Amami, amami ancora

di baba_malu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro ***
Capitolo 2: *** Pietà ***
Capitolo 3: *** Oblio ***



Capitolo 1
*** L'incontro ***


Amami, amami ancora

Siccome non so usare l’HTML, chiedo venia ma devo ri-postare la FF,schiusate!! ^_^”

“Finalmente! Che bella giornata…” la ragazza si coprì gli occhi con il dorso della mano. Era magra, con lunghi capelli castani e un bel paio di occhi nocciola.

“Kira vieni a fare colazione!” “Vengo subito papà! Ma tu devi assolutamente venire qua fuori! Guarda che sole!” “Si tesoro, è veramente uno splendore.” L’uomo socchiuse gli occhi a causa della luce accecante, poi guardò la figlia, sorridendo tristemente… povera bambina, costretta a vivere isolata dal mondo per colpa sua.

Kira si accorse dello sguardo addolorato del padre. “Forza papà! Andiamo a mangiare!!” così dicendo lo spinse dentro la caverna che era ormai diventata la loro casa.

“Vediamo un po’ cos’abbiamo oggi…oooooh! La marmellata di fragole! Buona!! Ma da dove arriva?” la ragazza guardò il barattolo con stupore, là quel genere di cose era considerata una prelibatezza. “Me l’ha regalata quel viandante che si è fermato a dormire qua l’altra sera. Ti volevo fare una sorpresa.” “ E ci sei riuscito! E’ stato gentile…che bontà!” disse Kira leccandosi via con la punta della lingua la marmellata che le era rimasta appiccicata agli angoli della bocca.

Michael Grant era contento, era finalmente riuscito a fare qualcosa di buono per la figlia.

> pensò >.

Apprezzava la figlia, che continuava a mantenere la sua allegria e la sua spensieratezza, nonostante si trovassero in una situazione difficile. > pensò amaramente.

“Papà io vado al ruscello a prendere dell’acqua.” Disse Kira chinandosi a prendere un secchio un po’ ammaccato.

“Sta attenta bimba!” “ Papà! Non sono una bambina! Ho 16 anni ormai!!” gli fece una boccaccia e si allontanò ridendo.

“Wow… com’è fresca l’acqua!” Kira si lavò la faccia e le braccia, poi cominciò a raccogliere

qualche fiore che cresceva sulla riva del ruscello. Quando alla fine aveva raccolto un piccolo mazzolino, prese il secchio e si apprestò a riempirlo d’acqua. Era ancora chinata, quando una lunga ombra nera la nascose ai raggi del sole. Lentamente sollevò lo sguardo, mentre l’acqua le bagnava le mani, e vide che davanti a lei, sull’altra sponda del piccolo ruscello, stava un uomo alto, con i capelli neri e gli occhi blu, pieno di ferite. Il braccio sinistro era lasciato cadere sul fianco, e dalla punta delle dita cadevano gocce di sangue che arrivavano a bagnare l’erba verde, lasciandovi una macchia scura. La stava fissando intensamente e Kira non riusciva né a muoversi né a parlare, ma soltanto ad alzarsi molto lentamente in piedi, con il secchio ancora tra le mani. L’uomo cominciò ad alzare gradualmente il braccio sano. Nella mano teneva una pistola, il dito sul grilletto, e la stava puntando proprio verso di lei. Premette il grilletto. Il secchio cadde dalle mani di Kira mentre lei chiudeva gli occhi.

Sperando stavolta sia andata bene…Mi raccomando commentate!! Commenti=Capitoli chiaro?? Ciri-ciao! =)

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Capitolo 2
*** Pietà ***


Eccomi con il secondo capitolo! Ho fatto in fretta vero? ^_^

2° capitolo

Pietà

 

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

 

>

Kira continuava a tenere gli occhi chiusi. Li stringeva così forte che le facevano male. Sentiva piccole goccioline di sudore scenderle dalla fronte e arrivarle fino ai lati del volto, all’attaccatura delle orecchie.

> che pensieri stupidi che le venivano in mente mentre era sul punto di morire…eppure…nonostante tutto, dubitava di stare morendo. Non sentiva alcun dolore.

Avvertiva ancora lo sciabordio del piccolo ruscello, il profumo dei fiori selvatici, la sensazione di solletico provocata dai fili d’erba sotto i piedi nudi.

Facendosi coraggio, cominciò ad aprire lentamente un occhio e vide di nuovo il ruscello, gli alberi, il prato, il cielo e il secchio, che si era incastrato tra due piccole rocce sporgenti dalle acque. Doveva essere caduto nel fiumiciattolo quando l’aveva lasciato andare per lo spavento. Aprì anche l’altro occhio e vide l’uomo di prima steso a terra, la faccia affondata nell’erba, nella mano stringeva ancora la pistola, dalla quale fuoriusciva un piccolo filo di fumo, testimone dello sparo. Eppure Kira era là, viva.

Si toccò il volto con la punta delle dita come per averne conferma.

Adesso i suoi occhi erano spalancati e vi si leggevano paura e sorpresa, soprattutto sorpresa...di essere ancora là, viva, lambita dall’aria e scossa dalle emozioni

La ragazza si guardò intorno. Dietro di sé scorse una sagoma di polvere, dalle fattezze umane. La polvere si stava spargendo nell’aria a causa del venticello primaverile che soffiava quel giorno.

Quegli sbuffi di polvere erano quasi affascinanti da guardare, se non si fosse saputo da dove provenivano lo sarebbero stati del tutto.

Dopo avere realizzato ciò che era accaduto, Kira rivolse nuovamente la sua attenzione sull’uomo disteso sull’erba oltre il ruscello.

Si avvicinò a lui con cautela. Poteva toccarlo solo allungando il braccio, tanto era stretto quel tratto d’acqua. Si mise in ginocchio e con la stessa lentezza con la quale si era prima avvicinata, gli prese il volto tra le dita e lo girò verso di sé.

Improvvisamente sussultò. Lui, nonostante fosse semi-incosciente, le aveva catturato il polso utilizzando la mano libera e sollevò faticosamente la pistola,stretta nell’altra mano, verso di lei, puntandogliela nuovamente contro. Aveva ancora gli occhi chiusi.

Più Kira, spaventata da quel contatto, tentava di liberarsi, più la presa dell’uomo si stringeva.

Egli socchiuse un occhio e la vide. Nello stesso momento in cui i loro sguardi si incrociarono, il viso di lui sembrò rilassarsi e allentò la presa sul polso di lei, senza però lasciarla libera. Abbassò la pistola e gemette a causa del dolore provocatogli dalle ferite che riportava su tutto il corpo.

Svenne di nuovo.

Adesso la sua mano era ritornata ad accasciarsi sull’erba, lasciando il polso di Kira finalmente libero. La ragazza se lo prese con l’altra mano, sfregandolo poiché le faceva male.

Studiò attentamente l’uomo.

Poi chiuse gli occhi, inspirò l’aria profumata di fiori, lo guardò ancora, si alzò in piedi e attraversò il ruscello, bagnandosi le gambe fino a metà coscia.

Lo continuò a guardare, si chinò e lo girò verso il cielo. Lui teneva ancora la pistola stretta nella mano destra. Il viso era rilassato ma pallido. Aveva i capelli leggermente lunghi, neri come l’ebano e labbra sottili. Gli occhi erano chiusi, ma lei li aveva visti bene. Erano di un blu intenso, bellissimi, ma spenti e privi di emozione.

Kira bagnò le mani nell’acqua del fiumiciattolo e le passò delicatamente sul viso di lui, che si rilassò ancora di più. Le labbra del ragazzo (perché adesso che lo aveva osservato bene aveva visto che doveva avere circa 25 anni) si curvarono in quello che doveva assomigliare ad un piccolo sorriso, ma invece sembrava di più una smorfia.

> si ritrovò a pensare Kira, continuando a bagnargli il viso con la punta delle dita.

Quando le mani furono completamente asciutte, Kira si girò a prendere il secchio che sbatteva ancora sulle rocce tra le quali si era incastrato. Fortunatamente la corrente era debole e non l’aveva portato via.

>

Dopo aver recuperato il secchio, Kira prese il braccio sano dell’uomo e se lo issò sulle spalle.

La pistola le sbatteva ritmicamente sul seno mentre camminava. Le dava fastidio, ma intuiva che anche se avesse tentato di sfilargliela di mano, il ragazzo si sarebbe opposto con tutte le forze che gli rimanevano.

Arrivata alla caverna si guardò intorno, suo padre non c’era, probabilmente era uscito per recuperare un po’ di cibo per il pranzo.

Kira fece appena in tempo a distendere il ragazzo sul suo letto, che senti dei passi provenienti dall’entrata della caverna.

“Sono a casa!” l’avvertì la voce di suo padre che si faceva sempre più vicino, chissà come l’avrebbe presa…

“Sono riuscito a prendere un cinghiale guar…!” Michael si bloccò di colpo, che ci faceva un uomo disteso nel letto di sua figlia?!

“Papà, abbiamo un ospite…”

 

 

Spero vi sia piaciuto! Commenti=Capitolo nuovo! ok?

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Capitolo 3
*** Oblio ***


3°capitolo

Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

A volte, si perde la concezione del reale e tutto diventa più insicuro.

A volte, ci si scorda del proprio essere e si fluttua leggeri in mezzo alla vita.

A volte, si ha tanta paura da cercare in tutti i modi di annullarsi completamente.

Basta poco.

Basta niente.

E ciò che siamo è dimenticato da ciò che non vogliamo più essere.

Ed ecco che ci annulliamo.

E siamo come racchiusi in qualcosa più piccolo di noi, ma che non ci soffoca.

Diventiamo nulla, per il puro piacere di non essere più.

Dormire è differente da questo sonno incatenato alla nostra anima.

Ecco.

Sono proprio le catene attorno al nostro cuore che, durante il percorso di vita che ci ritroviamo sperduti ad affrontare, crescono e stringono e tentano di soffocarci lentamente.

Annullandoci, crediamo di annullare anche le catene.

Ma non possiamo annullare noi stessi né le catene.

Non più di quanto possiamo annullare il cielo e la terra.

Restiamo racchiusi lontani dal nostro io per poco tempo.

Finché non ritorna la paura.

E il ricordo di tutti i perché che ci hanno portato a racchiuderci.

Così, chi aveva cercato di annullarsi, soffocato ancora dalle catene, capendo di esserci ancora, si era ribellato alla creazione di ogni cosa e aveva cercato la distruzione.

Distruzione.

Distruzione.

Distruzione.

Distruzione. Era questo che l’aveva portato fin là. Cercando la distruzione. Di sé stesso. E ancora non aveva raggiunto il suo scopo.

Debole.

Bastardo.

Così veniva chiamato. Sempre. Anche quando non c’era nessuno, continuava a sentire tante voci che continuavano a ripeterglielo.

Debole.

Bastardo.

Era lui stesso a ripetersi continuamente quegli appellativi. Era giusto così.

Debole.

Lo era diventato.

Bastardo.

Lo era sempre stato.

Idiota. Era solo un idiota. Era debole, bastardo e idiota.

“Ti sei svegliato finalmente…”. Una voce. Un uomo.

Il ragazzo aprì gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarsi alla luce.

“Come ti chiami?”

Nessuna risposta.

“Di dove sei?”

Silenzio.

“Come ci sei finito qua?”

Il ragazzo serrò seccamente le labbra.

I suoi occhi si spostavano da un punto all’altro. Nervosamente.

“Vuoi sapere dove sei?” Michael lo guardò, quasi divertito dal suo smarrimento.

Lo sguardo del ragazzo si posò definitivamente su di lui. Attendeva che continuasse.

“Sei in una caverna che amo chiamare casa mia, nelle terre d’Irad, ma penso che tu questo lo sapessi. Hai salvato la vita a mia figlia e lei ti ha portato fin qui per curarti. Sei qui ormai da un’intera giornata.”

Il ragazzo continuava a guardarlo dritto negli occhi.

“Spiacente, non c’è molto altro da dire.” Michael stava cominciando a seccarsi dell’insistenza di quello sguardo.

“Kaleb”

Michael lo guardò sorpreso. Per la prima volta il ragazza aveva parlato.

“Come?”

“Il mio nome è Kaleb, è l’unica domanda alla quale posso rispondere” rispose continuando a guardarlo negli occhi.

“Michael. Il mio nome è Michael Grant.”

“Solo Kaleb. Il mio nome è solo Kaleb.”

Michael lo guardò interrogativamente, ma preferì non chiedere altro.

“Papà! Sono tornata!”

Kira non sentiva niente.

“Papà?”

Si addentò nella caverna e vide suo padre in piedi e lo sconosciuto seduto sul letto che si fissavano.

“Ti sei svegliato finalmente!” esclamò allegramente.

Suo padre sembrò accorgersi solamente in quel momento della sua presenza e le venne incontro.

Il ragazzo sul letto, invece, le aveva appena gettato un’occhiata, impassibile.

“Kira, questo ragazzo si chiama Kaleb.”

“Piacere!” Kira gli tese la mano, ma lui non accennò a muoversi, sebbene i suoi muscoli, sotto la fasciatura che lei e suo padre avevano apportato, fossero tesi, pronti a scattare al minimo segnale di pericolo.

Kira lasciò cadere la mano, scoraggiata. Il suo sorriso, fino a poco prima raggiante, ora andava rimpicciolendo.

“Io mi chiamo Kira Grant.” Continuò imperterrita.

Kaleb sbuffò impercettibilmente.

“Grazie per avermi salvato la vita…”

Kaleb la guardò. Si, era la stessa ragazza che l’aveva portato in spalla fino a là. La stessa che lo aveva allontanato dall’annullamento che tanto desiderava. Debole. Bastardo.

“Idiota…” sussurrò, rivolto alla ragazza.

“Cosa ci facevi in mezzo al nulla da sola? Idiota… mi hai costretto a salvarti. Idiota…” lo sguardo del ragazzo era glaciale, vi guizzava solo una piccola scintilla di rabbia. Fuoco.

“Io…io…ma…” Kira era sorpresa, non sapeva cosa rispondere.

“Come ti permetti! Se non fosse per lei a quest’ora non saresti vivo!” Michael era scattato alle parole di scherno del ragazzo.

Kaleb sogghignò. Nei suoi occhi nulla. Poi una risata che crebbe e crebbe e crebbe, fino a diventare assordante. Rideva per l’assurdità delle parole di quell’uomo. Rideva per l’ingenuità di quella ragazza.

Rideva perché non sapeva piangere.

Kira e Michael erano sconcertati.

Loro non capivano cosa significasse quella risata.

Diabolica. Ecco com’era quella risata. Diabolica.

Kaleb si calmò e continuando a sghignazzare disse “Non sarei vivo…”

“Stupida ragazza… tu non saresti viva se quel vampiro ti avesse trovata da sola… stupido padre, mandi tua figlia a prendere l’acqua quando sai che le tenebre hanno racchiuso la luce. E tu, dovresti saperlo bene. Tu…stupido prete…”

Continua...

Vi è piaciuto? spero di continuare presto....comunque adesso si capisce un pò di più no? ^-^"

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