Sirius, il miglior padrino di sempre!

di fedefede1995
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scelta di Felpato ***
Capitolo 2: *** E' QUI! ***
Capitolo 3: *** Chi parla per primo? ***
Capitolo 4: *** Meglio tenere a freno la lingua ***
Capitolo 5: *** Nervi a fior di pelle ***
Capitolo 6: *** Incubi ***
Capitolo 7: *** Schiantato ***
Capitolo 8: *** Facciamo due passi ***
Capitolo 9: *** Reazioni impulsive ***
Capitolo 10: *** Interrogatorio esilarante ***
Capitolo 11: *** Molly e Remus ***
Capitolo 12: *** Lunastorta e Felpato ***
Capitolo 13: *** Legilimens! ***
Capitolo 14: *** Metropolvere capitolo due ***
Capitolo 15: *** Delusioni ***
Capitolo 16: *** Conoscenze ***
Capitolo 17: *** Cosa..? ***
Capitolo 18: *** Ritorno ***
Capitolo 19: *** Parliamone ***
Capitolo 20: *** Condizioni ***
Capitolo 21: *** Meglio dimenticare ***
Capitolo 22: *** Normalità? ***
Capitolo 23: *** L'Ordine ***
Capitolo 24: *** Udienza ***



Capitolo 1
*** La scelta di Felpato ***


Harry aprì gli occhi. Ci mise un po’ per rendersi conto che tutto quello che aveva visto nelle ultime ore , da quello che aveva percepito, era solo un incubo, uno dei tanti che ormai lo perseguitavano la notte. Eppure tutto era sembrato così chiaro e reale! Si alzò lentamente dal letto e si diresse verso lo specchio: un ragazzo magro, un po’ sciupato ricambiò i suoi sguardi di sollievo. Dopo la morte di Cedric, dopo aver assistito alla rinascita del Signore Oscuro, dopo aver combattuto per la sua vita ed esserne uscito miracolosamente incolume era tornato nell’odiata, ma unica casa che aveva. Non sapeva dove si trovasse Sirius, anche se ora come non mai aveva bisogno di lui, dell’unico legame affettivo che avesse; non gli bastavano più solo le lettere.
Dopo aver passato alcune ore prima che arrivasse il momento della colazione, scese la rampa di scale e si recò in cucina. I suoi zii e suo cugino sedevano a tavola, non curandosi minimamente di lui. Prese i tre biscotti che gli spettavano e sedette sullo sgabello vicino al lavandino. Si mise a pensare di nuovo al suo padrino, come sarebbe vivere con lui invece che con i suoi parenti infernali, circondato dalla magia, argomento taboo con i Dursley. Se ne tornò camera, era da più di una settimana che non lo sentiva. I suoi zii avevano confinato Edvige in una zona della casa a lui ancora sconosciuta.
Dopo due settimane avvenne ciò che Harry aveva sognato da una vita.
SIRIUS
Silente aveva ordinato a Sirius di nascondersi e non dare nell’occhio, ma era da una dozzina di giorni che non arrivavano notizie da Privet Drive, ma la cosa più preoccupante era il fatto che le sue lettere tornassero tutte indietro. Aveva deciso che era ora di andare a trovare il suo figlioccio, doveva assicurarsi che stesse bene. Ora che ci pensava bene era da un po’ che non si tirava a lucido; si fece una doccia, aggiustò i capelli ribelli con un po’ della brillantina che stava sul lavandino (chissà da quanti anni stava lì!),si mise il completo con meno buchi che trovò e sistemò il fazzoletto nella tasca della giacca, sopra il cuore.
Prima di uscire prese la bacchetta e si diresse alla porta. Guardandosi alle spalle pensò a come sarebbe stato quel posto con un po’ di compagnia. Ma non c’era tempo per fantasticare, doveva andare da Harry! La scopa sarebbe stata di certo il mezzo più comodo per viaggiare e diamine, aveva una voglia pazzesca di libertà. Alla fine decise di smaterializzarsi, sarebbe arrivato più in fretta.
HARRY
Se ne stava seduto sul suo letto, con Dudley che continuava a bussare alla porta, attribuendogli nomignoli poco carini tra cui l’ormai famigliare “spostato”. Anche a suo zio piaceva molto chiamarlo così, soprattutto nelle poche occasioni in cui qualcuno dei loro amici chiedeva di lui. Guardò fuori dalla finestra. Il caldo si quell’anno era infernale tanto che se ci si concentrava sull’asfalto si potevano vedere le onde di calore che la strada emanava. Mano a mano con il buio, i lampioni iniziarono ad accendersi.
“Come per magia!” pensò Harry, ridendo tra sé e sé.
Riportò lo sguardo sul paesaggio, una famiglia del vicinato stava passeggiando e pian piano si allontanò, lasciandogli impressa nella mente l’immagine di dei due adulti che tenevano per mano il loro figlioletto più piccolo. Tutta la frustrazione di quei giorni e il dolore per la mancanza dei suoi fecero sgorgare lacrime amare che non avevano intenzione di smettere di scendere lungo le sue guance.
Un lampione iniziò ad accendersi e spegnersi ad intermittenza. Sapeva che la magia provocava quello strano effetto sulla corrente elettrica e Harry lo sapeva bene. Si asciugò gli occhi e impugnò la bacchetta. Forse Voldemort era venuto a prenderlo; non aveva certo preso bene la sua fuga dal cimitero..
Un sonoro crack confermò i suoi sospetti, ma non era il mago oscuro che lo fissava da lontano con uno sguardo preoccupato. Harry aprì la porta della sua stanza e si precipitò giù dalle scale giusto in tempo per sentire zio Vernon andare ad aprire la porta. 

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Capitolo 2
*** E' QUI! ***


Si arrestò di colpo. Aveva fatto solo pochi gradini prima di sentire chiedere a zio Vernon, con un tono tutt’altro che educato:
“Chi è a quest’ora?”
L’educazione non era molto nota ai suoi zii, era più che altro un tentativo di mantenere una facciata con i vicini di casa. Il cuore gli batteva fortissimo in petto, tanto da aver paura che lo potessero sentire. Un misto di eccitazione e terrore gli confondevano i pensieri e non riusciva a ragionare a mente lucida. Cosa avrebbe potuto dire ai suoi zii..
“Ma chi se ne importa!” disse tra sé e sé “Ora c’è Sirius dietro quella porta”.
Un attimo di silenzio fecero temere ad Harry che il suo padrino se ne potesse essere andato, ma subito dopo senti un uomo che con voce chiara e ricolma di orgoglio disse:
“Sirius Black!”

ZIO VERNON
Quel nome gli sembrò famigliare, ma non riusciva a ricordare a cosa fosse collegato. Eppure un qualcosa si mosse dentro di lui, un istinto naturale che iniziò a fargli tremare le ginocchia. Si girò verso il sottoscala dove Petunia, sua moglie, era appoggiata con uno sguardo si di paura molto eloquente.
“Tesoro cos..?” si interruppe prima di finire di pronunciare la domanda. Il suo sguardo era caduto sul nipote in cima alle scale, paonazzo talmente cercava di reprimere le risate. Solo in quel momento il cervello collegò i vari indizi. Non poteva essere vero! Il ragazzo li aveva più volte minacciati di avvisare il suo padrino, ma mai questo era arrivato. Per precauzione gli aveva confiscato anche quel maledetto uccello..
Un brivido percorse la schiena già madida di sudore. Li aveva avvisati che se non avesse ricevuto suo notizie questo si sarebbe presentato per controllare, per non parlare di quello stranissimo e terrificante uomo con l’occhio finto. E se ci fosse stato anche lui?
Invece di aprire la porta, chiuse anche il chiavistello e si appoggiò alla porta, tenendola con tutte le sue forze.
Quel mago continuò a bussare e a ripetere il suo nome. Non avrebbe permesso a nessun altro di quegli spostati di entrare in casa sua, sarebbe dovuto passare sopra al suo corpo. Già Harry aveva rappresentato un grava imbarazzo per la sua famiglia e non avrebbe permesso ad altri di aumentare la vergogna che li circondava. Lo fece presente anche all’indesiderato, che stranamente arrestò la sua furia contro la porta.

HARRY
Non poteva essersi arreso così. Lui era un mago! Forse che la magia di sua madre non gli permetteva di fare magie? No, impossibile! Lui non era un mago oscuro, non era Voldemort. Ed infatti dopo una brevissima pausa si udì la porta scattare e dopo uno sbuffo di fumo argenteo, apparve Sirius. Indossava quello che doveva essere uno dei sui completi migliori, ma di sicuro bizzarro alla vista dei babbani. Con la bacchetta ancora in mano iniziò ad avanzare per entrare in casa. Zio Vernon gli si parò davanti, intimandogli che avrebbe chiamato la polizia se non si fosse allontanato. Ormai stufo di tutto quel teatrino, Felpato tese il braccio davanti a sé senza aprire la bocca, ma bastò a fare allontanare tutti i Dursley in salotto che squittendo come topi in trappola si nascosero dietro al divano.

SIRIUS
Dove è Harry?
Lo aveva intravisto dalla finestra, ma non per molto. Era sparito pochi secondi dopo. Era li per lui e doveva trovarlo! Come aveva potuto Silente lasciarlo con quella feccia di babbani quando avrebbe potuto spedirlo a casa sua? Erano così stupidi da pensare che una porta sbarrata avrebbe potuto trattenerlo lontano da Harry, il suo figlioccio? Continuò ad avanzare con il braccio teso e la bacchetta pronta ad essere usata. Fece qualche passo avanti nel pianerottolo e sentì qualcuno correre giù dalle scale. Spostò la bacchetta in quella direzione, ma la abbassò all’istante quando vide che Harry correva verso di lui.  

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Capitolo 3
*** Chi parla per primo? ***


Dopo il torneo Tre Maghi, nel quale aveva quasi perso la vita durante uno scontro all’ultimo sangue con il Signore Oscuro, Sirius non era più riuscito a vedere Harry. I loro discorsi si erano limitati a fogli di pergamena scambiati attraverso gufi. I discorsi erano sempre i soliti, ma lui aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Dopo non aver ricevuto poi nessuna notizia per settimane non aveva potuto resistere e si era recato a casa dei Dursley. E ne era valsa la pena.
HARRY
Appena Harry raggiunse l’ultimo gradino si gettò nelle braccia di Sirius e si scambiarono un abbraccio molto lungo, uno di quelli pieni d’affetto che aveva ricevuto poche volte nella sua vita, che sembrò durare un’eternità e troppo poco contemporaneamente. Harry aveva gli occhi lucidi e ancora una volta pianse lacrime, ma questa volta di gioia. Sirius si staccò da lui e gli mise una mano sulla spalla sinistra. Lo guardò negli occhi con uno sguardo di preoccupazione evidente
“Stai bene?”
Harry avrebbe voluto dirgli tutto. Degli incubi e dell’incredibile senso di frustrazione, ma da quando lo aveva visto tutte quelle brutte cose si erano spostate in un angolo della sua mente. Ora si sentiva bene e al sicuro. Sempre uno accanto all’altro si recarono in salotto, dove i suoi zii li attendevano, anche se sarebbe più corretto dire che speravano di non doverli incontrare ma nel peggiore dei casi erano protetti e nascosti dall’orrendo divanetto della sala.
Preferì rimanere in silenzio. Ma questo non fece altro che far preoccupare il suo padrino ancora di più.
SIRIUS
Quelle parole non dette valevano più di mille discorsi per lui. Con calma lasciò cadere il braccio con cui teneva Harry lungo il fianco ma teneva ben stretta la bacchetta che ogni passo produceva qualche piccola scintilla. Un ragazzo alto e di corporatura robusta entrò anche lui  in sala, ma non si accorse della sua presenza. Vide Harry però, sfregarsi gli occhi.
“Hai proprio paura del tuo cuscino è spostato?” disse Dudley.
Appena finì di pronunciare la frase, il suo sguardo cadde sull’uomo in piedi in mezzo alla stanza, che teneva in mano quella “cosa”, una bacchetta. Quindi non poteva essere altro che un mago, come suo cugino. Quello stesso stava alzando il pezzetto di legno contro di lui.
“Sedetevi tutti! Dobbiamo scambiare due parole noi!” sottolineò quel noi, facendo capire ai Dursley di non avere nessuna intenzione di giocare. Era serio come non mai. All’inizio non si mossero, ma quando la bacchetta sputò una valanga di scintille rosse scattarono e si sedettero tutti e tre sul divano che avevano usato come scudo.
HARRY
Se solo non avesse saputo chi era, avrebbe avuto molta paura di Sirius in quel momento. La collera lo dominava, ma non avrebbe fatto mai del male senza motivo alle persone. Il problema era che un motivo lo aveva, lui e la sua non risposta precedente. Il suo padrino si sedette in una delle poltrone di fronte al divano e gli fece segno di mettersi seduto accanto a lui sul bracciolo.
Nessuno parlava, tutti se ne stavano li a fissarsi senza avere il coraggio di spiaccicare una parola. Solo Felpato sembrava calmo.
“Anche troppo” pensò.
“Allora, non avete nulla da dire?” era stato Sirius a cominciare la conversazione. Harry trattenne il fiato, lo zio divenne paonazzo, zia Petunia si nascose il più  possibile dietro la mole del marito e Dudley si strinse la lingua fra i denti, pentendosi per quello che aveva detto due minuti prima, parole che avrebbero potuto costargli care visto l’identità dell’ospite indesiderato.
“Adesso voglio vedere come se la cavano” disse Harry attendendo una reazione da parte dei sui poco cari parenti.

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Capitolo 4
*** Meglio tenere a freno la lingua ***


VERNON
“Allora? Non parlate più? Nemmeno tu Vernon?”
Fu molto sorpreso a sentirsi chiamare per nome da una persona che non conosceva se non di nome. Quello era sicuramente il padrino del ragazzo, quella sua giacca con pelle di non si sa che animale lo rendeva chiaramente riconoscibile come uno anormale. Ma cosa avrebbe potuto rispondere? Aveva commesso un grosso errore a confiscare il gufo al ragazzo, ma era troppo tardi per pensarci ora.

“Signore, è lei che è entrato in casa mia senza essere invitato, sono io il padrone! Dovrei essere io a fare le domande!” non sembrò gradire questa risposta. La bacchetta scattò di nuovo in avanti, dritta di fonte alla sua faccia. Iniziò ad avvertire una sensazione strana, come se la sua bocca si stesse serrando sempre più forte; provò a parlare, ma i suoi sospetti vennero confermati dall’impossibilità di muovere la lingua e di aprire le labbra. Non passava nemmeno un soffio d’aria.

“Deve essere una di quelle maledette stregonerie” pensò mentre cercava di liberarsi da quella condizione in tutti i modi. Ormai paonazzo implorò il mago di smetterla, agitando le mani il più possibile davanti al lui, e dopo alcuni secondi senza che più nemmeno un filo d'aria entrasse nei suoi polmoni, vide il ragazzo posare una mano sulla spalla del mago e questo abbassò il braccio.
Finalmente aveva di nuovo la capacità di muovere a piacimento la sua bocca, anche se sarebbe dovuto stare molto più attento con le parole. Lui non temeva nessuno, ma doveva ammettere che quel mago incuteva un certo timore, soprattutto perché a differenza del nipote lui poteva fare magie senza essere punito. E dopotutto era un detenuto fuggito da quella prigione magica!

SIRIUS
Solo l'intervento di Harry lo aveva fermato dal compiere un gesto del quale si sarebbe pentito.. O forse no.
Si ricompose. Raddrizzandosi sulla poltrona scambiò uno sguardo di intesa con Harry e gli fece capire che ora aveva il controllo. Quei maledetti babbani! Si aggiustò la giacca e si abbandonò nella poltrona, poi disse:

“Bene, allora fammi una domanda!”

Sembrava averlo colto alla sprovvista, dopotutto solo lui li conosceva e tutta questa confidenza li metteva a disagio.

“Meglio!” pensò.

“Lei chi è di preciso?” chiese Vernon Dursley dopo un attimo in cui aveva pensato bene a cosa dire.

“Penso che tu lo sappia bene. Sono il padrino di Harry, vostro nipote!”
Un lampo di terrore era apparso per un momento dietro a quella facciona sicura di sé. Naturalmente sapevano del suo passato e questo non fece altro che farlo sentire ancora più forte e sicuro nel confronto con quella gente.

“E come mai è venuto qui a quest’ora?”

HARRY
Era veramente cocciuto. Sirius aveva fatto chiaramente capire a zio Vernon che sebbene non fosse casa sua non aveva nessuna intenzione di fare la scena del sottomesso ne di essere educato con loro. Adesso aveva ripetuto la domanda cambiando alcune parole ma facendo intendere la stessa poca voglia di averlo lì.

“Bè, mi sembra ovvio. Dal momento che sono trascorsi molti giorno senza che io abbia ricevuto notizie dal mio figlioccio e poiché tutte le  mie lettere sono tornate indietro ho sospettato che potesse esserci qualcosa che non andava.. E mi sembra chiaro che avevo ragione!” A ogni parola detta, Sirius si stava scaldando sempre di più. Lo aveva visto così solo quando al terzo anno avevano avuto la conversazione in cui aveva scoperto la verità sul tradimento da parte di Codaliscia dei suoi genitori. Già prima era intervenuto perché aveva visto che la situazione stava diventando pericolosa, dal momento che zio Vernon era più rosso del colore dello stemma di Grifondoro.  Sebbene fosse sembrato tutto magnifico all’inizio, adesso Harry aveva pura che potesse degenerare tutto in un attimo. Un mago adulto e in cerca di giustizia non è mai qualcosa di semplice.

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Capitolo 5
*** Nervi a fior di pelle ***


VERNON
Ecco! I suoi sospetti erano fondati. Aveva sbagliato, non avrebbe dovuto confiscare il gufo al ragazzo. Adesso si trovava nei guai. Cosa avrebbe potuto rispondere? Non c’erano scuse, ma non avrebbe mai ammesso di aver commesso un errore, lo avrebbe reso debole e non poteva proprio permetterselo.

“Il ragazzo ha ricevuto la punizione che si meritava. Ho confiscato quel maledetto uccell..”

“Si adesso sarebbe colpa di Edvige. La devo tenere sempre chiusa in gabbia perché il rumore, che per altro da libera non farebbe visto che non sarebbe mai a casa, vi da fastidio!” disse Harry.

“Si certo, lasciarla libera per poter scambiarti lettere con quei tuoi strambi amici!”
Ok.. aveva veramente esagerato. Per l’ennesima volta quella sera si ritrovò la bacchetta puntata addosso.

“Non ho capito molto bene. Hai appena chiamato gli amici di Harry, dei maghi fantastici e dalle doti nettamente superiori alle tue, STRAMBI?!”

HARRY
La situazione stava diventando davvero insopportabile. Se fino a poco tempo prima era riuscito a controllarsi adesso non ce la faceva più. Un conto era metterlo in cattiva luce davanti a degli sconosciuti, ma dargli la colpa davanti alla persona più cara che avesse, di cose infondate era davvero troppo. Si era alzato in piedi.

“Ne ho veramente abbastanza di voi!”

Era furioso e frustrato. Si girò verso Sirius. Di sicuro lui gli avrebbe creduto, non sarebbe stato ad ascoltare quei bugiardi dei suoi parenti. Ma il suo padrino non lo stava guardando, aveva ancora gli occhi e la bacchetta puntati contro zio Vernon. Lentamente variò la traiettoria e il pezzo di legno magico finì in direzione di Dudley.

“Sapete, Harry era il figlio del mio migliore amico, James, il marito di Lily” disse Sirius sottolineando il nome dei suoi genitori. Non sembrò colpire molto zio Vernon, ma zia Petunia emise un quasi impercettibile gridolino. Lui sapeva come non avesse preso bene il fatto che sua sorella fosse una strega mentre lei no. Aveva atteso anche lei una lettera dalla scuola di magia, aveva addirittura scritto a Silente, pur di imparare magie. Purtroppo per lei, non venne mai questo momento. Ogni volta che veniva pronunciato il suo nome assumeva un’espressione di invidia mista a disgusto.

“Petunia, il figlio di tua sorella”

“Si, lo so. Non c’è bisogno che me lo dica un estraneo!” rispose in modo freddo la zia.

“Non mi sembra che tu ne sia pienamente al corrente, dal momento che lo trattate come un detenuto” rispose Sirius con un tono di sfida.

SIRIUS
Questi babbani erano veramente della peggior specie esistente. Quella donna di fronte a lui poi. Era la sorella della dolce Lily, ma non aveva proprio nulla a che fare con lei. Solo il sangue nelle loro vene era lo stesso. Silente era sicuramente a conoscenza della situazione, ma perché non era mai intervenuto?

“Dovresti trattarlo come se fosse figlio tuo!”

“Noi lo abbiamo accolto in casa nostra, gli abbiamo dato il pane della nostra tavola, lo abbiamo vestito, e lei adesso insinua che non ci siamo presi cura di lui?” Vernon a quanto pare non era disposto a vedere sua moglie attaccata da lui.

“Forse sarebbe vissuto circondato da più felicità in un orfanotrofio da quanto vedo!”

Harry era ancora in piedi, ma aveva piegato la testa in avanti. Sembrava molto stanco, provato quasi. Prima lo aveva osservato per un secondo, ma ora che lo guardava meglio sembrava avesse molti più anni della sua età. Aveva i capelli arruffati come al solito, come James, il viso molto magro e spigoloso come il resto del corpo. Indossava dei vestiti ormai troppo piccoli per la sua altezza, ma molto larghi. Come era cresciuto in poco tempo!
Aveva deciso che avrebbe continuato la conversazione con quella famiglia da solo, così si rivolse direttamente ad Harry.

“Andiamo di sopra in camera tua.”

“Non le permetterò di girovagare in casa mia..” disse Vernon.

“Non ti sto chiedendo il permesso! Noi continueremo la conversazione più tardi”. Prese Harry per una spalla e si diressero verso le scale. Non parlava e questo non fece altro che alimentare le sue preoccupazioni. Forse aveva toccato punti troppo dolenti per lui. Salirono lentamente i gradini e si lascò guidare dal ragazzo fino alla porta giusta.  
 
 
 
 
 
Ciao a tutti J spero vi stia piacendo la storia! In questi giorni pubblicherò il più possibile. Sono aperta e accetto volentieri dei suggerimenti ;)  se c’è qualcosa che vorreste che sviluppassi basta chiedere e farò il possibile (tenendo conto anche della trama che voglio dare alla storia) di inserirlo. Bacioni e alla prossima J

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Capitolo 6
*** Incubi ***


VERNON

Era una promessa e una minaccia. Doveva proteggere la sua famiglia da quell’essere, dovevano fuggire prima che quell’uomo tornasse dal piano superiore. Con una mossa del braccio gli aveva serrato la bocca come se gliel’avessero cementata, chissà cosa poteva fare. Cose molto più pericolose, dopotutto era un mago come quel suo nipote spostato che aveva gonfiato sua sorella. Era un criminale poi, senza scrupoli, che non si sarebbe posto molti scrupoli nel compiere atti orribili. Dovevano andarsene da quella casa.

“Petunia cara, prendi più cose possibili, le cose di valore. Recupera Dudley dal suo nascondiglio e cerca le chiavi della macchina. Dobbiamo andarcene per qualche giorno. Non possiamo fare molto contro quell’uomo. È uno di loro!” il disprezzo nella sua voce era evidente, ma condiviso con gli altri membri della famiglia.
Iniziarono a raccogliere l’argenteria, le cornici con le foto di famiglia, nessuna delle quali ritraeva il volto di Harry. Quel ragazzo da sempre era stato un problema, ora più che mai era un pericolo assoluto. Non gli avrebbero permesso di rimanere quando il suo padrino se ne fosse andato. Naturalmente sperava che se lo fosse portato via al loro ritorno. Per la prima estate non lo avrebbero avuto tra i piedi e avrebbero potuto invitare i loro amici, cosa impossibile dato che d’estate c’era sempre lui a casa e li avrebbe messi in imbarazzo.

SIRIUS

Aperta la porta della camera l’ambiente divenne più confortevole. Il disordine era evidente, ma aveva un non so che di famigliare. Forse perché anche lui non conosceva molto la parola “ordine”. Fece sedere Harry sul letto e si mise in parte a lui. Stava piangendo, ma non voleva farglielo notare. Era un ragazzo davvero coraggioso, sempre pronto ad affrontare le sfide, ma era soprattutto una persona fatta di carne e d’ossa.
Nello studio di Silente aveva ascoltato per filo e per segno quello che aveva affrontato la notte dello scontro con Voldemort, ma cosa aveva veramente vissuto? Il racconto era stato agghiacciante, si immaginava cosa poteva essere stato viverlo. Quegli orrendi parenti poi! Avrebbe scommesso il braccio della bacchetta che non gli avevano chiesto nulla dell’anno scolastico e di quello che gli era successo.
Ron e Hermione gli avevano scritto qualcosa, ma Silente gli aveva fatto giurare di raccontare il minimo indispensabile affinché non lo mettessero maggiormente in pericolo. Si doveva essere sentito ancora più solo.
Gli mise il braccio attorno alle spalle e lo strinse a sé. Non fece resistenza. Stettero li così per un po’ senza scambiarsi una parola, ma dicendosi molto più cose che se lo avessero fatto.

“Sdraiati un po’, hai bisogno di riposarti, io sarò qui quando ti sveglierai” lo avrebbe fatto.

“Lo prometti?”

“Si, sarò qui!”

Si tolse gli occhiali e si sdraiò. Dopo una decina di minuti si era assopito. Era proprio uguale a James.
Dei rumori provenivano dal piano di sotto; quei codardi se la stavano svignando. Prese la bacchetta, si alzò dal letto e uscì dalla camera socchiudendo la porta dietro di sé. Scese le scale giusto in tempo per scontrarsi con i tre Dursley carichi di oggetti e con indosso i soprabiti.

“State andando da qualche parte?” lasciarono cadere tutto, ma rimasero immobili. Avevano paura di lui: molto bene!

“Avevamo già un impegno preso in precedenza, sono molto desolato ma dobbiamo andare”. Non si mosse. Davvero lo credevano così ingenuo?

“E dov’è che dovreste andare?” silenzio “Come pensavo. Perché non torniamo in salotto? Abbiamo un discorso a terminare noi tre giusto?”
Restò fermo fino a quando non iniziarono a muoversi verso la stanza con il divano. Il figlio se ne approfittò e se ne andò in camera sua, mentre i suoi genitori si sedettero di fronte a lui.

“Non ho intenzione di girare troppo attorno alla questione. I miei amici auror e Harry stesso vi avevano avvisato che sarebbero venuti  a controllare nel caso non avessero ricevuto notizie per un periodo superiore a qualche giorno. Avete deciso di confiscare il gufo per il rumore, come punizione. E se ritenessi di dover punire vostro figlio cosa fareste?”

“Non oserebbe!” disse Vernon dall’angolo del divano in cui stava cercando di nascondersi.

“Credi davvero che un grosso babbano come te possa farmi paura? Sono stato nel posto peggiore della terra e quelli come te mi fanno solo ridere. Potrei farvi molto male con un piccolo movimento di polso sapete?” stavano tremando “potrei farvi accadere le cose peggiori che potete immaginarvi, anche più terribili di come le vedete nella vostra testa”

VERNON

Quell’uomo lo terrorizzava. Quelle parole erano esattamente quello che aveva intenzione di fare. Non erano per niente montate per fargli più paura, lo avrebbe fatto e non si sarebbe nemmeno pentito.

“Quel ragazzo se l’è meritato”

“Vernon!” Petunia intervenì.

“No tesoro, non lascerò che quest’uomo ci accusi. Se l’è meritato. Quell’ingrato ha risposto male a mia moglie, sua zia e per educarlo gli abbiamo dato questa punizione”

“E cosa avrebbe detto di così maleducato?”
Adesso che ci pensava, il nipote si rifiutava di preparare la colazione per loro tre. Lui infatti mangiava solo i suoi tre biscotti, ma non poteva dirlo al mago

“Questo non ha importanza”

“Ne ha per me!” 
Quell’uomo sapeva essere davvero insistente.

“Allora?!”

“Si è rifiutato di preparare la colazione, quando era il suo turno. Dudley si impegna sempre così tanto mentre lui no, mai una volta che sia riconoscente” forse se l’era cavata.

“Avanti, pensi davvero che io ci creda? Quel ragazzo è uno scheletro, non penso nemmeno mangi gli altri pasti, figuriamoci la colazione! Mentre voi tre siete molto ben nutriti. Basterebbe la coda a tuo figlio e sembrerebbe un maiale, ma penso che qualcuno ci abbia già pensato un paio di anni fa, giusto?”
Quel gigante aveva fatto apparire la coda a suo figlio e avevano dovuto portarlo in una clinica privata per farlo operare senza che si venisse a sapere. Troppo difficile spiegare a quelli che avrebbero chiesto. Se l’erano cavata dicendo di essere andati fuori dal paese per qualche giorno, che avevano proprio bisogno di una vacanza.

“Questo non è il modo di comportarsi signore!” non poteva accettare ulteriori minacce.

HARRY

Si sentiva un po’ meglio dopo quei minuti passati da solo con Sirius. Non lo aveva giudicato per le sue lacrime, gli era stato vicino anche se si era dimostrato più debole e vulnerabile che mai. Quando si era addormentato aveva iniziato un bel sogno in cui lui e il suo padrino vivevano insieme in una casa come quella di Ron, con magie in tutti gli angoli, circondato da affetto e libero di fare ciò che più desiderava.
Ben presto però si ritrovò nell’ormai famigliare cimitero dei Riddle. Sapeva già quello che sarebbe successo. Avrebbe rivissuto la notte di morte del Torneo Tre Maghi, avrebbe visto Voldemort e Cedric. Cercò di svegliarsi, ma non ci riuscì. Avrebbe dovuto rivedere tutto un’altra volta.

SIRIUS

Stava per mettere le mani addosso a quell’uomo, ma non appena fece il gesto di muoversi udì degli strani lamenti provenire dal piano superiore. Sembrava la voce di Harry. Si fermò ad ascoltare.

“Vede, non fa altro che fare rumori molesti e comportarsi come un animale urlando nel cuore della notte. Ecco perché si merita tutto questo”
Cosa aveva appena detto? Urlare nel cuore della notte non era da Harry. Magari avrebbe potuto farlo per prendersi gioco di loro, ma perché farlo anche ora che c’era lì lui?

“Sente? Nomi e cose senza senso!”
Harry effettivamente stava urlando, ma non erano cose insensate, non per lui che conosceva i fatti.

“Da quanto tempo va avanti questa storia?”

“Da quando è arrivato. Non riusciamo più a dormire tranquilli e.. Ma dove sta andando?”
Doveva vedere con i suoi occhi, non era un dispetto quello che Harry stava facendo; doveva controllare!
Salì di corsa. Le grida si sentivano più forti.

“Non uccidere Cedric! Mi vuole uccidere mamma!”
Aprì la porta. Harry si stava agitando parecchio nel letto, era madido di sudore e parlava nel sonno, descrivendo quello che stava vedendo. Dopo un po’ di tempo si svegliò di soprassalto e sbarrò gli occhi. 

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Capitolo 7
*** Schiantato ***


HARRY

Era finito così come era cominciato, all’improvviso e senza che lui potesse fare nulla per impedirlo. Era seduto nel letto, allungò il braccio destro verso il comodino alla ricerca degli occhiali, senza i quali era praticamente cieco. C’era qualcuno che lo osservava dalla porta, era più di una persona in realtà. Si inforcò gli occhiali sul viso e riconobbe Sirius e i suoi zii, che si tenevano a debita distanza dalla bacchetta illuminata sulla punta.

“Harry..”

“Non ne voglio parlare!” era stato un po’ troppo duro, dopotutto si stava solo preoccupando per lui, ma ogni volta la rabbia di Voldemort quando lo vedeva fuggire con la passaporta gli rimaneva attaccata addosso come una zecca.

“Scusa Sirius.” Glielo doveva.

“Cosa le ho detto? Tutte le sere la stessa storia!” disse zio Vernon “E con lei almeno si è scusato per la sua maleducazione, solo perché la teme, mentre con noi pensa di comandare solo perché ha in tasca quel pezzo di legno!”

Per Sirius era veramente troppo. Con un colpo fulmineo della bacchetta lanciò un lampo dorato contro zio Vernon e lo schiantò contro il muro, facendolo cadere a terra svenuto. Zia Petunia iniziò a urlare.

“L’ha ucciso! Assassino! Assassino!”

“Non è morto! È solo schiantato, si riprenderà tra qualche ora.”

Non sembrò rassicurare molto la zia, che continuava a sbraitare cosa senza senso. Le fece un incantesimo non verbale e improvvisamente non fu più in grado di parlare. Dudley correva nel corridoio ululando; venne raggiunto da una corda che lo legò per bene come un animale selvatico catturato durante una battuta di caccia.

“Calmatevi e vi libero”. Petunia guardò Vernon e vide il suo pancione sollevarsi ed abbassarsi costantemente. Fece dei respiri profondi e cercò per quanto fosse possibile di rilassarsi.

“Aspettate qui, vi assicuro che questo non è nulla. Vi ho avvisato, voglio trovarvi tutti di sotto al mio ritorno!” con un gesto della bacchetta mise zio Vernon su una barella che si muoveva da sola lungo le scale verso il salotto, Dudley venne rilasciato e corse verso la madre che finalmente libera gli disse:

“Vieni Didino, facciamo come dice quest’uomo.”

I tre Dursley scesero al piano inferiore come se stessero seguendo una processione, in un silenzio sacro e colmo di riflessione. Sirius si ricompose e si voltò nuovamente verso Harry che era rimasto particolarmente scioccato, anche divertito oserebbe dire, dalla scena che aveva appena visto, sebbene un velo di tristezza velasse i suoi occhi.

Si assicurò che se ne fossero andati e poi si avvicinò al bordo del letto. Si sedette e sentì di dovere delle spiegazioni.

“Si riprenderà, non era uno schiantesimo forte e poi è grosso babbano, ha attutito il colpo.” Sorrise.

“Non è che mi dispiaccia che se ne stia in silenzio per un po’, non chiude mai quella sua boccaccia!”.

Si sentiva un po’ in imbarazzo. Aveva sentito tutto, la sua espressione non nascondeva nemmeno un po’ della preoccupazione che provava. Stava di sicuro pensando a quanto sembrasse una pezza da buttare. Si sentiva tutto sudato e non aveva di sicuro un bell’aspetto. Non sapeva bene come comportarsi. Cosa avrebbe dovuto dire? Avrebbe dovuto spiegare tutto al suo padrino?

“Certo che si, ma..” sarebbe sembrato ancora più debole di quello che già si era dimostrato quella sera. No, non avrebbe detto nulla, anche se Sirius sembrava volesse sapere tutto.

Si alzò per allontanarsi un po’ da quello sguardo inquisitorio. In realtà aveva più paura che potesse vedere il volto di Voldemort riflesso nelle sue pupille. Andò verso lo specchio per assicurarsi lui stesso che nulla fosse visibile. Si sentiva parecchio stupido, non c’era assolutamente nulla nei suoi occhi che potesse rivelare quello che aveva visto. Vide dietro  di sé Felpato con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa tra le mani. 

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Capitolo 8
*** Facciamo due passi ***


HARRY

Evitava il contatto visivo. Probabilmente anche lui ora credeva fosse pazzo.

“Ora anche tu mi vedi per quello che sono, uno spostato”. Rise pensando a quante volte aveva voluto che i suoi parenti smettessero di chiamarlo in quel modo, mentre ora era stato lui stesso a darsi quel titolo. Dopotutto avevano ragione. Da quanto gli risultava nessuno dei suoi amici passava le notti rivedendo sempre la stessa scena, facendo sempre quell’incubo orribile di morte. Non arrivò nessuna parola da Sirius. Ora era davvero convinto che lo credesse matto.

“Non ti biasimo sai? Io scapperei a gambe levate da uno così.”

Scostò i capelli dal volto lasciando intravedere le gote umide. Ecco, c’era riuscito a fare stare male la persona a cui teneva di più al mondo.

“Hai urlato Harry, hai detto delle cose”

Ah cavolo, lo sospettava da un po’ ormai. Parecchie volte zio Vernon era arrivato a svegliarlo nel cuore della notte dicendogli di smetterla di urlare come dispetto. Non aveva collegato fino a quel momento che potesse esprimere il suo terrore anche a voce senza che se ne accorgesse. Certamente aveva urlato la notte dello scontro e probabilmente lo faceva ogni volta che risognava l’avvenimento.

“Cosa hai sentito?” aveva usato un tono abbastanza distaccato. Era una sensazione strana quella che provava. Un conto se fosse stato lui a dirglielo, ma in questo caso non aveva avuto scelta; Sirius lo sapeva già, i Dursley lo sapevano già, ma soprattutto Dudley se ne stava già approfittando. Era arrabbiato con se stesso perché non era in grado di avere la meglio su degli incubi. Strinse i pugni e strinse forte i denti.

“Stavi rivivendo quella notte vero? Quella del torneo.”

Era inutile mentire a questo punto, sarebbe stato veramente la cosa più sciocca da fare. Preferì rimanere in silenzio. Chi tace acconsente, giusto?

“Harry!”

Andò verso il comodino, passando davanti a Sirius. Prese la bacchetta e uscì dalla stanza. Aveva bisogno di aria e li dentro si sentiva soffocare. Sentiva che il suo padrino lo stava seguendo. Uscirono e iniziarono a camminare. Felpato era un po’ più indietro di lui, dopotutto stava quasi correndo. Arrivarono fino ad un parco dove passava molto del suo tempo libero, lontano da tutto e tutti, preferiva la solitudine. Si sedette sul sedile dell’altalena e Sirius sull’altra.
Iniziò a dondolarsi piano piano.

SIRIUS

Non voleva parlare con lui, non si fidava. O forse aveva solo bisogno di un po’ di tempo. Non sapeva bene come ci si dovesse comportare in questi casi. Molly Weasley avrebbe saputo cosa fare con tutti quei figli, ma lui era proprio un pesce fuor d’acqua. James e Lilly però avevano scelto lui, credevano che in caso di bisogno sarebbe stato in grado di aiutare loro figlio.

“Un po’ di coraggio Sirius, sei un uomo adesso. Non è più tempo di nascondersi. Fallo per lui. Pensa a come ti sentivi tu quando avevi bisogno e non c’era nessuno.”

“Sai, una volta quando ero piccolo vidi un mago davvero terrificante e la notte stessa feci un incubo orribile. Non dissi niente a nessuno perché mi vergognavo, ma la notte successiva e quella dopo ancora continuai a vedere il suo viso nella notte”

Aveva la sua attenzione anche se non lo stava guardando.

“Decisi dopo un mese buono di parlare con mia madre, perché con mio padre sarebbe stato troppo imbarazzante e il mio già gigantesco ego non me lo permetteva. Così raccolsi tutto il mio coraggio e andai da lei, le raccontai tutto d’un fiato.”

“Ti fu d’aiuto?”

Evvai, aveva parlato.

“In effetti non molto. Mia madre non sentiva l’istinto materno. Mi rise in faccia e disse che non sarei mai stato un uomo se un mago mi spaventava così. Dovevo combattere la paura da solo.”

Cavolo, bravo Sirius, complimenti direi. Bell’esempio per farlo aprire.

“Ah..”

“Ok, senti Harry. Io non ho molta esperienza in queste cose. Ma quello che ti posso garantire, anzi giurare è che non riderò come quello zuccherino di mia madre.”

“…”

“Non sempre cercare di risolvere le cose da solo è la soluzione migliore. È davvero la cosa più sbagliata. La solitudine serve, ma non sempre aiuta.”

“Va bene, ma non è semplice”

“Sono qui per te!”

Capì che si fidava di lui. Era pronto per aiutarlo per quanto gli fosse possibile e anche oltre. 

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Capitolo 9
*** Reazioni impulsive ***


HARRY

Gli raccontò tutto. Tante volte aveva desiderato farlo, senza mai trovare il coraggio di scrivere quello che provava sul foglio di pergamena. Ora parlare gli tornava più facile, forse perché il suo padrino già sapeva parte di quello che lo affliggeva o semplicemente era a suo agio, per quanto raccontare quelle cose lo potesse far sentire bene, perché sapeva che non sarebbe stato giudicato. Sirius intanto lo ascoltava senza intervenire. Gli vedeva scorrere le emozioni sul viso: rabbia, dolore e un qualcosa a cui non riuscì a dare un nome, sapeva solo che era la peggiore da vedere sulla faccia del suo confidente.

SIRIUS

Quello che aveva udito nella stanza del suo figlioccio era abbastanza chiaro e non aveva bisogno di sentirselo raccontare. Ma ne aveva bisogno Harry che, da quello che aveva capito, non parlava mai con nessuno. A questo punto era arrivato a sospettare che non ne avesse fatto parola nemmeno con i suoi amici. Era furioso, perché un ragazzo così giovane non avrebbe dovuto passare tutte quelle cose orribili. Già quando era neonato quel maledetto mago oscuro gli aveva tolto la famiglia, ora gli aveva tolto pure quella poca spensieratezza che aveva acquistato scoprendo la magia e le gioie del Quidditch. La cosa che più lo tormentava era che Silente sembrava non essere turbato da nulla. Certo, si era interessato della sicurezza di Harry dopo la fine del quarto anno, ma non lo era andato a trovare ne si era disturbato a scrivere al ragazzo se avesse bisogno di qualcosa. Da sempre era stato convinto che ci tenesse a lui, ma ora i fatti sembravano dimostrare esattamente il contrario. Avrebbe potuto parlare con Alastor di questa cosa, lui aveva esperienza con le arti oscure e avrebbe potuto dargli dei consigli utili per aiutare Harry, ma non poteva semplicemente andare a spifferargli tutto senza chiederglielo.

Lui non era una spia e non avrebbe tradito la fiducia del figlio di James, ma allora cosa fare? Per farlo aprire c’era voluta un bel po’ di insistenza e aveva giurato di non dire nulla a nessuno, ma lui da solo non era in grado di fornirgli una soluzione al suo problema. Avrebbe potuto chiedere a Remus e forse anche Harry sarebbe stato d’accordo. Aveva avuto il suo amico come maestro di difesa contro le arti oscure e più volte lo aveva sentito dire che era stato il migliore che avesse mai avuto.

“È tutto?”

Non era molto bravo, doveva ammetterlo. Il suo senso paterno era quasi totalmente assente e si capiva dalle sue frasi, completamente prive di tatto.

“Ti sembra poco?!”

“No Harry, non capisci, no è quello che intendevo dire, lo sai”

“No, non lo so. Credete tutti che io non capisca, che non abbia il diritto di sapere quello che mi succede solo perché non sono maggiorenne, ma non siete voi che giorno dopo giorno vedete e vivete cose orribili senza la minima intenzione di farne parte!”

“Harry andiamo, sono stato io a chiederti di parlarmi. Credi che se non ti ritenessi una persona affidabile starei qui a sentire tutto quello che hai da dirmi? Io credo proprio di no.”

“Torniamo a casa, è quasi mattina e sono stanco”

“Harry”

“Torniamo a casa, per favore Sirius!”

Non capirà mai gli adolescenti. Troppo impaurito di poter peggiorare la situazione con altre frasi sbagliate, se ne stette in silenzio e si incamminò dietro di lui. Se preferiva tornare a casa da quella gente allora doveva averla fatta davvero grossa. Forse avrebbe dovuto chiedere consiglio a Molly. Decise che avrebbe fatto un salto da lei per chiederle come comportarsi, senza rivelarle nulla delle confidenze però!

HARRY

Al diavolo! Si era confidato e Sirius gli aveva chiesto se era tutto, come se quelle cose orrende non fossero abbastanza, come se non fossero un buon motivo per il suo malessere. Non aveva voglia di parlare e a casa dei suoi aprenti avrebbe avuto un po’ di tempo per pensare dato che il padrino doveva parlare con gli zii.
Camminarono separati e in silenzio anche se avrebbe scommesso che più di una volta il suo accompagnatore aveva tentato di dire qualcosa per poi fermarsi dopo aver emesso lunghi sospiri. O semplicemente stava andando troppo veloce come andatura.
Arrivarono nella via di casa, ma al numero 4 di Privet Drive c’era una macchina della polizia con le sirene accese e un agente che si guardava intorno con fare sospetto. Si fermò prima di essere visto e si volto verso Sirius. Aveva lo sguardo colpevole e dispiaciuto, ma in quel momento non gli importava molto. Era troppo arrabbiato.

“Non puoi seguirmi fino a casa adesso. Dovrai rimandare la tua chiacchierata con i Dursley. Non puoi finire in prigione, non di nuovo. Nasconditi per un po’!”.

SIRIUS

Anche se il suo sguardo era freddo si preoccupava ancora per lui. Non avrebbe avuto problemi a metterli fuori gioco, ma modificare la loro memoria sarebbe stato un po’ più complicato, non era molto bravo con quell’incantesimo. Non aveva nemmeno intenzione di porre fine alla loro vita, non era un assassino. Decise di ascoltare il consiglio di Harry: avrebbe colto l’occasione per andare dai Weasley.   

“Va bene, ma tornerò e continueremo la nostra conversazione!”

“Alla prossima!”

Harry si avviò verso la casa e l’agente lo prese per un braccio. Dovette resistere all’istinto di intervenire, ma sapeva che se la sarebbe cavata, era furbo e scaltro.
Era veramente furioso. Aveva fatto un pasticcio! Lanciò un incantesimo contro un albero in uno dei giardini accanto a lui. Delle scintille diedero inizio ad un incendio.

“Aguamenti!” spense le già vive fiamme e si smateriallizò. Sarebbe tornato quella notte: doveva ancora finire la conversazione con i babbani e parlare con Harry dell’accaduto.

“Sarà una nottata interessante”

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Capitolo 10
*** Interrogatorio esilarante ***


HARRY

Quell’agente aveva una stretta bella forte, ma non aveva intenzione di fuggire, non era il suo interesse primario in quel momento.

“Ah eccolo” disse zio Vernon “dove sei stato tutta la notte e dov’è quel tuo padrino, il fuggitivo?” La sua boccaccia. “Mi ha aggredito e adesso non ha il coraggio di affrontare la polizia e prendersi le sue responsabilità!”

“Signore, per favore, potremmo parlare da soli con il ragazzo per qualche minuto? Poi vedremo come agire” sfoderò un sorriso rassicurante verso il trio dei Dursley e attese una risposta.

“Certo certo, ma la avviso che mio nipote è un ragazzo disturbato e tende ad inventarsi le cose”

Il solito.

“Sono certo che riusciremo a capire quando mentirà, ma credo che il ragazzo capisca bene che è meglio per lui se dice il vero piuttosto che il falso, vero?”

Annuì con fare innocente; questa cosa si stava rivelando più divertente di quanto si aspettasse. Era pronto per un interrogatorio  come quelli che si vedono nei film, invece aveva il coltello dalla parte del manico. Avrebbe dato una bella lezione agli zii.

Segui i poliziotti in cucina, li fece accomodare tirandogli indietro le sedie sebbene loro mostrassero disapprovazione, ma cercò di giustificarsi dicendo:

“È mio compito fare accomodare gli ospiti, oltre a pulire e riordinare la casa. E se non è tutto perfetto mi puniscono.” Riusciva a trattenere a stento le risate.

“Ehm.. non ce n’è bisogno davvero. Accomodati!”

“Davvero signore, lei mi sta invitando a sedermi a tavola?” si sentiva molto Dobby in quel momento.

“Si, siediti ragazzo.” Ubbidì e attese le domande.

“Allora, hai fatto preoccupare la tua famiglia questa notte fuggendo così di casa”

“Famiglia, la mia famiglia è morta, questi sono solo parenti rimasti incastrati dal mio arrivo.”

“Non mi sembra molto corretto da parte tua parlare così di loro, se ti fanno rimanere qui è perché ci tengono..”

“O perché hanno paura di Silente!”

“Di chi ragazzo? Chi hai nominato?”

Non poteva di certo dirgli: Silente, il più grande mago di questo secolo. Ah già, anche io sono un mago e ho qui con me una bacchetta con cui potrei farvi vedere degli incantesimi.

In realtà fu proprio quello che disse, dopotutto lui era un ragazzo disturbato.

I polizotti sembravano particolarmente turbati, ma non volevano alimentare quella pazia con ulteriori domande a riguardo di Silente.

“Tutto chiaro” disse uno per fermare quello che per Harry era diventato un divertentissimo delirio. “Tuo zio mi dice che non sei uscito da solo, ma con il tuo padrino, un
ricercato, il quale lo ha aggredito tirandogli un pugno che lo ha fatto svenire per molte ore. Ciò corrisponde alla verità?”

“Padrino? Io sono solo purtroppo, gli unici parenti che ho sono loro”

“Ci ha fornito anche un nome, Sirius Black, ti è familiare? Ti ricorda qualcuno che conosci?”

“Mai sentito nominare!” aveva deciso che per distogliere l’attenzione degli sbirri da Sirius si sarebbe divertito ancora un po’ con la storia della magia, così disse:

“Agente, potrebbe chiedere a mio zio se potrebbe farmi riavere indietro la civetta? Senza Edvige non posso inviare i fogli di pergamena ai miei amici stregoni” gli cadde una lacrima tanto si stava trattenendo dal ridere. Le facce davanti a lui erano troppo divertenti.

“Farò.. farò il possibile!”

Si alzarono e andarono a riferire tutto a zio Vernon, che divenne bordeaux e tentò di giustificare quelle parole con la scusa della malattia mentale.

Dopo qualche battuta scambiata, i poliziotti se ne andarono e lui restò in balia della furia dei suoi zii.

“Cosa diavolo ti è saltato in mente? Raccontare tutte quelle.. COSE, a degli estranei. Sai che figura ci hai fatto fare? Ci hai fatto passare per degli sciocchi!”

“Allora non ho fatto altro che mostrar loro la verità” aveva un sorriso beffardo stampato in faccia.

“Vai in camera tua. Ho rimesso le sbarre. Resterai chiuso li e questa volta nemmeno i tuoi amici riusciranno a liberarti. Ho messo la corrente!”

Salì scortato le scale e stette ad ascoltare le cinque mandate della porta. Doveva aspettare Sirius. Anche se avevano litigato ( ok, era lui che come il solito era stato troppo impulsivo), sarebbe venuto a salvarlo. Non gli restava che aspettare. Si sdraiò sul letto e si assopì. Quella fu la prima non notte, dato che erano quasi le sei del mattino, in cui riuscì a dormire senza incubi.




Ciao a tutti :) Ho deciso di inserire un capitolo un po' più divertente. Harry aveva proprio bisogno di farsi due risate ;) fatemi sapere cosa ne pensate. baci baci

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Capitolo 11
*** Molly e Remus ***


Ciao a tutti. eccomi qui con un nuovo capitolo :) ho deciso che pubblicherò un po' meno di frequente, ma allungherò i capitoli nettamente :) spero vi piaccia e se vi va magari fatemelo sapere con un commentino :) Baci baci



HARRY

Zio Vernon non scherzava. Aveva solamente avvicinato il braccio alla sbarra più vicina, ma gli era bastato per sentire l’elettricità fargli rizzare i peli. La porta era sbarrata. Sarebbe stato tutto molto semplice se avesse potuto usare la magia, ma non aveva ancora diciassette anni. Aspettò tutto il giorno, senza ricevere il pasto. I lampioni iniziarono ad accendersi, ma di Sirius nessuna traccia.

SIRIUS (qualche ora prima)

Si era smaterializzato alla Tana. Molly Weasley stava preparando la colazione e il profumo di uova bacon usciva dalla finestra della cucina appena socchiusa. Tra lui e la mamma di Ron non c’era mai stato un bel rapporto, ma per Harry era disposto ad una tregua. Bussò alla porta.

“Sirius! Che cosa ci fai in giro? Silente ti ha chiaramente detto di rimanere in casa e non uscire per nessun..”

Non ne andava molto fiero, ma si era messo a piangere. Pregò che non ci fosse nessun altro lì perché altrimenti se ne sarebbe andato.

“Che è successo? Non c’è ancora nessuno, entra avanti”

“Molly ho bisogno di un tuo consiglio, io davvero non so cosa fare, non sono bravo con queste cose!”

“È per Harry, vero?”

“Non posso dirti nulla dei dettagli, ma io non sono bravo con i ragazzi. Lui mi ha confidato.. una cosa, ma io ho risposto troppo di fretta e ho usato le parole sbagliate e adesso penso che mi odi”

“Calmati adesso! Il ragazzo non ti odia, ti vuole un bene dell’anima. Magari in questo momento ha capito quello che volevi dirgli. È un adolescente, reagiscono impulsivamente. Sicuramente avrà capito che tu avevi tutte le migliori intenzioni. Però Sirius , non saresti dovuto andare da lui, se ti scoprissero ti riporterebbero ad
Azkaban!”

Un brivido gli percorse la schiena. Quel posto era l’inferno e non sarebbe sopravvissuto un’altra volta. Ci avrebbe rimesso la vita, magari anche prima di arrivarci, sotto l’attacco di uno o più dissennatori. Non voleva pensarci.

Per fortuna si era calmato perché in quel momento entrò Remus. Doveva avere un aspetto orribile perché il suo amico fece una strana smorfia di preoccupazione.

“Sirius, che cosa ci fai qui?!”

“Ciao amico. È una lunga storia. Grazie mille Molly. Mi è servito parlare con te.”

“Ti va di fare due chiacchere?” Remus non si arrendeva facilmente. Per lui era facile capire quando mentiva. Era sempre stato molto abile a nascondere le cose, ma con
lui e James era da sempre una cosa diversa. C’era un legame troppo forte per riuscire a mantenere dei segreti.

“Andiamo a sederci!”

Si recarono davanti al caminetto, il posto più accogliente e tranquillo della casa. Remus fu il primo a parlare

“Cosa ci fai qui Sirius? Mi sembri più strano del solito, è successo qualcosa?”

“È per Harry”

“È successo qualcosa ad Harry?!”

“No amico, calmati! Erano due settimane che non ricevevo sue notizie e tutta la mia posta tornava indietro. Ho pensato che potesse esserci qualcosa che non andava e così sono andato a fare una.. Visita a casa di quei babbani” 

“CHE COSA HAI FATTO?! Pensi davvero che Silente l'abbia lasciato li senza qualcuno che lo tenesse d'occhio? È perfettamente al sicuro!”

“Si, ma io questo non lo sapevo giusto? Non vi siete presi la briga di dirmelo, in realtà non vi siete fatti proprio sentire!” 

“Lo sai che abbiamo ricevuto delle istruzioni, non possiamo permetterci di venire allo scoperto, sarebbe veramente un passo falso con Caramel che ci da contro.”

“Calmati, lo so Lunastorta, era solo per dire. Comunque Harry sta bene, più o meno, ma non posso dirti nulla quindi smettila di guardarmi in quel modo, ho giurato!”

“Sirius, se per la sua sicurezza dovresti fare un'eccezione.”

“No Remus, non parlerò. Ma spero che il mio intervento un po' abbia calmato gli animi di Vernon Dursley.”

“Calmare quell'uomo? Cosa hai fatto Felpato?!”

“Avanti, sta bene! Uno schiantesimo leggero lo ha messo al tappeto per un po’, ma si è già ripreso e ha pure chiamato gli sbirri. Non sono nemmeno riuscito a chiarirmi con Harry e non ho potuto accompagnarlo per stabilire delle cose con i suoi zii.”

“Ah, ha chiamato la polizia? E se questa cosa fosse venuta alle orecchie del ministero della magia? Ti vorrei ricordare che sei ricercato e che noi maghi collaboriamo con i babbani per la giustizia.”

“Lo so, ma se avesse continuato a parlare penso che avrei potuto fare anche di peggio. Dovevi vedere Harry. Non ti nascondo che sono preoccupato, non l’ho mai visto
così. Non è mai stato un ragazzo loquace, ma mi ci è voluto una vita per farlo aprire.”

“Non puoi gettare la pietra e poi nascondere la mano. In più mi stai facendo preoccupare. Che cosa sta succedendo a Harry?”

“Te l’ho detto. Ho giurato e non ho intenzione di tradire la sua fiducia. Però ho anche bisogno di un tuo consiglio, sei il più esperto che io conosca e di cui mi possa fidare. Mi serve anche qualcuno che mi faccia da spalla con quella gente, perché questa volta non mi tratterrò a dei semplici incantesimi per metterlo fuori gioco.”

“Sirius, non ho intenzione di partecipare a nessun teatrino che coinvolga dei babbani, per quanto orribili essi siano. E nemmeno tu ci tornerai.”

“Senti amico, ho bisogno di te, ma se non mi vuoi aiutare non importa. Quello che è certo è tornerò da Harry e nemmeno tu riuscirai a fermarmi.”

Remus però gli aveva puntato la bacchetta addosso.

“Non ti lascerò andare.”

Non sarebbe rimasto li per una semplice minaccia. Alzò anche lui la bacchetta.

“Non ti lascerò tenermi qui!”

Non aveva intenzione di fargli del male, doveva solo guadagnare abbastanza tempo per smaterializzarsi. Dopo sarebbe stato troppo tardi, Lupin non avrebbe mai continuato lo scontro vicino a dei babbani. All’ultimo momento prese una decisione meno drastica del combattimento. Fece chiaramente intendere al suo amico che si sarebbe smaterializzato. Remus capì al volo le sue intenzioni e si attaccò al suo braccio prima che tutto il corpo venisse risucchiato nel vortice che li avrebbe portati a casa di Harry. Toccarono il suolo e videro Harry nella sua stanza. Seduto sul letto e con la testa inclinata in avanti sembrava stesse osservando qualcosa di molto interessante, ma allo stesso tempo molto triste.

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Capitolo 12
*** Lunastorta e Felpato ***


Eccomi di nuovo qui :) capitolo più lungo. spero vi piaccia, fatemi sapere :) 
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e chi mi ha inserito nei preferiti! grazie mille!! baci baci





HARRY

Visto che non c’era traccia di Sirius, doveva pur passare il tempo in qualche modo. Aveva giocato con una pallina per un po’, ma poi si era sentito stanco all’improvviso. Probabilmente la sua fuga e le relative conseguenze (Gli zii gli avevano tolto i pasti e lo avevano confinato in camera sua) erano la causa del malessere fisico. Si lasciò cadere sul letto. Iniziò a fissare il muro di fronte a sé, ma non sembrava così interessante. Guardò l’orologio e scoprì che era passata solo mezz’ora.

“Bene e adesso?”

Cosa avrebbe potuto fare per passare il tempo? Vide sul comodino l’album delle foto che gli aveva regalato Hagrid la fine del primo anno. Conteneva le uniche foto della sua famiglia, cose che non si ricordava minimamente dato che aveva meno di due anni quando Voldemort gli aveva portato via tutto. I volti dei suoi genitori lo fissavano dolcemente e si muovevano a passi di danza in una piazza coperta dalla neve. Erano così giovani. Spesso si immaginava come sarebbe la vita se nulla fosse accaduto, se come fosse stato come gli altri ragazzi della sua età, se quella cicatrice non lo rendesse il ragazzo più conosciuto nel mondo magico e allo stesso tempo il più solo, dato che avere IL mago oscuro alle calcagna non attirava molti amici. Certo c’erano Ron ed Hermione, ma anche loro sembravano evitarlo, come se non si fidassero più di loro. Lui gli aveva sempre raccontato tutto, in uno scambio reciproco, ma quell’estate sembravano non volerlo sentire, men che meno aggiornare su quello che stavano facendo con le loro famiglie.

“Basta piangere, Harry! Quanti anni pensi di avere? Devi essere forte!”

Alzò lo sguardo e guardò fuori giusto in tempo per accorgersi che due facce lo stavano guardando.

Non era veramente possibile. Lupin era davvero lì? La serata si sarebbe rivelata molto più interessante del previsto. Avrebbe detto a Sirius che gli dispiaceva per il suo comportamento, che era stato troppo impulsivo, maledetto il suo caratteraccio, che sapeva che si poteva fidare di lui e che non lo aveva messo in dubbio nemmeno per un secondo, anche se aveva dimostrato il contrario.

Stavano fissando ancora la sua finestra, ma erano concentrati sulle sbarre ora. Avevano cominciato a discutere tra loro. Sirius era il più agitato dei due, continuava a indicare verso di lui e poi tornava a parlare a Lupin. La scena era abbastanza divertente dal momento che il suo ex professore non dava il minimo segno di agitazione, era semplicemente lì ad ascoltare il delirio di un pazzo.

Dopo dieci minuti si avviarono verso la porta di ingresso, ma zio Vernon era già li con il telefono in mano e il pollice a mo’ di minaccia puntato sulla cornetta verde. Molto probabilmente aveva digitato il numero della polizia, ma questo non sembrò spaventare nessuno dei suoi due amici.

SIRIUS

Quel babbano scatenava in lui una rabbia tale da non riuscire a controllarsi; infatti aveva già alzato la bacchetta per metterlo di nuovo al tappeto. Vernon ebbe un sussulto e lascio sfuggire il telefono che cadde rovinosamente a terra aprendosi a metà. Iniziò ad indietreggiare, perché quella era la sua unica arma.

“Sirius calmati, non vedi che non può fare più nulla? Lascia parlare me!”

Remus fu particolarmente chiaro. Doveva starsene zitto e lasciar parlare il suo amico, che in quanto a diplomazia ne possedeva molta di più di lui.

“Buona sera! Voi dovete essere gli zii di Harry. Mi chiamo Remus John Lupin, sono un ex insegnate della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, insegnavo a vostro nipote Difesa Contro le Arti Oscure.”

Tutti quei riferimenti a magie e stregonerie fece veramente arrabbiare il babbano, ma non urlò.

“Sentite, andatevene da casa mia e non fatevi più vedere. Qui non vogliamo saperne nulla di queste cose” prese un profondo respiro “..di magia! Ne abbiamo abbastanza. L’anno scorso il ragazzo gonfia mia sorella, adesso questo criminale mi aggredisce sotto il mio tetto. È veramente troppo!”

“Capisco le sue motivazione, ma credo che preferiremmo tutti evitare altri sguardi indiscreto, vero?” e si voltò quasi impercettibilmente verso una casa li di fianco, dove una donnetta minuta sbucava da dietro una tenda consunta appena scostata.

“Andatevene!”

“Non ce ne andremo!” cercò lo sguardo di Remus. Anche lui, se pur con un po’ di riluttanza concordava. Aveva visto le sbarre alla finestra, la corrente che quasi
sicuramente passava sopra quel reticolo, simbolo di prigionia. Glielo aveva fatto notare, sottolineando che lui sapeva cosa si provava a stare in gabbia. Remus era davvero troppo di buon cuore, ma lui se ne stava approfittando per il bene di Harry.

“Ora, possiamo entrare? Altrimenti continueremo la nostra conversazione qui.” Scostò appena il lato della giacca da cui fuoriusciva la bacchetta. Bingo!

“Entrate presto, ma non tirate fuori quelle cose, siamo intesi?”

HARRY

Aveva osservato tutta la scena, ma non aveva capito praticamente nulla. Solo il gesto del professore nello scostare la giacca gli era suonato come un avvertimento, ma dal piano superiore e con la finestra chiusa era impossibile capire. Stranamente, zio Vernon li aveva fatti entrare in casa, ma lui non poteva sapere quello che succedeva al piano inferiore dato che era confinato lì.

“Ci sono due maghi adulti in casa e io sono ancora qui! Solita fortuna Harry!”

La curiosità lo stava mangiando vivo, voleva sentire ogni parola, voleva salutare il suo professore; voleva molte cose, lo doveva ammettere, ma dopotutto era stato lì da solo per quasi tutta l’estate e non vedeva l’ora di scambiare due parole sul mondo a cui apparteneva.

REMUS

Era riuscito a evitare che Sirius lanciasse un’altra fattura a quel babbano, giusto un momento prima che perdesse il controllo. Non era cambiata molto la situazione rispetto a quando andavano a scuola, era sempre lui che doveva mettersi in mezzo nei momenti di tensione e cercare di risolvere le situazioni
La casa sembrava abbastanza confortevole. Tutto era perfettamente al suo posto, la padrona di casa aveva messo tutto apposto con un ordine quasi maniacale. Personalmente lui preferiva un po’ di disordine qua e la, ma non era casa sua e non avrebbe di certo fatto notare questa cosa. Erano lì per un altro motivo, per Harry. Ma dove era?

Guardò Sirius, che con una mossa un po’ troppo azzardata per i suoi gusti era già andato a fare visita a quella famiglia la notte precedente, per capire se sapesse dove si trovava il ragazzo. Era al piano di sopra, perché il suo sguardo non faceva altro che puntare il soffitto sopra le loro teste e di sicuro non erano i lampadari che attiravano l’attenzione dell’amico.

“Non vorrei essere maleducato, ma possiamo accomodarci da qualche parte? Sono veramente molto stanco e preferirei sedermi piuttosto che stare qui in piedi. Abbiamo una conversazione da fare noi!”

“Io.. si, mi segua.”

Il babbano era stato più gentile del previsto e forse ancora una volta le sue buone maniere lo avevano aiutato. Sirius lo seguiva come se fosse la sua ombra, ma sembrava non vedesse l’ora di dire qualcosa. Si recarono in cucina dove ad aspettarli c’era un tavolo di legno scuro con delle sedie. Fece sedere il padrone di casa per primo e poi si lasciò cadere sulla sua sedia.

“Spero che lei non abbia le stesse cattive intenzioni di quell’uomo li accanto a lei!”

“No, non ho cattive intenzioni e nemmeno il mio amico Sirius ne aveva nei vostri confronti. Ha un carattere impulsivo e probabilmente ha un po’ esagerato e si è fatto dominare dalla collera, ma non aveva intenzione di farle del male, vero?”

Sirius non sembrava convinto, ma rispose affermativamente. Anche lui aveva notato come il parlare con calma stesse funzionando.

“Dov’è Harry? Mi piacerebbe tanto rivederlo, era uno dei miei allievi migliori!”

“Uno dei migliori quel ragazzo? Si sta proprio sbagliando sa.. non è in gradi di fare nulla se non mettersi nei guai o provocarli agli altri. Da quando si è traferito da noi sono successe cose sempre più bizzarre e sempre più pericolose per la mia famiglia. Porta solo cose negative e..”

Ma come potevano parlare di lui in quel modo? Dopo quello he gli era successo, Harry non aveva certo bisogno di sentirsi dire quelle cose orribili. Ne aveva viste troppe e non si meritava questo trattamento.

“Sa, io le ho detto che non sono venuto qui con cattive intenzioni ed è la verità, ma io so essere molto più.. spaventoso del padrino del ragazzo e non ci terrei a mostrarvi questo mio lato. Capisce quello che voglio dire?”

Si limitò ad annuire. Diavolo se era difficile mantenere la calma, aveva proprio ragione Felpato.

“Le ripeto la domanda di prima, dov’è Harry?”

“È in camera sua, in castigo. Ci ha fatto fare l’ennesima figura con gente estranea.”

“Se non le dispiace” non che a questo punto gliene importasse molto “preferirei che ci fosse qui anche lui. Quindi adesso io e Sirius andremo su a prenderlo e mi auguro vivamente, per la vostra incolumità, che non ci siano sorprese al nostro ritorno. Ci siamo capiti?” non gli servì una risposta per capire che erano talmente terrorizzati da non riuscire nemmeno ad alzarsi dalla loro sedia.

Si fece guidare da Sirius e raggiunsero la porta. Bussarono, ma non sembrava esserci nessuno. Lo avevano visto però, non poteva che essere lì.

“Ahi, cavolo.. sono chiuso dentro. Zio Vernon ha le chiavi e io non posso aprire.”

“Ok, ci pensiamo noi Harry. Attento, stiamo entrando!”

HARRY

Aveva le orecchie super tese, per cercare di captare anche il minimo rumore. Aveva sentito solo qualche parola, quelle pronunciate con un po’ più di veemenza, soprattutto di zio Vernon, ma inaspettatamente anche dal suo ex professore.

Quando avevano bussato alla porta gli era quasi venuto un infarto. Non si aspettava che qualcuno fosse salito, non i suoi salvatori almeno. Pensava fosse stato Dudley che cercava un nascondiglio; era grande e grosso, ma se non aveva con sé il suo gruppetto di bulli non era nessuno.

Si era alzato velocemente, ma gli era venuto un capogiro molto forte che lo aveva fatto cadere a terra dove aveva sbattuto la testa rovinosamente contro la parte finale del letto. Adesso oltre che alle vertigini aveva anche un bel bernoccolo e vedeva dei luccichii, le stelline come dicono i babbani.

“Maledizione!”

Da dietro la porta non venne nessun rumore, ma schioccò e si spalancò.

SIRIUS

“Che cosa è successo? Stai bene?”

“Sono scivolato e ho battuto la testa, ma sto bene.. ora che ci siete voi!”

Si avvicinò per aiutarlo ad alzarsi. Se possibile era ancora più magro del giorno precedente. Lo prese per braccio e lo tirò su quasi di peso. Gli tremavano le gambe.

“Avanti siediti, hai preso proprio una bella botta!”

“Buona sera professor Lupin” gli sorrise, era veramente felice di vederlo dopo tanto tempo. “Sirius, scusami per ieri, io non volevo risponderti in quel modo. Lo so che tu volevi solo aiutarmi e probabilmente ho frainteso quello che volevi dirmi. Puoi perdonarmi?”

“Certo Harry, abbiamo sbagliato entrambi. Anche io ti chiedo scusa. Lo sai che volevo solo aiutarti e lo voglio ancora. Ho portato i rinforzi come vedi!”

“Come l’ha presa quel vecchio scorbutico?”

“Avresti dovuto vederlo. Il mio amico Lunastorta sa essere particolarmente convincente quando vuole. Per un momento ho sospettato che volesse azzannarlo.”

“Ti sarebbe piaciuto vero Felpato?”

“Oh si, sarebbe stato magnifico!”

HARRY

Aveva un po’ di nausea. La botta, la riappacificazione con Sirius e l’incontro con il suo ex professore di difesa contro le arti oscure lo avevano parecchio scosso. E aveva una fame tremenda, sentiva lo stomaco contorcersi sempre di più. Non disse nulla ai suoi ospiti, ma ci pensò il suo stomaco.

“Hai fame Harry?” era stato Lupin a parlare.

“Un po’” ma di nuovo sentì il lo stomaco brontolare e si corresse “Parecchio!”

“Allora andiamo giù e facciamo impazzire un po’ tuo zio!”

Avrebbe dato di matto. Lui non poteva sedersi a tavola, figuriamoci mangiare nei loro piatti. Si alzò, fece qualche passo, ma fu costretto ad aggrapparsi allo stipite della porta. Sirius gli mise il braccio attorno al bacino e lo aiutò con le scale. Si sentiva ubriaco, non che se ne intendesse molto di queste cose, ma durante le sue uscite notturne gli era capitato più volte di vederne agli angoli delle strade, per non parlare della strega sul nottetempo che aveva incontrato al terzo anno.
Lo portarono fino al tavolo in cucina e udì chiaramente il respiro trattenuto di zio Vernon. Lo avevano messo al suo posto. Sorrise sotto i baffi.

“Credo che Harry abbia fame, non gli prepari qualcosa Petunia? Ah già, di solito è lui che vi prepara colazione, pranzo e cena.”

“Ci penso io allora!”

Erano terrorizzati. Sirius sfoderò la bacchetta e la puntò verso la cucina. Subito una pentola andò a posizionarsi sulla fiamma già accesa. Dal frigorifero uscirono delle uova che si ruppero nella padella e iniziarono a cuocersi. Mangiò così in fretta che più volte dovette fermarsi per bere un sorso d’acqua per evitare di strozzarsi.

“Grazie, ne avevo proprio bisogno!”

Erano già tutti seduti tranne zio Vernon, che venne gentilmente invitato a farlo. Si sedette anche lui e Lupini iniziò a parlare.

“Allora, non mi sembra che stiate trattando Harry nel migliore dei modi, dire più in maniera disumana. Il cane dei vostri vicini sta meglio di lui!.. senza offesa Harry!”

“Non hai tutti i torti sai”

Parlarono del fatto che dovessero togliere le finestre e che lo avrebbero fatto anche i suoi salvatori in persona senza che ci fosse bisogno più di un tocco di bacchetta, discussero sul dovere che gli zii avevano su di lui, di almeno prendersi cura l’indispensabile del nipote e di come dovessero riconsegnargli Edvige, ma soprattutto dovevano permettergli di uscire liberamente. Harry in cambio non avrebbe recato disturbo ne avrebbe più fatto scherzi agli zii e al cugino in particolare.

“Questo è tutto da vedere” Si tenne questo pensiero per sé.

La discussione procedeva con calma e con toni abbastanza pacati, tanto tranquilli che un torpore generale si impossessò del suo corpo. Sentiva gli occhi pesanti e faceva fatica a rimanere concentrato e tenere il filo del discorso.

“Andiamo Harry, ti accompagno di sopra.”

Seguì Sirius, ma non si accorse nemmeno del tragitto. Sapeva solo che si trovava in camera sua, le sbarre alla finestra non c’erano più e il verso dolce di Edvige accoglieva il suo arrivo. Si tolse gli occhiali e poggiò la bacchetta sotto il cuscino. Chiuse gli occhi e si addormentò.

SIRIUS

Scese di nuovo al piano inferiore. Remus stava ancora contrattando con i parenti di Harry, una gran noia. Tornò a sedersi al suo posto e cercò di capire dove fossero arrivati a discutere. Andarono avanti ancora per due ore buone fino a quando il babbano se ne uscì con la frase più inopportuna che potesse dire davanti a qualcuno fuorché lui.

“La scorsa notte non abbiamo sentito nemmeno un rumore, sintomo che la nostra punizione sta funzionando mentre voi adesso avete tolto tutto e tornerà sicuramente a fare caos di notte, fortificato dalla vostra presenza.”

“Cosa intende dire con caos?”

Accidenti! Remus non sapeva nulla della condizione di Harry e di sicuro il suo figlioccio non avrebbe voluto che si scoprisse. Doveva trovare una soluzione.

“Il suo amico non le ha detto nulla? Il ragazzo urla di notte e quando gliel’ho fatto notare mi ha lanciato un incantesimo che avrebbe potuto ammazzarmi!”

“Faremo il possibile perché questa cosa non capiti più, vero Sirius?”

“Remus, dobbiamo parlare un attimo da soli” sottolineò il concetto, in modo che Vernon si alzasse dalla tavola, ma dato che non sembrava capire il sottile messaggio si allontanarono loro e andarono davanti alla porta d’entrata.

“Cos’è questa storia Sirius? È qualche tua trovata che produce queste urla?”

“Magari lo fosse, davvero sarebbe veramente la notizia più bella da ricevere in questo periodo buio. No, non è opera mia. Non posso spiegartelo e sto pregando perché tu non lo realizzi da solo, anche se credo, da quello che sento, che lo scoprirai molto presto!”

Harry al piano di sopra iniziava a parlare con un tono di voce abbastanza alto.

“Ma cosa sta facendo la sopra? Non stava dormendo quando lo hai lasciato?”

L’unico modo per fargli capire cosa stava succedendo era portarlo dove anche lui aveva realizzato tutto. Pian piano salirono le scale e arrivarono alla sua camera

“Forse tu saprai spiegare questa cosa e magari riuscirai ad aiutarlo” spinse con la mano la porta semiaperta e fece strada a Remus verso quello che si sarebbe rivelato un brutto risveglio per Harry.
 

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Capitolo 13
*** Legilimens! ***



REMUS

Entrò nel buio della camera di Harry. La stanza era illuminata dalla luce della Luna che entrava dalla finestra accanto al letto. Vide il ragazzo agitarsi parecchio. Fece qualche passo e lui cacciò un grido.

“Devo averlo spaventato.” Ma stava ancora dormendo.

“Sai come aiutarlo, amico?”

“Sirius, non so nemmeno cosa gli stia succedendo. Magari è solo un incubo..”

“No, no Remus. Non è una cosa isolata questa. Ho parlato con lui e anche con gli zii. È tutta l’estate che va avanti così, dopo la notte della terza prova, dove ha visto il ritorno di Lord Voldemort.”

Il nome lo infastidì, gli metteva i brividi sentirlo dire ad alta voce.

“Forse potrei vedere cosa sta sognando, magari c’è qualche segno che potrebbe permettermi di aiutarlo”

“D’accordo.”

Legilimes!”

 

 
Era in un luogo molto tetro. Sentiva delle voci, decise così di non venire allo scoperto. Era un monumento funebre da quello che poteva vedere, una rappresentazione della morte, lo capì dalla falce che stringeva tra le dite scheletriche. Un cerchio di mangiamorte era attorno ad Harry e Lui. Voldemort gli dava le spalle, ma era terribile vederlo da così vicino. Era un sogno, ma trovarselo davanti in ogni caso non era quello che desiderava. Si sporse un po’ di più.

Crucio!”

Il ragazzo iniziò ad urlare. Lo stava torturando. Cominciò lo scontro. Vide il suo amico parlare ad Harry in uno sbuffo di fumo. Anche Lily era lì. Harry correva verso Cedric.
 
 
Uscì dalla sua testa un momento prima che si svegliasse.

“Accidenti!”


HARRY

Qualcuno era entrato nella sua testa. Forse Voldemort era riuscito a trovare un modo di possederlo. Ma quelli erano semplicemente sogni, incubi. Non avrebbe potuto,
non li con la protezione di sua madre.

Quando aprì gli occhi, come al solito sapeva di aver fatto non poco rumore. Vide delle figure che lo osservavano, ma senza occhiali era impossibile capire chi fosse, era quasi cieco. Nessuno si muoveva ne parlava. Se fossero stati i suoi amici avrebbero fatto qualche rumore per rompere la tensione, ma nulla.

Si gettò sul comodino, cercando di inforcarsi gli occhiali mentre teneva la bacchetta con l’altra mano. gli furono addosso in un secondo, cercarono di bloccargli le mani, ma si dimenò parecchio.

Lumos!”

La punta di una bacchetta si illuminò e vide che erano Sirius e Lupin i suoi visitatori inaspettati.

“Perché diavolo non avete parlato? Stavo per lanciarvi addosso un incantesimo!”

“Non ci saresti riuscito comunque. E non abbiamo parlato perché non pensavamo ti saresti rivoltato in questo modo. Lo sapevi che eravamo qui e che le protezioni sono
molto forti.”

“Si, bè, hai ragione, ma è stata una reazione istintiva, dopo quello che avevo appena finito di vedere..”

Si interruppe. Non c’era solo Sirius, che sapeva tutto, anche il suo ex professore era lì. Aveva uno sguardo diverso da quello con cui lo aveva lasciato. Fu lui il primo ad interrompere il contatto visivo e a parlare.

“Perdonami Harry, sono entrato nella tua mente mentre eri addormentato”

“Allora era lei?! Come ha potuto? Come hai potuto permetterglielo Sirius?! Io mi fidavo di te, ma tu glielo hai permesso anche se sapevi che non era una cosa che volevo si sapesse!”

“Harry, stava solo cercando di capire. Gli ho chiesto di aiutarti, non te la prendere così. Lo so perfettamente cosa ci siamo detti, ma Remus è esperto in questo campo e magari lui sa come aiutarti.”

“No, questo è veramente troppo.” Si stava vestendo, non poteva rimanere in quel luogo un minuto di più. Quell’estate l’unica cosa che aveva fatto era scappare. Da ciò che lo circondava, da quegli sguardi di disprezzo che il mondo magico gli affibbiava, agli sguardi di compassione di chi gli credeva. I suoi amici non lo stavano quasi considerando, il suo padrino aveva tradito la sua fiducia, cosa gli rimaneva?

Sarebbe andato al Paiolo Magico per un po’. Quello era sicuramente un luogo poco tranquillo, ma sarebbe stato alla larga da tutto e tutti.

“Spostatevi”

Non si mossero. Si erano posizionati davanti alla porta.

“SPOSTATEVI!” come quando prima di scoprire la magia faceva accadere delle cose senza volerlo, così una forza si sprigionò da lui e colpì Sirius e Lupin, facendoli sbattere contro la parete. Non perse l’occasione e uscì di casa, con le proteste di zio Vernon alle sue spalle.
 


Stava correndo. Aveva appena attaccato dei maghi. L’avrebbero trovato velocemente, ma fuggì il più lontano possibile e quando non ce la fece più allungò il braccio della bacchetta fuori dal marciapiede e accompagnato dallo stridere dei freni apparve il nottetempo.

Salì e Stan Picchetto gli venne incontro.

“Harry Potter, di nuovo nei guai. Cercano ancora di ucciderti?”

“Ehm, ciao Stan. Credo di si!”

“E dove stai andando di bello?” gli porse un bigliettino con quello che doveva pagare.

“Al Paiolo Magico.”

“Qualche losco affare Harry? Sai girano delle strane voci su di te”

“Tutte bugie. Quelli della Gazzetta cercano di screditarmi, ma io so quello che ho visto!”

“Calmati, amico! Stai cercando di convincere me o te stesso?”

“Lascai stare! Partiamo o cosa? Ho una certa fretta!”

“Avanti Hernie, il nostro amico signor Potter ha fretta! Al Paiolo Magico!”

Che voci giravano su di lui? Aveva immaginato fossero sul fatto che aveva visto Voldemort tornare, ma dal momento che la gazzetta non veniva più recapitata a casa sua non ne era sicuro. Stan continuava a fissarlo. Era sempre stato strano quel ragazzo, ma nonostante ciò non gli aveva mai fatto problemi. Spostò lo sguardo fuori dal finestrino. La città correva davanti ai suoi occhi. Aveva già preso quel mezzo di trasporto magico, ma non per questo il senso di nausea che gli venne era meno forte rispetto alla prima volta. Ogni curva rischiavano di ribaltarsi o di andare a schiantarsi contro le case o gli altri veicoli. Alcuni pedoni si fermarono appena in tempo per non essere investiti dal pullman blu scolorito sul quale si trovava. L’ultimo tratto di strada fu il più tranquillo; era dritto per fortuna! Inchiodarono di colpo davanti ad una porticina nera. I babbani ci sarebbero passati davanti senza rendersi conto nemmeno della presenza dell’entrata, mentre a lui apparve l’insegna, un paiolo con un mestolo poggiato davanti.

Tom gli venne incontro e lo accompagnò nell’unica stanza libera. A quanto pare, c’era in città un circo molto famoso nel mondo dei maghi. Magari ci sarebbe passato uno di questi giorni. Aveva intenzione di distrarsi il più possibile e di non pensare a nulla fuorché a divertirsi.

Non aveva portato vestiti con sé. Ma fortunatamente il servizio di lavanderia del posto era istantaneo e avrebbe potuto comprare qualcosa il giorno seguente. Avrebbe fatto un giro per le strade di Diagon alley.

Per il momento tornò a dormire. Lasciò le tende scostate in modo che alle prime luci si sarebbe svegliato. Ne Sirius ne Lupin si erano visti per il momento, ma doveva fare attenzione perché erano furbi e lo avrebbero sicuramente colto alle spalle. Si addormentò tenendo un occhio mezzo aperto nel caso qualcuno si fosse presentato nella sua stanza.

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Capitolo 14
*** Metropolvere capitolo due ***


Ciao a tutti. Mi scuso per il capitolo molto corto, ma ho avuto una serie di contrattempi e piuttosto che mantenere il silenzio ho deciso di buttare giù qualcosa. Spero di riuscire ad aggiornare entro una settimana. Vi garantisco che sarà molto più lungo ;) Come sempre se vi va commentate <3
Baci baci
 

 
 
 
 
 
Si svegliò di buon’ora. Si rinfrescò e mise gli unici capi che aveva con sé. Prese la bacchetta e scese per fare colazione. C’era un sacco di gente, alcuni lo riconobbero, ma tennero le distanze. Non ci fece caso, non gli interessava fare conoscenze. Mangiò con calma quello che aveva ordinato.
Andò nel retro della locanda dove batté la bacchetta nel punto che gli aveva mostrato Hagrid la prima volta che era venuto a conoscenza della magia. I mattoni si spostarono da soli e crearono un passaggio su Diagon Alley.

I maghi dagli abiti variopinti e bizzarri invadevano le strade. I negozi e i locali erano affollati di persone che sborsavano quattrini per le cose più svariate. Decise di fare un giro nel negozio di scope, magari avrebbe comprato qualcosa per la sua Firebolt. Visto che il manico aveva perso un po’ della sua lucidità originaria decise di acquistare un prodotto che garantiva un immediata messa a nuovo del manico di scopa.

Ringraziò il signore alla casa e uscì di nuovo all’aria aperta. Un po’ di persone se ne erano andate, così decise di andare a prendersi un gelato. Tutta quella libertà lo stava davvero annoiando. Aveva sperato di potersi divertire un po’ scappando di casa, ma in realtà tutte quelle cose magnifiche che aveva pensato di fare erano sfuggite dalla sua mente e lo aveva lasciato senza idee. Seduto al tavolo, gustò il suo cono, mentre osservava i passanti e cercava di capire cosa si dicevano.

Chiese al proprietario del posto dove avrebbe potuto procurarsi i biglietti per assistere allo spettacolo e dove era situato il tendone degli artisti. Fu molto gentile; gli indicò la strada da percorrere per raggiungere il luogo dove avrebbe trovato tutte le informazioni necessarie.

Una volta arrivato nel punto che gli era stato riferito, trovò un uomo dietro ad un banchetto decorato da un pezzo di stoffa a strisce gialle e rosse. Gli piacque molto quell’abbinamento di tonalità, gli ricordava la sua amata casa di Grifondoro. Comprò un biglietto per lo spettacolo di quel pomeriggio. Tutti gli altri posti erano esauriti quindi dovette accontentarsi di un posto un po’ lontano dal palco centrale.

Quell’uomo gli aveva detto che per raggiungere il circo non avrebbe dovuto fare molta strada, ma aveva omesso il fatto che il tendone era stato montato molto distante da lì. Doveva trovare un modo per raggiungere quel luogo. La scopa sarebbe tornata molto utile in quel momento, ma l’aveva lasciata da Dursley e chiamarla a sé avrebbe condotto lì anche Sirius e Remus.

Non era in grado ne di creare una passaporta ne di smaterializzarsi, cosa che risultava molto difficile anche ad un mago adulto. Avrebbe potuto usare la metropolvere e un camino era pronto per essere utilizzato nella sua camera. Cercò un posto dove poterla acquistare e, dopo aver chiesto ad un po’ di persone, riuscì a trovare una bottega molto rifornita, non solo di quella sabbietta grigia, ma anche di cose molto bizzarre. C’era un’argilla particolare che se spalmata sul viso in un giorno di luna piena prometteva un effetto ringiovanente. In un cesto era ammassata una grande quantità di rena rossa che serviva per curare l’insonnia se utilizzata come un infuso. Dei cubetti azzurri garantivano un effetto esilarante. Ciò che colse la sua attenzione furono delle fialette. Contenevano un liquido semi trasparente ed erano chiuse da un tappo di sughero. Promettevano una notte senza sogni a dose e decise di prenderne alcune; magari poteva essere di aiuto per il suo problemino.  
Tornò al Paiolo Magico. Si sedette ad uno dei tavoli vuoti nella sala comune dove di solito si mangiava, mentre ora i maghi erano riuniti e impegnati in attività ludiche di vario genere. Gli scacchi magici erano la scelta principale. Qualcuno stava leggendo quotidiani e su alcuni scorse anche il suo volto. Chissà cosa si diceva di lui. Era curioso, ma allo stesso tempo decise che sarebbe stato meglio non saperlo.

Prese delle caramelle dalla tasca e le mangiò. Guardava continuamente l’orologio, non vedeva l’ora di vedere lo spettacolo. Poi decise che non avrebbe atteso un minuti di più. Prese tutte le sue cose e salì in camera. Sarebbe dovuto scendere al camino più luminoso: gli avevano detto che era praticamente impossibile sbagliarsi, ma aveva già avuto una brutta esperienza con quel modo di viaggiare. Era finito a Nocturn Alley e lo avevano quasi aggredito.

Era un po’ agitato, ma non avrebbe sbagliato a pronunciare il nome del luogo anche questa volta. Sapeva cosa lo aspettava e ciò lo rese un po’ meno insicuro. Prese una bella manciata e a voce alta pronunciò il nome in modo molto chiaro.

Venne circondato dalle fiamme verdi e si sentì risucchiato verso l’alto. Pensò a quanto fosse bizzarra quella sensazione

“Un po’ come andare giù dallo sciacquone!”

Dopo qualche secondo vide un punto molto luminoso e fece per dirigersi lì quando un altro punto brillò forte davanti a lui. Quale scegliere? Non c’erano secondi per pensare, così scelse il primo.

Non era il posto giusto. Di nuovo aveva sbagliato destinazione.

“Perfetto.”

Uscì da quella catapecchia abbandonata e si guardò un po’ attorno, non avendo la minima idea di dove si trovava. Aveva abbastanza metropolvere per tornare indietro al Paiolo Magico, ma decise di dare un’occhiata nelle vicinanze.  

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Capitolo 15
*** Delusioni ***


Ed eccomi di nuovo qui! Mi scuso per l’attesa più lunga del previsto, ma ho ricevuto una visita inaspettata e non ho avuto un minuto di tempo per scrivere in questi dieci giorni. Vi avevo promesso un capitolo lungo, ma lo farò di lunghezza media, in quanto aggiornerò entro due giorni massimo, se non addirittura domani. Spero vi piaccia e fatemi sapere come sempre cosa ne pensate. Baci baci
 

 
 


Girò per un po’ nel territorio attorno alla catapecchia da cui era uscito. Non c’era nulla di interessante, ma una strana sensazione lo aveva accompagnato per tutto il tempo, come di occhi che lo osservavano da lontano.

Sarebbe dovuto tornare al Paiolo Magico per prendere altra metropolvere. Era l’unica soluzione. Non riuscì a spiegarsi cosa avesse potuto essere quella luce, ma sapeva
che sarebbe dovuto scendere al camino successivo. Rientrò nel camino e appena prima della famigliare sensazione di risucchio vide chiaramente una persona, uno sconosciuto entrare e chiamare il suo nome. Un attimo dopo si ritrovò in camera sua. Doveva ripartire subito, prima che quell’uomo potesse raggiungerlo. Prese tutto il sacchetto, nel caso avesse sbagliato di nuovo e ripartì.

Il camino fu più facile da raggiungere rispetto alla prima volta; infatti era solo uno quello circondato da luce. Appena mise il piedi fuori, un mare di colori lo avvolse. C’era molto caos. Streghe e maghi da tutte le parti dell’Inghilterra avrebbero assistito allo show. Gli artisti facevano lo slalom tra di loro per attirare l’attenzione e far divertire i passanti anche prima dello spettacolo.

Ogni tanto venivano sparati dei fuochi d’artificio, ma erano diversi da quelli babbani a cui era abituato. Non si limitavano a scoppiare in alto e a produrre cascate colorate e luminose. Si articolavano formano forme di ogni genere, per non parlare di quelli che si cimentavano in danze e di quelli che scendevano fino al suolo per fare i dispetti agli spettatori.

Lo spettacolo sarebbe cominciato di li ad un’ora, come annunciava una voce amplificata, probabilmente un mago con la bacchetta puntata sulla gola come aveva fatto Caramel alla Coppa del mondo di Quidditch. Si meravigliò invece nello scoprire che stava usando dei semplici altoparlanti.

Andò ad un banchetto dove vendevano dello zucchero filato. Quando fece per mangiarlo lo stupì parecchio vederlo trasformarsi in un volto, il suo volto, poi tante altre forme, di animali, di oggetti magici e di cose a cui non avrebbe saputo dare un nome.

Tutti erano eccitati. La fama di quella compagnia li precedeva. Sentì alcuni spettatori parlare dei numeri.

“Io e la mia signora siamo già stati ad un loro spettacolo. Davvero straordinario. Riescono a far sembrare facile dei numeri molto difficili. Kate ha provato a fare una mossa
di un contorsionista, ma l’incantesimo le si è rivoltato contro e si è annodata. Ci ho messo un bel po’ a liberarla. È stato tutto parecchio divertente, anche se lei non la pensa allo stesso modo.” Gli era già capitato di vedere un circo e anche dei contorsionisti, ma non riusciva proprio ad immaginare una signora annodata su se stessa e il marito indaffarato per trovare l modo di liberarla.

Si mise in fila per il controllo dei biglietti. Erano parecchio fiscali, dal momento che molti cercavano di imbucarsi. Quando toccò a lui, per un momento temette di aver perso il suo tagliando per entrare,  ma riuscì a trovarlo tutto spiegazzato in fondo alla tasca della giacca, sotto il sacchetto della metropolvere.

“Bene, non vogliamo imbroglioni qui…”

“Si, scusi, sa.. la fretta”

Cercò di giustificarsi in quel modo. Quando entrò fu abbagliato da una serie di luci in movimento di vari colori. Erano tutti parecchio presi da quella situazione e, sebbene
per ora non avesse visto ancora nulla di particolare rispetto ad un circo babbano, l’euforia generale lo aveva contagiato.

Era a fianco di una famiglia con dei bambini piccoli che non perdevano tempo per tirare la barba al padre o i capelli alla madre. Dopo un po’ di capricci li lasciarono liberi di esplorare la zona e rimasero dei posti liberi tra lui e quei maghi. Dall’altro lato invece aveva un uomo più distinto, seduto composto e poco interessato a fare conoscenza con qualcuno.

Un clown terrificante sembrava essere il soggetto al centro dell’attenzione. Tutti lo guardavano con ammirazione ed aria sognante. Era vestito con una tuta bianca a pois colorati molto grandi. Aveva la parrucca verde, il cerone su tutta la faccia, gli occhi contornati di nero e le labbra, e gran parte del mento, colorate di rosso. Tutti volevano fare la foto con quell’uomo buffo, che aveva lo sguardo perso, come imbambolato.

Si spensero le luci. Stava per cominciare. Il primo nullo non fu nulla di che.. un giocoliere faceva roteare sopra di sé tre palline metalliche, ma al pubblico sembrò piacere molto. Applaudirono con veemenza e alcuni si alzarono in piedi. Il secondo numero era fatto da un prestigiatore e anche questo ricevette un consenso generale.

Non capiva cosa ci trovassero di così entusiasmante, ma poi gli venne l’illuminazione. Quei maghi stavano assistendo a qualcosa di fuori dall’ordinario, avevano davanti agli occhi degli artisti che facevano alla perfezione dei numeri babbani. La prima cosa che gli venne in mente fu il signor Weasly e la sua sfrenata passione per quelle cose, lì si sarebbe divertito di certo.

Rimase fino alla fine dello spettacolo per cui aveva pagato, ma non rimase così sbalordito. Era stato bello, ma nulla di particolare. Lo spettacolo per cui aveva tanto penato non si era rivelato altro che una cosa a cui abituato.

Si incamminò verso il punto dove si sarebbe teletrasportato con la polvere. C’erano un po’ di persone, decise di far defluire la calca e andare tra gli ultimi, dal momento che nessuno lo aspettava a casa.

Tornò al Paiolo Magico. Era ora di cena. Si sedette a tavola e attese le sue ordinazioni. L’uomo che aveva avuto come suo vicino sotto il tendone, era ora lì seduto di fronte a lui. Lo stava fissando con gli occhi di uno che ha qualcosa da dire.

“La disturbo signor Potter?”

Lo conosceva? No, assolutamente no. Chi era adesso quest’uomo? Cosa voleva da lui?

“È qui da solo? Un mago minorenne, soprattutto con il suo nome non dovrebbe aggirarsi tutto solo per questi luoghi pieni di maghi da ogni dove.”

“Scusi la franchezza, ma ci conosciamo?”

“Lei probabilmente non ha idea di chi io sia, ma io la conosco parecchio bene.”

“Non le devo giustificazioni comunque, so badare a me stesso.”

“Ah, questo non lo metto in dubbio o non sarebbe uscito vivo dallo scontro che ha avuto con il Signore Oscuro. Ma ci sono tante altre persone che vogliono il suo male.”

“E lei è una di queste persone?”

“No, non proprio.”

“E allora cosa vuole?”

“Avanti signor Potter, non sia così sgarbato. Mi hanno detto tante belle cose su di lei e non credo che lei voglia essere ricordato dagli estranei come un antipatico
ragazzino so tutto io.”

“Potrei stupirla sa? Non sempre quello che si dice in giro è la verità.”

“Oh, Harry. Io non mi affido di sicuro a quello che dicono gli altri di te. Ho le mie conoscenze.”

Quell’uomo lo faceva andare su tutte le furie. Non gli piaceva il fatto che lo conoscesse, ma soprattutto le cose che gli diceva sembravano parole di un’altra persona, che
dopo la morte di Cedric non si era fatta più sentire. La rabbia gli scorreva nelle vene. Strinse i pugni per cercare di liberarsi da quello stress accumulato.

“Preferirei cenare in pace se non le dispiace.”

“Ma certo. Si tenga alla larga dai guai. Ci sono persone che non arebbero felici di saperla qui. Le suggerisco di trascorrere la notte chiuso in camera sua e di non
girovagare per l’ostello.”

“Grazie.”

Il vecchio mago si alzò e andò al bancone, dove prese un bicchiere di idromele barricato. Alzò il bicchiere nella sua direzione e poi se ne andò.

Salì in camera e fece come quell’uomo le aveva detto. Non le piaceva, ma aveva notato lo sguardo di alcune persone e non aveva potuto dargli torto. Lo guardavano strano. Lo riconoscevano e poi stavano a distanza parlando tra di loro e scambiandosi occhiate. Qualcuno lo aditava e poi cercava di dissimulare per non sembrare
troppo sfacciati.

Non poteva credere a quello che stava pensando, ma preferiva l’isolamento a casa dei Dursley che quelle attenzioni da parte di persone dall’aspetto poco raccomandabile. Avrebbe aspettato il giorno seguente per fare due chiacchere con quel vecchio se lo avesse trovato di nuovo. 

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Capitolo 16
*** Conoscenze ***


Ecco come promesso. Come fa quel vecchio a conoscerlo così bene? Lo scoprirete a breve. Per il momento gli animi si stanno scaldando e credo che a breve assisterete ad un scontro. Spero vi piaccia.
Come sempre ringrazio chi mi segue e tutti quelli che leggono/commentano. A prestissimo. Baci baci






Quel vecchio gli aveva messo la pulce nell’orecchio. Sentì  più di una volta qualcuno passare davanti alla sua porta, ma poteva essere benissimo qualcuno che alloggiava al suo piano. Qualcuno si fermò anche,  ma dopo qualche secondo si sentivano i passi riprendere. Si alzò alle luci dell’alba. Non che avesse dormito, più che altro si era appisolato per qualche minuto, ma tutto quello stress lo aveva tenuto sveglio.

Si, era stato veramente uno stupido. Come aveva potuto lasciare la casa dove erano stati imposti incantesimi di difesa per lui, solo per uno stupido capriccio? Era impulsivo, ecco la risposta. E come sempre questo lo aveva messo in una situazione scomoda, nonostante più volte questa sua caratteristica lo avesse aiutato nelle situazioni scomode.

Scese. Come al solito venne accolto da sguardi di disprezzo, ma poi trovò quei due occhi familiari se così si potevano definire, dopo solo qualche parola scambiata, per di più scortese. Andò da lui.

“Buon giorno, mi dispiace per come mi sono comportato ieri.”

“Tutto apposto. Avanti, unisciti a me per la colazione.”

Ora che aveva deciso di concedergli il beneficio del dubbio, poteva permettersi anche di guardarlo meglio. Era un uomo anziano, sebbene sprigionasse un’energia insolita
per quell’età. Aveva la barba corta, così come i capelli, di un bianco con delle sfumature rosse, probabilmente il colore che avevano prima. Portava un paio di occhiali da vista con lenti a forma ottagonale per leggere il giornale che ora aveva posato davanti a lui sul bancone. Indossava abiti comuni, quelli che i maghi indossavano per confondersi tra i babbani. Un pantalone di velluto abbinato ad un panciotto dello stesso color nocciola, sotto al quale aveva una camicia bianca a maniche lunghe molto larga, come quelle dei pirati. Un cilindro color mogano era appoggiato sul sedile dello sgabello dall’altro lato rispetto a dove era seduto lui, al quale era appoggiato il bastone da passeggio. Dopo aver esaminato il suo aspetto, capì che si era prolungato un po’ troppo; infatti se ne stava lì a fissarlo con sguardo divertito, senza intenzione di interrompere l’attenta analisi del giovane amico.

“Mi scusi.”

“Tranquillo ragazzo, scommetto che il mio modo di mimetizzarmi nell’altro mondo non è così efficace. Prima di arrivare qui, due ragazzini mi hanno scattato delle foto tra una risata e l’altra. Tu te ne intendi del mondo dei non maghi, vero? ”

“Ho vissuto per undici anni all’oscuro del mondo magico. Io stesso mi ritenevo un babbano, ma devo dire che preferisco di gran lunga questo mondo rispetto a quello
normale per tutti gli altri.”

“Ah bè, desideriamo ciò che vediamo appartenere agli altri. Io per esempio vorrei capire come fanno a sopravvivere senza magia.”

“Penso che non avendo alternative abbiano dovuto imparare ad arrangiarsi a loro modo. Alcune cose sono geniali, non lo si può negare.”

“Sono d’accordo con te, ma credo che il nostro discorso non si riferisca solo a quegli strani manufatti che usano nella vita quotidiana. Se me lo concede signor Potter, perché è fuggito di casa?”

“E lei come fa a saperlo?”

“Mio caro, sembrerò anche un’idiota, ma credimi, c’è ancora qualcosa di sano in questa vecchia testa. Allora?”

“Semplicemente avevo voglia di andarmene per un po’, lontano da quei volti che sono costretto a vedere giorno dopo giorno. “

“E ha trovato questa pace che cercava?”

“In realtà no. Perché che lo voglia o no, la mia mente torna sempre al punto di partenza, vaga attorno a ciò che cerco di tenere lontano.”

“Credo di capirla sa?”

“Non credo che possa comprendere fino in fondo.”

“Non penso che nessuno possa comprendere l’altro a pieno. Non so se questo sia un bene o un male, ma credo che alcune volte questo mistero non faccia altro che
unire di più le persone. È un po’ quello che lega gli amici. Si impara a conoscerli, ma ci sarà sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Ci si può conoscere da decine di
anni, ma ci sarà sempre il fattore sorpresa nei rapporti con l’altro.”

“Penso che abbia ragione, ma alcune volte gli amici si allontanano vedendo ciò che era celato.”

“Se il rapporto che vi lega è vero allora può essere solo un momento di riflessione. Oppure ci sono altri fattori che avrebbero causato il distacco.”

“Stiamo parlando di me?”

“Abbiamo mai veramente parlato d’altro?”

Sorrise. Quell’uomo era simpatico e più saggio di quello che aveva pensato. Forse era più propenso a stingere una conversazione con lui per il modo in cui lo guardava.
Era come un nonno. Almeno credeva, visto che non aveva avuto l’occasione di conoscere nessuno dei suoi parenti.

Ordinarono la colazione, che mangiarono in silenzio. Vide il mago fissare con la coda dell’occhio una coppia di maghi seduti poco distanti da loro. Con uno sguardo veloce poté vedere due maghi tra i trenta e i quarant’anni, vestiti completamente di nero, con le teste chine una di fianco all’altra, sommersi in una conversazione importante.

Aveva la strana sensazione di essere lui il soggetto di quei discorsi, ma forse era solo la paranoia che lo prendeva quando sentiva le attenzioni su di lui.

“Converrai con me che quei signori non sono molto raccomandabili.”

Sembrava avergli letto nella mente.

“In effetti non mi piace affatto come ci stanno guardando.”

Ripose gli occhiali nel taschino interno della giacca e chiuse il giornale. Dopo averlo piegato a metà lo ripose in un punto dove altri avrebbero potuto prenderlo per leggere.

“Signor Potter, sarebbe così gentile da seguirmi?”

“Come scusi?”

Va bene che era simpatico, ma seguire uno sconosciuto che sembrava conoscerlo così bene nonostante non l’avesse mai visto, in un posto a lui oscuro, non sembrava il
massimo dell’intelligenza.

“A meno che tu non voglia finire molto male, e ti assicuro che se resti qui succederà molto presto, ti consiglio di seguirmi nel retro del locale dove ti accompagnerò semplicemente per fare una passeggiata a Diagon Alley.”

“Io.. come fa a sapere che qualcuno vuole farmi del male?”

“Credo che gli sguardi di fuoco che quel signore le sta lanciando e considerando la bacchetta che il suo amico le sta puntando alla schiena da sotto il tavolo, io credo
che le convenga seguirmi.”

Effettivamente uno dei due aveva il pezzo di legno magico puntato verso di loro.

“Va bene, ma non sono completamente convinto di questa cosa.”

“Per il momento basta che ci muoviamo da qui..” gli poggiò una mano dietro la schiena e lo spinse verso il muro di mattoni, facendogli in parte scudo con il suo corpo.

“Sa, non dovrebbe aver così poca fiducia in me. Sono un ex combattente, me la so cavare..”

“Lei è un auror?” anche lui avrebbe voluto diventare un cacciatore di maghi oscuri, ma dalla fine dell’anno appena trascorso la sua priorità era diventata sfuggire a uno di
questi.

“Non proprio. Ho sempre fatto le stesse cose che fanno quelli del ministero, ma avevo un’attività e una politica diversa nello scegliere i miei nemici. Sono sempre stato
uno spirito abbastanza libero, non mi è mai piaciuto sottostare alle regole dettate da un superiore. Credo che possa capire quello che sto dicendo.”

“E com’era fare quello che faceva?”

“Straordinariamente ordinario, con qualche colpo di scena qua e là per muovere un po’ le acque.”

Come poteva essere normale andare alla caccia di maghi malvagi pronti a tutto per conquistare il potere?

“Capisco il suo sguardo dubbioso, ma sono sempre stato un tipo che attirava a sé i guai. Non li cercavo, bè non sempre, venivano semplicemente da me.”

“Abbiamo più ose in comune di quello che mi piaccia ammettere.”

Si sentirono dei rumori contro la porta. Qualcuno voleva uscire lì con loro, ma il vecchio aveva già provveduto a chiuderla a chiave e a blindarla con un incantesimo.

“Credo sia meglio andare!”

“Ma cosa vogliono da me?”

“La domanda ha una risposta molto semplice. Vogliono Potter, nient’altro. Dopo di lei”

Il muro si era spostato e aveva aperto un passaggio sulla via principale del quartiere magico. Qualche mago era già alle prese con le compere. Si avviarono senza una meta, giusto per riuscire a depistare quei due brutti ceffi, fin a raggiungere un bar. Era un locale particolare. A zia Petunia sarebbe venuto un colpo nel vedere la paglia per terra e alcuni animali vagare liberi per il locale.

“Buon Giorno, cosa desiderano i signori?”

Avrebbe ordinato un cappuccino, ma gli venne in mente che probabilmente lo avrebbero preso per pazzo. Così prese una burrobirra, mentre il vecchio un firewhisky.

“Crede che torneranno a cercarci?”

“Penso proprio lo stiano già facendo! Ho messo un incantesimo traccia all’ingresso del Paiolo. E stanno entrando in ogni locale per cercala. A quanto pare ci tengono
molto a prenderla.”

“Lei crede che debba tornare a casa, vero?”

“Tu lo hai detto ragazzo mio. Non sarò di certo io ad obbligarti, ma sappi che non ci sarà sempre qualcuno a proteggerla se continua la sua fuga. Se si considera il fatto
che abbia ancora addosso la traccia, allora converrà con me che la soluzione migliore è tornare dove possono aiutarla dei maghi adulti.”

Uscirono di nuovo, alla ricerca di un posto più lontano da quei malviventi, ma non riuscirono a sfuggirgli.

“Bene bene, abbiamo trovato il fuggevole Potter. Ha anche la scorta adesso. Un povero vecchietto, patetico.”

“Dietro di me ragazzo.”

Non si sarebbe di certo tirato indietro da uno scontro, ma come aveva detto il suo amico, non poteva permettersi di finire nei guai. Decise che sarebbe intervenuto per aiutarlo nel caso ce ne fosse stato bisogno. Il mago sembrava abbastanza sicuro di sé comunque. 

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Capitolo 17
*** Cosa..? ***


Le persone nella via si erano allontanate tutte, i proprietari delle botteghe avevano appreso la notizia da qualche cliente entrato per trovare rifugio.

“Credo che non sia vostra intenzione risolvere questo conflitto in un modo civile, mi sbaglio?”

“Vecchio fatti da parte o dovranno raccogliere i tuoi resti da terra quando verranno a cercarti”

“Non ho intenzione di permettere a dei maghi come voi di fare del male al ragazzo.”

“Non gli faremo nulla. Non siamo noi che lo vogliamo. Ci interessa solo quello che ci darà Lui se lo consegniamo. Ci tiene tanto a rivederlo.”

“Se le cose stanno così, credo che dovremmo risolverla alla vecchia maniera.” Fece un inchino, come quando il secondo anno Piton e Allock avevano insegnato a duellare per difendersi dall’erede di Serpeverde. Mise la mano nella tasca interna della sua felpa ed estrasse la bacchetta.

“No ragazzo. Sei minorenne. Come ti ho detto sono più in gamba di quello che sembro, ma se le cose si dovessero mettere male non pensarci due volte. Fila dritto al Paiolo Magico.”

“Ma signore, io so combattere e ..”

“Non sto dicendo che non ne saresti in grado, sto solo spiegandoti che il ministero non prenderebbe positivamente questa cosa.”

Eppure il ministro non aveva fatto particolarmente problemi quando aveva gonfiato la zia. Strano, tutto molto strano.

Poi gli occhi gli caddero sulla bacchetta che il vecchio teneva in mano. Lunga e liscia, intervallata da dei nodi lavorati, 5 per l’esattezza, ma non poteva essere lui.

L’aspetto era completamente diverso. Cercò di guardare meglio quell’uomo, ma non vide nulla nella sue fattezze che potesse ricordare il preside di Hogwarts. Non era Silente quello davanti a lui, eppure quella bacchetta non poteva essere che sua.

“Cosa sta succedendo?”

Appena ebbe pronunciato la domanda, uno di quegli uomini che lo volevano, lanciò un incantesimo che produsse un lampo azzurro. Stavano usando magia non verbale, rendendogli più difficile capire cosa gli stessero scagliando contro.

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Capitolo 18
*** Ritorno ***


Uno, due, tre.. uno dopo l’altro gli incantesimi rimbalzavano contro lo scudo invisibile del vecchio, che sembrava reggere parecchio bene la raffica di colpi dei nemici.
Volevano Harry vivo, ma non di certo l’anziano. Anche se non pronunciavano l’incantesimo, aveva iniziato a capire che tutti quei lampi verdi nella direzione del suo protettore non erano altro che Avada Kedavra. Nonostante gli avvertimenti del vecchio, di cui adesso che ci pensava bene, non conosceva nemmeno il nome, estrasse la bacchetta, pronto per intervenire in caso di bisogno.

“No, niente magie mi ha sentito?!”

Un lampo rosso gli sfiorò il lato destro del viso, spostandogli i capelli come se ci fosse stata una raffica di vento. Non sembrò far piacere al signore, che si avventò con una carica inaspettata sugli aggressori.

“NON LO AVRETE MAI!”

Con un movimento rapido del polso, scagliò contro di loro una fattura che produsse una luce accecante, che lasciò sia loro che Harry cieco per qualche istante. Sentì una presa salda al colletto della polo e qualcuno iniziò a trascinarlo.

“Sono io ragazzo. La vista tornerà come nuova entro qualche minuto. Diversivo molto utile, ma un po’ meno con qualcuno da trascinare con sé.”

“Dove mi sta trascinando, professore?”

“Non è il momento Harry di fermarci a discutere su questioni irrilevanti come questa. Dobbiamo metterci al riparo, in un posto dove non ci troveranno questa volta. Hai ancora della metropolvere con te?”

“Si, nella tasca sinistra dei pantaloni. Aspetti un secondo.. è lei davvero allora professor Silente?”

“Non è il momento di dire sciocchezze ragazzo mio. Dobbiamo muoverci, sei diventato sordo forse?”

“Ho visto la sua bacchetta signore e conosco solo un mago che ne possiede una così. E poi lei non mi ha corretto quando l’ho chiamata professore qualche secondo fa,
quindi lei deve essere per forza..”

“Non ora ragazzo, te l’ho detto, la nostra priorità in questo momento è un’altra. Non ho tempo per cercare di convincerti che non sono chi tu credi io sia. Come va la
vista?”

“Un po’ meglio, ma vedo ancora tutto a macchie, come quando si guarda direttamente il sole.”

“È normale, piano piano sta ritornando tutto normale. Adesso entriamo nel camino, insieme.”

“Ma signore, non si può viaggiare in coppia. L’uscita è troppo piccola e rimarremo incastrati.”

“So come rimediare a questa cosa. Avanti, entra con me!”

Lo trascinò in un camino. Non sarebbe stato in grado di dire dove so trovassero esattamente.

“Mi spiace, ma è meglio che tu non senta dove ci stiamo dirigendo.”

“E no, mi spiace, ma per quanto io mi possa fidare di lei, non ho intenzione di andare in un posto di cui non conosco il nome.”

“Sono davvero desolato, ma non ho altra scelta.”

Ricevette un colpetto sulla testa e sentì le orecchie tapparsi. Provò a sbadigliare, a darsi dei colpi, ma nulla. Non ottenne nessun risultato. La vista stava tornando
completamente e fece in tempo a vedere delle fiamme verdi circondare lui e l’accompagnatore. Lo guardò in viso e notò gli occhi, che lo fissavano di rimando.

Non erano più gli stessi che aveva visto alla locanda, erano azzurri e profondi. Le sopracciglia erano aggrottate, come si stesse sforzando di vedere davanti a sé e i
capelli erano molto più chiari di prima, quasi bianchi e più lunghi.

Forse qualche incantesimo Confundus lo aveva colpito senza che se ne fosse accorto, perché davanti ai suoi occhi il preside di Hogwarts lo stava conducendo ad un’uscita familiare. Quella casa era stata il rifugio nelle sue estati quando gli zii avevano in programma dei viaggi o delle gite.

“Signora Figg?”

“Professore! Per fortuna l’ha trovato. Il padrino qui non ha fatto altro che chiedermi dove si trovasse da quando gli ho detto che sarebbe stato lei a riportarlo in questi giorni.”

“Allora è lei! Perché tutti questi segreti? E perché mi stava pedinando?”

“Lo ammetto Harry, sono io. Non potevo permettere di lasciarti vagare da solo senza che nessuno potesse essere al tuo fianco per proteggerti. Adesso andiamo a casa
dai tuoi zii. Sirius ci aspetta lì.”

Non si sarebbe mosso.

“Harry, non costringermi a usare le maniere forti.”

“Dopo avermi salvato da quei due avrebbe il coraggio di farmi del male?”

“Farti del male mai, ma legarti e portarti di peso dall’altra parte della strada senza problemi”

“Va bene, verrò!”

Sebbene fosse molto anziano, doveva ammettere che Silente era parecchio potente. Non aveva nessuna intenzione di testare le sue capacità. Sarebbe tornato da quei suoi parenti maligni. Ci aveva già pensato, ma vedersi costretto a farlo non gli piaceva per niente.

Attraversarono la strada e bussarono alla porta. Dopo qualche secondo di attesa la porta scattò e senza pensarci, Silente lo spinse dentro la casa.

“Non è furbo indugiare di questi tempi, permesso signore.”

Passò davanti a zio Vernon e lo spinse in salotto. Appena varcò la soglia, il suo padrino gli saltò addosso e lo strinse forte.

“Mi dispiace, Harry.”

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Capitolo 19
*** Parliamone ***


Lo so che lascerò il capitolo così un po’ in sospeso, ma lo aggiornerò domani J avrei voluto completarlo tutto oggi, ma la gita all’università mi ha distrutto! Penso che tra qualche capitolo questa parte della storia finirà, ma fin a quando potrò, farò comparire Sirius in ogni momento buco dell’ordine della Fenice.
Baci baci
 
 


 
SILENTE

Ormai il ragazzo l’aveva scoperto. Era stato molto attento ad usare la pozione polisucco, ma con lo scontro appena avvenuto non aveva avuto il tempo. Per non parlare del fatto che Harry era già venuto a contatto con il falso professor Moody e quindi era la corrente delle funzioni della bevanda. E per dirla tutta già il secondo anno l’aveva realizzata con l’aiuto della signorina Granger. Era scaltro e teneva sempre gli occhi ben aperti, non lo si poteva ingannare facilmente.

Si sedette sul divano del salotto degli zii di Harry. In quei giorni avevano ricevuto parecchie visite da parte di maghi che aveva contravvenuto ai suoi ordini, ma non era la loro irritazione che lo preoccupava. Quelle magie praticate, sebbene fossero poche, avrebbero benissimo potuto attirare l’attenzione di personaggi poco graditi, magari più abili di quelli appena incontrati, ma che avrebbero costretto Harry a usare la magia e l’avrebbero messo nei guai con il Ministero della Magia. Come membro del
Wizengamot, prima di essere cacciato, era riuscito a cancellare ogni traccia del passaggio di maghi per quei luoghi, ma ulteriori strappi alla regola non sarebbero stati possibili.

La situazione al ministero e in particolare con il ministro aveva raggiunto livelli critici. La paura del ritorno di Voldemort aveva fatto chiudere a riccio Cornelius, che come un cavallo con il para occhi non vedeva nulla di quello che lo circondava. Le discussioni tra di loro erano infinite e non portavano a nessuna conclusione.

“Sediamoci tutti. Dobbiamo scambiarci due paroline noi!”

“Tanto ormai questa casa è diventata un luogo di incontro per gente strana.”

“Le chiederei di essere più discreto quando utilizza certe parole. Ci sono delle persone che si potrebbero sentire offese e potrebbero dire lo stesso sul vostro contro.”

Harry lo stava fissando con uno sguardo confuso. Non gli piaceva vantarsi, ma poteva dire di essere un ottimo legilimes e non era difficile entrare nella mente del ragazzo, dal momento che gli stava praticamente urlando in faccia suoi pensieri. Era molto su di giri. Gli piacevano le battaglie, ma era anche un po’ sorpreso e preoccupato allo stesso momento. Temeva un rimprovero da parte del preside della sua scuola e si chiedeva il motivo per cui una persona così importante stesse a badare a lui. Sempre molto umile, ma anche un po’ sciocco da non ritenersi importante.

“Harry, mettiti qui in parte a me.”

“Lei è il preside di quella scuola, vero? Forse almeno lei potrà dare una bella lezione a questo ragazzo impertinente. È fuggito lasciando qui noi come degli sciocchi”

“Sirius abbassa la bacchetta. Signor Dursley, come vede suo nipote è sano e salvo e penso che dopo quello che è successo si sia reso conto che la fuga in alcuni casi non è la soluzione ai problemi. Credo che la notizia vi abbia rassicurato. È sempre stato sorvegliato e non ha corso pericoli eccessivi, sebbene questi sembrino essere particolarmente attratti da lui.”

“Mi dispiace, signore.”

“O suvvia Harry. Non sono venuto fino al Paiolo Magico per farti la predica e non lo farò nemmeno qui. Quello che voglio dirti è un’altra cosa.”



HARRY

Cavolo! Silente era stato alle sue spalle per due giorni e non aveva capito nulla. Ora rivedeva tutti quei gesti e ricordava le parole con occhi e orecchie differenti. Certo, molti lo volevano come aveva appena sperimentato sulla sua pelle a Diagon Alley, ma non pensava che ci fosse un pericolo così grande da scomodare un mago potente come il preside della sua scuola.

Adesso, lì, nel salotto dei suoi zii, l’unica cosa che riusciva a pensare era cosa dire o fare. Decise di scambiare qualche sguardo con il suo padrino, per fargli capire quanto gli fosse dispiaciuto tutto quello che aveva detto e fatto.

Sirius lo guardava con gli stessi sentimenti negli occhi e non sembrava avercela con lui.

“Harry, credo che tu voglia scambiare due parole con il tuo padrino in privato, mi sbaglio? Infatti. Vi lascerò qualche minuto per parlare. Dopo dovremmo discutere di una
cosa più importante.”

 

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Capitolo 20
*** Condizioni ***


Dopo essersi scambiati due parole, Harry e Sirius tornarono nel salotto dove Silente e i Durley li aspettavano. Non era stato necessario dirsi molte cose, semplicemente si erano chiesti scusa a vicenda e avevano evitato di entrare di nuovo nei particolari del motivo del litigio.
Silente stava cercando di instaurare una conversazione con i suoi parenti, ma le uniche risposte che otteneva erano dei monosillabi o dei movimenti quasi impercettibili del collo. Si avvicinarono e si accomodarono di nuovo al loro posto.

“Bene! Molto bene! Ora possiamo parlare di quello che sta avvenendo qui da qualche giorno.”
 


SILENTE

Gli aveva concesso un po’ di tempo per chiarirsi. Non che servisse a molto dal momento che i suoi piani per Harry avrebbero cambiato tutto. Lo avrebbe trasferito da li il prima possibile, ma visto la situazione che si era creata alla fine dell’anno scolastico, pensava fosse meglio lasciarlo li il più possibile.

“Non è mia intenzione fare la predica a nessuno. Come ho detto prima sono qui per un altro motivo. Sono riuscito a rintracciare vostro nipote, piuttosto facilmente purtroppo. Non fraintendetemi, sono felice di averlo trovato velocemente, ma non sono l’unico che ci è riuscito. Dopo gli spiacevoli avvenimenti dell’anno appena conclusosi, molti maghi oscuri sono alla sua ricerca, uno in particolare.” Rivolse lo sguardo verso gli zii del ragazzo che sembravano essere particolarmente confusi.
Probabilmente non gli era stato riferito nulla e non se ne erano nemmeno interessati.

“Harry non ve ne ha parlato?”

“In questa casa non si parla delle faccende del vostro mondo.”

“Si certo.. quasi mi ero scordato con chi stavo parlando. Resta di fatto che, sebbene non ne siate al corrente, vostro nipote è particolarmente famoso di questi tempi e non dovrebbe vagare da solo per la città.”

“Non siamo stati di certo noi a cacciarlo di casa! Ha preso e se ne è andato nel cuore della notte, senza dire nulla a nessuno e ci ha lasciato l’impiccio di quegli altri due.”

“Nessuno sta dando la colpa a voi del suo allontanamento. È anche vero che non vi siete battuti per far si che non se ne andasse.” Abbassò la testa abbastanza per guardarli direttamente negli occhi al di sopra degli occhiali a mezzaluna che si era inforcato appena entrato in casa. “Anzi, da quello che so, è stato proprio un vostro gesto a far nascere questa situazione complicata.”

“Come abbiamo già spiegato innumerevoli volte, il ragazzo non si è comportato bene e ha avuto la punizione che si meritava. Non siamo disposti ad accettare critiche sul modo che utilizziamo per educare sotto il tetto della nostra casa. Se non vi va bene, portatelo da un’altra parte!”

“Come scrissi il giorno che lo lasciai davanti alla vostra porta, la casa possiede una protezione molto potente che il sacrificio della vita di Lily ha lasciato. Non sarebbe la scelta migliore per la sua sicurezza farlo alloggiare in altri posti, soprattutto non prima di essersi organizzati adeguatamente.”

“Certo che ci ricordiamo e, come ogni anno, lo abbiamo ospitato nella nostra casa. Ma non siamo disposti a permettere che degli sconosciuti invadano la casa a qualsiasi ora del giorno.”

“Su questo sono d’accordo con lei, non succederà più. Le chiedo in cambio di non tagliare le comunicazioni che Harry ha con i suoi amici, altrimenti potrebbero preoccuparsi per la sua salute e presentarsi di nuovo qui e penso che non è quello che volete.”

“Il gufo è già stato riconsegnato..”

“E vi sarei grato se potesse permettergli di avere un po’ più di libertà. Non ha commesso nessun reato che lo costringa ad essere tenuto chiuso in una casa.” “E ora mi rivolgo direttamente a te Harry. Probabilmente, anzi, quasi sicuramente non ti ricorderai nulla di questa conversazione, ma confido nel tuo buon senso che spesso mi hai dimostrato. Non uscire di casa se noti qualcosa di strano, non allontanarti troppo, non metterti in situazioni pericolose e soprattutto non usare la magia!”

“Signore, cosa intende dire che non mi ricorderò di questa conversazione?”

“Nulla di cui ti debba preoccupare ora. Hai capito quello che ti ho detto?”

“Credo di si!”

“Molto bene. Ora Harry saluta Sirius, dobbiamo proprio andare.”

“Signore, non potrebbe prendere in considerazione la possibilità che io possa trascorrere l’ultima parte delle vacanze a casa di Ron?”

“Come ho detto poco fa, non sarebbe una cosa saggia trasferirti in un posto poco sorvegliato e protetto. Provvederò a mandare qualcuno che ti possa proteggere in caso di necessità e che possa avvertirmi in caso di bisogno, ma per il momento non possiamo permetterci di farti da scorta.”

“Manderà un mago a farmi da balia?”

“Non balia. Sarà più una protezione per la tua persona.”

“Io so badare a me stesso signore. Non ho bisogno di un auror che mi sta alle costole ogni secondo della giornata.”

“Harry, calmati. Nessuno ti starà alle costole, non te ne accorgerai nemmeno. Quello he posso dirti è che sicuramente non sarà un auror, ma uno dei nostri. Al ministero farebbe molto piacere averti sotto le sue grinfie, ma finché ne avrò le forze e le possibilità non lo permetterò.”

“Ma signore..”

“Mi spiace Harry, ma per il tuo bene è meglio che tu non sappia altro. Ora dobbiamo proprio lasciarvi.”
 

HARRY

Come poteva lasciarlo lì, in quel posto maledetto che tanto odiava? Si aveva ottenuto indietro Edvige, ma sarebbe stato sorvegliato ventiquattrore su ventiquattro e non gli piaceva per niente. Ci aveva provato, ma Silente sembrava non voler sentir ragione. Non aveva il coraggio di insistere ancora, non dopo la decisione e l’autorità con cui il preside aveva detto quelle cose.

Lo accompagnò alla porta e così fecero anche i suoi zii che in silenzio seguirono il corteo verso l’uscita.

“Ah dimenticavo!”

Cosa voleva aggiungere ancora?

“Mi dispiace molto, ma credo sia meglio così..”

“Signore cosa..?” non fece in tempo a pronunciare la frase che si ritrovò la bacchetta puntata in faccia.

“Professor Silente, cosa sta facendo?!”

“Sirius, non ho intenzione di fargli del male. Ti spiegherò dopo.”

“Signore cosa sta facendo?”

“Mi dispiace molto Harry, ma è più sicuro così.. Oblivion!”
 

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Capitolo 21
*** Meglio dimenticare ***



SILENTE

Aveva rimosso tutti i ricordi di quella loro avventura. Era arrivato al ricordo di Sirius alla porta dei Durley.. era quasi giunto il momento di fermarsi.. non aveva intenzione di traumatizzare troppo la mente del ragazzo, ma qualcosa all’improvviso lo fece rabbrividire.

Un paio di occhi di serpente lo fissavano e sembravano potessero vederlo, come se fossero stati li da sempre a scrutare le sue mosse. Erano famigliari, non potevano non esserlo, dal momento che li aveva avuti per anni davanti a sé quando insegnava a Hogwarts. Tom..

Non poteva essere li. Ne era certo.

Dopo aver estratto tutto quello che poteva essere dannoso, abbassò la bacchetta. Harry si accasciò sul tappeto all’entrata. Lo spedì al piano superiore con un movimento di polso.

“Che cosa gli ha fatto?! Ci ucciderà tutti, non è vero?!”

Quei babbani erano veramente insopportabili! Si era pentito ogni singolo giorno della sua vita per aver lasciato il piccolo Potter a loro, ma dopotutto erano parenti di Lily e questo gli era bastato per decidere del futuro del bambino.

Oblivion!”

Non stette nemmeno a dare delle spiegazioni.. non se lo meritavano, ma soprattutto non se lo sarebbero comunque ricordato. Spedì anche loro nei letti al piano superiore, facendoli sbattere qua e là assolutamente in modo involontario e passò a Sirius.

“Mi dispiace molto per quello che ho dovuto fare a Harry. Lo sai che non avevo altra scelta..”

“Avresti potuto spiegargli come stanno le cose. È in pericolo. Dovrebbe avere la possibilità di difendersi, di essere pronto se qualcuno lo dovesse attaccare!”

“Credimi Sirius, nessun mago potrebbe avvicinarlo senza che io lo sappia.”

“Non sei un dio Albus. Potrebbe sfuggirti qualcuno con cattive intenzioni e..”

“Se hai queste perplessità riguardo le mie capacità, mi impegnerò per trovare qualcuno che stia appostato qui fuori giorno e notte senza che se ne accorga e che lo terrà
d’occhio..”

“Ti ringrazio!”

“Ora se non ti spiace preferirei allontanarmi da qui. Non vorrei che si svegliasse e ci sentisse o peggio ancora vedesse. Mi è bastato cancellargli la mente una volta
sola, non ho intenzione di rifarlo!”

“Si, torniamo al quartier generale..”

“Sirius, ti devo chiedere di fare una cosa che non ti piacerà, per il bene di Harry..”

“Sono pronto a fare qualsiasi cosa!”

“Non dovrai aver contatti con lui. Dovrai controllare le lettere che i ragazzi gli manderanno e intercettarle se ce ne fosse bisogno. Lo so che non ti piace avere segreti
con lui, ma ho un buon motivo. E ora sbrighiamoci, non voglio che rimangano più tracce magiche di quelle che abbiamo già lasciato questa sera.”  


Surpriseeee :* Tornerò domani.. anzi, oggi tra qualche ora, con un nuovo pezzetto della mia storia. baci baci 

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Capitolo 22
*** Normalità? ***


Lo so.. sono in ritardo, ma questi giorni sono frenetici! Tornerò prima di Capodanno. baci baci 


Aprì gli occhi. Si sentiva strano, come se fosse stato sballottato da una parte all’altra per tutta la notte, sebbene non si ricordasse di essere uscito di casa. Di certo sarebbe stato bello poter fuggire per qualche giorno, ma cosa avrebbe concluso? Si mise seduto nel letto. Aveva la testa leggera e un po’ confusa.

Si alzò e lentamente si diresse alla finestra. Faceva molto caldo, la sua camera sembrava un forno, ma dopotutto era luglio. Quel pomeriggio non sarebbe rimasto confinato in casa. Dal piano di sotto provenivano dei rumori di passi. Naturalmente erano già tutti svegli. Scese lentamente le scale senza farsi notare e riuscì a sgattaiolare fuori dalla porta senza farsi vedere ne sentire.

Si appostò sotto la finestra da dove riusciva a sentire le notizie del telegiornale che suo zio Vernon stava guardando con scarsa attenzione. Tutto sembrava essere troppo calmo, troppo statico. Il ritorno di Voldemort avrebbe dovuto portare con se stragi e catastrofi, ma nulla di tutto ciò si era avverato. Cosa stava pianificando il Signore Oscuro?

Un dopo l’altra le notizie si susseguirono, ma nessuna di questa riuscì a catturare la sua attenzione. Non avrebbe fatto nulla di spericolato, ma decise di allontanarsi dalla casa degli zii. Il parco gli sembrò la meta adatta. Quasi sempre vuoto e in un posto isolato, in modo che nessuno sarebbe stato in pericolo di nuovo per colpa sua.

Strisciò fino ad uscire dal suo nascondiglio e si mise a correre. Fuggiva da Dursley. Di certo non lo avevano visto e di conseguenza non lo stavano seguendo, ma aveva quella strana sensazione di essere seguito. Dopo qualche minuto rallentò e si guardò attorno. Aveva la mano sulla bacchetta nella tasca posteriore dei jeans e era pronto a difendersi nel caso ci fosse stato qualcuno alle sue spalle. Si girò di scatto, ma non vide nessuno se non un paio di uccellini volare nel cielo.

Il suo sesto senso non aveva mai fallito, ma forse quella volta si era fatto prendere da preoccupazioni inutili. Un mago avrebbe potuto utilizzare un incantesimo per rendersi invisibile, ma lui non poteva praticare le magie se non in caso di pericolo mortale. Non poteva verificare quindi le sue teorie. Decise di continuare per la sua strada e tenere gli occhi ben aperti e la bacchetta a portata di mano.

Il pomeriggio trascorse in tranquillità. Nessun attacco e men che meno nessuna visita. Ci aveva sperato in realtà. Cominciava a pensare di essere diventato pazzo; desiderare l’arrivo di maghi buoni o cattivi giusto per scambiare due parole con persone come lui o almeno lanciarsi qualche fattura in un combattimento improvvisato.

Quando il sole iniziò a svanire all’orizzonte riprese la strada di casa.

Gli zii lo aspettavano alla porta, pronti per fargli la solita ramanzina e assegnargli una punizione che non avrebbe più rispettato. Di nuovo ebbe quella strana sensazione, come di una presenza al suo fianco. Zio Vernon non lo avrebbe fatto entrare fino a quando non avesse promesso di ubbidirgli. Non per codardia, ma per istinto di sopravvivenza accettò le condizioni di zio Vernon e si chiuse la porta d’entrata alle spalle. Si lanciò su per le scale e si affacciò dalla finestra. Vide una figura sfuocata allontanarsi dalla casa, per poi sparire nel nulla.

Il caldo gli stava giocando di certo un brutto scherzo, ma probabilmente era la fame per il regime alimentare a cui era sottoposto che gli aveva fatto venire le allucinazioni. Passò il resto della serata a fissare le persone passeggiare per le strade del quartiere, ma nulla attirò particolarmente la sua attenzione. Qualche gatto lo fece mettere sull’attenti in due occasioni, ma alla fine si arrese. Nessuno lo stava seguendo. Se qualcuno lo stava cercando di certo non si sarebbe fatto fermare da un paio di babbani.
 


DOPO DUE SETTIMANE..

Come al solito si era appostato sotto la finestra di casa. La voce del giornalista in tv elencava un susseguirsi di eventi dell’ordinario, nulla che potesse avere a che fare con un mago. Perché non accedeva nulla? Perché Voldemort non veniva a cercarlo? Era certo che il suo più grande desiderio fosse di ucciderlo il più in fretta possibile, ma perché non si facesse vivo non lo sapeva. Le notizie stavano finendo, così decise di andare al solito parco in periferia.

Purtroppo Dudley aveva scoperto il posto in cui si rifugiava e anche quel pomeriggio non perse l’occasione per farlo andare su tutte le furie.

Come aveva potuto nominare sua madre? Come si era permesso di deriderlo per gli incubi che tutte le notti lo perseguitavano? Estrasse la bacchetta e la puntò dritta al suo cuore. Gli avrebbe fatto provare dolore.

Improvvisamente però il cielo si fece scuro. La temperatura era calata drasticamente, non solo all’esterno, ma anche dentro di sé. Non potevano essere loro, i babbani non potevano vederli.. vero?

Sia lui che Dudley iniziarono a correre verso casa. Passarono attraverso un sottopasso. Nel tunnel si erano formate delle pozzanghere che improvvisamente avevano cominciato a ghiacciarsi. Erano loro e la conferma gliela diede la luce che iniziò a ballare. Sfoderò di nuovo la bacchetta. Guardò da una parte del tunnel e non vide nulla, ma non appena si girò per guardare l’altra entrata qualcosa lo afferrò per il collo. Era un dissennatore. Li aveva già affrontati, in numero nettamente superiore, ma non ci si poteva abituare ad una sensazione simile. Tutti i ricordi felici iniziarono a svanire e un senso di sconforto cominciò a pervaderlo. Riuscì a colpire sul volto il suo aggressore, ma la bacchetta gli sfuggì di mano.

“Sirius, Sirius, Sirius”

Prese la bacchetta:

“Expecto Patronum!”

Un lampo argenteo e il patronus caricò i due dissennatori, uno dei quali si stava accanendo con suo cugino. Si assicurò che stesse bene o che almeno avesse ancora l’anima. La signora Figg nel frattempo entrò nel sottopassaggio.

“Ci mancava solo lei!” pensò. Non gli era mai piaciuta molto, più che altro temeva che lo volesse avvelenare fin da quando da piccolo i Dursley lo lasciavano da lei quando avevano delle uscite di famiglia. Aveva ancora la bacchetta in mano e se non si fosse sbrigato a metterla via, la vecchia megera se ne sarebbe accorta e sarebbe stato difficile spiegarle il perché avesse tra le mani un legnetto.

“Non mettere via la bacchetta, Harry. Potrebbero tornare.”

Cosa?! Aveva sentito bene? Come faceva lei a sapere della bacchetta? Era una maga e non lo sapeva? Questo avrebbe spiegato i suoi modi stravaganti nel vestirsi da babbana. Ma la signora Figg gi spiegò di essere una magonò, di conoscere bene lui e il mondo magico, nonostante fosse vissuta la maggior parte della sua vita mischiata tra i babbani. Silente le aveva chiesto di tenerlo d’occhio, insieme ad un altro mago che avrebbe dovuto garantire la sua sicurezza, mentre quella sera si era allontanato per partecipare ad una vendita non molto legale di calderoni.

Aveva usato la magia e sapeva benissimo di non poterlo fare. I suoi zii gli fecero il terzo  grado, convinti che fosse stato lui con le sue stregonerie a terrorizzare a quel modo il loro unico figlio. Cercò di spiegargli che non era colpa sua, ma delle guardi della prigione per maghi. Stranamente non dovette andare avanti molto, perché sua zia era informata a riguardo: ne aveva già sentito parlare da sua sorella, Lily.

Lettera dopo lettera ricevette varie disposizioni, sia dal signor Weasley sia dal Ministero della Magia. Una strillettera arrivò a zia Petunia, da parte di Silente, che la fece convincere che tenerlo in casa anche per quella notte fosse la scelta migliore.

Di certo la sua vita non era mai stata tranquilla e serena, ma quella giornata fu veramente una delle più caotiche. Si recò in camera sua. Dette un calcio alla cassettiera dove teneva i suoi vestiti per sfogare la rabbia accumulata. Fece cadere la foto dei suoi genitori, che sebbene non fossero veramente li, con la loro danza nella neve gli facevano sembrare la giornata migliore. Si scusò anche con Edvige, appoggiata li sopra, aveva sentito lo sballottamento e si era spaventata.

Portò la foto con sé e la poggiò sul comodino, insieme alla bacchetta. Si tolse gli occhiali e fece sprofondare la testa nel cuscino. Era stata una giornata dura. I suoi zii erano andati fuori, ma preferì comunque chiudere a chiave la sua camera, nel caso Dudley si fosse ripreso e avesse deciso di vendicarsi per l’affronto al parco.

Riuscì ad addormentarsi, ma non fece sogni sereni. Qualcosa però lo aveva fatto svegliare. Non era stato il lampo di luce verde a metterlo in allerta, ma un rumore chiaro e reale. qualcuno stava facendo girare la chiave dall’esterno e di certo non si trattava di una nuova tecnica di scassinatori babbani. Era una magia che conosceva bene.

Cosa lo attendeva ancora quella notte? Inforcò gli occhiali, impugnò la bacchetta e si preparò per combattere.

“Harry..”

“Cosa diav..?”
 

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Capitolo 23
*** L'Ordine ***


Ciao a tutti i miei lettori. Come promesso pubblico l’ultimo capitolo di quest’anno. Non sono solita fare questo genere di cose, ma mi sembra doveroso ringraziare tutti quelli che mi hanno supportato in questa mia prima esperienza come “scrittrice”. Ringrazio chi mi segue, chi mi ricorda, chi mi ha aggiunto tra i preferiti e chi ha saputo regalarmi delle belle parole e mi ha incoraggiato ad andare avanti con questo mio esperimento di scrittura.
Spero che quest’anno nuovo porti a tutti voi cose positive e un po’ di felicità in più, che non guasta mai
Ci vediamo l’anno prossimo. Felice anno nuovo a tutti. Baci baci
fedefede1995
 

 

   *                            *                            *                           *                             *                             *                            
 

 
HARRY

Chi diavolo era tutta quella gente? Il suo ex professore di difesa contro le arti oscure, Moody, era tra quelle persone poco familiari. Una ragazza dall’aspetto vispo lo stava fissando interessata.


“Cosa sta succedendo, signore?”

“Siamo venuti a salvarti, è ovvio!”

Venuti a salvarlo? E dove erano quando scriveva per sapere qualcosa degli eventi nel mondo magico? Lo erano venuti a prendere solo perché Silente non voleva perdere il suo prezioso Harry Potter, ma al diavolo. Non ce la faceva più a stare in quel posto, sarebbe andato con loro e avrebbe tenuto per sé il malcontento.

Scendendo le scale vide il professor Lupin e ne fu molto felice, ma allo stesso tempo notò una strana espressione sul suo volto. Forse non gli faceva piacere essere lì?

Si sarebbero spostati da quella casa per andare al quartier generale dell’Ordine. Si fidò ebbene non avesse idea di cosa stessero parlando. Da quello che aveva detto
Malocchio, potevano ricevere delle visite inaspettate di mangiamorte o peggio e per quel motivo dovevano muoversi, non potevano aspettare oltre. Il segnale era stato dato. Come si sarebbero mossi? La risposta arrivò poco dopo, quando con un movimento del suo bastone, Moody spedì ad ogni proprietario la sua scopa.

Da quando era finito l’anno scolastico desiderava farsi un giro sulla sua Firebolt, ma non poteva permettersi nulla di ciò, non poteva rischiare di essere visto, ma soprattutto non aveva libero accesso alle sue cose dal momento che zio Vernon le aveva blindate nel sottoscala che un tempo era stata la sua camera.

Si mise a cavalcioni del manico di scopa e si sollevarono tutti in volo. Avevano lasciato dietro di loro la casa che per lui equivaleva a prigionia, ma non appena raggiunsero una certa quota, solo per un secondo, desiderò di non essere mai partito. Di certo non per gli affetti inesistenti che aveva lasciato, ma per il caldo che rispetto al freddo pungente di quella notte d’estate sembrava così confortevole e rassicurante. Non ce la faceva più, sarebbe voluto andare dal suo vecchio professore a dirgli due parole, ma capì che tutto quello che stavano facendo era per la sua sicurezza.

La notte li nascondeva e li accompagnava. Malocchio non aveva intenzione di rischiare di essere seguito così decise di allungare un po’ il percorso per non rischiare.


MALOCCHIO

Quel ragazzo. Non aveva avuto modo di conoscerlo molto l’anno in cui era stato professore nella scuola di Hogwarts. Dopotutto era stato prigioniero di quel pazzo per quasi tutto il periodo di studi. Racchiudeva in sé qualcosa di più di quello che l’occhio poteva cogliere e ora capiva perché silente era così interessato a lui; era un enigma ambulante.

Lo aveva tenuto sotto controllo per tutto il percorso. Silente gli aveva detto di prestare particolare attenzione e di non rivelargli nulla di più di quello che era strettamente necessario. Il suo occhio magico non aveva lasciato Harry nemmeno un secondo.

Quel sorriso malefico sul suo volto non gli era affatto piaciuto. Avrebbe allungato il percorso per verificare meglio sia che nessuno li stesse seguendo sia per accertarsi che fosse tutto ok con Potter. Erano certi di aver preso con loro un falso Harry Potter, lo avevano appurato prima di partire, ma in quella frazione di secondo che aveva percepito solo lui grazie al suo occhio aveva creduto di vedere qualcun altro davanti a sé, qualcuno a cui non avrebbe voluto pensare. Avrebbe riferito ad Albus quello che aveva visto.

Sotto lamentele dei suoi compagni decise di iniziare a scendere verso il parco di fronte a casa di Sirius.

HARRY

Ormai avrebbe dovuto sapere che la casa non si sarebbe trovata in un posto facile da raggiungere, ma di certo non si aspettava di vedere l’intero complesso edilizio spostarsi per fare spazio al numero tredici. Rimase a bocca aperta facendo scappare un sorriso alla ragazza di nome Tonks.
Una volta varcata la soglia si ritrovò in un posto buio, un corridoio per la precisione. Tutto era ricoperto di polvere, come se fosse stato chiuso e abbandonato per anni. I muri erano di un colore grigiastro con quadri appesi alla bella e buona raffiguranti persone dall’aspetto poco rassicurante. Alcuni erano coperti da teli e giurò di poter sentire delle voci soffuse provenire da alcuni di essi.

In fondo al corridoio c’era una porta socchiusa. Mano a mano che si avvicinava sentiva sempre più chiaramente i discorsi, ma soprattutto riconobbe alcune voci.
Di cosa potevano parlare in quel modo così animato se non di lui?

La sua scorta si diresse in quella stanza. Spalancata la porta si ritrovò di fronte il suo padrino Sirius. Da prima lesse un’espressione sospetta, come di colpevolezza, ma subito dopo un sorriso dolce e affettuoso gli si stampò in faccia. Non poté che rispondere a sua volta in quel modo. Gli era mancato, tanto.

La famiglia del suo amico Ron lo aveva sempre trattato come un figlio  lo avevano fatto sentire a suo agio e al post giusto, ma Sirius rappresentava qualcosa di più profondo per lui. Era la connessione più intima e profonda che avesse mai potuto ottenere con i suoi genitori dopo la loro morte. Nonostante non avessero passato molto tempo insieme, sentiva che poteva fidarsi ciecamente di lui, che avrebbe fatto di tutto per proteggerlo e farlo stare bene, ma soprattutto gli voleva bene, ed era questa la cosa più importante per lui.

La signora Weasley gli si parò di fronte, bloccando lo scambio di sguardi e la sua marci verso quella stanza che presto avrebbe scoperto essere off-limits per tutti.

“Che piacere vederti caro. Ron e Hermione ti stanno aspettando al piano superiore.”

Quei due piani di scale furono i più lunghi e incerti della sua vita. Ad ogni gradino provava sentimenti contrastanti. Se si fosse sbrigato avrebbe rivisto i suoi amici, ma una volta di fronte a loro avrebbe provato risentimento, dal momento che per tutta l’estate non gli avevano fornito uno straccio di notizia, se non le solite sciocchezze che si scrivono per convenzione domandandosi a vicenda delle avventure estive e aggiornamenti vari. Ogni volta che aveva domandato qualcosa del ritorno di
Voldemort o su dove si trovassero loro avevano fornito risposte evasive o avevano semplicemente ignorato le sue lettere.

Forse non gli credevano, aveva iniziato a dubitare anche lui della sua sanità mentale. L’unica cosa che gli dava la certezza di non essersi immaginato tutto erano gli incubi notturni e gli articoli di giornale pubblicati durante il torneo Tre Maghi.

Raggiunse l’ultimo pianerottolo. La porta era chiusa, ma sentiva chiaramente i suoi due amici bisbigliare; magari stavano parlando di lui alle sue spalle. Aprì la porta con un colpo secco, in modo da prenderli a sorpresa. Come aveva immaginato stavano parlottando di lui, perché non appena lo videro tacquero.

Hermione gli saltò addosso, non gli dette nemmeno il tempo per dire una parola. Lo abbracciò forte e gli scoppiò a piangere tra le braccia. Dopo quello che sembrò un tempo interminabile si staccò e anche Ron ebbe la possibilità di salutare il suo amico. Come gli era sembrato dalle lettere anche dal vivo riusciva a vedere che gli stavano nascondendo delle cose.

“Abbiamo sentito dei dissennatori. Ci devi raccontare tutto, Harry.”

Lui doveva raccontare tutto? Era stato isolato nella casa meno accogliente in cui potesse finire e adesso che si trovava in quel posto dove loro avevano trascorso le vacanze insieme senza che ne sapesse nulla, doveva raccontare i fatti suoi, che comunque sembravano essere di dominio pubblico.

“Che cos’è questo posto? Non potevate scrivermelo in una lettera?”

Certo. La solita faccia colpevole dipinta sul volto. Quando si sarebbero decisi a prendere un po’ di coraggio e non seguire tutte le regole che gli venivano imposte senza pensarci?

“Volevamo.. davvero, ma..”

“MA COSA..?”

“Silente ci ha fatto giurare di non dirti nulla!”

Hermione disse questa frase tutta d’un fiato. Quelle parole lo colpirono come se qualcuno gli avesse conficcato un pugnale nel petto. Anche Silente adesso non si fidava più di lui? L’uomo che aveva creduto essere l’unico in gradi di capirlo, capace di capire dove si trovasse la verità anche quando gli altri non sembravano riuscire a vederla., anche lui adesso lo considerava un pazzo?

“Silente ha detto questo?”

Aveva bisogno di una conferma, non poteva credere a quello che gli avevano appena detto. Ma purtroppo la ricevette questa risposta affermativa. Gli dissero che aveva imposto questo divieto per la sua sicurezza, ma non sembrava essere servito a molto dal momento che due dissennatori lo avevano attaccato nel bel mezzo di un quartiere babbano e o avevano costretto ad utilizzare la magia.

Riversò tutta la frustrazione che aveva accumulato su Ron e Hermione, sottolineando ogni parola con una cattiveria nuova, di cui iniziava ad avere un po’ paura. Venne interrotto dalla smaterializzazione dei gemelli nella loro camera. Tutta quella cattiveria si palesò ai suoi occhi e decise di spingerla via. Si sentiva tutto teso, i muscoli contratti, soprattutto quelli del collo e con un movimento laterale decise di rilassarsi un po’.

Anche lui avrebbe ubbidito ad un ordine di Silente dopotutto e i suoi amici non sembravano sapere molto più di lui riguardo quel posto, sebbene fossero li da più tempo.

I gemelli proposero di utilizzare una delle loro invenzioni, che la vincita di Harry aveva finanziato. I negozio di scherzi era un progetto molto più serio di quello che pensavano i Weasley, ma per il momento era più sicuro tenere nascosto il tutto, altrimenti la loro madre avrebbe potuto reagire male, dal momento che teneva molto all’educazione dei figli.

Orecchie Oblunghe, così le avevano chiamate. Utili, soprattutto per non farsi scoprire origliare. Purtroppo riuscirono solo a sentire la voce di Piton, la serpe, contraddire le parole di Sirius e poi più nulla; il gatto di Hermione, Grattastinchi, era stato attirato dall’orecchio penzolante e lo aveva stuzzicato fino a staccarlo e portalo via con sé.

Tornarono nelle loro camere, ma non si scambiarono molte parole. I gemelli lo aggiornarono riguardo i progetti dal momento che lui era il finanziatore e aveva il diritto di sapere come venivano utilizzati i suoi soldi. La signora Weasley li chiamò per andare a mangiare.

Fred e George gli fecero l’occhiolino e si smaterializzarono. Scesero le scale in fila indiana, facendo silenzio dal momento che c’era un riquadro da non disturbare. I gemelli riapparvero e fecero prendere un grande spavento alla madre, Ron e Ginny entrarono in cucina.

“Siamo così contenti di averti qui Harry, ci hai fatto pendere un bello spavento!”

Certo, perché era stata tutta opera sua quell’attacco. Soprattutto era un suo grande desiderio venire espulso dalla scuola che lo aveva portato via dall’incubo di vivere con i Dursley. Non rispose, si limitò a sorridere.

“Harry Potter!”

Conosceva quella voce, il suo padrino stava uscendo dalla stanza in cui si era tenuta la riunione dell’Ordine. Non gli interessava se una decina di maghi adulti erano li a fissarli, si lanciò tra le braccia di Sirius e lo strinse forse. Forse per la sorpresa il suo padrino esitò un secondo, ma poi ricambiò il suo abbraccio. Desiderò che quel momento potesse durare per sempre, ma si dovettero allontanare perché non potevano far attendere tutti per mangiare, soprattutto perché occupavano tutto il corridoio, bloccando il passaggio.


SIRIUS

Il suo figlioccio era finalmente di nuovo da vanti a lui, ma come aveva garantito Silente non si ricordava nulla di ciò che era accaduto nei giorni scorsi.
Albus. Gli aveva garantito che sarebbe stato al sicuro, che avrebbe messo un mago a guardia di Harry ventiquattr’ore su ventiquattro, ma quel Mundugus aveva abbandonato il posto di guardia per una partita illegale di calderoni. Aspettava solo di averlo a portata di bacchetta.

Adesso per colpa sua il ragazzo doveva presentarsi al Ministero per un’udienza ufficiale per aver usato la magia da minorenne. Caramel avrebbe colto quell’occasione per umiliarlo e farlo passare per un pazzo criminale, come se gli articoli sulla Gazzetta del Profeta non bastassero. Ogni giorno la foto di Harry al ritorno dal cimitero dei
Riddle riempiva la prima pagina accompagnata da titoli denigratori.

Avevano interrotto la spedizione del giornale magico a casa dei Dursley per non fargli sapere di essere attaccato costantemente in quel modo da metà mondo magico.

Quella sera però avrebbero dovuto metterlo a conoscenza della situazione, non potevano permettersi di lasciarlo andare davanti alla corte ignaro delle voci sul suo conto. Sarebbe stato davvero crudele non dirgli nulla, ma soprattutto avrebbero dovuto dirgli qualcosa riguardo all’Ordine della Fenice. Dopotutto i suoi genitori ne facevano parte e uno degli obiettivi principali al momento era proteggere il ragazzo, quindi aveva più diritto di altri di sapere.

“Non capisco.. cos’ha il ministero della Magia contro di me?”

Era il momento, non avrebbe aspettato ulteriori autorizzazioni da parte di altri.
 

HARRY

La cena fu molto abbondante e interessante, soprattutto Tonks, che mutava senza problemi l’aspetto del suo volto. Prima apparve un muso da maiale, che si trasformò in un becco d’anatra per poi tornare normale. Quando aveva fatto la domanda tutti avevano fatto improvvisamente silenzio.

Questa volta non avrebbe lasciato passare la cosa liscia. Avrebbe insistito fino a quando qualcuno non gli avesse spiegato la situazione in modo chiaro.

“Il ministero continua ad attaccare te e Silente. Caramel non ha la mente sana, ma contorta e deformata dalla paura. Continua screditarti.” “Il ministro sta facendo di tutto per negare il ritorno dell’Oscuro Signore. La paura fa fare cose stupide e l’ultima volta ha quasi distrutto tutto quello che ci era più caro…”

“Voldemort sta reclutando in maniera massiccia e non solo streghe e maghi, ma ogni genere di creature e anche noi cerchiamo di fare lo stesso, ma non è l’unica cosa che gli interessa.” Sirius gli stava dicendo più di quello che avrebbe potuto visto che sia Lupin che Moody si irrigidirono sulla sedia all’udire queste parole.

“Noi riteniamo.. che stia dando la caccia a qualcosa, una cosa che non aveva l’ultima volta…”

“SIRIUS!”

“Intendi tipo… un’arma?”

Ma la signora Weasley non permise a nessuno di continuare quella conversazione. Non era un bambino e lui più di altri aveva il diritto di sapere. Perché se non fosse stato per lui nessuno avrebbe saputo del ritorno di Voldemort!

Quella conversazione gli lasciò l’amaro in bocca. Era venuto a conoscenza di dettagli importanti, ma non abbastanza, non quanto avrebbe voluto.

Dopo cena andarono tutti in camera, parlarono un po’ dell’inizio del nuovo anno scolastico e fecero delle previsioni riguardo al nuovo insegnante di difesa contro le arti oscure, una più improbabile dell’altra. L’ultima cosa di cui parlarono fu l’udienza del giorno seguente, che non fece altro che mettere Harry in agitazione, nonostante
Hermione gli avesse elencato un numero consistente di motivi per cui non era legale tutto quello che stava succedendo.

Di certo Harry non si aspettava un accanimento tale da parte dell’opinione pubblica, ma come ormai era abituato, nessuno o comunque poche persone erano disposte a credergli e fidarsi di lui e delle sue parole. Il processo gli sembrava alquanto esagerato. Quando al terzo anno aveva gonfiato sua zia, il tutto era stato risolto con una chiacchierata e una stretta di mano, mentre ora, che aveva utilizzato la magia per motivi di vita o di morte e per proteggere un babbano, era stato convocata tutta la
corte del Wizengamot.

Cosa sarebbe successo la mattina seguente non lo sapeva, o forse preferiva non immaginarlo. Si preparò per la notte. Indossò il primo pigiama che trovò nel caos del suo baule e andò a letto. Si addormentò in fretta e con il sonno arrivarono anche gli incubi, ma la mattina arrivò presto.

Si preparò e uscì di casa con il signor Weasley, eccitato per il pullman che avrebbero preso per raggiungere il luogo dell’udienza. Cosa ne sarebbe stato di lui? Ce l’avrebbe fatta anche questa volta? 

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Capitolo 24
*** Udienza ***


Giuro che mi farò perdonare per questo lungo periodo di assenza. Purtroppo la vita porta con se anche tanti imprevisti. Spero in futuro di riuscire ad essere un po' più puntuale con gli aggirnamenti, magari ogni due settimane :) Buona lettura ragazzi/e! Baci baci :*




Il viaggio fu il momento della giornata in cui sentì tutto il peso di ciò che gli era successo addosso. Il signor Weasley sembrava molto divertito e entusiasta di tutto quel modo di spostarsi da un luogo all’altro dei babbani e non faceva altro che disturbare il conducente facendo domande sul funzionamento di quello stano veicolo chiamato autobus. Arrivarono in un vicolo sperduto appena fuori il centro di Londra e si fermarono davanti all’unica cabina telefonica. Di certo non era il momento di sperimentare anche il modo di comunicare dei comuni mortali, ma erano in anticipo di ben tre ore, quindi non fece notare la cosa al papà di Ron. Harry i guardò un po’ attorno. Erano da soli, ma come al solito il suo sesto senso gli diceva esattamente l’opposto. Sentiva un paio di occhi bucargli la schiena e, nonostante il suo occhi non percepisse nulla, sapeva con certezza che qualcuno li stava seguendo.. e da parecchio tempo.

 
 
SIRIUS

Harry continuava a guardarsi alle spalle. Di certo si era accorto della presenza, cosa che invece non sembrava turbare minimamente Arthur. Si era trasformato in animagus per riuscire a mimetizzarsi meglio in quella giungla urbana. Era sfuggito al cappio dell’accalappiacani: sarebbe stato davvero divertente vedere la faccia di quel babbano quando si fosse ritrovato un uomo completamente nudo in una gabbia.

La cosa importante era tenere d’occhio i suo figlioccio fino al ministero della magia. Se fosse stato per lui lo avrebbe seguito fino all’aula dell’udienza, ma Silente lo aveva scoperto prima e gli aveva concesso giusto questa piccola scappata all’esterno.

Quando aveva chiesto ad Albus cosa prevedeva per Harry, non aveva ricevuto una risposta sicura, cosa molto strana per quel vecchio saggio.

Da li in poi, avrebbe dovuto lasciarlo al suo destino, non poteva fare altro per lui. Lo vedeva sprofondare nel terreno insieme a Arthur e non poteva fare a meno di immaginare i possibili scenari che avrebbero accolto Harry. Lo avrebbero assolto? Certamente! Silente non avrebbe permesso una condanna da parte del Wizengamot, dopotutto ne aveva fatto parte fino a qualche mese fa.

Ma di quei tempi nulla era certo.

Lo avrebbe aspettato a casa.


 
SILENTE

Ovviamente il ministro ci aveva provato. Anticipare di tre ore l’udienza, come se questo gli avrebbe impedito di andare a difendere il ragazzo. Avrebbe fatto di tutto pur di essere accanto a lui durante quel processo montato a regola d’arte.

Aveva dei forti sospetti su chi potesse aver mandato dei dissennatori a casa di Harry. Naturalmente Voldemort era tornato e non avrebbe perso l’occasione di uccidere il suo più grande nemico, ma mai avrebbe permesso ad altri di compiere quel gesto. Avrebbe voluto affrontarlo in prima persona.

Di certo poi non avrebbe corso il rischio di venire allo scoperto quando il Ministero della Magia negava il suo ritorno e non gli sguinzagliava auror addosso come avrebbe dovuto fare. Tutta quella situazione era a suo favore e non avrebbe permesso alla sua voglia di vendetta per l’umiliazione subita di rovinargli la copertura.

Come si aspettava i soliti sguardi sorpresi lo accolsero nell’atrio del Ministero. La guerra che ormai si era catenata tra lui e Cornelius era sulle bocche di tutti e soprattutto nelle menti. Le sue doti di occlumante potevano benissimo confermare queste sue teorie. Ogni singola persona che posasse gli occhi su di lui, non poteva fare a meno di rimuginare in positivo o in negativo sulla quella questione.

Chi diceva la verità? Chi dei due era il bugiardo?

La cosa interessante era stata scoprire quanti li dentro fossero suoi sostenitori. I segni del ritorno dell’Oscuro signore non erano così evidenti come in passato, ma chi come lui aveva già vissuto quella situazione poteva benissimo percepire che qualcosa era cambiato e che le forze oscure erano in febbricitante attesa di agire.
Harry. Doveva sbrigarsi, nulla era meritevole di attenzione più dell’udienza in quel momento, che purtroppo era già iniziata.. avrebbe dovuto usare qualche trucchetto per arrivare più in fretta, qualcosa che nessun altro avrebbe potuto fare.

Un sorriso gli si dipinse in volto. Per fortuna che aveva lei.. e con un colpo di polso si ritrovò fuori dalla porta del processo. Spinse la porta davanti a se e nonostante il fiatone provocato dalla velocità dello spostamento rapido si annunciò

“Testimone per la difesa. Albus Percival Wolfric Brian Silente.”

Si, quei volti sorpresi era proprio quello che si aspettava di vedere.

“Cornelius non ce l’hai fatta nemmeno questa volta!” pensò soddisfatto.

“Le accuse?”

Che discorsi ridicoli, poteva chiaramente percepire la tensione di alcuni membri alla sua vista. Il traditore e complottista si trovava certamente li.
 


 
HARRY

Non poteva essere vero. Era li. Dopo tutta l’estate passata a pensare alle cose che avrebbe voluto dirgli, l’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento era a come gli fosse grato di non averlo abbondonato in quella situazione.

Nonostante tutto teneva ancora lui per esporsi in quel modo davanti a tutta la giuria. Ormai mezzo mondo magico lo credeva pazzo e lui, il preside della scuola di magia più rispettata dell’Inghilterra era li per difenderlo a spada tratta.

Il processo passò più veloce che mai. Una volta finito lo avrebbe fermato per dirgli tutto quello che si era tenuto dentro per tanto tempo. Doveva sapere!


.... 


“Assolto da tutte le accuse!”

Non fece in tempo a sentire queste parole che Silente se n’era già andato senza nemmeno guardarlo in faccia. Lo sapeva, c’era qualcosa di sospetto in tutto quello. Il preside non lo aveva mai trattato in quel modo, nemmeno nelle situazioni più sconvenienti, ma ora sembrava aver paura ad avvicinarsi troppo a lui.

Forse anche lui si era stufato di tutto quello che circondava Harry Potter, lo sfregiato? 

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