Our Secrets
di Jade Okelani
tradotto da Erika in esclusiva per EFP
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Ginny voleva che fosse speciale per lui. Voleva sempre che fosse speciale,
naturalmente, ma stasera le sue speranza erano ancor più alte.
La meticolosità non era mai stata nella sua natura, ma quella sera si era
assicurata con particolare cura che le lenzuola di seta pallide non
presentassero nemmeno una spiegazzatura, che il cibo che aveva fatto con la
ricetta di sua madre fosse tenero e dolce al punto giusto, che il pizzo color
lavanda che indossava sotto i vestiti lo attraesse più che divertirlo.
Quella biancheria intima divertiva lei, perché non si era mai vista come una
seduttrice. Esisteva la possibilità che, dal momento che lui era l'unico uomo
con cui era mai stata, la sua sensualità non fosse abbastanza sviluppata, ma
aveva ignorato rapidamente quell'idea. Erano entrambi ben versati nelle
questioni carnali, e ciò che non sapevano per istinto, non avevano avuto
imbarazzo alcuno a cercarlo (dal momento che lei era anche l'unica donna con cui
lui fosse mai stato), o in qualche discutibile rivista del mondo magico che lui
era solito mandare lei a cercare, o in qualche libro babbano che Hermione
indicava loro volentieri (anche se con un po' di imbarazzo).
I suoi giorni li passava a scrivere a casa, oramai. Dopo la guerra, tutti gli
incarichi pericolosi ed esposti avevano perso il loro fascino. Preferiva
concentrarsi sui romanzi e passare il suo tempo a scrivere quelli che Draco
chiamava "stupidi romanzi spazzatura:" Il suo disgusto per la vocazione che
aveva scelto si era sciolto come neve al sole quando gli aveva permesso di
leggere l'anteprima del primo capitolo di una sua storia, un racconto d'amore
all'interno del Ministero fra un Auror e una burocrate del dipartimento di
difesa.
Granelli di verità erano sparsi lungo il suo lavoro, ma la maggior parte era
pura fiction, nonostante le caratteristiche fisiche del protagonista maschile
fossero prese di peso da quelle di suo marito.
Marito. Un attimo di fastidio le arrivava ogni volta che pensava a lui in
quel modo, e ogni volta, si sforzava di non pensarci. Non erano sposati
legalmente, ma sembrava che fosse appunto quello l'unico ostacolo - la
formalità. Per quasi quattro anni erano stati compagni di lavoro e il più fedele
confidente l'uno dell'altro. Avevano condiviso un letto e la vita, anche se
nelle ombre della segretezza per intervalli tropo brevi, e ora era incinta di
suo figlio, anche se ancora lui non lo sapeva. Negli ultimi cinque giorni non si
erano separati per più di un'ora, dal momento in cui lui aveva aperto gli occhi
dopo il coma che era durato fin troppo per la sua salute mentale, e con gli
occhi aperti le aveva detto, con un mezzo sorriso "Ancora tu," come se non gli
avesse fatto piacere vedere il suo viso pieno di lacrime e preoccupato sopra il
suo.
"Ancora tu," aveva detto, e lei aveva sorriso e poi riso ad alta voce, una
voce rotta dalle lacrime.
"Ancora io," aveva concordato seria, abbassandosi per baciargli le labbra con
ferocia, cercando di trasmettere al suo corpo indebolito tutta la sua
gratitudine, l'amore e la passione. Sarebbe guarito con cure mediche o anche
solo perché lei lo voleva, ma sarebbe guarito, e sarebbero stati insieme, e
sarebbero stati felici.
Ora era felice, quanto poteva essere felice una persona quando non è
interamente certa di avere tutte e due le scarpe addosso.
Un giorno prima, gli aveva trovato un anello in tasca. Era una banda
argentata con un delicato diamante accompagnato da un paio di smeraldi, curvati
in modo da sembrare serpenti. Aveva avuto meno di un minuto per studiarlo, e in
quel minuto l'aveva memorizzato, immaginato al dito per i prossimi cento anni e
fantastico su tutti i modi in cui avrebbe potuto chiederle di diventare sua
moglie, e tutti i modi in cui avrebbe potuto accettare.
Ma non le aveva dato l'anello. Non le aveva nemmeno fatto capire di
volerglielo dare. Il bambino che aveva dentro era voluto con ogni fibra del suo
essere, ma si chiedeva se lui provasse lo stesso, si chiedeva se stesse con lei
solo perché gli mancavano idee, al momento, su cos'altro fare. L'anello che
voleva darle era un anello Serpeverde, adatto ad una ragazza Serpeverde - non
era nemmeno sicura che le sarebbe piaciuto al dito quello sfoggio di orgoglio
Serpeverde.
Aggiungiamo questo al fatto che non era del tutto certo che la biancheria
intima color lavanda non facesse a pugni col colore dei suoi capelli, ed ecco
Ginny che si trovava completamente impreparata a cenare con l'uomo che aveva
amato per oltre un decennio, figurarsi se era pronta a comportarsi razionalmente
e ad essere matura abbastanza da avere un figlio.
Dati tutti questi pensieri, supponeva che non le si potesse fare una colpa
per aver bruciato il pollo.
~
Draco, da parte sua, non si fece troppi problemi per le capacità culinarie di
Ginny, e mangiò felicemente il pollo mezzo bruciato, senza proteste. I contorni
erano piuttosto gustosi, e comunque, mentre mangiavano, al massimo riusciva a
pensare a qualche commento sul cibo, e non a molto altro. Dopo essere stato
sottoposto alla cucina grassa che la signora Weasley aveva insegnato a sua
figlia, aveva scoperto di amarla, e parecchio, e si chiedeva perché diavolo suo
padre pensasse che i maccheroni al formaggio fossero un piatto troppo comune e
rozzo per i Malfoy.
Se c'era una cosa che davvero rimpiangeva nella sua vita, era che il Marchio
Oscuro ancora gli marchiava la pelle, un ricordo sempre presente di una strada
che fortunatamente non aveva intrapreso, ma di un cammino che era stato assai
possibile, per un certo periodo. Il Marchio Oscuro rappresentava tutto ciò che
aveva combattuto per non essere, e in quel senso la sua presenza era quasi
confortante, una medaglia d'onore da indossare con fierezza.
Detto ciò, avrebbe dato qualunque cosa per vederlo sparire dal braccio.
Di recente si sentiva a posto, a posto e quasi certo di non poter essere più
felice. Sentiva che Ginny era ormai parte della sua vita, una parte permanente
che nessuno poteva portare via, e questo pensiero lo deliziava. "Deliziato" era
un aggettivo che descriveva in modo assai accurato l'umore che aveva negli
ultimi tempi; deliziato e sollevato. Sollevato del fatto che Ginny fosse ancora
assieme a lui dopo che tutto quanto era finito, dopo che avevano vinto, che
stava con lui lì solo perché lo voleva lei stessa; era tutto ciò che aveva
sperato accadesse nei lunghi anni che avevano passato insieme e allo stesso
tempo lontani.
L'equilibrio perfetto della sua esistenza veniva appena messo a repentaglio
ogni volta che pensava a Danae, e a quanto era lontana da lui. Non era suo
padre. Draco si diceva questo, ma era veramente veramente difficile crederci,
quando le voleva così bene che il cuore gli faceva male. Era stato Draco, non
Seamus, che aveva stretto Danae per primo quando era nata, ed era stato ancora
Draco, e non Seamus, che le aveva insegnato la magia e le aveva letto le favole
quando era malata, che l'aveva educata, come suo padre non aveva mai fatto.
Draco ed Ezra non avevano mai avuto una natura gentile, e così, ogni volta che
cercava di insegnare a Danae ad essere gentile, a condividere le sue cose, e ad
essere buona con gli altri, pensava a Ginny e immaginava quel che lei avrebbe
detto o fatto, e sembrava che questo trucchetto funzionasse bene, perché tutti
parlavano sempre bene della bimba dei Malfoy, e di quanto era dolce.
Rimanevano sempre scioccati da questo fatto, essendosi immaginati la figlia
di Draco Malfoy come una mocciosetta viziata. Danae era viziata, questo era
vero, ma di certo non era una mocciosa. Lo rendeva fiero pensare a lei, a ciò a
cui aveva contribuito a creare, nonostante non fosse il padre biologico.
Pensarla in questo modo, a pensare a tutti i contributi e i sacrifici che aveva
fatto, lo aiutava a sentirsi maggiormente in diritto di farsela mancare quanto
in effetti gli mancava.
Ginny lo fissava di tanto in tanto, lo fissava così a lungo e così
intensamente che lui si chiedeva cosa stesse cercando di capire. Sapeva che
aveva intuito che voleva chiederle di sposarlo, anche se non era ancora sicuro
di come fare. Pensò che avesse trovato l'anello. Aveva scoperto che cercare di
tenere un segreto era inutile con Ginny. Era una giornalista fino alla punta
delle dita, e la sua naturale curiosità e mente acuta erano state ulteriormente
rafforzate dai suoi studi e dall'esperienza. Draco sentiva quasi che fosse in
grado di vedere il polso accelerare i battiti quando le mentiva, e perciò stava
sempre molto attento a non mentirle proprio.
Tuttavia, per quel che lo riguardava, permetterle di credere alla conclusione
a cui era arrivata da sola non era mentire, e perciò le lasciò credere che
stesse per chiederla in moglie e piazzarle sul dito un anello che era
appartenuto alla sua bis-bis-bisnonna in uno dei prossimi giorni.
Non era mai stato il suo piano, e ridacchiò mentre sparecchiava il tavolo.
Avrebbero dovuto trovare dei servi al più presto, decise mentre lavava i piatti,
accompagnato dal silenzio. I lavori domestici, nonostante fosse stato esposto a
loro per il tempo dovuto, non facevano parte delle cose a cui si sarebbe
affezionato in futuro.
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Andò a finire che Draco pensava veramente che Ginny fosse ridicola nella
biancheria intima color lavanda, non perché il colore stonava coi capelli, ma
perché 'Non sei proprio tu questa, amore.' Si ripromise di comprarle qualcosa
che esaltasse proprio lei, mentre Ginny si chiedeva se l'intera faccenda potesse
averlo dissuaso dallo sposarla.
Passarono due giorni, e ancora Ginny non gli disse nulla del bambino.
Un altro giorno, e ancora Draco non le chiese di sposarlo.
Il giorno dopo, Harry ed Hermione si sarebbero sposati con un cerimonia
babbana che i genitori della ragazza avevano desiderato da anni, e per cui non
c'era mai stato tempo prima di allora. Ginny sarebbe stata la damigella d'onore,
e Ron, naturalmente, avrebbe giocato il ruolo di testimone per Harry. Ron aveva
chiesto a Ginny di tenere Malfoy a casa, ma Harry le aveva assicurato che sia
lui che Hermione avrebbero accolto volentieri Draco.
Un rispetto molto ma molto strano era nato fra Harry e Draco, dopo che si
erano salvati a vicenda la vita per la terza o quarta volta. Dopo che il fumo si
era dispero e le ceneri si erano posate, Harry aveva teso la mano a Draco e gli
aveva chiesto di ricominciare daccapo. Draco aveva informato Harry che non gli
avrebbe stretto la mano fino a che non l'avesse lavata da tutto lo sporco e il
sangue di cui era stata coperta, ed Harry aveva lanciato un sospiro rassegnato e
quasi affettuoso.
Ginny si era ritrovata a duplicare quel sospiro praticamente su base
quotidiana; a Draco quel tipo di sospiro pareva particolarmente inappropriato,
dato che non c'era niente di male nel volere un po' di igiene.
L'odio incessante di Ron per Draco era ancora intatto dopo tutto quel tempo.
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"Potresti andarci da sola, sai," disse alla fine Draco mentre Ginny
metteva l'ultimo tocco di trucco.
"Non vorrai che vada da sola al matrimonio del mio migliore amico, vero?"
disse, aggrottando la fronte. "E poi, ti farà sembrare ancora più senza cuore il
fatto di partecipare a un matrimonio dopo così poco tempo dalla morte di tua
moglie."
"Sì, facciamomi apparire ancora più odioso agli occhi dei media," replicò seccato
Draco.
"Sai bene quanto me che più appari spietato, più eviterai che qualcuno si
chieda che fine a fatto Ezra. Saranno troppo occupati a spettegolare su quanto
sei orribile."
"Non penso di voler venire," disse lui, appoggiando il mento sopra la spalla
di lei, mentre le braccia andavano a circondarle la vita, "se hai intenzione di
essere così crudele con me per tutta la notte."
"Io sarei crudele," disse lei con un sorriso. "E'
bellissimo sentirlo dire da te."
"La mia crudeltà nasce da una natura maligna, un'infanzia terribile, e
da una quantità di soldi più grande di quanti una persona abbia diritto di
avere," rispose lui fresco. "E la tua scusa quale sarebbe?"
"Devo passare ogni giorno e ogni notte con te," ribattè lei pronta,
districandosi dal suo abbraccio. "Ora, come sto?"
"Favolosa," disse lui senza esitazioni. Si prese un attimo per
guardarla con attenzione; il vestito verde pallido che Hermione aveva scelto
brillava e pendeva dai punti giusti, ben abbinandosi col colorito di Ginny.
Motivi celtici e delicati di rose e oro si mostravano dal centro del vestito,
arrivando a toccare con una linea dritta il pavimento. Un mantello marrone terra
(colore Grifondoro, c'era da aspettarselo) le stava sulle spalle e un paio di
scarpe dorate le adornavano i piedi. "Come sempre," aggiunse piano.
"Oh!" disse Ginny, correndo alla sua scrivania. "Quasi dimenticavo,
ti ho comprato una cosa."
(In verità, lo aveva fatto con la speranza che un pensiero da parte sua
potesse spingerlo a darle quell'orribile anello di fidanzamento che le aveva
comprato; anche se non era sicura di voler indossare colori Serpeverde, Ginny
era certa di volere quel maledetto simbolo del suo amore eterno al dito.)
"Non sapevo che la damigella d'onore e l'ospite sgradito si dovessero
scambiare dei doni, prima della cerimonia," mormorò lui.
"E' perché mi spiace tanto per quello che è successo al tuo vecchio
mantello," spiegò lei, porgendogli una piccola scatola nera.
Qualche settimana prima, Ginny aveva usato il suo mantello nero per spegnere
un piccolo incendio, scoppiato a causa di un incantesimo mal fatto da un
MangiaMorte. Che il fuoco fosse sulla gamba di Ron, e che il materiale fosse
stato usato per salvare il fratello di Ginny, non era di alcun sollievo a Draco
con riguardo alla perdita del suo mantello preferito.
"Ne hai già preso un altro," precisò lui, indicando il mantello verde scuro
che copriva le sue spalle in quel momento.
"Sì, ma gli manca qualcosa," insistette lei, gettandogli la
scatoletta.
Afferrandola al volo, Draco non perse tempo ad aprirla. Un piccolo sorriso
compiaciuto gli si formò sulle labbra quando vide cosa conteneva. Alzando il
tesoro in mano, buttò la scatola di lato ed esaminò meglio il piccolo fermaglio.
Era semplice ed elegante, un serpente argentato che sarebbe stato bene sul
mantello verde scuro.
"Grazie," le disse con sincerità, un po' preoccupato perché non ricordava
l'ultima volta che si era sentito veramente grato per qualcosa che non fosse
lei.
"Di niente," gli rispose lei, anche se sembrava delusa mentre lui
giocherellava con la spilla fino a riuscire a inserirla perfettamente sulla
spalla. La camicia argento che indossava era anche quello un regalo di Ginny
("Tutto questo argento fa uscire quel poco di blu che hai negli occhi"), e lui
sorrise al suo riflesso, guardandosi con soddisfazione.
"Draco," disse lei all'improvviso, poi divenne di nuovo silenziosa.
"Ginny," annuì con fare serio, poi alzò un sopraciglio.
Le labbra di lei si contrassero.
"Nulla," disse infine. "Faremo meglio a muoverci."
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"Oi, finalmente," disse Ron, "che diavolo stavate facendo
fino ad ora?"
"Vuoi che descriva bene le immagini, Weasley?" gli chiese Draco,
malizioso.
"Bleah!" gridò Ron. "Che schifo! Non so cosa sia peggio, l'idea
che si tratti di mia sorella, o l'idea che si tratti di te."
"Weasley, non sapevo ci tenessi."
"Zitti, tutti e due," mormorò Ginny. "Dov'è Hermione?"
"Lì dietro," disse Ron, indicando una stanzetta sul retro col pollice.
"Sua madre parla a vanvera da quasi un'ora. Sembra quasi che questa sia la prima
volta che Hermione ed Harry si sposano."
"Comportati bene," ordinò Ginny a Draco.
"Quando non mi comporto bene?" chiese lui con fare innocente."Merlino
mi aiuti," bofonchiò lei, allontanandosi.
"Allora," disse Ron, "Già trovato un lavoro?"
"No," rispose Draco, breve. "Già trovato una ragazza?"
"Non posso dire di sì," ribattè Ron, piccato. "Hai sentito qualcuno
della tua famiglia di psicopatici malvagi, di recente?"
"Una cugina," disse Draco. "Mi ha dato un portagioie orribile che devo mandare
a Danae. Dì, Weasley, quei due incredibili lunatici ubriachi che stanno cercando
di trasfigurare quel centrino da tavola in altra birra, in una stanza piena di
Babbani, non sono per caso i tuoi fratelli?"
Ron si lasciò scappare per davvero un mezzo grugnito."Hai vinto tu,"
bofonchiò, sterzando in direzione di Fred e George.
"Ho vinto," concordò Draco con soddisfazione, rubando una coppa di
champagne da un cameriere di passaggio e favorendo con piacere.
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"Cosa intendi dire con 'Non gliel'ho ancora detto'?!" sibilò Hermione.
"Non so cosa prova per me!" bisbigliò di rimando Ginny.
"Sei tonta?" si chiese Hermione, onestamente.
"Non penso proprio," rispose Ginny seria. "So che mi ama; so che è così. Ma
... questo non significa che sia pronto ad avere un figlio con me. Non era ...
voglio dire, non avevamo programmato-"
"Ovviamente," commentò Hermione laconica.
"Ha un anello di fidanzamento nella tasca," disse Ginny
all'improvviso.
"Basta," disse Hermione, "Mi lavo le mani di voi due."
"Non è così semplice," insistette Ginny.
"Gin," disse lentamente Hermione, "ha un anello di fidanzamento
nella tasca. Non diventa più semplice di così."
"Ce l'ha in tasca da giorni!" si lamentò Ginny, quasi piangendo. "Perché
ancora non ha fatto niente?"
"Perché non gli hai ancora detto del bambino?" ribatté Hermione,
pronta.
"Perché sto aspettando che mi chieda di sposarlo, no?"
"Vuoi il mio consiglio?"
"Sì," disse Ginny, disperata.
"Va bene," iniziò Hermione, "allora te lo darò, ma solo se
mi prometti che lo seguirai."
"Lo prometto."
"Diglielo."
"Ma non posso così--"
"Niente ma. Diglielo. Appena finisce il matrimonio, prendilo da parte e
diglielo."
"Appena finisce il matrimonio," ripeté Ginny con un sopracciglio
alzato.
"Non mi farai una scenata prima che il prete abbia detto 'vi dichiaro marito
e moglie'," dichiarò Hermione, decisa. "Mia madre mi ucciderebbe se qualcosa
andasse per il verso sbagliato, e poi ucciderebbe te, e allora Draco ucciderebbe
lei, e questo si suppone che sia il giorno più bello della mia vita."
"Ma il giorno più bello della tua vita non è stato la prima volta che
hai sposato Harry?" si chiese Ginny.
"Non proprio," rispose Hermione. "E' stato meraviglioso, ma
ero così preoccupata all'idea che qualcuno potesse scovarci nel mezzo della
cerimonia e cercare di ucciderci, che non sono riuscita a godermelo. E poi, Ron
non era presente."
"E' così che voglio che sia per noi," commentò Ginny a bassa voce, lisciando
il velo che copriva la schiena di Hermione, così che sparisse ogni
spiegazzatura. "Tu ed Harry avevate un piano; avevate questa idea di sposarvi
dopo che avreste finito tutto, dopo che eravate sani e salvi, e dopo che il
mondo era salvo, e allora ..."
"Non riuscivamo a sopportare l'idea di non essere sposati per un altro
secondo, e con Ezra, Draco e quello strano piccolo licantropo come testimoni, ci
siamo sposati in una cappella babbana, uniti in matrimonio da un mago officiante
che Draco aveva svegliato nel bel mezzo della notte," continuò Hermione piano.
Era il racconto preferito di Hermione, Ginny lo sapeva, ed era una di quelle
storie di guerra che non si stancava mai di ascoltare.
"Sono quanti contenta di non essere stata lì," disse Ginny. "In questo modo,
è come se fosse una favola e la magia è ancora tutta lì."
"Gin, odio dirtelo, ma questo ricordo è impresso nella mia mente come fosse
magico, ed ero lì," la interruppe Hermione. "Devi piantarla di fare così. Non
c'è un momento prefetto. I momenti belli che abbiamo, i bei ricordi, sono tali
perché abbiano preso il coraggio a due mani e li abbiano resi tali noi.
Smettila di aspettare che sia la vita a capitarti - se vuoi sposare Draco,
perché non glielo chiedi tu?"
"Non potrei mai farlo," disse Ginny, arrossendo. "Che succederebbe se ...
Dio, Herm, e se dicesse di no?"
Hermione sospirò e sorrise con affetto a Ginny. Alzando una mano, scostò una
ciocca di capelli rosso fuoco dietro la spalla di Ginny. La marcia nuziale
cominciò a suonare ed Hermione prese prima in mano il suo bouquet, poi quello di
Ginny, mettendo la ragazza davanti a lei. Mentre iniziavano ad avanzare, si
abbassò verso di lei e le bisbigliò all'orecchio.
"E se dicesse di sì?"
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Il vestito di Hermione era bellissimo, identico nello stile a quello di Ginny.
Il bianco purissimo del tessuto faceva quasi sembrare di porcellana la pelle di
Hermione. Non era mai stata più bella agli occhi di Ginny, e si chiese se anche
lei sarebbe stata una sposa così bella.
Mentre stava seduto al suo posto, Draco ne era sicuro. Ezra era stata una
sposa perfetta, con ogni capello lisciato sulla testa. Il vestito che aveva
indossato era presente nella sua famiglia da generazioni e gli occhi occhi erano
stati accesi di una luce di noia durante tutta la cerimonia. L'umore di Draco
non era stato molto diverso, anche se lei gli aveva confessato dopo, e lui aveva
concordato, che mostrarsi annoiati era meglio che mostrarsi col cuore spezzato
per aver sposato la persona sbagliato. Ezra quel giorno aveva un aspetto
splendente, così diversa dalla persona che lui conosceva.
Anche Granger era diversa oggi. I capelli erano stati domati, non più la
solita massa di pazzia che solitamente erano, e il viso era truccato in modo
elegante. Non riusciva a ricordare l'ultima volta che l'aveva visto con del
trucco addosso. Potter in effetti sembrava un'idiota, con quel grande sorriso
stampato in faccia, i capelli tirati all'indietro così che la sua stupida
cicatrice praticamente lampeggiava, neanche fosse una luce al neon. Non
sembravano affatto loro stessi, e in effetti forse era una cosa buona, pensò
Draco. Ma anche mentre pensava questo, sapeva di non crederci. Gli piacevano i
Potter, ma avrebbe preferito la morte piuttosto che ammetterlo. Si sarebbe quasi
augurato di vederli sposati negli stessi vestiti che avevano avuto quando lui ed
Ezra erano stati i loro testimoni. Così era stato più reale. Erano coperti di
polvere e pieni di sonno, come ormai in tanti anni. Granger indossava lo
straccio più orribile che avesse mai visto e Potter non aveva nemmeno quello.
Mentre si scambiavano le loro promesse in quella cappella decrepita, una
speranza si era piantata nel terreno, come un seme, e il loro matrimonio era
stato fonte di conforto non solo per loro due, ma per tutti. Nonostante tutto
quell'orrore, loro erano felici, e dava a tutti qualcosa da desiderare, per cui
combattere.
Non avevano combattuto per questo, però; questa gran farsa bianca e di pizzo
che aveva su di sè le dita di pizzo bianco di sua madre su ogni particolare, che
era quanto di più lontano ci potesse essere dalla vera Hermione Granger.
Ginny non sarebbe stata diversa da come era ogni giorno, decise Draco. Forse
si sarebbero sposati all'aperto, così che un poco della gioia potesse penetrare
nel terreno ed andare ad unirsi alla speranza. Forse se tutti avessero potuto
smettere di pensare a che vedovo distrutto era, avrebbero potuto vedere quanto
stavano bene lui e Ginny insieme e capire che il vero crimine sarebbe stato non
vederli insieme.
Draco iniziò a far vagare lo sguardo nella stanza, come se i pensieri
terribilmente smielati che aveva appena avuto potessero essere stati uditi da
qualcuno. Non sembrava che ci fosse qualcuno a guardarlo (infatti, fissavano
tutti la sposa e lo sposo) e si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Se
nessuno nella stanza l'aveva udito, forse non l'avevano sentito nemmeno gli avi
della famiglia Malfoy, e non sarebbero dovuti tornare in vita per ucciderlo
davanti a tutti questi Babbani.
"Per il potere conferitomi," stava dicendo il prete, e Draco si sarebbe quasi
messo a ballare per la gioia. Quella era la frase che avrebbe messo fine a
quella tremenda tortura, vero?
"Sia ringraziato Merlino," bofonchiò Draco vedendo i Potter ridere e
baciarsi, scontrandosi coi denti e fare tutto quello che facevano le persone
pazzamente innamorate. Mentre scendevano dall'altare, Draco catturò con lo
sguardo gli occhi di Ginny. Sembrava preoccupata, il che lo fece pensare. Erano
solo vestiti di tutto punto e poi c'erano quei due che scendevano dall'altare e
tutti felici e contenti, eppure sentiva che era a disagio sotto la superficie
del suo viso ridente.
Prendendole un gomito mentre marciava anche lei, scendendo dall'altare, la
prese da parte.
"Draco," sibilò, "Non posso lasciare la-"
"Sì, invece puoi proprio," bisbigliò lui a sua volta, portandola
discretamente via da occhi curiosi.
"Dove porta Gin?" chiese Harry con fare distratto.
"Se ha un po' di sale nella zucca," rispose Hermione, "sta per chiederle di
sposarlo."
"Non gliel'ha ancora chiesto"
"Sembri proprio sorpreso," commentò Hermione.
"Beh," iniziò Harry piano, "ha quell'anello da anni in fondo, no?"
"Cosa?"
"L'ha fatto fare persino prima che tornassero insieme," disse Harry. "Pensavo
lo sapessi."
"Perché pensavi che dovevo - oh, non importa. Non mi importa più.
Lascia che se la sbrighino da soli."
"Questo, Signora Potter, è la cosa più intelligente che tu abbia detto oggi."
~
La piccola chiesa aveva una bellissima stanzetta nel retro. Per tutta la
stanza erano sparse candele spente. Qualcosa di simile a un altare stava in
mezzo, vicino alla porta, e Ginny, dopo, avrebbe sperato di poter accendere una
candela e fare un incantesimo della speranza, per quanto miseramente stavano
andando le cose.
Naturalmente avrebbe voluto dire, "Vuoi sposarmi?", nel modo in cui l'aveva
istruita Hermione. Come ogni fidanzata che si rispetti, avrebbe continuato "Ti
amo, tesoro," e gli avrebbe detto tutti i motivi per cui voleva che fosse suo
marito. Sarebbe stata un bellissimo ricordo, tenero, che avrebbero ricordato con
affetto negli anni a venire.
Invece, il suo cattivo umore ebbe la meglio, come spesso accadeva (il suo
carattere di fuoco era solo peggiorato ora che era incinta) e la sua proposta fu
più in questi toni:
"Ma quando ti deciderai a chiedermi di sposarti?!"
"Scusami?" disse Draco, tossendo per la sorpresa.
"Di certo non ti scuserò!" sbottò Ginny. "Non riesco a credere che mi
stai costringendo a chiedertelo io. Hermione dice che in fondo non è
importante-"
"Ah, Hermione dice," mormorò lui..
"--Ma io credo che lo sia invece! Da nessuna parte, in tutti i
sogni che ho avuto su questa giornata, ero io a dover fare la proposta!"
"Dico forse troppo se ti faccio notare che non c'è ragione per cui tu
debba chiedermelo adesso?" chiese lui con fare distratto. "Non sapevo che
dovessimo seguire una qualche pazza tabella di marcia."
"Suppongo sia colpa mia," rispose lei, portandosi inconsciamente le mani
all'addome. "Come potevi sapere che avevo visto l'anello?"
"Quale anello?" chiese Draco, piano.
Ginny sospirò. "Quello che ti porti in tasca, quello che hai da giorni
addosso."
"Intendi l'anello coi serpenti di smeraldo? Quell'anello?"
"Sì," ammise Ginny. "Quell'anello."
"Quell'anello non è per te," buttò lì Draco. "E perché hai frugato nelle mie
tasche?"
"Cosa?" gridò Ginny prima di potersi fermare. "Cosa vuol dire che non è per
me? Per chi diavolo è allora?"
"Pensavi che ti stessi per chiedere di sposarmi," commentò lui con un
sorriso divertito. "Lo sapevo. Aspettavi che lo facessi da ... perché hai
frugato tra le mie cose?"
"Non ho frugato," dichiarò lei, ferma. "Non è colpa mia se lasci i vestiti in
giro e sono io a doverli rimettere a posto, e se non sistemi bene gli anelli
nelle tasche - chissenefrega del frugare! Se non hai intenzione di farmi la
proposta, perché hai quell'anello?"
"Pensavi sul serio," iniziò lui, passandosi una mano fra i capelli in segno di
esasperazione, "che se volevo chiederti di sposarmi, ti avrei dato un anello che
sembra un inno all'onore dei maledetti Serpeverde?!"
"Come potevo saperlo?!" gridò lei. "Non mi hai mai fatto una proposta prima
d'ora!"
"Già, e per come ti stai comportando ora, non credo la riceverai mai!"
rispose, infuriato. "Anche se uno si mettesse in testa di chiedertelo, lo
picchieresti prima di lasciarlo finire, a quanto pare!"
"Sto con te da più di cinque anni!" esclamò lei.
"In caso ti sia dimenticata, ero un uomo sposato per la maggior parte di
questo tempo," le ricordò. "Mio padre non mi avrà insegnato tanto, ma è riuscito
a farmi sapere che è poco educato chiedere a una ragazza di sposarti mentre sei
ancora legato da un'altra."
"Ezra è morta," e fece le virgolette con le dita, mentre diceva quella
parola, "da settimane oramai."
"Oh, settimane," fece Draco in modo drammatico. "Ora capisco
perché
tanta fretta. Ansiosa di farmi apparire ancora più spietato davanti agli occhi
del mondo, nel fidanzarmi così presto dopo la morte di mia moglie?" Draco non si
disturbò a fare le virgolette.
"Sai che non mi importa di cosa penso il resto del mondo," sbottò lei.
"Avresti potuto ingannarmi," disse lui con voce profonda ed arrabbiata. "Ci
manca poco che fai un'intervista apposita per dire che orribile mostro sono."
"Forse sono stata un po' troppo zelante nel dipingerti sotto una certa luce,"
rispose Ginny, furiosa, "ma è solo solo perché cercavo di proteggere la mia
amica e tua figlia."
"E' la figlia di Seamus," ribatté Draco.
"Tu le vuoi bene ed è tutto ciò che conta per me," disse Ginny, mentre la sua
voce si rompeva e gli occhi cominciavano a lacrimare.
"Perché è così importante per te, poi?" le chiese all'improvviso. "Cosa
significa che ti chieda di sposarmi? Cosa cambia fra noi?"
Stava quasi per dire 'tutto', poi chiuse la bocca. In superficie, non sarebbe
cambiato niente. Non si sarebbero comportati diversamente giorno dopo giorno.
Era quello che sarebbe cambiato nel suo cuore che importava.
Si diffuse il silenzio fra loro, e lentamente uno sguardo sorpreso cominciò a
formarsi sul viso di Draco. Aveva capito e ora era arrabbiato.
"Tu non credi che io ti ami," disse piano. "Tutti questi anni, e una parte di
te ancora si aspetta che Draco Malfoy venga a dirti che è tutto uno stupido
scherzo."
"Non è affatto così," protestò debolmente.
"Cristo," mormorò lui, dandole la schiena.
"Non è così," insistette lei, con più fervore. "E' solo che ... non ho mai
capito. Perché mi hai voluto, perché i tuoi sentimenti per me sono cambiati -"
"Ho avuto una maledetta illuminazione in quella stupida foresta!" gridò
praticamente Draco, e Ginny dovette ammettere, in maniera distaccata, che non
era da lui. Draco non perdeva mai la pazienza in questo modo. "Eri al centro di
questo sogno, e così ti ho amata prima ancora di conoscerti. E Dio mio,
guardati, con la tua gentilezza e il fatto che tenevi a me, quando non me lo
meritavo - come potevo non amarti?"
"E' come se stessi dicendo che mi ami perché sono stata gentile con te!"
singhiozzò lei, e le lacrime cominciarono a scorrerle lungo le guance arrossate.
La sua argomentazione stava iniziando a perdere credibilità, anche alle sue
stesse orecchie, ma non riusciva a scacciare l'umiliazione e la sensazione di
una speranza spezzata, una speranza che aveva avuto per giorni. E se quell'anello
non era per lei, allora per chi?
Lui la fissò per un attimo, fissandola come se volesse entrarle dentro, come
faceva un tempo.
Fu quasi sul punto di obbligarlo a smetterla.
Poi parlò.
"E' fantastico," disse, con voce calma e controllata.
"Cosa?" gli disse con rabbia.
"Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, la poca fiducia che hai
in me," disse, e una nota di meraviglia si nascondeva nella sua voce.
"Oh, ma piantala!" urlò. "Non ho avuto altro che fiducia in te per oltre un
decennio! Ti ho aspettato-"
"E io non ho forse aspettato te?!" le urlò di rimando. "Se pensi che non
abbia avuto altre occasioni - ah, ma non lo pensi," disse, riflettendo meglio.
"Forse non mi credi e basta, come non sembri credere a un sacco di altre cose
che mi sembrava di aver messo perfettamente in chiaro."
"Non azzardarti a mettermi parole in bocca," lo minacciò Ginny.
"Perché no?" sbottò lui, allargando le braccia. "E' evidente che non hai
fatto altro che mettermi pensieri in testa, decidendo cosa pensavo invece di oh,
non so, magari chiedermelo! E' così frustrante l'idea che sento che adesso
potrei farmi dieci round contro un lupo mannaro senza nemmeno battere ciglio!
"Allora perché è un problema?!" gridò Ginny. "Ci amiamo l'un l'altro, ma
ogni minuto, da quando siamo tornati insieme, c'è sempre stata una crisi,
qualcosa che ci ha costretto a tenerci aggrappati l'uno all'altro. L'unica
ragione per cui siamo tornati l'uno nella vita dell'altra era perché avevi
bisogno di me come giornalista. Se non vuoi sposarmi, non c'è niente che ci
tenga assieme. Perché ... perché stiamo anche solo perdendo tempo?"
"Se è così che la pensi, allora davvero non lo so," rispose Draco, freddo.
Ginny lo fissò, odiando la facciata di freddezza che indossava con così tanta
facilità ogni volta che le cose diventano brutte. A volte invidiava il suo
distacco, che riusciva a richiamare a sè, senza battere ciglio. Ora ad esempio,
voleva semplicemente togliergli quello sguardo dalla faccia.
Le ci volle un attimo per capire che era proprio quello che aveva fatto.
L'espressione scioccata sul volto di Draco fu ciò che glielo fece comprendere.
Non l'aveva mai picchiato prima di allora. Ormoni, pensò, con la mente
offuscata.
"Va al diavolo," bisbigliò, poi si girò e andò via di corsa.
~
"Mi rimango tutto," disse Hermione, mentre Harry danzava con lei sulla
pista da ballo.
"Troppo tardi," le mormorò Harry all'orecchio. "Siamo stati sposati con due
cerimonie diverse; non ti libererai mai di me."
"Non quello," mormorò impaziente, "dicevo del fatto che non mi importa di
cosa succede fra Ginny e Draco là dietro. Devo sapere."
"Ma certo che sì," fu facilmente d'accordo Harry.
"Non devi fare tanto l'intelligente," dichiarò lei, piccata.
"Non posso farne a meno," fece lui, grave. "Sai bene quanto me che hai
l'innata curiosità di sapere ogni cosa."
"Vero," fece Hermione, con un sospiro.
"Ginny!"
Harry, Hermione e la maggior parte degli ospiti presenti si girarono nel
vedere la damigella d'onore di Hermione, col viso arrossato, passare per la sala
di fretta, seguita da un Draco Malfoy che imprecava a bassa voce, coi bisbigli
più forti che Hermione avesse mai udito.
"-impossibile, senza pazienza -- Ginny!"
"Ho detto," dichiarò Ginny, alzando la voce appena un po' sopra quella di
Draco, "va al diavolo!"
Prima che potesse raggiungere la porta, Draco la afferrò con una mano e la
prese per la vita, premendole il corpo contro il suo. Poi, anche se non stava
facendo poi tanta resistenza, la portò con sè sulla pista da ballo, e fecero
finta, in modo quasi ridicolo, di star ballando un lento.
"Ricordami," mormorò Harry vicino all'orecchio di Hermione, "di
non invitare i Malfoy per la cena di Natale."
"Invitiamo Ginny se non sono ancora i Malfoy per allora," insistette Hermione.
"Non saprei," disse Harry, passandosi una mano sul mento, pensieroso.
"Sembra che sia Ginny quella che lo fa innervosire. Se non sono insieme, direi
di tenere Draco. In fondo non ha nessun altro, e Ginny ha la sua famiglia."
"Sai che non ha importanza," ragionò Hermione alla fine, "sono sempre
così drammatici. Vedrai che il prossimo mese saranno già sposati, e poi
litigheranno ancora per Halloween."
"Quel povero bambino," fece Harry, solenne.
~
"Mi spiace," bisbigliò Draco, una volta che fu riuscito a porta
Ginny ai bordi della pista da ballo, lontano da orecchie indiscrete. "Scusami
per essere andato troppo oltre e mi spiace che tu sia la persona su questa
brutta e grossa pietra che è la terra, che riesce a penetrarmi nella pelle così
a fondo."
"A me non dispiace per questo," mormorò lei arrabbiata, con la testa girata
dall'altra parte.
"Sì, ma se solo potessi far finta di essere un po' distaccato, forse non
litigheremmo come cani e gatti."
"Un po' di distacco da te è l'ultima cosa di cui ho bisogno," bisbigliò.
"Litighiamo come cane e gatto perché ... perché ... "
"Perché hai troppa poca fiducia in me e te," continuò lui, piano. "E
perché
ho imparato nel modo peggiore a tenermi dentro tutto quello che qualcuno
potrebbe usare contro di me."
"Ho fiducia in te," mormorò Ginny. "Ho così tanta fiducia in te ... è solo
che ... ero certa che me lo avresti chiesto."
"L'avrei fatto," le bisbigliò all'orecchio.
"Gli occhi di lei si spalancarono.
"Solo non adesso," aggiunse. "Non avevo davvero pensato a un posto o ad
un'ora. Volevo solo che fosse perfetto, e ancora nulla sembrava perfetta."
"Ma," piagnucolò praticamente lei, "hai detto che quell'anello non
era per me!"
"E non lo è," fece lui, con voce ragionevole. "Pensavi davvero che sarei
stato così ingenuo da insultarti con quell'anello? Ricordi quando ti ho detto
che ho incontrato una vecchia cugina di famiglia al funerale di Silente? Mi ha
dato lei quell'anello. Apparteneva a una bis-bis-bis-bisnonna che aveva sempre
desiderato che lo avesse la discendenza di mio padre. Avevo deciso di darlo a
Danae."
"Ma me lo avresti chiesto lo stesso?" disse lei, quasi pregandolo. La
sua rabbia sembrava quasi dimenticata, e Draco sollevò la sopracciglia, confuso.
Anche se era ormai abituato a ricevere il suo perdono, non era mai così facile.
"Stai bene?" le chiese, sospettoso.
"Starò bene se mi dici che me lo avresti chiesto prima che ti urlassi
contro e ti dicessi quanto volevo che me lo chiedessi," rispose lei, seria.
"Te lo voglio chiedere da quasi cinque anni," rispose lui. "Che ne pensi?"
"Provalo," insistette lei.
"E fortuna che hai fiducia in me, no?" fece lui, facendo finta di sentirsi
ferito.
"Avrò fiducia in te quando non sarò incinta," sbottò lei. "In questo istante,
sono troppo occupata a sentirmi un fascio di nervi e ormoni, e vorrei
assicurarmi al più presto di non diventare una madre single."
"Non puoi decidere quando avere fiducia in-" Sgranò gli occhi. Più volte.
"Incinta?"
"Anello," ordinò lei.
"Incinta?" ripeté Draco, un po' più forte.
"Anello," fece lei, annuendo, e anche la sua voce si alzò.
Si fissarono per un lungo attimo, smettendo totalmente di far finta di
danzare. Erano a un punto fermo, e Draco era ben cosciente del fatto che non
vinceva mai in queste cose. Ed era pronto a scommettere che le cose non
sarebbero cambiate ora che lei era-
"Incinta?" chiese, ancora una volta.
"Anello," fece lei, con voce dolce.
Draco frugò nella sua tasca fino a che le dita non si chiusero intorno
all'oggetto che aveva portato con sè negli ultimi cinque anni. Gli aveva dato
speranza quando si sentiva senza speranza, lo aveva aiutato a passare le notti
dopo lunghi giorni solitari senza di lei.
L'anello era delicato, una banda dorata con iscritti echi di pace, forza,
onestà, unità e amore, proprio come aveva chiesto all'orafo a cui l'aveva
commissionato tanto tempo prima. Un rubino modesto stava al centro di due
diamanti e mentre guardava gli occhi di Ginny, la vide osservare la piccola
concessione che aveva fatto al suo onore Grifondoro, si sentì un uomo nuovo.
Si sentì come l'uomo che meritava lei e il bambino che portava in grembo.
"Incinta?" chiese piano.
"Sì," annuì lei, e la sua voce era appena un sussurrò. "Oh, Draco, vuoi
sposarmi?"
"Sì," concordò lui, annuendo con la testa e prendendola in braccio per farla
girare. "Penso che mi piacerebbe proprio."
~
"Incinta?" disse Draco ad alta voce.
"Che ha detto?" chiese Ron, marciando attraverso la sala da ballo fino al
punto in cui Harry ed Hermione stavano danzando. "Cosa ha appena detto Malfoy?"
"Ehm," disse Harry, "credo che la parola fosse 'incinta'. "
"Sì, è quello che ho sentito anche io," confermò Hermione, cercando di
manovrare lei ed Harry lontano da Ron, prima dell'esplosione.
"Stava scherzando?" chiese ancora Ron.
"Non penso proprio," rispose Harry serio.
"Augh!" gridò Ron. "Ha messo incinta mia sorella con la sua progenie
maledetta!"
"Non pensi di essere un pochino drammatico?" bofonchiò Hermione.
"Sono momenti drammatici," fece Ron, grave. "Cosa ... cosa ha in
mano?"
Harry si girò.
"Finalmente," disse piano.
"Finalmente?!" gracchiò Ron.
"Zitto," lo istruì Hermione. "Le sta chiedendo di sposarlo. Ed era
ora, dato che l'ha messa incinta."
"Farà davvero meglio a sposarla," sbottò Ron. "E farà anche meglio a non
farlo solo per il bambino, perché mia sorella merita di meglio."
"Non preoccuparti," gli confidò Harry, "ha quell'anello da anni."
"Oh, bleah," si lamentò Ron. "ora si stanno baciando. Ma non sanno
che la gente li sta guardando?!"
~
"Puoi smettere di guardarlo ogni minuto, sai," disse Draco, mentre
portava ciò che avanzava della torta in cucina, così come aveva insistito la
madre di Hermione. "Non salterà via dal tuo dito per fare un balletto. A meno
che tu non faccia un incantesimo apposito, ovvio."
"Hey, sono stata sottoposta a una tortura emotiva e mentale per questo
anello," gridò Ginny dall'altra stanza, con lo sguardo ancora attaccato al
rubino risplendente sul dito.
"E posso aggiungere che non era affatto necessario," le ricordò Draco,
togliendosi il capotto. Lo buttò sopra una sedia, dopo aiutò Ginny col suo.
"Non ti ha mai detto nessuno di non discutere con una donna incinta?" si
chiese, assente.
"Scusami. Ad Ezra piaceva che litigassimo durante la sua gravidanza. Mi
diceva che le faceva dimenticare le nausee mattutine." Appoggiò un bacio sulla
pelle del braccio, sulla parte che il vestito lasciava scoperta.
"Ti aspetto un atteggiamento simile quando hai un marito solo di nome,"
mormorò Ginny. "Noi donne felicemente innamorate chiediamo totale obbedienza,
accettazione, e e devozione dai padri dei nostri figli."
"In quest'ordine," mormorò, "Ho qualcos'altro per te."
Ginny finalmente staccò lo sguardo dal suo anello e guardò Draco. In mano
teneva una scatola rettangolare avvolta in carta color lavanda.
"Cos'è?" chiese con un grosso sorriso mentre le passava la scatola.
"Solo il regalo che tradizionalmente si cambiano l'ospito malvoluto e la
damigella d'onore nella notte di nozze," le rispose, senza pensarci.
"Sai proprio cosa dire a volte," mormorò lei, con un sorriso ancora più
grande, aprendo il pacco.
Dentro, avvolto dentro delicata carta bianca, giaceva una sottoveste di un
giallino pallido, setosa e soffice al tocco. Ginny ci passò la mano sopra, e si
prese alcuni istanti per tracciare i contorni dei fiori delicati che erano
ricamati sul corpetto.
"E' bellissimo," sussurrò.
"L'altra ragione per cui ho ritardo la proposta," spiegò Draco tranquillo,
"era perché volevo trovare la sottoveste perfetta da farti indossare sotto il
vestito da sposa."
Ginny alzò lo sguardo, e gli occhi erano scintillanti per le lacrime, non
ancora versate.
"Ma come," iniziò a bisbigliare, poi si fermò.
"Me l'hai detto tu una volta," continuò lui. "Mi hai detto che tua madre
aveva una sottoveste giallo pallido con piccoli fiori che aveva sempre voluto
che tu indossassi, ma che i tuoi fratelli idioti l'avevano rovinata una volta
con uno dei loro stupidi scherzi." Abbassò lo sguardo sulla sottoveste. "Ci
somiglia?"
"Somigliare," bofonchiò lei, quasi senza voce. "E' come se me
l'avessi tolta dalla testa e l'avessi cucita su quello stesso modello."
"Quasi," concordò lui. "Ho chiamato tuo madre. Ho dovuto dirle che volevo
sposarti, prima che acconsentisse a darmela."
Ginny affondò la testa nella seta, sbuffando.
"Non posso credere che mia madre sapesse prima di me che volevi chiedermelo,"
bofonchiò.
"Sì, scommetto che ti senti incredibilmente sciocca," fece lui, sorridendo
soddisfatto.
"Sta zitto e porta la tua futura moglie a letto, Malfoy," lo istruì severa.
"Mio dio, donna, pensavo che non avresti mai più ripreso a ragionare," disse
sollevato, prendendola in braccio con facilità, con la sottoveste ancora nella
scatola sempre fra di loro.
La sua bocca fu su di lei in un secondo, e la testa cominciò a girarle come
faceva sempre ogni volta che lui la prendeva in braccio così. Qualche
istante dopo, con la schiena premuta contro il letto, lo vide prenderle
gentilmente di mano la scatola con la sottoveste e riporta sulla vicina sedia.
"Mi prometti di non ridere quando me la metterò?" gli chiese, mentre lui
iniziava a toglierle il vestito. Alzò i fianchi per aiutarlo.
"Va bene," le promise. "Anche prima eri sexy da morire Gin. Solo che non eri
tu. Tu non cerchi di essere sensuale, lo sei e basta. E quelle
cosine di pizzo color lavanda stavano tentando un po' troppo."
"E quella sottoveste gialla è la cosa più sexy in cui riesci a immaginarmi?"
gli chiese, mentre le toglieva ogni pezzo di tessuto dal corpo.
Lui ridacchiò, il solito mezzo sorriso furbo, e le passò le mani sopra
l'addome.
"Non ho detto questo," ribatté. Lei alzò un sopracciglio, curiosa, e il
sorriso di lui si allargò ancora. "Quello che hai addosso in questo istante è
ciò in cui sei più sensuale in assoluto." La mano sul suo addome iniziò a
disegnare piccoli cerchi sulla pelle. "E non sottostimare mai la fottuta potenza
che ha nell'eccitarmi l'idea di te che porti il nostro bambino dentro di te."
"Grazie," sussurrò Ginny, abbassandogli la testa così da poterli dare un bel
bacio sonoro.
Staccandosi per prendere fiato, lui abbassò lo sguardo, confuso, mentre lei
iniziava a sbottonargli la camicia.
"Non capisco come tu abbia anche solo potuto pensare che non ero felice di
tutto questo," le chiese per la decima volta quella notte.
"Lascia stare," gemette lei. "Sono sciocca e piena di ormoni e mi
dispiace. Non è abbastanza per te?"
"Non saprei," le disse onestamente.
"Va bene," fece lei, togliendogli la camicia e iniziando a lavorare sulla sua
cintura. "Inoltre sono incredibilmente eccitata e pronta a piegarmi in qualunque
posizione vorrai. Che ne dici?"
"Penso che questo potrebbe calmarmi un po'," disse, con fare magnanimo.
"E ti lascerò scegliere la destinazione della nostra luna di miele," provò a
dire lei, alzandosi per premergli un bacio sul collo.
"Dobbiamo invitare i tuoi fratelli al nostro matrimonio?" chiese lui,
speranzoso.
"No," disse infine Ginny, ma prima che la luce nei suoi occhi diventasse
troppo accesa, aggiunse, "ma poi lo spieghi tu a mia madre."
Draco sospirò profondamente. "Va bene. Ma non li userò come paggetti."
"Sono sicura che non lo farebbero nemmeno se li pagassi," lo rassicurò. "Beh,
forse Fred e George sì."
"Sto per assalirti e apprezzerei se la smettessi di parlare dei tuoi
fratelli:"
Con una risatina, lei si scostò e soffiò sulla candela che faceva luce nella
stanza. La luna era piena e lucente e più che sufficiente a illuminare il loro
grosso letto.
"Devo mettermi la sottoveste?" gli chiese, qualche minuto dopo.
"Ora?" grugnì lui, con la faccia felicemente affondata fra i seni di lei.
"Beh, è stato un bellissimo regalo," ribatté Ginny, "e non deve essere
esclusivamente per la notte di nozze-"
"Sì, deve invece," le mormorò, "perché se te lo vedo addosso non so
quanto durerà."
"Meglio non dire questo a mia madre," ridacchiò Ginny.
"Aggiunta alla regola di prima," sospirò Draco. "Basta nominare i tuoi
fratelli o tua madre mentre sono sul punto di saltarti addosso."
Le sue risatine si trasformarono in gemiti, e senza che passasse troppo
tempo, furono capaci di emettere solo lunghi e languidi sospiri. Un bel po'
dopo, stanchi e sazi, riposavano l'uno sull'altro, col loro respiro che tornava
al livello normale.
"Draco," mormorò lei.
"Cosa, amore," bisbigliò con fare assente, odorando i suoi capelli.
"Anche quando non sembra," disse piano. "io ho sempre fiducia in te. L'ho
sempre avuta. Se così non fosse stato ... non avrei potuto andare avanti
senza di te per tanti anni e impedirmi di odiarti."
Lui annuì, e con la mano andò a percorrere i fianchi, l'addome e il contorno
dei seni.
"Perciò è qualcosa," continuò lei. "Qualcosa a cui dovremmo aggrapparci
nei momenti difficili. Noi non ci odiamo. Non abbiamo nemmeno iniziato la nostra
storia con l'idea di tenerci a galla. Deve contare qualcosa."
"L'odio è un sentimento che mi è sempre risultato più facile dell'amore,"
sussurrò lui. "Uno di quei tratti innati, suppongo. Ma ... non credo potrei mai
odiarti. E sono certo che non potrei mai lasciarti. Ti ho aspettato per troppo
tempo per fare una cosa del genere."
"Scusa se mi ci è voluto tanto," bisbigliò. "E' che sono stata un po'
distratta nella prima parte del mio sesto anno. Il professor Binns ci aveva
caricati di doppi compiti."
Draco le sorrise contro la spalla. "Dato che sei la madre di mio figlio non
ancora nato, lascerò correre."
"Questa volta."
~
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