Lethal Love

di Sognatrice_2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***





Capitolo 1:
 
“Dottoressa Miyano!”
L’ennesima voce che mi chiama arriva da un corridoio alla mia destra,in una saletta che comprende esclusivamente apparecchiature mediche. Sbuffo accellerando il passo e stringendo sotto al braccio una cartellina bianca con i risultati degli esami di un mio paziente.
“Dottoressa,mi scusi”Una giovane infermiera si affaccia ad una porta lungo il corridoio, facendomi un cenno con la mano “Avrei bisogno di lei.”
Alzo gli occhi,esasperata. “Un momento,arrivo subito.”
Entro nella saletta incrociando un giovane dottore che mi si avvicina preoccupato: “Abbiamo un problema con questo macchinario.”
Lo scruto seccata,domandandomi che razza di personale hanno assunto in questo ospedale. È mai possibile che non sappiano come gestire una sciocchezza come questa?
Mi avvicino sicura,armeggiando con un paio di cavi e in un attimo l’apparecchio torna a funzionare come prima. Il dottore mi guarda allibito,si toglie gli occhiali e mi guarda. “Wow”Lo sento sussurrare con gli occhi sbarrati.
Probabilmente si starà domandando se ho qualche potere sovrannaturale o cose del genere. Solo che io,a differenza sua,ho studiato la scienza e la medicina.
“La prossima volta veda di riuscirci da solo,io sono molto occupata in reparto. Adesso mi scusi,ma devo proprio andare.”Esco di corsa,tornando nella stanza dove mi aveva chiamato poco prima l’infermiera.
“Allora,cosa c’è?”
“Ecco… potrebbe controllare il risultato di questo esame? È del paziente che è stato ricoverato ieri…”Dice porgendomi timida un fascio di fogli bianchi accuratamente spillati.
Li sfoglio velocemente. “Lo so,l’ho già visitato,ha una frattura alla spalla destra. Sarà abbastanza complessa da curare,ma nel giro di due mesi potrà tornare a muoversi come prima. Non sono evidenziate anomalie di nessun tipo. Tieni.”Le restituisco i fogli,e lei mi ringrazia allontanandosi con un sorriso.
Sospiro quando un’altra infermiera,leggermente più anziana,mi chiama dalla stana accanto: “Mi scusi,dottoressa…”
Mi avvicino rassegnata,mentre lei mi porge un altro plico di fogli.
“Questi sono i risultati degli esami del sangue di Hiromi Suzuki,una delle sue pazienti che verranno dimesse domani. Dovrebbe controllarli”Dice in modo un po’ meno gentile, indicandomeli.
Lanciò una rapida occhiata ai dati e ai numeri impressi sulla carta,e glieli restituisco rispondendo secca: “Perfetto,i valori sono nelle norma. È presente qualche alterazione nei globuli bianchi,ma dovuta al malessere persistente di questi giorni. Verrò ad effettuare un altro controllo dopo la pausa pranzo.”
Finalmente riesco a raggiungere l’ascensore,e schiaccio il pulsante del primo piano, dove si trova il mio ufficio.
Da una stanza però vedo uscire uno dei pazienti,un anziano signore che si è appena operato ad una gamba e ora si muove temporaneamente su una sedia a rotelle.
“Aspetti,dove sta andando?”Lo richiamo dolcemente,afferrando i manici per bloccarlo. “Deve tornare nella sua stanza,ha bisogno di riposare.”
“Non voglio…”Si lamenta lui come un bambino piccolo. “Gli ospedali mi fanno paura…”
Sorrido intenerita. A differenza di alcuni miei colleghi,io amo il mio lavoro e  sono felice di occuparmi dei pazienti,di poter garantire ad ognuno di loro la giusta cura per farli tornare alla loro vita di sempre.
“Anch’io quando ero piccola provavo un vero terrore nei confronti degli ospedali,ma poi ho capito che non ce n’è motivo. È solo un posto dove ci fermiamo qualche giorno per curarci e aspettare di tornare alla nostra solita vita sani come un pesce.”Cerco di essere il più convincente possibile,e mentre parlo non smetto di sorridere. So benissimo che non è così,ma dopotutto questo paziente non ha niente di grave,e ha bisogno di essere incoraggiato e di trovare intono a sé calore e comprensione.
“Allora,torniamo dentro?”
“Va bene”Sussurra lui,chinando lo sguardo.
“Su,non faccia così. La sua gamba sta guarendo perfettamente,tra qualche giorno potrà essere di nuovo a casa. Adesso torniamo in camera,ho chiesto all’infermiera di portarle un pasto buono e sostanzioso.”Afferro i manici della carrozzella e la spingo fino alla sua camera.
Lui mi guarda con gratitudine,ed io provo un po’ di sollievo. Sono contenta di pensare che sia riuscito a sentirsi un po’ meglio grazie alle mie parole.
Un ammalato guarisce prima se oltre ad una pastiglia gli porti anche un bel sorriso, questo mi sono sempre detta. È la logica che fa funzionare il mio lavoro,perché la prima cosa che deve star bene è la mente,non il corpo.
“Grazie”Mi dice con il sorriso di un bambino delineato sul suo volto rugoso. Io lo aiuto a scendere e a mettersi a letto,rimanendo lì finché non si presenta l’infermiera con il vassoio del pranzo.
“Tornerò a visitarla oggi pomeriggio”Sorrido incoraggiante prima di uscire.
“Da quando c’è lei,dottoressa,gli ospedali mi fanno meno paura.”Afferma ingenuamente lui.
“Grazie. Cerchi di non affaticarsi,ci vediamo più tardi.”
Esco a passo svelto,ma vengo nuovamente richiamata da un infermiere. Spero vivamente che sia l’ultima richiesta della mattina.
“Che c’è?”
“Potrebbe aiutarmi a sostituire questa flebo?”Mi domanda un po’ timoroso. “Sa,ho cominciato il mio lavoro da poco,e so che lei è molto brava…”
“Certo,lasci fare a me.”Sostituisco il tubicino al braccio della donna sdraiata sul letto della camera in modo veloce e preciso.
“Ecco fatto,non ci dovrebbero essere problemi adesso. La lasci riposare,non ha molte forze dopo la dieta che si è imposta per giorni. E magari quando si sveglia le porti una zuppa di verdure. Non può ancora ingerire cibo solido perché il suo organismo si deve riabituare lentamente ad un nuovo regime alimentare,ma le verdure sono sostanziose e salutari,la faranno sentire meglio.”Anche se sono stanca, non posso fare a meno di preoccuparmi e di dare qualche consiglio a coloro che si occupano dei pazienti che sto seguendo in questo periodo. Conosco la situazione di ognuno di loro,e mi rallegro sempre quando vedo i volti felici di coloro che sono guariti e tornano a casa. Molti vengono a ringraziarmi,sostenendo che li ho aiutati molto,ma secondo me il merito è soltanto del loro amore per la  vita,che li ha spinti a lottare per trovare la forza di guarire.
“D’accordo,dottoressa”Il giovane mi guarda con ammirazione,ed io lo saluto uscendo per andare verso il mio ufficio. 
Apro la porta,sollevata per non aver ricevuto altre chiamate,e poso sulla scrivania i risultati della radiografia effettuata al braccio di un bambino che verrà dimesso oggi,quelli che avevo in mano e non ero riuscita a posare a causa dei continui richiami da una parte all’altra.
Soddisfatta li esamino: l’osso si è perfettamente ricomposto e tutto è nella norma. Il gesso potrà essere tolto senza alcun problema. Preparo il foglio di dimissione al computer,sedendomi sulla sedia girevole di pelle nera,e dopo averlo completato con tutte le informazioni,mi affretto a fotocopiarlo e a rilegarlo in una cartellina assieme ai risultati della radiografia.
Poso tutto sulla scrivania aggiungendovi un piccolo orsetto e un lecca,decidendo di passare dal mio piccolo paziente subito dopo l’orario della pausa pranzo.
Mi stiracchio le braccia,lanciando un’occhiata all’orologio e impallidendo all’improvviso: in realtà mancano solo dieci minuti alla fine della pausa. Ho impiegato tutto il tempo ad occuparmi dei pazienti e non mi sono accorta del tempo che passava. Proprio ora che ho finito non mi resta abbastanza tempo per rilassarmi, e come se non bastasse ho un sacco di visite nel pomeriggio.
Mando indietro la sedia decidendo di tornare al piano di sotto per prendermi un caffè. Non sarà così grave saltare il pranzo per un giorno,dopotutto la salute dei miei pazienti è più importante.
Le porte dell’ascensore si aprono automaticamente,ed esco fermandomi davanti al distributore di bibite e selezionando la voce “Caffè”.
Con la tazza bollente in mano entro nella sala riunioni,dove spesso discuto con i miei colleghi e dove alcuni a volte si rifugiano per riposarsi dal lavoro.
Sorseggio il caffè alzando lo sguardo stupita. C’è un’altra mia collega che sta sbocconcellando un panino,seduta tranquillamente al tavolo.
Appoggio sul piano il bicchierino vuoto e mi sfugge uno sbadiglio.
“Sempre richiestissima,Shiho?”Ran Mouri mi sorride dolcemente,alzandosi e abbracciandomi.
Io ricambio un po’ rigida,non sono abituata a tutta questa gentilezza e spontaneità.
“Anche oggi non hai pranzato? Dovresti riposarti un po’,non ti fa bene lavorare così tanto…”Mi guarda accigliata,e in quell’istante penso che la somiglianza tra lei e mia sorella Akemi sia davvero impressionante.
Anche lei mi guarda sempre con aria di rimprovero quando vede che porto dei fascicoli a casa e resto sveglia fino a tardi a studiare libri di chimica e medicina.
Alzo le spalle indifferente,ormai abituata a questi discorsi: “Non ti preoccupare,mi sento benissimo. Vado un attimo alla toilette a rifarmi il trucco,tra cinque minuti finisce la pausa e ho ancora un sacco di pazienti da visitare.”
Ran scuote la testa,ma non aggiunge altro in proposito. Dice solamente: “Vengo anch’io,aspettami.”
Le lanciò un’occhiata furtiva mentre cerca la trousse del trucco nella borsa. All’inizio,quando l’ho conosciuta,non mi stava particolarmente simpatica:la consideravo una ragazza solare,sempre allegra e disponibile,di una dolcezza che raramente si trova,troppo perfetta insomma. È il ritratto di mia sorella,e di conseguenza il mio esatto opposto.
Ho sempre provato invidia per il fatto che,pur avendo un anno meno di me,abbia un ragazzo fantastico che l’aspetta quando ha finito di lavorare. Si chiama Shinichi Kudo,ed è un detective abbastanza famoso per il suo geniale intuito,amico d’infanzia di Ran.
Alto e magro,capelli mori,occhi azzurri,un carattere dolce,comprensivo e altruista,il fidanzato ideale. Almeno,questo è sempre ciò che mi ha detto Ran,anche se l’ho visto diverse volte ad aspettarla,e mi è sembrato proprio un bravo ragazzo come dice lei.
Non sono innamorata di lui,questo no,solamente mi dispiace rendermi conto che lei ha trovato il ragazzo perfetto,mentre io,a ventisei anni,sono ancora sola.
Non ho il diritto di provare gelosia,insieme sono davvero una bella coppia, certamente sono fatti l’uno per l’altra. E io? Quando incontrerò un ragazzo altrettanto bello e simpatico di cui innamorarmi?
“Andiamo?”
Ritorno alla realtà,e insieme entriamo nel bagno adiacente alla sala. Davanti allo specchio ho un sussulto: sono terribilmente pallida,forse sto davvero lavorando troppo. Non mi ero mai resa conto di essere così magra. Il camice bianco che indosso,prima sempre stretto e aderente,ora è addirittura largo.
“Te l’avevo detto che lavori troppo,Shiho” Ran finisce di passarsi l’ombretto e si dà un’ultima occhiata in quella grande superficie di vetro,poi mi scruta preoccupata.
“Vai a mangiare qualcosa,ti sentirai meglio”Mi incoraggia continuando a sorridere in modo dolce,come una bambina.
Questo è uno dei motivi per cui sto iniziando a trovarla meno antipatica: è sempre in ansia per me,quasi fossi la sua migliore amica,e davanti alla sua genuina gentilezza non posso fare a meno di sorridere anch’io. Ran è una grande lavoratrice e si impegna al massimo in quello che fa. Ama curare le persone,la sua smisurata bontà l’ha portata a scegliere questo mestiere,perché,come mi ha detto più volte,le piace l’idea di poter donare di nuovo il sorriso ai pazienti.
È proprio come me,solo che lei prende il lavoro in modo normale. Se entrambe siamo serie e interessate davvero alla salute dei pazienti,io spendo le mie energie solamente su questo,perché non ho altri interessi,non ho altre persone che mi aiutino a distrarmi. Né amici,né un fidanzato. Anche mia sorella si è trasferita da poco in un’altra casa,e ci vediamo sempre meno. I miei genitori sono morti quando ero molto piccola,e non posso neanche contare su questo appoggio.
Ran invece non sta sveglia tutta la notte a studiare,ma lo fa solo fino all’ora di cena; non salta la pausa pranzo per occuparsi dei pazienti e dare istruzioni alle infermiere, lo fa dopo essersi giustamente riposata.
Sento una fitta d’invidia: vorrei tanto essere anch’io come lei,lavorare con passione e costanza,ma nel giusto modo e nel giusto tempo. Anche in questo lei è perfetta.
“La vita non è fatta solo di lavoro,Shiho”Sospira Ran. Per me sì,invece. Il lavoro è la mia passione e la sola occupazione che ho. Non devo pensare ad altro,nemmeno nei miei giorni liberi.
“Non preoccuparti,Ran”Sorrido stancamente,ma non credo di averla convinta. “Mi do una sistemata e vado,ho molte faccende da sbrigare.”
Ran mi lancia un ultimo sguardo,un po’ scettico,poi apre la porta ed esce.
Sospiro tornando a guardarmi allo specchio. Ho un aspetto davvero orribile.
Passo un po’ di acqua fredda sul viso e mi lavo velocemente le mani,cercando di far aderire un po’ di più il camice al mio corpo.
Il rossetto è un po’ sbavato sul mento,quindi lo pulisco e ne do un’altra ripassata sulle labbra,notando con piacere che il rosso vivo le rende più carnose e meno secche. La matita per fortuna copre le occhiaie ed esalta l’azzurro delle mie iridi,e il fard dà un po’ di colorito alle mie guance pallide.
Mi liscio i capelli ramati in un veloce tentativo di pettinarli,giudicando il mio aspetto decisamente migliore rispetto a quando sono entrata. Come ultima cosa mi spruzzo una buona dose di profumo alla rosa,il mio preferito,per questo ne porto sempre un flaconcino con me. Esco di corsa per riprendere il lavoro,e torno nel mio ufficio.
Nel primo pomeriggio passo dal bambino che si era procurato una frattura al braccio e tolgo il suo gesso,permettendogli di tornare a casa con una firma dei genitori e due piccoli regalini che avevo già preparato. Quando mi getta le braccia al collo mi sento stringere il cuore,e il suo sorriso fresco e felice è il miglior regalo che potessi mai ricevere.
Sua madre mi ringrazia con gli occhi lucidi,e so bene che cosa voglia dire quello sguardo: quando suo figlio era venuto qui,più di un mese fa,tutti gli altri dottori dicevano che con una frattura così brutta il braccio non sarebbe più tornato come prima,ma io mi sono impegnata a realizzare una particolare fasciatura che potesse garantirgli nuovamente di poter muovere il braccio come prima.
Lo saluto commossa,raccomandandogli di non affaticare il braccio per qualche giorno,ridendo dentro di me quando lo vedo fare i capricci perché vuole restare qui. E pensare che quando l’avevo visto la prima vota piangeva in continuazione perché gli mancava la sua casa.
Saluto anche la signora Hiromi,che ha avuto disturbi intestinali abbastanza seri,ma adesso è completamente guarita. L’ho visitata l’ultima volta dandole una cartellina con l’alimentazione da seguire nella prima settimana,e anche lei mi ha abbracciata sorridendomi e ringraziandomi. Sono stata io ad occuparmi della sua guarigione, seguendola durante tutto il suo percorso,curando la sua alimentazione e scegliendo la cura appropriata.
Poi passo dal signore anziano che avevo incontrato durante la mattina,passando molto tempo con lui per fargli compagnia e rassicurarlo sulla salute della gamba appena operata.
Il resto della sera lo passo passando freneticamente da una stanza all’altra,e quando arriva l’ora di andare a casa sono sfinita,ma orgogliosa di aver portato a termine il mio compito. Mi sfilo il camice e spengo la luce dello studio,dirigendomi verso l’ascensore mentre mi abbottono l’impermeabile rosso. Siamo a ottobre,ma quest’anno a Tokyo fa veramente freddo. Dopo aver salutato Ran scendo nel parcheggio sotterraneo e salgo sulla mia macchina,guidando per un quarto d’ora,fino a fermarmi davanti alla villetta dove abito.
Frugo alla ricerca del mazzo di chiavi e apro la porta,gettando la borsa a terra. Mi sfilo il cappotto e sprofondò nel morbido sofà del soggiorno,pensando a cosa cucinare per cena.
Mentre apro il frigo,inaspettatamente,mi ritrovo a pensare alla conversazione che ho avuto con il mio paziente più anziano,quel pomeriggio,e che mi ha tanto turbata…
 
 
“Non si preoccupi,è tutto a posto. La gamba sta guarendo in fretta dopo l’operazione,la seguirò io durante tutto il percorso di riabilitazione.”Gli avevo detto dopo averlo visitato,cercando di rassicurarlo. “Presto potrà tornare a casa,capisco che questo non sia il posto migliore dove trovarsi,ma sarà ancora per poco.”
Lui aveva abbassato lo sguardo,sussurrando sofferente: “Non è quello che mi spaventa,dottoressa. Quando tornerò non ci sarà nessuno ad aspettarmi.”
Il mio cuore aveva avuto un tuffo,ma avevo cercato di mantenere il mio sorriso e la mia espressione calma.
“Mia moglie è morta l’anno scorso e non abbiamo avuto figli… da allora mi sento sempre così solo…”
Dopo aver sentito quelle parole,avevo ricacciato indietro le lacrime con difficoltà,stringendogli una mano.
“Lei non è solo,io l’aiuterò a superare la guarigione.”
“La ringrazio,dottoressa,lei è sempre così gentile…”
“Anche io sono sola,quando torno a casa dal lavoro non c’è nessuno che mi aspetta. Ma non mi pesa.”Avevo mentito. “Amo il mio lavoro,e posso considerarmi davvero fortunata a poter restituire la salute e il sorriso a così tante persone.”Questo era vero,ma non bastava a riempire la mia vita. Tuttavia ho evitato di dirlo.
Lui mi aveva guardata,sembrava stupefatto: “Eppure lei è sempre così allegra…”
 
 
Una lacrima scivola veloce sul mio viso,ed io mi affretto ad asciugarla. Sembro allegra,ma non lo sono. Manca qualcosa di essenziale nella mia vita,anche se nella mia presunzione,ho sempre creduto che non dovessi aver bisogno degli altri.
Lo squillo del telefono interrompe all’istante il groviglio dei miei pensieri. Afferro la cornetta,dalla quale esce la voce entusiasta di mia sorella.
“Shiho-chan! Come stai? È da tantissimo tempo che non ti fai sentire,spero che tu stia lavorando un po’ meno…”
La lascio parlare,senza ascoltare veramente tutto ciò che dice,poi,accortasi del mio silenzio,Akemi si blocca.
“Shiho,ci sei?”Mi domanda apprensiva.
“Sì,Akemi”Rispondo,cercando di non far trasparire la mia stanchezza,ma è troppo difficile e credo che lei se ne sia accorta.
“Perché stasera non ceniamo insieme al ristorante? Così potremmo parlare un po’ come ai vecchi tempi,non ci vediamo da un secolo!”La sua proposta mi coglie di sorpresa,ma mi affretto ad accettare. Una cena con la mia sorellona è proprio ciò che ci vuole per scacciare via la tristezza. Lei è sempre stata in grado di farmi vedere la vita sotto una luce di speranza e ottimismo.
“Stasera mi racconterai tutto per filo e per segno,sorellina! Come va il lavoro? Benissimo,conoscendoti. Sono sicura che tutti i pazienti fanno a gara per farsi visitare da te… e per il resto?”Mia sorella calca con malizia le ultime parole, accompagnandole con un risolino.
“Il resto cosa?”
“Non so,devi dirmi tu Shiho-chan… c’è qualche dottore carino che lavora con te?”
“Akemi! Cosa ti salta in mente? Quando sono sul posto di lavoro non penso certo a divertirmi con i colleghi!”Sbotto allibita,capendo a cosa allude.
“Sei troppo seria,sorellina. Così non va bene,resterai single a vita.”
“Akemi!”Esclamo con la voce strozzata per l’imbarazzo. Detesto essere presa in giro su questo argomento. Mia sorella lo sa e mi stuzzica apposta. "Ti ricordo che io sono in grado di trovarmi da sola un fidanzato!"
La sua risata cristallina echeggia nel ricevitore: “D’accordo,d’accordo,ma scegline uno che non sanguini. Per ora mettiti qualcosa di carino e fatti trovare alla stazione alle sette e mezza. Conosco un bel ristorante dove mangiare.”
Sorrido e la saluto,affrettandomi a cambiarmi. Sembro uno zombie,ho ancora addosso i vestiti che ho portato tutto il giorno e il trucco completamente disfatto.
Dopo aver trascorso una ventina di minuti in bagno,ammiro soddisfatta il mio operato: il tailleur nero che ho indossato mi fa sembrare un’elegante donna d’affari, e gli splendidi orecchini argentati a forma di perla che mi ha regalato Akemi per il mio venticinquesimo compleanno s’intonano perfettamente con il resto del mio abbigliamento.
Afferro la giacca e la borsa nera,dirigendomi verso la porta. Per stasera non voglio pensare a niente,voglio solo ridere e scherzare con mia sorella,isolarmi da tutte le mie preoccupazioni e rilassarmi.
Un sorriso si apre sulle mie labbra,quando le dita della mia mano si posano sulla maniglia. Ripenso alle parole con cui ho risposto all’anziano signore oggi pomeriggio…
 
 
“Ha ragione,sono allegra,perché sono convinta che per me ci sarà sempre qualcuno. Ci sarà mia sorella,ci saranno i pazienti che ho curato e a cui voglio bene,e anche i miei genitori,che mi guardano da lassù. Anche per lei sarà così,deve credermi.  Ognuno di noi può contare su stesso,ed è già molto. Perché la vera solitudine non esiste.”
 
 
E ci credo sempre.
 
  
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2:
 
 
“Ehi,Shiho,questa mattina sei di buon umore o sbaglio?”
Mi giro in direzione della voce che ho sentito,incrociando due grandi occhi blu e un dolce sorriso. Ran mi guarda in attesa di una risposta,con un’ espressione strana sul volto: sembra un misto di gioia e sollievo. Possibile che sia sollevata per me,perché mi vede meno stanca? Impossibile,non siamo così amiche e non ci conosciamo nemmeno da molto tempo.
“Ieri sera sono uscita a cena con mia sorella”Mi affretto a rispondere,tornando con lo sguardo ad analizzare un’ecografia. “E’ servito a distrarmi un po’.”
Certo,è servito a distrarmi dal lavoro,ma non dalle preoccupazioni. Akemi on ha fatto altro per tutta la sera che chiedermi se ho conosciuto qualche bel ragazzo,ma ovviamente questo mi guardo bene dal dirlo.
“Sono contenta”Risponde Ran,senza smettere di sorridere. “Non sapevo che avessi una sorella…”
Stacco per un attimo lo sguardo dagli esami dei miei pazienti: “Un giorno te la presenterò. Ti somiglia molto…”
Ran mi regala un altro sorriso,tornando anche lei ad analizzare un fascio di fogli. È seduta vicino a me,al grande tavolo rotondo della sala riunioni,ed entrambe dobbiamo analizzare i risultati delle visite dei nostri pazienti. Questa è stata una mattinata molto tranquilla,avevo qualche visita da effettuare,ma non sono così pressata dal lavoro come nei giorni scorsi e finalmente posso respirare un po’.
“Adesso ti senti meglio,Shiho?”
Alzo di nuovo gli occhi dal mio lavoro,stupita.
“In che senso?”
Ran sorride imbarazzata: “Adesso hai un po’ meno lavoro… no?”
Annuisco,perplessa: “Sì,stranamente questa mattina ho avuto meno visite da fare e gli infermieri non mi hanno assillata più di tanto.”
“L’ ho detto io… al caporeparto. Gli ho detto che sei molto stanca e lavori troppo… pensavo di avrebbe fatto piacere riposarti un pochino.”
“Davvero?”Sono stupefatta,ma anche infinitamente grata. Quando vedo la sua espressione timorosa,come quella di una bambina che ha paura di aver fatto la cosa sbagliata,le sorrido.
“In effetti hai ragione,adesso mi sento un po’ più libera. Ma non avresti dovuto…”
“Qual è il problema? Siamo amiche,no? E gli amici si aiutano”Di fronte a tanta spontaneità e gentilezza mi sento un po’ a disagio,ma allo stesso tempo ne sono felice. Credevo che nessuno mi avrebbe mai detto queste parole.
“Certo”Il mio sorriso si allarga e la stringo in un breve abbraccio. Non è da me essere così affettuosa,ma sono rimasta veramente colpita dalla sua preoccupazione così sincera e disinteressata. “Grazie”Sussurro,sciogliendomi dall’abbraccio e stiracchiandomi i muscoli indolenziti.
“E’ già ora di pranzo”Dico guardando l’orologio “Andiamo a mangiare qualcosa.”
Ran sembra un po’ meravigliata,ma si affretta a riporre le scartoffie di lavoro e a seguirmi in corridoio.
“Ah,finalmente esco da questa stanza!”Esclama contenta,suscitandomi un piccolo risolino. “E’ tutta la mattina che sono lì dentro,non ne posso più.”
“Non avevi neanche una visita?”Le domando un po’ stranita.
Lei mi guarda e sorride: “Non sono brava come te,Shiho. Le visite io le ho sempre nel pomeriggio,tranne i casi di emergenza,ovviamente.”
“Che cosa?”Sono veramente stupefatta,non me l’aspettavo. “Io credevo che anche tu avessi un mucchio di pazienti da visitare mattina e sera.”
Lei scuote la testa con un sorriso un po’ triste: “Non sarò mai brava come lo sei tu. Amo molto questo lavoro,ma nonostante mi sia sempre impegnata e continui ad impegnarmi tanto,non sarò mai intelligente come lo sei tu.”
“Cosa dici?”Non ho mai pensato che Ran fosse meno brava di me. Lei è sempre stata perfetta,per quale motivo dovrebbe invidiarmi? Non ho nemmeno un fidanzato,io…
“E’ la verità”Continua Ran “Tu hai una vera passione per la medicina,il tuo quoziente d’intelligenza sarà tre volte il mio. Sei bravissima,Shiho,e sono contenta per te,ma a volte non posso fare a meno di provare un po’ d’invidia.”
“Invidia? E per cosa? Sei una dottoressa bravissima anche tu,Ran…”
“No,non è solo per le capacità. Insomma,guardati,non sei richiesta solo per la tua bravura. Tutti vogliono te perché hai sempre un sorriso e una parola di conforto per tutti… bambini,anziani,adulti… hai un interesse davvero sincero,si vede che la loro salute ti sta a cuore. Ti sei sempre impegnata al massimo per tutti,hai guarito persino le persone con i casi più gravi che non avevano nessuna speranza! Non sarò mai come te…”
Colpita per quell’affermazione,le passo un braccio attorno alle spalle e sorrido: “Tu sei una persona migliore di me,Ran,sotto tutti i punti di vista. Ti sei mai chiesta perché mi impegno così tanto? Non altro da fare nella mia vita,tu invece sì. Sei solare,buona,altruista,e non hai assolutamente niente da invidiarmi. Tutta la mia vita è solo lavoro: lavorare,lavorare,lavorare… ma per cosa,in fondo? Mancherà sempre qualcosa di essenziale nelle mie giornate. Gli amici,l’amore,una famiglia…”
“Scusami,Shiho. Hai ragione,sono proprio una sciocca a lamentarmi”Si affretta a dire Ran,notando i miei occhi lucidi. Poi sorride calorosamente e mi strizza l’occhio: “Ma la più intelligente sarai sempre tu!”
“Scema!”Rido,dandole una gomitata.
“Perché,non ho forse ragione? Con quanto ti sei laureata?”Si informa mentre ci dirigiamo al bar in fondo al corridoio.
La guardo per un momento e ridacchio: “Con… centodieci e lode.”
“Hai visto?”Il suo tono è amichevole e scherzoso,senza traccia di invidia. Ran è una ragazza talmente pura e priva di malizia… “Potevano darti anche centoventi,tanto sarai sempre la migliore!”
La mia risata si fa più forte: “Smettila! Piuttosto,tu?”
“Io cosa?”
“Ti ho detto il voto della mia laurea,e il tuo? Fai tante storie,ma scommetto che sei stata bravissima…”
Ran sorride,abbassando lo sguardo: “Centootto.”
“Hai visto? Non siamo poi così diverse… sei intelligente quasi quanto me.”
Quasi,eh?”Finge di arrabbiarsi Ran,con le mani sui fianchi e lo sguardo accusatore.
“Stavo scherzando”Prendo il panino che mi porge il barista. Lei mi imita e ci allontaniamo dal bancone,iniziando a mangiare mentre camminiamo lentamente.
Dopo qualche minuto di silenzio,aggiungo: “Grazie ancora per esserti preoccupata tanto per me.”
“Figurati,di niente. Sono contenta di vedere che sei più rilassata…”
“Sto molto meglio,in effetti”Dico distrattamente,affondando il cucchiaio nel vasetto di uno yogurt magro. “Adesso sono più libera…”
“Dottoressa!”Un’infermiera giovanissima mi si avvicina trafelata. Sembra che abbia corso e il suo sguardo è molto preoccupato.
“Come non detto”Sbuffo rivolta a Ran,mentre lei mi guarda rassegnata.
Torno a guardare l’infermiera,con il mio solito sorriso professionale: “Allora,cosa c’è?”
“C’è un’emergenza. Un uomo è stato investito da una macchina ed è in pericolo di vita. Dobbiamo operarlo,ma prima ha bisogno delle visita di un esperto,visto che ha perso molto sangue. Lei è la più brava,il caporeparto ha detto di rivolgermi a lei,perché non ci sono altri medici disposti a venire così in fretta…”
“Arrivo subito”Esclamo con il cuore in gola,cercando di non mostrarmi troppo agitata. Ran mi guarda allarmata,ma io cerco di tranquillizzarla con un sorriso.
“E’ tutto a posto,sta’ tranquilla. Scusami,ma devo andare.”
“Aspetta!”Mi afferra delicatamente per il braccio “Vengo anch’io”
Scuoto frettolosamente la testa: “No,tu riposati,hanno chiamato me. Sei troppo sconvolta,in questi casi bisogna mantenere il sangue freddo per commettere errori grossolani. Ci vediamo dopo,non ti preoccupare.”
Detto questo mi allontano di corsa seguendo l’infermiera. Non è la prima volta che mi capita un caso simile,ma avverto uno strano presentimento,senza saperne il motivo.
Finalmente ci fermiamo davanti ad una stanza,ed io mi affretto ad entrare. Numerosi dottori sono intorno ad un letto con aria preoccupata,ma non appena mi vedono si scostano tutti per farmi passare.
L’infermiera guarda impressionata il corpo dell’uomo che giace sul letto,mentre io, abituata a scene di questo tipo,non mi stupisco più di tanto. Calma e sangue freddo,mi ripeto. Indosso in fretta un paio di guanti,rivolgendo la mia attenzione alle ferite ed effettuando un rapido controllo.
Tutti mi guardano apprensivi,quando,poco dopo,ho terminato.
“Allora?”Mi domanda un dottore,che sembra infastidito dal mio silenzio.
“Non c’è tempo da perdere,dovete operarlo immediatamente. Ha perso molto sangue,ma c’è ancora speranza se fate in fretta. Che gruppo sanguigno ha?”Domando rivolta alla giovane infermiera che mi ha accompagnata fin qui.
“Gruppo sanguigno 0”Risponde lei,guardando un foglio davanti a sé.
“E’ presente il fattore Rh?”
“Sì,Rh negativo.”
Un chirurgo si affaccia sulla soglia preoccupato: “Non è possibile,abbiamo finito le scorte di sangue di questo tipo operando il paziente precedente. È un gruppo molto raro,non riusciremo a trovarlo in tempo…”
“Come facciamo?”Mi domando con frenesia guardandomi intorno. “Ha bisogno di una trasfusione al più presto,l’emorragia celebrale è molto estesa…”Mi blocco all’istante,colta da un pensiero improvviso.
“Un momento. Il mio gruppo sanguigno è 0 Rh negativo,come quello di questo paziente. Le persone di questo gruppo possono riceverlo solo da donatori dello stesso tipo. Posso donargli il mio sangue.”Dico seria e decisa,senza un minimo di esitazione,guardando il chirurgo.
“Ne è sicura,dottoressa?”Mi domanda perplesso. “Si tratta di una trasfusione molto abbondante,potrebbe anche svenire…”
“Non c’è tempo,facciamo presto.”Il mio tono sbrigativo sembra smuoverlo,e seppur riluttante,mi accompagna in una sala adiacente per farmi prelevare il sangue.
Più tardi,seduta su una sedia metallica appena fuori dalla sala operatoria,aspetto ansiosa con lo sguardo fisso sulla porta. Osservo il cerotto che ho sul braccio con sguardo triste: spero che il mio sacrificio sia servito,mi sento davvero molto debole.
Ho donato al paziente una grande quantità di sangue,ma non mi importa di stare male,mi basta aver salvato la sua vita.
“Shiho!”La voce preoccupata di Ran arriva alle mie orecchie,e poco dopo sento le sue braccia avvolgermi in modo protettivo.
“Come ti senti,stai bene? Mi hanno detto che hai donato un sacco di sangue ad un paziente che stava per morire… non avrei esagerato?”
“Non ho nulla,stai tranquilla. Sto aspettando l’esito dell’operazione.”
Ran si siede accanto a me stringendomi la mano,e io avverto un lieve tremolio scuotere le mie dita. Spero che vada tutto bene.
Dopo quasi due ore,balzo in piedi come punta da uno spillo,seguita a ruota da Ran,non appena vedo uscire il chirurgo con il quale avevo parlato prima.
“Allora,com’è andata?”
Lui esita un momento,facendo aumentare la mia angoscia,ma poco dopo sulle sue labbra compare un piccolo sorriso.
“Grazie a lei è andato tutto bene,dottoressa. L’emorragia è stata fermata in tempo, per adesso il paziente è ancora privo di conoscenza,ma in serata dovrebbe riuscire a svegliarsi.”
“Per fortuna”Sospiro di sollievo,felice.
Le porte della sala operatoria si aprono ed io corro a vedere come sta l’uomo disteso sul lettino munito di rotelle. È buffo,ma nell’agitazione del momento non ho nemmeno guardato il suo volto,né mi sono fatta dire il nome. Sono stata così in ansia per uno sconosciuto,che sciocca.
Quando poso  i miei occhi su di lui,sento un tuffo al cuore. Ha gli occhi chiusi e non posso vederne il colore,ma in qualche modo mi trasmette una certa inquietudine. I suoi tratti sono spigolosi e marcati,con lunghi capelli biondi che scivolano oltre le sue spalle. Senza dubbio è un bell’uomo,anche se… non so,c’è qualcosa che non vi convince in lui. Provo una sensazione strana guardandolo… sembra quasi timore. Ma perché dovrei essere intimorita da un uomo che non ho mai visto in vita mia?
“Dottoressa,si è incantata?”Mi richiama  una collega ridacchiando. “Potrebbe accompagnare lei il paziente nella stanza 202,quella in fondo al corridoio?”
Scuoto la testa,destandomi da quei pensieri. “Certo,vado subito.”
Perfetto,ci mancava solo fare la figura della stupida con i miei colleghi. Probabilmente ridacchieranno alle mie spalle tutto il tempo,adesso. Ma dovevo proprio mettermi a fissare così quell’uomo? In fondo,cosa mi importa del suo aspetto?
“Ti aiuto anche io,Shiho”Mi dice Ran,afferrando il lettino dall’estremità opposta. Io annuisco e ci allontaniamo insieme.
Mentre trasportiamo il letto,Ran mi sorride maliziosamente: “E’ carino,non trovi?”
Alzo le spalle,indifferente: “E’ troppo vecchio,avrà almeno quindici anni più di me.”
“Allora ti piace!”Esclama divertita Ran.
Mi mordo il labbro. Accidenti,ma che cosa mi metto a dire? Finora ho sempre curato gli uomini senza prendere in considerazione né l’aspetto fisico né l’età. Forse la mancanza di forze mi sta giocando qualche brutto scherzo.
“Sei impazzita?! Non volevo dire questo…”
“Non devi vergognarti,Shiho. Ho visto come lo guardavi poco fa…”
Sento le guance in fiamme,ma cerco di fare finta di niente. Magnifico,mi ha vista anche lei. Ma dove sta il problema? È una cosa sbagliata per una dottoressa rivolgere il suo sguardo ad un paziente?
“Non lo stavo guardando”Ribatto secca,fermandomi davanti alla porta della camera.
Ran cerca di lasciar perdere,ma posso vedere benissimo che sta ridendo. Mi passo le mani tra i capelli,esasperata: “Uffa,ma che avete tutti oggi? Ho fatto qualcosa di male,per caso?”
“Lasciamo stare”Sussurra Ran,cercando di fermare la sua risata.
Entriamo,e io mi sento un po’ imbarazzata quando devo sollevarlo e stenderlo sul letto della camera. Strano,eppure l’ho fatto con così tanti pazienti…
“Bene,adesso possiamo chiamare un’infermiera per assicurarci che non ci siano complicazioni,ma dovrebbe essere tutto a posto.”Affermo decisa,lanciando un’ultima occhiata all’uomo disteso sul letto. Ho dovuto farmi aiutare da Ran,perché era troppo pesante. Ne ho viste poche di corporature così possenti e robuste.
In quel momento si affaccia sulla soglia il caporeparto,un uomo dall’aria simpatica con due occhiali sul naso.
“Buonasera,dottoressa.”Mi rivolge un sorriso,e io prontamente ricambio con un piccolo inchino,imitata alle mie spalle da Ran.
“E’ questo il nuovo paziente,dottoressa Miyano?”
“Sì,ha avuto una brutta emorragia celebrale,ma siamo riusciti a salvarlo in tempo… gli ho donato molto del mio sangue per una trasfusione”Aggiungo dopo una breve pausa,indicando la flebo appena sistemata da Ran al braccio dell’uomo,piena quasi fino all’orlo di liquido rosso.
“Oh,non doveva,è stata molto coraggiosa!”
“Per me non è un problema,sono felice di essere stata utile.”
“Peccato…”Lo sento mormorare. “Avrei voluto che sorvegliasse il paziente,ma sarà sicuramente molto stanca…”
“Cosa?”
“Tutte le infermiere sono occupate,e so che lei non ha altre visite. Ma è il caso che vada a casa,può farlo anche Mouri…”
Spalanco per un attimo gli occhi,meravigliata e indecisa.
“No,preferisco rimanere io”Mi decido a dire dopo qualche secondo.
“Ne è sicura? Non voglio che si sforzi,ha già fatto abbastanza…”
“Davvero,non c’è problema. Ran potrà sostituirmi tra un paio d’ore”Lei annuisce, sorridendo con aria furbetta,e io inarco un sopracciglio. Perché mi guarda così? Anche altre volte mi sono fermata ad assistere dei pazienti in condizioni più o meno gravi.
“Va bene,ma non si affatichi troppo”Il caporeparto mi lancia un’occhiata dubbiosa, ma alla fine si decide ad uscire.
“Allora io vado. Se hai bisogno di me,chiamami”Aggiunge Ran aprendo la porta. Prima di scomparire mi fa l’occhiolino e sussurra: “Ma non credo che ti servirà aiuto.”
“Ran!”Sbotto paonazza,ma lei è già fuori.
Sospiro stancamente,sedendomi su una poltroncina accanto al letto. Mi sento molto debole,la testa mi gira e avverto il bisogno di stendermi un po’,ma non mi pesano queste sensazioni. Sul comodino noto un paio di fogli e li afferro,dandovi una rapida occhiata,e scoprendo che è la cartella clinica del paziente. Il suo nome è Gin Kurosawa. Aggrotto le sopracciglia,pensierosa. Non so perché,ma anche quel nome non mi convince, mi sembra di averlo già sentito… molto tempo fa.
Ma è assurdo,devo smetterla con queste paranoie. Il mio unico compito è quello di curarlo,non devo pensare a nient’altro. E allora perché mi ritrovo a fissargli di nuovo il volto? I battiti del mio cuore aumentano a dismisura,devo assolutamente calmarmi. Non ho mai visto un uomo così… così affascinante,misterioso. Anche se non ci nemmeno scambiato una parola,mi sembra diverso da tutti gli altri… è come se fosse circondato da una strana aura cupa.
Ma… ho detto affascinante? Vorrei ridere. Io,che non ho mai preso in considerazione il genere maschile in vita mia,ho detto affascinante riferito ad un uomo che nemmeno conosco? Questa sì che è bella.
Mi fermo ancora un po’ ad osservare il suo profilo serio,quasi senza rendermene conto. Non riesco a staccare gli occhi,sono rapita dai suoi lineamenti. Inconsciamente,dopo aver constatato che sta ancora dormendo,allungo una mano verso il suo viso,fino a posarla sulla sua pelle. Le mie dita hanno un fremito,un brivido scuote violentemente il mio corpo: è così fredda,ma allo stesso tempo così morbida… Ok,sono completamente impazzita. Nello stesso istante in cui la sfioro inizio ad agitarmi,non so perché ma ho quasi paura,mi sembra di ripercorrere una situazione simile a quella di alcuni anni fa.
Chiudo gli occhi e nella mia mente si fa spazio come un lampo un veloce flashback: vedo una bambina dai capelli corti e ramati con un piccolo camice bianco e un uomo con un ghigno che si avvicina al suo viso premendole una mano sulla guancia.
Quella visione è durata un attimo,talmente surreale e fugace che non ho il tempo di capire chi siano le persone che ho visto. Terrorizzata,mi allontano immediatamente con un profondo respiro,massaggiandomi la testa dolente. Il cuore mi batte forte,ma non riesco a comprendere il motivo. Chi erano le persone che ho visto e perché così all’improvviso? Che cosa è successo? Ricado sulla poltrona,cercando di distrarmi e di smetterla di guardare quell’uomo. Ma quando sento un lieve mugolio mi alzo allarmata,notando però che ha ancora gli occhi chiusi. Quando dalle sue labbra sfugge un altro lamento,mi inginocchio e stringo le sue dita tra le mie per tranquillizzarlo,prima esitante,poi più sicura. Le nostre mani si uniscono in una stretta che mi da i brividi,vorrei allontanarmi,ma una specie di calamita mi blocca lì,immobile,con il respiro irregolare. È la prima volta che ho un atteggiamento così poco… professionale,diciamo. Rimango ferma come per cercare di cogliere una sensazione,un’emozione seppellita da molto tempo ormai,ma l’unico sentimento che provo è il terrore. Non capisco,ma avverto un’attrazione quasi ossessiva e allo stesso tempo la sola vista di questo paziente scatena in me una profonda angoscia.
Cerco di non darci importanza,e affievolisco leggermente la presa. All’improvviso la stanchezza mi assale,sento le palpebre pesanti… Appoggio la testa sul materasso,e in un attimo,senza nemmeno accorgermene,con un dolce sorriso ancora stagliato sulle labbra,sprofondo nel mondo dei sogni.
  
 
    
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3:
 

 
Image and video hosting by TinyPic Un bagliore intenso e accecante mi ferisce gli occhi,portandomi a sollevare le palpebre di malavoglia. Balzo in piedi di scatto,confusa. Mi guardo intorno,non capendo che cosa ci faccio nella camera di questo paziente. Improvvisamente ricordo… mi sono addormentata qui ieri sera. Possibile che abbia trascorso qui tutta la notte? Mi muovo per raggiungere la finestra,ma sento la mia mano bloccata da qualcosa. Avvampo quando mi rendo conto di aver tenuto stretta per tutto questo tempo la mano di un uomo che nemmeno conosco. Beh,quasi. In fondo un po’ lo conosco,gli ho anche donato il mio sangue per salvarlo.
Mi affretto a sciogliere quella stretta,imbarazzata,allontanandomi e osservando la luce del mattino filtrare attraverso le tendine verdi della finestra. Che vergogna,ho passato davvero tutta la notte qui.
Sento le gambe tremare e la testa che pulsa. Se non fossi stata così debole, sicuramente non mi sarei mai addormentata. E se non avessi voluto fare l’eroina donando tutto quel sangue a quest’uomo,non starei così male.
Muovo qualche passo per chiamare un’infermiera,voglio uscire da qui il prima possibile,ma sento uno sguardo puntato su di me e mi giro lentamente.
Due occhi verdi di ghiaccio mi fissano in modo magnetico,facendomi correre un brivido lungo la schiena. Mi costringo a restare calma e accenno un sorriso forzato.
“Bene,vedo che si è svegliato…”Vado verso il suo letto,mantenendo un’aria distaccata e professionale. “Come si sente?”
Lui non risponde,vedo i suoi occhi indagatori correre sul mio corpo e poi fermarsi nuovamente sul mio viso.
“Lei chi è?”La sua voce causa una capriola nel mio stomaco. È calda,roca,profonda.
“Mi chiamo Shiho,Shiho Miyano,e sono la dottoressa che si occuperà della sua guarigione”Rispondo automaticamente,senza smettere di sorridere. “Adesso come sta,le fa male la testa? Ha avuto una brutta emorragia e abbiamo dovuto applicarle diversi punti,ma adesso è tutto a posto,non si preoccupi.”
Lui però non sembra ascoltarmi,e lo sento sussurrare assorto,con aria febbrile: “Shiho… Shiho Miyano… non è possibile…”
Ritorna a fissarmi con una luce sinistra negli occhi,ma io non voglio farmi vedere intimorita e ricambio indifferente il suo sguardo.
“Ci conosciamo?”Lo osservo sorridendo sprezzante,non ottenendo risposta,solo il solito sguardo di ghiaccio puntato sul mio viso. So benissimo di non averlo mai visto prima,ma il modo in cui mi guarda… e il suo atteggiamento… mi ricordano qualcuno…
Il silenzio cala su di noi e io mi sento sempre più a disagio. Devo trovare una scusa per andarmene,non ce la faccio più a stare qui.
“Ora vado a chiamare un’infermiera perché l’aiuti ad alzarsi e le cambi le    fasciature,io sono molto occupata. Se ha bisogno di qualcosa deve premere questo pulsante rosso vicino al letto,e cerchi di non fare movimenti bruschi.”
Mi giro di spalle,sorridendo trionfante e calmando il mio respiro: ce l’ho fatta,sono riuscita a mantenere un atteggiamento maturo e tranquillo,per fortuna.
I miei muscoli si irrigidiscono un attimo,non appena sento una stretta forte serrarmi il polso,e mi giro confusa. Lui è fermo,mi sta fissando con freddezza e una calma sorprendente,mentre il mio respiro è affannato,spezzato dai battiti del mio cuore sempre più veloci,troppo veloci. Non posso guardarlo,ho paura di restare incollata al suo sguardo e di non sapermene più staccare.
Dopo qualche secondo,in cui mi sembra di aver quasi smesso di respirare,provo ad articolare qualche suono,ma non ci riesco. Ho la bocca secca,non riesco nemmeno a deglutire. Ma che mi prende?
“Che…  che cosa vuole? Mi lasci,mi sta facendo male…”Balbetto a fatica,ma ancora una volta lui mi ignora e con la mano sale fino al mio braccio,sfiorando la mia pelle con un tocco delicato e lento,fino a fermarsi nell’incavo dove si trova il cerotto.
Tremo,non so che stia succedendo,ma non ho la forza di oppormi.
“Cos’è questo?”Mi dice sfiorando il cerotto e facendo compiere un altro balzo al mio cuore. I suoi occhi non si staccano da me,mi agitano,mi mandano in confusione.
“Ecco… questo è il punto in cui hanno prelevato il mio sangue.”Rispondo un po’ in imbarazzo. “Il sangue che le ha permesso di sopravvivere.”
Lui guarda serio la flebo con i segni del sangue fino in cima,segno che fino a poco fa era piena,poi sposta lo sguardo sul mio cerotto e sussurra: “Adesso… lasci che sia io a curarla…” Guardo il suo volto e per un attimo mi sembra di vedervi balenare un’ombra,una smorfia sinistra che somiglia moltissimo ad un ghigno,e provo a indietreggiare spaventata,ma invano.
Poi il suo sguardo assume nuovamente la solita freddezza,e le sue dita lo accarezzano lievemente. Fatico per trattenere un sussulto,la mia pelle è cosparsa dai brividi,il mio respiro è sempre più irregolare. Devo tenere a freno i miei impulsi,mi sembra pazzesco,io che non ne ho mai avuti finora.
“Che sta facendo?”Protesto debolmente. “La prego,mi lasci…”
In quel momento un’altra immagine inonda la mia mente,sentendo quella mano sfiorare la mia pelle. Spalanco occhi e bocca,rivedendo per un istante la stessa bambina che avevo il giorno prima e lo stesso uomo che avvicina i loro volti. Un grido,e poi tutto si annebbia. Sono volti sfocati,immagini sfocate e indistinte,ma non so perché,mi sono familiari…
Cerco di ritrarmi,ma per fortuna la porta si apre e fa capolino il viso sorridente di Ran.
Trattengo a stento un sospiro di sollievo e mi allontano immediatamente,andando verso di lei e cercando di ricompormi. Oddio,che stavo facendo? È tutto a posto,non è successo nulla,mi dico,ma nonostante questa convinzione il mio cuore continua a battere a mille.
“Ciao,Ran.”La saluto sbrigativamente,evitando il suo sguardo. “Potresti visitare tu il paziente per verificare che non ci siano complicazioni? Io devo proprio scappare…”Fingo una gran fretta, aprendo la porta. “Ah,e ricordati di cambiargli le fasciature sul petto e intorno alla testa.”
“Va bene,Shiho,vai pure e non ti preoccupare.”Sorride Ran. Poi mi guarda più attentamente e sembra perplessa: “ Ma stai bene? Sembri sconvolta…”
Ridacchio scioccamente,cercando di darmi un contegno: “Ma no,va tutto bene,ho solo un po’ di caldo… ci vediamo più tardi!”
Esco come una furia,infilandomi nell’ascensore a corsa e solo allora sospiro di sollievo,sentendomi un po’ meglio. Arrivo fino al mio ufficio e mi chiudo dentro, appoggiando la schiena alla porta.
Mi sento così confusa… che cosa stava cercando di fare? E io… che cosa mi prendeva? Perché lo stavo lasciando fare come se niente fosse? Perché mi piaceva così tanto essere toccata da lui,perché sono andata in tilt per così poco?
Scuoto la testa agitando le ciocche dei miei capelli ramati: non devo pensare a queste sciocchezze,ho un sacco di lavoro da fare e non è il caso di perdere tempo.
Per fortuna il resto della mattina passa tranquillamente,tra visite e analisi,e noto con piacere che non ho più pensato a quell’episodio.
Quando scendo per pranzare,incontro Ran che sta uscendo dalla toilette. Appena mi vede sorride e mi si avvicina.
“Allora,non hai niente da raccontarmi?”Mi domanda a bruciapelo,con tono talmente malizioso che credo di essere arrossita.
“Ma… di che stai parlando?”
“Lo sai benissimo,non fare la finta tonta! Me ne sono accorta,sai?”
“Di cosa?” Sto iniziando a spazientirmi. Che le prende,vuole giocare agli indovinelli?
“Come,di cosa?! Quell’uomo,il paziente che è arrivato ieri… ho visto come ti guardava…”Ran mi fissa con occhi languidi e ridacchia. Cerco di tenere a freno l’impulso di strozzarla e sorrido pungente,ma lei non mi da il tempo di nulla.
“Secondo me si è preso una bella cotta per te. Non ti toglieva gli occhi di dosso.”
Le parole mi muoiono in gola all’istante. Possibile che sia davvero così…? Ma che vado a pensare,sono totalmente uscita di senno.
“Ti stai mettendo in testa idee strane”Ribatto secca “Non è assolutamente come pensi tu.”
“Ah,no?”Esclama fintamente innocente,corrugando divertita la fronte. “Quando sono entrata eri rossa come un peperone… che cosa ti ha detto?”
Credo di essere diventata viola al ricordo di quello che è successo.
“Ma… ma che ti salta in mente?”Farfuglio cercando di non incrociare il suo sguardo “Non mi ha detto proprio niente.”
“Sì,certo”Ran parla in modo talmente accondiscendente che sembra voglia dire proprio il contrario. Al diavolo lei e le sue perfide insinuazioni.
“Può anche essere come dici tu,ma non mi sembra che lui ti sia del tutto indifferente… è così o mi sbaglio,Shiho?”
Quella domanda mi spiazza completamente. Cosa posso rispondere? Che il mio cuore sembra voler uscire dal petto da tanto batte forte,che gli organi sono privi di comandi e la mente è completamente annebbiata ogni volta che lo guardo?
Ran mi osserva attentamente e sembra capire: “Va bene,ma penso che dovrai stare attenta. Innamorarsi di uno dei propri pazienti non è esattamente il massimo per una dottoressa.”
Il suo tono sarcastico mi fa saltare i nervi. “Non so cosa ti salta in mente,ma io non metto a rischio il mio lavoro per due farfalle nello stomaco.”
Ran ride,non so se per la mia battuta o per il tono altezzoso con cui l’ho detta,e io non mi sento in dovere di darle altre spiegazioni.
Poco dopo però,sedute ad un tavolo del bar una di fronte all’altra,lei riprende in mano l’argomento: “Non so come faccia a piacerti un tipo così strano.”
“Perché strano?”
“Ha qualcosa di… inquietante,non saprei bene come definirlo. Non parla quasi mai e il suo sguardo…non so,sembra così freddo…”
“In effetti è la stessa impressione che ha dato anche a me. Ma ti ripeto che non mi piace affatto”Calco con durezza le ultime parole,ma lei alza le spalle e cambia argomento,ma io la blocco.
“Ran,ascoltami bene,quell’uomo è un tipo sinistro,non mi salterebbe mai in mente una cosa simile.”Cerco di convincerla,ma credo di essere una pessima attrice.
“Però ti piace lo stesso. Al cuore non si comanda.”
Sbuffo contrariata: “No,ti sbagli. Ah,dimenticavo di dirti che stamattina mi hai salvata. Grazie,se non ci fossi stata tu…” Un attimo dopo mi mordo la lingua. Accidenti,ci mancava solo questa. Ho parlato troppo,non dovevo.
“Che intendi dire?”Ran si sporge incuriosita e perplessa,e io mi accorgo di non avere scampo. In fin dei conti alle vere amiche si racconta tutto.
“Beh… questa mattina,prima che tu entrassi nella stanza…io stavo per uscire,lui mi afferrata per il braccio,mi ha guardata e…”
“E ti ha baciata?”Mi interrompe Ran rossa in volto,incuriosita.
“No,assolutamente no!”Sbotto a voce alta. Un po’ troppo alta,forse. Alcune persone sedute ai tavoli vicini si voltano a guardarmi stupiti e io nascondo il volto.
“Scusami,vai avanti”Sussurra divertita Ran.
“Mi hai chiesto come mai avevo quel cerotto sul braccio e ho dovuto dirgli che mi sono fatta prelevare il sangue per salvargli la vita.”Spiego imbarazzatissima,ma Ran sembra non accorgersene.
“Oh,che scena romantica!”Esclama infatti con aria sognante. “E poi? Cos’è successo?”
“Mi ha…”Deglutisco perché non riesco a parlare al solo pensiero di quello che poteva succedere. “Mi ha accarezzato il cerotto e mi ha detto… che adesso ci avrebbe pensato lui a curarmi”Termino paonazza. Non sono decisamente abituata a questo tipo di conversazioni.
Ran è addirittura più rossa di me,a momenti mi chiedo se le uscirà del fumo dalle orecchie. Dopo parecchi secondi di silenzio,si copre la bocca con la mano per soffocare una risatina imbarazzata,e ancora con il viso in fiamme esclama: “Molto chiaro… e coinciso,caspita!”
“Ran,per favore!”La riprendo,con la voce stridula,di un’ottava più alta del normale. Ancora una volta diverse persone si girano a guardarci,e io vorrei sprofondare.
“Ok,d’accordo,d’accordo. E… che effetto ti ha fatto?”
Rifletto un attimo e alla fine scelgo di dire la verità: “Avevo paura…ma forse,in fondo,non mi dispiaceva…”Mi accorgo troppo tardi del mio errore,e aggiungo con foga :“Ma questo non vuol dire certo che io sia interessata a lui…”
“Ti contraddici da sola,Shiho”Sorride Ran,alzandosi dalla sedia e sospirando rassegnata. Un lampo malizioso compare nei suoi occhi mentre si avvia,e mi bisbiglia: “Quasi quasi mi dispiace di avervi interrotti…”
Io la seguo piuttosto infastidita,rimbeccandola scocciata: “Ti prego,Ran,è una cosa seria…”
“Altroché!”Mi provoca lei senza smettere di ridere.
“Smettila!”Il mio tono è davvero arrabbiato,e lei si zittisce all’improvviso. Forse sono stata troppo brusca…
“Sai,è la prima volta che parliamo di uomini…”Mi dice Ran,più calma,mentre percorriamo il corridoio,dopo diversi minuti di silenzio.
“Ma che dici? Mi parli in continuazione di Shinichi,il tuo fidanzato… no?”
“Non eri mai interessata all’argomento,restavi sempre in silenzio. Non fingere con me,Shiho.”
“Hai ragione,sono costretta ad ammetterlo…ma ti ricordo che non stiamo parlando di una storia d’amore,ma di un episodio spiacevole che eviterei di ripetere in futuro. Ran,promettimi che non mi lascerai mai da sola con lui.”
Mi guarda con un sorriso luminoso: “E va bene,sarò la tua guardia del corpo.”
Sospiro di gioia. Finalmente sembra aver capito.
“Grazie,Ran”La abbraccio tenendola stretta e le sorrido a mia volta quando ci stacchiamo. “Grazie…  sei la migliore amica del mondo. Davvero.”
Lei sembra stupita,ma un attimo dopo mi guarda con il suo sorriso più luminoso: “Non esagerare,avanti.”
Ci guardiamo per un attimo e scoppiamo a ridere,finalmente rilassate. E adesso posso dire veramente di aver accantonato in un angolo tutte le mie preoccupazioni. Solamente per il conforto e l’appoggio di una vera amica.
 
 
**
 
 
“Bene,adesso io devo andare. A domani,Shiho”Ran mi saluta con un sorriso e un abbraccio,poi si ferma a guardarmi qualche secondo “Il tuo turno non è ancora finito?”
“Dovrebbe,ma ho ancora un paio di pazienti da visitare. Non importa,sono abituata a fare gli straordinari.”
“D’accordo,ma vedi di non stancarti troppo. E non preoccuparti per quella storia…”Mi sorride maliziosa,ma per fortuna il suo cellulare vibra per avvertirla di un messaggio e lei non ha il tempo di dire altre cose imbarazzanti.
“Accidenti,è Shinichi! Mi aspetta davanti alla sua agenzia,devo fare presto!”Ran ripone frettolosamente il cellulare nella borsa e si infila la giacca. “A domani,Shiho”E corre fuori entusiasta,probabilmente perché non vede l’ora di rivedere il suo ragazzo.
Sospiro triste. Io purtroppo non ho ancora finito di lavorare,ma anche se avessi già terminato non ci sarebbe nessuno che attende con ansia il mio ritorno. Decido di avviarmi lungo il corridoio,devo visitare una bambina che è stata appena operata di appendicite.
Quando finalmente mezz’ora più tardi ho finito salgo nel mio studio per raccogliere le mie cose,ma con mia sorpresa un’infermiera mi si avvicina con un vassoio in mano.
“Scusi,dottoressa Miyano,mi dispiace disturbarla,ma c’è un paziente che vorrebbe chiederle una cosa…”
“Cosa? Chi è?”
“Non so il suo nome,ma la stanza è la numero 202.”
Sento un tuffo al cuore. Gin. Non è possibile,perché vuole me? Scuoto la testa per calmarmi. Forse vuole solo che lo visiti.
“E non le ha detto cosa vuole?”Mi sforzo di essere naturale,ma la mia ansia aumenta senza che io possa controllarla.
“Mi dispiace,non ne ho idea. Sono andata a portargli la cena…”Mi spiega perplessa “… quando mi ha detto che voleva parlare con la dottoressa Miyano.”
“Va bene,allora vado.”Le faccio un cenno di saluto veloce e raggiungo l’ascensore con il cuore in gola. Vorrei evitare di andarci,ma non posso comportarmi come una bambina capricciosa. Magari ha davvero bisogno di aiuto,e io sto solo facendo il mio lavoro.
Quando sono davanti alla porta della stanza esito un attimo,poi busso leggermente e alla fine mi decido ad entrare.
Lui è seduto tranquillamente sul letto e appena mi vede fa uno strano sorriso.
“Cosa c’è,sente dolore da qualche parte? Forse è meglio che la visiti…”Mi avvicino come se niente fosse senza pensarci,ma quando sono a pochi centimetri di distanza da lui,mi afferra il polso in modo talmente forte che mi sfugge un gemito di dolore.
“Che cosa c’è?”Sussurro con voce spezzata,molto meno tranquilla di prima. Questa stretta mi ricorda qualcosa… qualcuno…
Un attimo dopo davanti ai miei occhi compaiono di nuovo l’uomo e la bambina che avevo visto prima,ma stavolta riesco a sentire anche delle parole.
 
 
“Sherry,fai la brava… non aver paura,piccola…”
“No,lasciami,lasciami! Aiuto,aiutatemi!”
 
 
Di nuovo la nebbia offusca tutto e davanti a me ci sono di nuovo la camera dell’ospedale e il volto di Gin. Strattono la sua presa,fissandolo con occhi sbarrati. Cosa sono quelle visioni,perché le ho solamente quando sono con lui?
“Di cosa ha bisogno?”Sussurro tremante,con la gola completamente riarsa.
Gin mi guarda ancora per qualche secondo,sembra divertito dalla mia espressione terrorizzata,poi con un movimento brusco mi afferra di nuovo,facendomi crollare addosso a lui.
“Di te”Mi sussurra all’orecchio,facendo aderire i nostri corpi in un abbraccio. E adesso ne ho la certezza: non è la prima volta che mi trovo tra le sue braccia.
Tempo fa,in un luogo oscuro,in un posto sconosciuto,siamo stati stretti l’uno all’altra. Solo che quella volta avevo paura,lui mi stringeva provando a calmare i miei tremiti convulsi,e adesso no,non tremo di paura e il mio cuore è sereno,il mio corpo è abbandonato.
Adesso ho freddo,e mi bastano la sua dolcezza e le sue braccia forti che mi cingono  in modo protettivo la schiena per riscaldarmi.
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4:
 
 
“Akemi,quante volte devo dirti di smetterla?”Sbuffo esasperata,alzando gli occhi al cielo e stringendo nervosamente la mia tazza di caffè.
Mia sorella si lascia sfuggire una risatina,poi si ricompone e affonda il cucchiaino nella sua coppa gelato. Oggi è domenica e abbiamo deciso di vederci in un bar del centro,finalmente libere dai mille impegni che ci assillano.
“Però,Shiho-chan,devi ammettere che quel ragazzo che è appena entrato è davvero carino!”Esclama con gli occhi che brillano,accompagnati da un sorriso allegro e coinvolgente.
Scuoto la testa quasi con disperazione. “Insomma,sono settimane che non ci vediamo e tu sai solo pensare a guardare ogni bel ragazzo che entra?”
“Allora è carino,lo ammetti!”Sul suo volto affiora una luce trionfante,ma io mi affretto a negare.
“Non è poi un granchè… ne ho visti di meglio”Rispondo senza pensarci,e sento le guance diventare bollenti al pensiero di Gin,del suo volto,della sua voce… i suoi occhi magnetici di un bellissimo verde opaco…
“Sorellina! Ehi Shiho,mi senti? Shiho!” La voce di Akemi mi costringe a ripiombare fastidiosamente nel mondo reale,e mi giro frastornata e confusa.
“Che c’è?”
“Stavi pensando a un ragazzo,eh? Hai conosciuto qualcuno di carino? Era ora, finalmente!”
“No,non è vero! Stavo solo… pensando a uno dei miei pazienti”In un certo senso è vero.
“E dai,Shiho,non ti vergognerai mica di tua sorella! Su,dimmi la verità,come si chiama il fortunato? È qualcuno che conosco?”
“No,io… io non sono innamorata di nessuno”E proprio mentre dico queste parole,mi ritorna alla mente ciò che è successo due sere fa…
 
 
Avvertivo un bellissimo calore sulla mia pelle,la presenza di lui mi riscaldava… così forte,così rassicurante… ma fu solo per un folle istante. Folle e meraviglioso allo stesso tempo.
“Adesso basta,lasciami”Un attimo dopo recuperai la mia lucidità e dolcemente lo allontanai,alzandomi. “Scusami,devo proprio andare…”
Mi avventai sulla porta,uscendo di corsa e solo quando ritenni di essermi allontanata abbastanza sospirai di sollievo.
Ma che cosa voleva davvero da me? E perché avevo la sensazione che non fosse la prima volta che mi stringeva a sé? Davvero erano solo sciocchezze,o c’era sotto qualcosa di più?    
 
 
“Come no”Mi stuzzica Akemi “E adesso a chi pensavi,bell’addormentata?”
“A un mio paziente”Biascico io distratta senza riflettere.
Akemi mi guarda intensamente per un po’,come se stesse pensando e rielaborando le mie frasi,poi all’improvviso la sua faccia si contrae e diviene un misto tra divertimento e incredulità. “Non ci posso credere,Shiho. Non dirmi che ti sei innamorata di uno dei tuoi pazienti! Sarebbe proprio il colmo!”
Sospiro rassegnata. “Per favore,Akemi,non ti ci mettere anche tu…”
“In che senso anche tu?”
“Ormai si sono tutti convinti che io abbia una cotta per Gin”Sospiro ancora, ricordando ciò che mi hanno detto non solo Ran,ma anche altre colleghe e alcune infermiere il giorno prima.
“Come hai detto che si chiama,scusa?”Non so perché,ma il tono di voce di Akemi mi sembra improvvisamente cambiato,quasi come se fosse… nervosa.
“Gin Kurosawa… mi sembra di averlo già sentito da qualche parte… a te non dice niente?”
Akemi mi guarda pensierosa per un attimo,sembra sul punto di dire qualcosa ma poi si blocca. “No,non credo.”La sua voce è incerta,non capisco perché abbia cambiato atteggiamento così all’improvviso,è come se… volesse nascondermi qualcosa. Ma cosa dico,mia sorella è una persona di cui m sono sempre fidata ciecamente e non mi ha mai tenuto nascosto niente. Probabilmente è solo stupita.
“Comunque è un tipo strano… mi guardava in continuazione,come se mi conoscesse…”Aggiungo mentre rigiro distrattamente il cucchiaino nella mia tazza di caffè agitando il liquido marrone. “Lo sai che un paio di sere fa mi ha chiamata dicendo che aveva bisogno di me e poi mi ha abbracciata. Non lo trovi un comportamento ridicolo?”Mi accorgo che Akemi non mi ha risposto,e alzo sconcertata lo sguardo su di lei. È diventata improvvisamente pallida,le sue pupille sono spalancate a dismisura e le labbra scosse da tremiti convulsi. Che cosa ho detto,qualcosa che possa averla fatta preoccupare?
“Akemi,ti senti bene? Guarda che non c’è motivo di preoccuparsi,non mi ha fatto nulla,te lo assicuro…”Sorrido in modo rassicurante per calmarla,ma non faccio in tempo a dire altro che vedo le sue mani posarsi sulle mie spalle e stringerle in una presa insolitamente forte.
“Akemi,ma che stai facendo?”La osservo iniziando a spaventarmi: i suoi occhi tremano,la sua espressione è un misto di rabbia e preoccupazione,il suo colorito sempre roseo ora sbiancato,e le labbra sempre distese in gioiosi sorrisi sono tese e contratte.
“Shiho,ascoltami bene,devi assolutamente stare lontana da lui!”Mi urla quasi, scuotendomi per le spalle. Sono sbalordita: mia sorella è sempre stata un tipo tranquillo,la sua voce sempre allegra e pacata mi sembra quasi quella di un’altra persona,confrontandola con quella indurita e aggressiva che ha ora.
“Perché?”Chiedo confusa,cercando di capire il motivo di quello strano comportamento,ma lei sembra agitarsi di più.
“Devi stare alla larga da lui e basta!”Poco dopo sembra calmarsi e si allontana, sussurrando con voce rotta: “Ti prego,non chiedermi il perché Shiho-chan…”
A quel punto mi rendo conto che forse è meglio lasciar perdere,anche se molte, troppe domande senza risposta affollano la mia mente. Mia sorella sa qualcosa che io non so,e che per qualche motivo non devo assolutamente sapere. Ma io sono intenzionata a scoprirlo in modo che lei non possa venirne a conoscenza.
 
 
**
 
 
“E allora? Non le hai chiesto perché ti ha detto così?”Ran si sporge curiosa sul tavolino rosso del bar,fissandomi e stringendo la sua lattina di Coca Cola.
“No,non mi sembrava il caso”Rispondo indifferente addentando il mio panino e torturando la cannuccia del mio succo di frutta. “Akemi mi sembrava molto diversa dal solito… era angosciata,quasi arrabbiata… non capisco il motivo,ma non voglio indagare oltre per ora.”
Ran lancia un’occhiata nervosa all’orologio,forse per verificare quanto tempo ancora possiamo parlare prima che finisca la pausa pranzo,poi ritorna a guardarmi e mi sorride: “Chissà cosa voleva dire… ma tu non sei preoccupata?”
“Sinceramente no,perché so che mia sorella non mi terrebbe mai nascosto niente se non lo ritenesse davvero necessario… o forse è qualcosa di scarso rilievo. Non è il caso di agitarsi,credimi,io la conosco bene.”
“Forse lei ha già conosciuto Gin e se che è un tipo poco raccomandabile…”
“Può anche darsi. Ma c’è una cosa ancora più strana che non ti ho detto…”
“E cioè?”
“Prometti di non prendermi per pazza?”
Ran inarca un sopracciglio interrogativa,poi rilascia un sospiro. “Avanti,sentiamo.”
“In questo periodo sto avendo… delle visioni.”
Visioni?
Annuisco,osservando con una punta di divertimento la sua espressione stranita. Credo si stia chiedendo seriamente se sono sana di mente o no.
“Quando sono con Gin… quando lui mi parla o mi guarda vedo delle cose strane…”
“Tipo?”La guardo meravigliata: forse sta iniziando a credermi?
“Vedo una bambina che avrà all’incirca dieci anni,con un camice bianco e i capelli del mio stesso colore… e poi un uomo alto e robusto,molto più grande di lei. Non so dire chi siano,ma ho visto chiaramente l’uomo che si avvicinava alla bambina e lei che urlava… e poi mi sembra anche di averli sentiti parlare. Lui la chiamava con il nome di Sherry e lei gli urlava di allontanarsi. Ok,lo so che forse sto impazzendo e che non crederai a nessuna delle mie parole,ma ti assicuro che è la verità.”
Ran mi guarda in silenzio per un po’,poi si apre in un largo sorriso. “Caspita,non sapevo avessi questi poteri!”
“Ma che stai dicendo? Non sono mica una veggente… è da quando ho conosciuto Gin,che stanno capitando cose sempre più strane…”
“Vuoi dire che queste visioni le hai solamente quando sei con lui?”
“Sì,è come se si risvegliassero solo in sua presenza. Ma la cosa che mi spaventa di più è che credo non mi siano del tutto estranee… tre giorni fa,quando lui mi ha abbracciata… mi sono rivista anni addietro che tremavo mentre lui mi stringeva. Tutto ciò è inquietante.”
“Aspetta,ho la sensazione di essermi persa qualcosa… lui ti ha abbracciata?”
“Sì,è stato venerdì sera,quando tu sei uscita perché avevi finito il tuo turno e io avevo ancora del lavoro da sbrigare qui in ospedale. Mi ha fatta chiamare con una scusa nella sua stanza,io gli ho chiesto di cosa avesse biogno… e lui mi ha risposto “Di te”,come se mi conoscesse. E poi,come ti ho detto,mi ha abbracciata.”
“Certo che è veramente misterioso…”Sussurra Ran. “Ma da te posso aspettarmi veramente di tutto!”E scoppia in una risata cristallina e leggera.
Il mio volto si illumina,incredulo. “Stai dicendo che mi credi?”
“Ovvio.”Mi risponde lei facendomi l’occhiolino “Sei pur sempre la mia migliore amica!”
Sospiro di sollievo,alzandomi dalla sedia e spingendola indietro. “Grazie. Adesso è tardi,dobbiamo andare. Su,muoviamoci.”
“Non cambierai mai,eh Shiho?”
“Che intendi dire?”
“Niente,niente. Con te non c’è mai da annoiarsi”Ran mi sorride di nuovo e si alza a sua volta “Prometto che oggi starò più attenta e ti farò correre meno rischi!”
Capisco a cosa allude e le mie guance si colorano leggermente. “Ran!”
Lei soffoca una risata a fatica,osservando la mia espressione accigliata con divertimento. “Ora andiamo,basta con questi discorsi. Siamo entrambe molto occupate,vero?”
Fingo di non notare il suo tono malizioso e ignoro il doppio significato della frase. “Già,proprio così. Scusami,ma ho fretta.”
Mi distanzio sentendo ancora l’eco della sua risata e avvertendo crescere l’irritazione. Ma insieme a questa,si aggiunge anche una punta di inquietudine. Non so perché,ma ho uno strano presentimento. Scuoto la testa per scacciare questi pensieri: è solo stanchezza.
Sì,non può che trattarsi di questo.
 
 
**
 
 
Lancio la borsa di pelle sul sedile posteriore della macchina,mettendomi al volante. È stata una giornata di lavoro faticosa,ma per fortuna sono riuscita ad evitare Gin. Quando metto in moto l’auto mi accorgo che c’è qualcosa sul pedale destro,e mi chino un po’ stupita. I miei occhi si scontrano con un biglietto di carta sgualcito. Sopra vi sono scritte poche ma enigmatiche parole.
 
 
APTX-4869,Sherry,laboratorio scientifico di sperimentazione del quartiere di Beika
 
È tutto quello che posso dirti perché tu faccia chiarezza nel tuo passato.  Perdonami,non avrei mai voluto che tu ne venissi a conoscenza in questo modo,ma purtroppo non ho scelta. So che cercherai di decifrare questo strano messaggio,ma non preoccuparti,qualunque cosa scoprirai. La chiave di tutto sono i nostri genitori: pensa a loro e scoprirai cos’è successo più di quindici anni fa… Buona fortuna, sorellina.
p.s. Ti voglio bene,Shiho-chan,e te ne vorrò sempre. Non dimenticarlo mai.
 
 
“Che cosa significa?”Esclamo a voce alta senza rendermene conto. Cosa significano le parole incomprensibili all’inizio del messaggio? E su cosa dovrei fare chiarezza, qual è il mistero che Akemi mi tiene nascosto? È qualcosa che non posso… o che non devo sapere? Cosa c’entrano i nostri genitori in tutta questa storia? E cosa sarebbe successo quindici anni fa,qualcosa che io ho rimosso dalla mia memoria? Eppure io non ricordo niente di strano,la mia è stata un’infanzia abbastanza normale… ma mia sorella sa qualcosa del mio,del nostro passato che io non so… ma cosa?
 E poi quell’ultima frase… sembrava quasi un addio. No,non può essere, non deve essere.
Inizio a sudare freddo,e compongo il numero di Akemi. Sento gli squilli,ma nessuno risponde.
“Akemi,che succede? Ti prego,rispondimi,per favore…”Sussurro con il cuore in gola. Quando vedo che è inutile continuare a insistere,getto il cellulare sul sedile accanto e parto immediatamente,mentre la mia ansia cresce a dismisura attanagliandomi lo stomaco.
Premo l’accelleratore con un gesto nervoso,devo assolutamente arrivare a casa di mia sorella il prima possibile.
Senza dubbio c’è qualcosa che non quadra in questa storia… Sherry… dove ho già sentito questo nome?
 
 
“Sherry,fai la brava… non aver paura,piccola…”
 
 
Il nome di quella bambina! Quella che ho visto soltanto nella mia mente. Ma perché proprio io ho avuto queste visioni? Che legame c’è tra me e quella bambina dal nome così strano? Un momento… lei indossava un camice bianco: allora può darsi che si trovasse in un laboratorio,proprio come mi ha scritto mia sorella…
E quella formula… sembrava il nome di un composto chimico. Ma che significa APTX4869? Ho bisogno di una spiegazione,e solamente mia sorella può darmela. Già… come fa Akemi a conoscere questi strani dati? Lei non ha mai avuto conoscenze di medicina… e quella bambina di nome Sherry era forse una sua amica, una bambina che conoscevo anch’io?
Sono talmente assorta in questi pensieri che non mi accorgo di essere arrivata proprio davanti alla palazzina dove abita Akemi. Freno con un’inchiodata,non mi preoccupo nemmeno di parcheggiare la macchina in un luogo che non intralci il traffico,ed entro come una furia nel portone già aperto. Salgo le scale fino al terzo piano con i battiti del mio cuore sempre più veloci.
 
 
Akemi,cosa sta succedendo?
 
 
Mi fermo senza neanche riprendere fiato davanti alla porta dell’appartamento di Akemi. Non busso e spalanco la porta in un baleno.
“Akemi! Akemi,dove sei?”Urlo angosciata,ma non ottengo risposta. Strano,di solito a quest’ora ha già finito di lavorare da un pezzo…
Sul parquet c’è una macchia rossa. Non posso crederci… è sangue.
“Akemi!”Avanzo di qualche passo,ma i movimenti si bloccano all’improvviso e le parole mi muoiono in gola.
Akemi è immobile,in una pozza di sangue,con gli occhi sbarrati e la bocca aperta, stesa sul pavimento.
“Akemi,rispondi!”Mi chino e la scuoto,ma il suo corpo è ormai rigido sotto le mie dita.
 
 
No… questo è solo un incubo… adesso mi risveglierò nella mia camera,chiamerò mia sorella,e lei mi rimprovererà dolcemente con la sua immancabile risata…
 
 
Ma purtroppo è tutto vero. Impossibile,impensabile,inaspettato,doloroso,straziante,devastante… tutti gli aggettivi più terribili che possano esistere non eguaglieranno mai questa parola così crudele.
“Akemi… no,perché… chi è stato,cos’è successo?”Urlo,piango,non so nemmeno io cosa sto facendo,sento solo la mia immensa disperazione. Mi sento vuota, sconvolta,incredula… Akemi sapeva di dovermi dire addio? Per quale motivo? Non può essere stato un incidente né tantomeno un omicidio. Non avevamo nemici che potessero addirittura desiderare la sua morte… ma allora mia sorella si è tolta la vita? È assurdo,perché avrebbe dovuto farlo? E poi perché lasciarmi quel messaggio? Al’improvviso noto uno strano particolare: c’è una pillola bianca e rossa accanto al corpo di mia sorella. La prendo in mano cercando di capire cos’è: sembra una medicina,ma non ne sono sicura. Cosa ci fa lì?
Osservando meglio il volto di mia sorella,vedo delle tracce biancastre sulle sue labbra,lo stesso bianco di quell’insolita pillola. Che sia un messaggio?
A quel punto capisco che c’è qualcosa che non va,e con lo sguardo incollato al pavimento e il viso bagnato impietosamente dalle lacrime,porto il mio cellulare all’orecchio e compongo un numero.
“Buonasera. Parlo con la polizia?”
 
 
**
 
 
Osservo con occhio spento e triste i poliziotti aggirarsi con aria professionale e concentrata intorno al cadavere di mia sorella,ma dopo un po’ non riesco più a sopportare la loro vista e mi giro per asciugarmi le lacrime.
“Shiho!”Mi giro in direzione della voce che mi ha chiamata,scontrandomi con l’espressione affranta di Ran.
Istintivamente abbatto ogni barriera e corro ad abbracciarla con le lacrime agli occhi,sforzandomi inutilmente di non farle uscire.
“Mi dispiace”Sussurra triste stringendomi come una madre con la sua bambina e lasciandomi sfogare.
“Che cosa ci fai qui?”Riesco finalmente a dire quando i singhiozzi sembrano essere leggermente diminuiti. Noto che sta ancora stringendo la borsa con gli strumenti di lavoro e sotto il pesante cappotto blu sporge un lembo del camice,quindi è venuta direttamente qui senza passare da casa. Ma come ha fatto ad apprendere della morte di mia sorella così in fretta?
“Sono venuta insieme a Shinichi”Mi spiega indicando un giovane dai capelli mori e due vispi occhi azzurri che si guarda intorno concentrato. “Gli ha telefonato la polizia,perché l’ispettore Megure”Aggiunge indicando un omone con due folti baffi neri e un impermeabile arancione “è una sua vecchia conoscenza. Shinichi l’ ha aiutato a risolvere molti casi e ha una grande fiducia in lui,per questo ogni tanto lo contatta anche se non fa parte della polizia. Ero con lui quando l’ispettore ha telefonato e ho preteso di venire anch’io. Non potevo abbandonare un’amica.”Vedendo il suo sorriso gentile mi trattengo a fatica dal piangere,ma quando Shinichi si avvicina tiro su col naso impedendo alle lacrime di uscire.
“Mi dispiace molto”Dice stringendomi la mano con delicatezza e calore “Farò il possibile per scoprire la verità.”
“Grazie”Sussurro sforzandomi di sorridergli,ma il risultato è stata solo una smorfia triste e tirata.
Ritorno da Ran in cerca di conforto,mentre Shinichi si allontana in direzione del punto in cui è stato ritrovato il corpo. So che è un detective bravissimo,e sono impercettibilmente rassicurata nel sapere che anche lui indagherà sulla morte di Akemi. Ma ho come l’impressione che ci sia sotto qualcosa,qualcosa di molto di molto più grande delle nostre aspettative…
Non ho voluto mostrare il messaggio né a lui né agli agenti perché contiene degli indizi per capire cosa è avvenuto d’importante nella nostra vita quindici anni fa.
È una faccenda privata e voglio indagare da sola,contando solo sulle mie forze. Mia sorella mi ha lasciato questo messaggio perché sapeva che avrei potuto capirlo da sola,e io non ho intenzione di deluderla.
Sono pronta ad esaudire il suo ultimo desiderio,anche se scoprissi qualcosa che mi sconvolgerebbe. Non avrei mai potuto immaginare,neanche lontanamente,che cosa comportasse davvero la mia scelta. Non avrei mai potuto pensare che il mio cuore, ormai,appartenesse alla persona che aveva rovinato per sempre la mia vita. E che, inconsapevolmente,gli era sempre appartenuto. 
 
  

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5:
 
 
Mi trascino stancamente davanti allo specchio,osservando senza interesse il mio aspetto orribile. Ho i capelli scomposti,due enormi occhiaie scure,il viso privo di trucco e gli occhi gonfi e rossi di pianto. Stanotte non ho dormito,sono rimasta sveglia a fissare il soffitto,permettendo alle lacrime di essere le mie uniche compagne.
È appena l’alba e finalmente ho deciso di trascinarmi fuori dal letto,ma di certo non per andare al lavoro. Per la prima volta nella mia vita non ne ho alcuna voglia,mi sento veramente troppo triste e fragile,troppo vulnerabile. E se andassi al lavoro dovrei comportarmi con professionalità e freddezza,fingere di essere serena e incollarmi perennemente un sorriso sulla faccia quando i miei colleghi mi parleranno di Akemi. Non credo di poter sopportare i loro sguardi fintamente comprensivi e pieni di compassione,e poi… se andassi all’ospedale sarei costretta a rivedere Gin. Ma che mi salta in mente? Perché penso a lui in un momento del genere?
Però è molto strano… è come se con il suo arrivo si fossero verificati tutti questi eventi tremendi e inspiegabili: le mie strane visioni,la morte di mia sorella… possibile che abbia un legame con tutto quello che mi sta accadendo? Ma è impossibile,come potrebbe? Non lo conosco nemmeno… anche se ho sempre avvertito il contrario.
Devo smetterla con queste sciocchezze,e mi lascio sprofondare nel morbido divano del soggiorno con la cornetta del telefono tra le mani,lasciando un messaggio nella segreteria di Ran,per dirle di non preoccuparsi e che domani tornerò al lavoro. Mi dispiace non poterla vedere,ma sono sicura che lei mi comprende e non ho bisogno di spiegarle a parole come mi sento.
Sono passati tre giorni dalla morte di mia sorella,e mi sono decisa ad uscire di casa solamente per andare al suo funerale. Non ricordo quante lacrime ho pianto, sicuramente basterebbero per riempire una cascata,non ricordo i volti delle persone che cercavano di confortarmi,l’unica cosa nitida era la mia grande sofferenza e il mio dolore così vivido,un dolore fortissimo mai provato prima. Quando sono tornata a casa mi sono sfilata l’abito nero e mi sono gettata sul letto a pensare a noi due,alla nostra infanzia di bambine spensierate,ai nostri scherzosi battibecchi,alla promessa ci eravamo fatte l’una all’altra di non separarci mai e che è stata infranta così tragicamente. Sono riuscita a farmi un po’ di coraggio dopo aver sentito le parole affettuose di Ran,che la sera di quel giorno stesso era venuta a trovarmi a casa mia,scusandosi mille per volte per non essere venuta al funerale di Akemi insieme a me. Io le avevo sorriso con gratitudine,spiegandole che era già tanto che si fosse disturbata a venire. Non avevo mai avuto una vera amica,e pensavo che non l’avrei avuta nemmeno in futuro.
Il giorno dopo ho continuato a rimanere a letto,senza andare al lavoro,rifiutandomi persino di andare alla centrale per essere interrogata dalla polizia. Alla fine ho risposto alle domande di un agente che è venuto fino a casa mia per l’interrogatorio, e ho cercato di farmi dire quante più cose possibili sulla morte di mia sorella, scoprendo con orrore che tutto sembrava avvolto da un oscuro mistero.
Non c’erano tracce di infrazione in casa e le finestre erano chiuse tutte col chiavistello,tuttavia le ferite di arma da fuoco che riportava Akemi sul corpo lasciavano presupporre che qualcuno fosse entrato lì per ucciderla. Dato che tutto però era perfettamente in ordine,la polizia ha pensato che si fosse tolta la vita,ma l’arma non è stata ritrovata in nessuna parte della casa,neanche dopo una perlustrazione accuratissima in ogni angolo.
E poi c’era un altro fatto inspiegabile: sulle labbra di Akemi era stata ritrovata una polverina biancastra,corrispondente a quella di una pillola che io stessa avevo trovato vicino al suo corpo. La scientifica l’ aveva analizzata,ed era risultata essere un veleno letale,che se ingerito provoca la morte cellulare della vittima e nel corpo non lascia tracce. Tuttavia c’erano due cose strane: perché avrebbe dovuto lasciare lì un altro campione del veleno,se si era suicidata? E se era stata uccisa,perché le avevano fatto ingerire quel veleno e contemporaneamente sparato? Non sarebbe stato più efficace utilizzare solamente il veleno?
Una cosa era certa: la morte di mia sorella è stata troppo strana e piena di coincidenze inspiegabili per pensare semplicemente che si sia tolta la vita. Anche il messaggio che mi ha lasciato farebbe pensare il contrario,io la conoscevo bene e sapevo che non avrebbe mai compiuto un gesto tanto estremo,proprio perché era sempre felice e piena di speranza per il domani. No,Akemi non l’avrebbe mai fatto,lei che amava la vita più di qualsiasi altra cosa e mi spronava sempre a divertirmi e a trovare un fidanzato.
 
Stanca di questi pensieri,decido di farmi una veloce doccia fredda,per schiarirmi le idee e provare a scacciare la mia angoscia e quel brutto presentimento che continuare ad albergare in me,quasi come se ci fosse un pericolo intorno alla mia vita.
Quando esco dal bagno mi sento meglio,e mi vesto velocemente con una maglietta e un paio di jeans. È così insolito da parte mia portare dei vestiti così sportivi,sono talmente abituata a portare il camice da lavoro che questa mia immagine mi sembra quasi ridicola.
Mi siedo di nuovo in soggiorno,tormentando un foglietto di carta,quello che contiene le ultime parole di mia sorella. Parole dai significati nascosti,che spetta a me decifrare. Lo rileggo per la milionesima volta,fino a impararne il contenuto a memoria,ma non mi viene in mente niente,nella mia testa c’è solo il buio più completo e la totale confusione.
Ad un certo punto,stremata,mi alzo in piedi e prendo la mia decisione: devo andare a lavorare,devo compiere il mio dovere,ci sono tante persone che hanno bisogno di me,non posso restare chiusa in casa a risolvere questo enigma incomprensibile,se non so neanche da dove cominciare. E poi c’è un buon motivo per cui voglio andare al lavoro: non so spiegarmi il motivo,ma ho il presentimento che l’apparizione di Gin sia in qualche modo collegata alla tragedia che mi ha colpito e al mistero che mi ha chiesto di risolvere Akemi… forse potrei cercare di capirci qualcosa,passando del tempo con lui.
Preparo la borsa con i miei strumenti,prendo il cappotto e apro decisa la porta,senza nessun ripensamento. È il mio dovere,solo il mio dovere,che mi impone di rendermi utile e smetterla di piangermi addosso. Anche Akemi vorrebbe questo. Mi asciugo una piccola lacrima e metto in auto l’auto. Si,ne sono sicura,anche lei lo vorrebbe.
 
 
**
 
 
“Dottoressa Miyano!”
Mi volto cercando di sorridere verso la voce che mi ha chiamata: è il caporeparto,un uomo molto simpatico che si preoccupa spesso per me.
“Ho saputo di sua sorella,mi dispiace molto”Gli rivolgo un altro sorriso stiracchiato, timorosa che le lacrime possano riprendere ad uscire.
“Grazie”Dico infine,cercando di essere gentile e di non lasciare che la tristezza si ripercuota negativamente sul rapporto con i miei colleghi.
“Sono contento che sia tornata,capisco che per lei sia stato uno shock tremendo e che abbia avuto bisogno di un po’ di tempo per riprendersi. Mi creda,un sacco di pazienti hanno chiesto di lei. La sua assenza si notava,nessun altro qui dentro è alla sua altezza.”
“La ringrazio”Sorrido un po’ intimidita e mi avvio verso il mio studio,guardandomi intorno come se vedessi quest’ospedale per la prima volta.
Qui dentro ci sono persone di ogni età,con problemi più o meno gravi,ma io ho sempre cercato di aiutare tutti nel migliore dei modi perché anch’io,come Akemi, amo la vita. Certo,non sono mai stata allegra ed esuberante come lei,ma sempre riservata e piuttosto malinconica,passando tanto tempo con gli ammalati. Tuttavia ho sempre cercato di non diventare mai cinica e scostante,perché penso che le persone che si trovano qui abbiano bisogno di trovare intorno a loro sorrisi e conforto,non facce cupe e irritate.
Apro la porta del mio studio e poso il cappotto sulla sedia,infilando il mio solito camice e aprendo la mia borsa.
Non passa neanche un minuto che sento la porta aprirsi,e sorrido con un sospiro quasi nostalgico: mi mancava davvero poter essere utile agli altri.
Spalanco gli occhi quando vedo entrare una bambina di circa tre anni con due piccole trecce castane che piange rumorosamente,in braccio a una donna dal volto preoccupato.
“Buongiorno”Esordisce agitata “Ho urgente bisogno di aiuto,mi hanno detto che lei è la dottoressa più brava di questo ospedale.”
“Sono qui per questo”Le rispondo con un sorriso,tentando di calmarla. “Prego,si accomodi e mi spieghi qual è il problema.”
La donna si siede su una sedia nera davanti alla mia scrivania,continuando a tenere in braccio la bambina che non smette di piangere.
“Mi sono decisa a venire qui oggi perché non riuscivo a far smettere di piangere mia figlia,e non ho potuto avvertire mio marito,che è ancora al lavoro. Sono giorni che la mia piccola ha la febbre alta,ma non ha mai pianto come oggi,per questo mi sono preoccupata tanto e ho deciso di correre subito qui.”
“D’accordo,allora la visito subito”Prendo delicatamente la piccola dalle braccia della madre e la faccio sedere su un lettino bianco,ma quando mi avvicino con lo stetoscopio si dimena e si mette a piangere più forte.
“Non mi piacciono gli ospedali”Mugugna cercando di scendere.
La madre,sempre più agitata,cerca di intervenire,ma io la blocco un cenno della mano e torno a guardare con un sorriso la bambina.
“Neanche a me piacciono,sai?
“Davvero?”Il suo volto innocente si illumina di un grande sorriso,smettendo all’istante di piangere,e io annuisco intenerita.
“Però è necessario che tu stia qui,capisci? Altrimenti non potrai stare bene.”Mi affetto ad aggiungere,ma con dolcezza.
“Non potrò più giocare al parco?”Le sue labbra si distendono tirate,sembra sul punto di rimettersi a piangere,e mi fa una grande tenerezza.
“Sì,certo ce potrai,ma prima devo visitarti,d’accordo?”
“Fa male?”Mi chiede preoccupata,ma sembra molto più calma di prima.
“No,assolutamente. Ascolta,facciamo un gioco: io ti poso questo bottone nero sulla schiena e tu dovrai respirare profondamente e tossire quando te lo dirò,d’accordo?”
“Va bene.”Risponde finalmente convinta.
La visito attentamente,dicendole di aprire la gola,controllandole le orecchie,e la bambina non fa altro che ridere,vedendo tutto come un gioco.
“Bene,abbiamo finito”
“Di già? Non ho sentito niente.”Esclama contenta la bambina.
“Hai visto? Te l’avevo detto”Le sorrido ancora,contenta di essere riuscita a risolvere un problema. So di essere egoista,ma risolvere i problemi degli altri mi aiuta a non pensare ai miei.
“Per caso c’è qualcosa che ti fa male in particolare?”
“Sì,mi fa tanto male la gola”
“Anche a ingoiare?”
“Sì”
“E hai appetito?”
“Sì,ma mi brucia tanto la gola”
“Ho capito. Niente di grave,è solo un’infiammazione delle tonsille.”
“Dovranno togliergliele?”Si allarma la madre.
“Oh,no,assolutamente no. Sua figlia ha semplicemente le tonsille un po’ più sensibili del normale,e le basse difese immunitarie hanno contribuito all’arrossamento e il rigonfiamento del cavo orale. La febbre alta è dovuta solo all’arrossamento delle tonsille,probabilmente non ha preso le medicine adatte. Le prescrivo subito una cura di antibiotici.”
“Come,è proprio necessario?”
“In questo caso sì,non vi è altro modo per abbassare la temperatura corporea. Avrebbe potuto essercene un altro se aveste provveduto prima ad una cura adeguata,ma ora per evitare complicazioni è necessario assumere una cura di antibiotici per una settimana.”
Mi siedo alla scrivania estraendo dal taschino la mia penna e scrivendo su un foglio la ricetta. Lo consegno alla madre dopo aver applicato il timbro e le do istruzioni su come e quando assumerli.
“Non si preoccupi,non è niente di grave,nel giro di una settimana sarà guarita completamente.”
“Grazie mille”Mi dice la donna con gli occhi quasi lucidi,stringendomi la mano.
“Si figuri,non c’è di che”Sorrido,sentendomi contenta per loro,e la bambina mi abbraccia felicissima.
“Non ho parole,di solito mia figlia ha un vero terrore dei dottori e fa sempre un sacco di capricci durante le visite.”
“Bisogna capire i bambini,è logico che a quest’età abbiano paura dei dottori,e io provo a mettermi nei loro panni.”
Mi sciolgo dall’abbraccio della bambina e le sorrido: “Tra una settimana starai di nuovo bene,piccola,non ti preoccupare.”
“Grazie”Mi sussurra con gli occhi che brillano e mi da un piccolo bacio sulla guancia. Poi da la mano alla mamma ed entrambe si dirigono verso la porta.
“Ehi,aspetta,non mi hai detto come ti chiami!”
La bambina si gira con un grande sorriso. “Akemi”
Stupita,ricaccio indietro le lacrime faticosamente,e ricambio il sorriso sentendo gli occhi lucidi.“E’ proprio un bel nome. Ci vediamo presto,Akemi.”
Lei mi fa un cenno di saluto,e mentre esce la sento dire alla madre: “Sai mamma, questa è la dottoressa più brava che abbia mai incontrato.”
“Hai ragione,è molto brava.”
L’ultima cosa che sento è la risata cristallina di Akemi: “Hai visto,mamma,in quella stanza c’erano un sacco di provette dai liquidi colorati e aggeggi strani. Tu sai cos’erano?”
Sento una fitta alla testa,e al suono di quelle parole,davanti a me compare una stanza sconosciuta,probabilmente il laboratorio che mi era già apparso nelle precedenti visioni,sempre immerso nell’oscurità,e la stessa bambina dai capelli ramati che armeggia con una provetta in modo disinvolto.
Improvvisamente entra una bambina un po’ più grande,dai lunghi capelli mori e un largo sorriso pieno di solarità.
“Ehi,ancora a lavorare con questi strani aggeggi e quelle buffe provette colorate?”
L’altra non risponde,si limita ad alzare le spalle con indifferenza.
“Guarda che lo dico per te,dovresti riposarti. È tardi,torniamo a casa…”
“Akemi,tu vai pure a casa. Sai che io devo completare le ricerche.”
Quella bambina sarebbe Akemi? E l’altra,come fa a conoscerla?
“Va bene,ma cerca di non esagerare.”
“Non preoccuparti,vai pure.”
Akemi le lancia un’altra occhiata poco convinta,ma alla fine chiude la porta alla sue spalle e si allontana.
La bambina ramata si gira con sguardo colpevole. “Perdonami,Akemi,ma se non ottengo dei risultati mi puniranno ancora…”Un’espressione angosciata prende il posto di quella fredda che aveva fino a poco prima,e si guarda i lividi violacei che ha sui polsi. Scuote la testa e tira giù le maniche del camice,tornando a lavorare.
 
Tutto ritorna come prima,ora sono di nuovo nel mio studio. Mi stropiccio gli occhi, incredula: mia sorella e quella bambina si conoscevano? Perché? E cosa intendeva dire quella bambina con la sua ultima frase? Chi l’avrebbe punita?
Quando entra un’altra persona,mi affretto a tornare alla realtà,e la mattina passa velocemente,tra una visita e l’altra,senza che abbia più tempo di pensare a ciò che ho visto.
Quando scatta l’ora della pausa pranzo scendo con un sorriso,sicura di trovare Ran al bar. Quello è il nostro appuntamento,spero di parlarle del messaggio che mi ha lasciato Akemi,per vedere se può aiutarmi a decifrarlo. Però non la trovo da nessuna parte,e alla fine mi ricordo che questo è il suo giorno libero. Che sciocca,me n’ero completamente dimenticata.
Mi sento un po’ sola,ma non più una bambina ormai. Mi siedo al bar mangiando distrattamente un panino,continuando a ripensare alle visioni che ho avuto. Accidenti,ma perché deve esserci questo buio completo nella mia mente? Non ho idea di che cosa fare,non capisco chi sia la bambina delle mie visioni e perché lei e mia sorella si conoscessero,non capisco neanche che cosa c’entrino il laboratorio di Beika e quella strana formula… sembrava il composto di una pillola. Pillola… magari della stessa che era stata ritrovata accanto al suo corpo! Ma cosa c’entra il nome di un veleno in tutto questo?
Chissà perché,il mio pensiero corre a quello che è accaduto tra me e Gin negli ultimi giorni. Mi sfioro il braccio,notando il segno del livido che ha lasciato la siringa… perché ho avvertito quel bisogno di salvargli la vita? E perché,anche adesso,sento di volerlo vedere di nuovo,per accertarmi che stia bene? Non lo so,ma ho capito che il mio istinto in qualche modo mi sta suggerendo la strada da percorrere. E io ho intenzione di seguirla.
 
 
**
 
 
Prendo un respiro profondo davanti alla porta della camera 202,poi alla fine lascio da parte l’indecisione e mi decido a bussare ed entrare.
“Buongiorno. Come si sente oggi,va meglio?”
Lui mi guarda interrogativo,poi risponde freddo: “Non sono malato,sto benissimo.”
“Ha comunque avuto un incidente piuttosto grave,e che le piaccia o no,devo visitarla.”Sono un po’ seccata da tanta arroganza,ma,come mi diceva sempre mia sorella,ho una bella faccia tosta e non mi arrendo facilmente.
Lo visito con una punta di imbarazzo,ripensando a quello che era accaduto una settimana fa,a quando mi aveva abbracciata senza preavviso e io gliel’avevo lasciato fare,ma faccio del mio meglio per ignorare quella sensazione e dedicarmi al mio lavoro.
“Ottimo,direi che per adesso è tutto nella norma. Ha un fisico forte,si sta riprendendo rapidamente.”Lo guardo per un istante,indecisa,poi gli rivolgo quella domanda che mi ha sempre tormentata,fin dal primo giorno che ci siamo visti. “Per caso ci conosciamo? Ho l’impressione di averla già vista da qualche parte…”
“Se avessi già visto una donna come lei,non l’avrei certo dimenticata.”
Quella risposta mi distrae dai miei propositi,e arrossisco appena. “Devo considerarlo un complimento?”
La risposta però non arriva,al suo posto solamente un forte colpo di tosse.
“Che cos’ha,si sente male?”Lo afferro per le spalle,stringendolo a me involontariamente.
“Adesso va meglio…”Mi sussurra a fatica,stringendosi a me con più forza. Mi sento a disagio,ma non voglio allontanarlo,sembra così diverso da pochi attimi prima,così fragile…
“Non sta bene,ha la fronte sudata…”Afferro un fazzoletto per asciugargli la pelle,e lo vedo sorridere impercettibilmente. Lo avvicino a me,prendendomi cura di lui come un bambino piccolo.
“Grazie…”
“E di che cosa?”
“Non gliel’avevo detto quando mi ha salvato la vita,mi pare. Senza di lei non sarei qui ora. E anche oggi ha saltato la pausa per verificare che stessi bene…”
“La sua salute mi sta a cuore,non si dimentichi che questo è il mio mestiere…”
“Ho provato una sensazione strana quando mi ha donato il suo sangue… riuscivo a percepire la sua dolcezza,la sua bontà,era come se fosse parte di me…”
Non ho il tempo di stupirmi di quelle parole,ma sono certa che il mio cuore abbia smesso di battere per qualche secondo. Quando lo sento tossire di nuovo,e mi accorgo del suono strano della sua tosse,ho un tremito.
“Si stenda e si riposi un po’,starà meglio”Lo metto a letto come un bambino,tirando su il lenzuolo,e senza rendermene conto mi ritrovo a sorridergli. “Deve coprirsi bene,quest’anno la temperatura è particolarmente rigida,altrimenti rischia di ammalarsi.”
“Non importa,mi capita spesso…”Quando sento quelle parole,unite al suo respiro affannato,inizio a preoccuparmi.
“Quanto spesso?”
“Diverse volte durante la giornata.”
“Da quando ha iniziato ad avere questa tosse?”
“Saranno più o meno un paio di mesi”
“E le è mai capitato di vedere tracce di sangue dopo aver tossito?”
“Ultimamente sì,spesso.”
“Ha appetito in questi giorni?”
“Non molto,a dir la verità.”
La mia espressione deve essere cambiata spaventosamente,perché mi sento chiedere: “E’ tutto a posto,si sente bene?”
In altri casi,avrei detto la verità ai miei pazienti. Invece adesso,per un motivo che ignoro,mi limito a sfoggiare il mio sorriso migliore.
“Non si preoccupi,va tutto bene. Si riposi,mi raccomando.”
Mi affretto ad uscire dalla stanza per timore che possa chiedermi altro,e salgo nel mio studio. Mi siedo alla scrivania,scrivendo qualche parola su un blocchetto per appunti.
 
 
Paziente stanza 202- radiografia toracica da effettuare domani

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6:
 
 
La prima cosa che faccio questa mattina,ancora prima di entrare nel mio studio,è predisporre una radiografia toracica per il paziente della stanza 202,Gin Kurosawa, quell’uomo tanto misterioso che mi ha colpita fin dal primo momento in cui l’ho visto.
Sono molto stanca,stanotte ho faticato tanto per addormentarmi e ho continuato ad avere incubi. Mi affanno a dare ordini e organizzare tutto,così presa che non mi accorgo della presenza di Ran fin quando lei mi posa una mano sulla spalla per richiamare la mia attenzione.
“Oh,sei tu!”
“Sei tornata,Shiho?! Sono contentissima,dev’essere stata dura per te”Mi sento confusa mentre mi abbraccia,poi mi vergogno di me stessa: in tutto questo trambusto,non ho pensato abbastanza a mia sorella. Eppure lei c’è sempre stata, quest’uomo è entrato nella mia vita solo da pochi giorni,ma ho come l’impressione di conoscerlo da molto,molto più tempo di quanto possa sembrare…
“Mi dispiace davvero. Sei sicura di sentirti bene,Shiho?”
“Come dici? Sì,certo. Scusami,ma adesso sono molto indaffarata…” Richiamo un’infermiera per accertarmi che la sala ecografie sia pronta,ma Ran mi blocca.
“Che stai facendo?”
“Un paziente deve effettuare un’ecografia al torace.”
“Oh,e chi è?”
Mi mordo un labbro,agitata: “Gin.”
“Davvero? Intendi dire il paziente che si è preso una cotta per te?”
“Ran! Quante volte devo dirti che non è come pensi tu?”
“Sì,come no. Devi effettuarla tu quest’ecografia?”
“Sì,voglio verificare di persona.”
“Perché,cosa devi verificare?”
“Niente,niente. Mi dispiace,adesso devo proprio andare…”
“Shiho!”
Mi volto impaziente,scrutando gli occhi preoccupati di Ran.
“Sei sicura che vada tutto bene?”
“Certo…”
La vedo scuotere la testa. “Lascia che me ne occupi io,sei troppo agitata.”
“Ne sei sicura? L’ecografia al torace richiede una grande preparazione e precisione…”
Mi sorride rassicurante,stringendomi una mano. “Stai tranquilla,ne ho fatte parecchie e conosco la procedura,anche se non sono brava come te.”
“Ma io non volevo dire questo…”
“Lo so. Fidati,andrà tutto bene.”Le mie dita tremano leggermente,e per un attimo ho la sensazione che quelle parole vogliano dire molto di più. Che abbia capito?
“Va bene,ora vado da lui.”
“Vuoi che venga con te?”
Fino a qualche giorno fa avrei accettato senza pensarci minimamente,anzi,ne sarei stata sollevata,ma adesso…
“No,preferisco andare da sola.”
“Come preferisci.”
Affretto il passo fino quasi a correre,mentre l’ansia continua ad aumentare in me.
Busso alla porta della camera ed entro velocemente.
“Stamattina va un po’ meglio?”
Gin annuisce,ma io noto lo stesso il colorito pallido del suo viso.
“Dovrebbe venire con me per un esame,una dottoressa bravissima la sta già aspettando. Si tratta di una semplice ecografia al torace.”
“Per quale motivo?”
“E’ solo un accertamento. Se non la sente posso trasportarla su un lettino.”
“No,ce la faccio.”Non appena si alza però rischia di cadere,allora passo il mio braccio attorno alle sue spalle per sostenerlo,e una nuova visione riempie i miei occhi.
La stessa bambina e lo stesso uomo delle altre volte. La bambina è in braccio all’uomo e ha una sbucciatura sul ginocchio destro. Faccio appena in tempo a vederlo chinarsi sulla ferita e baciarla,che tutto si offusca nuovamente.
Stavolta non ci faccio molto caso,lo aiuto a camminare fino alla sala dove si deve svolgere l’ecografia,e una volta entrato,mi siedo su una sedia lì fuori in attesa,perché non ho il coraggio di venire con lui.
La mia ansia cresce e le mani mi sudano. Perché il tempo deve passare così lentamente?
Dopo una ventina di minuti,vedo uscire Ran con il responso,e poco dopo anche Gin,che cammina a fatica. Prima di parlare con lei,mi preoccupo di riaccompagnarlo nella sua stanza,e intanto la mia angoscia aumenta sempre di più.
Quando ritorno,Ran mi aspetta in sala riunioni,seduta al grande tavolo circolare.
“Allora?”La aggredisco quasi,ancora prima di sedermi.
“Innanzi tutto calmati e siediti.”
“Perché non me lo dici? Qual è l’esito?”
“Shiho,calmati,non ti ho mai vista così. Siediti e ne parliamo”
Forse ho esagerato,non era necessario che mi mettessi a urlarle contro,ma è stato più forte di me. Prendo un  respiro profondo nel tentativo di calmarmi,e prendo posto sulla sedia accanto a lei.
“Scusami,Ran.”
“Non importa. Come si dice,l’amore si scopre sempre quando è troppo tardi…”Il suo sorriso scherzoso lascia spazio ad un’espressione cupa.
La voce mi esce tremante e i battiti del mio cuore si fanno sempre più mozzati: “Cosa… cosa intendi dire?”
Ran mi guarda seria per qualche istante,poi prende le mie mani tra le sue e mi fissa dritta negli occhi. E quegli occhi rammaricati mi parlano ancor prima della sua risposta. “Shiho… quell’uomo ha un tumore al polmone.”
Una pugnalata al cuore. Un dolore mai provato prima. E la terribile sensazione di essere del tutto impotente.
 
 
**
 
 
“Come?”
“E’ così,mi dispiace.”
“Ti dispiace? Ran,dobbiamo operarlo subito,non c’è tempo da perdere…”
“Shiho,il tumore ormai è in fase avanzata.”
“E con questo? Noi potremmo…”
“Non siamo dei maghi,Shiho. Arrivati a questo punto è impossibile fare qualcosa… quando si presenta l’emotisi ormai è troppo tardi.”
“Non… non è possibile…”Sento la testa che mi gira,le gambe molli,il cuore dolente. No,non posso crederci,non voglio crederci… è come se tutto il mondo mi fosse improvvisamente crollato addosso… è un peso che non riesco a sostenere,che non ho mai sostenuto in tutta la mia vita…
“Gli ho chiesto se per caso era un fumatore,ma la risposta l’ho avuta dagli esami. Guarda qui”Ran mi porge un foglio che io afferro con mani tremanti.
Spalanco gli occhi,stringendo quel maledetto esame,quel risultato inoppugnabile che una macchina spietata e insensibile ha deciso di presentarmi.
“E’… uno scherzo,vero?”
“Purtroppo no,come vedi la situazione è troppo compromessa.”
Avverto una voglia fortissima di piangere,ma non voglio farlo davanti a Ran,così senza dire altro salgo a corsa le scale,ignorando i richiami della mia amica,ed entro nel mio studio gettandomi a sedere sul pavimento. Scoppio in un pianto disperato, come quando avevo saputo della morte di mia sorella,e non mi basta altro per avere la mia risposta. Mi ritornano alla mente le parole che Ran ha pronunciato poco fa…
 
 
“Come si dice,l’amore si scopre sempre quando è troppo tardi…”
 
 
“Hai ragione,Ran”Sussurro tra i singhiozzi,asciugandomi le lacrime. Non ce la faccio più,ho bisogno di lui,devo toccarlo,sentire che è vicino a me,dirgli di non andarsene…
Le mie gambe si muovono prima del mio cervello,e arrivano fino alla sua stanza. Entro senza bussare,trovandolo seduto sul letto,e mi getto senza riluttanza tra le sue braccia,in lacrime.
Non so cosa mi stia prendendo,ma ho bisogno di lui,del suo abbraccio,della sua forza e della sua dolcezza.
“Stringimi forte,per favore…”Sussurro accoccolandomi sul suo petto e stringendo forte tra i miei pugni la stoffa del suo pigiama. Mi attira a sé in una stretta piena di calore,e io socchiudo gli occhi,assaporando quel momento che tanto desideravo.
Continuo a piangere,il mio corpo è scosso convulsamente dai singhiozzi,e lo stringo più forte per accertarmi della sua presenza. “Per favore,non lasciarmi…”
“Non piangere,sono qui. Non devi essere preoccupata per me…”Mi sollevo il volto asciugando dolcemente le mie lacrime,e io non resisto più.
Gli afferro il mento e mi spingo vicino al suo volto,prima che le nostre labbra si scontrino tra loro. Il sapore di questo bacio… è caldo, appassionato, travolgente,ma sono sicura di averlo già vissuto. Non posso allontanarmi da lui, provo a resistergli in ogni modo,ma è solo la mia mente che fugge,il corpo e il cuore restano lì,incollati, succubi della sua presenza. Lui ricambia il bacio con lo stesso trasporto, facendo scivolare le sue mani dietro la mia nuca e stringendola più forte. Non voglio che termini questa dolce pressione sulle mie labbra,non voglio respingere il sapore di tabacco della sua lingua. Piego leggermente la testa di lato,completamente stordita da quelle emozioni mai provate prima. Le nostre bocche si cercano,si esplorano in una danza sempre più aggressiva,piena del desiderio che entrambi abbiamo soffocato per molto,troppo tempo. Continuo ad abbracciarlo e a baciarlo quasi con disperazione,e quando ci stacchiamo per riprendere fiato,lui mi sussurra all’orecchio,facendomi rabbrividire: “Perché sei così preoccupata per me?”
“Ti serve davvero una risposta?”Mi sorride e accarezza le mie guance ancora umide, cingendomi dolcemente la vita con un braccio e mandando il mio corpo lentamente all’indietro,sul materasso,sempre continuando a baciarmi. Non mi oppongo,perché so che sarebbe inutile,è quello che vogliamo entrambi.
E in un attimo,nella mia mente appaiono immagini molto più nitide delle altre volte. Ora posso riconoscere chiaramente una bambina con i capelli ramati come i miei,lo sguardo serio e un piccolo camice bianco che le scivola lungo il corpo. A giudicare dagli strumenti e le apparecchiature il luogo in cui si trova sembra un laboratorio,ma è tutto molto buio,non ne sono completamente sicura. La bambina sta scarabocchiando delle formule chimiche su un foglietto armeggiando contemporaneamente con una provetta contenente del liquido verdastro. Questo mi stupisce profondamente: sembra così piccola,eppure così perfettamente a suo agio…
La porta si apre con un lieve cigolio e la bambina assottiglia gli occhi,girandosi verso un’ombra che torreggia sulla soglia.
“Come procedono le ricerche,mocciosa?”
Lei assume un’espressione seccata e si gira di spalle con aria di sufficienza, continuando ad esaminare la provetta che tiene in mano.
“Qui c’è anche gente che sa svolgere il suo lavoro,nel caso tu non lo sapessi. E non è richiesta la presenza di altri scienziati,quindi…”
Scienziati? Quella bambina così piccola sarebbe una scienziata? Scienziati.. i miei genitori svolgevano questa professione prima di morire. Forse quella bambina lavora nello stesso laboratorio dove lavoravano i miei genitori prima di morire… era questo che voleva dirmi Akemi. Allora c’è un collegamento…  forse è sulla morte dei nostri genitori che devo indagare?
L’uomo avanza nell’oscurità,afferrando il colletto del camice della bambina e girandola bruscamente verso di lui.
“Sai Sherry,oggi ho un po’ di tempo libero… che ne dici di passarlo insieme?”
La bambina stende le sue labbra in un sorriso di sfida,non sembra per niente intimorita. “Preferisco tornare a lavorare,grazie.”
“Che ne dici di provare un altro tipo di lavoro?”
 
La nebbia offusca le immagini e i loro contorni perdono consistenza. Rabbrividisco. Cosa significa tutto questo?
“Non… non credo che questa sia una buona idea…”Annaspo improvvisamente spaventata e tremante,con il respiro rotto,provando debolmente ad alzarmi.
“Shh…”Mi posa un dito sulle labbra,stavolta completando il suo lavoro e mettendosi sopra di me. Mi sento così al sicuro sotto il peso del suo corpo,e mi rifugio tra le sue braccia con un fremito.
“Stai calma,piccola…”
“Ah,è così?”Metto un piccolo broncio,fingendomi offesa. “Mi consideri piccola?”
“Mocciosa…”Riesco a sentire tra gli ansimi,mentre le sue labbra strusciano sul mio collo con fastidiosa bellezza,annebbiandomi la mente e bloccando qualsiasi pensiero razionale.
“Davvero?”Lo obbligo a staccarsi da me,e prendo tra le dita i suoi capelli, avvicinandomi al suo orecchio. “Però non mi pare ti dispiaccia baciare una mocciosa…”
La sua reazione è totalmente diversa da quella che mi aspettavo: mi blocca entrambe le braccia e afferra la stoffa del mio camice,lacerando il tessuto bianco con uno strappo secco e gettandolo a terra.
“Questo non ti serve più…”Sussurra con un sorrisetto malizioso.
“Neanche a te…”Sollevo la sua maglia sfilandola con frenesia,mentre il mio respiro è sempre più accelerato. Dovrei allontanarmi,ma non posso impedirmi di continuare questo gioco pericoloso,è più forte di me.
Le sue mani si infilano abili sotto il tessuto della mia maglietta rossa,salgono lungo i miei fianchi liberandomi anche di quell’ostacolo. Inarco la schiena,invitandolo silenziosamente a proseguire il percorso,e poco dopo anche il mio reggiseno scivola silenziosamente a terra. Quando sento le sue labbra mordicchiarmi i capezzoli,un gemito mi sfugge dalle labbra. I battiti del mio cuore aumentano sempre di più,e con essi una meravigliosa sensazione di calore alla bocca dello stomaco.
Gin non si stacca un attimo,sento di nuovo le sue labbra premere sulle mie e le sue mani che scendono fino a liberarmi dei pantaloni. Un brivido di angoscia mista a piacere mi scuote con violenza e il mio respiro continua ad accelerare.
Le sue mani e la sua bocca si addentrano audaci e impazienti nella mia intimità, esplorandola con passione. Mi mordo le labbra per trattenere un grido di piacere, quando lo sento giungere fino all’elastico degli slip di pizzo. Sono colta da un tremito e mi aggrappo alle sue spalle. Gin solleva il volto e mi guarda con un sorriso divertito,facendo scivolare le dita sul bordo di pizzo e giocando con il merletto. Il mio respiro si fa sempre più spezzato e i miei gemiti aumentano,ma lui mi imprigiona la bocca mescolando i nostri respiri irregolari e bloccandomi in gola qualsiasi suono.
Sento le sue mani continuare a torturarmi dolcemente,e in un impeto di passione mi getto tra le sue braccia.
“Strappale…”Sussurro roca,scegliendo di abbandonare anche il mio ultimo barlume di lucidità.
Lui obbedisce quasi subito,come se non aspettasse altro,e mi allarga le gambe con decisione unendo i nostri corpi. Ad ogni spinta sento la mia passione e il mio desiderio aumentare,sento crescere la voglia di rimanere dentro di lui,di essere sua, ora e per sempre. E mi sento strana,perché io sento di essergli sempre appartenuta, come se questa non fosse la mia,la nostra prima volta. Divarico leggermente le gambe,attorcigliandole ai suoi fianchi,e il mio respiro si spezza sempre di più. Riesco a sentire il suo profumo,lo inspiro profondamente e lascio che si imprima sulla mia pelle. Le sue spinte adesso sono meno violente,e d’un tratto sento un calore dolce e allo stesso tempo devastante nascermi dentro. Subito dopo lo vedo crollare addosso a me,ma non posso vedergli il viso perché è nascosto nell’incavo del mio collo. Mi ubriaco del suo respiro affannato e lo stringo a me,sentendo i battiti del mio cuore diminuire leggermente. Sorrido,pensando che quella melodia suonerà sempre ed unicamente per la stessa persona,quella che brucia i miei organi e devasta in modo celestiale ogni mia azione e ogni mio pensiero.
 
 
**
 
 
Provo a calmare il mio respiro,stringendomi a lui e lasciando che giochi con i miei capelli,mentre la mia pelle nuda aderisce alla sua,ora che è disteso al mio fianco, osservandomi quasi rapito. Non provo imbarazzo,mi sento solo meravigliosamente completa,felice. Siamo stati un unico corpo,un unico respiro,un’unica anima,e provo una straordinaria sensazione di benessere,come se aspettassi da sempre questo momento. Non riesco a crederci: abbiamo fatto l’amore ed è stato bellissimo. La mia prima volta,con lui. Questo pensiero mi fa scoppiare il cuore di gioia,perché sento che è quello che volevo veramente,senza nessuna costrizione o obbligo. Ma perché questo strano presentimento? Come se decidere di mia spontanea volontà non fosse una cosa naturale…
Un dolce e leggero bacio sulla nuca mi distrae,e involontariamente mi metto a ridere,gettando la testa all’indietro nel sentire quel tenero solletico. Lo sento tirarmi a sé e continuare ad accarezzarmi lentamente i capelli,mentre io trovo rifugio sul suo petto,accarezzandolo senza fretta e godendomi quel momento perfetto. Sorrido rilassata,cercando la sua pelle fredda per rinfrescare il mio corpo in fiamme,e lo sento agitarsi.
“Cosa c’è?”
“Sherry…”I miei occhi si spalancano appena,quando lo sento sussurrare quel nome. Possibile che lui conosca la bambina delle miei visioni? Forse è l’occasione giusta per saperne di più.
Appoggio la testa sul suo petto e mi avvicino di più a lui. “Io mi chiamo Shiho.”
Lui mi fissa qualche istante,sembra assorto nei suoi pensieri,poi mi passa un braccio attorno alle spalle mordicchiandomi dolcemente il lobo dell’orecchio.
“Sei identica a lei…”Mi sussurra.
“A chi?”
“A Sherry.” Sento la sua voce tremare nel pronunciare quel nome,e poso una mano sulla sua guancia in una lieve carezza.
“Chi è?”Bisbiglio per non rompere questa strana complicità.
Ancora una volta i suoi occhi si posano su di me causandomi un piccolo brivido,poi si scostano fino a posarsi in un punto imprecisato davanti a sé.
“Saranno passati almeno quindici anni… lei mi piaceva da impazzire,era bella, intelligente,fredda e decisa,ma non sono mai riuscito ad averla.”
Quindici anni? La stessa data che mi ha comunicato mia sorella prima di morire… devo assolutamente sapere chi era quella bambina.
“Che strano nome…”Continuo nella speranza che lui possa dirmi qualcosa di più.
“Infatti non era il suo nome,io la chiamavo sempre così perché trovavo che le si addicesse bene. Lo sherry è il mio liquore preferito,dolce e sensuale come lo era lei…”
“E non conosci il suo vero nome?”Ancora una volta si gira a guardarmi,poi mi sorride stringendomi con più forza.
“Non te lo posso dire.”
“Perché?”
“Sono sicuro che tu la conosca meglio di chiunque altro.”
Non aggiungo altro,confusa da quella risposta enigmatica. Perché mai dovrei conoscerla?
Rimango pensierosa ancora per qualche istante,infine mi decido a rivolgergli una domanda che mi frulla nella mente già da un po’. “Eri innamorato di lei?”
Con mia grande sorpresa lo vedo scoppiare a ridere,e lo guardo perplessa. “Cosa c’è di tanto divertente?”
“Era una bambina.”
“Ma non mi pare che tu ti faccia tanti scrupoli…”Gli sorrido ammiccante,avvicinando le nostre labbra. “Non ti è dispiaciuto portarti a letto una ‘bambina’,se è per questo…”
Mi sorride misterioso,sfiorando appena le mie labbra e spingendomi contro il suo corpo. “Neanche in passato mi sono fatto scrupoli…”
“Cosa? Ma se mi hai appena detto che non sei mai riuscito ad averla…”
“Ci sono tanti modi per avere una persona…”
Mi alzo di scatto,allontanandomi turbata e disgustata. “Cosa stai cercando di dire?”
“Lo sai.”
“E cioè?”
Mi afferra il polso riportandomi vicino a lui e abbracciandomi con forza e dolcezza allo stesso tempo,come se non volesse lasciarmi andare. Mi passa una mano sui capelli,sussurrandomi le parole che in futuro sarebbero sempre rimaste impresse nella mia mente. “Vorrei chiederle di perdonarmi,ma sarebbe impossibile. Niente potrà cancellare quel ricordo che ha di me. Sono certo che anche se adesso non riesci a capire,un giorno te ne accorgerai e mi odierai nello stesso identico modo. E’ solo questione di tempo.” 
 
 
**
 
 
Mi sistemo il camice,quello di scorta che ho dovuto indossare dopo quello che è successo,e batto nervosamente le dita sulla tastiera del computer,completando un foglio di dimissione per uno dei miei pazienti,ma la mia mente è completamente altrove. Sono emozionata da un lato,ma dall’altro confusa. Cosa voleva dire Gin con quelle parole? Come potrei odiarlo? Mi sento nervosa,agitata. Mi sfioro appena le labbra,timorosa di cancellare il sapore di quel bacio,e mi stringo le braccia al petto per avere l’illusione di sentire ancora il suo abbraccio. Finalmente ho capito quello che cercavo di negare persino a me stessa.
 
 
Farò di tutto per salvarti… te lo prometto. Perché io non posso stare senza te. Ti amo,forse anche più di me stessa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7:
 
 
Shiho!”Incrocio lo sguardo affranto e gli occhi preoccupati di Ran,così alzo lo sguardo dal libro di medicina che stavo studiando.
“Che c’è?”Sbuffo seccata chiudendo il volume,ma faccio fatica a trattenere un sorriso divertito alla vista della sua faccia scandalizzata.
“Come,che c’è? Sei stata tu che mi hai proposto di venire a bere qualcosa per distrarci un po’,e poi cosa ti metti a fare? Ovvio,a studiare! Non cambierai mai.”
“Vuoi smetterla?”Riapro il libro dalla pagina dove l’avevo interrotto,e mi concentro sulla lettura,fingendo di non notare lo sguardo esasperato di Ran. “E’ una cosa importante,quindi ti pregherei di non disturbarmi,per favore.”
Sospira seccata e sprofonda nella poltroncina davanti a me,addentando un biscotto da un piattino vicino a lei. Siamo sedute al tavolino di un bar nel centro di Tokyo per un piccolo aperitivo,perché avevo davvero la necessità di distrarmi e così ho chiamato Ran proponendole di uscire a cena fuori. Solo che lei deve avermi preso troppo alla lettera: non intendevo dire mettermi a parlare di ragazzi e scatenarci, solo continuare a lavorare in un posto diverso dal solito.
“Cosa c’è di più importante della tua migliore amica? Certo,il lavoro,impossibile dimenticarsene! E dai,Shiho,non vorrai continuare a studiare anche mentre mangiamo!”Alzo appena lo sguardo per vedere davanti a me il piatto che ha appena portato il cameriere,ma faccio finta di niente e i miei occhi ritornano sulle parole.
“Puoi fare meno baccano,per favore? Starei cercando di concentrarmi”D’un tratto mi vedo strappare il libro dalle mani,e l’occhiata furente di Ran.
“Adesso basta con questa roba,Shiho.”
“Non capisci. Ridammelo,per favore,è una cosa seria…”
“Oh,certo,è una cosa seria essere miss perfettina. Neanche per sogno,adesso tu ti scordi del lavoro e mangiamo tranquillamente,come farebbero due persone normali.”
“Ti sbagli,non lo faccio per essere più brava…”
“Ah,no? E per cosa,allora?”
“Lascia stare,ridammi quel libro!”
“Allora hai qualcosa da nascondere! Molto bene,vediamo un po’…”Esclama divertita leccandosi le labbra e sfogliando le pagine. Muovo una mano per riprenderlo,ma ormai è troppo tardi.
“E questo cos’è?”Ran aggrotta le sopracciglia,pensierosa “Terapia per tumori polmonari”Sembra riflettere,poi mi guarda con espressione più addolcita. “Shiho,ti avevo già detto che non possiamo fare niente per lui…”
“Non ti azzardare a dirlo,il compito di noi medici è salvare vite,non dire ‘è troppo tardi ’. E adesso ridammi quel libro,per favore,sto cercando di studiare una cura efficace.”
“Come vuoi,ma ti chiedo soltanto una cosa. Non farti coinvolgere troppo.”
“Cioè?”
“Shiho… non sono sciocca,tu sei innamorata di quell’uomo,ma anche se so benissimo che non è una cosa che si può fare a comando,cerca di tenerti a freno, rischi di soffrire inutilmente.”
Stavolta non nego,perché so benissimo che ha ragione. Abbasso gli occhi,arrossendo al pensiero di quello che è successo il giorno prima. Mi sembra di sentire ancora il suo calore,le sue braccia che mi stringono forte… le parole di Ran sono sensate,è come se mi avesse letto nella mente. È passato un solo giorno senza vederlo,ma mi manca da morire,darei qualsiasi cosa per sentire di nuovo il sapore delle sue labbra, il suo abbraccio protettivo…
“Shiho,ti senti bene?”
“Come? Sì,certo…”
“Non me la racconti giusta. Scommetto che ti ha baciata,vero?”
“Beh,a dire il vero… sì,è così. Ma non solo quello…”
“Che cosa?”Ran strabuzza gli occhi con un sorriso malizioso. “Finalmente ti sei decisa,era ora!”
“Ieri,quando mi hai detto l’esito dell’ecografia al torace,ho perso la testa,non riuscivo più a ragionare… in quel momento mi sono accorta di quanto fosse importante per me. Sono corsa in camera sua e l’ho abbracciato,poi ci siamo baciati e lui mi ha stesa sul suo letto…”
“Ok,ok,ho capito”Mi ferma Ran,notando le mie guance rosse “Non mi servono tutti i particolari.”
“E mentre ci baciavamo,ho avuto un’altra visione…”
“Davvero,continui ancora ad averle?”
“Sì,succede sempre quando ho un contatto fisico con lui… stavolta ho visto la stessa bambina e un uomo che cercava di convincerla a… a stare con lui”Cerco di spiegare imbarazzata. “Ma c’è un’altra cosa che non mi convince… Gin mi ha detto che ha avuto con la forza la ragazza che gli piaceva,che tra l’altro ha lo stesso nome della bambina delle mie visioni… possibile che quella bambina e la ragazza di cui era innamorato siano la stessa persona?”
“Avresti potuto chiederglielo. Comunque stai iniziando a farmi preoccupare,Shiho… ti sei innamorata di un tipo poco raccomandabile.”
“Anche a me le prime volte ha dato questa impressione,ma ieri sembrava una persona diversa,così dolce…”
“Non c’è niente da fare,sei proprio cotta.”
“Ran,smettila con queste sciocchezze e pensiamo a mangiare,sennò si raffredda tutto. Studierò a casa,dopo cena”Mi affretto a prendere un boccone del mio sushi,e vedo Ran che mi guarda con un misto di divertimento e tenerezza.
“Si può sapere che ti prende ora?”
“L’amore è il sentimento più bello che possa esserci a questo mondo,ma a volte può fare davvero molto male. Non scordarlo mai,Shiho.”
 
 
**
 
 
“Oggi ti senti meglio?”
Entro nella stanza di Gin,fingendo di non notare l’espressione maliziosa con cui mi guarda.
“Sì,direi proprio di sì…”Mi risponde ammiccando,e io distolgo lo sguardo arrossendo.
“Smettila,io sto dicendo sul serio”Mi avvicino preoccupata sentendolo tossire,e senza preavviso lui mi abbraccia stringendomi al suo petto. Rimango ferma in quel comodo rifugio,avvertendo una sensazione di pianto sempre più forte.
“Te l’avevo detto che non stai bene,sdraiati. Devi riposarti”Lui però non mi ascolta, continua a stringermi più forte,e mi accarezza lentamente i capelli.
“Non devi preoccuparti per me,so che potrei morire,ma sei tu sarai con me,io non avrò paura.”
Le lacrime escono come un fiume in piena appena sento queste parole,e stavolta sono io a stringerlo più forte.
“Non devi neanche pensarlo,tu non morirai. Farò di tutto perché tu guarisca”Mi stacco per sorridergli,ma le lacrime continuano a rigare il mio volto. “Io non mi arrendo tanto facilmente,ma tu devi promettermi che non mi abbandonerai mai.”
Lo vedo guardarmi con un sorriso triste,ma alla fine annuisce e mi abbraccia nuovamente. “Te lo prometto.”
 
 
**
 
 
Trattengo a stento uno sbadiglio,e mi concentro sulle pagine del libro che ho davanti a me. Le lancette dell’orologio con il quadrante bianco segnano mezzanotte e mezzo,ma io non ci faccio caso. Devo assolutamente terminare questo capitolo,non lo sto facendo per me e devo metterci il massimo impegno,mi ripeto.
Alla fine,stremata ma molto soddisfatta,chiudo il libro e mi getto sotto le coperte, ansiosa di piombare in un bel sonno ristoratore.
Il telefonino che ho appoggiato sul comodino però squilla improvvisamente,e io lo afferro seccata,dicendo addio al mio tranquillo riposo. Che sia un’emergenza dall’ospedale? Sul display è segnato il numero di Ran. Aggrotto le sopracciglia, perplessa. Che strano… per quale motivo mi chiama a quest’ora di notte?
“Pronto?”Biascico un po’ assonnata,mentre mi stropiccio gli occhi nel tentativo di tenerli aperti.
“Shiho,è successa una cosa incredibile!”La voce eccitata di Ran mi rimbomba nell’orecchio,sono costretta ad allontanare il telefono per non rimanere sorda.
“Sarebbe a dire?”Sbadiglio seccata,sperando che la conversazione si chiuda in fretta.
“Abbiamo trovato un indizio. Cioè,la polizia ha trovato un indizio perlustrando la casa di Akemi.”
“Cosa? Che indizio?”Balzo a sedere sul letto,il sonno sembra essermi passato di colpo.
“Era in un cassetto dell’armadio che c’è nella sua camera,me l’ha detto Shinichi. Un messaggio scritto a penna.”
“E cosa dice?”
“Secondo i primi risultati della scientifica,la calligrafia non è quella di tua sorella,e non c’è traccia di impronte digitali. È una cosa veramente strana… ci sono scritte solo due parole.”
“Quali?”
“Allora,se non ricordo male… Perdonami,Sherry. Secondo te cosa vuol dire?”
“Non… non ne ho idea…”Balbetto confusa. Sherry… ancora con quel nome… ma che significa?
“Secondo Shinichi è probabile che sia un messaggio lasciato dall’assassino,e mi ha detto di chiedere a te se conoscevi una ragazza con questo nome così strano. Allora che mi dici,l’hai mai sentito?”
“No,mi dispiace.”Mento.
“Peccato,sarebbe utile scoprire chi è”Sospira Ran.
“Perché?”
“Questo è ciò che mi ha detto Shinichi. È probabile che l’assassino abbia compiuto questo omicidio perché fosse costretto,e la ragazza di cui era innamorato aveva un legame stretto con tua sorella. L’assassino sapeva che avrebbe sofferto molto,una volta che avesse appreso della sua perdita,per questo le ha chiesto di perdonarlo.”
“In effetti ha senso… Ran,a te posso dire la verità. Quello è il nome della bambina che appare nelle mie visioni,ma non ho idea di chi possa essere.”
“Davvero? Allora può avere un legame anche con te. Mi raccomando,chiamami se ti viene in mente qualcos’altro.”
“Certo,ti ringrazio per avermi avvertita di questa scoperta. A domani”
Chiudo la comunicazione e mi sdraio nuovamente,pensierosa.
Adesso ne sono convinta più che mai: la bambina delle mie visioni è coinvolta nella morte di mia sorella e nel mistero che Akemi mi ha chiesto di risolvere. La domanda è: chi è la spietata mente criminale che si nasconde dietro a tutto questo?
 
**
 
 
“Non stai ancora bene,quante volte devo dirti di riposare?”Afferro il braccio di Gin, guidandolo verso il letto e mettendolo a sedere.
Lui sbuffa seccato,lanciandomi un’occhiata storta.“Smettila di fare la mamma”
“Io non faccio la mamma,faccio il medico”Ribatto fingendomi offesa e sedendomi accanto a lui.
Mi afferra il mento e avvicina i nostri volti,sfiorando le mie labbra. “E allora mi dica, dottoressa,quale potrebbe essere la mia cura?”
“Mmm,fammi pensare… che ne dici di questo?”Gli stampo un grosso bacio sulle labbra e lo abbraccio forte.
“Così va meglio?”Ridacchio continuando a tenerlo stretto,ma nonostante questo avverto un nodo alla gola. Magari bastassero un mio bacio e un mio abbraccio per guarire la sua malattia. Lui però ha curato la malattia della mia solitudine,come posso,io che ho salvato innumerevoli vite e sono un’esperta dottoressa,non essere in grado di guarirlo?
“Sì,grazie”Mi abbraccia posando il mento sulla mia spalla,e stavolta sono io a sentirmi piccola e bisognosa di affetto. Stringo la stoffa del suo pigiama tra i miei pugni,non voglio che si allontani neanche di un millimetro da me.
“Ehi piccola,stai calma,non vado da nessuna parte”Sento un leggero bacio sulla fronte e a quel punto non posso impedire alle lacrime di rimanere ferme.
Scorrono lente,silenziose,disperate,e si disperdono in singhiozzi sommessi.
Mi ritrovo ancora più stretta al suo petto,e sento il suo respiro irregolare e la tosse che cerca in ogni modo di trattenere.
 
 
Vorrei tanto crederti,ma temo che non ci riuscirò… ti prego,non lasciarmi da sola,ho paura…
 
 
Inconsapevolmente tremo e lui mi accarezza dolcemente la schiena.
“Hai paura? Non ti preoccupare,sono qui…”
“No,va tutto bene”
 
 
Sì,ho paura… paura di amarti troppo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8:
 

 
“Dottore,vada da quella parte e prenda le attrezzature necessarie. Mi scusi, servirebbe un altro po’ di anestesia. Lei non resti lì impalato,prepari la sala operatoria!”Sono passati altri due giorni e io mi sto dando da fare come una matta per poterlo operare,sperando che serva a qualcosa. Ho chiesto ai chirurghi più bravi specializzati del settore e si sono detti favorevoli,anche se mi hanno guardato con un’espressione strana,probabilmente per l’eccessivo entusiasmo che ho dimostrato quando hanno accettato la mia proposta. Oggi è il giorno fatidico,e sono venuta prima del solito per assicurarmi che sia tutto a posto.
“Shiho!”Ran mi viene incontro affannata,ma con un sorriso luminoso stampato sulle labbra. “E’ tutto pronto,possiamo iniziare.”
“Bene,manda un paio d’infermiere nella stanza 202 per iniettargli l’anestesia,vengo subito anche io.”
“Aspetta,ti accompagno.”
“No,è meglio se resti qui e controlli che sia tutto a posto. Non ti preoccupare,torno subito.”Sto per allontanarmi lungo il corridoio,ma una presa delicata sul braccio mi costringe a fermarmi.
“Shiho,ricordati solo di quello che ti ho detto quando siamo uscite a cena fuori. Sei mia amica e non voglio che tu stia così male.”
Mi sforzo di sorridere,e mi giro verso il suo volto,cercando di contenere l’ansia. “Sto benissimo,tranquilla.”
Adesso lei sembra più convinta,e mi sorride in modo dolce liberandomi il braccio dalla sua presa.
“Andrà tutto bene,vedrai”
“Lo spero,Ran. Lo spero con tutto il cuore.”
 
 
**
 
 
“Andrà tutto bene”Le stesse parole che mi ha detto Ran pochi minuti prima,io le sto ripetendo adesso a Gin,stringendogli la mano.
È incredibilmente calmo,steso un lettino appena fuori dalla stanza,con addosso un camice verde opaco così simile al colore dei suoi occhi,in questi giorni sempre più spento. Due infermiere gli hanno appena iniettato una buona dose di anestesia,e stiamo aspettando che faccia effetto. Ho gli occhi lucidi e l’espressione tirata,devo sembrare davvero un mostro. Forse sono più agitata io che sto bene di lui,cosa che mi sembra davvero assurda. Ma quando prendo le sue dita tra le mie sento un lieve tremito,una scossa fugace,che in un solo attimo riesce a trasmettermi tutta la sua insicurezza e il timore che questo sforzo sia vano.
“Non ti preoccupare,quando ti sveglierai sarò accanto a te”Gli sorrido per rassicurarlo,sempre incollata alla sua mano. Non voglio separarmi da lui,mi sembra di essere tornata piccola,quando facevo i capricci perché non volevo allontanarmi dalla mamma.
Mi sorride appena e chiude gli occhi,abbandonando la testa. Dopo qualche secondo decido a malincuore di lasciargli la mano,e avviso le infermiere che si è appena addormentato. Loro provvedono a portarlo fino alla sala operatoria,e dopo essermi accertata che sia entrato mi accascio sfinita su una sedia davanti alla porta.  
Più il tempo passa,più la mia ansia e la voglia di correre dentro aumenta,ma cerco di darmi un contegno e di aspettare con pazienza,anche se non è per niente facile. Non sono mai stata un tipo particolarmente emotivo,ma in questa circostanza non riesco a tenere a freno la mia agitazione,e soprattutto la mia paura.
Continuo a torcermi nervosamente le mani,osservando il ticchettio lento che producono le lancette del mio orologio. Sono solo due fili e dodici numeri,ma per me adesso hanno una grandissima importanza. Voglio che scorrano in fretta,per poter finalmente riuscire a calmarmi,ma più di tutto per sapere com’è andata l’operazione.
Dopo tre lunghissime ore la porta si apre e ne esce un chirurgo con una cuffietta verde e la faccia semicoperta da una mascherina dello stesso colore. Se la toglie respirando a fatica e guardandomi in modo strano.
“Com’è andata?”Provo a sorridere per stemperare l’ansia,ma le parole mi muoiono in gola non appena sento la sua risposta.
“Purtroppo non possiamo fare niente. Il tumore è stadio avanzato,non è stato possibile rimuoverlo completamente.”
“Cosa?”Sento le gambe e il cuore che mi tremano,la ragione che mi abbandona e un immenso senso di sofferenza attanagliarmi il petto.
“Le cellule malate che non è stato possibile rimuovere con il tempo si svilupperanno di nuovo dando origine a una malattia molto più radicata,e di conseguenza impossibile da sconfiggere.”
“No,non può essere… Non sarebbe possibile utilizzare delle medicine per distruggere le cellule malate? Quelle potrebbero avere una grande efficacia…”Mi aggrappo all’ultimo filo di speranza,ma il chirurgo mi guarda quasi con compassione e scuote la testa.
“Potrebbero avere una grande efficacia,sì,ma tutto dipende dallo stadio in cui si trovano le cellule tumorali. Come le ho già spiegato,sono in fase molto avanzata,e non credo che un ricorso alla chemioterapia servirebbe a qualcosa,contribuirebbe solo a indebolire l’organismo già provato dalla malattia del paziente. A questo punto,se proprio si vuole tentare la sorte,dovrebbe prima farlo visitare ad uno specialista e provare a sottoporlo ad altre operazioni per vedere se fosse possibile sconfiggere la causa.”
A quelle parole mi rincuoro un pochino,ma è evidente che non c’è tempo da perdere. Prima di andarmene,però,voglio dirgli un’ultima cosa.
“Si ricordi che il compito di un medico è quello di salvare le persone,non di accertarne il decesso. Per questo non mi rassegnerò facilmente.”
 
 
**
 
 
Siedo ansiosa una poltroncina accanto al letto della stanza 202,in attesa che Gin si svegli. Mi mordo nervosamente un labbro osservandolo dormire tranquillo,e le parole del chirurgo irrompono di nuovo nella mia mente. No,io non ho intenzione di arrendermi,devo fare di tutto per salvarlo.
All’improvviso la mano che avevo posato accanto alla sua viene afferrata da una presa forte,e guardo con sollievo i suoi occhi aprirsi lentamente. Sorrido finalmente più serena,con una grande voglia di piangere di gioia e di tenerlo stretto a me.
“Ti sei svegliato,meno male”Sussurro stringendo la sua mano “Come ti senti,è tutto a posto?”
Si guarda intorno confuso,sembra ancora stordito,poi focalizza il mio volto e mi sorride debolmente. “Sei qui…”Le sue dita si serrano attorno alle mie,sembra non volerle lasciarle andare,e le lacrime minacciano di traboccare fuori da un momento all’altro. Cerco di trattenerle,anche se avverto gli occhi pizzicare e farsi lucidi.
“Sì,sono qui. Te l’avevo detto,no?”Mi chino per abbracciarlo. “Sarò sempre accanto a te,non mi arrenderò e riuscirò a farti guarire,vedrai. Ti fidi di me?”
Annuisce e il mio sorriso si allarga,scacciando in un attimo le lacrime. “Allora non preoccuparti. Ce la faremo.” Unisco di più le nostre mani,sollevandole per mostrargliele. “Insieme.”
 
 
**
 
 
“E quindi dovrai farlo visitare da uno specialista”Ran mi guarda seria,seduta sulla sedia di fronte a me,al tavolo circolare della sala riunioni. Lega alcuni fogli in una cartellina e torna a guardarmi.
“Cosa c’è?”
“Mi pare di avertelo già detto,Shiho,che non possiamo fare l’impossibile. O sbaglio?”
“Non farmi la predica,so benissimo cosa posso e non posso fare,sto solamente dando più possibilità di cura a un mio paziente. Non è questo il mio lavoro,forse?”
Ran sospira rassegnata. “Sai benissimo cosa intendevo dire. Ti stai affaticando troppo e stai soffrendo per uomo che hai conosciuto da pochissimo tempo. Non sai nulla di lui,eppure ti ostini a volerlo salvare. Non credo proprio che tu lo faccia solo per il tuo lavoro… dico bene? E poi vorrei farti presente che da quando è arrivato lui ti sono successe un sacco di cose brutte. Non so se sono coincidenze,ma tua sorella è morta,forse uccisa,e tu hai cominciato ad avere visioni orribili ed inquietanti.”
“Non essere sciocca,cosa stai cercando di dirmi? Che ha una maledizione o qualche potere oscuro? Questa conversazione è durata fin troppo,ho molto lavoro da fare. Adesso vado,a più tardi.”
Prima di chiudere la porta,faccio in tempo a sentire un lieve sussurro,quasi impercettibile. “Stai attenta,Shiho…”
Per un attimo,ho l’impressione che quelle parole vogliano dire molto di più… sorrido amaramente. Devo davvero stare in guardia,se voglio evitare di soffrire. Ma purtroppo,come mi aveva detto una volta Ran,al cuore non si comanda,è lui che ci indirizza verso la strada da seguire. E,noi,impotenti non possiamo fare altro che percorrerla.
 
 
**
 
 
Sospiro sfinita,gettandomi ancora vestita sul letto della mia camera. Sto ripensando a tutto ciò che è avvenuto in questo periodo: l’arrivo di Gin,la strana morte di mia sorella,il mistero che mi ha chiesto di risolvere,le mie inspiegabili visioni…
E se tutti questi eventi avessero un collegamento? Se Akemi mi avesse chiesto di capire cos’era accaduto quindici anni fa perché era stata spinta a volermi dire tutto dopo l’arrivo di Gin? Ma per quale motivo? Le mie visioni erano ambientate tutte nello stesso posto: un laboratorio,probabilmente quello di Beika,lo stesso indicatomi da mia sorella… i miei genitori erano scienziati e il loro incidente era accaduto proprio lì… forse voleva dirmi di indagare sulla loro morte,che non era stata casuale.
Senza accorgermene,provata dalle troppe emozioni di questi giorni,mi rannicchio su un fianco e scivolo in un sonno profondo.
 
 
**
 
 
E’ ora di pranzo,i raggi del sole filtrano tiepidi attraverso le fessure della grande finestra che c’è nel mio studio e dall’esterno si sentono i clacson arrabbiati dei veicoli. Mi alzo dalla scrivania,decisamente più riposata e ottimista di ieri,e spero davvero che non ci siano emergenze durante la mia pausa. Sono felice,perché so già con chi passare quest’ora libera…
 
“Buongiorno,oggi come stai?”Entro nella stanza di Gin con un grande sorriso,con la voglia persistente di abbracciarlo e baciarlo.
“Sei in ritardo”Non mi arrabbio,anzi sorrido ancora di più,perché so quello è il suo modo di dirmi che mi aspettava. Forse con impazienza,e a questo pensiero arrossisco.
Cerco di distrarmi facendo vagare lo sguardo nella stanza,e noto un vassoio vuoto  sopra al comodino.
“E così ti è tornato l’appetito,eh?”Sorrido sentendomi più leggera e mi siedo sul bordo del letto,osservando divertita la sua reazione.
“L’infermiera mi ha detto che era da parte della dottoressa Miyano”Sussurra lui sollevandosi un poco e avvicinando il suo viso al mio. Arrossisco all’istante quando i nostri nasi si sfiorano,così come le nostre labbra,che fremono dalla voglia di incontrarsi. Adesso anche il personale dell’ospedale ha iniziato a fare pettegolezzi su di noi,probabilmente hanno capito tutto. Non ci voleva un grande intuito,ma mi sento così imbarazzata…
Giro il viso dalla parte opposta,distogliendo lo sguardo. “Allora,era buona la pappa?”Osservo ironica indicando il vassoio “Conoscendo la qualità del cibo che danno qui in ospedale,non credo proprio…”
Lui mi afferra il mento e mi guarda con un sorriso divertito e malizioso allo stesso tempo. “Deliziosa…”Risponde fissandomi con insistenza. Mi ritrovo a perdermi nei suoi occhi verdi,rapita da quello sguardo,così presa da non accorgermi del suo desiderio. Sobbalzo quando mi rendo conto che i nostri visi sono vicinissimi,i nostri respiri quasi si confondono.
“Ma mai quanto te…”Sussurra afferrandomi per i fianchi e fissando bramoso il mio corpo. Ne sembra rapito e ipnotizzato,sento il suo respiro accelerare e farsi affannoso,mentre le sue mani salgono e mi liberano dal camice,gettato a terra senza ritegno. Ansimo quando le sue mani fredde si infilano sotto il caldo tessuto della maglia e percorrono la mia pelle,che si cosparge di brividi.
“Se… se entrasse qualcuno…”Ansimo debolmente,in contrasto con i miei pensieri. Perché sto cercando di allontanarlo,se la sola cosa che voglio è che mi stia vicino?
“Tranquilla…”Mi sussurra dolcemente,e mi passa all’istante la voglia di protestare. Sono succube delle sue attenzioni,dei suoi gesti,dei suoi occhi che riescono ad incatenarmi l’anima,non ho forza necessaria per resistergli. La mia mente,il mio corpo,il mio cuore chiedono solo lui.
Sento il suo respiro farsi più irregolare,e abbandona la testa sul mio grembo per un attimo. Quel contatto fa accelerare il mio cuore a dismisura,e impaziente mi libero dalla sua presa distendendomi sul letto. Inarco la schiena,ansimante,e divarico le gambe,offrendomi a lui,che mi passa lentamente una mano sul petto e ansima di desiderio,aumentando anche la mia voglia. Dopo poco si getta completamente su di me,assaggiando ogni più piccola via inesplorata del mio corpo.
Mi sfila il reggiseno baciando la mia pelle,facendomi sfuggire un gemito di piacere, mentre le sue mani scendono abili e veloci fino a liberarmi degli slip. Lo sento entrare dentro di me con una spinta decisa e profonda,e nuovamente ho un’altra visione.
La solita bambina che indietreggia in una sala scura,e un uomo che gli afferra il braccio facendo scontrare le loro labbra in una morsa violenta. Avverto una sensazione familiare,una paura soffocante… ma in un attimo tutto svanisce e mi ritrovo di nuovo sotto il corpo di Gin,a gemere per le sue spinte.
Inizialmente un po’ riluttante,mi abbandono a lui e permetto che affondi di più dentro di me,sprofondando in un dolce e celestiale paradiso,di cui non avevo mai creduto l’esistenza.
 
 
**
 
 
Assaporo questa sensazione estasiante,la schiena appoggiata sul suo petto e il suo braccio che mi cinge dolcemente da dietro accarezzandomi dolcemente la pelle,mentre con l’altra mano mi accarezza delicatamente i capelli.
“Molto meglio del pranzo,direi”Mi sussurra con un bacio lentissimo lungo il mio collo che mi fa rabbrividire di piacere.
Rido,gettando la testa all’indietro. “Che sciocco…”Passa qualche secondo di silenzio, e la mia espressione diviene nuovamente seria.
“A cosa stai pensando,piccola?”
“Hai mai capito cosa significhi davvero amare?”Bisbiglio stringendomi a lui e sorridendo.
“E tu?”
“Non lo so. Quando ero piccola sognavo sempre che arrivasse il mio principe azzurro,ma allora non avevo davvero la percezione dei sentimenti. Per l’amore era un’immagine da sogno,tutta rose e fiori,senza sofferenze di nessun tipo… Eh sì,mi dicevo sempre che l’amore era troppo bello perché potesse rendere infelici.”Mi fermo un attimo,stringendo il lenzuolo al petto e ridendo lievemente. “Ero una bambina molto ingenua,mi rallegravo di qualsiasi cosa… invece con il tempo sono cambiata. Da quando i miei genitori sono morti,ricordo di essere diventata triste e malinconica,e in quel periodo attraversai una fase strana… non so per quale motivo, avevo il terrore degli uomini.”
“Che vuoi dire?”
“A dire il vero non lo so nemmeno io con precisione,ma avevo il timore di avvicinarmi ad un uomo adulto,che fosse il mio maestro o il commesso di un negozio. Fino a quindici anni,credo,ho continuato ad avere paura dei miei professori. Poi sono cresciuta,e così com’era arrivata questa fase passò,ma nonostante tutto non ho mai avuto un fidanzato. Forse perché non riuscivo a simpatizzare molto neanche con i ragazzi. Li consideravo sciocchi e superficiali,violenti… quasi mi disgustava la loro vista.”
Un altro bacio mi sfiora la nuca e rabbrividisco,smettendo subito di parlare.
“Bene,questo vuol dire che sei solo mia,piccola…”Mi sussurra all’orecchio, mordendomi dolcemente il lobo.
Per un attimo rimango spiazzata da quelle parole,come se avessero un significato nascosto… poi decido di accantonare l’idea,giudicandola impossibile.
Sorrido,stringendomi a lui per riscaldarmi. “Ci crederesti se ti dico una cosa assurda?”
“Dimmi”
“Anche con te… ho avuto la stessa sensazione. All’inizio mi facevi paura” Involontariamente mi metto a ridere,girandomi verso di lui “Non lo trovi ridicolo? Sono stata davvero una sciocca,sei l’unico uomo di cui mi sia mai fidata finora.”Quando incrocio i suoi occhi però smetto all’istante di ridere. Mi sta guardando serio,sembra quasi che voglia dirmi qualcosa,poi cambia idea e mi attira a sé,stringendomi così forte che faccio quasi fatica a respirare.
“Scusami…”La sua voce tremante mi lascia interdetta. Cosa sta cercando di dirmi?
“Per cosa?”
Non ottengo risposta,ma la sua stretta aumenta di più,e in quel preciso istante,gli occhi mi si riempiono delle solite immagini sconosciute.
“Vieni qui,dove credi di scappare…”La stessa bambina che ho visto altre volte viene afferrata da un uomo che indossa un lungo impermeabile nero,e distesa sul pavimento.
“Lasciami,che cosa vuoi fare?”La sento gridare terrorizzata mentre si dimena sotto il corpo di quell’uomo,e una risata malvagia rimbomba nelle mie orecchie prima che l’immagine svanisca.
Stavolta sono davvero confusa e turbata: chi sono davvero quell’uomo e quella bambina,e cosa stava succedendo tra di loro? Che legame hanno con me? Non riesco proprio a capire…
“Scusami,devo… devo andare adesso…”Mi alzo sconvolta dal letto,prendendo i miei vestiti e indossandoli in fretta,impaziente di uscire.
Lui mi guarda in silenzio,sembra quasi che abbia capito il mio turbamento,e mi lascia uscire senza dire una parola.
Una volta fuori respiro profondamente,ancora scossa: ma che sta succedendo? Per quale motivo mi ha chiesto scusa,e perché quando mi ha abbracciata ho avuto un’altra di quelle strane visioni? Poi mi torna alla mente una cosa e riapro la porta. Lo trovo in piedi davanti a me,e mi manca il fiato per la sorpresa.
“Perché sei ritornata qui?”
“Ecco,io… non hai risposto alla mia domanda.”
“Quale domanda?”Si fa sempre più vicino,ma non rifiuto le sue braccia che si avvolgono attorno alla mia schiena.
“Hai mai capito… cosa significhi davvero amare?”Sussurro,stordita dalla sua vicinanza.
Faccio appena in tempo a vedere il suo sorriso divertito,prima che le sue labbra tocchino le mie e la mente scivoli nell’oblio.
Mi spinge contro la parete,chiudendo con un colpo secco la porta,e io mi avvinghio a lui,godendomi fino in fondo il sapore della sua lingua,intrecciata alla mia.
Non so quanto tempo siamo rimasti così,sospesi in questo sogno meraviglioso,ma quando ci stacchiamo ho l’impressione di aver dimenticato persino come mi chiamo.
“Come risposta… ti può bastare?”Il cuore,che prima mi impazziva nel petto,sembra aver diminuito il suo ritmo,e sto lentamente recuperando la mia lucidità. Un bagliore di felicità si è fatto prepotentemente spazio dentro di me,e mi getto d’istinto tra le sue braccia,mentre lui continua ad accarezzarmi delicatamente.
E non mi servono altre parole,altre inutili spiegazioni per capire che l’amore che lui prova per me è lo stesso che sento anche io: passionale,disperato e totalmente illogico.
Ma chissà,forse è proprio per questo che è così degno di essere vissuto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9:
 
 
Osservo lo schermo luminoso del monitor,in contrasto con l’oscurità all’interno del mio studio. È notte fonda ormai,ma non sono intenzionata a tornare a casa finché non avrò portato a termine la mia ricerca. 
“Kazuo Takahanashi, Hoshiko Watanabe,Kazuko Ito,Masashi Yamamoto….”Leggo pensierosa i nomi sullo schermo,poi scuoto la testa. Sto cercando i nomi degli specialisti più famosi dei tumori al polmone,ma nessuno di questi mi soddisfa completamente. Apro un’altra pagina,sbuffando scocciata: sono io che ho gusti troppo difficili,o sono i bravi dottori che sembrano svaniti nel nulla?
“Hiroshi Agasa…”Controllo l’ennesimo nome,che in qualche modo mi attira. Con una ricerca più approfondita scopro che è molto richiesto,ha salvato innumerevoli pazienti ed ha un buon nome.
“Potrei chiamarlo domani per sentire quando può essere disposto a venire”Segno il suo nome sulla mia agenda e prendo nota del numero di telefono,segnandolo in rosso per ricordarmene meglio. Con uno sbadiglio mi alzo dalla scrivania,e spengo il computer,stanchissima ma soddisfatta dai frutti della mia ricerca.
Quando scendo nel parcheggio sotterraneo per prendere l’auto mi sembra di scorgere una figura nera nascosta dietro una colonna.
Strizzo gli occhi,mettendo a fuoco un corpo esile e i riflessi dorati dei capelli,ma quando li riapro non vedo più nessuno.
Mi guardo intorno incerta: è stata un’allucinazione,o c’era davvero una donna che mi spiava? Avverto la spiacevole e inquietante sensazione di avere due occhi di ghiaccio puntati su di me e inizio a sudare freddo.
Qualcuno mi sta spiando,ora ne sono certa. Con il cuore in gola mi fiondo in macchina e parto speditamente. Solo quando arrivo in casa,il sollievo che avevo faticosamente riacquistato si dissolve. Le stanze sono completamente a soqquadro, la casa è così diversa che faccio fatica a riconoscerla.
“Chi…”Deglutisco,spaventata. “Chi è entrato in casa mia?”
 
 
**
 
 
“Shiho,ma che hai fatto? Hai un aspetto orribile!”Mi sfugge una risatina sentendo il commento di Ran,che mi guarda scandalizzata attraverso lo specchio del bagno. Non ho dormito tutta la notte pensando che erano entrati dei ladri in casa mia,e quando al mattino sono riuscita a prendere sonno,il cellulare ha squillato per avvertirmi di un’emergenza,e sono dovuta correre in ospedale senza aver avuto neanche il tempo di truccarmi per nascondere le occhiaie.
Mi sciacquo velocemente le mani,eludendo la domanda con un vago: “Sì,in effetti stanotte non ho dormito molto bene…”Non è necessario che venga a conoscenza che sono entrati dei ladri nel mio appartamento. Ma la cosa che più mi preoccupa è che non ho la sensazione che siano stati dei semplici ladruncoli,perché non è stato rubato nulla,ed è per questo che non ho intenzione di coinvolgerla.
Estraggo un lucidalabbra dall’astuccio del trucco,ma prima che possa usarlo vedo le dita di Ran spostarlo e la sua occhiata furiosa abbattersi su di me.
“Non hai dormito molto bene? Chi credi di prendere in giro? Stavi ancora pensando a…”
La fermo,prima che possa aggiungere qualcosa di troppo. “No,non stavo pensando a quello. Ero semplicemente agitata e non ho chiuso occhio,contenta adesso?”
Ritorno a truccarmi il viso con attenzione,e per qualche minuto lei resta in silenzio, indecisa. Poi mi posa le mani sulle spalle,e con grande dolcezza mi sorride.
“D’accordo,non ti chiederò altro. Ma tu stai davvero bene,Shiho?”
Per un attimo ho la tentazione di abbracciarla,di scoppiare in lacrime e dirle quanto sto soffrendo,ma sarebbe un comportamento troppo infantile.
Per questo prendo un bel respiro e forzo un sorriso. “Certo,mai stata meglio.”
Ma non sono riuscita a convincere nemmeno me stessa.
 
 
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“Pronto? Parlo con il Dottor Hiroshi Agasa?”
“Sì signorina,sono io”Dall’altra parte sento una voce piuttosto anziana,non assomiglia per niente al vecchio professore acido e scorbutico,ma anzi è molto simile a un nonno bonario  e affettuoso.
“Buongiorno,io mi chiamo Shiho Miyano e sono una dottoressa dell’ospedale centrale di Beika. L’ho chiamata per chiederle di visitare uno dei miei pazienti.”
“Lei… è la dottoressa Miyano?”Mi interrompe quasi incredulo.
“Sì… ci conosciamo?”Domando stranita e un po’ perplessa.
“Non credo che lei mi abbia mai visto,ma c’è una sua amica,Ran Mouri,che mi parla in continuazione di lei…”
“Conosce Ran?”
“Certo. Vede,se non gliene ha parlato,il suo ragazzo è il famoso detective Shinichi Kudo,ed è anche il mio vicino di casa.”
“Che coincidenza…”
“Eh già,Ran mi dice che lei è la dottoressa più brava di tutto l’ospedale,sono felice di fare la sua conoscenza. Ma immagino che mi abbia chiamato per un motivo serio…”
“Non esageriamo,comunque sì,come le ho già detto vorrei che visitasse un mio paziente. Ha un tumore al polmone apparentemente incurabile,così ho pensato di rivolgermi a uno specialista. Ho sentito che è molto bravo e molto richiesto,mi farebbe un grande favore se potesse venire il prima possibile,è urgente.”
“Beh,ho molti impegni… ma per un’amica di Ran farò volentieri un’eccezione. Verrò domattina verso le nove,prima del mio solito orario di visite. Può andarle bene?”
Il mio viso si illumina e mi viene quasi da ridere da tanto sono contenta: “Certo,mi va benissimo! La ringrazio davvero tanto.”
Riattacco felice: sembra proprio una brava persona,spero davvero che possa trovare una soluzione.
 
 
**
 
 
“Ran,non mi avevi detto che conoscevi il Dottor Hiroshi Agasa! È un medico molto bravo,perché non me ne hai mai parlato?”Indago davanti al panino e il succo di frutta che ho come pranzo.
Ran,seduta davanti a me,sembra pensierosa,poi si scioglie in un sorriso. “Ah, certo, conosco il professore da quando ero piccola. Giocava spesso con me e Shinichi, prima che fosse diventato così richiesto e si facesse spazio nel campo dei medici. Ma tu come fai a conoscerlo?”
“L’ho chiamato prima della pausa e gli ho chiesto se poteva visitare Gin.”
“Ah sì,è vero,è diventato uno specialista in tumori,specialmente nella zona polmonare…”
“Ha accettato,ha detto che verrà domani!”Esclamo esultando quasi e intrecciando le mie dita alle sue.
“E’ grandioso!”Ran sorride stringendomi le mani a sua volta. “Mi stupisce che venga così in fretta,sarà molto occupato… anche se è sempre stato molto disponibile e gentile con tutti,come avrà fatto a trovarti un posto?”
“Ha detto che verrà alle nove,prima del suo orario di visite… farà un’eccezione perché sa che sono amica di Ran Mouri!”Le faccio l’occhiolino,al settimo cielo. “Grazie davvero.”
“Sì,gli ho sempre parlato molto di te,sicuramente ti avrà riconosciuta…”
“Non so davvero come ringraziarti.”
“Non esagerare,avanti. Non ho fatto niente…”
“Invece sì, senza di te non avrei mai trovato così in fretta un altro specialista così bravo… mi venuta un’idea! Stasera usciamo a cena,e ovviamente offro io.”
“Non è necessario…”
“E’ il mio modo per sdebitarmi,non si discute”Sorrido,e lei fa altrettanto con un sospiro.
“A che ora?”
 
 
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Guardo l’orologio,soddisfatta. Se non ci saranno emergenze,il nostro turno finisce alle sette,tra una mezz’ora,e subito dopo andiamo al ristorante italiano davanti alla stazione per una buona cenetta. Dopo un altro quarto d’ora,dato che non ho altre visite,mi spruzzo un po’ di profumo,e dopo aver sistemato il trucco mi allaccio l’impermeabile scuro,recuperando anche la borsa. Mi osservo allo specchio: ho un aspetto abbastanza elegante,può andare bene.
Voglio passare da Gin prima di uscire. Non so,ma mi sento un po’ in colpa: io esco a uscire a divertirmi e lui è qui che sta male. Forse era meglio se rimanevo a tenergli compagnia…
“Sei bellissima”Il complimento che Gin mi fa non appena entro nella sua stanza mi spiazza leggermente,e sorrido imbarazzata, abbassando lo sguardo. A distrarmi arriva però un suo colpo di tosse,e mi affretto a farlo distendere perché non faccia sforzi.
“Stai tranquillo,domani ti visiterà uno specialista bravissimo. Ora devi cercare di stancarti il meno possibile… hai mangiato oggi?”Mi preoccupo sistemandogli meglio il lenzuolo.
“No,non mi sentivo bene”
Sospiro scuotendo la testa. “Non devi fare così,è importantissimo non saltare i pasti, soprattutto quando l’organismo è indebolito da una malattia. Fallo per me,ok?” Sorrido lisciando una piega del cuscino e sfiorandogli le labbra. “Adesso devo proprio andare,dirò all’infermiera di portarti qualcosa… e le raccomanderò di rifermi tutto.”Puntualizzo assottigliando lo sguardo e fingendomi minacciosa.
Lo sento ridere appena,e inaspettatamente mi afferra la nuca tenendomi vicina a lui.
“Se mi dai un premio mangerò volentieri tutto ciò che vorrai…”
“Ricattatore…”Ridacchio cercando di liberarmi dalla sua presa,ma è forte,e capisco che è serio,che mi vuole,che ha bisogno di me.
“D’accordo… sono disposta a darti tutto ciò che vuoi”Mi sfilo il cappotto e lo getto sul pavimento senza preoccuparmene,poi mi metto a cavalcioni su di lui. Lo sento agitarsi e ansimare,ma subito dopo si riprende e mi sorride maliziosamente.
“Proprio tutto?”Mi solleva la maglia facendomi gemere e strappandomi un sorriso.
“Tutto”Mi stendo su di lui,che prontamente ribalta le nostre posizioni.
“Ti avevo detto di non fare sforzi,ma per questa volta può andare.”
“Quale onore,dottoressa. Direi che è il caso…”Entra dentro di me con una spinta profonda e mi scosta una ciocca di capelli,aumentando i miei brividi. “… di procedere con la cura.”
 
**
 
 
“Shiho! Shiho!”Ran mi agita una mano davanti agli occhi,e a quel punto ritorno finalmente alla realtà.
“Che c’è?”
“Uffa,ci risiamo! Sembravi su un altro pianeta…”Si blocca un attimo,incurvando le labbra in un sorriso malizioso. “Avevi l’espressione tipica dell’innamorata…”Intreccia le mani sotto il mento,osservandomi sempre più divertita,e io arrossisco come un peperone.
“Ma che stai dicendo? Non stavo pensando a lui”Sottolineo con stizza,riportando lo sguardo sul mio piatto.
“Certo,certo…”Liquida la cosa con un gesto della mano,poi i suoi occhi sono attraversati da uno strano lampo. “E allora dimmi una cosa: quando avevi finito il turno e sono andata a cercarti per venire qui al ristorante,tutti quelli a cui ho chiesto mi hanno detto che eri andata nella stanza 202… strana coincidenza,no? Ti faccio i miei complimenti,sei stata piuttosto veloce…”
Sentendo la sua risatina credo di essere diventata viola. “Ran,ma che ti salta in mente?! Non… non abbiamo fatto niente…”Mento,imbarazzata. Lei però scuote la testa,non credo di averla convinta.
“Invece scommetto che fino a poco fa stavi pensando a quello che è successo tra voi poco fa… però sei davvero una gran furbetta,fare certe cose sul luogo di lavoro…”
Ammutolisco,paonazza. Fino a poco tempo fa non mi sarei mai nemmeno sognata di fare l’amore con uno dei miei pazienti in una stanza d’ospedale,adesso non ho idea di cosa mi stia succedendo,ma non mi sembra più una cosa tanto sbagliata. Forse perché sono felice,come non lo ero mai stata finora…
Scuoto la testa,imponendomi un certo contegno. Afferro il mio piatto e inizio a mangiare per mettere fine a quello scomodo silenzio. “Ah,è davvero buonissimo,ho proprio una gran fame! Buon appetito”
Ran mi sorride con dolcezza,quasi intenerita. “Buon appetito,Shiho. E..”
“Sì?”
“Buona fortuna per domani”
Ritorno seria per un attimo,poi sorrido anch’io,piena di speranze. “Grazie,Ran.”
 
 
**
 
 
“Dottoressa,potrebbe dare un’occhiata alla radiografia del paziente della 7?”Stanca di quei continui richiami,cerco comunque di essere cordiale e disponibile. Dopotutto è il mio mestiere,e non mi è mai pesato aiutare gli altri.
“Non è presente nessuna frattura,fascialo e mandalo pure a casa,grazie”Mi allontano con una cartellina da posare nel mio ufficio,ma un’altra infermiera mi chiama.
“Sì?”
“C’è una visita per lei”Stupita,ma anche sollevata che non sia l’ennesima chiamata di lavoro da meno da un’ora a questa parte,mi dirigo verso il posto indicatomi da lei e mi ritrovo davanti un ometto piuttosto grassoccio,con due baffoni grigi e un enorme sorriso gioviale. Ha un camice bianco e una valigetta nera sottobraccio…
“Buongiorno,cosa desidera?”
“Sono il professor Agasa… lei sarebbe la dottoressa Miyano? Sono felice di conoscerla,non sapevo che oltre ad essere così intelligente fosse anche bellissima.”
Perplessa ma lusingata di quel complimento,gli stringo la mano che lui mi porge. Non mi aspettavo una persona così familiare e simpatica…
“Sembra così giovane… se non sono indiscreto,posso chiederle quanti anni ha?”
“Ventisei”
“Caspita,ma è davvero giovanissima! A me sembra il tipo di persona che passa più tempo ad occuparsi dei pazienti che non a cercare di rendersi amici i superiori. Ho ragione?”
La sua ingenuità mi fa scappare una risata. “E’ così che dovrebbe essere svolto il lavoro di noi medici. Amo molto questa professione,ho scelto di farla soprattutto per essere utile agli altri.”
“A proposito,dov’è il paziente che devo visitare?”Si guarda intorno lisciandosi i baffi quasi intimidito,suscitandomi un moto di tenerezza.
“Venga,è da questa parte,stanza 202,in fondo al corridoio.”Lo guido attraverso i vari corridoi dell’ospedale,fino a fermarmi davanti alla porta della camera. Improvvisamente sento la mia sicurezza sgretolarsi: chi mi assicura davvero che riuscirà a trovare una soluzione?
Le mie mani tremano e il Dottor Agasa se ne accorge subito.
“Che cos’ha,non sta bene?”La sua aria paterna e sinceramente preoccupata mi spinge a confessargli la verità e non una banale scusa.
“Io… sono in pensiero per lui. Ho paura di non riuscire a curarlo in nessun modo,di non trovare nessuna soluzione… se ci penso io…”Non riesco a terminare la frase,mi sale un groppo alla gola e la voglia crescente di piangere.
Stupita mi volto,quando sento il suo braccio passare attorno alle mie spalle per sostenermi. Credevo che mi avrebbe considerata una pazza,invece sembra quasi che abbia capito tutto.
“Abbi fiducia,figliola,si risolverà tutto,vedrai”
Ricaccio indietro le lacrime e nascondo lo sguardo sotto la mia frangetta,per paura che i miei occhi mi tradiscano rivelando ciò che provo.
“Per favore”Chiedo senza guardarlo,con una voce talmente fredda e dura che io stessa me ne stupisco. “Potrebbe entrare da solo?”
“Come? Ma veramente io…”
“E’ sufficiente che gli dica di essere lo specialista chiamato dalla dottoressa Miyano”Mi trema il labbro e lo mordo nel tentativo di calmarmi,ma è tutto intutile. Una lacrima scivola piano sulla mia guancia,e a questa se ne aggiunge un’altra,e poi un’altra ancora. Accidenti,non ora…
“D’accordo,ma… è proprio sicura di non voler…?”Non gli do il tempo di concludere la frase e alzo di scatto il volto bagnato di lacrime,senza preoccuparmi di mostrargliele.
“La prego”Lo imploro con voce rotta dal pianto “Vada soltanto lei,quando avrà finito basta che chieda di me a una delle infermiere e verrò subito. Non… non posso venire.”Mi asciugo gli occhi in fretta,tanto per non fare la figura della nevrotica,e provo ad abbozzare un sorriso respirando profondamente. “Sì,in effetti devo occuparmi di molti pazienti,non posso rimanere con lei…”
“Come vuole”Il dottore sembra perplesso,credo che abbia capito che non è questo il vero motivo,ma per fortuna ha la discrezione di non fare altre domande. “A più tardi,allora”Non appena bussa alla porta scappo quasi via,sentendomi una sciocca, ma non posso,non voglio ammettere che lui sia davvero malato.
“Dottoressa Miyano!”Chissà perché,quella chiamata è confortante. Basta pensare ai miei problemi,il mio lavoro è risolvere quelli degli altri. È ora di rigettarmi nell’esistenza che mi appartiene e chi mi sono creata da sola: la bravissima dottoressa sempre richiesta,ma priva di amici,di un fidanzato e di una vita sociale. È  meglio di tutte le preoccupazioni che comporta mantenere una famiglia e delle amicizie,mi dicono spesso le mie colleghe,ma sinceramente io non ne sono più così convinta. La mia vita,senza gli altri,finora era stata così desolatamente vuota… forse me ne accorgo solo adesso che è arrivata la presenza di una persona speciale a riempirla. Sto soffrendo tanto,questo è vero,ma questa sofferenza non mi pesa e si trasforma in gioia solo pensando a lui.
Passo un altro po’ di tempo correndo da un paziente all’altro,sempre sicura delle mie diagnosi,poi quando vedo che le chiamate stanno appena diminuendo,vado verso il distributore automatico per prendere alla velocità della luce qualcosa da bere e ritornare alla mia postazione.
Sento una mano posarsi d’un tratto sulla mia spalla e sobbalzo.
“Ehi,ma da quanti giorni stai andando avanti a caffè e stuzzichini?”
“Ran,mi hai spaventata!”
“Scusami,non volevo. Il professore è già venuto?”
“Sì,è ancora dentro la stanza. Quando esce avvertirà un’infermiera e mi comunicherà la diagnosi.”
Proprio in quel momento,una giovane infermiera mi corre incontro chiamandomi ad alta voce.
“Dottoressa,il professor Agasa la sta aspettando davanti alla stanza 202”
“Ho paura che dovrai rimandare la tua bibita”Scherza Ran.
“Non importa. Adesso vado e ti comunico subito l’esito.”Impaziente cerco di allontanarmi,ma lei mi afferra delicatamente la mano e sorride con dolcezza.
“So cosa provi. Stai tranquilla,si risolverà tutto”
“Speriamo”Le sorrido tesa e mi allontano in fretta,fino a fermarmi nel luogo stabilito. Il dottore sembra nervoso,cammina avanti e indietro davanti alla porta della stanza con espressione preoccupata e non da nemmeno segno di avermi vista.
Mi schiarisco decisa la voce. “Scusi,Dottor Agasa…”
“Oh,è lei dottoressa!”
Vedo che esita a dirmi il responso,perciò mi decido a porgli io stessa la domanda che mi sta tanto a cuore. “Ci sono speranze di guarigione?”
Lo vedo chinare il capo,e con apprensione noto anche il suo sguardo lucido. Non può essere…
“Mi dispiace”Sussurra appena.
Il sorriso mi si spegne sulle labbra,le mie speranze si sgretolano all’istante,il mio cuore si rompe in mille pezzi sanguinanti,le lacrime mi sgorgano fuori dagli occhi, tutto davanti a due sole stupide parole.
“Perché…?”Riesco ad articolare con un filo di voce.
“E’ troppo tardi,ormai”
Troppo gelida,troppo dolorosa,troppo crudele,troppo spietata come risposta. Semplicemente troppo ingiusta.
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10:
 
 
“Coma sarebbe a dire? Non c’è proprio nessuna speranza?”Ho paura e allo stesso tempo voglio sapere la risposta. Mentre pronuncio queste parole avverto un nodo alla gola,mi costa tanta fatica pronunciarle e riuscire a trattenere le lacrime.
Il Dottor Agasa scuote rammaricato la testa,e improvvisamente mi sento mancare il terreno sotto i piedi. In tutto questo tempo mi sono solamente illusa come una sciocca,ho continuato a nutrire speranza per qualcosa che non si sarebbe mai avverato,non ho voluto rassegnarmi davanti alla verità… perché la verità era troppo crudele per essere accettata. Adesso mi sento obbligata,eppure non ci riesco in nessun modo,per quanti sforzi faccia.
“La prego,lei deve trovare una soluzione…”
“Mi dispiace tanto,ma come ti ho detto non è possibile.”
“Per quale motivo?”
“Il tumore è in stadio molto avanzato,purtroppo. Capisci,dopo un anno che si presentavano sintomi così ricorrenti… tosse con perdita di sangue,mancanza di appetito… con un semplice intervento chirurgico è impossibile rimuovere tutte le cellule malate. Si potrebbe provare con dei farmaci,ma non garantisco che siano davvero efficaci…”
“E’ comunque una strada da tentare. Lei è d’accordo?”
“Certo,potremmo provare… ma ho paura che non funzionino,i polmoni mi sembrano troppo compromessi,e gli effetti collaterali dovuti alla terapia medica potrebbero aggravare la situazione.”
“In… in che senso aggravare?”
“Potrebbe portare il paziente ad uno stadio di indebolimento fisico e mentale da cui è difficile riemergere,e con la situazione attuale c’è il rischio che…”
“Ho capito,basta così. Io direi che è il caso di provare comunque,non ho intenzione di lasciare niente al caso. Se necessario vedrò se è possibile adottare un’altra terapia.”Il professore mi guarda perplesso,forse sono stata troppo dura con lui,ma non ho potuto evitarlo. Mi rendo conto di apparire sciocca,non posso accanirmi contro l’evidenza,ma non posso nemmeno smettere di lottare. Io sono sempre riuscita a curare i miei pazienti,anche quelli con i casi più gravi,che non avevano nessuna speranza di guarigione. Devo farcela.
“Grazie per essere venuto,dottore”Gli stringo la mano con un sorriso per scusarmi di essere stata così brusca,e lui fa altrettanto.
“Di niente,potrai chiamarmi tutte le volte che vuoi in caso di emergenza. Dopotutto sei un’amica di Ran,e posso dire di conoscerti anch’io adesso. Non avevo mai trovato una dottoressa così in gamba e così interessata alla salute dei pazienti. Sei molto determinata,continua così.”
Sorrido senza entusiasmo e lo ringrazio. Non posso dirgli che la ragione che mi spinge a volerlo curare a tutti i costi è molto diversa dal semplice interesse per la salute degli altri…
“Ma in quanto a determinazione anche il tuo amico non scherza…”
“Prego?”
“Sì,l’uomo che ho visitato oggi mi è sembrato indifferente alla malattia,come se non lo riguardasse. Gliel’ho fatto notare,e lui mi ha detto che è davvero fortunato ad avere al suo fianco una dottoressa come te”Mi sorride,e io sento i battiti del mio cuore aumentare nel giro di un secondo. Non è possibile… non riesco a credere che abbia detto sul serio così…
“N-ne è sicuro?”
“Sì,certo… accipicchia!”Di colpo cambia tono e osserva terrorizzato l’orologio “Sono in ritardo per una visita. Devo proprio andare,spero di rivederti.”
Osservo ancora intontita la sagoma di quel buffo signore allontanarsi lungo il corridoio,e involontariamente mi ritrovo a sorridere,piena di gioia. Lui ha detto davvero quelle parole di me…
All’improvviso però avverto uno strano presentimento… ripercorro tutta la conversazione avuta con il Dottor Agasa senza che mi abbandoni la sensazione che ci sia qualcosa che non va…
 
 
“Il tumore è in stadio molto avanzato,purtroppo. Capisci,dopo un anno che si presentavano sintomi così ricorrenti… tosse con perdita di sangue,mancanza di appetito…”
 
“Da quando ha iniziato ad avere questa tosse?”
“Saranno più o meno un paio di mesi”
 
 
Spalanco gli occhi,incredula. I conti non tornano… lui mi ha mentito quando gli ho chiesto da quando presentava i sintomi del tumore? Ma perché? Forse non si fidava di me?
 
 
“Mi è sembrato indifferente alla malattia,come se non lo riguardasse. Gliel’ho fatto notare,e lui mi ha detto che è davvero fortunato ad avere al suo fianco una dottoressa come te…”
 
 
Allora,se è così… non può essere… no,mi rifiuto di crederci…
Senza pensarci entro decisa nella camera. Ho bisogno di un chiarimento,e subito. Lo trovo seduto sul letto,che mi guarda stupito.
“Cosa ci fai qui?”
“Tu lo sapevi fin dall’inizio,non è così?”Inizio con voce tremante,ignorando le sue domande. “Tu sapevi che eri malato,perché non me lo hai detto? Se l’avessi saputo prima,avremmo potuto fare qualcosa… perché?”Urlo quasi l’ultima parola,e senza riuscire a controllarmi mi getto addosso a lui,colpendo con pugni tremanti e privi di forza quel petto a cui desidero tanto appoggiarmi. Improvvisamente però mi vedo afferrare i polsi da una presa salda e sollevo lo sguardo verso di lui,che mi fissa intensamente.
“Calmati. Che cos’è questa storia?”
“Non negare”Singhiozzo,mentre il mio viso continua ad essere rigato da lacrime di rabbia e tristezza. “Mi avevi detto che i sintomi del tumore erano comparsi due mesi fa,e al professore che erano comparsi già da un anno… perché non me l’hai detto tu? Voglio sapere perché!”Esclamo infuriata,sempre piangendo.
Mi calmo non appena sento le sue braccia avvolgermi la schiena e cingermi in una stretta forte e dolce allo stesso tempo.
“Non volevo che tu ti preoccupassi per me”Sussurra piano al mio orecchio poco dopo,accarezzandomi la schiena con la stessa delicatezza usata con un fiore di cristallo. Anch’io sono così fragile,basterebbe così poco per rompermi in mille pezzi…
Non ce la faccio più a resistere e scoppio in un pianto ancora più disperato, rassicurata da quelle braccia forti che mi proteggono. “Sei uno sciocco,dovevi dirmelo subito…”
“Shh…”Mi accarezza piano i capelli,sorridendo come se si trovasse davanti ad una bambina capricciosa. “Ho capito subito appena ti ho vista”
“Cosa?”
Sorride misterioso,sfiorandomi appena le labbra. Mi stringo di più a lui,senza avere più la forza di provare rabbia. L’ha fatto per me…
Lo spingo verso di me e lo bacio con tutto il mio amore,ritrovandomi presto sotto il suo corpo. Facciamo l’amore con passione e disperazione,vogliamo ricordarci di appartenere l’uno all’altro,di aver bisogno di sentirci uniti,stretti,vicini.
Ansimo debolmente,ancora in preda a sensazioni travolgenti ed estasianti,e mi stringo al suo corpo nudo,sentendomi appagata e in pace con il mondo.
In un istante ho dimenticato la malattia,i problemi,il dolore,tutto. Ci siamo solo noi due e il resto del mondo non ha più senso,è offuscato dalla forza del sentimento profondo che ci lega.
 
 
**
 
 
Dove mi trovo? Intorno a me c’è un meraviglioso giardino,pieno di fiori e piante colorate,nel cielo azzurro splende un sole caldo e cocente.
Sono sdraiata sull’erba morbida e verde,in mezzo agli steli dei fiori,permettendo ai  raggi del sole di baciare il mio viso.
Improvvisamente sento due braccia avvolgermi e spingermi contro il corpo di qualcuno. Sollevo lo sguardo,e vedo Gin che mi sorride. Mi stringo al suo petto, accoccolata in quel caldo abbraccio,sperando che non finisca più.
“Sei qui…”Sussurro piano,per non rompere l’armonia di questo bellissimo momento.
“Non me ne sono mai andato”Sorrido ancora di più,stringendomi forte,e una lacrima di gioia mi sfugge sulla guancia.
Quanto vorrei restare così per sempre,vicina a lui…
“Shiho!”Una mano si posa sulla mia spalla,e i contorni di quel giardino si fanno sempre più sfocati. “Shiho,svegliati!”Una voce,prima ovattata,si fa sempre più squillante,e la mano mi scuote la spalla con più vigore.
“Shiho! Shiho!”Apro di scatto gli occhi,guardandomi intorno confusa,e mi scontro con l’espressione preoccupata di Ran,in piedi accanto a me. Era un sogno…
“Oddio,quanto ho dormito?”Biascico confusa stropicciandomi gli occhi e balzando subito in piedi dalla sedia di plastica.
“Meno di tre minuti”
Mi gratto la testa confusa e assonnata,correndo fino al distributore per prendermi un caffè. “Grazie,arrivo subito”
“Shiho”La voce ferma di Ran mi richiama “Quanto hai dormito stanotte?”
Mi volto sempre più confusa. “Ehm… un’ora?”
“Un’ora?!”Sbotta lei incredula,guardandomi accigliata. “Fila a casa,Shiho”
“Puoi scordartelo,i pazienti hanno bisogno di me”Finisco decisa di bere il mio caffè e corro in corridoio,seguita a ruota da Ran,che cerca invano di fermarmi.
“Aspetta,aspetta… Shiho… sono due settimane che non dormi”Io la ignoro, rispondendo alle richieste dei colleghi e visionando esami di ogni tipo mentre parlo con lei.
“Da quando è venuto il professor Agasa hai iniziato a non dormire più… mi spieghi perché?”
“Sì,lo farò subito”Sorrido rivolta a un’infermiera che mi chiede di visitare una paziente appena arrivata.
“Shiho,mi ascolti?”Esclama Ran esasperata,cercando di afferrarmi per un braccio “Dimmi perché non dormi più la notte?”
“Deve fare un esame del sangue e delle urine”Do una cartellina a un giovane infermiere e continuo a camminare,incurante dei richiami di Ran.
“Shiho”Si ferma davanti a me,sbarrandomi la strada “Non muovi un passo finchè non mi dici per quale motivo ti ostini a voler trascorrere le notti insonni”
Sto per aprire bocca e confidarle la verità,ma un'altra voce mi chiama.
“Dottoressa Miyano,abbiamo bisogno di lei!”
Sospiro stanca,ma cerco di non far trasparire il mio fastidio. “Arrivo subito.”Mi volto verso Ran accennando un sorriso. “Adesso devo andare,ne riparliamo più tardi. Stai tranquilla,ok?”
“Dottoressa!”
“Vengo subito! A più tardi,Ran”
 
 
Mi dispiace,ma temo che mi prenderesti per una stupida se ti dicessi il vero motivo per cui da due settimane a questa parte non chiudo occhio…
 
 
Finalmente,qualche ora più tardi,nel pomeriggio io e Ran riusciamo a incontrarci per un corridoio,e tra un esame e  l’altro riusciamo a parlare un po’.
“Il paziente della 10 deve fare un’ecografia addominale completa. No no,ho detto un’aspirina,non un antibiotico.”Affannata non faccio caso al sorriso beffardo di Ran, che continua a seguirmi in questa maratona.
“Allora,ti degnerai di rispondermi o no? Pronto,sono qui! E tu non fai altro che ignorarmi.”
“Hai ragione,scusami,è che ho molto da fare”Cerco di difendermi prendendo una cartellina.
“Tanto per cambiare”
“Dottoressa,la diagnosi di questo paziente?”
“Ipocondria”Sorrido ironica,allontanandomi con Ran alle calcagna.
“Dai,aspettami… ,insomma,mi spieghi una volta per tutte cosa stai combinando?”Il suo tono seccato mi ferisce,e i miei occhi si fanno lucidi.
“Studio testi di medicina”Rispondo vaga,evitando accuratamente il suo sguardo.
Ran rimane interdetta per un attimo,poi scuote la testa. “Non ti credo,Shiho. Per caso… per caso stai di nuovo cercando una terapia alternativa che distrugga le cellule tumorali? Senti,il professore ha detto che non possiamo fare niente,rischi di ammalarti se continui ad affaticarti così…”
“La mia fatica non è inutile”Preciso,punta sul vivo,ma non ho il tempo di aggiungere altro che arriva un’infermiera con una radiografia in mano.
“Dottoressa,il paziente della 2”
“Frattura composta del femore,lo operiamo subito. Arrivo”Rivolgo un’occhiata seccata a Ran e mi allontano senza aggiungere altro,irritata per il suo comportamento. Crede che per me sia facile questa situazione? Crede che mi stia divertendo o che stia giocando? Da quando le ho detto la diagnosi del Dottor Agasa si è rassegnata definitivamente,e quando gli ho raccontato che Gin mi aveva tenuto nascosto la malattia fin dall’inizio mi è sembrata molto perplessa e mi ha trasmesso uno strano dubbio…
 
 
“Stai dicendo che quando si è presentato qui per l’incidente sapeva già che era malato e non ha detto niente né a te né ad altri dottori?”
Avevo annuito,e lei era parsa pensierosa. “Mi sembra assurdo.”
“Ha detto che non voleva farmi preoccupare”
“E tu credi a questa sciocchezza? No,Shiho,qui c’è sotto qualcosa… lui sembra conoscerti benissimo,tu hai avuto delle strane visioni in sua presenza e tua sorella è morta proprio poco dopo che è arrivato lui… non sarà..”Mi lanciò un’occhiata che mi mise i brividi “… non sarà che ha simulato di proposito un incidente per venire in questo ospedale e rintracciarti?”
“Perché avrebbe dovuto farlo?”
Ran mi aveva sorriso: “In realtà questa è una teoria di Shinichi,che mi ha esposto quando gliene ho parlato. Secondo lui entrambi vi conoscevate già in passato,solo che non te lo ricordi più perché forse eri molto piccola…”
 
 
Scuoto la testa con forza,scacciando questi pensieri ridicoli. Non può essere così,è sicuramente una coincidenza. Una strana coincidenza.
 
 
**
 
 
“Perfetto,una dose di antidolorifico alla mattina e una la sera per sedare momentaneamente il dolore. Una radiografia al braccio,non alla gamba,per il paziente della 2.”Mi rivolgo a una mia collega consegnandole dei fogli,e quando si allontana il mio cellulare squilla. Perplessa lo estraggo dalla tasca del camice,e vedo il numero di Ran impresso sul display. Da una settimana non ci siamo più parlate,io la ignoro volutamente dopo quello mi ha detto. So di essere sciocca e orgogliosa,ma non mi importa,è lei che ha sbagliato,è come se volesse a tutti i costi frantumare le mie speranze. Oggi è il suo giorno libero, dev’essere per questo che mi chiama sul cellulare.
“Pronto?”Schiaccio seccata il tasto verde,chiedendomi per quale motivo mi disturba mentre sto lavorando.
“Ciao Shiho,scusami tanto se ti ho chiamata in questo momento,ma tu non fai altro che evitarmi e io ho bisogno di parlarti”
“Che cosa c’è? Su,sentiamo”Sospiro,sistemando al volo la flebo di un anziano sulla sedia a rotelle.
“Hai ragione ad essere arrabbiata,sono stata infantile e non ho tenuto conto della tua sensibilità. Mi perdoni?”
Tentenno un attimo,ma alla fine mi sciolgo in un sorriso: “Va bene,scuse accettate, non ti preoccupare. In fondo sono io che ho esagerato,ma in questo periodo sono proprio un fascio di nervi.”
“Dottoressa Miyano,mi scusi”Un mio collega si avvicina discretamente con un’ecografia in mano,e io copro il ricevitore per non far vedere che sono occupata. “Giù c’è un paziente con un’occlusione intestinale,potrebbe dargli un’occhiata?”
Sorrido,anche se un po’ incerta. “Ma certo,mi dia solo un minuto.”
Non appena si allontana riprendo il telefonino in mano. “Scusami Ran,ma adesso devo proprio scappare.”
“Fammi indovinare: l’ennesima chiamata dei colleghi?”
“L’ennesima chiamata”Confermo stanca,infilandomi nell’ascensore.
“Shiho,hai bisogno di riposarti,non puoi continuare così,marcirai lì dentro. Stasera vieni a cena da me, va bene? Così recuperiamo il tempo perso e potrai rilassarti un po’.“
“D’accordo,facciamo alle sette?”
“Sono le sette”Mi riprende Ran con aria di rimprovero.
“E mezzo. Alle sette e mezzo”Confermo guardando l’orologio che ho al polso e incastrando il telefono sulla spalla “Puoi prepararmi quello che vuoi,sono giorni che vado avanti a caffè e cracker,ingoierei anche le pietre.”
Ran ride. “Vedi? Ti ci vuole proprio un bello stacco. Allora mi metto subito al lavoro, e vedi di non fare tardi.”
“Sei un tesoro,a più tardi”Schiaccio il pulsante rosso con un sorriso mentre attraverso il corridoio,ma una strana e inspiegabile sensazione mi costringe a voltarmi. Mi sembra di vedere un’ombra alle mie spalle,ma un secondo dopo è sparita. Ha ragione Ran,la stanchezza mi sta dando perfino le allucinazioni.
Non devo pensarci,tra mezz’ora uscirò fuori di qui e passerò la serata con la mia migliore amica,come non succedeva da tempo. Non devo più dare peso a queste sciocchezze.
 
 
**
 
 
Esco dall’ascensore con il fiato corto ma contenta,e guardo l’orologio: segna un quarto alle otto,sono in ritardo. Mi stringo al mio impermeabile rosso e attraverso di corsa il parcheggio sotterraneo fino ad arrivare alla mia macchina. Apro la portiera e getto sul sedile accanto la mia borsa nera di pelle,ma quando sto per salire sento qualcosa di pesante puntato sulla mia tempia. Mi giro appena e il sangue si paralizza nelle mie vene: è una pistola… ma che sta succedendo?
“I’m sorry,my dear”Questa voce… è la voce di una donna,con un forte accento americano… mi sembra di averla già sentita,ma non ricordo né dove né quando.
Non faccio neanche in tempo a rendermi conto del pericolo che sto correndo,che sento un rumore sordo e improvvisamente la pistola cade a terra.
“Ma che cosa…?”Mi giro confusa,vedendo una donna dai lunghi capelli biondi e un fisico magro e slanciato che si tiene il braccio ferito con una mano e guarda furiosa davanti a sé. Seguo la direzione del suo sguardo,vedendo un uomo alto e robusto,avvolto in un lungo impermeabile nero che impugna una pistola. Ha il volto coperto e non riesco a capire chi sia,ma ha un’aria familiare…
In un attimo vedo la donna riafferrare la pistola e sparare un colpo verso di lui,che lo ferisce al petto,ma l’uomo non da segno di aver avvertito il dolore,e spara altri colpi in rapida successione disarmando la donna.
Assisto tutta la scena incredula: chi è quello che mi sta difendendo e per quale motivo lo fa? E questa donna cosa vuole da me?
Alzo lo sguardo e vedo l’uomo raggiungermi e,con mia sorpresa, mi circonda la vita con un braccio spingendomi contro il suo corpo. Il cuore mi batte forte nel petto… questa stretta sembra quasi… no,non è possibile…
“Lasciala stare,hai capito?”Urla alla donna,stringendomi ancora di più a sé,e io paralizzo all’istante. Questa voce…
Sollevo lo sguardo fino a incrociare i suoi occhi,e ho la conferma di quello che pensavo. “Tu sei…”Balbetto incredula,ma lui non mi da il tempo di finire la frase
“Shh,stringiti a me e non aver paura”Mi sussurra lui,e sento la sua stretta avvolgermi con più forza.
“Cos’hai intenzione di fare?”Bisbiglio terrorizzata,ma non ottengo risposta,solo una scarica di proiettili che vibra con violenza nell’aria. Mi tappo le orecchie e sprofondo sul suo petto tremando,con il cuore che mi batte a mille. Eppure mi sento così al sicuro,così protetta tra le sue braccia…
 Mi stacco appena e mi giro quando c’è di nuovo silenzio,appena in tempo per vedere la donna ferita che ci lancia un’occhiata carica d’odio.
“Tornerò”Sibila,prima di sparire nel buio.
A quel punto torno a respirare regolarmente e mi sciolgo da quell’abbraccio.
Sollevo lo sguardo verso l’uomo,che evita di incrociare i miei occhi.
“Gin…”Bisbiglio afferrando i lembi del suo impermeabile “Guardami… sei proprio tu, non è vero?”
I suoi occhi si posano sui miei e sorride,stringendomi con dolcezza. “E’ tutto finito,stai tranquilla.”
Chiudo per un attimo gli occhi,serena,ma li riapro subito di scatto. “No,tu sei ferito, devo subito medicarti. Come ti è saltato in mente di uscire dall’ospedale?”
“E’ solo un graffio…”
“Non che non è un graffio,è una ferita,e come tale deve essere medicata. Vieni,ti riaccompagno dentro,poi ho delle domande da farti.”Lo prendo per un braccio e lentamente ci dirigiamo verso l’entrata.
Mi giro un’ultima volta,rabbrividendo. Quella donna voleva uccidermi,ne sono sicura… ma perché?
 
 
**
 
 
“Stai fermo,per favore”Passo un batuffolo d’alcol sulla ferita con tocco delicato, notando divertita la sua smorfia. “Non avresti dovuto fare l’eroe se volevi evitare questa seccatura”Aggiungo mentre sistemo la fascia.
“Non potevo permettere che ti facessero del male…”Arrossisco alla sua risposta e mi affretto a cambiare argomento.
“Ora puoi rimetterti la maglia. Per fortuna la pallottola ti ha solo sfiorato,ma la ferita è abbastanza profonda,per questo devi riposarti. Stenditi sul letto”
Quando lui si sdraia gli sistemo le coperte e mi siedo lì accanto,accarezzandogli una guancia. “Devi spiegarmi cosa stava succedendo… chi era quella donna,cosa voleva da noi?”
“Non ne ho la minima idea”Risponde lui,ma non so perché,non mi convince. Esito un attimo,riflettendo… e un pensiero mi fa tremare.
“Dove… dove hai imparato ad usare una pistola?”
Sorride enigmatico. “Non te lo ricordi?”
Proprio in quel momento,dopo aver sentito quelle parole,una visione mi riempie gli occhi. La bambina dal camice bianco stringe una pistola con freddezza e la punta contro un uomo dalla sagoma indistinta.
“Non ti avvicinare o sparo”Grida lei,l’indice che trema sul grilletto.
Un attimo dopo le immagini si annebbiano e ho un tremito più forte. Che significa?
Mi alzo in piedi di scatto,con gli occhi sgranati. “Noi…”Deglutisco,rabbrividendo. “Noi due ci siamo già conosciuti in passato,non è così?”Incrocio i suoi occhi decisa, con sguardo fermo,ma la mia voce trema. “Voglio sapere… chi sei davvero e per quale motivo sei piombato così all’improvviso nella mia vita.”   

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11:
 
 
“Voglio sapere… chi sei davvero e per quale motivo sei piombato così all’improvviso nella mia vita.”
Lui mi guarda in silenzio,serio,poi lentamente si alza e mi posa una mano sulla guancia. Il mio respiro diventa irregolare prima che me ne accorga,senza che capisca esattamente il perché,e quando le sue labbra mi sfiorano l’orecchio trattengo un gemito mordendomi il labbro inferiore. La sua mano si posa sulla mia nuca e mi attira vicino al suo volto,guardandomi con uno strano sorriso. “ Chi sono io? Potrei essere il tuo incubo… o il tuo sogno.”
“Cosa?”Mi allontano in fretta,confusa,senza riuscire ad afferrare il senso di quelle parole. “Che stai dicendo,sei impazzito? Te l’ho chiesto seriamente… io,quando sono con te,mi sento strana… ho delle visioni particolari che non so spiegarmi…”
Prima che possa aggiungere altro mi ritrovo la bocca imprigionata dalla sua,le sue labbra premono con forza sulle mie annebbiandomi la mente…
“Adesso cosa vedi?”Mi sussurra staccando appena i nostri volti. Le sue braccia mi avvolgono la schiena,i nostri nasi si sfiorano e il respiro dell’uno accarezza il viso dell’altro.
“Che intendi dire?”
“Quando sei con me hai modo di vedere solo il mio lato più oscuro… permettimi di mostrarti anche quello dolce…”
Non ho tempo di interrogarmi sul significato di quelle parole,che mi ritrovo stesa sul letto,sotto il peso del suo corpo. Ansimo debolmente,ma poco dopo recupero la mia lucidità e mi alzo di scatto.
“No,io… non posso farlo. Non posso stare insieme a te se non so chi sei davvero. Mi stai nascondendo qualcosa,e devi dirmelo. Fino a quel momento scordati di avere a che fare con me”Sto per andare verso la porta,quando lui  mi afferra il polso con una forza sorprendente,e mi tira verso di lui.
“Dove credi di andare?”
Sgrano gli occhi: dove ho già sentito queste parole? Istintivamente cerco di liberarmi,intimorita.
“Lasciami,che vuoi fare?”Alzo la voce,quasi urlando,cercando di strattonare la sua presa,ma invano. Mi spinge contro la parete baciandomi il collo mentre io continuo a dimenarmi,poi improvvisamente mi ritrovo con la schiena adagiata sul pavimento, e lui sopra che mi imprigiona con il suo corpo.
In quell’istante,mi ritrovo trasportata in una stanza buia,dove si sentono indistintamente delle grida. Una bambina dai capelli ramati,schiacciata sotto il corpo di un uomo,continua ad urlare e a dimenarsi.
L’immagine mi spaventa tanto,è come se rivivessi io stessa le emozioni di quella bambina… ma per quale motivo?
Mi libero da lui con una spinta decisa,correndo verso la porta e fuggendo nel parcheggio. Sedendomi sul sedile di guida della mia auto respiro profondamente, ancora sconvolta. Prima mi salva la vita e ora stava quasi per… rabbrividisco, rifiutandomi di pensarci. Il telefono nella mia borsa squilla e lo porto in fretta all’orecchio senza pensarci.
“Pronto?”
“Shiho,ma che hai fatto,è tardissimo!? Si può sapere dove sei?”
Abbasso lo sguardo,le guance rigate dalle lacrime che involontariamente hanno iniziato ad uscire dai miei occhi. “Ran… devo dirti una cosa importante.”
 
 
**
 
 
“Calmati,adesso va tutto bene”Sorseggio la tisana che mi ha preparato Ran e avverto un leggero sollievo,anche se sono ancora scossa.
Abbozzo un lieve sorriso,stanca. “Non so come ringraziarti,sei stata davvero gentilissima.”
“Scherzi? Non ho fatto assolutamente niente… piuttosto dimmi,va meglio? Sei sicura di stare bene?”
“Non tanto”
Ran esita un attimo,poi mi stringe forte una mano. “Shiho,adesso credo di capire meglio cosa intendeva dire tua sorella…”
“Ti dispiacerebbe spiegarti meglio?”
“Me lo hai detto tu  stessa che una volta tua sorella ti ha detto di stare lontana da Gin… credo che avesse ragione,è un tipo pericoloso,devi stargli alla larga.”
“E perché? Solo per il fatto che sa usare una pistola? Ammetto di essere rimasta sorpresa anch’io,ma…”
“No,Shiho,non è questo il punto,io intendevo dire… ciò che stava per farti… non è naturale che una persona si comporti in questo modo… ha finto di essere dolce,ma adesso si è mostrato per quello che è davvero. E poi quando gli hai chiesto chi era lui non ha risposto alla tua domanda. Significa che ha qualcosa da nascondere.”
“Mi ha detto… “Potrei essere il tuo incubo o il tuo sogno…”Ma che cosa vuol dire?”
“Non ne ho la minima idea… ehi,Shiho,ti senti bene?”Improvvisamente avverto una forte nausea e credo anche di essere impallidita,ma provo a sorridere per rassicurarla.
“Sì,è tutto a posto…”
“Sicura?”
D’un tratto un pensiero folle mi attraversa la mente,ma lo scaccio subito. No,non può assolutamente essere.
“Sì,sto bene”
 
 
**
 
 
Mi dirigo a passo svelto verso il distributore di bibite e riempio un bicchiere di caffè, bevendolo in un solo sorso. Sono esausta,per fortuna tra un’ora il mio turno è finito e posso andare a casa a riposarmi. Sbadiglio accasciandomi su una sedia e chiudendo per un attimo gli occhi: da un paio di giorni avverto una strana stanchezza che prima non avevo. Probabilmente è causata dal troppo lavoro e dai mille pensieri che mi affollano la mente,non credo sia niente di serio. Non faccio ad andare in bagno che un dottore mi chiama per visitare un paziente,e con un sospiro lo seguo attraverso il corridoio. Sento le gambe tremare e la vista offuscarsi,ma non ci faccio troppo caso e continuo a lavorare come se niente fosse.
Quando il mio turno finisce,tra una visita e l’altra mi trattengo per un’altra mezz’ora, ma ad un certo punto sono così stanca che decido di andare in bagno a darmi una rinfrescata. Mentre mi sciacquo le mani in uno dei piccoli lavandini,vedo Ran entrare e mettersi accanto a me,mentre si aggiusta il trucco allo specchio.
“Shiho,che ci fai ancora qui? Dovresti essere a casa…”Mi rimprovera passandosi il lucidalabbra,accompagnata da un’occhiata storta.
“Ho ancora molto lavoro da fare,e a casa non sarei utile a nessuno”Finisco di asciugarmi le mani e sto per uscire,ma Ran mi afferra per un braccio.
“Sei molto pallida,non devi stancati così… dammi retta,Shiho,vai a casa”Sorrido davanti alla sua preoccupazione affettuosa,ma scuoto la testa.
“Non è niente…”Non riesco neanche a finire la frase che mi sale alla gola una fortissima sensazione di nausea e sono costretta a precipitarmi verso i lavandini.
“Shiho,stai male?”Si allarma lei reggendomi la fronte,ma io sto troppo male. Dopo qualche minuto mi tiro su a fatica,osservando con disgusto i resti di cibo dentro al lavandino.
“Shiho,che cos’hai?”Mi chiede ancora Ran preoccupata.
“Sono due o tre giorni che sto male,sarà un raffreddore…”
“A me sembra che tu stia benissimo,non hai nemmeno la tosse,sei solo molto pallida. Forse hai mangiato troppo?”
Sorrido ironica. “Certo,l’unica cosa che prendo è un po’ di frutta per cena e il resto del giorno bevo caffè.”
“Ma sei impazzita? Per quale motivo non mangi?”
“Non ho appetito e come se non bastasse non è la prima volta che ho la nausea… inoltre sono spesso stanca e nervosa,ma non capisco perché.”
Ran mi guarda con espressione terribilmente seria,poi mi prende le mani tra le sue e mi guarda dritta negli occhi. Due occhi azzurri fermi e preoccupati,che mi provocano una leggera inquietudine.
“Shiho…”Sussurra con voce appena percettibile “Questo può significare solamente una cosa.”
 
 
**
 
 
Con l’ansia che mi cresce nello stomaco osservo Ran dirigersi al bancone della farmacia che si trova all’interno dell’ospedale e acquistare una piccola scatolina che ripone in una busta. Giro lo sguardo da una parte,mordendomi nervosamente un labbro: mi sento così imbarazzata… la proprietaria della farmacia mi conosce da molto tempo,e come tutti i miei colleghi sa che non ho mai frequentato un uomo. Adesso cosa penserà di me?
Poco dopo,con un sospiro di sollievo,vedo Ran dirigersi verso di me con un sorriso e mi porge il sacchetto. “Stai tranquilla Shiho,adesso lo farai subito e vedremo qual è il responso. Su,non ti agitare così.”
“Hai ragione,sono proprio una sciocca”Cerco di sorridere,ma il risultato è solo una smorfia sofferente.
Ran mi accompagna fino alla toilette,e prima che mi chiuda in uno dei bagni,mi sorride ancora con dolcezza per rassicurarmi. “Fallo con calma,e qualunque sia l’esito,non preoccuparti. Io ti aspetterò qui fuori,prenditi tutto il tempo necessario.”
Prendo il test di gravidanza tra le mani,e mi accorgo che tremano convulsamente. Prendo un respiro profondo per calmarmi e stringo forte la provetta. Il cuore mi batte a mille,lo sento pulsare nel petto e rimbombare nelle orecchie. Chiudo gli occhi per qualche secondo,e poi li riapro,sicura.
Di cosa ho paura? Devo fare come mi ha detto Ran,accettare la risposta senza preoccuparmi e senza agitarmi inutilmente.
Dopo qualche minuto apro la porta del bagno con un cigolio,e Ran mi viene subito incontro,abbracciandomi.
“Allora?”
Sollevo lo sguardo e sorrido. Non si può dire che sia particolarmente entusiasta,ma non posso non sorridere davanti a una nuova vita. “E’ positivo.”
 
 
**
 
 
“Ok,quando hai intenzione di dirglielo?”Ran,seduta di fronte a me, giocherella con la cannuccia del suo succo di frutta ghiacciato,e mi lancia uno sguardo intenso.
Dopo la ‘grande scoperta’,come dice lei,siamo andate subito al bar all’angolo su insistenza di Ran,che sostiene si debba festeggiare. Io ho accettato a malincuore,ma se avessi saputo che intendeva rivolgermi le solite domande indiscrete mi sarei ben guardata dal farlo.
“Dirlo a chi,scusa?”Faccio finta di niente,rivolgendo lo sguardo dall’altra parte e sperando che cambi argomento.
“Mi prendi in giro,Shiho? Mi pare ovvio,devi dirlo al padre… chiunque sia”Termina con una risatina maliziosa. Avvampo e mi trattengo quasi dal darle uno schiaffo.
“Cosa stai insinuando?”
“Calmati,stavo solo scherzando. Allora,quando lo dirai a Gin?”
“Non glielo dirò affatto”
“Cosa?! E perché,scusa?” 
“Non capisci? Come posso dirglielo dopo quello che è successo?”Mi porto le mani alla testa,sconfortata,ma Ran mi risolleva prontamente con un sorriso.
“Ehi,non ti scoraggiare,capito? Basterà che vi parliate e si risolverà tutto…”
“Ti sembrerà sciocco,ma non me la sento… ho paura”
“E’ naturale…”
“No,non mi sembra naturale. Sono terrorizzata,e non riesco a capire il motivo. E poi non eri tu che mi dicevi di stare lontana da lui?”
“Ben,questa notizia cambia tutto… e poi io non credo che tu voglia stargli lontana, dico bene?”Arrossisco appena alle sue parole,ma seppur con riluttanza annuisco.
“E allora domani tu e lui vi parlate e si sistemerà ogni cosa. D’accordo?”
“Non me la sento di dirgli del bambino…”
“Non sei obbligata a dirglielo subito,però devi assolutamente parlarci,ok?”
La abbraccio commossa dal suo interessamento così sincero. Per merito suo mi sento più coraggiosa. “Lo farò sicuramente,Ran.”
 
 
**
 
 
Mi siedo alla scrivania del mio ufficio con uno sguardo completamente assente e trasognato,ripensando a tutte le emozioni del giorno precedente e alla scoperta che sicuramente sconvolgerà la mia vita d’ora in avanti. Abbasso lo sguardo verso la pancia e sorrido,accarezzandola con la punta delle dita: lì dentro sta crescendo una nuova vita,il frutto del nostro amore… arrossisco violentemente al solo pensiero,e torno a guardare la schermata del computer per distrarmi. Ma è tutto inutile,i miei pensieri viaggiano sempre in una sola direzione: sto per diventare mamma,mi sembra ancora impossibile,ma sono piena di dubbi e insicurezze,non so se è quello che voglio davvero. E come faccio a dirlo a Gin? Se lui non volesse questo bambino?
Sospiro frustrata appoggiandomi allo schienale di pelle della sedia e giocherellando con la matita,lo sguardo perso nel vuoto: sul momento,quando ieri sera avevo parlato con Ran,mi ero sentita coraggiosa e sicura come non mai,ma adesso tutte le mie forze sembrano essersi sgretolate al solo pensiero di quello che devo fare.
A distogliermi dalle mie insicurezze arriva la voce di un’infermiera che bussa concitatamente alla mia porta.
“Avanti”
“Dottoressa,un paziente si è sentito male ed è svenuto. Potrebbe scendere a visitarlo?”
“D’accordo”Sospiro alzandomi. A quanto pare i miei problemi dovranno aspettare.
Quando però mi fermo davanti alla porta della stanza,il cuore inizia a battermi forte, stretto nella morsa dell’angoscia. Non è possibile…
“Ecco,è qui.”Mi dice l’infermiera prima di allontanarsi.
Entro con le mani che mi tremano,dimenticando all’istante tutto quello che è successo ieri tra noi.
Mi fiondo verso il letto,accarezzando la guancia di Gin e stringendolo a me. Le lacrime bagnano il mio viso con insistenza,sono così preoccupata che ci metto un po’ a capire che lui si è sollevato e adesso sono io a essere stretta tra le sue braccia.
“Come stai?”Sussurro tremando,lasciandomi accarezzare i capelli senza alcun timore.
“Meglio,adesso che sei qui”Mi risponde lasciandomi un bacio leggero sull’orecchio.
“No,non stai bene,devo visitarti”Mi agito cercando di liberarmi del suo abbraccio,ma lui mi stringe con forza le spalle impedendomi di muovermi.
“Non ho nulla,ho fatto tutto questo solo per vederti”Sospira,portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Devo dirti una cosa…”
“Vuoi dire che hai finto di svenire perché sapevi che sarei venuta qui?!”
“Sì,ma l’ho fatto perché avevo bisogno di vederti.”
Solo a quel punto mi rendo conto della nostra posizione e mi stacco immediatamente. “Non toccarmi,come ti permetti?”Gli do le spalle,turbata e agitata,ma ogni mio sforzo di resistergli fallisce miseramente non appena le sue dita fredde si posano sul mio collo e scorrono piano fino ad accarezzarmi la spalla.
“Piccola,non fare così…”E’ vicino,troppo vicino,e il mio respiro si spezza a quel contatto.
“Non mi toccare”Balbetto con il respiro più irregolare,ma è tutto inutile,lui non si allontana. Passa un braccio attorno ai miei fianchi e la mia schiena si incolla al suo petto,mentre il mio cuore continua a battere talmente forte che quasi mi fa male. “Ho paura… ti prego,lasciami…”
Sento la sua stretta diminuire e addolcirsi,poi mi si avvicina all’orecchio scostandomi una ciocca di capelli che lo coprono. “Mi dispiace,piccola,ieri ero fuori di me,non volevo farti del male…”Mi accoccolo al suo petto,rassicurata da quelle parole, rabbrividendo quando le sue labbra mi si posano sul collo lasciandomi dolcissimi e lentissimi baci.
“Senti… devo parlarti”Sussurro impercettibilmente per non rovinare questo momento,rovesciando la testa sulla sua spalla e sorridendogli.
“Dimmi”
Arrossisco,improvvisamente indecisa. “In questi giorni non sono stata molto bene… avevo la nausea,mi sentivo stanca all’improvviso e non mangiavo quasi nulla…”
“Ora come stai?”Mi chiede lui abbracciandomi forte,e io mi sento felice al pensiero che sia preoccupato per me.
“Bene… non c’era motivo di preoccuparsi”Sorrido,prendendogli la mano e posandola sul mio ventre. Lui resta immobile per qualche secondo,poi solleva lo sguardo e incrocia i miei occhi,incredulo.
Accentuo il mio sorriso,annuendo appena. “Aspetto un bambino,il nostro bambino.”

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12:
 

 
“Allora,gliel’hai detto?”Ran saltella da un piede all’altro,seguendomi agitata lungo uno dei tanti corridoi dell’ospedale.
“Vuoi smetterla di fare così,per favore? Comunque sì,gliel’ho detto”Alzo gli occhi ali cielo prefigurandomi già la sua reazione,e stringo più forte i fogli che ho sotto il braccio affettando il passo.
“Wow,ma è fantastico,Shiho!! E lui cos’ha detto?”
“Niente.”Rispondo distrattamente osservando una radiografia.
“Come,niente?!”
“Ran,scusami,ma queste non sono cose che ti riguardano”Esclamo un po’ scocciata, aprendo la porta di una stanza e cambiando la flebo ad un paziente piuttosto anziano. Lei mi segue cercando di aiutarmi e nel frattempo non smette di parlare.
“Non volevo essere ficcanaso,solo non pensavo che tu avessi avuto il coraggio di dirglielo…”
“Perché? Dovrei vergognarmi di aspettare un bambino?”Ribatto secca,sistemando delle medicine sul comodino.
“No,è solo che… insomma,vi siete parlati?”
“Sì,e mi ha detto che non intendeva farmi niente,perciò chiudiamo l’argomento e pensiamo a lavorare.”
Ran non aggiunge altro,ma appena si gira tutta la mia durezza scompare e non posso fare a meno di ricordare la conversazione che abbiamo avuto ieri…
 
 
“Stai parlando sul serio?”
“Sì,l’ho scoperto ieri,ero così stupita che non sono riuscita a dirtelo subito…”
“E’ meraviglioso…”Mi aveva sussurrato lui,posandomi una mano sulla guancia in una lieve carezza. “Un bambino nostro…”Mi aveva abbracciata e stretta a sé con forza,e io mi ero sentita la donna più felice della terra.
“Avrà un papà fantastico…”Avevo scherzato io,ridendo lievemente. “Sarà bello come te,spero che abbia i tuoi stessi occhi…”
“Io invece mi auguro che sia dolce e buono come te.”Gin aveva sorriso,poi il suo sguardo era cambiato improvvisamente,e si era fatto più opaco. “Non credo che avrò mai occasione di vederlo…”
Quelle parole avevano distrutto in un istante la mia gioia. Avevo cercato di forzare un sorriso,impedendomi di piangere,ma con scarsi risultati. “Che cosa dici? Lo vedrai sicuramente,dovrai aiutarmi… non sperare di cavartela tanto facilmente,non potrei certo fare tutto da sola.”Lui mi aveva accarezzato dolcemente i capelli,stringendomi più forte. “Sai bene che non sarà così… ma sono felice ugualmente,sappilo. Non fare quella faccia,avanti… certo che se fosse piagnucolone come te sarebbe proprio un bel problema.”Mi sorride e anch’io faccio lo stesso,seppur con gli occhi lucidi.
Non erano servite altre parole,non erano servite inutili spiegazioni,i nostri sguardi dicevano tutto quello che c’era da dire. E io,nella tristezza che mi dava la consapevolezza che ciò che aveva detto era vero,ero felice ugualmente.
 
 
Mi riscuoto velocemente,quando noto l’occhiata interrogativa di Ran,e mi preparo a visitare l’anziano disteso sul letto della stanza. È stato operato la settimana scorsa in seguito alla rottura del femore,un intervento molto delicato considerando la sua età. Terminata la solita procedura,consegno un foglio a Ran.
“E’ tutto a posto per adesso,comunque per stare tranquilli gli facciamo un’analisi del sangue. Vai a chiamare un’infermiera.”
Ran si allontana velocemente,e adesso che non sento più il peso del suo sguardo,mi sento più serena. Sorrido all’anziano,rivolgendomi a lui con tono calmo e rassicurante. “Bene,adesso non si preoccupi,le do una piccola dose di antidolorifici per calmare il dolore,per il resto è tutto a posto,tra poco arriverà l’infermiera per un esame di routine. C’è qualcos’altro che posso fare per farla stare meglio?”
Lui si sporge su di me,rivolgendomi un sorriso sdentato. “Vuole sposarmi?”
Mi trattengo a stento dal ridere. “Accipicchia…”
“Ho la tessera gratuita per l’autobus”Dice fiero lui,e io continuo a sorridergli, divertita.
“Beh,allora come rifiutare una proposta simile? Vado a prendere il mio abito da sposa,lei aspetti qui,arrivo subito.”
Ran,arrivata silenziosamente alle mie spalle,soffoca una risata e raccoglie i capelli in una lunga coda. “Tieni d’occhio il mio fidanzato fino a quando non arriva l’infermiera.”Sorrido scherzosa e le faccio l’occhiolino,prima di uscire dalla stanza per occuparmi di un altro paziente.
Dopo un paio d’ore di intenso lavoro mi fermo davanti al distributore di bevande,e riempio il mio bicchiere di cappuccino. Mi siedo su una panca e avvicino le labbra al bicchiere, pensierosa,ma proprio quando sto per bere il primo sorso un’infermiera mi richiama per un’emergenza. Sospiro,appoggiando il bicchiere sulla panca,e mi allontano in fretta. Quando ritorno riprendo il mio bicchiere e,stanca,mi siedo chiudendo per un attimo gli occhi. Poco dopo sento qualcuno che mi abbraccia,e stupita sollevo le palpebre.
“Gin… cosa ci fai qui?”Mi stacco da lui,preoccupata. “Torna nella tua stanza,potresti sentirti male…”
“No,voglio restare qui con te. Mi sentivo solo,così sono venuto a cercarti…”Mi attira a lui con forza,e mi scappa un risolino.
“Non sarai geloso,per caso?”
“Può darsi.”
“Non hai tutti i torti. Oggi ho già avuto una proposta di matrimonio.”
In quel momento sbuca nel corridoio l’anziano di prima,che mi ripete la domanda: “Dottoressa,vuole sposarmi?”
Sorrido. “Certo,non desidero altro.”In quel momento arriva trafelata Ran.
“Le avevo detto di non muoversi dalla sua stanza. Venga,la riaccompagno”Li osservo allontanarsi con un sorriso,sempre più divertita.
“Adesso sono due”Preciso ridendo e abbracciandolo dolcemente. “Sul serio,è meglio che torni in camera,potresti stare di nuovo male. Ti accompagno io,non c’è problema. Dammi solo un minuto.”Mi  stacco e afferro il bicchiere con il cappuccino, portandomelo alle labbra. Prima che possa berlo,però,vedo Gin avvicinarsi velocemente e bere il liquido al posto mio.
“Ma che fai?”
“Era avvelenato…”Sussurra lui con voce roca.
“Cosa? Non è possibile…”
“Vai via… è pericoloso…”
Afferro le sue spalle,cercando di sostenerlo. “Non me ne vado,non ti lascio in queste condizioni… devi spiegarmi cosa sta succedendo. Prima quella donna,adesso il veleno…”
Lui però non mi risponde,si accascia contro il mio corpo,e io vado nel panico in un istante. No,non può finire così,non deve finire così…
“Per favore,rispondimi!”Le lacrime si fanno strada sul mio volto,disperate. “Aiuto,aiutatemi!”
“Che succede?”Qualche dottore e infermiera si avvicina,e io spiego confusamente la situazione,continuando a stringerlo a me. Un medico gli afferra il polso. “Respira,c’è battito. Forse possiamo ancora salvarlo.”
I miei occhi si illuminano di speranza e il mio cuore compie un balzo di gioia a quelle parole. “Dice sul serio?”
“Sì,però dobbiamo fargli subito una lavanda gastrica d’urgenza. Dovrebbe lasciare che ce ne occupassimo noi.”
“Certo…”Arrossisco imbarazzata,lasciando il braccio di Gin e allontanandomi appena. “Posso… posso venire anch’io?”
“Non è necessario,lei ha altri pazienti di cui occuparsi. La avviseremo del risultato, stia tranquilla.”
“D’accordo…”Rispondo poco convinta,ma non mi allontano fino a quando non vedo che è stato portato via.
Mi rinchiudo in un bagno e scoppio in lacrime,senza più riuscire a frenarmi. Quel veleno era destinato a me… ma per quale motivo? E come faceva lui a sapere che la mia bevanda era avvelenata?
Dopo qualche minuto,quando ormai ho sfogato tutta la mia disperazione,cerco di ricompormi e mi asciugo frettolosamente le lacrime,poi esco fuori non appena sento qualcuno che mi chiama.
Le successive due ore passano con una lentezza esasperante,non riesco assolutamente a concentrarmi su nulla,i miei pensieri corrono sempre a Gin. È una sensazione inspiegabile,quella che provo in questo momento,è come se riaffiorasse alla mia memoria qualcosa di già vissuto… un veleno,sensi di colpa dolorosi e soffocanti… Alla fine,esausta ed esasperata,mi assento per un momento con la scusa che non mi sento molto bene.
Proprio nel momento in cui faccio una passeggiata nel corridoio allo scopo di scaricare un po’ la tensione,vedo dei dottori uscire da una stanza e il corpo di Gin disteso su un letto con le rotelle.
Corro verso di lui,rendendomi conto che ha gli occhi chiusi. Mi spavento,ma quando sento il suo respiro regolare mi tranquillizzo subito: che sollievo,per fortuna sta solo dormendo.
Sulle mie labbra compare un piccolo sorriso. “Allora?”Mi rivolgo ansiosa a un medico proprio di fronte a me. Lui mi guarda per qualche secondo,poi si decide a parlare.
“Adesso è fuori pericolo,per il momento è ancora sotto l’effetto dell’anestesia.”
“Che sollievo! Ne è proprio sicuro?”Esclamo raggiante,non potendo credere alle mie orecchie.
“Fortunatamente la sostanza tossica che aveva ingerito non era presente in una quantità molto elevata,quindi siamo riusciti ad eliminarla facilmente. Sarebbe bastata una dose leggermente più alta e non ci sarebbe stato più niente da fare.”
Mi asciugo gli occhi umidi e continuo a sorridere. Mi rendo conto di apparire sciocca, ma non posso farne a meno,il cuore sembra quasi scoppiarmi di felicità.
“Grazie,lo accompagno io in camera.”Lui mi rivolge un’occhiata dubbiosa,ma poi annuisce e si allontana rapidamente.
Conduco il letto fino alla sua camera e mi siedo sulla poltrona accanto a lui, aspettando pazientemente il suo risveglio. Dopo una buona mezz’ora lo vedo sollevare piano le palpebre,e mi precipito vicino a lui,abbracciandolo forte e piangendo di gioia. Lo stringo con forza,quasi con disperazione,come se avessi paura che da un momento all’altro gli scivolasse via dalle braccia.
“Che spavento… per un momento ho davvero pensato che ti avrei perso per sempre…”Singhiozzo senza più riuscire a fermarmi,ma quando la sua mano si posa sulla mia schiena tremante accarezzandola lentamente il mio pianto si affievolisce.
“Va tutto bene,non ti preoccupare.”
“E’ colpa mia… io a quest’ora dovevo essere morta… avrei preferito questo,piuttosto che vederti rischiare la vita per me…”
“Che cosa dici?”Improvvisamente il suo sguardo si fa duro,mi stringe con forza le mani sulle spalle e si solleva per guardarmi negli occhi. “Io non l’avrei mai permesso, hai capito?”
Piango più forte,gettandomi tra le sue braccia in cerca di calore. “Scusami,ma io… quando ti ho visto così…”
“Lo so,ma adesso sono qui,sono vicino a te.”Mi stringe a sé,accarezzandomi lievemente i capelli e lasciandomi sfogare. Dopo qualche minuto mi stacco a malincuore da lui,asciugandomi le ultime lacrime nascoste negli occhi.
“Adesso come ti senti?”Gli domando preoccupata,rimboccandogli le coperte sotto il mento con premura.
“Stai tranquilla,sto bene.”
“Ti credo,ma preferisco visitarti.”Per qualche minuto mi occupo di lui,controllando che ciò che mi ha detto corrisponda effettivamente alla verità,e a parte la sua solita tosse,vedo sul serio che sta bene.
Gli sorrido felice,accarezzandogli lievemente una guancia. “Per fortuna è tutto a posto. Adesso però devo chiederti una cosa: non riesco proprio a capire come facevi a sapere che la mia bevanda era avvelenata…”
Lui spalanca gli occhi,ma non mi risponde. Alla fine,dopo qualche secondo,sussurra: “Non chiedermelo più,per favore.”
“Perché,hai qualcosa da nascondere?”Il mio tono scherzoso sfuma subito,non appena incrocio il suo sguardo intenso e serio.
“Ci sono cose che non posso spiegarti,e che sicuramente preferiresti non sapere. Non torniamo più sull’argomento.”
Rimango spiazzata da quella risposta misteriosa,indecisa se insistere o meno,ma poi mi decido a lasciar perdere,non mi direbbe altro comunque. Quello che conta è che lui stia bene e sia vicino a me,tutto il resto non ha alcuna importanza.
“D’accordo,come vuoi tu. Tornerò più tardi a visitarti di nuovo e passerò anche la notte qui,tanto a casa non ho niente da fare. Mi raccomando,riposati”Sfioro le sue labbra con bacio leggero ed esco dalla stanza,finalmente tranquilla.
Il resto della giornata vola via,le ore si susseguono rapidamente una dietro l’altra,e il mio turno ormai è quasi alla fine,ma decido di non dire a Ran che ho intenzione di rimanere anche la notte,si preoccuperebbe troppo. La saluto come sempre, dicendole che mi trattengo solo per altri dieci minuti,e lei mi sorride senza sospettare niente.
Approfitto di quel momento di pausa prima dell’ora della cena e mi dirigo verso la toilette. Mentre mi sciacquo le mani mi ritrovo in mezzo alle chiacchiere di alcune mie colleghe,ma provo ad ignorarle. Parlano tutte della famiglia,dei loro problemi sentimentali,cose che non mi riguardano minimamente. Un tempo mi sarei sentita a disagio,vedendo come tutte avevano una vita privata tranne me,ma adesso ho cose molto più importanti a cui pensare.
“Mi pare che anche la nostra Shiho abbia fatto dei progressi,non trovate?”Esclama una dottoressa con gli occhiali nel lavandino alla mia destra,strizzandomi l’occhio con aria maliziosa.
“Hai ragione”Mi giro a sinistra,verso l’infermiera che ha parlato,che mi guarda con uno strano sorriso. Sbuffo seccata,allontanandomi e passando le mani sotto il getto d’aria calda per asciugarle. “Cosa state cercando di dire?”
“Andiamo,hai capito benissimo! Ti sei innamorata di quell’uomo,quel tipo strano che ha avuto un incidente poco tempo fa…”Dice l’altra dottoressa con tono divertito.
“Sei impazzita!? Non è affatto vero,io so soltanto seguendo il suo stato di salute come dottoressa.”
“Abbiamo saputo che ha una malattia… è vero?”
“Sì,un tumore al polmone.”Rispondo sforzandomi di rimanere impossibile.
“Davvero? E non ti dispiace neanche un po’?”Interviene l’infermiera più giovane, mentre si guarda allo specchio,forse nemmeno interessata alla mia risposta.
Alzo le spalle,facendo finta di niente,anche se mi sento bruciare dentro. “Ve l’ho già detto,sono interessata alla sua salute come dottoressa,ma niente di più.”Che fatica fingere il totale distacco. Se penso a come ho pianto quando ho scoperto che era malato…
“Sei sicura? E allora perché questa mattina ti ho vista abbracciarlo e piangere?”Mi chiede fintamente innocente.
“Ci stavi spiando?”Sono furiosa,mi sento avvampare al pensiero che abbia sentito quello che ci siamo detti,ma allo stesso tempo sono così arrabbiata che potrei darle una sberla.
“Cosa dici? Stavo solo distribuendo il pranzo ai pazienti e ti ha vista con lui…”
Respiro profondamente per calmarmi e le sorrido. “Quindi avevo ragione,quando mi hai vista ti sei messa a spiarci volontariamente.”
“No! Cioè,io…”Lei arrossisce imbarazzata,e io sorrido trionfante,soddisfatta di essermi presa la mia rivincita.
“Sarebbe meglio evitare coinvolgimenti emotivi con i pazienti”Aggiunge seria la dottoressa,senza traccia di sarcasmo nel tono.
“Lo so benissimo,ero solo preoccupata. Non accadrà più.”
“Cosa avrei fatto se ti avessi perso per sempre?”Ripete l’infermiera con tono stucchevole,imitando le parole che ho detto io questa mattina. Ma come si permette?
La scuoto per le spalle,arrabbiata. “Stammi a sentire,smettila di dire queste sciocchezze. Non c’è niente tra me e lui,e anche se fosse,non sarebbero affari tuoi.”La lascio tremante di rabbia,con gli occhi lucidi,mentre la dottoressa la guarda con aria di rimprovero. “Non dovresti comportarti così… e tu stai calma,Shiho,non è il caso di prendersela tanto.”
Certo,non è il caso di prendersela tanto. Invece io me la prendo eccome,non posso accettare che sparlino di noi in questo modo.
“Anche se fossimo innamorati,non c’è niente di male,pensa piuttosto a trovare un uomo che ti sopporti. Sarebbe un vero miracolo.”Lancio un’ultima occhiata di fuoco a quella bisbetica ed esco dal bagno a passo deciso,diretta verso la camera 202. Quando entro sorrido fingendomi allegra,e lo aiuto a sollevarsi e a mettersi a sedere per mangiare. Non voglio esternargli le mie preoccupazioni,devo solo prendermi cura di lui e aiutarlo, non sarebbe giusto addossargli il peso dei miei problemi.
“Ti aiuto io a mangiare,è meglio che tu non faccia sforzi. Aspetta,così starai più comodo.”Prendo un cuscino morbido e lo posiziono dietro alla sua schiena,poi afferro il vassoio e gli do il primo cucchiaio di minestra. Soffio a lungo sopra di esso, poi glielo avvicino. “Dai,apri la bocca e fai attenzione,è bollente.”
“La smetti di trattarmi come un neonato?”
“E tu la smetti di brontolare? Bella riconoscenza, guarda che ti sto facendo un favore. Apri la bocca e smettila di lamentarti.”
Tra un battibecco scherzoso e l’altro,lo imbocco ridendo,poi quando ha finito di mangiare lo costringo a sdraiarsi di nuovo.
Quando lo sento tossire di nuovo gli sistemo meglio le coperte. “Fa freddo,forse le coperte non sono abbastanza pesanti. Dovrebbero essercene delle altre nell’armadio.”Apro le ante e frugo alla ricerca di una coperta più calda,finché non trovo un piumone bianco. Lo tiro fuori soddisfatta. “Aspetta,te lo metto subito,starai sicuramente meglio…”Smetto di parlare quando mi accorgo del suo sguardo fisso su di me e del sorriso che gli increspa le labbra. Inarco un sopracciglio,stupita. “Cosa c’è?”
“Niente,pensavo solo che sei adorabile quando ti preoccupi così tanto per me.”
Arrossisco,poi scuoto la testa e sistemo il piumone sul suo letto. “Adesso sei più caldo?”
“Non ancora” Mi sorride malizioso,afferrandomi il polso. Capisco e ricambio il sorriso,stendendomi al suo fianco. Raggomitolata al suo petto,immobile nel suo caldo abbraccio,sussurro: “E ora?”
“Decisamente meglio”Il suo braccio avvolge le mie spalle,e in quel momento avverto una strana sensazione di vuoto e di tristezza.
“Cosa c’è,piccola?”Mi stringe più forte,ma io provo a sorridergli.
“Niente,è tutto a posto”Ma credo di non essere stata molto convincente,perché mi passa una mano sui capelli con dolcezza e poi mi gira piano il viso,piantando i suoi occhi nei miei. “Sei preoccupata per qualcosa? Sai che puoi dirmelo…”
Sospiro. “Prima di venire qui ho parlato con alcune delle mie colleghe,e una di loro ha detto che ci ha visti stamattina mentre eravamo abbracciati…”
“Sarebbe un problema?”
“No,ma quello che mi ha detto dopo… mi chiesto se eri malato e se mi importava davvero la tua guarigione…”
“E ti importa?”
“Secondo te?”La mia voce si fa sempre più rotta,ma lui prontamente mi bacia la guancia,fermando la lacrima che sta scendendo.
“Non avere paura,amore mio…”E’ la prima volta che mi chiama in questo modo,e mi sento felice a sentir dire quelle parole proprio dalla sua voce.
“Quella era solo un’oca,non sarà mai in grado di capire quanto ti amo. A volte faccio fatica a credere di volerti così bene,mi sta più a cuore la tua salute della mia.”
“Anch’io stento a credere di aver incontrato una donna come te…”Mi attira al suo corpo,sfiorandomi la guancia e sorridendo dolcemente.
“Che vuoi dire?”
“Non ho mai amato nessuno,forse incontrarti proprio adesso che sto per morire è stato un segno…”
“Smettila di dire così,ti ho già detto che non devi mai rassegnarti. Hai capito?”In risposta sento una lieve risata,e sbatto le palpebre stupita.
“E adesso che c’è di tanto divertente?”
“Sei completamente da diversa da come ti ricordavo…”
“Come?”
“Niente,non importa. Chissà perché vi confondo sempre…”
“Di che stai parlando?”
“Me l’avevi chiesto tu,volevi sapere chi era Sherry. Vi assomigliate tantissimo,ma il carattere è completamente diverso.”
Mi ricordo di quella strana ragazza,Gin me ne aveva parlato una volta sola. In passato era innamorato pazzamente di lei,ma a quanto pare il sentimento non era corrisposto. Doveva essere stata molto importante per lui… avverto una fitta sgradevole e pungente al petto,qualcosa di soffocante che mi opprime il cuore. E se fosse questa la gelosia?
“E lei… com’era?”
Gin esita un attimo prima di rispondere,poi mi guarda negli occhi e sorride quasi con nostalgia. “Ogni volta che guardo i tuoi occhi vedo il suo riflesso. Quella bambina fredda e intelligente,che sembrava molto più adulta della sua età. Aveva lo stesso colore di capelli,ma gli occhi erano completamente diversi: erano freddi, vuoti, disincantati… i tuoi invece sono dolci e pieni di bontà.”
Sorrido di quel complimento e mi avvicino al suo volto,lisciando una piega del cuscino su cui sono posate entrambe le nostre teste. “Quindi mi stai dicendo che io sono l’opposto della ragazza che ti piaceva…”
“Fisicamente sei uguale,ma come carattere differisci molto da lei. Se fossi stato male come adesso,non credo che lei si sarebbe presa cura di me in questo modo. Mi avrebbe sorriso ironicamente e fatto qualche battutina sul fatto che fumare fa male, ma non credo le sarebbe importato molto se ero vivo o morto. Anzi,dopo quello che è successo tra noi,è molto più probabile che mi volesse morto.”
“Perché…? Cos’è successo?”
Lui mi lancia un lungo sguardo che non riesco a comprendere,poi inaspettatamente mi abbraccia. “L’ho costretta a concedersi a me…”
Involontariamente rabbrividisco e mi allontano,ma lui mi stringe con dolcezza, dissolvendo in un istante i miei timori. “Non ti farei mai una cosa simile,stai tranquilla…”
“Hai detto che non hai amato nessuno prima di me… allora che genere di sentimenti provavi nei suoi confronti?”
“Non ero innamorato,semplicemente ero ossessionato dalla sua bellezza,e volevo possederla solamente io. Per questo un giorno non ho resistito più,l’ho afferrata e l’ho portata in una stanza nascosta per farle tutto quello che volevo. Quando ti ho vista mi hai ricordato subito lei,ma quell’ossessione morbosa che provavo prima ha lasciato spazio a un sentimento nuovo,un sentimento bellissimo che non sapevo di poter provare.”
“Non potevamo essere la stessa persona?”Mi mordo la lingua un istante dopo aver formulato questa domanda. Che sciocca,se fossi io mi ricorderei sicuramente di un episodio del genere.
“A dire la verità ci ho pensato,ma era impossibile. Te l’ho detto,lei è completamente diversa da te.”
“Migliore di me?”Non so da dove mi siano uscite queste parole,ma la mia voce trema quasi.
“Non dire sciocchezze,tu sei sempre così dolce…”
“E lei non lo era?”
“Dire che era dolce e gentile sarebbe una battuta davvero spiritosa.”
“Però ti piaceva,o sbaglio?”
“E’ passato tanto tempo…”
“E se dovessi rivederla?”
Improvvisamente mi guarda con uno strano sorriso,quasi divertito. “Non credo che sarà possibile…”
“Perché no?”
“Non parliamo più di lei,ormai è solo un ricordo. Piuttosto,tu non hai da fare?”
“Ti da fastidio che stia qui?”
“Non credo che stare a parlare con me sia il tuo lavoro. Sei la dottoressa più brava qui dentro,senza di te come farebbero?”Gli sorrido,avvicinandomi fino a far sfiorare i nostri nasi. “D’accordo,adesso vado.”
Gli do un leggero bacio sulla fronte,e mi alzo dal letto. “Se hai bisogno di qualsiasi cosa puoi chiamarmi direttamente,resterò qui tutta la notte.”
“Aspetta”Mi afferra il polso prima che possa raggiungere la porta,costringendomi a rimanere ferma.
“Cosa c’è?”
“Non mi da fastidio che tu stia qui,ti vorrei accanto a me in ogni momento della giornata.”
Arrossisco sorpresa ma contenta. “Davvero?”
Mi strattona il polso,e senza accorgermene mi ritrovo sopra al suo corpo. Gin mi afferra una ciocca di capelli e la attorciglia intorno al suo dito,sorridendomi. “Quando mi sveglio,la prima cosa che voglio vedere è il tuo volto.”Stringe delicatamente il mio mento,accarezzandomi lo zigomo. “Sai,a volte,quando mi addormento e il buio sommerge ogni cosa,temo che non mi sveglierò.”
Un groppo mi si forma in gola quando sento quelle parole,e si fa ancora più forte qualche secondo dopo. “Ma non ho paura per me,la sola cosa che vorrei è dirti addio prima di andarmene…”
Poso un dito sulle sue labbra per impedirgli di aggiungere altro,mentre la mia vista si annebbia dalle lacrime,che mi scivolano calde e copiose sulle guance. “Smettila,ti ho già detto che non morirai…”
Mi accarezza i capelli,sorridendomi intenerito. “Vorrei dirti quanto sei importante per me,vorrei dirti che sei stata il raggio di sole nel nero della mia vita. Sei speciale per me,sei l’essenza delle miei giornate,e di questo non devi mai dubitare.”
“Anch’io vorrei dirti le stesse cose”Gli sorrido tra le lacrime,baciandolo lentamente e con infinita dolcezza,poi mi alzo,seppur malvolentieri,e mi dirigo verso la porta.
“Ora devo proprio andare,se hai bisogno puoi chiamarmi.”
“Ma non avevi il turno di giorno?”
“Sono rimasta qui apposta per te. Ero preoccupata e non volevo lasciarti solo.”
Sorride. “Avevo ragione,Sherry non l’avrebbe mai fatto… la vecchia Sherry,almeno…”
“Che vuoi dire?”
Quando sento un dottore che mi chiama per un’emergenza sono costretta a interrompere la conversazione. “Bene,mi sa tanto che stanotte dovrò bere parecchi caffè se voglio rimanere sveglia! Buonanotte.”
Esco nel corridoio,e nelle ore successive la mia mente vaga oltre,anche se il mio corpo è fisicamente lì. Anche stavolta le parole di Gin non mi suonano del tutto chiare… possibile che lui sappia qualcosa di me che io stessa non so? Ormai non è più solo un’ipotesi,ne sono convinta.
Ripenso a quando mi aveva parlato di quella ragazza,e un particolare affiora alla mia memoria. Sherry è il nome della bambina delle mie visioni… allora l’uomo che era con lei…? Sì,anche se è tremendo,sono costretta ad ammetterlo. Quell’uomo era Gin.
Rimanere solo un’ultima,inquietante domanda che continua a martellarmi nella mente: che legame c’è davvero tra me e quella ragazza?

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13:
 
 
“Shiho! Shiho!”Mi volto confusa,incrociando l’espressione seccata di Ran. “Insomma,mi ascolti?”
“Sì,scusami… cosa dicevi?”Mi stropiccio gli occhi,provando in tutti i modi a trattenere uno sbadiglio e bevendo un altro sorso dal bicchierone di caffè che ho in mano.
“Shiho,sei sicura di stare bene?”
“Dovrei stare male?”
Ran sospira,afferrando il mio caffè e togliendomelo dalle mani. “Su,dammi questa roba.”Lo svuota nel cestino e torna a guardarmi con due occhi preoccupati. “Da quanto sei qui?”
“Quasi… ventitre ore.”Rispondo distratta allontanandomi e bevendo un altro sorso di caffè da un bicchierino sul tavolo.
“Ventitre?!”Ran si acciglia e mi guarda con evidente aria di rimprovero. “Vai subito a casa,Shiho.”
“A fare che?”
“Innanzi tutto una bella dormita. Guardati,non ti reggi in piedi!”
“Non è vero,sto benissimo. Cosa mi dicevi prima?”
“Non prendermi in giro,hai un aspetto orribile. Per quale motivo sei rimasta anche la notte?”
“Non sono affari tuoi. Vado un attimo alla toilette a darmi una sistemata,aspettami qui,arrivo subito.”
Chiudo la porta del bagno e mi guardo allo specchio frastornata. Ho i capelli scomposti e due profonde occhiaie sotto le palpebre,per non parlare del trucco disfatto e del volto tirato. Sospiro stanca,bagnandomi la faccia con l’acqua fredda.
Mi passo uno strato di lucidalabbra,ma non faccio in tempo a finire che qualcuno mi chiama oltre la porta. Rassegnata a passare il resto della mattina tra ferite e fratture, esco velocemente.
Dopo circa un’ora di lavoro frenetico però inizio a sentire le gambe pesanti e la vista più debole,inoltre qualche goccia di sudore inizia ad imperlarmi la fronte. Senza accorgermene mi accascio a terra e quando mi sveglio sono sdraiata su un letto dell’infermeria,con Ran che mi guarda allarmata.
“Che è successo?”Biascico confusa,cercando di alzarmi,ma Ran mi blocca subito.
“No,stai qui,devi riposarti. Sei svenuta,ma non hai niente,è solo stanchezza.”
“Devo tornare a lavorare…”
“Non dire sciocchezze,tu non ti muovi di qui. Una donna incinta non deve sforzarsi in questo modo,per cui adesso resti a riposarti qui,poi,quando ti senti meglio,vai subito a casa,intesi?”
Appoggio la testa al cuscino,sfinita,chiudendo gli occhi. Non mi sento per niente bene,ho la nausea e un fortissimo mal di testa,ma questo malessere non è un peso per me. Non posso starmene qui con le mani in mano,se non posso lavorare regolarmente qui,devo andare subito a casa a studiare…
“Shiho,adesso io devo andare. Resta qui fino a quando non ti senti meglio e non ti alzare,mi raccomando.”
“Ma Ran…”
“Niente ‘ma’,non si discute,tu resti qui.”Subito dopo la sua espressione e la sua voce si addolciscono. “Credo di aver capito perché stai facendo tutto questo,ma non puoi andare avanti così,ti ammalerai sul serio. Stai tranquilla,Gin sta bene,l’ho visitato io poco fa.”
“Ran,io…”Non riesco a trovare le parole adatte e le sorrido piena di gratitudine. “Grazie. Grazie davvero.”
“Dovere!”Sorride e mi strizza l’occhio prima di uscire dalla stanza.
Rimasta sola,sbuffo seccata,ma mi rendo conto che non mi reggo in  piedi e non posso pensare neanche lontanamente di alzarmi. Chiudo gli occhi e qualche secondo dopo,provata dalla fatica,scivolo in un sonno profondo.
 
 
**
 
 
Sollevo le palpebre,guardandomi intorno. Quanto tempo è passato? Ore,minuti? Mi sento molto più riposata,ma sono ancora debole. Provo a mettermi a sedere,ma una voce che conosco bene mi ferma. “Non alzarti,devi stare a riposo.”
“Gin! Ma che ci fai qui?”
Si siede accanto a me e mi abbraccia. “E’ stata la tua amica a mandarmi qui,mi ha detto che eri svenuta perché hai insistito per passare tutta la notte in ospedale ad assistermi anche se eri molto stanca.”
“Ran!”Esclamo nella mia mente,mordendomi un labbro e avvampando. Mi immagino il suo sorriso furbetto e malizioso: appena la vedo gliene dico quattro,non era necessario dirlo a lui. Non in questo modo,almeno.
“Quante volte devo dirti che sto bene e che non devi affaticarti così per me, piccola?”Mi accarezza la schiena,e io sorrido godendomi quel tenero abbraccio. Sento la sua mano posarsi con delicatezza sulla mia pancia,ed entrambi ci scambiamo uno sguardo complice,sorridendo.
“Non ti perdonerò mai se ne risentirà il nostro bambino”Le sue parole sono dure,ma il tono è dolce,e così capisco che è solo in ansia per me.
“Non ti devi preoccupare,io sto benissimo… e tu?”
In risposta arrivano i soliti colpi di tosse,stavolta molto più forti. Lo sostengo delicatamente mettendogli una mano davanti alla bocca,ma quando la allontano rimango impressionata: il mio palmo è pieno di sangue rosso vivo.
“Ran è stata proprio sciocca,non doveva farti lasciare il letto. Ti riaccompagno io,non ti preoccupare.”
Dopo averlo aiutato a mettersi a letto,incrocio Ran in corridoio.
“Shiho,non dovevi alzarti!”
“Lascia perdere,io sto benissimo. Oggi non ritorno a casa,resto qui con lui. Non me la sento di lasciarlo solo…”
“E’ stato di nuovo male?”
“Sì,adesso l’ho messo a letto,ma ritengo sia il caso di visitarlo…”Apro la porta,ma il sangue mi si gela nelle vene e un grido terrorizzato si espande dalle mie corde vocali. Lui è lì,disteso sul pavimento,privo di sensi.
“Che succede?”Ran si precipita accanto a me,sgranando gli occhi. “Oh no…”
“Vai a chiamare subito qualcuno,un medico specializzato in queste patologie…”Le urlo quasi,agitata,precipitandomi verso di lui.
Ran tentenna un attimo,poi il suo sguardo si illumina. “Oggi avevo chiesto al Dottor Agasa di venire qui per visitare un altro paziente,dovrebbe essere già in ospedale, sono le cinque… corro a chiamarlo.”Ran esce di corsa,e io sollevo Gin posandolo a fatica sul letto.
“Tesoro,mi senti?”Sussurro sempre più agitata,passandogli un fazzoletto bagnato sulla fronte sudata. Il suo respiro è affannato,ma debole. “Ti prego,resisti… sono qui…”Mi sale un groppo in gola e sento gli occhi lucidi,ma devo essere forte. Lo vedo aprire gli occhi e sorridermi debolmente. “Sei tu…”
Allunga la mano,prima posata sul lenzuolo,per raggiungere la mia,ma non riesce ad afferrarla,così distendo il braccio e mi avvicino,stringendo dolcemente le sue dita. “Sì,sono io… sono qui,accanto a te…”Gli sorrido mentre le lacrime scendono ormai copiose sulle mia guance. Stringo più forte la sua mano, imponendomi di smettere,ma è inutile. “Andrà tutto bene,stai tranquillo…”Sento che anche la sua stretta aumenta,e gli sorrido per incoraggiarlo. “Non devi preoccuparti,non ti lascio… Ran è già andata a chiamare un dottore,il professore che ti ha visitato l’altra volta,ti ricordi? Dovrebbero arrivare tra poco…”
Proprio in quel momento la porta si spalanca,e io mi affretto ad asciugarmi velocemente le lacrime.
“Sono arrivata,Shiho”Ran entra nella stanza,seguita dal Dottor Agasa.
“Che cosa è successo?”Domanda lui,avanzando fino al letto.
“Non lo so,si è sentito male all’improvviso…”Balbetto in preda all’ansia.
Il dottore si avvicina e gli sente il polso,e il sorriso che mi rivolge subito dopo mi restituisce la tranquillità. “Il battito è regolare,adesso sta bene,ma ritengo sia il caso di predisporre subito esami più approfonditi.”
“Sì,certo.”Annuisco con un largo sorriso e mi rivolgo di nuovo a Gin. “Adesso dovrai fare qualche analisi,ma ci sarò io con te,non preoccuparti.”Gli lascio la mano imbarazzata quando noto l’occhiata interrogativa del professore. Chissà cosa starà pensando…
Mentre lui e Ran si affrettano a trasportarlo in un’altra stanza,io li seguo in silenzio, con gli occhi fissi a terra: ho un brutto presentimento…
Ci fermiamo davanti a una porta bianca,e io mi avvicino al volto di Gin, schioccandogli un piccolo bacio sulla guancia. “Non avere paura,ti aspetto qui fuori.”
Quando entrano,sprofondo in una sedia grigia di metallo,e lo stesso fa Ran, sospirando. “Dai,calmati Shiho,non è successo niente…”
“Però poteva succedere.”
“Aspettiamo l’esito di questi esami,può darsi che ci sia ancora speranza. Non è il caso di preoccuparsi prima di aver visto i risultati.”
“Hai ragione,ma è più forte di me…”Mi asciugo una piccola lacrima all’angolo del’occhio destro e respiro profondamente per cercare di calmarmi.
“Lo so,Shiho. Ma ricorda che io ti sono vicina,ok?”
Alzo lo sguardo fino ad incrociare il dolce sorriso di Ran,e non posso fare a meno di ricambiarlo. “Me lo ricorderò sempre.”
 
**
 
Tamburello le dita,agitata,in attesa che la porta si apra. È già passata un’ora…
Poco dopo la porta si apre,e una dottoressa trasporta il letto su cui è sdraiato Gin fino alla sua camera. Balzo in piedi con il cuore a mille,non appena la sagoma del professore fa capolino oltre la soglia.
“Vieni,entra pure.”
Sospiro di sollievo e chiudo la porta alle mie spalle,mentre Ran continua a sorridermi incoraggiante. Il Dottor Agasa si siede dietro alla scrivania di legno e socchiude gli occhi con aria pensierosa.
“Siediti pure”Annuisco e mi siedo davanti a lui,in attesa che inizi a parlare. Aspetto un po’,ma non dice niente,così prendo la parola io.
“Allora?”
Lui apre gli occhi,e rimango paralizzata alla vista della sua espressione dispiaciuta. Non dice niente,si limita ad indicarmi lo schermo alle sue spalle,che mostra un ingrandimento dei bronchi e dei polmoni… e in un attimo capisco.
“Mi dispiace molto,ma il tumore ormai è in fase terminale,non c’è più niente che puoi fare.”
Quelle parole mi investono come un’ondata di gelo nel mio cuore,come mille spilli che lo trafiggono con violenza inaudita. Per diversi istanti non riesco a parlare, poi, quando qualche suono si decide ad uscire,sento le lacrime pizzicarmi gli occhi e minacciare prepotentemente di uscire. “Non è possibile…”Stringo le mani sulle ginocchia,tirando con forza la stoffa dei pantaloni,mentre dell’acqua salata inizia a colare lungo le mie guance. “Non è possibile,non può essere,lei deve fare qualcosa…”
Scuote la testa con aria rammaricata. “No,né tu né io possiamo fare niente. È tardi, ormai.”
Vorrei urlare,insultarlo,piangere e singhiozzare disperata per ore intere,ma non sono più una bambina,quindi,con immane fatica,deglutisco e rimango calma.
“Quindi… quanto gli rimarrebbe da vivere?”La voce mi esce roca,spezzata,velata di pianto,ma non posso farci niente,la tristezza che sento impadronirsi di ogni cellula del mio corpo è talmente grande da non poter essere soffocata in nessun modo. Anche le parole mi pesano,troppa sofferenza,troppo dolore.
“Non più di tre mesi,anche con l’assunzione di farmaci per rallentare il normale decorso delle cellule tumorali.”
Deglutisco,mentre le lacrime scendono sempre più rapide e un peso enorme mi opprime il cuore. Mi alzo dalla stanza ed esco in silenzio,senza sentire la voce di Ran, senza rispondere alle sue domande. Corro fuori,nel parco dell’ospedale,e crollo su una panchina di legno,nascondendo il viso tra le mani e sfogando tutta la mia disperazione e il mio dolore in singhiozzi sempre più forti. Non so per quanto tempo sono rimasta così, semplicemente a piangere,ma all’improvviso sento un tocco delicato sulla spalla,e mi volto asciugandomi in fretta le lacrime che mi solcano il viso. Rimango basita e spalanco gli occhi. “Gin?! Non dovresti essere qui fuori,torna subito nella tua stanza.”
“Tranquilla,adesso sto meglio”Si siede accanto a me e mi passa un braccio attorno alle spalle,attirandomi a lui. Poso il viso sul suo petto,godendomi quel dolce calore. Non riesco a credere che tra pochi mesi non lo sentirò più…
“Non essere triste per me,piccola…”Sussurra piano lui,lasciandomi un leggero bacio sul lobo dell’orecchio. “Io sono sereno,perché so che ci sarai tu quando chiuderò gli occhi per sempre…”
“No! Non dirlo mai più!”Inizio a colpirlo sul petto con pugni tremanti e privi di forza, non riuscendo a fermare le lacrime. “Non puoi… non puoi morire… se tu non ci sarai più non avrò ragione di esistere…”
“Non devi neanche pensare una cosa del genere.”Accarezza il mio grembo, sorridendomi. “Nostro figlio sarà la tua ragione di vita,ma dovrai essere sincera con lui… non promettergli mai ciò che sarà impossibile da rispettare.”
Capisco a cosa si riferisce e lo stringo più forte. Anche lui mi aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonata… “Scusami,io non ci sarò quando crescerai il nostro bambino…”Mi accarezza i capelli con infinita dolcezza,e io poso la testa sulla sua spalla,assaporando questo momento meraviglioso,in cui siamo così vicini,in cui i nostri cuori sono uniti come non mai. “Ma quando guarderai i suoi occhi,quando ascolterai la sua voce,quando osserverai i suoi gesti,penserai sempre a me. Promesso?”
“Promesso”Gli sorrido tra le lacrime,ed entrambi posiamo il nostro sguardo davanti a noi,con la tristezza e il rimpianto che per noi non accadrà mai niente di simile.
Una mamma,seduta sul prato dall’erba verde e umida di rugiada,legge una storia al suo bambino,che sorride felice tra le sue braccia,con gli occhi simili a due piccoli girasoli pieni di gioia e di innocente stupore. Il padre,seduto accanto a loro,ride divertito mentre parla con il piccolo,poi volta la pagina del libro baciando sulla guancia la moglie. Il vento scompiglia i loro capelli e i raggi dorati riscaldano l’armonia di quel momento perfetto.
“Non scordare mai questi momenti di felicità,ti aiuteranno molto quando non ci sarò più.”
“E tu mi prometti che non mi scorderai mai,qualunque cosa accada?”
Mi sorride con dolcezza,sfiorando le mie labbra. I nostri sguardi si incrociano,i suoi occhi così tristi eppure così sereni e privi di angoscia riescono ad incatenarmi il cuore e a paralizzarmi il respiro. “Non lo sai,ma io ho già mantenuto questa promessa.”
Adesso non m’importa scoprire quale significato si nasconde dietro alle sue parole, voglio solo godermi questi istanti meravigliosi,perché sono consapevole che non torneranno più.
Improvvisamente sollevo lo sguardo sul suo volto e sorrido con decisione. Afferro la sua mano e la faccio combaciare alla mia. “Ti ricordi cosa ti dissi dopo l’operazione?”
Lui annuisce e si avvicina al mio viso. “Che insieme ce l’avremmo fatta.”
Continuo a sorridergli,anche mentre una lacrima scende lentamente sulla mia guancia,e sento le sue labbra che la portano via con dolcezza. “Ne sono ancora convinta. Qualsiasi ostacolo appare meno grande se si è in due ad affrontarlo. Io sarò sempre con te,te lo prometto.”Stavolta il mio sorriso si fa più triste,e mi avvicino per accarezzargli una guancia. “E manterrò questa promessa,qualsiasi cosa accada.”
 
 
  
                                                                                                         
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14:
 

 
È passato quasi un mese da quella giornata,da quando le mie speranze si sono  sgretolate definitivamente,ma la mia serenità non è mai scomparsa,perché so che insieme potremmo affrontare questa prova dolorosa. In questo periodo siamo stati sempre più vicini,io trascorro molto più tempo del solito in ospedale apposta per stare con lui. Ogni volta ho paura ad allontanarmi,paura che mi abbandoni senza nemmeno salutarmi,così trascorro ore intere nella sua stanza.
Giorno dopo giorno, con grande sgomento,ho assistito al peggioramento della sua salute. A volte la sua tosse diventava così forte da spaventarmi,e io mi affrettavo a metterlo a letto e a bagnargli la fronte,senza smettere di sorridere e di stringergli la mano per rassicurarlo della mia presenza. Spesso siamo usciti nel giardino dell’ospedale,sedendoci su una panchina e abbracciandoci tutto il tempo,poi lui diventava improvvisamente debole e allora lo riaccompagnavo dentro,sostenendolo premurosamente. Lo aiuto a mangiare e lo accarezzo a lungo,raccontagli gli episodi più buffi della mia infanzia e parlandogli di me,della mia vita prima di conoscerlo. E a quel punto ho fatto un’inquietante scoperta: ho scoperto di ricordare solo a tratti la mia infanzia,come se ci fossero dei buchi dai miei dieci ai miei dodici anni.
Qualche tempo dopo ho capito che quell’inspiegabile mistero poteva essere collegato a quel biglietto che mi aveva lasciato Akemi prima di morire e al mistero che sembrava avvolgere i comportamenti di Gin e le visioni che avevo avuto a contatto con lui,e così una sera mi sono decisa ad affrontare l’argomento.
Ero entrata nella sua stanza e l’avevo visto in piedi accanto alla finestra. Mi ero avvicinata a lui,posando la testa sulla sua spalla.
“Cosa stai guardando?”Gli avevo chiesto incuriosita,e lui mi aveva guardato con un dolce sorriso,stringendomi al suo petto. In quel momento le sue braccia così forti mi erano apparse per la prima talmente deboli da non riuscire a sollevare nemmeno una piuma; credo di aver compreso in quel momento che ci restava ancora poco tempo da trascorrere insieme,anche se mi rifiutavo di ammetterlo e scacciavo quell’orribile pensiero con tutte le mie forze.
“Le stelle che brillano nel cielo”Mi aveva risposto semplicemente lui. “Guarda,c’è una stella cadente,è molto raro vederne una.”Mi aveva indicato una scia luminosa che solcava il cielo,e i miei occhi si erano illuminati di ingenua e sincera meraviglia.
“Hai espresso un desiderio?”
Avevo sorriso chiudendo gli occhi e riaprendoli pochi secondi dopo,poi mi ero voltata verso di lui. “E tu?”
“Dimmi prima il tuo.”
“Va bene”Avevo deglutito per ricacciare indietro le lacrime. “Che tu resti sempre con me.”
Lui non aveva detto niente,si era limitato a stringermi più forte mentre io piangevo senza avere la forza di allontanarmi. “Io invece ho chiesto che un giorno tu possa trovare la forza di perdonarmi.”
Per lo stupore avevo smesso di piangere. “Perché? Tu non hai fatto niente di male…”
Mi aveva stretto le spalle in una presa dolce,incrociando fermamente i nostri occhi. “Ascolta,non farmi più domande. Ci sono cose che non posso spiegarti.”
“Per quale motivo?”
“Perché mi odieresti,e io ti amo troppo per permetterti di odiarmi.”
Dopo quella risposta non ho aggiunto altro,e sono rimasta immobile godendomi il calore della sua pelle. Quella notte i nostri corpi si sono uniti,illuminati dalla pallida luce della luna,con infinito amore e dolcezza. E in quel momento ho capito che, qualunque cosa mi stia nascondendo,non riuscirei mai ad odiarlo veramente.
Perché anche io,come lui,lo amo troppo. Ma ero ignara che un amore come questo mi avrebbe portato solo dolore e sofferenza.
 
**
 
 
 
Negli ultimi giorni ho preso l’abitudine di venire all’ospedale tutti i giorni per restare con Gin,anche la domenica. È proprio quello il momento che mi piace di più,perché non ho impegni di nessun tipo né pazienti da visitare,e posso restare con lui tutto il tempo che voglio. Non parliamo molto,ci teniamo stretti la maggior parte del tempo,lo bacio,lo accarezzo,assaporo pienamente la sua presenza,e quando devo andare via sono sempre combattuta,vorrei restare sempre accanto a lui.
Oggi,prima di entrare in ospedale,ho deciso di passare in un negozio lì vicino per prendere dei succhi d’arancia per lui. Non può più mangiare cose solide,soltanto bere,e questi sono molto salutari.
Prima di entrare prendo un bel respiro,in questo periodo ho sempre le lacrime che minacciano di uscire da un momento all’altro,non è stato per niente facile riuscire ad accettare questa situazione,e forse non l’accetterò mai fino in fondo.
Un campanellino all’ingresso suona per avvertire dell’arrivo di un nuovo cliente,e una signora piuttosto anziana dalle guance rotonde e un sorriso gioviale che siede dietro al bancone si volta verso di me.
“Buongiorno cara,cosa posso fare per te?”
“Salve,vorrei due confezioni di succo d’arancia.”
“Certo,vado subito a prendertele.”
La donna scompare dietro la porta di un magazzino,e proprio in quel momento sento uno scampanellio alle mie spalle. Una ragazza dai capelli castani entra palando concitatamente al cellulare,a malapena sembra rendersi conto della mia presenza. Appena la guardo meglio,mi accorgo di conoscerla. Oh no,speriamo che non mi riconosca…
“No,i festoni per la festa di Makoto devono essere azzurri,ti dico. Sono appena entrata in un negozio per comprare delle bevande,ti devo salutare. Ci vediamo più tardi.”Mi giro appena per vederla spegnere il telefono e riporlo nella borsetta sospirando.
“Accidenti,quanti problemi. Speriamo che almeno qui riesca a trovare quello che sto cercando… ehi,ma tu non sei Shiho?”
Uffa,speravo che non mi vedesse,non è decisamente la mia giornata. Stiracchio le labbra cercando di mostrare un sorriso,e provo a mascherare il mio disagio.
“Ciao,Sonoko.”
“Guarda chi si vede,la famosa dottoressa!”Il suo tono petulante aumenta il mio fastidio,anche se cerco di fare finta di niente. “Come va il lavoro?”
“Molto bene,e l’azienda della tua famiglia?”Sonoko Suzuki è una delle amiche di Ran,forse più di me. È una ricca ragazzina viziata,la sua famiglia ha un’azienda molto famosa e non è obbligata a lavorare. Il suo fidanzato,Makoto,è un famoso karateka,anche lui amico di Ran,conosciuto durante uno dei suoi allenamenti dopo il lavoro. Sonoko non fa altro che parlare di minigonne e bei ragazzi,e io sopporto il suo carattere da gallina solo per far piacere a Ran. Ma la cosa che mi da più fastidio di tutte è che ficca sempre il naso negli affari privati degli altri ed è una grande pettegola.
La mia domanda sembra stizzirla,e risponde con tono sempre più antipatico,come se la cosa fosse ovvia. “Va benissimo,come sempre.”Mi squadra con aria strana per qualche secondo,poi aggiunge incuriosita: “Come mai sei da queste parti? Oggi è domenica,non hai il lavoro,no?”
In quel momento esce la donna con i succhi e li posa sul banco,battendo i tasti della cassa. “Sono cinquemila yen,cara.”
“Oh,e questi cosa sono?”
“Niente,avevo sete e li ho presi per me”Dico vaga senza guardarla,fingendo di armeggiare con il portafoglio.
Sonoko inarca un sopracciglio. “Dici davvero? Ran mi ha sempre detto che odi i succhi di frutta…”
Mi mordo un labbro,seccata. Brava Ran,vai in giro a dire tutto di me…
“A dire il vero li ho presi per un mio paziente e adesso vado a portarglieli”Poso le monete sul bancone,afferrando in fretta il sacchetto.
“Davvero,adesso fai anche gli straordinari?”
“Ogni tanto sì”
“Non potrebbero farle le infermiere queste commissioni?”
Sorrido sprezzante. “No,è per un paziente che sto curando da tempo e ho preferito occuparmene io.”
“Perché,ha dei problemi di stomaco?”
Magari fosse così. Sospiro,cercando di accorciare questa conversazione irritante. “No,non può magiare cose solide. Ha…”Deglutisco,avvertendo un groppo in gola. “Ha un tumore ai polmoni.”
“Scusami,mi dispiace tanto.”Si copre la bocca con una mano,mostrando un’espressione esageratamente sofferente. “Che cosa terribile!”
Cerco di sorriderle. “Non importa,non fa niente.”Invece mi importa eccome,ma questo evito di dirlo.
“Ma è tristissimo!”
Comincio a essere seccata dal suo tono e avverto gli occhi pizzicare. Devo andare via il prima possibile. “Scusami,ma adesso devo proprio andare. Ci vediamo.”Saluto in fretta la signora al bancone ed esco quasi di corsa ignorando lo sguardo perplesso di Sonoko.
Aspetto di girare l’angolo,poi le gambe non mi reggono più,e scivolo con la schiena appoggiata alla parete,piangendo tutte le mie lacrime,incurante della gente intorno a me. Qualcuno mi lancia occhiate perplesse,ma io non ci faccio caso. Stringo il sacchetto al petto con una spiacevole sensazione di oppressione e di tristezza. Tiro su col naso,cercando di smettere,ma le lacrime,prepotenti e traditrici,non hanno nessuna intenzione di ubbidirmi. Perché devo essere così sciocca? Sono bastate due parole a gettarmi nella disperazione,a farmi scoppiare a piangere,a demolire la sicurezza che faticosamente provo a conquistarmi. Non posso essere così fragile,devo imparare a sopportare le domande degli altri,per quanto indiscrete possano essere. Mi asciugo gli occhi e mi rialzo,entrando nell’ospedale.
Nell’atrio mi fermo e cambio direzione,dirigendomi verso i bagni. Mi do una rapida sciacquata alla faccia,non voglio che si veda che ho pianto.
Precorro il corridoio salutando le infermiere,che appena mi vedono ridacchiano. So cosa pensano,probabilmente le loro convinzioni si sono rafforzate vedendo che vado all’ospedale anche di domenica,ma ormai non do troppa importanza a quello che pensano gli altri di noi.
“Ecco la mia dottoressa preferita”Mi saluta lui allargando le braccia appena varcata la soglia.
Accetto subito il suo invito e corro ad abbracciarlo curvandomi su di lui e appoggiando il mento sulla sua spalla. Mi godo quel dolcissimo calore e mi sento subito meglio.
“Ti ho portato una cosa,pigrone”Sollevo il sacchetto e gli stampo un piccolo bacio sulla fronte. Scotta ancora,segno che la febbre non è ancora scesa. Tiro fuori un succo e poso gli altri sul comodino,cercando di non pensarci e di mostrarmi sempre incoraggiante.
“Devi berlo tutto. Ce la fai da solo?”
Annuisce,ma io non ci credo,è pallido e sicuramente molto debole. 
“Non essere orgoglioso,ti aiuto io”Mi avvicino e con cautela lo aiuto a sollevarsi appena per bere.
“Adesso resto un po’ qui,non preoccuparti,tanto ho tutto il tempo che voglio”Poso una mano sulla sua guancia in una tenera carezza,e sto per andare a sedermi sulla poltrona vicino al letto,quando la sua mano si serra attorno al mio polso costringendomi a rimanere immobile.
“Che cosa c’è?”
Non dice una parola,continua solo a stringermi sempre più forte. Lo osservo stupita,ma alla fine capisco e sorrido.
“Va bene,non vado via”Sollevo il lenzuolo e mi stendo al suo fianco nel letto, stringendomi  al suo braccio e appoggiando la testa sul suo petto. Riesco a sentire il battito del suo cuore,lento e ovattato… quanto vorrei che questo momento non finisse mai,che il tempo si fermasse ora,qui,in questo istante…
 
“Non voglio che tu te ne vada. Resta sempre con me”Sento le sue braccia avvolgere il mio corpo e mi ritrovo ancora più vicina a lui. Un groppo mi si forma in gola e mi trattengo a stento dal piangere.
“D’accordo,resto qui”Gli sussurro avvertendo gli occhi farsi sempre più lucidi. Inevitabilmente scoppio in lacrime,ma silenziosamente,sperando che non se ne accorga.
Dopo qualche minuto,sento le sue mani accarezzarmi la nuca e mi calmo un po’.
“Non devi piangere per me…”I miei singhiozzi si fanno più forti non appena sento le sue parole,e mi stringo più forte al suo petto.
“Scusami,sono una sciocca,ma…”Le sue labbra premono sulle mie impedendomi di concludere la frase,in un bacio che ha il sapore amaro delle lacrime. Affondo le mani tra i suoi capelli e continuo a piangere,senza smettere di baciarlo.
“Ti prego,non te ne andare”Sussurro quando ci stacchiamo.
Lui mi guarda e sorride,sfiorando le mie labbra: “Ma io resterò sempre con te”Mi posa una mano sul petto e il suo sorriso triste mi sembra all’improvviso più luminoso del sole.“Qui dentro.”
Capisco e gli sorrido anch’io,abbracciandolo di nuovo. Sì,dal mio cuore non se ne andrà mai,questa è una certezza indissolubile da molto,moltissimo tempo ormai. Forse da sempre.
 
 
**
 
 
“Ran,ma vuoi starmi a sentire?”Esclamo esasperata mentre mi passo una mano tra i capelli,cercando di spiegarmi per la milionesima volta.
“Oh,certo che si sto a sentire!”Mi aggredisce,e la sua voce seccata risuona nel ricevitore,così tanto che devo allontanare l’orecchio se in futuro voglio evitare seri problemi di udito. “Non posso dire una parola di te alle mie amiche che tu arrabbi. È questo che volevi dire,Shiho? Perfetto,non spenderò più una parola su di te, da oggi per gli altri non esisterai nemmeno!”
“Ran,sai bene che non volevo dire questo”Sospiro stanca,schiacciando la cornetta del telefono per preoccuparmi di abbassare la fiammella sotto una pentola. “Solo vorrei che tu evitassi di dire i particolari che mi riguardano a quell’arpia di Sonoko.”
“Cosa?! Ma Sonoko è una mia amica!”
“Anche io,e se vuoi che continui ad esserlo,ti conviene cancellarla dalla tua agenda il prima possibile.”
Ma prima che possa riassumerle l’episodio avvenuto oggi nel negozio la sento sospirare. “Shiho,non puoi continuare a prendertela con il mondo intero. Sonoko non intendeva offenderti,sei tu che hai enfatizzato le sue parole.”
Mi blocco un attimo sospettosa,prima di sbottare.“Allora tu sapevi già tutto! Scommetto che ti ha chiamata subito per dirti tutti i dettagli.”
La sua risatina si sente in sottofondo. “Sì,mi ha detto che sembravi molto stizzita e che trovava strana la tua reazione…”
“E tu naturalmente le hai raccontato tutto”
“Beh,sì…”
“Ci avrei scommesso”Ormai troppo stanca per arrabbiarmi,continuo la conversazione mescolando la minestra sul fornello. “E lei cosa ti ha detto?”
“Commenti poco carini che ti piacerebbe non sapere.”
“Dimmeli lo stesso.”
“Il più gentile è stato che tu saresti “uno di quei medici che credono che finché c’è vita c’è speranza” Credimi,avrei preferito non sentirli. Shiho,ci sei ancora?”
Mi sento ribollire di rabbia. Ok,è la volta buona che la strozzo. “Sì,certo che ci sono, stavo solo pensando ad un modo per farla sparire.”
“Non… non sei arrabbiata?”Nella sua voce colgo un certo stupore.
“Arrabbiata? Arrabbiata sarebbe un eufemismo,ma ormai ho capito che prima di dare peso alle parole si deve tenere conto di chi le pronuncia.” Sento il silenzio dall’altra parte della cornetta,e temo di averla offesa,ma credo sia stato meglio dirle direttamente ciò che penso. Invece,dopo qualche secondo,sento una risata.
“Sai che ti dico? Hai proprio ragione!”Rimango stupita di quell’affermazione,ma poi mi metto a ridere anch’io,fino quasi a farmi venire il mal di pancia.
“Sono contenta di sentirti ridere,Shiho”Mi dice improvvisamente Ran,con tono più serio del solito. “Ultimamente sei sempre molto triste,mi fa piacere vederti allegra.”
“Non sono allegra,Ran. Fingo di esserlo anche con me stessa per soffrire meno,ma forse non ha senso. Forse dovrei soltanto piangere,sfogarmi,dire quello che sento veramente.”
“Mi dispiace davvero molto per oggi,so come devi esserti sentita. Anche se sono sicura che Sonoko non l’abbia fatto apposta,è stata davvero insensibile e senza rendersene conto ti ha ferita. Se ci fossi stata io le avrei impedito di continuare la conversazione.”Il suo tono protettivo mi fa sorridere,e ritorno con la mente a qualche mese prima,quando non sapevo neanche cosa significasse essere innamorata,quando ero molto meno matura e non conoscevo il dolore,ero sempre allegra,sempre con il sorriso sulle labbra.
Quando il lavoro era l’unica cosa che riempisse la mia vita,ed ero una dottoressa sempre sicura di me e convinta di poter fare anche l’impossibile. Chiedevo sempre a Ran di aiutarmi e di non lasciarmi da sola con lui, chiacchieravamo e passavamo un sacco di tempo insieme,come due vere amiche. Poi è arrivata la malattia,e con essa un cambiamento radicale in me: ho tentato tutte le strade per salvarlo,ho studiato per notti intere con la sola compagnia di una tisana e delle lacrime sempre più frequenti. Ho capito cosa potesse fare la forza dell’amore,sono cresciuta molto,la morte di mia sorella ha portato innumerevoli e strani fenomeni che hanno sconvolto la mia vita.
Eppure farei qualsiasi cosa per far ritornare anche uno solo di quei giorni: ero così serena,senza preoccupazioni,senza dolore…
E poi,finalmente ho capito,e mi sono rassegnata. O meglio,ci ho provato,e sto continuando a farlo,ma una piccola e assurda speranza continua a bruciare in me,ad alimentare il mio cuore ed evitare che si raffreddi.
Per questo sorrido ogni volta che lo vedo,per incoraggiarlo e darmi il coraggio necessario ad affrontare questa difficile prova che la vita ha deciso di mettermi davanti. Continuo a sentirmi sciocca e inutile: non ho potuto trovare una cura,non ho potuto fare niente,e questo pensiero mi fa male,troppo male.
È pazzesco: io che ho passato tutta la vita a curare ferite,non ho la minima idea di come cicatrizzare quella del mio cuore. Forse è troppo profonda,forse una vita intera non sarebbe sufficiente.
“Shiho,sei ancora in linea?”La voce di Ran si insinua tra i miei pensieri,e mi affretto a riscuotermi.
“Sì,certo che ci sono. Scusami,mi ero distratta un attimo.”
Ran sembra capire l’inflessione triste della mia voce. “Mi dispiace molto,Shiho,sul serio. Avrei voluto esserci io con te oggi,io avrei pianto davanti a lei se mi fossi ritrovata in una situazione come la tua. Invece tu sei forte,l’ho sempre saputo.”
Sorrido amaramente. Ran è un’amica eccezionale,da quando il professor Agasa ha annunciato che Gin non sarebbe più guarito dalla malattia mi è stata vicino e mi ha incoraggiata ad andare avanti,a conservare la speranza e la fiducia verso il futuro,come avrebbe fatto mia sorella se fosse stata qui con me,ma purtroppo il suo sostegno non è sufficiente ad alleviare il mio dolore.
“Invece io non lo so più,Ran. È proprio questo il problema. Sono stanca di lottare,  sono stanca di tutto.” Sospiro afflitta. “Non sarò mai più quella di una volta.”
 
 
**
 
 
“Dottoressa,deve visitare il paziente della sala 2”Non mi volto neanche verso l’ennesima voce che mi chiama,occupata a fasciare il braccio di un ragazzo.
“Arrivo subito!”Grido in risposta. Mi alzo scocciata,passandomi una mano tra i capelli con un sospiro stanco.
“Dopo una giornata così hai ancora il coraggio di lamentarti dei tuoi problemi?”Ran sospira sfinita,passandomi un fascio di fogli.
Le lancio un’occhiata decisamente seccata. “Dicevi?”
“Niente,niente. A proposito,devi ancora stabilire quella diagnosi per la donna che è stata ricoverata oggi…”
“Ah,giusto. Si tratta di un’infezione non troppo grave che potrebbe interessare la zona dei reni.”Scrivo rapidamente la mia firma su un foglio di dimissione che mi passa un’infermiera e continuo a camminare,seguita da Ran.
“Va bene pensare al lavoro,ma io dico che dovresti prenderti una pausa,non puoi andare avanti così.”Insiste Ran,venendomi dietro.
“Oh,sì che posso.”Ribatto seccata,sistemandomi lo stetoscopio sulle orecchie. “Se non ti dispiace,adesso avrei da fare.”
“D’accordo,vado,ma pensa a riguardarti. A più tardi.”
“Ah,Ran!”La richiamo prima di entrare nella stanza,posandole una mano sulla spalla.
“Sì?”
“Stasera resto qui,non aspettarmi all’uscita,ok?”
“Per stare con il tuo principe azzurro?”
“Smettila di dire idiozie.”
“Hai ragione,io direi che più che un principe sembra l’orco cattivo.”
La sua risata mi infastidisce non poco. “E anche se fosse? Quando da piccola mia madre mi raccontava le fiabe io preferivo l’antagonista al principe azzurro.”
“Sul serio? E perché?”
“Ben,forse… forse perché l’eroe buono e senza nessun difetto esiste solo nei sogni e nelle favole,la realtà è ben diversa. Non ci si innamora solo di un carattere buono e gentile e di ideali di giustizia,potrebbe succedere esattamente il contrario. Nessuno è privo di difetti,nessuno nella nostra società assomiglia veramente ad un principe azzurro con il mantello che salva la sua principessa. Tranne il tuo fidanzato, ovviamente.”Le strizzo l’occhio maliziosa,soddisfatta nel vedere il rossore imbarazzato sulle sue guance.
“Ma insomma,Shiho!”
“Almeno adesso siamo pari!”
“Dottoressa!”Un’altra infermiera si sta sbracciando per chiamarmi.
“Devo scappare,a domani.”
Ran mi sorride con dolcezza e mi abbraccia. “A domani,Shiho,e non stancarti.”
Per qualche altra ora sono talmente assorbita dal lavoro da non riuscire a pensare ad altro,poi,quando cala il buio e le chiamate cominciano a diminuire,decido finalmente di concedermi una piccola pausa,e attraverso il corridoio con un sorriso.
“Scusami,oggi ho fatto un po’ più tardi,sono stata molto occupata in reparto.”Mi affretto a dire non appena entro nella stanza di Gin.
“Non vedevo l’ora di vederti”Lui sorride e si alza,avvicinandosi a me,ma io lo blocco preoccupata.
“No no no,non ti alzare…”
“Non ti preoccupare,da quando ti ho vista mi sento meglio…”Incrocio stupita i suoi occhi,così seri e profondi,e rimango inevitabilmente incollata al suo sguardo. Le sue braccia si posano attorno ai miei fianchi,poi mi stringono e mi fanno sollevare in punta dei piedi per aderire meglio al suo petto.
“Gin…”Sussurro frastornata,mentre le mie guance si colorano di rosso. Mi posa un dito sulle labbra e mi passa ogni voglia di parlare.
“Shh… zitta,lasciati stringere… mi sei mancata così tanto…”Rido quando scende a baciarmi il collo.
“Ma non è passato neanche un giorno da quando ci siamo visti l’ultima volta…”I suoi dolci baci mi annebbiano la mente e mi stordiscono a tal punto di impedirmi di concludere la frase.
Sprofondo tra le sue braccia,lasciando che sia il nostro desiderio e la nostra passione a prendere il sopravvento. Ci spogliamo con infinito amore e delicatezza,trovando rifugio nel calore dei nostri corpi.
Poso la testa sul suo petto,sorridendo rilassata,e accarezzo la sua pelle con la punta delle dita. Lui mi sorride e mi passa un braccio attorno alle spalle. “Non ti è bastato,piccola?”
Fingo di mettere il broncio. “Smettila di chiamarmi piccola,non sono più una bambina…”
“Ah no?”Mi sfiora l’orecchio con le labbra,sa che quello è il mio punto debole,ma non posso cedere. “No…”Bisbiglio confusa,neanche sicura di quello che sto dicendo.
“Hai la stessa espressione spaventata di una bambina… la stessa che avevi quella volta”Aggiunge a voce più bassa,ma non ho il tempo di interrogarmi su cosa vogliano quelle parole,perché mi attira verso il suo corpo con forza.
“Cosa c’è?”
“Parlami di te”Alzo lo sguardo,sorpresa. “Voglio sapere se eri più felice prima di conoscermi…”
“Cosa dici? Prima di conoscere te non ho mai amato un uomo,non ho mai conosciuto davvero l’amore,la mia vita era solo lavoro.”
“Ci sono modi migliori per conoscerlo”
Sorrido con dolcezza. “Io preferisco questo,e poi mi sembra di averti detto che non sono mai stata una bambina particolarmente allegra… al contrario mia sorella era una vera peste,quando eravamo piccole ne combinava di tutti i colori,e poi dava la colpa a me.”Rido lievemente. “I miei genitori rimproveravano sempre me,ma in fondo credo sapessero che era lei a macchiare il tappeto con i pennarelli e a sporcare il bucato… erano persone severe,ma in fondo molto dolci. Quando se ne sono andati ho sofferto molto… e poi mi ha lasciato anche Akemi.”
“Mi dispiace…”
Scuoto la testa,sorridendo anche se ho gli occhi lucidi. “Non ti preoccupare,adesso ci sei tu nella mia vita…”Lo abbraccio con forza,piangendo sommessamente tra le sue braccia,ma la sua presa non è dolce come le altre volte. Mi stacca da lui fissandomi con uno sguardo stranamente serio,che mi fa quasi paura,e gli occhi stretti in due fessure. La forza con cui mi sta stringendo le braccia mi strappa un gemito di dolore.
“Come reagiresti se ti dicessi che sono io la causa di tutte le tue sofferenze e che ho distrutto la tua vita?”
Rimango immobile,ferma,non potendo credere alle mie orecchie. “Cosa vuoi dire?”Rimane in silenzio,e io comincio ad avvertire una punta d’inquietudine stringermi il petto. “Che significa?”Balbetto,sempre più confusa e terrorizzata.
Inaspettatamente mi lascia e mi sorride quasi divertito. “Stavo scherzando,piccola… perché fai quella faccia? Non è possibile che tu ci sia cascata così facilmente…”
Mi sforzo di ridere lasciandomi abbracciare,ma il mio sguardo e la mia mente sono assenti. Perché,per un breve istante,ho avuto l’impressione che stesse dicendo la verità? No,è impossibile.
L’uomo che amo non potrebbe mai essere tanto malvagio,ne sono certa. E allora perché questa sensazione rimane comunque?
 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Dedicato alla mia cara mamma Gabriella,perché per ogni persona che se ne va ce n’è sempre una che ritorna,ed è destinata a restare. Ti voglio bene mamma,cerca sempre di essere forte,perché il cammino del dolore non è mai quello giusto da intraprendere.
 
 
 
 
 
Capitolo 15:
 
 
“Shiho!”Mi volto stanca verso la voce che mi chiama,fermandomi in mezzo al corridoio. Dietro di me c’è il primario dell’ospedale,un uomo dall’aspetto burbero di mezza età,ma che in fondo ha un carattere gentile. “Cosa c’è,signore?”Mi sforzo di sorridergli e di non sembrare scortese anche se sono sfinita.
“Pensavo di dirtelo domani,ma visto che sei qui ascoltami bene.”Lo fisso timorosa, aspettando di sentirlo parlare. “Ho preso una decisione: resterai con noi come responsabile di reparto.”
“La ringrazio,le sono davvero grata di questa opportunità.”Sorrido a fatica,e mi sento strana: fino a qualche mese fa sarei stata felicissima,ho sempre sognato al realizzazione nel lavoro,ma adesso c’è qualcosa di diverso. Mesi fa pensavo soltanto a me stessa,alla mia carriera,non c’era nessuno di veramente importante nella mia vita,tranne mia sorella. Ma non avevamo il tempo per vederci molto spesso, purtroppo,e mi sentivo sempre sola,anche se i miei numerosi impegni mi impedivano di pensarci. Adesso però ho conosciuto una persona speciale,una persona a cui tengo di me stessa,che sarà comunque costretta a sparire dalla mia vita. Chissà,forse era destino che rimanessi sola…
“Mi raccomando,mi aspetto grandi cose da te.”Posandomi una mano sulla spalla mi sorride,e io cerco di dimostrarmi soddisfatta. “Grazie,farò del mio meglio.”
Quando si allontana sospiro di sollievo,avvertendo un’improvvisa tristezza. Era veramente questo quello che volevo dalla vita? No,ora che ho conosciuto l’amore non ho più dubbi. Voglio molto,molto di più. Voglio qualcosa che il lavoro non sarà mai in grado di darmi.
 
 
**
 
 
“Shiho,smettila di ingozzarti,la pausa è appena iniziata!”Ran mi lancia un’occhiata obliqua e sbuffa,addentando senza fretta il suo sandwich,ma io divoro l’ultima foglia d’insalata dalla mia vaschetta di plastica e la ignoro,guardandomi allo specchio e sistemandomi i capelli leggermente arruffati. “Lo so,ma credo che avrò da fare più del solito…”
“Non ti capisco,che vuoi dire?”
“Ho ottenuto la promozione,sono diventata caporeparto.”Rispondo senza entusiasmo. Ran mi abbraccia,le brillano quasi gli occhi. “Ma è fantastico,Shiho! Sono contentissima per te,però vedi di non montarti troppo la testa adesso che sei il mio capo!”
“Grazie.”Non voglio prolungare oltre questa conversazione,non vedo l’ora di uscire da questa stanza e tornare ai miei soliti compiti. “Shiho,ma che hai?”Ran si scosta, scrutandomi preoccupata. “Perché questa faccia scura? Credevo avessi fatto i salti di gioia,so che non vedevi l’ora di avere la promozione…”
“Semplicemente non credo ci sia niente da festeggiare.”Apro la porta per uscire, avvertendo gli occhi pizzicarmi. Devo uscire subito.
“Shiho,sei sicura che sia tutto a posto?”Sentendo quella domanda non resisto più e sbotto,con le lacrime che iniziano a rigarmi il volto. “Niente è a posto,non devo essere contenta di niente. Io non mi merito questa promozione,non sono nemmeno degna di essere considerata un dottore se non riesco a salvare la vita dell’uomo che amo…”Ran mi si avvicina e mi stringe a lei. “Non è vero,Shiho,non è colpa tua,tutti potremmo aver fatto qualcosa,ma non è stato possibile… non siamo maghi,non sempre restituiamo la salute alle persone che ne sono state private,l’importante è provarci.”
“No,non è vero,è solo colpa mia.”Mi stacco e mi asciugo velocemente gli occhi, vergognandomi di apparire così debole. “I tre mesi sono quasi passati,tra poco lui non ci sarà più… e io come farò ad andare avanti?”Respiro profondamente,per cercare di calmarmi. “Scusami,Ran,adesso ho molto da fare. Mi dispiace.”Chiudo la porta alle mie spalle prima che possa aggiungere altro e percorro velocemente il corridoio. Mi sento sciocca per aver fatto questa sfuriata con la mia migliore amica, ma è troppo tempo che mi tengo dentro questo dolore e questa terribile frustrazione,in qualche modo avevo bisogno di sfogarmi.
Scuoto la testa,asciugandomi le ultime lacrime che ancora mi bagnano gli occhi. Non ci devo più pensare,adesso devo tornare a lavorare. Era molto più facile,mesi fa, concentrarmi sul lavoro: non avevo nessun problema a cui pensare,la mia vita era talmente tranquilla che mi piacerebbe far ritornare anche uno solo di quei giorni… ma poi mi rendo conto che era una vita troppo vuota,perché mancava la cosa più importante. L’amore. Qualsiasi emozione,anche il dolore,è meglio di una vita senza sentimenti.
 
 
**
 
 
“Scusami,oggi ho fatto un po’ più tardi,ma ero molto occupata.”Entro nella sua stanza e corro ad abbracciarlo,anche se piano perché mi accorgo che ha gli occhi semichiusi e si sta svegliando lentamente. In questo periodo ho sempre paura che se ne vada quando non ci sono,e se lo vedo dormire mi affretto sempre a scuoterlo delicatamente e ad abbracciarlo sollevata. So che è un comportamento sciocco,ma credo sia normale,quando ami qualcuno,avere così tanta paura di perderlo. “Mi sei mancata tanto…”La sua voce è poco più di un sussurro,e sento la sua mano accarezzarmi delicatamente i capelli.
“Ho avuto una promozione,e ho dovuto lavorare più del solito.”Gli spiego, sentendomi quasi in colpa. Non posso essere felice per questo,se so che tra poco lui morirà…
Lui mi sorride. “Sono fiero di te,te lo sei meritato,il modo in cui accudisci i tuoi pazienti è davvero soddisfacente…”Gli sorrido anch’io,reprimendo le lacrime. “Non tutti hanno questo trattamento speciale. Comunque adesso sono qui,puoi chiedermi quello che vuoi. Se ti va di fare una passeggiata ci penso io ad accompagnarti fuori…”
“Tutto quello che voglio?”Alzo lo sguardo su di lui,arrossendo leggermente quando incrocio i suoi occhi fissi sui miei.
“Quello che vuoi…”Sussurro confusa,avvertendo la stretta delle sue mani attorno alle mie braccia.
“Io so cosa voglio…”
“Cosa?”
“Tutto quello che desidero dalla vita…”Fa una pausa e mi sorride,stringendomi con più forza. “… lo sto stringendo tra le mie mani in questo momento.”Lo abbraccio per evitare che si accorga delle lacrime,che prepotenti e traditrici hanno deciso di tornare. “Anche io desidero qualcosa dalla vita,ma è un desiderio irrealizzabile…”
Ci guardiamo negli occhi per un istante,e non servono parole,i nostri sguardi dicono tutto quello che c’è da dire. In fin dei conti,non è mai troppo tardi per amarsi.
 
 
**
 
 
Allungo una mano verso il comodino e afferro il cellulare che sta squillando,seccata. Mi rigiro tra le coperte portandomi una mano sugli occhi per difendermi da un raggio di sole e schiaccio il tasto verde sbadigliando. Chi mi disturba così presto?
“Pronto?”
“Mi dispiace disturbarti,Shiho,ma avrei un favore da chiederti.”E’ la voce del primario dell’ospedale,forse c’è un’emergenza. “Signore,c’è qualcosa che non va?”
“Volevo chiederti se potevi partecipare tu,come rappresentante del nostro ospedale,alla riunione di aggiornamento sulle nuove apparecchiature mediche e le ricerche più recenti degli scienziati a cui partecipo tutti gli anni. Ho delle pratiche da sbrigare qui e non posso andarci,perciò ho pensato di chiedere a te,sei la dottoressa di cui mi fido di più.”
“D’accordo,non ci sono problemi.”
“Perfetto,allora ti lascio,altrimenti perderai l’aereo.”
“L’aereo?! Scusi,ma la riunione non è a Tokyo?”
“No,credevo sapessi che si tiene ad Osaka,nella sede del nostro ospedale.”
Sospiro e mi decido ad alzarmi dal letto. “Vado subito,allora. Le porterò i miei appunti domani.”Riattacco e corro in bagno a vestirmi,poi riempio velocemente la mia ventiquattrore nera con qualche strumento medico,un taccuino e una penna.
Due ore più tardi,sprofondata nel mio sedile,mi lascio andare ad un sospiro di sollievo,stringendo la mia valigetta sulle ginocchia: ho fatto una corsa pazzesca e sono riuscita ad imbarcarmi appena in tempo.
Poso il mio sguardo sul finestrino,osservando le nuvole bianche e soffici come zucchero filato,che sembrano vicinissime. Sorrido. Mi sembra di essere tornata bambina,quando mi rallegravo e mi stupivo ingenuamente per ogni piccola cosa. Solo adesso, quando mi sono resa conto di come la vita possa essere breve,fuggevole,e terminare in un crudele attimo,in un fugace istante,ho imparato ad apprezzarla davvero.
Mi passo una mano sugli occhi per rimuovere la patina lucida che li ricopre. Sono proprio una sciocca,mi comporto come se fossi io la malata. Ho sempre saputo che lui era più coraggioso di me,lo vedevo dai sorrisi deboli e affaticati che mi riservava ogni volta per rassicurarmi,dal modo in cui mi ascoltava pazientemente e mi consolava quando piangevo,ma non sono mai riuscita a capire se dentro di lui soffrisse. Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo,preferivo avere l’illusione di essere l’unica a racchiudere questo enorme dolore dentro di me.
Sì,lui che è costretto a sopportare quelle tristi e interminabili giornate in un letto d’ospedale,è sempre stato più forte di me,che ho sempre avuto tutta la salute del mondo. Ho sempre creduto di essere coraggiosa,ma adesso mi accorgo di essere solo una piagnucolona,di saper affrontare questa situazione solo con le lacrime e la speranza che sia solo un brutto sogno,di svegliarmi e vederlo sorridere e abbracciarmi,rassicurandomi con dolcezza che non mi lascerà mai,che è accanto a me e sarà così per sempre.
Questa notte ho sognato di correre con lui e il nostro bambino in un prato verde e sconfinato,con il calore del sole,il cinguettio degli uccelli e un dolce profumo di fiori nell’aria,che accompagnava l’eco delle nostre risate felici e spensierate. Lui non era mai stanco,alla fine ero sempre io,con voce implorante,che lo pregavo di fermarci.
Le mie labbra si incurvano in un sorriso amaro e tirato: ho imparato che tutto,anche la felicità,ha un prezzo,e so bene che quel sogno non sarà mai realtà. Perché la vita non è un sogno e un sogno non può essere la vita.
 
 
**
 
 
Sorseggio la mia tazza di caffè,lanciando un’occhiata distratta all’orologio che ho al polso: sono appena le cinque del pomeriggio,e il prossimo volo per Osaka parte solamente alle sette. Sbuffo,appoggiandomi allo schienale della sedia e stiracchiando le braccia. Sono al bar dell’aeroporto e sto cercando di ingannare il tempo prima di partire,ma la verità è che non vedo l’ora di essere a Tokyo. La riunione è stata terribilmente noiosa,non sono riuscita a stare molto attenta. Sorrido appoggiando la guancia alla mano: non vedo l’ora di vedere Gin e di raccontargli di quanto mi sono annoiata,per essere consolata da lui,mi manca da morire.  Se l’aereo parte alle sette dovrei essere all’ospedale in serata,prima di andare a casa passerò da lui,così potrò anche portare i miei appunti sulla riunione al primario.
Chissà perché,avverto una strana preoccupazione,come se stesse succedendo qualcosa di brutto… sicuramente è solo la mia fantasia,tra poco lo vedrò e mi sentirò rassicurata. È tutto come sempre,devo stare tranquilla. Ci abbracceremo e ci ripeteremo ancora una volta quanto sia grande il nostro amore.
 
 
**
 
 
Mi lascio cadere su una poltroncina verde,nella sala d’attesa dell’aeroporto di Tokyo,per riprendere fiato un attimo prima di raggiungere la mia macchina nel parcheggio. Per fortuna l’aereo è atterrato con puntualità,e tra poco dovrei essere all’ospedale. Lo squillo del cellulare mi distrae,e mi affretto ad estrarlo dalla borsetta,premendo seccata il pulsante verde.
“Pronto,chi parla?”
“Shiho…”Non appena sento la voce affannata e preoccupata di Ran la mia tranquillità si spezza in un attimo. Di solito lei non telefona mai a nessuno durante l’orario di lavoro,tranne casi particolarmente gravi… “Sono uscita nel giardino per chiamarti,devi venire subito…”
“Cos’è successo,Ran?”Cerco di mantenere la calma e di far risuonare ferma la mia voce,ma i suoni mi escono spezzati e tremanti. “Shiho,vieni,per favore…”Dal tono capisco che è qualcosa di serio e un orribile presentimento affiora nella mia mente.
“D’accordo,sono all’aeroporto,dammi qualche minuto e sono lì.”Chiudo in un lampo la chiamata e corro nel parcheggio,infilando la chiave nel motore e sgommando in direzione della strada principale.
Non sto attenta ai limiti di velocità e guido più forte che posso districandomi ansiosa nel traffico,passando più volte con il semaforo rosso e rischiando addirittura di investire un paio di passanti.
Giro bruscamente il volante con il cuore che mi batte a mille e gli occhi pieni di lacrime. Non può essere,no… in meno di una ventina di minuti sono nel parcheggio dell’ospedale,e dopo aver spento il motore mi lancio verso l’entrata,guardandomi nervosamente intorno alla ricerca di Ran. Quando la scorgo ad aspettarmi nell’atrio agito la mano per farmi notare e le sorrido sollevata. Lei mi si avvicina in fretta,e in silenzio mi prende la mano e mi conduce davanti alla porta di una camera. Incredula,e con il volto rigato di lacrime,la guardo negli occhi. Ran annuisce appena al mio sguardo carico di disperazione e di tristezza,e mi apre la porta,guardandomi con un sorriso triste ma pieno di dolcezza. “Vai da lui,Shiho…”
Mi precipito dentro,avvertendo una pungente fitta al cuore quando lo vedo disteso sul letto,che respira a fatica. Quando si volta lentamente verso di me scorgo l’ombra di un debole sorriso sul suo volto,e lo ricambio tra le lacrime,avvicinandomi a lui.
“E’ tutto a posto,sono qui”Sussurro con il fiato corto e gli occhi lucidi,cercando invano di trattenere le lacrime. Ignoro i movimenti frenetici dei medici intorno a noi,il rumore delle macchine,e l’odore di disinfettante che mi da alla testa. Ci siamo solo noi due,due cuori che battono insieme,profondamente uniti,ma che inevitabilmente dovranno separarsi.
Scosto una ciocca dei suoi capelli biondi dalla fronte sudata e mi chino su di lui, sfiorando il lenzuolo bianco con tocco impercettibile,fino a toccare la sua mano. La stringo delicatamente,come se avessi paura di fargli male,e miei occhi si fanno sempre più lucidi. Non posso,non posso piangere proprio ora,devo cercare di impedirlo.
“Adesso ci sono io… andrà tutto bene.”Il mio respiro si fa accelerato per la paura, l’ansia mi corrode,ma provo a forzare un sorriso,anche quando sento qualcosa di caldo scivolare sulle guance,e una sensazione di gelo attanagliarmi e impadronirsi senza pietà del mio cuore.
La sua mano si posa sulla mia guancia,asciugandomi con fatica una lacrima. Con mano tremante la tengo premuta sulla mia pelle,con la paura che questa possa essere l’ultima volta che la sento. È così fredda…
“Non piangere,piccola. Sei forte,non devi.”
Cerco di sorridere,ma le lacrime continuano a scendere,silenziose e inesorabili. “Fallo anche per il nostro bambino…”La sua mano si posa sulla mia pancia,e stavolta alzo lo sguardo e sorrido.
“Ti sei mai chiesto… cosa sia l’amore?”Continuo a sorridere tra le lacrime,ricordando la domanda che gli avevo fatto quando avevo scoperto la sua malattia,quando avevo iniziato ad intuire la grandezza del mio sentimento.
“Quello che provo…”Fa una pausa,mi prende di nuovo la mano e la stringe con forza, sorridendo debolmente “… quando penso a te.”
Sento la sua stretta farsi più debole,e un suono assordante mi riempie le orecchie. Terrorizzata mi volto verso l’elettrocardiogramma,che indica solamente una linea verde piatta…
“No! No,ti prego!”Urlo fuori di me,aggrappandomi a lui e piangendo. Lo abbraccio, non voglio separarmene in nessun modo. “Non mi lasciare…”
Ran mi si avvicina silenziosamente,a capo chino,e mi posa delicatamente una mano sulla spalla. “Shiho,ormai non puoi più fare niente…”I miei occhi lacrimanti si sgranano supplichevoli di fronte alla crudeltà di quell’affermazione,ma non posso crederci,non voglio crederci. Le gambe non mi reggono più e scivolo in ginocchio sul pavimento. Non ho mai provato un dolore così forte,così prepotente da dilaniarmi l’animo e perforarmi il cuore,come mille coltelli dalla punta affilata.
“Mi dispiace…”Quando sento le successive parole di Ran,che si è chinata accanto a me e mi ha preso la mano,scoppio in lacrime e la abbraccio lasciandomi consolare.
Non so quanto tempo sia passato,ma dopo un po’ mi alzo asciugandomi le lacrime e imponendomi di smettere e di darmi un contegno.
Lancio un’ultima occhiata al suo corpo coperto da un lenzuolo bianco,e poi mi giro decisa,uscendo da quella stanza,abbandonando una parte della mia anima, rinchiudendo lì dentro la mia gioia e gli ultimi attimi di felicità che ho vissuto con lui.
I nostri ricordi,le emozioni che abbiamo condiviso insieme,il dolore che abbiamo saputo sopportare facendoci forza l’un l’altro,la rara allegria dei nostri occhi,la passione dei nostri corpi,la dolcezza dei nostri abbracci e il suono meraviglioso delle nostre risate,sono sigillati per sempre dentro questa camera,schiacciati dal peso leggero di una vita finita sotto un lenzuolo.
Ignoro le parole di Ran e degli altri,ignoro le persone intorno a me,non sento più i rumori,solo un silenzio ovattato e innaturale che mi opprime il cuore.
Esco dall’ospedale senza voltarmi,con il cuore definitivamente ridotto in pezzi e sanguinante. Alzo lo sguardo verso il cielo azzurro,e vedo una nuvola grigia e gonfia di pioggia coprire i caldi raggi del sole. Un tuono squarcia il silenzio e una pioggia fitta inizia a cadere. Sorrido amaramente,lasciando che le gocce d’acqua si confondano con le mie lacrime,ma so che la loro consistenza è completamente diversa e non potrebbe mai essere confusa con la pioggia. La consistenza del dolore,straziante e dal peso insopportabile,anche se una sola lacrima sotto le dita è sempre leggerissima,quasi inesistente. Ma sono proprio le mille emozioni che racchiude in sé,condensati in minuscole gocce d’acqua,a renderla così pesante.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


 -Amare è breve,
dimenticare è lungo-
(P. Neruda)
 

 
 
Capitolo 16:
 
 
È passata quasi una settimana dalla sua morte,ma la sofferenza è sempre vivida allo stesso modo. E’ stato così breve essermi innamorata di lui,adesso invece è così lungo riuscire a rimuoverlo dalla mia mente.
Basterebbe pensare che sia stato un sogno,solo un bel sogno,una dolcissima, effimera illusione,ma è impossibile,perché il bambino che sta crescendo dentro di me giorno dopo giorno mi dice il contrario.
La tristezza,il dolore,la disperazione hanno preso il sopravvento e mi sono chiusa in casa,senza più andare al lavoro,senza più uscire,senza preoccuparmi del mio aspetto,senza più preoccuparmi di niente. Le mie uniche compagne sono le lacrime, fedeli ed eterne.
In questo modo,ho capito che il conforto degli altri non ti serve a niente,non serve cercare di essere allegri a tutti i costi,fingere una serenità che non hai. Devi solo rifugiarti nel dolore e nella tristezza,aspettando il momento giusto,in cui potrai di nuovo aprirti alla gioia di vivere. Ma quanto più profonda è la ferita,tanto più tempo servirà per rimarginarla.
Ho persino staccato il telefono perché non voglio che nessuno mi chiami più,ma nonostante questo la segreteria è piena di messaggi,che io cancello ogni volta senza ascoltare. Non mi importa più di nulla,ora che lui non c’è più. La sua presenza occupava uno spazio enorme dentro di me,e quando se n’è andato quello spazio si è svuotato, e al suo posto c’era solo freddo,tanto freddo.
Avrei voluto odiarlo,ma non ci sono riuscita. Avrei voluto distruggere il suo ricordo, ma lo amavo troppo per renderlo possibile. Avrei voluto cancellarlo completamente dalla mia memoria,fare finta che non fosse mai esistito,ma nel mio cuore c’erano fin troppi segnali della sua presenza.
Alla fine ho capito cosa avrei voluto davvero: avrei voluto passare più tempo con lui, avere più tempo per amarlo,avere più tempo per crescere insieme nostro figlio,per prenderlo in giro,per ridere insieme,per sentire il sapore dei suoi baci e il calore dei suoi abbracci.
Avrei voluto semplicemente riaverlo indietro,per poter rivedere anche soltanto per un breve istante uno dei suoi sorrisi ed essere confortata dalle sue parole. Ma purtroppo,sono ben consapevole che non accadrà mai.
 
 
**
 
 
Oggi,per la prima volta,mi sono decisa a rispondere allo squillo incessante del telefono,forse solo per far ritornare il silenzio nella casa,quel silenzio che qui dentro avvolge ogni cosa come un soffice manto di seta e permette di pensare e di risvegliare vecchi ricordi.
Mi allungo seccata sul divano,afferrando la cornetta e lasciando sprofondare la schiena tra i morbidi cuscini. “Pronto?”
“Ciao,Shiho,sono io. “Come stai?”La voce di Ran trema mentre mi pone questa domanda,ma io riesco solo ad accorgermi del tremolio che ha prodotto il mio cuore,ormai diviso in due pezzi sanguinanti. E l’altra metà se l’è portata via lui. Come può chiedermi una cosa del genere proprio in questo momento? Non si rende conto di quello che ho passato e sto continuando a passare ogni giorno da un anno a questa parte?
“Sono stata meglio in altre occasioni.”
“Shiho,non è il momento di fare del sarcasmo. Te lo chiedo sul serio,come stai?”
Stringo la cornetta del ricevitore,sul punto di esplodere da un momento all’altro. “Vuoi sapere come sto sul serio? Sono a pezzi,sono distrutta,sto soffrendo come non ho mai sofferto in vita mia… sei soddisfatta adesso?”Grido quasi,mentre le lacrime stanno uscendo di nuovo senza più controllo.
“Scusami,io non volevo…”
La sua voce sconcertata e triste mi fa ritornare lucida. Mi sto arrabbiando senza motivo con un’amica che mi è stata sempre vicina,devo avere davvero qualche rotella fuori posto.
“No,scusami tu,Ran,in questo periodo ho sempre i nervi a fior di pelle…”Sospiro, asciugandomi gli occhi. “Davvero,scusami,non so cosa mi sia preso.”
“Non preoccuparti,è tutto a posto.”
Sospiro,sfinita. “Perdonami,ma sto così male… non posso impedirmi di pensare che è stata tutta colpa mia,perché non sono riuscita a trovare una cura in tempo…”
“Cosa ti salta in mente,Shiho? Non è stata colpa tua,assolutamente no… nessun medico è riuscito a trovare una soluzione,tutti si sono arresi,invece tu hai lottato. Devi essere fiera di te.”
“Ma non sono riuscita a fare niente lo stesso.”Le faccio notare. “Ran,è inutile mascherare la verità. Ormai non me la sento più di tornare in ospedale.”
“Cosa,sei impazzita?!”
“Non posso,non sono riuscita a salvarlo e l’idea ti tornare lì dentro mi terrorizza… non posso soffrire ancora,non ne ho la forza.”
“Puoi prenderti qualche giorno di riposo…”
“No,è definitivo. Non voglio tornare più a lavorare in ospedale”Stringo forte la cornetta,sul punto di piangere.
Perché l’amore deve fare così male? Non voglio più amare così tanto,non voglio amare mai più. L’amore rende deboli: la mia debolezza è quella di non riuscire a odiarlo nonostante se ne sia andato così presto,ma di aver bisogno soltanto di sentire la sua presenza accanto a me.
“Che cosa? Shiho,pensaci bene…”
“Non è un capriccio! È impossibile,non posso più vedere il dolore e la sofferenza intorno a me,e poi con che coraggio tornerei lì dentro? Ormai ho deciso,non cambierò idea.”Sbatto la cornetta furiosa,senza darle il tempo di aggiungere altro. Non ho più voglia di parlare né con lei né con altri,è inutile continuare a scavare dentro la mia ferita. Mi raccolgo le ginocchia con entrambe le braccia,accucciandomi a sedere,e nascondo il viso tra le gambe. Il mondo esterno è troppo rumoroso, troppo frenetico,troppo indifferente al dolore degli altri per una persona fragile come me. Io sono chiusa in questa stanza a piangere tutte le mie lacrime senza mai esaurirle,e la vita continua ad andare avanti,come se niente fosse,per tutti. Com’è possibile? Solo io sto soffrendo,solo io porto questo peso nel cuore?
Gli altri non capiscono,nessuno capisce,nessuno si dispiace veramente per me. Questa certezza mi fa ancora più male: mi sento sola,terribilmente sola. Non ce la faccio più,non ne posso più.
Può davvero essere così crudele la vita,donarti un piccolo,irraggiungibile assaggio di amore e felicità,e poi strappartelo via per sempre? Io avevo già la mia risposta.
 
 
**
 
 
“Chi è?”Mi trascino stancamente davanti al citofono,controllando l’ora. Sono le nove di sera,a quest’ora Ran dovrebbe aver finito da poco il suo turno all’ospedale…
“Sono io”Ecco,come previsto. “Entra”Sospiro rassegnata,aprendole la porta e trovandomi davanti la sua faccia preoccupata ma piena di determinazione come al solito.
“Se sei venuta qui per farmi cambiare idea ti riaccompagno all’uscita.”
“Che modi,è questo il modo di trattare la tua migliore amica che era in pensiero per te?”Si guarda intorno e posa la borsa sul divano,rimboccandosi le maniche. “Bene,adesso ci penso io. Per prima cosa metto un po’ d’ordine,sembra che sia passato un uragano qui.”
“Non è necessario”Ran mi lancia un’occhiataccia. “Tu vai subito a farti una doccia,io ti preparo qualcosa da mangiare. Sei molto pallida e mi sembri anche dimagrita.”
“Non ho la forza di buttare giù niente,e il frigo è vuoto.”
“Non c’è problema,ho fatto la spesa prima di passare da te”Gli occhi che brillano di orgoglio solleva una grossa busta e si dirige verso i fornelli. “Forza,cosa aspetti?”
Le sorrido,sbalordita dalla sua gentilezza. “Grazie,Ran.”
“Non dirlo nemmeno,ora vai a farti la doccia,forza.”
Sotto il getto d’acqua tiepida mi sento rigenerata,ma quando mi osservo allo specchio avvolta in un asciugamano mi accorgo di quanto sia tirato il mio viso,e mi trucco un po’ per nascondere le occhiaie fin troppo evidenti.
Scendo qualche minuto dopo,e non appena mi vede Ran scoppia a ridere. “Che cos’è quel coso?”
Alzo un sopracciglio,perplessa. “Quale coso,scusa?”
“Quella maglia enorme che hai addosso!”
“Ce l’avevo anche prima,non l’hai notato?”
“Mi sa che hai sbagliato la taglia quando sei entrata nel negozio di abbigliamento!”
Mi giro di spalle,stringendo le labbra nello sforzo di non piangere. “Era di Gin.”
La risata di Ran si interrompe all’improvviso. “Scusami,io non…”
“Non ha importanza,sul serio”Tiro su col naso,asciugandomi gli occhi,e sorrido impercettibilmente. “L’ho presa dall’armadio della sua stanza,in ospedale. Ho pensato che in questo modo avrei avuto almeno l’illusione di sentire ancora il suo abbraccio.”Mi si stringo a quel morbido tessuto nero,affondando la faccia tra le pieghe della stoffa. “E’ impregnata del suo profumo…”
Ran rimane in silenzio per qualche istante,poi batte le mani. “Molto romantico,ma adesso vieni in cucina,ti ho preparato da mangiare.”
Capisco che sta cercando di strapparmi un sorriso,così mi volto e l’accontento. “D’accordo,vengo subito.”
 
 
**
 
 
“In questi giorni tutti mi chiedono di te,in ospedale c’è il caos. Sei davvero richiestissima,quasi tutti i pazienti mi chiedono tue notizie.”
L’ascolto parlare senza interesse,rigirando la mia forchetta nel piatto di riso,senza avere la forza di ingoiare un solo boccone. “Shiho,va tutto bene?”
“Come? Sì,certo…”
“Non hai toccato cibo,hai bisogno di rimetterti in forze,sei bianca come un lenzuolo…”
L’ultima parola mi fa ritornare in mente quella sera di due mesi fa,quando avevo cambiato la coperta del letto di Gin,ma lui mi diceva che per stare più caldo era sufficiente la mia presenza… è pazzesco come ogni piccola cosa,anche il più banale gesto quotidiano,mi ricordi lui.
Mi alzo da tavola,risoluta. “Scusami Ran,ma sono molto stanca,avrei bisogno di riposare un po’.
“Certo,ma mi raccomando,mangia qualcosa.”Mi sorride dolce e si avvia verso la porta. Quando la sento chiudersi corro in camera mia e mi getto sul letto, affondando la faccia nel cuscino,che inizia subito a bagnarsi di lacrime salate e amare.
 Lo colpisco con un pugno: lui mi manca,mi manca davvero troppo,non riesco a vivere se non è accanto a me. Che senso hanno i giorni senza di lui?
In questo momento,credo di aver capito davvero cosa significhi la parola amore. Quello che provo semplicemente pensandolo.
 
 
**
 
 
Questa mattina mi sento pervasa da un’energia che mi è del tutto estranea. Ho voglia di uscire,di godermi la vita anche per lui,di assaporarla in tutto il suo splendore.
Senza pensarci troppo mi alzo dal letto e mi vesto in fretta,poi esco e mi dirigo a piedi verso l’ospedale. Chiudo gli occhi e mi siedo su una panchina del parco,stando ben attenta a non farmi riconoscere e mettendo un paio di occhiali da sole. Osservo le persone intorno a me: sebbene in questo luogo ci sia molta sofferenza sembrano tutte serene. Un uomo aiuta la moglie a scendere dalla sedia a rotelle e a sedersi sul prato,una mamma culla tra le sue braccia il suo bambino e gli canta una tenera ninnananna,due bambini,forse due fratelli o semplicemente due amici,si divertono a far correre un trenino colorato con sguardo estasiato sotto l’occhio bonario di un’anziana signora.
Si sente il cinguettio degli uccelli propagarsi nell’aria,mai prima di allora il sole mi è sembrato così caldo e giallo… Mi sento finalmente serena,come quel pomeriggio in cui io e Gin eravamo abbracciati sulla panchina nel giardino dell’ospedale… sapevo che non l’avrei avuto per molto tempo accanto a me,eppure la sua presenza bastava a rendermi felice.
È come se sentissi ancora adesso la sua presenza,che mi riporta finalmente alla vita. Che sciocca sono stata finora,ho continuato a vedere solamente quello che avevo perso e non ciò che lui mi aveva lasciato. Ero così presa dal guardare quello che avevo indietro che non mi sono accorta che ci fosse ancora qualcosa davanti a me.
Una speranza,la voglia di vivere,nostro figlio,tutta la gente che sta soffrendo come me,forse anche di più,ma che continua ad andare avanti. Le persone che sono qui hanno tutte dei problemi,gravi o meno,ma sorridono.
L’uomo che ha la moglie invalida le prende la mano e le fa scoprire il mondo,la madre che ha il bambino malato lo culla tra le sue braccia cantandogli la canzone della buonanotte,senza timore di farlo addormentare,la nonna osserva giocare i suoi nipotini e li aiuta a rimontare i pezzi della locomotiva con amore e nostalgia,cercando di rendere serena la loro infanzia: tutti soffrono,eppure si fanno coraggio per vedere sorridere i loro cari anche nel dolore e nella malattia.
Anch’io mi sforzavo di fare così,quando lui era ancora in vita,ma adesso mi sembra ingiusto e insensato sorridere,soprattutto non ne ho più alcuna voglia,mi sono persino dimenticata come si faccia.
È stato questo il mio errore: lui è sempre dentro di me,in ogni persona,in ogni parola,in ogni ricordo,in ogni sorriso,in ogni cielo. Lui è con me e vorrebbe solo che tornassi a sorridere.
Determinata mi alzo ed entro dentro la struttura dell’ospedale,togliendomi gli occhiali da sole. Non appena mi vede Ran mi salta quasi addosso,e tutti gli altri colleghi sorridono. Parlo a lungo con il primario dell’ospedale,spiegando le mie ragioni e assicurando che tornerò a lavorare come prima,e alla fine esco dal suo ufficio soddisfatta,rimettendomi il mio camice bianco e iniziando con una nuova gioia le visite della mattina.
Non posso certo dire di essere felice,ma sorrido ugualmente,con lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro,attraverso le ampie vetrate dell’ospedale. Voglio tornare ad aiutare gli altri,voglio di nuovo essere fiera di me stessa e poter contare sulle mie forze,voglio che anche lui,da lassù,mi guardi e sorrida.
Voglio far tornare il sole nei cuori delle persone che si presentano qui,ma per quanto mi sforzi,solamente nel mio il sole non potrà più avere accesso.
 
 
**
 
 
Mi getto sulla poltrona,sfinita ma soddisfatta. È stata una giornata di lavoro davvero faticosa,sono appena tornata a casa ma devo ancora completare le diagnosi di alcuni pazienti. Poso la borsa sul tavolino del soggiorno e ne estraggo una cartellina bianca piena di fogli e un astuccio con una penna. Inizio a scrivere velocemente,ma quando devo firmare l’inchiostro si inceppa.
“Accidenti,è finito l’inchiostro,e ora dove la trovo un’altra penna? Aspetta,forse potrebbe essere in uno dei cassetti del mio comodino…”Corro in camera e apro il primo cassetto frugando,ma non trovo nulla,poi tocca al secondo,e anche lì niente. Quando apro il terzo e sposto un libro,rimango sbalordita. C’è un foglio di carta,con delle parole incomprensibili scritte sopra,e anche una strana pillola bianca e rossa,che mi sembra stranamente familiare…
 
“Sono la numero otto,seguita dalla cinque. Siamo due diciotto,e adesso manca solo la venticinque. Aspetta,abbiamo dimenticato la diciannove. Insieme avremo un senso,ma attenzione,non siamo così semplici: qual è la fine e quale l’inizio? Questo è  il tuo nome.”
 
“Che cos’è?”Sembra un messaggio in codice,un indovinello,ma per me è del tutto incomprensibile. E poi chi e quando l’avrebbe messo qui dentro?
Un orribile dubbio s’insinua nel mio cervello: le mie visioni,la morte di mia sorella,lo strano biglietto che mi ha lasciato… non avevo ancora capito cosa ci fosse dietro a tutto questo. E se il messaggio fosse la chiave giusta per risolverlo?
Senza perdere tempo afferro l’elenco telefonico e compongo un numero.
“Pronto?”Dall’altra parte della cornetta sento uno sbadidigio,decisamente poco professionale. Mi schiarisco la voce,seccata.”Buonasera,sono Shiho Miyano,avrei bisogno di parlare con il detective Kudo.”
“Sono io”Un altro sbadiglio,andiamo bene. “Mi dispiace,ma l’agenzia è chiusa,riprovi domani…”
“Senta,forse non ha capito chi sono… Shiho Miyano non le dice niente? Eppure è un detective così famoso…”
“Shiho… ma certo,sei tu,l’amica musona di Ran! Cioè,volevo dire… sì,mi ricordo bene di te. Mi dispiace,ma sono costretto a ripeterti che l’agenzia è chiusa.”
“D’accordo,allora vieni a casa mia,ho urgente bisogno del tuo aiuto.”
“Cosa?! Non se ne parla nemmeno!”
“Guarda che ti pago,e poi questo è il tuo lavoro se non mi sbaglio.”
“Ma è quasi mezzanotte,e il lavoro dovrà attendere.”
Sospiro esasperata. Non credevo che il fidanzato di Ran fosse così insolente, presuntuoso e soprattutto testardo.
“Ho un mistero da risolvere,e tu sei l’unico che può aiutarmi. Ho trovato un messaggio in codice,forse un indovinello,in uno dei cassetti del mio comodino… qualcuno dev’essere entrato e deve averlo nascosto qui,ma il problema è che non riesco a trovare un senso per quello che c’è scritto…”
La sua voce cambia improvvisamente,sembra quasi entusiasta. “Gli indovinelli e i misteri sono la mia passione,lascia fare a me,arrivo subito. Dammi il tuo indirizzo.”
Sorrido soddisfatta: ho intenzione di scoprire cosa si cela davvero nel mio passato. Ma chissà perché,ho un brutto presentimento: e se quelle rivelazioni sconvolgessero per sempre i sentimenti e le convinzioni che ho nutrito fino ad oggi?

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17:
 
 
“Sono la numero otto,seguita dalla cinque. Siamo due diciotto,e adesso manca solo la venticinque. Aspetta,abbiamo dimenticato la diciannove. Insieme avremo un senso,ma attenzione,non siamo così semplici: qual è la fine e quale l’inizio?  Questo è il tuo nome.”
Mi rigiro quel pezzo di carta tra le dita,attonita: “Ma che razza di indovinello è?”
Shinichi sembra assorto,osserva la scritta più e più volte,ma io ho seri dubbi che lui riesca a decifrarla. È arrivato da poco a casa mia,e gli ho subito mostrato l’indovinello,non prima di avergli raccontato delle mie visioni e del particolare curioso che le avessi solo a contatto con Gin.
“E’ incomprensibile!”Esclamo ansiosa. “Ci capisci qualcosa,per caso?”
Shinichi si gratta la testa,perplesso. “Non lo so,apparentemente non ha senso,ma credo che la soluzione sia semplice. È come se ci fosse qualcosa che mi sfugge…”
Sorrido impercettibilmente,affiancandolo. “Una volta ho visto in televisione un film di Sherlock Holmes,in cui si diceva che un bravo investigatore dovrebbe sempre notare un particolare insolito,quel qualcosa di diverso è sempre la chiave per risolvere il mistero…”
“Grazie tante per la lezione,lo sapevo già. Ma qui non mi sembra ci sia niente di insolito… secondo te?”
“Non saprei… forse i numeri scritti in lettere? Non avrebbe fatto prima a scrivere le cifre?”
“Lettere…”Lo sguardo pensieroso di Shinichi si illumina,e mi appoggia trionfante le mani sulle spalle,mente io lo fisso spaesata. “Cosa ho detto?”
“Adesso è tutto chiaro,grazie Shiho!”
Sono stupefatta: “Ma com’è possibile?! Cosa vuol dire?”
“I numeri si riferiscono alle lettere dell’alfabeto. La numero otto è la H,e la cinque la E. Ci sono due R e infine una Y. Non dimentichiamoci della S. Dice “insieme avremo un senso”,quindi si deve unirle per formare una parola. E insieme formano Herrys… che cosa vorrebbe dire?”Si chiede grattandosi la testa pensieroso. “Forse abbiamo tralasciato qualcosa… dice “Non siamo così semplici”,quindi forse si deve modificare qualcosa… ma cosa?”
“C’ è scritto “Attenzione: qual è la fine e quale l’inizio?” Strano…”Riguardo il foglietto perplessa,ma Shinichi sorride furbetto.
“Non c’è proprio niente di strano. Significa che si devono invertire la lettera finale e quella iniziale.”
“Sherry.”Sussurro un po’ stranita. E anche in questo caso che cosa significa?
“Sherry è il tuo nome…”Mormora pensieroso Shinichi,poi si gira verso di me in cerca di una spiegazione. “Shiho,non hai proprio la minima idea di cosa voglia dire?”
“Purtroppo no. Anche se…”
“Anche se?”
“Non so… non è la prima volta che sento questo nome. Ma non capisco cosa significhi né cosa c’entri con me.”
Shinichi si gratta il mento,assorto: “Questo sì che è un bel mistero da risolvere. E quella pillola?”
“Non ho idea di cosa sia,ma ha un aspetto molto strano. Sembra una medicina,ma non ne sono sicura. Potrebbe essere pericolosa,meglio non toccarla se non sappiamo gli ingredienti con cui è stata realizzata. Ma mi sembra di averla già vista da qualche parte…”
Un’intuizione quasi sovrannaturale balena nella mia mente. Sherry… no,non può essere… Sherry,questo è il tuo nome…
 
“Ehi,ancora a lavorare con questi strani aggeggi e quelle buffe provette colorate?”
“Come stanno procedendo le ricerche,mocciosa?”
“Ah,è così? Mi consideri piccola?”
“Mocciosa…”
“Non ti posso dire il suo vero nome.”
“Perché?”
“Sono sicuro che tu la conosca meglio di chiunque altro.”
 
 
 
Assurdo,impossibile,folle,impensabile,eppure è la verità.
“Quella bambina… la bambina col camice bianco delle mie visioni… ero io da piccola!”
 
 
**
 
 
“Cosa? Ti dispiacerebbe spiegarti meglio?”Shinichi sembra incredulo,ma io non ci faccio troppo caso.
“Sì,ero io”Spiego con frenesia “Le mie non erano visioni,erano flashback del mio passato. Mia sorella mi ha chiesto di indagare su ciò che mi era accaduto quindici anni fa… a quell’epoca io avevo undici anni. I conti tornano.”
“Supponiamo che sia così. Il tuo amico,Gin,allora conosceva la tua identità.”
Mi blocco stupefatta. “C-che cosa?”
 
 
“Shiho,ascoltami bene,devi stare lontana da lui!”
“Che ne dici di provare un altro tipo di lavoro?”
“Ci sono tanti modi per avere una persona”
“Non ci siamo già visti da qualche parte?”
 
 
“Gin… era lui l’uomo che ho visto nei miei flashback! Allora… no,non è possibile… no…”
“Che cosa non è possibile?”
“Questo significa… che lui si è approfittato di me quando ero piccola.”
“Come?”
“Lascia stare”Profondamente scossa,cerco di allontanare quel pensiero. “Cosa c’è?”
Shinichi esamina perplesso una copia del messaggio che ha in tasca,quello ritrovato in casa di mia sorella,che diceva “Perdonami,Sherry.”
 
Perdonami,Sherry…
 
“Se è così,allora è probabile che sia stato lui…”Shinichi mi fissa negli occhi,uno sguardo fermo e convinto,talmente serio che mi mette i brividi “… ad uccidere tua sorella.”
E lì il mio cuore ha davvero smesso di battere.
 
 
**
 
 
“Non è una buona idea”Mi sussurra Shinichi,per la quinta volta in due minuti,mentre entrambi siamo nascosti dietro ad un alto bidone della spazzatura,davanti al laboratorio scientifico di Beika. “Non abbiamo nemmeno una strategia,non si fanno le cose in questo modo…”
“Vuoi chiudere quella bocca?”Se non fosse che è un bravissimo e famoso detective, non l’avrei mai portato con me. È mai possibile sopportare tanta presunzione e arroganza? “Nessuno ti ha obbligato a venire qui,è una faccenda personale e io voglio scoprire la verità su quello che è accaduto a mia sorella.”
“Uffa…”
“Guarda che posso entrare anche da sola,non ho bisogno di una guardia del corpo.”Ribatto stizzita,alzandomi e spolverandomi i pantaloni.
Lui però mi viene dietro sbuffando. “Non posso lasciarti andare da sola,è pericoloso…”
“Quale pericolo vuoi che ci sia? Al massimo potrei incontrare un vecchietto che prepara composti chimici.”
“Non è il momento di fare dell’ironia,non possiamo entrare qui dentro senza permesso.”
“Non preoccuparti,la porta è aperta,non dev’esserci nessuno a quest’ora. E in fin dei conti sono una dottoressa,no? Questo camice che ho indossato può farmi sembrare anche una ricercatrice che lavora qui.”
“Ok,mi arrendo. Forza,entriamo e facciamo attenzione.”
Senza fare il minimo rumore apriamo la porta,intrufolandoci di soppiatto all’interno dell’edificio.
“Non si vede niente,è tutto buio…”Protesta Shinichi,ma prima che lui possa aggiungere altro estraggo dalla tasca del camice una piccola torcia e l’accendo, illuminando il suo viso con il fascio di luce.
“Bisogna essere previdenti,detective”Lo prendo in giro,soddisfatta di quella piccola rivincita. “Adesso muoviamoci.”
Attraversiamo due sale completamente deserte illuminandole con la torcia,ma intorno a me non vedo niente di familiare e sospiro. “Non mi ricordo assolutamente questo posto.”
“E’ inutile”Borbotta Shinichi asciugandosi il sudore sulla fronte e appoggiando la schiena a una colonna. “E’ meglio tornare a ca-“Prima che possa finire la frase sento un grido,e mi volto all’istante,appena in tempo per vederlo cadere all’indietro oltre la colonna.
“Insomma,che stai combinando?”
“Vieni,Shiho,qui c’è un’altra stanza!”Shinichi mi tende la mano da una stretta fessura vicino alla colonna dove si era appoggiato prima,e con un sospiro seccato accetto il suo aiuto intrufolandomi a fatica lì dentro.
“Ma come hai fatto a finire qui…?”Accendo la torcia guardandomi intorno e all’istante le parole mi muoiono in gola. Shinichi strabuzza gli occhi,stupito quanto me.
Davanti a noi ci sono dei vestiti strappati e della biancheria intima,ma talmente piccola da sembrare quella di una bambina. Le pareti sono scrostate,con delle piccole macchioline rosse,ma non c’è nient’altro qui dentro,solo una maglietta e dei pantaloni ridotti a brandelli e… c’è anche un camice bianco con la stoffa lacerata sul davanti. Anche quello è incredibilmente piccolo…
“Ma quello non è sangue?”Esclama Shinichi indicando le macchie sul muro.
Mi avvicino e le osservo meglio,sussultando. È proprio sangue… inorridita e sconvolta,mi chino sui vestiti.
“Oh mio Dio…”La mia mano si posa sulla stoffa e a quel contatto un’immagine nitida invade i miei occhi.
 
“Gin,smettila… lasciami,lasciami subito!”
“Sei una bambina cattiva,mia dolce Sherry. Sai qual è la punizione quando non ottieni risultati nelle ricerche…”
 
Al rumore di una stoffa strappata e di un urlo spalanco di colpo gli occhi, boccheggiando in preda al panico. Allora è vero quello che pensavo…
Le gambe non mi reggono più e scivolo a terra,scoppiando in lacrime.
“Ehi,va tutto bene?”Shinichi mi si avvicina preoccupato,inginocchiandosi e posandomi con gentilezza una mano sulla spalla. “Cosa succede?”
“E’ stato orribile… ora ricordo… ricordo tutto”Singhiozzo,nascondendo il viso tra le mani.
“Ricordi cosa?”
“Gin… lui mi ha afferrata per il braccio,mi ha trascinata in questa stanza e mi ha stappato i vestiti di dosso… ho provato una paura indescrivibile,lui mi stringeva,io cercavo di liberarmi ma la sua presa era sempre più forte… e sentivo dolore,tanto dolore…”Il mio pianto aumenta,non riesco a fermare le lacrime,non posso credere di aver dimenticato un episodio simile. Adesso capisco cosa intendeva dire davvero quella volta…
 
 
“Potrei essere il tuo incubo… o il tuo sogno”
 
 
È lui che ha tormentato i miei incubi,che ha fatto riaffiorare un passato inquietante che avevo rimosso gettandolo nell’angolo più buio e remoto della mia mente. Ma quando è tornato nel mio presente,nella nuova vita che mi ero costruita,era una persona diversa,e da quel momento ha allietato i miei sogni e reso più bella la mia vita.  Fino a questo momento. Ora capisco anche ciò che mi disse quella sera di quasi tre mesi fa…
 
 
“Ascolta,ci sono cose che non posso spiegarti.”
“Per quale motivo?”
“Perché mi odieresti,e io ti amo troppo per permetterti di odiarmi.”
 
 
 
“Ma allora quei vestiti…”
“Sì,sono proprio i miei… questa è una stanza nascosta,nessuno li avrà visti… e anche quel sangue è mio.”Mi asciugo le lacrime e Shinichi mi fissa qualche secondo, pensieroso.
“Un trauma infantile…”Sussurra.
“Come?”
“Hai avuto un trauma quando eri piccola,e anche se non posso affermarlo con certezza,è probabile che la tua mente abbia rimosso questo avvenimento con un meccanismo inconscio di difesa. Una volta ho letto qualcosa al riguardo,credo nella biblioteca di mio padre.”
“Allora è per questo che non ricordo niente…”Abbasso lo sguardo,ancora sconvolta, evitando accuratamente di incrociare il suo.
“Non credo sia questa la domanda da farsi”
Inarco un sopracciglio,perplessa. “Che vuoi dire?”
“Che cosa ci facevi tu in questo laboratorio e perché conoscevi Gin? Il motivo continua a sfuggirmi… e poi ricordati che dobbiamo ancora scoprire che cos’è quella pillola.”
“Già,è vero…”Sospiro stanca alzandomi dal pavimento e cercando di ricompormi sistemandomi i capelli e asciugandomi gli occhi. “Non riesco a ricordare proprio niente,è un peccato… però aspetta un attimo. Un camice,un laboratorio… forse facevo degli esperimenti qui.”
Sento il suono soffocato di una risata e rivolgo uno sguardo accigliato a Shinichi,che si copre la bocca con una mano.
“C’è qualcosa di divertente?”
“Scusami,è solo che la trovo un’ipotesi improbabile.”
“E perché?”
“Andiamo,eri una bambina… cosa aveva scritto tua sorella nel messaggio?”
“Che dovevo scoprire cos’era successo nella mia vita quindici anni fa.”
“E tu quanti anni hai?”
“Ventisei…”
“Allora quindici anni fa tu avevi…”
“Undici anni”
“Appunto. È assurdo,una ragazzina non potrebbe mai lavorare in un laboratorio come questo e sperimentare nuovi composti chimici.”
“Eppure ho il presentimento di aver lavorato qui…”
“Senti,Shiho…”
“Che c’è?”
“Ran mi ha parlato di Gin… eri innamorata di lui,vero? Mi dispiace…”
Sento un groppo in gola e gli occhi lucidi,ma mi impongo di farmi forza. “Perché è morto o perché mi ha violentata quando ero ancora una bambina?”Non riesco a controllare il tono alterato della mia voce,che esce stizzosa e lacrimante allo stesso tempo. Mi asciugo la guancia stranamente bagnata e rivolgo lo sguardo altrove, mordendomi un labbro.
“Dico sul serio,mi dispiace… per tutto”Shinichi sospira,e con mia sorpresa mi passa un braccio attorno alle spalle,come se volesse sostenermi. “La vita è così,non possiamo farci niente…”
Infastidita dal suo tono superficiale,mi allontano bruscamente da lui girandomi di spalle per non dovergli mostrare le lacrime,che traditrici hanno deciso di uscire ancora una volta senza preavviso.
“Non,questa non doveva essere la mia vita! Lui l’ha distrutta,capisci? Ha distrutto la mia vita,la mia famiglia,la mia purezza,tutto! Io non sapevo niente di questa storia,ero una studentessa di medicina come tante altre,avevo una sorella,ero serena… poi senza preavviso è arrivato lui,e mi ha cambiata completamente. Io non volevo cambiare,ma sono riuscita a impedirmelo.”Senza rendermene conto ho quasi urlato queste parole,e mi sono voltata furiosa con il viso rigato di lacrime. “Lui mi ha fatta soffrire troppo,mi ha lasciata e io non ho potuto fare niente. Non ho mai conosciuto l’amore,per me esisteva solo il lavoro,ma non avevo idea che l’avrei conosciuto in questo modo. Sono stata una stupida,mi sono innamorata di lui… lui che mi ha fatto del male,che conosceva un segreto che non mi ha mai rivelato,che sapeva tutto sul mio passato ma non mi ha mai voluto dire niente…”Respiro profondamente, accorgendomi di aver esagerato. Come ho potuto rivelare così facilmente ciò che provo?
Sollevo la torcia e mi muovo in direzione dell’uscita,non potendo sopportare un minuto di più la vista di quel luogo. Imbarazzata  continuo a dargli le spalle,mi vergogno troppo di avergli urlato in quel modo quello che pensavo. Probabilmente adesso penserà che sono pazza,nevrastenica o qualcosa del genere.
“Allora,che fai lì impalato? Muoviti,non possiamo stare in eterno qui dentro”Mi infilo in una stretta fessura ed esco velocemente,seguita da Shinichi,che non dice una parola.
Dopo un lungo silenzio,Shinichi pronuncia delle parole che sconvolgono il mio cuore. “Lo sai,io credo che non ti abbia mai dimenticata… credo che lui sapesse di essere malato già da molto prima che tu lo incontrassi,e sapendo di dover morire ha fatto delle ricerche per rintracciarti e ha inscenato un incidente per essere ricoverato nell’ospedale dove lavoravi tu.”
“E’ assurdo… perché avrebbe dovuto farlo?”
“Forse… per dirti quanto si era pentito di averti fatto del male in passato.”
 
 
 
 
“Quando sei con me hai modo di vedere solo il mio lato più oscuro… permettimi di mostrarti anche quello dolce…”
“Io invece ho chiesto che tu possa trovare la forza per perdonarmi…”
“Tu non lo sai,ma io già mantenuto la promessa di non scordarti mai,qualunque cosa accada…”
 
 
 
“Non può essere… non è possibile…”Completamente sconvolta,incrocio i suoi occhi,che sembrano dirmi “Invece è la verità” e sento le lacrime minacciare di uscirmi. Allora lui mi amava davvero,non mi ha mentito…
“Dove andiamo adesso? Non abbiamo una pista,non sappiamo come muoverci…”Brontola Shinichi cercando di orientarsi nel buio. Sorrido: è tornato lo sbruffone di prima.
Rifletto un attimo,ripensando ai flashback avuti e all’improvviso mi viene un’idea. “Un laboratorio. Dobbiamo cercare un laboratorio.”
“Scusa,ma qui non siamo su una spiaggia,qui ci sono solo laboratori.”
“Allora dobbiamo perlustrarli tutti.”
“Cosa?”
“Sono certa di poter riconoscere il laboratorio che ho visto nei miei flashback.”
“Va bene,ma c’è una cosa che non capisco. Queste ‘immagini’ ti apparivano così all’improvviso?”
“Solo quando ero con Gin. Prima non me lo sapevo spiegare,adesso capisco che le avevo solamente in sua presenza perché risvegliava poco a poco il mio passato, quello che avevo avuto con lui qui dentro. In marcia ora,cerchiamo quel laboratorio.”
“Agli ordini”Shinichi sbadiglia raccogliendo le braccia dietro la nuca e incamminandosi dietro di me. “Forse trovandolo capiremo qualcosa di più… secondo me quella strana medicina c’entra qualcosa… chissà,potresti averla creata tu in questo laboratorio.”
“Non sappiamo ancora se sia una medicina,potrebbe essere qualsiasi altra cosa,e comunque è davvero assurdo,non avrei mai potuto realizzarla da sola,ero una bambina.”
Shinichi si ferma un attimo,sembra riflettere. “Rispondi alla mia domanda: tu sei molto intelligente,vero?”
“Abbastanza…”
“E hai parecchie nozioni di medicina?”
“Cos’è,uno scherzo? Sono una dottoressa,le ho apprese studiando. La medicina è sempre stata la mia passione,mi affascinava l’idea di poter salvare vite e aiutare le persone.”
“Quindi saresti anche in grado di preparare o di inventare una medicina?”
“Non credo proprio,però se sapessi con quali ingredienti è stata realizzata quella pillola potrei capire cos’è esattamente. Guarda,qui c’è un’altra stanza. Entriamo.”
Illumino la porta con il fascio di luce,girando la maniglia. Appena i miei occhi focalizzano l’interno della stanza,rimango senza fiato.
“E’ qui! Sì,è questa la stanza,la riconosco!”Esclamo trionfante,ma sono così presa a guardarmi intorno che non mi accorgo che Shinichi si è seduto alla scrivania e sta battendo le dita sulla tastiera del computer.
“Cosa stai facendo?”
“Delle ricerche. Qual’era la formula che ti aveva scritto tua sorella nel messaggio?”
“APTX4869. Vuoi controllare se è in memoria nel computer?”
“Sì,esatto.”In quel momento si apre una pagina zeppa di dati davanti a lui,ma si alza grattandosi la testa confuso. “Non ci capisco niente,è meglio se controlli tu. Sono gli ingredienti di quella pillola,puoi vedere se riesci a capire cos’era.”
“D’accordo”Mi siedo sbirciando il monitor,ma dopo aver scorso un paio di righe sbianco all’improvviso. Non è possibile…
“Che succede?”Deglutisco,in preda al terrore.
“Questo è un veleno… e l’ho creato io!”
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18:
 
 
“Cosa? Stai scherzando?”Shinichi mi si avvicina sbigottito,ma io scuoto la testa. “Purtroppo no,gli ingredienti di questa pillola sono nocivi,in dosi talmente grandi da provocare la morte,e poi guarda qui…”Gli indico una scritta sullo schermo, leggendola ad alta voce. “APTX4869,veleno che provoca la morte cellulare dell’individuo senza lasciare tracce,creato da Sherry.”
“Allora è la verità… hai creato un veleno!”Mi prendo la testa tra le mani,confusa.
“Non capisco,non è possibile… questo significa che sono un’assassina?”
“Proprio così,mia cara.”Una voce femminile fredda e glaciale dal forte accento straniero mi fa gelare il sangue nelle vene,e subito dopo sento un rumore secco dietro di me e il freddo metallo della pistola si posa sulla mia nuca.
Rabbrividisco,deglutendo. “Io ti ho già vista…”Improvvisamente mi ricordo: lei è la donna che ha cercato di uccidermi nel parcheggio dell’ospedale…
Mi giro appena,vedendo Shinichi disteso per terra,e poi sposto di nuovo lo sguardo su quella donna,tremante di rabbia. Probabilmente deve averlo stordito con qualcosa ed è svenuto.
“Tu… tu hai cercato di uccidermi in quel parcheggio…”
“Non è stato l’unico tentativo,te l’assicuro”
“Che vuoi dire?”
“Ma come,non te lo ricordi più? Eppure il tuo tesoro ha rischiato la pelle in quell’occasione…”
“Cosa? Vorresti farmi credere che hai messo tu il veleno nella mia bevanda,quella che poi ha bevuto Gin?”
“Complimenti per l’intuito,mia cara”Il metallo della pistola si sposta fino alla mia tempia,facendomi rabbrividire,e il volto della donna si sposta di lato,quindi ne approfitto per illuminarlo con la torcia.
Sembra che abbia poco più di trent’anni,il volto è incorniciato da lunghi capelli biondi e leggermente mossi,e due occhi azzurri di ghiaccio che spiccano in quel volto perfetto. La fiammella di una sigaretta accesa splende tra le sue labbra,deformate in un sorriso divertito. “Ma prima,lascia che mi presenti,anche se in fondo dovresti conoscermi molto bene… il mio nome è Vermouth.”
“Vermouth,Sherry e anche Gin… sono tutti nomi di alcolici,non sono veri! Si può sapere cosa diavolo significa?”
“Visto che ci tieni tanto ti accontenterò,prima di morire potrai sapere la verità sul tuo passato. Hai ragione,questo non è il mio vero nome,e tu non ha conosciuto nemmeno quello del tuo grande amore. I nostri sono nomi in codice,perché non possiamo permetterci di usare quelli veri.”
“Cosa stai cercando di dire?”
“E’ molto semplice: io,Gin,e anche tu,per due anni,abbiamo fatto parte di un’organizzazione criminale. Credevo l’avessi capito prima,mi sono introdotta a casa tua per recuperare il veleno che tu stessa hai creato,e che tua sorella era riuscita a rubare dai nostri laboratori. Non potevo permettere che tu ci incastrassi.”
“E’ stato inutile,Gin me ne aveva lasciata un’altra in un cassetto del comodino, insieme a un messaggio che mi ha permesso di arrivare fin qui.”
“Quello sciocco ci ha traditi per una ragazzina,e non ha nemmeno avuto il coraggio di dirti la verità. Dovevo immaginarlo,fin da quando ti ha conosciuta la prima volta era ossessionato da te… beh,che ti prende cara,non dirmi che non te lo ricordi più? Allora ti aiuterò io a chiarirti le idee. I tuoi genitori lavoravano per noi,erano due scienziati eccezionali,ma il capo della nostra organizzazione  ha deciso di sbarazzarsi di loro perché non volevano concederci le loro figliolette,in particolare te. Eri una bambina molto intelligente,saresti stata veramente utile per i nostri progetti,infatti non hai deluso le nostre aspettative. Quando ti abbiamo preso a lavorare per noi avevi dieci anni,ma eri un vero genio e in meno di due anni sei stata capace di realizzare un veleno che provocava la morte istantanea della persona che lo ingeriva senza lasciare alcuna traccia. Ma poi il tuo tesoro si è mezzo in mezzo,non sapeva più soffocare i suoi istinti…”Ride maliziosamente,causandomi un brivido di disgusto. “E tu eri talmente sconvolta che hai pensato di fuggire e l’hai pure fatta franca… in fin dei conti eri ancora una bambina. All’inizio eravamo intenzionati ad eliminarti, ma quando abbiamo capito che non ti ricordavi nulla di noi e avevi rimosso questa parte della tua vita ti abbiamo lasciata perdere. Vuoi sapere perché adesso abbiamo cambiato idea? Semplice. Gin sapeva che era malato ed era intenzionato a dirti la verità prima della sua morte,ma poi deve averci ripensato. Al di là di tutto quello che potrebbe averti detto,sapeva che saresti morta se ti avesse detto tutto,ed ecco perché non ti ha mai dato spiegazioni. D’altronde come biasimarlo? Non sarebbe stata una mossa molto intelligente da parte sua dire alla ragazza di cui era innamorato che lei era proprio la bambina di cui aveva abusato anni prima. Sei stata ingenua,lui non si è ritrovato nel tuo ospedale per caso,era tutta una messinscena per parlarti. Patetico,non trovi? Con il suo arrivo però hai cominciato a ricordare,e siamo stati costretti a cambiare idea. Si era pentito,aveva scoperto di essere innamorato, ma poi è stato costretto a tradire la tua fiducia.”
Sconvolta,deglutisco per ricacciare indietro le lacrime. “Cosa intendi dire?”
“Ha ucciso lui tua sorella,perché c’era ancora una possibilità che tu non sapessi niente e forse sperava di salvarti da noi,ma purtroppo lei ti aveva lasciato quel messaggio e quel veleno perché tu sapessi la verità,ma dato che non sei riuscita a scoprirla Gin ti ha dato l’occasione di conoscerla portandoti fino a qui.”
Una lacrima scende sulla mia guancia,non riesco ad evitarlo. Non posso credere a quello che ho sentito,ma questa donna non può essersi inventata tutto,le sue parole sembrano combaciare perfettamente alla verità. Perché doveva accadere tutto questo proprio a me? Akemi sapeva la verità e me l’ha taciuta per tutti questi anni,e anche Gin… lui che amavo più di me stessa,sapeva la verità e me l’ha tenuta nascosta. Ma entrambi l’hanno fatto per proteggermi e per evitare la mia morte,ma a quanto pare non è servito a niente,vista la situazione in cui mi trovo.
Chissà perché,ma non sono agitata,né impaurita. In fin dei conti ho conosciuto molto bene questa donna,non è la prima volta che la vedo,e adesso che mi sono riappropriata di tutti i miei ricordi mi sento stranamente più sicura. Anche se scoprire la verità in questo modo mi ha devastata profondamente: la mia vita finora è stata soltanto una menzogna,mia sorella non mi hai mai detto niente di quel passato doloroso che ero stata costretta a vivere,e anche la mia storia d’amore con Gin è stata soltanto una messinscena. Io credevo in lui,io l’ho aiutato,l’ho accudito,ho fatto di tutto per lui,ho sofferto per lui,gli ho donato il mio cuore… e invece lui era un criminale che mi aveva fatto del male,che ha rovinato per sempre la mia vita. Ora capisco le frasi misteriose,i discorsi lasciati in sospeso,quello strano modo di guardarmi e di chiamarmi ‘Sherry’,il mio vecchio nome in codice quando lavoravamo ancora insieme. Vorrei odiarlo,ma non ci riesco fino in fondo. Se ripenso a tutto il male che mi ha fatto non posso far altro che provare rabbia e disgusto,ma non odio. Lo so,dovrei provarlo,ma è un sentimento troppo ignobile,così opposto a quell’amore che provavo per lui che mi risulta davvero impossibile.
“Basta così,abbiamo parlato fin troppo. È ora di fare un riposino,dolcezza.”Non faccio in tempo a compiere il minimo movimento,che qualcosa si abbatte con forza sulla mia nuca,e immediatamente percepisco il freddo del pavimento sotto la mia schiena. Il suo volto sfocato e deformato da un ghigno soddisfatto è l’ultima cosa che riesco a vedere.
Poi solo il buio.
 
 
**
 
 
Riapro gli occhi con fatica,avvertendo la testa pulsare e il sapore amaro del sangue in bocca. Provo ad alzarmi,ma mi accorgo che le gambe e le mani sono legate con una corda,e quando provo a parlare mi rendo conto anche del nastro adesivo che ho sulla bocca. Mi dimeno disperata,cercando di liberarmi,ma è tutto inutile.
Ad un tratto spalanco negli occhi,incredula: nella penombra della stanza sgorgo la sagoma di Shinichi,anche lui legato e imbavagliato,su una sedia davanti a me,ancora privo di sensi. Poco dopo lo vedo aprire gli occhi e guardarsi attorno spaesato, emettendo un mugolio quando si accorge delle corde. Scuoto in fretta la testa,facendogli capire che è impossibile liberarsi. Non riesco a capire dove ci troviamo,forse siamo ancora dentro al laboratorio,ma quello che mi lascia perplessa è perché quella donna ci abbia portati entrambi qui,invece di ucciderci subito.
Un rumore ovattato,simile al ticchettio di un orologio,inizia diffondersi nella stanza,e a quel punto vedo Shinichi spalancare gli occhi di colpo e strisciare per terra con fatica,fino a spingersi dietro la sedia e a sollevare un panno.
Lo guardo interrogativa e lentamente sguscio giù fino a raggiungerlo. Ciò che vedo mi paralizza,gelandomi il sangue nelle vene e imprigionando il mio cuore in una morsa di angoscia e di paura. Davanti a noi c’è un timer,sul quale sono evidenti due grossi numeri rossi: nove e cinquantacinque. Adesso capisco,vuole farci saltare in aria con  questa bomba. E adesso,cosa facciamo? Non c’è via di fuga,siamo legati e non possiamo muoverci… mi guardo freneticamente attorno,terrorizzata,finchè il mio sguardo si illumina. Striscio qualche metro più avanti,fino a toccare con le dita un grosso lembo di stoffa,come quella di una tenda. La scosto lentamente,con movimenti limitati dato che ho le mani legate,e vedo un cunicolo abbastanza stretto,ma in cui potremmo passare per salvarci. Richiamo Shinichi con un lieve mugolio,indicandogli il passaggio con un movimento della testa,e lui mi segue strisciando lentamente. Seguo la direzione del suo sguardo,che fissa qualcosa davanti a me,e capisco. Mi sposto di qualche centimetro e con una gomitata frantumo il vetro che separa il cunicolo dalla stanza. Afferro velocemente un pezzo,strofinandolo sulla corda che mi lega i polsi,e lo stesso fa Shinichi. Poco dopo entrambi ci ritroviamo con le mani libere,e ci affrettiamo a sciogliere i nodi della corda alle gambe e a stapparci il nastro adesivo dalla bocca. Respiro profondamente, sfinita.
“E adesso che cosa facciamo?”Domando debolmente e Shinichi,e lui mi afferra la mano con forza. “Dobbiamo fuggire attraverso questo passaggio,non abbiamo alternative.”
“E se non portasse da nessuna parte?”
“Se l’hanno costruito è per un motivo. Svelta,tra meno di tre minuti la bomba esploderà.”Lo lascio entrare per primo e velocemente lo seguo,ritrovandomi immersa nel buio più totale. Il soffitto è così basso che dobbiamo gattonare,ma lo facciamo quasi correndo,per allontanarci il più possibile. Dopo circa un paio di minuti sentiamo un tonfo sordo e il pavimento trema leggermente,ed entrambi sospiriamo di sollievo perché capiamo di essere al sicuro. Ma subito dopo quella sensazione svanisce: davanti a noi c’è un muro spesso,che percepiamo con i palmi delle mani. “E ora?”Deglutisco,quasi disperata. “Te l’avevo detto che poteva essere una via senza uscita. Resteremo intrappolati qui dentro…”
“Smettila di lamentarti,e pensiamo ad una soluzione. Ci sarà pure un modo per uscire di qui sani e salvi.”
“Forse nei tuoi sogni.”Borbotto seccata. Sospiro e mi appoggio alla parete alla mia destra per riprendere fiato,e in quel preciso istante una luce inghiotte i contorni  e il buio.
Mi ritrovo anni fa,con il mio corpo di una bambina,dentro questo specie di botola,che batto i pugni con forza sulla parete. E poi riesco a sentire anche la mia voce,implorante e arrabbiata…
“Aprite,per favore!!”Poi,all’improvviso,un sonoro botto,la parete che si apre,una luce accecante… e poi di nuovo buio,il ritorno alla realtà.
“Shiho,ti senti bene?”La voce di Shinichi mi scuote,e balzo in avanti,toccando la parte di fronte a me,ma non succede niente. “Si può sapere cosa stai facendo?”
“Quando ero una bambina,loro mi hanno rinchiusa qui dentro. Se tocchiamo questa parete ci ritroveremo in un’altra stanza.”Rispondo convinta.
“E tu come fai a saperlo?”
“Lo so e basta.”Colpisco con la spalla il muro davanti a noi,e quasi come per magia si apre catapultandoci su un freddo pavimento.
Mi alzo,stiracchiandomi i muscoli indolenziti. “Ma questo… questo è il laboratorio in cui ho lavorato io.”
“E’ vero,è quello dove ho controllato i dati del veleno che è stato ritrovato accanto al corpo di tua sorella.”Shinichi si alza e mi si avvicina,cercando di scutare l’ambiente circostante nonostante il buio. “Hai ancora la torcia?”
“Certo,ce l’ho in tasca.”La estraggo e illumino l’ambiente,notando una scrivania e un microscopio sopra al piano,accanto a delle gabbiette con piccoli topolini bianchi che squittiscono debolmente. A sinistra ci sono diverse ampolle con strani liquidi colorati,e incuriosita mi avvicino fino a sfiorarle.
In un attimo,un vortice di immagini,di parole e di emozioni mi balena davanti agli occhi,e lascio cadere per terra la boccetta che stavo stringendo,frantumandola e spargendo tutto il liquido sul pavimento.
“Che cos’hai?”Mi giro verso Shinichi,lentamente. “Adesso ricordo… le ricerche,la vita che ho condotto qui dentro… ricordo tutto.”
“Ma brava,e così finalmente ce l’hai fatta…”Sussulto,quando realizzo a chi appartiene quella voce. Quasi automaticamente mi stringo a Shincihi,rabbrividendo. Dal buio davanti a noi sbuca Vermouth,con un sorriso perfido stagliato sulle labbra e la pistola lucente puntata contro di noi.
“Allora ti ricorderai anche cos’è successo tra te e il tuo grande amore… ora sei convinta che abbia detto la verità? Che delusione,poverina…”Ride in modo talmente perfido e cattivo da farmi accapponare la pelle,ma non voglio dimostrare che sono intimorita da lei. “Mi spiace che tu abbia scoperto la verità in questo modo,ma almeno sai che lui non ti amava affatto,ti ha soltanto usata…”
“Non è vero!”Stringo i pugni,piena di rabbia,ricacciando indietro le lacrime.
“Non puoi ostinarti a negare,so benissimo cos’è successo tra voi. Me l’ha raccontato lui stesso,sai?”
Smetto di tremare e sollevo i miei occhi su di lei,incredula. Il suo sorriso sadico si allarga,mentre continua ad impugnare la pistola. “Proprio così,cara. Mi ha detto che si era divertito a vedere i tuoi occhi pieni di terrore e il tuo viso impallidire,era stata l’esperienza più eccitante della sua vita…”
“Sei una strega,è solo una bugia!”
“Non te lo immaginavi,vero? Nemmeno io,se è per questo,ma devo ammettere che è stato davvero bravo a recitare la parte dell’uomo dolce. Era così tenero con te, sembrava un’altra persona.”
“Quindi… la donna che mi spiava sempre in ospedale eri tu?”
“Che intuito… pensavo che l’avessi capito prima. Sembravate due piccioncini,non riuscivo a credere ai miei occhi. Soprattutto lui,anche se una volta la sua vera natura è riemersa…”
“Di che sta parlando,Shiho?”Ignoro la domanda di Shinichi,tenendo gli occhi fissi davanti a me. Ha ragione,una volta mi aveva afferrata con forza,sembrava sul punto di farmi qualcosa contro la mia volontà,quando io gli avevo detto che non potevo stare con lui se non sapevo chi era veramente. E se avesse ragione lei?
 
 
“Eri innamorato di questa ragazza?”
“Era solo una bambina,ma non mi sono fatto scrupoli…”
“Tu conosci soltanto il mio lato oscuro,permettimi di mostrati anche quello più dolce…”
 
 
 
Solamente una bugia…
Sospiro calma e riapro gli occhi,riemergendo da quell’abisso. La fisso intensamente, decisa. “D’accordo,uccidimi allora.”
“Cosa?”Shinichi mi guarda come se fossi impazzita,ma io lo zittisco con un’occhiata. “Sono stata una sciocca,ho creduto nel suo amore e invece era soltanto una menzogna. Non ho più motivo di vivere,quindi premi quel grilletto,mi farai un favore.”
“Se è questo che vuoi ti accontenterò subito…”
“Shiho,non dargli ascolto!”La voce di Shinichi mi fa barcollare,improvvisamente indecisa. “In questo modo ucciderai anche il vostro bambino… e poi non ti ricordi cosa ti ho detto?”
I ricordi si affastellano nella mia mente,per la prima volta dopo tanto sono ricordi dolci…
 
 
“Forse ha voluto incontrarti perché tu sapessi… quanto si era pentito di averti fatto del male in passato.”
“Tu non lo sai,ma io ho già mantenuto la promessa di non scordarti mai,qualunque cosa accada…”
“Ti amo troppo per permetterti di odiarmi…”
 
 
“Che ti prende,non sei contenta di raggiungere il tuo tesoro?”Alzo gli occhi su di lei e sorrido sicura,sentendomi più forte. “Ti sbagli,ti sei sempre sbagliata.”
“Ho solo detto la verità…”
“Già,peccato che tu sapessi solamente una parte della verità… i tuoi occhi malvagi vedevano solamente il suo lato più oscuro,e non quello dolce…”
“Un gran bel discorso,ma ormai è troppo tardi,ho vinto.”Giro gli occhi di lato, leggendo l’etichetta di una delle ampolle,poi guardo il liquido sparso sul pavimento, vicino ai miei piedi. Sorrido ancora,sempre più convinta,fissandola negli occhi senza timore. “Ti sbagli di nuovo. È troppo tardi sì,ma per te.”Con un gesto fulmineo afferro l’ampolla e la frantumo per terra,lasciando che i due liquidi si mescolino e le fiamme inizino a divampare.
Afferro la mano di Shinichi,preoccupandomi di allontanarmi il più possibile,ma quando giungiamo davanti alla porta principale la troviamo bloccata.
“Maledizione,dev’essere stata quella donna! E adesso,che facciamo?”
Guardo con occhi terrorizzati le fiamme e il fumo sempre più vicini. “I corridoi sono pieni di fumo,non c’è modo di passare. Siamo in trappola…”Lancio uno sguardo vicino a me,scorgendo una delle tante colonne di marmo,e guardandola ripenso a quando siamo entrati qui dentro. Potrebbe anche funzionare…
“Seguimi,ho un’idea.”
“Cosa vuoi fare?”
“Niente domande,appoggiamo la mano su questa colonna.”Come previsto,veniamo catapultati di nuovo in quella piccola stanza segreta,dove le fiamme non potranno raggiungerci.
“Ma questa è…”Shinichi si guarda intorno confuso,e io sorrido con tristezza, lanciando un’occhiata ai vestiti strappati sul pavimento. Do un colpo secco con il gomito alla parete alla mia sinistra,ed entrambi ci ritroviamo nel solito cunicolo.
“Come hai fatto?”
“Ora che ricordo tutto del mio passato,ho ricordato anche che una volta mi ero rifugiata qui dentro per sfuggire a Gin…”
“Caspita,certo che per essere un semplice laboratorio è pieno di passaggi segreti,non ti sembra strano?”
“Questo laboratorio era la loro base,è normale che sia pieno di trabocchetti. Probabilmente alcuni posti erano fatti apposta per rinchiudere i traditori.”
“Ma come mai siamo venuti qui? L’unica stanza a cui si poteva accedere era il laboratorio dove lavoravi tu,ma sarà distrutto dalle fiamme…”
“Sei sicuro?”Sorrido furbetta,dando un piccolo colpetto con le nocche al soffitto,che si apre lentamente. Esco fuori e aiuto Shinichi a salire.
“Incredibile! Siamo sul tetto!”
“Eh sì,siamo proprio sul tetto dell’edificio. Mi ricordo che spesso Akemi mi portava quassù per ammirare il sole,diceva che non dovevo rinchiudermi in quel laboratorio ammuffito e apprezzare di più ciò che la vita mi aveva donato.”Sorrido nostalgica, riportando dietro l’orecchio una ciocca di capelli scompigliata dal vento.
“Ora che siamo qui,non credo che ci vedrà nessuno,e se chiamassimo un elicottero sarebbe troppo tardi,l’intero edificio sarebbe inghiottito dalle fiamme.”
Sospiro. “Certo,lo so benissimo… ma una soluzione c’è.”
“E quale?”
“La vedi la gru vicino al grattacielo qui accanto?”
Shinichi annuisce. “Quel palazzo è ancora in costruzione,ma a quest’ora gli operai non ci saranno più.”
“Non è questo che mi interessa. Se ci sporgiamo un po’,e facciamo un piccolo salto… potremmo aggrapparci alla gru e scendere fino a terra.”
“Sei impazzita? Rischiamo di precipitare nel vuoto,non credo che a quest’altezza ce la caveremo.”
“E se non lo facciamo? Moriremo comunque,tanto vale tentare.”
“Com’è che sei così determinata?”
“Che vuoi dire?”
“Prima sembravi così decisa a farti uccidere,e adesso ci tieni così tanto a salvarti…”
“Lui è sempre con me,e so che mi ha amata quanto l’ho amato io. Questa è una ragione più che sufficiente per vivere.”Mi volto perché non si accorga delle mie lacrime,poi gli sorrido. “Allora,vogliamo farlo o no questo tentativo?”
“D’accordo.”Respiro profondamente e mi avvicino,fissando la gru di fronte a me con i capelli e i vestiti mossi dal vento. Devo farcela. Salto e rido di sollievo quando atterro sulla grossa trave di legno. “Forza,adesso tu!”Gli urlo per farmi sentire.
Il mio cuore perde un battito quando lo vedo aggrapparsi con le braccia alla trave, spostata leggermente da un colpo di vento,e rischiare di trasportarla giù,così mi affretto a inginocchiarmi e ad afferrargli le mani.
“Puoi farcela,avanti!”Con grande sforzo riesco a tirare su il suo corpo,e sospiro di sollievo quando si siede accanto a me.
Si asciuga la fronte sudata,lanciandomi un’occhiataccia. “Stavo per rischiare la pelle… era meglio se questa sera restavo nel mio letto invece di venire da te.”
Ci guardiamo per un istante e poi scoppiamo a ridere,divertiti da quest’assurda circostanza. Lentamente ci aggrappiamo alla corda che sorregge la trave e cominciamo a scendere piano. Diversi minuti dopo i nostri piedi toccano il suolo,e finalmente possiamo dire di essere salvi.
Entrambi rivolgiamo uno sguardo pensieroso al laboratorio in fiamme,e restiamo in silenzio,nel freddo vento della sera,ad osservarne quello che resta.
E mentre guardo il mio passato ridursi in cenere davanti ai miei occhi,sento che è davvero tutto finito.
“Non lo trovi buffo?”Mi chiede all’improvviso Shinichi.
“Cosa?”
“Quella stanza segreta in cui in passato hai sofferto è stata proprio la nostra salvezza…”
“Già.”Sollevo lo sguardo verso il cielo,illuminato da centinaia di stelle,proprio come una sera di qualche mese fa. Sorrido,uno di quei sorrisi amari e pieni di una dolce malinconia che si risvegliano solo in presenza di un ricordo bellissimo ma irraggiungibile,quando scorgo una scia luminosa rischiarare le tenebre.
“Una stella cadente,incredibile!”Esclama stupito Shinichi,indicandola con il dito.
“L’ho vista.”Continuo a sorridere e chiudo gli occhi. “Non sai che quando se ne vede una si deve esprimere un desiderio?”
Sollevo le palpebre,incrociando lo sguardo curioso di Shinichi. “Cos’hai chiesto?”
“Che lui,anche da lassù,possa continuare ad amarmi.”Mi asciugo gli occhi umidi, guardandolo finalmente in faccia. “Sai cosa mi disse Ran quando scoprii la sua malattia? Che l’amore si scopre sempre quando è troppo tardi. Non ci ho mai creduto,per me era il contrario.”
“Cioè?”
Sollevo di nuovo lo sguardo verso il cielo nero,sorridendo,per la prima volta dopo tanto tempo,veramente serena. “Non è mai troppo tardi per amare.”
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19:
 
 
“Ehi,piano,fate piano!”Mi avvicino a due infermiere che stanno trasportando il lettino dove è sdraiato un uomo che ha appena subito un delicato intervento al cuore. “Non strattonatelo in questo modo.”
“Dottoressa,tenga,è l’ecografia che mi aveva chiesto”Afferro la cartellina che mi porge un dottore,sorridendogli stanca. “Grazie”Sospiro e avverto avvolgermi una dolce nostalgia: in fin dei conti non è cambiato niente,nonostante siano passati più di cinque anni… o forse no. Sono cambiata io,è cambiato il mio modo di vedere la vita. Ho imparato ad amarla in tutte le sue sfaccettature,anche quando mi ha posto davanti l’inaccettabile; adesso sento di essere cresciuta,di aver trovato il mio scopo nella vita. Ogni giorno sono qui ad aiutare le persone,a far spuntare sorrisi sui loro volti,e quando li rassicuro sempre che il loro problema o la loro malattia non è grave,e vedo la gioia trapelare dai loro occhi,mi sento meglio anch’io. Capisco molto bene cosa stanno provando… e poi c’è…
“Mamma!”Una voce allegra e infantile mi fa sobbalzare e mi volto stupita. Un bambino dagli occhi vivaci mi si avvicina correndo,seguito a ruota da Ran,avvolta in un pesante cappotto blu,e Shinichi,che la abbraccia da dietro.
Sorrido al mio bambino e lo sollevo,scompigliandogli affettuosamente i capelli. “Cosa ci fa qui il mio piccolo terremoto?”
“Voleva salutare la mamma,non sono riuscita a fargli cambiare idea. Gli ho detto che eri al lavoro,ma non voleva stare con noi.”Mi spiega Ran,regalandomi un sorriso.
“Ah,è così?”Gli prendo la punta del naso,divertita. “Non ti avevo detto di stare con zia Ran?”
“Si vede che i racconti di Shinichi su Sherlock Holmes lo stavano annoiando.”Osserva lei ironica,e Shinichi alza gli occhi al soffitto sbuffando. Li osservo con un sorriso nostalgico: si sono sposati due anni fa,e sono una coppia davvero affiatata. Ogni tanto non posso fare a meno di provare un po’ di invidia per la loro felicità,ma è un pensiero che scaccio subito. Voglio molto bene a Ran,ormai la considero come una sorella,e mi è dispiaciuto tantissimo quando ha deciso di lasciare l’ospedale per dedicarsi completamente al marito e alla loro bambina nata da poco,che hanno chiamato Shiho come me.
Sento la piccola manina del mio bambino stringersi sulla stoffa del mio camice. “Mamma,andiamo fuori a giocare,dai andiamo!”
“Adesso non posso,tesoro,devo lavorare. Però tra poco ho la pausa pranzo,e potrò stare con te tutto il tempo che vuoi. Intanto vai con zia Ran nel giardino,così potrete giocare un po’ insieme,ti va?”
“Forza piccolo,andiamo”Ran gli sorride e lo prende tra le mie braccia allontanandosi lungo il corridoio,e io li osservo con un sorriso triste. Questo luogo,questo giardino,è pieno di ricordi dolci e amari per me,che non ho mai osato condividere con mio figlio. Ha solo quattro anni,non capirebbe,forse quando sarà più grande…
“Gli assomiglia molto,non è vero?”La voce di Shinichi,fermo accanto a me,mi riscuote da quei tristi pensieri. Mi passo una mano sugli occhi per rimuovere la patina lucida che li ricopre,e sorrido. “No,non gli assomiglia per niente. Dice sempre che vuole essere un dottore,proprio come me…”
“Crescere in un ambiente come questo non deve lasciare molto spazio alla fantasia e alla creatività,non è vero?”
“Anche se…”Il mio tono s’incrina “… ogni volta che lo guardo mi ricorda lui. Ha gli  stessi capelli,gli stessi occhi,ma non è per niente determinato,è piagnucolone come me.”
“Non sei piagnucolona,è normale piangere per la perdita della persona amata,lo farebbe chiunque. E tu sei molto coraggiosa,non tutti avrebbero trovato la forza di sopportare questo dolore e di crescere da sola un bambino,oltre a lavorare qui in ospedale.”
“Amo molto questo mestiere,è la mia vita,e mi sento meglio ad aiutare le persone, sapendo quante ne ho involontariamente uccise in passato,con quel veleno… e poi come potrei vivere senza il mio bambino? Tu e Ran siete davvero molto gentili,vi ringrazio per esservi occupati così tante volte di lui quando io avevo da fare.”
“Per la verità è Ran che se ne occupa,io passo quasi tutto il giorno in agenzia,quindi dovresti ringraziare lei.”
“Ran…”Sorrido commossa “Lei è una vera amica per me,mi è sempre stata vicino nei momenti difficili e non mi ha mai abbandonata.”
“Lo so,sono fortunato ad avere al suo fianco una donna come lei”
“E lei lo è ad avere te. Potete stare insieme tutte le volte che volete, ridere, piangere,scherzare,litigare,giocare con vostra figlia… io invece sono sola.”Non so come mi siano venute queste parole,probabilmente è stato il mio cuore a suggerirmele. Shinichi mi guarda per un attimo,sembra stupito,poi scuote la testa e sorride. “Anche tu puoi fare tutte queste cose con lui…”
“Non capisco,che vuoi dire?”
“Non hai bisogno della sua vicinanza fisica per sapere che è sempre nel tuo cuore. Se è lì non se ne andrà mai,devi credermi.”
Esito un attimo,sorpresa,poi capisco e lentamente riesco a sorridere. “Che c’è?”Gli chiedo quando mi accorgo che mi sta osservando con insistenza.
“Niente,è solo che è la prima volta che ti ho vista sorridere…”
Arriccio le labbra,falsamente offesa. “Vuoi dire che non ho mai sorriso in cinque anni?”
“No,è la prima volta che sorridi così,in questo modo luminoso,raggiante… sincero, soprattutto.”
“Davvero?”
“Certo.”Sorrido di nuovo,piena di gioia. “Forse hai ragione,in tutti questi anni non mi è sembrato giusto lamentarmi dei miei problemi,ho vissuto in mezzo a gente che aveva conosciuto il dolore molto più di me e,presa com’ero a cercare di restituire i sorrisi a loro,non ho mai pensato al mio,di sorriso. Sono felice che sia tornato.”Con un’energia nuova,fermo una dottoressa che sta passando nel corridoio e le chiedo di prendere il mio posto per una mezz’ora,passandole un plico di fogli. “Bene,cosa stiamo aspettando? Tutti in giardino a giocare!!”Afferro la mano di Shinichi e corro fino all’uscita trascinandolo con me.
Prendo il mio bambino dalle braccia di Ran e gli faccio fare una giravolta, stringendolo a me. Il resto del tempo l’abbiamo passato a ridere,a scherzare tutti e quattro insieme,sotto i raggi del sole,in mezzo al verde dell’erba e al profumo dei fiori,con il cinguettio armonioso degli uccelli.
Lascio per un attimo la mano di mio figlio,che mi trascinando in una lunga corsa rischiando di farmi inciampare,e il sorriso lascia spazio ad uno sguardo pensieroso.
I miei occhi scrutano l’orizzonte,azzurro e limpido,ed inevitabilmente lo sguardo si fa lucido. Sollevo il mio piccolo e lo stringo tra le mie braccia,sentendo una lieve brezza di vento scompigliarmi i capelli. “Avevi ragione quel giorno,Gin. Ogni volta che guardo gli occhi di nostro figlio,ogni volta che ascolto la sua voce,ogni volta che osservo i suoi gesti… penso sempre a te. Hai visto?”Sorrido malinconica, asciugandomi una lacrima. “Ho mantenuto la promessa.”
“Mamma,che c’è?”La voce di mio figlio mi distrae,e mi affretto a posare i suoi piedini a terra,sorridendo. “Adesso ti prendo!”Lo rincorro allegra,lasciando che sia il vento ad asciugare le mie lacrime.
 
 
Sarai sempre un bellissimo ricordo nel mio cuore,è grazie a te che ho scoperto che non esiste amore senza dolore,ma adesso è finito il tempo di piangere. Adesso ho ritrovato il mio coraggio,e sono pronta a voltare pagina,a permettere al sole di entrare di nuovo nel mio cuore. Grazie di tutto.
Ah,quasi dimenticavo. Anche tu hai mantenuto la tua promessa. Ricordi? Mi avevi detto che non mi avresti mai abbandonata,e avevi ragione: dal mio cuore non te ne sei mai andato,me ne sono accorta soltanto adesso.
 
 
 
 
                                                                                                          Fine
 

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