Amore oltre le apparenze

di Debby_Gatta_The_Best
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Malessere e dubbi ***
Capitolo 2: *** La lettera ***
Capitolo 3: *** Il miracolo dell'amore ***



Capitolo 1
*** Malessere e dubbi ***


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Commento d'apertura

Collaborazione con SuperLuigiGalaxy (attualmente sta lavorando alla sua prima fan fiction) per lo sviluppo della trama.



Vivevano felicemente nella loro villetta immersa nel verde delle colline, non molto lontani dal paesino che aveva accolto il loro arrivo con tanto affetto e dove erano stati i benvenuti dal primo giorno.

Il giardino fuori casa era ampio, colmo di piante colorate e profumate e di alberi maestosi. Sul retro, si trovava anche una piccola fontana bianca, decorata con riccioli argento e nero. L'interno piuttosto ampio per solo due persone, ma loro certamente non se ne lamentavano. Le pareti e le decorazioni erano per lo più di colori chiari, solitamente bianche o panna, nonostante Blumiere si fosse concesso qualche piccolo ritocco nel suo stile. Certo, Farfalà non poteva accorgersene, ma per lui era fondamentale che l'abitazione rispecchiasse i gusti della moglie.

I giorni erano tranquilli, cosa che i due coniugi si godevano pienamente, e lo scorrere del tempo, eccetto che per il susseguirsi delle stagioni, pareva assente. Dopo che il Lord si era completamente ripreso dall'effetto terribile che aveva avuto su di lui il Profeticus Tenebrae, aveva ricominciato ad apprezzare ogni minimo aspetto della vita, dall'alternarsi di sole e luna al cinguettare degli uccellini, dalla diversità dei colori dei fiori alla dolce musica che la fontana mandava ininterrottamente.

Il Paradiso esiste... e lo si può raggiungere senza aspettare il Game Over...”

Questo è ciò che si ripeteva ogni volta che scovava da qualche parte un nuovo particolare affascinante dal mondo che lo circondava, che si trattasse di una cosa banale o innovativa.

Come ho potuto... cercare di mettere fine a tutto questo? E questo posto non è che una minuscola parte, quasi niente di tutto ciò che volevo... che il Conte Cenere voleva distruggere...”

Per il Conte esistevano solo due modi per non cadere in depressione per quello che aveva cercato di fare: far finta che il Conte Cenere fosse stato un'altra persona (il che non era del tutto insensato, dal momento che era stato come se il Profeticus stesso si fosse impadronito della sua mente, rendendolo folle), o cercare conforto in Farfalà. Lei sapeva sempre cosa dire per tirarlo su di morale, e senza il suo aiuto, probabilmente il Lord non avrebbe retto per molto tempo con quel peso sulla coscienza.

Era proprio Farfalà, secondo lui, che riusciva a fargli apprezzare ogni particolare della vita. Quando si trovava con lei, era sempre così felice che vedeva la bellezza in qualsiasi cosa.

Dal canto suo, Farfalà non poteva chiedere di meglio di suo marito. Forse, sosteneva, lui era un po' troppo assillante, a volte. Avrebbe passato tutti i momenti della sua esistenza con lei, se questo non avesse dato fastidio ad entrambi. Ma lei non poteva biasimarlo: dopo quel che era successo, Blumiere non se la sentiva di passare troppo poco tempo con la donna della sua vita, per la quale aveva girato infinite dimensioni ed alla fine aveva cercato di distruggere tutto. L'aveva persa per troppo tempo, ed ora cercava di recuperare il tempo perso standole sempre appiccicato. Fortuna che Farfalà era una tipa piuttosto tollerante, e soprattutto, in fondo non le dispiaceva quel suo modo di fare eccessivamente premuroso.

È una parte del suo essere. Non può farci nulla, è più forte di lui”

Blumiere amava il romanticismo e i piccoli gesti d'amore nella vita di tutti i giorni, come i baci, gli abbracci etc.

Talvolta, quando andavano a fare una capatina nel paese lì vicino, il Conte si dimostrava anche un po' geloso. Ogni volta che a loro si avvicinava un uomo o comunque un ragazzo, Blumiere iniziava a sentirsi a disagio, e lei poteva chiaramente percepirlo.

Mi vuole tutta per se. Be', io non ho alcuna intenzione di stare con un altro, cosa crede?”

Si domandava spesso, senza essere mai riuscita a capire il vero motivo per il quale suo marito a volte diventava così strano.

Comunque, era solita a ricordarsi, se avesse voluto vivere da sola ed in pace non avrebbe accettato la proposta di matrimonio che lui le aveva fatto prima della terribile tragedia che aveva colpito ambedue.

Insomma, eccetto qualche difettuccio altamente tollerabile, la vita dei due amanti sarebbe stata perfetta... se solo Farfalà non fosse stata cieca.


Aveva perduto la vista a soli nove anni, e ricordava vagamente le forme e ancor più vagamente i colori. Questo faceva sì che non avesse mai visto Blumiere in faccia. E di questo, il Lord della Tribù dell'Oscurità ne era fin troppo consapevole. Farfalà viveva con l'anima in pace da molti anni, ma lui non poteva evitare di chiedersi come sua moglie avrebbe reagito se avesse potuto vederlo. Spesso, quando si trovavano in paese, si chiedeva se la gente pensasse male di lui, di come avesse approfittato per la cecità della moglie per via del suo aspetto. Il Conte, secondo lo standard di quelli della sua “razza”, i cosiddetti “Oscuri” (utilizzo volgare, che a volte era ritenuto un po' offensivo), era anche piuttosto bello, ma pochi membri della Tribù dell'Oscurità avevano abbandonato le loro origini per vivere in posti più conosciuti, e quindi vedere un Oscuro non era cosa poi tanto comune.

La prima impressione che Blumiere dava quando entrava in un locale o in un negozio, lui ci aveva fatto caso, era di grande stupore. Questa sorpresa non tardava a trasformarsi in disgusto e soprattutto orrore quando anche Farfalà si faceva avanti, rendendo il Lord bersaglio di pregiudizi e pensieri poco eleganti. La sua figura, lui ne era convinto, doveva apparire come quella di un'egoista sfruttatore. Gli Oscuri, infatti, potevano apparire in un qualche modo affascinanti agli occhi degli Umani, ma quasi certamente non “belli”.


Una mattina di queste, mentre i due piccioncini se ne stavano seduti al tavolo della pasticceria migliore del paese (un conte del suo calibro poteva permettersi qualche spesuccia in più), una ragazza si era avvicinata trotterellando a loro due.

«Ehylà! Guarda guarda chi si rivede! Le voci che vivevi qui vicino erano fondate, dopotutto!»

Blumiere si voltò, notando per la prima volta la giovane donna che si trovava di fronte al tavolo circolare. Farfalà, invece, fece per dire qualcosa, ma poi richiuse la bocca, incerta sul da farsi.

«Ci conosciamo?»

Blumiere era perplesso. Ricordava di aver visto quella ragazza da qualche parte, diversi anni prima, ma non riusciva a rammentare chi fosse.

«Rosanne...!»

Intervenne la Lady prima che la giovane dai capelli rosso-bruno potesse rispondere. Blumiere si ricordò di quel nome, poi chiese:

«La cugina di...» Ma non ebbe il tempo per finire che questa lo interruppe.

«Di Farfy, ovvio. Non ti ricordavi?»

Quel modo di fare troppo confidenziale della ragazza lasciò Blumiere perplesso, ma si ricordò ben presto che quello era sempre stato il suo modo di fare. Aveva avuto la sfortuna di incontrare Rosanne quando aveva conosciuto Farfalà, però da una parte doveva ringraziarla: se non ci fosse stata lei assieme alla cugina, probabilmente Farfalà non lo avrebbe mai trovato disteso per terra ai piedi del crepaccio, privo di sensi, e probabilmente lui sarebbe morto.

«Che ci fai tu qui?»

Farfalà pareva più sorpresa del marito.

«Sono venuta a rompervi le scatole. Qualche problema?»

Sfoderò uno dei suoi sorrisetti maligni, che a Blumiere non erano mai piaciuti. Ma Farfalà non poteva notarlo.

«Rosanne, finiscila di fare la bambina...»

«Su, cuggy, sono venuta a trovarti! Pensavo che l'avresti presa meglio...»

Mise il muso, sospirando.

«Sono... felice che tu sia qui – si corresse gentilmente la Lady – ma sono anche molto sorpresa. Non pensavo che... ti avrei più rivisto, ecco. Come va a casa?»

«Oh, tutto bene... più o meno. Zia si è messa il cuore in pace quando ha saputo che eri ancora viva... – con “zia”, Rosanne stava sicuramente riferendosi alla madre di Farfalà, pensò Blumiere – e io sono riuscita a impedire che si trasferisse qui per starti con il fiato sul collo come faceva quand'eri ragazza, a patto che io venissi a controllare che tu stessi effettivamente bene!-

Farfalà piegò leggermente il capo da una parte, i riccioli biondi che le accarezzavano le spalle scivolarono dietro la schiena.

«Avresti dovuto farla venire con te... sicuramente non vedrà l'ora di vedermi... di persona intendo, e poi mi avrebbe fatto piacere...»

Mentre le due cugine discutevano, la mente del Lord andò un attimo alla sua, di madre... era ancora viva? Stava bene? Dopo essere stato mutato dalla Profezia, il Conte aveva condannato suo padre allo stesso crudele destino che era stato riservato alla fidanzata, prima che i due avessero potuto sposarsi, ma lui dubitava altamente che adesso il vecchio Conte dal cuore più nero della sua pelle si fosse trasformato in un Pixl e stesse svolazzando per il mondo in preda ad un'amnesia totale. Con tutta probabilità era morto.

Ma sua madre? Che ne era della Contessa Fanette? Purtroppo, non aveva partecipato molto alla vita di Blumiere quando questo era solo un pargolo, ma era comunque sempre stata dalla sua parte e aveva sempre preso le sue difese, anche quando aveva scoperto che se la intendeva con un'Umana.

Poi Rosanne lo riportò con i piedi... o meglio, con la coda quasi immateriale per terra.

«E quindi, insomma, non vorrei sembrare scortese, ma devo lasciarvi. Entro domani devo essere nel Regno Guanciale per lavoro...»

Farfalà la interruppe:

«Puoi prendere l'aereo questa sera, l'Isola Guanciale non è troppo lontana... potresti venire da noi a pranzo, nel frattempo»

Poi si rivolse al marito, voltando leggermente la testa verso di lui – senza però avere la certezza se il suo viso incontrasse quello di Blumiere – e continuò:

«Se... se anche per te va bene, amore»

Blumiere squadrò per un attimo la faccia a forma di cuore di Rosanne, ma poi acconsentì con il tono più gentile che gli uscì fuori.

«Oh, ne sarei... grata. E, erm, è tuo marito che cucina, vero?»

Farfalà comprese dall'asprezza della voce dell'altra che non era del tutto convinta di tale invito.

«Spesso, ma perché ti interessa saperlo?»

Era stato lui a rispondere, con la mascella serrata e lo sguardo torvo. Rosanne non gli era mai piaciuta, aveva la lingua troppo tagliente ed i modi alquanto bruschi. Lei continuò a sostenere il suo sorrisetto.

«Farf non è mai stata una brava cuoca»

Sogghignò. Blumiere notò che sua moglie era piuttosto rilassata. In fondo, era molto più abituata alle battute della cugina di quanto non lo fosse lui.

«Allora oggi cucinerò io, se tanto ci tieni»

Rispose seccamente la Lady, con un accenno di sorriso sulle labbra. Il sorriso sulla faccia di Rosanne, invece, scomparve, rendendo la sua espressione molto più innocente. Aveva otto anni in meno di Farfalà, o almeno così ricordava Blumiere, e questo significava che era poco più che una ragazza. Una ventunenne che però sapeva il fatto suo, certo. Al Lord ricordava vagamente Mimì, nonostante non riusciva a capire quale collegamento ci fosse tra le due.

«Però dobbiamo sbrigarci – Rosanne guardò con aria annoiata l'orologio che teneva al polso, rosso fuoco come il suo vestito e il fiorellino che teneva dietro i capelli ramati – sono già le undici e mezzo. Quanto dista la vostra casetta?»

«Non molto. Blumiere, andiamo?»

Blumiere porse gentilmente la mano alla compagna per aiutarla ad alzarsi, mentre la cugina di questa osservava le gesta cavalleresche del Lord con un nuovo ghigno divertito. Lui cercò di non farci caso.

«Vado a comprare un paio di pasticcini per oggi, già che siamo qui?»

Chiese continuando ad ignorare lo sguardo di Rosanne puntato su di lui.

Farfalà acconsentì.


«Pensavo non ti piacessero le case-degli-umani, Blumiere!»

Commentò con ironia la ragazza, appena messo piede nella villetta dei due, ricordando al Conte il primo commento disgustato che lui aveva fatto risvegliandosi in casa di Farfalà, un tempo che ormai pareva remoto. Blumiere si limitò a piegare un angolo della bocca, seccato.

In giardino si trovava un albero particolarmente ampio, dove i coniugi avevano deciso di posizionare un tavolo dove mangiare le giornate calde. Fu lì che si sistemarono, di fronte alla porta-finestra che entrava in cucina. Farfalà, dopo essere stata accompagnata ai fornelli, aveva pregato il marito di lasciarla da sola. Probabilmente voleva dimostrare alla cugina che era perfettamente in grado di preparare un pranzo decente.

Speriamo non le capiti qualche incidente...”

Come sempre, il Lord rifiutava di stare calmo, anche perché il più delle volte che Farfalà cucinava, lui le stava intorno accertandosi che non facesse danni. Certo, cercava di non farsi sentire, perché sapeva che l'essere costantemente osservata come una bambina metteva a disagio la moglie, ma non poteva evitare di farsi sorprendere a volte. Per quanto gli Oscuri fossero silenziosi, l'udito affinato di Farfalà era solito ad intercettare anche il minimo frusciare del mantello del Lord, e questo spesso faceva arrabbiare giustamente la giovane donna.

È da quando ha perso il senso della vista che familiari e amici le girano intorno in modo continuo. E anche io lo faccio, anche se capisco il suo stato d'animo...”

Comunque, per quanto desiderasse andare a vedere se stava filando tutto liscio, s'impose di restare seduto al tavolo, con Rosanne seduta da un lato che osservava il giardino. Il tamburellare inquieto delle sue dita non mise molto ad attirare lo sguardo della giovane in rosso.

«Hai paura che mia cugina finisca col fare un casino, vero?»

«Ho paura che tua cugina finisca col fasi male»

Corresse freddamente lui, gli occhi fiammanti ancora puntati verso la cucina visibile dalla porta-finestra.

Rosanne rimase zitta per qualche momento, poi attanagliò la mano del Lord con un gesto rapido e preciso. Il Conte non fece in tempo a voltarsi che si ritrovò Rosanne ad un palmo dal naso (metaforicamente parlando), gli occhi che lampeggiavano di furore, la mano che continuava a tenere la presa del guanto di lui.

«Tu sei un mostro, Blumiere... – sibilò con tono assai gelido – in tutti i sensi. Approfittarsi così di Farfalà... è una cosa orrenda»

Blumiere cercò di dire qualcosa, ma le parole non gli vennero su.

«Io non mi sognerei mai di approfittare di mia moglie...!»

Riuscì a pronunciare tutto d'un fiato, alla fine. Lei affondò le unghie nella sua mano, ma lui continuò a restare impassibile.

«Non c'è limite alla cattiveria, non trovi?»

Blumiere si liberò dalla presa con un gesto brusco.

«Non so di cosa tu stia parlando»

Mentì, sapendo invece benissimo a cosa l'altra si stava riferendo.

«Lo sai bene, invece. Pensi che Farfalà ti avrebbe mai sposato se avesse visto cosa sei?»

In quel momento, la ragazza dai capelli che lanciavano bagliori di fuoco ogni volta che si muovevano stava mettendo voce ai suoi dubbi.

«Farfalà mi ama per quello che sono, non le interessa come sono»

«Oh, certo, ci credo. Lei non può vederti!»

Ribatté ancora più aspramente. Il cuore di Blumiere prese a pompare sangue all'impazzata. Odiava quell'argomento, ed iniziava a domandarsi se Rosanne avesse ragione.

«Lei sa come sono fatto. Non deve necessariamente vedermi per saperlo»

«Ah, immagino che qualche parola sul tuo conto e qualche carezza da parte sua servano molto... ma quando lei tocca la tua pelle perfettamente liscia, lo sa che è corazzata? E... cosa le hai detto? Lo sa che sei blu?»

Il Conte perse la pazienza, si alzò di scatto dalla sedia, torreggiando sulla figura minuta dell'Umana, riducendo gli occhi a due fessure rosse:

«Certo che lo sa. Sa tutto di me, nei minimi dettagli, e non ha bisogno di vedermi per confermarlo! A lei non interessa il mio aspetto! E comunque, sono sicuro che mi amerebbe lo stesso se fosse capace di vedere cosa sono!»

Questo parve acquietare la giovane, che assunse un'espressione poco convinta ma comunque sottomessa. L'angoscia di Blumiere, invece, iniziò a crescere a dismisura. Era raro che si lasciasse sfuggire delle bugie, eppure per difendersi ne aveva fatto ricorso. In realtà aveva sempre parlato di se in modo vago, in modo da non “spaventare” la moglie, e non era del tutto convinto che Farfalà lo avrebbe amato nonostante il suo aspetto.

Rosanne si rimise seduta, e così fece il Lord. Passarono altri minuti di silenzio, quando la giovane riaprì bocca:

«Certo che sei poco furbo»

Commentò rozzamente. Lui non rispose, domandandosi però cosa intendesse.

«Sai che la mia cugina è cieca, eppure la vostra casa è uguale a quella di un normale Essere Umano. Perché?»

Chiese piegando il capo da un lato in modo innocente. Blumiere cercò di tenere a bada la rabbia:

«Prima dici che approfitto troppo di Farfalà, ed ora mi vieni a dire che me ne approfitto troppo poco?»

Rosanne sorrise tristemente.

«Okay, forse ho esagerato un pochino... chiedo perdono, sono fatta così. La mia lingua non ha freni...»

Me ne ero accorto, grazie...”

«Però è strano che tu non ti sia concesso un luogo lugubre e tetro. A lei cosa può importare?»

Blumiere sentì il sudore scendergli lungo il collo. Una strana sensazione lo colse allo stomaco.

«Per prima cosa – iniziò mantenendo la calma – questa era la casa di suo nonno, che poi lasciò a lei in eredità senza che lo sapesse, e soprattutto... soprattutto ogni cosa deve essere perfetta per lei. Lei si merita la perfezione, mentre io...»

«Mentre tu no, o sbaglio?»

Concluse lei. Il Conte dell'Oscurità abbassò il capo.

«Certo, mia cugina ha avuto coraggio a sposare un maniaco assassino come te. Io non ci sarei mai riuscita, anche se fosse stata l'unica cosa da fare per salvare tutto il creato»

«Ero... sotto l'effetto del Profeticus...»

Cercò di giustificarsi. Ma prima che la lingua tagliente di Rosanne potesse colpire ancora, un grido fece sobbalzare entrambi. La mente dell'Oscuro fu velocissima: grido cucinaFarfalàincidente. In meno di mezzo secondo il Lord, bianco in faccia, si smaterializzò davanti al volto incredulo della cugina della Lady.

«Farfalà!!!»

Fu l'unica cosa che riuscì a dire appena si fu teletrasportato in cucina. Farfalà si trovava poco lontana dalle pentole messe a cuocere sui fornelli, con una smorfia di dolore dipinta sul volto. Si reggeva la mano destra con la sinistra, tremante. Blumiere non perse tempo ad attirare a se la moglie con un “abbraccio” per poi prenderle delicatamente la mano nella sua. Il palmo era completamente arrossato, ma nel complesso non sembrava esserci altro.

«Blumiere...?»

Chiese sapendo già la risposta. Lui le chiese se andava tutto bene, e lei rispose con un sorriso tranquillizzante:

«Non preoccuparti, non è successo nulla. Mi sono solo scottata... sarebbe stato peggio se mi si fosse rovesciato il pentolone bollente addosso»

Nonostante avesse cercato di apparire il più calma possibile, la bocca contratta dal dolore continuava a far star male Blumiere.

«Uh, emm, e... e il pranzo comunque è pronto...»

Ma l'altro avrebbe avuto lo stomaco chiuso per tutto il giorno.

«Su, ti vado a prendere delle bende per la mano, tu stai ferma qui e non toccare nulla...»

«Ma Rosanne...»

«Rosanne dovrà aspettare, tesoro»

Poteva apparire una cosa ridicola, ma Blumiere si ostinava a chiamare la mogliettina con vezzeggiativi quali “amore, tesoro...”, anche nei momenti più improbabili.

Mentre il Conte cercava una pomata e delle fasce, Rosanne raggiunse la cugina.

«Che hai combinato?»

Farfalà sventolò leggermente la mano dolorante.

«Volevo prendere il sale... ed ho toccato la pentola»

Rosanne esaminò la pelle martoriata dal calore:

«Non è nulla di serio, però dovresti metterla sotto l'acqua...»

Fece avvicinare la parente al rubinetto dell'acquaio, per poi aprire la cannella e far mettere la mano della cugina sotto il getto.

«Ma è calda...!»

«Deve essere calda, o rischi che ti ci venga una vescica e che poi ti faccia il doppio del male»

Rosanne si accertò che Blumiere non fosse ancora tornato, poi ne approfittò per sghignazzare una delle sue battute di poco spirito:

«Be', certo che non potevi trovarti marito più brutto!»

Farfalà ribollì di rabbia come la pentola ancora sul fuoco:

«Non m'interessa com'è fatto Blumiere! Io lo amo»

E con quel tono sferzante, mise fine alla discussione.


Commento

No, non abbiate paura, non ho intenzione di iniziare una nuova fan fiction lasciando le altre a metà. Semplicemente questa doveva essere una one-shot ma è venuta troppo lunga per essere postata in un solo capitolo. Quindi ho deciso di dividerla in due parti.

Allora... Rosanne è un personaggio inventato da me che avevo intenzione di far apparire nella storia di BxF, terza della saga di Luce&Oscurità. Ma dato che qui tornava bene, ho anticipato la sua comparsa. Adesso vi rendete già conto di come sia affilata la sua lingua... e di quanti pochi scrupoli si faccia a dire quel che pensa. Inoltre... no, vi prego, non attaccatemi perché ho reso cieca la povera Farfalà. Scoprirete alla fine che i vostri dubbi erano infondati ;)

In questi giorni pubblicherò la seconda parte, non preoccupatevi, perché sarò veloce. Quindi per il momento vi saluto, ciao!

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Capitolo 2
*** La lettera ***


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Blumiere aveva più volte descritto all'adorata consorte com'erano splendide le stelle, ma Farfalà non poteva fare altro che immaginare la grandiosa bellezza che doveva essere il cielo di notte.

La camera matrimoniale si trovava nella mansarda, al terzo ed ultimo piano della villa di Lord e Lady. Il tetto di questo piano non era completamente murato: sopra alla stanza riservata all'intimità dei coniugi si apriva una vistosa cupola di vetro, che di notte lasciava una vista spettacolare del firmamento punteggiato di stelle. Ogni volta che Blumiere guardava il cielo che si apriva sopra di loro, veniva colto da un'improvvisa nostalgia ed allo stesso tempo da rimorso.

Nel luogo in cui era nato l'oscurità regnava quasi perennemente, rendendo la sua città d'origine un luogo tetro, freddo e oscuro. Ma talvolta, quando il cielo non era coperto da fitte nubi pece, le stelle sfavillavano come non mai, producendo un meraviglioso effetto di luce e ombra. Il Lord, naturalmente, non poteva lontanamente paragonare lo scintillare argenteo delle stelle sopra la sua città al tenere tra le “braccia” l'adorata moglie, ma la cosa che lasciava tristezza nel cuore dell'Oscuro era proprio legata a Farfalà. Blumiere si sentiva quasi egoista a riuscire a vedere quale bellezza aveva da mostrare la notte, mentre l'altra non ne aveva la possibilità. Dopo poco tempo dal matrimonio, aveva anche proposto all'amata di rimuovere la vetrata, da quanto la vista tutta per se lo facesse sentire un verme, e lei aveva ribattuto che a quel punto avrebbero fatto prima a vivere in una baracca.

«Che senso ha tutto questo? – aveva chiesto mesi prima – Dovresti approfittare di poter apprezzare quello che ti circonda, e non cercare di privartene solo perché io non posso vedere!»

Aveva protestato lei.

Alla fine il Conte era riuscito solo a convincere Farfalà a non acquistare la televisione; per il resto, era stato un totale fallimento.


Quella sera, i due amanti giacevano nel letto abbracciati, come al solito. Nella stanza regnava il silenzio assoluto; sembrava che ogni rumore avesse cessato di esistere. Farfalà dormiva con la testa appoggiata sul petto di lui, le braccia chiuse attorno al suo busto turchino intenso, mentre l'altro teneva una mano sul braccio di lei. Blumiere aveva lo sguardo puntato verso la cupola trasparente, e cercava con gli occhi la costellazione che in quel periodo dell'anno brillava intensamente sopra quel luogo: i Due Cuori. Stelle tanto brillanti da illuminare anche le notti più buie, così diceva la leggenda. In realtà non erano altro che pochi puntini luminosi disposti in maniera da sembrare un paio di cuoricini uniti per le punte, ma per Blumiere era la costellazione più bella di sempre.

Se solo anche lei potesse vedere...”

Farfalà si mosse leggermente, poi il Lord si sentì stringere con più forza nell'abbraccio di lei. Farfalà cercò con la mano fasciata quella del marito – la mano che non teneva sul suo braccio – e poi assunse un'espressione preoccupata.

«Va tutto bene?»

Bisbigliò piano lui, con una nota di preoccupazione nella voce. Fu lui ad incontrare per primo la mano scottata dell'altra.

«Blumiere... – c'era un che di disperato in quell'esile bisbiglio – di che colore... di che colore sono i miei capelli?»

Teneva la mascella contratta in modo preoccupato, e minuscole gocce di sudore le imperlavano la fronte.

Blumiere spostò la mano destra verso l'alto, passando per il collo e per poi fermarsi nei capelli di Farfalà.

«Sembrano di platino. – iniziò lui accarezzando gentilmente la folta chioma dell'altra – Di giorno, quando sono colpiti dal sole, brillano come se fossero fatti d'oro... la notte diventano d'argento...»

Caratteristica appartenuta agli Antichi tanti millenni prima era stata quella di possedere dei capelli tanto belli, e Farfalà vantava quel particolare. Assieme agli occhi color acqua marina.

«E... – continuò lei ancora in preda al panico – di che colore sono... erano i miei occhi?»

Non sempre Farfalà teneva gli occhi chiusi. Di tanto in tanto gli apriva – per controllare che le palpebre funzionassero ancora – e s'immaginava di riuscire a vedere come faceva nei sogni. Le iridi, che un tempo avevano brillato come gemme, erano opache, velate di bianco, e così le pupille. Ma nonostante tutto questo, Blumiere continuava a dirle che sembravano pietre preziose.

«I tuoi occhi sono bellissimi, e lo saranno sempre»

Il Conte poteva chiaramente percepire quanto il battito del cuore dell'amata era aumentato.

Per un estraneo, quelle domande potevano sembrare sciocche, ridicole, ma Blumiere conosceva bene quel gioco, e non c'era nulla di divertente in tutto ciò.


Era iniziato molto tempo prima, poco tempo dopo che i due – poco più che ragazzi – avevano scoperto di amarsi. Blumiere e Farfalà si erano dati appuntamento nella solita radura baciata dalla luce della luna, nascosta nella foresta vicino al villaggio di lei. Si trovavano sdraiati sul prato, una calda sera d'estate. Ad un certo punto, lei aveva stretto con forza la mano del neo-fidanzato.

«Blumiere... ti prego, non fare domande...»

Lui l'aveva guardata non capendo.

«C'è qualcosa che non va?»

«Io... per favore, rispondimi: di che colore sono i miei capelli?»

Blumiere era rimasto a guardarla a bocca aperta – nonostante Farfalà non si fosse accorta di niente – e poi aveva domandato cosa significasse, nonostante la richiesta di lei sul non chiedere nulla. Farfalà aveva sospirato, arrossendo vistosamente.

«Ho paura... di dimenticarmi come sono i colori. Di dimenticare come sono io...»

Blumiere si era sentito un idiota per averla messa in imbarazzo. Aveva cercato quindi di rimediare al più presto

«Non preoccuparti, non c'è nulla di cui vergognarsi, ti capisco...»

Dopo aver trovato le parole giuste per descrivere i riccioli che adornavano la testa della giovane Farfalà, questa aveva continuato a fare domande, e non solo su se stessa. Appena ebbe avuto la risposta alla domanda “e la mia pelle?”, aveva chiesto del cielo, della luna e delle stelle, dei fiori, delle farfalle, degli uccellini... sembrava che il solo nome del colore di qualcosa risvegliasse in lei i ricordi di tale tinta, e lo stesso pareva valere per le forme.

Alla fine, era giunta a domandare di Blumiere. Cosa che lui aveva temuto per parecchio tempo.

«E tu? E tu come sei fatto? Come sono fatti i membri della Tribù dell'Oscurità?»

Il cuore del giovane aveva perso un colpo, e lui aveva addirittura temuto che dopo essersi descritto Farfalà si sarebbe impaurita e sarebbe fuggita via da lui per sempre.

«Erm... noi... cioè, io... – aveva comunque iniziato – siamo diversi. Molto diversi. Non tutti sono presentano le stesse caratteristiche, di solito quelli di sangue più puro, come me, sono più grandi... e hanno la pelle più scura...»

«Scommetto che siete del colore della notte!»

Aveva azzardato lei sorridendo.

«Emm... sì. La mia pelle è... blu»

«Blumiere»

Il sorriso della ragazza si era allargato nel gustare a pieno il suono di quel nome.

«Sì, esattamente... “luce blu”...»

«Penso sia un nome perfetto per te. È molto romantico...»

Dopo aver fatto questo commento, aveva lasciato che lui continuasse a descriversi.

«Poi... non ho... il naso... – in qualche modo quella frase uscita a stento lo aveva fatto sentire stupido – e... neanche le orecchie visibili»

L'espressione di Farfalà era mutata, assumendo un'aria pensierosa.

«Cielo! Come fai a respirare?»

Aveva esclamato dopo pochi attimi.

«Dalla bocca. Ma posso stare diverso tempo senza ossigeno, non ho bisogno di tenerla aperta perennemente»

«Quindi respiri ogni cinque minuti?»

«Ogni mezz'ora a dire il vero...»

«Che cosa affascinante!»

Era stata una fortuna per il giovane incontrare un'amante delle cose inusuali come lei.

«E i tuoi occhi? Come sono? Perché... hai gli occhi, vero?»

Aveva spostato una le sue affusolate dita sulla superficie del viso di lui, rabbrividendo quasi impercettibilmente quando aveva constatato che in effetti l'Oscuro non presentava la minima traccia di un organo respiratorio simile al suo, per poi proseguire nel tracciare una linea attorno alla leggera infossatura che ospitava l'occhio destro di Blumiere.

«Hai degli occhi molto...»

«...grandi»

Aveva concluso l'oscuro, sospirando debolmente.

«Per vedere al buio?»

«Ed anche per compensare la mancanza del naso!»

Aveva scherzato lasciandosi sfuggire una risatina. Anche lei aveva sorriso.

«E di che colore sono?»

«Rossi»

Si era limitato Blumiere, afflitto. Sapeva che avrebbe dovuto specificare più cose, tipo:

Non hanno né iridi né pupille vere e proprie, sono completamente cremisi eccetto per una piccola parte che varia dall'arancio all'oro; non sono leggermente sporgenti come quelli degli Umani, al contrario si sviluppano verso l'interno, nonostante siano protetti da una cornea simile alla vostra, seppur piatta... oh, già, quasi dimenticavo: brillano come rubini infuocati nell'oscurità. Comodi per leggere al buio, insomma.”

Certo, una spiegazione scientifica sarebbe stata ottimale per una studiosa come Farfalà, ma proprio non se l'era sentita di fare tutte quelle descrizioni.

«Devono essere affascinanti, quindi...»

Aveva risposto lei con espressione sognante. Lui aveva deglutito.

Dopodiché, Farfalà si era ricordata una domanda che forse aveva voluto fare prima:

«E i capelli? I capelli li avete, voi Oscuri? Oppure non ne avete bisogno?»

Forse lei aveva pensato che, in quanto vivessero perennemente nell'oscurità, i membri del Popolo dell'Ombra non necessitassero della protezione dal sole dei capelli. Invece gli avevano eccome, e si dava il caso che Blumiere, da ragazzo, presentasse anche un bel ciuffo spettinato*.

«Oh, sì che gli abbiamo. Il sole è dannoso per noi, quindi presentiamo una folta... capigliatura»

Farfalà aveva spostato la mano tra i capelli dell'amato, scompigliandoglieli leggermente. Quasi d'istinto, Blumiere aveva fatto la stessa cosa a lei.

«Dannoso...»

Aveva ripetuto incerta. Lui si era quindi espresso meglio:

«Cioè, in realtà non è dannoso nel vero senso della parola, solo che... siamo molto più sensibili alla luce del sole di quanto lo siate voi Umani. Potremmo vivere tranquillamente alla luce, almeno credo, ma ci muoviamo meglio nelle tenebre, ecco tutto»

Dannoso” era il termine che spesso la gente della sua città utilizzava per descrivere la luce più forte di quella di una candela, ma Blumiere non aveva messo molto tempo a capire che quelle che si diffondevano in giro erano solo imprecisioni dovute all'ignoranza.

«E poi, chi lo sa? Forse servono ad attirare le ragazze»

Aveva scherzato ridacchiando.

Farfalà non aveva parlato per diversi minuti, e a rompere il silenzio era stato solo il dolce frusciare delle foglie degli alberi e lo scrosciare continuo del fiume che andava a gettarsi nel laghetto poco lontano.

«La tua bocca...»

Aveva poi ripreso lei facendo scivolare la mano destra verso il basso, gesto che Blumiere era riuscito ad intercettare ed a bloccare in tempo.

«Non ti piacerebbe sapere com'è fatta»

Si era lasciato sfuggire lui con un gemito. Lei aveva assunto un'espressione accigliata:

«Ma cosa dici? Voglio sapere tutto di te, Blumiere»

Lui non era tipo da opporsi all'amata, quindi si era dovuto arrendere, tenendo comunque la mano di lei ben lontana dalle sue... “labbra”.

«La parte esterna è... seghettata – spiegare che forma avesse la sua bocca non era stato affatto facile – e le labbra non... sono... labbra»

Lei aveva ridacchiato:

«Che intendi?»

E di nuovo aveva tentato di allungare il braccio verso il suo viso. Lui si era ritirato di colpo, scostandosi appena in tempo.

«La mia bocca non assomiglia neanche lontanamente a quella degli Umani – “probabilmente è la parte più inquietante dopo gli occhi” – In poche parole, la pelle che mi copre i denti è spessa e rigida come... il resto della mia cute...»

«Quindi non le hai, le labbra – aveva tagliato corto lei – E dovevi farci tutte queste storie per dirmelo?»

Aveva concluso ridendo. Ma lui non aveva accennato neanche un mezzo sorriso.

«...ed ha anche una forma a zig-zag...»

Farfalà non aveva capito, quindi era riuscita ad eludere il “blocco” di lui riuscendo infine a tastare la bocca dell'Oscuro. Il suo indice aveva seguito la linea spezzata che andava a creare le “labbra” di Blumiere, e la ragazza aveva compreso a pieno quello che intendeva lui.

«La parte superiore forma una specie di figura... che ricorda tre zanne»

Aveva concluso lei infine dopo aver tastato per bene il viso del fidanzato.

«Non sono zanne»

Blumiere era stato brusco, scostando nuovamente la mano di lei dal suo volto.

Le vere zanne stanno dentro la bocca, ma non ti piacerebbe per niente che te le descrivessi...”

Per fortuna, lei non aveva fatto altre domande riguardanti il volto del giovane Oscuro, eccetto per un piccolo commento appena dopo aver ritirato il braccio:

«Eppure baci così bene...»

Era stato appena un sussurro, che i sensi da Oscuro del giovane erano comunque riusciti a captare. Appena aveva afferrato il senso di quella frase, era cambiato di colore dal blu al rosso, anche se Farfalà non se n'era accorta.

Dopodiché, aveva continuato per tutta la sera a chiedergli come fosse fatto il corpo in generale degli Oscuri, ed era rimasta incerta quando lui le aveva parlato della “coda” immateriale che aveva al posto degli arti inferiori, ma si era convinta che con tutte le spiegazioni possibili non avrebbe mai capito per certo quello che Blumiere intendeva.

Questo era rimasto sollevato dall'idea che Farfalà non si fosse presa un colpo dopo che lui le aveva spiegato com'era fatto, ma in cuor suo sapeva che se Farfalà avesse visto realmente cos'era l'Oscuro, sarebbe rimasta altamente disgustata.


Mentre ripensava a quell'episodio, meccanicamente il Conte aveva risposto a tutte le domande che l'altra gli aveva fatto. Quel “gioco” era andato avanti per parecchio tempo quando erano ragazzi, mentre nel momento in cui si erano ricongiunti Farfalà sembrava aver perso quella sua piccola mania. Ed invece quella sera, senza preavviso, il gioco era ricominciato.

«Blumiere – il suo tono adesso era più tranquillo, ma continuava a mostrare una punta di agitazione – dimmi, di che colore è la tua pelle?»

«Blu»

«Blu come?»

Lui rimase per qualche secondo senza dire nulla, poi rispose:

«Blu zaffiro»

«E che tipo di blu è lo zaffiro?»

Insistette lei, preoccupata.

«È blu come il cielo? Come i miei occhi?»

«No, è blu come il mare. Come l'oceano profondo...»

Lei sospirò piano, e il Lord se ne accorse.

«Non... lo hai mai visto, il mare?»

Lei rispose scuotendo lentamente il capo, ancora appoggiato sul petto di lui.

Poi la stretta che lei aveva riservato all'amato era lentamente andata a sciogliersi, e la Lady era nuovamente sprofondata nel mondo dei sogni.

In quel preciso istante, Blumiere fu colto da un terribile pensiero. Era giusto che Farfalà dormisse abbracciata a lui senza sapere cos'era di preciso? Un ribrezzo tremendo per se stesso lo mandò quasi nel panico. Immaginò come sarebbe stato se in quel momento lei si fosse svegliata di colpo con la capacità di vedere e si fosse resa conto che cosa stava abbracciando. Blumiere si ritrasse di scatto, scivolando via dal suo abbraccio, quasi istintivamente, con un'espressione tutt'altro che tranquilla sul volto.

Tutta colpa di Rosanne. Se quest'oggi non mi avesse messo nel capo tutti quei dubbi, ora avrei l'animo in pace come al solito”

Guardò tristemente il volto rilassato di Farfalà, chiedendosi se lei a volte provasse un po' di timore nell'immaginare la sua faccia. Se lo faceva, non lo dava minimamente a vedere. Lui, al contrario, si lasciava sfuggire troppo spesso le sue paure, mettendo a disagio la moglie stessa, talvolta.

Si domandò un attimo se Rosanne avesse sconvolto anche i pensieri dell'amata, ripensando al “gioco”. Sì, sicuramente doveva essere stato così. La giovane donna che se n'era andata di pomeriggio aveva lasciato dietro di se una scia di dubbi e malesseri. Blumiere cercò di scacciare tutti quei pensieri, abbandonandosi alle braccia del sonno.


Il mattino seguente Farfalà fu svegliata dal profumo di cioccolata calda che aleggiava nella stanza. Si stiracchiò, mettendosi seduta e massaggiandosi il braccio sul quale aveva dormito.

«Blumiere?»

Chiese. La risposta le arrivò da poco lontano. Con tutta probabilità il suo sposo se ne stava seduto sul fondo del letto con un vassoio d'argento tra le mani, come tutte le domeniche. E come tutte le domeniche, lei commentò un:

«Non dovevi...»

Per poi smentirsi e accettare la colazione servitale direttamente in camera, cominciando a rimpinzarsi avidamente.

«Come sono?»

Lei accennò un “buoni” tra un boccone e l'altro.

«Ho fatto un salto in paese. E ho preso le paste appena sfornate... ah, e poi lì accanto c'è anche della cioccolata calda»

Come se quella precisazione fosse stata essenziale. La prima cosa che aveva fatto lei dopo essersi avvicinata il vassoio era stata quella di riempirsi le narici di quella profumatissima aroma.

«Ehy, non vorrai strozzarti spero!»

Farfalà si fermò con la brioche a metà strada tra il vassoio e la sua bocca, piegando la testa da una parte.

«Ho solo fame»

«Sei agitata»

Ribatté lui con tono rigido.

Non è vero” avrebbe voluto dire lei, ma non poteva contraddire il marito dal momento che questo aveva ragione. Certo, l'idea che Blumiere capisse il suo stato d'animo solo da gesti insignificanti come quello di mangiare con una certa foga poteva mettere a disagio – nessun segreto poteva rimanere tale con lui nei paraggi, neanche i propri sentimenti erano pienamente schermati – eppure a Farfalà non dispiaceva affatto che lui capisse quello che la turbava con tanta facilità. Di solito gli uomini si portavano addosso la diceria di “non saper capire le donne”... ah, be', Blumiere non era un “uomo” nel pieno senso della parola, in fondo. Non era un Umano. Ma a lei andava più che bene; era molto più che un dolce marito, per l'Umana. Blumiere non solo compensava a pieno quella parte di vuoto che la natura lasciava incompleta negli esseri destinati a formare delle coppie, ma la sua natura di Oscuro lo rendeva anche oltremodo sensibile. Insomma, il tipo di compagno che serviva a lei. E Farfalà era allo stesso modo la compagna perfetta per lui. Sicuramente erano destinati a stare assieme. Lei ne era certa.

Dopo essersi abbandonata a questa catena di riflessioni, ritornò in se quando si sentì toccare una spalla dalla mano di lui.

«Non so perché ho questo malessere addosso... probabilmente non è nulla»

Ma spesso Blumiere era cocciuto quanto premuroso, e non si arrese:

«Se c'è qualcosa che non va, dimmelo!»

«Non devi preoccuparti»

Rosanne, accidenti alla sua lingua biforcuta. Perché deve avermi riempito la testa di... dubbi?”

Aveva continuato a punzecchiarla per tutto il tempo che Blumiere aveva impiegato per cercare le fasciature e la crema per la sua mano scottata, deridendola per la sua scelta in amore.

«Blumiere è un mostro, cugina, lo sai bene! Eppure ci stai insieme lo stesso»

Le aveva detto. Farfalà l'aveva ignorata, ma il mattino successivo quella frase aveva continuato a roderle dentro.

Chissà se in fondo ha ragione, se Blumiere è davvero così orrido come sostiene... no, non può essere! E comunque, io lo amo con tutto il cuore, non potrebbe importarmene nulla”

Si stava ripetendo in quel momento. Ma nonostante tutto, quel pensiero le rimase addosso.


Quando Farfalà ebbe abbandonato la camera, Blumiere si diresse con il cuore in gola verso il comodino dalla sua parte di letto. Sperando che la moglie non andasse a frugare tra le sue cose, fece scivolare la lettera nell'ultimo cassetto. L'avrebbe consegnata a Farfalà, certo, ma non subito. Non se la sentiva proprio. Prima doveva abituarsi all'idea. Pochi giorni, si disse, e avrebbe recapitato la lettera all'amata. Sarebbe bastato qualche giorno, però, per far sparire tutte le sue paure?


Quella mattina si era svegliato presto, molto prima dell'altra, ed aveva deciso quindi di andare in paese alla pasticceria per cercare di acquietare l'amaro che aveva dentro. Naturalmente, avrebbe preso delle paste per Farfalà – le sue preferite – e sarebbe tornato in tempo prima che si svegliasse. Poteva sembrare impossibile, ma Blumiere era solitamente abbastanza rapido in queste cose. Dopo essere sgattaiolato fuori dal letto senza fare il minimo rumore, si era messo addosso uno dei suoi abiti più semplici per poi uscire velocemente dall'abitazione. Dopo una ventina di minuti, era giunto in paese e si era diretto nella pasticceria del giorno prima. Si era guardato in giro per accertarsi che per qualche arcano motivo non ci fosse nuovamente Rosanne nei paraggi, ma per sua fortuna la cugina senza scrupoli della moglie se n'era effettivamente andata. Nonostante fosse venuto lì per mangiare qualche pasticcino, il suo stomaco aveva continuato a rimanere sigillato, e quindi il Conte si era concesso appena una tazza di caffè al bar. Quando era entrato in pasticceria, aveva sentito su di se almeno una mezza dozzina di sguardi, ma li aveva ignorati come meglio poteva. Mentre ritornava a casa – più in fretta, per non rischiare che le paste si raffreddassero – era stato intercettato da un esile postino in bicicletta.

«Il marito di Lady Farfalà?»

Aveva domandato con tono piatto, sgradevole.

«Sì, sono io. Posta per lei?»

Il postino aveva consegnato la lettera al Lord, per poi continuare a pedalare nel senso opposto a quello di Blumiere. Questo aveva dato una fugace occhiata al timbro impresso sulla busta, e si era sentito gelare il sangue quando aveva compreso quale fosse il significato di tale lettera.


Commento

Hum, per prima cosa, chiedo perdono per la mia incoerenza. Avevo detto chiaramente “due”capitoli”,è vero, eppure adesso sono slittata a tre. Con il prossimo la “one-shot allungata” si concluderà, o almeno spero ;).

Allora, com'è? Ancora sembra una storia strana, lo so, ma non temete per questo. Nel frattempo, come sta venendo? Come potete notare, mi sto allenando nello stile romantico che certamente non mancherà nella terza storia di Luce&Oscurità (ho quasi finito la prima!), ma non sono ancora brava. Poi... cosa importante: descrivere seriamente Blumiere non è affatto semplice. Probabilmente tra un po' cambierò avatar, ma per il frattempo se guardate l'immagine che ho sull'account di EFP vi farete un'idea di come io sostengo sia fatto Blumiere (molto simile al suo alter ego malvagio, ma con un ché di più buono). Dal momento che disegno spesso su Blumiere e Farfalà, eccovi il link del mio sito di Deviantart, che potete visitare tranquillamente :)

http://debbygattathebest.deviantart.com/

Ora vi lascio. Concluderò a breve e riprenderò a scrivere le altre storie (Luigi Cacciafantasmi, Luce&Oscurità: La Profezia delle Tenebre, e PokéMario)

Grazie per aver letto, vi aspetto all'ultimo capitolo :)

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Capitolo 3
*** Il miracolo dell'amore ***


taglia/modifica

Una settimana era passata, e il Conte non era ancora riuscito a capacitarsi dell'arrivo della lettera. Lui doveva dirlo alla moglie, assolutamente! In quella busta candida... si nascondeva la chiave che avrebbe portato la vita di Farfalà alla normalità come lo era stata una volta. Ma lui non poteva rischiare... temeva per il loro amore, per il loro matrimonio, per se stesso e per Farfalà.

Cosa stai dicendo? Sei forse pazzo?! Pensi solo a te stesso, razza di mostro che non sei altro!”

Ripetersi quella frase all'infinito non era servito a nulla. I suoi timori non si erano placati.

Quella mattina – nuovamente domenica – scese in cucina di buon ora, domandandosi cosa portare all'amata consorte per colazione, e notò con la coda dell'occhio il piccolo calendario appoggiato su una mensola. Il carattere stampato era leggermente in rilievo, cosa che permetteva anche a Farfalà di consultare giorno, mese e anno. Blumiere afferrò il calendario in miniatura e osservò la data.

29 aprile. Non manca molto al compleanno di Farfalà”

La moglie compiva gli anni il 5 di maggio, una settimana più tardi.

Uhm, aspettare un'altra settimana? Certo, se le consegnassi la lettera il giorno del suo compleanno sarebbe bellissimo, ma le verrebbero dei dubbi. Chiederebbe quando è arrivata. E io dovrei spiegarle tutto... quindi... dovrei farlo prima”

Si rigirò il calendario tra le mani, poi lo rimise al suo posto. Sospirò nel ripetersi che doveva agire in fretta. Farfalà doveva avere quella busta bianca. Il problema era: quando?


Quel giorno stesso, il Lord era andato in paese per acquistare un paio di cose che mancavano in casa. Dopo essere passato dal negozio di alimentari, si era fermato davanti alla gioielleria.

Certo, se avesse la possibilità di vedere che splendore sono questi gioielli, potrei anche regalarle un anello per il suo compleanno... ma mi ha esplicitamente ordinato di non comprare cose che non usa. E poi, non sarebbe moralmente corretto acquistare un oggetto la cui bellezza può essere valutata solo con la vista...! Certo che...”

Il Conte si avvicinò di più alla vetrina che mostrava delle meravigliose pietre preziose, sfavillanti come stelle alla luce del giorno. I suoi occhi s'illuminarono. Giganteschi rubini, zaffiri e smeraldi, perle e diamanti di ogni forma e dimensione. Un brivido corse giù per la schiena del Lord quando il suo sguardo si posò su una splendida collana con una favolosa pietra dai colori dell'arcobaleno. Arcobaleno... il colore, o meglio, i colori perfetti per sua moglie. S'immaginò Farfalà che osservava quel gioiello accanto a lui. Come avrebbe reagito? Il cuore di Blumiere prese a martellare furiosamente, e il Lord chiuse gli occhi, confuso.

Perché sono stato tanto sciocco? Dovevo darle subito quella benedetta lettera!”

Non perse tempo; in meno di mezzo secondo, il mondo attorno a lui si ripiegò su se stesso, perdendo completamente profondità, appiattendosi e contorcendosi. Un attimo dopo, il Conte si trovava dinnanzi alla villa in mezzo alle colline. La testa gli vorticava paurosamente, ma con gli anni ci aveva fatto l'abitudine. Saettò attraverso il cancello il più velocemente possibile, e prima di entrare in casa, si fermò un momento ad osservare il giardino.

Come ho potuto pensare di privare per altro tempo la mia dolce Farfalà di tutto questo spettacolo? Io... sono davvero un mostro... … … certo, per questo... è per questo che ho nascosto la lettera. Perché sono un mostro”

Entrò. Rabbrividì mentre ripensava al suo gesto.

«Blumiere? Sei tu?»

La voce di Farfalà apparve stranamente fredda. Il Lord si domandò se era successo qualcosa.

«Sì, tesoro. Dove sei?»

«Sono qui in sala»

Blumiere scivolò nella stanza, e perse colore nel vedere la moglie seduta al tavolo con una busta aperta e un pezzo di carta tra le mani. La sua espressione era indecifrabile, il suo volto una maschera di ghiaccio. Quando sentì entrare il marito, si volse leggermente, poi con estrema calma si alzò in piedi, eretta in tutta la sua bellezza.

«Cosa significa?»

La sua voce ricordò al Lord quella della cugina di lei, tagliente e gelida. Ebbe un altro brivido.

«Io... ti prego.. credimi...»

«Cosa significa???»

Ripeté, i denti digrignati come quelli di una belva furiosa. Lui ebbe perlomeno il buonsenso di arrossire abbassando il capo, nonostante l'altra non potesse vederlo. Si tolse il cappello – che si era dimenticato di lasciare all'ingresso – con aria afflitta.

«Te l'avrei data oggi stesso. Ti giuro...»

«Me l'avresti data oggi stesso»

Ripeté lei nel modo più aspro che Blumiere avesse mai sentito.

«Me l'avresti data OGGI STESSO! Cosa significa questo, Blumiere? Da quant'è che nascondi questa lettera? Settimane? Mesi? ANNI??? Non vorresti vedermi felice? Perché, Blumiere, PERCHÈ???!!!»

Pareva sul punto di scoppiare in lacrime.

«Farfalà...»

Non riuscì a dire nulla. Non c'era niente che potesse giustificarlo.

«Ho avuto paura»

Ammise.

«Paura?»

Gli fece eco lei con asprezza.

«Paura di che cosa? Mi preferisci forse così? Eh, rispondimi?!»

Blumiere indietreggiò, scuotendo leggermente la testa come per dire a se stesso “sei un idiota”.

«No, certo che no... No! Non desidererei altro che vederti felice, lo sai!»

Ma le parole uscivano false, strozzate.

«E allora perché hai fatto finta di niente? Perché non mi hai detto di questa lettera?!»

Scaraventò con forza la carta scritta in rilievo sul tavolo, poi serrò entrambi i pugni. Il Lord non l'aveva mai vista così inferocita.

Ed ha tutto il motivo di esserlo”

«Io... temevo temevo che non mi avresti più amato dopo aver visto cosa sono»

Pronunciò con un filo di voce.

«Che cosa??? Sei forse impazzito, Blumiere?»

«Lo sai, te l'ho sempre detto, non sono come tu immagini...»

Questo fece infuriare l'Umana ancora di più.

«Io vorrei solo vedere il mondo, e prima di ogni altra cosa te! E tu mi vieni a dire che non ti amerei più???»

A questo punto, iniziò realmente a piangere, ma ciò non placò il suo stato d'animo.

«Io sono un... un mostro... temevo che... non ti sarebbe piaciuto affatto vedermi»

«Ma io so come sei fatto! Ti sei descritto moltissime volte, e poi... so bene che non sei come me, ma cosa dovrebbe cambiare questo? Pensi davvero... che ti abbandonerei per il tuo aspetto? Dopo tutto quello che abbiamo passato?»

Scosse la testa tra un singhiozzo ed un altro, poi riprese.

«Non sarà il tuo aspetto a rompere il nostro matrimonio!»

A quel punto, il Conte avrebbe dovuto tacere, e ne era consapevole. Nonostante ciò, rispose d'impulso mettendosi sulla difensiva prima di rendersi conto di aver sbagliato:

«Ma ti assicuro che sono molto peggio di quanto tu riesca a immaginare!»

Negli anni, senza volerlo, il Lord era stato lentamente contagiato dalla mentalità Umana. Con tutta probabilità, un Umano era considerato un “mostro” all'interno della Tribù dell'Oscurità, ma tale concezione del mondo esisteva solo nei meandri più oscuri della foresta che ospitava la Città degli Oscuri. Fuori da essa, era Blumiere il mostro.

Farfalà rimase per un momento a bocca aperta, senza dire nulla, poi perse quell'ultima goccia di pazienza che aveva:

«E quindi vorresti impedirmi di tornare a vedere solo perché ti preoccupa il TUO ASPETTO??? Sei... sei la persona più EGOISTA che abbia mai avuto la sfortuna di conoscere!!!»

Detto, o meglio, gridato questo, la Lady superò a corsa il marito, abbandonandosi ad un pianto isterico. Blumiere rimase per un mezzo secondo a riordinare le idee, poi si lanciò “all'inseguimento”.

«NOOO!!! Farfalà, lo sai che non puoi correre!!!»

Le volò dietro; lei era già uscita in giardino e con probabilmente stava cercando di uscire dal cancello. Blumiere riuscì a bloccarla afferrandole il busto prima che inciampasse o andasse a sbattere contro qualcosa.

«Farfalà, ti scongiuro, calmati e ascoltami un attimo!»

Lei si dimenò come una bambina di cinque anni, cercando di liberarsi da quell'abbraccio, ma dopo un paio di tentativi la sua rabbia evaporò – la Lady si arrabbiava di rado e comunque non metteva molto tempo a calmarsi – lasciando dietro solo la disperazione.

«Amore, credimi, io voglio che riesca a vedere di nuovo. Non fraintendermi, sai che la cosa che più desidero è la tua felicità»

Lei alzò una mano chiedendo silenzio.

«Prima di crederti, dimmi da quanto tempo nascondevi quella lettera»

Blumiere sospirò:

«U-una settimana. Ma... – questa volta fu più cauto – ti giuro, te l'avrei data oggi stesso. Ero venuto di corsa a casa proprio perché mi... mi sono reso conto di quanto sono stato stupido. Avrei dovuto consegnarti subito quella busta, solo che ho pensato soltanto a me stesso. Hai ragione ad odiarmi per quello che ho fatto, ma farò il possibile per rimediare»

Farfalà colse la nota malinconica che aveva la sua voce. Non rispose, limitandosi ad appoggiare la testa sul petto di lui. Stettero quasi immobili per diversi minuti, Farfalà appoggiata a l'altro e Blumiere con il volto tra i morbidi capelli di lei.

«Ci andremo questa stessa sera, okay?»

Lei annuì.


Non era mai stato in un ospedale Umano. Certo, talvolta aveva accompagnato la moglie dal dottore per eventuali visite, ma questa era tutt'altra cosa. L'abitudine ai colori chiari ce l'aveva fatta, ma tutto quel bianco rischiava di accecarlo, alla fine. Socchiuse gli occhi – nonostante quello sinistro fosse in parte schermato dal monocolo che indossava quel giorno – mentre seguiva il medico che aveva inviato la lettera, assieme alla moglie.

«A dire il vero – iniziò il tizio basso con una barba e baffi grigi entrando nel suo studio – avevo iniziato a temere che la lettera non fosse arrivata. Pensavo che la signorina... emm, chiedo perdono, la signora Farfalà venisse qui prima»

Il Conte e sua moglie abbassarono il capo quasi all'unisono.

«Ci sono stati... alcuni contrattempi»

Tagliò corto lei. Il dottore non diede molto peso alla cosa.

«Allora... accomodatevi pure!»

Di fronte alla scrivania dell'uomo vi erano due sedie. I coniugi fecero come richiesto.

«Immagino che lei sia contenta, Lady Farfalà»

Esclamò quando lei si fu messa seduta. In risposta, arrossì lievemente mostrando un gran sorriso.

Blumiere era un po' teso.

«Siamo sicuri che funzionerà tutto alla perfezione? È un procedimento complicato...»

Il dottore non si trattenne dal ridacchiare nel vedere il volto agitato dell'Oscuro.

«Non si preoccupi, Lord Blumiere, andrà tutto per il meglio. Quest'operazione ha già ridonato la vista ad un numero elevatissimo di pazienti. Sfortunatamente, i macchinari e le attrezzature che servono a tale intervento sono arrivate poco più che un mese fa, e quindi noi possiamo usufruirne solo adesso. Comunque, le ripeto che non c'è motivo di avere paura»

Poi si rivolse a Farfalà:

«L'operazione durerà alcuni giorni. È divisa in più interventi, e quindi lei dovrà trattenersi qui per tutta la durata del procedimento»

Farfalà annuì con decisione.

«Allora, è tutto. Domani venga all'ospedale alle 7. Può venire anche lei – rivolgendosi a Blumiere – se vuole»

Certo che voglio!”

Il medico firmò un paio di carte e così fecero i coniugi; dopodiché, l'ometto si alzò e fece per congedarli, ma subito Blumiere lo fermò:

«E per il pagamento?»

L'altro lo guardò con un'espressione interrogativa.

«Insomma, tutto questo avrà un costo, no?»

Il dottore rispose con una sonora risata:

«Ahaha, un pagamento! Mi prende in giro?»

E lasciò la stanza senza aggiungere altro. Blumiere restò immobile a domandarsi cosa aveva chiesto di tanto strano.

«Blumiere, è un'operazione offerta a tutti coloro che ne hanno bisogno! Completamente gratuita! C'era scritto sulla lettera...»

Blumiere si vergognò un momento per la domanda che aveva fatto, ma poi seguì la moglie che già si stava avviando all'uscita.

«Speravo che potessero iniziare già questa sera»

Commentò cupo lui. L'idea di rimandare non gli piaceva affatto. Ormai la moglie aveva aspettato anche troppo. E poi, prima lei l'avesse visto, prima tutto sarebbe finito. Bene o male, questo non poteva saperlo.


Quella notte il Lord non chiuse neanche occhio. Perdere una notte non dava un gran fastidio ad un Oscuro come succedeva per un Umano, quindi Blumiere passò le ore a guardare le stelle e chiedendosi se Farfalà avrebbe provato i suoi stessi sentimenti nell'osservarle. Questa dormiva tranquillamente vicino a lui.

La mattina arrivò presto. I due si prepararono frettolosamente, poi si avviarono. Giunsero all'ospedale qualche minuto in anticipo. Quando furono dentro, Farfalà fu chiamata per il primo intervento.

Avanzò di un passo verso la stanza che, sapeva, si trovava di fronte a lei. Ma qualcosa la fermò. Si bloccò per qualche secondo, poi strinse con forza la mano dell'amato:

«Non sono mai stata in una sala operatoria. Starai vicino a me, vero?»

Era piuttosto agitata. Blumiere le si avvicinò, tenendola sempre per mano. Scostò una ciocca di capelli platino dal viso di lei, e poi le accarezzò il volto:

«Non posso stare con te durante l'operazione. Ti addormenteranno, quindi non sentirai la mia mancanza... ma quando ti sveglierai, sarò lì ad aspettarti»

Farfalà rimase ferma per qualche altro secondo, poi procedette verso la sala.

Blumiere la guardò scivolare dentro la stanza, e con la coda dell'occhio riuscì a vedere dei dottori che la scortavano verso un lettino prima che la porta si richiuse. Ed a quel punto il Lord aspettò.

Attese diverse ore. Dentro, la paura cresceva ogni istante, ma lui cercò di ignorarla come meglio poté. Alla fine, un giovane annunciò che Farfalà si stava svegliando e si trovava in una camera lì vicino.

«Farfalà?»

Domandò entrando. Lei rispose con un mugolo, poi ripeté:

«Acqua... ho sete...»

Lui si avvicinò, poi afferrò un bicchierino di carta posto lì vicino al letto e fece per riempirlo, quando venne fermato da una dottoressa:

«No, sua moglie non può bere. Deve aspettare qualche ora, per via dell'anestesia...»

Blumiere quindi non poté far altro che sedersi in fondo al letto e appoggiare una mano su quella di lei.

Rimase lì qualche minuto, poi la moglie si svegliò totalmente.

«Blumiere, sei qui?»

«Sì, sono qui»

Lei sorrise. Poi si riaddormentò.


Il dottore era stato vago, ma ci vollero quasi sette giorni prima di giungere all'operazione finale. Quel giorno era il 5 maggio, compleanno di lei.

«È un processo lungo e complesso; la parte lesa dell'occhio non viene sostituita con parti bioniche ma viene riparata grazie ai miracoli della scienza moderna. Aspettare qualche giorno mi pare il minimo, no?»

Aveva risposto con un sorriso quando il Conte aveva chiesto quanto tempo sarebbe servito.

Ed ora, finalmente, avrebbero operato Farfalà per l'ultima volta.

«Sei pronta?»

Lei era seduta sul letto nella sua camera d'ospedale. Una fascia le copriva gli occhi e la fronte, ma Blumiere poteva comunque vedere chiaramente la sua espressione impaurita.

«Sì...»

La risposta fu appena un bisbiglio. Blumiere si avvicinò e le poggiò una mano sulla vita – era il suo modo per cingerla in un abbraccio con un solo “braccio” – per poi dirle:

«Sarà bellissimo dopo. Potremo vivere una vita... migliore, ecco...»

Farfalà si strinse a lui:

«Blumiere, ti prego, devi farmi un favore»

«Qualsiasi cosa, amore mio»

Lei si abbandonò completamente su di lui, lasciando che Blumiere l'abbracciasse nel migliore dei modi.

«Quanto ci vorrà prima che io mi risvegli?»

Il Lord rifletté un attimo:

«Ci vorrà più tempo del solito, ma non credo più di un'ora...»

«Allora sappi... – nel suo tono c'era un ché di disperato, come se la sua voce fosse rotta da un pianto inesistente – che in quella stanza d'ospedale devi esserci solo tu! Devo vedere te per prima cosa, assolutamente, capito?»

«Certamente, Farfalà, certamente»

Il suo cuore però rimaneva colmo di dubbi.

In quel momento, arrivò il giovane medico di qualche giorno prima. Blumiere scortò la moglie fino alla sala operatoria, poi lasciò la presa alla sua mano e la vide nuovamente essere scortata via dai dottori. Quando la porta si chiuse, il Conte andò nel panico.

Iniziò a girare in tondo davanti alla porta, rimuginando su quale sarebbe stata la reazione della sua amata nel vederlo.

Urlerà? O forse si metterà a piangere? No, non dire così, anche se rimanesse delusa, non lo darebbe a vedere. Certo che... non sarà una bella sorpresa. Aprire gli occhi al mondo dopo così tanti anni e ritrovarsi davanti me”

Passò le ore così, con il cuore che si faceva sempre più peso.

L'unico rumore ad interrompere il silenzio era il lievissimo frusciare del mantello dell'Oscuro.

Poi la porta si schiuse, rivelando diversi dottori che lo invitarono ad entrare nella sala.

«Tutto è andato per il meglio, Conte Blumiere. Sua moglie sta ancora dormendo, si risveglierà tra circa mezz'ora. Si trova in un'altra sala, laggiù in fondo»

Il giovane uomo indicò la fine di un corridoio.

Il Conte interruppe il medico prima che potesse aggiungere altro:

«Potrebbe far sì che nessuno entri in quella stanza? Quando si sveglierà, intendo...»

L'altro sorrise:

«Ovviamente. Per il momento, alcuni dottori si stanno accertando delle ultime cose, ma presto se ne andranno. Tra una ventina di minuti la sala sarà tutta vostra»

Detto questo, se ne andò. Blumiere si diresse verso la porta che l'avrebbe condotto dalla moglie, poi attese seduto su una delle sedie. Quel giorno aveva deciso di indossare il suo completo più celebre: il vestito con cui si era sposato. Certo, era anche quello che aveva indossato il Conte Cenere, ma Farfalà non lo aveva mai visto. Lo rendeva in qualche modo più... affascinante? Non sapeva neanche lui perché aveva voluto indossare a tutti i costi quell'abito, ma ormai lo aveva fatto e non poteva certamente tornare a casa per cambiarsi. Ad un certo punto, vide una figura scivolargli vicino. Alzò lo sguardo che aveva tenuto puntato verso terra ed incontrò gli occhi del dottore che aveva spedito la lettera.

«Ho sentito che è andato tutto bene!»

«Sì, per fortuna...»

Il dottore osservò la porta.

«Sei tu la prima persona che vuole vedere, giusto?»

Blumiere annuì lentamente. Il dottore si accorse della sua infelicità.

«Posso... farle una domanda?»

«Certamente»

«Sua moglie... quando vi siete incontrati, era già cieca o ha perso la vista in seguito?»

Blumiere sospirò:

«Lei non mi ha mai visto...»

Ammise sconsolato. Il dottore puntò lo sguardo al cielo, rimuginando su come rispondere.

«Vede... se sua moglie l'ha realmente amata con tutto il cuore, non credo che il suo aspetto possa cambiare qualcosa. Io penso che lei sarà felice di vederla»

Blumiere continuò a non essere convinto.

«È solo che... io non sono sicuro di... farle una buona impressione»

Il dottore rimase in silenzio per qualche secondo, con gli occhi grigio scuro fissi verso il Lord delle Tenebre.

«Non credo che sua moglie la pensi allo stesso modo. In fondo, lo sa anche lei, quello che realmente conta – si diede un paio di colpetti sul cuore con l'indice– è qua dentro. Detto questo, arrivederla!»

E se ne andò canticchiando allegramente. Blumiere rimase impalato per diversi minuti, con una mano premuta sul cuore.

Sì, ha ragione... completamente ragione. Se Farfalà mi ama, non baderà al mio aspetto. E lei mi ama


Prima di uscire, i medici si erano assicurati che il sole che filtrava dalla finestra e dalle tende sottili non colpisse direttamente il viso di lei. Dopo così tanti anni di tenebra, non sarebbe stato salutare se la Lady fosse stata abbagliata subito dalla potente luce del tardo mattino.

Iniziò a svegliarsi, e la prima cosa che avvertì fu il tremendo sapore dell'anestesia che le riempiva la bocca. Subito dopo, una marea di pensieri la travolse: era andato tutto bene? Aveva realmente funzionato per il meglio? Non era un sogno, poteva vedere? Ma soprattutto... Blumiere? Blumiere era davvero convinto che lei avrebbe temuto il suo aspetto? Effettivamente, dopo tutto quello che suo marito le aveva detto, aveva iniziato a temere che il Lord fosse effettivamente “orribile” come questo aveva ripetuto più volte. Ma ogni volta che le tornavano in mente questi dubbi, li scacciava senza tanti problemi. Sapeva che qualunque aspetto avesse avuto il suo amato – anche il peggiore – non sarebbe cambiato niente se non in meglio tra loro due. In quella settimana aveva riflettuto a lungo sui timori del consorte, cercando di immedesimarsi nei suoi panni. Si chiese se lei avrebbe ripetuto l'atto di nascondere la lettera se si fosse trovata al suo posto. Con tutta probabilità sarebbe andata così. Aveva cercato di pensare a come doveva essere vivere con qualcuno che non poteva vederti, ed essere consapevoli di avere un aspetto... poco bello.

Comunque, non devo più preoccuparmi. Oggi finalmente lo vedrò... potrò guardarlo in faccia, per la prima volta nella mia vita!”

Una gioia incontenibile prese il posto di tutti i timori.

Si svegliò completamente – aveva rielaborato i dubbi nel dormi-veglia – e la prima cosa che chiese, con una voce affannata, fu:

«Blumiere, sei qui vero?»

«Certamente»

Il tono era strozzato dall'agitazione, poteva avvertirlo chiaramente.

«E... non c'è nessun altro, vero?»

«No, tesoro. Solo io. Solo noi due»

Farfalà si alzò leggermente, portandosi quasi seduta, con gran parte della schiena appoggiata al cuscino. Aveva ancora la benda sugli occhi. Le mani ancora intorpidite dall'anestesia andarono a cercare il nodo che legava la fascia scura dietro la sua testa, ma Blumiere la fermò:

«A-aspetta un attimo... ti prego, solo un secondo»

Farfalà annuì, poi sorrise:

«Vuoi dirmi qualcosa prima?»

Sentì Blumiere arrancare nelle parole, cosa che non succedeva spesso.

«S-sì, ecco... io... v-vorrei... erm... due cose. Devo... dirti due cose...»

Farfalà attese in silenzio che trovasse le parole giuste.

«Per prima cosa, vorrei chiederti di non... – “di non urlare quando mi vedrai” avrebbe voluto dirle – insomma, cercare di non spaventarti... se puoi... quando... cioè, anche se quello che tu vedessi fosse... orripilante...»

«Blumiere – lo interruppe lei gentilmente – non... non m'interessa se tu sei “orripilante” come credi. Ti prometto che non mi spaventerò. Insomma, non ho alcun motivo per farlo!»

Sentì il marito sospirare. Poi questo riprese:

«E... come seconda cosa...»

Silenzio. Farfalà credette che lui stesse andando alla ricerca di altre parole, ma prima che potesse ipotizzare qualunque altra cosa, sentì la bocca di lui premere sulle sue labbra. In quell'istante, fu come se il tempo si fosse fermato, come se l'intero mondo stesse trattenendo il fiato. Farfalà non seppe il perché, ma provò questa sensazione. Inoltre, non era mai riuscita a capire in che modo Blumiere potesse baciare così bene nonostante la forma della bocca... poco adatta ai baci, almeno verso gli Umani. Ma non se n'era mai fatta un problema. Si abbandonò a quel momento quasi magico, che durò diversi istanti. Poi Blumiere si staccò dolcemente.

«Ora puoi aprire gli occhi»

Sussurrò dal fondo del letto – o almeno così lei credeva – e Farfalà si sfilò la benda. Schiuse lentamente le palpebre, e subito notò qualcosa di diverso. Non era tutto completamente buio! Più che altro... era grigio. Non riusciva a distinguere bene forme e colori, con gli occhi socchiusi. Provò ad aprirli si più, ma la luce le dette fastidio. Li richiuse di scatto. Luce. Aveva visto la luce! Provò un altro paio di volte. Finalmente riuscì a mettere a fuoco. Quasi non ci credeva! Il suo cuore esplodeva di gioia, e si portò le mani alla bocca nel riuscire a vedere con chiarezza il letto in cui si trovava. Poi distaccò le dita dalle labbra e si osservò il palmo e il dorso di entrambe le mani. A ogni secondo, il suo cuore batteva più forte. I colori si fecero più nitidi, la stanza adesso le appariva inondata di luce, senza però darle fastidio. Chiuse e riaprì gli occhi più volte, per constatare che non fosse tutto un sogno, e non riuscì a trattenere un breve gridolino emozionato. Sentì il suo cuore pompare sangue con più voga quando iniziò a spostare il viso verso l'alto. Ecco. Era arrivato il momento. Alzò lo sguardo e, precisamente di fronte a lei, con le mani serrate alle sbarre ai piedi del lettino per l'agitazione, lo vide.

«B-blumiere... s-sei tu?»

Il Lord assunse un'espressione molto, molto abbattuta nel vedere la sua, di espressione. Aprì la bocca più di una volta, come per dire qualcosa, ma non ne uscì alcun suono. Respirava affannosamente – il ritmo del respiro di un Oscuro superava quello di un Umano quando era agitato, anche se normalmente era di gran lunga più lento – e Farfalà rimase sorpresa nel vedere che sia occhi che bocca dell'amato mutarono colore dal rosso scarlatto al celeste pallido:

«S-sì... s-sono... s-sono io... sono io Blumiere...»

Rispose alla fine, togliendosi il cappello, con una voce talmente sottile che anche lei – e il suo udito formidabile – dovette sforzarsi per afferrare la frase.

Pareva sul punto di mettersi a piangere. Oh, certo, non lo avrebbe mai fatto; un Conte come lui non si lasciava trascinare dalle emozioni che potevano metterlo in imbarazzo con così tanta facilità. Ed inoltre, sapeva con certezza che quello non era il momento per piangere, dato che la moglie aveva appena riottenuto il dono della vista.

Farfalà rimase a guardarlo a bocca aperta, senza riuscire a formulare una frase di senso compiuto. L'altro, che aveva abbassato lo sguardo, le diede un'occhiata veloce e sospirò, sempre pianissimo:

«Sapevo che avresti fatto quella faccia»

«B... Blu... Blumiere... tu... sei...»

Cercò di dar voce ai suoi sentimenti, mentre lui continuava a guardarla con una faccia che chiedeva compassione.

Farfalà non trovava le parole giuste. Come avrebbe potuto dirglielo? Le si era gelato il sangue quando aveva incontrato i suoi occhi fiammanti, aveva sentito il sudore congelarlesi addosso.

«S-sei... insomma... io... credevo...»

«Ti avevo avvertita»

Sussurrò abbassando nuovamente la testa.

«N-no, non intendevo... cioè...»

Provò con un altra frase:

«Sei... come... ti immaginavo... però... diverso... molto... molto più...»

Lui piegò la testa da un lato con aria interrogativa.

«Insomma... – Farfalà sentì un brivido caldo scenderle lungo la schiena, quei brividi che solo le forti emozioni possono dare – io... apro gli occhi... dopo tutto questo tempo... e... davanti... trovo l'amore della mia vita... insomma, cioè... è... è una cosa...»

Senza volerlo, le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance, e lei non riusciva più a parlare tra un singhiozzo ed una risata confusa.

«Quello che intendo è che... che tu sei... non m'interessa cosa possono pensare o dire gli altri... per me sei... ugh, non ci riesco!»

Scoppiò in un pianto dirotto, e Blumiere si sentì mancare. Ma nonostante ciò, le scivolò vicino e se la strinse al petto, aspettando che le passasse.

«Non capisci? Per me... per me tu... sei bellissimo!»

Riuscì a pronunciare, alla fine, mentre aveva le braccia al collo di lui. Blumiere per poco non svenne.

Sto sognando... sto sognando! Sto sognando, non è reale!”

Eppure, Farfalà era lì, attaccata a lui, e fino a prova contraria lui la stava abbracciando.

Rimase immobile come una statua, poi iniziò a tremare. Scosse la testa, confuso.

«N... no... non puoi dire questo... io... non... mi sarei mai aspettato che tu... arrivassi al punto... di prendermi in giro, ecco...»

Farfalà lo abbracciò con più forza.

«Ma cosa stai dicendo? Sei... molto meglio di quanto mi hai fatto credere! E poi, per me... per me sei stupendo, sul serio! Non... riesco ad immaginare... qualcosa di meglio!»

Il miracolo dell'amore...”

Pensò ancora incredulo. Si staccò un attimo dal suo abbraccio, e per un lungo momento i due si guardarono negli occhi, finalmente. Blumiere cercò una qualche forma di menzogna tra le iridi nuovamente brillanti di lei, ma quello che trovò fu solo gioia infinita. Lui non riusciva ancora a capacitarsi di quello che l'amata gli aveva detto, ma senza saperlo un largo sorriso gli affiorò sulle... labbra, e anche i suoi occhi iniziarono a lacrimare, mentre si diceva:

Non è possibile, non è possibile, non è possibile! È troppo bello per essere vero!”

Poi d'istinto si gettò nuovamente addosso all'adorata, e i due amanti iniziarono a scambiarsi i baci più dolci di tutta la loro vita.

Forse passarono pochi secondi, forse passò un'ora, ma ad un certo punto arrivò il dottore.

Blumiere cercò di staccarsi, rosso in faccia, ma Farfalà lo trattenne abbracciato a lei.

«Non preoccupatevi, non state facendo niente di strano!»

Il dottore rise di gusto, come sempre.

«Visto che avevo ragione, caro il mio conte?»

Commentò dopo aver finito di ridere, strizzando l'occhio al Lord.

«Sì, è vero... – fu costretto ad ammettere lui, imbarazzato – sono stato uno sciocco a pensare che Farfalà non mi avrebbe più amato dopo aver visto cos'ero... non ho avuto fiducia in lei»

Farfalà gli accarezzò il viso, sorridendo:

«Su, Blumiere, era comprensibile. Forse anche io avrei avuto dei dubbi, ma adesso sono pronta ad amarti addirittura il doppio di come facevo prima!»

E prima che lui potesse rispondere, lei gli si attaccò nuovamente alla bocca.

Il dottore stette a guardarli ridacchiando per diverso, poi sospirò, quasi sconsolato:

«Oh, be', è davvero una bella scena. Peccato che i sogni non possono durare all'infinito...»

Blumiere alzò lo sguardo, incredulo:

«Cos... un sogno? No, aspetti...»

Ma prima che potesse aggiungere altro, tutto attorno a lui fu risucchiato da un vortice di ombre e luci, e la vista gli si annebbiò...


Si svegliò di soprassalto, madido di sudore. La stanza era illuminata dal bagliore freddo della luna. Era notte fonda. Il Conte si portò una mano sulla fronte sudata, rielaborando un attimo le idee.

Solo un sogno, certo”

Farfalà mugolò al suo fianco.

«Perché sei sveglio?»

Chiese stropicciandosi un occhio, per poi guardarlo con occhi assonnati.

«Non è successo niente, tesoro»

Lei gli si avvicinò, appoggiando la testa sul suo petto, e cingendolo con un braccio:

«Ormai se n'è andato*, non devi agitarti...»

Blumiere l'abbracciò a sua volta, immergendo la faccia nei soffici riccioli oro-platino dell'amata.

«Non era per quello, era solo un sogno...»

Da quando si erano sposati, i coniugi avevano spesso avuto dei sogni talmente realistici da sembrare veri. Solitamente erano cose strane, a volte apparivano senza senso, ma la cosa più affascinante era che tali sogni riflettevano i dubbi di entrambi e in qualche modo ponevano una soluzione... negli ultimi tempi, infatti, il Lord si era sentito un po' a disagio nel trovarsi fuori in pubblico assieme alla moglie. Spesso sentiva su di sé tutti gli sguardi della gente, e la cosa non era piacevole. Sapeva bene che a Farfalà non importava che lui fosse un Oscuro dalla pelle blu, gli occhi rossi e il corpo per metà quasi immateriale, ma gli sguardi torvi che gli venivano riservati gli facevano dimenticare questi importanti particolari.

«Io te l'ho sempre detto... non m'interessa cosa pensa la gente... ed ora dormi, Blumiere»

A quel punto, il Lord si chiese se sua moglie avesse imparato a leggergli la mente o avesse fatto lo stesso sogno.

«Oh, una cosa... – aggiunse Farfalà a occhi chiusi – ieri mi sono dimenticata di dirti che quest'oggi verrà mia cugina a pranzo...te la ricordi?»

Blumiere non rispose, sperando che il sogno non avesse predetto anche la discussione tra lui e Rosanne.




*Questa storia si svolge poco dopo le vicende di Luigi Cacciafantasmi, quindi, quando arriverò a scrivere della parte su Blumiere e Farfalà, vedrete a chi mi sto riferendo!

**Perdonatemi, nel capitolo precedente avevo messo un asterisco senza specificare a cosa mi riferissi. Stavo parlando di Blumiere, da ragazzo, che secondo me non è niente male. Insomma, basta guardare che bel ciuffo di capelli che ha nel mio avatar :3



Commento

E finalmente riesco a portare al termine questa storia! Sì, ve l'avevo detto che la verità sarebbe arrivata alla fine... il nostro caro Lord dell'Ombra stava solo sognando. Chiedo scusa per non essere riuscita a pubblicare velocemente, ma l'ultimo capitolo ha impiegato più tempo. Inoltre, è in questo che sono presenti alcune frasi inventate dal mio amico (per lo più, la parte di Farfalà arrabbiata e le battute del dottore), quindi un po' di merito va anche all'utente SuperLuigiGalaxy.

Vi è piaciuta, nonostante la sua stranezza? Io ci ho messo il cuore... lascio a voi il giudizio!

Un saluto da Debby_Gatta_The_Best

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