Forever together

di Rose_Penny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** COINQUILINE ***
Capitolo 3: *** FESTA A CASA MASEN ***
Capitolo 4: *** PRIMO APPUNTAMENTO ***
Capitolo 5: *** SGOMENTO ***
Capitolo 6: *** Nonostante tutto ***
Capitolo 7: *** Primo bacio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 
Il continuo ciarlare delle sue colleghe di lavoro nonché di una delle sue più care amiche, Victoria, riportò Bella alla realtà, con i piedi per terra o meglio con gli occhi al dipinto che aveva appena finito di restaurare, dove il viso del suo amato svettava tra tutti. Mai aveva disegnato viso più bello, mai aveva provato dolore a guardare un quadro dato che amava quel lavoro e amava portare a termine ogni suo incarico, ma in quel momento il suo unico desiderio era quello di cancellare quel viso, quegli occhi espressivi e verdi come smeraldi, quella mascella squadrata, le labbra poco carnose e quel ciuffo di un particolare colore: ramato.
“Bella mi stai ascoltando?”  era stata Victoria a parlarle quella sua amica che nel momento del bisogno le stava accanto o che la faceva rinsavire quando stava sbagliando negli atteggiamenti o si stava perdendo in un bicchiere d’acqua come era suo solito. Perdersi, una grande parola con un enorme peso: lui le aveva detto che si sarebbe persa nei suoi sentimenti perché erano come un labirinto senza via d’uscita perché troppo forti. Solo adesso capiva quanto aveva ragione e si sentiva in colpa non perché l’aveva amato e ancora l’amava ma perché non aveva cercato di tenerselo stretto invece di mandarlo via come aveva fatto.
Una calda lacrima salata le scivolò lungo il viso tanto che si sentì stringere forte quasi soffocare “oh amica mia” ripetè Victoria “quanto male devi sentire e portare addosso. La cosa migliore è una sola, aspetta qui” se solo le avesse portato ancora una volta un telefono per rintracciarlo a lavoro non solo avrebbe schiacciato sotto i piedi quel maledetto telefono ma avrebbe anche risposto in malo modo alla sua amica.
Pochi minuti dopo, durante i quali Bella continuava ad osservare quel bellissimo viso, paragonabile a quello di un angelo, la sua amica tornò ma non con un telefono come credeva bensì con un pennello: la ragazza aveva un grande punto interrogativo in viso ma di lì a poco avrebbe capito.
Victoria prese la sua mano e vi adagiò il pennello dicendole “elimina quel viso, disegnane un altro, il mondo migliore per andare avanti, per riprendere ancora una volta in mano la tua vita è quello di eliminarlo una volta per tutte. So che è difficile ma guarda me: un anno fa piangevo la rottura con Jacob-brutto cane randagio e ora sono la donna più felice del mondo con James. So che farai la cosa giusta per te e per la tua vita, perché, Bella, ti meriti il meglio qui, che siano uomini, ma non portano mai nulla di buono, o qualsiasi altra cosa” detto ciò le lasciò un bacio sulla guancia e la lasciò sola con i suoi pensieri e con un nuovo magone al petto che non voleva saperne di andare via, anzi più i minuti passavano e più cresceva, spinta da una consapevolezza sempre maggiore prese saldamente quel pennello e a pochi centimetri dal cancellare quel viso si fermò, perché non voleva, non poteva per il semplice fatto che era stato troppo importante per lei. Anche se gli aveva mentito rimaneva la persona più importante della sua vita.

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Capitolo 2
*** COINQUILINE ***


 COINQUILINE
Qualche mese prima.
Ormai laureata e competente, io, Isabella Swan, decisi di raggiungere la mia amica Victoria che, a seguito di un incontro con il suo datore di lavoro e dopo aver visto in me grandi doti, mi ha informata di essere stata assunta.
Erano le prime ore del mattino quando decisi di mettermi in viaggio verso la mia nuova vita, per lasciarmi ormai indietro anni di dolore a causa della perdita dei miei genitori e la recente morte della mia adorata nonna.
Purtroppo Victoria non può ospitarmi, quindi qualche settimana prima mi ero messa alla ricerca di una casa spaziosa, accogliente e che rispettasse, naturalmente, i miei gusti. Ardua scelta: non avevo problemi di soldi grazie alla mia discendenza da una famiglia economicamente agiata e dai soldi che avevo messo da parte per il mio futuro, bensì per il non avere idea del quartiere da scegliere, se condividere l’appartamento o meno.
Che idiozie partoriva la mia mente! Apparentemente normale per una che non si era mai allontanata dal suo paese d’origine, anormale per una che aveva abbandonato tutto, venduto tutto per intraprendere un’avventura che sarebbe potuta terminare male: se il lavoro non fosse stato buono come appariva dove sarei tornata? La mia vecchia casa era formata solo da vecchie mura spoglie dei mobili e degli oggetti che l’avevano popolata, così come la mia vita sembrava un deserto arido che desiderava dell’acqua. Sarei stata di nuovo in grado di tornare a casa, con la coda fra le gambe, la delusione nel cuore e Dio solo sa cosa altro? No, non ero mai stata capace di raccogliere e riattaccare i cocci della mia vita, avevo sempre avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse: mia nonna a seguito della morte dei miei genitori, Victoria in questo periodo buio della mia vita.
Victoria, cara dolce amica! Non sarei qui ora davanti alla mia nuova casa se non fosse per lei! Sarei rimasta rintanata in casa fino alla morte se lei non mi avesse fatta rialzare.
Ed ora eccomi qui, davanti alla mia nuova casa: un condominio molto lussuoso al cui interno vi erano all’incirca 20 appartamenti ai quali vi si accedeva attraverso un ascensore. Il quartiere era uno dei più trafficati e davanti al mio palazzo ve ne era un altro uguale: stessa altezza, stessa magnificenza.
Alla fine avevo deciso di dividere l’appartamento con altre due ragazze di cui non sapevo nulla. Non era stata una mia scelta ma adesso che ci pensavo potevano essere delle snob con la puzza sotto il naso, sempre pronte a giudicare gli altri, mai in grado di fare qualcosa da sole…BASTA! Ma che andavo a pensare questo era uno degli edifici più importanti di New York di certo avrei trovato gente del genere, ma non tutti sono uguale e avrei dovuto godermi questo posto, quel che ne veniva io avrei preso e poi non posso fasciarmi la testa ancora prima di essermela rotta soprattutto non conoscendo le mie coinquiline.
“Signorina ha bisogno di aiuto?” persa nei miei pensieri non mi ero accorta né di essere rimasta imbambolata davanti all’ingresso del mio palazzo nè del portiniere “oh mi scusi, sono la nuova…ehm….abitante?!” l’uomo rise “allora benvenuta signorina, il mio nome è Joseph se ha bisogno di qualcosa basta un cenno e sarò subito da lei” le sue parole mi fecero diventare simile al colore delle mie unghie: rossa. “oh la ringrazio ma la prego mi dia del tu e mi chiami semplicemente con il mio nome: Bella” gli porsi la mano e lui contraccambiò il mio gesto dicendo “lo farò se anche tu mi darai del tu, cara. Ma adesso entra, credo di vedere trepidazione” adesso risi io e di vero cuore, quell’uomo mi ricordava tanto il mio papà, il mio tenero e dolce papà, nel frattempo mi aprì la porta e mi salutò con un grande sorriso “grazie Jo”.
Appena misi piede nell’atrio dell’edificio mi innamorai subito e ancora del posto: mai scelta fu più azzeccata! Mi avvicinai alla hall dove un uomo apparentemente sulla cinquantina parlava al telefono probabilmente con uno degli inquilini, quando mise giù il telefono si rivolse a me “posso esserle utile signorina?!” nel suo modo di parlare sentivo una punta di noia mista a superiorità, non mi stava per niente simpatico “salve sono Isabella Swan, la proprietaria dell’appartamento al quindicesimo piano” “benvenuta, queste sono le chiavi e se gentilmente può firmare qui e qui…” dopo aver firmato conservò in malo modo i documenti e si rivolse ancora a me “le auguro una buona permanenza signora” “arrivederci” mi girai andando via da quell’essere antipatico e mi accinsi a raggiungere il mio appartamento.
Quando si aprirono le porte dell’ascensore misi piede dentro casa ma appena lo feci, un urlo ruppe la mia tranquillità “ROSEEEEEEEEEEEE è arrivata vieni!” una ragazza dai capelli corvini e corti mi si parò davanti “pelle diafana, capelli color mogano, occhi cioccolatosi, abiti casual scarpe….OH SANTO DIO! Meravigliose: Gucci nuova collezione” “si?!” “oh saremo ottime amiche…scusa un attimo…ROSEEE, MUOVI QUEL TUO CULO! Dunque, io sono Alice, tu sei..?” “Isabella…ma preferisco essere chiamata Bella, se per te non è un problema” “ma no, certo che no, anzi da oggi siamo amiche, anzi sorelle per la vita” e mi rivolse un grande e grosso sorriso, di quelli che ti scaldano il cuore, di quelli che ti fanno sentire a casa. Alice dava l’impressione di essere un bel peperino, che dà tanta fiducia a tutti e che ti suscita un sentimento di amore immediato. A tratti ricordava Victoria per il suo carattere spigliato e schietto: qualcosa non le stava bene? Te lo comunicava senza tanti giri di parole.
Pochi minuti dopo, scoprì che Rose era nel bel mezzo di una videochiamata con i suoi genitori e solo successivamente potei vedere la seconda coinquilina, meno esuberante di Alice ma molto fredda quasi cinica come se non si fidasse ad una prima occhiata come Alice: e come darle torto? Neanche mi conoscevano. “Ciao, io sono Rosalie Hale” si avvicinò a me e disse “fai stare male Alice e ti spezzo in due” ok, forse le mie supposizioni erano vere ma la ragazza fece qualcosa che mi spiazzò: rise. “tranquilla non volevo spaventarti! Stavo solo scherzando” e mi abbracciò per un tempo interminabile, ero un po’ confusa: diceva sul serio o era davvero uno scherzo? Oddio non avrei mai avuto l’intenzione di trattare male qualcuno soprattutto una mia amica, perché per me l’amicizia è davvero il legame più importante. A noi si aggiunse anche Alice e quel suo corpicino che cercava di infilarsi tra me e Rose mi fece sorridere: forse c’era già un’amicizia che sarebbe diventata sempre più forte, indelebile e duratura.
Dopo aver sciolto quell’abbraccio mi fecero fare il giro dell’appartamento.
“spero non ti dispiaccia se abbiamo scelto l’arredamento” disse Alice “ma non vedevo l’ora di arredarlo era così spoglio. Infatti ho fatto portare via tutti quei mobili pomposi e inutili, erano persino orrendi mi vengono solo i brividi a pensarci…” “Ali..” disse Rose  rimproverandola “ma Rose è vero!” rispose esasperata l’altra “lo so c’ero anche io quando hai messo piede qui dentro. Però adesso continua il giro «turistico» ci sarà tempo per le altre cose” disse Rose alzando gli occhi al cielo “ va bene. Questo è il soggiorno come puoi ben vedere è un open space, marmo italiano come pavimento, stile moderno bianco, con divano in pelle, isola, una delle cucine migliori con ogni tipo di elettrodomestico, tavolo estensibile, grandi e luminose vetrate che popolano tutta la parete che dà di fronte all’altro palazzo…ma vieni ti faccio vedere il resto….la mia camera…di fronte la camera di Rose, accanto alla mia c’è la tua….inoltre ogni stanza possiede una cabina armadio e un bagno propri….infine il bagno principale con tanto marmo, grande specchio, vasca idromassaggio…fine del giro turistico…bene che vuoi fare?” ero senza parola ma non respirava mai?! “ehm non saprei” “troveremo una soluzione ma dimmi quella è la tua unica valigia?” mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite “veramente no è solo la prima di altre sette, purtroppo non potevo portarle tutte in una volta me le spedirà un’amica per domani” “oh ma è gvandioso!!” “Alice non parlare in quel modo ti prego fa venire i brividi” “ma che dici Vose, i bvividi li fa venive quel quadvo ovvendo nel covvidoio” e mentre Rose inseguiva Alice per tutta la casa io entrai in quella che era ormai la mia nuova stanza.
Non l’avevo arredata io ed era totalmente diversa da quella che avevo visto nel momento del contratto d’acquisto e da quella che aveva a casa. Tuttavia, la mia nuova amica aveva azzeccato colore e arredamento: il letto era a baldacchino, enorme di un rosso che dava colore alla stanza e ai mobili di un bianco candido, il pavimento era dello stesso marmo delle altre stanze e davanti al letto e all’armadio vi era un tappeto persiano carinissimo mentre al posto di un semplice quadro faceva bella mostra di se un arazzo con due grandi pavoni che dominava l’intera parete. Avevo sempre avuto un debole per gli arazzi ma non avevo mai pensato di acquistarne uno mentre ora lo possedevo. Ma desideravo che domani venisse presto, le valigie avevano dentro di loro le cose più importanti e ne avevo un gran bisogno.
Decisi di concedermi un bagno caldo mentre le ragazze erano andate a prendere qualcosa da mangiare per festeggiare la nostra amicizia….tuttavia dovevo ricordarmi di chiamare Victoria altrimenti chi l’avrebbe sentita.
Optai per un jeans e un top rosso al quale abbinai delle scarpe con il tacco nere e una giacca nera. Presi la copia delle mie chiavi e decisi di uscire a prendere una boccata d’aria e di mandare un messaggio a Vic.
Quando uscì c’era Jo nella sua uniforme lo salutai con la mano e lui ricambiò con un cenno del capo mentre richiudeva la porta alle mie spalle. Decisi di incamminarmi in una direzione qualsiasi e nel frattempo presi il mio I-phone per mandare un messaggio alla mia cara amica:
 
*sono arrivata…la casa è ancor più bella di come la ricordavo. Le mie coinquiline sono delle persone meravigliose, vorrei tanto presentartele un giorno. Domani fammi portare da James le valigie, spero non sia un peso per lui. Comunque sono in giro a fare una passeggiata: non mi avevi detto che questo posto era così caotico…ma adesso scusami, devo andare…un grande bacio, a domani (non vedo l’ora di lavorare con te)…la tua Bella*
 
Un messaggio chilometrico pensai ma almeno sarebbe stata tranquilla quando l’avrebbe letto.
Mi soffermai a guardare la foto che ritraeva me e la mia amica e d’impulso sorrisi ma urtai qualcuno, o meglio lo presi in pieno, ma qualsiasi cosa fosse non mi permise di raggiungere il terreno perché le sue grandi e forti mani si erano arpionate ai miei fianchi senza lasciarmi cadere.
“scusa ero distratta, sono davvero mortificata” dissi in completo imbarazzo “è tutto ok….tu stai bene?” che voce….così melodiosa  e roca “si grazie” e alzai gli occhi per guardare in viso il mio salvatore e rimasi folgorata: un ragazzo bellissimo si trovava di fronte a me. Un angelo: occhi verdi come smeraldi, mascella squadrata, capelli ramati e un fisico da modello con i muscoli al punto giusto, ma alto e snello. “radiografia completata?!” oh magnifico, brava Bella “i-io…sc-scusa non volevo” ma la sua risata bloccò le mie parole: sembravano tanti campanellini che suonavano…. “tranquilla stavo solo scherzando” “oh certo” e gli sorrisi ma lui mi fece sciogliere ancora di più con il suo sorriso sghembo da far battere il cuore a mille. Ma quel momento magico venne interrotto dal suono del mio cellulare “pronto?!”  “Bella sono Alice, torni per cena vero? Io e Rose siamo tornate con tanto cibo!” sorrisi a quel che aveva detto “si Ali arrivo” la telefonata si interruppe, rialzai lo sguardo sul ragazzo che doveva avere all’incirca la mia stessa età e gli dissi “devo andare ma è stato un piacere conoscerti e grazie ancora per avermi risparmiato una rovinosa caduta sul marciapiede al mio primo giorno qui” senza volere gli avevo comunicato di essere nuova in quella città, ma lui parve non accorgersene e mi disse “è stato un piacere anche per me” così mi voltai dopo avergli sorriso, ma pochi passi dopo mi sentì trattenere per un braccio “so che devi tornare a casa ma non so il tuo nome” mi sciolsi a quel gesto “mi chiamo Isabella ma per gli amici Bella e tu?” “io sono Anthony” a quel punto mi diede un buffetto sulla guancia e andò via dicendo “ciao Bella e buona serata” non servì a nulla dirgli “anche a te Anthony” perché ormai vedevo solo la sua schiena che si allontanava sempre più.
Presa dai miei pensieri non mi resi conto di essere già arrivata a casa “ciao Jo” “ciao Bella, come è andata la passeggiata?!” “molto bene grazie, penso proprio che mi troverò bene” “ne sono contento” eh si, ormai avevo capito che quella città era fatta per me non perché avevo un lavoro ma perché sapevo di poter ricominciare e forse essere amata da qualcuno di molto gentile nei miei confronti, ancora non avevo trovato il principe azzurro ma avevo già un piccolo presentimento e un volto che si facevano spazio nella mia mente.
Quando misi piede in casa mi venne spontaneo dire “sono a casa!” sapendo che le mie amiche mi stessero aspettando e infatti erano sul divano rivolto verso la vetrata che osservavano qualcosa assorte nei loro pensieri tanto da non sentire le mie parole. “ragazze insomma!” alle mie parole sobbalzarono e le guardai con un sopracciglio alzato “che succede?!” “vieni” disse Rose battendo una mano tra lei e Alice esortandomi a sedermi e così feci. Mi misero in mano un piatto di cucina cinese ed Alice disse “noi amiamo il cinese spero tu gradisca altrimenti lì c’è un bel bocconcino” e mi fece segno di guardar oltre la vetrata dove vidi un ragazzo di spalle fare trazioni tenendosi ad una barra. I muscoli della sua schiena si contraevano mentre andava su e giù, su e giù…in poco tempo rimasi abbagliata da tanta virilità ma mi sembrava di aver già visto quella persona da qualche parte ma quando sentì parlare le ragazze rivolsi la mia attenzione su di loro “che lavoro fai?” chiese Alice “restauro quadri e voi?” “bè, che lavoro pensi che svolgiamo?” ci pensai un attimo a vedere la loro bellezza e il loro fisico perfetto pensai ad una sola cosa “modelle” mi guardarono sorridendo “azzeccato!!! Molto perspicace!” disse Rose ma Alice richiamò la nostra attenzione con un urletto tale che la guardammo “si sta girando!! Che bel viso che ha!” volsi il mio sguardo sul ragazzo del palazzo accanto e quando lo vidi rimasi a bocca aperta: era Anthony! Che fortuna poterlo avere davanti agli occhi! In un solo attimo il mio cuore accelerò i battiti e sentì defluire alle guance un rossore che mi provocò una sensazione di fuoco sulla pelle “che maschio” sussurrai tanto che le mie nuove amiche si voltarono a guardarmi e le guardai a mia volta “che c’è? Osate dire il contrario per caso?!” “no per carità, anzi…però pensavamo avessi un fidanzato” disse Rose appoggiata da Alice…scoppiai a ridere “no mai avuto voi piuttosto?!” “storielle” ridemmo e mangiammo osservando quel ben di Dio che era Anthony.

 

 

Note dell'autore:
salve a tutte coloro che hanno letto il capitolo e sono arrivate fin qui.
come vi è sembrato questo primo capitolo? spero di ricevere qualche vostra recensione.
da ora inizierà un flashback che capitolo per capitolo ci racconterà la storia di Eddy e Bells.
infine, ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. ma soprattutto a chi ha recensito. grazie davvero.

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Capitolo 3
*** FESTA A CASA MASEN ***


FESTA A CASA MASEN

Il giorno dopo mi alzai con un sorriso a trentadue denti e non vedevo l’ora di iniziare a lavorare.
Scalza e ancora in pigiama mi diressi in cucina dove le mie amiche stavano preparando una il caffè e l’altra osservava dei cornetti mentre cuocevano nel forno. “Buongiorno” dissi con il buon umore alle stelle “ a te” dissero in coro, ma erano molto abbattute si vedeva lontano un miglio “che avete?!” “è troppo presto per alzarsi” guardai l’ora e risposi ad Ali “veramente sono le otto” “appunto è troppo presto!” sorrisi mentre Rose mi porgeva una tazza di caffè e Alice sfornava i cornetti che emanavano un delizioso odore. Bevemmo e chiacchierammo fino al momento in cui ci separammo per andare ognuna al proprio lavoro.
Ero eccitata! Non vedevo l’ora di iniziare e di rivedere Vic che mi era mancata così tanto!

Arrivai ad un palazzo a tre isolati da casa mia quando sentì una mano trattenermi il braccio, sperai fosse lui ma quando mi voltai era lei la mia amica “ ma dove pensi di andare?!” mi guardai in giro e notai che il palazzo dove avrei lavorato lo avevo oltrepassato così parlando del più e del meno con Vic ci dirigemmo verso il nostro posto di lavoro.
Due ore dopo stavo già restaurando un quadro che aveva perso colore a causa delle cattive condizioni a cui era stato sottoposto.
Era una bellissimo quadro russo databile nel periodo degli zar. Sam, il mio capo, si avvicinò a dare un’occhiata al mio operato. “bel lavoro, sta venendo bene” “grazie” era un bell’uomo e avrei potuto farci un pensierino se non fosse stata presente quel cerchietto d’oro che circondava il suo anulare sinistro: era sposato e padre di due splendidi gemelli. Non appena si allontanò mi rimisi all’opera.

Alla fine della mia giornata lavorativa non ero affatto stanca come la mia amica che non vedeva l’ora di poggiare la testa sul cuscino cosa che non avrebbe mai fatto visto che James l’avrebbe portata fuori a cena. Quei due erano fatti per stare insieme.
Prima di congedarmi da lei la ringraziai per ciò che aveva fatto il suo ragazzo ma mentre mi abbracciava disse “non farti problemi anzi, ogni qualvolta ti serve qualcosa basta dirlo e io e James saremo pronti ad aiutarti e sostenerti in qualsiasi scelta tu farai perché teniamo tanto a te” mi commossi a quelle parole e la strinsi ancora più forte affondando il mio volto nella sua cascata di capelli rossi che profumavano alla vaniglia.
Mentre percorrevo a ritroso il percorso intrapreso quella stessa mattina, non potei fare a meno di sorridere quando mi ritrovai nel punto esatto dove avevo conosciuto Anthony. Pensare a lui portava ogni mio pensiero ad essere relegato in un angolo remoto della mia mente. Ripercorrevo sempre le stesse scene: lui che sorride, le sue mani sui miei fianchi, i suoi occhi verdi e la sua schiena mentre fa ginnastica.
Salutai Jo e mi diressi a casa dove sapevo che le mie amiche mi stavano aspettando.
Appena entrai un odore giunse alle mie narici, era cibo poco ma sicuro ma non riuscivo a capire la pietanza. “ciao Bells” mi salutò Rose mentre era seduta sul divano a guardare fuori, il pensiero di Anthony fece smuovere le farfalle nello stomaco “ciao ragazze” dissi mentre mi buttavo a peso morto sul divano. Poco dopo ci raggiunse anche Alice.
“vorrei tanto sapere chi sono quei due” disse Rose “amici di Anthony” risposi prima di mettermi la mano davanti alla bocca…forse ero nei guai “Anthony?” chiese Alice saltandomi addosso  “si il ragazzo bello di fronte al nostro appartamento” “e come fai a conoscere il suo nome Swan?!” “bè diciamo che ieri sera mi ha salvata da una brutta caduta” “e quando avevi intenzione di dircelo?!” continuò Alice mentre Rose se la rideva sotto i baffi “a breve” “ah si?!” disse stavolta Rose e io annuì. Loro due invece si guardarono negli occhi e con un cenno d’intesa iniziarono a farmi il solletico. “no….basta…” dicevo tra le risa quando loro mi lasciarono andare allungai una mano verso un cuscino e lo tirai loro addosso e iniziammo una lunga guerra fatta di cuscini colorati.
Poche ore dopo, che io trascorsi immersa nei miei pensieri ad osservare, peggio di una maniaca, Anthony le mie amiche mi risvegliarono dal mio sogno ad occhi aperti “visto che stai completamente sbavando per lui, ti diamo una buona notizia” iniziò Alice “il tuo caro Anthony stasera darà una festa, come puoi ben notare dalla sua mise elegante” continuò Rose “perciò noi ci andremo, quindi fila a prepararti” non credevo alle mie orecchie: erano forse impazzite? “non credo sia il caso” dissi con una gran voglia di andarci “oh si che lo è” dissero in coro ed io non me lo feci ripetere due volte, non perché loro mi avrebbero costretta ma perché volevo rivedere Anthony, sentire i suoi occhi su di me mentre mi spogliava con gli occhi.

Non ci misi tanto a prepararmi anche perché io dovetti solo alzare le braccia e stare ferma, pensarono a tutto le mie coinquiline che non mi lasciarono scegliere nulla. Indossavo un tubino nero che fasciava le mie forme, tacchi vertiginosi e una giacchettina di pizzo nero prestatami da Rose. I miei capelli erano stati lasciati sciolti l’unica cosa che fecero fu definire i miei boccoli per renderli ancora più belli di quanto già non fossero. Io amavo i miei boccoli e ogni volta che qualcuno mi diceva di tagliarli preferivo morire piuttosto che fare una cosa del genere. Una volta ebbi la malsana idea di tagliarli cortissimi e quando, ogni mattina, mi guardavo allo specchio mi vedevo sempre più brutta. Il risultato? Cercavo ogni tipo di specchio che potesse riflette la mia testa o almeno la parte che più amavo. Quando le mie amiche finirono la loro opera e mi lasciarono guardare allo specchio, gettai un urlo di sorpresa: non ero mai stata così bella. MAI. Tuttavia era strano vedermi in quel modo non che non mi piacesse il vestito o qualsiasi altra cosa che Al o Rose avevano fatto ma quelle rare volte che ero uscita con Victoria avevo indossato o un jeans o un pantalone che sembrasse elegante senza vestirmi come ogni giorno. Ora avevo oltrepassato quella sottile linea che nascondeva le mie forme sotto maglie non troppo osè e a dir la verità non mi dispiaceva per niente. In giro per il mondo ci sono tante persone che desiderano un corpo snello e bello come il mio e io mi ostino a nasconderlo dietro vestiti che non lo valorizzano proprio!

Dopo quasi mezz’ora anche Al e Rose erano pronte. La prima indossava un vestito argentato che le arrivava al ginocchio con spalline sottili mentre la seconda un semplice top e uno di quei leggins di pelle nera che fasciano così tanto le gambe che le rendono più lunghe alla sola vista. Sembravamo pronte per conquistare qualche ragazzo, di sicuro se fossimo state fidanzate nessuno dei nostri uomini ci avrebbe permesso di uscire con dei vestiti così sexy, non che io abbia tutta questa esperienza ma credo che la gelosia funzioni in questo senso.

Raggiungere il portone di casa Masen non è stato poi tanto difficile c’era una musica di sottofondo, così dolce che accompagnava ogni nostro passo su quelle trappole mortali che amavo tanto indossare. Quando però vidi il portone con la targhetta “MASEN” non ero più tanto sicura di voler entrare e non appena vidi la mano di Rosalie avvicinarsi al campanello le bloccai il braccio “che c’è?!” disse impaziente “andiamo in discoteca, senti che musica, sai che noia” entrambe mi guardarono in modo strano finche fu Alice la prima a parlare “è la prima volta che ti imbuchi vero?” disse con un sopracciglio inarcato “si ma…” cercai di rispondere “niente ma, non sei sola e non appena vorrai andare via ti basterà fare un fischio” “Ali un fischio non è il caso” “shh Rose, che vuoi che sia e poi si fa per dire ma ora suona” io non ero agitata perché mi stessi imbucando ad una festa alla quale non ero stata invitata bensì perché avrei rivisto Anthony e a quel punto che gli avrei detto? E se avesse scoperto che non ero stata invitata? Cosa avrebbe pensato di me? Che orribile figura avrei fatto eppure quando la porta si aprì non fu lui ad aprire bensì uno dei due ragazzi che avevamo intravisto “oh ma che belle donzelle” e fece un inchino “lasciate che mi presenti io sono Emmett onorato di fare la vostra conoscenza. Possibile che io non abbia mai notato voi dolci fanciulle?” “Emm smettila!” se il primo a presentarsi era alto quanto un armadio il secondo a fare la sua comparsa in scena era più piccolo ma non meno bello “ahia Jasper!!! Che cosa ho fatto?!” l’altro non lo degnò di uno sguardo ma si rivolse a noi non prima di avergli tirato uno scappellotto alla nuca “scusate signorine. Prego accomodatevi” noi entrammo in casa e iniziammo a dare uno sguardo intorno mentre Jasper diceva al suo amico “ti pare il modo di accogliere delle ragazze ?!? e ricorda che sei in casa di Anthony non tua, scemo!! Comunque la nanetta con i capelli neri è mia!” “amico mio io voglio la bionda quella puoi tenertela” e li sentimmo darsi il cinque mentre le mie amiche bè loro se la ridevano sul fatto che anche loro erano rimaste abbagliate dall’uno e non dall’altro, così, per mettere in piedi il loro piano di seduzione così da avere finalmente un fidanzato da coccolare e usare a proprio piacimento, si rivolsero a loro “avete una bella casa ragazzi” “oh…ehm…non è nostra ma di un nostro amico Anthony venite ve lo presentiamo ma prima diteci i vostri nomi” fu Jasper a parlare, non sembrava nemmeno in imbarazzo anzi era completamente assorto nel guardare Alice mentre parlava e lei, dal canto suo, era arrossita e per quel poco che avevo capito in quei due giorni di convivenza non era qualcosa che accadeva spesso, per niente, così fu Rose a rispondere “io sono Rosalie e loro sono Alice e Isabella” ci scambiammo dei sorrisi e poi loro ci portarono verso Anthony attraverso l’appartamento. Più procedevamo e più mi rendevo conto che era enorme per una persona sola ed era così spoglio: niente foto di famiglia, della sua infanzia o altro. Oddio, poteva aver deciso di toglierle per stasera e poi rimetterle il giorno dopo perché non voleva far vedere sprazzi della propria vita a persone che magari considerava dei semplici conoscenti o che erano dei semplici colleghi di lavoro altrimenti perché dare una festa? Ambientarsi era un buon motivo, io non ne avevo avuto bisogno perché c’era Victoria ma avrei dovuto fare lo stesso in caso contrario. Dopo pochi minuti, durante i quali Jasper ed Emmett si erano prodigati ad illustrarci da dove provenivano i divani o le poltrone e persino i quadri ecco che Emmett dice “ecco Anthony” stava parlando con un signore abbastanza anziano e aveva in mano un bicchiere di vino rosso ma non appena vide i suoi amici andargli incontro si congedò e si avvicinò a noi “Dio quanta gente! Chi era alla porta?” i due ragazzi davanti a noi si aprirono e svelarono me e le mie amiche, fu Emmett a parlare “loro sono Rosalie, Alice e Isabella” lui fece un cenno con il capo alle mie amiche come per salutarle ma quando arrivò a me vidi i suoi occhi allargarsi dalla sorpresa prima di sussurrare “Bella” i nostri amici ci guardavano fino a quando Emmett disse “io porto Rose a vedere il resto della casa” “Alice vuoi qualcosa da bere?” e si volatilizzarono tutti mentre io e lui continuavamo a guardarci, ma il suo sguardo era troppo per me così girai il capo di lato ma lui parlò e mi costrinse a guardarlo nuovamente “perché hai mentito sul tuo nome?” sembrava confuso “io non ho mentito mi chiamo davvero Bella” ora mi guardava ancora più confuso “e Isabella?” “oh è vero. Allora, ti spiego, il mio nome è Isabella ma gli amici sono soliti chiamarmi Bella” “quindi già l’altra sera per te ero un amico?” fece un passo verso di me con uno sguardo che sembrava leggermi nell’anima e fu un riflesso incondizionato per me fare un passo indietro “bè sai è stato spontaneo per me presentarmi in quel modo…” “Bella tranquilla non c’è bisogno che tu ti giustifichi con me” mi sorrise e mi porse il braccio “vieni con me, andiamo in un posto più tranquillo per parlare” annuì con il capo e incrociai il mio braccio al suo seguendolo.

Arrivammo su un terrazzino molto carino dalla parte laterale dell’appartamento ed ero persa nella contemplazione del panorama della città illuminata che si poteva avere a quell’ora della sera e grazie a quell’altezza “toglie il fiato vero?” io mi volsi di scatto verso di lui e sorrisi prima di rispondergli “si, devo dire la verità, non mi pento di essermi trasferita qua” “infatti era strano non averti vista prima sai: la scuola, il lavoro, i locali. Sono sempre in giro e ti avrei notato se ti avessi visto” risi “mmh non saprei sai? Non esco spesso, mi piace stare a casa e dedicarmi al mio lavoro anche se non disprezzo uscire con le amiche e godermi una bella giornata in compagnia” lui guardava ogni mio gesto mentre parlavo e si vedeva che era curioso “che lavoro fai?” “restauro quadri, l’arte mi è sempre piaciuta è come se ogni quadro ha qualcosa da dire grazie all’attimo che racchiude dentro di sé” “un attimo eterno” disse lui ed io non potei che annuire “e tu, Anthony, che lavoro fai?” “sono un avvocato e questa festicciola è per il mio benvenuto” “bè gran bel benvenuto se hai dovuto pensare tu a tutto e loro sono semplicemente venuti qui a bere e a invadere la tua casa” “sai hai ragione” ridemmo entrambi, per poi perderci nella contemplazione del panorama finché lui disse “che ne dici di farci un giro?” lo guardai “ora?” “certo” lui sorrise sghembo “bè non credo che sia educato da parte del padrone di casa abbandonare i propri ospiti e uscire con una fanciulla” “hai ragione” evitò il mio sguardo e il suo sorriso si disperse “ma potremmo fare un’altra volta” lo guardai speranzosa e lui si volse verso di me con gli occhi pieni di una strana luce: pensava che io lo stessi rifiutando invece non sapeva quanto io volessi uscire con lui. “sarebbe magnifico” rispose e il mio cuore esultò. Si può essere innamorati dopo una conoscenza di nemmeno un giorno? Esiste il colpo di fulmine? Davvero non saprei, riuscivo solo a sentire quelle farfalle muoversi nel mio stomaco, agitarsi con una forza degna di un elefante e in quei momenti mi sentivo viva perché qualcosa di speciale stava accadendo anche a me.
Parlammo del più e del meno come se ci conoscessimo da una vita, discutendo delle cose più svariate e lui sembrava sempre così professionale, aveva sempre quell’aria da avvocato e quel suo smoking non faceva che confermare la mia idea: era come se, ogni volta che affrontavamo le nostre opinioni, lui dovesse sempre “indagare” oppure trovare il modo per buttar giù tutte le mie considerazioni come se non fossero degne di nota. Oddio, non mi dava assolutamente fastidio ma sembrava non lasciarsi andare, sembrava quasi finto. In questo modo sembrava di conoscere le sue varie sfaccettature “ehi Bella mi stai ascoltando?” ops mi ero distratta “scusa dicevi?” “pensavo che se per te non è un problema potresti lasciarmi un recapito telefonico per tenerci in contatto così da decidere luogo e giorno per incontrarci” mentre pronunciava queste parole non aveva fatto altro che guardarmi negli occhi: eccolo che indagava sulle mie reazioni emotive! Non mi lasciai scoraggiare e gli lascia il mio numero ma proprio mentre lui stava per darmi il suo veniamo interrotti da Emmett che gli comunica che gli ospiti lo reclamano a gran voce per il suo discorso  “perdonami il dovere mi chiama ma sarei rimasto volentieri con te” io a quelle parole mi sciolgo “sarà per la prossima volta” rispondo “puoi scommetterci Bella. Abbiamo o no un appuntamento?” ridacchiai “a quanto pare sei riuscito ad estorcermene uno” sorridemmo entrambi e lui prima di andarsene mi lasciò un bacio sulla guancia e potei sentire il suo aroma di ambra e lillà, così delicato ma allo stesso tempo mascolino. Lo vidi allontanarsi e dopo pochi secondi lo seguì a ruota per ricongiungermi alle mie amiche che erano attaccate ad Emmett e Jasper. Inizio a credere che non riuscirò più a staccarle da loro tanto presto “ehi Bella ma dove eri finita?” mi chiede Alice “ero fuori a prendere una boccata d’aria” Emmett mi guardava come chi la sapeva lunga e in effetti lui mi aveva vista sul terrazzino con Edward, ma non disse nulla agli altri “i ragazzi ci hanno invitate ad andare a scatenarci in pista dopo il discorso di Edward, ti unisci a noi?” stavolta fu Rose a parlare “veramente pensavo di tornare a casa, sapete  oggi ho lavorato parecchio e sono distrutta e non vorrei sembrare uno straccio domani a lavoro” non fu facile convincere Alice e Rosalie che mi sarei unita a loro un’altra volta, ci tenevano così tanto ad avermi con loro che mi si stringeva il cuore a dire loro di no ma quella sera proprio non mi andava di uscire volevo davvero riposare.
Poco meno di mezz’ora loro erano pronte ad andare mentre io cercavo di prendere tempo per poter salutare ancora una volta Edward ma una volta rimasta sola in quella casa non riuscivo a trovarlo era come scomparso così andai via e mi diressi verso il mio appartamento.

 



NOTE DELL'AUTRICE:
ehy girls,scusate il mio ritardo ma ho dei problemi in famiglia che spero si risolveranno presto e inoltre venerdi scorso ho festeggiato il mio 18° compleanno!!! Dunque, ecco a voi il nuovo capitoloe se state leggendo queste poche righe vuol dire che lo avete letto tutti e mi auguro che vi sia piaciuto....non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni (spero ne arrivino tante).vi iringrazio ancora tutte per seguire questa mia storia. un bacio a tutte voi.

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Capitolo 4
*** PRIMO APPUNTAMENTO ***


PRIMO APPUNTAMENTO                                                                                

“sicura che va bene se ci incontriamo oggi pomeriggio? E.”
“ti ho detto di si xD!!B. ”
“quindi ci incontriamo al parco? :D ”
“così pare… :) ”
“ti ho già chiesto scusa per non essermi fatto sentire per più di una settimana?:(”
“e io ti ho già detto che non ci sono problemi?”
“oltre mille volte”
“ecco…allora puoi stare tranquillo ;) non dovresti lavorare?”
“stai cercando di sbarazzarti di me, dolcezza?”
“chi io?”
“no la tua gemella xD certo sciocchina!!! E comunque sono a casa, oggi, giornata di meritato riposo ;) anzi ora ti lascio, ho una cosetta da fare…ci vediamo dopo”
“a dopo :)”

La giornata era iniziata nel migliore dei modi. Qualche giorno fa avevo iniziato a credere che Anthony non mi avrebbe mai cercata per quell’appuntamento per il quale sembrava tanto felice quella sera alla festa e di conseguenza me ne stavo facendo una ragione. Non provo ancora dei sentimenti per lui che vadano oltre la conoscenza o almeno credo. Non sono mai stata brava in questo genere di cose anche se spesso invidiavo le mie amiche.
Ci eravamo dati appuntamento alle quattro a Central Park (un luogo adatto per un primo appuntamento senza pretese) e mancavano poco meno di tre ore quindi potevo prepararmi con calma.

Tre ore dopo….
Con calma, certo!!!!ne ho messa un po’ troppa…ho finito per addormentarmi sul divano e quando mi sono svegliata e ho visto l’ora ho avuto un mezzo infarto: in meno di mezz’ora mi sono lavata, vestita, truccata, ho preso il taxi e arrivata al parco. Mai più! Non ho mai fatto ritardo, ma si sa c’è sempre una prima volta. Come al solito, però, persa nei miei pensieri non mi sono accorta che qualcuno mi stesse chiamando “Bella?Bella?” quando mi volto non posso che restare a bocca aperta, come al solito, davanti ad Anthony “ehi, scusa il ritardo piccolo contrattempo” gli dissi “spero ti possa consolare il fatto che io sono arrivato ora” mi rispose passando la sua mano fra i suoi capelli bronzei e guardando in basso come se fosse imbarazzato ma prima che io potessi dire qualcosa lui incatena il suo sguardo al mio e aggiunge “questa è per te” appena entra nel mio campo visivo una rosa rossa non posso far altro che arrossire: un pensiero davvero premuroso da parte sua “gr-grazie, non dovevi disturbarti” “nessun disturbo” gli sorrisi e lui aggiunse “dai, passeggiamo un po’ e nel frattempo che ne dici di parlarmi di te?” “mmh…vediamo vengo da Forks, mi sono trasferita da poco ovvio, restauro quadri e può sembrare noioso ma l’arte lascia senza respiro, i colori, la luce trasmettono un’immagine quasi magica e ti lascia senza respiro. Ho scelto questa città perché vi abita anche la mia migliore amica…” feci una pausa e poi continuai “la mia vita non è nulla di speciale” feci una risatina nervosa, ogni volta che mi chiedono di parlare di me, a ruota libera e senza farmi domande mi imbarazzo immediatamente, perché non so cosa dire se ciò che racconto può sembrare noioso o interessante. Lui mi osservava con gli occhi divertiti e un accenno di risata “dai non ridere di me” “io non sto affatto ridendo madame” ma scoppiò a ridere così mi venne naturale tirargli un pizzicotto “scusa, scusa ma sembra che ti ho fatto una domanda davvero imbarazzante. Sei davvero timida” misi il broncio e lui ancora ridendo mise un braccio intorno alle mie spalle e mi attirò a lui, così, senza un motivo ed io mi lasciai andare al suo profumo speziato e a quelle braccia maschili per qualche attimo.
Dopo che mi fui ripresa gli rigirai la sua stessa domanda e lui sembrava davvero in difficoltà come se stesse pensando a cosa rispondermi ma proprio mentre stava per parlare squillò il suo telefono “scusami un attimo” mi disse mentre si allontanava lo vidi fare avanti e indietro mentre parlava, quasi irrequieto e dopo aver finito  si riavvicinò a me e disse “scusami ma devo proprio andare ho una cosa da risolvere e devo tornare al mio appartamento, ci sentiamo stasera che ne dici” “certo vai pure” mi lasciò un sorriso e corse via. Non nascondo il fatto che ci sia rimasta male ma avrà sicuramente avuto un contrattempo a lavoro o con la sua famiglia. Però per scappare in quel modo precipitoso deve essere qualcosa di abbastanza grave.

Arrivata a casa mi diressi direttamente alla vetrata che dava sull’appartamento di Anthony e guardai se lui era a casa, anche se diceva che si sarebbe fermato solo un attimo per poi risolvere questa situazione di cui non sapevo nulla. Proprio mentre pensavo a questo eccolo comparire, vestito proprio come quando ci siamo visti mezz’ora fa mentre faceva avanti e indietro, le mani nei capelli, irrequieto come un animale in gabbia finchè non trasalì e lo persi di nuovo di vista. Quando tornò era in compagnia di una donna bionda, con un corpo da modella. Non riuscivo a notare altro, li vedevo discutere, gesticolare, finchè entrambi, con una mossa fulminea presero in mano una pistola ciascuno. Da dove aveva preso quell’arma? L’aveva anche al loro appuntamento? Mentre queste domande le affollavano la mente vide la donna cadere a terra, esanime Anthony si avvicinò a lei la scosse un po’ ma non si muoveva.
Una sola idea si faceva spazio nella mia mente: Anthony aveva ucciso una persona. Chi era la persona che avevo conosciuto?

 

 

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Capitolo 5
*** SGOMENTO ***


SGOMENTO

Lui l’aveva uccisa, così, senza pensarci due volte non aveva pensato che qualcuno potesse vederlo. Chiusi gli occhi di scatto, inorridita da quella scena: come aveva potuto? Chi era davvero Anthony Masen? In questo momento non lo sapevo.
Sentivo gli occhi pungere mentre le lacrime cercavano di sgorgare da essi. Forse è solo un incubo, adesso mi sveglio nella mia camera, nel mio letto e ci rido sopra! Ancora con gli occhi chiusi pizzicai la mia pelle ma non succedeva nulla: ero sveglia e come una stupida fingevo che quella non fosse la realtà. Forse era prematura parlare di amore per lui, ma mi ero affezionata era sempre così dolce con me mentre parlavamo e quando ci siamo visti oggi sono davvero stata bene con lui pensavo…..già cosa pensavo? Dio, che dovrei fare adesso? Chiamare la polizia? Sarebbe cosa buona e giusta ma….no Bella, niente ma! Anche se lo amavo era giusto consegnarlo alla giustizia, era giusto così. Ma come posso fare una cosa del genere proprio a lui? mi ripetevo. Si, ok, per me era importante ma avrei mai avuto il coraggio di stare con lui sapendo ciò che aveva fatto? Potevo starmene in silenzio? No, eccola la risposta anche se il cuore non voleva lasciarlo andare la mia mente mi suggeriva di comprendere che anche solo parlare e stare con lui mi avrebbe inorridita.
E fu questo il colpo di grazia che mi fece scoppiare a piangere: desideravo solo essere felice con lui, godermi quella parentesi romantica ma, ma forse è stato meglio così!
Basta avevo preso la mia decisione: dovevo chiamare la polizia, punto!
Con questa consapevolezza nel  cuore ormai in frantumi aprii gli occhi di scatto e riportai lo sguardo, lì, dove poco prima avevo visto quella donna essere uccisa da lui. Giusto in tempo per vederlo guardare impassibile quel corpo e poi avvicinarsi alla vetrata per tirar giù le tende! Pensai ironica. Troppo tardi, però.
Dovevo sbrigarmi, mi avvicinai a passo svelto al telefono pronta a chiamare la polizia, le lacrime mi offuscavano la vista, rendendo i numeri un accozzaglia di segni in ombra. Tentennavo. Ma proprio quando ero riuscita a farmi forza, caddi, priva di sensi. Era il buio.

QUALCHE ORA DOPO
“…la! Bella!!” sentivo qualcuno chiamarmi, avevo un forte mal di testa e sotto di me sentivo freddo come se fossi stesa sul pavimento…un attimo, perché dovevo essere stesa sul pavimento? Ancora prima di pensare ad una risposta logica, i miei occhi si aprirono di scatto nella mia testa poche parole Anthony ha ucciso una donna. Chiamare polizia. Suonava quasi come un allarme, queste parole mi vorticavano in testa e non appena presi del tutto conoscenza, mi alzai di scatto ma fui presa da un capogiro per fortuna Alice e Rose erano accanto a me altrimenti sarei caduta ancora a terra. Le guardai terrorizzata e dissi “ragazze….dobbiamo chiamare la polizia, ora!” “cos…perché? È entrato qualche ladro ed è per questo  che eri a terra? Ti ha fatto del male” chiese Rose “no ragazze non si tratta di me ma di Anthony” “che centra lui? Aspetta è stato lui?” di male in peggio “no non ha fatto male a me ma ad una donna. Erano nel suo appartamento e lui….lui l’ha…oddio” sospirai avvicinandomi al divano dove accasciarmi “lui cosa, tesoro?” mi incitò Alice “all’inizio pensavo fosse una sua amante, che insomma mi stesse prendendo in giro. Eravamo fuori, insieme, avevamo un appuntamento quando lui ricevette una telefonata e mi disse che doveva correre a casa, era cambiato tutto ad un tratto” abbassai lo sguardo sulle mie mani poggiate sul mio grembo per poi continuare “allora decisi di muovermi anche io per vedere perché fosse diventato scostante così presto. Se magari avevo sbagliato qualcosa” le ragazze alternavano lo sguardo da me a loro come per capire dove fosse il problema mentre io cominciavo a sentire le lacrime spingere per uscire “osservandolo dalla vetrata vidi che era in compagnia di una donna, discutevano, gesticolavano e ad un tratto lui tira fuori una pistola e…la spara!” scoppiai a piangere e le ragazze erano inorridite. Si affacciarono a guardare la sua finestra e ciò che videro era solo Anthony in compagnia di due omaccioni che non avevo mai visto. “che si fa?” chiese Alice “bè sembra ovvio: chiamiamo la polizia” Rose si allontanò per prendere la giacca e scese in strada alla ricerca di una cabina telefonica dalla quale far partire una chiamata anonima, mi chiesi il perché e quando le esposi la mia perplessità lei se ne uscì fuori dicendo che se non fosse stato vero almeno non avrei rovinato il mio rapporto con lui. a seguito di questa frase si fece spazio una nuova consapevolezza “tu non mi credi!” sputai contro Rose “certo che ti credo e anche Alice!! Ma se davvero è un uomo pericoloso, Bella, dobbiamo tenerlo buono e fargli sapere che siamo state noi sortirà l’effetto contrario” io ero sicura di ciò che avevo visto ma Rose aveva ragione avendolo messo in trappola il nostro gesto eroico poteva rivoltarsi contro di noi  e non volevo che ci andassero di mezzo le ragazze. Annuì debolmente e ascoltai Alice mentre concordava con Rose.
Eravamo in attesa dell’arrivo della polizia quando finalmente due uomini in divisa entrarono nel palazzo di Anthony. Quando lui aprì non si scompose, non sembrava agitato, come se non avesse fatto nulla. Mi resi conto che dopo ciò che aveva fatto era anche un buon attore e mi chiesi se anche con me avesse recitato. Un dolore sordo si propagò nel mio petto: di chi mi ero fidata?
vidi gli agenti parlare con lui per un bel po’ fino a quando uno dei due si allontanò e fece una chiamata dopo essersi allontanato. Ma appena chiuse, si avvicinò al collega, parlarono ancora con lui e gli strinsero la mano. Un attimo: che cosa??? Se ne stavano andando senza ammanettarlo ma sorridendogli e forse anche augurandogli una buona giornata invece che portarlo in galera e gettare una chiave. Aveva ucciso una donna! Eppure i due agenti andarono via senza far nulla.


spazio autrice:
scusate il mio enorme ritardo, non accadrà più questa storia è troppo importante e non è passato giorno che io non vi pensassi ! spero tanto possiate perdonarmi e che questi due capitoli vi piacciano. scusate ancora! la vostra Rose_Penny <3 <3 

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Capitolo 6
*** Nonostante tutto ***


NONOSTANTE TUTTO                              

Rimasi ancora un po’ a guardare Anthony mentre si passava le mani fra i capelli dopo che gli agenti erano andati via e più lo guardavo più tutto quello che era successo passava in secondo piano mentre il mio sguardo si posava su di lui: quelle spalle larghe che vedevo come un dolce appiglio, le sue braccia muscolose per me un porto sicuro, il suo sorriso che illumina tutto il resto e, anche se non riuscivo a vederli da lontano, gli occhi, verdi come un prato o le foglie degli alberi in primavera, così dolci ma allo stesso tempo misteriosi. Quanti misteri nascondeva quel ragazzo?

Uno non è poi questo grande mistero visto che lo conosci anche tu!

È stato un maledetto caso fortuito! Oh, se avessi fatto con calma senza inseguirlo per capire il suo repentino cambio di programma: “scusami ma devo proprio andare ho una cosa da risolvere”. Certo, doveva uccidere una donna.

Basta, basta! Dovevo smetterla di pensarci, dovevo scollegare la mia mente per un po’. Ma come? Rimanere qui non mi stava aiutando ma potevo uscire a fare una passeggiata, sarei tornata per l’ora di cena o magari avrei mangiato qualcosa fuori, un buon hot dog forse! Mmh, si mi andava proprio adesso.

Con un ritrovato sorriso mi ritrovai a scendere in strada, fra gente che tornava da lavoro, portava a spasso il cane, passeggiava con i propri figli, immaginavo la vita di ogni persona che mi passava accanto, ma venivo subito distratta da altra gente ed era come se ricominciassi sempre dall’inizio. Inizio: che bella parola! Magari potessi ricominciare d’accapo, senza un Anthony Masen ad affollare la mia mente con i suoi misteri e il suo omicidio. Perché l’ha fatto? Cosa si stavano dicendo, lui e la donna misteriosa? Ero divisa in due parti: la prima era logorata dalla curiosità, la seconda, molto meno coraggiosa, non voleva sapere la verità. Ma come avrei potuto scoprirla? Non sarei mica potuta andare da lui e dirgli “ehi, ho visto che uccidevi una donna, come mai?” assurdo!! Oh, maledizione! Perché ci stavo così male? Mi sentivo un pochino depressa quasi come se fossi stata “tradita”.

“forse lo amavi più di quanto possa credere tu stessa”

Questo pensiero ebbe la forza di formare un magone all’altezza della mia gola. E se fosse stato davvero così? Avrei mai potuto perdonargli quello che aveva fatto?

“magari lei lo minacciava, lui ha raggiunto il limite e l’ha fatta finita: ha deciso di ucciderla”

Ok, mettiamo il caso che lui l’abbia fatto per questo e allora perché non l’ha denunciata? O perché, dopo che lei lo aveva chiamato dicendogli che era nel suo appartamento, lui non ha chiamato la polizia? Non aveva senso!

“avrà avuto paura! Bella, senti, non tutti avrebbero il coraggio di fare una cosa così coraggiosa. Tu ne saresti stata capace?”

Forse si, ma ci doveva essere un altro modo! Diamine, c’è sempre un’altra strada, forse meno semplice ma c’è! Che…..nervi! Non. Devo. Pensarci.
E proprio mentre, guardando a terra, scuotevo il capo, ecco che travolgo qualcuno. “Ouch, scusami non ti avevo proprio visto” dico rammaricata senza alzare lo sguardo, piena di vergogna. “noi dobbiamo incontrarci sempre così, eh Bella?” oh no,no,no. Non poteva essere, possibile che in una città così grande, con tanti posti e tante persone sono andata contro l’unica persona che in questo momento non vorrei vedere?

“a furia di pensarlo lo hai evocato”

No, questa è sfiga!
“ciao Anthony, risolto il tuo problema?” gli chiesi, sforzandomi di essere indifferente e apparire normale “si alla fine nulla di importante, sai? Solite cose. Mi dispiace solo averti lasciata sola” lo guardai molto attentamente mentre mi rispondeva eppure sembrava così calmo, nessuna emozione traspariva dal suo modo di parlare e il suo sguardo rimaneva piantato su di me. E se davvero lui non centra nulla? Se è stato solo il frutto di continue minacce? “ma che cosa ci fai qui?” mi chiese, riportandomi con i piedi a terra “volevo fare una passeggiata, sai per passare il tempo e tu?” alzò semplicemente di spalle e più passava il tempo più appariva normale. “il tuo naso sta diventando rosso, Bella. Sei adorabile” pian piano le mie labbra si schiusero, era un complimento strano “ehm…gr-grazie. Ma credo che un naso rosso non sia adorabile, come dici tu” gli sorrisi mentre piegavo la testa di lato “credimi su di te crea tutt’altro effetto” cominciavo a sentire caldo alle guance, ero arrossita. Oh mio Dio! Anthony Masen cosa mi stai facendo? “dai, smettila! Mi metti in imbarazzo” gli dissi tirandogli un misero pugnetto sulla spalla, senza smuoverlo di un millimetro “va bene, miss” e ridemmo.
Tutto quello che era successo era passato in secondo piano, non mi interessava in quel momento c’eravamo solo io e lui e forse qualcosa che stava nascendo fra di noi, che creava una sorta di bolla felice all’interno della quale tuto sparisce. Io sto bene, ora e qui, con lui nonostante tutto e dovevo stare a sentire la mia coscienza una volta tanto: lui l’avrà fatto con un buon motivo, sicuramente. Non è quel genere di persona che prende una pistola e spara al primo con il quale litiga. Si, volevo lasciarmi andare così come avevo deciso, volevo cogliere l’attimo e magari un giorno lui mi avrebbe detto cosa ha fatto.  


Spazio autrice: salve ragazze, ormai sono sempre in ritardo ed inizio ad odiarmi da sola! Se state leggendo qui, significa che siete arrivata fino alla fine. Come trovate questo capitolo? Vi piace? Non vedo l’ora di leggere le vostre recensioni. Allora che cosa pensate voi di Anthony? Vi aspetto!! Un bacio, la vostra Rosepenny.

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Capitolo 7
*** Primo bacio ***


~~Salve ragazze scusate se ci ho messo così tanto ad aggiornare ma sono stati mesi davvero molto pesanti. Purtroppo non ho ricevuto nessuna recensione ma spero che il capitolo precedente vi sia piaciuto lo stesso ora vi lascio a questo nuovo capitolo. Un bacio a tutte.
P.S. grazie a chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e da ricordare. Ai lettori silenziosi e a coloro che hanno lasciato una recensione. Spero che ciò che leggerete vi piaccia. Spero di poter leggere qualche vostro commento anche su questo capitolo. Vostra Rosepenny.

Primo bacio

Dal capitolo precedente:
Tutto quello che era successo era passato in secondo piano, non mi interessava, in quel momento c’eravamo solo io e lui. E forse qualcosa che stava nascendo fra di noi, che creava una sorta di bolla felice all’interno della quale tutto spariva. Io sto bene, qui e ora, con lui nonostante tutto e dovevo ascoltare la mia coscienza una volta tanto: lui l’avrà fatto con un buon motivo, sicuramente. Non è quel genere di persona che prende una pistola e spara al primo con il quale litiga. Si, volevo lasciarmi andare così come avevo deciso, volevo cogliere l’attimo e magari un giorno lui mi avrebbe detto cosa avesse fatto.

Questi pensieri mi avevano distratta per pochi attimi, sufficienti, però, da non farmi rendere conto che Anthony stesse parlando e io, come al solito, ero con la mente da tutt’altra parte.
“scusami Anthony ma, sai – dissi mentre le mie guance si coloravano di rosso – ero distratta” a queste mie parole vedevo i suoi occhi brillare dal divertimento “non ridere però” aggiunsi pochi secondi prima che lui iniziasse a farlo, mentre io mettevo su un broncio che doveva apparire del tutto infantile “su Bella non fare così! Si scherza, dai e lasciami dire che non ho mai riso così tanto” “uffaaa la smetti?! Ridere delle sventure di una povera fanciulla. Se queste sono sventure anche se non cr…” il suo indice posato sulle mie labbra mi aveva costretta a guardarlo in viso  e, di conseguenza, a bloccare il mio fiume di parole “mi chiedevo se ogni volta che ti trovi in una situazione imbarazzante – a quel punto provai a dire qualcosa – shh, fai parlare me. Allora, dicevamo? Ah si, chissà se in ogni situazione imbarazzante diventi tale e quale ad un fiume in piena. Devo dire che questa cosa mi piace. Ma diciamocelo – continuò avvicinandosi al mio orecchio – non è l’unica cosa che mi piace di te” rimasi senza fiato, non ero una di quelle che piacciono ai maschi e forse non lo ero mai stata ma non so per quale strano motivo le sue parole hanno avuto la forza non solo di far accelerare i battiti del mio cuore ma anche di farmi smettere di respirare. “comunque – riprese senza lasciarmi il tempo di dire qualcosa – ti stavo semplicemente chiedendo se ti andava che ti accompagnassi a casa, per recuperare il tempo perso oggi. Sempre se ne hai voglia, ecco” gli sorrisi “certo, perché no? E poi diciamocelo: devi farti perdonare” “ti giuro che se avessi potuto evitarlo lo avrei fatto! So che è stato un gesto maleducato il mio e so anche che non si lascia da solo qualcuno specie durante un appuntamento! Oh, se lo sapesse mia madre mi manderebbe a qualche corso di buone maniere ma…” “sei tu, adesso, il fiume in piena” dissi mentre lo fissavo “e stai arrossendo!” sembrava che le parti si fossero capovolte e anche se lui cercava di non ridere per riprodurre il mio stesso broncio, non poteva fare a meno di ridacchiare. Ma dopo essermi calmata mi avvicinai a lui e guardandolo negli occhi, gli dissi “accompagnami a casa, si sta facendo tardi e  sai una cosa? Adoro il tuo broncio” detto ciò, mi alzai sulle punte per cercare di arrivare il più possibile alla sua guancia così da potergli lasciare un bacio. Questo gesto lo lasciò senza parole e spero di essere riuscita a creare in lui quelle stesse emozioni che lui aveva suscitato in me. “allora mi accompagni o no?” aggiunsi, dopo aver fatto qualche passo e voltandomi verso di lui a guardarlo. Anthony non se lo fece ripetere due volte e mettendosi al mio fianco cominciammo a dirigerci verso casa.

Stavamo camminando da un pò senza dire nulla, godendoci quel momento di assoluta tranquillità fra di noi quando sento la sua mano afferrare la mia in una morsa calda e affettuosa. A quel punto mi girai a scrutarlo in viso e lo vidi sorridere. Strinsi le mie dita intorno alla sua mano e in quel momento anche io sorridevo come un ebete. Purtroppo l’atmosfera fu spezzata dal fatto che io ero ormai arrivata e quando mi fermai lui mi guardò con un cipiglio interrogativo “io sono arrivata” “abiti qui?” mi limitai ad annuire “tu al palazzo di fronte se non erro” “ugh si, sai, l’ufficio per il quale lavoro è molto più vicino da qui rispetto a qualsiasi appartamento che avevo visitato prima di scegliere questo” a quel punto guardai verso le nostre mani intrecciate. Era normale non voler sciogliere quel piccolo contatto fra di noi? “allora – disse mentre si passava la mano fra i capelli – ci sentiamo domani che ne dici?” “certo mi farebbe molto piacere” lo vidi annuire ma nessuno dei due sembrava volersi allontanare dall’altro “grazie per avermi riaccompagnata. Notte Anthony” mi sporsi per dargli un bacio mentre scioglievo le nostre mani.
Mi voltai di spalle e iniziai a dirigermi verso l’entrata del mio palazzo quando lui afferrò il mio polso fino a farmi ruotare così da avere i nostri visi vicini. Ci guardammo negli occhi fino a quando lui eliminò ogni altra distanza fra di noi e mi baciò tenendo il mio viso fra le sue mani mentre io, lasciandomi trascinare dal momento, infilai le mani fra i suoi capelli. Fu un bacio dolce e a stampo e mentre le nostre fronti si sfioravano lui disse “per un momento ho pensato che mi allontanassi” e per fargli capire che di quel bacio non mi ero assolutamente pentita e che lo avevo voluto anche io senza remore lo baciai ancora “ci sentiamo domani” gli dissi “certo. Notte mia Bella”. Lo guardai un’ultima volta per poi dirigermi verso il mio appartamento non prima di averlo guardato un’ultima volta e giurerei che quello sguardo inebetito fosse anche sul mio viso.

 

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