Amore in guerra o guerra in amore?

di Namikaze_I
(/viewuser.php?uid=439699)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


Era l'alba, la luce entrò lenta e forte nella camera di una ragazza, costretta a comportarsi da donna, adulta e matura a causa di una guerra che ormai da tre lunghissimi anni aveva inondato la vita di tutti, con odio, tristezza e speranza per un futuro migliore e forse non lontano.
La ragazza donna aprì gli occhi, color nocciola, chiari ma profondi, costretta ad alzarsi per sfruttare al meglio le prime luci dell'alba. Raccolse i capelli ricci scuri, ma schiariti dal troppo sole preso in quell'inizio estate arrivato con molta calma da quanto è stato atteso, in una crocchia che le avrebbe permesso un pò più di facilità e freschezza per i lavori che la attendevano. Mise il suo solito abito da lavoro, quello bianco, leggero e comodo. Scalza andò nella cucina, della sua casa storica e coloniale ereditata dal padre, morto, solo lei sapeva il motivo, la causa di tanto dolore subito da lei e suo fratello circa 2 anni prima, e sapeva anche la causa della scomparsa improvvisa della madre, era sempre stata una persona che vedeva tutto, ogni singolo particolare, sapeva distinguere la menzogna dalla verità, e quella che le avevano raccontato i poliziotti e la zia paterna di sicuro non era la verità, anche perchè lei sapeva tutto prima che accadesse.
Preparò il latte necessario, lo mise in due tazze, e portò in tavola i biscotti preparati da lei stessa il giorno prima. 
"Harryyy! Dormiglioneeee! Svegliati sta per arrivare Dan!" urlò, ma il fratello con il sonno profondo peggio di un ghiro non si sarebbe arreso al primo tentativo.
Lei aprì la porta del fratello, la camera tartassata di poster di vecchie band e di film horror, disordinata come nessuna, era grande e spaziosa, con la televisione munita di play-station, wii e x-box, naturale per un ragazzino di 14 anni, lei accese l'impianto stereo al massimo, partì una canzone rock, tremendamente chiassosa e lo stridio delle chitarre elettricche fecero spaventare il povero Harry che cadde dal letto portandosi dietro le coperte e il giornalino che aveva nascosto sotto il cuscino, lei rise di gusto, quasi cadde dalle risate godendosi la faccia del fratello, spaesato, con gli occhi ancora assonnati.
"Maledizione, Ash!" le urlò, arrabbiato e tremendamente divertente, per lei " Hai rotto con questi tuoi modi di svegliarmi! Non ti basta avermi buttato l'acqua gelida due giorni fà? E avermi disegnato tutta la faccia con la nutella la settimana scorsa?" 
Lei smise di ridere, ma solo perchè il ragazzo si era alzato e minacciava di aggredirla con il suo avanzare da prepotente, ma ammetteva che i suoi scherzi le avevano fatto ricordare la sua faccia ogni volta che lo svegliava in modi diversi.
"Non è colpa mia! Ti ho chiamato e tu ancora ronfavi, e poi questa non è la tua canzone preferita? Dovresti ringraziarmi imbecille!" gli rinfacciò ridendo sotto i baffi.
"Stronza!" e se ne andò sbattendo la porta della sua stessa camera, Ash rimase lì immobile ridendo silenziosamente, andò verso le coperte del fratello e gli rifece il letto, quando ebbe finito si rese conto della rivista caduta per terra insieme alle altre cianfrusaglie, era una rivista a luci rosse, con la copertina di una ragazza della sua età, nuda, con la bandiera dell'America che le svolazzava dietro e un fucile tra le mani, sopra primeggiava una scritta tra le altre, "La guerra non è mai stata così sexy", lei rimase schifata, e come un fulmine o un tornado scese le scale.
"Che cazzo è questa?!" sbraitò come una leonessa, infuriata, pronta ad attacare. Il ragazzo intento a bere il suo latte, la guardò prima senza troppa attenzione, poi quando si accorse della rivista in mano alla sorella, sputò il latte appena bevuto, si alzò di scatto facendo cadere la sedia.
"Niente! Ridammela! Non è affar tuo! Come ti permetti a frugare nella mia roba!" urlò arrabiato, scaraventandosi sulla sorella facendola cadere.
"Non sono riviste adatte a un bambino della tua età!" i due stavano lottando sul tappetto, ma lei non mollava la presa, e lui non voleva arrendersi. Suonò il campanello, ma loro non lo sentirono a causa delle loro urla e del combattimento.
"Oddio, Harry! Lascia stare tua sorella!" una voce famigliare e maschile li interruppe.
"Dan!" urlò Harry, imbarazzato per la posizione in cui li aveva trovati, si alzò veloce. Il ragazzo che li aveva fermati stava ridendo per la reazione di tutti e due, si alzò anche lei imbarazzata.
"Corri a cambiarti che siamo già in ritardo" si rivolse a Harry che annuì, e se ne ando lascindoli soli, "Ashley, si può sapere cosa stavate facendo?Ahah" sorrise divertito, i suoi occhi azzurri scrutavano la ragazza davanti a lui, che imbarazzata raccolse la rivista da terra.
"Bhe, vedi Daniel, ho trovato questa rivista un pò ambigua nella camera di Hazza, e volevo delle spiegazioni, e siamo arrivati.. a dove ci hai visti tu.." gli fece vedere la rivista, lui rise sommossamente appena lesse il titolo, scrutò ogni piccola parte di quella copertina, lei rimase interdetta sul da farsi.
"Mmh, il tuo fratellino ha degli ottimi gusti in quanto a riviste" lei arrossì, lui la guardava malizioso, scrutava ogni parte del suo corpo, che purtroppo il vestitino corto da lavoro non copriva granchè. Ashley gli prese la rivista dalle mani, e andò a nasconderla sopra il frigo, mentre in punta di piedi riuscì a cacciarla in fondo il più possibile, Dan le si fece dietro, prendendola per i fianchi, lei sentì il respiro caldo di lui nei capelli e il suo corpo dietro, si girò di scatto trovandosi in svantaggio data la sua altezza più piccola di lui.
"Dan, sai come la penso, non è il caso, lasciami" e lo spinse via, lui sorrise e indietreggio, quella ragazza non cambierà mai, pensò. Lei non voleva nessuna storia, sopratutto con questa brutale guerra, poi la differenza d'età tra i due non le piaceva, lei 17, lui 27, dieci anni erano ben troppi, ma lui non la vedeva come una ragazzina, era sempre stato affascinato da quella donna in un corpo da ragazza, dalla sua estrema bellezza e semplicità, i sui capelli ricci sempre in disordine, gli occhi nocciola che gli ricordavano il cioccolato e la sua infinita dolcezza, poi le labbra rosee piene, il suo fisico tonico e seducente ad ogni suo movimento, e le sue lentiggini lo incantavano e non poco.
"Uff, okay, comunque stavo scherzando, lo sò come la pensi, però non mi dispiaccerebbe.."
"Dan!" lo interruppe "Non dire cose di cui potresti pentirtene!" lo ammunì lei.
"Che c'è? Volevo solo invitarti a cena.." lei rimase immobile, schiuse la bocca dalla sorpresa, ci pensò.. "N-non lo sò, con questi bombardamenti improvvisi, ho paura ad andare in città e poi.." 
Questa volta fù lui a interromperla, "Eddai, non andremo in città, conosco un posticino vicino al mare, che non ha ancora chiuso"
La risposta tardò ad arrivare, era preoccupata di come si sarebbero svolte le cose, poi lasciare Harry solo, non le piaceva, e se dei russi entrassero in casa? Lui sarebbe indifeso e sarebbe stata tutta colpa sua.
"Da amici, da vecchi amici, parleremo dei progressi di Harry alla fattoria e a scuola, devi stare tranquilla, poi i Russi non bombardano da un pò, il nostro esercito li sta tenendo alle strette a Sacramento, ben lontani da qui. Tranquilla" fece un sorriso capace di distruggere tutti i brutti pensieri di lei. "Uff, va bene, però da amici, non aspettarti troppo Dan."
"Sissignora!" e si mise in posa, come un soldato, rigito, sull'attenti, lei rise, la faceva sempre ridere, quel ragazzo troppo cresciuto.
I due ragazzi salutarano la ragazza e si diressero nella fattoria di Dan, che offriva il lavoro a Harry come aiutante, anche se lei credeva ed era ben convinta che l'avesse fatto solo per lei, e poi Dan aveva anche offerto a Harry di aiutarlo con lo studio, visto che la scuola era stata colpita da una bomba ed era stata chiusa, e così lui, lo aiutava visto che si era laureato con il massimo dei voti. Lei si dedicò al lavoro, lasciando i brutti pensieri da parte, e fantasticando su quello che potrebbe succedere la sera, in quella strana uscita con il suo migliore amico.




Hey!
Che ne pensate? fatemi sapere :) sono curiosa del vostro parere.
Allora, siccome non sapevo come descrivervi i personaggi per ora presenti su questa mia ff, ho deciso di farveli conoscere in una giornata normale..
Nel prossimo capitolo vi aspetterà una grossa sorpresa e un grosso cambiamento, la madre Russia non tarderà ad arrivare! (?) Deheheh ;)
Saluti e baci!

Bluella^
P.s Il mio ritorno trionfante (spero) alla scrittura <3 
P.p.s se ci sono errori non preoccupatevi a farmeli notare, provvederò subito a correggerli :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


ATTENZIONE!

Mi sono accorta che il prologo era troppo corto, quindi con questo nuovo capitolo (a distanza ravvicinata) provvederò a rimmediare.
Però visto la vostra scarsa partecipazione non sò se continuare o no questa storia.

Quindi se non riceverò almeno 2 recensioni non credo che continuerò, anche negative, voglio solamente sapere il vostro parere e se sto sprecando solo tempo con questa storia, che a me piace parecchio..
Spero che il contenuto di questo nuovo capitolo vi aggrada(?) 
Grazie per l'attenzione.

x


 

I due erano arrivati finalmente al posto che Dan aveva scelto per la loro serata, dopo tutte le raccomandazioni che Ashley aveva lasciato al fratello sul non fare sciochezze e non lasciare assolutamente la casa. Lei era in ansia, si vedeva lontano un miglio, mentre il ragazzo al suo fianco sprizzava felicità da tutti i pori, spense il motore della macchina e prima che lei potesse accorgersene le aprì la portina, da perfetto gentiluomo qual era. Le porse la mano e la prese a braccietto portandola al tavolo prenotato a lume di candela, davanti al mare.
"Hai fatto le cose in grande! Ma non illuderti è solo una cena tra amici, nient'altro." disse lei senza neanche guardarlo, lui sorrise.
"Sisi, tranquilla" la scrutò bene, aveva lasciato i capelli sciolti, che col vento leggero le si scompigliavano da un lato, era vestita normalmente, come il suo solito una camicia rossa attillata che lasciava fantasticare sul suo fisico, i jeans semplici, e la sua solita bandana legata al collo, in stile anni '70, che però aveva il suo effetto. Non era truccata, non le piaceva dipingersi la faccia, le lentiggini erano un suo punto forte, le davano un aria da innocente, bambina, che a lui piaceva molto, sopratutto quando rideva. Passarono il resto della serata a parlare, anche se i momenti in silenzio erano stati di più degli altri, la cucina era davvero buona, semplice, a causa dei pochi rifornimenti dovuti alla guerra, la maggior parte del cibo era dato ai soldati e a quelli che avevano perduto la casa e che non avevano più niente, raccolti in case d'accoglienza.
"Mi sento in colpa, non dovrei essere qui." l'aria triste di lei, catturò l'attenzione di lui, che era intento a mangiare e parlare di guerra, di come i Russi erano stati mandati via e dei generali americani credessero in un bombardamento a sorpresa nei prossimi giorni.
"Perchè? Non stiamo facendo niente di male.." 
"Non è questo.. ma non è giusto, ci sono un sacco di famiglie che non hanno più niente in città, e noi, solo perchè siamo vantaggiati nel vivere in case al di fuori di tutto questo, siamo qui a mangiare nel lusso, non lo reggo. Mi dispiace ma.. me ne vado" e lo lasciò al tavolo da solo, immobile.
Uscì dal locale e si diresse in direzione della casa, non molto lontano da lì. "Ashley, dai aspetta!" la rincorse, prendendola per il polso, affaticato dalla corsa.
"Cosa vuoi? La serata è stata piacevole, ti rimgrazio ma.." si girò di scatto strattonata da lui, che le tappò la bocca con la mano, con l'altra prese una ciocca dei suoi capelli scuri e se la portò al naso, lei rabbrividì, tentò dal togliersi da quella posizione a scarso risulatato.
"Dan.. io"... "Shhh.. non dire niente.." e la baciò piano nell'angolo della bocca, un bacio a stampo, leggero, letale. Si staccò pianò, i due si guardavano, lui sorrideva, dolce, invece lei arrosssiva non riuscendo a tenere lo sguardo su di lui troppo a lungo. 
Un rumore assordante li colpì, si girarono di scatto, qualcosa era appena caduto nelle vicinanze, in direzione della casa di lei, forse un pò più lontano.
"Harry!" urlò Ash spaventata, in delirio, mentre Dan la teneva stretta a se per non farla scappare, cercando di tranquillizzarla.
"Ash tranquilla, non era niente, se fosse stata una bomba sarebbe esploso tutto e il rumore sarebbe stato più forte." 
"Allora che cazzo è stato? Lasciami stare, devo andare da mio fratello, e se fossero i russi? Devo assolutamente andare a controllare!" 
Morse la mano di lui che la lasciò subito, e si mise a correre come una dannata. "Scusa Dan, ma dovevo farlo! Vai a casa!" gli urlò.

"Harry! Haarry; dove sei?" Ashley era spaventata, il fratello non c'era in casa, lo cercò dapperttutto, non voleva perdere anche lui, non per una sua mancanza di attenzione e di piacere personale, ormai era in lacrime, distrutta, i russi lo avevano preso, non era più lì.
"Ash! Ash aiutami!" sentì la voce del fratello, si alzò di scatto e andò fuori, c'era il fratello che trasportava un uomo, un soldato, perdeva sangue e mugolava qualcosa.
"Dan, per Dio grazie" corse dal fratello in lacrime di gioia nel vederlo vivo e vegeto.
"Ashley per favore non ora, lui sta per morire, aiutalo!" solo allora si accorse dell'uomo che teneva sulla spalla il fratello, lo portarono dentro, nella stanza degli ospiti, lo adagiarono sul letto e accesero la luce.
"Aaaaaah!" urlò lei, era un russo, la mimetica era diversa da quella americana, e la spilla che portava sulla spalla lo confermava, lei deglutì era spaventata, cosa avrebbe dovuto fare? Ormai lo aveva già portato in casa, se lo consegnasse sarebbe stata giudicata come traditrice e punibile con la morte, e se lo salvasse? Oppure se lo lasciasse morire su quel letto per la troppa perdita di sangue? Però così sarebbe stata unn'assasina, lei non era un assasina, cosa avrebbe dovuto fare? Era in panico! Andava da una parte all'altra della stanza, frastimando tra se e se.
"Ash! Sta morendo!" la ammonì il fratello, anche lui in panico.
"Harry è un Russo! é il nostro nemico! Se ci scoprissero potremmo essere esiliati e addiritura condannati alla pena di morte!"
"Si ma è pur sempre un essere umano! Se lo lasciamo morire diventeremo degli assasini!" Aveva ragione, Ashley si fece coraggio e avanzò verso il corpo sul letto, ancora esitante.
"Va bene, ma non garantisco niente! Non sono un medico! Cristo!" era in panico, non sapeva che fare, gli tolse la giubba, era tutta sporca di fango misto a sangue, con qualche taglio qua e là, gli tolse anche la canotta, lasciandolo a petto nudo, aveva un pezzo di ferro infaccato in una spalla, così ricordò quando era andata a fare volontariato in un centro medico a fine di un bombardamento, aveva già visto una situazione del genere con un altro uomo e si ricordava come l'infermiera aveva agito.
"Harry portami il kit del pronto soccorso, muoviti!" lui corse a prenderlo, il soldato era straziato dal dolore, bisbigliava qualcosa in un altra lingua.
"Shh, tranquillo va tutto bene, tra poco passerà tutto, devi solo stare calmo e non muovere un muscolo o se nò rischi di peggiorare la situazione.. Shh" lui la guardò come se avesse capito, e smise di muoversi, ma il dolore era troppo forte, i lamenti diventarono sempre più forti, lei lo accarezzava sulla guancia, cercando di calmarlo, ma i suoi occhi grigi che la scrutavano, pieni di lacrime rosse, la mettevano più in agitazione di lui. Harry arrivò con il Kit e lo poggio sul comodino alla destra di sua sorella.
"Okay, grazie, adesso va nella tua stanza e sta tranquillo, qui ci penso io" Harry la guardò per un istante, lei lo sorrideva incoraggiante, quindi se ne andò senza fiatare.
"Veniamo a noi soldato" mise i guanti e con delicatezza tolse il pezzo di ferro dalla ferita, era più lungo di quanto si aspettava, il Russo urlò dal dolore,, il sudore di lei misto al sangue di lui, ormai troppo. Rischiò di vomitare parecchie volte mentre gli tamponò e disinfettò la ferita, lui continuava ad urlare, il taglio era lungo, doveva trovare un modo per rimettere insieme la pelle, in modo da chiudere la ferita. Prese ago e filo e si rilassò, dopotutto doveva solo pensare che la pelle fosse un pezzo di stoffa, iniziò a cucire, non era molto brava con un pezzo di stoffa figurati con della pelle sanguinante, il soldato ormai era crollato, lei sperava fosse solo svenuto, gli coltrollò il polso e c'era ancora, fece un sospiro e continuò il suo lavoro, reso più facile dall'assenza dei gridi soffocati di lui. Gli bendò la spalla facendo passare il pezzo di stoffa ad entrambi i lati delle spalle e sotto le ascelle, curò anche i tagli nell'addome e nel viso, disnfettandoli, lavò con un pezzo di stoffa bagnato, il fango che aveva accumulato ed ebbe finito, lui era ancora vivo.
Si lavò le mani piene di sangue e si adagiò sulla sedia di fianco al letto, guardandolo meglio adesso che era pulito non era male, aveva i capelli rossi chiari, quasi arancioni, il fisico era robusto e muscoloso, e poi quegli occhi di prima, celesti, grigi, brillanti che la fissavano, fantastici.
Si addormentò su quella sedia con quell'imagine, davanti a lei, sognò quegli occhi tutto la notte.. si rilassò e si sentì al sicuro.
 ​

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2732278