When I do bad, I feel good

di ValeA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** History repeats itself ***
Capitolo 2: *** Dangerous choices ***



Capitolo 1
*** History repeats itself ***


(1)History repeats itself

 If history repeats itself, and the unexpected always happens,
 how incapable must Man be of learning from experience. 
                                -George Bernard Shaw

Non lo conoscevo, a malapena sapevo come si chiamasse e forse sarò terribilmente paranoica ma non riuscivo a stare tranquilla in sua presenza.
Era misterioso, sembrava che nascondesse qualcosa ma non avevo intenzione di scoprirlo. Non avevo intenzione neanche di scambiarci due parole ma Ashlynn sembrava pensarla diversamente.
«Non pensi che sia strano che lui sia qui?» sussurrai a mia cugina mentre il ragazzo di fronte a noi si avvicinava con lentezza.
«No, è solo una coincidenza.» mise fine al discorso e andò a salutare il biondo.
Una coincidenza può capitare una volta, massimo due volte ma non ogni giorno da quando lo conosciamo che lo ritroviamo ovunque noi andiamo. Sembrava quasi che ci seguisse.
Come potevo stare tranquilla se poi succedevano sempre queste "coincidenze"?
Si salutarono come vecchi amici e invece si conoscevano poco più di una settimana, al contrario io lo salutai molto freddamente con un «Ciao.» che lui non tardò a ricambiare.
Ci invitò a prendere posto al suo tavolo perché era da solo, in realtà in qualunque posto lo incontravamo era sempre solo. Ero sicura che non avesse amici.
E il fatto che lui non avesse amici mi spaventava, forse era davvero una cattiva persona.
Dopo tante chiacchiere inutili a cui io non partecipavo ma anzi preferivo starmene in disparte «Devo andare in bagno.» annunciò mia cugina.
Stavo per alzarmi e seguirla pur di non stare in compagnia di Niall, invece lei mi assicurò che non avrebbe perso tempo e che potevo aspettarla lì. Con quale altra scusa potevo insistere? 
Lasciai perdere e tornai a poggiarmi allo schienale della scomoda sedia di quello squallido bar in cui mia cugina mi aveva portata.
Calò il silenzio tra me e quel ragazzo.
«Non ti sto simpatico, vero?» era così evidente?
«Già.» non negai tranquillamente.
Gli amici di mia cugina non necessariamente dovevano essere anche amici miei.
Lui sorrise. «Se posso chiedere...» si avvicinò. «Per quale motivo?»
«Nessun motivo in particolare.» pronunciai fiera quelle parole ma non appena vidi il suo sguardo me ne pentì. Non perché lui ci rimase male ma perché mi stava guardando con molta cattiveria.
La sua espressione non presagiva nulla di buono però poco dopo tornò a sorridere normalmente.
«Neanche tu mi stai simpatica.» confessò.
Eravamo pari. Nessuno dei due nutriva simpatia verso l'altro.
«Sei sempre tra i piedi e mi impedisci di raggiungere il mio obiettivo.» di nuovo quella cattiveria di prima.
Quale era il suo scopo? Portarsela a letto? Avevo capito che c'era qualcosa sotto ma adesso avere quella conferma mi stava preoccupando.
«Che intenzioni hai?» chiesi, parola dopo parola che pronunciavo contro di lui mi meravigliava sempre di più.
Di solito non rispondevo mai a nessuno, stavo sempre zitta e subivo le conseguenze di ogni cosa e invece con lui non ci riuscivo. Sentivo che dovevo impedirgli di fare qualcosa ma ancora non avevo capito bene cosa.
Mia cugina ci stava mettendo più del solito a tornare ma in questo momento era meglio così, volevo cercare di capire cosa avesse in mente Niall.
«Non è affar tuo.» se riguardava mia cugina, era anche affare mio.
Io e lei condividevamo qualsiasi cosa, non c'eravamo mai nascoste nulla ed eravamo molto più unite soprattutto da quando lei era venuta ad abitare a casa mia dopo la morte di sua madre circa quattro anni fa. In quel momento lei non voleva vedere nessuno, l'unica che desiderava al suo fianco ero io e l'unica che la notte la sentiva piangere per via degli incubi ero sempre io.
Io volevo solo il suo bene, se qualcuno le avrebbe fatto del male se la sarebbe dovuta vedere con me. 
«Invece sì.» sentenziai. 
Una donna all'incirca di cinquanta-sessant'anni mi si avvicinò. 
«Tesoro, tutto bene?» presumo che fosse la proprietaria del bar.
Era venuta sicuramente a richiamarci per il disturbo che stavamo recando alle altre persone.
«Sì, mi scusi. Cercheremo di parlare più piano.» Niall non faceva altro che ridere e la donna mi guardò un po' confusa.
«Tu e chi?» mi prendeva in giro?
«Io e lui.»  gli indicai il ragazzo di fronte a me.
«Qui non vedo nessuno. Sei sicura di star bene?» come era possibile che non lo vedeva? «Forse è meglio se vai a casa a riposarti, sembri molto stanca.» ma io stavo bene.
Forse quella a stare male era lei che non riusciva a vedere un ragazzo.
Niall non smetteva di ridere, nel giro di qualche secondo sarebbe potuto anche cadere a terra.
«Vuoi che chiami qualcuno che ti venga a prendere?» le feci cenno di no, mi alzai dal mio posto e la ringraziai. 
Da lontano vidi mia cugina mi avvicinai a lei e le dissi solamente «Andiamocene, sono stanca.» era un po' confusa visto che fino a qualche minuto prima che lei se ne andasse in bagno stavo benissimo ma non fece domande e mi accontentò.
Mi avvicinai alla cassa per pagare ciò che Ashlynn aveva preso ma la donna dal viso gentile mi disse che offriva la casa e che io e mia cugina potevamo andare tranquillamente.



Ancora non riuscivo a spiegarmi come quella donna non riuscisse a vedere l'amico di mia cugina, sempre se così poteva essere definito.
Lui c'era, anche Ashlynn l'ha notato. Eravamo seduti tutti nello stesso tavolo, loro non facevano altro che parlare.
«Ash...» la richiamai mentre lei soffiava lo smalto sulle sue unghie per farlo asciugare, si voltò verso di me dandomi attenzione. «Quando ce ne siamo andate, Niall c'era ancora?» sapeva che non mi stava simpatico e infatti quella domanda su di lui, la sorprese.
«Sì, era lì.» rispose. «Addirittura ormai è anche diventato invisibile per te?» magari lo fosse per me, Ash!
Ovviamente lo pensai ma evitai di dirglielo. 
«Ok.» conclusi e stranamente non indagò oltre.
Gliene fui grata, non avrei saputo cosa dirle. Mi avrebbe solamente presa per pazza, tanto quanto ha pensato che fossi pazza quella donna del bar.
C'era qualcosa che non mi tornava, tolsi il computer portatile dalle mani di mia cugina. Dovevo fare delle ricerche.
«Ehi...» cercò di riprenderselo indispettita.
«Mi serve, è urgente. Ho dimenticato una ricerca che devo consegnare necessariamente domani.» inventai.
Mi sorpresi quando mi risultai abbastanza convincente. «Te lo ritorno non appena finisco.» le promisi.
Non fu difficile convincerla, sapeva quanto ci tenessi a mantenere ottimi voti e infatti mi lasciò sola in camera dicendo che lei si sarebbe andata a fare uno spuntino.
Come poteva avere già fame? Avevamo finito di pranzare poco più di mezz'ora fa...
Sicura che fossi rimasta sola, digitai "Niall Horan". Speravo che ci fosse qualche notizia, qualsiasi cosa sarebbe andata bene se sarebbe servita a sapere qualcosa in più su di lui.
Avevo uno strano presentimento. Non ne capivo il motivo e forse era meglio non far finta di niente.
Spuntarono un paio di pagine che riportavano il suo nome. Più di quante potessi immaginare.
Impossibile che riguardassero lui, parlavano di un ragazzo vittima in un omicidio di massa e fino a prova contraria lui era vivo. Inoltre tutti gli articoli riportavano l'anno 1956.
Si tratterà sicuramente di un'omonimo o magari di un lontano parente.
Continuai a ricercare ma rimasi quasi sconvolta quando trovai anche qualche articolo riguardante Alice Knight, cosa c'entrava con Niall?
Adesso che ci pensavo bene, qualche collegamento tra i due ci può pure essere!
La prima volta che io e Ashlynn lo incontrammo, eravamo al cimitero e ci chiese se la conoscevamo.
Ma se lui non era un parente, lui stesso aveva negato quando Ashlynn gli pose la domanda, chi era per Alice?
Forse un amico o un fidanzato o comunque qualcuno che la conosceva abbastanza bene... e se fosse proprio il suo assassino?
Ashlynn non si sbagliava a considerarmi paranoica, era comprensibile che Niall non mi stesse simpatico e che pensassi che nascondesse qualcosa ma non di certo può essere l'assassino di una ragazza. Non penso potesse arrivare fino a quel punto. E poi per quale motivo poteva averla uccisa?
Inoltre se fosse così, non avrebbe tutta questa libertà, ci dovrebbero essere dei poliziotti nei paraggi se è un tipo pericoloso, almeno penso che sia così.
In poche parole mi faccio troppi film mentali senza senso.
Presa da una forte voglia di curiosità, decisi di aprire l'articolo sulla morte di Alice Knight.
Non sapevo molto, forse addirittura niente.
Quando successe, circa cinque anni fa, ero troppo piccola per esserne informata. Ogni tanto però capitava che sentivo parlarne mia madre con delle sue amiche oppure anche persone a me sconosciute che ne parlavano al parco dove mia madre era solita a portarci me e mia cugina fino a qualche anno fa.
Iniziai a leggere le prime righe, man mano che andavo avanti con la lettura rimanevo sempre più sconcertata.
Era stata accusata di omicidio ma in assenza di prove era stata rilasciata, per essere tenuta sotto controllo lavorava al bar della moglie del giudice che si occupava del suo caso, il tutto veniva chiamato come servizio civile. L'articolo riportava anche che era seguita costantemente da una psicologa qualificata, la dottoressa Richards.
Non aveva un buon rapporto con i suoi genitori nell'ultimo periodo della sua vita e l'unica che le aveva sempre creduto e sostenuta era la nonna, ritenuta anche lei pazza, chiusa in un ospizio e anche lei adesso morta da qualche anno per una malattia improvvisa.
I vari giornalisti riportano la morte di Alice come un suicidio dettato dai sensi di colpa per aver ucciso la sua migliore amica quattro mesi prima, nonostante fino alla morte si è sempre identificata come innocente.
Alice aveva sempre accusato Louis Tomlinson ma era morto da circa sessant'anni, eppure lei era convinta di vederlo e di parlarci.
Trovai un altro articolo che riportava la versione della nonna di Alice che confermava quanto detto dalla nipote.
Ed ecco che qui rimasi un po' sconvolta quando lessi anche il nome di Niall Horan oltre che di Louis Tomlinson.
Anche lui si presentava sotto la forma di un fantasma come Louis. 
Inoltre anche lei era stata in grado di vederli.
Ruth Dawnson, questo era il nome della nonna di Alice Knight, era amica di Louis Tomlinson.
Quest'ultimo nel 1956 invece aveva ucciso, oltre che sè stesso, Harry Styles, Liam Payne, Zayn Malik, Angela Kelton e nientepopodimeno che Niall Horan.
Più leggevo e più questa storia mi sembrava assurda.
Ma ancora più assurda diventò nel momento in cui allegato all'articolo c'era una foto che mi lasciò sbalordita quando notai che Niall Horan del 1956 era identico al Niall Horan che conosco io da una settimana circa.
Come diamine era possibile?
Quante probabilità ci sono che due parenti si somiglino o addirittura che sembrano proprio la stessa persona?
Mi pizzicai il braccio più di una volta per svegliarmi da quell'incubo ma non riuscivo a svegliarmi solamente perché quella era la realtà.
Non sapevo che fare. 
Non sapevo se era meglio avvisare Ashlynn o prima chiedere spiegazioni a Niall, se era giusto che informassi mia madre oppure se la dovevo tenere all'oscuro di questa situazione.
Pensai però alla donna del bar che non vedeva Niall, se non riuscisse a vederlo nemmeno mia madre?
E se riuscissimo a vederlo solo io e Ashlynn? Mi vennero i brividi al solo pensiero.
«Hai finito?» venni interrotta da mia cugina con in mano una fetta di anguria enorme.
«Sì, devo solo stamparla.» la passai nel mio pennino che portavo sempre con me e poi avrei pensato a stamparla più tardi, non volevo che lei la vedesse. Cancellai la cronologia prima che si avvicinasse per riprenderselo e andasse a controllare.
In quel momento non avrei retto sue domande. Avevo solo bisogno di risposte.
«Sembri sconvolta, che ricerca era?» domandò curiosa.
«Ehm...» ero così confusa che non riuscivo a trovare qualcosa da dirle. «Usi e costumi dell'ottocento.» dissi infine.
«Ma già quella ricerca non l'hai fatta il mese scorso?» dannazione, se lo ricordava!
«No, forse ti stai confondendo con qualcun altro...» di convincente non avevo niente.
Era meglio chiudere il discorso lì o avrei finito per raccontarle la verità. «Uh l'anguria, vado a prendere una fetta anch'io...» e scappai da quella stanza, misi il pennino nelle tasche dei mie jeans e scesi al piano inferiore.



«Hai cancellato la cronologia, eri evasiva...» feci quasi volare dalle mie mani la fetta d'anguria che stavo mangiando per lo spavento che Ashlynn mi aveva appena procurato. «Cosa mi nascondi?»
perché non si arrendeva per una buona volta?
«Nulla, ho fatto una ricerca per la scuola che avevo dimenticato.» riconfermai la versione precedente.
«Ma tu non dimentichi mai i tuoi compiti!» e non poteva esserci una prima volta? «Inoltre eri sconvolta quasi come se avessi visto un fantasma.» era come se l'avessi visto in un certo senso...
«Lo ero perché ho visto quegli abiti che usavano ed erano davvero terribili, per questo mi hai visto in quello stato.» quella scusa faceva acqua da tutte le parti ma era l'unica che ero riuscita a pensare per scusare la mia espressione.
«Da quando capisci qualcosa di moda?» non riuscivo più a zittirla.
«Da quando tu mi fai il terzo grado?» domandai col suo stesso tono.
«Da quando tu mi nascondi le cose e speri pure che creda alle tue scuse molto poco credibili...» la sua risposta era acida, le dava fastidio che avessi un segreto perché io e lei ci dicevamo sempre tutto.
Se n'era andata arrabbiata, in quel momento entrò mia madre appena arrivata dal lavoro.
«Che succede?» 
«Niente.» risposi.
«A me quello non sembrava niente.» lo disse molto piano, fu quasi un sussurro ma lo avevo sentito perfettamente.
Feci finta di nulla e le diedi una mano per preparare la cena.



Avevamo appena finito di cenare, Ashlynn per tutta la cena mi aveva evitato. Era ancora arrabbiata.
Ma oltre mia madre che ci aveva sorprese alla fine della nostra discussione, nessun altro se n'era accorto.
Né mio fratello, né mio padre.
Dopo aver sparecchiato, chiesi proprio a quest'ultimo se potevo usare il computer del suo ufficio, non avevo voglia di tornare in camera.
L'avrei sentita sbuffare di continuo in cerca d'attenzione finché non avrei ceduto e raccontato tutto.
Stampai ciò che avevo salvato prima nel mio pennino e continuai con le ricerche.
Gli articoli ripetevano sempre le stesse cose, così cambiai l'argomento di ricerca e digitai Alice Knight.
I risultati non erano molto differenti, qualcosa collegava entrambi i casi e non c'era niente di nuovo che potesse chiarirmi le idee.
Era tutto totalmente assurdo. Il sovrannaturale non esiste...
Però c'era qualcosa che mi faceva pensare che qualcosa di vero poteva pur esserci, soprattutto dopo la coincidenza dei due Niall Horan uguali.
Ecco perché decisi di annotarmi il numero di Margo Richards, la psicologa che seguiva Alice e magari andare nel suo studio e cercare di ricavare delle informazioni.
Guardai l'orologio, erano tardi e domani mi sarei dovuta svegliare presto per andare a scuola. 
Cancellai la cronologia anche in quel computer, sapevo bene che Ashlynn sarebbe passata anche in quella stanza per scoprire cosa le nascondevo. Purtroppo non si arrendeva facilmente.
Nascosi sia il pennino che il bigliettino e fotocopie, stanotte avrebbe cercato il primo e se l'avesse trovato poi avrebbe trovato anche il secondo.
Per mia fortuna non sapeva che mio padre mi avesse dato il nuovo codice della cassaforte qualche giorno fa.



Una luce che illuminava tutta la stanza disturbava il mio sonno, mi girai dalla parte opposta per cercare di riposare un altro po'.
Quando realizzai che non fosse normale che ci fosse tutta quella luce, di solito quando mi svegliavo per andare a scuola c'era un sole che emanava poca se non addirittura pochissima luce, mi alzai di scatto. 
Il letto di Ashlynn era disfatto e di lei in stanza non c'era nemmeno l'ombra, guardai l'ora ed erano le dieci e un quarto.
Che immatura!
Avevo capito cosa aveva fatto, non era la prima volta che succedeva. Si era svegliata prima e mi aveva staccato la sveglia in modo che non potessi andare a scuola in tempo oppure che non ci andassi completamente.
Adesso poteva davvero dimenticarsi che le raccontassi qualcosa, ieri non riuscivo neanche ad addormentarmi per quanto mi sentissi in colpa e avevo deciso che le avrei detto tutto ma questo suo scherzo di cattivo gusto mi aveva appena fatto cambiare idea.
Ovviamente i miei genitori erano andati a lavoro molto presto, non ne sapevano niente di quanto fosse infantile Ashlynn.
Mandai un messaggio a mia madre dicendole che non ero andata a scuola perché non stavo bene, dovevo pur giustificare in qualche modo la mia assenza.
Da qualche parte in stanza doveva esserci un bigliettino scritto da quella stupida di mia cugina. 
Ne lasciava uno ogni volta che mi combinava uno scherzo del genere e poi mi prometteva che non l'avrebbe rifatto più e poi puntualmente ripeteva per vendicarsi di qualche torto che pensava stesse subendo, in realtà i torti li ricevevo sempre io da parte sua.
Non penso sia un reato avere un segreto che non si vuole rivelare perché appunto come dice la parola, lo voglio mantenere segreto.
Non fu difficile trovarlo, era poggiato sulla scrivania sopra il portatile.
"Dormivi così pacificamente che mi è sembrato un peccato svegliarti :)"
Lo accartocciai e lo gettai nel cestino sotto la scrivania.
Sapeva molto bene come farmi saltare i nervi.
Ero stanca di incassare sempre io ogni colpo. Mi prendevo le sue colpe, le sue responsabilità e finivamo sempre per colpa sua nei guai e in cambio ricevevo questi gesti. 
Le voglio un bene indescrivibile ma se ne stava approfittando della mia bontà.
Non sarei stata io questa volta a fare il primo passo, mi deve chiedere lei scusa.
I miei non sarebbero tornati a casa prima delle otto di stasera, mio fratello era all'università e sarebbe tornato dopo pranzo e quindi in questo arco di tempo potevo fare qualunque cosa.
Mi preparai in fretta, sarei andata nello studio della dottoressa Richards.
Avrei voluto andarci di pomeriggio ma avendone l'opportunità adesso, perché rinunciare?
Almeno non avrei destato sospetti con Ashlynn che invece così non l'avrebbe mai scoperto dove stessi andando.
Dopo circa mezz'ora uscì di casa diretta per lo studio, ovviamente munita di pennino, fotocopie e bigliettino con l'indirizzo, per fortuna non distava molto da casa mia quindi ci sarei potuta andare anche a piedi e in circa dieci minuti sarei arrivata.
Mentre camminavo mi era sembrato di vedere Niall dal lato opposto della strada che mi osservava, guardai meglio ma non c'era nessuno.
Sarà stata solo un'allucinazione.
Finalmente arrivai, mi accertai che l'indirizzo corrispondesse e poi suonai.
Non aspettai molto prima che mi venisse aperto. 
«Salve, sono Charlotte Myers.» le porsi la mano.
La ricambiò. «Sono la dottoressa Margo Richards, piacere...» la immaginavo molto più anziana e antipatica e contro ogni mia aspettativa era giovane e sembrava simpatica
Magari avrei ottenuto le risposte che desideravo. «Posso esserti d'aiuto?»
Annuì. «In realtà vorrei parlarle.» guardò l'orologio.
«Sei fortunata, ho il prossimo paziente fra mezz'ora.» e mi fece accomodare.
Presi posto in una delle poltrone dello studio e la dottoressa Richards mi invitò a prendere la parola.
Non sapevo bene come potevo iniziare e forse decisi anche di iniziare nel modo peggiore. «In realtà non si tratta di me, volevo sapere qualcosa su Alice Knight, so che era una sua pazie...» mi interruppe.
«Mi dispiace, non posso dare informazioni sui miei pazienti di cui mi occupo o di cui mi sono occupata, soprattutto per quanto riguarda il caso della signorina Knight. Ogni paziente ha il diritto di privacy.» si stava per alzare e accompagnarmi alla porta ma io non avevo intenzione di arrendermi.
Avrei trovato un modo per avere più informazioni. «Ok, ha ragione. Mi sono espressa male.» mi diede l'opportunità di spiegarmi ulteriormente e ritornò a sedersi.
«Ho paura che mia cugina sia in pericolo e che la situazione non sia tanto diversa da quella vissuta da Alice.» con quelle parole ero riuscita a ottenere la sua più totale attenzione.
«Spiegami meglio che intendi dire...» era confusa, anche io al suo posto lo sarei stata.
In realtà non sapevo nemmeno io come illustrarle la situazione. Era molto più complicato di quanto pensassi.
Ieri era meglio che invece di sentirmi in colpa per quanto tenessi nascosto a mia cugina, mi preparassi qualcosa di concreto da dire alla psicologa di fronte a me adesso.
«Più che spiegarglielo, potrei mostrarglielo...» le consegnai le fotocopie.
«Cosa c'è qui esattamente?» domandò prendendo nel frattempo i fogli e dando un'occhiata veloce.
«Tutto quello che so di Alice Knight e come si può collegare a mia cugina...» e con voce più bassa aggiunsi. «o con me.» in fondo in quella storia ero coinvolta anche io.
Dopodiché si mise a leggere la prima di quelle dieci pagine circa.
Mentre aspettavo guardai il cellulare, rimanevano soltanto altri dieci minuti.
«Ancora non riesco a capire cosa intendi.»
«Alice vedeva Louis Tomlinson e Niall Horan.» il primo articolo parlava proprio di quello di cui aveva raccontato la nonna di Alice. «E se noi vedessimo Niall Horan?» i fogli le caddero a terra.
La sua espressione cambiò, mi guardava come se fossi matta.
«L-lo vedete tutte e due?» chiese sconcertata.
Risposi affermativamente.
Raccolse i fogli in fretta e mi chiese se potesse tenerli per leggerli con molta più attenzione.
Suonarono alla porta, il prossimo paziente era appena arrivato.
Mi alzai dalla comodissima poltrona in cui ero seduta, stavo per darle i soldi ma li rifiutò e inoltre mi disse di tornare il giorno dopo appena fossi uscita da scuola.
Aprì la porta. Era una ragazza di circa venti anni. «Ciao Molly, accomodati pure. Arrivo subito.» la ragazza ricambiò il saluto e fece come le era stato detto. «Con te ci vediamo domani, ok?» si rivolse a me questa volta.
Annuì, dovevo solo trovare una scusa decente per non tornare a casa dopo la scuola e farglielo credere a mia madre. Per ora mia cugina non era un problema, poteva pure non credermi, non mi importava.
Ero nella strada per il ritorno quando venni presa per il braccio e trascinata in un vicolo da qualcuno, urlai e cercai di dimenarmi ma nessuno dei passanti mi venne in aiuto.
In realtà sembrava che mi ritenessero con qualche rotella fuori posto a giudicare dalla loro espressione.
Mi voltai verso il mio aggressore per cercare di colpirlo e scappare via ma non appena vidi Niall, capì perché nessuno si prestava a soccorrermi.
Neanche potevamo vederlo!
«Se la smettessi di agitarti, anche loro smetterebbero di guardarti.» mi disse.
Non mi era facile ammetterlo ma aveva ragione.
«Che vuoi?» domandai accertandomi che non ci fosse nessuno ad ascoltarci.
«Che ci facevi da quella?» frenai il mio impulso di schiaffeggiarlo ed evitai di rispondere. «Va bene, non me lo dire. Tanto già lo so.» voleva fregarmi facendomi credere che così gli avrei detto qualcosa? Non ci sarebbe riuscito.
«Domani è meglio che le dirai che tutto quello che le hai detto oggi non è vero.» come faceva a saperlo?
Inspiegabilmente rispose anche ai miei pensieri «Ti ho detto che so tutto.»
«Come è possibile?» gli chiesi.
Ero terrorizzata, le gambe stavano per cedere e volevo solo fuggire.
Volevo svegliarmi nel caso fosse solo un brutto incubo.
«Io sono ovunque anche quando non mi vedi.» non riuscì più a reggermi e caddi a terra.
Lui non si preoccupò neanche di aiutarmi ad alzarmi.
«Pensavo che il vero problema fosse Ashlynn, invece mi sbagliavo...» lo guardai un attimo e con cattiveria continuò «sei tu.» non mi ero mai sbagliata quando pensavo che avesse un secondo fine. Ma non ero sicura di voler proprio sapere quale fosse.
Iniziai a tremare, le lacrime iniziarono anche a sgorgare dai miei occhi copiosamente.
Non volevo che mi vedesse in quelle condizioni, era come dargli vinta la prima di una delle tante battaglie che sicuramente avrei dovuto affrontare contro di lui.
«Cosa vuoi da noi?» dissi cercando di assumere un tono deciso, non ci riuscì visto che venni tradita dalla voce rotta dal pianto.
«Dai tempo al tempo.» disse allontanandosi e lasciandomi lì.
Sola, a terra e in preda alle lacrime.
Mi alzai e cercai di ricompormi ma risultò più difficile del previsto.



 
***
«Alice, Alice!» una ragazza bionda stava correndo in direzione della sua amica.
Lei si voltò e vide lo sguardo della sua amica che non prometteva nulla di buono. «Che succede Cassie?»
«C'è un problema.» disse l'altra velocemente. «un grandissimo problema.»
Alice non capiva cosa potesse preoccupare tanto la sua migliore amica ma sicuramente era qualcosa di risolvibile ma conoscendola ne stava facendo una tragedia senza alcun motivo.
Sapeva quanto Cassie sapesse essere drammatica senza che ce ne fosse realmente bisogno.
Alice stava per chiederle quale fosse questo "grandissimo problema" ma venne anticipata da Cassie che le disse solamente due parole «Niall Horan.»
Alice non capì cosa significasse e rimase sconvolta chiedendo spiegazioni all'amica che di lì a poco sicuramente le avrebbe spiegato tutto.




 

Valentina's corner :)

Sono tornata dopo tanto tempo con questo storia e in generale qui su efp e spero che questo nuovo inizio vi piace ;)
Sono cambiate un po' di cose dalla storia precedente, non voglio anticipare troppo ma la storia sarà divisa in due parti
1) Charlotte e Ashlynn
2) Alice e Cassie
Più in là spiegherò come verranno introdotte queste ultime due nella trama.
La maggior parte dei personaggi che appariranno sono tutti già presenti nella storia precedente ma ci sarà qualcuno di nuovo, questo non è escluso :)
Inoltre qui la storia ruoterà tutta sul piano in mente di Niall, "che intenzioni ha?" sarà questa la domanda da porsi durante questa storia e da quello che si è capito non sono buone intenzioni e ci sarà da porsi anche "chi avrà la meglio questa volta?"
Comunque spero che questo seguito susciti lo stesso interesse che hanno potuto suscitare le due storie precedenti e magari che mi facciate sapere cosa ne pensate e cosa vi aspettate da questa storia :)
Un bacione e al prossimo capitolo!
Valentina <3

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Capitolo 2
*** Dangerous choices ***


(2) Dangerous choices

Alice era allibita.
Non poteva credere alle parole di Cassie.
Era pur vero che l'amica disponeva di una fervida immaginazione ma in quel momento era serissima, non accennava un minimo di sorriso che avrebbe potuto farle credere il contrario.
Non sapeva molto di Niall ma aveva imparato a conoscerlo attraverso i racconti di Liam, Harry e Zayn e qualche volta pure di Louis.
A proposito dei primi tre, avevano perdonato Louis per il suo atroce gesto e lui aveva perdonato loro per tutto quello che gli avevano fatto.
Niall era sempre stato descritto come un ragazzo buono, incapace di far del male neanche a una mosca, estremamente vivace, facile da condizionare come era accaduto in precedenza e soprattutto si era innamorato della persona sbagliata.
Per lui i guai erano iniziati da quel momento in poi.
Per quella ragazza, Angela, si era trasformato in un'altra persona.
Era stata proprio lei a far maturare in lui uno sfrenato desiderio di vendetta. E non appena quell'occasione gli era stata presentata, lui l'aveva colta al volo.
«Dobbiamo aiutare quelle ragazze.» finalmente Alice prese parola dopo lunghi attimi di silenzio.
Cassie non poteva che esserne d'accordo. «Ma come possiamo?» ci pensò su per un po' prima di dare una risposta concreta alla domanda della sua migliore amica.
«Tu come facevi con me?» domandò all'improvviso.
Cassie era stranita da quella domanda. «"Come facevo" cosa, scusa?»
Quest'ultima si era mostrata un paio di volte all'amica avvisandola del pericolo, come poteva non ricordarselo?
Alice cercò di spiegarglielo e di ricordargli ogni minimo particolare ma Cassie ne era del tutto ignara.
«Io volevo avvertirti ma non ci sono mai riuscita...» le disse. «Non ho mai trovato un modo per aiutarti.» 
Adesso Alice era confusa, come era possibile allora?
«Ma io ti ho parlato, tu mi mettevi in guardia...» Cassie scuoteva la testa a ogni singola parola della ragazza posta di fronte a lei.
«No, Alice.» negò. «Me lo ricorderei...» poi si rattristò in un colpo. «Se no avrei cercato di impedirti di finire qui così troppo presto...» la ragazza l'abbracciò di slancio.
«Ma è colpa mia perché non ti ho ascoltata...» la rassicurò.
Cassie interruppe quell'abbraccio. «Ma per colpa mia ci siamo trovate in quella situazione.» Alice l'aveva già perdonata ma lei non perdeva occasione per scusarsi.
Ma quello non era il momento di ammettere le proprie colpe, dovevano fare altro.
«Ti giuro che troveremo un modo per aiutare quelle due ragazzine.» chiarì Cassie prima di abbracciarla per una seconda volta.





Non avevo mai permesso a nessuno di riuscire a dissuadermi da qualcosa che volevo fare e nonostante Niall ci avesse provato spaventandomi, io non l'avrei ascoltato.
Era lecito che io volessi capirci di più in quella situazione. E se l'unica a potermi aiutare era una psicologa, allora mi sarei fatta aiutare da lei, che Niall ne fosse d'accordo o meno.
Così proprio per quel motivo dopo essere tornata da scuola e aver pranzato di fretta, costretta a tornare a casa Perché non sapevo come avrei potuto spiegare il motivo del mio ritorno, avevo mentito a mia madre dicendole che sarei andata a correre. Non era strano che io ci andassi, ecco Perché non si sarebbe insospettito nessuno. Nemmeno Ashlynn.
Se avessi raccontato qualche altra scusa, forse proprio quest'ultima avrebbe finito per seguirmi. Come era successo già altre volte in passato.
La prima volte che andai a correre mi seguì, pensava che le stessi nascondendo un fidanzato o qualche altra cosa ma quando scoprì che le avevo detto la verità, non lo fece più. Le avevo proposto migliaia di volte di venir con me ma la sua risposta era sempre la stessa: "Odio sudare."
Per essere più convincente, indossai anche una tuta e armata di tantissima volontà e curiosità, ero pronta per andare in missione.
Adesso mi trovavo davanti la porta dell'ufficio della dottoressa Richards, attendevo da più di cinque minuti ma nessuno sembrava avesse voglia di farmi accomodare.
Che avessi capito male? Eppure ero sicura che mi avesse detto di venire oggi.
Stavo per andarmene quando la porta si aprì e la vidi apparire sorridente. «Ero al telefono, scusami.» mi disse che era sua figlia che non faceva altro che chiamarla anche per i motivi più sciocchi. «Accomodati.»
Presi posto nel divano del giorno prima, nello stesso punto e aspettai paziente che lei prendesse i fogli.
«Allora... Charlotte, ricordo bene?» domandò delucidazioni sul mio nome e io le annuì. «Ieri tu mi hai detto che sia tu che tua cugina vedete Niall Horan, uno dei due ragazzi che vedeva Alice Knight. Come credi sia possibile?» bella domanda. Peccato che non sapevo la risposta, non riuscivo nemmeno a spiegarmi come diavolo potesse essere possibile.
«Non ne ho idea.» diedi voce ai miei pensieri. «Ecco Perché sono da lei, vorrei scoprirlo e farlo sparire dalle nostre vite.» "prima che fosse tardi" avrei voluto aggiungere ma fu meglio tenerlo per me.
«Presumo quindi che tu e tua cugina non abbiate un buon rapporto con lui.» stava cercando di psicoanalizzarmi.
Avevo paura che mi prendesse per una pazza da rinchiudere.
«Al contrario, per lo meno per mia cugina. Loro vanno d'accordo, sembrano quasi amici...» il pensiero di loro amici mi metteva i brividi.
Nonostante io e mia cugina avessimo litigato, desideravo ancora il meglio per lei. E Niall non era il suo "meglio".
«E tu? Tu che rapporto hai con lui?» proprio di rapporto non si poteva parlare, il più delle volte che lo avevo visto avevo finito per ignorarlo ma ultimamente c'era stato anche dell'astio da ambedue le parti.
«Conflittuale.» non c'era risposta migliore se non quella.
Io e Niall avevamo molti alti e bassi, forse era meglio dire solo bassi e ancora più bassi.
Non ci siamo sopportati dal primo sguardo, dalla prima parola e dal primo di una serie d'incontri poco casuali.
«Come mai?»
«Per me nasconde qualcosa e lui non ha neanche negato quando gliel'ho detto, il problema è che non so cosa voglia.» ed era proprio questo a preoccuparmi.
Il non sapere mi uccideva.
Fin da piccola volevo essere sempre al corrente di ogni cosa, per questo non facevo altro che leggere e ricercare, ovvero per sapere sempre di più.
Anche per questo motivo prima che avessi un computer portatile tutto mio, andavo sempre in biblioteca e lì passavo interi pomeriggi tra un tomo e un altro. Anche adesso capitava che ci andavo ma meno frequentemente.
Quello era un altro luogo in cui Ashlynn non mi avrebbe mai seguita. Diceva che le sembrava una cosa troppo da secchioni ma pensandoci bene lei molto probabilmente non sapeva neanche il significato del termine.
«Inizialmente pensavo che volesse sedurre e poi abbandonare Ash...» non era difficile pensare a qualcosa del genere per la nostra età. «Poi però sono successe cose strane...»
«Tipo?» la psicologa non faceva altro che annotare parola per parola, così velocemente e senza perdersi nulla.
«Come se fosse un fantasma.» ecco che qui arrivavamo allo stesso punto in cui neanche Alice era stata creduta.
La stanza cadde in uno strano e insolito silenzio.
Aspettavo una qualsiasi reazione della psicologa e quest'ultima stava cercando sicuramente le parole più giuste da dire.
Voleva che mi fidassi di lei, che non la vedessi come una nemica.
Margo Richards era davvero intenzionata ad aiutarmi, ero certa che non voleva che succedesse di nuovo quello che successe cinque anni fa ad Alice.
E nonostante quello che le stessi raccontando le appariva assurdamente folle, lei iniziava a crederci sempre di più. Soprattutto dopo aver letto quegli articoli di giornali, gli erano quasi apparsi come chiarificatori.
«Di solito ogni mio paziente viene o è mandato qui da qualcuno per risolvere dei problemi che non hanno a che fare con qualcosa di soprannaturale...» lasciò in sospeso pensandoci un po' su. «e nonostante crederti può essere un gesto troppo affrettato e assurdo, penso che quello che tu mi stia raccontando è la verità.» sospirai sollevata.
Era dalla mia parte e questo era un gran sollievo.
«Una volta proposi a Alice di ritornare in quella casa per capirci di più su quella notte...» era combattuta se continuare o fermare il discorso che aveva appena iniziato ma poco dopo convenne ad andare avanti. «ci andò e dai racconti di sua nonna, fu proprio quella volta che incontrò Niall.» quindi era vero, Alice lo conosceva e mi era stato per l'ennesima volta confermato.
«Sa che cosa potrebbe volere da noi?» la dottoressa Richards mi guardava con aria dispiaciuta, non aveva una risposta a quella domanda.
«Purtroppo no, quando parlai con la nonna di Alice non le credevo, pensavo che stesse dando i numeri a causa della morte della nipote, pensavo che dicesse quelle strane cose perché scombussolata. Non potevo sapere che invece quella potesse essere la verità.» Chi poteva mai crederci? Se non la stessi vivendo questa situazione, ne sarei incredula anche io.
«E cosa la spinge a credermi?» era da un po' che pensavo a quella domanda.
«Una volta può essere una coincidenza ma se dopo qualche anno si verifica la stessa cosa ma con persone diverse, allora qualcosa di vero ci deve pur essere.» mi rendeva felice, per quanto la situazione lo permettesse, che ci fosse qualcuno dalla mia parte.
Mi dispiaceva solamente che non potevo condividere tutto con mia cugina ma forse in questo caso era meglio che per adesso ne stesse fuori, almeno finché non avrei capito qualcosa di più così almeno se Niall avesse dovuto prendersela con qualcuno, almeno lei ne era fuori.
«Purtroppo ci rimane pochissimo tempo, non voglio fare lo stesso errore che ho fatto con Alice...» prese un post-it e vi scrisse qualcosa, poi me lo porse. Era un appuntamento per il giorno dopo. «Ci vediamo domani, questa volta entrerò anche io con te in quella maledetta casa.» dopo quella frase, presi le mie cose e mi diressi alla porta ma non prima di salutarla.
Camminavo per le strade stracolme di gente di Londra, senza bene fare attenzione a chi mi potessi trovare di fronte.
Mi era impossibile non pensare a ciò che mi stava accadendo in questi giorni, ciò che stava accadendo a me e mia cugina.
Troppo persa nei miei pensieri per accorgermi di essere seguita se non quando si fece troppo tardi.
«Ashlynn, cosa ci fai qui?» avrei messo le mani sul fuoco sicura che non mi avrebbe mai seguita. Invece era lì, poco distante da me. Arrabbiata.
«Che ci facevi tu da una psicologa?» guardai dietro di lei, tra la confusione notai un viso conosciuto. Era Niall e sorrideva.
Era stato lui a informarla. Che bastardo! Non faceva altro che mettermi contro mia cugina, era colpa sua se eravamo litigate e sempre per colpa sua le stavo nascondendo la situazione. 
Era capace di farle perdere la fiducia nei miei confronti e trascinarla dalla sua parte. 
Lui stava portando avanti il suo piano, a me sconosciuto, avanti. Ma lei come poteva avere così poca fiducia in me?
«Niall è stato ad avvisarti?» era così al cento per cento ma volevo sentirmelo dire da lei Perché non volevo credere che mi stessi inventando tutto. 
«Sì...» lo odiavo, ogni giorno sempre di più. «Evidentemente merita più fiducia di te.» come poteva anche solo paragonarci?
Le mentivo per proteggerla!
«Lo conosci da poco più di una settimana...» le risposi risentita. «Siamo cresciute insieme, hai così poca considerazione di me?»
«Spiegami Perché eri lì, Perché è da ieri che sei così misteriosa e io non so cosa devo pensare!» urlò, feci dei passi indietro.
Era strano vederla gridare, il suo tono era sempre pacato anche quando si incazzava e riusciva lo stesso a spaventarti Perché quella calma apparente significava che te l'avrebbe fatta pagare a prima occasione.
«Vuoi la verità?» non ne potevo più. «Bene, è quella che avrai.» non potevo costringerla a rimanerne fuori per sempre.
Voleva sapere e avrebbe saputo.
Iniziai a raccontarle tutto: della mia scoperta al bar e delle mie ricerche, dell'incontro con la psicologa e che quest'ultima mi credeva e mi voleva aiutare.
Scoppiò a ridermi in faccia.
«Forse hai davvero bisogno di una psicologa, sei paranoica...» guardai di nuovo verso Niall, ancora lì e mi rivolse un occhiolino «e pazza.»
Non potevo crederci.
Non sembrava nemmeno lei.
«Ci vediamo a casa, gli zii saranno informati delle tue fantasie.» e riprese a camminare. «Che tu ci creda o no, io ti voglio bene e farò di tutto purché tu stia bene.» furono le sue ultime parole prima di scomparire dalla mia vista.
Volevo correrle dietro e cercare di fermarla, in quel momento però le mie gambe sembravano di gelatina e appena provai anche solo a fare un passo, caddi a terra.
«Tutto bene?» era una voce maschile ma non riuscì a capire di chi si trattasse.




«Un modo per comunicare esiste.» Alice venne presa in contropiede e di scattò si alzò verso la persona che aveva appena pronunciato quelle parole, dando una fine brusca all'abbraccio con la sua migliore amica. Quella voce apparteneva a Louis.
«Davvero?» chiese Cassie anticipandola.
«Voglio rimediare e non voglio che capiti una seconda volta ciò che è successo a voi...» non riusciva ancora nemmeno a perdonarsi il suo gesto.
Alice gli aveva spiegato che ormai non si poteva tornare indietro ma che si poteva imparare dal passato per cercare di essere migliori in futuro. E questo Louis lo ripeteva quasi come un mantra ogni qual volta gli tornassero questi brutti ricordi alla mente. «e ho cercato un po' finché non ho trovato un signore, il suo nome è Clement, che mi ha riferito un modo per mettervi in contatto.» 
«In cosa consiste?» di nuovo Cassie parlò al posto di Alice.
«Puoi apparire nei sogni di questa ragazza ogni qual volta lei starà dormendo...»
«Perché ho come la sensazione che ci sia un ma?» questa volta prese parola proprio la ragazza che lo amava.
Cassie nel frattempo si era allontanata, era pensierosa.
«Perché c'è un prezzo da pagare, una condizione.» sputò velocemente.
Alice guardava Louis negli occhi e capì che questo "prezzo da pagare" era qualcosa di grosso. Ne era sicura dall'espressione che Louis le stava riservando in quel momento.
Ma pur di aiutare, si sentiva pronta a tutto.
Non ebbe nemmeno il tempo di chiedere di cosa si trattasse Perché Cassie l'anticipò per una terza volta.
«Aspettate, ho come la sensazione di aver conosciuto anche io questo tizio.» la guardarono aspettando che andasse avanti, spiegandosi. «Purtroppo però non ricordo né il suo viso, né perché lo conosco.»





Aprire gli occhi risultò più difficile del dovuto, solo dopo quasi cinque minuti ci riuscì.
Attorno a me due volti sconosciuti, guardai bene il luogo dove mi trovavo e mi accorsi che non conoscevo nemmeno quello.
«Finalmente ti sei svegliata!» esultò una ragazza, scuotendo il braccio del ragazzo che le era accanto.
«Ho capito, C.» pronunciò con pazienza scostandole la mano il più lontano possibile dal suo povero braccio.
«Voi chi siete? Perché mi trovo qui?» la ragazza sorrise.
Si avvicinò verso di me e io cercai di allontanarmi ma con scarsi risultati, mi ero appena presa una dolorosa botta alla testa contro il muro.
«Tranquilla, non ti abbiamo rapito e non abbiamo cattive intenzioni.» cercò di rassicurarmi.
Il ragazzo si allontanò dalla stanza dicendo che sarebbe tornato entro due minuti. «Ti ha trovato proprio lui per strada, quasi incosciente.» 
Ripensai a cosa fosse successo e non appena metabolizzai l'accaduto, provai ad alzarmi.
Ricaddi poco dopo, ero senza forze.
«Non dovresti muoverti troppo in fretta. Devi dare il tempo al tuo corpo di recuperare le forze.» poi si allontanò per prendere un bicchiere e versargli dell'acqua che poco dopo mi porse.
Rifiutai. Chi poteva assicurarmi che non avessero cattive intenzioni?
«Non voglio drogarti, è solo acqua.» lo presi ma non ero intenzionata a berne nemmeno un sorso.
Lo portai alla bocca facendo finta però di ingerire qualche sorso.
Sembrò non accorgersene.
Proprio in quel momento spuntò dalla porta il ragazzo di prima con una donna più anziana.
Era come se l'avessi già incontrata.
Cercai di fare mente locale, in quel momento ero troppo confusa e un dolore atroce alla testa mi impediva di ragionare lucidamente.
«Come ti senti, tesoro?» domandò preoccupata.
«Bene...» non era completamente vero.
Volevo solo andarmene da quel posto e tornare a casa mia, prendere un'aspirina e riposare nel mio letto.
«Ho cercato tra le tue cose un recapito telefonico ma non ho trovato né un telefono né dei documenti. Quindi non sapevo chi avvisare.» mi riferì.
Come era possibile? Tenevo sempre in borsa ogni documento che mi appartenesse e soprattutto il cellulare.
«Ti ricordi qualche numero da chiamare?» sì, ricordavo perfettamente quello di Ashlynn ma non ero in vena di parlarle, non avrei fatto altro che confermare le sue teorie. Ricordavo quello dei miei genitori ma non volevo farli preoccupare.
«Il numero di mio fratello.» la signora annuì e mi porse un cellulare dell'età preistorica.
Composi il numero e aspettai che rispondesse.
Poco dopo partì la segreteria telefonica. Glielo restituì.
«Non è un problema, se vuoi possiamo darti noi un passaggio.» disse la ragazza di prima. «Comunque non mi sono ancora presentata, mi chiamo Chloe» mi porse la mano che ricambiai «Lui è Ben, il mio ragazzo» e diede una pacca alla spalla destra di quest'ultimo 
«E io sono Laura, la proprietaria del locale.» Locale? Questo posto non aveva proprio l'aspetto di un locale.
Mi guardai un po' meglio attorno.
«So cosa stai pensando, ci troviamo nel retro.» ora tutto aveva più senso. «Te la senti di andare nell'altra stanza? Ti offro un succo.» annuì e con un po' di aiuto riuscì a mettermi in piedi.
Mentre andavo nell'altra stanza, una foto risaltò ai miei occhi.
Era Alice, ne ebbi la conferma quando lessi: Alice Knight.
La foto riportava anche una dedica "Riposa in pace piccolo angelo biondo"
Ben se ne accorse e si mise accanto a me.
Mi chiedevo Perché ci fosse la sua foto appesa lì.
«Lavorava qui.» disse tristemente, rispondendo alla mia domanda silenziosa.
«Ti manca?» non potevo fare domanda più stupida. Ovvio che gli mancasse, lo si vedeva dalla sua espressione.
«Sì, era quasi come una sorella per me. Sai, la gente che non la conosceva l'ha giudicata nel modo sbagliato, era una brava persona e forse sarò l'unico in questo mondo ma non credo che abbia ucciso la sua migliore amica così come non credo che si sia uccisa. Con questo non voglio dire che credo alla versione data da sua nonna, cioè è assurdo che siano stati dei fantasmi, no? Però penso che chiunque l'abbia uccisa sia scappato subito dopo ed è stato attento a non lasciare tracce proprie.» mi spiegò il suo punto di vista.
Era assurdo dirgli che invece ero fermamente convinta della versione della nonna di Alice?
Decisi di evitare quel particolare.
«Scusami, è che quando si parla di lei mi è impossibile tacere. Voglio che si abbia una visione veritiera della persona che era.» come biasimarlo?
Mi mamma era stata la prima a trattarla male quando la incontrammo definendola "pericolosa".
Io non penso proprio che fosse pericolosa, penso solo che stava soffrendo troppo la morte della sua migliore amica.
«Vi siete persi qui dentro?» domandò Chloe sorridendo, ritornando dall'altra stanza.
Poi vide cosa stavamo facendo e il suo sguardo cambio, divenne subito triste.
Non disse nulla e senza aggiungere altro mi incamminai verso l'altra stanza.




«Quindi a quale prezzo posso mettermi in contatto con Charlotte?» Alice voleva risposte, voleva subito provare a contattarla e aiutarla al più presto.
Non c'era nemmeno un secondo da perdere.
Louis non sapeva se pronunciare quelle parole oppure no.
Però non poteva fare diversamente, le aveva promesso che non ci sarebbero stati più segreti tra loro.
«Dovresti rinunciare alla tua anima.» fu davvero difficile tirar fuori quelle parole dalla sua bocca.
Era sicuro che adesso, in primis Cassie, avrebbero pensato che gli stesse mentendo, che lui fosse tornato quello di qualche anno fa.
Colui che aveva messo una fine alla loro vita, condannandole già dal primo giorno in cui si erano "conosciuti" per la prima volta. 



 

Angolo autrice:

Mi scuso per l'abnorme ritardo e per il capitolo corto nonostante sia passato un anno.
Purtroppo solo da pochi giorni ho potuto iniziare a completare il capitolo.
Essendo stata di ultimo anno scolastico, non ho avuto un attimo libero, piena di compiti e interrogazioni già alla prima settimana fino a qualche settimana fa con la fine della scuola, degli esami ecc...
Oltretutto gli ultimi due mesi non sono nemmeno stati un periodo bello per me, quindi la voglia di scrivere non esisteva.
Però la vita va avanti e qualche sera fa ho cercato di distrarmi attraverso la scrittura e devo ammettere che ci sono riuscita.
Mi scuso ulteriormente per possibili errori o orrori grammatticali, non ho avuto il tempo di rileggerlo per come si deve.
Mi piacerebbe leggere la vostra opinione riguardo la storia!
Un bacio, ValeA.


*http://www.polyvore.com/when_do_bad_feel_good/set?id=132892911 (Charlotte)
http://www.polyvore.com/when_do_bad_feel_good/set?id=132893430 (Ashlynn)
http://www.polyvore.com/when_do_bad_feel_good/set?id=132894447 (Dottoressa Richards)

*http://www.polyvore.com/revenge_sequel/collection?id=4443120 (tutta la collezione)

 

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