Begin Again.

di Leonis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontri inaspettati. ***
Capitolo 2: *** Truths and Thoughts. ***



Capitolo 1
*** Incontri inaspettati. ***


Buonasera. Non scrivo sui personaggi di Twilight da anni, ma in questo periodo sono piuttosto nostalgica, e ho cominciato a rileggere tutte le fanfictions che preferisco in questo fandom. E niente, una cosa tira l'altra, e ho iniziato a pensare a tanti possibili what if che avrebbero potuto stravolgere la storia. Alla fine mi sono concentrata su un grande what if successivo all'abbandono dei Cullen in New Moon, e ho iniziato a fare congetture.
Ed eccomi qui. Mi auguro che, sebbene abbiate l'impressione che si tratti di una tematica trattata più e più volte, abbiate comunque voglia di leggere la mia versione dei fatti, e, perché no, farmi sapere qual è la vostra opinione.
Buona lettura :)








 



“Ed, io ed Emmett stiamo andando a caccia, ti va di venire?”

Il pensiero di Jasper mi giunse forte e chiaro nonostante i due piani che ci separavano, come se me l’avesse domandato standomi di fronte.

Sospirai. Non potevo declinare l’invito, l’avevo fatto fin troppo spesso negli ultimi tempi, e se avessi evitato ancora di passare del tempo con la mia famiglia, loro avrebbero ricominciato a preoccuparsi che facessi qualche stupidaggine.

-Arrivo!- dissi, certo che mi avrebbero sentito.

Mi alzai dal divano della mia camera, situata nel punto più alto della casa, spensi il lettore cd, che, a distanza di decenni, ancora riproduceva Debussy, e mi avviai giù per le scale.
In cucina, Esme preparava dei dolci che probabilmente sarebbero finiti alla mensa dei poveri locale, ed Alice sfogliava svogliatamente una rivista di arredamento. Alla mia vista, Esme mi sorrise, mentre Alice commentò, con un accenno di acidità nel tono di voce:

-Ah, sei ancora vivo allora!-

Non ero uscito dalla mia stanza per tre giorni. Per tre giorni non avevo guardato i loro volti, né trascorso tempo con loro. Ma loro ormai c’erano abituati, lo erano da almeno ottant’anni. Da quando avevo lasciato l’amore della mia vita per farle vivere una vita sana e felice. Una vita lontana dall’impronta desolante che noi mostri avevamo lasciato su di lei.

Da allora, avevamo cominciato a trasferirci ancor più spesso di quanto facessimo prima di lei. In ciascun posto, non trascorrevamo più di tre, quattro mesi. All’inizio, lasciavo la mia camera solo quand’era il momento di andar via, dopo settimane passate nell’isolamento più profondo. Sapevo che questo creava dolore e sconforto nei miei familiari, che desideravano con tutti loro stessi starmi accanto, ma io stentavo quasi a sopportare la mia stessa presenza.

Il mio rapporto con Alice aveva affrontato varie fasi. I primi anni, era stata molto arrabbiata con me perché l’avevo costretta ad abbandonare la sua migliore amica senza neanche un saluto. Poi aveva cercato un riavvicinamento, una via della comprensione, ma non era durata molto. Infine, era approdata alla perenne acidità, dovuta ai continui litigi, non solo riguardanti il fatto che ero totalmente assente per i miei familiari, ma anche, e soprattutto, perché non ero più tornato a vedere come stesse Bella. Non capiva che così era stato meglio? Che così aveva potuto vivere una vita lunga, lontana dal pericolo? Una vita in cui aveva potuto provare la gioia di essere madre, che Rosalie rimpiangeva ancora a distanza di centocinquant’anni? Lei non capiva, non comprendeva che io non avrei mai potuto sopportare di privare proprio lei di tutto quello che la vita umana poteva concederle.

Tutto quello che io, per quanto l’amassi, non avrei mai potuto darle.
 
 
 


Jazz, Em ed io cominciammo a correre subito dopo esserci inoltrati nel folto del bosco. Dopo qualche minuto, ci separammo. Quando fui convinto che fossero abbastanza lontani, smisi di correre. Non mi sarei nutrito, avevo accettato di andare a caccia solo per tenerli contenti. Iniziai a camminare senza una meta precisa, lasciandomi trascinare dalle mie pene.

Dopo non so quanto tempo, la mia attenzione venne catturata dal suono di una risata cristallina e sincera. Era un suono melodioso, a quella distanza avrei anche potuto dire che apparteneva ad uno della mia specie. Assottigliai lo sguardo, e, attento a non fare rumore, seguii la scia della melodia.

In uno spiazzo erboso stava seduto un ragazzo muscoloso, che mi dava le spalle, mentre in piedi, di fronte a lui, c’era la padrona di quella risata. Era una ragazza minuta. Sembrava una Alice con i capelli color caramello. Ma quello che mi colpì furono i suoi occhi. Aveva grandi occhi color del cioccolato com’erano stati quelli della mia Bella.

Il ragazzo sbuffò, e disse: -Ah, è così? Ora ti faccio vedere io!- e l’afferrò per i fianchi, trascinandola sull’erba. Sentii una strana sensazione nel vedere quella scena. Un moto di…gelosia. Dovevo star impazzendo. Solo perché quella ragazza aveva gli occhi come quelli di lei, mi sentivo attratto come se fosse lei. D’un tratto, le risate s’interruppero, e il ragazzo saltò in piedi, pronto a fronteggiarmi. Senza accorgermene, mi ero avvicinato più del dovuto. Il suo volto aveva un che di familiare.

-Cul…Succhiasangue. Che ci fai qui?- ringhiò al mio indirizzo.

Mi conosceva. E sapeva cos’ero. Annusai l’aria e mi resi conto che odorava di…cani. Maledizione.

-Non vedo come possa interessarti, cane.- Dissi gelido. A quel punto, ricordai. Si trattava di Jacob Black, il ragazzino della riserva amico di Bella. Un ragazzino che, dopo ottant’anni, non era più tanto tale.

-Black. Cosa ci fai ancora vivo?-

-Non vedo come possa interessarti, sanguisuga. Sei tornato a far danni un’altra volta?-

Provai a sondare i suoi pensieri, ma come quelli della ragazza, mi erano inaccessibili. Perché? Ero certo che Black non avesse uno scudo innato, anni addietro ero perfettamente in grado di sondargli la mente. Qualcosa era cambiato, e non capivo cosa.

Il mio sguardo si soffermò sulla ragazza. Sembrava umana, eppure qualcosa di lei mi diceva che non lo era. Non del tutto per lo meno.

Black ringhiò, in modo diverso da prima, quasi come se stessi infrangendo la regola fondamentale del suo codice. Capii subito perché. Era innamorato di quella ragazza. Lo era, forse persino più di quanto in passato lo fosse stato di Bella.

-Tranquillo cane, la tua ragazza non mi interessa. Quantomeno, innamorandoti di un’altra, tu sei riuscito a dimenticarla.- commentai amaramente.

-Zitto, Cullen. Tu non sai niente di ciò che ho provato, né di ciò che provo ora. Vattene di qui, ora!-

-Cullen? Sei un Cullen?- sussurrò la ragazza, improvvisamente ammaliata. Black la osservò con sguardo preoccupato.

-Sì, sono Edward Cullen. Ti conosco?- chiesi, ma solo per educazione, perché era impossibile che avessi mai sentito parlare di lei.
Lei mi fissò con gli occhi spalancati, prima di riuscire a dire:

-Io…non…No, non credo tu mi conosca. Mi chiamo Ren-

-Ness, andiamo!- disse il cane, interrompendola di scatto. L’afferrò per una mano, e prima che io o lei potessimo protestare, erano corsi via.

Spariti.


Emmett e Jasper mi trovarono in quello stesso punto un’ora più tardi. Non fecero domande, e gliene fui grato perché potei coltivare i miei pensieri. Perché quella ragazza ci conosceva? E perché Black era stato improvvisamente tanto ansioso di portarla via?

Cosa stava succedendo?











 
Considerate questo capitolo come una sorta di prologo. La mia storia è ambientata, come avrete capito, ottanta anni dopo gli eventi all'inizio di New Moon. 
Personalmente, mi sono permessa di apportare una piccola modifica a quanto raccontato dalla Meyer. Nella mia visione dei fatti, Jacob Black è un mutaforma già prima che i Cullen lascino Forks.
Bene, direi che è tutto. Sappiate che sarò aperta a qualsiasi tipo di commento, per cui spero fortemente che ce ne siano da parte vostra, affinché questo mio progetto possa ingranare la marcia e partire. A presto!
(Spero!)

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Capitolo 2
*** Truths and Thoughts. ***


Buonasera :)
spero di non avervi fatto attendere troppo con questo aggiornamento! Devo dire che sono stata davvero lusingata dalle vostre recensioni, per cui vi ringrazio di cuore per i vostri incoraggiamenti. Sappiate che per me contano molto. 
In questi giorni ho riflettuto sulle caratteristiche dei personaggi che compariranno in questa storia, perché, come scoprirete a partire da questo capitolo, in questo progetto non compariranno solo i personaggi creati dalla Meyer, ma anche personaggi di mia invenzione, a cui mi sono permessa di associare volti di tutto rispetto.
Ho notato che quasi tutti avete fatto dei pronostici su chi potesse aver trasformato Bella in un vampiro, ma non mi sembra di aver detto che lo è diventata. Vi anticipo che non lo è, e mi spiace se questo deluderà le vostre aspettative. Mi sembrava un'idea troppo scontata e riciclata su cui costruire una storia.
Si tratta di qualcosa di diverso e molto più semplice, a mio avviso. Scoprirete di più col passare dei capitoli.
Vi auguro buona lettura, nel mentre io risponderò alle passate, bellissime recensioni e aspetterò speranzosa che vi facciate sentire. A presto!











-Jacob, perché mi hai trascinata via? Jacob quello era Edward Cullen! E’… dannazione, Jake, è mio padre! Tu più di tutti dovresti sapere quanto ho desiderato incontrarlo in questi ottant’anni! E ora che finalmente me lo ritrovo davanti tu che fai? Mi costringi ad allontanarmene. E’… insensato!- Ero irritata. Poche volte mi era capitato di esserlo con Jacob, che tra tutti era quello che meno me ne aveva dato motivo. Ma il suo comportamento nella radura… diamine, mi conosceva da decenni, da prima ancora che nascessi, come poteva non capire che conoscere quell’uomo era il mio desiderio più grande? Come poteva aver fatto sfumare un’occasione del genere?

-Renesmee, per favore. Lui non dovrebbe essere qui. Tua madre… io non mi aspettavo che tornasse qui. Pensavo che ormai questo paese fosse off limits per loro! -prese un respiro profondo- ma, a quanto pare, mi sbagliavo. E noi dobbiamo immediatamente andare a parlare con Bella.-
 
*****
 

Era una giornata stranamente assolata. Stranamente perché, in tutti i mesi che avevo trascorso a Forks, le giornate prive di pioggia potevo contarle sulle sole dita delle mie mani.

I ragazzi erano dispersi chissà dove, Renesmee era uscita a fare un giro con Jacob, Elizabeth era andata a fare shopping con la mamma-non la mia vera madre, sebbene fossero decenni ormai che consideravo Grace come tale-, e io, Leah e Chris ne avevamo approfittato per goderci qualche tiepido raggio in giardino. Jane era sdraiata in veranda, a pochi metri da noi, con le cuffie ben salde sulle orecchie.

Christina ci stava raccontando i particolari della sua ultima cena romantica con Seth, ma via via che ascoltava, Leah sembrava sempre più disgustata.

-Per piacere, potresti evitare i dettagli? Potrebbe venirmi il diabete oltre ai conati che già fatico a reprimere. L’ho sempre detto che mio fratello non mi somiglia per nulla.- era effettivamente colpita da tutta quella dolcezza e la sua vena ironica aveva preso il sopravvento. Dopotutto, punzecchiare il suo fratellino era il suo sport preferito.

-Suvvia Leah, non fare l’acida, sono ancora ragazzi, se la possono permettere qualche smanceria…- mormorai divertita io, che, con due figlie a carico, non potevo più reputarmi tale.

-Con che coraggio mi dici queste cose? Sbaglio o in questi ultimi mesi Alex è diventato più dolce ed espansivo nei tuoi confronti?-

Arrossii come mio solito, ma mi rifiutai di pronunciarmi. Non mi piaceva diffondere dettagli sulla mia vita privata. E comunque, con Alex non c’era altro che un profondo affetto fraterno. Eravamo legati indissolubilmente, gli volevo bene come ad una parte di me stessa, ma non c’era nulla di più. Solo che quando lo affermavamo, nessuno ci prendeva sul serio. Erano tutti convinti che prima o poi saremmo capitolati, ed allora avrebbero potuto liberamente infierire. Non capivano che ci reputavamo l’un l’altro come fratelli, gemelli tutt’al più dato che condividevamo anche la data di nascita.

Il filo dei miei pensieri venne improvvisamente interrotto da Jacob e Nessie, che erano appena tornati in tutta fretta.

Mi ridestai di colpo: -State bene? Cos’è successo?- scandagliai mia figlia per assicurarmi che non avesse ferite di alcun genere, ma sembrava star bene. Non che avessi mai avuto modo di dubitarne. Affidarla a Jacob era forse una delle cose migliori che avessi mai fatto in vita mia.

Jacob mi fissò per un lungo momento, poi parlò: -Bella, dobbiamo parlare. E’ tornato.-

 
*****

 
Ero rimasta interdetta per un lungo momento, finché la voce di Jane non mi aveva risvegliato. Un ‘no’ secco e incredulo era salito dalla sua gola, mentre scattava in piedi, quasi senza rendersene conto. Una caratteristica vampira, quella di non dosare i movimenti, di agire istintivamente. Teneva i pugni stretti lungo i fianchi, lo sguardo vuoto puntato nella direzione mia e di Renesmee. Le cuffie sbalzate via dalla velocità del movimento, giacevano inerti sul pavimento liscio della veranda.

Jane era quella che maggiormente aveva sofferto, soprattutto nei suoi primi anni, per l’assenza di una figura paterna. Renesmee aveva Jacob, che era stato per lei qualsiasi cosa di cui avesse avuto bisogno nelle varie fasi della sua vita. Un padre, un compagno di giochi, un amico fedele e infine un fidanzato protettivo.
A Nessie non era mai mancato niente. Non che Jake non avesse riservato attenzioni a Jane o a me, ma Renesmee era sempre stata la sua priorità, in quanto oggetto del suo imprinting dal momento in cui i loro occhi si erano incrociati, pochi istanti dopo la nascita delle gemelle.

-No. Non può essere tornato. Non può essere. Non voglio che stia qui.- Jane mormorava frasi sconnesse, sconvolta dalla rivelazione che Jake ci aveva fatto. Mi fiondai ad abbracciarla e lei si abbandonò alle mie braccia.
Erano poche le situazioni in cui si era concessa di farsi vedere così indifesa. Ma, chiaramente, in quel momento il suo pensiero preminente non era quello di far notare le proprie debolezze.

Per lunghi anni aveva desiderato che lui tornasse, che sapesse, che fosse per lei e Renesmee il padre che avevano sempre desiderato avere al loro fianco. Poi, lentamente, ma in maniera del tutto inaspettata, erano subentrati l’odio e l’insofferenza.
Da quel momento, per lei, com’era stato a lungo anche per me, il suo nome era diventato tabù. Questo aveva portato a frequenti litigi con la sua gemella che mai, nemmeno per un minuto, aveva messo da parte il suo desiderio di incontrarlo e conoscerlo. Mai, nemmeno per un minuto, Renesmee aveva dubitato del fatto che un giorno suo padre sarebbe tornato, sarebbe venuto a conoscenza della loro esistenza e, forti della nostra immortalità, avremmo formato tutti e quattro la famiglia che per ottant’anni aveva desiderato.
Non me l’ero mai sentita di calpestare quel sogno, dicendole che mai lui avrebbe sprecato la propria eternità accanto a una semplice umana, che seppure immortale, restava comunque un’insignificante umana agli occhi di uno della sua specie. D’altra parte, nel profondo del mio cuore, era un sogno che condividevo anch’io. Ma era seppellito sotto strati di dolore assopito e sempre presente. E cicatrici che il tempo non aveva ancora guarito.
 

 
*****
 

La sola idea di poterlo incontrare mi repelleva.
Questa essenzialmente era la cosa che mi differenziava da mia sorella.
Lei, ogni giorno, curava il proprio aspetto fin nei minimi dettagli, perché “ogni giorno poteva essere quello in cui lui sarebbe tornato”, e aveva tutta l’intenzione di fargli una buona impressione. Io invece avevo smesso da tempo di desiderare che tornasse. Avevo smesso perché, nonostante tutte le attenuanti che la mamma gli aveva concesso, lui non aveva minimamente messo in conto le conseguenze del suo abbandono.
Non c’era stato nelle settimane di depressione della mamma, né nei mesi di gravidanza o in quelli in cui aveva dovuto scomparire, allontanarsi dalla sua famiglia e dai suoi amici, per tirarci su libere dal pettegolezzo.

Mai una volta la mamma aveva messo se stessa prima di noi figlie. Ci aveva dato tutto. E lui? Dov’era stato lui in tutto questo?

Nessie sognava il padre perfetto. Io avevo smesso di sognarlo quando avevo capito che Edward Cullen non lo sarebbe mai stato.










 
Personalmente, sono molto soddisfatta da questo capitolo, mi auguro che vi piaccia almeno un po' di quanto piace a me :)

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