Dark Future

di shoottheblueumbrella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Libri, libri e ancora libri ***
Capitolo 2: *** Che la festa abbia inizio ***
Capitolo 3: *** Il primo incontro non si scorda mai ***



Capitolo 1
*** Libri, libri e ancora libri ***


Jenna Stone ha sempre vissuto una vita normale, per quanto si possa definire così una vita passata a leggere libri e a scrivere storie sui suoi personaggi preferiti. I libri erano i suoi unici amici, l'odore che emanavano la faceva sentire al sicuro, adorava il suono che produceva che la carta ogni volta che passava alla pagina successiva e non c'era niente di male in questo.Ma il mese successivo all'incidente la cambiò totalmente: aveva perso suo padre. Da ragazza estroversa e solare come era diventò la più timida e triste che fosse mai esistita. Non usciva quasi mai, se non per andare a scuola nei giorni in cui si sentiva un pò meglio, quando l'ansia non si impossessava completamente di lei, o per andare a fare qualche seduta dalla sua psicoterapeuta. Probabilmente il sole dimenticò com'era fatto il suo viso e lei scordò com'era farsi accarezzare dal vento.

<< Tesoro, perchè non esci un pò e vai a farti delle nuove amicizie?>> le chiese Celine, sua madre. 

Era una domanda che si sentiva chiedere ogni giorno e a cui non dava mai risposta, pensava solamente "No mamma, non ne ho bisogno", le piaceva stare a casa e bere una tazza di thè mentre leggeva, era una sensazione bellissima quasi come se entrasse in un altro mondo, un universo nel quale era libera di fare tutto quello che voleva, sentirsi un 'eroina come le protagoniste dei suoi libri preferiti, una seconda dimensione abitata da angeli, vampiri, draghi dove la magia faceva da padrona e rendeva tutto più facile. Amori impossibili, ragazze disposte a diventare vampire per l'uomo che amano, angeli dalle grandi ali dorate con le quali potevano volteggiare leggiadri nel il cielo, sacrifici, dolore e vittoria la avevano sempre affascinata. Ma sapeva benissimo che non erano reali, solo frutto della fantasia. Una cosa che incuriosiva Jenna era che i vampiri non provassero emozioni, e si chiedeva come sarebbe vivere in eterno senza provare niente, nemmeno amore. Stava ancora sognando ad occhi aperti quando ad un certo punto sentì la suoneria del cellulare e dovette tornare ala realtà. Lo schermo si illuminò e apparve il numero della sua amica d'infanzia Aurelie. Dette uno sguardo veloce al calendario e capì tutto. Premette il tasto verde e sentì la voce di Aurelie, una voce che non sentiva da tanto tempo, ma che comunque le piaceva.

<< Pronto? >>
<< Ciao Aurelie, chi non muore si rivede, tutto bene? >>
<< Se per "bene" intendi leggere un libro dopo l'altro, sentirsi da schifo e non avere vita sociale allora si, sto bene >>  rispose Jenna con un tono di voce quasi impercettibile.
<< Sono felice di sentirtelo dire, perchè ho organizzato una festa per il mio compleanno sabato e tu devi esserci >>
<< Hai parlato con mia madre? >> era certa che fosse così.
<< Non dare tutte le colpe a lei, è solo preoccupata per te tesoro. Non posso semplicemente chiederti di venire alla mia festa perchè sei la mia amica più cara? >>
<< Non lo sò, ho dei libri da finire e tra poco ho un esame importante per scuola.... >>
<< Non è una scusa valida. Ti voglio pronta per Sabato sera, vengo a prenderti io >>
<< Ma.. >>
<< Esigo un si come risposta >>  ribatté Aurelie determinata più che mai ad aiutare la sua amica.
<< .... >> seguì un altro silenzio imbarazzante, ma Jenna sentiva delle risatine provenire dall'altra parte del telefono.
<< Lo prendo per un si, ci vediamo sabato >>
<< Okay... >>  si era ormai arresa. sabato sarebbe dovuta andare alla festa di compleanno della sua migliore amica e si sarebbe divertita. Cosa mai sarebbe potuto capitarle ad un festa?

Celine era seriamente preoccupata per sua figlia dato che le poche volte che usciva di casa era per andare a leggere in giardino. E quando Jenna guardava negli occhi sua madre Jenna poteva quasi percepire la preoccupazione di sua madre. La perdita del padre solo pochi mesi prima, lo scosse e la distrusse a tal punto dal rifiutarsi di andare a scuola e proseguire gli studi. Ma era l'anno in cui si sarebbe diplomata e non poteva arrendersi proprio ora. La mattina seguente la sveglia suonò troppo presto per Jenna. Dal piano di sotto sentì l'odore della sua colazione preferita seguita dalla voce di sua madre che le consigliava di scendere o avrebbe fatto tardi a scuola. Perchè quello sarebbe stato il giorno in cui avrebbe ricominciato ad avere una vita sociale, più o meno. Faticò ad alzarsi dal letto, e appena fu in piedi era come se il freddo invernale del New Orleans le fosse entrato fin dentro le ossa. Il sole aveva appena cominciato a scaldare un pò l'aria. Scese le scale e in men che non si dica si ritrovò davanti ad un piatto di pancake ricoperti da sciroppo d'acero e una tazza di caffè caldo fumante. 
<< Allora, come ti senti? >>
<< Sono buonissimi questi pancake, grazie mamma >>
<< Non cambiare discorso, ti conosco troppo bene. Sei sicura che te la senti di tornare a scuola? >>
<< Stò bene, davvero >> stava mentendo. La verità era che l'ansia la stava divorando pezzo per pezzo, lentamente
<< Posso sempre accompagnarti io se vuoi >>
<< No, Lindsay sarà qui tra dieci minuti e andremo a piedi >> 
Lindsay era una sua vecchia compagna di classe. Jenna corse di sopra a vestirsi, anche se non aveva la minima idea di cosa mettersi, così prese le prime cose che aveva trovato: la sua maglietta preferita abbinata ad un paio di Jeans e delle converse nere. Si pettinò i lunghi capelli castani e li legò in una lunga treccia. Mentre scendeva le scale sentì suonare il campanello così allungò il passo e andò ad aprire. Lindsay era lì davanti, i suoi occhi corvini fissavano Jenna come se fosse un essere sovrannaturale delle sue storie.
Le due ragazze di guardarono negli occhi per un secondo e si abbracciarono
Prese la sua borsa e salutò sua madre con un bacio affettuoso sulla guancia e si incamminarono
<< Allora, pronta per affrontare questa giornata? il sole splende e gli uccellini cantano... >>
<< Risparmiami queste stronzate Linds >> entrambe scoppiarono in una risata.
<< Che materia hai alla prima ora? >> chiese Lindsay cercando un argomento di cui parlare
<< Chimica >>
<< Io ho matematica, ma siamo insieme nel corso di Storia >>
<< Fantastico >> replicò Jenna
Allungarono il passo cercando di raggiungere la scuola prima del suono della campanella. Non poteva permettersi di arrivare tardi durante il suo primo giorno di scuola.
<< sabato vieni alla festa di Aurelie? >>
<< sono praticamente costretta >> ribatté 
<< Perché dici così? Non è una tragedia andare ad una festa >>
<< No, le vere tragedie sono quelle che ha scritto Shakespeare e che dovrei studiare per l'esame di letteratura inglese ma che non potrò perché devo venire a questa festa >>
<< Vedrai che passerai gli esami senza problemi >>
Perdere l'anno scolastico era l'ultima cosa che voleva. Dopo aver parlato per ben 10 minuti di cosa indossare alla festa arrivarono a scuola. Era come se la ricordava, i corridoi lunghi e stretti da film dell'orrore, le pareti bianche piene di graffiti, l'odore del caffè che proveniva dalla sala insegnanti, i distributori rotti non ancora riparati, tutto era rimasto come lei lo aveva lasciato, come se il tempo si fosse fermato ad aspettarla fino al suo ritorno. Mentre si faceva strada verso il suo vecchio armadietto tutti gli sguardi erano puntati su dì lei e tutti la stavano fissando, come aveva fatto Lindsay quella mattina stessa davanti alla porta di casa sua e continuava a non capirne il motivo. Ma in quello stesso momento la campanella suonò e gli studenti si diressero verso le loro classi. Jenna e Lindsay si salutarono e andarono anche loro nelle rispettive aule. Si sarebbero riviste tra due ore. A tenere la lezione di chimica era il professor Shepard, un uomo giovane, alto, snello con una capacità di interagire con gli adolescenti incredibile, cosa ovvia dato che aveva una figlia della loro età. Toccò poi al signor Barker e le sue noiosissime lezioni di Geografia, praticamente il contrario del signor Shepard. Ma la cosa positiva era che adesso avrebbe avuto Storia e quindi ci sarebbe stata Lindsay a farle compagnia. Le due ore successive passarono abbastanza velocemente e arrivò l'ora di pranzo. Lei e Lindsay andarono insieme alla mensa dove il piatto del giorno era, rullo di tamburi, hamburger con patatine fritte e dell'insalata. Adesso le rimaneva solo da incontrarsi con il club di lettura e di musica e sarebbe sopravvissuta a questa giornata e dopo sarebbe ritornata a casa con Lindsay. Tutto procedeva nel migliore dei modi. Nessuno le aveva fatto troppe domande oltre all'inevitabile << Come stai? >> a cui lei rispondeva << Stò bene, grazie >> anche se non era la risposta più sincera del mondo ma tanto quando qualcuno ti chiede come ti senti non lo vuole sapere veramente, quindi basta fingere un sorriso ed andare avanti. Per tutto il tragitto del ritorno Jenna raccontò a Lindsay com'era andata la giornata e si preparò mentalmente all'ondata di domande che la mamma le avrebbe fatto appena avesse messo anche un solo piede in casa. Per fortuna Lindsay era libera e le ragazze decisero di passare il pomeriggio insieme, come ai vecchi tempi. Dopo aver cenato e saluato Lindsay, salì in camera sua e si immerse nella lettura quando le arrivò un messaggio sul cellulare da parte di Aurelie, il testo diceva "S.O.S vestito. Domani io e te andiamo al centro commerciale a cercarci un bel vestito per la festa." Per Jenna stranamente andava bene. Non aveva nessuna attività extra-scolastica e doveva ancora comprare il regalo per Aurelie e non aveva nessuna idea di cosa potesse farle. FINALMENTE, DOPO MESI, SONO RIUSCITA A RIPRENDERE QUESTA STORIA E DOPO AVERLA LETTA E RILETTA HO APPORTATO QUALCHE MODIFICA E NIENTE SPERO CHE VI PIACCIA, BUONA LETTURA

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Capitolo 2
*** Che la festa abbia inizio ***


Era arrivato il momento di sopravvivere per altre ventiquattro ore, così il giorno dopo Jenna si svegliò più determinata che mai a resistere ad un pomeriggio circondata da vestiti, accessori, scarpe, trucchi e tutte quelle cose che non le erano mai interessate. Ma per un'amica come Aurelie avrebbe fatto questo ed altro. Puntuale come sempre, quel venerdì pomeriggio Aurelie si presentò davanti casa di Jenna pronta per andare a fare un pò di shopping. In men che non si dica Aurelie si ritrovava con tantissimi sacchetti contenenti vestiti, accessori, trucchi, scarpe e tutto ciò di cui una ragazza aveva bisogno. Era quel tipo di ragazza che non avrebbe mai smesso di comprare, a costo di rimanere senza un soldo. Ma per Jenna non era così. Jenna era la tipica ragazza che era felice con poco, le bastava un libro, un abbraccio, la compagnia di un'amica. Ad un certo punto non potè fare a meno di notare che nel centro commerciale avevano aperto una nuova libreria, ed era enorme! Stava per entrarci dentro quando la sua compagna di shopping le chiese: << Allora tesoro, cosa metterai per domani sera? >> << A dire il vero non ne ho la più pallida idea >> rispose imbarazzata << Cosa aspettavi a dirmelo? Coraggio adesso ti accompagno a scegliere un vestito carino e un paio di tacchi da abbinarci >> Due secondi di orologio e si ritrovarono davanti al negozio più grande che Jenna avesse mai visto. Mentre Aurelie era concentrata dall'altra parte del negozio Jenna non potè fare a meno di notare un vestito che alla sua amica le sarebbe piaciuto tantissimo. Era di un color rosso ciliegia, decorato con del pizzo nero, era l'abito perfetto. Senza farsi scoprire pagò l'abito e se lo nascose nella borsa, mentre Aurelie era ancora alla ricerca di quello che sarebbe dovuto essere il suo outfit per quella dannata festa. Jenna trovò un vestito color pesca che non poteva assolutamente non provare. Le arrivava poco sopra le ginocchia e metteva in evidenza le sue forme, sembrava fatto su misura per lei. Jenna non era mai andata ad una festa e di certo non si era mai messa niente del genere addosso ma magari valeva la pena cambiare ogni tanto, giusto quel poco che serviva per rompere la monotonia di tutti i giorni. Dopo aver svuotato mezzo negozio e aver preso tutto ciò che gli occorreva le due ragazze salirono in macchina dirette verso casa di Jenna. Aurelie prese il posto dell'autista e Jenna del passeggero. Jenna guardò per tutto il tempo fuori dal finestrino, e rimase incantata da come il tramonto dipingeva il cielo di un colore che non aveva mai visto in vita sua, un misto tra rosa e arancione ed era bellissimo. Era così .... romantico. Arrivarono davanti casa e videro Celine in giardino a curare le sue amate piante. Per Celine il giardinaggio era come i libri per Jenna, era qualcosa che la faceva stare bene e la faceva sentire viva. Quando vide arrivare le due ragazze capì che quasi ora di cena, e gentilmente invitò Aurelie a rimanere da loro. La ragazza accettò e si unì a loro per la cena. << La ringrazio per questo pasto delizioso signora Stone, era tutto molto ottimo ma ora devo proprio andare. Devo occuparmi delle ultime cose per la festa >> << Oh, peccato. Non preoccuparti, sarà per un'altra volta. Di certo non mancheranno le occasioni. Salutami i tuoi genitori >> << Lo farò sicuramente. Grazie mille >> << Aurelie aspetta ti accompagno alla porta >> disse Jenna << Mi raccomando domani sera pronta per le sette >> << Ai suoi ordini capo >> << Bene,a domani >> << A domani >> Le due si salutarono con un forte abbraccio dopodiché Jenna andò direttamente in camera sua. Jenna doveva ancora abituarsi all'alzarsi presto la mattina, ma dopo una tazza di caffè e una notte di sonno alla fine riusciva ad avere abbastanza energia per vivere a pieno la giornata che le aspettava. Quella mattina in classe al corso di storia era arrivato un nuovo compagno: Ace. Il nuovo arrivato aveva dei riccioli biondi e degli occhi verde smeraldo e un carattere da lupo solitario. Dopo essersi presentato a tutta la classe, Ace si sedette nell'ultimo posto libero, non molto lontano da Jenna. All'improvviso si ritrovò a fissare il nuovo ragazzo, si sentiva come attratta da una calamita. Improvvisamente anche Ace si girò verso Jenna e ricambiò gli sguardi. La campanella suonò e Jenna poté finalmente smettere di sentirsi in imbarazzo. Restò fuori la porta ad aspettare Lindsay, ma la nuova recluta uscì prima di lei. << Ciao >> le disse, mostrandole una dei suoi sorrisi migliori << C.. c..ciao >> rispose con sempre più imbarazzo << Tu sei Jenna, giusto? >> << Si, sono io >> << Bhe piacere di conoscerti >> << Piacere mio, come ti è sembrata la scuola? >> Domanda più stupida non poteva fare. Stava finalmente parlando con un ragazzo carino e l'unico argomento interessante che aveva trovato era la scuola << Ho visto di peggio >> << Fà questo effetto le prime volte, poi ti ci abituerai >> << Ne sono sicuro. Potrei chiederti una cosa? >> Jenna dette un'occhiata dentro la classe per capire come mai Lindsay non era ancora uscita, quando vide che stava parlando con l'insegnante. << Certo, chiedi pure >> << Ho saputo che c'è una festa stasera >> << Si >> << Tu ci vai? >> << Si >> al momento riusciva a rispondere solo con monosillabi << Non è che potrei venire con te? Sai non conosco nessuno e tu sembri una persona con la testa sulle spalle e mi farebbe anche piacere averti come accompagnatrice >> Jenna non sapeva cosa dire. Sarebbe voluta scappare di corsa, stava andando nel panico. Ma per la prima volta aveva ricevuto dei complimenti da un ragazzo. Non era una finzione, non era in uno dei suoi libri, era tutto vero. << Và bene, perchè no. Ti dò il mio numero >> << A stasera allora, dolcezza >> e si congedò L'aveva veramente chiamata dolcezza? Cosa mai poteva significare? Jenna non aveva mai parlato così tanto con un ragazzo. Lindsay finalmente uscì dalla classe dopo la chiacchierata più lunga che avesse mai fatto con un professore . Jenna non esitò a raccontarle tutto. << Cosa? >> Lindsay quasi non credeva alle parole che erano uscite dalla bocca di Jen << SI mi ha chiesto di aiutarlo a farsi conoscere un pò dato che è nuovo in città >> << Ma è una notizia bellissima >> Jenna si sentiva quasi come se stesse per scoppiare dal forte abbraccio di Jenna. Per tutta la strada verso casa ovviamente la due ragazze ,ma sopratutto Lindsay, non fecero altro che parlare della festa che si sarebbe tenuta quella sera stessa a casa di Aurelie. Decisa più che mai a fare bella figura Jenna cominciò a prepararsi un pò prima di quanto aveva previsto. Per prima cosa si mise il vestito color pesca che aveva comprato il giorno prima al centro commerciale, poi passò alle scarpe che erano sempre la parte più difficile ma questa volta scelse un paio di tacchi bianco intonati con una borsa bianca che le avevano regalato per il compleanno. Poi toccò al trucco e ai capelli. Jenna era sempre stata quel tipo di ragazza che non si trucca mai, così per quell'occasione fondotinta, matita e mascara era quasi d'obbligo, e perchè no anche un pò di rossetto. Per quanto riguarda i capelli decise di legarli in uno chignon. Quando si guardò allo specchio per la prima volta sentì di piacersi, di sentirsi bella, cosa che non le era mai successa. Nel frattempo si era messa d'accordo con Ace di incontrarsi direttamente lì alla festa. Alle sette sentì il clacson della macchina di Lindsay chiamarla, così fece un respiro profondo e si preparò a quella che poteva essere una delle serate più belle dopo anni. Incrociò le dita nella speranza che sarebbe andato tutto bene, Arrivati sul luogo della festa ecco Ace che l'aspettava impaziente con un bouquet di fiori, ed erano bellissimi. << Ciao, dolcezza >> << Ciao Ace >> << Stai benissimo, sai? Questo vestito ti dona >> Jenna si sentì lusingata per quel complimento << Grazie, anche il tuo smoking ti stà bene >> << Grazie. Tieni, questi sono per te >> e le porse i fiori. Jenna li accettò volentieri e quando li prese in mano la prima cosa che fece fu annusarli e rimase incantata dal buonissimo odore che emanavano. Nonostante tutto Ace era un ragazzo che sapeva come farsi conoscere e fare subito nuove amicizie ma soprattutto sapeva come corteggiare una donna. Entrarono nel vero cuore della festa. C'era un lunga tavolata piena di bevande e di alcool ma era anche abbondante di cibo di ogni tipo, dalla pizza ai panini, dalle torte a snack di vario genere, in alto appesa al soffitto c'era la tipica sfera da discoteca stile anni ottanta che illuminava la sala con mille colori diversi. L'atmosfera era piuttosto accogliente e Jenna osò pensare per un attimo che si stava divertendo e forse era veramente così. Era arrivato il momento di dare il regalo a Aurelie, ma proprio mentre la stava cercando tutto si abbuiò e la stanza fù completamente immersa nell'oscurità. Si sentirono delle urla nel buio, ma Jenna notò una cosa: degli occhi verdi che si stavano avvicinando verso di lei. "Ace?" fu il suo primo pensiero. In effetti era andato a parlare con gli altri ragazzi e lo aveva perso di vista. Cercò un modo per ripararsi e così si nascose sotto il tavolo ma fu inutile perchè qualunque cosa ci fosse là fuori l'aveva trovata. Non potevano essere davvero gli occhi di Ace. Sentì il rumore del vetro che si frantumava e una scheggia le graffiò il braccio. Sentì grida ancora più forti. Quella che doveva essere una delle serate più belle mai vissute si trasformò in una notte di terrore e dolore. Non aveva mai provato così tanta paura in vita sua prima d'ora. Cercava di prendere tempo aspettando che la luce tornasse quando ad un certo punto sentì una voce sussurrarle "Fatti indietro, ci penso io!" così si spostò di qualche centimetro; e lasciò tutto al destino. Era certa che fosse una voce maschile. Non aveva idea di cosa stava succedendo, nè chi era quella creatura che la stava attaccando nè chi era chi la stava salvando. Chi avrebbe mai rischiato la sua stessa vita per una come Jenna? . Non sapeva che cosa fare. Il cuore le stava battendo talmente veloce che sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro, quando ad un certo punto la luce tornò. Era il caos più totale. Tutto era sottosopra, il tavolo che prima era stato allestito con dei piccoli vasi di fiori e pieno di cibo, adesso era completamente vuoto, tutto si era rovesciato per terra. Trovò Aurelie in un angolo impaurita a piangere quando notò che Ace era sparito. E anche chi le aveva salvato la vita. Alcuni sono riusciti a non farsi neanche il più piccolo graffio, altri erano riusciti a scappare prima che fosse troppo tardi, altri tremavano ancora di paura, ma il peggio era che Lindsay era rimasta gravemente ferita. Stava perdendo molto sangue così Jenna prese il suo telefono e chiamò l'ambulanza, pregando che facessero in tempo. E così fu. l'ambulanza arrivò cinque minuti dopo e si presero cura di tutti i feriti. Intanto Jenna cercò tra la folla di chi potesse essere quella voce che le aveva parlato delicatamente all'orecchio qualche minuto prima, ma niente. La festa finì e Jenna aiutò la sua amica a distendersi sul divano e lasciò che sua madre si prendesse cura di lei. Casa sua non era molto distante quindi ne approfittò per fare una camminata sotto al chiaro d luna. C'era la luna piena quella sera. Un suono le era rimasto impresso nella mente: quello della voce del suo misterioso salvatore e per un attimo si chiese se l'avrebbe mai più rivisto e se sarebbe mai riuscita a scoprire chi era. Non volava nemmeno una mosca. All'improvviso sentì un rumore dietro di sè, si voltò di scatto ma non vide nulla. Quella voce continuava a suonarle nella testa, come se lui fosse li accanto a lei. Sentì dei passi dietro di lei e si voltò d'istinto. E lo vide.

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Capitolo 3
*** Il primo incontro non si scorda mai ***


Finalmente poteva vedere chi era stato così coraggioso da mettere a rischio la propria vita per lei. Lo vedeva perfettamente adesso. Era un ragazzo più o meno della sua stessa età, i capelli neri come la notte, le labbra carnose e perfette. Non sapeva cosa dire, era senza parole ma almeno doveva approfittarne per ringraziarlo.
<< Grazie >> gli disse, sussurrandolo quasi come aveva fatto lui
<< Figurati. Io sono Jeremy >>
 Bhe almeno adesso sapeva il suo nome. Lui si avvcinò a lei talmente tanto a tal punto che Jenna era in grado di sentire il suo respiro sul viso, mentre a lei il respiro quasi le mancava. Jenna non sapeva spigare cose stesse provando in quel momento, nemmeno a se stessa. Prima di allora non aveva mai sentito nulla del genere sulla sua pelle. Lei abbassò il viso e si spostò i capelli dietro le orecchie, imbarazzata. Lui delicatamente le alzò il viso e i due si riguardarono intensamente negli occhi.  
<< Devo andare >> sussurrò lui, con voce melodiosa
Jenna non trovava le parole giuste da dire. Perchè anche se per lei Jeremy era un perfetto sconosciuto non voleva che se ne andasse così presto. Ma non ebbe neanche il tempo di dire due parole che lui già era scomparso, nello stesso modo in cui era apparso poco prima. Bastò un battito di ciglia. Tornò a casa, ma quella notte non riuscì a dormire. Mille domande le frullavano per la testa ed erano domande alle quali lei non poteva ancora dare risposta, e questa cosa la faceva impazzire. Chiuse gli occhi e si addormentò. Anche se aveva passato gran parte della notte in bianco Jenna non poteva assolutamente permettersi di saltare la scuola così al suono della sveglia si fece coraggio per affrontare un'altra giornata alla New Orleans High School. Quella mattina c'era un'aria diversa e gran parte degli studenti sono rimasti a casa loro cercando di recuperare le forze dopo quella tragica notte e ovviamente anche Ace era assente. Al cambio tra la prima e la seconda ora Jenna fù chiamata dall'ufficio del preside senza saperne il motivo. In tutti gli anni di scuola che aveva frequentato non era mai stata chiamata dal preside quindi si concesse un pò di nervosismo. A passo d'uomo Jen si diresse verso la porta e bussò.
<< Sono Jenna, signor preside >> si annunciò
<< Prego, entra pure >>
<< Mi cercava? >>
<< Si, dobbiamo parlare di Lindsay. Ecco questo è il dottor Cooper venuto direttamente dall'ospedale dove la tua amica è ricoverata e ha una cosa importante da dirti. Nel tuo caso ho preferito che venissi da sola >>
<< Sono qui adesso. Mi dica tutto dottore >> Jenna strinse i pugni. Cosa poteva portare un dottore in carne ed ossa nell'ufficio della presidenza scolastica?
<< Non sò quanto tu te ne intenda di medicina ma mi hanno detto che sei una ragazza intelligente quindi non avrai problemi a capire quello che stò per dirti. La vostra Lindsay è in uno stato di incoscienza, altrimenti conosciuto come coma. Ha subito un grave danno celebrale e non siamo sicuri che possa farcela e anche se sopravvivesse difficilmente tornerebbe ad essere quella di una volta, mi dispiace. Se mai tu volessi andare a trovarla è in reparto di terapia intensiva, ovviamente >>
<< Signor Lewis posso andare a casa perfavore? >> Jenna sentiva che stava per scoppiare in lacrime
<< Certo che puoi, provvederò a tutto io e parlerò con i tuoi insegnanti >>
<< La ringrazio molto. Anche lei dottore, grazie per essere stato sincero. Arrivederci >>
Si chiuse la porta alle spalle e attraversò il corridoio della scuola correndo per evitare che qualcuno la vedesse in lacrime e le facesse qualche domanda. In cinque minuti arrivò a casa, aprì la porta e si rinchiuse in camera sua a piangere. Le lacrime le rigarono il viso e bagnarono il cuscino su cui si era appoggiata. Un dolore simile lo aveva già provato quando perse suo padre e Jenna aveva sperato di non provare più quella fitta al cuore per tanto tempo ma non puoi scegliere cosa provare esattamente. Il dolore non è un sentimento come gli altri. E' come l'amore, ti entra e ti penetra fin dentro i polmoni fino ad arrivare al cuore e da lì non esce più. Colpisce ogni cosa che trova per la sua strada e niente può colmare il vuoto che lascia. Sua madre bussò alla porta e Jenna la fece entrare per raccontarle cos'era successo. Prima o poi sarebbe arrivato il momento di parlarne con qualcuno e Jenna aveva scelto " prima "
Il pomeriggio che seguì fù uno dei più brutti per Jenna. Non voleva nemmeno mangiare o uscire da camera sua. Non c'era niente che potesse esserle utile per sentirsi un pò meglio in quei dolorosi attimi, nemmeno un libro e cominciava a sentire la mancanza di quell'universo dove tutto era impeccabile. Aveva solo bisogno di rendersi conto di quello che stava succedendo attorno a lei e di cominciare a sperare che Lindsay potesse salvarsi. Ma aveva anche bisogno di distrarsi un pò da tutta questa storia, così decise di cominciare ad indagare sui misteriosi Ace e Jeremy che piombavano e se ne andavano dalla sua vita come se nulla fosse. Bastarono pochi minuti perchè Jenna realizzasse che sarebbe stato tutto inutile. Era troppo preoccupata per la sua amica e decise di andarla a trovare, era la cosa migliore da fare. O la peggiore. Jenna prese la sua auto, inserì la chiave, accese il motore e si avviò verso l'ospedale. Quando arrivò nella stanza di Lindsay non poté credere ai suoi occhi. Cosa ci faceva Aurelie là?. Non si conoscevano, com'era possibile? O meglio, si conoscevano solo di vista perchè Aurelie disse a Jenna che poteva portare un'amica alla festa, per sentirsi più a suo agio. Eppure sembrava che si conoscessero da sempre. Era da quella terribile sera che le due amiche non si parlavano. Aurelie fece cenno con la mano a Jenna di avvicinarsi a lei. Intanto nell'aria c'era qualcosa di strano, di diverso.
<< Ciao >>
<< Ciao, come ti senti? >>
<< Tutto questo è stato a causa della mia festa, come credi che mi stia sentendo? >>
<< Non è colpa tua. E io che dovrei dire? Avrei potuto salvarla e invece mi sono nascosta sotto il tavolo come una perfetta fifona >>
<< A volte il destino è davvero strano >>
Jenna si ricordò di avere in macchina il regalo di compleanno di Aurelie.
<< Torno subito >>
<< Dove vai? >>
<< In macchina. Ci metterò due minuti >>
Jenna tornò con un pacco rosso circondato da un fiocco dorato che conteneva il vestito che aveva comprato quando Aurelie l'aveva portata al centro commerciale.
<< Sò che questo non è il momento più adatto per fare una cosa del genere, ma tanti auguri >>
Aurelie aprì la scatola.
<< E' bellissimo. grazie >>
Il sorriso che Aurelie riuscì a regalare a Jenna per un secondo alleggerì l'atmosfera e abbatté quel muro che sembrava essersi formato tra le due ragazze. Improvvisamente una dottoressa entrò e informò Jenna e Aurelie che l'orario delle visite era terminato e chiese loro cortesemente di lasciare la stanza. Si recarono quindi insieme verso l'uscita. Per fortuna anche quella giornata era giunta al termine e visto che la decisione di saltare un giorno di scuola era diventata definitiva Jenna dedicò la serata completamente ai suoi amati libri. Entrare in quel mondo la fece sentire più tranquilla e gli regalò un pò di pace, che era ciò di cui aveva veramente bisogno per andare avanti soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti e a tutto ciò a cui avevano portato.
Il mattino dopo Jenna invece stava ancora dormendo. Aveva letto fino a tardi e si era addormentata col libro sulla faccia, cosa di cui si accorse quando fù svegliata dal telefono che suonò per l'arrivo di un nuovo messaggio. Era Aurelie che le aveva chiesto di incontrarsi con lei nel tardo pomeriggio. Si alzò, sistemò il letto e si precipitò a fare colazione. Jenna e sua madre passarono un pò di tempo insieme fino a che non arrivò l'ora di incontrarsi con Aurelie e Celine ne approfittò per fare un pò di giardinaggio. Quel pomeriggio le due amiche parlarono come non avevano mai fatto in tutti quegli anni e senza sapere come l'argomento ufficiale  diventarono Ace e Jeremy. Nessuno dei due si era più fatto vivo da quella notte e Jenna non sapeva cosa pensare. Chi erano veramente? Ma le settimane passarono diventando mesi e finalmente anche la città del New Orleans era avvolta dal primo calore primaverile. Tutto era tornato alla normalità più o meno, anche se Lindsay non si era ancora svegliata dal coma e non c'era ancora nessun segno di Ace.... o di Jeremy...
SAPPIATE CHE DAL QUARTO CAPITOLO IN POI I NOSTRI AFFASCINANTI PROTAGONISTI SARANNO' PIU' PRESENTI! INTANTO VI RINGRAZIO PER AVER LETTO ANCHE QUESTO CAPITOLO :)

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