Excalibur

di ElyJez
(/viewuser.php?uid=318583)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nipote di Victor ***
Capitolo 2: *** Misure ... drastiche ***
Capitolo 3: *** Hansel e Gretel ***
Capitolo 4: *** In giro per Tetraluna ***
Capitolo 5: *** La pazienza non è una mia virtù ***
Capitolo 6: *** Incubi ***
Capitolo 7: *** Ogni scusa è sempre buona ***
Capitolo 8: *** Quando le macellerie mi spicciano casa ***
Capitolo 9: *** Vampiri e Ibridi ***
Capitolo 10: *** Arsenale ***
Capitolo 11: *** Caccia ***
Capitolo 12: *** Interrogatorio ***
Capitolo 13: *** Excalibur ***



Capitolo 1
*** Il nipote di Victor ***


1 Febbraio 2011, Martedì
Il bosco era buio ed io correvo inseguita da lui, il vampiro, cercando di controllare il mio respiro, di non cadere sul terreno umido. Sentivo i suoi passi dietro i miei, sempre più veloci, troppo per me. Mi girai, era certo: non mi avrebbe mollato tanto facilmente, così cercai di muovermi più rapidamente, ma era così difficile con tutti quegli arbusti e quei rami che mi graffiavano. Mi girai ancora una volta. Inciampai a una radice. Caddi, ruzzolando per terra.
Con un sorriso sadico, si gettò su di me mirandomi alla gola e … puff, scomparve in una nuvola di polvere, mentre io stringevo il paletto di legno tra le mani .
Ridacchiai tra me e me. Davvero, una fanciulla che corre nei boschi spaventata? Quanto poteva essere stupida quella creatura per cascarci?
Infondo,a me non importava realmente: mi piacevano le cose teatrali, e tendere queste imboscate ai vampiri, quando non era ora di punta, mi appagava non poco. Il problema era che con il passare degli anni iniziavo ad annoiarmi: mai una volta che qualcuno mi presentasse una vera sfida, c’erano sempre dei dilettanti appena trasformati che si credevano invulnerabili a tutto, specialmente a me, la cacciatrice.
Comunque, mettendo da parte questo pensiero, in quel momento lanciai uno sguardo verso il cielo: la luna era ancora alta e ciò significava che il mio turno era finito.
Di solito mi sarei dovuta trattenere più a lungo, ma quella notte no, Victor aveva insistito talmente tanto, che me ne sarei tornata a casa prima. Così, iniziai a incamminarmi .
Tutta colpa del nipote. In quel momento sarebbe già dovuto essere alla villa, nel suo letto, a sognare unicorni e arcobaleni mentre io mi occupavo di zanne appuntite e occhi rossi, ma a sentire il capo, se lo meritava.
Stando a quello che diceva, il nipotino, aveva affrontato un lungo viaggio dal mondo umano, fino all’isola di Hope grazie a un bel tuffo in un pozzo dove vi era riflessa la luna piena. Successivamente, era giunto sulla nostra terra e aveva percorso ore di faticoso cammino fino ad arrivare a casa.
Ora, neanche viaggiando alla stessa velocità di una lumaca in sovrappeso avrebbe impiegato così tanto tempo. Insomma, questa cosa mi puzzava di bruciato.
Ad ogni modo, non potevo dire niente a riguardo: lui era il beniamino del dottore, e quindi, non voleva sentire niente che lo screditasse, però … non m’importava, lo avrei tenuto d’occhio tutto il tempo necessario.
Diamine, ecco che cominciavo con le paranoie! Infondo, non lo conoscevo e magari mi stavo anche sbagliando sul suo conto ma, non mi fidavo. In realtà non era una cosa personale, avevo la stessa reazione per tutte quelle persone che non conoscevo e all’improvviso piombavano nella mia vita, anche se, devo ammettere, erano davvero poche.
Lanciai uno sguardo dall’altra parte della boscaglia, già s’intravedeva la facciata di pietra della vecchia villa appartenente alla famiglia Shaw da più di quattro generazioni .
Era particolare, circondata dalle basse mura di pietra, che ubicavano al centro un cancello lavorato in ferro battuto con ornamenti intrecciati. Di lì in poi, vi era un enorme giardino decorato da arbusti, querce e cespugli, rampicanti e non, spogli a causa dell’inverno. Infine, vi era la casa, alla quale si poteva accedere passando per il portone principale in legno, costeggiato da due colonne bianche a forma di gufo.
Quando entrai, sentii dei rumori provenire dal salotto.
Ora, le possibilità erano due: o i ladri, o un mostro. Per entrambi i casi, afferrai il vaso con i girasoli e mi diressi verso il salotto. Avvicinandomi alla porta, notai una figura che si muoveva in modo ambiguo, la quale scartò la teoria del mostro per il semplice motivo che non gli somigliava nemmeno un po’. Era sicuramente un ladro . Piano, piano, continuavo a ripetermi mentre andavo alle spalle dell’uomo, per poi sferrargli un colpo in testa con il vaso di ceramica che lasciò frammenti dappertutto .
Accesi la luce, così da poterlo vedere chiaramente. Sul tappeto, in quel momento sonnecchiava un uomo dai capelli castani a mezzo collo, alto circa un metro e ottanta, forse di più, con indosso una camicia bianca e un paio di pantaloni fatti di una stoffa strana, credo che voi li chiamiate jeans.
L’avevo steso, ma era più sicuro legarlo nel caso si fosse svegliato .
Così andai verso lo sgabuzzino, aprendolo e tirando fuori una corda lunga e spessa, l’ideale per quello che avevo in mente .
Tornai dall’uomo e provai a sollevarlo. Doveva pesare quasi novanta chili, per fortuna che facevo la cacciatrice di vampiri, altrimenti avrei dovuto usare la gru .
Lo posai sulla poltrona e iniziai a legarlo con più giri di corda, immobilizzandolo al meglio, per poi afferrare la balestra e tirargli i capelli.
<< Ahi ! >> urlò lui aprendo di scatto gli occhi. Erano di un colore striato, tra il dorato e il verde proprio come quelli di una tigre, ma non era la loro tinta ad attrarmi principalmente, ma quello che c’era dentro: una vena di sarcasmo selvaggio e seducente. Sbattei le palpebre: ci mancava soltanto che cominciassi a trovare attraenti i topi d’appartamento.
<< Temevo che non ti saresti più svegliato … chi sei ? >> dissi puntandogli la balestra alla testa .
Si guardò intorno, prima me, poi provò a muoversi, ma si rese conto di essere legato come un salame e osservò le corde .
<< Sai, ho sempre pensato che una donna alla fine mi avrebbe legato, ma speravo in un letto >> sghignazzò lui, senza rendersi conto probabilmente di che cosa aveva davanti alla fronte.
<< Non fare il cascamorto: con me non attacca. Cosa ci fai qui ?>>.
<< Sai, mi viene difficile dirlo con una balestra puntata in fronte, forse se la spostassi … >>.
<< Neanche morta e ora rispondimi >> dissi tirandogli i capelli facendogli posare la testa all’indietro.
<< Ahi, ma sei pazza, mi fai male ! >>
<< Dimmi chi sei ! >>
<< Sono Andrè Lanoix il nipote di Victor ! >> affermò lui con aria superba.
<< Dov’è la tua carta d’identità ? >>
Ridacchiò tra se e se con aria sarcastica per poi dire:
<< Nel portafoglio, tasca sinistra >>
Infilai la mano dentro i suoi jeans per poi tirare fuori un portafoglio nero. Lo aprii, trovando al suo interno un po’ di soldi e la carta d’identità. Presi quest'ultima e iniziai a leggere i dati e a guardare la foto .
Quel damerino da strapazzo aveva stramaledettamente ragione . Lo fissai un attimo per poi rimettergli il portafoglio in tasca .
Con un sorrisetto di vittoria affermò:
<< Credo che tu mi debba delle scuse ! >>
Risi a mia volta iniziando ad allontanarmi da lui .
<< Io non ti devo un bel niente >>
Uscii dal salone dirigendomi verso le scale inseguita dalla sua voce .
<< Ehi , slegami ! >>
<< Si , lo farò … forse domani ! >>
Ridacchiai salendo al piano di sopra per poi mettermi a dormire nel mio letto .

Angolo dell’autrice:
Ecco la fine del mio primo capitolo, spero vi sia piaciuto e che lasciate qualche recensione per migliorare i prossimi =P
A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Misure ... drastiche ***


Quando aprii gli occhi, il sole era già sorto da tempo .
Lanciai uno sguardo all’orologio a cucù appeso alla parete, erano le dieci ed io non volevo far altro che sonnecchiare per un altro po’ di tempo, ma … avevo una fame tremenda !
Mi alzai dal letto stropicciandomi gli occhi, passandomi la mano tra quel groviglio di capelli rossi che mi ritrovavo nel disperato tentativo di sistemarli, per poi infilarmi le pantofole e scendere al piano inferiore seguendo il profumo delle frittelle con le mele e il cioccolato … gnam, gnam , avevo già l’acquolina in bocca.
Quando giunsi in sala, lo spettacolo che vidi non mi piacque molto. Sì, c’erano le frittelle, e le mele, e tutto quanto insomma, ma … se le stava mangiando l’intruso ed era seduto al mio posto, sulla mia sedia .
<< Togliti subito da lì, sgorbio ! >>
Affermai colpendo il tavolo di legno, mentre il ragazzo mi lanciò un sorrisetto sbieco, con un fare di superiorità e derisione che mi faceva saltare i nervi .
<< Ah, Elizabeth, non ti dispiace se Andrè si siede al tuo posto, vero ? >>.
Domandò Victor entrando nella stanza e mettendosi seduto a capotavola come al solito .
<< Certo che mi dispiace ! >>
<< Beh, allora ti dovrai sacrificare lo stesso, vedi, dopo quello che hai fatto ieri sera , credo che sia il minimo per scusarti >>
Lanciai un’occhiataccia all’usurpatore di sedie che ricambiò con quel ghigno di poco prima: stavo per perdere la pazienza .
<< Questo si prende gioco di me, ed io devo scusarmi con lui ! >>.
<< Chi l’ha legato alla poltrona per tutta la notte ? >>.
Sbuffai. Quando Victor si metteva qualcosa in testa, non c’era niente che si potesse fare, se non dargli retta, oppure scaraventarlo fuori dalla finestra, ma lui, era il mio maestro, e così brontolando mi accomodai dalla parte opposta dell’ebete .
<< La mia colazione, posso avere almeno quella? Sempre se il signore lo permette >>
Commentai con fare sarcastico, mentre il vecchio mi guardava con un’aria indifferente, per poi dire:
<< Certo, l’hai davanti >>
Abbassai lo sguardo verso il piatto, c’erano tre frittelle bagnate con il cioccolato, due toast con burro e marmellata, e un bicchiere di spremuta d’arancia.
<< Tutto qui quello che passa al convento ! >>.
Affermai alzando un sopracciglio con aria incredula e scocciata, insomma, se quello non era l’inferno, cosa mai poteva essere? Sarei morta di fame!
Intanto il bruno mi guardava divertito, ed io con la mia solita delicatezza, infilzai una frittella con tutta la rabbia che avevo in corpo, quasi da bucare il piatto .
Non lo sopportavo, a quanto sembrava una notte legato a una poltrona non gli aveva fatto il minimo effetto, forse se avessi aggiunto un ragno velenoso, avrei ottenuto qualche risultato .
Mi stava ancora fissando ed io mi lasciai sfuggire un sorrisetto , pensando alla scena di lui con un aracnide supergigante sulla faccia .
<< Allora, Andrè, inizierai subito a scrivere il tuo romanzo ? >>
Domandò Victor curioso , mentre io stupita alzai un sopracciglio: quell’idiota sapeva scrivere e leggere? E io che pensavo fosse analfabeta !
<< Non credo, non riesco ancora a trovare l’ispirazione giusta, anche se … la rossa mi sembra adatta come spunto per fare la strega cattiva >>
Rispose con un sorrisetto divertito sulle labbra fastidiosamente sensuali e che fra poco sarebbero diventate deformi . Feci per dargli un pugno ma …
<< Ferma Elizabeth ! >>
Mi arrestai a due centimetri dalla sua faccia. Non volevo che Victor prendesse altre misure drastiche, già la storia della colazione dimezzata non mi andava a genio, pensa cosa avrebbe fatto se avessi rotto il setto nasale al nipote.
Non so per quale motivo ma mi tornava sempre in mente il vecchio, infrangersi contro i vetri delle grandi finestre, per poi rialzarsi. Comunque , non ho ancora capito il motivo che mi spingeva a chiamarlo vecchio , si, va bene, aveva settant’anni, questo era certo, ma, i licantropi invecchiano più lentamente , grazie alla complessità delle loro cellule , e lui , in quel momento ne dimostrava all’incirca quarantacinque.
Nei suoi capelli si poteva scorgere ancora un po’ di nero che faceva l’effetto “sale e pepe “ e beh, per il resto … non c’era niente di particolare, tranne per i suoi occhi. Erano di un azzurro chiarissimo, mischiato all’argento puro, ma non era questa la cosa strana, infatti, sembrava possedere in quei pozzi senza fondo, un potere e un autocontrollo che mi rassicuravano con una sola occhiata.
Riportai la mano sopra al tavolino , cercando di calmarmi mentre il ragazzo riprendeva a respirare con più stabilità . L’unica soddisfazione in quel momento, era la certezza che per un attimo Andrè avesse temuto per il suo naso fastidiosamente regolare, e non a patata come il mio .
<< Tu , invece , che fai stamattina ? >>
Mi domandò Victor dopo aver trangugiato una frittella, come se un attimo prima non fosse accaduto niente. A dire la verità alcuni comportamenti che aveva, come ignorare il mio furore nei confronti del nipotino, non li sopportavo, però risposi lo stesso:
<< Vado a raccogliere la legna nel bosco, altrimenti ci congeliamo >>
Quella faccenda, mi sapeva un po’ di Hansel e Gretel ma non è che mi importasse più di tanto, infondo dovevo andarci da sola e nessuno mi avrebbe abbandonata.
<< Andrè , vai con lei, almeno fate amicizia >>
Gli lanciai una rapida occhiata: lo avrei lasciato lì .

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Hansel e Gretel ***


~~In poco tempo raggiungemmo il bosco. Ce l’avevo ancora alle calcagna, non potevo fare un passo che mi seguiva come un cagnolino e ciò mi dava molto fastidio.
Nel frattempo però ebbi modo di osservare una cosa: i boccoli del mio caro compagno di scampagnate non erano poi tanto scuri, anzi tutt’altro. I suoi capelli, alla luce del sole, sembravano fili d’oro ondulati con riflessi ramati che splendevano più degli astri … insomma, abbastanza mediocri, eh ?
<< Tu cosa fai durante il giorno di solito ? >>
Domandò lui spostando l’ennesimo ramo di castagno da davanti la faccia e cercando di non inciampare in qualche felce .
<< E a te cosa importa ? >>
Non mi rispose, mormorò solo in effetti, per poi starsi zitto. Non ci credevo, ce l’aveva fatta a chiudere quel pozzo, però ora … mi sentivo un po’ sola ed è qui che possiamo osservare la coerenza dei miei processi mentali.
<< Aiuto Victor con i suoi esperimenti >>
<< E cos’altro ? >>
<< Uhm , vediamo un po’ … >>
Cominciai prendendo un ramo di circa un metro con un diametro largo quanto una mano per poi infilarlo nella cesta che avevo sopra le spalle.
<< … di solito mi alleno, a volte, leggo e disegno >>
<< Ah si, cosa leggi ? >>
<< Gli affari tuoi no, vero ? >>
<< No … almeno quando mi posso fare quelli degli altri >>
Fui attirata dal desiderio di scaraventargli contro quel ramo che avevo appena raccolto , ma visto che non volevo essere messa a pane e acqua, mi limitai a mordermi le labbra .
<< Miti, leggende, storie locali … sei contento ora ? >>
<< Si , posso ritenermi soddisfatto >>
Rispose con non curanza piegandosi a raccogliere della legna tra il terriccio umido, per poi infilarla anche lui nella sua cesta .
<< E tu ? Sei uno scrittore stando a quello che dice Victor >>
Mi guardò un attimo stupito, non si aspettava che glielo chiedessi, e sinceramente, neanche io; di solito, non mi importava un fico secco di quello che facevano gli altri, diciamo che avevo il mio piccolo mondo privato che girava tutto intorno a me.
<< Si, però mi dedico maggiormente al genere fantasy >>
<< Ah, ora ho capito perché sei vento qui >>
Affermai schivando un ramo di noce e uno di castagno … ero troppo forte!
Comunque, battute a parte, Tetraluna era realmente il luogo più adatto per dedicarsi al genere fantasy, soprattutto se lo scrittore proveniva dalla vostra dimensione.
È un piccolo borgo antico, creato circa trecento anni dopo la scoperta dell’isola di Hope e della migrazione che quest’ultima ne conseguì. Ciò, stando alle parole che vi sono impresse nei libri, fu causato da un solo e grande problema: le persecuzioni cristiane.
Per sfuggire al rogo e alle torture centinaia e centinaia di creature magiche tra cui fate, elfi, ma anche licantropi e vampiri si affidarono all’aiuto degli stregoni più famosi dell’epoca: Merlino, Nimue, Morgana e Vivien. Dopo aver riunito le forze ed aver aperto il varco per una nuova dimensione, il primo, essendo in possesso di poteri ineguagliabili salì al trono fondando “Torre dei quattro maghi” che divenne ben presto un centro vivace di commerci e scambi culturali che tutt’ora rappresenta il fulcro del nostro paese.
Forse mi sono dilungata per troppo tempo, ma credetemi il posto in cui vivevo e in cui odiernamente mi trovo è come dire … magico. Sì, non ci sono altre parole per descriverlo.
<< E già >>
Rispose passandosi una mano tra i capelli. Era strano, ma per un attimo avevo avuto l’impressione che fosse imbarazzato, come se parlare di sé lo mettesse a disagio.
<< Quindi , tu saresti un licantropo >>
Affermai dopo aver raccolto l’ennesimo ramo spazzato via dal vento invernale.
<< Sai , non ne ho mai visto uno trasformato, Victor, è sempre al suo stato naturale. Come è … essere un lupo ? >>
M’incuriosiva quell’argomento, con il capo, non ne avevo mai parlato, perché mi sembrava normale vederlo da uomo, ed era difficile ricordarmi che in una parte di lui si trovava una palla di pelo, mentre per riccioli d’oro, era diverso: non lo conoscevo.
<< Ti senti libero >>
<< E qual è la parte più divertente ? >>
Mi sentivo una specie di giornalista in quel momento, ma non mi importava, l’essenziale era fingersi disinteressati .
<< Correre dietro a qualcuno >>
<< Uhm, ti piace giocare agli inseguimenti >>
Commentai con un po’ di malizia e sarcasmo, ridacchiando. Ah, quanto era divertente donare i doppi sensi anche alle minime cose, era così … beh, in realtà non lo sapevo neanche io.
<< Potrei giocare anche con te >>
Rispose lanciandomi un’occhiatina che mi fece sobbalzare lo stomaco. Distolsi lo sguardo … ci mancava pure che mi mettessi a vomitare per i commenti di quel damerino .
<< Si certo, ti piacerebbe >>
Mormorai prendendo un altro ramo da terra che avrei voluto scagliare contro il ragazzo al mio fianco, per reprimere quella strana sensazione che mi stava trasmettendo solo fissandomi
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** In giro per Tetraluna ***


Non tornammo subito a casa, o meglio, lì lasciammo sola la legna. Il biondo, infatti, voleva visitare il paese e Victor, mi aveva chiesto gentilmente- e quindi minacciandomi di bruciare il mio libro preferito- di accompagnarlo e fidatevi, non era stato per niente uno spasso. Il damerino infatti aveva passato più di due ore nelle varie boutique d’alta moda locali facendomi annoiare a morte e saltare i nervi ottici a causa dei suoi continui come sto? Cosa ne pensi?
Per farlo uscire dall’ultimo negozio non mi lasciò altra scelta che trascinarlo a forza per circa una trentina di metri.
Ora, Ce ne stavamo lì a camminare senza una meta in quelle strade articolate, finché:
<< C’è un cimitero qui intorno?>>
Lo guardai per un momento stupita, ma poi, ripensando a tutte le minacce di che gli avevo gridato dentro ai vari negozi fino a qualche minuto prima, iniziai a credere che stesse facendo progetti futuri.
<< Si, è vicino al capolinea degli autobus >>
<< Ci andiamo?>>
<< Scusa che ci devi fare nel cimitero, ti prenoti il posto?>>
Sorrise con quella che doveva essere un misto tra la timidezza nell’esprimere quel pensiero, e una saggia verità che in quel momento mi sfuggiva.
<< Ecco, mi piacciono i cimiteri … sono silenziosi >>
<< Ma dai, ci manca solo che i morti facciano rumore >>
Commentai ironica iniziando a intraprendere il percorso che ci divideva dal vecchio cimitero, una strada dritta che procedeva per circa un chilometro, costeggiata dai vari negozi di antiquariato, artigianali, e alimentari.
<< Che ne sai, e poi parli proprio tu che fai la cacciatrice di vampiri!>>
<< Sai com’è, di solito dalle tombe ci escono di notte, non di giorno, altrimenti rischiano di essere cotti alla brace! >>
Risposi prontamente. Una delle cose che non sopportavo degli umani e di quelli che convivevano con loro, era che non sapevano nulla del mio mestiere, eppure continuavano a commentare imperterriti … ah, tutta colpa dell’ignoranza. Infondo, però, non era di certo colpa loro se non avevano mai visto un vampiro, se non sapevano come ucciderlo e dove cercalo, e se non si rendevano conto, che non era di certo una palla da discoteca luccicante, ma un pericoloso predatore che non mostrava alcuna pietà per nessuno.
<< Uffa, quando arriviamo?>>
Domandò lui sbuffando mentre si guardava in giro disorientato.
<< Già stanco?>>
<< No, è che mi annoio >>
<< Sapessi quanto mi annoio io, a quest’ora potevo starmene a casa a leggere un saggio, o a fare qualche lavoretto>>
Mi guardò con un’aria scettica piena di confusione e quindi, infine parlò:
<< Scusa, ma tu non ti alleni, o cose del genere?>>
<< Di solito lo faccio, ma sai com’è, un rompiscatole venuto dalla Francia ha intralciato il mio programma >>

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La pazienza non è una mia virtù ***


Quando entrammo nel cimitero, avevamo abbandonato il mondo che conoscevamo, o meglio, per me era così. Mi sentivo l’anima stretta da una morsa d’acciaio che mi faceva percorrere tutto il corpo da brividi, non di paura naturalmente (ci mancava solo che avessi paura dei morti), erano solo dei ricordi.
Da piccola ci passavo intere giornate lì dentro, per allenarmi, per leggere, o anche per sviluppare nuove tecniche di imboscata. Una volta, mi ero nascosta dentro una bara e ci rimasi per tutta la notte perché non riuscivo ad uscire, beh … almeno ero in compagnia, cadavere o no, la presenza di qualcuno silenzioso, mi rilassava in un modo impercettibile.
Per non parlare poi della zona. Sembrava di essere in un parco pieno di alti cipressi, decorate con statue di marmo e vialetti sterrati con ciottoli di pietra bianca che li ricoprivano. Era stupendo, una bellezza mistica che in pochi riuscivano a comprendere e che a stento anch’io riuscivo a ricordare.
<< Wow >>
Esclamò il ragazzo guardandosi intorno con faccia esterrefatta, mentre io mi sedevo sopra un alto muretto di pietra.
<< Chiudi la bocca, altrimenti ti entrano le mosche!>>
Commentai lanciandogli un’occhiata che lui ricambiò. Ah, perché mi ero cacciata in questa situazione! Io, neanche lo volevo quello! La colpa era di Victor, sua e di quel maledetto legame di sangue che avevano. Se avesse detto “guarda, mi dispiace ,ma non vogliamo intrusi in casa nostra” come avevo suggerito io, avrebbe risolto tutto in un attimo , invece, per lettera aveva risposto “ non ti preoccupare , saremo felici di ospitarti qui !“ . Ed ora a subirlo ero io … con quella faccia da cretino che si ritrovava poi !
Se ne stava lì , a guardare le statue di marmo come un beccamorto , con la faccia stupita e i grandi occhi verdi sgranati per la meraviglia . Per quanto riguarda il resto , beh … se devo ammetterlo , non era proprio da buttare . Aveva un bel fisico , e di questo sicuramente ne era cosciente , quindi , non c’era bisogno che qualcuno  glielo ribadisse , già aveva la testa montata di suo , ci mancava anche che venisse riempito di complimenti e avevamo fatto tombola .
Fortunatamente con me non correva nessun rischio di diventare un pallone gonfiato , gli avrei spaccato la faccia molto volentieri per il solo piacere di toglierlo di mezzo .
Ecco, ora iniziavo a diventare sadica , ma se c’era una cosa che non sopportavo era dover fare la badante a un venticinquenne , che tra l’altro  si era anche mangiato la mia colazione , e scorrazzarlo per il paese così da renderlo felice … stavo per perdere le staffe .
<< Sai quando è stato costruito ?>>
Domandò destandomi dai miei pensieri mentre esaminava una statua con un angelo scolpito .
<< Dimmi un po’ , ma che mi hai scambiato per una guida ! Che diavolo ne so io !>>
Sbottai , per poi cercare di tranquillizzarmi appoggiandomi con la schiena ad una colonna e chiudendo gli occhi .
<< Tu sei sempre così acida ?>>
Domandò avvicinandosi .
<< E tu sei sempre così appiccicoso ?! >>
Non lo sopportavo , non lo sopportavo !
<< Solo a periodi, soprattutto con le belle ragazze >>
Mormorò con la voce che aveva utilizzato nel bosco e che era in grado di stravolgermi tutto lo stomaco. Lo afferrai per il colletto della camicia, per poi avvicinare il mio volto al suo, guardarlo dritto negli occhi e dire:
<>
Lo lasciai facendogli perdere l’equilibrio , per poi cadere inesorabilmente sul terriccio umido .
Sapevo di avere la socialità di un lampione, perciò solitamente rimanevo sulle mie , ma quello stava provocando la parte più aggressiva di me , e io , non avevo nessuna intenzione di metterla a tacere.
<< Tu sei da manicomio !>>
Affermò rialzandosi da terra e pulendosi gli abiti .
<< Mi ci volevano portare , ma a quanto pare , lì sono tutti dei cacasotto , proprio come te ! >>
Risposi a denti stretti … quello voleva proprio essere gonfiato di botte .
<< Tu non mi conosci >>
Commentò lui .
<< Oh si che ti conosco , tu sei il classico damerino da quattro soldi , che crede di fare come gli pare , solo perché ha una bella faccia, ma non è così che funziona con me, capito carino ! >>
Iniziò a ridacchiare , lasciandomi stupita . A quel punto cercai di capirne la causa , forse era veramente rincoglionito !
<< E quindi per te io avrei un bella faccia e sarei anche carino … due complimenti in una sola frase, non avrei potuto sperare di meglio >>
Ora avevo perso la pazienza e quell’idiota invece , stava per perdere la vita . Staccai una statua di marmo dal muretto.
<< Io ti ammazzo !>>
Urlai scaraventandogliela contro , ma con mia grande sorpresa, schivò facilmente il colpo . Cercai di capire dove si era nascosto , niente a destra , né a sinistra , e dove ora si trovavano i pezzi di marmo frantumati , neanche a parlarne . All’improvviso , mi sentii afferrare le braccia da dietro con una morsa d’acciaio e iniziai a calciare nella sua direzione , ma non riuscivo a colpirlo .
<< Ricordati una cosa , sono una persona molto paziente>>
Affermò posando delicatamente le labbra sul mio collo dandomi un bacio sensuale che non mi sarei mai aspettata . Per un attimo rimasi pietrificata , il cuore mi batteva all’impazzata per la carica di adrenalina che avevo accumulato , e il mio corpo stava fremendo in un modo in cui non aveva mai fatto prima .
Gli diedi una testata e finalmente mollò la presa .
<< E tu ricordati quest’altra , di solito non parlo mai a vanvera! >>
Esclamai lanciandomi contro di lui tirandogli calci e pugni  ,che furono tutti parati , tranne un montante al mento . A quel punto anche lui iniziò a rispondere ai colpi , forse , aveva capito che stavo facendo sul serio e che non ero una semplice ragazza di ventidue anni . All’improvviso fui colpita al fianco destro da un calcio circolare che per un attimo mi fece fermare il respiro: anche lui non scherzava .
A quel punto , gli lanciai una ginocchiata all’addome , per poi scagliarli una raffica di pugni in faccia , ma lui fu più veloce e mi afferrò per gli avambracci.
<< Sei veramente spietata … mi piace >>
Ridacchiò ricostruendo il suo sorrisetto sghembo che mi faceva saltare i nervi . Lo guardai con furore mentre mi sbalzava sul terreno umido sdraiandosi sopra di me sempre immobilizzandomi le braccia.
<< Facciamo pace ?>>
Mi sussurrò all’orecchio sempre con quella maledettissima voce. Lo guardai malignamente:  non volevo mollare per nessun motivo.
<< Te lo scordi >>
Mi lasciò libero un braccio e io cercai subito di scostarlo da sopra di me , ma non ci riuscivo … e che diamine, la sera prima sembrava molto più leggero senza sensi . Lasciai perdere , l’unica cosa che mi rimaneva da fare era dargli un’altra testata . Improvvisamente , con la mano che aveva appena liberato iniziò ad accarezzarmi il volto , e strusciare il suo contro il mio . Non appena mi fossi rialzata , l’avrei castrato a costo di dover affrontare una folla inferocita di donne.
<>
Stavo per colpirlo, ma, inaspettatamente, mi abbracciò . Affondò il viso tra i miei capelli per poi ispirare e chiudere gli occhi .
Rimanemmo così per molto tempo , e tutta la rabbia che avevo accumulato , svaniva poco a poco, lasciando il posto a una strana e inquietante calma.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Incubi ***


3 Giugno 2011, Venerdì
Aprii gli occhi ma non vidi nulla. La luce era morta ed il freddo regnava sovrano mentre ragni mi ricoprivano il corpo con ragnatele fitte relegandomi nell’abisso della bara marcita. Immobile e senza respiro chiusi gli occhi con la consapevolezza di dover morire lentamente.
 
Aprii gli occhi: un altro stramaledettissimo incubo. Secondo me era il biondo che portava un po’ sfiga, però Victor non voleva credermi. Mi stropicciai gli occhi, per poi infilarmi le pantofole e andare in bagno. Non guardai l’orologio, dovevano essere le dieci e mezzo -ormai avevo preso l’abitudine di svegliarmi a quell’ora – ma mi diressi direttamente verso la porta di legno vicino al quadro con le rose. Quando entrai sperai ardentemente di essere sola e per una volta, la dea bendata fu dalla mia parte. Mi lavai velocemente la faccia per poi pettinarmi e tornare in camera infilandomi un paio di pantaloni neri, le scarpe di stoffa in tinta con quest’ultimi ed infine un corsetto verde muschio con i lacci marroni.
Lanciai un’occhiata sul comodino di faggio e vedendolo alzai gli occhi al cielo.
Ogni mattina quando mi svegliavo, trovavo affianco al mio letto una campanula blu e la cosa peggiore era che non riuscivo a beccare in flagrante il licantropo, anche perché in quella casa il dottore non era l’unico ad avere il sonno pesante. Raccolsi il piccolo fiore, iniziando a girare lo stelo tra il pollice e l’indice, per poi immergere il naso nel suo dolce profumo.
Ok, devo ammetterlo, era piacevole ricevere certe attenzioni, soprattutto se a dedicarmele era un bel ragazzo, peccato che nelle sue intenzioni non c’era nulla che somigliasse al romanticismo.
Scossi la testa, ponendo il fiore dentro uno dei tanti romanzi che tenevo in camera, scendendo quindi al piano sottostante, ma come al solito trovai la stanza con le mura color panna completamente vuota e sul tavolo di legno un biglietto ripiegato.
Lo aprii leggendolo.
” Elizabeth, siamo andati a fare una passeggiata nel bosco, la colazione è sul tavolo. Victor.”
Sbuffai. Era da un po’ che continuava questa storia, tutte le mattine, nonno e nipote se la svignavano, e mi lasciavano da sola, come se non esistessi. Sbuffai nuovamente, mettendomi seduta di peso al mio posto, lieta di trovare il mio cibo ancora intatto.
Il piatto bianco e blu era completamente immerso di crepes al cioccolato, arrotolate su stesse intorno ad un cuore di panna e fragole.
Sorrisi: quella sì che era una colazione da re, o meglio, da regine!
Iniziai a trangugiare tutto, per poi bere una tazza di latte e infine uscire ad allenarmi.
Non avevo neanche iniziato quando vidi due figure familiari avvicinarsi, e sinceramente avrei preferito vederne solo una.
<>
Domandò Victor, osservando il mio abbigliamento, mentre entrava dal cancello, seguito da André con indosso una camicia bianca e un paio di pantaloni rossi con bretelle.
<>
<< Ti va se vengo con te?>>
Domandò a quel punto lo scrittore. Gli lanciai un’occhiata sorridendo, almeno avrei avuto una scusa per prenderlo a pugni.
<>
<>
Sfoderai un sorrisetto, qualcosa mi diceva che quella mattina mi sarei divertita.
 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti, non so cosa scrivere quindi per amore della pace cosmica la farò breve ... spero che quello che ho scritto vi piaccia e se volete lasciate qualche commento, anche perchè altrimenti mi sembra di parlare da sola =P
Comunque, ciao, ciao, alla prossima =)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ogni scusa è sempre buona ***


Percorremmo un sentiero sterrato per circa una ventina di minuti fino a raggiungere il centro del bosco dove le chiome dei sempre verdi erano così larghe e alte che non facevano trapelare i raggi solari. Nonostante questo, era il luogo ideale per allenarsi. Infatti, non ho mai capito come, ma nel terreno vi era un rialzamento che somigliava molto a una specie di ring naturale, che quella mattina avremmo utilizzato.
<>
<< Quando vuoi, maschiaccio >>
<< Ok, si parte >>
Affermai scagliandomi contro l’uomo con un dritto, che mi parò molto facilmente, per poi rivolgergli una serie di calci e pugni ai quali riuscì a tenermi testa. A quanto pareva, il ragazzo se la cavava molto bene.
Gli tirai un pugno in faccia, che schivò facendomi ritrovare così con una mano bloccata dentro la corteccia di un albero. Che rabbia … ora tornata a casa avrei dovuto medicarmi, e non ne avevo la minima voglia!
Improvvisamente, senza aspettare di farmi sfilare il braccio all’interno dell’albero, André, mi scaraventò contro una roccia, che di certo non era morbida come un cuscino.
Lo guardai un attimo, non mi sarei mai aspettata un comportamento del genere da lui, ma non feci neanche in tempo a pensare ciò che mi fu di nuovo addosso con un rovescio, che per fortuna schivai con una capriola laterale.
<< Sei veloce >>
Osservò lui con un sorrisetto sulle labbra. Ehi, quella era la mia parte! Insomma, lui era il damerino incapace, non poteva fare certe considerazioni! Sentii l’ira ribollirmi nelle vene, ma come al solito, non appena avvertivo qualche cosa, lui iniziava a colpirmi.
Un pugno al petto, che parai facilmente mettendo le braccia ad x, un altro in faccia che mi prese in pieno. Caddi a terra, ma mi rialzai subito sistemandomi una ciocca di capelli da davanti agli occhi, e con un sorrisetto sadico mi scagliai contro lo scrittore dandogli una testata. Ahi, quello sì che faceva male, aveva la testa più dura del marmo!
Lo sentii lamentarsi, e del sangue gli iniziò a sgorgare da una ferita sulla fronte. Ah, ah, un punto per me!
Si passò una mano lì, per pulirsi, per poi affermare:
<< Tutto questo è divertente, ma perché non alziamo la posta? >>
<>
Domandai a mia volta con un respiro irregolare.
<< Chi perde deve fare qualsiasi cosa l’altro voglia >>
Sorrisi con fare sadico.
<< Sei masochista?>>
<< Forse … si perde cadendo fuori dal rialzamento >>
Lo guardai un attimo, immaginando quello che avrei fatto se avessi vinto, e sempre con il solito sorriso accettai … lo avrei umiliato!
<< Allora … via!>>
Urlò il ragazzo scagliandosi contro di me con una raffica di calci, che riuscivo a malapena a schivare, fino a quando non mi colpi allo stomaco. Mi piegai in due per il dolore, e quindi mi diede una gomitata sulla schiena facendomi cadere in ginocchio per terra.
Se avessi continuato a farmi gonfiare di botte in questo modo, avrei certamente perso, così, raccolsi tutte le energie che avevo e mi gettai contro le sue gambe facendogli perdere l’equilibrio.
Non appena cadde per terra, mi sedetti sopra di lui, e iniziai a colpirlo in faccia con una scarica di pugni, fino a quando non lo vidi sputare sangue.
Mi arrestai, avevo esagerato.
Mi alzai di scatto, allontanandomi da André, aspettando che si potesse rialzare e combattere degnamente.
Che diavolo mi stava succedendo, da quando provavo pietà per l’avversario? Tutta colpa dell’età, mi stavo rammollendo.
Lentamente, il cane, iniziò ad alzarsi, sputando per terra un liquido misto a saliva e al rosso vivo, per poi guardarmi intensamente. Ridacchiò, e a quel punto ebbi seri dubbi di avergli danneggiato il cervello in un modo permanente, anche se in realtà, non avrei potuto nuocere a molto.
<< Che ti ridi?>>
<>
Gli lanciai un’occhiataccia. Con pochi secondi, mi stavo facendo distruggere un’accurata reputazione, ma a quanto pare, non sarebbe servito molto tempo per rimetterla in piedi.
<< Mi hai frainteso, ti ho graziato solo perché mi voglio divertire ancora un po’ prima di finirti >>
Fece una smorfia, che non riuscii ad interpretare ma, sul viso aveva un’espressione del tipo non ci credi neanche tu, e per questo mi innervosii ancora di più.
Sfrecciai contro di lui fingendo un destro al viso, per poi colpirlo con il sinistro allo stomaco. Ne approfittai dandogli una gomitata in pieno viso che lo fece indietreggiare di poco.
In poco tempo, riprese il controllo della situazione e mi sferrò un calcio in faccia che non riuscii a parare in tempo. Iniziai a sanguinare anch’io e, pulendomi il naso con la mano dissi:
<< È arrivato il momento di farla finita >>
Mi scagliai contro di lui, e invece di trafiggerlo con qualche colpo come si aspettava, mirai alle sue gambe proprio come in una partita di rugby, per farlo cadere fuori dal ring.
C’ero quasi riuscita, aveva raggiunto il bordo, stava barcollando, ma … trascinò giù anche me.
Toccammo insieme il terreno ed io, sinceramente rosicai come una matta.
<< Tu non eri contro la violenza sulle donne? >>
Ansimai girandomi dalla sua parte.
<< Con te ho fatto un’eccezione >>
Commentò ironico facendomi roteare gli occhi verso il cielo nascosto dalle folte chiome degli alberi.
<< Che onore >>
<< Ti ho fatto tanto male? >>
Chiese preoccupato girandosi su un lato, reggendosi su di un gomito.
<< Sono stata molto peggio, fidati >>
Risposi semplicemente non riuscendo a capire perché si curasse di me, infondo l’avevo colpito fino a fargli sputare sangue. Il suo interesse nei miei confronti era qualcosa d’inspiegabile.
<< Posso farti una domanda? >>
<< L’hai già fatta >>
Dissi cominciando a giocherellare con i fili d’erba.
<< Come mai sei così forte? Voglio dire, non sembri neanche umana >>
Mi strinsi nelle spalle. La verità era che non lo sapevo neppure io: potevo affrontare un vampiro o un licantropo con poche difficoltà, vedere al buio, con dei limiti, certo, ed ascoltare cose che dovevano essere fuori dalla portata del mio udito. Tutte cose grandiose, ok, ma com’era possibile ciò?
<< Mi ha morso un ragno radioattivo >>
Commentai ironica stringendomi nelle spalle. Quel ragazzo faceva troppe domande.
<< Sì, e io sono Iron Man >>
Roteò gli occhi al cielo e a quel punto mi sorse spontanea una domanda che non aveva niente a che vedere con i supereroi della Marvel.
<< << Perché hai messo quella posta in palio prima?>>
Sbottai all’improvviso, senza neanche rendermi conto del motivo che mi aveva spinto a domandare ciò.
<< Forse perché mi piace giocare con la gente >>          
<>

Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti. so che la storia sta procedendo mooolto lentamente ... problemi d'immaginazione, perdonatemi =P
Comunque se avete qualche consiglio da darmi non fatevi problemi, accetto anche le critiche - no, non è vero XD-
Alla prossima, Ciao, ciao =)
   

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Quando le macellerie mi spicciano casa ***


<>
Domandò all’improvviso il ragazzo. Lo guardai per un attimo impassibile, mentre gli passavo un altro piatto d’asciugare. Erano queste le regole in casa, Victor cucinava e io lavavo. André faceva un po’ di tutto.
<< Allora cosa?>>
Chiesi a mia volta senza aver capito cosa passasse in quel momento nella mente dello scrittore.
<< La scommessa nel bosco … come la mettiamo?>>
Si era fermato, trascurando temporaneamente le stoviglie e poggiandosi con estrema disinvoltura al ripiano color carta da zucchero della vecchia cucina. Lo ignorai.
<>
<< In un certo senso sì, ma alla fine, abbiamo anche perso tutti e due, quindi credo che … io posso chiederti di fare una cosa per me, e viceversa. Che ne pensi?>>
A quel punto smisi anch’io di lavare i piatti.
<< Penso che sia una gran cavolata. Con una mia richiesta, posso annullare la tua, quindi … >>
Scosse la testa sfoggiando un sorriso sghembo.
<< Non sei così codarda … oppure hai paura di quello che possa chiederti?>>
Feci una smorfia per poi ribattere:
<>
<< Allora accetta >>
Parlò guardandomi dritto negli occhi. Sostenni il suo sguardo.
<>
Si avvicinò lentamente a me, poggiandomi le mani sui fianchi e avvicinandosi piano al mio orecchio sussurrò:
<< Proprio non ci arrivi, cacciatrice? >>
Mi sentii gelare il sangue. Non poteva essere così vile, eppure non mi sembrava che stesse scherzando. Mi percorse il collo con una serie di baci sensuali e ad ognuno di essi, mi irrigidivo e mi spingevo sempre più contro il lavello. L’avrei potuto scaraventare via, ma questo significava venir meno al nostro patto, e il mio orgoglio non me lo permetteva.
Questi pensieri furono sostituiti con un pericolo, quando sentii le sue mani sotto la maglia dirette verso i seni. Lanciai un’occhiata alla porta, mentre il mio respiro si faceva pesante. Si udiva solamente il russare rumoroso di Vic sulla poltrona.
André avvicino il suo viso al mio per baciarmi.
<< Non puoi essere così bastardo >>
Mormorai notando che ad ogni mia parola le nostre labbra si toccavano. Mi guardò per un attimo, per poi gettare la testa indietro e ridere. A quel punto fui molto, molto stupita.
<< Hai ragione, non lo sono >>
Commentò lasciando scivolare le sue mani sui miei fianchi per poi sfilarle da sotto la maglia. Fu solo allora che mi resi conto di quanto fosse irregolare il mio respiro e cercai di darmi una calmata.
Che vergogna, mi ero fatta mettere in ginocchio da uno qualsiasi senza neanche muovere un dito.
<< Tutto quello che voglio, a parte te naturalmente, è venire a caccia questa notte >>
Non so quale fu il pezzo della frase che mi lasciò di più perplessa, però, iniziai a calcolare le possibilità.
<< Sai come si uccide un vampiro?>>
<< So qualcosa, mi puoi sempre insegnare no? >>
Ci pensai su un po’, di sicuro era meglio averlo a caccia, che dentro il letto.
<>
Fece di sì con la testa, così iniziai a dirigermi verso la biblioteca, ma, raggiunta la porta della cucina mi arrestai.
<>         
<>
Mi girai di scatto e gli diedi un destro in faccia con tutta la forza che avevo. Per poco non finiva a terra.
<< Questo è per ricordarti di non toccarmi mai più!>>
 


Angolo dell'autrice:
Scusate se ci ho messo tanto tempo a pubblicare un altro capitolo ... in realtà non so neanche se qualcuno lo leggerà =P
Comunque, spero che vi piaccia, se non è così non fatevi scrupoli a dira la vostra
Alla prossima
Ciao, ciao

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Vampiri e Ibridi ***


<>
Domandò all’improvviso il ragazzo. Lo guardai per un attimo impassibile, mentre gli passavo un altro piatto d’asciugare. Erano queste le regole in casa, Victor cucinava e io lavavo. André faceva un po’ di tutto.
<< Allora cosa?>>
Chiesi a mia volta senza aver capito cosa passasse in quel momento nella mente dello scrittore.
<< La scommessa nel bosco … come la mettiamo?>>
Si era fermato, trascurando temporaneamente le stoviglie e poggiandosi con estrema disinvoltura al ripiano color carta da zucchero della vecchia cucina. Lo ignorai.
<>
<< In un certo senso sì, ma alla fine, abbiamo anche perso tutti e due, quindi credo che … io posso chiederti di fare una cosa per me, e viceversa. Che ne pensi?>>
A quel punto smisi anch’io di lavare i piatti.
<< Penso che sia una gran cavolata. Con una mia richiesta, posso annullare la tua, quindi … >>
Scosse la testa sfoggiando un sorriso sghembo.
<< Non sei così codarda … oppure hai paura di quello che possa chiederti?>>
Feci una smorfia per poi ribattere:
<>
<< Allora accetta >>
Parlò guardandomi dritto negli occhi. Sostenni il suo sguardo.
<>
Si avvicinò lentamente a me, poggiandomi le mani sui fianchi e avvicinandosi piano al mio orecchio sussurrò:
<< Proprio non ci arrivi, cacciatrice? >>
Mi sentii gelare il sangue. Non poteva essere così vile, eppure non mi sembrava che stesse scherzando. Mi percorse il collo con una serie di baci sensuali e ad ognuno di essi, mi irrigidivo e mi spingevo sempre più contro il lavello. L’avrei potuto scaraventare via, ma questo significava venir meno al nostro patto, e il mio orgoglio non me lo permetteva.
Questi pensieri furono sostituiti con un pericolo, quando sentii le sue mani sotto la maglia dirette verso i seni. Lanciai un’occhiata alla porta, mentre il mio respiro si faceva pesante. Si udiva solamente il russare rumoroso di Vic sulla poltrona.
André avvicino il suo viso al mio per baciarmi.
<< Non puoi essere così bastardo >>
Mormorai notando che ad ogni mia parola le nostre labbra si toccavano. Mi guardò per un attimo, per poi gettare la testa indietro e ridere. A quel punto fui molto, molto stupita.
<< Hai ragione, non lo sono >>
Commentò lasciando scivolare le sue mani sui miei fianchi per poi sfilarle da sotto la maglia. Fu solo allora che mi resi conto di quanto fosse irregolare il mio respiro e cercai di darmi una calmata.
Che vergogna, mi ero fatta mettere in ginocchio da uno qualsiasi senza neanche muovere un dito.
<< Tutto quello che voglio, a parte te naturalmente, è venire a caccia questa notte >>
Non so quale fu il pezzo della frase che mi lasciò di più perplessa, però, iniziai a calcolare le possibilità.
<< Sai come si uccide un vampiro?>>
<< So qualcosa, mi puoi sempre insegnare no? >>
Ci pensai su un po’, di sicuro era meglio averlo a caccia, che dentro il letto.
<>
Fece di sì con la testa, così iniziai a dirigermi verso la biblioteca, ma, raggiunta la porta della cucina mi arrestai.
<>         
<>
Mi girai di scatto e gli diedi un destro in faccia con tutta la forza che avevo. Per poco non finiva a terra.
<< Questo è per ricordarti di non toccarmi mai più!>>
 
Non appena entrai nella grande stanza dalle pareti color crema sentii scivolare via tutta la tensione che avevo accumulato. Era questo l’effetto che mi faceva la biblioteca di casa Lanoix, con tutti quei volumi sulle creature mistiche, sulle pozioni, erbe, alchimia, magia nera, esoterismo … ah, l’adoravo, mi sembrava il paradiso, anche se in realtà non ci credevo più di tanto. Se non si crede che ci sia un posto per le persone buone, non esiste neanche uno per chi ha fatto scelte sbagliate, e questo che ci crediate o no, mi tranquillizzava.
Lasciando perdere questo, mi recai verso le tende color panna e le spalancai, facendo entrare la luce del sole che quel giorno era stranamente presente, per poi cercare i libri adatti alla lezione, e togliere il telo bianco da sopra la lavagna.
Infine scrissi a lettere cubitali “Vampiri “, mentre André si sedeva su una delle sedie vicino al tavolo dove avevo poggiato il materiale.
<< Allora scrittore, se credi che io dia la caccia esclusivamente ai vampiri, ti sbagli. Non ci sono convinzioni secondo cui alcune specie sono superiori moralmente ad altri e cose simile. Questa notte daremo la caccia a due di loro perché hanno violentato e ucciso una madre e sua figlia, quindi se le motivazioni che ti spingono ad uccidere questa notte non sono nobili rimani a casa >>
Affermai mentre mi fece cenno di continuare. Sembrava deciso, e ciò era una buona cosa. Così, iniziai il mio discorso.
<< Non si sa con esattezza chi fosse il primo vampiro, per alcuni cristiani fu Giuda, che amareggiato per il suo tradimento e convinto che non potesse mai ottenere il perdono divino decise di impiccarsi a un albero di pioppo per poi rinascere in nuova forma. Questa secondo me non è per niente attendibile: se ti leghi una corda al collo e muori non torni indietro >>
Presi un bel respiro.
<< Altri credono che fosse il risultato di un accoppiamento di una donna con un pipistrello, comunque la cosa certa è che le loro prime tracce risalgono ai tempi dell’antica Roma >>
Mi fermai per vedere se mi stava seguendo e a quanto pare la risposta era positiva.
<< Con il tempo sono stati avvistati in tutto il mondo, con diverse caratteristiche, come mezzi fantasmi, o mezzi zombie, oppure come li conosciamo noi, del tutto simili alle persone normali, anche se dotati di poteri straordinari. Tra le categorie più importanti vi sono: l’Artemisia, che succhia il sangue dei morti, che attualmente non ci riguarda >>
In quel momento una smorfia di disgusto passò sul viso di André ma io continuai con il mio discorso ignorandolo.
<< … poi, ci sono i Bhuta, generato in seguito a una morte violenta, ehm … si nutre di escrementi e di interiora>>
Un’altra smorfia, questo sinceramente faceva ribrezzo anche a me.
<< … a seguire c’è il Brahmaparush, beve il sangue della vittima attraverso il suo teschio, estrae il cervello per cibarsene ed infine gli strappa via l'intestino per avvolgerselo intorno al corpo per praticare una danza rituale>>
A quel punto André sbottò. Va bene, lo ammetto tutte quelle tipologie non centravano niente con le nostre prede attuali, ma mi divertivo a vedere tutte quelle smorfie sulla sua faccia.
<< E che schifo, ma uno normale non c’è?>>    
Ridacchiai, era diventato tutto verde e probabilmente se non avessi smesso, avrebbe vomitato per terra.
<>
Sbuffò, spostando con un sospiro una ciocca di capelli che gli era finita sul viso.
<>
<< Non ti preoccupare, credo che nessuna donna provi piacere ad toccata da te >>
Sghignazzai girandomi verso la lavagna scrivendo la parola “Armi “.
<< Ti è piaciuto, non è vero? >>
Anche se gli davo le spalle sapevo che mi stava fissando, quasi sentivo il suo sguardo perforarmi la pelle.
<>
<>
<< Non ne parliamo >>
<< Dai su, ammettilo >>
Mi voltai verso di lui, fulminandolo con un’occhiataccia gelida e rimase in silenzio. Tornai alla mia lavagna.
<< Cos’è un Dhampir?>>
Domandò dopo un po’. Mi girai verso di lui, cogliendolo mentre sfogliava le pagine di uno dei libri illustrati.
<< Un incrocio, come i nephilim, nato da un vampiro, e una donna. Hanno la facoltà di vedere i suoi simili anche quando si rendono invisibili e possono trasformarsi generalmente in un lupo >>
<>
Tirai un sospiro, ma questo non sapeva proprio niente? Così recitai:
<>
<>
<< Qui non centrano le tue basi religiose, tu sei proprio deficiente figlio mio! >>
Feci una piccola pausa e vedendo che non accennava a difendersi continuai.
<< Secondo la maggior parte delle fonti, gli angeli caduti – spero almeno che tu sappia di cosa sto parlando – generarono dei figli con alcune donne, questi ibridi, venivano chiamati Nephilim >>
Un sorriso gli spuntò sulle labbra, sembrava interessato molto di più ai meticci che ai vampiri.
<< Dai su, dimmi qualcos’altro su di loro >>
<>
<>
<< Per la semplice ragione che sono estinti: secondo la tradizione, questi, dopo aver divorato tutto il cibo degli uomini, iniziarono a cibarsi di loro e così per volontà divina si estinsero. Si dice che si uccisero tra di loro per mezzo di guerre e gli ultimi che sopravvissero vennero spazzati via dal diluvio universale. Tutto quello che resta di loro sono scheletri e spoglie antiche. L’ultimo Nephilim, è stato Merlino, dopo non si è mai più sentito parlare di loro >>
Rimase in silenzio per un po’, forse era stato colpito da tutta quella storia, ma a me non importava molto, ognuno deve piangere i propri morti, non quelli degli altri.
<< Qual è la differenza tra un mezzo demone ed un Nephilim? >>
<< Il Nephilim è generato da un caduto di livello superiore, come per esempio un serafino, il mezzo demone invece ha origini più umili >>
<< Hai mai sentito parlare di un essere a metà tra un licantropo e un lupo mannaro? >>
Ci pensai un po’ su, ma poi risposi.
<< Ho letto alcune leggende su questo tipo d’incrocio, ma non ne ho mai visto uno dal vivo, e mi costa ammetterlo ma è un vero peccato. Questi lupi hanno caratteristiche straordinarie: possono trasformarsi quando vogliono, eppure sono costretti a piegarsi ai capricci della luna piena. Durante questo tipo di mutazioni assumono una forza e una velocità superiore a quella di sette licantropi messi insieme. Tutti i loro sensi sono più amplificati degli altri … ah, credo che se un giorno dovessi incontrarne uno gli stringerei piacevolmente la mano >>
<< Quanto entusiasmo per un cane >>
Commentò ironico, mentre scuotevo la testa.
<< Non capisci, sono pezzi da collezione … comunque, tornando a noi, come si uccide un vampiro? >>
Chiesi punzecchiando la lavagna con il gessetto.
<>
<< In fronte te lo do il paletto di frassino se dici queste cavolate >>
Lo rimproverai sbraitando, per poi scarabocchiare un ramo sulla lavagna.
<< Va bene qualsiasi legno, anche le matite purché gli colpiscano il cuore >>
<< Le matite?>>
<>
Chiarii mentre abbozzavo un’ascia e, devo dire che, ero una frana a disegno.
<< Un altro metodo, è tagliargli la testa, e qui ti puoi sbizzarrire come vuoi, se vieni con me, ti mostro il laboratorio dove costruiamo le armi >>
Fece segno di sì con la testa e io mi diressi verso la libreria messa nell’angolo più isolato della biblioteca. Tolsi il libro con la scritta “Elfi e folletti” ed aspettai che lo scaffale scorresse lateralmente lasciando libero il passaggio per il laboratorio.
In pochi secondi mi ritrovai davanti una scalinata di pietra, illuminata da una serie di candele che facevano luce lungo i cunicoli dell’abitazione.
La percorsi velocemente, con il ragazzo sempre alle calcagna. Era una vera scocciatura, insegnargli ad uccidere un vampiro e roba del genere, però poteva sempre essere utile come esca, e chissà, magari per una volta i denti lunghi mi avrebbero fatto un favore togliendolo di mezzo.
Comunque, mettendo da parte ciò, mi ritrovai davanti tre archi di pietra, che conducevano in luoghi differenti: un vicolo cieco, il laboratorio, e un continuo girare in tondo senza meta.
<< Stammi appiccicato, che qui è facile perdersi >>
Dissi, girando di poco la testa e vedendo che un sorrisetto sghembo gli spuntava sulle labbra. Che diavolo aveva ora in mente? Lasciai perdere, tentata di abbandonarlo tra gli intricati corridoi, e iniziai a camminare.
Improvvisamente mi sentii avvolgere da due braccia possenti, cosa che mi fece rimanere di sasso.
<< Che cavolo fai!>>
Lo rimproverai dandogli una gomitata, sciogliendo così il suo abbraccio. Mi fu di nuovo addosso, spiaccicandomi contro la fredda parete irregolare. Sulla faccia aveva ancora quel fastidioso sorrisetto, ironico e sensuale allo stesso tempo, che mi faceva saltare i nervi.
<>
Sghignazzò mentre un lampo di divertimento e malizia gli balenava negli occhi. Gettai la testa all’indietro contro la parete lagnandomi …
<< Non così!>>
Rise. Non sapevo come faceva a trovare tutta quella situazione spiritosa, a me veniva da mettermi le mani nei capelli più che altro.
<< Sai che sei bella?>>
Mormorò accarezzandomi la guancia delicatamente con la punta delle dita. Fui quasi tentata di morderlo, ma … volevo giocare un po’, cosa insolita per me.
<< Tu invece no >>
Mentii con un sorrisetto deciso, mentre nei sui occhi verdi, vedevo scariche di puro spasso.
<< Sei anche bugiarda … sai perché non ti ho ancora baciato?>>
<< Uhm … vediamo un po’, perché hai paura di ritrovarti tre metri sotto terra sepolto vivo, mentre sai che morirai lentamente e nessuno potrà venire ad aiutarti? >>
Ipotizzai accarezzandomi il mento con fare pensante. Mi lanciò un occhiata indecifrabile, per poi continuare seriamente:
<< No … perché mi piace giocare al gatto e al topo, ma stai sicura che quando mi stuferò, sarai mia >>
A quel punto, scoppiai a ridere gettando la testa di lato e infine affermai sarcastica:
<>
Lo scostai e continuai a camminare ridacchiando ancora, per poi avvertirlo:
<< Ti conviene seguirmi, invece di dire queste cavolate >>
Ripresi di nuovo a ridere, non potevo farci niente, sarai mia, ma dai su, cos’eravamo, in un harmony?


Angolo dell'autrice:
Ecco un altro capitolo ...certo che un commento ogni tanto potete pure scriverlo, eh?
Comunque lasciando da parte ciò, spero che quello che ho scritto vi piaccia
Alla prossima, Ciao, ciao

Angolo dell'autrice:
Ecco un altro capitolo ...certo che un commento ogni tanto potete pure scriverlo, eh?
Comunque lasciando da parte ciò, spero che quello che ho scritto vi piaccia
Alla prossima, Ciao, ciao


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Arsenale ***


Arrivammo davanti alla porta blindata in dieci minuti , e finalmente avevo smesso di ridere , rendendomi conto che c’erano situazioni molto più serie da risolvere che i bollenti spiriti di un licantropo . Con uno sbuffo tirai una delle tante leve vicino al passaggio per poi bussare tre volte. Devo dire che nonostante non mi fidassi ancora di lui, lo stavo portando in uno dei posti più importanti della mia vita e ciò la diceva lunga sulla mia inesistente coerenza. Aprii la porta e fui investita da un profumo di erbe e incensi.
Là dentro tutto era diverso: c’erano dei grandi marchingegni con gli ingranaggi di tutte le forme e dimensioni ben in vista, robot da mettere a punto e … Victor ?
<< Ehi , che ci fai qui , pensavo che stessi dormendo ? >>
Alzò lo sguardo dalla polvere da sparo, per poi guardandomi  con estrema tranquillità .
<< Ho provato , ma qualcuno stava facendo troppo rumore in cucina , così ho deciso di fare qualche controllo extra >>
Gli lanciai un’occhiataccia. Se era sveglio , poteva benissimo scollarmi il nipote di dosso invece di confrontare la polvere delle fate con quella esplosiva.
<< Aspetta , come ha fatto ad arrivare prima di noi ? Eri ancora sul divano quando siamo andati in biblioteca>>
<< Quella che abbiamo preso non è l’unica strada per venire qui , c’è anche un passaggio in salotto , e uno in bagno >>
<< Non voglio immaginare quello in bagno >>
Mormorò Andrè mentre io abbozzavo un sorriso immaginandomi cosa si annidava nella mente dello scrittore . Se devo dire la verità , non c’era niente di strano nel passaggio del bagno. Bisognava semplicemente girare la manovella per l’acqua calda e in un batter d’occhio il montacarichi posizionato sotto la lastra di porcellana ti avrebbe condotto nel laboratorio.
Di sicuro vi starete chiedendo che fine hanno fatto le tubature , ma non vi preoccupate , c’erano anche quelle da qualche parte.
<< Allora , che dovete fare ? >>
Domandò curioso Victor mentre si allontanava dal tavolo di lavoro e si avvicinava allo scaffale di legno  prendendo un libro polveroso come quello che stava analizzando.
 << Devo far vedere al lupacchiotto qualche arma >>
Chiarii recandomi verso la porta dove si trovavano la maggior parte delle armi ideate da me e Victor e anche qualche strumento leggendario trovato un po’ lì e un po’ là .
Non appena mettemmo piede in quella stanza , Andrè si precipitò verso il tridente di Poseidone .
<< Non ci posso credere , questo è vero ? >>
<< Si , lo abbiamo ripescato ad Atlantide >>
Mi guardò con gli occhi spalancati pieni di stupore , cosa che lo fece assomigliare a un bambino piccolo , provocandomi un po’ di … inquietudine ?
<< Cosa ? L’avete trovata ! E dove , dove ? >>
<< Nei fondali marini >>
<< Non riesco a crederci >>
Mormorò accarezzando gli spuntoni del tridente , i quali iniziarono istintivamente a schizzare acqua .
<< Fermo , così gli fai il solletico ! >>
Alzò un sopracciglio per poi mormorare tra sé e sé “solletico ?
<< Allora , sei pronto per scegliere il tuo armamentario ? >>
Domandai avvicinandomi alle vetrine anti proiettili che racchiudevano le varie invenzioni , mentre mi legavo i capelli in una coda con un fiocco viola che tenevo sempre in tasca .
<< Non saprei , tu che mi consigli ? >>
Chiese a sua volta , mettendosi di fianco a me .
<< Uhm , vediamo un po’ … balestra a pistola , utilizzata per la prima volta nel sedicesimo secolo , è prevista di una pistola per l’appunto sopra e sotto il teniere . L’abbiamo modernizzata e potenziata , rendendola una delle armi più avanzate che puoi trovare qui . Le sue pistole possono sparare due tipi di pallottole : una in argento , e l’altra contiene alcune gocce di una pozione che non appena entra in contatto con il corpo del succhiasangue agisce nello stesso modo in cui farebbe la luce del sole. In poche parole , puoi fare secco un vampiro e un licantropo contemporaneamente , quindi , spera che non la utilizzi io >>
Mi guardò un po’ accigliato, per poi chiedermi:
<< Perché ce l’hai tanto con me ? >>
Lo guardai di rimando per poi incrociare le braccia e voltare la testa da un’altra parte .
<< Ti dai troppa importanza sbarbatello >>
<< Allora perché non fai altro che stuzzicare la mia parte omicida ? >>
Ridacchiai per quello che le mie orecchie dovevano sentire.
<< La tua parte … che cosa ? Ma non farmi ridere , e poi , per quanto riguarda lo stuzzicamento questo è quello che sono, tu non centri un bel niente anche se non nego di averti preso in antipatia >>
Chiarii mentre abbassava lo sguardo , impossibile ma lo avevo azzittito .
<< Allora , continuando con l’armamentario … ci sono questi tipi di fucili e pistole che , oltre ad essere fichissimi , vanno a pallottole contenete argento liquido , che dopo aver colpito l’avversario , trasmettono  la sostanza in tutto il suo corpo , con lo stesso effetto di un veleno >>
<< Ah , quindi ho capito , tu non ce l’hai con me , ce l’hai con i licantropi in generale >>
Commentò lui guardandomi male .
<< Tu sei deficiente o cosa ? Ti ho già detto che … ah , lasciamo perdere , tanto con te è tutto inutile ! L’argento non è letale solo per i licantropi , ma anche per tutte le altre creature demoniache , come i vampiri per esempio , solo gli ibridi , come i Dhampir ne sono immuni >>
<< E i Nephilim >>
Girai la testa nella sua direzione mormorando un …
<< Uhm ? >>
<< Anche i Nephilim ne sono immuni >>
<< Si , quindi se ne trovi qualcuno vivo , non sparargli tanto non gli fai niente … anzi , non sparargli e basta , che è un pezzo unico da collezione ! >>
Non riuscivo a capire la fissazione che gli si era messa in testa con questi Nephilim . Si , lo dovevo ammettere , erano figure affascinanti come i demoni , ma alla fine non bisognava farsi illusioni . I primi , erano una razza estinta peggio dei mammut , i secondi , avevano dimostrato aspetti umani per essere reputati tali , quindi , non erano tutto questo grande capolavoro .
<< E per uccidere un angelo caduto come si fa ? >>
<< Dipende, se è sottoforma di spirito, si ricorre all’esorcismo , se invece ha un corpo , gli si taglia la testa >>
<< Carino  >>
Osservò sarcastico mentre io gli lanciavo un’occhiataccia , infondo era stato lui a scegliere di venire a caccia con me , e questo significava dover conoscere tutti gli aspetti delle creature dannate , senza fare smorfie e commenti  .
<< Allora , che scegli ? >>
Domandai poi controvoglia . Si avvicinò al vetro indeciso, chiedendo a sua volta:
<< Tu di solito che usi ? >>
<< Un paletto e una balestra classica >>
A questo punto mi guardò confuso , e si , già sapevo quello che gli frullava la testa .
<< Perché … >>
<< Perché tutto questo se uso delle armi così superate ? >>
Annuì con la testa e non lo biasimai affatto , era difficile raccapezzarci qualcosa con me .
<< Perché sono abituata ad usare quelle lì >>
Spiegai ripensando agli allenamenti di quando ero ragazzina . Prima ero irascibile , polemica , desiderosa di trovare sfide che mi potessero soddisfare , e pensandoci bene , non è che fossi cambiata più di tanto . Ero sempre la stessa testa calda , che andava su tutte le furie non appena qualcosa non andava per il verso giusto . Beh , credo che di questo signori miei , non è che ve ne importi più di tanto e, sinceramente, a me non piacciono i sentimentalismi e cose del genere , quindi … torniamo a noi .
<< Capisco , ma allora perché le costruite se non le usi mai ? >>
Alzai le spalle per poi rispondere svogliatamente.
<< Non si sa mai , forse un giorno potrebbero esserci utili … allora , hai scelto ? >>
<< Uhm … credo che userò quella >>
Disse indicando un punto lontano nella stanza che comprendeva una serie di spade , lance , e coltelli .
<< Vuoi quella sciabola ? >>
<< Si , posso provarla , ti prego , posso ? >>
Sbuffai appoggiandomi alla vetrina di schiena .
<< Se proprio lo ritieni necessario >>
Lo vidi sorridere , mentre si allontanava da me e andava a prendere la spada nell’altra vetrina . Devo dire la verità amici , per metterla lì avevo dovuto usare uno sgabello perché sinceramente ero una tappa , ed ora, mentre osservavo il lupacchiotto prenderla senza un minimo sforzo , o meglio , senza neanche mettersi in punta di piedi , mi sentivo enormemente infastidita .
Quando iniziò a manovrarla non potei che mettermi a ridere per il modo buffo con il quale la stava maneggiando .
<< Guarda che non è una padella >>
Sghignazzai mettendomi le mani sui fianchi , mentre lui alzava lo sguardo verso di me e con una smorfia protestò:
<< Allora fammi vedere come te la cavi tu ! >>
<< Cos’è , una sfida ? >>
<< Forse >>
Rispose fissandomi negli occhi , mentre lasciava scivolare la sciabola al suo fianco . Mi avvicinai, sapendo che gli avrei dimostrato con chi aveva a che fare .
<< Non ti dispiace, vero, se uso la mia ? >>
Non era una domanda e se fosse stato minimamente intelligente lo avrebbe capito , così mi diressi verso un baule nascosto da una tenda grigia . Lo aprii tirando fuori una spada un po’ impolverata a causa del suo alloggio permanente in quella cassetta , con una E incisa sulla lama. Un piccolo sorriso amaro mi passò sul volto e l’immagine di due grandi occhi blu comparve nella mia mente , ma cercai di scacciarlo subito per poi andare vicino al ragazzo .
 Iniziai a mettere in pratica quello che avevo imparato per tanto tempo provocando uno sbuffo da parte di Andrè , che devo dire la verità , mi fece molto piacere .
<< Scusa , visto che sei così brava , perché non usi la spada ? >>
Mi fermai di scatto , lasciando la spada a mezz’aria , e poi alzai un sopracciglio dicendo:
<< Lunga storia >>
<< Raccontala , tanto non abbiamo niente da fare >>
Lasciai scivolare la spada lungo il fianco , girandomi nella sua direzione e affermai scocciata:
<< Tuo padre non ti ha insegnato che lunga storia , significa “fatti gli affari tuoi  “ ? >>
Improvvisamente si rabbuiò e sinceramente non mi domandai il perché , tutti quanti avevano i loro segreti e le loro storie , e se io non volevo parlare della mia , perché lui avrebbe dovuto farlo della sua ?

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Caccia ***


Il bosco come sempre era fittissimo e buio . Un giorno forse , l’avrei estirpate tutte quelle erbacce , forse . Ogni movimento veniva ostacolato da qualche ramo , o pianta , o ramoscello e l’ululare dei lupi si faceva sempre più insistente, e ciò mi fece venire in mente una cosa a cui non avevo mai pensato prima .
<< Perché hai voluto un’arma se puoi trasformarti in un lupo ? >>
Domandai facendo girare di scatto l’uomo . Mi rispose sarcastico:
<< Guarda che sei stata te ad insistere perché usassi un’arma , e poi … non volevo traumatizzarti , visto che mi dovevo spogliare prima di trasformarmi >>
<< Tsk , come se bastasse la vista di un rubinetto per traumatizzarmi >>
Commentai scettica aumentando il passo … non so perché ma la sola idea di averlo affianco tutto il giorno mi dava un fastidio enorme .
<< Si , certo >>
Mormorò Andrè . Non mi girai , già non avevo voglia di portarmelo dietro , figuriamoci se mi andava di litigare , o peggio ancora di spaccargli il naso !
Così , continuai  a camminare , facendo finta di non aver sentito nulla e cercando di dimenticare la sua presenza .
<< Mi spieghi perché stiamo in un bosco ? Non credo che i vampiri si facciano vivi da queste parti >>
Girai di poco la testa per guardarlo , mentre una vocina mi ripeteva “ stai calma , stai calma “ , ma non ce la feci a trattenermi e quindi sbottai urlando:
<< Ma mi hai preso per un’idiota , secondo te non lo so che in un bosco non ci sono vampiri e che di solito girano solo in città ! >>
Dopo la mia sfuriata mi rigirai dandogli le spalle . Per un momento avevo avuto la soddisfazione di vederlo alquanto sorpreso dalla mia reazione.
<< E allora che ci facciamo qui ? >>
Alzai gli occhi al cielo. Ne avevo abbastanza di sentire la sua voce per quel giorno . Passarono i secondi , i minuti e continuammo a camminare finché non risposi.
<< Questa è la scorciatoia per arrivare al cimitero . Ogni tre giorni di solito controllo gli annunci funebri , e faccio visita alle tombe di quelli che mi sembrano sospetti >>
Rimase per un po’ zitto , per poi dire:
<< E poi ? >>
<< Ci gioco a carte … e poi cosa, secondo te ? Cosa ci posso fare con alcuni tizi appena vampirizzati ? Li rimando all’altro mondo , no ? >>
Sbuffai , ma era possibile che fosse così tonto ?
<< Aspetta … cosa intendi con quelli che ti sembrano sospetti ? >>
Continuai a camminare , ormai eravamo vicini al vecchio cimitero .
<< Di solito sono persone giovani , tra i quindici e i trent’anni , morte per “ attacchi di cuore “ o roba del genere >>
Non aspettai nessuna risposta dal ragazzo alle mie spalle , ma improvvisamente avvertii la presenza di un vampiro , o meglio , di due . Mi avvicinai di poco , si trovavano a circa tre metri di distanza e la cosa peggiore , era che non si trattava dei novellini appena freschi di giornata , no … questi qui erano vecchi di decenni .
<< Stai giù ! >>
Esclamai afferrando il ragazzo e buttandolo a terra , mentre lo seguivo cercando di non fare molto rumore . Per fortuna non ci avevano notato , strano per loro che avevano un udito finissimo . Iniziarono a parlare ed io cercai di capire quello che stavano dicendo , non si sapeva mai , poteva essere qualcosa d’interessante .
<< E quindi dobbiamo cercare questa maledetta spada >>
Commentò il vampiro più giovane mentre osservava il suo maestro .
<< E già , non capisco proprio cosa ci deve fare Rodolfo>>
Per la cronaca, Rodolfo era il capo della banda di ribelli che da circa un decennio stava creando danni all’interno della nostra regione.
<< Vuoi che ti ricordi che stiamo parlando di Excalibur ? >>
Appena sentii ciò , mi paralizzai . La situazione che si stava creando andava al di là delle mie aspettative , dovevo saperne di più ! Così per la prima volta da quando era iniziato il dialogo , mi girai verso il licantropo che era rimasto immobile dove lo avevo gettato e mormorai:
<< Andrè , dobbiamo catturarli e portarli via da qui ! >>
<< E la caccia ? >>
Lo guardai un attimo negli occhi per poi mormorare con un sorriso sadico:
<< Se questa serata va come penso io , la caccia di oggi sarà un giochetto a confronto di quello che avverrà in futuro >>
Mi guardò un po’ spaesato per poi sussurrare:
<< Come facciamo ? >>
<< Attacchiamoli alle spalle , io penso al tappo , tu occupati di quell’altro >>
E così fu .

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Interrogatorio ***


Li trascinammo nella vecchia stanza delle torture , ideata da me , modestamente , che si trovava allo stesso piano del laboratorio , con la differenza che si poteva arrivare solamente passando dentro il mio armadio .
Non appena il primo aprì gli occhi , poggiai le mani sui fianchi e parlai:
<< Per fortuna che ti sei svegliato , stavo iniziando a spazientirmi >>
<< Chi diavolo sei tu ? >>
Urlò spaesato , guardandosi intorno e rendendosi conto di trovarsi legato come un salame su una sedia elettrica , a quel punto sorrisi passandomi la lingua sopra ai denti per poi avvicinarmi al suo orecchio e mormorare solo due semplici parole che lo fecero tremare di paura : la cacciatrice .
Nei suoi occhi vidi il puro terrore. A quanto pare , Andrè non mentiva sul fatto che mi ero fatta una bella fama tra la gente.
<< Allora , vogliamo semplificare le cose parlando di tua spontanea volontà , oppure preferisci subire atroci sofferenze che non puoi neanche immaginare ? >>
Mormorai dolcemente appoggiandomi al bancone con tutti gli arnesi utilizzati nelle pratiche delle torture , in modo tale che vedendo ciò , il tappo , non mi facesse perdere tempo, anche se , volevo divertirmi un po’ con lui , e con tutti quei giochi .
<< Non mi fai paura >>
Mormorò tremante il vampiro e io feci un sorriso sghembo , simile a quelli di Andrè , con la differenza che era carico di pura malvagità .
<< Ah no ? >>
Presi il coltello con una lama lunga trenta centimetri per poi andare vicino a lui e senza pensarci due volte , tagliargli la mano . Un urlo scoppiò in tutta la stanza seguito da molto sangue scuro quanto le infinità degli abissi.
Improvvisamente alle mie spalle sentii un tonfo . Mi girai per poi vedere quella femminuccia di Andrè a terra. Come previsto non aveva retto a quella vista.
A quel punto ,mi avvicinai al vampiro tirandogli i capelli e facendogli reclinare la testa all’indietro , mentre osservavo una smorfia sofferente dipingersi sul suo viso.
<< Allora, che ne dici di cominciare a parlare ? >>
Affermò a denti stretti .A quanto pareva la pratica sarebbe durata per molto tempo , almeno quello necessario per farlo parlare, o morire .
<< Sai qual è la cosa bella di voi vampiri ? Siete duri a morire, e beh , qui ci potremmo divertire per giorni >>
Mi passai nuovamente la lingua sopra i denti con fare sensuale , anche se in quella situazione non c’era proprio niente di lontanamente sexy .
Questa volta presi le forbici , e afferrai l’altra mano .
<< Che ne dici , dai parlacene , che non mi va di farti la manicure >>
Mi lanciò un’occhiata ostinata , mentre nello stesso istante , sentii dei lamenti provenire dall’altra sedia elettrica . Si era svegliato anche l’altro .
<< Visto che non vuoi collaborare, non mi lasci altra scelta >>
Invece che amputargli le dita , gli infilzai il petto con le forbici d’argento . Notai solo una smorfia sul suo viso e poi , puff , solo un mucchietto di polvere .
<< Polvere eravate e polvere ritornerete >>
Mormorò Victor , dopo che aveva allontanato Andrè dalla stanza . A quel punto , non gli dissi che quella polvere , ormai mi stava iniziando a dar fastidio , specialmente perché era l’unica cosa che vedevo da tutta la vita .
<< Allora , piccolo tocca a te , che fai , parli subito o vuoi seguire l’esempio del tuo amico ? >>
Mi guardò in cagnesco , per poi esclamare a voce alta .
<< È da tempo che sono pronto a morire >>                  
Sorrisi , per poi avvicinarmi a lui e passandogli la mano tra quel mucchio di capelli biondo spento , sussurrai:
<< Fidati , ci sono cose peggiori della morte >>
La cosa più bella che avvertii in quel momento fu la paura … questo qui , mi stava semplificando di molto le cose , sentivo che avrebbe ceduto presto . Deglutì .
<< Che vuoi sapere ? >>
<< Bravo bimbo , vedo che inizi a capire . Per prima cosa dimmi perché il vostro caro e dolce paparino è così tanto interessato a questa spada >>
<< Excalibur apparteneva alla Dama del Lago, Nimue. Si dice che prima di morire Merlino abbia trasmesso i suoi poteri nella spada e chiunque la possegga potrà entrarne in possesso >>
 << Conosco la spada di cui stai parlando … >>
Affermò Victor avvicinandosi per la prima volta , per poi continuare:
<< … è andata perduta molto tempo fa >>
<< Questo è quello che tutti pensano , ma in realtà , era stata custodita dall’ordine dei cavalieri dell’oceano fino a qualche anno fa. Prima che il suo ultimo affiliato morisse, la spada venne nascosta in un luogo segreto e svariati indizi furono disseminati in tutto il mondo. Nessuno sa dove si trovi il primo indizio anche se noi qualche idea ce la stiamo facendo >>
A quel punto intervenni.
<< Come fate a sapere tutto questo ? >>
Ridacchiò . Per poi dire …
<< Abbiamo il nostro informatore >>
<< Ah si , e chi sarebbe ? >>
Rise nuovamente per poi affermare convinto con un sorriso malvagio :
<< Scoprilo da solo , puttana ! >>              
Non lo lasciai continuare oltre , e lo infilzai con le forbici che ancora stringevo in mano . Ci mise una frazione di secondi prima di morire , infondo , gli avevo dato quello che lui desiderava di più , la morte .
<< Abbiamo una bella gatta da pelare , Ely >>
<< Lo so Vic >>
Mormorai poggiando le forbici sul bancone per poi annusarmi i capelli . Storsi il naso , puzzavano di polvere di vampiro .
<< Uhm , credo che andrò , prima a farmi una doccia , e poi a dormire >>
Commentai stiracchiandomi . Il mio collega mi lanciò una breve occhiata per poi dire:
<< Hai ragione , abbiamo tutti bisogno di riposo , domani mattina dobbiamo iniziare le ricerche per scoprirne di più su tutta questa faccenda >>
Sbadigliai annuendo , anche se non capivo cosa intendesse con abbiamo tutti bisogno di riposo , visto che lui e Andrè non avevano fatto un bel niente , anzi , il secondo era anche svenuto , quindi l’unica che poteva definirsi stanca lì , ero io .

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Excalibur ***


La mattina seguente ci fu un vero pandemonio . Dopo una colazione , a mio parere lampo , dato il fatto che mi stavo per strozzare , ci recammo tutti e tre nella biblioteca .
Io , nel settore “ Stregoni e storia” , Andrè in quello dei vari ordini mistici e infine Victor tra i manufatti in cui veniva trattato l’argomento “armi leggendarie”. In ballo , oltre che la vita di tante persone, c’era una scommessa tra me e il lupacchiotto : chi trovava prima qualcosa di utile , vinceva . La posta in gioco non era ancora chiara.
Trovai qualcosa sulla morte di Merlino e sul suo infelice amore non corrisposto. Merlino, come ho già precedentemente accennato, era il figlio di un demone, o angelo caduto e di una mortale. Per la maggior parte della sua vita fu a servizio dei sovrani della Gran Bretagna, ma successivamente alla morte di re Artù si trasferì sull’isola di Hope. Qui prese il potere governando sui vari territori spalleggiato da Morgana ma, come tutti sappiamo, l’equilibrio di una situazione non dura mai a lungo. Lui s’innamorò di Vivien che però non ricambiava i suoi sentimenti. Interessata solo ai poteri dello stregone, lo convinse a rivelargli tutti i suoi trucchi, tutti tranne il più importante: la divinazione. A quel punto la maga lo confinò in una prigione di vetro e, consapevole che non lo avrebbe lasciato né vivere, né andare via, l’uomo chiese aiuto a Nimue, la sua amica più fidata. Lei gli portò Excalibur, la spada appartenuta ad Artù che gli venne restituita da Lancillotto dopo che questo fu colpito a morte. Qui Merlino trasferì ogni più piccolo frammento delle sue virtù fino ad accasciarsi a terra esamine. Dopo questo evento la Dama del Lago istituì “l’ordine dei cavalieri dell’oceano” i quali avevano come compito quello di proteggere gli oggetti più preziosi al mondo.
<< Vic , hai trovato qualcosa sulla spada ? >>
<< Mi dispiace , no >>
Sbuffai , girando pagina. Non credendo a ciò che si mostrava davanti i miei occhi , esclamai:
<< Porca trota … Vic , vieni subito a vedere ! >>
Si avvicinò sia lui , che Andrè , curioso della mia scoperta.
<< E quindi questi sarebbero i famosi poteri >>
Enunciò il ragazzo con un sorrisetto sghembo che io ricambiai: diamine, avevo vinto la scommessa!
Ora, tralasciando questo piccolo dettaglio, quei sette punti che ci ritrovammo davanti mi fecero venire la pelle d’oca. Telecinesi: la capacità di poter spostare gli oggetti col pensiero;
Pirocinesi: l’abilità sul fuoco;
Telepatia: lettura del pensiero;
Proiezione astrale: poter creare un’immagine di se stessi con la forza della mente;
Creazione d’illusioni;
Controllo mentale;
Divinazione.
A quel punto Victor mi diede una pacca sulla spalla.
<< Ottimo lavoro … Andrè tu sei riuscito a trovare qualcosa ? >>
Il ragazzo scrollò la testa mentre il dottore tornava alle sue ricerche. Nel frattempo notai che il licantropo più giovane mi osservava.
<< A quanto pare ho vinto io >>
Esclamai soddisfatta mentre lui annuiva per poi chiedermi gentilmente …
<< Allora , cosa posso fare per te ? >>
Gli lanciai un’occhiatina . Beh , c’erano molte cose che poteva fare per me , ma allontanai subito quel pensiero dalla mia testa , ma che cavolo andavo a pensare ! Così , infine scelsi …
<< Offrimi la cena e siamo pari >>
Sorrise , una cosa che non mi fece stare molto tranquilla . Ormai , con una settimana , avevo imparato a conoscerlo e non era per niente uno stinco di santo ma … il cibo prima di tutto !
Saltammo il pranzo , e il mio stomaco ne risentì moltissimo . Eravamo tutti molto concentrati , o quasi , diciamo che tra un brontolio e l’altro , prestavo attenzione . Nonostante ci servisse tutto l’aiuto possibile per quella faccenda, Victor ci aveva sconsigliato di avvisare glia altri cacciatori , perché tra loro poteva nascondersi il famoso informatore dei vampiri , e così ce la dovevamo sbrigare da soli .
<< Ah ! >>
Urlò improvvisamente Andrè facendomi sobbalzare . Mi girai verso di lui con gli occhi spalancati per il colpo, chiedendo:
<< Che c’è ? >>
<< Ho trovato una cosa riguardo il Sacro Graal ! >>
Gli lanciai un’occhiataccia truce , per poi sbottare:
<< Ma tu ci fai , o ci sei , stiamo cercando una maledettissima spada , non una scodella magica ! >>
Ricambiò il mio sguardo per poi controbattere .
<< Cara la mia cacciatrice , a quanto pare , il Sacro Graal è stato posseduto dall’ultimo discendente dell’ordine dei cavalieri dell’oceano : il signor Maximo Black >>
Strabuzzai gli occhi , non ci potevo credere , quel damerino da strapazzo si era reso utile ! Mi venne quasi voglia di abbracciarlo , ma mi trattenni , non ero di certo il tipo che faceva queste cose.
<< Vic , trova tutto quello che puoi su Maximo Black , a quanto pare , abbiamo trovato il nostro uomo >>
Gridai senza staccare lo sguardo da Andrè, era una specie di sfida , e arrivati a questo punto , eravamo pari .
<< Ok , vedo quello che posso fare >>
Mi alzai dalla sedia , per sgranchirmi un po’ , per poi sentirmi afferrare il braccio dal lupacchiotto .
Lo guardai cercando di capire cosa volesse , me poi lui parlò:
<< Vai a fare il caffè ? >>
Ecco , vedete , se fosse stata un’altra situazione gli avrei sbraitato contro dicendogli “ che ti sono cascate le mani “ oppure “ non puoi muovere il tuo regale fondoschiena fino in cucina ? “ , ma in quel momento no . Avevo bisogno di rendermi utile , di muovermi , e persino una scusa simile poteva andare bene , anche perché avrei sgranocchiato qualcosa durante l’attesa .
Così , non appena raggiunsi la cucina , aprii gli sportelli del pensile e tirai fuori la macchinetta del caffè . Da quel momento iniziai a mettere in pratica tutti quei movimenti e quelle azioni , adatte alla situazione, mentre cominciavo a fare mente locale. A quanto pareva , dovevamo trovare una spada indistruttibile , prima che lo facessero i vampiri , per poi farne che ? Anche se l’avessimo trovata , che avremmo dovuto fare in seguito ? Era molto tempo che non andavo a caccia con una spada e , sinceramente il poter controllare le persone o creare delle illusioni non era male, ma la realtà era che dovevo mantenere i piedi ben saldati a terra.
Per prima cosa dovevamo trovare la casa di Black , e ogni possibile indizio che ci avrebbe scortato verso la nostra meta , anche se stando alle parole del succhiasangue , bisognava interpretare i vari messaggi, per non parlare poi dell’informatore. Maximo era l’ultimo affiliato dell’ordine non credo che abbia avuto molti colleghi , e c’era anche il rischio di trovare qualche doppiogiochista assetato di potere … uffa , mi stava venendo il mal di testa. Poi , c’era quel licantropo , e la cena che gli avevo chiesto . Ricordatemi il perché … ah , gusto , perché amo mangiare , specialmente quando è gratis .
Lanciai un’occhiata all’orologio appeso alla parete : segnava le cinque e mezzo , fra poco mi sarei andata a preparare , dopo aver bevuto il caffè naturalmente … accidenti , me ne ero dimenticata !
Il liquido scuro stava per uscire dalla macchinetta , per poi sporcare inesorabilmente la stufa e ciò significava che avrei dovuto rassettare tutto e , le pulizie di Pasqua , non è che mi andassero a genio . Spensi subito i fornelli e afferrai tre bicchierini di plastica , per poi aspettare che quell’aggeggio si raffreddasse un po’ . Infine , dopo aver posato tutto su un vassoio , mi recai in biblioteca .
Stavano tutti e due come li avevo lasciati , sembravano quasi statue . Dopo aver poggiato il vassoio sul tavolo , mi avvicina a Vic , e con un sorrisetto , dissi:
<< Dai , vecchietto vieni a bere un po’ di caffè >>
Ricambiò il sorriso , per poi commentare:
<< Lo prenderò più tardi, non preoccuparti ... dopo farò un giro in città, voglio vedere se nella biblioteca locale ci sono delle informazioni sull’ordine >>
<< Hai bisogno che ti accompagni ? >>
Chiesi corrugando la fronte.
<< No, non c’è bisogno >>
<< Va bene >>
Mormorai tornando al tavolo per poter bere il mio caffè con sei cucchiaini di zucchero , in santa pace .
<< Vestiti carina stasera >>
Mormorò Andrè per non farsi sentire da suo nonno , anche se era tutto inutile , purtroppo , i licantropi hanno un udito finissimo . A quel punto si accese una fiamma in me e così a denti stretti ribattei …
<< Vorresti dire che di solito mi vesto male ! >> Fece il suo solito sorrisetto sghembo per poi spiegare …
<< No , è solo che stasera andiamo in un ristorante e vorrei che ti vestissi adeguatamente >>
Non riuscii a frenare lo stimolo di fargli la linguaccia , uffa , era così antipatico … cosa non si fa per una cena gratis . << Comunque la gonna te la puoi scordare , dopo dovremmo andare anche a caccia >>
<< Allora vatti a preparare piccola che il tempo passa e ho ordinato un tavolo per le venti >>
Mi domandai come diavolo avesse fatto a trovare un tavolo all’ultimo momento , ma poi , un dubbio più grande mi assalì .
<< Senti un po’ , ma non è che si tratta di uno di quei ristoranti in cui non mangi niente e ti fanno sborsare i milioni ? >>
<< No , no , non ti preoccupare >>
In parte mi sentii rassicurata , anche se non mi fidavo molto.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2743119