My Big Fat Greek Disaster

di Rijaa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


Charterhouse school
3:29 pm


La lezione era ormai agli sgoccioli, e i ragazzi non potevano fare altro che aspettare il suono della campanella; Peter picchiettava ansiosamente la penna sul banco, nel tentativo sforzato di ascoltare quanto l'insegnante aveva ancora da dire, Tony, invece, teneva la testa poggiata al banco, probabilmente stava anche sonnecchiando, perché teneva la bocca leggermente spalancata e gli occhi completamente chiusi.
Peter gli lanciò un'occhiata fugace, aggrottando le sopracciglia e rimanendo piuttosto perplesso dall'atteggiamento che il tastierista stava assumendo da qualche giorno a quella parte: era più silenzioso del solito, non solo con lui ma anche con Mike ed Ant - che erano sempre stati due suoi grandi amici.

"Tony? Stai dormendo?" gli pose la prima domanda che gli passò per la testa, senza nemmeno pensare a come formularla. Voleva capire cosa stesse affliggendo la mente del compagno; aveva problemi a casa? Era stanco? Non ne aveva la più pallida idea.

"No" fu la replica secca di Tony, che scosse la testa e la nascose tra le braccia, non accennando però a sollevarla dal banco.

"Che hai?" gli poggiò premurosamente la mano sulla spalla, accarezzandola con dolcezza, e cercando di fare in modo che l'insegnante e il resto dei compagni di classe non notassero nulla di sospetto, nelle sue intenzioni.

"Niente" ...ma quello che ottenne fu un'altra risposta secca e poco eloquente. Tony si alzò con fare stizzito dalla sedia, attirando l'attenzione della classe ma facendo comunque finta di nulla. Adocchiò un posto libero quasi vicino alla cattedra, e andò ad accomodarsi lì.

Peter non riusciva proprio a capire cosa Tony avesse, e i dubbi che gli affollavano la mente non potevano fare altro che accollargli una forte pressione addosso perché, oltre alla propria vita "personale" ciò andava a ripercuotersi anche sulla salute della band. Negli ultimi due o tre giorni avevano provato poco e niente, per via dell'assenza di Tony, ma nessuno dei ragazzi sapeva perché all'uscita da scuola spariva letteralmente, per poi ritirarsi al dormitorio solamente nella tarda serata.

Dopo una decina di minuti si udì il tanto agognato suono della campanella: Peter aveva già iniziato a raccogliere tutte le sue cose qualche istante dopo che Tony aveva deciso tutto d'un punto di alzarsi e cambiare posto, e fu il primo a varcare la soglia della porta, salutando con indifferenza l'insegnante ed avviandosi verso i cancelli della scuola.
Stranamente il cortile non si era ancora affollato, e ne approfittò per sedersi su una delle panchine ancora libere.
Accanto a lui era seduta una ragazza, che su per giù poteva avere la sua stessa età, ed era anche piuttosto carina: era seduta in modo composto e si stava rimirando le unghie nel silenzio più profondo. Nemmeno alzò lo sguardo quando andò a sedersi accanto a lei, magari aveva pensato che fosse l'ennesimo giovanotto che aveva intenzione di attaccare bottone con lei.
La ragazza in questione era vestita con l'uniforme della Santa Caterina - che riconobbe subito perché era identica a quella di sua sorella - e teneva i lunghi capelli castano chiari raccolti in una coda di cavallo impeccabilmente realizzata, con l'eccezione di un ciuffetto un po' più corto rispetto alla lunghezza dei capelli che le ricadeva in modo ribelle sulla fronte e quasi le sfiorava gli occhi.

Il cortile stava iniziando a gremirsi, e la ragazza fece uno scatto dalla panchina, alzandosi in piedi e lasciando cadere la sua borsa.
Ondeggiava il braccio in maniera quasi ossessa, come se stesse cercando di attirare l'attenzione di qualcuno che però non riusciva ad adocchiarla.
"Beh, sarà l'ennesima ragazza che aspetta il fidanzato..." pensò in mente sua Peter, perché era consuetudine che le ragazze della Santa Caterina si mettessero da quelle parti ad attendere i propri fidanzati.
Ma nulla avrebbe potuto prepararlo a quello che stava per succedere: la suddetta ragazza prese una rincorsa da fare invidia a qualunque atleta olimpico, ed andò a gettarsi tra le braccia di una figura a lui fin troppo familiare.
Tony.
Tutto aveva assunto un dannato senso, così, d'improvviso.
I due si avvicinarono alla panchina dove Peter era ancora seduto, e rimasero in piedi di fronte a lui.

"Ehm, Peter, questa è R-" la sua frase fu interrotta dalla misteriosa ragazza, che letteralmente gli saltò addosso, stampandogli più e più baci sulle labbra.

"Ciao, sono Rena, la fidanzata di Tony. Molto piacere~" esclamò con un tono di quasi superiorità nei confronti del ragazzo seduto con le gambe incrociate sulla panchina, baciando Tony per l'ennesima volta.

"Piacere mio..." la sua voce poteva sembrare d'un tono pacato, ma in realtà avrebbe solamente voluto urlare e dirle che non era affatto un piacere per lui, dal momento in cui il suo incubo si era ripresentato, per l'ennesima volta, di fronte ai suoi occhi.
Sapeva che quella tizia stava solamente cercando di fare la gentile, e allora decise di rispondere a falsità con falsità: si alzò dalla panchina, stringendo la mano alla brunetta e guardandola dritta negli occhi.
Abbozzò ad un sorriso così finto che l'altra probabilmente addirittura se ne accorse. Rimase a squadrarla per un po', e Rena ebbe come la sensazione che c'era qualcosa che non andasse in quel ragazzo, a giudicare dagli occhi che sembravano gridare un acuto e profondo sentimento di astio.
Capì subito che provava qualcosa per il suo fidanzato, e quel qualcosa era sicuramente più che un semplice sentimento di amicizia fraterna; per fargli dispetto, baciò nuovamente Tony, ma questa volta in un modo che al cantante fece quasi rigirare lo stomaco.
Quella ragazza era strana, decisamente più strana di tutte quelle con cui Tony era uscito fino a quel momento.
Peter raccolse tutte le sue cose dalla panchina, e attorcigliò alla meno peggio la giacchetta di flanella attorno alla tracolla, caricandosela in spalla.

"Va bene, vi lascio soli. Tony, nel caso in cui dovessi tornare a casa stasera, ti faccio trovare la cena in un piatto. Buona serata ad entrambi" un altro finto sorriso fece capolino sulle sue labbra, che voltando le spalle si trasformò però in una smorfia di disgusto e di dissenso. Tony annuì con un cenno del capo, perché aveva intenzione di tornare al dormitorio nella serata, ma la presa della ragazza si fece ancora più forte su di lui appena lo notò.

"Tranquillo amore, ti preparo io da mangiare~" si strinse ancora di più a Tony, non lasciando nemmeno un singolo centimetro di distanza tra i loro corpi.

"Meglio così, una fatica in meno" si voltò appena Peter, facendo spallucce e riprendendo il passo con la stessa costanza di prima.
Percorse tutta la lunghezza del cortile della scuola con un passo assolutamente normale, né lento né veloce. Non appena si accorse che quei due erano abbastanza lontani iniziò a correre quanto più veloce possibile, pregando le sue gambe di reggere la velocità a cui erano costrette a muoversi.
Qualche lacrima tutto sommato sopportabile cominciò a bagnargli gli occhi e a rigargli le guance, ma gli bastò asciugarsele con le mani per far passare tutto.
Non aveva intenzione di tornar al dormitorio e vedere di nuovo quella faccia tosta di Tony, piuttosto aveva voglia di sfogarsi con sua sorella e di sbollire un po', e l'indomani avrebbe valutato se continuare ad alloggiare con i ragazzi oppure di tornare definitivamente a Chobham ogni pomeriggio: sapeva che era una scelta che comportava delle difficoltà, perché non era esattamente dietro l'angolo ed avrebbe dovuto prendere due treni al giorno - per giunta da solo - per raggiungere la Charterhouse, ma per orgoglio era disposto a fare qualsiasi, qualsiasi cosa.

 

Boarding houses
11:05 pm

 

Erano circa le undici di sera, quando Tony tornò al dormitorio.
Aprì la porta dell'alloggio col suo mazzo di chiavi personale, e notò che tutte le luci erano spente e che tutte le porte erano chiuse, eccetto quella della stanza di Peter. Nonostante la porta fosse socchiusa, bussò per educazione, ma non ricevette alcun tipo di risposta.
Decise di entrare, considerando che probabilmente Peter nemmeno se ne sarebbe accorto, dato che le luci erano spente e che quasi sicuramente stava dormendo.
Tony si fece a stento largo nel buio pesto della stanza, non avvertendo però la presenza del cantante. Accese il piccolo abat-jour sul comodino, notando che sul letto era poggiato un bigliettino di colore azzurro, scritto però in una grafia che a primo acchito era abbastanza dissimile da quella di Peter.
Scostò delicatamente il cuscino, in modo da potersi sedere sul bordo del letto senza troppi fastidi, ed iniziò a leggere quel curioso pezzettino di carta.

"A Mike, Ant e Tony.
Sono andato a trovare una mia cara amica delle medie, non aspettatemi per cena.
Buona serata"

Amica? Cara amica? Tony non riusciva a connettere il cervello. Quanto cara era quest'amica?
E poi, che lui ricordasse, alle medie Peter non aveva attaccato bottone con proprio nessuna ragazza; era sempre stato nella sua ristretta cerchia di compagni, con i quali si trovava bene e non aveva quasi alcun interesse nel relazionarsi agli altri.
Beh sì, era un ragazzo piuttosto timido ed introverso, molti direbbero anche scostante, freddo... chi più ne ha più ne metta. Ma quando si trattava di ragazze, quasi non ci stava nel discorso.
A volte aveva addirittura sospettato che nemmeno gli interessassero più di tanto le donne, ed era un sospetto non proprio infondato; non gli riusciva impossibile immaginarlo un po più sul lato femminile, anzi, era un qualcosa che aveva sempre pensato e che nessuno poteva togliergli dalla testa, anche se fosse stato il diretto interessato a smentire.
C'era comunque da ammettere che a Peter le ragazze non mancassero, e qualche volta la loro presenza nemmeno sembrava annoiarlo tanto.
Ma agli occhi di Tony sembrava esserci un motivo se l'altro non aveva ancora avuto alcun tipo di relazione.

Accartocciò quasi furiosamente quel maledetto pezzetto di carta colorato: si alzò con una sorta di scatto dal letto, non premurandosi di sistemarlo, proprio per nulla.
Si diresse puntando forte i piedi sul pavimento verso la stanza di Mike, irrompendovi senza nemmeno degnarsi di bussare alla porta.

"Eh? Chi è quest'amica? La conosco?" agitò uno dei pochi brandelli del biglietto che aveva ancora in mano, facendoli cadere non proprio involontariamente per terra.

Mike stava dormendo, coricato su un lato e a torso nudo, con una coperta bianca e fine che gli copriva dall'ombelico in giù, ma Tony non ci fece nemmeno molto caso, o semplicemente non gliele importava davvero nulla.

"Mike? Mike cazzo, svegliati" gli afferrò con una presa piuttosto forte le spalle e lo scosse, e il biondino schiuse appena le palpebre, frastornato.

"Tony... che vuoi..." si stropicciò gli occhi, lasciandosi poi andare in un largo sbadiglio e forzando le suddette palpebre a rimanere aperte.

"Ho trovato un biglietto in camera di Peter, c'è scritto che esce con una sua amica. Chi è?" ribadì, aggrottando le sopracciglia, cercando finalmente di chiarire l'identità di costei.

"È una della cerchia della biblioteca, non la conosci..." sbadigliò ancora.
Stava mentendo, nel nome del bene che voleva a Peter; sapeva benissimo che lui in quel momento era di sicuro a casa sua a piangere tra le braccia della sorella, ma non gliel'avrebbe mai detto.  Era stato proprio lui a lasciare quel bigliettino sul letto, ovviamente, sotto commissione di Peter.
"Tony per favore, spegni quella luce..." aggiunse, probabilmente nemmeno palpando l'arrabbiatura del tastierista.

"Vaffanculo ..." Tony uscì dalla stanza, sbattendo la porta con forza e non spegnendo nemmeno la luce, come gli era stato gentilmente richiesto dall'amico.

"Buonanotte anche a te..." borbottò Mike, prima di adagiare nuovamente la testa sul cuscino.
Tony emise un grugnito incredibilmente simile ad un "anche a te", che però non avrebbe pronunciato chiaramente né ora né mai, per una pura questione di orgoglio.

"Ehi, aspetta. Come è andata con Rena?" era giusto che se ne interessasse, no? Era pur sempre il suo migliore amico, e magari era arrabbiato ulteriormente anche perché aveva avuto una discussione con lei. Non gli sembrava un'ipotesi da accantonare.

"Non sono fatti tuoi" replicò Tony, anche piuttosto seccato, prima di chiudersi nella sua stanza a fissare il soffitto.
Nella speranza che Morfeo l'accogliesse tra le sue braccia nel minor tempo possibile.

[1] 
St. Catherine's School.
Fino al 1970 circa, le ragazze non erano ammesse alla Charterhouse, che era quind una scuola completamente maschile. La sua "versione" femminile era la St. Catherine, una scuola interamente femminile a pochi passi da Guildford.
 

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Capitolo 2
*** II ***


Era passato un mese.
Un mese da quando Tony e Rena si erano messi assieme.

A dire il vero nemmeno era passato tanto velocemente, per Peter. Vedere ogni giorno la persona che amava, con una ragazza che a stento riusciva a sopportare... non era la situazione migliore del mondo.
Quella tale cercava di mostrarsi a lui gentile e ben disposta a chiacchiere, quando in realtà il corvino sapeva benissimo che si trattava di una mera maschera sotto la quale si nascondeva; aveva parlato più e più volte con lei - a dire il vero, la lasciava parlare a ruota libera, mentre lui pensava a tutt'altro.
Aveva scoperto che era un'allieva della Santa Caterina, che era figlia di due immigrati arrivati in Inghilterra dalla Grecia, che avevano trovato un posto di lavoro ben retribuito e che avevano investito gran parte del loro danaro nell'istruzione della figlia, ragion per cui avevano deciso di mandarla in un collegio prestigioso del genere.

Tutte altre ragazze con le quali Tony si era messo in precedenza non erano così, anzi.
In genere sparivano dalla circolazione dopo una settimana scarsa; una specie di mordi e fuggi, ma che al povero ed indifeso cuore del cantante doleva, e anche parecchio.
Per di più il suo incubo si era materializzato per l'ennesima volta, e stava iniziando anche a farci l'abitudine, a quella sensazione di abbandono e di indifferenza totale. Tony era sempre stato indifferente e freddo con tutti, un vero e proprio ghiacciolo. Ma da quando quella tipa gli stava attorno era diventato quasi peggio: sembrava addirittura ignorasse l'esistenza dei suoi compagni, specialmente quella di Peter stesso, e nessuno riusciva a capire il motivo di quel suo atteggiamento ancora più scostante del solito.

In quel momento Peter era rannicchiato in posizione fetale sul letto della sua stanza, con un enorme cuscino a sorreggergli la testa.
Sembrava si stesse rilassando un po', cosa che non era per nulla abituato a fare; in genere, appena tornato da scuola, si concedeva solo un piccolissimo snack alla luce del semi-digiuno all'ora della mensa, e poi si metteva sotto a studiare incessantemente fino all'ora di cena, e se necessario andava anche oltre.
Quel giorno, anzi, in quegli ultimi giorni, non aveva nemmeno voglia di disfare la cartella una volta tornato da scuola. Infatti la sua tracolla giaceva abbandonata per terra, ai piedi del letto, così come se fosse un oggetto completamente sgradito o superfluo.

Le sue palpebre stavano per sigillarsi ed introdurlo nel mondo dei sogni, quando sentì bussare alla porta in modo insistente.

"Avanti..." nel giro di cinque secondi scarsi assunse una posizione nettamente più consona ad accogliere una persona: si sedette a gambe conserte sul letto, cercando di sistemare frettolosamente la coperta e spingendo sotto al letto il paio di scarpe che poco prima si era tolto.

"Peter... ho bisogno del tuo aiuto" Un Tony esagitato fece la sua comparsa dalla porta, lasciandosela aperta alle spalle, come se avesse una sorta di coda invisibile. Si accomodò sul letto senza se e ma, notando l'espressione assonnata e i capelli arruffati di Peter, che lo facevano risultare ancora più dolce ed innocente del solito, e a lui non dispiaceva affatto.

"Oh Ton-" Peter ebbe un sussulto, nel vedere la sottile figura di Tony materializzersi dall'uscio della porta: con un gesto fulmineo provò a sistemarsi i capelli alla meno peggio, nel tentativo di apparire quanto meno presentabile agli occhi del suo amato.
"Dimmi tutto" aggiunse, chiedendosi effettivamente che genere di aiuto stava cercando di ottenere il tastierista.

"Ehm... io e Rena stiamo insieme da un mese... e dovrei farle un regalo... puoi darmi un'idea su cosa prenderle?" Bam. Blackout totale nella mente del cantante.
Si aspettava tutto, veramente tutto ad eccezione di questo.
Possibile che Tony non possedesse nemmeno un briciolo di sensibilità nei confronti di una persona che da mattina a sera non fa altro che soffrire visibilmente, per giunta a causa sua?
Un groppo gli impedì per qualche istante di far uscire alcun tipo di suono dalla bocca; si schiarì la voce con un colpo di tosse stizzoso, per mandare giù quella fastidiosa sensazione di blocco.

"Mmh... una collana ?" la sua voce risultava comunque di un tono piuttosto scialbo, a testimonianza che non gli importasse davvero niente di quella greca melensa e del regalo che avrebbe dovuto ricevere. Si stava solamente sforzando di essere gentile con Tony, nulla di più e nulla di meno.

"Una collana? Non ho abbastanza soldi..." Il tastierista allargò le braccia, esasperato.

"Peccato, era un'idea carina... te li presto io" ...te li presto io?
Peter rimase inerme a domandarsi per un bel po' da dove aveva partorito un'affermazione del genere. Stava davvero maledicendosi in mente sua, ma nonostante ciò allungò a Tony un paio di biglietti da dieci sterline. Al tastierista non sembrò dispiacere, e si infilò in tasca i soldi, stampando un minuscolo bacio, quasi impercettibile, sulla guancia di Peter.

I grandi occhi cerulei di quest'ultimo, però, iniziarono lentamente a riempirsi di fastidiose lacrime.
Cercò di sbattere le palpebre, di strizzarsi gli occhi, di stropicciarli... ma quelle fastidiose lacrime salate iniziarono a solcargli il viso, rigandogli le paffute gote. Quel bacio sulla guancia era stato l'ennesima constatazione che lui e Tony potevano essere solo amici, e che Tony lo considerava solo ed esclusivamente come un polo di confronto, e non lo considerava quindi un candidato al suo cuore.

"Perché piangi...?" Domandò perplesso Tony, perché veramente non riusciva a capire cosa fosse preso al suo compagno, ma sicuramente doveva essere qualcosa di importante, visti gli insistenti singhiozzi ed ansiti provenienti dalla bocca del cantante.

"Perché siete bellissimi insieme..." mentì spudoratamente.
Non si sarebbe mai dichiarato a Tony , anche perché sapeva benissimo che non era incline ai ragazzi; non aveva assolutamente idea di come avrebbe potuto reagire allo scoprire che in realtà un ragazzo era innamorato di lui da quando aveva poco più di quattordici anni. E che quel ragazzo era proprio lui, Peter.

Tony non disse nemmeno una parola: si alzò dal letto, sgrullandosi i pantaloni ed avviandosi verso la porta.
Non era assolutamente quello che voleva sentirsi dire; si sarebbe aspettato una reazione diversa, non che Peter lo spingesse ancora di più nelle braccia di una ragazza di cui, a lui, non interessava veramente nulla.

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Capitolo 3
*** III ***


Longcross Railway Station
4.45 pm

 

L'attesa del treno era probabilmente il momento più snervante di tutta la giornata, per Peter: a volte si ritrovava ad attendere per ore ed ore, perché i treni in quel posticino di campagna passavano piuttosto di rado.
Longcross non era poi, di sicuro, il posto più sicuro ed accogliente per un indifeso ragazzino di appena diciassette anni che aveva paura persino della sua ombra.
Peter era sempre stato estremamente fobico, e la visione di soggetti ubriachi marci e altri visibilmente fumati non lo rassicurava nemmeno un po'.

Si era messo in un angolino in disparte, lontano da facce da lui considerate sospette o almeno poco rassicuranti, e si era accomodato su una panchina che emanava un leggero odore di vernice, e che probabilmente era stata verniciata da pochi giorni.
Teneva la tracolla ben salda in spalla ed un libro di Shakespeare poggiato sulle gambe, la testa abbassata sul libro, concentrato nella lettura, mentre il suo esile corpo era ripiegato su se stesso in una posizione degna di uno scriba.

"Prossima partenza per la periferia alle 5.00 pm".


Si udì una specie di voce meccanica pronunciare queste esatte parole, e il popolo che affollava quella stazione non sapeva se essere alleviato per l'arrivo a breve del treno, oppure irritato per la lunghissima attesa che avevano dovuto sopportare.
Peter reagì con un profondo sospirò, dando uno sguardo al suo orologio da polso e notando che mancava esattamente un quarto d'ora; decise quindi di continuare un po' con la lettura, e in eventualità avrebbe proseguito anche una volta nel treno;  non c'era nessuno a fargli compagnia, ma non disdegnava affatto intrattenersi con un buon libro durante tutto il tragitto per casa.

Fino a quando non sentì una mano afferrargli saldamente la spalla.
Un sussulto gli fece cadere il tanto adorato libro sull'asfalto bollente di sole, e mentre si chinava per raccoglierlo, voltò un po' il capo e si accorse che era Rena, in persona.
Ma Tony non c'era: alla luce di questo, Peter non si sentì in obbligo di sfoggiare falsi sorrisi o di armarsi di finto perbenismo. Poteva semplicemente essere se stesso, senza avere il timore che Tony potesse capire quello che provava per lui.
Oltretutto, anche Rena, che generalmente appariva sempre gentile e solare, sembrava essere inverosimilmente seria.

"E ora? Che vuoi?" Peter alzò lo sguardo verso di lei, squadrandola da cima a fondo come ad inquisirla con lo sguardo; in un certo senso avrebbe voluto inquisirla davvero, ma era pur sempre la ragazza di Tony. Se non era lui quello in grado di renderlo felice... non aveva importanza, per Peter in fondo contava solo la felicità del suo migliore amico, e di conseguenza avrebbe provato ad essere felice per lui e per la relazione che aveva con Rena.

"Lo sai benissimo cosa voglio" la ragazza si portò le mani in tasca in un modo decisamente indispettito, ed aggrottò la fronte.
Nemmeno lei aveva avuto una buona impressione di Peter, già dalla prima volta che lo aveva visto; sapeva che quel ragazzino provava qualcosa per Tony, ma prima voleva accertarsene completamente. Ed era tenace nel perseguire il suo obiettivo: lo stava letteralmente pedinando fin da quando aveva messo piede fuori dalla scuola, ed aveva rinunciato addirittura alla consueta uscita con Tony pur di infastidire un po' il suo amichetto.

"No, non ne ho idea" Peter fece spallucce, anche se in realtà aveva una piccola e vaga idea riguardo cosa volesse quella vipera da lui. Sicuramente voleva annoiarlo con l'ennesima storia su Tony, ma questa volta non aveva proprio voglia di star zitto ad ascoltarla.

"Ho visto il tuo sguardo pieno d'odio mentre mi guardavi. E ho anche visto lo sguardo pieno d'amore mentre guardavi Tony. Credi che io sia cieca? " chiese con retorica la brunetta. Non sopportava che un ragazzo, un maledetto ragazzo, si intromettesse nella relazione tra lei e Tony, di cui era estremamente gelosa nonostante stessero insieme da solo un mesetto, su per giù.

"Rena, che diamine stai dicendo?" Peter sapeva che invece la greca non aveva nessun torto: lo sguardo che le aveva riservato la prima volta che l'aveva vista era stato veramente atroce. Un misto tra astio, invidia e altri mille sentimenti d'angoscia che agli occhi di chiunque altro non sarebbe mai passato indifferente.
E c'era poi Tony, l'amore di una vita, di una fanciullezza: più che amore era una sorta di fantasia proibita, e in effetti man mano stava diventando sempre più proibita da sfociare nell'impossibile.
"Non è vero" aggiunse, scuotendo ripetutamente la testa, come a smentire quanto Rena avesse appena finito di dire. Entrambi sapevano che era la realtà, inevitabile purtroppo.
Ma per qualche motivo Peter non voleva ammettere di provare sentimenti per Tony a nessuno, figurarsi di ammetterlo di fronte alla fidanzata del suddetto.

"Non è vero? E se lo dicessi a Tony?" il tono indispettito di Rena tornò lampante.
Stava toccando il tallone d'Achille del cantante e lo sapeva benissimo, si stava approfittando del suo punto debole e della sua mania repressa ma sembrava non interessarle nemmeno un po' cosa stesse succedendo nella mente del ragazzo dai capelli del colore della pece.
Non sapeva che in realtà gli stava causando l'ennesima sofferenza amorosa, l'ennesimo castello di sabbia che si infrangeva in miliardi di granelli ai suoi piedi.

"Oh no, ti prego... non dire niente a Tony... Ti giuro... Faccio tutto quello che vuoi ma ti prego... non dirgli nulla" Peter non ci aveva mai creduto realmente, non aveva mai pensato seriamente che lui e Tony potessero avere una relazione vera, di tipo quelle normali che i ragazzi hanno con le ragazze, in genere.
Più che altro le sue erano semplici fantasie di gioventù: aveva trovato il suo principe azzurro, e non gli rimaneva altro che fantasticare e costruirsi una storia da favola nella propria mente. E da essa non sarebbe mai dovuta fuoriuscire.

Fuoriuscivano invece abbastanza copiosamente le lacrime dagli occhi di Peter, indomabili: aveva seriamente perso il conto di quante volte aveva pianto per colpa di Tony e per colpa di quella maledetta che gli ronzava attorno da un mesetto a quella parte, ma purtroppo il pianto era una sorta di riflesso incondizionato che lo aiutava a sfogarsi e a sentirsi appena appena meglio.

"Se vuoi che non gli dica nulla, devi far capire a Tony che non te ne importa niente di lui, okay?" La ragazza rimase insensibile davanti alla reazione emotiva del cantante. Avrebbe anche potuto iniziare a struggersi, ma comunque lei non lo avrebbe degnato della minima attenzione.

"No... questo non posso farlo..." quella dannata era ancora più fredda ed insensibile di Tony, e finalmente era tutto più chiaro agli occhi di Peter, sul perché si attraessero e si fossero messi insieme.
Si asciugò le lacrime con le mani, pregando di calmarsi e facendo il possibile per evitare lo sguardo della bruna, dato che non aveva intenzione di mostrarle le sue fragilità.

"Allora significa che Tony saprà tutto..." insistette Rena, incrociando le lunghe e sottili braccia sul petto, assumendo così una posizione di comando che a Peter recò così tanto fastidio che le avrebbe scaraventato il libro addosso, se non fosse stata una donna.

"E va bene... ma Tony non deve sapere nulla..." in qualche modo, pensava che Tony avrebbe potuto reagire in modo poco pacato nello scoprire che un ragazzo era innamorato da lui, tra l'altro ormai da svariati anni. Si vide allora costretto a accettare, perché non aveva altre opzioni: o il silenzio di Rena, qualora avesse accettato la sua proposta, oppure il suo segreto sarebbe stato svelato, qualora non avesse accettato.

"Mh, va bene. E mi raccomando, stasera ti voglio trovare al dormitorio, altrimenti gli riferisco comunque tutto" la greca sparì prima che Peter potesse replicare, mettendolo così alle strette e forzandolo per la seconda volta ad accettare.

"Non mancherò..." sussurrò a se stesso, in un tono di voce quasi impercettibile per quanto era leggero. Ma i suoi singhiozzi dovuti al pianto non erano invece impercettibili, anzi, erano amplificati da una sorta di eco che li rendeva ancora più fastidiosi.
Non riusciva a smettere di piangere, e non trovava la forza di volontà necessaria ad aiutare se stesso e pensare "no Peter, stai sbagliando. Non sei una femminuccia, smettila di piangere, alzati e cammina".
Il treno gli sfrecciò davanti ma non ebbe nemmeno la forza di alzarsi e di salire; sarebbe rimasto lì a piangere per un altro po', fin quando non avesse iniziato a sentirsi un po' meglio. Si sarebbe poi recato verso il dormitorio, percorrendo quella squallida via provinciale in un silenzio di tomba e con il passo più svelto possibile.

Sapeva più o meno cosa aspettarsi da quella serata; Rena come al solito avrebbe fatto la finta gentile, data la presenza di Tony, e non se la sentiva di escludere casini di qualsiasi genere.
E purtroppo avvertiva a pelle il sentimento che tutte le speranze di stare con Tony come una coppia sarebbero andate perse una volta per tutte, quella sera.

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Capitolo 4
*** IV ***


Boarding Houses
8.50 pm

Mancavano pochi minuti alle nove di sera, ed in genere a quell'ora gli altri studenti che alloggiavano alle boarding houses stavano già dormendo, oppure erano comunque in procinto di addormentarsi.
Nel loro piccolo appartamento non era così: beh, sì, Peter era quello che andava a dormire più presto di tutti, una volta finiti i suoi compiti e una volta preparata la cena agli altri ragazzi, ma non si era comunque mai addormentato alle nove di sera da quando era lì.
Mike lo seguiva a ruota, dopo una manciata di minuti, mentre Tony ed Ant erano probabilmente quelli che facevano più tardi, tanto che a volte addirittura tornavano oltre la mezzanotte all'alloggio.

Peter si guardò attorno, notando che tutte le luci negli altri appartamenti erano spente, e le finestre erano socchiuse in modo sapiente, giusto per lasciar entrare un pochino d'aria.
Si avvicinò con un ansito e un po' di timore alla porta del loro alloggio, oltre la quale era già possibile udire un vociare acceso e abbastanza colorito ; bussò alla porta con decisione, sfidando ogni sua paura e ogni sua fragilità, ma sapeva che era solamente l'inizio delle torture al quale sarebbe stato sottoposto quella sera.

La porta gli fu aperta da un Mike seminudo che teneva indosso solamente un paio di pantaloncini corti, con un sorriso enorme stampato sulle labbra.

"Oh mio dio Peter, ma sei tu? In carne ed ossa? Che ci fai qua? Ritorni da noi?" gli pose interrogativi a raffica, uno dopo l'altro, non dandogli nemmeno il tempo di rispondere singolarmente a ciascuna domanda.
Mike era fatto così, magari poteva essere un po' chiacchierone, ma era comunque il miglior amico che potesse mai desiderare, senza ombra di dubbio.

"Ehm ... no ... sono venuto giusto a prendere le ultime cose che ho lasciato" si liquidò brevemente Peter, dando una pacca sulla spalla all'amico ed avviandosi per il breve e stretto corridoio.

Durante la sua camminata a passo lento ed impacciato, sentì un mugolare senza dubbi femminile provenire dal soggiorno; dato che non aveva veramente più nulla da perdere, decise di andare a dare uno sguardo a quello che stava succedendo.
La porta a soffietto del soggiorno era completamente aperta, dunque non c'era bisogno di escogitarne una più del diavolo per riuscire a buttare un'occhiata nella stanza.
Tony e Rena erano seduti sul divano, lei era addirittura seduta in braccio a lui, e stavano baciandosi in un modo che di sentimentale e dolce aveva veramente ben poco, e chissà da quanto tempo quella porcheria stesse andando avanti.
Okay, era un semplice bacio accompagnato da tipiche effusioni da fidanzati, e soprattutto non era nulla di più serio ed intimo. Ma ad ogni modo la visione di Rena mugolante e seduta in braccio a Tony era completamente indigesta a Peter.

"Ehm... buonasera..." fece il suo esordio il cantante, un po' per educazione ed un po' perché era stato costretto.
Fosse dipeso da lui, una volta passato davanti al soggiorno e vedendo una situazione del genere, sarebbe ritornato sui suoi passi senza fare rumore ed avrebbe ignorato la tenera coppietta andando a rifugiarsi in camera sua.
I due non risposero al suo saluto, anzi, continuarono a baciarsi pretendendo che ci fossero solamente loro due in quella stanza.

Peter era stato fermo sotto l'uscio fino a quel momento, ma decise di entrare dentro e di dare a Rena pane per i suoi denti. Si tolse la tracolla scolastica e la poggiò per terra con cura, andando poi a sedersi accanto ai due sul divano.

"Sapete che siete una bellissima coppia? E che state benissimo insieme?" chiese retoricamente, armandosi di capacità di finzione inverosimilmente degne di quelle di un attore hollywoodiano.
Nessuno dei due rispose, di nuovo, ma almeno questa volta Rena si staccò dalle labbra del suo amato con un sorriso a trentadue denti, che lasciava intendere un immenso senso di appagamento per quanto il cantante aveva appena detto.
Quel ragazzino gli sembrava piuttosto affabile, ed era riuscita a sottometterlo in una sola mossa poche ore prima; era bastato solo ricattarlo un po' e toccare il suo punto debole, costringendolo in pratica ad accettare la sua proposta.

"E che cazzo ci fai qua? Non te n'eri andato?" borbottò Tony, alzandosi in piedi e recandosi verso la cucina per prendersi qualcosa da bere, visibilmente seccato dalla visione del ragazzo.
Che diamine ci faceva lì, in effetti? Era stato via per più di un mese, e si era fermato al dormitorio solo un paio di volte da quando aveva conosciuto Rena...
Tornò nella stanza con una piccola lattina di birra in mano, accomodandosi sul divano e dilettandosi ad aprirla.

"Ti ricordo che questo appartamento è anche mio e dunque posso venirci quando mi pare, Tony" Peter fece aderire perfettamente la sua schiena allo schienale imbottito e morbido del divano, accavallando leggermente le gambe, agendo così come se non gliene importasse niente di quella situazione.
In realtà gliene importava eccome, ma la maschera di noncuranza che stava indossando non accennava nemmeno a sgretolarsi; ciò poteva solo significare che Rena stava ottenendo quello che voleva, ma che quello che stava vincendo era senza dubbi lui.

Tony aveva buttato giù tutto il contenuto della lattina in tre o quattro sorsi, e non appena ebbe finito la sbatté con violenza sul tavolino davanti al divano, lasciandola cadere per terra senza preoccuparsi di alzarla.

"Come ti pare, ma alzati e levati dalle palle, che voglio stare con Rena" pronunciò con tono piuttosto alterato e con voce stranamente alta.

Tony non aveva mai alzato la voce con lui, prima ad ora, e se l'aveva appena fatto, probabilmente era davvero, davvero arrabbiato. 
Peter si alzò senza obiezioni, senza proferir parola per paura che la reazione dell'altro, in caso avesse avuto da ridire, sarebbe stata ancora peggiore, stringendosi nelle spalle.
Si chinò leggermente per raccogliere la lattina e la poggiò sul tavolo, perché non sapeva effettivamente cosa fare e dove diamine mettere le mani; afferrò con fare leggermente stizzito la sua tracolla, caricandosela in spalla e sostenendone tutto il peso senza dire una parola.

Prese la via per la sua stanza, ed una volta che fu dentro non poté fare altro che gettarsi sul letto ed affondare la testa nel cuscino, iniziando a piangere per l'ennesima volta a causa di un ragazzo che non riusciva a fare altro che causargli sofferenze.
E che con tutte le probabilità del mondo non era nemmeno interessato a lui.
"Non posso andare avanti così, non posso" singhiozzò a ripetizione, con gli occhi completamente pieni di lacrime e nessuna forza di prendere in mano la situazione.

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Capitolo 5
*** V ***


Un bussare insistente alla porta - così insistente da essere quasi insopportabile - fece sussultare Peter dal letto, sul quale era letteralmente buttato a piangere a dirotto da ormai un buon quarto d’ora.
Di certo non era dell’umore per ricevere eventuali visite, e non era tantomeno presentabile visti i capelli arruffati, gli occhi gonfi di lacrime e i vestiti tutti sfatti e pieghettati.
Lasciò bussare alla porta per una buona manciata di minuti, non trovando forza e voglia di alzarsi dal letto e di accogliere chissà chi nella sua stanza; magari era Mike, che voleva rassicurarlo un po’ alla vista di quello che era successo, ma lui non era neppure dell’umore giusto per intrattenere una conversazione amichevole con lui, che era nientemeno che il suo migliore amico.
Questo poteva solo significare che era veramente, veramente distrutto e col cuore frammentato in un milione di pezzi.
 
“Posso entrare?” esordì una voce femminile, e dato che l’unica ragazza in quell’appartamento era Rena, Peter non aveva alcun tipo di dubbio su chi potesse essere. 
 
“Rena, vattene” lanciò il cuscino verso la porta, così come se potesse in qualche modo scalfire la ragazza che vi era nascosta dietro.
Non riusciva veramente più a sopportarla, e a dirla tutta non l’aveva sopportata fin dalla prima volta che si era presentata a lui; aveva assunto una sorta di atteggiamento prepotente, che gli era stato indigesto già dal primo sguardo che le aveva elargito.
Le altre ragazze con cui era stato Tony erano a modo ed abbastanza taciturne, ma questa sembrava essere incredibilmente dispettosa e con serie manie di protagonismo.
 
Aveva rifiutato di farla entrare per ovvie ragioni, sì,ma poi gli venne in mente l’accordo che aveva preso con la greca, e quest’ultima stava continuando a bussare con insistenza, come se sapeva che prima o poi il ragazzo si sarebbe deciso finalmente ad aprire quella porta.
Peter pensò, e se magari l’avesse lasciata fuori a marcire dietro la porta, lei si sarebbe talmente arrabbiata da rivelare comunque tutto a Tony, e ogni suo sforzo di mostrare disinteresse fino a quel momento si sarebbe rivelato vano.
“Entra …” si fece coraggio, e decise di accoglierla un po’ a malincuore.
Ma non ne valeva la pena di buttare al vento tutti gli sforzi e sacrifici che aveva fatto fino a quel momento soltanto per un piccolo capriccio ; decise di sopportare ancora per qualche istante, serrando i pugni e cercando di non dare a vedere gli occhi completamente arrossati dal passaggio non proprio transitorio delle lacrime.
 
“Stai andando benissimo, complimenti, ma manca ancora qualcosa per essere perfetto” la ragazza entrò a fatica nella stanza, tanto che stava per incapparsi nel cuscino che qualche minuto prima Peter aveva scaraventato verso la porta.
Fece comunque finta di nulla, aggiustandosi con frivolezza il ciuffetto di capelli che le ricadeva sulla fronte. Si sedette sul letto accanto a lui, con uno sguardo quasi di sfida, che Peter accolse incrociando le braccia; Rena si riferiva senza ombra di dubbio ad una cosa che Peter sapeva benissimo, ma aveva cercato di bypassare fino a quel momento
 
“Faccio quello che diamine ti pare … ma se lo faccio dovete andarvene subito” asserì, scuotendo la testa e sentendo di nuovo le lacrime scorrere in modo incontrollabile dagli occhi.
Rena sparì da dove era tornata, mettendolo per l’ennesima volta alle strette e costringendolo ad accettare; stava iniziando a non reggere più quella situazione e si chiedeva per quanto altro tempo si sarebbe protratto quel supplizio, e poteva solamente pregare che sarebbe tutto passato velocemente e senza cicatrici.

Peter si alzò dal letto, dapprima recandosi verso il bagno e sciacquandosi il viso con acqua gelida; si guardò per un attimo allo specchio, e vide un ragazzo moralmente distrutto, dagli occhi rossi e gonfi e i capelli increspati come se si fosse appena svegliato dopo il più terribile degli incubi durante la notte.
Si asciugò il viso con un morbido asciugamani bianco, premendo con cura sopra agli occhi così da liberarli finalmente da quella fastidiose lacrime che si erano ormai impastate sulle sue ciglia; prese una spazzola e si diede una sistemata veloce ai capelli, giusto per rendersi presentabile e per non far capire a Tony e alla sua fidanzata che fino ad un attimo prima se n’era stato chiuso in camera sua, non facendo altro che piangere a dirotto.

A lui bastava questo, sciacquarsi il viso con acqua quanto più fredda possibile e tentare di fare un sorriso allo specchio, per riuscire a sentirsi leggermente risollevato.
Ma quella volta il sorriso non poteva colmare l’enorme frattura che era andata creandosi nel suo cuore, e che si stava espandendo anche in quel preciso istante.
Mise a posto l’asciugamani e la spazzola, con non moltissima cura, dandosi un’ultima occhiata allo specchio e rendendosi conto che adesso sembrava completamente un’altra persona rispetto a quando era entrato: un sorrisetto sulle labbra, le sopracciglia inarcate e gli occhi che parlavano d’orgoglio.
 
Camminò a testa alta, tornando nel soggiorno ed afferrando Tony per un braccio, come a volerlo prendere da parte e dirgli qualcosa di importante; Rena non se ne preoccupò proprio per niente, perche faceva tutto parte del piano.
 
Peter portò a forza Tony nella stanza adiacente al salotto, ma quest’ultimo non sembrava dispiaciuto dallo staccarsi dalla greca, anzi , emise un piccolo sospiro di sollievo che al cantante non passò inosservato; le luci nella stanza erano tutte spente, e ciò conferiva una connotazione ancora più mistica alla situazione, ancora abbastanza indefinita.
Tony poggiò le mani sui fianchi del compagno, perché credeva di aver capito quale fosse il suo intento, o almeno poteva cercare di addentrarsi nella sua mente e di immaginarlo.
Avvicinò le loro labbra, fino a farle quasi sfiorare, e per un attimo Peter ebbe voglia di mandare al diavolo quel cavolo di ricatto e di baciarlo, ma sentire il sapore di un’altra ragazza sulle labbra del suo amato gli faceva letteralmente torcere lo stomaco.
Rimasero per un po’ in quella posizione, fin quando il cantante non trovò finalmente il coraggio di aprire bocca e di spiccicare parola.
 
“Tony …” sussurrò, non accennando a sciogliere quel contatto, ed assunse un tono pacato e calmo per preparare il tastierista a quello che stava per dirgli.

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