che gli serva per
dimenticare Holly.”
“Penso di essere
io quella tizia.
Grazie del
passaggio, sono arrivata.”
Scendo dalla
macchina ed entro nella casa discografica, saluto il tizio alla
reception e poi
mi dirigo nel mio ufficio. Mi metto subito al lavoro e mi interrompo
solo verso
le undici quando alzo la testa dalle mie scartoffie per segnarmi che
domani
dovrò andare a sentire una band emergente a cui la casa
discografica è
interessata.
In quel momento
mi accorgo che qualcuno mi guarda e che qualcuno è niente
meno che Ronnie
Radke.
“Buongiorno.”
Dico imbarazzata.
“Ciao. Come va?”
“Uhm, bene. Sto sistemando le mie solite
scartoffie.”
“Come ti chiami?”
“Sophie O’Connor,
felice di conoscerti.”
“Immagino tu sappia già il mio nome.”
“In effetti sì, conosco il tuo nome, Ronnie
Radke.”
Lui sorride divertito.
“Sono qui per
vedere se qualcuno è interessato ai miei mixtape e qualcuno
c’è.”
“Sono felice per
te.”
“Anche io e sarei
più felice se tu venissi a pranzo con me.”
“Io?”
“Sì, tu.”
Non so cosa rispondere, proprio in questo momento suona il mio
cellulare, è
Aileen che mi avvisa di non andare al posto dove lavora
perché ha fatto finta
di essere malata per stare con Tony.
Beh, a questo
punto sfumano le mie possibilità di usarla come scusa, anche
perché lei mi ha
esortato ad accettare.
“Ok, va bene.”
“Ci vediamo tra
un’ora e mezza alla reception allora. Io penso che mi
farò un giretto nei
dintorni.”
“Beh, buona gita.
Io sarò qui tra le mie scartoffie.”
Gli rispondo
sorridendo e sperando di non aver violato qualche regola accettando di
uscire
con lui.
Continuo a
lavorare fino all’una e mezza, poi lascio perdere tutto per
godermi la mia
pausa pranzo, oltre a domani, dovrò andare anche dopodomani
e sabato a sentire
altre band. Speriamo siano bravi.
Saluto l’uomo che
c’è alla reception e vedo Ronnie alzarsi
pigramente da uno dei divani che ci
sono nella stanza, prima non l’avevo notato.
“Ciao.”
“Ciao. Dove andiamo?”
“Ho trovato un
posto carino.”
Lo seguo e saltiamo in macchina, mette in moto e poi dopo un
po’ mi accorgo –
con orrore – che si sta fermando davanti al bar dove lavora
Aileen.
“No, non qui. Per
favore!”
Lui mi guarda senza
capire.
“Qui ci lavora
una mia amica, ma oggi ha detto che stava male per stare un
po’ con il suo
ragazzo. Il proprietario mi conosce e sarebbe imbarazzante.”
“Capisco, dove andiamo?”
Gli detto le
indicazione per un bar vicino alla spiaggia, lui sembra apprezzare e
questa
volta scendiamo dalla macchina senza problemi. Ci sediamo a uno dei
tavolini
fuori dal locale e aspettiamo che arrivi qualcuno.
“Posso chiederti
una cosa?”
Sparo a un certo
punto.
“Perché hai
voluto venire a pranzo con me?”
“Perché sei molto carina e avevo voglia di una
buona compagnia per mangiare.
Non sei di qui, vero?”
“No, sono di New York.”
“Si sente dall’accento.”
Mi risponde sorridendo.
“Adesso posso
farti io una domanda?”
Io annuisco, si è
guadagnato il diritto di farla.
“Perché una bella
ragazza così bella è così
triste?”
Io arrossisco
violentemente.
“Non sono una
bella ragazza.”
Blatero sottovoce.
“Oh, sì. Lo sei,
lasciatelo dire da un esperto.”
Io rimango in silenzio,poi mi decido a parlare.
“Beh, c’è un
ragazzo che mi piace, ma lui sta con un’altra. Prima eravamo
almeno amici,
adesso che sta con lei mi chiama a stento.”
“Come si chiama
questo idiota?”
“Vic Fuentes.”
Lui mi guarda
stupito.
“Come conosci i
Pierce The Veil?”
“Vivo a casa Barakat e a un party li ho incontrati e se ti
chiedi come mai io
viva lì è perché mia sorella maggiore
è la ragazza di Jack.”
“Dunque Vic Fuentes sta con Danielle pur avendo sotto gli
occhi una bellezza
come te. Deve essere impazzito.”
“Al contrario, è molto logico. In passato ho avuto
problemi di autolesionismo e
di anoressia, nessuno con un po’ di sale in zucca vorrebbe
stare con me.”
“Ti stai
sottovalutando e non credere che anche Vic abbia un passato
immacolato.”
“Lo so, ma si vede che non è abbastanza.”
“Mi sa che qualcuno deve aprirgli gli occhi.”
Io lo guardo preoccupata.
“Cosa vuoi fare?”
L’arrivo della cameriera che prende le ordinazioni dei nostri
panini ci
distoglie dal nostro discorso.
Mangiamo in
silenzio e io inizio a essere seriamente in pensiero su cosa potrebbe
fare
Ronnie Radke se si
intromettesse nella
mia vita.
All’improvviso
qualcosa – o meglio qualcuno – attira la mia
attenzione: Danielle con un
ragazzo.
Immediatamente mi
nascondo i capelli tirando su il cappuccio della felpa e mettendomi un
paio di
occhiali scuri, Ronnie nota tutte le mie mosse e capisce la causa
quando
Danielle passa vicino al nostro tavolo.
Il ragazzo che è
insieme a lei è alto e muscoloso, indossa un costoso
completo italiano
giacca-pantaloni color nero fumo, una camicia bianca e una cravatta di
un blu
smorto. Immagino che sia un manager o un aspirante tale, ne ho visti
parecchi
così a New York.
Feccia.
Venderebbero la
propria madre, per poi riacquistarla a un prezzo irrisorio e rivenderla
al
triplo del primo tentativo.
Cosa ci fa lei
qui con questo tizio?”
“Allora l’hai fregato?”
Dice il ragazzo a
voce non abbastanza bassa per non essere udito da me.
“Sì, l’ho fatto
innamorare di me e gli impedisco di sentirsi con quella ridicola
puttanella
newyorkese. Non lascerò che una piccola tossica piena di
problemi rovini il mio
piano.”
Poi parlano a voce talmente bassa che non si sente più
nulla, so solo che a un
certo punto si baciano appassionatamente.
Quindi la cara
Danielle sta con Vic solo per i soldi e lo tradisce, anzi è
d’accordo, con
questo bastardo, devo fare qualcosa!
“Hai sentito
anche tu, Ronnie?”
“Forte e chiaro.
Cosa hai intenzione di fare?”
“Non è ovvio?
Dirlo a Vic!”
“Non ti illudere
che sarà così facile. Sono sicuro
che quella ragazza gli ha fatto il lavaggio del cervello.”
“Beh, prima di
ideare altri piani credo sia meglio provare con questo, no?”
“Prova, ma sarà
un fallimento. Conosco il tipo di ragazza in questione.
Temo di
conoscerlo anche io, purtroppo.
Durante il
pomeriggio mando un messaggio a Vic chiedendogli di vederci questa
sera, lui risponde
di sì. Chissà, forse Danielle si era distratta un
momenti quando il mio
messaggio è arrivato.
Esco dal lavoro
piuttosto di malumore e, quando arrivo a casa, mi accorgo di essere
l’unica in
una casa di gente relativamente felice.
“Tutto bene,
Sophie?”
“No, stasera
dovrò informare Vic che Danielle lo tradisce, ma Ronnie dice
che non mi
crederà.”
“Ronnie chi?”
Mi chiede May.
“Ronnie Radke.”
“E da quando conosci Ronnie Radke?”
“Da oggi.”
“Come?”
“È venuto alla
casa discografica per discutere dei suoi mixtape, poi mi ha invitato a
pranzo e
abbiamo visto Danielle con un altro.”
Rispondo
asciutta.
“E ora lo dirai a
Vic, vero?”
Io annuisco.
“Non ti crederà
mai, Sophie.”
Mi risponde May, Jordan accanto a lei annuisce vigorosamente.
È bello sapere
che nessuno creda che tu ce la posso fare.
“Penserà che lo
dirai per gelosia.”
“Ma ci devo
almeno provare, cazzo!”
Esclamo irritata
come non mai, sperando che Danielle lasci presto questo mondo, per
colpa sua sto
perdendo l’unico ragazzo che abbia mai amato.
Dal nervoso do
persino un pugno alla parete, come se mi avesse fatto qualcosa quando
è
Danielle ad avermi fatto un torto.
Cerco di calmarmi
e salgo a cambiarmi,
mi metto un paio di
jeans tutti pieni di tagli e una maglia dei Rancid piena di tagli anche
lei e i
miei amati Doc Martens. Non so perché sento il bisogno di
conciarmi come una
punk, forse per darmi forza.
Cristo, era da
New York che non sentivo il bisogno di mettermi la mia personale
armatura.
Scendo e chiedo ad Aileen se mi presta la macchina, lei annuisce poi mi
guarda.
“Come mai sei
vestita così?”
“Sto male?”
“No, è che di
solito non sei vestita così.”
Io sospiro.
“Mi sento
insicura e questi abiti mi proteggono come una corazza.”
“Beh, buona fortuna.”
“Grazie, ne avrò
bisogno.”
Dico in tono smorto.
Esco di casa e mi
metto alla guida della macchina, il bar è in centro e sembra
costoso, sento la
famigliare sensazione di disagio
invadermi. Non appartengo a questi posti, non ci sono mai appartenuta.
Vic, comunque, è
seduto in un posto d’angolo, io mi faccio coraggio e lo
raggiungo.
“Ciao, Vic.”
“Ciao, Sophie.
Come va?”
“Non c’è male, il
nuovo lavoro mi piace.”
“Sono felice per te.”
“Tu? Come va?”
“Bene, bene. non c’è male. Scrivo
parecchio, sarà un bell’album.”
“Bene, sono felice per voi:”
Rispondo con un sorriso che cela il mio disagio, mi accorgo che Vic sta
guardando i miei vestiti.
“Non hai freddo
con dei vestiti così leggeri?”
“Un po’, ma sto bene.”
“Non pensavo fossi punk.”
“Beh, adesso lo sai.”
Gli rispondo con il secondo sorriso falso della serata. Non ce la
faccio più,
sono stanca di girare attorno all’argomento per cui gli ho
chiesto di vederci.
“Vic, ti devo
dire una cosa.”
“Immaginavo. Dimmi.”
“Ho visto Danielle baciare un altro.”
Lui mi fulmina con un’occhiataccia da manuale che mi
intimorisce, ma che non mi
fa perdere la determinazione.
“Non dire
cavolate, Sophie.”
“Non sto dicendo
cavolate, Vic.
Non ti avrei
disturbato per delle cavolate!”
Rispondo piccata.
“A me sembra di
sì, la mia ragazza mi è fedele.”
“E io ti dico che l’ho vista baciare un
altro!”
“Bugiarda! Sei
solo gelosa di noi!
Mi fai schifo!”
Abbandona il bar
lasciandomi con una sensazione di freddo all’altezza del
cuore.
Gli faccio
schifo.
Gli.Faccio.
Schifo.
Una lacrima
solitaria riga la mia guancia, poi chiamo il cameriere e gli ordino
della
vodka, lui mi guarda dubbioso e mi chiede la carta
d’identità.
Dovrei sentirmi
lusingata perché mi considera più giovane, ma mi
sento solo seccata e gliela
allungo di malagrazia.
Lui annuisce e mi
porta il mio bicchierino che butto giù tutto d’un
sorso, a New York mi piaceva
bere quando le cose andavano male.
Così ordino altri
bicchieri di vodka fino a che qualcuno si siede al mio stesso tavolo e
dice al
cameriere di smettere di servirmi. Io alzo la testa rancorosa, chi
diavolo si
permette di interferire nelle mie scelte?
Mi trovo davanti
a Ronnie Radke.
“Ronnie, che
cazzo! Lasciami bere!”
Gli dico
strascicando le parole.
“Hai già bevuto
abbastanza! Sono sicuro che se ti alzassi in piedi crolleresti dopo due
passi!”
Io sbuffo.
“Cosa è successo?”
“Ho detto a Vic di Danielle. Mi ha detto che sono una
bugiarda, gelosa di loro
e che gli faccio schifo.
Schifo, capisci?
Come a New York!
Faccio schifo a tutti, le uniche a cui non faccio schifo sono Wen e May
ed è
perché sono le mie sorelle!”
“E Aileen?”
“È amica di Wen,
non può certo dire che gli faccio schifo e Holly
è mia cugina.”
“A me non fai schifo.”
“Beh, grazie.
Peccato che tu non sia il ragazzo che ami, a lui faccio
schifo.”
Ronnie mi lancia
un’occhiata penetrante.
“Lascia fare a
me. Senti, ti accompagno a casa.”
Io sospiro.
“Va bene.”
Mi alzo dal tavolo, barcollando e lui mi offre cavallerescamente un
braccio a
cui attaccarmi. Usciamo dal bar e saliamo nella mia macchina, lui la
guida fino
a casa mia seguendo le mie istruzioni piuttosto confuse.
Wen mi farà una
predica per essermi ubriacata, che palle!
Arriviamo alla
villa di Jack e come al bar mi aiuta a camminare, entro in casa e Wen
mi guarda
sorpresa.
“Cosa è
successo?”
“Ho detto a Vic di Danielle. Mi ha detto che sono una
bugiarda, invidiosa e che
gli faccio schifo!”
Mia sorella
aggrotta le sopracciglia.
“Vado a dire due
parole a Vic Fuentes.”
Dice con voce
mortifera.
“Non dovresti
fermarla?”
Chiedo a Ronnie.
“È un suo diritto
insultarlo e poi voglio parlare con l’altra tua
sorella.”
Mi porta in
salotto e mi adagia sul divano sotto gli occhi sorpresi di May, Jordan,
Aileen
e Jack.
“Cosa è successo?
Come mai sei ubriaca?”
Mi chiede
preoccupata May. Merda, non dovrei farla preoccupare!
Ronnie spiega
tutto in maniera coincisa, May si alza in piedi di scatto e ci vogliono
sia
Jack che Jordan per farla tornare a sedere.
“Io lo uccido!”
“Non puoi, non puoi fare sforzi in gravidanza!”
“Merda! Cosa
posso fare?”
C’è un attimo di silenzio.
“Vic deve vedere
con i suoi occhi il tradimento.”
Dicono piano all’unisono Jordan, May e Jack.
“Esatto.”
Fa eco Ronnie.
“E come pensate
di fare?”
“Lasciaci pensare
un attimo.”
Mi risponde May con una punta di impazienza.
“Io avrei
un’idea.”
Dice con calma
Ronnie, non mi piace la luce che c’è nel suo
sguardo né il rumore delle urla di
Wendy che si sentono.
“Lo sta
massacrando.”
Borbotto io.
“Che idea avresti
avuto, Ronnie?”
Chiede curiosa
mia sorella.
“Posso fare da
esca, del genere farle capire che ci starei e fare in modo che lei mi
corteggi
e poi Vic vedrebbe noi che ci baciamo o che facciamo altro.”
Finisce la frase con un ghigno malizioso.
“Non è male come
idea, dobbiamo sistemarla un po’, ma penso sia molto
efficace.”
Non mi piace nemmeno il luccichio di May.
Non voglio
causare tutto questo casino, voglio solo sparire.
Potrei prendere
un bel po’ degli antidepressivi che mi sono portata da New
York e sperare che
tutti insieme mi facciano finalmente morire.
Sono stanca di
essere un peso per tutti, di essere quella a cui vanno risolti i casini.
Mi alzo dal divano,
presi come sono dalla discussione, nessuno ci fa caso e salgo in camera
mia.
Chiudo la porta a
chiave e contemplo un paio di barattoli pieni di antidepressivi che non
uso da
secoli.
Forse l’unica
soluzione è questa.
Non è una
soluzione, ma per me potrebbe esserlo.
Continuo a
guardarli incerta, senza sapere cosa fare.
Prendere la
pozione e morire o vivere un altro po’ in un mondo di merda?
Angolo di Layla
Ringrazio YorForeverIsAllINeed per
la recensione. Quando ho iniziato non mi aspettavo nemmeno io che
comparisse un Ronnie Radke selvatico, ma poi mi osono detta che serviva
qualcuno per aiutare Sophie e magari far ingelosire Vic, spero che
questo capitolo ti piaccia.
Canzone del titolo:
Disasterology-Pierce The Veil
|
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Capitolo 15 *** 14)I'm terrified to speak but you'd expect that from me ***
14)I'm
terrified to speak but you'd expect that from me
May p.o.v
Non avrei mai
detto che mia sorella facesse amicizia con un tipo come Ronnie Radke,
ma le vie
del Signore sono infinite e questo neonato sodalizio cade a fagiolo.
Lei ha bisogno di
qualcuno un po’ più sgamato di lei che le dia una
mano con Vic, anche se al
momento penso che forse Ronnie sarebbe più adatto a lei
rispetto al leader dei
Pierce The Veil che si è comportato da emerito stronzo.
Mia sorella ha
provato ad avvisarlo di che tipo fosse la sua ragazza e tutto quello
che ha
ottenuto è stata merda in faccia.
Stiamo mettendo a
punto gli ultimi dettagli del nostro piano quando un brivido mi
attraversa, sta
succedendo qualcosa a Sophie.
Senza dire niente
mi alzo dalla mia sedia e corro al piano di sopra e inizio a tempestare
di
pugni la porta di mia sorella, senza ottenere alcuna risposta.
Merda!
Mi volto e noto
che Wendy, Ronnie, Jack, Jordan e Aileen mi stanno guardando.
“Qualcuno butti
giù questa porta o la butto giù io.”
“Tesoro, stai calma. Il bambino! E poi potrebbe non
rispondere perché sta
dormendo.”
“VOI NON CAPITE! QUALCUNO BUTTI GIU’ QUESTA PORTA O
LO FACCIO DAVVERO IO!”
Urlo, ignorando
le fitte al ventre.
Wen e Jack si
scambiano un’occhiata e alla fine Jack butta giù
la porta e Wen entra nella
stanza.
“Oh, Cristo!”
La sento urlare.
Io mi libero
dall’abbraccio di Jordan ed entro a mia volta per trovare mia
sorella svenuta e
un flacone vuoto e uno pieno di antidepressivi.
Merda, merda,
merda!
Credevo di averli
buttati via tutti!
Wen sta chiamando
un’ambulanza, io invece mi inginocchio accanto al corpo di
Sophie e le prendo
una mano.
“Non fare
scherzi, Sophie.
Stai per
diventare zia, non vuoi vedere il mio bambino?”
La sua mano è
fredda e troppo rilassata, io alzo lo sguardo verso Wen con gli occhi
offuscati
dalle lacrime.
“Respira ancora e
ho chiamato un’ambulanza. Stai calma!”
All’improvviso mi
raggomitolo su me stessa in preda alle fitte, sento confusamente Wendy
dire
qualcosa e due braccia mi sollevano e mi portano via.
“Jordan!”
Dico debolmente.
“Devo vedere mia
sorella.”
“La vedrai, ma
ora devi stare calma, ti metto a letto.
Ti farò sapere
appena Wen mi avvisa.”
Si stende accanto
a me accarezzandomi la pancia, io piango senza riserve maledicendo Vic
Fuentes
e quella puttana della sua ragazza.
Wen p.o.v
Stiamo discutendo
gli ultimi dettagli del nostro piano malefico quando –
all’improvviso – May si
alza dalla sua sedia e corre al piano di sopra.
La sentiamo
bussare furiosamente alla porta della camera di Sophie e decidiamo
tutti di
raggiungerla, allarmati dal suo strano comportamento.
Quando ci vede ci
urla più volte di aprire la porta, dalle smorfie che fa vedo
che non è solo
arrabbiata, ma anche dolorante.
Questa è una di
quelle emozioni violente che dovrebbe evitare, così guardo
Jack e lui capisce
al volo: con un paio di spallate butta giù la porta e io
entro.
Vedo
immediatamente il corpo di Sophie per terra, il viso rivolto al
pavimento e le
braccia allungate, vicino a lei ci sono due flaconi di antidepressivi.
Senza pensarci
due volte chiamo il 911 e denuncio un tentativo di suicidio, scandendo
bene
l’indirizzo, la donna che ha risposto mi dice che manderanno
subito
un’ambulanza e di non toccare nulla.
Chiusa la
chiamata vedo May inginocchiata accanto alla sorella che le parla, poi
all’improvviso si accascia completamente e si raccoglie in
una posizione fetale
sul pavimento.
Sto per andare ad
aiutarla, ma Jordan mi supera e la prende in braccio.
“La porto in
camera, credo che stia male.”
“Lo credo anche
io, stalle vicino, mi raccomando!
Ti avviserò
appena saprò qualcosa.”
Lui annuisce e la porta via, io guardo con angoscia alle mie due
sorelle, non
ci voleva! E Vic che non vuole nemmeno scusarsi perché pensa
che Sophie sia
solo gelosa!
Bestemmio a bassa
voce fino a quando non arrivano i paramedici che portano via mia
sorella e i
due barattoli di anti depressivi.
Io salgo in
ambulanza con loro: un viaggio penoso.
Li osservo mentre
tentano di tenere Sophie stabile, finalmente arriviamo
all’ospedale e io corro
loro dietro fino a quando mi fanno cenno di aspettare. Varcano una
porta con la
barella e io mi siedo su una delle sedie della sala d’aspetto
con la testa tra
le mani, in preda al senso di colpa.
Sapevo dei
problemi di Sophie, forse avrei dovuto starle più vicina in
questo periodo.
Pensavo che fosse
abbastanza forte per superare il problema da sola e invece mi
sbagliavo, mi
sono goduta la mia felicità con Jack da perfetta egoista.
Scoppio a
piangere, non siamo mai state sorelle unite, ma in questi mesi ho
imparato a
conoscere e apprezzare entrambe, non voglio che muoia.
È in questo stato
che mi trova Jack, senza dire nulla mi passa un braccio attorno alle
spalle, io
continuo a piangere sul suo petto.
“Non è giusto,
odio quel cazzone di Vic!”
Sputo in preda
alla rabbia.
“Lei è sempre
stata lì a raccogliere le sue confidenze su Holly senza
dirgli nulla dei suoi
problemi per non pesare su di lui e quando le ha detto la
verità sulla sua
stramaledetta ragazza lui l’ha cacciata via come una merda!
Lo odio!”
Lui mi asciuga le
lacrime.
“Andrà tutto
bene, non ti preoccupare.”
Dopo un po’ ci raggiungono anche Aileen, Tony e Ronnie.
“Si sa niente?”
“No, non è ancora uscito nessuno.”
un quarto d’ora dopo esce un medico dalla stanza.
“I parenti della
signorina O’Connor?”
Mi alzo io.
“Sono la sorella,
mi dica pure.”
“Mi segua.”
Io eseguo docile.
“Come sta mia
sorella?”
“Sta bene, una
buona lavanda gastrica e andrà tutto a posto. Se aveste
aspettato ancora un po’
le cose sarebbero state più gravi.”
Io tiro un sospiro di sollievo.
“Mi dà un buona
notizia, dottore, perché l’altra mia sorella
è incinta. Una gravidanza difficile
in cui dovrebbe evitare stress di ogni genere.”
“Temo, purtroppo,
che non sia finita qui. Secondo la procedura standard sua sorella deve
rimanere
ricoverata per tre giorni in psichiatria ed essere seguita da uno
psicologo per
altri sei mesi.
Sapeva dei
problemi di sua sorella?
Ho dato
un’occhiata alla sua cartella, ci sono numerosi ricoveri in
varie strutture a
New York.”
“Lei vive da me solo da qualche mese, ma, sì,
sapevo dei suoi problemi. Mi ha
detto che erano superati, però.”
“Si sbagliava, purtroppo.”
“Già, posso
vederla?”
Lui scuote la testa.
“Domani mattina.”
“Va bene.”
Ritorno dagli
altri e comunico subito la notizia, Aileen si alza per telefonare a
Jordan, io
mi siedo scoraggiata e
depressa.
All’improvviso fa
la sua comparsa l’ultima persona che mi aspettassi: Vic
Fuentes.
“Come sta
Sophie?”
Nessuno osa
rispondere.
“Cosa vuoi, Vic?”
“Sapere come sta Sophie.”
“Cosa vuoi, Vic?”
Gli chiedo in tono più duro, lui non risponde.
“Vuoi pulirti la
coscienza? Non te lo permetterò, quindi dimmi
perché sei qui e poi vattene.”
“Io… volevo scusarmi… ecco, ho beccato
Danielle con un altro e volevo …”
Non finisce la
frase perché scoppio in una lunga risata isterica.
“Povero stronzo!
Sei solo un povero stronzo!
Venire qui a
scusarti quando mia sorella è ricoverata qui per te
è davvero da stronzi,
sparisci e non farti più vedere. Se avessi tenuto davvero a
Sophie non
l’avresti cacciata con parole così dure.”
“Forse lei vuole
vedermi…”
“Forse, le dirò che sei passato.”
Gli rispondo secca, lui mi supplica con gli occhi di rimanere, ma io
gli volto
le spalle e dopo qualche minuto senti i suoi passi allontanarsi.
Finalmente.
Non potevo
sopportare la sua presenza nemmeno un minuto di più, dopo
quello che ha fatto a
mia sorella non mi piace averlo attorno.
È colpa sua se
Sophie ha fatto quello che ha fatto, colpa della sua
insensibilità e della sua
cecità. Si merita pienamente una fidanzata infedele come
Danielle e Sophie si
meriterebbe di meglio, ma ho il sospetto che alla fine
sceglierà ancora lui.
Dannato amore!
Do un calcio a
una sedia e poi torno a sedermi.
“Stai bene, Wen?”
Mi chiede Jack.
“No, sto
maledicendo l’amore.”
“Pensavo avessi
superato questa fase.”
“Scemo, non sto maledicendo noi come coppia, ma il fatto che
probabilmente
Sophie sceglierà Vic, nonostante il male che le ha fatto.
In questo senso
l’amore è davvero una merda.”
Lui non dice nulla.
“Forse sono
destinati a stare insieme.”
“Grande.”
Mormoro totalmente scazzata, non ho voglia di averlo come parente,
intanto la
notte passa.
La mattina arriva
con i raggi del sole che mi svegliano dal sonno leggero in cui sono
caduta.
Mi stiracchio e
cerco il dottore per sapere se posso vedere mia sorella, lo trovo in
una stanza
con delle infermiere, sembra stiano facendo colazione così
aspetto
pazientemente che finiscano.
Quando esce mi
sorride.
“Buongiorno,
signorina O’Connor.”
“Buongiorno, dottore. Posso vedere mia sorella?”
“Sì, certo. Adesso Martha la
accompagnerà.”
Martha è un’infermiera di mezza età che
sorridendo mi conduce fino alla porta
della stanza dove è ricoverata mia sorella.
Entro da sola e
trovo Sophie stesa a letto, con almeno un paio di aghi nel braccio, che
guarda
fuori dalla finestra con aria assente.
“Sophie.”
La chiamo piano.
“A quanto pare
non ce l’ho fatta nemmeno questa volta.”
“A quanto pare no.”
Lei sospira.
“Non dirmelo.
Adesso dovrò stare qui tre giorni in psichiatria e poi uno
strizzacervelli mi
seguirà per sei mesi o un anno.”
“Sei mesi.”
Altro sospiro.
“Dovevo prendere
più pastiglie.”
Io mi acciglio.
“Non ne dovevi
prendere nessuna! Perché l’hai fatto?”
“Perché non servo a nessuno e persino quello che
consideravo un amico mi odia,
che senso ha la mia vita?”
Questa volta sono io a sospirare.
“E io? May?
Holly? Il bambino di May?”
“Forse stareste
meglio senza di me che non faccio altro che causare problemi.”
“NO. Noi vogliamo tutti che tu rimanga e viva la tua vita.
Vogliamo vederti
lavorare ed essere gratificata dal tuo lavoro alla casa discografica.
Vogliamo
vederti trovare il ragazzo giusto e sposarti con lui, magari avere
anche dei figli.”
“Anche Vic?”
Rimango un attimo in silenzio, combattuta tra la mia rabbia verso di
lui e il
palese bisogno di lui che ha mia sorella.
“È passato per
avere tue notizie, ma io l’ho cacciato.”
Dico alla fine, lei mi guarda sorpresa.
“Perché l’hai
fatto?”
“Perché sono
arrabbiata con lui, è per colpa sua che sei finita qui, se
si fossi comportato
diversamente forse adesso saremmo tutti a casa.”
“Tutti?”
“Fuori ci sono
Jack, Ronnie, Aileen e Tony.”
Lei sembra
sinceramente stupita dalla notizia, come se si aspettasse di non
trovare
nessuno, immagino che questa sia quello che le è successo
quando era a New
York.
“Anche May
aspetta tue notizie, non sei più a New York, Sophie.
Qui ci sono delle
persone che ti vogliono bene e sono preoccupate per te.”
Lei scoppia silenziosamente
in lacrime, io l’abbraccio pensando che in questo momento
sembra più che mai
una ragazzina che una donna adulta.
“Vi voglio bene.”
“Anche noi te ne vogliamo, quindi cerca di non spaventarci
più così.”
“Posso vedere Vic?”
“Lo chiamerò io.”
Rispondo con una sfumatura di rabbia nella voce, lei afferra la mia
mano.
“Non essere
arrabbiata con lui, sono io che ho fatto questo casino.”
Io non dico
nulla, pensando che è proprio il contrario.
Non appena esco
Jack e i miei amici mi vengono incontro.
“Come sta?”
“Bene, insomma. Vuole parlare con Vic.”
Tutti notano
l’astio con cui pronuncio
il nome di Victor e Tony si sente in dovere di difendere il suo amico.
“Wendy, lo so che
sei arrabbiata con lui e ne hai tutti i diritti, ma ti giuro che di
solito non
è così. Lo conosco, è la persona
più buona del mondo, sempre pronto ad aiutare
gli altri senza curarsi di sé stesso.”
“Oh, che culo! Chissà se fosse stato cattivo! A
quest’ora forse Sophie sarebbe
su una barella dell’obitorio con un foro in fronte!
Lo chiamo,comunque
anche se non se lo meriterebbe affatto.”
Con rabbia cerco
il cellulare nella borsa e compongo il suo numero, lui mi risponde
subito e
dalla voce capisco che questa notte non ha affatto dormito.
“Ciao, Vic. Sono
Wendy.”
“Come sta?”
“Bene, diciamo.
Vuole vederti, perciò scaraventa il tuo culo in ospedale e
vedi di non farle
altro male o giuro che ti pesto.”
Detto questo
chiudo la chiamata e mi siedo su una delle sedie.
Venti minuti dopo
Vic fa la sua apparizione, trafelato e con due borse da primato sotto
gli
occhi.
“In che stanza
è?”
“Ti accompagno
io.”
Mi alzo e lo accompagno fino alla porta.
“Trattala bene o
sei un uomo morto.”
Lui annuisce ed entra, io torno dai miei amici.
“Scusate, ma lei
voleva vederlo. Dopo, se vorrete potrete entrare.
Qualcuno ha
chiamato Jordan?”
“L’ho chiamato io.”
Mi risponde Aileen.
“Grazie, almeno
May starà meglio.”
Non so quanto Vic stia dentro di preciso, so solo che è un
bel po’ e quando esce
lo fulmino.
“Sta bene, stai
tranquilla.”
Dopo di lui
entrano Ronnie e gli altri, lasciandomi da sola con lui, brutta
situazione.
“Potrai mai
perdonarmi?”
“Non lo so,
sinceramente, non lo so.
Hai fatto male a
mia sorella e io non perdono chi fa del male alle uniche persone sane
che ho in
famiglia.”
“Io non pensavo avrebbe reagito così.”
“Tu non hai pensato e basta.”
Taglio corto io.
“Cosa vuol dire?”
“Che prima di insultare così una tua amica forse
avresti dovuto almeno
verificare se ti dicesse o meno la verità.”
Lui sta zitto.
“Hai ragione, ma
dopo Holly Danielle era un ottimo chiodo scaccia chiodo.”
“Forse dovresti guardarti attorno e forse scopriresti che
c’è qualcuno che ti
sta aspettando ed è disposto ad aspettarti per tanto
tempo.”
Lui mi guarda senza capire e io non sono disposta a dargli spiegazioni.
Sta per parlare, ma l’arrivo dei ragazzi lo fa rimanere muto.
“Sembra stia
bene, anche se non è contenta del fatto che dovrà
rimanere qui per tre giorni e
poi avere uno psicologo addosso.”
“Lo immaginavo.”
“Lo immaginavo anche io.”
Una voce mi fa eco, io mi volto e vedo May sorretta da Jordan.
È pallida, ma
credo che abbia dormito e che non stia male come ieri sera.
Rivolge
un’occhiata di puro odio a Vic e poi va dalla sorella
accompagnata dal suo
ragazzo, il cantante deglutisce e credo che si senta parecchio a
disagio.
Fatti suoi.
Parla un po’ con
Tony, poi se ne va con la coda tra le game.
Io vado da Sophie
e la trovo che parla con May.
“Ragazze, per voi
sarebbe un problema se noi andassimo a casa?”
“No.”
Risponde May.
“Rimango io con
lei.”
“Perfetto. Sophie, ci vediamo oggi a mezzogiorno.”
“Va bene e grazie di tutto Wen.”
“Figurati.”
Me ne vado e prendo
per mano Jack, fuori
l’aria è frizzante e il sole splende sulla citt
illuminando gli alberi carichi
di foglie rosse, gialle e arancioni.
Lui stringe la
mia mano.
“Ce la faremo,
supereremo anche questa.”
“Sì, fino a che
avrò te accanto so che potrò superare
tutto.”
Rispondo sorridendo.
“Ti va un caffè?”
“Volentieri.”
Ci fermiamo in un bar e ordiniamo cappuccino e brioche per due, per la
prima
volta da quando ho trovato Sophie mi sento meglio.
Quando ho detto
che con lui posso affrontare tutto ho detto la verità, senza
di lui sarei
persa.
Spero comunque
che mia sorella si riprenda presto e che Vic non le faccia
più del male o
potrei davvero pestarlo.
Nessuno tocca la
mia famiglia.
Angolo
di Layla
RingrazioYourForeverIsAllThatINeed
per la recensione, spero che il capitolo ti piaccia.
Canzone
del titolo: Remembering sunday-All Time Low
|
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Capitolo 16 *** 15)I never meant to hurt nobody, I only meant to do this to myself ***
15)I
never meant to hurt nobody, I only meant to do this to myself
Sophie p.o.v
La prima
impressione che ho è che qualcuno mi abbia buttato nella
baia con del cemento
attaccato ai piedi, le mie palpebre sono diventate difficili da alzare
e
respiro a fatica.
Con lo sforzo più
grande dei miei ventitré anni di vita apro gli occhi e
questi rivelano il
soffitto fon troppo familiare di un ospedale. Un soffitto di cemento
dipinto di
un colore chiaro e un neon abbagliante.
Ancora una volta
non ce l’ho fatta, penso riferendomi alla sera prima.
Anche questa
volta non ho preso abbastanza pillole e mi hanno presa per le penne.
Chiudo gli occhi
e tento di sollevare le braccia per portarmi le mani davanti al viso e
con
qualche difficoltà ci riesco.
Mi scappa un
singhiozzo di frustrazione, ancora una volta mi terranno in psichiatria
per tre
giorni e poi mi affibbieranno un cretino con cui fare un percorso di
riabilitazione.
Fanculo.
Le parole di Vic
continuano a rimbombarmi in testa, quanto vorrei non doverle sentirle
più!
-Ma se ce
l’avessi fatta non avresti mai visto la figlia di May. Non
vuoi vederla?-
Sì, mi piacerebbe
vederla, dopo tutto.
La testa mi fa
male e sento le lacrime che pungono per uscire, sono un completo
disastro che
non sa apprezza quello che ha.
All’improvviso la
porta si apre ed entra Wen
“Sophie.”
Mi chiama piano e il mio senso di colpa aumenta di una tacca. Lei mi ha
ospitata in casa sua e io l’ho ringraziata tentando di
suicidarmi.
“A quanto pare
non ce l’ho fatta nemmeno questa volta.”
“A quanto pare no.”
Io sospiro.
“Non dirmelo.
Adesso dovrò stare qui tre giorni in psichiatria e poi uno
strizzacervelli mi
seguirà per sei mesi o un anno.”
“Sei mesi.”
Sospiro di nuovo, meglio sei mesi che un anno.
“Dovevo prendere
più pastiglie.”
La frase mi esce
all’improvviso, senza che possa controllarla e viene dritta
dal mio io
autodistruttivo, Wen si acciglia.
“Non ne dovevi
prendere nessuna! Perché l’hai fatto?”
“Perché non servo a nessuno e persino quello che
consideravo un amico mi odia,
che senso ha la mia vita?”
Questa volta è lei a sospirare, immagino non le faccia
piacere sentire certe
cose. Che cretina che sono!
“E io? May?
Holly? Il bambino di May?”
“Forse stareste
meglio senza di me che non faccio altro che causare problemi.”
“NO. Noi vogliamo tutti che tu rimanga e viva la tua vita.
Vogliamo vederti
lavorare ed essere gratificata dal tuo lavoro alla casa discografica.
Vogliamo
vederti trovare il ragazzo giusto e sposarti con lui, magari avere
anche dei
figli.”
“Anche Vic?”
Lei rimane un attimo in silenzio, come per soppesare le parole e
impedire alla
rabbia di prendere il sopravvento, poi infine parla
“È passato per
avere tue notizie, ma io l’ho cacciato.”
La guardo piuttosto sorpresa, non capendo perché
l’abbia fatto.
“Perché l’hai
fatto?”
“Perché sono
arrabbiata con lui, è per colpa sua che sei finita qui, se
si fossi comportato
diversamente forse adesso saremmo tutti a casa.”
“Tutti?”
“Fuori ci sono
Jack, Ronnie, Aileen e Tony.”
Sono sinceramente
stupita dalla notizia, pensando che non sarebbe venuto nessuno. A New
York non
veniva mai nessuno, nemmeno i miei. Semplicemente riempivano i moduli
necessari
e poi se ne tornavano nel loro lussuoso appartamento lasciandomi nelle
mani dei
medici. Credo che Wen l’abbia capito con una sola occhiata.
“Anche May
aspetta tue notizie, non sei più a
New York, Sophie.
Qui ci sono delle
persone che ti vogliono bene e sono preoccupate per te.”
Io scoppio
silenziosamente in lacrime, e lei
mi
abbraccia, mi sento fragile come una bambina in questo momento. Ho
bisogno di
una mano che mi guidi fuori da questo casino.
“Vi voglio bene.”
“Anche noi te ne vogliamo, quindi cerca di non spaventarci
più così.”
“Posso vedere Vic?”
“Lo chiamerò io.”
Risponde con una sfumatura di rabbia nella voce, io afferro la sua mano.
“Non essere
arrabbiata con lui, sono io che ho fatto questo casino.”
Lei non sembra
convinta, ma alla fine annuisce e se ne va. Più o meno venti
minuti dopo la
porta si apre ancora. Io mi sento uno schifo, il senso di colpa e la
sensazione
di fallimento mi mangiano viva.
Questa volta è
Vic, ha l’aria di uno che non ha dormito molto.
“Ciao, Sophie.”
“Ciao.”
Rispondo piuttosto asciutta, ora mi accorgo di essere arrabbiata con
lui.
“Hai ragione a
essere arrabbiata con me, mi dispiace molto per quello che ti ho
detto.”
“Lieta di sentirtelo dire, ma mi domando: se io non avessi
tentato di
suicidarmi ti saresti scusato?”
Lui rimane un attimo a disagio.
“Penso di sì,
alla fine.
Dopotutto avevi
ragione, Danielle mi tradiva. L’ho scoperta con un altro, un
avvocato.”
Io scoppio in una lunga risata amara, che non sembra nemmeno la mia.
“Così hai dovuto
vedere per credere come san Tommaso, non ti riusciva proprio di
credermi e
verificare.”
“Io… Io avevo bisogno di una distrazione dopo
quello che era successo con Holly
e lei era lì, allegra e spumeggiante, piena di
vita.”
“E voglia di scopare.”
“E voglia di scopare.”
Mi fa eco lui, con aria colpevole.
“Non ti sei
accorto che c’era qualcun altro?
Che c’ero io?”
Lui trasalisce violentemente.
“Vuoi dire che io
ti piaccio?”
“Non è esatto, io ti amo, ma non
importa.”
“Come sarebbe a
dire?”
“Tu non sei mio amico, come posso considerarti come possibile
ragazzo?”
Rispondo con un
velo di tristezza nella voce.
“Sophie, ti
prego! Non cacciarmi. Non voglio rimanere senza di te.”
“Vuoi dire senza una spalla su cui piangere.”
“No, voglio dire te con i tuoi pregi e i tuoi difetti. Non
posso vivere senza
di te, ti prego.
Mi dispiace di
non averti creduto, se potessi tornare indietro nel tempo lo farei e
non ti
direi tutte le cattiverie che ti ho detto. Ti prego, dammi
un’altra
possibilità!”
Si blocca un
attimo.
“Vorrei essere il
tuo ragazzo se me lo permettessi.”
“Non lo so, ci
devo pensare.”
Ho il cuore che batte a mille, c’è una parte di me
che vuole rispondergli
immediatamente con un sì e un’altra –
più prudente – che mi consiglia di
aspettare.
“Pensaci tutto il
tempo che vuoi.”
Mi dice dolcemente, accarezzandomi una guancia.
Dopo di che se ne
va, lasciandomi sola con i miei pensieri e i miei dubbi.
I ragazzi vengono
a trovarmi ovviamente. Il più preoccupato è
Ronnie, anche se è quello che mi
conosce da meno tempo.
“Piccola, non mi
aspettavo che avessi sofferto così tanto.”
Commenta impressionato, io non rispondo e stringo più forte
il lenzuolo bianco.
Odio essere
compatita, preferisco l’odio per un perverso meccanismo.
Parliamo di cose
futili per un po’, poi anche loro se ne vanno e io prendo
fiato: tra poco
arriverà May e sarà furiosa. Le avevo promesso
che non avrei più tentato il
suicidio, ma ho infranto la promessa, non valgo granché come
persona.
Non valgo granché
eppure sono ancora qui.
Because heaven’ s full and hell won’t have me.
Canticchio tra me
e me ed è così che mi trova mia sorella. La sua
faccia non promette niente di
buono.
“Avevi promesso
che non l’avresti mai più fatto di
nuovo.”
Esordisce.
“Lo so, mi
dispiace. Non riesco a mantenere le mie promesse, nemmeno quelle
importanti.”
“Non hai pensato a me, Wen, il bambino?
Al male che ci
avresti fatto? Come credi che avrei reagito alla tua morte?”
Mi chiede con le
lacrime agli occhi.
“Non lo so, non ci
ho pensato. In quel momento volevo solo farla finita e non pensavo ad
altro.
Scusa, May. Non
lo farò più.”
“Sono anni che mi dici che non lo farai più e poi
ti ritrovo sempre in un
ospedale a lottare tra la vita e la morte.”
“Questa volta mi impegnerò sul serio, voglio
vedere mia nipote.”
Lei sorride.
“È venuto Vic,
dice che vuole stare con me. Io gli ho detto che ci deve pensare, mi ha
fatto
male, lo sai?”
“Immagino.
Sophie, io non posso dirti né di stare con lui né
di non starci, è una cosa che
devi decidere tu.
Se deciderai di
stare con lui vorrà dire che gli concederai
un’altra volta la tua fiducia e
sarebbe ammirevole, se invece deciderai che non vuoi troverai qualcun
altro che
fa per te.
Io ti sosterrò in
entrambi i casi.”
“Secondo te cosa sarebbe meglio?”
“Che chiarissi con Vic, credo, ma la decisione spetta a te.
Capirei se
decidessi di non vederlo più, visto il male che ti ha
fatto.”
Io rimango in
silenzio e lei mi abbraccia.
“Siamo una
famiglia, ce la faremo e conoscerai mio figlio.”
Io sorrido e
guardo Jordan.
“Sono una pessima
sorella, tienimela d’occhio.”
“Lo farò, non ti
preoccupare.
Adesso penso sia
ora di andare.”
May annuisce e dopo avermi abbracciata se ne va anche lei, questa volta
decido
di farmi una dormita per far sì che i brutti pensieri non si
facciano sentire.
Scivolo presto in
un sonno senza sogni e vengo svegliata verso mezzogiorno da una solerte
infermiera che mi indica il pasto: pollo lesso, patate lesse,
prosciutto, una
mela e scatolina di marmellata.
Beh, meglio che
niente, mi dico sospirando e iniziando a mangiare il pollo.
Non è poi così
male alla fine, in questi tre giorni guadagnerò una forma
invidiabile grazie
alla ospedale spa.
Dio, che cazzate!
Come se non sapessi che non faranno altro che riempirmi di farmaci per
tenermi
calma.
Finito di
mangiare, mi alzo in piedi e con il mio
“attaccapanni”
a cui sono attaccate tutte le mie flebo
esploro un po’ il reparto. Ci sono solo dottori e infermieri
in giro, la
maggior parte dei pazienti e nelle loro camere.
Saluto un po’ di
personale e poi mi siedo su una poltroncina che dà verso
l’esterno, posso così
ammirare i colori autunnali di un piccolo giardinetto.
Bello! Peccato
ammirarlo in circostanze così pessime.
“C’est la vie,
Sophie.
Lo sapevi a cosa
saresti andata incontro ieri sera, rassegnati al fatto
incontrovertibile che né
in paradiso né all’inferno ti vogliono.”
Torno in camera mia
e aspetto che mi
venga servita la cena e che arrivi l’orario delle visite:
May, Wen, Holly,
Aileen, Ronnie e Vic mi hanno già scritto.
Vic è stato il
messaggio a cui è stato più difficile rispondere,
perché c’è così tanto di
sospeso tra noi che è impossibile comportarsi come due amici.
Penso che nessuno
dei due voglia solo essere amico dell’altro, ma ci sono delle
circostanze che
ci separano e
bisogna che il tempo
faccia il suo corso.
So già che lo
perdonerò e che accetterò di essere la sua
ragazza, ma non subito. Adesso fa
troppo male e devo pensare a sopravvivere a questi tre giorni.
Torno a letto e
scrivo un messaggio a Wen in cui le chiedo se stasera può
portarmi qualche
libro, dubito che avrò tempo di leggerlo, ma non si sa mai.
Di solito ti
riempiono talmente tanto di calmanti che non fai altro che dormire e
stare a
letto, sperando che
non ci sia un
infermiere o un inserviente maniaco.
Alle sette mi
servonola cena – che è la copia identica del
pranzo – e poi aspetto che
qualcuno si faccia vivo. La prima ad arrivare è May seguita
da Jordan.
“Stai bene?”
Le chiedo.
“Sarei io a
doverlo chiedere a te.”
Cerca di sorridere lei.
“Sei tu
l’incinta.”
“E tu quella che hai tentato il suicidio, comunque sto bene.
Lo stress è
tornato a livelli normali.
Tu?”
“Uhm, bene. Si fa
per dire, ovviamente, il cibo è pessimo, la compagnia anche
e temo che presto
sarò troppo imbottita di medicine per poter stare
sveglia.”
“Non possiamo vederti per i prossimi tre giorni.”
“Immaginavo.
Vabeh, vuol dire che mi godrò questa spa da sola.”
Jordan mi guarda
incredulo.
“Non mi piace davvero
stare qui, sto solo cercando di sdrammatizzare, Jordan.”
“Ah, per un momento non sapevo davvero cosa
pensare.”
Io sorrido.
“Dovrai abituarti
alla mia ironia se vuoi diventare mio cognato.”
Lui ride e in quel momento entrano Wen, Jack, Aileen, Tony, Holly, Alex
e
Ronnie.
“Ecco i tuoi
libri!”
Mia sorella li
sventola, io le faccio cenno di appoggiarli sul comodino.
“Grazie, Wendy.”
“Di niente, come stai?”
“Bene, se così si
può dire.”
Lei mi guarda e
annuisce.
“Immagino, hai
parlato con qualcuno?”
“Un paio di
infermiere.”
Tra di noi cala il silenzio per un attimo.
“Pensi che lo
rifarai ancora?”
“No, adesso devo diventare una zia responsabile e non posso
più permettermi
certe cose. Ogni volta che ci provo dovrei ricordarmi
com’è la vita in ospedale
se non riesco ad ammazzarmi.”
“Beh, tienilo a mente.”
Mi risponde Wen.
“Qualcuno ha
notizie di Vic?”
Tony e Ronnie si
guardano l’un l’altro.
“Beh, ha
telefonato chiedendo se poteva venire a visitarti.”
Dice piano Tony.
“Ma tua sorella
non ha voluto.”
Finisce Ronnie.
“Scusa, sto
cercando di proteggerti.”
Mi dice Wendy.
“Non ti
preoccupare, non avevo molta voglia di vederlo. Volevo solo sapere se
era
interessato a me e a come stavo.”
“Come può non esserlo?”
Mi domanda scioccato Tony.
“Quella di
stamattina può essere stata una finta per lavarsi la
coscienza.”
Taglia corto Ronnie, Tony incrocia le mani sul petto.
“Se le ha
promesso qualcosa la manterrà, lo conosco molto meglio di
te, Radke.”
“Solo il tempo ci dirà chi ha ragione.”
Risponde sibillino il frontman dei Falling In Reverse.
“Sei sicura di
volerci tornare insieme?”
Chiedono all’unisono Holly e Alex.
“Lo amo.”
Rispondo semplicemente.
“Che gran casino
che è l’amore! Personalmente credo che Vic non ti
meriti.”
Guardo un po’
sorpresa Jack, non aveva mai dato pareri negativi su Vic.
“Non credevo che
non ti piacesse Vic.”
“Non è che non mi
piaccia. È una brava persona, ci abbiamo fatto una
collaborazione, un video e
un tour, ma visto
come ti ha trattata e
dove sei finita per colpa sua forse dovresti riconsiderare se vuoi
davvero
diventare la sua ragazza.”
Io sospiro.
“Ammetto che hai
ragione, ma purtroppo o per fortuna amo lui e spero che d’ora
in poi andrà
meglio. Non sono nemmeno sicura che mi volesse davvero come ragazza,
magari
l’ha detto perché si sentiva in colpa.”
Tony scuote energicamente la testa.
“Se te l’ha detto
era convinto. Su questo non ho dubbi.”
Chiacchieriamo un
altro po’ riguardo a Vic e al fatto se dovrei o no accettare
di essere la sua
ragazza, poi l’infermiera che mi ha servito la cena sbuca e ci dice che
l’orario di visite è
finito.
Annuiscono tutti,
May e Wen mi abbracciano.
“Beh, buona
vacanza!”
Mi dice Jordan
prima di andarsene, facendomi l’occhiolino, io ricambio.
“È qualcosa tra
di voi, vero?”
Chiede Wen.
“Sì, non ti
preoccupare.”
“Allora a tre giorni.”
“Ci mancherai!”
Aggiunge Jack
prima di andarsene.
“Beh, cerca di
riprenderti.”
“Sei forte puoi farcela.”
Holly e
Alex.
“Ciao, Sophie. Se
ti serve qualcosa chiama.”
Mi dice Aileen prima di andarsene con Tony che mi saluta timidamente.
Ronnie è l’unico
rimasto nella stanza.
“Ehi, piccolina.
Niente più scherzi, vedi di riprenderti presto e di pensare
bene a quello che
vuoi fare con Vic. Ti voglio bene.”
Mi scompiglia i capelli.
“Anche io te ne
voglio, grazie per l’aiuto.”
“Figurati.”
Se ne va anche lui e rimango da sola, inizio a leggere uno dei libri
che mi ha
portato Wen, un’ora dopo arriva la solita infermiera e mi
dice che è ora di
dormire.
Io metto un
segnalibro alla pagina a cui sono arrivata e appoggio il libro sul
comodino e
do un’occhiata al cellulare.
C’è un messaggio.
Curiosa, lo apro.
È un messaggio di Vic in cui mi augura la buonanotte,
involontariamente sorrido
come un ebete. Forse lo fa solo perché si sente in colpa, ma
mi fa piacere che
mi abbia scritto.
Sempre sorridendo
digito la risposta e poi mi stendo sul letto, il cellulare stretto tra
le mani
sospirando felice.
Non sarà facile
far funzionare qualcosa tra di noi né passare sopra al fatto
che ho tentato il
suicidio perché lui mi aveva rifiutata, ma una vocina mi
dice che ce la farò,
che la felicità è solo dietro l’angolo
e io devo avere il coraggio di girare e
prenderla.
Con il cellulare
ancora tra le mani mi addormento con un sorriso stampato in faccia,
Domani sarà un
giorno di merda, ma so che ho la forza di affrontarlo, grazie ai miei
amici, ai
miei familiari e anche grazie a lui.
Questa volta ne
sono davvero convinta: ce la posso fare.
Girerò il
maledetto angolo e sarò felice.
Angolo di Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed
per le recensione, spero ti piaccia.
Canzone del titolo: "Tangled with
the great escape" Pierce the Veil.
|
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Capitolo 17 *** 16)And I am holding onto the fact that I'll see you in the morning ***
16)And
I am holding onto the fact that I'll see you in the morning
Sophie p.o.v
Tre
giorni dopo
la mattina alle otto sono rincoglionita come non mai.
Di mio non sono
una tipa mattutina – al contrario, mi piace stare tra le
coperte e godermi il
tepore – e il fatto che io sia reduce da tre giorni di
terapia farmacologica
pesante non aiuta affatto.
Wendy mi sorride
comprensiva mentre saliamo in macchina.
“Penso che
dormirò ancora un po’, tanto devo riprendere a
lavorare domani, ammesso che mi
vogliano ancora.”
“Oh, non ti devi
preoccupare. Avere una cugina, una sorella e un’amica
fidanzate di musicisti
aiuta e poi ci si è messo anche Ronnie. Ha detto che non
avrebbe firmato per i
suoi mixtape se ti avessero licenziato. Sei in una botte di
ferro.”
Io rispondo con
un sorriso intorpidito, persino lo scialbo sole autunnale di Los
Angeles mi
sembra eccessivo.
“Ehi, che ne dici
di fermarci a fare colazione da qualche parte?”
Mi propone mia sorella, io accetto volentieri. Così al primo
Mac parcheggia la
macchina ed entriamo, prendiamo due cappuccini, quattro pancakes e
quattro
muffin al mirtillo.
Poi cerchiamo un
posto libero e ci sediamo.
“È
incredibilmente pieno di ragazzini, molti saltano le lezioni.”
Dico così per dire.
“Non hai mai
saltato scuola?”
“Un sacco di volte. Andavo in una casa abbandonata nel Bronx
che i punk della
zona avevano risistemato e stavo là tutta la mattina.
C’era sempre
qualcosa di interessante da fare o da sentire, concerti, vedere
film,fare
murales.
Dio, una volta mi
hanno persino costretta a suonare la chitarra e a cantare. Con la
chitarra me
la cavo un po’, ma ho una voce terribile.”
Rido, ripensando
alla mia adolescenza mezza sfavillante per il tenore di vita alto della
mia
famiglia e mezza allo sbando; fatta di birre e canne, tagli, lacrime e
ricoveri.
“Cosa c’è da
ridere?”
“Pensavo alla mia adolescenza, tutto qui. Non ci si
aspetterebbe che la figlia
di una famiglia perbene sia così.”
Wendy annuisce, io guardo nel mio piatto, abbiamo fatto piazza pulita
ed è ora
di andare.
Ci alziamo e
paghiamo, poi finalmente andiamo a casa, lei mi aiuta a portare dentro
la roba
e se ne va. Io rimango un attimo nell’ingresso ad ammirare la
villa: sì, mi è
mancata.
“Bentornata.”
May si fa viva con una mano sulla pancia e una tazza
nell’altra.
“Ciao, May! Come
stai?”
“Bene.”
“Sei a casa da sola?”
“Sì e prevedo che tu non mi farai compagnia, hai
l’aria di una che vuole solo
dormire.”
“Scusami, May! Devono essere le dannate medicine.”
“Non ti preoccupare e vai a dormire. Io leggerò
qualcosa o romperò le palle a
Jordan con qualche messaggino.”
Io la lascio con
un altro sorriso di scuse e poi salgo in camera mia, metto via la mia
roba, mi
faccio una doccia per togliermi di dosso l’odore
dell’ospedale.
Fatta quella mi
butta a letto e cado subito in un sonno senza sogni né
incubi, solo nero.
Mi sveglio a
mezzogiorno per via del profumo del cibo: pasta al sugo direi.
Deve essere stata
la cameriera perché May è negata in cucina,
sarebbe in grado di dare fuoco al
locale solo per farsi un piatto di minestra.
Indosso un paio
di pantaloni larghi verde militare e una maglia dei Paramore, poi
scendo e
trovo la mia sorellina in cucina.
Lei mi sorride,
alzando il volto dal suo piatto.
“Il tuo è nel microonde.
È buona, l’ha fatta la cameriera, anche se
è messicana se la cava bene con la
cucina italiana.”
“Meraviglioso!”
Prendo un guanto
da forno e tolgo il piatto dal forno e lo appoggio con cautela sul
tavolo, poi
mi siedo.
La prima
forchettata è bollente, poi finalmente raggiunge una
temperatura normale e io
mangio il mio primo pasto da quattro giorni a questa parte.
“Buona!”
“C’è anche della
torta nel frigo, l’ha fatta Wen ieri.”
Io mi alzo e tiro fuori un piatto con sopra quella che sembra una torta
al
cioccolato, taglio due fette – una per me e una per May
– e la mangio. Non è al
cioccolato, è al cocco e cioccolato: praticamente una torta
paradisiaca per me.
“Dio, potrei
abituarmi a tutto questo!”
May sorride.
“Adesso manca
solo una cosa: una sigaretta.
Esco a fumarla,
tu non seguirmi che non fa bene al bambino!”
Lei sospira e
ignora le mie parole.
“Voglio godermi
l’aria dell’oceano. Sono stanca di stare in casa e
uscire da sola non è
divertente.”
“Va bene, va bene.”
Accendo la mia sigaretta e mi godo la prima boccata, a parte quel posto
occupato dai punk nel Bronx, non mi sono mai sentita a casa da nessuna
parte.
Ora però è avvenuto un cambiamento, considero
questo posto un po’ come casa e
mi piace moltissimo, è bello avere delle radici.
“Come mai stai
sorridendo?”
Io guardo mia
sorella senza capire.
“Hai un sorriso a
trentadue denti che non ti ho mai visto prima
d’ora.”
“Oh, non è nulla.
Ho solo pensato che in questo posto mi sento a casa, l’ultimo
posto che ho
definito casa è quel vecchio palazzo nel Bronx."
May si siede su
una comoda poltrona in vimini.
“Stavo pensando
la stessa cosa, credevo che dopo averla trattata di merda per anni Wen
ci
ospitasse solo il tempo necessario a trovare un nuovo appartamento,
invece ci
sta trattando come se fossimo davvero sorelle. Si interessa di noi, del
lavoro,
di mio figlio.”
“A proposito. Ormai non mancherà molto a quando
dovremo sistemare una stanza
per lui. Dove pensi di stabilirti?”
“Ne stavamo
parlando l’altro giorno con Jordan e pensavamo di venire qui,
se Wen e Jack
sono d’accordo. Non credo che Aileen rimarrà
molto, Tony vorrebbe che lei si
stabilisse a casa sua."
"Credo sia una
buona idea, almeno ci sarebbe sempre qualcuno pronto a badare al
bambino, ma
non pensate che sarebbe un pochino eccessivi per la vostra vita di
coppia.”
Lei alza le spalle.
“La villa è
grande, possiamo fare gli innamorati senza che voi ci vediate o uscire
fuori. I
vantaggi di vivere con una grande famiglia sono meno degli
svantaggi.”
Io sorriso.
“Sei cambiata
parecchio dalla ragazza che pensava solo ai party e al sesso.”
Lei si accarezza la pancia.
“Lui mi ha fatto
crescere.”
Io sorrido a mia
volta, pensando inopportunamente che mi piacerebbe avere un piccolo Vic
da
coccolare.
Alla sera
arrivano tutti ed è quasi un mezzo party. Ci sono Jack, Wen,
Aileen, Tony,
Jaime e Jessica, Rian e Cassadee, Jordan e la sua band, Zack, Vic e
Mike con la
sua ragazza.
Io lancio
un’occhiataccia al bassista degli All Time Low –
ancora non gli ho perdonato il
fatto di avere quasi fatto abortire mia sorella – ma May
sembra averlo
perdonato perché gli sorride senza alcun rancore.
“Non vi
aspettavamo così in tanti, non ho preparato abbastanza
cotolette.”
Esclamo costernata, ma Jaime alza trionfante un sacchetto gigantesco.
“Ci sono i
tacos!”
Io sospiro di
sollievo e ci mettiamo tutti attorno al tavolo di villa Barakat,
chiacchierando
amabilmente, tutti – con molto tatto – mi chiedono
come sto e io rispondo che
sto bene.
Noto che Jordan è
diventato molto possessivo nei confronti di May e che Zack e Tay si
tengono per
mano quasi di nascosto.
“Credo che non ci
siamo presentati.”
Esclama a un
certo punto un ragazzo con i capelli castano scuro molto spettinati.
“In effetti no.”
Dico io.
“Io sono Cameron
Hurley, chitarrista dei We Are The In Crowd, lui…”
Indica un ragazzo con i capelli scuri e un ciuffo biondo al centro
della testa.
“È Robert
Chianelli. Lui invece …”
Indica un ragazzo
con gli occhiali e i capelli scuri.
“È Mike Ferri.”
“Felice di avervi
conosciuti, immagino sappiate già il mio nome.”
“Sì, in effetti
sì.”
Dopo cena
sparecchiamo tutto e io lascio la
cucina
in disordine con una punta di dispiacere pensando al casino a cui si
troverà
davanti domani la cameriera.
Vic non ha
provato a parlarmi, mi ha solo salutata, ma ho sentito su di me il suo
sguardo
tutta sera e a un certo punto noto anche che Mike e la sua ragazza
– Alysha
Nett, una biondina che lavora come modella per intimo, mi pare – si
scambiano delle occhiate.
Io li ignoro, ma
un certo punto Mike si alza dal divano e si ferma davanti a me.
“Vuoi uscire a
fumare una sigaretta con me?”
“Sì, perché no?”
Rispondo sorpresa, non credo sia erba perché se lo fosse
l’avrebbe offerta a
tutti, penso ci sia qualcos’altro dietro.
Arrivati sul
portico che dà sul giardino del retro accendo la mia
sigaretta aspettando che
sia lui a parlare per primo.
“Lo so benissimo
che non sono fatti miei, ma vorrei parlarti un attimo di Vic.”
Io mi irrigidisco al suo nome e lui lo nota.
“Ti ha fatto
male, vero?”
“Molto.”
“Ma tu lo ami lo stesso.”
“Purtroppo.”
Rispondo sconsolata.
“Non sono qui per
difenderlo, ha fatto una grande cazzata e non ne valeva la pena, gli
avrò detto
almeno un milione di volte che Danielle non era una brava ragazza.
Non mi ha
ascoltato e in ogni caso non penso ti interessino i litigi dei fratelli
Fuentes,
giusto?”
“Giusto.”
“Volevo solo
dirti che, anche se questa volta si è comportato male, di
solito Vic è una
persona meravigliosa che mette sempre gli altri davanti a
sé. Si prende cura di
tutti e trascura sé stesso, volevo solo dirti questo.
Non ti chiedo di
perdonarlo adesso, ma di non farlo soffrire eccessivamente,
perché lo
perdonerai, vero?”
“Penso di sì,
Mike. In questo momento ho le idee confuse e non so cosa fare. Mi sento
come se
un’onda mi avesse presa e trascinata via dalla spiaggia.
Niente è più al suo
posto e non lo sarà ancora per un po’, mi succede
sempre quando esco
dall’ospedale… per i miei problemi.
Cercherò di fare
del mio meglio per chiarire i miei sentimenti e non farlo
soffrire.”
Lui annuisce e
spegne la cicca nel posacenere.
“Sei una brava
ragazza e penso che tu e Vic Sareste una bella coppia.”
“Grazie.”
Rispondo
imbarazzata, poi entriamo tutti e due. Dentro non è cambiato
nulla, se non che
May e Tay stanno parlando fitto, probabilmente si stanno chiarendo per
quello
che è successo con Zack.
Prima o poi
avrebbero dovuto farlo, mi dico mentre mi siedo sul divano, sono felice
che May
si sia ripresa e non la odi.
Improvvisamente
qualcuno si siede accanto a me facendomi sobbalzare leggermente:
è Vic.
“Ehi, ciao.”
“Ciao, Vic. Come va?”
“Dovrei farla io
a te questa domanda.”
Io sospiro.
“Sto più o meno
bene. È strano come tutti mi trattino con i
guanti.”
“Non ti piace?”
“Non è questo, è
che è strano.
Quando tornavo
dall’ospedale a New York i miei non mi rivolgevano la
parola.”
“Ah, capisco.”
Rimane un attimo in silenzio.
“Cosa ti ha detto
Mike?”
“Niente di
importante, perché?”
“Perché non
voglio che ti faccia pressioni.”
“Non essere duro con lui, sta cercando di fare la cosa giusta
per te e per me,
credo.”
“Immagino di sì. Non gli è mai piaciuta
Danielle.”
Il suono del campanello interrompe la nostra conversazione, io e Wen ci
scambiano un’occhiata perplessa e decidiamo di andare ad
aprire insieme.
Alla porta
troviamo niente meno che Danielle, io serro la mascella, io stringo i
pugni.
“Cosa vuoi?”
Le chiedo senza
tanti preamboli.
“Parlare con Vic,
fatti da parte, psicopatica.”
Per tutta risposta io e Wen le sbarriamo la strada.
“Cazzo volete?
Sono la sua
ragazza e voglio parlargli.”
“Ohi! Per prima cosa abbassa i toni, non sei a casa tua!
Secondo non ci risulta
che Vic sia ancora il tuo ragazzo, quindi vattene.”
“Non potete cacciarmi.”
Risponde tronfia.
“Ah, no? Pensavo
fosse un piacere che spettasse al padrone di casa scacciare gli ospiti
indesiderati e siccome questa è casa mia ti dico di
andartene.”
Replica a muro
duro Wendy, Danielle arrossisce sgradevolmente.
“Tu!”
Mi guarda truce.
“Non avrai MAI
Vic! E tu!”
Guarda mia
sorella.
“Non mi butterai
fuori da questa casa!”
Si butta addosso
a me e Wen urlando, richiamato dal casino arriva anche Vic.
“Amore, queste
due streghe non mi fanno passare!”
Lui la guarda
disgustato.
“Danielle, io e
te non stiamo più insieme, smettila di
perseguitarmi.”
Danielle diventa ancora più rossa.
“Vuoi metterti
con questa puttanella?
Non sai che si è
fatta Ronnie Radke?”
Il mio schiaffo
la lascia spiazzata.
“Per tua
informazione, io e Ronnie siamo solo amici. A M I C I .”
Dico scandendo bene le sillabe.
“Vic lo sa, ma mi
domando se sappia fino in fondo che carogna sei. Lo sa che ti accordavi
con un
complice per spillargli soldi?”
Lei fa per darmi
un pugno, ma Wen la blocca e le torce il polso fino a farle male.
“Adesso tu esci
da questa casa o ti spezzo questo caro ossicino che già
scricchiola. Te ne vai,
vero?”
Lei annuisce e, trattenendo le lacrime, se ne va.
“Cos’è questa
storia di Ronnie Radke?”
Mi chiede curioso Vic.
“Non c’è nessuna
storia, siamo solo amici e non ci siamo baciati.”
Rispondo acida.
“Come mai non
l’hai invitato?”
“Non poteva, ha
detto che passerà domani.”
“C’è un’altra
cosa che vorrei chiederti, cosa significa la storia dei
soldi?”
Io guardo Vic e
inalo profondamente.
“La prima volta
che ho incontrato Ronnie – e tra parentesi tra di noi non
c’è nulla, solo
amicizia, non credere a quella bagascia – l’ho
vista cospirare sullo spillarti
soldi con un tizio vestito molto elegante e poi si sono
baciati.”
“Il tizio con cui l’ho sorpresa a letto! Che
stronza!”
“Esattamente.”
Rientriamo e
tutti ci chiedono chi diavolo fosse l’arpia che urlava.
“Danielle.”
Rispondo tetra io, sollevando un coro di sbuffi.
“E cosa voleva?”
Chiede Mike.
“Parlare con
Vic.”
“Patetica. Mi auguro che tu l’abbia cacciata di
casa, fratello.”
“Sì, tranquillo, Mike.”
Lui sospira di sollievo.
“Te l’ho sempre
detto che era solo una zecca e tu non mi hai mai voluto
ascoltare!”
“Mike, non è il
momento adatto per parlarne.”
Replica secco Vic.
“Vic ha ragione.”
Interviene May.
“Insomma, ci
stiamo divertendo, perché parlare di una tizia che
è solo una seccatura?”
“Immagino che tu
abbia ragione.”
“Ho ragione, le
donne incinte hanno sempre ragione.”
Mike sorride
involontariamente e la questione è risolta, la festa
riprende da dove era stata
interrotta. Io però mi sento un pochino sfasata, fuori
posto, mi succede spesso
il primo giorno di ritorno a casa.
Cercando di non
farmi notare da nessuno esco di nuovo in terrazza a fumare, sperando di
placare
almeno per un po’ il flusso di pensieri stranianti che invade
il mio cervello.
Accendo la
sigaretta con autentico piacere e guardo le stelle di ottobre luccicare
con una
punta di malinconia. Tra poco finirà anche
l’estate indiana e arriverà
l’inverno anche nell’assolata California e con lui
Halloween, la mia festa
preferita.
Wen e Jack
parlano di un party, ma io non sono invitata, in che veste ci andrei?
Nessuna,
concludo.
“Come mai qui da
sola?”
“Oh, ciao, Vic! Ho solo bisogno di stare un po’ da
sola, mi succede spesso
quando torno dall’ospedale.”
“Capisco. Sei sicura di stare davvero bene?”
“Non ho voglia di tagliarmi, se è questo che vuoi
sapere.”
“Non solo questo.”
Io rimango in silenzio, se vuole chiedermi qualcosa deve farlo lui.
“Ecco, ti
piacerebbe uscire a cena con me, che ne so, dopodomani?”
Io sorrido per le
sue maniere un po’ impacciate.
“Penso sia una
buona idea, almeno vediamo se possiamo funzionare, almeno come
amici.”
“Lo sai che…”
“Lo so, ma ho bisogno di tempo, Vic.
Cerca di capire,
non è facile per me passare sopra a quello che è
successo. Ci sto provando sul
serio.”
“Lo so, lo so.
Sono stato uno stupido a rovinare tutto, mi prenderei a schiaffi da
solo.”
Io gli accarezzo una guancia.
“Non farlo, non
vale la pena rovinare la tua bella faccia per me. Per quello che ne sai
sono
solo una meteora di passaggio nella tua vita.”
“Io non penso.”
Si avvicina a me
e senza che me accorga le nostre labbra sono incollate e le nostre
lingue si
stanno cercando prima con bramosia e poi con dolcezza.
La mia sigaretta
cade per terra, ma questo non interessa a nessuno, in questo momento
esiste
solo lui e il nostro bacio.
Il mio cuore
batte forte e sento che è lo stesso per lui.
Rimaniamo per non
so quanto a baciarci sotto la luce benevola della luna ed è
la prima volta da
secoli che sto bene con me stessa.
In questo momento
mi sento perfettamente imperfetta e non potrei desiderare di
più.
Non ora.
Non adesso.
Forse in futuro.
Carpe diem, no?
Angolo di Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed,
grazie mille per commentare sempre. Spero che questo capitolo ti
piaccia.
Canzone del titolo:You know you
know me-Tonight Alive
|
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Capitolo 18 *** 17)And I promise you someday we'll tell ourselves: ***
17)And
I
promise you someday we'll tell ourselves: "Oh my god, this is paradise."
Sophie p.o.v.
La nostra uscita
non passa inosservata e tutti ammiccano e si danno di gomito come se
sapessero
tutti cosa è successo.
È abbastanza
imbarazzante.
Le mie due
sorelle e Aileen mi guardano in modo eloquente, dopo vorranno sapere
tutti i
particolari e non c’è modo di scamparla.
“Beh, ragazzi. È
stata una serata divertente, ma ora io andrei a letto, domani devo
andare al
lavoro.”
Mi salutano tutti e finisco con il rimanere da sola con le mie sorelle,
Aileen
e i ragazzi. Sì, persino Jordan, Jack e Tony sono curiosi
come scimmie.
“Allora?”
“Vic mi ha
invitata a un appuntamento dopodomani.”
“E…?”
“Ho accettato.”
“E…?”
“Ci siamo baciati.”
“E…?”
“Mi è piaciuto tanto, fin troppo e ho un
po’ di paura.”
May alza un
sopracciglio.
“Come mai?”
“ E se mi mollasse per stare con una migliore di me?
Non è difficile
trovare una migliore di me.”
“In questo caso dovrò proprio pestarlo.”
Esclama solenne.
“May, stai per
diventare madre di famiglia.”
“Questo non mi impedisce certo di proteggere mia
sorella.”
Io sospiro.
“Vabeh,
buonanotte, gente. Vado davvero a dormire perché domani devo
lavorare.”
Salgo in camera
mia, mi faccio una doccia, metto il pigiama e do un’occhiata
al mio cellulare:
ci sono due messaggi.
Il primo è di
Ronnie.
“Scusa, se non
sono riuscito a venire, ma avevo degli impegni con la mia band. Spero
tu stia
bene :)”
“Non ti
preoccupare :).
Sto più o meno bene, è sempre difficile
dirlo dopo che ti buttano fuori dal manicomio. Vic mi ha chiesto di
uscire e ho
accettato.”
“Bella, Sophie.
Domani mi racconti tutto, ci troviamo a fare colazione al bar della tua
amica
Aileen.”
“Jawol, mein Herr:) Guten nacht.”
“Buonanotte,
tedesca mancata.”
Il
secondo è di
Vic.
“Buonanotte,
piccola. Fai bei sogni <3.
Darling,
you’ll be okay.”
“Buonanotte
anche a te, Vic <3.
And I
promise you someday we'll tell ourselves
"Oh my god, this is paradise." <3”
Sorridendo
come
un’idiota mi addormento con il cellulare in mano.
La mattina dopo
la sveglia suona implacabile, io la spengo con un grugnito e vado a
vestirmi.
Indosso una camicetta bianca, un paio di jeans neri, degli anfibi neri
e un
cardigan nero, poi scendo dabbasso.
Sono tutti in
cucina e stanno facendo allegramente colazione, io li saluto sorridendo
prima
di prendere la mia borsa e il mio giubbotto di pelle.
“Non fai
colazione?”
Mi urla Wen.
“No, la faccio
con Ronnie. Mi ha chiesto di vederci.”
“Salutacelo!”
“Va bene!”
Salgo sulla mia
macchina – un nuovo acquisto di cui sto ancora pagando le
rate – e mi dirigo al
bar di Aileen, Ronnie è già seduto a un tavolo
d’angolo.
“Ehi, raggio di
sole! Come stai?”
“Sto. Beh, per lo meno sono quasi pronta ad affrontare il mio
primo giorno di
lavoro.”
“Bene, e sul fronte Fuentes?”
Io arrossisco.
“Beh, ieri ci
siamo visti alla festa. All’inizio mi ha solo salutata, ma
non mi ha mai tolto
gli occhi di dosso. Poi Mike ha voluto parlarmi per spezzare una lancia
a
favore del fratello, poi mi ha parlato Vic chiedendomi cosa mi avesse
detto
Mike.
Uhn, a un certo
punto è arrivata Danielle e io, Wen e Vic abbiamo dovuto
cacciarla, ha osato
dire che io e te ci eravamo baciati.”
“Troia.”
Borbotta sottovoce.
“A un certo punto
della serata sono uscita a fumare e Vic mi ha seguito, abbiamo parlato
un po’ e
mi ha chiesto di uscire con lui domani. Io ho accettato più
volentieri di
quanto gli abbia fatto capire. Mi ha fatto davvero piacere che me
l’abbia
chiesto.
Ah, e poi ci
siamo baciati.”
Lui sorride malizioso.
“Piaciuto?”
“Molto, ma ho paura che mi molli per
un’altra.”
“Lui mi sembra molto preso e molto intelligente, non ti
lascerà andare un’altra
volta.”
“Lo spero.”
Rispondo incerta, stringendo tra le mani la tazza di cappuccino.
“A dir la verità
non so nemmeno perché si interessi a me, sono un problema
con le gambe.”
“Perché sei una ragazza carina, gentile,
disponibile e se il signor Fuentes non
ti volesse mi propongo come candidato di riserva.”
Io arrossisco e
mormoro un “grazie.”, parliamo ancora un
po’ e poi io me ne vado, non voglio
arrivare in ritardo il primo giorno di lavoro.
Il mio rientro in
ufficio sono tutti carini e nessuno mi fa pesare il motivo della mia
assenza,
se non il capo che mi convoca nel suo ufficio poco prima della pausa
pranzo per
sapere se in futuro ci saranno problemi del genere.
Immagino sia
difficile tenersi come dipendente una persona come me, in ogni caso gli
assicuro che non ci saranno altri problemi.
Finito di parlare
con lui esco e trovo Vic che bighellona nel parcheggio.
“Come mai sei
qui?”
Gli chiedo curiosa.
“Uhm, volevo
portarti fuori a pranzo, ma non arrivavi più.”
“Ho dovuto parlare con il capo, voleva sapere se in futuro
tenterò di
ammazzarmi di nuovo.”
I suoi occhi lampeggiano un attimo per la rabbia, poi torna normale.
“Veramente
scortese da parte sua.”
“Direi che è quasi normale, invece. Andiamo a
mangiare?”
Lui annuisce.
“Io penso che non
sia giusto.”
“Dai, Vic! Per lui
sono una dipendente, non una di famiglia, morta io il mio lavoro va ad
altri e
probabilmente ha voluto vedere se fossi ancora sana di mente o con il
cervello
in pappa.
Mi è andata bene
che ha deciso che avevo ancora della materia grigia nel
cervello.”
Saliamo nella mia macchina e andiamo al primo taco bell che troviamo,
Vic
sembra ancora a disagio e in disaccordo per quello che è
successo.
“Come puoi
trattarti con tanto distacco?”
Mi chiede.
“Perché fin da
quando ero piccola mi hanno fatto capire che il mondo sarebbe andato
avanti
benissimo senza di me e poi crescendo hanno insinuato che forse sarebbe
stato
persino meglio senza la mia presenza. Ero la delusione della famiglia,
odiavano
i miei capelli, i miei vestiti, i miei amici, i miei hobby, i miei
sogni.
Non ero adatta
all’upper class di New York e immagino sarebbero stati felici
se ce l’avessi
fatta a suicidarmi, tranne May, ovvio.”
I suoi occhi
diventano lucidi e mi stringe una mano.
“Qui sei perfetta
così come sei, nessuno ti potrà mai sostituire e
dovresti smettere di vederti
come una specie di giocattolo. Sei una persona, che ha il diritto di
essere
quello che è e che è amata da altre persone. Hai
una famiglia, degli amici e se
vuoi ci sono io.”
Una lacrima solitaria attraversa la mia guancia – non sono
ancora abituata a
tutto questo affetto – e io me l’asciugo subito.
“Dai, pensiamo a
mangiare qualcosa.”
Gli dico con il
sorriso migliore che mi viene, lui annuisce senza lasciare la mia mano.
Mi piace la
sensazione della sua mano grande e calda sulla mia, mi fa sentire
protetta.
Il giorno
dell’appuntamento con Vic arriva prima di quanto creda, ora
sono in piedi
davanti al mio armadio avvolta in un accappatoio senza la minima idea
di cosa
mettermi.
Con i capelli che
mi ritrovo forse solo un vestito nero mi può andare bene.
Alla fine indosso
un abito nero molto aderente con dei buchi lungo le maniche, quando
scendo le
scale Jack lancia un lungo fischio di approvazione, tanto che mia
sorella gli
pesta un piede prima di sorridermi con aria di approvazione.
“Non c’era
bisogno di pestarmi un piede!”
“Questo lascialo
decidere a me!”
Risponde
battagliera Wen.
“Divertiti,
sorellina.”
“Va bene, se
stasera non mi vedete arrivare sono all’ospedale
perché sono caduta da questi
maledetti trampoli.”
Esclamo mentre finisco
di allacciarmi il cinturino di due scarpe dal tacco altissimo che sono
proprietà di May e mi metto la mia giacca di pelle.
“Non fare la
pappamolla!”
Urla May dal
divano.
Io me ne vado
ridendo, la macchina di Vic è già fuori dal
cancello e lui mi aspetta
appoggiato alla portiera dalla parte del passeggero.
“Wow, sei
bellissima!”
Mi dice ammirato.
“Anche tu.”
Rispondo sorridendo. Indossa un paio di jeans neri stretti, una camicia
blu,
una giacca nera e degli stivali di pelle nera.
Sta divinamente!
Mi apre la
portiera e poi corre dall’altra parte per entrare e sedersi
sul sedile di
guida.
“Spero ti piacerà
il ristorante che ho scelto.”
“Sono sicura di
sì.”
Lui mette in moto e partiamo, si dirige prima verso il centro e poi
verso la
zona della marina, per poi parcheggiare in un piccolo ristorante sul
mare.
Scendiamo e mi
prende per mano, sorreggendomi visto che il mio passo è
malfermo non essendo
abituata a portare simili tacchi.
“Non so come
faccia May a camminarci, io, giuro, mi vede spiaccicata sul pavimento
ogni due
per tre.”
Lui ride di
gusto.
“Ecco perché mi
piace stare con te, sei diversa dalle ragazze che vivono solo per la
moda e i
tacchi. Sei spontanea e timida, adoro vedere le ragazze arrossire e ti
piace la
musica. Fai qualcosa per aiutare le band a emergere e mi piace molto.
Senza
qualcuno come te a quest’ora chissà dove
sarei.”
Io gli sorrido
imbarazzata e terribilmente consapevole di avere le guance in fiamme.
Entriamo nel
ristorante e una cameriera gentile ci fa strada fino al nostro tavolo,
cha ha
una vista meravigliosa sull’oceano, fiori e candele.
“Oddio, grazie! È
bellissimo, nessuno aveva mai fatto niente di simile per me.”
Lui mi rivolge
uno di quei sorrisi disarmanti e scosta la mia sedia.
“Prego, madame.”
“Grazie.”
Rispondo arrossendo sempre di più. Lui si siede e
dà un’occhiata al menù, io mi
ci seppellisco sopraffatta da tanta gentilezza. A New York nessuno mi
aveva mai
trattata così, il massimo è stato portarmi in un
ristorante costoso e poi
chiedermi di scopare dopo, a mo’ di ricompensa.
Dopo un po’arriva
la cameriera di prima e ci chiede cosa abbiamo deciso di prendere.
“Io prenderei una
zuppa di pesce come primo e degli anelli di polpo fritti come
secondo.”
“Sì, signorina. E
lei?”
“Una zuppa come la signorina e una trota alla
mugnaia.”
“Perfetto. Da
bere?”
Vic ordina una
bottiglia di vino bianco, io dell’acqua.
Rimasti da sola,
guardo per un lungo attimo le luci della città e di qualche
barca solitaria che
solca l’oceano.
“Hai scelto bene,
è davvero un posto incantevole.”
“Sono felice che ti piaccia. Volevo organizzarti una cena
davvero speciale, so
che non ripagherà nulla, ma ultimamente sono stato davvero
stupido con te.”
“Eri malconsigliato, diciamo.”
“Sei fin troppo gentile.”
“È una bella
serata, non sprechiamola parlando di Danielle.”
“Sono d’accordo,
sono stato un cretino a non accorgermi di che tipo fosse e a non notare
te.”
Io decido di non
dirgli che nessuno mi nota mai, ma probabilmente la mia frase non detta
aleggia
come un fantasma, perché lui mi sussurra un debole
“scusa.”.
“Non c’è nulla di
cui scusarti, va tutto bene.
Siamo in un bel
ristorante e tra poco mangeremo del buon cibo.”
“Giusto, parlami
un po’ di te.”
Io ridacchio.
“Non c’è molto da
dire su di me o che tu non sappia già.”
“Hai mai avuto un ragazzo prima di me?”
“Sì, un vecchio amico di May che mi ha usata come
copertura per la sua…. Avrai
capito.
Un pomeriggio
l’ho trovato a letto con il mio fratellastro e la parte
peggiore è che l’amavo
sul serio, era il mio primo amore, la mia prima cotta, il mio migliore
amico.
Era il punto
fermo attorno cui girava il mio universo e quella volta è
stata la prima volta
che tutto è crollato sul serio e ho tentato sul serio di
suicidarmi.”
“Tentato davvero
di suicidarmi?”
Io tormento il
mio tovagliolo.
“Sì, diciamo che
le due volte precedenti non ero davvero decisa a morire, volevo essere
salvata,
volevo che qualcuno si accorgesse di quanto stessi male e mi dicesse
che
sarebbe andato bene, che ero amata.
Non è mai
successo, sono sempre stata trattata freddamente, come un peso.
May mi stava
accanto sì e no, aveva le sue amicizie, i suoi party, la sua
vita. Io ero un
binario parallelo.
Quella volta
invece ho tentato di non essere salvata, l’ho fatto quando
non c’era nessuno in
casa e non ci sarebbe stato per un bel po’, ma mi
è andata male. May è
rientrata prima e mi ha trovata.
Ho trascorso il
solito periodo in clinica, ma quella volta sono rimasta giù
e decisa a non
affezionarmi più a nessuno.
Da allora sono
stata una specie di foglia in balia della mia malattia, con alti e
bassi, fino
a quando non sono arrivata qui con la responsabilità di May
sulle spalle.
Me ne sono
occupata proprio bene, sì.”
Dico amara, l’arrivo dei primi interrompe la nostra
conversazione, per fortuna.
Non avrei sopportato
di vedere della pietà negli occhi di Vic.
Non sopporto di
vedere la pietà negli occhi di nessuno, ho avuto
un’adolescenza dura, fatta di
demoni che mi sono costruita da sola, ma odio essere compatita per
questo.
È esattamente per
questo che faccio fatica a fare amicizia con qualcuno, prima o poi
tutti
vogliono sapere del mio passato o notano le cicatrici.
Sorbisco in
silenzio la mia zuppa pensando alle gelide notti newyorchesi trascorse
in
vecchi caseggiati fatiscenti a spaccarmi di qualsiasi droga ci fosse
sul
mercato, tranne l’ero.
No, non c’è molto
di bello da sapere su di me.
“Sophie?”
“Sì?”
“Mi dispiace di
averti fatto ricordare qualcosa di brutto.”
Io scuoto le spalle.
“Non è colpa tua
se la mia vita è stata un completo fallimento
finora.”
“Nessuno ti ha
mai sostenuta, quindi non è solo colpa tua.”
“Sì, forse hai
ragione. Prima di venire qui ho lavorato per un breve periodo in una
casa
discografica indipendente, ma poi mia madre mi ha fatta licenziare e
fatto
lavorare in un museo.”
“Non ti piaceva stare in un museo.”
“Non è questo, mi piace l’arte,
è che avrei voluto che avesse un minimo di
considerazione per quello che volevo. Quello è stato il
periodo in cui sono
stata quasi felice, se non altro soddisfatta di un aspetto della mia
vita.
E tu? Cosa mi
racconti?
Cosa avresti
fatto se non fossi diventato famoso?”
Lui rimane un
attimo in silenzio.
“Lo psicologo
credo, al college mi interessava molto come materia.”
“Sì, hai la
stoffa. Ti piace ascoltare le persone, è una cosa che
apprezzo molto. Ho incontrato
molte persone che ti stavano a sentire, ma poche che ti
ascoltano.”
Lui sorride e
stringe una delle mie mani tra le sue.
“Come mai non ti
sei mai fatta di ero?”
Io abbasso gli
occhi.
“Uno dei miei
migliori amici è morto di overdose di ero nel cesso di un
bar di infima
categoria. Io avevo quattordici anni e lui sedici. Io ero una bianca,
lui era
messicano. Non avevamo nulla in comune, ma ci volevamo un gran bene ed
è stato
uno shock per me, per anni mi sono sentita in colpa per non averlo
salvato.
E poi è arrivato
l’amico di May e il resto lo sai.”
Concludo sbrigativa.
“Sì.”
“E tu come sei guarito
dall’autolesionismo?”
“Beh, mi sono accorto che per Mike ero una specie di modello
e che soffriva
vedendomi così, non volevo che soffrisse e con un
po’ di aiuto esterno ho
smesso.
Non potevo che il
mio fratellino soffrisse per
me.”
Sull’ultima frase
gli si spezza la voce e io stringo la sua mano, come per dargli
conforto.
L’arrivo
provvidenziale del secondo ci salva dal continuare ancora una volta la
conversazione,
che appuntamento triste.
Mangio i miei
anelli pensando che se lui fosse uscito con un’altra ragazza
non dovrebbe
sopportare tutto questo.
“Mi dispiace.”
Sussurro a bassa voce.
“Non devi
scusarti, è il nostro passato che costruisce chi siamo e
siamo due bei
risultati, no?”
“Beh, tu sei un
ottimo risultato, io raggiungo a malapena la sufficienza.”
Gli rispondo con un sorriso triste.
“Sei forte, ce la
faremo.”
Io annuisco poco convinta.
“Vic, forse è
meglio farla finita con questo appuntamento, è un
fiasco.”
“NO!”
“Okay, va bene.”
Ordiniamo il dolce e poi lui paga per tutti e due e mi porta a fare una
passeggiata sulla marina, io guardo i negozi con aria fintamente
interessata,
in realtà tutto quello che mi importa è la sua
mano che stringe la mia in una
presa ferrea.
“Lo so che pensi
di non valere molto e che presto mi stancherò di te, ma non
succederà. Io
voglio stare con te qualsiasi cosa succeda. Non mi interessa che tu
abbia un
passato triste, le tue cicatrici non sono un peso, tu non sei un peso.
Io ti voglio
nella mia vita, ho sbagliato una volta e non sbaglierò
più.”
“Sei veramente
gentile, Vic.”
“Ti amo, Sophie.”
Io rimango un attimo senza parole, poi le prime lacrime iniziano a
scendere
sulle mie guance, nessuno me l’aveva mai detto credendoci
davvero.
“Ti amo anche io,
Vic.”
Rispondo mentre tento di asciugarmi le lacrime senza rovinarmi il
trucco.
Lui sorride e mi
abbraccia e io, ancora una volta, mi sento al sicuro tra le sue
braccia.
Sembrano fatte a
posta per me, quasi
fossero casa mia.
Spero tanto che
siano casa mia.
Angolo di Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione, spero che questo capitolo ti piaccia.
Canzone del titolo: Stained
Glass Eyes And Colorful Tears-Pierce The Veil
|
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Capitolo 19 *** 18)When life leaves us blind, love keeps us kind ***
18)When
life leaves us blind, love keeps us kind
Sophie p.o.v.
Ci sono sere che
vorresti non finissero mai, oggi è una di quelle.
Io e Vic stiamo
passeggiando lungo la marina mano nella mano, ogni tanto ci baciamo
così solo per
il gusto di sentirci vicini.
Sono quasi le
dieci e mezza e si è alzato un vento freddo, ma non ho
voglia di andare a casa,
non ho voglia di separarmi da lui, ma allo stesso tempo non voglio
dargli false
speranze.
Non mi porterà a
letto stasera, magari la prossima volta.
“Non voglio
andare a casa, Vic.”
Gli dico sinceramente.
“Possiamo vederci
un film da me, oggi Mike è da Alisha.”
“Sembra una buona idea!”
“Sei una patita di Star Wars?”
“No, perché?”
Lo guardo
interrogativamente.
“Beh, Tony ci ha
fatto imparare a memoria l’intera saga.”
Io rido.
“No, tranquillo.
Mi piacerebbe
vedere “The nihgtmare before Christmas.”.”
Lui rimane un
attimo pensieroso.
“Sì, ce l’ho. Si
può fare.”
“Evviva!”
Batto le mani
come una bambina e lui sorride. Torniamo alla macchina e lui mette in
moto
fischiettando “Hold on till may.”
“Bella canzone,
quanto mi piacerebbe conoscere chi la canta.”
“No, sono una band di merda. Hanno fatto solo una canzone
bella e ci vivono di
rendita.”
Scoppiamo entrambi a ridere.
“Posso chiederti
una cosa?”
“Dimmi.”
“Tu e Ronnie Radke siete solo amici, giusto?”
“Sì, solo amici.
Posso chiedertene una io?”
“Certo.”
“Tu e Jenna McDougall?”
“Solo amici. Che ne dici? Li facciamo conoscere e poi vediamo
se scoppia la
scintilla?”
Io rimango un
attimo in silenzio.
“Jenna ha solo
ventidue anni e Ronnie ha la tua età, non
c’è troppa differenza
d’età?”
“Nah, se scoppia la scintilla scoppia e basta.”
“Può darsi che tu abbia ragione.”
La discussione
finisce per il semplice fatto che siamo arrivati a casa sua, ha tutte
le luci
spente, non c’è proprio nessuno. Vic parcheggia e
poi passiamo dalla porta che
dal garage si collega direttamente con la cucina, lui accende la luce e
apre il
frigo.
“Tacos?”
“Sì e delle
patatine e da bere.”
“Birra?”
Io penso ai miei
psicofarmaci e scuoto la testa.
“Coca, acqua,
quello che c’è.”
“Coca.”
“Perfetto.”
Portiamo tutto di
là, io mi stendo sul divano e mi tolgo i tacchi, i miei
piedi tirano un sospiro
di sollievo, stiracchiando le dita.
Vic mette il dvd
nel lettore, scalcia via le scarpe, mi abbraccia e ci copre con una
coperta. Il
film inizia e io mi godo l’inizio: lo adoro.
Canticchio la
canzone e poi anche Vic si unisce a me, quando finisce lui sta
sorridendo in
maniera inesplicabile. Gli chiederò perché alla
fine del film.
Il tempo passa,
gli avvenimenti seguono il loro corso in tv e finalmente Jack e Sally
si
mettono insieme. Ormai è arrivata l’una.
“Come mai prima
sorridevi in quel modo?”
“Come?”
“Come lo stregatto. Hai presente?”
“Sì, Sì. Sorridevo così
perché non hai una brutta voce.”
“Non ci provi,
mister Fuentes, con me non attacca.”
Lui sospira.
“Non scherzavo.”
“Nemmeno io. Non
ho una bella voce, sono al limite dell’essere
stonata.”
Lui sospira.
“Non è vero, ma
non cercherò di convincerti del contrario, ti
ruberò l’ultimo taco invece!”
Con una mossa
fulminea supera la mia mano e si porta il taco in bocca, lasciandomi a
bocca
aperta.
“Tutto ciò è
estremamente scorretto, merito
di essere
risarcita.”
“Un bacio?”
“Un taco.”
“Finiti!”
Mi fa voltare
verso di lui e con dolcezza mi alza il viso e mi bacia,
benché all’inizio nono
fossi contenta del suo modo di risolvere la questione alla fine mi
ritrovo a
ricambiare con passione. Non riesco a staccarmi da lui e sento le sue
mani
tentare di intrufolarsi sotto il vestito, mentre le mie giocano con i
suoi
lunghi capelli.
Ci stacchiamo
solo perché siamo in carezza di ossigeno, io ho il vestito
parecchio fuori
posto, lui gli occhi lucidi.
“Non la prima
volta che ci vediamo.”
Ansimo.
Lui traccia una
linea che dalla spalla scende maliziosa verso il fianco, procurandomi
mille
brividi.
“Sicura?”
“Sì, non provare a corrompermi.”
Lui ride.
“Dormi qui?”
“Va bene, ma solo
dormire. Ok?”
“Ok. Ho tutto il tempo che voglio per convincerti che
possiamo farcela come
coppia.”
Si alza e mi tende una mano, io la afferro e mi alzo a mia volta
sorridendo,
sistemo la coperta e il casino lasciato dalle patatine e dalla coca e
poi lo
seguo in camera sua.
È una camera
grande sui toni del bianco, con un letto matrimoniale di legno scuro
con un
piumone color crema, una scrivania di legno scuro ingombra di fogli,
una
biblioteca dello stesso tipo di legno, una comoda sedia di vimini e una
chitarra
acustica in un angolo.
Sulle pareti c’è
una bacheca piena di foto: della band, dei suoi amici, delle altre band.
Sopra il letto
invece c’è un murales che rappresenta una scimmia
con una chitarra a tracolla,
una tartaruga con la chitarra, un drago con un basso, una giraffa con
in mano
due bacchette da batterista e la scritta “Pierce The
Veil.”.
“Molto bella.”
Gli sorrido.
“Sì, piace anche
a me.”
Inizia a
spogliarsi con disinvoltura e poi si infila sotto le coperte, io lo
imito un
pochino più impacciata. Non appena tocco il letto mi attira
sul suo petto e mi
bacia una tempia.
“Buonanotte,
Sophie.”
“Buonanotte,
Vic.”
Rispondo con uno sbadiglio.
È stata una bella
serata, penso mentre mi addormento.
Sì, proprio una
bella serata.
Il giorno dopo mi
sveglio tra le braccia del ragazzo che amo ed è una bella
sensazione. Lo
sveglio con un bacio e lui mi sorride e ricambia il bacio.
Con un po’ di rimpianto
rotolo fuori dal letto e mi faccio una doccia per poi rimettermi il mio
vestito, aspetto che anche Vic sia pronto poi scendiamo insieme in
cucina.
Mike è già
sveglio e ha un ghigno malizioso stampato in faccia.
“Qui qualcuno si
è divertito.”
“Abbiamo solo
visto The night mare before Christmas.”
Rispondo io.
“Sì, certo. Vestita
così avete solo visto un film.”
“Fatti tuoi se non mi credi.”
Alzo le spalle io.
“Adesso devo
andare, devo andare a casa mia e poi al lavoro.”
“Ci sentiamo dopo!”
Mi urla Vic.
“A dopo.”
Rispondo io sorridendo.
Sto bene ed era
da un po’ che non mi sentivo così. Sono felice.
“Sophie, aspetta!
Devo portarti al ristorante per recuperare la macchina!”
Mi fermo sulla
porta, Vic ha ragione! Un rumore di passi e la risata di Mike mi fanno
capire
che lui mi ha raggiunto, usciamo insieme e io rabbrividisco un attimo
nel vento
freddo novembre e poi corro alla macchina con il mio quasi ragazzo.
Saltiamo dentro e
lui mi porta al ristorante, io scendo dalla macchina e ci salutiamo con
un bacio
veloce, sento lo sguardo maligno di qualcuno su di me.
Mi volto e vedo Danielle che
ci fissa astiosa,
io alzo il mio dito medio come risposta.
“Ci hai messi
poco a sostituirmi, Vic.”
“Ma io non ti sto sostituendo per il semplice fatto che non
ci sei mai stata.
Prima sei stata la sostituta di Holly e poi di Sophie.”
Lei arrossisce per la stizza e poi se ne va borbottando insulti.
“Ci sentiamo
dopo, adesso devo davvero andare. Sto camminando sul filo del
rasoio.”
Gli do un altro bacio leggero sulle labbra e salto nella mia macchina,
guido
più veloce che posso verso casa di Wen. Ovviamente sono
tutti in cucina e sono
affamati di notizie, io però li ignoro e salgo in camera
mia. Mi tolgo il
vestito nero un po’ impacciata e mi metto una camicia nera
con due rondini
azzurre appena sopra il seno, i miei soliti jeans neri e gli anfibi,
poi metto
un cardigan azzurro squillante e scendo dabbasso.
Afferro una tazza
di caffè e un pancake.
“Chiunque voglia
delucidazioni dovrà aspettare stasera o se non ce la fa la
mia pausa pranzo.”
“A che ora stacchi?”
“A mezzogiorno e
mezza, May.”
“Bueno, ci vediamo al bar di Aileen.”
“Ok. Ciao a tutti, io vado.”
Mi alzo dalla sedia e scappo via. Solo un miracolo mi impedisce di
arrivare in
ritardo al lavoro, come per compensare questa mia mancanza lavoro
più
velocemente del solito e all’ora di pranzo sono stanchissima.
Durante la
mattina mi sono arrivati due messaggi, uno era di Vic e mi augurava
buona
giornata, io gli ho risposto con
una
profusione eccessiva di cuoricini. Il secondo era di Ronnie e mi
chiedeva come
era andata la serata, gli ho detto di farsi trovare al bar di Aileen
per un
quarto all’una.
A quell’ora trovo
sia lui che May che stanno chiacchierando amabilmente, smettono quando
mi
lascio cadere sull’ultima sedia libera del tavolino.
“Buongiorno,
Sophie.”
“Ciao, Ronnie,
May!”
“Come va?”
“Stanca. Voi?”
“Io sto bene, non
è molto che sono alzato. Mi sto godendo la vita prima del
tour.”
“Beato te e tu,
May?”
“Uhm, bene. Mi
sono scontrata con la maleducazione crescente dei ragazzini di
oggi.”
Io la guardo senza capire.
“Non posso
guidare e sono venuta in pullman. Era pieno e c’era un
ragazzino seduto in un
posto vicino all’uscita, l’ho guardato per un
po’per fargli capire di alzarsi e
farmi sedere, ma mi ha ignorato palesemente. Così
gliel’ho chiesto e sai cosa
mi ha risposto?
Che pensava che
fossi semplicemente una grassona!”
La vedo stringere con forza i pugni, per fortuna non può
fare sforzi o avrebbe
fatto scoppiare una rissa su quel pullman!
Ordiniamo il
nostro pranzo e poi gli occhi di mia sorella si posano su di me.
“Ma non sono
venuta qui solo per farmi insultare da un nano da giardino, voglio
sapere come
è andato il tuo appuntamento.”
“Oh, molto bene.”
“Sì, lo so. Non sei tornata a casa, voglio i
dettagli.”
“Non abbiamo fatto sesso.”
“Va bene, lo sapevo che non sarebbe successo. Ti
conosco.”
“Non è una che ci sta la prima
volta,vero?”
“Sì, Ronnie.”
Replico rossa come un pomodoro.
“Cosa è successo
allora?”
“Mi ha portato in
un ristorante costoso, molto
bello e
abbiamo parlato.
Poi siamo andati
a fare una passeggiata sulla marina, mi ha detto che vuole stare con
me,
nonostante tutto e che non vuole più lasciarmi andare, che
ha sbagliato una
volta e non vuole ripetere l’errore.
Ci siamo baciati
qualche volta e poi io non volevo andare a casa, così mi ha
proposto di vedere
un film. Abbiamo visto the nightmare before Christmas e dopo ci siamo
baciati
ancora.
Alla fine siamo
andati a letto e abbiamo dormito insieme.
Tutto qui, non
c’era bisogno di fare tutto questo casino.
Ah, e stamattina
quando mi ha riportato al ristorante per riprendere la mia macchina
abbiamo
visto Danielle e lui gli ha detto che è sempre stata un
rimpiazzo, prima di
Holly e poi di me,io le ho fatto il medio.”
“Woah! Non
scherza affatto, il ragazzo.”
Commenta impressionato Ronnie.
“E ci mancherebbe
altro, dopo che l’ha spedita in ospedale per la sua idiozia!
Danielle è una
vacca, comunque.”
E su questa
lapidaria affermazione di mia sorella arrivano i panini e cominciamo a
mangiare
in silenzio. Sono ancora leggermente incredula che la cena sia andata
così
bene, non mi aspettavo che ci tenesse così a me, ma
è una cosa positiva o
almeno credo.
“Come mai sei
così pensierosa?”
“Mi sto chiedendo
se sia una cosa buona se lui tenga così tanto a
me.”
“Niente paranoie, Sophie.
Ci tiene a te. Punto.
È sempre positivo
quando qualcuno ci tiene a te e spero che non faccia casini, ma non
credo li
farà.”
“Cosa te lo fa
pensare?”
“Beh, tutti dicono che Vic è una brava persona e
suppongo abbiano ragione
quindi non sarebbe tornato da te né ti avrebbe detto tutto
questo se non ci
tenesse davvero a te.”
“Ma io sono un disastro, May. Guarda cosa ho combinato pochi
giorni fa!”
“Ho detto niente
paranoie e poi, per quello, non è
solo
colpa tua, Vic ha la sua parte di responsabilità.”
“Non sarebbe successo con una ragazza normale.”
“Un’altra frase e
ti tiro una pedata.”
Ronnie ride.
“Io le darei
ascolto se fossi in te, sembra pericolosa.”
“È pericolosa.”
“Allora non dire
più nulla e goditi la tua bella serata. Dio solo sa quanto
ne hai bisogno.”
“Beh, hai ragione.”
“Io ho sempre ragione.”
Io rido.
“Adesso non
esagerare, May o gli altri clienti saranno costretti a
scappare.”
“Perché?”
“Questo posto non è grande abbastanza per
contenere loro e il tuo ego.”
“Ma sentila!”
Fa finta di accigliarsi
lei.
“Adesso mi fa la
predica.”
“Siete due ragazze strane.”
Commenta Ronnie.
“Siamo sorelle,
diciamo che è quasi normale per noi prenderci in giro.
È un modo come un altro
per dimostrarci un po’ di affetto.”
Dico con un voce leggermente triste.
“Come mai sei
diventata triste?”
“Perché penso che tra poco te ne andrai. Quando
nascerà il bambino andrai a
stare da Jordan e penso che mi sentirò parecchio
sola.”
“Non è detto, non
ne abbiamo ancora parlato. E poi avrai sempre Wen, Jack e
Aileen.”
“Penso che Aileen non rimarrà molto da noi, credo
che presto andrà a stare da
Tony ed è giusto così. Stanno insieme ed
è normale che si vogliano godere in
pace la loro relazione, lei poi è venuta qui per rifarsi una
vita.”
“Non deprimerti, ti prego.
Non pensare al futuro,
cerca di goderti quello che hai.”
Mi dice sorridendo Ronnie, per fortuna non mi prende per mano.
“Non credo di
meritarlo.”
“Sbagli!”
Esclamano in coro
mia sorella e Ronnie. Probabilmente hanno ragione loro, devo smetterla
di
buttarmi giù, in fondo è da me che Vic
è tornato non da Danielle e qualcosa
dovrà pur significare.
“Devi solo
imparare a fidarti delle persone e andrà tutto
bene.”
Mi dice in modo rassicurante Ronnie e spero che abbia ragione, almeno
questa
volta non ho la sensazione della catastrofe imminente.
Finiti i nostri
panini ci salutiamo e io torno al lavoro, sono un pochino meno
paranoica
rispetto a prima. Il resto del pomeriggio trascorre tranquillo, mi
segno
sull’agenda che stasera dovrò andare a vedere una
band e spero che suonino
bene.
Esco alle sei
come al solito e trovo Vic appoggiato alla mia macchina, sorridendo lo
abbraccio.
“Ehi, come mai
qui?”
“Avevo voglia di
vederti.”
“Come sei tenero.”
Gli do un bacio
sulla punta del naso.
“Hai qualcosa da
fare stasera?”
Mi chiede.
“Sì, dovrei
andare a vedere una band per la casa discografica, vuoi
venire?”
“Perché no? Sarà divertente.”
“Lo spero, non
vorrei danneggiare permanentemente le tue orecchie con una pessima
band.”
Scherzo io.
“Adesso cosa
facciamo?”
Torno seria.
“Volevo mangiare
con te.”
“Vieni a casa mia, sempre se vuoi.”
“Va bene, è un po’ che non vedo Jack
Barakat e ragazza.”
Saliamo entrambi
sulle nostre macchine e ci dirigiamo verso villa Barakat, quando
arriviamo
Wendy sembe leggermente stupita di vederci. Per un attimo non capisco
perché
poi mi ricordo che l’ultima volta che lei e Vic si sono visti
non si sono
lasciati in termini amichevoli, ma piuttosto rabbiosi. Wen lo aveva
incolpato
del mio tentato suicidio.
“Beh.”
Dico per spezzare la tensione.
“Vic si fermerà a
cena, poi andremo a vedere una band in un locale.”
“Uhm, okay. Ciao, Vic.”
Ci fa entrare e
ci accomodiamo in salotto e per un momento ho la bruttissima sensazione
di
essere una ragazza in procinto di presentare il proprio ragazzo alla
sua
famiglia ipercritica.
E forse è proprio
così, da quando i miei genitori mi hanno scaricato
è Wen che è diventata una
sorta di punto di riferimento.
L’ansia inizia a
salire, spero che vada tutto bene e che quei due non si uccidano a
vicenda o
meglio che Wen non tenti di uccidere Vic.
All’improvviso
l’idea di fermarci a mangiare qui non mi sembra
più tanto buona, forse sarebbe
stato meglio mangiare fuori, anche in un Mac.
Spero che vada
tutto bene, mi dico mentre il mio sguardo saetta da Vic ea mia sorella
e
viceversa.
Spero vada tutto
bene.
Angolo di Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per
la recensione.
Canzone del titolo: The
messenger-Linkin Park
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Capitolo 20 *** 19)I hope you like the stars I stole for you,one hundred million twinkle lights in neon blue. ***
19)I
hope you like the stars I stole for you,one hundred million twinkle
lights in neon blue.
Sophie p.o.v.
Ci sono cene in
cui la tensione si percepisce e diventa così pesante da
poter essere tagliata
da un coltello immaginario. Questa è una di queste.
Jack, Aileen e
May sono normali e cortesi, Wen invece scruta Vic in modo
così evidente da
mettere a disagio, sembra che da un momento all’altro lui
possa mettersi a
picchiarmi.
Non gli ha
perdonato il fatto di avere detto parole poco carine su di me che mi
hanno
mandato in crisi, diciamo. Ora però lui sta tentando di
rimediare e mi sta
dimostrando che ci tiene a me e che mi ama e vorrei che mia sorella lo
capisse.
In ogni caso
Aileen porta in tavola la cena – pasta al sugo – e
si siede al suo posto.
“Dopo dove
andate?”
“Al “Black horse”, devo sentire una band
che suona lì.”
“E Vic come mai ti accompagna?”
Mi chiede Wen.
“Perché mi fa
piacere.”
Risponde sorridendo lui.
“Immagino che
l’appuntamento di ieri sia andato bene.”
“Molto bene.”
“Te la sei portata a letto?”
“WENDY!”
Urlo io.
“No, non è
successo! Ci siamo solo
baciati e abbiamo
parlato, smettila di essere così ostile.”
“Sto solo
cercando di proteggerti, non mi dimentico del fatto che ti abbiamo
trovata in
un lago di sangue qualche giorno fa.”
La sua voce trema sull’ultima parte.
“Non me lo
dimentico nemmeno io, cerco solo di andare avanti. Non è
facile perdonare Vic,
ma è quello che voglio, perché lo amo.”
“Sei sicura che
sia quello giusto per te?”
Io annuisco sicura.
“Sì, è quello
giusto per me. Non ho mai provato qualcosa di simile a quello che provo
per lui
prima, quindi…”
“Stai tentando di dirmi che mi devo rassegnare.”
“No, vorrei che tu gli dessi una seconda
possibilità, tutto qui.
Ai lutti ci si
rassegna, alle cose belle no.”
Lei sospira.
“Se lo dici tu.”
“Fidati, dacci
una possibilità.”
“Sì, ma vi terrò
d’occhio.”
Non l’ho convinta del tutto, ma almeno abbiamo fatto un
piccolo passo avanti e
forse smettila di guardare Vic come se fosse un serial killer in
incognito.
Dopo la pasta
mangiamo una crostata fatta da May e poi io e Vic ce ne andiamo, il
concerto è
piuttosto presto e non voglio fare tardi.
Saliamo nelle
nostre macchine e ci dirigiamo verso il centro della città, fortunatamente non
c’è molto traffico e
troviamo subito il bar.
È abbastanza
pieno e decido di interpretarlo come un segnale positivo, se
c’è così tanta gente
forse la band è brava.
Io e lui
ordiniamo una birra e delle patatine fritte e aspettiamo, il mio quasi
ragazzo
mi sembra giù di morale.
“Tutto bene?”
Gli chiedo leggermente preoccupata.
“Sì, stavo solo
pensando alle parole di Wendy.”
“Immaginavo. Ascolta, è solo preoccupata per me
come ogni brava ragazza. Ha
solo paura che tu possa ferirmi ancora, ma io ho la sensazione che non
lo farai
ancora, dico bene?”
Lui annuisce.
“Non lo farò mai
più.”
Mi stringe le mani nelle sue e cerca di sorridere, io gli sorrido a mia
volta.
Non voglio che ci siano problemi, per una volta vorrei che tutto
andasse bene.
Non pretendo il
cavaliere in armatura scintillante che ti salva da te stessa e dai tuoi
problemi, solo un ragazzo che mi ami e che mi voglia, nonostante i miei
problemi e spero che Vic sia quella persona.
Il rumore di
strumenti accordati mi riporta al presente e al motivo per cui sono
qui: devo
sentire questa band. Dopo il soundcheck il cantante sale sul palco e
scalda il
pubblico con qualche battute, poi iniziano a suonare.
Dopo un paio di
canzoni devo ricredermi: non sempre un locale pieno indica che ci
sarà una
buona band che suonerà.
Questi ragazzi
non fanno totalmente schifo, ma non sono nemmeno pronti per essere
messi sotto
contratto da un’etichetta, anche se indipendente come la mia.
Devono ancora
fare parecchi concerti e perfezionarsi.
“Vic.”
Sussurro.
“Andiamo via.”
Lui annuisce e andiamo alla cassa dove paghiamo la nostra consumazione,
nessuno
– per fortuna – si è accorto che
c’è il frontman dei Pierce The Veil.
Appena arrivati
fuori tiro un sospiro di sollievo e accendo una sigaretta.
“Scusa per
pessima perfomance, non sono ancora pronti per essere messi sotto
contratto.”
“Hai ragione. Però mi sarebbe piaciuto essere
messo contratto da una bella
ragazza come te.”
“Se fosse
successo non saremmo qui, no?”
Lui sorride.
“Probabilmente
hai ragione. Adesso cosa facciamo?”
“Non ne ho idea, non posso stare fuori tanto per via del
lavoro.”
Lui annuisce.
“Vieni a casa
mia.”
“Ok, ci sto. Bicchiere della staffa?”
“Bicchiere della staffa.”
Saliamo sulle nostre macchine e arriviamo alla villa di Vic, a quanto
pare non
saremo soli perché – oltre a Mike – ci
saranno anche i ragazzi. Vedo le loro
macchine parcheggiate. Io e lui scendiamo e poi percorriamo il viale,
apre la
porta di casa e immediatamente si sente del casino proveniente dal
salotto.
Io e Vic diamo
un’occhiata e troviamo il resto della band che sta giocando a
qualche
videogioco, smettono immediatamente quando ci vedono.
“Ehi, ehi! I due
piccioncini!”
Urla Jaime
venendoci incontro e abbracciandoci.
Tony mi rivolge
il suo solito sorriso timido e Mike un ghigno malizioso.
“Allora dove
siete stati?”
“A cena a casa mia e poi a vedere una band.”
“Una cena, eh?
E dopo vi siete
scambiati tante coccole?”
“C’era Wen presente.”
Commenta piatto Vic.
“Ah.”
Risponde Mike.
“Ti ha
perdonato?”
“No, ma ci sta provando, il che è meglio di
niente, no?”
“Sì, ma mi chiedo come si faccia a odiarti. Sei
sempre così carino e
disponibile, il ragazzo perfetto, il principe azzurro.”
“Almeno quanto tu sei il principe cacca, ma tu non hai mai
indotto qualche
ragazza al suicidio!"
All’improvviso mi sento di troppo e comincio a trascinare i
piedi a disagio,
per poi uscire sulla terrazza e godermi la vista della città
e ancora più in là
del mare.
Vorrei essere
forte come il mare che continua a infrangersi testardo contro gli
stessi scogli
di sempre, senza perdere niente della sua bellezza e della sua forza.
Dopo un po’ sento
la porta aprirsi dietro di me e mi trovo davanti una persona
inaspettata:
Jaime.
“Ciao, cosa ci
fai qui?
Dentro si stanno
tutti divertendo.”
“È la storia della mia vita. Sono uscita
perché mi sono sentita a disagio
perché Mike e Vic parlavano come se non ci fossi.”
“Capisco.”
“Sei sicuro
di capire davvero?
Sei così solare,
pronto alla risata che mi domando se tu abbia mai conosciuto un giorno
triste
in vita tua.”
“Il fatto che sorrida sempre non significa che non possa
capire la tristezza
altrui, Vic ha alle spalle una storia di autolesionismo e Tony di
depressione e
li ho aiutati entrambi.”
Mi sorride
dolcemente, io abbasso gli occhi.
“Mi chiedo se ne
valga la pena.”
“Cosa?”
“Provare con Vic, ho paura di trascinarlo di nuovo nei
problemi da cui è
faticosamente uscito.”
“Ne è uscito più forte e lo stesso
succederà anche a te, solo lasciati aiutare,
lascia che la gente venga da te.”
“Lo sto già
facendo.”
Lui mi abbraccia.
“Continua, lascia
che Vic ti aiuti e ti stia vicino. Lo sa fare forse meglio di tutti noi
messi
insieme, ti ama. Non lascerà che la ragazza che ama gli
venga strappata via,
combatterà fino alla fine.”
“Mi ama davvero?”
“Sì, non sei la sostituta di Holly.”
Io non dico
niente per un po’.
“Forse è meglio
che io rientri o mi daranno per morta. Che brutto gioco di
parole.”
Insieme a Jaime rientro nella grande casa e mi unisco ai ragazzi, Vic
mi guarda
interrogativo, ma io scuoto le spalle. Ho paura di coinvolgerlo nei
miei
problemi.
È strano come a
volte ci si senta completamente e totalmente soli in una stanza piena
di gente,
come se si andasse a fuoco e nessuno lo vedesse.
Forse venire qui
non è stata una buona idea, avrei dovuto andare a casa mia e
mettermi a letto,
qui non mi sento ancora perfettamente integrata.
“Ehm, ragazzi, io
devo andare. Domani devo andare al lavoro.
Ciao a tutti.”
Dico prima di scappare frettolosamente fuori in carenza
d’ossigeno. Arrivo alla
mia macchina e mi siedo sul cofano cercando di fare lunghi respiri che
mi
facciano calmare, dopo qualche tentativo ci riesco e anche il battito
impazzito
del mio cuore rallenta.
Ora posso andare
a casa.
Entro in macchina
e metto in moto, metto un cd degli All Time Low al massimo volume e mi
destreggio nel traffico di Los Angeles. Arrivo a casa mia e parcheggio
la
macchina, poi entro in casa: c’è solo Wendy che
legge qualcosa sul divano.
“Tutto bene?”
“No, non va tutto
bene. Ho avuto un attacco di panico.”
Lei chiude il libro con uno scatto secco.
“Vic to ha
trattato male?”
“No, al contrario, è stato molto gentile con
me.”
“E allora?”
“Allora…”
Prendo fiato.
“Beh, eravamo al
bar, la band è stata pessima, così ce ne siamo
andati e gli ho proposto di andare a casa sua.
È stato uno sbaglio.
C’erano tutti i
ragazzi e all’improvviso lui e Mike si sono messi a parlare
di me come se non
ci fossi, parlavano di come tu fossi protettiva nei miei
confronti.”
Lei si acciglia ancora di più.
“Non arrabbiarti,
ti prego!”
“Va bene, vai
avanti.”
“Poi è uscito
Jaime, abbiamo parlato e mi ha rassicurato.
Ho paura di non
essere la ragazza giusta per Vic, sai?
Quando sono
tornata dentro con lui mi sono sentita un’estranea sola al
mondo e sono
scappata via.”
“Capisco. Anche a me succedeva le prime volte che uscivo con
Jack e c’erano
anche i ragazzi, poi li ho conosciuti meglio ed è passata.
Quando si è stati
soli per tanto tempo è difficile accettare che ci sia
qualcuno che vuole stare
in nostra compagnia.”
Io rifletto sulle sue parole e penso che abbia ragione, devo scusarmi
con Vic,
ma prima che possa prendere in
mano il
mio smartphone questo inizia a suonare.
Ovviamente è Vic
che mi chiama.
“Ehi, piccola.
Dove sei?
Cosa è successo?
Stai bene?”
“Sono a casa con
Wendy e sto bene, non ti preoccupare.”
“Perché sei scappata via?”
Io sospiro.
“Niente, è che
non penso di essere la ragazza che fa per te e poi quando sono
rientrata dalla
mia pausa sigaretta mi sono sentita di troppo, come se non centrassi
nulla con
voi.”
“Piccola, lo sai
che i ragazzi ti vogliono bene, vero?”
“Mi vogliono
bene?”
“Certo. Mike è
felicissimo che tu sia la mia ragazza. Jaime ti trova adorabile e non
vede
l’ora di distruggerti con i suoi abbracci da orso e Tony
vuole iniziarti alla
saga di Star Wars, che è il suo modo per dire
“Benvenuta nel mio mondo.”. Ti
vogliono bene e io ti amo.
Non ti lascerò da
sola, c’è solo una ragazza che voglio e sei
tu.”
Io scoppio a
piangere, commossa.
“Non piangere,
Sophie.”
“Ti amo.”
“Anche io, vuoi essere la mia ragazza?”
“Sì, ma voglio anche i fiori e i cioccolatini o
non è ufficiale.”
Dico ironica.
“Li avrai
presto.”
Chiude la
chiamata lasciandomi perplessa, io torno da mia sorella.
“Tutto bene?”
“Sì, abbiamo risolto.”
Guardiamo la tv insieme per venti minuti circa, poi qualcuno suona alla
porta.
“Ma chi è?”
“Non lo so, vado ad aprire.”
Mi alzo dal divano e mi trovo il mio ragazzo davanti con un gigantesco
mazzo di
fiori e una scatola di cioccolatini.
Si inginocchia e
mi tende sia i fiori che la scatola, io nel frattempo sono diventata
rossa come
i capelli di Hayley Williams in twilight.
“Sophie Anne
O’Connor, vuoi essere la mia ragazza?”
“Oh, mio Dio! Sì,
Vic, sì!”
Lui si alza e mi
abbraccia, facendo finire a terra i fuori e la scatola, per poi
baciarmi con
passione, qualcuno – tutta la casa – applaude
calorosamente.
Ci voltiamo e io
seppellisco il volto nel petto di Vic.
“Insomma, cosa
avete da guardare?
Mai visto nessuno
baciarsi?”
Dico
imbarazzatissima.
“Non così tanta passione
e romanticismo.”
Jack raccoglie la
scatola, la apre e assaggia un cioccolatino.
“Uhm, buono.
Ottima scelta, Fuentes.”
“Pozzo senza fondo.”
Sospira Wen, alzando gli occhi al cielo.
“Dai, provane
uno!”
Jack allunga la
scatola verso mia sorella che – sorprendentemente –
ne prende uno.
“Uhm, sì. Sono
davvero buoni.”
Mi ridà la scatola.
“Adesso ce ne
andiamo a letto e vi lasciamo soli a divorarli, non fate sesso. Vic, se
vuoi
puoi rimanere a dormire.
Avanti, gente!
Circolare!”
Con gesti circolari delle braccia rispedisce tutti a letto e la
comitiva rumorosa si allontana
lasciandoci da soli.
“Davvero vuoi
essere il mio ragazzo?”
Gli chiedo ancora leggermente incredula.
“Sì, perché lo trovi così
strano?”
“Ci sono un sacco di ragazze migliori di me: più
belle, meno problematiche.”
“Tu sei molto
bella e so che i tuoi problemi possono essere risolti, solo devi
fidarti di
noi, della gente che ti vuole bene.”
Lui mette i fuori
un vaso e poi mi prende in braccio e mi porta in salotto, mi depone sul
divano,
poi si siede anche lui e tira fuori un cioccolatino.
“Uhm, sì, sono
buoni.
Jack e Wen
avevano ragione.
Ne vuoi uno?”
Lo accetto con molta riluttanza e ne addento solo mezzo.
“Uhm, buono.”
“Non lo finisci?”
“No, sennò ingrasso e sono già una
bella balena.”
Vic sgrana gli occhi.
“Sei sull’orlo
dell’anoressia, mangia!
Chi ti ha
infilato in testa queste idee?”
“Mia madre, diceva che ero una balena bruttissima e che
nessuno avrebbe mai
amato una come me. Beh, aveva ragione.”
“No.”
Il tono di Vic è
perentorio.
“Tua madre è una
grande stronza e ha torto tra l’altro. Tu sei bellissima, non
sei grassa e
tutti ti vogliono bene. Io sono certo di amarti e mi piaci
così come sei, non
cambierei niente.”
I miei occhi diventano lucidi di nuovo, ogni volta che qualcuno mi fa
un
complimento mi sento in dovere di dire che non è vero. Sento
come se non li
meritassi.
“Accettiamo solo
l’amore che pensiamo di meritare, è questo il
problema. Tu devi capire che
meriti tanto amore perché sei speciale. Sei uno splendido
vaso di cristallo
preziosissimo in mezzo a tanti banali vasi di coccio.”
Io arrossisco.
“Forse hai
ragione.”
“Togli il forse. Accetta il fatto che sei circondata da tanto
amore, di più di
quando stavi a New York, e che tua madre sbagliava e continuando a
comportarti
così è come se le dessi ragione.
Vuoi darle
ragione e rovinarti la vita?”
Il silenzio cala
su di noi come una coperta.
“No, non voglio
darle ragione.”
“E allora non pensare che ogni volta che qualcuno ti fa un
complimento sbagli,
che per te non ne vale la pena. Ne vale la pena.
Vale la pena
perché, nonostante tutto, sei ancora qui e per mesi mi hai
ascoltato
stoicamente mentre ti raccontavo di cose che ti spezzavano il cuore e
perché
hai provato a… Lo sai.. invece che mandarmi a fanculo, come
avrebbe fatto
chiunque.
Sei meravigliosa
e non permettere a nessuno di trattarti male, dimentica tua madre e
pensa che
sei qui con noi e che lei può fottersi.
Lei avrà una vita
piena di soldi, ma tu ne avrai una piena di amore e, credimi, la tua
è meglio
della sua.”
Lo abbraccio
senza dire niente per un tempo che mi sembra infinito, poi mi alzo e
gli tendo
una mano.
“Vuoi venire a
dormire con me?”
“Sì.”
Con dolcezza lo
conduco in camera mia, lui si toglie i jeans, le scarpe e i calzini, io
faccio
lo stesso e sollevo le coperte. Immediatamente mi ritrovo imprigionata
dalle
sua braccia sul suo petto.
“Ti amo,
buonanotte.”
Mi dice baciandomi una tempia.
“Ti amo anche
io.”
Gli rispondo baciandogli una clavicola, grata al destino di averlo
mandato
sulla mia strada, nonostante tutto quello che è successo.
Lui rimane
comunque una benedizione per me e questa cosa non cambierà
mai.
Angolo di Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione, spero ti piaccia^^
Canzone del titolo: The boy who could fly-Pierce The Veil
|
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Capitolo 21 *** 20)I'm happy if you're happy with yourself ***
20)I'm happy if you're
happy with yourself
Sophie p.o.v.
La mattina dopo
mi sveglio sentendo del calore.
Apro gli occhi e
vedo il volto di Vic addormentato poco sopra di me e sento le sue
braccia che
mi avvolgono. Potrei rimanere così per sempre, se solo non
avessi il lavoro.
Con delicatezza
mi sfilo dal suo abbraccio e mi faccio una doccia, poi lo guardo
indecisa se
lasciarlo dormire o svegliarlo.
Decido di
lasciarlo dormire, quando si sveglierà farà
quattro chiacchiere con May al
massimo. Prendo una penna e gli scrivo un biglietto in cui lo avviso
che sono
al lavoro e che l’ho lasciato dormire perché mi
dispiaceva svegliarlo.
Poi mi metto un
vestito nero, le calze e una giacca e scendo dabbasso. In cucina stanno
facendo
tutti colazione tranne May, che è ancora a letto.
“Buongiorno. Il
tuo principe è ancora a letto?”
Mi chiede Wendy.
“Sì, dormiva così
bene che non me la sono sentita di svegliarlo.”
Lei annuisce.
“Ho fatto un po’
di pancakes in più, quando lui e May si sveglieranno
basterà che li mettano nel
microonde e saranno pronti.”
“Va bene, lasciagli un biglietto.”
Lei annuisce e scrive un post-it che attacca al frigo.
Finita la
colazione, metto un paio di stivali neri, prendo la mia giacca e me ne
vado
insieme agli altri. Arrivo in orario e comunico subito le mie
impressioni sul
gruppo di ieri sera al capo, ma lui non sembra starmi a sentire.
“Sophie, ieri ti
hanno vista con Vic Fuentes.”
“È il mio
ragazzo.”
Rispondo cauta.
“Ci sono
problemi?”
“La tua relazione potrebbe dare adito a dei
pettegolezzi.”
“Non vedo come.
Sono io che lavoro qui e sono io che mi prendo la
responsabilità di decidere se
una band vada messa sotto contratto o no, non lui. Ieri era con me solo
per un
caso, voleva passare un po’ di tempo con me.”
Lui mi guarda un attimo con occhi penetranti.
“Ti do un
consiglio: cerca di essere il più professionale possibile
nel tuo lavoro, così
nessuno dirà nulla.”
“Sono
professionale. Ho fatto per caso qualcosa di sbagliato?”
“No, ma se ti farai vedere con lui ti consiglio di stare
attenta.”
“Va bene.”
Esco dal suo
ufficio piuttosto scombussolata. Cosa avrà voluto dirmi?
Davvero solo di
stare attenta oppure che potrei trovarmi nella posizione di scegliere
tra Vic e
il lavoro?
Per quanto
gratificante sia questo posto sceglierei Vic.
Mi siedo alla mia
scrivania e mi metto a lavorare, un paio d’ore dopo mi arriva
un sms di
buongiorno di Vic e io gli rispondo allegramente con una marea di
cuoricini.
Sentirlo mi fa
stare bene, mi mette di buon umore e mi fa sentire… amata.
Sì, lo so che c’è
anche la mia famiglia, ma lui è speciale.
C’è un tipo di
amore diverso tra noi ovviamente. Non mi invita a pranzo, ma mi dice
che
probabilmente sarà a cena da noi, per me va bene.
A pranzo esco a
mangiare da sola, non mi va di subire il fuoco di fila delle mie
colleghe, che
di sicuro vorranno sapere chi è il mio ragazzo, se
è davvero Vic Fuentes e come
lo ho conosciuto etc...
Al pomeriggio
lavoro tranquillamente, mi segno un altro paio di band da andare a
vedere e mi
appunto mentalmente di non dire più a Vic di venire con me.
Nel complesso è
stata una buona giornata, tranne la parentesi con il capo.
Arrivo a casa di
buon umore e non appena apro la porta sento delle risate maschili: ci
sono i
due fratelli Fuentes, Jack, Alex, Tony e Jordan.
“Buongiorno,
gente!”
Il mio ragazzo si
fa avanti e mi bacia con trasporto, che io ricambio. Finito, mi guardo
intorno
e noto una ragazza bionda insieme a Mike.
“Chi è quella
ragazza?”
Chiedo sottovoce a Vic.
“Alysha Nett, la
nuova ragazza di Mike.”
Mi avvicino a lei sorridendo.
“Piacere, sono
Sophie, la ragazza di Vic.”
“Ciao, io sono
Alysha, la ragazza di Mike.”
“Non sapevo ne
avesse una, congratulazioni.”
“Usciamo da poco. Visto che c’è mezza
banda più mezzi All Time Low e rispettive
ragazze e Jordan dei We Are In The Crowd mi sento un po’ al
battesimo del
fuoco.”
Io rido.
“Non
preoccuparti, non mordiamo. Ehi, Wen! Qualcuno ha preparato la
cena?”
“Sì ho messo un bel pollo arrosto gigante nel
forno e qualche cotoletta, non mi
aspettavo tutta questa gente.”
Mi risponde con
aria rassegnata, poi dà un’occhiata
all’orologio.
“Dovrebbe essere
tutto pronto ormai.
GENTE, A TAVOLA!”
Urla.
“Tua sorella ogni
tanto sembra una scaricatrice di porto.”
“Beh, è una delle sue caratteristiche.
D’altronde bisogna avere polso per farsi
ubbidire da tutte queste rockstar.”
Le faccio l’occhiolino prima di sedermi a tavola.
Il pollo arrosto
con le patatine fritte e le cotolette le fanno onore ancora una volta,
Wendy
cucina davvero bene, devo farmi insegnare come si fa. Sono sicura che
mi verrà
utile.
Finito di
mangiare Jack e Mike spariscono per le loro lezioni di batteria, i
ragazzi si
mettono a giocare alla play e Aileen è dalla loro. Rimaniamo
solo io, le mie
sorelle, Holly e Alysha.
“Ehi, tra quanto
nascerà il piccolo?”
“Tra tre mesi
circa.”
Risponde orgogliosa May.
“Come pensate di
chiamarlo?”
“A me piace molto Joshua, ma io e Jordan non siamo ancora
arrivati a un
accordo.”
“È difficile portare avanti una gravidanza da
sola.”
May sorride.
“Ma io non sono
sola. Ho la mia famiglia e il mio ragazzo con me.”
“Giusto.”
Risponde un po’ a
disagio Alysha.
“Io non so se
riuscirei a portare a termine una gravidanza alla tua età.
Avrei troppa paura.”
“Sì, anche io ho paura. Paura di non essere una
brava madre, di crollare davanti
alle responsabilità, della depressione post
partum…
Ma so di non
essere sola, se qualcosa dovesse andare male ho con me le mie due
sorellone,
mia cugina, Jordan, Alex, Jack, Aileen, Tony, Vic, il resto dei We Are
In the
Crowd.
Sono un po’ la
mascotte di tutti e mi va bene, perché so che mi
aiuteranno.”
Alysha le sorride
incerta.
Finita
la festa
quando tutti sono andati via rimangono solo Jack, Wen, May, Jordan e
Vic.
Il clima è ancora
abbastanza buono, si ride e si scherza, poi May inizia a sbadigliare
sonoramente
e Jordan la scorta premurosamente a letto.
“Buonanotte,ragazzi.
Io e la mia fantastica donna ci ritiriamo nelle nostre
stanze.”
“Buonanotte, piccioncini. Non fate sforzi!”
Jack fa
l’occhiolino a tutti e due, facendo sbuffare May: la
gravidanza l’ha resa un
po’ suscettibile.
“Ma perché tua
sorella reagisce così?”
Mi domanda Jack.
“Deve essere la
gravidanza che l’ha sballata un po’, prima non era
così, anche se non credo che
abbia voglia di fare sesso in una casa dove ci sono altre persone che
la possano
sentire.”
“Ma io non lo
farei mai!”
Lo guardiamo in
modo eloquente.
“Ok, va bene.
Avevo già pronto il bicchiere per sentire meglio, non vi si
può nascondere
nulla, siete peggio della Gestapo.”
“Ti conosciamo, Jack.”
Dice semplicemente Wendy dandogli un bacio a stampo, lui le sussurra
qualcosa
che la fa sia ridere che arrossire.
“E voi cosa
pensate di fare?”
“Riporta il bicchiere in cucina, Barakat.”
Gli rispondo
sorridendo.
“No, anche voi!
Che palle!”
“Faremo sesso in
un posto dove non c’è gente che ci spia a destra e
a manca. Probabilmente da
Vic quando Mike è da Alysha.”
Jack sbuffa, non si capisce mai quando è serio e quando non
lo è. Immagino che
solo Wendy sappia la risposta.
“Beh, che ne dite
di vedere the night mare before Christmas?”
“Va bene.”
“Halloween si avvicina, vero Jack?”
Lui ride.
“Sì. A proposito
di Halloween, andrai alla festa con il tuo principe
messicano?”
Io lo guardo senza capire, di che festa sta parlando?
“Che festa?”
“Ah, non lo sai?
La Fearless e la Hopeless organizzano una festa per Halloween e mi
chiedevo se
tu ci andassi con Vic.”
“Non lo sapevo, comunque non so se è il
caso.”
Mi guardano tutti curiosi.
“Beh, ecco…
Stamattina il mio capo mi ha fatto un discorso, del genere che uscire
con Vic
potrebbe rendermi meno professionale nel mio lavoro o che potrebbero
esserci
dei pettegolezzi spiacevoli.”
“Tu gli hai risposto a tono, vero?”
“Sì, ovvio. Non
credo che frequentare Vic mi dia qualche agevolazione nel mio lavoro o
cose del
genere, però l’ho preso anche come un
avvertimento.”
Vic si acciglia.
“Beh, io non ho
intenzione di tenerti nascosta, voglio una storia seria con
te.”
Io sorrido leggermente commossa.
“Guardiamo il
film, è meglio.”
Dico alla fine,
non volendo mettermi a piangere davanti a tutti. Wen lo capisce e
infila il dvd
nel lettore e poi prende bibite e popcorn per tutti.
Non appena inizia
il film siamo tutti presi dalla trama, dalle canzoni e dalla bellezza
dei
personaggi di Tim Burton e l’argomento viene accantonato.
Finito il film,
Wendy trascina il suo ragazzo a letto e rimaniamo solo io e Vic in
salotto.
“Non ti è
piaciuto essere giudicata, vero?”
“No, anche perché
so che sceglierei sempre te, sopra tutto, anche a un lavoro che mi
piace.”
Lui mi sorride e mi bacia.
“Ti amo, Sophie e
non lascerò che nessuno si metta in mezzo.”
“Ti amo anche io,
non so cosa farei senza di te. Vivrei una vita solitaria con la perenne
impressione che mi manchi qualcosa.”
Rimaniamo un attimo ancora abbracciati in silenzio.
“Vuoi rimanere a
dormire, Vic?”
“Mi farebbe molto
piacere, a quest’ora Alysha e Mike si staranno dando da
fare.”
“Allora vieni, la strada la conosci.”
Lui sorride, ma
c’è un velo di tristezza nei suoi occhi, forse non
avrei dovuto dirgli
del mio colloquio con il mio capo,
volente o nolente faccio sempre danno.
Lui si spoglia e
si mette nel mio letto, io mi tolgo lentamente i vestiti e poi mi
sdraio
accanto a lui che mi attira subito su di sé.
“Ti sei pentita
di stare con me?”
“Cosa? No, assolutamente no!”
“Ti sto creando dei problemi al lavoro.”
“Non mi importa. Io ho sempre voluto stare con te fin dalla
prima volta
che ti ho visto e
non mi importa se
questo non piace al mio capo.
Pace.
Io non ti mollo,
sempre che tu mi voglia.”
Lui sorride.
“Certo che ti
voglio, mi ci è voluto un po’ per capirlo, ma ora
sono sicuro. Non ti lascerò
andare per nessuna ragione.”
Io sorrido e
finalmente mi lascio andare al sonno, anche se un minuscolo tarlo si
è infilato
dentro di me: Vic mi inviterà o no alla festa?
E io dovrei o non
dovrei accettare?
La mattina dopo
mi sveglio con un forte e ingiustificato mal di testa.
Ho anche
l’impressione di avere fatto degli incubi, Vic mi conferma
che mi sono mossa
molto durante il sonno. La sola idea di andare a lavorare oggi mi fa
venire da
vomitare, preferirei fare la muffa a letto.
“Dio, perché mi
fai lavorare oggi?”
Gemo, facendo
ridere Vic.
“Non hai voglia
di andare a lavorare?”
“No, la sola idea
mi dà la nausea, ho dormito malissimo e poi non mi piace chi
si intromette
nella mia vita.”
“Non farti influenzare. Ti è sempre piaciuto il
tuo lavoro, vero?”
“Sì.”
“E allora continua a farlo e chissenefrega
cosa dice il tuo capo. A proposito, mi piacerebbe molto
che tu venissi
con me a quella festa.”
“Ti farò sapere, Vic.
Adesso non sono
in grado nemmeno di alzarmi dal letto.”
Con fatica striscio fuori dalle coperte e mi infilo in bagno, sperando
che una
doccia calda mi rimetta in sesto. Mi fa sentire un po’
meglio, ma non mi
sistema del tutto.
Suppongo che le
brutte giornate capitino a tutti, mi dico mentre indosso una gonna
nera, una camicia
rossa e le calze nere.
Vic mi guarda
interessato dal letto.
“Sei davvero
bella.”
“Oh, grazie!”
Arrossisco io.
“Se vuoi puoi
continuare a dormire quanto vuoi.”
“Grazie, penso che dormirò un altro
po’.”
Sbadiglia, io mi
avvicino a lui e lo bacio.
“Buona dormita,
amore.”
“Buon lavoro, piccola.”
Poi si gira dall’altra parte e si mette di nuovo a dormire,
beato lui!
Io invece scendo
in cucina a fare colazione e notano tutti che ho un aspetto orribile.
“Sei sicura di
stare bene, Sophie?
Hai due occhiaie
terrificanti.”
“No, non sono al massimo della forma, ma devo andare a
lavorare.”
Sospiro.
“Dopo ieri mi sa
che dovrò essere la perfetta dipendente e io ho sempre fatto
fatica a essere
perfetta.”
Wendy mi sorride.
“Vedrai che ce la
farai.”
“Lo spero.”
Finisco il mio caffè ed esco dalla cucina.
Fuori c’è una
meravigliosa giornata autunnale, l’aria è
frizzante – quello che ci vuole per
scacciare il malumore – il sole splende e illumina i colori
degli alberi del
giardino.
Il loro rosso,
arancione, giallo mi mettono di un umore normale, posso farcela.
Arrivo al lavoro
e inizio a svolgere le mie mansioni diligentemente, in modo che nessuno
abbia
da ridere su di me. Una parte di me odia sentirsi sotto esame in questo
modo,
ma non posso farne a meno, sono più che sicura che il mio
capo mi abbia dato
una specie di avvertimento.
La pausa pranzo
la trascorro da sola, i miei colleghi sono troppo impegnati a
spettegolare su
di me e a guardarmi male, come se fossi una specie di raccomandata.
Che idioti!
Il resto della giornata
trascorre tranquillo, non ci sono novità.
Arrivo a casa e
trovo May intenta a intagliare una zucca.
“Non è un po’
presto per Halloween?”
“Nah, è fra due
settimane e poi mi annoio. Non so cosa fare e sono stufa di stare a
letto.”
“Jordan ti ha
dato notizie?”
“Sì, che stasera non verrà a cena: deve
registrare. E poi ha fatto vaghi
riferimenti a un tour per promuovere il nuovo lavoro.”
“Non ti scordare
che è un musicista e i musicisti viaggiano.”
“Lo so, lo so. Anche Wen me l’ha detto. Mi
mancherà non avere più per casa Jack, in fondo
è un tipo divertente.”
“Grazie per il complimento, ma io non sono un tipo divertente
solo in fondo, ma
anche in cima.”
May alza gli occhi.
“Non sapevo fossi
un clown.”
“Ah ah ah. May, sei uno spasso.”
“Mi adeguo ai tuoi standard.”
“La gravidanza ti
ha tolto il senso dell’umorismo?”
Lei sbadiglia.
“Forse. Jordan mi
ha invitato alla festa, ma Wen non vuole che ci vada.”
“Come mai?”
“Troppo stress.”
Jack grugnisce,
credo non sappia che posizione prendere, non ha mai avuto a che fare
con una
ragazza consapevolmente incinta prima d’ora. Quando Wen ha
abortito non sapeva
di essere incinta e nemmeno Jack.
“Stavate parlando
di me?”
La sorellona arriva con in mano uno straccio
per asciugarsi le mani.
“Sì, del tuo
assurdo divieto di lasciarmi andare alla festa con Jordan.”
“È troppo stressante e il medico ti ha detto di
stare a riposo.”
“E lo sto
facendo, ma mi sono rotta le palle. Non voglio fare cose assurde, ma
uscire mi
piacerebbe.”
“Vedremo.”
Taglia corto lei.
“È pronta la
cena: pasta ai funghi.”
“Buona!”
Urla Jack
correndo verso la sala da pranzo.
“Come mai i
funghi?”
Chiede May.
“È autunno,
gente.”
La mia sorellina borbotta qualcosa, ma alla fine ci dirigiamo tutti in
sala e
ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare. La cosa dei tour ha messo
leggermente in allarme anche me, cosa succederà quando
Vic non ci sarà?
Lo seguirò o lo
aspetterò?
Cosa è meglio
fare?
“Sophie! Fuori
dalle paranoie!”
Urla May con la
delicatezza di un elefante in una cristalleria.
“Dio, May! Non
c’è bisogno di urlare!”
“E non c’è
bisogno di andare in paranoia per ogni minima cosa! Mangia la tua
pasta!”
Io sospiro,
pensando che in lei ci sono piccole schegge di somiglianza con mia
madre, e
inizio a mangiare la mia cena.
È buona, ma allo
stesso tempo penso a Vic, chiedendomi se andare alla festa con lui o no.
Alla fine della
cena il mio cellulare vibra per un messaggio ed è lui, mi
chiede come è andata
a lavoro e io rispondo.
Messaggiamo per
un po’ e mi sento più sicura messaggio dopo
messaggio. Non importa cosa
succederà, non ci divideremo.
Ne abbiamo
passate troppe per dividerci per una festa o un tour.
Con calma e a
bassa voce mi dico che andrà bene, sperando che il dio della
cattiva sorte non
mi stia ascoltando.
Angolo
di Layla
Ringrazio
YouForeverIsAllThaINeed
per la recensione.
Canzone
del titolo: Walls-All Time Low
|
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Capitolo 22 *** 21)The person that you'd take a bullet for is behind the trigger. ***
21)The
person that you'd take a bullet for is behind the trigger.
Sophie p.o.v.
Due settimane
passano in fretta e finalmente ho preso la mia decisione:
andrò alla festa con
Vic.
Lui è stato molto
felice quando gliel’ho detto, mi ha baciato e mi ha detto che
faremo un
figurone, io ho semplicemente sorriso nella speranza che non sia una
catastrofe.
Anche May ha
preso la sua decisione: verrà nonostante il parere contrario
di Wen.
Per non farla
arrabbiare se ne andrà da casa quando lei sarà
già partita con Vic, io mi
aggrego, così il giorno della festa li guardiamo uscire
sorridenti e li
salutiamo.
Non appena
sentiamo il rumore della macchina saliamo di corsa in camera nostra e
ci
vestiamo per la festa, eccitate come due ragazzine.
Mia sorella indossa un abito premaman nero
che le arriva sopra il ginocchio a mezzemaniche. È un abito
a due strati, il
primo è fatto di un tessuto trasparente nero, il secondo
è di un tessuto
normale ed è senza maniche, sotto il seno ha una fascia
luccicante. Si calca in
testa un cappello da strega e si infila un paio di ballerine nere. Si
mette una
giacca nera e secondo me sta benissimo.
Io invece mi
travesto da sposa cadavere, quindi prendo un vestito bianco con macchie
grigie,
tutto rotto sulle maniche e un generoso spacco nella gonna, mi metto
della
crema azzurra sul corpo e sul viso, mi trucco leggermente gli occhi.
Poi mi
metto una parrucca azzurra e un velo, infine mi metto degli anfibi e
una giacca
di pelle.
Poco dopo arriva
Jordan e ci porta alla festa.
Arriviamo davanti
a un costoso albergo della città addobbato per
l’occasione con zucche,
ragnatele e luci spettrali fuori e sulle vetrate.
Jordan consegna
le chiavi della sua macchina a un ragazzo e poi aiuta May a scendere,
io ce la
faccio da sola.
Saliamo in
ascensore insieme ai Pierce the Veil chiedendoci come la
prenderà Wen, mia sorella
sta stritolando la mano del suo ragazzo. Vic mi guarda sorridendo.
“Stai benissimo.”
“Anche tu. Quegli strappi sulle guance sembrano
veri.”
Un ultimo elegante
“plin” dell’ascensore ci
avvisa che siamo arrivati all’ultimo piano – quello
della festa – e poi le
porte si aprono.
Wen è vestita da
Sally, la individuiamo subito e raggiungiamo subito lei, Jack, Rian e
Cassadee.
“May, non ti avevo detto di rimanere a casa?”
“Mi sembrava scortese non accettare l’invito di
Jordan.”
Lei sospira, rassegnata.
Credo abbia capito che ogni tanto nostra sorella abbia
bisogno di uscire, nonostante la gravidanza a rischio.
“Va bene, ma ricordati che sei incinta. Niente alcool,
sigarette o canne.”
Lei alza gli occhi al cielo.
“Sì, mamma!”
“Ciao, ragazzi!”
L’arrivo di Holly impedisce a Wen di fare altre
raccomandazioni a May, mia cugina è vestita da Helena dei My
Chemical Romance,
Alex ha dipinto la faccia come un teschio messicano
May abbraccia tutto il gruppo, io noto che Zack non
c’è.
“Ehi!”
Holly abbraccia tutti, Vic si scosta quasi subito, il mio cuore esulta:
ce l’ho
fatta a sostituirla nel suo cuore!
Jaime invece la stritola in un abbraccio da orso, Mike la
abbraccia normalmente e Tony un po’ più degli
altri.
“Come stanno le tue tartarughe?”
Si informa curioso.
“Benissimo, pare che a loro piaccia casa Gaskarth, non hanno
risentito tanto
del trasloco. E le tue?”
“Oh, stanno benissimo.”
“Sì, gli parla tutte le sere e fa vedere loro Star
Wars e film di Bruce Lee,
credo stia aspettando che si trasformino nelle tartarughe
ninja.”
Interviene Jaime.
“Oh, sarebbe fantastico!”
Esclama con aria sognante Tony.
“Turtle, non succederà mai.”
Lui sbuffa.
“Grazie Hime-Time, senza di te non saprei come demolire i
miei sogni!”
Il bassista scoppia a ridere e dà una manata a Tony.
“Bene, vado a bere.”
Si allontana con Jessica – la sua ragazza –
trascinandosi dietro anche Tony,
Aileen, me e Vic.
Ci serviamo di un liquido rosso alcoolico e con la coda
dell’occhio vedo Holly parlare con Mike, forse stanno
parlando di Vic e di me.
Chissenefrega.
So che sono contenti della nostra storia e che Holly si
sentirà probabilmente sollevata.
Alzo gli occhi dal mio bicchiere e vedo Zack e Tay
davanti a me, si tengono per mano e c’è un attimo
di imbarazzo, poi la cantante
dei We Are The In Crowd ci saluta.
“Ciao, ragazzi.”
Guarda May, come se temesse una qualche reazione, ma lei si limita a
sorridere.
“Ciao, Tay, Zack. Siete proprio carini insieme.”
“Senza rancore, May?”
“No, senza rancore, Zack. Tu ti meriti qualcuno che ti ami e
credo che lei ti
ami.”
Il bassista sorride.
“Grazie mille, May. Mi sono sentito parecchio in colpa
per averti fatto quasi abortire.”
“È acqua passata, cerchiamo di dimenticarcene. Ma
quella non è Hayley
Williams?”
Sì, è Hayley Williams con i suoi nuovi capelli
azzurri in
compagnia di Chad, il suo ragazzo.
Ci presentiamo e scambiamo qualche parola – oltre che a
una promessa di fare shopping insieme – poi qualcuno
dà una manata sulla
schiena di Zack che rischia di rovesciare il suo drink sul vestito di
Hayley.
“Chi è il coglione?”
“Sono io, scemo!”
Un ragazzo dai capelli castani ci sorride.
“Josh! Non potevi salutare in modo più normale?
Stavo per rovesciare tutto addosso alla povera Hayley!”
“Non è colpa mia se sei ancora
deboluccio.”
Il bassista appoggia il bicchiere al tavolo e stringe il collo del
cantante
degli You Me & Six passandogli la mano sui capelli.
“Chi è debole?”
“Josh!”
Risponde un’altra voce maschile. Oli Sykes ci sta
guardando con un mezzo ghigno divertito insieme ad Hanna Snowdon.
“Non ci presenti queste persone, Zack?”
Chiede mia sorella.
Lui molla Josh.
“Lui è Josh Franceschi, il leader degli You Me
& Six,
lui invece è Oli Sykes dei Bring Me The Horizon, lei invece
è Hanna Snowdon la
sua ragazza.”
“Piacere di conoscervi, io sono May O’Connor, la
ragazza di Jordan.”
“Vi siete dati subito da fare.”
Sorride il frontman dei Bring Me The Horizon.
“Congratulazioni. È un maschio o una
femmina?”
“Maschio, ma non è figlio di Jordan. Lui si
è innamorato di me quando ero già
incinta.”
“E la bella sposa cadavere chi è?”
Io arrossisco.
“Sono Sophie O’Connor, la sorella di May,
nonché ragazza
di Vic.”
“Io invece sono Aileen Sullivan, la ragazza di
Tony.”
Dovremmo esserci presentati tutti adesso.”
“Sì.”
I ragazzi iniziamo a parlare di tour e gente che
conoscono, Hanna e Hayley decidono di parlare con me, May e Tay.
“Davvero sei diventata la ragazza di Jordan quando eri
già incinta?”
May annuisce.
“Credo sia stato un colpo di fulmine, anche se
all’inizio
ero un po’ confusa e non sapevo se scegliere lui o Zack, ma
poi Tay mi ha dato
involontariamente una mano.”
“Come pensi di chiamarlo?”
Chiede Hanna.
“Non lo so, di sicuro non Philip.”
“Nein, sister. Tutto tranne che quel nome.”
“Come mai?”
La domanda di Hayley ha un senso.
“Perché è il nome di nostro
padre.”
Mentre gesticolo il braccialetto di pelle che ho messo
per nascondere le bende sui polsi si alza un pochino e le lascia
intravvedere,
un silenzio gelido cala immediatamente sul gruppo.
“Mi dispiace.”
La cantante dei Paramore mi abbraccia.
“Non so perché tu l’abbia fatto, ma so
che andrà meglio.
Puoi non credermi, ma ti giuro che succederà.”
“Sta già andando meglio: sono la ragazza di
Vic.”
“Chi è la ragazza di Vic?”
Mi volto sorridendo.
“Kellin!”
“Sophie! Alla fine ce l’hai fatta, sei diventata la
ragazza di Vic.”
“Sì.”
Sorrido radiosa, ricordandomi del nostro primo incontro, quando lui mi
ha
portata a casa ubriaca.
Mi presenta la sua band e poi raggiunge, lo vedo dare una
pacca sulla schiena al mio ragazzo e poi fargli i complimenti. Vic si
informa
di come stiano sua moglie e sua figlia.
“Oh, stanno benissimo. Copeland è
un’amore.”
Tira fuori dalla tasca il suo i-phone e ci raduniamo
intorno a lui che ci mostra orgoglioso le foto della bambina, ha un
anno e
sembra dolcissima.
Più che a un party sembra di essere a una riunione di amici
e la cosa mi piace.
A un certo punto della festa – dopo che anche Wen, Jack,
Mike e Alysha ci hanno raggiunto – notiamo che mancano Alex e
Holly.
“Secondo te dove sono Holly e Alex?”
Chiede May.
“Forse sono imboscati da qualche parte.”
Sorride malizioso Jack.
“Sei il solito malizioso.”
Commento io, alzando gli occhi al cielo.
“Oh, andiamo Sophie! Un uomo ha i suoi bisogni.”
“Ma ce la può fare a resistere per una
serata!”
“Ha ragione.”
Commenta un’altra voce maschile, dietro a me ci sono gli
Of Mice & Men in tutta la loro gloria. C’è
Austin con i suoi tatuaggi, i
capelli castani, il piercing e il suo sorriso; Alan con i suoi capelli
rossi,
Aaron Pauley e la sua faccia rotonda da bambino, Phil Manansal con i
suoi
lunghi capelli castano e Valentino Arteaga con i suoi capelli rasati da
un lato
e la leggera barba.
Dopo le presentazioni di rito stiamo per iniziare una
conversazione, ma l’arrivo di una Holly e di un Alex che
veleggiano su una
nuvola rosa a trenta centimetri da terra ci blocca.
“Cosa è successo?”
Chiede Wendy.
“Alex mi ha chiesto di sposarlo!”
Squittisce Holly.
“COSA?!”
Chiedono tutti in coro.
“Alex mi ha chiesto di sposarlo.”
“Davvero, Alex?”
Il frontman annuisce alla domanda di Jack e dopo questa
conferma parte un giro di baci, abbracci e congratulazioni, sia Holly
che Alex
sembrano piacevolmente storditi.
Se non sapessi la verità penserei che si sono presi un
paio di pasticche di LSD, il sorriso di Alex è talmente
grande che rischia di
strappargli i muscoli della bocca e Holly si trattiene a stento dal
saltellare.
Siamo tutti felici, May soprattutto: ha negli occhi una
luce che non mi piace.
Conosco quella luce, è quella di quando ci sono i saldi o
cose del genere, temo di sapere cosa chiederà a Holly.
“Ragazzi, posso aiutarvi a organizzare il vostro
matrimonio?”
Io cerco di fare
loro segno di no, che
accettare sarebbe una pessima idea, ma loro non mi danno retta.
“Sì, certo, May!”
“Evvai!”
Urla lei, sempre con quella luce maniacale negli occhi.
“Che ne dite di andare in un posto più intimo per
festeggiare?”
Propone
Wendy.
E così
ce ne andiamo: All Time Low, Pierce the Veil, Paramore, We Are The In Crowd,
Sleeping with Sirens, Of Mice & Man e Tonight ALive.
I Tonight Alive sono una band australiana molto
simpatica, Jenna è molto alla mano, ma ogni tanto guarda con
una sorta di
rimpianto sia Alex che Vic. Devo saperne di più.
Approfittando di un momento in cui rimaniamo sole a casa
Barakat decido di parlarle.
“Jenna, posso chiederti un paio di cose?”
Uso un tono leggero per non allarmarla.
“Dimmi.”
“Per caso ti piacciono Alex e Vic?”
“Oh, come hai fatto a capirlo?”
“Da come li guardi.”
Rispondo semplicemente.
“Sì, avevo una cotta per tutti e due e adesso sono
tutti
e due impegnati.”
“Forse dovresti guardarti attorno e scopriresti qualcosa
di nuovo.”
Lei mi guarda senza capire, io non so come farle capire
che Taylor York non le ha tolto gli occhi di dosso per tutta la serata.
“Forse, magari hai ragione. In ogni caso, tranquilla, non
ci proverò con loro. Non amo rubare i ragazzi alle
altre.”
“Bene, e adesso riprendiamo a festeggiare.”
Prendiamo una bottiglia di birra ciascuno e raggiungiamo gli altri,
Alex sta
raccontando tutta la storia di lui e Holly e, Cristo, ne hanno passate
davvero
tante. Ora so
perché voglio sposarsi
così giovani.
A un certo punto prende la parola Jack.
“Beh, a nome mio e della mia dolce ma bellicosa
metà,
volevo farvi i miei più sentiti auguri, ma state attenti.
Non so se vi convenga
avere subito tanti piccoli Alex affamati in giro per casa.”
Ridiamo tutti.
“Io non sono sempre affamato.”
Holly lo guarda in modo eloquente.
“Okay, ho sempre fame, ma potrebbero prendere anche i
geni di Holly e se fossero femmine dovrei chiuderle in casa fino ai
diciott’anni.”
“Perché mai?”
“Perché sei bella e attirerebbero troppi ragazzi e
so
come sono fatti i ragazzi: tanti piccoli Jack.”
“Lo dici come se essere come il magnifico Jack Barakat fosse
un insulto.”
Commenta a tono Jack.
“Tratti male le ragazze, prima di Wendy volevi solo
scopare.”
“Beh, anche tu.”
Holly si mette tra i due.
“Buoni, non abbiamo ancora avuto dei figli e volete
già
litigare?
Siete matti?
E poi io vorrei diventare una scrittrice, non una famosa,
non una importante, amata dalla critica che scrive di cose decadenti e
incomprensibili.
Niente tragici amori gay ambientati in questo nuovo
millennio decadente e confuso, ma storie pure, semplici. Ragazzo e
ragazza.
Magari il prossimo Harry Potter.”
“Ma questa non è la moda, la moda è
quella che hai detto tu.”
“Non me ne frega nulla della moda, Jenna. Io scrivo
quello che mi dice è il cuore, quello che mi comunica sia
bello e non quello
che vuole questa società corrotta, confusa, decadente,
orribile come il profumo
eccessivo di fiori in una serra o in un cimitero.
Non mi importa di non essere nessuno, voglio essere me
stessa e camminare a testa alta senza vergognarmi perché non
mi aggrego nemmeno
alla massa degli alternativi.”
Questa è la risposta fiera di Holly.
Come Wen ha un carattere forte, che non si piega
facilmente.
“In tal caso non vedo l’ora di leggere qualcosa di
tuo.”
Ma la sua faccia dice esattamente il contrario e anche Holly se ne
accorge
perché la guarda disgustata.
“Su, non roviniamoci la serata.”
Interviene Alex.
“Secondo me sbagli, Holly.”
“E secondo me sbagli tu. Pari siam, io ho la lingua ella
ha il pugnale.”
“Secondo me siete di mentalità chiusa, voi
O'Connor.”
“Hai mai provato a camminare per un giorno nelle nostre
scarpe?
Con le nostre esperienze e i nostri ricordi? No, vero?
Tu te ne stai lì a sputare sentenze forte di sapere che
hai una buona parte della società dalla tua, senza nemmeno
ascoltare le nostre
ragioni.”
Lei mi fulmina e si alza in piedi.
“Io me ne vado!”
“Ciao e non tornare!”
Urliamo noi O’Connor in coro.
“Ragazze, non potevate evitare di discutere?”
Io guardo Vic dritto negli occhi.
“NO. Puoi continuare a frequentarla, ma personalmente non
voglio avere niente a che fare con questo.”
“Immagino che non la vorrai al matrimonio, Holly.”
Dice rassegnato Alex.
“Se vuoi invitarla, fallo. Basta che non rompa.”
Lui non dice nulla, un po’ di atmosfera della festa se ne
è andata, gli altri ci guardano in modo diverso. Odio quando
ci guardano in
modo diverso, come se fossimo dei mostri, quando osiamo dire che non ci
piacciono i gay e non supportiamo i loro diritti.
Lentamente se ne vanno tutti e rimangono solo Jordan,
Tony e Vic
“Beh, io andrei.”
Dice Tony dopo un lungo e penoso silenzio.
“Perché?”
“Non mi sembra il caso.”
“Ah, capisco. Va bene. Non siamo obbligati a dormire
insieme ogni sera.”
Lui se ne va e lei sembra molto delusa, tanto che fila in camera sua
senza salutare
nessuno in particolare. May e Jordan se ne vanno a letto e così fanno
anche Jack e Wen, rimaniamo solo
io e Vic.
“Se vuoi puoi seguire il tuo amico.
Ho visto come mi guardavi mentre litigavo con la tua cara Jenna, sono
stufa di
gente che mi guarda diversamente appena condivido un’idea che
non è quella
della maggioranza.”
Lui non dice niente, io scuoto la testa e salgo in camera
mia.
Ho rovinato tutto un’altra volta.
Sento dei passi dietro di me e qualcuno mi prende per il
polso, costringendomi a girarmi: è Vic.
“Jenna è mia amica, ma tu sei la mia ragazza e
tengo più
a te che a lei.
Non mi è piaciuto che abbiate litigato, ma sapevo che
sarebbe successo, avete visioni molto diverse del mondo. So anche che
non ti
piace Jefree Star, ma per favore non trasformiamo queste antipatie in
motivi
per litigare.
Per favore, Sophie. Io non voglio litigare con te.”
“Nemmeno io, ma vorrei qualcuno che sostenga.”
Lui abbassa gli occhi.
“E tu non lo farai.”
“Non …”
“Vic, va via.”
“Sophie…”
“Sophie un cazzo! La mia vita è stata rovinata da
quelle
persone e tu non puoi pretendere che io accetti Jenna e tu che ti metti
dalla
sua parte senza fare nulla.
Vattene, Vic.
Vai da lei, vai dove vuoi, ma non da me.”
Lui mi lascia il polso.
“Io… Mi dispiace.”
“Capisco.”
Se ne va e mi butto sul letto piangendo.
Sì, ho rovinato tutto come
sempre.
Angolo di
Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione, spero di non perderti come lettrice dopo aver
espresso la mia personale visione del mondo per bocca di Holly.
Canzone del titolo:
Miss missing you-Fallout Boy
|
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Capitolo 23 *** 22)Forget about each other till we get each other back ***
22)Forget
about each other till we get each other back
Sophie p.o.v.
Il giorno dopo mi sveglio al rumore di un messaggio in
arrivo sul cellulare, mezza addormentata guardo il mittente: Hayley
Williams.
Ieri sera ci siamo scambiate i numeri per fare un famoso
pomeriggio di shopping, me l’ero dimenticata dopo tutto il
casino successo. Mi
sembra ancora strano messaggiare con delle celebrità, ma mi
sa che mi ci dovrò
abituare.
Leggo il messaggio che mi invita a fare shopping oggi
pomeriggio, io le invio una risposta positiva, poi mi faccio una
doccia.
Finita, metto un paio di pantaloni di
una tuta e una maglia dei Sex Pistols che mi sta
larghissima.
Dabbasso si sente profumo di cibo, Jack, May e Aileen
stanno guardando la tv, Wen credo stia cucinando.
“Tony si è fatto sentire?”
“Sì, con un messaggio di buongiorno, ma ci sono
rimasta
male che ieri non sia rimasto. Tu e Vic?”
“Abbiamo litigato.”
Dico sbrigativa.
“Ferme, non iniziate una conversazione da donne con un
ragazzo in mezzo. Non voglio sapere dei vostri gossip.”
“Va bene, Jack. Non avevo comunque intenzione di
parlarne.”
“Buongiorno, bella addormentata.”
Wen spunta dalla cucina con addosso un grembiule.
“Ciao, Wen. Scusa se mi sono alzata tardi e non ti ho
aiutato.”
“Non c’è problema, stavo scherzando,
comunque.
Hayley Williams ha invitato anche te?”
“Sì.”
“Ci andrai?”
“Sì, almeno non penserò al casino
successo con Vic. Mi ha fatto male vedere che
ha scelto Jenna, spero che almeno la scopata sia stata di suo
gradimento.”
“Non credo che abbiano scopato.”
“Bah.”
Borbotto io di malumore.
“Dico davvero, Sophie. Non penso sia successo
nulla.”
“E allora perché non si fa sentire?”
“Forse perché si è offeso per ieri sera
o aspetta che ti faccia viva tu.”
Io non dico nulla e faccio colazione, ribollendo di
collera silenziosa, spero di calmarmi facendo shopping.
Verso le dieci io e Wendy usciamo, sotto lo sguardo
invidioso di May che vorrebbe venire. L’appuntamento
è in uno dei grandi
magazzini di Los Angeles, parcheggiamo e non appena esco dalla macchina
trovo
una sgradita sorpresa: Jenna.
Con rabbia torno in macchina e metto in moto, Hayley si
affaccia al finestrino confusa.
“Perché te ne vai?”
“Non faccio shopping con una che ha scopato con il mio
ragazzo.”
Lei guarda confusa Jenna.
“Sei andata a letto con Vic?”
“Chi io? No.”
“Sophie dice di sì.”
“Sophie è pazza o perché avrebbe i
polsi legati?”
Wendy le rivolge un’occhiata di puro disgusto.
“Fatti vedere ancora a casa mia e ti spacco quella faccia
da impunita che ti ritrovi.”
Poi salta in macchina anche lei e torniamo a casa, io
corro immediatamente in camera mia con le lacrime agli occhi. Pensavo
che la
fase “Sophie, la pazza” fosse finita, invece no.
Non è finita. Non è mai finita,
non finirà mai.
Dopo un’ora di lacrime che bagnano ininterrottamente il
mio cuscino sento Wendy urlare al piano di sotto. Mi asciugo le ultime
che sono
rimaste sulle guance e mi affaccio alla tromba delle scale per sentire
meglio
con chi ce l’ha e perché.
“No, Vic! Ti vieto tassativamente di vederla!
Tu e quella cosa dai capelli verdi che hai come amica
avete già fatto abbastanza danni!”
“Ma Jenna non voleva!”
“Vic, apri gli occhi o chiamo un oculista! Tu non dici a
una persona che è pazza e fai tranquillamente riferimento al
fatto che si è
suicidata per caso, giusto perché non sai cosa dire.
Torna da lei, non la pensate allo stesso modo?
Scommetto che ti è piaciuto scoparla!”
“Io voglio vedere Sophie, Wen, e se non ti togli di mezzo
sarò costretto a spostarti.”
Io scendo le scale lentamente, lui si ferma quando mi
vede.
“Non osare toccare mia sorella o giuro che ti taglio le
mani.”
Gli dico piano con una voce bassa e dura che non sembra
nemmeno la mia.
“Sophie, dobbiamo parlare.”
“Non ci vuole molto a dirmi che vuoi rompere con
me.”
“No, non voglio rompere con te.”
Finisco di scendere le scale e lo guardo dritto negli
occhi.
“E allora perché ieri sera ti sei messo dalla
parte di
Jenna e anche adesso sei dalla sua parte?”
“Io non sono dalla sua parte adesso, è stato
terribilmente stupido da parte sua
dirti una cosa del genere.”
“Solo stupido?
Andiamo, è solo un’ipocrita e classificarlo come
stupido
è riduttivo! È inutile che vada in giro con
cartelli contro il suicidio se poi
prende in giro i suicidi esattamente come tutti gli altri!”
Vic abbassa gli occhi.
“Beh, hai ragione, ma è una testa calda.”
“Anche Wendy è una testa calda, ma non ha mai
toccato
certi punti.”
Commento gelida.
“Sophie, perché sembri voler rompere con
me?”
“Perché mi avevi giurato che non mi avresti fatto
del male e lo stai facendo!
Ecco perché!
Mi hai chiesto fiducia e io, come un’idiota, te
l’ho concessa e adesso sono di
nuovo la Sophie, la pazza, come a New York.
Mi hai riportato esattamente al punto in cui ero partita
per migliorare la mia vita.”
Vic si irrigidisce come se gli avessi dato un pugno e poi
impallidisce.
“Io…Sophie, mi dispiace veramente.
Jenna non avrebbe dovuto dire quella cosa, è stata una
vera stronza e non me lo immaginavo.
Cioè, so che ha una cotta per me e ne abbiamo anche
parlato, le ho detto che non mi interessava, ma non pensavo che si
sarebbe
abbassata a insultare così la mia ragazza.
Mi dispiace di essere stato così pessimo e di averti
fatto tornare al punto di partenza, io volevo aiutarti, ma a quanto
pare non so
fare altro che farti male e la cosa … mi fa male.
Io voglio davvero che tu stia bene e che tu sia la mia
ragazza e vorrei non distruggere ogni cosa che tocco.”
Io guardo Wen, da una parte vorrei abbracciarlo,
dall’altra sono ancora un po’ arrabbiata.
Mi siedo sul divano in silenzio, pensando intensamente a
quanto è accaduto, è stata Jenna a fare tutto il
casino prima con Holly e prima
con me, Vic si è solo trovato in mezzo.
“Ci tieni a me?”
Gli chiedo a bassa voce.
“Sì.”
“Tanto da presentare ai tuoi una malata di mente?”
“Tu non sei malata e comunque sì, anche stasera se
vuoi.”
Lo guardo dritto negli occhi castani e non trovo nessuna
traccia di menzogna, solo tanta ansia.
“Va bene. A stasera allora.”
“Mi perdoni?”
Mio malgrado sorrido e mi alzo dal divano per abbracciarlo, mi erano
mancate le
sue braccia avvolte attorno alla mia vita.
“Per questa volta sì. Ma solo tu sei perdonato,
Jenna non
è perdonata.”
Lui annuisce sorridendo.
“Allora chiamo subito mia madre. Sarà felice di
vedermi e
di sapere che le porto qualcuno a casa da presentarle. Sono secoli che
non
faccio conoscere una ragazza a mia madre!”
“E Danielle?”
“Nah, era troppo presto.”
Compone un numero al cellulare e parla rapido in spagnolo per qualche
minuto,
poi chiude la chiamata sorridendo.
“Ho detto a mia madre che verremo. Mama Fuentes ti
saluta.”
“Ok. Ehm, ci vediamo stasera a che ora?”
“Alle otto.”
Mi dà un bacio e poi se ne va di buon umore, mia sorella mi
guarda con uno
sguardo impenetrabile.
“Sei sicura di essere pronta?”
“No, ma era l’unico modo per capire se davvero per
lui conto qualcosa, se non
conti nulla un ragazzo non ti presenta alla famiglia.”
Rispondo un po’ frastornata dalla piega che hanno preso gli
eventi. Stasera
conoscerò i suoi genitori e la cosa peggiore è
che l’ho proposto io!
mi volto verso Wendy.
“Wen, sai, forse un po’ pazza lo sono
davvero.”
Lei ride di gusto.
“Dov’è May?”
“Con Jordan, lui le ha permesso di seguire le loro
registrazioni.”
“Ok, perché mi serve uno dei suoi vestiti, io non
ho
nulla da mettermi.
Mia sorella scoppia di nuovo a ridere.
Il resto della giornata lo passo tra sbalzi d’umore
allucinanti, un momento sono felice fino quasi
all’entusiasmo, l’altro sono
depressa e abbattuta.
Alle tre May torna a casa e le racconto quello che è
successo, lei mi guarda sbalordita.
“Non so se farti le congratulazioni o le condoglianze, in
ogni caso fila a farti una doccia che vado a cercare un abito
all’occasione.”
“Qualcosa di bello, eh. Qualcosa che non mi faccia apparire
come Sophie, la
pazza.”
“Come siamo tornati a questa fase?”
Io le racconto quello che è successo con Jenna e lei stringe
i pugni.
“Ricordarmi di pestarla quando la vedo.”
“Non puoi, sarebbe troppo stressante.”
“Cazzo, hai ragione. Ricordamelo dopo il parto.”
“Va bene.”
Seguendo il suo consiglio mi faccio una lunga doccia, mi depilo e mi
metto
tutte le cremine necessarie per l’occasione.
Quando esco dal bagno trovo steso sul letto un vestito
blu elettrico semplice ed elegante di Burbery, è molto
aderente, ha le maniche
a tre quarti e il tessuto sembra a righe, ha anche dei bottoni neri che
arrivano fino a poco sopra la vita dove c’è una
sottile cintura nera lucida.
In parte c’è una borsa gialla spenta e per terra
delle
scarpe nere lucide con dei tacchi un po’ proibitivi per me.
Immagino che per
una sera potrò indossarli senza finire al pronto soccorso o
almeno lo spero.
Con un sospiro metto delle calze color carne e il
vestito: mi sta benissimo.
May ha sempre avuto buongusto.
Ce la posso fare, mi dico, sebbene sia piuttosto incerta
sull’esito della serata.
L’unica cosa che cambio per l’outfit che mia
sorella ha
scelto per me è la borsa: secondo me una viola fa meno a
pugni con il colore
dei miei capelli.
I capelli!
Me li piastro tutti accuratamente e poi mi trucco con uno smokey
leggero, lo
specchio riflette l’immagine di una ragazza un po’
pallida, ma che non è male
tutto sommato.
Metto una collana lunga e dei braccialetti che nascondano
i miei polsi e scendo facendo molta attenzione alle scale, non voglio
cadere
ancora prima che inizi la cena.
Jack mi guarda con ammirazione.
“Vuoi proprio fare colpo sulla signora Fuentes!”
“Direi di sì!”
Esclamo.
“Wendy, perché non fai così anche tu?
Ti metti un bel vestito e andiamo a Baltimora dai miei.”
Lei risponde con una smorfia.
“Potrei indossare un vestito tempestato di diamanti e
penserebbero che io li abbia rubati!”
“Prima o poi dovranno accettare che sei la mia ragazza,
questa è una storia seria!”
“Lo so, lo so. Ma hai visto come hanno reagito quando ho
detto loro da dove
venivo?”
Lui sospira e poco dopo suona il campanello, Wendy va ad
aprire e scorta Vic in salotto, lui sgrana gli occhi.
“Wow! Stai benissimo! Complimenti!
Esco con una ragazza bellissima!
“Sì e vedi di non farla soffrire!”
Ringhia mia sorella.
“Ehm, adesso io e la mia dama ce ne andiamo, forse
stasera dorme da me.”
Io lo guardo un po’ sorpresa, ma poi annuisco.
“Ciao, famiglia. Ci vediamo domani!”
Esco a braccetto con Vic.
“Davvero, stai benissimo! Mia madre ne sarà
conquistata.”
“Lo spero, almeno ignorerà i tagli.”
Rispondo cupa.
“Non pensarci, non pensare a quello che ti ha detto
Jenna.”
“Va bene.”
Saliamo in macchina e ci dirigiamo verso San Diego, ci
vuole un po’ perché la sua città natale
è decisamente più a sud di Los
Angeles, è praticamente al confine con il Messico.
Così imbocchiamo l’autostrada e io cerco di
rilassarmi inspirando
ed espirando.
“Su, non preoccuparti, mia madre non è un cane a
tre
teste, non ti ucciderà.”
“Le ragazze sono sempre preoccupate quando devono incontrare
la madre del
proprio ragazzo.”
“E allora perché l’hai
proposto?”
“Perché devo essere evidentemente
pazza, completamente andata, un giorno il manicomio mi verrà
a riprendere.”
Lui ride
“Nessun manicomio ti verrà a riprendere, sei
sanissima.”
“Se lo dici tu. Io mi sento come una che ha scelto di che
morte morire.”
“Penso che tu ci tenga veramente a me.”
“Complimenti per la sagacia, mister Fuentes.”
Scoppiamo a ridere tutti e due e il resto del viaggio
fila liscio, mano a mano che ci avviciniamo a San Diego sento la
temperatura
aumentare.
Usciamo dall’autostrada e poi ci inoltriamo nei sobborghi
della grande città fino ad arrivare a un quartiere fatto di
tante casette
bianche con il loro quadrato di giardino coltivato davanti. Vic si
ferma
davanti a una di queste e parcheggia.
“Siamo arrivati, principessa.”
Io sospiro e scendo dalla macchina, non prima di aver tirato fuori il
mio
tentativo di tiramisù, spero di non mandare nessuno
all’ospedale per questo.
“Pronta?”
La mia faccia si distorce in una smorfia, lui mi dà un bacio
in fronte e poi
suona il campanello. Pochi secondo dopo una donna bionda apre la porta
e
abbraccia il mio ragazzo.
“Vic, sono così felice di vederti!”
“Anche io, mamma. Sono venuto per presentarti qualcuno di
importante.”
Io mi faccio timidamente avanti.
“Buonasera, signora. Io sono Sophie O’Connor e ho
portato
questa sperando che la gradisca.”
La voce mi esce più formale del solito, lei mi sorride
mentre prende la mia
torta.
“Sei una delle poche ragazze che Vic ha portato a casa e
la conferma della mia teoria che irlandesi e messicani funzionano come
coppia,
io sono irlandese.”
La seguiamo in casa e mentre lei sparisce in cucina fa capolino un uomo
con dei
tratti tipicamente messicani che somiglia molto a Vic: suo padre.
“Vic!”
Si abbracciano e poi si danno una pacca sulla spalla.
“Sophie, ti presento mio padre Vincent.”
“Piacere!”
Stringo la mano che mi porge.
“Piacere mio, sembri una bella ragazza e anche a posto.
Vic ha sempre scelto delle brave ragazze.”
Io arrossisco.
“Grazie.”
“Posso chiederti cosa fai di cognome?”
“O Connor.”
“Oh! Questo confermerà la teoria di Vivian. Volete
qualcosa da bere.”
“Una birra, papà. Grazie.”
Lui sparisce in cucina e poi torna con due bottiglie di birra e un
vassoio di
stuzzichini.
“Tua madre ha detto di andare a sederci sul divano.”
Io prendo la mia bottiglia e li seguo, prima di bere mangio una
bruschetta.
“Allora, come vi siete conosciuti?”
“Mia sorella maggiore è la ragazza di Jack
Barakat, ci siamo conosciuti
a un festa di Jack il giorno in
cui sono arrivata da New York.”
“E come mai sei finita a Los Angeles?”
“Problemi familiari.”
L’uomo però non è soddisfatto della mia
risposta e io inizio a muovermi a
disagio sul divano.
“Beh, ecco.. La mia sorellina è rimasta incinta,
non sa
chi sia il padre e mia madre ci ha buttate fuori casa quando lei le ha
detto
che non voleva abortire. Mia madre non è proprio un esempio
di empatia.”
“Eccomi!”
Trilla la madre di Vic.
“Sono felice che Vic si sia presentato con una ragazza,
perché spero che mi dia presto dei nipotini.”
Io arrossisco.
“Beh, non so se e quando glieli potremo dare, ma mia
sorella è incinta e può fare la zia con
lei.”
“Che bello! Falle gli auguri da parte mia!"
Mangiamo le bruschette e le tartine mentre beviamo la
nostra birra. Sono tutti molto gentili, ma la sensazione di essere
tenuta
sott’occhio non passa.
“Bene!”
Esclama Vivian quando le bottiglie e il piatto sono
vuoti.
“Adesso sedetevi, vi porto l’arrosto con
patate!”
“Il mio preferito! Mamma, ti amo!”
Ci sediamo a tavola e aspettiamo. Lei arriva con una
teglia di quello che sembra un arrosto meravigliosamente buono con
delle patate
di contorno.
Ci riempie i piatti e poi c’è solo il silenzio di
gente
che mangia, finito l’arrosto mangiamo il mio
tiramisù che viene –
incredibilmente – lodato.
Alla fine del pasto Vic e suo padre guardano la tv
insieme, io invece mi offro di aiutare la madre di Vic a lavare i
piatti,
sapendo che May domani mi ucciderà se lo macchio. La madre
di Vic deve capirlo
perché mi dice che posso limitarmi ad asciugare i piatti.
“Grazie, il vestito è di mia sorella e se glielo
dovessi
macchiare mi ucciderebbe.”
In cucina cala uno strano silenzio.
“Ho visto i tuoi polsi.”
il bicchiere che ho in mano rischia di frantumarsi per terra, io
sbianco come
se avessi visto un fantasma.
“So che anche Vic per un po’ di tempo ha avuto
questo problema e ne è uscito.
La musica e Mike l’hanno salvato. Io non ti giudico per
esserti tagliata,
voglio solo che Vic non venga di nuovo trascinato in quel tunnel. Mi
prometti
qui e adesso che non lo farai precipitare di nuovo in quel
tunnel?”
Io deglutisco.
“Glielo prometto. Io voglio uscirne da questa cosa e lui
mi sta aiutando, non gli permetterei mai di ricominciare per colpa
mia.”
“Questo mi basta. Benvenuta in famiglia, Sophie.”
Mi apre le braccia e io mi lascio abbracciare.
Alla fine non è andata così male, non mi hanno
cacciata a calci o fatta sentire
a disagio – come ha fatto la maggior parte della gente che
è transitata per la
mia vita – ma al contrario hanno cercato di fare del loro
meglio per farmi
sentire parte della famiglia.
Sì, questa serata è andata bene, mi piace la famiglia di Vic e
apparentemente io
piaccio a loro. Non potevo chiedere di meglio.
Sorrido al mio ragazzo e lui mi sorride di rimando.
Che la felicità sia questo?
Angolo di
Layla
Ringrazio infinitamente
YourForeverIsAllThatINeed per la recensione, sono felice di vedere che
tu non sia scappata.
Canzone del titolo:
Just the way I'm not-All Time Low
|
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Capitolo 24 *** 23)Let forgiveness wash away the pain ***
23)Let
forgiveness wash away the pain
Sophie p.o.v.
Dopo una serata del genere casa mia non poteva aspettarmi
addormentata, sono tutti svegli e riuniti in salotto: manca solo Tony.
So perfettamente che comunque lo saprà anche lui, o Vic o
Aileen glielo diranno.
“Allora, come è andata?”
Mi chiede ansiosa May.
“Bene, sono stati molto cordiali e simpatici. Hanno
persino apprezzato il mio orribile tiramisù.”
“Non è orribile! Ti hanno fatto sentire a tuo agio
insomma.”
“Sì, mi hanno fatto sentire a mio agio in tutti
modi.
L’unica cosa un po’ imbarazzante è stato
quando la madre di Vic mi ha pregato
di non trascinare di nuovo suo figlio
nell’autolesionismo.”
“Perché te l’ha detto?”
Questa volta è Wen a domandarmi qualcosa.
“Dice che ha visto le mie cicatrici, comunque le ho
promesso che non lo farò.
May, mi sembri agitata. Che succede?”
“Settimana prossima devo tornare a New York.”
Io sgrano gli occhi.
“Ti ha contattato
mamma?”
“Mannò, che dici?
Né mamma né papà si faranno
più vedere, a Dio piacendo,
devo andare per Jordan.”
Io continuo a non capire.
“Dio, Sophie! I suoi mi vogliono conoscere ed è
perfettamente normale visto che tra qualche mese saranno nonni di un
nipote non
loro, ma ho paura lo stesso.”
“Non devi averne! Vedi? Anche Sophie è andata dai
genitori di Vic e non è
successo nulla.”
“Sophie non è incinta!”
Urla mia sorella.
“May, calma. Pensa allo stress!”
“Dovrò
volare a New York!”
“Pensa che vedrai i tuoi amati negozi e
probabilmente ci sarà già
qualche decorazione di Natale, quando devi andare?”
“Abbiamo l’aereo mercoledì alle quattro
di pomeriggio.”
“Perfetto, allora sabato e domenica usciamo a fare shopping e
magari potrebbero
venire anche Wen e Hayley Williams se non ci ha depennato dalle sue
conoscenze.”
“Oh, già. Bisogna risolvere il casino con
Jenna.”
“Non ti agitare! L’unico modo per risolverlo
è che lei si scusi, tu non puoi
farci nulla.
Adesso ti faccio una bella tisana e poi vai a letto, sei
stata in piedi fin troppo.”
“Sì, hai ragione.”
Borbotta lei.
Poverina, deve avere davvero paura, e la capisco
benissimo visto che era la mia stessa paura di qualche ora fa e devo
ammettere
che la gravidanza
complica parecchio le
cose. Spero solo che i genitori di Jordan siano di mentalità
aperta.
Le preparo una bella tisana calmante e poi gliela do in
mano, lei inizia a berla e poi fa una smorfia schifata.
“Manca dello zucchero in questa cosa, grazie
comunque.”
Tira fuori un paio di bustine dalla credenza in cucina e
poi torna in sala insieme agli altri.
“Beh, io me ne vado a letto. Domani devo lavorare,
buonanotte.”
“Buonanotte.”
Salgo in camera mia e mi tolgo finalmente anche il vestito, iniziava a
starmi
un po’ stretto, la signora Fuentes ha davvero
un’ottima cucina.
Mi metto il mio pigiama – una vecchia maglia larga dei
blink – e poi guardo il cellulare, Vic mi ha spedito un
messaggio della
buonanotte, io gli rispondo.
Mi metto a letto sorridendo, a causa della tensione il
sonno tarda a venire e sento andare prima Jordan e May: lei balbetta
ancora
frasi scoordinate.
In ultimo sento Wendy e Jack dirigersi verso la loro
camera, lei dice che non si aspettava che le sue sorelline si
ambientassero e
crescessero così presto, Jack ride.
Finalmente mi addormento.
Alle sette e mezza precise il giorno dopo suona la
sveglia, io la spengo con un grugnito e mi avvio verso il bagno. Una
doccia mi
sveglia del tutto e poi mi piazzo davanti all’armadio, oggi
mi hanno detto di
essere un po’ più elegante del solito
perché verrà Ronnie Radke.
Alla fine indosso un vestito nero a maniche lunghe con
uno scollo generoso e con una cintura nera che lo stringe in vita, per
completare il tutto metto una sciarpa nera e un paio di stivaletti
sempre neri
a tacco non troppo alto.
Scendo in cucina e mi guardano tutti curiosi.
“Come mai sei vestita così oggi?”
Mi chiede Jack.
“Ronnie dovrebbe venire alla casa discografica
oggi.”
“Cosa dice Vic di questa amicizia?”
“Cosa deve dire? Anche lui ha amiche femmine, che mi
ritengono matta tra
l’altro.”
Jack decide di non aggiungere altro e io gliene sono
grata.
Faccio colazione in silenzio e poi me ne vado, meglio
essere leggermente in anticipo oggi!
Ronnie arriva verso le dieci, mi sorride e poi va dritto
nell’ufficio del
direttore per parlare dei suoi mixtape. Ci sta per due ore buone, poi
– sia lui
che il capo – escono sorridenti, segno che l’affare
è andato in porto.
Si ferma alla mia scrivania.
“Vuoi venire anche tu a festeggiare?”
“Perché no? La mia pausa pranzo è
appena iniziata.”
“Come va l’affare messicano?”
“Oh, bene. Ieri ho incontrato i suoi e ho litigato con Jenna
McDougall, mi
crede pazza.”
Lui fa una strana smorfia.
“Non mi piace Jenna.”
“La conosci?”
“No, solo non mi piace la sua voce. È troppo
acuta.”
“Capisco. Io con lei ho un rapporto altalenante, delle volte
ci capiamo, a
volte – su altri argomenti – siamo su fronti
opposti e parte la guerra.
O’Connor versus il resto del mondo.”
Lui sorride divertito.
“Lasciala perdere e vieni a mangiare con me, sempre che
tu non debba andare con Vic da qualche parte.”
“No no, però gli scrivo lo stesso.”
Digito rapida un messaggio e lui sembra non sollevare obbiezioni al
fatto che
ci sia anche Ronnie, ma temo che non sia finita qui.
Non importa, meglio chiarire subito questa faccenda che
aspettare e trasformarla in una cancrena nel nostro rapporto.
Esco con lui e spero di godermi un buon pranzo.
Dopo un pranzo assolutamente tranquillo riprendo a
lavorare, le mie colleghe mi lanciano sguardi carichi di invidia. Posso
capirle, non solo sto con Vic Fuentes – cosa che purtroppo ha
fatto il giro di
tutti gli uffici possibili e immaginabili – ma anche Ronnie
Radke sembra
trovarmi simpatica.
Non è colpa mia, non so cosa farci.
Io sono sempre stata una ragazza da parete e scoprire che
interesso a così tante persone, che ho così tanti
amici mi destabilizza un po’.
Finito di lavorare me ne vado a casa e trovo la macchina
di Vic parcheggiata nel vialetto, segno che è nella villa.
Entro con un’aria
sfinita in casa e trovo i ragazzi che giocano alla play sul tappeto e
May
sdraiata sul divano, se possibile ha un’aria più
sconsolata di me.
“Cosa succede?”
“I genitori pensano che punti ai soldi di Jordan, li ho
sentiti prima al
telefono.”
Annuncia con voce sepolcrale.
“Mi dispiace, sono sicura che settimana prossima li
conquisterai.”
“Certo, cosa vuoi che ti porti come regalo? Un unicorno o
l’araba fenice?”
“L’araba fenice. Lo sai che gli unicorni non mi
piacciono e comunque ti
preoccupi troppo.”
Lei sbuffa, io faccio per raggiungere Wen e Aileen in
cucina, ma la voce mi richiama indietro.
“Sophie, ti fumeresti una sigaretta con me?”
Io guardo sorpresa Vic, di norma le odia, ma alla fine annuisco.
Usciamo e lui si siede su una delle sdraio vicino alla
piscina di casa Barakat, si accende un po’ impacciato la
sigaretta e poi inizia
subito a tossire.
“Sono secoli che non fumo una sigaretta.”
“Immagino che tu vada a canne.”
Dico sorridendo.
“Più o meno.”
“Come mai hai voluto parlarmi Vic?”
“Voglio solo sapere cosa c’è tra te e
Ronnie Radke, come mai tra tutte le impiegate
della casa discografica ha deciso di pranzare con te e
perché c’era la notte
che …?”
Io sospiro.
“Siamo solo amici. Pensa che voleva aiutarmi a farti
aprire gli occhi su Danielle, quindi non credo che dovresti
considerarlo una
minaccia, anche se scherzando mi ha fatto capire che gli
interesso.”
Un muscolo si contrae sulla sua mascella, lo vedo nonostante il fumo
della
sigaretta che aleggia attorno alla sua figura.
“Tu gli interessi?”
“Sì, ma non credo che ci proverà con
me, insomma, lo sa
che sto con te.”
Vic sorride.
“A volte la tua
innocenza mi commuove, lui aspetta solo che io e te ci
lasciamo per
farsi avanti.”
Io faccio per aprire la bocca, ma poi taccio.
“Uno di questi giorni gli parlerò.”
“Non essere troppo duro, Vic. Non voglio perdere uno dei miei
pochi amici.”
Lui annuisce.
“Ci sei affezionata?”
“Beh, sì. Mi è stato vicino in un
periodo difficile, qualunque fosse il suo
scopo, e mi dispiacerebbe perderlo. Insomma, con Jenna è
andata a puttane e non
so con chi deciderà di stare Hayley.”
“Beh, potreste sempre chiarire.”
“L’unico modo per chiarire è che lei si
scusi e non mi sembra quel tipo di
persona.”
Sbuffo io.
“Dai, entriamo o ci perderemo la cena di Wen. Jack
potrebbe mangiare tutto prima che noi saremo seduti a tavola.”
“Va bene e ok, non sarò troppo duro con Ronnie o
potrebbe finire in rissa e
io potrei farmi male.”
Cerca di farmi sorridere e di archiviare la sua gelosia
come qualcosa di passato, anche se so che sarà passata solo
quando avrà parlato
al mio amico.
Entriamo in casa e ci sediamo al tavolo giusto in tempo
per evitare che Jack faccia una strage della pasta di Wendy.
“Sei insaziabile.”
Commento, lui se la ride.
La serata trascorre tranquillamente così come il resto
della settimana. Venerdì ricevo un messaggio di Vic in cui
mi dice che ha
chiarito con Ronnie e Ronnie mi scrive che ha capito che sono impegnata
e se
non ho qualcuna da presentargli.
Io gli dico che vedrò se ho qualche collega disponibile,
apparentemente è andato tutto bene, per fortuna.
Il resto della settimana passa in fretta, lavoro
tranquilla e le mie colleghe non fanno più cenno al fatto
che solo io sono
stata ammessa al pranzo con il capo e Ronnie.
Forse pensano che io sia strana, probabilmente hanno
ragione.
La domenica è una calda giornata d’autunno,
rallegrata da
un vento frizzante che fa stormire le foglie del nostro giardino.
Abbiamo
pranzato gustandoci i piatti della gastronomia italiana preferita di
Jack
perché Wen non aveva molta voglia di cucinare.
May indossa un abito premaman azzurro con dei fiorellini
bianchi e la maniche lunghe, io indosso una maglietta dei Pierce The
Veil e un
paio di jeans strappati, Wen un paio di pantaloni scozzesi stretti, una
maglia
della Jack Daniels e Holly un vestito bianco con le teste dei Simpson
stampate
sopra.
“Mi raccomando, niente sforzi!”
Esclama Jordan.
“Se tu avessi convinto tua madre a venire qui non ne
dovrei fare di sforzi.”
Lui alza un sopracciglio.
“Ok, li avrei fatti lo stesso. Starò attenta.
Ci vediamo tra un po’”.
Saliamo tutte nella macchina di Wendy e poi partiamo
dirette a un centro commerciale nel downtown, Hayley Williams ha deciso
di
venire alla fine.
Parcheggiamo e la vediamo all’entrata in compagnia di una
persona quanto meno sgradita adesso: Jenna MacDougall.
Le riserviamo tutte un sorriso di ghiaccio tranne May che
inizia a marciare verso di lei con aria risoluta, io
l’afferro per un braccio.
“May, va a prendere un gelato.”
“Ma io non voglio.”
“Va’ lo stesso!”
Ringhio.
“Holly, portala via!”
Lei annuisce con un cenno secco del capo e prende mia sorella per un
braccio,
trascinandola dentro il centro commerciale.
“Perché l’hai fatta venire?”
Apostrofo aspramente Hayley, in questo momento non mi
interessa che lei sia parte di una delle band che mi piacciono, sono
solo
arrabbiata perché ha messo in pericolo May.
“Beh, lei voleva parlarti e non pensavo che sarebbe
finita così…”
Mi risponde con voce esitante.
Ok, Jenna vuole parlarmi, sentiamo cosa ha da dire!
Guardo l’australiana con occhi di fuoco, tanto che Wen mi
posa una mano sulla spalla, come per calmarmi, anche il suo sguardo
è freddo.
“Forza, Jenna, parla!”
“Beh, ecco… Volevo scusarmi con te, non avevo
alcun
diritto di chiamarti pazza…”
“Jenna, parliamoci chiaro! A te interessa Vic e
l’ho
capito, ma non te lo cederò e non lascerò che tu
mi metta in cattiva luce,
quindi cercati un altro ragazzo, chiaro?”
“Chiarissimo, ma io sono dispiaciuta, davvero.
Non avevo alcun diritto di far riferimento alle tue
cicatrici e di chiamarti “pazza”.”
“No, non
ne
avevi.”
“Per favore, possiamo mettere una pietra sopra a tutto questo?
Ognuno si tiene le proprie opinioni e non ne parliamo
più.”
Do un’occhiata a Wen, la sua bocca è ancora
contratta in una linea dura e i
suoi occhi sono due pezzi di ghiaccio, so a cosa sta pensando, so cosa
sta rivivendo.
Sento quasi il rumore delle botte che quell’imbecille di
suo fratello le ha dato, i ragazzi che le ha fregato, le voci false che
ha
sparso su di lei.
E io ripenso a Dan e al dolore che ho provato trovando il
mio primo amore a letto con il mio manesco fratellastro. Sono passati
anni, ma
fa ancora male.
Brucia ancora e intanto il silenzio su di noi si dilata
fino a diventare una cappa.
“Va bene, non parliamone più.”
Dico alla fine con una voce piuttosto tesa, la questione è
tutt’altro che
risolta, ma almeno per questo pomeriggio la metteremo da parte.
In silenzio entriamo tutte e quattro nel centro e
cerchiamo la gelateria dove è andata May, la troviamo seduta
su una delle
panchine con un’espressione corrucciata e con
Holly accanto.
“Tutto a posto. Cerchiamo di fare shopping.”
May si alza.
“Sì, facciamola finita al più
presto.”
“Cosa volevi prendere?”
“Vestiti per me, il bambino ne ha già abbastanza e
non credo manchi nulla delle
altre cose.
Io e Jordan abbiamo fatto shopping due settimane fa.”
Il suo tono è piuttosto freddo.
“May, cosa c’è?”
“Le altre possono aver fatto una tregua, ma io non mi
dimentico del fatto che hai chiamato “pazza” mia
sorella. Non sono affatto
felice di rivederti.”
“È stato un errore.”
“Davvero?”
I suoi gelidi occhi azzurri – così simili a quelli
di mia madre in questo
momento – trapassano Jenna, che alla fine è
costretta ad abbassare la testa.
In un silenzio imbarazzato entriamo in un negozio di
vestiti premaman, May passa in rassegna
le varie cose con piglio militaresco.
“May, se non te la senti o non ne hai voglia possiamo
andare a casa.”
Provo, ma lei scuote la testa.
“Avevamo detto che oggi si faceva shopping e si fa
shopping.”
“Ma sei nervosissima, fa male al bambino!
Dovresti, ecco, credo calmarti.”
“Come faccio a calmarmi?
Tu come al solito hai fatto la remissiva e l’hai
perdonata, invece di incazzarti e cacciarla via!
Perché accidenti non ti difendi mai?”
“Non è andata così! Sono ancora
incazzata con lei e non l’ho perdonata!
Abbiamo solo deciso di non parlare dell’argomento per
oggi, poi si vedrà, May, ti prego, calmati.”
Per tutta risposta lascia il negozio e se ne va dio solo sa dove.
Wendy fulmina Hayley per l’ennesima volta.
“Bel casino che hai fatto!
Forza, andiamo a cercarla. Dividiamoci!”
Ci sparpagliamo nel centro commerciale, io provo ad
andare in una terrazza e la trovo in un angolo che piange. Mi siedo
accanto a
lei sentendomi terribilmente colpevole, ancora una volta l’ho
fatta stare male.
“May, mi dispiace, ok?
Non volevo rovinarti la giornata, forse avrei dovuto
dirle di andare via.”
“Non è colpa tua, sono incazzata con me
perché una mia
amica ti ha fatto del male e non sarebbe dovuto succedere. Non di
nuovo.”
Mi dice tra le lacrime, io la abbraccio.
“Mi dispiace, May.
Mi dispiace, io rovino sempre tutto.”
“Non è colpa tua, è stata
Jenna.”
“Su, smettila di piangere. Non è successo nulla di
irreparabile e tutto questo stress non ti fa bene.”
“Hai ragione.”
Si asciuga le lacrime con la manica del vestito.
“Avrebbe dovuto essere una giornata di
divertimento.”
“E lo sarà.”
Scrivo alle altre che l’ho trovata e dove l’ho
trovata, in poco tempo ci
raggiungono. Jenna si scusa ancora con me e May, poi finalmente
torniamo
dentro.
“Sophie?”
Mi chiama mia sorella.
“Ti voglio bene.”
“Anche io.”
Torniamo di nuovo nel negozio di abbigliamento e questa volta May si
comporta
meno nervosamente, prova diversi abiti e li soppesa.
Alla fine ne prende un paio davvero carini: uno nero e
uno blu elettrico. Le stanno a meraviglia, soprattutto quello blu, le
mette in
risalto gli occhi e le punte dei capelli.
Sono felice che abbia trovato qualcosa, ma sono ancora
più felice del fatto che abbiamo di nuovo un rapporto. A New
York non parlavamo
molto, ora ci stiamo sostenendo a vicenda e lo trovo meraviglioso, io non mi sento sola e credo
che lo stesso valga
anche per lei.
“Sophie, credi che piacerò ai genitori di
Jordan?”
“Penso che ti troveranno meravigliosa, non ti devi
preoccupare.”
Lei mi sorride rassicurata.
Piano piano le cose stanno andando bene e finiranno per
sistemarsi del tutto. Jordan e May saranno una bella famigliola, io e
Vic
continueremo a stare insieme.
Holly e Alex avranno un matrimonio abbastanza felice e
forse si sposerà anche Wen.
Lo so che sto esagerando, che sto vedendo tutto a rose e
fiori, ma sognare un pochino non fa male a nessuno, soprattutto se si
augura
felicità alle persone a cui vuoi bene.
Sì, ce la faremo.
Angolo di
Layla
Ringrazio
YourForeverIsAllThatINeed per la recensione, spero che questo ti
piaccia.
Titolo della canzone:
We believe - Good Charlotte
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Capitolo 25 *** 24)I think it's time to come back home ***
24)I
think it's time to come back home
May p.o.v.
Il giorno fatidico è arrivato.
Alle sei la sveglia suona e Jordan la spegne con un
grugnito, io sospiro, è da un po’ che sono sveglia
visto che non ho dormito
granché stanotte. La prospettiva di incontrare i signori
Eckes mi incute giusto
un po’ di timore, ho paura che mi giudichino negativamente
perché sono incinta.
Scivolo in bagno e mi faccio una doccia, poi mi cambio
mentre il mio ragazzo si fa a sua volta una doccia. Indosso il vestito
premaman
blu elettrico che secondo mia sorella mi sta molto bene e poi esco
dalla mia
camera.
Sono tutti in piedi: Jack, Wendy, Sophie, Vic, Tony,
Aileen e persino Alex e Holly.
“Buongiorno, ragazzi.”
La mia voce suona gracchiante.
“Buongiorno a te, la colazione è in
tavola.”
“Non credo che riuscirò a mangiare, ho lo stomaco
chiuso.”
“Devi mangiare, per il bambino.”
La voce di Jordan è roca, ma chiara.
Già, il bambino… Ho chiesto alla mia ginecologa
se fossi
in grado di affrontare il viaggio e lei mi ha detto di sì,
sebbene sperassi
tanto che mi dicesse di no.
Non posso proprio evitarlo, i genitori di Jordan hanno deciso
di metterla giù dura imponendoci di volare a New York e non
di venire loro in
California.
Mi odiano.
Con la rassegnazione di un martire che sale all’arena
entro in cucina, mangio un po’ di cereali, un paio di
pancakes con lo sciroppo
di acero e i muffins con le gocce di cioccolato. Le ha fatto Sophie, lo
so
perché non ho mai mangiato muffins migliori dei suoi.
“Bene, ho mangiato.”
Dico un po’ meccanicamente.
“Brava!”
Mi fa eco Jordan. Visto che ha finito di mangiare anche
lui ci alziamo in piedi
e vengo
abbracciata da tutti con lo stesso augurio: buona fortuna.
“Vi porto io all’aeroporto.”
“Grazie, Sophie.”
“Di niente.”
Prendiamo le giacche e usciamo da casa Barakat, fuori
c’è
ancora buio tranne per una striscia verde azzurra
all’orizzonte e fa freddo. Un
vento freddo spira dalle colline e mi fa rabbrividire.
A New York farà ancora più freddo.
Saliamo sulla macchina di Sophie e lei si mette alla
guida, da sola: Vic non viene.
“Come mai Vic non viene?”
“È una cosa tra noi sorelle.”
Mi risponde semplicemente lei, io annuisco, ha senso. Durante il
viaggio verso
l’aeroporto non parliamo molto, so che quando Sophie si
sveglia presto non è
di molte parole, inizia a essere socievole verso le dieci di mattina.
Parcheggia, intanto il cielo si è fatto più
chiaro, c’è
una sfumatura lilla tra l’azzurro dell’orizzonte e
il rosa e l’oro delle
nuvole.
Entriamo tutti e tre nella porta delle partenze
nazionali, ormai è arrivato il momento di salutarci, Sophie
ci abbraccia.
Quando si stacca da me ha gli occhi leggermente lucidi.
“Buon fortuna, May. Sono sicura che li convincerai che
sei una brava ragazza e un’ottima fidanzata per loro
figlio.”
“Come mai hai gli occhi lucidi?”
“Chiamami stupida, ma solo adesso mi rendo conto che sei
cresciuta. Cresciuta
davvero, tra pochi mesi sarai mamma e non avrai più bisogno
di me. Il mio
compito di proteggerti, anche se non l’ho svolto al meglio,
è finito.”
Adesso anche i miei occhi sono lucidi.
“Non dire così! Avrò sempre bisogno
della mia sorellona.”
Lei sorride.
“Vai, hanno aperto il check-in. Ci vediamo tra qualche
giorno.”
“Ciao, Sophie.”
Lei si volta e se ne va, io prendo la mano di Jordan e insieme ci
avviamo verso
il banco del check-in, una ragazza pesa la nostra valigia e poi
proseguiamo
nella zona piena di negozi. Io compro un mazzo di fiori per la madre
del mio
ragazzo, spero facciano una bella figura insieme a quello che ho
già preso per
la famiglia.
“Nervosa?””
“Secondo te?”
Sputo acida.
“Ma mia mamma non è un mostro a tre
teste!”
“Ma mi odia.”
“Non è vero.”
“Non negare, Jordan. L’ho sentita al telefono dirti
che sono solo una che mira
ai tuoi soldi e vuole accollarti la responsabilità di un
figlio che non è
nemmeno tuo.”
Lui sospira.
“Sì, lo ha detto, ma è
perché non ti conosce. Sono sicuro
che non appena avrete familiarizzato un
po’cambierà idea e diventerete ottime
amiche.”
“Se lo dici tu.”
Commento un po’ scettica. Ho visto come le mamme dei miei
amici accoglievano
quelle come me – più glaciali del poli sud in
pieno inverno – e la sfortunata
finiva sempre in mezzo a una strada perché poi il ragazzo in
questione non si
sentiva in grado di crescere il bambino.
Non voglio che finisca così.
“Dai, andiamo. Dobbiamo imbarcarci.”
Mi trascina verso un hostess e le facciamo vedere i nostri biglietti,
poi
usciamo dall’aeroporto e saliamo su un pulmino che ci porta
all’aereo.
Con qualche difficoltà salgo le scale e poi siedo ai
posti che lui ha prenotato. Essere seduta di nuovo è davvero
piacevole, sto
diventando pigra e di questo passo dopo che il bambino sarà
nato diventerò una
balena.
Quando l’aereo è pieno e siamo in orario
l’hostess chiude
le porte, ci invita ad allacciare le cinture e ci illustra la procedura
da
attuare in caso di emergenza.
Tutto nella norma.
L’aereo decolla e io vedo Los Angeles dall’alto,
già mi
manca.
Appoggio la testa sulla spalla di Jordan e piano piano
cado in un sonno leggero.
Speriamo bene.
Dopo non so quanto Jordan mi scuota dolcemente.
“Siamo arrivati a New York, piccola.”
Io sorrido debolmente e mi slaccio la cintura, mi alzo in
piedi e recupero la borsa e i regali che ho preso per i genitori di
Jordan.
Scendiamo dall’aereo e io vengo accolta da un vento
frizzantino, quello tipico dell’autunno newyorkese, sorrido
involontariamente:
l’autunno è l’unica cosa che mi manca
sul serio di questa città.
Raggiungiamo l’interno dell’aeroporto e recuperiamo
i
nostri bagagli, poco dopo siamo agli arrivi nazionali e una donna
bionda alza
la mano, Jordan mi trascina verso di lei.
Loro due si abbracciano e poi lei guarda me con uno
sguardo inespressivo.
“Sono May, la ragazza di Jordan, piacere di
conoscerla.”
Dico con un sorriso, mentre le porgo la mano che lei stringe.
“Io sono Susan, felice di conoscerti.”
Mi scruta per un lungo attimo, soffermandosi sulla mia pancia e poi
sorride, ma
i suoi occhi rimangono freddi.
“Un piccolo pensiero.”
Le porgo i fiori, lei li accetta.
“Sono molto belli, grazie.
Forza, venite. Le strade sono piuttosto affollate oggi.”
La seguiamo fuori dell’aeroporto, Jordan spinge il carrello e
io avanzo con la
mia andatura da papera fino a una station wagon nel parcheggio. Il mio
ragazzo
carica la macchina, lasciandomi da sola con sua madre.
Che imbarazzo!
“E così sei incinta.”
“Sì.”
“Jordan lo sa che non è tuo?”
“Sì.”
“E ti ha voluto lo stesso?”
“Sì.”
“Come hai fatto?”
“Prego?”
Le chiedo con educata perplessità, non voglio iniziare
una guerra.
“Come hai fatto a farlo innamorare di te?”
“Ha fatto tutto da solo, è stato lui a volermi, io
non ho
fatto nulla.
Non sono né una puttana né una gatta
morta.”
L’ultima frase mi esce più aspra di quello che
vorrei,
lei reagisce come se l’avessi schiaffeggiata.
“Io non volevo insinuare questo…”
“Siamo oneste, signora. Lo pensa e lo so perché ho
sentito per caso una
telefonata tra lei e Jordan, non ho intenzione di spennarlo. Il giorno
in cui
mia nonna morirà erediterò una piccola fortuna e
dalle notizie che mi comunica
l’ospedale non manca molto, purtroppo.”
Rispondo gelida.
“Cosa fai di cognome, May?”
“O’Connor.”
“Come l’avvocato?”
“Sì, sono sua figlia.”
La donna mi lancia un’altra lunga occhiata, ma
l’arrivo del mio ragazzo
interrompe la sua scansione e saliamo tutti in macchina. Loro abitano a
Poughkeepsie,
quindi ci
vuole un po’ ad arrivare e lui – per sciogliere la
tensione – parla dei
concerti e delle registrazioni lasciando a me e Susan solo il tempo di
qualche
“mmmh” occasionale.
Arriviamo a casa sua, è una villetta carina con il
portico e lì ci aspetta un uomo un po’ stempiato
con gli occhiali: il padre di
Jordan.
Ci viene incontro sorridendo e ci aiuta a portare dentro
le valige, sua madre corre subito in cucina per preparare, lui invece
rimane a
parlare con noi.
“Tu sei May, vero?
Jordan parla molto spesso di te.”
“Spero bene.”
“Sì, non ti preoccupare. A quanto pare ci renderai
nonni.”
“Se vorrete, sì.”
Lui guarda verso la cucina e abbassa la voce.
“Non arrabbiarti con mia moglie, ma lei sperava davvero
di avere Taylor come nuora.”
Io annuisco, Jordan sembra a disagio.
“Odio che mia madre mi voglia vedere con lei.”
“Lo so, figliolo.
Sono molto belli i fiori che le hai portato.”
“So che lei ha l’hobby del giardinaggio quindi mi
sono
permessa di portarle qualche regalino dalla città degli
angeli.”
Gli porgo un pacchetto e lui lo scarta curioso: dentro ci
sono dei semi per delle orchidee e dei peperoncini.
“Grazie mille, penso che staranno molto bene nel mio
giardino e poi mi piacciono molto i cibi piccanti!”
Mi risponde con un sorriso.
Dopo un po’ la signora Eckes spunta dalla cucina e inizia
a preparare la tavola.
“Susie, guarda cosa mi ha portato!
Orchidee!”
Lei si avvicina e le soppesa tra le mani.
“Sono molto felice per te, tesoro. Ti lamentavi che non
riuscivi a trovarle e adesso le hai e poi vedo anche dei
peperoncini.”
Dice secca, ma la voce sembra molto meno gelida rispetto a prima.
“Visto?"
“Ho portato qualcosa anche per lei.”
Finisce di preparare la tavola e poi ci chiama dicendo
che il pranzo è pronto, ci alziamo tutti dal divano e il
padre di Jordan mi
porge galantemente il braccio e mi aiuta ad arrivare alla mia sedia.
“Grazie mille!”
Gli sorrido grata.
Il pranzo può cominciare ed inizia con delle lasagne
davvero buone, ovviamente faccio i complimenti alla cuoca e sono
sinceri. Non
penso che mentire sarebbe una buona politica, ora come ora, devo farle
capire
che sono una persona onesta prima di tutto.
“Grazie.”
Mi risponde burbera.
Dopo le lasagne ci serve un arrosto superbo e una torta
di mele fatta in casa, cucina benissimo, nemmeno da mia madre con tutte le sue schiave
ho mai mangiato così
bene!
“Ti piace la mia cucina?”
“Sì, molto.”
Sono schietta.
“Sarai abituata a ben altro.”
“Ho detto che la cucina è buona e non
mentivo.”
Replico perentoria, lei non ha nulla a cui obbiettare. Io mi alzo a
fatica dal
tavolo e raggiungo la mia borsa dove c’è il
secondo pacchetto, lo tolgo e poi
glielo porgo. Lei lo scarta curiosa e si rigira tra le mani il piccolo
vaso di
cristallo.
“È molto bello.”
“Sono contenta che le piaccia.”
Per la terza volta oggi mi lancia un’occhiata penetrante,
ma adesso è come se mi vedesse in una luce diversa, non
negativa. Sembra mi
stia rivalutando, forse non sono davvero l’arrampicatrice
sociale che crede.
“Grazie mille.”
“Prego.”
“La vostra stanza è di
sopra, immagino
sarai stanca. Jordan, accompagnala.”
Lui annuisce e mi aiuta ad alzarmi, mi accompagna al
secondo piano e apre la seconda porta a destra: è una camera
con un letto a una
piazza e mezza che sembra molto comodo.
Mi tolgo le scarpe con una certa felicità e mi siedo
sopra.
“Vuoi dormire?”
“Sì, sono stanca.”
“Come ti sembra tua madre?”
“Protettiva, ma forse è simpatica. Credo mi stia
rivalutando.”
Lui fruga nelle valige e mi lancia la maglia lunga che
uso come pigiama, io mi tolgo il mio
vestito, metto quella e mi stendo. Lui mi raggiunge subito dopo e si
sdraia
accanto a me, anche se sopra le coperte.
Mi coccola fino a che non mi addormento di nuovo.
Mi sveglio a metà pomeriggio. Mi cambio di nuovo e scendo
con qualche difficoltà e sento stralci di conversazione
proveniente dal
salotto.
“Dai, ma’! Non è male come
credevi.”
“No,non lo è. Ma penso che tu sia troppo giovane
per diventare padre, sei
troppo immaturo. Cosa farai il giorno che ti sarai stancato del bambino
che si
porta in grembo?”
“Mamma, le varie tournee mi hanno fatto maturare e non mi
stancherò di nostro figlio.”
“Adesso lo consideri tuo, ma sei sicuro che sarà
così per sempre?
Anche quando sarà adolescente e ti dirà che non
sei suo
padre e non puoi imporgli nulla?”
“Sì.”
Non sento la risposta di Susan, ma sento lo sbuffo di
Jordan. Forse è meglio che mi faccia sentire o potrebbero
pensare male, perciò
mi schiarisco la voce.
Lui mi sorride.
“Dormito bene?”
“Benissimo. Voi?”
“Oh, è andata bene.”
Sorride il mio ragazzo.
“Come va la gravidanza?”
“Procede bene.”
“È un
maschietto,
vero?
Come pensi di chiamarlo?”
“Non lo so ancora, ci devo pensare. È pronto quasi
tutto,
tranne il nome.”
La donna mi sorride comprensiva.
“Siete davvero sicuri di continuare con questa
storia?”
“Sì.”
Rispondiamo in coro.
“E va bene, benvenuta in famiglia, May. Spero vada bene
tra voi e che siate davvero maturi per dare una buona famiglia a questo
bambino.”
“Perché ne dubita?”
“Siete giovani, è difficile essere genitori e
potreste
pentirvi.”
“Io non lascerò mai da solo mio figlio.”
La mia voce vibra di indignazione.
“Tu sì, ma Jordan?
Non è suo, potrebbe stancarsi.”
“Non succederà.”
“E come farai con le tournee?”
“Troveremo un modo. Mamma, non credevi che ce
l’avremmo fatta, ma invece è
successo, lo stesso avverrà per il bambino. Non
sarà facile, magari
litigheremo, magari ci lasceremo, ma io amo May e voglio avere questo
figlio
con lei, crescerlo come se fosse mio.”
La donna sospira.
“Va bene. Come vi ho detto vi auguro tanta fortuna,
adesso sembra tutto semplice, ma poi non è
così.”
Io e Jordan ci guardiamo. Abbiamo parlato mille volte di come
sarà la vita con
il bambino, mi ha rassicurato mille volte che lui ci sarà
sempre o almeno che
ci proverà nei limiti del suo lavoro. Anche io gli ho
chiesto se è sicuro di
volere un figlio non suo e lui mi ha detto di sì, voglio
crederci.
Per una volta vedo davanti un ragazzo a cui importa di me
e di mio figlio senza badare a chi sono, a chi è la mia
famiglia e a quanto
potrebbe guadarci se decide di stare con me.
Vedo un ragazzo disinteressato e la cosa mi fa piacere.
Penso sia un buon modo per iniziare una famiglia, sull’amore
e non sui soldi.
“Ci proveremo, signora.
Nessuno è sicuro di come sarà il futuro, ma
bisogno
provarci comunque, no?
Non posso privare mio figlio di un padre.”
La donna sospira.
“A volte vorrei avere ancora la vostra età in cui
tutto
sembra possibile e superabile, adesso sono solo stanca e
preoccupata.”
“Mamma…”
“È che mi mancherai, Jordan.
Adesso non tornerai più a New York, se non per lavoro e
ti farai la tua vita in California, lontano da me. Lo so che
è così che deve
andare, ma io sono triste lo stesso.”
“Verrò ogni volta che posso e magari potrei
trovare una casa a te e papà quando
andrete in pensione, non vi abbandono!”
Io mi sento un po’ tagliata fuori, soprattutto ripensando
alla mia famiglia in cui l’affetto non è mai stato
il collante che teneva
insieme i membri.
Jordan è così fortunato e nemmeno se ne accorge,
senza
volerlo mi scappa un sospiro.
“Tutto bene, May?”
“Oh, sì. Sì, benissimo.”
“E i tuoi genitori cosa dicono?”
Alla domanda di Susan mi irrigidisco.
“Mia madre voleva farmi abortire al quarto mese e quando
non l’ho fatto mi ha buttata fuori casa, ecco
perché vivo a Los Angeles. Lì
c’è
la più grande delle mie sorelle che ha accettato in casa me
e mia sorella.”
Il gelo cala nella stanza.
“Sono sicura che sarete
una bella famiglia.”
Sentenzia alla fine lei, io sorrido.
Lo spero con tutto il cuore, voglio dare a mio figlio
tutto l’affetto che non ho ricevuto e sono contenta che mia
suocera abbia
cambiato idea su di me.
Avere un figlio sarà l’impegno più
gravoso e difficile
della mia vita, ma non ho paura di affrontarlo perché so che
non sarò sola.
Insieme a chi mi vuole bene penso di potercela fare,
Sophie, Wen, Aileen e Holly saranno zie fantastiche e lo stesso vale
per Jack,
Vic e Tony.
Sì, ce la posso fare.
Angolo
di Layla
Ringrazio
YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione a questa storia e alla one shot. Grazie mille.
Canzone
del titolo: Come back home- We Are In The Crowd
|
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Capitolo 26 *** 25)I'm sorry about your parents ***
25)I'm
sorry about your parents
Aileen p.o.v.
La pioggia cade monotona su Los Angeles, è proprio
arrivato novembre.
Sparite le zucche di Halloween, fra una settimana dovremo
decorare il locale per Natale, anche se qualche temerario
l’ha già fatto.
“Nevica a Los Angeles?”
Chiedo al mio capo.
“Raramente.”
Io sospiro, mi mancherà la neve a Natale e per di
più sono curiosa di come se
la stia cavando May a New York, non ci ha ancora fatto sapere nulla.
Nessuna
chiamata, nessun messaggio.
Nulla.
Magari la madre di Jordan l’ha uccisa e ha buttato il suo
corpo nella baia. Sì, come no, mi rimprovero mentalmente.
Alla fine del turno chiederò a Sophie o a Wen se
l’hanno
sentita e come sta procedendo. Questo è l’ultimo
pensiero che mi posso
concedere, poi devo badare alla massa di gente che è entrata
nel locale alla
ricerca di un po’ di tepore e di una bevanda calda. Servo
caffè, cioccolate e
cappuccini con un bel sorriso per cercare di trasmettere un
po’ di allegria.
Quando però alle sei me ne posso andare a casa non posso
fare a meno di essere sollevata, nella mia macchinina chiamo Sophie e
Wen, mi
dicono che per il momento May ha convinto il padre di Jordan, ma che la
madre
resta scettica.
Meglio che niente.
Dico loro che questa sera non verrò a cena perché
voglio
fare una sorpresa a Tony, Wendy mi mette in guardia sulle sorprese.
Spesso chi
vorremmo sorprendere ci sorprende in un modo poco piacevole.
Io sorrido dopo aver chiuso la chiamata, non importa il
fatto che stia con Jack Barakat dentro è rimasta la solita
pessimista.
Allaccio la cintura, accendo la macchina, ingrano la
marcia e parto.
Il traffico di Los Angeles quando piove è infernale,
spuntano macchine da tutte le parti e non
tutti ti danno la precedenza, anche se ti spetta di
diritto.
Imprecando come un muratore incazzato arrivo finalmente
alla sua villa, scendo dalla macchina e apro il mio grande ombrello
viola e
suono il campanello.
Mi risponde lui, ma sento anche una voce femminile
urlare, lui mi invita lo stesso a entrare. Attraverso il cancello e poi
percorro il vialetto che porta alla porta chiedendomi chi diavolo sia
la tizia
che urlava. Aggrotto la fronte e mi ricordo degli ammonimenti di Wen,
ma non
può essere una ragazza che si fa, aveva una voce
più matura.
Un Tony dalla faccia scura mi apre la porta, io rimango
con il mio ombrello stupidamente aperto nel rumore scrosciante della
pioggia
che cade.
“È un brutto momento?
Se vuoi ripasso.”
“No, fai vedere la tua maledetta faccia, ladra!”
Mi apostrofa la stessa voce femminile che ho sentito al
citofono, una donna di mezza età bionda si fa largo e
sospinge Tony indietro.
“Carina, sei carina e immagino sarai anche brava a letto.
Quelle come te lo sono sempre, è così che
abbindolano le persone oneste.”
“Prego?”
Ma chi cazzo è questa?
“Sono la madre di Tony, non ti lascerò rubare
nulla a mio
figlio.”
“Non ho intenzione di rubargli nulla.”
Dico piatta, Wen aveva ragione: avrei fatto meglio a tornarmene a casa
mia.
“Quelle come te non cambiano.”
“E quelle come me di preciso cosa sono?”
“Puttane ladre, lo so che sei stata in
riformatorio.”
“Lo sa anche Tony.”
Lei scocca un’occhiata furente al figlio.
“Ma sei così scemo da tenerti una del genere
quando sai
cosa è?”
“Io sono solo una persona che sta cercando una seconda
possibilità in modo
onesto, non ho più rubato nulla da quando sono uscita dal
riformatorio e
quando mi hanno presa era il mio primo colpo.”
“Ah, la retorica dell’errore
giovanile…”
“Non è retorica è la
verità.”
“Ma perché hai mollato Erin per questa? Erin era
perfetta per te, sempre così
carina, così dolce.
Perfetta, non come questa qui.”
Inizio a odiare il fatto di essere chiamata “questa
qui”.
“Ho un nome, mi chiamo Aileen.”
“Non importa.”
Muove la mano come per scacciare qualcosa di fastidioso.
“Perché Erin mi tradiva.”
Risponde seccatissimo Tony, odia che gli si parli di
Erin.
“Non è vero.”
“Senti, forse credi di non avermi dato un cervello, ma mi hai
dato due occhi e
questi due occhi l’hanno vista scoparsi un altro nel nostro
letto. Non la
rivorrei per nessuna ragione al mondo, ho cancellato i suoi messaggi,
le sue
foto, bruciato il letto o tutto quello che mi ricorda lei.
Non voglio più avere a che fare con lei.
Aileen è la mia ragazza, che ti piaccia o meno.
Non ha più rubato nulla da quando è uscita dal
riformatorio, qui a casa non manca nulla nel caso ti venga voglia di
controllare e adesso o la smetti di insultare la mia ragazza o te ne
vai!”
“Osi cacciare tua madre?”
“Se mia madre mi tratta come un mentecatto a ventotto
anni, sì.”
Furiosa, la donna afferra la sua giacca, la borsa e
l’ombrello e si getta nella
pioggia senza nemmeno aprirlo, mi stupisce che al contatto con la sua
testa le
gocce non diventino vapore.
Non ho mai visto nessuno così arrabbiato in vita mia.
“Puoi entrare se vuoi. Se te ne volessi andare dopo
questo brutto spettacolo non ti biasimerei.”
“Questa è la reazione standard della gente quando
scopre che sono stata in un
riformatorio, ma mi farebbe piacere entrare, ero passata per farti una
sorpresa.”
Lui mi sorride e si scosta, io chiudo l’ombrello e lo
deposito nel
portaombrelli, poi entro, lui va dritto in salotto e io lo seguo.
Si siede sul divano con una smorfia di dolore che gli
deforma il suo bel viso.
“Mi ha fatto venire il mal di testa.”
“Cercherò di fartelo passare, siediti di
lato.”
Lui ubbidisce e io mi siedo dietro di lui e inizio a
massaggiargli le spalle, lo sento rilassarsi all’istante e un
piccolo sospiro
di sollievo esce dalle sue labbra.
“Ecco, perché mi piace essere il tuo
ragazzo.”
“Come mai è venuta qui?”
“Beh, ha fatto una chiacchierata con Vivian, la madre di Vic,
e ha scoperto che
lui era fidanzato con Sophie, così si è informata
su di me.
Vivian le ha detto che stavo con te e le ha accennato del
riformatorio e questo è bastato a scaraventarla
qui.”
Poi non dice più niente e si gode il massaggio, i suoi
muscoli si rilassano
fino alla normalità dopo un po’.
“Il mio mal di testa sta sparendo, grazie Aileen.”
“Figurati, Tony.
Ti ringrazio per avermi difesa, non sono molte le persone
che lo avrebbero fatto.”
“Sei la mia ragazza, è ovvio che ti avrei difesa,
stiamo insieme, no?”
“Sì, ma… qualcuno dopo aver sentito
argomentazioni come quelle di tua madre se
ne è andato, mi ha mollato.”
“Cretini. Ah, come mi sento bene.”
“Ehi, non addormentarti! È ora di cena.”
“Non ho voglia di cucinare e non voglio obbligarti a farlo,
andiamo in
pizzeria.”
Io guardo i mie vestiti: dei vecchi jeans tutti strappati, in
particolare sul
fondo perché sono un modello vecchio quando ancora gli
skinny non erano di
moda, una maglia nera con un teschio e una camicia a quadri rossi e
neri
pesante.
“Sono impresentabile.”
“Nah, sei perfetta.”
“Tone, mi vergogno!”
Lui mi dà un bacio.
“Non ne hai motivo.”
Mi porge una mano, io la accetto e lui mi fa alzare dal divano.
Attraversa il
salotto, prende le chiavi della macchina dal piattino che
c’è su un mobile
all’ingresso e poi apre la porta di casa sua.
Dopo aver inserito tutti gli allarmi saltiamo sulla sua
macchina.
Pizzeria, arriviamo!
Fuori piove ancora, ma davanti al calduccio del forno
delle pizze si sta bene.
La pizzeria che Tony ha scelto è molto spartana, una di
quelle con i tavolino con le tovaglie i quadretti rossi e bianchi e i
poster
delle varie bellezze italiane appese alle pareti, ma mi piace.
Lui sembra meno incazzato di prima, ma mi sento lo stesso
in colpa: per me ha litigato con sua madre.
“Tone, mi dispiace. Io non volevo che succedesse tutto
questo casino.”
“Non è un problema tuo, ma di mia madre.”
“No, Tony. È un problema mio, tutte le persone che
ho incontrato prima di te e
del proprietario del bar dove lavoro hanno reagito
così.”
Lui mi guarda sorpreso.
“Tu hai dovuto sopportare tutto questo più di una
volta?”
Io abbasso gli occhi.
“Beh, sono stata in riformatorio e ne pago le
conseguenze. Non posso cancellare il mio gesto e l’unico modo
giusto di fare è
convincerci e accettare le conseguenze. Non è facile, ma non
posso fare
diversamente, nascondere le cose non serve a nulla perché
non scompaiono.
Se potessi tornare indietro non lo rifarei, ma non si
può.”
Lui mi alza il viso con le dita e mi dà un bacio a fior di
labbra.
“Io sono orgoglioso di te così come sei, vedo una
ragazza
che ci mette tutta sé stessa per andare avanti e dimostrare
al mondo che si
possono fare degli errori, ma si può anche
rimediare.”
Io sorrido debolmente.
“Non pensare a mia madre e a chi non vuole darti una
seconda possibilità. Pensa a noi e sorridi, hai qualcuno
dalla tua parte.”
Un gentile colpo di tosse ci fa voltare verso la cameriera, io
arrossisco e
ordino una margherita, lui una pizza con i peperoni e il salame
piccante,
giusto per stare leggeri.
“Le liti mi mettono appetito.”
Butta lì a mo’ di spiegazione.
“Capisco. Io invece non ne ho molto ed è meglio
così almeno
dimagrisco un po’.”
“Ma smettila! Sei
perfetta così, non preoccuparti
di cose che non esistono.”
Io gli sorrido felice, persino la pizza mi sembra
migliore adesso.
“Cosa facciamo dopo cena?”
“Maratona di “Star Wars” così
impari i nomi?”
“Ve bene, proviamoci. Non ti garantisco nulla,
perché
potrei addormentarmi quasi subito, oggi è stata una giornata
stancante.”
Lui mi sorride e poi ci dirigiamo alla cassa e paghiamo.
L’umore è molto più disteso, lui sembra
stare meglio se
non altro e il mio senso di colpa si attenua cercando di farmi vedere
le cose
in una prospettiva migliore. Io non ho
fatto nulla, sto solo cercando di farmi una vita migliore,
è sua madre
che ha dato di matto.
Comprensibile, ma fuori luogo o almeno così mi piace
pensare.
Entriamo in macchina.
“Non piove più.”
Noto casualmente.
“Oh, già. È vero. Prendiamolo come un
buon segno.”
Io sorrido.
“Hai ragione.”
Arriviamo a casa sua ed entriamo di nuovo, io mi tolgo la
giacca e le scarpe, lui si butta sul divano senza grazia per poi
ricordarsi che
deve mettere il dvd nel lettore.
Io mi siedo al suo posto e poi vengo raggiunta da lui che
mi abbraccia.
Inizio a vedere il film e ad ascoltare le sue spiegazioni
fino a che una sonnolenza terribile mi assale, complice la pancia piena
e le
sue braccia che mi avvolgono.
Dopo un po’ mi addormento e, anche questa volta, non sono
riuscita a imparare nulla su Star Wars. Sarà per la prossima
volta, immagino.
Mi sveglio che sono le quattro e mezza – o almeno
così
dice la sveglia su uno dei comodini della camera di Tony – e
ho sete, così
scendo a prendere un bicchier d’acqua.
Quando torno lo trovo sveglio.
“Scusa, mi sono svegliato e non c’eri.”
“Sono scesa a prendere un bicchiere d’acqua,
scusami.
Cazzo, non ho nemmeno chiamato Wen, sarà furiosa.”
“L’ho chiamata io, non mi sembrava
arrabbiata.”
“Sei davvero un tesoro.”
Dico, senza sapere se mi meriti o meno un ragazzo del genere.
“Dai, andiamo a letto!”
Si stende e io faccio lo stesso, ma la mia mente è
attraversata da un dubbio e
lui si accorge quasi subito che qualcosa non va.
“Tutto bene?”
Mi chiede preoccupato.
“In realtà pensavo se tu non ti fossi chiesto se
non me
ne fossi andata per rubare qualcosa.”
Sputo alla fine.
“Non ci ho pensato nemmeno per un secondo, stai dando
troppa importanza alle parola di mia madre.”
“E tu troppo poca.”
Dico sottovoce nella speranza che non mi senta.
“Io mi fido di te,
Aileen, e non saranno certo le sue parole a farmi cambiare idea. Adesso
dormiamo
sul serio o domani non ci alzeremo.”
Io annuisco e questa volta mi addormento sul serio.
La sveglia suona alle cinque e mezza, Tony si sveglia per
modo di dire perché il massimo che riesce a produrre
è un grugnito roco.
“Tony, posso usare la tua doccia?”
“Errsììì.”
Lo prendo come un sì e mi faccio la benedetta doccia.
È piacevole sentire
l’acqua calda che ti scorre sul corpo e ti toglie
garbatamente i residui dei
sogni e del sonno.
Finita quella mi rivesto e rubo una felpa a Tony, mi
piace sentire il suo odore addosso.
Esco dal bagno e torno in camera sua, lo trovo seduto a
letto che si strofina gli occhi.
“Buongiorno.”
“Buongiorno a te, vedo che hai preso la mia felpa.”
“Sì, se per te non è un
problema.”
“No, non lo è.”
Lo bacio dolcemente.
“Io vado, tu dormi.
Ti amo.”
“Ti amo anche io.”
Mormora sonnolento prima di sdraiarsi
su
un fianco e riprendere a dormire. Io invece scendo, prendo la mia
giacca e la
mia borsa e poi me ne vado a bordo della mia macchinetta.
Arrivo al locale giusto in tempo per vedere il mio capo
tirare su la serranda.
“Buongiorno, Aileen!”
“Buongiorno a lei!”
In effetti è un buon giorno, dalla riga azzurrognola che si
vede all’orizzonte
– dove muoiono le ultime stelle – si prevede un
giorno soleggiato e fresco. C’è
già un vento che muove le fronde degli alberi e solleva le
foglie cadute a
terra.
Entriamo, io mi metto la divisa e poi vado subito a
sistemare le macchine per il caffè e tutto il resto, lui
invece si rifugia un
attimo nel suo ufficio poi va in cucina.
Dieci minuti dopo entrano i primi clienti, uno chiede un
cappuccino, una brioche e dei pancakes, l’altro
dell’uovo con del bacon. Io
preparo il caffè, faccio scaldare brioches e pancakes e il
capo prepara il
resto.
Un’altra normale giornata lavorativa è iniziata.
Andrebbe tutto per il meglio se qualcuno non entrasse nel
bar a passo di marcia, non ho bisogno di alzare la testa per sapere chi
è: solo
una persona lo farebbe ed è la madre di Tony.
Mi lancia un’occhiata fredda.
“Prego? Desidera?”
Chiedo con il mio tono più professionale.
“Voglio che tu te ne vada dalla vita di mio figlio.”
“Temo non sia possibile e che questa non sia la sede adatta a
discuterne.”
“No, eh?”
Si volta verso i due avventori.
“Lo sapete chi vi ha appena servito la colazione? Una
ladra!”
Urla a pieni polmoni, quelli mollano la colazione e se ne
vanno senza nemmeno pagare, nonostante le mie proteste.
“La smetta! Tony mi ama e io non sono più una
ladra! Mi
lasci in pace!”
“Verrò qui ogni giorno qui a raccontare la
verità su di
te!”
Urlo isterica.
“Cosa succede?”
Attirato dal caos il mio capo esce dalla cucina.
“La madre del mio ragazzo ha urlato a quei due che sono
una ladra e quelli se ne sono andati senza pagare e adesso minaccia di
venire
tutti i giorni. Tutti i giorni a dire che sono una ladra!”
Il mio capo si acciglia.
“Signora, sono costretto a invitarla a uscire da questo
locale e a non farvi
più ritorno. Non voglio perdere clienti per colpa
sua.”
“Te lo porti a letto?”
Il mio capo si inalbera questa volta.
“Sono fedele a mia moglie e non tollero queste allusioni
qui dentro, fuori!”
La donna si allontana schiumante di rabbia e io scoppio a
piangere isterica.
“Va tutto bene. Adesso ti faccio uno dei miei panini e
sono sicuro che ti sentirai meglio.”
Io annuisco senza nemmeno aver ascoltato bene quello che mi ha detto.
Mi siedo a un tavolo, prendendomi la testa tra le mani.
“Forse farebbe meglio a licenziarmi.”
Dico al mio capo, prendendo il piatto con uno dei suoi
celebri panini.
“Perché?”
“Presto lo sapranno tutti che sono stata una ladra e non
vorranno venire qui.”
“Io dico di no, Aileen.
Io non voglio licenziarti e ora mangia quel panino.”
Io annuisco e do il primo morso, mi sento un po’ meglio anche
se l’umiliazione
brucia ancora. Sono stata giudicata senza che mi fosse nemmeno data
l’opportunità di difendermi. Essere stata in
riformatorio significa
automaticamente che sono ancora una poco di buono da evitare quando
invece ero
solo una ragazzina stupida che frequentava brutte compagnie.
Mi viene da piangere, è proprio vero che il passato non
ti abbandona mai.
“Ti senti meglio ora?”
“No, ma credo che dovrò fare finta di nulla e
continuare
a lavorare come se stessi bene.”
“Mi piace questo lato di te, cerchi di far scivolare via le
cose negative.”
“Non ho scelta.”
Riprendo a lavorare, cercando di scacciare dalla mia
mente l’immagine della madre di Tony che mi fa una scenata.
Per colpa mia lui
ha litigato con lei, non sono granché come ragazza eppure
– come ogni giorno –
lui mi scrive un messaggio durante la sua pausa pranzo.
Lo amo, non c’è niente da fare.
Non ce la farei a stare senza di lui e non potrei mai
lasciarlo.
Forse sono un danno e basta, ma sono felice che lui mi
accetti per quello che sono, che non si faccia condizionare dal mio
passato.
Sono rare le persone che ti danno una seconda occasione e
bisogna e bisogna ringraziarle.
Gli rispondo con un messaggio più dolce del solito,
sperando che capisca che gli sono davvero grata per avermi accettata
così come
sono, so che lo farà.
Lui è Tony e sa leggere benissimo tra le righe.
“Ti amo così come
se, non cambiare mai e non rinnegare il tuo passato.”
Mi risponde, io mi asciugo una lacrima furtiva e sorrido.
Lo amo.
Angolo di Layla
Ringfrazio YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione.
Canzone del titolo: Sorry about
your parents-Icon For Hire
|
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Capitolo 27 *** 26)Fall in love with you again and again ***
26)Fall
in love with you again and again
Aileen
p.o.v.
Natale è passato e con lui tutte le cene di famiglia, che
per me significa mangiare con Wen e le sue sorelle. La madre di Tony mi
odia
ancora e Wendy non piace alla famiglia di Jack.
Passa anche l’ultimo dell’anno con le sue feste, i
fuochi
d’artificio, lo champagne e gli auguri per un anno migliore.
Adesso il prossimo evento che mi attende è il matrimonio
di Holly e sono un po’ spaventata, May ha preso in mano la
situazione e si sta
dimostrando un vero e proprio generale.
Spedisce me e Sophie in tutti i negozi di bomboniere e
dove fanno la lista sposi per vedere cosa hanno e cosa non hanno per
valutare
quale sia il migliore, degno del matrimonio tra Holly Lynch e Alex
Gaskarth.
È un po’ stressante, anche perché mi
sono iscritta a un
corso serale di musica per prendere la laurea e vedere se in futuro
potrò
lavorare nel campo musicale.
Tra una cosa e l’altra io e Tony ci vediamo pochissimo,
ma ogni volta recuperiamo tutto perduto con un surplus di passione.
“Ai, oggi hai
da fare?”
Mi messaggia.
“Sì. Devo andare con Sophie a vedere non so quale
fiorista, hanno detto a Hitler che fa delle bellissime
composizioni.”
Rispondo disperata, pensando che non era proprio così che
volevo trascorrere la
domenica.
“Vengo anche
io, a che ora andate?”
“Tony, sei
sicuro? Sarà una rottura di palle!”
“Se
è questo che devo fare per vederti, allora, sì.
Sono sicuro.”
“Sei un amore,
alle tre a casa di Wen <3.”
“Ci vediamo
dopo <3”
Io sospiro platealmente e stringo a me lo smartphone.
“Che hai da fare quell’espressione ebete?”
Mi chiede May.
“Oh, niente. Tony verrà con me e Sophie.”
“Come siete diabetici.”
“Parla quella che se non sente Jordan tre volte al giorno
dà i numeri.”
Lei sbuffa, odia quando la prendo in castagna come
adesso.
“Spero che presterai piena attenzione ai fiori e che
Sophie vi terrà d’occhio.”
“Cosa devo fare?”
Chiede Sophie perplessa, spuntando dalla cucina con una
tazza di the in mano.
“Tenere d’occhio Aileen, oggi verrà
anche Tony con voi.
Mi raccomando, fotografate le
composizioni.”
“Ja, mein fuhrer!”
May alza un sopracciglio.
“Perché tutto d’un tratto sono diventata
Hitler? I
baffetti non ce li ho!”
“Perché tiranneggi tutti con questa storia del
matrimonio, è stressante visitare
ogni negozio della California per trovare il negozio migliore o che ti
piace di
più.”
“Lo farei io, ma temo che sia classificato tra gli sforzi
eccessivi.”
Borbottando se ne va, lasciandomi sola con sua sorella.
“Come va con Vic?”
“Oh, bene. È davvero un tesoro, mi scrive sempre e
poi andiamo molto d’accordo
in ogni senso, sa sempre cosa fare per mettermi di buon umore e
viceversa.
Tu e Tony?”
“Oh, benissimo se trascuriamo il dettaglio che sua madre mi
odia.”
Lei alza le spalle.
“È con Tony che devi stare, non con lei.”
“Giusto. Forza, prepariamoci spiritualmente per andare a
fotografare le
composizioni.”
Io sospiro, mi stavo quasi per dimenticare di
quest’incombenza, così salgo in
camera mia e mi cambio cercando di mettermi un po’ carina per
Tony.
Che razza di appuntamento è quello che si svolge in un
negozio di fiori?
Non ne ho idea, ma ormai siamo arrivati a questo punto
con l’ossessione di May, credo che Holly e Alex non vedano
l’ora di sposarsi
anche solo per far finire tutto questo.
Indosso un vestito nero con le spalline e il disegno
della santa muerte e metto sopra un maglione molto scollato e lungo.
Poi scendo
al piano inferiore, May sta dando le ultime istruzioni a una paziente
Sophie
che non fa altro che annuire.
Alle tre il campanello di casa nostra suona e Tony entra.
“Ciao, ragazze!”
“Cia’, ricordati di guardare bene
in quel negozio. I fiori devono essere
p e r f e t t i.”
Tony guarda May un po’ spaventato.
“La prende sul serio.”
Io annuisco sconsolata, non avevo idea che sposarsi fosse
così faticoso e comprendesse così tante cose.
“Bene, direi che potete andate. Mi raccomando le
foto!”
“Va bene, va bene!”
Io alzo il mio smartphone e lei alza il pollice,
finalmente usciamo da casa per goderci una fresca giornata di gennaio,
in cui
un vento freddo spazza la città degli angeli e attenua il
calore del pallido
sole autunnale.
“Per domani prevedono neve.”
Butta lì a caso Sophie, rimaniamo un attimo in silenzio poi
scoppiamo a ridere
come dementi.
Saliamo in macchina di Tony e chiacchieriamo di cavolate
fino ad arrivare al famoso fiorista.
Parcheggiamo ed entriamo, facciamo quello che ci ha detto
May. Io faccio le foto e un’imbarazzata Sophie spiega tutto
al fiorista che non
sembra per niente felice della cosa.
Fatte le foto, portiamo Sophie a casa di Vic, io e Tony
invece ci facciamo una passeggiata sul lungo mare di Los Angeles. Non
c’è molta
gente, il vento ha scoraggiato un po’ tutti, si sentono solo
le grida dei
gabbiani.
“Per il nostro
matrimonio non voglio tutto questo casino.”
Borbotta lui, io mi fermo un attimo frastornata. Ha proprio detto
nostro
matrimonio?
A quanto pare sì e sul mio viso si dipinge un sorriso
ebete.
Mi piacerebbe molto sposarmi con lui, anche se sono
sempre stata contraria al matrimonio.
Su questo deve avere influito il fatto che mio padre ha
abbandonato mia madre quando eravamo molto piccoli, ma sono certa che
Tony non
lo farebbe mai.
La settimana dopo May convoca me e Sophie nella sua
stanza.
Io e lei ci scambiamo un’occhiata nervosa, cosa vuole da
noi il grande generale?
Non abbiamo sbagliato con i fiori, sembrava soddisfatta.
Entriamo e la troviamo sdraiata a letto che consulta una
rivista.
“Ciao, ragazze.
Andiamo dritte al sodo. Come saprete Wen sarà la
testimone di Holly e Jack quello di Alex, ma abbiamo bisogno anche di
due
damigelle.
Io sono ormai una balena obesa e non proprio non posso
farlo, quindi tocca a voi.”
Ci porge la rivista su cui ha cerchiato la pubblicità di un
negozio di abiti da
sposa e da cerimonia.
“Ho sfogliato molte riviste e ho sentito parecchi pareri
e sono giunta alla conclusione che questo sia il migliore. Vi ho
fissato un
appuntamento domani alle quattro.”
“Va bene.”
Trascorreremo il sabato pomeriggio in mezzo a stoffa e
noia, che grande combinazione!
Il giorno dopo arriva fin troppo velocemente e alle tre e
mezza io e Sophie saliamo in macchina dirette verso il centro. Tra il
traffico
e trovare il parcheggio è un miracolo che non arriviamo in
ritardo.
L’atelier è in un attico all’ultimo
piano di un palazzo:
è un enorme loft pieno si stoffe, vestiti mezzi fatti,
disegni attaccati alle
pareti e attrezzi per il cucito sparsi ovunque.
Ci viene incontro una ragazza asiatica dal sorriso
cordiale.
“Buon pomeriggio, siamo qui per la prova dei vestiti da
damigella.”
“Oh, sì, sì.
Ho fatto io l’abito da sposa e ho qualche idea.”
Ci mostra parecchi modelli fino a che non scegliamo un
abito mono spalle di un grigio argentato, con una specie di cintura di
stoffa
nera attorno alla vita con un bel fiocco. La gonna è larga e
arriva appena
sopra al ginocchio.
Lei annuisce soddisfatta, io invece penso che dovremo
procurarci qualcosa per combattere il freddo con un abito del genere.
“Si potrebbe abbinate quella stola di pelliccia
nera?”
Chiedo alla donna – che ho scoperto si chiama Kaori
– indicando la stola su un
abito non finito bianco a onde nere.
“Sì, sì. Perché no?
Diranno che sarà un febbraio freddo, in chiesa potreste
usarla e fuori vi confezionerò io delle giacche.”
Ci dice sorridendo, poi inizia a prendere le nostre
misure borbottando tra sé e sé.
“Devo mettermi a dieta per entrare in questo abito?”
Domanda Sophie, con una punta d’ansia nella voce. Non capisco
perché odi così
tanto il suo corpo, è praticamente perfetto, è
così magra che potrebbe volare
via al primo soffio di vento.
“Dieta?”
Le chiede la sarta perplessa.
“Lei non ha bisogno di nessuna dieta, signorina. Le sue
misure sono perfette.”
Sophie sorride incredula.
“Le mie invece non sono perfette, vero?”
La sarta ridacchia.
“Sì, lei dovrebbe perdere qualche chilo, un paio
direi.”
Io annuisco, so di essere un po’ sovrappeso e mi
dispiace, ma non me ne faccio una malattia o almeno ci provo. Ci sono
dei
giorni in cui lo specchio mi urla impietoso che sono una grassona e
altri in
cui è più clemente.
Immersa nei miei pensieri, non mi sono accorta che
qualcuno ha bussato alla porta e la sarta ci ha lasciate per andare a
vedere
chi fosse.
Rischio di cadere per terra quando vedo spuntare la
figura familiare di Tony, immediatamente prendo un lungo pezzo di
stoffa rosa e
mi ci avvolgo e lo stesso fa Sophie solo che la sua stoffa è
blu scuro.
“Cosa ci fai qui?”
Boccheggio.
“Sono venuto a vedere come andavano le prove.”
“Scemo, oggi abbiamo solo scelto il vestito e lei ci
stava prendendo le misure.”
“Capito, non capisco perché tu ti nasconda. Ti ho
vista
nuda molte volte!”
La sarta scoppia a ridere.
“TONY! È imbarazzante.”
“Non potresti aspettare fuori?
Non ci metteremo molto.”
Sussurra Sophie, rossa come un pomodoro.
“Va bene.”
Si allontana con stampato in faccia un sorriso da impunito.
“Dopo me la paga.”
Sibilo, lasciando cadere la stoffa per terra.
“Lei è fortunata ad avere un ragazzo
così bello,
signorina.”
“Beh, forse. Adesso però è solo
imbarazzante.”
Lancio un’occhiata a Sophie, non sembra ancora essersi
ripresa dallo shock, guarda ancora con troppa forza le mattonelle del
pavimento.
La donna riprende il lavoro interrotto e finalmente
possiamo uscire dal suo atelier, Tony è seduto sulle scale e
ci sta aspettando.
Si alza in piedi quando ci vede, io lo bacio e poi gli do una sberla
sulla
nuca.
“Scemo, ci hai messo in imbarazzo.”
Lui guarda Sophie.
“Ehi, mi dispiace. Se vuoi ti offro un the.”
Lei alza finalmente gli occhi.
“Non mi dispiacerebbe.”
Sussurra infine.
“Sophie, va tutto bene?”
Il tono del mio ragazzo questa volta è preoccupato.
“No, solo che nessuno – a parte Vic – ha
visto il mio
orribile corpo seminudo.
Mi scuso per il brutto spettacolo.”
“Non dirlo a Vic, ma io non penso che ti abbia un brutto
corpo. Tu hai un corpo
bellissimo, scusa se ti ho messo in imbarazzo.”
“Anche la sarta ti ha detto che hai delle misure
perfette.”
Lei ci regala un debole sorriso e insieme scendiamo le scale parlando
d’altro,
in modo da far stemperare la tensione.
Come promesso Tony le offre un the ed entriamo nel primo
bar che incontriamo, il che si rivela una pessima scelta visto che
nemmeno due
secondi dopo che ci siamo sedute al primo tavolino libero veniamo
circondate da
un gruppo di ragazze e ragazzine.
Tony firma paziente gli autografi, sono tutte concentrate
su di lui tranne due ragazze però ci guardano molto male.
“Come hanno fatto due grassone sfigate come voi a
prendersi Tony e Vic?
Quanto siete troie da uno a dieci?”
Sophie si irrigidisce.
“Non so quanto sono troia io, ma sono sicura che su una
scala da 1 a 100, tu sei 101 in quanto a troiaggine.”
“Siete brutte, vi molleranno.”
“Ma non si metteranno di sicuro con voi.”
Le due mi lanciano uno sguardo di puro odio e una volta avuto
l’autografo se ne
vanno, Sophie è diventata pallidissima.
“Non credere a una singola parola di quello che ti hanno
detto, sono solo delle frustrate di merda che godono nel fare del male
alla
gente. Hai capito?”
Lei annuisce debolmente.
“Sophie, non sto scherzando. Non devi davvero
dare loro peso, hai capito?”
“Va bene.”
“Sei sicura, Sophie?”
“No, ma mi ci dovrò abituare immagino?
So che non sono bella, ma sentirselo dire così fa
male.”
Io e Tony ci scambiamo un’occhiata.
“Sophie, tu sei bella.
Non dare ascolto a quelle oche, non lasciare che
l’abbiano vinta loro. Lo so che hai avuto problemi con il tuo
corpo, ma ti
posso assicurare che sono loro che sbagliano, non tu.
Tu vai bene così.”
Parliamo ancora un po’, poi Tony porta Sophie da Vic,
risparmiandoci di salire sui mezzi pubblici.
Lui ci apre subito e noi entriamo in casa, Sophie e Tony
vanno subito verso il salotto, io mi fermo sull’entrata
insieme al padrone di
casa.
“Vic, devo dirti una cosa. Quando siamo uscite
dall’atelier per l’abito da sposa siamo entrate in
un bar e abbiamo beccato
delle vostre fan. Sono state parecchie scortesi e hanno insultato
Sophie,
dicendole che è brutta.
Ecco, potresti farla sentire bella per il tempo che
rimarrà con te? Ne ha bisogno.”
Dico tutto senza alzare lo sguardo da terra, quando lo
faccio mi accorgo che la mascella di Vic è tesa e i suoi
occhi sono seri.
“Sì, lo farò. Non ti devi preoccupare,
adesso va’ e divertiti
con Tony.”
“Grazie.”
“E di che? Mi sale il crimine al solo pensiero che lei
abbia sofferto a causa mia.”
Tony esce dal salotto e ci guarda.
“Tutto a posto?”
“Sì, certo.”
Rispondiamo in coro io e il signor Fuentes.
“Va bene. Allora ti lascio alla tua fantastica signora e
mi porto via la mia.”
Con delicatezza fa passare il suo
braccio sotto il mio e ci allontaniamo a
braccetto, facciamo pochi passi quando qualcosa di gelido e piccolo ci
colpisce. Alzo gli occhi al cielo e sorriso: nevica.
Piccoli fiocchi candidi iniziano a scendere da un cielo
grigio perla, non mi ero accorta che il sole fosse sparito.
“Tone, nevica!"
Urlo, eccitata come una bambina.
“Bello, vero?
Così potrò accendere il caminetto.”
“Sarà super romantico bersi una cioccolata davanti
al
fuoco mentre fuori nevica. Sarebbe perfetto se avessimo in
kotatsu.”
“Un che?”
“Quei tavolini bassi giapponesi che hanno una tovaglia
molto lunga, di solito sotto il tavolo nascondono un braciere. Sono
molto
comodi o almeno così dicono. Wen ne ha provato uno quando ha
raggiunto Jack in
Giappone una volta e ha detto che è fantastico.”
Lui sorride alla mia espressione sognante
mentre entro in macchina.
“Temo dovrai accontentarti di un caminetto, se mai
andremo in Giappone porterò a casa un kotatsu per
te.”
Io arrossisco violentemente mentre mi siedo sul sedile
passeggero.
“Sul serio?
Davvero mi vuoi così bene da fare una cosa del genere?
Prima hai parlato del nostro matrimonio e mi sono venute
le farfalle nello stomaco, mi ami così tanto?”
“Sì, ti amo, Aileen. E quando amo non metto mezze
misure,
sono uno che mette in gioco il cuore ogni volta che sente qualcosa di
davvero
speciale.
Di solito sono timido e prudente, ma ci sono delle
persone con cui queste mie barriere cadono e tu sei una di queste e la
cosa mi
piace molto, perché tu mi piaci molto.
Ti amo perché non mi tratti come una rockstar, ti amo
perché siamo riusciti a costruire qualcosa dal nostro
leccarci le ferite a
vicenda.
Penso sia molto bello sapere di avere una persona a cui
mostrare i tuoi punti deboli senza temere che ti faccia del
male.”
Io rimango un attimo in silenzio, guardando la neve che
inizia a depositarsi lentamente sugli alberi.
“Sì, è molto bello e sono felice che
quella persona sia
tu. Non sono brava con le parole, ma sono davvero felice di averti
incontrato.
A volte penso che tu sia l’ultimo regalo che mi ha fatto
Sam.”
“Forse.”
Arriviamo a casa sua e chiamo Wen per avvisarla che
rientrerò solo domani mattina, poi mi siedo sul divano,
dietro a Tony che
traffica con il caminetto e a lato del suo terrario per le tartarughe.
Dopo qualche tentativo ce la fa e dalle fiamme si
sprigiona un calore molto piacevole.
Io mi alzo e vado in cucina a preparare della cioccolata
e poi tiro fuori un sacchettone di marshmallow da un cassetto e due
spiedi da
un altro. Metto tutto su un vassoio e poi torno in salotto, Tony si sta
scaldando con calma davanti alle fiamme.
Adocchia subito cosa ho portato e sorride.
“Ottima idea, Sullivan.”
Beviamo la nostra cioccolata mentre facciamo arrostire i
marshamallow, lui mi abbraccia da dietro: lo sa che adoro questo gesto.
Finiti i marshmallow ordiniamo una pizza.
“Io dovrei mettermi a dieta per entrare nel vestito da
damigella.”
Lui mi guarda serafico.
“Non c’è problema, da domani vieni a
fare un giro in bici
con me. Sono sicuro che dimagrirai e poi potremmo stare insieme un
po’ di più.”
La prospettiva mi piace molto, mi sembra un’idea
perfetta. Fare sforzi mi peserebbe di meno con Tony al mio fianco.
Poco dopo il ragazzo delle pizze suona il campanello e
ritiriamo le pizze che finiamo per mangiare per terra davanti al camino.
Dopo cena io guardo per un po’ le tartarughe di Tony, lo
guardo mentre le nutre e parla loro con l’orgoglio di un
padre che cresce i
suoi figli e ne coccolo un paio che sembrano essersi abituate alla mia
presenza. A loro piacciono i grattini delicati sul collo esattamente
come il
loro proprietario.
Uno sbadiglio mi fa capire che per oggi sono stata in
piedi abbastanza e che è arrivato il momento di dormire.
“È stanca, milady?”
“Un po’.”
“Andiamo a letto.”
Mi prende per mano e mi conduce al piano superiore, lì mi
dà la mia canottiera preferita: quella bianca con la
tartaruga della Love
Before Glory.
Io la indosso e mi fiondo sotto le coperte subito dopo
entra anche lui con addosso solo i boxer e una maglietta della Key
Street. Mi
attira sul suo petto e mi addormento cullata dal ritmo del suo cuore e
dalle
sue mani che giocano con i miei capelli.
Per me tutto questo ha il sapore dorato della felicità e
mi sento davvero fortunata.
Non credevo che una che venisse dal ghetto come me
potesse trovare qualcuno che la accettasse così.
Domani devo ricordarmi di accendere un cero alla Madonna,
ma adesso mi limito a dormire sorridendo.
Non ho mai sorriso tanto come adesso e la cosa non
potrebbe essermi più gradita.
Grazie, Tony.
Angolo di Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione e avviso che purtoppo dalla prossima volta potrebbero
esserci ritardi nell'aggiornare questa fiction. Questo è un
periodo in cui non ci sto dentro tra uni, laboratorio per uni e
scrivere :/. Scusate.
Canzone del titolo: Looking back on today- The Ataris
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Capitolo 28 *** 27)And if I sang it in the right key and I asked you politely for you to find a way home. ***
27)And
if I sang it in the right key and I asked you politely for you to find
a way home.
Sophie p.o.v.
Il fatidico giorno è finalmente arrivato: oggi Alex e
Holly si sposano.
E come potrei dimenticarlo? May ieri sera ci ha fatto
ripassare fino allo sfinimento il copione della cerimonia. Alla fine
Alex e
Holly erano sconvolti e per un momento ho avuto paura che decidessero
di
mollare tutto e non sposarsi.
Sono ancora immersa in questi pensieri strani quando
qualcuno mi butta poco gentilmente giù dal letto facendomi
cadere faccia a
terra, perché le coperte mi si
attorcigliano intorno al corpo come se fossi una mummia.
“Ma chi cazzo è lo stronzo?”
Urlo mentre tento di districarmi dalle coperte, incazzata nera
già di prima
mattina.
Quando finalmente ci riesco il volto torreggiante di May
ghigna.
“Se non fossi incinta ti picchierei. Ma ti pare il modo
di svegliare la gente?”
“Uhm, sì. Quando voglio essere sicura che si
sveglino lo
faccio.”
Poi se ne va lasciandomi imbambolata ed incredula sull’essere
davvero parente
di quel piccolo diavolo con una pancia enorme.
Sbuffando mi alzo in piedi e sistemo le coperte alla
bell’e meglio. Scendo in cucina e noto che tutti i presenti
(Wen, Jack, Jordan,
Aileen e Tony) hanno la mia stessa faccia seccata.
“Se vuoi il caffè è lì.
Là invece ci sono il latte e il
the.”
La voce di Wendy è laconica mentre mi elenca la colazione,
segno che non ha
gradito di essere svegliata così.
“Come mai hai il naso rosso?”
Mi chiede Jack, io rivolgo un’occhiata velenosa a May.
“Se qualcuno non mi avesse buttato giù dal letto
il mio
naso sarebbe perfettamente normale.”
La risposta mi esce più acida di quello che vorrei, May
sbuffa e fa dei gesti con la mano.
Ho capito, mi devo sedere a fare colazione sennò Hitler
mi manderà alla camera a gas. Prendo una ciotola, ci metto
dei cereali, latte e
zucchero e inizio a mangiare.
Finito, vado a farmi una doccia.
Sono da poco uscita dal bagno con addosso solo una maglia
lunga e un asciugamano in testa a mo’ di turbante quando vedo
una ragazza sulla
soglia della mia camera.
Io urlo spaventata facendo accorrere Aileen.
“Che succede?”
“Chi è quella?”
“La parrucchiera. Faresti meglio a metterti subito il
vestito, May mi ha appena fatto la predica perché siamo in
ritardo.”
Io sbuffo.
“Oh, beh. Se la parrucchiera uscirà dalla mia
stanza lo
farò.”
Aileen la prende sottobraccio, la fa uscire e poi chiude la porta
dietro di sé.
Adesso tocca a me, sospirando mi tolgo la maglia e metto
calze, reggiseno e vestito, poi esco dalla mia camera. Aileen mi fa
cenno di
scendere.
La stanza da pranzo è diventata un salone di bellezza
improvvisato sotto gli occhi impotenti del padrone di casa, di Jordan e
di
Tony.
Loro non devono fare niente di particolare, solo mettersi
uno smoking e sistemarsi in qualche modo i capelli. Noi invece dobbiamo
fare acconciature
contorte e truccarci.
E che palle!
Il mio matrimonio – se mai mi sposerò –
non cadrà nelle
mani di May!
Giuro!
“Adesso dove devo andare per essere marchiata?”
Chiedo sardonica, ma May non ha tempo per l’ironia, dopo
avermi guardata perplessa per qualche secondo mi indica una sedia.
Io sospiro e trascino le mie chiappe sulla sedia indicata
e subito la ragazza che prima ho cacciato dalla mia stanza inizia a
lavorare
sui miei capelli.
“Niente di troppo complicato, la sposa ha i capelli corti
e sarebbe davvero disdicevole che le sue damigelle risaltassero
più di lei.”
Disdicevole.
Era dai tempi di New York che non sentivo questa parola,
May sta proprio dirigendo questo matrimonio come una dittatrice.
“Va bene, uno chignon?”
“Sì, ma semplice. Niente ciuffi che svolazzano o
cose così.”
La donna riprende a lavorare sui miei capelli e mi guardo
attorno, nemmeno Aileen e Wendy sembrano troppo felici.
Wendy è la prima a venire pronta e lascia subito la
stanza urlando che deve andare da Holly e così rimaniamo io
e Aileen.
“Sophie, forse avresti dovuto tingerti i capelli di nero
per il matrimonio.”
“Fingerò di non averti sentito May o faccio
scoppiare un casino.”
“No, è che viola è un colore che ruba
la scena…”
Le lancio un’occhiata di fuoco.
“Sono io la sorella maggiore fino a prova contraria e
questo mi dà il diritto di tenermi i capelli
viola.”
Lei scuote la testa.
“Voglio che sia tutto perfetto.”
“Lo è già, calmati.
Perché non fai un riposino?”
“Ma sei matta?”
Mi guarda come se avessi perso il senno tutto all’improvviso.
“Devo essere pettinata anche io e poi devo andare in
chiesa a vedere che tutto sia a posto.”
“Ma se hanno decorato ieri ed era tutto perfetto.”
“Possono aver fatto qualche guaio stamattina, ci vuole
polso per poter controllare tutto questo.”
E a lei il polso non manca, ne ha fin troppo.
“Non pensi di stare esagerando?”
“No, assolutamente.”
E con questo è meglio tacere e rinunciare al tentativo che
sta esagerando e che
sono tutti stressati e desiderosi che questo manicomio finisca presto,
potrei
causarle una delle crisi isteriche tipiche delle donne incinte ed
è l’ultima
cosa che voglio.
Davvero, preferirei che un asteroide centrasse casa
Barakat.
“Tutto bene, Sophie?
Ti sei incantata?”
“Eh, mi stavo rilassando sotto i tocchi della
parrucchiera.”
Mento spudoratamente, pregando che questa tortura finisca presto,
perché –
qualsiasi cosa brutta abbia fatto nella mia vita precedente –
questa punizione
è più che sufficiente.
La chiesa è un tripudio di fiori bianchi e rose.
Non so che razza di fuori siano ma diffondono un profumo
fresco che allevia il caldo e la tensione che si percepiscono in
chiesa.
Scommetto che May l’aveva previsto, avrà passato
un pomeriggio a imparare le
proprietà di ogni fiore.
“Sophie?”
La voce di Vic mi richiama alla realtà.
“Sì?”
“Cosa c’è?”
“Stavo pensando che mia sorella ha pensato proprio a
tutto, questi fiori hanno davvero un profumo fresco e
rilassante.”
“Vero. Pensi che mancherà molto
all’arrivo di Holly?
Alex sta scavando una trincea davanti all’altare a forza
di andare avanti e indietro e sta ipnotizzando Jack che sta per cadere
per
terra.”
Io guardo verso l’altare: lo sposo sta effettivamente
andando freneticamente avanti e indietro, ipnotizzando un sonnolento
Jack sotto
lo sguardo irritato di Wendy.
“No, credo che tra poco arriverà. Lasciami
scrivere a
Bryan.”
Lui inarca un sopracciglio, ancora è un po’
geloso, ma ci
sta facendo l’abitudine.
In ogni caso la risposta arriva subito ed è positiva:
Holly sta arrivando.
“Holly sta arrivando, meglio tenersi pronte.”
Faccio un gesto ad Aileen che annuisce, mano nella mano
con Tony.
Cinque minuti dopo la porta si apre graziosamente
inondando la navata di pallido oro, sulla porta ci sono due figure: una
minuta
e una alta e smilza.
La marcia nuziale inizia a suonare e Holly avanza al
braccio di Bryan con il suo vestito bianco e nero, distribuendo sorrisi
nervosi
a tutti. Quando passa davanti a noi la seguiamo e ci posizioniamo una
alla sua
destra, una alla sinistra.
Siamo tutti emozionati adesso.
La cerimonia inizia e quando arriva il tanto sospirato
scambio degli anelli sia io che Wen e Aileen stiamo
piangendo come delle fontane. Holly sembra
vagamente a disagio
e così Alex e Jack,
ma loro sono ragazzi e non possono capire.
Quando si sposa un’amica le damigelle vorrebbero sempre
al suo posto con i propri ragazzi, anche quando lo spirito di Adolf
Hitler
organizza il matrimonio. Speriamo che non ci siano camere a gas, ho
dimenticato
a casa la maschera.
Rimango interdetta dal mio pensiero precedente, poi
decido di lasciare perdere, se dovessi scoppiare istericamente a ridere
per
questo la gestapo potrebbe farmi fuori.
La tensione gioca davvero dei brutto scherzi, meglio che
mi calmi.
Finalmente la cerimonia finisce, il prete benedice tutti e
la coppia esce seguita da tutti al passo di una marcia allegra.
Fuori il sole splende alto, anche se non scalda per
niente essendo febbraio, e la gente tira riso a Holly e Alex che ridono
come
dei matti. Credo che sia una mezza risata isterica.
Una volta che tutti gli ospiti si sono schierati davanti
a loro, Holly si volta e lancia il bouquet – quello scelto
dopo milleduecento
meditazioni – e arriva dritto nelle mani di Wendy che
arrossisce di botto e
guarda Jack. Lui si gratta la testa, ma le sorride di rimando, come a
dire che
forse non è impossibile che lei diventi la signora Barakat.
Io raggiungo mia sorella.
“E così la prossima sarai tu!”
Commento allegra.
“Beh, se Jack è d’accordo.”
Mormora ancora scossa, torturando le foglie del bouquet.
“Su, non pensarci! Dobbiamo andare a mangiare
adesso.”
Le dice May.
“Eddai, May! Facci respirare un po’!”
“Aileen, deve essere tutto perfetto!”
“E se Jack non mi volesse?”
La voce di Wen è incrinata.
“Ma sì, ti vorrà. Non ti devi
preoccupare.”
Aileen cerca di calmarla, ma lei è ancora preoccupata e
scoppia a piangere, Jack arriva giusto in tempo per prenderla tra le
sue
braccia e portarla via.
“Dai, adesso andiamo sul serio.”
“Va bene, May.”
Io raggiungo Vic e vedo, con la coda dell’ occhio, che le
altre fanno lo stesso con i loro ragazzi, Jordan rivolge un sorriso
particolarmente stanco a mia sorella.
Come tutti non vede l’ora che questo matrimonio sia
finito e di riavere la sua ragazza dolce, ma decisa.
Salgo in macchina e il mio ragazzo mi stringe la mano.
“Bel matrimonio, vero?”
“Oh, sì! Molto! Spero che Holly e Alex siano
felici, a te non dà fastidio?”
Lui mi rivolge un’occhiata incredula.
“Sophie, amo te non Holly, lo giuro.
Lasciamo queste paure nel passato, d’accordo?”
“Va bene.”
“Spero che un giorno riuscirai a vederti come ti vedo
io.”
Io non rispondo e mi guardo i polsi, non riuscirò mai a
vedermi come mi vede
lui, ma forse posso vedermi un po’ meglio di adesso. Almeno come una che ha
smesso di tagliarsi.
Non c’è niente di romantico nel tagliarsi, non ci
sono
principi azzurri che ti baciano le cicatrici, genitori comprensivi e
amici che
ti consolano. La maggior parte delle volte sei da sola e fa schifo,
devi
nascondere tutto a tutti per non turbarli e spaventarli.
Vic è un’eccezione, non è la regola.
E comunque non è mai una cosa che si fa per moda, dietro
ogni taglio c’è una ragione, qualcosa che ti ha
fatto talmente male che il tuo
corpo non è abbastanza da contenere il dolore.
Basta con questi pensieri. Oggi devo essere allegra, mia
cugina si sposa e non voglio che il passato allunghi le sue ombre su di
me.
Dopo un breve percorso siamo davanti a villa Gaskarth
completamente decorata per l’occasione con fiori bianchi e
nastri.
Sul portico c’è un lungo tavolo pieno di antipasti
e dei
sorridenti camerieri in divisa nera che versano vino a tutti.
“Servitevi pure!”
Esclama sorridendo Alex, gli occhi già sulle pizzette.
Holly lo prende delicatamente per un braccio.
“Prima facciamo un brindisi! A noi!”
Alziamo tutti i calici e poi li facciamo scontrare, il
vino bianco che hanno scelto è davvero buono. Immagino che
mia sorella abbia
controllato tutti quelli sul mercato prima di scegliere questo,
maniacale
com’è.
Dopo il brindisi un po’ della tensione si scioglie e
tutti chiacchierano animatamente, ci sono anche Jenna, Tay e Hayley.
Loro si
avvicinano a noi, May lancia un’occhiata di avvertimento alla
ragazza dai
capelli verdi, ma è Hayley a prendere la parola.
“Davvero bello questo matrimonio.”
“Uhm, se vuoi organizzo anche il tuo e quello di Chad, penso
di aprire
un’attività del genere una volta
partorito.”
“Ehm, no, grazie. Non credo che ci sposeremo tanto
presto.”
Le rivolgiamo tutte un’occhiata sorpresa, Chad è
il suo
fidanzato storico e sembra a disagio a parlare di lui.
“È successo qualcosa, Hayley?”
Le chiedo gentilmente.
“Uhm, sì. Effettivamente, sì. Tra me e
Chad non va troppo
bene, a lui non piace il mio rapporto con Taylor e ultimamente si sente
troppo
spesso con la sua ex moglie.
Non credo che durerà ancora molto.”
Rimaniamo tutte un attimo in silenzio, poi Jenna apre bocca.
“Ma per te Taylor è solo un amico o qualcosa di
più.”
“Non lo so, sono confusa.”
May dà un’occhiata all’orologio nervosa.
“Credo sia ora di entrare, dovrebbero iniziare a servire
il pranzo e poi siamo le uniche ancora qui fuori.”
Hayley annuisce grata ed entriamo tutte, May ci scorta al nostro tavolo
e poi
ci sediamo, salutando Hayley e Jenna che sono sedute da
un’altra parte,
immediatamente la mano di Jordan si chiude su quella di mia sorella.
“Non
l’avrei mai detto che
ti saresti sposato!”
Esordisce
Tay, guardando curiosa Alex e forse
ricordando la loro passata storia.
“E
invece l’ho fatto, ah! Vi ho sorpresi tutti!”
“Molto.”
Risponde sincera lei.
“Cosa c’è da mangiare?”
Chiede uno Zack
leggermente corrucciato.
“Uhm, un tris di primi.
Riso al radicchio, spaghetti alle vongole e delle lasagne.”
Risponde May.
“Zack, non hai motivo di
essere geloso, amico!
Mi sono appena sposato,
non voglio rubarti la ragazza!”
“E ci mancherebbe altro,
Alex!”
Holly replica piccata.
“Ma io non voglio stare
con Alex. Ehi, è davvero figo, ma non è il mio
tipo. Una volta era un tizio
mooolto infedele.”
Fa l’occhiolino a mia
cugina e poi scoppiamo tutti a ridere, giusto poco prima che arrivino
le
portate. Inutile dire che il tris di primi è buonissimo,
tutti facciamo il bis.
Ancora una volta May si è dimostrata eccellente. Organizzare
matrimoni o
parties potrebbe essere davvero la sua carriera.
“Davvero buoni, ottima
scelta, May!”
“Io cerco e voglio solo il meglio.”
“Si era notato. Cosa c’è
per secondo?”
Chiede sorridendo Vic.
“Un altro tris. Pesce spada,
scaloppine al limone e delle cotolette di agnello.”
“Sembra buono e poi c’è del pesce,
Hayley potrà mangiarlo.”
“È per
questo che l’ho scelto. È
difficile accontentare tutti, spero di esserci riuscita.”
“Ma sì, ci hai organizzato
uno splendido matrimonio!”
Alex le fa un sorriso incoraggiante, mia sorella gliene fa uno di
rimando,
sulla bocca di Holly aleggia un vago sorriso.
Poco dopo arrivano anche i
secondi ed è inutile dire che sono buonissimi, Jack sembra
apprezzare
soprattutto le cotolette di agnello dato che fa un disinvolto tris.
Come faccia
a rimanere così magro è un mistero, ma Wendy deve
avere a che fare con la
soluzione.
Adesso c’è un momento di
pausa, la gente chiacchiera allegra in attesa della torta e parecchie
persone
vengono a fare le
loro congratulazioni a
Holly e Alex.
“Sophie, usciresti a
fumare?”
Io guardo Vic incuriosita,
so che non fuma e l’unica volta che mi ha chiesto di fumare
con lui l’ha fatto
per discutere qualcosa che per lui era importante, come la mia amicizia
con Ronnie
Radke.
“Sì, certo!”
Mi alzo in piedi, prendo
la borsa e la giacca confezionata per me da Kaori e poi lo seguo in
terrazza,
si gode una splendida vista delle colline e in lontananza del mare.
Tiro fuori il mio
pacchetto di sigarette e ne offro una a Vic che la accende con un gesto
un po’
maldestro, sembra nervoso.
“Tutto bene, Vic?
Mi sembri nervoso.”
“Sì, lo so. È che devo
parlarti di una cosa.”
Il mio cuore salta un battito e il fumo del primo tiro mi va di
traverso, non è
che vuole lasciarmi?
“Vuoi lasciarmi?”
Sparo a bruciapelo con la
voce roca, tra i colpi di tosse.
“Cosa?
Oh, no! Assolutamente no.”
Mi batte gentilmente sulla schiena.
“Volevo chiederti un’altra
cosa. Ecco, volevo chiederti… Non è che ti
andrebbe di venire a vivere da me?
Lo so che c’è Mike e a volte può essere
una terribile seccatura, ma forse
adesso che ha Alysha andrà a vivere da solo
e…”
Io non lo lascio finire la frase e lo abbraccio più stretto
che posso con le
lacrime gli occhi, lui ricambia.
“Sì, voglio venire e non
mi disturba affatto la presenza di Mike. Mi sta simpatico e sono sicura
che
sarà un buon coinquilino e poi potrebbe esserlo per poco,
come hai detto tu
potrebbe andare a vivere con Alysha.”
“Davvero vuoi vivere con
me?”
“Ma certo! Io ti amo e sono così felice che tu me
l’abbia chiesto!”
Lui mi asciuga dolcemente
le lacrime e mi bacia.
“Avevo paura che dicessi
di no, perché era troppo presto.”
“Oh, no! Non sarebbe successo! non è successo!
Sono così felice.”
Ci baciamo ancora e rientriamo mano nella mano sorridendo come ebeti.
“Vi siete persi i discorsi
dei testimoni! Ehi, ma perché sorridete e vi tenete per mano?
Devo organizzare un altro
matrimonio?”
Ci chiede ansiosa May.
“Oh, no, sorellina! Solo
che Vic mi ha chiesto di andare a vivere da lui!”
Lei sorride.
“Sono davvero felice per
te, ma anche un po’ triste perché non saremo
più insieme.”
“Verrò a trovarti ogni giorno, devo vedere come
sta mia nipote.”
“Ehi! Ma qui qualcuno va a
convivere!”
Urla Jack, attirando
l’attenzione di tutti su di noi.
“Chi?”
Urla qualcuno.
“Vic e Sophie vanno a
convivere! Un brindisi per loro!”
Jack riempie i bicchieri
delle persone al nostro tavolo e poi facciamo tutti toccare i bicchieri.
“A un’altra coppietta
felice. Era ora che Vic mettesse la testa a posto, sei vecchio,
Fuentes!”
“E tu quando ti sposi,
Barakat?
La tua signora ne sarebbe
felice!”
Jack tace e ridiamo tutti.
Questo matrimonio è stato
davvero bello e la mano di Vic stretta nella mia è la
conclusione migliore.
Angolo di Layla
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione.
Canzone del titolo: I'm the secret-Jaime Preciado.
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Capitolo 29 *** 28)There's glimpses of heaven in every day. ***
28)There's
glimpses of heaven in every day.
Aileen p.o.v
Il matrimonio di Alex e
Holly è stato davvero bello.
Buon cibo, belle persone e
una festa che è andata avanti fino all’alba. Alla
fine abbiamo guardato tutti
il sole sorgere e alzato un bicchiere pieno di champagne.
Alla sera Alex e Holly
sono partiti per il loro viaggio di nozze – Cuba –
pur avendo due occhiaie da
record. Mai viste persone con tali occhiaie e tale sorriso.
Sono passati due giorni da
allora e adesso sono seduta nel salotto di Tone, lo stufato che ho
preparato è
in forno e sto coccolando Luke Skywalker, la tartaruga che Holly gli ha
regalato, dopo averlo nutrito.
Gli piacciono i grattini
sul collo – come a Tony – e che gli accarezzi
gentilmente la corazza, non so se
le tartarughe sorridano ma questa dà l’impressione
di farlo.
I grattini gli piacciono
di sicuro, adesso ha gli occhietto scuri chiusi.
Il suono della porta che
si apre glieli fa aprire di scatto: Tone e Jaime sono appena entrati.
“Aileen! Che bella
sorpresa!”
Mi dice il mio ragazzo
sorridendo.
“Sento il profumo di cibo
delizioso e vedo una ragazza che coccola little Tony.”
“Non si chiama litte Tony, si chiama Luke
Skywalker!”
Risponde indignato il
proprietario della tartarughina che in due falcate raggiunge il divano
e
accarezza dolcemente il guscio dell’animale e gli fa un paio
di grattini sul
collo.
“Ti stavi godendo le
carezze della mamma, eh furfante?”
Io arrossisco.
“Beh, sì. Gli ho dato da
mangiare e poi mi sono messa a coccolarlo, volevo farti una
sorpresa.”
Mi alzo dal divano e rimetto la tartaruga nel suo terrario,
immediatamente
entra in cappuccio in stile jedi di lana e si mette a dormire.
“Ciao, Hime. È bello
vederti, tutto bene?”
“Benissimo! Mi sa che sono di troppo, vero?”
“No, c’è stufato anche per
te.”
Gli sorrido di buonumore,
Jaime mi piace, è davvero un amico formidabile.
“Ottimo! Abbondi sempre
nelle porzioni, vero Aileen?”
“Sempre. Devo nutrire una tartaruga in crescita.”
Lui ride, poi il suo cellulare suona per l’arrivo di un
messaggio.
“Uhm, siete fortunati.
Rimarrò solo per la cena, Jess vuole vedermi dopo.
Film.”
“Va bene. Jaime, prepara la tavola.”
“In quanto terzo incomodo
mi spetta, eh?”
“Bravo!”
Tony invece si siede sul
divano e accende la tv, non prima di aver rivolto un ultimo sguardo a
Luke.
“Luckey sta bene, vero?”
“Penso proprio di sì, ma
ha una visita dal veterinario settimana prossima, così
saremo sicuri.”
Lui annuisce.
“Grazie per averci
preparato la cena.”
“E di che? Volevo farti una sorpresa, ma forse ho rovinato
qualcosa.”
Lui scuote la testa.
“No, se Jaime fosse
rimasto avremmo giocato tutta sera, niente di che.”
“Capisco.”
Rimaniamo in silenzio.
“Ehi, piccioncini! Ho
preparato la tavola!”
Io scatto in piedi.
“Vado a controllare lo
stufato!”
Corro in cucina e tolgo
dal forno la carne, non è bruciata per fortuna, al contrario
sembra avere un
ottimo aspetto. Quando sto con Tony tendo a dimenticarmi del tempo che
passa e
dei cibi che ho in forno o in padella.
Sorridendo la porto in
sala da pranzo, i ragazzi sono entrambi già seduti.
“Ecco la cena!”
“Sembra buona.”
Commenta con un sorrisone Jaime, io accenno a ricambiarglielo e poi
divido la
carne in tre porzioni. Iniziamo a mangiare e il cibo sparisce a
velocità
sovrannaturale nelle loro bocche, sembra che non si nutrano da secoli.
“Buono?”
“Shi.”
Mi rispondono in coro.
Dopo aver deglutito un boccone gigantesco Jaime mi guarda.
“Passeresti la ricetta a
Jessica? Mi piacerebbe che anche lei cucinasse
questo…”
“Stufato.”
“Sì, stufato. È molto buono.”
“Non volevi metterti a
dieta, Hime?
Oppure sei troppo
affezionato alla tua pancetta per rinunciarci?”
Lo punzecchia divertito Tony.
“Non è pancetta, Turtle,
sono muscoli.
E poi sono io quello che
salta durante i concerti, tu sei attaccato a terra con la colla e
l’unica cosa
che fai è headbanging come Rapunzel se fosse una
chitarrista.”
“Ma stai zitto, che un giorno
o l’altro mentre starai saltando ti si romperanno i pantaloni
e tutti potranno
vedere le tue mutande.”
“E saranno delle gran belle mutande!”
Io sospiro, che razza di
piega ha preso il discorso?
Se ci fosse un giornalista
qui a sentirli diventerebbe matto dalla gioia.
Continuiamo a
mangiare,fino a che Jaime se ne va senza prendere né dolce
né caffè.
“Come mi ha ricordato la
tua non così dolce metà sono a dieta.”
Ridendo esce dalla porta, io sparecchio e poi guardo Tony.
“Adesso cosa facciamo?”
“Ho una mezza idea.”
Prende le chiavi della
macchina e io mi metto la mia giacca di pelle perplessa.
La sua idea è quella di
andare al nostro starbucks, lì prendiamo una fetta di torta
al cocco e
cioccolato e dei frappuccini.
“Ottima idea, Tony. Mi
sento un po’ in colpa verso Jaime.”
“Perché?”
“Non ha preso nemmeno il
caffè!”
Lui scoppia fragorosamente
a ridere.
“Non ti preoccupare, Jess
lo starà nutrendo a dovere.”
“Sicuro?”
“Sì, non ti devi preoccupare. Jaime Alberto
Preciado non molla sul cibo, se non
è sazio farà in modo di esserlo.”
Io ridacchio.
“È qui che ci siamo
incontrati la prima volta di giorno.”
“Sì, ero tesissimo quel giorno.”
“Anche io, pensavo che non ti sarei piaciuta affatto. Pensavo
che la magia
della nostra storia, quello che la faceva funzionare, fosse incontrarsi
al buio
alla spiaggia.”
“Io pensavo fossi una sirena.”
Io divento color pomodoro.
“E io che tu fossi una
specie di apparizione divina mandata per aiutarmi ad ambientarmi a Los
Angeles.”
Lui sorride.
“Eravamo un po’ stupidi,
vero?”
“Un pochino o irrimediabilmente timidi.”
Lui annuisce.
Ci alziamo e paghiamo e
poi raggiungiamo la spiaggia. È completamente deserta,
illuminata solo dalla
luce della luna e il suono delle onde che si infrangono pigre sulla
battigia è
l’unico che si sente.
“Tony, ho pensato al mio
futuro.”
“E?”
“Non posso continuare in
eterno a fare la cameriera, l’anno prossimo vorrei iscrivermi
all’università
per diventare una giornalista musicale.”
Lui mi abbraccia di
slancio.
“Ma questo è meraviglioso,
piccola!
Io invece volevo proporti
un’altra cosa, sempre se vuoi inteso.”
“Dimmi.”
Rispondo emozionata, improvvisamente il mio cuore ha iniziato a battere
più
velocemente, come quello di una ragazzina alla prima cotta.
“Tra poco, un mese, io e i
ragazzi partiremo di nuovo per un tour e volevo chiederti: ti farebbe
piacere
venire con noi?”
Io rimango un attimo senza parole, poi annuisco vigorosamente.
“Sì, certo! Sempre che
agli altri vada bene, sarei felicissima di venire. Io ….
Cioè, wow, è la
realizzazione del sogno che avevo da ragazzina. Volevo partire con la
band che
mi piaceva, Sam mi prendeva sempre in giro per questo.”
Alla menzione del suo nome una nuvola attraversa il mio viso e Tony se
ne
accorge.
“Fa ancora male?”
“Un po’, ma sta guarendo. Io sento che lui adesso
è felice per me, perché ho
trovato la mia strada e la mia felicità. Ho trovato tutte
quelle cose che lui
non avrebbe potuto darmi e ti sono infinitamente grata per starmi
accanto e
amarmi tutti i giorni.”
“Sono io che dovrei ringraziarti, è grazie a te se
ho capito che com’è essere
amati disinteressatamente.”
Ci sorridiamo a vicenda e ci baciamo.
“E come faremo con
Luckey?”
Lui si gratta la testa.
“Lo lasceremo a Holly.
Sarà tornata dal suo viaggio di nozze e potrà
prendersene cura, è molto brava
con le tartarughe e poi lui potrà rivedere i suoi vecchi
amici.
Ti confesso che un po’ mi
dispiace separarmi da lui, ma portarlo in tour è fuori
discussione.”
Ha un’aria un po’ dispiaciuta.
“Secondo te mi riconoscerà
ancora dopo il tour o deciderà che è meglio
rimanere da Holly e Alex?”
Io sorrido.
“Secondo me ti riconoscerà
e sarà molto felice di vederti. Puoi sempre chiamarlo via
skype, meglio
chiamare Holly e Alex e chiedergli di farti parlare con Luckey, secondo
me
riconoscerà la voce.”
“Mi sembra una buona idea.
Sì, farò così.”
Continuiamo a camminare sulla spiaggia bagnata dalla luce della luna,
è davvero
un bello spettacolo. Si sentono solo i nostri passi e il rumore delle
onde che
si infrangono sulla battigia indolenti, l’oceano è
calmo stanotte.
“Sono felice.”
Dico di botto.
“Sì, anche io.”
Mi risponde lui di rimando
e io penso che sia la cosa più bella del mondo, quella che
pensavo non mi
sarebbe mai successa.
All’una usciamo dalla
spiaggia e lui mi riaccompagna a casa, domani devo lavorare –
tanto per cambiare
– e non posso rimanere da lui.
“Mi spiace, Tony.”
“Non ti devo scusare, non
sentirti forzata in nulla. Avrai taaanti mesi per sopportarmi in tour
e, oh,
ricordati che dopo un po’ i piedi di Jaime diventeranno un
problema.”
Io rido e lo bacio.
“Buonanotte, Turtle.”
Entro nella villa, è
abbastanza silenziosa. L’unica ancora sveglia è
Wendy che è seduta al tavolo
della cucina con il portatile.
“Oh, ciao Aileen! Ho
appena finito di parlare con Holly via skype e stavo dando
un’occhiata a
qualche design nuovo per i miei tatuaggi.
Come è andata la serata?”
“Stellare, Wendy.
Non puoi immaginare cosa
mi abbia chiesto.”
Lei mi guarda interessata.
“Dai, dimmi! Sono
stracuriosa adesso.”
“Mi ha chiesto di andare in tour con lui!”
Lei emette un versetto non troppo alto per non svegliare tutti gli
abitanti
della casa e poi mi abbraccia.
“Sono felice per te, ma
anche un po’triste. Mi ero abituata ad avere la casa piena,
mi mancherete.”
“Jack sarà felice di
averti tutta per te.”
“Io sono già sua.”
“Tu sei di chi?”
Chiede una voce maschile
assonnata alle nostre spalle.
“Sono tua, Jack.
Come mai sei sveglio?”
“Volevo andare a bere un bicchier d’acqua e
soprattutto capire dov’era finita
la mia ragazza che mi aveva detto “tra cinque minuti
arrivo.”
I cinque minuti più lunghi della storia.”
Lei sbuffa, poi però lo
bacia.
“Stavo parlando con Holly
e presto mi avrai tutta per te o quasi, anche Aileen se ne va per un
po’.”
“Sì, dove vai di bello, Ai?”
Io sorrido.
“In tour con Tony.”
Lui mi sorride.
“Divertiti. Lo farai di sicuro,
è impossibile non divertirsi con i Pierce The Veil. Attenta
ai piedi di Jaime.”
“Mordono?”
“Lo scoprirai andando in
tour con loro.”
Mi risponde in modo
misterioso.
“Spero non ti dispiaccia
se io rapisco la mia ragazza fino a domani mattina.”
“No, prendila pure. Spengo io il computer per lei.”
Lui si carica in spalla la
mia amica e io le spengo il computer e lo riporto nello studio, poi
finalmente
vado a dormire. Domani/oggi devo svegliarmi presto e devo dire al mio
capo che
purtroppo, dovrò licenziarmi tra un mese circa per seguire
Tony in tour.
Come cazzo faccio a
dormire con un pensiero del genere in testa?
Vorrei mettermi a ballare
dalla gioia!
Non so se me lo merito del
tutto, ma sono felice che stia succedendo, molto felice. La mia vita
finalmente
sta svoltando bene. Niente più timore di finire in carcere,
solo un futuro se
non luminoso, piacevole.
Sorridendo come una scema
mi addormento felice e come sempre il merito è di Tony.
La mattina dopo il suono
della sveglia arriva come una cannonata, sbuffando la spengo e quasi la
faccio
cadere dal comodino.
“La prima guerra mondiale
in camera.”
Mugugno prima di farmi una
doccia. Quella mi sveglia totalmente e mi rende capace di pescare
dall’armadio
abiti che abbiano un senso: un paio di jeans skinny strappati, una
maglia rossa
dei Rancid e una felpa nera con una rosa rossa sulla schiena.
Scendo in cucina e come al
solito la trovo vuota, sono sempre la prima ad alzarsi. Mi faccio un
bel caffè
potente, che mangio in terrazza insieme a qualche biscotto guardando il
sole
che si alza.
Un’altra giornata è
iniziata.
Porto tutto in cucina,
prendo la mia giacca di pelle, i miei anfibi con la suola
più alta del normale
ed esco di casa. Tira un venticello non eccessivamente freddo che
indica che la
primavera sta gentilmente bussando alle porte di Los Angeles.
Entro in macchina e metto
i blink a palla, il modo migliore per iniziare una giornata lavorativa!
Arrivo per trovare il mio
capo che alza la saracinesca del negozio, tutto normale, eccetto per il
mio
sorriso fuori misura a un’ora così antelucana.
“Aileen, stai bene?”
“Io? Sì, sto benissimo!
Perché?”
“Hai un sorriso che va da
un orecchio all’altro e non ce l’hai mai a
quest’ora.”
“Beh, ieri sera è successa una cosa
bellissima.”
Rispondo con un tono vagamente sognante.
“Non dirmi che ti sposi
anche tu.”
Io rido.
“No, non ancora.
Gliel’avrei detto dentro, ma va bene lo stesso, Tony mi ha
chiesto di andare in
tour con lui.”
“Oh, sono felice per te.
Un po’ meno per me quando mia figlia lo scoprirà,
mi aspettano mesi di crisi
isteriche e di domande del genere “Cosa ha lei che io non
ho?”. Come se avessi
comunque permesso a una sedicenne di frequentare un ragazzo tanto
più grande di
lei.”
Scuote la testa, io
sorrido.
Ripenso a mio padre e al
suo immenso amore per la bottiglia, a sedici anni avevo già
perso la verginità
e una fedina penale pulita.
“A cosa stai pensando,
Aileen?”
“Che mi sarebbe piaciuto
che suo padre le fosse assomigliato almeno un po’. A
quest’ora la vita di tutti
sarebbe diversa, io non sarei andata in riformatorio, mio fratello non
sarebbe
morto e mia madre non avrebbe tagliato la corda con uno sconosciuto.
Sua figlia è una ragazza
davvero fortunata.”
Lui mi sorride.
“Grazie del complimento.”
Entriamo nel negozio.
“Quindi tra un po’ dovrò
cercare una nuova cameriera.”
“Sì, tra un mese. Mi dispiace.”
“Oh,non devo dispiacerti. Quando ti ricapita
un’occasione del genere?
Vuoi uno dei miei panini
intanto che non c’è nessuno?”
“Oh, perché no?”
Lui si mette ai fornelli, io mi siedo a un tavolo.
“Come mai questo dono,
capo?”
“Mi è piaciuto quello che hai detto su mia figlia,
vorrei lo capisse anche
lei.”
“È un’adolescente. Deve essere
arrabbiata con il mondo, sono le regole, ma un
giorno capirà e la ringrazierà.”
Poco dopo davanti a me c’è
un piatto con un panino fumante dall’aria particolarmente
appetitosa, do il
primo morso e mi sembra la cosa più buona che io abbia mai
mangiato.
“È buonissimo, grazie
mille!”
Lo finisco, poi lavo
coscienziosamente il piatto e mi metto al bancone, poco dopo entrano i
primi clienti
della giornata. Ormai mi conoscono e mi trattano come una vecchia
amica, io so
cosa vogliono e loro sanno che non li deluderò.
Un po’ mi mancherà questo
posto – è stato il mio piccolo posto segreto in
cui sentirmi al sicuro – ma il
capo ha ragione: non posso farmi sfuggire
un’opportunità del genere.
La mattina passa in fretta
e a pranzo Sophie passa a trovarmi.
“Mi ha detto Vic che
andrai in tour con loro, beata te!
Io non posso per il
lavoro, divertiti più che puoi.”
“Lo farò, stanne certa. Tu piuttosto, come va con
il signor Fuentes?”
“Non chiamarlo così! Mi viene in mente suo padre
che è un adorabile signore
messicano, ma non è Vic.”
Io alzo un sopracciglio.
“Comunque va bene, mi
tratta come una principessa. Beh, forse anche perché sa che
tra poco mi dovrà
lasciare da sola per un bel po’ di tempo.”
Ha l’aria un po’ triste.
“Tranquilla, sono sicura
che troverete il modo di superare questo ostacolo.”
“Sì, hai ragione.
Portami quel panino
superbuono di cui mi hai scritto stamattina.”
Io annuisco, passo le ordinazioni al capo e quando viene pronto glielo
porto.
Oggi mi sento davvero
fortunata, sento di godere appieno di tutto quello che ho raggiunto: un
lavoro,
delle amiche, una sottospecie di famiglia, un ragazzo, una tartaruga
che mi
scambia per sua madre.
Sì, sono felice ed
eternamente grata a Sam.
Non sono felice che sia
morto, se potessi tornare indietro gli impedirei con le unghie e con i
denti di
fare quello che ha fatto, ma ora so che non è morto invano.
In un modo o nell’altro ho
mantenuto la promessa che gli ho fatto: sto andando avanti e sto
vivendo
felicemente come avrebbe voluto lui.
Sì, il mondo può essere
davvero bello a volte.
Basta trovare le persone
giuste.
Angolo di Layla.
Scusate per il ritardo, ma questa
settimana sono stata poco bene e così non ho potuto scrivere
molto.
Spero che questi capitolo di
transizione vi piaccia, tra l'altro ci stiamo avvicinando alla fine
della storia (ma non temete, dopo questa ho già i mente
un'altra long da sviluppare).
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed per
la recensione.
Titolo: discorso di Oli prima di
Hospital for souls.
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Capitolo 30 *** 29)I wanna hold you, protect you from all of the things I've already endured. ***
29)I
wanna hold you, protect you from all of the things I've already endured.
May p.o.v.
Dopo il grande sforzo
dell’organizzare un matrimonio decente a Holly e Alex pensavo
che un po’ di
riposo mi sarebbe piaciuto, invece mi sto annoiando a morte.
È un mercoledì mattina
anonimo e a casa non c’è nessuno. Wendy
è al lavoro, Jordan e Jack stanno
ancora registrando e Aileen è partita in tour con i Pierce
The Veil ieri sera.
Il giorno prima abbiamo
organizzato una pizzata tutti insieme per festeggiare
l’evento e godere della
reciproca compagnia ancora per un po’, visto che poi loro
torneranno tra almeno
sei mesi.
Aileen era molto felice,
quasi trasfigurata, ha detto sì a tutti e ha riso per la
maggior parte del
tempo. Non che potesse fare molto altro, è stata
letteralmente sommersa di
consigli di ogni genere da parte di tutti.
Alcuni opportuni altri
meno, ma cosa ci si deve aspettare da Jack Barakat?
Spero si stia divertendo
almeno lei.
Ho fatto zapping, ma alla
mattina non c’è nulla di interessante: vecchi
telefilm, telenovele, programmi
di cucina.
Come se avessi bisogno di
ingrassare ancora, secondo me anche dopo che avrò partorito
rimarrò una balena.
Jordan potrebbe stancarsi di una balena emotivamente instabile e che
vivrà
praticamente solo per il suo cucciolo e i suoi primi piccoli successi.
-Oh,
andiamo! Non ti ha mollato quando eri una balena
emotivamente instabile con tendenze dittatoriali, figurati se ti molla
dopo!-
La
voce della mia
coscienza dovrebbe rassicurarmi, invece mi fa domandare se io stata
davvero
così terribile quando ho organizzato.
Ok, forse sono stata un
po’ maniacale.
No, sono stata maniacale.
Un po’ troppo maniacale, ma l’ho fatto per il loro
bene.
Loro l’hanno capito, vero?
Vorrei alzare il telefono
chiamare Holly e chiederglielo, ma mi rendo conto che farlo ora che
sono nel
bel mezzo del disfare i bagagli sarebbe folle. Davvero folle.
Devo calmarmi, questi
sbalzi di umore mi stanno uccidendo.
Un momento sono
ragionevolmente sicura delle mie decisioni e dei miei sentimenti quello
dopo
sono sprofondata in una palude d’incertezza. Dicono sia colpa
della gravidanza
e io spero che sia così, perché altrimenti la
vedo male.
In ogni caso mi sto
annoiando a morte e alla fine il mio telecomando si ferma su una
telenovela
messicana. Ho un piccolo doloretto alla pancia.
La data del parto è
vicina, ma questo non significa nulla, vero?
Non mi si romperanno la
acque oggi e partorirò sul costoso divano di Jack Barakat.
Cerchiamo di stare calma,
vorrei un po’ di the.
“Miranda!!”
Urlo con tutta la voce che
ho in corpo, che è tanta per una che è sempre
stata un fuscello.
“Si, segnora?”
“Mi faresti un the alla vaniglia, per favore? Ho sentito uno
strano doloretto
alla pancia.”
Miranda ha all’incirca la mia età e mi guarda
spaventata prima di sparire in
cucina a fare quello che le ho chiesto. Scommetto che anche lei ha
paura che
finisca per partorire qui e ora.
Non può succedere, il
parto è fissato tra una settimana: un cesareo indolore.
Sono immersa nei miei
pensieri quando Miranda fa la sua comparsa con la tazza di the che le
avevo
chiesto.
“Grazie mille.”
Lei se ne va, discreta, io inizio a berla piano e in silenzio, sperando
che il
the calmi tutto e che nessun doloretto si faccia più sentire.
Sono tentata di scriverlo
a Jordan, ma lo farei solo agitare, così finisco tranquilla
la mia tazza.
Un altro doloretto.
Oh, cazzo!
Non qui e non adesso.
Poi sento la sensazione di
qualcosa di liquido che cola dalle mie gambe e questa volta
c’è un dolore ben
definito.
Porca troia, mi si sono
rotte le acque. Impanicata chiamo il 911, spiego brevemente la
situazione e
dove abito, poi chiamo Jordan che – se possibile –
si spaventa anche più di me.
Miranda capisce al volo che, purtroppo, deve assistermi e quindi si
mette
accanto a me e mi tiene la mano, mentre le contrazioni arrivano a ritmo
preciso. Non sono ancora troppo attaccate, forse ce la faccio ad
arrivare in
ospedale prima di partorire.
Fa’ che sia così, non
voglio partorire da sola e senza assistenza qualificata.
Ho paura.
“Miranda, ho paura!”
“Stia tranquilla, segnora.
L’ambulanza sarà qui tra poco e la
porterà in ospedale, ha chiamato il segnor
Jordan?”
“Sì, sì. Ha detto che mi
raggiungerà in ospedale, ammesso che ci arrivi.
Miranda, sai far partorire
una ragazza?”
Lei diventa pallida come
un cencio.
“No, segnora. Ho visto
nascere mis hermanos, ma non ero io a far partorire mi mama.”
Dal nervoso infila qualche
parola spagnola nella frase.
“Oh, ti converrà ricordare
come sono nati tus hermanos, perché qui rischiamo
grosso.”
Lei scuote la testa.
“Arriba, arriba!”
Il rumore di una sirena mi
indica che finalmente la dannata ambulanza è arrivata, un
gruppo di uomini mi
carica su una barella e poi nella macchina.
Dentro sento che contano
il numero delle contrazioni e la distanza.
“Pare che oggi debba
partorire, signorina, ma vedrà che andrà tutto
bene.”
Io annuisco spaventata.
Alla fine della nostra folle corsa vedo l’ospedale di Los
Angeles e nella sala
d’aspetto delle emergenze Jordan, che si alza di scatto non
appena mi vede.
“Chi è lei?”
Urla uno dei paramedici.
“Sono il padre del
bambino.”
“Allora ci segua!”
Lasciano la barella in una
stanza e poi il dottore fa la sua comparsa, per cinque minuti mi guarda
e
scribacchia qualcosa sulla mia cartella clinica, poi mi controlla.
“È già bella dilatata,
signora O’Connor.
È leggermente in anticipo,
ma non sarà un problema.
Non manca molto alla
nascita del bambino, respiri come le hanno insegnato, tra poco
arriverà
l’ostetrica.”
Io annuisco, le
contrazioni sono sempre più forti e frequenti. Io urlo come
una matta e
frantumo la mano di Jordan stretta nella mia.
“Mi fai male!”
Osa dire.
“Sto partorendo, cazzo, e
fa un male delle madonna!”
“Lo so, tesoro, ma…”
“Ma cosa? Non urlare?
Non frantumarmi la mano?
Come cazzo faccio a
buttare fuori il dolore stando immobile e muta, dio cristo!
Arrivaci!”
Sull’ultima parola – che
ha appena sentito tutto l’ospedale, compreso il reparto dove
vengono curati i
sordi – entra una donna sulla quarantina con l’aria
sciupata e i capelli neri
raccolti in una coda da cui scappano ciocche a volontà.
“Sono Mary Jane,
l’ostetrica.
Signor Eckes, se la sua
ragazza l’insulta non si preoccupi, è il parto.
Dopo aver dato alla luce il
vostro piccolo tornerà a essere normale.
E adesso a noi, May.”
Controlla quanto sono
dilatata e le contrazioni.
“Piccola, ne avrai ancora
per un paio d’ore.”
Un paio d’ore di urla e
dolore?
Non ce la posso fare, si
può scappare con un parto in corso?
Due ore, parecchie urla e
attentati alla mano di Jordan dopo secondo l’ostetrica sono
pronta.
Con gentilezza invita
Jordan a uscire, lui esegue ben volentieri, se va con la sua mano
dolorante
massaggiata dall’altra. Al suo posto entra il dottore.
“Allora, Mary?”
“Credo sia dilatata
abbastanza per proseguire con il parto, anche perché le
contrazioni si fanno
sempre più frequenti.”
“E sta demolendo
l’ospedale a suon di urla.”
“Dottore!"
"Stavo cercando
di fare una battuta per sdrammatizzare la situazione.”
Un ultimo controllo e il
dottore dà il suo consenso a proseguire.
“Bene, adesso May spingi
quando te lo diciamo.”
“Va-va bene.”
“Spingi!”
Io spingo più che posso,
poi respiro come mi hanno insegnato al corso preparto.
“Brava, May. Adesso, spingi!”
Continua a dirmi di
spingere a intervalli regolari, poi me lo dice sempre più
spesso.
“Quasi ci siamo! Forza,
sono le ultime spinte!”
Con uno sforzo supremo
spingo e spingo ancora, poi sento qualcosa uscire lentamente uscire e
poi il
dolore svanisce. Io sono stremata, l’ostetrica invece taglia
il cordone
ombelicale e poi
lava il neonato prima
di porgermelo.
Quando mio figlio appoggia
la sua testina sulla mia spalla, so che è valso tutto il
dolore che ho provato.
“Come lo vuoi chiamare?”
“Andrew.”
Rispondo con un filo di
voce.
“Se vuoi posso fare
entrare il padre.”
“Sì.”
La donna esce e un quarto
d’ora dopo rientra con Jordan vestito di un camice sterile
verde chiaro, non
appena gli occhi si posano sul bambino sorride.
“Eccolo, il nostro
leoncino.
Come lo hai chiamato?”
“Andrew.”
“È un nome bellissimo per
il nostro cucciolo.
Ehi, Andy! Sono tuo padre,
mi riconosci?”
Andrew per tutta risposta
si attacca al dito di Jordan con le sue minuscole manine.
“Mi ha riconosciuto!”
Esclama con voce che
trema.
“Sì, è bellissimo!”
Esclamo con voce rotta dal
pianto.
Un’infermiera entra poco
dopo, mi fa allattare Andrew e poi lo porta via per essere messo nella
nursery
con gli altri bambini. Quando torna trova ancora me e il mio ragazzo
con le mani
strette le une nelle altre.
“La signorina ha bisogno
di riposo, ma lei può rimanere se vuole. Dato che il letto
accanto a quello
della signorina O’Connor è libero, lei
può dormire lì signor Eckes."
Lui annuisce piano e la
donna fa preparare il letto, mettendolo anche più vicino al
mio in modo che
possiamo stringerci le mani.
Una volta sola mi sento
meglio, leggera ecco.
“Chi è venuto per il parto
ed è rimasto fregato dal fatto che non può
vedermi?”
“Le tue sorelle, gli All
Time Low e la mia band.”
“Mi dispiace che abbiano
aspettato per niente.”
“A me no, questi momenti
con te sono preziosi e per ora non voglio dividerli con nessuno. Domani
sì,
oggi no. oggi sei tutta mia.”
Io sorrido, amo questo
ragazzo ogni giorno di più. Sarà un buon padre
per Andrew.
Piano piano la stanchezza
del giorno si fa sentire e io scivolo dolcemente in un sonno
ristoratore.
Alle sette vengo svegliata
per la colazione, alle nove allatto ancora Andrew e Jordan mi
è sempre accanto,
però è chiaro che ha bisogno di un boccia e di
cambiarsi i vestiti.
“Jordan, se vuoi andare
non ti devi preoccupare, ma la caverò benissimo da
sola.”
“Perché dici questo?”
“Hai l’aria di uno che ha
bisogno di farsi una doccia.”
“In effetti…”
Rimane un attimo in
silenzio.
“Sì, penso che farò un
salto a casa e mi farò una doccia.
Comportati bene.”
Mi dà un bacio sulla
fronte e se ne va, a me manca già, ma era stremato e si vedeva.
Così rimango da sola
sdraiata sul letto, che non è il massimo della
comodità, ma in ospedale uno si
deve adattare un po’a tutto.
Sbadiglio e decido di
dormire un altro po’, dopo pranzo arriveranno gli altri ed
è meglio farsi
trovare in forma e riposata.
A mezzogiorno vengo di
nuovo svegliata da un’infermiera che mi serve del pollo con
contorno di patate
lesse e del prosciutto. Dolci: una mela, della marmellata da spalmare
sul pane.
Meglio che niente, tanto
adesso ci penserà Wendy a mettermi all’ingrasso.
A proposito di Wen, dove
sono gli altri?
Inizio a sentirmi un po’
sola in questa stanza, spero che qualcuno venga a trovarmi.
Un lieve bussare alla
porta interrompe i miei pensieri paranoici.
“Avanti!”
Wendy entra per prima con
in mano un cesto gigantesco di rose rosse, seguita da Jack, Sophie (con
un
mazzo di margherite), Holly (con dei tulipani neri), Alex e Jordan con
dei fiori
gialli.
“Auguri alla neo mamma!”
Urla Jack sedendosi sul
letto, immediatamente Jordan lo butta giù e si siede al suo
posto.
“Ma come siamo gentili,
Eckes!”
“La neo mamma è mia.”
“Non te la volevo rubare, solo salutare!”
Io rido.
“Ciao, ragazzi. Grazie dei
fiori, sono tutti bellissimi. Bellissima l’idea dei tulipani
neri, Holly.”
“So che ti piacciono le cose scure e così eccomi
qui.”
Jordan mi fa una faccia da
cucciolo.
“Anche i tuoi sono molto
belli e sono molto belli anche quelli di Wen e Jack.”
“Allora, come stai?”
Mi domanda ansiosa.
“Bene, non è stato facile
partorire Andrew, ma ce l’ho fatta.
La sua vista ha ripagato
qualsiasi dolore.
L’avete visto?”
Mia sorella sorride intenerita.
“Sì, siamo passati tutti
alla nursery e Jordan ce l’ha mostrato. È davvero
bello.”
“Sì, ha i nostri occhi e i
capelli neri. Suppongo siano quelli del padre.”
“Povero scemo, non sa cosa si perde!”
Commenta Jordan con una
nota di malcelato orgoglio nella voce.
“Ah, Jordan! Vedo che ti
prende bene essere padre.”
“Ho avuto mesi per
prepararmi, Alex e poi tu non vuoi diventare padre?”
“Mi sono appena sposato,
già quello è un grande passo per me,
capisci.”
Esclama ridendo.
“Tu, Jack?”
“Lui è ancora adesso un
bambino, non sono pronta per averne un altro.”
La battuta di Wendy fa sciogliere tutti in una fragorosa risata. In
effetti
Jack non è maturassimo, deve passarne di acqua sotto i ponti
prima che lui
possa avere un figlio. E poi non sono pronta a essere chiama zia,
già sarà un
trauma essere chiamata mamma a ventun’anni.
“May, cosa
c’è?”
“Niente, stavo riflettendo. È strano essere
chiamata mamma alla mia età,
figurati zia.”
Wendy mi posa una mano
sulla spalla.
“Lo so, ma ce la farai. Ce
la stai già facendo, non sarà facile, ma ci siano
noi. Siamo la tua famiglia e
ti sosterremo.”
“Grazie, Wendy. Ne avevo
bisogno, adesso che l’ho visto, tenuto in mano e allattato mi
sono accorta che
sarà una grande responsabilità e ho un
po’ di paura.”
Il mio cellulare decide di squillare proprio in questo momento per
l’arrivo di
un messaggio: Aileen, Tony e il resto dei Pierce The Veil mi fanno gli
auguri.
Io scoppio a piangere
senza sapere bene perché, forse è lo stress del
parto o forse è la paura di non
farcela. Jordan mi abbraccia.
“Stai tranquilla, io sono
qui. Ti sosterrò quando ne avrai bisogno e
crescerò con te Andrew, saremo come
una famiglia. Davvero.
Non ho mai voluto scappare
e non voglio farlo ora.
Voglio esserci, mi
impegnerò a trovare un modo con i tour.
Lo so che a New York sei
sempre stata sola, ma ora non è più
così. Ci sono io, ci sono le tue
sorelle, tua
cugina, i tuoi amici.”
“Grazie, lo so.
Non so perché mi siano
ceduti i nervi così.”
“Sei stata forte troppo a
lungo.”
Mi dice semplicemente il mio ragazzo prima di accarezzarmi i capelli.
Improvvisamente sono
avviluppata in un abbraccio di gruppo e mi sento davvero bene,
amata,ecco.
È una bella sensazione, a
New York non l’avrei provata di sicuro e non avrei avuto
nemmeno il bambino.
“Dici che dovrei avvisare
mamma?”
Dico in una crisi di
pazzia temporanea.
“Ma sei matta?”
Mi chiede Sophie.
“Quella ti convincerebbe a
darlo in adozione, lo sai che non l’ha mai voluto e poi
criticherebbe Jordan,
Wend, Jack, Alex, chiunque.
No, no. Lasciala a New
York, se le fosse interessato qualcosa non ti avrebbe cacciata di
casa.”
“Già, hai ragione. Non so
cosa mi sia preso.”
Forse è perché anche io adesso ho un figlio e se
non so riuscirei a cacciarlo
di casa, in ogni caso è tempo che gli scheletri tornino
nell’armadio.
Non c’è tempo per pensare
ai miei in questo momento, non vale la pena di rovinarlo.
“Fa male partorire?”
La domanda di Jack arriva
inattesa.
“Abbastanza, ma poi ti
scordi di tutto il dolore quando hai la tua creatura in braccio.
Stai prendendo
informazioni su quando diventerai padre?”
“Boh, forse. Non mi
dispiacerebbe un mini-me.”
Wendy arrossisce violentemente.
“Sei davvero sicuro, Jack? Guarda che un bambino non
è un cane, è un impegno che devi mantenere per
tutta
la vita e i figli tendono a segnarsi gli errori dei genitori e a
presentare
loro il conto.”
“Lo so, però…”
Scoppiamo tutti a ridere
per la piega che ha preso la situazione, non mi sarei mai aspettata che
Jack
volesse un bambino e credo che questa sia una novità anche
per Wendy.
Poi però penso che Wendy
ha perso un bambino e quindi non è poi così
strano il desiderio di Jack.
Chiacchieriamo amabilmente
finché la solita infermiera ci dice che l’orario
di visite è finito e tutti
devono andarsene, eccetto il padre del bambino se vuole rimanere.
Jordan non se
ne andrebbe nemmeno se la donna lo minacciasse con un kalashnikov.
Mi viene portato Andy, lo
nutro immediatamente e sento il click familiare di una macchina
fotografica che
scatta.
“Jordan!”
“Siete così belli che ho
deciso di farvi una foto!”
“È imbarazzante!”
“Ma va!”
Pausa di silenzio.
“Ti piace il nome Andrew?
L’ho scelto senza
consultarti.”
“Sì, mi piace molto Andrew Eckes suona
bene.”
“Lo riconoscerai davvero?”
“Certo! Te l’ho promesso e
ho intenzione di mantenere quella promessa.”
Io sorrido.
“Grazie, Jordan. Grazie
per prenderti cura di noi.
Grazie di esistere.
Ti amo.”
“Ti amo anche io.”
Si sdraia accanto a me sul letto e coccoliamo entrambi Andy.
Non potevo chiedere di
meglio quando ho deciso che avrei portato a termine la mia gravidanza.
Lui deve essere un qualche
angelo mandato dal cielo, perfetto nei suoi difetti.
Sì, mi piace come sta
andando la mia vita.
Con un sorriso sulle
labbra mi addormento.
Angolo di Layla
E siamo arrivati a quello che
teoricamente è l'ultimo capitolo, in realtà ho
ancora l'epilogo in serbo per voi e una one shot, se vorrete che io la
scriva.
Ringrazio YourForeverIsAllThatINeed
per la recensione.
Canzone del titolo: Zoe Jane-
Staind
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Capitolo 31 *** Epilogo:Tell me its okay to be happy now, because I'm happy now ***
Epilogo:Tell
me its okay to be happy now, because I'm happy now
Wendy p.o.v.
È passato un anno da
quando May mi ha resa zia.
Due mesi dopo il parto siamo stati tutti invitati al battesimo ed
è stata una grande festa
tra amici e musicisti. A Dio piacendo non è richiesto un
discorso per il
battesimo e quindi né Alex né il mio amore scemo
hanno potuto dire la loro
imbarazzando i presenti.
A proposito del mio amore
scemo May – con una scelta che ha sorpreso tutti, persino i
fili d’erba del
guardino – l’ha nominato padrino di Andrew.
Non ce lo vedo Jack come
guida spirituale che deve correre in aiuto nel percorso di vita
cristiana del
suo pupillo. Lo vedo come guida a una vita da pervertito come la sua:
ragazze,
ragazze, alcool, canne, ragazze, ragazze.
Lo so, adesso è cambiato.
È un ragazzo fedele e paziente, ha sopportato che la sua
casa venisse invasa
piano piano dai miei parenti e amici senza lamentarsi.
Non so se ha un cuore
d’oro o si è divertito come un matto; forse un
po’ tutte e due le cose.
Considera Sophie come una sorellina da proteggere, May come una delle
poche
figure da cui si fa comandare a bacchetta (vedi il matrimonio di Holly)
e
Aileen come una tizia con cui scambiarsi amichevoli insulti.
May come madre che se la
sta cavando benissimo, sicuramente meglio della mia che pare volesse abbandonarmi già
subito dopo il parto. Era una
madre amorevole la mia, così amorevole che mi ha sparato in
pancia e a una mano.
Lasciamo perdere questi
brutti ricordi, è meglio.
Dopo che la mia sorellina ha
smesso di allattare Andrew si è trasferita in una villa che
hanno comprato lei
e Jordan. L’ha sistemata benissimo, rendendola subito
elegante, ma non
pacchiana, un qualcosa che solo lei potrebbe fare.
Non nego però che mi
manchi, la casa è vuota senza di loro.
“WENDY!”
L’urlo belluino di Jack mi
riscuote dalle mie elucubrazioni.
“Cosa succede, Jack?”
“Dalla cucina viene odore
di bruciato!”
Scatto in piedi come se la
sedia della mia scrivania scottasse e corro al piano di sotto, puzza di
cibo in cui
qualcosa è andato storto: le lasagne o
le cotolette? Oppure tutte e due?
Arrivo in cucina senza
fiato e apro il forno, del fumo esce facendomi tossire, tolgo due
teglie: le
cotolette sono ok, la lasagne un po’ meno. Sono mezze
bruciacchiate.
“Cazzo, Jack! Ti avevo
detto di tenerle d’occhio!”
Lui si gratta la testa.
“Sì, ma in Tv davano
“Mamma, ho perso l’aereo.””
“Ma se l’hai visto
duecento volte! Vabbeh, chissene, dammi una mano.”
Insieme grattiamo via le parti più bruciate delle lasagne,
lui ride, io alla
fine finisco per fargli compagnia. Non si può davvero
rimanere incazzati con
Jack Barakat, è una specie di legge naturale.
Poco dopo suona il
campanello ed entrano Alex e Holly, lui ride perché ha
già intuito cosa è
successo, lei è un fascio di nervi e non capisco
perché. È sposata, è diventata
più bella con i capelli lunghi, deve essere per via del
libro.
Già, dopo anni passati a
scrivere su vecchi quaderno o su word sei mesi fa ha preso coraggio a
due mani
e ha mandato qualcosa a una casa editrice.
A loro è piaciuto e hanno
deciso di pubblicare, il libro è uscito ieri.
“Buongiorno! Jack, hai
fatto bruciare ancora il pranzo! Che pessima casalinga!”
“Davano…”
“Sì, ho visto. Ma è un film che conosci
a memoria.”
“Voi non capite, ogni
volta si notano dei particolari nuovi.”
“Immagino che a quest’ora saprai il numero esatto
dei peli del culo del
protagonista.”
La voce di Aileen ci fa
voltare verso lei e Tony, lui ha in mano una torta, gli faccio cenno di
appoggiarla sul tavolo della cucina.
“Oh, la tartaruga e la
nuova Rita Skeeter.”
Lei gli fa una linguaccia.
“Vuoi una mano, Wen?”
“Sì, sarebbe gradita.”
I ragazzi se ne vanno in cucina e rimaniamo solo io, Holly e Aileen che
immediatamente
mi aiuta e finisce il lavoro che avevamo iniziato io e Jack. Holly
rimane
imbambolata nel bel mezzo del locale, come se non sapesse cosa fare.
“Holly, tutto bene?”
Le chiedo gentilmente.
“E se non piacesse a
nessuno?
E se non vendessi una
copia e venissi stroncata dai critici?”
Io le batto una mano sulla
spalla.
“Andrà tutto bene. Hai
scritto un libro meraviglioso, ci hai messo tutta te stessa e si vede.
Brilli
come una stella. Uno deve essere scemo per non notarlo.”
“Grazie, Alex è da ieri
sera che tenta di calmarmi, ma non ce l’ha fatta.”
“È normale che tu sia
nervosa, non ti preoccupare.”
“Sai, credo che andrò di
là con i ragazzi.”
Lascia la cucina.
“Andrà bene?”
“Andrà benissimo. Ho letto
il libro e l’ho trovato meraviglioso, Holly non ha nulla da
temere.”
Aileen sorride e poi
torniamo di là, Jack e Alex stanno chiacchierando con Tony,
Holly invece
giochina con il suo cellulare, se non si fosse capito in questo periodo
è
nervosissima.
Poco dopo suona il
campanello, apro al resto degli All Time Low, Rian, Zack, Alex e Jack
si
scambiano pacche sulle spalle, le ragazze invece vanno subito da Holly
e le
fanno i complimenti per il libro. Questo sembra tirarla un
po’ su di morale.
“Grazie, Cass, Tay! Non
dovevate!”
“Ma figurati! È bellissimo!”
Le risponde Tay con
calore, le punte azzurre le stanno benissimo e Cassadee è
impeccabile come
sempre. Guarda con una certa curiosità come si comportano
Alex e Holly e poi
guarda Rian, è chiaro che le piacerebbe ricevere la
proposta. È un po’ che
stanno insieme, ma lui non si decide a chiederle di sposarlo, dice che
sta bene
così e che Cass è molto impegnata con la sua
carriera solista, il che è
sicuramente vero ma non impedisce a una ragazza di sognare
l’abito bianco.
In quanto a Tay e Zack
dopo l’inizio un po’ turbolento adesso vanno
d’amore e d’accordo, loro parlano
cautamente di convivenza, ma ci vanno con i piedi di piombo.
"E tu Rian quando ti
sposi?”
Gli chiede Jack
inopportuno come sempre, dovrebbero dargli un premio per ogni volta che
ha
parlato quando avrebbe dovuto stare zitto.
“Non lo so, non sto male
così.”
Cass ingoia il rospo con un sorriso.
“Ma magari potrei
convivere, cosa ne pensi, Cassadee?”
“Penso che sia una
magnifica idea, ma dobbiamo organizzarla meglio.”
Rian le rivolge il suo sorriso smagliante.
“Prendiamo una villa qui a
Los Angeles e tu porti la tua roba e io la mia, non è
così difficile.”
Lei sorride con calore, già persa in sogni in cui divide
finalmente gli spazi
con il suo uomo, anche Tay ha la sua stessa faccia.
“Abbiamo comprato la
villa!”
Esclama, la gioia
trattenuta a stento.
“Ma è meraviglioso,
complimenti!”
“Cosa è successo? Cosa mi
sono persa?”
Sulla porta ci sono un po’
di persone: May con in braccio Andy, Sophie, Jordan,
Vic, Jess e Jaime, Mike e Alysha. Ovviamente
è May ad avere parlato.
“Zack e Tay hanno comprato
una villa per vivere insieme e pare che anche Rian e Cassadee
convivranno!”
“Ma è meraviglioso!
Matrimoni all’orizzonte?”
“No.”
“Peccato.”
La guardano un po’ tutti sorpresi.
“Scusate, deformazione
professionale.”
May ha appena avviato un’attività di wedding
planner e non se la cava male, si
sta facendo lentamente un nome tra i ricconi di Los Angeles. Jordan
è
soddisfatto di lei e di come stia crescendo Andy. È un
bambino meraviglio: ha
gli occhi azzurri di May e folti capelli neri.
È amichevole con tutti,
riesce più o meno a camminare e sa dire qualche parola,
Jordan ha pianto quando
ha sentito la sua prima parola, ossia papà.
Ama quel bambino come se
fosse suo e – contrariamente alle previsioni della famiglia
Eckes – non si è
stufato di May e le è rimasto accanto.
“Aex! Aex!”
Il bambino tende le mani
verso Alex, ha una vera predilezione per lui, cosa che non manca di far
ingelosire Jack.
“E zio Jack, campione?”
Lui lo guarda.
“Cresta brutta.”
Lui borbotta qualcosa e poi tace, profondamente offeso dal commento del
nipote
su quelli che considera i suoi bellissimi capelli. È come se
avesse cinque anni
e non ventisei.
Ma Jack Barakat si ama
anche per questo: perché è un eterno bambino e fa
tenerezza. A volte sa essere
saggio, a volte terribilmente infantile. Io amo tutti e due i lati del
suo
carattere.
Mi piacerebbe convivere
per sempre con lui e – lo ammetto –
l’idea del matrimonio mi gira in testa da
un po’, ma so che non devo fargli fretta o lui
scapperà. Lui ha bisogno dei
suoi tempi e io sono disposta a darglieli, ho l’intima
certezza che non
scapperà.
In ogni caso May passa il
bambino ad Alex che se lo spupazza ridendo come un matto.
“Non ridere, Gaskarth!
Insegnerò ai miei figli a temerti.”
Alex ride più forte.
“Jack, i tuoi figli mi
adoreranno, è scritto nelle stelle.
Io sono nato adorabile.”
“No, tu sei nato con due sopracciglia enormi e io ti ho
battuto.”
“Ancora? No, le mie erano
più grandi delle tue al liceo.”
“Pf! Sono passati anni e non ammetti ancora la
sconfitta!”
Il cantante ride di gusto.
“Serve un giudice. Holly,
ci conoscevi entrambi, chi aveva le sopracciglia più
grandi?”
“Non vale, è tua moglie.”
“Holly, giura di essere
imparziale sulla bibbia.”
Io guardo sorpresa quei due, come tutti più o meno.
“Alex, fai sul serio?”
Gli chiedo sbalordita.
“Certo. Da irlandese
cattolica non hai una bibbia in casa?”
“Boh, forse. La vado a
cercare.”
Vado nel mio studio, dove ci sono anche i libri, e inizio a cercare tra
gialli,
romanzi rosa, fantasy e sui vari gialli del mondo e alla fine
– nascosta dietro
un enorme libro di disegni – trovo una bibbia consumata. Mi
pare fosse il
regalo di nozze di mia nonna materna.
La porto in salotto e
Holly giura solennemente di dire la verità e solo la
verità.
“Allora Holly, chi aveva
le sopracciglia più grandi? Io o Alex?”
“Tu Jack. Sei felice?”
“Molto! Ahahahahahhaha!
Mi hai rubato Andy, ma non
il primato.
Peeeerdeeeenteeee!”
“Ragazzi, sediamoci a
tavola.”
May spinge tutti verso la sala da pranzo con piglio autoritario,
sedando il
litigio tra Alex e Jack e le risate del resto del gruppo. Si siedono
tutti
intorno al tavolo e io servo le lasagne, nonostante siano state un
po’
bruciacchiate non sento nessuno lamentarsi per questo, anzi la teglia
sparisce
negli stomaci di tutti a velocità impressionante.
“Buone, ‘En!”
Esclama Jaime con la bocca
piena.
“Datti un contegno,
tesoro!”
Lo rimprovera divertita
Jessica.
“Ma sono buone!”
“Ho capito, ho capito!
Wen, dopo mi passi la ricetta?”
“Certo. Mettiamo Jaime all’ingrasso.”
“No.”
La voce di Vic si leva velata di ironia.
“Come no? Non posso
mangiare?”
“Ma certo che puoi
mangiare! Solo non devi metterti all’ingrasso o non salti
più e ci serve un
bassista che salta come una cavalletta, sei famoso per
quello.”
Lui sbuffa e riprende a
mangiare la sua seconda porzione di lasagne, sembra un bambino preso
con le
mani nel sacco e fa tenerezza, tanto che Tony gli dà una
pacca amichevole sulla
spalla per tirarlo su di morale.
“Ehi, Tone! Non ci hai
detto come va la tua convivenza con Aileen!”
Tay lo guarda curiosa.
“Oh, bene. Se si escludono
le visite-raid di mia madre che sembra voler radere al suolo
l’appartamento e
buttare Aileen giù dalla finestra.”
“Non si è ancora rassegnata?”
“No, nemmeno quando Aileen si è iscritta
all’università, dice che anche quello
è un piano astuto per fregarmi soldi.”
La mia amica tiene gli occhi bassi, so quanto ci stia male per queste
accuse
che non sono né vere né fondate. Lei è
onesta, non ha mai approfittato di Tony
e sta cercando di farcela da sola per vivere la vita che vuole. E lei
vuole
vivere con Tony e scrivere su un giornale di musica. Sono sogni
modesti, ma lei
è vissuta in un posto dove sognare castelli era considerato
uno spreco,
esattamente come me.
Per lei già questa vita è
il castello che non ha mai sognato.
“Ci farà l’abitudine prima
o poi.”
“Non che mi importi,
Jaime. Io sono felice così e lo è anche
Luke.”
“Chi è Luke?”
Chiede Alysha.
“La sua tartaruga.”
Risponde Aileen che ormai si è abituata alla domanda e
risponde senza
scomporsi.
“Oh, non sapevo che le
tartarughe potessero essere felici.”
“Oh, sì. Possono. Ci sono
dei particolari, insomma hanno il loro modo di dimostrare affetto.
Sono bellissime.”
Il tono di Tony è sognante.
“Alysha, sono la ragazza
di un musicista e di una tartaruga.”
La mia amica tenta di rimanere seria, poi scoppia a ridere come una
matta.
Decido che questo è il momento giusto per sparecchiare,
così mi alzo e porto
via tutti i piatti. Poi ne porto di nuovi e infine servo le mie
cotolette.
Sono apprezzate come le
lasagne, Jaime sembra essersi completamente dimenticato del semi
rimprovero di
Vic e le mangia allegramente.
Beh, nessuno ci fa caso,
nemmeno lo stesso Vic che si riempie il piatto senza badare troppo a
quante ne
mangia.
Sophie lo guarda
sorridendo, la loro convivenza sta andando bene. Ci sono stati alcuni
litigi,
ma se la stanno cavando bene. Lei a volte sente molto la sua mancanza
quando
lui è in tour, soprattutto perché a causa del
lavoro non può seguirlo, e a
volte diventa pesante per lei. Cerca di non farglielo capire per non
farlo
sentire in colpa, ma Vic è abilissimo a indovinare i veri
sentimenti di mia
sorella e la rassicura sempre. Un paio di volte ha preso un weekend di
ferie
per andare da lui e al ritorno stava molto meglio, credo che almeno una
volta
voglia farsi un tour.
“Ehi, Sophie. Cosa cucini
al signorino?”
La domanda di Jaime la spiazza.
“Boh, dipende. Cibo
messicano o italiano.”
“E quando mangia?”
“Ehm, abbastanza?”
“Il che vuol dire che
mangia molto.”
Sottolinea maligno il bassista.
“Sai, Vic… Non dovresti
mangiare così tanto, ci serve un frontman magro.”
“Ah ah. Bella prova,
Jaime.”
Risponde il vocalist.
“Non ti sei risparmiato
sulle cotolette e non ho potuto fare a
meno di chiedermi come mangi a casa.”
“Ho un modo per smaltire.”
La risposta serafica di Vic
fa arrossire Sophie fino alla radice dei capelli.
“Vic!”
“Scusa, tesoro. Ho solo
chiarito alcuni punti con Jaime.”
Le stringe la mano e le accarezza i capelli.
“Prendi spunto, Jaime.”
Lo incalza Jessica ironica, lui scoppia a ridere e le dà un
bacio in fronte. Io
guardo Jack, come se mi aspettassi qualche segno di affetto anche da
parte sua,
lui mi accarezza la mano da sotto il tavolo e mi sorride.
“Ti amo, insicura
cronica.”
Si alza con me e mi aiuta
a sparecchiare per fare posto al dolce: tiramisù fatto in
casa dalla
sottoscritta.
In cucina – mollate le
pile di piatti – mi bacia con passione tanto che alcune
posate cadono per
terra. Quando ci stacchiamo le raccolgo ridendo.
“Ehi, non vorrai che i
nostri ospiti pensino che stiamo facendo qualcos’altro invece
che
sparecchiare?”
“Uhm, no. Anche perché
Alex vorrebbe spiarci, come sta già facendo. Ti ho visto,
Gaskarth!”
“Oddio!”
Esclamo io, mentre sto
prendendo la teglia con il dolce.
“Beh, renditi utile. Porta
di là i piatti e le forchettine.”
Alex sbuffa, ma poi esegue.
“Non era così che mi ero
immaginato che andasse.”
Mangiato anche il dolce e dopo aver chiacchierato tutto il pomeriggio i
ragazzi
se ne vanno e in casa rimaniamo solo io e Jack. Io – da brava
casalinga –
riempio la lavastoviglie e la faccio partire e poi pulisco la sala da
pranzo,
Jack invece è sparito da qualche parte.
Sospirando, esco in
terrazza con una sigaretta in mano. Fuori me la accendo e mi siedo su
una delle
sdraio e mi godo lo spettacolo del sole che tramonta che trasforma la
nostra
piscina in una pozza d’oro.
“Non fa un po’ freddo?”
Mi chiede Jack, uscito anche lui.
“Un po’, ma lo spettacolo
vale.”
“Mi piace avere gente per
casa, ma mi piace anche stare con te, da solo.”
“Idem. Mi sono sempre chiesta come hai visto
l’invasione di casa nostra da
parte delle mie sorelle e della mia amica.”
Lui ride.
“Come un interessante
diversivo. Con te non ci si annoia mai ed è una delle cose
che mi piacciono di
te.”
Io sorrido e poi lo guardo. Non si è seduto accanto a me
come fa di solito e ha
un’aria particolarmente seria. Sto per chiedergli
cos’abbia quando si
inginocchia davanti a me e da una tasca tira fuori una scatolina di
velluto
nero.
Io mi porto le mani
davanti alla bocca e poi spengo una sigaretta appena accesa nel
posacenere.
“Wendy, non sono molto
bravo con le parole – se non per mettere a disagio o dire
cose imbarazzanti –
ma, vorrei chiederti, ecco… Ti va di sopportami per sempre?
Mi vuoi come marito?
Mi vuoi sposare?”
Apre la scatolina ed estrae un anello con una pietra blu in cui
fugacemente
appaiono dei riflessi di altri colori.
“Io, io… Io, oh Cristo!
Barakat! Jack, ho perso le parole!
Io, sì! Sì! Sì!
Ti voglio tra le scatole
per sempre, voglio essere tua moglie.”
Lui mi mette l’anello al dito e mi sembra che abbia gli occhi
un po’ lucidi,
senza aggiungere altro scivolo nelle sue braccia e lo bacio come non ho
mai
baciato nessuno. Gli accarezzo i capelli e sento che –
nonostante i miei sforzi
– le lacrime scorrono sulle mie guance.
“Sono così felice, Jack!
Ti amo, ti amo più della mia
vita, grazie di esistere e di avermi prelevato dalla folla quella notte
di
tanti anni fa!”
“Ti amo, Wendy! Sono io
che dovrei ringraziarti per avermi voluto dopo quello che ti ho
fatto!”
Ci abbracciamo felici, accoccolati per terra e gentilmente accarezzati
dalla
luce del sole morente.
Non sono mai stata più
felice e devo ringraziare Jack.
Adesso finalmente mi sento
davvero a casa.
La ragazzina delle
roulotte, quella che non sognava fiabe come tutte le bambine finalmente
sta
vivendo la sua e la parte migliore: il lieto fine.
Non vedo l’ora di
indossare quel vestito bianco e stare accanto a questo ragazzo per
tutta la
vita.
Non voglio nient’altro
dalla vita ora.
Quel cerchio folle che si
è aperto quella notte in cui mi ha prelevata dal pubblico di
uno dei suoi tanti
concerti si è chiuso nel migliore dei modi.
Racchiusa nelle sue
braccia ne sono fermamente convinta.
La Cenerentola sfigata ha
trovato il suo principe azzurro.
Angolo di Layla
Beh, siamo arrivati alla fine e
sono abbastanza triste perché mi soo affezionata a questa
storia ç_ç Se volete scriverò una one
shot sul matrimonio tra Jack e Wendy, fatemelo sapere.
Intanto congratulazioni ad Alex, quello vero, che si sposerà
con Lisa.
Ringrazio YouForeverIsAllThatINeed
per la recensione e tutte le persone che l'hanno messa
nelle seguite, preferite o da ricordare.
Grazie mille.
Canzone del titolo: Tell me that's
okay- Paramore
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