Nome in codice: Roccia bollente

di monsieur Bordeaux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuga rocambolesca ***
Capitolo 2: *** Per le strade di Suna ***
Capitolo 3: *** Situazione instabile ***
Capitolo 4: *** Corsa a staffetta ***
Capitolo 5: *** Beffati! ***
Capitolo 6: *** Un vero e proprio azzardo ***
Capitolo 7: *** Ricordi del passato ***
Capitolo 8: *** Assalto notturno ***
Capitolo 9: *** Il male minore ***
Capitolo 10: *** La composizione della squadra ***
Capitolo 11: *** Passaggio obbligato ***
Capitolo 12: *** I pericoli della torre ***
Capitolo 13: *** Interrogatorio e confessioni ***
Capitolo 14: *** Un infelice ritorno a casa ***
Capitolo 15: *** Vecchie amicizie ***
Capitolo 16: *** Freddo e mortale ***
Capitolo 17: *** Nel canyon ***
Capitolo 18: *** Reazione imprevista ***
Capitolo 19: *** Per il rotto della cuffia ***
Capitolo 20: *** Oltre il confine ***
Capitolo 21: *** Rinforzi ***
Capitolo 22: *** Un sofferto addio ***
Capitolo 23: *** Molto vicino all'obiettivo ***
Capitolo 24: *** Oltre le mura nemiche ***
Capitolo 25: *** Duello al chiaro di luna ***
Capitolo 26: *** Nella tana dello scorpione ***
Capitolo 27: *** Le ultime parole del diplomatico ***
Capitolo 28: *** Ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** Fuga rocambolesca ***


Rieccomi qui gente, per una nuova fan-fiction!
Per la seconda volta torno ad ambientare la storia nel mondo di Naruto, ma stavolta parliamo della seconda serie. Come idea di base, avevo pensato di stare sul genere azione-avventura, con alcuni elementi thriller e un po' di sentimentale. Spero di farcela!
Questo primo capitolo sarà più che altro un’introduzione ai miei due personaggi creati per la fan-fic, quindi spero di non annoiarvi troppo! Per il momento non ho altro da dirvi, se non... buona lettura!!!



Capitolo 1 - Fuga rocambolesca


A circa due giorni di viaggio dal Villaggio della Sabbia, in direzione ovest, si trovava uno dei penitenziari più isolati e temuti di tutto il Paese del Vento, considerato da molti come il fiore all'occhiello del suo sistema carcerario.
Soprannominata "la Rocca", questa prigione era posizionata in cima ad una collina di roccia, dai versanti piuttosto ripidi, e il suo aspetto ricordava quello di uno scoglio isolato che emergeva da un mare di sabbia. Di forma rettangolare e con un colore leggermente più scuro del deserto che lo circondava, il carcere appariva come una struttura solida e minacciosa, con poche aperture verso l'esterno e sparse sulle quattro pareti in posizioni strategiche. Per raggiungere l'unica entrata disponibile, bisognava percorrere un lungo e tortuoso sentiero in salita, fino ad arrivare ad un grosso portone metallico, talmente pesante che ci voleva la forza di almeno due uomini per aprirlo. La sorveglianza all'interno era molto rigida e c'era una precisa gerarchia per la disposizione dei prigionieri: i più pericolosi erano trasferiti e isolati nei piani più bassi della prigione, praticamente nel cuore roccioso della collina, mentre i criminali comuni erano sistemati dal piano terra in su, in celle affollate e a malapena illuminate da torce a parete; nella parte alta della struttura si trovavano gli alloggi delle guardie, in cui erano compresi dormitorio, cucina e palestra, e quelli del direttore del carcere, un uomo ossessionato dall'ordine. Tutta questa organizzazione avevano reso questa prigione a prova d'evasione, almeno in teoria, ma il suo vero punto di forza non erano le sue robuste mura di roccia o l'alto numero di guardie presenti, bensì la sua posizione geografica: una volta usciti dalla collina di roccia, si doveva affrontare uno dei deserti più aridi e tremendi del Paese del Vento, dove spesso si scatenavano delle violente tempeste di sabbia. Chiunque, senza un punto di riferimento, sarebbe andato incontro a morte certa e ciò aveva funzionato come deterrente su molti dei prigionieri. Ma non su tutti...
Alle prime ore dell'alba, di un giorno qualunque, all'improvviso la tranquillità della prigione fu sconvolta da un potente botto, che fece sussultare l'intero edificio. La maggior parte delle guardie e il direttore del carcere si svegliarono di soprassalto e immediatamente andarono a controllare la parte inferiore del carcere: increduli ai loro occhi, constatarono che un enorme varco, alto almeno due piani, si era aperto in una delle mura e da esso decine di prigionieri stavano scappando in maniera caotica. Quella voragine non poteva essere stata creata da una tecnica ninja, tutti i prigionieri che sapevano manipolare il chakra avevano dei sigilli che lo bloccavano, quindi l'unica spiegazione a quel botto era che uno o più detenuti avevano costruito una rudimentale bomba con quello che avevano a disposizione; ciò era piuttosto realistico, visto che molti prigionieri avevano delle conoscenze di tipo militare. Fu subito evidente che l'apertura delle celle nei piani inferiori era uno stratagemma per confondere le acque, ma il direttore del carcere, dimostrando molta freddezza, reagì immediatamente a quello stato di crisi mandando un messaggio d'aiuto ai ninja di Suna.
Appena la richiesta arrivò a destinazione, alcune squadre ninja partirono in direzione del carcere, ma arrivarono sul posto solamente a notte inoltrata, quando ormai la maggior parte degli evasi avevano abbandonato le mura della prigione. Senza un attimo di sosta, i ninja del Villaggio della Sabbia iniziarono una lunga e fatica ricerca attorno alla collina di roccia, catturando moltissimi prigionieri e aiutando le guardie a risistemarli nelle loro celle. L'impegno delle squadre schierate dal Kazekage proseguì per tutta la notte, ma alla fine la situazione attorno al carcere tornò alla normalità e l'indomani mattina i ninja poterono finalmente avere qualche ora di riposo. Ma al loro risveglio, dopo aver dormito su alcune brande messe a disposizione nel dormitorio, ricevettero una brutta notizia: le guardie del carcere avevano fatto un controllo e all'appello mancavano due evasi, che con tutta probabilità erano riusciti a scappare in pieno deserto. Il direttore del carcere non era molto preoccupato della notizia, riteneva impossibile che quei due potessero farcela a sopravvivere, ma il capitano delle squadre ninja non voleva correre rischi e immediatamente organizzò il rientro a Suna, per evitare ogni genere di rischio.

Affaticati dalla calura pomeridiana, due figure stavano avanzando lentamente nel deserto alla ricerca di un riparo, mantenendo fisso lo sguardo all'orizzonte che per colpa del caldo torrido appariva offuscato. Entrambi indossavano un largo cappello di paglia, e stavano avanzando più velocemente che poteva per raggiungere il Villaggio della Sabbia, prima che i loro inseguitori potessero raggiungerli.
Il primo della fila si chiamava Tomohiko Saito ed era un ragazzo che aveva poco meno di vent'anni, di media corporatura e dai capelli neri. Sotto il mantello indossava una maglia color grigio pietra, con disegnata sulla schiena una lucertola con due stelle ai lati, un fazzoletto bianco al collo per coprire la bocca dalla sabbia e un paio di pantaloni neri. A differenza del suo compagno di fuga, sembrava sopportare abbastanza bene il clima desertico, nonostante il suo cammino affannoso nella sabbia.
L'altro ragazzo, diciottenne e originario del Villaggio della Nebbia, era in seria difficoltà in quella situazione, preferiva di gran lunga un clima più umido, ma continuò lo stesso a rimanere in scia a Tomohiko, senza protestare e cercando di resistere più che poteva. Il suo nome era Yuji Atsumi e aveva i capelli neri lunghi, tenuti insieme da un codino, e indossava un vestito color blu elettrico, tenuto fermo in vita da una fascia azzurra. Esattamente come il suo compagno, aveva con sé una sacca nera che trasportava a spalla, nella quale aveva messo tutto ciò che aveva recuperato durante la fuga dalla prigione.
Dopo aver superato l'ennesima duna di sabbia, gli occhi marroni di Tomohiko controllarono nuovamente l'orizzonte e finalmente videro in lontananza la sagoma che stavano cercando da ore: quella delle mura difensive di Suna, dal profilo alto e roccioso. Una volta individuate, al ragazzo scappò un urlo liberatorio.
«Finalmente ci siamo! Manca poco alla meta!»
«Io aspetterei a cantar vittoria...» intervenne Yuji, quasi fulminando il suo compagno con i suoi occhi color verde smeraldo.
«Ah, capisco!» esclamò Tomohiko osservandolo a sua volta. Notò fin da subito che Yuji era piuttosto stanco, nonostante avesse un fisico più allenato del suo, e gli rispose in maniera ironica: «Stai per morire, per caso?»
«Che idiota! Sto solo dicendo che non dobbiamo abbassare la guardia proprio adesso, quando la meta è così vicina!»
«Puoi stare tranquillo, tutto procede come volevo. Hai visto quella fila di persone laggiù, che si stanno muovendo verso le mura?»
Yuji allungò lo sguardo e vide una decina di persone che stavano per entrare al Villaggio della Sabbia, probabilmente erano dei mercanti. «Sì, le vedo.»
«Lì si trova l'entrata principale per Suna. Se tutto andrà bene, tra pochi minuti saremo al suo interno.»
«Ottimo!»
«Però devo ammettere una cosa: quello che aveva ideato la fuga dalla Rocca era veramente un genio. Aveva calcolato tutto, da come costruire la bomba al modo per orientarsi in pieno deserto... ha commesso solo un piccolo errore: si è fatto beccare quasi subito!»
«Ed era pure uno che non teneva a freno la lingua» aggiunse Yuji.
«Già! Amava troppo il suono della sua voce. Però anche tu a momenti stavi per fare lo stesso errore!» lamentò Tomohiko, cambiando tono di voce e diventando serio.
«In che senso?»
«Durante la fuga, avrai perso non so quanto tempo nel magazzino! Sei stato fortunato se non ti hanno preso quella volta, io avrò perso al massimo un paio di minuti per cambiarmi d'abito e controllare la mia roba!»
«Ho dovuto farlo! Avevano sistemato da un'altra parte il mio daisho!»
Dopo aver sentito quelle parole, Tomohiko scuotè visibilmente la testa per la desolazione. Il daisho era la coppia formata da una katana e da una spada più corta, il wakizashi, ed era il tipico armamento da samurai. «Proprio uno come te dovevo incontrare?!?»
«Ora che ti prende?»
«Mettiamo in chiaro una cosa: se inizi a parlarmi del tuo codice d'onore da samurai o roba del genere, giuro che ti lascio qui in mezzo al deserto, anche se stai per morire!»
«Stai tranquillo, non ho alcuna voglia di fare l'eroe. Ora però muoviamoci, i ninja della Sabbia saranno qui tra poche ore!»
«Sono d'accordo!»

Con un passo più lento rispetto a prima, i due evasi proseguirono la loro marcia d'avvicinamento al Villaggio della Sabbia, mettendosi in fila al gruppo di mercanti che avevano notato in precedenza. Qualche minuto dopo i due arrivarono nei pressi dell'entrata principale, una colossale fenditura rettangolare che saliva per parecchi metri, fino alla cima delle mura. Ciò che impressionò di più Tomohiko fu lo spessore della roccia, era larga almeno una decina di metri e sembrava in grado di reggere a qualunque cosa, persino all'usura del tempo.
Una volta ripreso dallo stupore, Tomohiko si voltò leggermente all'indietro e bisbigliò qualcosa a Yuji, per informarlo che di guardia all'ingresso c'erano solo quattro ninja. Sembrava proprio la loro giornata fortunata, ma all'improvviso il fuggiasco di testa sentì un breve lamento alle sue spalle: il suo compare, ormai stravolto dal caldo, aveva avuto un mancamento ed era caduto in avanti, allungando una mano sulla sabbia e appoggiando le ginocchia a terra per rimanere in equilibrio. A quel punto Tomohiko si voltò per soccorrere il compagno e in quel momento si accorse che uno dei ninja di guardia, vestito di rosso e con un giubbetto bianco senza maniche, lo aveva quasi raggiunto. Era solo una ragazzina, ma avrebbe potuto scoprire le spade nella sacca di Yuji e rovinare così tutto il loro piano.
«Si sente male?» domandò gentilmente la giovane ninja, dai capelli marroni. Nonostante l'agitazione, Tomohiko cercò di rimanere calmo e dopo qualche secondo rispose alla ragazza.
«No, niente di grave! Ha solo preso un colpo di sole... sapresti indicarmi il pozzo più vicino, così posso rinfrescarlo?»
«Ce ne uno più avanti, proseguendo verso il centro del villaggio» spiegò la ragazza, incuriosita dal comportamento dei due viaggiatori. Poi notò il bagaglio a mano lasciato a terra da Yuji. «Vi serve una mano con le sacche?»
«No, no!» esclamò Tomohiko. «Facciamo da soli, non vorremmo essere d'intralcio!»
«Ah, va bene. In questo caso, vi saluto!»
«Arrivederci!»
Quando la ragazza tornò al suo posto, Tomohiko tirò un lungo sospiro di sollievo. Nonostante la tensione, era riuscito a cavaserla e poco dopo accompagnò il suo compagno oltre l'entrata, dove il clima nettamente era più mite rispetto a quello del deserto.


Continua...

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Capitolo 2
*** Per le strade di Suna ***


Capitolo 2 - Per le strade di Suna


Il tramonto sopra le case di Suna era uno spettacolo veramente affascinante. Il color sabbia delle abitazioni veniva esaltato dall'arancione dei raggi solari, una vera meraviglia per occhi di un forestiero, ma in quel momento Tomohiko era troppo impegnato per osservarlo con attenzione. Aveva velocemente riempito due borracce d'acqua nel pozzo indicatogli in precedenza e adesso stava tornando indietro da Yuji, che cercava di riposare all'ombra di un tetto di pietra. Appena il suo compare gliene passò una, immediatamente lo spadaccino di Kiri aprì il tappo e si bagnò il viso con un po' acqua fresca, emettendo un profondo sospiro di sollievo.
«Mi sento già meglio!» commentò Yuji, bevendo poi un lungo sorso dalla borraccia.
Tomohiko si sedette accanto a lui, su un gradino di pietra. Entrambi si erano tolti il cappello, non ne avevano più bisogno. «Hai ripreso un po' di colore in volto, è un buon segno!»
«Però mi sento ancora un po' strano» spiegò lo spadaccino. «Sarà colpa dei sigilli per il blocco del chakra che mi sono tolto, ho come la sensazione di essermi svegliato dopo un lungo sonno.»
«Forse è un effetto collaterale.»
«Può darsi. Ora però inizio ad avere anche un po' di fame, conosci per caso un posto in cui si può mangiare un boccone?»
«E perché lo chiedi a me? Non sono mica nato qui!»
«Ah no? Avrei giurato che fossi di Suna!»
«No, io provengo dal Paese della Terra.»
«Davvero? E allora che ci facevi alla Rocca?»
Prima di rispondere, Tomohiko tossì leggermente per schiarirsi la voce. «Diciamo che mi hanno messo dentro perché ho visto qualcosa che non dovevo vedere... erano informazioni di vitale importanza!»
«Certo, come no!» esclamò Yuji, facendo un sorrisetto ironico. Secondo lui era evidente che Tomohiko stava mentendo, la sua risposta era inverosimile. In prigione i due si conoscevano solo di vista, ma lo spadaccino aveva saputo che la cella del suo compare si trovava vicino a quelle dei prigionieri comuni, quindi il suo reato non era così grave come aveva raccontato. La cella di Yuji invece era molto più in profondità, infatti era ritenuto un criminale molto pericoloso.
«Che c'è da ridere?» chiese Tomohiko arrabbiandosi.
«Ah, niente! Mi è scappato, te lo giuro!» rispose Yuji, non riuscendo però a smettere di ridacchiare.
«Che idiota...» mormorò il ragazzo vestito di grigio, infastidito dalle risate dello spadaccino. Poi aggiunse: «A proposito, tu che reato hai commesso per finire in galera?»
A quel punto Yuji smise all'istante di ridere, rimanendo in silenzio per qualche secondo.
«Allora? Mi rispondi?»
«Omicidio plurimo.»
«Oh, cavolo...»
Yuji aveva sempre sognato di diventare uno dei più grandi spadaccini di Kiri. Anni di addestramento e la sua ferrea disciplina, tipica da samurai, lo aveva aiutato a migliorare il suo stile di combattimento, ma un giorno fu costretto ad abbandonare il Paese dell'Acqua. Dopo aver portato a termine una missione, fu accusato di aver assassinato degli innocenti da un clan rivale e a quel punto fu costretto ad andarsene, diventando così un mercenario. Girovagò per molto tempo in vari villaggi, finché non venne catturato da alcuni ninja della Sabbia.
«Ora capisco perché eri così ben sorvegliato in prigione!» commentò Tomohiko, dopo aver sentito il racconto di Yuji. «Posso chiederti una cosa?»
«Cioè?»
«Cosa diavolo avevi combinato all'epoca?»
Davanti a quella domanda, lo spadaccino si voltò di scatto e fissò con uno sguardo minaccioso il suo interlocutore, facendolo rimanere di sasso. «Mi hai preso per un pazzo omicida per caso?»
«Stai calmo! La mia era solo curiosità!»
«Se vuoi proprio saperlo, le persone che ho ucciso erano dei luridi criminali che il giorno prima avevano depredato un piccolo villaggio, facendo non so quanti morti! Essendo l'unico rimasto in zona, nessuno ha creduto alla mia versione e gli avversari del mio clan hanno preso l'occasione al volo per liberarsi di me.»
«Veramente una brutta storia... ora capisco perché eri così arrabbiato poco fa!»
«Diciamo che in questo momento sono in una fase di transizione.»
Finita quella discussione, i due evasi ragionarono ad un piano per andarsene indisturbati da Suna, ma anche in questo caso erano in disaccordo: Yuji spingeva per trovare un'uscita secondaria, mentre Tomohiko era convinto che la via migliore fosse quella principale. Il ragazzo vestito di grigio sosteneva di avere un asso nella manica per passare senza problemi, ma lo spadaccino lo considerò un gesto folle e si rifiutò di ascoltare il resto del piano.
Quando Yuji si voltò alla sua destra, per non stare a sentire le parole di Tomohiko, con la coda dell'occhio notò uno strano gruppo di persone vestite di nero. Stavano perlustrando le vie di un incrocio e ad un certo punto uno di loro puntò il dito in direzione dei due evasi, chiamando immediatamente a raccolta il resto del gruppo. Intuendo il pericolo imminente, Yuji avvisò Tomohiko dell'arrivo dei loro inseguitori ed entrambi, in un batter d'occhio, raccolsero le sacche appoggiate a terra e iniziarono a correre verso la periferia.

Nel giro di pochi minuti, i due si ritrovarono in una via piena di mercatini che stavano chiudendo, con diversi commercianti che stavano togliendo i tendaggi e risistemando le merci invendute. Essendo la strada quasi completamente sgombra, i due evasi superarono di slancio le prime bancarelle, ma subito dopo i ninja della Sabbia sbucarono da dietro l'angolo, con l'intenzione di fermare i fuggiaschi al più presto. Nel frattempo la piccola folla nei pressi dei mercatini si agitò nel vedere quell'inseguimento, andando poi nel panico quando videro Yuji sguainare la sua katana, l' "Okinami", per difendersi da un eventuale attacco nemico. Lo spadaccino sarebbe stato lieto di affrontare tutti quei ninja allo stesso tempo, ma temeva che fossero solo l'avanguardia di un gruppo ben più preparato e quindi cambiò idea.
Per seminare i loro inseguitori, Yuji decise di usare alcune bancarelle a suo vantaggio: con un colpo netto di spada, lo spadaccino tagliò alcuni supporti delle tende parasole, che poco dopo caddero in mezzo alla via costringendo i ninja inseguitori ad una brusca frenata. Sembrava aver funzionato in pieno, ma Tomohiko si accorse che uno dei ninja della Sabbia, che si era separato del gruppo, stava per attaccare Yuji alla sua destra e con tutto il fiato che aveva avvisò il suo compagno di fuga. Dimostrando di avere degli ottimi riflessi, lo spadaccino prima bloccò con la katana il kunai che aveva in mano il suo avversario e poi, con una potente spallata, lo scaraventò addosso ad una bancarella, facendogli procurare una bella botta.
Una volta arrivati alla fine della via, i due evasi si buttarono in una strada laterale, ormai sicuri di aver seminato i loro inseguitori. Ma all'improvviso una voce dal timbro femminile lì richiamò, minacciandoli con tono aggressivo. Era la giovane chunin che avevano incontrato all'entrata del Villaggio della Sabbia ed era determinata a fermarli, anche se in quel momento era sola. Yuji sbuffò quasi infastidito nel vedere quella ragazzina, che senza timori puntò contro Tomohiko per colpirlo con un pugno. Lo spadaccino era pronto ad intervenire, ma il comportamento del suo compagno di fuga lo spiazzò: con una certa naturalezza, Tomohiko ruotò la schiena per evitare il pugno e con la mano sinistra deviò lateralmente il colpo della sua avversaria. Con la giovane chunin ormai esposta, il ragazzo allungò il braccio destro e la colpì alla schiena con la mano aperta. La spinta di quel colpo fu tale che la ragazza finì a terra senza potersi rialzare, con la faccia rivolta verso il basso.
Yuji rimase senza parole davanti a quella scena. L'azione appena compiuta da Tomohiko non era improvvisata, anzi, era una mossa ben calcolata e fatta col giusto tempismo. Solo chi aveva frequentato un'accademia ninja poteva aver imparato qualcosa del genere e ciò fece sorgere dei dubbi sulla sua vera identità...

Quando giunse la sera, con il Villaggio della Sabbia che lentamente si stava riempiendo di luci soffuse, i due fuggiaschi decisero di nascondersi in un vecchio magazzino della periferia. Il cielo era così limpido e pieno di stelle che l'idea di passare inosservati era impensabile, inoltre entrambi erano ancora in disaccordo su quale strada prendere per andarsene da Suna.
All'improvviso però Yuji impose al suo compagno di fuga di rimanere in silenzio, aveva udito dei passi provenire dall'esterno. Temendo di essere scoperti, i due si nascosero dietro alcune casse di legno, cercando di nascondersi nell'ombra. Pochi secondi dopo qualcuno sfondò con forza la porta del magazzino, che a stento rimase in piedi, e con passo deciso entrò nell'edificio abbandonato. Con sua grande sorpresa, Yuji scoprì che il loro inseguitore era una ragazza dai capelli biondi, con indosso un lungo abito nero chiuso in vita da una fascia rossa. Sulle spalle portava un grosso ventaglio rinforzato in metallo e subito lo spadaccino intuì che quell'avversaria, sua coetanea, poteva essere molto pericolosa.
«Dobbiamo attaccarla, ho un brutto presentimento...» mormorò Yuji, mentre sfoderava l'Okinami.
«Tu sei matto!» ribatté Tomohiko, sicuramente più agitato di lui. «Non possiamo perder tempo a duellare, potrebbero circondare l'edificio da un momento all'altro!»
«Io voglio rischiare!»
Ad un certo punto però la ragazza armata di ventaglio, ormai stufa per il lungo inseguimento in mezzo al deserto, sfogò la sua rabbia urlando contro i due evasi.
«Venite fuori subito!» minacciò Temari, prendendo il suo pesante ventaglio e sbattendolo con forza per terra. Il rumore del rimbombo risuonò per tutto il magazzino. «Sono due giorni che non dormo per causa vostra, quindi uscite subito o qui faccio una strage!!!»
«Che caratterino...» commentò lo spadaccino, quasi in maniera positiva.
«Io me ne vado!» affermò Tomohiko.
Passò qualche secondo e Temari, non ricevendo alcuna risposta, decise di andare all'attacco. Sollevò il ventaglio e con gesto amplio delle braccia scatenò una potente folata di vento, che in pochi attimi ribaltò tutto quello che c'era nell'edificio. Nonostante la dimostrazione di forza della dominatrice del vento, Tomohiko riuscì a scappare e velocemente salì in cima ad alcune giare di terracotta, tentando la fuga attraverso una finestra. Ma proprio nel momento in cui stava per uscire dal magazzino, qualcosa si piazzò davanti a lui e venne letteralmente ricacciato all'indietro, cadendo rovinosamente sulla giara che aveva usato come appoggio. A bloccare la sua fuga fu il fratello di Temari, Kankuro, che usò la sua abilità con le marionette per tappare la finestra da cui stava scappando l'evaso.
Nel frattempo Yuji, che aveva assistito a quella scena, stava cercando un modo per reagire a quella situazione. Purtroppo durante la folata di vento aveva perso sia la katana, sia la sacca che aveva con sé, in cui aveva la wakizashi chiamata "Ichigo", e stava pensando ad un modo per affrontare Temari. D'istinto setacciò con le mani il pavimento alla ricerca del suo bagaglio e di colpo si ritrovò tra le dita un oggetto dall'aria molto familiare. Oltre alle due armi da samurai, Yuji portava sempre con sé anche uno chokuto, una semplice spada a lama dritta con l'elsa color avorio, che più di una volta lo aveva aiutato ad uscire da situazioni difficili.
Vedendo i due evasi travolti dal suo micidiale colpo di ventaglio, Temari rimase un po' delusa per come erano andate le cose, credeva di dover affrontare degli avversari più ostici: in fondo, erano riusciti a scappare con successo dalla Rocca. La ragazza stava per controllare se i due erano feriti quando all'improvviso vide qualcosa svolazzare davanti ai suoi occhi, prendendola alla sprovvista. Era l'abito blu di Yuji, che di colpo sbucò dall'ombra con in mano il chokuto. Lo spadaccino caricò più che poteva le braccia e lasciò partire un veloce fendente, dall'alto verso il basso. Solo all'ultimo secondo Temari riuscì a parare il colpo, usando il ventaglio come scudo, ma il colpo di Yuji era così carico di potenza che la fece indietreggiare di alcuni centimetri, oltre che a generare nell'aria diverse scintille a causa dell'attrito. Con indosso la sua tenuta da combattimento, una maglia nera senza maniche, Yuji fissò in maniera decisa gli occhi verdi della sua avversaria, che con altrettanta foga non si tirò indietro a quella sfida psicologica. Entrambi i combattenti volevano chiudere al più presto il duello, ma con motivazioni diverse: Temari non era molto abile nel scontro ravvicinato, mentre Yuji era ancora affaticato e non aveva molte energie per combattere. Lo aveva capito perché non era riuscito ad usare il potere speciale della sua spada "Seishinko", che si attivava aggiungendo del chakra di tipo acqua alla lama.
La prova di forza tra i due ninja proseguì per alcuni secondi, ma fu interrotta dall'intervento di Tomohiko che nel frattempo si era rialzato. «Smettetela subito! Non potete trattarci così!»
«Ah sì?» esclamò Temari ironicamente, lanciando una veloce occhiata al secondo ragazzo. «E chi saresti tu per ordinarmi una cosa del genere?»
«Sono un diplomatico del Paese della Terra!»
Davanti a quella frase, i duellanti si bloccarono di colpo e guardarono Tomohiko con sguardo incredulo. Temari commentò: «Sei impazzito del tutto?!?»
«No, io faccio parte del corpo diplomatico del Villaggio della Roccia! Ho le prove con me.»
Il ragazzo prese in mano la sua sacca e impugnò un rotolo di carta marrone, ma poco prima di aprirlo fu bloccato da una marionetta di Kankuro, che nel frattempo si era accomodato sul ciglio della finestra.
«Tranquillo, non esplode» rassicurò Tomohiko.
«Fammi dare lo stesso un'occhiata» commentò il ninja col viso dipinto a strisce viola. Una volta recuperato il rotolo, con delicatezza Kankuro lo aprì servendosi della marionetta e poi lo prese in mano per leggerlo attentamente. Poco dopo, con sguardo preoccupato, passò il rotolo alla sorella. «Temari, abbiamo un problema.»
Come preannunciato da Kankuro, la storia di Tomohiko si era rivelata veritiera: non solo il rotolo attestava il titolo di diplomatico al ragazzo, ma aveva anche tutti i timbri necessari per ritenerlo un documento ufficiale. A quel punto Temari, temendo di aver causato un incidente diplomatico nonostante la sua incredulità, decise di riporre le armi e Yuji fece altrettanto. Poi lo spadaccino si avvicinò a Tomohiko, cercando di ottenere una spiegazione sensata a tutta quella faccenda.
«Cosa diavolo sta succedendo?»
«Questo era il mio asso nella manica... peccato!»
«Tu mi stai nascondendo troppe cose, Tomohiko!»
«Forse. Ma non mi sembra questo il momento di parlarne!»


Continua...


Nota dell'Autore: i nomi della katana, wakizashi e chokuto significano rispettivamente "Grande onda", "Primo guardiano" e "Spirito d'acciaio".

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Capitolo 3
*** Situazione instabile ***


Capitolo 3 - Situazione instabile


Com'era prevedibile, il ritrovamento del diplomatico da parte di Temari e Kankuro scatenò una grande agitazione nei ninja di Suna. La notizia si diffuse così velocemente che il responsabile della missione alla Rocca, un uomo dalla carnagione olivastra e con indosso un velo che gli copriva la testa e metà viso, partì per raggiungere i due fratelli nella zona periferica del villaggio. Quando la ragazza col ventaglio lo vide arrivare di fronte al magazzino, rimase così sorpresa che pronunciò il suo nome: «Baki? Che ci fai qui?»
«C'è stato un cambiamento di programma» spiegò l'uomo con voce ferma. Come di consueto, indossava il coprifronte e il giubbotto verde militare da jonin. «Prima di tutto, potete confermare l'identità dell'evaso?»
Temari gli passò il rotolo che aveva letto poco prima e l'uomo capì subito che quel documento era autentico. Non era la prima volta che gli capitava di controllare un lasciapassare del genere. «Qui è tutto regolare.»
Poco dopo il resto del gruppo uscì dal magazzino e Baki rimase sorpreso nel vedere Yuji apparire di fianco a Kankuro, con indosso nuovamente la sua veste azzurra. «Chi è quello spadaccino?»
«Non lo so!» esclamò Temari. «Mi ha attaccato di sorpresa...»
«E' la mia guardia del corpo!» intervenne Tomohiko all'improvviso. «L'avevo assunto poco prima di partire, mi è stato caldamente consigliato. Inoltre, essendo un mio collaboratore, anche lui ha diritto all'immunità diplomatica...»
«Lo so benissimo!» rispose Baki, lasciandosi scappare un po' di nervosismo. «In ogni caso, ora dobbiamo andare. Ho già avvertito chi di dovere.»
Senza commentare oltre, Temari e Kankuro accompagnarono i due evasi nella direzione indicatagli dal comandante della missione. Essendo a quell'ora le vie quasi completamente deserte, il gruppo poté proseguire con passo normale, senza il rischio di attirare l'attenzione di qualche passante.
Mentre stava percorrendo le poco illuminate strade di Suna, lo spadaccino cercò di rimanere impassibile, nonostante la sua mente fosse tormentata dai dubbi sulla vera identità di Tomohiko. Dopo quello che era successo al magazzino, credeva che il suo compagno di fuga fosse in realtà un falsario, ma arrivato a quel punto non sapeva più a cosa pensare: per Yuji era già complicato andare d'accordo con un tizio del genere, figuriamoci capire cosa gli passava per la testa!
Al contrario Tomohiko, che si trovava al centro del gruppo come lo spadaccino, sembrava molto più rilassato e ormai si sentiva al sicuro. Anche se le cose non erano andate come voleva, alla fine era riuscito a trovare un modo per uscire da Suna illeso. Ancora un po' di pazienza e alla fine la sua richiesta di uscire dal Paese de Vento sarebbe stata accolta senza problemi.
«Rilassati, Yuji!» commentò Tomohiko, cercando di nascondere un sorriso beffardo. «Tra un po' sarà tutto finito!»
«Speriamo!» mormorò lo spadaccino, che in quel momento era occupato a tener d'occhio Temari. La ragazza alla sua destra, da quando era iniziata la camminata, lo osservava con sguardo minaccioso, lo stesso che aveva durante il duello nel magazzino. Mormorò: «Però adesso basta parlare. La biondina mi sembra alquanto infuriata...»
«Sicuro? Forse in realtà si è innamorata di te, in fondo hai l'aspetto del tipico ragazzo bello e dannato!»
«Che idiota...»

Il gruppo guidato da Baki arrivò fino ad un cancello, controllato a vista da numerose guardie armate di alabarda. Aldilà di esso si reggeva imponente il Palazzo del Kazekage, che si trovava esattamente al centro di Suna. Non c'erano dubbi che fosse un luogo di vitale importanza per il villaggio: tutte le strade principali nascevano in quel punto, allungandosi poi a raggio in varie direzioni.
Durante l'attesa davanti al cancello, in una piazzetta nei pressi dell'entrata principale, Tomohiko si guardò attorno per far trascorrere più velocemente il tempo, anche se a quell'ora non c'era molto fa vedere. Quasi tutto era completamente al buio, ad eccezione della piazzetta che era illuminata da alcune lanterne, e non trovò nulla d'interessante. Ma ad un certo punto, quando puntò lo sguardo verso l'alto, i suoi occhi furono attratti da una figura presente sul tetto del palazzo, che a sua volta lo stava osservando.
Era appoggiata alla ringhiera e sulle spalle sembrava trasportare qualcosa di ingombrante, ma il particolare che fece diventare irrequieto Tomohiko furono proprio gli occhi del suo osservatore: erano color acquamarina e il suo sguardo era freddo e impassibile, come se avesse una grande fiducia nelle sue abilità. Nonostante la presenza della luna alle sue spalle, il misterioso personaggio non era ben visibile dal punto di vista del diplomatico e ciò lo fece agitare ancora di più. Un brivido freddo scese lungo la sua schiena e proprio in quel momento una guardia si avvicinò a Baki, facendo un gesto con la mano per invitare il gruppo ad entrare. Quella distrazione fece voltare Tomohiko solo per qualche secondo, ma appena il ragazzo rivolse nuovamente lo sguardo al tetto, scoprì che la misteriosa figura non c'era più. Era rimasto così colpito da quella situazione, a suo giudizio inquietante, che sembrava aver perso tutta la sicurezza in se stesso.
Dopo aver varcato il cancello, il gruppo salì al primo piano del palazzo e si accomodò in una specie di sala d'attesa. Di piccole dimensioni e con una finestra leggermente aperta, i cinque ospiti aspettarono in silenzio l'arrivo di qualcuno, rimanendo seduti su alcune poltrone disposte a cerchio. Solo Temari e Kankuro si scambiarono qualche parola durante l'attesa, nella quale Yuji decise affidarsi completamente a Tomohiko, anche se non ne era del tutto convinto. Sapere che il suo destino era nelle mani di un tipo del genere lo faceva rabbrividire, ma purtroppo per lui l'unica soluzione per uscirne vivo era rimanere zitto e far parlare Tomohiko, sperando che tutto andasse liscio come l'olio.
Ad un certo punto Baki, intravedendo qualcuno in fondo al corridoio, chiese a tutti i presenti di alzarsi, stava per arrivare il Kazekage. Appena lo vide, Tomohiko restò letteralmente sbalordito: era la stessa persona che aveva intravisto sul tetto del palazzo. Al buio non era riuscito a vedere i suoi capelli rossi o il vestito bordeaux, ma i suoi occhi, circondate da occhiaie, gli erano rimasti così impressionati nella mente che rivedendo iniziò a sudare freddo. Un altro particolare che lo colpì fu l'età: il capo del Villaggio della Sabbia era solo un ragazzo, quasi sicuramente più giovane di Temari o di Kankuro. Al contrario Yuji, all'arrivo del Kazekage, rimase freddo e impassibile, accennando un inchino con la testa. Aveva intuito fin da subito che si trattava di un grande combattente, nonostante la sua giovane età.
«Buonasera» esordì il Kazekage, il cui nome era Gaara. «Sono loro le due persone che stavate cercando?»
«Sì, onorevole Kazekage» rispose Baki, dimostrando tutta la sua lealtà inchinando il capo in avanti. «Ma durante la cattura è sorto un grosso problema...»
«Allora puoi confermare che si tratta di un diplomatico del Paese della Terra?»
«Si, purtroppo!» intervenne Temari. I due stranieri rimasero molto sorpresi dal tono della ragazza, era molto più confidenziale rispetto a quello di Baki. «E' il tizio alla mia destra, quello con la maglia grigia.»
«B-buonasera onorevole Kazekage! Io sono Tomohiko Saito» balbettò il diplomatico presentandosi. Subito dopo indicò lo spadaccino. «Lui invece è Yuji, la mia guardia del corpo. Sono molto felice di incontrarla, non sa quanto ho desiderato chiarire la mia posizione!»
«Parli pure» commentò Gaara.
Nonostante l'incertezza iniziale, il ragazzo del Paese della Terra si dimostrò all'altezza per discutere di trattative col Kazekage, rimanendo calmo anche quando scoprì che Gaara era il fratello minore di Temari e Kankuro. Lo stesso Yuji rimase stupito dal linguaggio e dalla chiarezza del suo compare: se era realmente un truffatore, la parte del diplomatico la stava facendo benissimo.
Dopo aver spiegato che il suo arresto era frutto di uno sbaglio e che non aveva potuto difendersi al momento dell'arresto, Tomohiko fece una richiesta molto semplice. Se lui e la sua guardia del corpo avessero ricevuto un lasciapassare per uscire dal Paese del Vento, in cambio Tomohiko prometteva di non rivelare ad anima viva la sua detenzione alla Rocca, un fatto che avrebbe causato un bel incidente diplomatico tra i villaggi di Suna e Iwa. Gaara si dimostrò subito disponibile ad accettare la richiesta del diplomatico, ma gli impose una condizione: non poteva attraversare i confini a nord, come chiedeva lo stesso Tomohiko, ma doveva passare per Konoha. Quella particolare richiesta fece zittire per qualche secondo il ragazzo del Paese della Terra.
«E perché non possiamo andare verso nord?»
«Ultimamente la situazione nelle Terre Ninja è diventata instabile, a causa di alcuni attentati» raccontò Gaara. «Per ragioni di sicurezza, tutte le frontiere sono chiuse, a parte quelle con i nostri alleati di Konoha.»
«Che genere di attentati?» intervenne Yuji. Con le trattative ormai concluse, non c'era più il rischio di essere smascherati e poteva parlare liberamente.
«Tempo fa una nostra squadra inviata per dare soccorso ad un villaggio che era stato incendiato, è stata aggredita da un gruppo di origine sconosciuta. E nell'arco di pochi giorni una nave carica di passeggeri è stata affondata in un porto del Paese del Fuoco e una bomba è esplosa davanti il palazzo del Mizukage. Ma la cosa più strana è che nessuno ha rivendicato questi attentati e col passare del tempo vari villaggi si sono incolpati a vicenda...»
«Questa storia non mi piace per niente!» esclamò Tomohiko, dimostrando una sincera preoccupazione.
«Al momento la situazione è ancora sotto controllo, ma la tensione sta crescendo sempre di più. Ed io escludo che questi attentati siano degli eventi casuali.»
«In questo caso, accetto la vostra proposta» rispose il diplomatico, non troppo deluso da quella richiesta.
«Perfetto! Domani informerò il Villaggio della Foglia per inviarci una squadra, così avrete una scorta per quando lascerete il Paese del Vento.»
«Grazie infinite, Kazekage!» esclamò Tomohiko, che poi aggiunse: «Avrei solo una piccola richiesta.»
«Quale?»
«Sono ormai due giorni che non tocco cibo! C'è un ristorante aperto a quest'ora?»

Una volta concluse le trattative, Gaara congedò tutti i presenti e diede a Temari un ultimo incarico: quello di accompagnare i due ospiti al ristorante più vicino.
Giunti ad un locale aperto fino a mezzanotte, la dominatrice del vento rimase veramente perplessa nel vedere Tomohiko e Yuji abbuffarsi senza ritegno su ogni portata. Era così schifata da quella scena che si lamentò apertamente.
«Siete due maiali!»
«Dopo aver mangiato per mesi alla mensa della prigione, per me questo è il paradiso!» ribatté lo spadaccino, lanciando l'ennesima occhiataccia a Temari.
«E smettetela di litigare!» intervenne Tomohiko arrabbiandosi. «Sono stanco, affamato e non dormo in un letto decente da mesi!»
La discussione tra Yuji e Temari continuò ancora per un po', nonostante le lamentele del diplomatico, e da un certo punto in avanti stranamente il tono della conversazione si fece più amichevole. Forse tra i due era nato una specie di reciproco rispetto per le rispettive abilità ninja, ma Tomohiko continuò a pensare che ci fosse dell'altro: la possibilità che lo spadaccino abbia preso una cotta per quella ragazza non era così inverosimile dopotutto.


Continua...

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Capitolo 4
*** Corsa a staffetta ***


Capitolo 4 - Corsa a staffetta


Quando i primi raggi del sole entrarono dalla finestra, Tomohiko si svegliò quasi di scatto, con un lungo sbadiglio. Di solito a quell'ora le persone si alzavano malvolentieri dal proprio letto, ma lui al contrario si sentiva piuttosto allegro e non gli si poteva dargli torto. Dopo aver passato chissà quanti giorni in carcere, per Tomohiko dormire su un morbido letto, in una residenza non troppo lontana dal palazzo del Kazekage, e la possibilità di fare un'abbondante colazione erano due cose semplicemente paradisiache, forse sarebbero stati i suoi ultimi desideri per una eventuale condanna a morte.
Una volta sceso dal letto, il ragazzo indossò i suoi vestiti, che aveva appeso ad una sedia, e uscì dalla camera da letto, andando direttamente nello stesso ristorante in cui aveva mangiato la notte precedente. Qui Tomohiko pensò di incontrare il suo compare Yuji, ma subito si accorse che lo spadaccino non era presente. In compenso scoprì, da uno dei camerieri, che Yuji aveva già fatto colazione e che si stava allenando in un cortile, dietro la residenza a due piani in cui Tomohiko aveva passato la notte.
Quando lo ritrovò, lo spadaccino si stava allenando intensamente, eseguendo una lunga serie di fendenti con la sua katana. Era senza kimono e doveva essere lì da parecchio tempo, Tomohiko notò subito che aveva la fronte completamente bagnata di sudore. Per Yuji quello, più che un allenamento, era uno sfogo per tutto il tempo in cui non aveva potuto brandire le sue amate spade: l'unico esercizio che gli era concesso alla Rupe era un po' di sollevamento pesi, nella palestra interna del penitenziario.
«Se volevi impressionarmi, ci sei riuscito perfettamente!» commentò Tomohiko in tono scherzoso. Appena il ragazzo del Paese della Roccia finì di parlare, Yuji smise di allenarsi e ripose la katana nel fodero, che teneva alla cintura. Quando lo spadaccino si voltò verso di lui, Tomohiko notò subito il sorriso del suo compare: un chiaro segno che era rimasto soddisfatto da quell'allenamento.
«Mi sento rinato! Non c'è miglior modo di iniziare la giornata con un bel esercizio di base... e poi oggi Okinami era più leggiadra del solito!»
«Ah, capisco» affermò Tomohiko. Era rimasto un po' stupito nel vedere che Yuji aveva dato una personalità alla sua katana, ma in fondo se lo doveva aspettare una cosa del genere da uno spadaccino.
«Volevi dirmi qualcosa?» domandò Yuji, recuperando il kimono che aveva piegato e appoggiato su una panchina di pietra.
«No, niente di particolare. Solo ricordarti che tra pochi minuti si parte e che ci aspettano davanti la Porta della Sabbia, l'ingresso da cui siamo passati la volta scorsa. Me lo ha detto Temari, prima di lasciarci ieri notte.»
«Ottimo. Mi faccio un bagno e poi sono subito da te.»
«A proposito della biondina...» accennò il diplomatico, con voce maliziosa. «Non è che ieri notte è successo qualcosa di particolare tra voi due? L'ultima volta vi ho visti, eravate assieme e stavate parlando molto amichevolmente!»
Non volendo cadere nella provocazione del suo compare, Yuji lo ignorò e preferì rimanere in silenzio.

A differenza del viaggio affrontato in precedenza, quella mattina Tomohiko e Yuji si prepararono al meglio per attraversare il deserto, riempiendo più che potevano le loro sacche di cibo ed acqua. Una volta ricevuto il via libera definitivo, il diplomatico e la guardia del corpo indossarono i loro larghi cappelli di paglia e partirono per la loro seconda camminata tra le dune, in direzione est e accompagnati da due ninja di Suna. Il loro viaggio fu caratterizzato da numerose salite e discese, tra dune da scalare e depressioni del terreno, ma essendo ben riposati il loro ritmo di marcia fu costante e già il giorno dopo i due compari arrivarono ai confini del Paese del Vento, effettuando una sola sosta per la notte. Era facile intuire che i due stavano lasciandosi il deserto alle spalle, infatti non solo il caldo era diventato più sopportabile, ma da lontano erano visibili alcune conifere e del terreno erboso, un segno evidente che il clima stava diventando più umido.
Non potendo andare oltre, il gruppo partito da Suna si fermò, aspettando l'arrivo dei loro colleghi di Konoha all'ombra di una piccola formazione rocciosa, evitando così di rimanere sotto i raggi del sole pomeridiano. L'attesa fu più lunga del previsto, ma alla fine i ninja del Paese del Fuoco raggiunsero il luogo dell'incontro, pronti a prendere in custodia i due stranieri. Una volta congedati i due ninja di Suna, che scomparvero in un lampo, Tomohiko si presentò al capitano della squadra, stringendogli la mano e mostrando uno dei suoi migliori sorrisi. Quest'ultimo era un uomo di media altezza, dai capelli marroni e dagli occhi scuri, con indosso la divisa da jonin e un particolare tipo di coprifronte, che gli copriva anche le guance. Il suo nome era Yamato e sembrava un tipo impassibile, di quelli che riuscivano a mantenere il sangue freddo in ogni circostanza.
Subito dopo il capitano presentò il resto della squadra, composta da tre giovani ninja che avevano solo qualche anno in meno di Tomohiko. Il primo della fila era un ragazzo dalla carnagione molto chiara, con i capelli scuri corti, gli occhi neri e gli abiti dello stesso colore, tra cui spiccava una maglia corta da cui era ben visibile l'addome. Si chiamava Sai e se da una parte Tomohiko rimase un po' perplesso dal sorriso quasi meccanico del ragazzo, che a suo dire gli ricordava quello di una bambola di ceramica, Yuji concentrò il suo sguardo sulla spada che portava sulle spalle, che doveva essere a lama corta.
Al centro c'era il secondo ragazzo del terzetto, di nome Naruto, ed era caratterizzato da una chioma bionda, gli occhi azzurri e da una giacca arancione con le spalle nere. Aveva un'aria stranamente annoiata e continuava, per chissà quale motivo, ad osservare Tomohiko con una faccia dubbiosa.
A chiudere la fila c'era l'unica ragazza del gruppo, Sakura, che aveva i capelli rosei, una tonalità di occhi verdi più chiari rispetto a quelli di Yuji e con indosso un vestito bordeaux e un paio di pantaloncini scuri. Per galanteria, il diplomatico iniziò a parlare con quest'ultima, sollevando il cappello per farsi vedere più chiaramente in viso.
«Piacere di conoscervi. Io sono Tomohiko Saito e alle mie spalle potete vedere la mia guardia del corpo, Yuji.»
«Felice di conoscerla. Ci scusi per il ritardo, ma purtroppo abbiamo perso tempo per colpa di questo idiota!» rispose la ragazza, criticando il compagno di squadra che aveva di fianco. Ovviamente Naruto cercò, in qualche modo, di giustificarsi.
«Io neanche volevo esserci in questa missione! E poi la strada che avevo scelto io era sicuramente più corta di quella che avete scelto voi!»
«La tua strada era un vicolo cieco, idiota! Lo vuoi capire o no?»
«Avete ancora molto da discutere?» intervenne Tomohiko, creando così tanto imbarazzo tra i due litiganti che di colpo si bloccarono. Poi aggiunse: «Se avete finito, io avrei un viaggio da completare...»
«Ripartiremo subito» avvisò il capitano Yamato.
«Ottimo!»
Ma prima di proseguire, Naruto fece un'osservazione su Tomohiko. «Lei però non ha l'aspetto di un diplomatico... e poi la lucertola sulla sua maglia è troppo buffa!»
Dopo aver sentito questa frase, il resto della squadra temette una reazione non molto positiva da parte del diplomatico. Al contrario, Tomohiko reagì sorridendo e appoggiando una mano sulla spalla del giovane ninja. «Non sei il primo che me lo dice! Però adesso è ora di andare, tra poche ore sarà buio e viaggiare di notte è troppo rischioso per i miei gusti!»
A quel punto il gruppo formato dai ninja di Konoha e dai due stranieri si misero in marcia, proseguendo verso la foresta che si vedeva da lontano. Per garantire la sicurezza del diplomatico e della guardia del corpo, Yamato schierò la sua squadra a rombo, in modo tale che tutti i lati fossero coperti. Trovandosi al centro della formazione, Tomohiko e Yuji potevano parlare liberamente tra di loro, ma sottovoce.
«Mi sta simpatico quel Naruto» commentò il ragazzo del Paese della Terra. «E' spontaneo, anche se un po' troppo egocentrico.»
«A me sembra solo una testa calda» affermò lo spadaccino.
«Forse...»
«Tornando seri, almeno per una volta, stamattina mi ero dimenticato di chiederti una cosa.»
«Era qualcosa di importante?»
Prima di rispondere, Yuji prese un respiro profondo. «Me lo sono chiesto per tutta la notte... perché hai accettato la proposta del Kazekage senza protestare? Potevi insistere per lasciarci liberi una volta fuori dal Paese del Vento, no?»
«Il motivo è molto semplice. Vicino Konoha ho un affare in sospeso e ho pensato che questa deviazione mi sarebbe stata utile, dopotutto.»
«Ma così hai allungato la nostra via di fuga!!!»
«Rilassati!» esclamò Tomohiko, cercando però di tenere la voce bassa. «Ancora un giorno e poi saremo liberi!»

Col passare del tempo e proseguendo verso Konoha, la foresta iniziò a farsi sempre più fitta, ma ciò non creò alcun problema al gruppo, che continuò a camminare finché c'era ancora luce a disposizione. Quando arrivò la notte, il capitano Yamato decise di effettuare una sosta in un villaggio appena dentro i confini del Paese del Fuoco, prenotando alcuni posti nell'unica locanda presente. Il proprietario, un tizio robusto e molto loquace, non si oppose alla richiesta e consegnò al capitano un paio di chiavi. Non era la prima volta che qualche squadra, proveniente dal Villaggio della Foglia, si fermava da quelle parti e per comodità aveva sempre un paio di camere libere, pronte per ogni evenienza.
Quella volta però il locandiere diede anche una brutta notizia al team che si era fermato per la notte: qualche ora prima, mentre la squadra si trovava nel Paese del Fiume, a metà strada tra le due Nazioni del Vento e del Fuoco, c'era stato un tremendo attentato a Iwa. Secondo alcuni voci, l'armeria all'interno del villaggio era stata gravemente danneggiata da una forte esplosione, creando un grande spavento tra la popolazione e causando alcuni morti tra i ninja presenti nell'edificio. Essendo Iwa il villaggio principale del Paese della Terra, il più sconvolto dalla notizia fu proprio Tomohiko, che per lo stupore si lasciò scappare un commento a bruciapelo.
«Porca miseria! Io lo conosco quel posto, si trova a poca distanza dal mio negozio!»
«Il tuo negozio?» domandò Naruto. Il dubbio del ragazzo era più che legittimo e anche Yuji, con aria sorpresa, si voltò verso il suo compare.
«Ma tu non eri un diplomatico?» intervenne Sakura.
«Sì, certamente!» rispose Tomohiko. «Solo che prima di far parte del corpo diplomatico, gestivo un negozio ad Iwa. E mi trovavo solo a due passi dall'armeria... se ero ancora lì a quest'ora, scommetto che me la sarei fatta addosso!»
«E che genere di negozio avevi?» chiese Naruto.
«Ah, vendevo di tutto! Mobili, attrezzi, armi, oggetti per la casa... tu non sai quanta roba strana ha la gente in soffitta!»
«Però è alquanto strano il tuo passaggio da negoziante a diplomatico. E' piuttosto insolito» commentò Yamato, con voce sospettosa. Per non generare altri dubbi, Tomohiko rispose immediatamente al capitano della squadra.
«Non sono due lavori così diversi, dopotutto. Si parla sempre di trattative, no?»
«Sì, più o meno.»
«All'inizio mi aveva assunto come esperto per le trattative di tipo commerciali, ma poi hanno scoperto la mia abilità nel tenere in piedi le trattative e sono stato nominato diplomatico. Non potevo rifiutare un incarico del genere, è una cosa che capita solo una volta nella vita!»


Continua...

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Capitolo 5
*** Beffati! ***


Capitolo 5 - Beffati!


Dopo aver trascorso una nottata tranquilla, il gruppo arrivato il giorno prima alla locanda si preparò per proseguire il loro viaggio verso Konoha. Il sole era sorto da almeno un paio d'ore e in un giardino adiacente la locanda Sai, Naruto e Sakura stavano aspettando l'arrivo del loro capitano, che in quel momento stava discutendo con Tomohiko, davanti al bancone del locale, il tragitto da compiere quel giorno. Per ingannare il tempo, il ninja vestito di nero si era isolato e stava seduto su una roccia, dipingendo su una tela il paesaggio con un pennello, mentre dall'altra parte del giardino Naruto e Sakura stavano parlando del diplomatico. Se da una parte il ragazzo vestito d'arancione lo trovava molto simpatico, durante la notte Tomohiko gli aveva raccontato qualche suo aneddoto curioso di quando lavorava in negozio, dall'altra Sakura non condivideva molto l'allegria di Naruto. Prima di tutto, la situazione attuale era così tesa che il comportamento del suo compagno di team sembrava completamente fuori luogo. E poi, per chissà quale motivo, la ragazza non riusciva a fidarsi completamente di Tomohiko, nonostante quest'ultimo si era dimostrato gentile e disponibile ad ogni necessità.
Di lì a poco nel giardino arrivò Yuji, con la sacca nera sulle spalle, e velocemente si guardò attorno, notando fin da subito la mancanza di Yamato e del diplomatico. «Dove sono finiti gli altri?»
«Stanno parlando vicino al bancone» rispose Naruto. «Dovrebbero finire a momenti, o almeno lo spero!»
«E' strano che tu ce lo chieda, credevo che fossi col diplomatico!» affermò Sakura.
«Per la carità!» esclamò lo spadaccino. Poi, velocemente, si inventò una scusa per la sua reazione. «Sono solo la sua guardia del corpo, mica il suo segretario!»
All'improvviso Sai, che fino a quel momento aveva completamente ignorato la presenza di Yuji, ripose le sue cose e si alzò dalla roccia, camminando in direzione dello spadaccino. Arrivato ad una certa distanza commentò: «Ho come l'impressione che ti sopravvaluti...»
«Come?!?»
«Credi di essere bravo, ma sei solo un pallone gonfiato» aggiunse il ninja di Konoha, facendo lo stesso sorriso che aveva mostrato a Tomohiko il giorno prima. Naruto e Sakura rimasero di sasso davanti al discorso del loro compagno, non era la prima volta che dava dei giudizi così coloriti sulle persone che incontrava, ma stranamente Yuji non reagì, limitandosi ad incrociare le braccia e fissare Sai con uno sguardo freddo e impassibile. Poi con molta calma si voltò e si avvicinò a Sakura, che rimase molto sorpresa nel avere la guardia del corpo davanti a sé.
«Che vuoi fare?» domandò la ragazza con voce dubbiosa.
«Il vostro compagno è veramente enigmatico...» accennò Yuji. Poi, con voce rassicurante, consegnò a Sakura la sacca che aveva sulle spalle. «Mi raccomando, tienila d'occhio.»
«E perché?» intervenne Naruto.
Poco dopo lo spadaccino passò alla ragazza anche la katana e il kimono azzurro, dopo averlo piegato in maniera impeccabile. In quel momento Sakura non riuscì ad aprir bocca e divenne leggermente rossa in viso: in fin dei conti, Yuji era un bel ragazzo e averlo a pochi centimetri di distanza creò in lei un certo imbarazzo.
«Qualcuno di voi vuole spiegarmi che sta succedendo?» chiese Naruto, ma senza ricevere alcuna risposta.
Con indosso la sua maglia nera senza maniche, Yuji tornò di fronte a Sai e riprese la parola. «Ti va di fare un po' allenamento?»
«In che senso?» domandò il ragazzo vestito di nero.
Dopo essersi ripresa dall'incontro molto ravvicinato con lo spadaccino, Sakura si rese conto che Yuji voleva sfidare Sai ad un duello e immediatamente cercò di fermarli. «Ma che diavolo state facendo? Voi due non potete combattere proprio adesso, poco prima di partire per Konoha!»
«Ma questo non è un combattimento!» ribatté lo spadaccino sorridendo. «Questo è solo un allenamento a due, tutto qui!»
«Ci serviva un altro pazzo tra i piedi...» mormorò Sakura desolata, dopo aver notato che Naruto stava aspettando con ansia il momento della sfida.
«Ecco le regole dello scontro» avvisò Yuji, fissando nuovamente Sai in volto. «Niente Arti Illusorie, niente Arti Magiche e si può utilizzare solo un'arma. Così non correremo il rischio di combinare qualche disastro nei paraggi, ci siamo intesi?»
«Certamente!» approvò Sai.
«E visto che non voglio avere troppo vantaggio, ho deciso di usare la mia wakizashi. Ho notato che ne hai una anche tu... mi piacerebbe moltissimo uno scontro tra spade corte!»
«Per me va bene!»
«Ottimo!»
Con un veloce gesto della mano, Yuji impugnò il wakizashi che aveva sulla schiena e si mise in posizione d'attacco, stringendo saldamente la spada corta con entrambe le mani. Anche Sai fece altrettanto e in un batter di ciglio lo scontro ebbe inizio. I due avversari corsero in avanti e subito incrociarono le loro lame a metà strada, provocando un cupo rumore metallico. Subito dopo Yuji provò a superare la difesa avversaria con una raffica di quattro o cinque fendenti, lanciati da più posizioni, ma Sai prima fermò ogni colpo e poi rispose allo stesso modo, costringendo lo spadaccino di Kiri a mettersi sulla difensiva. Essendo sostanzialmente pari in fatto di velocità, Yuji a quel punto tentò con un'azione di forza: caricò le braccia più che poté e scagliò un potente colpo ad altezza dell'addome, scontrandosi nuovamente con la spada di Sai. Quell'ennesimo scontro tra lame proseguì per qualche secondo e Yuji mise tutta la forza che aveva per sfondare le difese del suo avversario. In quel momento Sai si ritrovò in difficoltà, a fatica riusciva a trattenere la forza dello spadaccino e per questo motivo indietreggiò per evitare il colpo, eseguendo una piroetta all'indietro che lo allontanò di qualche metro dal suo avversario. Appena Yuji capì che poteva insistere nell'attacco, non perse tempo e immediatamente corse incontro a Sai, con la spada alzata sopra la testa e facendo un urlo da battaglia. Quello sembrava il momento decisivo dello scontro, ma all'improvviso un grido di richiamo congelò i due combattenti.
«Fermatevi!!!» ordinò Yamato, che era appena arrivato nel giardino insieme a Tomohiko. Se il primo era rimasto serio e impassibile, come al solito, al contrario il diplomatico rimase a bocca aperta davanti a quella scena. «Ma che... state combinando voi due?»
Sbuffando vistosamente per la mancata chiusura dello scontro, Yuji obbedì all'ordine e ripose la wakizashi nel fodero. Ma prima di riprendere le sue cose da Sakura, fece un'osservazione su Sai.
«Devo ammettere che te la cavi, ma combattere contro di te non mi dato nessuna soddisfazione... non ho visto né rabbia, né tensione, niente di ciò che si può provare in un vero scontro. Speravo in qualcosa di meglio, da parte tua!»

Tornata la calma nei pressi della locanda, il gruppo rispese la marcia in direzione di Konoha. Ci vollero altri due giorni di viaggio, la maggior parte passati all'ombra di alcune fitte foreste, ma alla fine il gruppo arrivò senza troppi problemi alle possenti mura che circondavano il villaggio. Alte e dipinte di un bianco acceso, fu Tomohiko quello che rimase più colpito da quelle barriere di protezione: non avevano un aspetto spigoloso e invalicabile come quelle di Suna, ma di sicuro avrebbero resistito ad un pesante attacco.
Dopo una breve sosta davanti al portone d'entrata, verde e anch'esso maestoso, finalmente il diplomatico poté vedere con i propri occhi il villaggio di Konoha dal suo interno. Come aveva visto anche a Suna, anche qui le strade erano piene di gente, tra cui spuntava qualche ninja con indosso il coprifronte. Oltre a quello, Tomohiko rimase sorpreso dalla vivacità delle case e degli alloggi, molto più colorato rispetto al Villaggio della Sabbia e che faceva sembrare Konoha un bel posto in cui vivere. Ma non c'era tempo di fare il turista per Tomohiko, voleva andare subito al Palazzo dell'Hokage, che si intravedeva sullo sfondo del villaggio, per chiudere definitivamente la sua lunga e rocambolesca fuga. Era così contento in quel momento che a malapena riuscì a contenere la sua gioia.
Percorsa la strada principale di Konoha, ben presto il gruppo si ritrovò davanti al Palazzo dell'Hokage, ma poco prima di entrare nell'edificio qualcuno apparve quasi magicamente davanti a Yamato, uscendo da una nube di fumo. Alto e dal fisico asciutto, era un jonin del villaggio, riconoscibile dalla sua tenuta verde militare, con una vistosa capigliatura argentata e una maschera nera, che gli copriva la bocca e il naso. Anche lui indossava il coprifronte col simbolo della Foglia, ma curiosamente era storto e gli nascondeva l'occhio sinistro. Nonostante la sua comparsa fosse stata senza preavviso, il capitano della squadra rimase impassibile all'arrivo del suo collega, al contrario di Naruto e di Sakura.
«Maestro Kakashi!» esclamarono i due ragazzi in coro. Sembravano molto contenti di rivedere il loro sensei.
«Salve!» rispose il nuovo arrivato.
«Chi è costui?» domandò Tomohiko, osservando il ninja appena arrivato. Il diplomatico rimase quasi sulla difensiva, dopo aver visto lo sguardo serio del nuovo arrivato.
«E' lei Tomohiko Saito?» domandò Kakashi indicandolo.
«Sì, sono io. Perché?»
«Ah, per fortuna sono riuscito a trovarla...» sospirò il jonin. «C'è stato un piccolo contrattempo per il suo lasciapassare, purtroppo non è ancora pronto.»
«Anche questo doveva capitare?» lamentò il diplomatico, ma con aria divertita. Al contrario, Yuji non prese molto bene la notizia e non rimase molto contento nel vedere il suo compare riderci sopra. «I soliti problemi burocratici, scommetto!»
«Però non dovrebbe trattarsi di una storia lunga. Se mi vuole seguire, le faccio strada all'interno del Palazzo.»

Il luogo in cui Kakashi fece accomodare il gruppo era uno dei corridoi laterali dell'edificio, che aveva la particolarità di essere curvo. Seduto su una delle panchine presenti, Tomohiko aspettò con ansia una risposta da parte dell'Hokage, che si trovava in un ufficio poco più avanti, ma la sua attesa si allungò più di quanto aveva previsto. Con la speranza di far trascorrere il tempo più velocemente, Tomohiko iniziò a guardarsi attorno e solo a quel punto si rese conto che nell'aria c'era qualcosa di strano. A parte Yuji che era seduto accanto a lui, completamente assorto nei suoi pensieri, tutti gli altri si trovavano distanti da lui: Sakura e Naruto erano su un'altra panchina, dalla parte opposta del corridoio; Sai era appoggiato alla parete, immobile come una statua e per finire i due ninja più esperti erano ai lati opposti del corridoio, con Kakashi vicino la porta alla destra del diplomatico e Yamato a controllare quella di sinistra. A mettere ancora più tensione in Tomohiko era il silenzio che era sceso nell'ambiente, interrotto solo dalle lamentele di Naruto per l'attesa, e ciò fece sorgere un brutto pensiero nella mente del ragazzo, che per tutto il viaggio non lo aveva mai considerato possibile. Volendo però trovare una risposta al suo dubbio, Tomohiko si alzò in piedi e camminò lentamente verso i ninja che gli avevano fatto da scorta. All'inizio non accadde nulla, ma appena il diplomatico superò la panchina in cui erano seduti Sakura e Naruto, vide il capitano Yamato spostarsi leggermente verso la porta a cui dava le spalle. Era stato un movimento minimo, ma bastò per confermare i suoi sospetti: ogni via d'uscita da quel posto era bloccata. Impallidito dalla scoperta, Tomohiko fece qualche passo all'indietro e poi si voltò per tornare vicino alla panchina in cui era seduto. Appena lo vide arrivare, anche lo spadaccino si alzò in piedi.
«Ehi, Yuji» richiamò il diplomatico sottovoce, per non farsi sentire. «Siamo circondati da tutti i lati!»
«Lo so!» ribatté il suo compare piuttosto arrabbiato. Aveva già capito tutto al volo, dopo aver visto Tomohiko tornare indietro.
A quel punto il diplomatico si guardò attorno, alla disperata ricerca di una via di fuga. Lungo tutto il corridoio c'erano molte finestre, ma lui e Yuji si trovavano al secondo piano c'era il rischio per il ragazzo del Paese della Terra di farsi male nella caduta. Purtroppo era fuori allenamento e poi difficilmente i ninja presenti sarebbero rimasti fermi ad osservare il loro tentativo di fuga.
A fare la prima mossa fu a sorpresa proprio Yuji, che sembrava intenzionato a non farsi catturare. Lo spadaccino fece un paio di passi in avanti e guardò negli occhi Kakashi, sfidandolo apertamente. A quel punto il jonin aprì una tasca della sua divisa e prese in mano un kunai, pronto ad utilizzarlo in caso d'aggressione. In tutta risposta Yuji impugnò il fodero della katana e alzò leggermente con il pollice l'elsa, era pronto ad estrarre la spada per fronteggiare Kakashi. Nel frattempo il resto del gruppo, sotto le direttive di Yamato, che era rimasto di fronte alla porta, si preparò a bloccare i due fuggiaschi, con la forza se necessario. Ormai circondato, Tomohiko cercò disperatamente di mettersi d'accordo con Yuji per un possibile piano di fuga, ma lo spadaccino sembrava troppo concentrato nel puntare il suo avversario e ignorò del tutto i richiami del diplomatico.
«Non farlo!» ripeté quest'ultimo.
«O tutto o niente!» mormorò Yuji. A quel punto, con grande sorpresa di tutti, Tomohiko letteralmente urlò contro il suo compare.
«Metti giù quell'arnese!!!»
Infuriato come una bestia, lo spadaccino si voltò verso il diplomatico e lo inchiodò con uno sguardo di ghiaccio, in quel preciso istante avrebbe voluto prenderlo di forza e buttarlo giù dalla finestra. Ma in risposta il ragazzo dalla maglia color grigio pietra fece un sorriso ironico, ormai sicuro che la sua fuga era giunta al termine.
«E tu pensi veramente di uscirne vivo, con cinque ninja qui dentro e chissà quanti là fuori? O sei molto ottimista, o sei solo uno stupido che ha voglia di morire!»
Visto da fuori, Yuji era così teso che sembrava pronto ad accanirsi su Tomohiko, ma alla fine decise di seguire il suggerimento, non troppo velato, del suo compare e ripose la spada nel fodero. Dopo aver visto il diplomatico allargare le braccia, per segnalare ai presenti la sua resa, Kakashi si avvicinò e molto velocemente prese tutte le armi che aveva addosso lo spadaccino, mentre Sai sequestrò le sacche che i due avevano lasciato vicino alla panchina. Nonostante tutti gli sforzi per evitare la cattura, alla fine la lunga fuga dei due evasi si concluse proprio nel momento in cui credevano di avercela fatta.


Continua...

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Capitolo 6
*** Un vero e proprio azzardo ***


Capitolo 6 - Un vero e proprio azzardo


La situazione sembrava mettersi piuttosto male per Tomohiko: dopo essere stato disarmato, Yuji lo aveva praticamente abbandonato a se stesso. Dopo aver litigato per l'ennesima volta col diplomatico, lo spadaccino era rimasto zitto per tutto il tempo e continuava a rivolgere lo sguardo verso l'esterno, per evitare di incrociare quello di Tomohiko. Già all'inizio il rapporto tra i due era stato piuttosto burrascoso, quasi sempre in contrasto sulle decisioni da prendere, ma a quel punto il loro legame era definitivamente spezzato e ora Yuji aveva solo del disprezzo verso il suo ex-compare.
Quando Sai terminò di controllare le due sacche nere, Kakashi radunò gli altri ninja presenti e ordinò ai due prigionieri di seguirlo. Accettando la richiesta del ninja senza protestare, sarebbe stato controproducente farlo innervosire, Tomohiko e Yuji si accodarono al gruppo e oltrepassarono la porta, addentrandosi ancora di più nel palazzo. A quel punto il diplomatico iniziò a pensare al peggio: l'idea di tornare in una cella buia e umida gli fece gelare il sangue. Inoltre c'era il rischio concreto di essere torturato, a causa della sua evasione, e i racconti sui metodi poco ortodossi dei ninja di Konoha, per estrapolare le informazioni ai prigionieri, erano piuttosto diffusi. Ed essendo originario del Paese della Terra, da anni in contrasto con quello del Fuoco, Tomohiko rischiava delle ritorsioni da parte dei suoi aguzzini.
Ma con sua grande sorpresa, il ragazzo si accorse che Kakashi stava accompagnando lui e lo spadaccino al centro del palazzo, più precisamente nella parte amministrativa. Non aveva la minima idea di dove lo stavano accompagnato, ma ben presto si ritrovò in nuovo corridoio curvo e soprattutto vide Kakashi fermarsi di fronte ad una porta, incitando i due prigionieri di raggiungerlo. Da fuori sembrava un ufficio come tutti gli altri presenti nella zona, ma all'improvviso il diplomatico ebbe un sussulto, come se qualcosa o qualcuno lo avesse avvisando di un imminente pericolo. Notando che Tomohiko si era fermato di colpo, Kakashi lo richiamò in maniera secca e solo un secondo avviso, da parte di Yamato, riuscì a convincerlo ad entrare.
L'ufficio era di forma rotonda e sul fondo si trovava un lungo finestrone, da cui si poteva ammirare tutta Konoha. Le pareti erano dipinte di un marrone chiaro, lo stesso che decorava tutto il palazzo, e l'arredamento era molto ridotto, ma l'attenzione di Tomohiko fu tutta per la scrivania che vedeva in fondo alla stanza. Era stracarica di documenti cartacei, disposti su alcune colonne, ed erano così tanti che alcuni di essi erano appoggiati a terra, ordinati molto probabilmente alla rinfusa. Seduta alla scrivania, con sguardo fermo e autoritario, emergeva la figura di una donna bionda, con i capelli lunghi e divisi da due code, che sembrava attendere con impazienza l'arrivo dei due prigionieri. I suoi occhi marroni lo stavano squadrando dalla testa ai piedi, mentre lui e Yuji si posizionarono al centro della stanza, con il resto del gruppo che si dispose alle loro spalle.
Solo in quel momento Tomohiko capì perché aveva avuto un sussulto prima di entrare, quello era l'ufficio del quinto Hokage! Non aveva dubbio al riguardo, il suo aspetto era esattamente come gli era stato raccontato tempo fa: la donna aveva un volto molto giovane, gli si poteva dare al massimo trent'anni, anche se in realtà ne aveva molti di più, e indossava un kimono grigio con una giacca color verde scuro, che coprivano le sue forme piuttosto abbondanti. Di fianco a lei, in piedi e alla sua destra, c'era un'altra donna, forse la sua assistente, che in silenzio teneva in mano una cartella blu. Era di corporatura minuta, con i capelli corti e neri, gli occhi dello stesso colore e indossava un kimono scuro, bordato di bianco. Nonostante l'iniziale stato di smarrimento, in fin dei conti si trovava al cospetto della più alta carica di Konoha, Tomohiko ritrovò parte della sua fiducia e prese subito l'iniziativa. Oltre che fisicamente, il diplomatico sapeva che la donna aveva qualche vizio non poco trascurabile, tra cui il gioco d'azzardo, e a quel punto decise di prendere la parola per primo, sperando di avere un po' di margine per una trattativa. La sua tattica era molto rischiosa, ma avrebbe provato di tutto pur di salvarsi ed evitare nuovamente la prigione.
«Prima di iniziare, ho una cosa da chiederle mia cara Tsunade...» accennò il diplomatico, prendendo di sorpresa tutti i presenti. Una tale confidenza poteva essere, nella maggior parte dei casi, quasi un insulto per un Hokage, ma la donna fece proseguire il diplomatico. Sembrava incuriosita dal discorso del suo interlocutore. «Da quando avete organizzato tutto ciò per arrestarci? Lo dico perché vi siete impegnati parecchio per fermare noi due!»
La donna seduta alla scrivania si lasciò quasi scappare un sorrisetto, emettendo un mormorio ironico. «Se questo è un complimento, allora la ringrazio! Ma non è tutto merito nostro, è stato il Kazekage a suggerirci di fare ulteriori controlli su di lei, prima della vostra partenza da Suna.»
Questa volta fu Tomohiko a sorridere, ma con l'amara sensazione di essere stato raggirato fin dall'inizio. Anche Yuji reagì allo stesso modo, ma in maniera più composta. «Quindi la storia del viaggio obbligato fino a qui era tutto calcolato, giusto?»
«Sì, più o meno.»
«Scusate se vi interrompo...» intervenne Naruto, facendo come al solito la figura dello scemo. «Ma perché lui e lo spadaccino sono stati arrestati? La missione non prevedeva semplicemente di scortarli fino a qui?»
Anche Sakura aveva lo stesso dubbio del suo compagno di squadra, ma per evitare di fare brutta figura come Naruto, aveva preferito rimanere zitta. A quel punto Tsunade si voltò verso Shizune, la sua assistente, che gli passò la cartella che in precedenza aveva in mano. Al suo interno c'erano i dossier dei due prigionieri, che l'Hokage lesse ad alta voce: nel primo c'era l'accusa di Yuji per lo sterminio di un villaggio nel Paese dell'Acqua, mentre per Tomohiko il reato commesso era quello di traffico illegale di armi e di reperti antichi, soprattutto ai danni dei villaggi del Fulmine e della Nebbia.
«Io ho dovuto per forza andarmene dal mio Paese» intervenne lo spadaccino, mantenendo quasi un tono distaccato. «Altrimenti a quest'ora sarei morto! Per i crimini più crudeli, dalle mie parti è prevista anche l'esecuzione sul posto!»
«Devo ammettere però che siete bravi ad aver ritrovato il mio fascicolo» affermò il diplomatico. Una voce alle sue spalle fece una precisazione.
«Sono stato io a ritrovarlo, è stato più impegnativo di quanto immaginassi!» spiegò Kakashi. In risposta Tomohiko fulminò con lo sguardo il ninja mascherato, considerandolo a quel punto l'unico responsabile della sua cattura.
«Ma queste non sono le accuse più gravi...» accennò Tsunade, puntando lo sguardo verso il diplomatico e appoggiando i gomiti sulla scrivania, con le mani incrociate. Improvvisamente era diventata molto seria: «E non sto parlando della vostra evasione dal carcere.»
«Ah no?» esclamò Yuji.
«Abbiamo il sospetto che ci sia una relazione tra i traffici illegali sopraccitati e gli attentati più recenti. Qualcuno deve aver finanziato i terroristi con quei guadagni illeciti, probabilmente da chi poteva muoversi indisturbato in diversi villaggi. Come, ad esempio, un diplomatico!»
Dopo quel discorso Tomohiko rimase con gli occhi spalancati, incredulo a quello che aveva appena sentito. L'accusa dell'Hokage nei suoi confronti era molto chiara: lo riteneva uno dei mandati degli attentati che stavano sconvolgendo le Terre Ninja. A quel punto per il ragazzo la situazione divenne quasi disperata, sembrava veramente essere senza via d'uscita. Un silenzio quasi surreale scese di colpo nell'ufficio, sottolineando ancora di più quel momento così delicato, ma Tomohiko riuscì a non perdersi d'animo e reagì alle accuse di Tsunade.
«Tutto questo, se mi è concesso dirlo... è un'enorme stronzata!!!»
Non potendo pronunciare direttamente quelle parole di fronte all'Hokage, avrebbe rischiato di provocare la sua ira, saggiamente il ragazzo lo disse voltandosi in direzione di Kakashi, che lo fissò con sguardo perplesso.
«Perché guardi me?»
«Perché ho come l'impressione che sia stato tu a suggerire quest'idea al tuo capo!»
«Ma come ti permetti!» intervenne Shizune, irritata dal comportamento di Tomohiko. Fu però fermata quasi subito da Tsunade, che riprese quasi subito la parola.
«E' inutile agitarsi, mio caro Tomohiko...» ribatté l'Hokage, utilizzando lo stesso tono con cui il diplomatico aveva iniziato. «Gli attentati sono iniziati poco dopo la fine dei tuoi traffici illeciti, questo non può essere un caso!»
«Io non c'entro niente con tutta questa storia, volete capirlo?» affermò il ragazzo del Paese della Terra. «Sono stato usato come capro espiatorio da quei quattro buffoni con cui lavoravo!»
«Io non ti credo...»
Giunti a quel punto, Tomohiko credeva veramente di essere ad un passo dal finire nuovamente in una cella, il solo pensiero lo fece rabbrividire per qualche secondo. Doveva a tutti i costi guadagnare un po' di tempo e quindi utilizzò quello che per lui fu l'ultimo asso nella manica a sua disposizione. Gli dispiaceva molto farlo, ma arrivati a quel punto era l'unica cosa che gli venne in mente per salvarsi.
«Io ho la prova della mia innocenza.»
«Come?» esclamò Tsunade. Quell'improvviso richiamo della donna prese tutti gli altri ninja presenti alla sprovvista. Di certo non si aspettavano che il dialogo tra i due continuasse.
«Però al momento non ce l'ho, ma sono disposto a consegnarvela» annunciò Tomohiko, avvicinandosi alla scrivania e sorridendo in maniera ironica proprio davanti all'Hokage. «Però voglio qualcosa in cambio!»
«Ah!» fece Tsunade. Era chiaro che il suo era un vero e proprio azzardo e la donna, per curiosità, decise di stare al gioco. «E che cosa vorresti?»
«Il ritiro di tutte le mie accuse, mi sembra ovvio! E inoltre lo chiedo anche per il mio compare, Yuji Atsumi!»
Lo spadaccino rimase molto sorpreso nel sentire quelle parole. Mai si sarebbe aspettato un aiuto di quel genere da parte di Tomohiko che, da quanto si era visto, sembrava interessato solo a salvare se stesso.
«Non credi di esagerare un po' con le tue richieste?»
«Per quanto riguarda Yuji no. Alcuni villaggi sono ben disposti a concedere l'amnistia a certi ninja, soprattutto se sono molto abili. E vi posso assicurare che il mio compare lo è di sicuro!»
«E tu non rientri nell'esempio appena citato?» domandò Tsunade, con tono sarcastico.
«No! Il mio è più un riscatto, a dirla tutta! Ma tornando seri, accetta la mia offerta?»
«Aspetta un minuto! Prima vorrei saperne di più di questa prova...»
Più sollevato rispetto a prima, Tomohiko chiese gentilmente ai presenti un foglio di carta e una penna, che velocemente furono recuperati e consegnati al diplomatico. Una volta scritto un paio di righe, il ragazzo piegò il foglietto e lo passò all'Hokage, che lo esaminò insieme alla sua assistente Shizune. Sopra c'era riportato un indirizzo e un numero di quattro cifre.
«E questo che sarebbe?» chiese la donna vestito col kimono nero.
«Il luogo in cui troverete la prova della mia innocenza! E' un deposito di Tanzaku, non molto lontano da qui.»
«Tanzaku? Il villaggio in cui è stato legalizzato il gioco d'azzardo?»
«Esattamente. Dovrebbe essere un posto ben conosciuto dall'Hokage, no?»
La provocazione del diplomatico fece quasi infuriare Tsunade, che solo per miracolo non tirò un pugno sulla scrivania per sfogarsi.
Passato quel momento di rabbia, la donna dal soprabito verde valutò per qualche secondo la proposta di Tomohiko, ma alla fine accettò la sua richiesta. Subito dopo l'Hokage richiamò Yamato e gli ordinò di spostare i due prigionieri in una delle stanze libere del palazzo, assicurandosi di non perderli mai d'occhio. Anche se per il momento l'Hokage aveva sospeso ogni decisione sui due evasi, non voleva correre alcun rischio. Non gli si poteva dargli torto, dopo la loro incredibile fuga dalla Rocca.

Dopo aver spedito alcuni ninja d'élite, detti Ambu, all'indirizzo scritto nel foglietto, l'Hokage si alzò dalla scrivania e si voltò per dare un'occhiata alla finestra, giusto il tempo per rilassarsi qualche secondo. Nel suo ufficio erano rimaste solo due persone, Kakashi e Shizune, ed entrambi stavano aspettando le indicazioni da parte del capo villaggio.
«Hai fatto un ottimo lavoro, Kakashi» esordì Tsunade. «Nonostante ti avevo assegnato una missione molto delicata, sei riuscito a trovare anche i fascicoli di quei due.»
«Ammetto di essere stato molto fortunato, stavolta» rispose il ninja mascherato. «Un'ora più tardi e quei due sarebbero spariti chissà dove! A proposito, lei crede veramente che quel diplomatico sia coinvolto?»
«Dopo averci parlato, posso tranquillamente affermare che è un gran bastardo, capace di usare ogni mezzo pur di averla vinta...»
«E' la stessa cosa che ho pensato anch'io!» intervenne Shizune. «Troppo ambizioso per i miei gusti.»
«Ma nonostante tutto, il mio istinto mi dice che non c'entra niente con questa storia» commentò l'Hokage rammaricata. «Ho come l'impressione che abbiamo preso l'uomo sbagliato, ma spero di sbagliarmi!»
«In ogni caso, bisognava fare un tentativo. Lui e il suo compare erano molto sospetti, chiunque avrebbe fatto un controllo al suo posto!» affermò Kakashi. Anche il ninja mascherato aveva dei dubbi sul fatto che Tomohiko fosse uno dei mandanti, ma temeva che il comportamento folle del diplomatico, nei confronti di Tsunade, fosse in realtà un tentativo per guadagnare un po' di tempo per una nuova fuga. Secondo Kakashi però il più pericoloso dei due trattenuti era lo spadaccino proveniente dal Villaggio della Nebbia. Il ninja mascherato era rimasto impressionato dallo sguardo di Yuji, quando lo stava per affrontare nel corridoio: era freddo, quasi distaccato e sembrava veramente intenzionato a combattere con tutte le sue forze. In sintesi, un avversario da non sottovalutare.
Subito dopo Tsunade cambiò discorso e chiese a Kakashi il rapporto della sua missione originaria, ovvero scoprire più informazioni possibili sugli attentati dei giorni precedenti. Come lo stesso jonin ammise, la sua ricerca non era stata molto positiva, ma alla fine era riuscito ad ottenere qualche indizio sugli attentatori. Secondo le sue fonti, più di una volta era stata segnalata la presenza di una giovane donna tra le file dei misteriosi ninja, con tutta probabilità uno dei leader che progettava gli attacchi ai vari villaggi. Purtroppo Kakashi non era riuscito ad ottenere una descrizione fisica della ragazza, ma quella non era la notizia più brutta che aveva. Infatti era quasi sicuro, anche se la situazione richiedeva di essere cauti, che dietro a tutti gli attentati ci fosse l'ombra dell'Organizzazione Alba, detta anche Akatsuki, ovvero una nota banda di ninja traditori caratterizzati dai loro lunghi mantelli neri a nuvole rosse.
L'Hokage sussultò non poco all'idea che dietro a tutto quel caos ci fosse quello spietato gruppo di criminali, ma allo stesso tempo la donna trovava quell'informazione molto anomala. Le sue perplessità nascevano dal fatto che quelli di Akatsuki, fino a quel momento, non avevano mai attaccato direttamente un villaggio e, soprattutto, era la prima volta che facevano fare il lavoro sporco a terzi, rimanendo dietro le quinte per organizzare al meglio gli attentati. Se tutto ciò fosse vero, a quel punto la situazione sarebbe stata veramente drammatica.


Continua...

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Capitolo 7
*** Ricordi del passato ***


Capitolo 7 - Ricordi del passato


Tomohiko e Yuji, dopo aver sceso una lunga rampa di scale, furono rinchiusi in una stanza nei meandri del palazzo, dall'aspetto anonimo e con le pareti grigie. Entrambi erano seduti su una panca di legno appoggiata al muro, ma a causa del loro precedente litigio si erano sistemati alle due estremità. Lo spadaccino sembrava il più calmo dei due, per tutto il tempo era rimasto in silenzio e di tanto in tanto teneva gli occhi chiusi, come per cercare la massima concentrazione possibile; al contrario il diplomatico continuava a cambiare posizione e alla fine decise di sdraiarsi sulla panca, tenendo lo sguardo fisso sul soffitto. Ma non erano soli in quella stanza: vicino alla porta, dalla parte opposta rispetto ai due prigionieri, c'era di guardia Kakashi, che si era offerto come volontario dopo aver finito di parlare con Tsunade. Anche lui era seduto su una panca di legno, più corta rispetto alla prima, e per passare il tempo stava leggendo un curioso libro, intitolato "Il paradiso della pomiciata". Tomohiko rimase molto sorpreso dal comportamento poco professionale del ninja mascherato, ma temendo che fosse un trucco o qualcosa di simile, preferì rimanere zitto ancora per un po'. Ma ad un certo punto il diplomatico, che ormai stava morendo dalla noia, decise di parlare con il jonin, che se ne stava comodamente seduto davanti a lui.
«Ma lo stai facendo apposta?»
«Eh?» fece Kakashi, con aria assolutamente tranquilla.
«Stai veramente leggendo quel libro o è tutta scena?» affermò Tomohiko alzandosi.
«Se vuoi ti faccio il riassunto dei primi capitoli che ho letto...»
«No, grazie!» rispose Tomohiko ironicamente. Kakashi non era l'unico ninja di guardia alla stanza, il ragazzo ne aveva sentiti almeno un paio all'esterno, e tutto ciò per il diplomatico era semplicemente ridicolo. Dopo aver camminato per giorni tra deserti e foreste, il suo ultimo pensiero era proprio quello di scappare.
Qualche attimo dopo, proprio nel momento in cui Tomohiko stava per sdraiarsi nuovamente sulla panca, il diplomatico sentì la voce di Yuji che lo stava chiamando. La reazione del ragazzo proveniente dal Paese della Terra fu immediata, mai si sarebbe aspettato una cosa del genere dallo spadaccino, dopo quello che era successo qualche ora prima.
«Che vuoi?»
«Mettiamo subito le cose in chiaro: io non sopporto te e direi che la cosa è reciproca...»
«Io almeno rifletto, prima di agire!» mormorò Tomohiko, che fu completamente ignorato da Yuji.
«Ma io non riesco a capire la tua richiesta fatta all'Hokage. Perché mi hai voluto aiutare? Perché improvvisamente sei diventato altruista, proprio tu che pensi solo a te stesso?»
«La risposta è molto semplice, mio caro Yuji!» affermò il diplomatico. «Nonostante tutto, devo riconoscere che sei stato leale nei miei confronti e per questo motivo ho deciso di darti una mano. Non volevo rimanere in debito con te, tutto qui!»
Se da una parte Tomohiko tornò alla sua posizione iniziale come se nulla fosse accaduto, dall'altra Yuji rimase quasi a bocca aperta quando sentì la spiegazione del diplomatico. Fino a quel momento lo aveva considerato solo arrogante ed egoista, ma dopo averci parlato lo spadaccino dovette riconsiderare tutte le sue idee su Tomohiko. La situazione per Yuji era diventata così assurda che dovette riconsiderare il suo ex-compare, forse non era così bastardo come poteva sembrare. Inoltre aveva ragione su un punto: lo spadaccino non lo avrebbe mai ammesso, ma sapeva benissimo che certe volte era troppo impulsivo, un difetto su cui stava cercando di rimediare come poteva.

Il silenzio nella stanza durò ancora qualche minuto, poi di colpo qualcuno spalancò la porta, attirando subito l'attenzione dei presenti in quella direzione. Appena Kakashi intravide Naruto e Sakura entrare nella stanza, d'istinto pensò che i due ninja era venuti per prendere i  prigionieri, su ordine dell'Hokage, ma in realtà si stava sbagliando. Come capì subito dopo, era stato il ninja biondo a prendere l'iniziativa e voler incontrare uno dei reclusi, nonostante le continue lamentele della sua compagna dai capelli rosa. A quel punto Tomohiko stava per intervenire, ma rimase quasi paralizzato dallo sguardo di Naruto: il diplomatico notò che il ragazzo vestito d'arancione era scuro in volto e sembrava proprio essere in collera con lui.
«Che vuoi?» chiese Yuji con voce ferma, mentre i due nuovi arrivati si fermarono poco dopo il ciglio della porta.
«Non voglio parlare con te, ma col lui!» ribatté Naruto, indicando il diplomatico.
«Io?» esclamò Tomohiko.
«Sì, esatto!»
«E perché proprio io?»
«Perché? E me lo domandi pure? Tu ci hai ingannato per tutto il tempo, facendoci credere che fossi una persona simpatica, ma in realtà sei solo un bugiardo, un vigliacco che prende in giro le persone per i suoi scopi! Meriti solo di finire in una cella!»
Sebbene Naruto avesse sfogato la sua rabbia in maniera quasi infantile e improvvisata, riuscì a smuovere Tomohiko, che di colpo si alzò in piedi e iniziò a litigare col ninja biondo. Paradossalmente, il diplomatico sembrava essersi arrabbiato di più in quel momento che quando Tsunade lo accusò di essere il mandante degli attentatori.
«Ma come ti permetti? Chi sei tu per giudicare quello che ho fatto?»
«Ehi, voi due! Calmatevi!» intervenne Kakashi, evitando così che la lite potesse degenerare. La tregua tra i due però fu momentanea e a riprendere la parola fu Tomohiko, dopo essersi accomodato nuovamente sulla panca.
«E non parlarmi con quel tono! Ce ne sono altri che sono peggio di me, te lo assicuro!»
«In che senso?» domandò Naruto, con aria dubbiosa.
«Va bene tutto, ma ora non fare il finto tonto...»
«No, lui diceva sul serio!» intervenne Sakura, in difesa del suo compagno di team. «Cosa intendevi dire?»
«Ma vi devo veramente raccontare tutto?»
«Smettila di fare il cretino e parla!!!»
Dopo il richiamo della ragazza dai capelli rosa, Tomohiko fece un lungo respiro prima di spiegare la sua risposta.
«Se siamo arrivati a questo punto, con una nuova guerra praticamente alle porte, di certo non è stato frutto del caso! Già da tempo le Terre Ninja erano diventare un'immensa polveriera, pronta ad esplodere alla prima scintilla. Ma d'altronde non si poteva pretendere molto da dei guerrafondai come voi...»
«Ti riferisci a noi di Konoha?» chiese Kakashi, con uno sguardo molto serio.
«No, intendevo dire in generale voi ninja» rispose il diplomatico. «Non è un segreto che un villaggio come Konoha fondi la sua importanza sul potere militare, ricavando molti guadagni sulle richieste dei piccoli Paesi vicini. Vi è abbastanza chiaro il concetto?»
«Diciamo di sì» intervenne nuovamente il jonin.
«Ma ovviamente, quando la situazione si fa veramente tesa e i vostri grandi capi non sanno cosa fare, scendono in campo i veri diplomatici. Io sono solo un consulente, mai mi potrei paragonare a quei buffoni! Già, i miei superiori era quattro buffoni che amavano vantarsi in giro delle loro capacità, solo loro erano in grado di mantenere la cosiddetta "pace"!»
«La consideri una cosa banale, l'ultima parola che hai detto?» domandò Naruto.
«No, tutt'altro! In passato era un mio grande sogno, ma ho paura che rimarrà tale. Invece tu ci credi ancora?»
«Sì!» rispose Naruto in maniera decisa.
«Allora posso confermare la mia opinione su di te: sei veramente un tipo molto particolare!»
«Hai finito con i tuoi deliri?» domandò Kakashi, cercando di calmare Tomohiko. «Dovresti smetterla di parlare, stai iniziando a diventare noioso. Inoltre è molto strano il tuo comportamento nei nostri confronti, visto che dal tuo fascicolo risulta che tu hai frequentato l'Accademia ninja di Iwa!»
«Sul serio?!?» esclamò Sakura. Il suo stupore era più che legittimo.
«E non solo! Ha raggiunto pure il grado di chonin quando aveva quindici anni, tra l'altro!»
«Questa sì che è una notizia interessante!» affermò Yuji tutto contento. Finalmente l'episodio accaduto a Suna, in cui Tomohiko aveva messo a terra con facilità una giovane ninja, aveva una spiegazione. Lo spadaccino lo aveva intuito, ma solo adesso ne aveva la conferma.
«Oh! Stiamo parlando di qualche anno fa, quando ancora ero felice...» commentò il ragazzo del Paese della Terra, con aria malinconica. Da quel punto in poi, Tomohiko si lasciò andare ad una confessione sul suo passato.
«Uno dei rari momenti della mia vita che ricordo con piacere. Purtroppo il resto è quasi tutto da dimenticare: mio padre non l'ho mai conosciuto e mia madre è morta di malattia quando avevo sedici anni. Sono stato cresciuto da mio zio che aveva un negozio ad Iwa ed è lì che mi ha insegnato tutti i trucchi del mestiere, anche se all'inizio non ne facevo una giusta. Quel negozio per me era come una seconda casa ed era anche il mio covo segreto!»
«Un covo segreto?» chiese Naruto.
«Bhe, a dirla tutta era dove io e i miei amici ci ritrovavamo per discutere o per fare altro. Eravamo dei sognatori, ognuno con le nostre aspirazioni, ma purtroppo non ci sono più. Due sono caduti sul campo di battaglia, la ragazza del gruppo è morta facendo la spia e l'ultimo si è fatto letteralmente esplodere. O almeno così ho sentito dire...»
Di colpo nella stanza scese uno strano silenzio. L'ultima descrizione fatta da Tomohiko fece sussultare i tre ninja di Konoha, quella descrizione sembrava coincidere con un ex-membro di Akatsuki. Era un bombarolo dai capelli biondi che in passato Naruto e Kakashi avevano affrontato di persona, durante il rapimento del Kazekage Gaara.
«Mi stai dicendo che conoscevi Deidara?» domandò il ninja mascherato.
«Oh, sono contento che il suo nome sia arrivato fino a qui! Non credevo che fosse diventato così famoso!» rispose il diplomatico in maniera ironica. Sembrava incredibile, ma Tomohiko stava parlando con estrema tranquillità della sua amicizia con un ninja che, quand'era ancora in vita, era considerato uno dei più ricercati e pericolosi di tutti i tempi.
«Eri suo amico?» domandò Yuji. Anche lui, come gli altri, era rimasto molto sorpreso da quella rivelazione.
«Bhe, lo conoscevo fin da quando avevo sei anni! Abbiamo fatto pure l'accademia assieme e devo ammettere che era un tipo molto particolare: era fissato con l'arte e gli esplosivi, ma tutto sommato era molto simpatico e socievole!»

Qualche minuto dopo Sai, proveniente dai piani alti dell'edificio, scese velocemente le scale e in breve tempo arrivò davanti alla porta, per comunicare a tutti un messaggio urgente: Tsunade aveva nuovamente convocato i due prigionieri nel suo ufficio. Senza perdere altro tempo, Tomohiko e Yuji uscirono dalla stanza, sempre scortati a vista, e si prepararono mentalmente ad una decisione che per loro sarebbe stata vitale.
Una volta aperta la porta dell'ufficio, i due prigionieri capirono al volo che avevano trascorso molte ore all'interno del palazzo, infatti era già notte quando i due si presentarono nuovamente all'Hokage. Dal finestrone alle spalle di Tsunade erano visibili solo le luci che illuminavano Konoha, con qualche stella appena visibile in cielo. Nonostante il momentaneo senso di smarrimento per l'imprevisto cambio d'orario, entrambi erano pronti per il giudizio di Tsunade, che doveva decidere se trattenere i due stranieri o rilasciarli. In volto la donna sembrava molto seria, ma di colpo fece un sorrisetto ironico e allungò l'indice verso Tomohiko.
«Lo sai che sei un vero bastardo?»
«Non è la prima volta che me lo sento dire!» affermò il diplomatico.
«Perché? Cos'è successo?» domandò Kakashi. A quel punto prese la parola Shizune, che aveva in mano un rapporto proveniente da Tanzaku.
«La nostra squadra Ambu conferma di aver trovato l'indirizzo scritto sul biglietto. Inoltre hanno trovato una valigetta all'interno del box corrispondente al numero dato e secondo un primo calcolo, sembra che all'interno della valigetta ci siano almeno cinque milioni di ryu.»
Quasi tutti i presenti spalancarono gli occhi davanti a quella cifra, espressa in moneta locale: era veramente enorme, anche per le casse di Konoha che tendevano quasi sempre verso il rosso.
«E' questo per caso il tuo affare in sospeso?» sussurrò Yuji rivolgendosi a Tomohiko, ricevendo in risposta un cenno del capo. Poi il diplomatico aggiunse, rivolgendosi all'Hokage: «Vi basta come riscatto per la nostra libertà?»
«Fammi indovinare, quella cifra sono i guadagni dei traffici illeciti, giusto?»
«Esattamente!»
«E come mai li avevi te?»
«All'inizio, quando avevo scoperto che i miei superiori erano coinvolti in questa storia, ho provato a convincerli che tutto ciò era sbagliato, ma loro mi hanno completamente ignorato. Così ho deciso di fargli uno scherzetto...»
«Del tipo rubargli i soldi da sotto il naso?»
«Proprio così, ma purtroppo mi hanno scoperto sul più bello! Era per questo motivo che mi hanno rinchiuso alla Rocca, erano sicuri che da lì non sarei mai uscito vivo!»
Dopo aver ascoltato la spiegazione di Tomohiko, che confermò ancora una volta di essere una persona dalle mille risorse, l'Hokage si rivolse direttamente allo spadaccino, che d'istinto si mise sull'attenti.
«Qualche minuto fa è arrivato un messaggio da Kiri per te, Yuji Atsumi. La richiesta di poter rientrare nel tuo villaggio è stata accettata, con effetto immediato. Non avendo più le prove contro di te, quelli del Villaggio della Nebbia hanno preferito chiudere un occhio e ampliare le loro file di spadaccini.»
Immobile come una statua, Yuji rimase di stucco davanti alle parole di Tsunade. Non riusciva a crederci, ma dopo tanto tempo poteva finalmente tornare a casa e tutto ciò fu possibile grazie a quel folle di Tomohiko. Quest'ultimo, dopo aver visto il viso incredulo del suo compare, si lasciò andare ad un urlo liberatorio.
«Siamo liberi, Yuji! Non ci crederai, ma ora possiamo andarcene!»
«Non è esattamente così...» accennò Tsunade, interrompendo sul più bello i festeggiamenti del diplomatico.
«Come sarebbe a dire?» chiese Tomohiko.
«Per Yuji non ci sono problemi, ma per te il discorso è diverso. Puoi lasciare il villaggio, ma sarai sorvegliato a vista!»
«Ma... questo non era nei patti!!!»
«Lo so benissimo!»
Sconvolto dalla decisione dell'Hokage, che in quel momento mostrò un sorriso beffardo alla sua vittima, Tomohiko si voltò e superando i ninja alle sue spalle, uscì dall'ufficio per riprendere un po' di fiato. Qualche attimo dopo nel corridoio si sentì il ragazzo proveniente da Iwa sfogare la sua delusione con un urlo: «Quella donna è insopportabile!!!»
Nel frattempo Shizune, che aveva notato lo sguardo compiaciuto dell'Hokage, capì subito che la donna aveva di proposito fatto innervosire il diplomatico. Probabilmente Tsunade si era vendicata del comportamento troppo irriverente di Tomohiko, che in precedenza l'aveva messa un po' in imbarazzo.


Continua...

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Capitolo 8
*** Assalto notturno ***


Capitolo 8 - Assalto notturno


Affermare che Tomohiko fosse uscito con le ossa rotte, dopo il secondo incontro con l'Hokage, sembrava un eufemismo. Ogni suo tentativo di riassaporare la libertà era andato in fumo, proprio quando era ormai sicuro che tutto si sarebbe risolto a suo favore. Avrebbe voluto urlare di nuovo per la disperazione, ma era così demoralizzato che dalla sua bocca uscì solo un suono strozzato.
Qualche minuto dopo il diplomatico, che per tutto il tempo era rimasto appoggiato al muro con la spalla destra, si accorse che qualcuno lo stava per raggiungere e di scatto si voltò. Il primo che intravide fu Yuji e subito notò che alla cintura aveva di nuovo la katana, molto probabilmente gli era stata riconsegnata dopo la decisione di Tsunade. Alle spalle dello spadaccino c'erano tre ninja della Foglia, per la precisione Kakashi, Sakura e Naruto.
«Che c'è ora?» lamentò il diplomatico.
«Io non capisco...» accennò Yuji, ma fu subito bloccato da Tomohiko.
«Non stavo parlando con te, ma con quelli dietro!»
«Ehi, calmati!» esclamò Naruto. «Non mi sembra il caso di agitarsi così tanto. Alla fine sei riuscito a salvarti, no?»
«Stai scherzando?» ribatté il diplomatico, sgranando gli occhi. «Mi ritrovo in un villaggio che non conosco, senza la possibilità di andarmene perché è notte e inoltre non ho più un soldo in tasca... a questo punto, era meglio se tornavo in prigione!»
«Ma sei impazzito?» replicò Sakura. Come il resto del gruppo, anche lei rimase di stucco davanti alla reazione di Tomohiko, che fino a pochi minuti prima aveva tentato in tutti i modi ad evitare la galera.
«Ora non esagerare! Anch'io sono nelle tue condizioni, più o meno!» affermò lo spadaccino, ma la risposta di Tomohiko fu immediata.
«Ma tu almeno hai un posto in cui andare, in cui sentirti a casa! Io non ho nemmeno quella: se provo a tornare a Iwa, questa volta mi ammazzo sul serio!»
«Poco ma sicuro, dopo quello che hai combinato con i soldi rubati ai diplomatici!» intervenne Kakashi.
«Ed ora, se non vi dispiace, vorrei starmene un po' da solo» chiese il diplomatico, a metà strada tra l'ironico e il polemico. «E spero che abbiate apprezzato il mio spettacolo di poco fa! Non è una cosa che capita tutti i giorni...»
Lo sfogo di Tomohiko, che ammise con molta sincerità la sua disperazione, fece zittire di colpo tutti i presenti, creando una situazione quasi surreale. Dopo tanto tempo aveva mostrato uno dei suoi lati più puri, senza nascondersi dietro a sorrisi di circostanza, e finalmente il ragazzo del Paese della Terra si sentì leggermente più sollevato. Nel frattempo Naruto, ancora incredulo per la reazione di Tomohiko, iniziò a rivalutarlo e allo stesso tempo si sentì in colpa per la litigata avuta con lui in precedenza.
«Ora però smettila con questa lamentela! Stai diventando patetico!» intervenne duramente Yuji.
«Tranquillo...» accennò Tomohiko. «Non mi metto a piangere!»
«Forse stavolta ho un po' esagerato» mormorò Naruto, che poco dopo fece una proposta al diplomatico. «Ti interessa mettere qualcosa sotto i denti?»
«Che vorresti dire?» ribatté Tomohiko, come se ci fosse un trucco dietro a quella domanda.
«Conosco un locale, poco lontano da qui, in cui cucinano un ramen buonissimo! Che ti sembra come idea?»
«In effetti avrei un po' di fame...»
Poco dopo anche Yuji accettò l'offerta di Naruto, visto che anche lui come Tomohiko non aveva i soldi per la cena. L'unico che non era entusiasta per la decisione presa dal ninja biondo era Kakashi e aveva un buon motivo per esserlo. Di solito, quando lui e Naruto andavano a mangiare al locale di Teuchi, era proprio il ninja mascherato che pagava per entrambi, ma in quel caso avrebbe in pratica offerto la cena a ben tre ragazzi affamati: una spesa non poco indifferente!

Sempre scortati dai ninja di Konoha, ma con Naruto in testa al gruppo, Tomohiko e Yuji uscirono dal palazzo e si ritrovarono velocemente in strada, che a quell'ora era completamente deserta. A differenza di quando i due erano arrivati al villaggio, ora per le vie di Konoha c'era molta calma, interrotta ogni tanto dalle occasionali chiacchiere di qualche passante o dai rumori provenienti dai ristoranti rimasti aperti per la notte. Quasi spaesato per la mancanza di riferimenti, Tomohiko cercò di rimanere il più vicino possibile a Naruto, che camminava con passo spedito, ma ad un certo punto si bloccò. Per un motivo ignoto Yuji si era fermato di colpo e da qualche secondo stava osservando un punto all'orizzonte, come se qualcosa di particolare avesse attirato la sua attenzione.
Quando il diplomatico chiese allo spadaccino delle spiegazioni, quest'ultimo domandò ai ninja di Konoha se c'era una festa o una saga in quei giorni. Yuji infatti aveva notato delle fiamme che si estendevano oltre i tetti di alcune case e quasi subito pensò che qualcuno avesse acceso un grosso falò all'interno del villaggio. Ma Kakashi lo smentì all'istante.
«Ti stai sbagliando, quello è un incendio!»
«Oh cielo...» esclamò il diplomatico.
«Ma com'è possibile?» affermò Sakura. «Pochi minuti fa avevo dato un'occhiata alla finestra e non c'era niente!»
«Io vado a controllare, voi rimanete qui con i nostri... ospiti!» ordinò il jonin, allontanandosi velocemente dal gruppo e correndo in direzione delle fiamme.
Rimasto in disparte, a causa dell'improvviso incendio scoppiato in una zona periferica di Konoha, Tomohiko si rese conto che la zona in cui si trovava era completamente deserta, ad eccezione dei due giovani ninja e dello spadaccino. A quel punto nella sua mente iniziò a girare un pensiero piuttosto folle e audace, che però avrebbe molto volentieri messo in pratica. Non conosceva le abilità dei due ninja della Foglia che aveva davanti, ma una cosa era certa: se fosse riuscito a sottrarsi alla loro guardia, quasi sicuramente nessuno avrebbe potuto impedirgli di scappare. In quella situazione così caotica, la sorveglianza all'ingresso sarebbe stata minima e l'idea di andarsene indisturbati era più che realistica. Ma in quel preciso momento Sakura, indicandolo con l'indice, lo richiamò con voce minacciosa.
«Non ci pensare nemmeno!»
«Eh?!?» fece Tomohiko, facendo il finto tonto.
«Lo so benissimo che stai pensando di scappare, l'ho capito dal tuo sguardo!»
«Ma non è vero!» affermò il ragazzo, facendo buon viso a cattivo gioco. «La tua idea è semplicemente ridicola!»
In quel momento intervenne anche Yuji, che in maniera brusca chiese ai presenti di fare silenzio. Com'era immaginabile, i due ninja di Konoha protestarono per il comportamento dello spadaccino, ma quest'ultimo sembrò quasi ignorarli, diventato all'improvviso molto serio.
«Non vi siete accorti di nulla?»
«Cioè?» esclamò Naruto.
«Allora non siete così pericolosi come pensavo...» accennò Yuji, estraendo con un scatto la sua katana. Quando lo spadaccino si mise in posizione di difesa, la lama della spada letteralmente brillò, in quella strada così buia del villaggio. «C'è qualcuno che si sta osservando, nascosto nell'ombra. E non credo che sia un abitante di questo villaggio!»
«Ma ne sei sicuro?»
«Se senti un fruscio nell'erba e pensi che sia il vento, sei morto. Se invece pensi che ci sia un nemico, allora puoi vivere.»
«E sarei io quello fuori di testa...» mormorò Tomohiko.

Quando Kakashi arrivò sul luogo dell'incendio, le fiamme avevano già avvolto tutta la parte alla dell'edificio. Vivo e di colore rosso acceso, il fuoco stava illuminando a giorno tutta la zona circostante e lentamente si stava allargando, a causa del legno presente nelle abitazioni vicine. Per fortuna però i civili erano già stati allontanati, da alcuni ninja presenti in zona, e le operazioni per spegnere l'incendio erano iniziate da qualche minuto. Nel frattempo però Kakashi aveva notato qualcosa di strano, dopo aver osservato i dintorni: due edifici, nella stessa via in cui si trovava il jonin, avevano preso fuoco, ma erano troppo lontani per essere rimasti coinvolti in quell'incendio. Quella notte, inoltre, non c'era un soffio di vento e l'idea che il fuoco sia stato generato da qualcuno era più che fattibile, nella mente del ninja mascherato.
Poco più tardi, mentre Kakashi stava dando una mano per evacuare la zona, casualmente il suo sguardo si soffermò sul bordo superiore della muraglia che circondava il villaggio, notando una strana figura muoversi nell'ombra, in parte illuminata dalla luna. Sospettando un attacco nemico, il ninja lasciò la sua posizione e di corsa raggiunse la base delle mura, prendendo al volo le scale che conducevano fino in cima. Quasi senza fiato, Kakashi aprì la porta in cima alla rampa e velocemente gettò un'occhiata sulla passerella, nella direzione in cui aveva visto la figura muoversi.
Sul bordo c'erano due persone, che stavano guardando verso il basso. La prima, più vicina a Kakashi, era in piedi e indossava un largo cappello di paglia e una tenuta completamente nera, con una maschera simile a quella che portava il ninja di Konoha. Nella mano sinistra stringeva un arco di legno, mentre nella destra teneva una freccia con una punta molto particolare: era ricoperta da una sostanza densa e appiccicosa, raccolta in un contenitore che l'arciere aveva ai suoi piedi. Di fianco a quest'ultimo, ma in posizione più bassa, c'era il secondo arciere e in mano aveva un accendino, con cui stava per dar fuoco alla sostanza presente sulla freccia. A quel punto Kakashi capì le intenzioni dei due intrusi: stavano lanciando delle frecce infuocate per creare un grosso incendio all'interno del villaggio, usando quella specie di olio molto denso come combustibile. Temendo che quello potesse essere l'inizio di un attacco molto più massiccio, il ninja decise di intervenire per fermarli.
Quando il primo arciere, con la coda dell'occhio, vide Kakashi prendere un kunai in mano e lanciarsi contro di lui, d'istinto si voltò e prese la mira per colpirlo. Poco prima di vedere il suo avversario scoccare la freccia, il ninja di Konoha notò un particolare disegno sulla spalla sinistra: era l'emblema di uno scorpione dipinto di bianco, un simbolo che non aveva mai visto prima di allora.
Nonostante la distanza ravvicinata, Kakashi si abbassò in avanti e
riuscì per un soffio a schivare la prima freccia, che gli passò a pochi centimetri dall'orecchio destro, e si preparò a ricevere un secondo attacco. Ma appena si rialzò, il ninja si accorse che i due arcieri stavano scappando verso l'esterno, percorrendo di corsa la passerella. In un primo momento Kakashi fu tentato dall'idea di inseguirli, ma appena li vide gettassi nelle fronde di alcuni alberi, il jonin decise di lasciarli andare. Era troppo pericoloso inseguirli al buio e a quel punto decise di tornare indietro, per riunirsi al gruppo che aveva lasciato al villaggio.

Era trascorso qualche minuto e Yuji continuava a fissare un punto ben preciso nell'oscurità, sopra la sua testa. Sul tetto che lo spadaccino osservava intensamente non sembrava esserci alcun movimento sospetto, ma il suo istinto gli diceva che lì c'era qualcuno, nascosto nell'ombra. Anzi, era sicuro al cento per cento che su quel tetto qualcuno si stava nascondendo e il desiderio di attaccare per primo era enorme, ma preferì rimanere fermo e aspettare la prima mossa da parte dell'avversario.
Nel frattempo Naruto e Sakura, ormai convinti che il pericolo era reale, si organizzarono per respingere un eventuale attacco nemico: il ninja biondo si mise di fianco allo spadaccino, che stingeva con forza la spada, mentre la ragazza invitò Tomohiko ad indietreggiare. Pochi attimi dopo una serie di sibili tagliarono l'aria e quasi immediatamente tutti si spostarono all'indietro, un gran numero di shuriken era stato lanciato contro il gruppo. Ciò significava che più di una persona si era nascosta su quel tetto, ma grazie ai loro riflessi Sakura e Naruto riuscirono a mettersi in salvo, mentre Yuji preferì la sua abilità con la spada per difendersi. Con una serie rapida di movimenti con le mani, dimostrando di avere una coordinazione sviluppata in anni d'allenamento, lo spadaccino parò ogni shuriken diretto verso di lui con la lama, facendoli cadere a terra. Lo spadaccino accennò anche un sorriso, quando finì di difendersi: nonostante il tempo trascorso in prigione, la sua tecnica era rimasta la stessa.
Finito il primo attacco, all'improvviso sulla strada fu gettato un kunai, che inspiegabilmente si piantò alle spalle di Naruto e Yuji, che erano rimasti in prima linea. Solo voltandosi i due capirono perché era stato lanciato in quel modo. Legato al kunai c'era una carta bomba innescata e appena la videro, entrambi si gettarono a terra per evitare l'imminente esplosione.
Il botto fu piuttosto potente, ma per fortuna le abitazioni nei pressi della strada avevano riportato solo danni lievi. Dopo aver riaperto gli occhi, per non rimanere accecati dal bagliore della bomba, Naruto e Yuji si rialzarono da terra e controllarono nuovamente sopra il tetto osservato dallo spadaccino in precedenza. Non c'era più nessuno, chiunque si trovava lì era scappato dopo aver gettato il kunai. Ormai sicuri di non essere più in pericolo, entrambi tornarono indietro e la prima persona che incontrarono fu Sakura, che si era rifugiata in una strada laterale. Quando i tre si ritrovarono, immediatamente si accorsero che Tomohiko era scomparso e subito Sakura sospettò che alla fine, sfruttando la confusione di poco fa, il ragazzo era riuscito a scappare, ma in realtà le cose non stavano così.
Poco più in là Naruto, vicino a bordo della strada, vide il diplomatico disteso a terra, praticamente immobile e con il disegno della sua maglietta illuminato da uno dei pochi lampioni presenti. Aveva la faccia rivolta verso il basso e sembrava che l'esplosione lo avesse fatto sbalzare fino a quel punto, distante molti metri da dove si trovava all'inizio. Preoccupata per le sue condizioni, Sakura si precipitò per prestargli i primi soccorsi e subito notò che Tomohiko aveva una brutta ferita alla testa, da cui usciva un po' di sangue. Avendo studiando un po' di medicina, la ragazza capì che il diplomatico era sotto shock e lo voltò in modo da potergli fargli prendere più ossigeno. Il ragazzo non era in pericolo, ma aveva bisogno di cure al più presto e per questo motivo i tre ninja si organizzarono per portarlo all'ospedale più vicino.


Continua...

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Capitolo 9
*** Il male minore ***


Capitolo 9 - Il male minore


Il giorno seguente l'attentato, com'era prevedibile, all'ospedale di Konoha ci fu un gran viavai di persone e tra i vari ricoverati figurava anche Tomohiko, che nelle ore precedenti era stato curato per la sua ferita alla fronte. Dopo essere stato bendato con una fasciatura ben tesa, il ragazzo fu ricoverato e trascorse tutto il pomeriggio in una delle stanze libere, aspettando con impazienza il via libera da parte dei medici per uscire.
Durante l'attesa però ricevette una visita, a suo dire, inaspettata. Mentre si trovava in piedi, di fronte ad una finestra che dava all'esterno, Tomohiko sentì la porta aprirsi e quando si voltò intravide due dei ninja che lo avevano portato all'ospedale, ovvero Naruto e Sakura. Poco dopo arrivò anche Yuji, che però a differenza degli altri preferì rimanere in disparte, appoggiando le spalle alla parete.
«Oh, chi si rivede!» esordì il ragazzo del Paese della Terra.
«Scommetto che ti stai annoiando a morte, qui dentro!» affermò Naruto, cercando di fare il simpatico. Tomohiko si limitò a confermare quella frase con un cenno del capo.
«Io me ne sarei già andato da un pezzo, ma i medici voglio essere sicuri che non ci siano ricadute... che noia!»
«Dopo il volo che hai fatto ieri notte, credo sia il minimo!» intervenne Sakura.
A causa delle parole dette dalla ragazza, per un po' di tempo Tomohiko rimase in silenzio, come per cercare le parole giuste per rispondere ai suoi ospiti. Riprese a parlare solo dopo essersi schiarito la voce.
«Nonostante i nostri precedenti contrasti, vi devo ringraziare per l'aiuto che mi avete dato. Ne sono rimasto veramente colpito e devo ammettere che non mi sarei mai aspettato un gesto del genere da voialtri...»
Il primo a reagire fu Naruto, mostrando una faccia tutt'altro che allegra. «Potevi anche limitarti ad un semplice grazie, senza fare tutti questi giri di parole!»
«Aspetta un minuto!» esclamò Sakura. «Che intendi dire? Pensi veramente che ti avremo lasciato lì, ferito e in mezzo alla strada?»
«Ora non esageriamo! Stavo solo dicendo che non immaginavo tutta questa benevolenza nei miei confronti... tutto qui!»
La ragazza, nonostante la provocazione di Tomohiko, si limitò a sbuffare vistosamente e ad invitare il suo compagno di team ad uscire dalla stanza, prima che cambiasse idea. Una volta usciti, il diplomatico credeva di essere rimasto solo, ma in quel momento si fece vivo Yuji, che si portò vicino al letto in cui il suo ex compare aveva riposato.
«Lo sai che sei un maestro nel provocare le persone?»
«Ti assicuro che non è così facile come sembra!» rispose Tomohiko, in maniera ironica.
«Non so te, ma io mi ero già immaginato Sakura che ti tirava un bel destro in pieno volto! E forse te lo saresti pure meritato!»
«Può darsi...»
«Ma tornando seri, almeno per una volta, ho una cosa da chiederti.»
«E sarebbe?»
«Perché ieri notte sei rimasto in mezzo alla strada? Chiunque, dopo la prima raffica di shuriken, avrebbe cercato un riparo, ma tu invece no! Sei veramente stupido come credo?»
«No, volevo solo rendermi utile» rispose Tomohiko, sdraiandosi sul letto. «Non so perché, ma proprio in quel momento mi è venuto l'istinto di riutilizzare una tecnica di terra che non usavo da anni... purtroppo ho sbagliato ad eseguire i sigilli e il risultato finale si è visto!»
In risposta lo spadaccino rimase in silenzio e scuotè la testa da entrambi i lati.
«Sei venuto fin qui solo per chiedermi questo?» domandò Tomohiko, cambiando discorso.
«Praticamente sì, anche se speravo di trovarti un po' più calmo rispetto a ieri...»
«In che senso?»
«Io non riesco a capire il perché del tuo comportamento per quei due ragazzi che erano qui poco fa: li continui a trattare come se fossero dei criminali!»
«Già, è vero. Lo so che è stupido, ma mi hanno sempre insegnato di non fidarmi di nessuno. Per caso ti senti offeso per la categoria?»
«Direi abbastanza!» affermò Yuji, fulminando con lo sguardo il suo interlocutore. «E poi smettila con la tua fastidiosa tattica di essere ambiguo con tutti, non puoi andare avanti così all'infinito!»
«E perché non posso farlo? Ho sempre odiato dover scegliere da che parte stare, soprattutto quando non mi riconosco in nessuna di esse!»
Quasi di colpo nella stanza scese un silenzio quasi surreale, si poteva sentire distintamente i rumori che provenivano da fuori. Non avendo più niente su cui discutere, Yuji si voltò e si incamminò per uscire dalla stanza, ma poco prima di aprire la porta fu richiamato da Tomohiko.
«Anch'io avrei una curiosità da chiederti, Yuji.»
«E sarebbe?»
«Perché hai deciso di fare lo spadaccino? E' stata una tua scelta o tipo a sei anni ti hanno dato una spada in mano e poi ti hanno detto arrangiati?»
«E' una tradizione del mio clan, tutto qui.»
«Ho capito. Adesso non ho più niente da chiederti» commentò Tomohiko, sospirando con aria delusa. «Nonostante tutto, è stato un piacere conoscerti Yuji. Addio.»
«Già. Credo proprio che questo sia un addio.»
Quando anche lo spadaccino lasciò la stanza, il diplomatico si voltò nuovamente verso la finestra e aspettò sul letto il via libera da parte dei medici. Per qualche minuto la situazione rimase tranquilla, ma poco dopo qualcuno aprì la porta di colpo, spaventando non poco Tomohiko che d'istinto saltò in piedi. Era l'assistente dell'Hokage, Shizune, e subito il ragazzo notò che aveva il fiatone, come se avesse percorso tutta la strada tra l'ospedale e il palazzo di corsa.
«Cos'è successo?» chiese Tomohiko, ancora con gli occhi sgranati.
«La signorina Tsunade la vuole immediatamente nel suo ufficio! E' urgente!»
«No, grazie! Se vuole, può venire al mio funerale!»
«Non è il momento di fare il deficiente!!!» ribatté Shizune, dimostrando una certa rabbia che fece zittire all'istante il diplomatico. Doveva essere successo qualcosa di veramente grave, se l'assistente di Tsunade gli aveva risposto in malo modo. «Abbiamo appena ricevuto delle notizie molto gravi dal Paese della Terra!»
«Quanto gravi?»
«La signorina Tsunade è letteralmente sbiancata, quando ha ricevuto il messaggio!»
«Oh, merda...»

Nel giro di pochi minuti Tomohiko ricevette il via libera da parte dei medici e si liberò delle bende che aveva in testa, pronto per incontrare nuovamente l'Hokage. Insieme alla donna e alla sua assistente, il diplomatico vide nell'ufficio anche i tre ninja che la notte precedente lo avevano scortato fuori dal palazzo, richiamati per fare rapporto sul recente attentato a Konoha. Tra di loro spiccava una Sakura piuttosto irritata, anche ancora non aveva digerito la discussione in ospedale.
Una volta raggiunta la scrivania, Tsunade mostrò a Tomohiko un rotolo di carta aperto, con tanto di intestazione, in cui era riportata una notizia che sconvolse lo stesso diplomatico: un nuovo Paese, che si era autonominato delle Torri, si era separato dal Paese della Terra e si era proclamato indipendente. Secondo quanto era scritto nel rotolo, la nuova Nazione chiedeva un appoggio militare per legittimare la sua indipendenza, arrivando perfino ad organizzare un'alleanza con i villaggi minori, aggirando così ogni tipo di accordo diplomatico fatto in precedenza.
«E' molto più grave di quanto potevo immaginare» fu il primo commento di Tomohiko. Dopo essersi ripreso dalla notizia, chiese a Tsunade: «Perché mi avete chiamato?»
«Secondo l'intestazione, il leader di questo Paese delle Torri è un certo Basho, ma io personalmente non l'ho mai sentito nominare! Visto che tu provieni dal Paese della Terra, ho subito pensato che avessi qualche informazione su questo tizio.»
«Credo che a questo punto sia inutile chiedere qualcosa in cambio...» ammise Tomohiko, con un sorriso amaro.
«Oh, finalmente ci troviamo d'accordo su qualcosa!» esclamò l'Hokage, mettendo in imbarazzo Tomohiko, che a stento si trattenne per non replicare in malo modo alle parole della donna.
«Lo conosco solo di fama, ma so per certo che è il secondo dello Scorpione Bianco e che si tratta di un tipo subdolo. O forse è meglio dire paranoico, ma...»
«Aspetta un minuto!» intervenne Kakashi bruscamente. «Hai detto proprio Scorpione Bianco?»
«Sì, perché?»
Ci fu un attimo di silenzio, interrotto poi da Tsunade: «Perché gli attentatori che hanno attaccato ieri notte avevano un simbolo identico sulle loro divise!»
Tomohiko rimase in silenzio davanti alla notizia, la sua espressione sorpresa valeva più di mille parole. Poco dopo fu nuovamente Kakashi a riprendere la discussione.
«Ma cos'è esattamente questo Scorpione Bianco? Una squadra d'élite?»
«No!» rispose il diplomatico. «E' il soprannome di una persona, ma si vede che da queste parti lo conoscete solo di nome... parlo di Kyoshi Shimada.»
Davanti a quel nome, Kakashi e Tsunade rimasero increduli ed entrambi fecero con la mente un tuffo nel passato. Kyoshi Shimada era stato il comandante delle truppe che combatterono la Seconda e la Terza Guerra Mondiale Ninja per il Paese della Terra, diventando famoso per le sue tattiche senza scrupoli e per la sua imprevedibilità nell'attacco, caratteristiche che negli anni gli diedero appunto il soprannome di Scorpione Bianco. I due ninja però non erano mai riusciti ad incontrarlo, ma il suo nome tra le file nemiche era ben noto e incuteva, a seconda delle persone, rispetto o terrore.
«Mai mi sarei aspettata di risentire un giorno quel nome...» commentò Tsunade, visibilmente sorpresa.
«Non credevo che quel vecchio pazzo fosse così famoso, dopotutto! Ne sarà contento!»
«Ho sentito bene?!? Mi stai dicendo che è ancora vivo?»
«Proprio così! E oserei dire che sta meglio di me!»
«Perché? Qual è il problema?» intervenne Naruto. La risposta dell'Hokage fu fulminea.
«Quando Shimada combatté la Seconda Guerra, aveva già superato i cinquant'anni! Facendo un veloce calcolo, oggi ne avrebbe...»
«Ottanta!» rispose Tomohiko. «O addirittura di più!»
«Questo Shimada deve essere veramente un uomo tenace» affermò Kakashi un po' ironico.
«Ma questa non è l'unica cosa strana di tutta questa storia! Nel messaggio c'è scritto che il Paese delle Torri hanno un proprio esercito, ma ciò è impossibile! Kyoshi non ha mai avuto più di cento ninja ai suoi ordini e non è pensabile gestire un intero Paese con così pochi uomini!»
«Purtroppo credo di avere la risposta alla tua domanda...» accennò Tsunade, sospirando perché stava per riferire una brutta notizia. «Secondo le informazioni raccolte da Kakashi, sembra che dietro agli attentati ci siano quelli di Akatsuki. E se tutto ciò fosse vero, non mi stupirebbe il fatto che abbiano fornito pure un esercito mercenario al Paese delle Torri.»
Il più stupito tra i presenti, che aldilà della scrivania avevano sentito la teoria di Tsunade, fu Naruto, che in passato aveva subito non pochi problemi da quelli dell'Organizzazione Alba. Ma quella non era la notizia più brutta della serata, come sottolineò Tomohiko.
«Il fatto più grave di tutta la vicenda rimane però la richiesta di sostegno militare del Paese delle Torri. Se gli altri villaggi intuiscono che il Paese della Terra ha perso il controllo del suo territorio, potrebbe nascere uno scontro tra chi ne vuole approfittare per ribaltare l'equilibrio precedente tra le Terre Ninja e chi vuole invece mantenerlo. Nel giro di pochi giorni, la situazione potrebbe diventare veramente drammatica...»
«Ovvero?» chiese Sakura, quasi intimorita nel formulare quella domanda.
«Sia vicinissimi ad una nuova Grande Guerra tra le Terre Ninja!»
«Purtroppo è la stessa cosa che ho pensato anch'io quando ho ricevuto quel messaggio» aggiunse l'Hokage, dal cui tono di voce era evidente la sua tensione. Ma essendo una donna capace di reagire ad ogni avversità, Tsunade aveva già in mente un piano per impedire lo scoppio di un nuovo conflitto. «A questo punto, dobbiamo scoprire cosa sta realmente accadendo nel Paese della Terra. Sarà un progetto veramente ambizioso, che coinvolgerà tutti i ninja a nostra disposizione.»
Subito dopo prese la parola Shizune: «La missione che la signorina Tsunade ha ideato è di livello S, il grado più alto per una missione, e il suo nome in codice sarà "Roccia bollente"! Ed è talmente riservata che solo le persone in questa stanza sanno dello loro esistenza.»
Il consenso per la scelta presa dall'Hokage trovò tutti d'accordo, ma ci fu un intervento improvviso, da parte di Tomohiko, che sembrò quasi provocatorio agli occhi dei ninja di Konoha. «Voglio far parte di questa missione!»
«Non è il momento di fare certe battute, caro diplomatico!» ribatté Tsunade, cercando di fulminare con lo sguardo il ragazzo del Paese della Terra. La donna rimase veramente sorpresa quando vide il volto di Tomohiko, era seriamente determinato ad entrare in quella missione.
«Dico sul serio! E ho ben due ragioni per farlo: prima di tutto, sono l'unico in questa stanza, e credo anche nel resto del villaggio, a conoscere per bene il Paese della Terra...»
«E la seconda ragione?»
«Perché l'idea di non far niente per impedire una guerra, che causerà migliaia di morti tra i civili, non mi farebbe dormire la notte. Forse come spiegazione è un po' banale, ma in fondo le motivazioni non devono per forza essere complicate!»
In maniera spontanea e per dimostrare il suo riconoscimento per la decisione presa dal diplomatico, Naruto gli si avvicinò e lo ringraziò mettendogli una mano sulla spalla.
«Allora non sei così bastardo come pensavo!» commentò sorridendo. Ma la risposta di Tomohiko congelò l'entusiasmo del ninja biondo.
«Non lo sto facendo perché all'improvviso mi siete diventati simpatici... ho semplicemente scelto il male minore. Purtroppo non c'è un'altra soluzione per fermare quel vecchio pazzo.»


Continua...

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Capitolo 10
*** La composizione della squadra ***


Capitolo 10 - La composizione della squadra


L'indomani mattina, poco fuori il palazzo dell'Hokage e in una bella giornata illuminata dal sole, la squadra che sarebbe partita verso nord si riunì come previsto, per ricevere le ultime direttive da Tsunade. Da prima di iniziare, la donna dovette spiegare l'assenza di Kakashi, che fu subito notata dai suoi allievi: il ninja mascherato era ripartito in nottata perché doveva continuare la missione che aveva interrotto, ovvero scoprire l'identità della ragazza che stava dietro gli attentati. Senza di lui, la squadra era in sostanza la stessa che Tomohiko aveva incontrato la prima volta ai confini del Paese del Vento, quella capitana da Yamato con il supporto di Sai, Naruto e Sakura. Ma quello non era stato il problema più grosso per Tsunade, infatti la notte precedente aveva litigato furiosamente con gli anziani consiglieri del villaggio, che alla sola idea di iniziare una missione così rischiosa volevano fermarla fin da subito. Ci volle tutta la determinazione della donna a convincere i consiglieri della necessità di quella missione e alla fine riuscì nel suo intento, nonostante la perplessità dei suoi interlocutori.
La missione denominata "Roccia bollente" aveva due obiettivi: il primo consisteva nell'introdursi nel Paese della Terra, andando verso nord e attraversando il Paese dell'Erba, mentre il secondo era quello di scoprire ogni attività del Paese delle Torri e di bloccare le operazioni dei secessionisti. Come fu ben spiegato da Tsunade, una volta superato il confine la squadra si sarebbe ritrovata completamente sola, senza la possibilità di essere aiutata e per questo motivo la donna stava cercando di aggiungere più elementi possibili al gruppo, nonostante la maggior parte dei ninja di Konoha erano già impegnati in altre missioni. Anche il tempo era un altro elemento da considerare: la squadra aveva solo pochi giorni per completare la missione, altrimenti ogni tentativo di fermare l'imminente guerra sarebbe stato completamente inutile.
Come suggerito da Tomohiko, la squadra avrebbe percorso una via commerciale per raggiungere il Paese della Terra, ma prima di partire l'Hokage fece un'ultima domanda al ragazzo. Avendo intuito che il diplomatico aveva conosciuto Kyoshi Shimada di persona, la donna gli domandò per quale motivo il capo dei secessionisti aveva scatenato tutto quel caos, visto che Tsunade non riusciva a trovare una motivazione certa a tutto ciò. La risposta di Tomohiko non tardò ad arrivare: non essendo riuscito in passato a sconfiggere i suoi nemici, prima di morire Kyoshi voleva lasciare questo mondo nel caos della guerra, in modo tale che nessuno ne sarebbe uscito illeso. Come specificò il diplomatico, il suo rancore era pari solo alla sua follia.
Lasciato alle spalle il palazzo dell'Hokage, il gruppo raggiunse in breve tempo il portone d'entrata e si preparò ad uscire dal villaggio. In quel momento Tomohiko stava ripassando mentalmente la strada da fare, ma ad un certo punto il suo sguardo si soffermò su un vestito a lui molto familiare, per la precisione un kimono colorato d'azzurro. Poco dopo anche il resto del gruppo notò la presenza di quella persona, che come altro segno distintivo portava un paio di spade alla cintura.
«Yuji!!!» esclamò Tomohiko alquanto sorpreso. «Ti immaginavo lontano chilometri!»
«Ed invece no!» si limitò a rispondere lo spadaccino.
«Perché sei ancora qui?» chiese Naruto, sicuramente meravigliato dalla presenza del ragazzo del Villaggio della Nebbia davanti al portone. Quest'ultimo poco dopo rispose alla domanda.
«Quando sono uscito dall'ospedale, ho ripensato a quello che ci siamo detti mentre eravamo nei sotterranei. Sapevo che non avevi ragione e per questo motivo ho sentito il discorso che hai fatto nell'ufficio dell'Hokage ieri notte...»
«Aspetta un secondo!» intervenne Sakura, quasi infastidita. «Ci hai spiato mentre eravamo con la signorina Tsunade?»
«Bhe, sì! Ma in fondo, non ci hanno addestrato anche per fare questo?» rispose Yuji, riprendendo poi il suo discorso e puntando lo sguardo verso Tomohiko. «Secondo te siamo pari, perché ci siamo protetti le spalle a vicenda, ma in realtà le cose non stanno così. Grazie a te sono libero di tornare al mio villaggio, qualcosa che non sarei mai riuscito a fare da solo, e per il mio onore non posso lasciarti senza aver ripagato il mio debito.»
«Che vorresti dire?» chiese Tomohiko piuttosto confuso.
«Dato che ti sei presentato volontario per questa missione, ho deciso di seguirti finché avrai bisogno del mio aiuto. Spero solo che tu possa accettare...»
Neanche il tempo di concludere la frase e di colpo Tomohiko abbracciò calorosamente Yuji, mentre quest'ultimo rimaneva impassibile e cercava di nascondere l'imbarazzo che stava provando in quel momento. Commosso dalla lealtà dello spadaccino, il diplomatico lo ringraziò apertamente.
«Accetto molto volentieri la tua proposta! Potrei anche piangere dalla gioia...»
«Ora non esagerare!» intimò Yuji, allontanandosi un po' e cercando di mettere in riga Tomohiko. «Sei stato fortunato ad avermi trovato ancora qui, visto quello che hai combinato durante l'attentato: a momenti ci rimanevi secco!»
«Sei proprio gentile, eh?» ribatté sarcastico il diplomatico. Subito dopo si rivolse al capitano della squadra, Yamato, e disse: «Spero che non ci siano problemi a farci accompagnare dallo spadaccino, anche se è un gran rompiballe...»
«Nessun problema.»
«Ottimo! Una mano in più ci fa sempre comodo!» commentò Naruto.

Proseguendo lungo la strada sterrata che si dirigeva a nord, ben presto il gruppo capitanato da Yamato si ritrovò ai confini del Paese del Fuoco e con la stessa tranquillità il viaggio continuò attraverso il Paese dell'Erba, caratterizzato dalla sua fitta vegetazione composta da diverse varietà di alberi. Se non fosse stato per il bianco della ghiaia, l'unico colore presente era un verde di diverse tonalità, che dava l'idea di proseguire anche oltre l'orizzonte. Ma la vastità di quelle foreste potevano nascondere molti pericoli, tra cui la possibilità di cadere in un'imboscata nemica, e per questo motivo mentre il gruppo avanzava, almeno un paio di persone tenevano d'occhio tutto ciò che riuscivano a vedere ai lati della strada.
Ad un certo punto Sai, che si trovava davanti al gruppo, sentì uno strano fruscio provenire da alcuni cespugli e immediatamente mise in guardia il gruppo, che di colpo si fermò. Poco dopo una voce femminile, dal tono molto familiare per i ninja di Konoha, li avvisò che non c'era pericolo e che era giunta fin lì per dare supporto alla squadra, come Tsunade aveva promesso alla partenza.
Arrivando lateralmente rispetto alla strada e sbucando da alcuni cespugli, fece la sua comparsa una ragazza più o meno coetanea di Naruto, o più precisamente una kunoichi. Aveva dei lunghi capelli scuri e indossava una giacca color viola pastello a maniche bianche, pantaloni blu e un coprifronte della Foglia che portava al collo, ma il tratto più distintivo della ragazza erano i suoi occhi color bianco-lilla, che attirarono subito l'attenzione dei due stranieri presenti in squadra. Solo da quel particolare, Tomohiko capì al volo che la ragazza apparteneva al clan Hyuga, uno dei più influenti di Konoha, e in maniera piuttosto evidente scuoté la testa e si portò una mano in fronte, come se avesse appena ricevuto una pessima notizia. Al contrario del suo compare, che ricevette numerose lamentele da parte dei ninja di Konoha, Yuji sembrò molto contento di incontrare la nuova arrivata. Con un sorriso sulle labbra e con voce molto gentile si presentò alla ragazza, cogliendo l'occasione per avvicinarsi un po' a lei.
«E' un piacere fare la tua conoscenza...» accennò lo spadaccino, creando un po' di imbarazzo nella kunoichi. Per metterla a suo agio, decise di continuare il discorso. «Io sono Yuji Atsumi, tu invece sei...?»
«Hinata Hyuga» rispose timidamente la ragazza.
«Ah, che bellissimo nome!»
Neanche il tempo di andare avanti e immediatamente lo spadaccino fu affiancato da Tomohiko, che in maniera agitata mormorò qualcosa all'orecchio di Yuji.
«Sei completamente impazzito per caso?!?»
«Che cavolo ti prende adesso?» ribatté il suo compare. Lo spadaccino era letteralmente rimasto incantato da quella ragazza, non riusciva a togliere lo sguardo dalle morbide forme di Hinata. «E' veramente carina...»
Prima la kunoichi col ventaglio, poi Sakura ed infine anche la ragazza del clan Hyuga: ormai Tomohiko non aveva più dubbi sul fatto che Yuji era un pervertito, nonostante la sua disciplina da samurai avrebbe dovuto mettere un freno al suo comportamento. Allo stesso tempo però il ragazzo del Paese del Terra rimase molto sorpreso nel vedere Hinata arrossire per un semplice complimento da parte di Yuji. Non si sarebbe mai aspettato di incontrare una ragazza così timida e gentile tra le file dei ninja di Konoha.
«Ehi, voi due! Che state combinando con Hinata?» intervenne Naruto. Sembrava veramente infastidito dal comportamento dei due ragazzi, che però al momento lo stavano ignorando.
«Yuji!» sussurrò Tomohiko. «Ti rendi conto che è del clan Hyuga?»
«E allora? Volevo solo essere gentile!»
A quel punto il diplomatico preferì non ribattere all'ultima affermazione di Yuji. Aveva l'impressione di parlare ad un muro di mattoni.
«La volete smetterla di ignorarci?» avvisò Sakura, con un tono di voce molto simile alla minaccia.
«C'è stato un piccolo malinteso...» si scusò Tomohiko, voltandosi verso il gruppo. «Mi sono fatto prendere dall'agitazione perché l'ultima volta che ho incontrato un ninja del clan Hyuga è successo il finimondo!»
«Davvero?» domandò Hinata.
«Sì, ma è meglio non parlarne. Tra litigi, insulti e il volo fatto da uno dei diplomatici per tutta la stanza, preferisco dimenticare quella storia!»
Una volta chiarito, se così si poteva considerare, l'atteggiamento di Tomohiko, Hinata spiegò ai presenti le motivazioni del suo arrivo in solitaria. Essendo i suoi compagni di team ancora impegnati in un'altra missione, Tsunade aveva potuto mandare solo lei in aiuto del gruppo e per il momento era il massimo che l'Hokage poteva fare per sostenerli in quella missione così delicata. Nonostante l'incertezza dimostrata all'inizio, Hinata era pronta a collaborare con il gruppo e ciò fece sorridere Naruto, ben lieto di ricevere aiuto dalla sua cara amica. Tra i due ci fu un veloce scambio di sguardi e Tomohiko, ancora imbarazzato per la pessima figura fatta in precedenza, notò che Hinata osservò il ninja biondo con uno sguardo perso, come se per lei Naruto fosse più di un amico. Il diplomatico però non ci diede troppo peso a quell'episodio, anche perché fu subito richiamato per riunirsi al gruppo, che nel frattempo era già ripartito verso nord.


Continua...

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Capitolo 11
*** Passaggio obbligato ***


Capitolo 11 - Passaggio obbligato


Proseguendo lungo la strada sterrata, Tomohiko da lontano intravide alcune catene montuose e per un attimo si fermò per ammirarle. Dopo tanto tempo il ragazzo stava per rientrare nel suo Paese e avere nuovamente l'occasione di rivedere quel panorama lo fece un po' emozionare: il ricordo di quel paesaggio era così lontano che per lui era come rivivere un sogno. Ma ciò significava anche che il confine con Paese della Terra era molto vicino e che da adesso in avanti tutti, lui compreso, dovevano prestare la massima attenzione per non rovinare la missione.
Oltrepassate le prime formazioni rocciose, il gruppo si lasciò alle spalle il Paese dell'Erba e finalmente entrarono nel Paese della Terra, il cui unico accesso era rappresentato da una valle stretta e un po' tortuosa, circondata da entrambi i lati da una fitta foresta di conifere. Osservando la strada che percorreva il centro della vallata, era visibile poco più avanti un villaggio di campagna, con tutte le case costruite in legno e col tetto in paglia, mentre verso il fondo della valle c'era un avamposto militare, situato vicino ad un lago alimentato da un torrente di montagna. Dando un'occhiata più attenta al villaggio, i ninja notarono fin da subito che non c'era nessuno nei dintorni e questo fatto mise in allerta il capitano Yamato, che immediatamente ordinò alla squadra di fermarsi. Prima di proseguire voleva sapere se anche l'avamposto era abbandonato e perciò chiese aiuto a Hinata, per dare un'occhiata più precisa alla costruzione. La ragazza, appartenendo al clan Hyuga, possedeva un'abilità innata chiamata Byakugan e grazie ai suoi occhi poteva osservare in maniera molto nitida, anche a centinaia di metri, ogni particolare che riusciva a vedere nel suo campo visivo.
Dopo aver attivato la sua abilità, col conseguente aumento di sangue verso gli occhi, Hinata poté descrivere al meglio ciò che si trovava in fondo alla valle. L'avamposto militare era semplicemente una torre di pietra a tre piani, leggermente rialzato rispetto al fondo valle e con tetto piatto, con un semplice parapetto alto all'incirca un metro. Le mura esterne era ruvide, piuttosto spesse e con poche finestre, Hinata ne contò solo tre per piano. Tornando un po' indietro, a metà strada tra la torre e il villaggio, c'era un edificio isolato e grigio, grande a sufficienza per ospitare un paio di persone e poco altro. A prima vista sembrava un posto di blocco, usato principalmente per sorvegliare chi attraversava la valle e lì vicino erano visibili due uomini, che al momento stavano chiacchierando. Entrambi avevano una tenuta da ninja, con tanto di coprifronte ben visibile.
«Ci sono solo quei due in zona?» domandò Yamato, riferendosi a Hinata.
«Sì, ma ho notato del fumo provenire dal tetto della torre. Gli altri sono tutti al suo interno.»
Mentre la ragazza rispondeva alla domanda, Tomohiko e Yuji rimasero molto colpiti dalle capacità del Byakugan. E con tutta probabilità quello era solo una parte del suo potenziale. «Inoltre ho visto che i due ninja di guardia hanno il coprifronte del Paese della Terra.»
«In questo caso si attacca o no?» chiese Naruto, che però fu subito richiamato dal suo capitano.
«Non essere così impulsivo! Non abbiamo la certezza che sono del Paese della Terra, potrebbero essere dei ninja del Paese della Torre sotto mentite spoglie!»
«Intanto complimenti per l'ottima vista!» esclamò l'ormai ex diplomatico, riferendosi a Hinata. Poi aggiunse: «In ogni caso, vi ricordo che questa è l'unica strada per uscire in fretta dalla valle, ogni altra scelta ci farà perdere un sacco di tempo.»
«Passeremo per questa strada, come previsto» confermò Yamato.
«Ottimo!»
«Ma prima voglio sapere perché questo villaggio sembra abbandonato. E' alquanto sospetto...»
«Forse i suoi abitanti sono stati evacuati in vista della guerra, ma la mia è solo un'ipotesi. In effetti è strano vedere il villaggio così silenzioso, ogni volta che passavo da queste parti era sempre pieno di gente.»
Dopo una breve chiacchierata tra Yamato e Tomohiko, in cui i due parlarono sottovoce, il capitano decise di dividere la squadra in due parti. Un gruppetto avrebbe controllato a fondo il villaggio, più precisamente Naruto, Sakura, Sai e Hinata, mentre Tomohiko e Yuji sarebbero andati in avanscoperta verso il posto di blocco, per cercare di raccogliere più informazioni possibili dai due ninja di guardia. L'idea era quella di presentarsi come mercanti, un trucchetto che i due avevano già usato in passato, e per maggior sicurezza Yamato li avrebbe seguiti senza dare troppo nell'occhio, sfruttando al meglio le sue abilità nel mimetizzarsi con la vegetazione vicina alla strada.

Per setacciare meglio il villaggio, i più giovani del gruppo aveva deciso di dividersi a coppie e Naruto, in maniera del tutto casuale, si ritrovò accanto Hinata, che in silenzio e un po' imbarazzata lo seguì nell'esplorazione. I due controllarono almeno quattro o cinque capanne, ma in nessuna di esse trovarono segni di vita e ciò sembrava confermare la teoria di Tomohiko. Ma col passare del tempo il ninja biondo avvertiva sempre più intensamente una strana inquietudine, che anche la sua amica confermò dopo aver visto l'ultima abitazione: in tutte le stanze che visitarono, gli oggetti personali e gli arredi davano l'idea di essere stati abbandonati alla rinfusa dai loro proprietari, dando l'impressione ai due ninja che gli abitanti siano scappati in fretta e furia dalle loro case.
La tensione però raggiunse il culmine quando i due uscirono dalla casa di legno e arrivarono in un giardino dietro alcune abitazioni, che probabilmente veniva usato per stendere i panni o dai bambini per giocare. Al centro del prato c'era una grossa macchia scura e Naruto, che aveva intuito cosa poteva essere, con uno scatto si avvicinò per controllarla da più vicino. Ai bordi della chiazza il ninja biondo raccolse un bastoncino di legno e subito Hinata, che nel frattempo lo aveva raggiunto, spiegò che quello che aveva in mano Naruto era un fermacapelli, in cui era visibili delle macchie rosse. Temendo che quello fosse proprio sangue, i due ninja chiamarono a gran voce i loro compagni e in attimo Sakura e Sai arrivarono sul posto, reagendo in maniera diversa quando videro la macchia in mezzo al prato: la ragazza sgranò gli occhi, mentre il ragazzo rimase più impassibile.
Come confermato anche da Sakura, il ninja biondo aveva trovato una grossa chiazza di sangue e fin da subito fu evidente che era accaduto qualcosa di veramente violento in quel villaggio. Una sola persona non poteva aver perso da sola tutta quel sangue, lì c'era stato un vero e proprio massacro, compiuto senza alcuna pietà. Ma la situazione diventò ancora più grave quanto Sai notò che poco più avanti, rispetto alla chiazza di sangue, c'era una lunga striscia di terra smossa, come se qualcuno di recente avesse scavato una lunga fossa nel terreno. E a quel punto fu chiaro a tutti cos'era veramente accaduto in quel villaggio...

Con in spalla le loro sacche nere e camminando in fila, Tomohiko e Yuji furono ben presto individuati dai due ninja di guardia, che dall'interno del posto di blocco intimarono ai due di fermarsi. Senza troppi problemi, il primo della fila fece come ordinato e poco dopo fu raggiunto da uno dei due ninja, mentre l'altro rimase all'interno dell'edificio ad osservare la scena. La persona che venne incontro a Tomohiko poteva avere vent'anni o anche più, ed era magro e slanciato, a differenza del suo collega che era nettamente più robusto di corporatura. Entrambi avevano gli occhi scuri e i capelli neri corti, ma il particolare che colpì subito Tomohiko era il simbolo di Iwa inciso sui coprifronte dei due ninja, proprio come aveva segnalato pochi minuti prima Hinata.
«Che ci fate da queste parti?» esordì quello uscito dal posto di blocco.
Accennando un sorriso e prendendo un breve respiro, Tomohiko rispose alla domanda: «Sia appena tornati da un lungo viaggio d'affari e adesso torniamo alla base! Ci fate passare?»
«Un secondo solo...» accennò la guardia, mostrando un certo interesse per Yuji e in particolare per le spade che portava alla cintura. Anche lo spadaccino, però in maniera più discreta, stava osservando con attenzione le armi possedeva il ninja. «Anche il vostro amico è un mercante?»
«Ah no!» esclamò il primo della fila. «Lui è un mercenario!»
«Un mercenario? E che ci fa lui qui?»
La risposta mise un po' in allarme i due ninja, ma Tomohiko spiegò tutto. «Mi serve per difendermi dai banditi, che domande! E la mia assicurazione in caso di furto!»
Una grossa risata, proveniente dal posto di blocco, fece tornare la calma ai due ninja di guardia, che subito lanciare dei sorrisi all'indirizzo di Tomohiko.
«Già, ti capisco!» ammise quello nell'edificio. «Mi sorprende solo il fatto che non hai fatto richiesta di una scorta a noi di Iwa.»
«I vostri prezzi sono troppo alti per me!» affermò il ragazzo, cercando di avere un tono convincente. «Siete pazzi a chiedere tutti quei soldi... non posso mica spendere tutti i miei guadagni per una scorta!»
«Ah ah!» ridacchiò il ninja all'esterno. «Si vede che sei un mercante!»
La discussione sembrava chiusa lì, ma poco dopo Tomohiko tornò serio e fece una domanda a bruciapelo, che quasi prese alla sprovvista il ninja davanti a lui.
«Come mai non c'è nessuno al villaggio? Io e il mio compare ci siamo passati poco fa e non c'era anima viva.»
«Sono stati allontanati per motivi di sicurezza, ma non posso aggiungere altro.»
«Ah, capisco. Peccato, questa vallata è famosa per i suoi campi agricoli, sarebbe uno spreco se i raccolti andassero a male...»
«Già. Purtroppo non siamo noi a dare gli ordini.»
Una volta finito di dialogare col suo interlocutore, Tomohiko si voltò verso Yuji e iniziò a parlargli sottovoce in un orecchio, mettendo una mano davanti alla bocca. Lo spadaccino intuì al volo che il suo compare aveva qualcosa di veramente importante da riferirgli.
«Ti consiglio vivamente di prendere in mano la spada...»
«E perché?»
«Io so per certo che questo è un villaggio di allevatori, non di contadini. Stanno tentando di fregarci, compare!»
Ma purtroppo per Tomohiko il suo gesto fu notato dal ninja vicino a lui, che immediatamente pretese delle spiegazioni per il suo comportamento. Non ricevendo alcuna risposta in cambio, la guardia al posto di blocco diede l'allarme al suo collega e allo stesso tempo tentò di fermare i due finti mercanti. Poi, con un veloce gesto della mano, il ninja prese da una tasca un paio di shuriken e li lanciò contro coloro che lo avevano smascherato. Ma all'improvviso, proprio davanti alle facce di Tomohiko e Yuji, si innalzò dal terreno un muro di legno che bloccò gli shuriken, salvando così i due ragazzi andati in avanscoperta. A fare ciò era stato Yamato, che intuendo il pericolo aveva usato l'Arte del Legno, un abilità innata che gli permetteva anche di creare e modellare quel materiale per diversi scopi.
Nonostante la sorpresa per il fallito attacco, il ninja con falso coprifronte riprese l'attacco e puntò contro Tomohiko, che considerava il più debole della coppia, superando il muro di legno appena creato. Ma il ragazzo del Paese della Terra non era così impreparato come il ninja credeva e reagì all'aggressione: sfruttando lo slancio del suo avversario, Tomohiko prima appoggiò una mano sulla spalla del ninja e poi, facendo leva su di essa, scattò alle spalle del suo aggressore. Una volta trovatosi in quella posizione, il ragazzo tirò un calcio al suo avversario, abbastanza forte per far cadere bruscamente a terra. Il ninja provò a rialzarsi per reagire, ma a quel punto fu bloccato a terra da Yamato, che nel frattempo si era avvicinato al luogo dello scontro. Per immobilizzarlo, il capitano della squadra aveva creato una specie di bassa cupola di legno, da cui uscivano solamente la testa e i piedi del malcapitato.
Con il primo ninja di guardia sistemato a dovere, Yuji voleva occuparsi di quello rimasto, ma si accorse che quest'ultimo era scappato in direzione della torre, gridando come un disperato per avvisare i suoi compagni del pericolo. A quel punto lo spadaccino prese la katana in mano e corse al suo inseguimento, ma quando arrivò nei pressi del lago vide che alcuni ninja si erano radunati sulla sponda opposta e che in un attimo avevano creato una barriera di roccia molto alta, che circondava completamente la torre. Non potendo proseguire, Yuji si fermò di colpo e velocemente pensò ad una soluzione per crearsi un varco.
Poco dopo lo spadaccino fu raggiunto da Yamato, pronto a dargli una mano nel combattimento, ma Yuji aveva già trovato un modo per superare l'ostacolo che aveva davanti a sé. Senza alcun preavviso lo spadaccino del Villaggio della Nebbia sollevò la mano destra dal manico e usò la lama della katana per procurarsi una piccola ferita al pollice, da cui uscì un po' di sangue. Quando Yamato lo vide comporre alcuni sigilli con le mani, capì subito che Yuji stava per utilizzare la tecnica del Richiamo. Quest'ultima era una tecnica che permetteva all'utilizzatore di evocare una creatura sul campo di battaglia, ma solo a condizione di avere in precedenza firmato un contratto con il proprio sangue. Dopo aver appoggiato la mano destra a terra, concludendo così la tecnica, Yuji prese una breve rincorsa e si gettò dentro l'acqua, che nel giro di pochi secondi iniziò ad incresparsi sempre di più.
Di colpo dal lago, in una moltitudine di schizzi, emerse un'enorme figura argentea, lunga e affusolata, che mise in completa agitazione i ninja che avevano creato la barriera di roccia. Lo spadaccino sembrava essere a suo agio in groppa a quel bestione, che si rivelò essere un pescespada molto più grande del normale: a prima vista, poteva essere lungo all'incirca nove o dieci metri, escludendo però la spada, che era talmente lunga e robusta che era più simile ad una lancia. Anche i suoi occhi, bianchi con la pupilla nera, erano molto grandi e fin da subito cercarono Yuji, che sembrava veramente contento di rivederlo, come se i due non si vedessero da anni.
Appena lo spadaccino ritrovò la confidenza col pescespada, si preparò ad attaccare direttamente la barriera di roccia, usando la sua evocazione come ariete. Quando si sentì pronto, il bestione acquatico nuotò in avanti, dimostrando una velocità notevole per un animale della sua stazza, e poi di colpo balzò fuori dall'acqua, in prossimità della riva opposta. Con grande potenza, il naso dell'enorme pesce bucò la barriera di pietra e in un attimo un profondo squarcio spaccò in due l'intera struttura, che in quel momento iniziò a traballare. Ma l'attacco di Yuji non era ancora finito: quando il pescespada si voltò, per tuffarsi nuovamente in acqua, riuscì a mettere a segno un potente colpo di coda, che fece crollare buona parte della barriera, che a quel punto era completamente danneggiata.
Soddisfatto per il lavoro eseguito, lo spadaccino si permise di dare un paio di pacche affettuose al pescespada, ma tornò subito serio quando intravide da lontano il resto del gruppo, che incitò a proseguire lungo il varco che lui stesso aveva creato.


Continua...

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Capitolo 12
*** I pericoli della torre ***


Capitolo 12 - I pericoli della torre


Rimanendo al sicuro nelle retrovie, Tomohiko rimase molto sorpreso nel vedere Yuji in azione, in particolare nel modo in cui lo spadaccino si teneva saldamente alla pinna dorsale di quel bestione, la stava usando come schienale per rimanere aggrappato alla sua evocazione. Inoltre rimase molto colpito dall'agilità di quel bestione, che nonostante avesse la stazza di una balena, era a suo agio in quel lago di montagna.
Ovviamente tutto quel movimento attirò l'attenzione dei ninja rimasti all'interno del villaggio, che da lontano videro l'enorme pescespada sguazzare allegramente nel lago, dopo che aveva sfondato il muro di pietra attorno alla torre. Intuendo che la situazione era peggiorata di colpo, i quattro ninja rimasti indietro abbandonarono il villaggio all'istante, ma prima di raggiungere il luogo dello scontro si fermarono da Tomohiko, per avere qualche spiegazione sull'improvviso attacco di Yuji.
Il primo a parlare fu Naruto, mostrando tutta la sua incredulità. «Cosa sta succedendo da queste parti?»
«Diciamo che le trattative non sono andate come speravo...» rispose l'ex diplomatico, usando un po' di ironia. «In compenso, abbiamo scoperto che in realtà quei tizi erano del Paese della Torre. Uno lo ha bloccato Yamato, mentre l'altro ci è scappato. Voi invece com'è andata?»
L'improvviso silenzio dei suoi interlocutori, insieme ai loro sguardi sconvolti, fece capire a Tomohiko che era successo qualcosa di molto grave al villaggio. Solo Sai trovò la freddezza per rispondere alla sua domanda.
«Abbiamo trovato una fossa dietro alcune case. Era piena di cadaveri e i corpi erano tutti diversi tra loro, sia per statura, sia per età.»
«Oh, merda!» esclamò il ragazzo del Paese della Terra. «Questa proprio non me la aspettavo. D'accordo, anch'io quando ho visto il villaggio abbandonato ho avuto una brutta sensazione, ma l'idea che gli abitanti erano stati sterminati l'avevo scartata quasi subito!»
«Io ancora non riesco a crederci...» commentò Naruto.
«Ora però non c'è tempo da perdere, dovete aiutare Yuji e il capitano Yamato ad attaccare quella torre!» affermò Tomohiko, incoraggiando i giovani ninja a reagire. «E dopo di questo, vi posso solo augurare buona fortuna!»
«Tu non vieni?»
«Eeeh... no! Il mio compito è quello di farvi da guida, siete voi quelli addestrati al combattimento!»
Nonostante il suo sorriso beffardo e un atteggiamento da vero bastardo, tale da far innervosire in particolar modo Sakura e Naruto, Tomohiko sperava realmente che i ragazzi riuscissero a portare a termine l'attacco iniziato dallo spadaccino. Lui, nel frattempo, si sarebbe tenuto a debita distanza dal luogo dello scontro.

Quando i ninja di Konoha si ritrovarono sulla riva del lago, Yamato li richiamò a gran voce e velocemente organizzò la squadra per assaltare la torre nemica. Con Yuji che era già entrato in azione, il capitano decise di dargli una mano per tenere la via libera da nemici, mentre assegnò ai quattro ninja rimasti il compito di conquistare l'edificio, piano dopo piano se necessario. Prima di iniziare però Yamato mise in guardia i quattro giovani sui pericoli che avrebbero affrontato: non avendo molto spazio in cui agire e con i nemici che potevano sbucare da ogni angolo, i ninja di Konoha dovevano tenere gli occhi e le orecchie ben aperte, affrontando inoltre una resistenza sicuramente più alta di quella incontrata all'esterno dallo spadaccino.
Una volta deciso il piano d'attacco, il gruppo attraversò il lago, usando sua tipica abilità ninja, e velocemente arrivò sull'altra riva, che a causa dell'attacco precedente era piena di macerie rocciose. Oltrepassati quei cumuli di pietra, Yamato si staccò dal gruppo e iniziò a cercare con lo sguardo i nemici rimasti in zona. Nonostante la maggior parte di loro era svenuta o ferita, quelli rimasti erano determinati a combattere fino all'ultimo, ma poco dopo in soccorso del capitano arrivò Yuji, che usò la sua evocazione per intimidire ogni reazione da parte dei ninja del Paese della Torre. La tattica di Yuji per tenere a bada i suoi avversari fu molto semplice: chiamando la sua evocazione con un fischio, lo spadaccino fece arrivare l'enorme pescespada nei pressi della riva e poi lo invitò ad agitare il suo lungo naso sopra le teste dei suoi avversari, che quasi subito indietreggiarono per non rimanere travolti. Facendo così, in poco tempo Yuji e Yamato presero il controllo della zona attorno alla torre, ma lo spadaccino dovette fronteggiare un'improvvisa minaccia. Quando il ragazzo del Paese della Nebbia scese dalla sua evocazione, fu attaccato da un avversario che lo affrontò direttamente con un kunai in mano, ma Yuji, reagendo d'istinto, impugnò la katana e disarmò il suo avversario con un velocissimo fendente. Incredulo, il ninja aggressore non solo era rimasto indifeso, ma si ritrovò puntata addosso la spada di Yuji, che nel frattempo gli intimò di non muoversi, con tanto di sguardo minaccioso. Per completare l'opera, Yamato si adoperò per immobilizzare gli altri ninja rimasti, bloccandoli con delle radici create dalla sua abilità innata.
Con l'esterno della torre messo in sicurezza, ora toccava ai ninja più giovani proseguire l'attacco e la prima mossa la fece Naruto, sfondando la porta d'entrata con un potente calcio. Quando tutti e quattro i ragazzi entrarono all'interno del piano terra, si ritrovarono davanti solo un paio di ninja del Paese della Torre e ad affrontarli ci pensò Sai: il ragazzo vestito di nero, usando una tecnica ninja basata sull'utilizzo di inchiostro e pergamena, creò velocemente delle figure animali con un pennello e in un attimo quest'ultime presero vita. Subito dopo le creazioni di Sai attaccarono i due avversari, travolgendoli senza pietà, e il colpo fu così violento che entrambi svennero a terra, senza poter neanche reagire.
Ma le vere insidie per i ninja di Konoha erano solo iniziate. Quando il gruppetto risalì le scale, per raggiungere il primo piano della torre, sentirono distintamente numerose persone muoversi sopra le loro teste, tutte pronte a fermare gli intrusi con ogni mezzo. Non sarebbe stato facile farsi largo tra i nemici, ma prima di affrontarli però dovevano superare un altro ostacolo: in cima alla rampa di scale c'era una pesante porta di legno, che bloccava il passaggio ai quattro ragazzi. Sembrava veramente robusta, ma Sakura si offrì senza timori di risolvere il problema e in un attimo si posizionò davanti alla porta, pronta a colpirla con il suo pugno destro, caricando il colpo con parecchio chakra.
Quando Sakura scaricò tutta la potenza accumulata, tutti i cardini metallici della porta si tranciarono di colpo e quest'ultima si spaccò di netto in quattro parti, nonostante avesse uno spessore di diversi centimetri. La potenza generata da quel colpo fu tale che i quattro pezzi furono scagliati contro i ninja presenti nel piano, rimasti nel frattempo scioccati nel vedere alcuni dei compagni travolti da ciò che rimaneva della porta. Essendo stata allieva di Tsunade, che era famosa proprio per la sua forza fuori dal comune, non c'era da meravigliarsi se Sakura era riuscita a fare tutto ciò con un semplice pugno.
I primi ad entrare nel secondo piano, nettamente più scuro rispetto al primo, furono Naruto e Sakura, che immediatamente iniziarono a respingere i primi attacchi nemici: il ninja biondo stese un paio di avversari con dei calci al volo, mentre la ragazza sferrò un altro dei suoi pugni potenziati, facendo cadere all'indietro un piccolo gruppo di avversari. Ottenuto il via libera dai loro compagni, Sai e Hinata entrarono nella stanza e subito dopo corsero in direzione della seconda rampa di scale, quella che conduceva al secondo piano. Ma quando oltrepassarono i loro compagni, i due ragazzi furono aggrediti da ninja che, con un balzo, tentò di afferrare Hinata per impedirgli di proseguire la sua corsa. La ragazza dai capelli lunghi però, con la coda dell'occhio, intravide la minaccia e di colpo si fermò, voltandosi di scatto all'indietro e allo stesso tempo attivando il Byakugan. Con un semplice gesto della mano, tenendo il palmo aperto, Hinata riuscì prima a bloccare l'attacco nemico e poi a respingerlo lontano, usando la sua abilità innata per infliggere più danni possibili. Nonostante all'apparenza la mossa della ragazza non sembrava così potente, in realtà il colpo subito al petto dal suo avversario si rivelò veramente efficace.
Quando la via fu di nuovo libera, Sai e Hinata salirono la seconda rampa di scale e in poco tempo raggiunsero l'ultimo piano della torre, che a differenza dei precedenti era tagliato a metà da un muro di legno. Giunti a quel punto, ormai l'assalto dei ninja di Konoha sembrava quasi concluso, ma all'improvviso un evento fece sussultare tutti i presenti. Senza alcun preavviso, l'intera torre iniziò a tremare per qualche secondo e stranamente il punto d'origine delle scosse era situato in cima ad essa. Osservando la situazione dall'esterno, fu subito chiaro che una potente fiammata era scoppiata in cima alla torre, causando dei gravi danni: parte del tetto era volato via, a causa dello spostamento d'aria, e un grosso pezzo di muro si era staccato dal secondo piano, cadendo pesantemente al suolo. Inoltre all'interno dell'ultimo piano scoppiò un incendio, e nel giro di poco tempo la parte alta della torre fu avvolta dal fumo.
Preoccupati per quello che era accaduto, Naruto e Sakura abbandonarono il piano intermedio e di corsa raggiunsero la cima delle scale. Poco più avanti i due trovarono il loro compagno Sai sdraiato su pavimento, probabilmente era stato scaraventato a terra dalla potente fiammata. A parte un leggero stato confusionale, il ragazzo non aveva riportato nessuna lesione.
«Che diavolo è successo qui?» domandò Naruto, visibilmente agitato.
«C'è stata... una tecnica. Una tecnica di fuoco!» rispose Sai, ancora un po' confuso. «Era veramente potente, ma qui dentro è dannosa per tutti...»
«Dov'è Hinata?» chiese Sakura.
«E' entrata lì dentro.»
Sai indicò davanti a lui, nella parte in cui era scoppiato l'incendio. Per un paio di volte Naruto chiamò la ragazza a gran voce, ma non ricevette alcuna risposta. A quel punto il ragazzo dalla tuta arancione incrociò lo sguardo con Sakura e immediatamente la ragazza intuì che intenzioni aveva il suo compagno di team. Cercò di farlo ragionare, ma fu tutto inutile: compiendo un salto in avanti, Naruto si lanciò oltre il divisorio e iniziò a cercare disperatamente Hinata.
La stanza in cui il ninja biondo si era gettato era piena di fumo e la visibilità era pessima, ma riuscì lo stesso a ritrovare la sua amica: era caduta a terra e stava cercando in tutti i modi di rialzarsi, ma non poteva muoversi perché una trave del soffitto le stava schiacciando la schiena. Senza perdere altro tempo, Naruto si avvicinò per liberare Hinata, che continuava a tossire per la mancanza d'ossigeno.
«Resisti!!!»
Quando la ragazza sentì la voce di Naruto, puntò lo sguardo in alto e vide il ninja biondo nel tentativo di spostare la trave di legno, senza però riuscirci. E col passare del tempo, anche Naruto iniziò a tossire e ad un certo punto fu costretto a fermarsi, portandosi le mani alla bocca alla disperata ricerca di un po' aria. Vedendolo così sofferente, Hinata sollevò le mani e strinse più forte che poteva quella destra di Naruto, che d'istinto si inchinò verso di lei. Nonostante gli occhi della ragazza erano lacrimanti, a causa del fumo, Hinata aveva uno sguardo felice e per tutto il tempo non mollò lo sguardo sul ninja biondo.
«Grazie di tutto, Naruto.»
«Non fare così! Ora ti libero!»
Il ragazzo provò nuovamente a spostare la trave, ma un violento attacco di tosse lo fece inginocchiare a terra, proprio di fronte a Hinata. La ragazza, vedendolo così sofferente, gli sussurrò qualcosa all'orecchio con le ultime forze rimaste, ormai anche lei non riusciva quasi più a respirare.
«Naruto io... io ti... amo!»
Non riuscendo più a tenere gli occhi aperti, Hinata svenne di fronte a Naruto, ma sempre tenendosi fortemente alla mano del ragazzo. Anche lui poco dopo perse i sensi, ma qualche attimo prima di svenire il ninja sentì una presenza alle sue spalle, apparsa quasi all'improvviso in quella stanza. La persona che era arrivata fin lì non era altro che Yuji, che dopo una folle corsa lungo la parete esterna della torre, era riuscito a farsi largo tra il fumo e a ritrovare i corpi dei due ragazzi.
Dopo aver segnalato la sua posizione agli altri ninja su quel piano, lo spadaccino prese Hinata in braccio e poi si avvicinò al foro presente sulla parete, cercando un buon posto su cui lanciarsi. Dopo aver fatto alcuni calcoli mentali, Yuji prese una breve rincorsa e, tenendo saldamente la ragazza con sé, si buttò in avanti, cercando di arrivare in cima ad un pezzo di barriera rimasto integro. Dopo aver appoggiato il piede destro sulla cima del muro di pietra, lo spadaccino si diede un ulteriore spinta, facendo in modo che lui e Hinata finissero dentro il lago, in modo da attutire meglio la caduta. Nel frattempo Sakura e Sai si precipitarono per soccorrere Naruto, portandolo il più lontano possibile dal piano più alto della torre.


Continua...

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Capitolo 13
*** Interrogatorio e confessioni ***


Capitolo 13 - Interrogatorio e confessioni


Dopo aver recuperato Naruto tra le macerie del terzo piano, i suoi compagni di team lo sollevarono da terra e più velocemente che potevano fecero a ritroso la strada fatta in precedenza, permettendo così al ragazzo di respirare un po' d'aria fresca. Una volta fuori, il ninja dai capelli biondi fu adagiato sull'erba e posizionato accanto a Hinata, che ancora tossiva per tutto il fumo respirato.
Con alle spalle la parte alta della torre già completamente bruciata, Yamato prese la situazione in mano e ordinò a Sakura di tenere d'occhio i due intossicati, mentre lui si occupava dei prigionieri rimasti coscienti sul campo di battaglia.
Grazie all'aiuto di Sai, il capitano catturò ben tre avversari, tra cui quello che in precedenza aveva attaccato Tomohiko al posto di blocco, e li intrappolò creando una fitta serie di rami, che immobilizzarono del tutto i suoi prigionieri. Lo sguardo di Yamato non prometteva nulla di buono, ma quel momento di tensione fu rovinato dall'ennesima litigata tra Tomohiko e Yuji: cercando di calmare la superbia dello spadaccino, che si vantava di aver salvato Hinata con un gesto a suo dire eroico, l'ex diplomatico lo provocò affermando che la sua evocazione era ottima solo come ingrediente per il sashimi. Il ninja del Villaggio della Nebbia si infuriò non poco con quel discorso, per lui era offensivo fare un paragone tra la sua creatura e un comune piatto a base di pesce!
«Ora statemi a sentire!» richiamò a gran voce Yamato, rivolgendosi ai prigionieri. «Perché vi siete camuffati da ninja di Iwa?»
Per un po' i tre imprigionati nei rami si rifiutarono di rispondere, ma cambiarono subito idea quando videro lo sguardo minaccioso del capitano. Uno dei tre ammise: «Noi... abbiamo ricevuto l'ordine di occupare questa vallata in maniera silenziosa, per non mettere in allarme quelli di Iwa.»
«E' stato il vostro leader a darvi questo ordine?»
«Sì! Lo Scorpione Bianco in persona!»
«E l'ordine comprendeva anche lo sterminio degli abitanti di quel villaggio?» domandò Sai, rimanendo impassibile. Se Yamato si limitò ad emettere una semplice esclamazione, la reazione di Yuji, che era l'unico ancora all'insaputa della notizia, fu molto più evidente. Divenne subito scuro in volto e con passo deciso si avvicinò ai tre prigionieri, mettendosi di fianco al capitano della squadra.
«Ho sentito bene?» esclamò lo spadaccino. «Avete massacrato gli abitanti del villaggio?»
«Si erano rifiutati di schierarsi dalla nostra parte!» si giustificò uno dei prigionieri. Un altro aggiunse: «Non ci vorrete condannare per questo, vero? Anche voi siete dei ninja, addestrati per attaccare qualsiasi tipo di nemico...»
La spiegazione del secondo prigioniero, piuttosto superficiale per giustificare il loro gesto, fu interrotta bruscamente da Yuji. Lo spadaccino aveva impugnato la katana, in una frazione di secondo, e con un veloce gesto delle mani aveva alzato l'arma verso l'alto, fermandosi solo quando la lama toccò la gola del prigioniero. Non era stato un gesto per spaventare l'interrogato, ma uno sfogo di Yuji e il suo volto rabbioso ne era la prova.
«Avete massacrato degli allevatori solo perché si sono rifiutati di collaborare? Solo per questo?!?»
Lo spadaccino non era di certo un santo, anche lui aveva ucciso diverse persone in passato, durante alcune missioni, ma il suo senso dell'onore gli imponeva di non alzare un dito contro chi non si poteva difendere. Senza ricevere alcuna risposta, Yuji rinfoderò la spada e tornò sui suoi passi, mormorando: «Avrei voluto sgozzarli come maiali...»
Nel frattempo Yamato riprese l'interrogatorio, ma subito si rese conto che due dei prigionieri si stavano confidando qualcosa in segreto e immediatamente li richiamò. Anche Sai intervenne per calmare la situazione e alla fine uno dei prigionieri manifestò il suo disagio alzando la voce. «Togliete quell'individuo dalla mia vista!» gridò, indicando col dito Tomohiko. «Io non parlo con i traditori!»
«Come hai detto?» esclamò l'ex diplomatico, mostrando inizialmente un leggero disagio davanti a quell'affermazione. Intuendo il perché di quella reazione, Tomohiko ribattè: «Ah, credo di aver capito... mi hai riconosciuto e hai subito pensato che sia un traditore perché un abitante di Iwa non può collaborare con quelli di Konoha, giusto?»
«No!» rispose con forza il ninja nemico. «Tu hai tradito la fiducia che noi seguaci dello Scorpione Bianco avevamo in te! Sei un fottuto bastardo!!!»
La rivelazione del prigioniero prese alla sprovvista tutti i componenti del team, ma il più esterrefatto da quella frase era paradossalmente Tomohiko, che non provò nemmeno a nascondere la sua perplessità.
«Io un seguace dello Scorpione Bianco?» ribatté il ragazzo del Paese della Terra. «Ma tu sei completamente fuori di testa!»
«Neghi l'evidenza, eh? Ma in fondo me lo aspettavo una risposta del genere, da un amico di Deidara!»
«Che intendi dire?»
«Quel maledetto bombarolo era visto di buon occhio dallo Scorpione Bianco... ma all'ultimo ci ha traditi e ha abbandonato il Paese della Terra senza dire niente a nessuno. Almeno ha avuto il buon senso di andarsene da questo mondo!»
Anche se Deidara era stato un criminale d'alto rango, Tomohiko lo riteneva un suo amico e non poteva accettare un'offesa del genere. Quando rispose al prigioniero, a fatica trattenne la sua rabbia. «Sei solo un folle!»
«Se ti avvicini, ti ammazzo!»
Evitando che scoppiasse una rissa, Yuji da una parte e Sai dall'altra, calmarono i due litiganti con forza. Dopo averlo trascinato per qualche metro all'indietro, lo spadaccino cercò di calmare Tomohiko a parole.
«Che diavolo ti è preso?»
«Niente! Ho solo parlato ad alta voce!» si giustificò l'ex diplomatico. Ma Yuji non era in vena di fare lo spiritoso, a differenza del suo compare.
«Ora stammi a sentire, perché non te lo ripeterò due volte: smettila di trattarci come dei cretini!»
«Che vuoi dire?»
«Sai benissimo di cosa sto parlando. Da quando ti conosco, racconti solo la verità che ti fa comodo... e ciò è veramente irritante!»
«Non è vero che faccio sempre così! Capita ogni tanto, ma...»
«Insisti?»
A quel punto lo sguardo di Tomohiko cambiò e divenne molto serio. «Se vuoi sapere tutta la storia, io e i miei amici eravamo convinti che lo Scorpione Bianco fosse un eroe, ma questo succedeva anni fa! Ero ancora un ragazzino quando credevo in lui, ma poi sono cresciuto e ho capito che in realtà era solo un vecchio pazzo.»
«Tutto qui?»
«Te lo posso giurare! E poi avevo solo dodici anni, non avevo ancora una chiara visione della vita!»
Nel frattempo Yamato proseguì con le sue domande. Approfittando del fatto che il prigioniero stava ancora litigando con Tomohiko, il capitano sfruttò quel momento di poca lucidità per strappargli qualche informazione.
«Perché avete ricevuto l'ordine di controllare i confini? Temete un invasione da un Paese straniero?»
«No, il nostro compito era di isolare la regione da occhi indiscreti...»
«Perché? State progettando qualcos'altro nell'ombra? Rispondete!»
Davanti alle minacce verbali di Yamato, il prigioniero rimase impassibile, ma quando il capitano tirò un violento pugno su uno dei rami, il ninja rivale iniziò a temere per la sua incolumità. Fu quasi incredibile che quel pezzo di legno rimase integro, dopo quel colpo, e alla fine il ninja parlò, ma rispondendo con foga alle domande di Yamato.
«Ormai ogni tentativo di fermarci è inutile! Iwa è destinata a cadere per mano del Paese delle Torri!»
«Come?!?» esclamò il capitano.
«Una nostra spia si è infiltrata nel villaggio e ci aprirà le porte per il nostro esercito! Entro pochi giorni il nostro sogno diventerà realtà!»
«Patetico...» mormorò Sai, scuotendo la testa. Grazie ad un po' di astuzia, Yamato era riuscito a convincere il prigioniero a parlare, ottenendo delle informazioni vitali per la sua missione.

Per preparare al meglio la squadra per il viaggio verso Iwa, il capitano decise di fare una sosta per la notte, accampandosi in una zona non troppo lontana dalla torre. Ma non tutti erano andati a dormire: approfittando di quella pausa e della tranquillità del posto, il cielo era pieno di stelle e una leggera brezza soffiava lungo la valle, Yuji si accomodò vicino al fuoco acceso in precedenza da Yamato e con molta cura iniziò a pulire le sue tre spade, in particolar modo la katana che aveva usato in combattimento. Poi prese una pietra levigata dal sacco da viaggio e con dei movimenti decisi e continui affilò le lame delle sue armi, completando quel lavoro nel giro di qualche minuto.
Ma poco prima di rifoderare le sue spade, Yuji percepì qualcuno alle sue spalle e immediatamente capì che non era l'unico ad essere rimasto sveglio quella notte. Un po' sorpreso lo spadaccino vide davanti a sé i quattro ragazzi che avevano combattuto nella torre e constatò, con suo grande sollievo, che Hinata e Naruto si erano completamente ristabiliti dopo l'incidente all'ultimo piano della torre. Fu proprio quest'ultimo a prendere la parola per primo.
«Ho una cosa urgente da chiederti.»
«Ti ascolto» rispose Yuji.
«Riguarda il tuo amico Tomohiko...»
«Chiariamo subito un concetto: lui non è un mio amico! Al massimo è un compagno di viaggio, nient'altro!» affermò lo spadaccino, in maniera netta. Non essendoci Tomohiko in quel momento, stava dormendo come un ghiro in un sacco a pelo, Yuji poté liberamente sfogarsi con i ninja di Konoha.
«In ogni caso, sei quello che tra di noi conosci da più tempo» ribatté Sai, rimanendo impassibile.
«D'accordo, cosa volete sapere?»
Fu Naruto a rispondere alla domanda. «Sakura mi ha riferito che uno dei prigionieri lo ha chiamato traditore, perché una volta era un loro alleato. Tutto ciò è vero?»
«Sì, me lo ha confermato lui subito dopo!»
«A questo punto, credi veramente che ci si può fidare di lui?» chiese Sai. Il dubbio che Tomohiko potesse fare il doppio gioco aveva creato non poche perplessità nel gruppo, ma Yuji davanti a quella domanda si lasciò scappare un sorrisetto ironico.
«Lo ammetto, anch'io all'inizio non riuscivo a comprenderlo, ma vi assicuro che di lui ci si può fidare. E' un gran bastardo e litighiamo su tutto, ma almeno su una cosa siamo simili...»
«E cioè?» domandò Sakura.
«Tomohiko ha l'anima del combattente, anche se usa metodi poco ortodossi. Lo avevo intuito quando siamo evasi di prigione, ma ho avuto la conferma solo più tardi.»
«Siete evasi di prigione?!?» esclamò Hinata, che rimase molto sorpresa dalle parole dello spadaccino.
«E' una lunga storia, lascia perdere...» la rassicurò Sakura.
«Lo sai Naruto cosa significa avere l'anima del combattente?» chiese Yuji.
«Bhe, ecco...»
«Significa lottare fino alla fine, anche quando non hai più niente da difendere, se non te stesso. Tomohiko, come me del resto, quando è evaso di prigione non aveva nessun amico da cui nascondersi o un posto in cui poteva rifugiarsi, ma nonostante tutto si è preparato al meglio per attraversare il deserto e sopravvivere. Ha aspettato il momento giusto e ha dimostrato una determinazione degna di un guerriero, rimanendo calmo anche in mezzo ad una folla completamente impazzita. Forse è stato per questo motivo che l'ho inseguito, chi lo sa...»
«Se le cose stanno così, allora Tomohiko merita un po' di fiducia!» commentò Naruto, trovando d'accordo anche i suoi amici.
«Però rimane uno stupido!» aggiunse lo spadaccino, cercando di non elogiare troppo il suo compare.
«E perché?»
«Da quando lo conosco, ho come l'impressione che continui a rinnegare il suo passato. Sarà per questo motivo che non prova molte simpatie per noi ninja, ma in fondo io sono il meno adatto a criticarlo... pure io, in qualche modo, ho rinnegato le mie origini scappando dal Villaggio della Nebbia. Ho sempre odiato quella mentalità così rigida e brutale dei veterani e ad un certo punto non ho più voluto accettare le loro regole. Ecco, questo forse è il secondo punto in comune che abbiamo io e Tomohiko: siamo due ragazzi che stanno scappando.»


Continua...

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Capitolo 14
*** Un infelice ritorno a casa ***


Capitolo 14 - Un infelice ritorno a casa


Quando le prime luci dell'alba illuminarono la valle, il gruppo proveniente da Konoha si preparò per riprendere il loro viaggio. Questa volta avevano una meta ben definita, Iwa, ma per raggiungerla ci sarebbero voluti almeno due giorni e inoltre il capitano Yamato temeva per quello che aveva sentito durante l'interrogatorio. Se ciò che aveva raccontato il prigioniero era vero, e non c'erano motivi per dubitarne, l'attacco previsto dai secessionisti avrebbe ulteriormente agitato la situazione nelle Terre Ninja, causando senza possibilità di tornare indietro una guerra tra i Paesi vicini. Yamato non aveva un'idea precisa per bloccare l'attacco nemico, ma prima di tutto lui e la sua squadra dovevano raggiungere Iwa al più presto, per raccogliere più informazioni possibili sulla spia del Paese delle Torri.
Una volta usciti dalla vallata, Tomohiko indirizzò il gruppo su una strada sterrata, che in maniera netta proseguiva verso nord, tagliando per alcune fitte foreste di conifere. Durante il primo giorno di marcia, sotto un cielo limpido e quasi privo di nuvole, il paesaggio rimase inalterato per tutto il tempo, rendendo così la prima parte del viaggio un po' noioso. Ma a partire dal secondo giorno, ci fu una piacevole novità per il gruppo: da lontano erano visibili le sommità degli edifici più alti di Iwa. Caratterizzata da mura in pietra marrone scuro, simile a quello degli alberi, il villaggio d'origine di Tomohiko era meno esteso rispetto a quello di Konoha e si trovava su una superficie piatta e rocciosa, leggermente sollevata rispetto alla strada d'accesso. Alle spalle del villaggio si estendeva un'imponente catena montuosa, talmente alta che le cime erano perennemente innevate, creando una sorta di corona di roccia. Come spiegò Tomohiko durante il cammino, gli edifici più importanti di Iwa si trovavano tutti al centro, compreso il Palazzo dello Tsuchikage, ed erano costruiti con una pietra grigia molto particolare, che dava una lucentezza quasi argentea con la giusta prospettiva. Tutt'attorno si sviluppava il resto del villaggio, composto principalmente da abitazioni e negozi, che non superavano il terzo piano d'altezza. Erano quasi tutte in legno e seguivano un rigido schema quadrangolare, interrotto ogni tanto da qualche piazza o giardino.
Arrivati ad una certa distanza dal villaggio, il capitano Yamato decise di fermarsi e allo stesso tempo ordinò alla squadra di rimanere ai lati della strada. Essendo pieno pomeriggio, c'era il rischio che qualcuno da lontano potesse vederli, ma poco tempo dopo un rumore attirò l'attenzione di tutti. All'improvviso dalla vegetazione apparve un ninja, ma per loro fortuna si trattava di una vecchia conoscenza di Naruto: era Kakashi. Il ninja mascherato rimase molto sorpreso di rivedere i suoi allievi, come del resto quest'ultimi vedendolo comparire di colpo in mezzo alla strada.
Come spiegò lo stesso Kakashi, la missione che gli aveva affidato Tsunade lo aveva portato fin alle porte di Iwa, inseguendo di nascosto la spia che aveva organizzato gli attentati per il Paese delle Torri. Non aveva raccolto molte informazioni a dir la verità, se non una descrizione fisica più dettagliata della giovane donna, ma il ninja mascherato aveva la sensazione che stava preparando qualcosa di pericoloso. Infatti poche ore prima aveva visto la spia introdursi a Iwa, spacciandosi per un ninja della Terra, e inoltre aveva notato molto movimento nei boschi davanti al villaggio, per la precisione in cima ad una ripida salita. A suo giudizio, c'era almeno un centinaio di ninja nascosti tra gli alberi e mimetizzati nella boscaglia, pronti ad intervenire da un momento all'altro per attaccare Iwa.
La notizia non sorprese più di tanto Yamato, che raccontò a Kakashi quello che aveva scoperto dopo aver interrogato un ninja del Paese delle Torri. Come fu subito chiaro, l'attacco diretto al villaggio sembrava ormai imminente e la faccenda si aggravò quando Hinata, utilizzando il suo Byakugan, controllò la zona indicata poco prima dal ninja mascherato. Grazie alla sua abilità innata, la kunoichi poté stabilire che in realtà i ninja nascosti tra la vegetazione in cima alla collina erano solo l'avanguardia nemica. Divisi in gruppi e sparsi su un fronte veramente amplio, Hinata contò almeno cinquecento o seicento uomini, tutti nascosti tra gli alberi o dietro le rocce delle montagne. Era un numero più che sufficiente per creare il caos a Iwa, se fossero riusciti ad entrare, e ciò avrebbe portato a delle gravi conseguenze: intuendo il momento di debolezza del Paese della Terra, alcuni villaggi avrebbero spinto per entrare subito in guerra, dividendosi tra chi avrebbe appoggiato o contrastato il Paese delle Torri nella sua secessione.
A quel punto per la squadra e per lo stesso Kakashi era diventato di vitale importanza bloccare la spia nel suo intento, ma prima dovevano superare un ostacolo assai ostico: entrare a Iwa senza essere visti dalle guardie al portone d'entrata. A risolvere quel problema ci pensò Tomohiko, che aveva già trovato una soluzione per i ninja di Konoha.
«Potete stare tranquilli! Conosco un ingresso secondario per entrare a Iwa, riservato solo ai ninja d'élite del villaggio...»
«Sul serio?» esclamò Naruto.
«Ti sembro uno che possa raccontar balle in un momento del genere?» domandò l'ex diplomatico, trovando qualche faccia dubbiosa tra i presenti.
«E tu come fai a conoscere questo tipo di informazione?» chiese Kakashi, forse l'unico che aveva preso sul serio Tomohiko.
«Semplicemente ascoltando le chiacchiere di un famoso diplomatico, che si vantava in giro di usare quell'ingresso per rimanere solo con l'amante. Ho raccolto delle informazioni utili, esattamente come fate voi, no?»
«Doveva essere uno molto egocentrico, se raccontava certi segreti in giro!» affermò Yamato, ricevendo da Tomohiko un tempestivo: «Probabile!»

Come suggerito da Kakashi, il gruppo aspettò la notte prima di muoversi verso Iwa, dando così l'occasione a chi aveva corso di riposarsi per un paio d'ore. Con la luna alta nel cielo, leggermente coperta da qualche nuvola di passaggio, Yamato guidò il team verso l'ingresso indicato da Tomohiko, che si trovava sul lato sinistra delle mura. Una volta arrivati, il ragazzo del Paese della Terra si chinò verso il basso e iniziò a tastare nei pressi del muro di pietra, all'apparenza senza motivo. Continuò così per qualche minuto, spostando mucchi di erba e sassi, e poi finalmente, dopo numerose lamentele per il tempo perduto, Tomohiko trovò quello che stava cercando: un foro quadrato con all'interno una leva a forma di T, ben nascosta nel terreno. Una volta tirata, dal muro davanti al gruppo si sentì un rumore meccanico e poi lentamente si aprì un varco nella pietra, che divenne abbastanza largo da far passare una persona in piedi. A quel punto il ragazzo si aspettava qualche ringraziamento da parte dei ninja di Konoha, ma al contrario ricevette un richiamo da parte di Yuji, che lo incitava a muoversi perché il resto del gruppo era già passato dall'altra parte. Deluso, il ragazzo si rialzò in piedi e inseguì lo spadaccino attraverso il tunnel.
Dopo aver chiuso il varco, usando una seconda leva nascosta nel muro, il gruppo velocemente si organizzò per raggiungere il portone d'entrata, calcolando mentalmente qual'era la strada più corta per raggiungere il portone d'entrata. Tranne che per Tomohiko e Yuji, il resto del gruppo passò sopra i tetti per non farsi notare dagli abitanti, ma ad un certo punto Naruto si fermò di colpo, attirato da qualcosa che aveva visto. Sotto un tetto che stava per superare, il ninja biondo intravide un'insegna con un disegno molto particolare, che a suo dire aveva qualcosa di familiare. Solo dopo qualche secondo capì dove lo aveva già visto: ero lo stesso che Tomohiko portava sulla schiena, due stelle con in mezzo una lucertola!
«Ne sei sicuro?» chiese Sakura.
«Sì, è esattamente quello!» confermò Sai. Se c'era una persona che poteva ricordarsi a memoria un disegno, era sicuramente lui.
Poco dopo anche Tomohiko arrivò sul posto, che appena vide l'insegna esclamò: «Ma questo è il negozio dei miei zii! Ma... che cos'è successo?»
Lo sgomento nelle parole del ragazzo fu più chiaro quando i ninja scesero dal tetto per dare un'occhiata. La vetrina del negozio e la porta erano state sfondate e in seguito sbarrate con delle assi di legni incrociate, come se qualcuno avesse in fretta e furia chiuso l'edificio. Anche l'insegna era danneggiata, infatti mancava la parte inferiore in cui era scritto il nome del titolare, Takashi Saito.
«Sembra che sia passato un tornado...» commentò Yuji.
«Ho capito, questo era il negozio dei tuoi parenti, ma adesso dobbiamo andare. C'è una missione in corso!» incitò Kakashi, ma fu subito stoppato da Tomohiko.
«Eh no! Ora voglio scoprire che cavolo è successo lì dentro, non posso fare finta di niente!»
Il ninja mascherato provò a ragionare con l'ex diplomatico, ma fu tutto inutile. Pur di avere ragione, Tomohiko minacciò di mollare la squadra proprio a pochi passi dal loro l'obiettivo, risultando quasi ridicolo nella sua protesta. Pur di farlo tacere, Yuji di sua iniziativa si avvicinò alla porta del negozio e incominciò a staccare le assi di legno, creando un passaggio nel giro di pochi secondi.
Se dall'esterno il negozio sembrava ridotto male, l'interno era anche peggio. Tutto era completamente sottosopra e i banconi erano tutti sfondati, come se in quel posto fosse scoppiata una battaglia. Le tende che coprivano l'ingresso al magazzino e al piano superiore erano usurate, mentre sul pavimento e sopra gli oggetti rimasti in piedi c'era uno spesso strato di polvere, un chiaro segno che il negozio era stato abbandonato da diverso tempo. Incredulo e con lo sguardo perso nel vuoto, Tomohiko iniziò a pentirsi della sua scelta di voler entrare a tutti i costi lì dentro.
«Questa storia non mi piace per niente» mormorò Yuji, intuendo il malessere crescente nel suo compare. Ad un certo punto Tomohiko non riuscì più a resistere e di colpo tirò un forte calcio ad uno degli oggetto in mezzo al negozio, facendolo finire in uno degli angoli.
«Maledetti figli di puttana!!! Non si sono limitati a colpire me, ma pure con i miei zii!!!» urlò il ragazzo, che poi si rivolse a Yuji. «Perché lo hanno fatto? Perché? Loro non avevano fatto del male a nessuno!»
La disperazione di Tomohiko per aver perso tutto fu così evidente che fece sussultare tutti i presenti, in particolar modo le due ragazze del gruppo. Poi, dopo aver finito di sfogarsi, il ragazzo del Paese della Terra si allontanò da Yuji, chiedendo di rimanere solo mentre si dirigeva al primo piano dell'edificio.
«Maestro Kakashi» intervenne Sakura, con voce un po' incerta. «Crede veramente che gli zii di Tomohiko...»
«Sicuramente qui è intervenuta una squadra di ninja per ripulire la zona, ma non posso affermare con certezza se sono morti. Non ho notato tracce di sangue sul pavimento, ma ciò non basta per confermare questa teoria.»
«E così abbiamo dato un altro bel motivo per renderci più simpatici agli occhi di Tomohiko...» ironizzò lo spadaccino, riferendosi al punto di vista negativo che aveva il suo compare nei confronti dei ninja. Poi disse: «Aspettatemi qui, vado a riprenderlo!»
«Fa in fretta!» affermò Yamato.
«Non c'è problema! O lo porto giù con le buone o lo porto giù con le cattive!»
Quando lo spadaccino salì in cima alle scale, ritrovò Tomohiko in quello che una volta doveva essere un piccolo bilocale, anch'esso pieno di polvere e quasi privo di mobili. L'ex diplomatico era di fronte ad un finestra, mentre fissava un punto indefinito all'orizzonte. Dimostrando di avere una certa delicatezza, Yuji domandò: «Ti senti un po' meglio?»
«Dopo lo sfogo, sì» rispose Tomohiko, che prima di riprendere la conversazione prese un lungo respiro. «Devi sapere che mio zio Takashi era un tipo piuttosto scorbutico, quasi arrogante, ma ti posso giurare che mi ha voluto bene come ad un figlio. Non avendo mai conosciuto mia padre, per me è stata una figura di riferimento.»
«Posso immaginare.»
«E' stato lui a insegnarmi tutti i trucchi del mestiere, anche se non è stato facile. Era piuttosto severo e...»
«Però adesso smettila di parlare al passato!» esclamò Yuji, cercando di far riprendere Tomohiko. «Non è certo che sia morto, potrebbe essere ancora vivo, da qualche parte!»
«Non sarebbe un ragionamento errato, mio zio era proprio un vecchio volpone!»
«Oh, finalmente un po' di ottimismo!»
«Ho una cosa da chiederti, Yuji... tu credi veramente che ho l'anima da combattente?»
Lo spadaccino ci mise qualche secondo a rispondere. «Allora hai sentito tutto, quella notte?»
«Bhe, di solito ho il sonno leggero!» ribatté l'ex diplomatico, mostrando qualche segno di ripresa.
«Tu sei veramente un gran bastardo, Tomohiko!» esclamò Yuji. «Però almeno poco fa hai dimostrato di avere qualche sentimento, nonostante tutto!»
«Grazie, ma ora credo che dobbiamo andare. Non vorrei far incazzare altra gente!»
«Ben detto!»


Continua...

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Capitolo 15
*** Vecchie amicizie ***


Capitolo 15 - Vecchie amicizie


Evitando le possibile domande dei ninja più giovani, Tomohiko tornò indietro e indicò al gruppo la via da seguire per raggiungere il portone. Sembrava quasi paradossale la sua tranquillità dopo quello che aveva visto, ma come gli aveva insegnato suo zio Takashi: "Bisogna essere determinati anche nei momenti più delicati". Era uno dei pochi concetti che il ragazzo di Iwa aveva ereditato dall'anziano gestore, insieme forse alla capacità di far innervosire il proprio interlocutore.
Come aveva previsto Tomohiko quando uscì dal negozio abbandonato, nel giro di pochi minuti il gruppo arrivò nei pressi del portone, passando da un tetto e altro quasi in scioltezza. Una volta in vista del loro obiettivo, che era presieduto da una guardiola in pietra a due piani, il primo della fila, Yamato, scese in strada in maniera silenziosa e osservò attentamente davanti a lui. Per il capitano della squadra fu subito chiaro che c'era qualcosa di strano in quel luogo: era troppo silenzioso per i suoi gusti e inoltre non c'erano luci accese dentro la guardiola, tutto al suo interno era completamente al buio o quasi. Quando arrivarono anche Yuji e Tomohiko, che per comodità aveva preferito percorrere la strada normale, anche l'ex diplomatico notò le stranezze viste da Yamato e fin da subito mise in allerta il resto del gruppo. Come ricordava Tomohiko l'ultima volta che era passato da quelle parti, dovevano esserci due ninja all'interno della guardiola e un altro paio di pattuglia all'esterno, ma in quel momento la strada davanti al portone era completamente deserta e ciò fece sorgere il terribile sospetto che la spia del Paese delle Torri fosse già entrata in azione. La situazione si aggravò ancora di più quando, poco dopo, il gruppo udì un rumore metallico provenire dalla guardiola, che Tomohiko riconobbe all'istante: era quello del meccanismo che serviva ad aprire il portone d'entrata al villaggio. Arrivati a quel punto, Kakashi si offrì come volontario per esplorare la postazione di guardia, chiedendo al capitano Yamato di sorvegliare la strada nel caso arrivassero rinforzi da parte delle forze di Iwa. Nonostante per i suoi allievi quella del ninja mascherato sembrava una scelta azzarda, accettarono con un po' di malcontento la sua decisione.

Con una mossa fulminea Kakashi si avvicinò alla porta della guardiola, che si aprì con un semplice tocco della sua mano, e nel giro di pochi attimi il ninja dalla chioma argentata si ritrovò all'interno della struttura, completamente avvolto nella penombra. Cercando di sfruttare la poca luce che proveniva da fuori, Kakashi provò ad orientarsi nella guardiola e con passo lento seguì il profilo della parete alla sua destra, aspettando nel frattempo che i suoi occhi si abituassero al buio.
Col passare dei secondi, lentamente i contorni degli oggetti iniziarono ad essere più marcati e ad un certo punto il ninja mascherato notò qualcosa per terra, al centro della stanza. Appena Kakashi intuì dalle forme che si trattavano di due corpi, si inginocchiò e li girò, scoprendo che quei tizi avevano indosso il coprifronte del Paese della Terra. Erano sicuramente le due guardie messe a sorvegliare il portone d'entrata ed erano immobili, con gli occhi chiusi e il respiro appena accennato. Sul collo di entrambe il ninja dalla chioma argentata vide conficcato uno spillo, che molto probabilmente era stato cosparso di veleno. A quel punto fu facile intuire per Kakashi che era stata la spia del Paese delle Torri a mettere al tappeto le due guardie, dimostrando inoltre di avere un'ottima mira, poiché li aveva presi al primo colpo.
Quando Kakashi si rialzò, un forte rumore metallico fece vibrare per un attimo il soffitto e d'istinto il ninja di Konoha corse verso la scala sul fondo della guardiola, che conduceva al piano superiore. Qui si trovava il meccanismo che serviva ad aprire o chiudere il portone d'entrata a Iwa, simile a quello dei ponti levatoi, e il tutto era mosso da una pesante catena metallica, che girava attorno ad un grosso argano a ruota. Accanto ad esso, Kakashi intravide qualcuno muoversi con molta fretta, la cui sagoma era parzialmente illuminata dalla luce che entrava da una fessura sul muro. Dopo aver visto le sue spalle strette e i lunghi capelli castani, il ninja mascherato non aveva più dubbio a riguardo: era la giovane donna che stava collaborando con il Paese delle Torri.
A quel punto però la spia si accorse della presenza di Kakashi e immediatamente lo attaccò, abbandonando l'argano che fino a pochi secondi prima stava ruotando con forza. Correndo incontro al suo avversario, la misteriosa kunoichi alzò la gamba destra e provò a colpire Kakashi al volto, ma quest'ultimo si parò alzando il braccio. Dimostrando una certa abilità, la spia si abbassò e tirò un calcio basso sui piedi del ninja di Konoha, che per un pelo evitò l'attacco facendo un balzo all'indietro, rischiando però di perdere l'equilibrio. In quel momento Kakashi si trovava in difficoltà: non solo perché doveva ancora abituarsi al buio, a differenza della sua avversaria, ma anche perché lo spazio per muoversi era veramente poco, si sentiva quasi con le spalle al muro. Inoltre la kunoichi continuava ad insistere nell'attaccarlo, impedendogli così di eseguire qualche tecnica con le mani.
Per un po' Kakashi rimase sulla difensiva, ma ad un certo punto decise di passare al contrattacco, quando ormai i suoi occhi si erano adattati a distinguere le figure nell'ombra. Con un paio di veloci colpi con la mano aperta, il ninja dalla chioma argentea fece indietreggiare di qualche passo la sua avversaria, per poi tentare di colpirla con una ginocchiata. Ma dovette rinunciare perché all'ultimo intravide uscire dalla bocca della spia un paio di spilli, che prontamente evitò inclinando la testa di lato. I due sottili oggetti metallici sfiorarono l'orecchio sinistro di Kakashi, che nel frattempo riuscì ad acciuffare la kunoichi per un braccio e a lanciarla alle sue spalle, usando tutta la forza che poteva usare in quel momento. Riuscendo ad arrestare lo slancio appoggiando i piedi sul muro, la spia si salvò per un pelo e velocemente si preparò ad attaccare nuovamente Kakashi, questa volta usando un kunai come se fosse un pugnale. Vedendo il suo avversario venirgli incontro, la kunoichi del Paese della Terra fece un salto in avanti e mirò verso il petto di Kakashi, senza dargli possibilità di reagire. Ma di colpo la sagoma del ninja mascherato sparì, dissolvendosi in una nuvola di fumo, e solo in quel momento la giovane donna capì di essere stata giocata. Dopo aver visto sparire la sua copia, Kakashi prese una breve rincorsa e caricò un pugno, che scagliò con violenza sul ventre della kunoichi, senza darle nemmeno il tempo di reagire. Il colpo era così carico di forza che la spia fece un urlo straziato, talmente acuto che fu udito anche all'esterno, e poco dopo crollò a terra per il dolore. Ancora innervosito per essere stato messo in difficoltà, Kakashi prese una corda che aveva con sé e legò in maniera molto stretta la sua avversaria, trovando però qualche difficoltà. L'indole combattiva della kunoichi rese meno semplice del previsto il lavoro al ninja di Konoha, che ricevette pure un poco cordiale invito ad andare a quel paese...
Finito di immobilizzare la spia, Kakashi chiese al team di raggiungerlo e il primo a far vivo fu Yamato, che subito notò la ragazza inginocchiata a terra, con le braccia legate dietro la schiena. Dopo aver acceso un paio di candele per illuminare un po' l'ambiente, la prima cosa che saltò agli occhi del capitano era l'età della prigioniera: aveva solo qualche anno in più dei suoi sottoposti, all'incirca quelli di Tomohiko o di Yuji. In quel momento il suo viso era un po' coperto dai suoi capelli, ma era evidente che i suoi occhi scuri stavano puntando verso il basso, come per evitare ad ogni costo di incrociare lo sguardo degli altri ninja. Doveva sentirvi veramente a disagio, a causa della sconfitta subita.
«Mi ha dato un bel po' di filo da torcere, ma alla fine eccola qua!» commentò Kakashi, mostrando uno sguardo più che soddisfatto a Yamato.
«Siamo arrivati giusto in tempo...»
«Già!»
Poco dopo nella stanza arrivò anche Yuji, che rimase stupito nel vedere la spia legata, ma con una reazione molto differente rispetto a quella del ninja con l'abilità del legno. «Oh oh... veramente niente male! E' un vero peccato che sia una nostra avversaria!»
«Sei peggio di quanto pensavo, Yuji!» esclamò Tomohiko, l'ultimo a salire le scale per raggiungere il piano superiore. Ma quando l'ex diplomatico si riunì al gruppo, di colpo si immobilizzò, senza più dire una parola appena vide la prigioniera del team di Konoha.
«Che ti prende adesso?» domandò lo spadaccino. «Hai per caso visto un fantasma?»
Tomohiko si limitò a balbettare qualcosa e in quel momento la spia alzò lo sguardo e anche lei mostrò uno sguardo sorpreso ai ninja di Konoha, ma rimanendo più calma rispetto al ragazzo del Paese della Terra.
«Non ci credo!» esclamò la ragazza, accennando un leggero sorriso ironico. «Sei proprio tu, Tomo?»
«Tomo?!? In che senso?» esclamò Yuji, anticipando la reazione dei ninja più giovani del gruppo.
«Tomo mi sa da diminutivo...» osservò Kakashi. Subito dopo fissò l'ex diplomatico con sguardo serio e disse: «Non è che per caso ti sei scordato di dirci qualcosa su di lei, del tipo che la conosci?»
«Di nuovo? Ma la vuoi smetterla di trattarci come degli idioti?» urlò Naruto, visibilmente innervosito per l'ennesimo segreto che Tomohiko si era tenuto per sé. Ma a differenza della altre volte, il ragazzo del Paese della Terra era più che mai sconvolto quando rispose alle domande.
«Io vi giuro che sono rimasto sorpreso quanto voi di rivederla! E di risentire pure quel soprannome... si chiama Yuriko, ed era una mia amica che frequentavo fin dai tempi dell'Accademia.»
«Aspetta un momento!» intervenne Yuji, ricordandosi del discorso che aveva fatto lo stesso Tomohiko quand'erano nel Palazzo dell'Hokage. «Ma non mi avevi detto che era morta?»
«Infatti era quello che credevo fino a due minuti fa!»
«Sono felice di sapere che non ti sei scordata di me» commentò la spia, con un certo sarcasmo. «Forse perché avevi una cotta per me?»
«Ma che stai dicendo! Lo sapevano tutti che il tuo fidanzato era Deidara...» accennò Tomohiko, che poi cambiò discorso. Era rimasto così colpito nel rivedere Yuriko che aveva uno sguardo che trasmetteva gioia e allo stesso tempo rammarico. «Perché sei scomparsa senza motivo? Perché? Lo sai quanto abbiamo sofferto senza di te? Deidara è completamente impazzito alla notizia della tua morte ed io credo di aver pianto per non so quanto! Perché ci hai fatto questo?»
«Se vuoi proprio saperlo, è stato lo Scorpione Bianco a volermi nel suo gruppo e mi ha aiutato a far sparire le mie tracce. Lui ha grandi progetti per il futuro...»
«Chi? Quel vecchio pazzo?» intervenne Tomohiko, fermando il discorso della ragazza. «Non dire stupidaggini! La sua unica aspirazione è di distruggere tutto e sperare che ne esca qualcosa di migliore!»
«Almeno lui vuole tentare di cambiare le cose! E gli resterò fedele fino alla fine, per cambiare questo mondo ormai corrotto. A differenza di te, che sei passato con quelli di Konoha.»
Ci volle un po' a Tomohiko prima di continuare il dialogo, era visibilmente sconvolto. «Sei completamente cambiata, Yuriko... una volta era meno aggressiva, più gentile, comprensiva...»
«Perché sono cresciuta, Tomo! Non possiamo rimanere dei sognatori in eterno!» ribatté la spia, mormorando qualcosa alla fine, in maniera malinconica. «Purtroppo...»
«Io non ti riconosco più Yuriko, mi sembra di aver parlato con un estraneo» commentò l'ex diplomatico a voce bassa, prendendo poi le scale per scendere al piano inferiore. Per la seconda volta aveva bisogno di rimanere da solo e questa volta nessuno lo avrebbe disturbato nella sua solitudine.
Poco dopo Kakashi, mantenendo un comportamento distaccato, si posizionò davanti alla prigioniera e pretese delle informazioni sulle truppe nemiche presenti all'esterno di Iwa. La ragazza, particolarmente infastidita nel ritrovarsi davanti chi l'aveva sconfitta, fece scena muta e a quel punto il jonin di Konoha alzò il tono della voce, quasi minacciandola: se con Tomohiko aveva potuto dire quello che voleva, con lui c'era poco da scherzare. Ma nonostante tutto Yuriko si rifiutò di collaborare, affermando che preferiva morire piuttosto che rivelare informazioni a Kakashi. Inoltre sembrava avere del rancore nei confronti dei ninja di Konoha, probabilmente perché li riteneva responsabili della situazione attuale nelle Terre Ninja. Non avrebbe mai dato alcun segno di cedimento, anche se poco prima aveva avuto come un leggero sussulto al cuore quando Tomohiko iniziò a parlarle. Sentendo la sua voce dopo tanto tempo, all'improvviso nelle mente della kunoichi erano riapparsi alcuni momenti passati, così malinconici che in altre circostanze l'avrebbero perfino fatta commuovere, forse con tanto di occhi lucidi. Come quando andava quasi di nascosto nel retrobottega del negozio di Tomohiko, per rivedere il suo gruppo di amici, o il giorno in cui lei e gli altri avevano superato l'esame da chonin, con tanto di foto commemorativa. Ma la determinazione di Yuriko era tale che continuò a non dire nulla per tutto il tempo, limitandosi a fare una smorfia e a voltarsi dalla parte opposta rispetto a quella del suo interlocutore.


Continua...

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Capitolo 16
*** Freddo e mortale ***


Capitolo 16 - Freddo e mortale


Annoiato per l'andamento dell'interrogatorio di Kakashi, a causa del silenzio prolungato della spia, lo spadaccino di Kiri decise di abbandonare il piano superiore e di raggiungere Tomohiko, che si trovava ai piedi della scala. Il ragazzo di Iwa era visibilmente desolato: era appoggiato al muro e con la mano destra si reggeva il mento, emettendo un sospiro quando vide Yuji voltarsi verso di lui. Come confermò lo stesso Tomohiko, era così depresso che si sentiva come uno straniero a casa sua, tutto ciò che ricordava era stato stravolto. Il negozio degli zii completamente devastato e il cambiamento della sua amica erano stati degli eventi così notevoli che il ragazzo iniziò a pensare che tornare a Iwa era stata una pessima scelta. A quel punto Yuji provò a confortare il compare, ma non essendo molto bravo a parole, si limitò a posare una mano sulla spalla libera di Tomohiko. Non era molto, ma così facendo almeno aveva evitato di usare certe frasi a suo dire imbarazzanti in quel momento, del tipo "Andrà tutto bene" o simili. Non se la sentiva di mentire o di fare promesse che non poteva mantenere, ciò era contrario alla sua disciplina da samurai.
Quel semplice gesto dello spadaccino sembrava aver calmato Tomohiko, ma all'improvviso ci fu del movimento al piano superiore, che attirò l'attenzione di entrambi. Quando Yuji fece capolino da sopra le scale, per capire il perché di quell'agitazione, vide di fronte a lui Sai, che in poche parole gli spiegò cos'era successo. Dopo aver dato un'occhiata all'esterno, Hinata si era accorta che un gruppo di ninja del Paese delle Torri, all'incirca una ventina, si era staccato dagli altri e aveva preso l'iniziativa per assalire il portone, nonostante quest'ultimo fosse ancora chiuso. Non era ben chiaro il motivo del loro gesto, ma Yamato ipotizzò che avevano perso il controllo a forza di aspettare il segnale per l'attacco, dimostrando che quello schierato dallo Scorpione Bianco era perlopiù un esercito eterogeneo e poco disciplinato. All'apparenza quell'assalto così improvvisato non sembrava molto pericoloso, ma Kakashi non era di questa opinione: come lui stesso spiegò, se il resto dell'esercito avversario avesse capito che il portone era sguarnito, non ci avrebbero pensato due volte ad attaccare tutti assieme e a quel punto niente avrebbe più impedito l'invasione ai danni di Iwa.
Capendo la gravità della situazione, Yuji sguainò la sua katana e di corsa uscì dalla guardiola, proseguendo verso il portone d'entrata. Grazie all'intervento di Yamato che azionò l'argano, si creò una fessura tra il muro e l'enorme porta, abbastanza larga da permettere allo spadaccino di uscire dal villaggio per primo. Cercando con lo sguardo verso il basso, Yuji intravide il gruppo di ninja segnalato da Hinata, che stavano velocemente correndo verso la sua direzione. Era già ben lontani dal bosco in cui si erano nascosti, ma prima di raggiungere l'ingresso al villaggio i ninja del Paese delle Torri dovevano percorrere un lungo tratto in salita e ciò diede allo spadaccino qualche secondo per riflettere. Intuendo che il gruppo di aggressori si sarebbe compattato ai piedi della zona sopraelevata, Yuji decise che li avrebbe attaccati proprio in quel punto. Ma per avere più possibilità di vittoria, lo spadaccino di Kiri ripose la katana e velocemente impugnò lo chokuto, che teneva al sicuro nella sacca che aveva con sé.
Pochi istanti dopo sul posto arrivarono nell'ordine Sai, Tomohiko e Kakashi, con i due ninja di Konoha pronti a dare una mano nel combattimento, ma Yuji li intimò di stare indietro. La reazione piuttosto brusca da parte dello spadaccino colse impreparati i tre appena arrivati, che però nel frattempo avevano notato che il ragazzo proveniente da Kiri aveva chiuso gli occhi per concentrarsi al massimo, come per radunare tutte le energie che aveva in corpo. Poco dopo sulla lama della spada si crearono delle piccole onde argentee, dai riflessi azzurri, che in maniera molto vorticosa si muovevano su entrambi i profili dell'arma. Col passare dei secondi le onde si fecero sempre più ampie e meno confuse, arrivando ad essere alte anche una decina di centimetri. Inoltre Tomohiko, come pure gli altri, aveva percepito una strana sensazione di freddo nell'aria e l'origine di tutto ciò sembrava proprio la spada di Yuji. Leggermente preoccupato, il ragazzo di Iwa provò a chiedere spiegazioni, ma lo spadaccino in risposta gli urlò contro, ripetendogli nuovamente di rimanere indietro. Kakashi, che aveva intuito cosa stava per accadere, prese per la maglietta Tomohiko e lo fece indietreggiare di qualche passo. Arrivati a quel punto era chiaro che lo spadaccino stava accumulando grandi quantità di chakra nella sua arma, che da un momento all'altro avrebbe scagliato contro i suoi nemici. Di colpo Yuji riaprì gli occhi e diede una veloce occhiata verso il basso: il gruppo era arrivato ai piedi della salita e si era raggruppato in poco spazio. Proprio come voleva lui...
Portandosi sopra la testa Seishinko e stringendola forte con entrambe le mani, lo spadaccino emise un forte grido e si gettò di corsa verso i ninja del Paese delle Torri, che rimasero veramente sorpresi di vedere solo un avversario sulla loro strada. Quando Yuji arrivò a qualche metro dal gruppo, fece un balzo in aria, senza mai mollare lo sguardo dal suo obiettivo. Arrivato al punto più alto del salto, lo spadaccino abbassò il chokuto con un gesto velocissimo, mirando al centro del gruppo. Di colpo una tremenda folata di vento, circondata da un fitto velo di nebbia, si abbatté sui ninja ribelli, che non poterono far nulla per respingere la tecnica di Yuji. L'attacco fu così potente che alcune raffiche di vento, di minore entità, raggiunsero i tre rimasti vicino al portone, che per qualche secondo tremarono per il freddo pungente.
Quando i venti si calmarono e la nebbia sparì, Tomohiko rimase di stucco davanti a quello che vide: Yuji, in piedi e con la spada saldamente nella mano destra, era circondato da numerosi blocchi di ghiaccio e per qualche secondo alcuni fiocchi di neve apparvero quasi per magia, posandosi delicatamente sulle rocce e sul vestito dello spadaccino. Quella tecnica era così potente che la temperatura in quel punto si era abbassata di molto, trasformando di colpo l'umidità presente nell'aria in neve. Quelli che però all'inizio sembravano dei blocchi di ghiaccio, in realtà erano i ninja del Paese delle Torri, che Yuji era riuscito a congelare grazie al suo attacco. Lo stupore di Tomohiko, dopo tutto quello che aveva visto, era più che giustificato.
«Ma-ma che...»
«Si chiama Morte Bianca» spiegò lo spadaccino, riponendo il chokuto nel fodero. Poi aggiunse, ripulendosi le spalle dalla neve. «E' una tecnica molto efficace, ma bisogna essere ben concentrati e in forma per eseguirla a dovere. Meglio di così, non potevo!»
«Ce ne vuole di concentrazione, per combinare vento e acqua!» commentò Kakashi, che non sembrava più di tanto sorpreso dalla tecnica dello spadaccino.
«Non ti sfugge mai nulla, vero?»
«Niente male» si limitò a dire Sai. Dopo aver sentito quelle parole, Yuji fece una smorfia quasi divertita.
«Ah, lo prenderò per un complimento...» disse voltandosi.
Dopo l'intervento solitario dello spadaccino, il pericolo di un assalto a danni di Iwa sembrava essere scongiurato, ma all'improvviso accadde un fatto imprevisto: una figura umana, proveniente dal portone d'entrata, superò di slancio tutti i presenti e passò a pochi metri da Yuji, che non poté fare molto per bloccarla. Notando i suoi lunghi capelli castani, sollevati durante la corsa verso il basso, fu subito chiaro che si trattava della spia del Paese delle Torri, che in qualche modo era riuscita a liberarsi dalle funi di Kakashi.
Poco dopo sul posto arrivò anche il resto del gruppo e fu Yamato a spiegare cos'era successo. Mentre stava tenendo d'occhio Yuriko, quest'ultima era riuscita a recuperare una bomba fumogena e una volta usata, aveva approfittato della poca visibilità per liberarsi e fuggire fuori dal villaggio. Dispiaciuto per la disattenzione, Naruto si offrì per inseguirla, ma fu subito fermato da Kakashi: con tutti i ninja nascosti nel bosco, sarebbe stato troppo pericoloso inseguirla in quel momento. Nel frattempo Sakura intravide, con grande sorpresa, le formazioni di ghiaccio lungo la discesa.
«Ma quelli sono...»
«Sì, i ninja che aveva tentato di attaccare il villaggio. Yuji li ha letteralmente congelati!» spiegò Tomohiko. «E la temperatura qua attorno si era pure abbassata, quando ha eseguito quella tecnica!»
«Ora non mi sembra il momento di festeggiare...» ribatté seccato lo spadaccino. Il suo fastidio non derivava dagli elogi dell'ex diplomatico, ma al fatto che la sua tecnica non era impeccabile: non solo serviva una gran quantità di chakra per eseguirla, ma anche un lungo tempo di preparazione e questo era un altro punto a suo sfavore. Da esperto combattente, Yuji voleva che le sue tecniche fossero il più vicino possibile alla perfezione.
«Si stanno ritirando!» intervenne Hinata, che già da qualche secondo aveva attivato il Byakugan. Le numerose squadre di ninja, che in precedenza si erano schierati in tutta la zona adiacente al villaggio, velocemente stavano abbandonando il bosco attraverso una stretta via nella roccia, provocando un vero e proprio imbuto di grosse dimensioni.
«Giunti a questo punto, era una scelta quasi scontata» commentò Kakashi. «Senza più il fattore sorpresa, il loro assalto sarebbe stato solo uno spreco di tempo e di uomini. Ma non pensiate che il vostro compito sia finito qui, ragazzi!»
«E perché?» chiese Naruto.
Deluso per la domanda, il ninja mascherato fece un breve sospiro e scuoté la testa, prima di rispondere. «Perché lo Scorpione Bianco difficilmente rinuncerà al suo piano, quindi dobbiamo trovarlo prima che possa organizzare un nuovo attacco. Di conseguenza, diventa di vitale importanza riacciuffare quella spia...»
A quel punto la conoscenza del territorio da parte di Tomohiko tornò in gioco, perché Kakashi voleva sapere cosa c'era oltre la via che i ninja del Paese delle Torri stavano usando per ritirarsi. Il ragazzo di Iwa raccontò che proseguendo in quella direzione si andava verso l'entroterra del Paese, incontrando quasi subito un lungo e stretto burrone, che Tomohiko avrebbe molto volentieri evitato. Lo considerava una specie di trappola naturale: non solo c'era poco spazio di manovra sui due unici sentieri che si snodavano all'interno del canyon, ma in certi punti la roccia era molto fragile, col rischio concreto di rimanere travolti da una frana improvvisa. Nonostante gli avvisi dell'ex diplomatico, Kakashi era deciso ad inseguire la spia, trovando piena solidarietà nel gruppo proveniente da Konoha.
Vedendo il suo compare un po' agitato, Yuji gli si avvicinò e provò a calmarlo, garantendogli che sarebbe rimasto con lui fino in fondo. In risposta Tomohiko si lamentò del comportamento dello spadaccino, aggiungendo che avrebbe volentieri fatto a meno di continuare quella missione. Sottolineò il concetto con una frase di suo zio, che non fu molto gradita ai presenti: "Gli eroi muoiono sul campo di battaglia. Gli altri, più furbi, provano a sopravvivere!". In realtà il ragazzo di Iwa provava in quella maniera ad esorcizzare la paura, per quella che secondo lui stava diventato una missione troppo pericolosa. Ma nonostante tutto, Tomohiko decise di aiutare nuovamente il gruppo, anche se aveva una brutta sensazione a riguardo.


Continua...

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Capitolo 17
*** Nel canyon ***


Capitolo 17 - Nel canyon


Pronti a partire dopo qualche ora di sonno, il mattino seguente il gruppo proveniente da Konoha puntò verso ovest, all'inseguimento della spia che era scappata in quella direzione. Dopo aver superato il bosco davanti a Iwa di slancio, Tomohiko condusse i ninja del Paese del Fuoco in una zona pianeggiante, completamente ricoperta da uno strato di roccia scura. Sui versanti le montagne erano ricoperte di alberi, che con l'alzarsi di quota diventavano sempre meno presenti, fino a scomparire nei pressi delle cime, sostituiti da muschi e licheni.
Proseguendo quasi in linea retta, nel giro di poco tempo il gruppo si ritrovò nei pressi del canyon, che ad occhio doveva essere lungo almeno tre o quattro chilometri. Come annunciato tempo fa da Tomohiko, sui due lati rocciosi si snodavano due sentieri, che quasi parallelamente attraversavano il canyon su uno strapiombo alto diverse centinaia di metri, nel quale scorreva un fiume pieno di rapide. Una volta presa la strada di destra, fu subito evidente che camminare per quella via non sarebbe stata una passeggiata: in alcuni punti lo spazio per muoversi era largo appena un metro o addirittura meno, costringendo il gruppo a procedere in quelle zone attaccati alla parete. Inoltre il sentiero era disseminato di massi piuttosto pesanti e di forma irregolare, creando una specie di labirinto che allungò ancora di più il cammino del gruppo. Nonostante tutto quel tempo perso, sottolineato dalle lamentele di Naruto, alla fine gli occhi di Tomohiko intravidero il fondo del canyon, che si lasciò andare ad un sospiro di sollievo. A differenza dell'entrata stretta, a chiudere il burrone c'era una larga e alta parete di pietra verticale, sopra la quale si estendeva una zona piatta, come una specie di palcoscenico naturale. Per arrivarci bisognava prima superare una larga piazzola, anch'essa piena di massi, e poi prendere una larga curva in salita, la cui pendenza era veramente impressionante. Quello inoltre era il punto in cui i due sentieri erano più vicini, solo una decina di metri, e da lì era ben visibile l'uscita della seconda via, che salendo più dolcemente portava verso sinistra, all'interno di una galleria.
Ormai sembrava fatta, ma all'improvviso qualcosa fece sussultare Tomohiko e non solo. Anche Yuji e Kakashi, che erano rimasti accanto al ragazzo di Iwa, avevano avvertito qualcosa di anomalo, per la precisione un leggero sisma del terreno sopra le loro teste. Quando i tre capirono cos'era in realtà quel tremolio, fu troppo tardi per reagire: nel giro di pochi secondi, decine di ninja del Paese delle Torri arrivarono di corsa su entrambi i bordi superiori del canyon, bloccando ogni tentativo di fuga. Di primo impatto fu subito evidente che si trattava di un esercito composto in gran parte da mercenari, divisi in gruppi a seconda dello stile o del colore della divisa indossata. Il colore prenominante era il marrone, ma sparsi alla rinfusa come delle macchie erano presenti anche unità vestite di grigio, verde scuro o nero.
Per non rischiare di essere colpiti da frecce o da altre armi da lancio, il gruppo proveniente di Konoha si nascose dietro alcuni massi, restando però separati in due parti.
«Merda! Lo sapevo che sarebbe finita così!» disse Tomohiko, sfogandosi a voce bassa. Accanto a lui si erano rifugiati lo spadaccino e Hinata, mentre poco più là c'erano Kakashi e Sai. Gli altri erano rimasti più indietro, a qualche metro di distanza.
«E smettila di lamentarti!» esclamò il ninja mascherato, con voce seccata. «Lo sapevamo che inseguendo la spia c'era il rischio di un'imboscata, ma non potevamo fare diversamente!»
Durante la risposta, Kakashi fece una veloce stima del nemico e con una certa sicurezza stabilì che quelli sul bordo del canyon erano gli stessi ninja che la notte precedente avevano tentato l'assedio a Iwa. Quello non fu di certo un dato incoraggiante, ma il ninja dai capelli argentati notò inoltre che nonostante l'agitamento presente tra i suoi avversari, tutti era rimasti al loro posto, come in attesa di ordini. Per qualche secondo non accadde nulla, creando ancora più tensione nell'aria, poi di colpo alcune teste dei ninja del Paese della Torre si voltarono verso il fondo del canyon, puntando lo sguardo verso la zona rialzata. Dal bordo roccioso comparve la figura di Yuriko, che freddamente osservò i suoi avversari nascosti dietro i massi, dando l'impressione di tenere di guardia la zona in cui si trovava Tomohiko. Tra i due ci fu una veloce occhiata, a cui però il ragazzo rinunciò abbastanza in fretta, nascondendo il suo volto alla kunoichi completamente vestita di nero.
«Arrendetevi! Siete circondati!»
La minaccia di Yuriko arrivò chiara al gruppo, che però rimase in silenzio. Tutti erano concentrati per mantenere la calma, tranne Tomohiko, che nonostante gli sforzi si agitava nervosamente dietro il masso. Hinata, che gli era accanto, notò inoltre che stava iniziando a sudare.
«Ci sono problemi?» domandò la ragazza dai capelli lunghi. Prima di rispondere, ex diplomatico si lasciò scappare un sorriso ironico.
«Lo vuoi sapere un altro segreto?»
«Ovvero?»
Cercando di rimanere calmo, Tomohiko prese un lungo respiro e puntò lo sguardo in alto, oltre il masso. «Ti ricordi quando Yuriko ha raccontato qualche particolare sul mio passato, del tipo che ero innamorato di lei?»
«Sì.»
«Ecco, era tutto vero!»
«Ah! Ci avrei giurato che lo era!» commentò Yuji, con voce soddisfatta.
«Mi fa un certo effetto rivederla così, in cima ad un precipizio a dare ordini...»
«Zitto!» mormorò lo spadaccino, voltandosi dall'altra parte del macigno. «Mi sembra che stia arrivando qualcuno!»
Accanto a Yuriko si presentò un'altra persona, per la precisione un uomo di circa trent'anni. Di media altezza, indossava un elegante abito bianco, che sul lato destro aveva un simbolo mai visto finora: una torre marrone bordata di bianco e blu. In testa, a coprire i suoi capelli neri, c'era un copricapo elaborato verde con la parte centrale dorata, sollevata come se fosse un'onda del mare. I suoi occhi scuri erano pieni di gioia quando vide i ninja di Konoha in trappola, compiaciuto per l'ottima manovra eseguita dall'esercito mercenario. Come spiegò velocemente Tomohiko, quell'uomo era Basho e da come si era vestito voleva apparire come il leader del Paese delle Torri, anche se ufficialmente nessuno dei principali capi di Stato lo aveva riconosciuto come tale. Nonostante il suo aspetto piuttosto vistoso, non era un tipo da sottovalutare perché aveva l'abitudine di portarsi con sé almeno un paio di pugnali, che usava nelle situazione più pericolose e nei combattimenti a breve distanza.
Subito dopo la pittoresca entrata di Basho, ci fu la comparsa di un secondo uomo e in quel preciso momento il silenzio scese in tutto il canyon, come per omaggiare la sua presenza. Vestito con una corazza metallica grigia, completa di elmo da battaglia, emerse la figura magra e leggermente pallida dello Scorpione Bianco, caratterizzato anche da una folta barba bianca. Il suo sguardo era pieno d'orgoglio e sicuro di sé, osservando la trappola che lui stesso aveva progettato dopo la ritirata a Iwa.
«Non è cambiato di una virgola...» mormorò Kakashi, dopo aver fissato per qualche secondo gli occhi marroni di Shimada. «Però c'è qualcosa di strano in lui. Mi sembra come rallentato.»
«Già!» esclamò Yuji. Lo spadaccino, come il ninja mascherato, aveva notato la poca mobilità dell'anziano combattente, che per tutto il tempo era rimasto con le braccia conserte. «Sembra che faccia fatica solo a camminare.»
A quel punto intervenne anche Tomohiko. «Anch'io ho avuto questa impressione. Non l'ho mai visto così indebolito, forse è malato...»
«Così si spiega il perché del suo attacco fulmineo a Iwa» commentò Kakashi. «Forse non gli resta molto da vivere.»
«Avete preso la vostra decisione o no?» urlò Basho, cercando di intimidire i ninja di Konoha mentre stavano bisbigliando tra di loro. «E' inutile che provate a scappare, stavolta abbiamo l'appoggio dei nostri alleati di Akatsuki!»
Poco più in là, sulla destra rispetto ai tre in cima al canyon, emerse la figura di un ragazzo freddo e distaccato, che poteva avere al massimo sedici anni. Sulle spalle portava la divisa dell'Organizzazione Alba nera a nuvole rosse, come se fosse un mantello, e sotto di essa erano visibili un vestito grigio chiaro dal colletto alto, aperto sul davanti, pantaloni blu scuro e una lunga spada, tenuta in vita da un lungo cordone viola. Aveva i capelli neri e gli occhi scuri, con i quali fissò verso il basso senza dire una parola e rimanendo impassibile. Appena lo vide, Tomohiko lo definì troppo serio per i suoi gusti, ma quando si voltò per avere un parere dagli altri, notò che tutti quelli provenienti da Konoha era rimasti ammutoliti, in particolar modo chi era rimasto indietro. Naruto e Sakura avevano uno sguardo incredulo, con gli occhi puntati verso l'alto, e poco dopo Yuji li richiamò quasi gridando, per avere delle spiegazioni sull'ultimo arrivato.
Anche lo spadaccino rimase di stucco quando seppe l'identità del ragazzo col mantello di Akatsuki: era Sasuke Uchiha, ninja traditore che tempo prima era stato in squadra con Naruto e Sakura, proprio sotto gli ordini di Kakashi.
«Aspettate un secondo!» intervenne Tomohiko. «Mi state dicendo che è del clan Uchiha? Ma non erano stati tutti sterminati da uno di loro?»
«Non esattamente...» accennò Yuji, che stavolta era più informato del suo compare. «Avevo sentito dire che qualcuno era sopravissuto, deve trattarsi proprio di lui. Sarà meglio tenere gli occhi aperti, quel tizio non mi piace per niente!»
«I nostri avversari sono sempre più agitati, sembrano pronti ad attaccare da un momento all'altro» commentò Sai, sentendo diversi rumori sopra la sua testa.
«Già, me ne sono accorto!» affermò Tomohiko, agitato e con un certo sarcasmo.
Il gruppo di testa, in particolar modo Kakashi e Hinata, si guardarono attorno alla ricerca di un punto debole nello schieramento avversario, ma ad un certo punto la loro attenzione cadde sul rotolamento di alcuni sassi, che si erano staccati dalla parete al loro fianco. Era facile intuire che la roccia stava iniziando a sgretolarsi in quel punto, a causa del peso eccessivo, e forse lo stesso fenomeno stava accadendo anche nell'altra parete. Dopo essersi scambiati alcuni sguardi d'intesa, il gruppo di testa velocemente si preparò per fronteggiare la trappola organizzata da Shimada.
«L'idea è un po' rischiosa, ma mi esalta!» affermò Yuji, trovando una certa euforia da battaglia.
«Su questo lato ci penso io, mentre lascerò l'altro a Naruto e Sakura. Sai, puoi mandare questo messaggio con discrezione?»
«Certamente» confermò il ragazzo vestito di nero. Con un tocco quasi leggiadro del suo pennello, cercando però di non farsi notare da nessuno, usò la sua abilità per creare dei topolini d'inchiostro. Quest'ultimi poi si sarebbero liquefatti sui massi dietro i quali erano nascosti i tre ninja rimasti indietro, consegnando a loro il messaggio di Kakashi. Nel frattempo il ninja mascherato stava ultimando gli ultimi particolari del suo piano.
«Bene. Ora ci serve qualcosa per distrarli.»
«A quello ci penso io!» esclamò Tomohiko, puntando l'indice verso di sé. La sorpresa per l'iniziativa da parte del ragazzo del Paese della Terra prese tutti alla sprovvista, come testimoniato dalle facce sbalordite di Yuji e Hinata.
«Ma sei impazzito?» domandò la kunoichi. Quasi immediata ci fu anche la reazione dello spadaccino.
«Neanche per sogno! Tu non ti muovi da qui!»
«Per una volta che ho piena fiducia in voi, volete fidarmi di me o no?» chiese Tomohiko, quasi allargando le braccia. La sua ammissione fu così sincera che quasi tutti rimasero zitti a quella domanda.
«Dipende...» rispose Kakashi.
«Conosco Shimada e so che è particolarmente egocentrico, oltre che essere un amante delle scenografie spettacolari. Lo dovreste aver intuito, visto come si è presentato lui e il suo lecchino Basho. Se esco allo scoperto, prima di uccidermi immagino che mi farà una sorta di processo pubblico e questo dovrebbe farvi guadagnare un po' di tempo.»
Nonostante qualche mugolio da parte di Hinata e Yuji, dopo una breve riflessione Kakashi decise di accettare la proposta dell'ex diplomatico. Ma prima di fare la sua parte, Tomohiko fece un respiro profondo e si stiracchiò le dita delle mani, come per eseguire un grande sforzo. Non era un paragone troppo lontano dalla realtà, poiché doveva letteralmente affrontare una parte del suo passato, quando ancora con orgoglio portava il coprifronte di Iwa.


Continua...

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Capitolo 18
*** Reazione imprevista ***


Capitolo 18 - Reazione imprevista


Trovata la concentrazione, Tomohiko uscì dal suo riparo e fece due passi avanti, mantenendo lo sguardo fisso verso l'alto. La sua presenza fu sottolineata dalle numerose grida dei ninja appostati sul bordo del canyon, che però smisero all'istante appena Basho ordinò di fare silenzio. Il presunto leader del Paese delle Torri sembrava quasi divertito nel rivedere l'ex diplomatico, sul suo viso era apparso un sorriso alquanto maligno. Di tutt'altra natura fu la reazione di Shimada, che si poteva tranquillamente definire infastidita. Inoltre aveva l'aria di chi si stava annoiando, infatti si lasciò scappare un paio di sbadigli mentre Tomohiko nel frattempo si era posizionato al centro del sentiero. Gli altri due, Sasuke e Yuriko, rimasero semplicemente impassibili davanti all'atto di coraggio del ragazzo di Iwa, col ninja del clan Uchiha più interessato a sentire quello che stavano per dire i suoi alleati, voltandosi alla sua destra e ignorando completamente Tomohiko. Non era un bel gesto nei confronti dell'ex diplomatico, che preferì concentrarsi su Basho, che poco dopo prese la parola.
«Saito! Mi sorprende rivederti ancora vivo!» commentò il leader del Paese delle Torri. Era piuttosto allegro, forse perché credeva che l'uscita di Tomohiko fosse un segno di resa dei suoi avversari. Il suo sguardo non lasciava dubbi al riguardo, ma il ragazzo di Iwa era pronto a farlo tornare con i piedi per terra.
«E' una sorpresa anche per me! Pensavo che Shimada fosse più saggio nel scegliere i suoi collaboratori...»
«Come hai detto?»
L'immediata reazione del Paese delle Torri fece quasi sorridere Tomohiko, che per qualche secondo si limitò a fissarlo. Se credeva di avere la vittoria a portata di mano, era proprio un ingenuo. Sicuro di sé, l'ex diplomatico aveva l'intenzione di continuare su quella linea, in fondo doveva distrarlo per permettere ai ninja di Konoha di preparare il contrattacco.
«Ammettilo: non puoi essere stato tu a progettare una trappola del genere, Basho. E' Shimada il genio militare tra voi due, tu al massimo avrai perso tempo a disegnare il vestito che indossi!»
«Ma come ti permetti?» urlò il diretto interessato con rabbia. «Io sono il leader del Paese delle Torri, devi portami rispetto! Non lo hai imparato quando facevi il diplomatico?»
«Rispetto? Per chi? Sei solo il leader fantoccio di uno Stato fantoccio!» rispose Tomohiko, scandendo per bene le ultime parole.
«Maledetto...» esclamò Basho. Stava per fare un passo in avanti, ma fu bloccato da Shimada, che lo fermò alzando il braccio destro.
«Ora basta!» mormorò l'anziano combattente, infastidito dalla furiosa reazione del suo subalterno. Per evitare altre brutte figure, in particolar modo nei confronti dei ninja mercenari sui bordi del canyon, lo Scorpione Bianco ritenne necessario intervenire di persona. «Non vantarti di ciò che non conosci, Saito!»
L'avvertimento dell'anziano combattente mise in allerta Tomohiko. «Che intendi dire?»
«Tu non sai neanche cos'è il rispetto! Basta vedere le tue scelte per capire che non hai un briciolo di dignità... passi da uno schieramento all'altro solo quando ti fa comodo. Prima facevi parte del Paese della Terra, ora ti sei alleato con quelli di Konoha. La tua fedeltà è alquanto volubile, peggio di un traditore!»
«Io sono fedele solo a me stesso!» rispose Tomohiko di getto. La sua affermazione fu così decisa che per la prima volta Sasuke si voltò verso di lui, trovando per la prima volta un po' di interesse in quel dialogo. «E in ogni caso, tra noi due non sono io il traditore...»
«No?»
«Ma se ti fa piacere, accusami pure di esserlo. Tanto mi sono già assolto da solo!»

Se da una parte Tomohiko era riuscito a trattenere la tensione, sfogandosi con un urlo l'ultima frase detta, dall'altra Naruto era a malapena trattenuto da Yamato, incredulo nel rivedere Sasuke dopo tanto tempo. Provò un certo disagio rivedendo il suo ex compagno di team con la veste dell'Organizzazione Alba, che si accorse di lui quando lanciò una veloce occhiata a Tomohiko.
Nel frattempo, proprio alle spalle del ragazzo di Iwa, c'era diverso movimento tra i ninja rimasti davanti. L'unico che era rimasto calmo, ma solo all'apparenza, era Yuji, che da qualche minuto stava in posizione fissa, tenendo la mano sinistra sul fodero e sollevando leggermente l'elsa della spada. Era nella stessa posizione d'attacco mostrata quando era stato catturato nel Palazzo dell'Hokage e per questo motivo lo spadaccino chiese un favore a Hinata e Sai, ovvero di rimanere indietro al primo attacco nemico. Era pronto a scattare come una molla e aveva la seria intenzione di travolgere qualsiasi cosa o persona che gli sarebbe capitata a tiro.
Gli attimi di concentrazioni sembravano eterni, ma ad un certo punto il silenzio che si era creato nel canyon si ruppe. Alcuni ninja del Paese delle Torri videro qualcosa di strano dietro il primo macigno, più precisamente vicino a Kakashi. Stava componendo velocemente alcuni sigilli con le mani e all'improvviso un lampo di luce prese alla sprovvista i mercenari sopra il sentiero opposto da quello occupato dal ninja mascherato. Sospettando una reazione dei loro avversari, alcune frecce furono scagliate contro il più esposto del gruppo, ovvero Tomohiko, ma quest'ultimo dimostrando una certa reattività si nascose dietro il masso alle sue spalle, salvandosi per un pelo dall'attacco nemico.
«Più efficace che elegante come gesto» commentò Sai, sottolineando la successiva caduta dell'ex diplomatico, piuttosto goffa.
«Non mi sembra questo il momento di essere sarcastici...» ribatté Tomohiko, ripulendosi i vestiti.
Poi di colpo uno strano rumore riecheggiò nel canyon, come se uno stormo di uccelli si era messo in moto e solo poco più tardi si capì cosa stava per fare Kakashi: aveva preparato una tecnica basata sull'Arte del Fulmine, chiamata Chidori o Mille Falchi. Quasi nello stesso momento Yamato, grazie alla sue abilità, aveva creato un ponticello di legno nel tratto in cui i sentieri erano più vicini, permettendo a Naruto e Sakura di colpire più agevolmente l'altra parete del canyon. Per tale scopo il ninja dal vestito arancione aveva creato un vorticoso Rasengan, mentre l'allieva di Tsunade si limitò, per così dire, a concentrare il suo chakra nei suoi guanti.
Il risultato combinato dei tre ninja lasciò sbalorditi Basho e Shimada. Le due pareti rocciose franarono di netto e decine di ninja mercenari di colpo si ritrovarono travolti in avanti, cadendo verso il centro del canyon e riempiendolo di urli strazianti. L'idea di Kakashi stava funzionando alla grande, ma a quel punto c'era un problema da fronteggiare: a causa delle frane, i ninja mercenari rimasti più lontani dal bordo ora avevano a disposizione tre rampe di roccia per scendere e aggredire il gruppo, ma il ninja dai capelli argentei aveva già pensato a come reagire in quel caso. Al centro del sottile ponte di legno, dandosi le spalle a vicenda, Yuji e Yamato stavano aspettando con impazienza il loro turno per intervenire, pronti a colpire chiunque sarebbe sceso dal loro lato del canyon, lasciando Hinata e Sai ai lati per coprire meglio la zona. Senza volerlo, i due appostati sul ponte si lasciarono scappare un sorriso, come se entrambi avessero il pieno controllo della situazione.
Il piano di Kakashi sembrava aver funzionato, i ninja del Paese delle Torri erano rimasti ai loro posti per la paura di essere nuovamente colpiti, ma quando Basho ordinò di attaccare ci fu un colpo di scena. Quasi all'improvviso Tomohiko, che per tutto il tempo era rimasto dietro il masso, vide che accanto a lui era apparso Sasuke, facendogli fare un salto all'indietro per lo stupore. Con una velocità impressionante, il ninja del clan Uchiha era sceso nel canyon ed era pronto a colpire i ninja di Konoha con la sua lunga spada, compresi i suoi ex compagni di team. Solo un intervento alla disperata di Kakashi impedì a Sasuke di causa danni, facendolo indietreggiare di qualche passo e usando un kunai per difendersi.
Da quel momento in poi nel canyon si udirono solo le grida di battaglia dei ninja del Paese delle Torri, che in massa scesero dalle rampe nel tentativo di accerchiare i loro avversari. Nonostante la netta superiorità numerica, il gruppo proveniente da Konoha dimostrò di aver molta più abilità nel combattimento e per il momento riusciva a tener testa ai loro avversari. Yuji addirittura era stato in grado di guadagnare qualche metro sui ninja rivali, che uno dopo l'altro cadevano sotto i fendenti dello spadaccino. L'unica situazione incerta era proprio quella nello scontro tra Kakashi e Sasuke, che per fortuna di Tomohiko si erano allontanati rispetto al punto d'arrivo del ninja dai capelli scuri.
Col passare del tempo però la difesa dei ninja di Konoha iniziò a scricchiolare, a causa della forza messa in campo dal nemico, e dopo qualche minuto si verificò un'altra situazione critica. Sul sentiero di sinistra Naruto aveva utilizzato un altissimo numero di copie per bloccare una delle rampe di roccia, creando un vero e proprio muro mobile, ma ad un certo punto i ninja del Paese delle Torri decisero di attaccare direttamente l'utilizzatore della Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo, tuffandosi da una zona di roccia rimasta intatta. Nel giro di pochi istanti, approfittando del fatto che Naruto doveva riprendere fiato dopo tutto il chakra usato per le sue numerose copie, un gruppo formato da una decina di ninja mercenari riuscì a prendere di sorpresa il ninja biondo, che in un secondo si ritrovò a terra e immobile, schiacciato dal peso di tutti i suoi avversari. Fu paradossale vedere Naruto in quelle condizioni, di solito era lui a circondare l'avversario con le sue copie, e ciò non sfuggì agli attenti occhi di Hinata, che nel corso del combattimento si era ritrovata a pochi passi da Tomohiko. La ragazza quasi si bloccò vedendo quella scena.
«Naruto...»
Quando il ragazzo di Iwa sentì Hinata parlare, si accorse che in volto la kunoichi era impallidita, guardando davanti a sé con sguardo perso mentre il ninja dal vestito arancione stava lottando per uscire dalla morsa avversaria. Era così disperato che stava agitando affannosamente la mano destra, l'unica libera, nel tentativo di cercare un po' di spazio per respirare.
«Naruto...»
«Oh merda! Di questo passo soffocherà in poco tempo!» esclamò Tomohiko, rendendo Hinata ancora più agitata.
Poco dopo la ragazza si portò le mani al cuore, aveva la sensazione che gli stesse per scoppiare da un momento all'altro. Lo sguardo puntava verso il basso e per qualche attimo rimase immobile, come se non riuscisse a controllare le sue emozioni. Solo più tardi Tomohiko si ricordò che Hinata, la prima volta che si erano incontrati, aveva osservato Naruto con occhi dolci e a quel punto realizzò che la kunoichi doveva essere innamorata del biondo. Ed essendo di carattere timido, probabilmente la ragazza non si era mai apertamente dichiarata e vedere il suo amato soffrire così la stava facendo impazzire. Dopo tanto tempo, Tomohiko si rammaricò moltissimo per quello che aveva detto a Hinata, ma quando alzò lo sguardo per scusarsi la ragazza, questa era improvvisamente scomparsa alla sua vista.
Il ragazzo di Iwa rimase disorientato per qualche secondo, voltandosi in giro in maniera confusa e solo poco dopo ritrovò la kunoichi dai capelli neri e lunghi. Con uno scatto veramente bruciante, Hinata aveva attraversato il ponte di legno e si era portata vicino a Naruto, pronta a colpire i ninja che lo avevano immobilizzato a terra. La furia della ragazza, scoppiata all'improvviso e accentuata dalle sue grida, fu tale che i suoi nemici rimasero impressionati dai suoi movimenti, in particolar modo dalla velocità di spostamento della kunoichi. Concentrando un'enorme quantità di chakra nelle mani, tenute col palmo aperta, Hinata generò una potente onda d'urto che travolsero il primo ninja nemico, quello più vicino a lei, con una forza tale che fece un gran volo contro la parete rocciosa. Poi in successione ne colpì altri due, sempre usando la stessa tecnica, e la ragazza continuò così finché tutti i suoi avversari furono scaraventati fuori dalla sua portata. La tecnica utilizzata in combinazione con il Byakugan, chiamata Palmo d'Aria, era così potente che gli avversari colpiti dalla kunoichi avevano riportato dei gravi danni interni, mettendo i suoi avversari definitivamente al tappeto.
Vedere quell'azione fece sussultare Tomohiko, non avrebbe mai creduto che quella ragazza avesse così tanta forza mista a talento, ma forse rimase più incredulo quando vide Hinata cercare di far riprendere Naruto, che nel frattempo stava riprendendo fiato. Era tornata timida come l'aveva sempre vista e arrossì quando il ninja dai capelli dorati la ringraziò per averlo tolto dai guai. Com'era apparsa, la versione furiosa di Hinata era scomparsa in un lampo, ma non c'era bisogno di inutili ragionamenti per capire cos'era successo in quel frangente. Il sentimento d'amore della ragazza era così puro che l'aveva spinta a salvare il suo amato con tutti i mezzi a sua disposizione, dimostrando un lato di lei che probabilmente nessuno conosceva. Una determinazione tale forse era ignota anche alla stessa Hinata, ma quello non era proprio il momento di fare i complimenti a qualcuno. Nonostante il grande sforzo messo in campo dai ninja partiti da Konoha, l'offensiva nemica era come un fiume in piena e nulla sembrava fermare i continui attacchi dei ninja del Paese delle Torri. Difficilmente Naruto e i suoi compagni avrebbero sopportato a lungo la pressione nemica ed era chiaro che serviva un'idea per ribaltare le sorti della battaglia.


Continua...

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Capitolo 19
*** Per il rotto della cuffia ***


Capitolo 19 - Per il rotto della cuffia


Cercando di rompere l'assedio nemico, almeno dal suo lato del canyon, Yuji continuò a colpire senza sosta ogni ninja del Paese delle Torri che si trovava davanti, dimostrando di avere una grande resistenza fisica. Nonostante la sua netta superiorità nel combattimento, lo spadaccino si rese conto che lottare in quel modo era troppo dispendioso per lui, andando avanti di quel passo lo avrebbe preso per sfinimento. Per trovare una soluzione a quel problema, e per riprendere un po' di fiato, Yuji scese dalla rampa di roccia su cui si era arrampicato e poi fece un salto all'indietro, tornando nei pressi del ponte di legno costruito da Yamato. Da lì aveva una visione più chiara della battaglia e per qualche secondo si soffermò per capire cosa stava succedendo attorno a lui. Sul lato sinistro nel canyon Naruto aveva ripreso il combattimento, dopo essere stato salvato per un pelo da Hinata, e stava creando decine di cloni per tamponare l'assalto avversario, che esattamente come una brutta ferita non aveva intenzione di fermarsi. A sostenerlo nella manovra c'erano Sakura e Yamato, ma lo spadaccino temeva che prima o poi la loro difesa avrebbe ceduto, dovendo sopportare ben due fronti allo stesso tempo.
Yuji era convinto che serviva un espediente per creare un po' di scompiglio tra le file nemiche, per dare un po' di respiro ai suoi compagni di viaggio, e ad un certo punto intravide l'occasione per farlo. Lo spadaccino del Villaggio della Nebbia si era accorto che il sentiero che conduceva verso la parte alta del canyon era sguarnito, lasciando scoperte le posizioni di Basho e Shimada. Sarebbe stato un bel colpo di scena se quei due avessero subito un attacco improvviso, magari mortale, e il fatto avrebbe creato non poca confusione tra i ninja del Paese delle Torri. L'unico ostacolo che avrebbe potuto incontrare su quella strada era Yuriko, che per tutto il tempo era rimasta fuori dalla lotta, e ciò dispiaceva non poco a Yuji. Era un peccato a suo giudizio affrontare una bella ragazza come quella, ma era nel pieno di una battaglia e il suo senso del dovere gli imponeva di non avere pietà per nessuno. Se i due si sarebbero scontrati, il loro duello sarebbe stato all'ultimo sangue.
Con uno scatto lo spadaccino lasciò il gruppo, dopo aver urlato a Sai di coprire la sua posizione, e corse verso il sentiero, tenendo la spada in aria, leggermente sposta a destra. Era letteralmente partito alla carica, pronto a scagliare un fendente appena avrebbe raggiunto la parte alta del canyon. Ma all'improvviso, quando aveva da poco iniziato la salita, Yuji si ritrovò davanti un nuovo combattente, anche lui con indosso il mantello di Akatsuki. Di colpo il compare di Tomohiko si fermò sul posto e abbassò la spada, rimanendo sorpreso nel constatare che non era l'unico spadaccino presente nei paraggi.
Davanti a Yuji si era posizionato un ragazzo leggermente più giovane di lui, che stringeva tra le mani un'enorme spada, dalla lama molto larga e alquanto pesante. L'arma aveva un foro perfettamente tondo nella parte alta della lama e una semisfera più in basso, creando una rientranza curva al filo della spada. Quel particolare tipo di arma aveva catturato l'attenzione di Yuji, che per qualche secondo si lasciò andare ad un paio di ricordi nostalgici. Quella spada era originaria del Villaggio della Nebbia e mai avrebbe pensato di rivederla un giorno, su un campo di battaglia.
Dopo aver osservato attentamente la spada, Yuji si concentrò sull'aspetto del suo avversario: aveva i capelli bianchi e lunghi fino al collo, gli occhi viola e con una certa sicurezza mostrava un sorriso maligno, caratterizzato da denti appuntiti. A quel punto Yuji poté confermare ciò che pensava del suo avversario: anche lui era del Paese dell'Acqua. Inoltre sotto la divisa nera a nuvole rosse si intravedevano una canotta viola, simile a quella indossava da Yuji sotto il kimono e della stessa tonalità degli occhi, un paio di pantaloni grigi, alcune cinture per trasportare la spada sulla schiena e dei sandali marroni.
«Credevo di essere l'unico spadaccino, da queste parti...» esordì Yuji, prendendosi qualche attimo di pausa. «Per caso sei il compare di quell'Uchiha?»
«Già, anche se avrei preferito rimanere fuori da questo scontro» ribatté il ragazzo albino. «Odio ricevere ordini da quei due cretini in cima al canyon, ma purtroppo devo farlo!»
«Che situazione ironica... due spadaccini di Kiri che si affrontano a chilometri di distanza dal loro Paese! Non è una cosa che accade tutti i giorni, no?»
«Giusto, ma credo che l'esito del combattimento sarà molto scontato» affermò l'avversario di Yuji, sollevando senza troppa fatica la spada. La risposta del compare di Tomohiko fu immediata, con tanto di sguardo minaccioso.
«Credi veramente di vincere solo perché hai l'arma più grossa?»
«Non sarà l'unico vantaggio, te lo assicuro!» commentò sicuro il nuovo arrivato. «Sei pronto?»
«Ovviamente, chiunque tu sia!»
«Suigetsu Hozuki» esclamò lo spadaccino più giovane, facendo una certa impressione al suo avversario. Apparteneva ad un noto clan del Villaggio della Nebbia.
«Oh, molto interessante! Io sono Yuji Atsumi!»
«Mai sentito nominare!» commentò Suigetsu in maniera sarcastica, come se il suo avversario valesse poco o nulla. «Sei sicuro di essere uno spadaccino di Kiri?»
La presa in giro mise ancora più tensione in Yuji, che però rimase calmo e serio in volto. «Non sottovalutarmi solo per le mie origini e perché hai con te la Tagliateste, uno dei gioielli del nostro villaggio...»
«Scommetto che l'avevi riconosciuta al volo!»
«Basterà Okinami per rimetterti in riga, ragazzino!!!»
Con un veloce fendente della sua katana, Yuji aprì il duello tra i due spadaccini, ma il suo primo colpo fu respinto da Suigetsu, riparandosi con la sua enorme spada. La tattica del combattente col kimono azzurro per vincere era molto semplice: sfruttare tutta la sua velocità per colpire il suo avversario con una lunga serie di fendenti, mentre quest'ultimo avrebbe privilegiato degli attacchi più fisici e potenti. Per un po' il duello tra i due rimase in una situazione di stallo: nonostante la foga iniziale, Yuji non riusciva a trovare un varco nella difesa di Suigetsu, che senza troppa fatica si proteggeva spostando la Tagliateste nelle diverse direzioni da cui proveniva l'assalto nemico. Ma a sua volta lo spadaccino di Akatsuki non trovava il momento giusto per colpire il suo collega, che puntualmente schivava i suoi fendenti facendo dei balzi all'indietro o laterali. Yuji aveva provato in un paio d'occasioni a resistere incrociando la sua lama con quella di Suigetsu, ma il suo avversario in entrambe le circostanze lo aveva spinto così forte che a momenti stava per cadere a terra. A quel punto il compare di Tomohiko preferì evitare altre prove di forza, dopo aver combattuto contro i ninja del Paese delle Torri la fatica stava iniziando a farsi sentire.
Se Yuji voleva sconfiggere Suigetsu doveva agire subito, senza indugi. L'occasione buona per farlo si presentò poco più tardi, quando il suo avversario lo attaccò con un fendente laterale, spostando la sua grossa spada da destra verso sinistra. La lama messa in posizione orizzontale era diretta verso il collo di Yuji, che d'istinto parò il colpo alzando la katana alla sua sinistra. Ma con una certa dose di furbizia lo spadaccino dal kimono azzurro non tentò di bloccare del tutto il fendente con la katana, bensì si abbassò leggermente, deviando oltre la sua testa la spada di Suigetsu. Le due lame si incrociarono per qualche secondo, ma poi a causa dell'inerzia la Tagliateste finì la sua corsa contro la parete rocciosa, impiantandosi per diversi centimetri nella pietra.
Con l'avversario momentaneamente impossibilitato a difendersi, Yuji sentiva che quella era l'occasione d'oro che stava aspettando e dopo aver ripreso un po' di fiato si scagliò contro Suigetsu. Ma quegli attimi persi furono fatali per il compare di Tomohiko: quando la katana stava per colpire l'addome del suo avversario, la lama attraversò senza fatica il corpo di Suigetsu, che però aveva la consistenza dell'acqua. Un po' sbilanciato per l'eccessiva forza messa, Yuji mise un piede davanti a sé per fermarsi e quando si voltò Suigetsu aveva già estratto la Tagliateste dalla roccia, pronto a colpire nuovamente. Il suo avversario non aveva subito danni e Yuji non riusciva a capire perché il suo attacco non aveva funzionato, nonostante fosse sicuro di averlo colpito in pieno.
«Ma che...» esclamò sorpreso.
«Piaciuto il trucchetto?» commentò Suigetsu, mostrando un largo sorriso pieno di soddisfazione e allo stesso tempo maligno. Nel frattempo il suo addome, che in precedenza era divenuto d'acqua, tornò alla sua consistenza naturale.
Solo a quel punto Yuji intuì cos'era successo: lo spadaccino di Akatsuki doveva possedere l'abilità innata di poter modificare il proprio corpo in acqua, a suo piacimento. Era incredibile come aveva sottovalutato il suo avversario, dandogli il tempo di evitare il suo attacco, ma Suigetsu non avrebbe commesso lo stesso errore. Dopo aver staccato la sua arma dalla parete rocciosa, lo spadaccino dai capelli bianchi puntò nuovamente verso Yuji e provò a colpirlo con un altro fendente, stavolta dall'alto verso il basso. Come in precedenza il collega di Suigetsu indietreggiò per evitare il colpo, ma stavolta il suo attacco non si concluse lì. Dopo che la sua spada si conficcò per bene nel sentiero roccioso, lo spadaccino di Akatsuki usò la sua arma come appoggio per lanciarsi in avanti, tirando un bel calcio in faccia al suo avversario. Non potendo evitare quella mossa, Yuji fece un volo all'indietro, finendo violentemente contro la parete di roccia.
La soddisfazione di Suigetsu era chiara sul suo volto, per lui il duello era già chiuso. Era pronto a dare il colpo di grazia al suo avversario, ma Yuji non era per nulla d'accordo. Dopo aver recuperato la katana che gli era caduta di mano, più per una questione d'orgoglio che per altro, lo spadaccino dal kimono si ripulì la faccia nel punto in cui era stato colpito e si rialzò in piedi, nonostante la brutta botta subita. Anche se rimase in silenzio a fissare Suigetsu, il messaggio di Yuji era evidente: se necessario avrebbe continuato a combattere fino alla fine, utilizzando tutte le energie che gli erano rimaste in corpo.

Cercando di riprendere un po' di fiato, Kakashi dovette ammettere che Sasuke era molto migliorato dall'ultima volta che aveva visto. Le combinazioni d'attacco del suo ex allievo, basate sull'Arte del Fuoco e del Fulmine, lo avevano messo in difficoltà e inoltre non aveva utilizzato fino in fondo l'abilità innata del clan Uchiha: lo Sharingan. Questi particolari occhi diventavano rossi quando veniva attivati ed erano in grado di anticipare le mosse avversarie, ma curiosamente anche Kakashi ne aveva uno, quello che di solito teneva nascosto sotto il coprifronte. Gli era stato trapiantato da giovane quando aveva combattuto la precedenza Grande Guerra Ninja, donatogli da un suo ex compagno che faceva parte del clan Uchiha.
Più andava avanti col combattimento, più il ninja dai capelli argentei aveva la sensazione che la tattica di Sasuke fosse quella di temporeggiare il più possibile, per poi chiudere lo scontro approfittando di una distrazione avversaria. Era uno stratagemma che alla lunga poteva rivelarsi vincente, visto che Kakashi aveva notato evidenti segni di stanchezza sul volto dei suoi compagni. Continuando di quel passo, la sua squadra rischiava di essere letteralmente travolta dagli avversari o persino catturata per sfinimento. A quel punto il ninja mascherato decise che era arrivata l'ora di ritirarsi, trovando quasi subito una possibile via di fuga: la grotta in fondo al sentiero di sinistra, in fondo al canyon. Tomohiko non aveva dato molti particolari su quella caverna, ma sentendo le sue spiegazioni Kakashi aveva intuito che era una via secondaria per uscire da quel posto, che di solito veniva scartata perché era una via tortuosa e quasi completamente buia. Per il ninja di Konoha però quella soluzione andava più che bene, preferiva di gran lunga perdersi all'interno di una grotta che farsi catturare dal nemico!
Essendo Sai il più vicino a lui, Kakashi gli ordinò di creare un'azione diversiva e appena gli fu possibile il ragazzo vestito di nero lo fece. Dopo aver aperto un nuovo rotolo di carta, su cui erano disegnati nubi temporalesche, Sai lo lanciò in aria e subito dopo una pioggia di inchiostro nero ricoprì tutta la zona all'interno del canyon, rendendo la visibilità da fuori quasi nulla. Intimorito da quell'improvviso attacco, Basho ordinò ai suoi di lanciare tutto ciò che avevano, per chiudere in maniera definitiva la trappola attorno ai loro avversari. Purtroppo per lui Kakashi stava già indirizzando i suoi compagni verso la grotta in fondo al canyon, riuscendo ad evitare per un soffio l'ultimo fendente scagliato da Sasuke con la sua lunga spada. Per evitare una possibile fuga, il leader del Paese delle Torri urlò alle sue forze rimaste di concentrarsi sopra la caverna, senza nascondere il suo nervosismo.
Una raffica di kunai e shuriken furono gettati sopra le teste dei ninja di Konoha, ma nessuna di quelle armi centrarono i bersagli perché di colpo dalla parete rocciosa uscì una sottile striscia di pietra, abbastanza spessa però per agevolare la fuga della squadra nella caverna. Forse lo stupore più grande fu quando Yamato scoprì che ad usare quella tecnica fu Tomohiko, che fu uno degli ultimi ad entrare nella grotta. Aveva usato il Flusso Murale, la stessa tecnica che non era riuscito ad eseguire quando fu colpito da una carta bomba a Konoha perché aveva sbagliato la composizione dei sigilli. In quell'occasione invece si sentiva soddisfatto, stavolta la sua idea aveva funzionato a dovere.
L'unico del gruppo che era rimasto fuori era Yuji, che ignorando quello che era accaduto stava ancora combattendo con Suigetsu, come se si trattasse di una questione personale. Ci vollero tutti i richiami dei suoi alleati per attirare la sua attenzione e alla fine, non senza rammarico, lo spadaccino dal kimono azzurro decise di abbandonare il campo di battaglia. Il suo avversario non poté nulla per fermarlo, infatti Yuji saltò sulla parete in fondo al canyon e fece un ultimo scatto per raggiungere la grotta, sfruttando tutte le sue abilità ninja per non cadere di sotto mentre correva in verticale. Quando completò la sua parabola verso il basso, lo spadaccino dovette aggrapparsi per non crollare a terra e con un po' aiuto riuscì a rifugiarsi dentro la caverna, permettendo ai ninja di Konoha di salvare anche l'ultimo componente della squadra. Nonostante il fiato corto, Yuji volle ringraziare Sai per averlo coperto quando era andato ad affrontare Suigetsu, ricevendo in cambio una risposta alquanto sbalordita da parte del ragazzo col pennello. Non se lo aspettava proprio una cosa del genere da parte dello spadaccino.


Continua...

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Capitolo 20
*** Oltre il confine ***


Capitolo 20 - Oltre il confine


Quello che per lunghi ed intensi minuti si era trasformato in un campo di battaglia, all'improvviso era diventato un luogo calmo e tranquillo. Il canyon era diventato così silenzioso che le poche voci dei superstiti erano in parte coperte dalla brezza che solitamente soffiava tra le rocce, creando numerosi flussi d'aria lungo i sentieri laterali.
Incredulità di quella situazione era ancora più accentuata sul volto di Basho, che per tutto il tempo era rimasto immobile ad osservare il punto in cui i ninja di Konoha erano scappati, rimanendo senza parole e con gli occhi sbaragliati. Solo un richiamo di Shimada riuscì a sbloccarlo, che al contrario di lui era rimasto freddo nonostante le perdite subite in combattimento. Mentre stava cercando di capire cosa non aveva funzionato nel suo piano, lo Scorpione Bianco fu raggiunto dai due alleati di Akatsuki, anche loro delusi per come si era conclusa la battaglia. Se da una parte Sasuke era rimasto impassibile in volto, nonostante i suoi occhi scuri davano l'aria di chi aveva mancato un importante obiettivo, dall'altra Suigetsu, con la Tagliateste fissata sulla schiena, sembrava un fiume in piena e non si trattenne nel dare alcuni giudizi negativi sulla trappola di Shimada.
«Ma che cazzo avete combinato? Avevate detto che ogni via d'uscita era bloccata e quelli sono scappati in una caverna! E quei deficienti dei vostri mercenari sanno fare altro se non urlare e morire in massa?»
«Adesso calmati!» intervenne Yuriko, prendendo le difese dello Scorpione Bianco. «E usa un linguaggio più consono quando parli con Shimada!»
«Io parlo come mi pare e piace! E non prendo ordini da una come te!»
«Perché invece non parliamo di come ti sei fatto scappare quello spadaccino...» disse la ragazza, in tono provocatorio. Per qualche oscura ragione, Suigetsu tenne a bada il suo istinto omicida e preferì rispondere, evitando così di metterle le mani addosso e strozzarla.
«Se ci fosse stato un altro minuto di combattimento tra me e quel tizio, ti giuro che avrei portato qui la sua testa! Prima però mi sarei divertito a tagliuzzare qualche arto...»
Yuriko non si fece impressionare da quella nota così sadica. «Quello che hai detto dimostra solo che sei bravo solo a parole, nient'altro!»
«Ma brutta...»
«Lei ha ragione!» commentò Basho, intervenendo nel dialogo apparentemente senza motivo. «Anche voi due non avete fatto il vostro dovere, quindi non scaricate la colpa sul nostro esercito!»
«Io non accetto critiche da una persona senza spina dorsale...» mormorò Sasuke, le sue parole però furono ben sentite dal leader del Paese delle Torri. La critica del ninja dai capelli neri suscitò l'immediata e poco composta reazione dell'interessato.
«Ma come osi! Non parlare con me con quel tono, sei solo un ragazzino viziato!»
«Ora basta!!!» gridò di colpo Shimada, cercando di rimettere un po' d'ordine. «Avete finito di litigare?»
«Ci scusi» rispose Basho, in maniera quasi automatica.
L'uomo vestito con la vecchia armatura, dopo quel rimprovero, fece una breve riflessione e per qualche secondo rimase in silenzio. Facendo un rapido calcolo tra i morti e i feriti di quel giorno, Shimada stimò che le sue forze si erano dimezzate e che ora poteva contare su un esercito di poco più di quattrocento uomini, che comprendeva circa un centinaio di ninja fedeli rimasti per il momento in disparte. Di sicuro aveva subito un grosso ridimensionamento, ma era ancora fiducioso che i suoi piani si sarebbero realizzati, potendo contare su Akatsuki per ricevere un eventuale rifornimento di uomini e armi. Il Paese delle Torri era ancora in grado di colpire, ma bisognava a tutti i costi fermare i ninja di Konoha. Stavano diventando sempre di più una spina nel fianco per Shimada.
«Il nostro accordo rimane sempre valido, giusto?» intervenne Sasuke, interrompendo la riflessione dello Scorpione Bianco. Come Suigetsu, anche il ninja del clan Uchiha non aveva accettato di buon grado di allearsi con quell'uomo, ma c'era una motivazione che lo aveva spinto ad allearsi con lui. Da molto tempo Shimada aveva in mente un piano molto ambizioso, in cui Sasuke voleva a tutti i costi partecipare: radere al suolo il Villaggio della Foglia. Dopo la morte del fratello, il ninja dai capelli scuri non pensava ad altro.
«Oh, certamente! Ma prima dobbiamo fermare quella seccatura di infiltrati, non possono essere andati troppo lontano!»
Un elemento di qualità come Sasuke faceva più che comodo a Shimada, che si sentiva sempre più vicino alla realizzazione della vendetta contro i suoi storici nemici. Era molto contento di aver raggiunto un accordo con il ragazzo, non era per nulla facile trovare dei volontari che volevano combattere in prima linea...
Finita quella discussione, che a momenti stava per diventare una litigata, lo Scorpione Bianco prima diede l'incarico a Yuriko di fare una stima precisa dei mercenari ancora disponibili e poi prese da parte Basho, parlandogli a bassa voce in un orecchio. Gli aveva affidato un compito che riteneva assai delicato: tenere d'occhio Yuriko in ogni sua mossa futura. Sebbene il vecchio comandante sapeva che la sua sottoposta aveva la completa fiducia in lui, temeva che l'improvvisa comparsa di Tomohiko potesse far vacillare la determinazione della ragazza, che in fondo era una vecchia amica dell'ex diplomatico. Si poteva tranquillamente affermare che il suo cinismo era pari solo al suo desiderio di vendetta.

Orientarsi in un ambiente buio e umido, col rischio di scivolare su una pietra liscia e bagnata, non era per nulla facile, ma c'era un trucchetto per uscirne indenni: aspettare qualche secondo per far abituare gli occhi all'oscurità. Inoltre sulle pareti della grotta c'erano dei licheni che emettevano una leggera fosforescenza verde e ciò avrebbe permesso al gruppo proveniente da Konoha di trovare la via d'uscita, che secondo Tomohiko non doveva essere troppo lontana.
Proseguendo con molta lentezza lungo una via ripida e dal suolo irregolare, che in certi punti costrinse a muoversi come in un’arrampicata in verticale, alla fine un impaziente Naruto intravide sopra di sé una luce tenue filtrare sopra alcune rocce. Nonostante le contusioni e le ferite subite, il ninja dalla chioma bionda ritrovò le energie e tutto di un fiato superò quasi di corsa gli ultimi ostacoli, uscendo per primo dalla grotta. Si fermò solo dopo aver raggiunto una piattaforma rocciosa all'aperto, inclinandosi in avanti e appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Poco più tardi uno alla volta lo raggiunsero anche gli altri, che a quel punto si presero una meritata pausa: ne avevano proprio bisogno, dopo il combattimento nel canyon e la successiva fuga.
Appena Naruto rialzò gli occhi, il ragazzo notò che il paesaggio era caratterizzato dalla presenza di alcune torri, che in maniera all'apparenza casuale spuntavano qua e là tra i boschi di conifere o sui versanti delle montagne vicine. Quasi tutte erano artificiali, ma alcune erano letteralmente scavate all'interno, sfruttando a dovere le irregolarità del terreno. Facendo un rapido calcolo poteva essere una decina, ma si aveva l'impressione che il numero di torri presenti fosse molto più alto.
Quando Naruto chiese qualche informazione a riguardo, Tomohiko raccontò che ufficialmente erano entrati nel Paese delle Torri e per l'occasione il ragazzo di Iwa sottolineò il fatto con un ironico benvenuto. Inoltre spiegò che, come anticipato da Naruto, le torri in realtà erano un centinaio, lungo una linea di diversi chilometri, ma quasi tutte erano abbandonate. Si potevano considerare come dei vecchi monumenti militari, in disuso ormai da molti anni. Però la loro posizione non era per niente casuale: erano state costruite in modo che ogni torre fosse visibile a quella precedente, facilitando di molto le comunicazioni da un avamposto all'altro.
Finita la breve spiegazione storica di Tomohiko, Kakashi incitò il gruppo a muoversi per scendere velocemente dalla montagna in cui si trovavano. Stava iniziando a farsi notte e il ninja mascherato voleva accamparsi prima del tramonto, ormai imminente.

Il luogo scelto per trascorrere la notte fu uno spiazzo circondato da alberi alti e robusti, che avrebbero dato un po' di riparo dal vento e allo stesso tempo nascosto il gruppo da eventuali sguardi nemici. Al centro di esso fu acceso un fuoco, rinchiuso tra alcune pietre, ma non di grandi dimensioni: era meglio evitare di segnalare la propria posizione con una colonna di fumo. Era sufficiente solo per scaldare qualche cibo e avere un po' di calore prima di andare a dormire, sotto un cielo sereno e pieno di stelle.
Seduti attorno al fuoco, si creò in breve tempo un'atmosfera piuttosto allegra e non poteva essere diversamente, il gruppo era riuscito a cavarsela da una situazione veramente complicata e voleva godersi quel breve momento di relax. Era quasi un miracolo se solo in due erano rimasti feriti dopo l'agguato al canyon, ovvero Naruto e Yuji, ma dopo le fasciature di Sakura entrambi erano pronti per proseguire con la missione.
«Ragazzi!» esclamò lo spadaccino, alzando il braccio destro visibilmente bendato. «Credo che solo adesso mi rendo conto di quale rischio abbiamo corso con quelli del Paese delle Torri... vi devo fare proprio i complimenti!»
«Bhe, l'importante è ammetterlo!» affermò Tomohiko.
«Giustissimo!» intervenne Naruto. «Siamo stati grandi!»
«Ora non esageriamo, abbiamo avuto una bella dose di fortuna...»
«Serve anche quella nella vita, no?» ribatté Kakashi. Nonostante il volto in parte coperto, era evidente che anche lui era soddisfatto per come erano usciti dalla trappola di Shimada.
Poco dopo Yuji riprese la parola. «Però, se devo dirla tutta, c'è qualcuno che si è messo in luce durante i combattimenti... Hinata!»
«Io?» rispose la ragazza, arrossendo leggermente.
«Ti ho vista solo di sfuggita, ma la tua reazione mi è rimasta impressa nelle mente. Poche cose mi hanno fatto sussultare come oggi e non saprei quale aggettivo usare. Forse...»
«Yuji, non dire ciò che stai pensando!» avvisò Tomohiko, convinto che lo spadaccino stava per dare libero sfogo al suo lato da pervertito.
«Stavo per dire meravigliosa, idiota!» sbuffò quest'ultimo.
La ragazza a malapena riuscì a nascondere il suo imbarazzo, che però fu vano perché Naruto, dopo aver sentito una veloce ricostruzione di come era stato salvato, ringraziò Hinata per l'aiuto dato. A momenti la kunoichi stava per svenire col volto completamente rosso.
«Il nostro spadaccino dovrebbe darsi una calmata» intervenne Sakura, cercando di mettere in riga Yuji. «Quando lo medicavo ci provava anche con la sottoscritta!»
«Ora non esageriamo» replicò l'interessato. «Volevo solo fare il gentile, tutto qui!»
In risposta Sakura mostrò un sorriso di facciata. «Se lo fai di nuovo, la prossima volta ti tiro un pugno in faccia!»
«Esagerata! Ricordati che sono sempre un ferito!» esclamò lo spadaccino, con aria delusa. Poi aggiunse, in maniera beffarda: «Se mi vuoi, sai dove trovarmi.»
La ragazza si limitò a sbuffare davanti all'ostinazione dello spadaccino. Nel frattempo, a margine di quel siparietto, Tomohiko si era spostato di lato e aveva affiancato Hinata, per dirgli qualcosa sottovoce. Già da un po' aveva notato che la ragazza aveva un debole per il biondo del gruppo.
«Cerca di rimanergli più vicino possibile a Naruto, sennò rischi di perderlo per sempre. Le conseguenze le hai viste oggi, quando ti ho parlato di Yuriko...»
«Perché non sei riuscito a starle accanto?» domandò timidamente la ragazza.
«Perché non volevo fare un torto ad un mio vecchio amico... non ci crederai, ma non sono sempre stato così bastardo come sono adesso!»
Congedandosi con un sorriso, che secondo Hinata trasmetteva una grande malinconia, Tomohiko tornò al suo posto e si sedette accanto a Yuji. Lo spadaccino era rimasto incuriosito dal ragazzo di Iwa, che in quella serata sembrava più allegro del solito.
«Dove lo hai trovato tutto questo entusiasmo? E' la prima volta da quando siamo partiti che non sei depresso!»
«Non lo so nemmeno io. Forse è perché abbia dato una bella batosta a Shimada e al suo lecchino?»
«Probabile.»
«Ma forse il motivo è un altro. E' da un po' che ci rifletto sopra, ma da quando abbiamo lasciato Suna sto iniziando a credere che c'è ancora speranza per questo mondo, nonostante tutto...»
«Aspetta un secondo!» intervenne Yuji. «Non eri tu quello che definiva i ninja dei guerrafondai o peggio? Che diavolo ti è preso adesso?»
«Tutta colpa di quel biondino di nome Naruto! Forse non è così fuori di testa come credevo, ma basta vedere questo gruppo per dargli almeno il beneficio del dubbio.»
«Cosa c'entra il gruppo con le tue crisi mentali?»
«Basta vedere le nostre origini: io, tu e lui veniamo da tre villaggi completamente differenti, che non sono mai andati d'accordo, eppure siamo qui che ci facciamo quattro risate davanti al fuoco! Quante possibilità ci sono di ripetere una cosa del genere con gli attuali Kage, secondo te?»
«Sicuramente nulle» rispose Yuji, che poco dopo mise una mano sulla spalla di Tomohiko. «Però sono peggio i vecchi consiglieri che hanno attorno, quelli sono dei veri stronzi!»
«Senza alcun dubbio!»
Finita la lunga chiacchierata, i due si prepararono a dormire, cercando una posizione abbastanza comoda per riposare. Tomohiko era così stanco che si addormentò nel giro di pochi minuti, come il resto del gruppo. L'unica eccezione fu Yuji, che aveva il sonno agitato a causa dello scontro con Suigetsu. Il duello non si era chiuso con una sconfitta, ma avendo fatto una pessima figura lo spadaccino dal kimono azzurro non riusciva a rimanere calmo, almeno all'inizio. Il suo spirito combattivo era in fermento e giurò a se stesso che la prossima volta sarebbe finita diversamente. Avrebbe tolto quel fastidioso sorriso da squalo a Suigetsu, impresso nella sua memoria dopo essere stato sbattuto contro la parete rocciosa del canyon.


Continua...

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Capitolo 21
*** Rinforzi ***


Capitolo 21 - Rinforzi


Poco dopo l'alba, quando ancora i versanti delle montagne erano coperti dalla foschia mattutina, Tomohiko aprì gli occhi e notò che attorno a lui l'accampamento era in piena attività. Kakashi e Yamato erano ai margini dello spiazzo e stavano bisbigliando in gran segreto qualcosa di molto importante, forse riguardante il tragitto da seguire, mentre gli altri stavano ripulendo la zona per non lasciare tracce evidenti del loro passaggio. Tra questi un paio però stavano parlando, come se nulla fosse, davanti al fuoco ormai spento: erano Sai e Yuji, con lo spadaccino che sembrava quasi divertito nel mormorare amichevolmente con il ninja abile con l'inchiostro. Essendo distanti qualche metro da lui, Tomohiko non riusciva a capire perfettamente cosa si stavano dicendo i due e a quel punto si limitò a formulare qualche ipotesi sul possibile argomento di conversazione dei due ninja. Forse si stavano facendo i complimenti per le loro reciproche abilità dimostrate quando erano rimasti bloccati nel canyon, ma essendo Yuji un donnaiolo incallito era più probabile che gli stesse raccontando i suoi segreti per abbordare le ragazze. Ma la cosa più preoccupante che vide Tomohiko era che Sai lo stava seguendo con molto interesse, nonostante il volto fosse come al suo solito impassibile...
Dopo essersi stiracchiato per bene, il ragazzo di Iwa si alzò in piedi e puntò verso lo spadaccino, coprendosi la bocca per un improvviso sbadiglio. «Mi sono perso qualcosa?»
L'imprevisto intervento di Tomohiko fermarono i discorsi di Yuji, che in maniera ironica replicò: «Te la sei presa comoda, stamattina!»
La risposta di Tomohiko fu immediata e sulla stessa linea. «Non accetto lamentele da chi ieri ha rischiato di lasciarci le penne in un canyon!»
«Che spiritoso... ah, mi sono completamente ristabilito, se ti interessa!»
«Ottimo! Così avrai una nuova storia da raccontare quando incontrerai una nuova ragazza. Perché stavate parlando di questo, vero?»
«Più o meno» rispose Sai, anticipando leggermente lo spadaccino.
«Per la precisione stavamo parlando di quant'è complicata la mentalità femminile» specificò Yuji sorridente. «A tal proposito, non dimenticherò mai quello che mi disse anni fa la mia maestra, che era un'ottima kunoichi: per capire una donna, ci vuole una donna; per capire un uomo, ci vuole un maiale!»
«Chissà a chi stava pensando in quel momento...» commentò un sarcastico Tomohiko. Poi, senza volerlo, iniziò ad immaginare Yuji con qualche anno in meno e che veniva continuamente richiamato perché continuava a corteggiare ogni compagna d'accademia. Quella kunoichi doveva essere veramente tosta, per aver resistito ad un allievo come lui. «Ma cambiando discorso, sapete dirmi nulla su Kakashi e Yamato? Sembrano che stiano parlando di cose molto delicate.»
«Io proprio non lo so!» ammise Yuji. «Hanno allontanato chiunque si sia avvicinato a loro, stamattina!»
«Credo che riguardi l'obiettivo della missione» affermò Sai. «Kakashi sembra intenzionato a voler passare all'offensiva o almeno così ha fatto intendere.»
Proprio in quel momento i due jonin tornarono al centro dell'accampamento, fermandosi al margini del cerchio di pietra pieno di cenere. Una volta radunato tutto il gruppo attorno ai loro superiori, fu Kakashi ad esporre la nuova tattica al gruppo: essendo Shimada in quel momento scoperto, avendo perso molti uomini nella battaglia nel canyon, il ninja mascherato aveva deciso di attaccarlo direttamente. Era una tattica un po' rischiosa, ma ormai lo Scorpione Bianco sapeva della loro presenza nel suo territorio e a quel punto restare nell'ombra non aveva più senso. Yamato non era del tutto d'accordo con quel cambiamento di piano, ma ormai aveva accettato l'idea che l'unico modo per impedire un'imminente guerra tra Paesi Ninja era quello di fermare Shimada, con ogni mezzo se necessario.
Detto ciò Kakashi, dopo aver intuito che gli altri del gruppo erano d'accordo nella sua scelta, in particolar modo Naruto e Yuji, richiamò l'attenzione di Tomohiko e gli domandò se Shimada avesse un covo o un nascondiglio in cui poteva rifugiarsi. Riteneva quasi certo che lo Scorpione Bianco si fosse ritirato in un luogo sicuro, dopo la disfatta al canyon, e il ninja mascherato aveva tutta l'intenzione di fare lo stesso "scherzetto" all'anziano comandante.
Prima di rispondere alla domanda di Kakashi, il ragazzo di Iwa si allontanò leggermente e prese in mano un rametto trovato ai piedi di un albero lì vicino. Poi tornò indietro e spiegò che Shimada tempo fa aveva preso possesso di un vecchio campo d'addestramento e che lo aveva trasformato nel suo quartier generale. Cercando di essere più preciso possibile, nonostante avesse visto quel posto solo un paio di volte, Tomohiko iniziò a tracciare per terra la pianta del luogo usando il rametto come guida. Per prima cosa disegnò un grosso quadrato con quattro cerchi agli angoli, che rappresentavano le torri di guardia, e poi aggiunse al suo interno sei rettangoli, tutti collegati da una strada che tagliava perfettamente a metà la struttura. Erano sei edifici e quello più grande Tomohiko lo definì come la dimora personale di Shimada, che aveva una stanza sotterranea adibita a sala tattica. Accanto a questa c'erano una mensa e una palestra per il tempo libero, mentre un po' più distaccati si trovavano un magazzino per le scorte e un paio di dormitori. Come lo stesso ex diplomatico ammise durante la sua spiegazione, quella piantina non era precisa al cento per cento. Erano passati all'incirca quattro anni da quando Tomohiko aveva visitato quel posto e non poteva escludere la nascita di nuovi edifici nel corso del tempo.
Finito di segnare la piantina sul terreno, Tomohiko chiese ai presenti se avevano delle domande da fargli e quasi subito si fece avanti Sakura, a cui il ragazzo di Iwa diede la parola.
«Ma com'è possibile che Shimada si sia "preso" un campo d'addestramento tutto per sé? Mi sembra alquanto strano...»
Il ragazzo di Iwa ridacchiò prima di rispondere. «Perché sarà anche un vecchio pazzo, ma non è stupido! Aveva una certa notorietà tra gli alti ranghi e ti posso assicurare che entrava e usciva dal Palazzo dello Tsuchikage come se fosse casa sua. Avevo sentito dire perfino che era uno dei pochissimi che poteva incontrare direttamente il Daimyo del Paese della Terra senza invito, forse perché era un vecchio amico di famiglia.»
«Quindi quel campo d'addestramento è una specie di regalo.»
«Esattamente!»
A quel punto intervenne Kakashi. «E così si spiegherebbe anche perché quelli di Iwa sono rimasti così impassibili negli ultimi tempi. Sarebbe un grosso scandalo se si venisse a sapere che il capo dei ribelli era uno dei loro!»
«Già!» esclamò Tomohiko. «In questo modo, si è assicurato di tenere a bada un bel po' di gente a Iwa. Scommetto che non osano nemmeno avvicinarsi a queste zone, pur di tenerlo calmo.»
«Quell'uomo è proprio senza scrupoli!» commentò Yamato.
«E il suo elenco di amicizie comprendeva anche il capo dei diplomatici, cioè il mio ex superiore. Ripensandoci adesso, non potrei escludere che sia coinvolto anche nella mia permanenza nelle prigioni di Suna...»
«Prigioni? Che storia è questa?» chiese Hinata piuttosto stupita.
«Meglio se non ne parliamo, te lo dico per te!» affermò Tomohiko, trovando pieno appoggio in Yuji che accennò un sì con la testa.

Secondo i calcoli dell'ex diplomatico, ci voleva circa un giorno di viaggio per raggiungere il quartier generale di Shimada, situato in una valle dal fondo piatto a ovest del canyon. Senza perdere altro tempo, Kakashi ordinò al resto della squadra di recuperare le loro cose e di prepararsi per l'imminente partenza, seguendo le indicazioni di Tomohiko.
Prima di tutto bisognava uscire dal bosco in cui si erano accampati, ma l'operazione fu meno facile del previsto: in certi punti la boscaglia era così fitta che la squadra fu costretta a farsi largo a colpi di spada, con Sai e Yuji che fecero da aprifila per gli altri, ma alla fine il team guidato da Kakashi riuscì a lasciarsi alle spalle quel muro verde fatto di rami e foglie. Una volta fuori, ai margini del bosco, si poteva intravedere l'inizio di un lungo sentiero ghiaioso, che si arrampicava sul versante di una montagna creando numerosi tornanti. Fu subito evidente che quella strada non veniva percorsa da anni: i margini erano pieni di erbacce e in certi parti il sentiero era solo accennato. Non era granché come via, ma era sempre meglio di un'arrampicata su una parete verticale!
Con il sole che si stava alzando sempre di più nel cielo, il gruppo guidato da Tomohiko si incamminò lungo il versante, riuscendo finalmente ad avere un buon passo di marcia. Ogni tanto, lungo la strada, erano visibili alcuni cunicoli nella roccia e con tutta probabilità erano gli accessi alle torri presenti sul pendio. Ma quasi tutti erano ostruiti e di certo erano pericolanti a causa degli anni di abbandono, quindi il gruppo preferì starci alla larga, per non causare qualche crollo che avrebbe potuto tagliare in due l'unica strada disponibile.
Dopo aver superato l'ennesimo tornante, finalmente il gruppo arrivò in cima e a quel punto Kakashi decise che era giunto il momento di fare una pausa, anche perché ad occhio e croce doveva essere ora di pranzo. Velocemente i ninja si prepararono per la sosta, ma all'improvviso Yamato sentì alcuni sassi rotolare giù dal versante della montagna e immediatamente mise tutti in allerta. Essendo il sentiero in certi punti instabile, era logico pensare che qualcuno aveva inseguito il gruppo e nel giro di pochi secondi tutti i ninja provenienti da Konoha presero le armi in mano per un eventuale scontro, con Tomohiko che preferì rimanere nelle retrovie. Quando scese il silenzio nel punto più alto della montagna, tutti i presenti si concentrarono per percepire ogni più piccolo suono, arrivando ad intuire che gli inseguitori erano almeno due.
Per alcuni secondi non si udì più nulla, ma poi all'improvviso un paio di figure emersero dalla fine del sentiero, arrivando a pochi metri dal gruppo dopo aver compiuto un lungo balzo. Ci furono diversi attimi di tensione dopo quell'entrata in scena, che però quasi subito svanirono quando i ninja di Konoha videro in volto i loro inseguitori. Il primo, quello si avvicinò di più, era una ragazza dai capelli biondi tenuti insieme da quattro codini, mentre il secondo era un ragazzo con dei particolari segni viola sul volto. Fu quasi un sollievo sapere che erano due ninja della Sabbia che Naruto aveva incontrato in passato, ovvero Temari e Kankuro.
«Oh, chi si rivede!» esclamò Kakashi, riponendo le armi come fecero gli altri del gruppo. «Come mai da queste parti?»
«Abbiamo ricevuto l'incarico direttamente dal Kazekage di sostenere i nostri alleati nella missione contro il Paese delle Torri. Ma ufficialmente, per non avere noie col Paese della Terra, siamo alla ricerca di un evaso scappato di recente. Un deficiente di nome Tomohiko Saito...»
«Mi sembra che qualcuno mi abbia chiamato!» ironizzò l'interessato, facendosi largo e arrivando di fronte alla kunoichi bionda, con le mani sui fianchi. «Per caso state dando la caccia anche Yuji, visto che è evaso anche lui di prigione?»
«No. Lui è libero di tornare al suo villaggio.»
«Peccato. Avrei accettato volentieri l'idea di essere inseguito da una come te...» commentò lo spadaccino, ricevendo un'occhiataccia da parte di Temari. Poco dopo Tomohiko riprese la parola, con tono sarcastico.
«Non sembrate molto felici di rivedermi, vero? Forse perché l'ultima ve la siete quasi fatta addosso quando avete scoperto che avevo un lasciapassare da diplomatico?»
«Taci!» fu perentoria la kunoichi. «Fin dalla prima volta che ci siamo incontrati non mi fidavo di te, ma la certezza l'ho avuta solo dopo aver letto il tuo fascicolo personale che si trovava a Konoha.»
«Una lettura molto illuminante!» aggiunse Kankuro.
Nel frattempo Tomohiko si voltò all'indietro e puntò lo sguardo verso Kakashi, che lo riteneva responsabile di aver passato le informazioni a quelli di Suna. «Era proprio necessario farlo?»
Il ninja dai capelli argentei, nascondendo un sorriso sotto la maschera e alzando le spalle, rispose laconico: «Sono alleati!»
«Però la parte più interessante è stata quella in cui è saltato fuori il nome di Deidara» continuò il ninja marionettista. «Lo dovevi conoscere molto bene, se avete frequentato l'accademia insieme! Non solo, risulti anche in alcune sue missioni!»
«E ciò cosa significa? Per me Deidara è stato solo un amico che ha fatto una scelta molto drastica nella vita, tutto qui!»
A quel punto una furiosa Temari si avvicinò a pochi centimetri da Tomohiko, come se da un momento all'altro fosse pronta ad aggredirlo da un momento all'altro. «Lo sai che il tuo caro amico ha quasi ammazzato il Kazekage?!? Lo sai quanto abbiamo sofferto per il rapimento di mio fratello?!?»
Solo i tempestivi interventi di Kankuro e Kakashi riuscirono a fermare la kunoichi, che dopo una serie di richiami si allontanò prima di sfogare la sua rabbia. Anche il ragazzo di Iwa fece alcuni passi all'indietro, fermandosi solo quando sentì la mano di Naruto sulla sua spalla. Sembrava infastidito dal comportamento eccessivo di Temari.
«Ma sei impazzita?»
«Lo so spaventato un po'!» si giustificò la kunoichi, all'apparenza divertita. «Scommetto che adesso quel vigliacco negherà pure di aver conosciuto Deidara!»
Al contrario di quello che sosteneva, Tomohiko si riavvicinò a Temari e con molta audacia la fissò dritta negli occhi. C'era un certo barlume di pazzia nello sguardo del ragazzo proveniente da Iwa.
«Negare di averlo conosciuto? Anzi! Mi sento onorato di aver conosciuto Deidara, è stato un importante punto di riferimento nella mia vita!»
«Sul serio?» intervenne Naruto, sorpreso come gli altri dall'ardita affermazione di Tomohiko.
«Sì. Mi ha fatto capire che le vostre scelte devono essere fatte da noi e di non limitarci ad obbedire agli ordini. Mi ha insegnato che finché si è ancora vivi si può lottare... e ho imparato che non bisogna mai prendersi troppo sul serio!»
In risposta a quel ragionamento, Temari lo fissò come se avesse appena udito le parole di un pazzo. Però doveva essere rimasta veramente sbalordita da quel discorso, infatti non osò nemmeno aprir bocca.
Nel frattempo Yuji rideva a denti stretti, cercando di non farsi notare dagli altri. A suo giudizio Temari aveva commesso un grave nel giudicare Tomohiko: lo aveva sottovalutato solo perché non indossava un coprifronte. Anche se lo avrebbe negato fino all'evidenza, il suo compare aveva un'anima da combattente, talmente radicata che non poteva nasconderla in eterno. Anche se aveva mollato tutto per fare prima il mercante e poi il diplomatico.


Continua...

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Capitolo 22
*** Un sofferto addio ***


Capitolo 22 - Un sofferto addio


Attraversato l'altro fianco della montagna, che si rivelò essere più dolce rispetto al precedente, il gruppo ora allargato decise di accamparsi in una zona ai piedi dell'altura, per recuperare più energie possibili in vista dell'ormai sempre più probabile scontro con ciò che rimaneva dell'esercito mercenario di Shimada. Secondo le indicazioni di Tomohiko, non erano troppo lontani dal campo d'addestramento: nel giro di mezza giornata, o forse meno, avrebbero scorto le mura che difendevano il quartier generale dell'anziano ufficiale.
Dopo aver trascorso una notte abbastanza tranquilla all'interno del suo sacco a pelo, il giorno dopo il ragazzo di Iwa si svegliò di prima mattina, emettendo un leggero sbadiglio. Ancora un po' assonnato e con gli occhi socchiusi, Tomohiko scoprì con sorpresa di essere uno dei primi ad essere in piedi, tutti gli altri erano ancora addormentati attorno alle ceneri del fuoco acceso la notte precedente. Cercando di non fare troppo rumore, il ragazzo sistemò le sue cose e decise di darsi una bella rinfrescata in un torrente lì vicino, distante solo qualche passo dall'accampamento.
Già immergere le mani nell'acqua gelida lo aiutò a svegliarsi, ma Tomohiko si sentì a posto solo dopo aver lavato con decisione il viso per ben due volte e in maniera abbondante. Superato quel piccolo shock, l'acqua era fredda come il ghiaccio o quasi, solo in quel momento il ragazzo di Iwa si accorse di essere stato seguito mentre si trovava in riva al torrente. Con la coda dell'occhio intravide qualcuno mimetizzato tra le foglie di un albero, che con discrezione osservava tutto ciò che stava facendo. Tomohiko rimase un po' infastidito nel vedere Yamato in quell'atteggiamento, pensava ormai di avere la completa fiducia da parte di Kakashi. O almeno così aveva creduto dopo lo scontro nel canyon.
«Non ho alcuna intenzione di scappare...» lamentò.
«Non ti stavo mica spiando» ribatté il capitano, scendendo giù dall'albero e atterrando a pochi metri da Tomohiko. «Kakashi era solo preoccupato per la tua incolumità, tutto qui!»
«Ah sì, certo!» esclamò il ragazzo di Iwa, per nulla convinto dalla risposta di Yamato. «Spero solo che tu non abbia l'ordine di seguirmi anche quando devo andare a pisciare!»
«Anche per uno come Kakashi quello sarebbe eccessivo, te lo assicuro!»
«Lo spero. Sono ancora in collera con lui per la storia del mio fascicolo...»
«Cambiando discorso, sei sicuro che manca poco al quartier generale di Shimada?»
«Sicurissimo!» rispose Tomohiko. Poi si voltò all'indietro e puntò l'indice in alto, verso un rilievo roccioso. «Superato quel passo là in fondo, ci ritroveremo fuori da questa catena montuosa e finalmente avrete il vostro obiettivo a portata di mano. Rispetto a ieri, scalare quel versante sarà come fare una passeggiata poco fuori il vostro villaggio!»
«Ho capito.»
L'unico particolare che poteva preoccupare Tomohiko in quel momento era il meteo: oltre le cime delle montagne più lontane c'erano raggruppate delle nubi grigiastre, che potevano segnalare l'arrivo di un temporale in zona. Era risaputo che in montagna il tempo poteva cambiare nel giro di pochi minuti, anche se in quel frangente il cielo sopra la sua testa era sereno, quasi sgombro da nuvole.
Non avendo altro da fare, Tomohiko si spostò dalla riva per tornare nell'accampamento, ma all'improvviso lui e Yamato sentirono alcuni rumori provenire dalla boscaglia. All'inizio i due pensarono che fosse stato qualche animale assetato a muovere il fogliame, ma non vedendo niente muoversi per diversi secondi, ad entrambi sorse il sospetto che non erano soli in quel luogo. D'istinto i due si misero spalla contro spalla e iniziarono a concentrarsi sull'ambiente circostante, cercando di eliminare mentalmente lo scorrere dell'acqua in sottofondo.
Tutto rimase calmo per diversi secondi, ma poi di colpo Yamato lanciò un grido d'allarme, che spinse Tomohiko ad abbandonare la sua posizione di slancio. L'azione si svolse così velocemente che il ragazzo di Iwa ebbe giusto il tempo di vedere uno shuriken conficcarsi nel terreno, a soli pochi centimetri da lui. Subito dopo altri tre shuriken furono lanciati verso Yamato, che riuscì a schivare facendo un balzo all'indietro. Finito il secondo attacco, Tomohiko fece per tornare indietro, ma fu bloccato dal lancio di kunai, che si piantò nella corteccia di albero alla sua sinistra. L'agitazione nel ragazzo gli stava facendo battere il cuore a mille, ma rimase abbastanza calmo per intuire che c'era qualcosa di strano in quel ultimo lancio: a differenza dei precedenti aveva mancato il suo bersaglio di parecchio, come se fosse stato eseguito male di proposito.
Anche Yamato aveva notato quella stranezza, ma subito dopo si ritrovò ben tre ninja del Paese della Torre davanti a sé, sbucati dalla boscaglia presente sulla parte opposta del torrente. Era completamente vestiti di nero ed era visibili solo i loro occhi, ma il dettaglio che saltò subito agli occhi del capitano fu lo scorpione bianco dipinto sulla spalla destra dei tre avversari: facevano parte dell'esercito originario di Shimada. Ma il peggio arrivò poco dopo, quando Tomohiko vide comparire Yuriko sulla riva opposta, mentre stava facendo roteare un kunai con l'indice della mano destra. Solo in quel momento il ragazzo di Iwa capì che gli attacchi precedenti erano serviti solo ad isolarlo da Yamato e in quel preciso istante si maledì per il fatto di avere con sé uno straccio di arma.
Lo sguardo della kunoichi era concentrato solo di lui e sembrava seriamente intenzionata ad ucciderlo, pronta a scattare da un momento all'altro. Tentare di tornare indietro era impossibile e a quel punto Tomohiko cercò con lo sguardo una via di fuga, così almeno avrebbe guadagnato un po' di tempo nella speranza di ricevere una mano dagli altri. Attorno a lui però non c'erano sentieri in cui scappare e l'unica via dove poter correre era seguire a ritroso il corso del torrente, che sorgeva tra una fitta vegetazione qualche metro più in alto. Non era granché, ma era sempre meglio di avere un pezzo di metallo conficcato nel petto...

Tutta la confusione vicina alla riva non fu ignorata dal resto del gruppo, che in un lampo arrivò sul posto per dare una mano a Yamato. Ma appena i tre ninja del Paese delle Torri videro i rinforzi, decisero che era il momento giusto per ritirarsi. In fondo il loro compito era solo quello di isolare Tomohiko e in un batter di ciglio scomparirono nella boscaglia, esattamente nel punto in cui erano apparsi. Nel frattempo il ragazzo di Iwa si era già allontanato ed era inseguito da Yuriko, che correndo sulla riva opposta lo tallonava da molto vicino. Scavalcando una piccola salita con un salto, Tomohiko per il momento prese un leggero vantaggio e sparì in mezzo ad alcuni alberi, insieme alla sua inseguitrice. A quel punto Kakashi, con una certa urgenza, ordinò ai suoi sottoposti di seguirlo e velocemente percorse la riva del torrente. In quel preciso istante il ninja mascherato sperò vivamente che Tomohiko avesse qualche asso nella manica per rallentare la kunoichi, ogni secondo guadagnato poteva essere fondamentale per ritrovarlo ancora vivo.
Per proseguire la sua fuga solitaria in mezzo alla boscaglia, l'ex diplomatico fu costretto ad arrampicarsi su una salita piuttosto ripida, piena di sassi irregolare e di alberi. Per scansarli fu costretto a muoversi a zig-zag e provò a distanziare la sua inseguitrice facendo leva sugli arbusti presenti, ma più andava avanti e più l'inclinazione del terreno aumentava, rendendo ogni suo passo sempre più faticoso.
Dopo aver scavalcato un grosso sasso che gli bloccava la strada, Tomohiko perse qualche secondo per voltarsi all'indietro e di colpo si accorse che Yuriko non era alle sue spalle. Non poteva credere di averla seminata e infatti gli prese quasi un colpo quando rivedere la kunoichi comparirgli di lato, compiendo una stretta curva tra gli alberi. Il ragazzo di Iwa provò a ripartire di corsa, ma lo slancio della kunoichi verso di lui fu tale che ben presto si ritrovò con le spalle contro la corteccia di un albero, leggermente stordito e con un kunai puntato alla gola. Tomohiko non accennò ad alcun tentativo di liberarsi dalla presa, anche perché stava cercando di riprendere fiato dopo la lunga corsa che appena compiuto.
«Ora non mi scappi più...» commentò Yuriko, cercando di nascondere l'affanno del momento. Anche lei aveva faticato non poco durante la salita.
«Merda!» esclamò Tomohiko, indicando poco dopo il kunai. «Però metti giù quel coso, avrei più spazio per riprendere fiato!»
«Smettila di fare lo stupido!» gridò la ragazza, avvicinando la punta del kunai al collo del ragazzo. Allo stesso tempo usò il braccio libero per schiacciare Tomohiko al petto, per impedirgli di muoversi. «Hai qualcosa da dire, prima di morire?»
Yuriko si aspettava una reazione nervosa o impaurita da parte dell'ex diplomatico, o al massimo rabbiosa vista la situazione, ma incredibilmente il ragazzo davanti a lui sembrava sereno, quasi felice. Per questo motivo la kunoichi fu presa da un momento di rabbia e spinse più forte che poteva Tomohiko contro l'albero.
«Che cazzo stai facendo? Perché mi fissi così?»
«Oh, niente» sospirò il ragazzo, alzando leggermente lo sguardo verso la chioma di lei. «Ti preferivo quando avevi i capelli sciolti, ma anche così stai bene...»
«Ma ti sei rincoglionito durante la corsa? Perché mi stai parlando in quel modo, noi due siamo nemici!»
«E chi lo ha stabilito?»
Quella risposta fece zittire per qualche secondo l'incredula kunoichi, dando il tempo a Tomohiko di proseguire col suo discorso.
«Sì, siamo su due fazioni opposte... ma io non riesco a vederti come una mia nemica. Mi dispiace Yuriko, ma non posso accettare l'idea che sia qualcun'altro a decidere chi sia mio amico o mio nemico. Per me sei sempre la ragazza del gruppo che era stata la mia compagna di classe, sempre allegra e sorridente. E anche un po' matta!»
«Sei sempre il solito sognatore, Tomo.»
C'era una certa nostalgia nelle parole della kunoichi, che però furono quasi subito smentite. «No, come una volta no. Ma ultimamente è successo qualcosa che non credevo più possibile: dare fiducia ad un gruppo di ninja. Credo che tra poco saranno qui, quindi deciditi...»
Il messaggio di Tomohiko era chiaro: se Yuriko voleva ucciderlo doveva farlo entro breve e il ragazzo non sembrava spaventato da quell'ipotesi. Dava l'impressione di essere pronto a qualsiasi decisione presa dalla kunoichi, come se rivederla fosse stato il suo ultimo desiderio prima di morire. Ma proprio in quel momento la ragazza intravide in cima alla discesa la vistosa sagoma di Basho, che velocemente scese attraverso il bosco fino alla sua posizione. Entrambi i giovani rimasero sorpresi di rivederlo, notando quasi subito la faccia infastidita del presunto leader del Paese delle Torri.
«Che ci fa lei qui?» domandò Yuriko.
«Ti osservavo da lassù...» accennò Basho, dandosi una veloce pulita agli abiti. «Perché ti sei fermata? Hai ricevuto l'ordine di ucciderlo!»
«Eccoli!» esclamò Tomohiko, guardando verso il basso. Tra i tronchi degli alberi sotto di lui vide Yuji e Kakashi, che più velocemente possibile stavano cercando di raggiungerlo.
«Sbrigati!!!» lamentò il secondo di Shimada, strattonando la kunoichi.
«Non parlarmi come fossi tu il capo, Basho! Sei solo fastidioso!»
La risposta di Yuriko fu così inaccettabile per il leader del Paese delle Torri che quest'ultimo prese per un braccio la kunoichi e la spinse contro un albero, fissandola dritto negli occhi. Poi, senza alcun preavviso, prese uno dei pugnali che aveva nascosto nelle maniche e caricò più che poteva il braccio destro. Senza dargli la possibilità di difendersi, Basho con un colpo deciso trafisse Yuriko tra il petto e l'addome, dimostrando di avere una cattiveria quasi inaudita. Vedendo quella scena Tomohiko non riuscì a dir nulla, le urla gli erano rimaste bloccate in gola dalla paura, mentre la ragazza rimase ferma, con gli occhi sbarrati e incredula davanti a quello che gli era appena accaduto.
«I traditori vanno colpiti prima che possano diventare tali...» mormorò Basho, conficcando il pugnale in profondità e poi estraendolo. «Me lo aveva detto Shimada di tenerti d'occhio e come al solito aveva ragione su di te!»
«Figlio di puttana!!!» urlò Tomohiko, mentre osservava Yuriko cadere in ginocchio. In breve tempo i primi rigagnoli di sangue macchiarono di rosso i vestiti della kunoichi, che invano tentò di tamponare le ferite con le mani. Nel frattempo Basho era già scappato via, evitando così di essere catturato da Yuji e Kakashi, che si concentrarono sulla kunoichi ferita a morte. Yuriko stava lentamente perdendo le forze, ma prima di crollare a terra fu presa al volo dall'ex diplomatico, che con sguardo disperato appoggiò delicatamente l'amica sopra il masso in posizione orizzontale. Intuendo fin da subito la gravità della situazione, Kakashi cercò di richiamare con tutta la forza che aveva Sakura, per avere al più presto delle prime cure.

Sotto un cielo nuvoloso, che in breve tempo aveva gettato nella penombra il bosco, il ninja medico arrivò sul posto e immediatamente impose le mani davanti alla ferita, usando l'Arte Medica nel tentativo di tamponarla. Ma la lacerazione nel corpo di Yuriko era veramente grave, stava perdendo molto sangue e inoltre aveva colpito un polmone, rendendo ogni respiro più pesante alla kunoichi. Accanto a lei c'era ormai costantemente Tomohiko, che da quando aveva visto la ragazza accasciarsi a terra gli stava tenendo la mano, per darle un po' di conforto. Con le mani sporche di sangue, perché in precedenza aveva tentato di tamponare la ferita, l'ex diplomatico continuava a parlare per tenere cosciente l'amica, che sempre con più affanno stava cercando di respirare. Gli occhi lucidi del ragazzo la fissarono senza sosta il volto della ragazza, che ad un certo punto si girò verso di lui. Nonostante il dolore intenso, la sua espressione era contenta e poco dopo sollevò la testa, come per cercare di dire qualcosa. Immediatamente Tomohiko abbassò l'orecchio verso di lei, sentendo ciò che voleva dire, ma di colpo la voce di Yuriko si interruppe. Rialzando la testa, l'ex diplomatico notò subito che gli occhi della ragazza si erano chiusi, mentre in sottofondo sentiva le grida disperate di Sakura. Il ninja medico si accorse che la ragazza aveva smesso di respirare e a quel puntò tentò più volte di rianimare il cuore. Ma purtroppo ogni tentativo per salvare Yuriko fallì, le sue ferite si rivelarono mortali.
Tomohiko quasi crollò a terra appena capì che la sua amica era scomparsa, senza però lasciare la mano della ragazza, che fino alla fine aveva tenuto saldamente tra le sue. Cercò di avere una reazione contenuta, trattenendo più che poteva le lacrime, ma non poté smettere di singhiozzare quando osservò nuovamente il viso di Yuriko: aveva un'aria serena e sulla sua bocca c'era un leggero sorriso, come se fosse rimasta contenta di aver avuto Tomohiko accanto a lei fino all'ultimo minuto. Ma ciò non servì a confortare l'ex diplomatico, che per diversi minuti rimase in silenzio, dilaniato dal dolore di aver perso per la seconda volta la sua amica.


Continua...

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Capitolo 23
*** Molto vicino all'obiettivo ***


Capitolo 23 - Molto vicino all'obiettivo


Kakashi non era il tipo che amava perder tempo durante una missione, ma per quella volta decise di fare un'eccezione. Sotto richiesta di Tomohiko, il ninja mascherato acconsentì che quest'ultimo potesse allestire una semplice sepoltura per Yuriko, nei pressi del luogo in cui la povera kunoichi era morta. Il ragazzo scelse uno spazio accanto al fiume vicino all'accampamento, che secondo la sua opinione avrebbe reso felice Yuriko: era accanto ad un piccolo campo erboso, dove alcuni fiori bianchi erano da poco sbocciati. Trasmettevano una sensazione di tranquillità che era proprio quello che Tomohiko stava cercando per il riposo della sua amica.
Quel gesto creò una certa incredulità nei due ninja proveniente da Suna, per loro sembrava un po' eccessivo tutta quell'attenzione per un avversario caduto, ma tutto si chiarì quando furono informati sul passato di Yuriko. Nonostante fosse passata dall'altra parte della barricata, per Tomohiko rimaneva sempre un'ex compagna di team e per questo motivo Temari e Kankuro decisero di non andare oltre con le lamentele. Però rimasero piuttosto sorpresi nel vedere quanta lealtà stava dimostrato l'ex diplomatico nei confronti della kunoichi caduta: da quando l'avevano conosciuto, aveva sempre dato l'impressione di pensare solo a se stesso.
Finito di riempire la buca scavata nel terreno, più tardi fu aggiunta in cima alla tomba una pietra dalla superficie piatta e liscia, trovava sulla riva del fiume e usata come lapide per commemorare la morte della ragazza. Ringraziando Kakashi per il favore concesso, Tomohiko si fermò nei pressi della sepoltura e per qualche secondo rimase da solo, pregando sottovoce per l'amica scomparsa e chinando la testa in avanti. Fatto ciò, tornò dal gruppo e li incitò a proseguire perché ormai mancava poco alla loro meta. Sembrava quasi incredibile come il ragazzo di Iwa riuscisse a stare così calmo, dopo quello che era successo. Ovviamente nessuno si aspettava un pianto isterico da parte sua, non faceva parte del suo carattere, ma almeno qualche segno di tristezza come un tono di voce cupo o gli occhi lucidi. Si comportava in maniera troppo tranquilla per quello che gli era accaduto e questo fatto mise un po' in allerta tutto il resto del gruppo. L'ultima cosa che volevano, in quella situazione, era ritrovarsi qualcuno che usciva di senno proprio quando stavano per attaccare di sorpresa il nemico.

Oltrepassato il passo di montagna, quando ormai il sole stava iniziando ad abbassarsi oltre l'orizzonte, il gruppo proveniente da Konoha poté finalmente intravede da lontano la roccaforte di Shimada, ultima meta del loro viaggio non ufficiale nel Paese della Terra. Situata in una zona pianeggiante e quasi totalmente libera da arbusti, il centro nevralgico del Paese delle Torri era in piena attività, con tanto di guardie che pattugliavano costantemente le quattro mura difensive. Gli edifici all'interno erano tutti illuminati, ma a differenza di quanto raccontato da Tomohiko erano molto più numerosi del previsto: accanto a quelli più grossi in pietra, erano spuntati come funghi delle piccole baracche di legno, che probabilmente erano state costruite per far fronte all'improvviso aumento dell'esercito di Shimada. Realizzate con stili e tipi di legno molto diversi tra loro, dovevano essere state completate in tempi brevi e con ciò che era disponibile nei dintorni, rispettando comunque una rigida scacchiera di stampo militare.
Lungo il perimetro della base e al suo interno erano affisse molte torce, ma ciò nonostante c'erano parecchie zone d'ombra e questo fatto avrebbe favorito sicuramente un attacco a sorpresa contro Shimada, senza contare che entro poche ore sarebbe scesa la notte. Occasione migliore non poteva capitare alla squadra capitanata da Kakashi, anche perché le forze del Paese delle Torri erano ridotte al minimo dopo il disastroso attacco al canyon.
Prima di agire però il ninja dai capelli argentati voleva avvicinarsi il più possibile al fortino, per avere una visione più precisa delle forze nemiche, ma in quel frangente prese una decisione che fece infuriare non poco Tomohiko. Non ritenendolo più necessario per la missione, il suo compito era stato quello di guidare il gruppo attraverso il suo Paese natio, Kakashi aveva deciso di mettere da parte il ragazzo di Iwa, che rifiutò di netto la decisione del jonin. Voleva a tutti i costi rimanere in squadra fino all'ultimo e durante il suo sfogo alzò perfino la voce, costringendo Yuji a metterlo a tacere per non creare problemi alla squadra. Fu paradossale vedere lo spadaccino calmare l'ex diplomatico, visto il carattere dei due.
«Se ci fai scoprire dal nemico, giusto che ti ammazzo!» avvisò Yuji con tono minaccioso. Incrociando il suo sguardo con quello del suo compare, Tomohiko capì subito che faceva sul serio.
«Va bene, mi calmo» rispose mettendo le mani tra sé e lo spadaccino.
«Lo sto facendo solo per la tua incolumità, lo vuoi capire?» commentò Kakashi, cercando di far ragionare il ragazzo di Iwa.
Per il resto del gruppo era piuttosto evidente il perché di quella reazione: Tomohiko voleva vendicarsi per la morte di Yuriko. Era naturale avere quel pensiero dopo quello che gli era accaduto, ma Naruto decise di intervenire per dire la sua. Voleva far desistere l'ex diplomatico nel suo intento, aveva già avuto in passato un esempio su come potesse degenerare il desiderio di vendetta.
«Lo so che per te sarà difficile, ma per favore non fare pazzie. Seguire quella strada ti causerà solo del male, te lo posso giurare...»
Anche Sakura era visibilmente d'accordo con le parole del suo compagno di team, ma in cambio ricevette lo sguardo allibito di Yuji, che lo fissava come se il ninja di Konoha fosse impazzito di colpo.
«Da quando in qua siamo diventati così sentimentali?» ribatté. «Mi sembra quasi assurdo sentire un ninja fare certi ragionamenti!»
«E perché? Secondo te Tomohiko dovrebbe seguirci con quello stato d'animo?»
«Non ho detto questo. Ho solo voluto sottolineare la tua assurda idea della vendetta, come se non facesse parte della nostra natura. Forse sei ancora troppo giovane per capire, biondino...»
Indignato per la risposta, Naruto si avvicinò con passo spedito verso lo spadaccino, ma fu subito bloccato da Kakashi, che si mise in mezzo tra i due. A causa del suo comportamento, non solo il ninja dal vestito arancione ricevette un richiamo da parte di Sakura, ma anche un bel cazzotto in testa. Fu a quel punto che il ninja mascherato colse l'occasione per affidare un incarico a Yuji, a suo dire molto importante. Con voce autorevole Kakashi chiese allo spadaccino di mettersi a guardia di Tomohiko, confermando la sua intenzione di tenerlo fuori per quell'ultimo frammento di missione. Ovviamente l'ex diplomatico protestò per quella scelta, ma alla fine dovette cedere e scuotendo la testa si sedette su un sasso lì vicino, tenuto sott'occhio da Yuji. L'unica concessione data a Tomohiko fu quella di augurare buona fortuna al resto del gruppo, che in breve tempo sparì più in basso, tra le rocce.

Appostati a non più di cento metri dalla roccaforte di Shimada, al limite della vegetazione, i ninja guidati da Kakashi si stavano accordando sul piano d'attacco. Il jonin aveva deciso di dividere il team in tre parti, ognuno con un compito ben preciso: il primo gruppo avrebbe assaltato direttamente la base, cercando di sfondare il portone d'entrata per distrarre più ninja possibili; il secondo, approfittando del caos creato, si sarebbe introdotto tra le fila nemiche, occupandosi della cattura del loro obiettivo, con ogni mezzo se necessario; infine l'ultimo gruppo si sarebbe posizionato sul retro della base, per impedire ogni via di fuga al vecchio comandante e al suo vice Basho. Kakashi dubitava fortemente che Shimada sarebbe rimasto fino all'ultimo per proteggere il suo quartier generale, quindi preparò la sua squadra per prevenire al meglio quel tipo di situazione. In caso di difficoltà, il vecchio comandante di Iwa avrebbe potuto tentare la fuga all'estero, magari chiedendo asilo in uno dei tanti Villaggi che il quel momento lo stavano appoggiando.
Dopo una rapida discussione, i due ninja provenienti da Suna si offrirono come volontari per far parte del primo gruppo, ansiosi di dimostrare il loro valore sul campo di battaglia. Ma proprio in quel momento si rivelò un problema assai ostico da affrontare. Gli occhi di Hinata, che nel frattempo stavano osservando la base, notarono la figura di Sasuke nelle retrovie, posizionato lì proprio per difendere Shimada alle spalle. Chiunque fosse stato inserito nel terzo gruppo avrebbe sicuramente dovuto affrontarlo e per questo motivo Naruto decise d'impulso di accettare quel ruolo. Conoscendolo, Kakashi non tentò nemmeno di farlo ragionare, ma preferì per sicurezza accompagnarlo, anche se avrebbe preferito vedersela con Shimada. Con Sakura che seguì il compagno di team nella sua decisione, a quel punto i tre gruppi si completarono in automatico, con Yamato, Sai e Hinata che formarono ufficialmente il secondo gruppo.
Poco prima della partenza però quest'ultima, avendo capito che il gruppo di Naruto avrebbe corso il pericolo maggiore, si avvicinò per darle tutto il suo sostegno, ma a questo punto accadde qualcosa di particolare. Pur essendo molto timida di carattere, la ragazza si avvicinò così tanto al ragazzo biondo che i loro visi erano distanti solo pochi centimetri, ma ciò che fece imbarazzare di più Hinata fu quando si accorse che, in maniera involontaria, le dita della sua mano destra si erano intrecciate con quella di Naruto. Puntualmente come capitava in quel caso, il volto della ragazza divenne subito rosso e Naruto, sorpreso dalla reazione di lei, si limitò a ringraziarla per la fiducia dimostrata. Era incredibile come quel ragazzo ignorasse ciò che provava per lui Hinata...

Da quando erano rimasti soli, Yuji e Tomohiko non avevano aperto bocca per tutto il tempo, ognuno seduto su una roccia a poca distanza tra di loro. In segno di protesta per la decisione di Kakashi, il ragazzo di Iwa stava dando le spalle allo spadaccino, che dal canto suo era rimasto immobile come se fosse in meditazione.
«Disturbo?» esclamò ad un certo punto Tomohiko, voltandosi e dopo aver notato che Yuji aveva persino chiuso gli occhi.
«No, stavo solo riflettendo» rispose prontamente.
«Conoscendoti, puoi pensare solo a due cose» commentò l'ex diplomatico con tono ironico. «O alle spade o alle donne!»
«Ah ah, spiritoso...»
«Grazie.»
Per un po' i due rimasero in silenzio, ma ad un certo punto Tomohiko accennò qualcosa, ma fu subito interrotto da Yuji.
«In ogni caso, te lo puoi scordare.»
«Che intendi dire?»
«Lo so benissimo a cosa stai pensando. Vuoi andare laggiù, ma mi è stato dato un ordine e tu non ti muovi da qui!»
«Ma dai! Non puoi sul serio accettare un ordine da parte di Kakashi, non è neanche il tuo superiore! Non sei nemmeno stato reclutato per questa missione, sei solo un volontario!»
«Lo so, ma questa non mi sembra una buona scusa per lasciarti andare. Rassegnati!»
Il primo tentativo di Tomohiko per convincere Yuji a desistere era andato a vuoto, ma aveva ancora un asso della manica da usare. E stavolta avrebbe puntato tutto sull'onore dello spadaccino, usando tutto il cinismo che aveva in corpo.
«Ma neanche per sogno! Non sono l'unico che ha dei conti in sospeso, da queste parti...»
«Che intendi dire?»
«Ti sei già scordato di quello spadaccino che ti ha dato una bella lezione alla battaglia nel canyon? Quello proveniente dal tuo stesso villaggio e con una grossa spada sulle spalle, ricordi?»
«Ma che cazzo stai dicendo?!? Io non ho ricevuto una bella lezione da nessuno, quello è stato uno scontro finito in parità! E' solo un ragazzino esaltato dalle dimensioni della sua arma e basta!»
«E scommetto che vorresti rivederlo, vero? Quale occasione migliore di questa: non può essere troppo lontano da qui, magari anche lui ti sta cercando per il duello decisivo. E tu ci tieni a tenere alto il tuo onore, vero?»
Tomohiko non ricevette alcuna risposta nell'immediato, ma aveva notato un chiaro segno di nervosismo da parte di Yuji. Lo spadaccino aveva stretto a pugno la sua mano destra ed era chiaro che interiormente era combattuto tra l'idea di sorvegliare l'ex diplomatico o affrontare nuovamente Suigetsu prima dell'assalto finale alla base di Shimada. Ma alla fine, dimostrando un po' di amarezza in viso, Yuji prese la sua decisione. Da come osservava le sue spade, era evidente che aveva scelto di affrontare il suo collega di Kiri.
«Tu sei la persona più bastarda che io abbia mai conosciuto...» disse sfogandosi.
«Me lo hai già detto!»
«Ma anche una delle più stupide!»
«E perché?»
Un sorpreso Tomohiko si ritrovò la mano destra di Yuji sulla sua spalla, con lo spadaccino che lo fissò dritto negli occhi.
«Ma perché non ti vuoi fidare di me? E' vero che ci conosciamo solo da pochi giorni, ma ormai ti considero come un mio compagno di squadra. Lo vuoi capire che ho accetto l'incarico solo per la nostra amicizia?»
«Davvero?» rispose Tomohiko stupefatto e con gli occhi sgranati. Difficilmente era rimasto così stupito in vita sua, ma lo spadaccino si era riuscito alla grande. «Io... non so neanche che cosa dire! Se non grazie!»
«A questo punto vuoi finalmente abbandonare la tua vendetta?»
Il ragazzo di Iwa ridacchiò, prima di rispondere. «Caro Yuji, quello che avevo in mente non era una banale vendetta, come quella che avrebbe in mente un banale ninja! Non è nel mio stile!»
«E che cosa sarebbe nel tuo stile?»
«Voglio vedere il momento esatto in cui Shimada si renderà conto di aver perso tutto. Vederlo quando sarà accerchiato, intrappolato nel sua stessa dimora e alla fine costretto ad arrendersi. Lo voglio vedere supplicare mentre chiede pietà ai suoi avversari, umiliarsi per salvare la sua vita ormai al tramonto. Quella sarà la mia vendetta e voglio essere in prima fila, perché sarà uno spettacolo glorioso! Che ne pensi, amico mio?»
«Che tu sei completamente matto!» replicò Yuji. «Al tuo posto, lo avrei ammazzato con un colpo secco e basta!»
Finito quel breve momento ironico, di colpo tra i due scese il silenzio. A quel punto era evidente che le loro strade si sarebbero divise ed entrambi erano consapevoli che quello, molto probabilmente sarebbe stato il loro ultimo incontro.
«Credo proprio che questo sia un addio, Yuji!» annunciò tristemente l'ex diplomatico.
«Credo proprio di sì, Tomohiko» rispose lo spadaccino, annuendo con la testa. «Cerca di non combinare guai, c'è sempre una missione di mezzo!»
«Ci proverò! Ma prima di andare avrei una richiesta... ma forse non ti piacerà»
«Di che parli?»
Senza dare alcuna risposta, il ragazzo di Iwa si avvicinò allo spadaccino e si lasciò andare ad un forte abbraccio. Contrariamente a quanto credeva, Yuji contraccambiò quel gesto d'affetto. Anche se non lo disse in maniera diretta, lo spadaccino si sentì onorato di aver conosciuto Tomohiko, nonostante il suo caratteraccio.


Continua...

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Capitolo 24
*** Oltre le mura nemiche ***


Capitolo 24 - Oltre le mura nemiche


Cercando di fare meno rumore possibile, Tomohiko scese lungo il versante della montagna e puntò direttamente verso il lato della fortezza davanti a sé, facendo attenzione a non far ondeggiare troppo la vegetazione che attraversava. Rallentò il passo solo quando sentì che la discesa stava diventando più dolce, all'incirca dove la boscaglia iniziò a farsi meno fitta, ma ad un certo punto fu costretto a fermarsi. Dopo aver percorso qualche metro in piano, il ragazzo di Iwa si rese conto che in lontananza, sul camminamento che collegava le due torri, c'erano un paio di sentinelle che stavano facendo la ronda e d'istinto si bloccò, abbassandosi per non farsi scoprire tra alcuni cespugli. Non si era quasi accorto che stava per entrare in zona completamente spoglia, ma all'ultimo Tomohiko riuscì a non farsi vedere e per un po' decise di rimanere nascosto.
Aspettando qualche minuto per far abituare i suoi occhi al buio, l'ex diplomatico osservò attentamente i movimenti delle sentinelle poste a qualche metro d'altezza. Solo una delle due effettivamente stava percorrendo il camminamento su e giù, l'altra si limitava a rimanere immobile, scrutando proprio la zona in cui si trovava Tomohiko. Sicuramente quella non era una bella situazione per il ragazzo di Iwa, ma aveva già in mente un modo per passare sotto il naso di quei due.
Ma prima di proseguire Tomohiko si fermò qualche secondo per controllare la zona attorno, sperando di non trovare nei dintorni i ninja di Konoha o i loro alleati. Se lo avessero scoperto, sarebbe stato molto difficile dare una spiegazione al suo allontanamento e di sicuro lo avrebbero riportato indietro, usando anche la forza se necessario. Per sua fortuna non vide nessuno di familiare e a quel punto concentrò lo sguardo sulla guardia di pattuglia, che dal camminamento stava tenendo d'occhio la zona tra la boscaglia e le mura esterne. Era rimasta sola, l'altra si era ritirata in una delle torri, ma non si muoveva di un millimetro dalla sua posizione e questo fatto fece innervosire non poco il ragazzo di Iwa. Se fosse uscito allo scoperto in quel momento, lo avrebbe visto di sicuro e ciò lo costrinse a rimanere immobile, aspettando l'occasione buona per uscire. Gli sarebbe bastata anche una piccola distrazione del nemico per farcela, quella manciata di secondi necessari per attraversare la zona pianeggiante e arrivare sotto le mura della roccaforte. Ma purtroppo per Tomohiko la guardia sembrava essersi pietrificata in quella posizione e in quel momento iniziò a temere che non sarebbe riuscito ad entrare prima dell'attacco programmato da Kakashi. Il suo nervosismo stava salendo sempre di più, aveva la sensazione di aver perso moltissimo tempo per nulla, ma all'improvviso vide del movimento sulla parte alta delle mura: la guardia che stava sul camminamento iniziò a sgranchirsi le braccia, seguito poco dopo da un lungo sbadiglio. Era chiaro che si era stufata di osservare quella zona e sembrava ormai pronta a muoversi da un momento all'altro.
Appena la guardia volse lo sguardo da un'altra parte, senza pensarci su due volte Tomohiko fece uno scatto in avanti, cercando allo stesso tempo di non provocare troppo rumore durante la sua corsa. Tenendo sempre d'occhio la guardia sul camminamento, che in quel momento gli stava dando le spalle, il ragazzo di Iwa passò sul campo erboso di slancio e si fermò solo quando fu nei pressi delle fondamenta, compiendo una breve scivolata a causa dell'erba bagnata. Una volta arrivato si voltò all'indietro e si appiattì il più possibile contro le mura, consapevole che quella non era una posizione sicura: se la guardia avesse guardato verso il basso, lo avrebbe individuato quasi subito. Cercando di rimanere calmo nonostante il respiro un po' affannoso, Tomohiko iniziò a ragionare sulla prossima mossa che doveva fare. Con gli occhi puntati verso l'alto, che trasmettevano una certa dose di tensione, l'ex diplomatico ripensò a quali sigilli fare con le mani per essere la Tecnica del Nascondiglio nella Roccia, che gli sarebbe servita per passare sotto le fondamenta e passare dall'altra parte. Sebbene fosse una tecnica di basso livello, Tomohiko temeva di commettere qualche errore perché aveva pochissimo tempo per eseguirla, al massimo un tentativo visto la presenza della guardia. Inoltre, se si escludevano i fatti recenti, erano anni che non usava tecniche basate sull'Arte della Roccia e quindi gli serviva un po' di tempo per riordinare le idee. Ad un certo punto però vide la guardia sul camminamento fermarsi e in quel preciso istante fece il suo tentativo, chiudendo gli occhi mentre stava per comporre gli ultimi sigilli.
Per eseguire la tecnica ci volevano solo pochi secondi, ma Tomohiko ebbe la sensazione che il tempo si fosse allungato di colpo, rallentando ogni suo gesto o respiro. Si sentì sollevato solo quando si accorse che era riuscito ad attraversare la terra sotto le mura, ma allo stesso tempo era ancora teso perché non sapeva cosa avrebbe trovato di preciso una volta sbucato dal terreno. Solo quando percepì di essere risalito riaprì gli occhi, sperando vivamente di essere uscito in una zona tranquilla.
Davanti a lui vide un edificio in pietra, a non più di qualche metro di distanza e all'apparenza vuoto, ma il riferimento più importante fu quando alzò lo sguardo e vide il camminamento sopra di sé, più o meno nello stesso punto in cui si trovava quand'era aldilà delle mura. Ciò significava che la tecnica era riuscita perfettamente, ma non era ancora arrivato il momento di tirare il fiato, poteva ancora essere visto in quella posizione. A quel punto il ragazzo di Iwa decise di introdursi nell'edificio che aveva visto in precedenza, ma prima di avanzare controllò se c'era ancora qualcuno da quelle parti. Rimase qualche secondo ad aspettare nell'ombra, ma non vedendo nessuno nei paraggi a quel punto decise di muoversi, entrando nella costruzione attraverso una finestra aperta.
Una volta dentro, Tomohiko si nascose dietro la parete e rimase fermo qualche secondo, aspettando che i suoi occhi si abituassero al buio presente nell'edificio. Quest'ultimo era composto da una singola stanza lunga e stretta, con al centro tre file di scaffali carichi di scatole di varia natura e dimensioni. Lungo le pareti erano visibili dei sacchi di tela, alcuni dei quali aperti, il cui contenuto era composto principalmente da patate e riso. Doveva trattarsi di un magazzino per le provviste e al suo interno c'era così tanto cibo che poteva tranquillamente sfamare un intero reggimento per diversi giorni, se non di più.
Per un po' di tempo la situazione rimase tranquilla, ma all'improvviso il ragazzo di Iwa sentì dei passi provenienti dall'esterno e d'istinto si rifugiò dietro un paio di sacchi, rannicchiandosi più che poteva per non farsi vedere. Chiunque fosse là fuori ad un certo punto si fermò e poco dopo si udì un tintinnio di chiavi metalliche, un chiaro segno che qualcuno stava per entrare nel magazzino. Dopo aver sentito la serratura scattare, di colpo una luce tenue illuminò la parte centrale degli scaffali, mettendo in risalto i contenitori dai bordi lucidi. Appena gli fu possibile, Tomohiko fece capolino da oltre i sacchi e vide a pochi metri di distanza una guardia, che con passo un po' incerto stava cercando qualcosa tra gli scaffali, stringendo in mano una candela. Per sua fortuna non lo aveva visto, la sentinella stava guardando dalla parte opposta, e in quel momento all'ex diplomatico venne in mente un'idea per arrivare il più vicino possibile a Shimada. Uscendo dal suo nascondiglio senza fare rumore, il ragazzo di Iwa si avvicinò con dei passi molto lenti alla guardia, che per il momento non si era ancora accorta della sua presenza. Proseguì con quell'andatura fino a quando non arrivò a pochissima distanza dalla sentinella, era talmente vicino che vedeva chiaramente il simbolo dello Scorpione Bianco sulla spalla dell'armatura nemica. Si fermò di colpo, colto da un attimo di indecisione, ma alla fine Tomohiko fece quello che aveva progettato: con una mossa rapida passò un braccio attorno al collo della guardia e con tutta la forza che aveva provò a soffocarla.
La sua idea si rivelò meno facile del previsto, soprattutto perché il suo avversario tentò di divincolarsi in tutte le maniere, compresa una forte spinta contro la parete del magazzino. Nonostante la botta subita, il ragazzo di Iwa non mollò la presa e continuò con la sua tattica che lentamente stava facendo effetto. La guardia ad un certo punto emise degli strani versi dalla bocca, era ormai alla disperata ricerca di una boccata d'ossigeno, e poco dopo Tomohiko vide la testa del suo avversario spostarsi lentamente di lato, senza più reagire. Era stato più complicato del previsto, ma alla fine era riuscito a far perdere i sensi alla guardia, che a peso morto cadde sul pavimento. Per essere uno che aveva abbandonato una buona carriera da ninja, riusciva ancora a cavarsela nel combattimento.
Senza perdere altro tempo, il ragazzo di Iwa trascinò il corpo della sentinella dietro alcuni sacchi e velocemente gli tolse l'armatura, che in un secondo momento indossò sopra i suoi abiti. Era più o meno della sua taglia e come travestimento lo giudicò perfetto: con un po' di fortuna, sarebbe riuscito ad entrare direttamente nelle stanze private di Shimada, magari approfittando della confusione che si sarebbe scatenata a momenti. Ma prima di ripartire per la sua meta, Tomohiko decise di fare un salto all'armeria del campo, per portare una piccola sorpresa all'anziano comandante...

Fino a quel momento l'ex diplomatico credeva di essere stato perfetto, o quasi, ma in realtà qualcuno dall'alto aveva assistito alla sua infiltrazione nella base nemica. Un po' incredulo Sai, a cavallo di un rapace d'inchiostro usato per sorvolare l'area, aveva assistito a tutta quella scena e con una certa fretta tornò verso il capitano Yamato, che insieme a Hinata stavano aspettando un resoconto più dettagliato sulle forze nemiche.
«Ne sei sicuro?» domandò, dopo aver sentito la segnalazione.
«Al cento per cento» confermò Sai, richiamando la sua opera. «L'ho sorpreso quando si è avvicinato alle mura, poco prima di usare una tecnica per passare dall'altra parte. Non è stata un'azione improvvisata, capitano.»
«E poi che ha fatto?»
«Si è introdotto in un edificio e qualche minuto più tardi n’è uscito indossando un'armatura nemica. Probabilmente l'ha rubata ad una delle guardie, ma per fortuna non si è fatto scoprire.»
«Già, ma questo imprevisto avrebbe potuto compromettere l'intera strategia di Kakashi!» commentò di getto Yamato, che per il nervosismo chiuse gli occhi e scuotè la testa un paio di volte. Era incredibile quello che aveva combinato Tomohiko, ma ormai il danno era stato fatto e giunti a quel punto bisognava andare avanti col piano.
«Che ci fa adesso?» chiese Hinata.
«Visto che la situazione è ancora gestibile, ci limiteremo a fare un piccolo cambiamento di programma: oltre a Shimada, bloccheremo anche quel pazzo di Tomohiko. Magari in un bel groviglio di rami, così la prossima volta ci penserà due volte a fare di testa sua!»
«Quindi significa che per il momento non ci muoviamo?» domandò Sai.
«Esattamente» rispose il capitano. «Sarebbe troppo rischioso muoversi prima del tempo e inoltre ho una buona ragione per lasciar andare Tomohiko, almeno per il momento.»
«Quale?»
«Quando quelli di Suna attaccheranno la fortezza, la dimora personale di Shimada sarà il luogo più sorvegliato di tutti e per un certo periodo Tomohiko non correrà troppi rischi. Poi toccherà a noi recuperarlo.»
«Speriamo bene» mormorò Hinata.
Da quel momento in poi la concentrazione dei tre ninja si concentrò sul portone principale, che si trovava sul fianco est delle mura. Costruita con pesanti assi di legno chiodate e sostenuta da due spessi tronchi d'albero che facevano da fulcro, l'entrata dava l'impressione di essere veramente robusta ed era inoltre il punto più sorvegliato di tutta la base. Nei pressi c'erano almeno sei guardie, tutte ben armate e pronte ad intervenire, mentre sui fianchi erano appese due grosse torce, una per lato, che illuminavano per bene la zona attorno per diversi metri. Sebbene lo stile fosse un po' rozzo, nessuno avrebbe messo in discussione l'efficacia di quel portone, anche perché per aprirlo c'era bisogno di uno sforzo per nulla indifferente.
Per quasi tutta la serata quella zona della base rimase pressoché tranquilla, solo il richiamo di qualche gufo nei boschi aveva interrotto il silenzio presente, ma all'improvviso una delle guardie all'entrata vide qualcosa di strano in lontananza. Aveva notato una strana figura muoversi nell'oscurità e la cosa più strana era che gli era apparsa che stesse volando nel cielo! Sfregandosi gli occhi per l'incredulità, la sentinella del portone qualche attimo dopo puntò nuovamente lo sguardo davanti a sé e rivide nuovamente quella sagoma sospesa per aria, solo che stavolta era leggermente più in basso rispetto a poco fa. Innervosito richiamò un suo collega nelle vicinanze e anche lui, nonostante lo scetticismo iniziale, confermò di aver visto qualcosa di anomalo nel cielo.
Dopo aver osservata per la seconda volta, la guardia intuì che la figura non stava volando, ma bensì stava planando verso la loro direzione, su una specie di ala triangolare. La situazione divenne più chiara solo quando la sagoma passò davanti la luna, i cui raggi misero in chiaro i suoi lineamenti. Una ragazza bionda e vestita di nero, a cavallo di un grosso ventaglio bianco, stava puntando verso il portone e ad un certo punto fece una veloce picchiata, che permise a Temari di arrivare al suolo in tutta tranquillità. Le due guardie erano già scattate per dare l'allarme, ma nel frattempo la kunoichi si preparò per scatenare una delle suoi migliori attacchi. Alzando il ventaglio più in alto che poteva, Temari con un netto movimento di entrambe le braccia scagliò contro i suoi avversari la tecnica chiamata "Lame di vento", che consisteva nel generare un potente vento attraverso il suo ventaglio.
Preannunciato da un lungo e intenso polverone, le centinaia di lame create dalla kunoichi andarono a sbattere con violenza contro l'entrata, che per diversi secondi tremò vistosamente. Il contraccolpo fu tale che quasi tutte le guardie caddero più dal camminamento, come se ci fosse stato un terremoto, ma incredibilmente il portone di legno era rimasto in piedi, nonostante fosse pieno di tagli e crepe. Le sentinelle rimaste in piedi provarono a reagire all'attacco di Temari, ma appena si rialzarono videro davanti a loro una strana e inquietante marionetta di legno, che sparò una serie di kunai verso di loro. In un attimo le guardie furono immobilizzate al muro da Kankuro, che da lontano stava manovrando la sua creazione, e ciò permise alla sorella di continuare con l'attacco frontale alla base.
Ripetendo gli stessi gesti eseguiti poco prima, la kunoichi agitò nuovamente il suo ventaglio e una nuova raffica di vento fu gettata contro il portone, che questa volta si aprì di netto. La forza generata in quel colpo fu così devastante che andò oltre l'entrata, continuando la sua corsa verso la zona centrale del campo. Qui decine di ninja del Paese delle Torri furono travolti in maniera brutale, subendo numerose ferite e venendo scaraventati in ogni direzione come se fossero state delle foglie in balia del vento. Quell'assalto fu così improvviso che mise in agitazione chiunque si trovasse all'interno della base e il livello di tensione aumentò quando Temari oltrepassò ciò che rimaneva del portone d'entrata. Calpestando una delle ante che erano uscite dalla propria sede, la kunoichi si sentì soddisfatta del lavoro eseguito, i nemici erano nel caos più completo e in quel frangente si lasciò scappare un sorriso ironico, ma allo stesso tempo maligno. Poco dopo fu raggiunta anche da Kankuro e i due erano pronti a continuare la lotta contro le forze del Paese delle Torri. Non poteva esserci inizio migliore per il piano di Kakashi.


Continua...

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Capitolo 25
*** Duello al chiaro di luna ***


Capitolo 25 - Duello al chiaro di luna


Il primo attacco alla base fu così eclatante che Yuji vide da lontano una grossa nuvola di polvere alzarsi nei pressi del portone, seguita da numerose grida d'allarme per l'improvvisa aggressione subita. Capendo che quello era il momento adatto per infiltrarsi all'interno, lo spadaccino uscì dal suo nascondiglio e con uno scatto percorse il margine della montagna, compiendo una lunga curva tra la boscaglia. Proseguendo con quel ritmo, nel giro di pochi secondi Yuji si ritrovò in uno spazio aperto, leggermente in discesa, che lo avrebbe portato fin sotto le mura nemiche. Ci avrebbe messo ancora qualche minuto per raggiungere il punto in cui il duo di Suna aveva sfondato il portone, ma lo spadaccino già pregustava lo scontro con i ninja del Paese delle Torri: era così esaltato all'idea che un leggero ghigno apparve sul suo volto.
Ma purtroppo per lui ci fu un imprevisto che stravolse completamente i suoi piani. Due arcieri, usciti in avanscoperta e con indosso un'armatura leggera, si posizionarono sulla strada dello spadaccino, che di colpo fermò la sua corsa verso la base. Entrambi avevano armato i loro archi e Yuji riuscì giusto in tempo ad estrarre la sua katana e a mettersi in posizione di difesa. Non era il caso di scherzare con quei due tizi, sulla spalla avevano dipinto lo scorpione bianco e ciò significava che potevano essere degli avversari molto ostici. Nulla di paragonabile ai mercenari affrontati nel canyon, il cui unico punto di forza era stata la superiorità numerica. Se fosse stato un solo arciere, Yuji lo avrebbe affrontato a viso aperto: gli sarebbe stato sufficiente schivare la prima freccia e a quel punto lo avrebbe assalito direttamente, approfittando del tempo perso dall'arciere a prendere un nuovo dardo dal fodero. Ma essendo in due, si coprivano a vicenda e una tattica così spavalda era impensabile, quindi lo spadaccino cercò di elaborare velocemente ad un'altra tattica.
«Non ti muovere!» minacciò uno dei due arcieri, ormai prossimo a scoccare la sua freccia.
«Vi conviene lasciarmi andare...» ribatté Yuji, cercando di mettere un po' di tensione tra i suoi avversari. «Non è uno scontro alla vostra altezza.»
«Fai un altro passo e sei morto!»
Davanti al nuovo richiamo, lo spadaccino sbuffò leggermente, quasi infastidito. «Vogliamo provare se sono più veloce io con la spada o tu a ricaricare l'arco?»
L'idea di Yuji sembrava funzionare, riusciva perfettamente a vedere la tensione nei loro occhi e stava attendendo solo l'occasione buona per colpire entrambi. Forse erano distratti per ciò che stava accadendo dentro le mura, ma ad un certo punto lo spadaccino notò una terza figura emergere alle spalle degli arcieri, avvolta in un mantello scuro e diretta verso la sua posizione. Anche i due ninja al servizio di Shimada erano stati presi alla sprovvista e solo poco dopo Yuji capì chi era il nuovo arrivato. La chioma argentata e la pesante spada portata sulla schiena non lasciavano dubbi a riguardo: era Suigetsu, lo spadaccino che aveva affrontato nel canyon. Il suo arrivo fu così improvviso che aveva preso alla sprovvista pure i due arcieri, che rimasero un po' impressionati dal sorriso alquanto maligno del loro alleato. Sembrava ansioso di lottare e già stava stiracchiando le mani, pronte per impugnare la Tagliateste.
«Oh, chi si rivede...» disse quest'ultimo. Il suo sguardo era fisso sull'altro spadaccino, ignorando completamente gli altri due.
«Questa sì che è una bella sorpresa!» replicò Yuji. Ma a quel punto intervenne l'arciere che aveva preso la parola in precedenza, rivolgendosi a Suigetsu con voce seccata.
«Ehi! Ci occupiamo noi dell'intruso, tu devi occuparti della sicurezza del comandante Shimada!»
«A me non importa nulla di quel vecchio!!!» ribatté duramente lo spadaccino con il mantello di Akatsuki. «Io ho un conto in sospeso con questo tizio, devo sconfiggerlo una volta per tutte! Ed ora toglietevi di mezzo!»
«Mai! Abbiamo ricevuto un ordine e da qui non ci muoviamo!»
Davanti a quella risposta negativa, Suigetsu fece una piccola risata a denti stretti e poi all'improvviso prese la spada con entrambe le mani, facendola girare vorticosamente sopra la sua testa. Sembrava un mulinello e solo in quel momento Yuji capì le intenzioni dello spadaccino: quando la velocità di rotazione fu abbastanza elevata, Suigetsu abbassò le braccia e senza dare alcuno scampo colpì in pieno i due arcieri, che a causa dell'attacco caddero pesantemente a terra. I loro petti erano stati profondamente lacerati, le corazze si erano dimostrare inutili, e stavano perdendo così tanto sangue che ormai la morte era questione di pochi secondi. Era stato un colpo così potente che i due archi erano stati spezzati in più parti, lanciando diversi frammenti di legno anche a qualche metro di distanza dalle due vittime.
Dopo essersi liberato di quei due arcieri, che per Suigetsu non erano altro che degli scocciatori, lo spadaccino dai capelli chiari si avvicinò con passo spedito verso Yuji, con la Tagliateste appoggiata in bella mostra sulle spalle. Era pronto a duellare nuovamente con il suo connazionale, ma quest'ultimo lo fulminò con uno sguardo minaccioso, cercando di trattenere la sua aggressività.
«Erano tuoi alleati...» accennò.
«Lo so! Ma erano completamente inutili, solo io ho il diritto di sfidarti a duello! E non tentare di sfuggirmi, vigliacco!»
«Quanta crudeltà inutile» sospirò Yuji. «Non c'è da meravigliarsi se il nostro villaggio abbia una brutta reputazione all'estero. Non ho mai sopportato quel tipo di atteggiamento, in certi momenti era la violenza era diventata intollerabile.»
«Ma tu sei veramente del Villaggio della Nebbia? Ho i miei dubbi, pensavo che fossi una persona tutta d'un pezzo ed invece... mi hai veramente deluso!»
«Perché secondo te è giusto uccidere senza un motivo valido? Noi siamo degli spadaccini, non dei macellai, ma per te non sembra essersi alcuna differenza, giusto?»
«Hai finito con questa tiritera? Spero che tu decida di mostrarmi il tuo lato combattivo, perché fino a questo momento mi stai annoiando a morte!»
Facendo una smorfia, Yuji ribatté: «Se non c'è altro da aggiungere, allora non ci resta che riprendere il duello da dove avevamo concluso!»
«Non aspettavo altro...» commentò l'altro spadaccino entusiasta.
Prima di iniziare il duello, con un ampio gesto del braccio Suigetsu si tolse il mantello di Akatsuki e senza alcun ritegno lo gettò sull'erba. Anche Yuji, per essere più agile nei movimenti, si sfilò il kimono e con più cura lo adagiò su una roccia vicina, rimanendo in canotta come il suo avversario.
Quando si ritrovarono uno di fronte all'altro, i due spadaccini si fissarono intensamente per qualche secondo, come per cercare il minimo segno di debolezza o di indecisione nel rivale. Entrambi stringevano in maniera vigorosa le loro armi, che in quel momento stavano riflettendo con una certa intensità i raggi della luna. Il bagliore emesso era tale da mettere in risalto il profilo di ambedue le spade, che erano diventate visibili anche a molti metri di distanza.
I loro sguardi trasmettevano sensazioni contrastanti: Yuji era freddo, quasi distaccato, mentre Suigetsu sembrava euforico, mostrando un sorriso che faceva intuire la sua natura sadica. Nonostante questa differenza però tutti e due erano carichi di tensione, consapevoli che quel duello avrebbe messo a dura prova le loro capacità. Uno scontro che per entrambi gli spadaccini rappresentava una sfida personale, che non c'entrava assolutamente nulla con ciò che stava accadendo all'interno della base. Su quel campo erboso c'erano solo loro due combattenti che volevano dimostrare la loro forza e basta.
Il primo a prendere l'iniziativa fu lo spadaccino dai capelli albini, che senza troppi complimenti si lanciò contro il suo avversario alzando la spada in aria, aprendo il duello con un fendente verticale. La risposta di Yuji fu però immediata e riuscì a parare il primo assalto nemico incrociando la sua katana con la Tagliateste di Suigetsu. Per resistere meglio all'urto, il compare di Tomohiko aveva appoggiato il palmo della mano sinistra sulla parte non tagliente della lama, ma dopo qualche secondo fu costretto a spostarsi, per evitare letteralmente di spezzare in due la sua arma. Aveva corso un bel rischio rimanendo in quella posizione, la spada del suo avversario era nata per devastare ogni cosa che incontrava sul suo cammino, ma per sua fortuna la katana aveva resistito all'impatto, senza riportare crepe evidenti.
Da quel momento in poi i due spadaccini si alternarono negli attacchi, cercando di prendere alla sprovvista il loro avversario. Ma com'era accaduto nel precedente scontro nel canyon, ben presto si ritrovarono in una situazione di stallo. Da una parte Yuji non riusciva a superare la guardia di Suigetsu, nonostante un'ottima velocità di base, mentre dall'altra lo spadaccino dai capelli albini faceva fatica a colpire con i suoi potenti attacchi il suo collega, che prontamente si scansava ad ogni suo fendente. Il ritmo del duello era così sostenuto che ad un certo punto i due spadaccini si fermarono quasi all'unisono, sfruttando quel breve momento di pausa per riprendere fiato e riordinare le idee. Suigetsu ne approfittò anche per bere un sorso d'acqua dalla sua borraccia, che teneva sempre a portata di mano in caso di necessità.
Consapevoli che proseguire con quella tattica sarebbe stata solo una perdita di tempo, nonché uno spreco di energie, entrambi i duellanti capirono che era giunto il momento di sfruttare fino in fondo le loro abilità. Anche in questo caso, il primo ad organizzare la mossa successiva fu Suigetsu, che di colpo iniziò a concentrarsi mentre reggeva la sua spada davanti a sé. Inizialmente Yuji non riuscì ad intuire le intenzione del rivale, non aveva composto dei sigilli con le mani o fatto qualche movimento strano, ma poco dopo notò che il braccio destro del suo avversario stava iniziando a gonfiarsi. In breve tempo l'arto si espanse fino a raggiungere il doppio della grandezza naturale e la massa muscolare era aumentata così tanto che adesso Suigetsu poteva reggere la Tagliateste solo con quel braccio. Era la Tecnica del Forte Braccio Acquatico, resa possibile grazie alla sua abilità innata di sfruttare l'acqua presente nel suo corpo.
Fin da subito Yuji si rese conto di trovarsi in una brutta situazione, ma le cose peggiorarono quando l'altro spadaccino partì all'attacco: la forza di Suigetsu era aumentata così tanto che poteva eseguire più fendente di fila, mettendo in seria difficoltà Yuji che fu costretto a stare sulla difensiva. Per un po' l'agilità di quest'ultimo lo mise al sicuro, ma dopo l'ennesima schivata commise un errore che poté essergli letale.
Retrocedendo di qualche passo, lo spadaccino dalla canotta nera inciampò su un solco creato in precedenza da Suigetsu e per non perdere l'equilibrio fu costretto a mettere un ginocchio a terra, togliendo in seguito una mano dall'elsa per rimanere stabile. E quando alzò lo sguardo, fu in quel momento che vide la lama della Tagliateste sopra di sé, pronta a colpirlo come se fosse stata una ghigliottina. In quel attimo così intenso riuscì perfino ad intravedere il viso del suo avversario, che sembrava pronto a gustarsi fino in fondo quel momento che lo avrebbe portato alla vittoria. Però Yuji non si diede per vinto e spingendo con tutta la forza che aveva nelle gambe si gettò di lato, rotolando il più velocemente possibile. Sentì distintamente il sibilo della lama che spostava l'aria, un suono a lui molto familiare, e per pochi centimetri lo spadaccino dai capelli corvini riuscì a schivare il filo della spada, che sprofondò nel terreno alle sue spalle in maniera netta.
Dopo aver rotolato per un paio di metri, Yuji si rialzò e fece un balzo all'indietro, indietreggiando infine di qualche passo su una zona leggermente più in alto. Nel frattempo Suigetsu rimase immobile a fissarlo, limitandosi a ridacchiare con quel suo sorriso maligno e ad agitare la mano libera, come per invitarlo a proseguire il combattimento. Sembrava ansioso di dare il colpo di grazia al suo rivale e aveva tutte le ragioni per sentirsi soddisfatto: il suo attacco precedente era stato così potente che il terreno attorno a sé era pieno di solchi e di buche, completamente devastato dalla sua furia combattiva. Era sicuro di aver messo alle corde Yuji, ma cambiò espressione quando vide il suo avversario compiere una mossa a sorpresa. Con una calma quasi irreale, il compare di Tomohiko ripose la katana nel fodero e con un gesto amplio del braccio prese il chokuto che teneva nella sacca, pronto a riprendere il duello da un momento all'altro.
«Pensi di impressionarmi cambiando spada?» ironizzò Suigetsu. «Da qui non sembra granché...»
Yuji sbuffò leggermente prima di rispondere. «Seishinko non sarà molto appariscente, ma ti assicuro che la sua lama è molto particolare.»
«In che senso?»
«E' fatta con un metallo in cui si può immettere uno o più tipi di chakra, creando un nuovo elemento. Nel mio caso riesco a comporre il ghiaccio, unendo acqua e vento... sarà spettacolare, è raro trovare una spada di questo tipo!»
«Ah sì?»
«Ma ora basta parlare, ora tocca a me divertirmi!»
Com'era accaduto alle porte di Iwa, Yuji si concentrò e nel giro di pochi attimi la lama del chokuto iniziò ad essere attraversata da fiamme argentate, che però stavolta risultavano meno ondulate rispetto alla volta precedente. Di solito attaccava con un singolo attacco, molto potente, ma in quel duello lo spadaccino dalla canotta nera adattò la sua tecnica per essere usata più di una volta, riducendo la quantità di chakra usato. Era una modifica necessaria per limitare l'abilità innata di Suigetsu, che fin da subito intuì il pericolo della nuova arma: se avesse provato a trasformare, in tutto o in parte, il suo corpo in acqua, Yuji non si sarebbe fatto scrupoli a congelarlo con uno dei suoi fendenti. Era un pericolo che però non sembrava preoccupare più di tanto lo spadaccino di Tagliateste, per lui era solo un altro motivo per definire quel momento elettrizzante.
Senza perdere altro tempo, l'ex fuggiasco scese dalla sua posizione a passo sostenuto e si scontrò nuovamente con Suigetsu, dando una piccola dimostrazione della sua tecnica. Nel punto in cui le due lame si erano incrociate, si formò un leggero strato di ghiaccio, che però non aveva provocato alcun danno al suo avversario. Stava ancora cercando il livello giusto di chakra da usare, non era per niente facile calcolare quanto ne doveva usare per non sprecarlo quasi tutto, come di solito accadeva eseguendo la Morte Bianca.
Da quel momento in poi il duello riprese col ritmo precedente, ovvero con Suigetsu quasi sempre all'attacco e Yuji che rispondeva con qualche affondo veloce, ma stranamente la Reincarnazione del Demone della Nebbia sembrò essere più attento nei suoi movimenti, come se in qualche modo temesse l'abilità della nuova spada. O forse stava risparmiando un po' di energie, per mantenere più a lungo la maggior massa muscolare, ma in ogni caso con passare del tempo gli assalti di Yuji divennero più frequenti, facendo indietreggiare il suo avversario di qualche passo.
In realtà Suigetsu stava solo attuando la sua tattica per chiudere il duello in maniera definitiva. Era così sicuro di aver fregato l'altro spadaccino che iniziò a ridacchiare appena lo vide muoversi, con la spada protesa di lato per colpirlo. Quando l' albino parò l'ennesimo fendente, si spostò leggermente di lato per far sbilanciare Yuji, che per non perdere l'equilibrio fece un passo in avanti. In quel preciso momento Suigetsu liquefò parte del suo corpo e con una mossa molto rapida bloccò la parte superiore del suo avversario, che rimase completamente spiazzato da quel movimento fulmineo. Prima Yuji si sentì bloccato il petto e le braccia e poi velocemente percepì l'acqua avvolgersi attorno alla testa, come se si trovasse in balia di un mare agitato. A quel punto pensò che Suigetsu volesse affogarlo, ma poco dopo intravide il suo rivale caricare la Tagliateste, pronto a dare il colpo di grazia. Ma la risposta del secondo spadaccino fu immediata: dopo aver lasciato cadere la sua spada a terra, Yuji avvicinò le mani e più velocemente che poteva eseguì una serie di sigilli, cercando di mantenere gli occhi aperti nonostante l'acqua. Usando l'Arte del Vento, dalla sua bocca uscirono un paio di getti d'aria, che colpirono in pieno Suigetsu. La forza fu tale che quest'ultimo fu sbalzato all'indietro per diversi metri, chiudendo il suo volo con un bel tonfo.
Incredulo per come si era liberato dalla sua morsa, l'albino riprese un po' di fiato e velocemente si ricompose, intenzionato più che mai a chiudere quel duello che, a suo dire, stava iniziando a durare troppo. Ma appena si rimise in piedi, sentì un urlo minaccioso e d'istinto puntò lo sguardo davanti a sé. Senza prendersi un attimo di pausa, Yuji era partito nuovamente all'attacco del suo avversario, correndo verso di lui dopo aver ripreso al volo lo chokuto. Agli occhi di Suigetsu fu subito evidente che stavolta la lama del suo rivale emanava molto più chakra di prima e per questo motivo si mise in fretta sulla difensiva, posizionando davanti a sé la Tagliateste.
Un'intensa sensazione di freddo pervase il corpo di Suigetsu, stavolta Yuji lo aveva preso alla sprovvista. La sua difesa non era stata perfetta e si accorse di avere uno strato di ghiaccio sulla spalla sinistra, parallela alla lama che si era scagliata contro di lui. Per sua fortuna però il dolore era sopportabile, lo aveva preso solo di striscio, ma il rischio che Suigetsu aveva corso era stato veramente grande. Dietro di lui era comparsa una lunga coda ghiacciata, formata da molteplici forme irregolari, e di sicuro non sarebbe riuscito a cavarsela se lo avesse preso in pieno. Ma nonostante l'attacco fallito, Yuji si ritenne soddisfatto perché aveva dimostrato di essere ancora in forze per il duello, mettendo inoltre un bel po' di pressione al suo avversario.
Dopo un'altra breve pausa, i due spadaccini ripresero lo scontro, che lentamente stava volgendo a fare di Yuji. Sebbene avesse usato molto chakra nei suoi attacchi, non era in difficoltà come Suigetsu, che stava faticando non poco a mantenere la maggior massa muscolare per impugnare la sua pesante spada. Il suo respiro era diventato più affannoso rispetto a quello del suo avversario, che ad un certo punto gli domandò se voleva arrendersi. Ovviamente il duellante dai capelli scuri ricevette una netta risposta negativa da parte del rivale ed entrambi, quasi senza volerlo, si lasciarono scappare con sorriso alquanto gioioso. Quel duello stava esaltando le loro doti combattive, come poche volte erano state messe così a dura prova.


Continua...

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Capitolo 26
*** Nella tana dello scorpione ***


Capitolo 26 - Nella tana dello scorpione


La cosa più incredibile per Tomohiko, quando arrivò al cospetto dell'edificio al centro della base, fu contare l'esiguo numero di guardie presenti in zona: dopo aver fatto un breve giro nei dintorni, ne trovò solamente due all'entrata e ne intravide un altro paio attraverso una finestra che dava sul corridoio interno, vagamente illuminato da qualche torcia. Tutt'attorno alla costruzione di due piani non c'era anima viva, fatta eccezione per qualche ninja negli edifici adiacenti. Shimada doveva essere veramente a corto di uomini o forse, più probabilmente, l'anziano comandante si sentiva così protetto da non pretendere un'eccessiva sorveglianza per la sua dimora, concentrando i suoi uomini sulle mura perimetrali o nei preparativi per le future battaglie. In ogni caso Tomohiko era pronto per incontrare Shimada, che quasi sicuramente si trovava in quell’edificio: le luci accese al piano superiore erano un chiaro segno della sua presenza.
Dopo aver dato una veloce controllata all'armatura, il ragazzo di Iwa proseguì con passo spedito verso l'entrata, cercando di non guardare direttamente negli occhi le due guardie presenti all'ingresso, entrambe in piedi sui due lati del muro. Per non farsi riconoscere, Tomohiko rimase il più lontano possibile dalle torce appese alle pareti, sfruttando al meglio le zone rimaste nella penombra, e camminò dritto verso l'entrata, sistemandosi la parte alta dell'armatura per coprire il più possibile il suo volto. Essendo aperto, Tomohiko suppose che non ci fosse un rigido controllo ed infatti passò tra i due sottoposti di Shimada senza troppi problemi, nonostante un certo sudore freddo che percepì quando si ritrovò all'interno dell'edificio. A parte un po' di tensione, l'ex diplomatico dovette ammettere a se stesso che era stato piuttosto facile entrare, ma era da lì che iniziava la parte più difficile. Proseguendo lungo il corridoio, che faceva il giro dell'edificio, poco dopo sul lato opposto a quello d'entrata vide le altre due guardie, che immobili sorvegliavano una rampa di scale che conduceva al piano superiore. Rimanendo dietro l'angolo per non farsi scoprire, Tomohiko si fermò qualche secondo per riflettere, perché stavolta il suo travestimento non lo avrebbe aiutato a passare. Essendo quella rampa l'unica via d'accesso alle stanze di Shimada, solo l'interessato e pochi altri potevano avvicinarsi a quella zona e la sola presenza dell'ex diplomatico da quelle parti avrebbe gettato qualche sospetto nelle guardie.
Sapendo quello l'attacco da parte del duo di Suna sarebbe iniziato a breve, per il momento Tomohiko decise che si sarebbe limitato a scavalcare le due guardie, aspettando più tardi l'occasione giusta per farsi strada. Cercando di essere più naturale possibile, il ragazzo di Iwa girò l'angolo e si incamminò verso le due guardie. Com'era prevedibile una di loro lo richiamò, intimandogli all'ex diplomatico di fermarsi perché quella era una zona riservata. Fingendo di essere infastidito, Tomohiko si voltò verso chi lo aveva chiamato e con voce seccata gli spiegò che era entrato solo per recuperare certe scartoffie che uno degli ufficiali si era dimenticato nella sala sotterranea e che ci avrebbe messo solo pochi minuti per andarsene. Dopo averci pensato per qualche secondo la sentinella sembrò non avere obiezioni a riguardo, in effetti non era la prima volta che qualcuno aveva dimenticato dei documenti nella sala riunioni, e alla fine decise di lasciar passare Tomohiko, esortandolo però a muoversi perché non poteva seguirlo a causa degli ordini che aveva ricevuto.
Ringraziandoli con un cenno del capo, il ragazzo sotto mentite spoglie passò davanti alle due guardie e proseguì fino al lato opposto del corridoio, sparendo poi dietro l'angolo.
Ci era riuscito alla perfezione. Li aveva fregati in pieno con quella sceneggiata e a stento trattenne le risate, mentre si mise spalle al muro. La soddisfazione era tale che per un po' Tomohiko continuò a sorridere in maniera beffarda, anche quando teneva d'occhio le due sentinelle da dietro l'angolo. Rimase fermo in quella posizione per diversi attimi, tenendo lo sguardo fisso sulle scale che doveva raggiungere, e col passare del tempo sentiva la sua incertezza iniziale sparire come neve al sole. Ormai era ad un passo dal suo obiettivo.
Ad un certo punto un terribile botto riecheggiò all'interno dell'edificio e immediatamente le guardie si voltarono di lato, impressionate dal rumore appena sentito. Come previsto da Tomohiko, l'attacco del duo di Suna aveva generato confusione anche lì e una delle sentinelle, dopo aver fatto un cenno d'intesa, abbandonò la sua posizione e uscì in strada per saperne di più sul frastuono. Nel frattempo la guardia rimasta, sicuramente incuriosita da ciò che era accaduto, fece un paio di passi in avanti e allungò un orecchio, cercando di cogliere le varie urla che provenivano dall'esterno.
Fu in quel momento esatto che l'ex diplomatico decise di uscire allo scoperto, correndo più veloce che poteva per raggiungere le scale. Avanzando con passi lunghi e cercando di provocare poco rumore, Tomohiko si tenne il più vicino possibile alla parete e continuò a fissare la guardia rimasta, che per tutto il tempo gli stava dando le spalle. Una volta giunto nell'incavo dove si trovava la rampa di scale, pur di mantenere la velocità presa iniziò a salire i gradini due alla volta, guadagnando un po' di margine sulla guardia. Ma non potendo sostenere quel ritmo così a lungo, la seconda rampa la percorse un gradino alla volta, tenendo però lo sguardo verso il basso per paura di essere scoperto. Il ragazzo trovò un po' di sollievo solo quando arrivò in cima alla seconda rampa, in cui si fermò per riprendere fiato. Tenendosi attaccato alla parete, in una zona in teoria non visibile alla guardia, Tomohiko aspettò qualche secondo prima di procedere. Voleva essere sicuro di avercela fatta e facendo molta attenzione si porse in avanti, gettando lo sguardo oltre i gradini. Quando intravide la testa della guardia volta verso il corridoio, come se nulla fosse accaduto, solo in quel momento tirò un lungo sospiro di sollievo: ora poteva ammettere con orgoglio di aver fregato in pieno quelle due guardie!
Dopo essersi ripreso da quella breve ma intensa corsa, il ragazzo di Iwa alzò lo sguardo verso l'ultima rampa, dove si trovava la porta per le stanze personali di Shimada. Ancora pochi passi e si sarebbe ritrovato al cospetto dell'anziano comandante, seguendo la scia luminosa che filtrava da sotto il ciglio della porta, dando un po' di luce in un posto altrimenti in completa penombra.

Abbassando delicatamente la maniglia, Tomohiko aprì la porta e senza fare troppo rumore fece un paio di passi in avanti. Al centro della stanza, dal cui soffitto era appeso un semplice candeliere metallico, vi era un grosso tavolo di legno, pieno di fogli e di cartine geografiche che rappresentavano le regioni circostanti a quelle del Paese delle Torri. Su un lato inoltre erano presenti anche un piatto e un bicchiere vuoti, come se qualcuno avesse appena finito di cenare. Il resto della mobilia era rappresentato da tre sedie, anche queste di legno, e da un paio di archivi alti e larghi da riempire una delle pareti, strapieni di chissà quali informazioni o dossier. Poco più avanti l'ex diplomatico intravide una seconda stanza, in parte nascosta da una tenue tenda bianca, dove ci trovò un letto posto sotto una finestra e vicino l'armatura di Shimada, che stava in piedi probabilmente grazie ad un sostegno. Forse c'era anche un bagno in quella seconda stanza, ma dal suo punto di vista Tomohiko non riusciva a vederlo.
Ma in quella stanza così spartana l'ex diplomatico non era solo. L'anziano comandante infatti era presente e per tutto il tempo era rimasto ad osservare ciò che accadeva all'interno della sua base, vicino al vetro di una larga finestra. Si reggeva come poteva ad un bastone, con la testa elaborata a forma di becco d'aquila, e all'apparenza sembrava tranquillo, per nulla turbato. Nonostante i danni causati dal duo di Suna e dal tutto il trambusto proveniente dall'esterno, Shimada sembrava fiducioso che presto la situazione si sarebbe risolto e quasi non si accorse della presenza di Tomohiko, distante da lui solo pochi passi.
Vestito con una lunga veste bianca, un po' ingiallita a causa dell'età, l'anziano comandate solo qualche minuto più tardi notò una figura alle sue spalle e con molta calma voltò la testa leggermente all'indietro, giusto per dare un po' di attenzione al nuovo arrivato. Appena lo vide, Tomohiko confermò che non era cambiato per nulla dall'ultima volta che lo aveva visto di persona: aveva sempre quella sua lunga barba bianca e la fronte piena di rughe, anche se il colorito della pelle sembrava più sbiadito del solito.
Per qualche secondo i due rimasero in silenzio, il ragazzo di Iwa attendeva la reazione di Shimada, ma incredibilmente quest'ultimo gli domandò semplicemente, con tono autoritario, se aveva portato il primo rapporto dei danni causati dall'attacco al portone. Lo aveva scambiato per uno dei suoi sottoposti, ma appena si accorse di aver già visto quella persona si voltò di scatto, distogliendo per la prima volta lo sguardo dall'esterno. Lo sguardo incredulo dell'anziano comandante furono sottolineate dalle risate di Tomohiko, che reagì in quella maniera dopo aver notato gli occhi spalancati del suo osservatore. A quel punto Shimada stava per aprir bocca, ma fu subito bloccato dal suo ospite inatteso, che nel frattempo gli aveva portato una sorte di "regalo", che gli sventolò davanti gli occhi tenendolo tra due dita: una fila di carta-bomba legate insieme da uno spago. Un ottimo metodo per avere la completa attenzione di qualcuno e naturalmente per evitare l'arrivo delle guardie...
«Mi sembri molto sorpreso di vedermi!» esordì un sorridente Tomohiko. «Forse sono arrivato in un momento un po' delicato?»
«Tu...» esclamò l'anziano comandante, ma fu nuovamente ripreso dall'ex diplomatico.
«E non gridare! Ho fatto una fatica enorme per arrivare fin qui, sarebbe brutto farmi scoprire proprio adesso!»
«Ma come diavolo hai fatto ad entrare? Non puoi essere passato incolume dentro la base, è impossibile!»
Davanti a quell'affermazione il ragazzo di Iwa fece una lunga risata. «Non sei cambiato di una virgola in questi anni: hai sempre avuto troppa sicurezza in te stesso. Cosa credevi di fare con un esercito di così bassa lega? Siete stati messi in difficoltà da quattro ninja di Konoha... ridicoli!»
«Mai quanto te, Tomohiko!»
«Che vorresti dire?» domandò dubbioso l'interessato.
«Hai gettato al vento una promettente carriera per fare il mercante, non te lo dimenticare. Potevi mirare al grado di jonin con le tue abilità e grazie al mio aiuto... altro che quell'inutile ruolo da diplomatico!»
«Quella è stata la miglior scelta della mia vita, mio caro Shimada!» ribatté con forza Tomohiko. «Seguire la strada da ninja all'epoca mi avrebbe portato solo a due possibili soluzioni: o alla morte o alla follia più pura. E francamente non so quale delle due è peggio...»
«Ho capito.» commentò Shimada, nel tentativo di mettere in difficoltà il suo interlocutore. «Ma se eri contrario a quello stile di vita, perché non te ne sei andato da Iwa? In fondo hai continuato a frequentare tutti i tuoi ex compagni di corso, nonostante il tuo disprezzo verso i ninja...»
«Bhe, io...»
«Perché tu sei solo un vigliacco! E dalle peggior specie, basta vedere come ti sei comportato nel canyon, nascosto tra le rocce come fanno le lucertole quando hanno paura. Sarà per questo che ne hai una disegnata sulla maglietta!»
«E cosa c'è che di male in tutto ciò?» replicò Tomohiko, per nulla intimorito dall'anziano comandante. «Quando mi hanno insegnato le basi all'Accademia ninja, uno delle prime lezioni che mi hanno insegnato era quella di rimanere lontano dai guai... ed è quello che continuo a fare! E poi preferisco essere un vigliacco vivo che un eroe morto, almeno mi godo un po' la vita!»
«Quante stupidaggini.»
«E se vuoi saperlo, non me ne sono andato da Iwa per il semplice fatto che una volta avevo un sogno e ci sono rimasto aggrappato finché ho potuto. Altri purtroppo hanno mollato e in seguito hanno preso altre strade, come Deidara...»
Appena il ragazzo di Iwa pronunciò quel nome, subito sul volto di Shimada comparve un certo nervosismo. A stento si trattenne nel usare un linguaggio alquanto volgare, ma tutto ciò era stato ben studiato da Tomohiko.
«Ti dà ancora così fastidio quel nome dopo tutti questi anni? In fondo mi sono ispirato a lui se ho scelto queste carte-bomba dall'armeria, si può dire che è una dedica a quel biondino, anche se era un po' matto per i miei gusti.»
«Quel maledetto bombarolo!» strillò l'anziano comandante. «Gli avevo offerto di diventare il mio allievo, il mio erede... e lui se n'è andato voltandomi le spalle! Ingrato!!!»
«Anch'io al suo posto avrei rifiutato, l'idea di diventare un tuo lecchino deve averlo spaventato a morte. Senza contare che sono stato io ad aiutarlo nella scelta! Ah, quelli sì che erano bei tempi... se fossi un sentimentale a quest'ora avrei gli occhi lucidi, ma ahimè sono troppo cinico per esserlo!»
«E' inutile continuare con questo discorso, dato che Deidara è morto e sepolto. Poteva diventare veramente importante, come invece lo è stata Yuriko. Era così devota alla nostra causa che è morta con onore sul campo di battaglia...»
Stavolta fu Tomohiko che un momento si infuriò come poche volte nella vita, riuscendo a fatica a trattenersi. La sua reazione si limitò a tirare un pugno sul tavolo, appendendo il rotolo di carte-bomba su una delle sedie. L'immagine di lei morente era ancora viva nella sua mente.
«Col cazzo! Yuriko è morta per colpa di quello stronzo di Basho! Se gli metto le mani addosso io...»
«Cosa faresti?»
«Niente! Proprio niente, perché saranno altri a segnare la tua fine, Shimada. Io sono giunto fin qui solo per assistere alla tua caduta, e visto il casino là fuori credo che sarà imminente!»
«Non sarei così fiducioso se fossi in te, Tomohiko. Stai correndo un po' troppo...»
L'ex diplomatico non diede troppo peso all'ultima frase dell'anziano comandante, anche perché non lo considerava per nulla affidabile: chi poteva esserlo dopo aver perso ben due guerre senza mai ammettere i propri errori? Ma fu un altro particolare ad insospettire Tomohiko: lo sguardo di Shimada, sempre fisso su di lui per tutta la discussione, a quel punto si era leggermente spostato di lato, in direzione della porta. Inizialmente il ragazzo pensò ad un possibile piano di fuga, quasi improbabile vista la fatica con cui si spostava, ma poco attimi dopo sentì un rumore alle sue spalle. Uno scricchiolio del legno gli segnalò la presenza di qualcuno e d'istinto Tomohiko si voltò, nel tentativo di difendersi. In una frazione di secondo si ritrovò per terra, schiacciato dalla presenza di qualcuno vestito con colori sgargianti. Per un pelo Basho lo aveva quasi neutralizzato e stava per usare uno dei suoi famigerati coltelli che teneva nascosto nella manica, ma Tomohiko riuscì a bloccarlo trattenendolo per i polsi. Il ragazzo di Iwa però non sembrava avere la forza necessaria per resistere a lungo, ma riuscì a divincolarsi da quella posizione scivolando di lato, facendo cadere il suo avversario sul pavimento alla sua destra. Sebbene la botta subita, Basho era intenzionato più che mai a continuare lo scontro con Tomohiko, che rimase impressionato dallo sguardo folle del suo avversario.


Continua...

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Capitolo 27
*** Le ultime parole del diplomatico ***


Capitolo 27 - Le ultime parole del diplomatico


La battaglia all'interno della base ad un certo punto si fermò, ma solo perché Temari e suo fratello Kankuro si presero una pausa per riprendere fiato. Tutti i loro avversari, quasi in religioso silenzio e seriamente preoccupati, stavano tentando di accerchiarli e poco alla volta li avevano portati verso il centro, anche se questo fatto non sembrava intimorire più di tanto il duo della Sabbia. Tutt'altro discorso era la sfida tra i due spadaccini di Kiri, le loro lame erano in continuo movimento e nessuno dei due voleva cedere spazio all'altro. Ma quello non era l'unico scontro che si stava consumando all'esterno delle mura: un altro duello era in corso, anch'esso pieno di tensione e dall'esito incerto.
Uno di fronte all'altro, su uno spiazzo alle spalle della base, c'erano Naruto e Sasuke, fermi a riprendere fiato dopo una lunga fase di combattimento. Fu in quel momento che emerse con chiarezza la netta differenza di stile tra i due combattenti: il ninja biondo era determinato, quasi furioso in volto, nel voler vincere il duello a tutti i costi, mentre l'Uchiha era rimasto impassibile per tutto il combattimento, freddo come una lastra di marmo. Entrambi però erano consapevoli di trovarsi in una situazione di stallo e in quel momento si preparavano a dare fondo a tutte le loro energie, sia mentali che fisiche.
Tutto era iniziato qualche minuto prima, quando il trio capitanato da Kakashi aveva notato la presenza di Sasuke poco fuori la roccaforte di Shimada, tranquillamente seduto su una roccia come se sapesse dell'arrivo del suo ex team. Lo spadaccino scattò in piedi solo quando Naruto si fece avanti per primo, quasi infastidito di rivedere un volto a lui ben noto. La reazione del ninja dalla giacca arancione invece fu più allegra, dopo tanto tempo era riuscito a ritrovarlo e accennò persino un sorriso, anche se era evidente il rammarico per com'era stato accolto. Naruto provò a dialogare con Sasuke, ma quest'ultimo declinò ogni tipo di trattativa e affermò con forza il suo pensiero: non aveva alcuna intenzione di tornare a Konoha. Dopo aver combattuto contro Itachi ormai era seriamente convinto a voler radere al suolo il villaggio e per questo motivo si era alleato con Shimada, sotto consiglio dell'Organizzazione Alba. Davanti a quel chiaro rifiuto di voler tornare Naruto rimase sbalordito e inizialmente si fece prendere dallo sconforto, ma la sua reazione fu quasi immediata. Alzando la voce il ninja biondo ribadì il suo desiderio di rivoler riportare l'amico al villaggio e che avrebbe usato tutte le sue forze per farlo. Fu in quel momento che Kakashi e Sakura si fecero avanti per sostenerlo, ma Naruto declinò ogni forma di sostegno. Aveva rifiutato l'aiuto dei suoi compagni non solo per una semplice questione d'orgoglio, ma perché voleva dimostrare a se stesso di essere diventato abbastanza forte per salvare un amico.
Lo scontro iniziò quasi all'istante e nelle fasi era nettamente a favore di Sasuke: ogni volta che attaccava, grazie alla sua grande velocità, Naruto era costretto a stare sulla difensiva e per un po' dovette impegnarsi per schivare ogni iniziativa dell'avversario. Nel corso del combattimento lo spadaccino lo sfiorò un paio di volte, lasciando degli evidenti tagli sui vestiti del ninja biondo, ma ad un certo punto riuscì ad andare a segno e piazzò un paio di calci allo stomaco, che misero in ginocchio il suo rivale. In quel momento Sasuke sembrò quasi deluso dal comportamento di Naruto, stranamente arrendevole quella volta, ma poco dopo ci fu l'improvvisa reazione del suo avversario, che lo prese alla sprovvista. In uno sfogo di rabbia il ninja dalla giacca arancione si alzò da terra e con uno scatto assalì l'Uchiha, afferrandolo per il bavero con entrambe le mani.
Vedendo i due ninja finire pesantemente a terra, un sussulto scosse Sakura e la sua disperazione aumentò quando Naruto iniziò ad accanirsi su Sasuke con una lunga serie di pugni, finendo letteralmente per affossarlo nel terreno su cui stavano combattendo. In un misto di rabbia e lacrime, il ninja biondo non si trattenne nell'urlare, anche se le sue grida sembrava più rivolte contro il destino avverso che per l'ex compagno di team. «Perché siamo arrivati a questo punto? Perché?!?»
Sentendosi intrappolato, lo spadaccino riuscì a reagire e usando tutta la forza che aveva nelle gambe spinse via l'avversario, che ricadde all'indietro per l'urto subito. In un attimo si rimise in piedi e per sicurezza indietreggiò di qualche passo, prendendosi un po' di tempo per pulirsi i vestiti sporchi di terra. E fu in quel momento che capì che per chiudere quel duello doveva usare le sue abilità al cento per cento, senza lasciare più alcun margine a Naruto. Intuendo il pericolo Sakura fece qualche passo in avanti, nel disperato tentativo di fermare lo scontro, ma fu subito bloccata da Kakashi. Consapevole che il suo allievo poteva usare lo Sharingan da un momento all'altro, il jonin chiese alla ragazza di rimanere alle sue spalle, mentre lui si sfilava parte della maschera per poter usare la sua Arte Oculare.
In quel frangente Naruto cercò di rimanere il più calmo possibile, ma non era facile con la mente completamente in subbuglio. Finalmente aveva ritrovato l'amico che da tanto tempo stava inseguendo, ma quella non era l'unica motivazione che lo aveva spinto fino a lì: voleva a tutti i costi evitare la guerra e in questo modo salvare il suo villaggio e gli amici più cari. Ma nella sua mente, in maniera curiosa, una figura assai familiare continuava ad emergere tra le altre... quella di Hinata.
Perché proprio lei? Non riusciva proprio a capirlo, ma più ci pensava e più a Naruto tornavano in mente alcuni episodi della missione, come quando era rimasto imprigionato nella torre o lo strano augurio fatto da Hinata poco prima di raggiungere Sasuke. Si sentiva confuso, ma in quel preciso istante il ninja dai capelli biondi capì, dopo tanto tempo, ciò che la ragazza stava provando per lui, qualcosa che andava per oltre l'amicizia. Naruto ebbe un sussulto al cuore e per qualche secondo rimase immobile, come stordito da ciò che solo adesso aveva compreso. Ma ben presto tornò alla realtà, ormai Sasuke era di fronte a lui e sembrava pronto più che mai a finire quel duello tra ex compagni di team.

Avanzando con passo sicuro e ben nascosto nell'ombra, il gruppetto capitanato da Yamato in breve tempo riuscì ad attraversare illeso buona parte della base, arrivando indisturbati alle soglie della dimora personale di Shimada, dopo aver scalato una delle mura esterne e superato un paio di edifici. Una volta giunti vicino al loro obiettivo, il trio si nascose dietro un angolo e affidò alle abilità di Hinata il compito di controllare a dovere la zona circostante. Dopo aver ricevuto la conferma che c'era solo qualche guardia nei paraggi, il capitano prese l'iniziativa e puntò diretto verso l'entrata dell'edificio, seguito a ruota dagli altri due.
Distratte dal rumore degli scontri, le guardie si accorsero troppo tardi dell'arrivo dei tre intrusi e in un attimo si ritrovarono immobilizzate da una moltitudine di rametti, che di colpo erano spuntati ai loro piedi grazie all'abilità di Yamato. Com'era prevedibile le grida d'aiuto delle sentinelle attirarono l'attenzione delle altre presenti all'interno dell'edificio, ma furono rapidamente messo fuorigioco da Sai, che scagliò contro di loro le sue creature d'inchiostro. L'impatto fu così violento che gli ultimi arrivati fecero un volo all'indietro di almeno un paio di metri. Con la strada ormai libera, il gruppetto oltrepassò l'entrata e immediatamente si misero alla ricerca delle scale per raggiungere il piano superiore.
Intanto nella stanza del comandante Tomohiko cercò disperamente una via di fuga, ma ogni suo movimento era bloccato da Basho, che lo inseguiva come se fosse la sua ombra. Ad un certo punto il leader del Paese delle Torri riuscì ad acciuffare nuovamente l'ex diplomatico e lo mise spalle al muro, spingendolo vicino alla zona degli schedari. Nonostante la botta subita alla nuca, Tomohiko fu abbastanza reattivo da fermare il polso destro di Basho, che con forza stava tentando di colpire l'avversario con uno dei suoi pugnali. Vedere quella lama a pochi centimetri dal suo collo fece rabbrividire il ragazzo di Iwa, che tentò in tutti i modi di difendersi. Lentamente e con molta fatica Tomohiko prima ruotò la mano del suo assalitore e poi riuscì a spostare lateralmente l'arma di Basho, neutralizzando il suo attacco. Ma in quel momento si rese conto che c'era un altro pericolo in agguato: accanto al leader del Paese delle Torri era comparsa la figura di Shimada, che con le braccia alzate stava per usare il suo bastone come se stesse impugnando una mazza. Lo spavento di Tomohiko davanti a quella scena fu tale che con tutte le sue forze cercò di divincolarsi da Basho, riuscendo alla fine ad allontanarlo con un calcio. Appena ebbe la possibilità di muoversi, l'ex diplomatico si spostò di lato lungo il muro, giusto in tempo per evitare la punta a forma di becco d'aquila, che si conficcò nel legno a pochi centimetri dalla sua testa. Se lo avesse preso, di sicuro gli avrebbe lasciato un bel buco nel cranio...
All'improvviso la porta alle spalle di Basho si spalancò e sul ciglio comparvero il capitano Yamato e i due giovani ninja di Konoha, che preoccupati dai rumori provenienti dalla stanza avevano percorso in fretta e furia le scale tra i due piani. Appena li vide, Tomohiko si sentì così sollevato che si appoggiò alla parete e tirò un lungo sospiro di sollievo. Aveva atteso il loro arrivo con tanta impazienza che per qualche secondo li osservò con una certa severità, come chi era arrivato ad un appuntamento oltre l'orario stabilito.
«Siete in ritardo...» commentò.
Yamato sbuffò prima di rispondere. «Ne hai di coraggio, dopo che a momenti stavi per farci scoprire dal nemico!»
«Eh! Come se Kakashi non avesse previsto una cosa del genere! Conoscendo quell'uomo, purtroppo, scommetto che aveva già pronta un'idea nel caso fossi scappato da Yuji.»
Nel frattempo Basho e Shimada rimasero immobili, increduli a ciò che stava accadendo. Ma il più perplesso dei due era sicuramente l'anziano comandante, che quasi balbettando prese la parola.
«Ma com'è possibile? Il mio esercito sta avendo la peggio contro un pugno di ninja... e alcuni di loro sono pure dei ragazzini!»
«Come se fosse la prima volta che perdi una battaglia!» si intromise Tomohiko, costringendo Shimada a voltarsi verso di lui. Tentò di impaurirlo con lo sguardo, ma il ragazzo di Iwa era così sicuro di sé che rispose con un largo sorriso.
«Credevi veramente di vincere? Sei ridicolo!»
«Come?»
«Questo esercito pagato da Akatsuki era adatto solo a scatenare una guerra, sicuramente non per vincerla. Dovevi essere la miccia che doveva far esplodere quella polveriera che sono attualmente le Terre Ninja... e puntualmente hai fallito! Quelli di Konoha sono stati bravi a trovarti, ma il resto del merito è tutto tuo!»
Nonostante le provocazioni di Tomohiko, Shimada non ribatté alle sue parole e rimase impassibile, probabilmente per non fare brutta figura davanti agli avversari. Al contrario Basho stava dando segni di nervosismo e sembrava voler scattare come una molla da un momento all'altro, imbestialito per ciò che doveva subire il suo superiore.
«Ora però basta con questi discorsi» intervenne Yamato. «Comandante Shimada, lei deve seguirci a Konoha. Come responsabile dell'attacco a Konoha e per i vari attentati nel resto del continente, lei risponderà dei suoi crimini direttamente al Quinto Hokage. Cerchi di non peggiorare le cose...»
«E mi vorreste portarmi davanti al vostro Hokage in catene, già che ci siamo?» replicò Shimada con decisione, ma rimanendo calmo. In sottofondo si sentirono le risate di Tomohiko, che le fece a bocca chiusa.
«Scherzate finché potete, ma non crediate di aver vinto. Avete solo rinviato l'inevitabile, un giorno questo precario equilibrio si romperà e queste terre saranno testimoni di un grande massacro tra eserciti ninja. Il sangue scorrerà a fiumi e i corpi saranno così tanti da essere incalcolabili... questo è il nostro destino, perché così siamo stati addestrati! Ogni altro risultato diverso da questo sarebbe da considerare solo come un fallimento!»
«Inquietante scenario» mormorò Sai.
«Lasciatelo parlare! Sono solo i deliri di un vecchio pazzo!» aggiunse Tomohiko.
Finito quel discorso, Yamato si avvicinò a Shimada per portarlo via, ma appena fece qualche passo si ritrovò davanti Basho, che stufo del trattamento riservato al suo comandante decise di reagire. Prese un altro pugnale che teneva nascosto nella manica e aggredì il capitano, che come un fulmine reagì all'improvviso attacco. Per prima cosa parò l'arma del suo avversario, usando la sua abilità per bloccare la lama nel legno, e poi colpì con un pugno allo stomaco, abbastanza forte da farlo cadere all'indietro. Davanti a quella scena Shimada diede l'impressione di essere veramente infastidito dal comportamento del suo lecchino, che secondo lui aveva agito come uno stupido.
Neutralizzata anche l'ultima minaccia, Yamato si preparò a prendere in consegna il comandante del Paese delle Torri, ma si fermò di colpo quando vide in volto Tomohiko. Di colpo aveva sgranato gli occhi e senza alcun motivo sembrava aver perso tutta la sua sicurezza, mentre stava guardando verso il basso. Incuriosito Yamato guardò il punto che l'ex diplomatico stava fissando e ad un certo punto notò una piccola scintilla spuntare vicino Basho, che dolorante si stava rialzando da terra. Quando il leader del Paese delle Torri sollevò la schiena, in quel momento il capitano si accorse che sul pavimento c'era un mucchio di carte bomba, quelle portate da Tomohiko, e che una di esse lentamente si era innescata.
«Merda! Non doveva finire così!» esclamò l'ex diplomatico.
«Che succede?» domandò Hinata preoccupata.
«Cadendo all'indietro Basho ha azionato le carte bomba! Qui salterà tutto da un momento all'altro!!!»
«Sei un'idiota!» gridò con rabbia Shimada, cercando poco dopo di scappare nonostante le difficoltà nel muoversi.
«Presto, tutti fuori da qui!» esortò il capitano.
Più veloci che potevano, Sai e Hinata furono i primi ad uscire dalla stanza e con un balzo saltarono verso il piano inferiore, atterrando ai piedi della scala. Neanche il tempo di rialzarsi e ben presto nel corridoio i due sentirono un prolungato rumore di passi diretti verso la loro posizione. Un gruppo di ninja delle Torri, probabilmente allertati dalle guardie immobilizzate di fronte all'edificio, erano intervenute per salvare il loro comandante e ben presto partirono all'attacco dei due di Konoha, lanciando un urlo da battaglia.
Per nulla intimoriti dall'assalto nemico, Sai e Hinata erano pronti a respingerli, ma quando il gruppo di ninja arrivò a pochi metri da loro di colpo dal pavimento si sollevò una barriera di legno,
sulla quale si schiantarono alcuni dei loro avversari. Com'era facilmente intuibile, era stato Yamato a creare quel muro difensivo e poco dopo raggiunse i due ninja più giovani, anche lui saltando giù dalle scale. Una volta al sicuro il capitano si guardò all'indietro e con molta sorpresa scoprì che Tomohiko non lo aveva seguito, sebbene gli era accanto quando stava uscendo dalla stanza di Shimada. Il ragazzo di Iwa era rimasto in cima alle scale, indeciso sul muoversi da quel punto perché alcuni ninja delle Torri si erano posizionati tra lui e quelli di Konoha, impedendogli così la via di fuga.
«Buttati, presto!» lo incitò Hinata. «Pensiamo noi ad aprirti un varco!»
In quel momento Tomohiko si voltò all'indietro e vide che le scintille dalla carta bomba erano aumentate, un chiaro segno che ormai l'esplosione era imminente. Quando puntò nuovamente lo sguardo in avanti, vide alcuni ninja avversari venirgli incontro, mentre gli altri rimasti al piano inferiore stavano cercando di sfondare la barriera di Yamato con le loro armi. Consapevole che uscire illeso da quella situazione sarebbe stato impossibile, c'erano troppi nemici tra lui e il resto del gruppo, a quel punto l'ex diplomatico prese una decisione alquanto dolorosa.
«Andate via, subito!» urlò, quasi con rassegnazione.
«Mai sei impazzito?» ribatté Yamato.
«Vi ho detto di andare via! Non voglio avere altri morti sulla coscienza!»
Nelle parole di Tomohiko si poteva cogliere un chiaro riferimento alla morte di Yuriko, di cui si sentiva responsabile perché non era riuscito a salvarla. I tre ninja dietro alla barriera rimasero molto colpiti da quel suo atteggiamento, in particolar modo Hinata, che rimase senza parole dopo aver visto gli occhi dell'ex diplomatico, lucidi e carichi di tensione.
Sentendosi ormai braccato dai suoi inseguitori, il ragazzo di Iwa fu costretto ad indietreggiare, ma almeno si sentì sollevato quando vide i tre ninja di Konoha abbandonare di corsa la barriera, nonostante un'iniziale incertezza da parte della kunoichi. Per qualche strano motivo, forse perché quella ragazza per certi versi gli ricordava la sua amata, Tomohiko aveva una certa simpatia per Hinata e vedendola scappare gli augurò di mettersi in salvo, sperando di rivedere al più presto quel biondino di cui era innamorata. Era un pensiero così ammirevole che a quel punto pensò di essere impazzito del tutto, non era mai stato così sentimentale in tutta la sua vita!
Anche se messo alle strette, Tomohiko decise di non arrendersi e fece uno scatto all'indietro, rientrando nelle stanze private di Shimada e chiudendo di colpo la porta. Dopo aver guadagnato qualche secondo di vantaggio, il ragazzo di Iwa si guardò attorno alla disperata ricerca di una via di fuga, ma si ritrovò davanti Basho, che sembrava aver perso il lume della ragione. Il leader del Paese delle Torri sembrava intenzionato a combattere, nonostante la bomba presente ai suoi piedi, ma Tomohiko aveva una gran fretta di liberarsi di lui che agirò l'avversario passando sopra il tavolo. Mentre eseguiva quella manovra, intravide di sfuggita Shimada, che aggrappato ad una sedia chiedeva disperatamente aiuto al suo lecchino, che accecato dalla rabbia lo stava ignorando. Di prima intenzione l'ex diplomatico aveva pensato di scappare attraverso il finestrone che dava all'esterno, ma era così pesante che scartò quell'idea quasi subito. Non potendo uscire da lì, provò a rifugiarsi nella camera adiacente, scomparendo velocemente alla vista di Shimada. Basho però lo raggiunse e lo afferrò per un piede, facendolo cadere ai piedi del letto. Quando l'ex diplomatico si voltò, la sua attenzione cadde però sulle carte bomba, ormai pronte ad esplodere, e ne rimase così spaventato che con un ultimo sforzo tirò un forte calcio in faccia al suo inseguitore, che a causa della botta subita mollò immediatamente la presa. Senza perdere altro tempo, Tomohiko si rialzò in piedi e non potendo fare altro si appiattì alla parete più lontana, cercando di proteggersi in qualche modo dall'esplosione ormai imminente.


Continua...

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Capitolo 28
*** Ritorno a casa ***


Capitolo 28 - Ritorno a casa


Vedendolo rientrare di corsa nella stanza al piano superiore, Hinata rimase perplessa quando vide Tomohiko sparire dalla sua vista e ci volle un energico richiamo di Yamato per avere la sua attenzione. Non c'era tempo da perdere, le carte bombe stavano per esplodere da un momento all'altro, ma per fortuna Sai aveva già trovato una strada per uscire in fretta dall'edificio. Essendo la via principale bloccata da alcuni ninja delle Torri, l'unica soluzione per scappare era una finestra in fondo al corridoio, distante qualche metro dalla barriera e larga abbastanza per farci passare una persona.
Abbandonando di corsa la difesa alzata da Yamato, che nel giro di pochi colpi si ruppe di netto, il gruppetto velocemente percorse la parte rimanente di corridoio e si preparò ad uscire dal piano terra. Fu il capitano il primo a raggiungere la finestra e con un balzo la oltrepassò, eseguendo una capriola in avanti per attutire al meglio la successiva caduta. Sai e Hinata invece preferirono un approccio diverso e dopo aver appoggiato un piede sul bordo, uno alla volta, i due ninja si diedero lo slancio per uscire dall'edificio, atterrando comodamente sulla strada che circondava la dimora di Shimada. Ma nonostante tutto non erano ancora al sicuro e fu così che Yamato incitò il trio a muoversi, cercando nel frattempo un possibile riparo nei paraggi. Con un ultimo scatto e senza mai voltarsi, i tre ninja di Konoha si allontanarono dall'edificio, cercando di raggiungere il muro opposto di un dormitorio lì vicino. Ci riuscirono giusto in tempo, perché poco prima di voltare l'angolo Sai e Hinata sentirono un violento vento sollevarsi alle loro spalle, che impetuoso agitò i lunghi capelli della kunoichi.
Di colpo un intenso bagliore illuminò l'intera base militare, annullando per pochi secondi l'oscurità della notte e ogni tipo di rumore presente. L'esplosione fu così breve ed intensa che aprì in due parti il tetto del quartier generale di Shimada, scaraventando in ogni direzione una grossa quantità di detriti. Increduli per ciò che aveva appena visto, tutti i presenti nella roccaforte si fermarono all'istante, tenendo lo sguardo fisso su ciò che rimaneva del secondo piano. L'onda d'urto che avvertirono qualche secondo dopo li fece rabbrividire, aveva una forza tale da essere paragonata a quella di un uragano. Poi sul campo di battaglia scese il silenzio, interrotto solo dal parziale crollo delle pareti, lentamente avvolte dall'incendio generato dalle scintille dell'esplosione.
Per un po' la situazione rimase ferma, ma nel giro di pochi minuti ci fu nuovamente un caotico movimento di ninja, ma stavolta non era incentrato sul combattimento. Abbandonando ogni interesse per gli intrusi di Suna, alcuni di loro cercarono di farsi largo per raggiungere il loro comandante, mentre altri si organizzarono con quello che avevano per spegnere l'incendio, che a causa del legno presenti negli edifici vicini si stava diffondendo piuttosto velocemente. Ma la maggior parte dell'esercito del Paese delle Torri, essendo composto in prevalenza da mercenari, rimase ferma in stato confusionale, come in attesa di un ordine dall'alto che però non sarebbe mai arrivato.
Nel frattempo anche chi stava combattendo fuori dalle mura dovette fermarsi, vedendo l'esplosione che riecheggiò in tutta la zona. Naruto, sebbene fosse in procinto di attaccare Sasuke, davanti a quella scena spalancò gli occhi e per qualche attimo si dimenticò del duello, mentre il suo rivale, in maniera più impassibile, si voltò più lentamente verso la base. Il ninja dai capelli neri non poteva sapere che l'esplosione aveva colpito la dimora di Shimada, ma intuì con facilità che l'anziano comandante non rappresentava più una minaccia per gli altri. Con un esercito ridotto all'osso e ormai allo sbaraglio, il Paese delle Torri a quel punto non aveva più forza necessaria per le ambizioni di Sasuke e il giovane ninja decise che l'alleanza con Shimada era giunta al termine. Già prima di quella notte il giovane del clan Uchiha si era lamentato per la poca disciplina dimostrata dai mercenari, ma l'anziano comandante di Iwa più volte lo aveva rassicurato su quel punto, nonostante la disastrosa battaglia combattuta nel canyon. Infastidito da quella che per lui era stata una perdita di tempo, Sasuke si voltò nuovamente verso la sua ex squadra e pronunciò le seguenti parole a Naruto: "La nostra resa dei conti non è ancora giunta". E poi come un lampo sparì, lasciando l'interessato senza parole, che non poté nulla mentre riuscì a malapena vede il suo ex compagno scomparire nella boscaglia. Il ninja biondo provò ad inseguirlo, ma fu subito bloccato da Kakashi, che con uno scatto lo raggiunse nel tentativo di farlo ragionare. A gran voce il ninja mascherato gli ricordò l'obiettivo della loro missione, ma ci volle un po' di tempo per calmare Naruto, che non poté far altro che lamentarsi e dimostrare tutta la sua desolazione nei confronti di Sakura.
Poco distante da lì anche un altro duello stava volgendo al termine, ma l'andamento era ben diverso rispetto al primo: i due spadaccini di Kiri stavano incrociando le loro lame con una certa intensità, ma poco alla volta Suigetsu stava lasciando il passo al suo avversario. Sebbene entrambi fossero esausti, Yuji sembrava avere ancora delle energie da spendere e non lasciava tregua al suo connazionale, costringendolo più di una volta ad indietreggiare. La difesa di Suigetsu, almeno per il momento, riuscì a tenere a bada la velocità del suo avversario, ma la reincarnazione del demone della Nebbia stava già pensando ad un modo per uscire da quella situazione. Col passare del tempo respingere ogni attacco di Yuji diventava sempre più difficile, ma ad un certo punto il duello si fermò. Quando l'ex compare di Tomohiko percepì il bagliore dell'esplosione alle sue spalle, Suigetsu ne approfittò per fare alcuni passi all'indietro, finendo la sua breve corsa ai margini di una foresta. Ma nonostante quell'attimo di distrazione, Yuji fu abbastanza reattivo per non concedere altro spazio al suo avversario, che di colpo si mise a sorridere.
Lo spadaccino dai capelli neri rimase piuttosto sorpreso dal comportamento del suo avversario, che sembrava essere impazzito, ma solo quando lo attaccò nuovamente capì la sua strana reazione. Sfruttando al meglio quei pochi secondi di sosta, Suigetsu era riuscito a recuperare un minimo di energia, abbastanza per utilizzare la sua abilità innata e frammentarsi in migliaia di gocce d'acqua, poco prima che il chokuto di Yuji potesse colpirlo. Quest'ultimo rimase completamente spiazzato dalla mossa del suo avversario, che nel frattempo si ricompose a qualche metro di distanza, usando l'oscurità degli alberi per non farsi vedere dal suo connazionale. La reazione alla fuga di Suigetsu fu immediata, con tutto il fiato che gli era rimasto in gola Yuji si accanì sul secondo spadaccino, sentendosi ferito nell'orgoglio perché gli era sfuggito proprio nel momento in cui gli stava per assestargli il colpo di grazia, o almeno quella era la sua intenzione con quell'ultimo affondo.
«Maledetto infame!!!»
Sospirando rumorosamente per sfogare un po' la sua rabbia, lo spadaccino vestito d'azzurro ripose la sua spada nel fodero e lentamente abbandonò il campo di battaglia, rinunciando suo malgrado all'idea di inseguire Suigetsu. Poco più tardi, mentre stava risalendo il versante della montagna, Yuji si accorse che un piccolo gruppo stava scavalcando le mura e che stavano per raggiungerlo di corsa. Li riconobbe quasi subito, erano i due ninja di Suna che seguivano a ruota il gruppetto che si era introdotto all'interno della dimora di Shimada. Poco più in là, in una posizione più defilata, lo spadaccino intravide il resto del gruppo, che nel giro di pochi minuti si radunò proprio in quel punto.
Già la presenza dello spadaccino da quelle parti creò qualche perplessità nei presenti, ma ciò passò in secondo piano quando Yamato raccontò cos'era accaduto nel quartier generale del Paese delle Torri, senza trascurare alcun dettaglio. Quasi tutti rimasero sbalorditi sentendo le parole del capitano e per un po' scese il silenzio sul gruppo, interrotto solo un'affermazione un po' cruda da parte di Yuji.
«Quel cretino stavolta si è superato!»
«Ma come ti permetti?!?» ribatté Sakura nervosamente. Sebbene Tomohiko non fosse una persona facile da sopportare, aveva comunque dato il suo contributo per la riuscita di quella missione. «Come puoi parlare così del tuo amico?»
«Ho detto solo la verità!» si giustificò lo spadaccino, che fu subito richiamato da Kakashi, che usò un tono di voce alquanto severo.
«A proposito di stranezze, come mai ti trovi qui adesso? Non dovevi fare la guardia a quello che hai appena definito cretino?»
«Bhe, ecco...» titubò all'inizio Yuji, che poi spiegò: «Sono stato aggredito all'improvviso da quello spadaccino che seguiva il vostro ex compagno, Suigetsu. Purtroppo ho avuto giusto il tempo di difendersi e nel frattempo Tomohiko ne ha approfittato per fuggire al mio controllo ed introdursi all'interno della base. Se non mi credi, guarda come sono ridotto!»
Fu subito palese per Kakashi che Yuji stava mentendo, ma non tutto ciò che disse lo spadaccino era una menzogna. Il respiro affannoso e i lividi presenti sul corpo erano la prova che il duello con Suigetsu c'era sicuramente stato, ma dubitava fortemente che Tomohiko fosse scappato quasi per caso. Riteneva più plausibile che i due si fossero messi d'accordo, ma in quel momento le priorità per il ninja mascherato erano altre. Con il Paese delle Torri ormai in rovina e impossibilitato ad iniziare una guerra, la missione "Roccia Bollente" era ufficialmente conclusa, ma adesso c'era un altro problema da risolvere. Con la caduta di Shimada, ben presto la regione si sarebbe riempita di ninja di Iwa e per evitare spiacevoli sorprese Kakashi decise di portare il gruppo lontano dalla base, aspettando un'occasione più propizia per uscire dal Paese della Terra.

Rimanendo nascosti per tutta la notte, il gruppo proveniente da Konoha uscì allo scoperto solo la mattina seguente, quando ormai il sole era già alto nel cielo. In cima ad un'altura, nella catena montuosa che circondava la base di Shimada, il team capitanato da Kakashi assistette ad un intenso traffico di ninja di Iwa, che avevano messo sotto custodia l'intera zona. Arrivando dalle regioni più vicine, almeno un centinaio di combattenti iniziarono fin da subito a mettere sotto custodia l'intera base, catturando chiunque facesse parte del Paese delle Torri. Fu un compito piuttosto lungo e faticoso, visto che i sottoposti di Shimada si erano dati alla fuga durante la notte, ma nel giro di poche ore quasi tutto l'esercito mercenario fu catturato e riunito al centro della base, dove spontaneamente si arrese ai ninja di Iwa. Quello fu l'ultimo atto ufficiale del Paese delle Torri, che da quel momento in poi cessò di esistere.
Nel frattempo alcuni ninja si radunarono attorno alle macerie del quartier generale di Shimada, ormai in completa rovina. Non c'era molto da cercare, visto che la maggior parte del secondo piano era bruciato, ma tra i detriti furono estratti alcuni corpi, che furono subito recuperati da una squadra di medici. Interessato da quella scoperta, Kakashi si rivolse a Yamato e gli ordinò di piazzare un suo clone tra le fila dei nuovi arrivati, raccogliendo più informazioni possibili su quella scoperta.
Sfruttando la vegetazione attorno alla base e la sua abilità, il clone di Yamato riuscì a camuffarsi perfettamente con l'ambiente circostante, arrivando a pochi metri dall'accampamento organizzato nella notte dai ninja di Iwa. L'insediamento era composto da tre grosse tende dal telo bianco e in una di esse furono trasportati i corpi estratti dalle macerie, che furono subito analizzati dalla squadra medica. Non potendosi avvicinare più di tanto, il clone di Yamato rimase nascosto nel fogliame, ma dalla sua posizione poté sentire tranquillamente i discorsi di un gruppetto di ninja, che si trovava nel mezzo dell'accampamento. Erano degli ufficiali e stavano parlando della missione in corso, ma ad un certo punto si fermarono di colpo, quando videro uno dei ninja medici uscire dalla tenda. Con una certa impazienza, uno dei capitani lo richiamò a gran voce e si fece comunicare i risultati delle analisi sui cadaveri ritrovati nel quartier generale di Shimada.
Una volta ascoltato tutto il discorso del medico, il clone di Yamato si ritirò e passò le informazioni raccolte al suo evocatore, che le comunicò immediatamente al resto del gruppo. Erano stati ritrovati tre cadaveri, tutti sfigurati in volto a causa dell'esplosione: il primo era di uomo anziano e dall'armatura grigia che indossava fu identificato come Shimada; il secondo aveva circa trent'anni e sul corpo aveva i resti di un abito dai colori vistosi, lo stesso che portava Basho prima di morire; l'ultimo corpo invece non fu identificato e venne descritto semplicemente come un giovane di circa vent'anni dai capelli neri e con indosso un'armatura marrone, la stessa indossata dalle guardie di Shimada. Fu subito evidente che l'ultimo cadavere corrispondeva a Tomohiko e di colpo nel gruppo di ninja sull'altura scese il silenzio. Nessuno rimase indifferente davanti a quella notizia, ma la più colpita fu sicuramente Hinata, l'ultima a vedere l'ex diplomatico ancora vivo, e a stento riuscì a trattenere le lacrime.
Fu in quel momento che la giovane kunoichi si accorse che qualcuno le aveva appoggiato una mano sulla spalla e d'istinto si voltò. Con grande sorpresa, Hinata vide davanti ai suoi occhi Naruto, che in un attimo la abbracciò per consolarla.
«Fatti forza, Hinata» le sussurrò.
Improvvisamente la ragazza si sentì imbarazzata, non riusciva nemmeno a pronunciare una parola per ringraziarlo e la situazione sembrò peggiorare quando alzò lo sguardo e incontrò il volto del ragazzo dalla giacca arancione. Ma nonostante la sua timidezza Hinata, quando lo guardò nei occhi azzurri, riuscì a calmarsi e in quel momento capì che lo sguardo di Naruto era differente, rispetto a quello che si erano scambiati la notte precedente. Trasmettevano serenità e sicurezza, ma soprattutto erano completamente concentrati su di lei, senza mai staccarsi dalle sue pupille color lilla.
«Hinata, io... io...» accennò Naruto in difficoltà. Non era ancora del tutto sicuro dei suoi sentimenti nei confronti della kunoichi, ma a rassicurarlo ci pensò proprio lei, che con delicatezza prese la sua mano.
«Non c'è bisogno che lo dici, Naruto. Ho sempre saputo che un giorno ti saresti accorta di me.»
«Oh, Hinata...»
E nuovamente il ragazzo abbracciò lei, ma stavolta non fu per consolarla. Le passò delicatamente le braccia attorno al collo, mentre lei lo cinse al petto, con il cuore che batteva a mille per la gioia che stava provando. Per Hinata era come vivere un sogno, ma fu interrotto quando i due ragazzi sentirono sogghignare qualcuno alle loro spalle. Si trattava di Yuji, ma le sue risate non erano rivolte alla coppia appena formata, bensì alla notizia trasmessa poco prima da Yamato.
«Che cavolo ti è preso?» intervenne Temari, stufa del comportamento del suo alleato.
«No, scusate...» esclamò lo spadaccino. «Ma voi credete veramente che quello stupido sia morto?»
«Che vorresti dire?» ribatté Kakashi.
«Prendetemi pure per pazzo, ma io sono convinto che Tomohiko sia ancora vivo! Anzi, in questo momento scommetto che si trova laggiù, nascosto tra gli alberi che sta ridendo di noi perché lo crediamo morto!» Poi fece una breve pausa e aggiunse: «Insieme siamo sopravvissuti ad una fuga nel deserto, abbiamo affrontato molti pericoli ed è giunto fino a qui, solo con la sua forza di volontà. E voi credete veramente che uno come lui possa morire in una banale esplosione?»
Da come parlò, Yuji sembrava essere impazzito, forse perché non voleva accettare la scomparsa del suo ex compare, ma aveva una motivazione per quella sua teoria. Fin dall'inizio Tomohiko gli aveva confidato che il suo unico pensiero era quello di sparire nell'anonimato e lo spadaccino era convinto che alla fine era riuscito nel suo scopo, nonostante tutti gli imprevisti accaduti durante il viaggio. Nessuno dei presenti credette alle sue parole, ma Yuji per qualche secondo lanciò lo sguardo verso i boschi più lontani, immaginandosi l'ex diplomatico ancora in fuga, per chissà quale direzione.
Nel frattempo la situazione vicino alla base restò ancora movimentata per molto tempo, ma dopo circa un paio di ore d'attesa finalmente le squadre di ninja del Paese della Terra iniziarono ad abbandonare la zona, portandosi dietro i prigionieri catturati nella notte. Favoriti dal rientro piuttosto lento dei loro colleghi, Kakashi decise che era giunto il momento di rientrare a Konoha, cercando di raggiungere il prima possibile il confine. Il pensiero di tornare a casa mise di buon umore Kakashi e con una certa soddisfazione si voltò all'indietro, osservando tutta la squadra al suo seguito. Yamato era alla sua sinistra, mentre poco più indietro Yuji stava parlando con Sai in maniera amichevole, probabilmente sulla sua visione del mondo femminile perché Sakura, che li seguiva a poca distanza, era visibilmente irritato da ciò che stava dicendo. In fondo al gruppo c'erano Temari e Kankuro, leggermente in disparte, ma l'attenzione di Kakashi si concentrò soprattutto sulla coppia appena nata, che da qualche minuto stavano viaggiando uno accanto all'altra. Il ninja mascherato era rimasto un po' sorpreso dall'improvviso amore sbocciato tra Hinata e Naruto, ma su una cosa era certo: si sarebbero ricordati per molto tempo di questo viaggio, in particolar modo del loro rientro a Konoha...

 

Fine

 

 Note finali dell'autore: è stata veramente un'avventura questa fan-fic, ma alla fine ne è valsa la pena! Mi è piaciuto molto scriverla e devo ammettere di essere rimasto molto sorpreso dal numero di persone che hanno commento, qui e su altri siti, questa storia, erano anni che non mi capitava una cosa del genere! Ringrazio tutti coloro che hanno seguito e/o commento la mia fan-fic, ovvero Maiko_chan, Thera, KuRaMa Kiuuby, Io_me, Alexandors9994, Manucchi, Ninja_della_foglia e Skailer, e in generale tutti coloro che hanno avuto il piacere di leggere questa mia storia!
Ovviamente, come avrete letto, c'è una leggera apertura per un possibile seguito... ci sarà? Io per il momento rispondo "Forse", perché devo ammettere che è stata una continua fonte di ispirazione questa storia, che inizialmente non doveva avere così tanti capitoli. Avevo pensato anche ad uno spin-off, incentrato sui miei due personaggi che ripercorra la loro vita fino alla fuga nel deserto. Ripeto, al momento è solo una bozza e poi sono impegnato con altre fan-fic, ma in futuro... chissà!

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