Amnesia~

di Malec Lovers_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio. ***
Capitolo 2: *** Isabelle. ***
Capitolo 3: *** Please, remember me. ***
Capitolo 4: *** La fuga. ***
Capitolo 5: *** Where is my parabatai? ***
Capitolo 6: *** Kyle. ***
Capitolo 7: *** Magnus, Jace o Kyle? ***
Capitolo 8: *** Demone incantatore. ***
Capitolo 9: *** In Trance. ***
Capitolo 10: *** Kyle VS Magnus. ***
Capitolo 11: *** Più di quanto sembra. ***
Capitolo 12: *** Bye bye Kyle! ***
Capitolo 13: *** Un invito Regale. ***
Capitolo 14: *** Al cospetto di Sua Maestà. ***
Capitolo 15: *** Oh My Dear Daddy. ***
Capitolo 16: *** Tutti al cinema. ***
Capitolo 17: *** Ciao Papà. ***
Capitolo 18: *** Bentornato Alec. ***



Capitolo 1
*** Il risveglio. ***




PROLOGO:
 
L’orologio rintoccava le 9, la casa era totalmente buia e si distingueva solo una figura seduta a braccia conserte sul divano di pelle viola. Magnus.
«Che strano» pensò «Alec dovrebbe già essere qui.» 
Fece un sospiro, chiuse gli occhi felini e li riaprì dopo qualche secondo.
A rompere il silenzio fu lo sbattere della porta d’ingresso.
«Oh Mon chère» esclamò lo stregone alzandosi. Avvicinandosi al ragazzo, poi però notò che qualcosa non andava e accese la luce.
Il cacciatore si reggeva con una mano allo stipite della porta, l’altra era sulla pancia e sembrava cercasse di contenere un emorragia, che aveva inzuppato tutta la maglietta di sangue. Alec aveva i vestiti tutti stracciati e una bruciatura lungo la gamba.
«Per tutti i demoni, Alexander, che cosa è successo?» chiese lo stregone preoccupato. Dalla bocca del ragazzo non uscì altro che un suono debole, un gemito di dolore e si accasciò lentamente a terra.
A quel punto Magnus si precipitò verso il corpo moribondo, lo sollevo in braccio e senza mai staccargli gli occhi di dosso lo portò in camera da letto. Lo poggiò sulle lenzuola candide che si macchiarono di rosso al contatto col corpo tremante e madido di sudore di Alec.
Sapeva che gli Shadowhunters correvano un pericolo costante facendo il loro mestiere e sapeva che Alec quella sera sarebbe andato in una delle sue folli missioni con Jace e Isabelle. Ma perché toccava sempre a lui il rischio di morte? Proprio come la prima volta che lo curò.
Lo stregone fece tutto ciò che era in suo potere per farlo riprendere, gli stette accanto per tutta la notte, fino a consumare le sue energie.
Il peggio sembrava passato, tutto il veleno demoniaco era stato espulso dal suo corpo e al ragazzo non serviva altro che riposare. Magnus era lì, steso affianco a lui, che lo guardava con dolcezza e gli accarezzava capelli e viso.
«Oh mio dolce Alexander» disse, per poi stampargli un dolce bacio sulla fronte. La stanchezza ebbe la meglio e lo stregone si addormentò con il corpo del ragazzo tra le sue braccia.
I raggi di sole che passava attraverso le tende semichiuse della camera da letto fecero svegliare lo stregone. Magnus aprì lentamente gli occhi. Non sentiva più il calore familiare del corpo di Alec accanto al suo, perché lui non c’era. Si sollevò lentamente, guardò a destra e vide il suo ragazzo che gli puntava una spada angelica verso il cuore.
«Che cosa stai facendo Alexander?» chiese perplesso. 
«Chi sei tu e come sai il mio nome?» ribattè di tutta risposta il cacciatore «Non ho paura di te, potrei conficcarti questa spada nel petto con facilità.»
«Oh mio Dio Alec,ma cosa ti prende?» esclamò strofinandosi gli occhi «Vieni torna a letto» aggiunse picchiando con la mano sul materasso accanto a lui facendogli segno di sedersi.
«Mai. Perché dovrei venire in un letto con te? Perché mi trovo qui? Dimmelo e non ti succederà niente.» disse avvicinandogli la punta della lama al petto, squarciandogli la camicia di seta.
«Era firmata.» pensò scocciato lo stregone, ma quello era l’ultimo dei suoi problemi.
«Davvero non ti ricordi di me?» chiese sbalordito Magnus.
«Beh, se mi ricordassi avremmo avuto un risveglio un po’ meno movimentato non trovi?» rispose l’altro con una punta di sarcasmo.
Magnus si alzò dal letto e si avvicinò al ragazzo facendogli abbassare la spada. Era chiaramente più alto di lui.
«Io sono Magnus Bane, il Sommo stregone di Brooklyn, ieri sei stato ferito da un Demone Superiore ed io ti ho curato.» spiegò lo stregone.
«Ed io dovrei crederti?» gli occhi di Alec scintillavano di rabbia e paura.
«Se non mi credi guarda sotto la maglietta.»
Il cacciatore si poggiò una mano sopra la pancia e sentì la presenza delle bende «Beh allora dovrei ringraziarti e pagarti stregone.» aggiunse con il tono altezzoso che di solito usavano gli Shadowhunters con quelli come lui.
Magnus scosse la testa «Non ti aiuto per soldi Alexander.»
«E per cosa allora?» replicò il giovane Lightwood.
«Per amore.» rispose franco lo stregone, puntando gli occhi da gatto su quelli azzurri di Alec.
 
Note di Lu_reader:
Hola! Ilenia ha avuto questa splendida idea e io ho aggiunto qualcosa di mio alla stesura della storia. Speriamo di avervi incuriosito con questo prologo e spero che continuerete a leggere.
Mettete la storia tra le seguite/ricordate/preferite e lasciateci una recensione se vi va! E’ la nostra prima storia su account comune.

Baci a tutti voi <3

 
 

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Capitolo 2
*** Isabelle. ***








 
«Stai delirando.»
Erano quelle le ultime parole che Alec gli aveva rivolto prima di uscire dalla sua stanza a grandi falcate.
«Aspetta!» Magnus gli era corso dietro.
«Cosa vuoi ancora?»
«Voglio farti vedere una persona. Poi ti lascerò andare.» promise, nonostante l'idea che il Nephilim scegliesse di allontanarsi da lui gli spezzasse il cuore.
Magnus non sapeva cosa fare, la persona che amava non lo ricordava, non ricordava niente di quello che avevano passato, tutte le volte che c’erano stati l’uno per l’altro. Niente. Il buio. E non poteva aiutarlo se non sapeva cosa aveva causato il tutto. Le mani gli tremavano. Era nel panico più totale. Anche se avesse saputo come aiutarlo, dubitava ci sarebbe riuscito in quelle condizioni: agitato e senza forze, dato che aveva consumato tutta la sua magia per curare Alec. Ci sarebbe voluto almeno un giorno e parecchio studio, sempre che il ragazzo fosse rimasto con lui.
Alec aspettava la “persona” di cui gli aveva parlato sul divano, rigido come se fosse nella casa di un perfetto estraneo. Ma era quello che Magnus era per lui. Non altro che un estraneo. Questo faceva più male di qualunque demone.
Prese il telefono e chiamò Isabelle, che dopo tre squilli finalmente rispose.
«Pronto Magnus, che succede?» rispose lei.
«Alec.» rispose semplicemente lo stregone, mentre il suo cuore si chiudeva in una morsa sempre più stretta. Bastò il suo tono per far preoccupare Isabelle.
«Magnus, cosa è successo a mio fratello?»
«Ieri sera è tornato a casa sanguinante, con ferite inflitte apparentemente da un Demone Superiore. L’ho curato immediatamente. Adesso sta bene fisicamente, ma la sua mente e i suoi ricordi sembrano danneggiati. Non si ricorda più di me. Non ha la minima idea di chi io sia.» raccontò lo stregone. Nella sua voce era presente panico, angoscia e tristezza. «Ma dovresti sapermi dire che demone era. Non andate insieme nei combattimenti?»
Il silenzio che seguì non fece altro che angosciare ancora di più Magnus.
«Non era con noi ieri.»                           
A quel punto anche Magnus non seppe che dire. Sembrava tutto perduto.

«Arrivo subito.» disse la cacciatrice agganciando il telefono.
 
§
 
Dopo pochi minuti si sentì bussare la porta. Lo stregone si precipitò ad aprire e le indicò Alec, seduto sul divano, con lo sguardo perso nel fuoco scoppiettante del camino. La ragazza corse verso il fratello, con l'abito verde petrolio svolazzante e gli gettò le braccia al collo. Alec inizialmente rimase spiazzato, poi si alzò, se la tolse di dosso e la osservò.
«Alec.» disse con le guance rigate dalle lacrime.
«Izzy.» mormorò lui.
«Va bene, Alec. Va tutto bene.» gli disse la sorella, accarezzandogli i capelli con affetto.
«Ma, perché sei qui, Izzy?» chiese Alec.
«Mi ha chiamato Magnus, vieni, devo parlarti» disse prendendo la mano del fratello e trascinandolo fuori dal salone verso la cucina.
«Tu conosci Magnus? Non ti facevo tipo da stregone, soprattutto uno come lui…» disse Alec confuso, volgendo lo sguardo verso lo stregone nell’altra stanza, seduto sul divano con la testa fra le mani.
«Lo abbiamo conosciuto ad una sua festa con Jace e Clary, ci ha aiutato tante volte, è nostro amico, o meglio per qualcuno è qualcosa in più.» disse la sorella cercando di fargli capire qualcosa.
«Isabelle! Come? Cioè, da quanto tempo esci con Magnus?» chiese Alec, imbarazzato di parlare della vita sentimentale della sorella.
«Come ti salta in mente che io stia uscendo con lui?» chiese lei leggermente irritata.
«Beh, aveva detto che non mi aiutava per soldi, ma per amore. E quando sei venuta ho pensato che... fosse collegato a te.» cercò di scusarsi il ragazzo, sinceramente confuso.
«Alec, Magnus è gay, o almeno al momento lo è.» disse Isabelle senza mezzi termini.
Lo sguardo di Alec si illuminò, pensava di provare ancora qualcosa per Jace -per quello che si ricordava-, ma doveva ammettere che trovava Magnus...affascinante. 
«Alec, ascoltami.» disse cambiando argomento. «Per rimettere tutto a posto dobbiamo sapere cosa è successo ieri sera.»
«Ieri sera? Cosa dovrebbe essere successo ieri sera?»
«Quello che ti ha fatto perdere la memoria.»
«Non ricordo nulla Iz, nulla. E' come se avessi un vuoto dentro, come se una parte di me si sia staccata.» Alec fece una pausa e dopo un attimo di silenzio riprese: «Jace! Come sta Jace?» chiese sperando di aver capito quale fosse la parte mancante del suo cuore. Se il suo parabatai fosse morto o ferito lui lo avrebbe avvertito.
«No Alec...lui non c'entra. Jace sta bene, non ti preoccupare.» rispose lei cercando di tranquillizzare il fratello.
«Cosa è successo ieri? Davvero non ricordo niente, se ci provo mi viene solo un gran mal di testa.» disse, sfiorandosi le tempie.
«Abbiamo combattuto con dei demoni in un vicolo. Avevo un taglio» disse mostrandogli un iratze sulla spalla, accanto a un brutto segno rosso. «Così hai detto a Jace di portarmi all'Istituto, perché lì avevamo finito. Tu sei voluto rimanere in zona. Da quanto mi ha riferito Magnus sei arrivato a casa sua ieri sera ferito.» spiegò Isabelle.
«Okay... la cosa che  non capisco è: perché sono venuto proprio qui e non all'Istituto? Perché a casa di uno» deglutì «stregone?» domandò il ragazzo.
«Diciamo che tra di voi c'è un legame» disse imbarazzata.
«Un legame? Vuoi dire che siamo amici?» chiese perplesso Alec.
«Ehm...»
«Non importa, Iz, torniamo all’Istituto.» disse il Nephilim.
«No, Alec...»
Ad interrompere la discussione tra i due fratelli fu Magnus che chiamò Isabelle per parlarle in privato.
«Isabelle non farlo allontanare da me, ti prego.» La voce dello stregone era implorante. In un'altra situazione Isabelle l'avrebbe trovato piacevole, ma ora no. «Se lo fai restare qui ancora qualche giorno, forse ricorderà qualcosa e potrò aiutarlo! Io lo amo. Lo amo con tutto me stesso.»
Isabelle sospirò. «Farò quello che posso.»
La ragazza tornò a parlare con Alec.
«Senti, forse è meglio che rimani qui, ho parlato con Magnus, non sei ancora del tutto stabile, verrò a prenderti tra qualche giorno.» disse, ripetendo le parole e il tono supplichevole dello stregone.
«Ma Izzy!...»cercò di replicare il fratello.
«Alec, no. Fai quello che ti dice Magnus. Non lo ricordi, ma lui ci tiene molto a te.» rispose seria.
Alec abbassò la testa. «D'accordo.»
Detto ciò la ragazza lo strinse in un abbraccio e si congedò.
Prima di chiudersi la porta alle spalle, gettò un ultimo sguardo all'interno della casa: Alec con sguardo perso appoggiato al tavolo della cucina, dove l'aveva lasciato, Magnus accasciato sul divano con gli occhi luccicanti.
Ma non per il glitter.
 
Nota di Lu_reader:
Questo capitolo è stato complicato da scrivere in due, spero quindi che vi sia piaciuto! Vediamo l’entrata in scena di Isabelle, della quale Alec si ricorda, perché fa parte della sua vita pre-Magnus, così come Jace. Aspettatevi tanti colpi di scena nei capitoli successivi!
Ringraziamo tutti quelli che hanno messo le storie tra le seguite/preferite/ricordate <3 ,i lettori silenziosi <3 mrslightwood, 0Luna0 e Life Before His Eyes per aver recensito <3
Alla prossima,
Malec Lovers_

ps. se a qualcuno interessa, ho aggiornato anche la mia storia su Malec nell'account privato.


 

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Capitolo 3
*** Please, remember me. ***



 
Isabelle uscì dall’appartamento sbattendo la porta e quel rumore risvegliò Alec, immerso nei suoi pensieri, mentre tentava di ricordare qualcosa su questo misterioso Magnus.
Il ragazzo attese qualche secondo prima di uscire dalla camera in cui la sorella l’aveva lasciato in uno stato confusionale, e raggiungere lo stregone in salotto. Quest’ultimo avvertì i suoi passi e alzò la testa, rivolgendogli uno sguardo malinconico; aveva gli occhi arrossati. Anche non ricordandosi di lui, vedendolo in quello stato avvertì una forte stretta al cuore. Era chiaro che stava soffrendo e Alec avrebbe voluto sedersi accanto a lui e consolarlo. Fece per avvicinarsi di più, ma si fermò a rimase a debita distanza da quegli occhi che lo guardavano tristi.
«Beh, a quanto pare dovrò restare qui. Che si fa?» chiese leggermente imbarazzato, guardandosi intorno. Lo stile del salone era davvero eccentrico: pareti colorate, sedie viola vicino ad un tavolo di vetro e un divano giallo canarino, dal quale lo stregone si alzò dicendo: «Quello che vuoi.»  Ora il suo sguardo era stanco, stravolto, come se avesse perduto per sempre l’amore della sua vita. Non poteva saperlo, ma erano questi i pensieri che riempivano la mente dello stregone. Non poteva neanche sapere che l’amore della sua vita era lì davanti ai suoi occhi, bello come sempre che lo guardava come se fosse uno sconosciuto.
«Hai fame? Tra un tentato omicidio e una riunione familiare, non abbiamo mangiato nulla.» chiese ironicamente cercando di intrattenerlo e sdrammatizzare quella situazione tragica.
«Okay, va bene.» rispose il cacciatore sfoderando uno dei suoi rari sorrisi. Per un istante Magnus pensò che il suo Alec fosse tornato, ma in realtà, il ragazzo, sentendosi osservato dallo stregone, non faceva altro che sorridere. Era chiaramente in imbarazzo, dopotutto era a casa di uno sconosciuto che diceva di tenere a lui e di aver istaurato un legame.  Il Nephilim aveva timore di toccare qualsiasi cosa. Cosa ne poteva sapere se urtando una lampada non fosse fuoriuscito un incantesimo o altro? Contro una persona o un demone poteva combattere, ma contro una maledizione? Nel libro Grigio non era presente nessuna runa “Non farti uccidere dal tuo coinquilino stregone”.
 Risultare calmo e rilassato sembrava la situazione migliore.
«Caffelatte?» domandò Magnus porgendogli la tazza azzurra. Stupito il cacciatore accettò, era il suo preferito.
«Ma come fai a saperlo?» chiese con tono sorpreso. Il viso dello stregone sembrava finalmente rilassato dopo ore di angoscia. Non sembrava tutto perduto, alla fine aveva ancora il suo ragazzo con sé. «Devi sapere, Alexander, che anche se tu non ne hai ricordo, io ti conosco davvero molto bene.» spiegò facendogli l’occhiolino divertito, con una punta di malizia ma anche di nostalgia.
«Mmh interessante» rispose l’altro con una leggera  angoscia, mentre si guardava intorno con fare curioso. Tornò a posare lo sguardo su Magnus quando riaprì bocca. «Prego, siediti.» fece il padrone di casa con un gesto della mano che lo invitava ad accomodarsi. Con un cenno del capo il ragazzo accettò e si mosse verso Magnus, afferrando e spostando dal tavolo la seconda sedia sulla sinistra per sedersi. Gli sembrò un gesto così spontaneo, come se quello, da qualche mese a questa parte, fosse il suo posto. Aveva un’espressione confusa, ben decifrata dallo stregone di cui lui non ricordava nulla, che intanto gli sorrideva con un luccichio insolito negli occhi. Era luce, luce di speranza.  Anche il suo Alec all’inizio si muoveva come un ospite in quella casa, per poi abituarsi lentamente al fatto che quello era il suo posto. Posò sul tavolo proprio affianco alle mani del ragazzo la bevanda calda ben zuccherata, proprio come piaceva a lui. Come dimenticarsi dei suoi gusti? Anche se non si sarebbe mai detto, il Nephilim adorava i dolci, e metteva zucchero praticamente dappertutto.
«E’ una cosa…. dolce.» disse fra sé e sé immerso nei  suoi pensieri. Anche se Alec non si ricordava di lui, era sempre lo stesso ragazzo di cui si era innamorato. Per quanto quella situazione non gli dispiacesse, suo malgrado, sapeva che si sarebbe dovuto mettere all’opera per trovare un rimedio efficace capace di far tornare ad Alec il ricordo di quei mesi di vita ormai dimenticati.
«Alexander, per quanto mi possa piacere giocare al malato e l’infermiera tutto il giorno, ho comunque molto da studiare, ricerche da fare e cose così.» cercò di spiegare.
«Ricerche di che tipo?» chiese di getto il ragazzo. 
«Varie cose.» rispose con tono vago, liquidando la domanda con un gesto della mano.
«Per aiutarmi?» chiese imbarazzato Alec, alzando lo sguardo dalla tazza e perdendosi nella particolarità degli occhi felini del suo nuovo coinquilino, il quale si limitò ad annuire. Il suo sguardo era affascinante e anche senza volerlo, Alec pensò che ci fosse un qualcosa di magnifico e misterioso in quello stregone ottocentenario che dimostrava l’età di 19 anni. Da parte dello stregone in questione, lo sguardo così innocente di Alec, lo faceva letteralmente sciogliere, ricordandogli il motivo per il quale lo amava allora e anche adesso così tanto. Desiderava solo poterlo stringere di nuovo fra le braccia e dirgli che andava tutto bene, che lui non l’avrebbe abbandonato e che l’avrebbe amato per sempre. Il loro intenso scambio di sguardi continuò fino a quando, con voce smorzata, Alec ringraziò Magnus per il suo aiuto. Era in momenti come quelli che lo stregone avrebbe voluto stringerlo a se’ e baciarlo dolcemente.
Ma non poteva, non ancora. Fremeva dalla voglia di baciare quelle sue labbra morbide, voleva il calore, il profumo del suo corpo sul suo. Sapeva che se non si fosse allontanato da Alec in quel momento avrebbe fatto qualche passo falso, aumentando solo la distanza tra i due. 
«Fai come se fossi a casa tua. Puoi dormire, mangiare, leggere…» fece una pausa e vide che Alec era distratto, ne approfittò per dire tra i denti «Saltarmi addosso e amarmi.»
«Coosa?!» chiese sbalordito Alec che sembrava riemerso dai suoi pensieri, proprio nel momento meno opportuno.
«Niente, niente.» lo tranquillizzò Magnus accompagnato da un gesto della mano, dopodiché girò i tacchi e si chiuse in una camera. Si sedette alla scrivania e batté forte le mani sulla superficie come se fosse tutta colpa del mobile, poi le strinse in due pugni e si morse forte il labbro, per non piangere. Sentì in bocca il sapore salato del sangue misto a quelle delle lacrime e si arrese ad esse.
«Ti prego, ricordati di me.» disse tra un singhiozzo e l'altro, mentre una lacrima bagnava la copertina di un pesante libro polveroso.


Nota di Lu_reader
Ilenia è stata sadica in questo capitolo. Piange il cuore anche a me.
Vediamo che Alec è in imbarazzo in quella casa e preferirebbe essere altrove, mentre Magnus non vorrebbe altro che tenerlo al suo fianco per sempre. Il "pesante libro polveroso" è uno dei tanti libri che il nostro stregone consulterà per trovare un rimedio all'amnesia di Alec. Ce la farà?
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto! :3
Ringraziamo le persone che hanno letto e recensito gli scorsi capitoli della storia :)
Per chi volesse, sul mio profilo c'è un'altra storia Malec in corso. Che ci volete fare, questa coppia grida "OTP".
Grandi baci a tutti e un saluto da

Malec Lovers_ 

 

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Capitolo 4
*** La fuga. ***





Magnus rimase chiuso nella sua stanza per ore.
Mise tutto sottosopra, alla ricerca di un libro, un manuale, che potesse contenere un incantesimo che avrebbe potuto causare l’amnesia ad Alec. Passò tutto il giorno a cercare la causa della sua perdita di memoria e ad appuntarsi i rispettivi antidoti, ma nessuna maledizione aveva come effetti i sintomi del Nephilim.
Quest’ultimo ogni tanto attraverso la porta sentiva il rumore di qualcosa che si rompeva e di libri pesanti chiusi con violenza. Alec passò quelle ore di solitudine gironzolando senza meta per l’appartamento e osservando tutti i suoi dettagli per vedere se potevano dargli qualche indizio sulla persona che era Magnus. Quel silenzio angoscioso, quella solitudine lo facevano impazzire. Fece per sedersi sul divano giallo canarino e Chairmain Meow gli si strusciò accanto; dopo pochi minuti si alzò per accomodarsi attorno al tavolo. Ma anche questa sua ultima sosta fu breve.
Si sentiva rinchiuso, costretto, in una casa estranea.
Poteva fidarsi di Magnus? L’avrebbe davvero aiutato? E a che scopo?
Nella testa aveva mille pensieri e in quel momento la cosa più logica gli sembrò scappare da quella prigione colorata. Neanche il tempo di riflettere qualche secondo in più su quell’idea assurda per rendersi conto che non sapeva dove andare, e il cacciatore aveva già tra le mani il pomello, pronto ad essere girato, garantendo così l’apertura della porta e la fuga di Alec.
Il caso volle che proprio in quel momento, Magnus, appena uscito dalla stanza con aria già piuttosto irritata (non aveva concluso nulla), lo cogliesse sulla scena del crimine mentre cercava di fuggire da casa sua.  Lo stregone si sorprese che Alec non sentisse il rumore che il suo cuore fece in quel momento: crack. Si era spezzato. Il suo fidanzato che cercava di scappare dal suo appartamento, da lui.
«Cosa stai facendo?» gli chiese in modo severo. Aveva gli occhi arrossati solcati da profonde occhiaie.
«Volevo prendere un po’ d’aria» rispose il cacciatore cercando di mascherare la verità.
«Non è vero, Alec.» Il ragazzo sapeva di essere un pessimo bugiardo, e non gli capitava spesso di farla franca con Magnus, che poi nel tempo era diventato davvero bravo a leggere il suo volto meglio dei libri di incantesimi. Si sentiva mortalmente stanco, ma non si lasciò abbattere: avrebbe fatto di tutto per aiutare il suo ragazzo e riaverlo indietro.
Alec lo guardò irritato.
«Tanto non puoi dirmi cosa fare, se voglio andarmene me ne vado, ed è quello che farò.» concluse, sbattendo la porta alle sue spalle e correndo giù per le scale, con passi così pesanti che Magnus poté udirli dall’appartamento. Lo stregone lo aveva guardato indifeso e supplicante, ma non sembrava aver toccato minimamente il Nephilim, mentre l’Alec di un tempo non l’avrebbe mai lasciato.
«Va’ al diavolo Bambi, gli occhi da cerbiatto non servono a nulla.» disse sbuffando. Anche se lo aveva lasciato da solo a casa, il pensiero di Alec in giro chissà dove con chissà chi lo tormentava.
«Tornerà.» disse speranzoso tra sé e sé, per convincersi da solo. Si poggio sul letto che un tempo avevano condiviso loro due e cadde in un sonno profondo e agitato, senza essere confortato dal calore del corpo di Alec accanto al suo.

Il sole splendeva alto nel cielo, il tempo perfetto per una passeggiata romantica, ma Magnus camminava da solo con le mani in tasca e lo sguardo basso. Era autunno, e attraversava un tappeto di foglie gialle e arancioni che ricoprivano la strada e scricchiolavano, ormai secche, sotto i suoi piedi. Si sentivano gli uccellini cantare e i bambini ridere. Le bambine dai lunghi codini giocavano a Campana mentre i maschietti al gioco dei mostri.  Avanzava verso il parco, incrociando gli sguardi felici di coppie appena nate o durate nel tempo. Due vecchi signori che si tenevano per mano. Tutto suggeriva che fosse una giornata felice, ma non per lo stregone. Quanto avrebbe voluto fare la stessa cosa con il suo lui, o meglio il suo ex lui. Da lontano vide una testa bionda ossigenata e riconobbe la figura di Jace, il fratello di Alec. Gli andò in contro speranzoso, forse il ragazzo avrebbe avuto sue notizie, al contrario di lui, che non lo vedeva da quando, mesi prima, in preda all’amnesia varcò l’uscita di casa sua senza più tornare. Si avvicinò sempre di più fino a scorgere una figura dai capelli neri al fianco di Jace. Bastarono pochi istanti per riconoscerlo. Alec gli stringeva la mano e lo guardava con gli occhi azzurri ricolmi d’amore. Come un tempo aveva guardato lui.  
 «E’ tornato da lui!» pensò Magnus portandosi una mano alla bocca dallo stupore. Si avvicinò ai due per accertarsi di non aver sbagliato, ma aveva visto giusto: erano proprio loro che ricambiarono il suo sguardo.
 «Magnus!» disse Jace muovendo il viso in cenno di saluto, e accanto a lui c’era il suo amore perduto che lo guardava come se fosse uno sconosciuto. Lo stregone temette che non avrebbe sentito la sua voce neppure quel giorno, ma poi Alec aprì bocca.
«Heilà Magnus.» disse sorridendo.
«Alec, ti ricordi di me?» chiese timidamente lo stregone.
«Sì, ricordo tutto adesso.» rispose il Nephilim.
«Proprio tutto? E allora perché non sei tornato da me, a casa? Perché non mi hai chiamato o risposto ai miei messaggi?» chiese di getto Magnus non curandosi della presenza di Jace e non riuscendo a trattenersi.
«Ehm, ricordo tutto e ricordo di non essere felice con te. Eri solo una copertura, ho sempre e solo amato Jace e lui si è reso conto di amare me. Missione compiuta Sommo stregone di Brooklyn.» rispose con semplicità Alec stringendo ulteriormente la mano del suo parabatai.
Magnus rimase immobile, in silenzio. Fu come se fosse stato trafitto da 300 spade angeliche, tutte dritte al cuore.


Lo stregone si svegliò di colpo in un lago di sudore e con le lacrime agli occhi e il cuore che martellava nel petto.
 «Era solo un sogno, un incubo.» si disse mentre tirava un respiro di sollievo e cercava di calmare il corpo che tremava.
«Devo fare in fretta, devo trovare una cura, devo trovare Alec» pensò alzandosi rapidamente dal letto. Aprì il cassetto del comodino e vi trovò una foto di loro due, la prese e la portò sul suo tavolo da lavoro come incentivo. Dopo un paio d’ore, qualcuno bussò alla porta. Magnus aveva la tachicardia.
Se Alec fosse di nuovo ferito? Se fosse Jace, venuto dal il fratello a dichiararsi?
 Si fece forza e andò ad aprire la porta: sull’uscio vi trovò il ragazzo con gli occhi azzurri, rivolti verso il parquet casalingo di Magnus. Con un gesto spontaneo, lo stregone lo abbracciò e lo strinse forte mentre il Cacciatore era chiaramente confuso.
«Sei tornato!» esclamò pimpante Magnus, contro la sua spalla, dove aveva appoggiato la testa e premeva gli occhi, per impedirsi di piangere. Alec lo guardava stranito e con un senso di vergogna, era stato un ingrato.
 «Per quanto potessi camminare e volermi allontanare da questa casa, era sempre qui che mi trovavo. Saranno i sensi di colpa.» cercò di spiegare il ragazzo.
«Non importa. Vieni, entra.» disse lo stregone per tranquillizzarlo, ma era vero: l’unica cosa che importava era che Alec fosse lì con lui.
 
Nota delle autrici:
Ciao a tutti! :) Questo è l’ultimo capitolo prima delle “vacanze”. Lu_reader parte e tornerà il 17, quindi aggiorneremo verso quella data, perché Ilenia può scrivere anche da fuori.
Speriamo che vi sia piaciuto e auguriamo anche a voi buone vacanze!
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono.
Baci,
Malec Lovers_
ps. se a qualcuno interessa la mia storia sui Malec (lu_reader), basta cliccare qui 

:)  

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Capitolo 5
*** Where is my parabatai? ***


L’appartamento colorato ed eccentrico emanava un calore familiare e accogliente,in netto contrasto con l’ambiente freddo e piovoso di fuori.
Nell’aria circolavano note classiche,rilassanti e rigeneranti. Tutto si sarebbe detto tranne che quello stile pacato e armonioso fosse il preferito dello stregone Magnus Bane, che organizzava feste allestendo in casa sua vere e proprie discoteche.
Con la solita maglietta nera sbiadita indosso, Alec era seduto sul divano di pelle blu elettrico a braccia conserte. Con in viso un espressione rilassata gustava a pieno la melodia ormai diffusasi nell’aria,mentre i suoi occhi azzurri seguivano Magnus che nel frattempo si accingeva a cucinare, muovendosi con leggiadria a tempo di musica. I suoi abiti in stile vittoriano erano coperti da un grembiulino decorato da glitter con al centro una scritta “High Warlock of Brooklyn”,giusto per non dimenticare chi egli fosse. Il cacciatore considerava quell’indumento decisamente poco virile,ma donava alla figura dello stregone un qualcosa di affascinante.
Aveva già visto qualcuno indossare una cosa del genere. Tempo prima, durante una missione, scorse da una finestra un’anziana signora che sfornava biscotti al cioccolato. Per quando ne avesse ricordo non aveva mai visto Maryse indossarne uno. In realtà la donna non si era mai soffermata a preparare un pasto per tutta la famiglia. Anche se purtroppo, Isabelle si ostinava a voler cucinare e voleva che Jace e Alec mangiassero quella roba. Ma erano Shadowhunters, il loro dovere era uccidere demoni e proteggere il mondo, quindi non potevano perdersi in cose futili come quelle. Lo stregone, però, non sembrava pensarla alla stessa maniera. Un pollo, tolto in precedenza dal frigo, friggeva sul fuoco, rivestito da una miriade di spezie, che sembravano provenire dai luoghi più vari ed emanavano un odore travolgente e stuzzicante. Era un’antica ricetta appresa durante i lunghi viaggi di Magnus, di cui Alec sapeva troppo poco per capire dove esattamente fosse andato. Un po' lo invidiava,insomma,aveva dalla sua parte l’eternità,la fresca bellezza adolescenziale, la possibilità di conoscere il mondo e chi l’ha cambiato. La sua sembrava una vita affascinante,ma pensava anche a quanto dovesse sentirsi solo e a quanto dovesse essere brutto perdere le persone che amava, senza sapere che proprio in quel momento lui ne faceva parte e Magnus stava cercando di recuperarlo.
Lo stregone posò gli occhi felini sulla figura poggiata allo schienale del suo divano e con lo sguardo perso nel vuoto.
 «Alexander?.» chiese con dolcezza.  «Alec ci sei?.» aggiunse, vedendo che il ragazzo non rispondeva. Fece per toccargli la spalla,ma prima che potesse sfiorarlo,il Cacciatore riemerse dal vortice dei suoi pensieri. – «Oh,ero sovrappensiero.» spiegò Alec.  «Me ne sono accorto.» fece Magnus girandosi con fare sollevato. Prima che potesse fare un passo per tornare alla sua postazione,sentì tirare il suo panciotto perfettamente ricamato da mani forti e sicure.  «Aspetta.» lo fermò Alec. Magnus si girò con fare sorpreso verso di lui, il braccio leggermente sollevato rispetto alla linea dei fianchi e l'aria interrogativa. A quel punto il Cacciatore prese la sua mano scura con le unghie smaltate di viola. Che cosa sta succedendo? Perché questo? Cosa gli è preso? Non è che starà ricordando? Erano queste le domande che angosciavano Magnus in quel momento mentre il suo cuore palpitava. Alec non fece altro che stringere ulteriormente la sua mano e tirargli il braccio per avvicinarlo a sé. Il viso dello stregone si era arrossato,un mix di imbarazzo,ansia e speranza. Il Cacciatore non mollava la presa, - e Magnus non aveva intenzione di divincolarsi-, il suo bicipite si gonfiò,inarcò la schiena e si sollevò dal divano facendosi leva con il braccio dello stregone. I due erano uno di fronte all’altro e li dividevano pochi centimetri: Magnus fremeva dalla voglia di baciarlo,di accarezzargli il volto e tenerlo per sempre tra le sue braccia. Alec sorrise e gli lasciò la mano.  «Ti aiuto,mi sento inutile così.» disse con disinvoltura il Cacciatore avvicinandosi all’angolo cottura. Lo stregone rimase per un secondo immobile nella sua posizione: era decisamente confuso,tutte le sue speranze si erano frantumate davanti ai suoi occhi, rivelandosi soltanto illusioni. Sospirando rassegnato raggiunse il suo coinquilino vicino ai fornelli. Iniziarono a parlare,ridere e scherzare proprio come i vecchi tempi Forse un po' troppo. Il pollo che cuoceva ormai da troppo tempo sul fuoco era diventato tutto nero e le spezie attorno carbonizzate. I due si guardarono e scoppiarono in una sonora risata.  «Ci serve un piano di emergenza.» disse Alec, e Magnus non poteva essere più d'accorso. Lo stregone si allontanò giusto il tempo di fare una telefonata e tornò con un piano b. I due cercarono di ripulire l’angolo cottura ormai ridotto ad uno schifo. Si divertirono anche a fare quello.
Tra di loro c’era chimica e si vedeva lontano un miglio,stava solo ad Alec accorgersene. Le loro risate si fermarono quando qualcuno bussò alla porta e il Cacciatore andò ad aprire. Erano Isabelle,Jace e Clary.
 «Izzy,Jace.» i suoi occhi si posarono su Clary con un cenno di irritazione,poi riprese a parlare ai fratelli  « che ci fate qui?.»
 «Siamo venuti in vostro aiuto» rispose Isabelle mostrando le pizze che aveva in mano. Alec si spostò dalla soglia e fece entrare gli ospiti che posarono le pietanze sul tavolo e vi si sedettero attorno. Alec guardò Magnus per ringraziarlo,lui si limitò a strizzargli un occhio glitterato, mentre fece cenno a Jace e Isabelle di seguirlo nell’altra stanza.
I tre entrarono e chiusero la porta lasciando in camera da pranzo Alec e Clary. Magnus si sedette sul letto e aveva di fronte gli sguardi ansiosi dei due ragazzi.
 «Allora hai scoperto qualcosa?» chiese nervosa la ragazza.  «Quando Alec arrivò qui» inziò lo stregone,fece una pausa,poi continuò a raccontare «Aveva ancora in circolo veleno demoniaco. Gliel’ho estratto dal corpo ed ho iniziato a studiarlo. C’è voluto molto e purtroppo ho ancora poche informazioni,ma è un demone molto antico,il suo veleno cancella i ricordi,se non fossi intervenuto subito,avrebbe dimenticato tutto.»  terminò lo stregone incrociando le mani.  «Che demone è?» chiese d’impulso Isabelle.  «Nessuno se ne ricorda.» simpatica la cosa. «So solo che non bisogna prenderlo sotto gamba,è qualcosa di potente» fece un sospiro.  «Farò di tutto,ho contattato uno stregone che mi deve dei favori,dovrebbe saperne più di me,la sua biblioteca è più assortita.»disse concludendo.
Calò il silenzio.
 «Quindi siamo ancora a zero»-chiese Jace,completamente privo di tatto. Isabelle gli schioccò un'occhiataccia che suggeriva di rimangiarsi tutto,ma era troppo tardi.  «Senti ragazzino» rispose Magnus irritato  « se solo avessi potuto fare di più,non pensi che l’avrei fatto? Per lui,per Alec? Per tutto quello che significa per me?» alzando la voce,si alzò in piedi di fronte al biondo, guardandolo con aria minacciosa,non suscitando però alcuna reazione nel Cacciatore. Magnus fece un respiro profondo e cercò di calmarsi.  «La cosa che non capisco è perché tu,il suo parabatai,non abbia fatto niente. Sentivi che era ferito,perché hai permesso che succedesse?» chiese con tono arrabbiato, ma soprattutto ferito. Jace lo guardava a testa alta.  «Quando ci siamo separati era tutto apposto,ho portato Iz all’istituto e lui ha detto che sarebbe tornato da te.» iniziò a spiegare.  «Ma era ferito,avresti dovuto saperlo-lo attaccò lo stregone interrompendolo. Il biondino iniziò a sbottonarsi la camicia bianca.  «Non sei esattamente il mio tipo»disse infastidito Magnus. Jace sorrise continuando ad aprirsi la camicia.  «Nemmeno tu,le preferisco bassine e con meno glitter-disse ironico. Finalmente il petto del ragazzo era scoperto da tessuto bianco.  «Vedi?» indicò il suo marchio-la mia runa è sbiadita. Non sento nulla,nulla, è come se quello non fosse Alec» spiegò. Questa notizia non fece altro che angosciare ulteriormente lo stregone.  «E’ comunque un indizio in più» Si avvicinò alla porta, la aprì e raggiunse Alec e Clary che intanto era seduti vicini sul divano senza guardarsi o spiccicare parola. La ragazza non capiva perché Alec non la sopportasse,prima sembrava andasse tutto bene tra di loro, ma adesso? Si sedettero tutti a tavola a mangiare la pizza che ormai si era fatta fredda, come tutta l'atmosfera. Nessuno parlò, i presenti si limitarono a sguardi: irritazione da Magnus a Jace, pura antipatia da Alec a Clary. Solo Isabelle teneva gli occhi sulla sua pizza, scuotendo la testa sconsolata. Intorno a mezzanotte i tre ospiti fecero per andarsene ma prima chiesero ad Alec di scegliere tra tornare all’istituto o rimanere in quell’appartamento di Brooklyn. Era una domanda difficile per il giovane,sarebbe voluto tornare a casa sua,ma sentiva in fondo al cuore che la cosa giusta era rimanere lì con Magnus. Comunicò la decisione ai ragazzi, ignaro della soddisfazione che aveva dato allo stregone, che lanciò uno sguardo di superiorità a Jace, prima che questo si sbattesse la porta alle spalle. Una volta dopo, si girò e vide il suo coinquilino sfinito sulla sedia con gli occhi chiusi e la testa bassa. Gli sembrò una cosa dolce,si mosse verso la tavola e cercando di non svegliarlo pulì. Lo svegliò quando ebbe finito.  «Magnus?»disse a voce bassa  «Magnus? »questa volta lo mosse un po’. Lo stregone si svegliò di colpo Si è fatto tardi- disse Alec piano.  «É meglio che andiamo a dormire» aiutò lo stregone ad alzarsi e lo portò in camera. Magnus si stese sul letto e mentre il ragazzo stava per andarsene gli tirò un braccio, facendolo cadere sul letto. Alec decise di rimanere lì,chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo. In piena notte Magnus si svegliò e sentì il calore proveniente dal corpo di Alec accanto al suo che dormiva beatamente. Gli si avvicinò ancora di più,gli sfiorò una guancia e poggiò con estrema delicatezza le labbra sulle sue, cercando di non svegliarlo. Dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime che bagnarono il cuscino.  «Ti Amo Alexander Lightwood, più di quanto potessi mai immaginare» sussurrò con voce tremante,anche se in cuor suo sperava che lo sentisse.
Doveva assolutamente trovare altre informazioni. Tutta quella situazione doveva finire.


 

Nota delle autrici:
Ehi! We're back! Vi siamo mancate? Voi a noi sì!
In questo capitolo si sono scoperte un paio di cose, ma ci sono ancora molti dubbi.
Soddisfatte delle spiegazioni? Curiose? Dateci un parere, un consiglio, quello che volete con una recensione.
 Ringraziamo tutti quelli che hanno letto e che recensiranno
Malec Lovers_

 

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Capitolo 6
*** Kyle. ***





 


Il mattino seguente, Alec, aprendo gli occhi, scorse la figura dormiente di Magnus nel letto accanto a lui.
Aveva il viso umido, probabilmente aveva pianto; non era la prima volta che lo vedeva così. Non capiva perché,ma sapeva che aveva a che fare con lui e il sol pensiero che lo stregone stesse male per colpa sua gli provocava una stretta al cuore. Pensò che sarebbe stata una cosa decisamente carina preparargli la colazione per quando si fosse svegliato, soprattutto dopo tutte le volte che Magnus aveva fatto lo stesso per lui. Si alzò piano dal letto, per non svegliare l’altro, che tanto era caduto in un sonno profondo. Raggiunse la cucina e aprì mobili e frigorifero. Ci vollero pochi minuti per constatare che c'era poco e niente e che con quella roba non avrebbe potuto preparare niente di decente. Lasciò un biglietto con scritto che sarebbe tornato a breve, afferrò il pomello della porta, lo girò ed uscì di casa per poi scendere la scalinata che collegava l’appartamento alla strada sottostante.
Non conosceva la zona e per di più era la prima volta che usciva da quella casa da quando aveva perso la memoria, ma si mise comunque a cercare una caffetteria dove poter prendere dei cornetti. Percorreva la via con le mani infilate nelle tasche dei vecchi jeans che indossava anche la sera precedente. Scorse in un vicolo un gruppo di ragazzi che ne circondavano un'altra più indifeso e dall'aria decisamente meno minaccioso.
«Frocio» sentì dire. «Femminuccia» insinuò un altro. «Ti piace vero?» fece un altro ancora indicandosi le parti intime «Dillo che ti piace e che lo vorresti» aggiunse tirando un calcio al ragazzino e facendolo rotolare sull’asfalto umido e logoro. Il cacciatore poteva continuare per la sua strada fingendo di non aver visto nulla, ma decise di intervenire in soccorso del ragazzino. Ma come? Non aveva armi con sé. Non c’era tempo per procurarsene una,dato che nel frattempo il ragazzo riceveva altri calci, e il corpo di Alec si mosse automaticamente in direzione del gruppetto di bulli. Proteggere gli altri era nel suo DNA.
«C’è qualche problema?» chiese con voce autoritaria. Avvicinandosi,però, notò che i ragazzi erano tutti più muscolosi di lui,ed anche più alti, ma lui era uno Shadowhunter. Non avevano i suoi anni di addestramento, purtroppo per loro. Senza nemmeno girarsi uno rispose: «E chi saresti tu? La sua fidanzatina?» fece sghignazzando. «No, la tua,ma come non mi riconosci?» disse Alec con una punta di sarcasmo e provocazione,quanto bastava per mandare su tutte le furie il bruto che gli si scaraventò addosso e gli diede un pugno abbastanza forte da fargli sanguinare il labbro. Il Cacciatore rimase in piedi con lo sguardo fiero verso l'altro. «E’ tutto quello che sai fare?» fece alzando la testa «Ho combattuto demoni decisamente più forti» disse pulendosi il sangue dalla bocca. Gli tirò un pugno dritto nello stomaco che lo costrinse a piegarsi e ad indietreggiare. Mentre si portava le mani al ventre,Alec gli diede un calcio in pieno volto facendogli uscire non poco sangue. «Quanto a stupidità siete ai loro livelli» fece alludendo ai demoni,anche se gli altri ragazzi non capivano di cosa stesse parlando. Un altro gli si gettò addosso cercando di colpirlo,ma non fece in tempo che Alec aveva già schivato il colpo e gli afferrato il braccio, che gli girò dietro la schiena in procinto di romperlo,per poi dargli un calcio sulla spina dorsale facendolo così cadere a terra. Posò lo sguardo verso l’asfalto e vi trovò un paletto di ferro abbastanza appuntito e lo raccolse. I bulletti erano rimasti in quattro, due dei quali se la diedero a gambe. «Qualcuno vuole farsi sotto?» chiese ridendo il giovane Lightwood. Gli ultimi due ragazzi erano a spalle a muro indecisi se attaccare o imitare i loro compagni fuggiaschi. Alec non sopportava questa loro perplessità e codardia, così lanciò con forza il paletto che si andò ad infilzare nel muro a pochi centimetri dalle loro teste. Nei loro occhi c’era il terrore, corsero via, inciampando ogni tanto. Ora che il pericolo era a terra in lacrime o scappato dalla paura,il cacciatore potè dedicarsi alle sue intenzioni,ovvero raggiungere il prima possibile una caffetteria.
«Aspetta» gli fece il ragazzino a cui aveva salvato la pelle,Alec si girò verso di lui, «Grazie per avermi aiutato» disse a testa alta e Alec gli vide il volto: aveva un ematoma sulla guancia e il labbro rotto. «Di niente» disse sbrigativo per poi rigirarsi e incamminarsi verso la strada principale. «Io sono Kyle» disse timidamente il ragazzo andando gli dietro. «e tu?» Senza nemmeno voltarsi l’altro risposte «Il mio nome è Alexander,se è quello che vuoi sapere»
 «In verità,la cosa che vorrei sapere è il motivo per cui mi hai aiutato» chiese cercando di estorcergli informazioni a lui utili.
« Non so,mi andava di farlo,adesso con permesso,accetto i tuoi ringraziamenti ma devo andare» lo  liquidò svelto. «Non è che anche tu..» il ragazzino sembrava volerlo trattenere a tutti i costi. «Si,sono gay,se è quello che intendi» rispose cercando di completare la sua frase «Anche io!» disse pimpante. «Si, lo immaginavo» fece abbozzando un sorriso. «Dai Alex vieni con me ti offro un caffè per ringraziarti» continuò, cercando di abbordare il ragazzo mentre il suo interlocutore fece una faccia stizzita e irritata. «Se proprio vuoi chiamarmi usando un diminutivo,chiamami Alec, tutti mi chiamano così» stava per cacciarlo in malo modo, ma si fermò a pensare che alla fine l’avrebbe portato in caffetteria, così disse:«e va bene,fammi strada»
 Nel frattempo, nella camera di Magnus, la luce insistente del sole filtrava attraverso le tende color rubino, costringendo lo stregone ad aprire gli occhi. Allungò una mano sperando di trovare il corpo del suo amato ragazzo smemorato ma l’unica così che percepì fu il lenzuolo che copriva il materasso. Si alzò, facendo leva sulle braccia,si girò e scese dal letto. Camminò per il loft a piedi scalzi, ancora assonnato. Dove poteva essere Alec? Si diresse in cucina e sul tavolo trovò un biglietto.
Lo afferrò e lo lesse.
Sono uscito, penso che tornerò mentre tu starai ancora dormendo, ma nel caso ti fossi già svegliato,tornerò a breve. Alec.-
Una volta letto,posò il biglietto e si sedette sul divano di pelle ad aspettarlo,proprio come la volta in cui Alec tornò a casa ferito, dimenticandosi completamente di lui.
Alec e Kyle si incamminarono per le tortuose strade di Brooklyn. Il ragazzo appena conosciuto era davvero logorroico. Vaneggiava quasi più di Jace quando parlava di armi o del suo terrore per le anatre. Senza che Alec chiedesse nulla, Kyle iniziò a parlare di sé,di come la sua famiglia avesse accettato il suo coming out e di come non lo facessero mai sentire fuori posto. Le parole però si perdevano nel vento,il Cacciatore non lo ascoltava,l’ultima cosa che voleva era sentire la storia strappalacrime della sua famiglia perfetta. Iniziò a pensare che il paletto avrebbe dovuto lanciarlo a lui. -«E tu?» chiese curioso il ragazzino. Aveva i capelli biondo cenere ed occhi castani circondati da lunghe ciglia,era più basso di lui e decisamente più magrolino. «Io cosa?» chiese con non curanza il ragazzo dagli occhi azzurri continuando a camminare. Kyle svoltò a sinistra seguito da Alec. –«Qual è la tua storia? I tuoi sanno che sei gay?» chiese con disinvoltura. Ci fu un attimo di silenzio, poi in modo freddo rispose « La mia vita non ti riguarda.»  Il ragazzino si sentì offeso « Dai io ti ho parlato di me» cercò di convincerlo. «Già,ma nessuno te l’ha chiesto» rispose spiazzando il suo novo compagno di strada. Kyle sembrava dispiaciuto. «E’ solo che volevo un confronto,sei il primo con cui parlo.»
 « E va bene» Alec gliela diede vinta pur di farlo stare zitto. «Ho capito di essere gay qualche anno fa,i miei non lo sanno e nemmeno lo sospettano,l’unica a conoscere la verità è mia sorella minore»- raccontò tutto di un fiato. Arrivarono alla caffetteria,salirono quei tre gradini ed entrarono. Nell’aria c’era profumo di pancake,caffè e sciroppo d’acero. Si sedettero ad un tavolo e vennero raggiunti dopo poco da una giovane ragazza in divisa, venuta a prendere le ordinazioni. Aveva qualcosa di strano,notò Alec, infatti quando ella si voltò poté veder sbucare dalla gonnellina di cotone color panna una coda da topo. Lo sguardo di Alec si posò prima sulla coda,poi su Kyle e di nuovo sulla coda. A quanto pare il suo nuovo amico non vedeva niente,ovviamente non aveva la vista,era solo un mondano. Era così abituato ad essere circondato da shadowhunters,demoni e nascosti,che frequentare un mondano era quasi impensabile. Eppure era lì seduto con uno di loro,ad attendere il suo caffè. La cameriera tornò,posò le loro bibite calde sul tavolino, mentre dava un’occhiata più accurata al Cacciatore e nei suoi occhi scoppiò una scintilla.«Io ti conosco!» affermò rivolgendosi ad Alec «Tu sei il ragazzo di Magnus Bane!»  esclamò «Mi dispiace signorina» disse confuso «ma non ho un ragazzo» fece, per poi guardare l’ora. «Si è fatto tardi» richiamò la giovane strega che sembrava conoscerlo «Mi porti un cappuccino con doppia panna e quella brioche lì con i canditi colorati,tutto in un sacchetto grazie» ordinò sbrigativo. La ragazza ammiccò «Questa colazione porta il marchio di Magnus Bane» ,si protese verso il bancone e gli portò quanto ordinato. Il ragazzo lo afferrò e uscì con passo svelto dalla caffetteria. Kyle lo seguì. «Perché mi segui?»  Alec era infastidito. «Non ho di meglio da fare, e poi a quanto ho visto non sei della zona,dico bene?» fece allegro con una scrollata di spalle. «Esatto» fece con noncuranza il Cacciatore,continuando per la sua via con alle spalle il biondino che non faceva altro che fissarlo con i suoi occhi nocciola che scrutavano i folti capelli corvini, le spalle possenti, la line preferita dei fianchi e persino le curve del suo fondoschiena. Camminarono in questo modo fino a che Alec non arrivò all’entrata dell’edificio in cui viveva Magnus. «Beh io sono arrivato» fece cenno con la mano in segno di saluto, pronto ad aprire la porta, ma il ragazzo gli afferrò la maglietta ,lo avvicinò a sé e si sollevò sulle punte delle sue converse rosse. Nemmeno in punta di piedi arrivava all’altezza del Cacciatore,ma alzando ulteriormente il viso potè arrivare alle sue labbra e baciarlo. Chiuse gli occhi per assaporare meglio quel momento per lui magico,a differenza di Alec che aveva gli occhi spalancati e lo sguardo terrorizzato. Il ragazzino si distaccò con lo sguardo fiero aspettandosi, magari, di aver fatto cadere la sua nuova conoscenza ai suoi piedi. I suoi sogni vennero infranti guardando il viso di Alec che sembrava volesse ucciderlo. «Per l’angelo,cosa diavolo ti salta in mente?» lo rimproverò. Per lui era una cosa impensabile. Per quanto ricordasse era il suo primo bacio ed avrebbe voluto darlo a qualcuno per cui provava qualcosa,non un moccioso conosciuto in mezzo alla strada. «Scusa,pensavo di piacerti» disse mortificato «E come mai questa idea malsana?» chiese con aria di rimprovero. «Mi hai subito detto di essere gay,hai chiaramente detto di essere single,mi hai detto di chiamarti con un diminutivo ed hai accettato il mio invito»  spiegò timidamente. «Per l’angelo!» esclamò portandosi le mani alla testa «Vai a casa Kyle» fece girandosi. «Alec,so che non è la situazione migliore questa,ma mi piaci e vorrei che qualche volta mi chiamassi»  gli disse porgendogli il numero. Il Cacciatore lo prese e se lo infilò in tasca,per poi voltarsi e dargli le spalle «Adesso vai a casa» fece aprendo il portone e dirigendosi verso l’appartamento di Magnus.


Nota delle autrici:

Lu: Ciao! Eh sì, devo proprio dirlo: questo capitolo fa rabbia anche a me. Cioè ho sclerato con Ilenia due ore -lei può confermarlo- su quando odiassi Kyle. Avrei voluto fulminarlo, giuro. Però speriamo comunque che vi sia piaciuto quanto a noi! Grazie a chi continua a leggere e recensire la storia :)
So di essere stata abbastanza sadica inserendo questo nuovo personaggio,insomma dovevate preoccuparvi,le cose stavano andando troppo bene. Ci saranno altri colpi di scena che di certo non vi annoieranno. Buona lettura e grazie per tutte le recensioni che mi spronano ad andare avanti <3 
Malec Lovers_

 

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Capitolo 7
*** Magnus, Jace o Kyle? ***


Image and video hosting by TinyPic Alec salì di corsa le scale e raggiunse in fretta la porta dell’appartamento dello stregone. Aveva il respiro pesante e le guance arrossate. Non faceva altro che pensare a quello che era successo. Era furioso con Kyle, ma soprattutto imbarazzato. Come aveva potuto prendersi così il suo primo bacio? Per l'Angelo, da quanto si conoscevano? Un‘ora e mezza? Aveva il bigliettino con il suo numero nella tasca, lo afferrò e dopo avergli dato un’occhiata, lo accartocciò nervosamente. Non sapeva cosa fare, di certo il ragazzo non somigliava a Jace, ma nel complesso baciarlo (nonostante tutto) non era stato così terribile come si costringeva a pensare. Rimise a posto il foglietto ormai ridotto ad una pallina, girò il pomello della porta ed entrò nel loft, dove Magnus lo aspettava seduto a braccia conserte. 
«Finalmente sei tornato.» fece alzandosi dal divano «Stavo iniziando a preoccuparmi». 
«Scusami,ci ho messo più tempo del previsto. Un inconveniente,ho dato una mano ad un moccioso mondano che aveva problemi con dei bulli.» disse posando il sacchetto bianco sul tavolo da pranzo. 
«Come mai l’hai aiutato? Insomma, pensavo tu non sopportassi molto i mondani» chiese confuso Magnus. 
«E tu come fai a sa...? Lasciamo stare. Quei teppistelli se la prendevano con lui perché era gay.» 
«Capisco» fece infine Lo stregone, che sapeva quanto stesse a cuore la questione al Cacciatore e un po' lo capiva. In più poi, era tipico di Alec preoccuparsi sempre degli altri e pensare a loro, talvolta anche prima di se stesso. Non che gliene importasse molto dell’opinione della gente,era stato con donne e uomini di diverse età,nazionalità,era,rango sociale, ma Alec era diverso,era più sensibile. Tra shadowhunters era diverso, e lui lo sapeva,non era ben vista l’omosessualità e sapeva che in parte il suo ragazzo odiava sé stesso per questo suo lato, e che pensava più ai suoi difetti che ai suoi pregi, mentre lo stregone pensava che non ci fosse niente di più perfetto al mondo. 
«Ad ogni modo» fece il ragazzo rompendo il silenzio calato in quegli attimi di tensione «Ero sceso per questo» indicando il sacchetto proveniente dalla caffetteria in cui lavorava la strega-ratto. Alec aprì il sacchetto, e con un fazzoletto afferrò la brioche colorata da tanti zuccherini variopinti e il cappuccino e li porse allo stregone. 
«Oh,grazie Alexander,grazie tante» gli occhi felini dello stregone si illuminarono,afferrarono il bicchiere e il fazzoletto e li posizionò davanti a sé. Era stato un pensiero davvero carino,in effetti quando i loro sentimenti non erano ben chiari all’altro Alec non si era mai comportato così,si era sempre mostrato abbastanza distaccato,questa volta no. Avevano dormito insieme e questo non faceva altro che appagare in parte il cuore dello stregone. Risentire il suo corpo vicino al suo era così bello,e baciarlo dopo così tanto tempo gli era sembrato un sogno,al tal punto di non sapere se fosse stato reale o meno. Per qualche momento Magnus credeva che il suo Alec fosse tornato, poi si rendeva conto che era ancora lontano, molto più di quanto immaginasse. Il Cacciatore aveva un’aria strana e non ci volle molto prima che Magnus se ne accorgesse. Dopotutto lo conosceva da tempo, più di Alec stesso. 
«Tutto bene?» chiese preoccupato «Hai l’aria di uno a cui sia appena successo qualcosa di brutto» 
«Tutto okay,è solo un pó di stanchezza, vado a stendermi» fece pallido il ragazzo. 
«Si certo vai,in effetti non hai una bella cera,ti serve qualcosa?». Gli occhi di Magnus facevano trasparire tutta la sua preoccupazione per Alec. Il cacciato fece cenno di no con la testa e si avviò verso la camera da letto. C’era qualcosa in più ai giramenti di testa,se lo sentiva. Avevano dormito insieme,avrebbe dovuto significare qualcosa,era sceso appositamente per prendergli la colazione ed ha preso le cose che in assoluto preferiva, ma perché era così distante? Era successo qualcosa e stava a Magnus scoprirlo. Tutti sapevano che era una persona molto determinata, e non si sarebbe lasciato distrarre da nulla di che non avrebbe capito cosa turbava il suo fidanzato. 
Nel frattempo Alec era steso sul letto, con un braccio piegato dietro la testa e una mano poggiata sulla pancia, che fissava con sguardo perso il soffitto. Stava pensando (ancora) a tutto quello che era successo dal giorno prima fino a quel momento. Si era così divertito a cucinare il pollo,anche se il risultato finale non è stato dei migliori,avevano passato la serata con la sua famiglia,la sera avevano dormito insieme. Avrebbe potuto rifiutare quell’offerta così esplicita di Magnus ma non l’aveva fatto,voleva dormire in quel letto,con quella persona,svegliarsi e vedere per prima cosa il suo volto. Si disse che quasi si stava innamorando di Magnus,ma poi era arrivato Kyle, comparso così dal nulla, rubandogli il suo primo bacio e con questo anche un pezzo di cuore. Magnus o Kyle? E perché non pensava più a Jace? Scegliere di amare lui sembrava la soluzione più facile. Ma non ci si puó obbligare ad amare qualcuno,e sapeva che i sentimenti che provava al momento per il fratello erano ben diversi da quelli che ricordava di sentire. Che cosa era successo? Aveva dimenticato,ma cosa? Perchè era lì da Magnus? C'erano tante domande e nessuna risposta o meglio risposte che ricordasse. La cosa lo spaventava, e molto. Ripescò dalla tasca il pezzetto di carta gialla col retro stampato-doveva essere un pezzo di un volantino- dove era scritto il numero del ragazzo conosciuto in giornata,prese il cellulare e digitò il numero di Kyle. 
Chiamarlo o non chiamarlo? Che enorme dilemma,con entrambe le mani sosteneva il cellulare, ma erano ferme, immobili, dato che lui era nel panico più totale. 
Nel momento in cui sembrava aver preso una decisione,qualcuno aprì la porta. Come gesto spontaneo lanciò il telefono facendolo cadere sul pavimento di fianco al letto. Magnus entrò in camera con in mano un vassoio con una tazza vuota accanto a una teiera dalla quale usciva del fumo. 
«Ti ho portato qualcosa da bere» fece avvicinandosi al letto. Poggiò il vassoio sul comodino e attese una risposta da parte di Alec. -Pronto,chi è?- fece una voce quasi non udibile,che rimase ignorata . 
«Grazie,lo berrò più tardi» rispose in modo molto distante. -Alec,Alec sei tu?- continuò la voce,ad un volume così basso da essere paragonata ad un ronzio. Lo stregone uscì dalla camera profondamente ferito. Perché si comportava così? Sembrava andare tutto così bene. Voleva indietro il suo Alec,il suo amore, così si chiuse in camera,sollevò quei pesanti libri polverosi e li fece cadere sulla scrivania provocando un gran tonfo. Tutta la polvere uscì dalle pagine scolorite,così tanta da far tossire lo stregone. Magnus si sedette alla scrivania e cercò altre informazioni per far tornare la memoria al suo ragazzo. 



Nota delle autrici
Lucrezia: Eh sì, andava tutto troppo bene e ora la situazione si complica. Alec inizia a fare un pensierino su Kyle, ma cosa deciderà? E Magnus troverà una soluzione? Spero che continuerete a seguirci per scoprirlo. Come sempre, ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono la storia  Ps. Se qualcuno mi segue anche sul privato, ora ho cambiato nickname, sono _F i r e_
Ilenia: Spero che la storia vi stia piacendo,ultimamente ho pensato al finale, che anche se mi duole ammetterlo dovrà arrivare prima o poi, ma per fortuna non sarà una cosa molto prossima ,tornando a noi, pensandoci ho iniziato a fangirleggiare, e spero fortemente che susciti in voi la stessa reazione.
Un grazie enorme a tutte coloro che ci seguono e leggono ad ogni uscita il capitolo e chi recensisce. Per noi le vostre recensioni sono come oro,ci rendono ricche! Continuate così!
Malec Lovers_ 

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Capitolo 8
*** Demone incantatore. ***



 

La giornata volò rapidamente.
Magnus rimase ore nel suo studio a sfogliare migliaia di pagine, tre grandi libri dalla spessa copertina di cuoio erano stati gettati con rabbia sul pavimento.
Alec nel frattempo era ancora sul letto immobile, rimasto per ore in uno stato confusionale tra la veglia e il sonno.
Nessuno dei due toccò cibo, quell’aria di tensione aveva invaso ormai tutta la casa, anche Chairman Meow rimaneva nella sua cuccetta glitterata con il pelo ritto e gli occhi assatanati. Nell’appartamento regnava il silenzio, ben presto frantumata dal rumore sordo di oggetti gettati al vento e poi caduti sul pavimento. Vetri, ceramiche, cristalli sembravano essersi frantumati proprio accanto alle sue orecchie. Alec sussultò nel letto, e senza nemmeno accorgersene era già in piedi. Tutta colpa del suo addestramento da Cacciatore. Gli aveva insegnato a stare attento al minimo rumore. E poi non era la prima volta che li sentiva, quindi uscì preoccupato dalla stanza e cercò la fonte di quei suoni. Il suo udito lo portò fino alla camera di Magnus. Attraverso la porta filtravano varie imprecazioni e il rumore di pugni sulla spessa scrivania di legno scuro. Alec poggiò la mano sulla porta, con in viso un’espressione rattristata; in sua presenza lo stregone era quasi sempre felice e pimpante, ma quando si chiudeva nella sua stanza quell’allegria si trasformava in rabbia e dolore. Sarebbe voluto entrare e vedere cosa stesse succedendo, ma non lo fece.
Tornò in camera e si stese su un fianco sul grande letto matrimoniale. A terra c’era qualcosa che lampeggiava…guardando meglio, si accorse che era il suo telefonino, perciò lo raccolse e, vedendo che qualcuno lo stava telefonando se lo avvicinò al viso. Il numero gli era familiare, ma non era segnato in rubrica. Premette comunque il tasto di risposta e attese.
«Alec? Alec sei tu?» domandò la voce dall’altro capo del telefono.
«Si, ma chi parla?» chiese il ragazzo, confuso dal tono allarmato del suo interlocutore.
«Sono Kyle, è tutto apposto?» la voce preoccupata angosciò l’altro.
«Si, ma come fai ad avere il mio numero?» in effetti Kyle gli aveva dato il suo, ma ovviamente Alec non aveva dato il suo numero a quel mondano che sembrava così preso da lui.
«Sono ore che ti chiamo! Ho trovato una tua telefonata, ho risposto e non sentivo nulla, solo voci in lontananza.» si giustificò Kyle.
Il Cacciatore si mise a pensare agli avvenimenti di qualche ora prima, e si ricordò di aver composto il numero e subito dopo gettato il telefono per terra, non appena era entrato Magnus. Doveva essere stato allora che la chiamata era partita.
«Stupidi aggeggi, hanno vita loro» disse, cercando di usare quell’ironia usata tante volte da Jace.
«Mi hai fatto prendere un colpo» fece il ragazzino mondano «Alec, ti va se ci vediamo? Vorrei parlarti». La dolcezza della sua voce passò direttamente dalla piccola scatolina elettronica, alle orecchie nelle vene del giovane Lightwood.
«Va bene, dove e quando?» rispose sbrigativo. Nessuno poteva vederlo, ma il ragazzo era arrossito. 
«Tra dieci minuti e giù da te, ricordo dove abiti e so che non sei pratico di Brooklyn» fece Kyle con una mezza risata.
«Va bene allora» replicò in modo freddo.
«A fra poco, ciao» disse l’altro, invece in modo affettuoso.
«Ciao» fece Alec con tono deciso cercando di non mostrare che con la sua dolcezza gli aveva scoccato una freccia dritta al cuore.
Chiuse la telefonata e posò il telefono sul comodino. Si alzò dal letto e si avvicinò allo specchio; aveva gli occhi stanchi e lucidi, i capelli goffamente scompigliati e l’aspetto di un giovane vagabondo. L’appuntamento sarebbe stato dieci minuti dopo e di certo non poteva mostrarsi in quelle condizioni. Così si diresse verso l’armadio, lo aprì e prese a caso una maglietta tra quelle che c’erano e gliene capitò una grigio scuro, che mise sopra un paio di jeans. Passandosi le mani nei capelli riuscì in parte a farli sembrare ordinati. A passo veloce si scaraventò verso la porta del bagno. Su uno sgabello trovò Chairman Meow che fissava con i suoi occhi felini ogni suo movimento. Si buttò un po’ di acqua sul viso, si voltò e vide che il gatto non faceva altro che guardarlo con quello che si sarebbe definito uno sguardo accusatorio e deluso. Ricordava quell’espressione: ogni volta che faceva qualcosa di sbagliato, sua madre lo guardava in quel modo. La somiglianza lo fece rabbrividire. Si asciugò il viso con l’asciugamano color porpora ed uscì dal bagno ancora seguito dallo sguardo dell’animale di compagnia dello stregone.
Si affrettò a raggiungere l’uscio della porta, aprirla e sbattersela alle spalle. Il rumore attirò Magnus, che per il momento si era fermato da quello studio eccessivo. Lo stregone uscì dalla sua camera e si mise a cercare Alec, ma invano. Ritornò poi con fare esasperato nella sua stanza e si affacciò alla finestra, ignaro di quello che avrebbe visto di lì a poco.
Alec scese rapidamente gli scalini del palazzo trovandosi così, pochi secondi dopo, davanti a Kyle, appoggiato con una spalla allo stipite del portone.
«Ehi» fece avvicinandosi.
«Ciao» rispose distaccato il Cacciatore.

Magnus era poggiato con i gomiti sul davanzale della finestra spalancata che dava una perfetta visuale sulla strada sottostante. Davanti all’ingresso dell’edificio, c’erano due ragazzi.
Uno era il suo fidanzato, ma l’altro? 

Kyle si avvicinò, si alzò sulle punte delle sue converse rosse e gli scoccò un bacio dritto sulla bocca di Alec.

«Coooooosa?» urlò Magnus ritraendosi all’interno con un espressione shockata e disgustata. «Cosa? Perché? Come ha osato quel moccioso?»

«No, non farlo» fece Alec staccandosi. «Non baciarmi» aggiunse subito dopo imbarazzato. Non capiva perché Kyle continuasse a farlo. Si conoscevano da un giorno!
«Sei più tosto di quanto immaginassi» disse Kyle con uno strano tono di voce che non fece altro che confondere l’altro ragazzo.
Che cosa intendeva?

Lo stregone, che intanto dalla sua postazione assisteva a tutta la scena, era tentato di schiacciare come un moscerino quello stupido mondano. Il sangue gli ribolliva in testa e scintille blu gli uscivano dalla punta delle dita, e andarono a colpire il vaso pieno di fuori appeso allo stabile di fronte. Cadde e si frantumò in mille pezzi proprio affianco a Kyle, il quale riuscì a scansarsi in tempo e rimanere illeso dallo schianto.

«Qui sembra che qualcuno cerchi di uccidermi» fece il mondano guardandosi attorno, mezzo divertito, mezzo spaventato.
«Hai detto che volevi parlarmi» La voce di Alec era tonata ferma e sicura come prima del bacio.
«Be’, si, cioè» una goccia d’acqua gli cadde sul viso, poi un’altra e un’altra ancora. Prima che potessero accorgersene iniziò a piovere. A quel punto Alec afferrò la maglietta di Kyle e lo tirò verso l’interno del condominio. Il mondano si appoggiò al muro.
«Ti ascolto» fece fiero il cacciatore.
Nel momento in cui il ragazzino stava per aprire bocca, un’anziana signora con indosso un impermeabile blu e un grosso ombrello sotto il braccio arrivò guardandoli con aria interrogatoria. Ci fu un intenso scambio di sguardi, la vecchia posò prima gli occhi su Kyle, poi su Alec e poi di nuovo su Kyle. Infastidito da quello sguardo truce il mondano le urlò contro «Stiamo insieme, qualche problema?».
Lo sguardo della signora non cambiò minimamente, rimanendo impassibile. Si girò verso Alec e fece «Non si fa, non si fa, stai sbagliando, sbagliando molto ragazzo, torna in te» sembrava delirare «I suoi occhi non brillano della luce eterna, segui lo scintillio e troverai la felicità». I due ragazzi la guardavano sbalorditi. Cosa intendeva? E poi chi era quella signora? Sotto i loro sguardi interrogatori aprì l’ombrello ed uscì dal portone.
Ci furono attimi di silenzio in cui Alec pensò a quanto sentito.
«Noi stiamo cosa, scusa?» chiese alzando il volume della voce come segno di rimprovero.
«Non ancora» rispose Kyle ammiccando.
I suoi occhi castani brillavano di una strana luce, non erano come quelli di Magnus, che illuminavano tutta la stanza con l’aiuto dei glitter e il solo guardarli lo faceva sorridere.
Kyle lo guardava con un sorriso strano che lo costrinse a fare lo stesso. I suoi occhi luminosi penetravano in quelli azzurrissimi di Alec. Una strana sensazione pervase il Cacciatore, sentiva di volerlo fare suo, gli si avvicinò prendendogli il viso tra le mani e lo baciò. All’apparenza sembrava un bacio dolce e appassionato, ma c’era qualcosa di tanto amaro e sbagliato in quel tocco. Non era quello che doveva succedere, non lì, non con lui.
I due si staccarono, Kyle aveva gli occhi fissi sui suoi come se li stesse controllando.
«Andiamo a parlare in un luogo più tranquillo» la voce di Kyle era cambiata, era più acida. Quella dolcezza apparente era sparita, sembrava un angelo con l’anima di un demone. Il Cacciatore, che sembrava essere caduto in una sorta di trance, si limitò a fare cenno con il viso, gli prese la mano e insieme salirono gli scalini che li conducevano al loft di Magnus.
Intanto, lo stregone si dannava per quanto visto. Di certo avere quel tipo di ospite in casa non sarebbe stata una sorpresa tanto gradita. Cercare di ucciderlo una volta non sembrava bastare.
Alec e il suo incantatore erano arrivati sull’uscio della porta. Il ragazzo afferrò il pomello e lo girò.
 
Nota delle autrici:
Lucrezia: ehm…questo capitolo…fa male anche a me. Che dire, siete curiosi sul potere “incantatore” di Kyle? Questo capitolo è un po’ più lungo, spero vi sia piaciuto^^
Ringraziamo come sempre chi legge e chi recensisce la storia. Siete magnifici! <3
Malec Lovers_

 
 

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Capitolo 9
*** In Trance. ***


 
La porta si aprì cigolando, lasciando così ai due ragazzi la possibilità di poter scorgere l’interno dell’appartamento.
Magnus una volta sentito il rumore accorse all’ingresso e si diresse in direzione della porta.
«Oh, Ale...» le parole gli morirono in gola non appena vide Kyle con lui.
«E così è ancora illeso eh?» pensò con un misto di rabbia e furia omicida.
I suoi occhi felini scrutarono il nuovo ospite a fondo.
«E lui chi è?» chiese con voce possente, sperando di spaventare almeno in parte il ragazzino. Ma niente. Era rimasto con quel fastidiosissimo sorrisetto stampato sulla faccia.
«Lui è Kyle» Questa volta fu Alec a parlare; aveva lo sguardo assente rivolto verso lo stregone, come se lo vedesse senza guardarlo davvero. L’azzurro dei suoi occhi era spento e il suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione.
«Sono il suo ragazzo» disse Kyle, e la voce dolce da ragazzino che aveva avuto prima era sparita, sostituita da un’acida voce sottile e matura, in un certo senso ammaliante.
Magnus digrignò i denti. Come si permetteva quello stupido insolente di entrare così in casa sua, e autoproclamarsi il ragazzo di Alec?!
Palle! Erano tutte palle. Alec era il suo di fidanzato e non c’era niente più vero per lo stregone. Non c’era spazio per un moccioso presosi una cotta. Come dargli torto però, il Cacciatore era bellissimo, con i capelli corvini che gli ricadevano in ciocche disordinate sopra gli occhi azzurri così intensi, il fisico, che lui stesso aveva avuto stretto a sé tante volte, era impeccabile.
Per un dannato come lui, un demone, Alec era uno spiraglio di luce, un angelo, la possibilità di avvicinarsi alla cosa più simile al Paradiso. Ne avevano passate tante insieme e non sarebbe certo stato lì con le mani in mano mentre un moscerino del genere cercava di portargli via il suo vero grande amore.
Ma perché Alec non diceva niente? Non potevano davvero stare insieme.
«Alec» sussurrò a voce bassa in modo che solo il diretto interessato potesse sentirlo.  «Davvero?» Il terrore era ben visibile nei suoi occhi. Come era potuto succedere? Sembrava che si stessero avvicinando, ma adesso … le sue erano solo illusioni? Era tutto falso, tutto frutto della sua immaginazione?
Il Cacciatore con lo sguardo perso nel vuoto non fece altro che un cenno di approvazione con la testa. 
Magnus rimase impietrito mentre i due entrarono definitivamente in casa. Il giovane Lightwood gli si avvicinò e nell’orecchio gli bisbigliò «Cerca di non farti scoprire, è solo un mondano». Fantastico. Non solo colui che gli aveva soffiato il ragazzo era un lurido insetto, ma anche un mondano.
Mondano? Magnus gli diede un’altra occhiata accurata. Aveva qualcosa di strano, di certo non sembrava un semplice mondano. Cosa stava succedendo? E perché Alec si stava comportando in quel modo? Se ne stava lì immobile con lo sguardo assente e gli occhi completamente spenti. Quello non era il suo ragazzo, o meglio, tecnicamente lo era, era lì in piedi di fronte a lui, eppure non sembrava la persona che aveva conosciuto quel fatidico giorno alla sua festa, la persona di cui si era innamorato. In quel momento sembrava che il tempo si fosse fermato, tutto era immobile e silenzioso, se solo avesse potuto avrebbe aperto le porte dell’Inferno per scaraventarci il biondino.
Il tempo riprese il suo corso, e Kyle senza troppi complimenti si sedette sul divano impeccabilmente colorato.
«Se non ti dispiace noi dovremmo parlare, da soli. Sai, cose da fidanzati» fece il moscerino con una smorfia in viso.
«Oh, ne so molto più di te di cose da fidanzati» pensò Magnus. 
Il sangue gli ribolliva in testa. 
«Chissà se sorriderai ancora così dopo che ti avrò spaccato la faccia» disse lo stregone tra i denti. Non voleva andarsene, non voleva lasciarlo da solo con Alec. Si girò verso il Cacciatore sperando in qualcosa che lo facesse restare, ma niente, anzi, gli stava facendo cenno di andare. Kyle non faceva altro che fissare Alec, quasi ad indicargli le parole da dire e i gesti che compiere.
Sembrava essere diventato il suo burattinaio.
Volente o dolente, Magnus doveva lasciare quella casa per dirigersi da un suo vecchio amico che forse avrebbe avuto più informazioni sul modo per far tornare la memoria al suo ragazzo.
«Non temere Alexander, tra poco tutto finirà e ci saremo di nuovo solo io e te» cercò di fargli capire lo stregone con uno sguardo ferito e malinconico, ma il messaggio non arrivò al destinatario, perché c’era qualcosa, come una spessa parete trasparente che salvaguardava Alec e la sua mente dall’esterno che lo circondava.
Prese in mano il pomello, si voltò verso i due e disse: «Tornerò a breve» girò la mano e la porta si aprì. Prima che potesse essere del tutto fuori dell’appartamento si voltò in direzione di Kyle e, lanciandogli un’occhiata assassina, aggiunse: «Non me ne sto andando perché un moccioso mi ha detto di farlo». Prima che potesse uscire, Chairman Meow gli si strusciò vicino il polpaccio, e Magnus si chinò poggiandosi su un ginocchio e accarezzò con dolcezza la testa pelosa del gatto, per poi sollevargli il muso così da permettere un perfetto contatto visivo. «Mei oculus sunt tuus oculus»* sussurrò al gatto guardandolo dritto negli occhi. Qualcosa accadde, lo sguardo dello stregone divenne ancora più felino di quanto non fosse già. Si sollevò in piedi e lanciò un ultimo sguardo ai due ragazzi. Quella che a prima vista sembrava una coccola al proprio animale era in realtà un potente incantesimo che avrebbe fatto in modo che tutto ciò che avesse visto Chairman Meow sarebbe apparso nella testa dello stregone. Si sarebbe occupato del moccioso più tardi, non sopportava l’idea che Alec stesse con lui, c’era qualcosa che non lo convinceva in Kyle, ma gli serviva aiuto e l’unico disposto ad aiutarlo era Remus. 
I due stregoni si incontrarono in uno di quei stretti vicoli di Brooklyn poco distante dalla sua abitazione. L’altro aveva lo stesso aspetto giovanile di Magnus ma la sua pelle era chiara oltre ogni immaginazione e i suoi capelli lunghi erano di un rosso acceso. Questo era l’aspetto che vedeva l’altro stregone o chiunque fosse dotato della Vista, ma agli occhi mondani era un giovane ragazzo sulla ventina dai capelli neri e la pelle rosea. Aveva legato nella mano un guinzaglio attaccato all’altra estremità ad un collare indossato da un bulldog, che in realtà era un cane di media statura con due teste bavose e sul busto rigido due ali da pipistrello che si muovevano piano. Cuccioli demoniaci, così erano conosciuti. Piccoli demoni addestrati per stare al fianco dei figli di Lilith, che a differenza di quelli lasciati a piede libero non potevano essere sfiorati dai Nephilim, ma erano eccentrici animali da compagnia.
«Magnus Bane, mio vecchio caro amico» esclamò in tono caloroso lo stregone dai capelli infuocati « Saranno secoli che non ci si vede » fece sembrando di essersi rituffato nel passato.
«Remus Lupin» fece serio il Sommo stregone di Brooklyn «Per quanto io adori stare in tua compagnia, sono venuto da te per chiederti una mano» disse avvicinandosi all’amico.
« Già, il tuo Cacciatore.» dal tono di voce usato sembrava capire la sensazione che stesse provando il suo compagno di vecchia data.
«E tu come lo sai?» chiese sbalordito. Oltre che con Isabelle e Jace, non ne aveva fatto parola con nessuno: non avrebbe nemmeno potuto chiedere aiuto al Conclave, che avrebbe archiviato sicuramente il caso.
«Le voci girano nel Mondo Invisibile, dovresti saperlo» fece alzando le spalle. «Vieni, seguimi, diamo un’occhiata a quei vecchi volumi polverosi» disse dandogli una pacca sulla schiena per poi avviarsi verso l’uscita del vicolo in cui si trovavano. Si incamminarono per il grande vialone da cui prendevano vita altri piccoli viali, girarono in uno di quelli e si trovarono di fronte ad un portone dorato. Remus infilò la chiave dorata nella fessura, bastò un piccolo scatto e la grande porta si aprì, permettendo così ai due stregoni l’ingresso nel palazzo. Nel frattempo, nel loft di Magnus tutto era stranamente silenzioso e tutto ciò che lo stregone vedeva nella sua mente era quella coda piena di pulci del suo gatto. Cosa gli era saltato in mente? Affidarsi al gatto? Anche se prima gli era sembrata l’unica cosa da fare. Sperava fortemente che avrebbe trovato un rimedio con l’aiuto di Remus, ma innanzitutto doveva capire che razza di mostro era Kyle, aveva sicuramente fatto qualcosa ad Alec per averlo reso così vegetale. 
L’appartamento dell’altro stregone aveva uno stile di gran lunga più sobrio, rispetto al suo, quasi squallido, iniziando dall’arredamento. Aveva giusto il necessario: un piccolo divanetto con un tavolo e una piccola televisione comprata al mercato dell’usato. Il tutto era nero o grigio e le pareti erano totalmente bianche, spogli di ogni colore, fatta ad eccezione per quelle macchie di umidità ben visibili sulle pareti e sul soffitto oramai rovinato.
«Che pessimo senso dell’arredamento» pensò, più si guardava in giro, più i suoi occhi sanguinavano. Quella casa non era assolutamente di suo gusto e se non fosse stato per Alec, sarebbe scappato di corsa inventandosi una scusa. I due lasciarono quell’atrio povero di arredamento e si diressero verso una porta di legno scuro graffiato qua e là, questa volta non c’era nessuna fessura e nessuna chiave, gli bastò avvicinare la mano e chiudere gli occhi e piccole scintille verdi circondarono il pomello che da solo si girò e fece in modo che la porta si spalancasse. A differenza del resto della casa, la stanza in cui erano appena entrati era pulitissima e decisamente colorata. I muri erano ornati da migliaia di libri dalle variopinte copertine. Al centro della sala c’era un lungo tavolo di legno ramato. Magnus rimase affascinato, non aveva mai visto una libreria del genere e vedendo l’atrio non si sarebbe mai immaginato una così bella e sistemata raccolta di volumi.
«Benvenuto nella mia biblioteca» fece lo stregone Lupin divaricando le braccia come per far ammirare all’ amico la sua collezione. «Parlami di ciò che è successo con la tua dolce metà» disse con gentilezza. Voleva forse offrirgli una spalla sui cui piangere? Lo stregone gli raccontò tutto, dall’ingresso di Alec ferito a casa sua, al bacio con Kyle.
«Bè, è una bella pulce nell’orecchio quel ragazzino eh, come hai detto che si chiama?» fece l’amico al termine del suo racconto rivolgendosi all’altro stregone.
«Kyle» disse con tono sprezzante e nella sua voce erano ben udibili rabbia e rancore. Stupido gatto che non faceva altro che guardarsi la coda. Il padrone di casa gli diede un altro sguardo per poi dirigersi verso una scala e salirci sopra; arrivato in cima prese un paio di grossi libri e portandoli in braccio con fatica, riscese le scale e ritornò sul pavimento. Posò con forza i libri sulla spessa scrivania e con un movimento della mano fece segno a Magnus di avvicinarsi. Si sedettero ed iniziarono a sfogliare le prime pagine di uno dei libri.
«E così il tuo Cacciatore era in trance? Non mi sembra nuovo come caso, ma non avrebbe dovuto avere qualche protezione?» chiese Remus sfogliando ancora le pagine polverose.
«Si, ma da quando è tornato a casa le sue rune sono sbiadite, non hanno più nessun potere, penso che siano state bruciate da veleno demoniaco.» rispose Magnus guardando l’amico. 
«Trovato!» esclamò lo stregone dalla pelle spaventosamente bianca indicando con l’indice un nome sul libro: Demone incantatore. Una volta attirata l’attenzione dell’amico dallo sguardo felino, iniziò a leggere. «I demoni incantatori sono capaci di cambiare sembianze, non hanno un sesso predefinito quindi possono decidere se tramutarsi in un uomo o una donna e grazie alla propria figura sono capaci di incantare la loro preda…»
Nel frattempo nella sua casa il gatto si era mosso, vagava senza meta per il soggiorno; Alec era rigido sul divano con la testa rivolta verso il basso e di Kyle non c’era traccia. La porta della camera in cui dormiva il Cacciatore era spalancata ed era stata messa completamente a soqquadro, tutti i cassetti erano stati svuotati e gettati sul pavimento con forza. Gli occhi di Magnus erano spalancati, terrorizzati. Cosa stava succedendo in casa sua? L’amico accorgendosi della sua preoccupazione gli toccò una spalla «Magnus, cosa succede?» chiese a sua volta preoccupato.
«Sta succedendo qualcosa a casa mia ed Alec è lì» rispose con in viso un’espressione terrorizzata «Scusami devo andare» fece alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta.
«Vengo con te, potrà servirti una mano, ed è da tempo che non entro in azione» disse facendo spallucce. Una volta usciti di casa di fretta e furia con passo estremamente veloce si incamminarono verso casa Bane, e in pochi minuti erano arrivati fuori al portone del palazzo, dove in quel momento sostava la vecchietta con l’ombrello e l’impermeabile. Appena si avvicinarono l’anziana signora strinse forte la maglia di Magnus e la tirò verso il basso per far raggiungere allo stregone la sua altezza. «Il ragazzo sta sbagliando, sbagliando tanto, lui non ha la tua luce, il senno, ritrovagli il senno» poi i suoi occhi si posarono su Remus, fece un piccolo sussulto e gli si avvicinò. Sembrava strano ma quella signora terrorizzava l’altro stregone. «Il sole fa bene, esci di casa più spesso, hai mangiato? Ti vedo pallido» disse per poi iniziare a sghignazzare e salire le scale. 

«E quella chi è? La strega di Hansel e Gretel?!» chiese in preda alle palpitazioni. Se a Magnus erano le pareti dell’atrio dell’amico a fargli venire voglia di scappare lontano, per Remus era quella signora. 
«Quella è Gwen, è una delle poche mondane dotate della vista.» poi rivolgendo un occhiata all’altro aggiunse «E ha ragione, un po’ di sole non ti farebbe male».
Salirono di corsa la scalinata e con un gesto veloce spalancarono la porta d’entrata e finalmente furono in casa. Magnus corse subito da Alec, che sembrava avesse perso conoscenza, gli si avvicinò l’amico e allontanandolo con una mano disse «Vai! Pensò io a lui». Diede un ultimo sguardo al Cacciatore e si avviò verso le stanze. La porta del suo studio era semi aperta, con passo felino si avvicinò, aprì lentamente la porta, vi entrò e se la chiuse alle spalle. Di fronte a lui c’era Kyle che rovistava tra la sua roba come rovisterebbe un barbone in un bidone della spazzatura.
Magnus prese tutto il fiato che potesse prendere e con voce ferma e possente chiese «CERCHI QUALCOSA?!»
Se prima non era riuscito ad intimidire il ragazzo questa era stata la volta buona. Kyle tremava come una foglia.
 
Nota delle autrici:
Lucrezia: hello! :3 speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto, perché noi ne siamo molto soddisfatte, in quanto abbastanza lungo e ricco di informazioni. E poi c’è Remus*o* fandom di Harry Potter, capitemi. Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono e recensiscono i capitoli <3
Ilenia: Spero davvero che questo capitolo vi sia piaciuto. E’ stata una vera faticata, soprattutto per quella piccola frase in latino che mi ha bloccato mezza giornata, ed a proposito dovrebbe significare (se la mia traduzione è corretta) “I miei occhi sono i tuoi occhi”. Spero abbiate amato come me la vecchia signora,I love you Nonnina <3, e vi invito a recensire e dire la vostra!!
Ps. So che molte di voi, se non tutte, mi capiranno, mentre descrivevo Kyle mi stavano uscendo parole non proprio educate, anche se lo considero come mio figlio lo voglio vedere morto. FeelLikeJocelyn!!


A presto <3,
Malec Lovers_
 
 

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Capitolo 10
*** Kyle VS Magnus. ***



 

La voce possente di Magnus fece vibrare le pareti della camera.
Il ragazzo a lui di fronte non rispose, ma si limitò a rimanere immobile con gli occhi spalancati. A quanto pare, quella dello stregone era una visita inaspettata.
«Cosa hai fatto ad Alec?» chiese. La rabbia era aumentata, traspariva dalla sua voce, ma si sforzò di restare calmo perché finché non avesse avuto delle risposte non avrebbe potuto strangolare Kyle.
Magnus gli si avvicinò lentamente, e, rispetto a lui, Kyle sembrava un bambino impaurito.
«Non ti preoccupare stregone, sta solo…dormendo» rispose, con in viso quel fastidioso sorriso sicuro. «Però devo dire che il ragazzo bacia bene. Almeno con me, quando tu non c’eri, è stato davvero bravo. Devo essere stato il suo primo bacio, cioè, da quando il demone l’ha attaccato» aggiunse in tono beffardo.
«Tu menti. Che ne sai di Alec? Sei stato tu?» Magnus era tentato nel saltargli addosso e riempirlo di pugni, decisamente nessuna magia sarebbe stata più soddisfacente.
«Io? E a che scopo? Non attacco poveri cacciatori indifesi.»
La tensione tra i due era alta e palpabile. Sarebbe bastata una piccola scintilla per far esplodere tutto.

Nel frattempo, nel salone, Remus cercava in tutti i modi possibili di risvegliare Alec, ma ogni tentativo pareva vano.
Si sollevò dalla sua posizione china sul ragazzo, sconsolato. Adesso capiva come mai il suo amico ne fosse tanto innamorato, il suo viso, anche se dormiente era davvero bello, e il suo corpo era snello e muscoloso. Una volta distolto gli occhi dal cacciatore si avviò verso il lavello e riempì un secchio con acqua gelida.
Faticando e facendo traboccare l’acqua un po’ sui suoi vestiti un po’ sul pavimento della casa, si avvicinò di nuovo al corpo addormentato e, lentamente, contraendo quei pochi muscoli che aveva, riuscì a sollevare il secchio al di sopra della sua testa. Con in viso un’espressione quasi liberatoria lo rovesciò sopra al corpo sdraiato sul divano. L’acqua bagnò completamente il Cacciatore, che al primo impatto con l’acqua gelida spalancò gli occhi respirando a fatica. Remus rimase incantato dai suoi occhi azzurrissimi, i capelli, ormai bagnati, come tutto il suo corpo del resto, erano ancora più neri e ricadevano sulla fronte bianca.

«Per l’Angelo! Che diamine ti prende?» fece Alec, rivolgendosi a un uomo per lui sconosciuto «Come sono finito qui? Ero giù a parlare con… Kyle. Dov’è Kyle?».
Il Cacciatore era chiaramente confuso. Un attimo prima aveva incrociato Gwen, l’attimo dopo si trovava sul divano di Magnus, completamente zuppo e congelato, con di fronte uno strano tipo, apparentemente con problemi di salute e una tintura sbagliata. In effetti il colore dei suoi capelli era troppo sgargiante e decisamente atipico, ed in questi ultimi giorni si era abituato a vivere con Magnus, che delle atipicità era il re.
«Kyle, o come si chiama, è di là con Magnus» replicò l’uomo.
Alec si alzò dal divano e si diresse verso la porta semichiusa della camera, ma prima che potesse arrivarci sentì tirarsi il braccio.
«Se fossi in te non mi fiderei troppo di quello lì» fece Remus indicando con un cenno della testa la persona oltre la porta. Alec era decisamente confuso.
«Cosa intendi?» chiese il Cacciatore con ancora il braccio tra le dita pallide dello stregone, il quale non allentando la presa lo trascinò più vicino alla porta, senza farlo entrare, in modo che potesse ascoltare la conversazione tra Magnus e Kyle.

«Non te lo ripeterò una seconda volta. Cosa sei venuto a fare qui? Se non sei stato tu a fargli questo, cosa vuoi demone?»
Alec non aveva mai visto Magnus in quel modo, la sua voce era molto più pesante e molto affascinante. Sembrava notarlo solo allora, ma lo stregone era davvero bello. Mostrando il suo lato violento e furioso stava mostrando anche una bellezza nascosta, i suoi occhi erano passati da verdi ad un giallo brillante e quelle rughe createsi sulla fronte gli davano un aspetto ancora più maturo, i muscoli sulle braccia erano ormai pompati.
Che cosa poteva mai essere successo tra quei due per rendere Magnus così?
«Demone? Credi che io sia un demone?» chiese Kyle per poi scoppiare in una sonora risata. «Oh no no, non sono un demone, tu hai qualcosa che mi appartiene. La mia Regina lo reclama» la sua voce divenne più gracchiante, il suo sguardo mutò, non sembrava più quel dolce ragazzino picchiato dai bulli, nei suoi occhi c’era sete di potere e fu questione di secondi prima che si scaraventasse addosso allo stregone, ma non fece in tempo che dalle mani di Magnus uscirono tante fiamme celesti che lo raggiunsero e lo fecero andare a sbattere con forza contro la parete.
«Demone incantatore, demone incantatore, no, non lo è, ma cosa potrà mai essere, e cosa è che vuole?» si chiese Magnus, chiaramente preso dal panico
«Che razza di mostro sei?» domandò serrando i pugni.
Il ragazzo alzandosi da terra, si aggiustò i vestiti e con il capo chino rispose con voce sadica «Mostro? E’ così che mi definisci? Ma come, pensavo che avessi una mentalità più aperta.» sembrava volesse prendersi gioco di lui, poi alzò il viso di scatto e spalancò gli occhi che sembravano ardere come due fuochi vivi. «Fai le domande sbagliate. Ritenta, sarai più fortunato».
«Come si permetteva quello stupido insolente prendersi gioco di lui? Cosa era che cercava? Era qualcosa appartenente alla sua Regina. Ma lei chi era? Chi poteva essere? Non era un demone e questo era certo, quale altra creatura avrebbe potuto far cadere Alec in quella sorta di trance e attirarlo in quel modo?» erano queste le domande che vorticavano nella testa di Magnus.
Nel frattempo Kyle se ne stava lì di fronte a riacquistare il fiato dopo lo schianto, e Alec e Remus erano ancora dietro la porta. Nessuno sembrava accorgersi della loro presenza.
Il Cacciatore non capiva chi era in realtà quel ragazzo che gli era parso tanto dolce e gentile. Quello non sembrava minimamente la persona che poco prima l’aveva baciato, le cui labbra erano sembrate così fredde e acide al tocco, a anche tanto coinvolgenti. Alec si sentì avvampare, come aveva potuto cadere nella sua trappola? Si sentiva tanto stupido, e ora a causa della sua ingenuità Magnus era lì a combattere e tener testa a solo l’Angelo sa che cosa. Sentì una stretta allo stomaco, come aveva potuto fargli questo? Soprattutto a Magnus che si era impegnato tanto per farlo sentire a suo agio, a non fargli mancare niente, che lo aveva fatto ridere e trattato sempre con estrema dolcezza e disponibilità. Avrebbe voluto spalancare quella porta e combattere con lui quell’essere, ma Remus, forse avendo capito le sue intenzioni, gli posò una mano sulla spalla trattenendolo al suo posto.
I due si scambiarono uno sguardo, quello del cacciatore sembrava supplicante, invece quello dello stregone era fermo e deciso; con gli occhi sembrava avergli riferito che l’amico ce l’avrebbe fatta, che non gli sarebbe successo nulla, che il suo potere era di certo maggiore di quello del ragazzo. Rimasero così immobili sulla soglia mentre Magnus e Kyle, dall’altra parte della porta, si scambiavano occhiate assassine.

«Cosa è che vuoi?» ormai si era stancato di ripetere quelle domande a cui il ragazzo rispondeva sempre in modo molto vago
«Te l’ho detto, stregone. Hai una cosa che appartiene al mio popolo, e la mia Regina lo pretende» la voce del ragazzo era soffocata. Kyle scattò in avanti contro il braccio dello stregone, che con un movimento rapido si scansò facendo schiantare il ragazzo sul muro, ma allungando una mano riuscì a graffiare Magnus sul viso, proprio sotto l’occhio destro. Dal graffio iniziò a sgorgare lentamente del sangue, il cui colore acceso ricordava i capelli dello stregone che teneva fermo Alec.
Il Cacciatore si divincolò dalla presa e spalancò con forza la porta. Remus cercò di recuperargli il braccio, ma era troppo tardi; ormai Alec era entrato nel loro raggio visivo ed aveva attirato la loro attenzione.
«Basta!» esclamò.
Entrambi lo guardarono con estremo stupore. Come mai era lì? E perché Remus non l’aveva fermato? Kyle temeva che la sua copertura fosse saltata, e anche se aveva quasi raggiunto il suo obiettivo, non voleva che Alec lo vedesse così. Non gliene sarebbe dovuto importare, ma quando lo vide gli venne una stretta al cuore; era completamente fradicio e la maglietta grigia ormai scuritasi aderiva perfettamente alle curve degli addominali, e quando lo guardò si senti le guance avvampare.
«Non toccare il mio ragazzo!» continuò Alec.
Ma a chi si riferiva? Erano quasi sicuri che considerava Magnus il suo ragazzo, ma, lo sguardo accusatorio era rivolto a lui. Il Cacciatore si avvicinò al ragazzo a terra che nel frattempo perdeva sangue dal labbro inferiore, nel punto in cui era andato a sbattere contro il muro, gli prese una mano e lo aiutò a sollevare. Nel suo viso sembrava essere tornata quella dolcezza del giorno in cui si conobbero.
«Cosa è successo?» chiese rivolgendosi ai due.
Il primo a rispondere fu Kyle. «Mi ha gettato all’aria, gli sono uscite delle cose dalle mani» Il ragazzo continuò a recitare la parte del mondano, nella sua voce sembrava esserci paura, e si strinse al corpo umido di Alec.
Magnus sembrava sbalordito e sgranò gli occhi.
«Mente! Mente spudoratamente. Ti trasformerò in un topo, lurido essere.»
Si vedeva lontano un miglio che lo stregone avrebbe voluto strangolarlo. Come osava mettere il suo Alec contro di lui? Non sarebbe vissuto abbastanza per condividere un’esistenza in sua compagnia.
«Non voglio più vederti!» gridò il Cacciatore rivolgendosi a Magnus. «Preparo la mia roba e me ne torno all’istituto!» aggiunse con uno sguardo truce.
Gli occhi del nascosto si fecero subito lucidi, e non appena i due ragazzi uscirono dalla stanza iniziarono a scorrergli lungo le guance calde lacrime che gli inondarono subito il viso. Crollò sulle ginocchia e mantenendosi con le mani a terra rimase con il viso chinato continuando a bagnare la moquette color mogano. Subito entrò l’amico che gli mise una mano sulla spalla, e sibilò piano un mi dispiace.
Alec intanto si avviò verso la porta con Kyle e con modi gentili, dolci e persuasive parole, gli consigliò di tornare a casa e presero appuntamento per il giorno dopo nel posto in cui si erano conosciuti. Una volta chiuso la porta alle spalle del ragazzo, lo sguardo del Cacciatore cambiò radicalmente e Alec fece marcia indietro, tornando verso la porta della camera in cui erano rimasti Magnus e Remus. Si fermò giusto in tempo per origliare ciò che si stavano dicendo.
«Io lo amo» fece lo voce di miele dello stregone con gli occhi da gatto, singhiozzando, il volto  ancora rivolto verso il pavimento. «Lo amo più di ogni cosa, ma ho combinato un casino ed adesso non vuole più vedermi» aggiunse stringendo i pugni e cercando di ricacciare all’indietro le lacrime, che però continuavano a sgorgare rapide dai suoi occhi brillanti. «Lo rivoglio!» alzò di scatto lo sguardo e lo diresse verso l’amico «Sai cosa significa guardarlo ogni giorno, ogni notte e desiderarlo più di qualunque altra cosa al mondo? Guardarlo mentre vive i suoi giorni senza ricordarsi di me, di noi? Ho provato ad essere forte, mi sono chiuso ore qui a cercare un qualcosa che gli facesse tornare la memoria, ma non sono riuscito a trovare niente, non so cosa lui provi per me, ma se aveva iniziato a sentire qualcosa adesso è nulla, sta con quel demone!» aggiunse per poi concludere il suo discorso con un sonoro singhiozzo.
«Non penso sia un demone».
Gli sguardi dei due stregoni si alzarono e si rivolsero al proprietario della voce.
Alec stava camminando in direzione di Magnus. Gli si fermò dinanzi e gli tese una mano per alzarsi; lo stregone la accettò. Quando finalmente fu in piedi si sentì tirato verso il corpo di Alec, che specchiò i propri occhi azzurri nei suoi verde oro. Il suo sguardo saettò verso le labbra di Magnus, che sembrava voler dire qualcosa. Ma Alec non gliene diede il tempo. Si sollevò lievemente sulle punte e posò con dolcezza e passione le sue labbra su quelle di Magnus.
 
 
Note delle autrici:
Lucrezia: Non avete idea di quanto sia contenta! All’inizio sembrava che Alec scegliesse Kyle, ma poi bacia il suo Magnus*^*
Il capitolo è abbastanza lungo e speriamo vi sia piaciuto^^, anche perché aggiorneremo più lentamente, ora che è cominciata la scuola.
Grazie a tutti quelli che leggono e recensiscono <3
Ilenia: Bene bene, questo era il decimo capitolo, sono spiacente di aver deluso le vostre aspettative, ma Kyle non è un demone. In tema con questo periodo anche Alec ha fatto la Ice Bucket Challenge, ed ha nominato Magnus, il quale ha rifiutato. D'altronde si sa i gatti odiano l'acqua e poi si sarebbero rovinati i glitter, quindi gli è toccato fare una donazione. Tornando a noi spero che il capitolo vi sia piaciuto e soprattutto la parte del bacio. Continuate a seguirci e recensire. Un buon inizio scuola a tutti.

 

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Capitolo 11
*** Più di quanto sembra. ***





Le lacrime non smettevano di scendere sul volto sorpreso di Magnus, una sottile linea nera sulle guance che poi si sbiadiva man mano.
Remus li osservava, a debita distanza, con stampata in viso un’espressione all’inizio tra l’incredulo e il perplesso, che poi si tramutò piano in un dolce sorriso.
«Alec» mormorò Magnus con tenerezza, sciogliendosi lentamente dal bacio, con gli occhi lucidi e un netto stupore dipinto in viso. Prima che l’altro potesse dirgli qualcosa, lo stregone lo strinse forte al petto, e ricominciò a piangere. «Non andare via» lo pregò tra i singhiozzi; ormai la maglietta di Alec era sporca di un nero glitterato sbiadito dalle lacrime, ma non sembrava importargliene. Gli occhi del Cacciatore erano fissi su Magnus, uno sguardo dolce e pieno d’amore. Dalle labbra quasi serrate gli uscì un sussurro, un suono flebile, appena udibile, che somigliava ad uno: «scusami».
Magnus avrebbe dovuto perdonarlo per tutto il dolore che inconsciamente gli aveva inflitto? Per quel suo comportamento restio, per non essersi ricordato di lui e del suo amore, e soprattutto per Kyle?
C’erano tante cose, ma allo stregone non interessavano più di tanto. Ora Alec era tra le sue braccia, e questa era la cosa più importante.
I loro occhi si incontrarono e rimasero a lungo così, con l’intenzione di non volersi allontanare più. L’azzurro di quelli di Alec si rifletteva nel verde oro degli occhi di Magnus.
Sembravano essersi dimenticati di tutto ciò che li circondava, di tutto ciò che era successo prima e cosa sarebbe successo dopo. Erano insieme avvolti dal silenzio, nel quale l’unico rumore era quello dei loro respiri, e fatta eccezione per quella luce che illuminava tutti i loro tratti, anche quelli più nascosti, i due erano al buio.
Alec avvicinò la mano al viso di Magnus e con un movimento delicato gli pulì il viso dal sangue, che intanto fuoriusciva lento e denso dal graffio provocatogli da Kyle.
Quell’atmosfera quasi magica fu interrotta da un colpo di tosse. Tutto tornò normale: il tempo riprese il suo corso, svanì quel buio che circondava i loro corpi stretti l’uno all’altro e finalmente i due sembrarono essere tornati alla realtà.
Rivolsero i loro sguardi a Remus, che intanto cercava in modo delicato e meno invadente possibile di attirare l’attenzione. Non voleva rovinare quel momento per loro così intimo. Ma avevano una questione ancora più importante, che tra l’altro li riguardava in modo abbastanza diretto. Avevano scoperto da poco che Kyle non era un demone, ed avevano ancora poche informazioni.
«Ricapitolando» disse lo stregone dal colorito pallido, cercando di mettere insieme tutte le informazioni acquisite dal ragazzino, la cui natura era ancora, o almeno per adesso, sconosciuta.
I tre sedevano nell’atrio, Alec e Magnus sul divano colorato, ancora un po’ umido per l’acqua che ci era caduta prima, e Remus davanti a loro seduto sulla sedia di velluto, piegato in avanti, che si manteneva il viso tra le mani poggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Credevamo fosse un demone, ma non lo è. Voleva qualcosa da te» continuò, alzando lo sguardo verso Magnus, per poi posarlo su Alec. «A te non ha detto niente? Niente che potesse essere sospetto?».
Il ragazzo scosse la testa. «Non sospettavo di nulla, pensavo fosse un mondano, almeno prima che perdessi conoscenza» poi si voltò verso Magnus e prese le mani dello stregone tra le sue, stringendole. «Mi dispiace tantissimo…se non fossi stato così ingenuo, tutto questo non sarebbe successo, mi sono lasciato influenzare ed è riuscito ad entrare in casa, mi dispiace così tanto.» si scusò con aria mortificata.
Magnus gli prese il viso tra le mani e poggiò la sua fronte contro quella di Alec, i loro occhi erano paralleli, le mani perfettamente smaltate e illese dallo scontro dello stregone accarezzarono con dolcezza le guance del Cacciatore. «Non ti devi preoccupare, è tutto okay. L’importante è che tu abbia aperto gli occhi» cercò di tranquillizzare il ragazzo. «e che tu sia con me» aggiunse piano.
I tre si misero a ragionare sulle parole di Kyle. Innanzitutto, cosa è cercava? Cosa gli apparteneva? Magnus pensieroso si guardò le mani. Sulle dita brillavano vari anelli, uno più degli altri.
Lo guardò a lungo, e poi con un lampo di genio venne a capo di quel inspiegabile enigma.
«Una fata!» urlò sollevando di scatto il capo. Gli altri due lo guardarono sgranando gli occhi.
«Come?» dissero all’unisono.
Lo stregone si sfilò l’anello dal dito e lo pose sul palmo della mano aperta, per mostrarlo ai compagni.
«Qualche anno fa, ad una delle mie feste conobbi una ragazza, una fata. Si infatuò subito e iniziò a seguirmi praticamente dappertutto. Provai a conoscerla, ma ciò che vedevo era solo arroganza. Provai a mollarla, ma lei non volle.» fece una pausa, prese fiato, e ricominciò a raccontare. «Pensava che il mio problema fosse il potere. Cioè, pensava che io non volessi stare con lei perché sapevo di non poter tenere il confronto con i suoi poteri»
«Ma come? Tu sei il Sommo stregone di Brooklyn!» fece Alec stupito. Per quanto ricordasse non aveva mai visto nessuno più potente di Magnus, persino Remus aveva poteri limitati rispetto ai suoi.
Magnus fece cenno di sì, chiuse la mano con al centro l’anello, deglutì e riprese. «Si, ma a quanto pare non sembrava importargliene, secondo il suo parere lei era più potente e sinceramente non avevo voglia di fare a gara, così le diedi corda. Dio, quella era fuori come un balcone!» fece una piccola risata «Disse che avrebbe permesso che io fossi alla sua altezza in cambio del mio amore».
A quelle parole Alec si fermò a riflettere. Adesso era lui ad avere il suo amore, ma cosa aveva fatto per meritarlo? Come si erano incontrati e come è nata la loro storia? Era lui ad essersi innamorato per primo? E i suoi lo sapevano? E Isabelle? E Jace?
Gli sembrava di aver perso tanto, questa sarebbe stata la parte più bella della sua vita e lui non ne ricordava le basi.
Una volta riemerso dai suoi pensieri notò che Magnus stava ancora parlando. «Quindi mi diede questo anello» fece aprendo la mano e mostrando l’oggetto in oro. «spiegandomi che aveva un grande potere. Anche se in realtà a me non è servito a niente, è comunque un bell’anello come un altro, me ne ero anche dimenticato, a essere sincero. Ma a quanto pare, la Regina non la pensa così.» fece spallucce.
Alec non poté negare di sentirsi incuriosito e anche un po’ geloso nei confronti di quella fata «Come è andata a finire alla fine con la fata?» chiese di getto, così velocemente da non pentirsene. Magnus lo guardò «Non lo so, dopo un po’ sparì. Comunque Kyle deve essere uno scagnozzo della Regina.»
«D’accordo, ma come faceva a sapere di me?» commentò Alec.
Infondo nessuno aveva parlato del suo caso.
«Le voci girando nel Mondo Invisibile.» la voce era quella di Remus, che abbozzava un sorriso compiaciuto e soddisfatto, sentendo di essere riuscito ad arrivare a capo di quel mistero. Intanto si era fatto tardi e l’ospite tolse il disturbo, salutando gli altri due con un gesto della mano, e dopo i vari ringraziamenti se ne andò.
Magnus si gettò stremato a peso morto sul divano, chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì Alec era lì, bello come sempre, di fronte a lui che gli tendeva una mano. La afferrò e si diressero verso la porta della camera in cui dormiva lo stregone. Il Cacciatore, preso dall’abitudine cercò di divincolarsi dalla presa per andare in camera sua, ma l’altro non glielo permise, tirandolo a sé per poi buttarlo sul letto e chiudersi la porta alle spalle. 
«Magnus, io non-» la voce di Alec era tremante e impaurita. Magnus gli si avvicinò con scatto felino e si sedette sul letto affianco a lui «Dormi con me stasera» gli disse piano con voce suadente ed estremamente persuasiva.
Si stesero sul letto uno vicino all’altro, mantenendo i loro sguardi intrecciati. Magnus gli accarezzava il viso con estrema delicatezza, quasi si trattasse di porcellana. «Mi sei mancato tantissimo» gli disse non smettendo di sfiorargli il volto.
«Ci sono tante cose che non ricordo, che non capisco, come il fatto di starti vicino. Il mio cervello mi dice di non buttarmi, di tenermi alla larga da te, che non ti conosco, ma poi il mio istinto e il mio cuore invece mi dicono di starti vicino sempre di più» disse Alec lentamente, in imbarazzo, arrossendo. Sentendo quelle parole, Magnus non poté fare altro che stringerselo al petto, con la testa sul suo cuore che batteva forte, solo per lui.
«Ti Amo Alexander» disse, mentre giocava con i suoi capelli corvini.
Il ragazzo sollevò il viso, così da ottenere una perfetta visuale del viso dell’altro. Gli occhi felini splendevano di una strana luce, quasi eterna. «era di questa luce che parlava allora la vecchia» pensò il Cacciatore tra sé e sé.
Quegli occhi, quella luce, erano le cose più belle che avesse mai visto. «Ti Amo Magnus Bane» le parole gli uscirono dolcemente dalle labbra, che poco dopo finirono su quelle di Magnus. L’atmosfera mutò completamente, tra di loro prevalse il desiderio, l’attrazione.
Pochi istanti e lo stregone era sopra il ragazzo e bloccandogli, con le mani sui polsi, le braccia sollevate sopra la testa, iniziò a baciarlo, prima con maggiore enfasi poi con dolcezza. Si liberò una mano, con la quale esplorò il corpo però ormai ben conosciuto del Cacciatore, sfiorandogli i marchi e le cicatrici sotto la maglietta.
Anche Alec gli toccava il torace, facendo scivolare le dita sui suoi muscoli, partendo da quelli delle braccia fino ad arrivare a quelli del basso ventre. Entrambi avevano un corpo invidiabile, perfettamente in sincronia tra di loro.
La notte passò così, senza che nessuno li disturbasse.
Solo una volta Chairman Meow entrò in stanza, ma ne uscì scandalizzato pochi secondi dopo.



Nota delle autrici:
_F i r e_: Ciao! :D vi siamo mancate?
Torniamo con questo capitolo molto fluff, principalmente di passaggio, dove però si scopre la vera natura di Kyle (sorprese?) e c’è una bella e sana scena Malec (ci voleva.)
Spero vi sia piaciuto!
Ringrazio come al solito tutti quelli che leggono e recensiscono la storia <3 tanto love per voi.
Ps. Ho anche aggiornato la mia long (“D’amore e di morte”, che trovate sul mio privato) finalmente!
Ilenia: Spero di essermi fatta perdonare per il ritardo. Purtroppo anche per me è iniziata la scuola. Molte di voi avevano indovinato l origine di Kyle. Ma chissà se avranno ragione!! Finalmente Alec ha capiti di provare realmente qualcosa per Magnus, vederlo lì combattere e piangere per lui gli ha reso tutto più chiaro. Spero che vi sia piaciuto e vi invito a recensire.

Un bacione e a presto!
Malec Lovers_

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Capitolo 12
*** Bye bye Kyle! ***



Uno spiraglio di luce oltrepassò lentamente le tende di velluto rosse, in modo da illuminare la figura del giovane Cacciatore che intanto dormiva steso a pancia sotto coperto dalla vita in giù da un leggero lenzuolo bianco, che permetteva una perfetta visuale dei marchi scuri e delle cicatrici chiare, ma ben visibili, presenti sulla sua schiena nuda.
Ci vollero pochi istanti prima che, infastidito dalla luce, Alec aprisse gli occhi; sbatté più volte le palpebre per potersi abituare all’illuminazione naturale della stanza.
Si voltò sul lato e vide Magnus che dormiva ancora. Alec gli rivolse uno sguardo carico di dolcezza e, portandosi una mano alle labbra si mise a ripensare a quanto successo la notte prima.
Si erano confessati ufficialmente il loro amore; Alec ricordava bene gli occhi verde-dorato che lo scrutavano con desiderio e passione, il profilo del suo viso illuminato dai raggi lunari che davano alla pelle scura un tratto ancora più sensuale.
Ricordava bene i suoi baci così pieni di enfasi ma anche tanto delicati; di come giocava teneramente con i suoi capelli neri, mentre lui riposava sul suo cuore che batteva all’impazzata. I loro vestiti tolti con violenza e gettati sul pavimento, la mano scura sulla sua fronte bianca mentre i loro corpi erano sempre più vicini. Quella era stata una notte carica di emozioni, sentimenti e novità. Alec si sorprese di come i loro corpi fossero così sincronizzati, simmetrici, legati, in continua ricerca dell’altro, come se si completassero a vicenda.
Era stata la prima volta, per quanto ricordasse, che aveva fatto l’amore, per giunta con un uomo.
Cosa avrebbero pensato i suoi genitori? Sapeva già che non avrebbero accettato la sua omosessualità, ma fino a quando non era mai stato con nessuno andava tutto bene. Certo, destava alcuni sospetti data la sua indifferenza per le ragazze, ma anche Jace era così. In effetti Alec era stato il primo a credere il suo parabatai come lui, ma dopo l’arrivo di Clary il ragazzo si era mostrato perfettamente etero.
Adesso lui stava con Magnus, e non desiderava stare con nessun altro. Non aveva mai desiderato qualcosa così intensamente.
Alec si domandava se avesse assunto anche con lui quell’innata gelosia e quell’intenso desiderio di proteggerlo da qualunque cosa e a qualunque costo. I suoi pensieri vennero interrotti dallo scricchiolare della porta che si apriva: Chairman Meow entrò in camera e si avvicinò al letto, ci saltò delicatamente e si posizionò proprio tra Magnus e Alec, che iniziò distrattamente ad accarezzarlo.
Il gatto sembrò apprezzare a pieno quel momento; si era legato parecchio al ragazzo e, molte volte, quando Magnus si chiudeva nello studio per ore, era la sua unica compagnia.
Le fusa svegliarono lo stregone in questione, ritrovatosi con la coda del gatto proprio sotto al naso e con un gesto della mano lo cacciò via. Alec, con le guance di un tenue colorito rosso, posò timidamente lo sguardo sull’uomo con cui condivideva il letto, per poi rendersi conto che anche l’altro lo stava osservando, con un’espressione ancora mezza addormentata. Vederlo così vicino, senza maglietta, coperto solo da un sottile lenzuolo non fece altro che imbarazzarlo, ed in men che non si dica il suo viso divenne ancora più rosso. Magnus sorrise, divertito dalla situazione. Posò le mani sulle guance di fuoco di Alec, gli si avvicinò e lo baciò con dolcezza. Fu un bacio veloce, che si sarebbe potuto definire insignificante, ma non lo fu di certo per il Cacciatore, che al tocco di quelle labbra, avvampò ancor di più, osservato nel frattempo da un Magnus compiaciuto. Doveva ammettere che anche senza tutti quei glitter, -che, nel corso della notte, per un motivo o per l’altro, si erano quasi magicamente dissolti-, era davvero bello, con i capelli arruffati e gli occhi ancora lucidi.
Non esistevano parole per descriverlo, lui era semplicemente Magnus Bane, il Sommo stregone di Brooklyn, ma neanche quel titolo bastava a descriverlo.
Alec rimase lì, fermo, immobile, mentre lo stregone continuava a guardarlo con il viso illuminato da una gioia mai vista. Cioè, pensava di averlo già visto felice, ma si accorse in un batter d’occhio che quella felicità non era paragonabile a quella che provava ora. Magnus si avvicinò di nuovo al ragazzo, per scoccargli un tenero bacio sulla guancia.
«Buongiorno mon chere» fece ammiccando, per poi alzarsi dal letto e camminare scalzo per la stanza.
Fu subito seguito da Alec che lo guardava con aria confusa, adoratrice e anche tanto imbarazzata.
Avevano passato un’intera notte insieme. E che notte.
Si sbatterono forte la porta alle spalle, talmente tanto che Chairman Meow come un fulmine saltò dalla sua casetta, in cui si era accucciato, fino al lampadario. Lo stregone ancora pieno di sonno apriva cassetti e mensole a caso. Come per voler dimostrare che erano vuote. «Che strano» pensò «e io che credevo di aver comprato qualcosa ultimamente», si girò verso il Cacciatore e lo guardò facendo spallucce.
Alec sbiancò. «Te lo scordi, non andrò mai più a comprare qualcosa, una volta ci ho provato e guarda cosa è successo!» fece alzando le mani.
Allo stregone scappò una piccola risata, gli si avvicinò, lo strinse a se e, data la loro differenza di altezza, riuscì a dargli un bacio sulla testa per poi iniziare a giocherellare con i suoi capelli corvini. Si trovavano così a loro agio uno tra le braccia dell’altro, come se fossero nati per quello. Entrambi erano ancora a torso nudo con indosso solo un pantalone.
Le mani scesero dai capelli, alle spalle, alle braccia e alle mani che rimasero a lungo strette tra le sue più scure.
«Sono felice, davvero felice» gli sussurrò Magnus, mentre il ragazzo alzava lo sguardo per incrociare i suoi occhi, «che tu sia di nuovo con me, non puoi capire quanto sia stato straziante vederti lontano da me, non riconoscermi e poi vederti baciare quello.» finì di dire accarezzandogli delicatamente le guance con entrambe le mani.
Il ragazzo esitò, non sapeva se parlare o meno, ma poi si fece forza «All’inizio non sapevo chi fossi, mi sembrava di essere in prigione, ma poi, col tempo, vedere il tuo viso è diventata la cosa più bella della giornata. Dire che sono confuso è dire poco. L’unica cosa che so è che provo qualcosa di forte per te, e te lo ripeterei all’infinito.» fece timido.
Quasi commosso da quelle parole Magnus gli afferrò con dolcezza i fianchi e lo tirò nuovamente a sé. Un brivido attraversò il corpo del Cacciatore che nel frattempo si perdeva nella profondità di quegli occhi felini…ma d’un tratto tutto si fece buio.
Pochi istanti più tardi tutto intorno si schiarì ma non era più tra le braccia dello stregone, o meglio, lo era, ma riusciva a vedere i due corpi per intero e in lontananza. Magnus e quell’Alec -in tenuta- erano vicino al lavabo, inizialmente distanti uno dall’altro, ma un piccolo movimento delle labbra di Alec fecero esaltare l’altro, che con un movimento veloce gli afferrò i fianchi, lo voltò, lo sbatté contro il muro e gli si scagliò contro, per poi coinvolgerlo in un bacio appassionato. Alec gli cingeva le braccia attorno al collo, mentre l’altro affondava le sue mani tra i folti capelli corvini. I loro corpi si muovevano piano in perfetta coordinazione.
Poco dopo a malincuore si distaccarono tenendosi ancora per la mano, fino a che, a causa della distanza, le loro dita si sciogliessero l’une dalle altre.
Il Cacciatore afferrò le frecce posate sul tavolo, se le mise in spalla, si diresse verso la porta per aprirla.
Prima che potesse andare si voltò a guardare lo stregone, e gli strizzò un occhio, per poi uscire dall’appartamento.
Dopo ciò ci fu di nuovo il buio, e sentiva una voce in lontananza. «Alexander? Ci sei?».
Una volta che ebbe ripreso la vista delle cose che lo circondavano, vide il viso dello stregone che, vedendolo con l’espressione spaventata e confusa assunse un’espressione preoccupata.
«Ho visto una cosa» Alec aveva sgranato gli occhi e aveva lo sguardo perso diretto verso il muro nel quale l’aveva sbattuto Magnus nella sua visione. «Io, tu. Cioè eravamo noi, stavo per andare a caccia, e noi, beh, si ci siamo baciati, contro…» fece imbarazzato sempre guardando il muro.
Lo stregone guardò nella direzione in cui guardava Alec e qualcosa si accese nei suoi occhi. Magnus si girò di scatto verso il giovane Cacciatore.
«Un ricordo, Alec un ricordo!» disse esaltato.
«Un ricordo?» si fermò a pensare il ragazzo.
«Ma come è possibile?» chiese sempre più confuso. Magnus gli prese il viso tra le mani.
«Non lo so, ma questo è successo, è successo veramente! Prima che tu perdessi la memoria, è successo!» Magnus sembrava delirare, velocemente gli diede un bacio, per poi staccarsi, guardare la sua espressione perplessa e stringerlo a sé. Rideva nervosamente e lo stringeva forte, in preda ad una strana euforia. Aveva ricordato, poco, ma lo aveva fatto e questo gli riempiva il cuore di gioia, facendo riaffiorare tante altre speranze.
Una veloce occhiata all’orologio li fece scattare, erano le 9.30 del mattino e alle 10 Alec avrebbe dovuto trovarsi all’appuntamento con Kyle.
Corsero entrambi, chi in camera e chi in bagno. Magnus uscì zampettando dalla camera mentre si infilava uno dei suoi strettissimi pantaloni eccentrici, e Alec dal bagno con la bocca ancora sporca di dentifricio.
Dopo un quarto d’ora il Cacciatore era pronto, mentre lo stregone era ancora chiuso in bagno.
Toc Toc
«Un attimo, ho un problema!!!» gridò istericamente lo stregone.
«Che problema?» replicò Alec dall’altro capo della porta.
Magnus aprì la porta e guardò il suo ragazzo con faccia seria. Un occhio era perfettamente colorato da una sottile linea di eyeliner e glitter, e l’altro… no. Alec continuò a guardarlo interrogativo.
«Sono finiti i glitter. Capisci che dramma? Io non posso uscire così» continuò a urlare come una diva.
«Su dai che ti interessa? Andiamo!» cercò di sollecitarlo Alec, ma Magnus gli diede un colpetto sulla testa.
«Ragazzino io sono il Sommo stregone di Brooklyn, ho una reputazione da difendere! Tu inizia ad andare e a perdere tempo, io vado al negozio a prenderne altri.»
«E cosa dovrei fare? Ballare?!» chiese il Cacciatore, esausto.
«No, sei un pessimo ballerino, ti lascerebbe lì ancor prima di averti salutato. Fai qualcosa, ma non baciarlo!» disse velocemente lo stregone con un velo di umorismo.
«Ma come io avevo proprio intenzione di baciarlo!» replicò Alec in modo scherzoso.
Lo stregone gli passò davanti e andò verso la porta, si sollevò il cappuccio della giacca e lanciò uno sguardo gelido al Cacciatore. «Alexander.» disse serio. «Non ci pensare nemmeno.»
Prese in mano il pomello, lo girò ed uscì di corsa dall’appartamento, seguito poi da Alec.
Pochi minuti più tardi il ragazzo arrivò al luogo dell’appuntamento.
Si guardava in giro ricordando il giorno in cui aveva aiutato Kyle. Era così diverso allora, o meglio, lo sembrava, così innocuo, ma non aveva fatto altro che causare problemi, e la colpa era interamente sua che si era lasciato abbindolare.
Adesso toccava a lui rimettere a posto le cose, doveva farlo per Magnus.
Erano le dieci precise e del ragazzo non c’era traccia. Ma prima che potesse guardare nuovamente l’orologio, una figura scura emerse dal vicolo buio lentamente.
«Ciao Alec» fece Kyle avvicinandosi.
Il Cacciatore era da sempre un pessimo bugiardo, ma adesso doveva sforzarsi e rendere la commedia quanto più reale possibile. «Kyle, finalmente. Pensavo non saresti più venuto.» disse andando incontro al ragazzo.
Una volta trovatosi di fronte, il più basso provò a baciarlo come sempre, ma questa volta non ci riuscì. L’espressione di Magnus di quando gli diceva di “non pensarci nemmeno” gli si era impressa nella mente.
«Ma come? Ti scansi? Non ero il tuo ragazzo io?» chiese con una punta di acidità, quasi perplesso. Di sicuro non si aspettava quella reazione dopo le ultime volte nelle quali strappargli un bacio era stato facile come rubare le caramelle ad un bambino.
Il Nephilim non sapeva cosa rispondere e si limitò a guardarlo. «Dove sei stato stanotte? Hai lasciato la casa di quel pazzo, vero?» fece Kyle in tono autoritario.
A questo Alec sapeva rispondere, cosa dire era facile, bastava solo mentire, una piccolissima bugia e ce l’avrebbe fatta. «Ovvio, sono tornato a casa mia!» disse, convinto di essere stato credibile. L’espressione di Kyle mutò radicalmente, iniziarono ad emergere dalla pelle le prime rughe e vene sulla fronte. «TU MENTI!» urlò, per poi scagliarsi sul Cacciatore prendendolo alla sprovvista.
Lo gettò a terra, ma prima che potesse assalirlo, qualcosa, o meglio, qualcuno lo gettò con violenza contro il muro.
Entrambi alzarono lo sguardo e videro Magnus in piedi di fronte a loro: dalle sue mani continuavano ad uscire scintille blu.
Il Cacciatore riuscì a rotolare sul fianco e rialzarsi, per poi sparire.
 «NON TOCCARE IL MIO RAGAZZO!» fece cercando di intimidirlo. Kyle, poco prima accasciato a terra, si sollevò e partì spedito in direzione dello stregone, che lo evitò con facilità facendoselo sfrecciare vicinissimo, a quel punto gli sussurrò quasi nell’orecchio «Oh, non userò la magia. No no, non ci trovo alcuna soddisfazione!» con tono sadico.
Detto questo, mentre il ragazzo andava ancora in avanti a causa dello slancio troppo forte, gli diede un calcio trasversale all’altezza dello stomaco, facendogli così cambiare traiettoria e fallo schiantare di nuovo contro il muro.
 Questa volta fu più rapido a rialzarsi e correre di nuovo verso l’altro, colto alla sprovvista, e gettarlo a terra. Gli era sopra e gli tirò un pugno in pieno di volto, facendo scattare lo stregone.
I suoi occhi da verdi-dorati erano diventati rossi, e non promettevano niente di buono. Bastò uno scatto in avanti per far volare Kyle all’indietro e ritrovarsi su di lui. Gli restituì il pugno dieci volte più forte, e imprecando contro di lui, gliene diede un secondo dall’altra parte della faccia.
Si alzò con ancora ai piedi il corpo di Kyle steso sull’asfalto come la prima volta in cui l’aveva visto Alec.
Iniziò a prenderlo a calci. «Questo è per essere entrato in casa mia. Questo per aver messo tutto a soqquadro. Questo per avermi sporcato il tappeto. Questo per il mio gatto che hai preso a calci. Questo per aver baciato il mio ragazzo. Questo per aver detto che era il tuo, di ragazzo. Questo è per me. Questo è per Alec e…» si fermò un secondo, per poi sferrare un ultimo calcio. «E questo è perché mi stai antipatico.»
Ogni calcio aveva il suo perché, e tutte quelle spiegazioni lo lasciaraono in un mare di sangue che gli usciva dalla bocca.
Lo stregone indietreggiò. Non aveva mai perso così tanto il controllo, i suoi occhi tornarono normali, e quasi gli dispiacque di aver reso così inerme quel ragazzino adesso sofferente.
Pochissimo dopo, un po’ barcollando, si rimise in piedi, ma Magnus non aveva paura. Di certo non aveva la forza e l’equilibrio per scagliarsi di nuovo sullo stregone.
Kyle raccolse piano un pezzo di vetro appuntito, posto a terra vicino ai cassonetti della spazzatura. Lo lanciò con estrema precisione in direzione del cuore dello stregone, che era irrimediabilmente distratto.
Ma prima che potesse raggiungere il corpo, una freccia lo colpì con estrema precisione rompendolo in mille pezzi.
Subito dopo fu scoccata un’altra freccia, che andò a conficcarsi nella spalla di Kyle, inchiodandolo a terra.
Alec dall’oscurità raggiunse Magnus con ancora l’arco in mano, ed entrambi si posero dinanzi al corpo disteso a terra, ricoperto in parte dal suo stesso sangue.
Il Cacciatore afferrò la mano dello stregone e la strinse forte. Si erano difesi a vicenda.
«Cosa è che vuoi?» chiese Alec cercando di imitare il tono di Magnus, ma invano.
«E’ questo che vuoi, vero?» si intromise lo stregone, sfilandosi l’anello dal dito e ponendolo sul palmo della mano.
Lo mostrò poi al ragazzo al servizio della Regina, il quale fece solo un leggero cenno di approvazione.
A quel punto Magnus gli lanciò il piccolo gioiello dorato.
«Non c’era bisogno di questi giochetti, non vale nulla per me. Tu al contrario hai preso una cosa per me molto preziosa. Adesso dimmi perché non dovrei ucciderti!» assunse un tono davvero intimidatorio.
«La mia Regina» disse piano Kyle, ancora dolorante. «se non mi ucciderete, vi aiuterà, lei sa!» era completamente terrorizzato ed inerme.
Alec guardò prima lo stregone per ricevere un segno di approvazione, poi si avvicinò a Kyle e gli tolse la freccia dalla spalla, permettendo così la sua fuga, poi ritornò verso il nascosto.
«Come sappiamo che dice la verità?» chiese
«Lo farà. Le fate non mentono ed hanno un grande potere» rispose Magnus, guardando ancora il ragazzo ferito che scappava lontano, poi prese la mano di Alec e lo attirò a se’.
«Ce l’abbiamo fatta» gli disse dolcemente.
«Si» rispose Alec, ricambiando quel suo sguardo dolce, per poi voltarsi e poggiare piano le labbra su quelle di Magnus.
 
 
Nota delle autrici:
Lucrezia: Hola! Scusate il ritardo, causa scuola. Io sono soddisfatta di questo capitolo, perché è molto lungo, c’è Malec e Kyle le prende (soprattutto) xD u.u Spero che sia piaciuto anche a voi <3
 
Ilenia: Devo dire che questo è stato tra i capitoli più complicati da scrivere, a maggior ragione spero che vi piaccia tanto. Finalmente Kyle le ha prese ed è presente tanta Malec **. Vi invito a recensire la storia ormai quasi terminata.

Alla prossima,


Malec Lovers_ <3

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Capitolo 13
*** Un invito Regale. ***


 
 

Su New York il cielo si schiarì improvvisamente, permettendo ai raggi solari di illuminare ogni angolo della città. Anche in un vicolo stretto, nel quale i corpi di Alec e Magnus erano ancora uniti, l’oscurità era sparita.
Si separarono solo un momento, per guardarsi negli occhi, resi ancora più luminosi dal sole. Entrambi abbozzarono un sorriso complice e, dopo qualche istante si incamminarono verso Brooklyn.
«Hai fame?» chiese dolcemente Magnus, rivolgendosi al Cacciatore.
«Si, ti va di andare mangiare qualcosa?» propose Alec, muovendo lentamente le sue dita verso quelle smaltate dello stregone. La risposta dell’altro fu un semplice sorriso, con il quale mostrava tutta la sua felicità persino per quel gesto così semplice.
I due si avviarono con le mani intrecciate per il lungo viale, sino ad arrivare alla caffetteria dove poco tempo prima Kyle portò Alec.
Ironico.
Entrarono insieme accompagnati dal rumore di un campanello all'apertura della porta; si sedettero al tavolo vicino alla finestra e diedero un’occhiata al menù posato sul tavolo dinnanzi ai loro occhi. Poco dopo gli si avvicinò la cameriera con la solita divisa e la coda da ratto che gli spuntava al di sotto.
«Salve ragazzi, cosa vi porto?» chiese la in modo distratto, ma poi, riconoscendo il viso di uno dei due clienti, abbozzò un sorriso.
«Hei Magnus come va? A quando la prossima festa? E’ un sacco che qui ci si annoia!» aggiunse poggiando i gomiti sul tavolo con i piedi incrociati. Il suo sguardo incrociò per sbaglio quello di Alec.
Le sue pupille si dilatano, e quasi sobbalzò.
«Ma io ti conosco! Eri con Kyle l’altra volta. Però mi dicesti che Magnus non era il tuo ragazzo, ma solo un amico!» disse, ammiccando.
«Solo un amico eh?» chiese lo stregone, con un tono quasi irritato.
«Io non…» Alec era terrorizzato, non sapeva cosa rispondere.
Alla fine, quando aveva parlato con la ragazza, non ricordava nulla, e per lui Magnus era solo un ragazzo per cui non voleva ammettere di avere una cotta; anche se riflettendoci bene non aveva mai detto che erano amici.
«Ma io non ho mai detto..» fece Alec rivolgendosi alla cameriera con fare polemico.
«Lo so, lo so» replicò la strega prima che potesse terminare la frase, ammiccando di nuovo.
«Ad ogni modo» cominciò calmo lo stregone «da quanto tempo conosci quella fata?» chiese, rivolto alla cameriera.
All'inizio sembrò confusa, poi capì cosa in realtà intendesse dire Magnus.
«Parli di Kyle, vero?» fece voltandosi di spalle e prendendo i piatti sporchi lascati sul tavolo affianco.
Magnus annuì con un verso di approvazione.
«Non è una fata» rivelò la ragazza.
Adesso, nella mente dei due ragazzi che la fissavano con attenzione, c'era ancora più confusione di quanta non ci fosse già.
«Kyle è...Kyle è semplicemente Kyle.» disse, quasi paonazza. Parlare di lui la rendeva abbastanza nervosa, ma alla fine sembrava una conversazione innocua.
«Esprimiti meglio» la incoraggiò Alec, accorgendosi subito del suo rossore, che gli ricordava il suo quando parlava di Magnus.
«Kyle è umano, diciamo che è un bambino scambiato, o meglio salvato. Non so come lo definiscano le fate. Ma so per certo che è umano, e sa di esserlo.» spiegò.
«Capisco» rispose subito Alec.
Questa era la bugia meglio riuscita della sua vita. Dopo un po’ i due ordinarono due cappuccini e due brioche, di cui una decorata da tanti zuccherini colorati.
«Da quanto vi conoscete?» sussurrò il Cacciatore, per non farsi sentire, indicando con lo sguardo la ragazza che si muoveva leggiadra nonostante la sua coda decisamente spessa e lunga.
«Io ed Elisa? Saranno un cento, duecento anni al massimo. E’ italiana, era piccola quando l’ho incontrata la prima volta, diciamo che l’ho aiutata ad uscire da una situazione abbastanza difficile e a salire su una nave per l’America. Ed ora eccola qua. Di tanto in tanto ci vediamo ai party che organizzo, niente di più.»
«Alla faccia delle amicizie secolari» rispose Alec soffocando una risata.
«Quando sai che tutto intorno a te è destinato a morire mentre tu rimarrai sempre lo stesso, ti leghi alle cose eterne per paura di restare solo.» confessò Magnus piano, fissando il vuoto, per poi posare lo sguardo felino negli occhi azzurrissimi di Alec «Però sai Alexander, con te, ogni momento sembra infinito, e non c’è niente, niente, che in tutti questi anni di vita , abbia desiderato di più di averti vicino. Alec tu sei il mio grande amore. L'ho capito soprattutto in questo ultimo periodo, in cui non averti con me (e su di me) è stato straziante...quando hai perso la memoria, è stato come se si fosse perduta anche una parte di me, la migliore, quella esiste solo grazie al tuo amore. E forse sto delirando, ma voglio solo farti capire che ti amo da impazzire, ed è un sentimento così forte che sembra scoppiarmi nel cuore, ogni volta che mi perdo nei tuoi occhi azzurri, nella morbidezza della tua pelle...e starei ore a toccarti i capelli. Oh, adoro i tuoi capelli, quando ti ricadono umidi sulla fronte dopo che esci dalla doccia, sono belli anche quando sono tutt’uno con il sangue demoniaco, forse non profumatissimi, ma comunque belli. Adoro quando torni a casa ancora in divisa da combattimento e mi ripeti stanco da morire «E anche questa volta ce l’abbiamo fatta!». Adoro quando combatti, i tuoi movimenti fluidi, come impugni l’arco e scocchi le frecce, amo le tue rune scure, le tue cicatrici bianche che ti rendono ancora più perfetto. Alexander ti amo, ti amo più di ogni altra cosa al mondo, anche più dei glitter, ed ho tenuto tutto dentro tanto tempo che adesso sto scoppiando, sto dicendo tante di quelle cose che non so nemmeno se hanno senso.» aggiunse farfugliando rapidamente, prendendo le mani di Alec nelle sue stringendole, mentre il ragazzo lo guardava con fare quasi commosso e ascoltava con attenzione le sue parole. Quella era in piena regola una dichiarazione d’amore, ed era la più bella, la più sincera ( nonché l'unica) dichiarazione che avesse mai sentito. Il Sommo stregone di Brooklyn gli aveva aperto totalmente il suo cuore, lì in un bar, infischiandosene che qualcuno potesse sentire o capire che erano gay, non gli importava niente se non di lui, e lo stesso era per Alec.
«Mi ami più dei glitter?» domandò in tono dolce e un po' divertito, con gli occhi che gli brillavano commossi.
«Per Lilith, ovvio che sì!» forse mise troppa enfasi in quella riposta e infatti, ben presto, scoprì di aver alzato troppo la voce e che tutti i clienti si erano voltati verso di loro. Non sapeva dire con esattezza chi fosse umano e chi no, o meglio, saperlo non era una cosa di cui gli interessasse molto.
I due sciolsero le loro mani solo quando al tavolo tornò Elisa con in mano tazze fumanti, due brioche calde e un piatto di pancakes “offerti dalla casa”.
Iniziarono a mangiare, lanciandosi di tanto in tanto delle occhiatine. Una volta finito lasciarono i soldi sul tavolo e si alzarono; Magnus si avviò verso la porta, mentre Alec andò spedito dalla cameriera per parlarle.
«Ti piace, vero? Kyle, intendo. Ho visto come ne parli.» chiese schietto.
«Io e Kyle siamo amici, molto amici, sarebbe folle innamorarsi di lui» rispose timidamente la ragazza che pochi minuti prima sembrava tanto sicura di sé.
«Non è folle, per niente! » la guardava con occhi comprensivi e forse in parte affettuosi «se proprio non ti piace, non ti toccherà sapere che mi ha baciato...» disse, cercando di stuzzicarla.
La ragazza aveva l’aria ferita, alzò le spalle e abbassò la testa
«Lo immaginavo» disse piano. « Sappi che non è affatto una brava persona.» la informò poggiandole una mano sulla spalla. «Nessuno è interamente buono o interamente cattivo. Anche nella cosa più brutta c’è qualcosa di bello. E poi non ci si innamora solo del bene, ma anche del male. Dimmi come potrei io, figlia dell’oscurità, amare la luce?» ribattè lei, alzando lentamente la testa per poi farla scattare proprio davanti a quella del Cacciatore.
«Guarda me. Io sono un Nephilim» spiegò, mostrando una runa «Magnus uno stregone, proprio come te. Ma io lo amo e lui ama me. Niente è impossibile. Se veramente lo ami è perché è lui, non perché sia il male. Non nasconderti dietro l’oscurità. Senza la luce, l’oscurità non sarebbe nulla»
«Forse hai ragione» disse piano la ragazza.
«Lo so» concluse Alec, voltandosi per raggiungere il ragazzo e uscire dal bar.
Una volta arrivati a casa, lo stregone gettò le chiavi sul tavolo e si buttò a peso morto sul divano colorato, mentre Alec gli passava davanti. Si diede un’annusata e si tolse velocemente la maglietta gettandola a terra. Il ragazzo seduto non fece altro che seguire tutti i suoi movimenti con sguardo ammaliato.
«Vado a fare una doccia» lo informò Alec.
«E’ un invito?» chiese Magnus, sfoggiando uno dei suoi ghigni maliziosi.
«Se vuoi» fece l’altro stando al gioco, e avviandosi verso il bagno fece cenno all'altro di seguirlo.
Magnus non se lo fece ripetere due volte e con un rapido scatto, paragonabile solo a quelli dei gatti quando individuano la loro preda, raggiunse il fidanzato e lo sbattè, con il petto nudo, contro il muro freddo, iniziando a baciarlo con passione. Le mani esploravano i dettagli delle spalle e della schiena, mentre le mani del Cacciatore erano intrecciate nei capelli neri mentre lo tirava a sé.
Quel momento carico di sentimento, passione e sensualità fu interrotto dal bussare della porta di ingresso.
Confusi, i due si scambiarono uno sguardo interrogativo, per poi posare gli occhi sulla porta, che tremava leggermente per il bussare. Si avvicinarono lentamente ed aprirono. Era una giovane donna, più o meno sulla ventina, con lunghi capelli blu e gli occhi che avevano il colore delle arance matura.
Nemmeno il tempo di chiederle chi fosse, che iniziò a parlare «Vengo in nome della Regina della Corte Seelie: vi verrà incontro domani a Central Park. Confida nella vostra presenza, dato che è disposta ad offrirvi il suo aiuto e non darà una seconda possibilità». Detto ciò, la fata si voltò e sparì tra le scale, lasciando i due ragazzi alquanto perplessi.
Cosa voleva ancora la Regina da loro? E di che aiuto parlava?
L'unico modo per scoprirlo, era attendere il misterioso incontro con la sovrana del Popolo Fatato.


Nota delle autrici:
Lucrezia: Ci scusiamo per il ritardo, che è soprattutto colpa mia. O meglio, colpa della mia scuola, grazie alla quale sono circondata da dizionari di latino e greco. Spero però che il capitolo valga l'attesa. Vi abbiamo dato qualcosa su cui fangirleggiare, in particolare la dichiarazione d'amore di Magnus.
Mi sento in dovere di ringraziare come sempre tutti quelli che leggono e recensiscono assiduamente la storia.

Ilenia: Ci scusiamo ulteriormente per il ritardo, ma, almeno per quanto riguarda me,il quinto anno si fa sentire, e Lucrezia spera assiduamente in uno spiraglio di luce che emerga da una montagna di dizionari . Sappiate solo che nei brevi momenti di relax, il mio cervello elabora per voi! Tornando a noi, spero che vi sia piaciuto,e che porrete, come vostro solito, tante domande!! Vi invito a recensire e a dirci la vostra e vi ringrazio per tutto l’affetto, e le dichiarazioni d’amore, che ci date! Siete il nostro carburante per andare avanti!!

Alla prossima,

Malec Lovers_

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Capitolo 14
*** Al cospetto di Sua Maestà. ***


 

In quel momento, la confusione prese possesso delle loro menti.
Proprio adesso che sembrava tutto –o quasi tutto- risolto, la Regina voleva incontrarli, magari offrirgli il proprio aiuto. Ma di che aiuto parlava? Dopotutto aveva ottenuto ciò per cui aveva mandato Kyle a infierire ancora di più nella situazione, allora tragica.
Si scambiarono uno sguardo spaesato, per poi posare gli occhi sulla porta. Quella sì che era stata una visita inaspettata, che aveva per giunta rovinato un momento anche abbastanza intimo. Il ragazzo a torso nudo sfoggiava i neri marchi indelebili e si mosse in direzione del bagno.
«Vado a fare la doccia, vieni o no?» chiese a Magnus, che lo guardava con rammarico.
«No…vai da solo, devo occuparmi di alcune cose» rispose, entrando nel suo studio e sbattendo la porta.
Al contrario, quella del bagno si mosse piano.
Alec iniziò lentamente a spogliarsi ed entrare nella doccia. L’acqua tiepida scorreva sul corpo muscoloso del cacciatore, rendendo le sue rune ancora più marcate. Si appoggiò al muro con il braccio destro, contro cui premeva la testa, mentre l’acqua continuava a scendergli sinuosa dai capelli fradici. Si mise a pensare a quanto detto da Magnus poco prima nella caffetteria; aveva pronunciato bellissime parole, alle quali non sapeva cosa rispondere. Era certo di provare qualcosa per lo stregone, ma non gli era chiaro il motivo.
Il suo era un sentimento risvegliato dal nulla. Da quando aveva perso la memoria non aveva fatto altro che causare problemi, oltre che una profonda sofferenza per Magnus, dato che aveva dovuto vederlo baciare Kyle o ignorare completamente i suoi sentimenti. Ripensò alla prima volta in cui si svegliò in quella casa.
Aprì gli occhi lentamente sentendo una forte fitta al petto, convinto di essere nella sua camera all’Istituto; non ricordava cosa fosse successo il giorno precedente, ma non ci diede troppo peso, considerandolo un effetto collaterale della stanchezza. Un respiro lento e regolare faceva da sottofondo alle sue riflessioni e si voltò, immaginando di trovare a dormire il suo parabatai su una sedia affianco al letto, come facevano di solito quando uno dei due era ferito. Le sue aspettative furono deluse quando, al posto di Jace, vide un altro uomo, con cui condivideva il letto: era di bella presenza, dai capelli scuri e la pelle olivastra, il viso gli era parso stanco e, gli occhi a mandorla dolcemente socchiusi, splendevano di una luce non identificabile –glitter-. Abbracciava il cuscino e sembrava fare sogni tranquilli. Era bello, doveva ammetterlo, ma non aveva la più pallida idea di chi egli fosse, e soprattutto perché dormisse nel suo letto. Una rapida occhiata alla stanza gli fece intendere che non apparteneva all’Istituto o a qualunque altro luogo a lui familiare. Si issò rapidamente e saltò in piedi; in men che non si dica era dinnanzi al letto con il petto che gli doleva. Uscì dalla camera e fece un rapido giro per la casa, mentre l’altro ancora dormiva: ai pedi della porta di ingresso trovò la sua spada angelica, la afferrò e ,camminando piano, ritornò in quella stanza. Sussurrò piano il nome dell’arma, facendola così risplendere nella stanza ancora buia. Attese con impazienza che il ragazzo si svegliasse, cosa che avvenne poco dopo, e lo vide tastare lo spazio vuoto dove prima dormiva. Quando si svegliò, il cacciatore rimase senza fiato alla vista di quei occhi verde-dorati con carattere prettamente felino e certamente non umano. Aveva dormito con uno stregone. Lo vide alzarsi dal letto ed avvicinarsi e, in parte timoroso, strinse ulteriormente la spada, fino a far sbiancare le nocche, pronto ad attaccare. La sua voce prima dolce, e poi possente gli parve così ammaliante e sensuale. Doveva ammettere che l’uomo era di una bellezza straordinaria, e infondo rimanere da lui, sotto consiglio o ordine dalla sorella, non sembrava così terribile. Ogni volta che non guardava lo scrutava per bene per poter aver fissa la sua immagine nella mente.
Col passare del tempo il suo affetto verso Magnus era cresciuto, ma quando arrivò Kyle, tutte le sue sicurezze riguardo i sentimenti verso lo stregone, che aveva intenzione di confessargli a breve, erano state stravolte. Solo dopo aver capito di essere caduto nella trappola di una fata dispettosa, ed essere venuto a conoscenza di cosa lo stregone provasse per lui, capì che quel sentimento che lo opprimeva era amore. La loro prima notte insieme era stata magica e speciale; ogni tanto gli capitava di ripensarci, lasciandosi scappare goffamente un sorriso. Ripensò a Magnus inginocchiato a terra a piangere a singhiozzi poiché, apparentemente, non ricambiava il suo amore. Ricordarlo così gli faceva male, aveva voglia di urlargli che lo amava, come non aveva mai amato nessuno, e che aveva intenzione di farlo per il resto dei suoi giorni, e voleva farlo subito.
Uscì rapidamente dalla doccia, afferrò un asciugamano, se lo cinse alla vita e si precipitò fuori. Spalancò con forza la porta dello studio dello stregone, attirando così la sua attenzione, che spaventato dalla sua reazione si alzò e gli andò incontro.
L’acqua che cadeva dai capelli ancora fradici di Alec bagnò la moquette color mogano. Le goccioline d’acqua andavano ad incastrarsi tra le curve dei muscoli, mettendoli in risalto.
«MAGNUS BANE» annunciò a voce alta, provocando nell’altro una sorta di terrore. «Devo dirti una cosa molto importante e devo dirla una volta per tutte» disse più timidamente: tutta la sua sicurezza si era esaurita alle prima due parole.
«Alec, cosa intendi?» chiese piano terrorizzato lo stregone. Proprio ora che lo aveva riavuto non poteva perderlo.
Il cacciatore gli si avvicinò e lo cinse in un abbraccio «Scusami, scusami per tutto. Da quando sono qui non faccio altro che creare problemi, ma ti amo, ti amo davvero, e vederti stare male mi ha spezzato il cuore, quindi scusami ancora.» gli sussurrò nell’orecchio.
Al suono di quelle parole, i muscoli si rilassarono e due braccia forti ricambiarono l’abbraccio. «Oh Alexander, ti amo così tanto…» disse Magnus per poi baciarlo con dolcezza e passione.
Rimasero così per qualche secondo, poi il nascosto tornò al suo posto con gli occhi fissi sul libro spesso e polveroso. Il Nephilim gli si avvicinò piano posandogli le mani sulle spalle cercando di leggere ciò che gli interessava così tanto da impedirgli di fare la doccia con lui. Conosceva bene il greco e latino, ma le parole incise sulle pagine scolorite erano in una lingua a lui sconosciuta.
«Cosa leggi?» chiese con fare curioso.
«Quella fata mi ha fatto aprire gli occhi…c’era un incantesimo, la Regina può davvero aiutarci, devo solo trovarlo» rispose sfogliando velocemente le pagine polverose.
«Però, forse» lo stregone chiuse con violenza il libro «meglio pensarci domani, sarà lei a dirci tutto.» fece sollevando il viso verso il cacciatore. «Dai, usciamo stasera, vedi se Isabelle e Jace hanno da fare».
Il cacciatore sentendo quei due nomi avvertì una strana tristezza, ben espressa attraverso i suoi limpidi occhi.
«Alec, lo so che ti mancano. Su, chiamali» gli porse il telefono. «non voglio tenerti qui per sempre, o meglio forse sì, ma non contro la tua volontà».
Il Nephilim afferrò il telefono, compose il numero e uscì dalla camera per parlare. Il telefono squillò un poco prima che Jace rispondesse
«Alec tutto bene?» chiese allarmato il parabatai, sorpreso del fatto che lo avesse telefonato.
«Ciao Jace, si, va tutto bene, voi? Come si combatte senza di me?» chiese ironico per tranquillizzare l’amico. In effetti, oltre quello scontro con i bulli e la freccia scoccata a Kyle, non aveva più combattuto. Avevano impedito di farglielo fare, poichè non sapendo cosa avesse, un’altra ferita avrebbe potuto complicare la situazione. Doveva ammettere che gli mancava, ma la soluzione ai suoi problemi sembrava così vicina che oramai era solo un conto alla rovescia.
«Come se mi mancasse il braccio destro» rispose Jace mostrando la sua vera essenza. Spesso sembrava un mostro senza cuore, ma non con Alec, non con il suo parabatai.
«Stasera avete qualche appuntamento con qualche bel demone? Potremo andare da Taki’s, io, te, Isabelle, Magnus e» fece una piccola pausa « Clary»
«Oggi giornata libera, ci vediamo alle otto fuori da Taki’s!» rispose il ragazzo dai milleuno cognomi.
«Va benissimo» replicò quello dagli occhi azzurri.
«Allora a dopo» lo salutò.
«Ah Jace» lo fermò Alec.
«Si?» chiese con tono curioso
«Mi ha fatto piacere parlare con te.» il tono del Cacciatore era fermo e deciso, al quale seguì un attimo di silenzio.
«Anche a me Alec, ci vediamo dopo» fece Jace dolcemente e attaccò.
Una volta terminata la chiamata tornò nello studio di Magnus a riportare quanto detto da Jace.
«Perfetto» disse « Ora sono le» guardò l’orologio «Ora di pranzo» infilò qualcosa in tasca e prese per la mano il cacciatore trascinandolo fino a fuori la porta di casa, non rispondendo alle incessanti domande del ragazzo che chiedeva informazioni circa la destinazione. Arrivarono in un grande parco, presero due hot dog da un uomo col carrettino e si posizionarono sotto un albero. Magnus per primo si stese con un braccio dietro la testa e l’altro lungo il corpo; poi, imitandolo, Alec fece lo stesso stringendogli la mano libera. Alzando la testa potevano scorgere quei leggeri raggi, che illuminavano di luce naturale i loro profili, filtrati attraverso quei buchi lasciati dalle foglie, affiancate da tante mele rosse, le più mature poste alle sue radici.
«Domani abbiamo l’incontro con la Regina» fece il Cacciatore introducendo il discorso, mentre giocava nervosamente con le dita dello stregone. «Sai già cosa vuole?»
«Sapere cosa vuole una fata?» fece un verso misto tra uno sbuffo e una risata « Mai, o meglio anche se lo sapessi, sapranno raggirarlo così bene da poter intendere altro. Mai fidarsi delle fate.» Sentendo quelle parole il Nephilim si rimise a pensare a quanto stupidamente era caduto nella loro trappola, sentendosi così irrimediabilmente in colpa; in effetti si era messo in un bel guaio e stava trascinando Magnus con sé.
«E’ una cosa mia, non è giusto che lo affronti anche tu» fece dispiaciuto.
«Non dire stupidaggini, sei il mio ragazzo e cosa più importante ti amo, e non ti lascerò mai affrontare una cosa del genere da solo. E poi mi sarei annoiato se fossi rimasto a casa» rispose con gli occhi chiusi godendo di quel fresco venticello e della stretta di mano dell’altro ragazzo, il quale si sollevò a sedere.
«Ma…» cercò di obiettare.
«Shh» lo ammutolì lo stregone, afferrandogli la nuca e spingendolo in direzione delle sue labbra, per poi baciarlo dolcemente. Fu un bacio lento carico di tenerezza; le sue labbra sapevano di carne e di salsa piccante, con un retrogusto dolce dovuto ad una bibita gasata. Magnus dal canto suo gli carezzava lentamente la schiena muscolosa alternandosi a volte con i capelli. Ritornò al suo posto e poggiò la testa sulla spalla dell’altro, che gli accarezzava il viso, facendolo così cadere in un sonno profondo. Rimasero sotto quel melo per ore, fino a quando il vento pungente della sera non arrivò ai loro visi, facendoli sussultare. Erano le 19.30: il Cacciatore saltò con estrema agilità in piedi e porse la mano allo stregone, che, afferrandola, lo affiancò, ed entrambi si mossero verso la strada. Arrivati fuori al locale, salutarono Jace, Clary e Isabelle.
«Che ci fa il mondano qui?» chiese infastidito Alec.
Simon, che intanto teneva ben stretta la mano di Isabelle, mostrò i canini appuntiti come per dire “Ehi non vedi? Un mondano potrebbe avere questi?”
«Non dirmi che era una riunione per soli Cacciatori» rispose però ironicamente , infastidendo ancor di più Alec, che di lui ricordava ben poco. Era diventato un vampiro, ma perché teneva per mano la sorella? Cosa aveva dimenticato?
«Beh Magnus, l’invito non è per i nascosti, andiamo via.» continuò a scherzare, facendo ridere lo stregone, Clary, Jace e Isabelle.
«Magnus sta con me e rimane» ringhiò Alec tenendo il polso a Magnus, bloccandolo così dall’andare con Simon.
«E Simon sta con me» fu la volta di Isabelle che alzò le loro mani intrecciate davanti al viso del fratello.
«Iz non me l’hai detto. Da quando? Da quando stai con il mondano?» rispose più pacato con un cenno di delusione.
«Vampiro» lo corresse Simon. «E comunque da qualche mese»
«Simon!» lo riprese piano Clary. Stava parlando un po’ troppo; tutto sommato Alec aveva perso gran parte dei suoi ricordi nei quali lei si fidanzava con Jace, e Isabelle e Simon iniziassero a uscire insieme.
In silenzio entrarono tutti all’interno e si accomodarono; ordinarono e parlarono di quanto successo con Kyle, quanto avevano scoperto e dell’invito della Regina che si sarebbe tenuto l’indomani. Non considerando la parte iniziale, trascorsero tutti una bella serata, e una volta fuori da Taki’s si salutarono, andando ognuno per la propria direzione. Alec e Magnus si incamminarono verso Brooklyn, seguiti, però, da un ragazzo che gli correva dietro.
Una volta raggiunti, il suddetto ragazzo afferrò il polso del cacciatore e lo fece voltare. Era Simon, aveva il fiatone, dovuto alla forza dell’abitudine e non alla mancanza di aria nei polmoni.
«Ti chiedo scusa per prima. Forse non ricordi ma abbiamo già fatto questo discorso, ma tengo ad Isabelle e ti posso assicurare che non le farò mai del male. Puoi starne certo» disse per poi porgergli la mano, che il cacciatore strinse, come a sancire un patto.
«Lo spero per te. Non ci metterei niente ad ucciderti, vampiro» disse con tono quasi ironico continuando a camminare per la propria strada.
Una volta arrivati al loft, Magnus si tolse la maglia e la posò sulla sedia.
«E’ ancora valido l’invito della doccia?» chiese allungando il palmo aperto verso il ragazzo, come un gentiluomo offrirebbe la sua mano ad una signorina. Accettandola, venne tirato verso il petto di lui, che iniziò a toglierli la maglietta lentamente, baciando con dolcezza prima le labbra, per poi scendere sulla linea del collo, provocandogli dei brividi per tutto il corpo, venendo poco dopo avvolti nel buio.


Il mattino seguente si svegliarono abbracciati nel loro letto, bagnato e umido in alcune parti. A terra erano gettati degli asciugamani ed entrambi avevano i capelli, se non fradici, umidicci e leggermente arricciati. Si scambiarono uno sguardo complice e iniziarono a ridere. Si lanciarono addosso dei vestiti da indossare non smettendo mai di ridere e sorridersi; una volta vestiti si alzarono e andarono nel salotto. Magnus preparò dei caffè macchiati con tanto zucchero, serviti in due tazze colorate scintillanti.
«Non so se te l’ho mai chiesto, se non ricordo puoi biasimarmi, ma perché usi così tanti glitter?» chiese in modo spontaneo.
Lo stregone soffocò una risata, a quanto pare nessuno gli aveva mai rivolto quella domanda «Per brillare Alexander» rispose poggiando la tazza sul tavolo e sedendosi sulla sedia decisamente vintage.
«Non penso tu ne abbia bisogno» riprese Alec sorseggiando il suo caffè « Per me brilli già così». L’espressione sul viso dello stregone era un misto tra dolcezza, sorpresa, amore. «Poi ti chiedi perché ti amo» gli disse sfiorandogli una mano «Dai, muoviamoci. Meglio andare al cospetto della Regina, non penso sia gradito un ritardo da parte nostra» strizzandogli un occhio. I due scesero di casa e si incamminarono per le strade di Brooklyn.
«Sei sicuro che appena arriveremo troveremo la Regina?» chiese con fare curioso.
«No» rispose l’altro camminando a passo veloce « Ma nel caso non ci fosse, troveremo qualcosa da fare»
Arrivarono a Central Park, dove inquadrarono una panchina, che poco dopo divenne di loro proprietà. Passò un’ ora più o meno, prima che Sua Maestà si presentasse scortata da due audaci cavalieri dai capelli colorati e dalle orecchie a punta.
«Altezza» fece Magnus accompagnando il tutto con una riverenza e un elegante cenno della mano.
«Stregone Bane, è tempo che non ci vediamo» fece la sovrana con tono solenne e il viso costantemente alzato.
«Con voi non è mai abbastanza» riprese lo stregone senza perdere quell’eleganza e quel tono così regale che si sarebbe dovuto tenere in presenza di una regina.
«Non essere spiritoso stregone, ho tanto da offrirti e altrettanto per distruggerti» fece irritata.
«Mi sembra che abbiate già iniziato un po’ di tempo fa mandando quel ragazzino da noi. A proposito vedo che le è piaciuto il mio dono» fece Magnus, riferendosi all’anello al dito della Regina che una volta decorava, così come tanti altri, la sua mano.
«E’ tornata alla legittima proprietaria. » finì fiera la sovrana. «Abbiamo molte informazioni su di lui e su ciò che gli è successo, e su quello che può guarirlo, sarebbe davvero sconveniente se queste informazioni rimanessero solo all’interno del Popolo Fatato» aggiunse con quello che sembrava un ricatto. Ma almeno lei sapeva qualcosa e una volta capito che se la situazione avesse avuto esiti negativi sarebbe stata a discapito di Alec, Magnus si comportò il più cordialmente possibile.
«La prego di perdonare i miei modi rozzi e grossolani, saremo davvero estasiati di ricevere il vostro dono, così gentilmente offertoci.» intervenne subito cercando di risistemare le cose.
«Purtroppo non posso venir meno alla parola data» disse prendendo tra le dita una piccola fialetta e con una piccola lama si procurò un taglio sul palmo della mano, lasciando così scorrere il sangue nel piccolo contenitore di vetro, dopo di che gliela porse ai due ragazzi
«Sangue reale del Popolo Fatato, fatene buon uso, la prossima volta non sarò così magnanima.» disse prima di andarsene e scomparire tra gli alberi.
Un balenio illuminò lo sguardo felino di Magnus appena ebbe toccato quella fialetta contenente del sangue così limpido e rosso, a volte brillante da non sembrare umano. Un grande sorriso sadico e soddisfatto gli incorniciò a pieno il volto.




Nota delle autrici:
Lucrezia: Adoro questo capitolo! *-* spero che sia piaciuto anche a voi, dato che penso sia il più lungo che abbiamo mai scritto! Ci scusiamo come sempre per l’attesa, causa scuola. Appena abbiamo un attimo di respiro aggiorneremo. Grazie come sempre a tutti quelli che leggono e recensiscono<3
Ilenia: Come già detto, penso sia il capitolo più lungo mai scritto, avevo tante di quelle idee in testa che, arrivare alla parte dell'incontro con la regina, sembrava un traguardo lontano anni luce; ma alla fine ce l'abbiamo fatta!! Spero vi piaccia ( soprattutto perchè ci ho buttato il sangue) e recensite!! <3
Un abbraccio,
Malec Lovers_

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Capitolo 15
*** Oh My Dear Daddy. ***


 


 

Ci volle un po’ di tempo prima che Magnus e Alec si riprendessero dalla conversazione con la regina della Corte Seelie. Mentre il primo sembrava essere venuto a capo della situazione, l’altro era solo, se possibile, più confuso di prima. Alec si disse che probabilmente non conosceva abbastanza bene il popolo fatato da capirne le intenzioni.
Un via vai di persona gli passava accanto, senza degnarli di uno sguardo, sembrando non accorgersi della loro presenza. Essendo mondani, dopotutto, non avevano abbastanza Vista per riuscire a vedere oltre l’incantesimo di invisibilità. Era stata un’idea di Alec, per precauzione; non sapevano cosa aspettarsi dall’incontro con la Regina, e di certo non sarebbe stato facile spiegare perché un ragazzo cacciasse dal nulla una spada e uscissero scintille blu dalle mani dell’altro.
Magnus, accanto ad Alec, non smetteva di sfoggiare quel suo sorriso sadico, che illuminava ancora di più il suo sguardo felino. Lo stregone gli afferrò una mano e lo tirò a sé, premendo dolcemente le proprie labbra su quelle del Cacciatore, accarezzando con una mano i suoi capelli. Alec era un po’ confuso, ma quella sensazione era così bella che decise di ricambiare il bacio e abbandonarsi ad esso.
«Potrei continuare per sempre.» sussurrò ad un certo punto, staccandosi leggermente dalla bocca dello stregone, che, con le labbra e con i denti, lo cercava ancora di più, non mollando la presa sul suo corpo.
«Cosa?» chiese Magnus piano, ansimando.
«Baciarti» rispose Alec, riprendendo subito dopo quel bacio così coinvolgente. Ma prima che quella passione lo prendesse completamente, Magnus parlò un’ultima volta. «E allora fallo.». Erano solo tre parole, che però, dette in modo così sensuale, scatenarono in Alec una serie di brividi che percorrevano tutto il corpo: energia pura, che riversò nei baci e nei tocchi che dava allo stregone. Alec gli strinse entrambi i polsi e lo sbatté contro il tronco di un albero, tenendogli le braccia sollevate sopra la testa. Gli baciò lentamente il collo facendo ansimare lo stregone; i suoi occhi verdi-dorati brillavano di desiderio. Magnus gli si spinse contro con forza, facendolo cadere a terra, sotto il suo corpo che si muoveva piano su di lui. Entrambi avevano un’aria divertita e felice, si scambiavano sguardi sdolcinati capaci di sciogliere il cuore anche al più duro dei duri.
Furono interrotti dal rumore di passi e di foglie secche schiacciate; davanti a loro si fermarono due ragazzini, uno dai capelli corti biondo cenere e gli occhi grigi, l’altro, un po’ più alto, con i capelli ricci neri, due luminosi occhi verdi nel viso scavato dalla pelle chiara. Avevano all’incirca quindici anni. Quello dai capelli scuri li guardava con aria sorpresa e quasi adorante, mentre l’altro sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto: chiaramente, non li vedeva. Magnus si alzò rapidamente, porgendo una mano ad Alec per aiutarlo a tirarsi su, ancora osservati dal ragazzo, che, nel frattempo, strattonava l’amico, ancora spaesato.
«Lui non può vederci.» fece annoiato il Cacciatore, riferendosi al biondo, mentre si puliva il pantalone dal terriccio e dalle foglie.
«Ma come?» chiese sinceramente confuso il ragazzo. Poi posò lo sguardo su Magnus. «I tuoi occhi!» esclamò, continuando a fissarlo. «Oh mio Dio, sono fantastici» disse con enfasi.
«Scusa?» si intromise brusco Alec, che chiaramente non aveva apprezzato il commento del moro; se avesse potuto controllare i cieli lo avrebbe fulminato all’istante.
«Ehm, non volevo.» si scusò goffamente il ragazzo. «State insieme?»
Entrambi risposero affermativamente con un cenno del capo.
«Proprio il ragazzino con la vista dovevamo acchiappare.» borbottò scorbutico Magnus, all’orecchio di Alec.
«Chris, ma con chi parli?» fece il ragazzo biondo, scocciato. «Andiamo, su.» concluse, prendendolo per una mano e trascinandoselo dietro, mentre l’altro continuava a voltarsi indietro per guardare i due ragazzi, che, però, erano spariti.
Tutto era silenzioso, il vento soffiava piano tra le foglie, e dei piccoli scoiattoli erano usciti dalla loro tana posta tra le radici di una quercia. Tutto era tranquillo e calmo e regnava il silenzio, fatta eccezione per delle piccole risatine provenienti da dietro un albero. «Pensi che dovremo preoccuparci del mondano?» fece Alec, senza smettere di ridere.
«Non credo, se provasse a raccontarlo verrebbe preso per pazzo. Poi cosa direbbe? “Ho visto due gay invisibili”?» rispose Magnus, anche lui ridendo. «Ottima idea comunque» aggiunse poi lo stregone, voltandosi verso di lui per scoccargli un bacio sulla guancia. Alec arrossì, portandosi una mano al punto in cui le labbra dello stregone si erano posate, e gli indirizzò un sorriso quasi svenevole. Magnus rimase fermo a fissarlo qualche istante. Come se non gli reggessero più le gambe, scivolò a terra poggiandosi con la schiena contro la corteccia rigida e graffiante dell’albero con il viso sbiancato all’improvviso. «Alexander.» lo chiamò debolmente. «Vorrei parlarti.»
Anche Alec a quel punto sbiancò, preoccupato, e si accovacciò affianco a Magnus, che gli prese le mani tra le sue. «Non vuoi lasciarmi vero?» domandò piano, sentendo d’un tratto gli occhi pungere per le lacrime che sarebbero sgorgate se fosse successo. «Se ho fatto qualcosa di sbagliato, ti chiedo scusa, non volevo. Lo so, non dovevo essere brusco con il ragazzino, ma avevo paura che ci stesse provando, e…» iniziò a balbettare «non volevo, è solo che ho paura di perderti.» finì a testa bassa con gli occhi azzurri lucidi, somiglianti al mare blu cristallino, quando alle prima luci i raggi solari accarezzano dolcemente le acque.
Lo stregone rise goffamente e strinse più forte le mani del ragazzo «Tu stupido Nephilim» sospirò «Come puoi pensare che io ti voglia lasciare? Ti amo più di quanto ami me stesso.» Magnus si divincolò dalla presa e accarezzò dolcemente una guancia ad Alec, che rilasciò il fiato e fece un sospiro di sollievo.
Poi Magnus riprese. «C’è un motivo per cui la Regina ci ha dato il suo sangue.» spiegò. «Ho letto di un incantesimo; potrebbe farti tornare la memoria, ma mi porterà via molte forze e sarà doloroso per te, ammettendo che funzioni. Purtroppo, non sapere chi o cosa ti abbia attaccato non ci aiuta. Per niente.» Magnus sospirò. «Ma è una tua scelta, Alexander, se riacquistare i ricordi…» «Oppure?» lo interruppe il cacciatore.
Magnus sembrò sorpreso. «Oppure ne creeremo di nuovi, insieme.»
I suoi occhi erano fissi su quelli azzurrissimi di Alec, e brillavano come fuoco vivo.
«Ci devo pensare.» concluse Alec.
«Prenditi tutto il tempo che ti occorre» rispose Magnus riprendendogli le mani e baciandole con dolcezza.
Il Cacciatore gli appoggiò la testa sulla spalla dell’altro, sospirando. «Ho paura di ricordare.» ammise piano. «E se avessi sbagliato? Se c’è qualcosa che avrei voluto dimenticare? Forse è meglio così…ma se ci fosse qualcosa che varrebbe davvero la pena ricordare?»
«Per esempio?» chiese Magnus.
Alec alzò la testa, fissando un punto indefinito in linea d’aria con il suo sguardo. «Il giorno in cui ti ho conosciuto, il nostro primo bacio, quando sono venuto da te, i nostri segreti, le nostre avventure… Senza i miei ricordi è come se si fosse staccata una parte di me. Guarda Isabelle, adesso esce con quel vampiro. Ed io…io non lo sapevo. E’ mia sorella, so tutto di lei, e adesso mi sembra quasi di non conoscerla più. Il mondo va avanti e io sto sempre più indietro. Se non mi fossi lasciato abbindolare da quel demone, tutto questo non sarebbe mai successo!» sbuffò, abbassando la testa. Entrambi stettero zitti per alcuni secondi.
«Cosa hai detto?» chiese ad un tratto lo stregone.
«Quando?» rispose Alec, confuso.
«Prima!» esclamò Magnus, quasi avesse bisogno di una sua informazione per venire a capo di un complicato enigma.
«Non sarebbe mai successo?» ipotizzò Alec, cercando il consenso negli occhi dell’altro, che però scosse la testa.
«No, prima ancora.»
«Se non mi fossi… Lasciato abbindolare da quel demone.»
A quelle parole, entrambi scattarono.
«Alec, cerca di ricordare, cosa sai di quel demone?» gli prese la testa tra le mani, scuotendola ogni tanto come se servisse a farlo pensare.
«Ricordo solo che mi ha usato, e preso in giro, ma è una sensazione più che vero e proprio ricordo.»
A quel punto Magnus saltò in piedi e, tirandolo per un braccio, fece alzare anche il suo ragazzo, proponendogli di fare un giro. I due, tenendosi sempre per mano, si incamminarono lungo un sentiero ornato da foglie secche cadute, sulle quali si infrangeva la luce del sole, facendo risplendere e brillare la linfa al loro interno. La luce che filtrava attraverso gli alberi illuminava e seguiva il loro percorso, come se un costante occhio di bue li seguisse, in quella che sembrava essere una sfilata. Strani rumori ruppero l’apparente calma creatasi nel parco, con le persone che se ne andavano a mangiare, e chi invece rimaneva beatamente a riposare sotto l’ombra degli alberi.
Alec e Magnus si bloccarono di colpo, guardandosi intorno. Una volta accertatosi che non ci fosse niente, ripresero il loro cammino. Poco dopo però, i rumori ricominciarono, diventando sempre più forti e vicini. Un fetore infestò l’aria che li circondava; un urlo stridulo e la creatura si avvicinò.
«Alec attento!» gridò Magnus, ma prima che potesse finire la frase il Cacciatore aveva già preso l’arco e scoccato una freccia in direzione della creatura viscida alle loro spalle, che, bloccata a terra dalla freccia, cominciò a ridere sommessamente.
«Alexander Lightwood e Magnus Bane…non mi aspettavo proprio di vedervi di nuovo insieme. Il mio Signore non ne sarà contento, no.»
A quelle parole del demone, a entrambi scoppiò una scintilla di rabbia.
«Chi è il tuo Signore? Dillo o ti uccido.» lo minacciò Alec.
«Inutile. Mi ucciderai lo stesso, non è vero, Cacciatore? E’ questo il tuo compito o sbaglio?» A quanto pareva, a differenza delle altre creature demoniache, questa aveva un cervello, e la cosa si faceva preoccupante.
«Dillo.» ordinò Magnus. «Dillo, o verrà scatenata l’ira di mio padre.» aggiunse fiero e sicuro di sé.
«Fa’ pure, stregone. Il paparino non mi torcerà un capello, è lui che mi manda. Ops. Ho detto troppo.» L’intelligenza del demone si rivelò solo apparenza: era facile ingannarlo, così tanto che aveva confessato senza un particolare trucco.
«Sei stato punito Alexander Lightwood, per il tuo peccato di amare un figlio di Lilith, e sarà questo stesso amore ad ucciderti.»
La rabbia esplose nel Cacciatore, che riprese l’arco in mano, pronto a scoccare un’altra freccia da destinare al petto del demone, ma una scintilla blu anticipò le sue intenzioni. Magnus era poco dietro di lui, respirando lentamente e a fatica. Dalle mani divampavano ancora piccole fiamme azzurrine, gli occhi erano sempre più piccoli e al posto di quel bel colore verde-dorato c’era un fuoco vivo. «Stronzo» sibilò tra i denti. «Che cosa pensavo? Che mi volesse bene? Che teneva alla mia felicità? Sono uno stupido, solo uno stupido.» Magnus cadde a terra sulle ginocchia, le dita incastrate con forza nel terreno e il capo chino. Alec gli si avvicinò, gli si accovacciò dinnanzi e senza proferire parola, lo abbracciò, stringendolo a se’ per qualche minuto.
«Scusami, è tutta colpa mia» ammise dispiaciuto lo stregone.
«Non fa niente» rispose dolcemente il Cacciatore. «Andiamo a casa, dai.»
In effetti era colpa sua in modo indiretto, ma Alec non sarebbe mai riuscito a prendersela con lui, neanche un po’, lo amava troppo fargliene una colpa. Se avesse potuto si sarebbe preso tutti i mali che lo affliggevano e che in passato l’avevano afflitto.
Si alzarono da terra e, sempre tenendosi per mano, si incamminarono verso casa.
«Toglimi una curiosità» disse ad un certo punto Alec. «Come mai la Regina ci ha dato il suo sangue? Ho capito per l’incantesimo, ma perché? Non sapevo che le fate fossero così magnanime, soprattutto la Regina…»
Magnus soffocò una risata «Per rimediare alla figura di merda fatta a causa di Kyle. Insomma, il suo piano è stato sventrato. Sarà stato un duro colpo per lei e per la sua dignità!»
Alec rise, improvvisamente e stranamente rincuorato. Si sentì più leggero. Era Magnus che lo faceva sentire così.



Nota delle autrici:
Lucrezia: Su questo capitolo non ho molto da dire, solo che finalmente è stato quasi svelato il mistero dell’amensia di Alec. Ci scusiamo per il ritardo con cui pubblichiamo, che è soprattutto colpa mia, piena di impegni per la scuola. Speriamo di esserci fatte perdonare con questo capitolo bello lungo. Un grazie come sempre a tutti quelli che ci seguono, leggono e recensiscono.

Ilenia: Ciao a tutte, come già detto in questi capitoli vengono svelati molti misteri, e spero siate soddisfatte di ciò. Adesso è il momento di fare un annuncio: Mi sono buttata a braccia e gambe aperte in una missione suicida. *Rullo di tamburi*
Ho aperto un nuovo profilo " Over Your Dreams ", nel quale pubblico una storia inedita (cof cof) riguardo Kyle, la sua infanzia e il suo coinvolgimento con il popolo fatato. In quanto madre di Kyle, non mi è sembrato giusto descrivervi solo la sua natura cattiva. E non dimentichiamoci di Elisa, la cameriera stregona innamorata di mio figlio. Anche in questa storia ci saranno molti intrecci e colpi di scena, che spero vi appassioneranno come Amnesia. Questa volta gestirò da sola il profilo , e approfitto per ringraziare di cuore Lucrezia per avermi dato una mano ed avermi fatto crescere come "scrittrice", se non ci fosse stata lei a convincermi ad aprire questo profilo e apportare le sue correzioni, non saremmo mai arrivate fino a qui. Sto cercando di crescere da sola dal punto di vista della scrittura, e spero mi sosteniate in questa nuova avventura, come già lo fate qui.
Vi lascio il link del primo capitolo di "Kyle, il bambino trovato dalle fate" :
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2897956
Un bacio enorme
Lucrezia pt. 2: ma aw.

Alla prossima,
Malec Lovers_

 

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Capitolo 16
*** Tutti al cinema. ***


 

L’aria era diventata frizzante e Alec e Magnus camminavano a passo svelto per evitare la pioggia che minacciava di scendere copiosa, visto il cielo grigio che incombeva su di loro. Troppo assorti nei propri pensieri, nessuno dei due riuscì –o volle- avviare una vera e propria conversazione; c’era da valutare quanto accaduto in quei giorni che erano stati tutto fuorché noiosi: avevano scoperto tanto…eppure sembrava di trovarsi sempre al punto di partenza. Una volta arrivati a casa, aprendo la porta Alec e Magnus scorsero un foglietto colorato per terra: Alec si abbassò per raccoglierlo e lo avvicinò agli occhi per capire di cosa si trattasse.
«E’ un depliant» fece Magnus prendendo tale oggetto dalle mani del cacciatore «del cinema qui sotto. Nulla di importante.» se lo rigirò tra le mani «Ha appena aperto a quanto pare. Oggi proiettano “L’attacco dei demoni”» Lo sguardo di Alec si illuminò e subito si avvicinò per leggere quanto scritto su quel foglio di carta. Demoni, forze maligne, mondo in pericolo, eroi che lo salvano erano tutte cose che lo facevano sentire vivo e che gli ricordavano la sua vita. Magnus si accorse delle emozioni che lo stavano travolgendo. «Vuoi andare a vederlo?» gli chiese con complicità. Senza esitare, l’altro fece un cenno di assenso con il capo, come un bambino che acconsente a prendere un sacchetto di caramelle. Dopotutto, lotte, demoni per lui erano caramelle e senza di esse non si sarebbe sentito completo. Uno scontro diretto contro i demoni al momento era impossibile, ma nulla gli impediva di vedere un film in cui comparivano.
«Perfetto» disse ad un certo punto lo stregone, si avvicinò al ragazzo « Fatti trovare pronto per le 9 di questa sera» gli diede un rapido bacio sulla guancia e si voltò verso la porta, intento a raggiungerla.
«Dove vai?» gli chiese stranito Alec, riprendendosi piano da quel piccolo bacio.
« A prendere i biglietti, ci vediamo dopo» rispose senza nemmeno voltarsi, poi aprì la porta e sparì chiudendosela alle spalle.
Il cacciatore sospirò e si lasciò cadere a peso morto sul divano, chiuse gli occhi e si addormentò.
 
Era una bella giornata, il sole brillava alto e Alec vestiva un elegante abito oro fatto su misura. Per gli Shadowhunters l’oro era il colore del matrimonio. Il ragazzo si trovava all’estremità di un lungo tappeto rosso, ai cui lati erano disposte tante sedie di vari colori; in fondo c’era un arco fatto di fiori, direttamente sopra a un piccolo leggio destinato al Console.
Era ormai chiaro dove si trovasse, ma chi era a sposarsi?
Si guardò intorno fino a quando non vide avvicinarsi Jace, con in braccio una bambina dagli occhi dorati come i suoi e i capelli del colore del tappeto ai loro piedi. 
«Come ti senti?» chiese dolcemente il suo amico.
Stranito da quella domanda rispose esitante un “bene”.
«E’ un grande passo lo so, essere nervosi è normale. Pensa solo che quando è toccato a me, non trovavo più il mio discorso e ho dovuto improvvisarlo. Combattere contro un demone superiore sembrava più facile» il suo parabatai abbozzò una sorriso, che poi trattenne. «Comunque l’ho guardata dritto negli occhi, le ho detto tutto quello che provavo per lei e ho lasciato parlare il mio cuore: è stato un successone.» questa volta iniziò a ridere e diede una pacca sulla spalla di Alec. «Segui il  cuore e tutto andrà per il verso giusto, ne avete affrontate troppe voi due per farvi prendere dal panico.»
A quanto pareva il matrimonio era proprio il suo, ma con chi? Con Magnus? E con chi altrimenti? Sospirò, si lisciò addosso la giacca ben commissionata e guardò fisso le persone che poco alla volta prendevano posto. C’erano tutti: sua madre, suo padre -che stranamente gli strizzava un occhio come segno di consenso- Clary seduta vicino a Isabelle -vestita di uno splendido abito lungo - che stringeva la mano a Simon; tutti i membri del consiglio, il branco e infine, Max. Iniziò la musica e finalmente fu il momento della sua entrata trionfale: niente avrebbe potuto renderlo più felice e elettrizzato, era il suo matrimonio, sposava l’unica persona che avesse mai amato. Si guardò attorno accompagnato da Jace, preceduto da sua figlia Valentina che gettava piano petali di fiori a terra a ritmo della musica nuziale. Quasi arrivato all’altare, Alec scorse una figura quasi nascosta nell’ombra: non vestiva elegante come tutti gli altri, portava un maglioncino attillato nero sul quale si posava una sciarpa azzurra. Sollevò la testa e nel buio scintillarono un paio di occhi da gatto. Magnus. Era sicuramente lui, avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque. Ma se lui era lì, chi stava per sposare? Alec arrivò al suo posto sotto il leggio e aspettò impaziente il suo futuro sposo, il quale lo raggiunse subito dopo. I capelli biondo scuro si intonavano perfettamente con l’abito dorato; il ragazzo gli si accostò e gli prese una mano. Al cacciatore bastò guardarlo in faccia per far salire l’adrenalina a mille, poi ruggì piano a denti stretti «Kyle.»


Alec si svegliò di colpo con il cuore che batteva a mille e il sudore che gli attaccava i capelli alla fronte. Si alzò rapidamente dal divano e guardò l’orologio. Erano passate due ore da quando si era addormentato e Magnus sarebbe dovuto essere già tornato da molto tempo. Alec lo cercò: guardò in tutte le stanze, ma dello stregone nessuna traccia. Preoccupato prese il telefono e lo chiamò; squillò a lungo senza ricevere alcuna risposta, attese un po’ e poi gli telefono di nuovo, anche questa volta senza risposta. Preso dalla preoccupazione e dalla rabbia lanciò il telefono contro il muro, facendolo schiantare e aprire sul pavimento. Senza pensarci due volte uscì rapidamente di casa per mettersi alla ricerca del suo ragazzo. Scese di corsa le scale, immaginando ottomila possibili situazioni nelle quali sarebbe potuto finire Magnus; spalancò con forza il portone del palazzo e prima che potesse iniziare a correre spedito si trovò davanti lo stregone, seduto su una struttura di legno con la testa tra le mani.
«Magnus» disse forte attirando l’attenzione dello stregone, che sollevò di scatto la testa e guardò Alec con aria quasi terrorizzata. «Che fine avevi fatto? Mi hai fatto preoccupare.»
«Sono stato in giro» rispose vago lo stregone alzandosi e aprendo il portone, facendo cenno ad Alec di entrare.
«In giro» ripeté stizzito il Cacciatore sollevando il sopracciglio destro in un’ espressione scettica.
Rientrarono a casa e Magnus posò con forza i due biglietti sul tavolo e senza fermarsi un attimo si chiuse nel suo studio, mentre Alec si rifugiò in bagno sbattendosi forte la porta alle spalle, facendo vibrare le pareti della camera accanto. Dopo una doccia fredda di circa un quarto d’ora finalmente uscì dal bagno con indosso solo un asciugamano che gli lasciava scoperto il busto muscoloso ricoperto da rune permanenti e dai segni di quelle vecchie. Passò davanti allo studio, la cui porta era semi aperta, ci si soffermò davanti qualche istante fino a quando non incrociò lo sguardo sconvolto e triste di Magnus che si alzò e chiuse la porta, facendo rimanere Alec di sasso. Passarono un paio di ore prima che, stufo della situazione, non bussò alla porta dello studio.
Toc-Toc.
«Magnus, ci sei?» Non ci fu risposta. «dai esci, parliamone». Alec si accasciò a terra con la schiena appoggiata alla porta. «Se ti ho fatto qualcosa ti chiedo scusa, ma esci, ti prego. Dai. Magnus….» il ragazzo sbatté la testa contro la porta. «Ti amo» borbottò piano. Dall’altro lato della porta nessuno fiatò, tutto rimase immobile e silenzioso. Ma Alec avrebbe aspettato seduto lì finché Magnus non si fosse deciso a uscire dalla stanza. Poggiò la testa sullo stipite e chiuse gli occhi.
Passarono un paio di ore prima che quella porta si aprisse. Magnus lo guardò dall’alto e gli tese una mano per rialzarsi «Andiamo» gli fece e guardando la faccia perplessa di Alec che chiaramente non capiva cosa intendesse, spiegò: «Cinema, demoni, mondo da salvare. Ti ricorda qualcosa?» aggiunse usando del sarcasmo molto distaccato. Alec cercò di cogliere la palla al balzo per essere simpatico e sciogliere la parete di ghiaccio che si era creata tra di loro «Sì, la mia vita» fece issandosi da terra intorpidito. Stava per rivolgere una domanda allo stregone, il quale non glielo permise, invitandolo silenziosamente a tenerla per sé. Ad una certa distanza l’uno dall’altro uscirono di casa e si diressero verso cinema in silenzio. Presero posto e attesero che il film iniziasse; Alec cercò di stringere la mano dell’altro, ma Magnus lo scansò facendo sembrare il tutto casuale. Il film cominciò e inizialmente sembrò prendere il cacciatore, fino a quando non apparvero i fantomatici demoni.
«E quelli li chiamano demoni? Church fa più paura! Ma ne hanno mai visto uno? Per l’Angelo.» si zittì notando gli sguardi truci degli altri spettatori che stava disturbando. «Dai Magnus dì qualcosa.» lo strattonò parlandogli sottovoce «dicono che tuo padre è come questi cosi qui. Io mi offenderei.»
«E tu che ne sai di mio padre?» ringhiò lo stregone, prima di alzarsi dalla poltrona e dirigersi a passo veloce verso l’uscita della sala in preda al nervosismo.
«Porca merda» pensò Alec, che subito dopo si alzò e seguì il tragitto fatto dall’altro. Uscì dal cinema e vide Magnus seduto sugli scalini del cinema, gli si accostò e mise una mano sulla spalla «Hey» gli fece dispiaciuto «Scusami, non avrei dovuto dire quella cosa» e vedendo che l’altro non lo degnava di uno sguardo, gli si sedette affianco. «Che ti sta succedendo? E’ da quando siamo tornati dal parco che mi eviti»
«Devi dimenticarti di me» lo interruppe lo stregone.
«Cosa?» chiese sbalordito l’altro.
«Dimenticati di me, torna all’Istituto, torna da Jace e da Isabelle e conduci la tua vita da Cacciatore, non cercare di riavere i tuoi ricordi, non ne vale la pena.» fu questa la veloce e confusa risposta di Magnus. Quelle parole sembravano tanti pugnali che trapassavano il cuore di Alec, per poi essere tirati fuori e infilati con forza nel petto. Lo stava lasciando?
«Ma come? Stamattina hai detto che non mi avresti mai lasciato, che mi amavi troppo ed ora? Cosa è successo? Cosa è cambiato? Dimmelo Magnus» lo strattonò quasi con disperazione.
«Non fare domande» rispose lo stregone, secco.
«No io le domande le faccio! E merito una risposta» rispose alzando la voce. La situazione si stava complicando: Alec non aveva mai avuto quel tono con lui, e ciò non prometteva niente di buono. L’armatura di ghiaccio dello stregone si frantumò in mille pezzi davanti ai suoi occhi, l’unica cosa da fare era essere sincero, se lo meritava.
«E’ colpa mia se ti è successo tutto questo, forse era meglio che non foste venuti alla mia festa…sarebbe stato meglio» spiegò Magnus a testa bassa.
«Ma a me non importa, non te ne faccio una colpa, non ci ho mai pensato, neppure per un attimo, mai.» cercò di tranquillizzarlo Alec, quasi sollevato che la ragione fosse quella e non un’altra.
«No. Sparisci Alexander, vattene da me.» ordinò non dando conto a quanto detto dal Cacciatore.
«’Fanculo Magnus, stai facendo tutto da solo. Se doveva andare così forse era meglio se non mi salvavi quel giorno, che mi lasciavi morire.» gli rinfacciò per poi andare via, lontano da lui. 
Lacrime calde cominciarono a scendere dagli occhi da gatto dello stregone, mentre il ragazzo dai bellissimi capelli corvini si allontanava. Le mani gli tremarono e all’improvviso, in preda alla rabbia, diede un pugno allo scalino di pietra, frantumandolo in alcune parti. Era la prima volta in tutta la loro relazione che si parlavano così e sapeva che era colpa sua, ma non voleva fargli del male, non ancora, non più. Si sentiva responsabile di molte cose: degli sguardi indiscreti del Conclave quando alle riunioni li vedevano insieme, di tutti quei segreti sul suo passato, dei litigi con la famiglia, e adesso suo padre lo aveva attirato a sé e gli aveva rubato ciò a lui più caro: i ricordi. Anche ora l’aveva ferito, con la falsa sicurezza che fosse stata l’ultima volta. Durante la sua lunga vita aveva conosciuto uomini e donne, si era innamorato, aveva sofferto, ma niente era paragonabile a quello che provava per Alec e a quella sofferenza che in quel momento lo avvolgeva come una spessa nube di fumo mentre il suo ragazzo era sempre più lontano. Iniziava già a sentirne la mancanza, delle sue carezze, dei suoi sorrisi, dei suoi occhi che lo guardavano con dolcezza, gli stessi occhi che in lui vedevano una persona da amare profondamente e non un mostro, un demone come tutti gli altri.
Una mano sottile coperta di marchi gli sfiorò la spalla e Magnus, impressionato da quel gesto così improvviso, si voltò di scatto. Era Isabelle in compagnia di Simon, con Jace e Clary. Incuriositi dai demoni erano andati anche loro a vedere quel film, sicuramente urlando quanto indecenti e inesatti fossero quei mostri, così come aveva fatto il suo ragazzo, o meglio il suo ex ragazzo; il solo pensiero che Alec non fosse più il suo ragazzo gli provocò una stretta forte al cuore che per qualche istante gli bloccò il respiro.
«Hei Magnus abbiamo visto, o meglio sentito Alec in sala, dov’è?» gli chiese interessata Izzy.
«E’ andato» disse netto e malinconico.
«Come andato?»
«E’ tutta colpa mia» non trattenendosi più, le mani ricominciarono a tremargli e dopo poco lo stregone iniziò a piangere.
Assistendo a quella scena, la ragazza fece cenno ai suoi compagni di allontanarsi e gli si sedette affianco, dove poco prima era stato seduto il fratello, con una posizione più aggraziata rispetto a quella avuta da Alec, con le gambe divaricate e il busto praticamente tra esse.
«Magnus cosa è successo?» lo esortò a parlare mettendogli una mano sulla spalla in segno di affetto.
«E’ colpa mia Isabelle, lo è sempre stata, l’ho mandato via da me. E’ mille volte peggio di quando aveva perso la memoria…almeno sapevo che era con me in quel momento» continuò a piangere singhiozzando ogni tanto.
«Perché dici che è colpa tua? Cosa è successo? Dai parla» fece dolcemente la ragazza.
«Mio padre. E’ stato mio padre, lui gli ha preso la memoria per punire me. Non voglio che paghi lui per me, non voglio! Non posso.» si portò la testa tra le mani, mentre i singhiozzi sempre più forti che gli scuotevano il corpo.
«E lui che ti ha detto?» chiese Isabelle, cercando di fargli capire qualcosa.
«Niente…non me ne ha fatto una colpa, è troppo buono » rispose Magnus, quasi abbattuto dal fatto che l’altro non gli avesse puntato il dito contro.
«Non è troppo buono, è solo innamorato. Magnus, lui ti ama. Il modo in cui ti guarda è qualcosa di magico, non l’ho mai visto guardare qualcuno in quel modo. Tu vuoi proteggerlo, ma sa farlo da solo. Ha solo bisogno del tuo amore, senza è debole, vulnerabile, non sembra quasi più mio fratello.» gli occhi di Izzy luccicavano commossi dai sentimenti che il fratello provava per lo stregone.
«Isabelle, non posso assicurargli un futuro insieme, lui invecchierà e io rimarrò sempre lo stesso, come potrà amarmi per sempre?» la sua testa era occupata da una serie di punti interrogativi, domande alle quali non sapeva rispondere.
«Questo lascialo decidere a lui, ora vai a cercarlo, digli che hai fatto una cazzata e che lo ami» gli ordinò Isabelle.
«Mi ha mandato a fanculo» Magnus abbozzò una risata stentata, riprendendosi da quel mare di lacrime e singhiozzi. Era raro che Alec dicesse parolacce, e se lo faceva vuol dire che era molto arrabbiato.
«Beh allora corri!» gridò Isabelle, strattonandolo per convincerlo ad alzarsi e correre via.
 
Il vento era pungente e pizzicava le guance di Alec sotto il cappuccio scuro, rese ancora più rosse dall’ira. 
Come aveva potuto dirgli quelle cose? Cosa era potuto succedere? Ogni volta prendevano decisioni che lo riguardavano senza interpellarlo, ed era stanco di questo. La strada era buia e deserta e il Cacciatore vagava senza meta prendendo a calci tutto ciò che intralciava il suo cammino. Doveva tornare all’Istituto, dalla sua famiglia, ma non era il momento: una strana forza lo teneva lontano da quel luogo, voleva stare da solo e riflettere. Aveva passato quegli ultimi tempi senza ricordare molto della sua vita, affidandosi solo ai suoi sentimenti per Magnus, e adesso che lui non c’era si sentiva perso. Solo, pervaso dall’aria fetida della spazzatura ammucchiata in fondo ai vicoli, e senza ricordi. Non era così facile dimenticarsi di lui: rivedeva i suoi occhi dorati che lo guardavano carichi di amore nel viso di tutti i gatti che trovava in strada. Sembrava sentire il suo tocco sulle braccia, tra i capelli, il suo corpo contro il proprio. Un brivido gli percorse per tutto il corpo, chiuse gli occhi e si abbandonò a quei sensi, immaginando di essere tra le sue braccia, lontano da tutto, lontano dal tempo, lontano dai demoni e dalle magie: ma tutto svanì come fumo, un sogno che in quel momento sembrava lontanissimo dal potersi avverare.
Eppure non poteva essere realmente finita, non dopo tutto quello che avevano passato; Alec in cuor suo sapeva che non tutto era perduto, doveva andare da lui, parlargli e sentire le sue motivazioni. Spronato dai suoi stessi pensieri iniziò a correre in direzione del loft di Magnus senza fermarsi mai: una volta arrivato, avrebbe preso il controllo della situazione. Si fermò sotto il palazzo nel quale aveva vissuto con Magnus in quei giorni, vide che la luce del loft era accesa. Magnus doveva essere tornato a casa, e nel momento in cui afferrò la maniglia del portone, sorsero mille domande: Se davvero non avesse voluto vederlo? Se aveva portato qualcun altro a casa? Vederli insieme sarebbe stato atroce e quasi ci ripensò, ma la gelosia era talmente forte da prendere il sopravvento su di lui. Se avesse avuto l’occasione di trovare il suo nuovo lui o lei, l’avrebbe affrontato: non avrebbe mai lasciato il suo Magnus nelle mani di qualcun altro. In men che non si dica era già fuori la porta: la spinse forte e si precipitò all’interno del loft come se volesse cogliere qualcuno sul fatto. Magnus non c’era, ma al suo posto un uomo era seduto comodamente sulla poltrona. 
«Alexander» lo chiamò l’uomo non appena lo vide entrare.


«Magnus aspetta!» lo fermò Isabelle, correndo dietro lo stregone. «Vengo con te» aggiunse rallentando. L’altro fece un cenno di consenso con la testa ed entrambi iniziarono quella loro ricerca. Girarono in lungo e largo nel quartiere ma di Alec non c’era traccia. «Hai già pensato cosa dirgli?» chiese la ragazza per avviare una conversazione. Lo stregone abbozzò un sorriso nervoso. «Penso inizierò dicendo che sono un cretino» disse, facendo ridere l’altra. Sul viso dello stregone era ben nota la preoccupazione per il suo ragazzo fuggito chissà dove. «Non ti preoccupare, lo troveremo» lo rassicurò Isabelle notando la sua angoscia. Dopo aver ispezionato tutta la zona, decisero di tornare all’appartamento, nel caso Alec fosse tornato lì.


«Che ci fai qui? Come hai fatto ad entrare?» chiese sbalordito Alec. camminando lungo il perimetro dell’appartamento come se volesse tenersi alla larga da un demone.
«Una semplice runa d’apertura. Alexander, dovresti saperlo.» disse piano «Dopotutto sei anche tu un cacciatore» ringhiò l’uomo. «oppure hai scelto di non esserlo?» fece alzandosi dalla poltrona.
«Io sono ancora un cacciatore» rispose con tono fermo Alec.
«Ah si? E dove sono i tuoi marchi?» gli si avvicinò «Dove sono?» ormai i due si toccavano. Alec rimase in silenzio senza mai staccare lo sguardo da quello dell’uomo.
«Non essere ridicolo Alexander lascia tutto questo» gridò indicando la casa in cui si trovavano «e torna ad essere un cacciatore, quello che realmente sei!» lo strattonò.
La porta si spalancò con forza e Magnus e Isabelle entrarono in casa rimanendo alquanto perplessi dai loro ospiti.
«Alec.» disse velocemente lo stregone.
«Papà?» fece sbalordita Isabelle.
«Alexander sta tornando all’Istituto Isabelle, per sempre. Non vedrà più questa casa e chi ci abita» la informò Robert Lightwood.
«No!» fece lo stregone avvicinandosi «Non lo permetterò» , queste parole illuminarono lo sguardo di Alec. Magnus gli si avvicinò e gli prese le mani «Ti amo Alec, non avrei mai dovuto dire quelle cose, ero solo spaventato. L’unica cosa che voglio è che tu sia al sicuro».
«Il posto per lui più sicuro è all’Istituto tra i suoi simili, non con un nascosto che vive in una casa delle bambole» si intromise disgustato il padre. Lo stregone continuò a rivolgersi ad Alec un po’ irritato da come quell’uomo avesse descritto la sua bella casa «Se vuoi torna all’Istituto, ma non ti allontanare da me, ti prego» fece quasi disperato e impaurito dall’idea di non rivederlo più. Robert fece uno sbuffo quasi ironico, come se considerasse divertente quella situazione.
Magnus lo guardò di traverso «Perdonami ti prego, dimmi che mi ami e che mi perdoni». Gli occhi di Alec si muovevano dal viso del padre a quello di Magnus, per fermarsi poi su quello della sorella che con lo sguardo acconsentiva a ciò che gli si leggeva negli occhi. Avevano questo potere loro, anche solo guardandosi riuscivano a comunicare e a capirsi al volo.
«Tornerò ad essere uno shadowhunter.» disse, vedendo il petto dello stregone abbassarsi come se avesse perso tutto in cui credere «Ma non sarai tu a fermarmi» si girò di scatto e si rivolse al padre. «Amo Magnus , non mi interessa se casa sua sembra quella delle bambole, basta che ci sia lui e io sto bene. Ho diciotto anni, sono un adulto, posso decidere della mia vita e io scelgo di viverla con lui»
Magnus lo strinse a sé in un abbraccio «Ti amo tesoro» e gli diede un bacio rapido.
«Amore?» si intromise Robert quasi sarcastico «E che ne sapete voi dell’amore, siete solo due ragazzini!». Prima che Magnus gli potette rispondere che nonostante il suo aspetto bello, giovane e fresco, aveva qualche centinaio di anni in più di lui, Isabelle prese parola. «Che ne sai tu dell’amore? Tu che hai tradito più volte la mamma? Loro si amano e non puoi fare niente per evitarlo. Ti costerebbe tanto accettare Alec per quello che è? Un ragazzo fantastico, un bravissimo cacciatore e» fece una piccola pausa «tuo figlio». Robert non aprì bocca, rimase interdetto per qualche secondo, poi si diresse verso la porta e prima di andarsene si rivolse un’ultima volta ai ragazzi «Io ti accetto Alexander, vorrei che portassi alto il nome dei Lightwood. Per quanto riguarda te, Isabelle, ci vediamo all’Istituto» uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Solo una volta andato il padre, Alec sospirò e sorrise, si staccò dallo stregone e si diresse dalla sorella per poi abbracciarla e ringraziarla per aver preso le sue parti a suo rischio e pericolo. Isabelle era fatta così, avrebbe sempre difeso il fratello anche al costo di mettersi contro il suo stesso padre.
«Adesso devo andare» disse «Ho lasciato tutti gli altri al cinema, si staranno domandando dove sono» li abbracciò un’ultima volta e corse via. I due rimasero soli in casa, si scambiarono occhiate dolci e comprensive.
«E così… scegli di vivere con me?» chiese dolce lo stregone mettendogli un braccio intorno alle spalle
«Perché tu no?» chiese quasi timoroso Alec
« Si, per sempre.» Magnus lo abbracciò «Grazie per avermi perdonato, non sai quanto tu valga per me. Il fatto che tu abbia perso i ricordi per colpa mia mi ha fatto impazzire, pensavo che lasciarti andare sarebbe stata la cosa migliore, ma mi sbagliavo» gli confessò.
«Perderei i ricordi un milione di volte a patto che tu sia con me al mio risveglio.» lo baciò intensamente prendendogli il viso tra le mani e attaccandosi a incastro contro il suo corpo.
 
Nota delle autrici:
Lucrezia: Pensavate che fossimo morte, eh? Quasi. E invece no. Torniamo con questo capitolo lungo, lungo. Penso che sia stato un parto, soprattutto da parte di Ilenia, quindi mi farebbe molto piacere se lo commentaste, per sapere cosa ne pensate. Ringrazio come sempre tutti quelli che leggono e recensiscono e che ci danno la forza di andare avanti nonostante il greco.
A presto ♥
 
Ilenia: Mi scuso per il terribile ritardo causato dalla precoce e ripetitiva morte del mio computer, spero che il capitolo vi sia piaciuto; scriverlo è stata una vera faticata: c’è un pezzetto di capitolo in ogni computer di Napoli. Spero vi abbia fatto ridere Alec versione Anna di Frozen.
“Ho diciotto anni, Alec è un elfo libero” (by Lucrezia)
Questo capitolo contiene parecchi feels che credo vi abbiano catturato. Detto ciò vi saluto e ci rivediamo il prossimo capitolo. 


Un bacio,
Malec Lovers_

 

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Capitolo 17
*** Ciao Papà. ***


 


Alec dormiva tranquillo sul petto di Magnus. Lo stregone, soddisfatto di sé stesso, rivolgeva lo sguardo verso l’alto. Il suo respiro era lento e costante e ogni tanto distoglieva l’attenzione dal soffitto per dedicarla al suo ragazzo, che gli avvolgeva il corpo con le braccia. Magnus gli scostava i capelli corvini e arruffati dalla fronte per baciargliela, ma piano così da non svegliarlo, per poi ritornare ai suoi pensieri.
Quella situazione però si stava prolungando troppo a lungo, anche se tra loro andava tutto bene (forse anche meglio di come andasse prima),  Alec desiderava riavere i suoi ricordi e, siccome colui che glieli aveva rubati era niente di meno che suo padre, aiutarlo a riacquistarli sembrava essere il minimo che potesse fare. Purtroppo l’unico a poter risolvere la situazione era lo stesso Asmodeo, Principe dell’Inferno; solo colui che lo aveva privato di una parte della sua essenza poteva restituirgliela. Magnus però sapeva che non l’avrebbe mai fatto per amore paterno, ma in cambio di qualcosa, qualcosa di importante: avrebbe offerto tutto in cambio della felicità di Alec.
Si decise e scivolò lentamente dalla presa del Cacciatore.
Evocare un demone era complicato e richiedeva molto tempo, ma se avesse iniziato subito, sarebbe riuscito a finire per il risveglio di Alec e tutta quella situazione si sarebbe risolta. Preparò tutto in fretta e furia e iniziò: «Padre mio, che sei all’Inferno, sia sconsacrato il tuo nome..»
«Magnus! Cosa stai facendo?» domandò Alec, appoggiato allo stipite della porta della camera, confuso e un po’ stordito.
«Sta’ indietro Alexander» gli ordinò lui, cercando di tenerlo lontano con il braccio teso e la mano aperta «Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà» continuò lo stregone concentrato.
«Ma cosa …?» chiese di nuovo Alec, ancora più confuso e assonnato di prima.
«Così all’Inferno come …» riprese Magnus, alzando sempre maggiormente la voce per sovrastare quella del ragazzo.
«Magnus! No!» urlò e gli si gettò addosso facendolo cadere a terra con il proprio corpo sopra il suo.
«Alec, cosa diavolo stai facendo? Perché l’hai fatto?» gli gridò contro lo stregone, ma smise non appena si accorse che dal viso chino dell’altro scendevano rapidamente delle lacrime.
«Non posso lasciartelo fare, vuoi capirlo? So a cosa andresti incontro, e non voglio che sia tu a pagare.» rispose, quasi singhiozzando, tenendo lo sguardo basso e non guardandolo quasi mai negli occhi. Magnus spostò lo sguardo, non riusciva a vederlo piangere, soprattutto se a causa sua.
«E’ colpa mia, è giusto così. Pagherò ogni prezzo purché tu sia felice.» gli rispose.
«Idiota.» fece Alec.
«Cosa?» chiese sorpreso Magnus credendo di aver sentito male.
«Sei tu la mia felicità.» confessò l’altro, guardandolo finalmente negli occhi. Le iridi azzurre erano brillanti di un misto di rabbia e dolore.
Quelle parole erano per lo stregone come uno schiaffo, che però, invece di dolergli, gli riempiva il cuore di gioia. «Oh Alec» disse piano. Gli asciugò le lacrime che continuavano a scendere dagli occhi rossi e lo tirò a sé per baciarlo.
Qualcuno applaudì, interrompendo così quel momento di assoluta intimità.
«Commovente» una voce parlò senza smettere di battere la mani «Davvero commovente.»
I due ragazzi si voltarono di scatto sollevandosi rapidamente. Al centro del pentagramma era apparso un uomo ben vestito. «Magnus, figlio mio» disse.
«Padre» lo stregone ricambiò il saluto con tono freddo e distaccato anche se in realtà era stato del tutto preso alla sprovvista . I suoi occhi fermi e decisi, non lasciavano trasparire nessuna emozione, al contrario di quelli di Alec che subito si incupirono diventando lo stesso colore del mare in tempesta.
«Mi hai invocato Magnus» spiegò il demone al centro del pentagramma, rispondendo alla domanda tacita che entrambi i ragazzi ponevano.
«Come è possibile?» chiese sbalordito Alec «Non sei riuscito a completare il rito»
«A quanto pare è bastato» rispose Magnus non smettendo di fissare il padre.
«Pensavo non avessi più voglia di vedere tuo padre» li interruppe il demone.
«L’intenzione era quella» rispose in fretta lo stregone.
«Non ti sbarazzerai di me così facilmente, ne sei a conoscenza, vero, figlio mio? “Ti invoco e me ne assumo la responsabilità” così cita il rito. Avrai sicuramente qualcosa di importante da chiedermi per farmi arrivare qui da Edom.» annunciò il Principe dell’Inferno. Le pareti colorate erano intrise della puzza di zolfo che ogni demone porta con sé dai propri regni demoniaci, ma questa volta l’odore era diverso; era più acre e meno spiacevole, caratterizzato da uno strano aroma.
«Perché hai attaccato Alec?» gli chiese quasi rabbioso. Non aveva pensato a che discorso  fare a suo padre, così lasciò tutto ai suoi istinti.
«Non sono stato io ad attaccarlo» si difese lui, con tono tranquillo.
Tecnicamente era vero, Asmodeo non aveva lasciato il suo regno, ma aveva dato ordine di colpire Alec.
«Lo ami davvero tanto vero?» il tono di voce quasi addolcito del demone confuse il figlio. «Insomma … incrociare il suo sguardo alla festa ti aveva fatto battere il cuore come non succedeva da tanto.» Magnus non capiva il motivo di quelle parole e a cosa voleva arrivare il padre. «Non ti preoccupare, è stato lo stesso anche per lui, appena ti sei avvicinato ha subito notato il tuo viso ed è rimasto incantato dai tuoi occhi così unici e spettacolari al tempo stesso, che io, tuo padre, ti ho donato. Non osava incrociare il tuo sguardo, un bel ragazzo come te non si sarebbe mai interessato a un misero Cacciatore, soprattutto se nella stessa sala era presente anche il suo parabatai.» raccontò il padre dello stregone.
Alec lo guardava inorridito, sentiva proprie quelle parole uscite dalla bocca del demone all’interno del pentagramma, erano pensieri che aveva fatto, quando appena sveglio incrociò per la prima volta che ricordasse lo sguardo di Magnus.
«Restituiscigli i suoi ricordi» ringhiò lo stregone.
«Lo farò» rispose lasciando di stucco i due che aspettavano una risposta negativa. «In cambio … della tua immortalità» continuò quasi sorridendo.
«D’accordo.» rispose in fretta il figlio, sbalordendo Alec. 
«Cosa?» domandò allarmato il Cacciatore «Morirai se lo farai»
«Lo so» rispose l’altro serrando la mascella, poi si voltò e gli rivolse un’occhiata dolce  «Preferisco che mi ricordi come quella persona che ti ha conquistato e che hai fatto innamorare perdutamente, che infine si è sacrificata per te, piuttosto che come un pazzo squilibrato che volevi uccidere al tuo risveglio» disse abbozzando un sorriso.
«Non puoi farlo, ci deve essere un altro modo» cercò di convincerlo Alec, ma l’altro scuoteva la testa affranto. «Non c’è nulla da fare Alexander, ho provato di tutto.»
Il Cacciatore sembrava terrorizzato «Non può essere» ripeté più volte «Ci deve essere un modo, un altro modo»
Magnus lo guardava con compassione e tenerezza, era così bello vederlo tanto preoccuparsi per lui, significava tanto.
«Rinuncio ai miei ricordi» azzardò a dire Alec.
Asmodeo lo guardò con aria interessata, come se stesse guardando la parte più avvincente di una telenovela argentina.
Magnus si mosse per replicare, quando lo interruppe suo padre «In effetti» iniziò «ci sarebbe un’altra merce di scambio»
«Cioè…?» chiese subito Alec, che intanto bloccava con una presa decisa il polso dello stregone, così da evitare che si allontanasse.
«Sangue» spiegò il demone.
«Ti darò tutto il mio sangue se necessario» si fece avanti il Cacciatore.
«Non il tuo sciocco. Che me ne farei mai del viscido sangue di un Nephilim?» replicò disgustato.
«E cosa è che vuoi allora, padre?» chiese lo stregone quasi con tono solenne, che solo il figlio di un potente nobile avrebbe potuto usare per rivolgersi al proprio padre.
«Le fate sono creature così belle, meravigliose, oserei dire. Frutto di angeli e demoni, creature così preziosamente belle nella loro diversità.» alluse Asmodeo.
«Pensavo che i demoni odiassero gli angeli e di certo non li considerassero creature dotate di una bellezza folgorante» fece notare il giovane.
«Perché non dovrei? Sono un demone, uno dei più grandi Principi dell’Inferno, certo, ma prima  ero un angelo e come tutti loro sono dotato di una bellezza ammaliante, se non in misura maggiore rispetto agli altri.» spiegò «A quanto pare, il gene è ereditario, non trovi?» chiese con un sorriso beffardo, rivolto al figlio.
«A cosa ti occorre il sangue di fata?» fece Magnus, facendosi scivolare addosso quel tentato complimento.
«A niente, purtroppo: è solo un mio capriccio impossibile da esaudire. Se non mi consegnerete il sangue della Regina delle Fate entro l’alba, prenderò la tua immortalità e la sua giovinezza.» disse Asmodeo.
Ormai il sole era prossimo a sorgere: pochi minuti ed entrambi sarebbero stati spacciati. Magnus si avvicinò ad Alec e mettendogli una mano sulla spalla, sussurrò piano delle scuse, non aveva mai avuto intenzione di coinvolgerlo in quanto stava accadendo. Asmodeo desiderava del sangue di fata, una missione davvero impossibile. L’unico modo per ottenerlo sarebbe stato quello di uccidere o aggredire una fata, infrangendo così gli Accordi e finendo in un mare di guai. Questo sarebbe stato l’unico modo, se solo la Regina non avesse concesso loro il proprio sangue. 
“Abbiamo molte informazioni su di lui e su ciò che gli è successo, e su quello che può guarirlo, sarebbe davvero sconveniente se queste informazioni rimanessero solo all’interno del popolo fatato”. La Regina sapeva che Asmodeo avrebbe chiesto il suo sangue per metterli in difficoltà e che non ci avrebbe potuto fare niente. Colui che cercava di raggirare non era Magnus, ma suo padre. Un ondata di sollievo li pervase, lo stregone cercò di intrattenere il padre mentre il Cacciatore cercava la fialetta contenente il sangue.
«E così ….» sembrò indugiare « Hai detto che se ti consegnassimo il sangue della Regina delle fate tu ridaresti i ricordi ad Alec?»
«E’ esattamente ciò che intendo fare. Ma, ahimè, il tempo scorre e non vedo nessuna fata nei dintorni; farle del male non andrebbe contro i vostri amati Accordi?» iniziò a ridere «Arrenditi Magnus, per voi non c’è futuro, sarete miei.»
«Io non ci giurerei troppo» fu Alec a interrompere quella conversazione. Teneva ben salda nel pugno la fialetta offerta dalla Regina in persona, con in viso un’espressione quanto più vicina a sembrare sadica, si avvicinò a Magnus e gli strinse la mano.
Il demone notò la fialetta e rimase alquanto deluso, per la prima volta aveva fallito. I due ragazzi si avvicinarono alla figura disegnata sul pavimento del salone e con estrema cautela offrirono l’oggetto vetrato ad Asmodeo, che lo accettò senza indugiare.
«Un patto è un patto» rispose infine, anche se avvilito, prima di dileguarsi nel nulla, lasciando al suo posto una fitta nube bluetta.
Magnus sorrise compiaciuto di quanto avvenuto ma, non appena si voltò verso il ragazzo, lo vide cadere come un peso morto. Lo fece stendere a terra tentando di fargli aprire gli occhi, ma niente sembrava funzionare. Alec aveva perso i sensi.
 
 
 

Nota delle autrici:
Prima di tutto, buon anno ragazzi
Lucrezia: Ehilà! Ci scusiamo per il ritardo, ma spero che il capitolo vi sia piaciuto. Siamo sempre più vicini alla fine, e ci tengo a ringraziare quelle persone che ci seguono sin dall’inizio ♥
Ilenia:  Spero abbiate passato delle buone vacanze e vi auguro un felice anno nuovo ricco di feels e di  Malec. Ahimè la storia sta volgendo al termine, anche se nel corso dei capitoli ho cercato di allungare il più possibile il brodo. Amnesia è stata la mia prima storia a capitoli ed è un po’ come se fosse il mio bambino, è difficile staccarcisi ma lo si deve fare per crescere e migliorare. Volevo cogliere l’occasione per ringraziarvi di cuore per tutto il sostegno dato con le recensioni e i complimenti. Ci sono stati dei cambiamenti enormi, grazie a voi ho iniziato a scrivere veramente, la vostra curiosità è stato il mio carburante. Grazie a tutte, ma soprattutto  grazie a Lucrezia per il suo contributo.
Lucrezia pt. 2: (Aw) Ilenia la deve smettere di ringraziarmi. 

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Capitolo 18
*** Bentornato Alec. ***


 


«Alec, Alec…ti prego riprenditi» la voce preoccupata di Magnus rimbombò nel salone vuoto.
Nel pentagramma non c’era più nulla, se non si contavano alcuni granelli di cenere infernale provenienti da Edom e del fumo che poco a poco sembrava star svanendo.
Alec diventava sempre più pallido, terribilmente pallido; la sua temperatura corporea scese notevolmente ed iniziò a tremare. Però era vivo, Magnus poteva sentire il suo cuore pulsare piano, ma ciò non alleviò la sua preoccupazione. Si inginocchiò accanto a lui, gli sollevò la testa con un braccio e se la mise in grembo, accarezzandogli capelli e viso delicatamente. «Dai Alec, riprenditi. E’ finita. Ci siamo riusciti… Dobbiamo festeggiare.» lo supplicò quasi cullandolo. Lo strinse a sé e gli diede un bacio sulla fronte. Era gelido.
Lo sollevò da terra e, tenendolo tra le braccia, si avviò verso la camera da letto. Spalancò la porta con un calcio e molto piano poggiò Alec, privo di sensi, sul letto, quello che nell’ultimo periodo aveva ospitato tante volte i loro corpi. Magnus lo spogliò di tutti i vestiti e lo infilò sotto le coperte gettando gli abiti a terra; uscì dalla camera quasi correndo per poi tornare pochi secondi dopo con una pezza bagnata tra le mani – da cui usciva del fumo –passandosela da una mano all’altra per evitare di ustionarsi.
Alla fine gli si sedette affianco e gli posò la stoffa calda sulla fronte. Riempì la stanza di candele accese, posizionandole a un centimetro di distanza l’una dall’altra lungo tutto il perimetro delle pareti verdi. L’effetto ottenuto era da togliere il fiato: sembrava molto romantico, avrebbe dovuto rifarlo una volta che Alec si fosse svegliato. Perché lui si sarebbe svegliato, stava solo riposando, doveva per forza essere così.
Con estrema rapidità prese altre coperte e le avvolse attorno al ragazzo. Rimase per ore sdraiato accanto al corpo freddo del cacciatore accarezzandogli una mano. «Spero che almeno tu stia facendo bei sogni, perché io qui sto vivendo un incubo» fece Magnus rivolgendosi al suo ragazzo, con un sorriso amaro. Poco dopo iniziò a fare caldo: le candele stavano dando l’effetto sperato, visto che la temperatura della camera stava salendo notevolmente, infatti lo stregone iniziò a sudare. «Sai tesoro, ho desiderato a lungo una persona come te. E adesso guardami: ti ho nudo nel mio letto. So che dovrei chiamare i tuoi, ma non ora, voglio stare ancora un po’ da solo con te. Forse è meglio che torni all’Istituto, sai, una volta finita tutta questa storia. Ti ho praticamente imprigionato qui per una questione di egoismo, avevo paura di perderti per davvero, ma mi hai dimostrato tante volte quanto io sia fortunato ad essere amato da una persona come te. So che ti manca casa tua, ed è giusto che tu ci torni, anche se mancherai molto a Charmain Meow. Si è davvero legato a te, soprattutto nell’ultimo periodo. Ti amo. Grazie per esserti innamorato di me. Ancora una volta.» sussurrò, come se gli stesse confidando un segreto.
In effetti, il loro amore era il loro segreto più grande, troppo grande e potente per essere confessato al mondo. Tutti avrebbero voluto appropriarsene o distruggerlo. Perché l’uomo è così, si appropria delle cose belle e poi le distrugge. Come quando strappa un fiore da un prato: la sua bellezza è incommensurabile, ma una volta strappato dalla sua terra soffre, e lentamente si spegne, appassisce, così come la sua bellezza.
Si portò la mano di Alec vicino alla bocca e sfiorò il dorso con le labbra, mentre con lo sguardo felino percorreva le linee del suo volto. La pelle era ancora bianca e intorno agli occhi si erano creati degli aloni violacei, dello stesso colore delle palpebre e delle labbra. I suoi respiri erano lenti e costanti e il petto si alzava regolarmente, non esattamente come avrebbe dovuto, ma quanto bastava per capire che era vivo. 


Le palpebre dello stregone calarono lentamente e prima che se ne accorgesse era sprofondato in un sonno leggero.
Tutto sembrò tornare normale: erano loro due da soli nel letto, dormendo abbracciati. Da lì a poco Alec si sarebbe svegliato ed avrebbero fatto colazione insieme. E Alec non aveva mai combattuto con quel demone, non aveva mai avuto a che fare con suo padre, non aveva mai conosciuto Kyle. Niente di tutto ciò era successo, continuava la loro vita felice insieme, senza interferenze o problemi.
Questa fantasia gli si frantumò davanti gli occhi quando sentì bussare forte alla porta di casa. Magnus si alzò subito per andare ad aprire, ma i pugni non cessarono, anzi, continuarono sempre più forti, cosa che infastidì non poco lo Stregone. Non fece nemmeno in tempo a girare del tutto la maniglia, che all’interno si scaraventò un ragazzo biondo armato fino ai denti. «Dov’è?» gli urlò lui.
«Jace che ci fai qui?» rispose lo stregone spostasi dall’uscio della porta, dopo una spallata da parte del Nephilim.
«So che gli è successo qualcosa» rispose agitato il ragazzo. «L’ho sentito, l’ho sentito qui» aggiunse, indicando la sua runa parabatai, che fino a poco tempo prima era del tutto sbiadita. Jace iniziò a vagare senza meta fino a spalancare la porta della camera in cui riposava Alec.
«Cosa gli è successo, Magnus?» chiese allora, indicando il fratello nel letto, pallido come un fantasma. Si guardò intorno e notò tutte quelle luci messe lì sistematicamente e ne rimase abbastanza disgustato. «E questo? ...» Indicò le candele tutto intorno. «…che razza di gioco sadomaso è?»
Magnus lo afferrò per il braccio e lo trascinò fuori dalla stanza. Ora fu lui ad alzare la voce. «Senti, mio caro angioletto, amo Alec più di quanto tu possa immaginare, e, anche se volessi, non potrei fare nulla, nulla, che lo facesse soffrire.» Si calmò. «Deve aver perso i sensi»
«Come è accaduto?» domandò Jace con aria di sfida.
«Abbiamo scoperto chi è stato a privarlo dei ricordi: un demone molto potente, stanotte l’ho invocato. Siamo giunti ad un accordo grazie ad un… piccolo aiuto. Prevedo una guerra tra demoni e fate, ma la cosa più importante è che ci siamo riusciti. Quando Alec si sveglierà ricorderà tutto!» gli spiegò Magnus eccitato, omettendo ovviamente che il demone di cui parlava era suo padre.
«E se non lo farà? Se non si svegliasse più? Porteresti sulle spalle il peso della morte di uno Shadowhunter!» gli intimò Jace, lasciandolo paralizzato dalla paura che questa eventualità potesse realizzarsi, o peggio, che si fosse già realizzata.
«Non è un semplice Shadowhunter! Non per me, almeno. E non starò qui a non fare niente se il mio ragazzo rischia la vita.» terminò fiero Magnus, dando una spallata al suo ospite, per poi tornare nella camera.
Jace lo fermò trattenendolo per il braccio. «Avresti dovuto avvisarci, siamo la sua famiglia» il suo sguardo sembrò addolcirsi. Sapeva quanto Magnus tenesse al suoparabatai, ma come poteva non preoccuparsi? Suo fratello era in quel letto e non dava segni di vita.
«Lo stavo per fare, avevo intenzione di farlo rinvenire, non volevo darvi una preoccupazione inutile» rispose Magnus, dandogli poco conto.
Qualcuno batté forte il pugno contro la porta attirando l’attenzione dei due. Magnus aprì e subito si infilò all’interno del loft una piccoletta dai capelli rossi.
«Clary? Che ci fai qui?» chiese subito Jace, sorpreso, del tutto ignaro riguardo le sue intenzioni.
«Volevo sapere come stava Alec. Non avrai mica pensato che sarei rimasta con le mani in mano?» rispose.
Jace sollevò gli occhi al cielo, ma in cuor suo sapeva che la presenza di Clary l’avrebbe solamente tranquillizzato.
Magnus fece per chiudere la porta, ma una mano la bloccò: un ragazzo dai capelli ricci e castani era piegato in due e affannava.
«Oh, smettila, Shelly. Sei un vampiro, non puoi avere il fiatone» commentò quasi infastidito lo stregone.
«Si chiama Simon» si intromise Clary.
«Oh, giusto. La forza dell’abitudine.» si giustificò il neo-vampiro ridacchiando, portandosi un braccio dietro la testa riccioluta.
«Quando devi fare il cretino, ricordi benissimo cosa sei» notò Magnus.
Finalmente poté chiudere la porta.
Stanco di quella situazione, si lasciò cadere sulla poltrona di velluto, passandosi una mano sul volto. Quella situazione lo stava uccidendo: era stato un periodo difficile e strano, più di quanto potesse immaginare.
Alec ferito, Alec che perdeva i ricordi, Alec che sembrava essersi avvicinato, Alec che baciava Kyle, la Regina, suo padre, ed ora questo.
Però finalmente sembravano essere giunti alla fine di quella “avventura”: Alec si sarebbe svegliato e avrebbe ricordato. Tutti quegli sforzi avrebbero dato il loro frutto e sarebbero stati felici insieme.
Bussarono forte alla porta e Magnus sbuffò. «Che nessuno si muova, se nessuno fiata penseranno che non siamo in casa».
Invece, colpi alla porta divennero ancora più forti.
«Brutto farabutto, credi che non ti abbia sentito?» urlò istericamente una ragazza all’altro capo della porta. Lo stregone fece cenno a Simon di aprire la porta. Isabelle si scaraventò dentro spingendo violentemente il ragazzo.
«Dov’è mio fratello?» chiese aggressiva a Magnus, che le indicò la camera, poi Isabelle se la prese con Simon che ancora barcollava.
 «E tu…» gli intimò puntandogli il dito contro «Cosa pensavi di fare lasciandomi lì fuori?».
Simon tentennò, cercò di dire qualcosa, ma tutto ciò che la sua gola produsse furono dei mugolii insicuri e parole senza senso. La ragazza lanciò un’ultima occhiata furtiva a tutti i presenti e si infilò nella camera in cui riposava il fratello.
«Bene, deve arrivare ancora qualche vostro invitato?» domandò Magnus decisamente irritato. I ragazzi si guardarono l’un l’altro con aria interrogativa, ma tutti scuotevano la testa, fino a quando dalla camera Isabelle parlò: «Io ho chiamato Maia, sarà qui a momenti»
«Oh perfetto» rispose Magnus, poi fece segno agli altri di andare in camera, averli tutti in soggiorno non faceva altro che innervosirlo. Una volta che tutti furono fuori dai piedi, si lasciò sprofondare ancor di più nella poltrona. «Guarda un po’ se devo fare il portiere in casa mia» sbuffò tra sé e sé stremato. Aveva bisogno di dormire, ma non poteva lasciare Alec così…e se ci fossero state delle complicazioni? C’erano cose – parecchie cose – che i suoi amichetti Nephilim non avrebbero potuto fare.
Scosse la testa per togliersi dalla mente quel pensiero, l’idea di Alec ferito lo faceva impazzire. Finalmente si udirono dei passi sul pianerottolo, passi un po’ troppo pesanti per una ragazza della statura di Maia.
Magnus si alzò per aprire la porta e si trovò davanti niente di meno che l’intero branco. Si spostò dall’uscio e lasciò entrare i lupi. E non solo: insieme a loro c’erano vampiri e Nephilim, tanto che iniziò a sentirsi in minoranza, fino a quando, alla fine di quella lunga fila, non trovò il suo amico Remus.
«Vecchio furfante. Dovrai spiegarmi prima o poi come fai a scoprire tutto.» disse Magnus rivolto all’amico, afferrandogli la mano e attirandolo verso di sé in un abbraccio rapido, mentre l’altro rideva. Avere un amico al suo fianco lo faceva sentire meglio, meno solo nella sua casa invasa da figli di Raziel, Licantropi e Figli della Notte. Remus chiuse la porta con un movimento della gamba. Magnus ricominciò a sorridere.
 «Sai» fece lo stregone Lupin «Sembra quasi una delle tue feste, mancano solo le fate. Ho saputo che hai avuto un incontro con la Regina. E’ davvero così bella come dicono?» gli punzecchiò il braccio con i proprio gomito.
Magnus guardò a terra ridendo «Tanto bella quanto meschina» rispose guardandolo in viso.
«Tanto si sa che ha un debole per te, è sempre stato così. Una sua visita non sarebbe tanto strana. Potrebbe offendersi, soprattutto perché hai un gran quantitativo di Nascosti in casa, ed è come se non l’avessi invitata ad una tua festa» osservò diplomaticamente Remus, gesticolando di tanto in tanto.
«Può anche essere, ma questa non è una festa e io non ho invitato nessuno. Se venisse in questo momento penso che la lascerei fuori la porta.» rispose infine Magnus.
Qualcuno bussò alla porta lasciando di stucco i due. 
«E’ arrivata davvero!» esclamò sorpreso lo stregone dai capelli rossi dando una botta alla spalla dell’amico, facendolo così avanzare in direzione della porta e lo esortò ad aprire. Le loro aspettative però vennero del tutto deluse: sul viso dello stregone scomparve quel sorriso che lo aveva accompagnato fino alla porta, e apparve una smorfia irritata, disgustata. I suoi occhi si fecero sempre più piccoli fino a sembrare due fessure, con le pupille che brillavano di rabbia.
«Dammi solo un motivo per non ucciderti.» ringhiò Magnus trattenuto soltanto dalla presa dell’amico sul suo braccio.
«Devo parlarti» rispose con tono deciso Kyle.


Ormai la camera da letto di Magnus brulicava di Nephilim e Nascosti, che discutevano nervosamente tra di loro.
Isabelle era seduta sul letto vicino ad Alec e gli stringeva una mano, mentre Jace, che si era lasciato sprofondare sulla sedia africana di Magnus, si premette le mani fredde e marchiate da rune semi sbiadite sulle tempie e cercò di trattenere tutta quella rabbia e quell’ansia che gli paralizzavano il corpo. Perché stava succedendo questo? Perché proprio al suo parabatai? Per un attimo diede la colpa a Magnus per quello che era successo, ma poi, incrociando lo sguardo di Clary, si rese conto che tutto ciò era accaduto per via dell’amore che provava Alec per Magnus. In fondo lo capiva, lui per Clary avrebbe fatto questo ed altro.


Nella stanza si udiva un leggero ronzio dovuto alle numerose voci quasi silenziose che si sovrapponevano. Isabelle sussultò, attirando così l’attenzione di tutti: Alec si era mosso.
Si trattava di un piccolo movimento delle dita, ma abbastanza per dare speranza a tutti i presenti. Poi ne seguì un altro, e un altro ancora. Subito Simon si precipitò all’entrata per avvisare Magnus, che intanto annuiva a un ragazzo dai capelli color caramello. Non appena sentito quanto detto da Simon, però, Magnus sgranò gli occhi e sorrise. Si materializzò immediatamente nella camera e si sedette di fianco a Isabelle. Alec stava aprendo gli occhi: iniziò a sbatterli, una, due volte, fino a che non riuscì a vedere limpidamente.
Magnus quasi pianse dalla felicità, ripetendo in continuazione il suo nome per intero, mentre gli accarezzava dolcemente il viso, spostandogli all’occasione alcuni ciuffi scuri dalla fronte chiara e sudata.
«Magnus» mormorò debolmente Alec, per poi guardarsi lentamente intorno, notando così gli occhi di tutti posati su di lui. «Hai organizzato un party mentre dormivo?» chiese, in parte ironico. Magnus iniziò a ridere e lo baciò lentamente sulla bocca.
«Organizzerò un party in tuo onore» gli disse, senza staccargli gli occhi di dosso «Siete invitati tutti» annunciò alzando un braccio.
Alec sorrise, fece un colpo di tosse, ma si riprese subito dopo. «Come quello che hai organizzato per il Presidente Miao? Non è finito molto bene, se ben ricordo.» rispose con uno strano balenio negli occhi.
Magnus trattenne il respiro per qualche secondo prima di stringerlo in un abbraccio, così delicato che sembrava avesse paura che si potesse frantumare da un momento all’altro. Era così preoccupato del fatto che non si stesse svegliando, da dimenticare che avrebbe dovuto ricordare tutto una volta rivenuto. Una scossa di adrenalina li pervase.
«Ricordi?» gli chiese tremolante.
L’altro annuì. «Ricordo tutto, Magnus. Mi dispiace così tanto essermi dimenticato di te.» disse, e con un po’ di sforzo riuscì a mettersi seduto, con la schiena poggiata alla spalliera del letto. Poi fece avvicinare di più il suo ragazzo. «Grazie per esserti preso cura di me, e di avermi fatto di nuovo innamorare di te. Una vita senza il Sommo stregone di Brooklyn sarebbe una vita triste e senza amore
Alec non amava mostrare così in pubblico i suoi sentimenti, così cercò di avvicinarsi di più all’orecchio di Magnus per sussurrargli un leggero e armonioso “Ti amo”.
Lo Stregone lo baciò con maggiore enfasi rispetto al bacio precedente.
Le loro effusioni terminarono non appena entrò nella stanza Kyle. Alec si staccò dallo stregone e rivolse al ragazzino uno sguardo a dir poco truce.
«E lui che ci fa qui?» quasi ringhiò Alec. Odiava Kyle per quello che aveva fatto, per il dolore che aveva procurato a Magnus, per la sua meschinità, e per come lui stesso era caduto nella sua trappola.
Magnus si alzò dal letto e si parò davanti la figura di Kyle, quasi volesse proteggerlo. Il Nephilim rimase sorpreso da quel gesto così inaspettato, ma subito Magnus diede tutte le spiegazioni necessarie.
«Ho parlato con lui e mi ha raccontato la sua storia, è tutto…okay, ora.» gli disse, spostandosi al fianco di Kyle, esortandolo a ripetere quello che aveva confessato a lui prima.
«Il motivo per cui non ti sono sembrato una fata, ma che di fatto ne abbia i poteri, deriva dal fatto che io sono umano. Penso tu sappia dei bambini scambiati: loro non ricordano nulla della loro vita di mondani, perché vengono scambiati sin dalla culla, ma io ho vissuto fino ai cinque anni con la mia famiglia.» anticipò Kyle, prendendo fiato. «Un giorno vidi una fatina e decisi di rinchiuderla in un barattolo. Per me era solo una farfalla un po’ strana, ma una notte lei scappò dal barattolo e volò via. Io e mio fratello la seguimmo fino all’entrata del bosco, quando ci fu un’esplosione. Il cottage dei miei genitori prese fuoco e loro rimasero bloccati lì dentro fino alla morte. Una piccola famiglia di boscaioli che viveva nei dintorni decise di adottare me e mio fratello, ma io scappai e con vari autobus riuscii a tornare a New York: però lì non c’era più niente per me. Per un periodo dormii per strada, ma una notte di pioggia, la fatina che avevo catturato, tornata in forma umana, mi si avvicinò. Portava un neonato in braccio e mi disse di seguirla. Io lo feci, era l’unica persona che conoscevo, non avevo nessuno oltre a lei. Lei mi portò in un posto strano, dovemmo attraversare una specie di torrente, ma poi entrammo in una grande sala. Da quel momento ero di proprietà delle fate.» si fermò per qualche secondo, mentre tutti gli altri lo ascoltavano con attenzione. Deglutì e ricominciò. «Ho lavorato per loro tra gli umani, fino a quando non è apparso mio fratello. Eravamo molto legati noi due, erano anni che non lo vedevo. Mi aveva chiesto di trasferirmi da lui, che divideva un appartamento con un amico, tuttavia ospitarmi non sarebbe stato un problema. Sarei voluto andare da lui, ma le fate non me l’avrebbero mai permesso, così abbiamo fatto un patto. Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto solo per potermi salvare, per avere una vita migliore, per restare con mio fratello. Ti prego di credermi, non volevo far del male a nessuno, semplicemente non sapevo cosa stessi facendo.» concluse, avvicinandosi di più ad Alec, implorante.
Magnus gli poggiò una mano sulla spalla e lo fece indietreggiare. «E’ stato lui a farci avere il sangue, è grazie a lui che adesso hai riavuto i tuoi ricordi» lo informò lo stregone.
Alec aggrottò le sopracciglia non del tutto soddisfatto della versione di Kyle, come se mancasse di qualche informazione. Kyle si mise un braccio dietro la testa con fare ironico «Be’ …» indugiò. «Diciamo che dopo il mio fallimento, la regina mi ha cacciato dalla corte, ma ho minacciato di svelare informazioni della massima segretezza di cui ero venuto a conoscenza, se non avesse fatto qualcosa in vostro favore.» Si fermò cercando un segno di approvazione da Alec, ma non arrivò. «Mi sembrava ingiusto, le fate sapevano cosa era successo, eppure non facevano niente, anzi infierivano ancor di più. Quello non sono io, io sono diverso : sono stato educato dai miei genitori ad essere una persona corretta, ed è quello che voglio essere con mio fratello.» terminò con tono teatrale.
Magnus iniziò ad agitare la mano davanti il suo viso frivolmente. «Sì, sì, molto toccante, da grande diventerai sicuramente un astronauta» si girò verso di lui e gli mise di nuovo una mano sulla spalla. «Grazie» gli disse seriamente. «Ma la freccia te la sei meritata!» riprese più scherzosamene.
Poi si girò verso tutti gli altri «Andate tutti a casa, ci vediamo qui questa sera alle 21.00!»
Uno alla volta uscirono dalla camera e poi dall’appartamento. Rimasero solo Jace, Clary, Isabelle, Simon e Kyle.
«Ma si può sapere che cosa è accaduto realmente con quel demone?» chiese istericamente Izzy. Alec abbozzò un sorriso. «Mentre tornavo qui ho visto Magnus, o almeno qualcosa che sembrava Magnus, in mezzo alla strada, così mi sono avvicinato. Ma poi si è rivelata una trappola: un demone lo stava stritolando con i suoi grossi tentacoli. Mi ha preso alla sprovvista e con un tentacolo mi ha morso, ero troppo debole per combattere e ho scambiato i miei ricordi per la sua vita. Ma non appena quel che sembrava Magnus si è rivelato quello che realmente era, sono riuscito a tagliargli il tentacolo e scappare fino a qui.» concluse, ricordando tutti i dettagli alla perfezione. Dopo quella spiegazione Isabelle diede un bacio al fratello e insieme agli altri uscirono da casa dello stregone, fatta eccezione per Kyle che li guardava intimorito.
«Va’, ci vediamo stasera, e porta la tua bella cameriera» gli disse Alec simpaticamente. Kyle abbozzò una risata, li salutò e uscì anch’egli dal loft.
I due si guardarono per qualche secondo, poi Alec prese parola «Ora che siamo da soli… mi spieghi perché sono nudo?»
Magnus scoppiò in una sonora risata e si stese affianco al Cacciatore.


Una miriade di luci colorate illuminavano il loft dello stregone, le grandi casse suonavano musica a palla e il bancone della cucina sorreggeva varie bottiglie di alcolici. Remus era lì dietro e si occupava dei drink, e anche se molti facevano vomitare, almeno si divertiva.
Magnus e Alec erano poggiati contro un mobile e avevano in mano un drink colorato ciascuno. Lo stregone portava dei pantaloni neri di pelle aderente e una maglietta bordeaux strappata in alcuni punti, mentre il Nephilim un semplice maglioncino blu scuro – quasi tendente al nero – e un paio di jeans.
«Dovresti preparare le tue cose e tornare all’Istituto» disse ad un certo punto Magnus.
Alec quasi si soffocò con il suo drink. Sembrava sconcertato. «Vuoi che me ne vada?» gli domandò.
Lo stregone posò entrambi i loro bicchieri sul bancone, in modo da potergli prendere le mani tra le sue. «Ho capito che hai bisogno di tornare un po’ tra i tuoi simili,sei un Cacciatore di demoni, non l’animaletto domestico di uno stregone eccentrico e dotato di un’immensa bellezza.» rise tra sé e sé. «E poi, so che ti manca. Torna all’Istituto, allenati, combatti i tuoi demoni e, quando vorrai, la mia porta sarà sempre aperta.» si fermò e si portò le mani alla bocca, baciandole delicatamente.
Alec annuì sorridendo e prese i bicchieri dal mobile, porgendone uno a Magnus.
«A noi» disse, alzando il bicchiere verso quello di Magnus, che avvicinò a sua volta facendoli tentennare all’unisono.
«A noi» ripeté poi a sua volta, ed entrambi bevvero il contenuto del bicchiere tutto di un fiato.
Alec si avvicinò allo stregone, gli mise una mano dietro la nuca e lo spinse verso le sue labbra.
«Già ubriaco?» lo prese in giro Magnus, per poi abbandonarsi completamente a quel bacio.





 
Note delle autrici: (le ultime, sigh çç)

Lucrezia: Non ci credo che sia davvero finita. *lacrimuccia* Mi sembra ieri che ho scoperto la pagina di Ilenia e le ho proposto questa collaborazione. E’ stata una bellissima esperienza, e sono felice di averla condivisa con lei e con tutti voi che avete seguito la storia. Spero che la fine vi sia piaciuta.
Grazie a tutti coloro che ci hanno seguite fino a questo punto e a tutti coloro che hanno recensito. E grazie ovviamente anche ad Ilenia, che mi ha permesso di accompagnarla in questa 
avventuraChissà, magari un giorno troverete un’altra nostra storia. Ma fino a quel momento, ricordate: tutte le storie sono vere. ♥ 

Ilenia: Siamo giunti ufficialmente alla fine di questa avventura. Vorrei dire giusto due paroline * apre pergamena di 3 metri *
Ringrazio tutte voi per averci seguito fino alla fine e per averci sostenuto con le vostre recensioni, che ci hanno dato sempre la forza di andare avanti con la storia. Una collaborazione è terribilmente complicata, anche se non sembrerebbe: Tutto sommato siamo una sorta di artisti e non a molti va a genio se una sua opera viene modificata,  ma grazie a Lucrezia e ai suoi consigli e alle sue correzioni, tutto ciò è stato possibile e il risultato è stato di gran lunga migliore di quanto avrei potuto fare da sola. Ho iniziato a scrivere questa storia così, in estate, quando il tempo disponibile era tanto ed erano ancora freschi i feels dei libri e siamo arrivati fin qui. Ancora non ci credo che sia davvero finita, la mia prima long ♥
Ringrazio nuovamente tutti per aver reso questa storia ancora più magica ♥ Grazie per tutto il sostegno, per avermi invogliato a scrivere, per avermi fatto migliorare, per ogni sorriso donatomi con le vostre recensioni. Ovviamente tante grazie a Lucrezia per avermi accompagnato in questa avventura.

Inoltre, se qualcosa nel corso della storia vi ha incuriosito, o suscitato dei dubbi, scrivetelo nelle recensioni ed io tenterò di  riempire queste vostre lagune. Capita spesso che una persona dia per scontato una cosa quando ne conosce gli avvenimenti anteriori senza dare le opportune spiegazioni.
Un bacio ♥


Ps. Buona festa delle donne

 

Alla prossima,
Malec Lovers_
 

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