The Betrothed

di Vichy90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tin Wedding ***
Capitolo 2: *** Married Life ***
Capitolo 3: *** Wedding Night ***
Capitolo 4: *** Never Interfere between Husband and Wife ***
Capitolo 5: *** Marital Disputes ***
Capitolo 6: *** Dealing with a Crisis in Marriage ***
Capitolo 7: *** The Truth about Marriage ***
Capitolo 8: *** Reconciliation Between Spouses ***
Capitolo 9: *** Wedding War ***
Capitolo 10: *** The Betrothed ***
Capitolo 11: *** Extra 1 - Arranged Marriage ***



Capitolo 1
*** Tin Wedding ***


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Ch. One
-Tin Wedding-




<< Isabella! Isabella!! Muoviti, il Duca attende!! >>
<< Arrivo madre, pazientate ancora un minuto vi prego! >> mormorò affannata Isabella mentre la sua dama personale le tirava con forza i lacci del corpetto.
Era agitata e sperava solo che quel momento non arrivasse mai. O in alternativa arrivasse e passasse in fretta.
Edward era il suo sposo da ormai 10 anni, eppure non rammentava di lui nemmeno il viso. Aveva visto alcuni ritratti inviatogli appositamente dalla duchessa di Somerset, la madre di Edward, ma lei sapeva che quei ritratti erano sempre lontani dalla realtà e abbelliti.
Temeva di scoprire come fosse. Temeva di sentire la sua voce… vedere il suo viso. E se non gli fosse piaciuto? Se fosse stato storpio, strabico o con le gambe distorte?
E se fosse stato maligno? Era pur sempre un Duca che era stato obbligatoriamente imparentato con la figlia di un mercante che aveva acquisito un titolo nobiliare comprandolo e non per diritto. E se l’avesse picchiata? Se l’avesse svergognata ignorandola e concedendosi al piacere delle amanti?
Troppi dubbi e troppe paure che non si dileguarono nemmeno quando la serva terminò di prepararla e la madre tornò nelle sue stanze per accompagnarla da colui che ormai da anni era suo marito a tutti gli effetti.
<< Cammina piano Isabella, come si conviene ad una nobile. >> la redarguì la donna trattenendola per il braccio con forza, notando la figlia scalpitare in preda all’ansia.
<< Com’è madre, voi lo avete visto? >>
<< Non ancora, c’è tuo padre ad intrattenerlo e parlare d’affari. >>
Si fermarono di fronte alle porte dello studio e Isabella istintivamente controllò che l’abito non avesse pieghe antiestetiche e i capelli fossero ancora in ordine.
<< Come mi devo comportare? >> domando in tensione prima che fosse annunciato il suo arrivo.
<< Tieni gli occhi bassi e non incrociali con i suoi finchè non sarà lui a chiedertelo espressamente. Non parlare se non è lui ad esigerlo e non fare nulla di sciocco o sprovveduto. Devi dimostrarti una moglie pia, devota e modesta, siamo intesi? >>
<< Si madre .>>
La vide prendere un bel respiro ed aprire con eleganza le porta intagliate di legno.
Gli occhi di Isabella vennero calamitati immediatamente verso le sue stesse scarpine ed avanzò titubante di qualche passo finche non vide di essere al limitare del tappeto.
Intorno a lei solo degli aloni in movimento. Uno era suo padre, una era sua madre e uno era il suo sposo.
La curiosità di vederlo in viso le fece venir voglia di alzare per un attimo gli occhi, ma il timore –di lui, di sua madre, di ciò che avrebbe visto- la obbligarono a restare immobile.
<< Quindi è lei. >> sentì pronunciare da una voce profonda. Dei passi riecheggiare nella stanza e quell’alone che era il suo sposo si avvicinò a lei per poi camminarle attorno per osservarla meglio.
<< Ha i fianchi stretti. Siete sicuro che sia fertile? >>
In quel momento Isabella si sentì mancare dalla vergogna e le guancie si imporporarono per quella frase così indelicata. Certe questioni non era uso analizzarle davanti alle donne.. e ora aveva capito il perché.
<< Sua madre tra maschi e femmine ha partorito 8 figli e guardatela! Non ha néi fianchi larghi nè un seno prospero >> ripose bonario suo padre. Chissà se anche sua madre si sentiva umiliata come lei per quei commenti sconvenienti.. chissà se anche i suoi fratelli si erano comportati così quando avevano preso moglie.
Edward non ripose ma riprese a girarle attorno come un leone intento a studiare la preda finchè Isabella non vide i suoi stivali di cuoio lucido fermarsi proprio di fronte alle sue scarpette di seta.
<< Alzate il viso. >>
E così fece senza però incontrare il suo sguardo. Edward infatti era alto. Molto alto. Tanto alto che Isabella davanti a sé vide solo il suo petto ampio e muscoloso. E le braccia forti e robuste.
Non lo immaginava così vigoroso e aitante. Temeva sarebbe stato basso e grasso ma ciò che aveva davanti agli occhi era ben altra cosa. La curiosità di osservargli il viso fù forte ma lei la trattenne con caparbietà.
<< Siete diventata molto bella. >> mormorò soffiandole l’aria sulla pelle e riempiendola di brividi, per poi voltarsi veloce << Mi concedete di rimanere solo con lei per qualche momento? >>
La stanza ritornò nel silenzio.
<< Ecco.. >> balbettò suo padre preso in contropiede << Non credo sia molto consono. >>
<< Siamo sposati. >> ribattè Edward con ovvietà.
<< Ma l’avete incontrata solo da pochi minuti, e siete in casa mia e… >>
<< Ed è mia moglie. >> lo interrupe lui caparbio. << Ho dei diritti su di lei sanciti su carta e davanti a Dio quindi è mio diritto poter stare solo con Isabella in una stanza, ed è vostro dovere concedermelo. >>
Il cuore della ragazza prese a battere furioso nel petto mentre suo padre e sua madre abbandonavano lo studio mormorando parole incomprensibili e lasciandola sola con quell’uomo sconosciuto.
Quando la porta pesante si chiuse in un tonfo sordo la sua voce bassa e vibrante echeggiò.
<< Guardami >>
E così fece. E ciò che vide la sorprese perché era proprio vero che i ritratti non erano veritieri. Il suo sposo era ben più bello di come l’avevano rappresentato i pittori.
Gli occhi erano piccoli e scuri ma talmente fermi che sembravano poter vedere e carpire tutto, persino il suo animo, e la mascella volitiva sormontata da un naso dritto come un giunco mostravano senza dubbio le sue origini dalle più nobili famiglie inglesi.
Era bellissimo… ma la sua espressione dura sembrava cozzare con il suo aspetto esteriore.
<< Sai anche parlare? >> chiese mordace.
Isabella si umettò le labbra e prese coraggio.
<< Sì, mio Signore >>
<< Non chiamarmi Signore quando siamo soli, siamo sposati .>> la bacchettò. << Non so quali castronerie ti abbia raccontato mia madre per favorire la nostra unione ma la maggior parte erano sciocchezze. Non mi piace leggere e non mi piace la musica. Non conosco le poesie di nessuno se non le filastrocche volgari che raccontano i soldati. Non sono un uomo affabile. Sono burbero, scostaste e chiuso. Ma sono anche generoso e fidato con chi merita la mia fiducia, e se sarai devota, fedele e soprattutto non ti impiccerai nei miei affari andremo d’accordo. So bene che non sei così taciturna e morigerata nella vita quotidiana quindi possiamo smetterla con questa ridicola farsa. >>
Isabella rimase di ghiaccio e la sorpresa le tolse la voce.
<< Parla, maledizione, da quando sono qui non ho sentito se non una sillaba proferire dalla tua bocca! >>
<< I-io… ho capito. >> non sapeva proprio cos’altro dire.
<< Cosa hai capito? >>
<< Che non devo impicciarmi nei vostri affari. >> le veniva da piangere e il Duca se ne rese conto senza però tuttavia modificare il suo tono di voce scontroso.
<< Ti ho detto anche un’altra cosa prima. Rammentalo. >>
Cosa le aveva detto? Che era scorbutico? Che non gli piacevano le poesie? Ah sì.. che erano sposati!
<< Che non devo impicciarmi nei tuoi affari. >> ripeté veloce dandogli questa volta del tu.
<< Bene. Stanotte la trascorreremo in questa casa in modo che io possa rifocillarmi dal viaggio e domani alla buon ora partiremo per il mio palazzo che d’ora in poi sarà casa tua. Hai domande? >>
Isabella tentò di riflettere, ancora troppo sconvolta per ragionare in modo lucido.
<< Posso portare con me la mia dama di compagnia? >> domandò timidamente.
<< Là avrai tutte le dame che desideri. >> la liquidò lui. Isabella però era una ragazza dallo spirito forte e lui se ne accorse quando lei invece di accettare passivamente il suo ordine, rispose nuovamente.
<< Ma è la mia dama personale e mi serve da cinque anni. Sono cresciuta assieme a lei e senza la sua presenza non sarà la stessa cosa. Non desidero tante dame, a me basta solo lei. >>
Lui la osservò curioso cercando di capire se quel suo ardire fosse un comportamento battagliero o solo capriccioso.
<< Non chiederò nient’altro, concedimelo come dono di nozze! >>
Sapeva battere sul tasto giusto e ad Edward questo piacque.. significava che non era stupida e anche se lui era un sostenitore del pensiero che le donne fossero meglio stupide perché quelle intelligenti erano solo fonte di grattacapi, una donna sveglia era un dolce stimolo per i suoi sensi.
Almeno avrebbero avuto qualcosa di cui parlare.
<< Essia. >> borbottò annoiato mentre andava verso la porta per richiamare la famiglia di lei.
<< E stanotte dormirai con me. Non ha più senso non condividere il giaciglio ora che siamo entrambi adulti. >>


<< Non dire nulla. Non fare nulla. Lascia che sia lui ad agire e non provare a piangere o lamentarti. Ti farà male, ma è un dolore che non ha mai ucciso nessuno quindi sì stoica e non comportarti da ragazzina. Ricordati che quello è tuo marito e ha il potere di renderti la vita un inferno >>
Sua madre le stava acconciando i capelli per la notte e nell’intanto le dava quelli che a suo dire erano preziosi consigli ma che in realtà rappresentavano solo ulteriore fonte di tormento per la giovane Isabella.
Edward aveva espresso i desiderio –o meglio lo aveva ordinato- di condividere lo stesso giaciglio con lei per la prima volta da quando erano sposati. Era ovvio a tutti che il suo intento era quello di consumare il matrimonio visto e considerato che un matrimonio non consumato era anche legalmente annullabile e a lei quell’idea felicitava e spaventava allo stesso tempo. Sì, perché se lui voleva unirsi a lei significava che aveva accettato lo sposalizio e voleva garantirlo da una possibile rottura ma dall’altra parte si erano appena conosciuti e tutta questa velocità la spaventava e turbava.
Oltretutto suo padre non era stato per nulla favorevole a tale incontro notturno e sapere che obbedendo a suo marito stava facendo un torto a lui la faceva sentire in colpa.
Il bussare della porta fece fermare i suoi pensieri e quando avanzo la sua serva con una brocca colma d’acqua e del pane capì che era stato lui ad ordinarglielo e che quella notte lei non avrebbero dormito.
<< Il Duca sarà tra poco qui… termino io di acconciarle i capelli Ma’am. >> disse con un inchino mentre la madre usciva dalla stanza lasciando sola la figlia.
La dama aspettò che la porta fosse chiusa per prendere la parola.
<< non abbiate paura mia Signora, vedrete che sarà come togliere una scheggia >> e le carezzò dolcemente i capelli come solo una amica sapeva fare.
<< Jessica voi credete che sarà violento? >>
<< perché pensate questo? >>
<< avete visto anche voi quanto sia sgarbato e burbero. Non sembra un uomo molto dedito alle carezze e all’amore e io.. non sono sicura di essere pronta. >>
<< mia Signora, siete una sposa già da molti anni e oggi lo diventerete davvero. E’ una cosa bella di cui dovreste gioire. Oltretutto vostro marito è cresciuto meglio di quanto potessimo aspettarci, dico bene? >> scherzò facendola sorridere << Fidatevi di lui e vedrete che andrà tutto per il meglio. >>
Isabella aspetto molto tempo l’arrivo del suo sposo, e quando le braci del camino si dimezzarono decise di mettersi a letto pensando che forse Edward avesse cambiato idea.
Si risveglio quando sentì il rumore di stivali che cadevano con un tonfo sul pavimento di legno.
Edward era seduto sulla poltrona vicino al camino e si stava togliendo gli stivali e il pugnale che portava affisso alla cintola.
Non la guardava ma continuava solerte il suo lavoro di denudazione levandosi successivamente la casacca pensate blu, il fazzoletto bianco al collo e i calzoni.
Anche se in imbarazzo Isabella non riuscì a spostare lo sguardo, curiosa nel vedere per la prima volta da vicino un uomo senza gli abiti formali, e continuò a seguirlo con lo sguardo quando lui, con indosso solo la larga camicia di lino e i mutandoni, si piegò per prendere un bicchiere vuoto e una bottiglia di vino dal pavimento e inizio a camminare a passi morigerati verso la sua direzione.
Le si sedette al fianco e lei a quella vicinanza si sedette a sua volta poggiando la schiena sulla testiera intagliata del letto.
Edward silenzioso riempì il calice quasi fino all’orlo e poi glielo porse con modi spicci.
<< Bevi. Tutto quanto. >>
Le stava dando da bere del vino e Isabella non capì. Era ora di dormire.. perché le stava dando da bere?
Edward notò il suo tentennamento così avvicinò ancora di più il calice per spronarla, tanto che lei, confusa, fece come detto.
Quando inghiottì fin l’ultima goccia lui riprese il calice e glielo riempì un’altra volta.
<< Di nuovo, bevi. >>
Ma questa volta Isabella non riuscì a trattenere i suoi pensieri.
<< Ma perché mi stai dando da bere? >>
<< Il vino ti renderà più a tuo agio e permetterà me di parlare senza vederti imbarazzare come una fanciulla. Ora bevi. >>
E lo fece di nuovo, tanto che dopo quel secondo calice sentì la testa vorticare lievemente.
<< Non posso berne più. >> mormorò così per fare capire al suo sposo che non era avvezza a tanto alcool.
Lui annuì e appoggio il calice sul comò tornando a fissarla insistentemente. E Isabella lo ringraziò mentalmente perché ora la sua testa era un baluginio di pensieri confusi e la paura provata prima di coricarsi era persa nei meandri di quella confusione.
<< Tua madre ti ha insegnato qualcosa al riguardo? >>
Isabella capì di cosa stava parlando e fece segno di diniego con la testa.
<< Ha detto che le donne devono essere educate dai mariti. >>
Edward annuì in accordo con quanto detto.
<< Ma conosci la differenza tra il corpo di un uomo e di una donna, giusto? >>
Ecco, il rossore stava iniziando a colorarle le gote.
<< I-io non ho.. non ho mai visto.. >>
<< non hai mai visto il corpo di un uomo? >>
Fece di no con la testa.
<< tutto il corpo o solo in basso? >>
Beh, aveva avuto dei fratelli e sapeva come in generale fosse fatto un uomo ma la sotto, dentro i calzoni per essere precisi, non lo sapeva proprio.
Era immorale che una ragazza virtuosa lo sapesse.
<< Sotto.. >> mormorò basso, ed Edward a quelle parole agì di conseguenza sciogliendosi con tranquillità i lacci che tenevano chiusi i suoi mutandoni e aprendoli poi leggermente, facendo andare il cuore in gola ad Isabella che prontamente ruotò il capo nella direzione opposta per celare la sua vista.
<< Oh Santo Cielo.. >> mormorò sentendosi andare a fuoco il viso e respirando pesantemente.
<< Voltati Isabella. E’ solo un corpo. Nulla di pericoloso. >>
Ma lei si sentiva troppo in imbarazzo in quel momento tanto da passarsi le mani sul viso nel tentativo di rinfrescarlo.
<< Voltati. Rammenta che sono tuo marito, è giusto che tu mi possa vedere così... >>
E così si volto veloce, diede un'occhiata furtiva e prima di riuscire ad osservare davvero qualcosa distolse lo sguardo piantandolo dall’altra parte della stanza.
In realtà non aveva capito molto di ciò che aveva visto ma ne era rimasta comunque turbata.
Il suo comportamento fece ridacchiare il Duca che le si avvicinò un pò di più prendendole il viso tra le mani e guidandoglielo verso il proprio.
Posò le labbra sulle sue e cominciò a muoverle in modo strano mentre Isabella, ancora agitata da ciò che era appena successo, rimase ferma e immobile.
<< Sei passionale come un ceppo di legno lasciato seccare al sole. >> le mormorò sulle labbra Edward lievemente divertito da tutta quella immobilità << Apri un po’ le labbra.. lascia che ti assaggi.. >> continuò tornando a baciarle le labbra.
E Isabella, memore delle lezioni di sua madre e timorosa di far indispettire il Duca al loro primo incontro, fece quanto detto dischiudendo di poco le labbra e cercando di seguire il ritmo che il suo sposo le suggeriva.
Non fù facile, perché Edward non seguiva un ritmo vero e proprio. Baciava, succhiava e mordeva le labbra di Isabella seguendo solo i suoi desideri, e quando lei credeva di aver trovato l’armonia giusta, lui cambiava direzione o decideva di concentrarsi su una parte nuova della sua bocca oppure semplicemente si staccava per respirarle sulle labbra e guardarla in viso solo per carpire i suoi pensieri.
Non fù facile.. ma fu piacevole.
L’arte del bacio era una tecnica molto fine che scaldò Isabella nel corpo, facendo accorgere in tal senso Edward che le salì sopra spingendola a distendersi nuovamente sul talamo e facendola allo stesso tempo irrigidire tutta.
<< Non avere paura, non intendo comprometterti stasera. >> ridacchio l’uomo notando il ritorno alla freddezza della sua sposa << Non è costume deflorare la propria sposa nel suo letto da nubile con il padre nella stanza di fianco. >>
<< Ma io credevo che.. >>
<< Lo desideravi per caso? >>
<< No! >> disse spontanea, per poi rendersi conto dell’errore e correggersi << cioè sì.. >>
Il Duca la fissò serio << Non dire ciò che pensi io desideri sentire. Dimmi la verità. >>
Isabella si vergognò.
<< Non mi sento pronta.. >> mormorò mesta e lui le sorrise divertito senza aggiungere però niente, allontanandosi veloce da lei e stendendosi al suo fianco. Pronto a dormire.



Uomo strano questo Duca, è buono, e cattivo.. forse nessuno dei due forse entrambi... chissà!:)
L'idea mi è nata mentre facevo qualche ricerca di storia e ho letto di due nobili inglesi obbligati a sposarsi alla veneranda età di 7 e 5 anni... l'ho trovato assurdo! Talmente assurdo che ho voluto scriverci una storia, anche perchè mi sono chiesta come avevano affrontato quei due piccoli il matrimonio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.. è la prima volta che scrivo una storia "non contemporanea" e spero di non sparare troppe idiozie!:):):)

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Capitolo 2
*** Married Life ***


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Ch. Two
-Married Life-



Quel viaggio in carrozza pareva non terminare mai per la giovane Isabella. La strada sterrata e piena di buche faceva sbattere la carrozza nella quale viaggiava da ogni parte, impedendole il riposo e lo stare da sola non aiutava la situazione, dato che il Duca aveva deciso di marciare in sella al proprio cavallo invece di stare con lei.
Si stava annoiando a morte.
Il panorama esterno le mostrava solo boschi selvaggi alternati a campi coltivati e le uniche persone incontrate erano stati poveri contadini che fissavano con timore la carovana diretta verso il palazzo del Duca.
Nulla di interessante. Niente che le permettesse di passare la giornata.
E come tutti sanno quando non si ha nulla da fare la mente vaga per lidi oscuri e così lei si era ritrovata a pensare alla notte precedente trascorsa con Edward. Ai suoi baci, le sue parole e a quel suo modo di ignorarla che aveva avuto alla fine.
Non aveva compreso bene il comportamento del suo sposo ma non aveva osato chiedere spiegazioni. L’insegnamenti di sua madre le erano infatti ritornati tutti in mente e non c’era nulla di pio, modesto e umile nel domandare al proprio marito della sua indifferenza nel talamo.
La carovana giunse al palazzo quando ormai era calata la sera.
Le finestre erano tutte illuminate per dare il benvenuto al padrone e alla sua sposa appena giunti e la servitù era in fila davanti al portone principale, tirato a lucido.
Isabella non aveva mai visto un palazzo tanto bello. La casa in cui era cresciuta era graziosa, calda ed elegante, ma non vi era paragone con così tanto sfarzo.
La carrozza si fermò di soprassalto e la porta fu aperta da un garzone che le porse la mano per aiutarla ad uscire. Edward era a qualche metro da lei con il cavallo ancora tenuto per le briglie che discorreva con un anziano signore in abiti formali.
<< Isabella, avvicinatevi! >> disse veloce mentre lasciava il cavallo alle cure dello stalliere << Vi presento Sir Thomas, il custode del palazzo. Gestisce la servitù e tutto ciò che è esigenza della casa. Per qualunque necessità potrete riferirvi a lui. >> Isabella annuì senza proferire parola << Il resto del personale sono servi e guardie a protezione nostra e dell’edificio. Nulla di importante. >> aggiunse poco interessato.
<< ora entriamo, sono affamato e ho bisogno di lavarmi. >>
Tutti rientrarono dentro in religioso silenzio e Isabella fece lo stesso ma varcata la soglia si sentì perduta.
Jessica, la sua dama di compagnia, non aveva viaggiato con loro perché i suoi genitori avevano voluto istruirla per alcuni giorni prima di farla andare a lavorare ufficialmente per il Duca e l'avrebbe raggiunta solamente qualche giorno dopo. Circondata da persone che non conosceva minimamente Isabella si sentì abbandonata.
<< Mia Signora >> le si accostò Sir Thomas dopo che Edward scomparve in qualche stanza senza nemmeno degnarla di uno sguardo << potrei avere l’onore di accompagnarvi nelle vostre stanze? >>
<< Vi ringrazio tanto >> mormorò la ragazza un po’ delusa dal comportamento del suo sposo << Sapete se avrò anche qualche dama? La mia arriverà al palazzo solo tra qualche giorno e fino ad allora avrei necessità di aiuto. >>
<< ma certo Duchessa, le manderò le mie più fidate ragazze. >>
Sir Thomas la guidò fino alla porta della sua camera da letto e poi la lasciò sola per darle la giusta privacy. Isabella con titubanza socchiuse l’uscio e piano fece un passo in avanti curiosa, trovandosi infine a bocca aperta. La stanza che le era stata assegnata era incantevole.
I muri erano stati affrescati con immagini di prati e giardini fioriti e il tetto raffigurava un meraviglioso cielo azzurro macchiato di nuvole. Il letto poi, molto più grande di quello che aveva abitato nella casa dei suoi genitori, aveva una testiera di legno scuro intarsiata da eleganti incisioni di fiori. Li accarezzò con le dita per provare che fossero reali e non solo frutto della sua fantasia.
<< È di tuo gradimento? >>
La voce del Duca, comparso improvvisamente alle sue spalle, la spaventò.
Era appoggiato alla porta di ingresso e la fissava serio.
<< È una stanza bellissima.. non mi aspettavo di ricevere tanto. >>
<< La camera da letto deve rispecchiare chi la abita. >> rispose lui mesto continuando ad osservarla.
Era stato un modo carino per dirle di nuovo che la trovava bella?
Isabella sorrise e arrossì a quella romantica cortesia.
<< la mia camera da letto si trova al di là di quel muro. >> continuò poi indicandole la parete contro cui si ergeva la testiera intarsiata << Per venire nel mio talamo non è necessario che tu esca dalla stanza, dietro quell’arazzo vi è una porta nascosta che mette in comunicazione le due stanze. >>
A quelle parole Isabella sentì il viso scaldarsi e allo stesso tempo un piacevole pizzicore al bassoventre coglierla. Dopo la notte passata e i baci che il Duca le aveva donato, l’idea di passare la notte con lui non la spaventava più così tanto.. e poi dormire al suo fianco, circondata dal suo profumo di uomo e il calore della sua pelle, era stato piacevole.
Imbarazzante ma anche piacevole.
<< sarò sempre io a dover venire da te, mio sposo? >>
L’ardire di quella domanda così diretta fece sorridere il Duca.
<< Ovviamente sarò anche io a volte a venire nelle tue stanze quindi non spaventarti se sentirai rumori notturni o vedrai ombre nella notte. Sarò solo io che ti raggiungo nel giaciglio.. sempre che tu voglia accogliermi ovviamente. >>
<< ho libertà di scelta? >>
<< solo quando io vorrò concedertela. >> rispose il Duca trattenendo un sorriso, tanto che Isabella non capì se fosse serio o stesse solo giocando con lei. << Frà poco ceneremo nella sala principale, Sir Thomas ti accompagnerà. >> e detto così ruotò su sé stesso scomparve velocemente così com’era venuto.

Qualche ora più tardi Isabella era stesa sul suo enorme letto bianco aspettando l’arrivo del suo sposo.
Si era preparata con le dame e le serve del palazzo gentilmente concessole da Edward, ma tutta quella estraneità l’avevano resa nervosa. Aveva dovuto spiegare a tutte quale sottoveste indossare per quella prima vera notte di nozze, come acconciarle i capelli e quali olii usare per profumare il suo corpo. E oltre a tutto questo aveva dovuto nascondere il suo imbarazzo e la sua ansia per ciò che stava per accadere, poiché quelle donne indaffarate attorno a lei erano solo estranee e Isabella non si sentiva in libertà di confessare i suoi dubbi come era solita fare con Jessica.
Attendere quella notte senza di lei a farle coraggio era stato terribile e non vedeva l’ora di riaverla vicino per poterle confidare i suoi pensieri e avere vicino almeno un viso familiare in quel paese tanto lontano da quello natale e in quella tenuta così grande ed affollata.
Mentre si concedeva ai ricordi felici della sua vita di prima, la porta d’ingresso della stanza venne aperta di gran foga e a passo spedito entrò il Duca con una domestica di grossa statura che portava con sé un panno di lino bianco.
Isabella, calamitata dal suo sposo, puntò gli occhi su di lui che stava iniziando già a svestirsi senza attendere che la serva uscisse dalla stanza e chiudesse l’uscio, e non si accorse della grossa donna che le si era posizionata al suo fianco.
<< allora? >> la incitò senza un minimo di cortesia.
Isabella rimase confusa da tale atteggiamento e si alzò dal giaciglio solo quando la donna, ignorando la sua presenza, prese a spiegare il panno che portava con sè tentando di stenderlo sul letto dove vi era lei coricata.
<< c-cosa.. ? >> balbettò mentre la serva finiva di stendere il telo e con un inchino rivolto unicamente verso il Duca lasciava la stanza.
<< necessito di una prova della tua illibatezza >> rispose Edward senza degnarla del minimo sguardo
<< puoi distenderti nuovamente ora. >>

<< m-ma.. >>
<< non balbettare. So che sei una donna intelligente, ti ho sentito formulare frasi complesse e fare ragionamenti logici. Se hai dei dubbi parla. >>
Tutta quella freddezza, tutta quella scortesia la lasciarono ammutolita.
Aveva già preso in considerazione il fatto che il Duca non fosse un uomo affabile ma la sera prima nel letto da nubile, quando avevano per la prima volta dormito vicini, le era apparso più paziente e attento. Pensava che anche quella notte lo sarebbe stato -specialmente quella notte- ma non sembrava così.
Edward pareva stanco, infastidito e poco incline alla pazienza.
Per questo Isabella si fece forza per parlare, sapeva che se avesse commesso quegli errori che sua madre le aveva dettato tante volte, il suo sposo non avrebbe affatto gradito e non lo conosceva abbastanza da prevedere le sue reazioni.
<< ti ho sposato quando ero bambina e ci siamo incontrati solo quando sono diventata donna. Non c’è stato mai nessuno oltre a te. >> Voleva essere decisa ma la voce uscì come il pigolio di un passero.
<< lo so, ma mio padre pensa che sia sciocco fidarsi delle parole di una donna. >>
Isabella rimase esterrefatta da quelle parole. L’aveva appena ferita e umiliata quando sapeva benissimo di non meritarlo. Non aveva fatto nulla di sbagliato, a cena non aveva parlato quasi mai e aveva preso parola solo quando suo marito glielo aveva chiesto, proprio come mamma le aveva insegnato. Era stata tranquilla, educata e composta, e lui la stava trattando malissimo.
Non osò parlare più, capendo che qualunque cosa sarebbe potuta essere usata come ulteriore insulto, e abbassando gli occhi si distese meccanicamente nella stessa posizione di prima senza muoversi più.
Sarebbe andata come doveva andare e come aveva detto sua madre “non sarebbe morto nessuno” in quella prima notte. L’avrebbe affrontata e domani sarebbe stato un altro giorno. Un giorno migliore.
Forse.
Il Duca continuò a spogliarsi in silenzio fingendo di non notare quella insolita rigidità da parte della sua sposa. Non aveva voglia di consolarla, pazientare e spiegarle ancora. La giornata era stata pesante, la sera prima aveva riposato male a causa di quella presenza a cui non era abituato nel letto, aveva passato poi dodici ore a cavallo per arrivare al suo palazzo e aveva trascorso la cena nel silenzio più totale cercando di far sbottonare colei con cui da quel giorno avrebbe condiviso la vita.
Se questo era il matrimonio si era già stufato.
Edward spense i lumi e lasciò solo il camino acceso in modo da mantenere la stanza calda e avere abbastanza visibilità per affrontare quella “prima notte di Isabella”.
Era talmente stanco che non aveva nemmeno voglia di farlo… si sarebbe volentieri disteso tra le coltri e fatto un buon sonno ristoratore, ma ormai tra lui e quella ragazza c’erano alle spalle 10 anni di matrimonio e suo padre nelle ultime lettere gli aveva intimato già più volte di impalmare la ragazza per proteggere quella unione economicamente vantaggiosa dato il denaro che aveva ottenuto dalla famiglia ricca di Isabella.
Posticipare ancora non era accettabile. Se lo avesse fatto nei giorni seguenti Isabella avrebbe scritto ai suoi genitori della mancata consumazione, e loro avrebbero scritto a loro volta a suo padre che si sarebbe di certo recato al palazzo per rimproverarlo nuovamente e lui alla fine avrebbe avuto un’altra noiosa gatta da pelare.
Si stese senza grossa eleganza al fianco della ragazza immobile e meccanicamente le alzo la sottoveste fino alle anche. Si sforzo di non notare il tremolio delle sue membra, l’estrema rigidità del suo corpo e il viso in preda al più grave rossore.
<< cerca di rilassarti.. >> le disse senza alcuna inflessione della voce.
Le salì sopra e per un attimo Edward credette di avere sotto di sé un blocco di marmo se non fosse stato per quel tremito incontrollato. Ma lo ignorò, esattamente come gli aveva imposto di fare suo padre.
Si sciolse i lacci dei mutandoni abbassandoli appena il necessario e usò la saliva per tentare di fare il suo dovere, senza però riuscirci.
Tentò di forzarla più volte ma quando vide le lacrime silenziose di lei rigarle le guance capì che era tempo di fermarsi. Di certo non era da lui prendere una donna con la forza, meno che mai con la violenza, e quelle ragazza non meritava tale esperienza.
Così finì per ritrovarsi di nuovo steso tra le coltri con un braccio a coprirgli gli occhi e Isabella ancora tremante al suo fianco.
<< lasciamo perdere per questa sera. Siamo entrambi esausti e io necessito di riposare.. non ho pazienza ora per questa cosa. >> Isabella non rispose ma si voltò e gli diede le spalle nella speranza di non farlo accorgere delle sue lacrime.
Il Duca sospirò per quella reazione che sapeva essere giustificata, si alzò piano dal letto e si apprestò alla porta nascosta che lo avrebbe riportato nelle sue stanze.
<< Sono mortificato. >> mormorò prima che la piccola porta si chiudesse, lasciandola sola.

<< Buongiorno mio Signore. >> disse con cortesia Isabella inchinandosi al Duca mentre si apprestava al tavolo della colazione.
Aveva ripensato a tutta la notte a quello che era successo la sera prima. Lei ed Edward non sembrava stessero partendo con il piede giusto e Isabella sapeva che non era quello il modo migliore per porre le basi di un buon matrimonio. Inoltre il fatto che ancora non avessero consumato le loro nozze l’aveva messa in allarme. Stava rischiando di mettere in pericolo la sua unione e la colpa era unicamente sua.
Sua madre le aveva sempre insegnato di tacere finchè non fosse stato il suo stesso marito a chiederle parola, a non domandare mai e soprattutto a non piangere davanti a lui, specialmente nel talamo.
Lei la sera prima invece aveva fatto tutte queste cose e alla fine Edward aveva perso la pazienza e se n’era andato dalla sua stanza lasciandola con le sue stupide lacrime. Se avesse commesso altri errori il Duca avrebbe anche potuto decidere di disprezzarla come moglie e se l’avesse rimandata a casa dei suoi genitori ancora vergine suo padre l’avrebbe di certo ripudiata.
Doveva essere maggiormente ben disposta nei suoi confronti e forse lui avrebbe fatto la stessa cosa con lei.
<< Non è necessario inchinarsi davanti a me, moglie.. ora anche voi siete una Duchessa. Il matrimonio è servito a questo, per quel che ricordo. >> borbottò il Duca osservandola accigliato mentre una domestica serviva il caffè.
<< sì.. a questo e ha farvi guadagnare un’ingente rendita. >> rispose pungente Isabella senza riuscire a trattenersi. Quando si rese conto di ciò che aveva detto per un attimo temette che Edward l’avrebbe presa a mal parole -se non a schiaffi- ma lui invece sembrò divertito da quel piccolo bisticcio e dalla sua rispostaccia.
<< già, siete stata un ottimo investimento >> sorrise mentre portava alle labbra una fetta di pane imburrata.
Ci fù un attimo di silenzio finchè Isabella riprese il controllo << perdonatemi, sono stata insolente >>
<< sì, lo siete stata… ma non avete detto nulla di falso. Ora sedetevi qui con me e fatemi compagnia per la colazione >>
Isabella fece come detto e un silenzio imbarazzante cadde di nuovo tra di loro e mentre la ragazza cercava un qualsiasi argomento con cui cominciare una discussione con il marito, Edward sembrava rilassato e concentrato a sorseggiare la sua tazza di caffè e leggere delle carte.
<< oggi… >> iniziò un po’ forzata Isabella << oggi vorrei visitare il palazzo, se mi è concesso. >>
<< questo palazzo è anche vostro ora, potete fare ciò che più vi aggrada. >>
Lo scopo di Isabella era quello di cercare di farsi invitare dal Duca ad una passeggiata in modo da poter discorrere in modo più rilassato e sentire meno quella tensione ed imbarazzo, ma Edward non sembrava minimamente accorgersi del tentativo.
<< io.. intendevo dire che.. mi piacerebbe visitare i giardini. Ieri sera al nostro arrivo mi sono sembrati così ampi. >>
<< mmh si… >> rispose il Duca senza nemmeno ascoltarla.
Isabella giocò con le mani cercando di trovare qualche altro modo per farlo parlare, quell’uomo sembrava chiuso nel più profondo mutismo.
<< Edward? >> fu la prima volta che lo chiamò per nome e quella parola pronunciata suonò strana a lei quanto a lui dato che il Duca alzò di scatto la testa e la osservò.
<< ci sono i domestici, Isabella >> la redarguì lui calcando il tono sul suo nome per farle capire di non dargli del tu quando non erano soli.
<< mi… mi piacerebbe potervi conoscere meglio. >> le sue gote si arrossarono in un modo che Edward ritenette squisito << qui sono sola e non conosco nessuno e… >>
<< lavoro nel pomeriggio. >>
<< oh. D’accordo. >>
<< e comunque questa sera si terrà un ballo qui a palazzo, per festeggiare il vostro arrivo e.. beh il sancito nostro matrimonio. >> peccato che ancora non ci fosse nulla di sancito visto e considerato che ancora non avevano consumato nonostante fossero già passate due notti dal loro incontro.
<< dovrò fare qualcosa in particolare? >>
<< solo essere presente e stare al mio fianco. Vi presenterò un po’ di persone cosicchè possiate iniziare ad avere qualche nuova conoscenza. >>
<< vi ringrazio >>
Edward non rispose, si limitò a fare un piccolo cenno con il capo.

La sera, per la fortuna della giovane ragazza, arrivò veloce e Isabella all’ora indicata si fece trovare pronta per il suo ingresso nella sala ormai fulgida e festante. Aveva passato il pomeriggio a scegliere l’abito e i gioielli da indossare, ad acconciarsi i capelli seguendo la moda più in voga del tempo e a lavarsi e profumarsi.
Quando entrò nella sala con il suo vestito blu notte accompagnata dalla dama di compagnia di Palazzo, gli occhi di tutti si puntarono su di lei e le urla e le risate della sala si trasformarono ben presto in un chiacchiericcio sommesso e curioso.
<< Mia Signora.. >> la salutò con garbo Edward avvicinandosi a lei e porgendogli il braccio che afferro stretta come a trovare sostegno.
<< Signori, vi presento la mia deliziosa moglie, la Duchessa Isabella Swan. >>
Tutti si presentarono a lei e le fecero complimenti –sulla sua acconciatura, il suo abito, i suoi gioielli- tutti volevano vederla da vicino e parlarle per poi allontanarsi e commentare, forse criticare.
Nessuno si fermò nella mentre della giovane, nessuno si fermò nei suoi ricordi. Nessun viso, nessun nome, tranne quelli di una donna.
Aveva un’età maggiore della sua ed era tanto bella quanto diversa da lei. Bionda, dai capelli ricci fermati in un morbido chignon decorato da perle di lago, con un abito azzurro cielo; lo stesso colore dei suoi occhi.
<< Duca, immagino dunque sia questa deliziosa fanciulla la sua famigerata moglie. E io che stavo iniziando a credere che fosse solo un’invenzione quello del vostro matrimonio da bambino. >>
<< come potete vedere era tutto vero. >>
<< deliziosa.. davvero deliziosa. >> continuò con voce forzatamente melliflua la donna. Tuttavia non fu il tono falso con cui pronunciò quelle parole a porre in allarme Isabella, bensì il suo sguardo che per tutto il tempo non si era mai spostato dal viso di Edward.
<< come stà vostro marito, il Barone? >>
<< sempre grasso e sempre ricco. La sua pancia cresce proporzionalmente con i suoi denari. >>
Isabella continuò ad osservare i due parlare di argomenti di cui lei non conosceva mentre i loro sguardi intrecciati non sembravano lasciarsi.. sotto le parole si nascondeva un dialogo segreto che lei stessa percepiva, ma non riusciva ad udire.
<< Non mi invitate ad un ballo Duca? >>
<< è una serata in onore di mia moglie e temo che sarò impegnato ad accompagnare lei nelle danze per tutta la notte. Ora se volete scusarci.. >> fece un piccolo inchino e si mosse in direzione della pista da ballo dove un valzer risuonava, trascinando con lui la piccola sposa rimasta silenziosa.
Si mise in posizione e con assetto rigido iniziò a muoversi trascinando con sé la ragazza che non potè far altro che seguire il suo cavaliere.
<< è una domanda legittima se vi chiedessi chi era quella donna? >>
<< di quale donna parlate? >> la liquidò lui veloce continuando a ballare.
<< sai bene di chi parlo Edward. >> sussurrò lei dura avvicinandosi ancora di più a lui per non farsi udire da alcuno.
<< Isabella per cortesia, siamo in pubblico >>
<< rispondimi >>
<< smettetela di parlami così.. >> sbottò lui irato cercando di mantenere la sua voce il più basso possibile. Erano circondati da nobili, amici e nemici e non era il caso di farsi vedere bisticciare nel mezzo di una festa.
<< non può sentirci nessuno.. >> mormorò lei scoraggiata.
<< le orecchie indiscrete sono sempre in ogni dove >>
<< ma io sono tua moglie.. >>
<< e questo è il protocollo. Non siamo soli. >> la interruppe lui burbero.
Isabella ingoio un fiotto di bile e non disse nient’altro. Le sembrava che qualunque cosa facesse non riuscisse ad altro che far arrabbiare il Duca e farlo chiudere sempre di più. Non riusciva ad avere alcuna comunicazione nonostante si sforzasse di continuo.
Quando il ballo finì, non aspettò che Edward la trascinasse nuovamente in un’altra danza o verso un nuovo gruppo di uomini che l’avrebbero ammirata come una statua esotica, ma si voltò e si diresse lesta verso una delle grandi balconate della sala che sapeva essere nascosta dietro drappi pesanti per prendere un po’ d’aria. Per stare un po’ da sola.
Era arrivata al palazzo il giorno prima ma le cose non sembravano star andando per il verso giusto. Aveva promesso a sua madre che appena giunta le avrebbe scritto, invece aveva disobbedito e ancora la lettera bianca giaceva sul piccolo scrittoio di camera sua. Senza nulla di scritto.
Non voleva raccontare ala madre delle difficoltà che stava incontrando a conoscere il Duca sia caratterialmente che fisicamente. Sapeva che sarebbe stata aspramente rimproverata da lei e alla fine non avrebbe avuto nessun utile consiglio su come risolvere la questione.
Forse doveva solo pazientare e sperare di conoscere meglio Edward. Era convinta che le cose sarebbero potute andare in modo diverso se lui avesse iniziato a parlare un pò con lei di tanto in tanto.
Certo non poteva lamentarsi. Non era un uomo malevolo, anche se la sera prima non era stato delicato nel talamo… ma non parlava mai con lei. Isabella aveva sperato che fosse un uomo come con suo padre e che sotto la sua riservatezza nascondesse una profondità, una ricchezza d’animo.. invece il Duca pareva sempre freddo. Non interessato a niente. O forse non interessato a lei.
<< vi sentite stanca Duchessa? >>
Una voce sconosciuta alle sue spalle la fece sussultare. Un uomo vestito con i paramenti militari superò le grandi tende in velluto e le si avvicinò. Aveva la pelle scurita dal sole e il codino nero che gli accarezzava le spalle. Doveva essere tornato da poco da una campagna militare.
<< vi ho spaventato? Non era mia intenzione. >>
<< oh no, non vi preoccupate. Stavo solo cercando un po’ di pace. Sono poco avvezza ai balli e devo ammettere di essere una terribile ballerina. >> rise sincera.
<< no, io non credo. >> la contraddisse con gentilezza l’uomo avvicinandosi un altro po’ a lei << prima, con il Duca vostro marito, ammetto di avervi osservata con molto interesse. Gli occhi della sala erano su di voi. >>
<< sono la novità, è normale essere l’argomento comune di chiacchiericcio. >>
<< oh no, non è chiacchiericcio.. era desiderio da parte degli uomini e gelosia da parte delle donne. >>
Le gote di Isabella arrossirono a quel complimento così poco velato.
<< voi mi lusingate.. >>
<< dico solo la verità. >> rispose mentre con un altro passo si avvicinava ulteriormente aumentando il suo imbarazzo << ho sentito che siete sposata da molti anni ormai ma solo da poco avete iniziato la vita da moglie.. era così che ve lo immaginavate il matrimonio? >>
<< Il Duca è molto buono con me. >> disse la ragazza cercando di ritrovare la calma e far scomparire il rossore che le colorava le guancie.
<< Ma voi Isabella.. >> ma una voce severa lo interruppe.
<< Marchese Black, vedo che avete fatto la conoscenza della mia sposa. >> Edward alle spalle dello sconosciuto aveva il viso fermo e tirato.
<< sì, una donna deliziosa. Vostro padre ha fatto un’ottima scelta per voi nei tempi che furono. >>
<< già. >> rispose secco Edward avvicinandosi maggiormente alla coppia.
Ci fù un momento di profondo silenzio.
<< buon proseguimento Marchese Black. >> lo congedò senza eleganza Edward facendogli chiaramente capire che doveva allontanarsi subito. Così infatti lui fece, forse per poco interesse o forse per non creare scompiglio a metà del ballo davanti allo sguardo della giovane Isabella.
Quando Black scomparve dietro le pesanti tende che celavano la vista della coppia ai festanti Edward si avvicinò maggiormente alla moglie.
<< Di cosa parlavate? >>
<< lui ha solo detto.. >> balbettò non sapendo bene che parole usare.
<< ti ha fatto delle avances? >> domandò il Duca ignorando il "voi" e passando direttamente al "tu" mentre le afferrava con forza le braccia per avvicinarla a sè nel timore di vederla fuggire.
<< cosa? No! >>
<< sii sincera Isabella. >> la spronò il Duca avvicinandosi al suo viso nel timore che qualcuno di indiscreto li udisse in quella conversazione privata.
<< mi ha fatto dei complimenti. >>
<< ti ha toccata? >>
<< no, non glielo avrei mai permesso! >>
<< devi stare lontana da quell’uomo. E’ subdolo, manipolatore.. un uomo di cui non fidarsi. >>
Edward le stava letteralmente ad un palmo dal viso. Isabella sentiva il suo fiato scaldarle il viso e l’odore della sua pelle irretirla. Era un uomo così bello all’esterno, non capiva perché invece all’interno sembrasse sempre così rigido e altero.
<< chi era quella donna Edawrd? >> riprese Isabella approfittando di quel momento di intimità.
<< non era nessuno >>
<< perché non parli mai con me? >>
<< di che parli? Noi stiamo parlando. >>
<< no. Mi stavi solo mettendo in guardia da un uomo ma poi se chiedo di più tu non rispondi mai e mi rifiuti. >>
Edward fece un sospiro profondo alla ricerca di calma e pazienza. Sapeva di essere carente da quel punto di vista e si rendeva conto che Isabella stava iniziando ad aver difficoltà a relazionarsi con lui. Doveva cercare di smussare un po’ il suo brutto carattere.. o almeno cercare di farlo quando era in sua compagnia.
<< Era Rosalie Mc Carty, moglie del Marchese Emmet McCarty. >> si sforzò a rispondere.
<< era una tua amante. >> non fù una domanda. Non aveva bisogno di domandarlo perché la risposta l’aveva già ottenuta osservando gli sguardi che i due si erano scambiati e il modo, a denti stretti, in cui Edward aveva pronunciato il suo nome.
<< non è nessuno Isabella >>
<< ma un tempo era qualcuno. Provavi dei sentimenti per lei? >> e quando pronunciò quella domanda si pentì amaramente di averla posta. Perché lei era cresciuta come moglie e aveva sempre e solo fantasticato su suo marito. L’unico amore che aveva conosciuto era quello per quell’immaginario giovane uomo lontano a cui si era unita in matrimonio da piccola, mentre era chiaro che per Edawrd non era stata la stessa cosa.
Isabella aveva già messo in conto che aveva avuto esperienze con altre donne. Sapeva benissimo che nessun uomo arrivava al matrimonio illibato ed era certa che nonostante fossero stati uniti in matrimonio anni fa lui non aveva fatto differenza. Ma il sentimento? No, quello era difficile da accettare. Quello feriva. Perché era lei al moglie ed era lei che lui avrebbe dovuto amare.
Era l’unica cosa che lei poteva avere da lui, l’unica speranza che l’aveva cullata nei lunghi anni di attesa per incontrarlo.
<< No. Non ho mai provato niente per quella donna. >>
<< e allora perchè vi guardavate così? >>
Edward espirò di nuovo per scacciare il nervosismo prima di risponderle nuovamente.
<< lei sperava in qualcosa di più. Io le avevo premesso che ero già sposato ma questo non l’ha fermata dal crearsi delle aspettative irrealizzabili. Ho messo in chiaro le cose e ho posto fine alla relazione. Questo e quanto. >>
<< tu pensavi a me quando ancora non eravamo insieme? >>
Il Duca rimase sorpreso dalla domanda. Certo che aveva sempre pensato a lei. Era cresciuto avendo una moglie che però non conosceva se non attraverso degli stupidi ritratti e con cui non aveva mai parlato. Era cresciuto con un destino già segnato e questo non gli aveva mai permesso di conoscere il sentimento verso una donna perché sarebbe stato solo un problema infatuarsi di quancuna che poi avrebbe per forza di cose dovuto allontanare.
<< dovresti saperlo che è così >>
<< hai esitato prima di rispondere.. >> lo corresse Isabella come una bambina capricciosa.
<< non ho esistato, solo non sono solito a domante così dirette. Soprattutto se sono una donna a pormele...>> Edward ingoiò a vuoto e prese coraggio per quella piccola confessione << Io penso a te continuamente.. e non solo da ora. >>
Isabella emozionata arrossì cercando di trattenere un sorriso felice, e il Duca la trovò bellissima. Sfuttando la solitudine di quel piccolo momento e dimenticando per qualche secondo il protocollo rigido a cui lui era sempre stato tanto dedito, si allungò verso il suo viso e le baciò leggero le labbra rosa.
<< torniamo nel salone prima che si accorgano della nostra assenza >> le mormorò vicino mentre le stringeva con forza la mano.
Edward si voltò pronto a tornare tra i festanti ma Isabella lo trattenne per una mano.
<< stanotte verrò nelle vostre stanze… >>
Il Duca sorrise a tale ardire.
<< mi rendereste molto felice.. >>



Grazie a tutti quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti, seguiti e ricordati, chi ha recensito e chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti.
Grazie ovviamente anche a chi ha letto soltanto!;)

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Capitolo 3
*** Wedding Night ***


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Ch. Three
-Wedding Night-


Isabella teneva un orecchio poggiato contro la porticina comunicante la stanza di Edward per captare i segnali della sua presenza e si sentiva terribilmente sciocca per ciò.
Alla fine del ballo il Duca assieme ad altri gentiluomini si era ritirato nel suo studio per parlare d’affari, e Isabella, ormai stanca, aveva preferito tornare nella propria stanza non sentendosi a suo agio a rimanere sola con tutte quelle nobildonne sconosciute, tra le quali oltretutto compariva Lady Rosalie.
Rimase in silenzio con orecchio vigile ma continuava a non sentire alcun rumore e lei non sapeva se Edward fosse ancora fuori o fosse già rientrato ma lei non lo avesse udito.
Alla fine da quanto tempo era lì? Non lo ricordava. Era stata talmente emozionata per ciò che si apprestava a fare che quando le serve erano venute a prepararla per la notte le aveva mandate via tutte quante ed alla fine ci aveva messo il doppio del tempo per pettinarsi e prepararsi per presentarsi al Duca nel suo talamo. Forse era rientrato in quel mentre e ora non sentiva suoni perché si era addormentato.
Oh, quanta ansia sul da farsi!
Isabella a quel punto decise di non aspettare oltre e sbirciare. Se avesse visto il lume acceso sarebbe entrata altrimenti avrebbe richiuso lesta la porta e lui, nel caso si fosse assopito, nemmeno se ne sarebbe accorto.
Il cuore pompava veloce e il corpo iniziò a sudare. Ruotò il pomello, la porta fece un piccolo cigolio e lei un passo in avanti.
Il fuoco, dall’altra parte della stanza, scoppiettava silenzioso e dalla poltrona posta di fronte ad esso sbucava un braccio la cui mano teneva mollemente un bicchiere di cristallo ricolmo di un liquido ambrato.
Isabella chiuse piano la porta e si avvicinò alla spalliera del sofà per intravedere il viso del suo sposo. Quando si sporse oltre lo schienale alto lo sguardo del Duca si spostò dalle luminose fiamme ad Isabella.
Lei non si mosse, aspettando una sua parola, e lui intenzionalmente non parlò, per poter rimanere li ad osservarla.
Davanti al chiarore del camino la sua larga sottoveste bianca di lino risultava quasi trasparente, evidenziandole le curve morbide dei fianchi, l’affossamento dell’ombelico sul ventre, i piccoli seni floridi. Era bellissima e non se ne rendeva conto.
<< vieni qui >> le sussurrò allungandole la mano.
Isabella la prese, strinse forte e si lasciò sedere sulle gambe del Duca mentre lui continuava a fissarla in un modo che la ragazza giudicò strano.. come se le potesse vedere sotto le vesti.
Le guancie le si imporporarono.
<< arrossisci sempre quando mi avvicino troppo a te.. >> mormorò lui lasciandosi andare ad un piccolo sorriso di soddisfazione. Con cura le accarezzò la guancia con le dita, facendole poi scendere sul collo che solleticò studiando curioso la reazione della ragazza, e poi giù sulla spalla, la clavicola, il giovane seno.
Con il polpastrello le carezzo con delicatezza il capezzolo attraverso la stoffa e osservò Isabella tendersi e trattenere il respiro mentre il suo corpo in reazione a quel contatto tremava.
La sua inesperienza lo stava facendo eccitare.
La mano lasciò il petto della ragazza e si posò sul polpaccio che massaggiò un poco prima di iniziare a salire sulla coscia portando con sé il tessuto della veste. La mano si infilò sfacciata tra la gamba dello stesso Duca e il sedere della ragazza, lasciando quest’ultima nuovamente senza fiato per quel contatto inaspettato.
<< Edward! >> proruppe Isabella sorpresa, e vedendo il Duca sorridere divertito della sua reazione pudica, nascose il viso contro il suo collo per sfuggire dal suo sguardo attento che fino ad allora non aveva mai lasciato i suoi occhi.
La mano massaggiò ancora un po’ e poi affondò nuovamente per andare ad accarezzare un luogo che fece ad Isabella aumentare il respiro.
E la toccò. La toccò piano, con minuzia, osservando e sentendo le sue reazioni, il suo respiro.. quel suo modo di stringersi a lui come per chiedere conforto, come per chiedere di continuare.
E le piaceva, oh se le piaceva. Il Duca non ci aveva messo molto a capirlo data la reazione chiara del suo corpo.
<< vieni.. stendiamoci >>
Isabella leggermente sospinta dal Duca si mise in piedi e per un attimo temette di crollare a terra sentendo il capo vorticare forte dall’emozione. Edward la prese per mano e la portò fino al talamo dove disteso sopra le coltri vi era quel tessuto bianco che il giorno prima lui stesso le aveva detto servire per avere una prova della sua illibatezza.
Era solo un tessuto bianco di cotone, un lenzuolo come un altro, eppure aveva il potere di mettere Isabella a disagio e farla innervosire più di quanto non fosse già.
E se non avesse sanguinato? Se avesse sanguinato poco, oppure molto? Che imbarazzo sarebbe mai stato vedere quel tessuto macchiato dopo essersi unita al suo sposo? E poi Edward che ne avrebbe fatto di quella prova? L’avrebbe mostrata a suo padre? Una volta aveva letto che alcune famiglie nobili distendevano le lenzuola fuori dalle finestre, in modo che tutto il popolo potesse vedere.. e se lo voleva fare anche lui? Se..
<< Isabella, non pensare. >> la voce del Duca, forte e decisa le arrivò alle orecchie mentre lui alle sue spalle le stringeva i fianchi con le mani << devi sono lasciati andare.. >> e con una piccola pressione la portò a salire sul giaciglio e a stendercisi sopra.
Edward non perse tempo e si spogliò veloce togliendosi anche i mutandoni ma rimanendo con il camicione nel timore di spaventare Isabella mostrandosi subito a lei in totale nudità.
Le si stese al fianco e riprese ad accarezzarle il corpo avvicinando la bocca alla sua. La baciò con trasposto, aspettando che la ragazza riuscisse a prendere il ritmo dei suoi baci e quando la sentì a sufficienza sciolta la tocco ancora un poco e le salì sopra sollevandole la veste fino alle anche.
<< sei tesa come la corda di un violino >> le mormorò all’orecchio mentre la spingeva ad aprire le gambe per farle accogliere i propri fianchi.
<< i-io sono.. sono un po’ nervosa.. >> la voce di Isabella tremò e sentendo di non riuscire più a contenere le emozioni chiuse gli occhi nel timore di mostrare gli occhi lucidi.
Un piccolo bacio si depose sulla sua guancia, sulle labbra, sul naso.. << guardami >>
Il peso che la ragazza sentiva alla gola non sembrava volersene andare, così ingoiò a vuoto e aprì gli occhi.
<< anch’io sono nervoso. E’ per questo che non ho voluto consumare il matrimonio nelle notti passate. Non voglio ferirti e non voglio nemmeno spaventarti. Lo so che tu non sa nulla di cosa succede nel talamo tra un uomo e una donna, ma io invece lo so e tu devi solo fidarti di me. Lascia fare a me.. >>
Isabella annuì rilasciando un respiro tremulo e chiuse di nuovo gli occhi quando sentì una forte pressione tra la gambe e il corpo del Duca cominciare a dondolare su di lei.
Sentì il respiro di lui diventare più veloce e la pressione aumentare, e aumentare sempre più fino a cominciare a far male.
<< Edward.. >>
<< Baciami >> e le labbra di lui premettero su quelle di lei con forza e arroganza. Isabella sentì la sua lingua riempirle la bocca, il suo sapore invaderle il palato, il suo respiro risuonarle nelle orecchie e quella pressione, quel dolore sotto farsi via via insopportabile.
Le cosce si strinsero in automatico e le mani andarono sul petto del Duca come a volerlo spingerlo via ma sapendo che non era possibile farlo.
<< rilassati.. >> ansimò Edward poggiandosi con i gomiti ai lati del viso della ragazza iniziando a spingere contro di lei ad un ritmo serrato. Sapeva le stesse facendo male ma non aveva capacità di delicatezza maggiori di quelle che aveva usato fino a quel momento.
E poi la prossima volta sarebbe andata meglio.. l’importante era solo venire in fretta e finire quel brutto rapporto il primo possibile.
Finse di non sentire i gemiti di dolore di Isabella e la baciò ad ogni occasione possibile per distrarre lei e per eccitare maggiormente se stesso.. il piacere iniziò a prendere piede nei lombi e le spinte si fecero forti e asciutte. Il talamo iniziò ad oscillare, la testiera a scontrarsi con rumore regolare contro il muro, la stanza a riempirsi del rumore schioccante di pelle contro pelle. Le mani di Isabella strinsero con forza le braccia del Duca affondate nel materasso per farsi leva nei movimenti ma presto non riuscì più a trattenersi.
<< più… più piano, ti prego >> la voce usci in un lamento ed Edward immediatamente rallentò, espirando con forza nella speranza di riprendere il controllo. Diminuì il ritmo allungandosi a baciarle il collo e con la mano con al quale non si reggeva iniziò a toccarle impudico il seno ancora coperto dalla vestaglia bianca.
<< và meglio così? >> le sussurrò all’orecchio ansimandogli contro
<< s-sì.. >>
Le prese con il palmo il viso e la costrinse a guardarlo. Aveva i lati del viso rigato da piccole lacrime ed era bellissima.. maledettamente bellissima ed eccitante.
Le spinte si fecero meno veloci ma più profonde, e fissandola negli occhi il piacere piano piano crebbe.. sempre di più, sempre di più, finche in un gemito roco, soffocato contro le labbra della sua sposa, Edward si lasciò andare.
Isabella rimase immobile , mentre suo marito si abbandonava pesantemente sul corpo di lei con il respiro affannato, e scivolava piano fuori dal suo corpo.
Sentì un calore liquido scivolarle tra le gambe ma era ancora troppo intontita per imbarazzarsi o preoccuparsi, o domandarsi cosa fosse.
Edward si portò al suo fianco riprendendo fiato e godendo della frescura delle lenzuola sul suo corpo accaldato. Sentiva la camicia larga che ancora indossava appiccicata contro la pelle sudata.
Quando i due si ritrovarono stesi l’uno di fianco all’altro ad osservare il soffitto di fronte a loro ci fu un attimo di puro silenzio, come di contemplazione di ciò che si era appena consumato in quella stanza, finchè Isabella ruppe la pace sollevandosi a sedere.
Scrutò con timore sotto di sé e ciò che vide fu una macchia di sangue rosso ampia come il palmo della propria mano.
Edward la guardò osservarsi tra le cosce e cercò per rispetto di trattenere un sogghigno.
<< è del tutto normale.. stai tranquilla >>
Ma Isabella non sembrava tranquilla, il suo volto manifestava un certo turbamento.
<< che cosa c’è? >>
<< io… vorrei fare una domanda ma temo di essere fuori luogo. >> forse non era il caso di continuare.
<< parla. >>
<< tutti mi hanno detto che è il marito ad educare la moglie. >>
<< è così infatti. >>
<< io.. non capisco come.. come è possibile fare figli.. facendo questo? >>
Edward a quella frase si passò frustrato la mano su volto. Possibile che quell’imbecille di sua madre non glielo avesse spiegato?!
Si sentì un cretino.. avrebbe dovuto domandarglielo prima se fosse stata educata a tali argomenti, e spiegarglielo prima di farci sesso.
Ora si trovava in una situazione spiacevole. Non era mai stato bravo con la parole e non poteva rischiare di spaventarla o sconvolgerla dopo quello che era appena successo.
Prese tempo, con calma si alzo dal giaciglio e si diresse verso un angolo della stanza dove era stato deposto un catino ricolmo d’acqua e uno straccio bianco. Lo prese e a passi morigerati si riportò sul letto, al fianco alla ragazza, cominciando così a pulirla tra le cosce con delicatezza.
<< La donna.. >> cercò di trovare le parole adatte per farla comprendere senza essere troppo diretto << la donna Isabella è come la terra e il suo ventre è il vaso che la contiene. Quando un uomo entra in una donna può lasciare un seme dentro di lei e questo seme, al momento giusto, germoglia, creando così un figlio. Pensi di aver compreso? >>
Isabella annuì silenziosa rimanendo a pensare quale fosse il momento giusto di cui Edward aveva parlato, e cosa sarebbe accaduto quando il seme del suo sposo le sarebbe germogliato in grembo.

Era una giornata soleggiata rinfrescata da una leggera brezza ed Isabella si trovava nei giardini a cogliere le più belle rose riuscisse a trovare. Voleva crearne un mazzetto da tenere in camera sua per potersi svegliare nei giorni successivi con il dolce profumo dei fiori.
Si accorse di una presenza al suo fianco solo quando l’ombra dello sconosciuto le coprì il volto dal sole.
<< oh! Buongiorno Signore.. >> salutò sorpresa alzandosi e parandosi gli occhi con la falda del cappellino che indossava
<< Tu devi essere Isabella.. >> il tono colloquiale con cui lo sconosciuto si rivolse alla ragazza la fece desistere.
<< perdonatemi, vi conosco? >>
<< l’ultima volta che ti ho vista avevi sette anni, portavi una corona di fiori tra i capelli e stavi ritta di fianco a mio figlio davanti un altare. >>
Era il Duca Carlisle Cullen, il padre di Edward. Isabella ne rimase stupita perché non assomigliava per nulla a lui. Aveva lunghi capelli biondi legati da un nastro nero, le basette importanti e uno sguardo malevolo e sfacciato. Infatti poco dopo gli occhi del Duca vagarono senza vergogna lungo tutto il corpo della ragazza, mettendola a disagio.
<< dov’è mio figlio? >>
<< A quest’ora della giornata lavora nel suo studio, Mio Signore >>
E l’uomo non disse nient’altro. Senza salutare si voltò in direzione del palazzo e scomparve.
Poco dopo una porta si aprì sbattendo forte contro il muro ed Edward a quell’improvvisata irruzione, reagì alzando veloce il capo, pronto ad insultare chiunque si fosse permesso di interrompere il suo lavoro in quel modo brusco. Peccato che davanti a sé si ritrovo l’unico uomo che non avrebbe mai potuto insultare in vita sua, nonostante fosse anche il primo che avrebbe desiderato prendere a male parole.
<< Padre, non vi aspettavo! >>
<< da quando in qua devo chiedere autorizzazione per venire nella tenuta di famiglia in cui abita mio figlio? >>
<< sapete che non intendevo questo. >>
<< come tu sai il motivo che mi ha spinto qui. >> ribatté serio Carlisle chiudendo la porta e sedendosi di fronte alla scrivania di Edward, il quale con movimenti automatici aprì il cassetto di fianco a sè e porse a suo padre un piccolo pezzo di tessuto ripiegato.
L’uomo lo prese con calma e lo spiegò sulla scrivania mettendo alla luce quella macchia scura ormai asciutta, testimonianza della ormai persa virtù di Isabella.
<< Molto bene. Allora come và con tua moglie? l’ho incontrata poco fa nei giardini.. >>
Edward sperò con tutto il cuore che non le avesse detto nulla di offensivo o fuori luogo come era solito fare.
<< meglio di quanto mi aspettassi >>
<< effettivamente l’età l’ha resa molto desiderabile >>
<< non mi riferivo a questo. E’ giovane e ancora molto ingenua, confesso essere affascinato da questo suo modo di essere. Alleggerisce molto le mie giornate >>
<< e nel talamo? >>
<< inesperta, come ogni giovane moglie >>
<< la educherai tu. Ricordati che devi ingravidarla il primo possibile >>
A quelle parole l’irritazione di Edward crebbe e tentò di tenerla a freno traendo un respiro profondo
<< lo so padre >>
<< sei il mio unico figlio ed è di massima importanza portare avanti il nome della nostra casata >>
<< lo so padre, me lo avete già ripetuto un migliaio di volte >>
<< e continuerò a farlo finchè non riceverò la notizia che hai ingravidato la ragazza >>
<< sono passati solo pochi giorni dal nostro incontro >>
<< non cercare scusanti. Basta una volta sola per ingravidare una femmina. Sai bene che siamo ancora inguaiati con quel casino che mi ha combinato quel figlio di puttana di Black. Abbiamo bisogno di altro denaro. >>
<< Qualche giorno fa ho preso accordi con il Marchese McCarty per l’usufrutto delle mie terre a sud. >>
<< e credi che quei quattro spiccioli che ti passerà McCarty per coltivare tabacco nei tuoi possedimenti cambierà qualcosa con il debito che mi grava sulle spalle?! Devi fare un figlio. Anche femmina non m’importa, ma fallo! >>
<< che significa anche femmina? >> domandò il Duca confuso da quell’ultima affermazione
<< Dio Edward, a volte sei così maledettamente stupido! Ho già preso contatti con una delle famiglie di mercanti più ricche di Londra. Commerciano spezie e tessuti fino al Medio Oriente.. ti rendi conto? Appena Isabella sfornerà un marmocchio lo faremo sposare con qualcuno della loro famiglia e otterremo un compenso da capogiro. Vaffanculo a Black, vaffanculo alla banca e vaffanculo ai debiti! >>
Edward strinse istintivamente i pugni sotto la scrivania ma non disse nulla. Un peso gli si era bloccato sullo stomaco e non gli permetteva di fare più parola.
<< Mi fido di te Edward e mi aspetto che farai ciò che chiedo. Scopati quella ragazza e facci un figlio, o giuro su Dio che lo farò io. >>
<< che diavolo andate dicendo?! >>
<< sai bene quello che dico, smettila di comportarti da idiota! Attendo una tua lettera entro il mese prossimo, sono stato chiaro? >>
<< Padre.. >>
<< SONO STATO CHIARO EDWARD? >>
Le unghie gli si piantarono nei palmi delle mani.
<< Sì padre. >>

<< Oggi è arrivata Jessica al palazzo, era così felice di vedermi! >>
<< non l’ho vista. >>
<< Sir Thomas l’ha incaricata di curare solo la mia stanza e farmi da dama di compagnia. Oh, era così felice di non dover più fare le pulizie in cucina, avreste dovuto vedere come saltellava! >> rise Isabella rilassata mentre durante la cena raccontava al suo sposo della sua giornata.
Edward però non pareva per nulla divertito dai suoi piccoli aneddoti, anzi sembrava pensieroso e irrequieto.
<< va tutto bene mio sposo? La vostra mente sembra vagare altrove. >>
<< sì, tutto bene. >> rispose secco trangugiando l’ennesima coppa di vino.
<< siete nervoso per l’incontro che avete avuto oggi con vostro padre? >>
Ma Edward, notando di star entrando in un argomento spinoso, non rispose, preferendo fare un’altra domanda.
<< è vero che vi ha incontrata nei giardini? >>
<< sì, mentre coglievo i fiori >>
<< e cosa vi ha detto? >>
<< nulla. Mi ha solo… >> cercò di trovare una parola che non risultasse maleducata alle orecchie di Edward. In fin dei conti stava parlando di suo padre. << guardata. >>
<< guardata? >>
Isabella fissò Edward negli occhi e rammentando che intorno a loro c’erano servi e guardie che udivano la loro conversazione, decise di non parlare ma imitare lo sguardo che il Duca Carlisle le aveva riservato quel pomeriggio. Ed Edward, dall’altra parte del tavolo, capì perfettamente ciò che voleva dire quando osservò Isabella cambiare espressione e fissargli impudica il corpo come se desiderasse spogliarlo.
Suo padre era un maledetto bastardo!
Il rancore crebbe in maniera esponenziale << Io non ho più fame. Mi ritiro nelle mie stanze. >> e detto così si alzò veloce uscendo di gran foga dalla sala prima che l’attacco di collera che stava per assalirlo lo portasse a ribaltare l’intera tavolata.
Voltò iroso l’angolo e prima di riuscire a raggiungere la sua meta sbattè improvvisamente contro una serva che dal colpo cadde a terra, sparpagliando lenzuola per tutto il corridoio.
<< oh, Duca, vi chiedo perdono!! >>
Edward la guardò non riconoscendo la donna ai suoi piedi, finchè capì il motivo di tale estraneità.
<< sei tu Jessica? >>
<< sì, Mio Signore, sono io! Perdonatemi, io non vi avevo visto! >>
<< sì ho capito. >> sbottò lui sentendo il nervosismo aumentare con quella serie di scuse che sembravano non finire più.
Non le chiese perdono, non la aiutò neanche ad alzarsi. Semplicemente le camminò intorno e raggiunse la sua camera riuscendo così finalmente a dare via libera alla rabbia.



Prima di tutto devo fare dei ringranziamenti sentiti e commossi.. dopo la pubblicazione del secondo capitolo sono arrivate un sacco di recensioni, si sono triplicati i preferiti, seguiti e ricordati e raddoppiati coloro che mi hanno messo tra gli autori preferiti…. Me commossa!ç.ç
Ringrazio anche chi continua ad aggiungere le mie vecchie ff e le one shot tra le preferite, e le commenta anche se ormai è passato tantissimo tempo da quando le ho terminate. Grazie davvero!!!
Ora, superata la parte “commozzione”, inizia il momento “spiegazione SuperQuark” (che si legge QUORK!) Visto che stò ricevendo nelle recensioni una serie di domande ho deciso di chiarire alcuni punti qui riguardanti la storia in modo che tutte possiate leggere.

-“Quanti anni ha Edward?”
Tutte hanno compreso che Edward è ovviamente più grande di Bella, io non ho scritto la sua età perché non era utile ai fini di trama, era solo utile comprendere che fosse più grande e quindi avesse maggior esperienza di Isabella, ma se volete proprio una età precisa direi che lo colloco tra i 22 e i 25 anni.
-“Emmet è grasso e con un paio di belle corna in testa, perchè sei così crudele?”
Ebbene sì, e mi dispiace che le fan di Emmet siano dispiaciute dell’obesità che lo contraddistingue nella storia, ma all’epoca essere grassi significava mangiare tanto e quindi stare bene dal punto di vista economico e sociale quindi volevo far capire come la Famiglia McCarty fosse potente dal punto di vista nobiliare (e quindi anche Lady Rosalie). Inoltre se fosse stato un gran figone pieno di soldi non si sarebe spiegato il tradimento di Rosalie!;)
-“Ogni quanto aggiorni?”
In realtà non ho un tempo preciso e siccome lavoro e, come avete visto, scrivo capitoli lunghi 6-7 pagine world, la stesura del capitolo mi richiede un po’ di tempo. Non preoccupatevi però, non farò mai passare un mese tra un capitolo e l’altro e nei tempi di maggior libertà potrei anche aggiornare con alta frequenza.

Spero il capitolo vi sia piaciuto!^.^ baci


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Capitolo 4
*** Never Interfere between Husband and Wife ***


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Ch. Three

-Never Interfere between Husband and Wife-




Edward uscì dalla sua stanza solo tre ore dopo. Aveva distrutto mobili, stracciato tende e ingurgitato un buon quantitativo di alcool, necessario per non farlo pensare ma insufficiente ad annebbiargli la mente.

La porticina dietro l’arazzo cigolò ma Isabella non si rese conto dell’ingresso dell’uomo nella stanza finché non si destò di soprassalto sentendo un braccio robusto circondarle il corpo e un petto ampio e caldo aderire alla sua schiena.
<< shh, sono io >> le sussurrò il Duca all’orecchio, stringendola forte a sé e aspirando l’odore dei suoi capelli.
<< Duca mi avete spaventato. >>
Sentiva il suo fiato caldo accarezzarle la guancia e le gambe intrecciarsi alle sue in un gesto intimo a cui ancora non era abituata.
<< non darmi del voi. Quando siamo soli chiamami con il mio nome Isabella.. adoro quando lo fai >>
<< Edward >> sussurrò allora lei intimidita da quelle inaspettate e appassionate parole e sentendo le braccia del suo sposo stringersi a lei con maggior vigore.
<< sembra tutto così bello quando il mio nome esce dalle tue labbra. >>
Isabella non aveva mai sentito il Duca lasciarsi andare alle parole a quel modo e questo la mise in allarme. Si voltò delicatamente fino a portare il suo viso a pochi centimetri da quello di Edward e riuscirlo così a fissare negli occhi. Il fiato del suo sposo le si infranse sulle guancie e un forte odore di whiskey le fece comprendere la natura di quelle parole tanto dolci. Aveva bevuto. E non ci voleva grande arguzia per capire che era per lo stesso motivo per cui quella stessa sera a tavola era fuggito via furioso. Era successo qualcosa con suo padre.
<< cosa ti turba marito mio? >>
<< nulla, non voglio tediarti con le mie inquietudini >> borbottò il Duca nascondendo il volto tra i capelli della ragazza e iniziandole ad accarezzarle il corpo nel tentativo di distrarla dall’argomento.
<< non è questo il ruolo della moglie? Ascoltare il proprio marito nei momenti di sconforto? >>
<< ti ha insegnato tua madre a parlare così? >>
Isabella arrossì colta sul fatto.
<< è una cosa brutta? >>
<< no, ma sono così stanco di dover costantemente vivere seguendo le parole degli altri. Tu obbedisci alle parole di tua madre e io devo seguire quelle di mio padre... >> sospirò lui.
<< ma è questo il dovere dei figli. Seguire le parole dei padri per renderli fieri di noi. >> Ma Edward alle sue parole non rispose. Temeva di lasciarsi sfuggire il diverbio avuto con Carlisle quello stesso pomeriggio e quella frase infelice con cui era stato letteralmente minacciato. Non voleva che lei lo venisse a sapere. Non voleva che lei ne avesse paura. E fu per quel motivo che si allungò appoggiando le sue labbra su quelle della ragazza.
Fu un bacio morbido, dolce, rilassato, al quale Isabella rispose allungando una mano e accarezzando con delicatezza i capelli dell'uomo, respirandogli sulle labbra e lasciandolo giocare con la sua bocca e la sua lingua.
Piano Edward si spinse contro di lei fino a scivolarle sopra.
<< Edward aspetta.. >>
<< non vuoi? >> le soffiò piano sulle labbra aprendo gli occhi per osservarla. Aveva tanta voglia di farla sua. E non aveva nulla a che fare con le parole di suo padre e quel suo avvertimento che avrebbe dovuto obbligarlo ad unirsi ad Isabella il prima possibile per ingravidarla. In quel momento il suo era solo desiderio. Di non pensare, di perdersi in lei, di sentirsi amato e desiderato.. almeno da sua moglie.
<< io.. non sono sicura di.. >>
<< hai paura che ti faccia male di nuovo? >>
All’inizio fu titubante nel rispondere, ma poi Isabella annuì con sincerità facendo sorridere il Duca che le si accostò nuovamente, poggiando la fronte contro la sua.
<< credimi quando dico che non sarà come ieri.. e io farò piano, molto piano, te lo prometto. >>
Isabella sospirò cercando di sciogliere a tensione e si lasciò baciare di nuovo da Edward.
<< mi credi? >>
Un altro bacio.
<< mi credi mia Bella? >>
E lei annuì .
Le mani salirono sulle cosce, alzandole la veste e proseguirono la loro salita fino a portare l’abito ad aggrovigliarsi sulla pancia.
<< Aiutami a sfilartelo >> e così lei, non senza un pò di insicurezza, si mosse goffamente fino a riuscire a far passare l’abito dalla testa.
Ora era tutta nuda e nel suo cuore sentiva un misto di profondo imbarazzo ed emozione. Il buio della notte la copriva come un mantello dallo sguardo indiscreto del suo sposo e la faceva sentire al sicuro.
Edward tornò a baciarla con dolcezza sulle labbra, sulla mandibola, il collo.. il petto.
<< Edward.. >>
<< ti stò facendo male? >>
<< ..no >> Un sospiro profondo uscì dalle labbra di Isabella quando le labbra calde del suo sposo iniziarono a baciarle con dolcezza il seno.
<< ti piace? >>
<< si.. >>
E le piacque. Questa volta le piacque molto.
Un’ora dopo erano distesi sul talamo disfatto ed illuminati malamente da una piccola candela posta sul comò che Edward aveva avuto la premura di accendere alla fine dell’amplesso. Isabella si era coricata sul petto del suo sposo e non riusciva a pensare ad altro se non a quanto fosse profumata e calda la sua pelle e a come fossero state morbide e passionali le sue mani in questa sua seconda volta.
<< questa volta non ho perso sangue >>
<< solo la prima volta si sanguina, poi non accade più. Diventa piacevole. >>
<< sì, è vero.. >> mormorò Isabella arrossendo e nascondendo il viso contro petto di suo marito.
<< mi racconti com’è stata la tua? >>
Edward si mosse piano, per fissarla dubbioso negli occhi.
<< intendo dire, come è stata la prima volta che hai giaciuto con una donna. >>
<< non sono argomenti consoni Isabella >>
<< e perché mai? Tu sai com’è stata la mia, e non sono di certo una bambina. Ho già avuto conferma del fatto che hai avuto delle donne prima di me. >>
Edward sospirò chiudendo gli occhi e cercando di soffocare l’irritazione che certi discorsi troppo personali gli causavano sempre. L’effetto dell’alcool era ormai svanito, evaporato con gli ansiti ed il sudore, e la pazienza e la tranquillità avuti prima ora erano scomparsi.
<< è stato come accade a quasi tutti i figli di nobili. Un giorno mio padre ha deciso che ero diventato abbastanza maturo per imparare a possedere una donna e mi ha portato una meretrice nella stanza. >> affermò secco.
Isabella rimase attonita non aspettandosi una risposta del genere e si richiuse nel silenzio. Forse non avrebbe dovuto chiederlo.
<< ti sei ammutolita tutto d’un colpo adesso? >>
<< hai avuto molte donne? >>
<< come qualsiasi uomo normale >>
<< e chi erano? >>
<< nobildonne, cortigiane.. >>
<< meretrici? >>
Edward schioccò la lingua capendo dove la sua sposa voleva andare a parare.
<< stai cercando di domandarmi se frequento i postriboli? >>
<< sì.. >>
<< li ho frequentati da ragazzo, ora non più >>
<< perché non più? >>
<< perché sono sposato con te. >>
<< anche prima lo eri. >>
<< Isabella era diverso! Ancora non ti conoscevo. Se non fossi stata come desideravo forse li avrei frequentati tutt’oggi. >> sbottò infine lui non sopportando più quella serie di domande a raffica di tipo personale.
Ci fù un momento di silenzio dopo lo scoppio di irascibilità di Edward, che però venne nuovamente rotto dalla voce sussurrata di Isabella.
<< quindi io ti piaccio.. >>
<< smettila di cercare di strapparmi parole dalle labbra >>
<< è che mi piace conoscere i tuoi pensieri.. >> rispose sincera la ragazza, avvicinandosi alle labbra del Duca e baciandolo leggero come a chiedere perdono per tutte quelle domande che gli avevano fatto perdere la poca pazienza che possedeva.
Il bacio si trasformò preso in qualcosa di più prodondo che fu volutamente interrotto da Edward.
<< fai la brava moglie e mettiti a dormire, o non posso prometterti di aggredirti di nuovo >>
<< questa volta mi è piaciuta la tua aggressione. >>
<< oh, credimi me ne sono accorto! >> ridacchiò l'uomo.
Isabella soppresse anch’essa una risatina divertita affondando il viso nel collo del Duca e stendendosi per bene al suo fianco, pronta a dormire.

Un rumore fastidioso lo strappò dai sogni e dal riposo, ma quando aprì gli occhi per capire da dove nascesse tale fracasso un raggio di luce accecante lo abbagliò, obbligandolo a richiudere gli occhi di scatto, per poi tentare di socchiuderli piano. Quando lo sguardo si abituò alla luce del mattino Edward vide davanti a sè Jessica, la dama di Isabella, che vagava attorno al letto, preparando gli abiti, apparecchiando il tavolino per la prima colazione e versando la calda acqua per il risciacquo mattutino. Jessica ad ogni gesto gli lanciava delle strane occhiate, ed Edward aveva abbastanza esperienza per capire che il suo era uno sguardo di puro interesse nei suoi confronti. E ne comprese la causa nel momento seguente in cui si rese conto di essere ancora nudo, con Isabella distesa quasi completamente su di lui, ancora profondamente addormentata. Continuò per un po’ a fissare Jessica studiandone i comportamenti e quello sguardo allusivo, finchè con voce bassa non le disse di uscire dalla stanza. Quella ragazza non prometteva nulla di buono. Isabella aveva raccontato che era la sua unica amica, ma quale amica rivolgeva al marito di un’altra tali attenzioni e sguardi? Avrebbe dovuto controllarla.
<< Isabella è mattino inoltrato. Sveglia. >>
Edward si sentiva un po’ in imbarazzo ad avere lui il compito di svegliare la sua sposa. Non aveva mai dormito con una donna dopo aver giaciuto con lei la notte, e il trovarsi nudi, aggrovigliati alle lenzuola e illuminati dalla piena luce del giorno, avere un che di romantico e allo stesso tempo impudico.
Isabella infatti ebbe la stessa reazione e dopo aver aperto gli occhi e rivolto un sorriso rilassato al marito, notando la situazione lanciò un piccolo urletto, catturò l’angolo del lenzuolo e si coprì alla meglio con il poco tessuto disponibile, facendo ridere il Duca.
<< non nascondi nulla che io non abbia già visto, lo sai? >>
<< è diverso. E’ mattino! >>
<< e credi che certe cose non si facciano anche di mattino? O nel pomeriggio? >> ridacchiò il Duca alzandosi e infilandosi veloce i mutandoni che la sera prima aveva lascito abbandonati a terra ma che quella stessa mattina Jessica aveva ripiegato con estrema cura e posti sulla mensola di lato al giaciglio.
<< io non so.. pensavo che certi affari fossero solo argomento notturno. >>
<< credimi Isabella, questi affari sono argomenti di ogni ora del giorno. >>
In modo spontaneo si chinò verso di lei per lasciarle un leggero bacio sulle labbra prima di dirigersi verso la porta comunicante con la sua stanza. << Fai colazione e goditi la giornata. Io oggi ho molti affari da sbrigare >>
<< non ci vedremo neanche per pranzo? >>
<< no. >>
Edward notò lo sguardo deluso della ragazza ma non disse nulla. Intrattenersi con lei nelle coltri fino a mattina inoltrata gli aveva già fatto perdere parecchio tempo. Aveva un sacco di lavoro da sbrigare e non poteva permettersi di perdere una giornata a camminare per il giardino solo per farle compagnia.
Nonostante questo, quando si recò nel suo studio pronto a svolgere i suoi doveri, il malessere dovuto alla visione di Isabella che abbassava gli occhi abbattuta lo spinsero a chiamare Sir Thomas e consegnargli una lettera.
La giornata passò lenta. Isabella passeggio per il giardini e curiosò per il palazzo, mentre Edward non si prese un attimo di tregua svolgendo i suoi affari quotidiani. Non venne disturbato da nessuno fino all’ora di cena, quando si diresse verso la sua stanza per rinfrescarsi e prepararsi per la serata. Quando aprì l’uscio e sospirò di sollievo per il termine di quella giornata fu infatti sorpreso di vedere seduta sul suo giaciglio la dama di compagnia di sua moglie, Jessica. Aveva un abito bordeaux, con ricami bianchi sulle maniche e il petto, e la scollatura generosa le metteva in mostra i seni gonfi e floridi. Era ovvio il motivo per cui era lì.
<< che ci fai qui? >>
<< La Duchessa mi ha dato l’ordine di portarvi qualcosa da bere per rinfrescarvi prima di cena. >> e infatti sul tavolino vicino al camino era stata posta una bottiglia di vino bianco umido di condensa . Il Duca però con sguardo attento notò anche che sul vassoio erano poggiati due bicchieri.
<< La Duchessa ti ha anche dato l’ordine di farmi compagnia per caso? >> chiese irriverente Edward avvicinandosi per riempire i calici di vino.
<< Veramente questa è stata una piccola libertà che mi sono concessa. Se non è di vostro gradimento comunque posso andarmene via. >>
Edward non le rispose, si limitò solo a porgerle il calice di vino ricolmo e guardarla bere tutta d’un fiato.
<< mai bevuto un vino così buono. >>
<< l’ha scelto mia moglie? >>
<< ha importanza? >>
In realtà per Edward ne aveva. E anche tanta. Isabella aveva avuto un gesto delicato nei suoi confronti e a quanto pareva lo aveva anche fatto con estrema attenzione. Di certo non immaginava che la sua dama avesse eseguito l’ordine aggiungendo al vino anche se stessa.
Edward sentì montare la collera all’idea che Jessica stesse sporcando il tenero dono di sua moglie con la sua immoralità.
<< no >> mentì Edward. << però ora voglio sentire quali sono i tuoi propositi. >>
<< non li immagina Mio Signore? >>
<< io immagino tante cose. >> rispose lui malizioso sedendole accanto e alzandole con modi spicci la gonna per osservarle le cosce. Erano magre e muscolose. Si vedeva che era una donna dedita alle fatiche fisiche. Non era come Isabella, le cui cosce lattee risultavano morbide, calde e tenere. Quelle facevano venire voglia di morderle e stringerle tra le dita.
<< ho visto stamani come mi guardavate >> sussurrò Jessica al suo orecchio << mi desiderate come io desidero voi.. siete un uomo di tale bellezza e carisma.. e avete un corpo… >>
<< siete rimasta ad osservarmi mentre dormivo nel giaciglio con Isabella? >> domandò Edward reprimendo un moto di disgusto verso la donna che aveva di fianco.
<< sì, l’ho fatto.. >> ammise lei ridacchiando sfacciata e allungando la mano per posarla nel cavallo dei suoi calzoni.
Forse si aspettava di trovare qualcosa di rigido, la stessa eccitazione che lei provava e che il Duca aveva fino a quel momento espresso a parole. Ma invece non trovò niente di tutto ciò, e quando il suo sguardo confuso e deluso passò dall’inguine al viso del Duca, Jessica si rese conto in un attimo ciò che era successo.
<< vattene. >> Edward era una maschera di ira.
<< i-io.. >>
<< vattene, prima che ti prenda a frustate con la mia cintura. >>
<< ma.. c’è stato un disguido.. io avevo capito.. >>
Edward però non parlò più. Semplicemente si alzò e iniziò a slacciasi la cinta di cuoio.
<< l’ho fatto perché avevo capito che eravate voi che lo volevate.. non ero io a volerlo, siete voi che mi avete spinta! >>
La cinta scivolò lungo le asole e la fibbia tintinno quanto le mani di Edward iniziarono ad arrotolarla attorno al palmo della mano destra. Fu a quel punto che Jessica capì che non avrebbe trovato soluzione con le parole. Gettò il calice di vino a terra frantumandolo e fuggi via precipitandosi fuori dalla stanza.

Quando Isabella, la sera stessa si diresse nella sala per la cena, dopo aver passato un intero pomeriggio sola a passeggiare per il palazzo senza meta, il suono di chiacchiericcio e risate la sorprese.
Nella ampia stanza dove si aspettava di trovare solo il suo severo marito, vi erano attorno al tavolo un uomo e una donna che ridevano e brindavano.
<< Isabella, ben arrivata. >> la accolse Edward sorridendo tranquillo come se mezz’ora prima nella sua stanza non fosse successo nulla.
<< buonasera. >> mormorò lei confusa
<< Quindi è lei Edward? Vostro padre ha fatto un’ottima scelta devo ammetterlo! >> parlò una donna dai capelli corvini e arricciati in una intricata pettinatura.
<< Vi presento la Contessa Mary Alice Brandon , promessa sposa del mio più fidato collaboratore nonché amico, il Conte Jasper Whitlock Hale >>
Isabella si inchinò ad entrambi facendoli ridere dato che ella aveva un titolo nobiliare ben più alto del loro.
<< Di certo non le mancano le buone maniere! >> scherzò Jasper notando il comportamento assurdo della ragazza che notato l’errore grossolano era arrossita.
<< Le ha solo quando decide di usarle.. >> lo corresse Edward ricordando le frecciatine che Isabella a volte era capace di lanciare.
Si misero a tavola poco dopo e Alice la travolse con le mille chiacchiere sulle nuove mode della città, la preparazione imminente del suo matrimonio e quanto elegante fosse l’arredamento del loro palazzo.
Isabella inizialmente si sentì travolta ma poi pian piano quelle chiacchiere convivali la misero a suo agio. Sorridente si guardò attorno e incrociò senza volere lo sguardo con il suo sposo che la osservava tranquillo e rilassato mentre il Conte Jasper continuava a parlare al suo fianco a ruota libera.
Edward accennò un sorriso e Isabella deliziata gli sorrise dolce a sua volta.
Aspettò che la coppia di amici tornasse al proprio palazzo per andare nelle stanze del Duca e porgli la domanda.
<< Lo hai fatto per me? >>
<< Ho pensato che avresti apprezzato conoscere qualche dama con cui fare amicizia. Spero di aver fatto cosa gradita. >>
<< l’ho apprezzato molto. Grazie Edward >>
Di nuovo il suo nome. Di nuovo quella sensazione strana all’altezza dello stomaco nell’udirlo.
<< di nulla Isabella. >>
<< desideri che rimanga qui? >>
<< sei libera di scegliere ciò che desideri fare. >>
E Isabella scelse, e si infilo tra le lenzuola profumate del talamo.
Quando a notte inoltrata Edward si ritrovò al buio a contemplare l’oscurità dopo aver soddisfatto gli appetititi del corpo, si ritrovò a pensare a Carlisle e a rendersi conto che non gli interessava nulla di ciò che egli aveva detto. Isabella era sua, non di suo padre, e non sarebbe stato di certo sotto il suo controllo e obbligo che lui la avrebbe ingravidata. Lei era sua moglie, perdio, sua moglie! E solo sua sarebbe stata per sempre. Se non fosse arrivato un figlio entro il mese pattuito, non avrebbe mai permesso a suo padre di far del male ad Isabella. E anche se il destino avesse voluto Isabella gravida, Edward non avrebbe mai permesso al padre di far fare a suo figlio la stessa vita che era capitata a lui. Perché la fortuna di trovare una buona consorte era rara, e di certo non poteva girare due volte nello stesso luogo. Lui non era riuscito ad avere una infanzia normale a causa delle decisioni egoistiche del padre.. suo figlio non avrebbe avuto la stessa sorte.
Anche Isabella il giorno dopo, svegliandosi nuovamente tra le braccia del suo sposo pensò a quanto la fortuna dovesse esse stata clemente con lei. Fino ad una settimana prima si trovava ancora a casa dei suoi genitori, con il pensiero terrorizzante di chi potesse essere il suo sposo e come avrebbe potuto trattarla quando avrebbero iniziato la loro vita insieme. E invece ora si trovava abbracciata al corpo caldo di un Duca dai modi severi e freddi in apparenza, ma caldi e generosi nel privato. Edward era un uomo dall’anima buona nascosta sotto un pesante mantello di regole e costumi, e nonostante all’inizio non si fosse mostrato amorevole come la ragazza aveva sperato, con il passare dei giorni e l’approfondirsi della loro conoscenza le stava dando prova di tutta la dedizione che era capace di donare e l’affetto che stava iniziando a provare nei suoi confronti.
<< il mio cuore si stà affezionando a voi, Edward >> gli sussurrò Isabella sulle labbra stringendolo in quell’abbraccio caldo. Il Duca non rispose, ma le sorrise dolcemente, prima di ricoprirle le labbra di piccoli baci.
Sì, Isabella si sentiva fortunata quella mattina. Solo più tardi si rese conto di quanto la sua fortuna fosse fittizia. Esattamente nel momento in cui la sua dama di compagnia Jessica entrò in stanza con un’espressione tetra e impaurita, e gli occhi pieni di lacrime.
<< Jessica, ma che è successo? >>
<< Mia Signora.. ho una cosa da darvi. Ma vi prego non mi punite.. io lo faccio per voi! >> Jessica si mise a piangere, accostandosi ad Isabella e girandosi un foglio tra le mani.
<< di cosa si tratta? >>
La serva però non disse nulla. Semplicemente si accasciò a terra e le porse la lettera.

Mio carissimo Edward,

penso non ti sia sfuggito quanto il nostro incontro recente al ballo sia stato a dir poco freddo. Non puoi immaginare quanto questo tuo ignorarmi sia stato doloroso per me, e sarebbe imperdonabile lasciare che i nostri rapporti venissero intaccati da rancori che ormai sono solo parte del passato. Per cancellare ogni inutile ombra tra noi sarei lieta di riceverti al più presto, in amicizia.
Con il più profondo affetto
La tua amica
Rosalie Hale

Rosalie Hale.
Hale. Come Jasper Whitlock Hale.
Non era una coincidenza e Isabella lo sapeva. La somiglianza tra i due era indiscutibile, e durante la cena nella mente della ragazza era perfino saltato alla mente il nome di quella donna che aveva incontrato al ballo e che aveva avuto una relazione con suo marito prima del suo arrivo, ma non ci aveva fatto caso e aveva scacciato il pensiero come un pensiero fastidioso.
Quella donna sfacciata che davanti a lei aveva avuto l’ardire di osservalo durante tutta la festa, persino nel momento in cui Edward l’aveva presentata a lei come sua moglie. La stessa donna che non si era fatta scrupoli a chiedergli un ballo, prontamente rifiutato dal suo sposo. La stessa donna che dopo il ballo gli aveva mandato quella lettera informale per rivederlo e riavere un rapporto con lui.
In amicizia, diceva la lettera. Ma che amicizia poteva mai nascere tra un uomo e una donna che un tempo erano stati amanti e tra cui c’era stato un amore non corrisposto?
Era gelosa.
Isabella era gelosa e non voleva che suo marito vedesse di nuovo quella donna lasciva e sfacciata. Nemmeno in amicizia.
Ed era arrabbiata.
Isabella era arrabbiata perché il Duca le aveva nascosto il rapporto di parentela che c’era tra il suo migliore amico e quella donna proveniente dal passato.
Perché le aveva fatto questo? Non aveva pensato che lo sarebbe venuto a sapere? Non aveva compreso quanto lainfastidisse e umiliasse e ferisse la presenza nella sua vita di quella donna?
Aveva appena fatto amicizia con Alice Brandon e ora lei con il matrimonio si sarebbe imparentata con Rosalie McCarty.
Perché l’aveva fatto? Perché?
<< hai trovato una risposta? Sai se ha risposto alla lettera? >>
<< no, non lo so mia Signora ma vi prego, vi prego non ditegli che l’ho trovata io o mi farà frustare! >>
<< dirò che l’ho trovata io curiosando in giro. E comunque Edward non è violento.. al massimo ti caccerebbe via. >>
Jessica non rispose, ma sapeva quanto Isabella si stesse sbagliando.



Oddio, perdonatemi l’immenso ritardo!! Scusate ma in questo periodo è successo di tutto (cose tutte belle eh?!) Mi sono laureata e i miei genitori mi hanno fatto come regalo di laurea una vacanza. Insomma, è stato un periodo molto intenso e felice, pensavo di riuscire a postare il nuovo capitolo perché lo avevo già scritto in parte ma poi tra una cosa e l’altra non ho avuto tempo di fare nulla! Mi dispiace!!!!
Ma parliamo ora del capitolo, Edward stà iniziando a conoscere ed affezionarsi ad Isabella, ma il suo brutto carattere che lo ha contraddistino fino ad ora non è scomparso, anzi c'è ancora ma nascosto e smussato alla presenza della moglie. Riguardo a Jessica che dire.. non era raro all'epoca che le serve e le dame di basso rango cercassero di migliorare la propria condizione di vita sfruttando le situazione e le persone a proprio vantaggio.. ora rimane da capire se la lettera consegnata ad Isabella sia stata davvero opera di Edward oppure una mossa astuta di Jessica, che ormai abbiamo capito non essere esattamente interessata all'amicizia con la piccola e inesperta Isabella.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, settimana prossima posterò il prossimo!;) Bacio

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Capitolo 5
*** Marital Disputes ***


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Ch. Four
-Marital Disputes-



Piccolo avvertimento, la parte in corsivo potrebbe turbare qualcuno, se siete sensibili evitatela! Chiedo scusa anche per il linguaggio colorito ma era necessario per inquadrare meglio il personaggio di Edward.


Camminava avanti ed indietro per quel corridoio da tempo immemore ormai. Aveva passato tutta la mattinata a girovagare per la sua stanza prima di trovare il coraggio di uscire ad affrontare suo marito, ma poi tale audacia era venuta meno e ora si trovava nuovamente a vagare per il corridoi alla ricerca di quella temerarietà che sembrava esserle sfuggita di mano. Teneva la lettera ripiegata dentro la manica del suo abito e le sembrava che la pelle bruciasse a contatto con essa. Inoltre era ormai da ore che cercava di costruire un discorso ben articolato da pronunciare, ma i pensieri in testa erano confusi e lei alla fine aveva deciso che lo avrebbe affrontato con sincerità dicendogli spontaneamente ciò che pensava.
Più facile a dire che a fare però.
La porta si aprì improvvisamente mentre lei ruotava su se stessa per ripercorrere per l’ennesima volta quel tragitto davanti allo studio di Edward, e in men che non si dica si ritrovò faccia a faccia con il suo sposo.
<< Isabella che ci fate qui? >> domandò confuso.
<< Io.. vorrei parlarti Edward >>
Il Duca però non reagì come da lei sperato, ma serrò la mandibola e socchiuse la porta alle sue spalle per evitare che i suoi collaboratori ancora dentro la stanza sentissero le parole riservate di sua moglie.
<< stò lavorando, questo non è il momento adatto. Ne parleremo stasera. >>
<< ma è una cosa importante. >> si lamentò lei.
Per un attimo il comportamento esagitato di Isabella e la situazione strana gli fecero pensare che lei volesse dirgli di essere gravida. Ma poi si rese conto che stavano fisicamente insieme da nemmeno una settimana e si diede mentalmente dello stupido. Tuttavia alla fine, a parte dichiarare una possibile gravidanza, che diavolo poteva dovergli dire di tanto urgente da interromperlo nel bel mezzo dei suoi affari? Aveva già chiarito tempo addietro che in certe situazioni non doveva essere in alcun modo disturbato da lei.
<< Isabella, conosci il mio livello di tolleranza. >> la avvertì lui sentendo il nervosismo prendere piede nel suo animo << Ho detto che ne parleremo stasera e non ho intenzione di ripeterlo una terza volta. Vai ora. >> e detto così si richiuse nuovamente dentro lo studio lasciandola inebetita nel corridoio.
L’irascibilità di Edward, la cui pazienza si sapeva avere un limite molto basso, comunque non migliorò neanche a fine giornata e fu per questo motivo che, arrivata l’ora di cena e non vedendo la sua sposa scendere per consumare il pasto come di sovente, si alzò arrabbiato dalla tavola e si diresse a passo di marcia verso la sua stanza.
Prese tre profondi respiri prima di affrontare Isabella, per evitare di esagerare nelle parole e nel comportamento come suo solito, e poi aprì l’uscio senza nemmeno bussare.
Isabella era seduta sulla poltroncina vicino al fuoco e la sua dama Jessica le stava pettinando i lunghi capelli.
<< Tu. Fuori. >> intimò il Duca a Jessica facendola spaventare.
<< è la mia dama, prende ordini da me e io voglio che rimanga. >>
<< è casa mia Isabella e se io voglio che lei esca lei uscirà, sono stato chiaro? E ADESSO ESCI MALEDIZIONE!! >>
Quando la serva varcò la soglia lui sbatté la porta alle sue spalle con tale irruenza da far vibrare i vetri.
<< si può sapere che diavolo ti prende? >> sbottò il Duca verso sua moglie appena furono rimasti soli.
<< che cosa mi prende? Questo mi prende! >>
E prima che Edward se ne potesse accorgere gli arrivò sul petto un pezzo di carta sgualcito.
Lo rimirò con attenzione e ne lesse il contenuto.
<< dove hai preso questo? >>
<< Non lo so, dimmelo tu Edward, era una lettera indirizzata a te! >>
L’uomo fece un profondo respiro ma non disse nulla, continuando a fissare la carta tra le sue dita.
<< è vero che Jasper è il fratello di Rosalie McCarty? >>
Lui però non rispose nuovamente, si limitò a sedersi sulla poltrona che poco prima era stata occupata da Isabella, iniziandosi a passare le mani tra i capelli.
<< non me lo hai detto. Non mi ha detto niente Edward, mi stai circondando da persone legate a quella donna e nemmeno me lo dici. >>
<< e dove stà il problema Isabella? >> le domandò lui più freddo di quanto non avesse voluto.
<< dove stà il problema? Quella era la tua amante!! >>
<< avevamo già chiarito che non provavo nulla per lei. >>
<< e pensi che questo mi consoli? Pensi che questo mi faccia sentire meglio? Pensi che solo perché tu non hai ricambiato i suoi sentimenti io mi senta serena a saperla girarti costantemente intorno. E’ una mancanza d rispetto nei miei confronti.. come fai a non capirlo? >>
<< dove hai trovato la lettera? >> ripeté il Duca cercando di trovare la pazienza necessaria per far calmare Isabella e verificare attraverso le sue parole ciò che in realtà già stava sospettando.
<< nel tuo ufficio. >>
E quella menzogna gli diede la risposta che aspettava. Sapeva benissimo che Isabella non era mai entrata nel suo studio da quando era arrivata nel palazzo. Gli unici momenti in cui vagava per l’edificio era nel pomeriggio e in quelle ore c’era sempre stato lui in quella stanza. L’avrebbe vista se si fosse messa a curiosare tra le sue carte, cosa che inoltre non avrebbe mai fatto di sua spontanea iniziativa data l’educazione rigida ricevuta da sua madre. Era stata di certo una serva a passarle la lettera, qualcuno che poteva con tranquillità entrare nel suo studio la sera, la notte, o persino la mattina, quando loro erano ancora assopiti tra le coltri.
Non ci voleva molto a capire che quel qualcuno era Jessica. Quella ragazza aveva una spaventosa voglia di morire.
<< È stata Jessica vero? >>
<< no >>
<< non mentirmi Isabella. Sono tuo marito, abbi il rispetto di non mentirmi. >>
<< tu però puoi mentirmi vero? >>
<< io non ti ho mai mentito >>
<< è allora perché c’è quella donna così introdotta nella tua vita? >>
<< ma di che cosa hai paura si può sapere? Sono sposato con te Isabella, sei mia moglie! Temi che ti possa ripudiare? Sai meglio di me che questo non potrebbe mai accadere. >>
<< io ho paura… ho paura che tu possa preferire quella donna a me. >> finalmente lo disse, e diavolo se si sentì meglio ad esprimere quel suo pensiero a parole.
<< Isabella ti ho già fatto capire che sei l’unica. Non ho alcuna intenzione di riprendere la relazione con Rosalie, e non ho alcuna intenzione di prendere un amante.. Io… io mi sto legando a te, e non voglio recarti alcuna sofferenza. >>
La ragazza trattenne le lacrime a sentire finalmente il suo sposo sbilanciarsi nei suoi confronti. Da quanti anni aveva sognato sentire l’uomo a cui il suo destino era stato intrecciato già da bambina parlarle con calore dei suoi sentimenti per lei. Presa dal momento si lasciò cingere dalle braccia forti di suo marito e stringere al suo petto ampio e caldo per farsi consolare. Non disse che nonostante quelle parole appassionate, lei continuava a mal sopportare che lui avesse rapporti con quella donna del passato.

Si infilò tra le coltri del suo giaciglio a notte fonda. Non era andato a cercare la compagnia della sua sposa quella sera, troppo impegnato nel sotterraneo del palazzo che ancora ospitava il corpo martoriato di Jessica.
L’aveva fatta portare là sotto dalle sue due guardie di fiducia, era stata legata e sollevata per i polsi ad una trave del soffitto e poi, spogliatala nel busto dalle vesti, aveva mantenuto la parola che pochi giorni prima le aveva rivolto. L’aveva cinghiata fino a farle perdere i sensi.
Ora mancava solo negoziare un prezzo ragionevole per venderla al miglior offerente e poi se ne sarebbe finalmente liberato e soprattutto avrebbe liberato Isabella della sua falsa e corrotta presenza. Quella serva non si meritava nemmeno di respirare la stessa aria di sua moglie e lui non voleva avere una persona non degna di fiducia sotto il suo tetto. La slealtà era una caratteristica che Edward non aveva mai accettato da nessuno, specialmente dai suoi domestici.
Jessica aveva tradito la padrona cercando di sedurre suo marito, e come se la cosa non fosse già a sufficienza grave, aveva anche cercato di minare il rapporto che stavano tentando di costruire con tanti sforzi portando ad Isabella quella lettera che Rose gli aveva mandato in privato. Come si era permessa? Come aveva potuto andare a frugare tra le sue cose, e come aveva potuto portare quella lettera privata a sua moglie? Edward non aveva nulla da nascondere, era vero che non provava nulla verso la sua vecchia amante, ma c’erano in gioco troppi soldi, conoscenze e potere per rischiare di mettersi contro una donna come Rosalie. Oltretutto per cercare di coprire i debiti di suo padre aveva preso a collaborare con suo marito, il Marchese McCarty, e se la loro vecchia relazione fosse venuta a galla agli occhi di quell’uomo avrebbe rischiato anche lui di finire in disgrazia come era accaduto a Carlisle, o peggio venir ucciso in onore di una donna che neanche lo meritava.
Ancora ripensando a ciò che quella puttana di una serva aveva fatto strinse i pugni sulle lenzuola.

<< perché le ha portato quella lettera eh? Volevi vendicarti del mio rifiuto? >>
<< no signore!! >> piangeva a dirotto Jessica appesa per i polsi al soffitto << l’ho fatto per la mia padrona, l’ho fatto perché le voglio bene.. >>
<< le vuoi così bene che non vedevi l’ora di aprire le gambe a suo marito? >> e un altro colpo le colpì la schiena nuda della donna che reagì lanciando uno strillo acuto che riecheggiò tra le mura umide dei sotterranei.
<< dimmi perché lo hai fatto! Volevi rovinare il mio matrimonio vero? Pensavi che allontanata lei avresti avuto una possibilità con me? >>
<< lo sappiamo tutti che non siete mai stato un marito casto e celibe, volevo solo che Isabella lo sapesse. >>
<< e tu piccola troia credevi che io non ne avessi già parlato con mia moglie? Eh? Pensavi lei non sapesse niente di Rose, o di tutte le altre? Hai fatto male i tuoi calcoli. >>
<< voi siete un uomo crudele… >>
<< che cosa sono eh? Eh?! >> urlò Edward. La mente annebbiata dall’ira.
<< SIETE UN MOSTRO!! >>strillò Jessica soffocando l’urlo a causa dell’ennesima cinghiata.


<< Mio Signore, avete visto Jessica? Questa mattina non è venuta nella mia stanza a prepararmi.. le è stato assegnato qualche compito che non conosco? >>
Il Duca ingoio un sorso di caffè nero, ripensando alla donna ancora chiusa nello scantinato, legata e ferita. Ovviamente Isabella non sarebbe mai dovuta venire a conoscenza di ciò che era successo quella notte, così il suo viso non tradì alcuna emozione mentre diceva:
<< l’ho dovuta mandare via >>
Il viso della ragazza rimase per un attimo impietrito, mentre il significato di quelle parole prendevano forma nella sua mente.
<< c-come mandata via? >>
<< mandata via. Ho scoperto che rubava e non voglio servi su cui nutro diffidenza sotto il mio tetto. >>
Il cuore di Isabella iniziò improvvisamente a battere furioso e sotto quella tensione le sue dita sottili persero la presa sulla tazzina da the che teneva tra le mani, che cadde sbattendo rumorosamente sul piattino, senza però tuttavia rompersi.
<< deve esserci uno sbaglio.. Jessica mi ha servito a lungo.. ci si può fidare di lei. >>
<< mi dispiace molto contraddirvi, moglie mie. Quella donna ha tradito la mia e la vostra fiducia. Sono rammaricato per il dolore che il suo allontanamento vi sta causando, ma la mia scelta è stata ben ponderata e necessaria. >>
<< ma lei era mia amica. >> mormorò la ragazza con una ingenuità che fece sciogliere per un attimo il cuore del Duca.
<< Credetemi non è così >> continuò lui pacato.
<< Edward era mia amica! >>
Il Duca alzò gli occhi verso la domestica che in quel momento gli stava servendo altro caffè caldo e che finse di non star prestando attenzione quel dialogo che si stava tramutando pian piano in una questione privata. Sapeva bene quanto il suo Signore fosse ligio al protocollo e odiasse che gli parlassero in modo colloquiale davanti ad altri.
<< Sono stato obbligato a prendere questa scelta. Le ho dato una possibilità che lei non ha colto. Non voglio discutere su questo argomento Isabella. Ti nominerò una nuova dama personale, anche più di una se lo desideri. >> rispose a quel punto lasciandosi andare e dando del tu ad Isabella come mai aveva fatto prima.
<< ma io non voglio altre dame.. voglio Jessica. >> gemette lei trattenendo le lacrime.
<< non è più possibile questo. Per favore non parliamone più. >>
<< ma Edward.. >>
<< Ho detto basta! >> scattò lui sbattendo la mano sul tavolo, per poi rendersi conto del comportamento poco consono avuto di fronte ai propri domestici e alle guardie ed alzarsi di getto per andarsene via alla ricerca della calma persa.
Isabella rimase invece lì nel tavolo, scoppiando inevitabilmente a piangere sia per la reazione dura di suo marito che dell’allontanamento della sua unica amica. Era di nuovo sola. Sola come era all’inizio e di nuovo prese il sopravvento su di lei quella sensazione di essersi persa.
Quella stessa notte, si svegliò tra le braccia del Duca a causa di un rumore fastidioso. Doveva essere ancora notte fonda perché la camera era avvolta nel buio e nel silenzio e il suo sposo ancora nudo, giaceva profondamente addormentato al suo fianco.
Edward dopo la lite avuta in giornata, aveva riacquistato il senno e, resosi conto del suo comportamento sbagliato, era andato nella stanza di Isabella per chiederle perdono e alleggerirle l’animo dopo quella giornata per lei piena di emozioni negative.
Non voleva farle male.. le sue scelte erano state dettate dal desiderio di proteggerla e desiderava tanto che lei capisse questo fatto, e non rimanesse arrabbiata con lui. Alla fine avevano fatto l’amore, ma la ragazza non aveva provato piacere, ancora con la mente concentrata sulla lettera di Rosalie e il licenziamento di Jessica.
Il rumore fastidioso si ripeté, questa volta più forte, e ad esso si unirono delle voci maschili. Per un po’ Isabella ignorò i rumori, ma poi incuriosita e incapace di ricadere nel placido mondo dei sogni si alzò leggera, avvicinandosi alla finestra per sbirciare da dove provenissero quei suoni.
Di sotto, nel cotile principale del palazzo illuminato dalle fiaccole, due uomini stavano trascinando via una forma scura. Qualcosa di indefinito che si trasformo presto in una donna quando la sagoma nera entrò nel fascio di luce della lampada ad olio che teneva in mano uno degli uomini. E quella donna non era altri che Jessica.
Isabella lanciò un urlo stridulo che riecheggiò per l’intero palazzo avvolto nella quiete della notte e senza tener conto del fatto che fosse ancora in sottoveste corse fuori dalla sua stanza, pronta a prestare aiuto alla sua amica. Scese veloce le scale alzandosi il camicione bianco fino alle ginocchia per avere più agilità nei movimenti e in pochi minuti si ritrovò a correre a piedi nudi per il ciottolato davanti alla villa, prendendo di sorpresa gli uomini che trascinavano via la sua cara amica.
<< JESSICA! JESSICA!! >>
La serva però non rispose, troppo provata dal tempo passato nelle cantine e dalle ferite alla schiena ancora ben visibili e sanguinanti.
<< oddio, cosa le avete fatto?! Cosa le avete fatto!! >> urlò tra le lacrime appena vide la sua schiena martoriata dalle frustate. Fu proprio perché colta da tale stupore che trovò la forza necessaria per scagliarsi contro uno di quegli uomini che la sosteneva per le braccia.
<< LASCIATELA!! LASCIATE SUBITO!! >> e stava per colpirlo in pieno viso, come aveva visto tante volte i suoi fratelli fare quando facevano a botte, prima che un robusto braccio la cingesse con forza per la vita, trascinandola lontano.
<< NO, JESSICA!! >>
Per un secondo i due uomini rimasero bloccati a fissare il Duca, con i soli calzoni e a petto nudo, che teneva sollevata e bloccata la sua sposa con indosso la sola sottoveste da notte e i capelli sciolti al vento. Poi resosi conto della situazione proseguirono il loro lavoro, caricando la serva sul carro e fuggendo via veloce.
<< JESSICA!! >>
<< smetti di strillare, calmati!! >>
<< che cosa le hai fatto?! Non l’avevi mandata via! Che cosa le hai fatto!? >>
Edward cercò trattenerla ancora ma preda della rabbia e della disperazione Isabella continuò a divincolarsi fino a liberarsi dalla morsa di suo marito.
<< L’hai picchiata. Hai picchiato Jessica, e l’hai mandata via. Come hai potuto Edward! >>
<< Isabella, quella era una donna senza scrupoli. L’avevo già avvertita e lei.. >> ma non riuscì a proseguire. Isabella era fuori di sé.
<< sei un mostro! Un mostro!! >> gli urlò contro scagliandosi su di lui e iniziando a colpirlo al petto con forza.
<< Isabella, fermati! >> le intimò lui afferrandola per i polsi sorpreso da tanta veemenza.
<< io ti odio! Era la mia unica amica.. era la mai unica amica!! >>
<< ascoltami Bella, ascoltami! >>
<< ti odio. hai capito? IO TI ODIO!! >>
<< lei non era tua amica… voleva minare il nostro rapporto, ha persino cercato di sedurmi… stava congiurando contro di noi! Ascoltami Bella!! >>
<< lasciami, lasciami bugiardo!! >>
<< no, permettimi di spiegarti! >>
Ma Isabella non lo lasciò parlare, tirò così tanto le braccia per liberarsi da farsi illividire la pelle, e urlò così forte da attirare le guardie e le serve di tutto il palazzo. Alla fine Edward si ritrovò obbligato a mollare la presa, se non voleva finire per slogarle entrambi i polsi.

Da quella notte Isabella non parlò più con Edward. Le giornate successive a quella fatidica notte si limitarono ad essere trascorse solo nel giardino o nelle sue stanze, nelle quali il Duca non era più il benvenuto. Le uniche compagnie ad animare l’animo della giovane furono Lady Alice e le serve rimastegli accanto, come a dimostrare contrarietà al trattamento che il loro padrone aveva riservato ad una di loro. Ed Isabella cadde giorno dopo giorno preda della più cupa apatia, che però si infranse il giorno stesso in cui scoprì di essere incinta.



Oh, santo cielo! Spero di non aver esagerato. Edward come al solito dimostra anche in questo capitolo tutti i punti deboli del suo carattere: la poca pazienza, l’estrema rigidità e severità, e anche un lato violento che era già stato accennato nel capitolo passato. Caratteristiche che comunque in funzione di Isabella sembrano migliorare, scomparire, o comunque tenute a bada dallo stesso Duca. Ma il cambiamento è un argomento delicato, e ci vuole tempo e situazioni –anche spiacevoli- affinchè avvenga. La stessa cosa possiamo dirla per Isabella, il cui carattere non è di certo negativo e cinico come quello del marito, ma risulta comunque estremamente immaturo e ingenuo. Anche lei necessita di cambiare e chissà se questi episodi l’aiuteranno a rendersi conto che la vita non è la trama di una fiaba.
Spero il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutte le 200 persone che hanno messo la storia tra i preferiti, seguiti e ricordati, i 50 che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti, chi recensisce (mi fate sempre tanto felice!) e ovviamente anche chi semplicemente legge!:)

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Capitolo 6
*** Dealing with a Crisis in Marriage ***


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Ch. Five
-Dealing with a Crisis in Marriage-

<< Oh, santo cielo!! Angela! Angela!! >> Lady Alice, accorsa al fianco della giovane Isabella, chiamò concitata la serva mentre cercava con non poche difficoltà di aiutare l’amica accasciata al suolo.
<< Oh mia signora!! >> scoppiò anche Angela quando entrò nelle stanze della padrona e la vide piegata su sé stessa con una macchia di sangue che le imbrattava le gonne, andando sempre più ad ampliarsi con il passare dei minuti.
<< che cos’è? Cos’è? >>
<< Chiamate il medico Angela! Presto!! >>
<< Alice.. Alice cosa mi succede?? >>
Ma non ebbe risposta. Ebbe solo un forte abbraccio che la tenne salda anche quando i sensi vennero meno.

<< mi..mi dispiace tanto >> sussurrò Isabella sentendosi costernata per quello che era successo quello stesso pomeriggio. Aveva deciso di incontrarsi con la sua amica, la Contessa Alice, ma poco dopo il suo arrivo aveva iniziato a sentirsi poco bene e ad accusare forti dolori al ventre finchè non aveva iniziato a perdere sangue copiosamente.
<< oh non preoccupatevi amica mia. Purtroppo queste sono cose che accadono.. venite, vi aiuto a sollevarvi. >>
Lady Alice era una compagna fidata e Isabella ne ebbe conferma anche quel giorno quando ancora sfiancata, l’amica le rimase accanto per bagnarle la fronte con pezze fresche.
<< Bella voi lo sapevate di aspettare un figlio? Io era già da qualche giorno che non vi vedevo in forma, volevo parlarvene ma temevo di non essere appropriata ad espormi tanto con voi. >>
<< no, non lo sapevo. E’ vero che mi sentivo strana ma.. non sapevo che fossero questi i sintomi di una gravidanza. >> sussurrò lei mentre attendeva che la sua serva personale finisse di ripulire il pavimento. Solo quando la porta della stanza fu chiusa e le due dame si ritrovarono con la giusta privacy, Isabella decise di aprirsi alla sua cara amica.
<< Il Dottor Thomas sostiene.. >> le sembrava così difficile confidarsi in quel momento << che c’è possibilità che io lo abbia perso per eccessivo stress. >>
Lady Alice come ci si aspettava reagì con stupore << stress? E perché mai vi sentite in questo modo Isabella? Avete qualche pensiero di cui non mi avete resa partecipe? >>
<< Non ve l’ho detto perché me ne vergognavo… la verità è che io ed Edward abbiamo discusso molto animatamente ed è da moltissimi giorni che non proferiamo parola l’uno con l’altra. >> Nel pronunciare quelle parole gli occhi di Isabella si velarono di lacrime.
<< oh sono così dispiaciuta amica mia! Anche io ho discusso con Jasper di sovente.. è brutto. Anche perché gli uomini non sono fatti per chiedere perdono, siamo sempre noi donne a dover fare il primo passo. >>
<< ma è lui che ha sbagliato. Ha fatto una cosa brutta che io.. ho difficoltà ad accettare. Ero quasi arrivata al pensiero che io e lui non fossimo fatti per stare insieme >>
<< e a questo pensiero ha corrisposto l’arrivo di un erede nel tuo grembo. Non c’è nulla che può portare nuovamente la pace di una nuova vita che arriva o di una che se ne và. Parlate con lui Isabella e cercate di dimenticare. Questo è ciò che il nostro ruolo di mogli ci condanna a fare. E voi adesso avete necessità di avere vostro marito al fianco per aiutarvi a superare questo duro momento. >>
E Isabella prese a caro le parole di incoraggiamento della amica. Il giorno successivo in cui riuscì ad alzarsi dal letto lo trascorse passeggiando per i giardini in compagnia della sua serva Angela, nell’attesa dell’ora di cena per poter discorrere nuovamente con il suo sposo.
Pensò e ripensò a quali parole usare per cominciare il discorso. A come fargli capire che nonostante non avesse accettato il comportamento violento da lui avuto e l’allontanamento di Jessica aveva deciso di voltare pagina. Di andare avanti. Pensò anche a come informarlo di quella gravidanza disattesa. Si immaginò come lui avrebbe reagito. Ma i pensieri si interruppero quando attraversando il cortile gli occhi calamitarono su un terrazzo occupato da due figure. Un uomo e una donna.
Edward e Rosalie.
Isabella ingoiò un fiotto di bile, cercando di non agitarsi.
<< voi conoscete quella donna Angela? >> domandò con scioltezza alla serva che la accompagna a braccetto nella passeggiata.
<< no, di chi si tratta mia signora? >> chiese la donna arrivata nel palazzo da solo una settimana e ancora ignorante sulle personalità che di sovente frequentavano l’edificio.
<< è la Marchesa Rosalie McCarty >>
<< ah sì? dalla scollatura e i capelli sciolti avrei detto una prostituta. >> rispose lei spudorata facendo trattenere ad Isabella una risata amara.
<< già, è la stessa impressione che dà a me. >>
<< forse non è bene che voi rimaniate qui a guardare.. non fa bene alla vostra salute mia Signora. >> la intimò la serva spingendola delicatamente per il braccio per condurla lontana dall’immagine del Duca che scherzava con quella donna svergognata.
Ma Isabella non si mosse. Rimase ferma con lo sguardo fisso su di loro, finche la coppia non rientrò nel palazzo continuando a conversare.
<< dovete farmi un favore Angela. >>
<< ciò che desiderate! >>
<< entrate nel palazzo e controllate mio marito. Voglio sapere per quanto tempo si trattiene con quella donna, di cosa parlano e se la porta nelle sue stanze. >>
<< ma mia signora io non posso… non posso spiare il Duca! >>
<< potete invece. Entrate nella stanza in cui è con quella donna e spolverate, pulite, servite da bere, fate quello che vi pare. Ma fatelo. >>
La serva ingoiò a vuoto sapendo che se i Duca l’avesse scoperta ad origliare l’avrebbe con molta probabilità fatta frustare come era accaduto alla donna che lei era andata a sostituire. Tuttavia non poteva nemmeno rifiutare di eseguire l’ordine della sua padrona, così riluttante annuì.
<< vai ora.. io rimarrò fuori finchè quella donna non uscirà da casa mia. >>
Isabella attese fino a tardo pomeriggio nei giardini finchè Angela preoccupata per la sua salute non la venne a chiamare, informandola che la donna se ne era andata e con lei si era allontanato anche il suo sposo.
Per la giovane Isabella fu un’altra cena solitaria. E mentre Isabella mangiava cercando di capire perché il fato le remasse contro, il Duca si trovava al palazzo dei McCarty ad una cena d’affari.
Aveva pensato a lungo di invitare Isabella ad accompagnarlo, ma sapeva che lei non avrebbe mai sopportato di passare una serata intera nella dimora della sua vecchia amante, e di certo questo non era il modo migliore per ristabilire la pace con sua moglie.
Non si parlavano ormai da settimane e quel silenzio in casa, al tavolo, nel giaciglio, stava diventando per il Duca sempre più pesante e sofferente.
Non aveva mai desiderato che la relazione tra lui e sua moglie si rovinasse in tal modo. Aveva fatto tutto per proteggere lei e la loro storia ma a quanto pare lo aveva fatto nel modo sbagliato. L’aveva spaventata, e lei non conoscendolo ancora in profondità chissà quali pensieri aveva ora su di lui. Edward si sentiva morire all’idea che la sua dolce Bella lo credesse un uomo crudele e violento e magari anche capace di picchiare persino lei. Aveva cercato di dirle la verità, di spiegarle il motivo delle sue azioni ma lei aveva avuto più fiducia in quella serva che in lui, e non poteva nemmeno condannarla per questo, infondo si conoscevano da così poco..
Alla fine lei si era allontanata e lui dopo qualche tentativo andato a vuoto di riavvicinarsi, aveva gettato la spugna, considerando che spesso certe cose solo il tempo era in grado di guarire.
E ora si ritrovava in quel salone da solo, con il Marchese McCarty e sua moglie Rosalie a parlare di come migliorare i suoi affari. Di come guadagnare di più. Di come salvare quella sua situazione economica precaria in cui la sua famiglia versava, senza però farlo sapere a nessuno.
<< Ho ricevuto un’offerta Duca, riguardo ad alcuni possedimenti nel Berkshire. >>
<< colture? >>
<< no, allevamento. Pecore, vacche, porci.. tutto quanto. La tenuta a quanto pare si è sviluppata troppo, e certo porta buon guadagno ma anche ingenti somme per il mantenimento. Mi è stato chiesto di comprare ma non vorrei mai investire tanti denari da solo su un terreno tanto vasto.. quindi cercavo un socio. >>
<< e vi sono venuto in mente io? >>
<< i terreni che mi avete dato in usufrutto mi stanno giovando più di quanto mi ero aspettato. Siete bravo negli affare Edward e credo che potremmo giovarne entrambi lavorando insieme. >>
Edward rifletté per alcuni minuti e il Marchese lo lasciò fare. Da una parte investire su un’attività redditizia era un modo onesto per riuscire a coprire i debiti della sua famiglia, evitando così oltretutto che suo padre continuasse quel tentativo di guadagno a spese sue e dei suoi futuri figli. Dall’altra però diventare ufficialmente socio di Emmet McCarty significava legarsi ancora di più alla sua famiglia e quindi a Rosalie.. e Isabella non sarebbe stata mai felice di ciò.
Non voleva ferire nuovamente i sentimenti di sua moglie, e ciò che provava per lei lo spingeva a rifiutare quella vantaggiosa offerta nella speranza di un nuovo affare, ma la minaccia poco velata che suo padre gli aveva fatto tempo addietro veleggiava ancora nelle sue orecchie e nella sua mente. E lui da marito aveva il compito di proteggere la sua sposa e di evitarle qualsiasi dolore. Fu per questo motivo che senza pensare altrimenti, proruppe con un << Accetto >>, convinto di aver fatto la scelta giusta.
La serata proseguì con chiacchiere colloquiali, giochi di carte e grandi quantitativi di whisky ingurgitati per festeggiare la nuova collaborazione. Il Duca uscì da casa del Marchese a notte inoltrata, pronto a dirigesi verso il suo palazzo, scortato dalle sue guardie, ma proprio mentre passava davanti ad un postribolo e due donne dai seni enormi e scoperti lo invitarono ad entrare, lui sentii le sue gambe deviare, le mani spingere la porta di legno grezzo e il tanfo di vino e sesso riempirgli le narici.
Aveva voglia di una donna.
Era da settimane che non si sfogava da quel punto di vista e a casa Isabella era intoccabile. Aveva qualche volta cercato di ottenere la sua compagnia tra le coltri, ma ogni volta si era sentito rifiutato attraverso la voce della sua nuova serva, Angela, che inventava ad ogni occasione una scusa più o meno fantasiosa per lasciarlo da solo nel giaciglio freddo.
Edward camminò cozzando tra i tavoli, finchè nella marea di uomini e donne trovò un viso familiare e gli si sedette di fronte.
<< Duca!! come state? È da tempo immemore che non vi vedevo da queste parti, credevo aveste perso il vizio di simili compagnie! >>
<< E io Sir Thomas credevo che i medici disprezzassero certi luoghi di peccato. >>
<< ah, ma che vi devo dire? Pure le puttane necessitano di cure ogni tanto! >>
<< vi domanderei il nome del farmaco che gli prescrivete, ma credo di conoscerlo già. >> rispose mordace Edward facendo ridere forte il cerusico ubriaco seduto di fronte a lui.
Una prostituta dal seno generoso e scoperto si apprestò a loro, strusciando le mammelle contro il braccio del Duca.
<< volete del vino miei signori? >>
<< vino e la tua compagnia, bellezza! >> rispose Sir Thomas afferrandola con forza e facendola sedere sulla sue ginocchia. << Come ti chiami, mia piccola dea? >>
<< Verusta, nobile signore! >>
<< Lui non è nobile, è solo un medico da quattro soldi e ubriaco! >> lo prese in giro Edward facendo ridere tutta la tavolata.
<< è così davvero? Ma allora siete voi a necessitare di buona compagnia.. vi faccio subito chiamare la più bella delle mie cortigiane! >> e detto così corse veloce a cercare una donna, sapendo bene di non doversi in alcun modo perdere i denari del nobile.
Il medico ridacchiò << quindi anche voi siete qui per una bella scopata.. vostra moglie non si è ancora ripresa che necessitate sesso a pagamento? >>
<< ripresa? >> chiese il Duca confuso.
<< sì, ripresa… ma che fine ha fatto il mio vino? >>
<< ve lo siete bevuto tutto Sir Thomas! >>
<< tutto?! Beh necessito altro da bere. >>
<< ora ve lo faccio portare, ma tornate a quanto detto prima. >>
<< Verusta? >>
<< mia moglie! >>
<< ah! La bella Isabella.. povera figliola.. ma non è dismessa, potrà procreare quando vuole. >>
<< ma che diavolo state blaterando? >>
<< il bambino.. ah, che sfortuna! >>
<< quale bambino? >>
<< suvvia Duca, non ditemi che non lo sapevate. Ehi tu.. con le tette grandi? Portami del vino! >>
<< quando è successo? >>
<< successo cosa? >>
<< la perdita del bambino Sir Thomas!! >> ringhio furibondo il Duca iniziando a perdere la pazienza.
<< oh, non so.. forse 2 giorni fa. Il tempo è confuso… >>
Aveva perso un bambino e non glielo aveva detto.
Era rimasta incinta e lui non lo aveva nemmeno saputo.
Ma la cosa che faceva infuriare più di tutte il Duca fù che erano successe queste cose e lui non se ne era accorto.
Non se ne era minimamente accorto.
<< Maledizione! >> imprecò a bassa voce prendendo dalla giacca una moneta d’argento e posandola davanti al Medico.
<< Sir Thomas questi affari rimangono tra noi, siamo d’accordo? >>
<< quali affari? >>
<< esattamente! >> rispose veloce Edward infilandogli la moneta nella tasca del panciotto e fuggendo via dalla locanda.

Quando Isabella la mattina dopo entrò nel salone per la colazione rimase sorpresa di vedere Edward al tavolo. Quando si era coricata la sera prima, lui non era ancora tornato al palazzo e lei si era addormentata con la certezza che si fosse fermato a trascorrere la notte con Rosalie McCarty. Forse si era sbagliata. O forse lui aveva giaciuto con lei senza però condividere il letto per la notte. Cercò di non pensarci e si diresse dall’altro capo del tavolo dove l’attendeva una tazza di the fumante. Si sedette, nel più completo silenzio, e iniziò a sorseggiare la sua bevanda calda senza considerare la presenza del suo sposo.
<< eri incinta. >>
Isabella per un momento si fermò, punta nel vivo, e poi continuò a bere il the senza alzare lo sguardo fingendo che le parole di suo marito non fossero mai state pronunciate.
<< eri incinta. >> ripeté lui leggermente più forte, alzandosi dalla tavola imbandita e avvicinandosi lentamente a lei.
Isabella ebbe per un momento paura, ma poi penso che se lui avesse anche solo osato alzare una mano su di lei lo avrebbe colpito con il candeliere in argento posto a poca distanza dalla sua tazzina.
Lo avrebbe colpito più forte che poteva.
<< rispondimi. >> riprese lui, ormai giunto al suo capezzale, senza però modificare l’inflessione della propria voce.
Il silenzio cadde nuovamente nella stanza.
<< PARLAMI!!! >> e la tazzina che stava per portare alle labbra venne afferrata con forza e scagliata dall’altra parte della stanza frantumandosi in milioni di cocci.
Le serve spaventate corsero fuori dalla stanza e le guardie ferme all’uscio fecero un passo indietro e si voltarono dando la schiena alla scena.
Sola.
L’avevano lasciata sola con lui.
<< Isabella.. >>
<< sì. Ero incinta. >> fine. Non disse altro.
<< Q-quando? >> balbettò lui al suo fianco.
<< l’ho scoperto solo quando l’ho perso. Due giorni fà. >>
<< e non me l’hai detto. Nessuno me l’ha detto. >>
<< e quando avrei potuto? Quando eri fuori casa o quando ti intrattenevi con quella donnaccia. >>
<< non cominciare Isabella. >>
<< sei tu ad aver voluto parlare. Ma tanto parlare di cosa? Non c’è più. Non c’è più niente. >>
Edward rimase immobile per qualche tempo. Stanco, infiacchito da quella situazione di costante tensione che in casa respirava da ormai troppe settimane.
Voleva solo tornare come prima. Quando la sua sposa lo accoglieva con abbracci e caldi baci alla fine della giornata. Quando sua moglie lo accarezzava e sussurrava parole d’amanti all’orecchio.
Quando era felice.
Si piegò su se stesso e poggiò le ginocchia a terra aggrappandosi alla sedia dove Isabella era ancora seduta immobile.
<< che è accaduto? >>
<< quello che accade spesso.. non ha attecchito come doveva. >>
<< sei così fredda nel dirlo >>
<< e come dovrei dirlo? Piangendo? Pregando, urlando?! L’ho fatto Duca, ma voi non c’eravate in quel momento. >> e vedendo il volto allibito di suo marito a quell’ennesimo affronto, l’aver preso le distanza usando volontariamente il voi invece che il noi, si alzo dalla sedia e uscì dalla stanza.
Edward rimase invece lì, ancora inginocchiato sul marmo lucido della sala da pranzo.
La testa china, per non mostrare il dolore.


Perdonate il ritardo, ma immagino sappiamo tutti com'è l'estate no? Tra vacanze, mare, montagna, amici, alla fine passa il tempo e nessuno se ne accorgerge! (che poi il capitolo era pure già scritto, come una scema ho dimenticato di pubblicarlo!)
Comunque giurin giurello che non farò più penare i nostri "Promessi Sposi".. insomma, dagli errori si imapara no? Ed Edward ha già capito quali sono stati i suoi errori, ora deve solo rimbboccarsi le maniche e riprendersi la fiducia della piccola Bella.. e pure lei, chissà che questa situazione non l'abbia fatta maturare e fatto capire che le storie d'amore sono ben lontane da quelle descritte nei romanzi.
Dal prossimo capitolo inoltre rientrerà in gioco la figura di Carlisle e si metterà in luce parte della natura di questi "problemi economici" che affliggono la famiglia Cullen.
Grazie a tutte quelle che mi seguono in questa storia, chi legge e recensisce, mi fate davvero felicissima!! e scusate ancora per il ritardo, ma non temete che non ho alcuna intenzione di abbandonare la storia!;)

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Capitolo 7
*** The Truth about Marriage ***


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Ch. Six
-The Truth about Marriage-



Era sera tarda quando la porticina dietro l’arazzo cigolò.
Da settimane non sentiva quel rumore; le volte precedenti in cui Edward aveva cercato di avvicinarla infatti aveva sempre usato la porta principale. Per rispetto. Per darle la possibilità di farlo mandare via dalla sua dama di compagnia. Invece quella sera aveva usato la porticina. Quella che comunicava tra le loro stanze, ma che comunicava anche tra le loro anime.
L’avevano usata in passato per ritrovarsi nel talamo la notte, per le chiacchierate intime di fronte al camino, per stare insieme come una coppia di sposi queli erano.
E se in passato quel lieve rumore la faceva emozionare ed agitare, ora le metteva solo ansia e paura.
Cosa voleva?
Angela si era già ritirata nelle sue stanze per la notte e lei non aveva nessuno che la difendesse in quel momento.
Con uno scatto veloce si avvicinò al suo scrittoio e prese in mano un tagliacarte in argento.
Edward entrò nella camera piano, osservandosi intorno per cercare la sua sposa e chiederle con lo sguardo il permesso di entrare. Ma quando i suoi occhi calamitarono sulla figura della giovane, con lo sguardo spaventato e un tagliacarte puntato contro di lui, capì che la situazione era più grave di quanto si aspettava.
Doveva porre fine a quella situazione.
Doveva porre fine a quell’odio nei suoi confronti.
Voleva di nuovo il suo matrimonio indietro.
<< pensi davvero questo di me? >> le domandò chiudendosi la porticina alle spalle e fissandola con amarezza << credi davvero che sono qui per farti del male? Per ferirti? >>
<< i-io non lo so. >>
<< Isabella non alzerei mai nemmeno un dito su di te. Mai. >> rispose con convinzione facendo un passo nella sua direzione.
<< hai picchiato Jessica. >>
Edward abbassò il capo vergognoso.
<< Ho fatto degli errori.. ma sono qui per rimediare. >>
<< come? >>
<< parlando con te. >>
Isabella rimase muta, osservandolo sedersi ai piedi del letto e scrutarla in silenzio.
<< allora parla. >>
<< puoi abbassare prima il tagliacarte? >>
La ragazza arrossì notando di essere ancora in posizione di difesa. Roteò per qualche secondo l’arma improvvisata tra le dita, riflettendo sui gesti da compiere, poi lo appoggiò con calma sullo scrittoio e si sedette sulla sedia di quest’ultimo pronta all’ascolto.
Il Duca notò che sua moglie aveva scelto di fermarsi ben lontana da lui ma non disse nulla, rispettando i suoi sentimenti di timore.
<<  Ricordi la volta in cui sono entrato nel tuo giaciglio a notte fonda? >>
<< sei entrato molte volte nel mio letto. >>
<< la prima volta in cui ti ho denudata Isabella. >> chiarì lui facendola arrossire per tale sfacciata frase.
<< la mattina successiva mentre ancora riposavamo, la tua serva Jessica è entrata nella stanza per preparare l’occorrente del risveglio. Io mi sono destato a causa dei rumori e ho notato che mi osservava con malizia. >>
<< Non è vero, lei non lo avrebbe mai fatto! >> rispose impulsiva la ragazza.
<< ti devo contraddire moglie. Lo ha fatto. Ma io l’ho ignorata. Volevo capire le sue intenzioni che mi sono state chiare quando una sera me la sono ritrovata in camera, con la bottiglia di vino che tu stessa le avevi affidato come gesto cortese nei miei confronti. >>
<< ricordo quella sera >> sussurrò tentennante Isabella.
<< mi ha offerto il vino e mi ha offerto il suo corpo. Mi sono sentito disgustato all’idea che tu provassi tale affetto per una donna del genere che non aveva atteso nemmeno un secondo prima di tentare di sedurre tuo marito. >>
Edward vide gli occhi della ragazza inumidirsi e il suo viso deformarsi in una maschera di dolore ma proseguì nelle sue parole, approfittando della sua attenzione.
<< l’ho spaventata. Le ho detto che se avesse fatto nuovamente qualcosa per ferirti sarei stato io a ferire lei. Credevo avesse capito e invece.. >>
<< mi ha portato la lettera. >> terminò Isabella per lui. << Era una menzogna? L’aveva scritta lei di suo pugno? >>
Edward sentì lo stomaco contrarsi a quella domanda.
Sarebbe stato così facile mentire e dare credito a quella sua speranza.
Ma aveva omesso già troppo e non aveva portato a nulla di buono. Si era ripromesso di essere sincero e così fece.
<< no. Era una lettera che Rosalie mi aveva effettivamente inviato ma a cui io non ho mai risposto. Ero sincero quanto ti dissi di non avere più alcun interesse nei suoi confronti. >>
<< e allora perché era qui giorni fa? Vi ho visti! >> sputò lei con astio.
<< è venuta senza preavviso e su richiesta di suo marito. Era per una questione di affari. >>
<< e io dovrei credere alle tue parole? >>
Edward ingoiò a vuoto, sentendosi ferito dal livore della moglie.
<< so che non hai più fiducia in me. Ma io non ti ho mai mentito Isabella. Mai! Ho omesso delle cose, è vero, ma il mio scopo era quello di proteggerti da ciò che sapevo ti avrebbe fatto soffrire. Non avrei dovuto. Ho sbagliato nei miei comportamenti ma…. provo un tale affetto per te Bella! >> si ritrovò a dire sorprendendo se stesso e la ragazza da tanto ardore << non avevo mai provato un attaccamento simile per nessuno. Nessuno! E non ho saputo gestire le mie emozioni. Non sono bravo con queste cose.. io.. io ti chiedo perdono. >>
Isabella non rispose, rimanendo a fissarlo sorpresa, e così Edward approfittando della confusione che leggeva negli occhi di sua moglie le si avvicinò, inginocchiandosi ai suoi piedi.
<<  Sono rammaricato per tutto ciò che è successo mia sposa.. perdonami se puoi. Volevo proteggerti e proteggere me stesso. Avrei dovuto parlare con te, avrei dovuto metterti al corrente della situazione e lasciar scegliere a te sulla sorte della tua domestica.  >> mentre parlava il Duca le prese le mani, stringendole tra le sue con vigore.
<< mi ha spaventato vedere quello che sei stato capace di fare >>
<< sono stato accecato dall’ira. Quando si tratta di te perdo la ragione e non ho saputo controllare i miei gesti.. non accadrà più mia sposa. Farò tutto ciò che è in mio potere per farti ritrovare la fiducia in me e tornare a ciò che era prima. >>
Isabella non parlò ma abbassò gli occhi osservando le sue mani racchiuse da quelle di Edward.
<< io ho bisogno di tempo.. >>
<< e l’avrai. >>
Isabella guardò suo marito, ancora inginocchiato ai suoi piedi. Era suo dovere perdonare e dimenticare. Era ciò che facevano le mogli, sua madre glielo aveva spiegato tante volte, solo che… era così difficile. Aveva ancora in mente la schiena martoriata di Jessica e anche se non era stata una buona serva ne una buona amica, Isabella le voleva ancora sufficiente bene da non desiderare per lei un trattamento del genere.
<< dov’è ora Jessica? >>
Il Duca sembrò sorpreso da tale domanda.
<< che importa? >>
<< voglio solo saperlo. >> In realtà l’intenzione era di andare a visitarla e parlarle, per sentire anche la sua versione e chiarire del tutto quella faccenda.. ma non voleva dirlo a suo marito. Sapeva che lui non lo avrebbe permesso altrimenti.
<< Isabella… >>
<<  dimmelo Edward  >>insistette.
Il Duca tentennò combattuto.
<<  è in un postribolo  >>
Le labbra di Isabella di schiusero dallo stupore
<< ma… io credevo l’avessi licenziata! credevo l’avessi mandata in un’altra casa! >>
<< no, l’ho venduta. >>
<< venduta? >>
<< a una casa del piacere.. l’ho venduta come prostituta. Ero irato Isabella, non è una scusante, ma non ero in me. >>
Isabella trattenne un conato di vomito all’idea di Jessica in un luogo simile. Se fosse capitata a lei una sorte tanto brutta si sarebbe come minimo tolta la vita piuttosto di finire schiavizzata e obbligata a dare il suo corpo agli uomini.
<< dov’è questo postribolo? >>
<< ma a cosa ti serve saperlo? >>
<< lo voglio sapere! >>
<< in città. >> rispose secco, e non gli ci volle molto per comprendere la causa di tale curiosità. Isabella sarebbe andata a parlare con Jessica. Il Duca sperò solo che ciò che avrebbe visto e sentito una volta lì non la sconvolgesse irrimediabilmente.


Il bordello davanti alla quale la giovane ragazza si trovava quel pomeriggio si chiamava “Selene”. Ad una occhiata veloce nessuno lo avrebbe mai scambiato per una casa di tolleranza. Era un edificio anonimo con un portone in legno grezzo e due finestre ai lati su cui adagiati vi erano vasi di fiori ben curati. Il muro in mattoni era coperto di un’edera verde brillante e nessun suono o rumore fuoriusciva in strada.
Forse Isabella aveva avuto una cattiva idea ad andare nel pomeriggio. Forse il locale a quell’ora del dì era ancora chiuso.
Si avvicinò timidamente, lisciandosi l’abito in organza azzurra che indossava, e bussò piano al portone sentendo il cuore martellarle nel petto.
Nessuno rispose.
Un carro con due contadini le passò alle spalle e lo sguardo degli uomini cadde malizioso sulla bella signorina davanti alla locanda delle puttane. Isabella abbassò lo sguardo vergognosa, domandandosi cosa avrebbero mai pensato i passanti a vederla in quel luogo.
Bussò ancora.
<< chi è?  >>
Una finestrella sul portone si aprì e dietro le grate in ferro battuto sbucò il viso di una donna in sù con gli anni che le squadrò il viso con attenzione. Non disse nient’altro e le aprì la porta.
<< bu-buon pomeriggio.. >> salutò Isabella intimidita della donna davanti a lei che si era messa a squadrarle il corpo come tanto tempo fa anche il padre di Edward, Carlisle, aveva osato fare.
<< che ci fa un pulcino come te in questo posto? cerchi lavoro zuccherino? >>
Isabella sgranò gli occhi presa  in contropiede da una tale offerta.
<< oh no! No, io stò cercando una.. una ragazza. >>
Ma anche tale frase fu di facile fraintendimento, tanto che la donna le rispose con un sorriso lussurioso e le si avvicinò al di là della norma.
<< e come la vuoi? Con le tette grosse? I capelli lunghi? La vuoi giovane e carina come te? >> le sussurrò all’orecchio prendendole una ciocca di capelli e iniziando ad arrotolarsela tra le dita.
Isabella arrossì gravemente e fece immediatamente un passo indietro << no-no!! Io cerco una ragazza.. è stata mandata qui, si chiama Jessica.. le voglio solo parlare, non voglio.. io non volevo..  >> le parole le si incastrarono sulla lingua e la signora, capito il fraintendimento, scoppio in una sonora risata vedendo quella giovane ragazza tanto rossa in viso quanto imbarazzata.
<< Ah! Adesso è tutto chiaro, ma potevi dirlo subito no?! Aspettami qui, vedo se è libera. >> e detto così si voltò scomparendo tra la folla e lasciandola lì a guardarsi intorno.
Solo in quel momento Isabella si rese conto del movimento che c’era all’interno di quella casa. Il salone in cui si trovava era pieno di tavoli e divani dall’aspetto vecchio e logoro, e quasi tutti i posti erano occupati da uomini di qualunque età, alcuni in gruppo, altri soli e accompagnati da una donna più o meno svestita. Quasi tutte avevano i seni all’aria e chi li teneva coperti, aveva comunque il corsetto talmente floscio da dare l’impressione che i seni sarebbero fuggiti da quell’impiccio da un momento all’altro. L’aria comunque era festosa e lieta, tutti ridevano, scherzavano, e c’era persino chi cantava.
<< hey, sei libera? >> un uomo le si avvicinò da dietro e le mise la mano sul gluteo.
<< No! Non sono una prostituta, non lo vedete da voi?!! >> si ritrovò a rispondere Isabella spingendo via quella mano che aveva osato tanto.
<< oh! Scusami bellezza, non c’è bisogno di prendersela tanto! >>
La ragazza stava nuovamente per difendersi quando la donna di prima si ripresentò al suo fianco.
<< seguimi.. ah, e tanto per chiarire la vostra chiacchierata ti costerà, lo sai vero? >>
Isabella lo aveva sospettato, così prima di entrare nella stanza dove si trovava Jessica passo alla donna una moneta d’oro che le fece strabuzzare gli occhi.
<< oh, ma guarda chi c’è?! La nostra Duchessa!! >> proruppe Jessica vedendo la ragazza e inchinandosi a lei in modo sciocco e volutamente provocatorio.
Isabella ignorò l’ironia della sua ex serva. Voleva parlarle e andar via da quel postaccio il prima possibile.
<< Edward mi ha raccontato di quello che è successo.. è vero che gli hai offerto il tuo corpo? >>
<< fa differenza? >>
<< sì, per me lo fa. >>
Jessica fece una risata rauca, mostrando a Isabella una fila di denti gialli.
<< sì, gliel’ho offerto. L’ho toccato anche tra le gambe lo sai? pensavo fosse messo meglio il tuo Duca là sotto e invece era tutto molle. >>
La giovane ragazza ebbe un moto di disgusto nel sentire quella che fino a qualche tempo fa considerava a tutti gli effetti la sua migliore e unica amica parlare in quel modo greve. Era cambiata tutta d’un colpo o era sempre stata così e lei scioccamente non se ne era mai accorta?
<< perché lo hai fatto? Io pensavo fossi mia amica.. >>
<< amica? >> Jessica scoppiò di nuovo a ridere << non esiste l’amicizia Isabella! Sveglia!!! Io ero la tua serva e tu eri la mia padrona. Tutta la tua amicizia non avrebbe mai cambiato le cose, mai! Solo aprire le cosce al tuo sposo mi avrebbe potuto salvare dalla mia miserabile vita, ma aimè ti sei sposata con un uomo d’onore. Ho fatto solo l’errore di non essermene accorta in tempo. >>
<< quindi non sei pentita? >>
<< sono pentita di non aver scelto già dall’inizio questo mestiere.. mi sarei prevenuta un bel po’ di rogne. E poi qui vengono solo uomini con i soldi.. mi ci vorrà poco prima di trovare qualcuno da incastrare per farmi portare via. >> rispose la donna ghignando.
<< tu sei.. sei una donna senza morale! >>
<< morale? E a cosa mi servirebbe mai? La morale non paga a fine giornata. >>
Quella di Isabella invece quel giorno pagò. Quando la ragazza lascio il postribolo infatti sopra il giaciglio della sua ex serva, nonché amica, era stata lasciata una piccola sacca con sufficiente denaro per comprarsi la libertà. Sarebbe stata una scelta di Jessica l’uso che ne avrebbe fatto da lì in futuro.. forse lo avrebbe sperperato tutto in alcolici e tabacco, o forse avrebbe sfruttato quello scalino iniziale per iniziare una nuova vita onesta. A Isabella comunque non importava più nulla. Il futuro di Jessica non era più sua responsabilità ma almeno ora avrebbe potuto chiudere gli occhi sapendo che non c’era nessuna donna posta in servitù a causa sua.


<< Cosa hai fatto in questo giorno mia sposa? >> le domandò tranquillo Edward a cena.
Isabella notò il tono informale con cui le si era rivolto, ignorando le domestiche che gli giravano intorno per servire il pasto. Lo trovò un gesto molto carino.
<< sono stata in città. >>
La mascella di Edward si irrigidì ma non disse nulla.
<< ho semplicemente chiarito la situazione. >>
<< e và tutto bene? >>
<< sì. Mi sono resa conto che forse anche io ho avuto colpa per ciò che è successo. Sono stata una sciocca e non sono stata capace di vedere al di là del mio naso.  >>
<< sei giovane Isabella. Hai poca esperienza del mondo e delle persone, la tua ingenuità non è una colpa. >>
<< già, ma credo che tutto ciò che è successo mi sia servito. Le persone non sono come appaiono..  >> e nel dirlo si rese conto che quel ragionamento non valeva solo per Jessica, ma anche per il suo sposo.
<< mi dispiace che tu l’abbia dovuto capire così. >>
Isabella gli fece un piccolo sorriso e permise al marito di accarezzarle la mano che teneva poggiata sul tavolo. A fine cena, il Duca riaccompagnò la moglie davanti alle sue stanze nel tentativo di allungare il tempo trascorso insieme.
<< grazie per la cena di stasera, era da tanto che non discorrevamo in questo modo. >>
<< si è vero.. mi era mancato. >> si lasciò andare Isabella sorridendo timida all’uomo.
<< già, anche a me >>
Ci fu un momento di puro silenzio dopo quelle parole in cui Isabella ed Edward rimasero solo a fissarsi negli occhi, finche lui non le fece una domanda << posso rimanere nella tua stanza stanotte? >>
Isabella si ritrovò improvvisamente senza fiato.
<< Edward non credo sia una buona idea. Io ho appena.. >> e il pensiero di quella gravidanza interrotta colse entrambi, tanto che il Duca volle subito chiarire
<< solo per dormire.. non voglio fare nulla. Voglio solo starti vicino. >>
Isabella tentennò
<< non sono convinta.. >>
<< giuro che non ti sfiorerò nemmeno. Ho bisogni di averti vicino Isabella.. queste settimane sono state.. orribili. Mi sei mancata. >>
Isabella arrossì non abituata a tanta esposizione da parte di suo marito, e alla fine si arrese.
Quella notte ci mise molto tempo prima di rilassarsi alla vicinanza di suo marito nel talamo, ma alla fine gli occhi persero la loro battaglia e si chiusero vinti dalla stanchezza.
Quando si destò la mattina successiva gli parve di aver dormito come mai prima di quel momento, tanto che nonostante sentisse i caldi raggi del sole scaldarle il viso e il cinguettio dei passeri provenire dalla finestra socchiusa, non riuscì ad aprire gli occhi, troppo rilassata per decidere di alzarsi.
Sospirò forte muovendosi tra le coperte e solo in quel momento si rese conto del petto caldo sul quale era adagiata e delle braccia robuste che la circondavano. Si era scordata di aver condiviso il letto con Edward.
Lui era stato molto rispettoso, non l’aveva mai toccata, né baciata.. semplicemente l’aveva tenuta stretta a sé teneramente. Isabella alzò gli occhi per guardarlo e notò che anche lui era sveglio e la fissava con aria tranquilla.
<< tutto bene? >> le domandò lui attento alle sue reazioni.
Isabella annuì cercando di capire se fosse meglio allontanarsi o rimanere lì vicino.
<< Devo dirti una cosa Isabella. Una cosa che forse non ti piacerà, ma prima che tu possa sentirti ferita dalla mia decisione, ti prego di lasciarmi spiegare. >>
<< di cosa si tratta? >>
<< di affari >>
<< hai sempre detto che non dovevo immischiarmi con i tuoi affari. >>
<< è così, ma non voglio nemmeno che le mie decisioni possano essere travisate da te. Non voglio più farti soffrire Isabella. >>
<< parla allora. >>
Edward prese fiato e strinse la presa attorno al corpo di sua moglie. Doveva dirle tutto.. se lei doveva perdonarlo doveva farlo del tutto, senza riserve.
<< ho preso degli accordi. Sono diventato socio a tutti gli effetti di Emmet McCarty. >>
<< Mc… McCarty? >>
<< sì Isabella. E’ un affare molto vantaggioso che mi porterà molto denaro nelle tasche. Ho dovuto accettare. >>
A quel punto però la ragazza forzo la presa e di allontanò dal corpo del marito sedendosi sul letto.
<< hai dovuto o hai voluto? >>
Edward si sentì perso senza il contatto con il corpo di Isabella che lo rassicurasse, così le si riavvicinò cercando nuovamente di riabbracciarla senza però buoni risultati.
<< sai cosa ho fatto appena lui mi ha fatto la proposta? Io ho pensato a te. Non mi era mai capitato, avevo sempre pensato che per avere successo bisognasse sempre separare la vita privata da quella lavorativa.. io invece ho pensato a te Isabella. E al fatto che ti avrei potuta ferire con le mie decisioni. Ma mi sono reso conto che avresti potuto rimanere ferita sia se io avessi accettato che se avessi rifiutato, e che anzi, diventare suo socio sarebbe stato tra i due il minore dei mali. >>
<< ma di cosa parli Edward? >>
<< mio padre. Ricordi quando è venuto al palazzo? >>
<< tu eri arrabbiato.. avevi discusso con lui. >>
<< no. Non avevo discusso con lui. Ero venuto a conoscenza dei sui piani, e ne ero contrario. >>
<< quali piani? >>
Edward abbassò la testa cercando di capire come procedere senza farle paura.
<< non è necessario che tu lo sappia >>
<< perché? >>
<< perché ne avresti paura. >>
<< devo averne paura? >>
<< no, perché ci sono io qui a proteggerti e non permetterei mai a nessuno di farti del male. Ti prego… fidati di me Isabella..  >>
Isabella annuì lasciando che le mani del Duca si avvicinassero nuovamente alle sue.
<< diventare socio del Marchese mi permetterà di guadagnare ingenti somme di denaro.. per.. per arginare i nostri debiti. >>
Debiti? Isabella rimase confusa nell’udire tale parola.
<< cosa? >>
<< la mia famiglia.. noi, siamo pieni di debiti. >>
<< ma tu.. tu mi hai sposato per.. >>
<< non è bastato. Mio padre ha fatto un affare tempo fa, con Hepram Black. Hai conosciuto suo figlio alla festa. Loro hanno dei terreni a nord che furono dati in usufrutto a mio padre durante la campagna militare. Avrebbero dovuto produrre cibo per l’esercito che sarebbe passato di lì ma l’esercito, capitanato dallo stesso Black, alla fine cambiò rotta. Quei territori non furono attraversati da nessuno.. e mio padre vide interi raccolti a marcire nell’attesa di soldati che non passarono mai.
Si indebitò gravemente, e ancora adesso quel debito non è saldato. >>
<< non avevi mai fatto parola di questi problemi economici >>
<< me ne vergognavo Isabella.. e probabilmente se tuo padre lo avesse saputo prima che la nostra unione fosse consacrata nel talamo avrebbe fatto annullare il nostro sposalizio. >>
<< quindi tuo padre mi ha usata per coprire parte dei suoi debiti? >>
<< ha usato anche me.. lui usa le persone e non voglio lo faccia più. Questi accordi con i Mcarty mi permetteranno di chiudere il debito Isabella e sarò libero dalle angherie di mio padre. >>
<< credi davvero che le cose si sistemeranno?>>
<< sì, ne sono certo. Fidati di me Bella.. fidati! >>
La ragazza lo fissò egli occhi, e non abbe bisogno di sapere altro.
<< mi fido di te Edward. >>



Prima di tutto voglio ringraziare tutti quelli che mi seguono nonostante i miei lenti aggiornamenti. Vi chiedo scusa, vorrei essere più veloce ma il tempo libero è davvero poco e faccio il possibile. Ringrazio anche tantissimo chi recensisce le mie storie (sia questa che le altre nonostante siano concluse già da parecchio tempo), e che mi hanno scritto in privato per sincerarsi della mia vita (stò bene, tranquille, non sono morta!:):) ) e del progresso del nuovo capitolo. Mi fà tanto piacere vedere che vi piace la mia storia e siete curiosi di leggerne la fine.
Per ringraziarvi non solo a parole (e anche per autopunirmi per i miei ritardi) ho fatto un capitolo molto lungo che spero vi piaccia. I nodi (quasi tutti) sono venuti al pettine e forse questo sarà l'inizio vero e proprio del matrimonio tra Edward e Bella, non più fatto solo di doveri imposti e convenzioni sociali, ma di sentimento, fiducia e chissà.. magari amore?:)


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Capitolo 8
*** Reconciliation Between Spouses ***


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Ch. Seven
-Reconciliation Between Spouses-



<< Buongiorno figliolo >>
<< Padre! >>
<< come mai ti vedo sorpreso di vedermi? Ti avevo avvertito che sarei ripassato. >> rispose Carlisle arrogante mentre si sedeva sulla poltrona di fronte al figlio, appoggiando maleducatamente gli stivali sporchi di fango sulla scrivania di legno d’acero.
<< ho atteso settimane prima di presentarmi. Pensavo mi avresti mandato una missiva per informarmi della lieta novella e invece nulla. Allora ho pensato fossi così felice della notizia dal volermela dare a voce, così sono venuto al palazzo, e invece mi sono dovuto imbattere nella tua giovane sposa per avere qualche notizia a riguardo. E cosa ho scoperto? La puttana ha abortito! >>
Edward scattò in piedi così velocemente da far ribaltare la sedia dietro di sé
<< non osate parlare di lei in questo modo! >>

<< Sei suscettibile figliolo. Dovresti indirizzare tutto questo livore verso qualcun altro invece che verso tuo padre. Per esempio verso tua moglie, talmente incapace da non riuscire nemmeno a trattenere dentro il suo grembo un figlio. >>
<< Smettetela di parlare così! Non sapete nulla di ciò che è capitato! >>
<< So una cosa Edward. Ti avevo dato un compito che tu non sei stato capace di portare a termine. Ma che mi aspettavo infondo? Dovevo immaginare che avrei dovuto fare tutto da solo, come sempre. >>
<< No. Voi non parlate sul serio. >>
<< Figliolo, mi conosci a sufficienza per sapere che io parlo sempre sul serio. >>
<< Allora siete un folle se credete di poter venire a casa mia a minacciarmi in questo modo! Credete davvero che io vi permetterò di avvicinarvi a mia moglie per realizzare i vostri sporchi comodi? >>
Edward era in piedi e ansante, pronto a perdere il controllo della ragione da un momento all’altro, Calisle invece continuava a stare quasi disteso sulla poltrona perfettamente a suo agio.
<< non rivolgerti a me in questo modo Edward. I miei sporchi comodi sono anche i tuoi, ricordatelo bene. Sai che i debiti che mi porto dietro ricadranno su di te se non verranno sanati. Vuoi per caso perdere tutto? Finire in mezzo alla strada? >>
<< ho già dato la mia vita per voi, non vi darò anche quella di Isabella! >>
<< ma figliolo, non l’hai ancora capito che me la sono già presa? >> disse guardandolo con sufficienza e rivolgendogli un sorrisetto sprezzante << Se ti ritrovi quella ragazzina tra i piedi è solo ed esclusivamente per merito mio. Pensi davvero che ti avrebbe maritato sapendo che sei ad un passo da finire sull’astrico? >>
Edward non rispose subito, riconoscendo la verità in quelle parole.
<< non cambia il fatto che non vi lascerò avvicinarla. E’ mia moglie. Non m’importa come lo è diventata, è mia e basta. >>
Ma Carlisle a quella che doveva essere un minaccia rispose con una sonora risata.
<< lo dici come se potessi fare qualcosa per fermarmi! Non me ne frega un cazzo di quello che vuoi o non vuoi Edward.. siamo nella merda! Nella merda fino al collo e se non vuoi sprofondare nel letame assieme a me ti conviene chiudere la bocca e smetterla di piagnucolare come una donnicciola. >>
<< Io ho fatto.. ho fatto un accordo con McCarty. Siamo diventati soci e guadagnerò il 50% della rendita totale, riusciremo a metterci in piedi con quel denaro >> tentò il Duca di rabbonire il padre.
<< e in quanto tempo pensi di coprire il debito in questo modo? Eh? Lo sai? te lo dico io: anni! Ci vorranno anni! Ma che cazzo ne sai tu? Sei solo un ragazzino idiota incapace di fare il più semplice compito che suo padre gli affida. >>
<< non lascerò che voi tocchiate mia moglie >>
Ma Carlisle nemmeno lo sentì. Si alzo, aprì la porta e la richiuse alle sue spalle.


<< Duca, la mia Signora dovrebbe prepararsi per la notte. Potreste per cortesia uscire affinché io posa aiutarla a spogliarsi? >>
<< no >>
<< Edward devo cambiarmi.. per favore. >> gli  chiese gentilmente Isabella notando il profondo imbarazzo in cui la sua dama di compagnia era caduta dopo quella risposta tanto secca.
<< ti aiuterò io a cambiarti. >> rispose a quel punto il Duca fregandosene del fatto che ci fosse ancora Angela nella camera che osservava quella discussione intima con sua moglie. Ormai era dal giorno della loro riappacificazione che aveva abbandonato i toni formali di fronte ai domestici. Certo, davanti amici e colleghi continuava ad seguire il protocollo, ma in casa si era ripromesso di parlare con Isabella con naturalezza. Senza più quel “voi” che sembrava volerli tenere lontani.
<< ma mio Signore, questo è il mio lavoro.. >>
<< Angela non importa >> la interruppe Isabella con un sorriso dolce << stasera mi farò aiutare da mio marito. Prenditi la serata libera, te lo meriti. >>
<< ne è.. ne è sicura mia Signora? >> domandò dubbiosa la serva osservando con ansia il Duca seduto sulla poltrona mentre si rigirava tra le mani il pugnale che solitamente teneva affisso alla cintola.
<< sì, ne sono certa. Ti ringrazio. >>
E così la serva si ritirò lasciando i due sposi soli nella stanza illuminata unicamente dalla fioca luce delle candele e del camino.
<< che succede marito mio? Ti vedo angustiato. >> mormorò Isabella alzandosi dalla toletta per raggiungere il suo sposo e carezzargli con gentilezza i capelli.
Lui non parlò ma la afferrò per il polso e la fece sedere sulle sue ginocchia, abbracciandola forte.
<< oh, quanta passione. >> sussurrò la ragazza deliziata da tanto ardore << cosa c’è che ti angustia? E’ da questo pomeriggio che non mi lasci sola e se posso permettermi direi che la causa è la presenza di tuo padre nel palazzo. >>
<< quell’uomo è..  >> ma si interruppe, scuotendo la testa. Non voleva spaventarla. Ci avrebbe pensato lui a proteggerla. << non voglio che ti si avvicini. >>
<< è per colpa di ciò che mi ha chiesto questo pomeriggio? Temi mi abbia ferito? >> mormorò Bella riferendosi chiaramente al fatto che Carlisle le avesse domandato della gravidanza  e lei aveva dovuto spiegargli ciò che le era successo, ingoiando la vergogna nel vedere suo suocero osservarla con l’astio e il disprezzo a marchiargli il volto.
<< non ne hai voluto nemmeno parlare con me quando è capitato.. non me lo hai detto >> mormorò l’uomo stringendola forte tra le braccia in un ennesimo tentativo di scuse.
<< ero arrabbiata e non sapevo come avresti reagito. >>
<< avrei condiviso il tuo dolore. >> rispose piano Edward incrociando lo sguardo con lei e non lasciandolo più andare << avrei preso sulle spalle tutta la tua sofferenza pur di salvaguardarti da tale male. >> continuò appassionato.
<< sì,adesso lo so >> mormorò lei accarezzandogli la guancia con le punta delle dita. << Non capiterà mai più. >> e fu naturale come mai era stato, avvicinarsi a lui e posare le labbra sulle sue.
Fu un bacio dolce e timido. Delicato e dolce. Ma che presto si trasformò in qualcosa di più forte e ardente. Caldo e passionale. Quando le mani di isabella affondarono nei capelli lunghi del Duca e la lingua dell’uomo si insinuò nella bocca della sua sposa alla ricerca del suo sapore. Del suo calore. Come non accadeva ormai da tempo.
Le labbra di Edward si spostarono verso la mascella, il collo, la scollatura, permettendo alla giovane di riprendere fiato dopo tale appassionato bacio.
<< Edward.. Edward.. >> mormorò Isabella, e lui a quel richiamo si staccò di colpo, spaventato dall’aver esagerato troppo, averla stretta tra le braccia fino a farle male. Ma quando alzò gli occhi verso la sua sposa non vide paura o ansia, bensì desiderio e smania.
<< aiutami a togliere l’abito.. aiutami >> gli disse mentre portava le mani alla schiena nel tentativo di sciogliersi il corpetto.
Per un attimo Edward allungò le braccia per andarle in aiuto, ma poi si rese conto che nel palmo teneva ancora stretto il suo pugnale.
Il pensiero di Carlisle gli attraversò la mente come un fulmine.
<< No io.. io non posso Bella >>
<< cosa? P-perchè? >> la stava rifiutando?
<< devo fare la guardia, non.. non posso distrarmi >> anche se la tentazione era forte.
<< non succederà nulla  >> cercò di convincerlo lei.
<< io..  >> la fissò confuso e combattuto su cosa fare. Isabella aveva gli occhi lucidi di desiderio e il suo petto saliva e scendeva al ritmo del suo respiro. Ad ogni ansito i seni premevano contro il corpetto come a combattere per uscire e farsi lambire da baci e carezze.
Da quanto non giaceva con una donna? Da quanto tempo non stava con lei?
Il desiderio combatteva per essere liberato ma la razionalità lo tratteneva.
<< puoi poggiare il pugnale vicino al letto.. >> mormorò lei prendendolo per la mano e invitandolo ad alzarsi dalla poltrona.
<< Isabella se ti succedesse qualcosa.. >> cercò di dire Edward senza però sufficiente convinzione per fermarsi dal seguirla.
<< non mi succederà nulla. Hai detto che mi proteggerai e che nessuno mi farà del male. >>
<< e così è >> rispose lui abbassando gli occhi verso il corpo della sua sposa. Stava morendo dalla voglia di toccarla, di assaggiarla e morderla ovunque. Di rivedere il suo corpo nudo.
<< allora io non ho paura. >>
Il Duca non riuscì più a trattenersi e si piegò su di lei per lambirle la pelle sensibile del collo e della scollatura lasciata libera dal vestito.
<< fai l’amore con me marito mio.. facciamo l’amore >>
E la guerra interiore fu vinta dal desiderio.
Usò il pugnale che teneva con sé per tagliarle i lacci del corpetto e a seguito di tale gesto l’abito scivolò morbido sul corpo della ragazza, aggrovigliandosi attorno alle sue caviglie e lasciandola solo coperta dalla sottoveste di lino bianco.
Un ansito tremito usci dalle labbra dell’uomo quando con gli occhi carezzo la figura intera della ragazza.
<< Sei una visione, una dea.. >>
<< mi fai arrossire >> mormorò Isabella nascondendo un sorriso timido e andando a concentrarsi sullo sbottonare il gilet del Duca per distrarsi da tutte quelle attenzioni a cui non era abituata.
Edward la lasciò fare, semplicemente accarezzandole con leggerezza le braccia e vezzeggiandole il collo e le guancie con le labbra per accompagnarla a quel primo e goffo tentativo di svestizione di un uomo.
Si lasciò spogliare, carezzare, osservare fino a che le mani della sua sposa arrivarono alla cintola stretta  dei calzoni e si ritrovarono a combattere contro di essa facendolo sorridere.
<< lascia fare a me, tu togliti la sottoveste >> le sussurrò. E così lei fece lasciandosi scivolare le spalline giù per le braccia e facendo arricciare anche quel tessuto ai suoi piedi.
Anche il Duca fece scendere in un solo gesto i calzoni con i mutandoni al pavimento, finendo così per mostrarsi completamente nudo di fronte ad una giovane sposa anch’essa tutta nuda.
Rimasero minuti, ore, forse secoli ad osservarsi a vicenda come mai avevano fatto e ognuno trovo nell’altro la pura perfezione.
Fu la ragazza la prima ad avvicinarsi. Il Duca il primo a baciarla.
Lei la prima a carezzarlo. Lui a spingerla sul talamo.
Quando Edward sentì la pelle calda e morbida della ragazza a contatto con la sua seppe che non ci sarebbe stato mai più nulla di così bello.
La baciò con foga ma delicatezza e le passò le mani dappertutto, seguendo le sue curve, stringendo ogni sua morbida sporgenza, affogando nel suo mare di piacere.
Fu sempre attento, con gli occhi aperti per carpire fino al più piccolo segno di dolore, di paura, di insicurezza che però non si palesò mai perché Isabella lo desiderava. E lo desiderava a tal punto che poco prima che Edward le spingesse dentro il suo corpo, lei con un gesto alquanto audace per il suo carattere e la sua esperienza, fece capovolgere le loro posizioni fino a ritrovarsi sopra di lui.
<< Isabella.. >> la chiamò l’uomo non sapendo bene però come proseguire.
Ma per lei non fu un problema, perché fece parlare il suo corpo. Si piegò su di lui baciandogli il collo e il petto muscoloso, e carezzandogli con le dita leggere il ventre fino ad andare ad afferrare la sua intimità e toccarlo come mai era successo prima, cosa che fece letteralmente ruotare all’indietro gli occhi del marito tramortito dal piacere.
Edward ansimò mentre si lasciava toccare e baciare, godendosi quelle attenzioni e dandogliene a sua volta carezzandogli la schiena, le natiche e le gambe.
<< rallenta piccola.. >> le sussurrò quando il piacere iniziò ad insinuarsi fino al cervello facendolo rischiare di esplodere in largo anticipo.
Lei non disse nuovamente nulla, ma sorrise timida e divertita, allontanando le mani e nascondendo il volto nel collo di lui, vergognosa per la troppa spregiudicatezza avuta.
E a quel punto non ci fù tempo per nient’altro. Edward si limitò a controllare che fosse pronta e poi la prese così. Con lei accucciata su di lui, mentre le teneva stretti i fianchi e la guidava incontro alle sue spinte.
E fu bello. Fu dannatamente bello e piacevole tanto che Bella ad un certo punto si sollevò a sedere mostrandosi così agli occhi del suo sposo in tutto il suo splendore mentre si muoveva sul suo corpo libera di ogni pensiero e di ogni introversione, come la più passionale delle amanti.
Quando si svegliò la mattina dopo il Duca faticava a credere nella notte appena trascorsa. Aveva preso il corpo di Isabella altre due volte prima di riuscire a ritenersi sazio, eppure nonostante il corpo gli dolesse in maniera deliziosa per la fatica fisica, il tepore e profumo del corpo di donna che gli premeva accanto gli procurava una fitta di desiderio ai lombi.
E l’avrebbe nuovamente soddisfatta se non fosse stato per il bussare alla porta.
Edward sapeva che non poteva trattarsi della serva poiché loro erano avvezze ad entrare nelle stanze da letto anche mentre i padroni dormivano nel giaciglio.
Il pensiero di suo padre lo agitò, così senza pensarci due volte allungò la mano sul comò per afferrare il pugnale e si liberò dall’abbraccio sensuale di Isabella, avvicinandosi con circospezione all’uscio.
Lo aprì con gesto lento, tenendo l’arma nascosta dietro la porta in modo da cogliere impreparato il possibile assalitore. Ma quando il cigolio della porta riempì la stanza e l’aria frizzante del giorno colpì in un’onda gelida il corpo nudo e ancora surriscaldato del Duca, questo non vide il padre degenere che negli anni aveva imparato a detestare, bensì una sua guardia.
<< Mio Signore, perdonate il disturbo. >>
Edward voltò di scatto il capo verso il corpo nudo della sua sposa adagiato sul letto, e in automatico socchiuse un pò l’uscio nel timore che la guardia riuscisse ad allunare gli occhi verso ciò che era e sempre gli sarebbe stato precluso.
<< deve essere successo qualcosa di grave se sei venuto a disturbarmi mentre sono occupato con mia moglie. >>
La guardia abbassò il capo in imbarazzo.
<< mi avevate chiesto di tenere in occhio vostro padre e riferirvi ogni suo movimento.. >>
<< ebbene? >>
<< oggi ha mandato delle missive. Numerose missive, mio Signore >>
Edward lo fissò confuso.
<< hai idea del contenuto? >>
<< no, ma un messaggero è partito poco fa. Se mi date il permesso sono ancora in tempo per raggiungerlo e ottenere la lettera e il suo silenzio. >>
Edward nuovamente ruotò il capo verso il corpo della moglie, verificandone il sonno.
<< mio padre non dovrà sospettare di nulla. >>
<< mi occuperò personalmente di nascondere il corpo mio Signore. >>
Fu fatto un semplice gesto del capo, e la porta si chiuse.


<< Isabella siete pronta per stasera? Oh, che greve situazione.. ma non vogliamo che la gente venga a sapere del vostro piccolo inconveniente, non è vero? >>
<< perdonatemi ma non so di cosa parlate.. >>
<< come, Edward non ve lo ha detto? Vedi c’è stato una piccola incomprensione e si è sparsa la voce su una tua gravidanza. Certo nessuno sa che in realtà l’avete perso, ma che importa? Tanto presto ne farete un altro, no? >>
Il volto di Isabella si trasformò velocemente da un sorriso educato ad una maschera di puro orrore. E contravvenendo alle regole dell’etichetta, volto immediatamente le spalle al Duca Carlisle e iniziò a correre verso il palazzo, diretta allo studio del marito.
<< Edward! >> lo chiamò a gran voce bussando con foga alla porta che venne in velocità aperta dall’uomo.
<< Isabella, state bene? >> le domandò lui apprensivo afferrandola per le braccia quando la scorse ad un passo dallo svenimento.
Lo studio in quel momento era occupato da numerosi gentiluomini che però, accortisi della situazione delicata ed intima e sentendosi d’intralcio, salutarono il Duca e si fecero da parte.
Quando la porta dietro loro venne chiusa Edward non perse tempo e la fece sedere sulla sua poltrona apostrofandola di domande.
<< che è successo? Ti ha fatto qualcosa? Ti ha fatto del male? Bella rispondimi! >>
<< perché? Perché lo ha fatto? Perché ha voluto umiliarmi così? >> disse invece lei scoppiando in un pianto liberatorio.
Edward sapeva bene di cosa parlava. Lo aveva letto in quella missiva che suo padre aveva spedito quella stessa mattina, ma non aveva ancora trovato il modo per dirlo a sua moglie.
Come spiegarle che suo padre pur di premere per l’arrivo di un figlio aveva indetto una festa per felicitare una sua gravidanza che in realtà non era nemmeno mai iniziata. Come spiegargli che quell’uomo, sangue del suo sangue, voleva a tutti i costi un bambino per venderlo al migliore offerente come era stato fatto già con lui. Come dirle che quello stesso uomo sarebbe stato persino capace di prenderla con la violenza pur di raggiungere il suo sporco obbiettivo.
Come farlo senza che lei ne uscisse terrorizzata.
<< Mia sposa non ho idea di che piano stia progettando ma di una cosa sono certo, non gli permetterò di avvicinarsi a te! >>
<< Non voglio venire al ballo stasera. Non farmi partecipare, ti prego Edward! >>
<< Bella vorrei tanto poterlo fare, ma se tu rimanessi nelle tue stanze come farei poi a proteggerti? Sarei costretto a rimanere nel salone a fare il mio compito di padrone di casa e non potrei tenerti sott’occhio. Non potrei difenderti. >>
<< tu pensi davvero che potrebbe farmi del male? >> domandò lei con le gote ancora bagnate di lacrime.
Edward tentennò, timoroso della sua reazione, ma poi annuì piano asciugandole il viso con il palmo della mano.
<< Lo voglio fuori da casa nostra. Edward mandalo via! >>
<< è più difficile di quanto sembri Bella. Quell’uomo è pur sempre mio padre e mandarlo via non risolverà la situazione. Nulla gli vieterà di tornare a tormentarci di nuovo. >>
<< e allora cosa farai? Lo lascerai mortificarmi senza dirgli nulla? >> piagniucolò lei.
<< Perdio Bella, quello che hai perso era anche mio figlio! Pagherà per questa offesa.. ma non posso rischiare di farlo infuriare. Devo trovare il modo per liberarmi di lui in maniera definitiva. >>
E Isabella non poteva immaginare quanto fossero reali quelle parole.



Vi chiedo scusa.
Umilmente scusa.
Ci sono tante cose che vorrei dirvi e avrei tante spiegazioni da darvi, ma queste non cambierebbero il fatto che ho ritardato in modo imbarazzante con la pubblicazione di questo capitolo.
Come ho già detto in passato non ho alcuna intenzione di abbandonare la storia (anche perché in parte è già scritta sul mio pc) e spero che nemmeno voi abbandoniate me, anche se me lo merito!:(:(
Sono già a buon punto con il prox capitolo quindi spero di pubblicarlo il prima possibile.. mi piacerebbe farlo già entro la prossima settimana.
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, seguite, ricordate, chi mi ha aggiunto agli autori preferiti e ovviamente anche chi legge e basta. Ringrazio anche chi come sempre si preoccupa della mia sparizione scrivendomi in privato! Siete davvero gentilissime!
Un bacio

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Capitolo 9
*** Wedding War ***


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Ch. Eight
-Wedding War-



La sala era gremita di gente quella sera e gli auguri non tardarono ad arrivare quando Isabella, al braccio del marito, ne varcò la soglia con indosso il suo migliore abito da festa.
Sorrideva, ma in quel momento desiderava solo morire. Scomparire in una nuvola di fumo, come se non fosse mai esistita. Evadere da quella realtà umiliante e dolorosa per fuggire, senza farsi mai più trovare.
<< Lei mie più sentite congratulazioni Duchessa >> le disse un gentiluomo inchinandosi elegantemente a lei per un baciamano e stringendo poi la mano ad Edward. << Vi auguriamo che sia maschio! >> aggiunse poi il nobile con un sorriso compiaciuto prima di allontanarsi per continuare i balli.
Edward strinse forte la mano della sua compagna per darle sostegno e dopo un sospiro riprese a camminare verso il centro del salone, caricandosi di coraggio per affrontare le prossime congratulazioni. I successivi milioni di auguri per quella falsa gravidanza di sua moglie.
Bella riuscì a rimanere nella stanza poco più di un’ora prima di ritrovarsi a sussurrare all’orecchio del marito << Edward ti prego, ho bisogno di allontanarmi per qualche momento. Non ce la faccio più. >>
<< Mia cara so che è difficile per te, ma cerca di sopportare. >> le rispose lui preoccupato.
Ma quando il Duca si allontanò di qualche centimetro per fissarla negli occhi e li ritrovò lucidi di lacrime capì che da lì a qualche minuto sarebbe con molta probabilità esplosa in pianto.
<< d’accordo vai, ma fatti scortare da una guardia. >>
Isabella annuì veloce cercando di fargli un sorriso per non farlo preoccupare troppo del suo allontanamento, e poi si diresse a passo svelto verso l’uscita del salone con la scorta al suo seguito.
Riuscì ad arrivare al corridoio che portava alle camere da letto prima che una voce alle sue spalle la richiamasse facendo voltare sia lei che la sua guardia armata.
<< Duchessa! >>
<< Generale Black! >> proruppe sorpresa Isabella nel vedere l’uomo tanto odiato dal marito arrivarle vicino.
<< Perdonate l’interruzione, non avevo ancora avuto la possibilità di farvi i miei auguri. >>
<< Oh.. vi ringrazio. >> rispose impacciata la ragazza sentendosi in imbarazzo per quella presenza inaspettata << Ma come mai siete qui? Questa non è un’ala adibita alla festa. >>
<< Poco fa vi ho visto allontanarvi con viso teso. Temevo non vi foste sentita bene e date le vostre condizioni… >>
<< già, le mie condizioni.. >> mormorò Isabella mortificata.
Si sentiva infelice e voleva tanto scoppiare in lacrime, per questo si era allontanata. Ma tenne duro e indossò la sua maschera migliore. Non sarebbe stato consono mettersi a piangere davanti ad un ospite, specialmente per un motivo tanto umiliante come quella falsa gravidanza.
<< Non ci è voluto molto per concepire un erede. Devo considerare che il vostro matrimonio stia procedendo bene. >>
Isabella vista la deviazione della discussione verso questioni personali fece un gesto alla sua guardia che per educazione si allontanò dando alla sua padrona la giusta privacy.
<< il mio è un matrimonio felice. >>
<< beh sono felice per voi allora… un po’ meno me >> la lusingò sorridendogli e facendola imbarazzare ancora di più.
<< perdonatemi  Generale, ma ora credo sia il caso che torniate nel salone. >>
<< temete che vostro marito si ingelosisca? >>
<< non ne avrebbe motivo. >>
<< ma sapete che si arrabbierebbe comunque >> proseguì lui in questo botta e risposta.
<< so bene che tra le vostre famiglie non scorre buon sangue. Conosco la storia e voglio avere rispetto per lui. >>
<< Dite di conoscere la storia. Allora ditemi, cosa mai vi ha raccontato vostro marito? >> domando Jacob incuriosito.
Solo che Isabella non se la sentiva di parlare dei debiti di Carlisle con una terza persona, anche se era stata proprio la sua famiglia causa di quei debiti.  Pensò a cosa rispondere per eludere la domanda senza sembrare maleducata ma una voce in lontananza la tolse da quell’impiccio.
<< Isabella!! >>
L’eco irato del Duca fece voltare entrambi.
<< ti avevo detto di non allontanarti dalla guardia, perché diavolo.. >> ma si bloccò quando si accorse della presenza di un’altra persona.
<< Duca >> salutò educatamente Jacob Black.
<< Black. Si può sapere perché venite sempre ad importunare mia moglie? >> ribattè lui scortese.
<< non la stavo importunando, volevo solo farle le mie congratulazioni. >>
<< bene, gliele avete fatte. Ora potete andare. >> continuò maleducato il Duca.
<< stavo discorrendo con Isabella, dovrebbe essere lei ad invitami ad allontanarmi. Sempre se lo desidera. >>
Edward strinse la mascella e guardò la moglie in modo eloquente.
<< allora? Di cosa discorrevate di tanto interessate? >>
Isabella però non ebbe tempo di rispondere che il Generale Black si intromise arrogante, facendo sgranare gli occhi al Duca .
<< del debito di vostro padre e della sua possibile causa. >>
<< n-no, io non ho parlato di questo. Lo giuro. >> si difese la ragazza cercando di tutelarsi. Ma non ne ebbe bisogno perché Edward sapeva che il vero scopo di Black era quello di fargli saltare la ragione. Da anni mantenevano le dovute distanze sapendo che alla minima scintilla sarebbero entrambi esplosi venendo alle mani. Quella forse era – finalmente – la volta buona.
<< Che vi ha detto Carlisle? Eh? >>
<< Lo sapete bene cosa mi ha detto. È stato Ephram Black, vostro padre, a fargli perdere il denaro. Fu solo a causa sua se la mia famiglia perse tutti quei raccolti. >> sputò arrabbiato Edward avvicinandosi con chiari intenti aggressivi.
<< ah, la storia dei raccolti. E non vi ha detto il perché mio padre si comportò così? >>
E questa volta il Duca tacque, serrando la mandibola e stringendo i pugni nervoso. Aveva una gran voglia di spaccare la faccia a Jacob Black, ma di sicuro fare una rissa nel mezzo di una festa e davanti allo sguardo di sua moglie non sarebbe stata una buona scelta.
Fu proprio approfittando di questo silenzio che il Generale riprese la parola.
<< Mio padre e il Duca Carlisle erano amici in passato. Così amici che quando Carlisle iniziò a chiedergli denaro lui glielo diene. E gliene diede ancora e ancora. Vostro padre aveva promesso di saldare il suo debito in tempi brevi ma invece continuò a chiedere denaro, e mio padre in nome della loro amicizia glieli diede, sapendo di starli gettando in un fondo perduto. Scoprì troppo tardi dei debiti di gioco di Carlisle. Lui si era già indebitato fino al collo e non sapeva come uscirne. A rischiato di indebitare anche la mia famiglia con il suo vizietto del cazzo, per quello mio padre si vendicò con quella storia dei raccolti.
Fece un gesto sciocco? Sì, forse.. ma quell’uomo si merita ben peggio dato e considerato che ha anche usato voi per cercare altri fondi per mantenere il suo stile di vita immorale. >>
<< mi state dicendo che i debiti della mia famiglia sono solo riconducibili al gioco? >> domandò Edward incredulo delle parole appena ascoltate.
<< Duca tra di noi non sono mai corse buone acque ma tutti quanti sappiamo quanto lavoriate sodo. Avete un cospicuo numero di terreni, avete fatto un matrimonio vantaggioso e si è già sparsa la voce sul fatto che siete diventato socio stretto di McCarty. Non vi siete mai chiesto come facevano i vostri soldi a non riuscire mai a saldare quel debito con cui vostro padre vi ha fatto crescere? Dadi, carte e puttane. È per questo che il debito non si estinguerà mai. >>
Isabella vide il volto del suo sposo incresparsi in un’espressione di puro stupore. Sapeva che Edward non riusciva a fidarsi del tutto delle parole di Black, ma d’altra parte perché mai avrebbe dovuto mentire?
Carlisle era uomo spregevole e mentitore.. ma Jacob? Certo tra loro scorrevano cattivi rapporti, ma che motivo avrebbe avuto di mentire? Rovinare il rapporto padre-figlio dei Cullen? Quel rapporto non era mai esistito, quindi non c’era nulla da rovinare. Era chiaro che quella appena pronunciata fosse la pura e semplice verità.
<< Generale Black, per favore, necessito rimanere sola con mio marito. >>
Jacob fissò il Duca, scorgendo nei suoi occhi pura perdizione, poi annuì alla giovane Isabella allungandosi in un baciamano delicato come a chiederle perdono per quella piccola disputa che era stata appena consumata davanti ai suoi occhi.
Isabella prese parola solo quando l’uomo scomparve in fondo al corridoio.
<< Marito mio.. >>
<< è peggio di quel che pensavo. Molto peggio >> mormorò Edward mettendosi le mani nei capelli e iniziando a camminare avanti e indietro per il corridoio ormai deserto << torna nelle nostre stanze Isabella e barricati dentro. Io annullerò i festeggiamenti con una scusa.. dirò che vi siete sentita poco bene e necessitate di un medico. Devo parlare con mio padre. >>
Ma la ragazza non colse di buon animo quell’ordine << Edward ti prego, no!! Finiranno tutti per pensare che sono di salute cagionevole e incapace di trattenere un figlio nel ventre.. cosa vera poi.. >> mormorò infine abbattuta.
<< No che non lo è! Ciò che è accaduto in passato è stato causato non dal tuo corpo ma dalla situazione. E io me ne assumo la piena responsabilità. >>
<<  temo comunque di finire per avere una brutta reputazione. >>
<< vorrà dire che domani mattina farò girare la voce che non è stato nulla di grave se non un po’ di stanchezza per la gravidanza. Ti prego Isabella.. lasciami fare. Non mi sento sicuro in questo momento, e non posso dividermi tra gli ospiti, Black, te e Carlisle. Se mi sfuggisse la situazione di mano e lui riuscisse ad arrivare a te io ne morirei. >>
<< Edward.. >>
<< Bella, amore mio, io ne morirei. >> ripetè lui con enfasi prendendole il capo tra le mani e avvicinandola a sé con ardore, lasciandola senza fiato per quel dolce assalto inaspettato.
<< d’accordo, ma fai attenzione. >>
Edward annuì, coprendo la distanza tra loro e depositandole un bacio tenero sulle labbra, per poi voltarsi e correre verso il salone principale per mettere fine a quella ridicola farsa creata dal suo stesso genitore.
Anche Isabella corse veloce verso le sue stanze, deviando però prima in camera di Edward per afferrare il pugnale che lui teneva sempre sul comò per difesa personale. Almeno se fosse successo qualcosa avrebbe avuto di che proteggersi. Questo era almeno il pensiero che Isabella aveva avuto. Ma se la ragazza era stata tanto precisa nel afferrare l’arma e richiudersi nella sua stanza personale, non lo era stata a sufficienza nel pensare di barricare anche la porticina nascosta dietro l’arazzo comunicante con la stanza del suo sposo.
Fu proprio da quella porticina che il Duca Carlisle riuscì a porsi alle spalle di Isabella. E lei era talmente concentrata a fissare la porta principale che si rese conto di quella temibile presenza solo quando l’uomo si mise a ridere di gusto.
<< Oh mio dio! >> esplose la ragazza schiacciandosi improvvisamente con la schiena contro la porta che fino a pochi minuti fa osservava come fosse stata il suo mortale nemico.
<< Cristo, mio figlio è davvero un incapace. Sa che sei in pericolo e nonostante questo ti ha lasciata sola. Che delusione. >>
<< n-non parlate di Edward in questo modo. >> mormorò la ragazza spaventata.
<< sono suo padre e parlo di lui come meglio mi aggrada. >>
Fece un passo in avanti e solo in quel momento Isabella si ricordò del pugnale che teneva in pugno, portandolo così in un gesto veloce davanti al corpo, in un goffo tentativo di protezione.
Carlisle sogghignò << pensi di difenderti con quello? Almeno lo sai usare? >>
<< non ho bisogno di saperlo usare per difendermi. >>
<< ed è qui che ti sbagli ragazzina. >> e in un gesto veloce Carlisle le colpì il polso facendo perdere a Isabella la presa sull’arma che cadde con un tonfo a terra, per poi essere raccolta dall’uomo.
<<  non tenere mai un arma in mano se non la sai usare, rischi poi di vedertela rivoltare contro. >>
<< ti prego.. >> mormorò a quel punto Isabella dimentica di ogni etichetta e presa dal terrore.
E mentre il dramma si svolgeva all’interno della camera da letto, Edward era appena giusto nel salone dove ancora si svolgevano i balli e il chiacchiericcio copriva la musica dell’orchestra.
Per riuscire ad attirare l’attenzione su di sé il Duca dovette far fermare i musicisti e picchiettare con un coltello il bicchiere di champagne che un maggiordomo gli aveva porto poco prima.
<< Per favore, vi chiedo la vostra attenzione. Purtroppo c’è stato un piccolo intoppo, mia moglie, la Duchessa Isabella, si è sentita poco bene a causa della stanchezza e delle nausee della gravidanza. Mi dispiace interrompere in modo così brusco la serata, ma mia moglie ha bisogno di suo marito al fianco. Prometto a tutti voi di organizzare tre giorni di balli non appena la mia sposa si sarà ripresa! >>
La folla applaudì per educazione ma Edward sapeva bene come nel mondo dei nobili fosse visto di mal’occhio un’interruzione simile. Ma di certo Carlisle non si aspettava un gesto del genere e fu per quello che appena la folla si diradò, Edward iniziò a cercarlo con solerzia per tutto il palazzo.
<< dove cazzo ti sei cacciato.. >> mormorò iroso, correndo lungo i corridoi nel tentativo di trovare suo padre, che però pareva essersi dissolto nel nulla.
Forse era fuggito insieme agli invitati, oppure aveva avuto anche lui un incontro ravvicinato con Jacob black e ora si trovava in qualche angolo del giardino in fin di vita. Edward lo sperò con tutto il cuore.
Girò per l’edificio per un altro quarto d’ora prima di fare dietrofront e tornare da Isabella.
Anche se le aveva detto di barricarsi in camera era preoccupato per lei, e una brutta sensazione aveva iniziato a corrodergli l’animo, non lasciandolo tranquillo.
Capì che quella sensazione era corretta solo quando si trovò davanti alla porta della stanza di sua moglie. Bussò con forza, sapendo che la porta era sbarrata e aspettando che la sua sposa gli aprisse, cosa che però non accadde.
<< Bella, sono io. Aprimi! >>
Ma nuovamente in risposta ci fu solo il silenzio.
Edward si guardò intorno, pensando che magari la sua sposa, cocciuta come suo solito, non gli avesse ubbidito.
Spinse la maniglia cercando di aprire la porta, ma non ci riuscì. Era chiusa a chiave. Isabella quindi doveva essere dentro.
Il Duca sentì lo stomaco contrarsi in un moto di orrore e senza attendere altro si scagliò con tutta la forza a sua disposizione contro la porta.
<< APRI!! MALEDIZIONE APRI!! >>
Ma la porta in mogano era fin troppo robusta anche per le spalle del Duca il quale preso dalla frenesia corse in camera sua per dirigersi verso la porticina nascosta.
Quando l’apri ciò che vide gli fece salire la bile alla bocca.
Isabella era riversa  per metà sul letto, bloccata sotto il corpo di Carlisle e con una sua mano a tapparle con forza la bocca.
<< Edward! >> disse il padre sorpreso dal suo arrivo.
<< Lasciatela andare. >>
<< Lasciarla andare? E perché mai? Per aspettare che tu ti comporti da uomo?  Dio, non sei nemmeno riuscito a mettere incinta tua moglie! Nemmeno a fare quello! >> ringhio contro il figlio mentre preso dall’ira aumentava la stretta al viso della ragazza che di risposta iniziò a divincolarsi con forza.
<< Voi siete folle!! >>
<< Edward ti prego >> mormorò Isabella ndo riuscì a liberare le labbra dalla presa mentre iniziava a perdere forza nelle braccia che tentavano di allontanare il suocero.
<< LASCIATELA!! >>
<< credi davvero che ti permetterò di mandare a fondo il nostro cognome per il tuo capriccio verso questa ragazza? È questo che vale la tua famiglia? La vita di una stupida puttana che ti ho messo io stesso tra le mani?! >>
<< BASTA! GUARDIE!! >> urlò Edward in preda alla disperazione.
<< vuoi chiamare davvero le guardie Edward? E chi pensi seguiranno quando caduti nella miseria non avremmo nemmeno più soldi per pagarli, eh? >>
Nel mentre parlava le mani di Carlisle si erano sciolte dalla stretta sul viso della ragazza, la quale riuscì a riprendere fiato.
<< per favore, lasciatemi andare, per favore.. cosa volete da me? >> sussurrò mentre lacrime calde le cadevano ai lati del viso, bagnando il copriletto dorato.
<< Isabella non parlare! >> le ordinò Edward.
<< cosa voglio da te? Voglio che il tuo inutile grembo sia riempito da qualcosa che ci potrà salvare dalla distruzione. E dato che mio figlio, qui presente, non è capace nemmeno di prendere una donna come si conviene, toccherà a me fare il lavoro. >>
Improvvisamente la buttò con violenza sul pavimento facendo battere con forza la testa contro le mattonelle e lasciandola stordita.
<< NON TOCCARLA!! >>
<< piccolo coglione, smettila di fare il debosciato! >> lo derise il padre piegandosi sul corpo della ragazza premendole con forza il coltello che teneva in mano alla gola, tanto da farne sgorgare sangue. Edward rimase pietrificato nel vedere suo padre che con velocità afferrava le caviglie della moglie per poggiarcisi addosso, ignorando i deboli tentativi di difesa della ragazza, ancora rintronata dal colpo al capo.
Si guardò attorno in preda al panico e si accorse solo allora che al suo fianco stava una giovanissima guardia dallo sguardo completamente allucinanto, probabilmente per aver sentito tutta la conversazione tra padre e figlio.
Non aspettò nemmeno che il pugnale che Carlisle teneva stretto nel pugno cadesse. Si limitò ad attendere che fosse lontano dalla gola della sua sposa.
Poi con un gesto rapido fece due passi in avanti, allungò la mano e premette il grilletto della rivoltella sottratta con velocità alla guardia.
Il rimbombo dello sparo riecheggiò tra le colonne marmoree del palazzo. Per venire poi spazzato via dal tonfo secco del corpo senza vita dell’uomo che cadeva a terra.



Come al solito chiedo scusa per il mio ritardo. Cerco di fare il possibile ma purtroppo il tempo è poco, vorrei potermi dedicare di più alla scrittura!
Ringrazio davvero tantissimo tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite, seguite, ricordate, chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti, e anche chi legge soltanto.
Ringrazio anche tantissimo che recensisce e mi dà ogni volta la motivazione di continuare a scrivere!:):)
Ora veniamo alle "informazioni utili", il prossimo capitolo sarà l'ultimo!
In realtà volevo fosse questo ma non sono riuscita ad unire tutto in un solo capitolo così ho deciso di chiudere con il numeto intero di 10 capitoli!!
Spero il capitolo vi sia piaciuto!:) un bacio

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Capitolo 10
*** The Betrothed ***


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Ch. Nine
- The Betrothed-


Erano passati 8 mesi dall’omicidio del Duca Carlisle Cullen e in tutto quel tempo i giornali avevano continuato a parlare del delitto accaduto proprio durante la festa tenuta al palazzo dello stesso figlio del Duca, il quale poco prima di uccidere con un colpo di rivoltella il sangue del suo sangue, aveva interrotto i balli e cacciato tutti gli invitati.
Era stato un gesto premeditato? Il Duca Edward Cullen, scoperto i debiti di gioco del padre, a seguito di un violento diverbio, lo aveva ucciso in un raptus di follia?
Oppure la storia raccontata dalla moglie Isabella su una aggressione nei suoi confronti da parte di Carlisle era veritiera, e si era trattata semplicemente di legittima difesa?
C’erano voluti molti mesi prima che il processo si concludesse con la totale assoluzione di Edward, la cui innocenza venne provata solo ed esclusivamente grazie alla testimonianza della giovane guardia che era stata, suo malgrado, testimone oculare dell’omicidio.
Carlisle Cullen non era solo un pessimo giocatore d’azzardo, pessimo marito e pessimo padre. Carlisle Cullen era un uomo senza scrupoli ne morale, pronto ad ogni cosa pur di raggiungere i propri sordidi scopi. Fu con queste parole che il giudice chiuse il processo a carico del Duca Edward Cullen, togliendo così dalle spalle sue e di sua moglie il peso della paura su una possibile condanna di carcere o peggio di morte.
<< finalmente questa faccenda è conclusa e possiamo tirare un sospiro di sollievo >> mormorò la moglie quando suo marito varcò il portone della loro dimora, appena tornato dal tribunale di città, buttandosi senza riguardo tra le sue braccia.
Quando lui se ne era andato, pronto per ascoltare la decisione del giudice, Isabella aveva davvero temuto di non vederlo più fare ritorno.
<< temevi per la mia vita mia sposa? >> mormorò il Duca abbracciandola forte e cercando di trattenere un sorriso deliziato <<  Te lo avevo detto che nulla e nessuno mi avrebbe mai condannato. Ho permesso a mio padre di buttarmi a terra per tutta la vita, non avrei mai lasciato che lo facesse anche da morto. >>
<< lo so amore mio, ma ero ugualmente angustiata. >> rispose la ragazza stringendosi contro di lui, dimentica delle guardie di palazzo che a pochi passi di distanza osservavano la scena con curiosità. Non era di certo cosa ordinaria vedere il loro serio padrone lasciarsi andare ad attimi di tenerezza di fronte ad altri.
<< ti preoccupi troppo, te l’ho già detto. Voglio che tu stia tranquilla, l’ansia non fa bene nelle tue condizioni. >>
Isabella era rimasta incinta qualche mese dopo la “finta gravidanza”.
Quando lo aveva capito, grazie alla stanchezza, le nausee e il ciclo assente, aveva sentito dentro il suo animo un miscuglio tra sollievo e terrore. Sì, perché se ora la gravidanza le avrebbe evitato di dover incorrere a chiacchiere di paese sulla sua possibile infertilità, dall’altra parte il processo non si era ancora concluso e lei aveva vissuto con il timore di ritrovarsi da un momento all’altro ad affrontare quella nuova fase della sua vita senza il marito vicino.
E  poi c’era ancora il problema del debito.
Il giudice infatti aveva assolto Edward per omicidio, ma non aveva cancellato i debiti a nome del padre.
Lui, come suo figlio, aveva il dovere e l’onere di ripagarlo ed Edward, uomo d’onore, non aveva battuto ciglio. Per tutta la vita aveva combattuto contro quel problema economico che sembrava inseguirlo in ogni dove. Ora sapeva che con impegno e determinazione sarebbe riuscito ad estinguerlo prima o poi e questo lo faceva sentire più tranquillo.
Ma la situazione prese una piega ben migliore un pomeriggio, quando il Generale Jacob Black si presentò a palazzo, con un grosso bouquet in mano.
<< Duchessa, c’è una visita per voi >> proruppe Robert, il maggiordomo, mentre Isabella stava bevendo la sua tisana pomeridiana.
La pancia ormai era cresciuta e lei iniziava ad soffrire di quei piccoli problemi tipici della gravidanza come la stanchezza e la difficoltà nei movimenti.
<< Non aspettavo visite.. ma prego lo faccia passare. >>
E fu con estremo stupore che Isabella reagì quando vide Black entrare nel suo salottino privato porgendogli il mazzolino di rose bianche.
<< Duchessa, un omaggio per voi. >>
<< Generale.. non mi sarei mai aspettata di vedervi varcare la soglia di casa mia. Come mai questa visita inaspettata? >>
<< Ho saputo tramite i giornali della chiusura del processo a carico di vostro marito. Sarei voluto venire prima a trovarvi ma temevo di essere ospite indesiderato. >>
<< siete stato voi a farci sapere la verità sul Duca Carlisle. Senza le vostre parole non ne saremmo mai venuti a conoscenza e forse la nostra vita sarebbe evoluta verso un destino diverso. >>
<< per quanto ho saputo come sono andate le cose non credo proprio. Se fossi stato al posto di vostro marito avrei fatto la stessa cosa pur di difendere voi e il vostro onore. >>
<< voi siete molto gentile. >> rispose Isabella arrossendo.
<< vi trovo bene Duchessa, la gravidanza vi giova. >>
<< voi dite? Io mi sento diversamente. >>
<< tutt’altro, vi trovo più bella di quanto ricordassi. >>
<< sempre dedito alle lusinghe, Generale? >>
Black sorrise furbo, divertito da quella piccola schermaglia. Alla fine dei conti era proprio vero, poteva essere anche gravida del Duca Cullen, ma ai suoi occhi Isabella rimaneva una giovane donna di rara bellezza e fascino.
<< Vostro marito? >> chiese per cambiare argomento e finalmente rivolgersi verso la direzione per cui era venuto a palazzo a discutere.
<< si stà occupando di affari nel suo ufficio. Sono sorpresa mi chiediate di lui. >>
<< in realtà ero venuto principalmente per parlare con lui. >>
<< beh, se volete potete fermarvi a cena. E’ il minimo che posso offrirvi. >>
<< siete sicura che a vostro marito non dispiacerà? >>
<< no, non gli dispiacerà >>
In realtà ad Edward dispiacque eccome entrare nella sala predisposta ai pasti e trovarvi il suo acerrimo nemico. Certo, ora considerarlo “nemico” non era più corretto dato e considerato che aveva scoperto che non era stata davvero la sua famiglia causa dei suoi problemi economici e che anzi, era stato lo stesso Jacob Black ad aiutarlo a venir a capo di quel rompicapo. Tuttavia però le brutte abitudini erano difficili da perdere, e prendere in simpatia un uomo che fino a qualche mese prima avrebbe volentieri preso a pugni non era facile.
<< Generale Black, posso sapere cosa ci fate alla mia tavola? >>
<< l’ho invitato io, mio caro. >> rispose Isabella dolcemente nel tentativo di rabbonirlo.
E il tentativo andò in porto perché Edward si sedette a capotavola sbuffando senza però cacciarlo come nel suo intimo avrebbe tanto voluto.
<< sono venuto a parlare d’affari con voi. >>
<< affari? Io non parlo d’affari in presenza di mia moglie. >> rispose secco Edward.
<< neanche se questi affari riguardano lei in prima persona? >>
Edward fece scattare la mandibola, infastidito. << Bando alle ciance. Se volete parlare parlate. >>
<< ho saputo che il debito di vostro padre non è stato cancellato. La maggior parte di quel debito e a nome della mia famiglia, quindi voglio proporvi un accordo che vi porterà a cancellarlo totalmente. >>
<< in cambio di cosa? >>
<< perché pensate voglia qualcosa in cambio? >>
<< perché nessun uomo dà senza ottenere poi qualcosa per sé. Cosa volete? >>
Jacob Black rimase in silenzio riflettendo sulle parole più consone da usare. Allungò la mano per afferrare il calice di vino e lo postò alle labbra per inumidirsi la bocca.
<<  La guerra è parte del mia vita, ma non è una fonte sufficiente di sostentamento, soprattutto quando siamo in periodo di pace. Sono ad un’età in cui bisogna pensare al futuro Duca, ed entrambi sappiamo qual è il metodo più veloce per ottenere una sicura progenie e una buona rendita senza faticare troppo, giusto? >>
<< di chi parlate? >>
<< So che Isabella, vostra moglie, ha una cugina lontana. >>
<< cosa? >> proruppe la ragazza capendo dove stava andando a parare il discorso.
<< perché mi proponete un accordo simile quando è dalla prima volta che l’avete vista che volete infilarvi sotto le sottane di mia moglie? >>
<< Edward!! >>
<< è la verità.  >> ribattè Cullen senza spostare lo sguardo dal viso del Generale Black.
<< ve l’ho detto Duca, devo pensare ai miei affari e al mio futuro. Sapete bene che sono figlio unico. È importante per me quanto per voi fare in modo che il mio cognome prosegui nel tempo. >>
<< e avete pensato alla cugina di Isabella? Non prendete in giro la mia intelligenza Black. >>
<< beh, ho anche pensato alle possibili conseguenze del diventare parenti. >>
<< ma davvero? >>
<< già >>
Ci fù un attimo di silenzio in cui i due uomini rimasero seri a fissarsi in volto.
<< parlate chiaro. >>
<< cancellerò totalmente il vostro debito se farete in modo di promettere una parente di Isabella a me, e se dopo il matrimonio mi farete entrare negli affari con McCarty. >>
<< lui non accetterà mai. >>
<< lo farà quando saprà che siamo diventati parenti. Si fida di voi e del vostro fiuto per gli affari.. e mi fido anch’io.  >>
Edward si passò una mano sul mento ispido e non disse nulla.
Lo disturbava sapere che Balck voleva mischiarsi alla sua famiglia, specialmente perché sapeva che sotto sotto quall’uomo provava attrazione per la sua Isabella. D’altra parte però vedere il suo enorme debito cancellato era una idea davvero allettante.
Senza quel debito tutti i suoi guadagni sarebbero potuti essere messi da parte per ricostruire il patrimonio di famiglia perduto, da lasciare poi i eredità al figlio che ora sua moglie gli stava per donare.
Certo, con la presenza di Black nei suoi affari avrebbe guadagnato di meno, ma non avrebbe avuto problemi a convincere McCarty di dare a lui una percentuale minore senza andare a disturbare troppo le loro entrate.
<< ci penserete Duca? >>
<< lo prenderò in considerazione. >>

<< vuoi davvero accettare la proposta del Generale Black? >> domandò Isabella mentre, seduta alla sua toletta, si pettinava i lunghi capelli preparandosi per la notte
<< è una possibilità da valutare attentamente. >> gli rispose calmo il marito mentre finiva di spogliarsi alle sue spalle.
<< e di mia cugina non te ne importa? Dei suoi desideri, delle sue aspettative. >>
<< nessuno si è curato dei tuoi di desideri quando da bambina ti unirono in matrimonio a me. Funziona così Isabella. >> la interruppe lui.
<< ma il generale Black non la conosce nemmeno. Non l’ha nemmeno mai vista. >>
<< è per questo che chiederò a tua zia di fare da tramite tra lei e Jacob Black e inviare a lui una missiva con un ritratto. Spero sia brutta come un ratto. >>
<< Edward!! >> esplose la giovane a quella frase indelicata. Non si parlava così di una signora, specialmente se si trattava di una sua parente.
Lui soffocò una risata per essersi fatto sfuggire quella battuta e nell’immaginare quell’idiota di Black ad osservare il ritratto del mostriciattolo che si sarebbe dovuto spostato.
<< possibile che tu non sia nemmeno un po’ preoccupato di questa possibile unione? È pur sempre mia cugina! >>
<< perdonami per la mia poca delicatezza. Non volevo infastidirti. >> le ripose lui avvicinandosi alla toletta per carezzarle i capelli come a chiederle scusa.
Edward la osservò attraverso lo specchio, mentre la ragazza chiudeva gli occhi e si lasciava andare a quelle morbide carezze.  Era bella sua moglie. Suo padre Carlisle aveva fatto tanti errori in vita sua, ma dargli in sposa Isabella era stata l’unica scelta sensata che quell’uomo senza morale aveva mai compiuto. Se non avesse avuto lei al suo fianco ora le cose per lui sarebbero state molto diverse.
Peggiori.
Guidato da quei pensieri si inginocchiò ai piedi di Isabella, facendosi spazio tra le sue gambe per avvicinarla maggiormente al suo corpo e iniziare a baciarle il collo e la scollatura.
<< amore.. amore mio sai che non è permesso. >> sussurrò la ragazza sentendosi imbarazzata per quel assalto fisico improvviso da parte del marito che ormai da mesi –da quando avevano saputo della gravidanza più precisamente- aveva sempre tenuto le dovute distanze come era regola fare.
<< non posso possederti come vorrei Bella però nessuno mi vieta di baciarti dappertutto.. >> rispose Edward con ancora le labbra premute contro la sua pelle mentre con le dita iniziava a sciogliere i nodi della sottoveste e il suo viso iniziava la discesa verso il seno della moglie ora gonfio e sodo a causa della gravidanza.
La giovane si lasciò andare ai sospiri nel risentire il corpo del suo sposo così vicino al suo, e poco dopo si lasciò condurre fino al talamo dove Edward le dimostrò il vero significava del termine “dappertutto”.



Sei Anni Dopo...

<< più veloce!! Più veloce!! >>
<< correte madre!! >>
<< veloce veloce!!! >>
Ma gli incitamenti non servirono a nulla, infatti Edward, dalla falcata decisamente più lunga della moglie, dopo pochi metri riuscì ad acchiapparla, afferrandola per la vita e  facendola volteggiare tutto attorno, in un tripudio di pizzi e merletti.
<< nooo, l’ha catturata!!! >> urlarono tutti dato che il Mostro aveva appena catturato una delle Fate del Bosco.
Lady Alice si gettò sul manto erboso ridendo e cercando di riprendere il respiro dopo la corsa a perdifiato mentre suo marito Jasper le sedeva accanto approfittando della pausa per godersi un po’ di frescura all’ombra. I bambini invece, sempre pieni di energie, continuavano a correre emozionati di scoprire quale pegno il Mostro avrebbe preteso in cambio di lasciare libera la Fata del Bosco.
<< qual’è la vostra ricompensa?  >> chiese Edward Junior, il primogenito, avvicinandosi al padre che ancora teneva stretta a sé la moglie.
<< voi cosa suggerite Cavaliere? >> chiese il Duca.
<< un bacio!! >> rispose da lontano Renesmee mentre si avvicinava a loro insieme alla sorella Elisabeth e a Mary, la figlia di Lady Alice.
<< sì, un bacio! >> ripeté Edward Junior divertito.
<< bacio-bacio!! >> urlarono tutti insieme divertiti nel vedere Isabella arrossire.
Ormai era da anni che il Duca dentro le mura di casa aveva abbandonato ogni formalità nei confronti della moglie, ma lei ancora si imbarazzava dolcemente quando si ritrovavano a dar dimostrazione del loro sentimenti davanti a terzi.
Isabella sorrise timida mentre il Duca la voltava verso di sè e trattenendola per la vita, le premeva giocoso le labbra sulle sue e un piccolo applauso scoppiava tra i festanti.
Passarono pochi minuti prima che i bambini ricominciassero a correre e fuggire, nominando Jasper come nuovo Mostro.
<< vi ho dato un bacio in pegno, ora dovreste liberarmi.. >> mormorò Isabella ancora trattenuta dal marito.
Lui le sorrise ma non si accinse a lasciare la presa.
<< che c’è? >> domandò lei incuriosita dal suo sguardo attento su di sé.
<< grazie Bella. >>
<< di cosa? >> chiese lei confusa.
<< di tutto. Dei bambini, di come hai cambiato la mia vita, di come mi hai fatto diventare un uomo migliore. Ho maledetto mio padre per anni perché credevo mi avesse rovinato la vita.. invece lo ringrazio, perché mi ha dato te. E tu mi hai dato ciò che abbiamo ora. >>
Isabella sorrise cercando di nascondere l’emozione negli occhi.
<< il mio cuore è tuo Edward. >>
<< e il mio è tuo, amore mio. >>



The End




La fine è arrivata.. ci è voluto un po’ ma non per mancanza di ispirazione ma solo per mancanza di tempo. Ogni volta che avevo 10 min liberi ho scritto una frase perché ci tenevo immensamente a terminare questa storia e mi è dispiaciuto tantissimo farvi attendere così tanto negli aggiornamenti. Ma vi avevo promesso che non avrei abbandonato la storia e così ho fatto.
Certe cose ho voluto lasciarle in sospeso per così dire (o meglio, non ho voluto approfondirle) proprio perché volevo che si capisse che come tutte le coppie anche loro avrebbero avuto problemi e difficoltà da affrontare.. ma volevo anche far capire che insieme tutto è superabile.
Ringrazio tanto tutti quelli che hanno recensito i vari capitoli, mi avete spronato a scrivere e completare questa storia. Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, seguiti e ricordati, chi mi ha aggiunto tra gli autori preferiti e ovviamente anche chi ha solo letto.
Ringrazio anche chi mi ha lasciato recensioni anche per le passate storie ormai concluse da anni.. mi fa sempre piacere vedere che ancora qualcuno le legge!:):)
Spero il tempo mi permetta in futuro di ricominciare a scrivere in modo più assiduo.. al massimo mi ributterò sulle One Shot!;)
Grazie ancora a tutte.
Un bacio
Vichy

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Capitolo 11
*** Extra 1 - Arranged Marriage ***


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Extra 1

-Arranged Marriage-



L’abitino che la piccola Isabella indossava quel giorno era di un candido bianco, bordato di filigrana d’oro e con le manichette a sbuffo in pizzo di San Gallo. Suo padre lo aveva fatto arrivare direttamente dall’Italia per celebrare quel grande giorno. Isabella infatti da lì a poche ore sarebbe diventata una moglie. E non solo, sarebbe anche diventata a tutti gli effetti una Duchessa.
Non aveva ancora compreso bene il significato vero e proprio del temine matrimonio, ma sapeva che d’ora in avanti lei non sarebbe più stata solo di sua madre Reneé e di suo Padre Charlie, ma sarebbe anche appartenuta al Duca Edward Anthony Mansen Cullen.
Sua madre le aveva dato tante istruzioni dettagliare per quel giorno. Avrebbe dovuto attraversare la navata con passo lento e cadenzato stando attenta a non far cadere il bouquet di fiori che avrebbe sorretto tra le mani, avrebbe dovuto sorridere a tutti a dimostrazione della sua felicità, e avrebbe dovuto salutare il suo sposo lasciandosi baciare la mano da lui come di consuetudine. Poi ci sarebbe stata la messa finché Padre Webber non le avrebbe detto di recitare alcune frasi cerimoniali.
Sua madre l’aveva rassicurata molto quando le aveva spiegato che non sarebbe stato necessario impararle a memoria ma sarebbe stato sufficiente leggerle. Ad Isabella infatti ciò che le veniva peggio era imparare le poesie a memoria, il suo precettore glielo diceva sempre.
 Infine quando si sarebbe conclusa la cerimonia nuziale, avrebbe dovuto dare un bacio sulle labbra all’appena divenuto suo marito.
Oh, quella era la cosa che emozionava Isabella più di tutte.
Lo avrebbe dovuto baciare davanti a tutti!

Edward in quel momento era in un’altra stanza, anch’egli a prepararsi per il grande evento. A differenza di Isabella che era circondata da serve e domestiche che l’aiutavano nella preparazione, lui era solo ed era nervoso.
Non era sicuro di voler prendere moglie, anche se questo era più stato un dovere che una scelta, e temeva di scoprire come fosse stata quella ragazzina che di lì ad un paio di ore sarebbe diventata sua consorte.
E se fosse stata brutta? Se fosse stata una di quelle ragazzine che lui mal tollerava con la voce troppo squillante? E se fosse stata antipatica?
E poi gli uomini prima di prendere moglie facevano esperienza prima, si divertivano. Perché a lui non era stato concesso? O forse gli sarebbe stato concesso ugualmente anche se aveva una femmina legata a lui?
Fu con questi stessi pensieri che Edward di ritrovò ad attendere l’arrivo della sua giovane promessa sposa in piedi davanti all’altare.
Suo padre, il Duca Carlisle Cullen, gli stava al fianco e gli teneva una mano poggiata pesantemente sulla spalla, forse nel timore che da un momento all’altro il giovane figlio decidesse di scappare via.
Ma Edward era stato educato bene dal padre e anche se il cuore, che gli batteva furiosamente nel petto, creava in lui il desiderio ardente di battere in ritirata, rimase ritto e fermo anche quando i portoni della Cattedrale addobbata a festa si spalancarono.
Ed eccola lì, la piccola Isabella Marie Swan accompagnata per mano dal padre Charlie che percorreva la navata reggendo tra le piccole dita un mazzolino di fiori.
Sorrideva a tutti la bambina e sorrise anche a lui quando i loro occhi si incrociarono per la prima volta.
Edward non poté far a meno di notare che le sue gote si fossero arrossate in modo delizioso a causa dell’imbarazzo di quel loro primo incontro.
Quando le arrivò di fronte il giovane Cullen fece un piccolo inchino e come norma voleva, le prese la mano e ne baciò delicato il dorso.  Si sentiva un idiota a fare tutte queste cose davanti a cento persone che lo fissavano.
Alla fine i due non si scambiarono nemmeno una parola, ma imbarazzati si voltarono vero il Prete che iniziò la sua omelia.
Isabella non sentì nulla però di quello che in realtà lui disse poiché la sua attenzione era tutta rivolta al ragazzo in piedi al suo fianco.  Aveva i capelli di uno strano colore rossiccio e un paio di profondi occhi verdi, e poi era alto, molto più alto di lei.
Isabella si domandò come avrebbe fatto a baciarlo dato che lei non sarebbe mai potuta arrivare al suo viso.
Suo madre si sarebbe arrabbiata tantissimo se non lo avesse fatto!
Anche Edward comunque non stava ascoltando nulla della messa. Continuava a tenere gli occhi spostati di lato nel tentativo di osservare qualche particolare in più della sua promessa sposa senza però farsi notare da lei.
Aveva dei bei capelli castani che le arrivavano alla vita, e sul capo le avevano posato una ghirlanda di fiori che la facevano sembrare una piccola fata del bosco. E poi era piccola.. davvero piccola, non solo nell’età ma anche nella stazza.
Cristo, per baciarla alla fine della cerimonia come suo padre gli aveva detto di fare avrebbe dovuto piegarsi.
<< Edward per favore ripeti con me queste parole. >> la voce di Padre Webber lo fece rinsavire dai suoi pensieri.
Il giovane Cullen si era già preparato giorni prima a questo momento quindi non gli fu difficile recitare a memoria quelle frasi del cerimoniale nuziale.
La piccola Isabella invece sembrava essere nervosa tanto che il prete le passò il libro in cui erano scritte le parole da ripetere.
<< i-io Isabella Marie Swan, prendo te Edward Anthony Mansen Cullen come mio le-legittimo sposo.. >> Edward la osservò leggere mentre seguiva con l’indice della mano destra le parole stampate, e lo trovò davvero comico. Gli venne da ridere ma suo padre Carlisle, ancora al suo fianco, gli diede un colpo sulla spalla per redarguirlo, così tornò serio. Gli fu però difficile mantenere la compostezza nel momento in cui la piccola Isabella, terminata la breve lettura disse:
<<  .. per amarti e onorarti fino a che morte non ci separi. Fine! >>
Un altro colpo gli arrivò sulla spalla e lui trattene la risata spontanea che gli stava nascendo.
<<  Come mi è consentito dal sacramento del matrimonio del Signore, e con i poteri conferitimi da Re Giorgio VI, re di Gran Bretagna e Irlanda, sovrano del Commonwealth e imperatore delle Indie, dalla vi dichiaro marito e moglie >>
Tutti a quel punto esplosero in un applauso e sia Isabella che Edward si voltarono in automatico verso i loro genitori, un po’ per imbarazzo, un po’ per capire se quel bacio che ad entrambi era stato detto di dare bisognava farlo per davvero. Ma da come gesticolavano il padre di uno e la madre dell’altra, sembrava che tale bacio fosse proprio destinato ad accadere. Così i bambini si voltarono nuovamente l’uno di fronte all’altro a fissarsi ammutoliti.
Isabella decise di contare fino a tre; a quel punto si sarebbe alzata sulle punte dei piedi nella speranza di riuscire ad arrivare alle labbra del suo sposo.
Ironia della sorte anche Edward decise di contare fino a tre prima di piegarsi per arrivare al suo viso.
E così fecero, ma così successe anche che Edward la baciò sul mento e Isabella gli depositò il suo primo bacio sul naso.
Quando i due si separarono Edward scoppiò a ridere, finalmente senza più suo padre a trattenerlo, mentre Isabella divenne rossissima. Il piccolo Duca la trovò molto carina con il viso colorato come un pomodoro maturo.
Per fortuna i genitori, anche se accortisi del piccolo inconveniente, non li spinsero a rimediare ma li lasciarono uscire dalla chiesa per andare in contro ai festeggiamenti. Ovviamente lo dovettero fare mano nella mano, e se Isabella aveva il volto ancora arrossato, Edward aveva il palmo della mano sudato.

Mangiarono carne, pesce e dolci a volontà. A Edward fu anche permesso di bere un calice di vino vermiglio, e anche Isabella lo provò ma lo trovò altresì davvero disgustoso.
I bambini erano seduti vicini a capotavola ma nessuno sembrava dar loro troppa attenzione, tutti più interessati a bere, mangiare e parlare di denaro e investimenti. Fu per questo motivo che annoiata Isabella chiese ad Edward se voleva uscire a giocare un po’.
All’inizio il ragazzo non pareva molto convinto, temeva una arrabbiatura del padre, ma poi visto che il duca Carlisle era impegnato ormai da ore a discutere della rendita che il matrimonio fatto con Isabella aveva portato alla loro famiglia decise di accettare.
Si ritrovarono così senza saper come nelle stalle del palazzo dove riposavano non solo i cavalli ma anche i cani.
<< Dei cuccioli!! >> scoppiò sorpresa Isabella correndo verso un cumulo di paglia dove dei cagnolini sonnecchiavano tranquilli.
<< ti sporcherai l’abito. >> le ricordò Edward avvicinandosi comunque anch’egli ai cagnolini.
Isabella ne aveva già preso uno in braccio e lo carezzava con dolcezza << non importa, l’ho già sporcato con la cioccolata >> rispose.
<< io ho sporcato il mio con il vino. >> ripose a quel punto Edward facendola ridere.
<< ma come fai a berlo? Secondo me ha un sapore orribile. >>
<< è perché sei ancora piccola, non puoi capire. È roba da grandi! >>
<< io sono grande! >>
<< no sei ancora piccola, io ho cinque anni in più di te. >>
<< si ma siamo sposati quindi quello che fai tu lo posso fare anch’io. >>
<< dici che funziona così? >>
<< credo di sì >>
Edward la osservò. Si era seduta su un cumulo di paglia ben pressato e teneva ancora in braccio il cagnolino che sottoposto a tante e inaspettate coccole sembrava essersi addormentato.
Aveva ancora la coroncina di fiori tra i capelli e la trovò davvero molto carina. Non che avesse avuto mai tanti termini di paragone, ma poteva dire di avere un moglie molto carina.
<< maa… >> inizi Edward un po’ imbarazzato per quello che gli voleva chiedere
<< secondo te il matrimonio vale lo stesso anche se non ci siamo dati un bacio? Perché mio padre ha detto che non valeva se non ti baciavo. >>
<< non lo so. Anche mia madre mi ha detto la stessa cosa. Ha detto che per rendere valido lo sposalizio dovevo darti un bacio. Solo che è complicato.. tu sei troppo alto e io sono bassa. Forse si possono sposare solo chi è delle stessa altezza! >>
Edward si sedette di fianco a lei e la osservò.
<< siamo della stessa altezza ora. >> le fece notare e lei, osservata la cosa, arrossì come una fragola.
<< quindi..? >> domandò in imbarazzo.
Ma Edward non la lasciò parlare. Non le lasciò fare alcunché perché c’era il rischio di un altro bacio mancato se Isabella si fosse di nuovo mossa. Così senza aggiungere altro si sporse verso di lei e le depositò un piccolo bacio sulle labbra che scoprì in quel momento essere morbide come nuvole.
<< cosa state facendo? >> la voce della balia di Isabella ruppe il momento, facendo scattare all’indietro il capo del piccolo Duca, che colto in flagrante rispose con il classico << niente! >>.
<< A me non sembra proprio un niente. >>
<< giocavamo con i cuccioli >> si intromise Isabella, il cui viso però ancora arrossato per il bacio inatteso tradiva la menzogna. Per fortuna tale bugia parve comunque distogliere l’attenzione della balia, che osservata le condizioni dell’abito della Duchessa si allarmò.
<< Ma vi siete sporcata tutto l’abitino! >>
<<  l’avevo comunque già macchiato >>
<< beh allora vi conviene correre subito dai vostri genitori. Vi stanno cercando e per voi Milady è tempo di fare ritorno a casa. >>
<< di già? >>
<< Sì mia.. signora >> anche alla balia suonava strano chiamare signora quella bambina di soli 7 anni. << salutate il Duca e tornate alla sala delle cerimonie. >>
La balia fece qualche passo indietro per dare possibilità ai bambini di salutarsi, senza peò distogliere lo sguardo da loro.
<< allora ciao >> disse Edward un po’ in imbarazzo.
In fondo gli dispiaceva che la ragazzina se ne andasse via così presto. L’ora che avevano trascorso in compagnia era passata tanto velocemente da non essersene neppure accorto.
<< pensi che ci rivedremo presto? >> chiede innocentemente Isabella.
<< non lo so. Mio padre ha detto che ci ricongiungeremo quando diventerai una donna. >>
<< e che significa? >>
Edward lo sapeva il significato dell’affermazione di suo padre ma si vergognava a spiegarlo ad Isabella, per questo rispose << non lo so neppure io >>.
<< spero tra non tanto tempo. >> disse timida Isabella.
Edward sorrise nel vederla arrossire e si piegò per baciarle la guancia. Tanto ora poteva farlo, no? Erano sposati!
<< a presto Isabella >>
<< a presto Edward. Non dimenticarti di me. >>
<< No, non lo farò. >>
Si salutarono così. Con una promessa che entrambi non furono capaci pienamente di mantenere. Perché con il trascorrere del tempo entrambi  si dimenticarono. Si dimenticarono i loro rispettivi e giovani volti. Si dimenticarono quello strano e infantile sposalizio. Si dimenticarono quell’incontro nel fienile e quel piccolo loro primo bacio.
Dimenticarono tutto.
Ma non dimenticarono mai l’uno la presenza dell’altro.




Piccolo regalino per voi!!:):)
Alcune mi hanno suggerito di fare qualche missing moments o capitolo extra così mi sono buttata sulla scrittura. Stavo scrivendo un capitolo su Edward e Bella alle prese con i figli e la vita coniugale quando ho avuto un’illuminazione e ho pensato al loro matrimonio. Così è nato questo extra! Spero possa piacervi!
Un bacio a tutte!!!



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