Mille splendidi soli.

di namirami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mille splendidi soli. ***
Capitolo 2: *** Auguri, mamma! ***
Capitolo 3: *** Effetti collaterali. ***
Capitolo 4: *** Tanti auguri, Nami-san! ***
Capitolo 5: *** Un caro affare. ***
Capitolo 6: *** Sogno o realtà? ***
Capitolo 7: *** Un piccolo gesto. ***
Capitolo 8: *** Galeotto quel tramonto. ***
Capitolo 9: *** Buon compleanno, Sanji-kun! ***
Capitolo 10: *** Auguri, papà! ***
Capitolo 11: *** Profumo di mare. ***
Capitolo 12: *** Solo un caffé. ***
Capitolo 13: *** Stupore. ***
Capitolo 14: *** Lontananza. ***
Capitolo 15: *** Inevitabile follia. ***
Capitolo 16: *** Il paradiso all'improvviso. ***
Capitolo 17: *** L'essenziale. ***
Capitolo 18: *** Mandarini. ***
Capitolo 19: *** La gatta ladra. ***
Capitolo 20: *** Ancora insieme ***
Capitolo 21: *** Sorriso ***
Capitolo 22: *** Gamba Nera ***
Capitolo 23: *** L'ultimo ti amo ***



Capitolo 1
*** Mille splendidi soli. ***


1. MILLE SPLENDIDI SOLI.

( A thousand splendid suns shining just for you).

 

 

 

"Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, nè i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri".

"Kabul" Saib-Tabrizi XVII sec.

 

 

AMBIENTAZIONE: SAGA EAST BLUE (Arlong Park).

 

Appena ti ho conosciuta, hai conquistato il mio cuore. È bastato così poco: un momento, uno sguardo, ed ero già tuo. E non so davvero come tu abbia fatto, ma sei riuscita a toccare le corde giuste e ad imprimerti indelebilmente dentro di me.

Come ci sei riuscita?

Mi sto chiedendo perchè mi manchi così tanto anche se sono passati solo pochi gioni da quando ti ho incontrato: di donne belle ne avevo conosciute, di donne che mi avevano fatto girare la testa, di donne avvenenti alle quali avevo dedicato tante attenzioni.

Ma poi passavano, e per ogni bellezza che salutavo con un po' di tristezza, presto riuscivo a trovare un'altra intrigante ragazza da corteggiare.

Tutte passavano.

Ma tu non passi mai.

Sei il mio pensiero fisso, e niente riesce a toglierti dalla mia mente.

Quando ti ho vista la prima volta seduta al Baratie insieme quei tre tipi strampalati, ho pensato a cosa ci facesse una tale dea insieme a quei ragazzi.

Sguardo furbo, sorriso ammaliante, fisico da capogiro.

Sembravi così spensierata e serena come la maggior parte delle ragazze della tua età.

E invece.....invece poco fa è arrivata tua sorella e ci ha raccontato tutto.

Ci ha raccontato la tua storia, la storia di tante persone, la storia di un'isola intera.

E io ho ancora più voglia di rivederti, di abbracciarti, di dirti che andrà tutto bene perchè non sei da sola. Ora capisco il motivo delle parole che ci hai rivolto poco fa. Ci hai detto di andarcene, che non ti importava nulla di noi nè di quello che era successo ad Usop. O meglio, di quello che noi credevamo gli fosse successo.

Ancora una vola ti sei sacrificata per gli altri, Nami-san. Ancora una volta hai preso sulle tue piccole spalle una responsabilità troppo grande, non credi? Ma fidati di noi, fidati di me, risolveremo tutto, ora hai qualcuno che può concretamente aiutarti, e non ci tireremo indietro.

Sono forti, questi uomini-pesce? Non mi importa se mi faranno del male, se mi feriranno. Sarà niente in confronto a quello che hai dovuto sopportare tu.

Non mi importa, Nami-san. Perchè l'unica cosa che voglio è farti tornare a sorridere, far sì che tu possa mostrare il tuo incantevole sorriso. Non come quello che mi hai rivolto al Baratie, ma un sorriso vero, profondo, che nasce da dentro. E so che presto riuscirai a mostrarcelo, perchè tra poco tutto questo sarà finito. Dev'essere davvero bellissimo il tuo sorriso, se quel tizio, Genzo, ha deciso di girare con una girandola sul cappello pur di vederlo.

Aspetta ancora un po', Nami-san, e finalmente sarai libera di partire con noi e inseguire il tuo sogno.

Ora sei esausta, lo so. L'ho capito dal tono della tua voce poco fa, ti stava piangendo il cuore.

Maledetti, maledetti uomini-pesce, come hanno potuto? Fare questo a una donna, a una bambina. Far soffrire così tante persone in nome di un'assurda teoria. Qualsiasi motivo guidi il loro odio hanno esagerato, hanno decisamente oltrepassato il limite.

Inspiro profondamente l'ultimo tiro di sigaretta, mi alzo ed insieme a quel marimo -già intuisco che litigherò spesso con uno così- e ad Usop mi dirigo verso il capitano. Siamo decisi a far finire l'impero di Arlong, a qualunque costo.

Ora mi è chiara una cosa, Nami-san: ho capito perchè non riesco a smettere di pensare a te, anche se ti conosco a malapena. Ho capito perchè quando ti ho visto ho provato un sentimento che non avevo mai provato per nessuna, perchè mi hai ammaliato più di ogni altra ragazza.

Perchè la tua bellezza nasce da dentro, Nami-san. La tua bellezza è quella di una persona tenace e determinata, che ha superato mille difficoltà, che lotta con tutte le sue forze per le persone che ama, come una leonessa che difende i suoi cuccioli ad ogni costo. La bellezza di chi non si è mai arresa, di chi ha dentro di sè una tale energia che scorre nel sangue e che nessuno potrà mai spegnere, nemmeno un essere brutale e spregevole come Arlong. La bellezza di chi sa cosa vuole, di chi ha nella mente un preciso obbiettivo e non si lascia fermare da nessuno, anche quando tutti ti deridono e credono che non ce la farai. Nonostante tutto, hai continuato a lottare. Scommetto che l'idea di scappare non ti hai mai sfiorato, perchè eri ben consapevole di cosa poteva succedere al tuo villaggio, ai tuoi amati compaesani.

Non è forse questo il più grande insegnamento di tua madre? Quello di vivere, di continuare a sorridere e non smettere mai di avere speranza. Sono sicuro che è stata una donna fantastica, perchè tu sei incredibilemnte straordinaria, Nami-san.

E la tua non è una bellezza per tutte.

E te lo prometto: quest'isola rinascerà e ci saranno mille splendidi soli che illumineranno ogni suo angolo, che splenderanno solo per te e che daranno a tutti la forza per ricominciare, per riuscire a scrollarsi di dosso il passato e a prendere in mano la propria vita.

E finalmente, anche tu sarai libera di sorridere veramente e di inseguire i tuoi sogni.

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Ciaooooo!!!!!! l'idea di una raccolta su questi patati ce l'avevo da un po', ora mi sono finalmente decisa e l'ho iniziata. E' un modo per dare sfogo alla mia fantasia e ai miei pensieri, per esercitarsi nella scrittura e, spero, anche per allietare un po' qualcuno dei lettori.

La lunghezza delle storie sarà variabile, così come l'ambientazione (prima o dopo i due anni di allenamento) ma sarà sempre facilmente comprensibile, non preoccupatevi. L'idea è quella di fare più o meno una storia per saga e anche storie ispirate alla mia malata immaginazione.

Alternerò il narratore, a volte Nami e a volte Sanji, e non mancheranno neanche le citazioni iniziali, che ormai sono una mia piccola mania.

Due paroline sulla storia: poco dopo che Nami dice ai ragazzi di andarsene, Sanji dice a Zoro che le stava piangendo il cuore *_* non potete capire quanto mi piace quella scena, perchè mostra che in fondo in fondo il cuoco non è solo un pervertito, ma anche un gentiluomo e le donne le capisce! E poi come voi sapete adoro il personaggio di Nami e credo davvero che la sua parte esteriore rispecchi la forza e l'energia che ha dentro. Il titolo è ispirato a quello di un libro, bellissimo e che non mi stancherò mai di consigliare.

Sperando che questa prima storia non faccia troppa pena (so che è molto riflessiva e un po' malinconica, ma non saranno tutte così, tranquilli!) vi invito a recensire e ringrazio già da ora tutti quelli che sono riusciti e leggere fino a qui senza morire di noia!!!!!!

Ovviamente, questa raccolta è dedicata a tutti gli amanti delle SaNami come me, e in particolare a due delle mie più fervide sostenitrici:

-anime_96, che ringrazio per tutti i link che mi consiglia su questa coppia;

-BeJames, che mi ha incoraggiato in questa raccolta e ora, volente o nolente, se la becca!

Un abbraccio a tutti (se avessi le braccia di Rufy, potrei stringervi tutti quanti ovunque voi siate! E se avete visto l'ultima opening capite a cosa mi riferisco) e a presto!!!

P.s.: il rating potrebbe colorarsi un po' di più, del resto toccherà pure dare un o' di soddisfazione ad un povero cuoco pervertito...

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Capitolo 2
*** Auguri, mamma! ***


2. AUGURI, MAMMA!

(The most terrifying and beautiful adventure)

 

"Non smetterò mai di cercare il tuo volto
ne mai perderò la speranza
di poterti riabbracciare in silenzio
anche solo per un istante.
Vivo con te accanto,
mamma silenziosa eppur presente
generosa d'amore e coraggio,
volto della stella maestra
luce del più bel raggio di sole,
profumo del fiore
dai petali di morbido velluto.
Sei l'essenza del puro indiscutibile
dell'onestà che si tramanda
del presente avvolto di nostalgia
che mai diverrà ricordo nè memoria.
Al Cielo, più Su. Auguri Mamma!
"
Cristina Cossu.

 

Mi sfioravo la pancia mentre mi lasciavo cullare dal calmo movimento del mare, guardandolo dalla finestra della mia stanza.

Era una bellissima giornata primaverile, il cielo era di un celeste così intenso da far quasi male agli occhi e il sole splendeva donandoci un lieve tepore.

Avevo da poco scoperto di essere incinta, quasi stentavo a crederci quando Chopper me lo aveva detto, eppure avevo avuto dei chiari segnali, primo tra tutti il ritardo del ciclo.

Difficile dire cosa avessi provato in quel momento: ansia, terrore, stupore, gioia....era stato tutto troppo rapido, e quel groviglio di sensazioni provato fin dall'inizio con il passare dei giorni stava aumentando all'ennesima potenza invece che diminuire.

Ancora la pancia non era cresciuta, ero da poco entrata nel terzo mese di gravidanza.

Continuavo a guardare di fuori quel cielo così terso: Bellemer, mi stai guardando? Avrei tanto bisogno di scambiare due chiacchiere con te, ora...

"E' proprio una bella giornata, vero?".

La dolce voce di Robin mi colse di sorpresa. Mi girai all'istante e non potei fare a meno di essere catturata dal suo pancione: lei era al settimo mese e mi sembrava che stesse affrontando la gravidanza molto meglio di me, era sempre così serena. E poi mi sembrava molto più bella, il viso così luminoso ed intriso di una contentezza così profonda, mi chiedevo se anche a me avrebbe fatto lo stesso effetto.

"Si, hai ragione, è bellissima" risposi.

"Che ne dici di andare un po' fuori?".

"Ecco, io..." non so cosa mi prendeva in quei giorni, forse tra tutte quelle sensazioni era la paura che stava prendendo il sopravvento.

"Hai voglia di parlare un po', Nami-san? Sai, ti capisco: scoprire di essere incinta è stranissimo e bellissimo al tempo stesso, non devi sentirti in colpa per questo". Come al solito, aveva colto nel segno. E allora perchè mi sembrava che per lei tutto fosse più facile?

Prese una sedia e si mise accanto a me, iniziando anche lei a guardare fuori il cielo.

"In un momento come questo, quando si inizia a diventare madri, forse la persona di cui si avrebbe più bisogno è la propria madre". Come sempre, lei non faceva tanti giri di parole, quando doveva inquadrare una situazione era schietta e diretta, ma questo suo lato apparentemente cupo non era altro che un modo per esporre i fatti in modo chiaro, per poter trovare una soluzione.

"Robin..." cosa potevo dirle? Aveva ragione, e sapevo che anche a lei mancava terribilmente la madre, anche se solo raramente esternava i suoi sentimenti.

"Quindi, ancora una volta ci faremo forza a vicenda" mi disse riacquistando subito il sorriso e aggiungendo "coraggio, Nami-san:cosa ti tormenta di più?".

"In che guaio ci stiamo cacciando, Robin?" le chiesi molto sinceramente.

"Ti riferisci ai bambini... o ai loro padri?" mi domandò sempre sorridendo.

Già, i loro padri.

Ancora mi sembrava impossibile.

Lei e Zoro, io e Sanji.

A ripensarci ora, non sapevo neanche io spiegarmi come era iniziata con Sanji: forse quando per l'ennesima volta aveva rischiato la vita per me, forse il millesimo sguardo d'amore che mi aveva rivolto...o forse le mille attenzioni che sempre mi dedicava.

O più semplicemente avevo battuto la testa e preso una decisione avventata. Sì, questa probabilmente era l'ipotesi più plausibile.

Invece Zoro e Robin....ricordo ancora quando la mia amica me lo disse, e soprattutto quando lo scoprì Sanji...proprio non si rassegnava al fatto che una così bella, intelligente ed intrigante donna potesse stare con un inutile marimo. In effetti, anche io avevo delle perplessità, eppure Robin era molto più serena, e lo stesso Zoro si stava un po' addolcendo nei modi di fare, anche se faceva di tutto per nasconderlo. Per certi aspetti erano molto simili: la forza nel lottare per i loro sogni, senza arrendersi mai, lo spirito di squadra, la voglia d'avventura e di esplorare per conoscere nuove cose; per altri molto diversi: lei sempre così sobria e pacata, lui sempre pronto a sfoderare le sue spade e ad alterarsi per cose di poco conto, soprattutto se c'era di mezzo Sanji.

Sia Zoro sia Robin erano persone riservate, non amavano esternare troppo i loro sentimenti, e forse proprio la fiducia profonda che avevano l'uno verso l'altra, senza bisogno di grandi scene teatrali, era la loro forza.

"Mi chiedo spesso se stiamo facendo la cosa giusta: in un mondo così crudele e spietato, ha davvero senso mettere al mondo dei figli? io...non so se sarò in grado di proteggerlo, educarlo, di dargli tutte le attenzioni che merita. Non so se è il momento giusto".

"Questi dubbi sono sorti anche a me. Ma, sai, io sono appassionata di storia, e ciò che ti posso dire è che se nei periodi più bui si fosse persa la speranza, probabilmente tu ed io non saremmo qui a parlare ora. Perchè la speranza nel futuro non la possiamo abbandonare! Sai, quando mia madre si sacrificò, feci molta fatica a capirne il senso....ormai la nostra isola era spacciata, perchè non poteva fuggire con me? Perchè mi abbandonava? Crescendo, però, capii che in realtà lei non mi aveva abbandonata, ma anche nei suoi ultimi momenti di vita aveva pensato a me, al mio bene e al mio futuro. Immaginava ciò che avrei dovuto passare, ma non ha avuto paura, nè di farmi nascere in un mondo così ingiusto, nè di farmi scappare da Ohara. Mi ha insegnato che la storia è un bene preziosissimo, è l'eredità che lasciamo ai nostri successori, è il punto da cui partire per costruire il proprio avvenire". Fui colpita dalla serenità con cui Robin affrontava il suo passato: anche se ormai di anni ne erano passati, non doveva essere facile ripensare a quei momenti, eppure aveva un volto calmo e rilassato. Evidentemente, aveva colto a pieno ciò che la madre aveva fatto per lei, e la consapevolezza del gesto di Nico Olvia aveva preso il sopravvento su tutti i brutti ricordi.

E poi non la smetteva di sorridere: ma come diavolo faceva?

"E un ultima cosa, Nami-san: non credo ci sia un momento giusto per diventare madri. Credo che se si aspettasse di essere pronte, non si avrebbe mai un figlio. Come si può capire quale è l'età giusta, il momento migliore? L'orologio biologico? Io non ci credo molto. Ma credo invece che quando capita, si può scegliere di rinunciare, di farsi prendere dal panico oppure di viverla per quella che è, cioè l' avventura più terrificante e bella che ci sia. Tutto il groviglio di sentimenti che provi ora....fa tutto parte del viaggio". Come era bello parlare con lei: riusciva ad infondermi una sicurezza ed un'energia come pochi. Volevo riflettere su quello che mi aveva detto, ma non potei rifiutarle ciò che mi chiese:

"Bene, oggi è una bellissima giornata e non intendo trascorrerla chiusa qui: allora, vieni fuori a godertela con me?".

"D'accordo, andiamo". Aveva ragione: un così bel sole non si poteva proprio sprecare.

Uscendo sul ponte, notai Usop che si prendeva cura delle sue piante, Franky, Rufy, Chopper e Brook impegnati nei loro soliti giochetti, e....quei due idioti che stavano litigando come al solito.

"Prova a ripeterlo, inutile spadaccino!!!"

"Idiota!!! Guarda che non ho affatto paura di te, cuocastro incapace che non sei altro!". Stavano per diventare padri, e ancora erano dei bambini.

Mentre Sanji continuava ad inveire contro Zoro, quest'ultimo decise di appoggiarsi alla ringhiera della Sunny facendo finta di dormire.

Per fortuna Robin pose fine a quella lite: semplicemente, mise una mano sulla spalla di Sanji, che a quel tocco si calmò subito. Quindi la mia amica gli fece un cenno del capo per indicargli dov'ero, per poi sedersi accanto allo spadaccino, mentre Sanji si avvicinava a me.

Robin prese la mano del suo uomo, e non potei fare a meno di notare che Zoro gliela strinse, mentre un bellissimo sorriso prendeva forma sul suo viso.

Quindi mi concentrai sul mio cuoco, mi sedetti anche io e aspettai che mi raggiungesse. Temetti che avrebbe iniziato uno dei suoi sproloqui, della serie "Nami-san oggi sei più bella che mai!" oppure "Mia principessa, cosa può fare questo umile principe per te?". E non so se avrei resistito. Invece, semplicemente si sedette accanto a me senza dir nulla, mi mise un braccio attorno alle spalle, mentre con una mano sfiorò leggermente la mia pancia. Sapevo che era un modo per dirmi che non dovevo avere paura, che insieme avremmo affrontato tutto. In quel momento, capii perchè mi ero innamorata di lui...forse non avevo preso una botta in testa, ma avevo compreso meglio che non potevo lasciarmi sfuggire la fortuna che mi era capitata. Abbandonai la testa nell'incavo del suo collo, chiudendo gli occhi. "Bellemer, mi senti? Cosa ne dici di Sanji? Spero proprio che ti piaccia. Continua a vegliare su di me, ora ne ho bisogno più che mai". E forse fu solo una mia impressione, ma mi sembrò che il sole che ci stava accarezzando divenisse un po' più caldo mentre pensavo a mia mamma. Aprii di scatto gli occhi,e incredibilmente, quasi mi avesse letto nel pensiero, Sanji mi disse:

"Sai, Nami-san...è inutile: le persone speciali, anche da morte, lasciano sempre un segno tangibile del loro spirito". Ecco uno degli aspetti che più mi piaceva di lui: non avevo bisogno di parlare, che già lui mi aveva letto dentro. A volte mi sembrava quasi che mi capisse meglio di quanto riuscissi a capirmi io.

E allora, non potei fare a meno di guardare su nel cielo, e sorridere anch'io.

    

 

 

E dall'alto dei cieli, due splendide donne erano estremamente orgogliose delle figlie che avevano cresciuto, delle meravigliose donne che erano diventate, delle straordinarie mamme che sarebbero state. E continuavano a vegliare su di loro e a sorridere.


         

 

 

 

Ciaoooo tesori miei!!! oggi una fan fiction così ci sta, no? Dunque, brevissimo angolo autore:

-innanzitutto, ovviamente GRAZIEEEE di cuore a chi segue questa raccolta, a chi l'ha messa tra le preferite e a chi ha recensito il precedente capitolo: Haruhi chan, anime_96, BeJames, Mellorine_Swan, Soly Dea, siete fantastiche <3

-mi piace tanto sottolineare come Sanji riesca a star vicino a Nami e a capirla così bene anche in un momento così particolare, la frase che le dice è un'altra citazione presa da "Delfini" della bravissima B. Yoshimoto, che io stra-adoro (perchè non sono nata giapponese???)

-poi volevo solo sottolineare che durante il racconto Nami invidia Robin perchè sorride sempre e...guardate un po' come finisce la storia;
-primo accenno ZoRobin in una mia storia, so che fa un po' pena ma cercherò di migliorare!!!

Fatemi sapere che ne pensate, forza, basta un pensierino!!! ^_^

E poi be', auguri a tutte le mamme, passate, presenti e... (dato che siamo al 90% e più donne qui) future.

Un abbraccio a tutti, vi voglio davvero tanto bene miei adorati (e sempre troppo pochi) amanti delle SaNami!!!!!!

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Capitolo 3
*** Effetti collaterali. ***


3. EFFETTI COLLATERALI.
(You are my medicine)




" "Posso fare qualcosa?" chiedo tanto per chiedere e lei mi risponde come dire: naturalmente.
"Per esempio, l'amore."
E, per esempio, facciamo l'amore".
"Tutto torna" Giulia Carcasi.


AMBIENTAZIONE: ISOLA DI DRUM.

PRIMA DELL'ARRIVO: NAMI E' MALATA.

Non ci potevo credere. Non ci volevo credere. Il mio angelo, la mia regina, la persona più bella che avessi mai conosciuto stava male, molto male.
E io non potevo fare niente. E questo era ciò che mi faceva arrabbiare di più. Nè con tutti i miei attacchi più potenti nè con i miei piatti più prelibati avrei potuto restituirle la salute.
Era a dir poco frustrante, mi sentivo impotente e  non so quanto avrei dato affinchè quella maledetta febbre scendesse, affinchè colpisse me piuttosto che lei.
Era sera, avevamo da poco finito di cenare e stavo risistemando la cucina. A distrarmi dai miei tristi pensieri fu Bibi:
"Sanji" mi chiamò dolcemente.
"Oh, Bibi-chan, luce dei miei occhi, hai bisogno di qualcosa? Puoi chiedermi tutto!" sfoderai un grande sorriso per lei, che aveva già troppi problemi a cui pensare senza che io aggiungessi un ulteriore carico con le mie preoccupazioni. Ma il suo volto rimase spento.
"Si tratta di Nami" mi disse atona. Già, lo immaginavo: la principessa era rimasta tutto il giorno con lei ed era molto preoccupata come tutti noi.
"Oh, non devi rattristarti troppo, mia cara: lei è forte, ce la farà sicuramente!". Stavo cercando di rassicurare lei o me?
"Non ci sono stati grandi miglioramenti, la febbre è ancora alta e respira a fatica" mi dichiarò sconsolata mentre si sedeva mettendosi il volto fra le mani. "Se lei non....".
"NO NO NO Bibi-chan, così non va bene!" la interruppi prima che potesse finire quella frase. "Hai bisogno di riposarti. Hai molti pensieri, molte preoccupazioni ma non devi scoraggiarti! Noi siamo una squadra, affronteremo insieme ogni problema e supereremo anche questa. TUTTI insieme" e questa volta il mio tono era fermo, deciso: l'atmosfera che si stava creando sulla nave era davvero troppo pesante, stava facendo diventare pessimisti tutti noi, ma non dovevamo farci prendere dal panico.
"Probabilmente hai ragione" mi disse togliendosi le mani dal volto e guardandomi "allora ti posso chiedere una cosa?".
"Ma naturalmente, principessa".
"Veglierai tu su di lei questa notte?".
"Oh, certo che sì! Vedrai che..."
"E non farai come oggi? Non inizierai a piangere, a lamentarti e ad agitarti, vero? Rimarrai sereno, sarai in grado di sostenerla? Prendersi cura di una persona malata non è semplice. Soprattutto quando è qualcuno a cui siamo particolarmente legati". Le sue parole mi fecero riflettere: in effetti, appena avevo saputo che stava male avevo reagito d'istinto, mi ero disperato perchè una delle mie più grandi paure si stava concretizzando... ma avevo sbagliato, ora lo capivo, Nami-san aveva bisogno di qualcuno di forte e sorridente al suo fianco. Ed io sarei stato quel qualcuno.
Dopo aver dato la buonanotte a Bibi andai da Nami. La vidi respirare a fatica proprio come mi aveva annunciato la mia amica.
"Ciao, Nami-san. Bibi è andata a dormire, ora ci sono io. Non preoccuparti, presto troveremo un dottore e tornerai più in forma di prima". Mi sembrò che aprisse la bocca per dire qualcosa, così mi avvicinai per ascoltarla:
"Alabasta...". Già, Alabasta: era incredibile che pensasse prima di tutto a Bibi. Ma del resto era Nami-san, no? Non mi dovevo stupire, era anche per questo che mi ero innamorato di lei.
"Ci arriveremo presto e sistemeremo tutto, ne sono certo" le dissi mentre le sfioravo la testa con una mano e le lasciavo un piccolo bacio sulla fronte bollente.


Cosa diavolo fa questo cuoco pervertito? Sto male! E potrei esser contagiosa: sto già creando abbastanza problemi, ci manca solo che un altro membro della ciurma si ammali.
"Potrei... contagiarti" gli sussurro a fatica mentre vorrei allontanarlo con un bel calcio.
"Non mi importa, Nami-san". Non gli importa? Ma come ragiona? Non che non mi piacesse che qualcuno si prendesse cura di me, lo percepivo quanto i miei compagni fossero premurosi e li ringraziavo tantissimo, ma non dovevano correre stupidi rischi! Ah, appena guarita ne avrei dette quattro a Sanji.  

DOPO LA PARTENZA: NAMI E' GUARITA.

"Sei ancora convalescente!" mi disse Bibi mentre mi accingevo a scrivere sul diario di bordo.
"Sto benissimo, Bibi! E poi è troppo tempo che nessuno aggiorna questo diario e...".
"Non se ne parla: anche Chopper ha detto che devi ancora riposarti, ti rendi conto del rischio che hai corso? Già è tanto se mi hai convinto a ripartire così presto, per te sarebbe stato meglio qualche altro giorno sulla terraferma, ma ora si fa come dico io. Assoluto riposo!". Me lo disse con il sorriso sulle labbra, però il suo tono era fermo.
"Ah, sei proprio una futura regina! E va bene, farò come hai detto tu. Ora mi metto il pigiama e vado a letto, contenta?". Non avevo molta voglia di discutere, in fondo non volevo farla preoccupare ulteriormente, e poi di lavoro ne avrei avuto da fare in abbondanza... prendersi qualche altra ora di libertà non era poi così male.
Le diedi la buonanotte e feci come promesso. Mentre mi accingevo a mettermi a letto, sentii dei passi e qualcuno bussò:
"Nami-san, sono Sanji. Posso entrare?". Ecco, giusto con lui volevo parlare.
"Si vieni". Entrò con un vassoio con una teiera fumante e due tazze.
"Ti ho preparato una calda tisana, ti aiuterà a dormire meglio. Ah, ti stai riprendendo molto in fretta, stai benissimo. Sei sempre bellissima".
"Grazie, Sanji-kun". Ma perchè doveva essere sempre così... così... così Sanji?
"Ecco a te" mi disse porgendomi una tazza e poi, con lieve imbarazzo ma anche con una certa intraprendenza "oh, ecco... ti dispiace se ti faccio compagnia? Sai, anche a me bere una tazza di tisana di sera aiuta a dormire". Pessima scusa. Del resto mentire non è così semplice e non tutti possono esser bravi come me. Ma glielo concessi perché volevo chiarire alcune cose con lui. Si sedette ai piedi del letto ed iniziammo a gustare quella tisana.
"Sanji-kun" lo richiamai mentre sorseggiavo la bevanda.
"Ti piace?". Si preoccupava sempre del mio giudizio sul suo lavoro... come se non lo sapesse da solo che era un eccellente cuoco.
"Sì, ottima. Ma... "
"Forse è troppo forte? Dovevo farne una più leggera, del resto sei ancora in convalescenza, ecco potrei...".
"Sanji-kun" lo richiamai con più fermezza e questa volta non gli diedi modo di interrompermi. "Rufy mi ha raccontato quello che hai fatto mentre salivamo sulla montagna. Come ti è venuto in mente? Rischiare la vita per un motivo così stupido, ma a cosa pensavi?". Se solo ci ripensavo mi venivano ancora i brividi.
"Tu non sei affatto un motivo stupido, Nami-san, tutt'altro. Ed era a te che pensavo. Il compito era portarti da quella dottoressa e non avrei permesso a conigli giganti e feroci, a valanghe o a qualsiasi altro evento di impedirmi di portarlo a termine". Il tono deciso della sua voce mi colpì.
"Ma così hai solo complicato le cose! Rufy ha dovuto preoccuparsi di due persone e...".
"Infatti è il capitano che ha sbagliato. Non doveva lasciarti da sola, non doveva venire a cercarmi. Doveva solo pensare a te".
"Ma perché? Perché tutto questo Sanji-kun?".
"Perché ti amo, Nami-san" mi disse con un mezzo sorriso. La naturalezza con cui proferì quelle parole mi stupì, come se per lui fosse naturale amare una come me, nonostante i numerosi rifiuti ricevuti, oltre ai calci e ai pugni che di certo non gli risparmiavo.
"Bene, è ora che ti riposi" sistemò le tazze sul vassoio e fece per andarsene, ma gli presi un braccio per bloccarlo.
"Aspetta, Sanji-kun".
"Posso fare qualcosa per te, Nami-san?". Lo guardai bene negli occhi, vi lessi lo stupore per il mio gesto ma anche il piacere che fossi stata io, per una volta, a voler stare ancora un po' di più con lui. E fu un momento, un solo momento in cui non seppi bene a cosa pensassi, probabilmente a nulla, mi avvicinai ancora di più a lui, sentii il suo odore di fumo e di spezie così rassicurante ed anche così sorprendentemente attraente, e lo baciai. Accarezzai le sue labbra con le mie e mi accorsi di quanto fossero tenere e ruvide al tempo stesso, e solo un secondo più tardi le nostre lingue avevano già iniziato a conoscersi. Percepivo il suo desiderio, chissà per quanto tempo aveva sognato un momento del genere, ma anche la sua dolcezza nel modo in cui la sua bocca toccava la mia.
Ci separammo per riprendere fiato e dopo alcuni istanti di leggero imbarazzo mi disse:
"N-Nami-san, è stato... bellissimo, meglio di quanto potessi mai immaginare, ma" notai la fatica nel pronunciare le parole successive "non puoi capire quanto mi costa dirtelo, però ecco, se mi baci in questo modo un'altra volta non so se riuscirò a fermarmi". Per tutta risposta, mi sporsi ancora verso di lui e lo baciai ancora, mentre gli toglievo la giacca. I suoi muscoli erano intensione, ma ci misero ben poco a rilassarsi e sentii le sue braccia cingermi la vita avvicinandomi ancora di più a lui. Era un bacio ancora più intenso e passionale di quello di prima, certo che Sanji non era bravo solo a cucinare.
Mi accarezzò i capelli, mi spostò i corti ciuffi ribelli dietro le orecchie e poi scese lungo i fianchi. Sentii i brividi scorrere sulla mia pelle: lo volevo, ne ero certa, e non me lo sarei lasciata scappare. Non ora che avevo visto fin dove si era spinto per me.
Mi fece stendere sul letto non smettendo mai di baciarmi, mentre mi toglieva la maglia del pigiama ed io iniziavo a slacciare i bottoni della sua camicia. Di nuovo le nostre bocche si allontanarono per riprendere fiato, gli sfilai la camicia e lui con una mano mi sfiorò il viso mentre con l'altra mi slacciò il reggiseno. Avevamo voglia l'uno dell'altra, eravamo impazienti e al tempo stesso desiderosi di goderci a pieno questo momento.
Mi sussurrò che ero bellissima, iniziò ad accarezzare e a baciare il mio collo e avrei voluto che non smettesse più. Si spostò più in basso, una mano accarezzava un mio seno mentre la sua lingua aveva già iniziato a giocare con l'altro solleticando il capezzolo.
Oh, quanto era bravo... perchè avevo aspettato tanto? Dovevo rischiare di morire per colpa di una malattia ormai debellata? Dovevo fargli rischiare la vita in una tempesta di neve per accorgermi del tesoro che avevo accanto? Be', ormai questo non aveva più importanza: ora non avrei più perso tempo. Gli slacciai i pantaloni e in un momento anche quelli diventarono parte della pila di vestiti che si era creata ai piedi del letto. Anche lui mi tolse agilmente i pantaloni e approfittai di questo momento per essere io a baciargli il collo, il petto e a bearmi dei suoi sospiri. Sentii la sua eccitazione che i suoi boxer riuscivano difficilmente a contenere, così ci pensai io a liberarla. Iniziai ad accarezzare il suo pene godendo delle mille espressioni di piacere che assumeva il suo viso. Mi spostai sempre più in basso con la mia bocca finchè arrivai alla sua virilità. Ed incominciai a leccarla, a succhiarla, volevo portarlo in estasi e pensai proprio di esserci riuscita dato il modo sempre più concitato con cui mi chiama.
Dopo questi momenti così lunghi e così belli, mi riportò sotto di lui. Tornò a tormentare dolcemente il mio seno, mentre inaspettatamente avvertii due sue dita entrare nella mia vagina.
"San-ji..." riuscii solo a dire a fatica. Ma avrei voluto pregarlo di continuare, ancora e ancora e ancora, di andare avanti... ma potevo solo gemere ormai incapace di articolare una qualsiasi frase di senso compiuto.  
"Nami-san" mi disse con respiro affannato "sei pronta?". Lo guardai intensamente facendogli capire che poteva continuare, che doveva assolutamente continuare, e fu con un bellissimo sorriso compiaciuto che mi sfilò le mutandine ed iniziò ad entrare in me.
Mi misi una mano davanti alla bocca per evitare di svegliare l'intero equipaggio, ma quando accelerò il passo non riuscii più a trattenermi. Meno male che ci pensò lui: dopo aver goduto dei miei gemiti per un po', mi baciò con passione per evitare che qualcuno potesse interrompere questo momento.
Arrivammo praticamente insieme in paradiso, mi regalò un orgasmo lungo ed intenso, lo sentii venire dentro di me e fu a dir poco celestiale. Quindi si stese dolcemente su di me, mi deliziò con dei bacetti sul collo mentre gli accarezzavo i capelli.
Mi sembrava assolutamente impossibile come situazione e mi venne il dubbio che la medicina presa avesse degli strani effetti collaterali, o che che forse ci fosse stato qualche strano ingrediente nella tisana preparata da Sanji. Sì, la spiegazione non poteva che essere quella, altrimenti cos'altro poteva essere?
Ma qualunque fosse stato il vero motivo, qualcosa mi diceva che mi stavo nuovamente ammalando, e questa volta si trattava di una "patologia" che da sempre era stata presente nell'umantà e che mai saremmo riusciti a sconfiggere.
E l'unica cura possibile era un certo biondino, che mi avrebbe provocato innumerevoli effetti collaterali e che si era appena addormentato sul mio seno sussurrandomi ancora una volta quanto mi amava.

                                                                              



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Ciao carissimi! Finalmente un aggiornamento! Eh sì, sono io la prima a dirlo, anche questa storia era tempo che ce l'avevo in mente, ma per le solite ragioni di studio ho tardato (vedi quanto scritto nella long-fic). So bene che Nami è decisamente OOC, perchè Sanji appena può le salva la vita senza esitare e non è di certo questo il modo in cui lei lo ringrazia. Però a volte le malattie fanno vedere la propria vita da un altro punto di vista e se ben ricordate la dottoressa aveva detto a Nami che se avessero tardato ancora di poco non ce l'avrebbe fatta, quindi lei potrebbe aver visto tutto sotto un'altra luce... ok, mi sto arrampicando sugli specchi, ma bisognerà pur dare soddisfazione ad un povero cuoco pervertito, visto quello che succede nella mia long-fic (e soprattutto nel manga) almeno qui ogni tanto qualche piccola vittoria dovrà pur ottenerla! Ehm... mi sono spinta un po' oltre?
Chiaramente ringrazio infinitamente chi segue questa raccolta, chi ha deciso di imbarcarsi nelle mie folli e strampalate idee, e soprattutto i recensori: BeJames, Soly Dea, anime_96, Mellorine_Swan, isabelle10, Haruhi chan. Siete state grandiose, grazie davvero per i complimenti e per l'incoraggiamento!
Ah, grazie anche a quelle quattro che mi hanno messo tra gli autori preferiti, cioè BeJames, anime_96, Malefica_Catnappe e Rainbow_star14... ma siete matte?
Bene, spero davvero di riuscire ad aggiornare al più presto, vi prometto che farò il possibile!
Un abbraccio forte forte a tutti!
Namirami.  


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Capitolo 4
*** Tanti auguri, Nami-san! ***


 4. BUON COMPLEANNO, NAMI-SAN!
(So... no lunch today?)



"Il minimo che possa fare per te è tutto".
"Prima di dirti addio" Susan Spencer Wendel .


NdA. Questa volta vi dico due paroline prima della storia:
-grazie, grazie e ancora grazie (non mi stancherò mai di dirlo) a chi mi segue e mi sostiene, chi legge e recensisce le mie povere parole: Bejames, anime_96, Mellorine_Swan, Soly Dea, Haruhi chan, isabelle10, karter, Zosanlove, OP_LOVER: siete a dir poco fantastiche!
-la storia è quasi totalmente ispirata all'immagine che troverete in fondo, solo leggermente modificata  all'inizio e dato l'evento di oggi (ma quest'immagine mi piace troppo e mi piaceva anche adattarla per questa occasione), grazie anime_96 per avermi fatto (ri)vedere questo doujinshi e spero che la storiella non ti deluda!
Non chiedetemi come sia riuscita a postare un capitolo nonostante tutto quello che ho (dovrei...) fare, comunque fatemi sapere se è passabile o meno! Accetto critiche, di certo in questa storia non c'è tanta creatività perché c'è totale ispirazione dal doujinshi, ovviamente accetto ben volentieri anche critiche costruttive :D.
Un abbraccio a  tutti!
Ah, e ovviamente: tanti auguri Nami-san!


Mi sveglio di buon umore: godendomi i raggi di sole che entrano dalla finestra della mia stanza, penso a quali sorprese mi regaleranno i miei compagni per il mio compleanno. Robin non c'era, evidentemente si era già alzata: i suoi regali erano sempre bellissimi, curati in ogni dettaglio, non vedevo l'ora di scoprire cosa avesse scelto per me quest'anno! Era il primo compleanno dopo i due anni di allenamento e questo era uno di quei giorni in cui sentivo di più la mancanza dei miei compagni a Whetaria.
Dopo tanti anni in cui i miei compleanni erano sempre stati uguali, chiusa in una stanza che puzzava di pesce o scappando da qualche pirata che avevo derubato, finalmente con i miei amici ero riuscita a godermi nuovamente questo giorno.
Era pur vero che alla fine anche nella “mia” isola nel cielo i miei cari gnometti si impegnavano per tirarmi su di morale, non potevo lamentarmi ma... la ciurma, cioè la mia famiglia, mi mancava.
Mi chiedevo come facesse Robin ad indovinare sempre ciò che volevo di più.
Mi chiedevo come facesse Sanji-kun a capire sempre quali fossero i miei piatti preferiti, a volte sospettavo che avesse dei dialoghi in sogno con Bellemer.
Dopo queste brevi riflessioni, mi vesto e vado sul ponte: l'aria è molto piacevole e resto un po' lì fuori ad ammirare il mare ed aspirare il suo dolce profumo.
Sento l'odore pungente delle sigarette del cuoco: di sicuro mi avrà visto dalla cucina e si è subito precipitato di fuori. Sembra tutto tranquillo, mi preparo a sentire le sue moine e magari la sua cantilena “mellorine, mellorine”, sorridendo al pensiero che persino questo mi era mancato a Whetaria, quando...

BOOOOOOOMMM!

“LA MARINA! Una nave della marina ha iniziato ad attaccarci!” ci avvisa Usop dalla vedetta. Ovviamente, non potevo sperare di avere un po' di tranquillità anche se era il mio compleanno.
“Ok, forza ragazzi, diamoci da fare! Zoro, Brook, alle vele! Franky al timone! Gli altri controllino i movimenti della marina!” richiamo tutti sul ponte e prendo in mano la situazione. “MUOVERSI!”.
“Ormai è troppo vicina a noi! Non riusciremo ad evitarla!” mi allerta Franky. E allora c'erano ben poche alternative, come pensa il nostro stesso capitano:
“Forza ciurma! Diamo inizio ai combattimenti!”. Alcuni marines riescono ad arrivare sul ponte: Robin, Zoro e Brook si occupano delle palle di cannone che ci sparano, mentre noi altri combattiamo contro i nemici sulla Sunny.
Per fortuna non sembrano particolarmente forti, ce la caviamo molto bene senza difficoltà; ad un certo punto sento Sanji-kun iniziare a parlarmi:
“Nami-san, tesoro, dovrei dirti una cosa...”
“Sanji-kun! Hai mai sentito nulla riguardo all'espressione “tempo e luogo” per parlare? Ti sembra il momento più opportuno?”. Possibile che dovessi sempre spiegare tutto?
Poi, è solo un attimo: si avvicina a me e mi abbraccia:
“Ma che diavolo stai facen-”.

BANG!

“Tanti auguri, Nami-san” mi sussurra mentre cadiamo a terra e solo allora capisco che mi aveva abbracciato per proteggermi. Vedo le facce sconvolte dei miei compagni mentre avverto che il sangue di Sanji che inizia a sporcarmi i vestiti. Sono basita: e dire che me le ero immaginato che se si fosse sempre lanciato a proteggermi senza riflettere, prima o poi poteva succedergli qualcosa di grave, ma ora... ora che è qui sopra di me, respirando sempre più piano, sanguinando copiosamente...
Sento le urla dei miei compagni:
“Che idiota!” lo rimbecca Zoro.
“Presto chiamate Chopper!” ordina il capitano. Subito il nostro dottore ci raggiunge, lo solleva da me per portarlo in infermeria:
“Io penso a lui, voi occupatevi del resto! Nami, tu stai bene?”.
“Io...si...” balbetto ancora attonita per l'accaduto.
I momenti successivi si susseguono confusi e rapidi: i miei amici lottano con ancora più foga, io mi guardo e vedo il sangue di Sanji sui miei vestiti, quel sangue che lui non ha esitato a versare per me,  per dirmi buon compleanno...
Allora decido di riprendere il mio bastone e lottare anch'io con più vigore, voglio al più presto liberarmi di questi stupidi marines.

In breve tempo riusciamo a sbarazzarci di loro, quindi andiamo sotto coperta da Chopper e Sanji. Entrando in infermeria mi saltano subito agli occhi le bende, i medicinali e le fiale di medicinali che la nostra piccola renna ha dovuto usare. Mi si chiude lo stomaco, mi sembra che il mio cuore salti qualche battito, ma per fortuna è una sensazione che dura solo per pochi momenti:
“Ah... è tornato!” ci avvisa stanco e al tempo stesso gioioso Chopper.
“Lo sapevo!” esclama entusiasta Rufy. “Allora Sanji, come ti senti?”.
“Io, bene, benissimo... ma cosa è successo?” chiede un po' spaesato.
“Cosa è successo?” gli dico con voce sempre più alterata mentre mi avvicino a lui e lo prendo per la camicia. “E' successo che ti sei comportato da grandissimo idiota, ricordi?” gli urlo strattonandolo vigorosamente.
“Aaaah, Nami ti prego!” mi implora il dottore “è appena uscito dal coma, non farcelo tornare di nuovo!”.
Mi calmo e lo lascio andare, cercando di sbollire la rabbia. Era così difficile capire che non volevo più che qualcuno perdesse la vita per me?
Accidenti a quello stupido cuoco. Proprio non capisco cosa mi prende, ultimamente quando si tratta di lui mi sento strana, ho provato a parlarne con Robin, ma con i suoi sorrisetti maliziosi e le sue frasi lasciate a metà non mi aiuta molto.
Nonostante tutto, riesco a calmarmi: in fondo, era per me che si era comportato da idiota. Sospiro, per poi dirgli:
“Ah, e visto che sono qui...”.
“Si, Nami-san?” mi chiede dolcemente.
“Grazie, Sanji-kun” gli sussurro dandogli un piccolo bacio sulla fronte, per poi uscire dalla stanza senza interessarmi delle urla dei miei compagni.

*****
Ero sicuro che Sanji ce l'avrebbe fatta! Ha la pellaccia dura come tutti noi, è un mio compagno, non può morire! E poi quei marines erano proprio deboli. Ora però non capisco cosa stia succedendo: Nami gli ha dato un bacio sulla fronte e il cuoco è crollato sul letto, sembra quasi che sia stato per lui più forte questo gesto rispetto all'attacco della marina! Come è possibile?
Proprio non capisco, Chopper urla che è di nuovo entrato in coma, si arrabbia con Nami ma tanto lei è già uscita dalla stanza. Così esterno quella che è la mia più grande preoccupazione:
“Quindi... niente pranzo oggi?”.  

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Capitolo 5
*** Un caro affare. ***


 5.UN CARO AFFARE.

(Your heart next to me is so amazing).



"Tutti dicono che il cervello sia l'organo più complesso del corpo umano, da medico potrei anche acconsentire.
Ma come donna vi assicuro che non vi è niente di più complesso del cuore, ancora oggi non si conoscono i suoi meccanismi. Nei ragionamenti del cervello c'è logica, nei ragionamenti del cuore ci sono le emozioni".
Rita Levi Montalcini.

AMBIENTAZIONE: ALABASTA.

Le terme di Alabasta erano qualcosa di sublime, ero certa che mi sarebbero mancate.
E dentro di me già sentivo che Bibi non sarebbe ripartita con noi. Era così legata al suo regno e ora finalmente era tornata la pace: non ce l'aveva ancora dichiarato, ma ero quasi sicura che sarebbe andata così.
Come avrei fatto a sopportare quel gruppo di scalmanati senza lei?
Scossi la testa: non dovevo rattristarmi, questi ultimi giorni dovevano essere memorabili. Mi stavo impegnando per finire la cartina dell'isola: non era semplice dato che Alabasta era piuttosto grande, ma volevo assolutamente che la mia amica la vedesse prima della nostra partenza. Infatti poco fa ero nel mio studio sulla Merry, però lei era venuta a chiamarmi e non potevo rifiutare un bagno alle terme... soprattutto perché aveva detto che doveva assolutamente parlarmi.
Ora ero qui a godermi l'acqua delle terme, quando la sentii arrivare:
"Eccomi Nami". Era raggiante, ma da quando Crocodile era stato sconfitto il sorriso non aveva mai abbandonato il suo viso. "Guarda qui" portò la sua mano sinistra vicinissima ai miei occhi e un favoloso e luccicante anello brillava sul suo indice.
"Ma.. quindi...".
"Koza! Mi ha chiesto di sposarlo!" mi dichiarò entusiasta gettandomi le braccia al collo. La strinsi forte urlandole quanto tutto ciò fosse fantastico.
E come un colpo allo stomaco arrivò la risposta ai miei dubbi.
Non sarebbe ripartita con noi, ora ne ero ancora più convinta. Ma la sua gioia non poté che contagiarmi.
"E' successo ieri sera" iniziò a raccontarmi.
"Dopo la festa?". Dopo la vittoria di Rufy, tutte le sere c'era una festa sull'isola per festeggiare il ritorno della pace, della pioggia e della principessa.
"Sì: l'ho incontrato alle porte del castello, mi ha chiesto di fare una passeggiata sulla spiaggia e... si è dichiarato" continuava a rigirarsi raggiante quell'anello.
"Ha buon gusto in fatto di anelli" ammisi. "E di ragazze, ovviamente".
"E' così strano...".
"Perché? In fondo tra voi c'è sempre stato un legame speciale".
"Non intendo quello... cioè, dopo tutto quello che stava succedendo mi chiedevo cosa pensasse di me e se saremmo riusciti a recuperare il nostro rapporto, ma la cosa per me più strana è che fino a pochi giorni fa il mio problema più grande era salvare il regno e ora è... organizzare un matrimonio! E soprattutto è strano parlare con te di queste cose". Capii a cosa si riferiva: le nostre chiacchierate in genere non trattavano di temi così leggeri, anche se cercavo di distrarla in tutti i modi, ma non era semplice. Ce ne erano stati di momenti di scoraggio, e a buon diritto dato che la situazione era piuttosto complessa. E ora nel giro di pochi giorni tutto era cambiato.
La capivo bene quella sensazione.
"E tu?" mi chiese tutto d'un tratto.
"Io cosa?".
"Io e te non abbiamo mai parlato di ragazzi, ma... c'è qualcuno?".
"Bibi, conosci il mio passato, sai la vita che faccio: non è così semplice trovare qualcuno".
"Bè... tra la ciurma..."
"COSA?" strabuzzai gli occhi a quelle parole. "Ma... hai presente con chi viaggio? Un capitano che ha la mentalità di un bimbo di dieci anni, uno spadaccino che dorme sempre, un cecchino che non sa che raccontare bugie e un perver-".
"E Sanji" disse lei bloccandomi. E il suo sguardo non prometteva nulla di buono.
"Dove vuoi arrivare?".
"Ti fa una corte serrata".
"Si comporta così con tutte le ragazze che siano almeno un po' carine".
"Allora sei gelosa?".
"Certo che no, ma Sanji è un cascamorto, non mi fa la corte".
"Dai, non puoi non esserti accorta di come ti guarda. Quando stavi male, ha fatto di tutto per te, anche rischiare la propria vita. Ogni volta che ti vede gli si illumina il viso, c'è una luce particolare nei suoi occhi. È lo sguardo di un uomo innamorato, non di un cascamorto".
"Bibi, tu stai correndo troppo con la fantasia, capisco che ora vedi tutto rosa ma...".
"Dopo tutte le attenzioni che ti riserva non ci hai mai fatto un pensiero? Neanche uno? Uno piccolo?".
"Be'... ecco..." continuava a tenere gli occhi fissi  su di me. "Ok, ok, forse qualche volta ci ho fatto un piccolissimo pensiero, però..."
"Guarda che non ti devi giustificare, credo sia normale. È un bel ragazzo, simpatico, come te ha un sogno e rischia tutto per raggiungerlo, è gentile e rispettoso. E non fa che provarci con te".
"Cosa mi vuoi dire Bibi?"
"Tu sei una tesoriera, Nami, sai quanto occorra sfruttare le occasioni che abbiamo per guadagnarci: non lasciartele sfuggire. Non avere paura delle tue emozioni: ogni tanto segui il cuore, invece del cervello". Così non valeva, pensai: non poteva dirmi frasi del genere poco prima che ci separassimo!
"Cambiando argomento, per stasera ti va di dare un occhio al mio guardaroba? Sono sicura che ci sarà qualche vestito che ti piacerà".
"Sul serio? Certo che mi va!" questo era già un argomento che mi piaceva di più. E anche il suo armadio era a dir poco memorabile.

Di sera.

Anche questa sera  la festa era gioiosa ed allegra: Bibi e Koza avrebbero annunciato il loro matrimonio a breve, per ora volevano godersi un po' di intimità. Quanto mi sarebbe piaciuto poterci essere, ma sarebbe stato impossibile. Ma il legame che si era creato tra noi e Bibi non si sarebbe mai sciolto, lei era una di noi e ciò bastava a darmi sollievo, almeno un po'.
"Mi concede l'onore di questo ballo?" mi chiese una voce alle mie spalle. La riconobbi all'istante e mi voltai: Sanji-kun, in un elegante abito nero, mi stava offrendo la mano con la testa reclinata. Prima che pronunciassi l'ennesimo no, disse le paroline magiche:
"Sono disposto a pagare qualunque cifra". I miei occhi si illuminarono:
"Qualunque cifra?" sottolineai quelle parole. Ormai mi conosceva, doveva saperlo che poteva essere molto rischioso dirmi certe cose.
"Assolutamente: è un po' di tempo a questa parte che risparmio e questo è un ottimo investimento. Non so come tu ci riesca, ma stasera sei ancora più meravigliosa del solito. Ti prego Nami-san, solo un ballo".
"Il prezzo sarà molto salato" ci tenni a precisare.
"E' un sì?" mi chiese speranzoso. Ci pensai un attimo: in fondo era solo un ballo e avrei potuto guadagnarci.
"Affare fatto. Vediamo, sono..." un ballo con me costava parecchio, quanto potevi spillargli?
"Puoi dirmelo dopo? Intendo... il prezzo. Preferirei ballare senza saperlo".
"Eh sia". Così ci avrei pensato meglio, e se avesse solo tentato di allungare le mani il prezzo sarebbe salito alle stelle.
Proprio in quel momento partì una musica lenta e melodica: mi prese una mano, mentre con l'altro braccio mi cinse i fianchi. Appoggiai una mano sul suo petto: mi sentivo un po' impacciata, dovevo ammettere di non essere una grande ballerina. Lui invece aveva gli occhi che gli brillavano:
"Lasciati andare, tesoro. Sarà la musica a guidarci".
"Attento a dove metti le mani, Sanji-kun". Sorrise stringendomi un po' di più a sé, per sussurrarmi:
"Nonostante tutto, rimango un gentiluomo". Era strano, quella sera. Chissà perché aveva deciso di perdere dei soldi con me piuttosto che fare il cascamorto come le altre volte.
Comunque, seguii il suo consiglio e mi lasciai guidare da lui e dalla musica. Parlammo poco, avevo come la bocca impastata, non era abituata  ad avere i suoi occhi profondi che mi scrutavano così da vicino. Prima d'ora quasi non mi ero accorta di quanto fossero blu.
E il suo odore di fumo mi stava avvolgendo, entrando nelle mie narici e riportando a galla ricordi della mia infanzia.
Sanji-kun fumava e mi guardava in modo adorante, come se fossi il suo tesoro più prezioso.
Come lei.
E allora non so se fu la musica dolce e romantica, quell'odore di fumo così familiare e rassicurante, il modo in cui mi guardava, quasi volesse arrivare a spogliarmi l'anima, le parole di Bibi di poche ore fa... appoggiai la testa sul suo petto, chiusi gli occhi e mi abbandonai al ballo. Lasciai che lui mi guidasse, potevo sentire il suo cuore battere forte così vicino a me e non sapevo perché tutto ciò m risultasse così... così... così... entusiasmante.
Poi la musica finì: fu come ritornare sulla terra dopo un meraviglioso viaggio, come se mi risvegliassi da un sogno e realizzai quanto il mio corpo fosse vicino a quello di Sanji-kun, le nostre mani ancora intrecciate, la mia testa ancora sul suo torace. Mi allontanai subito, quasi impaurita da tutto ciò.
"E' stato bellissimo, Nami-san. Ero certo che sarebbe stato un ottimo investimento, il migliore che io abbia mai fatto. E ora dì pure la cifra" mi disse infine rassegnato. Stava per prendere il portafoglio, quando gli dissi:
"Gratis". Oddio... avevo detto gratis? Quella parola era davvero uscita dalla mia bocca? Anche lui aveva sbarrato gli occhi alla mia risposta.
"Nami-san, stai bene? Vuoi che chiami Chopper?".
"No. Stasera mi sento magnanima". Magnanima? Io? Mi sembrava quasi di non aver più controllo della mia bocca. "Ma non credere sarà sempre così!"
"Ci sarà una prossima volta, quindi?" mi chiese speranzoso.
"Io... aaaah, lascia perdere. Devo andare". Lo liquidai così senza dargli tempo di dirmi altro. Dovevo assolutamente allontanarmi da quella situazione.
Accidenti a Bibi! Con le sue parole mi aveva messo la pulce nell'orecchio: mi aveva fatto riflettere su qualcosa a cui io non avevo mai prestato interesse. Perché proprio ora? Lei non sarebbe ripartita con noi... forse era proprio per questo? Voleva che mi accorgessi di Sanji-kun prima che non potesse più parlarmi?
Aaaah, maledizione, così non andava affatto bene... mi ero appena lasciata scappare un affare d'oro.
Eppure, nonostante tutto, ero... felice, anche se sentivo lo stomaco in subbuglio e avevo una grande confusione dentro di me.
E ora come avrei fatto ad affrontare tutto questo, senza Bibi? Che nome aveva questa sensazione?
Qualcosa mi diceva che queste domande sarebbero tornate a tormentarmi per molto, molto tempo.
Accidenti a Bibi.
E accidenti anche a te, Sanji-kun. Perché devi essere così... maledettamente Sanji-kun?

Se solo guardassi dentro di te, Nami, lo sapresti benissimo che nome dare a ciò che provi. 

                         



۩  ®


Ciao nakama! Tralascio la parte in cui esterno la mia adorazione per la Montalcini, altrimenti questa volta scriverei davvero un angolo autore più lungo della storia stessa.
Scusate l'enorme ritardo nell'aggiornare questa raccolta, chi mi segue sa che ho da pochi giorni finito una long e se all'inizio riuscivo ad aggiornarle entrambe con una certa regolarità, poi dati gli impegni ho dato la precedenza a quella. Ma questa raccolta non ho mai pensato di abbandonarla!
Così come Robin e Nami sono sorelle, lo stesso vale considerando Bibi: mi piace l'idea che alla fine della guerra parlino del più e del meno come due spensierate ragazze.
E adoro Bibi e Koza, che non saranno canon ma, saranno state le favole lette da bambina, sono troppo belli, la principessa e l'uomo del popolo... è un classico che non tramonterà mai, anche se ci è stato presentato in tutte le salse! Almeno io la vedo così, e voi?
Immagino che quando ho scritto "come lei" in corsivo sia chiaro a chi mi riferisco. Altrimenti chiedete pure!
So che Nami è OOC, non si farebbe mai sfuggire un affare, però spero che me lo concediate, del resto se fosse davvero solo una fredda e calcolatrice tesoriera, non ci piacerebbe, no? Però ditemi se ho esagerato, anche se non essendoci nessuna coppia canon, è intrinseco nel fatto di scrivere storie su coppie finire nell'OOC.
Occhio al titolo: adoro quando la scrittura mi fa giocare con le parole. L' affare è caro in due sensi: sia perché Sanji si aspetta di dover pagare una grossa cifra (caro quindi come sinonimo di costoso) sia perché poi, invece, diventa caro per Nami, ma nel senso che le sta a cuore.
Grazie mille ai miei fantastici recensori: Bejames, anime_96, Mellorine_Swan, Soly Dea, Haruhi chan, isabelle10, karter, Zosanlove, OP_LOVER. Spero non vi siate dimenticati della raccolta e vogliate farmi sapere le vostre opinioni.
E ora a tutti voi la parola lettori, un forte abbraccio!
A presto.
Namirami. 

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Capitolo 6
*** Sogno o realtà? ***


6. SOGNO O REALTA'?

(You make my dream come true).



"Ci sono baci che valgono più di mille, ci sono persone che valgono più di milioni e ci sono momenti che valgono più di miliardi".
Amharref  Walid.

AMBIENTAZIONE: SKYPEA.


Ero fiera di me: era riuscita a portare la ciurma su un'isola nel cielo! Per me era una grande conquista, tutti dicevano che non esisteva, che era impossibile arrivarci, e invece io ero riuscita a trovarla e a guidare la nave fin qua. E ora avrei potuto mapparla!
Ero al settimo cielo: certo, lassù le cose si erano rivelate più complicate del previsto ed Eneru mi aveva terrorizzata non poco. Questa volta temevo davvero che non ce l'avremmo fatta, lo scontro con un dio non era da sottovalutare. Invece per fortuna grazie al nostro capitano tutto si era risolto per il meglio e anche a Skypea era tornata la pace.
La discesa dall'isola non era stata molto agevole, però ora eravamo tutti sani e salvi sulla Merry, che ancora una volta si era dimostrata grandiosa, e mi stavo godendo un po' di meritato riposo sotto il sole.
“Nami-san, amore, ecco qui una fresca bevanda per dissetarti!” mi disse Sanji-kun.
“Oh, grazie Sanji-kun. Mi porteresti anche un dolcetto ora?” gli domandai facendogli l'occhiolino.
“Subito mia adorata!” mi disse con tono dolce avvolto da un turbinio di cuoricini. Non ci mise molto a tornare portandomi un buonissimo pasticcino ripieno di crema al mandarino. Mentre me lo gustavo sentii Usop, seduto poco distante da me a lavorare alle sue armi, bisbigliare:
“Certo che sei proprio una bastarda”. Mi stupii per quel tono così duro, non era da lui. Non ero sicura a cosa si riferisse: al mio comportamento con il cuoco?  Non mi sembrava di essere stata molto diversa dal solito.
“Ehi Usop come hai detto?”.
“Niente, solo che tu non sai proprio cosa sia la gratitudine” continuò farfugliando.
“Ma... che ti prende?”.
“No nulla, lascia stare” mi rispose laconico. Eppure questa risposta non mi convinse: lui era un mio caro amico, mio fratello, perché era stato così intransigente? Un conto era quando Zoro mi diceva che ero un'aguzzina, una strozzina o una ladra, a questo ero abituata, ma Usop non era mai stato così con me.
Quella sera era il suo turno di guardia, così ne approfittai per parlargli a quattr'occhi.
Quando tutti furono a letto, uscii dalla mia stanza ed andai sul ponte:
“Usop, ho bisogno di parlarti”. Si voltò stupito della mia presenza. “E' per quello che mi hai detto oggi. A cosa ti riferivi?”.
“Uh? Ah, niente, lascia stare”.
“No, non lascio stare Usop. Ora per favore mi spieghi a cosa ti riferivi” lo guardai dritto negli occhi, il mio tono non ammetteva repliche.
“E va bene: é per il tuo comportamento con Sanji”.
“Non mi sembra che sia cambiato, sono sempre la stessa”.
“Già, ed è proprio questo che mi stupisce”. Lo guardai sbalordita, non capendo proprio dove volesse arrivare. “Pensavo che dopo quello che aveva fatto per te con Eneru, avresti cambiato atteggiamento, ti saresti approfittata di meno del suo innamoramento per te. E invece neanche il fatto che sia andato ancora una volta così vicino alla morte per te ti ha fatto cambiare almeno un po'”. Queste parole così dirette furono un colpo allo stomaco.
“Ma Usop anche tu eri con lui e...”.
“Non é la stessa cosa. A questo punto voglio essere sincero fino in fondo. Io non volevo venire da te, te lo dico francamente e so che tu mi capisci. Sono consapevole che, nonostante i miei miglioramenti, non sono ancora molto forte. Eneru mi avrebbe fulminato all'istante. Ma Sanji mi ha convinto e sin dall'inizio era disposto a sacrificarsi senza alcun dubbio. Vedi, ogni tanto mi parla di te, ed ecco lui ama servirti, ama amarti o qualcosa del genere... e nonostante tutto continua a riverirti come una dea, proprio perché adora farti sorridere e stare bene. Non so neanche come spiegarlo, è così strano. So solo che nonostante tutti i tuoi no, continuerà a fare di tutto per te e a mettere a repentaglio la sua vita, senza mai esitare. Non dico che tu lo debba amare, ma sarebbe carino se te ne approfittassi di meno”.
Altro colpo allo stomaco. Non mi ero resa conto di quanto Sanji-kun si fosse speso per me. E non credevo che uno come Usop potesse accorgersene. Mi aveva proprio stupito il cecchino, le sue parole mi sembravano così... giuste, da farmi male.
Non sapevo bene cosa dirgli, si era creato un silenzio un po' imbarazzante.
“Ohi Nami, tutto bene? Forse ho un po' esagerato, dai non ci pensiamo più. Magari sono io a sbagliare e  a Sanji va bene così...” piccola pausa, per poi aggiungere in un sussurro “...o almeno così pare”.
“Usop” pronuncia infine. Notai un certo timore nei suoi occhi, probabilmente aveva paura che gli stessi per lasciare uno dei miei sonori cazzotti. “Grazie” gli dissi invece abbracciandolo. Rimase piuttosto sbigottito dal mio comportamento, ma ricambiò l'abbraccio.
“Ora devo andare, buona guardia” gli sussurrai infine, lasciandolo lì fuori senza dargli troppe spiegazioni sul mio ringraziamento.
Mi diressi nella stanza dei ragazzi: come mi aspettavo, li trovai a russare stesi nelle loro amache. Mi stupii di come il capitano anche durante il sonno dicesse:
“Sanji... carne...”. Era davvero senza speranze.
Però Sanji-kun non c'era: dove poteva essere? Il primo luogo che mi venne in mente fu la cucina, così decisi di recarmi lì. Il mio sesto senso non fallì neanche questa volta: lo trovai appisolato sul divanetto. Probabilmente si era alzato per soddisfare lo stomaco del nostro capitano e poi mentre risistemava la cucina si era addormentato lì.
Mi avvicinai a passo felpato, sedendomi per terra accanto a lui. Guardai il suo viso: era rilassato, chissà cosa stava sognando... forse di essere circondato da belle ragazze che lo adoravano. Riflettei su quanto era successo a Skypea, dovendo ammettere con un certo rammarico che Usop aveva ragione: non era la prima volta che il cuoco rischiava la vita per me, e verosimilmente non sarebbe stata l'ultima.
La mia mano, come guidata da una forza invisibile, si avvicinò al suo viso: gli accarezzai il mento, seguii il profilo della sua mandibola, della mascella, arrivai al buffo sopracciglio a ricciolo.
Aveva appena un anno più di me, era un ragazzino... eppure non si tirava indietro quando c'era da combattere o da sacrificarsi.
Le mie dita seguirono il profilo del suo naso sottile e delle sue labbra socchiuse. Mentre stavo per ritrarre la mano, lui mi prese delicatamente il polso:
“Nami-san” sussurrò ancor prima di aprire gli occhi.
Come aveva fatto a capire che ero io? E soprattutto da quanto si era accorto che ero lì?
“E'... è solo un sogno, Sanji-kun” fu la prima cosa che mi venne da dire per giustificare la mia presenza.
“Oh, già, deve essere così... altrimenti sarebbe impossibile che tu sia qui con me”. Queste parole furono una piccola stilettata al cuore... io non lo avevo mai preso sul serio, ma ora...
“Ehi, ma se questo è il mio sogno, posso avere il controllo della situazione, giusto?” disse risoluto.
“Cosa intendi? Non è così che funziona, asp-” non ebbi il tempo di finire la frase che mi aveva già stretto tra le sue braccia canticchiando “mellorine” e sorridendo come un ebete.
E sia, mi dissi, in fondo un abbraccio se lo era pur meritato. Allentò un po' la sua stretta per guardarmi negli occhi, spostando i miei corti ciuffi ribelli dietro le orecchie.
“Sei ancora più bella nel mio sogno, Nami-san”.
Così però non valeva: non poteva bisbigliami certe frasi mentre eravamo così vicini e soli, mentre pensavo a quanto era stato vicino alla morte per me. Era un miracolo che fosse qui con me a dirmi queste parole... anche per una dura e lontana da qualsiasi forma di romanticismo come me, questo era troppo.
Notai uno strano sorrisetto sul suo viso...
“Se questo è un sogno, non voglio svegliarmi mai più” disse sicuro. Non ebbi il tempo di fermarlo, di formulare una qualsiasi frase da dirgli, che già le sue labbra erano sulle mie.
E avrei voluto fare mille cose: arrabbiarmi, scaraventarlo dall'altra parte della stanza, riempirlo di pugni... ma le sue labbra ruvide a contatto con le mie, le sue braccia che mi stringevano forte a lui come se fossi il suo tesoro più prezioso mi stavano regalando delle sensazioni così belle che non ebbi la forza di fare altro che assecondarlo.

***

Stavo baciando la donna più bella e fantastica del mondo: non capivo più nulla, non sapevo perché Nami-san fosse venuta da me. All'inizio ero certo di non sognare, eppure ora tutto era confuso, non sapevo davvero se era sogno o realtà. Mi sembrava così surreale che lei potesse ricambiarmi, eppure mentre la stringevo a me, mentre la baciavo, mi sembrava così concreta come situazione... non sapevo proprio che pensare.
Fu lei ad allontanarsi da me:
“No, non andartene” implorai. Sorrise maliziosa: si diresse alla porta della cucina, la chiuse a chiave per poi tornare verso di me.
Rimasi interdetto. Questo forse voleva dire che...?
Si sedette accanto a me e mi baciò ancora. Sorrisi notando le sue guance arrossirsi. Quel tocco di imbarazzo misto alla sua determinazione era terribilmente eccitante.
E allora non mi importò più capire se era sogno o realtà.
Perché tornammo a baciarci ancora, ancora, e ancora.  


    
 
 
 ۩   ®


Ciao a tutti! Vi dico subito che non sono pienamente soddisfatta di questo capitolo, ho pensato e ripensato alla conclusione ma alla fine non mi convince più di tanto.
Comuqnue, mi piace l'idea del dialogo Usop-Nami, loro sono proprio fratelli (ancora ricordo bene la disperazione di Nami quando lui stava per lasciare la ciurma a Water Seven) e... lo so che il tema “Nami che cambia idea su Sanji perché lui rischia la vita per lei” è stato stra-usato ma... non è colpa mia se in quasi tutte le saghe lui mette a repentaglio la propria vita per lei!
Ah, ormai l'avrete capito ma per chiarezza ve lo dico comunque: quando passo da un narratore all'altro, ho deciso di usare il simbolo ***, per rendere il tutto più scorrevole e comprensibile.
Un forte grazie ai miei stupendi recensori: Bejames, anime_96, Mellorine_Swan, Soly Dea, Haruhi chan, isabelle10, karter, Zosanlove, OP_LOVER. Siete impagabili come sempre.
Un fortissimo abbraccio a tutti, a presto!
Namirami. 

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Capitolo 7
*** Un piccolo gesto. ***


 7. Un piccolo gesto.

(You are all I need).


"...non so come hai fatto: a una vaghezza nera ne hai sostituita un'altra colorata, non so come hai fatto, hai dipinto il buio e le ombre sono diventate onde".
"Tutto torna" G. Carcasi.


Continuavo a rigirarmi nel letto, ma questa notte non riuscivo proprio ad addormentarmi. Non era stata una giornata particolarmente impegnativa: avevo finito di disegnare una cartina, mi ero arrabbiata con Brook per i suoi continui tentativi di vedere le mie mutandine e con Zoro perché dormiva sempre. Poi una nave della marina ci aveva attaccato, ma l'avevamo battuta senza particolari difficoltà.
Anche se non avevo grandi preoccupazioni, non riuscivo proprio a trovare una posizione comoda: supina, prona, girata a destra o a sinistra... nulla, dopo dieci minuti dovevo cambiare  posizione.
Era davvero scocciante, soprattutto perché non dormire avrebbe significato essere assonata tutto il giorno dopo, senza riuscire a combinare nulla. E invece ero indietro con il mio lavoro...
Poi, d'improvviso, lo sentii entrare: aprì con delicatezza la porta e il suo profumo si sparse nell'aria, arrivando alle mie narici come un dolce balsamo e dandomi subito un po' di sollievo.
Si sedette sul letto, si tolse le scarpe e i vestiti per sdraiarsi accanto a me. Allungò una mano per accarezzarmi i capelli:
“Scusa se ho fatto tardi, ma sai... lo stomaco del nostro capitano è incolmabile”.
“Umhhh.... Sanji-kun...” mugugnai mentre prendevo posto tra le sue braccia.
Ricambiò subito il mio abbraccio:
“Ti amo, Nami-san”.
E bastò questo: la sua sola presenza era sufficiente per dissipare tutti i miei disagi e colmarmi di serenità.
“Ti amo anch'io, Sanji-kun”.
Mi strinse ancora più forte e potei adagiare il mio viso nell'incavo del suo collo, respirando a pieni polmoni il suo profumo di mare, spezie e tabacco.
Era questa l'unica posizione che poteva darmi serenità: sdraiata accanto a lui, tra le sue braccia, avvolta dal suo odore così familiare, ma sempre nuovo. E come sempre, fu una notte piena di baci, d'amore e di sogni d'oro, che un giorno sarebbero diventati realtà.  ۩   ®


Ciao a tutti! Dunque... non chiedetemi  cos'è questa storiella... forse un mio momento delirante, so che è scandaloso che dopo un periodo di silenzio così lungo mi ripresenti con questa robetta. Volevo dirvi che  non mi sono affatto dimenticata né di questa raccolta né dei miei progetti sullo scrivere anche di altri nakama, ma sono in piena sessione esami. Forse da marzo dovrei avere un po' più tempo per realizzare le mie idee.
Tornando a questa breve storia, davvero non so come sia nata e probabilmente ha poco senso ed è un po' campata per aria... se non vorrete commentare capirò. Ma se deciderete di lasciarmi anche un piccolo pensierino, ne sarò onorata!
Un forte grazie ai miei stupendi recensori: Bejames, anime_96, Mellorine_Swan, Soly Dea, Haruhi chan, isabelle10, karter, Zosanlove, OP_LOVER, quartogrado.
E grazie mille a tutti quelli che hanno avuto la forza di leggere sin qui.
Vi adoro.
Un mega abbraccio!
Namirami. 

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Capitolo 8
*** Galeotto quel tramonto. ***


 8. Galeotto quel tramonto.

(For now and forever, we are the best story).


“Non solo oggi
né ieri
né domani,
ma sempre t'amerò.
Scolpirò il mio nome
accanto al tuo
nella memoria del tempo.
E quando i nostri figli
mi chiederanno
cos'è l'amore,
parlerò loro di te
e di ciò che sono io
quando in te dimoro.
Non solo per poco
né per molto
né per una vita intera,
ma per l'eternità
legherò il mio animo
al tuo.
E anche se la notte giungerà
non mi coglierà senza respiro.
Le tue parole
evocheranno i miei pensieri,
e i nostri cuori
batteranno all'unisono
nel firmamento”.
Giovanni Maria Giannone.



Guardai soddisfatta la cartina che avevo appena finito di disegnare: ero proprio contenta del mio lavoro, ero riuscita a comprare ad un prezzo stracciato ottima carta e ottime penne per lavorare, ma anche il mio tratto era migliorato.
Era quasi ora di cena ma c'era uno strano silenzio sulla Sunny mi chiesi se i miei amici non ne stessero combinando un'altra delle loro... come facevo sempre quando disegnavo mi ero isolata da tutto il resto ma... ora il mio stomaco aveva iniziato a lamentarsi e a reclamare la giusta ricompensa per un pomeriggio impegnativo.
Decisi di uscire: appena aprii la porta, trovai un biglietto davvero strano. La scrittura era quella di Robin:
“C'è una piccola sorpresa per te in camera”.
Curiosa non poco, mi diressi rapidamente in camera dove trovai, sul mio letto, un bellissimo abito rosso:
“Un piccolo regalo per la mia sorellina. Provalo ed esci”.
Ero a dir poco perplessa, ma decisi di fidarmi della mia amica e poi... quel vestito era davvero favoloso! E mi stava benissimo: aveva una scollatura a cuore e arrivava sino a metà cosce, proprio come piacevano a me. Anche se continuavo a non capire il perché di quel regalo... sempre più curiosa, uscii: presto probabilmente avrei scoperto cosa c'era sotto tutto questo.
Ma appena mi portai sul ponte, notai qualcosa di a dir poco strano: un tavolino apparecchiato per due, con una candela sopra e una rosa rossa. In più un tramonto mozzafiato... e non ero mai stata una persona particolarmente romantica, ma l'atmosfera era a dir poco suggestiva.
“Ma... cosa...” feci appena in tempo a sussurrare quando una voce alle mie spalle disse:
“Buonasera, Nami-san. Spero che il mio piccolo gesto ti piaccia. Sei ancora più bella del solito stasera”. Mi voltai all'istante:
“Sanji-kun” chi altri, del resto, avrebbe potuto preparare tutto questo... e ripensai alla conversazione avuta poco tempo fa con Robin, in cui le confidavo che forse, dopo tutte le attenzioni e tutte le volte che aveva rischiato la vita per me, Sanji-kun non mi era del tutto indifferente... e piano piano tutti i tasselli trovarono il giusto posto... accidenti a Robin, non avrebbe dovuto architettare tutto questo!
“Cosa significa ?” chiesi al cuoco, anche se era palese quale fosse il suo intento.
Si schiarì la voce e poi, con lieve imbarazzo ma anche con determinazione, come potevo notare dal suo occhio che mi guardava come se fossi ciò che d più prezioso c'era al mondo, mi disse:
“Nami-san, in questo giorno così speciale, dedicato agli innamorati, ho deciso di dichiararti tutto il mio amore. Sei la ragazza più straordinaria che io abbia mai conosciuto e... beh... mi ero preparato un bel discorso da farti, ma poi ti guardo e... mi si impasta la lingua, mi si annebbia il cervello e... l'unica cosa importante è che ti amo, Nami-san. Ti amo sin dal primo giorno che ti ho vista e non riuscirò mai a smettere di farlo. Perché anche se ti posso sembrare un pervertito che va dietro a qualsiasi gonnella, in realtà tu hai un posto speciale. E nessuna è mai riuscita ne mai riuscirà a portartelo via”.
Fece una piccola pausa e notai lo sforzo nel cercare di non sanguinare dal naso. Quindi pronunciò le fatidiche parole:
“Io desidero trascorrere la mia vita con te, amarti e starti accanto ogni giorno, aiutarti e sostenerti. Ti consegno il mio cuore, Nami-san, anche se è tuo già da tempo: lo vuoi accettare, Nami-san? Posso avere l'ardire di sperare che ciò si realizzi?”.
E non se se fu l'odore di spezie e di fumo che emanava, il profumo dell'oceano, quel tramonto rosso fuoco che ci circondava ma... incredibilmente la mia risposta fu:
“Sanji-kun, sì”.

10 anni dopo.

“Sanji-kun, sì”.
Quelle parole erano risuonate nella mia mente per non so quante volte. Mai avrei sperato che quella sera la mia amatissima Nami-swan potesse finalmente ricambiare il mio sentimento. Era stato così difficile prepararsi... molto più duro degli scontri, perché ogni suo no mi feriva più di qualsiasi colpo inferto dai nemici.
E invece, sorprendentemente, mi resi conto che tutti i miei tentativi non erano stati vani e alla fine ero riuscito a far breccia nel suo cuore.
E ora ero qui a guardare Zeff, il frutto del nostro amore, biondo come me ma con gli occhi profondi e sinceri di Nami-san, che era nel suo lettino:
“Raccontami una storia, babbo”.
“D'accordo” non riuscivo mai a dirgli di no... come si poteva del resto rifiutare qualcosa a quegli occhi?
“Ma una storia nuova!”.
“Uhm... ah sì, ho in mente una bellissima storia! Ti piacerà di sicuro”.
“Ah sì? Dai dai inizia!” mi invitò incuriosito.
“E' la storia più straordinaria di tutte, Zeff. Racconta dell'avventura più grande ed emozionante che si può vivere... l'amore”.  ۩   ®



Ciao nakama! Premesso che ritengo San Valentino soprattutto una festa commerciale, perché quando sei innamorato ogni giorno è una festa, mi piaceva comunque scrivere almeno per un anno qualcosa su questi due patati. Spero di aver fatto cosa gradita! Fatemi spare che ne pensate, sono molto curiosa!
Un forte grazie ai miei stupendi recensori: Bejames, anime_96, Mellorine_Swan, Soly Dea, Haruhi chan, isabelle10, karter, Zosanlove, OP_LOVER, quarto grado.
E grazie mille a tutti quelli che hanno avuto la forza di leggere sin qui. Ci risentiamo per il compleanno di Sanji-kun!
Vi adoro.
Un mega abbraccio!
Namirami. 

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Capitolo 9
*** Buon compleanno, Sanji-kun! ***


 9. Buon compleanno, Sanji-kun!

(My dream and my life belong to you).




"È la tua voce che mi tranquillizza. È il tuo modo di parlare, il tuo modo di chiamarmi, quel nomignolo che mi riservi. È che sei tu. E quando si tratta di te, io non lo so che mi succede. Per quanto cerco di trattenermi, se si tratta di te io sono felice."
"L'ombra del vento" C. L. Zafon.



Mi accesi l'ennesima sigaretta mentre scrutavo il cielo stellato: era il mio turno di guardia e domani sarebbe stato il mio compleanno.
Allo scoccare della mezzanotte mi sarebbe piaciuto fare ben altro che starmene qua fuori solo e al freddo, ma se non altro potevo godermi questo bel cielo luminoso, piuttosto che stare chiuso nella camera a sentire gli altri russare e il capitano chiamarmi anche nel sonno per chiedermi ancora carne.
Ah, la cosa migliore sarebbe stato avere qui con me Nami-san o Robin-chan... erano diventate ancora più belle dopo i due anni.
Soprattutto Nami-san... non sapevo davvero cosa mi aveva fatto quella ragazza, avevo cercato in tutti i modi di pensare ad altre, ma non c'era nulla da fare. Ero pazzo di lei, e anche se corteggiavo tutte nella speranza che qualcuna mi ricambiasse, ero ormai ben consapevole che illudevo solo me stesso.
Amavo Nami-san come non avevo amato nessuna donna prima e come non ne avrei più amate in futuro. Eppure lei mi aveva fatto capire più volte, anche con metodi bruschi, che non mi voleva. Mi sembrava che nell'ultimo periodo fosse diventata ancora più dura e distante... Eppure nessuna era riuscita a sostituirla, e per quanto razionalmente sapessi di non avere speranze, il mio cuore non voleva proprio arrendersi.
Inspirai una boccata di fumo continuando a guardare il cielo... c'era forse lassù qualche Dio che potessi invocare?
Non ebbi il tempo di pensare troppo alla risposta perché sentii degli strani rumori provenire dalla stanza dell'acquario...  chi poteva essere tra i miei compagni? a quest'ora tutti erano nei loro letti e non mi veniva in mente nessun motivo per cui qualcuno dovesse andare proprio lì... decisi di andare a controllare. Magari mi ero sbagliato, e comunque mi sarei potuto un po' riscaldare entrando in quella stanza, questa notte era proprio fredda.
Aprii la porta e ciò che vi trovai mi spiazzò: sul pavimento erano state accese delle candele che donavano un lieve tepore ed un'aria quanto mai suggestiva alla stanza, e sul piccolo tavolo c'era un foglio. Curioso più che mai, mi sedetti sul divanetto prendendo in mano quel foglio, scoprendo così che era una cartina. E non avevo alcun dubbio sul fatto che fosse stata disegnata da Nami-san, era il suo tratto.
Cercai di capire cosa rappresentasse, eppure non era un'isola, sembrava un mare... o meglio, un incrocio di mari... notai che vi erano rappresentati i quattro Mari, meridionale, settentrionale, orientale e occidentale, in più vi era disegnato il Grande Blu, con la linea rossa che contraddistingueva l'entrata nel Nuovo Mondo e nella parte centrale della cartina tutti gli oceani sembravano unirsi... che fosse il Cuore dei Mari?
Dopo poco che osservavo quella cartina, mi accorsi di una piccola scritta in basso a destra:
“Un giorno, lo troveremo”. Era la scrittura di Nami-san, senza dubbi.
Ma rimanevo sempre più perplesso... cosa significava tutto questo?
Sentii la porta della stanza aprirsi e chiudersi rapidamente, mi voltai e ciò che vidi fu ancora più sconvolgente: la mia adorata Nami-san era in piedi a pochi metri da me indossando un succinto abito da sera che risaltava le sue curve mozzafiato... smisi di respirare per non so quanto tempo e fui certo che il mio cuore saltò qualche battito, per poi riprendere a palpitare molto, molto più velocemente.
“Ti è piaciuto il mio regalo, Sanji-kun?” mi chiese avvicinandosi e sedendosi accanto a me, mentre cercavo in tutti i modi di trattenermi per non svenire a causa di un'epistassi.
“Quindi... questo... è per me?” le domandai ancora stordito. “Scusa Nami-san ma ecco... credo di non capire cosa stia succedendo. Le candele, la cartina... e tu che sei davvero bellissima con questo vestito e...”.
“E' appena scoccata la mezzanotte Sanji-kun. È il due marzo. E volevo che il mio regalo fosse il primo. Questa è una cartina dell'All Blue, o meglio di come immagino che possa essere. Mi hai detto che è l'unione di tutti i mari, giusto? Non c'è posto in cui io non possa condurvi, vi ho portato in cielo, negli abissi marini, e arriveremo anche qui. Te lo prometto. E poi per completare il mio sogno, anche io dovrò raggiungere il Cuore dei Mari”.
“E'... è un regalo davvero bellissimo, Nami-san. Non me lo aspettavo proprio e... sì, sono sicuro che dev'essere così l'All Blue”. Quel regalo mi aveva spiazzato non poco... anche perché la maggior parte delle persone credeva che non potesse esistere questo luogo leggendario, e invece la mia amata ci credeva proprio come me. Anche se razionalmente avrei dovuto abbandonare questo sogno.
Ma il mio cuore e la mia mente, a quante pareva, non andavano molto d'accordo su questo punto.
Come in amore.
“Grazie mille, mia adorata. Non sai quanto sia bello questo dono, il migliore che io abbia ricevuto”. La abbracciai stretta, inspirai a pieni polmoni il suo dolce profumo di mare e agrumi preparandomi al calcio che mi avrebbe dato per allontanarmi da lei.
Calcio che, però, non arrivò. Anzi, ricambiò la mia stretta, per poi sussurrarmi:
“Sanji-kun, c'è qualcosa che devo dirti”. Mentre scioglievo quell'abbraccio pensai rapidamente a cosa potesse volermi dire...
che dovevo lasciarla in pace una volta per tutte? Che era arrivata al limite della sopportazione delle mie avances?
No, non l'avrei sopportato... no, non poteva essere questo, perché dirmelo proprio il giorno del mio compleanno? E poi c'era questa atmosfera così romantica, lei che indossava questo vestitino che poco spazio lasciava all'immaginazione...
“Non è facile per me dirti queste parole Sanji-kun. Ma è ormai molto tempo che ci penso e non posso, né voglio, tenermi più tutto dentro”.
“Vai avanti, mia cara. Sono pronto ad ascoltare tutto quello che hai da dirmi”. Il che non era esattamente vero, ma mi sembrava piuttosto in difficoltà e decisi di farle un po' di coraggio... a questo punto, non potevo tirarmi indietro. Alzo gli occhi al cielo, per poi puntarli nei miei e dirmi:
“Non so come sia accaduto, Sanji-kun. Stento a crederci, perché mai avrei pensato di pronunciare queste parole. Eppure... mi sono innamorata di te. E ho cercato di combattere questo sentimento, di contrastarlo, di credere che non esistesse... e invece non faceva che crescere. Forse sarà stata l'ennesima volta che mi hai salvata, o le numerose attenzioni che mi riservi ogni giorno nonostante i miei continui rifiuti, quel tuo modo unico di chiamarmi, forse la gelosia che diventava sempre più forte ogni volta che ti vedevo ronzare dietro ad altre ragazze... o forse tutto questo insieme... insomma, non so esattamente cosa mi abbia fatto capire i veri sentimenti che provo verso di te ma... ormai è un po' che me ne sono resa conto. E come ti dicevo, ho cercato in tutti i modi di lottare contro questo, fino a che non ho realizzato che non sarebbe servito a nulla, che combattere contro qualcosa che diventava sempre più evidente non mi avrebbe portato da nessuna parte”.
Fece una piccola pausa mentre il mio cervello stentava a credere di aver ben interpretato ciò che mi aveva appena detto, per poi aggiungere:
“Me lo hai detto tante volte, e più volte non hai esitato a correre rischi molto grossi per me, ma... devo comunque chiedertelo, Sanji-kun. L'amore che tante volte mi hai dichiarato, è sincero?”.
E allora, non fu più necessario pensare, potei staccare il mio cervello e far sì che il cuore prendesse il controllo.

***
“Ti ho amato da sempre, Nami-san”.
Piccolo bacio sulla fronte.
“Ti amo più che mai.”
Piccolo bacio sulla punta del naso.
“Ti amerò per sempre”.
Piccolo bacio sulle labbra. Seguito da un secondo bacio molto più passionale: schiusi le mie labbra e lasciai che le nostre lingue si incontrassero ed iniziassero una danza infuocata.
Avevo visto l'occhio di Sanji-kun dilatarsi all'inverosimile ascoltando le mie parole, passare velocemente dallo stupore alla meraviglia alla gioia. E se per un attimo avevo esitato, temendo di non essere per lui che una delle tante ragazze che corteggiava, mi era bastato quello sguardo per capire che così non era.
Non pensavo che dichiarargli il mio amore mi avrebbe portato così tanto sollievo. E invece ancor prima di ascoltare la sua risposta era come se mi fossi tolta un grosso peso che avevo sullo stomaco.
Era così difficile da spiegare anche a me stessa... eppure era riuscito a conquistarmi. E ultimamente ero stata più scontrosa verso di lui proprio perché cercavo di convincermi che non l'amavo, che non poteva essere così... ma mi stavo lacerando l'anima a forza di sopprimere qualcosa che stava diventando sempre più importante.  E allora avevo capito che non aveva alcun senso soffocare le emozioni che mi suscitava il solo pensare a lui.
Ci spogliammo in un attimo, ansiosi di goderci un momento che per tanto tempo avevamo atteso. E fu davvero straordinario: Sanji-kun mi fece sentire la donna più amata e desiderata del mondo. Mi sussurrava continuamente che ero bellissima e che mi amava. Baciava ogni angolo della mia pelle e ad ogni contatto delle sue labbra con il mio corpo mille brividi mi percorrevano.
Mi abbandonai completamente alle sue cure, alle sue carezze, alle sue parole dolci e profonde che mi cullavano.
“Come fai a diventare ogni giorno più bella, eh?”  mi sussurrò ad un orecchio. Sorrisi, mentre lo baciavo un'altra volta accarezzandogli i capelli, più morbidi di quanto immaginassi.
Mi baciò più e più volte il collo, gli lasciai torturare dolcemente i miei seni mentre diventava per me sempre più difficile articolare frasi di senso compiuto.
Ma non importava: ero ormai annebbiata dall'intenso odore di fumo e di spezie di Sanji-kun, ed era bellissimo così.
Persa in quelle sensazioni così piacevoli, mi accorsi a malapena di quando mi bisbigliò:
“Nami-san, sei pronta?”. Lo guardai e gli sorrisi, ancor più convinta della scelta fatta.
Perché Sanji-kun era fatto così: pensava sempre a me prima che a se stesso, voleva sempre accertarsi che stessi bene.
E come sempre il mio sguardo bastò e mi capì al volo.
Diventammo un corpo solo, un'anima sola: mi abbracciò forte mentre mi possedeva teneramente ma con passione, sentivo il suo cuore battere forte accanto al mio, sentivo il suo respiro affannoso e concitato su di me, mentre gemevo non riuscendo né volendo più trattenermi.
Raggiungemmo insieme il paradiso più volte, quella notte, e quando si stese accanto a me, con un bellissimo sorriso ad incorniciargli il volto, gli dissi:
“Buon compleanno, Sanji-kun” ancora tremante e scossa dal piacere provato.
“Il migliore di sempre, Nami-san” mi rispose mentre mi abbracciava.
Ed ero sicura che, nonostante i numerosi compleanni che avremmo passato insieme, questo sarebbe rimasto per entrambi indimenticabile. ۩   ®





Ciao a tutti!
Ecco qui un piccolo pensiero per il compleanno del nostro amatissimo cuoco... un po' di soddisfazione se la merita, no?! Sperando di non essere stata troppo banale, colgo l'occasione per dirvi che adoro pensare a come i sogni, e quindi anche le vite, di Sanji e Nami siano strettamente legati.
La citazione che ho scelto è di un libro che sto finendo di leggere e che mi sta piacendo molto... ed è un'altra di quella citazioni che, appena letta, mi ha subito fatto pensare a questi due patati.
Nei prossimi giorni dovrei avere un po' più tempo per scrivere ed andare avanti non solo in questa raccolta, ma anche in altri progetti, anche su altri Mugi... quindi rimanete sintonizzati! E se non vi ho annoiato troppo fatemi sapere che ne pensate di questa one-shot.
Un forte grazie ai miei stupendi recensori: Bejames, anime_96, Mellorine_Swan?, Soly Dea, Haruhi chan, isabelle10, karter, Zosanlove, OP_LOVER, quarto grado.
Un caloroso abbraccio a tutti.
Namirami. 

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Capitolo 10
*** Auguri, papà! ***


 10. Auguri, papà!

(You are simply the best).


" C'è stato un tempo
in cui ti credevo perfetto.
Era quello delle favole,
dei giochi fatti insieme.

Poi arrivò un tempo
di odio, di incomprensione.
Quello dei tuoi no
e dei tuoi grandi divieti.

Ora è arrivato
il tempo della comprensione.
Quello in cui realizzo
il bene che mi hai voluto.

Quello in cui comprendo
quanto tu sia veramente
"Speciale".
Silvana Stremiz.



Sdraiata nel mio letto, guardavo annoiata il soffitto della mia camera. Era una bella giornata di sole, ma non avevo proprio voglia di alzarmi.
Era sempre così, ogni anno, quando arrivava la festa del papà, mi sentivo immancabilmente malinconica. La verità era che mi mancava, quel burbero di Genzo che per me era stato molto più di un padre. Molte cose che sapevo le dovevo a lui. Mi strinsi la spalla e guardai per l'ennesima volta il mio tatuaggio, ricordandomi che in qualche modo lui era sempre con me.
Ma ciò serviva a poco: ripensavo a quando io e Nojiko da piccole gli portavamo sempre qualche piccolo regalo, in genere qualche oggetto realizzato da noi per risparmiare. E Genzo era così felice, gli si illuminavano gli occhi, anche se noi avevamo sempre paura che i nostri doni fossero troppo semplici o banali. Eppure lui era entusiasta dei nostri modici pensieri.
E poi... poi era cambiato tutto: era arrivato Arlong, con tutte le conseguenze che ben conoscevo. E non c'era più stata nessuna festa del papà, niente più notti intere a parlare con mia sorella del regalo, niente più pomeriggi passati a lavorare sull'oggetto da regalare, niente più incoraggiamenti di Bellmer, che ci ripeterva sempre che qualsiasi regalo gli avessimo fatto, lui lo avrebbe apprezzato.
E dopo la sconfitta del nostro aguzzino, ero partita con i ragazzi e quindi non avevo più avuto modo di festeggiare questa occasione. Ero sicura che Genzo avesse capito la mia decisione e il mio modo di partire senza salutarli, così come immaginavo che Nojiko continuasse a regalargli ancora qualcosa, proprio come le avevo consigliato prima di partire.
“Non devi sentirti in colpa, Nami” mi diceva mia sorella “Il tuo sacrificio è il più bel regalo che gli potessi mai fare: è la dimostrazione che tutto ciò che Bellmer ci ha insegnato e tutti i valori in cui Genzo credo, li hai fatti tuoi”.
Eppure non riuscivo a non sentirmi nostalgica.
Proprio mentre ero immersa in questi pensieri, sentti bussare alla porta:
“Nami-san, tesoro, sono io: posso entrare?” la voce calda di Sanji-kun mi colse di sorpresa, ma dovevo aspettarmi quella sua visita. Non ero andata a far colazione, era chiaro che si mi sarebbe venuto a cercare. Lo feci entrare, non avevo voglia di parlare ma speravo che avesse qualche buon dolcetto da farmi gustare e che potesse migliorare un po' la giornata.
“Mia adorata, ti senti bene? Vuoi che chiami Chopper?” mi chiese premuroso.
“No, grazie Sanji-kun. Piuttosto... cosa mi hai portato?”. Il mio olfatto mi diceva che i dolcetti che intravedevo sul vassoio erano deliziosi:
“Té nero e biscottini alla cannella, fatti con tutto il mio amore solo per lei, mademoiselle”. Mi disse avvicinandomi con un gesto teatrale il vassoio.
Osservai quei biscotti, e un particolare mi balzò subito all'occhio.
Sopra ognuno c'era una decorazione a forma di girandola.
“Bene, Nami-san, ora ti lascio riposare.”. Fece per uscire, e nonostante apprezzassi il fatto che non mi avesse interrogato sul perché fossi rimasta a letto, dovevo comunque chiarirmi un dubbio:
“Aspetta un attimo, Sanji-kun. Queste decorazioni...”. Si avvicinò e si sedette per terra accanto a me:
“Sai Nami-san, voglio confidarti un segreto. È qualcosa che non ho mai detto a nessuno, ma so che mi posso fidare di te”. Sempre più curiosa, e sperando che non si trattasse dell'ennesimo tentativo di conquistarmi, gli chiesi:
“DI che si tratta?”.
“Mi manca Zeff. E in questo giorno più che mai”. Un attimo di pausa, per poi continuare. “E so quanto Genzo è stato importante per te. Non l'ho conosciuto molto ma basta guardare il tuo tatuaggio, per capirlo. E ho immaginato che potessi provare sentimenti simili ai miei. E così ti ho preparato questi dolcetti decorati con delle girandole. So che non serviranno a farti sentire meno malinconica ma... magari addolciranno la giornata”.
Rimasi a dir poco allibita da quelle. Ancora una volta, aveva capito come mi sentivo senza bisogno che io gli dicessi niente, senza nemmeno guardarmi.
Assaggiai uno di quei biscotti:
“Deliziosi, Sanji-kun. Sono i migliori, come sempre”. Rimase estasiato dalle mie parole e il suo occhio prese immancabilmente la forma di cuore.
“Che dolci parole mia dea!” iniziò uno dei suoi soliti sproloqui sdolcinati, interrotti da una mia frase:
“Diventerai un buon padre”.
Non seppi neanche io perché la dissi, mi venne così spontanea. Anche lui rimase un attimo interdetto, per poi riprendersi:
“Nami-san, è il più bel complimento che mi abbiano mai fatto. Grazie mille, tesoro. E sono estremamente felice che il mio regalo ti sia piaciuto, quindi... non è un problema se rimango a farti compagnia, vero?”.
In altre occasioni l'avrei liquidato in fretta, ma oggi era un giorno particolare e si era guadagnato la mia compagnia.
“Non farti strane idee ma... sì. Resta ancora un po'”.
E solo con il passare del tempo, mi accorsi quanto i momenti con lui diventassero sempre più importanti per me. Tanto da arrivare a trasformare quel “resta ancora un po'” in “resta per sempre”.





E su un ristorante galleggiante, un uomo con lunghi baffi pensava a suo figlio, e non poteva che essere estremamente orgoglioso del grande cuoco e dell'uomo forte e valoroso che era diventato.
E su un'isola lontana, un uomo guardava la taglia della sua figlia pirata, e non poteva che essere estremamente orgoglioso della donna intelligente e determinata che era diventata.
         



۩  ®

Ciao a tutti!
Dunque, non so bene come sia uscita questa storia, ma avendone scritta una per la festa della mamma, volevo “onorare” anche la festa del papà. E ho pensato più volte a come scriverla, per poi decidere di far confrontare i nostri patati sui loro padri. Adoro le figure di Zeff e Genzo, e prima o poi torneranno in altre mie storie perché mi piacciono davvero tanto come personaggi. Il sottotitolo riferitelo a uno qualsiasi dei padri di cui si parla in questa storia, anche a quelli futuri (cioè Sanji!).
Scritta di getto, ma spero che il risultato sia passabile, a voi la parola!
Grazie mille mille mille a: Bejames, anime_96, Mellorine_Swan, Soly Dea, Haruhi chan, isabelle10, karter, Zosanlove, OP_LOVER, quarto grado.
A breve aggiornerò anche l'altra piccola raccolta quindi... ci sentiamo presto!
Un grandissimo abbraccio a tutti, nakama.
Namirami.

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Capitolo 11
*** Profumo di mare. ***


 11. Profumo di mare.

(What can I do if I couldn't see you anymore?).


“Forse ci credo… a tutta la storia del “Fatti per stare insieme”. Perché non dovremmo crederci? Chi non vorrebbe del romanticismo, nella sua vita? Forse sta a noi lasciare che accada… fare qualcosa per essere fatti gli uni per gli altri. Almeno così possiamo scoprire senza ombra di dubbio… se siamo fatti per stare insieme”.
Grey's Anatomy.



AMBIENTAZIONE: WATER SEVEN/ENIES LOBBY.

Passeggiavo tranquillamente sulla spiaggia, respiravo il profumo dell'oceano facendolo entrare dentro di me. Un odore così familiare, rassicurante, materno. Nata e cresciuta su un'isola, educata da una donna che aveva in sé la forza e lo spirito del mare e che mi aveva dato un nome che quasi voleva sottolineare il legame così profondo e naturale con esso, era forse per questo che l'oceano mi aveva sempre trasmesso serenità e forza per affrontare tutto. Nei momenti più tristi, quelli in cui credevo di non farcela, lo guardavo, e tutto sembrava diventare più facile.
E allora perché oggi sembrava non funzionare?
Eppure tutto stava andando per il meglio: la nostra nuova nave era quasi pronta, probabilmente quel buffo carpentiere dal ciuffo blu si sarebbe aggiunto alla nostra stravagante famiglia e, soprattutto, Robin era salva. E sorrideva in modo così luminoso, ora che non doveva nasconderci più nulla.
Finalmente tutto era chiaro e tutto era stato risolto. Ed ero orgogliosa di aver sconfitto un membro della CP9: ripensavo spesso al combattimento e, soprattutto, al modo in cui Kalifa aveva ridotto Sanji.
In effetti, riflettevo su quanto stupido fosse stato il cuoco: non aveva messo in pericolo solo la sua vita ma quella di tutti noi! Mi aveva fatto preoccupare non poco, non pensavo che la sua galanteria lo portasse a tanto.
E se fosse successo di nuovo? E se la prossima volta non fossi riuscita a sconfiggere il nemico? Luffy e Zoro erano impegnati nei loro scontri, perciò contro Kalifa eravamo noi più deboli della ciurma a doverla affrontare. E questa situazione poteva ripresentarsi: lei si era limitata a trasformare Sanji-kun in una sorta di bambolotto, ma la successiva nemica poteva essere molto meno “tenera”. E questo pensiero continuava a ronzarmi in testa... perché mi preoccupavo così tanto? Vedere il cuoco in quelle condizioni mi aveva spaventato davvero tanto, non riuscivo neanche a pensare a come sarebbe stato se non fosse tornato “normale”, se non ce l'avesse fatta,,, scossi la testa.
Non potevo continuare così, gli dovevo parlare per fargli capire quanto gravi potevano essere le conseguenze del suo gesto.
Andai verso le vie del centro perché sapevo che stava facendo delle commissioni lì. Ormai conoscevo bene Water Seven e poco tempo dopo che giravo, camminando più velocemente rispetto al solito – senza nemmeno rendermene conto – lo trovai ad una bancarella, intento a consigliare ad una ragazza come scegliere la frutta migliore.
Un'inspiegabile moto di stizza mi pervase, mi avvicinai rapidamente a lui tirandolo per un orecchio.
“Che diavolo stai facendo, razza d'idiota?” gli urlai mentre la donna mi guardava con occhi sgranati. Sbalordito, balbettò qualcosa e nel frattempo cominciavo a realizzare quanto fossi stata impulsiva.
E fu allora, mentre guardavo il suo occhio blu come il mare, che si alzò una brezza leggera e mi sentii avvolgere da un familiare odore di agrumi, salsedine e fumo.
E compresi all'istante perché mi dava così fastidio il comportamento che Sanji-kun aveva avuto con Kalifa.
Me ne andai lasciandolo lì imbambolato senza alcuna spiegazione.
Perché Sanji-kun era un'idiota, senza ombra di dubbio. Ma era il mio idiota. E sarei diventata più forte, non avrei permesso a nessuna – nemica o meno – di portarmelo via. 


 ۩   ®


Ciao miei adorati nakama! Come chi è sanamista come me capisce bene, noi abbiamo gongolato davvero tanto nello scontro Nami vs Kalifa: per una volta, era lei che combatteva per difendere Sanji-kun!
Piccola nota: la brezza che sente Nami alla fine profuma anche di agrumi perché sono ad una bancarella della frutta, mentre ovviamente e Sanji-kun che sa di salsedine e fumo.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo piccolo tributo a questa lunga saga: si lo so che è molto che non mi facevo sentire in questa raccolta, ma ne ho pubblicata un'altra piccola quindi sono giustificata no?!
Ringrazio tantissimo i miei bellissimi recensori e chi ha deciso di seguire i miei deliri: grazie, grazie e ancora grazie... sarò ripetitiva ma rassegnatevi, perché non mi stancherò mai di dirvi grazie!
A presto con la prossima saga!
Un abbraccione.
Namirami. 

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Capitolo 12
*** Solo un caffé. ***


 12. Solo un caffé.

(When in doubt, love).


"E per la cronaca: se una persona non se ne va dopo tutte le tue stranezze, i tuoi sbalzi d'umore e i tuoi errori, faresti meglio a prenderla, stritolarla tra le braccia e non lasciarla più. E intendo mai più".
Anonimo.



AMBIENTAZIONE: THIRLLER BARK.

Disinfettai l'ultima garza e la posi vicino alle altre. Fasciai il petto stando attenta a non stringere troppo, proprio come mi aveva detto Chopper.
Guardai il mio lavoro: mi sembrava proprio ben fatto. Da quando ero stata male, ogni tanto prendevo piccole lezioni di medicina da Chopper, soprattutto per la medicazione delle ferite... considerando tutti i nostri scontri, mi sembrava il minimo che almeno un'altra persona della ciurma le sapesse fare.
Continuavo a guardare Sanji-kun senza sapere esattamente come comportarmi. Gli altri mi avevano detto che era stato lui a prendersi l'incarico di venirmi a salvare da Absolom, ma io non mi ricordavo nulla. Probabilmente ero stata addormentata con non so che sostanza, e quando mi ero svegliata non mi ricordavo proprio di averlo visto.
Mentre stavo ammirando i miei tesori e parlando con Laura, avevo visto che si era allontanato con Chopper, e poi il nostro dottore era tornato da solo. Così l'avevo interrogato: mi avevo detto che Sanji aveva delle ferite serie, non era in pericolo di vita ma era bene che per un po' stesse a riposo, nessuno sforzo e soprattutto nessuno scontro.
E per uno strano motivo, gli avevo detto che me ne sarei occupata io: avevo visto Chopper un po' titubante, ma non aveva avuto il coraggio di dirmi di no.
E ora ero qui a fingermi dottoressa... e soprattutto a chiedermi perché.
Perché Sanji-kun aveva ancora rischiato la vita per me?
Perché continuava a provarci dopo i miei no, le mie botte, i miei scatti d'ira?
E soprattutto... perché io ero qui a chiedermi tutte queste cose?
Im fondo mi era sempre andata bene: in più di un'occasione avevo sfruttato il debole che aveva per me, per difendere i miei mandarini, quando non avevo proprio voglia di fare un turno di guardia, quando andavo a fare shopping... e non era la prima volta che rischiava la vita per me. E probabilmente non sarebbe stata l'ultima, considerando la nostra vita.
Mi avevano raccontato addirittura che aveva preso fuoco... perché, perché?
“Ti amo, Nami-san”.
Queste parole dette con un filo di voce scatenarono una tempesta dentro di me.
Sanji-kun si era svegliato e stava cercando di sedersi.
“Fermo, Sanji-kun. Chopper si è raccomandato: riposo assoluto”. Sembrò non comprendere ciò che gli dicevo:
“Sei... sei una dea, vero? E sono in paradiso?”. Strabuzzai gli occhi: che diavolo gli prendeva? Forse era ka morfina che Chopper gli aveva somministrato a far effetto.
Poi scosse la testa: “No no, tu sei la mia amata Nami-san...”.
“Sanji-jun calmati, cerca di riposare. Vedrai che una bella dormita ti aiuterà a schiarirti le idee”.
“Ma sarai qui quando mi sveglierò?”
“Ecco... io...” il discorso iniziava ad assumere una piega che non mi piaceva proprio.
“Non voglio addormentarmi, se non ci sarai. Sei... sei una visione così bella, io mi sento così bene solo a poterti ammirare così vicino. Mi basta guardarti”. Ora ero che iniziavo ad essere confusa: Sanji-kun, uno dei ragazzi più pervertiti che io conoscessi, ero soddisfatto di potermi solo guardare?
“Voglio rimanere con te, Nami-san”. Iniziò a parlare senza smettere, era un fiume in piena: mi stupii, perché anche se era la milionesima dichiarazione che mi faceva, era strano: ora eravamo solo noi due, e i suoi occhi non avevano assunto la solita forma a cuore, ma guardavano dritto dentro i miei, quasi sapessero leggermi dentro.
In effetti, a volta era questa la sensazione che avevo con lui: ero in una ciurma di pazzi e scriteriati e ringraziavo ogni giorno il cielo per avermi fatto incontrare prima Bibi e poi Robin, ma tra tutti Sanji-kun era quello che comprendeva meglio i miei piani, a volte mi aiutava a definirli, alcune volte faceva qualcosa prima ancora che io gliele chiedessi.
E mentre mi dichiarava apertamente il suo amore senza alcun freno inibitorio, mi arrivò, improvviso  e dolce, un ricordodei giorni felici della mia infanzia:

“Siete diventate proprio brave a raccogliere i mandarini! Sono proprio soddisfatta di voi: si vede che amate queste piantine almeno quanto le amo io, e non potrei essere più felice. E ricordatevi sempre questo: non importa cosa vi succederà, quali esperienze vi riserverà il destino, chi incontrerete. Anche se sarete deluse, ferite, maltrattate, voi stringete i denti, guardate il mare e... amate. Nel dubbio, amate sempre, non abbiate mai paura! Perché sarete ricompensate, un giorno, proprio come è successo a me. Nel momento in cui credevo fosse tutto spacciato, siete arrivate voi ad illuminare la mia vita: siete il regalo più bello che mai potessi sperare. È questo l'insegnamento più grande che spero di trasmettervi: nel dubbio, amate”.

“Io ti amo, Nami-san. E ti amerò per sempre. L'ho pensato appena ti ho vista: sei la ragazza che aspettavo da sempre. E nonostante tutti i volti di bellissime ragazze che ho visto, nessuno è come il tuo. Nessuna ha la profondità e il colore dei tuoi occhi – i più dolci che io abbia mai visto, nessuna i tuoi lineamenti così delicati, nessuna un sorriso così disarmante. E non mi importa quanti rifiuti dovrò ancora ricevere, quanti schiaffi, calci, insulti... perché se c'è una cosa che ho imparato dopo questa avventura è che non posso nemmeno immaginare una vita senza di te. Mi manca il respiro solo a pensarci. E quindi non importa quanto tempo dovrò aspettare: perché io ti amo, Nami-san. E voglio passare il resto della mia vita a dimostrartelo, ad onorare questo impegno”.
E allora, semplicemente, senza più dubbi, seppi cosa fare. Mi tolsi i sandali e mi infilai nel letto accanto a Sanji-kun, con sua grande sorpresa:
“Facciamo così, Sanji-kun. Prendo questo impegno con te”. Mi guardò e mi ascoltò attentamente, come mai prima aveva fatto, intuendo che stava per proferire qualcosa che avrebbe cambiato profondamente le nostre vite:
“Ti porterò un caffè”. Pausa di silenzio.
Il suo cuore batteva così forte che quasi lo percepivo. Gli misi un dito con la bocca per impedirgli di farmi domande.
“E lo farò per tutte le mattine della mia vita. D'accordo?”.
E allora, non ci fu più bisogno di domande.

۩ ®



***
Salve a tutti nakama! Ho pensato e ripensato a cosa scrivere per questa saga, che è una delle mie preferite e delle più “sanamose”: proprio per questo volevo qualcosa di speciale, unico... e il risultato non mi soddisfa a pieno. Ma è troppo tempo che vi faccio aspettare ed ho varie idee per le saghe successive che ho cercato di “superare” questo blocco.
Ora, a voi la parola miei adorati!
Un grandissimo grazie a chi non si stanca mai di lasciarmi un pensierino! E voi lettori silenziosi... vi vedo eh? Anche perché con mia grande sorpresa e gioia noto che non siete pochi.
Bene, allora a presto con la prossima avventura, non dovrei farvi aspettare troppo!
Bacioni a tutti! E chiaramente un abbraccio alla Rufy.
Namirami. 

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Capitolo 13
*** Stupore. ***


 13. Stupore.
 
(You are an open book for me).


"Fui invasa da una curiosa sensazione, come se la sua pelle fosse identica alla mia, come se formassimo un solo corpo. I nostri sguardi si incrociarono. Sentii che mi leggeva dentro con una tale chiarezza che mi sembrò di avere i suoi occhi incastonati nell'anima".
"Le stanze di lavanda" Ondine Khayat.


AMBIENTAZIONE: ARCIPELAGO SABAODY.

Camminavo lentamente per le vie dell'arcipelago Sabaody. Per fortuna ero riuscita a rimanere da sola, i miei amici erano a svagarsi e a godersi le attrazioni di quest' isola ed ero riuscita a seminarli senza destare sospetti.
Avevo bisogno di tempo per riflettere: rivedere Hacchan non era stato semplice, inutile negarlo. Speravo di aver nascosto bene i miei sentimenti, gli altri erano così allegri e spensierati, non volevo certo rovinare la giornata. E in fondo non mi potevano aiutare: erano i miei ricordi ed ero solo io a poterli affrontare.
La verità era che certe ferite non si rimarginano mai completamente. Il dolore per tutto ciò che era successo non potevo dimenticarlo, ma avevo imparato a conviverci. Però rivedere Hacchan in modo così inaspettato era stato come un getto d'acqua gelata in faccia. In fondo, tra tutti gli uomini-pesce, lui non era così male: era uno di quelli che più mi “rispettava”, anche se era succube di Arlong e delle sue teorie. L'unica cosa che volevo era proprio stare da sola e schiarirmi le idee. Anche perché ovunque mi girassi, c'era qualcosa che mi ricordava i miei anni di prigionia. E visto che saremmo dovuti andare proprio nell'isola degli uomini-pesce per continuare il nostro viaggio, era bene che mi abituassi a contenere l'ondata di emozioni che mi ribolliva dentro.
Decisi di allontanarmi dalle vie più trafficate per cercare un luogo un po' più tranquillo: mi appoggiai ad un albero, chiusi gli occhi ed iniziai a respirare profondamente.
Poco dopo sentii degli schiamazzi vicino a me: aprii gli occhi e mi alzai. Notai che dei bambini stavano infastidendo una piccola bambina – sirena che stava piangendo. Mi diressi subito da loro per aiutarla:
“Ehi voi, che state facendo? Lasciatela stare!” dissi con una voce autoritaria che non ammetteva repliche. I bambini si spaventarono vedendo il mio sguardo severo e se ne andarono a gambe levate.
La sirenetta si calmò un po':
“Non ti preoccupare piccola, ora se ne sono andati. Ti sei persa? Dove sono i tuoi genitori? Se vuoi ti aiuto a cercarli”. Mi guardò con occhi sognanti, dicendomi:
“Mia mamma dovrebbe essere sulla costa”. Così ci dirigemmo lì e in effetti la trovammo.
“Emily tesoro, eccoti finalmente! Quante volte ti ho detto che non devi allontanarti?” le chiese mentre già la bimba si era tuffata tra le sue braccia. Quindi si rivolse a me:
“E tu l'hai riaccompagnata?”. Le feci un cenno d'assenso con la testa.
“Grazie mille. Allora qualche umano che non ci disprezza c'è”. Lì per lì non capii bene quella sua frase, comunque le dissi:
“Nessun problema, è stato davvero un piacere. E tu Emily fai la brava eh?”. La sirenetta si voltò sorridendomi:
“D'accordo. Noi ora torniamo a casa, sulla nostra isola. Vuoi venire?”.
“Grazie dell'invito, ma ora non posso. Ma presto ci verrò e andremo a fare un bel giro, va bene?!”.
Mi rispose esclamando un caloroso sì, quindi salutai le due sirene e ripresi le mie attività.

Di sera, sulla Thousand Sunny.

Cenammo insieme a Kayme ed Hacchan: ovviamente i miei amici mi avevano chiesto se ero d'accordo ed io avevo acconsentito. Come per un tacito accordo, io e lui ci sedemmo ai lati opposti della tavola e parlammo ben poco tra noi. Era più teso lui di me, ma riuscimmo comunque a gestire la situazione: del resto eravamo un bel gruppo e gli argomenti di conversazione non mancavano. In più quei due pervertiti di Sanji-kun e Brook erano molto incuriositi dal mondo delle sirene e buona parte della serata si concentrò su questo.
Io invece cercai di capire meglio come avremmo fatto a raggiungere un'isola in fondo all'oceano, ma Kayme mi rassicurò sul fatto che sarebbe stato Raylegh a spiegarmi tutto nel dettaglio. Dopo aver chiacchierato fino a notte inoltrata, Hacchan e Kayme ci diedero la buona notte e se ne andarono.
Toccava a me fare il turno di guardia. E proprio quando tutti erano già nei loro letti, sentii dei rumori provenire dal lato opposto a quello in cui mi trovavo della nave. Mi avvicinai con cautela sperando che fosse solo il rumore delle onde... notai delle mani comparire dal bordo della nave, qualcuno stava cercando di arrampicarsi, ma prima che potessi urlare o sfoderare il mio bastone si rivelò:
“Nami, sono io non ti preoccupare!”.
“Hacchan” dissi riuscendo a stento a contenere un urlo: “Mi hai spaventato!” gli dissi mentre mi tranquillizzavo.
“Scusami, davvero, è solo che avevo bisogno di parlarti... in privato. Oggi ti ho seguita, volevo accertarmi che tutto andasse bene e ho visto come ti sei comportata con quella sirenetta” mi confessò inginocchiandosi di fronte a me: “Sei stata davvero brava! Noi... noi uomini-pesce ti abbiamo causato solo dolore ma tu l'hai aiutata lo stesso! E mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Dirtelo ora non serve a nulla, lo so, ma non riesco comunque a trattenermi” continuò con gli occhi ormai gonfi di lacrime: “Mi dispiace tantissimo! Tu eri una bambina e io avrei dovuto difenderti: vedevo come si comportavano Arlong e molti miei ex-compagni con te, sapevo che non avrebbe mantenuto la promessa. E avrei dovuto proteggerti! Eri così piccola e indifesa e noi ci siamo approfittati della tua ingenuità e del tuo talento senza scrupolo. Io sono così mortificato!” concluse per abbandonarsi ad un pianto a dirotto.
“Hacchan calmati” non sapevo proprio come gestire la situazione “se continui così sveglierai tutti! Anche se non cambiano il passato queste parole mi fanno comunque piacere. Ma ora calmati, ti prego!”.
Per fortuna riuscì a contenere le lacrime: “Era da oggi che volevo dirti queste parole... ma solo ora ho trovato il coraggio. Grazie per avermi ascoltato. Tu... tu sei speciale. Buona notte”. Si tuffò in mare prima che potessi aggiungere altro.
Ritornai alla mia postazione, senza sapere davvero cosa pensare, come comportarmi, che fare... sentii altri rumori. Questa volta si trattava di passi gentili: non mi fecero paura, anzi, mi sembrarono così familiari, un rumore così delicato, di qualcuno che voleva avvicinarsi a me senza spaventarmi, quasi in punta di piedi.
E quando quel qualcuno fu più vicino, arrivò a stuzzicarmi le narici un'inconfondibile scia di fumo:
“Nottata lunga, vero Nami-san?” mi chiese gentilmente il cuoco.
“Proprio così, Sanji-kun. Da quanto sei qui?”.
“Da prima che arrivasse Hacchan”. Mi si fermò un momento il cuore: quindi aveva assistito a tutta la scena...
“Non riuscivo a prendere sonno”.
“Come mai? Preoccupazioni?” gli chiesi sperando di sviare così l'argomento.
“Immagino tu voglia la verità, quindi inutile nasconderla: pensavo a te, mia adorata. Ti ho visto sovrappensiero tutta la giornata e non è difficile capire il perché. Oh, tranquilla, non credo che gli altri se ne siano accorti: forse Robin, ma per il resto sei stata brava a dissimulare il tuo stato d'animo”. Rimasi a dir poco di stucco: mi aspettavo che Robin si fosse accorta di qualcosa e probabilmente a breve le avrei parlato, ma da lui proprio non me l'aspettavo. Credevo che fosse tutto concentrato sulla sirene, non faceva che sognare di conoscere le amiche di Kayme...
“Io... io non ce l'ho con Hacchan. O meglio, mi va bene se passa del tempo con noi, se cucina per noi, se...” non sapevo che altro dire. Come potevo spiegare qualcosa che neanche io avevo ben chiaro?
“Tieni Nami-san, o prenderai freddo” mi disse sfilandosi la giacca e ponendola sulle mie spalle. “E non c'è bisogno di alcuna spiegazione”.
Si sedette di fronte a me e si accese una sigaretta. Rimanemmo per un po' in silenzio e riuscii a rilassarmi. Per quanto singolare fosse quella situazione – non mi era capitato spesso di restare sola con lui – mi sentivo completamente a mio agio. Forse, sotto quello spesso strato di perversione che ricopriva Sanji-kun, c'era più sensibilità di quanto mi aspettassi.
Mi sistemai meglio la sua giacca ed iniziai a guardare il cielo.
“Mi chiedo... mi chiedo spesso se Bellmer approverebbe quello che ho fatto, se avrebbe giudicato bene l'essere scesa a patti con Arlong. E ora, mi sono trovata a farmi di nuovo questa domanda: sono troppo accondiscendente verso Hacchan? O troppo dura?”.
“Io sono sicuro che lei ti appoggerebbe” mi disse sedendosi accanto a me.
“Come puoi dirlo? Tu non l'hai nemmeno conosciuta, non sai cosa si prova” mi accorsi di essere stata più brusca di quanto avrei voluto, ma Sanji-kun non si scompose.
“Hai perfettamente ragione: non ho conosciuto tua mamma e non ho vissuto la tua esperienza di prigionia. Ma conosco te, Nami-san, e leggo nei i tuoi occhi. E questo mi basta per capire che tipo di persona fosse Bellmer e quanto tu e la tua gente abbiate sofferto. Per questo, posso dirti con certezza due cose. La prima è che tua mamma è sicuramente orgogliosa di te, di quello che hai fatto per le persone che ami e della ragazza intelligente, dolce e matura che sei diventata. La seconda, è che lei non vorrebbe che tu ti ponessi questi dubbi: devi agire come meglio credi, solo così potrai sentirti in pace con te stessa e, di conseguenza, anche con tua mamma”. Mi stupii di queste parole, e soprattutto mi stupii del fatto di trovarvi tanta verità.
Mi appoggiai ad una sua spalla, senza nemmeno pensarci, come se fosse il gesto più naturale del mondo.
“Na-Nami-san... se mi vieni così vicino io...”.
“Prova ad allungare le mani e ti spedisco in un nanosecondo in fondo agli abissi, nell'isola degli uomini-pesce” gli dissi perentoria. Piegò leggermente gli angoli della bocca, e mi sorpresi ad accorgermi che, in fondo, aveva davvero un bello sguardo.
“Sarò un perfetto gentiluomo, mia principessa”. Si limitò a cingermi le spalle con un braccio e rimanemmo così, in silenzio, ad ammirare il cielo stellato.

***

Avrei voluto che una notte del genere durasse in eterno. Nami-san si addormentò accanto a me e sarei rimasto a guardarla per sempre. Se avessi allungato le mani mi avrebbe spedito nell'isola degli uomini-pesce a suon di calci: era buffo perché da sempre sognavo di vedere le sirene, eppure non c'era altro posto in cui volessi stare se non qui, finalmente solo con lei. Il modo in cui aveva affrontato la giornata era stato davvero stoico e del resto non mi aspettavo nulla di meno.
Mi ricordai perché l'amavo così tanto. Perché in fondo a quegli occhi così dolci, che avevano sofferto così tanto, c'era una tale energia che non si spegneva mai e che la rendeva la ragazza di cui mi ero profondamente innamorato. E oggi più che mai ero sicuro che nessun'altra avrebbe potuto prendere il suo posto. Ero orgoglioso di come aveva trattato Hacchan, della sua forza, del suo coraggio.
“Sei tu quella giusta” le sussurrai. “E so che te ne renderai conto, prima o poi. E allora sarò libero di avvolgerti non solo con la mia giacca, ma con tutto l'amore che provo per te”.
Ero felice che avesse deciso di condividere le sue preoccupazioni con me... e che avesse accettato la giacca. Adoravo prestargliela, sia perché era come se fossero le mie braccia a cingerla, sia perché una volta che me la restituiva era intrisa del suo buonissimo profumo. La strinsi un po' più forte. Era la prima notte che passavamo da soli. La prima di tante, ne ero certo.
Ed ero altrettanto che sarebbe stata indimenticabile per me... e per lei.



۩  ®
 
Miei adorati lettori, innanzitutto buona Pasqua! Spero abbiate mangiato tanta cioccolata e che le sorprese non siano state troppo deludenti (io non trovo mai granché nelle uova).
La fanfiction è lunghetta lo so, ma questo giro mi sono fatta prendere la mano. Ovviamente è un missing moment: io sono stata molto sorpresa di rivedere Hacchan e secondo me Nami ancora di più, ma ha cercato di nascondere in tutti i modi il suo disagio. E del resto io la adoro come personaggio anche per questo. E credo sia lo stesso per Sanji.
E secondo voi?
Il titolo si riferisce a Nami, che inaspettatamente e con stupore riceve parole di scusa da Hacchan e parole profonde da Sanji.
Il gesto della giacca te lo dedico Benni-chan.
Grazie infinite a tutti i miei bellissimi recensori, siete fantastici e non mi stancherò mai di dirvelo.
Un grande abbraccio a tutti nakama! A presto.
Namirami. 

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Capitolo 14
*** Lontananza. ***


 14. Lontananza.


AMBIENTAZIONE: WHETARIA.

(I can't live without your stupid voice, your stupid behaviours and your great love”)


“This time, tihs place, misused, mistakes
too long, too late, who was I to make you wait?
just one chance, just one breath, just in case there's just one left
cause you know, you know, you know
that I love you, I have loved you all along
and I miss you been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with me and you'll never go
stop breathing if I don't see you anymore”.
“Far away” Nickelback.


“Mellorine, mellorine...”


mi svegliai di soprassalto e diedi una rapida occhiata al posto in cui ero. Un po' delusa, mi resi conto che avevo solo sognato: ero sempre qui a Whetaria e non sulla Sunny... non ero il mio studio a disegnare cartine, non c'erano Rufy, Chopper e Usopp che giocavano sul ponte, non c'era Franky ad inventare altre migliorie per la nave, non c'era Zoro che ronfava, non c'era Robin ad innaffiare le piante, non c'era Brook a chiedermi le mutandine e... non c'era neanche quell'idiota a portarmi tè e pasticcini e a cantarmi quell'odiosa cantilena. Avevo sentito quel ritornello fino allo sfinimento, avevo pregato perché la smettesse una volta per tutte di canticchiarlo e ora... ora, mio malgrado, mi accorgevo di quanto mi mancasse la confusione che facevano i miei compagni e non so cosa avrei dato per risentire anche quell'odiosa nenia.
Erano passati solo sei mesi dalla morte di Ace e quasi stentavo a credere a tutto ciò che era successo in così poco tempo. Ogni tanto ero preoccupata per i miei compagni, speravo con tutta me stessa che stessero bene come me. In fondo l'isola su cui ero capitata e le persone che vi avevo trovato non erano così male, anzi, mi stavo già affezionando a loro.
Però qui è tutto così silenzioso, tranquillo, anche se questi scienziati fanno di tutto per farmi sentire a mio agio e le loro buffe trovate mi divertono.
Ma mi mancano i miei amici e... mi manca Sanji-kun: mi mancano le deliziose merende che mi preparava, mi mancano le mille attenzioni che mi rivolgeva, mi manca l'essere trattata come una principessa... mi mancano persino le strampalate trovate che s' inventava per conquistarmi e che, in fondo, rallegravano la mia giornata e mi facevano sentire realmente desiderata, come non mi succedeva da tempo.
Cose all'apparenza così insignificanti, banali... ma il cui ricordo ora brucia più che mai.
Inoltre, sono giorni che sogno Sanji-kun. E l'avevo maledetto mille volte, ma in fondo era con me che me  la dovevo prendere: perché solo ora che non potevo parlargli mi accorgevo di quanto ci tenessi a lui?
Strana la vita: è proprio vero che capisci il valore di qualcosa – o qualcuno – solo quando la perdi... ma speravo che non fosse troppo tardi. Chissà in quale isola era capitato, chissà quante belle ragazze avrebbe incontrato, magari anche qualcuna che non facesse la preziosa, a differenza mia.
Scossi la testa: era inutile rattristarsi con questi pensieri. Dovevo concentrarmi sul mio studio e diventare più forte, innanzitutto.
E poi... poi mi sarei occupata anche di te, maledetto cuoco.
Ti prego, perdonami. Sopporta questa lontananza. Non mi lasciare, non ora che ho capito quanto sei importante!

AMBIENTAZIONE. KAMABAKKA.

(You're my strenght, my hope, my first and last love).

“Se fué, se fué el perfume de sus cabellos
se fue el murmullo de sus silencios
se fué su sonrisa de fabula
se fuè la dulce miel che probé en sus labios
se fué me quedò solo su veneno
se fué, y mi amor se cubriò de hielo
se fué y la vida con el se me fué
se fué y desde entonces ya solo tengo lagrimas”.
“Se fué” Laura Pausini feat Marc Anthony.


Finalmente era sera e tutti dormivano. Era uno dei pochi momenti in cui potevo riposarmi.
Guardo il mare, fumo una sigaretta e... penso a te, mia adorata Nami-san.
Mi mancavano tutti i miei compagni, quasi anche quell'insulso marimo, ma... ogni volta che penso a lei, ho una fitta al cuore.
Ancora tanti mesi dovranno passare prima di poterla di rivedere.
Spero tanto che tu stia bene, amore mio. Prego che tu sia capitata in una bella isola, con tanto sole, con persone gentili.
Se qualcuno dovesse offenderti ci penserò io, non ti preoccupare.
Resisti, stringi i denti, proprio come sto facendo io.
Ero consapevole del fatto che i prossimi mesi sarebbero stati a dir poco un inferno. Ma resisterò, diventerò più forte e migliorerò le mie doti culinarie. Lo farò per Rufy, per la mia famiglia e per lei.
Per lei che è la persona più bella che ho incontrato, che ha sconvolto tutta la mia vita, che mi regala le emozioni più belle che abbia mai provato.
Anche se sento terribilmente la loro mancanza ce la farò! è Rufy quello che sta passando il momento peggiore, e noi non possiamo neanche aiutarlo... questo pensiero mi fa impazzire. Ma il capitano ha preso una decisione e la rispetterò, anche se sarà difficile.
Sappi che sei sempre nei miei pensieri, Nami-san. Pensare al tuo dolce sorriso, al tuo inebriante profumo, alla tua inesauribile forza, è ciò che maggiormente mi sostiene in questi giorni così lunghi ed estenuanti.
Ogni giorno mi manchi.
Ogni ora, ho bisogno di te.
Ogni minuto, ti sento.
Ogni secondo, ti voglio.
Per sempre, ti amo.

 

۩  ®

*Viene lentamente fuori dall'angolino in cui si è nascosta*
Ah.... ehm, ciao a tutti! Chiedo perdono per l'eccessivo tempo che ho fatto passare, ma non ho tempo, mi servirebbero giorni da 27-28 ore! Ma non mi sono dimenticata di questa raccolta, ci tengo a precisarlo.
Detto questo, l'idea che Nami si renda conto in quei due anni di quanto sia stata fortunata ad incontrare un ragazzo come Sanji mi piace molto, dato che generalmente tutti diamo per scontato ciò che diventa “di routine”, per poi renderci conto solo quanto ci manca di quanto fosse importante.
Eh Sanji beh... Oda si è proprio voluto prendere gioco di lui, qui più che mai ma... in fondo sanji ce l'ha fatta ed ha anche mantenuto la sua “virilità”, anche se forse è diventato ancora più pervertito, o almeno questa è la mia idea (soprattutto nei primi episodi post-time skip, nella saga di ora già va meglio).
E ora, la parola a voi miei adorati nakama!
E ovviamente un grazie sincero e speciale a chi vorrà lasciarmi un pensiero, sempre graditissimo!
Un abbraccio forte.
Namirami. 

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Capitolo 15
*** Inevitabile follia. ***


 15. Inevitabile follia.

(You are my hobbyhorse).


"Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, al terzo, contro i denti. Lo-li-ta. Era Lo, null'altro che Lo, al mattino, diritta nella sua statura di un metro e cinquantotto, con un calzino soltanto. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea punteggiata dei documenti. Ma nelle mie braccia fu sempre Lolita.
Vedete, io l' amavo. Era amore a prima vista, a ultima vista, a eterna vista".
“Lolita” V. V. Nabokov.


AMBIENTAZIONE: Isola degli uomini-pesce.

L'isola degli uomini-pesce era stata una grande sorpresa: temevo che il passato avrebbero preso il sopravvento, ma ora che conoscevo anche l'altra faccia della medaglia, capivo il perché di tante cose.
Anche se rimanevano il dolore e la rabbia per la morte di mia madre, per gli anni di prigionia e di tirannia. Ma aiutare questo popolo era stata una dimostrazione verso me stessa che ero in grado di andare oltre i pregiudizi e di gestire i dolorosi ricordi.
Girovagavo tranquillamente per le strade e ora erano tutti così cordiali, ci trattavano come eroi, ci servivano come se fossimo nobili e l'idea che potessimo ottenere una parte del tesoro reale mi allettava non poco.
Persa in questi pensieri, non mi accorsi dell'arrivo di Jinbei.
“Ciao, Nami” mi disse gentilmente e si capiva benissimo che doveva chiedermi qualcosa.
“Jinbei, buongiorno! Dimmi tutto: che posso fare per te?” gli chiesi diretta, togliendolo da quell'imbarazzo che avevo notato tutte le volte che si rivolgeva me.
“So che non ne ho alcun diritto, ma vorrei chiederti un favore”. Sorrisi: dopo aver scoperto il mio passato, Jinbei mi trattava come se fosse stata causa sua. Forse in parte era così, ma lui era completamente diverso da Arlong, lo avevo capito subito, e se avesse potuto, avrebbe cercato di fermarlo, impedendogli di causare così tanta morte e sofferenza.
“Hai salvato il mio capitano, Jinbei. Gli sei stato vicino quando i miei compagni ed io non potevamo, nel momento più difficile della sua vita. E pochi giorni fa grazie alla tua trasfusione lo hai salvato di nuovo. E hai accettato di entrare nella nostra ciurma, quindi sei un fratello. Direi che di motivi per chiedermi un favore nei hai più d'uno! Chiedi pure” cercai di essere il più diretta e chiara possibile, volevo che quella sottile scia d'imbarazzo che percepivo tra noi si sciogliesse, per fargli comprendere che non ero arrabbiata con lui, anzi lo ringraziavo infinitamente per ciò che aveva fatto per Rufy. Inoltre non mi sembrava il tipo che mi avrebbe chiesto dei soldi, quindi su quel versante ero molto tranquilla.
“Il re vuole fare un discorso all'intero popolo: è ora che le nostre due razze inizino a venirsi incontro, a comprendersi veramente. Grazie a voi, è stato compiuto un grande passo in avanti e il re vuole sfruttare questa occasione per porre le basi per una vera alleanza. E se  anche un umano parlasse, sarebbe molto più efficace. Lo stesso re mi ha chiesto che fosse uno di voi Mugi. All'inizio mi ha proposto Rufy, ma non credo che accetterebbe e... ehm... non mi sembra molto indicato per queste genere di cose. Tu, invece, saresti perfetta. Ovviamente non ti devi sentire obbligat-”.
“Accetto molto volentieri!” gli risposi entusiasta. Mi sembrava un'ottima idea ed ero felice di potervi partecipare. Lo vidi finalmente rilassarsi. Avrei avuto bisogno di un po' di tempo, ma avrei preparato un discorso bellissimo.
“Benissimo, mi fa molto piacere! Presto andiamo a palazzo, non c'è tempo da perdere!”.
“Un momento... ma quando si terrà il discorso?”.
“Tra poco meno di due ore!”
“Coooosaaa!!!???”. Continuai a rimanere allibita e a chiedermi come avrei fatto mentre Jinbei mi portava di fretta a corte.

***
Quando ero finito sull'isola di Kamabakka, avevo seriamente dubitato dell'esistenza di Dio e mi ero chiesto cosa avessi fatto di così sbagliato per meritarmi un tale inferno.
Ma ora che ero qui tra queste bellissime sirene, avevo capito che Dio non mi aveva abbandonato, era solo una prova per farmi provare un piacere ancora più grande.
Eravamo sotto il palazzo reale: il re  era su una terrazza e aveva appena finito un discorso sull'importanza di instaurare un rapporto di pacifica convivenza e alleanza tra le nostre due razze. In realtà l'avevo ascoltato ben poco... attorniato da tante bellezze, era difficile concentrarsi su quanto dicesse il sovrano. Le sirene erano così adorabili: bellissime, gentili, disponibili... più tempo passavo con loro e più pensavo a quanto sarebbe stato difficile lasciarle.
“Non voglio lasciarvi...” esclamai sovrappensiero.
“Resta pure con loro, ce la caveremo benissimo senza te”.
“Taci marimo! Chi penserà a cucinare per Nami-swan e Robin-chwan?” avrei voluto proseguire nella mia invettiva contro di lui, ma con la coda dell'occhio vidi il re fare qualche passo indietro ed una figura avanzare piano.
La riconobbi subito, prima che la luce del sole la potesse illuminare offrendo a tutti uno spettacolo di rara bellezza.
Nami-san, in un elegante abito verde acqua, aveva preso il posto di Nettuno e si accingeva a parlare. Non l'avevo mai vista così meravigliosa: era una frase che mi ero ripetuto più volte, ma cosa ci potevo fare se diventava ogni giorno più stupenda?
“Hai proprio una faccia da idiota”.
“Taci una volta per tutte, marimo. Un troglodita come te non può apprezzare la soavità di questo spettacolo”.
“Che?! Tu sei proprio senza speranze” mi disse allontanandosi. In un altro momento non gli avrei permesso di andarsene così, ma non ora.
Non ora che potevo ammirare la ragazza più deliziosa che avessi mai conosciuto in tutto il suo splendore. La guardai.
La guardai.
Ed ebbi la consapevolezza, chiara come quella di dover morire, di amarla più di qualsiasi cosa avessi mai visto o potuto immaginare.
La vidi esitare un momento, mordersi il labbro inferiore come faceva sempre quando era in difficoltà. Avrei voluto abbracciarla, dirle che ero con lei e che non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Poi, fu un momento: i nostri sguardi si incrociarono, per pochi secondi.
E solo allora, iniziò a parlare:
“Sin da quando ero piccola, amavo disegnare cartine. Studiavo navigazione perchè adoravo il mare e volevo navigarlo da cima a fondo per poter rappresentare tutte le sue isole in un'unica, grande cartina.
Un giorno, mia madre mi regalò un set di strumenti per poter disegnare: molti fogli bianchi, penne e  matite. Ma mi disse che la cosa più importante era la gomma, perché con quella avrei potuto cancellare tutti gli errori che commettevo e ripartire da capo, come se niente fosse.
Crescendo, ho capito che in realtà non è così semplice.
Non basta per dimenticare tutto il male che la razza umana vi ha fatto subire.
Non basta per poter voltare pagina.
Perchè purtroppo ci sono segni che rimangono indelebili, impressi nelle nostre anime e nei nostri cuori. E ci sono dolori così profondi che non si possono superare, ma solo imparare a conviverci.
Ma ora che ho conosciuto meglio il vostro popolo, so che possiamo stringere un'alleanza.
Perché le differenze tra noi sono solo esteriori.
So che siete persone fiere, orgogliose, oneste. So che nei vostri cuori ardono sentimenti nobili, che avete un disperato bisogno di pace, comprensione e amore.
So che avete sofferto molto, che questa situazione vi ha sfinito e che volete solo un po' di serenità.
Ed è quello che voglio promettervi: non basterà una gomma, non basteranno queste parole. Ma abbiamo gli stessi desideri, vogliamo raggiungere gli stessi obiettivi. E solo se ci proveremo insieme, li realizzeremo”.

Per le strade della città, due ore dopo.

“Un discorso a dir poco emozionante, Nami-swan”.
“Grazie mille, Sanji-kun. Ma se ti ho chiamato qui, è perché ho bisogno di dirti un paio di cose”.
Dopo il discorso, avevo ricevuto tanti complimenti e ringraziamenti. Non sapevo bene neanche io come mi erano uscite quelle parole, l'avevo praticamente improvvisato. Ma già da un po' sentivo il bisogno di parlare con Sanji-kun. Non so se era stata la lontananza, ma avevo riflettuto molto su di lui.
“La prima è che ti ringrazio per quello che  hai detto pochi giorni fa a Jinbei”. Io mi ero bloccata e senza che gli dicessi nulla era venuto in mio soccorso.
“Mia adorata, sai bene che farei qualun-”.
“Aspetta, fammi finire” ora veniva la parte più difficile da dirgli e se mi interrompeva non sarei riuscita a proseguire.
“Cercherò di essere il più chiara possibile. Devi cambiare atteggiamento. Tu, non fai che guardarmi, non fai che osservarmi e io cerco di ignorarlo, ho provato con tutte le mie forze a non pensarci. Ma ignorarti è la cosa che più mi sfinisce. E così non va bene, non va assolutamente bene, perché... perché io non posso respirare, non posso respirare se tu mi guardi in quel modo, quindi smettila!”.
Si schiarì un po' la voce, per poi rispondermi:
“Tu credi che io lo faccia apposta, Nami-swan? Io cerco sempre di guardare anche le altre, per non pensare a te. Ci provo con tutto me stesso, non sai quanto soffro per ogni tuo rifiuto e vorrei riuscire a concentrarmi su altre ragazze. Anche su quest'isola, dove ci sono queste dolcissime e bellissime sirene, non faccio che tentare di non pensare a te! Ma è più forte di me, perché nessun'altra mi fa perdere il controllo, nessuna mi rende impossibile tutto quello che faccio, nessuna mi fa venire il mal di stomaco se penso che qualcun altro la possa toccare o anche solo guardare con malizia! Io farei qualunque cosa per non guardarti più!”.
Restammo in silenzio a scrutarci solo per pochi attimi. Poi Sanji-kun si avvicinò lentamente, mi prese una mano e la strinse. Avrei voluto tirargli un pugno come facevo sempre, ma ero esausta dal continuare a negare qualcosa che stava diventando sempre più evidente. Io ci tenevo, a quello stupido cuoco, e i due anni di lontananza me lo avevano fatto capire chiaramente. Gli sfiorai il viso con una mano.
Ci guardammo e ci capimmo al volo, come succedeva sempre.
Ci baciammo teneramente, lentamente, dando modo alle nostre labbra di conoscersi e di esplorarsi. 
Ed ebbi l'ennesima conferma che lo amavo davvero, perché era l'unico che mi accettava con tutti i miei difetti e con cui potevo essere me stessa.



۩  ®


Ciao a tutti nakama! Come al solito sono pessima, è troppo tempo che non aggiorno questa raccolta ma... l'università mi sfinisce!
Comunque, la saga degli uomini-pesce a me è molto piaciuta, so che è un'opinione un po' impopolare ma io l'ho apprezzata, soprattutto il discorso sull'alleanza tra le due razze quando Jinbei dina il sangue a Rufy (scena a dir poco epica). E' vero che non ci sono stati grandi scontri e che tutti si aspettavano di vedere subito i miglioramenti dei Mugi dopo l'allenamento e sono rimasti delusi dal poco che si è visto. In parte condivido questa posizione ma comunque mi è molto piaicuta lo stesso questa saga.
E voi che mi dite? E che ne pensate della mia fan fiction?
Sono molto curiosa di scoprirlo!
Spero di riuscire ad essere un po' più rapida nell'aggiornare, anche perché credo che mi divertirò molto a scrivere della prossima saga (Punk Hazard – scambio dei corpi) e per Dressrosa ho già impostato la storia e non vedo l'ora di farvela leggere.
Hasta pronto!
Un abbraccio immenso.
Namirami. 

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Capitolo 16
*** Il paradiso all'improvviso. ***


 16. Il paradiso all'improvviso.

(Can you feel my love for you?).



"Perché si ribellava al mio amore anche se sembrava cercarlo? C'era amore in lei, ma forse anche paura di innamorarsi di nuovo di qualcuno".
Anonimo.



AMBIENTAZIONE: PUNK HAZARD.


Nella mia precedente vita ero sicuramente stata una serial-killer molto spietata.
Non trovavo altre possibili spiegazioni a tutto ciò che stava accadendo. Pensavo di averne passate abbastanza: la dittatura di Arlong, le numerose occasioni in cui avevo rischiato la vita, il viaggio in due isole nel cielo e in una sommersa in fondo al mare. Mi ero allenata per affrontare ogni situazione: grandi mostri marini, avversari senza pietà, cambiamenti climatici repentini.
Ma mai e poi mai avrei potuto immaginare che il Nuovo Mondo significasse questo.
E anche quando ero stata nel corpo di Franky, indossando quell'imbarazzante perizoma, dopo il trauma iniziale avevo cercato di pensare positivo: credevo di aver toccato il fondo, ora non si poteva che risalire, giusto?
E invece no, perché una volta toccato il fondo si può scavare e arrivare molto, molto più in basso.
Ed era ciò che sentivo ora che ero nel corpo di quell'idiota di Sanji-kun.
E come se non bastasse, ad abitare nel mio corpo ora era proprio il suddetto idiota, il che rendeva ancora più drammatica la situazione e minava alla mia integrità psico-fisica.
“Yoohhoohho, yohohohhooh! Buongiorno Nami-san! O preferisci che ti chiami Sanji-san?”.
“Brook ti avverto, vedi di girarmi alla larga, non è aria. E con questo corpo posso farti molto, molto male”. Dovevo pur cercare di trarre dei vantaggi da questa situazione.
“Oh no Nami-san, non prendertela così! Come preferisci, allora cercherò compagnia altrove... magari proprio da Sanji-san...”.
“Cosa?” una delle mie priorità al momento era proprio impedire che quei due pervertiti di Sanji-kun e Brook stessero insieme con il mio corpo. “Fermo! Non ti azzardare neanche ad avvicinarti al mio corpo, altrimenti...” feci per dargli un pugno ma mi fermò.
“Oh no Nami-san non colpirmi con quelle mani!”. Inizialmente pensai avesse paura della forza che sarei riuscita ad usare, ma poi riflettei meglio.
Sanji-kun non usava mai le mani per combattere, erano i suoi strumenti di lavoro. Sospirando accettai la preghiera di Brook e mi calmai un po'.
“E va bene, ma vedi di non provocarmi”.
“Ecco, così va molto meglio. Sai, una parte di me vi invidia...”
“Brook se inizi di nuovo con la storia delle mie mutandine io po-”.
“Oh no, non è quello Nami-san! Non solo quello: sai, ormai è tanto che ho solo le mie ossa... se Law avesse scambiato anche il mio corpo con quello di uno di voi, avrei potuto rivivere la sensazione di avere ancora un po' di carne addosso”.
Mi colpì questa frase: Brook era un pervertito almeno quanto Sanji-kun, non avevo pensato che per lui un eventuale scambio potesse essere vantaggioso per sentirsi un po' più “uomo”.
“Sei umano quanto noi, se non di più, Brook”. In effetti, aveva una grande sensibilità, un po' come Franky, entrambi si commuovevano molto facilmente, benché a prima vista potessero sembrare poco “umani”.
“Yohohoho non ti preoccupare Nami-san! Io non sono triste! Piuttosto volevo chiederti, ora che sei in questo corpo, riesci a percepire anche i sentimenti di Sanji-san? Il suo dolore?”.
“Be' ecco non saprei... aspetta un attimo, in che senso il suo dolore?”.
“Vedi Nami-san, l'isola di Kamabakka in parte l'ha cambiato. Non poter vedere belle ragazze per ben due anni ha accentuato i suoi bisogni di uomo, ma gli ha anche fatto capire quanto è innamorato di te. Prima che arrivassimo qui, durante un mio turno di guardia di notte, si è confidato con me. Anche se sono uno scheletro, ho comunque avute le mie esperienze e mi sono fatto le ossa, che poi sono l'unica cosa che mi rimane oltre alla mia pettinatura yohohohoho!”. Tralasciai quella battuta e lo invitai ad proseguire:
“Comunque, come ti dicevo Nami-san, Sanji-san era in uno dei momenti più tristi e si è aperto con me, ne aveva davvero bisogno. Lui ci sta davvero molto male ad ogni tuo rifiuto. Maschera sempre il suo dolore dietro a tutti i sorrisi che ti fa, ma questo dolore esiste. E in alcuni momenti è davvero molto intenso eppure continua a provarci e non si arrende! Secondo te perché?”.
“Perché è uno stupido” risposi di getto, anche se mi pentii subito di essere stata così acida.
“Yohohohoh, forse è così, ma è uno stupido innamorato pazzo di te, Nami-san”.
Non seppi cosa rispondere, io non avevo mai considerato serio il corteggiamento di Sanji-kun:
“Ma... fa così con tutte!” fu la prima cosa che mi venne da dire a mia discolpa.
“Già, ha un debole per il sesso femminile. Ma facci caso, torna sempre da te. Ha cercato di sostituirti con altre, ma non ci riesce. Ogni volta che avrai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, lui verrà da te. E metterà a rischio la sua vita, pur di difendere il tuo sorriso. Sei una bellissima ragazza, ma non so quanti uomini avrebbero questa tenacia e sarebbero disposti a sopportare tutto questo. Pensaci su”.
Se ne andò suonando un triste motivetto al suo violino, lasciandomi sola con troppi dubbi... naaa, non dovevo prestare troppa attenzione alle sue parole! Essere nel corpo di Sanji-kun iniziava ad influenzare il mio modo di pensare, doveva essere così...
O forse no?

***
Essere nel corpo di Nami-san era quanto di più bello mi potesse capitare. La mia gioia era incontenibile!
“Sanji-kun!” sentii la sua voce, che quasi iniziava ad assomigliare alla mia, chiamarmi tutto d'un tratto e ridestarmi dalle mie soavi fantasie.
“Nami-san amore mio! Che cosa meravigliosa ci è successa! Ora il nostro amore è sempre più forte, siamo uniti in modo unico! Sei nel mio corpo ed è tutto tuo, ne hai pieno possesso. Ed io sono nel tuo belliss-”.
“Non aggiungere altro! Non provare a dire certe cose con il mio corpo! Taci e seguimi” mi rispose perentoria.
Nonostante i suoi modi bruschi, che sapevo nascondere un grande bisogno di essere amata, la seguii di buon grado. Non capitava spesso che fosse lei a chiedermi di seguirla da qualche parte. Mi portò in un angolo del vecchio edificio in cui ci trovavamo, nascosti dalla vista degli altri.
Che volesse...?
“Questo rimarrà un segreto tra te e me, se solo proverai a spifferare qualcosa, te ne pentirai”. Detto questo, mi abbracciò forte:
“Sto stringendo il mio corpo e non te, sia chiaro” volle precisare. Sentii il mio cuore accelerare all'improvviso.
“N-Nami-san è... è bellissimo, anzi di più, molto di più, è.... il paradiso”.
“Uff... taci una volta per tutte”.
Avrei voluto che il tempo si fermasse. Quasi senza rendermene conto, iniziai a strusciare il suo corpo sul mio:
“Vedi di darti una calmata, è già tanto quello che ti sto concedendo!”.
“Ma Nami-san, anche io sto solo abbracciando il mio corpo, non c'è nulla di male, no?” e aggiunsi malizioso “hai paura di generare strane reazioni del mio corpo?”.
“Che? Piantala e smettila di fare allusioni così volgari, o me ne vado!”.
“No no no Nami-san, stavo solo scherzando! Restiamo così ancora un po', ti prego”.
“Uhm... ok, ma ti ripeto: se provi a dirlo a qualcuno, quando tornerò ad avere completo controllo del mio corpo, te ne farò pentire”.
“Come vuoi Nami-san. Sarà il nostro piccolo segreto, d'accordo? E nel frattempo, mi prenderò cura del tuo corpo”.
“Taci e basta, Sanji-kun”.
Ma il modo dolce in cui mi stringeva e il palpitare veloce del suo cuore tradivano le sue dure parole.


     

۩  ®

Miei adorati lettori, ciao!
Prima cosa: Lou Asakura  ha scritto una bellissima fanfiction sanamista su questa saga che vi invito a leggere. Io l'ho letta vario tempo fa: Lou spero che non ti sembri che ti abbia copiato, perché non era assolutamente mia intenzione e se ti sembra che in alcuni punti la storia sia troppo simile alla tua, segnalamelo e sappi che ti chiedo scusa sin d'ora. Ovviamente anche se qualcuno di voi lettori notasse eccessive somiglianze è invitato a dirmelo.
Il vecchio edificio a cui mi riferisco è quello in cui si rtrovano i Mugi e il gruppo di Rufy scopre lo scambio di corpi successo al gruppo di Franky, Nami, Sanji e Chopper.
Spero vi sia piaciuto il dialogo con Brook: in questa raccolta mi piacerebbe inserire un dialogo con ogni Mugi. Già ce n'è stato uno con Usop, uno con Bibi (che in fondo è una Mugi!) e vorrei inserire anche gli altri.
Quello che ho voluto sottolineare è il fatto che Sanji continua a provarci con Nami nonostante i suoi rifiuti: secondo voi perché? (io chiaramente mi sono già data la risposta da tempo ma sono di parte!).
Grazie mille a chi continua a recensire le mie storie, siete favolosi.
A presto con Dressrosa (che mi ha proprio ispirato, ho iniziato a scrivere prima su quella che su Punk Hazard), la storia è quasi pronta!
Un dolce abbraccio.
Namirami. 

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Capitolo 17
*** L'essenziale. ***


 17. L'essenziale.

(Only you, always you).



“Meredith: “I lied. I'm not outside of this relationship. I'm in. I'm so in, it's humiliating because here I am begging”.
Derek: “Meredith...”
Meredith: “Shut up. You said Meredith and I yell, remember?
Okay, here it is, your choice... it’s simple, her or me, and I’m sure she is really great. But Derek, I love you, in a really, really big pretend to like your taste in music, let you eat the last piece of cheesecake, hold a radio over my head outside your window, unfortunate way that makes me hate you, love you.
So pick me, choose me, love me.”
Grey's Anatomy 2x05.



AMBIENTAZIONE: DRESSROSA.

Camminavo tranquillamente sulla spiaggia fumando una sigaretta: il tempo era sereno e il cielo di un azzurro così intenso da far quasi male agli occhi.
Tra poco ce ne saremmo andati da Dressrosa: non potevo negare che ciò mi dispiacesse, forse più che lasciare l'isola degli uomini-pesce con le sue meravigliose sirene.
Mi sedetti continuando a guardare il mare, sperando che mi aiutasse a sciogliere i miei dubbi. Quest' isola così passionale aveva sconvolto il mio animo: incontrare Viola-chan era stato più travolgente di quanto credessi. Continuavo a pensare a lei, alle sue movenze, al suo sguardo ammaliante... cosa poteva desiderare di più un uomo?
Forse fu perché ero perso in questi pensieri, che mi accorsi della sua presenza quando ormai era a pochi passi di distanza:
“Buongiorno, Sanji-san”.
“Cara Viola-chan! È sempre un piacere incontrarti. Mi stavi seguendo?”.
Sorrise inarcando leggermente le labbra, in quel modo così elegante che tanto mi piaceva.
“Anche se fosse, ti dispiacerebbe?” mi chiese smaliziata.
“Certo che no”.
“Allora, se non ti disturbo mi siedo qui accanto a te”.
“Ma certo! Questo punto della spiaggia è davvero bello”.
“Sì, è vero. E' uno dei miei posti preferiti di tutta l'isola”. Appoggiò la testa sulla mia spalla e mille brividi mi percorsero.
Rimanemmo per un po' in silenzio, ascoltando il dolce rumore delle onde. Guardavo il mare e,  soprattutto, guardavo lei. Era così bella, dolce, sensuale... sarebbe stato così facile lasciarsi andare con lei, eppure...
“Sanji-san, so che tra poco ve ne andrete” mi disse tutto d'un tratto.
“Be', sai, essere pirati vuol dire anche questo: siamo stati in tante isole e ogni volta ci dispiace  lasciare i nuovi amici che abbiamo conosciuto. Però abbiamo amici in tanti luoghi e c'è un vincolo indissolubile che ci unisce! E torneremo a trovarli, e sarà bellissimo rivedersi e raccontarsi tutto quello che è successo. Viviamo tante avventure e vediamo molti posti”.
“Già, immagino che sia una vita molto eccitante”.
“Viola-chan, ormai conosco bene il mio capitano: se tu volessi venire con noi, non ci sarebbe alcun problema”. Fu allora che sollevò la testa dalla mia spalla per guardarmi negli occhi, molto profondamente, come forse nessuna donna mi aveva mai guardato:
“C'è una parte di me che vorrebbe partire. Ma ora Dressrosa è libera, mio padre è tornato a regnare, ho la possibilità di stare con Rebecca, che tanto mi ricorda mia sorella: non è semplice scegliere, Sanji-san. Ma forse, se qualcuno mi desse un particolare incentivo per partire...” lasciò sospesa la frase, ma intuii dove volesse arrivare. Si schiarì la voce, per poi aggiungere:
“Sanji-san, mi spiace davvero averti ingannato al nostro primo incontro. So che tu capisci quale era la mia posizione e non mi condanni, ma ci tengo comunque a dirtelo. Così come voglio dirti che tu mi hai colpito: non ho mai conosciuto un uomo come te, che sappia capire le donne solo guardandole negli occhi. Sei diverso da tutti gli altri, sei speciale. Mi basterebbe solo un tuo cenno, e sarei pronta a partire”.
“Viola-chan, non potrei mai chiederti una cosa del genere: partire o meno deve essere una scelta solo tua e...”.
“Non è questo il punto, vero?”. Continuai a guardarla: così bella, elegante, sensuale... pensai che avrei davvero potuto chiederle di partire, avrei potuto fare l'amore con lei, sposarla, costruire una famiglia... anche se avrei ingannato solo me stesso e lei.
“Principessa, vedi no-”.
“Anche in questo sei speciale. Cerchi in tutti i modi di non ferirmi facendo attenzione alle parole. Ma l'ho capito: il punto è Nami”. Era andata subito al sodo e, del resto, non aveva molto senso girarci intorno.
Il punto era Nami-san.
Il punto era sempre e solo Nami-san.
“Anche senza usare il mio potere, ho visto come la guardi, Sanji-san, la luce che ti fa brillare gli occhi quando solo la nomini, e ho desiderato rivedere la stessa luce quando guardi me, ma... non è così”.
“Viola-chan, tu sei una donna straordinaria: bellissima, sensuale, intelligente, ammaliante. Hai tutte le qualità per far innamorare qualsiasi uomo”.
“Tranne te” mi disse diretta.
“Vedi, ho un profondo rispetto verso voi donne e non potrei mai ingannare una dolce ragazza come te. Sarebbe semplice lasciarsi andare con te e una parte di me vorrebbe davvero farlo, però ti prenderei in giro. Non hai nulla da invidiare a nessun'altra donna. Ma... Nami-san mi ha stregato. Mi riesce difficile spiegartelo perché è difficile spiegarlo anche a me stesso, è come se fosse una malattia, come se fossi stato contagiato da lei. E' nelle mie vene, nella mia mente, nel mio cuore. E ho cercato di sostituirla con altre, ma non ci sono mai riuscito”.
“Lei ti farà soffrire”.
“Lo so, mia cara, ma  nonostante questo, il mio cuore non si arrende. Ormai le appartiene e tu meriti di essere amata da qualcuno che ti possa donare corpo e anima, totalmente. E vedrai che non tarderai a trovarlo”.
La abbracciai per darle conforto.
“Spero che sappia quanto è fortunata, altrimenti dovrà vedersela con me”. Sorrisi, pensando a quanto la situazione fosse buffa: Viola-chan faceva girare la testa a qualsiasi uomo, tutti mi avrebbero detto che sono un pazzo, ma non potevo fare diversamente. Da sempre aspettavo una donna come lei, eppure... Nami-san mi aveva conquistato la mente e il cuore.

***
La collina da me scelta per disegnare la cartina dell'isola era a dir poco perfetta. Posizionai il cannocchiale puntandolo verso la spiaggia e presi carta e matita per prendere appunti. Ma appena iniziai a guardare, dovetti fermarmi.
Una scena mi scosse: sulla spiaggia c'erano Sanji-kun e Viola che si stavano abbracciando.
Feci un profondo respiro ed incominciai a camminare nervosamente.
Prima o poi doveva succedere: Sanji-kun faceva la corte ad ogni bella ragazza che incontrava, un giorno o l'altro qualcuna gli avrebbe detto di sì. Ma non ci avevo mai pensato seriamente, sino ad ora.
Quando avevo scoperto che nei due anni di lontananza era stato a Kamabakka, una parte di me si era ritrovata inaspettatamente felice. Su quell'isola non poteva fare lo stupido proprio con nessuna. Poi nell'isola degli uomini-pesce mi ero sorpresa nel constatare che mi dava fastidio il suo corteggiamento verso le sirene.
E ora... ora una ragazza lo ricambiava. E non facevo che pensare questo. E ciò mi irritava. Perché tutto questo? Perchè proprio ora?
Gelosia, aveva detto Robin, quando poche sere fa ero scoppiata: dovevo parlarne con qualcuno, non riuscivo più a tenere tutto dentro, e lei è mia sorella. Mi ero fatta una grossa risata quando aveva detto che si trattava di gelosia: io gelosa di un damerino come il cuoco? Lo avevo sempre ritenuto impossibile.
Allora perché continuavo a stare male e ad avere il voltastomaco tutte le volte che lo vedevo con Viola? Odiavo ammetterlo, però forse Robin un po' aveva ragione. Perchè Sanji-kun era un'idiota, senza ombra di dubbio.
Ma era il mio idiota.
E ora mi sentivo impotente, disarmata: cosa potevo dire o fare? L'avevo sempre trattato come uno schiavetto e l'avevo spesso picchiato. Invece Viola era gentile, elegante, ammaliante, una vera principessa. Non aveva di certo i miei modi di fare.
Feci un altro profondo respiro e guardai il foglio che avevo tra le mani. Inavvertitamente vi avevo disegnato ed era a dir poco inguardabile ciò che avevo fatto.
Mi fermai: non potevo ridurmi così. Io, che volevo disegnare la cartina del mondo, ero qui ad rattristarmi per un ragazzo? No, così non andava bene per nulla.
Presi un altro foglio e ricominciai da capo.

Tre ore dopo.

Una brezza leggera mi ridestò dal mio sonno. Aprii gli occhi: senza accorgermene mi ero addormentata. Cercai il foglio con la cartina, ma non lo vidi.
“Se stai cercando la tua cartina ce l'ho io. Ottimo lavoro Nami-san, non lo credevo possibile ma sei diventata ancora più brava” disse una voce familiare alle mie spalle.
“Sanji-kun!” esclamai: era seduto a pochi passi da me. “Da quanto sei qui?”.
“Da circa un quarto d'ora. Eravamo tutti con il re ed era un po' che nessuno ti vedeva. Così sono venuto a cercarti”.
“So badare a me stessa. Come hai fatto a trovarmi? Quest'isola è grande”.
Sorrise, per poi rispondermi:
“Immaginavo ti fossi appartata per raccogliere i dati sull'isola e avevo visto questa collinetta dalla spiaggia. Mi è sembrato un ottimo posto per avere una visuale completa dell'isola. Non dimenticare che ti conosco, Nami-san., e che ti adoro”.
Tipica risposta da Sanji-kun.
“Inoltre è qualche giorno che ti vedo pensierosa. Qualcosa ti turba?”.
“No, è tutto a posto. Ridammi la cartina” gli strappai il foglio dalle mani ed iniziai a mettere a posto le mie cose. Dovevo andarmene: il fatto che continuasse a comportarsi con me come se nulla fosse era troppo irritante.
“Se non ne vuoi parlare ora non importa, ma sappi che io per te ci sar-”
“Piantala! Ti ho detto che sto bene, non c'è nulla di cui ti devi preoccupare. Ora lasciami in pace!” gli dissi duramente mentre riordinavo sempre più freneticamente i miei attrezzi.
“Nami-san è evidente che qualcosa non va. Perché non ti fermi e ne parliamo?”. A quel punto non riuscii più a contenermi: gli diedi un pugno che lo stese e continuai urlandogli contro:
“Smettila! Perché continui a fare il cascamorto con me? Non hai forse trovato una ragazza che ricambia i tuoi sentimenti? Torna da lei e non mi infastidire più!”.
Mi morsi la lingua appena finii di parlare: accidenti a me e alla mie impetuosità! Non volevo dirgli queste parole, ma non poteva continuare a farmi la corte ora, rendeva tutto più difficile.
Si alzò lentamente: stava per parlare ma decisi di non stare ad ascoltare. Feci alcuni passi per allontanarmi ma la sua voce mi richiamò:
“Nami-san aspetta! Non devi essere gelosa di Viola-chan, non ne hai motivo! Lasci che ti spieghi”.
Mi voltai e non gli diedi il tempo di continuare, non riuscivo proprio a calmarmi:
“Io non sono gelosa, razza di idiota! È solo che...” riuscii a trattenere le lacrime, come avevo già fatto tante volte, ma mi sfogai. Ero un fiume in piena:
“Ora ho capito di cosa ho veramente bisogno per essere felice, Sanji-kun.
Sai, quando ero piccola, credevo che mi mancassero tante cose, invece avevo tutto ciò che mi occorreva per essere felice. Ma l'ho capito troppo tardi.
Quando siamo stati separati, l'incubo è ritornato: di nuovo, temevo di aver perso la serenità che così duramente ero riuscita a ritrovare. Per fortuna tutto si è risolto, anche se ad un prezzo molto alto.
Ma ora ho paura di aver commesso di nuovo lo stesso errore. So ciò che mi rende felice.
Non ho bisogno di una casa lussuosa, di vestiti all'ultima moda, di gioielli d'oro.
Ho bisogno di te. Ho bisogno della nostra famiglia e... ho bisogno di te. Ma temo di essermene resa conto troppo tardi, ancora una volta. È così?”. Mi costò una fatica immensa pronunciare queste parole, ma una parte di me si sentì più libera e leggera.
Sanji-kun fece qualche passo verso di me:
“Perdonami, Nami-san, ma non posso più trattenermi”. Chiusi gli occhi e mi preparai a frasi del tipo “Viola ed io ci siamo fidanzati” o “Viola è la ragazza giusta per me”, invece sentii le braccia di Sanji-kun cingermi la vita e le sue labbra posarsi sulle mie. Aprii gli occhi, che si scontrarono con il blu dei suoi, mentre le nostre lingue si incontravano per la prima volta. Fui io ad interrompere questo piccolo bacio e bastò il mio sguardo per fargli capire che avevo bisogno di spiegazioni:
“Io ti adoro Nami-san e farei tutto per te. Non devi rinunciare a niente, sarei disposto a consegnare me stesso, o meglio ancora quella sottospecie di alga che ci portiamo appresso, alla marina, per non farti mancare tutto quello vuoi. Desidero vederti sorridere, starti accanto, aiutarti, è ciò che mi rende  felice”. Continuò prendendomi il viso tra le mani:
“Io ti amo, Nami-san. Sei la donna con cui voglio svegliarmi, con cui voglio addormentarmi e con cui voglio fare tutto quello che c'è nel mezzo”.
Mi venne voglia di ridere, piangere, prenderlo a schiaffi, baciarlo a perdifiato: queste parole erano una sinfonia così dolce ed inattesa. Mi strinse forte a sé e mi baciò di nuovo. Ci staccammo solo quando divenne impellente il bisogno di respirare a pieni polmoni.
“Ricordati che difendo con tutte le mie forze i miei tesori” gli dissi in modo dolce ma deciso “e che non li condivido con nessuno”.
“Oui, mademoiselle. Ogni suo desiderio è un ordine”.
“Baciami ancora” gli dissi diretta.
E mentre mi baciava, fui sicura che sarebbe stato per sempre.


       
۩  ®

Ciao a tutti! Come vi accennavo, Dressrosa mi ha ispirato sin da subito ed è un po' che ho iniziato a scrivere questa storia. So che è nata e si sta sviluppando la coppia SanjixViola, ovviamente a me non piace ma ognuno è libero di shippare chi vuole; però ho deciso di affrontare la questione “di petto” in questa fan fiction. Spero che i personaggi non siano troppo OOC: né Nami (ancora non conosce Viola, non può di certo esserne gelosa!) né Sanji (spero non sembri troppo paradossale il fatto che rinunci ad una ragazza bella e intrigante come Viola). È vero che il nostro caro cuoco dice di essersi innamorato di lei, ma è anche vero che poi decide di andare sulla Sunny dalla “sua” Nami-san.
Piccola precisazione: io immagino che la saga finisca con il classico lieto fine, ma ovviamente non sono nella mente di Oda e non ho idea di come si svilupperanno gli eventi.
Al momento ho scritto storie sulle varie saghe, potrei scriverne un'altra su Dressrosa quando questa saga finirà, (più o meno tra 200 mesi XD) oppure farmi ispirare da qualcuno dei film di One Piece o operare solo di “fantasia”, però l'idea è quella di aggiornare la raccolta prima che si passi da Dressrosa alla prossima saga (che chissà quando inizierà!).
Come sempre attendo i vostri preziosi commenti, grazie mille a tutti i bellissimi recensori.
Ho scritto anche troppo, ora a voi la parola!
Un forte abbraccio.
Namirami. 

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Capitolo 18
*** Mandarini. ***


 18. Mandarini.

(You're my treasure)


"Le conversazioni che si fanno di notte sono molto di più di quello che sembrano. Vogliono dire: sono stanco morto e vorrei dormire, ma parlare con te è meglio che sognare".
F. Roversi.


AMBIENTAZIONE: POST TIMESKIP.

“Dov'è? Dove diavolo è finito?”. Era questa la domanda che mi ripetevo da più di mezz'ora, ormai avevo guardato da cima a fondo tutta la mia camera da letto ma non era saltato fuori.
Avevo perso il braccialetto che mi aveva dato Nojiko prima di partire, dovevo assolutamente ritrovarlo!
Era ancora molto vivido nella mia mente il momento in cui me l'aveva regalato, o meglio, prestato,

“Quindi hai deciso di partire?”.
“Cosa? Non l'ho mai detto, Nojiko, e comunque no-”.
“Nami, puoi dirmelo, non piangerò, gli addii strappalacrime non piacciono ad entrambe e in fondo sapevo che sarebbe successo. Altrimenti come puoi realizzare il tuo sogno?”.
“Non è un addio! Ti prego, non dirlo a Genzo, sai com'è fatto, ho già pensato a come salutare lui e tutti voi”.
“Quel sorrisetto che hai appena fatto non promette nulla di buono, ma preferisco non approfondire. Prendi questo braccialetto, sorellina: me lo riporterai al tuo ritorno. Divertiti! Stai per incominciare una nuova vita, molto avventurosa, fai sempre molta attenzione!”.
“Non ti preoccupare, me la caverò. Disegnerò la mappa di tutti i mari, sarai orgogliosa di me!”.
“Lo sono già. Cerca di non metterti nei guai: non scendere a patti con gli assassini, non rubare tesori a temibili pirati senza scrupoli, non offrire la tua vita per salvare quella degli altri, non fare l'eroina! Tu sei la mia famiglia, ho bisogno di te viva, mi rendi forte e coraggiosa”.
“Oh, Nojiko... prenditi cura di Genzo, non lasciare che si rattristi. E dai il massimo per far sì che il nostro paese si risollevi, è il momento di guardare al futuro! E occupati delle nostre piante di mandarino, sono il nostro legame! Quando torno, dovrai essere diventata la più ricca commerciante di Coconout Village!”.
“Certo che lo sarò. E tu ricordati sempre che hai un grande dono. Hai una mente straordinaria, sai prevedere il tempo e disegnare cartine in modo estremamente preciso. Dedicati a te stessa, non lasciare più che il volere degli altri offuschi i tuoi desideri. Sono sicura che ti farai tanti amici e che troverai l'uomo giusto, mi spiace solo che dovrò aspettare molto tempo prima di poterlo conoscere. Ricorda l'esempio che abbiamo ricevuto: vivi appassionatamente ad ama incondizionatamente!”.


Sconsolata, mi rassegnai a doverlo cercare per tutta la nave. Quanto tempo avrei perso?
“Stai cercando questo, navigatrice?”. La dolce voce di Robin mi riscosse dai miei pensieri: era appena entrata in camera e nella mano destra teneva il mio braccialetto:
“Robin, meno male ci sei tu! Dove l'hai trovato?”.
“In cucina, devi averlo perso ieri sera. A quanto sembra i dialoghi con il cuoco devono essere molto interessanti, se non ti eri accorta di aver perso il tuo prezioso braccialetto” mi disse sorridendo. Fece per uscire ma cercai di bloccarla:
“Cosa stai insinuando? Non è successo nulla, lascia che ti spieghi!”.
“Non ce n'è bisogno, Nami. Non ce n'è affatto bisogno” e mi lasciò con il suo sguardo enigmatico.
Certo che a lei non sfuggiva proprio nulla. Sbuffai, ma ero felice, sia di aver ritrovato il regalo di Nojiko, sia di quello che stava succedendo con Sanji-kun.
Tutto era incominciato circa un mese fa: una sera ero rimasta fino a tardi a disegnare cartine e lui mi aveva portato una tisana. Avevamo incominciato a parlare dei nostri sogni ed ero stata davvero bene. La stessa scena si era ripetuta ormai varie volte: invece che stare nel mio studio, mi spostavo in cucina, così qualsiasi cosa avrei voluto, Sanji-kun me l'avrebbe subito preparata e soprattutto lui poteva più facilmente controllare gli spuntini notturni che Rufy si concedeva.
Parlavamo di tutto e tutti, di argomenti seri oppure leggeri, e avevo scoperto un lato di lui che non conoscevo. Quando non faceva lo stupido, quando evitava di fare tutte quelle moine, di avere gli occhi e le sopracciglia a cuore e di cantare “mellorine”, beh... ci si stava davvero tanto bene.
Sorrisi, pensando a quanto paradossale fosse tutto questo per me, ed uscii sul ponte, dove immancabilmente c'erano Zoro e Sanji-kun che litigavano:
“Non puoi dormire qui, marimo! Rischi di rovinare le preziose piante di Nami-san!”.
“Ma che diavolo dici? Non stavo dormendo, mi ero solo appoggiato un momento tra un allenamento e l'altro!”.
“Certo, come no! Perché non ti fai una nuotata tra gli squali come allenamento? Così posso non vedere la tua brutta faccia per un po' ed eviti di rovinare questi preziosi e delicati mandarini”.
Continuarono a litigare: mi sedetti appoggiandomi alla ringhiera della Sunny, lasciando che il vento mi scompigliasse i capelli e guardando Sanji-kun. Difendeva le mie piante come se fossero il suo tesoro più prezioso, più di tutti aveva capito quanto fossero importanti per me, erano le mie radici e tutte le volte, guardandole, pensavo a Nojiko e a quanto doveva essere rigoglioso il nostro agrumeto.
Dopo un po' smisero di litigare, Zoro tornò a “riposare” e Sanji-kun si sedette vicino a me:
“Tranquilla mia adorata! Difenderò le tue piante con tutto il mio amore!”. Iniziò quindi uno dei suoi sproloqui che non stetti a sentire e cercai di bloccare.
“Si, lo so Sanji-kun e ti ringrazio. Hai visto che stanno maturando i primi frutti?”-
“Già, io proteggo queste piante, ma non so quanto ne abbiano bisogno. Voglio dire... sono costrette a repentini cambiamenti climatici, eppure continuano a fiorire e a germogliare. Resistono a qualsiasi attacco, ai parassiti, al freddo, all'afa, alla grandine, sono temprate a tutto. Non si stancano mai di lottare e di rinascere. Proprio come te”.
Eccolo, il Sanji-kun che mi piaceva. Quello che evitava di essere esageratamente sdolcinato e mi dimostrava quanto a fondo mi conoscesse. Il modo in cui sapeva comprendermi e leggermi dentro continuava a stupirmi. Sorrisi ancora, appoggiando la testa sulla sua spalla.

Nojiko, qualcosa mi dice che tutto sta andando bene nel nostro villaggio. Io sto seguendo i tuoi consigli, mi sono fatta molti amici e... non dovrai aspettare molto tempo per conoscere il mio uomo, perché in realtà l'hai già conosciuto.

                                              

۩  ®


Ciao a tutti!
Stavo pensando in questi giorni che, benché “l'addio” di Nami al suo paese sia stato molto significativo, mi sarebbe anche piaciuto che ci fosse stato un bel discorso di Genzo, non una scena strappalacrime come quella tra Sanji e Zeff, però un discorsino mi sarebbe piaciuto.
Però nel film “Strong world” si vede la scena in cui Nojiko presta il braccialetto a Nami (ma è successo anche nella saga di Arlong Park? Perché io non me la ricordavo come scena) e da lì parte la storia. Mi rendo conto che Nami è un po' troppo sdolcinata, ma in fondo con chi vuole lei sa essere molto dolce, e pur continuando a ritenere Sanji un idiota, piano piano può diventare più morbida con lui, scoprendo che non è solo un pervertito.
Sperando che la storia vi sia piaciuta, attendo i vostri commenti.
Un grosso abbraccio nakama, a presto!
Namirami. 

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Capitolo 19
*** La gatta ladra. ***


19. La gatta ladra.
 
 
(The way you make me love you)

 
 
AMBIENTAZIONE: ZOU

 
 
"Magari l'amore fosse fatto solo di sesso! Tutto sarebbe più semplice, i rapporti più facili, gli addii meno tristi... invece il sesso non fa altro che complicarlo, l'amore. Unire coi corpi anche le anime e legare per sempre ciò che era diviso. Anche quando non lo vuoi."
M. Franzoso.
 
 
 
L’isola di Zou ci aveva riservato non poche sorprese e saremmo dovuti andarcene prima ancora di aver scoperto tutto.
Per un breve momento avevo pensato che in fondo non si stava così male qui: eravamo diventati amici della gente del posto che  ci adorava, soprattutto Brook. Ma tutto era cambiato da quando erano arrivati quelli strani tizi inviati da Big Mom.
All’inizio pensai cercassero Rufy: lui aveva sfidato l’imperatrice tempo fa e lei non poteva certo tardare troppo nel far sentire la sua risposta. Poi ebbi timore che li avesse mandati per attaccare noi e dare così un chiaro avviso al nostro capitano che non poteva rivolgersi a lei usando certi toni.
Invece, con mia grande sorpresa, erano qui per Sanji-kun.
Era successo tutto così all’improvviso: Capone aveva usato i suoi poteri per imprigionarci, aveva parlato con il nostro cuoco rivelando verità scioccanti, un altro tizio si era avvicinato a Sanji-kun sussurrandogli qualcosa e poi improvvisamente eravamo di nuovo fuori, liberi… ma senza di lui.
E avrei voluto chiedergli così tante cose, sul suo passato, sulla sua famiglia, su come diavolo avessero fatto a passare dal Mare del Nord a quello dell’Est, che non riuscii a fargli nemmeno una domanda.
Perché non ci aveva mai detto nulla? Non si fidava di noi? Di me? Dopo tutto quello che mi diceva ogni giorno per conquistarmi?
E soprattutto dopo quello che era successo tra noi proprio la notte prima che se ne andasse per l’invito di Big Mom…
 
La sera precedente l’arrivo dei pirati di Big Mom a Zou.
 
“E’ una bellissima festa, non è vero Nami-san?”
“Certo che sì Sanji-kun!”. Qui le feste erano sempre molto divertenti e la tribù dei Mink non si stancava mai di dimostrarci quanto ci fosse grata. Forse a causa di qualche bicchiere di sakè di troppo, avevo concesso a Sanji-kun un ballo insieme a me e dovevo ammettere che non era affatto male come ballerino.
Finito di ballare, andammo insieme a bere un po’ d’acqua e ci sedemmo per riposarci. Parlammo del più e del meno, fino a che se ne uscì con una delle sue solite frasi:
“Nami-san, sei ancora più meravigliosa questa sera”.
“Sanji-kun, ti avviso: se inizi con le solite moine me ne vado ancora prima tu possa finire di dire mellorine!”.
“No no no, ti prego! Restiamo ancora un po’ a parlare, ti va se facciamo due passi? C’è troppa confusione qui”. Avrei voluto dirgli di no, ma avevo voglia anche io di allontanarmi un po’ da quel caos e averlo al mio fianco poteva sempre tornare utile qualora fosse spuntato qualcuno ad attaccarci.
Ci dirigemmo verso la casa dei Mink dove ci eravamo momentaneamente stabiliti, ci sedemmo su un divanetto parlando di come fosse strana l’isola, di quando sarebbero arrivati gli altri, di quanto quel posto sarebbe piaciuto a Rufy… e poi Sanji-kun si fermò, rimanendo imbambolato a guardarmi con la sua solita faccia da idiota.
“Sanji-kun che c’è?”. In realtà lo immaginavo: ora avrebbe iniziato con le solite moine ed ero già pronta a sferragli un sonoro pugno su quella testa vuota, quando d’improvviso si inginocchiò prendendomi una mano:
“Nami-san, io ti amo. E ogni volta che ti guardo, mi innamoro sempre più. Sei ogni giorno più bella, io vorrei passare la mia vita ad osservarti, adorarti, amarti. Credimi, non sai quanto sia difficile per me dirti queste parole, ma vedi, fa così male non poterti amare pienamente”. Fece un profondo respiro per poi aggiungere: “Te ne prego, Nami-san, ti scongiuro: se davvero non ho nemmeno una possibilità, se sei sicura che non potrò mai renderti felice, lasciami andare. Rinuncia al tuo potere di attrarmi, altrimenti io non riuscirò mai a staccarmi da te”.
Notai la fatica che fece nel pronunciare queste parole. In realtà dovevo esser contenta, no? Ora gli avrei detto che no, lui non era quello giusto per me, e tutte le moine e le nenie sarebbero finite. Eppure non riuscii a far uscire quelle parole dalla mia bocca.
“Sanji-kun”. Con una mano gli sfiorai una guancia, il mento e una spalla, e percepii che tutti i suoi muscoli erano in tensione, che lui dipendeva dalla mia risposta.
“Nami-san, credimi: non ho mai amato, ne mai amerò qualcun’altra più di te. E il mio più grande desiderio è vederti ridere, perché è ciò che da senso alla mia vita”. Tornò a sedersi accanto a me senza lasciare la mia mano, per sussurrarmi ad un orecchio: “Permettimi di amarti”.
Gli strinsi la mano che ancora teneva la mia, sorridendogli e decidendo di abbandonarmi a lui e al suo amore.
E allora non ci fu altro che lui, le sue mani che mi spogliavano e mi accarezzavano, le sue labbra ruvide che mi baciavano con passione, il suo profumo di fumo e salsedine ad annebbiarmi la mente e il cuore. Fu una notte intensa, come mai ne avevo avute: Sanji-kun si dedicò completamente a me, sussurrandomi che ero bellissima, che mi amava, che avrebbe voluto passare la sua vita con me.
La mattina seguente, però, quando mi svegliai, su quel divanetto ancora abbracciata a lui, ebbi quasi paura di quello che era successo: mi alzai e mi rivestii in fretta. Ovviamente Sanji-kun avvertì i miei movimenti.
“Nami-san, amore mio, buongiorno! Dove vai così di fretta?”. Non gli risposi continuando a rivestirmi sempre più in fretta.
“Nami-san?”. Continuò a farmi domande ma gli prestai poco ascolto, finchè gli dissi:
“Piantala Sanji-kun! Dimentica quello che è successo”.
“Cosa?”. Vidi chiaramente la gioia sul suo volto trasformarsi in paura e rammarico. Cercò di afferrarmi una mano ma glielo impedii.
“Aspetta Nami-san, parliamone un attimo!”.
“No, lasciami stare. Facciamo finta che non sia successo niente, è meglio per tutti”. E me ne andai lasciandolo lì solo, nudo e senza ulteriori spiegazioni.
 
 
E ora… ora ero qui a pensare a quella notte, alla sua pelle, alle sue mani, alle sue labbra, quasi mi sembrava di avere ancora il suo profumo addosso.
Maledetto Sanji-kun! Se fosse stata una notte orribile sarebbe stato tutto più semplice.
Invece no, era stata meravigliosa, lui era stato meraviglioso.
Non avevo avuto nemmeno il coraggio di dirglielo, e ora il suo passato riemergeva portando con sé una serie di enormi problemi e allontanandolo da noi.
E pensare che fino all’ultimo aveva cercato di proteggerci, che nonostante il mio comportamento continuava a preoccuparsi per me. Andandosene, ci aveva sorriso, ma si capiva chiaramente che la situazione era molto difficile e che c’erano grandi interessi in ballo.
Idiota che non era altro! 
 
 
Il matrimonio.
 
"Voglio che tu mi prometta una cosa. Se ami qualcuno, devi dirglielo. Anche se hai paura che non sia la cosa giusta. Anche se hai paura che creerà problemi. Anche se hai paura che potrà rovinare completamente la tua vita. Diglielo. Diglielo ad alta voce. E poi riparti da lì".
Mark Sloan, Grey’s Anatomy 9x02
 
 
Travestita da nobile signora, rimanevo seduta ad ascoltare il prete celebrare il matrimonio di Sanji-kun. Dopo vari giorni di navigazione avevamo raggiunto l’isola su cui avevano portato Sanji-kun ed eravamo riusciti, almeno finora, a passare inosservati.
Ci era camuffati e divisi in due gruppi: Chopper e io dovevamo sorvegliare i vari invitati al matrimonio, mentre Pekoms avrebbe aiutato gli altri ad interferire con i piani della famiglia Vinsmoke. Eppure finora non era successo nulla e il matrimonio si stava svolgendo come se nulla fosse: che diamine stavano combinando?  Ancora gli sposi non si erano scambiati anelli e promesse, ma stava per arrivare quel fatidico momento.
Chopper era andato a controllare gli altri: lo vidi rientrare in chiesa avanzando molto silenziosamente verso di me. Feci finta di sistemarmi il laccio di un sandalo per avvicinare un orecchio alla sua bocca:
“Nami, abbiamo un problema” mi disse trattenendo a stento di scoppiare in lacrime.
“Cosa è successo?”.
“Gli altri… loro… hanno avuto dei contrattempi e non credo arriveranno in tempo per fermare il matrimonio. Mi hanno detto che dobbiamo inventarci qualcosa noi!”.
“Che?!”. Strabuzzai gli occhi: qui c’era tutta la potente famiglia di Sanji-kun e fedeli pirati di Big Mom, sarebbe stato pericolosissimo muovere anche solo un dito. Un tizio a fianco a me mi guardò in malo modo facendomi capire che il dialogo tra me e il mio amico doveva finire perché stavamo disturbando troppo.
 E capii semplicemente guardando Chopper che gli altri erano in seria difficoltà e sarebbe stato troppo lungo spiegarmi tutto ora.
“Ok. Improvviserò qualcosa. Torna dagli altri e dì loro di muoversi, o dovranno vedersela con me”.
“Ma... cosa intendi fare?”.
“Vai e basta ho detto! Vuoi essere il primo a subire le conseguenze della mia rabbia?”.
A queste parole, Chopper se ne andò silenziosamente così come era arrivato.
Nemmeno io sapevo che fare, ma avevo preferito che andasse ad aiutare gli altri: lì le cose potevano mettersi davvero male.
Mi guardai intorno: c’erano pirati armati fino ai denti, uomini dall’aria molto minacciosa, era come essere circondati senza via di fuga.
Pensai e ripensai a come uscire con Sanji-kun da lì, finchè il prete non esclamò:
“Se qualcuno ha qualcosa contro questo matrimonio, che parli ora o taccia per sempre”.
Fu un istante, e capii cosa fare.
Mi alzai e andai al centro della navata.
Tutti si voltarono allibiti verso di me, sgranando gli occhi, primo tra tutti il prete.
Guardai Sanji-kun: ero sicura che mi avesse riconosciuta nonostante il mio travestimento, e credo che fosse la persona maggiormente stupita dal mio comportamento.
Per un momento avevo avuto il dubbio che volesse davvero sposare Pudding, considerando il mio comportamento, ma mi era bastato vedere quanto fossero in tensione i suoi muscoli durante la cerimonia per capire che era una costrizione.
“Sanji-kun.
Amo ogni cosa di te.
Anche quelle che non mi piacciono.
Ti amo. E ti voglio con me.
E penso che anche tu mi ami.
È così?”.
Fu un momento, un solo, brevissimo momento: l’unico occhio visibile di Sanji-kun si allargò, lui si avvicinò lentamente verso di me mentre tutti ci stavano osservando sempre più disorientati e già potevo sentire qualche pirata afferrare l’elsa della propria spada.
Ma prima che qualcuno potesse alzarsi, ferirci o fermarci Sanji-kun mi prese una mano e correndo uscimmo dalla cappella.
I primi minuti non ci parlammo, pensando solo ad allontanarci da quel posto. Dopo aver percorso un lungo corridoio, arrivammo ad una piccola stanza.
“Nami-san” esclamò Sanji-kun con un po’ di fiatone. “E’ vero?”.
“Sanji-kun, credevi davvero che ti avremmo lasciato compiere un simile gesto? Che non ti avremmo aiutato ad uscire da questo casino?”.
“Non è quello che ti ho chiesto, Nami-san”.
No, non lo era. Ma non avevo assolutamente voglia di parlarne ora.
“Ti sembra questo il luogo e il momento per parlare di certe questioni? Non senti che ci stanno raggiungendo?”.
Potevano udire sempre più forte il rumore di un’orda di uomini, verosimilmente armata fino ai denti, che si stava avvicinando.
“Nami-san, ti prego” mi prese le mani e mi guardò dritto negli occhi. “Ho bisogno di sapere se quello che hai detto in chiesa è vero, se combatto anche per difendere il nostro rapporto”.
Non sapevo che fare, i nemici stavano velocemente avanzando, Sanji-kun mi stringeva le mani e il suo sguardo implorava una risposta, ora più che mai.
E non ebbi la forza di distogliere i miei occhi dai suoi.
“Sanji-kun, razza d’idiota che non sei altro, per quale motivo credi sia venuta?  Per te, per noi”.
Vidi il suo viso allargarsi in un bellissimo sorriso, il suo occhio illuminarsi e non ebbi il tempo di dire o fare altro perché mi cinse la vita con la sue braccia attirandomi a sé, e mi baciò.
Fu un bacio così intenso da far dimenticare la necessità di respirare.
Fu lui ad interromperlo, allontanandosi solo di pochi centimetri dalla mia bocca:
“Questo discorso lo finiremo più tardi” sussurrò malizioso.
“Vedi di non farti fregare di nuovo, Sanji-kun. Non sono disposta a dividerti con nessuna e la parte di principessa da salvare non ti si addice”.
“Tranquilla, mia adorata. Ho un conto in sospeso con una certa piratessa che mi ha rubato il mio cuore, non potrei mai deluderla” rispose con voce suadente.
 “Diamoci una mossa e raggiungiamo Rufy e gli altri”. Esclamai riprendendo il contatto con la realtà.
“Ai suoi ordini come sempre, mademoiselle”.
Ritornammo a correre per raggiungere i nostri compagni.
Non mi importava più dei nemici che ormai erano vicinissimi e della dura lotta che ci sarebbe stata: sapevo che Sanji-kun avrebbe mantenuto la parola.
Inaspettatamente, fu un grandissimo sollievo riuscire ad esprimere quello che sentivo, senza più volerlo nascondere, mi sentivo pienamente libera.
E ora che avevo ammesso, a lui ma soprattutto a me stessa, quanto fosse importante per me, non l’avrei lasciato andare.
Che gatta ladra sarei, altrimenti?     




 ۩  ®
 
 
 
Carissimi lettori, salve!
Storia lunghetta, lo so: ero tentata di dividerla in due parti, ma in questa raccolta mi piacerebbe mantenere tutte le varie fanfic slegate tra loro, e poi mi sono detta che di SaNami ce ne sono così poche che credo di non aver fatto un torto a nessuno avendo scritto 4 pagine di word.
Prima ancora di leggere tutte le varie teorie su se e come Nami agirà per interrompere il matrimonio, appena ho visto nel manga che lei sarebbe andata a salvarlo ho subito immaginato questa scena (che, per chi lo segue, è tratta da Grey’s Anatomy, al quale ultimamente mi sto spesso ispirando). Quando poi ho scoperto che in Giappone l’espressione “gatta ladra” si usa per indicare una donna che seduce e ruba un fidanzato/uno sposo, la cosa mi ha entusiasmato ancora di più XD.
Immagino che anche altre di voi abbiano pensato ad una scena simile, che Oda non ci regalerà mai per questo dobbiamo darci da fare noi sanamiste ;).
BeJames, come puoi notare ho scelto il tuo avatar come immagine perché mi sembrava adatto a questa storia, anche se come già ti ho detto il solo guardarlo mi fa stringere il cuore.
Come Lou Asakura, adoro far usare a Sanji qualche espressione francese, gli calza a pennello.
Grazie mille a tutti quelli che hanno avuto la forza e la pazienza di leggere fin qui, alle mie adorate sanamiste BeJames, Musical, Light Clary e Soly Dea, scrittrici molto attive in questo momento e che consiglio a tutti.
A presto con gli aggiornamenti, la prossima storia per questa raccolta è quasi finita.
Un abbraccione alla Rufy.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


























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Capitolo 20
*** Ancora insieme ***


20. Ancora insieme
 
(Funny the way love works, isn’t it?)

 
 
“Non è strana la vita? L’universo continua a metterli assieme nell’attesa che si rendano conto di essere fatti l’uno per l’altra”.
Grey’s Anatomy, 9x19.
 
 
“Neh, Sanji-kun”.
“Dimmi, Nami-san”.
“Avresti potuto sposarla. In fondo, era molto carina, e sembrava una bella persona”.
“Già, è vero”.
“E allora, perché no?”.
“Perché me lo chiedi?”
“Così, tanto per parlare”.
Quella domanda riecheggiò nella mente di Sanji, mentre aspirava una più intensa boccata di fumo dalla sua sigaretta.
Erano da poco ripartiti per raggiungere i loro compagni: dopo i lunghi festeggiamenti per il suo ritorno nella ciurma, ora era il suo turno di guardia. E mentre se ne stava sul ponte e rifletteva su quanto successo, era arrivata Nami dicendogli che non aveva sonno.
Una scusa, Sanji l’aveva capito subito. Ma arrivare a capire il perché Nami non riuscisse a dormire, quali fossero i pensieri che la tormentavano a tal punto, quello era molto più difficile.
Di certo lui non avrebbe mai potuto rifiutarle di fare due chiacchiere, era così strano che fosse lei chiedergli di passare un po’ di tempo insieme.
E inevitabilmente erano finiti a parlare di quanto accaduto pochi giorni prima.
“Beh, sarebbe stato complicato. Se avessi voluto rimanere nella ciurma di Rufy, ciò avrebbe voluto dire sottomettersi a Big Mom. E trovare l’All Blue sarebbe stato molto più complicato. E poi dietro a tutto c’erano gli sporchi affari di mio padre, e decisi anni fa di non avere più niente a che fare con lui”.
Nami assentì, trovando più che valide quelle spiegazioni.
Dal canto suo, nemmeno Sanji si sapeva spiegare il perché non l’avesse sposata. Aveva detto a Nami le prime cose che gli erano venute in mente, però anche lui comprendeva che se davvero avesse voluto, avrebbero trovato un modo. Il suo capitano non gli avrebbe mai impedito una tale scelta, soprattutto dopo aver sconfitto l’imperatrice.
Ma, Sanji lo intuiva, c’era un altro motivo, molto più importante. Ed era seduto proprio accanto a lui. Il cuoco nono sapeva perché, però succedeva sempre così: appena vedeva una bella ragazza, gli occhi, le labbra, le sopracciglia, e se avesse potuto il corpo intero si sarebbe trasformato in cuore, sentiva dentro un tale impeto d’amore che avrebbe fatto di tutto per la signorina di turno. Però, così rapidamente come era nato, questa passione si spegneva. Ogni volta che vedeva Nami, tutto cambiava. Sarebbe sempre tornato da lei, ormai lo aveva capito.
Aveva capito che di tutte si innamorava, ma solo una amava con tutto se stesso.
Perché la bellezza di Nami nasceva da dentro, da quella forza che aveva di non arrendersi mai e di continuare a sorridere sempre. Non era solo meravigliosa, era anche stramaledettamente sexy, rischiava di morire dissanguato ogni volta che la vedeva in bikini – cosa che avveniva piuttosto spesso. E soprattutto, amava anche i suoi difetti. Adorava il modo in cui, quando combinavano qualche guaio, li guardava tutti con aria funesta prima di riempirgli di pugni, o quando li sgridava perché non aveva obbedito in modo corretto ai suoi ordini. Col tempo, Sanji aveva capito che con lei sarebbe sempre stato diverso. E quando l’aveva vista, poco prima che iniziassero i celebramenti del suo matrimonio, era successo ancora: gli era sembrata una dea, e si era detto che non avrebbe mai potuto amare qualcun’altra come lei.
“Sei contenta, Nami-san, che non mi sono sposato?”.
“Perché questa domanda?” chiese lei sperando che il buio della notte coprisse il rossore delle sue guance.
“Così, tanto per parlare”.
Pensò bene a che parole usare, Nami. La verità era che così semplice, eppure così difficile da esprimere: era contenta che non si fosse sposato.
Non se lo spiegava nemmeno lei, il perché fosse così sollevata. Non era solo perché avrebbero rischiato di morire di fame – o morire avvelenati con quello che combinavano Rufy e gli altri in cucina – no, non era solo quello. Perché ciò che voleva era non solo che Sanji tornasse, ma anche che non si sposasse.
“Abbiamo iniziato questo viaggio insieme, ci siamo promessi di aiutarci a vicenda a realizzare i nostri sogni. Quando uno di noi è in difficoltà gli altri lo aiutano, è così che funziona”.
Sorrise, Sanji, a quelle parole, che non erano esattamente una risposta alla sua domanda. Ma seppe leggere tra le righe – e soprattutto, tra l’orgoglio e l’imbarazzo della navigatrice – e capì che sì, era felice che non fosse diventato il marito di Pudding.
Forse i tempi non erano ancora maturi per loro.
Sanji era ancora troppo giovane e facilmente influenzabile dai suoi sbalzi ormonali; avrebbe dovuto darle ancora numerose prove del suo amore e di quanto amasse lei come nessun’altra. Solo allora lei si sarebbe potuta fidare.
Nami avrebbe dovuto imparare a mettere da parte il suo orgoglio – una maschera per celare la sua insicurezza – e allora sarebbe stato chiaro come il cielo dopo una tempesta, che l’unico uomo che la amava per come era, l’unico che sarebbe sempre tornato, che l’avrebbe sempre appoggiata, che sarebbe stato sempre al suo fianco, era uno solo.  Solo allora, da astuta tesoriera, avrebbe capito che non poteva lasciarsi sfuggire un tale tesoro.   
Nel frattempo, il destino avrebbe continuato a far sì che si ritrovassero sempre. 



۩  ®   
  
 
Buonasera! Allora, non era questa la storia che volevo postare, ma il capitolo di oggi mi hai ispirato, la testa ha iniziato i suoi voli di fantasia, le mani sono partite, e questo è il risultato! Appena ho visto la foto di Pudding e la reazione di Sanji non ho saputo resistere: scusate! grazie per sopportare i miei sfoghi e per chi ha avuto voglia di leggere!
Immaginate che tutto sia finito bene (Sanji non si è sposato e Big Mom è stata sconfitta); sono molto curiosa di conoscere la storia di Sanji, ma mi sono immaginata (considerando anche quanto dice lui stesso nel capitolo) che suo padre sia un tizio molto interessato a loschi affari e se ha deciso a tavolino questo matrimonio è perché in qualche modo ci “guadagna”, non so bene come (poi si rivelerà che avrò preso una cantonata, molto probabile). Voi che dite?
Ok, detto (o meglio scritto) ciò per provare a farvi capire meglio il background della storia, a voi la parola, grazie mille ai miei recensori!
A presto (prima del prossimo giovedì, ci sta che Oda mi ispiri di nuovo e la storia che ho pronta non la pubblicherò mai XD).
Un abbraccio, nakama!
 

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Capitolo 21
*** Sorriso ***


19. Sorriso.

(Falling in love again).



“Desnudame , juega conmigo a ser la perdicion                            
que todo hombre quisiera poser 
y olvidate de todo lo que fui y quiereme 
por lo que pueda llegar a ser en tu vida 
tan loca y absurda como la mia como la mia.
Tu piensas que la luna estarà llena para siempre 
yo busco tu mirada entre los ojos de la gente 
tu guardas en el alma bajo llave lo que sientes
yo rompo con palabras que desgarran como dientes 
tu sufres porque no sabes como parar el tiempo 
yo sufro porque no se de que color es el viento 
tan dulce y echizante que se escapa de tu boca
con solo una sonrisa mi cabeza volvio loca.
No busques mas que yo te voy a dar 
todo el calor que no te daba la barra del bar 
donde te vi yo por primera vez 
donde aprendì que se podia llorar tambien 
de alegria soñando tu boca junto a la mia”.
“Con solo una sonrisa”, Melendi



AMBIENTAZIONE: FILM Z.

Appoggiata al parapetto della Sunny, mi specchiavo nel mare ancora incredula per ciò che era successo. Sapevo che esistevano tanti tipi di frutti del diavolo, ma non avevo mai pensato di poter ritornare piccola. E  pensare che spesso avrei voluto tornare indietro nel tempo per poter rimediare ai miei errori.
Guardando il mio riflesso, notai il mio tatuaggio: quando avevo davvero 10 anni, non era questo quello che avevo.
Arrivò Robin e si sedette accanto a me:
“E' lo stesso per me, navigatrice”. Capii subito cosa voleva dire.
“Già, è strano. Quando avevamo 10 e 18 anni, eravamo in ben altri posti e le nostre vite erano molto diverse”.
“Ci ho pensato spesso, sai? Ci sono stati momenti in cui avrei dato tutto pur di tornare indietro, per fare altre scelte. Spesso avvertivo una strana sensazione, come se qualcuno mi avesse portato via gli anni più belli. Ed ora è proprio buffo essere ringiovanita”. La guardai e le sorrisi, mentre mi accarezzava delicatamente la testa.
“Be', comunque, meglio non perdersi in troppe riflessioni”. Mi disse alzandosi.
“Dove vai?”.
“A godermi i miei secondi vent’anni. Però, non sono cose adatte ad una bambina” mi rispose maliziosa. Se ne andò velocemente senza darmi il tempo di rispondere, e forse lo fece proprio perché sapeva che non sopportavo certi tipi di battute. Cercai di seguirla con lo sguardo, ma vidi solo che scendeva dalla nave. Non avevo idea di dove potesse andare, l'unico altro membro che era sceso dalla nave era Zoro.
Non ebbi troppo tempo per pensare a cosa avrebbe fatto, perché sentii passi gentili avvicinarsi sempre più a me.
E come sempre, prima ancora di vedere chi fosse, arrivò al mio naso un familiare odore di fumo misto al profumo di mare, e intuii all'istante chi potesse essere.
Solo pochi secondi più tardi una testolina biondo – oro fece capolino:
“Mia adoratissima Nami-swan! Ecco qui una spremuta d'arancia e un dolce alla crema tutti per te! Preparati con tutto il mio amore, un piccolo omaggio alla tua straordinaria bellezza”.
“Grazie Sanji-kun!”. Ben lieta e sorridente, iniziai ad assaggiare il dolce spuntino preparatomi da Sanji-kun. Come al solito, continuava a fissarmi e a pendere dalle mie labbra, come se dal mio giudizio dipendesse tutta la sua carriera:
“Davvero squisito!”.
“Oh Nami-swaaaan! Queste dolci parole mandano in estasi il mio cuore!” mi disse mentre il suo occhio, le sue sopracciglia e persino il fumo che emanava la sua immancabile sigaretta si trasformavano in cuoricini.
Continuai a mangiare e lui continuò a fissarmi: non era la prima volta che lo faceva, ed era strano perché sembrava quasi che volesse leggermi dentro, spogliare la mia anima.
“Che cosa c'è?” gli chiesi, un po' scocciata.
“C'è che mi sono innamorato di te” mi rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Che? Non era successo ieri?”. Me l'aveva detto così tante volte che ormai avevo perso il conto.
“Oh sì. E anche l'altro ieri, e il giorno prima ancora e quella ancora prima. È successo ogni giorno da quando ti ho conosciuta. E continuerà a succedere ogni volta in cui ti guarderò o semplicemente ti penserò”.
Sospirai, non sapendo bene cosa rispondergli. Forse perché ero tornata indietro di alcuni anni, o forse per il dolce così squisito che mi aveva preparato, ma non mi andava di essere troppo scortese con lui.
“Sono solo una bambina, Sanji-kun, non vedi?”.
“Anche se non mi crederai, non mi sono mai fermato al tuo aspetto fisico. E' il tuo sorriso, Nami-san. E' quello che mi ha fatto innamorare di te”.

***
“E' il tuo sorriso, Nami-san. È quello che mi ha fatto innamorare di te”.
Ricordavo benissimo il giorno in cui l'avevo incontrata, al Baratie, con quello strampalato gruppo di ragazzi. Stavo amabilmente flirtando con una bella donna versandole del vino, mentre il suo accompagnatore mi guardava in malo modo, cosa che non mi preoccupava affatto.
E poi l'avevo sentita ridere, con un tono così forte e chiaro che aveva subito catturato le mie orecchie. Avevo alzato lo sguardo e mi ero scontrato con i suoi occhi di un colore così intenso e profondo e... era stato amore. Forse all'inizio anche credevo che fosse una delle tante belle ragazze che mi avevano ammaliato, ma non era così.
Perché la sensazione che avevo avuto nel sentirla ridere era stata unica. E, col tempo, mi sono accorto di quanto fossi profondamente  legato a lei.
Perché per nessun'altra ero mai stato così arrabbiato, sapendo che l'avevano ferita.
Per nessun'altra ero stato così impaurito, sapendola ammalata.
Per nessun'altra ero stato così in ansia, sapendola in pericolo.
Per nessun'altra ero stato così sofferente, sapendo di non poterla vedere per ben due anni.
Nessun'altra mi faceva impazzire come lei.
E anche ora, in questo piccolo corpo di bambina, mi ero perdutamente innamorato di lei.
“Sempre il solito, Sanji-kun”. Roteò gli occhi verso l'alto, eppure qualcosa mi diceva che era contenta di questi complimenti. Non potei fare a meno di accarezzare la sua testolina rosso fuoco.
“Ehi!” sussultò, arrossendo. “Vedi di calmare i tuoi bollenti spiriti. O lo farò io, una volta tornata come prima”. Sorrisi malizioso, pensando ai mille modi in cui avrebbe potuto “calmare i miei bollenti spiriti”. Arrossì ancora, in quel modo così amabile, come non capitava spesso di vedere.
“E piantala di guardarmi così!”. Finì la merenda che le avevo preparato e fece per andarsene, ma implorai:
“Oh, no Nami-san, restiamo insieme ancora un po'!”. Si voltò e, inaspettatamente, si sedette accanto a me.
“Vedi di non farti strane idee”. La abbracciai: all'inizio fece un po' di resistenza, poi si lasciò andare. Sorrisi, pensando a come fosse strano: a volte mi sembrava che cercasse il mio amore, le mie attenzioni, eppure c'era qualcosa in lei che la frenava. Ma ero fermamente intenzionato a superare il muro che si era creata, perché sapevo che al di là c'era tanto, tanto amore. A volte ero riuscito a scorgerne un po', in quei rari e preziosissimi momenti in cui aveva abbassato la guardia e mi aveva concesso di scrutare al di là della sua corazza.
So che solo a pochi concedi di vedere il tuo lato debole, perché quando avevi dieci anni non potevi permetterti il lusso di essere spensierata. E so anche che hai bisogno di qualcuno che si dedichi completamente a te, Nami-san.
Un giorno capirai che quel qualcuno sono io.




۩  ®


*Traduzione della canzone:
“Spogliami, gioca con me ad essere la perdizione che tutti gli uomini vorrebbero avere,
E dimenticati di quello che ero,
E amami, affinchè possa entrare nella tua vita,
così pazza e assurda, come la mia, come la mia.
Tu pensi che la luna sarà piena per sempre,
io cerco il tuo sguardo tra gli occhi della gente,
tu chiudi a chiave i sentimenti della tua anima,
io rompo con parole che feriscono come denti,
tu soffri perché non sai come fermare il tempo,
io soffro perché non so di che colore è il vento,
così dolce e così eccitante che sfugge dalla tua bocca,
con solo un sorriso, mi hai fatto impazzire.
Non cercare altro, io ti darò tutto il calore che non ti dava il bancone del bar,
dove ti vidi per la prima volta,
dove capii che si poteva piangere anche di allegria,
sognando la tua bocca insieme alla mia, insieme alla mia”.


Ciao nakama!
Questa è una delle canzoni che ha accompagnato il mio agosto 2014, che ho passato in Spagna, e mi sono resa conto di quanto le canzoni spagnole siano romantiche. In particolare questa mi sembrava molto adatta a Sanji e Nami e volevo dedicare un tributo al film “Z”, uno dei miei preferiti. 
Nel caso non si fosse capito, amo ricordare il loro primo incontro *_*.
Un abbraccio forte!

Hasta pronto, amigos ;).

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Capitolo 22
*** Gamba Nera ***


22. Gamba Nera
 
(Family affairs)

 
"Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno".

Sonetto XVII, Pablo Neruda.
 
 
Mentre si accingevano a salpare per dirigersi verso Whole Cake Island, Nami non resistette alla tentazione di parlare nuovamente con Pudding. Ancora non era sicura che si potessero fidare di lei e usò la scusa di aver bisogno di altre informazioni sul luogo da raggiungere. La figlia dell’imperatrice si dimostrò cortese e disponibile. Quando la navigatrice fu soddisfatta, tutto ad un tratto Pudding esclamò:
“Sanji aveva ragione su di te”.
“Ti ha parlato di me? ” le chiese stupita.
“Oh, certo che sì. Non sai quanto desidera tornare da voi, dal tono della sua voce si intuisce quanto siate legati. È strano, ma sembra che tenga più alla sua ciurma che alla sua famiglia. E poi, mi ha confessato che è innamorato di te. So che ha una cosa importante da dirti”.
Nami riflettè su quelle parole, così assurde. Non ci aveva mai pensato più di tanto, ai ragazzi. Da piccola doveva salvare il suo paese da Arlong, e ora aveva il suo sogno da realizzare. Non aveva di certo tempo per simili cose. E mai aveva pensato di prendere sul serio il corteggiamento del cuoco, in fondo lui ci provava con tutte. E allora perché mai aveva detto quelle parole a Pudding? Forse c’era davvero qualcosa che le doveva spiegare.
“Quando pensi che vi sposerete, Nami?”.
“Cosa?”. Nami strabuzzò gli occhi a quella domanda, e non ebbe il tempo di spiegare che lei e Sanji non stavano insieme, che non ci sarebbe stato nessun matrimonio, che l’altra aggiunse:
“Già, visto la vita che fate non dev’esser semplice programmare certe cose. Sei molto fortunata!”.
Nami si chiese cosa diavolo le avesse raccontato Sanji.
“Pudding credo ci sia stato un malinteso, io e Sanji non…” ma non riuscì a finire la frase.
“Oh, no, tranquilla. So tutto. Ma volevo comunque dirti che ti ama incondizionatamente, come vorrei avere anche io un uomo così al mio fianco! Chissà, magari un giorno lo troverò”. Concluse con uno sguardo sognatore sul suo futuro.
Nami decise di non aggiungere nulla, non sarebbe servito. Eppure si stupì nel sentire il suo cuore avere accelerato di vari battiti,a quelle parole. E anche se faceva finta di nulla, a Pudding non sfuggì il lieve sorriso che fece Nami, quasi inconsapevolmente, all’udire la dichiarazione di Sanji.
 
***
 
Chiuso nella sua stanza, Sanji aspettava che gli portassero l’abito da sposo per provarlo.
Maledisse nuovamente i Vinsmoke e sentì ancora una volta di non appartenere per nulla a quel mondo così meschino, a quelle persone così crudeli. Avrebbe trovato un modo per tornare dalla sua vera famiglia.
Sentì la porta aprirsi piano e immaginò che l’ennesimo domestico fosse arrivato a portargli l’abito, anche se gli sembrò strano che non bussasse.
Voltandosi però, rimase di stucco: di fronte a lui c’era la sua adorata Nami-san. E come ogni volta che la guardava, si chiese come diamine facesse a diventare sempre più bella.
“Sanji-kun, dobbiamo sbrigarci: Rufy sta parlando ora con Big Mom, non so come si evolveranno le cose ma abbiamo poco tempo, dobbiamo andare a sostenerlo”.
Il ragazzo necessitò di alcuni minuti per riprendere il contatto con la realtà e realizzare quanto pericoloso fosse per Nami essere in quella stanza.
Nel frattempo, lei estrasse qualcosa dal suo reggiseno: una piccola chiave, con la quale aprì i braccialetti che Sanji ancora aveva ai polsi.
“Ma, Nami-san, come hai fatto ad avere la chiave? Solo Big Mom la teneva. Non dirmi che…”.
“Sono una ladra, no? E comunque non è il momento per i dettagli, dobbiamo fare in fretta”.
Sanji era incredibilmente felice di rivederla, inutile negarlo: in quei giorni di agonia, rinchiuso in quel palazzo che tanto aveva odiato, ripensare a lei e al suo modo così delizioso di ridere era tutto ciò che gli dava la forza di andare avanti. Ma era anche consapevole che stava rischiando molto.
“Vi avevo detto di non venire, Nami-san. È troppo pericoloso per tutti voi essere qui!”.
“Credevi davvero che Rufy non sarebbe venuto ad aiutarti? Che non saremmo venuti a tirarti fuori da questo problema?”.
“Mia adorata, non fraintendermi: sono estremamente felice di rivederti, ma…”.
“Nessun ma, Sanji-kun” disse la ragazza in tono solenne, per poi aggiungere: “Siamo una famiglia. E famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato”.
Sanji metabolizzò piano quelle parole, gustandone tutto il sapore: gli sembrarono così giuste, e si sentì straordinariamente fortunato ad essere un Mugi.
“Sanji-kun, ti capisco” sospirò Nami-san. Aveva osservato quel palazzo ed era buffo pensare che Sanji aveva tutto ciò che lei desiderava da piccola: un’enorme casa, una schiera di servitori pronti a soddisfare qualunque desiderio, un esercito pronto a difenderlo.
 Lei aveva capito a caro prezzo che non erano quelle le cose realmente importanti nella vita. Lui invece aveva da subito rifiutato quel mondo, preferendo diventare lo sguattero di una piccola nave – ristorante e coltivare i suoi sogni, piuttosto che rimanere in quell’ambiente apparentemente ricco, ma arido di sentimenti e di affetto. Iniziò inaspettatamente a cambiare prospettiva: Sanji le apparve sotto una nuova luce, più maturo e profondo di quanto si aspettasse.
“Lo so che è pericoloso essere qui. Lo so che vorresti tenerci lontano dai tuoi problemi. Lo so, perché io feci lo stesso, e mi costò tantissima fatica chiedere il vostro aiuto. Ma non puoi, né devi, affrontare tutto questo da solo. Non sei da solo”. Vedeva così tanti parallelismi tra la storia del cuoco e la sua, tra il suo modo di comportarsi e quello che fece lei anni prima, che sentiva davvero di essere in sintonia con lui, di capirlo pienamente.
Sanji la guardò e tornò ad innamorarsi perdutamente di lei: Nami aveva una bellezza particolare, solo sua. La bellezza di chi non si era mai arresa, di chi avrebbe sempre continuato a combattere per ciò in cui credeva, per le persone che amava.
Dal canto suo, Nami gustò quel piccolo momento in cui erano soli: avvicinandosi a Sanji, come sempre era stata avvolta dal familiare odore di tabacco misto a salsedine, e anche se non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, le era mancato.
Dopo quei pochi minuti in cui si guardarono, sperando che i loro occhi si dicessero ciò che sembrava non riuscire ad uscire dalle loro bocche, Nami esclamò:
“Dobbiamo andare”. Fece per voltarsi verso la porta, ma Sanji la bloccò appoggiando delicatamente una mano sulla sua spalla.
“Solo un momento, Nami-san, c’è una cosa molto importante che devo dirti”.
“Sanji-kun non mi sembra il momento per…”.
“Perdonami se ti interrompo, mia adorata, ma non posso, né voglio, trattenermi ancora. Ti amo, Nami-san. Prima di te credevo di sapere cosa fosse l’amore, ma così non era. Mi hai fatto il regalo più bello di tutti: mi hai fatto scoprire cos’è l’amore. Sei la donna più meravigliosa che potessi mai sperare di incontrare: tu mi hai travolto, sei stata un fiume in piena nella mia vita che stava diventando monotona, sei stata ossigeno puro. Non avrei mai immaginato di poter meritare tanto, ma credimi Nami-san: sono pronto a starti accanto qualsiasi cosa succederà. Ho bisogno di te, di noi e non voglio più sprecare altro tempo lontano da te. Voglio dimostrarti ogni giorno quanto tu sia importante per me. Ti prego, permettimi di farlo, concedimi questo privilegio”.
Sanji la guardò intensamente, come non aveva mai guardato nessuna donna, e si affidò a tutti gli Dei esistenti affinché Nami credesse alle sue parole.
La ragazza trattenne a stento le emozioni contrastanti che si agitavano nel suo animo, mentre con una mano accarezzò la guancia del compagno. Lui sussultò a quel contatto, mentre Nami muoveva la sua mano quasi a voler ripercorrere la strada percorsa dalle numerose lacrime che doveva aver versato da piccolo, come se volesse lenire le ferite invisibili che erano state inferte a quel volto apparentemente sempre tranquillo e sorridente. Ritirò la mano e sussurrò:
“Non sei Sanji Vinsmoke, terzo figlio di una famiglia di tiranni interessati solo al potere. Sei Sanji Gamba Nera, della ciurma dei Mugiwara”. Poi, tutto avvenne rapidamente: Nami prese la mano del compagno, ancora sulla sua spalla, e vi strinse la sua, mentre si avvicinava a lui per sfiorare le sue labbra con le proprie. Fu un gesto brevissimo e la ragazza interruppe subito quel contatto.
Ma a Sanji bastò per capire quanto c’era da capire. Ebbe la consapevolezza che Nami non lo giudicava né criticava e sentì che lo comprendeva per davvero.
“Quando tutto sarà finito, chiuderemo la questione rimasta in sospeso tra noi” disse Nami, per poi condurlo verso la porta, senza lasciargli la mano.
E Sanji sorrise, perché quella donna aveva una forza così straordinaria che era sicura che ci sarebbe stato un “dopo”, che ancora una volta se la sarebbero cavata, nonostante la situazione fosse disperata. Perché insieme potevano superare tutto.
Avrebbe di nuovo lasciato quel palazzo, quella gente, quel mondo all’apparenza sfarzoso, ma povero dei valori autentici. Tutti pensavano che non ce l’avrebbe fatta e che sarebbe diventato un uomo inutile, triste e povero.
E invece Sanji era diventato un uomo forte e coraggioso, faceva parte di una famiglia che lo amava davvero, continuava a coltivare i suoi sogni e, soprattutto ora che aveva la certezza di essere ricambiato dalla sua adorata Nami, non si era mai sentito tanto ricco۩   ®  
 


 
Ciao adorati lettori!
Torno a scrivere dopo vario tempo perché i capitoli di One Piece stanno diventando un’ispirazione continua. L’ultimo, in cui si accenna al flash back di Sanji, mi ha davvero colpito, e in effetti questa fic oltre che essere una SaNami vuole soprattutto essere un modo per sottolineare quanto sia bello (in tutti i senti!) il personaggio di Sanji, anche se non ce n’è bisogno. Ma visto che lo stesso Oda disse che questo sarebbe stato l’anno del cuoco, mi pare giusto dedicargli molte fic. E mi piace l’idea del parallelismo tra la sua storia e quella di Nami, così come mi piace pensare che lei possa iniziare a vederlo in modo diverso, che possa rendersi conto di averlo sottovalutato. Quindi prevedo altre fic con questo “tema”.
Rimanete sintonizzati e fatemi sapere che ne pensate della fic e degli ultimi sviluppi del manga!
Un abbraccione nakama.
Namirami

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** L'ultimo ti amo ***


23. L'ultimo ti amo.  


(The most stupid thing)





“Così aveva finito per pensare a lui come non si era mai immaginata che si potesse pensare a qualcuno, presagendolo dove non era, desiderandolo dove non poteva essere, svegliandosi d' improvviso con la sensazione fisica che lui la contemplasse nel buoi mentre dormiva”.
“L'amore ai tempi del colera”. G.G. Marquez




“Andate via, piccoli luridi pirati. Il mio nome è Sanji Vinsmoke, sono principe del regno Germa. Mi scuso per avervi nascosto tutto fino a questo momento. Ma avevo le mie ragioni, temevo che voi inutili plebei sviluppaste un senso di inferiorità. Finché starò qui avrò ricchezza, soldati e servitù a mia completa disposizione. Ritornare alla vostra nave e continuare a girovagare per mare con dei buffoni come voi oppure stare qui e vivere nella gloria eterna con la bellissima figlia di Big Mom al mio fianco? Sono sicuro che anche la persona più stupida al mondo saprebbe dire quale è la scelta migliore. Ragazzi dovete veramente imparare a leggere tra le righe. Tutto ciò che ho scritto nella lettera era solo un modo per indorare la pillola. Non ho alcuna intenzione di tornare indietro. Siete stati così stupidi da venire fin qui. Mi dispiace ma avete fatto un viaggio a vuoto. Sparisci... aspetta com'è che ti chiami?”
“Piantala! Non me la bevo!”
“Ah ah ah! È tutto così divertente! Andiamo, ti aiuto a sbarazzarti di questi insetti!”
“Tu stanne fuori! Ci penso io a far tornare questa feccia al posto da cui proviene!”
Guardai lo scontro tra Rufy e Sanji cercando ci capire e metabolizzare quanto aveva appena detto il mio amico.
...luridi pirati...
...bellissima figlia di Big Mom al mio fianco...
...stupidi...
...feccia...
Non volevo crederci, era davvero possibile che fosse Sanji-kun? Lo stesso che per tutto questo tempo aveva giurato e spergiurato di amarmi? Lo stesso che aveva rischiato la vita per me? Lo stesso che mi serviva e riveriva come fossi una principessa?
Erano inaccettabili quelle parole: come aveva potuto? Mi sembrava che fingesse e volevo aggrapparmi a tutti i costi a questa speranza.
Guardare Sanji e il capitano combattere era straziante: mi ricordò Water Seven, lo scontro tra Rufy e Usop e il suo successivo allontanamento, Robin... Già Robin! Che Sanji stesse facendo come lei, che stesse mentendo per proteggerci? Quello era stato uno dei periodi più difficili per me, per noi tutti, ma ne eravamo usciti più forti.
Non sapevo se i due stavano combattendo sul serio o meno: certe volte mi sembrava che non stessero dando il massimo per non ferirsi, altri attacchi invece parevano intenzionati a stendere l'avversario.
Decisi che non potevo stare lì ferma ad aspettare ancora e mi misi tra loro due. Rufy stava per sferrare una raffica di pugni e Sanji un diable jambe, ma appena mi videro si fermarono all'istante.
“Nami, vai via! É una questione tra me e lui, non ti riguarda!” mi urlò il capitano. 
“Non mi riguarda? Come sarebbe a dire che non mi riguarda? Sto rischiando la vita quanto te stando qui!” gli risposi per poi avvicinarmi a Sanji.
“Nami-san, vai via, non costringermi a...”
“A fare cosa?”. Gli diedi uno schiaffo carico di rabbia e amarezza. “Come hai potuto dirci quelle parole? Come?”.
“Andatevene e nessuno si farà male”.
“Troppo tardi Sanji. Le tue parole mi hanno già ferita”. Trattenni a stento le lacrime mentre lo guardavo cercando di fargli capire quanto stessi male.
“Ehi che diamine combini? Ti fai battere da una ragazza? Colpiscila! Anche se è un peccato rovinare un tale corpo” gli urlò uno dei suoi fratelli.
“Rufy andiamo via. Sanji non merita il nostro aiuto. Non merita niente da noi”. 
Il capitano iniziò a protestare ma mi avvicinai a lui e lo trascinai via.
I fratelli di Sanji ci urlarono all'unisono di andarcene e non tornare, mentre Judje ci guardava con disprezzo e Rejiu con uno sguardo indecifrabile, ma mi sembrava diversa dagli altri.
Anche Sanji si unì al coro dei fratelli:
“Non tornate più!”. 
Rufy aveva il volto coperto dal suo cappello, alcune ferite superficiali sanguinanti lungo il corpo, ma aveva capito che in questo momento non saremmo riusciti a riportare Sanji con noi. Voleva andare al Tea Party e mi augurai che avesse un piano in mente.
Mi girai una volta soltanto a guardarlo e allora smise di urlare, si voltò e tornò alla sua carrozza.
Bastò quell'unico sguardo per capire la sofferenza che stava celando.

***  

“Nami-san, prendi la mia giacca o avrai freddo”. 
“Sono in grado di andare a prendermi un giubbotto da sola se avrò freddo, Sanji-kun”.
Erano ormai vari giorni che eravamo ripartiti da Whole Cake Island, sconfiggendo i Vinsmoke e mandando all'aria il piano di Big Mom del mio matrimonio con sua figlia.
Eppure sentivo che Nami ancora non mi aveva perdonato per le parole usate contro lei e Rufy. Sapevo che ero stato duro, ma era necessario in quel momento. Ed era inutile girarci intorno facendo finta di nulla.
“Nami-san, mi dispiace, davvero. Ma non avevo altra scelta. C'erano troppe persone in pericolo e voi non potevate controllarle tutte. So che mi capisci”.
“Lo so. E ti capisco. Ma hai esagerato. Quello che hai detto mi ha ferito, capisci? Più di quanto possano fare pugni e calci”.
“Nami-san, credimi non l'avrei fatto se non fosse stato strettamente necessario”.
“Non mi importa! Hai ferito tutti noi, tutto quello in cui abbiamo sempre creduto e per cui abbiamo sempre lottato!”. 
Iniziò a darmi dei pugni sul petto, a piangere a dirotto e ad insultarmi. Pensai che fosse un passo avanti visto che i giorni scorsi nemmeno mi parlava: aveva bisogno di quello sfogo. Quandò finì rimase ferma a piangere con i pugni ancora sul mio petto.
“Va tutto bene Nami-san, ok? Ora sono qui, non me ne andrò mai più. Mai più segreti. Mai più altre donne”. Le accarezzai i capelli e rimanemmo per un po' in silenzio.
Poi le si allontanò e mi aspettai il peggio.
E se non si fosse avvicinata mai più?
“La vuoi sapere una cosa buffa? Mentre ci urlavi di andarcene, riuscivo a pensare solo ad una cosa. Non mi ricordavo l'ultima volta che mi avevi detto “ti amo”. Non fai che decantarlo ogni momento che puoi, eppure proprio non riuscivo a ricordarlo. Buffo no? Hai mai sentito qualcosa di tanto stupido? Eppure è così”.
“Ti eri appena svegliata e stavi passeggiando prima che anche i Minks si svegliassero e iniziassero la loro solita allegra confusione. Ti ho vista dalla finestra della cucina: sono venuto da te con una tazza di caffè fumante e abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Ti ho detto che quella mattina mi sembravi ancora più bella e tu mi hai risposto che ero il solito pervertito. Poco dopo abbiamo sentito gli altri svegliarsi: ti ho detto “ti amo” e poi ho dovuto lasciarti per preparare la colazione agli altri. Questa è stata l'ultima volta che ti ho detto ti amo”.
Abbozzò un lieve sorriso e si voltò di spalle.
“Non basterà questo Sanji-kun. Non basteranno una giacca o qualche bella parola. Ci vorrà molto, molto tempo”.
“Lo so Nami-san. Ma io non devo andare da nessun'altra parte”.
“Ora vattene, torna a dormire, mi deconcentri. Ed inizio ad avere freddo quindi lasciami quella tua maledetta giacca”. 
E allora seppi che avrei riconquistato la sua fiducia.



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Ciao a tutti nakama! 
Il capitolo è evidentemente ispirato all'ultimo capitolo, pieno di feels, così come si preannuncia il prossimo. Questa saga mi sta davvero entusiasmando: finalmente, dopo Dressrosa ci voleva! 
E capita che mi vengano queste strampalate idee dopo scan così piene di sentimenti.
Non so come finirà lo scontro tra Rufy e Sanji ma dovremo scoprirlo a breve.
E voi? Che ne pensate? Fatemi sapere!
Un forte abbraccio, a presto!
Namirami

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