Songs of love

di A lexie s
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She will be loved ***
Capitolo 2: *** Apologize ***
Capitolo 3: *** Damaged people ***
Capitolo 4: *** Just a kiss ***
Capitolo 5: *** Comes and goes ***
Capitolo 7: *** This isn't everything you are ***
Capitolo 7: *** I won't give up ***
Capitolo 8: *** Don't cry ***
Capitolo 9: *** One love ***
Capitolo 10: *** Do I wanna know? ***
Capitolo 11: *** I wanna be yours ***
Capitolo 12: *** High Hopes ***



Capitolo 1
*** She will be loved ***


OutlawQueen

She will be loved

Look for the girl with a broken smile,
ask her if she wants to stay awhile.
Amore.
Era tutto quello di cui Regina aveva bisogno. Non qualcuno che l’aiutasse a dimenticare il dolore che la vita le aveva causato, piuttosto qualcuno che l’aiutasse ad affrontarlo e a superarlo.
L’aveva trovato in lui, ed ogni volta che lo guardava si sentiva finalmente al posto giusto e con la persona giusta.

Robin aveva riscoperto la gioia grazie a lei. Aveva riscoperto che poteva essere felice. Nonostante la vita gli avesse tolto tanto, sembrava in qualche modo che volesse restituirglielo.

<< Roland, vai a lavarti le mani e vieni a tavola >> urlò, per sovrastare il rumore provocato dagli schiamazzi del bambino.

Non ricevendo nessuna risposta s’irritò e decise di andare nell’altra stanza a verificare cosa stesse facendo.
Quando varcò la soglia, trovò Regina stesa sul grande tappeto, vicino al camino, intenta a fare l’aereo al bambino adagiato sulle sue ginocchia.
Entrambi ridevano così gioiosamente che non si sentì d’interrompere quell’idillio, così ritornò in cucina a prendere il cibo, una tovaglia e le varie posate.

<< Facciamo un Picnic? >> Chiese allora, adagiando il tutto vicino al camino.

Trovò risposta nel sorriso di lei, non più un sorriso spezzato, ma felice.

“Sarai sempre amata, Regina.” Fu quello che lei lesse negli occhi di lui. E ci credeva, ci credeva davvero. 

Autrice:
Salve a tutti ^^ 
Questa è in assoluto la prima cosa che scrivo su questa coppia, spero che sia venuto fuori qualcosa di dolce e carino. Come avrete già letto nell'introduzione, in questa raccolta ogni Flashfic o Oneshote avrà il titolo di una canzone, cosa che caratterizza le mie storie. Amo la musica e amo trasformarla in una storia da raccontare. Questa canzone mi sembrava particolarmente adatta alla nostra amata Evil Queen, che udite udite è convolata a nozze con il fidanzato. Quindi nella vita reale ha avuto il suo lieto fine. 
Fatemi sapere cosa ne pensate. 
A presto <3 

 

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Capitolo 2
*** Apologize ***


CaptainSwan

Apologize

You tell me that you need me,
then you go and cut me down.

 
Avevano litigato quella sera.

Si punzecchiavano spesso in realtà, ma non litigavano mai in quel modo. Non si riversavano mai parole rabbiose, e sguardi delusi. Discutevano e facevano pace in una frazione di secondo, risolvendo le cose come comunemente fanno i bambini. Un sorriso, uno sguardo e si tornava a giocare insieme, a vivere insieme.
Quella sera era andata diversamente. Non avevano sorriso reciprocamente e adesso dividevano due parti opposte dello stesso letto.
Lui con un braccio disteso lungo il fianco e l’altro adagiato sotto il capo, osservava il soffitto dell’appartamento che dividevano da qualche mese.
Lei girata di fianco, in posizione fetale, rannicchiata come per proteggersi. Non aveva nulla da cui proteggersi ormai, ma certe paure sono difficili da sradicare.

<< Dici che hai bisogno di me.. E poi vai via, lasciandomi stroncato! >> Le aveva urlato quelle parole con tutta la rabbia che aveva in corpo, e lei continuava a rifletterci sopra. Si rendeva conto che il suo comportamento era sbagliato, che non faceva altro che mettere in discussione tutto ciò che lui faceva e voleva veramente porre un taglio alla cosa. Voleva e doveva fidarsi, lasciarsi andare, se non voleva perderlo. E non lo voleva.

Si mosse piano nel letto, girandosi sull'altro fianco e avvicinandosi lentamente. Lui continuava a fissare il soffitto, la mascella tesa e contratta. Emma continuò ad avvicinarsi, e quando fu abbastanza vicina, sfregò il naso sul collo di Killian, istintivamente lui allargò il braccio per permetterle di accoccolarsi sul suo petto e stringerla subito dopo.

Era il suo modo di scusarsi e lui lo sapeva.
L’aveva perdonata.
E finalmente, entrambi riuscirono ad addormentarsi. 

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Capitolo 3
*** Damaged people ***


Rumbelle

Damaged People

When I feel the warmth
of your very soul,
I forget I'm cold. 
 
Lui era una persona danneggiata, un’anima disturbata, persa. Macchiata dal sangue che aveva versato e dai soprusi che aveva inflitto. Non era sempre stato così, prima era una persona sincera e leale. Il coraggio non era mai stato la sua prima virtù, ma ne aveva altre che la gente aveva deriso e calpestato.
 
Aveva sofferto, molto. E per proteggersi dal dolore aveva scelto la strada sbagliata. Aveva scelto di essere spietato, crudele, qualcuno che non valeva la pena di amare, così da non dover soffrire, da non dover subire una delusione come quella che Milah gli aveva causato. Ma vivere senza amore portava solo altra sofferenza e anni di solitudine, una sensazione di freddo che lo pervadeva internamente e continuamente, senza che vi fosse nulla che potesse scacciarla.

Si era sentito così per tutto il tempo, fino a quando aveva conosciuto lei. Belle era l’incarnazione della dolcezza, del coraggio e della devozione. Lei che aveva lasciato la sua famiglia pur di salvarla, che era riuscita a mantenere la gentilezza anche rivolgendosi ad un mostro, che viveva mille avventure attraverso i suoi libri.

Lui aveva visto in lei tutto ciò che gli mancava, tutto ciò che lui non era stato. Infatti, aveva lasciato suo figlio per colpa della sua codardia, l’unica persona che riusciva a scorgere in lui altro, oltre al mostro. L’unica persona che meritasse la sua completa devozione e il suo amore. Dopo aver perso Bea, nulla aveva avuto più senso e la sua crudeltà, se possibile, era aumentata.
Ed averlo ritrovato e poi averlo perso di nuovo era stato straziante, una sofferenza quanto più vicina alla morte.

Lei era sempre stata lì per lui, l’aveva sorretto, accudito, amato quando nemmeno lui riusciva a sopportare se stesso. Ed in lei, lui riusciva a scorgere tutto quello che di buono vi era nel mondo, perché la sua Belle era anche capace di perdonare. E l’aveva fatto anche quella volta, anche se aveva potuto scorgere la delusione nel suo sguardo cristallino.
Si era rammaricato di ciò che aveva fatto, deludere lei era la cosa che più lo addolorava, perché solo attraverso il candore della sua anima, riusciva a sentirsi al sicuro e al caldo, dimenticando tutto il freddo che lo aveva accompagnato per anni.

<< Mi dispiace, davvero. Non avrei mai voluto deluderti. >> Pronunciò a bassa voce, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo. Il suo profumo gli invase le narici, regalandogli una sensazione di benessere, lei abbassò piano il capo e lo strinse, ma non disse nulla.

Lui sapeva che avrebbe dovuto riconquistarsi la sua fiducia, ed era disposto a farlo, perché per lei avrebbe fatto di tutto.
 
 

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Capitolo 4
*** Just a kiss ***


Henry&Grace

Just a kiss
So baby i'm alright, with just a kiss goodnight, 
no i don't want to say goodnight 
i know it's time to leave, but you'll be in my dreams 
tonight.
 


<< Siamo arrivati >> sussurrò la ragazza, indicando una villetta completamente bianca, affiancata da due grossi alberi e da un piccolo giardino. Si avvicinarono lentamente alla porta d’ingresso, e si arrestarono scorgendo la luce ancora accesa, segno che Jefferson era ancora sveglio.

<< Beh, buonanotte >> disse Henry, sistemandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio, l’imbarazzo trapelava chiaramente dalla sua voce.

Questo era stato il suo primo appuntamento, una serata assolutamente perfetta, insieme ad una ragazza altrettanto tale.
Sapeva cosa succedeva solitamente, quando ci si appresta a salutarsi dopo un appuntamento, ma non sapeva bene come farlo, come farlo accadere. L’aver visto la luce accesa poi, lo aveva bloccato ulteriormente, magari il padre della ragazza era dietro qualche finestra ad osservare il suo comportamento.

Fu Grace allora a prendere l’iniziativa, si avvicinò lentamente e posò le sue labbra su quelle del ragazzo. Durò un attimo, un piccolo sfiorarsi delicato, un bacio dolce e casto.

<< Buonanotte >> bisbigliò scostandosi lentamente, ma continuando a guardarlo.

Lui le sorrise prima d’imboccare il vialetto che lo avrebbe riportato alla strada, si voltò solo per osservare la ragazza aprire la porta, poi proseguì lentamente.

<< Henry >> lo richiamò. Si voltò rapidamente, e la guardò e notando il lieve rossore che le aveva appena imporporato le gote.

<< Si? >> Chiese, vedendo che lei non accennava a parlare a causa dell’imbarazzo.

<< Volevo solo dirti che.. Beh, mi sono divertita moltissimo stasera >> concluse, abbassando lo sguardo e fissandosi la punta delle scarpe, attendendo una sua riposta.

<< E’ stata una serata perfetta Grace, grazie. >> Disse Henry semplicemente, incoraggiato dalle parole di lei.

Grace annuì, sorrise e si richiuse la porta alle spalle.

Il suo primo bacio, il suo primo appuntamento, la sua prima “quasi” ragazza. In una sera soltanto aveva conquistato così tanti momenti preziosi.  Percorse rapidamente la strada per andare a casa e vi trovò Killian ed Emma, ancora svegli. Probabilmente lo stavano aspettando.

<< Ragazzo, com’è andata? >> Domandò Killian, dandogli una pacca sulla spalle e ammiccando.

<< Bene >> rispose Henry, con un grande sorriso ad illuminargli il volto.

<< Il sorriso ti arriva da un orecchio all’altro >> commentò allora l’uomo, orgoglioso del suo ragazzo. Perché ormai lo sentiva anche un po’ suo, si sentiva parte della sua vita, si erano preparati entrambi a quella serata. Killian lo aveva riempito di consigli ed Henry aveva annuito per tutto il tempo, cercando di recepire i consigli dell’uomo che aveva raggiunto un’impresa quasi impossibile, conquistare il cuore della madre.

<< Killian, lasciamolo andare a letto, ha avuto una serata piena. >> S’intromise sorridendo Emma, era emozionata perché era almeno riuscita ad assistere a quel momento, dopo essersene persa molti di quando lui era piccolo.

Henry annuì solamente, prima di recarsi nella sua stanza. Si mise a letto con una convinzione.

L’avrebbe sognata.  

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Capitolo 5
*** Comes and goes ***


Frankenwolf

Comes and goes

You are not alone.
 
Si trovava al molo anche quel giorno, il cielo era grigio come il suo umore, sembrava volesse confortarlo in qualche modo, come se non fosse l’unico a soffrire.

Si era sempre sentito solo nella sua vita, quando aveva perso la madre ed il fratello poi, lo era stato davvero. Era rimasto solo con un padre che non lo apprezzava, che gli faceva pesare quelle perdite ancora di più, come se fossero una sua colpa. Ed era così che si sentiva la maggior parte del tempo.

Quando si era ritrovato a Storybrooke e senza memoria, nemmeno allora era riuscito a costruirsi una famiglia.

“Deve proprio esserci qualcosa di sbagliato in me” constatò, continuando a dondolare i piedi sulla superficie dell’acqua.

<< Sapevo di trovarti qui >> sussurrò una voce alle sue spalle. Non aveva nemmeno bisogno di voltarsi per capire chi fosse, era stata lei a consolarlo pure l’ultima volta, in quello stesso luogo.

Si avvicinò cautamente, come se un suo passo falso avesse potuto avere conseguenze catastrofiche. Si tolse gli stivali neri e si sedette al suo fianco, beandosi della sensazione che l’acqua fresca sapeva donarle.

<< Viene e va, ma non mi abbandona mai completamente. >> Mormorò Victor, per spezzare quel lungo silenzio, lei non si era azzardata a farlo perché voleva lasciargli i suoi spazi, nonostante volesse stargli vicino.

<< Cosa? >> Domandò allora Ruby, puntando lo sguardo verso il sole che stava per tramontare.

<< Questa sensazione di solitudine – s’inumidì le labbra, come se continuare a parlare gli costasse uno sforzo notevole – riesco a non pensarci quando mi concentro sul salvare delle vite, ma ritorna così forte da lasciarmi senza respiro. >> Concluse con voce tremolante.

<< Non deve essere per forza così >> disse la ragazza, accarezzandogli il dorso della mano senza però approfondire il contatto.

<< Non mi hai voluto, Ruby. Lo scorso anno, non mi hai voluto. >> Terminò l’uomo, abbassando per un attimo lo sguardo sulle loro mani vicine.

<< Avevo bisogno di aiutare me stessa, di capire chi sono, prima di poter stare con qualcun altro. >> Rispose, un leggero rossore a colorarle le guance.

<< E adesso, hai capito chi sei? >>

<< Ho capito che devo smetterla di chiedermelo.. Sono solo una ragazza. >> Concluse, guardandolo negli occhi.

<< Ed io sono solo un uomo. >> disse Victor, poi girò il palmo verso quello della ragazza.

Si strinsero la mano dolcemente, con il tramonto a far da cornice e si sentirono, finalmente, meno soli.

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Capitolo 7
*** This isn't everything you are ***


Rumbelle [Lacey]

This isn’t everything you are

There’s joy upon from here, right..
I know there is..
This isn’t everything you are.

 
La sua Belle, la parte buona della sua vita, quella onesta, pura e giusta non c’era più. Era stata sostituita da un’altra persona, una ragazza con lo sguardo vuoto e perso. Qualcuno che lui non conosceva.

Gli occhi chiari erano uguali, stesse labbra, stesse mani, apparentemente era la stessa, ma dentro no, non era lei.
I cocci di una tazzina sparsi nel pavimento della camera d’ospedale, i cocci del suo cuore sparsi nello stesso modo dentro al suo petto.

Perché senza di lei, lui tornava a sentirsi miserabile. E si era ripromesso di non farlo più, di non doversi più sentire così.
Con un colpo di mano raccolse tutti i cocci e li posò in un fazzoletto di stoffa, questo spaventò maggiormente la ragazza che cominciò ad urlare e a dimenarsi.

<< Sei un mostro, stai lontano da me. >> Gli urlò con rabbia, e lui si sentì nuovamente tale, proprio con lei che era stata l’unica a guardare oltre quella facciata.

<< Ti prego, Belle. Non spaventarti, questa non sei tu! >> Affermò, avvicinandosi un po’ per rassicurarla, ma sortì l’effetto contrario.

<< Non so nemmeno chi è questa Belle di cui parli, sei pazzo. >> Continuò ad inveirgli contro la ragazza.
Un’infermiera entrò nella stanza, invitandolo ad andare via.

<< Non è il momento giusto - gli sussurrò – provi domani, vedrà che starà meglio. >> Concluse la donna, sinceramente dispiaciuta per quell’uomo che sembrava divorato da un profondo senso di colpa.
E lui fece così.

<< Questo non è tutto ciò che sei, Belle. Io ti conosco, so chi sei, e ti riporterò da me. >> Le sussurrò alla fine, guardandola negli occhi, lei lo fissò di rimando e stranamente si calmò un poco.

Ed in quell’attimo, in quegli occhi, lui la rivide e seppe che vi era ancora una speranza.
 
Autrice:
Okay, non sono convintissima di questa flashfic, però ho voluto postarla anche per fare un tributo ai miei amati Snow Patrol e alla loro splendida canzone. So che ancora non ho scritto nulla sugli Snowing, e dire che mi piacciono pure, ma non capisco perché non m’ispirano nella scrittura, in ogni caso spero di rimediare presto. Sinceramente non avevo mai pensato di scrivere sui Rumbelle, prima della scorsa flash, ma devo dire che questi due m’ispirano invece. Quindi beh, spero che non faccia totalmente schifo e che sia almeno leggibile. xD
A presto <3
 

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Capitolo 7
*** I won't give up ***


CaptainSwan
I personaggi non sono miei e la storia non è scritta a scopi di lucro. (Spoiler 4x01)

I won't give up on us

I don't want to be someone who walks away so easily.
I'm here to stay and make the difference that I can make.
 
[ Io non voglio essere qualcuno che va via così facilmente.
Sono qui per rimanere e fare la differenza che posso fare.]
 
<< Swan, posso parlarti? >> Chiese Killian, raggiungendo velocemente Emma che passeggiava tranquilla con la madre e il piccolo Neal.

Era passato appena un giorno dall’avventura che avevano vissuto, ma questa sembrava già lontana e la quiete sembrava essere ritornata a Storybrooke.

<< Puoi darci cinque minuti? >> Domandò la bionda alla madre che annuì semplicemente, una sosta di cinque minuti non avrebbe comportato una grande differenza, infatti le due donne quella mattina si stavano dedicando a delle compere per il piccolo, non avendolo potuto fare prima a causa dei vari scompigli causati da Zelena.

Cominciò a camminare velocemente con lui al suo seguito, ma appena svoltarono l’angolo le si parò davanti facendola arrestare improvvisamente.

<< Cosa volevi dirmi? >> Lo interrogò la donna, torcendosi nervosamente le mani, un po’ di agitazione era legittima.

Non era mai stata brava ad affrontare discussioni simili, insomma non rinnegava il bacio della sera prima, ma non sapeva più nemmeno come affrontare un rapporto, dopo tutte le delusioni che aveva subito.

<< Andiamo, Swan, ti facevo più arguta di così. >> Proruppe, tirandole la giacchetta di pelle rossa per avvicinarla a sé.

Era innegabilmente attratta da lui, dal suo sguardo magnetico e dalle strane smorfie che era solito fare con le labbra. Forse era più che attratta, forse era proprio coinvolta emotivamente, forse tutte quelle battute, tutto quel prendersi mentalmente oltre che fisicamente, forse provava davvero qualcosa per lui.
Le importava, lo aveva già ammesso in precedenza.
Poteva davvero abbandonare tutte le sue paure. Poteva farlo?!

Si lasciò trascinare docilmente e si appoggiò al suo petto, il cuore del pirata balzò improvvisamente, si aspettava una maggiore resistenza e fu piacevolmente sorpreso, magari lei cominciava davvero a vederlo diversamente.
Era ovvio che lo vedesse diversamente dopo tutto quello che avevano affrontato insieme.

<< Non rinuncerò a noi >> le disse in un impeto di sincerità, lei lo riconobbe come faceva sempre grazie al suo “potere”.

Si avvicinò un po’ di più, pericolosamente vicino alle sue labbra ed Emma rimase immobile come ipnotizzata dal suo sguardo azzurrino.

Poi cambiò direzione improvvisamente.

<< Sono qui per rimanere e fare la differenza >> le sussurrò vicino al suo orecchio, prima di lasciarle un bacio proprio dietro questo, lei era spiazzata ed inerme, incapace di dire qualcosa, in balìa delle sensazioni che provava vicino a lui.

 
<< Siamo sotto attacco! Siamo sotto attacco! >> Una voce gridava in lontananza, si riscossero entrambi e la magia del momento passò come una stella cadente che attraversa fulminea il cielo, ma che lascia al suo seguito sempre un po’ di quella magia.

 
Autrice:
Mia personale interpretazione di una scena della 4x01, immaginavo cosa Killian volesse dirle ed è questo quello che n’è uscito. Questa è la seconda CaptainSwan, non sono proprio riuscita a trattenermi. Piuttosto pensate che Killian sia troppo OOC? Non riesco proprio a trattenermi, soprattutto dopo il finale di stagione, dal renderlo sempre un po’ “romantico”, “dolce” (?) Non so bene come definirlo. Fatemi sapere :)
La canzone è bellissima, ed è perfetta per loro, non solo le due frasette che ho citato, ma tutta.
Eccola: https://www.youtube.com/watch?v=O1-4u9W-bns
A presto <3
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Don't cry ***


Snowing [Neal]

Don’t cry

Ore 3:00

<< Forse oggi non si sveglierà >> sussurrò David all’orecchio della moglie che si trovava in uno stato di semicoscienza.

<< Mmm.. Speriamo. >> Mugugnò la donna assonnata.

Il piccolo Neal si rigirò nella culletta, si stiracchio, un piccolo vagito iniziale che si trasformò ben presto in un pianto disperato. Erano notti che non riuscivano a dormire, il bimbo sembrava animato da chissà quale forza sovrannaturale che gli conferiva le energie necessarie per star sveglio sia di giorno che di notte, ed i genitori erano stanchi ed irritati dalla mancanza di sonno.

<< Devo andare al lavoro tra poche ore. >> Disse l’uomo, pensando che questo smuovesse la donna, ma questa non sembrava intenzionata ad alzarsi.

Lo stress degli ultimi giorni si era accumulato in lei, portandola a diventare un grande vulcano pronto all’eruzione.

<< L’ho cullato ieri, oggi tocca a te. >> Rispose semplicemente, mettendo la testa sotto il cuscino per cercare di riprendere sonno.

David, dal canto suo, cercava di contenere quel vulcano, così si alzò senza replicare e prese il bambino in braccio cominciando a cullarlo.

<< Principino, perché piangi? >> Chiese, come se il bambino avesse potuto rispondergli. Cominciò ad intonare una ninna nanna che non sortì l’effetto sperato, anzi acuì la disperazione del piccolo.

<< Vieni, mettilo a letto con noi. >> Sussurrò Mary Margaret ormai sveglia, era stanca e provata dal lungo pianto del figlio, ma riusciva comunque a mantenere un’espressione amorevole.

<< Ma si abituerà male >> rispose il marito.

<< Non importa, se questo ci permetterà di riposare qualche ora. >> Concluse, battendo ripetutamente la mano sul letto e spostandosi vicino al margine per fargli spazio.

David adagiò delicatamente il piccolo al centro del letto e vi posò un tenero bacio sul capo, la stessa cosa fece la moglie e poi guardandolo, gioirono insieme della fatica dell’essere genitori, d’altronde non avevano potuto farlo con Emma, ma adesso avevano un’altra occasione.

<< Non piangere, amore. >> Sussurrò la donna al piccolo, provando a sua volta ad intonare una canzoncina. Il bimbo quasi istantaneamente si calmò, cullato dal suono della voce materna.

<< Hai visto che la tua voce lo calma, per questo dovresti sempre cullarlo tu quando piange. >> Proruppe David, conquistandosi un’occhiata di disapprovazione, seguita da una risata.

La donna continuò a cantare fino a quando il piccolo riprese sonno, poi si rannicchiò da un parte e lo stesso fece David dall’altra, per lasciare maggior spazio al piccolo Neal che riposò tranquillamente tutta la notte.
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** One love ***


One love [For the mother’s pride]

Pensi che il vero amore sia l’unica cosa che possa spezzarti il cuore, la cosa che ti riempie la vita e la illumina, o la distrugge. 
Poi, diventi madre.

Non seppe descriverla, era una sensazione che mai aveva provato in vita sua.
Era un senso di pienezza e completezza, come se nulla avesse più potuto provocarle dolore perché la cosa più importante era proprio lì, tra le sue braccia.
Mentre guardava quel bambino così piccolo, mentre lo stringeva vicino al cuore e accarezzava il suo dolce visino sentì l’amore nascere e scoppiarle nel petto, lo sentì prendere il sopravvento su tutto il dolore che aveva vissuto poco prima.
Strinse suo figlio e lo portò a casa, sicura che quello sarebbe stato un nuovo inizio.
I giorni a seguire furono difficili e la cambiarono, in un certo senso, rinunciò a ciò che di più caro aveva avuto fino ad allora: la sua magia.
Bevve quella pozione per assicurarsi di non vivere costantemente con il peso dei suoi ricordi, e soprattutto per non permettere che questi gravassero sul suo bambino. La bevve per essere solo ciò che voleva essere, una madre. 


Autrice:
Ho amato profondamente la puntata in cui Regina adotta Henry.
La frase iniziale è tratta da Grey's Anatomy, e l'ho trovata pertinente alla situazione di Regina, anzi forse è stata proprio la frase che mi ha ispirato a scrivere questa flash.
A presto <3 

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Capitolo 10
*** Do I wanna know? ***


Do I wanna Know?

[Baby we both know]
That the nights were mainly made for saying things that you can’t say tomorrow day.
 
 
La mattina dopo era sempre imbarazzante, nonostante fossero passati anni. Quando l’oscurità della notte lasciava il posto ai raggi del sole, anche la sfrontatezza di Emma lasciava il posto alla ragazza sperduta che era stata qualche tempo prima.
Al buio ogni sua corazza cadeva, lasciando il posto alla passione bruciante che provava per Killian.
Una passione così forte che la sconvolgeva ogni volta, presentandosi più prepotentemente della volta prima.
Lui era così, arrivava con il suo passo spavaldo e la sorprendeva stringendola per la vita sottile. Con il naso passava ad accarezzarle il collo, risalendo fino all’orecchio che mordeva dolcemente e poi dietro in quel punto tanto sensibile che la faceva impazzire.
Lei cercava di trattenersi all’inizio, per non dargliela vinta, per non fargli capire quanto si sentisse fragile nelle sue mani ed in balìa dell’emozioni che provava. E allora faceva la dura per qualche minuto, ma lui non si arrendeva mai con lei. Continuava quella lenta e dolce tortura, alla fine era lei ad arrendersi, lasciandosi andare come creta tra le sue mani.
“Ti amo” gli sussurrava, insieme a quella dolce resa e lui si illuminava ogni volta.
Il sorriso coinvolgeva non solo le sue labbra, rivelando una schiera di denti bianchi e perfetti, ma anche i suoi occhi che incatenava a quelli della donna per catturarla definitivamente.
Perché Emma non riusciva proprio a fare a meno di lui. E lo amava, anche se non era solita dirlo spesso.
Lo faceva in quei momenti quando non riusciva più a trattenersi, vista l’intensità delle sue emozioni.
Lui invece lo ripeteva molto di più, lasciandola sempre ugualmente sorpresa e felice.
Erano soliti portare avanti quella sorta di gioco.
E quando la mattina, lei gli faceva quell’espressione timida, lui impazziva ancora di più ed i ricordi della notte precedente riaffioravano prepotentemente.
Si ritrovavano in cucina a fare colazione poi, lui seduto sullo sgabello della penisola e lei intenta a preparare i pancakes. Mentre Henry la maggior parte delle volte dormiva ancora, o talvolta rimaneva a casa di Regina.
“Potresti ripetermi quanto mi ami” la stuzzicava ogni volta.
“Taci” -  “Affatto” -  “Nei tuoi sogni” erano le solite risposte di lei.
“Amore, lo sappiamo entrambi che le notti sono fatte per dire cose che il giorno non riesci a dire!” Concludeva lui, avvicinandosi e cingendole la vita da dietro.
“Il fatto che non lo dica spesso non lo rende meno vero, Jones!”
Girandosi e baciandolo, metteva fine al loro gioco mattutino.  


 
 
 
 

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Capitolo 11
*** I wanna be yours ***


Outlaw&Queen

I wanna be yours

Secrets I have held in my heart
are harder to hide than I thought.
Maybe I just wanna be yours.

 
Un attimo prima era felice. Aveva tutto quello che desiderava, che aveva desiderato per tanto tempo. Un uomo che amava, non più un figlio ma addirittura due, degli amici. Aveva una famiglia.
Un attimo dopo non lo era più. Non aveva più nulla, l’aveva perso di nuovo e faceva male, maledettamente male. Un dolore che non aveva mai provato, nemmeno quando aveva perso Daniel o aveva sacrificato suo padre.
L’uomo che amava, che desiderava e con cui pensava di aver trovato finalmente il suo lieto fine non c’era più. Era davanti a lei, ma non c’era più!
Gli occhi, i suoi occhi così profondi e sinceri erano illuminati dal più bel sorriso che avesse mai visto, ma quel sorriso non era riservato a lei e quegli occhi non la vedevano nemmeno, piuttosto erano concentrati sulla tenera visione di Roland e Marian stretti in un abbraccio materno.
Quella era sua moglie, la donna che aveva amato per gran parte della sua vita ed era stretta al frutto del loro amore. Sarebbe stata una delle visioni più belle mai viste, se solo non le avesse frantumato il cuore. Non riusciva nemmeno a biasimarlo, come poteva? Ricordava bene la sensazione che aveva provato quando aveva stretto il corpo di Daniel, anche se quello non era più lui.
Non voleva tornare ad essere cattiva, nonostante il dolore, la perdita e la tristezza. Non voleva doversi guardare allo specchio e non riconoscere la persona che vi era riflessa, se aveva imparato qualcosa dalla perdita di Daniel era che la cattiveria portava solo altro dolore. Nel momento stesso in cui lo aveva perso e si era lasciata andare alla cattiveria, aveva perso se stessa.
Infatti si pentì subito delle parole che aveva riversato su Emma, il dolore l’aveva sopraffatta così violentemente che non era riuscita a fare altrimenti. Ed il fatto che Henry non fosse più solo suo aveva influito, perché lui era l’unica cosa certa della sua vita.
Uscì dal locale velocemente, si strinse le braccia al petto per proteggersi dal vento serale. Le lacrime le si asciugavano velocemente, non facevano in tempo nemmeno a rigarle completamente il viso, ma lo lasciavano comunque gelido.
L’unico rumore era quello prodotto dai suoi tacchi sull’asfalto e dal frusciare delle foglie sugli alberi.
“Voglio…Volevo solo essere tua.” Un sussurro nella notte, parole percorse da un singolo singhiozzo stroncato sul nascere.
Robin si accorse subito della sua mancanza, come se alle sue spalle non sentisse più la sua presenza e quando si voltò per verificare, confermò la sua impressione. Guardò un’altra volta la moglie e il figlioletto e poi la porta bianca, una frazione di secondo ed era già fuori.
Giusto in tempo per guardarla allontanarsi, fiera nel suo tailleur grigio, la testa però abbassata verso l’asfalto. Voleva rincorrerla, stringerla, infrangersi sulle sue labbra. Voleva prenderla e sussurrarle che non sarebbe cambiato nulla, suo figlio aveva ritrovato sua madre e lui la donna che aveva amato in passato, non quella che amava adesso.
Voleva dirle tante di quelle cose, ma rimase fermo a guardarla andare via. 

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Capitolo 12
*** High Hopes ***


Emma&Henry

High Hopes

 
Storybrooke
 
Il rimpianto più grande di Emma era quello di aver abbandonato Henry. Riaffiorava costantemente quella sensazione di rammarico per averlo fatto, lei era stata abbandonata e sapeva quanto facesse schifo, quanto fosse difficile convivere con una sensazione di solitudine che non andava mai via.
Lo sapeva, ma era giovane e aveva fatto quella scelta perché non credeva di potergli offrire nulla. Non aveva nemmeno voluto vederlo, conscia che sarebbe stato troppo difficile separarsi da lui se lo avesse fatto. Aveva stretto più forte il bordo del letto e aveva scosso la testa furiosamente.
“Emma, sei ancora in tempo per cambiare idea” le aveva detto il dottore, ma lei aveva continuato a scuotere la testa e aveva chiuso gli occhi così forte che quando li aveva riaperti non era riuscita a mettere a fuoco nulla per alcuni secondi.
 

New York
 
Emma aveva tanti rimpianti nella sua vita, tante cose rotte da dover sistemare e tante altre da lasciare andare. Non aveva una vita perfetta, ma aveva la persona perfetta con cui passarla. Era riuscita ad evitare il rimpianto più grande che avesse mai potuto avere, era riuscita ad evitarlo perché quando l’aveva visto, così piccolo ed indifeso, non era riuscita a darlo via.
Un attimo prima scuoteva la testa convulsamente.
“Emma, sei ancora in tempo per cambiare idea” le aveva detto il dottore, lei l’aveva guardato e aveva guardato il suo bambino, seppur il pianto le annebbiasse la vista, aveva abbassato la testa e aveva proteso le braccia.
“Lo tengo solo un secondo, voglio solo vederlo” aveva sussurrato tra le lacrime, quel secondo durava ancora e sarebbe durato tutta la vita. Non aveva avuto la forza di lasciarlo andare, voleva prendersi cura di lui ed impegnarsi per dargli tutto quello di cui poteva avere bisogno.
 
***
 
Scegliere di tornare a Storybrooke, scegliere di bere quella pozione per riavere la memoria, scegliere di abbandonare la sua nuova vita non era stato affatto facile.
Tutto dipendeva da Henry, tutto era riconducibile a lui. Tuttavia, la vita che avevano non era reale, i loro ricordi erano frutto di un incantesimo. Il dolore più grande di tutti le aveva attraversato il petto rapidamente, lasciandole una sensazione di vuoto dentro. La realtà era che lei aveva sbagliato ad abbandonarlo, nonostante le sembrasse la cosa più giusta per lui.
Avrebbe dovuto convivere con quella scelta per tutta la vita, non avrebbe mai abbandonato il rimorso. L’unica cosa che poteva fare era coltivare le grandi speranze: poter rivedere i suoi genitori, poter continuare a stare con Henry, poter costruire una vita nuova con ricordi nuovi – se mai Henry li avesse recuperati -, poter riconoscere di aver sbagliato e porvi rimedio.
Qualsiasi sua scelta sarebbe dipesa da suo figlio e qualsiasi cosa potesse capitare, lei era sicura che sarebbero rimasti comunque insieme. Lui l’aveva amata quando nemmeno lei riusciva ad amare se stessa e la sua casa non era una città, una struttura o qualsiasi altra cosa. La sua casa era lui.




 
 
 
 

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