Il potere Proibito

di Lilith9312
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Legno e Fiamme ***
Capitolo 2: *** Acqua di palude ***



Capitolo 1
*** Legno e Fiamme ***


“Dai, tocca a te!”
“Abbi pazienza, Ethan…un genio ha bisogno di tempo per poter capire quale sia la mossa migliore. Sto valutando varie possibilità!”
Lailah sedeva di fronte, la mano sul mento e l’espressione concentrata sulla scacchiera davanti.
“Lailah, non abbiamo tutta la sera! Devo ancora finire i compiti ed è tardi…”
Lailah fece uno sguardo un po’ corrucciato guardando Ethan, i capelli castano chiaro le cadevano sulle spalle un po’ disordinati. I suoi occhi brillavano di una luce strana. Un sorriso apparve sulle sue labbra.
“Scacco matto, Ethan.”
Ethan rimase lì, paralizzato, gli occhi nocciola si muovevano velocemente osservando ogni pezzo sulla scacchiera, mentre l’amica muoveva i pezzi.
“Non hai possibilità di scampo: il cavallo tiene il Re sotto scacco, e non puoi muoverti o verrai mangiato rispettivamente dall’Alfiere e dalla Torre lì a lato, per non parlare dell’altro Cavallo che è pronto ad attaccare nel caso volessi tentare la fuga verso destra.”
Lailah si adagiò sulla sedia di legno con un sorrisetto di soddisfazione.
“Ma come…” Ethan non riusciva a credere ai suoi occhi. “Hai sicuramente barato!” Aveva la voce alterata e si era alzato in piedi battendo le mani sulla scacchiera, e facendo saltare in aria tutti i pezzi.
“An sì? E sentiamo, come avrei fatto?” Anche Lailah adesso si era alzata in piedi battendo a sua volta le mani e poi incrociandole sul petto. “Ero qui davanti a te, come avrei potuto barare?”
“Tu…” ma Ethan non fece in tempo a finire di parlare, perché una donna irruppe nella stanza. Un’espressione di puro terrore era stampata sul suo viso. Entrò urlando e chiuse subito la porta dietro di sé.
“Lei è qui!” Fu l’unica cosa che riuscì a dire, perché una lama, lunga e tagliente le trapassò lo stomaco da dietro, inchiodandola alla porta per sempre, mentre il sangue le usciva a fiotti dalla bocca e dalla ferita.
Ethan e Lailah terrorizzati da quello che avevano appena visto fecero tre passi indietro, andando a nascondersi dietro un mobile di legno poco distante. Lailah scoppiò a piangere.
“Zitta, non fare rumore.”
La porta si aprì. C’era silenzio intorno a loro e l’unico suono che udirono fu il cigolio inquietante della porta. Una figura entrò nella stanza. Sembrava una donna, o almeno ricordava vagamente qualcosa di femminile. Forse per via dei capelli scomposti, lunghi, che le cadevano sul davanti. Sembrava uno scheletro rivestito di pelle.
La mano sinistra afferrò il bordo della porta. Unghie lunghe e dita scheletriche chiusero la porta.
Lailah emise un singhiozzo di pianto. La creatura si voltò nella loro direzione. Il volto sembrava più un teschio che una faccia, gli occhi neri come la pece sembravano voler inghiottire qualsiasi cosa sarebbe entrata nel loro raggio visivo. Emetteva qualche grugnito strano.
Continuava ad avanzare, e avanzare. Poi si bloccò, proprio davanti il mobile che nascondeva i due bambini.
Resto ferma lì per un po’, senza fare un passo. Poi dal niente, alzò un braccio verso l’alto, urlando e d’improvviso la stanza cominciò a prendere fuoco.
Ethan prese Lailah per la mano e sgattaiolarono via di lato, cercando di evitare la creatura. Una trave cadde dal soffitto, e Ethan dovette mollare la mano dell’amica per non prenderla appieno.
“Lailah!”
La creatura sembrava venire verso Ethan adesso, il quale non poteva fare nient’altro che indietreggiare trascinandosi sul pavimento.
“Lascialo in pace, strega!” Un uomo apparve dietro la creatura. Teneva in mano un fucile, ben puntato verso la cosa.
“Vieni, aggrappati a me!” Un altro uomo era apparso vicino al bambino, e lo stavo prendendo in braccio. “Dobbiamo uscire da qui, crollerà tutto.”
Lo prese tra le braccia, e se lo appoggiò al petto come per proteggerlo mentre correva tra le fiamme della casa, evitando travi che cadevano qui e lì e mobili ormai corrosi dal fuoco.
Un colpo di fucile, poi un altro. Un urlo straziante pervase l’ambiente.
Ethan chiuse gli occhi per tutto il tempo, non sentiva più le forze. Nella sua mente continuava a vedere la scena della donna appesa alla porta, il sangue che usciva e usciva. Sentiva il caldo sul suo viso.
Poi all’improvviso non più. Riaprì gli occhi, vedendo sopra di sé il cielo stellato. Poteva sentire il battito del cuore dell’uomo che lo stava portando via da quell’Inferno.
Sentì il freddo del terreno sul quale veniva appoggiato.
“Ehi, Heath, è l’unico sopravvissuto? Solo questo bambino?”
L’uomo che l’aveva portato con sé alzò le spalle. “Sì, l’altra bambina…non c’era niente da fare, era circondata dalle fiamme…”
Ethan cominciò a piangere. “Lailah…”
Heath e l’altro uomo che sembravano aver dimenticato che era sveglio fino a quel momento lo guardarono, sul loro viso un espressione molto triste, un misto tra la tristezza e il rammarico. Heath si abbassò, accarezzando i capelli di Ethan.
“Mi dispiace…”
Un rumore dalle loro spalle attirò l’attenzione di tutti. La casa stava bruciando, le fiamme che puntavano al cielo come se volessero raggiungerlo, da quanto danzavano alte. Cominciarono a cadere pezzi, uno dopo l’altro, sembrava letteralmente sprofondare nel terreno.
“L’hai fatta fuori almeno, Jack?”
L’uomo annuì con la testa. “Una strega del fuoco. Non so perché abbia attaccato quella casa in particolare, non ne ho idea.”
Heath inclinò la bocca appena. “Non ci deve essere un motivo. Quelle creature infernali portano con sé morte e distruzione, non seguono uno scopo preciso.”
“Lailah…”
I due si voltarono di nuovo verso Ethan, che ancora giaceva disteso sul terreno.
“E il bambino?”
Jack guardò Heath. “Lo terremo con noi, per ora. Ci penseremo con calma.” Poi si voltò verso Ethan accarezzandolo e passandogli un flaconcino sotto il naso. “Dormi adesso, hai bisogno di dormire.”
Ethan guardò un attimo il cielo sopra di sé rischiarato dal rosso delle fiamme poco distanti, poi sentì un sonno pesante chiudergli le palpebre, e si addormentò.

“Lailah”  
 
 
 

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Capitolo 2
*** Acqua di palude ***


“Allan sei un perdente, non sei nemmeno capace di distruggere quel fottuto manichino.”
“Ha già sparato tre colpi, ed è ancora in piedi.”
Ethan e Rob erano seduti al tavolo e stavano giocando beatamente a carte. Di fianco a loro una piramide di lattine di birra, una sopra l’altra.
Allan abbracciò forte il fucile, quasi digrignando i denti. “Maledetti, adesso vi faccio vedere come si fa…”
“Fermi, dannazione! Che state facendo?” La porta si era aperta di colpo ed era entrato Heath, con il fucile in una mano e il sigaro nell’altra. Lo sguardo era tutto tranne che rassicurante. Lanciò occhiate di rimprovero, prima ai due al tavolo, che stettero zitti, e poi a Allan, in piedi di fianco loro, il terrore sul suo volto.
“Vi sembra questo il modo di sprecare proiettili? E Allan, dannazione, prendi meglio la mira in futuro, o di questo passo sarai un ottimo spuntino per quei mostri!” Allan impallidì, e abbassò lo sguardo cercando di non incrociare quello dei suoi compagni per la vergogna. I suoi capelli rossi, il viso pieno di lentiggini e il suo fisico leggermente gracilino contribuivano non poco a dargli l’aspetto da prossima possibile vittima.
Heath gli lanciò un’occhiata quasi di compassione. “In ogni caso, Jack vi aspetta. Andate da lui subito.” Disse tirando dal sigaro. “E poi pulite questa topaia. E’ una merda.”, mentre faceva un cenno con la mano indicando le lattine.
Rob e Ethan imbracciarono i loro fucili e uscirono dalla stanza, con Allan dietro che cercava di stare al loro passo. Jack li convocava per due motivi principalmente: per fargliela pagare, o per affidare loro qualche missione. Siccome al momento non pensavano di aver bisogno di una sgridata da parte di Jack, significava che aveva sicuramente tra le mani un po’ di lavoro. E non attendevano altro.
Jack li stava già aspettando in quello che poteva sembrare una specie di studio arredato male, seduto, con i piedi appoggiati sopra la scrivania. Un braccio dietro il collo, mentre con l’altra mano giocava con la pistola.
“Mio Dio mi sembrate un branco di cani senza padrone.”
“Ehm…io…non…” Allan era arrivato per ultimo in stanza, aveva urtato contro la porta e aveva bofonchiato quelle parole tenendo lo sguardo basso.
“Silenzio, Allan.” La voce di Jack era chiara, un ordine preciso che non ammetteva discussioni. “Mi è giunta voce che ci siano dei movimenti sospetti alla Palude, appena fuori città. Si vocifera di una creatura, strana, scheletrica, penso che si riferiscano ad una strega.” Fece fare un giro alla pistola e la depose sulla scrivania, poi si alzò in piedi. “Odio l’ignoranza dell’uomo. Ancora a non sapere distinguere una strega da un animale qualsiasi.”
Cominciò a camminare intorno. “Credo si possa trattare di una strega d’acqua, almeno secondo i fatti riportati: sembra che molti animali vengano trovati morti annegati, anche se non ci sono fonti d’acqua vicine. Per questo vorrei che andaste sul luogo a controllare.” Guardò Ethan. “C’è una casa, nella Palude. Ci abitava il proprietario di quel pezzo di terra, ma adesso sembra scomparso nel nulla.  Ci dovrebbe essere la figlia, Mandy Hudson. Andate e portatemi più informazioni che potete, o occupatevene direttamente. Sapete che fare.” Lo sguardo di Jack si posò di nuovo su Ethan. “Posso fidarmi di voi?”
“Sì”
“Allan?”
“Io…sì…sissignore.”
“Molto bene, andate e portatemi buone notizie.”
Rob fece un sorrisetto vittorioso, ansioso di portare a termine la missione che gli era stata affidata. Guardò Jack, poi si voltò, andando ad urtare la spalla di Allan dietro di lui.
“Andiamo, ragazzino..”. Rob non era di certo molto più grande di Allan, almeno per l’età. Per il resto erano di due stazze completamente diverse. Inoltre il volto di Rob trasudava una certa aria di vissuto, che lo rendeva più adulto agli occhi di chi non lo conoscesse. Pelle olivastra , occhi scuri, e capelli castani che portava pettinati di lato in maniera un po’ sbarazzina non lo facevano sicuramente passare inosservato.
“Jack…” Ethan guardò un ultima volta l’uomo che lo aveva salvato quella sera prima di lasciare la stanza dietro i suoi compagni.
“Allora, chi è che guida?”
“Io, devo prenderci ancora la mano.” Ethan prese le chiavi del furgoncino di Heath parcheggiato lì fuori. “E’ tutta esperienza!”
“Carico i fucili!” Rob sembrava eccitato all’idea di una caccia alla strega in vecchio stile. Erano passati quasi una decina d’anni da quando Ethan aveva visto uno di quei mostri uccidere Lailah, la sua migliore amica, imprigionandola dentro quell’inferno di fiamme che fino a quel momento era casa sua. Ethan era stato salvato dallo stesso destino di Lailah da Jack e Heath, che lo avevano in pratica cresciuto, insegnandogli tutto ciò che c’era da sapere sulla caccia alle streghe. Ethan provava un odio immenso per quei mostri, per avergli portato via Lailah, e questo lo rendeva un cacciatore molto temibile.
“Allan, conosci la zona?”
Allan stava seduto dietro, stretto e guardava fuori dal finestrino scrutando il cielo.
“Sì, ci sono stato spesso da ragazzino, conoscevo anche il proprietario, non benissimo ma abbastanza. Ti dico dove andare!”
“Perfetto.”
Ethan teneva lo sguardo fisso sulla strada che diventava via via più malmessa. Il suo volto era tesissimo, mentre nei suoi occhi nocciola passava il riflesso del paesaggio che scorreva fuori dal veicolo. Con i suoi capelli scuri, tirati leggermente indietro con un po’ di gel, e quella carnagione chiara, Ethan sapeva incutere paura. Aveva l’aria da assassino, glielo avevano sempre detto.
“Ecco, gira lì, e vai oltre quel ponticello…ci dovremo essere.”
Il furgoncino si fermò in una specie di cortile che sembrava frutto di anni e anni di lavori, dato che tutti intorno a loro c’era soltanto palude. Anche l’aria era abbastanza pesante, e non riuscivi a vedere molto lontano all’orizzonte a causa della nebbia anche se era soltanto pomeriggio e che quando erano partiti dalla Base c’era un sole fortissimo alto nel cielo. Lì faceva quasi freddo, un freddo di quelli che ti fanno salire i brividi lungo la schiena. Un freddo inquietante.
Davanti a loro una casa, o meglio una catapecchia, dato che sembrava cadere a pezzi da un momento all’altro e scricchiolava come non mai. Sembrava disabitata.
“Jack ha detto che dovremo trovarci la figlia, Mandy, no?”
“Sì..” Dopo aver preso i fucili si incamminarono verso la porta, Ethan davanti. Alzò la mano e provò a bussare, ma appena toccò la superficie la porta si aprì facendo un cigolio.
“La porta è aperta!” Rob imbracciò il fucile. “Teniamoci pronti, ho come l’impressione che abbiamo fatto troppo tardi.”
Ethan entrò, seguito dai due compagni. La stanza nella quale si trovarono era completamente devastata, messa in subbuglio. Un caminetto crepitava piano, ormai il fuoco si stava spegnendo. “Forse no, siamo in tempo.” C’erano fogli ovunque. Doveva essere stato sicuramente il salotto, dato che c’era un divano ribaltato e lanciato addosso ad una finestra fracassata. “Sì, abbiamo fatto troppo tardi.”
Per terra di fianco ad un tavolino di vetro rotto c’era un corpo, immobile. Era una ragazza, giovanissima, i lunghi capelli biondi galleggiavano appena nella pozza d’acqua intorno a lei. Ethan si avvicinò subito, la prese con una mano e provò a sentire il battito. Non c’era niente da fare.
“E’ morta.” Un rivolo di liquido uscì dalla bocca della ragazza.
“E’ stata la strega. E’ opera sua.” Allan guardava la scena da dietro Ethan. Nel suo tono si poteva avvertire una nota di paura. All’improvviso un rumore attirò la loro attenzione. Sembrava provenire da dietro il divano. Ethan fece un cenno a Rob che si diresse ad ispezionare, il fucile puntato nella direzione del suono.
Con una mossa veloce raddrizzò il divano, pur mantenendo la mira. “E’ una ragazza.” Una giovane dai capelli castani stava rannicchiata davanti a lui, con le mani sopra la testa come per proteggersi. Tremava, la poverina, e singhiozzava cercando di non fare troppo rumore.
“Come una ragazza?” Allan raggiunse Rob alle spalle. “Ehi…sei…Mandy?” La ragazza lo guardò tremando e scuotendo la testa.
“Dai Allan, la terrorizzi con la tua faccia, poveretta!” Rob gli diede una pacca sul fianco spostandolo scherzosamente. “Come ti chiami allora?”
Un grido irruppe nella stanza. Proveniva dall’ingresso. La ragazza si portò le mani tra i capelli e scoppiò a piangere. “E’ qui!”
“Rob, Allan, con me, di qua!”
Ethan era già in piedi accanto al corpo della donna, e si dirigeva piano piano verso l’ingresso,  il fucile puntato davanti. Una frusta d’acqua lo colpì appieno scaraventandolo contro la parete di fronte. L’impatto fu tremendo.
Una figura scheletrica apparve sul ciglio della casa, ritraendo un tentacolo d’acqua che dovrebbe essere stato il suo braccio. Il volto scavato, e due occhi neri che i cacciatori conosceva benissimo. La strega era arrivata.
Allan sparò un colpo, mancandola, mentre la creatura tentava di colpirlo disperatamente con un getto di liquido. Lui schivò ogni attacco con una agilità sorprendente. Se c’era una cosa in cui era bravissimo, era quella, l’evitare i colpi. Rob corse incontro la strega, mentre era distratta, la afferrò da dietro e le piantò un coltello dritto dritto nel cuore. “Adesso!”
Ethan che nel frattempo si era ripreso puntò il fucile contro quel mostro, la mano fermissima. “Crepa, bastarda.” Un colpo, un proiettile solo, le trapassò la testa. Si alzò un urlo potentissimo e la creatura scomparve in una pozza di liquido sul pavimento.
Rob si sistemò la camicia e Allan si rialzò. “Tutto bene? State bene?”
“Sìsì…la ragazza?”
“Ehi, tu stai…” Ma la ragazza non c’era più, era svanita. “E’ scappata!” Ethan si affacciò dal buco nella parete causato dalla finestra rotta davanti a sé, spostando qualche vetro davanti. “Chiunque lei fosse, sarà rimasta scioccata, poverina…”
“Ma noi la volevamo salvare!”
“Ma lei non lo poteva sapere!”
“Dovremmo cercarla, magari sa qualcosa che noi non sappiamo, anche perché…chi è? Da dove viene? Cosa ci faceva qui?”
“Prima di tutto dobbiamo tornare da Jack e metterlo al corrente di tutto. Magari vorrà occuparsi della cosa”, disse Ethan  indicando la stanza intorno a loro.
“Sì, e poi ci preoccuperemo di rintracciare la ragazza.” Rob aveva le mani sui fianchi, con l’aria di chi sapeva che ci sarebbe stato un bel po’ di lavoro da fare.
“Dai ragazzi, andiamo!” Ethan si mise il fucile in spalla e si diresse verso l’uscita, dando una sola occhiata alla donna che ancora giaceva per terra.
“Se solo fossimo arrivati prima…”Allan si fermò un attimo a guardare la donna prima di raggiungere gli altri due.
“Chi guida adesso?”
“Ah, adesso io.” Rob rubò le chiavi dalla mano di Ethan con un balzo. “E’ il momento di un provare l’ebbrezza della ‘guida di Rob’!”
Ethan fece un sorriso, voltandosi ancora una volta verso la casa mentre apriva la portiera del passeggero. Se fossero arrivati prima, forse, avrebbero risolto la questione senza che una vittima innocente perdesse la vita. Ma niente si può prevedere, meno che meno la morte.

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