First Love.

di _Fire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: First Meeting. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: First Kiss. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3: First Date. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: First Trip. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: First Time. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6: First break-up part 1. ***
Capitolo 7: *** Chapter 7: First break-up part 2. ***
Capitolo 8: *** Chapter 8: First break-up part 3. ***
Capitolo 9: *** Chapter 9: First Sacrifice. ***
Capitolo 10: *** Chapter 10: First Proposal. ***
Capitolo 11: *** Chapter 11: First Wedding part 1. ***
Capitolo 12: *** Chapter 12: First Wedding part 2. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: First Meeting. ***




Chapter 1: First Meeting.
 
“You’re my first so many things, Alec Lightwood.”
[Magnus Bane, City of Heavenly Fire]

 
 
 Alexander Lightwood era sempre stato un ragazzo pacato.
Eppure, eccolo lì, che ribolliva di rabbia, gli occhi azzurri scintillanti, mentre lui, Isabelle e Jace, si infiltravano alla festa del Sommo Stregone di Brooklyn per sbloccare i ricordi di un'insulsa ragazzina entrata nella loro vita settimane prima: Clary.
Non riusciva a capire cosa il suo parabatai trovasse in lei.
Cosa ci fosse in quella peldicarota che lui non avesse.
Aveva una cotta per Jace sin da quando erano bambini, con i capelli biondi e gli occhi dorati, era quasi impossibile non essere attratti da lui. Ma non degnava Alec di uno sguardo...quel tipo di sguardo, almeno.
Però poi era arrivata Clary e, per la prima volta da quando lo conosceva, Jace aveva dimostrato interesse per una ragazza.
E a lei non sembrava dispiacere.
Li osservava da dietro, mentre camminavano fianco a fianco, lei che cercava di tenere il passo di lui.
Clary, una ragazza minuta, con una folta chioma rossa, arrivava al mento di Jace, alto e muscoloso.
Accanto a loro, che cercava di fulminare Jace con la sola potenza dello sguardo, c’era il mondano, Simon: capelli ricci e occhiali neri.
Era palese che provasse qualcosa per Clary, anche se lei non sembrava minimante accorgersene.
Per un momento, provò compassione per il ragazzo. Erano sulla stessa barca, a guardare qualcuno con uno sguardo pieno di amore, che quel qualcuno non avrebbe mai ricambiato.
 
La musica dentro l’appartamento era assordante. Alec si guardò intorno stordito: la stanza d’ingresso era piena di gente, e drink colorati luccicavano sul bancone. Quando si accorse di essere rimasto indietro, si affrettò a raggiungere i suoi compagni, intenti a parlare con una figura snella e alta, con i capelli raccolti in delle punte con il glitter. Non riusciva a vedergli il volto, perché Jace gli copriva la visuale.
Si spostarono in un’altra stanza e finalmente Alec potè vedere Magnus Bane in tutto il suo splendore: capelli neri, denti bianchissimi, pelle scura e gli occhi: occhi da gatto, color verde dorato. Decise di non negare a se stesso il piacere di soffermarsi ad osservarlo più a lungo e constatò che lo stregone non sbagliava a farsi chiamare “Il Magnifico”.
Ascoltava solo spezzoni della conversazione tra Clary e lo stregone, che gesticolava con le mani, le dita lunghe e affusolate, ricoperte di anelli con pietre colorate.
Tu sei diversa. Forse non migliore…ma diversa. Ed essere diversi non è una passeggiata.” 
Alec spostò immediatamente lo sguardo su Magnus e Clary, che se ne stava lì con la solita faccia da bimba innocente e ingenua e non faceva altro che autocommiserarsi e farsi commiserare per quanto dura fosse la sua vita.
Certo, aveva appena scoperto di appartenere a un mondo che credeva non esistere: doveva essere un bello shock, ma di sicuro non rimpiangeva di non essere stata una cacciatrice sin da piccola. Aveva vissuto la sua bella vita da mondana, nel suo universo.
E Alec scommetteva che a volte ancora rimpiangeva quel tempo.
Quando sali su un treno come questo, non scendi più.
Quello che davvero gli dava fastidio era che Clary credeva che la sua vita fosse difficile perché era “diversa”.
Ma cosa poteva saperne lei dell’essere diversi?
Di sentirsi fuori dal mondo essendo se stessi?
Il Conclave non accettava l’omosessualità.
Non era cosa da Cacciatori. 

Stronzate.

E la sua famiglia? L’avrebbe sostenuto? Questo Alec non lo sapeva perché aveva sempre avuto troppa paura di deludere i suoi genitori da non dirglielo nemmeno.
A volte invidiava Jace. Tutti lo ammiravano, volevano essere come lui, e per un momento anche Alec lo desiderò. Essere l’immagine del perfetto ragazzo, del perfetto Nephilm, come se fosse stato scelto da Raziel.
Alec non si vergognava di chi era. Un bravo ragazzo, educato, protettivo, onesto, un discreto cacciatore e un buon amico, un buon parabatai.
Quando Jace gli chiese di essere il suo parabatai, si sentì lusingato, come se sapesse che in fondo, alla fine, sarebbero stati qualcosa di più. Ora vedeva le cose com’erano: era un chiaro segnale di Jace per dirgli che lui era solo un amico; anche se Alec dubitava che l'avesse fatto per questo motivo, perchè, se sapeva dei suoi sentimenti, era bravo a fingere il contrario.
Solo un amico, Alec. Mettitelo in testa. Se gli piace Clary, ed è sano di mente, allora è etero.
In quel momento Alec si accorse che la conversazione era finita, e seguì Isabelle all’esterno.
Mentre li congedava, Magnus aggiunse, strizzandogli un occhio glitterato:
“E per quanto riguarda te…chiamami quando vuoi.” 
Alec si sentì avvampare. Un mezzo sorriso gli si stampò in faccia, ma poi distolse subito lo sguardo, posandolo su un bicchiere con una sostanza blu sul bancone, senza vederlo davvero.
Mentre uscivano, l’aria fredda di New York li avvolse,ma Alec non aveva freddo.
Le sue guance talmente calde da poterci cuocere sopra un uovo.
Lui e Isabelle erano in testa, seguiti da Jace e Clary. 
Sua sorella era l’unica a conoscenza della sua infatuazione per Jace,e della sua omossessualità: era sempre stata molto comprensiva e affettuosa con lui.
"E' carino, vero? Magnus,intendo."
Alec le rispose con un mugolio e borbottò qualcosa.
Izzy gli mise in mano un pezzetto di carta spiegazzato, sorridendogli amorevolmente.
Alec aprì la mano, per leggere, scritto con una calligrafia elegante e una penna glitterata verde, un numero.
Il numero di Magnus.
 
Nota della piccola pazza:
Holah! :3
Una nuova storia su Shadowhunters, eggià. Ovviamente ho scelto i Malec come protagonisti in quanto mia OTP **
Non voglio anticiparvi nulla, spero che leggerete anche i prossimi capitoli.
Lasciatemi una recensione! :)
-spazio ringraziamenti-
Un grazie speciale a tutti quelli che recensiscono le mie storie, ma anche a tutti voi lettori silenziosi<3
Un grazie anche alla mia amica Enza, mia fan numero uno <3
Un grazie a tutte le splendide scrittici Malec, che mi ispirano a scrivere su questa splendida coppia <3
XOXO,
Lu_

 
 

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Capitolo 2
*** Chapter 2: First Kiss. ***



Chapter 2: First Kiss.

“You’re my first so many things, Alec Lightwood.”
[Magnus Bane, City of Heavenly Fire]

 
Alec camminava avanti e indietro nella sua camera.
Era come se la vedesse per la prima volta.
O meglio, la vedeva per la prima volta ordinata. Alec aveva la fama di essere un ragazzo disordinato, e la sorella a volte lo definiva addirittura sciatto.  
Ma quel giorno era talmente nervoso, che aveva messo a posto la sua stanza come un maniaco.
Il letto con le lenzuola verdi era a posto, la cassettiera con tutti i vestiti riposti all’interno, il comodino su cui c’erano una lampada e il suo stilo, due spade angeliche appese ad una parete.
«E’ piuttosto ordinata» si ritrovò a pensare. «non come quella di Jace, però…» Scosse forte la testa. «Non pensare a Jace», si disse.
 
In realtà stava solo cercando una distrazione per non chiamare Magnus. Dalla festa era passata un’eternità.
Voleva chiamarlo, ma quando si era gettato in difesa di Jace contro un demone superiore, Abbadon, -al ricordo di quel nome Alec rabbrividì- avrebbe ottenuto come risultato una morte certa, se Magnus non si fosse disturbato di curarlo.
«Perché non lo chiami?! Se lui ti piace… dagli una possibilità. E’ stato super carino con te», aveva detto Isabelle. «Quando stavi male, ti è stato tutto il tempo accanto, nonostante avesse altri impegni. E poi, una volta, da dietro la porta ho visto…».
A quel punto Alec le aveva scoccato un’occhiataccia come rimprovero per aver spiato, ma lei lo aveva liquidato con un gesto della mano. «Comunque, ho visto che ti accarezzava il viso con il dorso della mano e che giocherellava con i tuoi capelli». Alec era arrossito, mentre la sorella aggiungeva: «Aveva uno sguardo così dolce».  E lei aveva sorriso.
Erano due giorni che la conversazione gli tornava in mente.
Ed erano due giorni, che si girava e rigirava il telefono tra le mani. Aveva digitato il numero più volte, premuto il tasto di chiamata, e spento il telefono circa due secondi dopo. Non sapeva esattamente di cosa avesse paura. Lui cacciava demoni, eppure non aveva il coraggio di chiamare un ragazzo che gli aveva chiesto di chiamarlo.
Pensava di non essere all’altezza. Gli altri notavano sempre Jace o Isabelle, mentre lui rimaneva indietro. Non che gli dispiacesse. E poi, non voleva iniziare qualcosa con Magnus senza essere sicuro di non provare più nulla per Jace. Ma forse quella era un’opportunità che doveva cogliere al volo.
Qualcuno bussò alla porta.
«Alec…?». Era Isabelle. Lui ripose il telefono nella tasca dei soliti jeans, aggiustandosi la maglietta nera un po’ sbiadita e aprì la porta. La sorella se ne stava lì, a piedi scalzi, i lunghi capelli corvini sciolti, con un vestitino nero indosso, e in mano altri due abiti. «Quale mi metto? Questo…», disse sventolando un lungo corto fucsia, monospalla, decorato con paillettes argentate sulla vita e sulla spalla, e uno strato di tessuto più leggero e più lungo dietro la gonna(1) «Oppure questo?», continuò, mostrando al fratello un abito lungo blu, senza maniche, con lo scollo a cuore e un fiocco in vita.(2)
«Ehm…», Alec non era mai stato un asso nel campo dell’abbigliamento, non sapeva scegliere vestiti per lui, figuriamoci per una ragazza e soprattutto per sua sorella, sempre così appariscente. Cercò una scusa carina per svignarsela e disse: «Scusami, Iz, ma sto uscendo». Al suo sguardo scettico aggiunse, per rendere il tutto più credibile, la verità. «Vado da Magnus». Prese un giubbotto di pelle nera dall’attaccapanni del corridoio dell’Istituto e salutò sua sorella scompigliandole i capelli. Prima di uscire, si guardò indietro, convinto di vedere la sorella sospirare o fargli la linguaccia, ma la vide solo sghignazzare, non con cattiveria, ma con soddisfazione e un pizzico d’amore negli occhi scuri. Alec intuì che molto probabilmente l’aveva fatto apposta per farlo uscire, perché,riflettendoci, quando mai qualcuno gli aveva chiesto un consiglio in fatto di abbigliamento?
Però non rinunciò. Il cuore gli batteva sempre più forte mentre si chiudeva il portone dell’edificio alle spalle e raggiungeva la metropolitana correndo.

 
§
 
«Non verrà».
Era questo il pensiero che tormentava Magnus da giorni.
Non aveva mai dato tanta importanza a un ragazzo. In quel caso era ancora peggio, perché il ragazzo in questione era uno Shadowhunter e non erano mai usciti insieme prima di allora. Però non riusciva a negare a se stesso il fatto che in cuor suo sperasse che Alec arrivasse.
Se ne stava steso su un divanetto rosso, con in grembo Chairman Meow, che si stiracchiava sotto il tocco della sua mano. Indossava solo una camicia viola, con delle strisce fucsia. Aveva dei pantaloncini, ma erano corti che Magnus dubitava potessero essere considerati un indumento. I capelli erano leggermente disordinati, perché era stato tutto il giorno con la testa sul cuscino, che, infatti, si era riempito di glitter. Poi il campanello suonò.
Magnus pensò fosse un cliente di cui si era dimenticato e sospirò, ma quando si ricordò di Alec, i suoi occhi da gatto si illuminarono.
Saltò giù dal divano, gettando a terra Chairman che protestò miagolando, ma il suo padrone stava già aprendo la porta.
Sulla soglia c’era Alexander Lightwood, con i capelli corvini scompigliati, l’affanno e un lieve sorriso sulle labbra. Indossava quella che Magnus definiva “la tenuta da Alec”: jeans e maglietta più o meno nera. Più da vicino, si notava anche un pugnale infilato nella cintura. «Shadowhunters.» pensò Magnus. «Non riescono proprio a uscire senza armi.»
Le guance di Alec erano ancora del colore pallido del resto del volto, ma diventarono rosse a tempo di record non appena Magnus aprì bocca.
«Temevo che non saresti venuto, Alexander».
Il ragazzo sembrava preoccupato per aver fatto aspettare tanto l’altro. Magnus non poté trattenersi dal ridere divertito.
«Che c’è?».
«Nulla. Entra».
Alec lo seguì e, quando furono nel salone, sembrò che entrambi si accorgessero solo in quel momento dell’abbigliamento di Magnus. Ma, mentre Alec arrossiva ancora di più, per quanto fosse possibile, Magnus si limitava a guardarlo con un sorriso beffardo sul volto. E, mentre Alec era impegnato in pensieri come «Oh mio Dio, dove sono i suoi pantaloni? Oh mio Dio, perché mi fissa? Oh mio Dio, perché continua a fissarmi? Per l’Angelo, qualcuno gli dia dei pantaloni! Oh mio Dio, è così sexy, oh mio Dio, oh mio Dio», Magnus si limitò a dire, con la solita tranquillità nella voce: «Allora, perché sei qui?».
«Avevo il tuo numero. M-ma ho preferito passare». Alec inspirò e buttò fuori la frase tutta d’un fiato. «Vuoiuscireconme? Non sono mai uscito con nessuno e non ho mai baciato nessuno. Ma Izzy ha detto che ti piacevo e ho pensato…».
Lo stregone lo interruppe.Si era ripromesso di non uscire mai con uno Shadowhunter, eppure eccolo lì, incapace di dire no a due occhi azzurri e a un ragazzo così timido che arrossiva anche solo per uno sguardo. Decise comunque di non sbilanciarsi troppo.
«Non ti sono insensibile, ho capito. Ma io ti piaccio?».
Il ragazzo esitò un momento. «Sì, mi piaci».
Ormai il colorito di Alec ricordava un pomodoro. Era così giovane, così innocente, sincero, puro.
«Allora… ehm…», cominciò. «Ti andrebbe bene venerdì sera? Potremmo andare… ehm…».
Ma Magnus gli rivolse un’altra domanda. «Non hai mai baciato nessuno? Proprio nessuno?».
Alec sembrò imbarazzato da quella domanda. Abbassò lo sguardo sulle vecchie scarpe da tennis e farfugliò quello che a Magnus parve un no.
Lo stregone gli si avvicinò e gli alzò il volto con due dita.
L’azzurro si specchiava nel verde dorato.
Lo sguardo di Alec andava dalle labbra agli occhi di Magnus, che poi lo baciò.
Fu un bacio dolce, leggero. Quando si staccarono, il fatto che Alec fosse arrossito di nuovo, fece sinceramente sorridere Magnus, che disse: «A venerdì sera allora».
 Il Nephilm si voltò per uscire, ma tornò sui suoi passi per lasciare un bacio a Magnus, premendo le sue labbra su quelle dello stregone. Gli rivolse un ultimo sorriso, con gli occhi azzurri più luminosi che mai, e uscì velocemente dall’appartamento.
Magnus era stato baciato tante volte, più di quante gli piacesse ammettere e ricordare, quel bacio, però, aveva qualcosa di particolare, nuovo, diverso.
Qualcosa che lo spinse ad aspettare con ansia che giungesse il venerdì per poter rivedere Alec Lightwood.
 
Ecco i vestiti di Isabelle:

(1)                          (2) 
 

 
 
Nota d’autrice:
Ehmehm. Ciao! *saluta con la mano*
Questo secondo capitolo, come avrete intuito, parla del primo bacio di Alec e Magnus**
Ho deciso di scrivere da entrambi i punti di vista, ma per alcuni capitoli, la narrazione sarà solo da parte di uno o dell’altro.

-spazio ringraziamenti-
Ringrazio tutte le persone che leggono la mia storia <3
Ringrazio tutte le persone che l’hanno messa tra le seguite/preferite/ricordate <3
Ringrazio _black_rose_, stella13 e _Alien_  e Vampiretta98 che recensendo il mio primo capitolo, mi hanno fatto sinceramente sorridere e spero continueranno a leggere e a lasciarmi pareri e consigli <3
Ringrazio come sempre la mia amica Enza che mi assiste nei miei folli sleri mentre scrivo <3
E per ultima, ma non meno importante, un ringraziamento speciale va alla splendida Classof13 (vi consiglio di fare un salto da lei) che mi ha dato molti consigli per la scrittura e la grafica della storia <3
Spero che continuerete a seguirmi.
Un grande bacio a tutteh,
Lu_

 

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Capitolo 3
*** Chapter 3: First Date. ***


 

Chapter 3: First Date.


“You’re my first so many things, Alec Lightwood.”
[Magnus Bane, City of Heavenly Fire]

 

Magnus era fermo davanti all’armadio della sua camera.
«Cosa bisogna mettersi per uscire con uno Shadowhunter?»
Purtroppo l’abbigliamento non era l’unico problema: aveva detto ad Alec che avrebbe pensato a tutto lui, ma non sapeva ancora dove portarlo.
Aveva sempre immaginato che gli Shadowhunters passassero il loro tempo libero lucidando e affilando armi.
Alla fine decise per un posto non molto frequentato dal Popolo Invisibile, dato che sapeva che al ragazzo non avrebbe fatto piacere essere assalito da un demone, o peggio, essere visto da qualcuno con lui.
Prese dall’armadio un paio di pantaloni di pelle nera e una maglione leopardato rosa corallo.
Guardò l’orologio.
Alec sarebbe dovuto arrivare da un momento all’altro, ma Magnus sapeva che la puntualità non era proprio il suo forte, quindi, una volta pronto, si sedette sul divano –che adesso era arancione fosforescente, con un’imbottitura piuttosto voluminosa- e appoggiò le lunghe gambe sul tavolino.
I minuti passavano, e di Alec neanche l’ombra.
«Come al solito.»
Un altro sguardo all’orologio, più impaziente. Dieci minuti di ritardo.
«E se avesse deciso di non venire?» pensò con una punta di dispiacere acido che si diffondeva nel suo petto.
Si sentì sciocco e rise di se’ stesso. Aveva le farfalle nello stomaco e le gambe di gelatina. In quel momento, nonostante avesse ottocento anni, si sentì un adolescente alle prese con la prima cotta.
Mentre si alzava per prepararsi un drink dove affondare la delusione, qualcuno bussò alla porta.
Lo stregone si alzò, si diede un'occhiata allo specchio, -capelli in ordine con gel e brillantini, trucco perfetto- e aprì la porta.
Si trovò davanti Alec con un sorriso sincero stampato sul volto.
Era il loro primo appuntamento, ma per lui era il primo appuntamento in assoluto.
Se avessero continuato a vedersi, Magnus avrebbe dovuto smetterla di pensare che Alec non sarebbe venuto agli appuntamenti e rassegnarsi al fatto che il suo ragazzo era un ritardatario cronico. Oh Dio. Aveva pensato a lui come al suo ragazzo.
Si distrasse da questi pensieri abbracciando con lo sguardo la figura del Nephilim e notò con stupore due cose.
Primo, si era sforzato un po' di più nell'abbigliamento: portava sempre i jeans, ma almeno sembravano nuovi –e puliti-, e al posto della solita t-shirt aveva un maglione blu che esaltava il medesimo colore degli occhi, a contrasto con i capelli corvini troppo lunghi che gli arrivavano fino al collo e che gli ricadevano sulla fronte in ciocche disordinate. E secondo, non aveva armi addosso, o almeno così gli sembrava.
A quel punto anche lui sorrise, le labbra scintillanti per il lucidalabbra.
«Sei pronto?» chiese Alec, ignorando il fatto che era in ritardo di 15 minuti e lo stregone decise di fargliela passare -per questa volta-.
«Certo.» Magnus si guardò intorno e poi disse: «Oh, un ultima cosa»
Slittò sul pavimento verso l'attaccapanni, per prendere una sciarpa azzurra e dei guanti a mezze dita gialli.
Alec lo guardava con la bocca socchiusa.
«Forse non ha mai visto più colori abbinati insieme» pensò Magnus e sottolineò nella sua mente la parola abbinati.
«Andiamo.» disse lo stregone.
«Dove?» chiese Alec sinceramente confuso, vedendo che Magnus non usciva dalla porta, bensì la chiudeva dietro le sue spalle.
«Andiamo a Central Park.» esordì lui, e sperò che l'espressione che si dipinse sul volto di Alec fosse di piacevole sorpresa.
«Tramite portale. Seguimi.» gli disse, porgendogli la mano, che dopo un attimo di esitazione Alec strinse. Lo stregone notò che era calda e sudata, probabilmente per l’ansia.
«Che dolce.» non poté impedirsi di pensare.
§

Non appena attraversarono la massa bluastra comparsa sulla parete dell'appartamento di Magnus, si ritrovarono in mezzo ad un prato verde.
In quel momento, lo stregone si pentì della sua scelta. Erano le sette di sera passate -il cielo cominciava a scurirsi- e forse non era il luogo più adatto per un primo appuntamento, ma grazie al largo sorriso che Alec gli rivolse, si sentì rincuorato.
«E' stata una bella idea.» disse il ragazzo ed era una delle prime frasi della serata. «E' tranquillo. E non c'è nessuno che...»
«Che ti conosca?» finì per lui Magnus.
Alec arrossì e balbettò: «Non è per te. Tu sei...fantastico.» abbassò lo sguardo. «Sono io.  Mi sento... non vorrei che qualcuno venisse a sapere ehm...» Lo stregone gli fece un cenno del capo per dire che aveva capito. «e lo dicesse ai miei genitori. Tutto qui.» concluse con un'alzata di spalle.
«Davvero mi trovi fantastico?» chiese Magnus, cambiando velocemente argomento. «Non che la cosa mi sorprenda, però, detto da un altro è piacevole.»
«Sì.» disse l'altro.
Lo sguardo e il sorriso di Magnus si addolcirono. «Anche tu lo sei, Alexander.»
«Oh... grazie.»
Si vedeva che non era abituato ai complimenti, ma a sentirsi sempre in secondo piano. Se fosse stato con lui, non sarebbe stato più così. Magnus gli avrebbe dato tutta l'attenzione che meritava. Voleva davvero che tutto andasse bene con Alec.
Anche se si conoscevano da poco, c’era qualcosa in quel ragazzo che lo spingeva ad essere attratto da lui, al punto di non volerlo più lasciare. Di proteggerlo, di non farlo soffrire, di fargli sapere che era importante.
«Beh...» disse, accorgendosi che gli teneva ancora la mano. Senza aggiungere altro, la strinse e lo portò all'ombra di una grande quercia, dove fece comparire una coperta a quadri sull'erba insieme a bevande e pietanze di tutti i tipi.
«Ta-dan!» esclamò Magnus soddisfatto.
«Wow» mormorò Alec, gli occhi che brillavano come quelli di un bambino al parco giochi.
«Forse non ha mai avuto a che fare con molti stregoni prima d'ora.» pensò Magnus inorgoglito e divertito da quella reazione.
Si sedettero e cominciarono a mangiare.
«Cos'è quello?» chiese Alec indicando un piatto di ceramica azzurro con un coperchio a forma di cono.
«E' un tajine.» rispose lui. Alec gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«Un piatto tipico marocchino a base di carne e verdure.» spiegò Magnus facendoglielo assaggiare imboccandolo direttamente con la forchetta.
Il ragazzo arrossì e aprì la bocca.
«Mi piace!» sentenziò alla fine riempiendosi un piattino. «Sei stato in...Marocco?» disse tra un boccone e l'altro.
«Sì.» la risposta sembrò secca persino alle sue stesse orecchie, ma non gli piaceva parlare della sua storia al primo appuntamento, nonostante Alec fosse presente quando aveva raccontato della morte di sua madre e del suo patrigno a Clary. Gli occhi gli si rabbuiarono per un secondo.
Alec se ne accorse e poggiò la mano sulla sua sorridendo. «Mi piace viaggiare. Ma non l'ho mai fatto.» disse, spostando l'attenzione su di se' e, sapendo quanto gli costasse, Magnus provò gratitudine nei suoi confronti. «Forse» aveva ripreso lui. «perché ho una paura un po' irrazionale degli arei. E' stupido lo so, che abbia paura di cose così comuni, dato che caccio demoni.»
«Io lo trovo adorabile.» disse Magnus sorridendo e guardandolo negli occhi, per una volta fissi nei suoi. «Tu sei adorabile.»
Alec arrossì, ma non abbassò lo sguardo, anzi, con un sorriso timido alzò una mano tremante e sfiorò il viso dello stregone.
«Si sta facendo tardi.» disse Magnus a malincuore.
«Non ho fretta.» disse Alec. «Se per te va bene restare un altro po' con me... sennò...»
«Mi va.» concluse in fretta l'altro.
«Sai individuare le costellazioni?» gli chiese il ragazzo. «Mia madre le mostrava a me e a Isabelle le sere d'estate quando eravamo piccoli.»
Detto questo, Alec si stese con il capo poggiato sulle gambe di Magnus e iniziò a illustrargli le costellazioni che conosceva.
«Quella è l'Orsa Maggiore. Le sue stelle formano il Grande Carro. Vedi?»
«Sì, sì.» mentì Magnus, troppo impegnato a guardare come la luce della luna si rifletteva negli occhi azzurri del Nephilim e gli illuminava la pelle chiara.
Quando Alec si accorse di avere il suo sguardo puntato addosso, sorrise imbarazzato con le guance ancora rosse e si rialzò, ritrovandosi con il viso a un centimetro di distanza da quello dello stregone.
Magnus appoggiò le labbra sulle sue, poi il contatto divenne più intenso. Alec gli allacciò le braccia dietro il collo, mentre quelle dello stregone stringevano la sua schiena e arrivavano all’orlo della maglietta.
«Non al primo appuntamento» si disse Magnus, e in cuor suo, nonostante gli costasse staccarsi da Alec, seppe che stava facendo la cosa giusta. Avrebbero avuto tempo per tutto. Quella volta voleva fare tutto per bene, non voleva mettergli pressione, ma renderlo consapevole della sua identità e dei suoi sentimenti.
Gli sfiorò di nuovo le labbra e poi si staccò, tenendo ancora tra le dita i suoi capelli.

§

Una volta -ri-attraversato il portale, i due sbucarono nell’appartamento di Magnus.
Lo stregone stava andando verso la cucina per prepararsi un caffè, quando sentì Alec chiedergli: «Possiamo rivederci?»
A Magnus batteva forte il cuore. Quel ragazzo voleva già rivederlo. Lo trattava come fosse un suo pari, non come il Nascosto o il mostro che molti lo consideravano, e che lui stesso si era considerato a lungo.
«Mi piacerebbe.»
L’aveva fatto. Aveva deciso di mettersi in gioco, perché dentro di se’ sentiva che era la cosa giusta, che Alec era quello giusto.
Lo raggiunse e lo strinse tra le braccia, baciandolo di nuovo.
Quando si staccarono, Alec aveva uno dei sorrisi più belli che avesse mai visto, capace di illuminare la notte che scendeva intorno a loro.
Gli diede appuntamento al venerdì seguente e lo salutò, anche se in quel momento, lasciarlo andare era l’ultima cosa che voleva fare.
 
Nota d’autrice:
Hola chicos! In questo capitolo ho raccontato il primo appuntamento di Magnus e Alec, ma vorrei fare un piccolo chiarimento: la Clare ne aveva già parlato nel decimo episodio delle Cronache di Magnus Bane. Quindi, piuttosto che riadattare il suo racconto sotto forma di fanfiction dal punto di vista di Alec, ho preferito inventarmene uno totalmente nuovo. Sin da qui si può vedere che sia Magnus che Alec iniziano chiaramente a provare qualcosa l’uno per l’altra, anche se Alec crede di essere ancora innamorato di Jace, per questo non riesce a lasciarsi andare completamente. Ma non vi preoccupate, lo farà nei prossimi capitoli, dove assisteremo ad un salto temporale: andremo direttamente al loro primo viaggio insieme, ma ci sarà anche qualche accenno allo “sviluppo” della loro storia. Non voglio anticiparvi troppo però. Scusate eventuali errori per le costellazioni, ma non me ne intendo molto. Però se avete qualche consiglio modifico :) Preferite i capitoli con un solo punto di vista o con entrambi?
Lasciatemi una recensione e fatemi sapere cosa ne pensate!
-spazio ringraziamenti-
Ringrazio come sempre i lettori silenziosi <3 e quelli che hanno messo la mia storia nelle ricordate/seguite/preferite <3
Ringrazio _black_rose_, stella13 e _Alien_ e Vampiretta98 che mi seguono dal primo capitolo e mi sento realizzata quando vedo le loro recensioni e che quello che scrivo piace a qualcuno. Grazie!! Continuate a seguirmi <3
Ringrazio la mia amica Enza, che legge tutti i capitoli anche se non appartiene al fandom <3
E di nuovo un ringraziamento va a Classof13, che mi ha consigliato di scrivere qualcosa di nuovo per questo capitolo, e devo dire che quello che è uscito fuori mi piace.
Alla prossimah,
Lu_

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Capitolo 4
*** Chapter 4: First Trip. ***


 



Chapter 4: First Trip.
 
“You’re my first so many things, Alec Lightwood.”
[Magnus Bane, City of Heavenly Fire]

 

Alec si vedeva con Magnus da un paio di mesi.
Quando era con lui era come se il mondo intorno a loro sparisse.
Lo ammetteva, all’inizio non era sicuro dei suoi sentimenti e si era buttato a capofitto in questa opportunità per dimenticare Jace.
Poi tutto era diventato serio e –giustamente- Magnus voleva delle risposte. Che dire, Alec era riuscito nel suo intento: aveva occhi solo per il suo stregone.
Ricordava ancora la prima volta che gli aveva detto che lo amava,erano circondati da un gruppo di demoni Ibis.
«Tu mi ami?»
«Stupido Nephilim, perchè sarei qui?»
Il suo coming out era stato memorabile.
Aveva scoperto di avere una sfacciataggine che associava più ai fratelli che a se’ stesso. A volte pensava che fosse stata un’altra persona a baciare Magnus quel giorno nella Sala degli Accordi.
Ricordava ancora come si sentì dopo averlo fatto: completo.
Come se una parte di lui gli fosse sempre mancata, il pezzo mancante di un puzzle.
«Ti amo.» Gli aveva sussurrato all’orecchio quando si era ripreso dallo stato di shock.

§

Quel giorno Magnus gli diede appuntamento da Taki’s, anche se lui non sapeva perché.
Stranamente arrivò in anticipo e occupò un tavolo.
Un ragazzo gli passò accanto e gli mostrò i canini con aria di sfida. «Vampiri» pensò Alec scocciato e si limitò a mostrargli lo scintillio del pugnale che teneva nascosto nella manica. L’altro gli si avvicinò ancora di più. 
«Se hai voglia di giocare...»
Stava per scoppiare una rissa, quando un’alta figura entrò nel locale. Tutti si girarono a guardarlo,non solo per l’alone di luce azzurrina intorno alle mani: indossava un pantalone attillato verde, una maglietta azzurra, un gilet rosa, in tinta con il colore delle scarpe.
Magnus.
Lo stregone si diresse verso Alec. «Possibile che voi Shadowhunters non resistete all’idea della morte?»
«Morte?» Ripetè il ragazzo. «Magari per lui.» Disse, indicando con il capo il vampiro, che corse fuori senza guardarli.
Alec sorrise soddisfatto con un luccichio negli occhi. «Non sarebbe stato capace di fronteggiare il Sommo Stregone di Brooklyn e uno Shadowhunter insieme.»
«Quanto sei bello.» disse Magnus sottovoce.
Alec si girò verso di lui, le guance leggermente rosse.
«L’ho detto ad alta voce?» chiese lo stregone.
Alec rise.
«Comunque» riprese poi  «Siamo qui per un motivo. Al nostro primo appuntamento mi dicesti che ti piaceva viaggiare, ricordi?»
Alec annuì, mentre ordinava qualcosa.
«Beh, ho pensato che magari potremmo fare un piccolo tour nelle città europee. Solo io e te. Ti piace l’idea?»
Alec quasi si strozzò con il caffè.
«Me lo stai davvero chiedendo?»
«Si?» Fece Magnus come se fosse ovvio, gli occhi da gatto speranzosi. «Potremmo vedere tante cose, ti porterei in un sacco di posti, oppure potremmo…»
Il Nephilim si sollevò dalla sedia per stampare un bacio sulle labbra dell’altro, seduto dal lato opposto del tavolo.
«Bel modo di farmi stare zitto.» Disse Magnus. «Parlerò di più.»
«Parli già abbastanza.» Rispose Alec addentando un muffin.
«E tu mangi troppo. Per questo russi di notte.» Ribattè Magnus togliendogli il dolce dalle mani. «Questo lo prendo io.»
«Non c’entra niente.» e ne ordinò un altro.
«Shadowhunters.» Sbottò Magnus. «Siete sempre così testardi.»
«Abituati.» disse Alec afferrando il muffin dalle mani della cameriera. 
Magnus gli rivolse un’occhiataccia ma sorrideva.
«Tornando al viaggio» disse il ragazzo mentre si puliva la bocca. «Cosa avresti programmato?»
«Hotel, ristoranti, attrazioni turistiche, musei…ho già selezionato qualche città, Madrid, Berlino, Firenze,…»
«Aggiungi alla lista anche Parigi, ho sempre sognato andarci. All’Istituto c’è mia madre, faccio un salto lì e le dico che partiamo per un paio di settimane, va bene?»
«Perfetto.» Disse Magnus mentre pagava il conto. «Alec, non provarci nemmeno.» Aggiunse quando vide che il ragazzo frugava nelle tasche consunte dei jeans. «In cambio, ti farai fare la valigia da me.»
«Preferisco pagare. Tieni le mani e i glitter giù dai miei vestiti, altrimenti io farò la tua valigia.»
« Per carità! Okay, okay, come non detto. Ci vediamo stasera a casa mia per decidere tutto. Fammi sapere che dicono i tuoi.»
«A dopo.» Disse Alec. Lo baciò di nuovo e si avviò verso casa.
                                                         
§
 
«Magnus! Sono io!»
Lo stregone aprì la porta e il ragazzo entrò. Il tavolo del salone -che era cambiato dall’ultima volta che Alec l’aveva visto- era sommerso di biglietti, guide turistiche e foto.
«Dovremo prendere un sacco di aerei…» osservò Alec.
«E non avrai paura?» (1) Lo prese in giro l’altro.
«Non se tu mi terrai la mano.» Rispose il ragazzo con un sorriso, ma in parte era vero. Quando Magnus gli era accanto sentiva che insieme avrebbero potuto superare qualunque cosa.
«Okay. Ma se poi sbagli volo e mi perdi, io ti avevo avvertito.»
«Io ti troverò sempre.» Disse Alec.
«Non sono uno che passa inosservato» Rispose Magnus con un sorriso e lo baciò.
Ci misero più o meno una settimana a programmare tutto e a fare le valigie –ognuna la sua ovviamente-.
L’ultima sera a New York passarono il tempo sul divano viola «Ma non era arancione prima?» Pensò il Nephilim. «La casa di Magnus è un mistero.» a guardare filmacci scadenti per ridere, la testa di Alec nell’incavo della spalla dello stregone e le loro mani che intrecciate. Si addormentarono così.
 
§
 
Quando i raggi del sole entrarono insistenti nell’appartamento di Magnus, il Nephilim aprì leggermente gli occhi e guardò l’orologio appeso alla parete. Il loro volo partiva tra 15 minuti.
«MAGNUS!» gridò, scuotendolo.
«Uhm…» si lamentò lui mentre si stropicciava gli occhi.
«Siamo in ritardo. Ieri ci siamo addormentati e ora rischiamo di perdere l’aereo.»
A quelle parole, finalmente, Magnus si alzò.
«Che bel risveglio.» commentò sarcastico. «Vado a vestirmi.»
Lo stregone corse in camera, mentre Alec andò a sciacquarsi il viso, si pettinò i capelli e cercò di sistemare la maglietta nera tutta spiegazzata che indossava sopra i soliti jeans. Tornò in salone e Magnus era lì, vestito di tutto punto –pantaloni arancioni, una canotta lilla, sulla quale mise poi un lungo cappotto viola-, i capelli perfettamente raccolti in delle punte con il glitter e una riga nera sugli occhi. A confronto, Alec sembrava un barbone che l’altro aveva appena raccolto dalla strada. Sospirò e raggiunse Magnus che stava aprendo un portale con accanto le loro valige.
Per miracolo, riuscirono a raggiungere l’aeroporto giusto in tempo per fiondarsi sul veicolo e alzarsi in volo.
 
§
 
Alec dovette ricredersi sul viaggio in aereo. Si potevano vedere film, mangiare, ed era molto più veloce di quanto si era immaginato.
La loro prima tappa fu Madrid, dove trascorsero un paio di giorni e ogni sera Magnus aveva un completo diverso, senza contare che aveva già riempito tutto l’armadio -con la valigia ancora piena- e si lamentava del “poco spazio”.
«Fa niente.» Aveva detto, e con uno schiocco delle dita aveva allargato il mobile. Si vestì addirittura da torero quando andarono a visitare il Prado(2). Il Nephilim iniziò a credere che la sua “valigia” fosse profonda quanto il Lago della Casa de Campo(3). Poi si recarono a Berlino, e Magnus non poté trattenersi dallo scrivere sullo storico muro della città: “The High Warlock of Brooklyn.” Con accanto il disegnino di un bacio. In seguito andarono a Firenze: videro i Giardini di Boboli, (4) e spettacoli a teatro –rigorosamente in italiano; Alec non capì granché-.
Una delle sue città preferite fu Parigi.
Visitarono MontMartre, il quartiere degli artisti, e il ragazzo mandò delle foto a Jace da far vedere a Clary. Ora loro due erano una sorta di amici. In fin dei conti, senza di lei non avrebbe conosciuto Magnus. Videro la Cattedrale di NotreDame, dalla quale dovettero immediatamente scappare non appena Magnus con uno schiocco di dita azionò le campane. Fecero una passeggiata nel Giardino du Luxembourg, mano nella mano, e per una volta Alec non si curò di tutti gli sguardi che aveva addosso. Fu costretto a mettersi degli occhiali da sole, anche per ripararsi dal luccichio che emanava Magnus con il suo gilet di Lustrini e i suoi occhiali glitterati che avevano delle strane lenti, con il riflesso di tutti i colori. Il Nephilim cominciò a dubitare che lo stregone li indossasse per il loro vero scopo.
«Ma ci vedi con quei cosi? »
«Certo. E anche se non vedessi, completano il mio look.»
La tesi di Alec fu confermata quando due secondi dopo Magnus investì in pieno un contenitore dell’immondizia.
Il ragazzo gettò la testa all’indietro e scoppiò a ridere. «Menomale che completano il tuo look.»
Nei giorni successivi, lo stregone non li indossò più, ma Alec, appena vedeva un contenitore dell’immondizia gli diceva: «Fai attenzione.» con la voce che usa una madre con il suo bambino di cinque anni.
«Se non la finisci ti chiudo la bocca con la magia, Lightwood.»
«Siamo arrivati alle minacce, Bane?»
A Magnus non piaceva essere preso in giro, si girò verso Alec con un sorriso sornione e agitò le dita, lasciando uscire delle scintille.
«Scherzavo, scherzavo.» e gli diede un bacio.
«Uhm. Dovrai fare di più.»
Fu una giornata piena di baci.
La parte meno bella del viaggio, fu seguire Magnus in tutti i negozi più improbabili degli Champs Elysées. Lui aspettava fuori e lo stregone usciva ogni volta con minimo tre buste che gli lasciava in mano mentre entrava nelle boutique successive.
«E’ cattiva educazione entrare in un negozio con le buste di un altro.»
Alec si limitò a sbuffare.
Ogni sera che tornavano in hotel, l’armadio era sempre più grande e più pieno. Ora ce n’erano addirittura due. Il Nephilim dormiva circondato dai glitter, tanto che se li ritrovava anche sui suoi vestiti. Della camera però non poteva lamentarsi, perché era spettacolare, soprattutto per la vista: dal balconcino si vedeva la Torre Eiffel che s’innalzava di fronte a loro.
Fu quella l’ultima cosa che andarono a visitare, nella sera più bella di tutto il viaggio.


 
Note:
1. Riferimento al capitolo precedente, in cui Alec confessa di aver paura dell'aereo. 
 2. Museo d’arte di Madrid.
 3. Lago in provincia di Madrid.
 4. Parco storico di Firenze. 
 
Nota d’autrice:
Ciao!! Ci ho messo un secolo a scrivere questo capitolo perché per convincermi che non faceva totalmente schifo ho dovuto rileggerlo più e più volte. Spero che vi piaccia! So di avere un po’ stravolto il viaggio rispetto a com’era descritto nel libro, ma dovevo adattarlo alla storia. Ho fatto finire così il capitolo, perché la descrizione de “la sera più bella di tutto il viaggio” è un’altra storia e merita un capitolo tutto suo. Come vedete ho cambiato la grafica. Mi è venuta l'ispirazione ed ecco qua. Non so se sarà questo o il prossimo, l’ultimo capitolo prima della mia partenza. Tornerò più o meno a metà agosto e poi ripartirò per tornare definitivamente a settembre.
-spazio ringraziamenti-
Ringrazio tutti i lettori silenziosi <3 e le persone che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, continuate così! <3
Ringrazio _black_rose_, Vampiretta89, _Alien_ e Stella13 che recensiscono tutti i capitoli e alle quali mando un grande bacio :3 continuate a leggere <3
Ringrazio Enza e Classof13 per i consigli <3
A presto, e ricordate: W MALEC!
Lu_

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Capitolo 5
*** Chapter 5: First Time. ***






Chapter 5: Fist Time.

“You’re my first so many things, Alec Lightwood.”
[Magnus Bane, City of Heavenly Fire]


Nota: fate partire questa canzone, quando Magnus accende la radio.
 
La sera che ad Alec piacque di più fu decisamente l’ultima a Parigi.
Lui e Magnus avevano lasciato l’attrazione più bella per ultima, la Torre Eiffel. Il primo era in jeans come al solito, lo stregone invece sfoggiava uno dei suoi completi a tema: un maglione a righe da marinaio, pantaloni di pelle e un basco.
Salirono sino in cima, da dove potevano guardare la città dall’alto.
«E’ bellissimo.» mormorò il Nephilim, l’altro sorrise e gli prese la mano.
«Sai,» cominciò Magnus. «Non avrei mai pensato che mi sarei innamorato di uno Shadowhunter. E’ una delle dieci cose più assurde della mia vita, ma anche la più bella.»
Alec si girò verso di lui, e per una volta non era arrossito. I suoi occhi brillavano ed erano più azzurri che mai, a contrasto con la pelle candida. Sembravano due zaffiri incastonati nel marmo. Una folata di   vento scompigliò i capelli del ragazzo, che gli ricaddero sulla fronte. Magnus li scostò amorevolmente e gli diede un bacio dolce e leggero.
Cercava di non spingersi mai troppo oltre con Alec, perché sapeva che sarebbe stata la sua prima volta, e voleva che lui si sentisse a suo agio, che fosse pronto. Voleva aspettare. Se lo ripeteva sempre in testa, ma poi arrivavano momenti come questi, in cui Alec stava a guardare la città con aria meravigliata e felice, con uno dei suoi rari veri sorrisi. La maglietta aderente metteva in risalto gli splendidi pettorali. Lo voleva tutto per se'. A distoglierlo dai tali pensieri, fu proprio il loro soggetto.
«Si vede anche il fiume da qui!» esclamò Alec. «Ci sono delle barche.»
«Ti andrebbe di fare un giro?»
«Sì.»
 
§
 
«Signore, potrebbe farci fare un giro da soli?» chiese Magnus in francese al proprietario di una piccola barchetta. Lui parlava tutte le lingue, cosa davvero utile dato che Alec sapeva solo l’inglese, il latino e il greco, che in quella occasione erano praticamente inutili.
La barca rossa e lunga traballò leggermente quando Alec vi mise piede. Il viaggio però fu piacevole. Lui e Magnus erano seduti sulle imbottiture rosse dei “sedili” uno di fronte all’altro, per bilanciare il peso, mentre il comandante li guidava attraverso il fiume, sotto i ponti, illustrando i palazzi intorno a loro.
«Ti piace?» gli chiese lo stregone.
«Lo adoro. Mi piacciono il mare e le barche. E mi piace stare qui con te.»
Magnus gli prese la mano. «Chi l’avrebbe mai detto che non avresti sentito la mancanza dei demoni? Posso farne apparire uno se sei in crisi d’astinenza.»
Alec rise. «No grazie, sono apposto così.» girò la testa per guardare l’edificio che la guida indicava, anche se non capiva cosa diceva. Guardò in basso, verso l’acqua azzurrina-verde e con la mano a coppa ne prese un po’ e la schizzò sul volto di Magnus, che reagì con un grido per la sorpresa.
Gli occhi da gatto guizzarono da lui all’acqua. Schioccò le dita e una massa d’acqua grande quanto una palla da calcio si abbatté su Alec. «Non vale così!» protestò lui, asciugandosi la faccia con la manica del giubbotto.
«Hai cominciato tu.» si giustificò lo stregone con un’alzata di spalle.
«E’ la guerra che vuoi?» Alec riempì entrambe le mani d’acqua fissando Magnus con un sorriso di sfida. In risposta, Magnus fermò con la magia la barca –e il povero conduttore- sotto un ponte.
«Shadowhunter minaccioso.» disse, proprio mentre Alec gli gettò addosso più acqua possibile. Aveva la maglietta bagnata, e sembrava una seconda pelle tanto che gli aderiva. Era così sexy. A volte Alec voleva di più dei semplici baci e del dormire insieme, ma aveva paura di non essere all’altezza e di deludere l’altro. Magnus lo bloccò afferrandogli i polsi e lo tirò verso di se’. Premette le sue labbra su quelle dell’altro, e Alec sentì il sapore salato dell’acqua che scendeva sul volto dello stregone. Sorrise contro la sua bocca baciandolo ancora.
«Ti amo.» gli disse quando Magnus fece ripartire l’imbarcazione.
 
§
 
Tornarono all’hotel subito dopo il giro in barca, praticamente fradici.
Non appena varcarono la soglia della camera, Alec si sfilò la maglietta con un rapito gesto, rimanendo a petto nudo. Magnus fece uno sforzo eroico per evitare di saltargli addosso e si tolse il maglione a sua volta. Il Nephilim notò che portava un pantalone a vita bassa, e quando alzava le braccia, questo scendeva pericolosamente, mostrando la V inguinale.
«Guarda qua.» disse lo stregone sventolandogli davanti la sua maglietta fradicia. «ERA FIRMATA!»
«Con tutte quelle che hai comprato ieri nei negozi degli Champs Elysées, non ne sentirai la mancanza.»
Magnus fece una finta faccia indignata e si allontanò con grandi falcate verso la camera da letto. Alec lo seguì.
Provò a chiamarlo, ma lui non rispondeva. Stava facendo la parte dell’offeso. Era davanti all’armadio. Alec lo prese per le spalle e lo girò, in modo che non guardasse i suoi numerosi vestiti, ma il suo volto.
A quel punto, lo baciò.
«Mi sono fatto perdonare?» chiese il ragazzo, quando si staccarono,guardandolo con gli occhi da cucciolo che facevano sciogliere Magnus.
«Mmh…non ancora.» rispose Magnus premendo più forte le labbra sulle sue. Il bacio prese lentamente fuoco. Alec dischiuse le labbra e le loro lingue iniziarono a danzare insieme nelle loro bocche. Lo stregone afferrò l’altro da sotto le cosce, e il Nephilim strinse le gambe muscolose intorno al suo bacino, mentre Magnus lo spingeva contro il muro. Ora Alec si trovava schiacciato tra la parete e il suo ragazzo, -non che la cosa gli dispiacesse- e mentre i loro corpi aderivano sempre di più, lui sentiva l’eccitazione scorrergli nelle vene, non senza però un pizzico di paura. Magnus iniziò a scendere con le mani dal suo petto fino al bordo dei jeans e Alec si irrigidì per un momento. L’esitazione non sfuggì però all’altro che si staccò immediatamente da lui rimettendolo a terra.
«Mi sono fatto prendere la mano.» disse, passandosi una mano tra i capelli. «Non voglio forzarti. Se non vuoi…»
«Magnus.» lo chiamò il Nephilim con voce ferma, nonostante le sue mani tremassero. «Io ti amo. E’ solo che non voglio deluderti. Non voglio non essere alle tue aspettative…»
«Hei, hei.» lo stregone lo costrinse a guardarlo in faccia sollevandogli il mento con due dita. «Sarà perfetto perché sarò con te.»
Alec gli rivolse un sorriso commosso, prima di tornare a baciarlo.
«Aspetta.» disse l’altro tra i baci. «Fammi preparare un po’ di atmosfera. Questa è la città dell’amore.»
Con uno schiocco di dita, Magnus fece apparire delle candele al profumo di sandalo, che illuminavano la stanza buia di luce soffusa, nonostante gli occhi dello stregone brillassero anche al buio. Fece partire poi una canzone: “Glitter in the air”.
Alec sorrise. «Questa rappresenta bene Magnus.» Ma quando la musica partì, si rese conto che era anche un po’ la loro storia.

Have you ever fed a lover with just your hands? 
Close your eyes and trust it, just trust it 
Have you ever thrown a fist full of glitter in the air? 
Have you ever looked fear in the face 
And said I just don't care 
 
Lo stregone gli prese i fianchi e cominciarono a ballare, fino ad arrivare al bordo del letto. Magnus lo spinse sul materasso e si sedette a cavalcioni su di lui. Premette forte le sue labbra su quelle di Alec, come se volesse imprimere nella sua mente la loro consistenza e il loro sapore. Con una scia di baci arrivò sino al collo, dove gli lasciò un segno viola.

There you are, sitting in the garden 
Clutching my coffee, 
Calling me sugar 
You called me sugar 

«Scusa.» mormorò, sorridendo sulla sua pelle. Le mani del Nephilim si strinsero sulla sue schiena, mentre quelle di Magnus ripassavano le linee accennate dei suoi pettorali, soffermandosi sulle cicatrici –che a suo parere lo rendevano ancora più bello- e sui segni bianchi delle rune più vecchie. Sotto la luce delle candele, la pelle di Alec sembrava più pallida del solito, e faceva risaltare magnificamente i capelli corvini e i marchi neri che spiccavano sul torace. Ben presto sparirono anche i loro pantaloni e i due scivolarono sotto le coperte in un vortice di passione.

Have you ever wished for an endless night? 
Laugh so the moon and the stars and pulled that rope tight 

§
 
«Ti amo.» disse Magnus, ma Alec si era addormentato.
Erano sotto le coperte, più vicini che mai e si riscaldavano con il calore del corpo dell’altro. Il Nephilim gli teneva la mano ed era accoccolato accanto a lui. Lo guardò. Vide un meraviglioso ragazzo. Un ragazzo che gli aveva dato tutto, per primo e più importante, il suo amore. Un ragazzo che arrossiva solo se lo guardava. Un ragazzo che amava e che lo amava. Ora ne era certo. Non avrebbe perso Alexander Lightwood. Proprio mentre si chinava per baciarlo, il cellulare del suo fidanzato vibrò. Magnus lo prese dal comodino. Un messaggio.
Maryse. Si ricordò della prima volta che l’aveva vista. Lei e gli altri del Circolo, compreso Luke, erano nella tana di una famiglia di lupi mannari per ucciderli, cuccioli compresi.
— Io mi batto per un mondo migliore, per me e per mio figlio — disse la donna di nome Maryse.
— E io non ho alcun interesse per il mondo che vuoi tu — ribatté Magnus. — O che vuole il tuo moccioso sicuramente ripugnante, se me lo consenti.
A quel punto Robert aveva cercato di ucciderlo con un pugnale.

Rise, all’idea che adesso quel moccioso era nel letto accanto a lui.
Un moccioso che amava.
Lesse il messaggio:
“Alexander, c’è un’emergenza a New York. Vampiri, assassinii… Tu e Magnus dovete tornare al più presto. Abbiamo bisogno di voi.”
Di voi.
Alec si svegliò in quel momento. Si stropicciò gli occhi. «Che fai col mio telefono?»
«Dobbiamo tornare a New York il prima possibile, ci sono problemi. Questa sarà la nostra ultima notte.» disse Magnus con un tono malinconico.
«Beh,» rispose l’altro. «Allora rendiamolo memorabile.» e ritirò lo stregone sopra di se'.

Have you ever held your breathe and asked yourself will it ever get better than tonight?

La Torre Eiffel alle spalle di Alec scintillava attraverso la finestra nel buio della sera, proprio come gli occhi dei due innamorati, ricolmi di felicità.
 
 Traduzione dei versi della canzone:
Hai mai dato da mangiare alla persona 
che ami con le tue stesse mani? 
Chiuso gli occhi e avuto fiducia, 
Semplicemente avuto fiducia? 
Hai mai lanciato per aria una manciata di brillantini? 
Hai mai visto la paura faccia a faccia 
e detto "non m’interessa"? 
(...)
Eccoti, seduto in giardino 
che tieni il mio caffè e mi chiami dolcezza. 
Mi hai chiamata dolcezza. 
(...)
Hai mai desiderato che una notte non finisse mai? 
Preso al lazo la luna e le stelle e stretto forte la corda? 
Hai mai trattenuto il respiro chiedendoti 
se sarà mai meglio di stanotte?

In italiano non rende, sorry cwc

 
Nota d’autrice:
Chiedo umilmente perdono. Non sono brava a descrivere scene “hot”, diciamo. Per questo ho preferito solo accennare, perché era la loro prima volta e non descriverla mi sembrava più dolce e poi ognuno può immaginarla come vuole. Spero che nonostante questo il capitolo vi sia piaciuto, perché è l’ultimo prima della mia partenza. Tornerò il 17 e pubblicherò di nuovo verso quella data –cosa non troppo allegra, visto che sapete tutti cosa succederà dopo-. Guarda caso poi, vado proprio a Parigi*-* Il primo incontro di Magnus e Maryse l'ho preso dal nono racconto de "Le Croncache di Magnus Bane".
Auguro buone vacanze anche a voi, tanti baci!
-spazio ringraziamenti-
Ringrazio i lettori silenziosi <3 quelli che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite <3
Ringrazio _Alien_, _black_rose_, Stella13, Vampiretta98 e Ari YoungStairs per le recensioni dello scorso capitolo che mi hanno fatto piacere da morire <3 e spero di trovarle anche a questo <3
Alla prossima,
Lu_

 

 

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Capitolo 6
*** Chapter 6: First break-up part 1. ***




Chapter 6: First break-up
part 1.



 
-1 Novembre-
 
«Certo che ti amo. Più di quanto pensassi. Ma questo non cambia niente, è finita comunque.»
Le parole di Magnus risuonavano nella sua testa e sembravano non voler smettere. Mentre saliva le scale diretto verso l'appartamento dello stregone, per portare via le sue cose, si accorse di avere il volto bagnato, probabilmente aveva continuato a piangere anche per strada.
Il Cacciatore non avrebbe mai pensato che sarebbe finita così. Non avrebbe mai dovuto incontrare nemmeno una volta Camille, ma era così curioso del passato di Magnus e non sapendone niente aveva pensato che lo stregone non lo amasse abbastanza da dirglielo. Voleva dare tutta la colpa a Camille -aveva addirittura pensato che sarebbe dovuto, e avrebbe voluto, essere stato lui ad ucciderla e non Maureen- ma anche lui doveva prendersi la sua parte di responsabilità.
Aprì la porta e vide la casa come se la ricordava: il divano e la poltrona verde nel salone erano di fronte al cammino spento, nonostante fosse una giornata piuttosto fredda per Novembre; nella cucina c’erano un tavolo vittoriano ed eleganti sedie di tessuto. Infine, entrò nella stanza di Magnus: il letto con le coperte dorate dove avevano dormito insieme, il comò, che Alec cominciò a svuotare dei suoi vestiti, ficcandoli nel borsone, il più velocemente possibile, per impedirsi di restare troppo in quella stanza piena di ricordi. Prese il suo spazzolino dal bagno e lasciò cadere le chiavi sul tavolo, con un rumore metallico, come gli aveva chiesto Magnus. Alec si guardò intorno per l'ultima volta, con le lacrime agli occhi, stringendo le mani a pugno e conficcando le unghie nei palmi fino a lasciarci dei segni. Poi si rese conto di indossare una sciarpa che non gli apparteneva e la lasciò sull'appendiabiti all'ingresso. Uscì e sbatté la porta alle sue spalle senza guardarsi indietro.

Arrivò all'Istituto poco dopo, ma non ce la faceva ad entrare.
«Non voglio mai più vederti.»
«no, no...Magnus io ti amo.» sussurrò, come se lo stregone fosse lì e potesse sentirlo. Si sedette sui gradini gelidi davanti alla sua casa e si prese la testa tra le mani, mentre le lacrime che gli solcavano il volto cadevano davanti ai suoi piedi come pioggia leggera.
Alec sentì il rumore del portone che si apriva e si affrettò a ricomporsi, ma la persona appena uscita lo bloccò.
«Alec, va tutto bene, sono io.» Alec si rilassò. Sua sorella era la persona che forse lo conosceva meglio, sapeva i suoi segreti e li manteneva. Isabelle gli si sedette accanto e gli mise una coperta sulle spalle. Il Cacciatore avvertì solo in quel momento il freddo sulle braccia nude -aveva ancora le mezze maniche-, coperte subito dopo dalla lana soffice.
«Ti ho visto dalla finestra e sono scesa.» Isabelle sospirò di fronte al silenzio del fratello. «Ti va di dirmi che è successo?»
Alec fece un respiro profondo e raccontò tutto d'un fiato gli incontri con Camille, il passato di Magnus, la sua proposta. «Poi Magnus lo ha scoperto e ha detto che non vuole vedere mai più ne me ne voi. Torno dal suo appartamento, sono andato a prendere le mie cose.» concluse Alec con un singhiozzo. Dire quelle cose ad alta voce era un'arma a doppio taglio: lo faceva star bene sfogarsi con qualcuno, ma era anche la conferma che era accaduto davvero.
«Oh, Alec...» Isabelle aveva gli occhi lucidi: non lo aveva mai visto così distrutto. Suo fratello amava davvero Magnus, lo sapeva, e lei sarebbe potuta andare benissimo a dirglielo. E sapeva anche che lo stregone provava gli stessi sentimenti.
E ora eccoli qui, pensò Isabelle, a soffrire entrambi solo perché non riescono ad ammettere che hanno ancora bisogno l'uno dell'altro. L'amore può essere pericoloso, si disse. Poi tornò a rivolgersi ad Alec.
«Si sistemerà tutto, vedrai.» Isabelle accarezzava amorevolmente la schiena del fratello. «Due persone che si amano non riescono a stare lontano troppo a lungo.» Alec alzò la testa e la guardò: lei gli rivolse un sorriso rincuorante. «Grazie.» La sorella lo abbracciò. «Vieni, andiamo dentro.»
«Izzy» disse il Cacciatore in tono supplichevole. «Distrai Jace mente salgo, non voglio che mi veda così»
«D'accordo» Alec raggiunse la sua camera senza incontrare nessuno. Entrò e chiuse la porta a chiave; si gettò sul letto on l’intenzione di rimanerci per molto tempo.
Purtroppo non fu possibile, perché Jace disegnò una runa di apertura sul legno dall’altra parte ed entrò.
Vi immaginerete la scena: Alec con gli occhi arrossati con le lacrime che ancora gli scendevano sul volto, arrotolato tra le coperte e Jace con una nuova spada e un sorriso stampato in volto che lentamente si trasformava in un'espressione interrogativa.
«Alec, tutto bene?»
«Sì, certo» disse asciugandosi velocemente gli occhi, ma Jace se ne accorse.
«Non è vero. Sentivo qualcosa, qui» disse, indicando la runa parabatai «pensavo di tirarti su portandoti a cacciare con questa nuova spada» gli sventolò l'arma scintillante davanti alla faccia. «Non sono dell'umore» rispose Alec riaffondando la testa nel cuscino. «Okay. Ora mi siedo qui, e tu mi dici perché stai così.»
Alec sbuffò e protestò, ma Jace era un gran testardo e non ci fu niente da fare. Isabelle, come le aveva chiesto, non aveva detto nulla al ragazzo, e ad Alec toccò raccontare la storia di nuovo.
«Fratello mi dispiace tanto.» disse semplicemente Jace quando Alec ebbe finito il suo racconto. «Però si sistemerà tutto.»
L'altro sospirò, perché tutto gli dicevano la stessa cosa? «Intanto però, non puoi stare qui ad abbatterti. Vieni su, alzati!»
«No» si lamentò Alec. «Voglio restare qui. Vai via ti prego»
Purtroppo per Jace, anche Alec era testardo, e lui alla fine dovette cedere.
Alec sprofondò in un sonno agitato, senza avere accanto Magnus che lo confortasse.
 
-29 Novembre-
 
I giorni passavano, ma Alec non se ne accorgeva nemmeno.
Passava tutto il suo tempo sul letto, non voleva vedere nessuno e accettava di far entrare sua sorella e Jace solo per portargli qualcosa da mangiare, che poi finiva sul comodino o sotto il letto.
Usciva di notte, quando nessuno lo vedeva e andava a cacciare demoni, li uccideva uno per uno, con rabbia, per sfogare tutto quello che aveva dentro e che altrimenti rischiava di farlo esplodere.
Una di quelle sere, stava scivolando fuori dalla finestra, quando una voce alle sue spalle lo fece sussultare.
«Per L'Angelo, cosa credi di fare?» Era Jace.
«Niente. Avevo caldo e volevo aprire la finestra.» Alec sapeva di non essere per niente bravo a mentire. Jace stava per iniziare una ramanzina, ma si accorse del colorito ancor più pallido del solito del parabatai. «Stai bene?»
Ma il ragazzo rispose con un'altra domanda, non aveva intenzione di ammettere quanto stava male. «Perché sei qui?»
«Sentivo un dolore alla runa parabatai. Ho pensato fossi ferito. Ti vedo uscire tutte le notti. Ieri ti ho seguito. So cosa fai. Alec, non ti andrebbe di parlarne? Sarebbe un modo migliore per sfogarsi.»
Il ragazzo sospirò, mentre Jace gli si avvicinava e con una mano gli teneva la spalla, mentre con l'altra chiudeva la finestra.
Alec si sedette sul letto, l’altro di fronte a lui a gambe incrociate sul pavimento. «Il dolore è interiore, non fisico.» spiegò il moro e la tensione sul volto di Jace si affievolì «Su, dimmi cosa provi.»
Il Cacciatore chiuse gli occhi. Inizialmente c'era solo il buio, poi il volto di Magnus che lo lasciava. Alec riaprì gli occhi con un nodo in gola. Deglutì, e parlò. «Mi sento come se mi avessero strappato via il cuore. Come se un pezzo della mia anima mi fosse stato portato via. Non riesco a mangiare o a dormire, quando chiudo gli occhi sogno solo quel giorno, quel maledetto giorno in cui tutto il mio mondo è crollato e la mia felicità si è distrutta. Capisci? La associavo a lui. E lui non c'è più.» faceva attenzione a non pronunciare mai il nome dello stregone. Jace aspettò finché Alec non finì di piangere, il corpo scosso dai singhiozzi. «Alec. Farò tutto quello che posso per farvi tornare insieme. Andrò da Magnus domani stesso.»
L'altro lo guardò con gli occhi arrossati e lucidi. «Da-davvero?»
«Tu sei il mio parabatai, mio fratello. Non c'è niente che non farei per te. Voglio solo vederti felice. Morirei senza di te. Morirei vedendoti sempre così.»
Alec gli rivolse un sorriso commosso e lo abbracciò. Jace gli sorrise affettuosamente. «Adesso basta però, altrimenti Magnus sarà geloso.» scherzò, tornando il solito Jace.
Alec gli lanciò un biscotto preso dal comodino. «Ahia! Li ha fatti Isabelle, sono duri come pietre.»
Il ragazzo rise, e poi Jace tornò nella sua stanza, mentre Alec si stendeva sul letto, con il cuore un po’ più leggero.
 
Nota d'autrice:
Lo so, questo capitolo è brevissimo. Chiedo scusa. Ho aggiornato il prima possibile, di ritorno da Londra. Tuttavia mi è piaciuto scrivere questo capitolo perché amo il rapporto Izzy-Alec-Jace, e non potevo non mettercelo. Spero vi sia piaciuto^^ Ah, se volete dare un’occhiata, ho iniziato una nuova storia Malec, “D’amore e di morte” :3
-spazio ringraziamenti-
Ringrazio i lettori silenziosi <3 e tutti quelli che mettono/hanno messo/metteranno la storia tra le preferite/ricordate/seguite <3
Ringrazio _black_rose_, Stella13, Vampiretta98, Ari Youngstairs e LittleHarmony13 per le recensioni che mi spingono a continuare <3 e tutti quelli che recensiranno anche questo capitolo <3
Lu_

Ps. A breve cambierò nome in _Fire_, ma sarò sempre io, quindi continuate a seguirmi! :3
 


 

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Capitolo 7
*** Chapter 7: First break-up part 2. ***


 

Chapter 7: First break-up
Part 2
 
 
-1 Novembre-
 
Quella sera Magnus tornò a casa tardi, stremato, sperando di sentire l'odore familiare del caffè che gli preparava Alec.
«Oh.» si rese conto che il Cacciatore non sarebbe stato lì, ne’ ora, ne’ mai, perché lui l'aveva lasciato.
Magnus sapeva che Alec aveva agito solo per amore, ma il fatto che non gliene avesse parlato e che avesse agito alle sue spalle -con Camille per giunta- l'aveva profondamente ferito. E poi non era pronto a svelare i suoi segreti, non perché non lo amasse abbastanza, ma perché lo amava troppo.
Il ragazzo avrebbe continuato a stare con il sapendo il suo passato? Magnus girò la chiave nella serratura ed entrò nell'appartamento. Aveva detto ad Alec di portar via le sue cose, e lui l'aveva fatto.
I cassetti erano vuoti, e le chiavi d'argento risplendevano sul tavolo. Magnus appoggiò il cappotto color melanzana sull'appendiabiti e qualcosa cadde ai suoi piedi: una sciarpa.
La riconobbe all'istante. Era la sciarpa azzurra che indossava al loro primo appuntamento, poi l'aveva regalata ad Alec.
«Si abbina con i tuoi occhi» gli aveva detto. La raccolse e si accorse che stava piangendo. Si premette la sciarpa contro il viso, come per voler trattenere le lacrime, che però inondarono il tessuto azzurrino. Profumava ancora di lui. Per Lilith se gli mancava.
Se la mise al collo, incapace di buttarla via -anche se avrebbe dovuto farlo-, illudendosi di avere ancora Alec seduto accanto a lui, sul divano giallo canarino, che gli accarezzava il viso.
Desiderava vederlo. Ma non doveva cedere. Aveva avuto la forza di lasciarlo, e ora doveva avere la forza di non tornare da lui. Si ripeteva che lo faceva per il suo bene.
Ma forse, la cosa che avrebbe fatto bene a entrambi era stare insieme.

-19 Novembre-
 
Magnus stava guardando Titanic per la 20esima volta, e si accorse di star piangendo più che per il film -che era appena iniziato- perché gli mancava Alec. Lo costringeva sempre a vederlo con lui per consolarlo quando piangeva.
Gli squillò il cellulare; lo prese e rispose.
«Chi chiama il Sommo Stregone di Brooklyn?»
«Hei Mag, sono Catarina.»
Catarina Loss era una dei suoi più cari e fidati amici.
«Ciao.»
«Allora è vero.»
«Cosa?»
«Hai una voce così triste, tesoro. Mi dispiace.»
Magnus capì che parlava di Alec, infatti...
«Ho saputo che hai rotto con il giovane Lightwood. Sembravate così felici e innamorati! Perché l'hai fatto? Scommetto che la sei distrutto. Ti va che passi con un po' di gelato? I mondani dicono che aiuti quando si affronta una rottura.»
Magnus si ricompose e cercò di acquistare un tono più pimpante. «No grazie, preferisco raggiungere il mio amico che mi aspetta in camera da letto. Ho già dimenticato Alec come puoi vedere.»
«Non è vero. Stai guardando Titanic e pensi a lui, ci scommetto!» «Sei fuori casa mia? Come osi stalkerare il Sommo Stregone di Brooklyn?» almeno non aveva perso il suo umorismo, ma Catarina non rise.
«Fai il serio per una volta.»
Magnus sbuffò. «Catarina, suvvia, ho ottocento anni, mi passerà. Era una relazione come un'altra…» cercò di sembrare disinvolto, ma quella affermazione sembrava falsa alle sue stesse orecchie. Era bravo a mentire, ma a pronunciare quelle parole sentì che stava facendo un torto ad Alec e anche a se stesso. Quella col Cacciatore era una, anzi la relazione più belle che avesse mai avuto, la più sincera, la più vera, quella che avrebbe voluto durasse per sempre. «Magnus, ti conosco da moltissimo tempo, questa è una bugia. Tu lo amavi, anzi, lo ami ancora! Ma sei troppo codardo per ammetterlo a te stesso e a quel povero ragazzo che ti ama più di quanto chiunque altro abbia mai fatto.»
Quelle parole ferirono Magnus come una freccia nel cuore. Sorrise. Aveva pensato a una freccia perché Alec le usava. Capì che quella frase era così dolorosa perché era vera. Ma non avrebbe mostrato la sua debolezza. Si mise sulla difensiva.
«Non ho intenzione di accettare critiche da te, che non stai con nessuno da anni, e ti occupi solo di curare quei mondani malaticci!» Catarina all'inizio non disse niente, sconvolta dalla freddezza con cui Magnus le aveva parlato, e lo stesso stregone si pentì di ciò che aveva detto. Ma l'amica era troppo buona.
«Sei sconvolto, è per questo che dici così. Per questo non mi arrabbierò. La mia proposta è ancora valida.»
«Davvero, sto bene. Mi faccio un bagno al sandalo e vado a dormire.»
«D'accordo. Se vuoi parlare, io ci sono.»
«Lo so, grazie.» E riattaccò.

-29 Novembre-

Magnus aveva disdetto tutti gli appuntamenti con i clienti.
Voleva solo starsene seduto sul letto o sul divano. Lui, sempre così allegro e in compagnia, voleva solo stare solo.
Chairman Meow brontolava ai suoi piedi: in quei giorni era sempre scontroso, graffiava le tende, e talvolta persino il padrone. Magnus sospettava che anche lui sentisse la mancanza di Alec. Il Cacciatore gli piaceva, lo coccolava sempre, mentre lo stregone, quando c'era lui, si dimenticava completamente del povero gatto.
Quando si guardava allo specchio, non si riconosceva neanche più.
I capelli erano flosci, gli occhi rossi, cupi, con grandi occhiaie violacee, dato che non dormiva a causa degli incubi; le unghie erano mangiucchiate e lo smalto scorticato, il suo look sempre alla moda era ridotto a una canottiera "bianca" sporca di salsa di pizza e un pantalone di tuta grigio.
 
Più tardi, suonò il campanello. Magnus sbuffò e si alzò dal divano per aprire la porta.
Sulla soglia c'era Jace.
Aveva i capelli biondi attaccati alla fronte per il sudore, gli occhi sbarrati e rossi, con delle occhiaie simili alle sue ed infine aveva la camicia e le mani bagnate di sangue.
«Per Lilith, che hai combinato?» disse, facendogli cenno di entrare. Ma il ragazzo restò fermo al suo posto. «Non è sangue mio.»
«Non mi interessa chi hai ucciso...» ripose lo stregone, ma Jace lo interruppe. «É di Alec.»
Per Magnus, il mondo in quel momento si fermò, così come il suo cuore. Si riprese dallo shock dopo qualche minuto.
«Che cosa gli hai fatto?»
«Io?» Jace fece un ghigno ed emise un verso simile a una risata. «É colpa tua.»
Magnus sgranò gli occhi. «Mia?»
Jace come conferma, lo colpì al naso.
Lo stregone lo scagliò contro la parete. «Dimmi cosa gli è successo! Cosa è successo al mio Alec?»
«Non è più tuo!» anche Jace gridava. «Tu l'hai lasciato...e ora...» La magia cessò e il ragazzo cadde in ginocchio piangendo.
«SPIEGAMI. Veloce!»
«Non c'è niente da spiegare.» la voce di Jace tremava tra i singhiozzi, poi alzò lo sguardo di Magnus, e lesse la domanda inespressa nei suoi occhi, che si spensero non appena rispose.
«Alec è morto.»
 
Nota d'autrice:
Lo so, sono sadica a far finire il capitolo in questo modo e ancora di più a dirvi che aggiornerò tra una settimana perché domani parto. Chiedo scusa. Non odiatemi. Ditemi cosa pensate/vorreste che succederà in una recensione. Ho inserito Catarina perchè è una delle più vecchie e care amiche di Magnus, come viene detto anche nelle Cronache di Magnus Bane. Eeee, niente, spero che il capitolo, per quanto breve, vi sia comunque piaciuto :3
-spazio ringraziamenti-
Ringrazio i lettori silenziosi <3
Ringrazio quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate <3
Ringrazio _Alien_, LittleHarmony13, Arya Herondale, vampiretta98, stella13, _black_rose_, Ari YoungStairs e _DarkCalypso_ per le recensioni allo scorso capitolo che mi riempiono di gioia <3 siete meravigliose, grazie <3
Alla prossima,
Lu_
Ps. A breve cambierò nome in _Fire_, ma sarò sempre io, quindi continuate a seguirmi! :3
 
 

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Capitolo 8
*** Chapter 8: First break-up part 3. ***





Chapter 8: First breake-up
part 3.

 
-30 Novembre-

«Alec è morto.»
Magnus cadde a terra in ginocchio, tremante. Poi chiuse gli occhi e quelle parole gli rimbombarono nella testa, prima che il buio lo avvolgesse completamente.
 
Magnus si svegliò in un groviglio di coperte, sudato e con le lacrime agli occhi. Chairman Meow era lì, spaventato, probabilmente perchè lo stregone aveva urlato nel sonno. Non ne dubitava.
Si alzò dal letto e si sciacquò il viso facendo un lungo respiro. Suonò il campanello. Magnus andò ad aprire e restò sbalordito. Il suo cuore si strinse in una morsa e non riusciva più a respirare.
Sulla porta c'era Jace, coperto di sangue. E stavolta per davvero. Lo stregone lo scansò e corse giù per le scale, verso l'Istituto.
Se Alec fosse morto, Magnus l'avrebbe resuscitato anche a costo della sua stessa vita.
 
§
 
Jace era uscito presto quella mattina. Aveva promesso ad Alec che avrebbe parlato a Magnus, e aveva intenzione di tenere fede alla parola data. Durante la strada fino a Brooklyn però, si era imbattuto in un gruppo di demoni minori, -una passeggiata-, se non fosse stato per il fatto che erano in moltissimi. Il Cacciatore li aveva fatti fuori tutti, ma si era sporcato del loro sangue misto a un po' del suo. Poi era arrivato all'appartamento di Magnus e quando lui aveva la porta, Jace era rimasto sbalordito: era tutto in disordine, sia lui che la casa. Allora Alec non era l'unico che passava il tempo buttato a letto. Aveva aperto la bocca per parlare, fiero del discorso che si era preparato in difesa del parabatai, ma Magnus era corso via come una scheggia, come se dovesse salvare qualcuno. Confuso, adesso, Jace rimase sulla soglia, non sapendo se si trattasse o no di uno scherzo. Chiarman Meow gli si strusciò contro le gambe.
«Almeno qualcuno apprezza la mia presenza.» disse il ragazzo, prima di chiudersi la porta alle spalle e sedersi sul divano per aspettare Magnus.
Avrebbe fatto quel discorso e lo stregone lo sarebbe stato a sentire.
 
§
 
Alec era steso sul letto, sua postazione fissa da quasi un mese.
Chiuse gli occhi, e come in una pellicola, i momenti più belli della sua vita gli passarono davanti: il suo primo marchio, il suo primo addestramento, lui che correva con Izzy sulle spalle, le trecce corvine che gli sbattevano sulla faccia mentre la sorella rideva, lui e Jace nella Città Silente, durante la cerimonia dei parabatai, Idris...e poi ultimo, ma non meno importante, il suo primo incontro con Magnus.
Rivivere le emozioni di quel momento come fuoco sulla sua pelle.
Sentì bussare alla porta. Sbuffò e senza aprire gli occhi Alec disse: «Jace? Jace, sei tu?»
«ALEXANDER! RESISTI! STO ARRIVANDO!»
Una voce familiare urlava. La riconobbe all'istante. Il Cacciatore stava per parlare, quando in un turbine di colore azzurro la porta crollò, rivelando Magnus. Se non fosse vissuto con lui, Alec non l'avrebbe riconosciuto. Aveva i capelli in disordine, niente trucco e quello che indossava era più sobrio persino del suo pigiama.
«Magnus?!» Alec era scioccato quanto felice.
«Tu sei...vivo?» lo stregone piangeva commosso.
«Ehm...sì?» il ragazzo non capiva cosa ci fosse di tanto sorprendente.
«Stai bene?»
«Magnus mi spaventi, che succede?»
«Avevo fatto un sogno, dove Jace mi diceva che eri morto e quando si è presentato oggi alla mia porta ho pensato che si stava avverando e sono corso qui. Ho buttato giù il portone gridando che dovevo resuscitarti...»
«Questo sarà difficile da spiegare agli altri.»
Magnus rise e si grattò il capo, imbarazzato.
«Quindi...mi avresti davvero salvato se fossi stato in pericolo di vita?» chiese Alec rompendo il silenzio.
Magnus sembrò offeso. «Come puoi...come osi pensare che non mi importerebbe se tu morissi?»
«Be’, ci siamo lasciati e... »
Lo stregone lo interruppe. «Questo non vuol dire che non mi importi di te. Ho bisogno che tu viva.*»
«Magnus...»
«Devo andare.»
Ma Alec non si arrese. «Voglio parlarti. Un minuto. Poi potrai ignorarmi per sempre e andartene.»
Magnus annuì e si sedette sul letto. Il Cacciatore strinse le mani a pugno e le parole gli uscirono dal cuore, così velocemente che sembrava le avesse provate.
«Mi dispiace.» sapeva quanto fosse banale quella frase, ma iniziò così. «Non volevo forzarti a niente, era solo innocente curiosità, ma me ne pento. Avrei dovuto fidarmi di te, invece sono solo uno sciocco. Ho allontanato la persona che amo di più. La persona che ha reso gli ultimi mesi i più belli della mia vita. Farei qualsiasi cosa per riaverti accanto a me. Mi dispiace, ma io ti amo e non posso impedirmelo.» 
Quando Alec lo guardò, lo stregone avanzò verso di lui, con gli occhi lucidi, e non per il glitter. «Oh Alec.» mormorò. «Mi sei mancato così tanto. Per tutto questo tempo la casa mi è sembrata troppo vuota e silenziosa, il letto troppo freddo...mi manca dormire tra le tue braccia. Mi manca vedere per prima cosa quando mi sveglio, e per ultima quando mi addormento il tuo volto. Mi manca sentire l'odore del caffè che prepari in cucina. Mi manca sentire i tuoi passi leggeri nel salone o nello studio mentre lavoro. Mi manca il calore del tuo corpo accanto al mio. Mi mancano le tue labbra sulle mie. Mi manca perfino vederti semplicemente seduto sul divano ad aspettarmi, con il mio gatto che ti coccola e sono addirittura geloso. Mi manchi tu, Alec. Non posso negarlo a me stesso e non posso negarlo a te. Ti amo. Ti amo. Mi manchi e ti amo. Mi dici queste parole meravigliose e io mi sento ancora più in colpa. Sono stato uno stupido a lasciarti così.»
«Questo…questo vuol dire che vuoi tornare con me?» chiese Alec, gli occhi azzurri luminosi più che mai.
«Sì. Se tu vuoi.»
«Certo che lo voglio! Ma…io non voglio che succeda più una cosa simile. Vorrei sapere chi sei tu, il vero te. Altrimenti non possiamo tornare insieme.»
«Alec, tu conosci il vero me. Con te non dovevo essere il Sommo stregone di Brooklyn, ma solo Magnus. Comunque, se vuoi sapere il mio passato, te lo dirò, te lo scriverò, ma ci vorrà un bel po'» sorrise. «E non ti assicuro che ti piacerà. E non ti assicuro nemmeno che dopo continuerai ad amarmi come fai ora…»
Il Cacciatore sollevò il capo e sorrise, come non faceva da settimane, creando due fossette nelle guance, che fecero impazzire lo stregone. L'aveva detto. Le parole che Alec aveva tanto bramato di sentire. Un'energia nuova gli scorreva nelle vene. «Non potrei mai smettere di amarti.»
Magnus gli accarezzò la guancia con il pollice. «Non ti lascerò andare mai più
«Lo prometti?»
«Te lo prometto, fiorellino.»
«Tutto questo tempo e ancora non hai trovato un soprannome decente
«Sta zitto.» Magnus sfiorò le labbra di Alec con le sue, e fu come se entrambi tornassero a respirare dopo quelle settimane lontani, con la sensazione di vedersi restituire qualcosa che gli era sempre appartenuto.
Magnus creò un portale in piena camera di Alec, trascinandolo direttamente nell’ingresso del suo appartamento. Non appena arrivarono, lo stregone spinse Alec contro il muro, cominciando a baciarlo: prima le labbra, scendendo poi sul collo, mentre le mani vagavano sulla pelle nuda sotto la maglietta, sopra l'elastico dei pantaloni. Entrambi erano ignari che qualcuno li stava osservando.
«Ehm, ehm.» fece Jace. «Ora capisco perché Alec preferiva passare la notte qui che all'Istituto. É molto più divertente. Ma ahimè, devo interrompervi.»
Alec si fece di un bianco simile al colore della parete contro la quale si era appiattito, quasi ci volesse sprofondare. D'altro canto, Magnus sorrideva divertito a Jace. «Sì, ha ragione. Ci dispiace molto essere interrotti. Quindi sbrigati e dimmi perché sei qui, prima che ti spedisca in un'altra dimensione.» Jace si alzò dal divano, gonfiando il petto, come se dovesse sfidare lo stregone, comunque più alto di lui. «Ero venuto qui per dirti di rimetterti con Alec ma a quanto pare ci avete pensato da soli.» fece spallucce. «Sono contento per voi. Ora me ne vado, prima di assistere a cose oscene.»
Il biondo sparì fuori dalla porta, impedendo a uno dei due ragazzi di ribattere, ma nessuno ne sembrava dispiaciuto. Magnus ignorò l'accaduto. «Posso farti una domanda?» chiese ad Alec, che annuì. «Perché non hai risposto alle mie chiamate?»
Alec parve confuso. «Le tue chiamate? Io ti avrò chiamato una trentina di volte!»
«Sì, ma poi io ti ho richiamato e tu non mi hai risposto.»
Alec fece una smorfia adorabile. «Jace mi ha rotto il telefono.»
«Scusa originale, Lightwood.»
«Ma è vero!»
«Sì, sì, va bene.» Magnus gli stampò un bacio sulle labbra congiunte in una carinissima espressione irritata. «Bentornato a casa tua, Alexander.»
Lo stregone aveva ridato il “benvenuto” ad Alec gettandolo sul letto e cominciando a baciarlo ripetutamente, scalciando via Chairman Meow che voleva salutare il ragazzo.
«Via, via, è mio.» gli disse e, mentre Alec rideva sotto di lui, il gatto uscì stizzito dalla stanza.
«Per L'Angelo, quanto mi sei mancato...» disse Alec.
Magnus aveva raddoppiato i baci.
 
Ora Alec dormiva accanto a lui, sereno.
Sussurrò qualcosa nel sonno. «Magnus...»
Lo stregone sorrise e gli prese la mano. «Sono qui.» il ragazzo sembrò rilassarsi, e Magnus si fermò a guardarlo.
Nessun periodo della sua vita era stato tanto brutto quanto quello in cui era stato lontano da Alec, e aveva intenzione di non separarsi da lui per ancora taanto tempo. Ma non poteva sapere, che forze oscure stavano facendo il loro corso, e che nessuno poteva far niente per fermarle.
 
 
*citazione di Magnus in “Città del Fuoco Celeste”
Nota d'autrice: (per favore leggete, importante per la storia)
Alec è vivo! Ovvio, come avrei potuto far morire fiorellino? xD Seriamente, è il mio personaggio preferito, quindi...*-*
Anyway, che ne dite di questo capitolo? Spero di essermi fatta perdonare i due scorsi capitoli scandalosamente brevi D:
Ah, piccolo chiarimento: questo capitolo si svolge poco prima dell’inizio di Città del Fuoco Celeste. Gli eventi del libro avverranno ugualmente, con la differenza che qui i Malec si sono già rimessi insieme. Quindi nel prossimo capitolo, ci sarà un salto temporale, che ci porterà dopo Cohf e si accennerà solamente agli eventi del libro. Questa scelta è dovuta al fatto che ho trovato perfetto il racconto del ritorno dei Malec della Clare e non mi andava di riscriverlo nella fanfiction perché avevo paura di rovinarlo >-<
Detto questo, il capitolo vi è piaciuto?  E il PoV di Jace? Spero di aver soddisfatto le vostre aspettative!
Ringrazio tutti quelli che stanno ancora leggendo la storia <3
Ringrazio Perla Bane, Ari YoungStairs, LittleHarmony13, vampiretta98, _black_rose_, Marty060201, stella13, lulu_chan, e Arya Herondale per le SPLENDIDE recensioni allo scorso capitolo che mi hanno resa davvero felice <3 :')
California, un bacione alla mamma e al prossimo video!
No, quello è Daniele Doesn't Matter...
A presto, XOXO
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Capitolo 9
*** Chapter 9: First Sacrifice. ***




Capitolo 9: First sacrifice.
 
-da questo punto, i capitoli saranno ambientati dopo Città del Fuoco Celeste. Qui, siamo un mese dopo l’epilogo.-  enjoy!
 
Magnus si svegliò in un letto rivestito da coperte color acquamarina, troppo grande per una sola persona. Si girò di lato, convinto di trovare la figura di Alec, ma non fu così.
Tutto ciò che vide fu un bigliettino appoggiato sul cuscino. Magnus lo aprì e lesse quello che Alec gli aveva scritto, con la sua calligrafia semplice e ordinata.

Ciao Magnus.
Ti scrivo questo biglietto mentre dormi, perché devo andare presto all’Istituto per sistemare delle faccende e non voglio svegliarti. Ora devo proprio andare, ma voglio solo dirti che non immagini quanto io sia felice di stare qui con te. Ti amo da morire. Sei il mio per sempre, anche se io non potrò essere il tuo.
Con amore,
Alec.


Magnus sorrise commosso nel leggere quelle parole. Ripiegò il pezzetto di carta e si alzò.
Lo stregone era finalmente tornato nel suo appartamento. Nonostante le sue modeste dimensioni, il loft sembrava un castello rispetto alla piccola cella dove Sebastian lo aveva tenuto prigioniero. Magnus decise di rimodernare un po’ l’ambiente, così, con uno schiocco delle dita, nel salone comparve un tavolino di mogano e vetro, davanti a un divano di velluto blu e una poltrona color crema; nella cucina comparve un tavolo di cristallo, con quattro sedie di legno con un cuscino giallo canarino; nella camera da letto comparve un letto matrimoniale a baldacchino, con lenzuola viola, un comò di legno e un armadio, sempre di legno, riverniciato di arancione, con delle decorazione ad intaglio. Magnus sorrise soddisfatto e si accomodò sul nuovo letto, constatando la morbidezza del materasso.
«Ad Alec piacerà» pensò, e il suo cuore si riempì di gioia.
Il solo pensiero del Cacciatore gli procurava questa sensazione.
Subito dopo però, venne investito da una profonda angoscia. Ripensò ai giorni di prigionia, ai giorni lontano da Alec, con il costante pensiero che potesse essere morto. A quel punto non poté fare a meno di chiedersi come sarebbe stato quando lo avrebbe perso per davvero. Ripensò a Tessa, che piangeva tra le sue braccia a Parigi, come aveva fatto durante quel periodo. E ora, si rese conto, stava amando come aveva fatto lei, ma lui non voleva soffrire per un senso di perdita come aveva fatto Tessa. In più Alec era uno Shadowhunter, il parabatai di Jace Herondale, e Magnus non poteva negare di stare in ansia ogni volta che quei due andavano a caccia insieme: Alec si sarebbe fatto ammazzare per Jace. Ma non sarebbe servito a niente, perché poi ci avrebbe pensato Magnus a far fuori il biondo.
Il tempo non era a loro favore, per niente. Ma non poteva farne una colpa ad Alec, perché la sua mortalità non era colpa sua. Invece lui aveva un’eternità davanti a se’.
Ma ne valeva la pena?
Tutti hanno paura della morte, anche se una parte di lui desiderava, in quanto unico luogo che non aveva ancora visitato, ma in quel momento, gli faceva molto più paura l’idea di una vita senza Alec. Sempre che quella senza di lui potesse essere vita. Si alzò velocemente dal letto, in modo da non poterci ripensare.
Prese da uno scaffale il Libro Bianco, pronto ad usarlo per lo scopo per cui lo aveva voluto.
Diventare mortale.
«Ora potrai essere il mio per sempre, Alec.»

 
§
 
Magnus era steso sul suo letto, ma non dormiva, nonostante fosse esausto. L’incantesimo si era rivelato più complesso del previsto e gli aveva consumato tutta la magia e tutta la forza. Aveva indosso solo una canottiera nera con glitter sulle cuciture e un pantaloncino. Le lunghe gambe penzolavano fuori dal letto.
Sentì qualcuno che le urtava. Alec, sicuramente, che cercava di fare attenzione, ma alla fine più ci pensava, più combinava pasticci. Proprio come quella volta che al loro secondo appuntamento aveva rovesciato il suo cocktail sulla sua maglietta e sul tappeto.* Forse aveva paura di disturbarlo mentre “dormiva”. Magnus decise di godersi il resto della scena, e continuò a tenere gli occhi chiusi.
Alec sì chinò su di lui e gli lasciò un bacio leggero sulle labbra, sfiorandole. Magnus sentì il suo profumo ormai così familiare e non riuscì a lasciarlo andare.
Come sempre.
Sollevò le braccia e le allacciò dietro il collo di Alec, riavvicinando così le loro labbra e coinvolgendole in un bacio più passionale.
Sentì Alec sorridere contro la sua bocca.
«Così sei sveglio.» disse Alec quando si furono staccati, sedendosi accanto a lui. «Ho temuto che non mi avresti aspettato, dato che ho tardato.»
«Tu tardi sempre.» rispose Magnus con un tono di voce che voleva essere severo, ma che uscì terribilmente sdolcinato. «E poi, ti aspetterei per l’eternità, se fosse necessario.» aggiunse, mentre il blu degli occhi di Alec si illuminava e il suo volto si apriva in un sorriso.
«Divertente che tu lo dica, dato che sei immortale.» rispose lui, nella voce piena d’amore una punta di malinconia.
Alec aveva accettato l’idea che Magnus sarebbe vissuto per sempre, ma non poteva negare che la cosa lo angosciasse alquanto; si ritrovava spesso a pensare al fatto che quando lui non ci sarebbe stato più Magnus avrebbe potuto amare qualcun altro…molti qualcun altro, nel corso dei secoli. Ma ad un certo punto si accorgeva che non gli importava più –non più di tanto-. Non dopo aver rischiato di perderlo.
Lo stregone lo guardò male, ma nella sua espressione Alec intuì che c’era qualcosa che gli nascondeva.
«Divertente che tu lo dica» disse, facendogli il verso. «Perché non sono più immortale.»
Magnus si godette l’espressione che Alec assunse più tardi, e la reazione che quella sua rivelazione provocò.
«Mi stai prendendo in giro.» riuscì a sussurrare Alec con un filo di voce, incredulo.
Nessuno aveva mai fatto una cosa di questo tipo per lui. Era abituato a non essere la priorità di nessuno, e già si sentiva fortunato ad aver trovato qualcuno che lo amasse per ciò che era. Non era lui quello bravo nelle relazioni, nei discorsi, erano Isabelle e Jace. Lui era il ragazzo timido che arrossiva solo se qualcuno lo guardava per più di due secondi.
Scosse la testa. Era abituato alle prese in giro di Magnus.
Una volta gli aveva detto che il caffè che stava bevendo era avvelenato e che l’aveva preparato per una cliente. Lui l’aveva sputato immediatamente, sul tavolo e sul Presidente Miao, guadagnandosi dei graffi sulla gamba.
Ma stavolta l’espressione beffarda che coinvolgeva il viso di Magnus quando gli faceva degli scherzi non c’era.
Era incredibilmente serio.
«Sono incredibilmente serio.» disse lo stregone come se gli avesse letto nel pensiero. «Ho finalmente trovato il ragazzo che cerco da ben ottocento lunghi anni.» iniziò. «Non ho mai amato nessuno come te. E’ come se la mia vita fosse davvero diventata tale quando ti ho visto per la prima volta alla mia festa. Sono annegato nei tuo occhi blu come il mare. Da allora non sono mai più riuscito a tornare a galla, sommerso dall’amore che provo per te. Non mi importa di morire. Preferisco morire domani avendoti al mio fianco che continuare a vivere senza di te. Non avrebbe senso. Sei tu la mia vita ora.»
«I-Io?» balbettò Alec, sentendo i suoi occhi che si riempirono istintivamente di lacrime, e più cercava di trattenerle, più quelle si ostinavano ad uscire, solcandogli le guance colorate di rosso.
«Sì, tu, stupido Nephilim.» rispose Magnus, asciugandogli le lacrime con il pollice smaltato di glitter. «Sei bellissimo. Non piangere.»
«Magnus…» Alec cercava di parlare nonostante avesse la voce rotta dal pianto «Grazie. Per quello che può contare… io non smetterò mai di amarti. Di perdere il fiato quando mi guardi, di scegliere te, di baciarti, di tenerti per mano… Ti prometto che ti amerò fino a respirerò.» terminò con un ultimo singhiozzo.
Magnus gli accarezzò i capelli, un’espressione di dolcezza dipinta sul volto.
«Non guardarmi come se fossi un cucciolo.» protestò Alec, che aveva smesso di piangere, ma aveva gli occhi ancora rossi e gonfi.
«Ma se lo sei.» rispose l’altro sorridendo.
Alec sorrise a sua volta e si mise a cavalcioni su di lui.
«Aku cinta kamu.» fu tutto quello che disse.
«Sei dannatamente adorabile. E sexy. Sei criptonite per me, soprattutto se ti metti a ripetere le mie frasi.» disse Magnus, prima di ribaltare le loro posizioni, ma, per mancanza di equilibrio, fece solo cadere Alec giù dal letto. Magnus gettò la testa all’indietro e rise, nonostante Alec lo stesse guardando malissimo, rialzandosi da terra.
Poi lo sguardo di Alec si spostò sul comodino di Magnus. Lo stregone non ebbe tempo di aprire la bocca che Alec stava già parlando.
«Come le hai avute?» chiese, indicando una pila di fogliettini accuratamente ripiegati.
«Le ho trovate in camera tua. E le ho prese. Ma non ho avuto il tempo di leggerle. Ero occupato a diventare mortale per te.» disse Magnus, tentando di giocarsi la carta del senso di colpa.
Alec sospirò. «Va bene, va bene.»
«Dimmi cosa sono.»
«Sono delle lettere che ho scritto quando non stavamo più insieme. Ne scrivevo una alla settimana. Quindi sono quattro.»
«Che cosa dolce.»
Alec era rosso per l’imbarazzo. «Devi proprio leggerle?»
«Sì.» rispose deciso Magnus. «Anche perché tu leggerai questo.» e così dicendo, lo stregone aprì un cassetto e porse ad Alec un taccuino, dove aveva scritto alcuni episodi “salienti” della sua vita.
«Grazie. Non sai quanto significhi per me.»
Magnus intrecciò le dita con quelle pallide del Cacciatore.
«Tu mi hai dato tutto te stesso. E’ giusto che ora io ti dia un po’ di me.»
«Hai fatto molto più di questo.»
Magnus prese il viso di Alec tra le mani e lo baciò.
Il ragazzo posò il taccuino vicino alle sue lettere e si stese sul letto con lo stregone.
Stavolta Magnus riuscì a stare sopra di lui, appoggiandosi sui gomiti per non pesargli troppo.
Le labbra di Alec riconobbero immediatamente il calore di quelle di Magnus e la sua lingua oltrepassò i denti, incrociandosi con quella del Nephilim.
Magnus iniziò a baciargli la mascella e il collo. Poi gli sfilò la maglietta e Alec fece lo stesso con la sua. Le loro mani finirono sui bottoni dei pantaloni l’uno dell’altro e scivolarono sotto le coperte.
«Ti voglio, Alexander Lightwood.» disse Magnus. Gli piaceva il suo nome per intero, pensò, prima di tornare a baciarlo.
«Sono tuo, Magnus Bane.» sussurrò lui in risposta contro le sue labbra. «Per sempre.»
 
§
 
Alec era appoggiato sul petto di Magnus, che si alzava e abbassava lentamente. Lo stregone gli passava dolcemente le mani tra i capelli. Alec, che stava sorridendo, d’improvviso sbiancò. Sentì il rumore della porta d’ingresso che si apriva.
«Magnus…» disse.
«Non aspettavo nessuno.» rispose l'altro, per niente allarmato.
«Ecco perché dovresti mettere una serratura!» gridò Alec esasperato. «Non potrebbe andare peggio.»
Ma il Cacciatore si rese ben presto conto che non bisognava mai sfidare il destino.
«Magnus! Siamo Isabelle e Jace! Volevamo sapere se Alec era qui…dovrebbe venire un momento per…»
Sua sorella smise di parlare non appena spalancata la porta della camera da letto, gettò la testa all’indietro e cominciò a ridere.
Magnus coperto fino alla vita, con le braccia dietro la testa che sorrideva divertito mentre Alec, con solo i boxer addosso cercava di recuperare i suoi vestiti sparsi per la camera.
Gli zigomi di Alec si colorarono di tutte le sfumature possibili di rosso, mentre la sorella avanzava, con Jace alle spalle che rideva di gusto.
«Allora…» iniziò Izzy.
«Alec, poi ero io quello che a Edom aveva l’aria compiaciuta? Non ci credo che lo facevi già prima di me!» continuò Jace.
Magnus ridacchiò.
Alec che sembrava aver perso la capacità di parlare, si riprese.
«Andate via.» disse senza mezzi termini. «FUORI. Arrivo tra un minuto.»
«O un po’ di più…» scherzò Isabelle facendogli l’occhiolino.
Li sentì sghignazzare anche fuori dall’appartamento.
Alec si sedette sul letto. Magnus gli massaggiò le spalle dicendo:
«Non è andata male.»
Il Cacciatore gli rivolse un’occhiata scettica, anche se l’angolo destro della sua bocca si sollevò in un sorriso: era questo l’effetto che Magnus aveva su di lui.
«Perché vengono a cercarti qui?» chise lo stregone, continuando ad abbracciarlo da dietro, con la testa poggiata nell'incavo della sua spalla.
«Be’, i miei genitori sono ancora a Idris e io sarei il “capo” dell’Istituto»
«Eccitante» scherzò lo stregone.
«Devo andare.» disse il ragazzo, mentre si infilava le logore scarpe da ginnastica.
Magnus fece una faccia triste.
«Non credere che mi faccia piacere.» disse Alec in risposta. «Non muoio dalla voglia di camminare con quei due fino all’Istituto e trascorrerci il pomeriggio, ma dovrò pur tornare a casa.»
«E se fosse questa la tua casa?»
Gli occhi azzurri di Alec si spalancarono per la sorpresa.
«Dici…trasferirmi da te?»
«Sì. Voglio trascorrere ogni minuto di ogni giorno con te.»
«Sarebbe…magico.»
«Era terribile. Terribile.»
Alec scoppiò a ridere.
«Comunque sì.»
Magnus sorrise accarezzandogli i capelli scuri, gli girò il viso è gli stampò un bacio sulle labbra.
Lo stringeva sempre più forte.
«Vorrei restare qui con te.» disse Alec tra i baci. «Ma devo davvero andare.»
I due si staccarono a malincuore.
«Domani porterò qui la mia roba.»
«Vieni presto.»
«Starò via solo per il pomeriggio!»
«Vorrei averti qui adesso, ma sono disposto ad aspettare tutta la sera e un’intera notte.»
«Ti amo.»
«Ti amo anch’io, amore.»
Alec, con le guance del solito colorito, gli rivolse un sorriso e uscì dalla casa.
Lo stregone intanto si sistemò sul letto e cominciò a leggere le lettere che il suo fidanzato gli aveva scritto.

Caro Magnus…
 
*episodio narrato nelle Cronache di Magnus Bane
Nota d’autrice:
Ciao a tutti! Per l’Angelo, questo capitolo è uno dei più lunghi che abbia mai scritto, 2239 parole! Ci ho messo un secolo per finirlo (accompagnata dalle canzoni di Adam Lambert a palla) e per convincermi che non era una completa schifezza. Spero di non avervi annoiate troppo. Magnus è mortale, non so perché questa scelta, ma ho deciso così. Dal prossimo capitolo inizierà la convivenza *o* Ah, volete che scriva le lettere di Alec? Vi piacerebbe che fossero nella fanfiction o a parte? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D
Ringrazio tutti quelli che leggono la storia <3
Ringrazio Marty060201, Arya Herondale, Thegirlwasonfire, _black_rose_, stella13, vampiretta98, lulu_chan, A_lot_of_fandoms, Ari Youngstairs e LittleHarmony13, che mi lasciano sempre delle recensioni meravigliose e io non le ringrazierò mai abbastanza <3 <3 anche perchè abbiamo raggiunto le 50 recensioni*o* grazie, grazie, grazie. <3
A presto,
_F i r e_
PS. Sabato ho visto Colpa delle Stelle ç_ç capitemi. 
PPS. Ricordo la mia pagina facebook :)  

 

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Capitolo 10
*** Chapter 10: First Proposal. ***





Chapter 10: First Proposal.
 
Alec camminava, anzi, correva per le strade di Brooklyn.
Magnus gli aveva mandato un sms che lo aveva a dir poco preoccupato.
La cosa si era svolta più o meno così:
Magnus: ALEXANDER!
Magnus: ALEXANDER! RISPONDIMI!
Magnus: Anzi, non perdere tempo a rispondermi. QUI C’E’ UN EMERGENZA. VIENI SUBITO QUI.

Con i capelli attaccati alla fronte per il sudore, il fiatone, il rossore sulle guance per la corsa e le gambe distrutte, Alec si accasciò contro la porta e l’aprì con una runa di apertura. (Dopo l’incidente con Jace e Isabelle, Magnus si era deciso a mettere una serratura)
«MAGNUS!» gridò. «MAGNUS!» ripeté, non ricevendo alcuna risposta. Avanzò verso il salone, quando sentì una voce vellutata chiamarlo da dietro.
«Alexander. Ehi
Alec si girò stringendo i pugni. «EHI? Mi hai fatto correre qui credendo che stessi morendo! Invece non c’è niente e tu dici EHI?»
Magnus alzò un sopracciglio e scrollò le spalle. «Avevo bisogno che arrivassi qui immediatamente. Era una questione di vita o di morte.» si giustificò, come se far correre il proprio fidanzato da una parte della città all’altra terrorizzato fosse la cosa più normale del mondo.
«Credo che tu in questo momento sia più vicino alla morte.» disse, avanzando verso lo stregone come un leone verso un cerbiatto.
«Non lo penserai per molto.» rispose calmo Magnus, ridacchiando.
Prese Alec per il colletto della t-shirt sudata, ma Alec, grazie all’allenamento da Shadowhunter, fu più veloce e più forte, e spinse Magnus contro il muro, prendendo lui il colletto della camicia nera dello stregone.
«uhm..» gemette Magnus. «Morire è più piacevole di quanto immaginassi.» aggiunse, mentre Alec baciava ogni centimetro delle sue labbra.
Lo stregone avvolse le braccia intorno alla testa di Alec, avvicinandolo a se’. Premette più forte le labbra sulle sue e poi…si staccò.
Alec rimase confuso da quel gesto.
Aveva fatto qualcosa di sbagliato?
«Alec, amore» disse, e il diretto interessato arrossì. «Vorrei tanto continuare, ma dobbiamo uscire tra poco. E tu sei tutto sudato. Quindi vai a farti una doccia.»
Magnus gli schioccò un veloce bacio sulla guancia, mentre Alec si dirigeva verso il bagno.

 

§
 
Alec uscì dal bagno ancora mezzo bagnato, avvolto da una nuvola di vapore al sandalo. Indossava l’asccapatoio di Magnus. Il pensiero lo fece arrossire e sorridere allo stesso tempo.
Sentì un paio di lunghe e forti braccia avvolgerlo da dietro.
Magnus gli lasciò un dolce bacio sul collo e lo condusse in camera da letto.
«Ma non dovevamo uscire?» fece Alec.
«Dobbiamo. Adesso ci vestiamo.»
Arrivati nella stanza, Alec poté vedere com’era vestito Magnus: indossava un elegante completo con pantaloni aderenti viola, una giacca del medesimo colore, con i polsini e risvolti decorati con il glitter. Sotto portava una camicia leggera rosa.
«Ma io non ho nessun vestito elegante.» osservò Alec.
«A questo possiamo rimediare.» rispose lo stregone, facendo uscire delle scintille azzurre dalle dita.
Alec non poteva sapere che però Magnus aveva voglia di divertirsi.
Lo stregone schioccò le dita, e il Nephilim si ritrovò addosso una canotta a fiori e una minigonna verde e blu.
Alec assunse un’espressione arrabbiata e sbalordita, prima di gridare: «Magnus! Non dimenticare che ho una spada angelica di là...»
«Non lo faresti.» disse lo stregone, ma non appena vide la furia negli occhi di Alec, aggiunse: «Meglio non rischiare però.»
Schioccò di nuovo le dita, e stavolta il Nephilim si ritrovò vestito un po’ come…Magnus?
Lo stregone intanto lo guardava mezzo divertito e mezzo eccitato.
Alec aveva i capelli che ricadevano lunghi sulla fronte e sul collo; non indossava una maglia, ma sui pettorali perfettamente scolpiti aveva solo un gilet nero; indossava dei pantaloni a vita bassa che lasciavano intravedere la V inguinale; aveva un paio di anelli alle dita e il trucco leggero faceva risaltare il meraviglioso azzurro degli occhi.
Magnus si passò la lingua sul labbro inferiore. Doveva vestire Alec più spesso.
Gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio: «Sei davvero molto sexy, Sommo Stregone di Brooklyn.»
Alec lo immobilizzò contrò il muro tenendogli i polsi.
Lo baciò con passione, e Magnus si dimenticò quasi della serata, disposto a posticiparla, ma poi Alec si staccò.
«Magnus, io ti amo, ma voglio i miei vestiti.»
 Lo stregone sbuffò. «D’accordo.»
Alec si allontanò e Magnus schioccò per un ultima volta le dita.
Stavolta, Alec indossava un elegante completo, simile a quello di Magnus, solo che il suo era grigio e sotto aveva una camicia azzurrina, che faceva risaltare il colore degli occhi.
«Adesso andiamo.»
Prese per mano il suo fidanzato, e insieme attraversarono il portale apparso in quel momento nella camera da letto.
 
§
 
Si ritrovarono a Central Park. Niente di che, direte voi. Ma erano nello stesso identico posto del loro primo appuntamento. Il grande albero, la tovaglia, persino le stesse portate.
Alec era sinceramente confuso.
Magnus lo condusse fino a lì e lo fece sedere.
«Che vuol dire?» chiese Alec.
Lo stregone si stese appoggiando la testa sulla gambe incrociate dell’altro.
«Qui ho capito di amarti. E per questo è qui che devo chiedertelo.»
Il cuore di Alec perse un battito.
«C-chiedermi cosa?» balbettò.
«Alec, c’è un momento in cui diciamo a noi stessi “Oh, eccoti qui.” Cerco uno come te da una vita. Tu mi fai vivere emozioni che credevo non essere più in grado di provare. Voglio rendere speciale il resto della mia vita, e questo potrà succedere solo se passerò ogni minuto di ogni giorno con te. Perché non reggo l’idea di stare lontano dal ragazzo che amo. La cosa più bella che mi sia mai successa è stata incontrare te. E non intendo sprecare questa occasione. Quindi…Alexander Gideon Lightwood, vuoi sposarmi?»
Il cuore di Alec batteva all’impazzata e i suoi occhi erano lucidi.
«Sì. Sì. Voglio sposarti Magnus Bane.»
«Oh Alec…»
Si accinarono e unirono le loro labbra in un bacio pieno d’amore e passione, sotto quell'albero che aveva visto sbocciare il loro amore, come uno dei suoi fiori.
 
 
Nota d’autrice:
Hello! Mi scuso per il capitolo piuttosto corto, ma si è scritto da solo ed è venuto così u.u
Spero che vi sia piaciuto comunque perché, su, c’è la proposta di Magnus! E nel prossimo capitolo…siete pronti per un matrimonio Malec? *-*
Aggiornerò più raramente da ora in poi, perché ho iniziato il Liceo Classico. Però continuerò a tormentarvi con le mie storie xD
Voglio ricordare che ho pubblicato la prima delle lettere di Alec, che potete trovare QUI e che mi farebbe piacere avere un vostro parere anche per quest’altra storia, “D’amore e di morte”, che trovate QUI.
Ringrazio tutti quelli che leggono <3
Ringrazio Marty060201, _black_rose_, Arya Herondale, stella13, vampiretta98, lulu_chan, Ari Youngstairs e LittleHarmony13 per le bellissime recensioni allo scorso capitolo <3 questo ve lo dedico! <3

Alla prossima,
_F i r e_

 

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Capitolo 11
*** Chapter 11: First Wedding part 1. ***




Chapter 11: First Wedding.
Part 1.
 
Dopo un lungo mese d’attesa, era finalmente giunto il giorno del matrimonio.
Alec si era svegliato presto quel giorno, in preda all’ansia più totale.
Certo, era la cosa che più desiderava avere Magnus come marito, ma la cosa lo spaventava comunque a morte.
Senza contare l’atmosfera che aveva intorno.
Jace stava chiuso in camera sua per finire il discorso da testimone, e quelle poche volte che usciva faceva battute sull’incredibilità del fatto che Alec si sposasse, e soprattutto che si sposasse prima di lui.
Isabelle andava avanti e indietro come un’assatanata, gridando che tutti dovevano aiutarla a organizzare il matrimonio, sconvolgendo un Simon che a malapena si ricordava di loro e si trovava coinvolto in una situazione del genere. Clary ridacchiava davanti a queste scene, ma veniva subito ripresa da Izzy, che si lamentava dei fiori sbagliati o dei tovaglioli troppo sottili.
Robert, come previsto, non si era fatto vivo da Idris, e Maryse cercava di mostrarsi il meno shockata possibile.
Non gli era permesso vedere Magnus, eppure l’unico con cui voleva parlare del suo matrimonio con Magnus, era Magnus.
Non riuscì a trattenersi e gli inviò un sms.

Alec: Buongiorno, mio futuro marito.

La risposta arrivò poco dopo.

Magnus: Buongiorno anche a te, mio futuro marito.
Alec: Ho voglia di vederti.
Magnus: Aw tesoro anch’io. Ma per colpa di queste stupide “tradizioni” non possiamo.
Alec: Non vedo l’ora che tu ufficialmente mio, amore.

Arrossì nello scrivere quella parola, ma tanto Magnus non poteva vederlo.

Magnus: E io non vedo l’ora di essere tuo.
Magnus: Ah, chiamami così più spesso.
Alec: D’accordo, amore. Che fai?

Alec arrossì di nuovo e ridacchiò.

Magnus: Sto per provare l’abito.
Alec: Già, dovrei farlo anch’io.
Magnus: Starai benissimo. Anche se sai che ti preferisco senza vestiti.

Alec sgranò gli occhi e si colorò di rosso fino alla punta delle orecchie.

Alec: Non siamo nemmeno ancora sposati, e già pensi al sesso?
Magnus: Che vuoi farci.
Alec: Ora vado a prepararmi. Ci vediamo dopo. Per sposarci.
Magnus: A dopo. Ti amo.
Alec: Ti amo anch’io.

Alec spense il cellulare e aprì la scatola con il vestito.
Era un abito semplice, blu scuro, che faceva risaltare i suoi occhi, con dei piccoli dettagli in oro, il colore con cui gli Shadowhunters si sposano.
Lo prese e lo indossò.
«AW ALEC OH MIO DIO!» gridò Isabelle tutto d’un fiato, guardandolo con le mani giunte al petto mentre si specchiava con l’abito del matrimonio. «Il mio fratellone si sposa…» i suoi occhi si fecero lucidi.
Alec le si avvicinò, ma lei disse: «No! L’abito che ti ho scelto è stupendo, non voglio macchiarlo con le mie lacrime.»
«Ti voglio bene, sorellina.» rispose sorridendo, e abbracciando comunque piano Izzy.
Lei indossava un abito lilla lungo fino al ginocchio, con una cintura in vita e dei brillanti sullo scollo a cuore, senza spalline. Aveva delle scarpe col tacco argentate, degli orecchini argentati abbinati al bracciale. I lunghi capelli scuri erano sciolti, il viso truccato con eyeliner nero, mascara e rossetto rosa chiaro.
«Siamo tutti fuori, forza, fatti vedere.»
Uscì timidamente dalla sua stanza, e ricevette un fragoroso applauso.
Davanti a lui c’erano Jace, Clary e Simon.
Il suo parabatai aveva in mano quello che sarebbe dovuto essere il suo discorso da testimone, e indossava uno smoking grigio, che faceva pendant con l’abito grigio chiaro di Clary. Quest’ultima indossava appunto un corto abitino grigio, monospalla, con in vita una cintura nera con un fiocco. Aveva uno chignon, successivamente sciolto da Jace, in modo che ora aveva ricci rossi che le ricadevano sulle spalle.
Simon indossava un normale abito da sera nero, probabilmente l’unico che aveva. Ovviamente non avrebbe mai comprato un abito nuovo per il matrimonio di un tizio che non conosceva.
«Sei pronto?» gli chiese Jace.
«Lo sono.» rispose Alec, e lo era davvero.
Non era mai stato così tanto sicuro di niente in vita sua.
 
§
 
Magnus era infuriato.
Catarina, nel suo abito lungo viola cercava di calmarlo, e Tessa (che indossava un abito antico rosso) lo stesso.
Ma non ci riuscivano.
«Farò tardi al mio matrimonio! Capite?! Non posso stare calmo!»
Il fatto era che gli avevano cucito l’abito con misure sbagliate e non poteva farlo apparire con la magia perché l’aveva usata per il portale, e soprattutto perché comunque l’abito non c'era.
E ora lui aspettava che arrivasse quello nuovo.
Aveva lasciato i capelli più al naturale possibile, con poco gel, e ora si erano ammosciati ancora di più. Aveva una linea di eyeliner nero sugli occhi e un filo di lucidalabbra.
Ma non aveva il vestito.
«Per Lilith, quanto ci mette ad arrivare?!»
Catarina sbuffò, roteò gli occhi e scosse la testa, guardando Tessa in cerca d’aiuto.
Lei scrollò le spalle e rise. «Non posso biasimarlo, lo capisco. In più ha anche l’ansia pre-matrimoniale.»
«Non dirlo così, sembra che abbia una malattia!» protestò Magnus, mettendo il broncio.
«No Mag.» disse Tessa. «Ti capisco. L’ho passato con Will e anche con Jem.» sorrise dolcemente. «Non ci si abitua.»
«Sì, ma io mi sposerò una volta sola!» disse, ricordando a tutti che ora era mortale. «E non voglio, non posso fare tardi.»
In quel momento il campanello suonò.
«GRAZIE A DIO.» gridò Magnus in preda all’euforia, strappando l’abito di mano al fattorino. Corse in camera a provarlo.
Era uno smocking nero, decorato sui risvolti con dei glitter, presenti anche sul papillon che portava al collo.
Uscì di corsa dalla stanza.
«Risparmiatevi i complimenti -so che sono semplicemente favoloso- e andiamo.»
Le due ragazze alzarono gli occhi al cielo ridendo, erano abituate al comportamento di Magnus.
Il terzetto attraversò il portale comparso in casa di Magnus, ritrovandosi a Central Park.
Magnus ci teneva molto al fatto che il matrimonio si celebrasse proprio lì, perché era che c’era stato il loro primo appuntamento e che lui gli aveva fatto la proposta.
Grazie a una magia speciale sua e di Catarina, avrebbero avuto il posto tutto per loro.
Magnus si guardò intorno e dovette ammettere che Isabelle aveva fatto davvero un buon lavoro: c’erano due file di sedie bianche, divise in mezzo in un corridoio dove far passare gli sposi; l’altare era decorato con fiori blu come gli occhi di Alec. L’ambiente era semplice, ma c’erano tanti dettagli luccicanti e raffinati, per accontentare il gusto di entrambi gli sposi.
Salutò con un gesto della mano Catarina e Tessa, per poter correre all’altare verso Alec.
La sua espressione si rilassò immediatamente non appena lo vide.
«Per l’Angelo Magnus, mi hai fatto prendere un colpo!» disse Alec. «Pensavo non saresti più venuto.» aggiunse, a voce bassa, con lo sguardo a terra.
Magnus gli mise due dita sotto il mento in modo che lo guardasse in faccia. «Non avrei mai cambiato idea. Voglio solo essere il signor Bane-Lightwood, e poter dire che sono tuo marito. E’ solo che ho avuto un problema con l’abito. Ma è valsa la pena aspettare, no? Sono favoloso
Alec ridacchiò. «Sì.»
«E anche tu, fiorellino.» disse lo stregone, guardando il ragazzo, anzi, l’uomo che aveva di fronte, nel suo bellissimo smoking del colore azzurro degli occhi, con dei dettagli oro.
Si avvicinarono per baciarsi, ma Fratello Zaccaria, o meglio, Jem, gli ricordò che avrebbero dovuto aspettare la fine della Cerimonia.
«Un’altra tradizione inutile.» commentò Magnus, e Alec gli rivolse un sorriso prendendogli la mano.
«Bene.» disse Jem quando tutti furono ai loro posti. «Possiamo iniziare.»
«Un momento!» disse una voce maschile dal fondo, dietro le sedie.
La figura avanzò fino all'altare: era un uomo, con i capelli neri, alto, spalle larghe e gli occhi blu simili a quelli di suo figlio.
«Vorrei dire qualcosa.» disse  Robert Lightwood.
 
Vestito Isabelle:
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Vestito Clary:
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Nota d’autrice:
Salve! C:
Scusate, ho rovinato un avvenimento stupendo. Mi scuso.
Il matrimonio Malec è diviso in due parti, come avete visto.
Spero che il capitolo (un po’ più lunghetto) vi sia piaciuto, nonostante lo “shock” finale. Spero anche di aver stuzzicato la vostra curiosità. Eee niente, ho pubblicato oggi (un giorno prima) perché domani mi aspetta un divertentissimo pomeriggio a studiare greco.

Ringrazio tutti quelli che leggono <3
Ringrazio Marty060201, _DarkCalypso_, lulu_chan, vampiretta98, stella13, _black_rose_,  Arya Herondale, Malandrina95 e Ari Youngstairs per le recensioni allo scorso capitolo <3 mi farebbe davvero piacere se passaste  a leggere l'altra mia storia, "D'amore e di morte" (che trovate QUI) e mi lasciaste un parere. Thanks <3
Alla prossima,
_F i r e_ 
 

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Capitolo 12
*** Chapter 12: First Wedding part 2. ***



 

Dedico questo capitolo a tutti quelli
che hanno letto fino a qui, e che
hanno recensito <3
 
 
Capitolo 12: First Wedding
Part 2.
 
«Vorrei dire qualcosa.»
Suo padre era lì, per dire qualcosa.
Alec era a dir poco furioso.
Da quando aveva saputo della sua omosessualità gli aveva a stento rivolto la parola, trattato malissimo, non si era degnato a mandargli un messaggio da Idris, neanche un biglietto di congratulazioni, e ora si presentava al suo matrimonio, per dire qualcosa?!
Era ormai sotto l’altare, con gli occhi blu scuri riflessi in quelli più chiari del figlio.
Alec tentava di fulminarlo con lo sguardo, ma lui continuava ad essere sereno e rilassato.
Sorrise.
Sorrise.
«Cosa vuoi?» sbottò Alec, chiaramente irritato.
Magnus lo fissava con le labbra dischiuse, come sul punto di dire qualcosa, o semplicemente solo shockato.
«E’ così che dai il benvenuto a tuo padre al tuo matrimonio, Alexander?»
«Alec.» lo corresse lui. «E non sei il benvenuto. Non eri a Idris? Come mai hai deciso di venire?»
«Calma, Alec.» rispose Robert. «Sono venuto qui da Idris senza preavviso per farti una sorpresa.»
Alec fece una risata gutturale.
Certo, che bella sorpresa! Chi non vuole il proprio padre omofobo al suo matrimonio con un altro uomo?
«Una sorpresa.» ripeté.
«Una sorpresa.» ripeté a sua volta il padre.
«Porca merda, che sorpresa?» gridò Alec agitando le braccia, in preda all’esasperazione.
Arrossì un secondo dopo, ricordandosi che parlava con suo padre, in una chiesa.
«Da quant’è che dici “merda” con tanta convinzione?» chiese il padre.
Alec si ricordò che Jace gli aveva fatto la stessa domanda, tempo prima, quando voleva partire per Edom.
Infatti, fu proprio il parabatai a rispondere.
«Da quando questa merda di situazione lo richiede!» esclamò alzandosi.
Clary lo tirò giù per una manica della giacca, bisbigliandogli qualche rimprovero.
Simon e Isabelle ridacchiarono, poi si misero a sussurrare tra di loro.
«Grazie Jace.» fece Robert, che non sembrava per niente sorpreso, ma solo soddisfatto, come se fosse quella la reazione che voleva ottenere.
Magnus continuava a stare zitto.
Alec gli strinse la mano.
«Parla, vorrei sposarmi.»
«A questo proposito» continuò suo padre. «Sono qui, per darvi la mia benedizione.»
«Che?» esclamò Magnus, di nuovo in grado di parlare.
«Io voglio solo che Alexa-Alec sia felice. E se tu puoi renderlo felice, a me sta bene.»
Alec sgranò gli occhi.
«Lo renderò felice, lo giuro.» disse lo stregone, con una mano sul cuore.
«Lo so. Dopotutto, quanti amerebbero una persona tanto da rinunciare all’eternità?»
Alec sorrise.
Magari suo padre aveva capito.
Andava tutto bene.
«Grazie.»
Padre e figlio si abbracciarono.
Poi Robert si allontanò. «Bene, forza, andiamo avanti con questa cerimonia!» disse, andandosi a sedere accanto a Maryse.

«Dopo questa commovente scena» disse Jem, suscitando risolini tra i presenti, «Riprendiamo con la Cerimonia. Dite le vostre promesse e poi recitate la formula tradizionale. Magnus, vuoi cominciare tu?"»
«No.» interruppe Alec. «Voglio cominciare io.»
Tirò un respiro profondo. «Magnus. Non ho provato questo discorso, quindi dirò quello che mi viene in mente. Io ti amo, lo sai. Amo tutto di te. Amo il tuo modo di amarmi. Hai fatto così tanto per me. Hai rinunciato all'immortalità! Io invece cosa ho fatto per te? Cosa ho fatto per essere qui oggi, adesso, qui? Non lo so. Davvero, non lo so. So solo che ne sono grato. Sono grato di poter diventare tuo marito, poter trascorrere tutti i giorni della mia vita con te.
Le promesse. Le promesse che vorrei farti sono tante.
Ti prometto che ti amerò sempre. Ti prometto che ti difenderò sempre, anche quando hai torto. Ti prometto di rispondere sempre alle tue chiamate, non importa cosa stia facendo *alludendo al giorno della proposta* e ti prometto di ricordarti sempre quanto perfettamente imperfetto tu sia.»
«Oh Alec...» sussurrò Magnus, mentre una lacrima argentea solcava la guancia dal colorito bronzeo.
«Niente baci prima della fine della Cerimonia!» ricordò Jem, che alzò le mani all’occhiataccia che gli rivolse lo stregone, come per ricordare che non era colpa sua.
 «Santo cielo...» disse Magnus. «D'accordo. Alexander» cominciò, guardandolo dritto negli occhi. «So che preferisci essere chiamato Alec, ma il tuo nome è così bello. Per rispondere alla tua domanda di prima, tu mi hai salvato. Tu mi hai donato te stesso. Tutto di te. E nessuno l'aveva mai fatto. Ecco perché tu. E anch'io ti sono grato. Tutto quello che voglio è qui e adesso. Perché non c'è niente che voglia di più che essere tuo per sempre. E l'eternità per me non conta più. Tu sei tutto quello che conta per me. Hai cambiato il mio mondo, anzi no, sei il mio mondo.
Tornando alle promesse: prometto di esserti fedele, di amarti per tutta la mia vita, di sorprenderti, di baciarti dove e quando vuoi. *risatine commosse dal pubblico, Alec arrossisce* E infine, prometto di restare sempre al tuo fianco, e stavolta posso dirlo per davvero, finché morte non ci separi
«Ti amo così tanto...» sussurrò Alec, commosso.
Poi recitarono insieme: «Ponimi come un sigillo sul tuo cuore, un sigillo sul tuo braccio: perché l’amore è forte come la morte; geloso e crudele come la tomba.»
Infine, Alec si sfilò l'anello con le fiamme e la "L" della famiglia Lightwood mettendolo all'anulare di Magnus; lui fece lo stesso, solo che l'anello di Alec era d'oro bianco con brillanti e zaffiri. Il più prezioso che lo stregone possedeva, non avendone uno di famiglia.
«E ora» disse Jem, anche lui visibilmente eccitato, «è con grande gioia che vi dichiaro ufficialmente sposati.»
I presenti si alzarono in piedi e applaudirono, Maryse e Isabelle con le lacrime agli occhi, Jace con un sorriso commosso, proprio uguale a quello che era comparso persino sul volto di Robert.
Finalmente Alec e Magnus poterono baciarsi, e fu come tornare in superficie dopo una lunga apnea.

Bat fece partire la musica, e i due sposi aprirono le danze, ballando un valzer, seguiti da Jace, Clary, Izzy, Simon, Maia, Luke, Jocelyn e tutti gli altri, persino Robert e Maryse.
I due si avvicinavano sempre di più l'uno all'altro, come se volessero fondersi l'uno con l'altro.
Ma erano già una cosa sola.
Magnus baciò Alec ancora, ancora e ancora; mentre Jace e Isabelle ridacchiavano e bisbigliavano tra di loro, lanciando occhiatine e sorrisetti maliziosi al fratello.
Ad Alec però non importava, era troppo concentrato su suo marito.

Poi si spostarono all’ombra di un gazebo, dove mangiarono le varie portate e l’enorme torta nunziale scelta da Jace e Simon.
Era a tre piani, decorata con delle rune per Alec e delle scintille blu per Magnus.
Jace tintinnò con la forchetta sul bicchiere, per richiedere attenzione.
«E adesso, il momento che tutti aspettavano.» enunciò. «il mio discorso da testimone. Allora, sarò breve. Alec, io sono fantastico, però anche ridicolo, spericolato, e incosciente, ma riscattato dal calore e dalla costanza della tua amicizia. Se tu mi consideri il tuo migliore amico non mi congratulo con te per come scegli le tue compagnie.» Jace rise. «Ti ringrazio di essere diventato il mio parabatai, mi hai salvato la vita. E oggi tu sei seduto tra l’uomo che hai scelto per marito e l'uomo a cui hai salvato la vita, le due persone che ami di più. E parlo anche per Magnus quando dico che non ti deluderemo mai e che abbiamo davanti un'intera vita per dimostrartelo.»
Alec era commosso, ancora una volta in quel giorno.
Abbracciò velocemente ma con calore Jace, che si asciugò velocemente una lacrima, però non abbastanza in fretta per far in modo che Alec non la vedesse.

Più tardi aprirono i regali di nozze, che erano, ovviamente, armi per Alec e un arco di mogano nuovo; per Magnus un set di trucchi e abiti rigorosamente glitterati.
Alla fine della festa, si sedettero a guardare le stelle.
«Ti amo, signor Bane-Lightwood.» disse ad un certo punto Alec.
«Suona così bene.» rispose Magnus chiudendo gli occhi.
«Signor Bane-Lightwood
«Ti amo anch’io.»
La loro luce si rifletteva negli occhi di Alec, come al loro primo appuntamento. Si stesero sull'erba, di fianco, uno di fronte all'altro. Si guardarono soltanto, baciandosi ogni tanto. E quello bastava. Alec avrebbe potuto guardare Magnus per tutta la vita.
Magnus avrebbe potuto guardare Alec per tutta la vita.
E in quel momento sorrisero, perché in quel momento iniziava la loro vita.


 
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THE END
 

Nota d'autrice:
Raziel, è finita. *si asciuga una lacrimuccia*
Questa è stata la mia prima vera long, e prima storia sui Malec, perciò ci sono particolarmente affezionata e mi dispiace finirla.
Ci ho messo il cuore in questo capitolo finale, e tra le righe potete leggere la mia anima.
Spero vi sia piaciuto.
Stavolta ringrazio infinitamente tutti voi, che avete letto, recensito, consigliato ecc. questa storia, perché senza di voi non sarebbe esistita.
Semplicemente grazie.
Ps. Se vi va di leggere qualcos’altro di mio, troverete sul mio profilo un’altra long sui Malec: “D’amore e di Morte”.
Alla prossima,
_F i r e_

 
 

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