Don't die! [... and save the Princess]

di Hitsuki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ~ Majesty, Majesty! The Princess is in trouble! ***
Capitolo 2: *** Level 1 ~ Non perdere l'armatura! ***
Capitolo 3: *** Level 2 ~ La paradisiaca stanza e i disponibilissimi cavalieri ***
Capitolo 4: *** Level 3 ~ Non mi alletta affatto l'idea di balzare di città in città correndo come un idiota. ***
Capitolo 5: *** Level 4 ~ Gli Eroi del Regno apatici possono incontrare corvi depressi. ***
Capitolo 6: *** Level 5 ~ Indiani poco raccomandabili e soci non molto affiatati ***



Capitolo 1
*** Prologue ~ Majesty, Majesty! The Princess is in trouble! ***


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Level: Prologue – Majesty, Majesty! The Princess is in trouble!

 

«Sua Maestà! Aiuto, aiuto!»
Una voce disperata spezzò la tranquillità che regnava indistinta nel palazzo assieme a Sua Maestà. La Governante scosse lo scettro con disappunto, e con irritazione si rivolse al suo suddito.
«Cosa c’è? Ci conosciamo? Fra tutte le persone che popolano il regno non so mai chi è la fioraia e chi il fabbro.»
Osservò con le iridi chiare la persona che implorava aiuto. Era un ragazzo, dai capelli biondi e gli occhi color del cielo. Pareva la sua controparte maschile, solamente più scadente rispetto a quella originale.
Egli si bloccò e piegò le ginocchia per riprendere fiato. Affannosamente poté proferir a Sua Maestà il tragico evento.
«La... la principessa» fece un respiro profondo, più per aggrapparsi all'ultima briciola di coraggio che gli era rimasta piuttosto che per la corsa sfrenata «... E' stata rapita!» sottolineò con dramma le ultime due parole e fissò intensamente Sua Maestà. I loro occhi azzurri si incrociarono in una lotta silenziosa, si scontrarono per difendere colui che possedeva tali pietre celesti.
Sua Maestà non si scompose. Rimase seduta sul trono vellutato in una posizione comoda e rilassata, con un sorriso sicuro dipinto sul niveo volto. Quel sorriso venne però sciolto quando ella schiuse le labbra per parlare, con grande calma e tranquillità – quasi l'accaduto fosse una cosa di poco conto.
«E con questo? Mandate l'eroe, che so io.»
Il ragazzo rimase stupito da quelle parole. Mai avrebbe pensato che fossero uscite da Sua Maestà, una persona cotanto colta!
Il suo tono impaurito venne sostituito da uno di disappunto e rimprovero nei confronti della Fanciulla.
«Non abbiamo un eroe.»
«Oh, be'... allora ti proclamo Eroe del Regno
«Eh... eh? Ehhh?»
«Vedrai, combatterai per la Patria. Verrai acclamato da tutti.» Oh, certo pensò ella io verrò acclamata da tutti.
Il ragazzo non ci poteva credere. Avrebbe dovuto brandire una spada per destreggiarsi fra migliaia di mostri informi e Boss enormi e terrificanti, mentre si sarebbe sporcato l'armatura del sangue verdognolo di quegli esseri provenienti da un mondo lontano e al contempo vicino alla loro terra. Così, tranquillamente e in fretta, divenne Eroe e difensore del Regno. Non era possibile.
Invece Sua Maestà era davanti a lui e già gli spiegava le sue future – un futuro piuttosto vicino, tra l'altro – missioni da compiere con abilità, abilità che uno sfortunato, giovane, contadino probabilmente non possedeva.
«Devi ammazzare tutti i mostri, parlare con i cittadini (vedrai, ti daranno informazioni utilissime, dato che non si fanno mai gli affari propri), salvarli dai pericoli, creare Party con i più forti Cavalieri e Maghi e prendere tutti i tesori rubati. Arriverai subito al Boss. Non ti devo dire che dovrai ricavare informazioni su di lui. Ah, e già che ci sei, consegna alla legge i ladri che si aggirano nella zona.»
Al ragazzo girava la testa. Udiva solo la voce squillante di Sua Maestà avvertirlo del pericolo imminente come se fosse qualcosa di semplice e addirittura divertente.
Spalancò la bocca per ribattere, ma Sua Maestà lo rimproverò prontamente: «Come osi ribellarti a me dopo averti dato una prestigiosissima carica? Forza piuttosto, va' a salvare la principessa. Si sta facendo tardi.»
E così l'Eroe venne liquidato con noncuranza e non poté che eseguire con apatia l'incarico che si preannunciava faticoso e travagliato di pericoli.

 

~ Fine Prologo.

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KagamineRin Buonsalve Fandom ed eccomi qui con la mia prima fanfiction sui Vocaloid e su una canzone che ahah è stupenda

Bene, questa inoltre è la mia prima long. Che poi tanto long non sarà, avrà circa quindici capitoli.  Uhm, spero vi piaccia e non preoccupatevi per la lunghezza del capitolo, in seguito essi saranno nettamente (OHHH ESAGERATA) più lunghi. Amo un sacco come vengono rappresentati Rin e Len nella canzone, spero di essere rimasta nell'IC °^° Spero anche che la fanfiction vi abbia interessato, dato che nutro svariate aspettative in essa. Ebbene sì, ho poca autostima e sono perfino pessimista. Ma questo non ci interessa, isn't true? Andiamo avanti. Vorrei sentire il vostro parere, per me conta moltissimo dato che voglio migliorare sempre più e rendere sempre più bella questa long che, via la poca autostima - e la modestia - mi piace tanto.
Che altro scrivere? Sono curiosa di vedere se qualcuno apprezzerà la storia. In molti, spero!
Non mi dilungo oltre, altrimenti non mi fermerei più. *ride*
~ Lady_Who_Hitsuki (il Regno di Rin regna)

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Capitolo 2
*** Level 1 ~ Non perdere l'armatura! ***


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Level 1 - Non perdere l'armatura!
 
«Tieni! Questa sarà la tua armatura. E questa…» Sua Maestà prese platealmente una spada con all'interno una parte di reliquia di un qualche santo importante. «… È la tua arma. Maneggiala con cautela!».
Spinse con forza il ragazzo verso la porta, esortandolo a uscire dal lussuoso palazzo.
«A-aspetti!» disse questi, «mi chiamo… Len».
Sua Maestà inarcò un sopracciglio. Il giovane eroe sapeva perfettamente che il suo nome inusuale era appartenuto in passato all'Eroe del Regno che liberò il mondo dal caos. Si sentì sconfitto di fronte all'altra.
La Fanciulla distese le labbra in un ampio sorriso malizioso.
«Tanto, meglio allora! E adesso vai, Eroe». I suoi occhi balenarono sul trono, come se avesse il terrore che qualcuno si fosse seduto sopra ad esso. Strinse lo scettro a sé, con sguardo preoccupato. Non voleva vedere il suo Regno cadere sotto il peso del Re della Distruzione, suo nemico più grande. E nemmeno che i suoi sudditi scomparissero lasciando spazio ad orde di disgustosi Troll e arroganti Folletti dell'Oscurità. Per un attimo, ebbe immensa fiducia nel nuovo Eroe del Regno.
~
Senza tante pretese era stato portato al di fuori del palazzo.
Inspirò l'aria pungente a pieni polmoni per poter emettere un profondo sospiro di disperazione. Spostò gli occhi color del cielo sull'ambiente che lo circondava. Innumerevoli alberi dalla brillante chioma verde si innalzavano davanti all'esile corpo del ragazzo. Len si compiacque del bel paesaggio in cui doveva combattere, dall'aspetto piacevole con i ciuffi d'erba che gli accarezzavano l'armatura arrugginita. Udì un fruscio dietro a un cespuglio di mirtilli. Spalancò gli occhi e si mise goffamente in una posa altrettanto buffa, pronto a difendersi.
Aspettò che fra le foglie smeraldine apparisse un mostro grosso, orribile, terrificante. 
… Ma al suo posto sbucò un piccolo gatto tigrato dalle lunghe orecchie piegate sulla punta.
E questo sarebbe un nemico? Pensò, sicuro di sé. Quando però il piccolo cucciolo lo guardò tristemente Len comprese che non aveva il coraggio di uccidere un animale così docile e innocuo. Rimuginò un attimo, poi la sua mente si illuminò rischiarando i dubbi del giovane Eroe. Era un Helper Animal![1] Un animale con cui si può instaurare un legame e che aiuta a combattere grazie ai suoi poteri magici coloro a cui si è affezionato indissolubilmente. Quando Len si accovacciò per accarezzare il piccolo animale, si accorse che il suo morbidissimo pelo emanava una leggera scossa elettrica a contatto con la pelle. Era indubbiamente uno Spiritello Animale, dall'enorme potenziale magico e un ottimo potere sia d'attacco che curativo. Inoltre, secondo Len, era tremendamente carino. 
~
Sua Maestà poggiò lo sguardo sul trono laddove era posata la corona d'oro tempestata di diamanti. Osservò furtivamente la stanza - era sicura di non essere sola. No, non era nei suoi piani prenderla velocemente - la persona misteriosa stava certamente aspettando quel momento -, avrebbe rischiato di perdere la corona e cosa ancor più importante il suo titolo. Non avrebbe mai dovuto dire a nessuno il suo reale nome, almeno non in quel periodo colmo di corruzione, sospetto e diffidenza. No, non l'avrebbe svelato neppure a l'Eroe, nonostante la sua immensa gentilezza e obbedienza - quasi fosse un Helper Animal. Chiuse un attimo le palpebre, per trovare nella sua anima la calma e utilizzarla come scudo contro la sua immensa nervosità. Quando riaprì le palpebre, i suoi occhi erano falsamente carichi di energia e sulle labbra era dipinto un sorriso sfacciato e spavaldo.
Strinse i pugni. Len doveva assolutamente portare a termine il suo compito ma, cosa ancor più importante, scoprire chi era il Traditore che si aggirava nel suo Regno piombato nel caos.
~
Len non pensava fosse così difficile instaurare un rapporto con lo Spiritello. Quando cominciò ad accarezzarlo, egli aumentò la scarica elettrica che si espandeva su tutto il pelo grigio e nero e spettinato. Il ragazzo non riuscì a non trattenere un grido di dolore, tenendosi la mano afflosciata per il polso. 
«Ah» disse con evidente rammarico «allora non vuoi proprio essere mio amico». 
L'Helper Animal, come se le sue grandi orecchie non avessero udito nulla, si sedette e con la lingua ruvida cominciò a lisciarsi il pelo.
Len si alzò bruscamente. L'armatura arrugginita cigolò terribilmente dopo quello scatto e i pezzi si persero fra i ciuffi d'erba spiccando brillanti nel prato nonostante il loro essere sporchi e incrostati di chissà cosa. Al giovane non poté sfuggire un'imprecazione, ma subito si morse la lingua avendo paura che Sua Maestà avesse inviato qualcuno - mai che lei si sporchi le mani - a spiarlo o addirittura a sostituirlo. 
Raccolse gemendo tutti i pezzi e li indossò malamente per coprire il più presto possibile la sua calzamaglia giallognola[2]. La maglia di ferro però la lasciò fra l'erba. Era insopportabile con il caldo torrido di quel giorno e non offriva comunque molta protezione con i suoi mille buchi che si espandevano ad ogni movimento. L'Helper Animal la annusò, curioso di quell'oggetto creato dall'uomo e completamente nuovo in un ambiente così colmo di flora ed animali. L'Eroe del Regno si abbassò leggermente piegando le ginocchia per tentare, un'ultima volta, di fare amicizia con lo Spiritello, ma quando vide il pelo dell'animale magico rizzarsi minacciosamente creando guizzi elettrici per tutto il corpo ritrasse la mano. Fece uno sbuffo, borbottando qualcosa riguardo alla diffidenza del micetto - che intanto si era calmato e continuava imperscrutabile ad esaminare la parte di armatura mezza rotta - e si incamminò verso la macchia vegetale poco pronto a combattere.
 
Ansimante, Len arrivò a buon punto. Cominciava a spuntare fra i ciuffi d'erba una rude via composta da mattoni. Era vicino ad una città. 
Ad un certo punto notò però, in lontananza, un essere verde fosforescente spiccare fra la vegetazione. Dietro di sé lasciava una scia del suo medesimo colore che faceva chiudere nella sua corolla ogni fiore per poi polverizzarsi. Era un nemico! Svogliatamente si condusse dal lento mostro e quando ne vide la faccia ne ebbe ribrezzo. I suoi occhi erano grandi, parevano liquidi tanto la loro lucidità, e si muovevano vorticosamente da una direzione all'altra facendo sobbalzare all'interno le microscopiche pupille. Len sentiva il peso della spada che lo incitava ad estrarla dal fodero. A fatica la prese con entrambe le mani e, con il fiato corto, menò un debole fendente nella direzione del nemico. Lui si voltò. La bocca storta e perennemente aperta emanò un suono che fece distorcere l'atmosfera circostante cambiandone la consistenza. L'ossigeno diventò un veleno tossico. Len udì un altro rumore, più umano. Ma ormai le sue palpebre erano chiuse - non volevano aprirsi per nessun motivo - e il suo corpo era caduto pesantemente al suolo. Prima di perdere completamente i sensi e cadere sulle pozzanghere velenose del mostro, l'Eroe riuscì a spostarsi leggermente più lontano e a maledire l'armatura che si era ancora divisa in mille pezzi.
«Sua Maestà!» una voce fece irruzione violentemente nella sala. La ragazza strinse a sé lo scettro e le sue nocche sbiancarono.
«Chi ha parlato?» chiese, ostentando falsa calma ma senza voltarsi ad incrociare lo sguardo con la persona che era appena entrata. Non voleva far vedere il suo volto stanco e spaventato, ma soprattutto non voleva perdere di vista un solo secondo lo scettro. 
«I… i campi» era sicuramente la voce di un contadino. Per un attimo Sua Maestà pensò (sperò) che fosse l'Eroe, ma no, la voce era troppo forte ed era palesemente di un adulto. «sono stati invasi dai mostri. Il raccolto è andato perduto!».
Sua Maestà sbarrò gli occhi, lo scettro rischiò di cadere dalle mani tremanti della sua padrona per schiantarsi al suolo e abbandonare la giovane di fronte a quei mille incarichi. L'atmosfera, nonostante il silenzio, racchiudeva in sé mille emozioni negative.
Quello era un colpo basso.

Primo livello completato.
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Note:
[1] In inglese, "aiutante animale". Purtroppo mi rammenta un po' i videogames della Square Enix, spero sia stata un'idea carina e originale.
[2] Mica esistevano ancora la canottiera e le mutande - la biancheria intima di oggitempo (lo so che si scrive oggigiorno ma non mi interessa GNE GNE), per intenderci. Insomma, abbiate rispetto.
 
 
Angolino di Sua-Non-Maestà:
Buooonsalve! Sìsì, ho aggiornato in fretta. Ho mille idee a riguardo, I am mucho mucho ispirata, ja. Una curiosità: il prossimo capitolo si svolgerà principalmente in un villaggio/città dalle poche pretese ;) Cos'era di preciso quel micetto? Perché ho deciso che egli producesse proprio delle scariche elettriche? Portate pazienza, non credo lo scriverò nel prossimo capitolo. Sorry, niente Icon dato che io e il mio iPad non andiamo d'accordo (scene compromettenti: picchiare l'iPad, mandarlo a quel paese, calmarsi--- EHI!). Len è un ammoreh e me lo sposerei tranquillamente, preghiamo affinché il nostro piccolo pustolo giallo porterà a termine quest'avventura ancora vivo e vegeto! Vi consiglierei di ascoltare la canzone anche nella versione di JubyPhonic (English Cover, daaaaw ~). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! ♥ E spero anche che vi abbia strappato un sorriso. Con affetto,
~ Lady_Who_Hitsuki (ringrazio tutti coloro che hanno recensito: Lunetta 12, Mistryss, Iriisya!)

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Capitolo 3
*** Level 2 ~ La paradisiaca stanza e i disponibilissimi cavalieri ***


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Level 2 – La paradisiaca stanza e i disponibilissimi cavalieri

 

Len schiuse leggermente le palpebre, fino ad estendere completamente il suo campo visivo. Subito spalancò gli occhi ancora assonnati, sussultando. Strinse le mani e sentì le sue dita a contatto con un tessuto poco pregiato e anche piuttosto ruvido al tatto. Comprese di essere sdraiato su un letto alquanto scomodo, con il cuscino duro che non lo aiutava ad alleviare i forti dolori alla testa e il materasso che gli faceva dolere arti e spina dorsale. Con fatica si alzò e incrociò le gambe in una posa il meno dolorosa possibile. Mosse le labbra, solennemente, assottigliando gli occhi.
«Ho fame» mormorò.
«Oh, la Bella Addormentata s’è svegliata!».
Un ragazzo dai corti capelli blu elettrico fece irruzione nella stanza, urlando allegramente a gran voce.
«Tu, non lo sai che si bussa alla porta?». Chiese l’Eroe con calma, trattenendo la rabbia. Era davvero seccato, e la cosa divertente era che il Tizio-Dal-Colore-Dei-Capelli-Piuttosto-Discutibile e lui manco si erano ancora conosciuti.
Poté notare che gli abiti di quella persona erano davvero invidiabili. L’armatura blu e azzurra risplendeva attraverso la luce che filtrava dalla finestra mezza scassata, le placche argentee rendevano il giovane corpo ancora più vigoroso. Era probabilmente un vassallo - e anche piuttosto ricco.
«Oh, se vuoi posso non darti un rifugio!». Rispose tranquillamente, facendo impallidire dalla rabbia Len. Finse di non aver udito e pose al ragazzo un’altra domanda.
«Chi servi?»
«Naturalmente Sua Maestà e la Principessa». Fece un profondo inchino, sorridente.
«Indubbiamente». Assottigliò le palpebre.
La porta venne spalancata cigolando terribilmente per via dei cardini mezzi sfasciati da una persona, vestita di rosso vermiglio, come il sangue scrostato della spada dell’Antico Eroe del Regno che infilzò e squartò migliaia di nemici. Ora invece nelle mani insicure di Len, piuttosto deboli e pallide per un guerriero.
«Finalmente la Bella Addormentata ha aperto gli occhietti, eh».
«Non so voi, ma credo non abbiate molta fantasia in fatto di battute». Len comprese subito che il nuovo arrivato era una la nuova arrivata. Si poteva notare anche dall’acconciatura: corta e castana, ribelle e spettinata, ma di una certa femminilità. Era però indubbiamente più armata e all’apparenza violenta e impulsiva di lui e il vassallo. La sua spada era larga, sicuramente pesante e senza alcuna decorazione; l’impugnatura era di bronzo e semplice, ma dava l’idea di essere costosa e importante. Sarà per la gloria e l’orgoglio di cui era intrisa, delle impronte delle mani sicure che la impugnarono fino ad arrivare a quelle decise della ragazza.
«Molto divertente. Immagino tu non sappia dove ti trovi» Len non fece in tempo a rispondere che l’altra continuò «Ebbene, io e Kaito (il ragazzo scemo accanto a me) ti abbiamo salvato la vita da quel debolissimo mostro. Dovresti essere riconoscente. Comunque, ora ci troviamo in una città. Non sarà particolarmente lussuosa per via delle case spoglie, ma è molto ricca di monumenti e quant’altro. Ah, mi chiamo Meiko».
Kaito e Meiko… lo terrà a mente.
«Tu sei un cavaliere?»
La ragazza si riempì d’indignazione e gonfiò il petto quasi fosse un pavone particolarmente superbo.
«Sono un generale nonché grande stratega, prego! Un minimo di rispetto!» inspirò a fondo e assunse un tono falsamente cordiale e gentile «comunque, ci trovavamo nel bosco per un motivo preciso e segretissimo. Ora dovremmo andare per terminare questo importante compito».
Len dedusse immediatamente qual era la missione e a che scopo il generale volesse condurlo a buon termine il più presto possibile.
«Vuoi scoprire che è il nuovo eroe del Regno? Oh già, farlo perfino senza l’ordine di Sua Maestà! Quale disonore».
Meiko si irrigidì, l’armatura le dava una posa innaturale. Chi era mai quel ragazzo? Non dava affatto l’idea di avere poteri telecinetici né tantomeno di leggere nel pensiero. Non era possibile. Le parole fuoriuscirono spontanee dalle sue labbra poco rosee, senza che lei poté fermarle.
«Chi sei?».
Len rimase impassibile, addirittura divertito di fronte a quella scena e gli sguardi stupiti e impauriti di Kaito e Meiko. Rispose con assoluta calma, ostentando falsa sicurezza – quei due l’avrebbero potuto ammazzare quando più gli pareva o piaceva, oppure murarlo in casa e farlo morire di fame, anche se era più nelle loro corde la prima opzione.
«Il Nuovo Eroe del Regno».

~

Sua Maestà si voltò lentamente nella direzione dell'uomo, per avere più tempo a disposizione per fingere un sorriso calmo e deciso.
«Beh, c'è l'Eroe del Regno, no?»
«Si trova nella Città Brillante».
Sua Maestà si fece scura in volto. A testa bassa, si mise a girare in tondo per tutta l'enorme sala facendo venire al contadino il mal di testa.
«Ma quello, fra tutti posti, doveva andare proprio lì? Ah, che idiota...» continuava a borbottare, visibilmente infastidita.
Il contadino tentò di parlare, a voce tremante chiese il più gentilmente possibile una domanda che fece avvampare Sua Maestà – nonostante non fosse nelle sue intenzioni da bravo uomo laborioso.
«... E' depressa?»
L'interpellata si voltò di scatto, gli occhi iniettati di sangue. A chiunque sarebbe parsa il nemico. Iraconda, rispose in tono acido al contadino, gonfiando il petto per sentirsi più grande delle sue vere proporzioni. Faceva sorridere, con quell'abito ricamato e pregiato troppo grosso per lei e lo scettro pesante che penzolava dalle mani esili. Un ranocchio che si riteneva enorme come un bue.[1]
«Visto che sei così tanto in vena di umorismo, va' ad avvisare quell'ameba dell'Eroe!»
Il pover'uomo impallidì, imbarazzato cercò una scusa per difendersi dalle accuse di Sua Maestà – che evidentemente non pensava a un equivoco nell'interpretazione della domanda.
«Niente “ma”, villico. Corri, prima che io ti scuoia vivo! Ma guarda questi contadini quanto sono pigri. Il Re del Regno vicino si farà beffe di me!».
Subito l'uomo si dileguò, correndo fino a sentire le gambe implorare pietà nella direzione della Città Brillante. Mentalmente maledì Sua Maestà.
«E manco m'ha dato un cavallo per arrivare più in fretta, 'sta qui...».
Bisbigliò a denti stretti, per evitare di essere udito perfino dai passerotti che cinguettavano allegri sui rami degli alberi.

~

Il silenzio divenne a capo della stanza. Kaito e Meiko si erano irrigiditi, i loro corpi parevano statue. Len invece assunse un sorriso sornione pieno d’orgoglio. Erano rimasti pietrificati da quella frase detta in modo tanto sicuro e forte. Certamente non l’avrebbero più deriso per le sue capacità da guerriero, né tantomeno avrebbero tentato farlo sapendo che serviva Sua Maestà – che possedeva spie in ogni dove.
Il busto del generale si scrollò leggermente. La sua schiena si inarcò di pochi millimetri in avanti, mentre il vassallo cingeva al petto le braccia. Un sorriso si fece strada tra gli sguardi di queste bizzarre persone, mentre gli occhi brillavano sempre più, quasi a superare la luminosità del sole. Subito il silenzio venne rotto in modo netto e preciso come avrebbe fatto Meiko con la sua spada nell’infliggere una ferita mortale al nemico. Len impallidì, il sorriso calmo si diradò facendo diventare le sue labbra screpolate e sanguinanti tremendamente amareggiate. Quei due erano scoppiati a ridere. Quei due dannati erano scoppiati a ridere. Lì maledì a gran voce, ripetendo di essere stato scelto da Dio per la sua importante missione da compiere, mentre si alzava più energico che mai dal letto e tentava inutilmente di bloccare le risa beffeggiatrici. Perché ovunque andava tutti lo deridevano, anche quando era ormai Eroe?
«Be’, almeno sei perspicace» commentò la ragazza dopo essersi asciugata una lacrima. «sì, serviamo Sua Maestà e la Principessa, ma no, non ci ha incaricato di portare nella Città Brillante il Nuovo Eroe del Regno» Kaito non trattenne l’ennesima, irritante, risata «… volevamo solo sapere chi era questo fantomatico tipo. A quanto pare Sua Maestà ha scelto il primo contadinello che passava lì vicino».
A quella frase Len non seppe resistere. Il sangue fluiva nelle vene così forte che poteva sentire il cuore pulsare fra le risate del vassallo. I suoi occhi saettarono sulla ragazza, colmi d’odio.
«E sentiamo» chiese, con un tono che fece rabbrividire Meiko «tu sei abituata a vivere nel lusso come ogni figlia di papà?».
La stratega non seppe resistere alla provocazione. Estrasse la spada con un suono agghiacciante quanto cristallino, e Len fece lo stesso. Se non fosse stato per Kaito, avrebbero dato inizio ad una lotta. Questi pronunciò delle parole incomprensibili e improvvisamente i corpi dei due combattenti si mossero in mosse innaturali e anche piuttosto esilaranti.
«Voi contadini siete tutti uguali» disse, con estrema tranquillità «vi si affida una carica importante e voi rimanete estasiati dal potere» sospirò. «Vedete, quelli della piccola nobiltà come me vedono ciò come un modo per migliorare il mondo, non per poter essere acclamati. Noi lottiamo per la gloria».
«Seeh, certo» disse Meiko, con estremo sarcasmo e ricevendo occhiate fulminanti dal teorico mago della borghesia.
«Devo concordare con questa qui» disse Len, con uno sguardo divertito.
Kaito era tentato dal fulminarli con le sue formule piuttosto che con gli occhi, quando improvvisamente qualcuno bussò alla porta mangiucchiata dalle tarme. Si potevano udire i sospiri affannosi di colui che era all'esterno.
Meiko girò il pomello della maniglia con nonchalance, sbuffando. Len notò che la città di brillante non aveva nulla, se non gli occhi lucidi di chi aveva bussato alla port…
«Padre?»
«Diamine, sei tu l’Eroe del Regno? Ma in che guaio ti sei cacciato, Santo Cielo!».

 

~ Fine secondo livello.

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Note:
[1] Come in una favola che avevo letto svariato tempo fa. Naturalmente la rana muore.

 

 


HAPPYNATALE  Sì, lo so che l'Icon non c'entra niente con la fanfiction, ma volevo augurare a tutti HAPPY NATALE e grazie a tutti quelli che hanno recensito/inserito nelle preferite-seguite-ricordate ; w ; Siamo alla notevole somma di otto recensioni! Naturalmente ringrazio anche i lettori anonimi. Eeee che scrivere, voglio sentire lo spirito matalizio che di questi tempi è andato in vacanza. E che l'inverno è una stagione stupendosa, la mia preferita in assoluto assieme all'autunno *A* - e la cosa divertente è che sono nata in estate. Ma passiamo alla fanfiction, eh. Non mi sono incentrata sulle descrizioni, non le ho rese troppo pompose, dato che il comico richiede uno stile un po' "leggero" (e io GRRR non sono abituata perché non ho mai scritto fiction comiche e gestirlo talvolta non mi fa impazzire (*´Д`)=з). Ah, ho scoperto una versione stupendosa della canzone, è di Kradness (Here! )  e mi sono iscritta subito senza indugi al suo canale YouTube, ve lo consiglio davvero vivamente perché MERITA LE SUE VERSIONI MERITANO e quindi ok.
Ho scritto questo capitolo ascoltando il Soundtrack di Assassin's Creed IV Black Flag, come videogame mi ha preso tantissimo infatti visto che voglio continuare a giocare ho mandato in Prussia questa Long-Fic ehm. Ancora Happy Natale a tutti, frantelli e frantelle che mi seguite nonostante la mia pigrizia! Abbiate fede in me, ohohoh.
 ~ Lady_Hitsuki_Who se lasciate recensioni vi regalo caramelle =A=

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Capitolo 4
*** Level 3 ~ Non mi alletta affatto l'idea di balzare di città in città correndo come un idiota. ***


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Level 3 – Non mi alletta affatto l’idea di balzare di città in città correndo come un idiota.

 

Sua Maestà si buttò sul trono di peso, chiudendo gli occhi per un attimo. Per qualche secondo poté fuggire dalla realtà e rifugiarsi in un mondo parallelo senza problemi e in cui lei non doveva gestire un intero Regno. Premette con violenza la mano sinistra – l’altra impugnava con troppa forza lo scettro – dopo averla posata sulla fronte. Strinse con forza, strizzando le palpebre e distorcendo la bocca fino a far scricchiolare i denti. Poggiò su un bracciolo del trono i piedi e li scosse facendo balzare per aria le scarpe pregiate, rimanendo scalza.
«S-signorina! Ma che fate?» una voce femminile si era intromessa fra la pace della stanza. Mai nessuno che la lasciasse un attimo in pace, fuori da problemi e balli di gala.
Sbuffò visibilmente annoiata e rispose con tono infantile.
«Ho caldo!»
«… Alla pianta dei piedi?»
«Sì, e con questo? A te non è mai capitato di avere caldo ai piedi?»
«Certo, Signorina. Ma questo non le permette di far saltare per aria le vostre costosissime scarpe».
Sua Maestà, indignata, tolse i piedi dal bracciolo e puntò il dito indice nella direzione della donna.
«Sei tu che hai insisto a comprarmele!» replicò, sempre più nervosa «te l’ho detto che volevo delle ciabatte». Incrociò le braccia all’altezza del petto e gonfiò una guancia, voltando il capo per ignorare l’altra.
«Tu che ti puoi permettere tutto…» sospirò questi «… ma preferisci scorazzare in giro con delle ciabatte». Si mise una mano alla fronte, disperata.
«Oh, be’, se è per questo mi vanno benone anche le babbucce»
«No, non è per questo! Sei troppo viziata».
Sua Maestà divenne rossa dalla rabbia. Sciolse le braccia e strinse a sé lo scettro, con la corona penzolante da un lato che si intersecava fra i ciuffi d’oro dei suoi capelli.
«Ricordati che io sono la tua Governante e tu la mia umile consigliera!» disse, arrabbiata. Poi assunse uno sguardo sornione che fece impallidire la donna. «Oppure dovrei chiamarti per nome… Luka?».
A queste parole il volto della consigliera assunse tinte più pallide delle precedenti e i capelli rosato le ricaddero disordinatamente sulle spalle. Sbarrò gli occhi.
Quanto odiava quel nome. Quanto odiava quel nome.
«No, grazie» rispose con assoluta calma, l’esatto opposto di ciò che avrebbe desiderato Sua Maestà «si ricordi solamente, Signorina, che anch’io conosco il suo nome». Si diresse verso il corridoio per abbandonare la stanza.
La giovane strinse i pugni, battendoli sui braccioli quasi fosse una bambina – che dopotutto ancora in parte era data l’età che possedeva, quella in cui si abbandonano ai giocattoli per lasciare spazio a “cose più serie”. Ahhh, Luka aveva sempre qualcosa da ridire, e non si ritirava dall’opporsi alle sue scelte affrettate ed impulsive! Voleva solamente far giustizia, senza fermarsi davanti a persone socialmente più in alto di lei. La donna l’aveva accudita fin dalla più tenera età: Luka sapeva tutto di lei e lei sapeva tutto di Luka, dei segreti che si intersecano per rinfacciarsi a vicenda nei loro amichevoli - le seccava ammetterlo, ma era davvero affezionata a quella donna – battibecchi che mai sarebbero usciti dalle solide mura del Palazzo. 
«… Ehi» disse, con le labbra tese e lineari, screpolate dalle continue morsicchiature date dall’adolescente. La consigliera si bloccò, le scarpe col tacco si posarono fermamente sul pavimento quasi a far perno – nonostante fossero coperte dalla lunga gonna, si poteva dedurre dall’eco che si ripercosse per l’intera sala. «quadrato Nero. Torre a sinistra».
La donna annuì, la veste purpurea ondeggiò creando nuove pieghe soffocate poi dalla cintura in pelle di Luka allacciata sui fianchi slanciati.
«Direzione obliqua, immagino» rispose, con un tono piuttosto grave.
«Indovinato. Ah, danni causati da Alfieri». Confermò e aggiunse Sua Maestà, rimettendo a posto la corona dorata e assumendo uno sguardo serio che pareva innaturale nel suo volto dai lineamenti ancora giovanili accentuati dai suoi riccioli biondi e ribelli.

~

Len era confuso. Confuso ancor più di quando assunse il titolo di Nuovo eroe del Regno. La testa era soppressa da qualcosa di astratto, che fluttuava nell’aria come un essere invisibile per poi poggiarsi sul suo capo. Sconvolto, boccheggiò tentando di formulare una misera frase, ma ciò che fuoriuscì dalle sue labbra semiaperte fu solo anidride carbonica che si condensò nell’aria gelida e pungente. Aveva sprecato le sue forze solamente nel dire un debolissimo “Padre…?”. No, non aveva provato dolore in nessun muscolo né organo. Era la sua psicologia, che gli impediva di parlare prima di essersi calmato. La sua coscienza aveva ragione. Doveva tranquillizzarsi, non fare domande troppo impulsive e neppure trarre conclusioni affrettate. Magari suo padre era lì solo per pura casualità… perché mai smentire la verità? Era chiaramente successo qualcosa, forse anche non in quella zona – certamente non fuori dal Regno.
«Stai bene, figliolo? Sei pallido come un cencio!»
«Mio padre è arrivato senza preavvisi durante un mio importante incarico. Figurarsi, sto benissimo». Gli rispose con rimprovero, quasi fosse lui il vero adulto. Subito però si zittì, vedendo lo sguardo severo del genitore.
«Non è il momento di scherzare» disse lui, osservando attentamente il figlio e guardando la sua armatura tentato dal sgridarlo «ero preoccupato per te. Chi ti ha permesso di compiere questo “importante incarico”?» era seriamente terrorizzato dl fatto che Len fosse in pericolo.
«Mi ha obbligato Sua Maestà» rispose lui, abbassando il capo per non incrociare lo sguardo del genitore e strisciando i piedi - calzanti delle scarpe piuttosto scomode – sul terreno arido privo di ciuffi d’erba. «Sai, quando sono dovuto andare ad avvisarla. Il giorno dopo sono partito con il titolo di Nuovo Eroe del Regno».
Meiko s’intromise con poca femminilità e in tono burbero pose una domanda a Len.
«Scusami, ma perché proprio tu saresti dovuto andare ad avvisare Sua Maestà?».
Len fece per parlare, ma l’uomo appena arrivato lo bloccò con un braccio. Il ragazzo poté notare che erano presenti molti graffi, che si estendevano fino alle spalle. Fortunatamente erano lievi e il sangue si era coagulato creando una crosta ruvida sulle aree della pelle ferite.
«E’ un’antica tradizione di noi contadini» squadrò Kaito in modo acido e questi rimase impassibile e sorridente «quando c’è da avvisare Sua Maestà, si fa una grande partita di sasso-carta-forbice fra le famiglie. Chi perde va ad avvisare Sua Maestà». Osservò il figlio sorridendo e gli scompigliò i capelli con la grossa mano. Len strinse gli occhi, per evitare di vedere gli sguardi divertiti di Kaito e Meiko. Non era colpa di suo padre, bensì erano quei due quelli insopportabili. Per un gesto d’affetto potevano fare un putiferio. Certo però che anche il padre talvolta esagerava, eh.
«La nostra famiglia perde quasi (non siamo così mediocri, tsk) sempre. Noi preferiamo gli scacchi, vero Len?».
Questi annuì convinto sotto gli occhi stupiti della generale e del mago. Era un bravo giocatore e assieme alla famiglia l’unico del villaggio che conoscesse quel gioco tanto nobile. Tutto perché possedevano lontani parenti guerrieri, che si esercitavano prima delle guerre giocando a scacchi. Amava quel gioco, basato sulla strategia - e non sulla fortuna come sasso-carta-forbice -, in cui i tasselli bianchi e neri e le pedine stuzzicavano l’intelletto del giocatore facendo basare le sue azioni sulla logica, puntando vivamente  sulla calma ed il sangue freddo.
«Comunque» l’uomo si schiarì la voce e tolse la mano dal capo di Len, per poi rivolgersi a lui. «ti sei cacciato in un bel guaio. Ma guarda il lato positivo: potrai viaggiare in un lungo e in largo! Ah, che bello».
Len scosse leggermente la testa in segno di affermazione.
«Sì» commentò «ma tu perché sei qui?».
Il padre smise di sorridere per avvisare il figlio dell’accaduto.
«Ho avvisato Sua Maestà. I mostri stanno distruggendo i campi. Mi sono diretto qui per avvisare il fantomatico “Eroe del Regno”. Tutti sapevano che si trovasse nella Città Brillante. In villaggi piccoli come i nostri le novità sono sulla bocca di tutti e tutti pendono dalle labbra di chi parla di pettegolezzi. Ovvero tutti.»
«Padre, evita di tentare di dire frasi filosofiche. Sull’ultima parte dei pettegolezzi non ho capito niente». Len toccò l’armatura per evitare di scoprire durante la lotta spiacevoli sorprese – perdere improvvisamente pezzi di quella scomoda veste, per esempio.
L’uomo finse di non aver udito. «Incamminiamoci immediatamente!» disse, la serietà che non accennava a scomparire dal suo volto e non andava a depositarsi su quello di un qualsivoglia passante. Tra l’altro, la città pareva disabitata. Il genitore posò poi lo sguardo sulle altre due persone, come se fossero arrivate solo in quel momento. «Venite anche voi?».
«Sì, certamente! Combattere e ammazzare mostri è stupendo» rispose eccitata la ragazza.
Il padre di Len rimase per un istante allibito nel vedere parlare in tal modo una femmina. Certo, era una guerriera, ma pur sempre una femmina. Il ragazzo accanto a lei invece pareva piuttosto annoiato. Lo incitò con una leggerissima pacca sulla spalla – tanto leggera che fece ribaltare Kaito così che rischiò di sfiorare il terriccio con la punta del naso. Il giovane mago si ricompose e pettinò alla bell’e meglio i capelli sconvolti dall'accaduto. Il contadino si ricompose, mostrando un ampio sorriso a trentun denti.
«Se siete amici di mio figlio» Len tentò di negare, ma il padre non si accorse dei suoi gesti e movimenti pari a quelli di un Helper Animal selvatico «siete anche miei amici. Inoltre, più si è meglio è. Forza, si parte; in marcia!».

~

Sua Maestà ignorò le sue scarpe che si erano pesantemente scaraventate sul pavimento. Si alzò dal trono, sempre senza poggiare lo scettro. A piedi nudi vagò per la sala, camminando senza un reale perché. Sentiva a contatto con la pianta del piede le piastrelle di marmo gelide. Tremò, e il brivido si ripercosse per tutta la spina dorsale piegata sotto il peso della corona, della sua mantella costosa, dei suoi problemi. No, non era il freddo del pavimento. Era la paura di deludere i suoi cittadini, di assistere allo sgretolarsi del suo Regno, frantumarsi come uno specchio che riflette ciò che stava accadendo. Mostri, terrore, lacrime. Ormai il vero “Sua Maestà” era il Caos.

All’apparenza vedere una persona nelle condizioni di Sua Maestà pareva qualcuno con praticamente tutte le rotelle fuori posto – e anche piuttosto bellicoso. Come avrebbero detto i contadini, uno sbronzo o un alcolizzato. Ma Luka preferiva chiamarli “dipendenti dall’alcool”. Inoltre sapeva bene che quando ella si comportava in modo tanto bizzarro era preoccupata. C’era chi si mangiava le unghie, chi strillava come una gallina impazzita e chi girava in tondo come un idiota – o come un cane che litiga con la sua coda – fino a formare un solco sul pavimento. Si era nascosta dietro a una parete per osservare il comportamento di Sua Maestà dopo che aveva finto di andare. Come aveva immaginato, era molto nervosa. Certo, era sconcertata anche lei dopo ciò che le aveva proferito. Era davvero terribile, anzi, mostruoso. Quando vide Sua Maestà tremare, si rattristò e congiunse le mani, stringendole con forza quasi a pregare.
«Fa’ che questo terrore finisca». Sussurrò, con il fiato spezzato e la voce incrinata. «Poni fine a quest’era buia, Nuovo Eroe del Regno».
Gettò un ultimo sguardo nella direzione di Sua Maestà. Aveva un’espressione così seria che le sue parvenze erano più adulte che infantili proprio come un attimo prima.

~

Era da un’ora che vagavano senza sosta. Tutti e quattro combattenti – due veterani, due improvvisati – avevano il fiato corto e non lo sprecavano in alcun modo per parlare, fino a quando non si levò una voce fra il gruppo.
«Scusatemi, ma come avete fatto a battere il mostro? Insomma, l’aria che si tramuta in veleno…» Len era esterrefatto dall’abilità di quelle due persone. Erano indubbiamente insopportabili, ma erano comunque buoni combattenti.
Meiko rispose al ragazzo mostrando una certa veridicità nelle frasi, l’unica volta dove dalle sue labbra non fuoriuscivano parole dense di superbia.
«In effetti» commentò «non era poi tanto debole. Anzi». Il silenzio sarebbe diventato a capo della camminata se non fosse per lo scalpiccio delle suole delle scarpe a contatto con il terriccio. Kaito prese le redini del discorso grazie alla sua intellettualità da buon mago.
«La capacità di modificare gli atomi che compongono l’ossigeno è palesemente di alto livello» disse con una certa nota di stupore. Mostri così forti non sono semplici da trovare in un boschetto. Be’, il padre di Len aveva certamente ragione: la loro famiglia attirava la sfortuna. Voltò lo sguardo per osservare Meiko e il tappo e notò che non avevano capito un emerito niente di ciò che aveva detto. O almeno, gli sguardi confusi e la bocca che tenta di formulare una frase collegata da un filo logico lo dimostravano. Sospirò, emettendo poi un versetto strozzato per l’ossigeno che stava scarseggiando nei polmoni – altro che mostri di qualsivoglia genere.
«Comunque». Si schiarì la voce, che per un attimo era diventata flebile tanto da poter essere cancellata dai fili di vento e trasportata nel Palazzo di Sua Maestà. «L’abbiamo battuto grazie a me» non resistette a rivolgere uno sguardo compiaciuto alla stratega pallida dall’ira.
Len era dubbioso riguardo alle doti di quello lì.
«E sentiamo, come avresti fatto?»
«facendo ritornare l’aria ossigeno. Ah, posso riprodurre all’infinito ogni cosa che abbia a che fare con la natura ad una condizione: deve essere davanti a me».
Len spalancò gli occhi. Raccolse tutta la sua più grande sincerità per dire ciò che realmente pensava a Kaito, lasciando da parte l’orgoglio personale. «Complimenti. Davvero complimenti. E… cos’altro sai fare?» si stava incuriosendo riguardo ai poteri magici come mai successo.
«Non te ne sei accorto, quando ci ha separato? Far lievitare le persone». Meiko si era intromessa nel dialogo, anche lei realmente interessata. Qualcosa di divertente per ammazzare il tempo – l’avrebbe veramente voluto ammazzare, con la sua bellissima Spada Larga di livello 21.
«Ma allora Kaito non ci può far volare adesso per evitare di camminare?»
«Primo: levitare per pochi secondi è un conto, per un intero viaggio un altro paio di maniche» dal lessico dotto e raffinato passò a frasi rudi e colloquiali. «Secondo: è levitare, non volare. Terzo: certo che sei proprio pigro, eh».
Il padre di Len s’intromise nel discorso istruttivo.
«Non voglio fare il rompiuova, ma siamo arrivati e i contadini hanno bisogno di aiuto». Indicò con il grosso e leggermente peloso indice un villaggio in preda al terrore, infiammato dalle lingue di fuoco che correvano lasciando dietro di sé una scia di cenere. I terreni dei campi erano ormai privi di sali minerali e miracolosi fertilizzanti ed erano stati sostituiti da piccoli fuochi che si espandevano sempre più  fino a unirsi alle altri fiamme brucianti per seminare ansia e paura – e non lenticchie come sperava invano Len.
«Solo una cosa». Disse Kaito rivolto al padre di Len «Non si è ancora presentato».
Meiko maledì il mago: ormai nella sua mente era abituata a chiamarlo Padre-di-Len, Len Senior o altri nomignoli poco gentili nei confronti dell’uomo.
Egli rise facendo gonfiare il suo grande petto e rispose a Kaito con tranquillità.
«Oh, che idiota! E’ vero. Mi chiamo Giangiovanni[1]».
Meiko rivolse uno sguardo esterrefatto a Len, come per domandargli se suo padre stesse scherzando o meno. Lui scosse quasi impercettibilmente la testa per far notare solo a Meiko che l’affermazione del padre era colma di veridicità.
«Bel nome!» commentò Kaito, senza che poté trattenere un sorrisetto spropositato.
«Togliti quel sorrisino da babbeo borghesino dalla faccia o te lo strappo io a forza». Giangiovanni sorrideva ancora e si compiacque quando il “babbeo  borghesino” divenne improvvisamente serio e vivamente interessato ad osservare la lotta che imperversava nel villaggio.

Meiko estrasse la sua spada, assetata di sangue nemico. Kaito rimase in silenzio, senza avere il coraggio di osservare Giangiovanni che intanto combatteva con le sole mani mentre il figlio con le sue, di mani – anche piuttosto pallide rispetto a quelle del padre -, teneva con enorme sforzo la sua Spada Media di livello 1.
«I mostri sono di livello 15 e sono tutti uguali» disse Kaito, studiandone i dettagli. Ogni mago che si rispetti deve conoscere il nemico, questo è il motto dei possessori della Saggezza Magica.
Len era stato catapultato in una lotta composta da mostri nettamente superiori a lui, ma si impegnò al massimo. Spostò le iridi a destra a sinistra, ma non scorgeva nessun nemico. Un forte vento trasportò il fumo davanti all’Eroe, facendolo tossire violentemente e appannandogli la visuale. Con la coda dell’occhio vide che un altro piccolo fuoco si era animato. Spalancò le palpebre, incurante del fumo che continuava a insidiarsi nei suoi bulbi oculari.
«Ma scusa, dove diavolo è il nemico?» il Padre di Len era visibilmente confuso.
«Padre! Passatemi un secchio d’acqua!»
«E dove lo trovo un secchio d’ac…»
«Presto!» subito Giangiovanni si dileguò comprendendo che il figlio aveva scoperto chi era il fantomatico nemico.
Il nemico è il fuoco. Len chiuse le braccia attorno al volto per ripararsi dal fumo. Probabilmente erano dei piccoli Demoni. Sì, indubbiamente. Era così preoccupato dal coprirsi che osò pensare di aver percepito qualcosa di caldo nel suo petto. Un tepore sempre più insistente che gli fece bruciare il cuore che già pulsava freneticamente.
I Demonietti di fuoco si possono insediare negli angoli più remoti e appiccare incendi!
«Meiko! Kaito!» Len gridò con così tanta forza che inalò una grande quantità di fumo misto a cenere che si ostinava ad aleggiare nell’aria. Tossì ancora con estrema forza e delle piccole gocce rosso corallo andarono a cadere sul terriccio bruciato. Sangue.
Meiko lo squadrò.
«Non l’hai ancora capito? I mostri sono dei Demonietti!»
«Togliti l’armatura! Te e Kaito!»
La generale lo osservò come se fosse impazzito. Il mago era intento a scaraventare contro le fiamme indomabili onde ricche di detriti per spegnere e soffocare il fuoco.
«Toglietevela, se non volete diventare lanterne viventi!».
Len era già in calzamaglia – togliere la sua pregiatissima armatura usata era indubbiamente semplice – quando Meiko e Kaito balzavano da un campo vandalizzato all’altro tentando di togliere la propria. Riuscirono nell’intento proprio quando esse appiccarono fuoco e bruciarono tali e quali a un falò.
«Mi mancherai, mia bellissima Armatura Placcata di livello 18». Mormorò per un’ultima volta in tono solenne Meiko prima di riprendere la lotta.
Sotto a Len si formò una pozza liquido-viscosa dalle sfumature metallizzate. Fece spallucce. Non era certo dell’Antico eroe del Regno. O almeno, secondo lui quella tirchia di Sua Maestà mai gli avrebbe donato l’armatura dell’Antico Eroe del Regno originale.
«Len, ecco il secchio!» Giangiovanni correva nella direzione del Nuovo Eroe del Regno. Con la mano destra teneva un grosso secchio d’acqua trovato alla fontanella mezza sfasciata del villaggio e con la sinistra tentava di allontanare il fumo come una persona normale farebbe a scacciare una zanzara che gli ronza attorno.
«Portalo a Kaito, padre!» subito l’uomo arrivò dal mago e gli fece una smorfia intimidatoria che fece rabbrividire il povero giovane. Non ebbe bisogno di spiegazioni, si mise subito all’opera.
Con le sue tipiche parole incomprensibili, che all’orecchio di Giangiovanni parevano insulti diretti alla sua persona, pronunciò una formula.
Il secchio si riprodusse numerose volte, mentre si staccava lentamente dal terreno. Levitò nell’aria, barcollando. Poi Kaito spalancò gli occhi e indicò i nemici. I secchi si scaraventarono su di essi, come un’enorme onda anomala lo farebbe alla piccola nave di turno. Il fumo si fece sempre più denso, fino ad obbligare Len, Meiko e Giangiovanni a strizzare gli occhi e tentare di ripararsi.
Len sorrise nonostante le folate di vento che si fecero sempre più violente. Non era poi così difficile combattere. Era come una grande partita di scacchi.
Il buio più totale abbracciò gli spiriti inquieti dei quattro combattenti.

 

~ Fine secondo livello.

Vuoi salvare i dati di gioco? Sì

Attendere, prego…

 

Note:
[1]Naturalmente non voglio offendere un qualsivoglia Giangiovanni né tutti i Giangiovanni presenti sulla Terra e oltre.

 

»Il cantuccio dell’Autrice.
LennoRiiieccoci e scusate per il ritardo! ;; Felice Anno Nuovo, comunque

So che sono ripetitiva e blablabla, ma… un grazie immenso. Per me questo è un grande traguardo, mi ha inoltre fatto entrare nel fandom dei Vocaloid e non credo abbandonerò mai la sezione perché ho mille idee sui nostri amati sintetizzatori vocali. Chiudo qui la parentesi, e sappiate che TIVIBBI’ FRANTELLI perché sì. ; w ;
Coome potete vedere il mio cantuccio è diventato più colorato! Anno nuovo, cantuccio nuovo. E’ sempre bello rinnovare e sperimentare ~
Sì, questo capitolo è una scemata dietro l’altra, e so che finalmente c’era una lotta e io la faccio finire con la logica e l’intelligenza di Lenno – chiamo così Len ♥ - e non con gli spargimenti di sangue (?), ma magari poi la lettura per voi diventava sfiancate (sbaglio o il capitolo è più lungo del solito?) e trovo che così il finale sia meglio. In seguito invece ci saranno più lotte, don’t worry. Parto col dire che credo che Giangiovanni si unirà completamente al terzetto e accompagnerà i nostri eroi fino al misterioso uomo che ha imprigionato la principessa. Bowser
Si è aggiunta Lukaaa! *A* Cielo, quanto amo quella donna. Ah, Kaito e Meiko (ma credo l’abbiate capito) in questa fanfiction sono ragazzi. Comunque, Luka è, per l’appunto, la consigliera di Sua Maestà nonché la persona che più comprende Rin, anche più di Rin stessa. Boh, trovo adorabile il loro rapporto, una specie di amicizia fraterna ♥ E Rin è pucciosissima. Poverina, sfiancata dalla sua carica ; A ; Ed è solo una povera adolescente. Ho scritto il capitolo ascoltando canzoni random di Touhou Project, videogame danmaku per computer stupendo e che pubblicizzo ♥
Spero che la lettura non sia stata troppo noiosa e di avervi strappato un sorriso.
~ Lady_Hitsuki_Who

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Capitolo 5
*** Level 4 ~ Gli Eroi del Regno apatici possono incontrare corvi depressi. ***


 

« Il Canto del Corvo; »

Volevo solo aprire una piccola parentesi, per voi lettori e per la lettura stessa. Partendo dalla cosa più importante: ho inserito le note per dare una sfumatura comica. Ho utilizzato questo metodo per rendere più divertente il testo in mie due fanfiction, e ha funzionato! Naturalmente non voglio offendere in alcun modo i fan di Twilight (dato che io non l’ho letto e non posso dire nulla a riguardo), Banderas e Rosita: lo dico seriamente, ho riletto il Regolamento per evitare possibili violazioni e spero che tutto vada bene. E sì, il “Castello fluttuante” è un palese riferimento al Castello di Laputa, perché Miyazaki può. Anche qui, non voglio plagiare e non ho assolutamente scopi lucrosi. Inoltre cambierò grafica a tutti i capitoli precedenti perché ho notato che ho cambiato il font iniziale, passando dal Times New Roman – mio amore eterno – al Verdana. Altra cosa, non ve la prendete se aggiorno in ritardo! Fateci l’abitudine, davvero, rassicuratevi pensando al fatto che non la sospenderò mai e la finirò costi quel che costi. Come se v’importass--- ahem, indi non vi preoccupate! ♥ E per ultimo, qui all’inizio d’ora in poi inserirò ciò che mi ha aiutato nella scrittura e le mie droghe attuali: è tutto qui sotto.

  • Music; Death Should Not Have Taken Thee! [cover] (ringrazio infinitamente Mistryss per avermela linkata, è davvero bellissima!); A Teacher, Detained (la traduzione non mi appartiene, anzi, la traduttrice è una delle mie fansubber preferite e vi consiglio di dare un’occhiatina al suo canale!)
  • Videogames; Mogeko’s Games – giuro, li sto venerando, ave a DSP e al Prosciutto.
  • Animangas; Akuma no Riddle e Durarara!! (entrambi anime). E naturalmente Mekaku City Actors, che v’invito moltissimo a vedere – non vi obbligo perché sono buona, ma quasi quasi lo faccio. ♥ Vi consiglio poi Aeon (pseudo-manga made in Italy della gVande e venerabilissima Angela Vianello) ed Hearts for Sale, fumetto di Julia K.!! 
  • Books: Il Gattopardo – Giuseppe Tomasi di Lampedusa (seriamente, è una mia droga ormai.)

Piccola curiosità. La canzone è stata scritta da JesusP - sì, il suo nome d'arte è questo, modestissimo vero? - mentre le illustrazioni sono di Glider - mio illustratore preferito insieme a Shidu, Miwashiba e all'intramontabile Suzunosuke. Ci sono più canzoni di quello che può apparire come un "progetto", e ne linkerò una in ogni capitolo a partire dal prossimo. Ed ho un annuncio importante da fare: Lenno è il mio husbando 2013/2014. Sii fiero, Lenno. Sorridi. Dai, vedrai che non creperai in questa fanfiction. Nelle altre, non so... eheh. E' tutto.
Buona (si spera) lettura! ♥♥♥

 
 
eine kleine

 

~ Start: Continue

Level 4 – Gli Eroi del Regno apatici possono incontrare corvi depressi.

«Dove… sono?».
Len era un po’ stufo di svenire facilmente e poi rialzarsi senza manco sapere dove si trovasse. La lana – pregiata lana di pecora livello undici – della calzamaglia iniettava nel suo corpo un caldo allucinante tant’è che si sentiva la déa Vesta – nella sua testa era stato appiccato un incendio, allora. Il terreno su cui poggiava, inoltre, era nettamente scomodo e si contrapponeva, con la sua freddezza, al corpo in fiamme dello pseudo-cavaliere. Le dita si spostarono per la superficie, esaminandola attentamente con i palmi sudati e umidicci, mentre le sue palpebre ancora non accennavano ad aprirsi. E appena s’accorse che ciò ove riposava era squamoso, viscido e terribilmente duro gli occhi si spalancarono immediatamente; puff, come per magia, quasi Kaito avesse utilizzato uno dei suoi sortilegi da illusionista.[1] Lanciò un grido di terrore lacerando l’aria che intanto gli sferzava il volto, tant’è che per un attimo vide montagne e pianure e innumerevoli paesaggi sotto di lui e rischiò di sfracellarsi al suolo con ben poca eleganza. Si aggrappò con violenza al corpo possente del drago, mentre le unghie tentavano con disperazione di non staccarsi dalle squame, e finalmente trovò una posizione sicura e in parte comoda anche se di poco. Era appena sveglio e aveva il fiato corto, la sua colazione era stata la paura.
«Dai, pusillanime» una voce femminile si ripercosse nelle sue orecchie ed ebbe improvvisamente la nausea.
«Meiko! Sii più gentile!» quella voce invece gli rimbombò per un attimo nella testa, affinché l'avrebbe collegata ad un volto archiviato nel suo cervello dalla mentalità vagamente asociale, ma senza risultati. Chi aveva parlato?
Si girò e mise a fuoco una figura scura, le briglie nelle mani che incatenavano delicatamente il volto del drago, dai capelli castani e i ciuffi svolazzanti tutt’uno col vento. Subito la persona s’accorse dell’attenzione che aveva l’Eroe nei suoi confronti; si voltò verso di lui, mostrando un amichevole ma sottile sorriso e lo sguardo divenne cordiale.
«Sono Kiyoteru,» disse, sempre con dolcezza[2] «il servo di Sua Maestà. Quando lei è venuta a sapere che avevate sconfitto i mostri e che eravate privi di forze, mi ha incitato a riportarvi a Brilliant City».
Le gote di Len s’imporporarono leggermente e tese di poco le labbra all’insù.
«È un gesto gentile da parte sua».
«Già».
Rimasero per un attimo in silenzio, il vento che con tranquillità accompagnava il drago.
«…  Un attimo, dov’è Kaito? E mio padre?».
Meiko, che fino a quel momento non era stata affatto interessata al discorso – come di solito -, fece spallucce.
«Boh, non li troviamo più».
E il bello è che erano molto affiatati. Indubbiamente.
Len sospirò – a fatica, data l’aria più rarefatta -, portando una mano sui capelli biondi. Quella Meiko era davvero menefreghista. Kiyoteru subito staccò una mano dalle briglie, sorridendo ampiamente quasi fosse un’abitudine facente parte dell’etichetta di Corte, mentre l’indice puntava un luogo in lontananza buio e spoglio.
«Siamo quasi arrivati a Brilliant Ci---».
Subito le frasi gli si mozzarono in gola quando il vento si fece più insistente. I suoi capelli erano in preda ad una specie di danza furiosa, sbeffeggiati sempre più insistentemente da una bora funesta che attanagliava il cielo – ma esso rimaneva ancora limpido e chiaro. Le ali squamate del drago erano sempre più fiacche, mentre il suo immenso corpo venne obbligato a lasciarsi cadere. Kiyoteru non perse il suo sorriso, anzi divenne via via più calmo e sicuro, con le mani ad impugnare violentemente le redini. Un tonfo, sabbia che oscurò per l'ennesima volta gli occhi affaticati[3] di Len.

***

Un luogo ancora più buio della lucidità ancora offuscata del Nuovo Eroe del Regno. I polpastrelli delle dita andarono a tastare ciecamente alla ricerca di un corpo vivo e caldo, ma andò a posarsi solo su un oggetto inorganico. Sospirò, ritraendo la mano e avvicinandola al petto irrequieto, ispirando ed espirando lentamente.
«Brilliant City, eh?». Meiko sbuffò, immersa anch'ella nella più macabra oscurità, mentre un fievole soffio scaturì dalle labbra di Kiyoteru.
«C'è stata un'imboscata» affermò. «Molto probabilmente, da parte di Uccelli...» prese fiato per completare la frase.
«Del malaugurio?» azzardò Meiko, che era stata intaccata dal forte sarcasmo del “collega” Kaito – misteriosamente scomparso in modo talmente casule che forse forse se l'era svignata.
Len s'immaginò un Kiyoteru piuttosto seccato lanciare un'occhiata fulminante all'altra. «... Deformanti. E no, Len, non deformati».[4]
L'interpellato emise uno sbuffo che alle sue stesse orecchie parve molto simile a quello precedente di Meiko – e se ne preoccupò da lì fino alla fine, ma questa è un'altra storia.
«Mi prendi per scemo? So cosa sono. Secondo te cosa sono quelle cacche giganti che certe volte si trovano sui nostri campi, caccole di piccioni?». Di fronte a questa frase Meiko rise di gusto e Len udì una mano picchiare entusiasta sul terreno; anche lui si mise a sogghignare compiaciuto di aver cucito la bocca a Kiyoteru. Questi li ignorò, muovendosi lentamente e tentando di analizzare il luogo circostante. Inspirò poi profondamente e percepì un odore che sapeva di carne animale, mentre delle piume gli solleticavano le narici. Dopo un luogo silenzio, quando le risate di Meiko e Len si mozzarono all’interno delle corde vocali, Kiyoteru sancì preoccupato che si trovavano in uno spiacevole luogo.[5]
«… Siamo in un nido di Uccelli Deformanti».
Ogni traccia di divertimento era scomparsa dai toni di Len e Meiko lasciando spazio ad un represso timore, e molto probabilmente anche i loro sguardi cancellarono i sorrisi beffardi che prima stillavano allegria sul loro volto. All’unisono esclamarono poco convinti ma con molta enfasi.
«Che cosa?».

***

«Tutto bene? Non che me ne freghi tanto, eh» una voce un po’ rauca, vigorosa.[6]
«Ma ti pare? Sto benissimo, a differenza tua» controbatté un tono saccente ma calmo.
«Vedi di fare poco l’esaltato» rispose pacato l’altro, sorridendo «o ti spacco il setto nasale».
Intimorito, il ragazzo cambiò argomento e osservò velocemente ciò che li circondava, per poi trarre la conclusione che si trovavano in un piccolo accampamento indiano. Il letto di paglia e la tenda che s’affacciava su un paesaggio di prateria – sempre con presenti altre tende ocra – dichiarava chiaramente che l’affermazione del blu era esatta e anche l’uomo accennò con il capo un sì, sicuro anche lui di trovarsi nel posto detto dal complice.
«E adesso che facciamo?» chiese portando la grossa mano chiusa a pugno sul mento, pensieroso.
Kaito evitò di punzecchiarlo e s’alzo dal letto palpando velocemente tutto l’abito color oltremare per disperdere la paglia nella piccola abitazione; rifletté un attimo, ma i sussurri quali “spicciati”, “sì vabbé oh, ma se ti muovi” di Giangiovanni non gli permettevano di fare ragionamenti troppo lunghi e articolati. Ed infatti entrò immediatamente una ragazza all’interno della tenda che con buone intenzioni o meno, appariva comunque serena e calma di fronte a quei due complici.

***

Meiko non accennava a stare zitta, starnazzando come un’anatra-civetta livello cento in preda al panico, mentre Len boccheggiava cupo e tetro quasi fosse stato assorbito dal buio che li circondava. Kiyoteru gli faceva da Cicerone, come un faro nella foschia indica la giusta strada alle navi smarrite o come una lucciola che attira il buio ma tenta di allontanarlo per rassicurarsi. Forse il più inquieto era proprio Kiyoteru, perché benché pareva che essi camminassero nell’inchiostro, Meiko e Len avevano notato che anche la loro guida respirava affannosamente. La ragazza non poté però trattenere una domanda piuttosto impulsiva, simbolo ch’era ignara dell’esistenza di mostri che vivano nell’aria come un Castello fluttuante.
«Ma sul serio i nidi di ‘sti maledettissimi uccelli del malaugurio sono così maledettamente neri? Non ho mai visto un nero più, come dire… brillante! Non un nero opaco come il carbone, ma un nero lucido tale e quale all’inchiostro, ecco!».
Kiyoteru, sicuro che Meiko sapesse dove si trovavano tali nidi, rispose nervoso e Len non ebbe più dubbi; quell’uomo era seriamente in panico e ne aveva tutti i motivi del mondo – lui stesso era disgustato dal trovarsi lì dentro, perché sapeva dove gli uccelli deformanti covavano le uova -, era passato dalla calma e serenità al timore e alla paura. E se aveva paura una persona del genera erano in guai seri. Quant’è buffo come l’angoscia e la fobia cambino radicalmente le emozioni di una persona! Ma quel tale continuava a nascondere le sue debolezze, da bravo ostinato.
«Forse perché gli Uccelli Deformanti» calcò volutamente l’ultima parola, come a criticare il soprannome che Meiko aveva affibbiato tanto sfacciatamente a quei pericolosissimi mostri «hanno i proprio nidi nelle loro stesse viscere?».
Subito l’altra balzò in aria – se ciò che invisibile li circondava si poteva ritenere tale -, poi saltellò da un capo all’altro stizzita, portando a galla la sua schizzinosità tipica di un aristocratico – l’influenza di Kaito era sempre più presente in lei.[7]
Kiyoteru, conscio delle domande che già aleggiavano assieme ai pensieri di Meiko, spiegò tutto piuttosto velocemente.
«Molto probabilmente, quando il drago è caduto a terra---».
«E se fosse stato aggredito?» Len aveva dei dubbi riguardo a tanta casualità.
«… Dicevo, questo mostro ci ha inghiottito; escluso il drago, naturalmente. Semplicemente ha approfittato delle condizioni del nostro drago per mangiarci. Tutto è buio perché questo rappresenta  la sua anima».
«Infatti, Meiko, esistono Uccelli Deformanti che hanno all’interno arcobaleni e magici Unicorni rosa. Ma proprio a noi doveva capitare l’uccello depresso?».
«… Comunque, le uova di tali uccelli sono all’interno del loro corpo».
«In parole povere sono ovovivipari. Sai cosa significa, vero?».
«… Ma ti stai zitto un attimo?».
«Ah…! Perdonami, perdonami!».
«Siete entrambi due precisini» come suo solito, Meiko s’intromise con il suo immenso interesse nei confronti degli Uccelli Deformanti.[8]
Len e Kiyoteru la squadrarono un attimo mentre continuava ad andare di qua e di là in mezzo al nulla, poi quest’ultimo riprese il discorso.
«E ultima cosa… ah, guarda con i tuoi stessi occhi».
Len osservò ciò che aveva davanti; una fauce dai denti aguzzi, con una lingua che si contorceva.
«Ma che schifo!».
Meiko invece si fermò nella sua corsa isterica, commentando estasiata.
«Ma che roba! E’ bellissima! Pura arte! E fidatevi, non sembra ma di arte me ne intendo. Ah, la natura…!».
Kiyoteru rimase impassibile e portò l’indice alle labbra intimando sottovoce di fare silenzio. Aveva nel mentre creato una piccola magia basilare per fare luce e un debole fuoco fatuo blu aveva fatto vedere l’azione dell’uomo ai due ragazzi alle sue calcagna. Poi indicò la sua spada con l’altro indice, puntandolo subito dopo sulle mani di Meiko e Len. L’Eroe del Regno era già riluttante, mentre la Stratega era invece già pronta a combattere; batté le nocche sul suo vestito, decisa. Kiyoteru annuì ed estrasse la sua arma dal fodero per poi far fermare la magia ed ancora, il buio fece capolino.[9]
Si sentì solo un grido innaturale e si percepiva la lingua affilata del mostro muoversi ancora più follemente, come una macabra danza; una luce abbagliante, poi la battaglia contro il boss di livello trenta partì.
Kiyoteru era indubbiamente il più forte, con un punteggio equilibrato puntato sull’intelligenza, di livello ventisette; a seguire Meiko, di livello ventitré ma con una forza elevatissima. L’unico di livello piuttosto basso e – detto con termini gentili – discretamente debole era Len, ma con una buona volontà sebbene la paura.
La lingua dell’Uccello Deformante sferrò subito un attacco che venne fortuitamente schivato da tutti nonostante la sua velocità, ed essa andò a schiantarsi su una plausibile parete del nido. La zona che era stata attaccata divenne acida, sciogliendosi, mentre la saliva verdognola fluiva lentamente continuando a fondere tutto ciò che incontrava; apparve a poco a poco una luce fastidiosa, per nulla rassicurante, troppo luminosa.
«Di questo passo moriremo insieme al mostro!» urlò Kiyoteru, che mai avrebbe pensato ad una situazione tanto tragica.
Len si pietrificò e parve scomparire a poco a poco con la luce, poi rinvenì turbato.
«La luce ci divora se noi non siamo in movimento![10]». Come aveva fatto a dimenticarsi di un dettaglio tanto importante? Negli Uccelli Deformanti accadeva quando all’interno erano composti solo ed esclusivamente dal nero pece!
Meiko finse di non averli uditi, criticandoli per la loro tragicità. Prese i due, strappò dalle mani di Kiyoteru la sua spada e poi diede un pugno ai denti affilati – parevano montagne – del mostro. Subito lui spalancò le fauci e Meiko evitò la saliva che stava lentamente distruggendo dall’interno l’uccello stesso e lanciò con precisione sovrannaturale anche per uno stratega la lama che si conficcò nella carne – luminosa come una Supernova – del Boss. Altra saliva, altro acido che fonde. Meiko, agile proprio come un uccello, s’avvicinò abilmente insieme ai mezzi agonizzanti Len e Kiyoteru al suo becco e uscì fuori dal suo corpo proprio prima che un’altra goccia deformante cadde su un incisivo del mostro. La luce ormai aveva inglobato l’intero Boss e i tre non avevano la più pallida idea di come avrebbero fatto a non morire schiantati, mentre ormai, se prima non vedevano a causa del buio, ora erano accecati dalla troppa luce. Ma maestoso il fidato drago di Kiyoteru prese in groppa i tre guerrieri e li portò lontano dall’Uccello Deformante, che intanto strillava insieme agli ancora spaventati Len ed aspirante Cicerone in modo agghiacciante – persino l’aria si deformava e tutto ciò fece venire in mente all’Eroe del Regno il primo mostro in cui era incappato. Meiko cinse con le braccia, affettuosa, il drago e gli scoccò un buffetto sulla pelle ruvida del medesimo colore di una pozzanghera ed egli ricambiò con un grugnito compiaciuto la dimostrazione di amicizia.[11] Anche Len e Kiyoteru, un po’ più calmi, urlarono nuovamente ma stavolta per la vittoria ed ancor più per acclamare l’audacia di Meiko – che borbottò in modo burbero, rossa in volto – e il drago che fiero sfidava l’aria acida e l’intensità dei raggi solari e di quella luce tanto innaturale. I tre si voltarono, ignorando il fatto di essere controvento e con il fiato mozzo assistettero alla morte del Boss. Meravigliati, lo videro disperdersi in migliaia di scaglie brillanti che andarono a posarsi nel luogo sottostante; e tutto riprese luce, vita e speranza. Len sperò segretamente di incontrare in immediato il prossimo Boss e di contemplare la natura che splendida sempre l’aveva circondato ed a cui mai aveva fatto molto caso. Ed a terra, una piccola creatura lo attendeva anche lui pentito del suo comportamento accidioso.

***

«Oh, hai sentito ‘sto rumore? Mamma mia, che roba».
«Certo che l’ho sentito, ma ti pare? Cosa credi che sia stato? Un terremoto?».
«Uhm, non credo. Secondo me è un gigante a cui brontolava la pancia. Sai, io ho girato tanti luoghi, e ti posso dire candidamente che i giganti che brontolano sono la cosa peggiore dell’intero Universo. Soprattutto se mangiano ciò che hanno sottomano e guarda caso tu poco prima stavi conversando assieme a loro proprio lì vicino con tanto di thè e tazze a pallini rosa XXL[12]».

~ Fine terzo livello.

Vuoi salvare i dati di gioco? Sì

Attendere, prego…

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notes;

[1] ebbene, sfatiamo i pregiudizi che dipingono i fieri ed orgogliosi contadini come dei grulli superstiziosi! Non c'è mai rispetto, mai.
[2] potete notare questo esemplare di Kiyoteru in tutta la sua virilità.
[3] per lui era già un impresa osservare per più di dieci secondi il paesaggio sottostante resistendo alla nausea. Esattamente, il nostro Prode Cavaliere soffre di vertigini.
[4] un altro esempio di scorrettezza nei confronti dei contadini! Diamine, certe persone andrebbero bruciate al rogo! … Ah, è vero, i contadini non sono superstiziosi.
[5] be’, questo s’era già capito.
[6] un po’ l’opposto di Kiyoteru.
[7] Len infatti era più disgustato di questa cosa che del fatto di essere all’interno di un uccello del malaugurio che nei giorni a seguire sognò tutte le persone che aveva incontrato con la faccia di Kaito: Meiko, Sua Maestà, Kiyoteru, suo padre… non certo un bel vedere, soprattutto quest’ultimo.
[8] perché le stava(no) spiegando tutto? A lei non importava, tanto stava nelle viscere di quel coso lo stesso ed era troppo impegnata a saltellare come un canguro per fare filosofia di vita o quello che è.
[9] Kiyoteru per Buio: a better love story than Twilight. Prossimamente nei migliori teatri del Regno. Una produzione di Sua Maestà, il tutto sponsorizzato da Meiko. Ringraziamenti: Kaito per gli effetti speciali, Len Kagamine per fungere da pungiball umano e Giangiovanni Kagamine per l’aiuto regia e l’incitamento concitato (“Ehi, muovete i vostri flaccidi glutei o lo devo fare io?”, “Devo proprio alzarvi a forza, stupidi esseri senza sale in zucca?”) che dava a tutti.
[10] una nuova, tragica, storia d’amore: Len Kagamine e la Luce.
[11] ennesimo amore impossibile, che fa concorrenza a Banderas e Rosita.
[12] se ve lo domandate no, non è latino.

 

« Il Nido del Corvo; »
ddE’ finita la scuola /svien
A parte questo, mi sono messa d’impegno proprio il giorno dopo la fine della scuola e l’ho scritto tutto! Ero appena all’inizio, prima. Diciamo che mi viene voglia di scrivere ad orari indecenti?? (tipo quando sono a dormire?? ?) e quindi nulla. Comunque le ultime verifiche (tvb prof proprio) sono andate bene così come il resto dell’anno, phfew; e ho dovuto fare una ricerca di gruppo sulla Romania ove io cercavo alcune leggende rumene ed in fondo mi sono divertita, indi v’invito ad informarvi un pochettino se amate certe cose ♥ u v u
… Credo di essere migliorata nel mio stile di scrittura – anche se in questa fanfiction “leggera” non si nota molto – e buh, illuminatemi voi ; v ; Per il resto, non ho potuto pubblicarla immediatamente poiché ho dovuto cambiare la connessione causa comodità... nel mentre ho preso anche la mano con Gimp e sì, ho fatto il banner all'inizio - nulla di che, giusto giusto per divertimento. Sotto metterò un banner sul mio tumblr (cambio theme con un altro meraviglioso, non vedo l'ora!!), per pubblicità e perché è carino.
Uguuu, vorrei scrivere sulla fanfiction ma avrei troppo da dire, quindi mi limito a scrivere che ho in mente anche varie scene clou di cui vado abbastanza fiera, sì ♥ /gongola/ … anche se come sempre ho il terrore di non aver scritto un testo comico e aver reso il tutto troppo banale. /daan
Passando ad altro, ho ripreso a disegnare (il mio libro di storia della musica è pieno di disegnini eheh) e farò alcuni scarabocchi sui nostri beniamini – Lenno, Lenno soprattutto. /coff/ Non so, credo li pubblicherò su questo mio blog (altra pubblicità subliminale?) quando avrò voglia di fare delle foto. E questi shimeji (tI AMO NAMIE OK) e questo (sì ho dei gatti pervertiti sul pc) stanno diventando la mia ragione di vita.
Evito ancora di rompervi con queste mie frasi senza capo né coda e ne approfitto per ringraziare di cuore tutti quelli che hanno letto e seguono la storia!! ♥♥ ; u ;
Un abbraccio al gelato e buone vacanze ~
La vecchia e saggia (? ma anche no) Hitsu.
PiEsse: Lucca Comics forse non ti vedrò maii però io voglio almeno una volta cosplayarrr 
PiPiEsse: ci sono dei tizi che cantano l'Inno d'Italia per la partita Italia-Inghilterra comunque (speriamo in bien anche se me ne frega poco del calcio sinceramente //viene assalita) 

 

uiii

 

 

 

Parziale cambio grafica il O1/O7/14.

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Capitolo 6
*** Level 5 ~ Indiani poco raccomandabili e soci non molto affiatati ***


P R E F A Z I O N E;
Ecco qui il nuovo capitolo nuovo di zecca, dedicato quasi interamente a Giangiovanni e Kaito! Essì, Len, Meiko e Kiyoteru verranno solo accennati. Naturalmente spero che le note non siano offensive; si sono dimostrate utili per smorzare alcune parti un po’ serie, dato che voglio mantenere comunque una certa leggerezza nella fanfiction – infatti anche il mio stile è piuttosto spontaneo, ma spero comunque nulla di rozzo o che so io. Poi tre piccole annotazioni:
  1. ed arbitro s’assise in mezzo a lor”: sì, l’ho presa dal Cinque Maggio di Manzoni, per rendere più comico il testo.
  2. Robespierre: l’ho voluto affiancare sempre comicamente a Kaito. Anche se come arco temporale la fanfiction sarebbe da ambientare nel Medioevo, è un “appunto” del narratore, quindi l’ho inserito lo stesso. Non so come spiegarlo, quindi sorbitevi la cosa e fine.
  3. E insieme combattete per unire il mondo sotto il vostro Regno?”: palese, innocuo riferimento al Team Rocket dei Pokémon con una loro citazione parodizzata (“Insieme uniremo il mondo sotto la nostra Nazione!”).
E ora passiamo a ciò che mi ha aiutato nella stesura, in un modo o nell’altro.

  • Music: questa e questa. Fanno benire i brividi dalla figaggine.
  • Videogames: The Legend of Zelda – Spirit Tracks, senza dubbio, mi ha aiutato molto e m’ha fatto venir voglia di scrivere il nuovo capitolo di DD!. Non rientra fra i miei Zelda preferiti ed anzi a tratti è un po’ noiosetto, ma è tanto piccipicci e poi Link e Zelda piccoli Q__Q sì, sono la mia OTP. La Link/Zelda è troppo canon in tutte le salse, dai.
  • Animangas: continuo a vedere gli anime citati precedentemente, ma sono in fissa con il manga 7 Shakespeares di Harold Sakuishi. Non vedo l’ora del seguito, non riesco ad attendere blrghblrgh-
  • Books; in lettura Dieci Piccoli Indiani della magnifica Agatha Christie, perché i suoi libri ti prendono in un modo pazzesco.
Buona lettura come al solito e ci vediamo di sotto!

 dd

 

~ Start: Continue

Level 5 – Indiani poco raccomandabili e soci non molto affiatati

Qualcuno aveva fatto irruzione nella tenda e molto probabilmente, c’è da aggiungere, nella tenda che le apparteneva. Era una ragazza non troppo alta, ma neppure esageratamente bassa come Sua Altezza[1] e indossava un abito biondo cenere – pareva non soffrisse il freddo dato che la gonna in tessuto grezzo finiva poco sopra le ginocchia e le maniche coprivano solo poco oltre le spalle. I boccoli vaporosi racchiusi in due codini spiccavano sulla pelle chiara per via dell’acceso colore magenta, e parevano due ampie spirali[2] che incorniciavo il sorriso via via sempre più sorpreso.
Giangiovanni subito puntò l’indice verso Kaito scuotendolo vigorosamente con un braccio, per poi tentare di cercare delle scuse e svignarsela; Kaito a sua volta lo minacciava dicendo cose del tipo “Guarda che ricorro alla mia magia!” e usando termini che nemmeno il padre di Len avrebbe mai immaginato tanto erano coloriti[3]. Ma prima che una violenta lotta costellata da botte e insulti potesse iniziare, la ragazza fece silenzio ed arbitro s’assise in mezzo ai tre.
«Chi siete?» pareva innocua e anzi si tratteneva dal ridere portando una mano alle labbra, ma gli occhi brillavano di divertimento. Meglio però non fidarsi delle apparenze, si dissero i due complici mentalmente – no, non s’erano messi d’accordo.
Sia Giangiovanni che Kaito balbettavano – sapevano collaborare solo quando si parlava di cercare scuse – e poi quest’ultimo divenne rosso ancor più della ormai defunta armatura di Meiko: nemico o amico doveva sempre far bella figura, ma per colpa di quel grullo di Kagamine Senior[4] appariva come un Illusionista che si fingeva Mago! E lui era un borghese d’alto rango. Per un attimo ebbe la macabra voglia di ghigliottinare il suo socio, proprio come un Rivoluzionario… ah, sì, Robespierre. Proprio come Robespierre.
Poi smisero di pronunciare parole che all’interlocutore apparivano solo mugugni arcaici e si presentarono, sempre lanciandosi occhiate fulminee.
«Io sono Giangiovanni» disse il padre di Len sorridendo e poggiando delicatamente – si fa per dire – la sua mano sul volto di Kaito per presentarsi per primo. Il ragazzo, liberatosi dalla mano, prese fiato per all’incirca cinque minuti e poi finalmente disse il suo nome.
«E io Kaito». S’inchinò platealmente.
La ragazza azzardò una battuta sarcastica: «E insieme combattete per unire il mondo sotto il vostro Regno?».
Sia Giangiovanni che Kaito si guardarono interrogativi e la ragazza rinunciò a fare altri commenti divertiti.
«Nulla, nulla. Comunque sono Teto, Kasane Teto! Piacere!». Prese i lembi della gonna indiana e sorrise contenta. «E’ da tempo che non arrivavano turisti, qui. Siete i benvenuti, al Villaggio Sotteranneo!».

***

Piko e Miki stavano ancora discutendo sul suono misterioso.
«Hai sentito questo rumore?» aveva chiesto Piko, e da lì Miki cominciò a parlare delle sue avventure fra giganti e tazze a pallini rosa XXL. Dopotutto, il ragazzo era figlio del sindaco della città e amava ascoltare le storie dell’altra, benché imbottite talvolta in modo esagerato ma con basi reali. Era contento che una delle addette, anche se secondaria, della scuderia del Castello fosse stata inviata proprio lì a Brilliant City – e ancor più quando scoprì che era una ragazza terribilmente carina, ma dal carattere così energico che lottò con le unghie e con i denti per lavorare alla scuderia. In fondo la cosa era reciproca e Miki, nonostante le lamentele iniziali inviate a Sua Maestà, ormai spesso si rifiutava di andare al Castello anche se sotto forte richiesta.
Decisero di aprire la porta per indagare maggiormente e la risposta arrivò così in fretta che i due erano stupiti di ciò che gli si stagliava davanti: la luce irradiata dal Cielo aveva coperto tutta la città, che finalmente era ritornata Brillante sotto gli occhi del Sindaco[5] e di suo figlio – nonché sotto quelli attoniti e meravigliati dei cittadini e scudiera, ed ancora di animali ed alberi più splendidi che mai – ancor più del decennio precedente. E’ proprio vero che dopo il buio arriva la luce rinnovata da maggiore forza, ed allora la fine della guerra e un giorno più felice si fecero più vicini ai loro cuori.

***

Kaito era talmente confuso che poggiò una mano sul capo alla ricerca di chiarimenti. Villaggio Sotteraneo? Allora, come avevano fatto ad entrare sotto terra? Dallo sguardo di tale Teto non erano stati soccorsi da lei o qualcun altro del villaggio… ed inoltre, perché era tutto luminoso tanto che pareva Brilliant City dieci anni fa? Decise di porre le domande direttamente a quella ragazza, dopo aver spiegato brevemente chi erano lui e Giangiovanni – non molto oggettivamente. Lei rispose immediatamente, dopo aver ascoltato attentamente.
«Andiamo dal capo del villaggio, così tutto sarà più chiaro. Anche noi siamo abbastanza scossi… tutti ci siamo riuniti nella sua tenda per discutere civilmente».
Giangiovanni azzardò anche lui una domanda: se riusciva a farle Kaito, allora doveva farle pure lui.
«E com’è che tu non sei ancora alla tenda del vostro Capovillaggio?».
«Sarà pur Sotterraneo, ma il nostro rimane un Villaggio ed è tradizione la gara di sasso carta forbice: sai, il figlio ormai adulto del Capo aveva dimenticato di portare la pipa e abbiamo fatto una partita per stabilire chi sarebbe andato a prenderla».
«… E tu hai perso» disse sicuro Kaito, ma Teto lo guardò incuriosità.
«No, ho vinto. Chi vince, da noi, deve andare perché è ritenuto il più intelligente. Ed io vinco sempre…». Rise imbarazzata.
«Proporrò alla mia famiglia di trasferirci qui, mi piace questa tradizione» disse Giangiovanni ripensando al suo essere negato in morra cinese.
Kaito invece commentò il più galantemente possibile. «Credo proprio che fra tutti tu sia l’unica con un briciolo di maturità… senza offesa agli altri popolani, ecco!». Be’, in parte c’era riuscito. Per cambiare argomento fece un’altra domanda. «Cosa rappresentano i disegni sul tuo vestito?».
«Stavo per chiederlo io!».
Teto ignorò l’aria di sfida fra i due e sorridendo guardò il suo abito rappresentante un’ampia cinta muraria e una meravigliosa città a metà fra architettura Mesopotamica e Indiana.
«Era il nostro villaggio tanti anni fa, prima ancora che io nascessi» sospirò, si bloccò un attimo e poi sorrise. «Spero capiate, ma devo avere il consenso del Capovillaggio per dirvelo. E’ una cosa un po’ complicata, e delicata… meglio non raccontarvela, per adesso!». E non fecero in tempo a ribattere che si stagliò davanti a loro una meravigliosa tenda non grande quanto il Castello ma dalla medesima bellezza – benché dallo stile completamente differente.

***

Un’altra impresa eroica era stata compiuta dall’Eroe del Regno e dai suoi nuovi accompagnatori, tanto che già si pensava che due di loro si fossero sacrificati per il bene di tutto il popolo. Sua Altezza era stupita e una piacevole sensazione rese più luminosi i suoi pensieri proprio come la luce fece con Brilliant City. Ma c’era qualcosa che non andava e Luka non tardò a farglielo notare – nonostante non volesse frantumare la già poca sicurezza dell’amica.
«Kiyoteru…».
«Lo so, Megurine, lo so». Ad ampie boccate inspirò ed espirò l’aria fattasi pesante, mentre Luka si stupì; la chiamava per cognome solo in gravi casi. Decise però di continuare.
«Signorina, siamo sicuri che sia una persona affidabile? Questi incidenti non quadrano, e non lo dico per cattiveria. Anch’io mi fido» pausa «mi fidavo di lui».
I pezzi di scacchi nella testa della fanciulla si muovevano contro la sua volontà, sfatando regole e rendendola ancora più confusa. Tentò però di trovare una scusa un po’ convincente. «Be’, forse voleva fin da subito riportare la luce alla sua città natale, Brilliant City! E la morte di Giangiovanni e Kaito non rientrava nei suoi piani!» le lacrime le pizzicavano gli occhi e perse il suo comportamento da persona superiore. Luka non s’arrese.
«Signorina, ragioni! Non cerchi scuse! Non voglio che nessuno le faccia del male, plausibile alleato o meno».  Abbassò lo sguardo, triste.
Sua Maestà era dispiaciuta, ma rimase ostinata. «Non ti preoccupare per me, sono matura abbastanza. Insomma, sono al trono del Regno!» e tentò di sorridere con scarsi risultati «… Luka, ti capisco, ma vediamo cosa succede. Non credo che Kiyoteru passi da una sponda all’altra[6] tanto facilmente. E anche se fosse, è nostro alleato da anni».
E così venne liquidata dalla stanza.[7]

***

L’interno della tenda aveva un fascino ancora più esotico, ricca di disegni sempre raffiguranti quella misteriosa città nell’abito di Teto, ma non ebbero modo di osservarla maggiormente dato che subito vennero fatti sedere sue due cuscini – Kaito su uno blu e Giangiovanni su uno giallo scuro, mentre Teto su uno naturalmente magenta.[8]
Il Capovillaggio, il Mago del duo lo poteva percepire, non possedeva arti Magiche; ma sentiva che i suoi occhi scrutavano qualcuno leggendolo nella mente più di qualsiasi altro. Era una sensazione però rassicurante, tanto che sia Giangiovanni che Kaito si trovarono subito a loro agio e Teto ridacchiò, cosciente di questa cosa. Poi presentò velocemente i due, con tanto di battutine che purtroppo nessuno comprese a parte il Capovillaggio – che rise di gusto, con la gioia della ragazza.[9]
Fecero poi passare di persona in persona, in senso antiorario, la pipa che Teto aveva dovuto andare a prendere.
«Ehi, è buonissima! Che erba avete usato?». Chiese Giangiovanni.
Il figlio del Capovillaggio s’intromise. «Non lo vuoi sapere, fidati!». Ed infatti Kaito, che essendo Mago aveva compreso qual’era ed inoltre odiava il fumo, si trattenne dallo sputarla.[10] Inoltre, certo non apprezzava pensare al fatto che quella pipa fosse passata su più di mille labbra.
Dopo ciò, Teto chiese al Capovillaggio sotto gli sguardi molto confusi[11] di Giangiovanni e Kaito: «Sapete come sono arrivati qui?».
Egli fumò di nuovo la pipa per un attimo, con le palpebre socchiuse, poi scosse lentamente la testa. «Ahimè, il tutto è offuscato da un’aura oscura». Poi spalancò di scatto gli occhi facendo spaventare Kaito, che saltò in braccio a un seccato Giangiovanni fra urla e gridolini.[12] Il Capovillaggio continuò, fingendo di non vedere – o forse non aveva visto proprio, dato che a quanto pare aveva delle visioni. «Aspettate! Il tutto è emanato da… da un uomo… alto e castano… sorridente… un drago… non vedo altr---». E non fece in tempo a completare il suo discorso pieno di pause che Kaito e Giangiovanni s’osservarono preoccupati esclamando all’unisono “Kiyoteru!”[13] e correndo – a dir la verità correva solo il padre di Len, dato che Kaito era ancora in braccio a lui – alla ricerca di una via d’uscita.
Teto tentò di bloccarli infastidita dal loro comportamento, ma il Capovillaggio l’ammonì alzando una mano ed esclamando ai due – ora più del solito – soci: «L’uscita per andare sulla terraferma è in alto a destra, ovvero dove troverete il nostro parcheggio!». Si bloccarono e lo ringraziarono, sebbene – vivendo nel Medioevo – non avessero la più pallida idea di cosa fosse un parcheggio, per poi continuare la corsa.
«E dire che erano così interessati alla storia del Villaggio…».
«Non dirmi che gliene hai parlato!».
«Eh--- ah, no, no! Stavo per farlo, ma per fortuna ho avuto abbastanza lucidità dal fermarmi in tempo».
«Meno male!». E il Capovillaggio rise e a poco a poco tutti lo seguirono a ruota.

***

«Secondo me è merito mio se Brilliant City è ritornata luminosa: insomma, grazie al mio arrivo, magari…».
«Miki, sei proprio la modestia fatta persona certe volte».
«… Scusami, ma io lo dico seriamen---».

«Miki!».

 

~ Fine quinto livello.

Vuoi salvare i dati di gioco? Sì

Attendere, prego…

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notes;

[1] racchiudete mentalmente la parola “altezza” in circa venti virgolette. 
[2] ma se il lettore è un giocherellone, possono apparire come delle trottole. 
[3] per intenderci, da narratore a lettore, più coloriti dei capelli di Kaito stesso o della nuova arrivata. Fluo, ecco.
[4] per non spaventare nessuno, l’addetto alla censura Kiyoteru ha sostituito la parola originale con questa.
[5] che finalmente era ritornato felice e saltellava gridando nel procinto di fare una strana danza indiana. Forse era parente di Teto.
[6] perché state ridacchiando? Trovate divertenti le parole dell’eccelsa Maestà?
[7] a grande richiesta ritorna un film della Yamaha Production: Dramma nel Regno, nel millesettecontoeuno al cinema! … Ah, è vero, il cinema non esiste ancora. Nel millesettecentoeuno a teatro! Se ve lo potete permettere, dato che siamo nel Medioevo.
[8] appena Giangiovanni notò anche un cuscino giallo banana rivide in lui suo figlio e sentì la sua mancanza.
[9] sì, molto probabilmente fra tutti erano gli unici con le rotelle a posto, o forse il contrario.
[10] i popolani si astengono da qualsiasi pensiero sospetto del lettore.
[11] traduzione: poco intelligenti.
[12] se tutti adesso facevano le battute sarcastiche di Kaito, lui era diventato mascolino come Kiyoteru.
[13] … ritiro tutto ciò che ho detto su di lui.

 

L’angolo di quella dei colpi di scena;
TANTANTAAN! Uhm, non è che abbia molto da scrivere. La verità è che non ho voglia. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, blablabla, per colpa di
internet /lo indica stile Giangiovanni/ ho dovuto attendere prima di pubblicare, prrt, scrivo sempre i capitoli di ‘sta long in un giorno, frogijkfbnkm, non sto
facendo key smashing anche se sembrasdfghkl e gra zi mille. Anche perché adesso metto pure gLI AMICI DEGLI INDIANI Mi sono fuMATA LA LORO PI pa
anch’io mi sa orz blgjgkhj 
adesso ho paura che qualcuno shippi Kaito con Giangiovanni. No, vabbè, shippate ciò che vi pare. Però è preoccupante.
 Hitsuki

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