Beyblade Metal Masters - Change!

di _Pandora_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Trasformazione ***
Capitolo 2: *** Shopping Sfrenato! ***
Capitolo 3: *** Il primo appuntamento di... Mei-Ling XD ***
Capitolo 4: *** Separazioni ***
Capitolo 5: *** Sboccia l'Amore? Oppure appassisce? ***
Capitolo 6: *** Impossibile? Leva questa parola dal tuo vocabolario ***
Capitolo 7: *** Perdono ***
Capitolo 8: *** Finale col botto (o con le botte...) ***
Capitolo 9: *** Chao-Xin sconvolto, Atena in ritiro e Tsubasa diabolico ***
Capitolo 10: *** Conversazioni ***
Capitolo 11: *** I pro... e i contro ***
Capitolo 12: *** Che schifo ***
Capitolo 13: *** Gridò ***



Capitolo 1
*** La Trasformazione ***


Eccomi di nuovo qui con una nuova Fanfiction di Beyblade!
Questa volta è incentrata sulla serie Metal Masters, però i personaggi hanno subito qualche "piccolo" cambiamento... Non voglio fare Spoiler quindi vi mando direttamente alla lettura u_u
Spero vi piaccia ; )


*@*BeyBlade Metal Masters*@*

Change!

Cap. 1: La Trasformazione

Erano tutti lì, i blader più forti del mondo. C’erano Ginka, Masamune, Tsubasa, Yu, DaShan,
Chao-Xin, Kyoya e Nile; mancava solo Ryuga all’appello.
Al suo posto era presente Madoka che trafficava con il suo computer mentre i blader combattevano contro una donna che diceva di essere una strega e voleva far sprofondare il mondo nel caos.
Il bey di Ginka, dopo un meraviglioso gioco di squadra, fulmineo, andò a colpire quello dell’avversaria riducendolo in mille pezzi.
La donna guardò esterrefatta i frammenti del suo bey.
-Non è possibile: mi hai sconfitta- disse cadendo in ginocchio –Nessuno ci era mai riuscito finora-
-c’è sempre una prima volta- disse Ginka sorridendo –ma non abbatterti: allenandoti diventerai molto più forte e potremo sfidarci ancora-
-e come? le hai distrutto il bey- disse Tsubasa con una gocciolina che gli scendeva lungo la guancia.
-ah, già… Vuol dire che se ne comprerà un altro eh eh eh- disse Ginka sorridendo in difficoltà.
-è tutta colpa tua- disse la donna in un sussurro, e tutti i presenti spostarono lo sguardo su di lei.
Con uno scatto alzò le braccia al cielo –Oh Blader che mi avete sconfitto, io vi condanno! Da questo momento in poi voi non sarete più gli stessi! Non verrete più elogiati per la vostra bravura, perché se rivelerete chi siete ai vostri Fan, non sarete creduti e cadrete nelle Tenebre! Buahahahahah!!!!!!- le braccia divennero scheletriche e infine la donna si dissolse in polvere; Il suo mantello venne portato via dal vento assieme alle ceneri.
Silenzio.
-ma c-che cos’era q-quella?- domandò Masamune al sicuro dietro alle spalle di Ginka che osservava la stoffa allontanarsi.
Quest’ultimo deglutì –e-era davvero u-una strega?-
Silenzio, di nuovo.
-che ne dite di fare come se nulla fosse successo?- domandò Yu indietreggiando intimorito.
Madoka sorrise agitata –sì, forse è meglio-
Tutti annuirono all’unisono, con il cuore che batteva a mille per ciò che avevano visto.
Poi si voltarono e corsero via, lontano da quella scogliera sulla quale era appena avvenuto il fatto.
 
Mattina.
Il sole splendeva nel cielo e gli uccellini cinguettavano felici sugli alberi.
Ginka si svegliò di soprassalto, tutto sudato.
Si guardò intorno e sospirò di sollievo –per fortuna era solo un incubo. Quella donna mi ha davvero inquietato- disse alzandosi in piedi. La sua voce era diversa: eccentrica ma anche un po’ mielosa –forse è il caso che mi faccio una doccia-
Detto questo si chiuse in bagno, ma non appena si trovò di fronte allo specchio…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Gridò talmente tanto forte che si sentì pure in Cina.
I poveracci che stavano dormendo nello stesso albergo di Ginka caddero dal letto, primo fra tutti Masamune che condivideva la stanza con lui.
-Ginka dannazione! Cosa ti strilli a quest’ora del mattino!- esclamò sedendosi sul letto mentre si stropicciava gli occhi.
Ginka sfondò la porta del bagno con un calcio, troppo agitata per aprirla normalmente.
-Masamune!-
Masamune spalancò gli occhi –Chi sei tu? La sorella gemella di Ginka?-
Davanti ai suoi occhi c’era una ragazzina della sua età dai lunghi capelli rossi un po’ ribelli bloccati da una fascia blu cielo e dagli occhi color miele; indossava una maglietta a mezze maniche bianca e dei pantaloni di una taglia troppo grande per lei, camminava scalza e sul naso aveva un cerotto.
-Tu sei Masamune?- domandò in risposta Ginka.
Seduta sul letto c’era una ragazzina dai capelli neri lunghi fino alle spalle con una frangetta disordinata bianca e un buffissimo ciuffo rosso, e gli occhi tra il porpora e il marrone scuro; Indossava dei pantaloni larghi marroncini con decori blu, molto larghi, e una magliettina arancione leggera.
Quest’ultima la guardò strano –chi altri dovrei essere?-
Ginka tornò in bagno, prese lo specchio dalla parete e lo portò a Masamune.
Lei si guardò e…
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Nella stanza a fianco Tsubasa sbadigliò sonoramente –ma si può sapere che succede?- domandò mentre si alzava in piedi.
-n-non ci credo- disse Masamune cadendo in ginocchio e tastandosi tutto il corpo –i-io sono…-
Ginka scosse il capo sedendosi accanto a lei –no, Noi siamo…-
 Pochi attimi di silenzio per poi gridare in coro -… delle Ragazze!?-
La porta si aprì di scatto –Ginka, tutto ok!?-
Ad aprire era stata una ragazza dai capelli molto bizzarri di due colori, arancione e marrone, lunghi fino al fondoschiena e dagli occhi color smeraldo; indossava un completo verde orientale, probabilmente egiziano.
A giudicare dalla pelle abbronzata e dai segni sotto gli occhi non poteva che essere una persona:
-Nile!?- esclamarono in coro Ginka e Masamune ancora sconvolti.
Lei le guardò un attimo –e voi chi siete?-
Nile venne scansata brutalmente –spostati ragazzina- disse la voce seria e dura di una ragazza dai ribelli capelli verdi molto lunghi e gli occhi zaffiro con sotto due cicatrici a forma di croci; indossava dei pantaloni beige e una maglietta strappata che lasciava la pancia scoperta.
-eh? Ragazzina!? Kyoya ma ti…!-
Silenzio.
Nile spalancò gli occhi incredula –Kyoya?-
Kyoya si voltò –sì, ci conoscia…?- ma anche a lei le parole morirono in gola.
Le due rimasero a fissarsi mentre Ginka e Masamune sconvolte si guardavano allo specchio.
Nello stesso istante Nile e Kyoya si dissero –tu sei… una Femmina?-
Le 4 presenti nella stanza deglutirono e si guardarono tra di loro incredule.
-ma che sta succedendo!?- gridò Masamune in preda all’ansia.
-qui c’è decisamente qualcosa che non va!- esclamò Ginka agitandosi.
Nile e Kyoya invece non avevano neppure la forza di parlare, tanto erano sconcertate.
Sull’uscio della porta comparve una figura snella e seducente: era una ragazza dai lunghi capelli argentei con buffi ciuffi ai lati, e gli occhi dorati; indossava una giacchetta marrone con i bordi lilla, leggermente stretta, e dei pantaloni bianco sporco –ragazzi, si può sapere cosa avete da urlare?-
Tutte si voltarono e la fissarono sconcertate.
-T-Tsubasa?- dissero in coro.
La ragazza li guardò storto, poi si stropicciò gli occhi –vuoi vedere che sto ancora dormendo?- disse a sé stessa ad alta voce.
-forse lei… cioè Tsubasa ha ragione; forse è solo un sogno!- esclamò Masamune.
-dammi un pizzicotto presto!- lo incitò Ginka, ma prima che Masamune potesse darglielo un sonoro “Aio” echeggiò nella stanza.
-Kyoya, lasciami la guancia per favore- biascicò Nile dolorante.
La “Leonessa” sospirò –no, non è un sogno-
-Ma non è possibile!- esclamò Ginka alzandosi in piedi.
-Gin-gin, tutto bene?!- una ragazzina arrivò correndo ma involontariamente andò a sbattere contro Tsubasa. Aveva i capelli arancione chiaro corti e gli occhi verde prato, e indossava un completo bianco panna con le estremità celesti.
Tsubasa si voltò –tutto a posto?- domandò premurosa mettendosi in ginocchio accanto a lei.
Yu annuì –sì, grazie Tsuba…?-
-che c’è?- le domandò Tsubasa.
-sei Tsubasa?-
Lei annuì –tu invece chi sei?-
-sono Yu-
Silenzio.
Tsubasa si alzò in piedi e scosse il capo portandosi una mano alla testa –deve essere per forza un sogno- concluse.
Kyoya stava per dare di nuovo un pizzicotto a Nile ma lei le bloccò la mano.
-non ci provare, hai già visto che non è un sogno- disse guardandola storta.
-Ma allora perché siamo delle Ragazze!?-
Tsubasa e Yu si voltarono verso di loro –siamo delle Ragazze!?-
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
-non di nuovo- sospirò Tsubasa chiudendo gli occhi.
Due stanze accanto, in una matrimoniale, era avvenuto qualcosa di sconvolgente.
Una ragazza dai lunghi capelli marroni con ciocche ai lati bionde e gli occhi verdi si trovava con le spalle contro il muro; alla parete opposta c’era un’altra ragazza della stessa età con i capelli corti castani e gli occhi color cielo.
-chi diavolo sei tu!?- esclamò DaShan non riconoscendo il compagno di squadra.
-veramente questa domanda te la devo fare io- disse Chao-Xin –comunque se proprio ci tenevi a passare la notte con me potevi dirmelo, non c’era bisogno di infilarti nel letto di nascosto. Se ti avesse beccato DaShan avresti passato un sacco di guai-
-ma che dici!?- esclamò DaShan.
La porta si aprì di scatto –ragazzi!- disse Ginka irrompendo, seguito dalle altre ragazze.
-wow, quante belle visite oggi- disse Chao-Xin  avvicinandosi al gruppetto.
-e quella chi è?- domandò Yu a bassa voce.
-Chao-Xin?- azzardò Tsubasa.
-Ginka!?- esclamò invece DaShan riconoscendo la fascia con il disegno di Pegasus che portava sempre con sé il ragazzo.
Chao-Xin la guardò storto –come sarebbe a dire Ginka!? Non vedi che è una ragazza?-
-sono molto confusa…- disse Yu portando le mani alla testa, poi corrucciò le sopracciglia -ho detto confusA!?- esclamò.
-state un attimo zitti tutti!- esclamò Nile lanciando delle occhiatacce a Kyoya per controllare che non volesse fargli niente.
Tutti spostarono lo sguardo su di lei, che disse indicando ciascuno –Tu sei DaShan, tu sei Chao-Xin, tu sei Ginka, tu sei Masamune, tu sei Tsubasa, tu sei Yu e tu se Kyoya… e io sono Nile, giusto?-
Tutte annuirono, le cinesi con meno vigore visto che erano un po’ indietro rispetto alle altre.
-E siamo delle ragazze- disse.
Silenzio.
Poi il caos.
Ginka e Masamune iniziarono a correre per la stanza in preda al panico, gridando in coro –non è possibile! Non può essere vero!-
-sono una ragazza…- disse DaShan guardandosi stupito. Chao-Xin le si fece vicina –consolati: sei davvero carina-
Una mossa di Kung-Fu la sbatté contro il muro e la fece tacere.
-Tsubasa, cosa faremo ora!?- domandò Yu agitato guardandola.
-non so che dirti- rispose lei –prima di tutto dobbiamo sapere cosa è successo, da cosa dipende questo cambiamento-
-giù le mani Kyoya!- esclamò Nile mentre teneva bloccate le braccia della ragazza.
-che stupidaggini dici Nile!- esclamò lei.
-la pura verità!- rispose.
-ma tutto questo è impossibile!- esclamò Kyoya –non può che essere un incubo!-
-non è un incubo! Smettila di attaccarmi!- gridò Nile cercando di resistere alla spropositata forza della “Leonessa” che la buttò per terra e le saltò sopra.
-SILENZIOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Il caos si interruppe, e sull’uscio della porta comparve colei che aveva dato tale comando: Madoka.
-si può sapere cosa state combinando ragazzi? O forse dovrei dire ragazze- disse poi in difficoltà guardandole.
-veramente noi…- si stava per giustificare Ginka, ma Madoka lo interruppe –ora mi spiegate tutto. Prima però sarebbe il caso che vi diate una sistemata, non vi pare? Siete praticamente in Deshabillé…- disse arrossendo e voltandosi leggermente.
I ragazzi, ora ragazze, si guardarono: Ginka e Masamune nella loro sfrenata corsa si erano perse i pantaloni e rischiavano di dire addio anche alle mutande; la maglia di Da Shan stava lentamente calando lasciando intravedere parte del petto; i pantaloni di Chao-Xin erano aderenti e delineavano le sue curve; mentre Nile veniva attaccato da Kyoya, la sua maglia si era strappata; quella di Kyoya invece, che lasciava la pancia scoperta, ora rischiava di far vedere anche qualcos’altro; al contrario di tutte le altre che erano larghe, la canottiera di Tsubasa risultava molto stretta e metteva in evidenza il seno prosperoso; l’unica che non aveva problemi era Yu, i cui vestiti le calzavano a pennello come al solito.
Le Blader arrossirono vistosamente.
-vi aspetto in camera mia- disse Madoka rossa in viso uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Era da una mezz’ora ormai che ragionavano su ciò che poteva aver causato il loro “cambiamento”.
-non so che dirvi ragazzi, la vostra “trasformazione” è un vero mistero- disse Madoka sdraiandosi sul letto.
-ci sarà pure un modo per tornare normali!- esclamò Ginka dal bagno mentre si sistemava la fascia sui capelli guardandosi allo specchio.
-di sicuro c’è- disse Tsubasa sollevando per un attimo il morale di tutte –però prima dobbiamo capire come abbiamo fatto a diventare… ragazze-
-guardate il lato positivo, siamo davvero belle- disse Chao-Xin ammirandosi.
Di nuovo una mossa di Kung-Fu le tappò la bocca.
Madoka sospirò - Chao-Xin smettila di fare simili affermazioni, e tu DaShan evita di usare il
Kung-Fu quando indossi dei vestiti così larghi-
DaShan arrossì e si rimise a sedere mentre si sistemava la maglia.
-deve essere stato qualcosa abbiamo fatto Tutti Insieme- disse Masamune ragionandoci su.
-scusate- Nile cercò di richiamare l’attenzione ma nessuno gli diede corda.
-non mi pare che abbiamo fatto qualcosa tutti insieme- disse Yu sospirando triste.
Kyoya corrucciò la fronte –accidenti, non mi viene in mente nulla-
-ragazze- di nuovo Nile tentò di parlare ma non venne ascoltata.
-accidenti ragazzi, cioè ragazze, mi state confondendo >.<- esclamò Madoka.
Ginka uscì dal bagno –scusaci Madoka, ma fra noi tu sei quella più intelligente- disse.
Subito parecchi sguardi contrari si posarono su di lei.
-stai insinuando che io non ho cervello?- domandò Chao-Xin.
-Gin-gin non è vero!- gridò Yu.
Nile perse la pazienza -Insomma mi fate parlare!-
Silenzio.
-dì pure Nile- acconsentì Tsubasa.
-quando abbiamo sconfitto la ‘strega’ eravamo tutti insieme, giusto?-
Silenzio.
Tutti fissarono Nile che deglutì intimorita.
Masamune lo prese per le spalle e lo scrollò violentemente –perché non l’hai detto subito!-
-grr…- fu la risposta di Nile che la indusse a lasciarla.
-sì, però in quell’occasione c’ero anche io- disse Madoka.
A quel punto intervenne DaShan –però tu sei già una ragazza-
-che c’entra, potevo diventare un ragazzo no?-
-perché non ne parliamo con il direttore?- propose Tsubasa e Ginka annuì –forse è la cosa migliore da fare-
 
Silenzio.
Hikaru e il padre di Ginka guardavano lo schermo stupiti.
-bhè, che avete da guardare?- domandò Chao-Xin scocciata.
Hikaru sorrise –complimenti Tsubasa, sei davvero una bella ragazza-
-non scherzare Hikaru!- rispose lei irritata.
La ex-blader scosse il capo –non scherzo, dico sul serio-
-Hikaru!- questa volta oltre ad alzare il tono di voce arrossì.
Phoenix fissò Ginka per almeno 5 minuti buoni, poi sorrise –mi fa piacere vedere che ti curi molto Ginka e accetto il tuo modo di essere, però come dire… preferivo quando eri un ragazzo. Non ho nulla contro le ragazze, però ci avevo fatto l’abitudine a vederti in quel modo-
Una vena pulsò sulla fronte di Ginka.
Phoenix continuò –aspetta!- sembrò avere una brillante deduzione –a meno che… tu sei sempre stato una ragazza!-
Eh no, questo non doveva dirlo.
Ginka digrignò i denti scocciato –stai zitto papà!!!!!- gridò arrabbiata mentre Kyoya le impediva di spaccare il computer a suon di testate.
Si ristabilì la calma.
-mi sembra evidente che avete un problema- disse Phoenix.
-ha parlato signor ovvio- biascicò Masamune guadagnandosi un’occhiataccia.
-si può sapere come avete fatto… a ridurvi così?- domandò Hikaru guardandoli stupita.
-non lo sappiamo, però l’unica cosa che abbiamo fatto tutti insieme è stata un combattimento contro una Blader che diceva di essere una strega- disse DaShan scansando Ginka da davanti al monitor.
Phoenix intervenne –un combattimento contro una strega?-
Nile annuì.
-e ovviamente l’abbiamo sconfitta- disse Kyoya.
Tsubasa distolse un attimo lo sguardo per riflettere, poi disse –ora che ci penso… prima di scomparire ha detto qualcosa, però non mi ricordo cosa…-
-sì, hai ragione! Era davvero arrabbiata!- aggiunse Yu.
-ma certo!- esclamò Madoka.
Iniziò a trafficare con il computer e per un attimo interruppe la discussione con il direttore e Hikaru, dopo un po’ si ristabilì il contatto.
-che succede Madoka?- domandò il direttore.
-vi ho inviato il filmato dello scontro contro la ‘strega’- disse sorridendo.
Ginka l’abbracciò ad dietro le spalle –grande Madoka! Sei sempre la migliore!-
La ragazza arrossì visibilmente ma non disse nulla, troppo imbarazzata ma felice per farlo; e altre occhiatacce andarono a colpire il povero Ginka.
Phoenix e Hikaru osservarono il video con attenzione, stupendosi dell’insolito finale.
- sembra quasi una maledizione…- disse Hikaru.
Phoenix annuì –già, però se è così io non posso fare nulla-
Le ragazze si attaccarono allo schermo con facce contrariate –come no!?-
-mi dispiace ma io di queste cose non me ne intendo-
-ma papà…!- l’uomo lo interruppe –contattatemi non appena avrete altre informazioni-
Detto questo la connessione saltò.
-insomma se ne è lavato le mani- disse Chao-Xin.
Nile sbuffò sonoramente, invece sulla testa di Masamune sembrava essere comparsa una lampadina.
-dì un po’ Madoka- disse all’improvviso –che fine ha fatto Atena? È da un po’ che non la vedo…-
-come, non lo sai?-
Masamune scosse il capo in segno di diniego mentre tutti lo guardavano curiosi di sapere il perché di quella domanda.
-è andata ad allenarsi sulla montagna; perché me lo chiedi?-
Masamune sorrise –mi sembra ovvio: perché se qui c’è qualcuno che se ne intendo di magia e mistero… quella è lei-
E sulla testa di tutte le presenti si accesero numerose lampadine.
Senza pensarci due volte si diedero una sistemata e via! verso la montagna.
Dopo molto scalare iniziarono i lamenti.
-accidenti, con questo corpo non sono abituata a eccessivo sforzo fisico- si lamentò Masamune e Yu gli lanciò un’occhiataccia storta –veramente neanche prima eri abituato allo sforzo fisico- disse con la goccia.
DaShan invece sorrise –tranquilli, siamo quasi arrivati-
-per te è facile parlare- disse Madoka –questo è praticamente il tuo tragitto Casa-Negozi -
Tempo un quarto d’ora ed erano arrivati in cima.
Superarono alla svelta un boschetto e infine… eccola là, comodamente seduta su una roccia a meditare, un ragazza dai capelli color indaco (legati in una lunga treccia) e dagli occhi di un insolito lilla con sfumature rosa e celesti: Atena.
Lei percepì subito la loro presenza e saltò in piedi agilmente.
Si voltò verso di loro e iniziò a corrergli incontro sorridendo.
-ero certa che saresti venuto a farmi visita Tsuba…-
Stop. Il tempo di Atena si fermò all’istante.
Squadrò una ad una le figure che aveva di fronte e dopo…
Shock

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Capitolo 2
*** Shopping Sfrenato! ***


Ehilà! Ho finalmente deciso di aggiornare. ^^ Questo capitolo lo dedico a Sesshy4ever che lo aspettava da molto.
Ringrazio Asdrid 00 e MrScruff per aver recensito e mando direttamente alla lettura.
Recensite in tanti! ; )


Cap.2: Shopping sfrenato!


-ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Era da dieci minuti buoni che Atena rideva sguaiatamente come una povera pazza impazzita.
-siete… delle… ahahahahahahahahahahahah!!!!!!!!!!!!!!!-
Le ragazze lì presenti non riuscivano a capire se ridesse per divertimento o per nervosismo.
Smise gradualmente di ridacchiare e prese a fare respiri profondi per riprendere fiato.
-ok, ho finito- disse continuando ad ansimare.
-non c’è niente da ridere!- esclamò allora Ginka –la situazione è seria!-
-sì, devi aiutarci- disse Nile.
Madoka trafficò un attimo con il computer e poi lo voltò verso di lei –ecco, questo è il video di quel combattimento-
Atena osservò il filmato con attenzione, studiandolo in ogni minimo particolare.
-“Oh Blader che mi avete sconfitto, io vi condanno! Da questo momento in poi voi non sarete più gli stessi! Non verrete più elogiati per la vostra bravura, perché se rivelerete chi siete ai vostri Fan, non sarete creduti e cadrete nelle Tenebre!”- recitò ad alta voce.
Poi dopo pochi istanti di silenzio concluse –eh sì, è proprio una maledizione-
-lo sapevo!- esclamò Chao-Xin.
-certo anche voi, andare a rompere le scatole ad una strega… ve la siete cercata-
-proprio perché era una strega andava sconfitta subito- disse Tsubasa.
Gli occhi di Atena si illuminarono –eh sì, hai proprio ragione- disse cercando di non sbavare.
-allora, ci aiuterai?- domandò Nile scansando Tsubasa da davanti agli occhi di Atena per farla riprendere.
Lei corrucciò le sopracciglia –ehm… fammi pensare… no- rispose sorridendo tranquilla.
-CHE COSA!?-
Ginka la prese per le spalle e la scrollò –sei forse impazzita!? per quale motivo non dovresti aiutarci?-
-punto 1°: perché mi costerebbe tempo e fatica; punto 2°: perché non faccio niente se non ricevo niente in cambio; punto 3°: perché non ne ho voglia-
DaShan si trattenne dallo sbatterla contro un albero (più che altro venne trattenuta da Chao-Xin).
-tu ci aiuterai, chiaro!?- esclamò Kyoya sull’orlo di una crisi di nervi.
Mentre i ragazzi, ora ragazze, inveivano contro Atena, Madoka ebbe una geniale idea;
Strappò la ragazza dalle grinfie di tutte quelle che volevano picchiarla e la prese da parte per poi sussurrarle qualcosa all’orecchio.
Il viso di Atena divenne prima bianco, poi viola e infine nero; prese a battere i denti spaventata.
Madoka si allontanò da lei sorridendo soddisfatta.
Le Bladers le fissarono senza capire cosa stava succedendo.
Dopo un momento di quiete gli occhi di Atena si incendiarono –e va bene, vi aiuterò!-
Silenzio.
-ssssssìììììì!!!!!!!- un urlo liberatorio dopo un momento di incredulità.
Atena corse da Tsubasa e le strinse le mani –non preoccuparti, tornerai quello di un tempo Tsubasa-kun-
Lui la guardò stranito –eh? O.o-
Ginka prese da parte Madoka.
-ma che le hai detto di così convincente? O.o- domandò curiosa.
Madoka sorrise –nulla in particolare. Ho solo fatto leva su ciò a cui tiene e che desidera- sussurrò guardando Tsubasa appagata.
 
-Allora! Prima di tutto dovete cambiarvi nomi e indossare dei vestiti femminili- disse Atena seduta comodamente sulla solita roccia con tutte le altre intorno.
Kyoya le lanciò un’occhiataccia -stai scherzando spero-
-N-O, no!-
-e perché mai dovremmo fare una cosa tanto imbarazzante?- domandò DaShan.
-bhè perché… vi faccio un esempio: Se mentre cammini per strada chiami Ginka con il suo nome e qualcuno vi sente, quel qualcuno pensa che stai mentendo e Ginka cade nelle tenebre come ha detto la strega nella sua maledizione-
-a proposito di questo- intervenne Ginka –cosa vuol dire esattamente “cadere nelle tenebre”?-
Atena si voltò verso di lui –tu ci credi nell’inferno, nel purgatorio e nel paradiso?-
-eh? Sì certo- annuì Ginka senza capire dove volesse andare a parare.
-cadere nelle tenebre vuol dire Dissolversi in Polvere e Scomparire nell’Oscurità. E’ come dire che nella tua Vita Oltre la Morte sarai Solo, Sospeso nel Nulla e perso nel Buio più Cupo- spiegò Atena –e ovviamente nel buio più cupo non hai nulla, neppure… il tuo beyblade-
Shock
Bastò una piccola frase per scatenare il caos negl’animi dei blader.
-questa cosa mi fa paura- disse Yu attaccandosi a Tsubasa.
Una vena per un istante pulsò sulla fronte di Atena.
-per favore non chiamatemi mai per nome!- esclamò Ginka e Masamune si accodò al suo grido –sì, non chiamate neppure me!-
-quindi dobbiamo cambiarci per forza- disse Nile sconsolata.
-avanti ragazzi, fatelo per il beyblade- intervenne Madoka cercando di convincerle.
-va bene- acconsentì Chao-Xin, subito seguito da tutte le altre. La più difficile da convincere fu Kyoya, la quale riteneva che vestirsi da ragazza fosse un’umiliazione.
Atena si alzò in piedi di scatto –allora è deciso!- esclamò –andiamo a fare compere!-
 
La comitiva si spostò al centro commerciale.
-Tsu-kun!-
Tsubasa si voltò verso Atena che l’aveva appena chiamata –cosa c’è?-
-Che ne dici di questo?-
Tsubasa osservò un attimo l’indumento e arrossì vistosamente: era un vestito rosso bordeaux con i bordi lilla che lasciava la schiena scoperta e si annodava al collo, lungo fino a metà coscia con uno spacco a sinistra.
Tsubasa, ancora scosso e imbarazzato, fece di no con la testa.
-perché no?- domandò Atena guardando il vestito –non ti piace?-
-no, non è questo. E’ solo che…- Atena lo interruppe bruscamente –quindi ti piace!- esclamò vitale.
Lo prese per un braccio e iniziò a trascinarlo –dove andiamo Atena?- domandò Tsubasa cercando di farsi lasciare.
-ai camerini ovviamente- rispose lei.
E la schiena di Tsubasa venne percorsa da un brivido freddo.
-ma guarda quei due…- disse DaShan –sembrano delle amiche che fanno compere. Se Tsubasa fosse stato un ragazzo sarebbero sembrati dei fidanzatini-
-DaShan!- lo chiamò Chao-Xin alle sue spalle.
-non gridare scemo!- le rispose voltandosi e… arrossendo vistosamente.
-ti piaccio così?- domandò mettendosi in posa.
Indossava una minigonna e una giacca senza maniche, il tutto in pelle, e una camicia aderente bianca.
-allora?- domandò sorridendo beffarda.
DaShan si trattenne dal dargli un calcio in pancia, rovinando così i vestiti.
-se non vuoi che riduca il tuo bel visino in frantumi vatti a cambiare- si limitò a dire.
Chao-Xin deglutì e si allontanò correndo.
 
-cosa mi metto Madoka?- domandò Yu con fare gentile.
Madoka le sorrise –adesso troviamo qualcosa che ti sta bene- rispose dolcemente.
“accidenti, perché sono finita con Yu? Io volevo aiutare Ginka…” pensò sconsolata poi il suo sguardo si accese “prima finisco prima vado da lui! Devo sbrigarmi ad aiutare Yu!”
 
-Kyoya, tu hai idea di quale vestito può andar bene?- domandò Nile rovistando tra le maglie d’occasione.
Kyoya sbuffò –uno vale l’altro-
 
-questo l’ho visto prima io!- esclamò Ginka tirando verso di lui una felpa.
A tirarla dall’altra parte c’era una ragazzina molto in carne –no, è mia! Tu sei un grissino, non ti starà mai bene!-
-io sarei un grissino!? E allora tu cosa sei? Un bombolone alla crema!?- rispose Ginka per le rime.
Masamune le guardò ridacchiando –dai Ginka, che ti importa, è soltanto una felpa-
Ginka le lanciò un’occhiataccia.
-va bene, scusa. Vediamo un po’…- disse guardandosi intorno –quale maglietta potrebbe starmi bene?-
I suoi occhi si posarono su una maglietta verde semplice ma in qualche modo raffinata.
-quella è perfetta!- esclamò correndo verso quello scaffale.
Ma proprio in quell’istante una donna la prese in mano.
–eh no, signora! quella è mia!- esclamò Masamune da lontano.
E scoppiò il litigio.
-poi dici a me- disse Ginka con la goccia.
 
Più in là, nei camerini…
-hai fatto Tsubasa?- domandò Atena guardandosi allo specchio e sistemandosi i capelli.
-s-sì… però sono ancora convinto che un vestito del genere non vada bene-
Atena si posizionò davanti al camerino e tirò via la tenda; arrossì vistosamente vedendo che quel vestito addosso a Tsubasa era incantevole.
-wow, sei bellissimo…. Cioè bellissima-
Tsubasa si voltò dall’altra parte, in grande imbarazzo –però…-
-però qui manca qualcosa- disse Atena –aspettami qui, torno subito-
E corse via lasciandola lì interdetta.
 
-ecco fatto, questo completo è perfetto per te Yu- disse Madoka.
-dici?- domandò Yu guardandolo.
Era un completo formato da dei pantaloncini corti neri con dei ricami gialli e una maglietta alla marinara bianca con le estremità nere, un fazzoletto nero con ricami gialli e per finire una cravattina gialla.
-le scarpe le vediamo nel prossimo negozio- le disse –ora vai a provarti questi ok?-
Yu annuì e corse via.
-perfetto. Ora devo solo trovare Ginka-
A pochi metri da lei quattro ragazze si scannavano per due magliette.
-trovati- disse Madoka con la gocciolina.
 
-che ne dici di questo?- domandò Chao-Xin alla sua compagna.
Lei si voltò un po’ scocciata, immaginando chissà quale completo assurdo.
Invece i vestiti che Chao-Xin aveva scelto non erano nulla di strano.
Chao-Xin indossava dei pantacollant neri e una felpa grigia lunga fino a poco sopra le ginocchia.
-sei davvero Chao-Xin?- domandò DaShan incredula.
-perché mi chiedi questo? ah, ho capito, perché così sembro davvero una ragazza-
-no, perché lui non avrebbe mai scelto dei vestiti così semplici =_= - disse DaShan.
Chao-Xin sbuffò –antipatica!- esclamò incrociando le braccia e voltandosi da un’altra parte.
 
-Tsu-kun!- chiamò Atena davanti al suo camerino.
Lei si affacciò –che c’è?- domandò imbarazzata.
Atena le porse un paio di guanti e una cinta –mettiti questi. Io torno tra un po’, adesso vado ad aiutare Kyoya e Nile che mi sembrano in difficoltà-
Tsubasa annuì e ritirò la tenda.
Atena giunse saltellando felice da Kyoya e Nile che indietreggiarono preoccupate.
-che vuoi?- domandò Kyoya in tono brusco.
-avete trovato dei vestiti adatti a voi?- domandò Atena sorridendo.
Le due scossero le teste in segno di diniego.
Sul volto di Atena comparve un lungo sorriso –allora vi aiuto io- disse.
Ci fu un tentativo di fuga da parte dei due compagni di squadra ma venne reso vano dalla velocità di Atena.
-non preoccupatevi, sarà divertente. L’importante è che lasciate fare tutto a me-
Kyoya e Nile deglutirono immaginando cosa sarebbe aspettato loro.
 
-FERMATEVIIII!!!!!!!- gridò Madoka.
E le lotte che si erano scatenate rispettivamente per la felpa e la maglietta si interruppero.
-Ginka, Masamune, lasciate in pace queste due e venite con me!- ordinò.
Ginka e Masamune tentarono di obbiettare ma un’occhiata di fuoco da parte di Madoka fece loro stare zitte e annuire.
 
Atena sbatté violentemente le due povere malcapitate nei camerini e diede loro i vestiti che aveva scelto.
-cambiatevi!- ordinò.
-speri davvero che io indossi questi vestiti?- domandò Kyoya.
Atena la guardò storta –non spero, ne sono certa. E lo sai perché?-
Kyoya la guardò attendendo che rispondesse.
-perché ho… il tuo beyblade- disse sorridendo.
Kyoya sobbalzò e si rovistò le tasche ma del suo rock leone non c’era traccia.
-brutta…-
Atena la ammutolì con uno sguardo, poi spostò lo sguardo su Nile –ho anche il tuo- disse.
-ci mancavano solo i ricatti- disse Nile tirando le tende sconsolata.
-tsk!- anche Kyoya chiuse il camerino.
Atena si spostò due camerini più in là –Tsu-kun hai finito?-
-io non sono Tsubasa, sono Yu- disse Yu aprendo il camerino.
-ah, scusa. Wow, sei molto carino Yu-
-davvero? Grazie!-
Atena le sorrise e si spostò ancora di qualche camerino.
-Tsu-kun!- chiamò.
Tsubasa aprì il camerino e come al solito il cuore di Atena perse un battito.
-è perfetto- disse Atena con gli occhi che le brillavano.
Al vestito aveva aggiunto una cinta sottile marrone e dei guanti a mezza mano del medesimo colore con le estremità dorate.
-ne sei davvero convinta?- domandò Tsubasa guardandosi.
Atena annuì energicamente.
-ora spogliati e dammi i vestiti che vado a pagare- disse.
-eh? Ah, sì…- chiuse il camerino e dopo 5 minuti le diede vestito, cinta, guanti e portafoglio.
-vado e torno!- esclamò Atena correndo via.
 
-e infine questo!- concluse Madoka con una pila di vestiti in mano.
-non sono un po’ troppi Madoka?- domandò Ginka.
Lei scosse il capo in segno di diniego –affatto! Adesso ve li provate tutti uno ad uno e poi scegliamo quello migliore!-
-v-va bene- acconsentì Masamune.
In quel momento Madoka aveva un non so che di spaventoso.
 
-provati questo DaShan!- esclamò Chao-Xin.
Il suo capitano rabbrividì.
-avanti, non è nulla strano!- esclamò ancora.
Poi, siccome non si smuoveva, la prese e la trascinò verso i camerini.
Lì c’era un sacco di fila perché tutti i camerini erano occupati.
-ci toccherà aspettare…- disse DaShan e in cuor suo sospirò di sollievo.
-affatto!- esclamò una voce allegra alle loro spalle.
Ovviamente era Atena, appena tornata dalla cassa con i vestiti di Tsubasa e un “piccolo” regalino per Kyoya.
-ormai Tsubasa ha fatto quindi non dovrete aspettare molto-
-meglio così- disse Chao-Xin.
-Tsu-kun! Ho comprato i tuoi vestiti!-
Il camerino si aprì per l’ennesima volta e ne uscì una Tsubasa un po’ depressa –ormai l’hai comprato, quindi…- prese la busta e richiuse le tende ancora una volta.
Si spostò verso un altro camerino.
-Kyoya!- chiamò.
Uno “Tsk” irritato le fece capire dov’era.
Si posizionò davanti al suo camerino e ci lanciò sopra una scatoletta; il camerino, essendo privo di soffitto, fece sì che il pacchetto andasse a finire proprio in testa a Kyoya.
-aio!- un lamento –prega affinché non ti prenda Atena- disse arrabbiato.
-ok, pregherò- rispose lei un po’ meno energica.
Un camerino si aprì e ne uscì Madoka con indosso un vestitino bianco niente male.
-Madoka?-
-oh, sei tu Atena. Mi hai spaventata-
Atena la guardò storta –lo sai che lo shopping non è per noi ma per i ragazzi, vero?-
Madoka annuì –lo so, però quando ho visto questo vestito non ho potuto fare a meno di provarlo-
-va bhè. Ha intenzione di comprarlo?-
-eh? No no, non preoccuparti- detto ciò si richiuse nel camerino.
-per quel che mi riguarda poteva anche comprarselo- pensò Atena ad alta voce.
Tsubasa uscì dal suo camerino e lasciò il posto a DaShan.
-io vado a pagare i miei vestiti- disse Chao-Xin allontanandosi.
DaShan annuì e iniziò a cambiarsi.
-Atena…-
La ragazza si voltò e andò ad incrociare lo sguardo splendente di Tsubasa.
-adesso che si fa?- domandò.
-adesso aspettiamo che tutti finiscono di cambiarsi, poi andiamo dal parrucchiere, al negozio di scarpe e infine decidiamo i nomi. E poi mi metto al lavoro e cerco un modo per spezzare la maledizione-
-come mai le ricerche le fai per ultime?- domandò Tsubasa.
-perché così posso concentrarmi solo su quelle- disse sorridendo in difficoltà.
In realtà voleva semplicemente godersi passo per passo il “cambiamento da ragazzi e ragazze” dei suoi amici.
 
-adesso dove si va?- domandò Yu rivolto a Madoka e Atena.
-tsk! Per quel che mi riguarda possiamo anche andare all’albergo subito- disse Kyoya.
Indossava una maglietta verde scuro smanicata, una minigonna color sabbia con una sottile cinta argentata, la solita collana al collo, stivali e guanti in pelle marroni e infine delle calze a rete (il regalo di Atena xD).
Si allontanò a passo svelto.
-Kyoya aspetta!- disse Nile correndogli dietro.
Lei indossava un vestito verde senza maniche con ricami dorati alle estremità che si allacciava al collo, la cui gonna era lunga fin poco sotto le ginocchia e spaccata sui fianchi; a separare la parte superiore da quella inferiore c’era una cinta marrone; una sciarpa color crema e dei guanti scuri con bracciali dorati completavano il tutto.
-fermi dove siete… tornate subito qui…- una voce li fermò all’istante e li costrinse a fare dietrofront; sembrava provenire dall’oltretomba ma in realtà era solo Atena.
-quindi che si fa?- domandò Masamune.
Indossava una felpa verde chiaro con sotto una maglietta verde scuro, dei pantaloncini corti neri con una cinta marrone, delle scarpe da ginnastica e dei guanti a mezza mano neri.
-mi sembra ovvio: facciamo una bella sfida!- esclamò Ginka.
Indossava una gonnellina di jeans blu scuro, una maglietta arancione e sopra un giacchettino corto celeste; i guanti erano sempre gli stessi (Madoka non era riuscita a convincerlo a cambiarli), stessa cosa per la fascia sulla testa e la sciarpa bianca.
-no ragazzi! Prima andiamo dal parrucchiere e poi a comprare le scarpe!- esclamò Madoka, l’unica che aveva preso la situazione con un po’ di serietà.
 
Detto fatto.
Alle 7 di sera le compere erano ufficialmente concluse.
-direi che è tardi per fare qualcos’altro; andiamo a cenare- disse Masamune con un certo languorino.
-no ragazzi, io prima ho bisogno di rilassarmi un po’- disse Chao-Xin.
DaShan la guardò storta -hai intenzione di andare a fare la corte a qualche ragazza?-
Indossava una maglietta simile a quella che portava sempre Tsubasa, però rossa e dei pantaloni larghi bianchi; infine c’erano i solito polsini rossi con estremità dorate e i soliti guanti.
In poche parole anche lui, come Ginka, aveva fatto di tutto per non cambiare troppo il suo stile.
-mi sembra ovvio- disse Chao-Xin.
Yu ridacchiò –e come puoi? Ora sei una ragazza- disse.
E il mondo di Chao-Xin andò in frantumi.
Cadde in ginocchio sconsolata mentre tutte ridacchiavano alle sue spalle.
-non è possibile. E ora come faccio?-
-puoi sempre provare a corteggiare i ragazzi- disse Atena sorridendo beffarda.
Chao-Xin si rimise in piedi, si pulì il vestito e fece per andarsene via.
-dove vai?- gli domandò Tsubasa.
-al parco- rispose lei –e Atena viene con me-
Tutti la guardarono senza capire.
-io? O.o-
-ho intenzione di sfidarti Atena: una leale sfida a beyblade; se vinco io tu dovrai uscire con me non appena sarò tornato normale, se vinci tu io dovrò uscire con un ragazzo-
Atena sorrise –mi sta bene-
-la cosa si fa interessante- disse Tsubasa.
-sì, una bella sfida con la posta in palio!- esclamò Masamune.
Si diressero al parco e lì… la sfida ebbe inizio.
-3 2 1 pronti… lancio!- esclamarono Chao-Xin e Atena lanciando i loro bey in un’arena.
L’espressione di Ginka si fece seria –Atena ha lanciato Burn Linx, vuole finire l’incontro al più presto-
L’espressione di Atena si fece scocciata.
-ho fame e voglio mangiare; non mi va di combattere con te- disse secca.
Chao-Xin sorrise –guarda che hai accettato tu, nessuno ti ha costretta; potevi pensarci prima-
Con una serie di attacchi Chao-Xin mise Atena all’angolo.
-è in difficoltà!- esclamò Masamune.
-forza Atena!-
Due parole: forza Atena.
Le pronunciò Tsubasa.
Bastò questo ad incendiare l’animo di Atena e a darle la forza di vincere.
-figurati se perdo- disse con gli occhi che sembravo infiammati –non ho alcuna intenzione di uscire con te, e lo sai perché? perché io appartengo solo a Tsubasa!-
-EEEEEEEEHHHHHHHHH!!!!!!!!???????????- un grido generale.
Il diretto interessato, ora direttA interessatA, arrossì vistosamente –ma che dici Atena!? >///<-
-vai Burn Linx! Mossa speciale: incrocio mortale della Lince!-
Il bey prese la forma della Lince di Fuoco e con i suoi artigli graffiò violentemente ad X il bey di Chao-Xin che venne sbalzato lontano e… si fermò.
-non è possibile- Chao-Xin cadde in ginocchio –ho perso-
Atena recuperò il suo bey –domani uscirai con un ragazzo- disse –e il ragazzo in questione lo sceglierò io-
 
 
NB: Atena possiede due bey: il primo è Burn Linx, un bey d’attacco, che rappresenta il suo carattere forte, allegro e spensierato; il secondo è Storm Cygnus, un bey di difesa, che rappresenta la sua parte sentimentale, calma e riflessiva.
 

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Capitolo 3
*** Il primo appuntamento di... Mei-Ling XD ***


Cap. 3: Il primo appuntamento di… Mei-Ling XD

 
Mattina.
Il sole brillava gioioso nel cielo.
Gli uccellini canticchiavano sereni e svolazzavano di ramo in ramo.
La persone passeggiavano felici gustandosi quel meraviglioso nuovo giorno.
E in tutta questa bellezza colma di allegria Chao-Xin… sbuffava, e se ne stava seduta su una panchina attendendo che il suo “cavaliere” si presentasse a lei e la invitasse per il suo primo appuntamento (da ragazza ovviamente); e intanto rimuginava sul passato, in particolare su un evento accaduto la sera prima che non le andava per niente giù.
 
FLASHBACK
Atena recuperò il suo bey –domani uscirai con un ragazzo- disse –e il ragazzo in questione lo sceglierò io-
Detto ciò le ragazze si spostarono nell’albergo in cui alloggiavano, più precisamente nella stanza di Madoka e Atena.
Chao-Xin se ne stava in un angolo a disegnare cerchietti mentre le altre discutevano animatamente riguardo tutto quello che stava accadendo e i provvedimenti al riguardo.
-duuuuuunque… i vestiti ce li avete, le scarpe pure e i capelli sono a posto. Cosa manca?- domandò Atena accarezzandosi il mento pensierosa.
Tutte quante sapevano cosa mancava, ma non erano di certo elettrizzate al riguardo e perciò non volevano farne parola.
Purtroppo a Madoka si accese una lampadina –i nomi!- esclamò battendosi un pugno sul palmo dell’altra mano.
Il viso di Atena si illuminò –ma certo! Per poco non dimenticavamo la parte più importante, che sceme-
Seguirono sospiri e sbuffi da parte dei presenti, tant’è che Atena e Madoka si guardarono perplesse; poi fecero spallucce e Madoka accese il suo inseparabile portatile.
-esattamente che nomi cerchiamo?- domandò mentre premeva velocemente i tasti della tastiera.
-se proprio dobbiamo cambiare nome…- iniziò Nile ma venne bruscamente interrotta da Kyoya che si alzò di scatto e batté una mano sul tavolino facendolo tremare –io non ho intenzione di cambiare nome, chiaro!?-
-“e il temibile blader Kyoya precipitò nelle tenebre e il suo bey, rock leone, scomparve per sempre dalla faccia della terra”- disse Atena con il tono di una che sta recitando un citazione o sta predicendo il futuro.
Un brivido freddo percosse la schiena della leonessa che tacque e si rimise a sedere.
-dicevo… se proprio dobbiamo cambiare nome…- ricominciò Nile, ma come al solito venne interrotto –però non è giusto: abbiamo salvato il mondo per l’ennesima volta ed ecco come siamo stati ripagati- disse Masamune sbuffando afflitto.
-la prossima volta fatelo in diretta TV- propose Atena senza distogliere lo sguardo dal monitor.
-stavo dicendo… se proprio dobbiamo cambiare nome…- Ginka stava per aprire bocca, ma un’occhiataccia tagliente di Nile gli fece capire che era meglio se stava zitto e lo faceva continuare -… almeno scegliamone qualcuno simile ai nostri- concluse finalmente.
-non so se è possibile una cosa simile- disse Madoka –è una ricerca impegnativa-
-per me invece sarebbe la cosa migliore- intervenne Tsubasa.
Gli occhi di Atena si staccarono finalmente la monitor per posarsi nei suoi –e sia!- esclamò energica strappando il computer dalle mani di Madoka e iniziando a digitare parole chiave alla ricerca dei nomi perfetti.
La ricerca durò ben DUE ore (assurdo =_=) , tempo durante il quale le ragazze si fecero portare la cena in camera e discussero riguardo l’assurdo incontro con la strega.
-ho deciso!- esclamò di punto in bianco Atena attirando l’attenzione delle presenti.
Si alzò in piedi tenendo con una mano il computer mentre con l’altra indicava le ragazze una per una, Madoka esclusa –Chao-Xin sarà Mei-ling, DaShan sarà Yin Mei, Ginka sarà Junko, Masamune sarà Mami, Kyoya sarà Kyoko, Nile sarà Lila, Yu sarà Yuriko e Tsubasa sarà Tsuki. Bene, è deciso- concluse soddisfatta.
Le ragazze rimasero un attimo impietrite e la guardarono smarrite.
-io sarei Mami?- domandò Masamune. Atena annuì con vigore e allora lui aggiunse –e perché mai?-
-perché mi piaceva il soprannome Mami-chan- disse schietta sorridendo e Masamune non riuscì a dire altro che “Ah…”.
-in cosa il nome “Yin Mei” somiglia al nome “DaShan”?- domandò DaShan perplessa.
Atena le rispose sorridendo –ero a corto di nomi- come al solito molto sincera.
-a me sta bene!- esclamò Yu saltellando.
-sarà, ma a me “Junko” non mi va mica a genio- disse Ginka incrociando le braccia leggermente imbronciato.
-accontentati- disse Atena, sempre con il solito sorriso.
Con uno scatto lanciò il computer a Madoka che per fortuna lo prese al volo e strinse le mani di Tsubasa tra le sue –a dir la verità Tsubasa, il nome “Tsuki” non l’ho scelto perché somiglia un po’ al tuo; l’ho scelto perché lo posso abbreviare in “Tsu-kun” come ho sempre fatto- esclamò con gli occhi che le brillavano.
-capisco…- disse lei mentre una goccia di sudore le scendeva lungo la tempia.
Atena la lasciò con delicatezza poi si alzò in piedi di scatto -perfetto! Ha inizio il piano “il primo appuntamento di Mei-Ling!”-
Chao-Xin, a cui era stato affibbiato quel nome, si voltò verso di lei e la guardò senza parole, a metà tra lo sbigottito e il disperato.
-hai capito bene- continuò Atena –domani uscirai con un ragazzo a mia scelta e se quel ragazzo a fine giornata non sarà soddisfatto di te, potrai dire addio a Virgo e alla possibilità di tornare Boy-
Silenzio.
Le presenti la guardarono incredula.
-vuol dire che non ci farai tornare ragazzi?- domandò Kyoya ringhiando.
-no, vuol dire che quando troverò il rimedio per farvi tornare normali, a lui non darò nulla- si affrettò a precisare intimorita.
-ah, allora va bene-
Fine FLASHBACK
 
Chao-Xin sbuffò per l’ennesima volta.
-speriamo almeno sia un ragazzo carino- pensò ad alta voce.
-tu sei Mei-Ling?- domandò una voce alla sue spalle.
Sapeva il suo “nuovo nome” quindi a rigor di logica doveva essere il ragazzo dell’appuntamento che aveva scelto Atena.
“eppure io questa voce l’ho già sentita…” pensò mentre si alzava in piedi e si volta –certo, sono proprio i- la voce le morì in gola.
Speriamo almeno sia carino? Le ultime parole fatidiche =_=
-piacere, io sono Benkei- si presentò il ragazzo possessore del beyblade Dark Bull.
E fu come se il mondo di Chao-Xin si frantumasse in mille pezzi.
Non solo doveva uscire con un ragazzo, cosa assolutamente contro i suoi principi, ma doveva pure uscire con un ragazzo che conosceva e non le piaceva per nulla! Avrebbe preferito Kenta a questo punto!
-andiamo?- domandò Benkei invitandola a seguirlo.
Dopo un istante di sconforto gli occhi di Chao-Xin si incendiarono di rabbia “questa te la faccio pagare Atena, puoi star certa che non te la farò passare liscia”
Un brivido freddo percorse la schiena di Atena.
Chao-Xin contò mentalmente fino a dieci cercando di contenere la collera che le avrebbe portato via il bey e poi annuì falsa –ma certo-
Atena, Madoka e i blader ora ragazze uscirono fuori dai loro nascondigli: Tsubasa e DaShan saltarono giù da un albero, Yu, Madoka e Nile spuntarono fuori da un cespuglio, e Atena e Kyoya chiusero i giornali che stavano leggendo (erano seduti su una panchina vicina a quella di Chao-Xin xD)
Ebbene sì, la stavano spiando per controllare che non scappasse, ma soprattutto per godersi lo spettacolo.
-bene, sta andando tutto per il meglio- disse Atena energica.
-scusami, ma perché hai scelto proprio Benkei?- domandò Nile confuso.
Atena le sorrise –perché non sapevo chi altro scegliere- disse schietta.
Nile cadde all’indietro mentre tutte le altre la guardarono senza parole.
-sbrighiamoci altrimenti li perdiamo- disse Madoka non particolarmente entusiasta.
-solo una domanda- intervenne Yu –dove sono Gin-gin e Masamune?- domandò.
Tsubasa iniziò a guardarsi intorno –hai ragione, che fine hanno fatto?-
In quell’istante da un negozio di dolciumi uscirono le dirette interessate piene di buste e bustine.
-eccoli =_=- disse Kyoya indicandole.
-eh? Ma che fine ha fatto Chao-Xin?- domandò Masamune con una ciambella alle crema in bocca.
-ha iniziato l’appuntamento =_=- disse Atena un po’ irritata dal loro di modo di fare.
-ah, davvero? E chi è il ragazzo che hai scelto?- domandò allora Ginka ingoiando un pasticcino intero.
Atena le sorrise soddisfatta –è Benkei-
Silenzio.
-CHE COSA!?- esclamarono le due più che sorprese –e perché proprio lui?- aggiunse allora Masamune.
-perché non sapevo che altro scegliere. La cosa vi crea problemi?- domandò con aria minacciosa.
Le due scossero il capo in segno di diniego.
-bene! Allora proseguiamo il nostro pedinamento!-
Kyoya la bloccò afferrandola per un braccio –ferma un attimo. Come hai fatto a convincerlo?-
Atena la guardò senza capire –convincere chi? O.o-
-Benkei ovviamente! Lo conosco troppo bene, non gli interessano le ragazze-
-già, l’unica persona che gli interessa è Kyoya- precisò Nile guadagnandosi un’occhiata della diretta interessata visto il doppio senso della sua affermazione.
-bhè, si vede che non lo conoscete abbastanza- disse Atena sorridendo tranquilla.
La stretta sul polso aumentò –non scherzare Atena! Cosa gli hai detto per convincerlo?-
Atena con uno strattone si liberò dalla sua presa –sai Kyoya, tutti prima o poi cambiano. E sarebbe il caso che lo facessi- disse secca.
La leonessa sbuffò.
Atena si voltò e cominciò a camminare; dopo pochi passi si bloccò e le sfuggì una risatina.
 
FLASHBACK
Circa un paio d’ora prima…
-io dovrei uscire con una tua amica? Ma fammi il piacere!- esclamò Benkei irritato.
-no, sei tu che devi fare un piacere a me!- disse Atena di rimando guadagnandosi un’occhiataccia -Eddai Benkei! Si tratta solo di una giornata, poi non ti rompo più!-
Il “toro" sbuffò per l’ennesima volta –non se ne parla!-
-cosa vuoi in cambio?- domandò Atena diretta.
Benkei incrociò le braccia e voltò di poco la testa –nulla. Non mi faccio comprare io-
Atena lo guardò scettica –ah sì? E se ti organizzassi un appuntamento con Kyoya-
Silenzio.
-cosa hai detto?- domandò Benkei fissandola sbigottito.
-hai sentito bene- questa volta fu Atena ad incrociare le braccia –se tu esci con la mia amica, io ti organizzo un appuntamento con Kyoya: potrete parlare, combattere e divertirvi, e ti giuro che Kyoya non se ne andrà fino a quando non sarai soddisfatto-
Gli occhi di Benkei presero a brillare –d-davvero lo faresti?- domandò con voce tremante, quasi volesse scoppiare di gioia.
-mi pare ovvio- acconsentì lei sorridendo.
Per tutta risposta Benkei la afferrò e la strinse forte abbracciandola -Grazie!!!!!!!!-
-Benkei mollami! Non riesco a respirare…- mormorò Atena a corto di fiato.
Benkei si scusò e la lasciò andare.
-allora è deciso?- domandò Atena ansimando e massaggiandosi le braccia.
Il “toro” annuì energico –sì, però…-
-oddio, che c’è ora?- domandò la ragazza sull’orlo di una crisi nervosa.
Evidentemente l’abbraccio non le era piaciuto…
-io non ho mai avuto un appuntamento quindi non so che fa né come comportarmi- ammise Benkei arrossendo un poco.
Atena sospirò, poi sorrise –non preoccuparti, ti dirò tutto ciò che c’è da sapere- esclamò appoggiandogli una mano sulla spalla.
E nella sua mente iniziò a formarsi un piano diabolico.
Fine FLASHBACK
 
Un sorriso famelico si accese sul viso di Atena “tanto non verranno mai a saperlo” pensò lanciando un paio d’occhiata alle ragazze alle sue spalle che la guardavano confuse.
-Forza! Si va al Luna-Park!-
Silenzio.
-e tu come sai che stanno andando proprio lì?- domandò DaShan guardandola sorpresa.
-figurati se Benkei sapeva come comportarsi ad un appuntamento =_= Tutto quello che sa e farà gliel’ho suggerito io- esclamò solenne battendosi un pugno sul petto.
-ceeeerto…-  chissà perché la cosa era molto preoccupante.
-Andiamo!- incitò Madoka cercando di distogliere l’attenzione dall’ultima affermazione di Atena.
 
-Wow! Questo parco di divertimenti è enorme!- esclamò Chao-Xin con gli occhi che le brillavano, tradendo una certa emozione.
Sembrava proprio una ragazzina il giorno del suo primo appuntamento.
Benkei sorrise –mi fa piacere. Forza, entriamo-
Chao-Xin annuì ed entrarono nel meraviglioso parco di divertimenti, aperto da pochissimi giorni e colmo di attrazioni di ogni genere.
Pochi minuti dopo all’entrata comparvero anche Ginka e gli altri.
-Magnifique!- esclamò Atena eccitata ammirando il portone d’ingresso e ciò che c’era oltre.
Afferrò Tsubasa per la mano e la trascinò dentro –forza, andiamo!-
-Dove?- domandò lei un po’ confusa.
-a divertirci!- esclamò schietta.
Tsubasa puntò i piedi e frenò bruscamente, Atena si voltò e la guardò confusa.
-a divertirci?- Nile la guardò interdetta.
-ma non dovevamo pedinare Chao-Xin per controllarlo?- domandò Yu.
Atena rimase per pochi secondi in silenzio, dopodiché iniziò a ridacchiare in difficoltà.
-ma certamente! Ovvio, cos’altro vorresti fare in un parco di divertimenti?- disse grattandosi la nuca.
Kyoya la guardò storta –Tsk! Certo, vallo a dire a qualcun altro-
-cattivo Kyoya- Atena gonfiò le guance irritata suscitando qualche risata dei presenti.
-Allora andiamo?- domandò DaShan che aveva tutte le intenzioni di godersi quel fantastico spettacolo.
Madoka annuì –certo, però dove esattamente?-
Tutti si voltarono verso Atena che per tutta risposta fece spallucce –non ne ho idea-
Qualcuno cadde all’indietro, qualcun altro si resse in piedi a fatica.
-inutile- farfugliò Kyoya rimettendosi in piedi.
-perfetto, e ora come facciamo?- domandò Nile.
Una lampadina si accese sulla testa di Atena –ci dividiamo in gruppi!-
-O.o-
-così possiamo cercarli meglio! Chi li trova fa uno squillo agli altri e riferisci la sua posizione-
Le ragazze acconsentirono.
-Bene! Allora… il primo gruppo è formato da Kyoya, Nile e DaShan-
-per forza con lui?- domandò Nile che non ce la faceva più a sopportare la leonessa, la quale alla sua domanda sbuffò.
-sì. Dicevo… il secondo gruppo sarà formato da Ginka e Madoka ^.^- disse Atena facendo l’occhiolino alla ragazza, la quale le sorrise energica.
-e ovviamente con Ginka ci vado anche io- esclamò Masamune solenne facendo cadere all’indietro sia Atena che Madoka.
-mi sta bene- acconsentì Ginka, e i sogni d’amore di Madoka si infransero.
-o-ok. Allora come ultimo gruppo ci siamo io e Tsubasa- concluse soddisfatta.
Le dispiaceva un po’ per la povera Madoka, però infondo alla fine era riuscita nel suo intento.
Avrebbe avuto il suo primo appuntamento, e in un parco di divertimenti per giunta! Sembrava quasi uno di quei film romantici... peccato che il suo ‘accompagnatore’ era una ‘accompagnatrice’.
Atena sospirò pesantemente “Poco male, l’importante è che è Tsubasa!”
-che bello Tsubasa, ci divertiremo un mondo- esclamò Yu sorridendo.
-ma non siamo qui per divertirci- disse allora Tsubasa con tono serio.
Per un attimo Atena sperò di aver sentito male.
-perché io sono nel vostro gruppo, vero?- domandò Yu dopo aver letto la perplessità nel viso di Atena.
“No! Gli occhioni da cucciolo no!”
Atena cercò invano di resistere al dolcissimo sguardo di Yu.
-io… e va bene- non poté fare a meno di acconsentire.
-evviva!- esclamò Yu saltellando di felicità.
A Tsubasa sfuggì un sorrisetto, e Atena si rese conto che il suo peggior nemico era uno dei suoi amici più cari.
 
Benkei lanciò un paio di occhiate a Mei-Ling la quale si guardava intorno eccitata.
Gli sfuggì un sorrisetto, infondo quella ragazzina non sembrava tanto male.
Quando Atena gli aveva proposto di uscire con la sua amica lui si era immaginato una ragazza orrenda sia d’aspetto che di carattere e invece guarda che splendore.
Già, doveva ammettere che era davvero carina.
Se non altro non sarebbe stata una giornata straziante (l’esatto contrario di ciò che pensava Chao-Xin xD), o almeno così si prospettava.
In qualunque caso non avrebbe di certo potuto piantarla in asso: Atena gli aveva giurato che se avesse abbandonato la sua amica a metà appuntamento avrebbe detto addio all’appuntamento con Kyoya, e Benkei non poteva permettere una cosa simile.
“dannata Atena, alla fine mi ha soggiogato con tutte quelle belle parole” sospirò pesantemente.
-Da dove iniziamo Benkei- domandò Mei-Ling che non vedeva l’ora di provare ogni singola giostra. Benkei si guardò intorno spaesato mentre con la mente vagava verso ricordi lontani (risalenti a circa due ore prima xD)
 
FLASHBACK
-ascoltami bene Benkei!- esclamò Atena con una bacchetta in mano.
Accanto a lei c’era una lavagnetta presa da chissà dove con attaccata sopra la piantina del luna-park.
-siccome è un primo appuntamento devi far colpo su di lei e quindi farla divertire, dunque il luogo migliore è il luna-park. Ricorda che il sogno nel cassetto di tutte le ragazze è di trascorrere il loro primo appuntamento al luna-park. Fin qui è tutto chiaro?-
Benkei annuì mentre prendeva appunti su un blocchetto.
-bene. Per prima cosa dovrete andare sulle montagne russe: toglietevi subito questo dentaccio cariato, come si suol dire- esclamò la ragazza battendosi la bacchetta sul palmo della mano.
Fine FLASHBACK
 
Benkei sorrise afferrò Mei-Ling per il braccio guadagnandosi un’occhiata sorpresa.
-andiamo!- esclamò trascinandola fino all’entrata dell’attrazione e mettendosi in fila.
Una volta lì Chao-Xin ebbe un brivido: erano le montagne russe più grosse che avesse mai visto e, a detta di alcuni ragazzi che facevano la fila con loro, erano anche le più veloci.
La ragazza deglutì con il cuore a mille che le tamburellava nel petto.
 
I vagoni si fermarono e le povere persone che vi stavano sopra scesero traballando e si trascinarono fino all’uscita.
-A-Atena… dicevi che se fossimo saliti s-sulle montagne russe avremmo potuto controllare t-tutto il parco vista l’altezza della pista, ma io n-non ho certo avuto il tempo di g-guardarmi intorno- balbettò Yu con gli occhi a girandola.
Alle sua spalle Atena si teneva una mano sulla bocca cercando di non vomitare –mi sa che mi sono sbagliata- mormorò appoggiandosi a Tsubasa, la quale non stava tanto meglio di lei.
Ovviamente Atena non era voluta salire per cercare Chao-Xin e Benkei ma semplicemente per divertirsi; peccato che avesse scelto l’attrazione peggiore per farlo.
-d-devo andare in bagno- biascicò correndo verso la toilette con lo stomaco in subbuglio.
No, aveva decisamente sbagliato a scegliere.
Chissà come se la sarebbero cavata Chao-Xin e Benkei: le montagne russe erano la prima tappa…
 
Chao-Xin salì sul vagone, Benkei si sedette accanto a lei.
Deglutì mentre agganciava la cintura e puntava i piedi, e ringraziava di non aver fatto colazione perché troppo giù a causa dell’imminente appuntamento.
Quello sarebbe stato il giro peggiore della sua vita, ma non poteva NON POTEVA mettersi ad urlare come una ragazzina. No, era davvero troppo per lei!
Strinse i pugni sulle gambe.
“Ti prego Dio, fa’ che sopravviva” pregò mentalmente.
E il vagone iniziò lentamente ad avanzare.
 




.: Angolo dell'autrice la cui mente malata ha partorito questa Fic assurda :.

Allooooora... chiedo venia per averci messo così tanto tempo per pubblicare questo capitolo!
Purtroppo tra scuola e famiglia (e computer sequestrato u.u) non ho avuto molto tempo per scrivere.
Ringrazio Asdrid 00 che recensisce sempre, ma anche Sesshy4ever, love tsubasa e Aury99 per aver commentato lo scorso capitolo.
Spero che questo terzo chappy vi piaccia, ammetto che mi sono divertita molto a scriverlo: Chao-Xin e Atena li adoro troppo xD
Ovviamente il prossimo capitolo arriverà ad Aprile, sperando stavolta di non ritardare troppo :/
Mi raccomando, recensite! ;)
Tanti saluti

_Pandora_

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Capitolo 4
*** Separazioni ***


Cap. 4: Separazioni

 
Nel parco di divertimenti regnava la quiete, o meglio il caos.
C’era una confusione tale che Tsubasa e Yu dopo essere stati spintonati da dei turisti cinesi comparsi da chissà dove, nelle confusione totale causata dal giro sulle montagne russe, avevano perso di vista Atena.
-Accidenti, ma dove sarà finita?- domandò Yu guardandosi intorno –tu la vedi Tsubasa?-
La ragazza scosse il capo –no, non la vedo da nessuna parte. Eppure cinque minuti fa era appoggiata alla mia spalla, ne sono sicura-
-tutta colpa di quei turisti! Se non ci fossero venuti addosso in quel momento di disordine mentale ora Atena sarebbe ancora con noi!-
-Dici che l’hanno trascinata via senza che ce ne rendessimo conto?-
Yu annuì –già. Se non sbaglio sono andati da quella parte- esordì indicando alla sua sinistra, in direzione della giostra con i tronchi –Forse se ci sbrighiamo la troviamo-
-Sì. Prima però…- Tsubasa si voltò verso il negozietto delle montagne russe -…devo fare una cosa. Vieni con me?-
-Certamente! Non ho intenzione di fare la fine della povera Atena- detto ciò le si attaccò ad un braccio senza alcuna delicatezza.
 
Era impossibile resistere, ormai non ce la faceva più.
La gola le bruciava, sentiva come mille spilli che la punzecchiavano in attesa che aprisse bocca.
Da poco avevano cominciato anche a formicolarle le mani, una sorta di invito ad abbandonare la barra davanti a lei.
Strinse i denti, non aveva alcune intenzione di cedere.
Solo perché aveva paura e un forte bisogno di sfogarsi non significava che doveva mettersi ad urlare!
Accanto a lei Benkei strillava come una cornacchia dalla prima discesa e le stava letteralmente distruggendo un timpano; avrebbe tanto voluto dirgli di starsi zitto, ma non poteva perché prima di tutto lui non sarebbe riuscita a sentirla, e poi se avesse aperto bocca in automatico si sarebbe messa a gridare anche lei.
E lei non voleva, NON POTEVA mettersi ad urlare come una ragazzina.
Eppure… qualcosa in lui era cambiato.
Da quando era diventato una ragazza si emozionava per un nonnulla (basti pensare alla gioia che aveva provato all’entrata del parco), era più gentile del solito e si spaventava anche per le cose più stupide.
Come quelle montagne russe ad esempio: Chao-Xin non avrebbe mai avuto l’istinto di gridare quando era un ragazzo, invece ora che aveva il corpo di una ragazza non riusciva a trattenersi.
Tutta colpa di quella dannata strega!
Ma si può sapere come gli era venuto in mente di trasformarle in delle dolci fanciulle?
Però la colpa non era solo sua, o almeno lo era fino ad un certo punto.
Chi aveva avuto la malsana idea di cambiarla d’abito e di cambiarle il nome? Atena.
E chi l’aveva battuta ad una sfida di beyblade? Atena.
E chi aveva minacciato di non trasformarla più in ragazzo se non fosse andata ad un appuntamento con un maschio? Ovvio, Atena.
Dunque era soprattutto a causa sua se ora si trovava sulle montagne russe più veloci del paese con Benkei seduto affianco.
-Maledetta…- sussurro serpentina lasciando la sbarra davanti a lei che aveva stretto così forte da farsi diventare le nocche delle mani bianche; sollevò le braccia al cielo e….
 –ATENAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Niente da fare, alla fine non era riuscita a resistere.
 
Atena sobbalzò sentendosi chiamare.
Si guardò intorno spaesata ma non vedendo nessun volto familiare rimase un po’ delusa.
Dopo la sosta al bagno era subito corsa alle montagne russe, ma Tsubasa e Yu non erano dove li aveva lasciati.
Sospirò pesantemente –sono rimasta sola- pensò triste.
Aveva sempre detestato la solitudine.
Certo, aiutava a rilassarsi e a concentrarsi, infatti quando andava in montagna a meditare non si portava nessuno dietro; eppure in quei momenti aveva la speranza che qualcuno la sarebbe venuta a trovare, magari il suo amato Tsubasa, oppure la sua cara amica Madoka.
Invece ora… quante probabilità c’erano che una delle sue compagne (perché ormai erano tutte ragazze) la trovasse in mezzo a tutta quella gente e confusione?
La cosa che le faceva più male era vedere che era l’unica persona a non essere accompagnata da nessuno.
C’erano gioia e festa intorno a lei, e vedere tutti quei sorrisi era come ricevere una pugnalata nel petto.
“No”
Scosse il capo con vigore, non si sarebbe abbandonata alla depressione senza nemmeno provare a cercare le sue amiche.
“Forza e coraggio Atena, vedrai che se ti impegni ritroverai Tsubasa e Yu”
Annuì convinta e diede un’occhiata in giro.
-Dunque… dove possono essere andate ad infilarsi quelle due?-
Dopo averci ragionato (dopo aver fatto la conta) optò per la zona degli autoscontri e dei giochi a premi.
Cominciò a correre in quella direzione e si confuse con la folla.
In quello stesso istante dal negozio accanto alle montagne russe uscirono Tsubasa e Yu, il primo con una bustina in mano.
-Ora possiamo andare- esordì Tsubasa.
Yu annuì e insieme si diressero verso i tronchi che, per la cronaca, erano nella direzione opposta agli autoscontri.
 
-no No NO!- esclamò Madoka spazientita.
-Eddai, Madoka facciamo solo un giro e poi scendiamo- esclamò Masamune cercando di convincerla.
Era da almeno dieci minuti buoni che quei due litigavano.
Masamune voleva a tutti i costi salire sulla torre di 60 m, quella che sale, si blocca alla massima altezza e poi scende all’improvviso senza preavviso; Madoka invece non voleva dargliela vinta perché non era quello il motivo per cui erano venuti al parco di divertimenti.
O forse c’era anche qualcos’altro?
-dai ragazzi, calmatevi- cercò di mettere pace Ginka, ma non ottenne i risultati sperati.
-Io voglio salire su quella torre!- esclamò Masamune scocciato.
Madoka scosse il capo con vigore –no, tu non ci salirai!-
-Perché no!?-
-Perché io non voglio salirci!-
-e allora?! Resta giù e guardaci!-
-no No NO!- di nuovo la ragazza scosse il capo.
Probabilmente se con Ginka ci fosse stata una persona qualsiasi, Madoka non avrebbe fatto poi tante storie per lasciarli salire.
Ma Masamune non era una persona qualsiasi, anzi… lui e Ginka avevano un rapporto così stretto che non si poteva non pensare male.
Per questo non voleva lasciarli salire da soli: aveva paura di essere esclusa.
-Che ti piaccia o no, io salirò su quella torre!- gridò Masamune sull’orlo di una crisi isterica, molto convinto di ciò che diceva.
D’altra parte neppure Madoka aveva intenzione di cedere –Ti ho detto che non c’è tempo! Dobbiamo trovare Chao-Xin!-
E finalmente si giunse alla domanda fatidica: -Tu che dici Ginka?- domandarono in coro voltandosi verso la povera rossa che fino ad allora non era stata minimamente calcolata.
-Io… bhé, ecco…- difficile parlare quando due paia d’occhi ti scrutano come se volessero trafiggerti.
Ginka non sapeva cosa dire, però vista la sua totale incapacità a dire bugie e visto il suo brutto vizio di dire sempre ciò che pensava, rispose –Io direi che un giro lo possiamo fare. Non c’è nemmeno tanta fila… probabilmente ci metteremo pochi minuti- diede un’occhiata alla torre, poi aggiunse -Se non vuoi salire, aspettaci qui: faremo il più in fretta possibile-
Detto ciò si avviarono verso l’imponente giostra.
E per la prima volta Madoka si sentì tradita.
“Certo, logico, la mia opinione non conta nulla. Ginka sta sempre dalla parte di Masamune, per lui i miei sentimenti non hanno importanza”
Digrignò i denti e strinse i pugni a capo chino.
-Sei uno stupido Ginka- sibilò a denti stretti.
Dopodiché si voltò e cominciò a correre.
 
C’è da dire che gli unici che stavano svolgendo il loro “lavoro” erano DaShan, Kyoya e Nile:
la prima lo faceva perché voleva assolutamente vedere cosa avrebbe combinato il suo compagno il giorno del suo primo appuntamento come ragazza; la seconda perché non voleva problemi con Atena (si da il caso che fosse lei ad avere il coltello dalla parte del manico visto che era l’unica ad avere qualche possibilità di scoprire come farli tornare normali); la terza perché Kyoya non la stava infastidendo.
Eppure dentro di loro si muoveva qualcosa, un sentimento, una voglia.
All’inizio non ci avevano fatto caso, ma più vedevano persone sorridenti salire sulle meravigliose attrazioni, più provavano il desiderio di seguirle e di divertirsi come loro.
C’era proprio da dire che quell’immenso parco di divertimenti era una grande tentazione.
Dannata Atena, era solo colpa sua! (di chi può essere la colpa se non sua? =_=)
Se non avesse scelto quel posto tanto affollato, non si sarebbero trovate in quella situazione.
Bisognava pure dire che se l’aveva scelto era per facilitare Chao-Xin ed impedirgli di farsi piantare in asso alla prima occasione.
Ma questo non potevano saperlo, e quindi avevano tutto il diritto di continuare a mandarle maledizioni (forse era proprio a causa di queste macumbe che alla fine Atena si era persa =_=)
-basta!- esclamò di punto in bianco Nile spaventando le sue due accompagnatrici.
-che c’è che non va Nile?- domandò Kyoya, anche se in qualche modo intuiva a cosa stesse pensando.
-Mi sono davvero stufata! Quando ci ricapiterà l’occasione di entrare in un parco di divertimenti enorme come questo gratis? Non possiamo passare tutta la giornata a non far nulla, è davvero troppo per me! Io non resisto più!- si sfogò irritata.
DaShan annuì d’accordo –effettivamente hai ragione: è proprio uno spreco di tempo passare la giornata a camminare senza meta in un posto così esteso-
Sul volto di Kyoya si accese un sorriso beffardo –sapete che vi dico? Io me ne infischio di Atena e comincio a farmi tutte le attrazioni di questo luna-park. Siete con me?-
Non si sa se volesse farlo davvero perché le andava oppure semplicemente perché voleva fare un dispetto alla povera Atena, fatto sta che l’invito fu così allettante che le sue compagne non poterono rifiutarsi.
-Da quale iniziamo?- domandò Nile con gli occhi che le brillavano.
DaShan consultò una cartina del parco (presa non si sa bene dove): dopo aver passato in rassegna ogni attrazione, diede un’occhiata al cielo e al sole che picchiava sulle loro teste.
Sorrise –che ne dite di farci una bella doccia?- domandò.
 
Chao-Xin se ne stava seduta a gambe accavallate su una panchina con un fazzoletto di stoffa bagnato appoggiato sugli occhi.
Si sentiva malissimo, ma non era tanto lo stomaco a farle male, quanto il fatto che quel giro sulle montagne russe aveva ferito il suo orgoglio.
Aveva gridato.
Non era riuscita a trattenersi e aveva maledetto Atena con tutte le sue forze (forse era anche per questo che Atena si era persa =_=)
-Mei-Ling, ti ho preso un bicchiere d’acqua- disse Benkei sedendosi sulla panchina.
Anche lui non si sentiva tanto bene, ma la sua salute era secondaria visto che se Mei-Ling non fosse stata soddisfatta dell’appuntamento Atena non gli avrebbe organizzato l’appuntamento con Kyoya.
Chao-Xin si tolse il fazzoletto da sopra gli occhi e prese il bicchiere –Grazie- disse sorridendo.
Per un attimo il “toro” fu certo di arrossire –D-Di nulla- balbettò il risposta.
-Dove andiamo ora?- domandò Chao-Xin dopo aver mandato giù l’acqua tutta d’un fiato.
Benkei si guardò intorno spaesato mentre cercava di ricordare gli insegnamenti di Atena
 
FLASHBACK
-Dunque Benkei, dopo il giro sulle montagne russe sarete talmente carichi di adrenalina che avrete voglia di fare subito un’altra giostra veloce- disse Atena sicura.
Benkei storse il capo –quindi facciamo qualcosa come il tronco?-
-Assolutamente no!-
Benkei sobbalzò –e allora cosa?-
-proprio perché siete così carichi dovrete scaricarvi e fare un’attrazione più rilassante- batté la bacchetta contro la lavagna, indicando un punto preciso della cartina ad essa appesa -3D-
-3D?-
Atena annuì convinta –sì, 3D. C’è un’attrazione nel parco dove si indossano degli occhiali 3D e con una pistola a raggi si spara contro dei mostri che compaiono dal nulla. Vince chi fa più punti-
-quindi devo portarla lì-
-esatto. Ricorda però che non devi assolutamente vincere-
Una vena pulsò sulla fronte di Benkei –che cosa hai detto!? Non ho nessuna intenzione di farmi umiliare da una ragazzina qualunque, soprattutto se è amica tua!-
Atena scosse lentamente il capo rassegnata ed incrociò le braccia. Posò i suoi particolari occhi su Benkei che per un attimo si sentì trapassare –Se perde sarà depressa per tutto il resto della giornata e non si goderà nessuna attrazione- disse secca –vuoi forse dire addio all’appuntamento con Kyoya?-
Benkei si sentì messo con le spalle al muro, ma non poté fare a meno di acconsentire.
Fine FLASHBACK
 
-che ne dici di fare un’attrazione più rilassante?- domandò cordiale.
Chao-Xin annuì stanca –sì, forse è meglio- gettò il bicchiere nel secchio dei rifiuti –hai qualche idea?- domandò rivolgendogli uno sguardo.
Lui annuì –seguimi-
 
-Wow, è stato fortissimo!- esclamò Masamune con il cuore che le andava a trentamila e l’adrenalina alle stelle –lo rifacciamo?- domandò con gli occhi brillanti.
Ginka scosse il capo in segno di diniego –non se ne parla. Madoka ha già aspettato abbastanza, è giusto che adesso torniamo da lei- disse seria.
Ma quando furono sul posto dove l’avevano lasciata non la trovarono.
-Ma che…?- ma le parole le morirono in gola.
Per quanto si guardasse intorno, non riusciva a vederla da nessuna parte: Madoka era letteralmente scomparsa.
Masamune sollevò un sopracciglio irritata –non dirmi che se n’è andata via senza aspettarci-
Ma Ginka non le diede corda. Cominciò a correre più veloce che poteva.
-Ehi! Ma che fai!?- esclamò Masamune andandole dietro.
-Dobbiamo trovarla!- rispose Ginka.
Era davvero preoccupata per la sua amica.
Quel parco di divertimenti era immenso e c’erano tantissime persone: chissà quanti ragazzi poco raccomandabili c’erano in giro a quell’ora; tra l’altro con Atena non avevano neppure deciso un luogo d’incontro
“Dannazione” pensò.
Cosa poteva aver spinto Madoka ad andarsene?
Aveva forse trovato Chao-Xin e Benkei? No, in quel caso avrebbe avvertito tutte le altre e presto anche a loro sarebbe arrivata una telefonata.
E se invece avesse incontrato uno degli altri gruppi? Di certo si sarebbe presa la briga di avvertire.
Dunque o era stata portata via, oppure non le aveva avvertite perché non voleva.
E qualcosa dentro Ginka le diceva che l’opzione più probabile era la seconda.
“Aspettami Madoka, arrivo”




.: Angolo dell'Autrice che si è finalmente decisa ad aggiornare :.

*si butta in ginocchio in lacrime*
Perdonooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Chiedo venia per averci messo così tanto tempo a scrivere questo chap!!!!!
Guardate il lato positivo: siamo ancora ad Aprile quindi non ho sforato più di tanto =) *padella vagante colpisce in testa l'autrice*
Aio... +_+
Oh, la padellata mi ha ricordato che devo ringraziare Love Toby, Aury99, Little Black Feather, Ami_ChanXD e Purple_Rose per aver recensito lo scorso chap, ma anche Jeo 95 per aver aggiunto la storia tra i preferiti (come Ami_ChanXD, Aury99 e Love Toby); grazie anche per le 711 visite al primo chap, per le 324 visite al secondo e per le 226 visite al terzo ;)
Bando alle ciance, parliamo di questo bel capitolo: come avrete notato è un "pochino" più corto del solito.
Il motivo? Semplice: volevo fare un bel finale che lascia tutto in sospeso, e direi che ci sono riuscita piuttosto bene visto che ho sollevato tante questioni e non ho risolto un bel niente. u.u
Riuscirà Atena a ritrovare i suoi compagni? (io ne dubito visto tutte le maledizioni che le hanno tirato e continuano a tirarle =_=)
E Madoka che fine ha fatto?
Ce la farà Ginka a trovarla prima che le succeda qualcosa di male?
Benkei metterà da parte l'orgoglio e farà vincere Mei-Ling per ottenere l'appuntamento con Kyoya?
DaShan, Kyoya e Nile faranno in tempo a salire su tutte le attrazioni?
E cosa c'è nel misterioso pacchetto che Tsubasa ha comprato al negozio accanto alle montagne russe?
Questo ed altro ancora nel prossimo capitolo di "Change!" ;)
Baci

_Pandora_

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Capitolo 5
*** Sboccia l'Amore? Oppure appassisce? ***


Cap. 5: Sboccia l’Amore? Oppure appassisce?

 
Corse.
Corse senza sosta e senza mai voltarsi.
Corse senza meta e senza mai fermarsi.
Continuò a correre anche quando sentì i polmoni bruciarle a causa dello sforzo, bisognosi d’aria.
I suoi occhi erano spenti, non vedevano altro che il vuoto.
Era come se le persone che aveva intorno fossero misteriosamente scomparse e lei fosse rimasta da sola, avvolta dal buio e dalle tenebre.
Probabilmente urtò molti dei turisti che girovagavano in cerca di un’attrazione di loro gusto, ma non se ne rese conto.
In quel momento… si sentiva vuota.
Sentiva un forte bruciore il petto, il cuore le batteva all’impazzata.
Le parole di Ginka, seppur semplici e stupide, le avevano fatto davvero male.
Sentì un sapore amaro in bocca quando pensò che, probabilmente, il ragazzo non si era minimamente reso conto di ciò che aveva fatto.
Di sicuro ora si stava divertendo insieme a Masamune, magari stavano già facendo il secondo giro.
Digrignò i denti mentre sentiva le guance bagnarsi.
“Perché? Perché mi sento così?” si domandò senza smettere di correre.
Non era innamorata di Ginka.
La sua era solo una di quelle stupide cotte che si hanno quando si è adolescente.
Con il passare del tempo i suoi sentimenti sarebbero stati più chiari e avrebbe capito che si era
sbagliata e che lui era solo un amico.
Doveva andare così, no?
E allora perché le faceva così tanto male il petto?
Possibile che… possibile che i suoi sentimenti per Ginka fossero Reali?
Chiuse gli occhi e scosse il capo con vigore.
“Impossibile! Io non posso amarlo, non voglio!”
La sua sfrenata corsa si interruppe bruscamente quando andò a sbattere con molto violenza contro qualcuno.
Cadde a terra battendo il fondoschiena e maledicendo Ginka per tutto quello che le stava facendo passare (ci tengo a sottolineare che Ginka starnutì u.u)
-Guarda dove vai deficiente!- era stata una voce dura a pronunciare quelle parole per nulla educate.
Aprì gli occhi e si guardò intorno spaesata, pian piano riprese contatto con la realtà.
-Cosa…?-
-Oh, aspetta un attimo. Non mi ero accorto fossi una ragazza- sorrise –E sei anche molto carina, la colpa dev’essere mia allora-
Era un ragazzo, alto, slanciato, di certo doveva frequentare una palestra assiduamente visto il fisico da palestrato che si ritrovava; aveva i capelli abbastanza lunghi, lisci, di un nero pece così scuro da mettere i brividi, e gli occhi viola, con mille riflessi accattivanti e in qualche modo intimidatori; indossava delle trainer, dei jeans strappati in alcuni punti e una t-shirt scura che aderiva perfettamente al suo busto, recante il nome di una famosa rock band.
Madoka si fece i complimenti per aver notato tutto questo nonostante lo stato confusionale in cui versava, ancor di più quando catturò l’immagine degli altri due ragazzi che stavano subito dietro di lui.
Uno era alto e tozzo, e indossava pantaloni di pelle neri e una t-shirt smanicata del medesimo colore; alla vita una cintura di borchie, ai piedi degli stivali scuri, al collo una collana simile alla cinta, molto appariscente; pettinatura decisamente da moicano di un colore viola scuro così acceso da far male agli occhi.
L’altro invece non era particolarmente alto ma talmente magro da sembrare anoressico;  i capelli erano lunghi, di un castano molto scuro, e gli occhi erano nero pece, tristi e annoiati; indossava dei jeans parecchio rovinati, delle scarpe da ginnastica grigie e una felpa verde scuro.
Quest’ultimo, a dirla tutta, aveva un’aria davvero familiare.
Già, somigliava molto a…
-Tetsuya!- esclamò Madoka recuperando finalmente la voce.
Già, era proprio lui, il blader possessore di Cancer.
Dopo l’ultimo torneo era scomparso nel nulla (grazie al cielo) e di lui non si era più sentito parlare.
Ed ora eccolo lì, di fronte a lei, assieme a due tipi per nulla raccomandabili.
Due tipi molto loschi, due gangster dall’aria assai pericolosa.

No, un attimo, questo voleva forse dire che si era andato ad infilare in qualche affare poco pulito ed era finito in una banda di teppisti?
“Calma Madoka, va bene essere confuse ma evita di farti filmini mentali assurdi!”
Solo allora si rese conto che Tetsuya la stava squadrando confuso.
-Ehm… ci conosciamo?- domandò.
Una vena pulsò sulla fronte di Madoka.
Intollerabile.
Ok, va bene che era passato del tempo però…
No, non poteva accettare di essere dimenticata così, in più da un infimo personaggio secondario.
Gonfiò le guance indispettita, ancora a terra perché nessuno si era degnato di darle una mano ad alzarsi –Sono Madoka-
Il ragazzo assunse un’aria pensierosa, poi divenne viola e infine bianco cadaverico –T-Tu?- balbettò sconvolto.
La ragazza annuì e si tirò finalmente su, cancellando con le mani ogni singola traccia di pianto dal suo viso.
-La conosci?- domandò il bruno.
Lui annuì con vigore –Sì, è una ragazza che porta solo guai-
Di nuovo una vena pulsò sulla fronte di Madoka.
Stava per ribattere, ma venne interrotta.
-Guai dici? E allora? Se conosci una ragazza carina ce la devi presentare, non ricordi?-
-S-sì, ma lei?-
-Niente ma- si intromise il moicano –Allora carina, ti chiami Madoka giusto?-
La ragazza annuì seria.
L’aria si stava facendo davvero pesante, doveva andarsene al più presto.
Il bruno sorrise –Ma che bel nome!- esclamò quasi canzonatorio –E quanti anni hai, Madoka-chan?-
Pericolo.
La situazione stava diventando preoccupante, doveva fuggire alla svelta.
Eppure, nonostante ogni parte del suo corpo le gridasse di scappare, le sue gambe non volevano muoversi; i piedi erano come inchiodati al suolo e il cuore, a poco a poco, stava accelerando ancor di più il suo battito facendole sempre più male.
-N-Non sono affari tuoi- cercò di mantenere un tono autorevole, ma l’impresa risultò davvero difficile.
Il sorriso di quello si allargò –Ma guarda un po’, sei una dura eh? Mi piacciono le tipe come te- allungò una mano verso Madoka e lei non si spostò.
Le prese delicatamente il mento e la guardò con i suoi perforanti occhi viola –Che ne dici di diventare la mia ragazza?- domandò con voce suadente.
Tetsuya, se possibile, sbiancò ancora di più.
Male, malissimo!
Se Madoka si fosse arrabbiata sarebbe scoppiata una rissa e DI SICURO avrebbe vinto lei; lui sarebbe stato coinvolto e ne sarebbe uscito con qualche ossa rotta come minimo.
Accidenti!
Perché diavolo si era lasciato convincere dai suoi compagni ad andare in quel parco di divertimenti proprio quel giorno?
“Ci divertiremo e troveremo di sicuro qualche pollastrella” avevano detto, e lui aveva acconsentito non tanto per i “premi” quanto per non farseli nemici.
Dannazione!
Se sapeva che incontrava quel tornado di Madoka col cavolo che accettava!
Ormai era troppo tardi per tornare indietro.
C’era solo una cosa che poteva fare…
-Mi sono ricordato di un impegno. Addio- e si defilò “per sempre” e “senza dare a nessuno il tempo di fermarlo”.
I due ragazzi lo osservarono allontanarsi confusi e scocciati.
-E ora che gli prende?- domandò il moicano corrugando le sopracciglia.
L’altro fece spallucce.
L’unica che non aveva dato peso alla sceneggiata fulminea di Tetsuya era Madoka, i cui pensieri erano rimasti all’ultima frase del bruno.
Dentro di lei si scontravano opinioni e personalità contrastanti.
Una parte di lei stava fantasticando sulla possibilità che in un futuro lontano Lontanissimo anche Ginka pronunciasse quelle parole, ma in una situazione molto più romantica e fiabesca; un’altra invece era realista e molto schifata dal fatto che era stato un teppista di cui non conosceva neppure il nome a chiedere la sua mano.
Digrignò i denti, la vena sulla fronte finalmente scoppiò.
-MAI!- esclamò indignata pestando violentemente il piede del ragazzo –Non mi metterei mai con un ragazzo schifoso come te!-
E basta.
Non fece nient’altro.
Non si scatenò come temeva Tetsuya.
No, era troppo giù per farlo.
Troppo sfinita a causa del troppo pianto.
Si voltò e ricominciò a correre, sperando di essere lasciata in pace da tutti.
Ma non andò come sperava, affatto.
-Inseguila!- esclamò il bruno dolorante visibilmente ferito nell’orgoglio –Dobbiamo fargliela pagare!-
 
-Madokaaaaa!!!!!!! Madokaaaaa!!!!!!!!! Dove sei finita!!!!?? Madokaaaa!!!!-
Da tutt’altra parte (purtroppo molto lontano) era in atto una vera e propria caccia… alla persona.
Anche Ginka, come Madoka, stava correndo.
Anche Ginka, come Madoka, non aveva una meta precisa.
Anche Ginka, come Madoka, era agitato e spaesato.
Anche Ginka, come Madoka, non aveva più fiato ma continuava a correre.
Doveva trovarla, Assolutamente.
Se non l’avesse scovata al più presto non se lo sarebbe perdonato.
Il suo comportamento, pensandoci bene, era stata davvero stupido e infantile.
Quale ragazzo che si rispetti abbandona la ragazza che gli piace per salire su una giostra assieme ad un amico?
Perché Madoka gli piaceva, giusto?
Eccome se gli piaceva!
Sin dal loro primo incontro era rimasto affascinato sia dal suo aspetto che dal suo carattere.
La sua bravura e la sua passione per il bey l’avevano colpito profondamente, ma non era solo quello.
Ogni cosa di lei era perfetta, sia il suo carattere allegro e spensierato, che il suo bizzarro lato calcolatore; anche quando alzava le mani era fantastica, nonostante in quei momenti facesse paura e davvero tanto male.
Ma la cosa più bella era il suo sorriso.
Smagliante, regale, ma anche semplice e delicato.
Un sorriso piccolo e timido che sembrava incapace di spegnersi.
Mai Ginka lo aveva visto scomparire.
Mai lo aveva visto sostituito da calde e salate lacrime.
E mai avrebbe voluto.
Eppure ora temeva che a causa sua quel sorriso dolce e spensierato si fosse spento.
Ed era anche per questo che continuava a correre.
Un forte senso di colpa si faceva strada nel suo animo, misto con la preoccupazione e la paura per lei.
“Come? Come ho potuto fare questo proprio a lei?”
Ma cosa intendeva per Questo?
Lui stesso non lo sapeva.
Forse quando aveva iniziato a correre aveva capito tutto, o magari aveva compreso proprio mentre correva, però ora come ora era talmente confuso da non capire né ricordare nulla.
Nei suoi pensieri c’era solo una persona, solo un nome rimbombava nella sua testa, lo stesso che stava gridando con tutto il fiato che gli era rimasto in corpo.
Madoka.
-Madokaaa!!!!!!!-
Incespicò e cadde in ginocchio, riprendendo finalmente fiato.
Forse aveva inciampato in un sasso, forse le sue gambe avevano ceduto.
Una mano robusta ma allo stesso tempo esile si poggiò sulla sua spalla impedendogli di alzarsi e di riprendere la sua sfrenata quanto malata corsa.
-Ginka! Che diavolo combini, vuoi morire di infarto!?- domandò Masamune gridando per sovrastare gli schiamazzi della folla intorno a loro -Riprendi fiato e manda il sangue al cervello prima di ricominciare a correre! Non ha senso che la cerchi per tutto il parco senza seguire un percorso preciso! Rischi solo di perderti o di passare più volte per lo stesso punto!-
Di tutta risposta Ginka scostò violentemente la sua mano –Non mi importa! Devo trovarla, devo trovarla SUBITO!-
-Perché? Non sai nemmeno se è davvero scappata! Magari ha incontrato quella svitata di Atena (s-svitata? O.o NdAtena) e sono andate insieme a divertirsi!-
-Ma che dici!- si alzò in piedi di scatto e si piazzò davanti a lei per fronteggiarla (ricordo che sono entrambe diventate ragazze, per chi se lo fosse dimenticato u.u) –Lei non andrebbe a divertirsi senza avvertire! Io la conosco!-
-Ah, davvero? E allora, visto che la conosci così tanto, dimmi un po’ perché è scappata. E dimmi anche dove si è andata a nascondere-
Silenzio.
I problemi erano proprio quelli.
A Ginka mancavano proprio quelle informazioni.
Masamune alzò un sopracciglio, intuendo che il/la suo/a amico/a non ne aveva la minima idea; sorrise vittorioso e indicò una panchina libera alle sue spalle –Sediamoci e ragioniamo. Due teste sono meglio di una, no?-
Ginka fu costretto ad annuire e a seguirlo.
 
Altra zona del parco, altre persone, stesso orario.
-DaShan, ricordami perché ti ho seguito su quella giostra maledetta-
-Semplice Kyoya, perché eri d’accordo con me che quella era la scelta migliore da fare visto il caldo che fa-
-Dai ragazzi, è inutile piangere sul latte versato-
-Dici così perché non indossi la minigonna e le calze a rete, Nile-
-Dico così anche se indosso una gonna spaccata sui fianchi-
Cosa sta succedendo, vi chiederete voi.
Bhé, per capirlo bisogna tornare un pochino indietro…
 
Sul volto di Kyoya si accese un sorriso beffardo –sapete che vi dico? Io me ne infischio di Atena e comincio a farmi tutte le attrazioni di questo luna-park. Siete con me?-
 Non si sa se volesse farlo davvero perché le andava oppure semplicemente perché voleva fare un dispetto alla povera Atena, fatto sta che l’invito fu così allettante che le sue compagne non poterono rifiutarsi.
 -Da quale iniziamo?- domandò Nile con gli occhi che le brillavano.
 DaShan consultò una cartina del parco (presa non si sa bene dove): dopo aver passato in rassegna ogni attrazione, diede un’occhiata al cielo e al sole che picchiava sulle loro teste.
 Sorrise –che ne dite di farci una bella doccia?- domandò.

 
Ve lo ricordate tutti questa scena presa dal capitolo scorso, no?
Sappiate che per DaShan la “doccia” era quell’attrazione per almeno nove persone a turno dove si sta seduti su dei canotti e si viene trascinati lungo un percorso d’acqua, passando sotto cascate e venendo bagnati da schizzi improvvisi. (attrazione liberamente ispirata da Gardaland e da Rainbow Magic Land)
Di certo era stata un’ottima scelta vista l’afa asfissiante di quel giorno d’estate, però i tre amici non avevano preso in considerazione un fattore importante: tale fattore era il fatto che ora non erano più tre amici (per carità, non lo erano nemmeno prima a pensarci bene O.o) ma tre amiche, femmine, per cui andare a giocare con l’acqua non era la cosa migliore da fare; soprattutto quando si indossano vestiti scelti da una svitata (ehi! >.< NdAtena), calze a rete, gonne sgambate e magari pantaloni bianco panna.
-Ragazzi, dovevamo portarci un cambio- esordì DaShan evidentemente a disagio sentendo aderire i suoi pantaloni, appunto bianco panna, sulla gambe sode e in forma.
Kyoya sbuffò –Correggiti: non dovevamo neppure venire. Tutta colpa di quella svitata di Atena- (ma perché oggi mi danno tutti della svitata? T_T NdAtena)
-Avanti, non è colpa sua: lei voleva solo controllare che Chao-Xin non facesse sciocchezze. Eppoi non è stata lei a dirci di salire sui canotti- (Nile sei un angelo T^T NdAtena; Te ne vai? Devo commentare io, non tu >.< NdPandora)
Kyoya alzò un sopracciglio, visibilmente irritata –Veramente lei è venuta qui per spassarsela con il povero Tsubasa-
Nile la guardò confusa, non capendo cosa c’entrasse Tsubasa con Atena, ma Kyoya non le dette peso.
-Su, smettetela di litigare. Ormai il danno è fatto, cerchiamo piuttosto un’attrazione da fare per asciugarci in fretta. Dubito che vendano pantaloni per sponsorizzare il parco, al massimo magliette ma non sono così necessarie-
L’angelo di turno (a detta di Atena, così la facciamo contenta poverina), Nile, impugnò la cartina che fortunatamente era sopravvissuta alle cascate, e le diede una veloce occhiata.
-Hmm… montagne russe?- esordì poi.
DaShan scosse il capo –Ho sentito dire che sono troppo veloci, rischiamo di prenderci un malanno-
-Io non mi ammalo così facilmente!- esclamò Kyoya, visibilmente offesa da una simile affermazione.
Lei, la leonessa del beyblade, che si prendeva un raffreddore dopo una giornata al parco di divertimenti? Ma non scherziamo!
Era Im-pos-si-bi-le. u.u
-Allora, che ne dite di quest’altro- disse Nile, non badando a Kyoya, indicando una giostra sulla cartina –E’ simile alle montagne russe, solo che è un po’ più lenta e le gambe sono letteralmente “all’aria”, cioè non c’è una pedana su cui appoggiare i piedi-
Kyoya gli strappò la cartina di mano –Per me andavano bene anche le montagne russe, però in questo modo i tuoi pantaloni e le nostre gonne (parola letteralmente sputata con disgusto, non glia andava per niente giù una cosa simile) si asciugheranno molto in fretta-
-Allora che cosa stiamo aspettando? Andiamo, sbrighiamoci!-
 
-Ho vintooooo!!!!!!!!!!!!!-
Una voce femminile, energica, un po’ mielosa e piena di vita.
La ragazza a cui apparteneva questa voce, saltellava all’uscita di un’attrazione del parco assolutamente soddisfatta del suo risultato.
-Hai visto Benkei? Ti ho stracciato, letteralmente Stracciato!- esclamò tutta contenta rivolta al ragazzo che l’accompagnava.
Lui esibì un sorriso piuttosto tirato –Eh già, mi hai battuto alla grande, non c’è che dire-
Strinse i pugni, come aveva fatto a ridursi a perdere di proposito per far contenta una femmina?
Tutta colpa di quella svitata di Atena. (no comment -.- NdAtena)
“Falla vincere sennò si deprime” e “Niente appuntamento se la rendi triste”, erano bastate queste due frasi a mettergli le manette ai polsi e a costringerlo a fare letteralmente Schifo a quel gioco in 3D.
Digrignò i denti, gliel’avrebbe fatta pagare, questo era poco ma sicuro.
Però non subito, prima l’incontro con Kyoya e poi la vendetta, altrimenti sarebbe stata tutta fatica sprecata.
-Evviva!- Chao-Xin saltellò vivace, pienamente soddisfatta del suo risultato, e attirò su di sé l’attenzione di Benkei.
Quella ragazzina aveva qualcosa di… particolare.
Anche se l’aveva costretto a perdere e a farsi umiliare, anche se lo stava costringendo a passare un’intera giornata in un parco di divertimenti (la cosa ti crea problemi? O.o), anche se si stava facendo scarrozzare da una parte all’altra, lui non riusciva ad essere arrabbiato con lei.
Anzi, al contrario gli faceva immensamente piacere passare una giornata in sua compagnia.
Forse era quel suo modo di fare un po’ infantile (i-infantile? O.o NdChao-Xin), forse quella sua vocina dolce e zuccherosa, forse la sua pelle bianco latte, forse i suoi capelli del colore del cioccolato, forse il suo nome meraviglioso (peraltro falso), o magari quello splendido sorriso che spiccava sul suo visino tenero. (troppo… zucchero…  DX)
Non riusciva a spiegarsi perché, ma trovava che tutto di lei fosse, come dire… perfetto. (oh cazzo O_O NdChao-Xin; Oh My God O_O NdAtena; Uff, ve ne andate!? >.< NdPandora)
-Benkei! Dove andiamo ora?- la vocina che tanto gli piaceva lo riscosse dai suoi pensieri.
Sorrise e fece spallucce –Non so, dove ti piacerebbe andare?-
Secondo il piano di Atena, la terza attrazione da fare era il tronco, per far risalire l’adrenalina, e subito dopo la torre di 60 m, per farla arrivare alle stelle, ma ora come ora a Benkei non importava cosa le avesse detto quella svitata (*troppo scioccata per arrabbiarsi* O_O NdAtena).
A lui bastava che Mei-Ling si divertisse, tutti qui, quindi era giusto che decidesse lei cosa fare.
-Dove mi piacerebbe andare? Hmm… non so, che ne dici del tronco?- buttò lì, senza starci troppo a rimuginare sopra.

Infondo erano amiche, lei e Atena, no?
Era normale che scegliessero la stessa cosa, giusto?
Non è che si assomigliavano in carattere e in gusto, vero?
Pregò affinché fosse solo una coincidenza, non voleva scoprire con sommo rammarico che Mei-Ling e Atena erano in qualche modo imparentate, sarebbe stato uno shock troppo grande da superare.
“Ma no, figuriamoci!” si disse mentalmente Benkei “Infondo Atena ha parlato dell’appuntamento perfetto di tutte le ragazze, è normale che siano d’accordo sulla terza attrazione da fare”
-Benkei, ci sei?- gli domandò Mei-Ling, premurosa.
Lui annuì sorridendo –Certo! Andiamo a fare la fila ai tronchi allora-
-Sì!-
 
-Tsubasa! Sono stanco, fermiamoci un attimo a riposare- esclamò Yu, aggrappandosi alla gonna dell’amica e impedendole di fare un altro passo.
Tsubasa scosse il capo –Non possiamo, dobbiamo trovare Atena-
-Ma mi fanno male i piedi! E’ da un sacco di tempo che camminiamo, abbiamo girato almeno mezzo parco, facciamo una pausa e andiamo a mangiare qualcosa!- insistette la più piccola, puntando i piedi come una bambina.
-Ti ripeto che non possiamo. Come hai detto tu, ci resta ancora mezzo parco da controllare. Quando l’avremo trovata ci riposeremo-
-E se non la troviamo?- azzardò allora Yu.
Tsubasa lo spinse via facendola cadere a terra –Non dirlo neanche per scherzo!-
Silenzio.
Yu alzò lo sguardo verso l’alto, sconvolto, andando ad incrociare gli occhi carichi di preoccupazione dell’amica.
-S-scusa- biascicò Tsubasa porgendole una mano e tirandola su –Non volevo, mi spiace-
Yu scosse il capo –Non fa nulla- lo rassicurò –Sei davvero preoccupato, eh?-
La più grande annuì, trascinandosi fino ad una panchina e sedendosi stancamente –Già. Potrebbe esserle capitata qualsiasi cosa, infondo siamo in un parco di divertimenti molto grande e strapieno di gente-
-Atena è forte, di sicuro se la sta cavando egregiamente- disse Yu sedendosi accanto a lei.
-Sì, però non posso fare a meno di essere in pensiero per lei. Infondo, appena scesi dalle montagne russe, non si sentiva neppure bene-
Rimasero alcuni istanti in silenzio, Yu fece dondolare le gambe mentre roteava lo sguardo.
-Senti Tsubasa-
-Dimmi?-
-Non è che a te piace Atena?-
Di nuovo silenzio, stavolta un po’ più lungo.
Una domanda del genere lasciò Tsubasa letteralmente spiazzato.
A lui… piaceva Atena?
Davvero?
No, non era possibile.
Se ne sarebbe accorto se fosse stato così, giusto?
Prese fiato, stringendo le mani in grembo –No- disse voltandosi a guardarla –Per me lei è solo una cara amica, nulla di più-
Disse così, semplicemente, con somma tranquillità, quasi fosse la cosa più ovvia.
Ma non sapeva che, qualche metro davanti a lui, nascosta dal viavai di gente, c’era proprio Atena.





 .: Angolo dell’Autrice perennemente in ritardo (ritardata insomma -.- NdTutti) :.
 
*Arriva a cavallo di una tartaruga marina Hawaiana (?)*
Perdonatemi!!!! T^T
*salta giù dalla tartaruga che scappa via*
Sono in ritardo, davvero tanto in ritardo, eccessivamente in ritardo, Perennemente in ritardo! T^T
Vi giuro che non lo faccio apposta ad aggiornare con cotanta lentezza T^T
Mi fa piacere scrivere questa fic, davvero tanto, però non ho il tempo materiale per farlo!
Credevo che con l’inizio delle vacanze avrei avuto più tempo libero, ma mi sbagliavo davvero alla grande: da una parte non sono mai a casa ma sempre in giro con le amiche, dall’altra mia madre non vuole che “brucio” l’estate passandola davanti al computer T^T
Gomenasai, sono davvero dispiaciuta T^T
Basta, ormai è tardi per chiedere scusa; come dice Nile, è inutile piangere sul latte versato u.ù
Parliamo del capitolo, che è più importante.
Che dire, sta andando quasi peggio che in “Piccoli problemi di cuore” ohibò O.o
Tutti questi inghippi amorosi, triangoli, false amicizie, spiacevoli incontri e improbabili coppie… decisamente terrificante o.ò
Ho superato me stessa, non credevo di riuscire a scrivere una cosa del genere. O.ò
Vabbuò.
Cosa succederà ora?
Se volete davvero, e dico DAVVERO, saperlo restate con me e seguitemi con il prossimo capitolo di “Change!” ;3
Lots of Kisses
 
_Pandora_

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Capitolo 6
*** Impossibile? Leva questa parola dal tuo vocabolario ***


Cap. 6: Impossibile? Leva questa parola dal tuo vocabolario


-Non ne posso più!!!!!!!!!!-
Era da un sacco di tempo che vagava per l’enorme parco di divertimenti alla ricerca di un punto di riferimento o di un volto amico senza ottenere i risultati sperati.
Era stanca, tanto stanca, i piedi le dolevano come non mai, ma non voleva fermarsi.
“Fatti forza Atena” si disse nel tentativo di tirarsi su “Vedrai che lo troverai. Presto o tardi lo troverai”
Sebbene l’ultima frase non fosse proprio un incitamento, inserirla era d’obbligo visto che non aveva una carta del parco, né un indizio su dove cercarli, né tantomeno il cellulare.
O meglio, il cellulare ce l’aveva, peccato fosse scarico.
Comunque, anche se non avesse avuto la batteria a terra, sarebbe stato inutile vista la totale mancanza di credito.
Bhé, almeno avrebbe potuto sapere che ore erano.
A giudicare dal suo stomaco che gorgogliava rumorosamente doveva essere almeno ora di pranzo.
-Forse è il caso che mi riposo un po’ e metto qualcosa sotto i denti. Come si dice, si lavora meglio a stomaco pieno, no?-
Fu allora che la vide.
O meglio, gli sembrò di scorgerla tra la folla.
Chi?
Ma Tsubasa, ovviamente.
Stava camminando, insieme a Yu se aveva visto bene.
Il suo sguardo si accese, lo stomaco smise di lamentarsi, ogni parte del corpo riprese a funzionare, il cuore prese a battere velocemente e il sangue arrivò al cervello riattivandolo.
-Tsu-kun!- esclamò.
Ma lei non c’era più, ormai era andata via.
Si guardò intorno spaesata, sperando di incontrare di nuovo la sua figura alta e slanciata tra tutta la gente.
Ma non la vide.
“Da che parte è andato?” si domandò.
Diede un’altra occhiata in giro, poi decise di andare alla sua sinistra.
Corse per qualche metro, poi si bloccò e si guardò di nuovo intorno.
E la vide, di nuovo, ma stavolta non di sfuggita.
Stavolta lei era ferma, seduta su una panchina con accanto Yu.
Sorrise.
Forse dopotutto quella non era la sua giornata sfortunata come credeva.
Mosse un passo verso di loro e fece per chiamarla, ma le parole le morirono in gola quando sentì di cosa stavano parlando.
-Senti Tsubasa-
-Dimmi?-
-Non è che a te piace Atena?-
Atena spalancò gli occhi incredula sentendo quella domanda.
Stavano parlando di lei?
Oddio, in cuor suo lo sperava, anzi ne era quasi certa.
Infondo l’avevano piantata in asso senza dare spiegazioni davanti alle montagne russe, un minimo di senso di colpa dovevano averlo.
Ma per quale assurdo motivo stavano parlando di lei in quel modo?
Perché stavano parlando di lei, non come amica abbandonata in un parco di divertimenti enorme senza cibo, né acqua, né cellulare, ma come ragazza?
Deglutì.
Miliardi di volte aveva provato a fare quella domanda a Tsubasa, ma alla fine non ci era mai riuscita.
In genere non era timida, ma quanto si toccava l’argomento “Cuore” andava totalmente in panico.
Quante volte aveva desiderato sapere la risposta di Tsubasa?
Tante.
Tantissime.
Infinite.
E ora aveva l’occasione.
Certo, non era proprio il massimo scoprirla così, ascoltando una conversazione privata a cui lei non doveva partecipare, però che altro fare.
Andarsene? No, neanche morta, cosa faceva se poi si perdeva di nuovo?
Dunque la cosa migliore era stare ferma e ascoltare, e poi intromettersi nella conversazione facendo finta di non aver sentito nulla.
Fece un paio di respiri profondi, rimanendo immobile al suo posto, nascosta dalla confusione, pronta a fare la sua entrata in scena.
Tsubasa prese fiato, come se dovesse annunciare qualcosa di veramente importante –No- disse voltandosi verso Yu –Per me lei è solo una cara amica, nulla di più-
Era tranquillo mentre lo diceva, come se la sua fosse stata la risposta più ovvia.
Dunque era così, non provava alcun sentimento per lei.
Era solo un’amica.
Una cara amica.
Nulla di più.
Nulla di più.
In un attimo il mondo di Atena cadde in mille pezzi, come un vetro rotto dopo un violento colpo, e tutto divenne grigio.
Con gli occhi spalancati, aprì la bocca e fece per dire qualcosa, ma le uscì solo un mugolio tremante privo di senso.
“Che cosa…?”
-Oh? Atena!- Yu la notò tra la folla, e subito la chiamò.
Anzi, le saltò letteralmente addosso.
Vedendola anche Tsubasa si alzò in piedi e le corse incontro, e questo gesto fece sì che il cervello della ragazza riprese a funzionare.
Lievemente sotto shock, abbassò il capo nascondendo la sua espressione.
-Tutto bene?- domandò Tsubasa premuroso.
Sembrava stanca e abbattuta, il viso era pallido quasi dovesse svenire da un momento all’altro.
Atena si morse il labbro con un misto tra rabbia e frustrazione, e anche qualcosa in più, poi alzò lo sguardo e… sorrise.
-Sì, tutto bene. Sono solo tanto contenta di rivedervi- rispose, mentre due piccoli cristalli le si formavano negli occhi.
Due piccoli cristalli chiamati lacrime.
Yu ricambiò il sorriso mentre Tsubasa la guardava interdetta –Anche noi siamo tanto contenti. Eravamo preoccupati, sai?-
-Ah sì?-
-Certo. Non eri da nessuna parte, cominciavamo a temere il peggio- spiegò lasciandola finalmente andare.
 Atena gli diede un amorevole pugnetto sulla testa e mise un finto broncio –Stupido! Io sono forte e so cavarmela in qualsiasi situazione, figurarsi se poteva essermi successo qualcosa- disse.
Yu si volse verso Tsubasa –Visto Tsubasa? Sta benissimo, come sempre-
Il ragazzo, ora ragazza, annuì.
Atena sobbalzò, poi il suo viso si fece triste.
-Bhé, ora che siamo insieme possiamo riprendere la missione- esclamò Yu energica –Oh no! Questo significa che dobbiamo cercare Chao-Xin!?-
Tutta la sua energia si disperse.
Possibile che dovessero passare l’intera giornata alla ricerca di qualcuno?
Scosse il capo sconsolata.
-Eh già- Tsubasa sorrise in sua direzione –Prima però è meglio mettere qualcosa sotto i denti, giusto?-
Lo sguardo di Yu prese a brillare –Davvero?- e al cenno di assenso della sua compagna prese a saltellare di gioia –Finalmente! Era ora che cominciassi a ragionare, Tsubasa!-
Al contrario di loro due, che sembravano essere abbastanza in forma, Atena era totalmente a pezzi.
“Non riesco… a guardarlo negli occhi” pensò a capo chino mentre fissava la punta delle sue scarpe.
-Atena?- sobbalzò e alzò lo sguardo verso l’albina –Sicura che va tutto bene?-
-E-Eh? S-sì, certamente! Ho solo un po’ fame, sbrighiamoci ad andare a pranzare-
Tsubasa annuì e tutti e tre presero a camminare, guardandosi intorno alla ricerca di un’insegna di un ristorante o un negozio.
All’improvviso negli occhi di Atena comparve un luccichio sinistro.
Strinse i pugni, poi distese un braccio avanti a sé e indicò con il dito un punto preciso davanti a lei.
-Ma…! Ma quella è Yin Mei!- esclamò con l’espressione più sorpresa che potesse fare.
Le sue due compagne ci misero un po’ a capire di chi parlasse.
-Sì! È proprio lei!- continuò a dire Atena sorridendo –Yin Mei!!!!!- esclamò.
E si mise a correre nella direzione da lei indicata.
Tsubasa e Yu si scambiarono un paio di occhiate confuse, poi decisero che era meglio seguirla per non perderla un’altra volta.
-Atena aspetta!!!- esclamò Tsubasa raggiungendola con uno scatto, allungando la mano verso il suo braccio per tentare di afferralo.
Ma non ci riuscì.
Perse l’equilibrio e si sbilanciò in avanti cadendo in ginocchio, Yu le prestò subito aiuto.
La figura di Atena scomparve tra la folla.
-Tutto bene Tsubasa?- domandò Yu porgendole una mano per aiutarla.
L’albina stava immobile in ginocchio, intenta a guardarsi le mani incredula.
-Non sono riuscita a raggiungerla- sussurrò, quasi sconvolta.
“Com’è possibile? Ero certa di riuscire a prenderla” pensò.
-Tsubasa?- Yu la guardò a metà tra il confuso e il preoccupato.
Alzò lo sguardo verso la bambina, squadrandola attentamente.
Guardò la sua mano, così piccola e delicata… ed ebbe l’illuminazione.
“Ma certo! Non sono più un ragazzo!” si guardò attentamente, soffermandosi su braccia e gambe “Il mio corpo è diverso, le mie braccia sono meno robuste e…”
-… con queste scarpe non posso correre!- concluse ad alta voce.
Yu alzò un sopracciglio confusa –Tsubasa? E’ tutto ok?- domandò mettendosi le mani sui fianchi.
-Eh? S-sì, certo- si tirò velocemente (e finalmente) in piedi –Piuttosto, l’abbiamo persa un’altra volta?-
La bimba accanto a lei annuì –Già, però se davvero è corsa da DaShan allora non dovrebbero esserci grossi problemi. Andiamo a mangiare?-
-Ma…-
-Evviva!!!!- esclamò Yu ignorandola completamente e cominciando a correre.
 
“Che sto facendo?”
Atena camminava senza meta, distratta, ansimante.
DaShan, ribattezzata Yin Mei, non era affatto con lei, anzi… Atena non aveva la minima idea di dove fosse.
Aveva finto di averla vista ed aveva cominciato a correre, sperando di non essere seguita.
Tutto qui.
Ma perché lo aveva fatto?
Voleva trovare Tsubasa e ci era riuscita, allora perché se n’era andata?
Voleva restare con lei e con Yu e riprendere la ricerca di Chao-Xin, allora perché era corsa via?
In realtà, in sua presenza si era sentita in qualche modo oppressa, come se l’aria fosse diventata pesante e irrespirabile.
“Per quale motivo…?”
Dentro la sua testa rimbombò la risposta schietta e diretta del/la ragazzo/a.
“No”
Ecco perché.
Una parola, una sillaba, due sole lettere.
Possibile che facessero così male?
-Io… lo sapevo- disse a sé stessa –Sapevo che per lui ero solo un’amica-
Sorrise debolmente, ma più che un sorriso la sua era una smorfia triste e abbattuta.
-Allora perché? Perché mi fa così tanto male il petto?-
Una lacrima le rigò il viso.
Solo una, poi basta.
Con un dito raccolse quella piccola goccia salata e la guardò, malinconica.
Era da tanto… che non piangeva.
 
A parecchi metri di distanza, tre figure infreddolite camminavano a passo svelto, allontanandosi dall’ultima attrazione da loro provata.
-Etciù! Salti fuori il folle che ha avuto la malata idea di salire su quel coso!- esclamò Kyoya.
Diciamo che il giretto a gambe svolazzanti non gli era per niente piaciuto.
-Hmm… sei stato tu Kyoya- buttò lì Nile, cercando di salvarsi la pelle.
La leonessa ammutolì e smise di ringhiare, Nile la guardò sorpresa: possibile che ci avesse creduto?
“L’idea è stata mia?” Kyoya sbatté le palpebre confusa.
Non se lo ricordava proprio.
Il giro doveva averla sconvolta parecchio per farle dimenticare un dettaglio simile.
-Ne sei sicura?- domandò a Nile.
Lei stava per rispondere quando DaShan li interruppe –Potete stare un attimo zitte?- domandò.
Sbuffò seccata, ci mancava solo il raffreddore a complicare le cose.
Si erano separate dalle altre, avevano perso Chao-Xin, si erano perse, si erano bagnate e adesso si erano pure raffreddate.
Cos’altro dovevano aspettarsi da quella “splendida” giornata di svago?
Come se non bastasse ora non avevano neppure più la cartina.
Perché?
Semplice: le era scivolata dalla tasca mentre erano sulla giostra. (nemmeno troppo semplice direi D:)
Sospirò pesantemente.
Possibile che dovesse capitare tutto a lei? (grande considerazione per Kyoya e Nile -.-)
Bhé, il più ormai era fatto: peggio di così non poteva andare.
L’unica cosa che mancava era un tentato arresto, ma era una cosa impossibile.
Cioè, seriamente.
No dico,seriamente.
Non poteva succedere.
-Eccole, sono loro!- delle grida alle sue spalle.
Qualcuno le appoggiò una mano sulla spalla: era forte e robusta, la stretta era molto accentuata.
Voltò il capo per guardare chi la stava bloccando e si trovò davanti a nientemeno che… un poliziotto.
O meglio, un addetto alla sicurezza del parco.

“Ma… WTF OAO
-Q-qualcosa non va?- domandò interdetta, lanciando occhiate alle spalle dell’uomo e notando che anche Nile e Kyoya erano nelle stesse condizioni.
-E hai anche il coraggio di chiedermelo ragazzina?-
*vena che pulsa*
-S-scusi?- insistette DaShan con un preoccupante tic all’occhio.
-Tu e le tue amiche siete entrate senza biglietto davanti ai nostri occhi e insti a fingere di non sapere nulla?-
Silenzio.
-Cosa ha detto?-
L’uomo sbuffò seccato –Lo sai benissimo-
Di nuovo silenzio.
Nile e Kyoya si scambiarono un’occhiata incredula credendo di aver sentito male, ma l’addetto alla sicurezza sembrava davvero serio.
“Ma perché capitano tutte a me? >A<” si domandò DaShan in preda ad una silenziosa crisi di nervi.
-Ci deve essere un errore- cominciò a dire cercando di mantenere la calma –I biglietti li ha pagati una nostra amica-
-Certo, e io sono biondo- rispose ironico l’uomo. (ovviamente è moro u.u)
I suoi due compagni ridacchiarono.
Crack *rumore di vena che si rompe*
Eh no, questo non dovevano farlo.
Mai, e dico Mai, sfottere DaShan in modo così aperto.
Nessuno si era mai azzardato a farlo, e lui (lei) non lo avrebbe di certo permesso al primo coglione di turno.
Prese fiato, un po’ di autocontrollo era ancora attivo dentro di lui ma chissà per quanto si sarebbe fatto sentire –Io dico sul serio!- esclamò seccata.
L’uomo alzò un sopracciglio, scocciato anche lui dalla situazione –Ah sì? E la tua amica dov’è ora?-
-In giro per il parco- buttò lì.
Di certo non era andata via.
Come minimo si stava facendo tutte le attrazioni assieme a Yu e al/la povera Tsubasa.
-Ceeerto…-
“Ok, se continua a fare così giuro che gli spacco il naso” certe cose è meglio pensarle piuttosto che dirle ^^’’’
-Non sto scherzando. Se ci tiene la chiamo e le chiedo di venire qui!-
-Bene, fallo allora-
Con uno strattone la ragazza si liberò dalla poderosa presa e tirò fuori il cellulare dalla tasca.
Dopo pochi secondi passati a trafficare con esso, se ne uscì con un imbarazzato -… Non ho il numero ^.^’’’’- seguito da numerose cadute, quelle dei presenti.
-Mi stai prendendo in giro!- esclamò l’addetto irato.
DaShan scosse il capo agitato –No, affatto!-
-Tsk, ce l’ho io-
Tutti si voltarono verso Kyoya che finora se n’era stata zitta e in silenzio (per mantenere la calma si conta fino a dieci, però probabilmente a lei non era bastato così poco ^^’’’)
Afferrò il cellulare e cercò il numero di Atena nella rubrica, dopodiché premette il tasto di chiamata.
 
Mentre camminava senza meta per il parco, il cellulare prese a vibrarle fastidiosamente in tasca, e la note di “Just The Way You Are” di Bruno Mars la avvisarono di una chiamata in arrivo.
Afferrò l’apparecchio e lo guardò a metà tra il confuso e lo sconvolto.
“Ma non era morto? O.o” si domandò guardando il display acceso –Pronto?-
-Maledetta svitata, dove hai messo i biglietti!?-
-Ciao anche a te Kyoya. Sì, anch’io sono felice di sentirti-
Un ringhio dall’altro capo le fece capire che non era il caso di scherzare.
-Poche chiacchiere! Allora?-
Atena corrucciò le sopracciglia –Allora che?-
-I biglietti!-
-I biglietti di che?-
-I biglietti del parco, cretina!-
-Hm-
-Hm-
-Embè?-
-Senti tu…- mugolii sommessi, brutto segno.
-Calmo Kyoya, respira e conta fino a dieci-
Silenzio.
Possibile che stesse contando sul serio?
La situazione allora doveva essere critica.
-Connetti il cervello- come per magia Kyoya prese a parlare con un tono di voce piuttosto… pacato –I biglietti dove stanno?-
-Che biglietti?-
Ok, a questo punto ci si chiede se è scema oppure lo fa apposta.
-Grrr-
Atena deglutì –A-ah, quei biglietti-
-Esatto, quei biglietti. Ce li hai tu, vero?-
-Hmm… no-
Silenzio dall’altro capo del telefono.
Atena continuò a parlare imperterrita.
-Anzi, ti dirò di più: quei biglietti non esistono-
-… Che stai dicendo?-
-La pura verità-
-Che significa tutto ciò? Perché non hai i biglietti?-
-Perché costano un accidenti! Figurati se mi mettevo a pagare per sette persone. Gli unici che sono entrati regolarmente sono Benkei e Chao-Xin, ma solo perché il primo ha pagato per entrambi-
Silenzio, di nuovo.
-Atena, dove sei?-
-Eh? Vicino agli autoscontri, perché?-
-Sto venendo ad ucciderti-
E con questa bizzarra quanto agghiacciante affermazione si chiuse la telefonata, e la voce di Kyoya lasciò il posto ad uno snervante “Tu Tu Tu”.

Con lentezza degna di un oscar, Kyoya chiuse il cellulare e lo ripose in tasca.
-Allora?- domandò Nile –Viene?-
-I biglietti- cominciò a dire l’amica.
DaShan ebbe un brivido e fece un passo indietro.
Quella reazione...
Possibile che…!?
-I biglietti- ripeté a metà tra lo sconsolato e il satanico, e aggiunse –non ci sono-
Silenzio.
Persino gli addetti alla sicurezza rimasero sconvolti da un’affermazione così cupa e sinistra.
Il capo dei tre si ricompose subito –A-allora? Che dici in proposito ragazzina?- si voltò verso DaShan ma… DaShan non c’era.
Si era semplicemente volatilizzata.
-Ma che…?- tornò a guardare i suoi compagni che risposero al suo sguardo con uno altrettanto sconvolto.
Di Nile e Kyoya non c’era neppure l’ombra. 





.: Angolo dell’Autrice :.
 
Aggiornamento Lampo!
Stavolta ho pubblicato il capitolo non dopo un mese, e nemmeno dopo due, ma in anticipo! *applausi*
Grazie, grazie u.u *pantofola vagante la colpisce in testa*

Grr…
Allora… vi informo che anche il prossimo capitolo è già pronto, quindi ci sarà un aggiornamento lampo anche la prossima volta (penso che lo pubblicherò a fine Agosto), mentre il capitolo 8 è in fase di scrittura.
Per la prima volta posso dire di stare facendo le cose per bene *^*
Avevo detto che avrei concluso la saga del luna park in questo chap ma… non ci sono riuscita.
Non sono riuscita a concluderla nemmeno nel chap 7, mi spiace…
Purtroppo mi sono dilungata nei particolari e ho perso di vista quella cosa che si chiama “Riassumere”… Però giuro che ne vale la pena! >.<
Ora scappo a concludere il chap 8 ;)
Besos
 
_Pandora_

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Capitolo 7
*** Perdono ***


Cap.7: Perdono
 
Madoka si guardò intorno agitata.
La stavano seguendo, ancora.
Era da parecchio ormai, eppure non demordevano.
Anzi, sembravano più motivati che mai.
Correvano veloci, erano pochi metri dietro di lei; non avevano mai perso terreno e non sembravano per nulla stanchi.
Lei al contrario stava cominciando a rallentare.
Era da prima che correva, le gambe si stavano facendo pesanti e i piedi le facevano male.
Nonostante questo però continuava a correre.
Chissà cosa le avrebbero fatto se l’avessero presa: non voleva neppure pensarci!
“Non ce la faccio più…” pensò con le lacrime agli occhi, ansimando.
Era solo colpa sua.
Se si trovava in quelle situazione drammatica era solo colpa di quel cretino.
Sentì una morsa al petto come se il suo cuore stesse per scoppiare, ma non per la corsa.
-Ginka no… BAKA!!!!!!!!!!!!!!!-*
 
Ginka sobbalzò e si alzò in piedi di scatto.
-Qualcosa non va?- domandò Masamune alzando lo sguardo dalla cartina che stava contemplando.
-Mi è sembrato di sentire la voce di Madoka-

-Impossibile- tornò a fissare la piantina che teneva aperta sulle gambe.
Ginka si voltò verso di lei e la guardò infastidita –Ti dico di sì!-
-C’è tanta gente che grida, avrai sentito male-
La rossa ringhiò brevemente e tornò a fissare davanti a sé.
“Da dove veniva?” guardò a destra e poi a sinistra.
E di nuovo a destra.
Lanciò uno sguardo dietro di sé, a Masamune.
“Non vuoi credermi? E allora ti lascio qui”
E, dopo aver inspirato profondamente scattò lungo la strada di sinistra.
 
-E’ stato divertentissimo!- esclamò Chao-Xin piena di vita.
Quella giornata si stava rivelando più divertente del previsto; anche se con corpo di ragazza, se la stava godendo appieno.
-Già- Benkei annuì sorridendo –Che vuoi fare adesso?-
Chao-Xin si accarezzò il mento pensierosa e lanciò uno sguardo al grande orologio che c’era a pochi passi da loro –Sarebbe ora di pranzo… Però io non ho tanta fame, solo un lieve languorino-
-Io invece ho una fame da lupi!- esclamò Benkei massaggiandosi il pancione (diciamo che Benkei non è proprio un fotomodello =.=)
-Ah…-
Notando la faccia indecifrabile di Mei-Ling, Benkei pensò che forse avrebbe dovuto saltare il pranzo quel giorno, giusto per farla contenta.
Probabilmente vedeva il pranzo come uno spreco di tempo non necessario, un’attività rimandabile a più tardi; peccato che per lui fosse l’esatto contrario, una necessità… necessaria.
-Senti… facciamo che vado al negozio e prendo qualche merendina per entrambi, così mentre mangiamo possiamo continuare a muoverci-
-Davvero lo faresti?- domandò Mei-Ling guardandolo con occhi sbrilluccicosi.
Lui annuì con vigore.
-Bene! Però io non voglio delle merendine, ma un bel gelato!- si sedette su una panchina –Ti aspetto qui, fai in fretta-
-Agli ordini!- e corse (pff…) al negozio più vicino.
In quel momento davanti a Chao-Xin sfrecciarono (letteralmente) tre ragazze; a causa della velocità a cui correvano non riuscì bene a vedere chi fossero, però fu certa di averle già viste da qualche parte…
“Saranno alcune che ho rimorchiato” pensò guardando verso il punto in cui erano sparite “Peccato non poterle raggiungere…”
Penso sia chiaro chi fossero quelle ragazze.
Non lo è?
Allora eccovi un chiarimento.
-Kyoya! Dove vai!?- esclamò DaShan cercando di raggiungere la compagna a pochi metri da lei, che correva come una forsennata in preda all’ira.
-Dove? A strangolare quella svitata ovviamente!-
-E perché?-
-Perché quella maledetta non ha comprato i biglietti per non spendere troppi soldi, ecco perché!- ringhiò in risposta la leonessa.
Nile raggiunse faticosamente DaShan e si mise a correre di fianco a lui –Io non la definirei svitata: l’ha fatto apposta, non per sbaglio- gli disse a bassa voce, sperando di non essere sentito da Kyoya.
DaShan annuì –Già, però questa poteva risparmiarsela. Quei tre non erano tipi raccomandabili… Dubito che sarebbe bastato loro un rimborso-
L’egiziana la guardò confusa, non capendo a cosa si riferisse.
“Beata innocenza” pensò DaShan, poi disse -Lascia stare. Comunque è davvero difficile muoversi con questo corpo-
Nile annuì –Quando quei tipi ci hanno afferrato ho fatto davvero fatica a liberarmi dalla presa, era come se fossi diventato un po’ più debole-
La mora fece spallucce -Forse è perché non siamo abituati-
Kyoya frenò bruscamente, e Nile e DaShan non poterono evitare di andare a sbattergli contro.
A causa dell’urto si ritrovò faccia a terra dolorante, ma non si scompose minimamente, anzi si rialzò subito e prese a guardarsi intorno furiosamente.
DaShan si massaggiò la fronte dolorante –Mi sa che siamo arrivati- mormorò.
La ragazza accanto a lei annuì mentre si tirava in piedi e le porgeva una mano per aiutarla ad alzarsi.
Con uno scatto Kyoya afferrò il cellulare e digitò il numero di Atena (gli era bastato leggerlo una volta sola per memorizzarlo, wow O.o).
Il telefono squillò un paio di volte.
-Pronto?-
-Maledetta, dove ti sei nascosta?-
-Eh? In che senso? Guarda che io non mi sto mica nascondendo- rispose Atena, la voce tremante.
Forse si era finalmente resa conto di aver fatto un guaio.
-Sono agli autoscontri e tu non ci sei-
-Mi ero stufata di stare lì e me ne sono andata-
-Ti avevo detto che stavo venendo-
-Io non ti ho mai detto che ti avrei aspettata-
-Grr… Ora dove sei?-
-Non te lo dico, Kyoko-chan- seguì una risatina sommessa.
Kyoya spalancò gli occhi sconvolta –K-Kyo…? Tu, maledetta bastarda! Vuoi morire?-
-No, ho cara la vita io u.u-
-E allora dimmi dove sei?-
-Così vieni ad uccidermi? Neanche morta-
-Brutta…-
-Oh, ma guarda! C’è Yin Mei!-
-DaShan è qui con me, stupida =_=-
-Ah-
-Eh già-
-Uh? Ma quelle non sono Tsuki e Yuriko?-
-Eh? Mi stai forse dicendo che Tsubasa e Yu non sono con te?-
-Hmm… sì?-
-Meglio così, almeno non ci sarà nessuno ad impedirmi di farti fuori-
-Capisco… Oh! Ciao Junko! Scusa Kyoko, devo attaccare-
-Aspetta, prima dimmi dove sei!-
-Bye-Bye-
TU TU TU
Kyoya rimase immobile per interminabili secondi, il cellulare appoggiato all’orecchio, lo sguardo nascosto dalla frangia.
Nile le si avvicinò titubante –T-Tutto bene?- domandò.
Di tutta risposta Kyoya riprese a muoversi: attaccò il cellulare e lo mise in tasca, si voltò verso di lei, la prese per le spalle e… la scosse molto MOLTO violentemente.
-Io la ammazzo a quella lì! Appena la prendo giuro GIURO che la faccio a fette!-
-H-Ho capito, ma non è un buon motivo per far fuori prima me…- si lamentò l’egiziana mentre i suoi occhi cominciavano a somigliare vagamente a delle girandole.
DaShan le separò bruscamente –Non prendertela con lei… lui-
-Ma… ma…!- la leonessa le rivolse un’occhiata sconvolta, sembrava stesse per avere una crisi isterica, anzi probabilmente l’aveva appena avuta.
-Niente ma. Qui non possiamo restare, torniamo all’albergo-
Nile la guardò confusa –E Chao-Xin? E la missione?-
La mora incrociò le braccia al petto –Dichiaro la missione ufficialmente fallita!- dichiarò convinta.
L’ultima parola della frase si abbatté sulla testa di Kyoya come un macigno –F-Fallita? Vuoi dire che abbiamo perso!?-
Temendo un’eventuale crisi di nervi di Kyoya (bastava guardarla negli occhi per capire che era al limite), DaShan si corresse immediatamente –Ma no! Mi sono sbagliata, volevo dire sospesa! La missione è ufficialmente sospesa!-
-Ci stiamo ritirando?-

-Sì Kyoya, sì- si arrese Nile.
-Ma…!-
Le sue due compagne la ignorarono completamente e cominciarono ad avviarsi verso l’uscita.
-E’ il caso che avvertiamo anche le altre- disse l’egiziana.
La mora annuì -Sì, altrimenti rischiano di passare quello che abbiamo passato noi con quegli addetti alla sicurezza-
-Secondo me però a Kyoya una cosa del genere farebbe piacere-
-Perché?-
Nile sorrise rassegnata –Perché in questo modo aumenterebbero le persone che vogliono uccidere la povera Atena-
DaShan ridacchiò –Eh già-
 
Madoka strinse le ginocchia al petto, tremante.
Stava rannicchiata al buio,  in un angolo di quella grande casa degli specchi.
Quando si era resa conto di non essere in grado di seminare quei tre, si era confusa tra la folla il più possibile per poi varcare la prima porta che le era capitata a tiro.
(S)fortuna aveva voluto che fosse quella della casa degli specchi, una delle attrazioni più famose del luna-park ma anche l’unica ad essere chiusa per manutenzione.
Madoka deglutì, certo quello era un ottimo nascondiglio però era molto facile perdersi e altrettanto non riuscire più ad uscire.
Si strinse ancor di più a sé stessa, le lacrime di tristezza e spavento continuavano a rigarle fastidiosamente il viso e non accennavano a smettere.
“Ho paura” non poté fare a meno di pensare.
Se quei due l’avessero trovata lei sarebbe stata in trappola, stavolta non avrebbe avuto scampo.
Nessuno avrebbe sentito le sue grida, nessuno.
Neppure lui, il ragazzo che tanto amava, la causa di quella sgradevole situazione.
Infondo però, si disse Madoka, non era poi tutta colpa sua.
Lui… non aveva fatto nulla.
Era lei che si era ingelosita per un nonnulla ed era scappata via per poi mettersi nei guai.
Lui era servito solo come pretesto per alleggerire il peso sul suo cuore.
Gli aveva addossato tutta la colpa solo per potersela prendere con qualcuno, mentre in realtà doveva prendersela solo con sé stessa.
Chissà se adesso Ginka la stava cercando, chissà se la stava pensando come lei stava pensando a lui.
Sentì la porta principale aprirsi con uno scricchiolio e subito dopo richiudersi con un tonfo.
Spaventata si strinse tra le spalle, nascondendo il volto tra le ginocchia.
“Ginka…”
Dei passi ovattati echeggiarono nello spazio chiuso della casa.
“Ginka…”
Una mano si serrò sulla sua spalla.
-Ginka!!!!!!!!!!!!!-
 
Chao-Xin inspirò profondamente.
“Finalmente un po’ di pace” pensò rilassata.
Benkei aveva pensato prima a lei e le aveva immediatamente portato il gelato, dopodiché era scomparso alla ricerca di un negozio o un ristorante dove trovare qualcosa da mangiare lasciandola da sola.
Dunque poteva finalmente starsene un po’ tranquilla sulle sue.
Stava passeggiando per una viuzza dell’enorme parco di divertimenti, nonostante Benkei ci avesse tenuto a dirle di non muoversi da vicino al grande orologio.
Se l’avesse perso di vista sarebbe stato un problema a causa di Atena, ma non aveva resistito alla tentazione di piantarlo in asso per farsi un giro da sola.
Diede una leccata al gelato: limone e fragola, di certo non i suoi gusti preferiti ma comunque buoni e soprattutto rinfrescanti.
D’un tratto qualcuno la urtò bruscamente, un ragazzo per la precisione, anzi due.
Il gelato le scivolò di mano cadendo rovinosamente a terra.
Fragola e Limone si sparsero accanto ai suoi piedi, il cono rotolò su sé stesso un paio di volte e si fermò.
Chao-Xin (o forse è meglio dire Mei-Ling) osservò con orrore il disgustoso spettacolo che si presentava davanti ai suoi occhi.
Dopo un attimo di smarrimento strinse i pugni con rabbia e gridò all’indirizzo dei due ragazzi che si stavano allontanando e la ignoravano bellamente –Ehi! Voi due!-
Quelli si bloccarono all’istante e si voltarono verso di lei.
Uno aveva un fisico da palestrato, i capelli abbastanza lunghi, lisci, nero pece e gli occhi viola; l’altro era alto, tozzo, e aveva una pettinatura da moicano di colore viola.
Non stette a guardare come vestivano perché non le interessava minimamente.
-Che vuoi?- domandò il primo avvicinandosi
-Siamo di fretta- aggiunse il compagno.
-Me ne sono accorta- ringhiò Chao-Xin irritata.
Il bruno la squadrò e sorrise –Però… Neanche tu sei tanto male- disse quasi soddisfatto.
La ragazza di tutta risposta li guardò schifata –Voi… avete fatto cadere il mio prezioso gelato-

-Eh? O.o-
-Imperdonabile, ciò che avete fatto è imperdonabile- mosse gambe e braccia e si posizionò in una posizione di lotta non molto chiara –Vi sconfiggerò usando una tecnica di 4000 anni fa!- esclamò risoluta.
 
-Ginka!!!!!!!!!!!!!-
-Sono qui- un sussurro.
Due braccia la avvolsero dolcemente, calmandola e riscaldandola.
Due mani morbide strinsero le sue con forza.
La persona alle sue spalle la tirò a sé cercando di darle conforto.
La lacrime smisero immediatamente di scendere, sul viso di Madoka comparve un’espressione a dir poco incredula.
-Sono qui- ripeté Ginka stringendo la ragazza in un tenero abbraccio.
-Gin-ka?- domandò Madoka insicura.
Lui (lei) annuì, e appoggiò la testa nell’incavo della spalla di lei –Sì, sono io. Scusa se ci ho messo tanto Madoka-
E ripresero a scorrere le lacrime, stavolta non di tristezza né di paura, ma di gioia.
-Perdonami Madoka- cominciò a dire Ginka –E’ colpa mia se sei in queste condizioni-
Lei scosse il capo lievemente –Non hai niente di cui farti perdonare, sono io quella che ha sbagliato andando via senza dare spiegazioni-
Ginka sorrise appena –Ognuno ha le sue colpe-
Madoka annuì, stringendosi di più tra le sue braccia –Sì, hai ragione. Mi perdoni?-
-Certo. E tu mi perdoni?-
-Come potrei non perdonarti?-
Ginka la strinse con forza a sé, avvicinando di più il volto al suo, inspirando a pieni polmoni il suo meraviglioso profumo; Madoka lo lasciò fare con gioia perché stretta tra le sue braccia si sentiva al sicuro e non voleva assolutamente perdere quel contatto.
Per un attimo dimenticarono il fatto che erano entrambe ragazze, perché nei loro pensieri non c’erano Madoka e Junko, bensì Madoka e Ginka.
Peccato che, in quel momento idilliaco e pieno d’amore, il cellulare di Ginka prese a squillare freneticamente.
Incredibile come il romanticismo si possa ridurre in frantumi con tanta facilità u.u
A malincuore lasciò andare Madoka e afferrò l’apparecchio, si maledisse per non averlo spento o perlomeno messo in silenzioso.
-Pronto?- domandò non appena ebbe risposto.
-Ginka! Dove diavolo sei finito!?- era Masamune.
Evidentemente non le aveva fatto piacere essere piantata in asso; considerando poi il fatto che si stava impegnando tanto per aiutarla…
-Fatti miei- rispose lei, brusca.
Le aveva interrotte sul più bello, maledetta.
-T-Tutto bene?-
-Sì. Ah, ho trovato Madoka, smetti di cercarla. Ora attacco- e chiuse la conversazione.
“Piuttosto sbrigativo” pensò Madoka ridacchiando.
Ginka le rivolse un’occhiata carica di dolcezza, quasi un invito a riprendere da dove avevano lasciato.
Madoka appoggiò la testa sul petto di Ginka (esageratamente morbido a dir la verità) e si lasciò stringere.
Tale contatto durò meno di dieci secondi, perché di nuovo il cellulare di Ginka prese a squillare interrompendoli bruscamente.
Il ragazzo (ora ragazza) sbuffò e rispose velocemente.
-Pronto?-
-Ginka?- era DaShan.
-E chi se no?-
Per alcuni istanti non si sentì alcun rumore dall’altro capo del telefono, probabilmente DaShan era rimasto sorpreso dal tono di voce di Ginka.
-Allora? Che vuoi?- domandò Ginka.
-Ehm… Volevo dirti che gli addetti alla sicurezza del parco ci stanno cercando-
-Embè?-
-Stanno cercando anche te-
Silenzio.
-E perché?- d’un tratto Ginka si sentì piuttosto interessato all’argomento.
-Perché Atena non ha comprato i biglietti del parco-
-E?-
-E noi siamo entrati senza pagare-

-Ma quella è scema O.o-
-Così dicono tutti. Noi tre stiamo andando via, è il caso che lo fate anche voi-
-D’accordo. Ci vediamo più tardi all’albergo- detto ciò attaccò.
Madoka la guardò confusa –E’ successo qualcosa?-
-Diciamo di sì-
-Dobbiamo andarcene?- insistette la ragazza.
-No. O almeno non subito. Tanto qui non verranno mai a cercarci-
-Eh? O.o-
-Lascia stare-
Stavano per riabbracciarsi quando dal cellulare di Madoka partì “What Makes You Beautiful” dei One Direction, la sua suoneria.
La ragazza ridacchiò nervosamente –Stavolta è il mio- disse –Devo rispondere-
Prese il telefono e guardò lo schermo: Numero sconosciuto.
Alzò un sopracciglio confusa e per un attimo fu tentata di non rispondere.
Lanciò un’occhiata a Ginka, sembrava irritata; decise di rispondere e tagliare corto -Pronto?-
-Finalmente Madoka! Ce ne hai messo di tempo a rispondere!-
-A-Atena?-
Ginka si schiaffò una mano in fronte, ci mancava solo lei.
-E chi altri sennò? Il lupo mannaro? Ti informo che è giorno e non c’è la luna piena!-
Una goccia scivolò dietro al testa di Madoka –Q-Qualcosa non va?- azzardò.
Difficile tagliare corto davanti ad una voce tanto indisponente.
-Certo: tutto!- esclamò–Punto 1°: mi sono persa. Punto 2°: non trovo più Tsuki e Yuriko (il che è un bene). Punto 3°: non ho credito e ho dovuto chiedere in prestito il cellulare ad un passante. Punto 4°: Kyoya mi vuole uccidere. Punto 6°: probabilmente anche DaShan e Nile. Punto 7°: ho perso di vista Mei-Ling e Benkei. Punto 8°: la missione è saltata!- ansimò per qualche secondo, poi prese fiatoe le gridò–Madoka salvami!-
-Ehm… hai saltato il punto 5°-
Pochi istanti di silenzio.
-Vedi!?- esclamò all’improvviso Atena facendola sobbalzare –Sono nel panico, devi aiutarmi!-
La mora sospirò pesantemente –V-Va bene. Dove sei?-
Ginka alzò lo sguardo e la guardò sconvolta.
-Hmm… Vicino all’entrata del parco. Ti prego, fai in fretta!-
-Ok, sarò lì tra poco-
Chiuse il cellulare e lo infilò in tasca.
Ginka le lanciò un’occhiataccia quasi a volerla perforare, intuendo che si era lasciata convincere da quella svitata, qualunque cosa le avesse detto.
Lei unì le mani in segno di preghiera per scusarsi –Scusami, ma Atena sembrava sconvolta e non potevo dirle di no-
Il ragazzo, ora ragazza, sospirò pesantemente –Non fa niente. Dobbiamo andare?-
-Eh già-
-Per forza?-
-Sì-
Ginka si mise in piedi e si pulì brevemente il vestito.
“Vabbè, tanto dovevamo andarcene comunque” pensò facendo spallucce.
Madoka  si alzò e si guardò intorno spaesata.
-Qualcosa non va?- le domandò Ginka.
Lei annuì –Non ricordo da che parte è l’uscita- spiegò.
-Oh, ma è semplice-
Ginka la superò e si infilò sicuro in un corridoio alla loro sinistra, proseguì per qualche metro e poi… andò a sbattere?
-Aio!- si lamentò irritato. Guardò davanti a sé e vide l’immagine di una ragazza dai capelli rossi, il suo riflesso insomma.
Rimase impalato alcuni istanti a fissarsi nello specchio, ancora non si capacitava del cambiamento del suo corpo.
-Che succede?- domandò Madoka alle sue spalle.
Lui si voltò di scatto –Niente- la rassicurò. Poi appoggiò le mani sulle sue spalle e la guardò negli occhi –A parte una cosa- confessò.
-Ah sì? Cosa?- domandò lei, ingenua.
Ginka sospirò pesantemente –Ci siamo persi-
 
Il telefono della ragazzina squillò rumorosamente, annunciando una chiamata sulle note di “What You Waiting For” di Gwen Stafani.
Tsubasa sobbalzò e si voltò alla sua destra, verso Yu, rivolgendole un’occhiata a dir poco sconvolta.
Quella non ci badò, prese il cellulare e guardò il display –Oh, è DaShan! Forse ha trovato Chao-Xin e Benkei-
Svelta rispose, continuando però a camminare.
-Pronto?-
-Pronto DaShan! Li avete trovati?-

-Chi?-
-Come chi!? Chao-Xin e Benkei ovviamente!-
-Ah… no-
Yu inarcò un sopracciglio confusa e interdetta al tempo stesso –E allora perché mi chiami?-
-Noi ce ne stiamo andando-
-Che cosa!?- si fermò immediatamente.
Tsubasa la imitò guardandola sorpresa.
-E Perché?-
-Bhé, diciamo che Atena ha combinato un guaio- disse ridacchiando, evidentemente in difficoltà.
Una voce irritata aggiunse un “Come al solito” piuttosto seccato;  a giudicare dallo “Tsk” che ne seguì doveva essere Kyoya.
-Che tipo di guaio?- domandò Yu, non immaginando minimamente cosa potesse essere successo.
Vi lascio immaginare lo sgomento quando DaShan gli comunicò la spiacevole notizia, ossia che Atena non aveva comprato i biglietti perché non voleva pagarli e ora gli addetti alla sicurezza del parco li cercavano piuttosto insistentemente.
-Ma non è possibile!- esclamò Yu sconvolta, facendo sobbalzare la compagna che le stava accanto.
-Invece sì. Per questo ce ne andiamo, ed è meglio se lo fate anche voi-
Yu annuì e attaccò.
-Che succede?- domandò Tsubasa guardandola.
La piccola sbuffò pesantemente mentre infilava il cellulare in tasca –Atena l’ha fatta grossa stavolta- disse appoggiando le mani sui fianchi.
-E cioè?- l’albina le rivolse un’occhiata preoccupata –Che ha fatto?-
-Non ha pagato i biglietti per il parco e ora gli addetti alla sicurezza ci cercano per farsi rimborsare e buttarci fuori a calci-
Silenzio.
A Tsubasa caddero letteralmente le braccia sentendola.
Possibile che quella ragazza dovesse combinare un guaio dopo l’altro? (non è vero! >o< NdAtena)
Si appoggiò una mano sulla fronte e scosse il capo sconsolata –Non ho davvero parole-
Yu annuì, d’accordo con lei.
Non c’era molto da dire, era semplicemente assurdo.
-Quindi che dovremmo fare?- domandò l’albina incrociando le braccia al petto.
-DaShan e le altre se ne stanno andando, direi che è meglio se ce ne andiamo anche noi-
-E come facciamo con Atena? Smettiamo di cercarla e la lasciamo qui?-
Yu fece spallucce –E’ lei che ha fatto il guaio, il minimo è che ne paga le conseguenze- disse filosofica.
-Non credi di esagerare?- domandò Tsubasa ridacchiando, una goccia che le scivolava dietro la testa.
-No u.u-
-Ah, allora ok…-
 
Benkei guardò sconvolto la scena raccapricciante che si presentava davanti ai suoi occhi.
Due ragazzi, pieni di feriti e lividi, si lamentavano doloranti a terra, incapaci di alzarsi, la faccia immersa in quello che sembrava essere gelato; accanto a loro, con un piede appoggiato sulla schiena di uno dei due, stava Mei-Ling, un ghigno malefico sul viso.
-Così imparate a farmi cadere il gelato- disse soddisfatta.
Il possessore del potente toro deglutì –C-Che è successo?- domandò a fatica, la voce tremante.
Il volto di Mei-Ling si accese –Ah, Benkei!-
Zampettò verso di lui, le labbra increspate in un sorriso indecifrabile.
-Quei due mi hanno fatto cadere il gelato- si lamentò non appena furono faccia a faccia, gonfiando le guance in segno di disapprovazione.
-C-Capisco. E… li hai picchiati tu?-
Mei-Ling annuì soddisfatta. Benkei pensò che questo suo lato del carattere doveva essersi risvegliato in seguito alla convivenza con Atena, non c’era altra spiegazione.
-C-Capisco. Q-Qualcosa non va?-
-Sì. Sono stanca, voglio andare a casa-
Ormai, il povero Chao-Xin, ora povera Mei-Ling, aveva raggiunto il limite.
Certo, si era divertita, doveva ammetterlo, però l’incidente col gelato l’aveva profondamente sconvolta. (e come biasimarla poverina u.ù)
L’appuntamento l’aveva fatto, se l’era “goduto” fino in fondo, dunque quella svitata di Atena non avrebbe potuto opporsi.
Benkei sbiancò, non avendo fatto il suo ragionamento.
Dentro la sua testa c’era un solo pensiero “Se la lascio andare via, Atena mi picchia e non la vedrò più”
-E-Ehm… Che ne dici di fare un ultimo giro?-
-Su cosa?-
-Ehm… Un’attrazione a mia scelta?- azzardò Benkei.
Mei-Ling lo guardò un attimo, poi fece spallucce ed annuì.
-Perfetto. Andiamo!- esclamò il ragazzo afferrandola per un polso e trascinandola via.
Quella era la sua ultima occasione: doveva giocarsela bene.
 
*Ginka no Baka = Stupido Ginka/Idiota di un Ginka.
Un insulto, insomma u.u








.: Angolo dell’Autrice in anticipo per ben due volte di fila (visti i suoi standard... -.- NdTutti) :.
 
Sssssssììììììììììì!!!!!!!!!!! *esulta*
Sono in anticipo! Sono in anticipo! Sono in anticipo di nuovo, di nuovo! *cantilena*
*si gasa*
Applauditemi! Elogiatemi! (Fulminatela! -.- NdKyoya; Tu non c’entri niente, vattene! >o< NdPandora)
Stavo dicendo… ah sì! Complimenta- *ciabatta volante, come al solito? No, ciabattE volantI*
Ouch +_+ *stesa*
*si rimette in piedi* Un giorno scoprirò chi sei, bombardatore di ciabatte, e allora te la farò pagare! èwé (*fischiettio* NdTutti)
Tornando a noi, come dicevo ho aggiornato in anticipo con un capitolo di ben nove pagine di word!
Sono stata brava? *occhi da cucciolo*
Or dunque, il prossimo chap è quello definitivo, ossia quello che chiuderà la saga del luna-park, ed è già concluso e pronto per essere pubblicato u.u
Ma arriverà solo a Settembre, quindi per favore non desideratelo *astio verso la scuola*
Ho deciso di dedicare questo chap a Purple_Rose, grande fan della GinMado, che aspettava con ansia che quei due facessero la pace.
Ora scappo, devo iniziare il chap 9 ma soprattutto devo andare a dormire! (mi scoppia la testa, ho scritto troppo @_@ NdPandora; Una cosa del genere non si può sentire -.- NdKyoya)
Bacioni a tutti!
 
_Pandora_

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Capitolo 8
*** Finale col botto (o con le botte...) ***


Cap. 8: Finale col botto (o con le botte…)
 
DaShan, Nile e Kyoya camminavano a passo sostenuto verso l’uscita del parco di divertimenti, le prime due chiacchierando allegramente come amiche di vecchia data, l’ultima ringhiando e lanciandosi occhiate furtive intorno.
Avevano finalmente finito di avvertire tutti quanti, dunque potevano godersi gli ultimi attimi di tranquillità che passavano in quel parco di divertimenti.
Ah, quel maledetto meraviglioso parco… Finalmente potevano andarsene e starsene in pace chiuse in albergo.
L’unica che non voleva andarsene era Kyoya, per ovvi motivi.
DaShan e Nile le avevano assicurato che avrebbe potuto picchiare Atena quella sera stessa, quando sarebbe tornata anche lei, ma non ne era tanto convinta.
Comunque avere un corpo femminile si sarebbe rivelato davvero utile: avrebbe potuto massacrarla di botte senza farsi alcuno scrupolo, infondo erano entrambe femmine.
Anche se infondo non avrebbe fatto molta differenza se fosse stato maschio visto che lui era per l’uguaglianza di sessi (In poche parole picchi chiunque indifferentemente dal sesso e dall’età, eh? -.- NdAtena; Esattamente u.u NdKyoya)
“Quando la prendo la ammazzo! Presto o tardi la ammazzo!” si disse Kyoya per cercare di placare il suo rancore.
Era così tanto impegnato a meditare su come uccidere la povera svitat… ehm, Atena che andò a sbattere contro un ragazzo che correva come un pazzo senza meta.
L’impatto fu violento visto come andava veloce quel tizio, tanto che caddero entrambi a terra.
-Grrr… Ehi tu!- alzò lo sguardo verso di lui, irato –Come ti sei permesso di buttarmi a terra!- esclamò.
Quello scattò in piedi terrorizzato, e cominciò a chiedere scusa convulsamente.
Alta, magro o meglio denutrito, moro, capelli lunghi, occhi neri, vestiti stracciati… Dov’è che l’aveva già visto?
Non ebbe il tempo di pensare tranquillamente perché quello chiese scusa l’ennesima volta e fece per andarsene, allora Kyoya agì di impulso e lo afferrò per un braccio bloccandolo; approfittò dello slancio per alzarsi in piedi e fronteggiarlo.
-Aspetta- disse solo, guardandolo attentamente.
Quello cominciò a tremare e a battere i denti, in preda al panico.
Cercò di liberarsi dalla presa, ma la stretta era davvero poderosa per essere quella di una femmina.
-Non ci siamo già visti da qualche parte?- domandò all’improvviso la ragazza, senza smettere di squadrarlo centimetro per centimetro.
Lui scosse il capo con vigore, poi però si bloccò e cominciò a fissarla.
Fu allora che la leonessa ebbe un flash e lo riconobbe all’istante –Tetsuya!- esclamò soddisfatta.
Lui rabbrividì.
-Oh no, un’altra volta!- esclamò stufo.
Kyoya lo guardò sorpresa.
Lui prese a borbottare chissà che, in preda alla depressione.
Possibile che fosse un’altra delle ragazze violente del gruppo di quel tale?
Si chiamava Ginka se non errava.
Possibile che dovesse incontrarle tutte quel maledetto giorno?
Che poi, stavolta, questa non riusciva proprio a ricordarsela.
Però dai riflessi svelti, dalla presa poderosa e dal fatto che sapeva chi era, doveva per forza essere una di loro.
-Che significa un’altra volta?- gli domandò la ragazza dai capelli verdi, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
-Significa che prima ho incontrato una delle tue amiche violente! Sono stufo, si può sapere che ci fate tutte qui!?-
Kyoya non badò minimamente alla domanda, ma si soffermò piuttosto sulla prima frase.
Una delle sue amiche violente… Chi poteva essere?
Possibile che…!
Presa da un moto d’ira afferrò Tetsuya per il collo e lo sbatté contro il muro più vicino lasciandolo senza fiato né parole.
-Dimmi dov’è- proferì.
Non era una domanda, ma piuttosto un ordine.
Un’amica violenta? Non poteva che essere Atena.
Il moro la guardò con occhi sbarrati, sconvolto –C-Che cosa…?-
-Ho detto, dimmi dov’è!- ripeté Kyoya sottolineando le ultime parole.
-N-Non lo so!- balbettò Tetsuya, capendo di essere nei guai –L’ho incontrata parecchio tempo fa!-
-E dov’era?- domandò allora la ragazza, aumentando la stretta.
Il possessore di Cancer strinse il braccio di lei con forza, cercando di indurla ad allentare la presa, gesto del tutto inutile che al contrario peggiorò la situazione.
Tossicchiò un paio di volte –V-Vicino alla ruota panoramica, ma non credo sia ancora lì- disse, poi aggiunse –Il boss e Ted devono averla trascinata via, probabilmente ormai non sono neppure più nel parco-
Kyoya lo lasciò andare di scatto, interdetta –Chi sono il boss e Ted?- domandò confusa.
Tetsuya poté finalmente riprendere fiato –S-Sono dei miei compagni (o almeno erano), fanno parte di una banda di teppisti del quartiere; l’avevano presa di mira, per questo li ho piantati in asso. Se anche Madoka li ha battuti al primo round, di sicuro al secondo è stata lei a perdere perché qui in giro ci sono altri membri della gang, sempre pronti a fare a botte-
La leonessa incrociò le braccia al petto –Capisco…- poi si rese conto di ciò che aveva sentito –Aspetta! Madoka!?-
Tetsuya annuì –Sì, chi altre sennò?-
In meno di un secondo si ritrovò di nuovo schiacciato contro il muro.
-Che c’entra Madoka!?- esclamò Kyoya.
-Iiihh!! E’ lei che ho incontrato!-

-Eh? O.o-
Lentamente, la ragazza allentò la presa.
Tetsuya cominciò a tossire violentemente, la faccia a metà tra il bianco e il viola.
-Ma come, non hai incontrato Atena?- domandò guardandola a metà tra il confuso e il sorpreso.
-Eh?- il moro le rivolse un’occhiata identica alla sua –Chi è Atena?-
Silenzio.
Pensandoci bene… Tetsuya e Atena non si erano mai incontrati.
E poi Atena non era violenta, anzi ricorreva alle mani solo come ultima opzione; se non fosse stato per il fatto che era sempre a caccia di guai e quindi di botte, si sarebbe quasi potuta definire una pacifista.
“Ops…”
Abbassò lo sguardo colpevole e lasciò cadere le braccia lungo il corpo.
Stavolta l’errore l’aveva fatto lei.
Però, più che quello, le dispiaceva anzi la infastidiva, il fatto che aveva perso tempo inutilmente e non aveva trovato Atena (E a me non ci pensi? -.- NdMadoka)
Rimasero alcuni istanti immobili, in silenzio, l’uno di fronte all’altra, poi una voce interruppe la loro quiete –Eccola, è lei!-
Kyoya si voltò di scatto alla sua destra, e sfoderò l’espressione più schifata e annoiata del suo repertorio non appena riconobbe le figure degli agenti della sicurezza che l’avevano bloccata tempo prima assieme a Nile e DaShan.
A proposito, dov’erano finite quelle due?
Possibile che l’avessero piantata in asso così?
Oppure non si erano proprio accorte della sua assenza?
-Tch-
Tutto questo non faceva che aumentare i suoi problemi.
Ora, oltre a trovare Atena e l’uscita, doveva rintracciare anche quelle due.
Senza pensarci troppo sopra, con uno scatto afferrò Tetsuya per un braccio e lo lanciò senza ritegno contro i tre uomini che ormai erano a pochi passi da lei, abbattendoli come birilli.
-Lui è uno che conosco, è entrato senza biglietto come me- disse.
E scappò via.
“In questo modo, almeno uno di quei tre sarà impegnato per un po’. Eppoi così Tetsuya la paga per avermi fatto perdere tempo” pensò. (Perché è colpa sua, vero? -.-‘’’ NdAtena)
 
Finalmente, dopo tanto camminare, DaShan e Nile arrivarono all’uscita del parco.
Ci avevano messo un sacco, ma chiacchierando il tempo era volato e non se ne erano quasi rese conto.
Immaginate la sorpresa quando videro Atena appoggiata contro un muro, con lo sguardo perso nel vuoto e i pugni stretti in grembo.
Nile si voltò di scatto per assicurarsi che Kyoya non fosse pronta a saltarle addosso (una rissa in quel momento era la cosa peggiore), e si sorprese nel vedere che non c’era nessuno alle sue spalle.
-Eh? Non dirmi che si è persa O.o- svelta diede un’occhiata in giro, credendo che fosse rimasta solo un po’ indietro, ma non la vide.
Fece spallucce, non era un problema suo, anzi era meglio così.
Tornò a guardare Atena e vide che nel frattempo DaShan le si era avvicinata.
-Ehi Atena, che ci fai qui?- domandò, ma non ricevette risposta.
Si avvicinò anche Nile, curiosa di sapere che succedeva.
-Atena…?-
La ragazza dai capelli color indaco sembrò non sentirla, nonostante le fosse vicinissima, e continuò a fissare il cielo coperto qua e là da qualche nuvola.
D’un tratto, aprì la bocca e pronunciò una sola frase –E’ tutto… buio-
-Eh?- le sue due amiche la guardarono confuse.
Si scambiarono un’occhiata complice, poi Nile fece per scuoterla ma venne interrotta da una voce proveniente da qualche metro dietro loro.
-Ehi!! Ragazze!!-
Tutte e due si voltarono subito, e videro in lontananza la figura di Masamune che si avvicinava agitando una mano in aria in segno di saluto.
DaShan stava per rispondere al saluto, ma si interruppe non appena sentì il vento scompigliarle i capelli e vide una figura sfrecciare di corsa accanto a lei.
Tale figura, che si scoprì essere Atena, si buttò letteralmente tra le braccia della nuova arrivata.
Masamune rimase alcuni istanti interdetta, poi la strinse a sé cercando di darle conforto.
-Che c’è Atena?- domandò premurosa.
Lei la abbracciò forte, nascondendo il volto sul suo petto –E’ tutto buio- disse.
Masamune le accarezzò dolcemente il capo –Non è vero Atena, apri gli occhi e guardami-
Lei alzò titubante la testa e la guardò.
-Visto? Non vedi quanto sole c’è?- domandò sorridendo allegramente.
La ragazza annuì, poi riprese a stringerla con forza –Ti voglio bene-
-Anch’io-
-Ehm Ehm! Mi spiace interrompere questo momento veramente toccante, ma ci farebbe piacere sapere cosa sta succedendo- esclamò DaShan, riportando la “strana coppia” alla realtà.
Subito le due si lasciarono.
Atena stava per spiegare ogni cosa, ma qualcuno le appoggiò una mano sulla spalla interrompendola.
-Mitsuketa!*-
 
-Wow!-
Chao-Xin, ora Mei-Ling, appiccicò ancora di più la faccia contro il vetro per guardare il meraviglioso spettacolo che le si presentava davanti.
Dalla cima di quella meravigliosa ruota panoramica riusciva a vedere tutta la città e forse anche qualcosa in più.
-Che bello!- esclamò estasiata.
-Hai ragione- assentì Benkei dando una rapida occhiata fuori –Ehm… Mei-Ling, avrei bisogno di parlarti-
Chao-Xin voltò di poco il capo per guardarlo e, vedendo che era serio, decise di mettersi seduta per bene di fronte a lui.
E fu allora che si rese conto che in quella situazione c’era qualcosa di strano.
“C’è qualcosa che non va…” pensò.
In quel momento, le ritornarono in mente gli insegnamenti della saggia Atena (certo, quando vi fa comodo sono saggia -.- NdAtena)
 
FLASHBACK
-Sarò buona con te, non voglio che tu mi maledica oppure dica in giro che sono una svitata (-.- NdAtena)- al che Chao-Xin la guardò con una faccia da cucciolo bastonato che invocava aiuto (K-Kawaii *w* NdPandora).
Si trovavano in camera di Madoka, che in quel periodo era diventata anche la camera di Atena, e stavano discutendo riguardo all’appuntamento al quale avrebbe dovuto prendere parte Chao-Xin il giorno seguente.
–Buona? BUONA!? Ti rendi conto che per colpa tua domani avrò il mio primo appuntamento con un ragazzo!?- domandò sull’orlo di una crisi isterica.
Atena sospirò e le appoggiò una mano sulla spalla in segno di comprensione –Che ci vuoi fare, doveva succedere prima o poi-
“WTF OAO”
-Comunque non siamo qui per parlare di questo! Ragazzo mio… Pardon, ragazza mia te la sei cercata, e questo è tutto!-
Chao-Xin trattenne a stento un paio di lacrime, quello dell’appuntamento era davvero un colpo basso per un latin lover come lui.
-Dunque, stavamo dicendo… Ah sì! Siccome voglio essere buona, ti dirò quali sono le situazioni cliché che possono verificarsi in un parco di divertimenti e vanno assolutamente evitate-
-Eh?- Chao-Xin la guardò confusa.
-Sai cosa sono i cliché, giusto?-
La ragazzina annuì brevemente, allora Atena riprese la parola –Bene. Devi sapere che questi cliché sono molto comuni durante gli appuntamenti, e variano a seconda del luogo. Per evitare che qualcuno ti abbordi o che l’appuntamento finisca con un fidanzamento, ti dirò quali sono quelli che si verificano più spesso-
D’un tratto Chao-Xin si dimostrò molto interessato, in particolare dopo aver sentito la parola “fidanzamento”.
Madoka invece storse il naso –Guarda che non siamo mica in uno Shojo- esordì.
Atena la trapassò con uno sguardo invitandola a tacere.
-Dimmi tutto Sensei- la ragazza dagli occhi variopinti tornò a posare la sua attenzione sulla ragazzina, lieta di aver colto la sua attenzione –Prendi appunti- le lanciò un blocchetto e una penna, e tirò fuori dal nulla la sua inseparabile lavagna.
Tutto questo davanti agli occhi sconvolti di Madoka.
-Iniziamo con i cliché d’abbordaggio- proclamò solenne.
Prese un gessetto e scrisse sulla lavagna: “1. Ti vengo addosso e ti dico che sei carina guardandoti appena”
-Questa è una delle tattiche più comuni, che adottano i maschi quando casualmente incrociano delle ragazze mica male e decidono di provarci, dunque non c’è niente di pianificato; tali maschi non sono in cerca di una relazione stabile, ma piuttosto sono i classici tipi da “una botta e via”, e sono anche definiti “Sciupafemmine”- spiegò scrivendo qualche appunto sulla lavagna mentre la sua allieva ascoltava attenta.
-Una variante è “Mi capiti sott’occhio e allora ci provo”, ed avviene quando i ragazzi in gruppo, tranquillamente definibili lupi affamati di donne, si guardano intorno e scelgono la loro preda con cura e attenzione; una volta designato il bersaglio, uno di loro cerca di abbordarla e, se non ci riesce, viene soccorso dai suoi compagni- disse incrociando le braccia al petto.
Notò con piacere che a Chao-Xin si era affiancata una piuttosto interessata Madoka, che aveva improvvisamente capito che forse era bene (?) ascoltare.
-Ci siete fino a qui?- domandò la ragazza con i capelli color indaco, e le due more davanti a lei annuirono –Bene- prese di nuovo il gessetto e ricominciò a scrivere: “2. Accerchiamento asfissiante con conseguente resa”
-Questa è una delle tecniche peggiori, applicabile in qualsiasi luogo, sia in presenza di folle che in posti disabitati. Avviene quando i lupastri sono in gruppo e vogliono a tutti i costi ricevere una risposta positiva dalla sfigata (perché giusto così si può chiamare) di turno; il press al quale è sottoposta la preda è così asfissiante da impedire un rifiuto. Può essere una conseguenza del fallimento della tecnica “Mi capiti sott’occhio e allora ci provo”, quindi dopo aver rifiutato il corteggiamento è meglio darsela a gambe-
Madoka scosse il capo contrariata –Che cosa orribile!- esclamò.
Atena annuì, la fronte corrucciata -Già, ma gli uomini sono così, a parte qualche eccezione-
Chao-Xin non se la prese, convinta di essere tra quelle eccezioni –Stavi dicendo?- domandò, spronando Atena a continuare.
-Ah, sì. Vediamo un po’… un’altra tattica di abbordaggio è “Ti offro qualcosa, chiacchieriamo e poi, volente o nolente, vieni a casa mia” ed è una delle più pericolose e con maggiore probabilità di riuscita. E’ risaputo che noi donne amiamo farci un drink, ancor di più se è offerto da qualcun altro che è disposto ad ascoltare le nostre chiacchiere, ed è proprio questo a metterci nel sacco! Dopo la bella e solitamente lunga chiacchierata, il maschio di turno ci invita a casa sua ed è la fine, perché anche se ci opponiamo con unghie e denti, lui ci costringerà a seguirlo-
Madoka e Chao-Xin si guardarono sconvolte come se avessero appena appreso una notizia terribile.
-Infine, ultima ma non meno importante, c’è la tecnica “Mi sono perso, indicami la strada e io mi sdebiterò” che può essere utilizzata anche dalle donne, in quel caso senza malizia. Mentre passeggi tranquilla ti si avvicina un ragazzo chiedendoti aiuto perché casualmente si è perso; dopo che gli hai dato la stramaledetta indicazione che gli serviva, lui è così buono da volersi sdebitare in qualche modo e, o ti invita a casa sua, o al ristorante, o a prendere un drink. Come avrete notato, questa tattica può essere precedente a “Ti offro qualcosa, chiacchieriamo e poi, volente o nolente, vieni a casa mia”-
Di nuovo ci fu uno scambio di sguardi tra Madoka e Chao-Xin, la prima concentrata sulla lavagna, la seconda impegnata a scrivere sul blocchetto datole da Atena.
-Fin qui tutto chiaro?-
Le due annuirono energicamente, dunque Atena poté riprendere subito la parola.
-Questi sono i cliché più comuni che possono verificarsi in un parco di divertimenti. Ora passiamo ai cliché verificabili a causa del partner-
Madoka la guardò sconvolta –Vuoi dire che non ci si può fidare neppure del proprio compagno?-
Atena non le rispose, al contrario incrociò le braccia e guardò solennemente verso il cielo (che non c’era) –Dice il saggio: “Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”-
Chao-Xin annuì –Parole sante u.u-
-Torniamo a noi- la ragazza dagli occhi variopinti impugnò il gessetto e ricominciò a scrivere frettolosamente –Visto che è quasi l’una e domani dovremo svegliarci presto, ne indico solo uno, il più pericoloso- smise di scrivere e si scansò da davanti alla lavagnetta.
-La ruota panoramica?- lesse Chao-Xin interdetta.
-Esatto, la ruota panoramica- ripeté Atena convinta –Cosa vi fa pensare?-
Madoka corrucciò le sopracciglia –Bhé, è una giostra molto romantica che solitamente si fa alla fine delle giornata-
-Il giro è lungo e la capsula è stretta- aggiunse Chao-Xin.
Pochi istanti di silenzio poi le due vennero folgorate dalla stessa intuizione.
-Esatto- Atena sorrise compiaciuta e prese a disegnare qualcosa sulla lavagna –E’ una giostra molto romantica, ancor di più se fatta alla fine della giornata; ogni capsula è stretta e costringe la coppia a mettersi l’uno di fronte all’altra oppure l’uno accanto all’altra; essendo il giro molto lungo, conferisce a ciascuno il tempo di dire o fare quello che vuole; infine, se si fa per ultima è perché si spera in un finale col botto con conseguente invito ad un appuntamento futuro-
Le morette deglutirono rumorosamente.
Atena fece spuntare, come al solito dal nulla, la sua bacchetta e indicò lo scarabocchio appena fatto –Immaginate che il ragazzo di turno sia innamorato della ragazza di turno, e che questa si sia stancata e voglia tornare a casa; dove la porterà il ragazzo per avere un’ultima chance?-
-Sulla ruota panoramica- risposero in coro le due allieve.
-Una volta saliti, visto che stare l’uno accanto all’altro è troppo imbarazzante, i due si troveranno uno di fronte all’altra; essendo il giro lungo, il ragazzo avrà tutto il tempo per organizzarsi e fare cosa?-
-Dichiararsi- di nuovo risposta in coro.
Atena annuì –E dopo la dichiarazione, che la ragazza non potrà evitare per mancanza di vie di fuga, cosa succederà?-
Madoka e Chao-Xin si scambiarono un’occhiata d’intesa –B-Bhé, a quel punto in teoria c’è la scena del bacio- disse la prima.
-Esatto!- trillò la Sensei –E visto che il giro della ruota è lungo e lo spazio è stretto, la ragazza non avrà scampo. Bene, ho finito-
Le morette fecero un piccolo inchino –Grazie mille per la lezione Sensei-
Atena sorrise smagliante –E di cosa! Sapere queste cose basilari è il minimo!- esclamò, poi si rivolse unicamente a Chao-Xin e le appoggiò una mano sulla spalla –Domani fa’ attenzione, mia allieva, e non farti mettere in trappola-
La mora annuì solenne –Sì!-
Fine FLASHBACK
 
Chao-Xin si guardò intorno confusa: ruota panoramica, capsula stretta, giro lungo… Possibile che fosse caduta in trappola senza nemmeno rendersene conto!?
Pensandoci bene, di cosa voleva parlarle Benkei? E Perché si torturava le mani e arrossiva imbarazzato?
Un fulmine colpì violentemente la mora, facendo sì che la lampadina sulla sua testa si accese e dunque riprese a funzionare dopo tanto tempo.
“Possibile che…!?”
Guardò il possessore del bey Dark Bull sconvolta, poi scosse il capo “No, Benkei non è quel tipo di persona! Non ha coraggio, e poi se non erro ama Kyoya (Etciù! >.< NdKyoya)”
Intanto, il diretto interessato aveva iniziato a farfugliare qualcosa come –Non so come dirtelo- o –Non sono pratico di queste cose-
Infine, dopo una lunga attesa in cui il cervello di Chao-Xin era andato in panne, stufo, aveva pronunciato un sonoro –Mi piaci!- che però la mora non aveva sentito minimamente visto lo stato confusionale in cui si trovava.
Benkei la guardò confuso, e la chiamò più e più volte per cercare di richiamare la sua attenzione.
Dopo molti tentativi (falliti) rinunciò “Bhé, chi tace acconsente” pensò.
Chao-Xin scosse di nuovo il capo “Seriamente, stiamo parlando di Benkei. Lui non sarebbe capace di escogitare un piano simile per incastrarmi!” deglutì “Però la saggia Atena ha detto che è una situazione cliché molto nota, quindi potrebbe conoscerla”
In preda al panico, dopo alcuni istanti passati a divorarsi le unghie, spostò lo sguardo fuori dal finestrino, investito da un moto di depressione.
Quanto le sarebbe piaciuto avere Atena al suo fianco.
Lei, in un modo o nell’altro, se la cavava sempre, anche quando la situazione sembrava disperata; di sicuro una cosa del genere sarebbe stata uno scherzo.
Spalancò gli occhi fulminata da una geniale idea.
Sorrise soddisfatta: il giro era lungo, e quale poteva essere il modo migliore per occupare tutto il tempo a disposizione? Ma una lunga, anzi lunghissima telefonata ovviamente!
Si voltò di scatto verso il compagno –Benkei, scusami, dovrei fare una…-
Ma le parole le morirono in gola quando si trovò a pochi centimetri dalle labbra carnose di Benkei che cercavano di posarsi sulle sue in un bacio.
Come di consueto quando si prende un grande spavento misto ad orrore e schifo, la sua faccia divenne di un blu cobalto tanto intenso da fare invidia ai puffi, e i capelli le si rizzarono facendole assumere l’aspetto di un porcospino.
Cominciò a tremare, non si sa bene per quale motivo, e le pupille le si dilatarono, probabilmente una reazione alla terribile visione.
Pur tutto ciò cercò di prendere la cosa con razionalità e di aprire un dialogo sensato.
-B-Benkei…- balbettò.
Il ragazzo si bloccò e aprì subito gli occhi per guardarla, pur mantenendo la sua posizione.
-C-Cosa stai…?- non riuscì a terminare la frase.
-Ti sto per baciare- rispose tranquillamente.
Chao-Xin trattenne un conato di vomito per miracolo e continuò “l’allegra” chiacchierata, unico tentativo di salvezza da tale situazione –E p-perché mai?-
-Bhé, perché hai detto di sì-
-S-Sì? E q-quando, ma soprattutto a c-cosa?-
Benkei sbuffò stufo –Prima, in risposta alla mia dichiarazione-
Chao-Xin spalancò gli occhi sconvolta -H-Ho detto s-sì?- ripeté terrorizzata.
-Oddio, non hai proprio detto di sì- si corresse il ragazzo, e la mora poté tirare un sospiro di sollievo.
Sarebbe stato davvero il colmo se si fosse trovata in quella situazione a causa sua senza che nemmeno se ne fosse accorta.
Accidenti, per colpa delle giostre e dell’eccessivo divertimento si era rilassata troppo e aveva perso di vista la cosa più importante, ossia che era ad un appuntamento con un maschio!
Però Benkei si poteva considerare pericoloso? Bhé, a quanto pare sì.
Ma possibile che si fosse innamorato proprio di lei (lui), dopo tanti anni passati ad adorare Kyoya?
Va bene che anche da femmina possedeva un fascino irresistibile, però…
Ah, che terribile destino: chi avrebbe mai pensato che il suo meraviglioso aspetto sarebbe stato la sua dannazione?
-Però me lo hai fatto intendere- aggiunse Benkei, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Chao-Xin sobbalzò e riportò l’attenzione su di lui –E c-come?-
-Sei rimasta in silenzio, e chi tace acconsente, giusto?-
“Bastardo…” inutile dire che la mora si trattenne dal dargli un pugno, più che altro la sua fantasia venne interrotta da una domanda da parte del compagno –Scusa, ma perché balbetti?-
-I-Io? B-Balbetto? N-No, ma che dici…- cercò di tirarsi fuori la mora, ma Benkei non demorse –Sì invece. Come mai?-
-B-Bho, non lo so. S-Sarà il caldo- buttò lì, facendo roteare lo sguardo.
Il blader corrucciò le sopracciglia, poi fece spallucce e lasciò perdere.
-B-Bhé?- domandò Chao-Xin, essere fissata intensamente da quel tipo non la faceva affatto sentire a suo agio.
-Niente- di nuovo fece spallucce –Dove eravamo rimasti…-
-Eh?-
-Ah, sì- chiuse gli occhi e riprese ad avvicinarsi a lei.
La poverina, presa alla sprovvista, non poté far altro che indietreggiare fino a finire spalle al vetro.
“E’ la fine” pensò lanciando un’occhiata alle sue spalle.
Quando poi riportò lo sguardo su Benkei, dinnanzi a cotanto orrore poté fare una cosa sola.
-a… A-Aa…- prese fiato, ma tanto TANTO fiato –WAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!-
 
-Mitsuketa!*-
Sentendo quella parola ma soprattutto quel tono di voce, ad Atena si accapponò la pelle.
Sbiancò visibilmente e le si rizzarono alcune ciocche di capelli.
“E’ la fine” pensò lanciando un’occhiata alle sue spalle.
Il ghigno malefico di Kyoya-kun, ora Kyoko-chan, si allargò ancor di più vedendo l’espressione terrorizzata della sua preda in trappola, conferendole un aspetto a dir poco inquietante.
Per allieva e maestra, purtroppo, non c’era speranza di salvarsi.
O… Forse sì.
Forse per la Sensei non era tutto perduto.
Infondo, in quel momento, non era sola con Kyoya.
C’erano tante amiche con lei, disposte ad aiutarla anche a costo della vita… Vero?
Con la coda dell’occhio si guardò intorno alla ricerca di qualcuno su cui contare:
Masamune, vedendo l’espressione terrificante della leonessa aveva fatto un passo indietro, dunque non avrebbe aiutato;
DaShan sembrava “lievemente” preoccupata dalla situazione, e ridacchiava nervosamente mentre faceva cenno a Kyoya di lasciarla, ma non stava funzionando;
l’unica ben disposta a rendersi utile sembrava Nile ma un suo intervento non sarebbe servito a molto, tuttalpiù si sarebbe scatenato un litigio grave tra lei e Kyoya, e Atena avrebbe finito per sentirsi in colpa.
Dunque, era spacciata.
“E’ davvero la fine” pensò sconsolata congiungendo le mani davanti al petto in segno di preghiera e guardando verso il cielo.
Se solo ci fossa stata Tsubasa.
Lei avrebbe fatto di tutto per impedire la rissa, infondo la considerava una cara amica, no?
Un peso di 80 kili si sfasciò sulla testa della ragazza facendo un gran rumore ma soprattutto un gran male.
Già, solo una cara amica.
Nulla di più.
Con gli occhi vacui e spenti, si voltò verso la belva alle sue spalle, la cui rabbia sembrò scemare all’istante a causa della sorpresa causata da tale gesto.
Atena chiuse gli occhi e spalancò le braccia, e con fiumi di false lacrime che le scendevano lungo le guance (Bugia? O.o NdPandora), proclamò a gran voce –Kyoya… picchiami!-
Tutte le presenti la guardarono sconvolta -Eh? O.o-
-Avanti, picchiami senza pieta!- esclamò di nuovo –Non esitare, non merito di vivere-
-WTF OAO-
Anche Kyoya rimase parecchio sconcertata da tali affermazioni –M-Ma sei sicura?- domandò confusa.
Lei annuì energicamente –Sì! Avanti, colpiscimi con tutta la forza che hai, deturpami! Ma fa’ in fretta, prima che cambi idea-
Silenzio.
Kyoya fece spallucce –Oh bhé, se lo dici tu… Non me lo faccio ripetere due volte-
-Eh? O.o- Atena aprì gli occhi confusa, ma l’unica cosa che vide fu la bestia che si avventava contro di lei e poi… il buio.
DaShan e Masamune indietreggiarono di scatto e si allontanarono dal polverone appena creatosi; a giudicare dalle urla e grida di dolore che ne venivano fuori, Atena doveva essere in svantaggio, netto svantaggio.
-Mi sa che sperava di confondere Kyoya arrendendosi al suo destino- azzardò DaShan.
Masamune annuì –E ci stava pure riuscendo. Peccato che Kyoya avesse così voglia di picchiarla da non farsi raggirare-
Nile, che fino ad allora era rimasta zitta e in disparte, si avvicinò titubante –Povera Atena, infondo non meritava una punizione così pesante- disse.
Fulminea, una gamba scattò fuori dal nuvolone di polvere e colpì quella della povera Nile facendole uno sgambetto degno di un Oscar; la poverina si trovò faccia a terra, dolorante, ma si rialzò subito fumante di rabbia.
-Kyoya…- sussurrò, voce dall’oltretomba. Si voltò di scatto verso la nuvola –Questa te la faccio pagare!- esclamò, e ci si tuffò dentro senza esitazione.
-Che coraggio!- esclamò Masamune.
DaShan scosse il capo sconsolata –Abbiamo perso anche lei-
 
–WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Con uno scatto a dir poco improbabile, Chao-Xin si liberò da quella spiacevole situazione e finì seduta al posto di Benkei, il quale si ritrovò a baciare il vetro davanti a lui.
Confuso da quel bizzarro contatto, il ragazzo aprì gli occhi e si guardò intorno spaesato.
Con la coda dell’occhio vide una Mei-Ling (perché lui vede Mei-Ling, non Chao-Xin NdPandora) a dir poco sconvolta, ansimante e con la faccia di un colorito non molto normale: dalla fronte in su era blu cobalto (ad eccezione dei capelli quasi bianco latte xD) mentre dalla fronte in giù, ossia naso e guance, era rosso porpora, ma non per l’imbarazzo.
Si voltò interdetto verso di lei –Mei-Ling, perché scappi?-
Lei scosse il capo terrorizzata e, se possibile, indietreggiò ancora di più.
Quando vide il blader sotto il segno del toro fare un movimento anomalo, ossia voltarsi e tentare di avvicinarsi a lei, non resistette e cedette al terrore.
Gridò di nuovo, un grido breve ma stridulo, poi diede un sonoro calcio alla porta della capsula su cui si trovava facendo cedere i cardini e spalancandola.
Benkei cercò di afferrarla per un braccio, ma lei fu a dir poco fulminea: si piegò per evitare la presa possente del blader, mossa degna di un ninja, e senza esitazione si buttò di sotto.
Il ragazzo la osservò precipitare, un po’ preoccupato –Mei-Ling!- la chiamò, facendole accapponare la pelle mentre atterrava perfettamente in piedi sul mattonellato.
Scattò di corsa, accompagnata dagli applausi dei presenti che le avevano visto eseguire quella meravigliosa acrobazia, e in breve scomparve dalla vista di Benkei.
Dopo un attimo di smarrimento, lui sorrise –Che carina, era arrossita- borbottò grattandosi la guancia mentre si metteva seduto e aspettava la fine del giro.
 
-Oh, ragazze! Finalmente vi abbiamo trovate!- esclamò Ginka correndo incontro alle sue compagne.
Tali compagne stavano fisse in piedi davanti all’uscita del parco di divertimenti, ed erano DaShan, Masamune, Nile, Kyoya e Atena, le ultime tre un po’ malconce a dir la verità.
L’unica vera donna del gruppo, in particolare, sfoggiava lividi e contusioni degni di un incontro di football americano finito male sul viso, sulle braccia, sulle gambe… Dappertutto!
Faceva persino fatica a tenere un occhio aperto a causa del gonfiore!
Anche Nile e Kyoya erano messe male, ma sembravano in qualche modo soddisfatte viste le espressioni serene sui loro visi.
Quando lei e Madoka si trovarono faccia a faccia con le cinque, la mora non riuscì a trattenersi dall’esclamare sconvolta -Accidenti ragazze! Ma che diavolo avete fatto!? Sembra che siete appena uscite da un incontro di football americano finito male!-
Ginka sorrise notando che avevano fatto la stessa osservazione.
Atena sbuffò –Molto divertente- mormorò irritata.
DaShan si intromise e impedì alla ragazza di aggiungere qualcosa di poco conveniente –Lasciate stare, è troppo complicato da spiegare- buttò lì.
In realtà non c’era molto da dire: Kyoya aveva riempito Atena di botte, Nile si era intromessa e alla fine tutte e tre ne avevano prese tante quante ne avevano date; o almeno Nile e Kyoya.
-Piuttosto voi, che fine avevate fatto?- domandò la cinese sviando il discorso.
Le due arrossirono imbarazzate, reazione piuttosto strana.
Un po’ era per l’imbarazzo di ciò che stavano facendo prima delle chiamate e quindi degli avvertimenti e delle richieste; un po’ perché perdersi dentro la casa degli specchi, per di più chiusa, e non riuscire più ad uscire era un po’, come dire… strano e stupido.
-Lasciamo stare, è troppo lungo da spiegare- buttò lì Ginka facendo roteare gli occhi.
Intanto Madoka si torturava le mani, guadagnandosi continue occhiate confuse da parte delle compagne ma soprattutto di Atena.
-Ate-chaaaaaannnnnnnn!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Il gruppo di ragazze sobbalzò all’unisono e prese a guardarsi intorno confuso.
Lo sguardo di Atena prese a brillare –Qualcuno mi cerca!- esclamò tutta eccitata.
Kyoya le lanciò un’occhiataccia infastidita –Perché ti fa tanto piacere?- domandò.
-Perché significa che qualcuno ha bisogno di me- rispose guardandola con l’unico occhio buono.
La leonessa ghignò pronta a rovinargli la festa –Non credi che invece sia qualcuno che vuole picchiarti?-
Atena la guardò confusa –E mi chiamerebbe “Ate-chan”?-
-Così attira la tua attenzione-
La ragazza dagli occhi variopinti si accarezzò il mento pensierosa, poi dopo un po’ giunse ad una solida conclusione –Per favore, non chiamarmi mai “Ate-chan”- disse a Kyoya, facendo un piccolo inchino come per pregarla.
Lei ghignò di nuovo, beffarda –Ate-chan~- sussurrò facendole accapponare la pelle come quando le aveva appoggiato la mano sulla spalla non molto prima.
-Nuoo!!!! Per favore, tutto ma non questo!-
La voce che aveva gridato la prima volta si ripeté, stavolta nelle vicinanze –Ate-chaaaannn!!!!!!!!!!-
-Nuoooo!!!! Pietà, basta così!- pregò Atena con una faccia che somigliava molto a “L’Urlo” di Munch, celebre dipinto, mentre in sottofondo Kyoya rideva di gusto.
Fu un istante: una saetta placcò Atena, con ancora l’espressione “gridante” in viso, e la stese a terra facendole sbattere violentemente la testa.
“Tentato omicidio” pensò Atena in confusione, gli occhi a girandola e la bocca a forma di una “O” perfetta.
-Ate-chan, Sensei!- esclamò.
-Chao-Xin!- DaShan guardò sconvolta la ragazzina che si stringeva ad Atena.
D’istinto tutti fecero un passo indietro.
Possibile che le avesse scoperte? Possibile che le avesse notate durante il (brevissimo) pedinamento? Dunque Atena era solo la prima vittima!
Kyoya spalancò gli occhi sorpreso –Ma allora avevo ragione!- esclamò battendosi un pugno sulla mano, pensando al nomignolo utilizzato.
Ignorando completamente le loro presenze, Chao-Xin si strinse ancora di più alla ragazza –Sensei Ate-chan, ho avuto tanta paura!-
-Eh?- Atena si riprese e spostò lo sguardo sulla ragazzina sopra di lei.
Spalancò gli occhi incredula mentre sulla sua fronte lampeggiava la scritta “WTF” con la stessa intensità di un’insegna di un locale notturno; successivamente la sua espressione mutò e il primo pensiero che le sfrecciò in testa fu “K-Kawaii *^*”
Chao-Xin la guardava con un volto dolcissimo ma anche tremendamente sconvolto: le guance paffute erano tutte rosse e dagli occhi scendevano lacrime a fiotti.
“No, povera piccola, perché piangi?” pensò Atena, ma si trattenne dal dirlo, temendo di peggiorare la situazione.
Si tirò su e si mise seduta a fatica a causa del ragazzo, ora ragazza, che non ne voleva sapere di allentare la presa.
-Qualcosa non va, Chao-Xin?- di nuovo si trattenne ed evitò di chiamarla Mei-Ling.
La ragazza annuì senza guardarla.
-Che è successo?- domandò allora Atena, inducendola a guardarla negli occhi.
-E’ stato terribile! B-Benkei ha t-tentato di…- colta da un capogiro improvviso causato dal brutto ricordo, non riuscì a finire la frase.
-Benkei ha tentato di…?- la spronò Atena.
Ma Chao-Xin sembrava andata in confusione.
La sua faccia non era più tanto Kawaii, visto il colorito blu cobalto; in più il viso era adornato da capelli ritti che facevano somigliare la ragazza ad un membro di una banda di Hard-rock.
Cominciò a farfugliar cose apparentemente senza senso –L-La noia, i-il gelato, i-i teppisti, l-la giostra…-
Atena la guardò confusa –Ma di che stai…?-
-L-La ruota panoramica…-
Stop.
Sentendo quelle due parole messe in fila (massì, ignoriamo l’articolo NdPandora), il tempo di Atena si fermò.
Ma subito, prepotente, riprese a scorrere.
-Hai detto “Ruota panoramica”?- ripeté la ragazza, e Madoka fece un passo indietro.
Vedendo il colorito cobalto farsi più intenso, Atena capì di aver fatto centro.
-Sei salit…o sulla ruota panoramica? Con Benkei?-
Chao-Xin annuì debolmente.
-E lui ha tentato di…?-
Madoka deglutì –Lui ha tentato di…?-
Anche Chao-Xin deglutì –L-Lui ha tentato di…-
Baciarti” fu Atena a concludere la frase, ma non ad alta voce; non sussurrò neppure, semplicemente mosse la labbra ma tali movimenti bastarono a provocare numerosi flashback nella mente della povera cinesina che non resistette e crollò.
-Oddio Chao-Xin!- esclamò Atena scuotendola, ma ormai era troppo tardi.
La poverina era svenuta.
Madoka cadde in ginocchio, sconvolta.
-Tutto bene Madoka?- si preoccupò subito Ginka.
Lei portò una mano a coprirsi la bocca e abbassò il capo –Che brutta fine…-
-Eh? O.o-
Intanto Atena continuava a scuotere la compagna, con le lacrime agli occhi –Chao-Xin! Chao-Xin non mollare! Resisti, puoi farcela! Non puoi morire qui!-
-Tutto ciò è assurdo- sussurrò Kyoya con una gocciolina che le scendeva dietro la testa, certa di essere sentita da tutte le sue compagne.
Nile annuì, pienamente d’accordo.
-Ragazze!- una voce, in lontananza, quella di Yu.
DaShan si voltò e vide i profili della bambina e di Tsubasa in lontananza –Oh, guardate un po’ chi si vede-
-Ragazze! Finalmente vi abbiamo trovato!- esclamò Yu stanca, poi si guardò intorno e osservò sconcertata la scena che le si poneva davanti agli occhi –Che succede qui?- domandò confusa.
Ma prima che potesse ricevere una risposta, vedendo Chao-Xin, scattò indietro e si nascose dietro a Tsubasa.
-C-Che ci fa lei… lui qui?- domandò indicando la poverina che ancora veniva scossa violentemente dalla sua compagna.
DaShan scosse il capo –Non ne abbiamo idea- disse solo.
Poi si avvicinò ad Atena e la invitò a lasciare andare la mora perché così peggiorava la situazione.
-Torniamo in albergo?- propose Nile –Tanto ormai ci siamo tutte e non abbiamo più niente da fare qui-
Kyoya annuì –Sbrighiamoci- non vedeva l’ora di andarsene, tanto ormai aveva fatto ciò che voleva e si era sfogata.
DaShan si caricò Chao-Xin sulle spalle con un sospiro, e Ginka diede ad una sconvolta Madoka una mano ad alzarsi.
Formando un gruppo compatto, uscirono tutte insieme dal parco di divertimenti così come quella mattina erano entrati.
Una volta fuori, proseguirono spedite verso l’albergo in cui alloggiavano.
Atena camminava più lentamente di tutte, probabilmente a causa dei vari dolori provocati dalla rissa con Kyoya (e Nile), e quindi chiudeva la fila; stava con lo sguardo fisso a terra, le braccia ciondolavano accanto al corpo, sembrava rischiasse di fermarsi da un momento all’altro come un giocattolo al quale si sono esaurite le batterie.
Tsubasa indietreggiò e le si fece vicina –Tutto bene?- domandò premurosa.
Lei alzò lo sguardo –Eh? Sì, certo, non preoccuparti- disse sorridendo appena –Sono solo un po’ stanca-
-Sei sicura?- insistette l’albina.
Lei annuì –Certo. Vedrai che con una bella dormita mi rimetterò in sesto-
-Mi hai convinta- acconsentì Tsubasa.
Strinse con forza i manici della busta, dopodiché si voltò verso Atena invitandola a fermarsi.
-Qualcosa non va?- domandò lei.
Per tutta risposta l’albina le porse la busta –Tieni. L’ho presa per te-
Atena la guardò un po’ confusa, poi realizzò che era un regalo di Tsubasa e allora la afferrò saldamente –Grazie- disse arrossendo.
Come risposta ricevette uno dei sorrisi che tanto amava.
Fatto ciò, Tsubasa corse in avanti e andò a confondersi col gruppetto delle loro compagne.
La blader dai capelli color indaco soppesò la busta costatando che era molto leggera, la aprì titubante ed infilò una mano al suo interno per prendere ciò che conteneva; ne tirò fuori un semplice foglio e lo fissò delusa.
Poi però si rese conto che non era un foglio ma una foto, più precisamente era la foto che era stata scatta a lei, Tsubasa e Yu mentre facevano il giro sulle montagne russe.
Sorrise.
“Infondo… questa terribile giornata non si è conclusa poi tanto male” pensò rinfilando la foto dentro la busta e stringendola al petto, facendo sì che fosse vicina al suo cuore.
Poi alzò lo sguardo da essa e, con l’unico occhio che funzionava bene, squadrò una ad una le sue compagne, alcune malconce, altre semplicemente doloranti, ciascuna con i propri traumi post-luna-park, e non poté far altro che specificare.
“Ma proprio infondo, eh!”
 
*Mitsuketa = Trovato/a 





.: Angolo dell’Autrice Depressa e per di più in Ritardo (di nuovo) :.
 
Salve a tutti!
Mi scuso per l’ennesimo ritardo, ero fermamente convinta di aggiornare prima del solito ma non ci sono riuscita, sia a causa della scuola (che è appena iniziata e già mi crea problemi), sia a causi di Depressione e problemi personali.
Eh già, in questo periodo sono sempre depressa.
Yuppi!
-.-
Comunque parlando di questo chap, l’unica cosa che mi viene da dire è che quando l’ho scritto dovevo di sicuro aver bevuto qualche bicchiere di troppo (e io non bevo, sia chiaro).
Ci tengo a specificare che la “lezione” della mia Ate-chan non vuole essere un insulto per nessuno, semplicemente questa è una fic in parte comico/demenziale e quindi ciò che scrivo è finalizzato a strappare qualche sorriso e non a far irritare qualcuno.
Ora, visto che ho un po’ di tempo libero, mi metto a scrivere; temo che il chap 9 non sarà divertente come questo e i precedenti, però mi ci voglio comunque impegnare.
Baci a tutti e in bocca al lupo con la scuola, per chi la frequenta.
 
_Pandora_

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Capitolo 9
*** Chao-Xin sconvolto, Atena in ritiro e Tsubasa diabolico ***


Cap. 9: Chao-Xin sconvolto, Atena in ritiro e Tsubasa diabolico
 
DaShan batté con violenza un pugno contro la porta color crema davanti a lui, contrassegnata dal numero 88.
-Chao-Xin apri la porta!- ordinò.
Dall’altra parte gli giunse un chiaro ma soprattutto indisponente “No” secco.
-Smetti di fare la ragazzina, apri la porta ti ho detto!- ripeté, ma come risposta ricevette solo dei mugolii irritanti.
Si avventò contro la porta della sua camera, tentando di sfondarla, ma lo sforzo risultò vano; questo perché dall’altra parte c’era una scrivania, piazzata lì dietro per ogni evenienza, o meglio con lo scopo di bloccare qualunque tentativo di sfondamento.
-Chao-Xin, apri!!!- gridò per l’ennesima volta in preda ad una crisi di nervi.
Una cameriera che passava di lì con un carrello pensò bene di fare dietrofront facendo finta di niente e di dirigersi verso l’ascensore per cambiare piano.
Tale ascensore però risultò essere pieno.
Fortunatamente si svuotò proprio su quel piano, e la poverina poté fuggire indisturbata.
Il gruppetto di ragazze appena arrivato imboccò lo stesso corridoio dal quale era scappata la domestica, e si trovò davanti alla medesima scena che l’aveva impaurita, ma non si scompose minimamente; anzi, una di loro addirittura sbuffò seccata e superò DaShan senza timore, ignorandola bellamente, per poi avviarsi verso la sua camera.
Tale ragazza era Kyoya Tategami, e tale gruppo era quello delle nostre blader, protagoniste (e sfortunate vittime) di questa storia.
-Stai ancora cercando di entrare?- domandò Tsubasa avvicinandosi all’amica.
Lei la guardò sconvolta e irata al tempo stesso, e fece un veloce cenno d’assenso col capo.
-Chao-Xin dai, apri la porta!- esclamò Yu intromettendosi nella disputa a senso unico delle due more.
All’interno della stanza, Chao-Xin, seduta sulla scrivania che bloccava la porta, digrignò i denti e trattenne a stento un paio di lacrime al ricordo del terribile pomeriggio di qualche giorno prima.
Ovviamente tutti sappiamo di quale giorno si parla.
No?
Ma della giornata in cui si era svolto l’appuntamento al luna-park ovviamente.
Per quale motivo Chao-Xin era tanto sconvolta a riguardo?
Due parole: Ruota Panoramica.
Da quel fatidico evento, la ragazza si era chiusa in camera in un religioso silenzio per quarantotto ore filate, passate a digiuno a fare qualcosa di assolutamente sconosciuto alle amiche, costringendo la sua compagna di stanza a dividere la camera con Tsubasa e Yu.
Allo scoccare del mezzogiorno del terzo giorno aveva magicamente ripreso parola, ma solo per rifiutarsi di uscire dalla stanza, e da allora era un continuo litigio tra lei e DaShan che voleva dormire su un comodo letto invece che su un divano scomodo.
Se non altro, da quel momento, aveva ripreso a mangiare con regolarità: per pietà, Madoka prima di ogni pasto le lasciava davanti alla porta un vassoio con del cibo, e quando ripassava notava con piacere che non era rimasta neppure una briciola.
Povera ragazza, non poteva mica deperire per un bacio Miracolosamente mancato!
-V-Voi… non potete capire cosa provo- balbettò stringendo i pugni –Voi non sapete niente!-
Masamune corrucciò la fronte –Effettivamente…- mormorò, poi si avvicinò alla porta -E allora dicci cosa ti è successo!- esordì.
Seguì un mugolio infastidito.
Madoka le appoggiò una mano sulla spalla e la invitò a non aggiungere altro –Meglio di no, meglio di no- ripeté la stessa frase due volte per sottolinearne l’importanza, poi si rivolse a Chao-Xin –Non preoccuparti Chao-Xin, non fa nulla. Prenditi tutto il tempo che vuoi!-
Lei sapeva.
DaShan spalancò gli occhi e la guardò sconvolta –Ma che…!? Sei impazzita!?-
Ginka si mise davanti a Madoka, impedendo alla mora di saltarle addosso e azzannarle il collo come una belva feroce in preda ad un moto d’ira –Dai, calmati. Se dice così c’è un motivo-
-Un motivo? UN MOTIVO? Non me ne frega niente del motivo, io voglio solo dormire sul mio letto, chiaro!?-
Ci furono pochi istanti di beato silenzio, interrotti solo dai respiri ansimanti della cinese, causati dall’incredulità di ciò che stava succedendo.
O meglio che era appena successo.
DaShan aveva gridato, aveva urlato in preda alla rabbia, aveva perso le staffe.
Lui, elogiato per la sua leggendaria calma e per il suo sangue freddo, si era infuriato sul serio.
Un evento più unico che raro.
-Nevica in estate- mormorò Masamune, e venne compresa da tutti i presenti, eccezion fatta per la diretta interessata la cui rabbia sembrò dissolversi per lasciare il posto alla confusione.
Dopo l’ennesimo momento di quiete DaShan prese parola nel tentativo di scrollarsi di dosso gli sguardi increduli che avevano preso a tormentarla –Sentite, io non ce la faccio più a dormire sul divano, giuro che è più scomodo di quanto sembra- spiegò –Per favore, aiutatemi a far uscire Chao-Xin- pregò congiungendo le mani e abbassando il capo con un gesto secco.
Yu assunse un’espressione pensierosa –Bhé, a parte te l’unica che potrebbe intervenire è Atena-
Madoka sospirò pesantemente –Peccato che è nelle stesse condizioni. E giuro che non ne capisco il motivo-
-Ma perché anche lei?! Non le è successo nulla di male, no? E’ solo stata picchiata da Kyoya, nient’altro, e allora perché si è chiusa in camera come Chao-Xin?- domandò DaShan più a sé stessa che a chi le stava intorno, con tono melodrammatico.
Tsubasa si grattò una guancia sorridendo in difficoltà –C-Credo sia colpa mia-
Tutti si voltarono a guardarla, chi con astio chi con curiosità, in attesa di una spiegazione che giunse in pochi secondi.
-Le ho regalato una foto- disse senza smettere di ridacchiare.
Seguirono sguardi perplessi e un paio di lampadine accese sulle teste di Madoka e DaShan.
-Allora stiamo apposto- mormorò la prima sconsolata.
Ora si spiegava perché l’ultima volta che l’aveva vista era intenta a guardare una fotografia appoggiata sul comodino.
Da quando erano tornate dal luna-park, Atena aveva cominciato a comportarsi in modo molto anomalo.
Il primo giorno era uscita presto ed era stata fuori fino a tardi, tornando verso sera con un pacchetto stretto in mano; tale pacchetto conteneva una preziosissima (per lei) cornice, nella quale aveva messo subito una foto ricordo, ad occhio e croce scattata durante la gita.
Da quel momento aveva iniziato a fissare insistentemente il quadretto con una faccia da ebete quasi le riportasse alla mente chissà quali meravigliosi (?) ricordi; la mattina del secondo giorno, mentre Madoka era a fare colazione, per qualche motivo si era chiusa a chiave in camera, e da allora aveva perso ogni contatto con la realtà.
Per la cronaca Madoka, con grande imbarazzo, era finita in camera con Ginka e Masamune, e la prima le aveva ceduto il letto per farla stare più comoda.
-Per farmi perdonare oggi ti presto il mio letto- esordì Tsubasa per salvarsi la pelle.
Lo sguardo di DaShan prese a brillare –Davvero? Grazie Tsubasa, sei un’amica-
-AmicO, prego- precisò atona l’albina.
Giunto ad un compromesso, il gruppetto si sfoltì lasciando finalmente libero il corridoio.
L’indomani Tsubasa si alzò di buon ora.
Si trascinò in bagno stancamente e si guardò allo specchio: due vistose occhiaie spiccavano sul suo viso abbronzato.
Non aveva dormito, per niente.
“Dannazione, quel divano è scomodissimo” pensò “Come ha fatto DaShan a dormirci? Ma soprattutto come diavolo fa Ginka a non lamentarsi al riguardo?”
Aprì il lavandino e lasciò scorrere l’acqua per qualche minuto, poi con decisione infilò la testa sotto il getto per cercare di darsi una svegliata, ignorando di bagnarsi i capelli.
Si guardò di nuovo allo specchio, le gocce cristalline le scivolavano lungo il viso incorniciandolo.
Per riavere il suo letto doveva cacciare DaShan dalla sua camera, e per cacciarla doveva ridarle una stanza; per ridarle una stanza doveva far uscire Chao-Xin dalla sua depressione, e per farlo era necessario l’intervento di una sola persona: Atena.
Dunque Atena era il suo obbiettivo, se avesse fatto riprendere lei si sarebbe sistemata ogni cosa.
Si schiaffeggiò le guance con un gesto secco –Forza!-
Uscì dal bagno e poi dalla stanza, e dopo aver percorso mezzo corridoio si fermò davanti alla porta dell’albergo contrassegnata dal numero 84.
Bussò un paio di volte e chiamò a gran voce -Atena!-
Non ricevette alcuna risposta, neppure dopo interminabili secondi di attesa.
Oltre quella soglia sottile, inginocchiata davanti al comodino accanto al suo letto come se stesse pregando stava Atena, intenta a contemplare la fotografia da lei regalatale.
Era così concentrata a fissarla che aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, e non si era più mossa di un millimetro.
Ogni tanto sembrava sprizzasse gioia e felicità, altre volte invece digrignava i denti o corrucciava la fronte.
Questo perché in realtà non stava guardando la fotografia, almeno non mentalmente.
La sua testa era da tutt’altra parte.
Come Chao-Xin, la ragazza stava pensando alla giornata del luna-park, ma a tutt’altri eventi.
Assunse un’espressione confusa.
Tsubasa aveva confessato apertamente di non provare nulla nei suoi confronti, eppure le aveva regalato una fotografia come ricordo della bella (?) giornata.
Bhé, i regali si fanno anche tra amici, questo è vero, ma in quello c’era qualcosa di diverso.
Qualcosa di speciale.
Quando Tsubasa le aveva dato la busta con dentro la foto, non l’aveva fatto come Amico.
Ma allora cosa?
Chi era in quel momento il suo amato Tsu-kun?
Afferrò una bottiglietta affianco a lei, senza spostare lo sguardo dalla cornice, e ne bevve giusto un sorso per bagnarsi le labbra.
Dopo averla riappoggiata, sul suo viso si dipinse un’espressione da ebete.
“Forse Tsubasa ha detto che non gli piaccio ma in realtà non è così” pensò sprizzando cuori da tutte le parti (sì, proprio cuori) “Magari ha mentito”
Pochi istanti e il suo viso si fece triste.
“Eppure sembrava così serio e sicuro…” pensò incupendosi, abbassando per un istante, uno solo, lo sguardo verso il pavimento.
Lo posò di nuovo sulla cornice e sorrise decisa, come ricaricata “Oppure è solo confuso sui suoi sentimenti, per questo mi è sembrato sicuro”
Annuì convinta “Sì, dev’essere così”
Non passarono neppure dieci secondi che il suo viso era tornato neutro e inespressivo, anzi forse un po’ depresso “E se non fosse così?”
Il cellulare vibrò nella tasca dei jeans e le note di “Just The Way You Are” aleggiarono nell’aria.
Lo afferrò distrattamente e rispose senza neppure guardare chi la stesse chiamando.
-Pronto?- domandò senza staccare gli occhi dalla foto.
-Atena?-
La bolla in cui si era rinchiusa scoppiò all’istante, il mondo di pensieri che si era creata scomparve in un angolino remoto della sua testolina, all’improvviso non più tanto confusa.
Scattò in piedi, annullando il contatto con la cornice.
-Tsu-kun!- esclamò –Che piacere sentirti! Da quant’è che non ci parliamo?- buttò lì energica.
-Precisamente da quattro giorni e sei ore-
Gravissimo errore, questo non doveva dirlo.
Atena… fraintese tutto alla grande.
Sì, perché Atena è Atena, e capisce solo ciò che vuole capire.
I suoi occhi luccicarono sinistri “Che carino, gli mancavo e quindi ha contato il tempo che ci separava” pensò al settimo cielo.
Poi una domanda le giunse spontanea in testa.
“Che poi, perché non ci siamo visti per tanto tempo?” corrucciò la fronte, poi scrollò le spalle “Ah bhé, chi se ne importa”
-Atena, ci sei?- domandò Tsubasa dall’altro capo, non sentendo più alcun suono.
La ragazza annuì energicamente, ignorando di non essere vista –Certo che ci sono!- esclamò vitale –Volevi chiedermi qualcosa?-
-Sì, volevo sapere se ti andava di fare colazione con me oggi- disse il ragazzo.
Cupido scagliò la sua freccia e trafisse il cuore già innamorato di Atena. (?)
-Noi due? Insieme? Da soli?-
-Certo- assentì il ragazzo.
La ragazza appoggiò una mano sul muro affianco a lei per sorreggersi, poi cadde in ginocchio e un raggio di calda luce la illuminò.
(A tutto c’è una spiegazione, non allarmatevi! Quando si è appoggiata al muro ha premuto l’interruttore, dunque la luce che l’ha illuminata all’improvviso altre non era che quella della lampada u.ù NdPandora)
Allontanò il cellulare dall’orecchio per volgere le mani verso il cielo (o soffitto della stanza, come preferite voi).
“Cupido, ti amo. Anzi no, Tsu-kun ti Amo”
Scattò in piedi, dando un calcio alla bottiglia dalla quale aveva bevuto poco prima.
Ignorò il “lago” d’acqua che prendeva forma pian piano sul pavimento e rispose con un allegro –Sì, certo che mi va!-
-Bene, allora ti aspetto all’ascensore-
-Ok, prima però devo andare in bagno, ti spiace?- domandò tranquilla.
Dall’altro capo Tsubasa si ritrovò ad arrossire senza motivo –Non devi mica chiedermelo-
Scosse il capo sconsolato, quella ragazza era davvero assurda.
-Meglio così, non riuscivo più a trattenermi. Allora ci vediamo tra un po’- detto ciò, attaccò senza farsi troppi problemi.
Dopo alcuni secondi di immobilità, prese a zompettare allegra di qua e di là stringendo il cellulare tra le mani quasi fosse un trofeo o un prezioso cimelio, ignorando il fatto che sul display brillasse la scritta “46 chiamate perse”.
Una sola parola rimbalzava nella sua testolina vuota: Ap-pun-ta-men-to. (Divisa in sillabe, proprio così u.ù NdPandora)
Sì, perché nella sua mente malata… Pardon, innamorata, la frase “Fare colazione insieme” si era trasformata in “Romantico appuntamento per iniziare bene la giornata”.
Non sapeva che in realtà quell’invito faceva parte del diabolico piano di Tsubasa per riconquistare il suo letto.
Ebbene sì, a volte anche Tsubasa sapeva essere diabolico.
E in quei momenti ci si poteva aspettare qualunque cosa da lui.
Proprio qualunque. u.u
Comunque di questo Atena non era a conoscenza, quindi festeggiava allegramente il momento saltellando da una parte all’altra della camera e lanciando grida di gioia come un’ossessa.
Qualcuno dal piano di sotto prese a gridare e a battere nel tentativo di farla smettere, ma lei lo ignorò bellamente, anzi non lo notò neppure.
Era troppo impegnata a fantasticare.
E a causa di tali fantasticherie si “giocò” la testa.
Vi ricordate cosa c’era per terra?
La bottiglietta e l’acqua, giusto?
Eccovi ora un piccolo esercizio di matematica:
prendete una Atena distratta, mettetela in una stanza d’albergo non troppo grande, aggiungete il fatto che sta saltellando, considerate che sul pavimento c’è una bottiglietta e tanta acqua e infine calcolate che è vicina ad un comodino.
Cosa ottenete?
Vi siete persi, vero?
E allora ordiniamo tutto in una bella formula:
Atena + distrazione + stanza stretta + eccitata + bottiglia e acqua + comodino = R.I.P.
No dai, non siamo così precipitosi, mica può morire per così poco. ^^’’’
Ha la testaccia dura lei!
Semplicemente saltellò, scivolò sull’acqua, si resse miracolosamente in piedi assumendo una posizione indecifrabile ma intruppò nella bottiglietta e perse l’equilibrio, dando una sonora craniata (no, non testata, proprio Craniata, violenta >_< NdPandora) contro il comodino che in qualche modo era finito alle sue spalle.
-K.O.- mormorò cadendo a terra, con gli occhi a girandola.
Fuori dalla porta Tsubasa, che non aveva badato minimamente alle grida di gioia e festa della ragazza, ghignò soddisfatto.
 
Tsubasa guardò l’orologio.
Erano le sette, no sette e mezza.
Quanto tempo ci metteva a prepararsi?
L’aveva chiamata verso le sei e un quarto, ne era sicura, e allora perché ancora non arrivava.
-Eccomi, scusa il ritardo!- gridò una voce familiare alle sue spalle.
Si voltò di scatto –Finalmente…!- stava per aggiungere qualcos’altro ma le parole le si fermarono in gola.
Atena stava arrivando di corsa: indossava un vestitino di un sublime rosa pesco, senza maniche e retto dal petto, lungo fin poco sotto le ginocchia, con un vistoso fiocco proprio sopra la vita; a coprire le spalle c’era un giacchetto bianco panna, in tinta con i calzini, mentre come scarpe aveva delle ballerine che riprendevano il colore del vestito; i lunghi capelli erano legati con un nastro in una coda bassa laterale, e ricadevano delicatamente davanti alla spalla sinistra; si era truccata, ma non essendo un’esperta in questo campo, Tsubasa non seppe dire precisamente quali trucchi aveva usato.
Da dove avesse tirato fuori un abbigliamento simile era veramente poco chiaro, però almeno adesso si capiva perché ci avesse messo così tanto tempo ad arrivare.
-Scusami Tsu-kun!- esclamò fermandosi davanti a lei e piegandosi per riprendere fiato.
Fu allora che Tsubasa notò che stringeva in mano una borsetta, anch’essa in tinta con l’abbigliamento.
Scosse il capo sorridendo –N-Non fa niente- disse, poi aggiunse sincera –Sei molto carina oggi-
Il cuore di Atena perse un battito –G-Grazie- mormorò senza guardarla, arrossendo.
-Dimmi un po’, come mai ti sei vestita così elegante?- domandò l’albina con curiosità.
-Bhé, perché pensavo che dopo potremmo andarci a fare una passeggiata insieme- rispose la compagna torturandosi le mani per l’agitazione.
-Ah, capisco-
Atena alzò lo sguardo verso di lei –Ti va?-
-Certamente-
La ragazza dagli occhi variopinti sorrise, ma prima che potesse aggiungere altro la compagna la interruppe –Senti Atena, prima di andare a fare colazione, avrei bisogno di un favore- esordì.
L’amica le sorrise –Tutto quello che vuoi-
Era fatta.
 
DaShan si svegliò di soprassalto sentendo dei forti rumori provenire dal corridoio.
Si alzò visibilmente contrariato e si trascinò fino alla porta per poi uscire nel tentativo di capire cosa succedeva.
Si sorprese nel vedere Atena che bussava con insistenza contro la porta della camera sua e ci Chao-Xin.
Si avvicinò a Tsubasa che osservava la scena soddisfatta -Che succede?- domandò stropicciandosi gli occhi.
La blader le sorrise –Succede che a breve avrai di nuovo la tua camera-
E lo sguardo di DaShan si accese.
-Chao-Xin, apri la porta!- esclamò Atena per l’ennesima volta.
-No, non voglio!- rispose la mora all’interno.
A giudicare dalla voce assonnata doveva essersi appena svegliata, o meglio doveva essere stata svegliata dal violento bussare dell’amica.
Atena sbuffò –Si può sapere perché ce l’hai con DaShan e le altre?- lei era esclusa, ovviamente u.u’’
-Ma è ovvio perché!- rispose.
La blader si grattò la testa in difficoltà –Veramente mica tanto. Per favore, puoi dirmelo?-
Pochi istanti di silenzio.
Chao-Xin digrignò i denti –P-Perché eravate lì e non avete fatto niente per impedire a Benkei di…- troncò la frase a metà, era troppo difficile per lei terminarla.
Sulla testa di Atena si accese una lampadina.
Il suo viso si rasserenò inspiegabilmente.
Appoggiò una mano sulla porta –Scusami, mi dispiace di averti lasciato solo- mormorò, ma fu certa di essere sentita.
-Potresti aprire la porta per favore?- domandò dolce.
Si sentì un sonoro click, il suono della chiave che girava nella toppa.
Atena appoggiò una mano sulla maniglia e tirò la porta verso di sé aprendola, sotto gli occhi esterrefatti di DaShan e quelli appagati di Tsubasa.
Davanti a lei c’era una scrivania, e seduta sopra c’era Chao-Xin seduta di spalle, che dondolava distrattamente i piedi.
-Grazie- sussurrò, e strinse la mora in un abbraccio.
Fu Chao-Xin a interrompere quel contatto per voltarsi e trovarsi faccia a faccia con Atena.
-Qualcosa non va?- domandò la ragazza dagli occhi variopinti.
La blader sotto il segno di Virgo deglutì –Sì- strinse i pugni –Io… ho paura-
Atena la guardò confusa –Ah? E di che?-
Chao-Xin abbassò il capo impotente -Io… ho paura di Benkei-
...
-E perché?-
-Come perché!? Lo sai benissimo!- le rispose scuotendola per le spalle.
La ragazza dai capelli color indaco sembrò illuminarsi –Ah già, brutta storia- corrucciò le sopracciglia –Immagino che avrai bisogno di un po’ di tempo per riprenderti dallo shock, comunque ti basta stare lontano da lui e non incrociarlo, no?-
-D-Dici?-
-Ma certo!- trillò energica -Bene, ora che il problema è risolto, posso tornare al mio appuntamento-
DaShan e Chao-Xin si guardarono confuse –Appuntamento?-
-Tsu-kun, andiamo?-
L’albina annuì, non badando alla parola utilizzata, contenta di essere riuscita nel suo intento: quella sera avrebbe potuto dormire sul suo comodo letto.
-Sensei Ate-chan!-
La blader sotto il segno della Lince si volto di scatto –Sì?-
Adorava quando la chiamavano con titoli onorifici.
-Andate a fare colazione, vero? Posso venire con voi?-
Un peso di 50 kili si sfasciò sulla testa di Atena; se era per chiedere simili favori, preferiva non essere chiamata in quel modo.
-V-Va bene- balbettò sorridendo falsa.
DaShan si aggregò al gruppo –Vengo anch’io, tanto ormai sono sveglio- esclamò, poi domandò –Facciamo colazione qui oppure al bar?-
Chao-Xin si accarezzò il mento pensierosa, poi decise –Al bar!-
-O-Ok-
Mentre si dirigevano verso l’ascensore, Atena alzò stancamente lo sguardo verso il cielo (soffitto).
“Cupido, perché? T^T”
Presero l’ascensore e scesero al piano terra.
D’un tratto Chao-Xin si bloccò, attirando su di sé l’attenzione delle presenti.
-Qualcosa non va?- domandò Atena.
Di tutta risposta la mora si nascose dietro la sua gonna e allungò il braccio per indicare qualcosa.
O meglio qualcuno.
La blader cercò con lo sguardo la persona che aveva attirato l’attenzione di Chao-Xin.
Non ci mise molto a trovarla vista la stazza, e non appena vi posò sopra gli occhi rabbrividì.
Peggio di così non poteva andare: in piedi davanti alla Reception, intento a conversare con la segretaria dell’albergo, c’era Benkei.
“Oh cavolo”
 








.: Angolo dell'Autrice che non ha parole per scusarsi :.

Gomenasai T_T
Ontoni (si scrive così?) Gomenasai T_T
Sono così spiacente...
Stavolta il capitolo era pronto un secolo fa, lo giuro; è stato il titolo a crearmi problemi T_T
Alla fine ne ho messo uno a caso pur di pubblicare il chap, scusate T^T
Non prometto che non lo farò più perché, conoscendomi, so che è impossibile.
Vi prego di perdonare questa mia mancanza e quelle future...
Piaciuto il capitolo? Spero di sì.
Forse non è come i precedenti, però cercate di capirmi: l'ho scritto per cercare di distrarmi dal lutto, quindi non ero proprio in forma e di buon umore.
Spero che Atena vi abbia fatto ridere, davvero.
Lots of Kisses ~
 
_Pandora_

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Capitolo 10
*** Conversazioni ***


Cap. 10: Conversazioni
 
C’era da dire che il nostro gruppo di sfortunati non lo era solo di nome, ma anche di fatto.
Quando Atena posò gli occhi sulla figura possente di Benkei davanti alla reception per poco non morì d’infarto.
“Oh cavolo” pensò.
Caspita, ma si poteva essere così sfigati?
Aveva appena finito di rassicurare il/la suo/a allievo/a dicendole che per guarire dalla sua paura la bastava stare lontano da Benkei e quel maledetto ippopotamo veniva proprio nell’albergo in cui alloggiavano?
-Porca trota, che sfiga- disse Atena ad alta voce, esprimendo tutto il suo disappunto.
Le tre compagne spostarono lo sguardo dal possessore del bey Dark Bull a lei, perplesse.
-Perdonate il mio linguaggio- si scusò la ragazza dai capelli color indaco coprendosi la bocca con una mano e ridacchiando nervosa.
Di nuovo l’attenzione fu tutta sul ragazzo sotto il segno del Toro (Dio mio, perché devi avere un bey con il mio segno zodiacale? T^T NdPandora).
Possibile che fosse davvero un caso?
Non è che era venuto lì apposta per incontrare Mei-Ling?
Atena si accarezzò il mento pensierosa…
 
FLASHBACK
-Dunque Benkei, questo è tutto- concluse Atena dopo aver spiegato a Benkei l’intero itinerario della giornata che avrebbe passato con la sua “amica” Mei-Ling.
Il ragazzo sorrise bonario –Grazie Atena, sei un’amica-

-Frena Toro, non esagerare- si affrettò a dire Atena e lo bloccò con una mano prima che le saltasse addosso per “abbracciarla” un’altra volta.
Lui annuì, senza smettere di sorridere.
Un appuntamento.
Lui.
Se ne rendeva conto da solo che era un evento più unico che raro!
Ripassò mentalmente ciò che avrebbe dovuto fare quello stesso giorno e gli venne un dubbio –Atena-
-Dimmi caro-
Dopo quest’affermazione la ragazza si morse la lingua con così tanta forza da farsi male.
“Che schifo! Come mi è venuta una parola simile? T^T”
Benkei arrossì un poco, reazione che non sfuggì alla blu e la indusse a fare un passo indietro, giusto per sicurezza, dopodiché spiegò la sua perplessità –Tu hai detto che a fine giornata, per educazione devo riaccompagnarla a casa-
-Già già- annuì lei a denti stretti, cercando di ignorare il dolore che si era autoprocurata alla bocca.
-Però io non so dove vive- ammise infine.
Atena fece una faccia assolutamente indecifrabile, forse beffarda –Tch, solo questo? Guarda che sta in albergo- disse con nonchalance.
-E quale?- insistette Benkei.
La ragazza afferrò un gessetto e scrisse sulla sua lavagna sia nome che indirizzo dell’hotel –Memorizza, perché non te lo dirò un’altra volta-
Il ragazzo annuì energicamente.
Fine FLASHBACK
 
… e dopo aver ricordato sbiancò visibilmente.
“Oh cazz- E’ colpa mia!” esclamò mentalmente.
Lanciò un’occhiata alla ragazza che stava alle sue spalle, Chao-Xin, o meglio Mei-Ling: la poverina aveva la faccia di un colore non definito, tra il viola e il nero, e tremava come una foglia.
Una goccia scese dietro la testa della ragazza dagli occhi variopinti, prese a ridacchiare nervosamente “Mi sa che stavolta l’ho fatta grossa”
-S-Sensei…- mormorò la mora stringendo con forza un lembo della sua gonna.
Fu un istante, i loro sguardi si incrociarono -… Tasukete*-
Gli occhi di Atena si incendiarono –Hai!**-  si voltò verso di lei e le accarezzò dolcemente alla testa sotto gli occhi a dir poco sconvolti di Tsubasa e DaShan.
Se non fosse stata in quelle condizioni, di sicuro Chao-Xin l’avrebbe respinta.
-Tu allontanati e mettiti al sicuro, ok?- disse con tono amorevole.
Fatto ciò si voltò e prese a marciare (sì, letteralmente marciare) verso Benkei.
Quando fu non troppo distante da lui lo chiamò a gran voce.
Questi si voltò di scatto e sorrise vedendola, sorriso che per poco non costò la vita alla ragazza visto che le arrivò come un pericoloso proiettile.
Fortuna cha aveva accanto il bancone della reception, altrimenti come minimo sarebbe caduta a terra, stesa come un tappeto.
-Atena, finalmente!- esclamò il ragazzo avvicinandosi a passo svelto –E’ da giorni che ti cerco!-
-Oddei, addirittura?- mormorò Atena in preda ad un improvviso senso di fiacchezza mentre ancora si reggeva al bancone.
Tutta la sua sicurezza era sparita dopo un unico sorriso, e che sorriso! (sto per vomitare… NdAtena)
-Sì!- esclamò quello –Dobbiamo parlare! Andiamo al bar- decise.
La afferrò senza alcun garbo per un polso e prese a trascinarla con tutta l’intenzione di portarla al bar più vicino.
A pochi passi dalla soglia dell’hotel, la ragazza si rese conto di cosa stava realmente succedendo.
Deglutì rumorosamente mentre la sua faccia diventava viola.
In un ultimo disperato tentativo di salvarsi da quella situazione scomoda si aggrappò ad una pianta e rischiò di portarsela dietro (fortuna che un facchino la vide e gliela strappò di mano -.-).
Nulla riuscì a salvarla.
Allungò una mano dietro di sé ma nessuno la afferrò.
Le porte dall’albergo si chiusero.
La figura di Atena scomparve pian piano dalla visuale di tutti (perché dopo la scenata con la pianta, la stavano guardando tutti -.-).
Tsubasa, DaShan e Chao-Xin per tutto il tempo rimasero immobili ad osservare la scena, incapaci di far nulla.
Quando finalmente sembrò essere tutto terminato, Chao-Xin prese parola –Direi di fare colazione qui invece che al bar- propose, e le due compagne acconsentirono.
 
Quando si svegliò, Ginka aprì prima un occhio e poi l’altro.
Si sorprese nel vedere il lembo di un lenzuolo a pochi centimetri dal suo naso.
Solo allora si rese conto di non essere sul comodo letto di Masamune (il suo l’aveva prestato a Madoka per farla stare a più comoda, dunque doveva dividere il letto con Masamune) ma sul freddo e soprattutto duro pavimento della stanza dell’albergo.
Si mise seduta, farfugliando qualche maledizione confusa, mentre si massaggiava la testa dolorante.
“Maledetta Atena” si ritrovò a pensare, visto che se Madoka era in camera sua era solo colpa della ragazza.
Non che le dispiacesse la sua presenza, però dormire nello stesso letto di Masamune era l’inferno in terra!
Scalciava, rotolava, parlava… Una volta aveva persino tentato di morderla!
Si mise in piedi e allungò le braccia verso il soffitto per stirarsi la schiena.
Lo sguardo le cadde involontariamente (se se -.-) sulla ragazza che dormiva placidamente nel suo letto, avvolta dalle morbide e bianche lenzuola.
Si avvicinò a lei, facendo attenzione a non far rumore, e le si sedette accanto.
Le accarezzò lievemente il viso roseo e delicato con il dorso di una mano.
La ragazza si mosse appena.
Temendo di averla infastidita ritirò immediatamente la mano, ma Madoka fu fulminea e con uno scatto serrò le dita attorno al suo polso.
Il cuore di Ginka mancò un battito.
“Ditemi che non si è svegliata…”
Fortunatamente per lui la mora aveva semplicemente agito d’impulso nel sonno.
La rossa sorrise nel vedere il suo volto distendersi e le sua spalle nude rilassarsi.

Spalle nude?
Arrossì vistosamente quando si rese conto che la maglietta che era stata costretta a prestarle a causa della clausura di Atena era forse troppo grande per lei, e dunque era calata lasciando scoperti spalle e parte del petto.
Cercò di tirare via il polso, ma la presa della ragazza era ferrea.
Maledisse mentalmente la ragazza dagli occhi variopinti non lì presente per aver avuto la geniale idea di rinchiudersi in camera della povera Madoka senza alcun motivo.
Era solo colpa sua se era finita in quella situazione!
Diede un altro strattone, e quando vide le labbra della mora dischiudersi fu certo di essere passato dalla padella alla brace.
-Ginka…- mormorò la ragazza, la voce impastata dal sonno.
Schiuse lentamente gli occhi, e posò le sue iridi color mare in quelle dorate del/la blader.
Quest’ultima si bloccò all’istante, persa nella profondità dei suoi occhi.
-… Buongiorno- mormorò conquistata dall’atmosfera.
La mora sorrise –Buongiorno a te- rispose, stropicciandosi gli occhi.
Fece per mettersi seduta, ma tale tentativo venne bloccato dalla sua compagna che si ricordò del motivo per cui pochi minuti prima aveva cercato di scappare.
-No, non muoverti!- la ragazza la guardò confusa –Resta così ancora un po’-
Lei annuì, per nulla dispiaciuta.
Di nuovo, le accarezzò il viso con una mano.
Lei chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel piacevole contatto.
Ginka avvicinò lentamente il viso al suo, le goti lievemente arrossate.
Pian piano, le distanze diminuirono.
Ecco, erano a pochi centimetri l’una dall’altra.
Ancora pochi istanti e…
-Ehi, voi due! Fate i piccioncini già di prima mattina?- domandò una voce squillante ma allo stesso tempo sommessa.
Silenzio.
Madoka spalancò gli occhi e si trovò faccia a faccia con Ginka: entrambi arrossirono vistosamente.
Con uno scatto la rossa si liberò dalla presa che gli bloccava il polso e corse a chiudersi in bagno.
Si sentì il sonoro click della chiave che girava nella toppa.
La mora rimase immobile sdraiata sul letto, in silenzio, completamente rossa in viso.
Deglutì piano, lentamente il respiro tornò regolare.
Sul letto accanto al suo stava Masamune, una mano davanti alla bocca a coprire uno sbadiglio.
Si tirò in piedi, stiracchiandosi -Copriti- esclamò all’improvviso, rompendo l’imbarazzante silenzio che si era creato –Rischi di prenderti un raffreddore-
Detto ciò uscì dalla stanza con tutta l’intenzione di usare il bagno di uno dei/lle compagni/e che alloggiavano nelle stanze accanto alla sua.
Madoka si tirò a sedere e abbassò lentamente lo sguardo su di sé: la maglia di Ginka era troppo larga, dunque era calata lasciando completamente scoperte spalle e clavicole; grazie al cielo si era bloccata per via del petto.
Da quanto tempo era in quelle condizioni?
Da quando Ginka era corso via?
Oppure… Da prima?
Tornò il rossore, e con esso l’imbarazzo.
-Ginkaaaaa!!!!!!!!-
 
In corridoio Masamune incontrò Kyoya proprio mentre usciva dalla sua camera.
Proprio un colpo di fortuna, almeno non avrebbe dovuto sprecarsi troppo a bussare a tutte le stanze per vedere chi c’era e chi no.
-Kyoya!- la chiamò.
Quella si voltò e la trapassò con uno sguardo, come suo solito.
-Posso usare il bagno della tua camera?- domandò, poi si affrettò a spiegare –Quello della mia lo sta usando Ginka, e subito dopo deve andarci Madoka; se aspetto loro due sono pronto per pranzo-
La leonessa scosse il capo e fece per dirigersi verso gli ascensori.
La compagna la fermò –Perché no?-
Poi si rese conto che mancava qualcuno in quella scena.
Di solito Kyoya era sempre accompagnato/a dal/la suo/a secondo/a in comando, alias Nile.
Tra l’altro, l’egiziano/a era sempre tra i primi a svegliarsi: la sua assenza era piuttosto insolita.
-Ma Nile dov’è?- domandò –Si è già alzato?-
La ragazza abbassò il capo –No, è ancora in camera-
Masamune corrucciò le sopracciglia -Questo è strano-
-Nemmeno troppo- disse Kyoya con un fil di fiato.
Posò lo sguardo verso la porta chiusa della sua stanza –Lui fa sempre così, in questo giorno: se ne sta chiuso tutto il tempo in camera, possibilmente da solo-
La ragazza la guardò confusa, come a chiedergli il perché del suo modo di fare.
La leonessa scollò le spalle –Non ho idea del perché, non gliel’ho mai chiesto- disse, poi aggiunse –Sarà qualcosa legato al suo passato-
Detto ciò si allontanò a passo svelto, lasciando Masamune nella confusione più totale.
Oltre la soglia sulla quale la blader avevo posato lo sguardo, la stanza era immersa nel buio; le tende tirate impedivano al sole di illuminarla anche minimamente.
Su un letto, rannicchiata su sé stessa, stava Nile.
Stringeva tra le mani il suo fedele Vulcan Horuseus come fosse un prezioso tesoro.
Schiuse le labbra con l’intenzione di dire qualcosa.
-Sahara…- un sussurro che si spense nel cupo silenzio.
 
-Ecco a voi- disse cordiale la cameriera posando sul tavolo del bar un piatto con sopra una gustosa torta alla panna e fragole, una cioccolata, un vassoio di pasticcini e un caffè.
Atena trattenne un conato di vomito trovandosi di fronte a quell’enorme quantità di zucchero e grassi; ne trattenne un altro quando una fetta di dolce venne trangugiata dal suo accompagnatore.
“Come sono caduta in basso” pensò depressa e schifata “Dovevo fare colazione con Tsu-kun e invece eccomi qui, assieme a Benkei”
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dalla voce squillante del ragazzo –‘Ccidenti Atena, ti ho cercato tantissimo!-
-D-Davvero?-
Lui annuì energicamente e aggiunse –Ti ho anche chiamata 46 volte sul cellulare!-

-Era spento- rispose spedita.
-No no, era acceso a tu non rispondevi- spiegò Benkei.
Atena ci ragionò su, non si ricordava proprio di aver “ignorato” (sì, perché se non aveva risposto a Benkei non poteva che essere perché non voleva parlarci) il suo cellulare così tanto.
Fece spallucce –L’avevo perso- buttò lì la prima scusa che le venne in mente.
Il ragazzo davanti si infilò in bocca un bignè alla crema e fece per dire qualcos’altro; Atena arretrò schifata quando un pezzo di impasto finì a pochi metri dalla sua tazza di caffè.
Mise al sicuro l’espresso, sollevando la tazzina e portandola alla bocca per berne qualche sorso.
Poso nuovamente la tazza sul tavolo e si rivolse al compagno che nel frattempo aveva finito di masticare un altro paio di pasticcini.
-Dunque… Come mai mi cercavi?- domandò diretta.
Prima se ne andava, meglio era.
-Per Mei-Ling ovviamente!- esclamò.
Atena rimase alcuni istanti impassibile, come se comprendesse ciò che intendeva (in realtà non aveva minimamente capito/sentito quello che aveva detto), poi si alzò di scatto facendo cadere la sua sedia a terra con un tonfo.
-Che cosa!?- esclamò sconvolta.
Benkei lanciò un’occhiata alla seggiola abbandonata sul pavimento e alla gente nel bar che li fissava, poi tornò a concentrarsi sulla blader.
-Mi pare ovvio!- esclamò di nuovo –Per quale altro motivo dovrei cercarti sennò!-
Atena prese un respiro molto profondo.
Si chinò per recuperare la sedia e dopo averla sistemata ci si sedette sopra, composta.
-Per Mei-Ling, eh? E sentiamo, cosa vorresti da lei- domandò bevendo un altro po’ di caffè.
Il possessore di Dark Bull trangugiò mezza torta con un solo morso, lasciando la ragazza di stucco.
Dopo un momento di smarrimento, quest’ultima si coprì la bocca inorridita.
-Qualche giorno fa le ho fatto da cavaliere al luna park, no? Quindi ho eseguito il mio compito come mi avevi detto!- disse sputacchiando panna e pezzi di fragole ovunque.
Sfortuna volle che uno dei tanti pezzi finisse proprio nel caffè di Atena.
La ragazza osservò inorridita il suo espresso, ormai contaminato, e lanciò un’occhiata trapassante al ragazzo.
Sebbene avesse voluto sbatterlo al muro per ciò che aveva fatto, decise di prendere le cose con razionalità come suo solito.
Allontanò la tazzina ancora mezza piena da davanti a sé e si rivolse a lui –Non è corretto. Mei-Ling mi ha detto che se n’è andata via prima che l’appuntamento fosse effettivamente concluso- specificò.
Benkei sorrise (O.o) e arrossì un poco, grattandosi la faccia imbarazzato, conquistandosi numerose occhiate confuse da parte della ragazza –Bhé, effettivamente l’ho fatta scappare…-
Atena inarcò un sopracciglio “E te ne vanti?” pensò, ma prima che potesse chiederglielo il blader ripartì all’attacco –Va bene, forse non l’ho riaccompagnata a casa, però ho comunque svolto il mio lavoro!-
Vedendo che la ragazza non era d’accordo, sembrò rassegnarsi –Ok, non fa niente, non mi importa del mio premio!-
“My God, me n’ero dimenticata! Lui vuole l’appuntamento con Kyoya!” si ricordò lei “Però se dice che ci rinuncia allora è tutto a posto… Meno male, non mi andava proprio di mettermi contro di lui”
-A me basta che mi fai rincontrare Mei-Ling!- aggiunse subito dopo.
Il momento di tranquillità che si stava godendo la blader sotto il segno della lince dopo aver appreso che non sarebbe stata di nuovo pestata di botte dal possessore di Rock Leone venne portato via come sabbia dal vento caldo del deserto.
Posò due occhi a dir poco stravolti (anzi uno, visto che l’altro era coperto da una benda perché ridotto troppo male) su un Benkei fermamente convinto di ciò che aveva detto.
Di nuovo la sedia cadde a terra, stavolta però con tutta Atena seduta sopra!
Rimase immobile alcuni istanti, lo sguardo perso nel bianco soffitto.
Alcune teste interruppero la sua visione –Sta bene?- domandò la cameriera che poco prima l’aveva servita.
Annuì brevemente e si lasciò aiutare a tirarsi su.
Per l’ennesima volta si sedette su quella sedia ormai mal messa.
Poggiò i gomiti sul tavolo e unì le mani per poi appoggiarvici contro la fronte.
Benkei si chiese se stava ragionando su ciò che le aveva appena detto.
In realtà la ragazza non stava facendo altro che cercare riprendersi dallo shock e di mantenere la calma.
-Questo… non posso proprio farlo- disse all’improvviso facendolo sobbalzare, sciogliendo la posizione in cui si trovava.
Lui non si arrese –Ma perché no! Non è giusto Atena, non puoi ostacolare il nostro amore!- esclamò scattando in piedi.
La blader sospirò pesantemente mentre incrociava la gambe e congiungeva le mani in grembo.
-Sì che posso- rispose, seria.
Benkei si tirò indietro, quasi intimorito dallo sguardo glaciale della ragazza.
Non volle arrendersi, dunque pensò bene di passare alle minacce –Se ti metterai in mezzo, io…-
Atena sorrise, un sorriso distorto, quasi diabolico –Tu cosa? Mi farai del male? Oh, Non vedo l’ora…-
Digrignò i denti, il blader, irritato ma allo stesso tempo spaventato dal suo modo di fare.
-A-Atena…- balbettò cercando di nascondere l’agitazione, ma in risposta ricevette solo un altro, terrificante sorriso.
-Allora? Non insisti più?- domandò la ragazza dagli occhi variopinti, insolitamente luccicanti e sinistri.
Una mano si serrò sulla sua spalla.
-Ciao, che fate di bello?-
Sobbalzò e alzò lo sguardo verso chi aveva parlato, confusa: Masamune Kadoya.
Benkei squadrò per bene la nuova arrivata, non riconoscendola –E tu chi sei?-
La ragazza sorrise energica –Sono Mami, un’amica di Atena. Tu invece?-
-B-Benkei- balbettò in risposta, dalla sua faccia si poteva intuire quanto caos aveva in testa.
Prese una sedia da un tavolo vicino e la mise accanto a quella di Atena, sedendovisi sopra.
-Allora, di che parlavate?- domandò cordiale.
L’unico ragazzo del gruppo la guardò confuso.
Era comparsa dal nulla e si era intromessa senza farsi troppi problemi.
Bhé, era un’amica di Atena, quindi forse era normale.
Pensandoci bene però non l’aveva mai vista da nessuna parte… Straniera forse?
Una lampadina si accese sulla sua testa.
Se era straniera, allora forse… -Conosci una certa Mei-Ling?- domandò.
Lei annuì –Certo, è una mia amica- spiegò.
Un sorriso spuntò sul viso del giapponese –Perfetto! Vedi, il problema è questo: io voglio vederla ma Atena non vuole farmela incontrare-
“Mami” corrucciò le sopracciglia –Bhé, è logico-
-Eh?-
-Non può fartela incontrare perché lei è partita- disse diretto.
Benkei inclinò il capo da una parte, Atena fece la stessa cosa –C-Come?- domandò lui.
Masamune fece spallucce –Ha preso l’aereo proprio stamattina, è tornata in Cina-
Il mondo del blader sotto il segno del toro cadde immediatamente in frantumi.
Non aveva fatto in tempo, l’aveva persa.
Tutto perché Atena non aveva risposto al cellulare né si era fatta trovare.
Lanciò un’occhiata di puro odio alla ragazza dai capelli color indaco che se ne stava immobile al suo posto, in totale silenzio.
-Bene, se era solo questo allora noi ce ne andiamo- si affrettò a dire la corvina.
Afferrò la compagna per un polso e la trascinò fuori dal bar, non badando alle grida di Benkei che le intimavano di fermarsi.
Camminarono per un po’ senza scambiarsi neppure una parola.
D’un tratto Atena alzò lo sguardo verso l’amica –Come…?- domandò confusa.
Lei ricambiò lo sguardo –Sono andato a fare colazione e ho incontrato Tsubasa e gli altri. Lui mi ha detto che era agitato perché Benkei ti aveva trascinato via contro la tua volontà per parlarti, allora mi sono preoccupato e sono corso a cercarti- spiegò tranquilla -Sono entrato in almeno sette bar prima di trovare quello giusto- aggiunse scherzosa.
La ragazza dagli occhi variopinti abbassò il capo e sorrise appena –Grazie…- sussurrò.
-E di che?- rispose lei –Per te farei qualsiasi cosa, Atena-
A quella frase, la blu si strinse al suo braccio.
-Comunque, la prossima volta che hai bisogno di aiuto o senti che stai per perdere il controllo, chiamami-
Lei annuì brevemente, i capelli mossi dal vento mattutino, le mani serrate sulla manica della maglia della compagna.
 
*Tasukete = Aiutami
** Hai  = Sì








.: Angolo dell'Autrice :.

Stavolta sono puntuale,
Yay! (?)
Eccomi tornata con il 10° capitolo di Change, dedicato a tutti quelli che hanno recensito il 9°, ossia Purple_Rose, Kisha_Oak, _Giu_Giu_Dark, Artellpinklove, Ami_ChanXD e Wolf_White_, ma anche a tutti quelli che hanno recensito i precedenti ^^
Vorrei anche ringraziare Kya88ryu che ha commentato i primi tre capitoli, e chi ha aggiunto di recente la mia storia tra i preferiti o le seguite :D
Grazie di cuore, davvero!
Come lo scorso, questo è stato un chap di transizione, qualcosa di scomodamente necessario purtroppo; ammetto però che mi sono divertita a scriverlo, e credo di aver sollevato anche parecchi interrogativi. *risatina diabolica (?)*
Detto ciò, chiudo le NdA con una breve e semplice frase che probabilmente non c’entra nulla con la fic, ma chissà… “
Tutti hanno un passato oscuro”.
Bacioni cucciolosi (?)
 
_Pandora_

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Capitolo 11
*** I pro... e i contro ***


Cap. 11: I pro… e i contro

Kyoya sbuffò pesantemente.
Si era svegliato da nemmeno dieci minuti e già aveva capito che quella giornata era pessima.
Si sentiva davvero male, gli dolevano schiena e pancia come se avesse fatto troppa ginnastica e mangiato troppo il giorno prima e ora ne pagava le conseguenze; aveva mal di testa e un forte senso di nausea gli attanagliava lo stomaco.
Inutile dire che gli girava davvero male.
In più ci si metteva anche Nile che andava in clausura per tutto il giorno.
Si ritrovò a pregare che non facesse la fine di Chao-Xin e Atena: in quelle circostanze sfavorevoli almeno un letto lo voleva, soprattutto perché i divani erano davvero scomodi, a detta di chi ci aveva dormito sopra.
“Dannato parco di divertimenti! E’ di sicuro colpa di quella schifosa giornata se sto così!” maledì mentalmente quel funesto giorno nel quale non una singola cosa era andata per il verso giusto.
E, come è ovvio pensare, si ritrovò a maledire anche la svitata causa di ogni sua disgrazia (eh sì, certo, tanto è sempre colpa mia -.-° NdAtena)
Dio, quanto la odiava!
Da quando l’aveva conosciuta ogni cosa andava male.
Maledetto il giorno in cui l’aveva incontrata.
Represse l’ennesimo conato di vomito e rientrò in albergo dopo aver fatto una lunga passeggiata con la speranza di sentirsi meglio.
Mi pare superfluo dire che non aveva funzionato neanche un po’, al contrario…
Si sorprese nel vedere nella hall un gruppetto di ragazze assai conosciute: Tsubasa, DaShan, Chao-Xin, Masamune e, riuscite a indovinate chi altro? Ma Atena ovviamente.
Parli del diavolo e spuntano le corna. Sì, perché giusto diavolo si poteva chiamare quello sfigatissimo gatto nero travestito da donna.
“Sfigatissimo” perché anche lui si rendeva conto che di fortuna ne aveva ben poca.
Emise un verso stizzito e decise di ignorarle e di proseguire per la sua strada.
Se ne sarebbe tornato in camera e sarebbe rimasto lì TUTTO il giorno.
Volente o nolente, Nile avrebbe sopportato la sua presenza, punto e basta.
Avanzò a passo felpato verso gli ascensori. Eccolo, era lì davanti.
Mancavano pochi passi, c’era quasi.
Ancora poco, ancora poco, ancora po-
-Ehi!!!-
“Dio, perché?”
Si voltò molto lentamente e i suoi occhi incrociarono quelli variopinti di Atena che, poco lontano, sorrideva con un’ebete e agitava un braccio in aria in segno di saluto.
“Cavolo, ma non era in clausura?” si chiese, esasperato.
Per un attimo pensò di ignorarla, non era detto che aveva chiamato proprio lei: c’era tanta gente, quel “hei” poteva essere rivolto a Chiunque.
Stessa cosa per il saluto.
Poi però… (poi però Niente! La ignoro e basta, ok? NdKyoya; oi! Non puoi fare come ti pare, sono io la scrittrice, chiaro!? NdPandora; e chi se ne frega! Io faccio quello che voglio! ndKyoya)
Ok, la ignorò bellamente. (contento? >o<°°° NdPandora)
Si voltò di nuovo e riprese a camminare, noncurante del fatto che la bluetta alle sue spalle continuava a sbracciarsi cercando inutilmente di attirare la sua attenzione.
Gonfiò le guance, la ragazza –Uff! Ma che fa, se ne va?- domandò, più a sé stessa che ad altri.
Un luccichio sinistro illuminò il suo sguardo diabolico.
Sorrise beffarda –Che fai, scappi Kyoko-chan?- si assicurò di accentuare le ultime parole di modo che si sentissero chiare e forti in tutta la sala.
Kyoya interruppe bruscamente il suo passo.
Avrebbe voluto sospirare e chiedersi se quella svitata volesse davvero farsi ammazzare, ma non lo fece.
Gli girava troppo TROPPO male per mantenere la calma.
Si voltò di scatto, un’espressione a dir poco incazzata spiccava sul suo faccino femminile.
-URUSAI*!!!!!-
La potenza di quell’urlo fu tale che ad Atena cedettero le ginocchia e si ritrovò schiena a terra e gambe all’aria.
Sollevò il mento con fare altezzoso, la leonessa, e se ne andò per la sua strada, incurante degli sguardi sconvolti di presenti.
O meglio, fece qualche passo e si fermò poiché dovette aspettare l’arrivo dell’ascensore.
Diciamo che non fu proprio una buona uscita di scena la sua…
Sdraiata in mezzo alla hall, Atena aveva attirato non poco l’attenzione, tant’è che era stata circondata da una folla di curiosi che comprendeva sia turisti che addetti alla sicurezza e cameriere; tra i tanti volti riconobbe anche quello del facchino che le aveva strappato la pianta di mano impedendole di salvarsi da Benkei.
-Tch- emise un verso stizzito, la bocca si contorse in una smorfia.
-Per quanto ancora vuoi rimanere lì per terra?- domandò Masamune, chinandosi su di lei.
La bluetta sospirò e si tirò stancamente a sedere –Guarda che il pavimento è più comodo di quanto pensi- replicò scocciata.
Rimase immobile alcuni istanti, in attesa che qualcuno si offrisse di aiutarla a tirarsi su, ma poiché nessuno si faceva avanti dovette alzarsi da sola.
-Immagino nessuno di voi conosca il galateo- bofonchiò, pulendosi brevemente la gonna color pesca.
DaShan si affrettò ad allontanare la folla di curiosi, così da poter riprendere la conversazione che stavano facendo prima di notare Kyoya.
-Scusa ancora per prima, non avremmo dovuto lasciarti andare da sola con Benkei- esordì Tsubasa quando furono finalmente soli.
Atena inspiegabilmente arrossì –Ma figurati! Comunque non c’era motivo di preoccuparsi, io sono forte, so cavarmela da sola- esclamò atteggiandosi.
L’albina si sorprese nel notare che quella non era la prima volta che Atena diceva una cosa simile.
Sin da quando la conosceva, si era sempre comportata in modo bizzarro e sconclusionato, mettendosi più volte in guai seri e non, ma ogni volta non aveva chiesto l’aiuto di nessuno.
Qualunque cosa le succedesse, sia che fosse grave oppure no, si rialzava sempre, vantandosi dei suoi successi.
Anche al luna-park, quando dopo tanto cercare lei e Yu l’avevano trovata, aveva detto una frase del genere.
Atena si era sempre distinta per questo, per la sua capacità di tirarsi fuori da ogni guaio “senza un graffio”.
Un po’, doveva ammetterlo, la ammirava.
Una ragazza capace di portare sulle spalle il peso di ogni successo e fallimento.
Una ragazza capace di sorridere in qualsiasi situazione, anche la peggiore.
Una ragazza capace di coinvolgere chi le stava accanto semplicemente impegnandosi un po’.
Una ragazza capace di riuscire in tutto senza l’aiuto di nessuno.
Una ragazza in grado di fare tutto da sola.
Una ragazza del genere…
Quanti lividi le segnavano il cuore?
Si riscosse dai suoi pensieri notando che la conversazione stava continuando.
-Anche volendo non avremmo potuto aiutarti- butto lì DaShan –Sai com’è, dovevamo occuparci di Chao-Xin-
La cinesina al suo fianco la trapassò con uno sguardo –Non ho bisogno di una badante, chiaro?-
A quanto pare si era ripresa almeno un po’ dallo shock.
Uscire dalla sua stanza era stata un’ottima idea, doveva ammetterlo.
Però… le sarebbe tanto ma tanto piaciuto sapere che fine aveva fatto Benkei.
Così, giusto per sapere.
-Comunque…- continuò DaShan –mi piacerebbe davvero sapere come mai Kyoya era più di malumore del solito-
Masamune ridacchiò divertita –Forse perché Atena l’ha chiamata Kyoko-chan-
La risata di Chao-Xin si unì alla sua.
Doveva decisamente smettere di pensare a quel ciccione, ormai stava diventando un chiodo fisso.
Così faceva il suo gioco, e non doveva assolutamente!
-Io non mi preoccuperei troppo per lui- si intromise Atena –Gli gira sempre male- appoggiò le mani sui fianchi con fare irritato –Cavolo, quanto non lo sopporto! Se fosse una donna penserei che ha il ciclo tutti i giorni-

Kyoya, o meglio Kyoko, starnutì sonoramente.
Tirò su con il naso, qualcuno stava parlando male di lei.
Quella non era decisamente la sua giornata.
Premette di nuovo il tasto dell’ascensore: sì, lo stava ancora aspettando.
Il fatto era che non le andava di prendere le scale, era troppo spossata.
Sospirò pesantemente, e si chiese per quale motivo quella mattina aveva deciso di alzarsi nonostante avesse già capito che era una giornata no.
“La stupidità di quella svitata mi sta contagiando” si rispose.
Una fitta alla pancia lo fece quasi piegare in due, proprio mentre le porte dell’ascensore finalmente si aprivano.
Ma cosa c’era che non andava in lei? Perché stava così male?
-Devo andare in bagno- si disse ad alta voce, abbandonando definitivamente l’idea di tornare in camera.
Diede una veloce occhiata in giro e, trovata l’insegna che contrassegnava il bagno, si diresse a passo svelto in quella direzione.
Stava per varcare la porta di quello degli uomini quando una cameriera la bloccò e le indicò l’entrata accanto: il bagno delle donne.
Dio, che umiliazione!
Perché doveva abbassarsi a fare una cosa simile?
E poi che diavolo ci faceva una cameriera vicino al bagno?
Sbuffò, e dopo aver deglutito varcò la soglia.

-Uff, è prima mattina e già sono stanca- mormorò Atena stirandosi la schiena.
-E’ perché hai avuto un incontro spiacevole- esclamò Chao-Xin fermamente convinto di ciò che stava dicendo –Anch’io sono nelle tue stesse condizioni-
La ragazza dai capelli color indaco si massaggiò il mento pensierosa –Hmm… Che cosa si fa in momenti come questo?- una lampadina si accese sulla sua testa –Lo so! Si va a mangiare un buon gelato!-
Lei e la sua logica.
Aveva appena detto che era stanca, come le veniva in mente di prendersi un gelato?
Non c’erano gelaterie nei paraggi, per trovarne una bisognava camminare parecchio.
Solo una ragazza svitata come lei avrebbe accettato una proposta simile.
-Ci sto-

Madoka? Quando era arrivata Madoka?
Aspetta, ma Madoka non era una ragazza svitata.
-Allora andiamo subito- aggiunse Chao-Xin.
Sì, proprio Chao-Xin.
DaShan strabuzzò gli occhi e per poco non morì d’infarto a sentirgli dire quelle cose.
Bisogna dire però che la cosa più sconvolgente era il fatto che quelle parole erano accompagnate da un dolce quanto energico sorriso.
Il tutto era così… -femminile-
-Eh?-
In un istante tutta l’attenzione fu su DaShan.
-Chao-Xin, sembri davvero… una ragazza-

Mai l’avesse detto.
Prima che chiunque potesse fare o dire qualcosa, Chao-Xin era già diventato di pietra.
A preoccuparsi per lui però ci fu solo Tsubasa.
Masamune era troppo impegnato a ridere di gusto, e DaShan era “statico”.
Atena invece…
-Ehi, cos’hai contro le donne!?- esclamò Atena irritata.
Bhé, Atena non aveva capito niente, anzi… Aveva preso la frase di DaShan come un insulto verso il genere femminile e si era davvero arrabbiata.
Che poi, secondo quale logica sarebbe un insulto una frase simile? Ah sì, secondo la sua. (Come mai questo mi sembra tanto un insulto? -.- NdAtena)
-Dai Madoka! Ti assicuro che non lo sapevo!- una voce familiare colse il gruppetto piuttosto di sorpresa, facendo zittire Atena e riscuotendo sia Chao-Xin che DaShan.
Tutti si voltarono verso le scale, dalle quali era provenuta la voce, e si trovarono di fronte ad una scena piuttosto, anzi no, terribilmente bizzarra: Madoka leggermente rossa in faccia che, con fare scocciato e altezzoso, ignorava bellamente Ginka, anche lui rosso in faccia e con un’aria davvero dispiaciuta.
Atena sollevò un sopracciglio –Tutto ok?-
La mora sbuffò e incrociò le braccia al petto, un lieve rossore permanente sulla faccia –Affatto-
-Non dire così- intervenne Ginka –Non ho visto niente, lo giuro!-

-Come mai questa frase mi suona dannatamente perversa?-
-Atena!- la ammonì Tsubasa, al che la ragazza dagli occhi variopinti gonfiò le guance -Scusa Tsu-kun, ma hai sentito che ha detto? “Non ho visto niente”, significa che c’era qualcosa da vedere no?-
-Discorso che non fa una piega?- non si sa bene se quella di DaShan era un’affermazione o una domanda.
Il fatto era che di solito quello che diceva Atena non era sensato, ma stavolta filava.
Soprattutto vista la reazione di Madoka e Ginka, che erano avvampate in modo anormale.
Tsubasa intervenne a difesa delle povere due, che vista la situazione stavano rimpiangendo di essere scese nella hall –Comunque non sono affari nostri-
Gli sguardi che le due le rivolsero furono di pura adorazione e gratitudine, talmente espressivi da infastidire Atena che non voleva nuovi rivali.
Stava già per “attaccarli” (verbalmente?) quando un grido squarciò il cielo (Ma che roba è? Mica siamo in un giallo -.- NdMadoka) catturando l’attenzione di tutti i presenti.
La prima a muoversi fu Atena, i cui riflessi furono inaspettatamente più svelti di quelli degli altri.
-Veniva dal bagno!- disse più a sé stessa che agli altri.
Con uno scatto felino si fiondò davanti alla porta della toilette femminile e, senza troppe cerimonie, la aprì.
Mai l’avesse fatto.
La scena che le si presentò davanti la lasciò senza fiato: Kyoya stava in ginocchio in mezzo alla stanza, con un’espressione a dir poco sconvolta.
Agì d’impulso.
Chiuse la porta alle sue spalle, se possibile a chiave, non badando a Masamune che arrivava di corsa tutta trafelata.
Tale Masamune correva talmente forte che non poté frenarsi davanti all’inaspettata porta “comparsa dal nulla”, e vi finì clamorosamente contro.
Quando gli altri la raggiunsero era già stesa a terra come un tappeto, con il sangue che le usciva a fiotti dal naso.
Non sapendo cosa aveva appena fatto alla povera compagna, Atena si concentrò su Kyoya.
Si inginocchiò accanto a lei.
-Kyoya, tutto ok?- domandò preoccupata.
Quella si voltò lentamente verso di lei e le rivolse uno sguardo a metà tra lo sconvolto e il disgustato.
La ragazza dagli occhi variopinti, non ricevendo risposta alcuna, prese a squadrarla alla ricerca di un qualsiasi dettaglio che le facesse capire cos’era successo.
Si sorprese nel notare una macchia rossa sulla gonna dell’amica.
Accidenti, chissà se si poteva togliere una macchia così grande e scura!
Forse con un po’ di olio di gomito… No, si sarebbe scolorita.
Era da buttare e ricomprare.
Uff, e dire che era nuovissima…
Quando se l’era sporcata?
Ma soprattutto, con cosa?
Sì, bella domanda, cos’era quel liquido rosso-

Il flusso dei suoi pensieri si interruppe.
Sangue, ecco cos’era.
-Oddio Kyoya, sei ferito?!- domandò spaventata.
Ma il cenno di diniego in risposta le indicò che non era così.
Non era ferita ma era sporca di sangue… Hmm…
Una lampadina si accese sulla testa della bluetta –Hai ucciso qualcuno!-
Da in ginocchio che era, Kyoya si ritrovò inspiegabilmente sdraiato per terra.
-Ti prego dimmi di no!-
Il ragazzo, ora ragazza, ringhiò in risposta, senza alzarsi dalla sua posizione.
Atena inarcò le sopracciglia –Allora… Hai soccorso qualcuno ferito?-
*vena che pulsa*
Kyoya stava per rispondere, ma la ragazza dai capelli indaco fu più veloce di lei e continuò con le sue supposizioni –No, aspetta, scommetto che hai soccorso una donna incinta!-
Crack *rumore di vena che si rompe*
-Smetti di dire stronzate svitata!- gridò scattando in ginocchio e afferrandola per le braccia –Guardati intorno, vedi qualcun altro oltre a noi due!?-
Atena sbatté la palpebre confusa e spaventata.
Dopo un momento di smarrimento, diede una rapida occhiata tutt’intorno e constatò che non c’era effettivamente nessuno oltre loro due.
-Ma allora…-
Si zittì, e si concentrò sulla zona macchiata della gonna.
Spalancò gli occhi –Non me lo dire-
Kyoya voltò il capo per non incrociare il suo sguardo.
-Kyoya… Hai il ciclo-
La leonessa sgranò gli occhi come se un extraterrestre le avesse appena parlato in una lingua aliena sconosciuta.
Credendo non avesse capito cosa intendeva, Atena si affrettò a spiegare –Il ciclo. Le mestruazioni. Non sai cosa sono?-
Fece per iniziare chissà quale imbarazzante discorso, ma l’interlocutrice la interruppe bruscamente –Certo che so cos’è!- esclamò nascondendo una punta di disagio –Ma io sono un ragazzo-
La ragazza dagli occhi variopinti prese un respiro profondo e appoggiò le mani sulle spalle della compagna –Quello che sto per dirti ti farà male: eri un ragazzo, sei una ragazza-
E come le tante altre volte in cui le era stata ripetuta quella sgradevole frase, Kyoya rischiò uno svenimento.
In preda ad una crisi di nervi, scansò con poco garbo le mani di Atena, la afferrò per il giacchetto e la scosse con inaudita violenza –Ma questa è una trasformazione temporanea, no? Non definitiva, no? Una cosa del genere è impossibile, no? Non ha senso, giusto?-
-Piano Kyoya, così mi sbatacchi il cervello- si lamentò la bluetta con quasi gli occhi a girandola.
-E allora tu rispondi!-
Con qualche (tanta) fatica, la blader sotto il segno del cigno si liberò dallo spiacevole “sbatacchiamento” e, una volta prese le dovute distanze dall’instabile compagna, iniziò a spiegare le sue supposizioni –Probabilmente questa “trasformazione” è più profonda del previsto e, come ogni cosa in questo mondo, ci sono dei pro e dei contro-
La leonessa alzò un sopracciglio –Mi vuoi far credere che ci sono dei pro nell’essere una femmina?-
-Certo che ci sono! Per esempio noi ragazze siamo più leggere e snodate-
-Se lo dici tu… Comunque vuoi forse farmi credere che siccome adesso ho un corpo femminile devo sorbirmi tutti gli svantaggi-
Atena ci rifletté un po’ sopra (o meglio fece finta di riflettere), poi con totale nonchalance rispose semplicemente –Sì-
Era incredibile come riuscisse ad essere schietta e diretta nelle situazioni critiche, o in quelle nelle quali serviva un po’ di tatto.
Forse, in quel momento, non si rendeva conto di chi aveva davanti…
Di nuovo Kyoya sembrò svenire, forse la situazione era più complicata del previsto.
-Dai Kyoya, non preoccuparti-
L’occhiata di risposta della neo-ragazza le fece capire che era meglio se stava zitta.
La bluetta però non si arrese –Keep calm and relax**, ci penso io ad aiutarti!-
-E cosa avresti intenzione di fare?-
La ragazza si alzò in piedi e si pulì brevemente la gonna –Intanto vado a prenderti qualcosa per cambiarti, poi noi due andiamo a fare compere-
La leonessa tirò fuori un’espressione a dir poco straziata –Un’altra volta?-
-Sì, ma stavolta sarà uno shopping di piacere e comodità- porse all’amica-nemica una mano per aiutarla ad alzarsi, ma quella la scansò senza ritengo e si tirò su senza problemi.
-Allora aspettami qui. Prendo una delle mie tute e…- si bloccò.
-Bhè, che c’è?-
-Come facciamo per le mutande?-
Kyoya per poco non si strozzò con la sua stessa saliva –Ma che domande sono!?-
-Dovrai pur cambiartele, no? Le vado a prendere in camera tua, ok?-
-No! In camera mia non ci puoi entrare!-
Atena gonfiò le guance –E perché?-
-Perché c’è Nile che sta riposando- rispose semplicemente, senza dare troppe spiegazioni.
-A quest’ora? Non è il caso di andarlo a svegliare?-
-Lascialo in pace!-
La risposta fu forse un po’ troppo enfatica, infatti la bluetta si tirò indietro spaventata; dissimulò poi voltandosi di spalle e avviandosi verso la porta –Ok, allora tieniti quelle che hai- borbottò scocciata –Chiuditi in un bagno e aspettami, io torno subito-
A malincuore la leonessa obbedì e si chiuse in una delle tante toilette, mentre la blader di Burn Linx si avviava verso la porta.
Quando stava per aprirla sentì un fastidioso vociare, e allora vi si accostò per capire cos’era successo.
C’era decisamente un numero eccessivo di persone lì davanti, considerando che quella era una toilette; udì diverse frasi come “Chiamate un medico, è svenuta” o ancora “Presto, sta sanguinando” e dedusse che qualcuno si era sentito male prima di entrare in bagno.
Si sentì un po’ in colpa all’idea che probabilmente era a successo a causa sua, che aveva chiuso a chiave la porta, ma non avendo tempo da perdere accantonò la cosa e, per evitare problemi, decise di uscire passando per una finestra.
Inutile dire che l’unica finestra lì presente era Parecchio Piccola e molto In Alto, e lei fece una fatica immane ad arrivarci e a passarci dentro, cadendo più e più volte e sgraffiandosi contro il telaio non proprio in perfette condizioni.
Ne uscì disastrata, tutta scompigliata e con fastidiosi segni su spalle, braccia e gambe.
-Brava me che per fare la smorfiosa mi sono agghindata invece di mettermi un vestito comodo- si disse con astio mentre faceva il giro dell’edificio (la finestra del bagno dava sul retro dell’Hotel) per raggiungere l’entrata principale; una volta dentro, lanciò un’occhiata curiosa al gruppo di persone davanti ai bagni, tra le quali le sembrò di scorgere anche Tsubasa, poi si concentrò sulla sua “missione”: corse di sopra (esatto, prese le scale), entrò in camera, recuperò una delle sue tute e tornò di sotto, uscì, tornò sul retro dell’albergo e, con ancora più fatica di prima, passò per la finestra e rientrò nella toilette, lamentandosi a gran voce.
Sentendo tutto quel baccano, Kyoya uscì dal suo “nascondiglio” e la raggiunse.
La lanciò un’occhiataccia quando la vide sdraiata in malo modo sul pavimento –Che stai facendo?-
-Riprendo fiato- le venne risposto.
Dopo un paio di minuti, la bluetta era di nuovo in piedi e le porgeva la sua tuta –Cambiati-
La compagna obbedì, si cambiò in fretta e infilò i vestiti sporchi in una busta (portata da Atena) che poi avrebbe buttato (purtroppo a parte maglietta, stivali e guanti, nulla era recuperabile).
Fece per andare verso la porta ma venne tempestivamente bloccata –Da lì non si passa-
-E come vorresti uscire allora?-
La blader indicò la finestra, e ricevette in risposta uno sbuffò contrariato.
In due fu più facile raggiungere la piccola finestrella, ma come al solito fu un vero e proprio supplizio passarci attraverso.
Una volta compiuta “l’ardua impresa”, le due erano pronte per andare a fare compere.
-Prima di tutto andiamo in un supermercato- cominciò a dire Atena e ricevette un’occhiata confusa in risposta –A fare che?-
-A comprare gli assorbenti-
Di nuovo Kyoya la fissò come fosse un’aliena, ma stavolta lei la ignorò e continuò a parlare –Poi si va in un negozio di vestiti per comprare della biancheria pulita e una tuta più confortevole della mia; e dopo andiamo a comprare un paio di scarpe da ginnastica, che sono più comode: stivali e tuta non vanno d’accordo- stava per aggiungere qualcos’altro ma venne interrotta bruscamente -Frena frena frena! Stai correndo troppo!-
Come al solito Atena fu molto semplicistica –Affatto. Comunque stavo pensando che dovresti indossare della biancheria femminile-
Straparlò un altro po’, poi si accorse che la leonessa era rimasta indietro, non solo nel discorso ma anche fisicamente; tornò indietro e le si fermò accanto.
La domanda di Kyoya fu molto diretta –Sei seria?-
-Riguardo alla biancheria? Sì. Devo dire che solo a pensare a un maschio che si mette della biancheria femminile mi viene il voltastomaco, però adesso sei una donna quindi è la cosa più logica- prese fiato –Con delle mutandine avrai meno problemi con l’assorbente, mentre un reggiseno è necessario per contenere la tua “strabordante” quarta-
Si zittì un attimo, poi gonfiò le guance infastidita –A pensarci bene mi fai una rabbia… Io sono una femmina e ho a mala pena una seconda, e arrivi tu che sei un uomo e porti una quarta. Grr, che rabbia!-
Ok, Kyoya si era decisamente persa.
Il fatto era che gli scleri (sì, scleri) di Atena erano davvero difficili da seguire!
Di che diavolo stava parlando?
Seconda, quarta…
Ma che…?!
Scosse la testa, accantonando tutti quegli interrogativi impossibili: ora aveva altro a cui pensare.
-Ti prego- sputò a fatica, catturando l’attenzione della bluetta –Tutto ma non questo-
Quella sbuffò –Va bene, vada per la biancheria maschile-
La leonessa sospirò sollevata.
Sapeva che Atena quando si impuntava su qualcosa poteva essere temibile, ma per fortuna oggi non sembrava in vena di insistere.
-Allora andiamo?- domandò la ragazza dagli occhi variopinti.
In risposta, Kyoya scosse il capo in segno di assenso.

*Urusai = Sta’ zitta
** Keep calm and relax = Mantieni la calma e rilassati







.: Angolo dell'Autrice che augura a tutti Buon Natale e Buone Feste :.

Ehilà!
Salve a tutti gente, come va? Io sto bene.
Buon Natale, Buon Anno, Buone Feste a tutti! Godetevi le vacanze finché durano!
Dunque dunque... Che dire?
E' da tantissimo tempo che non aggiorno questa fic, mi sento così in colpa... Sia verso di voi lettori, che avete aspettato tanto, sia verso
Change! stessa, a cui tengo tantissimo.
Non prometto di non fare più ritardi negli aggiornamenti perché so che mentirei (non sono mai stata brava a mantenere le promesse), comunque spero di non fare mai più ritardi abissali come questo.
Spero vivamente che questo chap di ben 8 pagine di Word vi sia gradito, mi ci sono impegnata.
Di nuovo Buon natale a tutti, in particolare a
Wolf_ White_, Xima_, Kisha_Uzumaki, Purple_Rose, Kya88ryu, Maid Yuuki_Cross, LoScandalo, che hanno recensito il chap 10, ma anche a LittleCobaltThings, che mi ha mandato un mp chiedendomi di continuare questa fic: questo capitolo è il mio regalo per tutti voi.
Un bacio, e ancora auguri a cascate.

_Pandora_

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Capitolo 12
*** Che schifo ***


Cap. 12: Che schifo
 
-Dunque, dunque, dunque…- borbottò Atena saltellando da uno scaffale all’altro del supermercato alla ricerca di ciò che cercava.
Kyoya le lanciò un’occhiata di puro odio: si stava divertendo, la ragazza.
In realtà però, non stava sorridendo canzonatoria come si aspettava, al contrario aveva un’espressione non seria ma quasi, come se si stesse davvero concentrando per aiutarla.
-Tu- la chiamò con la solita freddezza –Perché fai tutto questo?-
Quella si voltò verso di lei confusa, poco sicura di aver capito la domanda –Perché hai bisogno di aiuto-
-Posso cavarmela benissimo da sola- ribatté lei.
La bluetta sorrise –Non è vero, nessun uomo saprebbe cavarsela in una situazione simile- la smentì, fortemente convinta di aver ragione.
Rimasero alcuni istanti in silenzio, Kyoya rifletté sulla sua risposta poi tornò all’attacco –Cosa vuoi in cambio?-
Di nuovo Atena si fermò e si voltò verso di lei –Eh?-
-Tu non fai mai niente gratis-
Quella fece spallucce –Applico soltanto la legge dello “Scambio Equivalente”, vantaggiosa e conveniente-
-Appunto. Cosa vuoi in cambio?- insistette la leonessa.
La blader sotto il segno del cigno ci rifletté un attimo, Kyoya non seppe dire se fosse seria oppure stesse facendo finta come al solito.
-Nulla- concluse.
Per poco la verde non rischiò di cadere a terra.
Niente da fare, insisteva.
Eppure era chiaro che voleva qualcosa in cambio del suo aiuto.
Infondo era Atena, la ragazza con cui tutti volevano parlare quando avevano un problema ma che poi si pentivano di averla anche solo incontrata perché i “prezzi” erano troppo alti da riscattare.
Kyoya si chiese come diavolo avevano fatto a incontrarsi due personalità così diverse come loro.
Ci rifletté un attimo ma non riuscì a ricordarlo.
Semplicemente, Atena c’era sempre stata.
-Trovati!- le grida di trionfo della compagna la riportarono alla realtà.
Le lanciò un’occhiata e la vide tutta intenta a trafficare con trenta diverse confezioni di assorbenti.
“Perché tutte a me…” si ritrovò a pensare, rendendosi conto che una di quelle confezioni sarebbe diventata sua.
-Vediamo un po’… In teoria dovrebbe essere il primo giorno, quindi c’è bisogno di un assorbente grande e con le ali- la sentì borbottare mentre scansionava le confezioni alla ricerca della migliore.
Ne scelse una e la lanciò nel cestino che teneva Kyoya con una mira quasi invidiabile.
-Perfetto. Adesso si va a fare shopping!-
La leonessa storse il naso, chissà perché quando le ragazze parlavano di shopping si infuocavano tutte e cominciavano a dare di matto.
Come se spendere soldi per vestiti costosissimi che poi non avrebbero mai messo fosse incredibilmente divertente.
Per fortuna lui, anche se ora era una lei, non provava nulla di simile.
Sospirò e, con passo stanco, la seguì verso la cassa.
 
-Masamune! Masamune svegliati!-
Una voce… Una voce la chiamava.
Di chi era quella voce calda e conosciuta?
Non riusciva a riconoscerla.
E perché la chiamava? Con tanta insistenza poi…
“Insomma, smettila di chiamarmi” si ritrovò a pensare infastidita.
E allora si rese conto che aveva gli occhi chiusi ed era sdraiata su qualcosa di morbido.
No, non solo, stava persino dormendo.
E allora come diavolo faceva a pensare e a sentire le voci di chi le stava intorno?
Voci… Effettivamente ora che ascoltava bene erano tante, però la più familiare si faceva sentire più delle altre.
Si sentì scuotere con forza.
“Piano… Così mi fai male” voleva dirgli, ma la voce non gli usciva.
Probabilmente stava dormendo davvero profondamente.
Che poi, perché dormiva?
Non ricordava di essersi messa a letto.
Che cos’era successo?
Rifletté un attimo, in breve i ricordi si fecero strada nella sua mente dormiente.
Era insieme a tutte le altre, aveva sentito gridare qualcuno, Atena era corsa via e lei l’aveva seguita, era andata a sbattere contro la porta del bagno.
Ouch, che male.
Rivedere quella scena con gli “occhi della mente” le aveva fatto tornare il dolore al naso.
Sperò automaticamente di non esserselo rotto: non che le importasse più di tanto, solo voleva risparmiarsi sofferenze inutili.
Comunque era certa che quella porta, qualche istante prima, non ci fosse stata, per questo non aveva rallentato la sua corsa ed era andata a sbattere.
Possibile che fosse comparsa dal nulla?
Oppure… No, Atena non le avrebbe mai fatto un torto simile.
Non a lei… forse.
-Masamune!-
Ecco che di nuovo insisteva, quella voce fastidiosa.
Non poteva neppure riflettere in santa pace.
Cercò di aprire gli occhi e ridestarsi da quello che non era sonno, ma uno svenimento.
Ci riuscì a fatica.
-Atena…- sussurrò tra i denti, convinta che la voce fosse sua.
Ma lei non c’era.
C’erano praticamente tutti tranne lei.
E la voce che aveva sentito non era sua, ma di una Junko preoccupata a morte.
-Masamune, finalmente ti sei svegliato!- esclamò la rossa trattenendosi dall’abbracciarla.
Lei mormorò qualcosa di incomprensibile, probabilmente una risposta.
-Ci hai fatto prendere un colpo!- esclamò Madoka –Perdevi così tanto sangue…-
-Il naso…- riuscì a buttar fuori un po’ di fiato –Me lo sono rotto?-
DaShan si fece avanti scuotendo la testa –No. Abbiamo chiamato il medico e lui ha detto che non hai nulla di grave. Hai semplicemente dato una brutta botta-
Che figura, svenire per un motivo così ridicolo.
Fece per alzarsi ma ebbe un capogiro e dovette bloccare il movimento a metà.
-Non alzarti- la fermò Tsubasa –Hai perso veramente tanto sangue, ce ne vorrà di tempo prima che tu ti riprenda-
Masamune tornò sdraiata.
Pure questa ci mancava.
Costretta a letto per una stupidissima botta.
Che vergogna…
Sospirò, poi squadrò una ad una le figure che stavano in piedi attorno al suo letto: Ginka, Madoka, DaShan, Chao-Xin e Tsubasa.
Mancavano Nile, Kyoya, Yu e Atena.
Nile non si vedeva da mattina, Kyoya era tornato in camera perché le girava male e… E Yu e Atena che fine avevano fatto?
Pregò che la ragazza non fosse andata a combinare casini in chissà quale parte della città.
-Yu dov’è?- mormorò a fatica.
Tutti gli sguardi furono su Tsubasa –Immagino sia ancora a letto- azzardò.
-E Atena?- insistette lui, sperando di dissipare i suoi dubbi.
Le ragazze si scambiarono un paio di sguardi perplessi.
-Dopo che è entrata in bagno non è più uscita- spiegò Ginka –Quando hanno aperto la porta con la chiave di riserva, nel bagno non c’era nessuno-

-Cioè si è volatilizzata?- domandò guardandole perplessa –Sicuri che non è uscita da una finestra?- azzardò, anche se in realtà non aveva la più pallida idea se nei bagni dell’albergo ci fossero finestre.
-Ce n’è una, ma è parecchio in alto e minuscola- spiegò Chao-Xin, che come lei voleva sapere dove si era andata a cacciare la sua Sensei pazza e combina guai.
-Di sicuro è passata da lì- concluse la mora chiudendo gli occhi e rilassandosi.
Tsubasa annuì –E’ quello che pensiamo anche noi. Anche perché c’era qualche macchia di sangue fresco sul telaio, e giusto sua può essere-
Masamune spalancò gli occhi sconvolta –E’ ferita?!-
-Probabilmente si era ferita uscendo dalla finestra- spiegò Ginka con una piccola gocciolina che le scendeva dietro la testa.
-Non poteva uscire dalla porta?- fece l’ennesima domanda, e stavolta fu Madoka a rispondere, anche se con un po’ di difficoltà –Dietro la porta c’eravamo noi e la folla di gente che avevi attirato andando a sbattere. Di sicuro si è accorta di ciò che ti ha fatto ed è uscita dalla finestra per non incontrarti-

Quindi dopotutto si sbagliava, era stata Atena a stenderla come un tappeto.
Si sentì montare una rabbia…
Quando le sarebbe capitata tra le mani l’avrebbe uccisa.
-Adesso basta chiacchiere, riposati- intervenne DaShan, e fece cenno ai compagni di uscire.
La salutarono e finalmente la lasciarono sola.
Ora non era affatto confusa, anzi… Bruciava dalla voglia di vendicarsi della bluetta.
“Quella maledetta…”
 
Peccato che la diretta interessata non solo non sapeva degli intenti omicidi nei suoi confronti, ma non aveva neppure la più pallida idea di aver steso la sua compagna con una portata.
Dunque non se ne curava, e anzi si godeva lo shopping con la solita energia.
-In questo negozio di sport troveremo di sicuro qualcosa- esclamò fermandosi davanti all’ennesimo negozio.
Era la quinta volta che sceglieva un negozio e, dicendo quella stesse frase, vi entrava trascinandosi dietro la povera Kyoya; poi, passati neanche cinque minuti, la riportava fuori con aria delusa, ma subito si riprendeva e ripartiva all’attacco.
Cavolo, dovevano cercare solo una tuta e un paio di scarpe da ginnastica, perché tanti giri inutili!
Una strattonata abbastanza violenta interruppe il flusso dei suoi pensieri.
-Sbrigati Kyoya- esclamò la bluetta trascinandoselo dentro con la stessa “delicatezza” delle altre volte.
-Tuta, tuta, tuta- canticchiava la ragazza pazza esaminando tutti gli scaffali.
Finalmente adocchiò un paio di tute, per di più di una marca importante.
Le squadrò con attenzione, quasi fosse convinta che fossero dei falsi (come se la cosa avesse valore in quella circostanza), poi cercò le taglie giuste e, una volta trovate, le consegnò alla compagna.
-Provatele- la incitò, poi le si fece vicino e abbassò la voce –Mi raccomando, non sporcarle, altrimenti siamo costrette a comprarle anche se non ti stanno-
La leonessa annuì scocciata, le prese e si diresse verso i camerini.
Spintonò una ragazza che le stava per soffiare il camerino che aveva preso di mira e, prima che questa potesse lamentarsi, la congelò con uno sguardo.
Fatto ciò, entrò nello spogliatoio e cominciò a cambiarsi.
Intanto Atena continuava a zompettare da una parte all’altra del negozio, contenta di averne trovato uno “degno di lei”.
Vide che c’era anche una zona con delle scarpe da ginnastica, e allora si gettò nella pazza ricerca senza nemmeno sapere quale numero portasse Kyoya.
Ne adocchiò anche un paio che le sarebbero state divinamente, ma se comprava la tuta e le scarpe per la compagna allora non le rimanevano abbastanza soldi per una spesa simile (anche perché le piacevano le più costose…).
Per sfizio se le provò comunque.
“Cavolo, queste scarpe sono fantastiche! Così belle e comode…” pensò dopo averle indossate.
Moriva sempre di più dalla voglia di comprarle… Ma non poteva!
Se le tolse e le rimise a posto, seppur con riluttanza.
-Atena!- si sentì chiamare.
Meno male, giusto in tempo per distrarla dal diavoletto che, sulla sua spalla sinistra, le diceva di comprarsi quelle meraviglie e piantare in asso la compagna senza un soldo.
Si guardò intorno spaesata, era la voce di Kyoya e Kyoya era ai camerini a cambiarsi.
Ma dov’erano i camerini?
Uff, tutta colpa del suo pessimo senso dell’orientamento.
Anche nell’albergo riusciva a perdersi, figurarsi in un negozio grande come quello.
Qualcuno le poggiò una mano su una spalla.
Stava già per dargli una gomitata nello stomaco e correre via in preda al panico, quando una voce familiare la bloccò –Questa va bene, questa no- disse Kyoya, mettendole in mano le due tute.
-Questa va bene e questa no?- ripeté la ragazza.
-Esatto-
-Allora vado a posare questa- concluse, controllando brevemente che non si fosse sporcata –Tu intanto vai vedere se ci sono un paio di scarpe femminili che ti piacciono- la incitò, dandole una spinta.
Poi corse via, persa tra la folla di gente che infestava il negozio.
No, Atena era troppo gentile quel giorno.
Aiutarla così… Non era da lei.
Il costo sarebbe stato esorbitante.
Però come fermarla?
La vide correre verso di lei, possibile che avesse già posato la tuta?
-Ancora qui!?- esclamò la bluetta –Sbrigati, non abbiamo tutta la giornata.
E di nuovo la trascinò in giro per il negozio alla ricerca della zona scarpe, come solo lei sapeva fare.
 
-Tsubasa, secondo te che fine ha fatto Atena?- domandò Chao-Xin mentre tutti insieme scendevano al piano terra.
La ragazza la guardò sorpresa –Perché lo chiedi a me?-
-Ovvio, perché Atena stravede per te e quindi, se dice qualcosa a qualcuno, quel qualcuno sei tu- spiegò, fortemente convinta di ciò.
Tsubasa le sorrise –Eddai, non esagerare. Comunque mi spiace, ma non ho la più pallida idea di dove sia-
-E tu Madoka?- insistette la ragazza.
La castana scosse il capo –Non so nulla. Però sono straconvinta che è uscita dalla finestra-
Rimasero alcuni instanti in silenzio.
Numerosi sospiri.
Per qualche motivo, non sapere dove fosse quella combina guai metteva tutti in agitazione.
Quando se n’era andata tempo prima dicendo che “doveva meditare sulla montagna per sentirsi più vicina alle costellazioni (?)” avevano la certezza che non avrebbe causato problemi a nessuno, anche perché… cosa poteva fare da sola sulla cima di un monte!?
Invece ora era chissà dove e chissà per quale motivo.
Se era uscita dalla finestra doveva per forza essere scappata in città, anche perché se fosse rientrata in albergo l’avrebbero notata.
Possibile che avesse così tanta paura dell’ira di Masamune da darsela a gambe?
No, Atena non era quel tipo di persona.
Se qualcuno voleva riempirla di botte, lei non scappava, a meno che non si trattasse di Kyoya.
Sempre in piedi, sempre pronta ad accusare i colpi.
Che tipa assurda…
-Ah, noi non abbiamo fatto ancora colazione, vero Madoka?- domandò Ginka alla compagna.
Chissà perché, dopo l’incidente di Masamune, quei due avevano completamente rimosso ciò che era successo tra loro quella mattina.
Madoka annuì –Già, forse facciamo ancora in tempo- azzardò, alludendo al fatto che la sala colazione dell’albergo chiudeva ad un orario preciso.
-Io invece vado a svegliare Yu- decise Tsubasa, dando una fugace occhiata all’orologio.
Le nove del mattino, no, praticamente le dieci.
Decisamente non poteva rimanere a letto così a lungo, altrimenti poi la sera avrebbe fatto storie e l’avrebbe tenuta sveglia fino alle due.
E lei, che si era alzata alle sei per colpa di quel maledetto divano, non poteva permettersi una cosa del genere.
-E noi che facciamo?- domandò Chao-Xin a DaShan.
DaShan rimase alcuni istanti in silenzio, dovevano per forza andare in giro insieme?
-Non so, io pensavo di andare ad allenarmi- buttò lì, vaga.
Chao-Xin annuì –Già, anch’io. Andiamo insieme, però cerchiamo un posto isolato- propose, anzi no, decise anche per lei.
Il suo capitano si trattenne dal ridacchiare.
Poverina, l’appuntamento con Benkei doveva averla davvero traumatizzata.
Chissà cos’era successo per sconvolgerla così (Non chiedere, fidati di me u.u NdPandora)
Bhé, si disse, di sicuro un incontro d’allenamento l’avrebbe fatta tornare quella di un tempo.
Dunque, perché cacciarla?
 
-Assorbenti Ok, tuta Ok, scarpe Ok, Biancheria…- un’occhiataccia di Kyoya le fece capire che non doveva insistere riguardo quell’argomento -… non necessaria. Direi che lo shopping di piacere è ufficialmente concluso!- esclamò soddisfatta Atena, agitando in aria la busta con gli acquisti.
Erano usciti dal negozio di sport da qualche minuto, e si stavano godendo una breve passeggiata mattiniera.
-Ti sei divertito?- domandò alla volta della compagna.
Quella la guardò come se fosse un alieno.
Poi però si rese conto che, al contrario dello shopping fatto insieme a tutte le altre, questo era stato molto più tranquillo; quasi piacevole, in verità.
Però no, il suo orgoglio le impediva di ammetterlo.
-Affatto- mentì con voce piatta.
-Bugiardo- ribatté l’amica, saltellando poco più avanti rispetto a lei.
Rimasero qualche minuto senza dire nulla, Kyoya sbuffava e Atena canticchiava un allegro motivetto inventato sul momento.
Di nuovo la leonessa decise di prendere la parola –Allora, qual è il prezzo?- riprovò a chiedere.
Non voleva avere debiti con quella pazza.
La bluetta si bloccò –Ancora con questa storia?- esclamò voltandosi verso di lei –Ti ho già detto che non voglio nulla-
-Bugiarda-
-Non sto mentendo!- insistette scocciata, tirandogli appresso la busta.
Per fortuna Kyoya la prese al volo.
-Ti riesce così difficile credere che qualcuno faccia qualcosa per te solo per il piacere di farlo?!- domandò infastidita.
La verde scosse il capo –No, però qui non si parla di qualcuno, si parla di Te-
Atena si voltò di nuovo, profondamente offesa, e riprese a camminare.
Possibile?
Possibile che la credesse così opportunista?
Lei non voleva nulla in cambio, davvero.
E dire che si era impegnata tanto per aiutarla con quel problema imprevisto.
Infondo era anche colpa sua, che l’aveva costretta ad indossare quegli abiti fastidiosi.
Voleva semplicemente darle una mano, come si fa con un’amica, e invece…
-Allora aiutami con Tsubasa-
Le sue labbra si mossero da sole.
Non aveva nessuna voglia di dire una cosa del genere, anche perché si era ripromessa che avrebbe conquistato l’albino con le sue sole forze, per quanto difficile potesse essere.
Eppure, la voce le era uscita da sola.
Senza che lei lo volesse, senza neppure aver riflettuto su quella frase.
L’aveva semplicemente detto.
E si rese conto che forse Kyoya aveva ragione.
Forse lei era davvero un’opportunista.
Forse l’aveva aiutata solamente per essere aiutata a sua volta, per avere qualcosa in cambio da lei.
Uno Scambio Equivalente.
Che schifo.
-Lo sapevo- esclamò Kyoya alle sue spalle, facendola sobbalzare –Sapevo di aver ragione-
Atena sentì il cuore battere all’impazzata, e le lacrime premerle negli occhi volenterose di uscire.
La sua espressione si fece contrariata.
Un’opportunista, ecco cos’era.
Anzi no, un’egoista bella e buona.
Qualcuno a cui non importava davvero degli altri, qualcuno a cui bastava divertirsi e andare avanti da sola.
Si chiese come mai le parole di Kyoya la stessero ferendo così tanto, come mai volesse piangere e correre via.
Si rispose che stava così perché era debole e insicura, perché era così dannatamente fragile da non riuscire neppure e sostenere il peso della verità.
Sospirò, o meglio smorzò un singhiozzo con un sospiro.
No, non avrebbe pianto, non ce n’era motivo.
-Vedrò quello che posso fare- sentì dire alle sue spalle.
La voce di Kyoya era tanto soddisfatta d’avere avuto ragione, quanto contrariata di essere costretto a fare una cosa simile.
Atena si morse un labbro con violenza –Torna in albergo e cambiati- le disse.
La leonessa la guardò perplessa –E la tua tuta?-
-Buttala. Non mi serve-
-Come ti pare-
Un veloce scambio di battute.
Poi Atena si infilò nella prima strada laterale che vide e sparì dalla vista della compagna.
La verde sospirò.
Alla fine aveva ragione lei.
Atena era sempre Atena.
Non faceva nulla in cambio di nulla.
Per di più, purtroppo avrebbe dovuto contare su di lei per tornare normale.
Che schifo.








.: Angolo dell'Autrice :.

Certo che sono proprio incredibile.
Mi ero ripromessa di aggiornare dopo 2 mesi esatti e invece sono riuscita ad essere in ritardo anche stavolta, e di pochissimi giorni!
Sono incorreggibile *sospira* u_u
Dai, basta autocommiserarsi. Allora, che ne pensate di questo chap?
Doveva essere molto più allegro e invece è venuto un pò deprimente, soprattutto il finale O.o (maledetta autrice a cui vengono meglio le fic deprimenti! Asp, ma mi sto automaledicendo? Andiamo bene...)
Va bhé, capita...
Grazie a tutti i lettori e i recensori dello scorso capitolo: lieta di sapere che vi è piaciuto *inchino*
Ora scappo, voglio mettermi subito a scrivere ^^
Saluti

_Pandora_

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Capitolo 13
*** Gridò ***


Cap. 13: Gridò
 
Atena tirò su col naso, mentre camminava a passo sostenuto lungo la stradina laterale nella quale si era andata ad infilare.
Si sentiva fiacca, tanto fiacca, molto di più rispetto a dopo aver incontrato Benkei.
Tutto perché aveva litigato con Kyoya.
Perché quello era un litigio, no?
No, forse era solo lei che lo vedeva come tale, soprattutto a causa delle sue emozioni.
In realtà era stato un battibecco come tanti altri, e come al solito ad essere ferita era stata lei.
Sospirò.
Quel mondo non era fatto per lei.
Sembrava che tutti le volessero male e la volessero far soffrire.
Si perse nei ricordi, alla ricerca di un momento davvero felice.
Sorrise nel constatare che erano parecchi, ma il suo sorriso si spense quando si rese conto che in confronto ad essi, i momenti tristi e dolorosi erano molti di più.
Interruppe il suo passo, rimase immobile al centro di quel vialetto cupo e sinistro per interminabili secondi.
Scosse il capo con vigore: no, non si sarebbe depressa!
Aveva appunto passato momenti molto peggiori rispetto a quello, il suo cuore era stato ferito più profondamente tante altre volte, dunque non c’era motivo di abbattersi davanti ad una sciocchezza simile.
-Forza Atena, metticela tutta- si disse, stringendo un pugno con forza.
Riprese a camminare ma… di nuovo si bloccò.
Si guardò intorno, squadrò ogni singolo oggetto che la circondava, dal secchione della spazzatura ai muri imponenti delle case.
Corrucciò le sopracciglia confusa, e si accarezzò il mento pensierosa.

-Dove sono?-
 
-Uffa Tsubasa, dovevi proprio svegliarmi?- si lamentò Yu scocciata –Stavo facendo un così bel sogno…-
Tsubasa sospirò, era la quinta volta che le diceva la stessa frase.
Stava forse cercando di farla sentire in colpa?
E dire che era anche stata delicata, e non l’aveva neppure scossa.
-Sì- rispose, di nuovo.
Finalmente le porte dell’ascensore si aprirono, offrendole una via di fuga.
La più piccola sbuffò –Almeno l’hai fatto per un motivo preciso?-
-No-
Se non altro, aveva cambiato domanda.
Yu gonfiò le guance.
Non solo l’amica l’aveva svegliata mentre sognava di diventare il campione del mondo di Beyblade, ma l’aveva persino fatto senza un motivo preciso.
In più la stava pure trattando male, con le sue rispose apatiche e monosillabiche.
L’afferrò per un braccio.
No, non si sarebbe fatta trattare così.
Lei era un genio, figurarsi se permetteva una cosa simile.
-Ne*, Tsubasa. Andiamo a fare colazione insieme?- domandò con l’espressione più cucciolosa che poteva fare.
-No-
Yu spalancò gli occhi sconvolto.
L’espressione più dolce del suo repertorio non aveva funzionato?
Impossibile, una cosa del genere…
Una lampadina si accese velocemente sulla sua testa, chiarendo la sua confusione.
“Difficile che funzioni se non mi guarda nemmeno” pensò con una gocciolina che gli scendeva dietro la testa.
Bhé, se non voleva guardarla, allora l’avrebbe costretta lei.
Con uno scatto le si piazzò davanti, impedendole di fare un altro passo.
-Perché no?- domandò facendo ricorso alle sue incredibili capacità di recitazione –Ti da forse fastidio la mia presenza?-
Tsubasa, che in quel momento la pensava esattamente così, si trattenne dal dirglielo in faccia.
Ok, Yu quel giorno era piuttosto petulante, ma non per questo doveva trattarla male.
Si chinò verso di lei e le scompigliò i capelli con una mano –Ma che dici. E’ solo che l’ho già fatta prima- la rassicurò, usando un tono il più dolce possibile.
Yu sbatté gli occhioni sorpresa: wow, ogni tanto anche Tsubasa sapeva tirar fuori della espressioni davvero… Non sapeva neppure come definirla!
Non se n’era mai accorta prima, chissà perché.
Forse, ora che era diventata una ragazza, cose del genere erano più evidenti.
Scosse mentalmente il capo.
Non poteva distrarsi, non doveva perdere di vista l’obbiettivo.
-Quindi devo andare da solo…?- mormorò abbassando lo sguardo.
L’albina inclinò il capo da un lato, sorpresa, gesto che non sfuggì alla più piccola.
-Bhé, se proprio non vuoi andare da solo…- cominciò a dire, rimettendosi dritta.
Da nascosta sotto la frangia, la blader sotto il segno della bilancia sorrise.
Era…
-… forse se ti sbrighi fai ancora in tempo ad incrociare Madoka e Ginka- concluse, convinta.
… fatta?
Alzò lo sguardo e la fissò a metà tra il confuso e lo sconvolto.
Tsubasa continuò a parlare –Sono andati a fare colazione proprio mentre salivo a chiamarti. Magari sono ancora lì-
Yu non seguì minimamente il suo ragionamento, troppo impegnata a cercare di capire cos’era appena successo.
Possibile?
Possibile che non fosse caduto nella sua trappola?
Oh, ma andiamo! Chiunque avrebbe capito che voleva essere accompagnata!
Chiunque!
Era evidente, visto le espressioni zuccherose che aveva tirato fuori!
Davvero Tsubasa non aveva capito?
Ma se era geniale quasi quanto lei!?
Ma allora… Non voleva capire!
Sì, doveva essere per forza così.

No dai, era impossibile.
Si trattava di Tsubasa infondo.
Lei era troppo buona anche solo per pensare una cosa simile.
E poi sembrava sincera…
-Allora, non vai?- la voce dell’albina interruppe bruscamente il flusso dei suoi pensieri, riportandola alla realtà.
-Eh?-
-Ho detto “Non vai?”. Rischi di perderli sennò- insistette.
-Ah. Sì. Ok- adesso era lei che rispondeva per monosillabi.
Quasi meccanicamente si voltò e si diresse a passo lento verso la sala adibita alla colazione, voltandosi ogni tre metri per controllare cosa facesse la compagna.
Quella la salutò con una mano, poi, non appena fu scomparsa dalla sua visuale, si lasciò andare in un sospirò.
-Chissà perché oggi Yu aveva un qualcosa di insopportabile- disse ad alta voce, stirandosi la schiena.
Forse era perché l’aveva svegliato prima… Bha!
Chi se ne frega.
Diede una fugace occhiata in giro, mentre con la mente ricordava dove fossero spariti tutti i suoi compagni, ora compagne: Nile non si era ancora alzata, Kyoya se ne era tornata in camera (ne sei sicuro?), Madoka, Ginka e Yu erano a fare colazione, DaShan e Chao-Xin probabilmente erano andati ad allenarsi, Masamune era a letto con le vertigini e Atena era scomparsa.
“Bhé” si disse, facendo spallucce “Se davvero sono tutti impegnati, allora ho un po’ di tempo da passare per conto mio”
Sempre che Atena non fosse comparsa dal nulla per riprendere “l’appuntamento”.
No, era improbabile.
O almeno lo sperava.
Dunque, senza esitazione, varcò la porta dell’albergo e uscì a fare una passeggiata.
Da sola.
 
-Tsk, che nervi-
Kyoya diede l’ennesimo calcio alla lattina che la stava accompagnando durante il tragitto di ritorno in albergo.
Aveva l’umore davvero nero in quel momento.
Non solo perché era stato costretto a cambiarsi (di nuovo) e ad usare quella roba femminile, ma anche perché si era fatto aiutare da Atena e ora, in cambio, doveva aiutarla con Tsubasa.
Non che gliene fregasse più di tanto della diretta interessata.
Per lei era una come tante altre, se anche fosse finita tra le spire della svitata non le avrebbe fatto tanto differenza. (Grazie mille, sei un amico -.- NdTsubasa)
Era solo che non le andava davvero giù di dover dare una mano a quella squinternata! (Wow, questa mi mancava -_- NdAtena)
-Grr… Maledetta!-
Colpì di nuovo la povera lattina, stavolta con più vigore.
Quella volò in alto, e descrisse una parabola nel cielo.
*CRASH* fece il vetro che colpì in pieno.
La verde spalancò gli occhi scioccata, il proprietario del bar dalla finestra abbattuta fece lo stesso.
Ops…
Kyoya deglutì, accennando un mezzo passo all’indietro.
Quando il padrone fece per voltarsi verso di lei, la sua espressione era decisamente cambiata: eh sì, era davvero incazzato.
Peccato che, davanti a lui, c’era solo la polvere lasciata dalla fuga improvvisa della blader.
-Razza di teppista! Se ti prendo…!- esclamò correndole dietro.
E quando una forte fitta alla pancia la fece quasi rallentare, la leonessa si chiese per l’ennesima volta in quella giornata, per quale assurdo motivo si era alzata.
 
Guardò a destra, guardò a sinistra.
Niente.
Non vedeva assolutamente nulla di familiare.
-Mi sa che mi sono persa…- (no, guarda… -.- NdKyoya) mormorò continuando a guardarsi intorno.
Fosse stata una persona normale si sarebbe fatta prendere dal panico e avrebbe cominciato a correre sperando di arrivare in un posto conosciuto, o magari avrebbe usato il cellulare per chiamare qualcuno che la aiutasse a tornare all’albergo.
Ma no, Atena non era una persona normale.
Anzi…
Fece spallucce –Poco male. Una volta in più, una in meno…- si disse, riprendendo a camminare.
Per la cronaca, non era la prima volta che si perdeva.
Al contrario, quella era la routine.
Non è che non avesse senso dell’orientamento, semplicemente era talmente sfortunata da riuscire a perdersi anche nei quartieri che conosceva bene.
Alla fine, quella era semplicemente una delle tante volte, quindi che motivo c’era di agitarsi?
L’unica cosa che rischiava era di deprimersi, soprattutto perché già da prima aveva l’umore sotto le scarpe.
Ma no, non l’avrebbe fatto.
Sarebbe rimasta positiva e avrebbe risolto il problema in quattro e quattr’otto.
Infondo, che ci voleva a tornare in albergo da... lì?
Velocizzò l’andatura, giusto per raggiungere in fretta la fine di quell’angusto vicolo.
“Ma dov’è l’uscita?” si chiese in automatico, vedendo che il panorama non cambiava.
Possibile?
Possibile che fosse finita nell’unica stradina sgradevole e cupa di lunghezza pari ad un’autostrada?
No dai, non era così sfortunata… Vero?
“C’è di peggio” si rassicurò “Per esempio potrei imbattermi in un vicolo cieco e non sapere più che fare per-”
Manco aveva finito la frase che ecco apparire dinanzi a lei un ostacolo.
Imponente, maestoso… Il più possente muro che lei avesse mai visto (in realtà non è che fosse poi così alto. Saranno stati tre metri al massimo, solo che lei in quelle circostanze lo vedeva un po’ deformato ^-^’’’’ NdPandora).
-Ma non è giusto…- si lamentò ad alta voce, un po’ con il muro, un po’ con sé stessa.
Scansionò rapidamente la zona e constatò che, oltre a lei, qualcun altro era finito nella trappola del vicolo cieco. (Maddai! Ti pare che sono tutti cretini come te? -.- Se stanno lì ci sarà un motivo. NdKyoya)
Un sorrisetto le si accese sul viso, finalmente qualcun a cui poter chiedere indicazioni (no comment NdKyoya)
-Ehi, scusate!- li chiamò a gran voce.
Quelli, che erano all’incirca in dieci, si girarono tutti insieme contemporaneamente.
Non badando ai vestiti di pelle borchiati, alle cicatrici inquietanti, alle creste da moicano, alle spranghe che avevano in mano e ai sorrisini beffardi che le lanciavano, l’intrepida quanto ingenuotta Atena si avvicinò loro a passo svelto.
Per lei, infondo, quelli erano “normalissimi” cittadini.
Che c’era di strano ad incontrare dei “normalissimi” compaesani borchiati in un poco raccomandabile vicolo cieco?
-Scusate- ripeté non appena fu loro vicino –Sapete mica da che parte è la Via Principale?- domandò cordiale.
Quelli la squadrarono da capo a piedi, soffermandosi su seno e gambe sode.
E ghignarono.
-Certo che lo sappiamo- rispose uno dei tanti.
A giudicare dall’aria autoritaria doveva essere il capo del gruppo.
Era un ragazzo alto e slanciato, dal fisico possente e muscoloso, aveva i capelli abbastanza lunghi, lisci e neri, e gli occhi di un viola scuro, tendente al nero; indossava dei pantaloni in pelle neri borchiati, in tinta con il giacchetto dello stesso materiale, e una t-shirt scura.
-Davvero?- insistette lei trattenendo a fatica l’euforia.
Quella sarebbe stata la prima volta che si perdeva per soli cinque minuti.
-Sì, ovvio- la rassicurò quello, senza smettere di fissarla –Se ci dai un attimo ti accompagniamo, stiamo finendo di fare una cosa-
Atena annuì energicamente, e si mise in attesa.
Quando però vide che il ragazzo tanto cordiale con cui aveva parlato dava un calcio a un suo coetaneo steso a terra (che prima non aveva visto perché circondato dal gruppo), capì finalmente che qualcosa non andava.
-Ahem, che succede?- domandò confusa, senza capire cosa stava succedendo.
O forse in realtà l’aveva capito, ma faticava a crederci.
Una dei tanti, un tipo tozzo con una vistosa pettinatura da moicano fucsia e un paio di occhiali da sole, si voltò –Questo qui ha infranto una delle nostre regole basilari e ci ha tradito- spiegò dandogli un colpetto con il piede e facendolo gemere di dolore.
La bluetta corrucciò le sopracciglia –Ed è un buon motivo per picchiarlo?-
Seguirono delle risate cattive, malate.
Sì, c’era decisamente qualcosa che non andava.
Ecco spiegato perché aveva trovato qualcuno disposto ad aiutarla in poco tempo: era finita dalla padella alla brace.
Evitò di schiaffarsi una mano in faccia in preda alla disperazione del momento solo per non dare nell’occhio.
E meno male che lei era la Sensei colta e preparata che non si faceva mai mettere nel sacco da nessuno “lupo”!
Si era incastrata da sola come un cretina!
Dov’era finita la fede nei detti di cui si vantava tanto?
Sì, perché se c’era qualcosa che avrebbe potuto impedirle di finire quella situazione, era dare ascolto al detto “Meglio solo che male accompagnato”.
E invece no.
Lei, povera e debole ragazzetta di città, persa in un malefico vicolo cieco, era andata a chiedere aiuto a una banda malfamata.
Ma proprio dei teppisti doveva incontrare?
Sospirò pesantemente, lo sguardo le cadde sul vestitino elegante che ancora indossava.
No, non era “dalla padella alla brace”, ma “dalle stelle alle stalle”.
Chissà che stava facendo Tsubasa in quel momento…
Persa nei suoi pensieri, per poco non si accorse che quei dieci violenti avevano ricominciato a picchiare quel poveraccio.
“Come possono?” si chiese Atena con disgusto “Come possono picchiare con tanta cattiveria quello che fino a poco tempo fa era un loro compagno?”
Strinse i pugni.
Non poteva semplicemente stare a guardare, se ne sarebbe pentita per tutta la vita.
Doveva agire.
Scattò in avanti e diede un forte spintone a due del gruppo; quelli, colti alla sprovvista, caddero a terra, trascinandosi dietro almeno altri tre compagni.
La bluetta allora si scagliò sul ragazzo steso a terra, lo afferrò per un braccio e cominciò a trascinarlo.
-Alzati in piedi, sennò sei spacciato- lo incitò secca e quello, mentre veniva trascinato, si sollevò a fatica sulle gambe e seguì il suo passo svelto.
Quel folle salvataggio improvvisato venne però tempestivamente bloccato da una mano, una mano enorme e crudele che le afferrò i lunghi capelli color indaco e la tirò indietro, e infine le premette la testa a terra con violenza.
Quando sentì il duro contatto con l’asfalto, Atena capì che fino a quel momento Kyoya c’era sempre andato piano con lei; dimentica di tutti i problemi, probabilmente a causa dello stordimento dovuto alla botta, le venne quasi da piangere a quella consapevolezza.
Tornò in sé quando la stessa mano che l’aveva placcata, sempre tenendola per i capelli, la sollevò facendola mettere in ginocchio.
Non riuscendo a respirare bene, la ragazza temette di essersi rotta il naso, ma non potendo constatarlo, decise di non pensarci.
Con l’unico occhio funzionante (vi ricordo che uno degl’occhi di Atena è gonfio e bendato a causa delle botte ricevute da Kyoya NdPandora) cercò il ragazzo che aveva tentato invano di salvare; lo vide riverso su di un fianco a pochi metri da lei, immobile.
“Dannazione…” pensò digrignando i denti.
Seguendo il suo sguardo, il teppista che la teneva sollevata capì di essere ignorato, e la cosa non gli fece affatto piacere.
Le scagliò un violento pugno all’altezza dello stomaco: sì, ottenne tutta la sua attenzione.
-Non ignorarmi ragazzina!- le gridò contro visibilmente scocciato, mentre quella si stringeva le mani sulle pancia cercando non si sa bene come di acquietare il dolore.
Gli altri delinquenti arrivarono di corsa tutti trafelati.
-Ottimo lavoro boss- disse uno, e finalmente Atena mise a fuoco l’immagine della persona che la teneva bloccata: era lo stesso che si era dimostrato gentile con lei quando aveva chiesto indicazioni, quello che aveva identificato come capo banda.
“Va male…” si disse.
Ed era vero, peggio di così non poteva andare.
Tutto perché si era intromessa.
Ma infondo, che altro poteva fare se non aiutare quel poveraccio?
Scappare via una volta capita la situazione non era nel suo carattere, e poi quel tizio rischiava di morire per percosse.
Aveva fatto la cosa giusta, decisamente.
Ma ora… ne avrebbe pagato le conseguenze.
Consapevole di essere praticamente spacciata, e non avendo la lucidità mentale per escogitare un piano di fuga, riuscì a fare solo una cosa: gridò.
Gridò come non aveva mai fatto prima.
Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Gridò anche se la gola le faceva male.
Gridò anche se sapeva che, come al solito, nessuno avrebbe ascoltato la sua richiesta d’aiuto.
Gridò perché la speranza è l’ultima a morire.
Gridò perché lì da qualche parte in quel quartiere c’erano i suoi migliori amici e, forse, loro l’avrebbero ascoltata.
-AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!-
Non gridò nessun nome, perché anche se aveva paura e voleva essere salvata… Nel suo cuore rimaneva prepotente la preoccupazione per i suoi compagni.
No, non li avrebbe messi in pericolo con quei brutti teppisti, soprattutto ora che erano tutte donne.
Se fosse stata fortunata sarebbero arrivati lo stesso, altrimenti…
 
Kyoya sollevò la testa di scattò e bloccò la sua corsa.
Da quando aveva fatto quell’allenamento speciale sulla montagna, i suoi sensi si erano affinati notevolmente, al punto di sentire una risata a un miglio di distanza.
Quella però non era una risata.
Quello era un grido disperato, peraltro di una persona conosciuta.
-Svitata…- mormorò, con un velo di preoccupazione nella voce.
-Fermati!!!- un altro grido, alle sue spalle, lo fece voltare.
Emise un verso stizzito: niente da fare, quel barista non ne voleva proprio sapere di lasciarla stare.
Digrignò i denti, a causa delle sue condizioni non riusciva proprio a seminarlo.
Purtroppo avrebbe dovuto sbarazzarsi di lui prima di correre in soccorso della compagna, altrimenti la faccenda sarebbe diventata troppo complicata.
Riprese a correre, cercando di guadagnare un po’ di vantaggio “Resisti, Atena”.
 
*Ne = messo infondo alle frase vuol dire “Eh”, in questo caso significa “Ehi”.







.: Angolo dell'Autrice :.

Ehilà, salve a tutti e buone vacanze!
Bella l'estate, eh? Anche se il tempo sta facendo un pò i capricci :/
Scusate il ritardo nell'aggiornare *inchino*
Comunque stavolta sono parecchio soddisfatta del contenuto u.u 
Mi spiace un pò per Kyoya *ride sotto i baffi* e soprattutto per Atena :(
Il titolo del capitolo è provvisorio, se me ne verrà in mente uno migliore lo cambierò, accetto suggerimenti.
Un bacio

_Pandora_

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