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di KayZ667
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nostro primo incontro ***
Capitolo 2: *** NO!...non di nuovo! ***
Capitolo 3: *** Il bacio inaspettato ***
Capitolo 4: *** Carlita Torres ***



Capitolo 1
*** Il nostro primo incontro ***


                                                                                                CALLIE:
 
Ero lì,a riempire qualche modulo e firmare qualche scartofia,quando qualcosa nel mio cervello mi disse di girarmi e di voltare lo sguardo;
Istintivamente lo feci...
vidi la più bella ragazza che avessi mai visto:bionda, occhi azzurri e un sorriso bellissimo che avevo reputato fosse super magico,visto che mi sentii subito bene.
Rimasi lì in silenzio per qualche secondo a fissarla anche se non avrei saputo cosa dirle.
D'un tratto anche lei si voltò incrociando il mio sguardo,mi fissò e mi salutò con la mano,un semplice gesto che mi fece venire un tonfo al cuore.
Ricambiai il saluto timidamente e impacciatamente:
Dovevo conoscerla!.
 
...
 
Quella sera non riuscii a dormire,mi giravo e rigiravo sul letto ripensando a quella donna:
Chi era?,Come si chiamava?, ma soprattutto perché non mi ero accorta subito di lei ?.
Da quello che ho capito lavorava lì, al Seattle Grace,come me, visto che aveva il mio stesso camice da dottore;
Ma sicuramente la colpa principale era mia,mi ero chiusa a riccio dopo la storia andata a male con Erica,la mia prima ragazza.
Mi aveva lasciato lì,da sola in quel parcheggio,non dicendomi niente se ne andò.
Io mi sentii così vuota,ferita ed abbandonata. 
Non avrei mai voluto provare più quella sensazione.
Non vedevo letteralmente niente al di fuori del mio naso,per dimenticarla mi buttai a capofitto nel lavoro,in quel periodo pensavo solo a costruirmi una carriera lavorativa impeccabile... e adesso avevo un ottima reputazione; Ero chirurgo ortopedico primario del Seattle Grace,mentre alle spalle avevo già un Harper Avery, vinto nel 2009,per la creazione di cartilagine dal nulla:non male per chi era all'ultimo anno di specializzazione? :)
Fatto sta che cercai di addormentarmi pensando a lei e al suo sorriso,promettendo a me stessa che l'indomani,a tutti i costi -anche al costo di setacciare ogni angolo dell'ospedale- l'avrei cercata.
E così feci la mattina seguente:andai a lavoro fiduciosa di un secondo incontro.
Ero in ascensore pronta per salire al terzo piano,proprio dove l'avevo incontrata:pigiai il bottone dell'ascensore,aspettando che le due porte di fronte a me si chiudessero,quando...una mano con una bellissima manicure celeste bloccò la chiusura della porta.
Era lei.
 
Non avevo bisogno di cercarla,perché era lì. Il destino mi era venuto incontro per darmi una mano;non dovevo sprecare questa occasione.
Non sapevo cosa dire di nuovo,così mi limitai con un semplice "Ciao!!" molto energico. Lei si girò per ricambiare il saluto guardandomi in faccia,nel compiere la manovra intravidi il nome "Arizona" scritto sul suo camice.
"Ciao !" mi rispose educatamente,sfoggiando uno dei suoi sorrisi che mi facevano sciogliere.
Presi coraggio e incominciai la conversazione:
"Arizona,...wow che nome interessante!" le dissi "Già..me lo dicono tutti,un giorno ti racconterò la sua storia!" disse continuandomi a sorridere;in quel momento ero sicura che stessimo flirtando.
"Io,invece sono Callie...Callie Torres ortopedia,piacere di conoscerti!" dissi,porgendoli la mano in avanti per stringerliela.
"Piacere Callie,io sono ...beh! Lo sai già,sono Arizona Robbins pediatria". Anche lei ricambió, stringendomi la mano; era calda e morbida,la stavo toccando e sentii un fuoco dentro...
"Wow!, fa caldo qui!" ammisi, sbottonandomi la camicia, lasciando intravedere il mio décolleté.
Mi accorsi che stava sbirciando,poi mi guardò di nuovo negli occhi dicendomi semplicemente:"Già...è vero!".
In un secondo le porte si aprirono e lei salutandomi se ne andò, percorrendo quel lungo corridoio come se fosse una top model; si muoveva così bene,che mi fu difficile distogliere lo sguardo da quelle bellissime gambe e da quei jeans che le facevano risaltare il sedere. La mia mente stava elaborando troppa perversione in quel momento; ero cotta di una sconosciuta,beh! Non proprio,conoscevo il suo nome: era un inizio.!
 
 
                                                                                                  ARIZONA:
 
L'avevo vista di rado nell'ospedale e la prima cosa che pensai di lei, quando la vidi per la prima volta fu che era davvero bellissima; una bellezza possente,maestosa...e quelle labbra poi, così carnose che avrei voluto tanto baciare.
Ogni volta che ci incontravamo, lei era sempre impegnata a fare altro; Era come se non vedesse al di sotto del suo naso.
Ma a me bastava,mi accontentavo anche solo a guardarla da lontano.
Finché un giorno...
Stavo parlando con un' infermiera, avevo appena finito il mio turno di lavoro quel giorno; mi voltai e successe quello che per me era impossibile,ciò che non mi aspettavo sarebbe mai accaduto:
Era lei...e finalmente si era accorta di me.
Non ero più invisibile ai suoi bellissimi occhi marroni; Ero così felice in quel momento,perché vidi una luce nei suoi occhi -almeno mi parve di vedere- che mi fece intenerire il cuore.Era una strana sensazione,difficile da spiegare.
Non successe molto...insomma!,mi fissava,era bellissima mi sentivo soggezionata da quella situazione,come una bambina al primo giorno di scuola,o come me al primo giorno lì al Seattle!.
Così,presi atto e la salutai ,con la manina oltretutto -"Andiamo Arizona,non hai mica dieci anni!" mi dissi tra me e me-, mi sentii cosi idiota in quel momento; si vedeva che era a disagio per quella situazione,mi salutò un pó incerta.
"Ah!..speriamo solo di non averla spaventata" pensai.
 
...
 
La giornata era finita nel migliore dei modi;Ero troppo felice ,così felice che quella sera non riuscivo a dormire.
"Chissà,se sta pensando a me in questo momento" mi chiesi: so che è una follia,in fondo ci siamo solo guardate per un momento,non significa niente..ancora.
"Ma io so che l'ho trovata,è lei la mia anima gemella e non devo farmela scappare".
Ripensai a quelle parole;Non so è ancora troppo presto per dirlo? Una cosa la sapevo però:
Che domani l'avrei voluta rivedere.
 
...
 
L'indomani,mi sveglia in ritardo e non potevo permettermelo,perché ero nuova lì; la prima cosa che volevo, era fare una buona impressione a tutti e non volevo che mi reputassero come : "La Ritardataria".
Quel giorno avevo un appuntamento con una bambina di undici anni,dovevo vedere se era tutto a posto,dopo l'intervento al naso che le avevo fatto un paio di giorni prima,insieme ad un altro collega: Mark Sloan,il primario di chirurgia qui al Seattle.
Che dire di Mark Sloan ? Un bell'uomo,sicuramente; ci aveva provato con me spudoratamente,il giorno dell'intervento...ma io non ero interessata a lui,per ragioni ovvie.
Fecimo solo quattro chiacchiere...niente di più.
Le porte dell'ascensore stavano per chiudersi,ma per fortuna infilai una mano in tempo,riuscendo a bloccare le porte per poter entrare - la mia manicure era salva-.
Subito dopo,non potei credere ai miei occhi: lei era lì! Scoppiavo di felicità dentro di me.
Eravamo sole,solo io e lei; avrei voluto mi dicesse qualcosa per attacare bottone,per rompere il ghiaccio:
poi...
"Ciao!!" Mi sentii dire; non ci credevo.
Volevo incrociare i suoi occhi così mi girai e sorridendole più che mai -perché non riuscivo a controllare le mie emozioni- ricambiai il suo saluto.
Aveva davvero una voce bellissima era la prima volta che la sentivo.
"Arizona...wow che nome interessante!" mi disse.
Non potevo crederci,era davvero troppo,sapeva il mio nome...ma io non sapevo il suo.
Ero felicissima,volevo che capisse che mi interessava,che volevo conoscerla, così iniziai a flirtare come mai prima:
"Già...me lo dicono tutti,un giorno ti racconterò la sua storia!"dissi non smettendo di sorriderle; era più forte di me.
"Io ,invece sono Callie. Callie Torres ortopedia, piacere di conoscerti!" mi disse porgendomi la mano.
Subito,pensai "Mm... Callie deve essere il diminutivo di qualcosa".
"Piacere Callie,io sono...beh! Lo sai già ,sono Arizona Robbins pediatria". Le dissi ricambiando la stretta di mano; quel contatto, smosse in me qualcosa...sentii brividi lungo la schiena.
C'era sicuramente attrazione da parte mia.
"Wow, fa caldo qui !" disse lei e improvvisamente,la stesssa mano che qualche secondo fa, aveva usato per stringere la mia mano,la usò per sbottonarsi i primi due bottoni della sua camicia; non potei non fare a meno di guardare.
C'era quel'effetto" vedo non vedo" che mi fece sobbalzare il cuore.
"Già...è vero!". Dissi incrociando di nuovo i suoi occhi.
Per fortuna,le porte dell'ascensore si aprirono,non c'è l'avrei fatta a stare un altro secondo in più lì dentro: le sarei saltata adosso. Giuro.
Così,la salutai e percorsi quel lungo corridoio il più velocemente possibile.Senza guardarmi indietro.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao volevo ringraziarvi in anticipo per aver letto la mia storia,spero vi sia piaciuta e se volete recensire mi farebbe molto piacere vi ringrazio ancora di cuore.
P.s
questa è la mia prima fanfic ! Perciò siate gentili con le recensioni. Naaa scherzo potete esprimere ció che vi pare:cosa vi è piaciuto o caso non vi è piaciuto.
ogni giudizio sarà ben accetto.
Grazie alla prossima. "Xo Xo Grey's Anatomy" 

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Capitolo 2
*** NO!...non di nuovo! ***


CALLIE:
 
 
 
 
Non mi ero mai sentita così prima d'ora,per una donna, avevo e provavo tutte queste emozioni dentro di me che mi facevano stare sia male, che bene allo stesso momento.
Che mi stava succedendo?
Ero Innamorata?...NO...impossibile, Callie Torres non può innamorarsi...o forse SI?...
In realtà,si che potevo,...ma in verità... non volevo soffrire...non di nuovo.!
Erica era stato per me,un brutto capitolo della mia vita, ma da una parte mi aveva fatto bene,mi aveva fatto maturare come persona... ed ora guardavo l'amore con occhi diversi.
Infatti fino ad oggi,non avrei mai creduto nell'amore a prima vista, ma con Arizona era tutto diverso e... imprevedibile.
Lo sentivo!.
 
 
...
 
 
 
Era arrivata sera...stava ormai piovendo a di rotto da diverse ore ormai...
Seattle era famosa per i suoi temporali, a me non piacevano più di tanto, -sono una da 'sole,spiaggia...sangria'-... però, c'era qualcosa di affascinante vedere la pioggia cadere;
il tintinnio della pioggia battente, è un rumore rilassante per me e l'odore del bagnato che ti invade nel cervello non è poi così sgradevole.
Erano tutti elementi che mi facevano riflettere; trovavo romantico anche, vedere le gocce d'acqua sul vetro della finestra che scivolando giù: incontravano la propria metà, unendosi...
 
Sorseggiavo la mia tazza di caffè caldo: io adoravo tutto del caffè,quel liquido che io chiamavo 'oro nero' mi faceva stare bene;
Adoravo il suo odore e sapore, che inebriavano i miei sensi e facevano sprizzare le mie papille gustative.
Non avrei mai potuto immaginare avere una bella vita senza caffè al mondo!..Orribile!...il solo pensiero mi faceva accapponare la pelle...
 
Invece i grandi grattacieli di Seattle illuminati nell'oscurità della notte, ogni volta che li guardavo,mi facevano sentire piccola,quasi spaesata,diversamente l'opposto quando mi trovavo con Arizona.
Arizona...,ultimamente pensavo solo che a lei;
Sorseggiavo il mio caffè,guardavo il panorama dalla finestra del mio salotto e... pensavo a...lei, in silenzio!
 
 
Mi è bastato 'un solo incontro' per stravolgermi la vita.
 
 
Quella sera aspettavo Mark, il mio migliore amico, compagno fedele e in passato anche compagno di vita. 
Siamo stati insieme per qualche periodo, prima che mi mettessi con Erica.
Lui mi aveva avvertito riguardo Erica.
In un certo modo, lui sapeva che non era la persona giusta per me, lui sapeva che prima o poi mi avrebbe ferito...ma nonostante ciò non li diedi retta, perché ero innamorata...
Se solo lo avessi ascoltato... non so che fine avrei fatto ora, forse non sarei più tanto così insicura sull'amore...
Con Mark avevo un rapporto speciale, qualsiasi cosa li dicevo,sapevo che non mi avrebbe mai giudicato...era un amico fantastico! 
Beh...quella sera li avrei voluto parlare di Arizona, magari sapeva qualcosa del suo conto e io lo speravo tanto.
 
 Ero assorta dai miei pensieri, quando sentii bussare alla porta di casa...Era Mark di sicuro: "Avanti" urlai, ero troppo stanca per alzarmi dal divano ed aprire la porta educatamente. Avevo avuto una giornata pesante, due interventi complicati, ma andati a buon fine. 
"Ciao Bellissima! " mi salutò "Ho portato la cena, pizza,sai ho immaginato che non avevi ancora cenato!" aggiunse. 
" Invece Si! " risposi convinta
"Bere una tazza di caffè, non è cenare! Tesoro" mi disse altrettanto convinto.  
Non potevo darli torto!...
"Grazie!...menomale che ci sei...non so proprio come farei senza di te" dissi mentre lo raggiunsi in cucina e presi una fetta di pizza che era ancora calda, dandole un morso.
"Um...che buona!" esclamai.
"Già...lo presa qui sotto!, dietro l'angolo, nel nuovo ristorante-pizzeria che ha appena aperto".
"Allora...che mi racconti?" aggiunse
"Aspettavo questa domanda!" ammisi, aspettai qualche secondo.
"Conosci una certa persona?...Arizona Robbins, pediatria: lavora al terzo piano del Seattle Grace" chiesi speranzosa in attesa di ricevere una risposta soddisfacente. 
Lui pensandoci, mi fissò con quella sua solita faccia, che conoscevo benissimo. 
"Forse!" rispose "Perché?" aggiunse subito dopo. 
"Perché l'ho incontrata questa mattina,mi ha colpito subito come persona...e poi è bellissima, credo di essermi innamorata e vorrei tanto conoscerla!"dissi in tono spensierato."e dai!...ti prego, aiutami, so che la conosci, altrimenti non avresti fatto quella faccia che tu fai sempre!"dissi in tono supplichevole.
"Quale faccia!?"mi disse con aria perplessa "Comunque si, credo di conoscerla:
bionda, occhi azzurri e un sedere da urlo!?"replicò.
"Si! esatto è proprio lei!" dissi. 
"Ci ho lavorato insieme la settimana scorsa, un intervento di chirurgia estetica al naso, ad una bambina di undici anni, pensa, se l'è fratturato a causa del suo cavallo, durante un allenamento di equitazione".
"Parlami un pó di lei, mi piace da morire e tu sai che non provavo più queste 'sensazioni' da tanto tempo ormai... 
e quel suo sorriso...poi..."dissi spensierata, sorseggiando la birra che avevo preso dal mio frigorifero. 
"Beh! So poco in realtà, so che è arrivata da un paio di giorni qui a Seattle! ,prima lavorarava al Maley Hospital Center di Los Angeles, mi ha detto che ha vinto un Carter Madison...per...non so cosa... che centra con l'Africa!. Tutto qui!" disse guardandomi negli occhi. 
"Visto!? oltre che bella è pure intelligente, una così sarà sicuramente già impegnata" dissi tristemente. 
"Insomma, non so nemmeno se le piaccio, se è della mia sponda e poi figurati se mi trova interessante,non mi conosce nemmeno " dissi convincendo a me stessa che probabilmente tutto quello che mi ero immaginata potesse nascere con lei, non sarebbe mai accaduto. 
Ero amareggiata. 
"Beh, se devo dire la verità, Callie, credo proprio che tu possa avere qualche speranza" mi disse cercando di consolarmi.
"Ah! Si!?...e tu come fai a saperlo?" chiesi incuriosita. 
"Ci ho provato spudoratamente, ma lei...niente, impassibile!.
Andiamo...Callie, lo sai anche tu, uno 'stallone' come me non viene mai rifiutato...almeno che..."
"Non sia dell'altra sponda " dissi completando la sua frase. 
"In realtà stavo per dire fuori di testa, ma si, hai una probabilità del 50 % che sia come te" disse sorridendomi. 
"Capisci Mark? Questo cambia tutto!..
sai che ti dico? domani le chiederò se vorra bersi una birra da Joe!" dissi felice.
"Oh!...allora fai sul serio 'Callie Torres', missà che dovrò combinarmi un appuntamento anch'io, sai per non diventare il terzo in comodo! " disse ridendo. 
"Ahaha, beh se vuoi c'è una matricola del primo anno molto carina, che si chiama Lexie, posso chiedere a Cristina di combinarvi un appuntamento. 
Secondo me sareste perfetti insieme" dissi a Mark.
"Ma si!...perché no?..ora però devo andare, fammi sapere come andrà tra te e 'sedere da urlo'!" disse prendendo la giacca e avvicinandosi verso la porta d'uscita. risi alla battuta,accompagnandolo alla porta "Va bene" risposi poi "Ci vediamo domani a lavoro, ciao!".
Ero felicissima, come non mai. 
Così tanto che vidi il mio i-pod appoggiato sul divano, lo presi, mi misi le cuffie, mi tolsi i pantaloni, lessi il titolo della canzone che scorreva sul led dello schermo: "Bright Lights-Thirty Second To Mars" schiacciai il tasto play, mettendomi a ballare sul ritmo di quella musica, era da tempo che non ballavo, era una delle mie tante passioni, adoravo ballare, specialmente in mutande! 
 
 
...
 
 
 
L'indomani, mi alzai presto, di buon umore. Mi svegliai per pura concidenza, un minuto prima della mia sveglia, impostata alle 7:00 a.m. decisi di farmi una rilassante doccia prima di andare a lavorare e il mio immancabile caffè, lo avrei preso al bar dell'ospedale. 
"Oggi, è un giorno speciale!" ripetei più volte davanti allo specchio del mio bagno.
Era un giorno speciale perché avevo deciso di invitare la Robbins per un 'appuntamento'
Mi vestii con un tailleur rossa, jeans eleganti e attilati nei punti giusti,più le mie indimenticabili ballerine, e un pó di trucco che non guasta mai, esagerando con un rossetto acceso, molto 'caliente'.
Volevo sembrare sexy, in modo che tutti cadessero ai miei piedi, in particolare, volevo che Arizona cadesse ai miei piedi. 
 
Arrivai in ospedale puntuale.
"Hei, ciao Callie come stai?" 
"Cristina!, ciao...tutto bene te?, hai una brutta cera"
"Il solito...ho bisogno di caffeina"
"ouch!...turno di notte?!....massacrante, ti capisco!, vieni te l'ho offro io".
Dissi, mentre ci avviavamo per il bar.
"Come mai siamo così 'sexy' oggi?!" mi chiese un incuriosita Cristina.
"Pff...ma che dici!...Sexy io?!..." dissi sorridendo nervosamente. 
"Si 'Sexy'...hai capito bene, ho visto quel rossetto rosso che ti porti tra le labbra ha km di distanza, nonostante sia super assonata oggi...e poi lo riconoscerei ovunque quel rossetto, te l'ho regalato io il natale scorso..."
"Chi è la fortunata?!" mi chese in tono incuriosito.
Cristina centrava in pieno qualsiasi cosa, era una delle sue abilità riuscire a vedere al di sotto delle righe...questa volta aveva centrato in pieno!
"Naa...nessuno!"risposi cercando di negare.
"Si...si...ci credo poco, ma dato che offrì tu il caffè non ti farò altre domande...per ora!"ammise con tono soddisfatto. 
"Un caffè macchiato con poco zucchero e per te?!" "Ah...io un caffè marinato con la panna" ammisi al barista.
"Allora...em...Lexie...come sta?, è brava come cardiochirurgo?!".
sapevo che al suono di quelle parole Cristina avrebbe frainteso tutto, ma dovevo farlo, per Mark.
"Ah...Ah!, lo sapevo...quindi è per Lexie che hai un debole?!" ammise convinta.-ed infatti...-
"No...no...certo che NO!è per Mark, te lo sto chiedendo per Mark, che tu sai...è disponibile per un appuntamento?!"
"Ah...scusa...certo! Non so,posso chiederle se vuoi!...ti faccio sapere" mi disse sfoggiando una delle sue facce 'ho capito tutto dalla vita'.
"Grazie!...e per l'ultima volta Cristina non c'è nessuno che mi piace..." ammisi cercando di negare l'evidenza ma era difficile farlo credere a Cristina.era troppo furba per queste cose. 
"Ora vado...grazie del caffè 'Torres' e... 'buona fortuna'!". disse allontanandosi.
"aha aha...'buonanotte" ammisi sarcasticamente, sapevo che era giorno, come Cristina sapeva che c'era 'qualcuno' che mi piaceva, l'aveva capito...ma non sapeva ancora 'chi' mi piaceva.
Incoraggiata dal 'buona fortuna' della Yang, andai in cerca di Arizona, decisa sul mio obbiettivo. 
Volevo chiederglielo, niente mi avrebbe fermato.
Diretta verso il terzo piano mi incamminai... Le porte dell'ascensore si aprirono, rivolte dal receptionist, e...lei era lì.!
Era bellissima, più di ogni altro giorno. 
mi schiarii la voce, "Salve dottoressa Robbins" inarcai leggermente le sopracciglia, per farle capire che approvavo il suo look.
Ma poco importava...perché era bellissima...anche al naturale era la più bella donna che avessi mai visto: è questo che mi faceva impazzire di lei.
La sua semplicità...e i suoi occhi blu come il mare, che mi facevano venire voglia di tuffarmici dentro. 
Penso che se indosasse un sacchetto della spazzatura, sarebbe lo stesso stupenda, anzi renderebbe 'sexy' anche quello...perché lei era 'Arizona'.
"Oh...salve dottoressa Torres, è...molto bella oggi" mi disse annuendomi e sorridendomi con quel suo bel sorriso.
Ogni volta che lo vedevo, mi faceva sciogliere dentro, e questo credo che lei lo sapeva ,perché subito dopo ogni cosa e ogni gesto che facevo, mi sembravano stupidi: mi sentivo nervosa e impacciata.
Era la sua forza, davanti a lei mi sentivo vulnerabile, debole e mi piaceva quella sensazione, perché sapevo inoltre che tra le sue braccia, tutte quelle sensazioni sarebbero sparite, mi sarei sentita protetta, al sicuro. 
"Adoro... quel tailleur!" aggiunse, smettendo di compilare una cartella clinica e avvicinandosi a me.
"Oh..grazie...è una cosetta che mi sono messa, così...per provare...emm l'ho trovata ad un outlet ai grandi magazzini! se...le interessa...dove lo presa eh..eh!"
Subito mi resi conto che quello che era uscito dalla mia bocca, non aveva senso. Presi un sorso del mio caffè, mi ci volevo nascondere dentro...mi sentivo imbarazzata...insomma...perché li sarebbe mai importato di dove avessi preso la mia maglietta?.
Subito dopo risi nervosamente, fece lo stesso anche lei...per educazione credo. 
Era più una risata naturale la sua...ci guardammo intensamente negli occhi per qualche istante...-sarei rimasta lì per ore...anche guardarla senza fare nulla per ore...semplice ma romantico-
 
Avrei voluto baciarla.
 
"Beh...ora devo andare, ci si vede nei paraggi..."disse mentre se ne stava andando via.
Con lei era così, le poche volte che ci siamo incontrate è sempre stata lei ad andarsene e io ero sempre stata la stupida a lasciarla andare via, perché non avevo fatto niente o detto niente per farla rimanere.
Non volevo andasse via anche questa volta. ..volevo che rimanesse lì con me, ancora per un pó...anche solo 'guardarci' a me sarebbe bastato, perché anche la più inutile cosa fatta con lei, mi sarebbe bastato. 
 
Lei era il mio angolo paradiso.
 
Così...senza neanche rendermene conto, avevo preso il suo braccio. 
Per trattenerla.
"Aspetta!" dissi; 
"Ehm...ti...andrebbe di...bere qualcosa...uno di questi giorni?!...con me!?.
Wow...avevo avuto il coraggio di chiederglielo, lo avevo fatto per davvero, stavo ancora concretizzando il tutto in attesa di una sua risposta. 
Ora Niente mi avrebbe fermato neanche un suo 'NO'.
Rimase in silenzio per qualche secondo, anche se mi sembró una vita...ora la paura che mi dicesse 'no' era più concreta, prima ero euforica perché li avevo chiesto di uscire,ma in me prese in sopravvento la paura. 
 
Non l'ho avrei sopportato.
 
Nel mentre di tutto ciò, improvvisamente il suo cerca-persone suonò:
lei lesse nel piccolo led di quel oggetto "911".
"Devo andare" mi disse, senza aggiungere altro.
E lei se ne andò via...lasciandomi lì. 
Da sola.
 
 
 
ARIZONA:
 
 
 
L'indomani andai a lavoro che mi sentivo stanchissima.
Era stato difficile addormentarsi la sera prima dopo quello che mi era successo in ascensore.
Due minuti di paradiso, e che...paradiso! .
Callie era proprio la mia luce, in fondo al buio, e avevo capito questo, in soli due minuti di conversazione. 
Per voi saranno pochi, ma mi hanno fatto capire tante cose:
Ero innamorata di Callie Torres, è stato amore a prima vista per me;
Per lei avrei scalato l'Everest, mi sarei impegnata fino in fondo in una relazione possibile. 
In tutte le mie storie precedenti, quando qualcosa iniziava a diventare seria io prendevo e scappavo, il motivo principale è perché avevo paura di una relazione seria, mi sentivo non pronta o non era la persona giusta. 
Con Callie era diverso, lei è la mia anima gemella e di anima gemella ne esiste solo una! 
L'avrei fatta ridere nei momenti in cui avrebbe pianto...l'avrei protetta...avrei fatto questo e tanto altro ancora...proprio perché l'amavo.
 
Ero sicura di amarla!
 
Mi piaceva Seattle! non solo per Callie, era una città abbastanza tranquilla, apparte che ogni due su sette giorni a settimana pioveva...ma non mi dispiaceva un pó di pioggia, in fondo io arrivo da Los Angeles, la città del sole 'perenne' lì era difficile valutare i cambi di stagione, qui a Seattle invece la vita è normale, non ti capita di trovare star del cinema che passeggiano per le strade o addirittura a lavoro.
Quando ero al Maley Hospital Center di Los Angeles non so quanti personaggi famosi ho incontrato che venivano al pronto soccorso, perché si erano fatti male, cercando di scappare dai paparazzi. 
Ma tanto era inutile perché i paparazzi li ribeccavano lo stesso in ospedale...oppure l'odioso traffico di 'Los Angeles'...una volta sono rimasta imbottigliata nel traffico per due luuunghissime ore.
Che Caos...
Qui invece c'è proprio un aria diversa...e poi sono tutti amichevoli a lavoro. 
Ho conosciuto Karev, uno specializzando all'ultimo anno, ha grande talento nel suo lavoro, è anche uno che li piace stare sulle sue, tiene sempre il broncio...ma quando si trova in pediatria con i bambini, cambia completamente...scherza, ride, si diverte... se lo si guarda negli occhi si vede che è felice, quasi come se fosse ritornato bambino...farà grandi cose Alex Karev in futuro. 
E poi ho conosciuto Teddy, una bellissima e talentuosa donna dagli occhi da cerbiatto, 
abbiamo legato subito quando l'ho conosciuta.
Seattle Grace è un bel posto e poi qui vicino c'è anche un bar che fa ottimi drink, perfetti dopo una giornata pesante di lavoro.
 
Credevo che mi sarei aspettata un altra noiosissima,lunga, giornata di lavoro lì al Seattle!
Ma invece...
"Salve dottoressa Robbins"...era Callie, era la sua voce; 
Era la sua voce che mi chiamava.
Adoravo la sua voce...aveva qualcosa di sensuale...è per quello che mi piaceva tanto,mi attirava, oltre che alle sue labbra. 
Smisi di fare ció che stavo facendo...ero ancora di spalle così mi voltai e beh...WOW! Era...era Bellissima, con la 'B' maiuscola, era perfetta...e anche molto 'sexy'...quel rossetto, poi...per nulla volgare, preferirei dire...sensuale.
E poi quella maglietta, che le scivolava adosso esaltando il suo décolleté;
Quel tailleur rossa...rossa, come il colore del 'passione'.
Sentii un fuoco dentro, il mio cuore si stava sciogliendo e i miei occhi anche, alla vista di quella maestosità. 
"Oh...salve dottoressa Torres, è... molto bella oggi "dissi. 
Non mi sarei mai più tolta l'immagine di lei così!...infatti, sicuramente conoscendomi, avevo avuto per tutto il tempo, un sorriso da ebete stampato in faccia, ma non potevo farci niente... perché questo è uno dei miei 'effetti collaterali' quando sono nei paraggi insieme a lei.
La sentivo parlare, ma io ero davvero distratta, la sua bellezza mi aveva incantato. 
Se si era vestita così per me, aveva fatto colpo, ma non c'è n'era davvero bisogno, già dal primo sguardo mi aveva 'affascinato'.
"Adoro...quel Tailleur!" le dissi avvicinandomi a lei.
Continuava a blaterare riguardo il suo outfit credo, diceva cose senza senso, percepivo un certo nervosismo, ma tutto ciò mi faceva sorridere ancora di più..,perché la trovavo adorabile. 
Ci guardammo intensamente, per qualche istante..,il mio istinto nel baciarla prese il sopravvento nel mio cervello, dentro di me...ogni angolo del mio corpo voleva Istintivamente muoversi per baciarla, ma non volevo essere, troppo avventata...non ancora...
Così, la mia coscienza mi fece dire:
"Beh...ora devo andare, ci si vede nei paraggi..."era la seconda volta che me ne andavo via da lei senza che lo volessi veramente, ma la paura in me prendeva sempre il sopravvento, non volevo rischiara di perderla, non volevo rischiare di perdere ciò che stava nascendo tra di noi, con gesti avventati come il 'baciarla', non volevo spaventarla.
Non volevo andarmene via veramente, ma sapevo che era la cosa giusta da fare...in fondo. 
Baciarla, sarebbe stato davvero troppo avventato, come giocare a poker con carte in mano scadenti...
Avrei voluto che mi blocasse in qualche modo, che fosse stata lei a fare la prima mossa, per farmi capire che era interessata a me, avrei avuto bisogno di un segno, la concretezza che quello che c'era stato tra noi... non era solo amicizia platonica, ma qualcosa di più... e non frutto della mia immaginazione.
 
Pensai a mille cose, in quel momento mentre mi giravo per andarmene via.
 
Poi...
 
Tutto d'un tratto, lei mi prese il braccio, non permettendomi di andare via...un gesto inaspettato...ero sbalordita!
Ancora non ci credevo...non avevo ancora realizzato a pieno quello che mi stava succedendo, ma soprattutto dopo successe per me: l'inaspettabile.
"Ehm...ti...andrebbe di...bere qualcosa...uno di questi giorni?!...con me!?."
Io non potevo credere alle mie orecchie, Callie Torres, ...mi aveva chiesto di uscire, era davvero troppo per il mio cuore...il mio istinto nel baciarla prese di nuovo il sopravvento, dentro di me.
Stavo ancora elaborando il tutto...quando...il mio cerca-persone suonò, era un emergenza...lessi '911' nel led.
"Devo andare..." dissi lasciando la sua presa...e così feci, La lasciai lì da sola, senza aver aggiunto altre parole...allontanandomi,
Me ne andaii di nuovo, ma questa volta non era, voluto da me, o per colpa della mia paura...era per un emergenza!.
Sapevo che non li avevo dato la risposta che voleva sentirsi dire...in realtà non li avevo detto niente, nessuna risposta;
Come una pagina bianca di un libro ancora da riempire o una canzone con la melodia, ma senza ancora un testo, era così che mi immaginavo Callie si sentisse.
Incompleta.
In qualche modo, percepivo la sua delusione sulla mia pelle...
Mi sentivo in colpa...averla abbandonata lì, senza dirle una parola.
Dovevo rimediare alla situazione! 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ecco a voi il secondo capitolo, spero vi sia piaciuto, ringrazio tutti coloro che hanno letto,che mi hanno messo tra i seguiti e preferiti e ringrazio anche i recensori!
Grazie di cuore, se volete recensire per farmi sapere se vi è piaciuto o non il capitolo fate pure, mi piacerebbe leggere cosa ne pensate.
Nel frattempo, sarò buona e vi sveleró che nel prossimo capitolo vi aspetta una scena "hot"
Ciao alla prossima:"Xo Xo Grey's Anatomy"
 

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Capitolo 3
*** Il bacio inaspettato ***


PREMESSA:
 
 
 
 
Scusate per questo ritardo, ma spero che ne valga la pena e che vi piaccia. 
Fatemi sapere in tanti che ne pensate, perché a questo capitolo ci tengo parecchio e mi piacerebbe sapere che ne pensate della storia in generale. 
Mi spronerebbe a continuare. 
Spero anche che i dialoghi nel contesto non siano troppo banali.
Buona lettura!  
 
 
 
 
 
CALLIE:
 
 
 
 
Ricordavo già, quella sensazione dentro di me...di vuoto. 
E quella scena mi aveva fatto riaffiorire ricordi;
Gli stessi che avevo provato quella volta di due anni fa...nel parcheggio, quando Erica se ne andò.
Pensavo che non mi sarebbe ricapitato di nuovo, che non mi sarebbe risucesso un altra volta.
Quanto mi sbagliavo...
 
 
"Le circostanze sono diverse" mi ripetei, infondo,se ne era andata via per un emergenza. 
 
 
Però, avrei tanto voluto sapere che cosa avesse pensato;
prima che se ne andasse via,alla mia domanda,mentre in quel momento ci stavamo fissando. 
Se era un SI!...o se era un NO!
 
 
Forse in fondo non l'ho volevo sapere veramente! 
Non oggi almeno! ero già troppo devastata. 
Una cosa,però,la sapevo.
Avevo bisogno dell'unica persona che mi avrebbe aiutato e consolato:
Mark, il mio migliore amico.
Andai a cercarlo.
 
 
 
...
 
 
 
 
Feci una lunga chiacchierata con Mark,li raccontai cosa mi era successo e mi sfogai.
Li raccontai tutto per filo e per segno e li spiegai come mi ero sentita...
Ferita!
Per fortuna lui era lì, ad ascoltarmi...ascoltarmi veramente però!:
Non era una di quelle persone che per consolarti ti ascoltano e ti dicono solamente la solita frase già fatta: "So come ti senti,ti capisco!..."
Lui era un tipo che si annoiava facilmente, ma quando si trattava di ascoltarmi, lui era sempre lì, al mio fianco...e quando mi ascoltava non si annoiava mai con le mie stupide paure, lamentele o paranoie che avrebbero annoiato chiunque...ma bensì mi consigliava ed era anche per questo che li volevo bene...e mi fidavo.
Sapeva darmi ottimi consigli...su tutto poi!
Perfino su una ricetta francese,il "Coq Au Vin"...
Delizioso! 
All'inizio ero scettica nel suo sapore, ma poi...quando me lo fece assaggiare cambiai subito idea.
Era così buono che adesso è diventato uno dei miei piatti preferiti. 
 
 
 
...
 
 
 
 
Gli raccontai quello che mi era successo e cosa avevo provato. 
Lui mi aveva fatto aprire gli occhi su Arizona:
"Lei non ti merita..dimenticatela, starai meglio!" mi aveva detto per consolarmi.
Iniziai a crederci anch'io...ma non era facile convicersi, infondo Arizona era per me la persona che mi aveva fatto ribattere il cuore e aveva riacceso in me emozioni che pensavo non aver più.
Non era facile dimenticarsela, ormai era entrata nello strato più profondo del mio cuore e lì rimaneva.
Fare l'indifferente o dimenticarla non avrebbe portato a nulla.
Non avrebbe funzionato!
Lei era speciale per me!
 
 
E poi, sono una di quelle persone che non rinuncia al primo ostacolo o che lascia stare alla prima difficoltà che avviene.
Sapevo perfettamente, che non mi aveva detto ancora 'NO', o...
'FORSE...ma non mi aveva detto neanche 'SI'!...
In realtà non mi aveva dato nessuna risposta o non aveva fatto niente per farmene intuire una... da sola!.
 
 
Volevo una risposta!
 
 
Perciò avevo deciso che le avrei parlato, perché sono anche una di quelle persone che le piace dire le cose in faccia, chiare e tonde.
L'avrei affrontata, dicendole come mi aveva fatto sentire. 
Dopo di che se affrontandola, mi avesse detto di no, io avrei rispettato la sua decisione! 
Lasciandola stare...ma consapevole che:"Lei non mi merita"
 
 
Sinceramente con tutto il cuore non volevo che mi dicesse di no!;
Perché mi piaceva davvero e ci sarebbero state tante altre cose di lei che avrei tanto voluto conoscere:
Per esempio il significato del suo nome, 
o il suo colore preferito, 
il suo film preferito...
 
 
Non so come sarebbe potuta essere la nostra vita, nei futuri giorni se lei mi avesse detto davvero di no, penso che mi sarei nasconta da qualche parte nell'ospedale per non incontrarla, tanto l'ospedale era grande, avrei potuto vivere la mia vita a lavoro nascondendomi da lei... insomma, con tutta sincerità!;
Come avrei affrontato i nostri sguardi incrociati pieni d'imbarazzo? o i saluti forzati, le conversazioni vuote piene d'imbarazzo anche quelle, per non sapere cosa dire?
Come avrei affrontato il lavorare insieme o stare a fianco a lei...cosi...come se non fosse successo niente o non c'era stato niente.?
'Molto meglio nascondersi' pensai
Non era quello che avrei voluto o immaginato con lei... in futuro.
Ma sapevo anche che eravamo troppo poco per essere soltanto "amiche"
 
 
Perché per me c'era qualcosa, provavo un sentimento profondo nei suoi confronti...l'amavo.
E non c'è l'avrei fatta a nasconderle questo sentimento.
Quindi speravo in un 'SI' con tutto il mio cuore.
 
 
 
...
 
 
 
 
"Grazie Mark!, mi hai fatto capire tante cose!" li dissi abbracciandolo forte.
Pur essendo un omacione muscoloso, quando dava gli abbracci era morbidissimo, e mi trasmetteva protezione. 
"Quando hai bisogno io sono qui!" mi disse in tono rassicurante. 
"Ora però lasciami andare a lavorare, sono tre quarti d'ora che mi tieni rinchiuso con te, l'ospedale finirà per appendere i volantini con scritto: 
"Cercasi Dott. Mark Sloan disperatamente:
Scomparso Dott. Mark Sloan!".
 
 
Quella battuta, mi fece sorridere...
Non mi sentivo più cosi triste.
 
 
"In bocca al lupo per l'operazione importante di oggi!" li dissi subito dopo.
"Ah! allora te lo sei ricordato?, credevo te lo fossi dimenticato...assisterai?" mi chiese.
"Certo" li dissi convinta, gli e lo dovevo poi, dopo circa un'ora di tortura che li avevo affitto con le mie lamentele. 
"E poi almeno mi aiuterà a distrarmi dal pensare continuamente a lei per un paio d'ore" ammisi a voce alta.
"Comunque assisteremo tutti alla tua operazione Mark, come supporto morale" aggiunsi, mentre lo accompagnavo nella sala operatoria dove a breve, avrebbe operato.
"Assi?...davvero?...e che tu sai, ci sarà anche Lexie?"mi chiese un po' ansioso.
"Non so dirti amico, ma sappi che ho chiesto a Cristina di Lexie... e se riusciva a combinarvi qualcosa" li dissi.
"Grazie Callie..." mi disse. 
"Ora non pensare a lei, non puoi permetterti nessuna distrazione,in questo momento e pensare a Lexie 'è una distrazione'.
Concentrati sull'operazione!"
li dissi abbastanza duramente consiliandolo, assumendo però un tono più professionale e lavorativo che da migliore amica...
"Quando ti capiterà più un operazione di questo genere?, stiamo parlando di un intera ricostruzione facciale a un volto lacerato dalle fiamme!" li dissi cercando di farlo concentrare.
"Se tu riuscirai a compiere questa operazione con successo, Mark... ti aspetterà un grande futuro! diventerai uno dei migliori chirurghi di Seattle!" ammisi convinta e decisa.
"Lo sono già tesoro!" mi disse più deciso di me.
"Ahaha...ok al lavoro adesso! io sarò là a guardarti" li dissi indicando con il dito la sedia su cui mi sarei seduta, cioè la sedia al centro che aveva un ottima visuale di tutta la stanza.
Mark, prima di entrare fece tre respiri profondi e poi si avviò al di là delle due porte che lo dividevano dalla sala operatoria.
Anche se ci scherzava su, io lo conoscevo abbastanza bene da poter dire che era molto teso e nervoso per l'operazione...anche se non lo dava a vedere.
Ma ero sicurissima e fiduciosa per un operazione senza complicazioni gravi.
Credevo in lui e nel suo talento. 
Era un bravo chirurgo.
 
 
 
...
 
 
 
 
Guardai l'orologio...erano le 14:35, Mark aveva appena terminato l'operazione, era andato tutto bene, come previsto. 
Nessuna complicazione, il paziente era stabile.
Mark e i vari responsabili, da prassi, avrebbero fatto poi ulteriori accertamenti dopo il suo risveglio, ma per ora stava bene!.
 
 
"Sei stato eccellente!"mi complimentai con il mio migliore amico.
"Grazie!" 
"Ah...e Lexie non faceva altro che guardarti tutto il tempo" gli dissi. 
"Davvero?!" mi chiese.
"Si...coraggio va a parlarle" li dissi nel mentre, ma lui si era già avviato, come se avessi parlato a vuoto!
 
 
 
...
 
 
 
 
Avevo finito il mio turno ormai da più di mezz'ora quel giorno, apparte l'operazione di Mark che mi trattene nell' ospedale, non avevo altro motivo per restare.
La mia giornata di lavoro era finita:
non avevo ne visite ne operazioni importanti in programma da fare, quindi decisi di andare a casa per riposare un pó e se avessero avuto bisogno di me, c'era il cerca-persone.
Mi incamminai per lo spogliatoio, dell'ospedale dove riponevo tutti i miei oggetti personali nell mio armadietto e dove mettevo anche il mio camice da lavoro appena ultimato. 
 
 
Tra me e lo spogliatoio, mancavano circa dieci metri, quando una porta alla mia destra si aprì e un braccio mi trascinò all'interno di quella stanza.
Quella stanza era una delle tante altre dell'ospedale che venivano utillizzate dai dottori del Seattle per permetterli di riposare un pó quando erano di guardia. 
Erano comode e utili, quando servivano.
Ma non tutti le utilizzavano solo per dormire...in verità!
 
 
-Diciamo che...sono utili anche per altri scopi,che non starò ad elencare,
ma sicuramente voi lettori intelligenti come siete avrete letto sotto le righe:
____________
SVELTINA
...-
 
 
Improvvisamente fui scaraventata ad un lato della parete di quella stanza...
Era lei.
 
 
"Arizona?"dissi un pó sconvolta per la situazione, feci gli occhi perplessi.
"Ma che succ..." aggiunsi dopo, ma non feci in tempo a finire la frase, che lei mi zittii mettendomi dolcemente un dito sopra le mie labbra...
"Shh" mi fece.
Ci guardammo intensamente negli occhi, sapevo cosa stava per succedere e ancora non ci credevo. 
Poi lei con la delicatezza più assoluta, posò le sue labbra sulle mie, baciandomi.
Chiusi gli occhi per assaporarmi quel momento,e dentro di me sentii le farfalle che risalivano sul mio stomaco e il battito del mio cuore più accelerato...
Quel contatto con lei, fu meraviglioso e inaspettato. 
Era tutto perfetto, lei era perfetta...potevo sentire il suo odore da vicino, odorava di pesca e vaniglia, le due fraganze che più adoro.
 
 
Ci staccamo leggermente, giusto il tempo per poter dire qualche parolina dolce:
"Era da tanto che volevo baciarti" mi disse nel tono più dolce che avessi mai sentito. 
"Ottimo modo per farti perdonare dopo stamattina!" le dissi.
Fece una mezza risata: "Zitta e...baciami!" mi rispose.
 
 
Ne volevamo ancora.
 
 
Il nostro bacio così delicato, si trasformò in un bacio più passionale...ci baciavamo con più voglia...più intensamente, dandomi poco tempo per poter prendere fiato e per poter respirare, facendomi ansimare profondamente...
 
 
Volevo più contatto, di quanto non lo fosse già, così con le mie braccia la presi,facendola avvicinare di più e anche sapendo che così non si sarebbe scansata,perché la tenevo stretta non permettendole di allontanarsi da me...
le mie mani ad ogni breve respiro le feci scivolare delicatamente sul suo corpo ,sempre più giù...fino ad arrivare al suo fondo schiena perfetto.
Mentre lei invece con la sua mano sinistra mi teneva la testa per poter avere più avvicinanza...e la sua mano destra la fece scivolare fino al mio addome...alzando la mia maglietta (che avevo sotto al camice) di poco, quanto basta per permettere alla sua mano di poter entrare a contatto con la mia pelle.
A quel gesto, sentii subito dei brividi al basso ventre, che non sentivo e provavo da tanto tempo. 
Era una sensazione unica.
Era piacevole poter sentire la sua mano calda a contatto con la mia pelle, che dentro la mia maglietta trasaliva, fino al mio seno...
Era così delicato e perfetto ogni suo gesto. Mi accarezzava così piano e delicatamente che ero in estasi...
Avevo i brividi di piacere e quasi gemetti.
Eravamo travolte dalla passione che  provavamo l'una per l'altra e la voglia che avevamo l'una per l'altra. 
 
 
Continuammo a baciarci senza dire niente, perché quel momento era perfetto così! 
 
 
Improvvisamente la porta dalla quale entrai si aprì velocemente di scatto.
"Oh mio dio!...scusate!" sentii una voce interromperci, fummo costrette a distaccarci...
"Teddy, ciao...mi stavi...cercando?!" disse, rivolgendosi alla persona che era sulla soglia della porta, ancora sconvolta e imbarazzata allo stesso tempo per l'accaduto. 
"Emm..SI!" disse schiarendosi la voce:
"Ho saputo dell' operazione d'emergenza che hai avuto stamattina e ho ipotizzato che non avessi ancora pranzato
...mi chiedevo se...volevi pranzare con me..?" disse rivolgendo lo sguardo verso di me,mentre mi risistemavo la maglietta e i capelli arrufati, cercando di rendermi presentabile. 
"Gentile del pensiero, ho avuto una mattinata caotica e in effetti non ho ancora pranzato...arrivo...mi daresti solo altri cinque minuti?" disse Arizona. 
"Si certo,...Callie...ti unisci a noi?" mi chiese Teddy. 
 
 
Non avevo nulla contro Teddy era un chirurgo e una persona fantastica forse con la parlatina un po' troppo facile quando si trovava di fronte a un pó troppi bicchieri di scotch, ma apparte questo era simpatica...!
Era solo che...in quel momento non la sopportavo tanto, per il semplice fatto che mi aveva interrotto con Arizona. 
Quindi anche se l'idea di pranzare con Arizona mi allettava parecchio non c'è l'avrei fatta a mangiare con Teddy: 'l'intrusa-terza in comodo'...
con tutto il bene che le voglio...
Così dissi di no, forse in un tono un pó troppo rude e freddo e gli occhi fulminei.
 
 
"Ok, fate con comodo...! Arizona... ti aspetto in sala pranzo al nostro tavolo di sempre!" disse lei richiudendo la porta e lasciando me e Arizona in privata sede per altri cinque minuti.
 
 
Ci fu un attimo di silenzio e uno sguardo d'intesa intenso negli occhi, ma eravamo felici, era questo che contava di più per me!
Mi sorrideva.
Io le sorridevo.
"È stato..."
"BELLISSIMO!" dissi io completando la sua frase.
"Già! È stato... bellissimo!" ripeté dopo di me.
Scoppiammo a ridere.
"Devo andare" disse, avvicinandosi a me e dandomi un bacio a stampo.
 
 
Non volevo andasse via.
Volevo baciarla ancora, ma più intensamente, volevo vivere quel momento. 
 
 
"Ah!...è SI!" mi disse sorridente.
"Sii?" risposi perplessa stribuzzando gli occhi, non capendo il filo logico di quella frase. 
"SI..,mi va di bere qualcosa uno di questi giorni." mi disse continuando a sorridermi
"Facciamo domani sera...da Joe? aggiunse poi.
Prese una penna dal taschino sinistro del suo camice e poi scrisse sulla mia mano il suo numero di telefono.
Fece un pó il solletico, ma io sorridevo per un altra cosa.
"Chiamami!" mi disse facendomi l'occhiolino e continuando a farmi quel suo sorriso che mi mandava letteralmente in tilt il cervello ogni volta che lo vedevo. 
Chiuse la porta alle sue spalle, e io rimasi lì ancora per qualche secondo, un pó incredula e sbalordita, ma felice...sorrisi da sola,cercando di controllare quell'esplosione di emozioni dentro di me.
 
 
Ero innamorata di Arizona Robbins...e in più...
avevo anche il suo numero! 
"Wow"...
pensai e dissi con gli occhi, ma senza aprir bocca...
 
 
 
 
 
ARIZONA:
 
 
 
...
 
 
 
 
"Che abbiamo?" chiesi abbastanza velocemente,alla guardia medica dell'ambulanza...
volevo essere aggiornata della situazione, senza perdere altro tempo vitale. 
"Kyle Minos. Sette anni. Investito da un suv.
Ha problemi respiratori e cardiaci, li abbiamo dato dell'efedrina per tenere il battito costante, ma ha una ferita profonda sull'addome e delle schegge di vetro vicino alla vena arteriosa principale del cuore"
"Deve essere operato subito!"dissi, mentre spingevo la barella il più velocemente possibile con tutte le forze che avevo.
 
 
Poi sentii...
 
 
"Nooo!...il mio bambino...no.
Kyle!...la mamma è qui...stai tranquillo, andrà tutto bene tesoro!..."
disse la madre urlante disperata a suo figlio.
"Se la caverà?!" mi chiese la signora disperata, crollante sul punto di piangere.
"Faremo il possibile...signora" li dissi cercando di confortarla il più possibile, mentre facevo dei brevi controlli veloci per vedere lo stato cosciente del paziente.
"Qualcuno assisti la signora per favore..."dissi in tono autoritario.
 
 
"Karev!, avvisa l'infermiera di prepararmi subito la sala operatoria 08...fai presto, perché mi assisterai, e avvisa traumatologia, in caso avessimo bisogno di Hunt"
"Si!" mi disse Karev. 
 
 
Ero abbastanza preoccupata per la situazione,mi era difficile essere al 100% delle mie capacità se pensavo a lei e a come l'avevo trattata male involontariamente,ma... dovevo cercare di rimanere il più concentrata possibile per il bene del bambino, e con Karev al mio fianco, sarei stata più sicura!
"Non posso permettermi distrazioni" mi dissi tra me e me. 
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
Per fortuna con le capacità chirurgiche sia mie che di Karev, l'operazione era stata completata ed eseguita con discreto successo,eravamo riusciti a togliere i pezzi di vetro, rischiosi per il cuore, stabilizzandolo. 
Il peggio era stato fatto. 
Il paziente era fuori pericolo. 
 
 
"Vuole che vadi ad avvisare la madre?!" mi chiese Karev, ancora in sala operatoria a ultimare l'operazione. 
"Sono ormai passate cinque ore, è giusto avvisarla, sarà molto preoccupata, prima di quanto non lo fosse già prima." aggiunse. 
"Hai ragione!...ottima idea!
Vado io...tanto abbiamo quasi ultimato e ci tengo ad avvisarla personalmente." dissi al mio collega.
 
-Avevo bisogna di avvisarla personalmente perché ci tenevo.
Avevo bisogno di fare un atto buono.
La giornata per me,non era iniziata delle migliori.
Ma sapevo che il sorriso felice di una donna che aspettava notizie buone delle condizioni del figlio, avrebbe ripagato...tutte quelle amarezze e sconfitte che provavo e sentivo dentro di me. 
La sua faccia felice mi avrebbe dato la forza giusta, di cui avevo bisogno.
Non solo per Callie, ma anche per la mia vita e la mia autostima.
Perché per quanto il mio lavoro il molte delle volte sia ingiusto e crudele, ci sono anche tante altre volte però in cui tutto fila liscio e va tutto bene e quando è così;
Io mi sento bene, felice...soddisfatta.
 
 
Ho aiutato delle persone e ho fatto la differenza, mi sento importante quand'è così. 
 
 
Come oggi ad esempio.
 
 
Perciò avevo bisogno di ricordarmi queste sensazione:
"Che sono brava nel mio lavoro e che io faccio la differenza!"-
 
 
"Chiudi tu?!" aggiunsi fiduciosia.
mi guardò un pó perplesso, come se non credesse nelle sue infinite capacità, che io vedevo in lui.
"Coraggio, c'è la puoi fare! il peggio è passato."
"Mi fido di te!" li dissi incoraggiandalo, guardandolo dritto negli occhi. 
"Va bene, lei vada, ci penso io!" mi disse, questa volta usando un tono più deciso.
 
 
"Karev?"
"Si?" 
"Ormai, ci conosciamo da un pó e... lavoriamo insieme da un pó...dammi del 'TU' perfavore, mi farebbe sentire meno vecchia di quanto non lo sia." li chiesi. 
"D'accordo, allora 'TU' smettila di chiamarmi per cognome" aggiunse, dopo sorridendo.
Sorrisi anchio da sotto la mascherina, anche se non si potè notare.
"Ok 'Alex!'" aggiunsi mentre uscivo dalla sala operatoria soddisfatta e contenta,intenta ad avvisare la povera signora. 
 
 
Appena uscita, la vidi lì: 
seduta in sala-aspetto, ansiosa di ricevere risposte e cercando di controllare a stento le lacrime sui suoi occhi lucidi, e il viso lievemente rosso. 
Accanto a lei c'era un uomo, probabilmente il marito della signora e il padre del bambino che cercava con la sua mano sulla spalla di lei di consolarla per quanto poteva, fingendo e cercando di essere il più forte per entrambi.
Mentre mi avvicinai a loro, lei subito appena mi vide riconoscendomi, si alzò di scatto impiedi,(lui seguendola) venendomi incontro:
"Come sta?" mi chiese subito giustamente, senza giramenti di parole attorno.
Aspettai qualche secondo giusto, per poter elaborare correttamente la frase che avrei pronunciato senza incartamenti di parole:
"L'operazione si è conclusa a buon fine, non ci sono stati gravi complicazioni. Abbiamo dovuto asportare però una piccola parte muscolare del cuore, perché era troppo danneggiata dalle schegge di vetro causate dal forte impatto dell'incidente avvenuto...
ma...per il resto è tutto a posto. 
Kyle...sta bene!" 
conclusi il mio discorso.
Continuando ad avere un contatto diretto con gli occhi dei due genitori,
che mi ascoltarono per filo e per segno. 
 
 
-Non mi sembrava giusto...utilizzare la parola 'Paziente', davanti a loro, ma bensi il nome del loro figlio. 
Perché dietro a 'Paziente' (che è generico), c'è una 'Persona' e quella 'Persona' era un bambino.
Fa bene avvolte ricordarsele queste differenze, soprattutto nel mio lavoro e questo ad 'Alex Karev' non era stato necessario spiegarlielo perché lo aveva capito lui già da se.
Infatti è questo che lo differenzia dagli altri specializzandi e lo aiuterà a diventare un ottimo chirurgo. 
In lui ho visto subito questa scintilla.- 
 
 
"Oh...grazie a dio" disse la povera donna. 
Il suo tono di voce si fece meno esasperato, per dare spazio a quello liberatorio.
"Grazie...grazie, grazie,davvero...per tutto, lei ha salvato mio figlio.
La mia famiglia!" disse la signora.
"La nostra famiglia" aggiunse il padre stringendo tra le braccia la sua amata moglie. 
"La nostra famiglia!" ripeté la moglie con lacrime di gioia.
Presa dall'entusiasmo e felicità della notizia, di quel momento mi abbracciò, come se feci parte anchio della loro famiglia. 
Mi scesero qualche lacrime per furia dell'emozione.
"È il mio lavoro, non ringraziatemi" ammisi, anche se mi faceva piacere. 
Si vedeva che era più sollevata. 
Ed ero contenta per questo.
"Possiamo vederlo?" mi chiese il padre.
"Si certo appena, sarà stabilizzato e monitorato a dovere, vi potrò concedere qualche minuto con lui" dissi, poi andando via per la mia strada.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
-"Ho fatto del bene oggi!" pensai, "spero che...Callie mi capirà da chirurgo che è!.
Me ne sono andata per un 'emergenza'... infondo.
"Siamo dottori...,lei più di tutte mi dovrebbe capire."
"È il nostro lavoro aiutare le persone."
Pensai e ripensai.
Sapevo di averla trattata male involontariamente...ma io avevo fatto del bene, ed ero felice per questo, avevo aiutato un bambino, stava bene grazie a me.
"È questo che conta!".
 
 
Ripeto,per quanto il mio lavoro possa essere il molte delle volte triste e...crudele e...cupo, ci sono delle giornate poi o... delle persone,che in fondo al tunnel ti fanno vedere la luce.
Come oggi, che ti ricordano che puoi ancora fare del bene.
 
 
È uno dei tanti motivi per cui amo il mio lavoro.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
Mi sentivo soddisfatta, tranquilla, felice ed era quello di cui avevo bisogno per poter scordare quello che era successo stamattina con Callie.
L'ambiente si era fatto più calmo, così come il mio umore.
Avvisare quella famiglia mi aveva fatto bene...e mi aveva dato la giusta forza.
 
 
Volevo vederla.
Avevo bisogno di vederla, perché per me lei era la calma dopo la tempesta. 
Quello che non sapevo però, era se lei voleva rivedermi.
 
 
Dovevo farmi perdonare.
E per farlo, dovevo compiere un gesto audace per riconquistarla.
Pensai.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
Sapevo dove l'avrei trovata, perché quel giorno ci sarebbe stata l'operazione di Mark. 
Tutto l'ospedale non parlava d'altro quel giorno, se non di quello...e sicuramente Callie da brava persona che era e migliore amica di lui, avrebbe assistito di sicuro. 
 
 
Infatti era lì. 
Il mio sesto senso non si sbagliava mai.
 
 
Non le dissi, nulla perché lei non mi vide. Ma ero lì con lei, la guardavo in lontananza e la, fissavo cercando di memorizzare i suoi movimenti;
Provai quella sensazione...la stessa che provai nei miei primi giorni al Seattle Grace.
Infatti mi sembró di essere quasi come ai primi giorni lì al Seattle, quando ancora non mi parlava e io mi nascondevo solo per poter sbirciare i suoi gesti e conoscerla attraverso quelli, o semplicemente lei non era abbastanza concentrata da potermi notare...provavo quella sensazione, di indifferenza. 
Ma nonostante tutto ciò, rimasi li lo stesso a fissarla.
Anche perché se le avessi parlato... non so che cosa avrei potuto dirle per poter iniziare una conversazione con lei:
Cosa avrei potuto dirle?;
Mi dispiace per...?
Scusami se me ne sono andata ma...?
Non era il momento giusto per parlarle! Non volevo rovinarle il resto della giornata più di quanto non le avessi già fatto stamani. 
Lo sapevo che ci era rimasta male. 
Lo percepivo.
Si aspettava una risposta.
Cosa che non li diedi. 
La verità era che io volevo uscire con lei e volevo dirlielo questo. .. ma avevo lo stesso paura di averla ferita troppo.
Mi sentivo combattuta.
Non sapevo davvero che fare.
Per quanto avessi salvato una vita e mi sentivo bene per quello. 
Avevo un lato di me che era triste per Callie, volevo risolvere quella strana situazione. 
 
 
Volevo sfogarmi e restare sola un po' per schiarirmi le idee.
Improvissamente mi venne in mente l'unico metodo che conoscevo per potermi calmare e atenuare i miei sensi di colpa. Schiarirmi le idee...decisi che mi sarei fumata una bella sigaretta.
Io fumavo di rado, ma solo quando ne avevo veramente bisogno:
specialmente quando mi sentivo in colpa o avevo fatto qualcosa di sbagliato...oppure quando sapevo di essere in torto nel marcio più assoluto, ma per testardaggine mi inpuntavo lo stesso per poter aver ragione a tutti costi.
Tutte sensazioni che una bella sigaretta avrebbe eliminato. 
-So che è sbagliato fumare e che fa male, ma ogni cosa nella vita che è sbagliata, è la migliore, la conveniente o è la più buona: prendi esempio il caffe o il cioccolato, le sigarette... 
Tutti ingredienti che se presi eccessivamente fanno male.
Ma in quel momento era il problema minore che più mi importava.-
 
 
Rimasi a fissarla forse per venti o...trenta minuti.
Vidi che erano le 14:30.
Dovevo assolutamente staccare da tutti e da tutto e appartrami un pó da sola a schiarire i pensieri.
Cosi mi decisi che sarei andata nella stanza della guardia-medica. 
Dove lì nessuno, mi avrebbe disturbato.
E...chissà, forse avrei avuto anche la sfacciata fortuna di potermi fumare una o...anche due sigarette, tanto desiderate, di nascosto.
Sapevo che,oltre che pericoloso per la mia salute,fumare in ospedale,era altrettanto rischioso. ma ne sentivo la necessitá per stare a mio agio.
Avevo bisogno di un pó di adrenalina ma non saprei spiegare di preciso il motivo del perché di tutto ciò.- 
 
 
Così, mi incamminai per il corridoio di quel piano, dove mi avrebbe diretto verso la stanza della guardia-medica.
Non ci ero ancora stata in una di quelle stanze lì al Seattle, quindi quando entrai mi sentii un pó estranea, ma il luogo era confortante per quanto vidi. 
Non provai a sedermi o sdraiarmi sul letto alla parete sinistra della stanza per poter testare concretamente ciò che pensai.
Ma il primo impatto che la stanza mi diede , era di serenitá, comoditá e privacy.
Nonostante ciò, per quanto fosse tranquillo mi sentivo ugualmente nervosa e agitata, erano emozioni che non potevo controllare in me.
Camminavo avanti e indietro. 
Maneggiavo quella sigaretta tra le mani quasi come se fosse un giocattolo, facendola ruotare di 360° tra le mie dita, avanti e indietro. 
E l'accendino continuavo ad accenderlo e spegnerlo.
Come un interruttore.
 
 
-Mi ricordo ancora la prima volta che provai a fumare all'età di quattordici anni:
Un disastro! 
non era solo per provare il sapore,ma era anche un esperienza che volevo fare per pretesto, di togliere dalla mia lista di:
"Cose da fare prima di morire" un desiderio.
Ma fui talmente in esperta, in capace e imbranata, che quando mi accesi la sigaretta, l'accesi dalla parte del filtro, e io continuai ad aspirare vuoto, per lo più pezzi di tabacco finiti tra i denti.
E mi ricordo anche che invece del solito e normale odore di sigaretta, sentii odore di plastica-gomma bruciata.
La seconda volta però fu migliore, e riuscii nel mio intento.
Il sapore non mi dispiacque affatto e la sensazione che provai quando aspirai quel fumo e poi lo rilasciai lentamente fu, terapeutico , quasi liberatorio.-
 
 
Continuavo a passeggiare all'interno di quelle quattro pareti, nervosamente intenta a calmarmi.
Pensavo e fissavo il vuoto. 
Dovevo rivedere e parlare con Callie.
Ma come potevo in un ospedale pieno di gente?
Dove tutti sanno di tutto e di tutti? 
Alla gente piace parlare, e a lavoro ho notato che la gente parla davvero un sacco, ma se è qualcosa che non mi interessa, la maggior parte delle volte non ascolto neanche.
Non sono nemmeno veri discorsi quelli che fanno. 
Comunque avevo un disperato bisogno di vederla.
Dovevo parlarle da sola e scusarmi.
Sperando che accettasse le mie scuse.
Non volevo perdere quello che stava nascendo tra noi.
Non ero stata così bene con una persona da molto tempo ormai.
Tutte le mie relazioni non erano mai state serie, ma solo sesso.
Ma con lei era tutto diverso,era tutto un travolgersi di emozioni dentro di me.
Mi piaceva davvero,davvero tanto.
E Callie era l'eccezione alla regola di tutto per me.
 
 
 
 
...
 
 
 
 
 
Poi non so se fu un miraggio per me, perché continuavo a pensare a lei e a parlare di lei a me stessa;
che forse il mio cervello mi giocò brutti scherzi,ma la vidi attraverso le tapparelle leggermente abbassate di una finestra di quella stanza. 
Era lei, che passava per quel corridoio.
Ma non ne ero sicura del tutto. 
 
 
Non so che cosa volessi fare di preciso, ma per la prima volta non pensai alle conseguenze, e agii di scatto. 
Seguendo il mio istinto.
Senza pensarci troppo, buttai di getto sigaretta e accendino nella mia tasca dei pantaloni, per poter avere libero accesso delle mie mani ed aprire così più facilmente la porta. 
Aprii velocemente quella porta e in contemporanea ,con l'altro braccio afferai Callie e la trascinai dentro scaraventandola a un lato della parete, per essere pienanente sicura che se,ne fosse voluta andare via avrebbe dovuto oltrepassare il mio corpo letteralmente.
 
 
-Appena me la ritovai davanti fui certa che non era un miraggio, ma lei era li con me!-
 
Durò il tutto pochi secondi, e quando mi resi conto di quello che era successo sfruttai la situazione. 
Avevo Callie davanti a me a un palmo dalla mia mano,eravamo sole,isolate e nessuno ci avrebbe interrotto.
Quel momento era nostro. 
Si espanse in me anche l'istinto di prenderla e baciarla.
 
 
"Arizona?" a quel suono lieve del mio nome che sentii uscire dalla sua bocca mi fece cedere le ginocchia. 
 
 
-Volevo baciarla perché non sapevo se ci sarebbe stata ancora un'altra possibilità come quella.  
Non sapevo se mi avrebbe voluto rivedere.
E comunque sia,nessuna parola sarebbe stata perfetta da poter dire in quel momento.-
 
 
"Ma che succ..?" cercò lei di continuare a completare la frase, ma fu interotta dal mio gesto;
Posai le mie dita sulle sue labbra per azzittirla nel modo più dolce possibile.
In quel momento non ero molto cosciente, ma ero assalita sempre di più nella voglia più assoluta di...baciarla; 
Così seguii ciò che il mio cuore mi diceva di fare. 
"Shh" le dissi nel tono più dolce che avessi della mia voce,in sottovoce. 
Mi avvicinai a lei più di quanto non lo ero già e mi fu possibile. 
Volevo che capisse che a poco l'avrei baciata. 
Ci fu uno sguardo intenso da parte mia, perché volevo ricordarmi che quel momento fosse reale e non frutto della mia immaginazione.
Poi ci fu quel bacio.
Posai le mie labbra sulle sue.
Quel bacio fu proprio come me lo aspettavo.
Le sue labbra furono proprio come me le aspettavo:
carnose e morbide allo stesso tempo.
Quel bacio leggero e lieve racchiuse per me il sigillo del nostro amore.
Fu magico e bellissimo proprio, perché inaspettato.
Durò qualche secondo, ma bastò a far smettere di battere il mio cuore;
Mi aveva lasciato letteralmente senza respiro per qualche attimo.
Ma in fondo è la sensazione che provi quando sai di aver trovato la persona giusta e di essere innamorata. 
 
 
A fine bacio ci staccamo leggermente, ma rimanendo comunque lo stesso vicine, il movimento fu inpercettibile. 
Era il momento perfetto per dire qualche parolina, ma breve... perché volevo ribaciarla.
 
 
"Era da tanto che volevo baciarti!" le dissi nel tono più dolce che avessi mai sentito uscire dalla mia bocca.
Fu bello dirlielo, volevo che lo sapesse. 
"Ottimo modo per farti perdonare dopo stamattina!" lei mi disse quasi in tono scherzoso. 
Sapevo che mi aveva perdonato ormai.
Sapevo che per farmi perdonare dovevo compiere un gesto audace e sono contenta di averlo fatto.
Altrimenti sarei rimasta nel dubbio per tutta la vita
E questo mi fece stare bene, mi sentii libera e felice.
Mi fece sorridere, infatti feci una mezza risata,
Ma poco importava, volevo solo ribaciarla così mi permisi di dire in tono abbastanza sicuro: 
"Zitta e...baciami!"
 
 
Ne volevamo ancora.
Io la volevo, perché l'ho desiderata per troppo tempo. 
 
 
Così ci baciammo per una seconda volta, e... questa volta fu meraviglioso, più del primo.
Fummo travolte dalla passione del momento.
Dalla felicità di essere uscite di nascosto e di aver rivelato il nostro amore.
Ci volevamo così tanto che ci baciavamo ripetutamente senza neanche prendere un pó di fiato, perché in quel momento non era indispensabile, ma era indispensabile la voglia di continuarci a baciare, quasi come non ci fosse un domani.
Per me era più essenziale lei, che respirare in quel momento. 
Non avevo bisogno d'aria... perché era lei il mio ossigeno.
 
 
La nostra voglia di averci si fece piú pesante, non ci stavamo solo baciando, ma eravamo travolte tutti e due dai nostri istinti, io sapevo solo che non volevo che quel momento finisse quindi tenevo la sua testa il piú vicino possibile a me e continuavo a baciarla perché non volevo smettere,
Volevo assaporarmi quel momento secondo per secondo.
Mi permise di poterla toccare più a fondo. 
Toccai la sua pelle vellutata perfetta, c'era attrazione tra la mia mano e la sua pelle, perché sentii calore puro e anche un pó di elettricità,non saprei spiegare. 
Ero 'eccitata' perché lei con le sue mani afferandomi decise di fare leggeri movimenti, palpeggiandomi ma senza farmi male il mio sedere. 
Mi piaceva sentire le sue mani sul mio corpo. 
Mi sentivo vulnerabile.
Devota a lei e a ogni suo gesto.
 
 
Fu tutto perfetto e meraviglioso finché...
 
 
La porta che dava alla mia sinistra, si aprì di scatto, quasi mi spaventai dal rumore che emise.
"Oh mio dio!...scusate!"
Era Teddy,la mia migliore amica.
"Aveva scelto il momento giusto per entrare" pensai tra me e me un pó infuriata. 
Aveva interotto, quel momento intimo,troppo intimo e perfetto, che ci costrinse a staccarci di scatto, non era un interruzione quello che volevo, 
 
 
-Chissà forse se non ci avesse interotto Teddy a che punto ci saremmo spinte io e Callie, e non era quello che volevo come nostra prima volta;
farla in un stanzino?
Squallido e deprimente.
Lei si meritava meglio.
quindi per quanto fossi infuriata con teddy da una parte la volevo quasi ringraziare.-
 
 
"Teddy, ciao...mi stavi...cercando?!" le chiesi subito, cercando di evitare qualche silenzio imbarazzante, visto che la situazione era già abbastanza imbarazzante per me e per Callie.
Figuriamoci per Teddy che si sarà sentita tremendamente in colpa.
"Emm..SI!" mi disse schiarendosi la voce. La conoscevo abbastanza bene da poter dire che quando si schiariva la voce non era un buon segno,infatti percepivo il suo disagio e imbarazzo.
"Ho saputo dell' operazione d'emergenza che hai avuto stamattina e ho ipotizzato che non avessi ancora pranzato
...mi chiedevo se...volevi pranzare con me..?" mi chiese quasi tutto d'un fiato. 
Era una grande amica, si è preoccupata anche per questo. 
Non potevo dirli di no, mi sentivo in dovere di spiegarli la situazione e poi le avrei voluto raccontare tutto nei minimi dettagli dell'accaduto. 
Perché ero felice. 
Cercavo di tenere la situazione il più meno imbarazzante possibile per tutte:
Soprattutto per Callie,da quando era entrata Teddy avevo paura di guardare la sua impressione.
Guardavo Teddy e i suoi occhi da cerbiatto a disagio, e poi guardai finalmente Callie. Che se non mi sbaglio e non volevo esagerare, mi sembró di vedere una Callie un pó alterarta e infastidita nei confronti di Teddy.
Continuava a preoccuparsi di rendersi presentabile, beh come biasimarla.
 
 
-Non volevo lasciare così Callie;  
Avevo evitato di parlarle per quasi tutte le due ore da dopo l'intervento e quando ci siamo riviste in realtà non avevamo parlato affatto,ma eravamo passate direttamente a baciarci,che era molto meglio e lo preferivo.
Ora però era arrivato il momento di dirle qualcosa.-
 
 
Mi rivolsi a Teddy: 
"Gentile del pensiero, ho avuto una mattinata caotica e in effetti non ho ancora pranzato...arrivo...mi daresti solo altri cinque minuti?".
Cercando di farle intuire che volevo rimanere sola con Callie ancora per un pó. Mentre la guardavo... 
"Si certo,...Callie...ti unisci a noi?" chiese Teddy alla mia Callie. 
 
 
-Non ero per niente infastidita della domanda forse un po inopportuna.
Non sapevo che risposta avrebbe dato, ero molto curiosa.
Ma comunque sia, qualsiasi risposta avrebbe dato mi sarebbe andata bene lo stesso.
Cercai di scrutare i suoi occhi, in cerca di intuire e capire una sua risposta.
Ma il suo bellissimo viso era difficile da scrutare e capire cosa stesse pensando.-
 
 
Poi inaspettatamente,Callie disse di no.
Ma poco importava,perché le avrei parlato in quei cinque minuti che avevo richiesto a Teddy.
Cercai di intuire il motivo perché non volesse venire;
Forse non voleva venire perché era un pó nervosa almeno cosi mi parve.
Non insistetti.
 
 
"Ok, fate con comodo...! Arizona... ti aspetto in sala pranzo al nostro tavolo di sempre!" .
Disse lei,richiudendo la porta e lasciando me e Callie in privata sede per altri cinque minuti.
Aspettavo questo momento e finalmente era arrivato. 
Ero di nuovo a punto a capo. 
Non sapevo cosa dirle.
Speravo iniziasse la conversazione per prima lei, togliendomi il neo dalla mente.
 
 
Ci fu un attimo di silenzio e uno sguardo d'intesa intenso negli occhi, ma si percepiva la felicità nell'aria;
Eravamo felici.
Io parecchio.
Non riuscivo a smetterle di sorridere,era bellissima, e mi sorrideva anche lei,mi faceva piacere.
Poi mi venne in mente qualcosa di sensato da dirle:
"È stato..."
"BELLISSIMO!" disse stavolta completando lei la mia frase.
"Già! È stato... bellissimo!" ripetei dopo di lei.
Scoppiammo a ridere.
"Devo andare" le dissi poi dopo semplicemente.
 
 
Mi resi conto che non c'era nulla da dire,avevamo chiarito tutti gli equivochi creati si stamattina.
Era perfetto così!.
Mi avvicinai a lei, dandole un leggero bacio a stampo,che lei mi permise di darle.
 
 
Stavo per andarmene via,ma poi mi ricordai che mi ero dimenticata di avvisarla di una cosa. 
La cosa più importante.
Quello che stamattina non le ero riuscita a confermare:
"Ah!...è SI!" le dissi sorridendo allussiva.
"Sii?" mi rispose ovviamente in tono perplessa, stribuzzando gli occhi.
(Adoravo quando mi faceva quella buffa faccina,adirabile.)
"SI..,mi va di bere qualcosa uno di questi giorni." le dissi stavolta in tono piú specifico continuando a sorriderle.
"Facciamo domani sera...da Joe? aggiunsi poi.
Presi una penna dal taschino sinistro del mio camice e poi presi la sua mano scrivendole il mio numero di telefono.
"Chiamami!" le dissi poi facendole un occhiolino e sorridendole.
Perché non riuscivo a smettere, ero troppo felice.
Non dissi altro.
Chiusi la porta alle mie spalle e me ne andai,raggiungendo Teddy.
 
 
Mettendo involontariamente le mani in tasca,mi ricordai che avevo ancora l' accendino e la sigaretta. 
Davanti a me...c'era un bidone della spazzatura decisi di buttare quegli oggetti lì dentro.
Perché a me non servivano piú;
Non ne avevo più bisogno.
Callie era la mia nicotina.
 
 
 
 
 
FINE
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
 
 
 
 
 
Grazie ancora a tutti,nessuno escluso.
Spero vi sia piaciuto e che non abbiate trovato troppo volgare la 'scena hot' 
non so voi ma a piace descrivere le scene sempre mantenendo un tono romantico.
Spero di poter riuscire ad aggiornare al piú presto.
Alla prossima:
"Xo Xo Grey's Anatomy"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Carlita Torres ***


PREMESSA:
 
 
 
 
Scusate questo ritardo,so che è imperdonabile.
Ma sono davvero impegnatissima.
Ho controllato e ricontrollato che non ci fossero troppi errori.
Spero sia di vostro gradimento.
Buona lettura!.
 
 
 
 
CALLIE:
 
 
 
 
Dopo quel bellissimo "bacio inaspettato" uscii dall'ospedale contentissima.
Non pensando ad altro per tutta la giornata che al bacio e a lei che aveva catturato il mio cuore.
 
 
Quella sera tornai a casa e prima di andare a dormire,decisi istintivamente di scriverle un messaggio.
Volevo darle la buonanotte.
 
 
Ero stata attenta tutta la giornata per evitare di rovinare troppo la scritta sul palmo della mia mano, ma ogni mio tentativo era stato invano.
Infatti, quando ricopia sulla tastiera del mio telefono lo stesso numero scarabocchiato da una biro nera, notai una leggera sbavatura,che rendeva abbastanza difficile la lettura corretta della scritta.
Ma nonostante ciò, riuscii lo stesso nel mio intento:
"555-0125" lessi e composi sul telefono.
 
 
Prima di inviarle il messaggio però, pensai di preciso a cosa poterle scrivere. 
Inizia a digitare:
 
"Non vedo l'ora che sia domani sera,per poterti rivedere.
Nel frattempo... Buonanotte Arizona.
 
Da Callie."
 
Lo rilessi più volte,perché non volevo fosse troppo banale o incomprensibile.
Poi senza pensarci troppo pigiai velocemente il tasto "invio".
 
 
Cinque minuti dopo averle inviato il messaggio, mi rispose.
Ero contentissima,riusciva a sorprendermi anche con un semplice messaggio:
 
"Buonanotte anche a te Callie.
p.s.
Sognami,perché io lo farò sicuramente. ;)"
 
Mi addormentai su quelle dolci parole 'biricchine':
E come se l'avrei sognata!
 
 
 
*Il giorno dopo*
 
 
 
 
Erano ormai le cinque del pomeriggio,la giornata fortunatamente era passata molto velocemente. 
Ed era stata anche una giornata molto tranquilla.
Impegnativa,ma tranquilla.
"Tranquilla" si fa per dire,perché si parla sembre di una giornata in un ambito lavorativo ospedaliero.
Sopratutto nell'ospedale di Seattle.
Niente è tranquillo.
Perciò,oserei dire...nulla di allarmante.
 
 
Non ero nemmeno riuscita a parlare con Arizona in ospedale.
Troppo lavoro!
Quindi era naturale che non stessi più nella pelle di vederla e che arrivasse l'ora dell'appuntamento.
Non mi restava altro che prepararmi per l'appuntamento.
Non avevo aspettato altro tutta la giornata,
Ancora mi pareva impossibile.
"Io e Arizona...a cena."
Ero così emozionata.
 
 
Mi feci una doccia rilassante.
Poi mi vestii con:
Un tubino nero, adatto per ogni occasione,ballerine classiche,impeccabili e la mia inseparabile giacca di pelle nera,con cui non esco mai senza.
Volevo essere sia elegante ma anche avere qualcosa di mio che mi caraterizzasse.
E la giacca era perfetta,rispecchiava perfettamente il mio carattere.
 
 
 
...
 
 
 
L'appuntamento era previsto per le sette.
Da Joe,il pub vicino all'ospedale.
Io ero in ritardo di dieci minuti, perché ero ancora alla guida nelle strade trafficate di Seattle.
Ascoltando la radio.
 
 
"Tun-Tun".
Sentii il telefono squillare,
Sicuramente pensai fosse Arizona che mi chiedeva dove fossi finita.
Presi il cellulare e lessi il messaggio.
"Hei...dove sei?...hai per caso cambiato idea?...spero di no!.
Io sono qui ad aspettarti, fai presto!".
Per fortuna ero ormai prossima all'arrivo.
 
 
 
...
 
 
 
Quando entrai dalla porta principale del bar,la vidi, era seduta sullo sgabello alto vicino al bancone.
Era bellissima,aveva anche un bellissimo vestito rosso che le faceva risaltare a pennello tutte le sue curve.
E quello sgabello le valorizzava le gambe che teneva perfettamente accavallate.
Sembrava disegnato apposta per lei.
 
 
Stava lì,con il viso leggermente rattristato, a giocherrellare con l'oliva del suo 'martini' e a compiere andamenti circolatori con il suo dito sul bordo del bicchiere.
Probabilmente perché credeva non arrivassi più o forse si stava solo semplicemente annoiando per l'orribile e noiosa canzone che una band locale stava suonando.
 
 
La raggiunsi ancora incredula per la situazione.
"Ciao!" le dissi in tono seducente.
Era ancora piú bella da vicino,perché notai particolari che dalla soglia della porta del pub non riuscii a vedere.
Appena si girò al suono della mia voce,notai il suo stupendo viso e le sue labbra,coperte da un bellissimo rossetto rosso che le valorizzava tantissimo.
In quel momento mi venne il panico.
Non sapevo cosa fare e come comportarmi.
La baciavo? O l'abbracciavo?...Oppure le stringevo la mano?
Per fortuna,lei prese l'iniziativa,
si avvicinò e mi diede un tenero bacio a stampo che durò per qualche secondo.
Era uno di quei baci che quando chiudi gli occhi,vedi i fuochi d'artificio.
Quel bacio era cosi naturale e spontaneo che per un momento credetti, che ci fossimo solo "io e lei nell'universo".
"Ciao" mi disse ad un palmo dal mio naso. Potevo sentire il suo caldo respiro sulla mia pelle.
Sentii un brivido di piacere.
Poi mi sorrise,con uno dei suoi soliti sorrisi a trentadue denti,che io adoravo.
Presi posto affianco a lei, e ordinai il mio drink.
"Sei venuta,meno male credevo avessi cambiato idea!"
"Si lo so scusami,non succederà più promesso, ma sai il traffico di Seattle è insopportabile!" le risposi vaga.
"No.
Credimi è più insopportabile questa canzone" mi disse,ridendo.
Mi misi a ridere, adoravo la sua simpatia.
 
 
"Sono contenta di vederti" aggiunse poi.
Io la guardai intensamente negli occhi e le dissi.
"Anchio!"
Lei anche mi sorrise intensamente con gli occhi.
Il suo sguardo felice diceva tutto.
 
 
Iniziai la conversazione smorzando quel silenzio che si era instaurato:
"Sai,sto ancora aspettando che mi racconti la storia del tuo nome.
Quel giorno è arrivato 'baby'!".
Le dissi sorridendo e sorseggiando il mio drink.
"Si...già,quel giorno è arrivato" mi disse in tono serioso, fissando il suo drink vuoto.
Quasi assente.
In quel momento mi sentii in colpa.
Avevo detto per caso qualcosa di sbagliato senza accorgermene?
Forse quel "baby" era troppo esagerato per un primo appuntamento?
 
 
"Volevi solo essere spontanea."
Cercai di rispondermi da sola.
Come lo è stata Arizona,quando mi ha baciato prima.
 
 
Stavo entrando nel panico per poco e non volevo che se ne accorgesse, così le chiesi:
"Ho detto qualcosa di sbagliato?...Oppure ho toccato un tasto dolente?...Perché se è così mi dispiace,davvero!." 
Le dissi fissandola negli occhi.
"No,no Callie...non è colpa tua stai tranquilla...è che per me è una storia triste e bella allo stesso tempo...te la racconterei,ma non vorrei annoiarti col mio passato."
Mi disse non ricambiando il mio sguardo.
Nota che c'era qualcosa che non andava.
"Hei".
Le dissi prendendo delicatamente il suo mento con la mia mano per fare incrociare i nostri occhi.
"Voglio sapere tutto ció che riguarda te. Dalla più minima e insignificante alla più importante...ogni minimo dettaglio.
E...Sai perché?
Perché voglio conoscerti ,ne sento il bisogno.
Tu mi piaci,mi piaci davvero e molto.
Ed è per questo che non insisteró...appena sarai pronta,mi racconterai la tua storia,e io sarò lì ad ascoltarti e sicuramente non sarà noiosa,ma sarà speciale,proprio come lo sei tu;
Come lo siamo noi.
Io non ti giudicheró,lo sai,puoi fidarti me!"
Le dissi in tono rassicurante.
Lei mi prese la mano.
Mi faceva piacere sapere che con quel gesto mi aveva fatto capire che si fidava di me.
Mi prese la mano e me la strinse forte.
In quel momento vidi una lacrima rigarle il viso.
La presi e li e la asciugai con il pollice facendo un piccolo gesto.
Quasi come una carezza.
 
 
"Siccome è il nostro primo appuntamento e non voglio vederti piangere,ti racconterò la storia del mio nome".
Le dissi cercando in qualche modo di distrarla e farla sorridere.
"...Sai,devi sapere che Callie è il diminutivo del mio vero nome.
Nessuno lo sa.
Nemmeno Mark, il mio migliore amico.
Non l'ho detto a nessuno,proprio perché il mio nome per intero mi imbarazza;
Quindi...ti prego,appena te lo dirò,non scoppiare a ridere." 
Le dissi tutto d'un fiato.
Vidi che il tono di tristezza che c'era nel suo viso era sparito, per dare spazio a quello incuriosito.
Presi coraggio da un unica sorsata del mio shotino.
Joe era bravo a preparare i drink,perché quello shot era bello forte.
Mi diede la giusta carica.
Ero pronta per rivelarle il mio nome:
 
 
"Il mio vero nome è...'Calliope'.
Sai mia madre quando andò all'anagrafe per registrare il mio nome,probabilmente era ubriaca e si confuse,al posto dire "Carlita Torres" disse "Calliope Torres".
Dissi tutto d'un fiato.
 
 
In quel momento sentii di essermi tolta un peso enorme dallo stomaco.
Scrutai il suo viso in cerca di qualche segnale, ma non mi rivelò nulla.
Poi d'un tratto si mise a ridere di gusto.
 
 
Cosa mi potevo aspettare? 
A chi non farebbe ridere il nome 'Calliope'?
Da una parte ero felice perché ero riuscita a farla sorridere...ma una piccola parte di me era delusa.
Non volevo che avesse avuto tutta questa reazione scatenante soltanto per il mio nome.
Per quanto amassi la sua risata,non volevo che ridesse di me.
Nessuno lo avrebbe voluto.
Continuò a ridere di gusto.
Un pó forse per il mio nome è un pó anche perché il terzo drink si faceva sentire.
Credo che si accorse del leggero tono di tristezza sul mio volto così:
 
 
"Scusami,scusami adesso la smetto... è solo che...'Carlita'? Sul serio?" mi disse continuando a ridere.
A quel punto capii tutto:
 
 
"Ridevi per 'Carlita' e non per 'Calliope'?"
le chiesi sorridendole più che mai e più innamorata che mai.
"Ma certo per 'Carlita'...,che pensavi?;
Non avrei mai riso per il tuo vero nome, fondamentalmente per una questione di rispetto e poi trovo che 'Calliope' sia un nome bellissimo ha qualcosa di affascinante ed esotico allo stesso tempo."
Le dissi sinceramente.
"Sai devo confessarti una cosa anche io." aggiunse
"Cosa?" le chiesi curiosa.
"lo sapevo già che 'Callie' non era il tuo vero nome,lo avevo intuito.
Già dal nostro primo incontro...
Significherà qualcosa, non credi?".
Mi disse molto romanticamente.
Sentii qualcosa di rassicurante in quelle parole e nel suo tono di voce.
 
 
"Già è vero 'Carlita', che nome buffo, grazie mamma per essere stata ubrica quel giorno...Ahaha". 
Dissi sorridendole.
Improvissamente ,ripensandoci,scoppiai a ridere anche io.
Scoppiammo a ridere rumorosamente tutte e due.
Poi smisimo,ci fu un attimo di silenzio e di sguardi fugaci.
 
 
"Grazie Calliope," mi disse molto romanticamente stavolta fissandomi intensamente negli occhi e regalandomi uno altro dei sui sorrisi.
 
 
Adoravo lei,e soprattutto adoravo il modo in cui diceva il mio nome per intero 'Calliope', lo diceva con quel suo modo e tono di voce che non mi dava fastidio al contrario se lo avrebbe fatto qualcun'altro.
 
 
Non avevo ancora realizzato il grazie di prima così le domandai incuriosita.
"Grazie per cosa?".
Lei semplicemente e adorabilmente mi rispose:
"Per tutto,grazie per tutto".
Mi bastarano quelle parole.
Ricambiai il mio "non c'è di che" con un tenero bacio.
Quella sera,parlammo di tante cose,del più e del meno.
Imparai a conoscerla.
Quella chiacchierata,mi diede la conferma che mi piaceva e che volevo stare con lei.
La serata si concluse piacevolmente.
Ci salutammo.
 
Me la sarei ricordata per tutta la vita,
Se non fosse stato solo per una cosa.
Appena arrivai a casa mi resi conto di essermi scordata di consegnarle un oggetto.
"un regalo" una sorpresa che avrei dovuto darle.
Era questo il vero motivo del mio ritardo.
Non le dissi nulla,proprio perché avrei voluto farle 'una sorpresa';
Volevo sbalordirla.
Mi ero fermata in quel negozio,la vista da quella vetrina mi catturó subito. 
Pensai che per "Arizona" sarebbe stato un regalo azzeccato e perfetto.
Una sorpresa che avrei dovuto darle ma che mi scordai.
 
 
 
 
ARIZONA:
 
 
 
 
"Allora, è successo finalmente!?.
Non c'è la facevo più a sentirti parlare di Callie;
Callie di qua,Callie di là...Callie Callie Callie..."
Mi disse Teddy,prendendomi in giro. 
"Ok...ok.
Sei stata chiara" Dissi interrompendola.
Sorridendo subito dopo.
"Um...però,sono contenta per te.
Davvero." mi disse mentre prese una forchettata di insalata.
"Grazie" le dissi.
 
 
Teddy per me,oltre che a Callie, era una delle persone a cui tenevo di più, lì a Seattle.
Siamo diventate subito ottime amiche,ed era l'unica a sapere di quello che provavo per Callie.
 
 
"Allora...credo di essermi persa qualche passaggio però.
Fino a qualche giorno fa non vi parlavate nemmeno.
Cosa è successo?"
Mi chiese incuriosita.
"Beh.
Pressoché niente, o in parte.
È stato un incontro del destino.
Non mi scorderò mai,la sensazione che ho provato quando finalmente si è accorta della mia esistenza e mi ha guardato negli occhi.
Ci siamo parlate qualche volta,ed è stato bellissimo.
Parlare con lei,mi ha fatto capire che persona fantastica è. 
Inoltre ha confermato ogni sentimento che provavo per lei,prima di conoscerla.
Mi piace molto."
Dissi,sognando ad occhi aperti il suo viso.
"Si...questo lo so.
Non fai che ripeterlo...e tu piaci a lei?" 
Mi chiese.
"Si.credo di si.
Questa mattina mi ha chiesto di uscire.
E io non le avevo detto nulla.
Non le avevo dato alcuna risposta,per via dell'improvvisa emergenza.
Credimi,mi sono sentita così in colpa, dovevi vedere la sua faccia.
Ero dispiaciuta averla lasciata lì da sola.
Ci ho pensato tutta la mattinata a come farmi perdonare.
Così ho deciso di compiere un gesto audace per conquistarla,ma stavolta del tutto."
Dissi confidandole.
"E poi....è successo!" aggiunsi sorridente più che mai.
"Già, si è visto" Mi disse ammicando.
"Ah...e scusami ancora per avervi interrotto,se non vi avessi fermato,chissà quanto oltre vi sareste spinte" aggiunse in tono vago.
"Teddy!" la rimproverai.
Lei sorrise soddisfatta.
 
 
 
"A quando l'appuntamento?" mi chiese sorridente e curiosa.
"Domani" risposi.
"Sai ci sono tante cose di lei che non vedo l'ora di conoscere.
È successo tutto così di fretta,ma so che siamo fatte l'una per l'altra.
Ancora non ci credo.
Non vedo l'ora di rivederla al più presto."
Dissi ad occhi sognanti.
Era bello potersi confidare liberamente con Teddy.
"Beh,ora devo andare, grazie ancora per il pranzo Teddy" dissi alzandomi dalla sedia.
"Figurati.
Ciao Arizona!".
Anche lei mi salutò.
 
 
 
...
 
 
 
 
Più tardi,quella sera,non riuscivo a dormire.
Ero troppo emozionata.
Ripensavo alla fortuna che avevo avuto nel poter aver assaggiato le sue labbra.
Erano come me le ero immaginate:
Carnose e morbide.
Delle labbra da urlo.
Stavo pensando anche a cosa mi sarei potuta mettere domani sera.
Non era da me,preoccuparmi di queste cose.
Ma volevo fosse tutto perfetto.
Compreso l'abito.
Ero immersa nei miei pensieri,quando sentii il mio telefono vibrare sul comodino affianco al letto.
Mi era arrivato un messaggio.
"Umm...che strano chi può essere a quest'ora?" chiesi tra me e me.
Sul display appariva un numero che non avevo salvato in rubrica:
"555-0125".
Aprii la busta per visualizzare il messaggio:
 
 
"Non vedo l'ora che sia domani sera,per poterti rivedere.
Nel frattempo... Buonanotte Arizona.
 
Da Callie."
 
 
Era Callie.
"Che dolce" pensai.
L'amavo proprio per questo,sapeva farmi sorridere anche con un tenero messaggio.
Le risposi:
 
 
"Buonanotte anche a te Callie.
p.s.
Sognami,perché io lo farò sicuramente. ;)"
 
 
Mi piaceva flirtare con lei.
Era dolce e innocente e inoltre speravo che avesse capito il mio messaggio.
Posai il telefonino sul comodino.
E in pochi minuti mi addormentai.
Quella notte feci uno dei più bei sogni della mia vita:
Eravamo soltanto io e lei,in bikini.
In una spiaggia deserta e completamente isolata dal resto del mondo.
Circondate solo da mare e sole.
Era così reale,che riuscivo a percepire l'odore del mare e il rumore delle onde che si rifrangevano sulla costa.
Lei era bellissima ovviamente su quella sdraio a prendere il sole per poter scurire ancor di più la sua pelle bronzea.
Ci tenevamo la mano.
Bevendo un rinfrescante cocktail di frutta tropicale.
Era il paradiso.
 
 
 
 
*L'ora dell'appuntamento*
 
 
 
 
Ero lì.
Ad aspettare il suo arrivo.
Seduta accanto al bancone del locale.
Mi sentivo un idiota e giù di morale.
Non capivo il perché di quel ritardo.
Perché non arrivava?
Erano le 19:10.
So che erano solo dieci minuti di ritardo,seicento secondi e chissà quanti migliaia di secondi.
(Non era prioritario saperlo con precisione e non avevo la forza mentale di fare il calcolo a mente.)
Ma era in ritardo.
E quei dieci minuti,mi sembravano un eternità.
Fissavo le lancette dell'orologio e mi sembravano immobili.
Come se il tempo si fosse fermato.
Oh per precisione il mio cuore.
Il mio cuore esplodeva di emozioni per lei e non era la solita sensazione di farfalle nello stomaco.
Ero paranoica.
Per far passare più velocemente il tempo,chiesi al cameriere di portarmi un Martini.
Poi istintivamente decisi di mandarle un messaggio.
Le scrissi se per caso avesse cambiato idea.
Speravo di no.
Ma in ogni caso l'avrei aspettata comunque.
Nel frattempo il mio drink era arrivato.
Lo presi e lo scolai giù tutto d'un colpo,nella speranza di cercare di togliermi dalla mente tutti i pensieri che avevo.
Era rimasta soltanto l'oliva in mezzo a quel bicchiere vuoto.
Iniziai a giocherellarci per far passare il tempo.
La musica in quel locale era veramente orribile quella sera.
 
 
 
"Ciao" mi sentii dire in tono seducente.
Era una voce alle mie spalle.
Era così dolce e seducente che ti faceva sciogliere le corde vocali.
Improvissamente sentii un calore dentro che partiva dallo stomaco mi sentii sciogliere era lei; avrei saputo riconoscere la sua voce ovunque.
Era la voce di Callie.
Il mio cuore esplodeva di emozioni e di amore per lei.
Non era la solita sensazione di farfalle nello stomaco.
Lei oltre che bellissima e inteliggente la trovavo anche molto romantica.
La sua voce suadente mi aveva colpito fin da subito;
L'ascolterei per ore e penso che se non fosse così brava nel suo lavoro-cioè a fare l'ortopedica.
Avrebbe di certo sfondato nel mondo della musica.
 
 
 
Colta dalla felicità di quel momento,la presi e la baciai.
Di colpo.
Seguii ciò che il mio istinto e cuore mi disse di fare.
La baciai delicatamente perché sentivo che si meritava tenerezza.
Posai le mie labbra sulle sue e mi trattenni lì per qualche secondo.
Volevo assaporare quel momento per più tempo possibile.
E poi nello stesso modo in cui la baciai,mi staccai:
delicatamente e le rimasi lì vicino ad un palmo dal naso.
Quel poco che bastava per poter sentire la sua pelle vicino e anche il suo profumo.
"Ciao" le risposi.
Mi sentivo: felice,realizzata,fortunata,provavo tutte queste emozioni.
Perché lei era lì con me.
Si sedette accanto a me e non potei non notare il bellissimo vestito che indossava,un tubino nero.
Semplice ma accattivante.
Con uno spacco che da seduta mi poteva permettere di vedere la sua nuda coscia bronzea.
 
 
Lei ordinò il suo drink,mentre io finivo il mio secondo drink.
Iniziammo a conversare del più e del meno.
Ridevamo,scherzavamo.
 
 
 
Ci fu il nostro sguardo abituale d'intesa.
Ero contenta di vederla.
Anche lei lo era.
Lo percepivo.
Non c'era nulla di forzato nei nostri gesti:
Fu tutto così naturale e spontaneo che mi sembrava già di conoscerla da una vita.
Chissà magari in un altra epoca era proprio così.
Sono abbastanza sicura che in ogni circostanza in ogni epoca...noi ci saremo conosciute e saremo state destinate a stare insieme.
Proprio come quel giorno al nostro primo incontro.
Era predestinato.
Era scritto nelle pagine del libro della nostra vita.
Ne ero certa.
 
 
La nostra conversazione entrò sul personale:
"Sai,sto ancora aspettando che mi racconti la storia del tuo nome.
Quel giorno è arrivato 'baby'!".
Mi sentii dire.
Al suono di quelle parole mi ghiacciai.
Sapevo prima o poi che sarebbe successo e che mi avrebbe fatto questa domanda;
Dovevo aspettarmelo.
Ripensare a questa storia...mi fa riaffiorare ricordi dolorosi.
È ancora una parte di me debole.
So che sono stata io a introdurli l'argomento e aspettavo questa domanda.
Solo... non oggi.
Non Stasera.
Non sono pronta a raccontarle tutto.
A raccontarle quella parte di me, del mio passato.
So anche che con lei non voglio avere segreti.
Li e lo dirò prima o poi...ma non stasera.
 
 
 
"Si...già,quel giorno è arrivato"
Sentii che il mio tono di voce era freddo.
Ma non potevo farci nulla.
Il mio cuore si era ghiacciato nel preciso istante della sua domanda.
Mi dispiace per Callie,non volevo risponderle così.
Non se lo meritava.
Ma quando la tristezza ti devasta il cuore è inevitabile riuscire a vincere uno scontro del genere.
La tristezza batte sempre la felicità.
Per quanto tu ti sforzi a ricordare i momenti migliori della tua vita.
Quelli più brutti sono i primi a venire a galla e gli ultimi per riuscire a dimenticarseli.
So che ha intuito che c'era qualcosa che non andava.
Lo leggevo nei suoi occhi.
I suoi occhi mi parlavano.
Posso dire ormai di conoscerla abbastanza da poter capire e riconoscere ogni suo sguardo.
Vedo che si sente in colpa.
Ma non deve sentirsi in colpa.
Io mi sento in colpa per il modo freddo in cui le ho parlato.
"Ho detto qualcosa di sbagliato?"_"No. Certo che NO!; Callie come puoi pensarlo?"
Dissi tra me e me mentre ascoltavo le sue parole.
"...Oppure ho toccato un tasto dolente?...Perché se è così mi dispiace,davvero!." 
La sentii scusarsi,ma non aveva senso.
Non aveva bisogno di scusarsi,non mi aveva fatto niente,apparte rapire il mio cuore.
Avevo la testa abbassata,non volevo incrociare i suoi occhi.
Non volevo che mi vedesse lì,sul punto di crollare a piangere.
"No,no Callie...non è colpa tua stai tranquilla...è che per me è una storia triste e bella allo stesso tempo...te la racconterei,ma non vorrei annoiarti col mio passato."
Le dissi,avevo ancora lo sguardo abbassato e la voce rotta.
"Hei" mi sentii dire mentre la sua mano prese il mio mento.
Io ero vulnerabile,non volevo mi vedesse in quella condizione ma mi lasciai trasportare lo stesso dalla delicatezza di quel gesto.
Incrocia i suoi occhi,proprio come lei voleva.
"Voglio sapere tutto ció che riguarda te. Dalla più minima e insignificante alla più importante...ogni minimo dettaglio.
E...Sai perché?
Perché voglio conoscerti ,ne sento il bisogno.
Tu mi piaci,mi piaci davvero e molto.
Ed è per questo che non insisteró...appena sarai pronta,mi racconterai la tua storia,e io sarò lì ad ascoltarti e sicuramente non sarà noiosa,ma sarà speciale,proprio come lo sei tu;
Come lo siamo noi.
Io non ti giudicheró,lo sai,puoi fidarti me!"
L'amavo ,ne ero convinta.
Era riuscita a capirmi in un gesto come nessuno mai avrebbe fatto.
Aveva usato quelle parole perfette che mi consolarono e mi rassicurarono.
Lei aveva questo potere in me,mi sentivo protetta e sicura quando avevo lei al mio fianco.
Era bello sapere che mi vuole conoscere e che mi posso fidare.
Cose che sapevo già.
Ma averne la conferma da lei e dalla sua voce ha reso il tutto più speciale.
Mi rese contenta.
 
 
Non dissi nulla,le presi solo la mano e gliela strinsi forte.
Quel gesto per me diceva tutto.
Ero ancora molto scossa,per tutta la situazione, io non sono una persona forte,dó questa apparenza,perché voglio dare questa apparenza,ma in realtà sono debole e come tutti piango.
In quel momento mi scese una lacrima.
Ho provato a fermarla ma quando si piange si piange.
Lei con la dolcezza più assoluta la prese e me l'asciugó.
Mi sentii sollevata,come se la pesantezza di un muro che crollava,non era sostenuta solo da me,ma che alle spalle di tutto c'era lei a sostenermi ed aiutarmi.
Lei mi trasmetteva questa sensazione:
sicurezza e protezione.
 
 
"Siccome è il nostro primo appuntamento e non voglio vederti piangere, ti racconterò la storia del mio nome".
Non credevo che anche Callie avesse una storia sul suo nome, ma un pó lo sospettavo.
Sono molto curiosa, la lascio continuare non voglio intromettermi.
"Beh...sai devi sapere che 'Callie' è il diminutivo del mio vero nome, nessuno lo sa, nemmeno Mark il mio migliore amico.
Non l'ho detto a nessuno, proprio perché il mio nome per intero mi imbarazza;
Quindi...ti prego, appena te lo dirò, non scoppiare a ridere."
 
 
 
Il solo fatto che non lo ha detto a nessuno,nemmeno a Mark il suo migliore amico, mi fece capire di quanto lei si fidasse di me,così tanto che mi concesse l'onore e il privilegio di poter ascoltare la sua storia, quindi perché mai avrei dovuto ridere?.
Ero davvero,davvero molto curiosa.
 
 
 
"Il mio vero nome è...'Calliope'.
Sai mia madre quando andò all'anagrafe per registrare il mio nome,probabilmente era ubriaca e si confuse,al posto di dire "Carlita Torres" disse "Calliope Torres".
Mi disse tutto d'un fiato.
Io lo sapevo,che "Callie" era il diminutivo di qualche nome.
"Oh mio dio!, Sul serio?.
'Carlita Torres'? Scoppiai a ridere, è strano come vada la vita,come vada il mondo.
Un attimo prima ero lì ad asciugarmi le lacrime e un secondo dopo ero scoppiata a ridere.
Era questo che mi piaceva di lei,era tutto così imprevedibile.
"Scusami...scusami è solo che 'Carlita'?
Ahaha"
Dissi continuando a ridere di gusto, era per me diventato impossibile cercare di contenermi:
"Ridevi per 'Carlita' e non per 'Calliope'?" mi chiese.
"Ma certo...per Carlita che pensavi?" 
Le risposi dolcemente.
"Non avrei mai riso per il tuo vero nome, fondamentalmente per una questione di rispetto e poi trovo che 'Calliope' sia un nome bellissimo ha qualcosa di affascinante ed esotico allo stesso tempo."
Le dissi sinceramente.
"Sai devo confessarti una cosa anche io." aggiunse
"Cosa?" mi chiesi curiosa.
"lo sapevo già che 'Callie' non era il tuo vero nome,lo avevo intuito.
Già dal nostro primo incontro...
Significherà qualcosa, non credi?".
Le disse molto romanticamente.
 
 
 
"Già...è vero 'Carlita'!".
Disse scoppiando a ridere anche lei.
Scoppiammo a ridere insieme.
Aveva oltre che ad una bellissima voce,una bellissima risata.
In realtà non c'era niente di lei che non fosse bellissimo.
Mi sentivo fortunata,ad averla conosciuta,averla baciata e aver avuto l'opportunità di stare con lei.
"Grazie Calliope"
Le dissi.
Era strano dire il suo nome per intero,ma mi piaceva:
C-A-L-L-I-O-P-E.
pronunciai lentamente,scendendo le parole nei miei pensieri.
"Grazie per cosa?"
Mi chiese.
 
Grazie per esistere,grazie per farmi sorridere,grazie per farmi stare bene,grazie per essere speciale...
Ci sarebbero tante cose per cui ringraziarti Calliope;
Pensai tra me e me.
"Per tutto, grazie di tutto" aggiunsi sorridendole più che mai.
Mi baciò teneramente,quasi mi sembró di volare.
La serata era stata perfetta, e si era conclusa nei migliori dei modi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non ho nulla contro il nome carlita sia chiaro, fa solo parte della trama della storia nulla di personale.
Spero vi sia piaciuta.
Mi piacerebbe sentire le vostre opinioni.
Grazie e ciao alla prossima:
"XoXo Grey's Anatomy"
 

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