Me stessa

di emily12_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

 

Le foglie secche scricchiolano sotto i miei piedi, le vedo accartocciarsi e venire sollevate dal vento insieme alla polvere della strada.

Alcune case hanno già cominciato a chiudere le imposte e il sole sta morendo dietro a un lampione.

Stringo le braccia al petto e ridacchio, una risatina isterica che spaventa anche me.

Ho preso l'abitudine di ridere quando ho paura, e a farmi paura in questo momento è il freddo: da quando sono uscita da Askaban mi terrorizza.

C'è una bambina poco più in là sul marciapiede: insulsa babbana...se solo sapesse chi sono se ne andrebbe via da qui.

Sta correndo verso di me e mi inciampa addosso.

“Scusa!!” mi dice tutto d'un fiato, ma ha già un nuovo sorriso all'angolo della bocca.

La guardo interdetta: “N...niente...Tranquilla...”

“Arrivederla!!”

“Ciao...” le parole mi escono dalla bocca in un sussurro.

Non credo di avere più la forza di pensare: era così felice quella bambinetta...

Sento le mani tremare: vorrei solo correre da lei e cruciarla.

“Hai bisogno di aiuto?”

Non posso crederci: è tornata indietro da me!!

Io aiutata da quella babbana?? Ma chi si crede di essere?!

Non riesco a guardarla in viso: non capisco perché, ma ogni istante che passa sento crescere il bisogno di tirarle uno schiaffo per cancellare la sua felicità.

Ma perché poi?

“Vattene via.” sussurro.

Perché sta ferma lì? Deve andarsene subito o potrebbe scapparmi di farle del male.

Mi rendo conto che sto assurdamente cercando di proteggerla da me stessa.

E' tanto vicina che le mie mani potrebbero scattare e strangolarla.

“Ma...lei non sembra stare bene, signora.”

“Senti stupida ragazzina, se non te ne vai entro dieci secondi, puoi dire addio alla tua vita.” il mio era un sussurro quasi impercettibile, mi credo mi abbia sentito.

Infatti sgrana gli occhi, le trema per un attimo il labbro inferiore, e si ritrae all'improvviso.

Non dice nulla, mi guarda spaventata e se ne va.

Torno a respirare normalmente.

Anch'io forse un tempo ero stata così felice, ma non ne sono così sicura e poi comunque sarebbe tanto tempo fa.

Non riesco a trattenere una mezza risata mentre le immagini della mia vita mi scorrono nella mente...

 

* * *

 

“Bella prendila!”

“Non voglio giocare con la tua stupida palla!”

“Ma ci divertiamo!! Non vedi che bel sole?” rise mia sorella.

Odiavo il sole: era come se tutti si aspettassero che io dovessi essere allegra e spensierata quando faceva bello.

E io non volevo fare quello che gli altri si aspettavano.

Narcissa non ne ho voglia davvero....”

Mia sorella mi si sedette accanto e cominciò a giocherellare con i fili d'erba.

“Allora cosa ti va di fare?”

Alzai per un attimo gli occhi al cielo: “ Troviamo la tana di Kalabù!”

“E chi è?” chiese mia sorella storcendo la bocca.

“Un orco che vive nella tana di un coniglio perché è capace di trasformarsi in qualunque essere voglia...ha gli occhi gialli iniettati di sangue e un naso pieno di pustole velenose...” avevo un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

“Non esiste...” abbozzò un sorriso anche lei.

“E chi te lo dice?”

Risi per l'eccitazione e ci addentrammo nel boschetto: mi era sempre piaciuto sfidare gli altri e non rispettare le regole.

 

* * *

 

“Devi smetterla di fare sempre quello che ti diciamo di non fare, ok?! Tu...tu ti caccerai in guai seri prima o poi, lo sai?” mia madre gesticolava e mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite.

“Se non vi avessimo trovate quanto tempo sareste rimaste lì?? Una settimana? Due settimane? Perché poi sareste morte di fame se non peggio!” stavolta l'avevo combinata grossa.

“La foresta è proibita Bellatrix. La foresta è pericolosa, non ci devi andare.”

Ero abituata a queste scenate: me ne toccava una ogni due giorni.

Ricordo che concentrandomi su un certo disegno del tappeto riuscivo quasi a non sentirla.

Così osservavo dal di fuori la mia vita.

“Siamo stanchi Bella del tuo comportamento. Se seguissi l'esempio di tua sorella magari...magari miglioreresti un po'... e se non puoi fare a meno di cacciarti nei guai, almeno cacciati nei guai senza coinvolgere altra gente!!”

Il disegno del tappeto era una linea rossa circolare decorata con motivi floreali, ad un certo punto la stoffa cambiava colore e la linea si spettava lasciando posto a un..

Bellatrix!! Mi ascolti quando ti parlo??”

La guardai spaesata, quasi impaurita.

Era ingiusto. Io non volevo essere un tale disastro, ma non era colpa mia se non ero capace di essere brava.

All'improvviso tremai dalla rabbia: “No mamma, non ti stavo ascoltando.”

I vetri andarono di colpo in frantumi.

Sgranai gli occhi spaventata: ero stata io.

Bellatrix...” mia madre mi fissava sconsolata e la sua voce mi sembrò un lamento.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Serpeverde.

Così etichettata cominciò la mia vita ad Hogwarst, e così pure finì.

 

Bellatrix! Come te la passi con questa stupenda e profumata giornata di pioggia?”

Era Sirius, mio cugino, che con fare baldanzoso si sedette nella poltrona accanto alla mia.

Corrugai la fronte: “Cosa vuoi?”

“Mi chiedevo come stavi...cosa stai leggendo?”

Quel suo modo di fare non mi piaceva: doveva esserci sotto qualcosa.

Ero ancora al primo anno, quindi non avevo ancora avuto il tempo di stringere tante amicizie e mio cugino, vedendomi sola, qualche volta mi gironzolava attorno per passare il tempo.

Era un grifondoro, ma non gli importava granché di quello che avrebbero detto quelli della sua casa vedendolo con me.

Ripensandoci era un gesto quasi gentile da parte sua.

“Un libro come un altro.” dissi con noncuranza.

“Ah...sì, è proprio il mio preferito!” mi fece l'occhiolino.

Sbuffai.

Di scatto me lo rubò dalle mani.

“Vediamo un po' cosa legge la mia cara cugina...”

“Lasciami in pace e rimettilo giù!”

“Oh oh....questo è tutto da vedere.”

“Mi sa che ti conviene lasciare giù quel libro Sirius. Chissà cosa potrei raccontare a tua madre se non lo fai...non mi sembra che siate in ottimi rapporti e io ho molta inventiva.” alzai un sopracciglio e incrociai le braccia al petto.

“Non lo faresti mai.”

“Sì che lo farei. Sono sempre stata una bambina cattiva, no? Chi ti dice che io sia cambiata?”

“Tu non eri una bambina cattiva Bellatrix...eri solo...sì, insomma, un po' vivace.”

Mi si scaldò il cuore per quell'affermazione, finalmente qualcuno che non mi giudicasse solo dall'apparenza.

“Ma il tuo libro devi guadagnartelo!”

“Mettilo giù!”

“Prova a prenderlo.” disse cominciando a correre per i corridoi.

“Te la farò pagare!” gli grido rincorrendolo.

“Prima devi riuscire a prendermi!” rideva proprio di gusto: ma si credeva divertente?

Più correvo, più sentivo di odiarlo, senza sapere in realtà da dove nascesse quel sentimento.

Ad un certo punto si fermò e fece per restituirmi il volume sfoderando un enorme sorriso.

Gli tirai uno schiaffo in pieno viso: le mie mani tremavano dalla rabbia.

“Perché?” chiese arrabbiato a sua volta.

“Ti ho detto di fermarti e non lo hai fatto! Nessuno mi ascolta mai! Ma cambierà...imparerete tutti ad ascoltarmi.” dovevo trattenermi per non piangere.

“Sei solo una bambina viziata.”

“E tu sei un traditore della tua famiglia.”

“Smettila.”

“Lo dicono tutti.”

“E tu ci credi?”

“Certo che ci credo, non dovrei neanche rivolgerti la parola.” avevo fatto centro nella piaga, e per un attimo mi sentii euforica.

“Devi imparare ancora tante cose, sai Bella?” mi disse con una calma terrorizzante.

Sentimmo dei passi dietro di noi e non facemmo in tempo ad andarcene che apparve la McGrannit.

“Cosa ci fate qui? Questo è il corridoio a est del quarto piano. E' proibito agli studenti.” disse tutto d'un fiato. Era visibilmente di fretta e non sembrava avere molto tempo da perdere.

“La Black ha nascosto qui il mio libro e sono stato costretto a venirlo a cercare professoressa.” dice mio cugino perforandomi con lo sguardo.
“E' vero signorina Black?” chise la McGrannit felice di aver già sistemato la faccenda.

“Io...” lo sguardo di Sirius era talmente gonfio di vendetta che fui costretta ad abbassare gli occhi per non incrociarlo.

La professoressa prese questo gesto come un'ammissione della mia colpa.

“Cinque punti in meno a Serpeverde. E ora tornate nelle vostre case.”

Rimasi immobile anche dopo che se ne fu andata, stordita dalla mia incapacità di reagire.

Sirius fece per andarsene a sua volta.

“Non è andata così...” dissi con la voce più acuta del dovuto “Come hai potuto?”

“Puoi provarlo? No.”

Quella frase mi si bloccò nello stomaco.

“Come ho appena detto, hai ancora molte cose da imparare cugina. Lezione numero uno: bisogna saper usare i fatti in proprio favore, perché non esiste la verità.”

 

Ciao a tutti!! Spero che questa storia vi stia incuriosendo almeno un po’ e vi ringrazio per essere arrivati a leggere fin qui.

Ammetto che talvolta il carattere di Bellatrix possa sembrare scocciante e strano, ma l’ho fatto per cercare di rispettare le caratteristiche del personaggio nel libro.

Mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione e le vostre critiche,

a presto, emily

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

 

“Hai già il vestito per il ballo stasera?” mi chiese eccitata Narcissa.

“Il ballo?” chiesi senza alzare gli occhi dal mio libro.

“Ehi...pianeta terra chiama Bellatrix! Ci sei?” mi chiese divertita.

Mmmm...sì, ho capito. Tanto non ci vado.”

“Oh no, tu ci andrai. Ci andremo insieme.”

“No....”

“E te ne vuoi stare qui a leggere?”

“Magari sì.” borbottai.

“Oddio Bellatrix. Hai quindici anni! Quando ti deciderai a farti una vita sociale?”

“Io mi diverto qui molto di più che in mezzo a quelle stupide ochette delle tue amiche.”

Bellatrix!!”

“Dico solo la verità....” sbuffai.

“Sei intrattabile ed egoista.”

Feci finta di non sentirla.

“Ma...perché non vuoi venire? Sarai l'unica di tutta la scuola a mancare...”

“Se ne faranno una ragione...”

Narcissa non si diede certo per vinta, ma continuò per un buon quarto d'ora ad elencarmi milioni di motivi per i quali era meglio se andavo.

“Ma la vuoi smettere?! Ho detto no. Dovreste imparare ad ascoltarmi quando parlo! Sono stanca di persone che decidono al posto mio! La mamma, i professori, tu...tutti! Ho una voce Narcissa! E questa festa non sarà altro che un accumulo di corpi che si muovono in maniera confusa al ritmo di una musica assordante. Presto saranno tutti ubriachi. Perché sai, sono tutti pronti ad una serata indimenticabile dove la loro vita potrebbe cambiare...sono decisi a lasciare da parte loro stessi, a nascondere la verità del loro carattere che odiano...ma è inutile. Perché nessuna verità esiste...forse non esistono neanche loro e neanche io o te...” le parole mi uscirono dalla bocca senza avere un senso e senza che io potessi controllarle, mi sentivo febbricitante “Vai via...Narcissa...ti prego vai via...” finii per dire con voce strozzata.

Lanciai il libro che avevo in mano contro la mia immagine nello specchio.

“Tu sei pazza.” sussurrò Narcissa prima di andarsene.

Rimasi sola e scoppiai in singhiozzi intervallati da brevi risate isteriche per l'assurdità che trovavo in quella situazione.

Forse Narcissa aveva ragione: forse ero davvero pazza.

Mi sentivo così sbagliata...

Andai alla finestra e guardai fuori: la notte stava strappando l'ultimo briciolo di cielo al tramonto.

Fui improvvisamente presa da un'irreprensibile frenesia.

Scaraventai i vestiti fuori dal baule: io ero Bellatrix Black mi dissi, non potevo certo lasciarmi spaventare da una stupida festa.

Dopo poco l'immagine nello specchio rifletteva una bella ragazza in abito da sera: effettivamente non ero mica male.

Non sapevo bene cosa mi spingesse a scendere in mezzo a tutta quella gente: forse era solo il desiderio di cambiare finalmente la mia vita.

Non avevo di che lamentarmi in proposito: da quella sera la mia vita cambiò, perché io cambiai radicalmente.

Fu quella, inoltre, la sera in cui lo vidi per la prima volta.

Era insieme ad un gruppo di amici, un leggero sorriso all'angolo della bocca, sicuro di sé fin dal primo sguardo.

“E tu cosa ne pensi Tom?” gli chiese uno di quei ragazzi.

“Niente di particolare.” disse lui con una lieve alzata di spalle.

Poi per puro caso si voltò verso di me e i nostri sguardi si incrociarono: rabbrividii.

Mi sentivo assolutamente a disagio sotto quello sguardo, eppure mi sorpresi a continuare a pensare a lui per tutta la sera.

Tornata in camera mi guardai allo specchio: “Tom.” dissi al mio riflesso.

Ripetei il suo nome più e più volte fino a che lo stesso suono dato dalle lettere cominciò a nausearmi e a darmi un senso di sicurezza allo stesso tempo.

Quando mi voltai notai che Narcissa era sulla porta e mi guardava scioccata.

“Tom.” le ripetei sorridendo.

Sentivo una sensazione strana che mi faceva tremare le ginocchia: ero felice.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

“Stai attenta a dove metti i piedi!”

“Ok, ma lei si dia una calmata e non usi quel tono con me.”

Il signore calvo, stupito dalla mia reazione, inclinò il suo testone tondo, ma non gli diedi il tempo di ribattere e mi dileguai.

Le strade erano troppo affollate e io troppo di fretta per stare attenta a non sbattere contro nessuno.

Mia madre sarebbe tornata a casa nel giro di poco tempo e non doveva assolutamente scoprire che ero stata fuori tutta la mattina.

“Ehi, ehi...”

Una scarica elettrica mi percorse la schiena.

Mi ero appena scontrata con l'ennesima persona, e stavo proseguendo senza neanche guardarla in faccia.

Ma quella voce l'avevo già sentita, così mi voltai e trovai Tom a pochi metri da me che mi guardava divertito.

“Ciao...” cercai di dire.

“Ci conosciamo?”

Ovvio: era impossibile che si ricordasse chi fossi.

“No, effettivamente no.”

“Felice di fare la tua conoscenza allora.”

Ok, Bella ora calmati e sii te stessa...no! Io ero un disastro: non dovevo essere me stessa...

“E' un piacere anche per me.” farfugliai.

“Ma...io ti ho già vista, o no? Non eri forse al ballo ad Hogwarst? Credo che avessi un vestito nero

, o mi confondo con qualcun altro?”

“No, no...ero io.” credo di aver avuto una faccia assolutamente stupida in quel momento, ma non riuscivo più a ragionare.

“Come ti chiami?” sembrava davvero interessato a saperlo.

Bellatrix. Ti va di fare due passi?” lo dissi con grande naturalezza.

“Certo, perché no?” rispose sorridendomi.

Non stavo semplicemente invitando un ragazzo ad uscire, stavo anche sfidando me stessa.

Mi piaceva il suo modo di fare sicuro di sé, mi piaceva quel suo sorriso sfrontato e il modo di fare pacato.

Forse troppo pacato per essere normale: come se ci fosse stato un filtro tra lui e la vita che gli stava attorno.

“E' stato bello passare del tempo con te. Ci rivedremo?”

“Certo.” esclamai.

Avevo i gomiti appoggiati al ponte di Bendelty che ora non c'è più, ma che hanno ricostruito con un altro nome.

Arrivava l'aria fresca dall'acqua accompagnata dal rumore della corrente che si infrangeva sui ciottoli.

Riprendemmo a camminare per le stradine della piazza: pensavo che ci saremmo salutati e divisi, ma a quanto pare nessuno dei due sapevo bene cosa stava facendo.

Inoltre Tom mi sembrava un ragazzo con pochissimo filo logico in quello che faceva.

Magari apriva la bocca per dire qualcosa e la richiudeva di scatto subito dopo, si torturava le mani o l'orlo della camicia, cambiava di scatto posizione; sembrava che lui stesso fosse un mistero da risolvere.

Come me, in fondo.

Spesso mi sentivo un mistero perfino per me stessa: era impossibile che fossi veramente io la ragazza che quel giorno era uscita con Tom.

“Allora a presto.” disse ad un tratto.

“A presto.” ripetei.

Ma prima di andarsene si avvicinò e mi baciò.

Poi mi fece l'occhiolino e lo persi di vista tra le tante persone.

Rimasi interdetta.

Perché?

Per un attimo sentii di odiarlo con tutta me stessa.

Ma che ore erano??

L'una??

Mia madre era a casa da un pezzo oramai....oh no...

Mi misi a correre verso casa.

Mi piaceva correre: mi aiutava a non pensare.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Le nuvole si rincorrevano senza sosta: avrei voluto essere là in alto con loro.

“Allora sei venuta.”

Sobbalzai.

“Avevi dubbi in proposito?” domandai sprezzante.

“No.” confessò Tom e dalla sua voce capii che era rimasto piacevolmente sorpreso da me.

Del resto mi ero addentrata nella foresta seguendo le strane indicazioni di un ragazzo che conoscevo appena.

Le fronde degli alberi lasciavano filtrare poca luce che creava riflessi e chiazze sul terreno.

Il rumore del torrente copriva in parte quello delle cicale, e le nostre parole coprivano il vuoto creatosi attorno a noi.

“Allora come mai mi hai fatto venire qui?” chiesi curiosa.

“Guarda.”

Mi prese una mano e mi condusse una decina di metri più in là, spostò le fronde di un salice piangente e dei rami d'edera.

“Oh...” mi lasciai sfuggire.

Era una sorta di capanna di legno perfettamente nascosta tra gli alberi.

Tom aprì la porta: subito mi colpì la grande quantità di libri contenuti in cassette per la frutta, poi notai un tavolino nell'angolo ricolmo di carte e un pentolone rovesciato nel disordine.

Mi avvicinai al tavolino e presi in mano un foglio: era ricoperto da una scrittura molto fitta, piena di segni e cancellature, come la maggior parte degli altri fogli.

“Sorpresa?” mi chiese con tono indecifrabile.

S..Cioè no. Non sono sorpresa. Sai, mi aspettavo chissà cosa e invece mi ritrovo in un piccolo laboratorio pieno di scartoffie.” alzai le spalle e puntai i miei occhi nei suoi.

“Oh...capisco.” mi lancia un sorriso divertito senza distogliere lo sguardo dal mio.

“Mi piace studiare tutte le forme della magia. Ho viaggiato molto per questo, sai? Credo che ad Hogwarst ci sia molta carenza su alcuni fronti.”

Lo guardavo senza capire: “E...quindi? Cosa centro io?”

“Ti ho fatta venire qui perché di ritengo una strega molto brillante e perché credo che se lavoreremo insieme potremmo andare lontano.” i suoi occhi luccicavano per l'emozione.

Prese la bacchetta magica, l'agito e riordinò in un secondo le carte sul tavolino.

Io strabuzzai gli occhi: “Non puoi!! Hai ancora la traccia, ti espell...” non mi lasciò finire la frase.

“Espelleranno? Me?” scoppiò a ridere “Ho imparato un incantesimo per truccare la bacchetta in modo che possa fare incantesimi anche se sono minorenne.” mi squadrò soddisfatto, forse in cerca di complimenti.

“Ah...wow...” riuscii a balbettare.

“Passa.”

“Cosa?”

“La tua bacchetta.”

Glie la diedi poco convinta.

La prese tra le mani e sussurrò qualche parola incomprensibile, la bacchetta cominciò a vibrare e attorno a lei si creò un alone di polvere scura, dopodiché tutto si fermò e Tom me la restituì.

“Incredibile.” sussurrai.

“Allora ci stai? Lavoreremo insieme?”

“Ci sto.” e sono sicura che in quel momento il mio sguardo fosse inquietante quanto il suo.

 

* * *

 

Da quel giorno per tutta l'estate ci incontrammo con regolarità alla capanna di legno.

Più tempo stavo con Tom, più sentivo il bisogno di stare con lui: mi dava la forza necessaria per sopportare tutto quello che mi succedeva durante il giorno, perché lui mi prometteva giorni nuovi dove saremmo stati noi a comandare.

Quelle parole erano droga per le mie orecchie.

 

* * *

 

“Lui è Barty Crouch.”

“Piacere.” gli strinsi la mano.

“Da oggi insieme ad altri si unirà a noi. Credo dovremo allargare il laboratorio Bella.” continuò Tom.

Mi lasciai scappare un mezzo sorriso: aveva usato il mio soprannome.

“Ottimo. Sappi che non siamo qui per divertirci Barty, qui si lavora seriamente.” mi piaceva l'idea di spaventare il nuovo arrivato.

“Okay.” rispose soltanto.

Facemmo scoppiare un po' troppe provette quel pomeriggio, ma alla fine ottenemmo qualcosa di buono: Tom voleva trovare un modo per usare la magia senza la bacchetta.

Era un' idea folle, ma lui era così sicuro di sé, che non potevo fare a meno di crederci con tutta me stessa anch'io.

Quando Barty se ne fu andato, io rimasi con Tom a sistemare le ultime cose.

“Ti piace la mia idea di coinvolgere più persone nella nostra ricerca?” sembrava gli importasse davvero di conoscere la mia opinione.

“Sì, la trovo un'ottima idea.” dissi finendo di sistemare una pila di libri.

Non feci in tempo a voltarmi che Tom mi aveva preso per la vita e fece fare una giravolta per aria.

“Davvero?” rise.

“Sì, davvero.” risi anch'io.

Questa volta fui io a baciarlo, lui rispose al bacio e mi strinse a sé mentre io gli misi le braccia attorno al collo.

Io ero davvero innamorata di lui, e immaginavo che anche lui fosse innamorato di me.

 

Ciao a tutti!! Grazie mille per essere arrivati a leggere fino a qui. Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete delle critiche…così saprei  cosa migliorare J

Baci, emily

  

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Sbadigliai e feci per stiracchiarmi, ma sentii un terribile crampo al polpaccio.

Mi sfuggì un gemito e aprii gli occhi.

Non era possibile...

Io e Tom ci eravamo addormentati schiena contro schiena nell'ala proibita della biblioteca mentre cercavamo delle informazioni su alcuni libri.

“Merda...” si lasciò sfuggire Tom che si era a sua volta svegliato.

Non riuscii a trattenere una mezza risata per la situazione assurda.

“Ehi non c'è niente da ridere.” disse ironico.

Guardai l'orologio.

“Sono appena le sei: forse riusciamo a tornare alle nostre case senza che ci vedano.”

“Non abbiamo molte alternative.” mi fece l'occhiolino.

Sgattaiolammo fuori camminando in punta di piedi.

Ad un tratto sentimmo dei passi dietro l'angolo, mi si gelò il sangue nelle vene: quell'anno mi avevano già beccato troppe volte a fare qualcosa di proibito e non potevo continuare così.

Tom mi prese prontamente un braccio e mi costrinse ad accucciarmi con lui dietro alcune armature.

Rabbrividii sentendo il suo fiato caldo sul collo.

Dopo che Gazza fu scomparso dietro l'angolo, lui mi sorrise da un orecchio all'altro.

Arrivai in camera con il fiatone e mi lasciai cadere sul letto.

Sbuffai, mi alzai e mi guardai allo specchio: riccioli scomposti sulle spalle, occhiaie, divisa stropicciata e camicia fuori dalla gonna.

Settimo anno ad Hogwarsts.

Mi appisolai sapendo che forse non mi sarei svegliata in tempo per la lezione.

Mi svegliai poco dopo di soprassalto, tutta sudata, con il cuore che batteva a mille.

Un incubo, l'ennesimo incubo.

Quando tornai a respirare normalmente scivolai sotto la doccia.

Bellatrix ci sei?” Narcissa si era svegliata.

“Sì sì arrivo!!”

Non potevo neanche fare una doccia in pace!!

Mi lasciai cadere sulla panca del tavolo dei Serpeverde e guardai sconsolata il mio piatto: non avevo assolutamente fame.

Tom si sedette poco dopo di fronte a me: “Programmi per oggi?” mi chiese allegramente.

“No, nessuno.” risposi stupita per la domanda.

“Questo pomeriggio alle cinque al Lago Nero, okay?”

“Okay.”

Se ne andò senza aver quasi toccato cibo.

* *  *

“Allora, come mai proprio qui?” chiesi sedendomi sull'erba umida accanto a lui.

“Questo posto mi piace.” rispose alzando le spalle “e poi guarda.” mi indicò la riva destra del lago nascosta dai rami cresciuti troppo in fretta di alcuni cespugli.

“Non vedo nulla.”

“Guarda meglio.” sussurrò.

Strizzai gli occhi.

Stavo per dirgli di smetterla di prendermi in giro, quando notai una sorta di luccichio tra i rami.

Un luccichio che continuava a ripetersi, e ad un tratto si formarono delle sorte di girandole colorate che sparirono dopo pochi secondi.

“Cos'è?”

“Non lo so con esattezza...ma è opera delle sirene del lago. Credo serva per capire se si avvicina qualche pericolo e che legga i sentimenti di chi è nelle vicinanze, ma non potrei giurarci. Carino comunque.”

Rimasi come incantata non so per quanto tempo a guardarle, alla fine riuscì a distogliere lo sguardo: mi stavano dando assuefazione.

“Adoro il silenzio che c'è qui...” disse Tom ad un certo punto.

Aveva lo sguardo perso nel vuoto, e questo non era mai un buon segno.

“Ci sei alla festa di Lestrange sabato?” chiesi per cambiare discorso.

“Fammi indovinare Bella...alcool, fumo e musica fin troppo alta?” disse sorridendo leggermente.

Emmm...immagino di sì.”

“Non ho intenzione di aiutare i miei polmoni e il mio fegato a morire prima.” storse la bocca dicendo la parola morire, come se gli procurasse dolore.

Risi: “Ma Tom!! Che cosa dici? Ci divertiremo e poi non morirai certo per qualche sigaretta...”

“E chi te lo dice?” era serio, e io ad un tratto mi sentii terribilmente a disagio.

“Lo dico io...ma lo dicono tutti, cioè, è così e basta.”

Lui sbuffò divertito.

“E poi parliamone Tom, magari adesso fai il bravo ragazzo e non sgarri mai, poi fai un incidente d'auto tra vent'anni ed è fatta.” speravo di averlo convinto, ci tenevo molto che venisse con me a quella festa.

“Io non morirò affatto Bellatrix, né per un incidente d'auto, né per le vostre feste.”

Lo guardai scioccata e mi spaventai vedendolo ancora serio.

“Smettila di dire stupidaggini Tom. Verresti alla festa per me? Ti prego...”

“Ho già detto di no.”

“Ma perché diamine dovresti vivere per sempre Tom? Ok gli incantesimi senza bacchetta magica, passino le piante che cambiano colore...ma questo non ha senso...”

Tom ansimava, con enorme fatica mi rispose: “Non voglio scomparire nel nulla...devo vivere per chi voleva che non vivessi, per mio padre che se ne è sempre fregato di me...hai presente quelle erbacce, che se ne fregano del diserbante? Ecco, io sono un'erbaccia.”

“Ma Tom...quello che dici non ha senso...”

“Sì invece! E neanche tu dovresti andare a quella festa!!”

“Ah ma davvero? E chi saresti tu per ordinarmi cosa fare? Faccio come mi pare, io.” mi morsi il labbro, l'avevo sfidato, mai sfidare Tom.

“Hai ragione Black, io non sono nessuno per te.”

Se ne andò lasciandomi con un pezzo di ghiaccio nello stomaco.

“Ma vaffanculo!!” gli gridai.

Non si voltò.

Tirai un calcio all'acero e mi feci male ad un piede.

Mi lasciai cadere per terra con lacrime di rabbia che mi stavano facendo colare il mascara.

Lo odiavo, e allo stesso tempo provavo tanta tenerezza per lui che mi portava a detestarlo ancora di più.

Di sfuggita notai che le luci e le girandole dietro al cespuglio avevano cambiato colore: erano nere ora.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Ci riparammo ormai fradici sotto un cornicione.

L'aria fredda gelava il naso, inoltre i piedi erano ghiacciati perché avevamo ancora le scarpe di tela: quel temporale era il primo della stagione e sapevamo che avrebbe segnato irreparabilmente l'inizio dell'inverno.

“Entriamo?” mi chiese Rodolphus.

A parte per quel nome sfortunato mi piaceva tutto di lui.

Spingemmo la porta con i vetri appannati ed entrammo.

Mi irrigidii vedendo Tom seduto ad un tavolino all'angolo con alcuni amici, anche se ormai mi chiedevo come facesse ad averne di amici.

Guidai Rodolphus ad un tavolo il più lontano possibile dal suo evitando di guardarlo, tattica che utilizzò subito anche Tom, ignorandomi per tutto il tempo.

Prendemmo due burrobirre, parlammo, ridemmo...eppure mi sentivo così fuori posto...

Rodolphus mi prese una mano appoggiata sul tavolino e io arrossii.

Ero un disastro ovunque.

Cominciai a pensare dove ero mai stata me stessa e strinsi le labbra quando l'unica risposta che trovai fu Tom.

Con lui ero stata me stessa e basta, semplicemente io.

Mentre cercavo di elaborare un piano per fare pace ,continuai a sorridere e rispondere allegramente a Rodolphus.

Guardai di sottecchi il suo tavolo e vidi che ora era arrivata un'altra ragazza.

Era bella, niente da ridire in proposito, ed era simpatica: tutti ridevano delle sue battute.

Dopo poco si alzò, ma prima di andarsene si chinò a baciare Tom e gli sorrise complice.

Scomparve accompagnata dallo scampanellio del ninnolo appeso alla porta.

“Tutto bene?” mi chiese preoccupato Rodolphus “sembra che tu abbia la febbre.”

Mi sentivo le guance in fiamme e le orecchie mi ronzavano per la rabbia: “Sì, sì, scusa.”

“Posso?” un amico di Rodolphus si sedette al nostro tavolo “Allora caro Rodolphus Lestrange, come mai sei qua con questa bella ragazza? Immagino che si sia dovuta ubriacare per uscire con te.” fece l'occhiolino all'amico e io risi.

Il gruppo di Tom si era alzato e se ne stava andando, lui era l'ultimo.

Tom aprì la porta, ma, prima di seguire i suoi amici, si voltò verso di me e incrociò il mio sguardo.

Continuammo a guardarci finché le statuette vicino alla porta gracchiarono: “Ehi!! Qui si gela ragazzo!”

Allora Tom staccò i suoi occhi dai miei ed uscì.

Era triste il suo sguardo.

Capii che non avrebbe mai potuto amarmi davvero e pensai di averlo perso per sempre.

 

* * *

Non possiamo costringere nessuno ad amarci e qualche volta è meglio arrendersi e aspettare che il tempo passi fregandosene di quelli che dicono che ogni istante della propria vita è importante e che bisogna vivere il presente per non invecchiare pentendosi del proprio passato.

Passò l'ultimo anno di scuola e io e Rodolphus ci mettemmo insieme: gli volevo bene ed eravamo felici.

Sentii dire che ora Tom si faceva chiamare Voldemort, e che aveva dei  seguaci chiamati Mangiamorte.

Ma non lo incontrai più per diverso tempo, finché non bussò egli stesso alla nostra porta cambiando di nuovo la mia esistenza e proponendoci di unirci a lui.

Lo seguimmo.

Io e Rodolphus ci sposammo con quella fretta di chi ha paura di non vivere ancora per molto.

Cominciò la guerra e tutti noi ne subimmo le conseguenze.

 

* * *

Ed ora sono qui, dopo tutto questo tempo ancora seduta su una panchina all'aria gelida di Novembre a chiedermi se sono diventata davvero quello che volevo.

Ma ormai so che i nostri desideri spesso non si realizzano e dovrei smetterla di essere triste.

Ridacchio cercando di trattenere le lacrime e stringo le mani sul bordo della panchina facendo diventare le nocche bianche.

Il sole rosso del tramonto fa capolino da dietro una nuvola.

Improvvisamente sento un gran desiderio di correre come quando ero bambina e avevo appena scoperto qualcosa di nuovo.

Ogni tanto i miei cambi di umore spaventano anche me.

Sento piano piano sciogliersi il nodo allo stomaco e non capisco più la disperazione di poco prima, perché ora sono di nuovo invincibile.

Sono Bellatrix Lestrange e niente può ferirmi.

Io che ho paura? Ma volete scherzare?

 

Ecco a voi il settimo e ultimo capitolo! Magari vi succedono un po’ troppe cose e un po’ troppo riassunte una dopo l’altra, ma ci tenevo che i capitoli fossero sette, numero che si incontra di continuo nei libri di Harry  Potter.

Questa storia è stata un po’ un esperimento per me, e non so se mi è riuscita tanto bene. Ci terrei molto a sapere se vi è piaciuta o se avete qualche critica per migliorare qualcosa.

Baci, emily

 

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